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Un Codice da Vinti

Intervista a don Arturo Cattaneo, sacerdote della Prelatura dell’Opus Dei

ROMA, domenica, 4 giugno 2006 (ZENIT.org).- “Una pellicola un po’ ridicola”, la cui maggiore
pericolosità sta nella “negazione della divinità di Gesù”. E’ questo il commento offerto da don Arturo
Cattaneo, Sacerdote della Prelatura dell’Opus Dei, al film su “Il Codice Da Vinci”.

Ordinario di Diritto Canonico presso l’Istituto San Pio X di Venezia, don Arturo Cattaneo ha di recente
curato la pubblicazione di “La frode del Codice da Vinci. Giochi di prestigio ai danni del cristianesimo”
(Edizioni Elledici, Torino 2006), che raccoglie anche un contributo di Massimo Introvigne, Fondatore e
Direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni).

Il volume non si limita a evidenziare le numerosissime falsità, manipolazioni e calunnie contenute nel
thriller di Dan Brown, ma rivolge l’attenzione agli inganni più rilevanti o strategici e offre degli spunti per
approfondire gli aspetti della fede e della storia della Chiesa presi di mira dal romanzo.

Don Cattaneo ha visionato per incarico di alcune testate di giornali il film ed ha gentilmente risposto alle
nostre domande.

Allora, che impressione le ha fatto l’attesissimo kolossal?

Don Cattaneo: Non credo davvero meriti tutta quest’attenzione. Il film è molto più scadente del romanzo e i
protagonisti suscitano qualche perplessità. Nel testo di Dan Brown ci troviamo di fronte a un intreccio di
leggende spacciate per novità storiche e anche teologiche – ma in realtà basate sul niente – che vorrebbero
suggerire ai lettori idee, credenze e anche gravissime accuse contro Cristo e la Chiesa cattolica. Nel film
quei presunti misteri diventano ridicoli.

Fino a che punto gli spettatori possono essere tratti in inganno dalla dottrina del “Codice Da Vinci”?

Don Cattaneo: Molto dipende dalla formazione cristiana e anche storico-culturale degli spettatori. Il libro in
molti ha provocato dubbi e una certa confusione, il film, per com’è fatto, mi sembra tutto sommato più
innocuo. Nei momenti culminanti viene quasi da ridere. Mi sono accorto che questa reazione, in sala, non
era soltanto mia.

La Chiesa viene presentata come un’entità criminale, l’Opus Dei un’organizzazione spietata che usa i
suoi membri come killer. Si è sentito offeso?

Don Cattaneo: Certamente onestà avrebbe voluto che la Sony facesse precedere il film dalla classica frase:
ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente causale, si tratta di un’opera di fantasia.
Ma il killer protagonista del film è una figura così grottesca che penso non ci sia molto da preoccuparsi.
Anche il Vescovo Aringarosa (un nome che in italiano è tutto un programma da non prendere sul serio) e i
Cardinali rappresentati nel film, descritti come un conciliabolo di personaggi oscuri che complottano,
finiscono per essere grotteschi. Penso che chi aveva letto il libro, sia rimasto deluso dal film e chi vede
soltanto il film si possa rendere facilmente conto della sua totale inconsistenza: la Maddalena non è sepolta
sotto la piramide del Louvre, la Chiesa non l’ha perseguitata, ma l’ha proclamata santa e la festeggia ogni
anno il 22 luglio, Gesù non era sposato con lei né con nessun’altra, perché se lo fosse stato gli evangelisti lo
avrebbero scritto.

Secondo lei la Chiesa ha fatto bene o male a intervenire contro il Codice da Vinci?

Don Cattaneo: Penso che questo fenomeno stia suscitando una nuova ondata di interesse per la vita di Cristo
e la storia della Chiesa. Dunque ci viene offerta una magnifica occasione per attuare quella nuova

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evangelizzazione spesso auspicata da Giovanni Paolo II e ora dal suo successore. La Chiesa ha tutto il
diritto di dire che il Codice da Vinci è solo fiction, fanta-religione, fumetto: un mix di agnosticismo
anticattolico. Poi ognuno deciderà se andare a vedere o meno il film di Ron Howard. Oserei dire che con
questo film chi più ci guadagna è la Chiesa e l’Opus Dei, mentre perdente risulta Dan Brown e la Sony, non
solo economicamente, ma anche in credibilità. Quando ci sono calunnie non è la vittima a perdere la dignità,
ma l’aggressore.

Allora, don Cattaneo, se ben capisco a lei non sembra una pellicola pericolosa, da mettere all’indice?

Don Cattaneo: È soprattutto una pellicola un po’ ridicola. Ho notato che, rispetto al libro, c’è un certo
rispetto per la figura umana di Gesù, mentre si spara a zero sulla Chiesa e sull’Opus Dei. Ma forse l’insidia
più pericolosa è proprio la buona presentazione di Gesù soltanto uomo. C’è il rischio che, nello spettatore
già impregnato di luoghi comuni New Age, la negazione della divinità di Gesù possa costituire il residuo
negativo del film. Per il resto l’essere così grottescamente anticattolico fa risultare il film inverosimile.
Penso che difficilmente gli spettatori potranno crederci.
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