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RICERCA ENERGIA ELETTRICA

Martina Criscitelli
IMPORTANZA
Per parlare dell’importanza dell’energia elettrica basta fare un
banale esempio, il black out in un centro commerciale, la prima
cosa che si nota e l’oscurità. Si spengono tutte le luci tranne
quelle di emergenza alimentate a batteria poichè non sono parenti
fonti di luce naturale. I frigoriferi cessano di funzionare e gli
alimenti rischiano di deteriorarsi. Anche gli impianti di
climatizzazione si spengono. le bilance e le affettatrici sono fuori
uso. Non si può pagare il conto perché i registratori di cassa sono
spenti. le scale mobili sono bloccate e le porte automatiche
rimangono chiuse. probabilmente anche le telecamere di
sorveglianza e gli impianti d’allarme sono disattivati. Nel frattempo
chi vuole andarsene deve abbandonare la merce e cercare le
uscite di sicurezza... o aspettare che torni la corrente elettrica, in
genere torna dopo pochi secondi. Però appunto bastano pochi
secondi per far fermare le nostre attività , questo ci fa capire
quanto è importante la corrente elettrica nella nostra società.
Probabilmente oggi non riusciremo più a farne a meno.
RIPERCUSSIONI AMBIENTALI
Sebbene l’elettricità sia una forma di energia sicura e pulita quando viene consumata,
la generazione e la trasmissione di quest’ultima ha degli effetti negativi sull’ambiente.
Praticamente tutte le centrali elettriche impattano in qualche modo sul territorio,
inclusi le centrali solari e i parchi eolici, ma chiaramente alcune impattano più di altre. 
Ciascuno stato ha le proprie leggi e i propri limiti per regolamentare le emissioni
inquinanti e negli anni le tecnologie sono state implementate in modo da abbassare
gli effetti sull’ambiente. Ad esempio, una maggiore ef cienza dei cicli di produzione
consente di ridurre le perdite energetiche e quindi di evitare emissioni
inquinanti.L’impatto delle centrali elettriche sul territorio ‘e legato innanzitutto al luogo
dove queste vengono costruite. Alcune vengono collocate vicino o all’interno delle
città, quindi il loro impatto può essere considerato limitato.
La maggior parte delle centrali elettriche però, richiedono innanzitutto che l’area dove
dovranno essere costruite venga ripulita e messa in sicurezza, il che comporta spese
energetiche consistenti. Anche le infrastrutture collegate, come strade di accesso,
superstrade, condutture, oleodotti, metanodotti per il trasporto del carburante danno
il proprio contributo al problema.Ultimo, ma non per importanza, è l’apporto derivante
dalle fonti fossili che vengono bruciate e rilasciano polveri sottili e inquinanti altamente
impattanti.
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DANNI ALL’UOMO
Il passaggio di corrente elettrica sul corpo umano sottoposto ad una differenza di potenziale, può generare diversi
effetti siopatologici, tra questi i più gravi sono:
Arresto respiratorio
Lo shock termico che la corrente produce attraversando il corpo umano può arrecare gravi danni al sistema nervoso
inibendo i centri che controllano la respirazione e i muscoli, con conseguente arresto cardiaco.
Fibrillazione ventricolare
Il passaggio di corrente esterna sul corpo umano può generare altre gravi conseguenze a carico del muscolo
cardiaco, alterandone il normale funzionamento e provocando la morte del soggetto.
Tra queste rientra la brillazione ventricolare, che provoca una contrazione irregolare delle bre cardiache, alterandone
la regolare funzione di pompa cardiaca. Impedisce al cuore di pompare il sangue in modo regolare generando una
contrazione irregolare, con gravi conseguenze per la circolazione.
Fibrillazione atriale
Dispnea e cardiopalmo sono, invece, sintomi della brillazione atriale, che, insieme
ad insuf cienza coronarica acuta e infarto del miocardio, si classi cano tra le
conseguenze più gravi del passaggio della corrente elettrica attraverso il corpo
umano.
Ustioni della pelle
L’aumento della temperatura generato sulla pelle umana dal passaggio di corrente
elettrica esterna può causare gravi ustioni.
Gli effetti termici, infatti, provocano la distruzione degli strati super ciale
dell’epidermide, oltre che danni profondi agli arti, sia superiori che inferiori, no ad
emorragie indotte dalla rottura delle arterie e danneggiamenti dei centri nervosi.
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SENZA ENERGIA ELETTRICA


In assenza di servizi e di corrente la sera non appena il sole
tramontava le persone si rifugiavano nelle loro case: le strade erano
buie e pericolose, per muoversi nel buio si poteva usare il bagliore di
un ammifero acceso.
Nelle case mancavano gli elettrodomestici: i cibi andavano consumati
subito o conservati in dispensa, per avere acqua fresca a portata di
mano si usava una “bacinella” , i vestiti si cucivano in casa con delle
macchine azionate da un pedale, si lavavano a mano, e si stiravano
con un pesantissimo ferro alimentato a carbone. Non c’era la
televisione e per intrattenersi, la sera, la famiglia si riuniva attorno al
fuoco ascoltando le storie dei più anziani.
Per l’illuminazione domestica si adoperavano le classiche candele in
cera o per illuminare ambienti più ampi si usavano dei tubi di rame
contenenti del petrolio da accendere.
In inverno, per potersi scaldare i più fortunati usufruivano del tepore
di un caminetto alimentato dalla legna ,altrimenti si usavano “li
brasceri”, come li chiamavano in Sicilia,con dentro carbone ardente.
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LA SCOPERTA
La sua scoperta viene attribuita al losofo greco Talete di Mileto , il quale osservò che sfregando energicamente un piccolo pezzo di ambra,
esso acquisiva la capacità di attrarre piccole particelle. Non per questo, la parola elettricità deriva dal greco “elektron”, che signi ca
“ambra”. Tuttavia, lo studio approfondito sull’energia elettrica iniziò solo verso la ne del XVI secolo, grazie allo scienziato inglese William
Gilbert (1544-1603).
Gli studi di Gilbert furono utilizzati successivamente da uno scienziato tedesco, Otto von Guericke (1602-1686), il quale inventò la prima
pompa pneumatica per la creazione del vuoto. In questo modo l’attrazione tra corpi elettri cati diventava più semplice, poiché l’aria non
rappresentava più un ostacolo. Von Guericke inventò anche la prima macchina elettrostatica: si trattava di un grande pallone di zolfo che lo
scienziato elettri cava sfregandolo con le mani. Questi strumenti rudimentali gli permisero di scoprire il fenomeno della conduzione elettrica,
cioè la capacità dell’energia di trasmettersi attraverso determinati corpi, oltre alle proprietà elettriche che riuscivano a sviluppare gli oggetti
appuntiti.
In particolar modo, quest’ultima scoperta fu utilizzata dall’americano Benjamin Franklin
(1706-1790), il quale nel 1752 dimostrò che il fulmine era un fenomeno di natura elettrica.
Unendo la sue intuizioni con le scoperte di Von Guericke sugli oggetti appuntiti, gli
permisero di inventare il parafulmine. Si trattava di una canna che terminava con una
forma appuntita, la quale, collocata sugli edi ci o sulle navi, riusciva a tenerli al sicuro dai
fenomeni elettrici delle nubi.
Furono scoperti altri effetti ed emersero nuovi strumenti, ma soprattutto si stabilirono
nuovi concetti base, un processo indispensabile per conoscere a fondo i fenomeni
elettrostatici. L’inglese Stephen Gray (1666-1673) scoprì l’elettri cazione per in uenza,
che consisteva nella possibilità di elettri care un corpo a distanza, senza contatto diretto;
così come la distinzione tra corpi conduttori, i quali permettevano la diffusione
dell’elettricità.

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L’EVOLUZIONE
Nel 1733, il sico e chimico francese Charles du Fay (1698-1739) apportò un contributo
fondamentale alla storia dell’elettricità. Egli scoprì che esistevano due tipi di elettricità (oggi cariche
elettriche): un primo tipo ottenuto dallo sfregamento del vetro, da lui chiamata elettricità vetrosa, e
un secondo tipo ottenuto stro nando corpi resinosi, chiamata elettricità resinosa. Due corpi con la
stessa carica elettrica si respingono l’uno con l’altro, mentre quelli con una carica elettrica diversa
si attraggono. Grazie a questa scoperta, anni dopo Benjamin Franklin adottò i concetti di elettricità
positiva e negativa.
La vera rivoluzione, però, si ebbe grazie al lavoro di Luigi Galvani (1737-1798), il quale analizzò i
muscoli delle zampe di rana, scoprendo che mostravano curiose proprietà elettriche non appena
entravano in contatto con due metalli di natura diversa.
Qualche anno più tardi, il sico italiano Alessandro Volta (1745-1827) utilizzò le scoperte fatte dal
suo connazionale e dimostrò che la rana in realtà svolgeva solo un ruolo secondario: l’effetto
elettrico derivava infatti dal contatto di due metalli di diversa natura attraverso un panno bagnato.
Ispirato da questa conclusione, nel 1800 sviluppò la prima batteria elettrica (slide 9).
Questa invenzione rivoluzionò il concetto di elettricità: a differenza delle macchine elettrostatiche
che dovevano essere caricate per attrito, la batteria Volta produceva una sorta di scarica elettrica
continua che il sico francese André-Marie Ampère (1775-1836) battezzò nel 1820 come corrente
elettrica. Questo concetto si riferisce allo spostamento di cariche all’interno di un conduttore. Per
questo, l’unità di misura dell’intensità di corrente elettrica, ovvero il numero di cariche elettriche
che passano attraverso un conduttore per unità di tempo, si chiama ampere. Invece in omaggio a
Volta, è stato coniato il termine volt per indicare la capacità di una batteria di produrre una
corrente elettrica.
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LE PRIME INVENZIONI
La seconda metà del XIX secolo fu caratterizzata da un incredibile sviluppo dell’elettricità
industriale. La batteria Volta fu presto sostituita da batterie più ef cienti, come la batteria
Daniell (1836), la batteria Bunsen (1841) o la batteria Leclanché (1864). Nel 1859, il francese
Gaston Planté (1834-1889) sviluppò la prima batteria ricaricabile o accumulatore. Anche i
generatori conobbero un boom simile: l’invenzione della dinamo negli anni Settanta del XIX
secolo da parte di Zénobe Gramme (1826-1901) permirse la comparsa dei primi generatori o
alternatori di corrente alternata, in particolare grazie a Nikola Tesla (1856-1943).Ovviamente, lo
sviluppo dei generatori fu accompagnato da quello dei motori elettrici.
Nel 1839 apparve in Inghilterra il telegrafo, il primo strumento di telecomunicazione che
funzionava con segnali elettrici trasmessi attraverso un cavo, sviluppato dagli ingegneri William
Cooke e Charles Wheatstone. Nel 1876, l’americano Alexander Graham Bell (1847-1922)
utilizzò per la prima volta i segnali elettrici per trasportare la voce umana a distanza: il telefono
era appena nato.
Ben presto fu la volta dell’elettri cazione dei mezzi di trasporto: il primo tram elettrico, opera
degli ingegneri tedeschi Werner von Siemens e Johann Halske, risale al 1879. Il primo treno
elettrico, inventato da Thomas Alva Edison (1847-1931), risale al 1880. Edison è stato anche il
genio di tante altre invenzioni, come il fonografo, la macchina fotogra ca o la lampadina a
incandescenza.
Grazie allo sviluppo dei trasformatori elettrici e agli alti voltaggi, fu possibile trasportare
l’elettricità dal luogo in cui si produceva no alle città. Questo ha permesso anche la nascita
delle insegne luminose, le quali hanno segnato una svolta nella storia della pubblicità.
Altre evoluzioni sono state ad esempio, la tecnologia LED o la nascita del primo televisore,
creato il 26 gennaio 1927 dallo scozzese John Logie Baird (1888-1946).

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LA PRIMA PILA ELETTRICA


La prima batteria fu costruita intorno al 1800 da Alessandro Volta.
Mise uno sopra all'altro una serie di metalli di zinco e di argento separati da carta
assorbente impregnata di acqua salata. Fatto questo collegò un lo elettrico ai due poli
(uno di zinco ed uno di argento) e misurò la corrente prodotta. Scoprì inoltre che
aggiungendo altri strati di metallo alla sua rudimentale pila, il voltaggio aumentava a
seconda dei materiali usati.
La corrente prodotta da una pila del genere (denominata Pila Voltaica dal nome di Volta),
è causata da una reazione chimica dovuta ai differenti materiali usati che hanno una
differente capacità di attrazzione degli elettroni.

Sempre nel XIX secolo un altro tipo di batteria fu inventata e sperimentata, la


cosiddetta Daniel Cell. In questo tipo di batteria, a differenza di quella voltaica,
si usano soprattutto degli elementi liquidi. Il concetto è piuttosto semplice e
consiste nel riempire un piccolo contenitore per metà con solfato di rame e
per l'altra metà con solfato di zinco. Nello strato di rame, viene inserito un
piattino di rame e in quello di zinco un piattino di zinco. Gli estremi dei due
piattini ovviamente rappresentano i due poli della pila.

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ULTIME INNOVAZIONI SOSTENIBILI PER


PRODURRE ENERGIA ELETTRICA
Come già approfondito in classe, negli ultimi anni il declino dei combustibili fossili,è sempre più’ rapido, nora hanno
fornito circa l’87% del consumo energetico mondiale.
Se da una parte, infatti, gli investimenti in questo settore risultano ormai in calo, dall’altra prende piede una nuova
inversione di tendenza in cui le cosiddette energie alternative si impongono come protagoniste dello scenario energetico
in tutto il mondo.
A fronte dell’impennata dei prezzi dei combustibili fossili, si iniziano a scorgere nelle fonti rinnovabili un nuovo interessante
business, capace di soddisfare il 50% del fabbisogno energetico mondiale.
Alcune di queste alternative sono:

-l’energia eolica,sfrutta la forza del vento


-energia delle centrali a idrogeno, sfruttano combustibili rinnovabili
-energia mare o motrice, ricavata dal mare/maree
-bioenergia, prodotta dal nucleo della terra
-energia solare,sfruttando il sole
-energia idroelettrica , sfrutta la forza dei corsi d’acqua
-energia cinetica ,sfrutta il movimento degli esseri umani,come ad
esempio nelle palestre

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INFLUENZA NEI MOVIMENTI ARTISTICI
Il Futurismo è un movimento artistico che si presenta per la prima
volta il 20 febbraio 1909, con la pubblicazione del "Manifesto del
Futurismo" sul quotidiano francese "Le Figarò", a cura di Filippo
Tommaso Marinetti. Negli undici punti del Manifesto che esplicano la
concezione del mondo futurista appare un importante interesse per le
tematiche conseguenti la Rivoluzione Elettrica: la luce e la macchina.

ll Futurismo è rappresentato (come ad esempio il quasi


contemporaneo Cubismo), per una visione estetica che
abbraccia non solo i vari campi dell'arte e della letteratura,
ma l'intero modo di concepire la vita.In tutti questi dipinti, ad
opera di due tra i più importanti artisti futuristi, troviamo la
presenza della luce elettrica che attiva la vita notturna, tanto
che Marinetti, il fondatore del movimento Futurista, arrivo a
scrivere come titolo di un suo libro "Uccidiamo il Chiaro di
Luna".
ANCHE NELL’ARCHITETTURA
A parte la "Centrale elettrica", in tutti gli schizzi di Sant'Elia, nei disegni
architettonici ,spicca una propensione per le città moderne, in cui la tecnologia
e l'elettricità trovano il maggior numero di impieghi e il maggior sviluppo.
FINE

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