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Proprietà generali dei materiali e materie plastiche

claudia.marano@polimi.it

Libro
Materiali Per Il Design, 2a edizione
Del Curto, Marano, Pedeferri (Ambrosiana 2015)

Lezione 1, 13/09/2021
Materiali divisi in categorie in base alle loro proprietà:
• legni (0.1)
• metalli (50 - 400)
• materie plastiche (0.02 - 0.5)
• materiali ceramici (0.8)

La conducibilità termica (W m!" k !" ) è una proprietà che misura la capacità del materiale di
condurre calore, più è alta, più il materiale conduce calore.

Per esempio, i metalli non sono adatti per il rivestimento dei pavimenti perché conducono calore
(materiale termicamente conduttore), non isolando dal caldo o dal freddo come gli altri gruppi
(materiali termicamente isolanti).
In questo esempio, i metalli non sono adatti allo scopo previsto; sono adatti i materiali che soddisfano
i requisiti del prodotto (in questo caso di isolamento termico).
Il metallo, che ha un’alta conducibilità termica, dà una sensazione di freddo al tatto, perché preleva
il calore dalla mano molto rapidamente.

A quale proprietà occorre fare riferimento se vogliamo scegliere il materiale per creare un oggetto
leggero o pesante? Alla densità d, la massa per unità di volume espressa in 𝑔/𝑐𝑚# .
Forza e allungamento
L’allungamento (variazione di lunghezza) Δ𝐿 dipende dalla lunghezza iniziale dell’oggetto. A parità di
forza, aumentando la sezione (area su cui applico la forza) dell’oggetto l’allungamento si riduce.
La deformazione ℰ è il rapporto tra l’allungamento Δ𝐿 e la lunghezza iniziale 𝐿$ .

ΔL
ℰ=
L$

Lo sforzo 𝜎 (s=superficie, forzo=forza) è la forza apportata alla superficie (sezione). Lo sforzo si misura
in pascal (Pa=1N/m2) e multipli quali MPa (1N/mm2) = 106 Pa e GPa (1 GPa = 103 MPa)

F
σ=
A$

Curva sforzo-deformazione
Il rapporto che corrisponde al coefficiente angolare della retta è il Modulo di Young (o modulo
%
elastico) 𝐸 = ℰ . Esso determina la rigidità del materiale.

Quindi:
1. Requisito del prodotto;
2. Cerco un materiale le cui proprietà soddisfino il requisito.

Se il requisito del prodotto è la rigidità cerco un materiale con elevato modulo elastico.
Esercizio modulo elastico E

La proprietà del materiale che non si deforma permanentemente è l’elasticità.

Lezione 2, 27/09/2021
Elasticità/Plasticità
Sotto applicazione di un carico, un corpo elastico torna nella sua forma originale quando il carico
viene rimosso, un corpo plastico varia permanentemente la sua forma.
Tendenzialmente i corpi hanno un limite elastico o sforzo di snervamento sy (MPa), una soglia oltre
la quale il comportamento elastico viene annullato da quello plastico (la deformazione permane
anche dopo la rimozione della forza applicata).

A parità di sforzo, lo sgabello A subisce una deformazione che non supera lo sforzo di snervamento,
quindi torna poi nella sua forma originaria. Lo sgabello B invece, subisce una deformazione
permanente. Il materiale A è quindi più resistente del materiale B. Confronti di questo tipo possono
essere fatti tra oggetti della stessa forma. I materiali presentano anche uno sforzo di rottura sr, che
può avvenire in campo elastico o in campo plastico.
La resistenza di un materiale è lo sforzo massimo applicabile al materiale senza danneggiarlo
permanentemente: la resistenza si identifica nello sforzo di rottura se il materiale ha un
comportamento elastico, e nello sforzo di snervamento se il materiale ha un comportamento elasto-
plastico.

La duttilità è un comportamento dei materiali metallici nel campo plastico. Un materiale A è più
duttile di un materiale B quando l’allungamento a rottura di A è maggiore dell’allungamento di
rottura di B, quindi posso deformare maggiormente A entro il suo punto di rottura rispetto a quanto
possa fare con B.
La tenacità indica la capacità di un materiale di assorbire l’energia data da un impatto senza giungere
a rottura. Essa è rappresentativa dell’energia necessaria a portare un materiale a rottura (l’energia
"
corrisponde all’area A = ' σ( ε( misurata in J).
La fragilità è la rottura improvvisa del materiale senza un’evidente alterazione di forma.

La conducibilità elettrica è la proprietà che misura la capacità del materiale di condurre la corrente
elettrica. A parità di materiale, la corrente elettrica che attraversa un filo aumenta all’aumentare
della sezione e diminuisce con l’aumento della lunghezza.
Materie plastiche
Si comincia a parlare di materie plastiche a metà ‘800, materiali ottenuti da elementi presenti in
natura. I primi polimeri sintetici vengono prodotti nel ‘900 in impianti chimici, attraverso un processo
chiamato sintesi.
I materiali termo-plastici (TP) sono materiali che posso riscaldare fino ad uno stato fluido, dare loro
una forma e poi per raffreddamento torneranno solidi.
I materiali termo-indurenti (T-IND) diventano solidi con grazie al calore o a reazioni chimiche, e a
seguito di questi processi non possono più tornare ad uno stato fluido, diventano insolubili e infusibili
(se riscaldati vanno incontro alla degradazione chimica).
I principali settori applicativi delle materie plastiche in Italia:
1. imballaggio;
2. edilizia;
3. trasporti;
4. mobili-arredamento;
5. agricoltura;
6. elettrico-elettronico.

I materiali polimerici conservano caratteristiche differenti e uniche rispetto ad altri materiali, quali la
leggerezza (a parità di volume), isolamento termico ed elettrico, facilità di trasformazione e versatilità
nelle forme ottenibili. I vari processi di lavorazione sono:
1. estrusione;
2. stampaggio per iniezione;
3. termoforatura;
4. stampaggio rotazionale;
5. soffiaggio.

Lezione 3, 04/10/2021
I materiali polimerici sono meno rigidi e meno resistenti dei metalli. Le catene polimeriche sono
costituite da concatenamenti di atomi, molecole organiche filiformi formate prevalentemente da
carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto e alcuni alogeni.
L’unità strutturale del composto è il monomero; si parla di polimero quando la catena è costituita da
un numero di monomeri compreso tra 1.000 e 10.000.
I polimeri sono detti omopolimeri se costituiti da monomeri identici, o copolimeri se costituiti da
monomeri differenti.
I polimeri costituiti da materiali differenti risultano una fonte di inquinamento, quindi è opportuno
dividere i vari elementi da cui sono costituiti per ottenere i singoli costituenti da smaltire in seguito.
Determinati prodotti, come il film trasparente per alimenti o il tubetto del dentifricio, sono
multistrato: costituiti da strati di materiali differenti, ognuno con una funzione; per quanto riguarda
gli alimenti, essi devono essere protetti dall’ossigeno o dall’acqua, e visto che non esistono materiali
in grado di soddisfare questi requisiti simultaneamente, occorrono più strati di materiali differenti.

La lunghezza della catena polimerica può essere indicata dal numero di unità ripetitive n (grado di
polimerizzazione) o dalla massa molecolare M, data dalla somma delle singole masse atomiche.
A livello numerico, la dimensione della catena è il risultato del prodotto tra il numero delle unità
monomeriche e la lunghezza di ognuna di esse.
Un materiale polimerico con massa molecolare elevata è piu viscoso allo stato fluido di un materiale
di massa minore. La viscosità è direttamente proporzionale alla massa molecolare.

La catena polimerica è costituita da legami covalenti (forti), caratterizzati quindi da un’alta energia di
legame (alta energia da fornire per rompere il legame); le interazioni tra i vari segmenti di catena,
invece, sono più deboli e di conseguenza l’energia di legame è bassa. Le catene non reticolate hanno
caratteristiche di questo tipo, mentre le catene reticolate presentano legami covalenti anche tra una
catena e l’altra.

Il materiale costituito da catene non reticolate giunge allo stato fluido per riscaldamento, dato lo
scarso legame tra una catena e l’altra (materiali termo-plastici). Le catene reticolate, invece, non
raggiungono mai lo stato fluido per riscaldamento (termo-indurenti).
La struttura dei polimeri nello stato solido può essere più o meno ordinata:
Proprietà Ottiche
Le radiazioni luminose visibili (parte delle onde elettromagnetiche) sono caratterizzate da una
lunghezza d’onda (𝜆) compresa tra i 400 e i 700 nm. Il nostro occhio percepisce la luce bianca,
l’insieme di tutta la gamma cromatica delle radiazioni luminose. La lunghezza d’onda è data dal
rapporto tra la velocità e la frequenza dell’onda:

𝑐
𝜆=
𝑣
Ad ogni radiazione è associata anche un’energia E:

𝑐
E = h 𝑣 = h
𝜆

in cui h è la costante di Planck.

Per quanto riguarda la riflessione e la rifrazione della luce, n è l’indice di rifrazione del mezzo. Esso è
dato dal rapporto tra la velocità della luce nel vuoto c, e la velocità della luce nel mezzo v. L’indice di
rifrazione è 1 per il vuoto, 1,00025 per l’aria e circa 1,5 per i polimeri.
Lezione 4, 11/10/2021
La radiazione incidente su una lastra di un materiale può essere:
- Riflessa, interazione con la superficie;
- Assorbita, interazione con il materiale;
- Diffusa, interazione con il materiale;
- Trasmessa, ciò che non viene riflesso, assorbito o diffuso dal materiale.
Per quanto riguarda la luce riflessa, la frazione di luce riflessa (o riflettanza) R è il rapporto tra
l’intensità della luce riflessa e l’intensità della luce incidente. Il valore che si trova indica la percentuale
della luce che viene riflessa dal materiale.

In questo caso l’incidenza i (l’angolo con cui la luce colpisce il materiale) è pari a 0.
(vedi esercizio)

La superficie del materiale riflettente ha conseguenze sulla luce riflessa: un materiale con superficie
liscia colpito da luce provoca luce riflessa, mentre una superficie rugosa genera una luce diffusa, che
si muove in direzioni differenti. L’effetto della rugosità si ha quando le asperità superficiali (altezza e
distanza delle asperità) sono dello stesso ordine di grandezza della lunghezza d’onda della luce (400-
700 nm).

Il gloss o lucentezza superficiale è la riflettanza misurata a certi angoli (20o, 60o, 80o).

Se l’assorbimento della radiazione visibile è:


- totale, il materiale risulta opaco;
- nullo, il materiale risulta trasparente;
- parziale, il materiale risulta colorato.
La maggior parte dei polimeri puri non assorbono la radiazione visibile, ciò nonostante non sono tutti
trasparenti; questo è dovuto al fenomeno della diffusione della luce.
I materiali polimerici non assorbono la luce visibile, ma assorbono la radiazione ultravioletta, raggi
dannosi che provocano il deterioramento (ingiallimento) di questi materiali.
La diffusione avviene quando nel materiale varia l’indice di rifrazione n, cambiamento responsabile
del fenomeno di riflessione della luce. La rifrazione della luce è una deviazione del raggio che
attraversa il materiale.

Un materiale può essere:


- opaco, se è assorbente (la luce viene in parte assorbita e in parte riflessa);
- opaco o traslucido, se è non assorbente ed è eterogeneo, con n diversi al suo interno (in
questo caso la luce viene riflessa e diffusa);
- trasparente, se non è assorbente e la luce viene riflessa e trasmessa.
Classi di polimeri
Polimeri amorfi
Le catene polimeriche dei polimeri amorfi sono disposte senza alcun ordinamento regolare. In
corrispondenza di una temperatura limite detta temperatura di transizione vetrosa Tg, si rompono i
legami molecolari e diventa possibile plasmare il materiale. Se si supera questa quota, si riduce la
rigidità del materiale. La temperatura è quindi inversamente proporzionale alla rigidità del materiale.
I polimeri amorfi si classificano a seconda della temperatura in cui si trovano:
- vetro, entro la temperatura di transizione vetrosa. Il materiale è rigido (modulo elastico in
GPa) e sono possibili soltanto movimenti limitati delle catene polimeriche;
- gomma, se si supera questa temperatura (modulo elastico in MPa); sono possibili movimenti
a lungo raggio delle catene polimeriche;
- fluido, a temperature ancora piu alte. È possibile lo scorrimento relativo delle catene
polimeriche, esse sono libere di muoversi.

Le gomme da masticare, per esempio, sono rigide a temperatura ambiente e la Tg è circa pari alla
temperatura corporea: mettendole in bocca si scaldano fino a superare la temperatura limite
raggiungendo poi lo stato di gomma.
Essendo la massa molecolare legata alla lunghezza delle catene polimeriche, un polimero amorfo
reticolato si considera un materiale con massa molecolare infinita, dato che le catene polimeriche
sono tutte legate tra di loro; di conseguenza a seguito del superamento della sua Tg, manterrà
costante il proprio modulo elastico all’ordine dei MPa (106 Pa); i polimeri reticolati quindi non
possono passare dallo stato gommoso allo stato fluido tramite l’aumento di temperatura, ma
rimangono gommosi (T-IND).
I polimeri amorfi non reticolati, invece, hanno una determinata massa molecolare e dopo il
superamento della Tg, il loro modulo elastico diminuirà progressivamente fino a trasformarli in fluidi;
a masse maggiori sono necessarie maggiori temperature per rendere fluido il materiale.

La reticolazione determina anche la rigidità (il modulo) del materiale nello stato gommoso; uno stesso
materiale con gradi di reticolazione differenti è piu rigido all’aumentare appunto della sua
reticolazione, perché le catene sono meno mobili, più fisse.

GPa (109 Pa) = Materiale vetroso


MPa (106 Pa) = Materiale gommoso
Lezione 4, 18/10/2021
Meccanismi di snervamento
I materiali polimerici manifestano due comportamenti di deformazione elasto-plastica detti crazing
e snervamento per scorrimento.
Per quanto riguarda il crazing, il polimero sotto sforzo forma delle crepe, micro fessure, dette crazes.
Queste fessure non sono tuttavia aperte, grazie a una serie di fibrille che ne mantengono collegate
le due superfici. Quando le fibrille superano lo sforzo limite, si rompono e avviene una rottura
improvvisa del materiale. Il materiale che snerva per crazing ha un comportamento fragile.
Nel meccanismo di scorrimento il materiale sotto sforzo si deforma allungandosi (dando origine a
una strizione), fino a rottura, la quale risulta essere più graduata. Il materiale che snerva per
scorrimento ha un comportamento tenace.

I polimeri amorfi snervano solo al di sotto della temperatura di transizione vetrosa (allo stato
vetroso), per crazing e scorrimento; i polimeri semicristallini snervano per crazing sotto la Tg, e per
scorrimento al di sopra del suo valore.
Un polimero amorfo gommoso ha sempre un comportamento plastico, anche la minima forza
applicata induce ad una deformazione permanente. Lo snervamento per scorrimento avviene a
temperature più alte rispetto che il crazing. Ogni materiale (amorfo o semicristallino) può
manifestare entrambi i comportamenti, a differenti temperature.
Il crazing si innesca prima se le temperature si abbassano: la deformazione di un materiale ad una
certa temperatura può non recare danni permanenti; la stessa deformazione eseguita a temperature
minori, però, può indurre il materiale al crazing.
La reticolazione cambia il comportamento del materiale allo stato gommoso: la reticolazione dal
punto di vista meccanico conferisce elasticità al materiale nello stato gommoso; un materiale non
reticolato allo stato gommoso subisce invece deformazioni permanenti.
Se i polimeri non reticolati possono essere utilizzati in ambito strutturale solo nello stato vetroso
(perché nello stato gommoso subiscono deformazioni permanenti), i polimeri reticolati possono
essere utilizzati in campo strutturale sia nel loro stato vetroso che in quello gommoso, perché
avendo dei reticoli rigidi, tenuti insieme da legami covalenti e quindi non scorrevoli l’uno sull’altro,
nella loro fase gommosa mantengono un comportamento elastico e non un comportamento
plastico.

Polimeri amorfi non reticolati


(termo-plastici).

Polimeri amorfi reticolati


(termo-indurenti).

Altre proprietà significative per i polimeri sono:


- Sensibilità ai raggi ultravioletti: l’esposizione prolungata ai raggi solari può provocare reazioni
chimiche che alterano l’aspetto (ingiallimento) e le proprietà meccaniche.
- Sensibilità ai solventi: alcuni solventi sono in grado di penetrare all’interno del materiale e di
provocare una significativa diminuzione della resistenza meccanica.
- Invecchiamento: la catena si riduce e ciò provoca diminuzione del volume ed effetto di
diminuzione della tenacità con il trascorrere del tempo (diventa più fragile).

Polimeri Semicristallini
Sono polimeri eterogenei costituiti da catene disposte secondo un ordine tridimensionale separate
da zone amorfe. Le due temperature caratteristiche sono la Tg (temperatura di transizione vetrosa)
e dalla Tm (temperatura di fusione). Al di sotto della Tg la zona amorfa è nello stato vetroso e quella
cristallina in quello appunto cristallino; tra la Tg e la Tm la zona amorfa si trova allo stato gommoso-
fluido e la zona cristallina persiste in quello cristallino; al di sopra della Tm sia le catene che le strutture
tridimensionali passano allo stato fluido.
Un materiale totalmente cristallino rimarrebbe tale fino alla Tm, oltre la quale giunge allo stato fluido.

Un materiale amorfo, invece, passa da vetroso a gommoso dopo la Tg, e aumentando ulteriormente
la temperatura diventa un fluido.
Un semicristallino al di sotto della Tg snerva per crazing, tra la Tg e la Tm snerva per scorrimento (man
mano che ci si avvicina allo stato fluido, lo scorrimento è maggiore).
I polimeri semicristallini hanno sempre un utilizzo strutturale e la temperatura di utilizzo spazia tra
una Tmax che corrisponde a circa 20 oC prima della Tm, e una Tmin minore della Tg, determinata
dall’eccessivo infragilimento del materiale.
Se occorre il materiale nella sua forma rigida (in cui si ha il crazing), lo si utilizzerà ad una temperatura
tra la Tmin e la Tg - 20 oC. Se occorre un comportamento tenace (in cui si ha lo scorrimento) lo si
utilizzerà ad una temperatura tra la Tg + 20 oC e la Tmax.

Per i materiali che hanno una Tg inferiore alla temperatura ambiente, è importante sapere la loro
cristallinità: più il materiale è cristallino più esso è rigido (modulo elevato) a temperature più alte
della Tg. Per quanto riguarda i materiali con Tg molto più alta, questo discorso non vale perché a
temperatura ambiente si trovano nello stato vetroso, e in queste condizioni tutti i polimeri
semicristallini conservano le stesse proprietà, al di là del loro livello di cristallinità.

Cristallizzazione
La fase cristallina è una struttura ordinata, che quindi necessita di una certa regolarità della molecola.
La regolarità di costituzione indica una successione regolare di atomi e legami lungo la catena, mentre
la regolarità di configurazione è una disposizione regolare di atomi o gruppi atomici nello spazio.
Esistono dei fattori che ostacolano la cristallizzazione:
- Mancanza di stereoregolarità (concatenazione delle molecole secondo una configurazione
spaziale ordinata), che causa irregolarità di configurazione;
- Ramificazioni delle catene, che causano irregolarità di costituzione e configurazione;
- Monomeri diversi (copolimero statistico), che causano irregolarità di costituzione.

Esempi di polimeri

PVC (Polivinilcloruro)
È il polimero più additivante.
Si divide in PVC plastificato e PVC non plastificato. I plastificanti sono liquidi alto bollenti che si
miscelano con il PVC e ne abbassano la temperatura di transizione vetrosa (riducendo l’interazione
delle catene). Il PVC non plastificato è quindi rigido a temperatura ambiente (si usa per i componenti
delle finestre), il PVC plastificato non è rigido ma gommoso, e viene utilizzato per esempio per
produrre tubi.

- Vulcanizzazione: lo zolfo fa da ponte tra due atomi di carbonio, il processo serve ad


aumentare la reticolazione dei polimeri amorfi.
- La resistenza alla lacerazione è la facilità con cui un difetto si propaga nel materiale, la forza
di propagazione del difetto.
- La resistenza all’abrasione è la resistenza manifestata da una superficie nel momento in cui si
vuole asportarne del materiale tramite lo strofinio con un altro corpo molto più duro. Questa
proprietà è indicata dalla riduzione di massa del materiale.

Reticolazione: i prodotti che si ottengono utilizzando materiali su cui è avvenuta la reticolazione


hanno geometrie semplici e lineari; la reticolazione non è efficiente nelle forme complesse, quindi
può capitare che scaldando questi materiali, raggiungano lo stato fluido come se non fossero
reticolati.

PE (Polietilene)
È un materiale semicristallino. Esistono diversi tipi di PE, sulla base delle loro caratteristiche; la
linearità delle catene: se le catene sono lineari il materiale è molto cristallino e la densità è
maggiore (HDPE). Se le catene sono più o meno ramificate, il materiale cristallizza male, cioè è poco
cristallino, e la sua densità è minore (LDPE). Il polietilene ad alta densità (HDPE) ha una cristallinità
fino al 70 - 80 %, mentre quello a bassa densità (LDPE) ha una cristallinità tra il 30% e il 40%. La
resistenza e la rigidità sono direttamente proporzionali alla cristallinità, mentre la tenacità è
inversamente proporzionale alla cristallinità. Il polietilene è tenace a temperatura ambiente.

PA (Poliammide)
La poliammide, in base all’umidità dell’ambiente, può assorbire più o meno acqua. Le molecole
d’acqua si interpongono tra le catene polimeriche, rompendone le interazioni e rendendole più
mobili (la Tg diminuisce). A una maggiore umidità corrisponde quindi una maggiore diminuzione
della rigidità del materiale, PA umida è meno resistente ma più tenace. In ogni caso, la poliammide
umida è comunque più resistente del polietilene e del polipropilene. Poliossimetilene e poliammide
sono materiali più resistenti di polietilene e polipropilene, quindi vengono utilizzati in campi in cui il
prodotto deve stare sotto sforzo senza deformarsi.
PET
Il film di PET si crea a partire da una sorta di gomitolo. Dopo un processo di estrusione, il materiale
viene stirato in modo da orientarne le catene, e direzionarle ugualmente. In questo modo si forma
una struttura cristallina.
- cristallizza con difficoltà
- utilizzato soprattutto per realizzare fibre, film, bottiglie (essendo impermeabile alla CO2)
- spesso si realizza PET rinforzato con fibre

PBT
Cristallizza facilmente, utilizzato nella forma originale o rinforzato con fibre per articoli tecnici.

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