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DOSSIIB

Gregorio Plescan

DOMANDE SUL
DIAVOLO
Che ne dice la Bibbia?

claudiana
Nella stessa collana:
6. M. DI GIACOMO, Destra «cattolica»: verso la restaurazione?
7. F . BARBERO, La solitudine: benedizione o condanna?
«dossier» n. 31
9. G. GIRARDET, Il Vangelo che viene dal video. Le chiese e la
tentazione dei ,,mass media»
10. F. GIA.i.\iPICCOLI, La religione nella scuola oggi: necessità
dell'esenzione
11. I diritti umani nella chiesa cattolica ~REGORIO PLESCAN
12. A. BERLENDIS, L'eutanasia. Il diritto di vivere dignitosa-
mente la propria morte
13. I protestanti e l'aborto. Perché una scelta a favore deUa
donna
15. G. RoCHAT ·A.TRIDENTE· E. GENRE, Costruire la pace oggi
16. C. PAPINI, Sindone, un mistero che si svela
17. Fede, scienza e futuro dell'uomo (Conferenza di Boston,
DOMANDE SUL
1979)
18. P.A. GRAMAGLIA, Verso un «rilancio» mariano? Voci
d'oltreterra
DIAVOLO
19. AA.VV., Sofferenza: subirla o viverla?
20. AA.VV., Incontrarsi dopo Auschwitz. Ebrei e cristiani a
confronto
Che ne dice la Bibbia?
21. P. RICCA· G. ToURN, Gli evangelici e Maria
23. M. RUBBOLI, Religione alle urne. Evangelicals e politica
negli U.S .A.
24. Tra ricordo e speranza. Discorsi e sermoni per il 3° centena-
rio del Rimpatrio dei valdesi
25. P. NASO, Come pietre viventi... Immagini e testimonianze dei
cristiani palestinesi
26. L. SANDRI, Dio in piazza rossa. Il ruolo dei cristiani
nell'URSS della perestrojka
27. J.L. ALLEN, Guerra. Pacifismo assoluto o «guerra giusta»?
28. C. MATTIELLO, Le chiese nere negli Stati Uniti
29. I protestanti e l'Europa. La responsabilità cristiana nella
costruzione della «casa comune»
30. G. BOUCHARD, Puritanesimo e democrazia in America CLAUDIANA - TORINO
Gregorio Pkscan,
, laureato alla Facoltà valdese di teologia in Roma,
e pastore valdese a Prali (Val Germanasca), Torino.
1

llJ DIAVOLO... E NOI CHE PENSAVAMO


DI ESSERE MODERNI!

Credevamo che l'uomo e la donna del 2000 fossero


cosi moderni da relegare il diavolo nei cassetti chi usi
del Medioevo e dell'Inquisizione!
Pensavamo a quel personaggio degli incubi, «Sata-
na», il «principe delle tenebre», come a un armamen-
tario del passato, un ferrovecchio alla stregua di
tanti altri, destinato ad essere dimenticato e supera-
to in velocità dai computers e dalla televisione, rin-
ISBN 88-7016-200-1 chiuso nelle leggende di un passato buio e fitto di
superstizioni. Invece, anche noi che siamo moderni
ci poniamo il problema del diavolo. Certo, lo facciamo
in termini e con fantasie della nostra epoca e menta-
© Claudiana Editrice, 1994 lità: invece dei quadri e dei bassorilievi sui portali
Via Principe Tommaso 1 - I -10125 Torino delle chiese giriamo film e incidiamo canzoni; invece
Tutti i diritti riservati. Printed in Ita1y di sermoni facciamo dibattiti culturali... , ma ammet-
Tel. (011) 668.98.04 - Fax (011 ) G50A 3.94 tiamolo: Satana fa ancora problema. Possiamo anzi
dire che la fine del secolo segna larivincita del male,
e segna anche la rivincita delle mille ideologie
integraliste, come per esempio quelle nazionaliste o
Copertina di Roberto Pnpiui dei fanatismi religiosi, che si pensava di poter dimen-
Stampa: M .S . I Litow·.afia, 'l'unno ticare.

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Tuttavia, l'argomento ~<diavolo» non è semplice da te influenzato dal cattolicesimo, anche gli atei o .i
affrontare, per almeno due ragioni. laici, e persino chi viene da una tradizione religiosa
La prima è quella certa forma cli timidezza, o protestante o ebraica. Anche a proposito del diavolo
addirittura di vergogna, che si prova nell'ammettere la chiesa cli Roma svolge un'influenza determinante,
di credere nell'esistenza di Satana - per cui spesso seguendo la sua strategia di non rinnegare mai il suo
il discorso si basa sui «pare», «si dice»: chi prendereb- passato, né di ammettere i suoi errori. Com'è stato
be sul serio, dal punto cli vista razionale, un vicino di per il caso di Galileo, riabilitato nell'ottobre del 1992
casa che partecipi a una messa nera? E chi resi- con circa 300 anni di ritardo. Invece di prendere
sterebbe alla tentazione di ridere di un conoscente semplicemente atto che la notizia meritava solo
che volesse rubare le ostie consacrate al parroco per poche righe, dato che il mondo nel frattempo era
usarle a scopi sacrileghi? andato avanti lo stesso, gli italiani si sono dovuti
Qui bisogna però osservare che questo lato oscuro inchinare davanti al mistero di questa chiesa che si
dell'esistenza umana esiste e non è possibile li- prende tanto sul serio. Anche quando sbaglia.
quidarlo con una battuta: da sempre infatti le per- Così è pure per il diavolo. Oggi siamo comunque
sone si sono domandate perché esiste il male: il male in fase di recupero, come vediamo anche nel recente
sociale delle guerre e degli odi, dell'assenza di una Catechismo della Chiesa Cattolica, a proposito della
pace vera, basata sulla giustizia, e anche il male pratica dell'esorcismo:
«privato» delle famiglie che si odiano, magari per
quattro soldi di eredità. Quando la Chiesa domanda pubblicamente e con
Una delle risposte che da tempo immemorabile è autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona
stata data a questa domanda è quella d'immaginare o un oggetto sia protetto contro l'influenza del
l'esistenza di un «diavolo», cioè cli un essere intima- Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di
mente malvagio che, come una mela marcia, infetta esorcismo. Gesù l'ha praticato (Marco 1,25 ss.); è da
lui che la Chiesa deriva il potere e il compito di
con la sua malvagità tutte le altre. esorcizzare. In una forma semplice, l'esorcismo è
Eppure, nonostante i passi da gigante fatti dal- praticato durante la celebrazione del Battesimo.
l'umanità nel campo delle scoperte tecnologiche e L'esorcismo solenne, chiamato «grande esorcismo»,
I t•i, n1.ifich e, il problema del male rimane, come ieri, può essere praticato solo da un presbitero e con il
1111 nito. permesso del vescovo. In ciò bisogna procedere con
I 11 1 , ,,,·rnuln ragione che complica la questione di prudenza, osservando rigorosamente le norme sta-
1m ti , 11lu 1•hc V(lnga inteso come un male, un fatto
1 bilite dalla Chiesa. L'esorcismo mira a scacciare i
111, ti 1 1111(,, e Ht.rottamente legata alla cultura domoni o a liberare dall'influenza demoniaca, e ciò
I I t ti t '"'' on t (I nel nostro paese. mediante l'autorità spirituale che Gesù ha affidato
I I t 11 in1\ 1\11noi nunambientefortemen- a lla sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie,

7
soprattutto psichiche, Ja cui cura rientr~ ne~ campo
della scienza medica. E importante, qu1nd1, accer- avuto la fede nell'esistenza del diavolo, e partico-
tarsi prima di celebrare l'esorcismo, che si tratti di ~armente il periodo della caccia alle streghe;
una presenza del Maligno e non di una malattia1• 4) Infine cercheremo una parola di speranza ispira-
ta al messaggio biblico.
Ma il diavolo esiste veramente? Esiste davvero
questa persona, o personaggio, da consi~erffi:e, più o Prima però una premessa indispensabile: gli au-
meno come un «Anti-Dio», nel senso di «D10 rove- tori ai 9-uali faremo riferimento partono dal principio
sciatd» (se Dio è assoluta bontà il diavolo sarà - ovvio per loro ma non per tutti coloro che vivono
malvagità assoluta)? Ovvero nel senso di un :ssere nel clima della «modernità» - che esiste «qualcuno»
contro Dio, che tenta di distruggere la creazione ~ o «qualcosa» che è superiore, o comunque totalmente
tutto ciò che esiste positivamente, per contrapporvi diverso, da noi. Ammettere l'esistenza del diavolo
un mondo disordinato e cattivo? presuppone che si creda non solo nell'esistenza di
Molti sono convinti di sì: che sia esistito nel pas- Dio, ~a ~I?-che di altri esseri «spirituali», cioè non
sato e che continui ad esistere nel presente. In questo ~atenah, In qualche modo a lui collegati. Questo è
«dossier» cercheremo invece di dimostrare il contra- 11 presupposto fondamentale di ogni discorso sul
rio e cioè che il diavolo-persona non esiste: siamo diavolo, e infatti gli autori con cui dialogheremo non
cioè convinti che non esista un essere malvagio, che mettono in dubbio l'esistenza di Dio.
non vi siano argomenti validi per sostenerlo. Rite- di parlare del diavolo' dovremmo
niamo invece che il male e la malvagità derivino da . Prima perciò.
I nterrogarc1 sulla nostra stessa visione di Dio e del
comportamenti errati, volontari o_inv~~ontari! dell'u- mondo. Perché non accada che, alla fine, si «creda»
manità in generale e di ognuno di_no11n p~ticol~e: •H'I diavolo, nel senso di ammetterne l'esistenza
Dopo una rapida evocazione d1 alcu?e 1~ma~~1 cwnza tuttavia porci il problema di Dio. Come chi
classiche del diavolo, il nostro discorso s1 articolera 1n dicesse, in modo tutto sommato infantile: «a Dio
quattro punti: rPrto non credo, però, non si sa mai ... ».
1) parleremo delle ragioni e delle esperienze per cui
si è arrivati ad affermarne l'esistenza;
2) vedremo come la Bibbia parla del diavolo;
:i) esamineremo alcune delle conseguenze che ha

I
Il <:ot"chismo della Chiesa Cattolica,Libreria Editrice
V11t H 111111 , (
1
ittà del Vaticano, 1992, n. 1673.

9
2

CHI È IL DIAVOLO?

Il diavolo, o «Satana», è entrato nell'universo


culturale dell'italiano medio attraverso due vie di-
stinte ma collegate: la Bibbia e la Divina Commedia
di Dante Alighieri: nomi, azioni, sentimenti relativi
a questo essere totalmente e irrimediabilmente cat-
tivo ci sono suggeriti dall'antica letteratura ebraica
e dal capolavoro di Dante.
Nell'immaginario corrente Satana è dunque prov-
visto di corna2 , coda e zampe biforcute da capra; ha
voce suadente e somiglia a questo o a quell'animale:
tutte immagini che abbiamo ereditato dal passato e
che hanno ancora un posto nelle nostre fantasie.
Questo avviene perché nulla è comprensibile «di per
H6», indipendentemente da una qualunque raffigu-
razione (fosse anche una raffigurazione puramente
mentale); d'altra parte è innegabile che le nostre
roordinate per parlare del diavolo sono antichissime,
r-un come universo culturale e religioso, sia come
universo politico o economico.

1
' ..,Qj qua, di là, su per lo sasso tetro vidi dernon cornuti con
J'.t II n forze ... »
(DANTE ALIGHIERI, Inferno, canto, XVIII).

11
Lo stesso fenomeno vale per i concetti di bene e sse il malelè contagioso, perché non lo è anche il bene?
male: essi non sono assoluti, ma sono legati stret- e un~ me a marcia rende marce anche uelle vi . .
tamente alla cultura in cui si vive e non sono affatto perche non succede l'inverso?». q cine,
~<neutri». Qui allora si vede quanto il nostro problema
sia connesso con quello del linguaggio che usiamo per
1f
d ~anco di questa i:i~essione, vi è poi la questione
e a. morale», che ~1 u~t~rroga su cosa è giusto o
dire le cose. In questo campo, cioè, siamo soliti uti- sbaghato fare, come individui e come società· e·vi ,.
lizzare immagini antiche, saltando la cultura moder- l a questi~ne. della responsabilità. ' e
na: diciamo per esempio che «Dio è in cielo», ma M~ poi~ è anche, all'origine del male una di-
intanto viaggiamo in aereo; immaginiamo il diavolo men~10.ne d1 necessità e di fatalità, per Ìe tante
con le corna, le zampe da caprone e gli occhi da gatto, iantissrm~ cose supe quali non abbiamo un controllo'
e contemporaneamente abbiamo acquistato un at- .er esempio, s:3-pp1amo che vi sono cose che nella vit~
teggiamento positivo nei confronti del mondo anima- ~1 sfuggono: già Il fatto della nostra stessa origine
le e della natura in generale; e, quando vogliamo at~ c~e nessuno ha scelto dove nascere da eh~
parlare del male e del bene, ci serviamo spesso di un fam1gli~, con che colore di pelle e di che se;so· e .
vocabolario figurato che contrappone la luce alle anche .c1r~ostanze più banali, come lo se li ' poi
tenebre, il chiaro allo scuro, mentre poi, nella nostra cammino mvece di u alt eg ~re un
dib T L . n ro, con conseguenze impre-
esistenza quotidiana, abbiamo quasi perduto la per- v~ I I. a VI ta non è una partita a scacchi o un
cezione delle tenebre, dal momento che il semplice videogame, e~~ ~ossa essere ripetuta all'infinito par-
gesto di toccare un interruttore ci fa superare l'idea tendo d~ un 1n1z10 uguale per tutti; sappiamo che le
di tenebre= pericolo, così vera in passato. n~stre giornate sono in buona parte già state deter-
Ora, l'idea di un essere che in se stesso concentri nnnate da quelle che le hanno precedute e determi-
il male è molto antica, e la demonologia, cioè la
scienza relativa al diavolo, era diffusa già nell'antico
Oriente e soprattutto a Babilonia. Possiamo anzi
movime~t~ sulla scacchiera della vita rischia di
csse:e ne !1?ero né spontaneo.
:n
ner8;llilo quelle che seguiranno ... , ragion per cui o .

dire che il problema del diavolo è nato quando


1 .v1
~ POI il ~aie oggettivo, al quale si può contri-
l'umanità si è interrogata sulle ragioni che ci spin- : u1re m maniera del tutto involontaria, con conse-
gono ad agire «male» e ha scoperto che un qualche g ue~ze che .Possono essere assolutamente s ro-
legame di causa-effetto esiste tra i nostri compor- porz1onate nspetto alle nostre intenz' . p
tamenti e ciò che ne consegue, sia in positivo, sia in l >arl d Il . .
. are e e az1on1 e situazioni che addiritt
ioni, per non
.
negativo. Ma l'umanità ha anche scoperto che, men- sfuggono c!i mano,. Gli esempi sono numer:f ci
tre le azioni positive hanno un effetto benefico ma
limitato, le azioni malvage sembrano avere effetti
~,l?l
:tni~ dagh sprechi energetici all'inquinamento del~
ie~te, ~he p1;1re sono fenomeni tipici e pratica-
più forti, dirompenti, illimitati. Di qui la domanda: uu nte inevitab1h nelle società tecnologicamente

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13
avanzate, e che creano poi danni irreparabili alla a) Il dualismo
natura e alle persone.
Vi è poi il male del tutto involontario, e che pure U?a prima spiegazione è quella che viene definita
indubbiamente è male: anche soltanto uno sguardo dual1st~: ~el. mondo esistono due princìpi fonda-
che ferisce. E ancora, il male collettivo ma tecnol~- mentali e indipendenti, qualcosa come due divinità
gicamente previsto, voluto e organizzato, dove 11 ~na buona, l'altra cattiva, che comandano le rispet~
singolo rimane passivo e impotente, ~olto spesso tive sfere.
neppure informato. Q~i vi so~o le espenenze d:am~ . ~che se intimamente contraddittoria, questa
matiche e macroscopiche di questa ge~er~z1on~. visione del mondo è abbastanza popolare se non
pensiamo all'aviatore che bomb_ard!1 una citta?em1- altro perché è la più semplice. '
ca, portando la morte a cent~1?-a1~..di person~ di tutte Possiamo infatti dire che quasi tutti gli uomini e
le età più o meno responsab1h, piu o meno «~nnocen- ~e d~nne del_ nostro tempo fanno riferimento a un Dio
ti». Il singolo può non essere affatto m~vagi_o, eppu- in se genencamente buono, definito creatore della
re diviene responsabile della morte di molti. terra e dei suoi abitanti. È un Dio che sta totalmente
Possiamo dire che la condizione umana è tale da dalla parte del bene: non solo egli ha creato attiva-
dar ragione aJ.P. Sartre quando fa~eva affer~are a ~ e~te l'univer~o in cui viviamo, ma ci ha anche
un personaggio _della s~a_ c?mmedia L~ mani sp;1r- 1~dicato c?~e":vere positivamente con gli altri; a lui
che: «siamo tutti un po vittime e un po carne~ci». nsal~ono 1 dieci comandamenti e le parabole di Gesù,
Più volte nella storia si sono cercate delle spiega- ma ns~lgono anche valori più ''laici" come la tolle-
zioni per questa dimensione drammatica dell:esi- ranza, Il buon senso e la saggezza del vivere bene.
stenza umana e, se alcune di esse sono molt~ antiche M~ nel mondo non esiste soltanto il bene: la stessa
- e risalgono al filosofo presocratico Eraclito (550- creaz1o_ne non si ~imostra sempre e dovunque buona;
480 ca. a.C.)-non per questo sono superate. Pren- unche in essa ~s1ste una dimensione negativa, dal
diamo atto semplicemente che l'umanità si_è s~mpr~ ~omento che vi sono fenom~ni che provocano obiet-
posta questi problemi e che il trascorrere dei millenni t1vame!1te del male, come i terremoti o le eruzioni
non ha necessariamente segnato un progresso nella vulcamche. Perché?
loro impostazione e soluzione. . . La risposta dualista è semplice: accanto al Dio
Al problema dell'origine del male - e quin_ili: della buo?o esiste nell'universo anche un anti-Dio mal-
nascita del diavolo - sono state date tradizional- vn~o,. che governa le forze del male e le spinge ad
mente tre risposte. ngLre in senso negativo e distruttivo. Il male deve
dunque essere attribuito ad una forza opposta a Dio
.. nltretta.n!o potente: il diavolo, appunto.
Tale vis10ne non regge tuttavia alla critica, per-

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ché lascia troppe cose H('n zn HJ>i <'J~a z i on e: se Dio avviene e si fa per tensioni opposte ... , v'è dunque
(buono) è il creatore di tutte I<' coHe, avrebbe creato un'intima concordia nell'apparente discordia ... >>4 :
anche il diavolo? ma perché'! Inoltre: in ch e modo ·succedono molte cose, che per noi sono positive o
agisce praticamente il diavolo? Come si fa conoscere? negative, buone o malvage, ma che non lo sono in sé,
Se è chiaro che Dio agisce attraverso i profeti, Gesù, perché rispondono a una loro logica.
e tutte le persone dette genericamente di «buona Chi può definire un leone o uno squalo come
volontà», il diavolo con quali mezzi agirebbe? Egli «cattivi» se sbranano un turista o un subacqueo? Non
non ha a disposizione le medesime «fonti di propa- è la loro stessa natura di carnivori che. li spinge a
ganda», dato che nessuno si dichiara apertamente quelle azioni?
per la mafia, o per il razzismo, o per una guerra d'ag- Così pure molti eventi naturali, che noi viviamo
gressione; anche se poi alla prova dei fatti si deve come luttuosi, non sono altro che fenomeni neutrali:
prendere atto che il piatto della bilancia pende spes- che cos'è un terremoto se non l'assestamento della
so e decisamente dalla parte del diavolo. crosta terrestre e un'alluvione se non un fenomeno
Infine la questione più filosofica: se Dio è onnipo- che dipende da altri fenomeni naturali che in sé non
tente e il diavolo è un anti-Dio, si può ancora af- si possono dire né buoni né cattivi?
fermare l'onnipotenza di Dio? La logica sostiene- a Non solo: restando nell'ambito dei rapporti uma-
ragione - che due forze uguali e contrarie si annul- ni, dobbiamo prendere atto che esistono modi molto
lano: eppure il mondo in cui viviamo è tutto meno che diversi n el giudicare che cosa è «bene» e che cosa è
«nullo» rispetto al bene e al male. «male>>, esist~ una «coscienza variabile» del giudizio
etico. Lo sperimentiamo ogni giorno in questo tempo
d'immigrazioni massicce di persone che provengono
b) La negazione del male da altri continenti e che partono da backgrounds
culturali diversi. Li sentiamo strani e diversi: le cose
La seconda spiegazione all'esistenza del male è che per me sono ovvie non lo sono necessariamente
«la negazione del male», secondo la definizione data per lor.o, e anche parole come «libertà», «democrazia»
dal teologo protestante Vittorio Subilia 3 • e i<diritti umani» non trovano in tutti le medesime
Questa spiegazione parte dal fatto che tutto nel- nsonanze.
l'universo ha una sua logica, che sfugge spesso alla Così si può arrivare a negare una concezione del
nostra logica e alla nostra morale: il già citato Era- male che sia la stessa per tutti e in ogni luogo: ma se
clito sosteneva che «tutto ciò che avviene nel mondo ogni cultura e ogni società sviluppano una propria
diversa coscienza del male, non si arriva al relativi-
3 V. SUBILIA,llproblemadelmale, Claudiana, Torino, 19872,
pp. 25-40. 4
ID., p. 28.

16 17
smo, negando che vi sia un male in sé, un male terremoto che distrusse Lisbona nel 1755, provocan-
assoluto ed eguale per tutti? do la morte di circa 30.000 persone.
Così c'è chi arriva alla conclusione che il male in Una sorte simile toccò a quella visione sostanzial-
senso assoluto non esiste; sarebbe una nostra crea- mente positiva della storia e del confronto tra le
zione, perché siamo umani e intrinsecamente miopi culture che va sotto il nome di positivismo, che sarà
e perché non riusciamo a vedere al di là dei limiti messo in crisi dallo scoppio della prima guerra mon-
della nostra cultura e della nostra capacità di com- diale e dal macello inaudito di persone che proveni-
prensione: non riusciamo cioè a comprendere che vano principalmente da paesi moderni e civili come
ogni cosa ha la sua propria logica e quindi la sua la Germania, l'Austria, la Francia, la Gran Bretagna,
propria giustificazione. Ma, se non c'è un male asso- gli Stati Uniti d'America e l'Italia.
luto, come può esserci un diavolo?
Anche questa visione, che è stata in voga dalla
metà del '600 fino alla prima guerra mondiale, ha e) Il libero arbitrio
limiti gravi, storici e psicologici. Nel 1686 il filosofo
tedesco Leibniz affermò in varie occasioni che chi La terza e più nota ipotesi è quella che fa derivare
criticava le troppe imperfezioni del creato errava, il male dalla libertà, Satana che nasce dal libero ar-
perché «non si fonda che sulla troppo limitata co- bitrio degli esseri umani.
noscenza che noi abbiamo dell'armonia generale Un esempio di questa ipotesi si trova nel nuovo
dell'universo e dei segreti motivi della condotta di Catechismo della Chiesa Cattolica, dove, al paragra-
Dio: questo ci fa giudicare temerariamente che molte fo 391, riprendendo un canone del IV Concilio La-
cose sarebbero potute essere migliori»5 e che «Dio teranense del 1215, si legge:
non delibera di creare Adamo peccante, ma se, tra le
infinite serie dei possibili, sceglie quella a cui appar- [. ..] la Tradizione della Chiesa vede in questo essere
tiene Adamo peccante, vuol dire che essa compendia- un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo. La
va in sé il minor male o il maggior bene possibile»6 • Chiesa insegna che all'inizio era un angelo buono,
creato da Dio. «Diabolos enim et alii daemones a
Com'è noto, contro questo ottimismo a tutti i costi Deo quidem natura creati sunt boni, sed ipsi per se
prese posizione il filosofo francese Voltaire, critican- facti sunt mali», il diavolo infatti e gli altri demoni
do con pesante ironia l'affermazione che questo fosse sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da
il «migliore dei mondi possibili», e proprio all'indo- se stessi si sono trasformati in malvagi.
mani di quella immane tragedia naturale che fu il
A questa spiegazione vengono attribuite origini
5
lo., p. 32. ,~enericamente bibliche in rife~ento a Genesi 6,4,
G ill., p. 35. dove si legge che «i figli di Dio si unirono alle figlie

18 19
degli uomini ed esse partorirono dei figli». In realtà punto però uno di questi figli spirituali d~ Dio fece
in questo passo si riprende un mito antichissimo, di se stesso il Diavolo, cioè un perfido bugiardo che
presente in molte culture, che affermava l'esistenza dice male degli altri. Si rese anche Satana, cioè
di esseri sovrumani, come il gigante Polifemo del- oppositore di Dio. Non fu creato così, ma divenne in
l'Odissea. La dottrina della caduta degli angeli ven- s,eguito quel tipo di persona.
ne poi elaborata alcuni secoli dopo Cristo. Alcuni L'angelo che divenne il Diavolo era presente quan-
padri della chiesa - Giustino Martire, Atenagora, do Dio creò la terra e poi la prima coppia umana,
Tertulliano, Clemente Alessandrino, Ambrogio -la Adamo ed Eva. Perciò dovette sentire quando Dio
sostennero: Satana e tutti i diavoli sarebbero degli disse loro cli avere figli ... Questo angelo, convinto di
angeli che hanno liberamente deciso di peccare, che essere molto bello e intelligente, voleva ricevere
cioè si sono ribellati a Dio a causa dell'invidia che l'adorazione che sarebbe resa a Dio. Invece di
proyavano nei suoi confronti, diventando malvagi. scacciare dalla mente questo desiderio errato, con-
E interessante notare che anche i Testimoni di tinuò a pensarci ... Naturalmente Dio avrebbe po-
tuto distruggere Satana lì per lì. Ma ciò non avreb-
Geova condividono tale spiegazione: in un opuscolo be risposto alle domande suscitate da Satana, do-
edito dalla loro società editrice, «La Torre di Guar- mande che sarebbero potute rimanere nella mente
dia» leggiamo un'interpretazione moderna di questa degli angeli presenti. Perciò Dio concesse a Satana
tesi: del tempo perché provasse a dimostrare le sue
• • 7
asserz1orn ....
[... ] è sbagliato pensare che il Diavolo sia una
creatura con corna e forcone che sorveglia qualche Ma neanche q~esta trasposizione del pro~lema
sotterraneo luogo cli tormento. In realtà egli è un del male ad un'epoca mitologica e pre-umana risolve
potentissimo angelo malvagio. il problema del male, perché non fa altro c~e sposta;re
Satana, il Diavolo, è una persona reale. Non è la questione: da dove viene il male che viene deciso
semplicemente il male che è nell'uomo, come credo- 1iberamente dagli angeli? Perché ~elle ~reature. buo-
no alcuni ... Ma se «Dio è amore», può chiedere ne non scelgono di rimanere fedeh a Dio, ma di tra-
qualcuno, «perché ha creato il Diavolo»? Il fatto è dirlo?
che Dio non ha creato il Diavolo. «Ma», dirà ancora, Alla fine di questo secondo capitolo ... si9.11;10 al
«se Dio ha creato tutti, deve aver creato il Diavolo.
Se no chi è stato? Com'è venuto all'esistenza il
punto di prima: e~is~e il male., ~a no~,, sapp~am~
Diavolo?». La Bibbia spiega che Dio creò moltissi- Hpiegarcene le ragioni, e le vane ipot~si classiche
me persone spirituali simili a Lui. Nella Bibbia non sembrano decisive. Il problema rimane.
questi spiriti sono chiamati angeli. Sono anche
chiamati «figli di Dio». Dio li creò tutti perfetti. 7 Le citazioni sono tratte da: Potete vivere per sempre su una
Nessuno di loro era Diavolo o Satana... A un certo t1•rra paradisiaca, Roma, 1982. 11 corsivo è nel testo.

20 ?.1
NeJ prossimo capitolo esamineremo nel dettaglio
a!cun1 passi biblici che pongono la questione del
diavolo.

I IL DIAVOLO NELLA BIBBIA

Per affrontare il discorso della presenza del dia-


volo nella Bibbia non dobbiamo dimenticare che
l'antico Israele, come la maggioranza dei popoli an-
tichi, riteneva che il mondo fosse popolato di spiriti,
ovvero di esseri non umani che esercitavano un'influ-
enza benefica o malefica sull'umanità.
Per placare questi dèmoni si facevano dei sacri-
fici, solitamente di animali, ma talvolta anche uma-
ni. Qui si deve osservare che, se è vero che la Bibbia
riporta alcuni casi di sacrifici umani8 , essa li rifiuta
decisamente, sia perché si tratta di una forma di
disprezzo della vita umana e della discendenza do-
nata da Dio, sia perché essi erano connessi con la
religione avversaria dell'ebraismo, la religione ca-
nanea. Un buon esempio in proposito può essere il
passo che narra il sacrificio (mancato) di Isacco, in
Genesi 22.
È interessante notare come la mentalità ebraica,
molto più concreta di altre sue contemporanee, dia
poca importanza ai dèmoni e alla loro azione nei

8
Per esempio l'episodio della figlia di Jefte, Giudici 11,30-
40, e il sacrificio per la ricostruzione della città di Gerico.

22 23
parole ebraiche9• Forse erano una specie di dadi o di
confronti dell'umanità, sottolineando semmai il loro pietre colorate, di forme differenti. Per mezzo degli
operato quando mettono le persone in conflitto con «U rim» e «Tummim» si cercava di conoscere la volon-
Dio, per esempio .impedendo loro di seguire dei tà di Dio, generalmente limitata a un «sì» o un «no»,
comandamenti o dei divieti. «colpa» o «non colpa».
La Bibbia conosce alcuni modi con cui si cerca Poi, il sogno. I sogni e la loro interpretazione erano
d'interpretare il futuro e conoscere il pensiero di Dio molto importanti nelle culture dell'Oriente antico;
e dei dèmoni, attraverso la divinazione, i sogni, il essi venivano da un lato considerati come una specie
lancio della «sorte» (se così possiamo spiegare gli di realtà «capovolta», e dall'altro erano visti come
«Urim» e «Tummim»). La divinazione era spesso una maniera con cui Dio comunica con l'umanità.
praticata in relazione al culto di alcune divinità, e Per questa ragione nella Bibbia sono importanti
per questa ragione era vietata agli ebrei. Infatti una anche coloro che interpretano i sogni: generalmente
delle idee fondamentali della Bibbia è che la volontà pii ebrei, contrapposti agli indovini pagani, visti
di Dio non è «misteriosa», ma può essere conosciuta come ciarlatani.
se ricercata con serietà: per la Bibbia l'umanità non Nell'Antico Testamento vengono menzionati an-
è circondata da fatti incomprensibili che vanno sve- che alcuni tipi di dèmoni: sono i Seirim (i «pelosi»,
lati attraverso dei riti magici, ma è piuttosto messa satiri abitanti nel deserto); i Sedim («dèmoni») e
in rapporto con Dio, il quale si fa conoscere per mezzo Lilit, un demone femminile, conosciuto anche a Ba-
del suo patto (con Abramo e i suoi figli prima, poi bilonia.
liberando il suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto, Per quanto riguarda Satana (cioè !'«avversario»,
suggellata dal dono della Legge): capire la volontà di di cui si parla nell'Antico Testamento) e il diavolo
Dio, per la Bibbia, dipende dalla disponibilità umana (ovvero il «calunniatore», come è chiamato nel Nuovo
e non da capacità paranormali. Testamento), essi possono essere entrambi identifi-
L'esempio più clamoroso di consulto di una ne- cati più per la funzione che svolgono nel pantheon
gromante - finito male, perché provoca la caduta immaginato dagli ebrei, che per la specificità della
del re - è quello di Saul (cfr. I Samuele 28,6 s.), in
cui il re vuole sapere dallo spirito del profeta Samuele
se vincerà una guerra contro i nemici Filistei. 9 Secondo alcuni la parola «Tummim» denotava l'innocenza
Gli «Urim» e «Tummim» erano oggetti custoditi clelle persone, mentre la parola «Urim» la colpa; secondo altri
nel pettorale - o nella borsa-dal sommo sacerdote ·Urim » significa luce e «Tummim» tenebre. L'antica versione
e servivano ad accertare la volontà di Dio (cfr. ad es. 1:-reca della Bibbia, detta dei «Settanta>+, traduce le due parole
ron «indizio» e «verità». Cfr. A. RICCIARDI, art. «Urim» e «Tum-
Numeri 17,21; I Samuele 14,36-46): non si sa con mim», Dizionario biblico, Claudiana, Torino, 19924, pp. 612-
esattezza a che cosa servissero, né in che cosa con- Gl3.
sistessero, né tanto meno il significato delle due
25
24
I
loro «esistenza»: Satana ha la funzione di stendere Il serpente era il più astuto di tutti gli animali
l'atto di accusa come un pubblico ministero, contro selvatici che Dio, il Signore, aveva fatto. Disse alla
donna:
gli uomini e le donne; il diavolo ha il comp~to di man:
«Così Dio vi ha detto di non mangiare nessun frutto
tenere l'umanità nel suo naturale atteggiamento d1 degli alberi del giardino!».
rifiuto di Dio. La donna rispose al serpente:
«No, noi possiamo mangiare i frutti degli alberi!
Soltanto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio
1. Il diavolo nell'Antico Testamento ha detto: Non mangiatene il frutto, anzi non toc-
catelo, altrimenti morirete!».
Per affrontare la questione di fondo, se cioè l'An- «Non è vero che morirete - disse il serpente -
tico Testamento conosce un personaggio che si possa anzi, Dio sa bene che, se ne mangerete, i vostri
definire come (<il diavolo», analizzeremo alcuni passi occhi si apriranno, diventerete come lui: avrete la
conoscenza di tutto».
che appunto al diavolo sono stati riferiti.
La donna osservò l'albero: i suoi frutti erano certo
Una prima osservazione: per quanto possa sem: buoni da ~angiare; era una delizia per gli occhi,
brare strano, i passi in cui nell'Antico Test3.1:11e~t~ ~1 era affascinante per avere quella conoscenza. Allo-
parla di Satana (odi «un satana») ~ono po~hiss1m1 1. ; ra prese il frutto e ne mangiò. Lo diede anche a suo
ad essi va affiancato il racconto di Genesi 3, dove il marito ed egli lo mangiò. I loro occhi si aprirono e
serpente della tentazione è stato interpretato come si resero conto di essere nudi. Perciò intrecciarono
una raffigurazione di Satana. foglie di fico intorno ai fianchi.
Verso sera l'uomo e la donna sentirono che Dio, il
Genesi 3,1-19: Signore, passeggiava nel giardino. Allora, per non
incontrarlo, si nascosero tra gli alberi del giardino.
Leggiamo dunque, in Genesi 3,1-19, il racconto Ma Dio, il Signore, chiamò l'uomo e gli disse:
della cosiddetta «caduta» dell'umanità nel peccato 11. «Dove sei?».
L'uomo rispose:
«Ho udito i tuoi passi nel giardino. Ho avuto paura
perché sono nudo e mi sono nascosto».
10 La parola «Satana» o «il Satana» appare solo quattro vol~e Gli chiese:
in tutto l'Antico Testamento (Giobbe 1,6.12; 2,2; Zaccaria «Ma chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai man-
3,1.2). Il termine «diavolo» non vi ricorre mai. giato il frutto che ti avevo proibito di mangiare?».
11 Le citazioni bibliche dell'Antico Testamento sono tratte
L'uomo rispose:
dalla traduzione interconfessionale in lingua corrente, Torino- «La donna che mi hai messo a fianco mi ha offerto
Roma LDC-ABU 1985. Quelle del Nuovo Testamento sono
tratte'dalla Versi~ne Riveduta del 1982, Roma, Libreria Sacre
quel frutto e io l'ho mangiato».
Scritture, 1983. Dio, il Signore, si rivolse alla donna:

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«Che cosa hai fatto?». Nell'antico Oriente il serpente veniva infatti con-
Rispose la donna: . siderato un animale dotato di poteri ambigui, sia
«Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato». negativi (velenoso), sia positivi (prudenza, ma anche
Allora Dio il Signore, disse al serpente: dei poteri miracolosi e taumaturgici). Del resto nella
«Per quel ~he hai fatto tu porterai questa mal~- stessa Bibbia si ricorda che, durante l'esodo, Mosè
dizione fra tutti gli animali e fra tutte le bestie innalzò nel deserto un serpente di bronzo che aveva
selvatiche: striscerai sul ventre e mangerai polve- il potere di guarire chi lo guardava (vedi Numeri
re tutti i giorni della tua vita. Metterò inimicizia fra 21,4-9).
te e la donna fra la tua e la sua discendenza. Que-
sta discende:iza ti colpirà al capo, e tu la colpirai al Qui possiamo immaginare che il serpente sia
calcagno». stato considerato l'animale malefico per eccellenza
Poi disse alla donna: in quanto legato ai culti pagani12 , oppure perché esso
«Moltiplicherò la sofferenza delle tue ~avid.a~e e è un animale a metà strada tra gli animali veri e
tu partorirai figli con dolore. Eppu~e .11 tuo. 1st1~fo propri e gli insetti: se è un animale, perché striscia?
ti spingerà verso il tuo uomo, ma egli ti dommera.». Cosa mangia, la polvere?
Infine disse all'uomo:
«Tu hai dato ascolto allà tua donna e hai mangiato L'albero che è in mezzo algiardino. La donna, Eva:
il frutto che ti avevo proibito. Ora, per colpa tua, la sembra riferirsi all'albero di cui si è parlato nel
terra sarà maledetta: con fatica ne ricaverai il cibo capitolo precedente, e precisamente il secondo albe-
tutti i giorni della tua vita. Essa produrrà spine~ ro, ai vv. 9 e 16-17; ma qui non è chiaro di quale
cardi e tu dovrai mangiare le erbe che crescono nei albero si stia parlando, perché in Genesi 2,9 si dice
cam;i. Ti procurerai il pane con il sudore d.el tuo che «nel mezzo del giardino [Dio] piantò due alberi:
volto finché tornerai alla terra dalla quale sei stato uno per dare la vita e l'altro per infondere la cono-
.,
tratt~: perché tu sei polvere, e alla polvere torne-
rru .».
scenza di tutto» 13 , mentre ai vv. 16-17 si parla di un

Diamo anzitutto un'occhiata ad alcune parole 12


chiave del testo, che abbiamo evidenziato in corsivo. Per esempio, l'antica religione dell'Anatolia conosce un
mito del serpente che sconfigge il Dio della tempesta, cfr. H.-C.
PUECH, Storia delle religioni, vol. II, pp. 89-90, Laterza, Bari,
Il serpente. Si nota che in questo ~asso - im~or- 1977.
tantissimo nella Bibbia e nella stona del pensiero 13
Sia la Versione Riveduta sia quella delle edizioni Paoline
cristiano - non si parla del diavolo, ma di un traducono: «l'albero della vita... l'albero della conoscenza del
serpente. Il diavolo qui non c'è, anche se vi è stata bene e del male»; le edizioni Paoline aggiungono in nota: «non
riconosciuta una sua qualche presenza, come se :,ii tratta di un albero o di un frutto, ma di una prova cui fu
Aottoposto l'uomo, per sollecitare in lui un atto di riconosci-
aleggiasse nell'atmosfera. mento dell'autorità di Dio e della sua dipendenza da Lui».

28 29
solo albero «che infonde la conoscenza di tutto» 14• Al abitanti - umani e animali - sono vegetariani);
terzo capitolo il serpente invita la donna a prendere però la nostra esperienza quotidiana è opposta:
il frutto da un unico albero. Come risolvere il mistero perché? Perché il primo uomo e la prima donna
dell'albero scomparso? (ovvero l'uomo e la donna) non sono riusciti ad
Possiamo immaginare che, nel corso dei secoli, sia accettare l'equilibrio che Dio aveva proposto e impo-
avvenuta una semplificazione, e che si siano unifi- sto loro - equilibrio simboleggiato appunto dall'al-
cati i due alberi a vantaggio di quello considerato più bero.
importante, cioè quello della conoscenza del bene e
del male. D'altra parte, come vedremo, la Bibbia Qui occorre sottolineare con forza, proprio ai fini
mette l'accento più sulla «caduta» e le sue conseguen- del nostro discorso sul diavolo, che l'accento del passo
ze che su quelli che forse erano considerati dei det- biblico non è su chi ha fatto peccare Adamo ed Eva,
tagli. In ogni caso, l'interpretazione tradizionale ma sul perché questo avviene.
secondo la quale il frutto dell'albero sarebbe stato La parabola della Genesi non dà infatti una
una «mela>> non ha alcun riscontro nella Bibbia15• spiegazione teorica del fatto, ma offre un racconto
Il racconto che abbiamo riportato è il cosiddetto che tutti possono capire: Dio ha posto dei limiti, che
secondo racconto della creazione riportato dalla Bib- gli esseri umani - e il primo uomo e la prima donna
bia (il primo è quello della creazione del cielo e della per loro - non hanno riconosciuto e accettato.
terra in sette giorni) e ci narra la storia della creazio- Per questa ragione la nostra situazione è sempre
ne dell'umanità come una specie di parabola, cioè in conflittuale, nei confronti di Dio come verso gli altri
una forma narrativa che evoca delle situazioni note membri dell'umanità. Le parole di «maledizione» che
della vita umana per farne comprendere il senso. E chiudono il capitolo 3 non sono in realtà la spie-
si sofferma in particolare sul tema della corruzione gazione di qualcosa di negativo che avverrà nel
dell'umanità. futuro, ma la descrizione realistica di quel che succe-
L'idea dello scrittore biblico è che Dio ha creato la de normalmente. ,
terra come un paradiso, dove l'umanità poteva vive- Arriviamo così alla conclusione che il racconto
re felicemente e senza violenza (è curioso notare che della Genesi, partendo dalla durezza dell'esistenza
in questa fase della storia del mondo tutti i suoi quotidiana, se ne chiese le ragioni: perché l'uomo e la
donna sembrano essere «maledetti» nella loro vita di
14
Anche qui le traduzioni della Riveduta e delle Paoline r tutti i giorni? La Bibbia risponde raccontando questa
concordano, traducendo: «l'albero della conoscenza del bene e grande parabola del giardino dell'Eden.
del male». In questa riflessione il «serpente» è solo un per-
15 Si può fare l'ipotesi che l'identificazione del frutto con una

mela sia nata dalla traduzione latina della Bibbia, dato che in sonaggio secondario, anche se indispensabile nel-
latino sia «male» che «mela» si dicono malum. l'economia del racconto, in quanto qui il tema è

30 31
quello della vita dell'umanità e del perché dei tanti ma non toccare la sua persona».
rapporti conflittuali nel mondo. E Satana si allontanò.

Anche in questo caso partiamo dall'analisi di due


Giobbe 1,6-12: parole difficili: le «creature celesti» e «Satana».
Questo libro dell'Antico Testamento. vuole af-
frontare il problema del male alla radice, ~enza Le creature celesti. Fin dai primi versetti il libro di
mezzi termini e senza scusanti per nessuno. Giobbe Giobbe ha l'andamento di una parabola o di un
è un uomo giusto e pio, inizialmente benedetto d~D~o racconto esemplare, inserito in un contesto culturale
per il suo lavoro, con grandi ricchezze e ~na fanugha fortemente legato ad una visione mitologica della
numerosa. Ma poi, improvvisamente, viene ~rav?lto storia. Possiamo immaginare Dio che riceve i suoi
da una serie di drammi terribili: la morte dei figh, la emissari, tra cui Satana, circondato dalla sua corte,
perdita dei beni, l'abbandono da parte degl~ ami?-·. come un imperatore.
Ci soffermiamo sul passo fondamentale m cm si Questo modo di rappresentare Dio e la sua corte
parla di «Satana)> e se ne descrive l'azione. non ci deve meravigliare, perché il racconto è co-
struito con un materiale di origine pagano-politei-
Un giorno le creature celesti si presentarono da- sta, pur sviluppando degli elementi della fede d'Isra-
vanti al Signore. In mezzo a loro c'era anche Sata- ele che sono coerenti e «ortodossi»: le creature celesti
na. che accompagnano Dio non sono delle forze au-
Il Signore chiese: tonome, indipendenti dal Signore - come avviene
«Da dove vieni?». per gli dèi dell'Iliade o dell'Odissea che tramano fra
Satana rispose: di loro a dispetto del capo-Zeus-ma sono sottoposte
«Sono stato qua e là, in giro per la terra». alla sua autorità.
«Hai notato il mio servo Giobbe?» - chiese ancora
il Signore. Poi aggiunse: . Satana. Qui Satana, o 4(il satana», dato che si
«in tutta la terra non c'è nessuno onesto e giusto tratta di un nome comune che significa, come abbia-
come lui. Egli rifiuta il male perché serve Dio». mo detto, l'accusatore, o quasi un «pubblico ministe-
Satana rispose: . ro» della corte celeste, ha il ruolo di «procuratore»,
«Gli conviene rispettarti, lo credo bene! Tu proteggi
lui la sua famiglia e tutto quel che possiede! Be- colui che scopre le colpe nascoste degli esseri umani
nedici tutto quel che fa, e così il suo bestiame cr~sc~ per riferirle al tribunale celeste. Ma non è un perso-
a vista d'occhio. Ma prova a toccare le sue proprieta naggio autonomo: il suo nome indica soprattutto una
e vedrai come bestemmierà anche lui». funzione; e anche i primi due capitoli che fanno da
11 Signore disse a Satana: introduzione al libro di Giobbe si presentano come un
«D'accordo, fa quello che vuoi delle sue proprietà, artificio letterario per introdurre il problema del

32 33
il male che colpisce Giobbe, questi è Dio stesso, non
rapporto che Giobbe ha nei confronti del male e della Satana.
giustizia di Dio. . . .
Il racconto di Giobbe ha un s1gn1ficato preciso e II Samuele 24 e I Cronache 21:
sempre attuale di fronte al dramma altrettanto
eterno del male. Confro~t~do questi due testi, che · narrano lo
Nonostanteledisgraziecheglicapitano-disgra- stesso ep1sod10 da prospettive diverse, possiamo
zie di cui Satana non è artefice in quanto non rap- notar~ come gli scrittori biblici abbiano affrontato la
presenta una volontà indipenden~e, ma è solta1_1to la question~ .del_la libert~ divina e delle conseguenze
"spalla" del Signore nella commedia c~leste-. G1obb~ delle decisioni umane 1n maniera differente a secon-
non perde la fiducia in Di.o e, be1_1ché s1 sc?ntn con Lui da d~lle loro preoccupazioni religiose.
più volte nel corso del hbro, nesce a dialo~are con Sia II Samuele 24 sia I Cronache 21 narrano lo
Colui che viene indicato come il «responsabile» delle s~e~so ~pisodio, il censimento che il re Davide decise
sue disgrazie, come era responsabile delle sue fortu- d1. ~ndire, al c~lmine della sua potenza politico-
ne precedenti. . . . m1htare. I censimenti, però, nell'antichità non era-
Nel libro di Giobbe viene posta in maniera forte n? ~en vis!i, pe~ché solitamente avevano 1;funzione
una delle domande più terribili e difficili dell'esi- d~ norgan1zz~zione del fisco e soprattutto servivano
stenza umana: perché esiste il male? Perché si deve a~ governanti per valutare la propria popolazione in
soffrire? Perché gli innocenti soffrono? ':-stadel_l'organizzazion.emilitare;s~mplificando, pos-
La questione sollevata è resa ancora più scottante siamo dire che un ce1!srm~nto era 11 primo passo per
dal fatto che Giobbe rifiuta una dopo l'altra le ri- una nuova guerra. L Antico Testamento in contra-
sposte correnti che venivano date 8: que~t~ domande. sto co1; le ideologie statali del tempo, aff~rma che la
E quando alla fine rimane solo, gh ~1c1 lo vanno a conquista della terra promessa non è stata determi-
trovare per convincerlo che anche lui deve av~re -. nata dalla forza militare degli ebrei ma è stata
necessariamente - una qualche colpa per 1 suoi d_on~ta da Dio al suo popolo. Indire u~ censimento
mali: perché il male è il salario della colpa. s1~n1ficava affermare la propria «indipendenza» da
Giobbe difende allora la sua innocenza e, alla fine, 010, ~metten~o di confidare di più nel proprio
la sua fede in Dio viene ricompensata: è nella fede - esercito che nell opera del Signore. Per questa ragio-
dove la parola «fede» non significa «capire tutto», ma ne, leggiamo che
confidare in Dio-che Giobbe trova la pace: «Io lo so,
colui che mi difende è vivo; egli un giorno mi riabili- Un'altra vol~a ancor~ la collera del Signore colpì il
terà... , io stesso vedrò Dio. Lo vedrò accanto a me e popolo, e spinse Da:vide a fare il censimento delle
lo riconoscerò. Lo sento nel mio cuore, ne sono certo» tribù di Giuda e d'Israele a danno del popolo.
(Giobbe 19,25-27). Se dunque c'è un responsabile per (II Sam. 24, 1)

35
34
Però, come si può notare anche ~ prima vista, un Il confronto fra questi due brani mette bene in
formulazione di questo genere contiene una contrad- luce lo sviluppo del personaggio-Satana: da «ruolo>>
dizione interna-per lo meno se si_ partE: dal pres1;1p- a personaggio vero e proprio.
posto che Dio sia buono: perc~é Dio «~p1nfe David~
a fare il censimento>>, se 11 censimento e un offesa nei
confronti di Dio stesso? 2. Il diavolo nel Nuovo Testamento
I libri delle Cronache - scritti proba~ilmen~e _ne!
IV sec. a.C., dunque circa quattro secoh dopo 1 hbn Nel Nuovo Testamento troviamo che il «diavolo»
di Samuele, che pare risalgano ai secc. IX-Vl!l. a.C. ha un profilo diverso e più preciso. L'aumento dell'in-
- offrono una soluzione a questa contradd1z1one, teresse degli scrittori neotestamentari per questo
partendo dal loro presupposto teologie?. I ~ibri dell~ pe~so~~g~o si può _spiegare ricordando che tra gli
Cronache mettono al centro della stona d lsr~ele 11 ultimi l~bn dell Antico Testamento e quelli del Nuo-
Tempio di Gerusalemme, il culto e il sa~erdoz10; nel vo, t!a 11 II s~c. a.C: e il II _d.C., si è sviluppato un
pensiero di queste due opere, re Davide «appa.re p~1colare stI!e,.og&1 denomm~to «pseudoepigrafico>>
essenzialmente come il padre spiritua~e ~el Tempio, (c10e con «falsi titoli•>: vale a dire tramite libri attri-
il quale, se non ebbe il permesso,~ edific~l~, ne bui~i a scrittori che di fatto non ne erano gli autori).
organizzò tuttavia il culto e prepa~o 1 m~tenal1 pe~ Solitamente questi libri portavano i nomi di famosi
la sua costruzione... Tali personaggi [J?a~de e.alcuni patriarchi e profeti 17 • Il loro contenuto è molto vario
re che perpetuano la sua. opera] ~ppai?no 1.n u~: ma-. per quanto riguarda il nostro argomento-'
specie di sintesi tra santi ed eroi. nazionali ... » •• poss1a1n:o notare ?he alcuni svilupparono un genere
Seguendo questa visione della stona, che mette i~ !etterario ~en.om1nato «apocalittica» ( «apokalypsis»
primo piano la re~_gione e 19: conseguente «san_ti- in greco ~ign1fica «rivelazione»), cioè una visione
ficazione» di alcuni importanti re che hanno.seg~nto della stona che prevedeva degli sconvolgimenti ter-
il piano di Dio, per narrare lo stesso episodio I ribili che porteranno alla fine del mondo.
Cronache 21 racconta così l'accaduto: In questo «dossier» non abbiamo la possibilità di
anal~zzare approronditamente quel genere di opere;
Satana si mise contro Israele e spinse Davide a fare po~s1amo però dire che questo tipo di pensiero si
il censimento degli israeliti ... sviluppò quando ormai il popolo d'Israele non aveva
(I Cron. 21, 1)
più alcuna possibilità di "contare" sullo scacchiere
17
Per citarne alcuni, abbiamo ]a Lettera di Aristea il Libro
Introduzione all'Antico Testamento,
1s Vedi J.A. SOGGIN, cl,•i Giubilei, il Martirio di Isaia il Libro di Enoc l'As~unzione
3
. .. .,.
t { I iYJ.OSè, ' '
Paideia, Brescia, 1979 , p. 564.

36 37
politico mediterraneo - dopo l'esilio del regno del son?,. appunto, «di questo mondo». Questa contrap-
Nord in Assiria nel 720 a.C. e del regno del Sud a pos1z1one tra regno di Dio e mondo che conosciamo
Babilonia nel 587 a.C. la Palestina diventò una i~plica anche la contrapposizione tra Gesù e i poteri
provincia di imperi lontani e p~gan~ - per ~ui si p~ò d_1 que~to mondo, potei:i che ~anno soffrire le persone,
pensare che le varie correnti dei profeti, che 1n sia fisicamente sia psicologicamente. I racconti dei
presenza di re nazionali poteva?? avere un certo miracoli, che contrappongono Gesù a Satana (o ad
peso, «ripiegarono» verso una visione ~atastrofica altri .«diavoli minori») vanno interpretati in questa
del mondo 1s. L'apocalittica, fortemente mfluenzat:1 maniera, e non come una sorta di «legittimazione» da
dal pensiero religioso babilonese~ persiano, s?t~oh- parte di Gesù dell'esistenza del diavolo. Possiamo
neò l'importanza di un personaggio che nell~ vi~10,n~ esemplificare questo punto riferendoci brevemente a
tradizionale ebraica era piuttosto secondano, cioe 11 due passi: Luca 10,13-24 e Luca 8,26-39.
In questi due racconti possiamo vedere che:
diavolo. .
In ogni caso Satana, nel Nuovo Testamento, n-
mane sempre un personaggio s~llo sfondo, un avver- a) la predicazione dell'evangelo è tale da scardinare
l'opera di «Satana», cioè il fatto che, nel momento in
sario vinto e sconfitto, che continua a fare d8: spall~
all'azione di Dio. Nel Nuovo Testamento, infatti, cui Gesù in.via i suo~ a portare il suo messaggio nel
tutto si concentra sull'azione di Gesù in favore del- ~o~d? (notiamo che 1n Luca 10, 13-24 i discepoli sono
l'umanità (i Vangeli); sulla sua continuazione nella inviati 3:p~oclamare il r~vvedimento e il giudizio in
prima diffusione del cristianesimo nel mondo rom~- ~lcune cittadella Palestina e delle zone circostanti),
no (gli Atti degli apostoli) e sul rappor~o fra la ~ede 1~
11 «male» abbandona il mondo: là dove c'è Cristo non
Gesù e la vita quotidiana dei credenti (le vane Epi- c'è. spazio per il male. Il luogo dove risuoda la
predicazione. dell'evangelo è un luogo liberato dal
stole e l'Apocalisse). . . . male - ma questa liberazione annunciata ha b.iso-
Secondo il Nuovo Testamento la pnnc1pale azione
di Gesù è l'annuncio della venuta del regno di Dio: un gno di essere riempita dalla risposta di chi ascolta e
vive la libertà;
regno che si oppone a questo m?ndo, non ~ardand~
all'aldilà ma implicando un radicale cambiamento di _b) i I"?i~acoli -in questo caso le guarigioni - con
atteggiamenti e di concezioni della vita, che- non cui Gesu hbera le persone in preda al male fisico, non
sono fine a se stesse, né vengono operate per sottoli-
n.eare la potenza di Gesù in modo che i presenti ne
1s Va ricordato che la Bibbia contiene almeno un libro rimangano abbagliati, ma sono un segno dell'amore
«apocalittico» canonico, vale a dire il 1.i~ro ~i ~aniel~. L~ l~ttur~ di Dio per l'umanità (amore concreto perché libera le
di questo libro, con le sue numerose ~1~1?m e r1velaz10!11 d1 ~ogm
e di eventi non facilmente comprens1b1li senza una sp1egaz1one, pc~sone dai loro mali concreti), che segna la vita di
rende l'idea di questo genere letterario. cln le riceve e di chi assiste. All'epoca di Gesù la

39
38
malattia veniva attribuita all'influenza del diavolo o
di dèmoni che occupavano fisicamente il malato: I_l rapporto fra l'essere umano e il diavolo è dia-
Gesù libera dal male, e questa liberazione è per lettico e complesso, ad esempio Pietro dopo aver
qualche cosa. In Luca 8,26-39 l'«indemoniato» di affermato che G~sù è il Cristo tanto att~so, rinnega
Gerasa viene guarito, e questa guarigione da una questa affermazione e Gesù lo chiama allora: «Sata-
parte smaschera l'ipocrisia della società gerasena na» (Matteo 16,13-23).
(che, una volta avvenuto il miracolo, espelle cortese- .L'azione del diavolo è distruttiva, tanto per la
mente Gesù dal suo territorio, perché, aiutando il psiche ~elle pe~sone, quanto per il loro fisico: per
malato, rischia di danneggiare l'economia locale) e ques_to in mol~i racconti di guarigioni il miracolo
apre al malato un orizzonte nuovo, quello della consiste .n~lla lib~ra~one _di persone che sono fisica-
predicazione della vicinanza di Dio a coloro che mente ~ttime dei demoni, cioè malati.
soffrono: 4orna a casa tua, e racconta le grandi cose . Nel lih:o degli Atti degli apostoli un'accentua-
che Dio ha fatto per te. Ed egli se ne andò per tutta zione partic~lare viene data al rapporto fra magia e
la città, proclamando tutto quello che Gesù aveva forza. demorua_ca,. come quando Simon Mago tenta di
fatto per lui» (Le. 8,39). acq.~istare dm discepoli la capacità di invocare lo
Spinto san~o, per ~tilizzarla poi per fini personali,
Il diavolo - ovvero, in greco, didbolos, il calun- tanto che viene chiamato «figlio del diavolo» (Atti
niatore- è colui che si oppone al regno di Dio e al suo 8,4-24).
riconoscimento da parte degli uomini e delle donne Esamineremo qui soltanto due passi del Nuovo
che incontrano Gesù o ascoltano la predicazione Test~e~to,. scelti per la loro forza simbolica: le
degli apostoli; in Ùn certo senso egli·è il garante di t entaz10n1 di Gesù secondo Luca (Luca 4 1-13) ·1
quello status quo del mondo che Gesù viene a mettere racconto del tradimento di Gesù da parte' di G' edi
.
S econdo Giovann1 . (G' iu a
in discussione. Paolo chiama perciò il diavolo: «il 1ovanni 13,1-5 e 18-27).
signore di questo mondo», nella seconda Lettera ai
Corinzi e Luca, nel racconto delle tentazioni di Gesù, Luca 4,1-13:
afferma che i poteri della terra sono dati a Satana. Gesù, pieno di Spirito santo, ritornò dal Giordano
Nelle parabole il diavolo è presente come colui che e fu c~ndotto dallo Spirito nel deserto perquarantd
ha il potere su chi ancora non crede; inoltre, per il gwrni, dove fu tentato dal diavolo.
Nuovo Testamento l'umanità non può liberarsi dal Durante quei giorni non mangiò nu11a· e quando
giogo del diavolo senza un aiuto esterno, in quanto furono trascorsi, ebbe fame. ' '
essa è in qualche modo consenziente ad essere domi- Il diavol? gli disse: «se tu sei figlio di Dio di' a
nata da Satana. questa pietra che diventi pane». '
Gesù gli rispose:
«Sta scritto: non di solo pane vivrà l'uomo».
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Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un del regno di Dio, deve passare per il «suo» deserto.
attimo tutti i regni del mondo e gli disse:
«Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi Quaranta giorni. Nella cultura biblica, come in
regni; perché essa mi è stata data, e .la d~ a chi altre culture antiche, i numeri non sono soltanto dei
voglio. Se dunque ti prostri ad adorarmi, sara tutta riferimenti quantitativi, ma hanno spesso una fun-
tua». zione simbolica. Quaranta, per la Bibbia, significa:
Gesù gli rispose: . . . «un periodo 1ungo ma non eterno»; Israele rimane nel
«Sta scritto: adora il Signore, 11 tuo Dio, e a lw solo deserto «quarant'anni», cioè il tempo necessario per
rendi il tuo culto». . passare dalla generazione che.ha vissuto l'esodo e le
Poi [il diavolo] lo portò a Gerusalemme e lo pose sul sue contraddizioni a un popolo nuovo e pieno di
pinnacolo del Tempio e gli disse: fiducia nel Signore. Allo stesso modo i «quaranta
«Se tu sei figlio di Dio, gettati giù da qui; pei:ché s~
scritto: Egli [Dio] ordinerà ai suoi angeh. che t1 giorni» che Gesù passa nel deserto non sono sola-
proteggano; ed essi ti porteranno sulle i:nam, affin- mente «quaranta giorni>>, ma un periodo abbastanza
ché tu non inciampi col piede in una pietra». lungo nel quale riflettere sul significato e sulle conse-
Gesù gli rispose: guenze che l'essere figlio di Dio implica: le tentazioni
«È stato detto.: non tentare il Signore Dio tuo». sono parte integrante di questa riflessione. ·
Allora il diavolo, dopo aver finito ogni tentaz~one, si
allontanò da lui fino a un momento determinato. Il diavolo. Questa è chiaramente la parola chiave.
Come abbiamo visto, «diavolo» significa letteral-
Anche qui dobbiamo soffermarci su alcun~ ter- mente calunniatore, o avversario, ed è in questo
mini specifici. senso che qui viene usato. L'episodio delle tentazioni
di Gesù ha un carattere programmatico, situàto
Il deserto. Nel mondo biblico il deserto ha un proprio all'inizio del Vangélo di Luca. Nei capitoli
significato complesso, spesso ne~ati~o, ma \alvolta preceden~i avevamo letto le vicende legate alla na-
positivo. Il primo e più solenne rifenmento e senza scita di Gesù (capitoli 1-2), la predicazione di Giovan-
dubbio quello dell'esodo:perpassare .d~l'E~tto (~io.è ni il Battista e il battesimo di Gesù (capitolo 3), che
la schiavitù) alla terra promessa (c1oe la hberta) 11 culmina nella dichiarazione pubblica dal cielo: «Tu
popolo d'Israele deve passare attrav~rso il deser~o, sei il mio figlio diletto; in te mi sono compiaciuto»
per esserne forgiato. E nella solitudine e nelle dif- (3,22). Il racconto delle tentazioni di Gesù è dunque
ficoltà del deserto che il popolo, guidato da Mosè, il momento in cui, per la prima volta nella sua vita,
scopre la tentazion~ di r:itorn~e ~n~etro, ma sigill~ Gesù si pone la questione del significato di questo
anche il patto che Dio gh offre.(1 ~1ec1 com_an~ament~ essere «figlio di Dio», e il diavolo/avversario gli
e la Legge - i primi cinque hbn della .B1bb1a). Cosi presenta delle alternative concrete a questa missio-
pure Gesù, per entrare nella nuova terra promessa ne. Il diavolo, qui, ha la funzione cli provocatore, che

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offre a Gesù tutto quello che potrebbe ottenere rifiu- nel Nuovo Testamento:il «momento», l'«ora» di Gesù
tando la missione che Dio gli propone. viene quando la sua missione è definitivamente
rivelata, cioè la sua morte sulla croce. Le azioni del
Figlio di Dio. Il diavolo interpreta in modo oppo- Cristo portano verso questo momento, che è il centro
sto la condizione di essere «figlio di Dio». Per lui del tempo.
questo significa profittare della situazione per fare le
cose che gli sono utili, fossero anche dei miz:acoli. Per Il racconto delle tentazioni di Gesù, al di là dei suoi
Gesù significa invece il contrario: fidarsi comple- elementi che possono essere definiti mitici o parados-
tamente del Signore, pur in una situazione estrema sali, ha un profondo significato nella storia umana di
come quella della fame. Gesù, come nella vita dei credenti. Con questa im-
magine, l'evangelista Luca ci vuol far riflettere sui
I regni di questo mondo. La seconda tentazione è rischi che sono sempre presenti nella fede in Dio, e
quella del potere. In esso il Nuovo Testamento in~i- che Gesù stesso ha dovuto affrontare, per compiere
vidua il rischio del «diabolico», non perché lo Stato sia la sua missione.
di per sé sbagliato, ma per i compromessi che si I rischi- abbiamo detto- sono quelli dell'appro-
devono sostenere per governarlo. Ancora una volta il fittare della situazione, cedendo ai compromessi per
diavolo suggerisce a Gesù di snaturare la sua missio- costruire un mondo perfetto, o forzando la mano al
ne trasformandola in una scalata al potere: Gesù Signore per sottolineare la dimensione clamorosa
ris'ponde affermando che la vera missione cristiana della fede, invece che lavorare sul quotidiano.
consiste anche nel relativizzare il potere, dato che Il diavolo, in questo racconto, ha la funzione di
questo implica un abbandono della fede, un «pro- controparte indispensabile a Gesù; egli è la cartina
strarsi ad adorare>>. al tornasole che rivela chiaramente la realtà e la
Il pinnacolo del Tempio. Era la parte più alta del drammaticità del rischio che il Cristo deve correre
Tempio di Gerusalemme, il quale simboleggiava il fino alla fine: la sua morte sulla croce.
centro, geografico e spirituale, della fede d'Israele.
La terza tentazione è quella di voler avere nella Giovanni 13,1-5:
propria vita la prova diretta dell'azione di Dio. Gesù
risponde che la vera fiducia in Dio sta nel~'esi.stenza Or prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che
quotidiana, non nel mettere alla prova 11 Signore, era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo
forzandogli la mano con eventi eccezionali. al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo,
li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il
Il momento determinato. Questo concetto (espres- diavolo aveva già messo in cuore a Giuda. Iscariota,
so altre volte dalla parola «ora») è molto importante figlio di Simone, di tradirlo, Gesù, sapendo che il

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traditore senza batter ciglio, senza esprimere un
Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era sentimento di timore o di rimprovero. Questa raffi-
venuto da Dio e a Dio se ne tornava, si alzò da gurazione del Cristo è molto «giovannea», tipica cioè
tavola, depose ]e sue vesti e, preso un asciug.atoio,
se ne cinse. Poi mise dell'acqua in un catino, e di un certo tono che usa il quarto evangelista, per il
cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli, e ad quale Gesù è il Signore già glorificato. Una lettura
asciugarli con l'asciugatoio del quale era cinto. più attenta ci rivela però altri particolari, sui quali ci
soffermiamo un istante.
Giovanni 13,18-27: La Pasqua. Il Vangelo di Giovanni inquadra la
Io non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho vita e le opere di Gesù nello schema di sei feste
scelti; ma,perché sia adempiuta la Scritt'!ra, .colui ebraiche. Di queste, la prima, la terza e la sesta sono
che mangia il mio pane ha levato contro d1 me il suo la Pasqua. Nella visione di Giovanni la Pasqua è
calcagno. Ve lo dico fin d'ora, pri.m a c~e accad?; dunque centrale. Nella tradizione biblica la Pasqua
affinché quando sarà accaduto voi crediate che 10 è il ricordo della fine della schiavitù in Egitto e segna
sono [il Cristo].Jn verità, in verità vi dico: chi riceve
colui che io ho mandato riceve me; e chi riceve me,
dunque l'inizio di quel viaggio nel deserto che avreb-
riceve colui che io ho mandato. Dette queste cose, be portato il popolo d'Israele nella terra promessa
Gesù fu turbato nello spirito e, apertamente, così (Esodo 12): seguendo ,il Messia il popolo può essere
dichiarò: in verità, in verità vi dico che uno di voi mi liberato dalla schiavitù e diventare il suo nuovo
tradirà. I discepoli si guardavano l'un l'altro, non popolo. Già nel primo capitolo di Giovanni si accenna
sapendo di chi parlasse. Ora, a tavola, inclinato sul alla Pasqua, là dove si parla di un abitare come in
seno di Gesù stava uno dei discepoli, quello che una tenda (Giovanni 1,14), e la tenda era stata
Gesù amava. Simon Pietro gli fece cenno e gli disse: proprio il 1uogo dell'incontro di Mosè con Dio. Riferen-
«di' chi è quello del quale parla?». Egli, chinandosi
1 dosi all'agnello che viene tradizionalmente sacrifica-
sul petto di Gesù, gli domandò: «Signore, chi è?». to la sera di Pasqua, in questi capitoli finali Giovanni
Gesù rispose: «è quello al quale darò il boccone dopo sottolinea che Gesù stesso è l'agnello che verrà
averlo intinto». E intinto il boccone, lo prese e lo
diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora,
offerto al Signore.
dopo il boccone, Satana entrò in lui, per cui Gesù gli Il mondo. Nel Vangelo di Giovanni la parola
disse: «quel che fai, fallo presto». «mondo» ha in genere un significato negativo: indica
infatti l'ordinamento socio-religioso dell'umanità che
A una prima lettura il ra~conto del tr~di.men~o di è nemico di Dio. Così il diavolo viene definito «prin-
Giuda ha qualcosa di evocativo e anche d1 m~stenoso. cipe diquestomondo»(Giovanni 12,31; 14,30; 16,11).
La prima impressione che_ se ne. t~ae. neo~~ l~
raffigurazioni di Gesù nei mosa1c1 b1zantin1 d1 Giuda Iscariota. Questo nome (o soprannome)
Ravenna: un Cristo impassibile che si presenta al
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viene interpretato in modi diversi, e cioè: La lavanda dei piedi. A differenza degli altri tre
a) Giuda della città di Keriot, una città della tribù Vangeli, Giovanni non ha il racconto della comunio-
di Giuda; ne. Durante l'ultima cena Gesù inizia i suoi discorsi
b) Giuda il «sicario>>: la sica era una spada corta o con l'atto fortemente simbolico di lavare i piedi ai
pugnale, utilizzato per le aggressioni improvvise discepoli. Lavare i piedi agli ospiti era un gesto ovvio
contro i romani. Di qui la parola sicario. I sicari erano di buona ospitalità, dato lo stato delle strade e l'uso
un gruppo diverso da quello dei più conosciuti zeloti 19 , universale dei sandali; ma questo era un servizio
di cui tuttavia condividevano lo scopo: liberare manu propriamente degli schiavi più umili. Con questo
militari Israele. gesto Gesù vuole dunque sottolineare la sua di-
e) Giuda «della tribù di Issacar», una delle dodici sponibilità al servizio più umile verso i suoi stessi
tribù. discepoli (e i credenti del futuro) invitandoli con-
d) Giuda il «menzognero» o il «falso»: era questo il temporaneamente a fare lo stesso agli altri.
senso di «iscariot», un termine popolare in lingua
aramaica, la lingua parlata in Palestina al tempo di Sia adempiuta la Scrittura. Il riferimento alla
Gesù. Scrittura, che è presente in tutti e quattro i Vangeli
Senza dunque entrare nei dettagli possiamo dire ha un duplice significato. Di fronte al più incredibil~
che, se si accettano le interpretazioni b) o d), si dramma della storia (il giusto che viene ucciso
propende per un soprannome «simbolico»: è un'inter- ignominiosamente; il figlio di Dio che non soltanto
pretazione del tutto legittima dato che spesso nella non vince ma muore nel peggiore dei modi) è legitti-
Bibbia i nomi delle persone contengono in sé la mo chtedersi: perché? La morte di Gesù è una scon-
spiegazione del ruolo che esse svolgono nella nar- fitta? E la fine del «progetto di Dio» per l'umanità? È
razione20. Ma anche le spiegazioni a) e e) sono le- parte di un misterioso «piano di Dio» che prevede la
gittime, in quanto era abbastanza usuale aggiun- morte violenta del suo figlio? Oppure Gesù è sem-
gere a un nome molto comune - qual era Giuda - plicemente un ciarlatano che è stato coinvolto in un
un soprannome che definiva l'origine geografica, per dramma più grande di lui?
distinguere una persona dall'altra21• A questa domanda gli evangelisti rispondono
richiamandosi alle Scritture e dicendo che:
19Gli zeloti, o zelatori della legge, si opponevano con le armi a) La morte di Gesù deve essere spiegata attra-
all'occupazione romana. Sicuramente almeno uno dei discepoli verso le profezie: G:esù doveva morire, perché così era
di Gesù era o era stato uno zelota, Simone detto appunto lo ,-.; tato predetto22 ; dunque la morte di Gesù non è una
zelota (Matteo 10,4 e paralleli, Atti 1,13).
20 Per esempio Adamo è «tratto dalla terra», Eva è ~colei che
dà vita», Abramo è ~padre di una moltitudine».
21 Nel gruppo dei discepoli c'era un altro Giuda. 22 Così in Isaia capitoli 52 e 53.

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sconfitta, ma la conseguenza diretta dell'amore che nati espressamente, viene tradizionalmente identi-
Dio ha per l'umanità e la realizzazione del suo piano; ficato con lo stesso evangelista Giovanni. Come
b) La Scrittura è una chiave d'interpretazione abbiamo detto, i discepoli non rappresentano sola-
indispensabile per intendere la storia umana e soprat- mente se stessi, ma svolgono anche la funzione di
tutto la storia di Gesù: non si può capire Gesù se non desc11:vere alcuni tipi di credenti: per questa ragione
si capisce e accetta la storia del popolo d'Israele. Non alcuni pensano che questo rappresenti il ti po del vero
ha senso parlare di un Gesù che vive fuori del suo discepolo di Gesù, quello del futuro, il credente che
contesto storico e religioso. non ha paura nemmeno della morte per seguire il suo
In verità, in verità... Queste parole traducono Maestro e che, per questa ragione, ha una tale
l'ebraico amen, che significa «veramente», «sia così>>. intimità con Lui da potergli essere realmente vicino
Gesù inizia spesso i suoi discorsi particolarmente anche fisicamente. '
importanti dicendo, «amen, amen, io vi dico ... ». Abbiamo così visto che il racconto del tradimento
Discepoli. Oltre ad essere delle persone in carne di Giuda s'inserisce nel contesto degli ultimi giorni di
ed ossa, i discepoli di Gesù sono anche presentati Gesù, che sono però al tempo stesso il suo cammino
come dei tipi di credenti. Così Pietro non è stato verso la glorificazione della croce.
solamente un pescatore galileo, ma anche il tipico Gli evangelisti, e soprattutto il Vangelo di Gio-
credente pieno di buona volontà, pur essendo incapa- vanni, sottolineano come Gesù abbia accettato la
ce di capire fino in fondo che cosa volesse da lui il morte da Dio in piena libertà, in quanto «Dio ha tanto
Signore. amato il mondo, che ha mandato il suo figlio unigeni-
to, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma
Inclinato sul suo seno. Per capire questo curioso abbia vita eterna» (Giovanni 3,16).
episodio dobbiamo tener presente che, all'epoca di Questo è il messaggio, la «buona novella» di cui ci
Gesù, per mangiare non ci si sedeva a tavola ma ci si parla il Nuovo Testamento, e questo è il fatto cen-
sdraiava su un fianco su dei divani che venivano trale, il cuore del messaggio. Che questo poi avvenga
posti a semicerchio attorno al tavolo dove stavano le attraverso il tradimento di Giuda è un fatto cupa-
vivande. Ognuno si trovava dunque ad essere quasi mente misterioso, che tuttavia - dobbiamo avere il
appoggiato al petto di colui che era semisdraiato al- coraggio di dirlo - resta secondario.
la sua sinistra. Si possono anche fare delle ipotesi sulle diverse
possibili motivazioni del tradimento di Giuda: l'avi-
Il discepolo che Gesù amava. Non è detto mai dità di denaro (Matteo 26,15 e Giovanni 12,4-6), o
esplicitamente chi fosse questo «discepolo che Gesù anche un motivo «politico». Se accettiamo le spie-
amava». Non essendo uno dei dodici, che sono nomi- gazioni b) od) del soprannome «Iscariota», il moven-

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te potrebbe essere stato il fatto che Gesù non abbia
assunto una posizione radicalmente anti-romana, e
questo gli avrebbe provocato l'ostilità degli zelo!i: in
ogni caso però qui l'accento non è sul fatto che Giuda
tradisce Gesù, ma sul fatto che Gesù è «tradito», 4
prima da Giuda e poi da tutti gli altri. In questo
momento Giuda vende il maestro alle autorità, ma LA CONSEGUENZA DELU«ESISTENZA»
poi, durante e dopo il processo, anche gli altri di~ce- DEL DIAVOLO: LA CACCIA
poli si dilegueranno, Pietro rinnegherà pubblica-
mente il Signore e al suo fianco rimarranno solo le ALLE STREGHE
donne, e anche loro «da lontano».
Concludendo queste considerazioni possiamo af-
fermare che stando al racconto evangelico, il tra- Nel capitolo 2 avevamo tentato di spiegare l'origi-
dimento di Giuda non presuppone l'esistenza di due ne della credenza nel diavolo ed abbiamo anche
forze contrapposte: Gesù che rappresenta il bene e afferm~to che il male non esiste di per sé come avente
Giuda che è mosso dal diavolo. Piuttosto, fa riflettere una propria essenza e come una realtà indipendente
sul fatto che nessun essere umano accetta piena- da Dio. Esso invece esiste nell'esperienza e nella
mente il messaggio del Cristo senza cercare di stra- conoscenza umana, in quanto un atto compiuto con
volgerlo in qualche maniera a suo vantaggio. un'intenzione buona può trasformarsi in atto non
In altre parole, la storia di Giuda conferma quan- buono, o malvagio, anche indipendentemente dalla
to è detto da tutto il messaggio biblico, e cioè che agli mia volontà; oppure può essere interpretato come
occhi di Dio non vi sono santi, ma solamente pecca- buono da qualcuno e malvagio da altri, magari per il
tori, e peccatori che si devono convertire. Proprio PE:r diverso giudizio etico di un'epoca o di una data
il suo «tradimento>>, per non aver voluto accettare il cultura.
messaggio di Gesù, Giuda diventa il tipo della vera Ma, se da queste_prospettive generali e dall'inse-
umanità reale, non redenta. gnamento così sobrio e prudente della Bibbia ri-
guardo all'origine del male, passiamo a considera-
zioni storiche, dobbiamo prendere atto delle conse-
guenze gravissime che ha avuto in passato e fin alle
soglie della nostra epoca la credenza nel diavolo
come realtà personale e autonoma rispetto all'auto-
rità di Dio e del tutto estranea al messaggio evangeli-
co. Pensiamo proprio alla caccia alle streghe.

52 53
Nei vari periodi storici i «diavoli>> hanno potuto che i cristiani erano una minoranza relativamente
assumere anche una fisionomia divertente o grotte- perseguitata; ma si fecero pericolose quando diven-
sca23, almeno per noi che guardiamo a quelle cose con nero operative dopo il 313, e soprattutto dopo il 386,
distacco e con un senso di superiorità.Non possiamo allorché, con l'imperatore Teodosio, il cristianesimo
tuttavia dimenticare le stragi che sono nate proprio divenne religione di Stato. Da quel momento le teorie
dall'idea dell'esistenza di un Satana attivo e perso- sul rapporto eretico-diavolo diventarono lentamente
nale come quasi unAnti-Dio. idee sulla possibilità e sulla liceità di perseguire
Secondo J .B. Russel24, fu Ireneo di Lione ( 130-200 penalmente chi non accettava il cristianesimo.
ca.) che, nella sua lotta contro l'eresia gnostica, Fu in quel tempo che il rapporto tra cristianesimo
attribuì per la prima volta l'eresia ad un'azione del e società civile subì una trasformazione radicale.
diavolo, affermando il «diritto» dei cristiani di di- L'evangelo di Gesù era partito da un atteggiamento
fendersene perseguitando gli eretici. Egli scrive: di fiducia nei riguardi della società. Si pensi all'inte-
resse di Gesù per gli emarginati e i «minimi» del suo
Ireneo osservava che, dopo l'incarnazione [di Cri- tempo, i lebbrosi, i pubblicani, le prostitute; o alle
sto], il Diavolo si dà da fare vigorosamente per posizioni di Paolo nei riguardi dei pagani. Gli Atti
ostacolare la salvezza, incoraggiando il paganesimo, degli apostoli danno dell'impero romano e dei suoi
l'idolatria, la stregoneria, la bestemmia, l'aposta- funzionari una visione tutto sommato tollerante ed
sia e l'eresia. Eretici e altri non credenti sono sol- imparziale. Tutto questo venne però a cambiare man
dati dell'esercito di Satana nelle guerre contro mano che il cristianesimo acquistò potere e divenne,
Cristo25• di fatto, un alleato del potere imperiale. Esso allora,
da un lato, si sostituiva ai culti pagani - spesso
L'opinione di Ireneo ispirò molti padri della chiesa fondando le sue chiese sui vecchi luoghi di culto e
a riflettere sul rapporto che ci poteva essere fra trasformando le divinità precedenti in santi- men-
rifiuto della fede cristiana e atteggiamenti empi o tre, dall'altro, vietava le religioni precedenti, usando
demoniaci. Queste riflessioni teoriche non furono la forza contro chi non si sottometteva. Anche perché
tuttavia realmente pericolose nei primi secoli, dato allora, e sempre più nei secoli successivi, non si
poteva concepire una società che non avesse una sua
23 In Vita nel Medioevo (pp. 92-93) E. Power racconta di un unità religiosa: anzi, l'unità politica era identificata
diavoletto, di nome Tittivi11us, il cui compito era quello di con l'unità religiosa.
riempire il suo sacco di preghiere e salmi biascicati e lasciati a F u così che, dalle riflessioni ancora teoriche sulla
metà da monaci e monache e portare a Satana il sacco pieno di liceità di perseguitare chi dissentiva dalle posizioni
queste preghiere «mort.e». ufficiali, e pertanto «giuste», della chiesa cristiana, si
24 J .B. RUSSEL, Il principe delle tenebre, Laterza, Bari, 1990.
25 Op. cit., p. 64. passò alla persecuzione attiva di tutti coloro che -

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t
si riteneva - erano mossi dal diavolo: dissenzienti po in cui il cristianesimo occidentale si sentiva mi-
ed eretici, liberi pensatori e infine streghe. F~ un nacciato e quasi perseguitato, e intanto agiva con
periodo terribilmente lungo, che durò dal 1200 ~1r~a gli strumenti e l'animo del persecutore. Fortunata-
al 1828, data dell'ultimo processo per stregonena 1n mente questo tempo è ora concluso, come conseguen-
za della secolarizzazione, anche se continuano a
Em~~ . . manifestarsi qua e là i segnali di una intolleranza
Al di là delle drammatiche vicende delle centi-
naia di migliaia di persone che ebbero a soffrire per che vorrebbe sottoporre tutti, in forza delle leggi
dello Stato, alle regole della morale cristiana, al
le persecuzioni e i processi, occorre i~terrogarsi sull~
ragioni profonde di questo atteggiamento per cui servizio della «verità». Appunto, lo stesso atteggia-
dalla stregoneria/eresia si passava all'idea ~he foss~ mento che dette a suo tempo il via alla persecuzione
in atto una milizia diabolica, dalla quale difendersi degli eretici e alla caccia alle streghe.
Nei confronti della stregoneria, che potrebbe es-
e quindi da perseguitare. Si è tr~ttato di quella ~h~
sere compresa come una qualche forma di soprav-
può essere descritta come la ~s1~drome della c1tt:3-
assediata»27 dove la chiesa cnstiana ha assunto 11 vivenza di antiche religioni pagane28 , tale imposta-
ruolo di uni~o difensore della vera fede all'interno di zione di fondo ha significato la tortura degli «eretici»
una società che garantisce la vera fede. Per cui era e il confinamento degli ebrei nei ghetti.
indispensabile perseguitare ed ~liminare _i dis- Sulla caccia alle streghe, A Agnoletto29 individua
senzienti e i «diversi», ed anche teonzzare e spiegare alcuni elementi importanti da tener presente. Egli
razionalmente perché fosse giusto perseguitarli ed scnve:
eliminarli.
a) la caccia alle streghe fu un fenomeno imponente.
Non è qui possibile approfondire le ragioni di un Esso mobilitò per secoli e secoli pontefici [...] e
così profondo mutamento da}l'impostazione i~izi~e interi Ordini religiosi.
ma come dicevamo, esso va 1n gran parte attr1bu1to b) un fenomeno sociale così profondo ed esteso [. .. ]
al fatto che là chiesa cristiana è stata riconosciuta è stato a lungo ignorato dalla nostra manualistica
come religione dello Stato, prima contro il «nuovo .scolastica.
paganesimo» dei popoli barbari e poi contro la nuova e) la caccia alle streghe è sempre descritta da fonti
religione «concorrente» dell'Islam. Fu quello un tem- dei repressori ...
d) studiare il fenomeno della caècia alle streghe

6
2 A AGNOLETTO, Introduzione a: AA.VV., La stregoneria,
Mondadori, Milano, 199!2, p. 12. 28
M. MURRAY, Le streghe nell'Europa occidentale, Garzanti,
21 Cosl per esempio J. DELUMEAU, La paura in occidente
Milano, 1978.
(secoli XIV-XVIII). La città assediata, SEI, Torino, 1979 e 29 Op. cit., pp. 6-9.
AGNOLETTO, op. cit., pp. 1-16.

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significa comprendere meglio la realtà della società ignorata, liquidata con una battuta, lasciata ai mar-
occidentale alle soglie dell'era moderna... gini di una comprensione razionale. Ma la storia
insegna che i problemi non affrontati al momento
Dobbiamo prendere atto, prima di tutto, che la giusto si ripropongono e si riproporranno all'infinito:
caccia alle streghe non è stata una semplice paren- se i cristiani - ad esempio - non si confrontano
tesi oscura di un breve periodo della storia del nostro criticamente oggi con il loro passato e non accettano
continente e della nostra cultura: fu invece un peri- le persone cpn le loro diversità, rischieranno sempre
odo che è durato vari secoli, nel quale molta atten- di ripetere le persecuzioni dei secoli passati.
zione e molta riflessione sono state dedicate ai modi Accettare non significa comunque necessaria-
di individuare quelle «deviazioni» e. diversità per mente essere d'accordo: nel capitolo precedente ab-
scovarle e reprimerle. biamo visto come la stessa Bibbia prenda le distanze
Il libro di Agnoletto offre un'antologia di testi dalla stregoneria e dalla magia in generale ... Tutta-
cristiani contro la stregoneria: alcuni di essi ci danno via «non essere d'accordo» non implica che si debba
drammaticamente il polso di come l'umanità possa processare e uccidere, ma piuttosto cercare modi
escogitare tranelli terribili (in nome, tra l'altro, di un convincenti e nuovi per parlare delle nostre convin-
Dio buono) per arrestare ed uccidere. Si può anzi zioni a chi non le condivide.
affermare che, sotto molti punti di vista, la caccia alle In effetti, di fronte alla caccia alle streghe assi-
streghe è stata una specie di palestra «casalinga)) su stiamo a una sorta di congiura del silenzio. Abbiamo
cui ci si è esercitati per combattere e reprimere altri imparato dall'uso dei mass media che una cosa di cui
«diversi», sia che si trattasse degli indigeni delle non si parla è come se non esistesse. Così è stato nei
Americhe, sia degli aborigeni australiani. secoli passati a proposito delle streghe. D'altra par-
Ce ne possiamo rendere conto anche oggi quando te, esse stesse non hanno potuto parlare, anche
pensiamo alle stragi e alle violenze del nostro tempo, perché il loro mondo non si serviva della scrittura per
culminate nella Shoà, il cosiddetto «olocausto» degli comunicare, e così la sola immagine che ne abbiamo
ebrei durante la seconda guerra mondiale, e che non oggi è quella che ce ne hanno trasmesso i loro perse-
sembrano ancora finite : e questo sempre in nome di cutoij: un'immagine puramente negativa e malva-
princìpi superiori ed universali. gia. E infatti solo attraverso le parole degli inquisi-
La caccia alle streghe non fu insomma un errore tori che conosciamo le loro vicende, senza che esse
storico, ma una vera e propria concezione- coerente nbbiano potuto trasmettere agli altri e alle altre le
(che oggi diremmo «scientifica») per eliminare i dis- loro parole.
senzienti. Un'ultima riflessione sulla caccia alle streghe ci
In secondo luogo, la caccia alle streghe dà dà aiuta a far 1uce sulla nostra società: pensiamo di
pensare proprio perché non se ne parla, o perché è essere moderni nel senso che avremmo superato

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l'universo superstizioso e magico del Medioevo: dob-
biamo invece ammettere che le superstizioni e la
magia fanno tuttora parte del nostro universo, forse
proprio come eredità di quel tempo in cui quelle cose 5
non sono state affrontate con le armi della discussio-
ne e della critica, ma con quelle della persecuzione e
della costrizione all'abiura. MA, SE IL DIAVOLO NON ESISTE ...
È chiaro dunque a questo punto che la convin- ...COME MAI ESISTE IL MALE?
zione dell'esistenza del diavolo e la caccia alle stre-
ghe sono le due facce della stessa medaglia: se esiste
realmente una forza votata al male, tale forza deve
avere suoi strumenti, o servitori, che agiscono in suo Ci avviamo al termine di questa nostra esplora-
favore; e questi vanno comunque repressi. zione sul male e sul diavolo, e sulla linearità di un
Gli untori della peste di cui narrano I promessi messaggio biblico che concentra tutto sulla volontà
sposi di A Manzoni rispecchiano quel meccanismo buona di Dio, anche a rischio di non spiegare l'origine
psicologico che colpisce l'umanità in tutti i secoli, del male e sul drammatico fenomeno della caccia alle
indipendentemente dal livello di razionalità rag- streghe.
giunto: nel Medioevo il «servo del diavolo» era l'ere- Ma allora rimane aperta la domanda: se il diavolo
tico, cataro o valdese che fosse; nell'età moderna è è una figura immaginaria, che l'umanità avrebbe
stata spesso la donna «strega>>; negli anni del nazi- inventato per darsi una spiegazione sull'origine del-
smo è stato in modo particolare l'ebreo; nel mondo di le realtà negative o assurde dell'esistenza, alla fine,
oggi rischia di essere l'omosessuale o il tossicodipen- da dove viene il male? Perché - lo sappiamo - il
dente, accusati di diffondere l'AIDS, o l'extra-comu- male c'è, e le guerre, i terremot~ e la fame sono cose
nitario e lo straniero. reali, non inventate.
Quello che infatti colpisce, nella lettura dei do- Ripetiamo, comunque, per chiarezza la nostr~
cumenti degli inquisitori, è la pressoché totale man- convinzione: il diavolo non esiste. Non esiste un per-
canza di un approfondimento teorico, l'assenza di sonaggio che è all'origine del male, ma solamente il
domande che gli inquisitori pongano a se stessi: male.
eppure qualcuno si sarà ben dovuto chiedere perché Il problema - semmai - è quello del male
delle donne generalmente semplici accettavano di concreto, che sperimentiamo ogni giorno e al quale
subire la torturaelamorte?No, tuttoillorointeresse non ci opponiamo con sufficiente determinazione.
andava nella direzione di tipo metodologico, sui modi Vorremmo qui indicare alcune possibili «piste di
e le tecniche per far confessare le persone sospette. ricerca», per vedere se è possibile trovare una rispo-

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sta alla domanda fondamentale: «da dove viene il
m~l~?», non per eliminare quel male che non si può mato sulle sue condizioni, perdendo così, oltre alla
eh~1nare, ne per.negarne l'esistenza, ma per cercare sua dignità di persona adulta e responsabile, anche
le vie o?de non nmanerne schiacciati. Vivere la no- l~ ~ossibilità di comunicare realmente con chi gli sta
VlClnO.
stra esistenza non come vittime, terrorizzate e ras-
segnate, ma :in modo coraggioso, lottando contro il Vi sono poi tuttiglialtriesempidiluttiediperdite
male. irreparabili, dei figli che muoiono prima dei loro
La prima cosa da fare di fronte al male è di rile- genitori, per non parlare poi dei drammi causati
varne gli effetti, quasi fotografarlo. dalle guerre o dalla malvagità voluta e cosciente di
Parlare degli effetti del male è meno banale di chi opprime, imprigiona, sequestra, tortura.
qu_anto possa s~mbrare a prima vista, perché, al di là Come reagire, come rispondere a questo aspetto
d_e1 ~uo1 aspetti specifici, il male agisce in due dire- specifico del male che si collega con la limitatezza
~1on1: annulla l~ n?stre. energi~ e la nostra dignità; della vita e con la morte e di cui abbiamo dato alcuni
inoltre, per cosi dire, c1 «spogha», nel senso che ci esempi?
mett~ d1 ~ronte all~ nostr~ realtà di persone in sé Ma qui è possibile dare una risposta positiva, che
debol~ e bisognose d aiuto. E questo un processo che superi l'accerchiamento del male, scoprendo nuovi
non _si svo~ge per tutti allo stesso modo, ma tutti ci interessi nella propria esistenza, al di là della ma-
t:oviamo, 1?- un certo momento della nostra vita, a lattia o del lutto, là dove si scopre - qualche volta
ncon~scerc1 c?m.e esseri deboli e bisognosi, e soprat- avviene - che anche la vita di un malato inguaribile
tutto u:~capa<:3- d1 comprendere il senso degli eventi ha un senso o, per dirla paradossalmente, che esiste
dolorosi che c1 toccano e di rispondere a tanti dilemmi una vita anche prima della morte, e non (soltanto)
senza risposta. dopo!
Pensiamo alla situazione delle persone anziane In altre parole, il confronto diretto e personale con
dove al ~ogno di «ca~p~re_fino a cent'anni», si oppon~ il male vissuto sulla propria pelle ci può portare a
la realta concreta di un esistenza da invalido o di una comprendere che nella vita umana quello che conta
morte lenta, senza dignità- e coscienza - in una non è.- come si lascia credere - la produttività e
casa per ;mzi~ni. O è ~eglio lasciare questo mondo l'efficienza, ma è la capacità di comprendere il senso
a settantanni per un infarto, senza essere di peso a profondo dell'esistenza e di stabilire o ristabilire -
nessuno? quando è ancora possibile - i rapporti più profondi
Pensiamo alle condizioni di spirito di un malato con le persone che ci circondano e che condividono il
grave e consapevole degli esiti della sua malattia nostro cammino.
~a. che poi, nei.fatti, viene a essere privato di ogni Questo ci porta a un'ulteriore considerazione: non
d1ntto, anche di quello di essere debitamente infor- sempre viviamo la nostra vita con la medesima
intensità, al 100%; in genere gli alti e i bassi della
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vita si alternano. Talvolta è proprio l'incontro con il stati abituati a pensare agli esseri umani come ad
male che determina una fase di basso livello. esseri in qualche modo perfetti, completi, che hanno
Allora, reagire al male può significare invertire la sempre e comunque diritto al meglio. Ebbene, questo
situazione, per vivere in modo intenso e pieno ogni non è vero. Anzi, quanto più ci crediamo noi stessi
momento dell'esistenza, anche quelli della malattia, perfetti, tanto più rischiamo di crollare sotto il peso
del lutto, del confronto diretto e personale con il degli avvenimenti; quanto più ci riteniamo degni del
male: può significare il ritrovare quella parte della meglio, tanto più il peggio quotidiano ci stordisce.
nostra vita che è ferita, riscoprire noi stessi proprio Non è un caso che la preghiera cristiana per
nella situazione difficile che ci ha colpito. eccellenza, il Padre nostro, ci faccia dire: ~rimettici i
Così, davanti a un lutto diventa possibile rivedere nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ai nostri
e rivisitare con concretezza, e alla fine anche con debitori». Queste parole non sono una minaccia da
distacco, la relazione che abbiamo avuto con la parte di Dio, una condizione per essere perdonati, ma
persona che ci ha lasciati, coltivando il ricordo dei la descrizione limpida e perfino brutale della realtà
suoi aspetti positivi, ma senza nasconderci quelli quale essa è: non siamo diversi o migliori degli altri,
meno positivi, o addirittura creandole attorno quasi perciò, solo se saremo disposti a perdonare gli altri,
un alone di santità e di perfezione. O lottare contro comprenderemo il nostro limite ultimo e quindi la
i nostri sensi di colpa nei suoi confronti, che ci pa- necessità di essere a nostra volta perdonati.
ralizzano come davanti a qualcosa di chiuso e di Metteremo dunque l'accento non solo sull'essere
irr~parabile. perdonati, come se fosse qualcosa che ci accade
E in questa situazione che si presenta insistente dall'esterno, ma sull'accettare di esserlo, sulla no-
la domanda: «perchéproprio a me? Cosa ho fatto o non stra disposizione a riconoscere la nostra condizione
ho fatto per "meritarmi" questo?>>. La sola risposta reale di uomini e di donne che si pongono davanti a
possibile è: «perché tu sei come gli altri», nel bene Dio, perché questo è il punto centrale: il male, è vero,
come nel male. Non sei migliore. esiste, e ci colpisce duramente, ma esso è anche
Così anche noi, feriti ma non sempre distrutti, qualcosa con cui noi colpiamo gli altri: che lo voglia-
possiamo reagire e guardare agli aspetti positivi mo e sappiamo, o anche che non lo vogliamo o non ce
della nostra esistenza che il male in qualche modo ci ne rendiamo conto.
ha rivelato. Questa è la via del male che possiamo Affrontare il male a viso aperto può.essere dunque
combattere e relativizzare. un modo di rendercene conto.
Vi è poi una seconda via sulla quale riflettere ed Insistiamo su questo punto. Dicevamo che il male
è quella del male come limite invalicabile della ci mette in qualche modo a nudo nella sofferenza; ma
nostra esistenza. ci mette anche a nudo davanti alle nostre respon-
La nostra società non ce lo ricorda spesso. Siamo sabilità come davanti alla nostra radicale imper-

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fezione: perché è proprio davanti all'esperienza del È la proposta che leggiamo nel libro dell'Apoca-
male che scopriamo il nostro limite e tutta la nostra lisse, capitolo 21,1-6:
imperfezione. Così comprendiamo meglio noi stessi,
nella nostra verità. AlJora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra -
Citavamo J.P. Sai:t,re: «siamo tutti un po' vittime il primo cielo e la prima terra erano spariti e il
e un po' carnefici». E terribile, ma vero. Perché è mare30 non c'era più - e vidi venire dal ciel~ da
veramente difficile tracciare una chiara linea di parte di Dio, la santa città, la nuova Gerusalem~e
separazione fra il bene e il male, come fra nostri ornata come una sposa pronta per andare dall~
meriti e nostri errori... e lo stesso dobbiamo dire sposo. U T!a voce forte che veniva dal trono esclamò:
«Ecco l'abitazione di Dio fra gli uomini; essi saran-
riguardo ai comportamenti altrui. no suo popolo ed egli sarà "Dio con loro". Dio
asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. Non ci sarà
Parliamo infine della speranza più né lutto né pianto né dolore. 11 mondo di prima
Nel capitolo 2 abbiamo cercato di dimostrare che, e scomparso per sempre».
per la Bibbia, il diavolo non esiste come realtà Dio dal suo trono disse: «Ora faccio ogni cosa
personale e indipendente, ma è piuttosto un perso- nuova». Poi mi disse: «Scrivi, perché ciò che dico è
naggio - oltre a tutto marginale - che ricopre una vero e degno di essere creduto», e aggiunse «È fatto.
funzione specifica di accusatore davanti a Dio, e che Io sono l'Inizio e la Fine, il Primo e l'lntimo».
poi si è sviluppato trasformandosi in una persona
In questo brano dell'Apocalisse (che come diceva-
non definita teoricamente, ma che si presenta come
una personificazione del male. mo p1u .
. ' sopra, significa '
«rivelazione») leggiamo una
Abbiamo anche visto che nell'Antico Testamento delle più alte riflessioni riguardo al male e al suo
il diavolo non esiste come una vera e propria persona, r1;1olo.nel mondo. L'autore-e questo è l'interessante
ma che svolge una funzione di spalla nei confronti a1fini della nostra riflessione - non parte dall'origi-
dell'azione di Dio, come nel caso di Giobbe. Solo in ne del male, ma dai suoi effetti specifici (lutto, pianto,
seguito questa figura si è sviluppata, assumendo dolore) e ~~rm~ che l'azione di Dio in proposito sarà
una fisionomia più precisa, ma sempre in una fun- la loro ehm1naz10ne, per sostituirli con un mondo
zione subalterna al piap.o di Dio, come si è visto nel
caso di Giuda.
30
Concludendo vogliamo presentare una proposta Il mare nella Bibbia è il luogo dove dimorano le forze del
biblica diversa nel considerare il male e il suo supe- . 111 ~)0, è.il ,gr~nde abisso che sovrasta il mondo abitato e ne
ramento: ed è la grande, immensa promessa divina m !nacc1a 1esistenza, come era stato per i1 diluvio (Genesi 7-8)·
11 ll luo~o dove abita1:o i ~andi mostri marini. L'Apocaliss~
rivolta a un mondo lacerato dal male. 111111unc1a dunque la v1ttona sulle forze cosmiche della distru-
·.10 11e .

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dove tutto questo non avrà più posto: quella che egli
chiama la nuova Gerusalemme.
«È fatto», è compiuto: di fronte al mistero del
male, Dio non propone una qualche spiegazione ma NOTA BIBLIOGRAFICA
ne annuncia la soppressione e la creazione di un
mondo nuovo dove i suoi effetti non si fanno più
sentire, perché esso «non sarà più».
L'ultima parola che possiamo dire sul male è
dunque la seguente: questo mondo che conosciamo, AA.VV., Dizionario Biblico, Claudiana, Torino,
immerso e coinvolto nel dolore, non durerà in eter- 1957, 19843 , 19924 •
no, ma sarà sostituito da un altro mondo, rinnovato, AA.VV., La stregoneria, Mondadori, Milano, 1984,
dove «non ci sarà più né lutto né pianto né dolore». 199!2.
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Paideia, Brescia, 19793 • essere moderni! 5
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19872• 2. Chi è il diavolo? 11
Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, a) Il dualismo 15
Roma, 1982 (trad. it. di You Can Live Forever in
Paradise on Earth, s.l., s.d.). b) La negazione del male .16
e) Il libero arbitrio 19

3. Il diavolo nella Bibbia 23


1. Il diavolo nell'Antico Testamento 26
2. Il diavolo nel Nuovo Testamento 37

4. La conseguenza dell'<<esistenza» del


diavolo: la caccia alle streghe 53

5. Ma, se il diavolo non esiste... come mai


esiste il male? 61

Nota bibliografica 69

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