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15 maggio 2023 - 07:23 > Versione online

Dante Alighieri e la logica

Francesco venne poi, com’io fu’ morto,


per me; ma un de’ neri cherubini
li disse: “Non portar: non mi far torto
Venir se ne dee giù tra ’ miei meschini
perché diede ’l consiglio frodolente,
dal quale in qua stato li sono a’ crini;
ch’assolver non si può chi non si pente,
né pentere e volere insieme puossi
per la contradizion che nol consente”.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XXVII, 112-120)
Siamo nell’Inferno, Canto XXVII, dove tra i consiglieri fraudolenti troviamo Guido di
Montefeltro, duca di Urbino dal 1293. Fu anche lui capo militare ghibellino, e vinse molte
battaglie importanti spesso contro l’esercito papale. Poi divenne frate ed entrò nell’ordine
francescano ad Assisi nel 1296, dove morì nel 1298.
Mentre era in monastero, Papa Bonifacio VIII gli chiese consiglio per vincere una difficile
battaglia. Guido rispose che era in grado di dargli un suggerimento, però consisteva in
un inganno e lui non voleva commettere un simile peccato. Ma Bonifacio gli disse: “Non
preoccuparti, posso assolverti prima che tu lo commetta”. E Guido acconsentì. Subito
dopo la sua morte, però, quando Francesco d’Assisi lo va a prendere personalmente per
portarlo in Paradiso (un privilegio dei frati francescani), accade qualcosa di inaspettato:
un “nero cherubino”, cioè un angelo dell’inferno, lo ferma. Da notare che abbiamo una
lotta tra le potenze del bene e del male simile a quella che avviene per l’anima di suo
figlio, Bonconte di Montefeltro. Tuttavia, qui l’esito sarà diverso.
All’inferno!
Il nero cherubino afferma infatti che Guido deve scendere con lui all’Inferno, perché
aveva dato un consiglio ingannevole, dopo di che il cherubino gli è sempre stato alle
calcagna – un’immagine forte per indicare che il diavolo segue il peccatore dal momento
in cui viene commessa un’azione peccaminosa fino a quando lo conduce all’Inferno. Ma
il capolavoro di Dante è nella logica per dimostrare che portare Guido in Paradiso

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15 maggio 2023 - 07:23 > Versione online

costituisce una contraddizione delle leggi (cioè degli assiomi) della Chiesa. Infatti, non si
può assolvere qualcuno che non si pente, né è possibile pentirsi del peccato e allo
stesso tempo volerlo commettere, perché questo porta a una contraddizione. Insomma,
di fronte all’evidenza di una dimostrazione logica nemmeno San Francesco può
controbattere.
E infatti l’episodio si conclude con l’amara constatazione di Guido:
Oh me dolente! come mi riscossi
quando mi prese dicendomi: “Forse
tu non pensavi ch’io löico fossi”!
• Il “programma” di divulgazione della conoscenza di Dante del Convivio e del De Vulgari
Eloquentia.
• Una sintesi del Canto XXVII.

Gian Italo Bischi


Laureato in fisica, è professore ordinario di Matematica generale e Sistemi dinamici e
giochi evolutivi presso il Dipartimento di Economia, Società, Politica dell'Università di
Urbino. Ha pubblicato articoli e libri sui modelli dinamici e le loro applicazioni alla
descrizione di sistemi complessi. Si occupa anche di divulgazione, in particolare sulle
connessioni fra la matematica e gli altri campi del sapere.

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