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• “Cronaca di una giornata di scuola particolare.

• Racconto e descrivo l’uscita a teatro per lo spettacolo La danza nella Divina Commedia”.

• Qualche volte la sorte riserva delle sorprese. E una bella sorpresa ce l’ha fatta un’alunna che
studia danza: lei deve partecipare a uno spettacolo e l’intera classe (che poi diventano due)
viene perciò invitata ad assistervi. Si tratta di una performance sulla Divina Commedia,
occasione interessante per partecipare come scuola. Al teatro Alighieri, per giunta, il centro
più elegante della città di Ravenna. Desidero che i giovani conoscano i luoghi della prosa,
della musica, delle serate in compagnia, della cultura, insomma. Danza e Dante: i ragazzi
riconosceranno degli episodi studiati? Sarà un balletto all’insegna della tradizione o in stile
contemporaneo? Piacerà o sarà noioso? Sarà possibile riconoscere un altro linguaggio,
quello coreutico, come capace di comunicare il senso delle parole del nostro sommo poeta?
Non so bene cosa aspettarmi, ma sono aperta a tutte le possibilità e curiosa. Voglio anche
vedere come si comporteranno gli alunni a teatro: se si immedesimeranno con le scene, se,
al contrario, faranno gli sciocchini, se capiranno il contesto in cui saremo…
• La giornata si apre con un’altra sorpresa: alle ore 7:07 sento il letto sussultare, poi muoversi,
tremare forte, e in pochi ma interminabili secondi, appare chiaro che sono nel bel mezzo di
una scossa sismica. Il tempo di realizzare e mi assale lo scrupolo (tipica deformazione
professionale): speriamo che il teatro non debba disporre i controlli per la sicurezza post
terremoto, altrimenti lo spettacolo potrebbe saltare…
• Tutto a posto, grazie al cielo, ci sono addirittura colleghi e alunni che non si sono accorti di
nulla; allora andiamo.
È una limpida e luminosa giornata di novembre; l’aria piacevolmente frizzantina e un tiepido
sole autunnale regalano la dolcezza briosa del cammino fino al teatro, tra sorrisi, risate, e la
spensieratezza soddisfatta di chi ha saltato due ore di lezione di italiano o matematica.
Le porte del teatro si spalancano e siamo le prime classi ad entrare, posizionati nei posti
migliori, le prime file della platea.
Tra i palchetti ottocenteschi, le sedie in velluto rosso, gli affreschi a grottesche, gli stucchi,
l’elegantissimo enorme lampadario con pendenti di cristallo, attendiamo, scambiandoci
qualche chiacchiera sottovoce, l’apertura del sipario.
Le luci si spengono e dal buio, accompagnati dalle dissonanze di violini, riconosciamo che un
giovanissimo danzatore in scena impersona Dante, alla disperata ricerca di una via d’uscita
dall’Inferno. I ballerini, tutti molto giovani, mi lasciano stupita: movimenti spezzati, atmosfere
sospese, corpi che sembrano dilaniati dal dolore, che si tendono, si incurvano, si dimenano in
masse di braccia e mani… Una voce profonda fuori campo declama versi danteschi che
sembrano prendere forma nella torsione dei corpi. Forse anche i ragazzi ritrovano le tre fiere
e i gruppi dei dannati: gli ignavi al seguito di una bandiera bianca, stretti in abiti color carne
macchiati di terra e sangue, Paolo e Francesca, gli avari e prodighi, Ulisse nella fiamma…
Sullo sfondo sono proiettati spettacoli di luce e il testo di alcune tra le più famose terzine delle
Cantiche, cosa che permette di seguire con chiarezza un percorso organico e fedele al testo
del viaggio dantesco. Ampio spazio è dato al racconto dell’Inferno, con un’illuminazione scura
e tetra, a ricreare le ambientazioni dei terribili tormenti patiti dai dannati.
• Con la proiezione del cielo stellato del mausoleo di Galla Placidia, interviene un cambio netto
nell’atmosfera musicale: senso di pace e liberazione, un’orchestra e un coro di voci bianche
introduce al Purgatorio. Qui i ragazzi non potranno riconoscere alcune delle situazioni messe
in scena, e non per colpa loro (non si può fare tutta la Divina Commedia in seconda media…);
finalmente, arrivati in Paradiso, abiti chiari, alcuni bianchissimi, danzatori aprono corone di
danza con movimenti fluidi ed eleganti, chi sulle punte, chi volteggiando, chi attraversa il
palcoscenico in raffinati salti…
Ma la sorpresa che tutti attendiamo è vedere lei, la compagna che ha reso possibile
l’occasione a teatro. I miei “vicini” di poltrona sussurrano il suo nome sottovoce quando entra,
dando segno di averla subito riconosciuta tra tutti gli altri danzatori. Lei si muove, ballando,
come se stesse facendo la cosa più naturale del mondo. Sappiamo, invece, che non è così, e
mi immagino, per dirla con il Foscolo, “di che lagrime grondi e di che sangue” uno spettacolo
del genere. Ore e ore di prove e riprove, riscaldamento, tecnica, arrivare puntuali, ascoltare,
obbedire, tentare, sbagliare, rialzarsi e di nuovo provare… Oltre che la tecnica mi sono
sempre domandata come possa un ballerino ricordarsi a memoria i passi che deve fare: un
musicista ha lo spartito, un attore si riguarda il copione prima di entrare, il cantante d’opera ha
pure il suggeritore. Ma un ballerino come fa? Quanta memoria deve avere? Che razza di
concentrazione deve tenere per muoversi a sincrono con gli altri e arrivare in fondo?
• Ogni volta rimango sbigottita, e ancora di più quando in campo ci sono ragazzi così giovani.
La dedizione che li anima è veramente qualcosa di grandioso. Io non credo neanche,
personalmente, di conoscere il mio corpo e le possibilità dei movimenti che ho visto
stamattina, come hanno imparato a conoscere questi adolescenti sul palco. Li guardò con
profondo rispetto e ammirazione. Si meritano il meglio.
A loro va il fragoroso applauso del pubblico: i miei alunni sono tutti lì, vicino a me, battono
forte le mani e li incito a manifestare l’apprezzamento anche a gran voce: questo è il
momento dei bravi! brave! come se piovesse, gridato con l’entusiasmo di cui sono capaci.
• Qui non c’è bisogno di tante spiegazioni dell’insegnante, la realtà spiega da sola lo
straordinario lavoro in squadra di tanti ragazzi.
E poi dicono che i giovani non hanno voglia di far niente…

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