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2.2 Piezoelettricità
La parola ha origine dal greco πιέζειν, che significa pressione e consiste nella
capacità di alcuni materiali cristallini di manifestare una carica elettrica se
sottoposti a stress meccanico (effetto diretto) oppure di deformarsi se sottoposti ad
un campo elettrico (effetto inverso).
Il principio di funzionamento di un cristallo piezoelettrico (Fig.1) è abbastanza
semplice: quando viene applicata una pressione (o decompressione) esterna, si
posizionano, sulle facce opposte del cristallo, cariche di segno opposto. Per tale
ragione il cristallo si comporta come un condensatore al quale è stata applicata
una differenza di potenziale.
Se le due facce vengono collegate ad un circuito esterno, si genera una corrente
elettrica detta corrente piezoelettrica.
36
Fig. 2.1a
Fig. 2.1b
37
Fanno parte di questa categoria anche le ceramiche piezoelettriche, ovvero
materiali dielettrici dotati di una struttura policristallina ed elevata costante
dielettrica. Le ceramiche piezoelettriche sono intrinsecamente costituite da
microdomini, cioè zone di piccole dimensioni, i cui momenti di dipolo elettrici
sono orientati casualmente e quindi la loro risultante è nulla, impedendo così il
verificarsi dell’effetto piezoelettrico. La direzione dei momenti di dipolo può
essere variata sotto opportune condizioni e con particolari tecniche. La possibilità
di variare la direzione dei dipoli è nota con il nome di “ferroelettricità” ed è
dovuta a mutue interazioni di tipo elettrico fra le molecole del materiale che
tendono ad allinearsi secondo precise direzioni (Moheimani 2010).
Per ottenere proprietà piezoelettriche è necessaria una polarità che può essere
conferita alla ceramica in maniera più o meno duratura mediante un procedimento
di polarizzazione analogo alla magnetizzazione di un magnete permanente. Infatti,
se si applica un campo elettrico costante per un certo periodo di tempo, nasce una
carica netta positiva su un lato del materiale e una carica netta negativa sul lato
opposto. L’applicazione di un campo elettrico esterno, quindi, causa una
polarizzazione residua e un comportamento a “ciclo di isteresi” (Gaudenzi 2009).
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Nella figura si nota che aumentando il campo elettrico, la polarizzazione del
materiale cresce, fino alla polarizzazione di saturazione (𝑃𝑠 ), oltre il quale, anche
aumentando il campo elettrico, la polarizzazione rimane invariata.
Poiché la ceramica ha una elevata costante dielettrica, il momento di dipolo
rimane pressoché invariato una volta tolto il campo elettrico, come mostrato in
fig. 1.3.
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diverse (prima della polarizzazione) e le pareti dei grani sono relativamente
mobili, poiché dipendono dalla presenza di difetti reticolari, vacanze, dislocazioni,
da cui dipende la “rigidità” del materiale.
Essendo l'effetto piezoelettrico perfettamente reversibile (un campo elettrico
applicato produce una deformazione meccanica proporzionale al campo
applicato), segue che i materiali piezoelettrici sono ideali per realizzare trasduttori
elettromeccanici (effetto diretto); esempi tra i più comuni sono il microfono, in
cui vibrazioni sonore longitudinali dell'aria vengono tradotte in segnali elettrici, il
pick-up dei grammofoni, chitarre, bassi ecc. Per queste applicazione venne
dapprima utilizzato il sale di Rochelle, ora del tutto sostituito dai titanati PZT.
Un' altra importante applicazione dei materiali piezoelettrici (effetto inverso) è
nella realizzazione di oscillatori "stabilizzati" al quarzo (SiO 2), in cui le vibrazioni
dipolari del reticolo entrano in risonanza con un campo elettrico alternato
applicato esternamente. A seconda delle direzione cristallografica e dello spessore
rispetto alla quale il monocristallo di quarzo viene tagliato, si hanno frequenze
caratteristiche e ben riproducibili di risonanza. Le applicazioni che spaziano dagli
orologi ai frequenzimetri, al controllo della frequenza nelle stazioni radio, ai
dispositivi di attuazione.
Cristalli singoli
I cristalli singoli sono anisotropi in generale ed hanno differenti proprietà in
funzione di come il materiale è stato tagliato e in funzione della direzione di
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applicazione del carico. Normalmente questi materiali vengono utilizzati per
stabilizzare la frequenza degli oscillatori o per apparecchiature acustiche.
Ceramiche Piezoelettriche
A differenza dei cristalli, le ceramiche piezoelettriche sono ampiamente
utilizzate. Una delle strutture più semplici è sicuramente la struttura cubica del
Titanato di Bario, già vista precedentemente. Tale struttura consiste in una cella
con atomi da Bario negli spigoli, un catione di Titanio al centro del cubetto ed
atomi di ossigeno al centro di ogni faccia del cubetto.
Fig. 2.4 Struttura perovskitica di una cella elementare di Titanato di Bario (BaTiO3).
Polimeri Piezoelettrici
I polimeri come il polipropilene, polistirene, vinilacetato ecc., possiedono tutti
un leggero effetto piezoelettrico. Tuttavia, un effetto piezoelettrico forte e stabile è
stato osservato solo per polimeri come il Polivinilidenfluoruro (𝑃𝑉𝐷𝐹) ed il
Polivinilfluoride (𝑃𝑉𝐹).
La struttura molecolare del 𝑃𝑉𝐷𝐹 consiste in una successione di unità
monomeriche (−𝐶𝐹2 − 𝐶𝐻2 −)𝑛 , e la polarizzazione permanente è ottenuta
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attraverso un processo tecnologico che comporta l’allungamento di una sottile
lamina estrusa di polimero poi sottoposta all’azione di un campo elettrico esterno.
Questi materiali sono molto utilizzati per la realizzazione di microfoni
direzionali e sonar ad ultrasuoni.
Compositi piezoelettrici
I compositi di questo tipo sono realizzati unendo insieme materiali piezoelettrici
ceramici e polimerici. Questi materiali hanno molti vantaggi; primo fra tutti il
fatto di essere dei compositi, quindi con la possibilità di adattarsi al meglio alle
varie condizioni di utilizzo. Inoltre possiedono una impedenza acustica molto
bassa, un fattore di accoppiamento piezoelettrico molto alto ed ottima flessibilità
meccanica.
Pellicole sottili
Sia l’Ossido di Zinco (𝑍𝑛𝑂) che il Nitruro di Alluminio (𝐴𝑙𝑁) sono dei semplici
composti binari che posseggono una struttura cristallina denominata Wurtzite.
Questi materiali sono ottenuti mediante un processo in cui il materiale di base
viene bombardato da particelle esterne che determinano l’espulsione di particelle
di materiale base raccolte poi per formare sottili strati. Questi materiali
possiedono discrete caratteristiche piezoelettriche e vengono impiegati
principalmente in elettronica come SAW (Surface Acoustic Wave).
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2.4 Equazioni costitutive
La trattazione che verrà fatta si basa sull’ipotesi di comportamento elastico
lineare del materiale piezoelettrico. Ciò sta a significare che gli stress meccanici e
i campi elettrici a cui sono sottoposti tali materiali sono di bassa entità.
Le equazioni costitutive si basano sull’assunzione che la deformazione totale è
la somma di una parte meccanica, indotta dagli stress meccanici, e da una parte
dovuta all’applicazione di una differenza di potenziale elettrico (Moheimani
2010). Tali equazioni scritte per l’effetto diretto assumono la seguente forma:
𝜺 𝒋 = 𝑺𝑫𝒊𝒋 𝝈 𝒋 + 𝒈𝑻𝒎𝒊𝑫 𝒎 ;
(2.1)
𝑬 𝒊 = 𝒈 𝒎𝒊𝝈 𝒋 + (𝝃𝝈𝒊𝒋 )−𝟏 𝑫 𝑲 ;
𝝈 𝒋 = 𝑪𝑫𝒊𝒋 𝜺 𝒋 − 𝒒𝑻 𝑫 𝒎 ;
(2.2)
𝑬 𝒊 = −𝒒𝜺 𝒋 + (𝝃𝑺𝒊𝒋 )−𝟏 𝑫 𝑲 ;
𝜺 𝒋 = 𝑺𝑬𝒊𝒋 𝝈 𝒋 + 𝒅𝑻𝒎𝒊𝑬 𝒎 ;
(2.3)
𝑫 𝒎 = 𝒅 𝒎𝒊𝝈 𝒋 + 𝝃𝝈𝒊𝒋 𝑬 𝑲 ;
𝝈 𝒋 = 𝑪𝑬𝒊𝒋 𝜺 𝒋 − 𝒆𝑻𝒎𝒊𝑬 𝒎 ;
(2.4)
𝑫 𝒎 = 𝒆 𝒎𝒊𝜺 𝒋 + 𝝃𝑺𝒊𝒋 𝑬 𝑲
dove 𝑖, 𝑗 = 1,2, … .6, 𝑚, 𝑘 = 1,2,3 (sistema di riferimento del materiale) con gli
apici 𝐷, 𝐸, 𝜎 che stanno ad indicare che le misure sono state effettuate,
rispettivamente, a spostamento elettrico costante, a campo elettrico costante e a
tensione costante. La tabella seguente riassume il significato dei simboli su scritti
e le relative unità di misura.
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Simbolo Tipologia Dimensione Unità di misura Significato
𝝈 Vettore 6×1 𝑁/𝑚2 Componenti di tensione
Componenti di
𝜺 Vettore 6×1 𝑎𝑑𝑖𝑚.
deformazione
Componenti del campo
𝑬 Vettore 3×1 𝑁/𝐶
elettrico
Componenti dello
𝑫 Vettore 3×1 𝐶/𝑚2 spostamento della carica
elettrica
𝑺 Matrice 6×6 𝑚2 /𝑁 Matrice di Cedevolezza
Coefficienti piezoelettrici
𝒅 Matrice 3×6 𝐶/𝑁
(Deformazione–Carica)
Coefficienti piezoelettrici
𝒆 Matrice 3×6 𝐶/𝑚2
(Tensione-Carica)
Coefficienti piezoelettrici
𝒈 Matrice 3×6 𝑚2 /𝐶
(Deformazione-Voltaggio)
Coefficienti piezoelettrici
𝒒 Matrice 3×6 𝑁/𝐶
(Tensione-Voltaggio)
Tab.2.1 Simboli utilizzati e loro significato.
44
Fig. 2.6 Assi principali e direzione di polarizzazione
0 0 0 0 𝑑15 0
𝒅𝒊𝒋 = 0 0 0 𝑑15 0 0 (2.6)
𝑑31 𝑑31 𝑑33 0 0 0
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Coefficienti piezoelettrici 𝒈𝒊𝒋.
Rappresenta il campo elettrico che si genera lungo la direzione 𝑖 quando il
materiale è sottoposto ad uno sforzo lungo la direzione 𝑗.
𝑫 𝒎 = 𝒅 𝒎𝒊 𝝈 𝒋 (2.8)
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Sempre nell’ipotei di elasticità, possiamo sostituire il legame costitutivo,
ottenendo:
𝑫 𝒎 = 𝑬𝒑 𝒅 𝒎𝒊 𝜺 𝒋 (2.9)
𝑫 𝟑 = 𝐸𝑝 𝒅 𝟑𝟏 𝜺𝟏𝟏 (2.10)
𝑞 = 𝑫 𝟑 𝑑𝐴 (2.11)
𝑞
𝑽= (2.12)
𝐶
𝐸𝑝 𝒅 𝟑𝟏 𝜺𝟏𝟏𝑑𝐴
𝑽= (2.13)
𝐶
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2.6 Attuatore piezoelettrico
Sono state studiate diverse configurazioni per sfruttare il piezoelettrico come
attuatore, ma la configurazione bimorph rimane comunque, una delle più
largamente utilizzate, in grado di fornire i risultati migliori (Moheimani 2010).
Molto spesso, per accentuarne le prestazioni, vengono posizionate due lamine di
materiale piezoelettrico sulle facce di una travetta, ad esempio di alluminio, per
creare un sistema di questo tipo:
Poiché gli attuatori piezoelettrici sono incollati alla trave, i loro movimenti, e
quindi le deformazioni, sono vincolati dalla rigidezza della trave. Tutto il sistema
si comporterà come un’unica trave avente caratteristiche meccaniche dipendenti
dal piezoelettrico e dal materiale della travetta, e proprietà piezoelettriche
dipendenti dalla tipologia del materiale utilizzato per l’attuatore.
Applicando una differenza di potenziale agli attuatori, il momento flettente
prodotto è funzione dello spessore, della quota e delle caratteristiche elastiche e
piezoelettriche dei trasduttori. La deformazione prodotta in seguito
all’applicazione di una 𝑉 è (Moheimani 2010):
𝑑31 𝑉
εp = (2.14)
𝑡𝑝
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dove 𝑡𝑝 è lo spessore dell’attuatore. In seguito all’incollaggio di attuatore e trave,
e considerando una distribuzione di deformazione lineare (legame costitutivo
elastico lineare ed assenza di fenomeni plastici), la distribuzione di deformazione
lungo lo spessore del sistema trave-piezo la possiamo scrivere come:
𝜀 𝑧 = 𝛼𝑧 (2.15)
𝜎𝑏 𝑧 = 𝐸𝑏 𝛼𝑧 ;
𝑡 𝑡𝑏 𝑡𝑏
− 𝑏 +𝑡
2 2 2 𝑝
2 2
𝑡𝑏 𝑡
3𝐸𝑝 − 2𝑏
2 + 𝑡𝑝
𝛼= 3 3 3 (2.18)
𝑡𝑏 𝑡 𝑡𝑏
2 𝐸𝑝 − 2𝑏
2 + 𝑡𝑝 + 𝐸𝑏 2
𝑀 = 𝐸𝑏 𝐼𝛼 (2.19)
49
50