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Lezione 2 45

to degli autoveicoli ed il funzionamento di tutte le loro apparecchiature è re


so possibile dagli accumulatori elettrici; le città ricevono la corrente elettrica
loro necessaria da potentissimi alternatori situati in lontane centrali elettriche.
Le pile e gli accumulatori vengono detti generatori chimici, in quanto tra­
sformano l'energia chimica in energia elettrica, come avrà modo di constata­
re direttamente nella presente lezione.
Gli alternatori vengono invece denominati generatori meccanici poiché tra
sformano l'energia meccanica in energia elettrica.
Noi analizzeremo solamente un tipo di generatore di corrente, e preci
samente la pila, essendo questo generatore particolarmente impiegato nelle
apparecchiature a transistori.
Il primo generatore di corrente elettrica che ebbe applicazioni pratiche
è stata la pila elettrochimica, inventata nell'anno 1799 dal grande fisico ita­
liano Alessandro Volta
Essa era costituita da una "pila" (di qui il nome) di dischi di rame e di
zinco alternati e separati tra loro da altri dischi di feltro, imbevuti di acido
solforico diluito con acqua, disposti in modo da costituire una colonna (figu­
ra 5). Il tutto era sorretto da un'intelaiatura di legno.

RAME
FELTRO ZINCO
Fig. 5 Pila di Volta.

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Il primo disco di rame funzionava come polo positivo, l'ultimo di zinco


come polo negativo. Ogni terna di dischi costituiva un elemento della pila,
per cui essa era una batteria di più elementi.
Nel dispositivo sopra descritto, per effetto dell'acqua acidulata con aci­
do solforico, il rame acquistava un'elettrizzazione positiva e lo zinco acqui­
stava un'elettrizzazione negativa: si rendeva cosi disponibile una differenza
di potenziale elettrico fra il primo disco di rame e l'ultimo disco di zinco.
La grande invenzione di Alessandro Volta apri la via alle applicazioni
pratiche dell'elettricità: finalmente l'uomo era in grado di produrre una cor­
rente elettrica che potesse essere utilizzata. Poco tempo dopo che Volta ave­
va resa nota al mondo la sua meravigliosa invenzione, questa fu utilizzata da
altri due scienziati, Carlisle e Nicholson, per scomporre l'acqua nei suoi due
elementi che la costituiscono: l'idrogeno e l'ossigeno. Fin dall'inizio, quindi,
l'invenzione della pila permise importantissime conquiste nel campo del pro­
gresso umano.
Con l'esperienza che ora sarà descritta realizzerà anche Lei un generato­
re elettrochimico, il cui funzionamento sarà reso evidente dall'accensione del­
la lampadina ricevuta con la prima serie di materiali.- -

3. REALIZZAZIONE DI UN GENERATORE DI CORRENTE

Il generatore che deve realizzare è praticamente la forma più elementa­


re della pila di Volta: esso sarà formato da due lamine metalliche, una di ra
me e l'altra di zinco (dette elettrodi), immerse in una soluzione di acqua aci­
dula che prende il nome di elettrolito.
Fra le due lamine metalliche, che costituiranno il polo positivo (rame)
ed il polo negativo (zinco) della pila, si stabilirà una differenza di potenziale
elettrico la cui presenza sarà indicata dall'accensione della lampadina.
Prima di accingersi alla realizzazione della pila è opportuno analizzare i
materiali che dovrà utilizzare.

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LA LAMPADINA - Il componente più interessante è senza dubbio la lam­


padina (fig. 6). Questa è formata da un bulbo di vetro Win cui è contenuto
un sottile filamento metallico (b), il quale quando è percorso dalla corrente
elettrica diventa incandescente e quindi luminoso.

Fig. 6 - La lampadina.

Gli estremi del filamento fanno capo a due contatti esterni, di cui uno
si trova sul cilindretto filettato di ottone (c), detto anche virola, e l'altro sul
fondello (d).
Nella fase di costruzione si è provveduto a togliere completamente l'aria
dal bulbo della lampadina; questa operazione è necessaria perchè se il fila­
mento venisse a contatto con l'ossigeno dell'aria quando è incandescente per­
chè percorso dalla corrente elettrica, brucerebbe rapidamente sino ad inter­
rompersi.

IL PORTALAMPADINA - Il portalampadina, oltre a sorreggere la lampadi­


na, ha l'importante compito di consentirne il collegamento alla fonte di e-
nergia elettrica, nel nostro caso alla pila.
Nella fig. 7 è rappresentato il portalampadina da Lei ricevuto.
Esso è munito di due morsetti serrafili a vite (a), che servono per il fis­
saggio dei fili di collegamento; uno dei morsetti fa capo alla sede filettata (b)
e l'altro al punto centrale del portalampadina (c).
In questo modo, quando la lampadina viene avvitata sul portalampadi­
na si stabilisce il contatto elettrico fra questa ed i fili di collegamento.

IL FILO PER COLLEGAMENTO ■ Con la prima serie di materiali Lei ha ri­


cevuto anche il filo per collegamento, costituito da un filo di rame ricoperto

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b
c

Fig. 7 ■ // portalampadina.

da una guaina di materiale plastico (le guaine dei fili per collegamento sono
di diversi colori, allo scopo di non confondere tra loro più collegamenti che
seguono lo stesso percorso). La funzione della guaina di plastica sarà descrit­
ta nella prossima lezione.

LA PINZETTA A BOCCA DI COCCODRILLO - L'altro interessante compo­


nente che utilizzerà nelle esperienze che seguiranno è la pinzetta a bocca di
coccodrillo, detta anche più semplicemente coccodrillo, che permetterà di e-
seguire connessioni elettriche senza saldatura.

Terminata la breve rassegna dei nuovi materiali che dovrà impiegare.


può iniziare senz'altro l'esperienza.
Poiché dovrà maneggiare soluzioni chimiche, stenda un foglio di plasti­
ca sul piano del tavolo che intende utilizzare per compiere le esperienze, on­
de evitare che le soluzioni, venendo inavvertitamente a contatto con il tavo­
lo stesso, lo possano rovinare.
Se però il tavolo è di marmo, potrà lavorare liberamente su esso; se in­
fine non dispone dì un foglio di plastica, può usare come tavolo da lavoro il
piano del lavandino della cucina.
Per ottenere un buon risultato dovrà svolgere con ordine le fasi di lavo­
ro qui di seguito riportate.
Innanzitutto deve preparare i fili di collegamento che serviranno per col
legare il portalampadina alla pila.
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