Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Martinson scrive anche saggi naturalistici delle sue passeggiate nella natura,
interessanti perché raccontano uno sguardo nuovo sulla natura quotidiana. La
natura di Martinson non è la classica natura nordica (fatta da elementi “sublimi”
come per esempio: il ghiaccio, la neve, le grandi foreste, le aurore boreali). La sua
natura è fatta di elementi quasi “non degni di nota” come per esempio il
comportamento degli insetti, le piccole piante. Questi testi naturalistici sono
interessanti da leggere nell’ottica dell’ecologia letteraria cioè la rappresentazione
del rapporto tra uomo e natura.
Il tema ecologista ritorna anche nel suo romanzo più famoso (Aniara, del 1956)
che è un racconto di fantascienza in versi (unione di alto e basso).
Il testo è composto da 103 “canti” caratterizzati da un tono narrativo talvolta però
ci sono anche degli elementi lirici. La maggior parte di questi componimenti sono
attribuiti allo stesso narratore (che è poi il protagonista) che è un personaggio
anonimo e lo conosciamo solo attraverso il suo ruolo, viene chiamato “Mimarob”
cioè colui che deve far lavorare la “Mima” (un avanzatissimo computer che sta al
centro dell’astronave Aniara). Il Mimarob è il personaggio principale ma di tanto
in tanto cede la parola ad altri personaggi che ci raccontano la propria storia o il
loro punto di vista, creando anche qui la polifonia tipica del postmodernismo.
La trama: in un futuro non identificato la terra è devastata dalla guerra atomica e i
terrestri sopravvissuti sono costretti ad emigrare a bordo di queste enormi navi
spaziali che lasciano il pianeta con destinazione Marte e Venere. Queste astronavi
si chiamano “Goldondi” nel lessico parascientifico inventato da Martinson e
Aniara è una di queste navi che deve portare il suo carico di migranti. Durante il
viaggio, per sfuggire allo scontro con un meteorite, la nave è costretta ad un
cambio di rotta e di conseguenza non riesce a raggiungere la propria destinazione
ma è costretta a vagare nello spazio finché tutti a bordo non muoiono. Come se
non bastasse, poco dopo questo macrocomputer (Mima) che è una sorta di
macchina che permette di mantenere i contatti con la terra per monitorarla, capta
anche che c’è una grande esplosione finale sulla terra e viene totalmente distrutta.
In conseguenza a questa esplosione della terra la Mima (che è dotata di una
coscienza sensibilissima) muore di dolore.
Ben prima di scrivere questo testo Martinson ha sempre avuto un grande interesse
per le materie scientifiche e tecniche accompagnato però da un forte timore e
scetticismo nei confronti del processo e della modernità. Paradossalmente quando
Martinson debutta, la Svezia si trova nel bel mezzo di un “innamoramento
collettivo” per la modernità: esplode l’industrializzazione, urbanizzazione,
Stoccolma viene ridisegnata per stare al passo coi tempi.
Martinson ha uno sguardo strano per il mondo: da in lato è affascinato dagli insetti
e le piantine ma dall’altro anche dall’enormità del cosmo (lui stesso racconta che
osservando la galassia di Andromeda provò un brivido e scrisse subito i primi versi
di Aniara in una sorta di trance).
Aniara non è una parola di senso compiuto ma non compare soltanto in questo
testo, compare anche in un testo precedente di Martinson che veniva usato per
descrivere lo spazio vuoto all’interno degli atomi in cui si muovono gli elettroni.
Anche in questo caso lo utilizza per un qualcosa che si muove nel grande nulla.
All’interno della nave c’è un crollo della civiltà a bordo: emerge una dittatura, la
precedente democrazia a bordo della nave si trasforma in una tecnocrazia, c’è la
presenza di sette religiose e in generale la cultura umanistica si sfalda
totalmente→ uomo ostaggio della tecnica.
Il Mimarob con il passare del tempo dice che la lingua stessa non riesce più a
descrivere la loro situazione, da questo punto di vista la figura del computer è stata
letta come una sorta di incarnazione della cultura stessa. La Mima è poesia e
creatività→ dopo la distruzione del computer c’è un crollo della cultura: restano
solo schegge e frammenti, immagini consolatorie e persino la stessa lingua viene
meno. Persino lo “xinombriano” (una lingua inventata da Martinson con milioni e
milioni di parole) non riesce a descrivere l’orrore.
Daisy Doody: personaggio sull’aniara che vive la fine della terra e la fine della sua
vita ormai prossima con spensieratezza, non a caso quando parla usa slang,
linguaggio nosense e parole inventate. Un segnale che nella nostra lingua non ci
sono abbastanza parole per descrivere l’orrore→ percezione dell’esaurimento della
capacità dell’arte e della lingua nel descrivere gli orrori dell’uomo.