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SERGIO RUSSO

OGNI GINOCCHIO SI PIEGHI!


Riflessioni su un gesto fondante del Cristianesimo

Con Prefazione di

Nicola Bux
e
una Nota Pastorale

del Vescovo Mario Oliveri


Impaginazione e Grafica: Federico Guarguaglini Grafica di Copertina: Angelo Valentino Ricciardi

© 2019 – Sergio Russo e-mail: info@pergamene.net Tutti i diritti sono riservati

Responsabile della pubblicazione: Sergio Russo


Libro pubblicato a spese dell’Autore (self-publishing)

Prima ediz.: Febbraio 2013


(col titolo: “Il fumo di satana”)
Seconda ediz.: Settembre 2019
(col nuovo titolo: “Ogni ginocchio si pieghi!”)

All’uomo di cultura Joseph Ratzinger a sua santità Benedetto XVI

PREFAZIONE

La Grazia è la cosa più sublime che esista nell’univer - so mondo. Oggi l’uomo contemporaneo non sa neppure cosa sia: troppo impalpabile, troppo evanescente, non si può misurare, non è
visibile! Quest’uomo moderno cre- de alle leggi della fisica e della scienza, ma anche queste non sono visibili, e nemmeno misurabili!

Ogni generazione ha i suoi maestri, e ogni società i suoi punti di riferimento.


L’uomo del “duemila” ha per maestro se stesso e come punto di riferimento: il progresso “inarrestabile” della scienza.
I cattolici hanno per maestro Gesù Cristo, e come pun- to di riferimento guardano al successore di san Pietro, cioè al Papa.
L’uomo razionalista auspica che il suo agire sia sem- pre più produttivo, sempre più finalizzato, sempre più pragmatico.
L’uomo spirituale aspira invece a che il suo agire di- venga sempre più “liturgico”: ogni gesto un simbolo, ogni parola un effetto.
La Grazia è la vita di Dio nell’essere umano: essa ele- va l’uomo, lo spiritualizza, gli fa desiderare di compiere cose belle e nobili.
La scienza moderna insiste che l’uomo sia soltanto un animale – sociale, senza dubbio – ma pur sempre un animale: uno fra i tanti nel gran mondo della natura. Questa moderna cultura può
diffondersi grazie ai mezzi di comunicazione di massa e riesce ad uniformare gli individui attraverso questo suo “pensiero dominante”.
La Grazia si attinge nella preghiera e nella liturgia. La Grazia è verità e libertà, è bellezza ed è bontà.
La scienza moderna spesso è altèra, arrogante, orgo- gliosa dei suoi risultati. Si mostra cinica la scienza. E oggi essa insegna che solo i migliori sono destinati a prevalere, al contrario dei più
deboli che, necessaria- mente, soccombono: è infatti questa la legge della “sele- zione naturale”. Dunque la guerra è, tutto sommato, un buon setaccio per l’umanità. Le guerre, si sa – dicono
costoro – sono “inevitabili”!
Però – su altro fronte – la Grazia sta parimenti rinnovando il mondo intero: ma come una foresta che cresce, essa non fa rumore; e come la marea ti inonda, ma non te ne accorgi.
La Grazia permane in eterno, poiché essa procede da Dio. La Grazia è anzi la Vita stessa di Dio. E questa vita è resa disponibile a tutti (per coloro che ne vogliano usufruire) e si comunica per
mezzo dei Sacramenti della Chiesa. Similmente però, proprio come ogni vita ha il suo centro nel cuore, così anche la Grazia divina ha il suo Cuore nell’Eucarestia.
Ed è proprio questo sublime Sacramento a costituire l’argomento attorno al quale gravita il presente libro.

NICOLA BUX

«Nella minaccia da parte del potere del male, i cristiani, in quanto inginocchiati, sono dritti di fronte al mondo, ma, in quanto figli, sono in ginocchio davanti al Padre. Davanti alla gloria di Dio,
noi cristiani ci inginocchiamo e riconosciamo la sua divinità, ma esprimiamo in questo gesto anche la nostra fiducia che egli vinca».
Omelia del Santo Padre Benedetto XVI, Giovedì Santo, 5 aprile 2012
PARTE PRIMA: LA DIAGNOSI
SENZA RETICENZE!
Il testo che state per leggere vuole rispondere ad una ben precisa domanda:

Quell’ormai tristemente noto “fumo di satana entrato nel tempio di Dio” (Paolo VI, 29 giugno 1972), che cosa è ri- uscito ad offuscare o a stravolgere nella Chiesa del Signore, ora che
finalmente stanno cominciando a diradarsi le nebbie “sessantottine”? E cosa è riuscito a degradare, adesso che va pure scemando quella penosa ubriacatura “post-conciliare”, essendo ormai
trascorsi cinquant’anni dall’apertura del Con- cilio ecumenico Vaticano secondo ?

Per me personalmente è stata come un’illuminazione venire a conoscenza di una frase scritta da Joseph Ratzinger (oggi Benedetto XVI), che mi ha fatto molto riflettere:

«Nel rapporto con la Liturgia si decide il destino della Fede e della Chiesa» 1

Un giorno, entrato nella chiesa del mio paese, mi capitò di osservare con uno sguardo diverso, diventato in quel mo- mento più acuto e assai più penetrante, tutto ciò che mi cir- condava. Cose
che d’altronde avevo visto mille volte prima, però sempre sovrappensiero e senza mai farvi caso; adesso invece, quelle stesse cose mi si rivelavano in una luce diver- sa: oggetti e mura ora mi
parlavano, quasi volessero rendermi manifesto un loro non so che di “disagio”!

Mentre stavo dunque osservando le mura interne di questo nobile edificio, mi venne in mente come tutte le chiese cat- toliche possano essere ragionevolmente considerate a guisa di enormi
Tabernacoli, poiché destinate a custodire al loro
1. Quarta di copertina dell’Opera Omnia di J. Ratzinger - Benedetto XVI – vol. IX: Teologia della Liturgia, Libreria Editrice Vaticana 2010.

interno il Sacramento dei sacramenti: Gesù Cristo, presente nell’ostia col Suo Corpo, il Suo Sangue, la Sua Anima e la Sua Divinità. E per un cattolico, che sia veramente tale, non vi è nulla al
mondo di più caro del suo Maestro e Signore, il quale si fa cibo per ognuno di noi.

Proprio mentre stavo guardando come la nebbia, o forse il fumo, stessero pian piano cominciando a diradarsi, lasciando così intravedere qualcosa, la mia attenzione prontamente si diresse verso
l’abside della chiesa, in prossimità dell’altare e fu lì che mi accorsi, con grande meraviglia, stupefatto, che non c’era più il tabernacolo: sparito!

«... Nelle nostre chiese, i Cristiani cercheranno invano la lampada rossa dove Dio li aspetta. Come Maria Maddalena, in lacrime dinanzi alla tomba vuota, si chiederanno:“Dove lo hanno
portato?”» 2

Mi sovvenne allora… uno “strano” decreto della Conferen - za Episcopale Italiana che, nel 1996, aveva deciso di relegare il «Signore dei signori e Dominatore dei dominanti» in una cappella
laterale: “Ma... perché?” mi domandai.

«...I pericoli che stanno minacciando la Chiesa sono un avvertimento divino contro il suicidio di alterare la Fede, nella sua Liturgia, nella sua Teologia e nella sua Anima [...] Sento tutto intorno
a me questi innovatori che desiderano smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, rigettare i suoi ornamenti e farla sentire in colpa per il suo passato
storico.» 3

Stavo ancora pensando a queste cose quando, stranamente, mi accorsi di essere comunque in chiesa, perché vedevo ora la gente cominciare ad affluire: stava per iniziare la Santa Messa. Sempre
sovrappensiero, mi ritrovai così, alla distribu- zione della Santissima Eucarestia ai fedeli e, con mia enorme
2. Pio XII, in “Mons. George Roche, Pie XII devant l’histoire – Paris, Editions Robert Laffont, 1972”, pp. 52-53.
3. Pio XII, in “Roche”, cit., pp. 52-53.

meraviglia, notavo come le persone non si inginocchiassero più, anzi, incredibilmente, osassero prendere la sacra partico- la direttamente con le loro mani. Il sacerdote però li lasciava fare, senza
dire nulla. Ecco, egli non era più il Ministro di Dio, ma era diventato il Presidente dell’Assemblea!

«Vidi che molti Pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la Chiesa. Stavano costruendo una Chiesa grande, strana, e stravagante. Tutti dovevano essere ammessi in essa
per essere uniti ed avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova Chiesa… Ma Dio aveva altri progetti.» 4

Immediatamente feci il punto della situazione: se io dunque, essendo cattolico ed usando coerentemente la mia ragione, seguendo inoltre quel buon sensum fidei, provvidenziale dono che hanno
tutti i fedeli cattolici, proprio adesso cominciassi a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di ricevere la comunione sulla lingua, anziché sulla mano, ed ancora, decidessi di accostarmi
al Santissimo Sacramento con un gesto degno di tale incomparabile dono, cioè in ginocchio, realisticamente troverei, su questo mio nuovo cammino in- trapreso, il solito “cattolico adulto” che,
ligio ai decreti delle varie commissioni liturgiche, mi farebbe notare come il giu- sto modo di accostarmi alla comunione debba essere invece il seguente:

«Il fedele che desidera ricevere la comunione sul - la mano presenta al ministro entrambi le mani, una sull’altra (la sinistra sopra la destra) e mentre riceve con rispetto e devozione il corpo di
Cristo risponde “Amen” facendo un leggero inchino. Quindi, davanti al ministro, o appena spostato di lato per consentire a colui che segue di avanzare, porta alla bocca l’ostia consacrata
prendendola con le dita dal palmo della mano. Ciascuno faccia attenzione di non lasciare ca- dere nessun frammento.» 5
4. Beata Anna Caterina Emmerich, 22 aprile 1823, in “Carl E. Schmoeger, The life of Anne Catherine Emmerich, Tan Books, 1976”.

A questo punto però, ancora lo stesso “zelante” cattolico adulto – il quale è sempre pronto a concedere una benevola tolleranza verso altre “creative” trovate di “aggiornati Sacer- doti” (da notare:
quest’ultime fatte in barba a quei medesimi decreti, da loro stessi precedentemente esibiti) – si guarderà comunque poi bene dall’aggiungere che, sempre in quella medesima Delibera (per
esattezza: l’ivi allegata “Istruzione sulla Comunione eucaristica”) vi è anche riportato quanto segue:

La Chiesa, ben conoscendo il tesoro che le è stato affidato, istruita dallo Spirito Santo, sente al tempo stesso l’urgenza di inculcare l’amore più profondo a questo “Sacramento mirabile” e il
dovere di difenderne e di garantirne il rispetto, secondo le parole dell’Apostolo: «chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria con- danna». (1 Cor 11, 29)
[n. 6];

La Chiesa ha sempre riservato grande attenzione e ri - verenza all’Eucaristia, anche nel modo di avvicinarsi alla mensa e ricevere la Comunione. [n. 14]; Il modo consueto di ricevere la
Comunione depo- nendo la particola sulla lingua rimane del tutto conveniente... [Indicazioni particolari per la comunione sulla mano, n. 2];

«Santifica dunque accuratamente i tuoi occhi me - diante il contatto con il corpo santo, poi prendilo e fai attenzione a non perderne nulla. Ciò che tu dovessi perdere, infatti, è come se perdessi
una delle tue membra. Se ti dessero delle pagliuzze d’oro, non le prenderesti con la massima cura, facendo attenzione a non perderne nulla e a non danneggiarle? Non
5. Delibera n. 56, del 19 luglio 1989, Conferenza Episcopale Italiana.

farai dunque assai più attenzione per qualcosa che è ben più prezioso dell’oro e delle pietre preziose, in modo da non perderne neppure una briciola?» (san Cirillo di Gerusalemme).
[Indicazioni ..., n. 3];

«Dimmi, andresti con mani non lavate all’Eucaristia? Penso di no. Preferiresti piuttosto di non andarci, anziché andare con mani sporche.» (san Gio- vanni Crisostomo). [Indicazioni ..., n.
3]. 6

Voglio ora dire a te – gentile Lettore e gentile Lettrice di questo mio libretto – che è nel tuo pieno diritto ricevere la comunione in ginocchio, e non esistono al mondo né Com- missioni
Episcopali né Sacerdoti che te lo possano impedi- re; anzi, ai nostri giorni è proprio la Santa Chiesa Cattolica (quella Universale): è il Papa stesso, a raccomandarti di farlo!

Nel prossimo capitolo scopriremo assieme che le cose stan- no proprio in questo modo.
6. Il neretto è mio.

LA COMUNIONE IN GINOCCHIO? NON SOLO NON E’VIETATA, E’ANZI L’ATTEGGIAMENTO CHE LA CHIESA AUSPICA, OGGI PIU’ CHE MAI.

Vengono qui di seguito riportati i principali Documenti Magisteriali della Chiesa Cattolica, in merito alla questione trattata, cominciando dai più recenti, corroborati dalla prassi esemplare del
Sommo Pontefice, insieme a competenti inter- venti di esperti liturgisti (naturalmente quelli limpidamente cattolici).

NON E’ MAI STATO VIETATO DI INGINOCCHIARSI, INFATTI:


- Nell’Ordinamento Generale del Messale Romano si legge:

«... I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla Conferenza Episcopale. Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento,
facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme. » 7

- A tal proposito è bene riferire quanto accaduto nel recente passato: «Nel 2002 la Commissione Liturgica dei Vescovi americani giunse ad emanare il divieto di inginocchiarsi per ricevere la
comunione, dicendo che “non è lecito... La po- stura regolare per ricevere la santa comunione dovrebbe es- sere quella di stare in piedi. Inginocchiarsi non è lecito nelle diocesi americane.” La
Congregazione per il Culto Divino però rispose: “La pratica dell’inginocchiarsi per ricevere la comunione ha dalla sua parte una tradizione di secoli e indica un segno di adorazione... Il fatto che
il fedele sia in ginocchio non costituisce motivo per negargli la comunione...Il sacer- dote che la nega commette un abuso pastorale.” ». 8
7. Ed. typica latina III, ed. it. CEI 2004, n. 160.
8. NICOLA BUX, Come andare a messa e non perdere la fede, Piemme 2010, pp.
154-5. (Il neretto è mio).

- Sempre la medesima Congregazione per il Culto Divino, in data 7 Novembre 2000, ha risposto negativamente a chi chiedeva se il Messale di Paolo VI interdicesse che nessuno potesse più
genuflettersi o inchinarsi, in segno di riverenza, di fronte al santissimo Sacramento, immediatamente prima di ricevere la comunione. 9

- Il 3 Aprile 1980 la Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino ha emanato l’Istruzione “Inestimabile Donum”, in cui al n. 11 si legge quanto segue:

« La Chiesa ha sempre richiesto ai fedeli rispetto e riverenza verso l’Eucaristia, nel momento in cui la ricevono. Quanto al modo di accostarsi alla Comunione, questa può essere ricevuta dai
fedeli sia in ginocchio che in piedi, secondo le norme stabilite dalla Conferenza episcopale.»

Ed ancora:

« Quando i fedeli ricevono la Comunione in ginocchio, non è loro richiesto alcun altro segno di riverenza verso il santissimo Sacramento, poiché lo stesso atto di inginocchiarsi esprime
adorazione. Quando invece la ricevono in piedi, si raccomanda caldamente che, accostandosi all’altare processionalmente, facciano un atto di riverenza prima di ricevere il Sacramento, nel
luogo e nel momento adatto, perché non sia turbato l’avvicendamento dei fedeli.» 10

LACHIESACATTOLICARACCOMANDADI INGINOC- CHIARSI, E A CONFERMA DI CIÒ:


- Sul noto quotidiano cattolico online “La Bussola Quotidiana”, in data 18-12-2010, è apparso un articolo dal titolo
9. In “Bux”, cit., p. 154.
10. Sacra Congregazione dei Riti, Istruzione Eucharisticum Mysterium, 34; cfr. Principi e Norme per l’uso del Messale Romano: 244 e, 246 b, 247 b.

“ Comunione in ginocchio, l’esempio del Papa”, riportante il testo integrale della lezione del Maestro delle Cerimonie Pontificie, mons. Guido Marini, all’inaugurazione del master in
Architettura, Arte Sacra e Liturgia, presso il Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” in Roma, il 3 dicembre 2010, in cui nel paragrafo “L’adorazione” si legge quanto segue:

«...Tutto, nell’azione liturgica, deve condurre all’adorazio - ne: la musica, il canto, il silenzio, il modo di proclamare la parola di Dio e il modo di pregare, la gestualità, le vesti liturgiche e le
suppellettili sacre, così come anche l’edificio sacro nel suo complesso. Mi soffermo un istante su un ge- sto tipico e centrale dell’adorazione che oggi rischia di sparire, quale il mettersi in
ginocchio, rifacendomi a un testo del cardinale Ratzinger: “Noi sappiamo che il Signore ha pregato stando in ginocchio (Lc 22, 41), che Stefano (At 7, 60), Pietro (At 9, 40) e Paolo (At 20, 36)
hanno pregato in ginocchio. L’inno cristologico della Lettera ai Filippesi (2, 6-11) presenta la liturgia del cosmo come un inginocchiarsi di fronte al nome di Gesù (2, 10) e vede in ciò adempiuta
la profezia isaiana (Is 45, 23) sulla signoria sul mondo del Dio d’Israele. Piegando il ginocchio nel nome di Gesù, la Chiesa compie la verità; essa si inserisce nel gesto del cosmo che rende
omaggio al vincitore e così si pone dalla parte del vin- citore poiché un tale inginocchiarsi è una rappresentazione e assunzione imitativa dell’atteggiamento di Colui che «era uguale a Dio» ed
«ha umiliato se stesso fino alla morte»” (Rivista Communio, 35/1977).
E’ anche per questo che è da ritenersi del tutto appropriata la pratica di inginocchiarsi per ricevere la santa Comunione. A ulteriore conferma ascoltiamo il Santo Padre in un passaggio di
Sacramentum Caritatis: “Già Agostino aveva detto: «Nes- suno mangia questa carne senza prima adorarla; peccherem- mo se non la adorassimo». Nell’Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene
incontro e desidera unirsi a noi; l’adorazio- ne eucaristica non è che l’ovvio sviluppo della celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d’ado- razione della Chiesa. Ricevere
l’Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo. Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la
bellezza della liturgia celeste (n.66).
Si può parlare al riguardo di una contraddizione rispetto all’incedere processionalmente, quale segno di un popolo che si dirige verso il suo Signore? La Chiesa che, nel segno esteriore, si dirige
in processione verso il Signore è la stessa Chiesa che, sempre nel segno esteriore, alla sua presenza, si inginocchia e adora. Ancora una volta si tratta di complemen- tarietà in vista di una
ricchezza più grande e non di esclusio- ne”.
Anche alla luce di questo brano si capisce il motivo per cui il Santo Padre Benedetto XVI, in occasione della solennità del Corpus Domini del 2008, ha iniziato a distribuire la santa Comunione ai
fedeli in ginocchio.» 11

- Comunque, già in un’altra intervista (apparsa sul periodico mensile “Radici Cristiane”, n. 42 del Marzo 2009) sempre al Maestro delle Cerimonie Pontificie mons. Guido Marini, adesso
reperibile addirittura sul sito ufficiale del Vaticano, nella Sezione: Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Som- mo Pontefice, si poteva leggere quanto segue:

“Alla domanda dell’intervistatore: Abbiamo notato che il Santo Padre, da qualche tempo, dà sempre la Santa Comunione in bocca e in ginocchio. Vuole questo essere un esempio per tutta la
Chiesa e un incoraggiamento per i fedeli a ricevere Nostro Signore con maggiore devozione? Monsignor Guido Marini risponde: «Come si sa la distribuzione della Santa Comunione sulla
mano rimane tutt’ora, dal punto di vista giuridico, un indulto alla legge universale, concesso dalla Santa Sede a quelle Conferenze Episcopa- li che ne abbiano fatto richiesta. E ogni fedele,
anche in presenza dell’eventuale indulto, ha diritto di scegliere il modo secondo cui accostarsi alla Comunione. Benedetto XVI, cominciando a distribuire la Comunione in bocca e in
11. Il neretto è mio.

ginocchio, in occasione della solennità del “Corpus Domini” dello scorso anno, in piena consonanza con quanto previsto dalla normativa liturgica attuale, ha inteso forse sottolinea- re una
preferenza per questa modalità. D’altra parte si può anche intuire il motivo di tale preferenza: si mette meglio in luce la verità della presenza reale nell’Eucaristia, si aiuta la devozione dei fedeli,
si introduce con più facilità al senso del mistero».” 12

- Nicola Bux, Consultore delle Congregazioni per la Dottrina della Fede e delle Cause dei Santi, nonché dell’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, fa notare nel suo libro:

«Tale modo di ricevere il Sacramento [in ginocchio] non è in contrasto con la processione prevista dal No- vus Ordo, che prescrive un atto di riverenza al Sacra- mento, cosa che richiede una
breve sosta, come pure il restare “lodevolmente” in ginocchio fino alla co- munione (cfr. l’Ordinamento Generale del Messale Romano, al n. 43: “Dove vi è la consuetudine che il popolo
rimanga in ginocchio dall’acclamazione del Santo fino alla conclusione della Preghiera eucari- stica e prima della Comunione, quando il Sacerdote dice Ecco l’Agnello di Dio, tale uso può
essere lodevolmente conservato.”). » 13

- Sempre Nicola Bux – nel medesimo libro – scrive:

«Che dire allora della comunione sulla mano conces - sa per indulto e ormai generalizzata? La costituzio- ne sulla Sacra Liturgia del Vaticano II non ne fa alcun cenno.»

E conclude:
12. Il neretto è mio.
13. In “Bux”, cit., p. 154.

«Si tratta dunque di un gesto profano ed estra- neo alla tradizione della Chiesa. Anche questo ha contribuito al venir meno della fede nella presenza reale di Cristo. Eppure Paolo VI si
aspettava “dalla restaurazione della sacra liturgia... copiosi frutti di pietà eucaristica” (Paolo VI, Lettera Enciclica “Mysterium Fidei”, 1965). Che è successo? Il pensiero protestante o non
cattolico è penetrato nella Chie- sa: la messa è vista come cena fraterna e assemblea. Che senso ha inginocchiarsi a una cena? ». 14

Aconclusione di questo secondo capitolo riporto adesso fe - delmente (anche nel suo originale latino) delle neglette quan- to sconcertanti esternazioni di Paolo VI, tratte dal “Memoriale Domini”
(Congregazione per il Culto Divino, 28 Maggio 1969), le quali mostrano incontestabilmente quale fosse la vera opinione del Papa riguardo alla “Comunione sulla mano”. Dunque, sono proprio
questi stessi pronunciamenti, a mettere chiaramente in luce la contrarietà dell’allora Santo Padre, nel concedere questa “nuova prassi”, poiché Paolo VI la considerò sempre “una prassi
praticamente pericolosa e discutibile”.

Eccone i motivi:
- facilita la caduta e la dispersione dei frammenti; espone il Santissimo a furti sacrileghi e profanazioni orrende:

“… ut Sacra Communio qua par est reverentia decore atque dignitate distribuentur ut quodvis periculum arceatur species eucharisticas profanandi…” (cfr Memoriale Domini, 29.5.1969, in
“Acta Apostolicae Sedis”, 61, 1969, pagg. 541-545); “… ut denique diligenter cura servetur, quam de ipsis panis consecratis fragmentis Ecclesias semper commendavit...”(ivi);

- perché favorisce la diffusione di gravi errori contro il dogma eucaristico:


14. In “Bux”, cit., p. 154-55. (Il neretto è mio).

“… ne scilicet perveniatur (...) ad rectae doctrinae adulterationem…” (ivi).


«C’è pericolo – avvertì infatti il “Consilium” con Lettera del 30.7.1968 – che l’audacia degli innovatori troppo spinti si diriga su altri settori che recherebbero danno irreparabile alla Fede e al
culto dell’Eucari- stia.» (cfr A. Bugnini, stia.» (cfr A. Bugnini, 1975. Ed. Liturgiche, Roma 1983, p. 628);

- perché l’antica consuetudine assicurava assai più effica- cemente la devozione e il fervore dei fedeli, una consuetu- dine che fu il termine di un processo evolutivo della fede della
Chiesa, nel più vitale dei suoi dogmi:

“In sequenti tempore, postquam mysterii veritas, eius virtus ac praesentia Christi in eo altius explorata sunt, urgente, sensu sive reverentiae oportet, consuetudo inducta est ut per se minister
panis consecrati particulam in lingua Communionem suscipientium deponeret” (ivi);

- perché la prassi precedente era già stata collaudata da una tradizione plurisecolare, in base alla quale se ne spe- rimentarono i benefici:

“… mutatio enim in re tanti momenti (…) antiquissima et veneranda traditione innititur…” (ivi) «Mentre ora – come osservava lo stesso Paolo VI – tale “cambiamento importante di disciplina…
rischia di disorientare i fedeli, che non ne sentono la neces- sità e che mai si son posti questo problema…”» (cfr A. Bugnini, op. cit., pag. 627);

- perché la proposta del “nuovo rito” era stata respinta dalla maggioranza dell’Episcopato mondiale:

“… Episcopos longe plurimos consere hodiernam disciplinam haudquaquam esse immutandam; quae immo, si immutetur, id tum sensui tum spirituali cultui eorundem Episcoporum
plurimorumque fidelium offensione fore…” (ivi).

Ecco perché, nell’ormai celebre brano che propongo di se - guito, è possibile oggi percepire – in tutta la sua carica profe- tica e di avvertimento – quella pericolosissima deriva a cui la Chiesa si
stava drammaticamente avvicinando. Sono queste che seguono, le accorate parole del papa Paolo VI quando, già avanti negli anni, esternava le sue preoccupazioni e la sua amarezza all’amico e
confidente Jean Guitton, il quale poi le pubblicò in un libro dal titolo “Paolo VI segreto”:

«C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede.
Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: “Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”.
Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano.
Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi
sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo.
Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predomina- re un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero
non-cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà maiil pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un pic- colo gregge, per quanto piccolo
esso sia. » 15
15
153. (Il neretto è mio).
IERI I PROTESTANTI HANNO INTRODOTTO LA COMUNIONE IN PIEDI E SULLA MANO, OGGI LO STABILISCONO
LE CONFERENZE EPISCOPALI.

«Poi vidi che tutto ciò che riguardava il Protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte
dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione». 16

In questo terzo capitolo ripercorro la storia di come furono i Protestanti che, all’attacco della presenza reale nella Santa Eucarestia, per primi vietarono al popolo di inginocchiarsi e di ricevere
sulla lingua la sacra particola. Tutto ciò è do- viziosamente esposto in un piccolo, quanto prezioso libro, “Dominus est”, del Vescovo Athanasius Schneider: 17

«Lo spirito autentico della devozione eucaristica dei Padri della Chiesa si sviluppò organicamente alla fine dell’antichi- tà in tutta la Chiesa (Oriente e Occidente) nei corrispondenti gesti del
modo di ricevere la sacra Comunione in bocca con la precedente prostrazione a terra (Oriente) o inginocchiati (Occidente). Istruttivo è in questo contesto un paragone con lo sviluppo del rito
della Comunione nelle comunità prote- stanti. Nelle prime comunità luterane si riceveva la Comu- nione in bocca ed in ginocchio, giacchè Lutero non negava la presenza reale. Invece Zwigli,
Calvino e loro successori, che negavano la presenza reale, hanno introdotto ancora nel XVI secolo la Comunione sulla mano e in piedi:

“Stare in piedi e muovendosi per ricevere la Comunione era abitudine”. 18


16. Beata Anna Caterina Emmerich, 1820, in “Schmoeger”, cit.
17. ATHANASIUS SCHNEIDER, Dominus est, Libreria Editrice Vaticana, 2008, pp. 57-61.
18. Cfr. LUTH J.R., Communion in the Churches of the Dutch Reformation to the

Una prassi simile si osserva nelle comunità di Calvino a Gi- nevra:

“Era abitudine muoversi e stare in piedi per ricevere la Comunione. La gente stava in piedi davanti alla mensa, e riceveva le specie con le loro proprie mani”. 19

Alcuni sinodi della Chiesa calvinista dell’Olanda, nei secoli XVI e XVII, hanno stabilito formali divieti di ricevere la Co- munione in ginocchio:

“Nei primi tempi la gente si inginocchiava durante la preghiera e riceveva la Comunione anche inginocchiata, ma parecchi sinodi lo hanno vietato per evitare ogni ipotesi che il pane potesse
essere venerato”. 20

Nella coscienza dei cristiani del secondo millennio (sia cat - tolici, sia protestanti) il gesto di ricevere la comunione in pie- di o in ginocchio non era quindi un aspetto insignificante.

In alcune edizioni diocesane del Rituale Romanum posttridentino era conservato ancora l’antico uso di dare ai fedeli, immediatamente dopo la Comunione del Corpo di Cristo, il vino non
consacrato con lo scopo dell’abluzione della bocca. In questo caso si prescriveva che il fedele non ricevesse il vino in ginocchio, ma bensì in piedi. 21

Inoltre si deve tener conto del valore altamente educativo di un gesto sacrale ed augusto. Un gesto di quotidianità non ha un effetto educativo, che aiuterebbe una crescita del senso del sacro. Si
deve tener conto che propriamente l’uomo mo-
Present Day in: CH. CASPERS (ed.), Bread of Heaven. Customs and Practices Sur - rounding Holy Communion, Kampen 1995, p. 101.
19. Ibidem
20. LUTH, op. cit., p. 108.
21. Cfr. HEINZ A., Liturgical Rules and Popular Religious Customs Surrounding Holy Communion between the Council of Trent and the Catholic Restoration in the 19th Century, in: CH. CASPERS (ed.), Bread of Heaven, op. cit., pp. 137-138.

Ieri i protestanti hanno introdotto... derno è così poco capace di un atto liturgico e sacrale, come ha giustamente e profeticamente osservato Romano Guardi- ni, in un articolo scritto già nell’anno 1965:

“L’uomo moderno non è capace di atto liturgico. Per questa azione non basta l’istruzione, occorre l’educazione, anzi l’iniziazione, che al fondo non è altro che l’esercizio di quest’atto”. 22

Se ogni celebrazione liturgica è azione sacra per eccellenza (cfr. “Sacrosantum Concilium”, n.7), lo deve essere anche e soprattutto il rito e il gesto di ricevere la sacra Comunione, il Santissimo
per eccellenza. Papa Benedetto XVI nell’esor- tazione apostolica post-sinodale “Sacramentum Caritatis” sottolinea l’aspetto della sacralità riguardante la sacra Co- munione:

“Ricevere l’Eucaristia significa porsi in atteggia - mento di adorazione verso Colui che riceviamo” (n. 66).

L’atteggiamento di adorazione verso Colui, che è realmente presente nell’umile pezzo del pane consacrato, non solamen- te con il Suo corpo e con il Suo sangue, ma anche con la maestà della
Sua divinità, si esprime in modo più naturale e ovvio con il gesto biblico dell’adorazione in ginocchio o in prostrazione. San Francesco d’Assisi, quando in lontananza vedeva un campanile, si
inginocchiava e adorava Gesù pre- sente nella santa Eucaristia.

Non corrisponderebbe più alla verità dell’intima realtà del pane consacrato se anche il fedele di oggi al riceverlo si pro- strasse a terra aprendo la bocca come il profeta che riceveva la parola di
Dio (cfr. Ez 2) e lasciandosi nutrire come un bam- bino (poiché la Comunione è un allattamento spirituale)? Un tale atteggiamento hanno mostrato le generazioni dei cattoli- ci in tutte le chiese
durante quasi tutto il secondo millennio.
22. L’articolo è apparso nella rivista Humanitas 20 (1965), citato in: TAGLIAFER - RI R., La “magia” del rito. Saggi sulla questione rituale e liturgica, Padova 2006, p. 406.

Un tale gesto sarebbe anche un impressionante segno della professione di fede nella presenza reale di Dio in mezzo ai fedeli. Se sopraggiungesse qualche non credente e osservasse un tale
atto di adorazione e di semplicità spiritua- le, forse anche lui “si prostrerebbe a terra e adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi” (1 Cor 14,24-25). Così dovrebbero essere gli
incontri dei fedeli con Cristo eu- caristico nell’augusto e sacro momento della Comunione.

caristico nell’augusto e sacro momento della Comunione.

1863) fu spinto alla conversione quando fu testimone di un commovente gesto di adorazione e di fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia nella Basilica Lateranense nell’anno 1843: per
un cattolico quella era una scena ordina- ria e abituale, per il Faber però fu una scena indimenticabile per tutta la sua vita. Lui così la racconta:

«Noi tutti ci inginocchiavamo con il Papa. Mai ho visto una scena più commovente: I cardinali e prelati inginocchiati, i soldati inginocchiati, la folla colorita inginocchiata, nel mezzo dello
splendore della magnifica chiesa c’era l’anziano Papa vestito di bianco, umilmente prostrato in ginocchio davanti al sublime e sacrosanto Corpo di nostro Signore; ed intanto c’era un
profondissimo silenzio. Che santo spettacolo era questo! ». 23
23. Cfr. HOLBÖCK F., Das Allerheiligste und die Heligen, Stein a.R. 1986.
LA DONNAVESTITA DI SOLE CONTRO L’ENORME DRAGO ROSSO

Propongo adesso un altro formidabile testo: “La bestia simile a un agnello”. E’stato scritto dal sacerdote don Stefano Gobbi, fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano, at- tualmente diffuso
nei cinque continenti. Questo brano (lascio al gentile Lettore di costatarlo) è tanto esplicito quanto rive- latore di come quel “pensiero non cattolico”, di cui parlava Paolo VI – ormai penetrato
all’interno della Chiesa – lavori segretamente e subdolamente all’opera di annebbiamento e stravolgimento della Dottrina Cattolica, opera comincia- ta all’indomani del Concilio Vaticano II e
perdurante tutt’ oggi.

Sono discorsi pronunciati dalla Madonna e risuonati nel - la coscienza del sacerdote Stefano Gobbi: egli aveva infatti delle locuzioni interiori da parte della Santa Vergine, e si- mili parole non
lasciano più dubbi su quanto la situazione sia drammatica ed abbia urgentemente bisogno della nostra cooperazione e del nostro coinvolgimento.

Al testo in questione ho premesso il versetto dell’Apocalis - se, nel quale compare questa misteriosa bestia di cui si parla nel brano seguente, e la data e il luogo di questa illuminan- te locuzione
interiore donata dalla Madonna a don Stefano Gobbi.

La bestia simile a un agnello

[ Dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo: “Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago…” (Ap
13,11-18) ]

Dongo, Como, 13 giugno 1989, Anniversario della seconda apparizione a Fatima 24


24. STEFANO GOBBI, Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna, Centro Interna-

«Figli prediletti, oggi ricordate la mia seconda apparizione, avvenuta nella povera Cova da Iria in Fatima, il 13 giugno 1917.
Già da allora Io vi ho predetto quanto voi state vivendo in questi tempi.
Vi ho annunziato la grande lotta fra Me, Donna vestita di sole, e l’enorme Drago rosso, che ha portato l’umanità a vi- vere senza Dio.
Vi ho anche predetto il subdolo e tenebroso lavoro, compiu- to dalla Massoneria, per allontanarvi dalla osservanza della Legge di Dio e rendervi così vittime dei peccati e dei vizi. Soprattutto,
come Mamma, vi ho voluto avvertire del gran- de pericolo che minaccia oggi la Chiesa, a causa dei molti e diabolici attacchi che si compiono contro di Lei per distrug- gerla.
Per raggiungere questo scopo, alla bestia nera che sale dal mare, viene in aiuto dalla terra, una bestia che ha due corna, simili a quelle di un agnello.
L’agnello, nella divina Scrittura, è stato sempre il simbolo del sacrificio. Nella notte dell’esodo, viene sacrificato l’agnello e, con il suo sangue, sono aspersi gli stipiti delle case degli ebrei, per
sottrarle al castigo che invece colpisce tutti gli egi- ziani.
La Pasqua ebraica ricorda questo fatto ogni anno, con la im- molazione di un agnello, che viene sacrificato e consumato. Sul Calvario Gesù Cristo si immola per la redenzione dell’umanità, si fa
Lui stesso nostra Pasqua e diventa il vero Agnello di Dio che toglie tutti i peccati del mondo.

La bestia porta sul capo due corna simili a quelle di un agnello.


Al simbolo del sacrificio è intimamente unito quello del Sa- cerdozio: le due corna.
Un copricapo con due corna portava il Sommo Sacerdote nel Vecchio Testamento.
La mitria – con due corna – portano i Vescovi nella Chiesa, per indicare la pienezza del loro Sacerdozio.
La bestia nera, simile a una pantera, indica la Massoneria; la
La bestia nera, simile a una pantera, indica la Massoneria; la
43.

bestia con due corna, simile a un agnello, indica la Masso - neria infiltrata all’interno della Chiesa, cioè la Massoneria ecclesiastica, che si è diffusa soprattutto fra i membri della Gerarchia.
Questa infiltrazione massonica, all’interno della Chiesa, vi è già stata da Me predetta in Fatima, quando vi ho annunciato che Satana si sarebbe introdotto fino al vertice della Chiesa. Se compito
della massoneria è quello di condurre le anime alla perdizione, portandole al culto di false divinità, lo scopo della massoneria ecclesiastica è invece quello di distruggere Cristo e la sua Chiesa,
costruendo un nuovo idolo, cioè un falso Cristo ed una falsa Chiesa.

- Gesù Cristo è il Figlio del Dio vivente, è il Verbo incarna - to, è vero Dio e vero Uomo, poiché unisce nella sua Persona divina la natura umana e la natura divina.

Gesù, nel Vangelo, ha dato di se stesso la sua più completa definizione, dicendo di essere la Verità, la Via e la Vita.
- Gesù è la Verità, perché ci rivela il Padre, ci dice la sua Parola definitiva, porta al suo perfetto compimento tutta la divina Rivelazione.
- Gesù è la Vita, perché ci dona la stessa vita divina, con la Grazia da Lui meritata con la Redenzione, ed istituisce i Sa- cramenti come mezzi efficaci che comunicano la Grazia.
- Gesù è la Via, che conduce al Padre, per mezzo del Vangelo, che ci ha dato, come cammino da percorrere, per giungere alla salvezza.

Gesù è Verità, perché è Lui – Parola vivente – fonte e sigillo di tutta la divina Rivelazione.
Allora la massoneria ecclesiastica agisce per oscurare la Sua divina Parola, per mezzo di interpretazioni naturali e razio- nali e, nel tentativo di renderla più comprensiva ed accolta, la svuota di
ogni suo soprannaturale contenuto.
Così si diffondono gli errori, in ogni parte della stessa Chiesa Cattolica. Acausa della diffusione di questi errori, oggi molti si allontanano dalla vera fede, dando attuazione alla profezia che vi è
stata fatta da Me a Fatima: “Verranno tempi in cui molti perderanno la vera fede”.

La perdita della fede è apostasia.


La massoneria ecclesiastica agisce, in maniera subdola e dia- bolica, per condurre tutti alla apostasia.

Gesù è Vita perché dona la Grazia.


Scopo della massoneria ecclesiastica è quello di giustificare il peccato, di presentarlo non più come un male, ma come un valore ed un bene.
Così si consiglia di compierlo, come un modo di soddisfare le esigenze della propria natura, distruggendo la radice da cui può nascere il pentimento e si dice che non è più necessario confessarlo.
Frutto pernicioso di questo maledetto cancro, che si è diffuso in tutta la Chiesa, è la sparizione della confessione individua- le in ogni parte.
Le anime vengono portate a vivere nel peccato, rifiutando il dono della Vita, che Gesù ci ha offerto.

Gesù è Via, che conduce al Padre, per mezzo del Vangelo. La massoneria ecclesiastica favorisce le esegesi, che danno interpretazioni razionalistiche e naturali, per mezzo dell’ap- plicazione dei
vari generi letterari, così che esso viene dila- niato in ogni sua parte.
Alla fine si giunge a negare la realtà storica dei miracoli e della sua resurrezione e si mette in dubbio la divinità stessa di Gesù e la sua missione salvifica.

- Dopo di avere distrutto il Cristo storico, la bestia con due corna simili a un agnello cerca di distruggere il Cristo misti- co che è la Chiesa.

La Chiesa istituita da Cristo è una sola: quella santa, cattoli - ca, apostolica, una, fondata su Pietro.
Come Gesù, anche la Chiesa da Lui fondata, che forma il suo corpo mistico, è verità, vita e via.

- La Chiesa è verità, perché ad essa sola Gesù ha affidato da custodire, nella sua integrità, tutto il deposito della fede. Lo ha affidato alla Chiesa gerarchica, cioè al Papa ed ai Vescovi uniti con
Lui.

La massoneria ecclesiastica cerca di distruggere questa realtà con il falso ecumenismo, che porta all’accettazione di tutte le Chiese cristiane, affermando che ciascuna di esse possiede una parte
della verità.
Essa coltiva il disegno di fondare una Chiesa ecumenica uni- versale, formata dalla fusione di tutte le confessioni cristiane, fra cui la Chiesa cattolica.

- La Chiesa è vita perché dona la Grazia ed essa sola possie- de i mezzi efficaci di Grazia, che sono i sette Sacramenti. Specialmente è vita perché ad Essa sola è stato dato il potere di generare
l’Eucarestia, per mezzo del Sacerdozio ministe- riale e gerarchico.

Nella Eucarestia Gesù Cristo è realmente presente col suo Corpo glorioso e la sua divinità.
Allora la massoneria ecclesiastica, in tante e subdole ma- niere, cerca di attaccare la pietà ecclesiale verso il Sacra- mento della Eucarestia.
Di essa valorizza solo l’aspetto della Cena, tende a mini- mizzare il suo valore sacrificale, cerca di negare la reale e personale presenza di Gesù nelle Ostie consacrate. Per questo si
sono gradualmente soppressi tutti i segni esterni, che sono indicativi della fede nella presenza reale di Gesù nella Eucarestia, come le genuflessioni, le ore di adorazione pubbliche, la
consuetudine santa di circonda- re il Tabernacolo di luci e di fiori.

- La Chiesa è via perché conduce al Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo sul cammino della perfetta unità. Come il Padre e il Figlio sono uno, così dovete essere una sola cosa fra voi.

Gesù ha voluto che la sua Chiesa sia segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano.
La chiesa riesce ad essere unita, perché è stata fondata sulla pietra angolare della sua unità: Pietro ed il Papa che succede al carisma di Pietro.
Allora la massoneria ecclesiastica cerca di distruggere il fon- damento della unità della Chiesa, con l’attacco subdolo e in- sidioso al Papa.
Essa ordisce le trame del dissenso e della contestazione al Papa; sostiene e premia coloro che lo vilipendono e lo disob- bediscono; propaga le critiche e le opposizioni di Vescovi e di teologi.
In questa maniera si demolisce il fondamento stesso della sua unità e così la Chiesa viene sempre più lacerata e divisa.

- Figli prediletti, vi ho invitato a consacrarvi al mio Cuore Immacolato e a entrare in questo mio materno rifugio, so- prattutto per essere preservati e difesi contro questa terribile insidia.

Per questo, nell’atto di consacrazione del mio Movimento, Io vi ho sollecitato a rinunciare ad ogni aspirazione di fare car- riera. Così potete sottrarvi alla più forte e pericolosa insidia, usata dalla
massoneria, per associare alla sua setta segreta tanti miei figli prediletti.
Vi porto ad un grande amore a Gesù verità, facendovi corag- giosi testimoni di fede; a Gesù vita, portandovi a grande san- tità; a Gesù via, chiedendovi di essere nella vita solo Vangelo vissuto e
annunciato alla lettera.
Poi vi conduco al più grande amore alla Chiesa.

- Vi faccio amare la Chiesa-verità, facendovi forti annuncia- tori di tutte le verità della fede cattolica, mentre vi opponete, con forza e coraggio a tutti gli errori.
- Vi rendo ministri della Chiesa-vita, aiutandovi ad essere Sacerdoti fedeli e santi. Siate sempre disponibili alle necessi- tà delle anime, prestatevi, con generosa abnegazione, al mi- nistero della
Riconciliazione e siate fiamme ardenti di amore e zelo verso Gesù presente nella Eucarestia.

Nelle vostre Chiese si torni a fare con frequenza le ore di pubblica adorazione e riparazione al Santissimo Sacramento dell’altare.

- Vi trasformo in testimoni della Chiesa-via, e vi rendo stru- menti preziosi della sua unità. Per questo vi ho donato, come secondo impegno del mio Movimento, una particolare unità al Papa.

Per mezzo del vostro amore e della vostra fedeltà, il disegno divino della perfetta unità della Chiesa tornerà a risplendere in tutto il suo splendore.
Così alla tenebrosa forza, che oggi esercita la massoneria ec- clesiastica, per distruggere Cristo e la sua Chiesa, Io oppon- go il forte splendore della mia schiera sacerdotale e fedele, perché Cristo
sia da tutti amato, ascoltato e seguito, e la sua Chiesa sia sempre più amata, difesa e santificata. In questo soprattutto risplende la vittoria della Donna vestita di sole e il mio Cuore Immacolato ha
il suo più luminoso trionfo».
UN PO’ DI STORIA NON GUASTA

«Fra le cose più strane che vidi, vi erano delle lunghe processioni di vescovi. Mi vennero fatti conoscere i loro pensieri e le loro parole attraverso immagini che uscivano dalle loro bocche. Le
loro colpe verso la religione venivano mostrate attraverso delle deformità esterne. Alcuni avevano solo un corpo, con una nube scura al posto della testa. Altri avevano solo una testa, i loro
corpi e i cuori erano come densi vapori. Alcuni erano zoppi; altri erano paralitici; altri ancora dormivano oppure barcollavano».25

Se uno considera la storia della Chiesa, non può fare a meno di notare come le più grandi eresie che l’hanno lacerata ed avvilita, siano state quasi tutte suscitate ad opera di Vescovi (come,
egualmente, le più grandi e sante riforme nella Chie- sa, a partire dalle più innovatrici che hanno donato nuova vitalità, hanno visto in prima linea dei Vescovi santi).

Emblematico è il caso del presbitero Ario (in questo caso era un Sacerdote), che nel IV secolo suscitò una delle eresie fra le più distruttive e terribili che la Chiesa Cattolica ricordi: l’arianesimo
appunto, dottrina che vedeva il Figlio inferiore per rango, autorità e gloria, rispetto al Padre.

Questa eresia infatti, prese talmente piede – pur se in esten - sione e profondità differenti fra Oriente e Occidente cristiani
– che i veri cattolici ad un certo punto si ritrovarono in forte minoranza, perseguitati e, paradossalmente, ritenuti eretici nella loro stessa Chiesa!

«Ho avuto un’altra visione della grande tribolazione. Mi sembrava che si pretendesse dal clero una concessione che non poteva essere accordata. Vidi molti sacerdoti anziani, specialmente uno,
che piangevano amaramente. Anche alcuni più giovani sta
25. Beata Anna Caterina Emmerich, 1 giugno1820, in “Schmoeger”, cit.

vano piangendo. Ma altri, e i tiepidi erano fra questi, facevano senza alcuna obiezione ciò che gli veniva chiesto. Era come se la gente si stesse dividendo in due fazioni». 26

La “grande eresia” che, invece, ha colpito la Chiesa con - temporanea a partire dal periodo immediatamente successivo al Concilio Vaticano II – magistralmente individuata da Gio- vanni Paolo
II col termine di “apostasia silenziosa” – possiede proprie caratteristiche peculiari, sulle quali argomenterò più avanti.

Benedetto XVI ha più volte ripreso la questione, illustrando ed illuminando ulteriori lati oscuri di questa estrema degene- razione dilagata nel mondo cattolico – sia dentro la Chiesa istituzionale,
come pure all’interno della stessa Società cri- stiana – e, dico “estrema”, poichè l’apostasia, fra tutti gli er- rori dottrinali, è di gran lunga il più devastante!

«Quelli che vidi credo che fossero quasi tutti i vescovi del mondo, ma solo un piccolo numero era perfettamente retto. Vidi anche il Santo Padre, assorto nella preghiera e timoroso di Dio. Non
c’era niente che lasciasse a desiderare nella sua apparenza, ma era indebolito dall’età avanzata e da molte sofferen- ze. La testa pendeva da una parte all’altra, e cadeva sul petto come se si
stesse addormentando. Egli aveva spesso svenimenti e sembrava che stesse morendo. Ma quando pregava era spesso confortato da apparizioni del Cielo. In quel momento la sua testa era dritta,
ma non appena la faceva cadere sul petto vedevo un certo numero di persone che guardavano rapidamente a destra e a sinistra, cioè in direzione del mondo». 27

Ma cos’è realmente l’apostasia? E’ la perdita della vera fede, pur continuando a pensare di possederla ancora! 26. Beata Anna Caterina Emmerich, 12 aprile 1820, in “Schmoeger”, cit. 27. Beata Anna Caterina Emmerich,
1820, in “Schmoeger”, cit.

A tal proposito, l’ultima delle sette lettere presenti nel Li - bro dell’Apocalisse, offre un’esatta diagnosi di ciò che debba intendersi per apostasia:

Lettera alla Chiesa di Laodicea

E all’angelo della Chiesa che è in Laodicea scrivi: «Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: So le tue opere, che cioè né freddo sei né caldo. Fossi tu
freddo o caldo! Così, poiché sei tiepido, cioè né caldo né freddo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Dici: “Ricco io sono, mi sono arricchito e di nulla ho biso- gno! ”. E non sai che tu, proprio tu
sei l’infelice, miserabile, povero, cieco e nudo! Ti consiglio di comprare da me oro purificato dal fuoco, affinchè ti arricchisca, e vesti bianche affinché ti ravvolga e non si manifesti la
vergognosa nudità tua, e un collirio per ungere gli occhi tuoi affinché tu veda. Io, quelli che amo, li rimprovero e li castigo. Rinfervòrati dunque e ravvediti. Ecco, sto alla porta e busso; se
qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, entrerò presso di lui e cenerò con lui e lui con me. A colui che vince, gli darò di sedere con me nel mio trono, così come anch’io ho vinto e mi sono
seduto con il Padre mio nel suo trono». Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. (Ap 3,14-22).

Come dunque anticamente erano alcuni Vescovi (lo si è vi - sto più sopra) a propugnare scismi ed eresie, così oggi, vedo in alcune Conferenze Episcopali e nelle loro varie Commis- sioni –
silenziosamente e subdolamente attive, soprattutto nell’ostacolare il Sommo Pontefice – il maggior sostegno all’opera di diffusione, tanto impercettibile quanto costante, della dilagante “apostasia
silenziosa”.

A conferma di questa mia “ardita tesi”, riporto ora due re - centi ed autorevoli interventi: il primo è di Nicola Bux, che risponde sulla “Bussola Quotidiana” del 18-01-2012, ad una intervista di
Riccardo Cascioli (dal titolo “Bux: «Unità dei cristiani? Non è di questo mondo»”), nella quale l’ultima domanda-risposta è la seguente:

Tornando al dialogo fra i cristiani, si ha l’impressione che


con gli Ortodossi l’unità sia più facile – o più vicina – rispetto alle Chiese protestanti:

«Credo sia un’apparenza. Con gli ortodossi essenzialmente differiamo perché l’idea di Chiesa che loro hanno non postula un principio visibile di unità risiedente nel vescovo di Roma. Loro
credono che la Chiesa sia appoggiata unicamente sulle Chiese locali, sulla visibilità locale.
Dire che sia più facile è azzardato perché all’interno stesso dell’Ortodossia, i vescovi e le Chiese in cui l’Ortodossia si articola, hanno totalmente consolidato il principio di autono- mia, ognuno
fa di testa sua (è il significato letterale di auto- cefale). Gli ortodossi sanno che questo è il loro grande pro- blema. La struttura ecclesiologica affermatasi nei secoli è arrivata a tal punto che non
sono in grado di uscirne. L’au- tocefalia è una specie di virus che diventa un principio di distruzione della Chiesa, e purtroppo ha attaccato anche la Chiesa cattolica. Basta pensare
all’elefantiasi delle con- ferenze episcopali(nazionali, regionali, territoriali) che pra- ticamente vogliono dettare legge pure alla sede apostolica di Roma. Il rischio è grave: la realtà – non da
oggi – è che c’è un tentativo da parte di alcune conferenze episcopali di costituirsi come alter ego della Santa Sede, dimenticando che le conferenze episcopali non sono di istituzione
divina. Sono degli organismi ecclesiali che quindi hanno tutti i limi- ti degli organismi umani. Neanche l’autorità di un singolo vescovo può essere surclassata da una conferenza episco-
pale. Ma oggi si assiste a questo, al lento, indiretto esautora- mento dell’autorità del singolo vescovo da parte delle Con- ferenze episcopali.
Queste tra l’altro non hanno prerogative dottrinali, però molto spesso assistiamo a prese di posizione quasi contestatarie nei confronti dell’autorità del vescovo di Roma, senza la quale non
sussiste neanche quella degli organismi collegiali. Come insegna il Concilio Vaticano II, il collegio dei vescovi non è mai senza il suo capo. Se non provvediamo subito a curare questo virus
rischieremo di trovarci anche noi in situazioni analoghe – e direi sempre più difficili – a quelle dei cosiddetti fratelli separati.» 28

Ancora una volta, come risultano sorprendentemente coin- cidenti gli allarmi di oggi con le profezie di ieri!

«La Chiesa si trova in grande pericolo. Dobbiamo pregare affinché il Papa non lasci Roma; ne risulte- rebbero innumerevoli mali se lo facesse. Ora stanno pretendendo qualcosa da lui. La
dottrina protestante e quella dei greci scismatici devono diffondersi dappertutto. Ora vedo che in questo luogo la Chiesa viene minata in maniera così astuta che rimangono a mala pena un
centinaio di sacerdoti che non siano stati ingannati. Tutti loro lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una grande devastazione». 29

Il secondo autorevole intervento è di A. Gnocchi e M. Pal - maro, pubblicato su “Riscossa Cristiana” del 15-01-2012, dal titolo “I preti lombardi boicottano il Papa”, e si riferi- sce al caso
legato al motu proprio “Summorum Pontificum”, emanato il 7 luglio 2007 dal Sommo Pontefice Benedetto XVI, il quale ha concesso, a tutti i sacerdoti e fedeli che ne facciano richiesta, di poter
celebrare e partecipare alla Santa Messa, anche nel rito cosiddetto “straordinario” (tridentino). Nell’articolo di quei due giornalisti cattolici infatti – a ulte- riore conferma di quanto
precedentemente esposto – si può leggere alla fine dell’articolo quanto segue:

«… D’altra parte non c’è da stupirsi di quanto avviene a Milano, perché nel resto dell’orbe cattolico avviene più o meno la stessa cosa. Per rimanere all’Italia, basti pensare che, sempre in materia
liturgica, la stessa Conferenza episcopale italiana ha messo ai voti la volontà del Santo Padre.
28. Il neretto è mio.
29. Beata Anna Caterina Emmerich, 1 ottobre 1820, in “Schmoeger”, cit. (Il neretto è mio). 39

Nel 2006, Benedetto XVI aveva chiesto una modifica nel - la traduzione in volgare della formula di consacrazione del vino. Nella versione latina la formula recita: “Hic est enim calix sanguinis
mei (…) qui pro vobis et pro multis effunde- tur”, ma il “pro multis”, nelle traduzioni postconciliari, è stato generalmente tradotto con “per tutti” a dispetto dell’ori- ginale, derivato dai testi
evangelici. Ne è seguito un dibattito teologico a cui Roma ha inteso mettere fine con la richiesta di modificare le traduzioni passando da “per tutti” al corretto “per molti”.
Gli episcopati di Ungheria e di vari Paesi dell’America latina hanno obbedito. Quello italiano, riunito ad Assisi nel 2010 ha preferito votare. Con il seguente risultato: 187 votanti, 1 scheda
bianca, 171 voti a favore del mantenimento del “per tutti”, 4 per l’introduzione di “per la moltitudine”, 11 a favo- re del “per molti” chiesto da Roma.» 30

Diventa quindi più che mai necessario, prendere consapevo - lezza, di come la nostra epoca si trovi nel bel mezzo dell’apo- calittica lotta fra “l’enorme drago rosso” e la “Donna ve- stita di
sole”. Sarà comunque Lei la Vincitrice sull’infernale nemico, poiché proprio Ella è stata deputata da Dio a schiac- ciare, col suo calcagno – cioè per mezzo di noi, “piccolo gregge” e “piccolo
resto” – la testa dell’astuto serpente:
«Quando vidi la Chiesa di San Pietro in rovina, e il modo in cui tanti membri del clero erano essi stessi impegnati in quest’opera di distruzione – nessuno di loro desiderava farlo apertamente
davanti agli altri – ero talmente dispiaciuta che chiamai Gesù con tutta la mia forza, implorando la Sua misericordia. Allora vidi davanti a me lo Sposo Celeste ed Egli mi parlò per lungo
tempo...» 31
30. Il neretto è mio.
31. Beata Anna Caterina Emmerich, 4 ottobre 1820, in “Schmoeger”, cit.

INGINOCCHIARSI: E’ DUNQUE GIUSTO CONSIDERARLA COME UNA MERA DEVOZIONE PERSONALE?

«Se qualcuno dirà che nel santo sacramento dell’eucarestia il Cristo, unigenito Figlio di Dio, non deve essere adorato con culto di latria, anche esterno, e che coloro che l’adorano sono degli
idolatri: sia anatema.» 32

Inginocchiarsi di fronte a Gesù Cristo è dunque un ge- sto fondantedi tutto il Cristianesimo Cattolico. E come tale, quindi, va assolutamente riproposto all’intera Chiesa Cattoli- ca, ed
urgentemente ripristinato. Ma per quale motivo?

Da quando ho cominciato, personalmente, a comprendere (per grazia di Dio) l’importanza di questo gesto – l’inginoc- chiarsi, appunto – ho potuto anche capire che esso rappresen- ta uno dei
simboli, fra i più liturgicamente eloquenti, sui qua- li si sta compiendo la grande battaglia in corso, fra la Donna vestita di sole e l’enorme drago rosso.

Poiché se è vero, come è vero, e come dice il Papa, che è «nel rapporto con la Liturgia che si decide il destino della Fede e della Chiesa», allora ciò significa che sono proprio i gesti umani,
anche se esteriori, a rappresentare quel segno concreto e visibile – quando compiuti consapevolmente e con coerente obbedienza – a testimoniare visibilmente, di fronte agli uomini ed agli
Angeli, la nostra incrollabile fede nel Signore Gesù: vero uomo e VERO DIO.

Si pensi solo al fatto che san Paolo fa consistere la vittoria di Cristo – uomo obbediente fino alla morte, e alla morte di croce – in quella straordinaria visione in cui l’Apostolo è te- stimone di
come «ogni ginocchio si pieghi: nei cieli, sulla terra e sotto terra», proprio a rendere in questo modo omag- gio al «Signore dei signori e Dominatore dei dominanti».

Ne consegue, dunque, che “chi non piega il suo ginocchio”, innanzitutto interiormente e, quando possa farlo, anche este-
32. Concilio di Trento, Decreto sul Sacramento dell’Eucaristia, can. 6.
Ogni ginocchio si pieghi!

riormente, stìa oggi reiterando quel tristissimo peccato origi - nario compiuto da Lucifero – cioè da Satana e dai suoi Angeli ribelli – i quali dissero: «Non serviam», ossìa «Non servirò»,
ribellandosi a Dio e al suo Figlio fatto Uomo:

«Vidi la Chiesa di San Pietro: era stata distrutta ad eccezione del Santuario e dell’Altare principale. San Michele venne giù nella chiesa, vestito della sua armatura, e fece una pausa,
minacciando con la spada un certo numero di indegni pastori che volevano entrare. Quella parte della Chiesa che era stata distrutta venne prontamente recintata… così che l’ufficio divino
potesse essere celebrato come si deve. Allora, da ogni parte del mondo vennero sacerdoti e laici che ricostruirono i muri di pietra, poiché i distruttori non erano stati capaci di spostare le
pesanti pietre di fondazione». 33

E’dunque una falsa chiesa, quella che pretende che il cre- dente non si debba inginocchiare davanti al Figlio di Dio, realmente presente con il Suo Corpo, il Suo Sangue, la Sua Anima e la Sua
Divinità.

«Ma poiché non basta dire la verità, se non si scoprono e non si confutano gli errori, il santo sinodo ha creduto bene aggiungere i seguenti canoni, di modo che tutti, conosciuta ormai la
dottrina cattolica, sappiano anche da quali eresie devono guardarsi e stare lontani.» 34

Tale liturgia – che vieta di inginocchiarsi – è dunque da ritenersi anticristica e, quindi, non facente parte dell’eccelso patrimonio liturgico della Santa Chiesa Cattolica.

E’ ancora questa falsa chiesa, ad aver relegato Gesù in un angolo: è questa “nuova” chiesa, infatti, a volere che Gesù Cristo occupi una posizione defilata, inavvertita, secondaria!

33. Beata Anna Caterina Emmerich, 10 settembre 1820, in “Schmoeger”, cit. 34. Concilio di Trento, Decreto sul Sacramento dell’Eucaristia, cap. 8. Inginocchiarsi: è dunque giusto...

E’sempre questa anti-chiesaa pretendere che siate voi stes- si – autonomamente – a “gestire il Cristo”, prendendoLo con le vostre mani, e non più ricevendoLo quale “Dono”, dalle mani di Santa
Madre Chiesa!

«QUANDO DUNQUE VEDRETE L’ABOMINIO DELLA DESOLAZIONE, STARE NEL LUOGO SANTO
– CHI LEGGE COMPRENDA – …»

«In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie, che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre.» 35

Ora siamo in grado di dare un nome a quello strumento che satana è riuscito ad introdurre all’interno del tempio di Dio: la massoneria ecclesiastica, penetrata fino ai vertici della Chiesa. E
siamo riusciti a individuare in cosa consista quel fumo usato dal nemico: un’anti-liturgia. Allora non ci resta che di capire cosa questa “nuova” liturgia voglia conseguire e dove voglia arrivare.

Come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica:


«Il mistero cristiano è l’oggetto della fede: esso è celebrato e comunicato nelle azioni liturgiche.» 36

Allo stesso modo il nemico, da sempre “scimmia di Dio”, si è prefissato anche lui di “celebrare e comunicare” un mistero, ma tutt’altro mistero! – cioè quel suo tremendo “mysterium
iniquitatis” – purtroppo oggi favorito dall’introduzione della “nuova prassi liturgica”, di cui abbiamo detto finora.

Infatti, con la innovativa consuetudine della “comunione sulla mano”, è ormai da tutti costatata ed accertata la perdita di Frammenti, più o meno piccoli, dell’Ostia consacrata.

Inutile ricordare che quel noto piattino, destinato a racco - gliere tali Frammenti, è diventato quasi un oggetto di anti- quariato: introvabile!
35. Beata Anna Caterina Emmerich, 1820, in “Schmoeger”, cit.
36. Costituzione Apostolica “Fidei Depositum”, Giovanni Paolo II, 11 ottobre 1992, n.3.

Ogni ginocchio si pieghi!

La Chiesa tuttavia, da sempre insegna che anche in questi pur minimi Frammenti è comunque presente – integralmente e realmente – Gesù Cristo con tutto il Suo Corpo, tutto il Suo Sangue, tuta
la Sua Anima e tutta la Sua Divinità.

Ebbene, da quando è diventata operativa questa “nuova riforma liturgica post-conciliare”, ne sono stati volutamente e coscientemente persi milioni e milioni di questi Frammenti: briciole e
pezzetti di Ostia consacrata, ma persino Ostie in- tere, cadute e poi calpestate dalla gente che si accalca, e ciò succede specialmente in quei mega-raduni in cui avvengono le messe concelebrate.

E’ dunque questa pseudo-riforma, ad avere “liturgicamen - te” appoggiato una ben diversa celebrazione e comunicazio- ne: quella cioè, del “mistero d’iniquità”. Questo, poi, si è andato sempre
più diffondendo (pressoché nei medesimi anni del post-concilio) al seguito della cosiddetta “rivoluzione sessuale del Sessantotto”: rivoluzione che si è presentata al mondo solo in apparenza non-
violenta, mentre in realtà essa era caratterizzata – a dispetto di tutti i cosiddetti “figli dei fio- ri” e dei “movimenti pacifisti” – da un montante disprezzo per la vita nascente.

E’ a questo punto adesso, che risulta ben appropriato il pa - ragone fra la “Vita nascente” e questi piccoli “Frammenti e Briciole”, i quali rappresentano, e anzi lo sono realmente, tut- ti quei
milioni di embrioni e di feti, essi (anche se minuscoli) esattamente identici – ma non solo biologicamente, quanto soprattutto in dignità – all’ “Ostia intera/adulta”!

In conclusione, quell’ignobile (e demoniaco) disprezzo – dagli anni sessanta capillarmente penetrato, e giunto sino ai nostri giorni – venne sempre più inculcato e istillato (merito soprattutto di
una martellante propaganda: in primis culturale e, successivamente, anche politica) attraverso la diffusione di molteplici anticoncezionali, pillole del giorno prima e del giorno dopo; aborti
“terapeutici” e selettivi; eugenetica e ma- nipolazioni genetiche; embrioni congelati, poi decimati, ed infine eliminati attraverso gli scarichi.

E’ di fronte ai nostri occhi (per chi voglia vederlo) il tre- mendo spettacolo e la desolante realtà di un vero e proprio
Quando dunque vedrete l’abominio...

“genocidio di massa” , che solo una mente infernale poteva concepire ed attuare. Si deve quindi ad una vera e propria intelligenza luciferina, un così oramai diffuso e disumano modo di pensare:
scambiare cioè, i più orrendi delitti, spac- ciandoli per assodati diritti!

E’ così che ritroviamo anche oggi quei medesimi lager, gulag e laogai, pestilenziale frutto di ogni totalitarismo – il quale primariamente ha in odio tutto ciò che è umano e la sua più intima e
profonda coscienza interiore – ripresen- tati al nostro sguardo (adesso però, rivestiti di “scientifici- tà”!) trasformati ora nella differente variante di: “contenitori d’acciaio”. Sono proprio queste
le tecnologiche prigioni, in cui quei piccoli esseri umani, indifesi e miti, vengono tenuti rinchiusi: nell’azoto liquido, a 70 gradi sotto zero, per poi essere prelevati, ed uno su cento avere salva la
vita; mentre gli altri novantanove sono eliminati attraverso gli scarichi, oppure utilizzati come ingredienti dei cosmetici, o ancora vivi-sezionati nei laboratori, per l’aberrante progetto delle “cave
d’organi”.

«… Prima dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser ri - velato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è
oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.» (san Paolo)

Ci domandiamo ora – dopo aver mostrato l’antiliturgia del - la comunione sulla mano – che significato abbia invece la comunione in piedi.

Ovviamente, per quanto concerne la comunione ricevuta in piedi, essa va inserita in un quadro un po’più articolato, che riguarda la stessa struttura architettonica dell’edificio chiesa.

Contestualmente alla sparizione di luoghi fisici dove po - tersi inginocchiare (balaustre, confessionali, inginocchiatoi, ecc.), abbiamo assistito alla estromissione del “vero Padrone di casa”.
Proprio Lui, il Signore della storia umana, nonché l’unico Re dell’universo, Gesù Cristo Signor nostro, Egli cacciato fuori dai suoi stessi servi e beneficiati: il Salvatore e Redentore, relegato in
uno “sgabuzzino laterale”!

«Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un
secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale
vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta
poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta
superbia, quanta autosuffi- cienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzar

Ogni ginocchio si pieghi!

ci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore,
quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison
– Signore, salvaci (cfr. Mt 8, 25).» 37

Assistiamo oggi, nella celebrazione della Santa Messa, al fatto che l’Altare, da sempre inteso come “luogo del sacrificio”, si sia invece trasformato in una “semplice tavola apparecchiata”,
allestita per la cena fraterna. Verso l’Altare ascende dunque il Ministro di Dio. Verso la tavola, oggi ri- discende quale Presidente dell’Assemblea.

Sovente, questo novello “sacerdote-presidente”, porge edu - catamente il “buongiorno”, oppure augura simpaticamente una “buona giornata” (sic!), e fin qui il tutto potrebbe anche apparire
innocente e disarmante. Ma non è così!

La Santa Messa è una cosa tremendamente seria – come la Vitad’altronde – anche se quotidiana, seppur “ordinaria”, a modo suo.

E’ avvenuta, quindi, una sorta di “svolta antropocentri- ca”. Oggi infatti, sacerdote e fedeli, ritornati entrambi mise- ramente uomini si guardano – nei loro rispettivi ruoli – l’un l’altro negli
occhi, poiché è assente dalla scena principale il vero Protagonista: Dio, essendo Egli stato relegato in posi- zione defilata. E ciò che viene celebrato (tale sarebbe, se non altro nelle intenzioni di
questa “nuova liturgia”) è dunque soltanto un penoso “rito di autosufficienza” dell’uomo.

Però, la Potenza di Dio non ha permesso che avvenisse questo, non lo permette, e non lo permetterà: Dio le promesse le mantiene sempre!

Infatti, è lo stesso Gesù Cristo Signore, in forza della sua Divina Presenza, oltreché per la fedeltà alla sua promessa che «le porte degli inferi non avrebbero prevalso sulla sua
37. “Via Crucis” al Colosseo, Venerdi Santo 2005. Meditazioni e Preghiere del
Prima dovrà avvenire l’apostasia...

Chiesa» , che indefettibilmente non fa mai mancare la sua Potenza e la sua Grazia – a dispetto di tutte le umane e diaboliche macchinazioni – in qualunque Santa Messa ed in qualsiasi luogo
della terra venga lecitamente celebrata.

Purtroppo, ciò non diminuisce la responsabilità di coloro che si assoggettano a questa vecchia tentazione: l’esaltazione della propria autosufficienza, accompagnata dalla relativa celebrazione
della propria autodeterminazione.

In parole povere – come disse magistralmente Giovanni Paolo II, a proposito dell’uomo moderno– vi è il tentativo, ancora una volta reiterato, di quella nota quanto funesta pre- tesa di: “voler
diventare dio, facendo a meno di Dio”!

Non altro che questo, dunque, è ciò che assurdamente ri - torna ai nostri giorni – riproposto sotto altra veste, persino sacerdotale – ma rimane pur sempre quella solita e vecchia tentazione: la
stessa del “peccato originale”!

«Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il
volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della
tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella
caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e
santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi.» 38
38. “Via Crucis” al Colosseo, Venerdi Santo 2005. Meditazioni e Preghiere del

ANCHE MARIAVALTORTA PARLA NEI SUOI SCRITTI DELL’ATTUALE SITUAZIONE DI CRISI DELLA CHIESA

Il brano che segue è tratto dal volume “I Quaderni del 1943”, di Maria Valtorta, e porta la data del 4 giugno.

E’Gesù che parla: Egli, pur riferendosi alla guerra in atto, e cioè al secondo conflitto mondiale, prende da questa vicenda l’occasione per mostrare alla sua Maria una ben altra “guer- ra” – quella
che ha avuto il suo inizio dopo la creazione del mondo e proseguirà fino all’ultimo giorno, poiché è in palio il destino eterno delle anime – una guerra senza esclusione di colpi, che vede il
Nemico ed i suoi angeli combattere contro la Donna e la sua discendenza, ed ha il suo culmine proprio ai nostri giorni. 39

«… Tu sai, e ci pensi con dolore, che molte particole vengo - no sparse fra sozzure e rovine, nella devastazione delle chie- se. E’come fossi Io travolto perché Io sono nel Sacramento. Ebbene
metti, idealmente, il tuo amore come un tappeto pre- zioso, come una tovaglia di purissimo lino per raccogliere Me-Eucarestia, colpito, ferito, profanato, cacciato dai miei Tabernacoli, non dai
piccoli uomini che colpiscono le mie chiese – essi non sono che gli strumenti – ma da Satana che li muove. Da Satana che sa che i tempi stringono e che questa è UNA delle lotte decisive che
anticipano la mia venuta. Sì. Dietro il paravento delle razze, delle egemonie, dei di- ritti, dietro il movente delle necessità politiche, si celano, in realtà Cielo e Inferno che combattono fra loro. E
basterebbe che metà dei credenti nel Dio vero – ma che dico? Meno di questo, meno di un quarto dei credenti – fosse realmente credente nel mio Nome, perché le armi di Satana venissero
domate. Ma dove è la Fede?
Ama Me Eucaristico. L’Eucarestia è il Cuore di Dio, è il mio Cuore. Vi ho dato il mio Cuore nell’ultima Cena; ve lo do, purchè lo vogliate, sempre. E non concepirete in voi il Cristo e non lo
darete alla luce se non saprete far rivivere in voi il suo Cuore. Quando nel grembo di una donna si forma una creatura, cosa si forma per prima cosa? Il cuore. Così è per la vita dello spirito. Non
darete il Cristo se non formate in voi il suo Cuore amando l’Eucarestia che è Vita e Vita vera. Amando come mia Madre amò Me, appena concepito. Oh! Che carezze, attraverso la sua carne
vergine, a Me, in- forme e minuscolo, che palpitavo in Lei, col mio cuoricino embrionale! Oh! Che palpiti, attraverso le oscure latebre dell’organismo, comunicavo Io al suo cuore, dal profondo
di quel Tabernacolo vivo dove mi formavo per nascere e morire per voi, crocifiggendo il cuore di mia Mamma alla mia stessa Croce, per voi!
Ma Io gli stessi palpiti ve li comunico al cuore quando mi ricevete. La vostra pesantezza carnale e intellettuale non vi permette di percepirli, ma Io ve li do. Tu apriti tutta per rice- vermi.
Tu, molte volte al giorno – non posso dirti: ad ogni momento, ma se fossi un cherubino e non una creatura, che della mate- ria ha le stanchezze, ti direi: ogni momento – ripeti questa preghiera:
39. MARIA VALTORTA, “I Quaderni del 1943”, C. E. V., Isola del Liri, 2006, pp. 43-45.

“Gesù che sei colpito nelle nostre chiese per mano di Satana, ti adoro in tutte le particole sparse e distrutte fra le rovine. Prendi me per tuo ciborio, per tuo trono, per tuo altare. Conosco di
non esserne degna, ma Tu ami stare fra coloro che ti amano, ed io ti amo per me e per chi non ti ama. Mi imporpori come sangue il dolore perché io divenga degno ornamento per ricevere
Te che vuoi essere simile a noi in quest’ora di guerra. Il mio amore sia lampada che arde davanti a Te, Santissimo, e il mio olocausto incenso. Così sia”

QUANTI PASTORI SI ATTENGONO OGGI ALLAVERITA’ DI CRISTO E DELLA CHIESA? … ECCONE UNO!

E’mons. Marc Aillet, Vescovo di Bayonne, in Francia, egli scrive:


La liturgia ferita

“La liturgia è stata sempre più pervasa dalla cultura seco - larizzata del mondo circostante, perdendo così la sua propria natura e identità”. All’origine del Movimento Liturgico ci fu la volontà del
Papa San Pio X, soprattutto con il Motu Proprio “Tra le sollecitudini” (1903), che aveva lo scopo di restaurare la liturgia rendendo più accessibili le sue ricchez- ze, tornando ad essere la fonte di
una vita autenticamente cristiana, mettendo in guardia dal pericolo di una crescente secolarizzazione ed esortando i fedeli a consacrare il mondo a Dio.
Da qui nasce la definizione del Concilio Vaticano II sulla li- turgia quale “fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”. Contro ogni aspettativa, come hanno spesso dichia- rato il
Beato Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, la realizzazione della riforma liturgica ha talvolta condotto a una sorta di sistematica desacralizzazione, permettendo che la liturgia venisse
sempre più pervasa dalla cultura secolariz- zata del mondo circostante, perdendo così la sua propria na- tura e identità: “Questo Mistero di Cristo la Chiesa annunzia e celebra nella sua Liturgia,
affinché i fedeli ne vivano e ne rendano testimonianza nel mondo” (Catechismo della Chie- sa Cattolica, n. 1068).
Senza negare i veri frutti della riforma liturgica, si può dire comunque che la liturgia è stata feritada quelle che Gio- vanni Paolo IIdefinì “pratiche non accettabili” (Ecclesia de Eucharistia,
n. 10) e Benedetto XVI ha denunciato come “deformazioni al limite del sopportabile” (Lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione del Motu Proprio

“Summorum Pontificum”) . Ne risultarono feriti anche l’iden- tità della Chiesa e il Sacerdote.
Negli anni post-conciliari, abbiamo assistito a una sorta di opposizione dialettica tra i difensori del culto liturgico e i promotori dell’apertura verso il mondo. E poiché questi ul- timi finivano per
ridurre la vita cristiana a soli sforzi sociali, basandosi su un’interpretazione secolare della fede, i primi, per reazione, si rifugiavano nella pura liturgia fino al punto del “rubricismo”, col rischio di
spingere i fedeli a proteggersi eccessivamente dal mondo.
Nell’Esortazione Apostolica“Sacramentum Caritatis”, Papa Benedetto XVI mette fine alla controversia e unifica tale contrapposizione. L’azione liturgica deve riconciliare fede e vita.Proprio
come la celebrazione del Mistero pasquale di Cristo realmente si attualizza in mezzo al suo popolo, la liturgia dà forma eucaristica all’intera vita cristiana ren- dendola “un’offerta spirituale a
Dio gradita”. Pertanto, sia l’impegno dei cristiani nel mondo che il mondo stesso, sono chiamati a consacrarsi a Dio mediante la liturgia. L’impegno dei cristiani nella missione della Chiesa e
nella società trova infatti sorgente e impulso nella liturgia, fino a venire attira- ti nel dinamismo dell’offerta dell’amore di Cristo che ivi si rende presente. Il primato che Benedetto XVI intende
dare alla liturgia nella Chiesa – “Il culto liturgico è l’espressione suprema dell’esistenza sacerdotale ed episcopale”, egli disse ai Vescovi di Francia riuniti a Lourdes in Assemblea Plenaria
straordinaria il 14 settembre 2008 – è tale da ricollocare l’adorazione al centro della vita del sacerdote e dei fedeli. Invece e al posto del “cristianesimo secolare”che ha spes- so
accompagnato la realizzazione della riforma liturgica, Papa Benedetto XVI intende promuovere un “cristianesimo teologico”, l’unico capace di servire quella che egli ha de- finito essere la
priorità in questa fase storica, cioè “rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio” (Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica, 10 mar- zo 2009). Dove infatti meglio
che nella liturgia, il sacerdote approfondisce la propria identità, eccellentemente definita dall’autore della Lettera agli Ebrei: «Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene
costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati» (Eb 5,1) ?
L’apertura verso il mondo richiesta dal Vaticano II è stata spesso interpretata, negli anni successivi al Concilio, come una sorta di “conversione alla secolarizzazione”. Tale
atteggiamento non mancava di generosità, ma portava ad oscu- rare l’importanza della liturgia e a minimizzare l’osservanza dei riti, considerati troppo distanti dalla vita del mondo che doveva
essere amato e col quale occorreva entrare in piena sintonia, fino ad esserne affascinati. Ne è risultata una grave crisi d’identità del sacerdote, il quale non riusciva più a per- cepire l’importanza
della salvezza delle anime e l’obbligo di annunciare al mondo la novità del Vangelo di Salvezza. Indubbiamente, la liturgia è il luogo privilegiato per appro- fondire l’identità del sacerdote, che è
chiamato a “combattere la secolarizzazione” poiché, come il Signore Gesù dice nella sua preghiera sacerdotale: «Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi
non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità» (Gv 17,15-17). Ciò sarà certamente possibile con un’osservanza più rigorosa delle norme
liturgiche che preservano il sacerdote dal desi- derio, anche inconscio, di attirare l’attenzione dei fedeli sulla sua persona: il rituale liturgico che il celebrante è chiamato a ricevere filialmente
dalla Chiesa, permette infatti ai fedeli di accostarsi più facilmente alla presenza di Cristo Signore, di cui la celebrazione liturgica è segno efficace e che sem- pre deve essere al primo posto. La
liturgia è ferita quando i fedeli sono lasciati all’arbitrarietà del celebrante, alle sue stranezze, alle sue idee personali od opinioni, alle sue stesse ferite.Ne deriva l’importanza di non
banalizzare i riti poiché, strappandoci dal mondo secolare e dunque dalla ten- tazione d’immanentismo, essi hanno il dono di farci immer- gere subito nel Mistero e di farci aprire al Trascendente.
Al riguardo, non si sottolinea mai abbastanza l’importanza del silenzio che precede la celebrazione liturgica, come in un santuario interiore, nel quale siamo liberati dalle preoccupa- zioni – anche
legittime – del mondo secolare, ed entrare nello spazio e nel tempo sacro dove Dio rivela il suo Mistero; non si sottolinea mai abbastanza l’importanza del silenzio nella liturgia per divenire più
disponibili all’azione di Dio; e anco- ra non si sottolinea mai abbastanza la necessità di un tempo congruo per il ringraziamento, integrato o meno con la cele- brazione, per cogliere intimamente
la portata della missione che ci attende, una volta tornati nel mondo. L’obbedienza del sacerdote alle rubriche è anche in sé un segno eloquente e silenzioso del suo amore per la Chiesa, della
quale egli non è che ministro, anzi servitore.
Da qui deriva pure l’importanza della formazione nella litur- gia dei futuri sacerdoti, e specialmente nella partecipazione interiore, senza la quale la partecipazione esteriore invocata dalla
riforma, sarebbe senz’anima e favorirebbe una com- prensione parziale della liturgia, che si esprimerebbe in ter- mini di eccessiva teatralità dei ruoli, in un cerebralismo ridut- tivo dei riti e in
un’autocelebrazione abusiva dell’assemblea. Se la partecipazione attiva – principio operativo della riforma liturgica – non è l’esercizio del “senso soprannaturale della fede”, la liturgia non è più
l’opera di Cristo, ma degli uomi- ni. Insistendo sull’importanza della formazione liturgica dei sacerdoti, il Concilio Vaticano II ha fatto della liturgia una delle principali materie degli studi
ecclesiastici, evitando di ridurla a una formazione puramente intellettuale. In effetti, prima di essere oggetto di studio, la liturgia è viva, o meglio, “trascende la vita di ciascuno per fonderla con
la vita di Cristo”.
E’ l’immersione massima di ogni vita cristiana: immersione nel senso della fede e nel senso della Chiesa, nella lode e nell’adorazione, e nella missione.
Siamo chiamati perciò a un vero “sursum corda”. L’invi- to del prefazio, “in alto i nostri cuori”, introduce i fedeli al cuore dei cuori della liturgia: la Pasqua di Cristo, il suo passaggio cioè da
questo mondo al Padre. L’incontro di Gesù risorto con Maria Maddalena la mattina della risurrezione, è molto significativo in questo senso: dicendo «Noli me tange- re», Gesù invita Maria
Maddalena a “guardare alle cose di lassù”, facendole intuire nel suo cuore che egli non è ancora asceso al Padre, e chiedendole di andare a dire ai suoi disce- poli che egli deve tornare al suo e
nostro Dio, Padre suo e no- stro. La liturgia è esattamente il luogo di questa elevazione, del tendere verso Dio che dà alla vita un nuovo orizzonte, il suo decisivo orientamento. Purché noi non la
trattiamo come materiale a disposizione delle nostre manipolazioni fin trop- po umane, ma osservando, con filiale obbedienza, le prescri- zioni della Santa Chiesa.
Come dichiarò Papa Benedetto XVI alla conclusione della sua Omelia nella Solennità dei ss. Pietro e Paolo nel 2008: “Quando il mondo nel suo insieme sarà diventato liturgia di Dio, quando
nella sua realtà sarà diventato adorazione, allora avrà raggiunto la sua meta, allora sarà sano e salvo”. 40
40. Mons. MARC AILLET, Vescovo di Bayonne, Francia: Conferenza tenuta pres - so la Pontificia Università Lateranense, Roma, 11 marzo 2010: www.catholiccultu- re.org, trad. it. a cura di d. Giorgio Rizzieri. (Segnalazione a cura di Don Marcello
Stanzione). [Il neretto è mio].

QUANDO E’ IL PAPAA PRONUCIARE CERTE PAROLE, ALLORA… «CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE, INTENDA»!
Dall’Udienza Generale di Benedetto XVI in Piazza san Pietro del 22 aprile 2009:

«… L’opera più importante di Ambrogio Autperto è sicu - ramente il suo commento in dieci libri all’Apocalisse:… Au- tperto entra in contatto con l’interpretazione che dell’Apo- calisse aveva
lasciato l’africano Ticonio, che era vissuto una generazione prima di sant’Agostino. Non era cattolico; apparteneva alla Chiesa scismatica donatista; era tuttavia un grande teologo. In questo suo
commento egli vede soprattut- to nell’Apocalisse riflettersi il mistero della Chiesa. Ticonio era giunto alla convinzione che la Chiesa fosse un corpo bipartito: una parte, egli dice, appartiene
a Cristo, ma c’è un’altra parte della Chiesa che appartiene al diavolo… Nella sua lettura dell’Apocalisse, simile a quella di Ticonio, Autperto non s’interessa tanto della seconda venuta di
Cri- sto alla fine dei tempi, quanto piuttosto delle conseguenze che derivano per la Chiesa del presente dalla sua prima ve- nuta, l’incarnazione nel seno della Vergine Maria. E ci dice una parola
molto importante: in realtà Cristo “deve in noi, che siamo il suo Corpo, quotidianamente nascere, morire e risuscitare”. Nel contesto della dimensione mistica che in- veste ogni cristiano, egli
guarda a Maria come a modello della Chiesa, modello per tutti noi, perché anche in noi e tra noi deve nascere Cristo. Sulla scorta dei Padri che vedeva- no nella “donna vestita di sole” di Ap 12,1
l’immagine del- la Chiesa, Autperto argomenta: “La beata e pia Vergine … quotidianamente partorisce nuovi popoli, dai quali si forma il Corpo generale del Mediatore. Non è quindi
sorprendente se colei, nel cui beato seno la Chiesa stessa meritò di essere unita al suo Capo, rappresenta il tipo della Chiesa”. In questo senso Autperto vede un ruolo decisivo della Vergine Ma-
ria nell’opera della Redenzione… Possiamo vedere oggi in Ambrogio Autperto una personalità vissuta in un tempo di forte strumentalizzazione politica della Chiesa, in cui nazio- nalismo e
tribalismo avevano sfigurato il volto della Chiesa. Ma lui, in mezzo a tutte queste difficoltà che conosciamo an- che noi, seppe scoprire il vero volto della Chiesa in Ma- ria, nei Santi. E seppe
così capire che cosa vuol dire essere cattolico, essere cristiano, vivere della Parola di Dio, entrare in questo abisso e così vivere il mistero della Madre di Dio: dare di nuovo vita alla Parola di Dio,
offrire alla Parola di Dio la propria carne nel tempo presente. E con tutta la sua co- noscenza teologica, la profondità della sua scienza, Autperto seppe capire che con la semplice ricerca
teologica Dio non può essere conosciuto realmente com’è. Solo l’amore lo raggiunge. Ascoltiamo questo messaggio e preghiamo il Si- gnore perché ci aiuti a vivere il mistero della Chiesa
oggi, in questo nostro tempo.» 41
41. BENEDETTO XVI, Udienza Generale in Piazza san Pietro del 22 aprile 2009 (su Ambrogio Autperto). [Il neretto è mio].

ECCO ADESSO
ILVERO INSEGNAMENTO DEL PAPA SUL GESTO FONDANTE DEL CRISTIANESIMO

Il brano che segue è tratto dal libro di Joseph Ratzinger “Lo Spirito della Liturgia”, ora presente nell’“Opera Omnia
– Vol. XI: Teologia della Liturgia”, edito dalla Libreria Edi- trice Vaticana, 2010, (pp. 175-183). Tale competente quanto autorevole esposizione non dovrebbe lasciare più alcun dub- bio su
quale sia il vero pensiero del Papa e della Chiesa sulla questione attorno a cui ruota tutto il presente scritto. Ho evi- denziato in neretto quei passaggi che a me sembrano essere cruciali riguardo
alla suddetta questione, sottolineando in tutta la loro drammaticità ed urgenza quanto sia attualmente diventato improrogabile e necessario ripristinare – attraverso l’inginocchiarsi – la
testimonianza di fede e di adorazione della Chiesaverso il suo Signore e Salvatore Gesù Cristo, realmente presente nel Sacramento dell’Eucarestia.

Cap. IV. – LA RIFORMA LITURGICA


3. POSIZIONI
a) L’inginocchiarsi / la prostratio

Vi sono circoli di non poca influenza che cercano di dissuaderci dallo stare in ginocchio. Dicono che questo non sarebbe conforme alla nostra cultura (ma a quale, allora?); non sarebbe
conveniente per l’uomo emancipato, che com- pare davanti a Dio in posizione eretta; o comunque non si addirebbe all’uomo redento, che grazie a Cristo è diventato una persona libera e pertanto
non ha più bisogno di inginoc- chiarsi. Di fronte agli dèi parziali e litigiosi descritti dal mito, questo atteggiamento era senz’altro giustificato: era ovvio che questi dèi non erano Dio, anche se si
dipendeva dal loro lunatico potere e per quanto possibile si doveva comunque assicurarsi il loro favore. Si diceva, quindi, che l’inginoc- chiarsi sarebbe cosa indegna dell’uomo libero, non
conforme alla cultura della Grecia, ma piuttosto ai barbari. Plutarco e Teofrasto qualificano l’inginocchiarsi come espressione di superstizione; Aristotele lo definisce come forma barbarica di
atteggiamento (Retorica 1361 a 36). Agostino in un certo senso gli dà ragione: i falsi dèi sarebbero soltanto le masche- re di dèmoni che avrebbero soggiogato l’uomo all’adorazio- ne del denaro
e all’egoismo, rendendolo in questo modo “ser- vile” e superstizioso. L’umiltà di Cristo e il suo amore, che è giunto fino alla Croce, ci hanno liberato – dice Agostino
– da tali potenze, ed è davanti a questa umiltà che noi c’ingi- nocchiamo. In effetti, l’inginocchiarsi dei cristiani non è una forma d’inculturazione in costumi già esistenti, ma, tutt’al contrario, è
espressione della cultura cristiana che trasforma la cultura esistente in base ad una nuova, più profonda cono- scenza ed esperienza di Dio.
L’inginocchiarsi non deriva da una qualsiasi cultura: deriva dalla Bibbia e dalla sua conoscenza di Dio. L’importanza cen- trale dell’inginocchiarsi nella Bibbia si può dedurre concreta- mente dal
fatto che la parola proskynein, soltanto nel Nuovo Testamento, ricorre 59 volte, di cui 24 volte nell’Apocalisse, il libro della liturgia celeste, che viene proposta alla Chiesa come modello e
criterio per la sua liturgia. Osservando più attentamente, possiamo distinguere tre posizioni strettamen- te affini tra loro. La prima è la prostratio: lo stendersi per terra davanti alla potenza
sconvolgente di Dio; c’è poi, spe- cialmente nel Nuovo Testamento, il cadere ai piedi e, infine, l’inginocchiarsi. Nei singoli casi, però, le tre posizioni non sono neppure linguisticamente sempre
chiaramente distinte tra loro; possono collegarsi, possono passare l’una nell’altra. Per motivi di brevità vorrei menzionare, a proposito della prostratio, soltanto due testi, rispettivamente
dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento abbiamo la teofania a Giosuè prima della conquista di Gerico, che dallo scrittore biblico è concepita del tutto consapevolmente in
pa- rallelo alla rivelazione di Dio a Mosè presso il roveto ardente. Giosuè vede “il capo dell’esercito del Signore” e, dopo aver- ne riconosciuto l’identità, si getta con la faccia a terra davanti a lui.
In quel momento sente le parole che un tempo erano state dette a Mosè: «Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo» (Gs 5,14 s.). Nella figura misteriosa del “capo
dell’esercito del Signore” è Dio stesso nascosto che parla a Giosuè, e davanti a lui questi si getta a terra. E’ bella l’interpretazione che di questo testo ci dà Origene: «C’è forse un altro capo delle
potenze del Signore oltre al nostro Signore Gesù Cristo?». Giosuè adora dunque Colui che deve venire: il Cristo venturo. Per quanto riguarda il Nuovo Testamento, a partire dai Padri divenne
particolar- mente importante per la pietà cristiana la preghiera di Gesù al Monte degli Ulivi. Secondo Matteo (26,39) e Marco (14,35), Gesù si butta a terra, anzi cade a terra (Mt); Luca, invece,
che in tutta la sua opera (Vangelo e Atti degli Apostoli) è in modo particolare il teologo della preghiera in ginocchio, ci racconta che Gesù, pregava in ginocchio (22,41). Questa preghiera, in
quanto preghiera introduttiva alla passione, ha valore esemplare sia per il gesto che per il suo contenuto. Il gesto: Gesù, in qualche modo, fa sua la caduta dell’uomo, si lascia cadere nella
situazione della creatura caduta, prega il Padre dal più profondo abisso della solitudine e del biso- gno dell’uomo. Depone la propria volontà nella volontà del Padre: «Non sia fatta la mia, ma la
tua volontà» (Lc 22,42). Egli ripone la volontà umana nella volontà divina. Assume in sé ogni rifiuto da parte della volontà umana e la soffre fino in fondo; proprio questo plasmare la volontà
umana per uni- formarla alla volontà divina è il nucleo della redenzione. La caduta dell’uomo, infatti, si fonda sulla contraddizione del- le volontà, sulla contrapposizione della volontà umana alla
volontà divina – l’atteggiamento che il tentatore presenta in modo ingannevole all’uomo come condizione della sua liber- tà: solo la propria, autonoma volontà, che non si sottomette ad
alcun’altra volontà, sarebbe libertà. Non la mia, ma la tua volontà – è questa la parola della verità, poiché la volontà di Dio non è una volontà contraria alla nostra, ma il fondamento di questa e la
condizione della sua possibilità. Soltanto stan- do salda nella volontà di Dio, la nostra volontà diventa vera volontà, realmente libera. La sofferenza e la lotta interiore sul Monte degli Ulivi è la
lotta per questa verità liberatrice, per questa unificazione di ciò che è diviso, per l’unione che è comunione con Dio. Comprendiamo così anche perché, in questo passo, si trovi l’invocazione
affettuosa del Figlio al Padre: Abbà (Mc 14,36). Paolo vede in tale grido la preghiera che lo Spirito Santo pone sulle nostre labbra (cf. Rm 8,15; Gal 4,6), ancorando così la nostra preghiera fatta
nello Spiri- to alla preghiera del Signore fatta sul Monte degli Ulivi. Nella liturgia della Chiesa la prostratio appare oggi in due occasioni: nel Venerdì Santo e nelle sacre ordinazioni. Il Venerdì
Santo, giorno della crocifissione del Signore, essa è l’espressione adeguata del nostro turbamento per il fatto di essere, con i nostri peccati, corresponsabili della morte in croce di Cristo. Ci
gettiamo a terra e prendiamo parte al suo turbamento, al suo sprofondare nell’abisso dell’angoscia. Ci gettiamo a terra e riconosciamo così dove siamo e chi siamo: esseri caduti che solo Lui può
sollevare. Ci gettiamo a terra come Gesù davanti al mistero della potenza presente di Dio, sapendo che la croce è il vero roveto ardente, il luogo della fiamma dell’amore di Dio, che brucia ma
non distrugge. Nel- le sacre ordinazioni, la prostratio esprime la consapevolezza della nostra assoluta incapacità di svolgere con le sole nostre forze il compito sacerdotale di Gesù Cristo, di
parlare con il suo Io. Mentre i candidati all’ordinazione sono prostrati a terra, l’intera comunità radunata canta le litanie dei san- ti. Rimane indimenticabile, per me, questo essere prostrato in
occasione della mia ordinazione sacerdotale e di quella episcopale. Quando venni consacrato vescovo, la percezio- ne bruciante della mia insufficienza, della mia inadeguatezza davanti alla
grandezza del compito fu forse ancora più forte che in occasione della mia ordinazione sacerdotale. Fu allora meravigliosamente consolante che dalla Chiesa orante fos- sero invocati tutti i santi,
che la preghiera della Chiesa quasi mi avvolgesse ed abbracciasse. Nella mia incapacità, che do- veva esprimersi fisicamente in questo essere prostrato, tale preghiera, tale presenza di tutti i santi,
dei vivi e dei morti, costituiva una forza meravigliosa, e soltanto essa poteva, per così dire, sollevarmi, e solo il suo essere con me poteva ren- dere percorribile la strada che mi stava davanti. In
secondo luogo, è da menzionare il gesto del “gettarsi ai piedi”, che nei Vangeli è indicato quattro volte (Mc 1,40; 10,17; Mt 17,14; 27,29) con la parola gonypetein. Prendiamo come esempio Mc
1,40; un lebbroso viene da Gesù e gli chiede aiuto; si getta ai suoi piedi e dice: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Qui è difficile valutare la portata del gesto. Sicuramente non si trat- ta di un vero atto
di adorazione, ma di una supplica, espressa anche fisicamente con ardore, in cui però si manifesta la fi- ducia in un potere che va al di là della dimensione puramente umana. Diverso invece è il
caso della parola classica che in- dica l’ “adorare in ginocchio”: proskynein. Scelgo di nuovo due esempi per chiarire la questione che si pone al traduttore. Innanzitutto la storia di Gesù, che dopo
la moltiplicazione dei pani s’intrattiene sulla montagna con il Padre, mentre i discepoli lottano invano sul mare contro il vento e le onde. Gesù va incontro a loro sulle acque; Pietro si affretta
verso di Lui e dal Signore viene salvato dall’affondare. Poi Gesù sale sulla barca ed il vento si placa. Il testo prosegue raccon- tando che i discepoli «si prostrarono davanti a lui» e dissero:
«Davvero tu sei Figlio di Dio!» (Mt 14,33). Precedenti tradu- zioni dicevano che i discepoli nella barca «adorarono Gesù» e dissero… Ambedue le traduzioni sono corrette, ambedue mettono in
rilievo un aspetto di quanto accaduto: quelle re- centi ne sottolineano l’espressione fisica, quelle più antiche l’avvenimento interiore. Dalla struttura del racconto, infatti, deriva con assoluta
chiarezza che il gesto del riconoscimento di Gesù come Figlio di Dio è adorazione. Incontriamo una problematica analoga, nel Vangelo di Giovanni, in occasio- ne del racconto della guarigione
del cieco nato. Questa sto- ria, costruita davvero in modo teo-drammatico, si conclude con un dialogo tra Gesù e il guarito – dialogo che può essere considerato il prototipo del dialogo di
conversione, come del resto l’intera narrazione è da intendere anche come un’inter- pretazione profonda del significato esistenziale e teologico del Battesimo. In quel dialogo Gesù aveva chiesto
al cieco nato se credeva nel Figlio dell’uomo. Questi allora doman- dò: «E chi è, Signore?». Alla risposta di Gesù: «E’colui che parla con te», segue la confessione: «”Credo Signore!” E si
prostrò dinanzi a lui» (Gv 9,35-38). In precedenti traduzioni si leggeva: «Ed egli lo adorò». In effetti, l’intera scena mira all’atto di fede e di adorazione nei confronti di Gesù che ne consegue: ora
gli si sono aperti non solo gli occhi del corpo, ma anche quelli del cuore. L’uomo è diventato davvero ve- dente. Per l’interpretazione del testo è importante notare che nel Vangelo di Giovanni la
parola proskynein ricorre undici volte, nove delle quali nel colloquio di Gesù con la Samarita- na al pozzo di Giacobbe (Gv 4,19-24). Questa conversazione è interamente dedicata al tema
dell’adorazione, ed è fuori di- scussione che qui, come in genere nel Vangelo di Giovanni, tale parola ha sempre il significato di “adorare”. Anche que- sto colloquio termina del resto – come
quello con il cieco nato guarito – con l’autorivelazione di Gesù: «Sono io, che parlo con te».
Mi sono soffermato così a lungo su questi testi perché vi si mette in luce qualcosa d’importante. Nei due passi qui esa- minati più dettagliatamente, il significato spirituale e quello corporale della
parola proskynein non sono affatto separabili l’uno dall’altro. Il gesto corporeo è come tale portatore di un significato spirituale, quello dell’adorazione appunto, senza la quale esso
resterebbe privo di senso e, a sua volta, l’atto spirituale per natura sua, a motivo dell’unità psi- co-fisico dell’uomo, deve necessariamente esprimersi nel gesto corporale. Ambedue gli
aspetti sono così fusi insie- me nell’unica parola, perché si richiamano intimamente l’un l’altro. Quando l’inginocchiarsi diventa pura esteriorità, un atto puramente corporale, diventa privo di
senso; ma anche quando si cerca di ridurre l’adorazione alla sola dimensione spirituale, senza incarnarla nel corpo, l’atto dell’adorazione svanisce, perché, appunto, il puramente spirituale non
corri- sponde alla natura dell’uomo. L’adorazione è uno di quegli atti fondamentali che riguardano l’uomo nella sua interezza. Per questo il piegare le ginocchia davanti alla presenza del Dio
vivente è irrinunciabile.
Con ciò siamo già arrivati all’argomento della posizione ti- pica dell’inginocchiarsi su un solo ginocchio o su ambedue. Nel testo ebraico dell’Antico Testamento alla parola “berek” (ginocchio)
corrisponde il verbo “barak” (inginocchiarsi). Le ginocchia erano ritenute dagli ebrei un simbolo di for- za; il piegare le ginocchia è quindi il piegare la nostra for- za davanti al Dio vivente, è il
riconoscimento del fatto che tutto quello che noi siamo, l’abbiamo ricevuto da Lui. Que- sto gesto appare in passi importanti dell’Antico Testamento come espressione dell’adorazione. In
occasione della consa- crazione del Tempio, Salomone «si inginocchiò di fronte a tutta l’assemblea d’Israele» (2 Cr 6,13). Dopo l’esilio, nella situazione difficile in cui viene a trovarsi Israele
dopo il rim- patrio, privo ancora del Tempio, Esdra ripete questo stesso gesto al momento dell’offerta della sera: «Caddi in ginocchio e stesi le mani al Signore, mio Dio, e pregai…» (Esd 9,5). Il
grande Salmo della passione (22 [21]: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?») termina con la promessa: «A lui solo si prostreranno i potenti della terra, davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere» (cf. v. 30). Il passo infine in Is 45,23 sarà oggetto della nostra riflessione nel contesto del Nuovo Testamento. Gli Atti degli Apostoli ci riferiscono del pregare in
ginocchio di san Pietro (9,40), di san Paolo (20,36) e dell’intera comunità cristiana (21,5). Particolarmente importante per la nostra questione è il racconto del martirio di santo Stefano. Il primo
martire viene descritto nella sua sofferenza come imitazione perfetta di Cristo, la cui passione si ripete nel martirio del testimone fin nei dettagli. Così Stefano, in ginocchio, riprende la preghiera
del Cristo crocifisso, «Signore, non imputare loro questo peccato» (At 7,60). Se ci ricordiamo che Luca – a differenza di Matteo e di Marco – aveva parlato della preghiera in ginocchio del
Signore sul Monte degli Ulivi, allora diventa evidente che Luca vuole presentare l’inginocchiarsi del protomartire come un entrare nella preghiera di Gesù. Lo stare in ginocchio è un gesto non
solo cristiano, ma anche cristologico. Il passo più importante per la teologia dell’inginocchiarsi è e rimane per me il grande inno cristologico di Fil 2,6-11. In questo inno pre-paolino ascoltiamo e
vediamo la preghiera della Chiesa apostolica e riconosciamo la sua professione di fede in Cri- sto; ma sentiamo anche la voce dell’Apostolo, che è entrato in questa preghiera e ce l’ha
tramandata; percepiamo, infi- ne, ancora una volta la profonda unità interiore tra Antico e Nuovo Testamento, come anche la vastità cosmica della fede cristiana. L’inno ci presenta Cristo in
contrapposizione al primo Adamo: mentre questi cerca di raggiungere di pro- pria iniziativa l’essere come Dio, Cristo non conserva «come una rapina» l’essere come Dio, che pure gli è
intimamente proprio, ma umilia se stesso fino alla morte di croce. Proprio questa umiltà, che proviene dall’amore, è ciò che è veramen- te divino e gli procura «il nome che è al di sopra di ogni
nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra […]». Nel compenetrarsi di An- tico e Nuovo Testamento si rende chiaro che Gesù, proprio in quanto è il
Crocifisso, porta «il nome che è al di sopra di ogni nome» - il nome dell’Altissimo – ed è Egli stesso nella natura divina. Grazie a Lui, il Crocifisso, si compie ora l’ar- dita profezia dell’Antica
Alleanza: tutti si mettono in ginoc- chio davanti a Gesù, davanti a Colui che si è abbassato, e proprio così si piegano davanti all’unico vero Dio che è al di sopra di tutti gli dèi. La croce è
divenuta il segno uni- versale della presenza di Dio, e tutto ciò che poco fa abbiamo appreso sulla croce storica e su quella cosmica deve a questo punto tornarci in mente. La liturgia cristiana è
liturgia co- smica proprio per il fatto che piega le ginocchia davanti al Signore crocifisso e innalzato. E’ questo il centro di una vera “cultura” – della cultura della verità. L’umile gesto con
cui noi ci gettiamo ai piedi del Signore, s’inserisce nella vera orbita vitale dell’universo.
Si potrebbero aggiungere ancora molte cose, come per esem- pio il racconto commovente che Eusebio di Cesarea, nella sua Storia Ecclesiastica (II 23,6), ci trasmette come tradizio- ne risalente
ad Egesippo (II sec.), che cioè Giacomo, il “fra- tello del Signore”, primo vescovo di Gerusalemme e “Capo” della Chiesa giudeo-cristiana, avrebbe avuto sulle ginocchia una pelle dura come
quella del cammello perché stava sem- pre in ginocchio, adorava Dio e gli chiedeva perdono per il suo popolo. Oppure la narrazione tratta dai Detti dei Padri del deserto, secondo cui il diavolo fu
costretto da Dio a mostrarsi ad un certo abate Apollo, e il suo aspetto era nero, orribile a vedersi, con le membra spaventosamente magre, e soprattut- to: non aveva le ginocchia. L’incapacità di
inginocchiarsi appare addirittura come l’essenza stessa del diabolico. Ma non voglio entrare troppo nei particolari. Vorrei aggiun- gere solo un’osservazione: l’espressione con cui Luca
descri- ve l’inginocchiarsi dei cristiani (theis ta gonata) è sconosciu- ta al greco classico. Si tratta di una parola specificamente cristiana. Con questa osservazione il cerchio si chiude dove
avevamo cominciato le nostre riflessioni. Può esser vero, forse, che l’inginocchiarsi sia estraneo alla cultura moderna
– nella misura, cioè, in cui è una cultura che si è allonta- nata dalla fede e non conosce più Colui davanti al quale l’inginocchiarsi è il gesto giusto, anzi, interiormente ne- cessario. Chi
impara a credere, impara anche ad ingi- nocchiarsi, ed una fede o una liturgia che non conoscesse più l’inginocchiarsi sarebbe malata in un punto centrale. Dove questo gesto è andato
perduto, dobbiamo impararlo di nuovo, per rimanere con la nostra preghiera nella comunione degli Apostoli e dei martiri, nella comunione di tutto il co- smo, nell’unità con Gesù Cristo stesso.

«IL NEMICO HA FATTO QUESTO!»

Un’altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò
zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai
seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No,
rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai
mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla, il grano invece riponetelo nel mio granaio». (Mt 13,24-30)

Al giorno d’oggi, in ambito cattolico, riguardo al grandioso evento del Concilio ecumenico Vaticano II (1962-65) ed al ruolo da esso svolto in seno alla Chiesa e rispetto alla Fede, si confrontano
sostanzialmente quattro posizioni:

a) innanzitutto vi è una prima corrente di pensiero(at- tualmente maggioritaria) che vede nel Vaticano II un “punto di svolta”, rispetto alla bimillenaria storia della Chiesa, quasi un giro di boa,
che si è concretizzato nella Dottrina, nella Pastorale, nella Liturgia e, in fin dei conti, nel modo stesso di essere cristiani.
I sostenitori di questa tesi vedono dunque nel Concilio, la rea- lizzazione di quel famoso “aggiornamento” della Chiesa (da essi sempre invocato e adesso finalmente attuato, anche se da costoro
concepito come un processo continuo ed in perenne divenire) alle richieste e alle esigenze del mondo moderno. Questa modalità di pensiero ha presentato in maniera preva- lentemente negativa
ciò che ha fatto la Chiesa nei quasi due millenni di storia precedente, accusandola di essere venuta a patti con i poteri ed i sistemi in seno ai quali essa stes- sa operava, e di aver frequentemente
tradito il “messaggio evangelico” portato dal Cristo, messaggio – secondo loro – essenzialmente di povertà, di umiltà, di fraternità. Questo pensiero ha voluto quindi presentare – dinanzi al
mondo e alla società contemporanea – il suo ideale di creden- te cristiano, e cioè un “cattolico adulto”, consapevole dei li- miti e degli sbagli della Chiesa, sempre pronto a scusarsi del proprio
passato storico, ecumenicamente aperto e dialogante, ottimista sul presente e sul futuro del mondo, entusiasta so- stenitore della cosiddetta “Chiesa col grembiule”!

Questa prima corrente di pensiero è dunque assolutamente da rigettare: per il semplice fatto che ritroviamo qui un modo di pensare e di essere cristiani, che Benedetto XVI ha sapien- temente
illustrato denunciandola, in molti suoi scritti, come “ermeneutica della rottura” – in quanto alla interpretazione del Concilio – e come “relativismo” – rispetto al modo di porsi e di agire del
cristiano – un cristiano che, nei confronti della Verità, si ritroverebbe a conformarsi alla mentalità cor- rente.

Ancora, vorrei qui evidenziare quella infelice espressione di “cattolico adulto”, visto che nostro Signore ha posto inve- ce proprio il diventare bambini quale condizione necessaria per entrare nel
regno dei cieli; al contrario, i fautori della cosiddetta “fede adulta”, con quel loro continuo rifarsi alle “fonti evangeliche”, ottengono bensì il risultato di cadere sovente nell’incoerenza. E questo
perché, pescando e ripe- scando, senza discernimento critico, in mezzo a quei detti e fatti della vita di Gesù (che ad essi paiono confermare le loro tesi), altrettanti fatti e detti, poi, balzano
prepotentemen- te in evidenza, pronti a smentire quelle medesime opinioni, palesando inoltre una maldestra intenzione: quella cioè, di mettere costantemente il silenziatore a tutto ciò che si
oppone a quel loro seducente “cristianesimo delle fonti”!

b) Vi è poi una seconda corrente di pensiero, la quale vede già nel Concilio stesso (nel suo convocarsi, nel modo di svolgersi e quindi nei suoi pronunciamenti) i germi ed il progredire di una
azione voluta e premeditata che si prefis- sò di attaccare non soltanto la Chiesa, ma pure la Fede e la Tradizione, così come ci erano pervenute sino a quei gior- ni, promuovendo invece – al loro
posto – un nuovo modello di Chiesa, una Fede aperta ed evoluta, ed anche un nuovo concetto di Tradizione: tollerata quest’ ultima solo se essa si pone in continuo aggiornamento e si mostra
ecumenicamente conciliante.

Sui sostenitori di questa seconda tesi vi è da applicare un discernimento ai massimi livelli, poiché tutti costoro vanno distinti in:

α) coloro i quali – avendo esasperato le suddette posizioni di pensiero – si sono essi stessi auto-esclusi dalla comunio- ne della Fede e con la Chiesa, per via di aver messo in atto delle azioni
ed una prassi in aperta opposizione al Sommo Pontefice e per aver creato, di fatto, una loro propria gerar- chia ecclesiastica, sganciata dalla Santa Sede. Sono questi i gruppi conosciuti con il
nome di “lefreviani”, o etichettati con quello di “fondamentalisti”, oppure ancora di “tradizionalisti” (purtroppo si devono ai mass media queste infelici definizioni, a dimostrazione del fatto che
la “cultura” cor- rente non ci capisce nulla del meraviglioso e pur semplice universo della Fede).
Tutte queste persone, benché in buona fede, almeno nella maggioranza dei casi, assieme alla corrente di pensiero di cui sono fervidi assertori, si pongono purtroppo essi stessi (para- dossalmente,
essendo la loro una tesi diametralmente oppo- sta a quella dei fautori del “Concilio progressista”) in quella medesima “ermeneutica della rottura” di cui dicevamo so- pra, in quanto anch’essi
vedono, nell’ultimo Concilio, una frattura operatasi nei confronti di tutti i concili precedenti e del Magistero in vigore fino ad allora.

β) coloro che la pensano sul Concilio, più o meno come sopra illustrato, ma sono sempre rimasti in comunione con il Santo Padre; distinguendo bene però, fra papi e papi, fra encicliche ed
encicliche; sono sì, in linea con la Fede ed il Magistero, ma dividono comunque quest’ultimo in un “prima” e in un “dopo concilio”; parimenti accettano la Liturgia, ma la suddividono in una
sorta di “serie A” e di “serie B”, sempre in riferimento al suddetto “prima” e “dopo”. Vi sono tuttavia fra costoro delle eminenti personalità, con un’alta le- vatura intellettuale, ai quali tutti noi
cattolici dobbiamo esse- re debitori, per avere evidenziato ed enucleato, essi per primi, quei germi di disordine e di anti-cristianesimo, che via via si sono diffusi dal cosiddetto Sessantotto, sino ai
nostri gior- ni. Anche questa terza modalità di pensieroperò, secondo me, non è capace di esprimere pienamente il genuino Cattolicesimo universale, quello cioè che vede nel Successore di
Pietro, sempre e comunque, una sicura garanzia: chè la navi- cella della Chiesa non può né naufragare né arenarsi contro le tremende tempeste suscitate dagli uomini, dal mondo e dal demonio.
Sono tali motivi che mi portano dunque, a non ri- tenere anche questa terza corrente di pensiero soddisfacente, poichè – seppure ha avuto il merito di stigmatizzare alcuni concetti e
comportamenti erronei – tuttavia estremizza un certo modo di intendere la Fede: perchè in mezzo alla do- verosa denuncia della “zizzania”, disconosce sovente quel “buon grano”, che è
stato egualmente seminato (dal divino Agricoltore) ed è meravigliosamente fiorito; ciò è avvenuto sempre nel medesimo periodo, quello che va dagli anni Ses- santa sino ai giorni nostri.

c) Vi è infine, una terza corrente di pensiero (quarta, se si considera che la seconda ha due “rami”) che è rimasta, in verità, sempre in comunione con la Fede e con la Chiesa, accettando
pienamente, dunque, tutti i documenti del Conci- lio Vaticano II, non considerando questo né come una svolta progressista e neppure come uno stravolgimento della dottrina cattolica. Ha
mostrato però il suo limite e, ad esser franchi, anche una certa inettitudine, allorquando dinanzi alla inelu- dibile evidenza della desolante perdita della Fede, avvenuta specialmente in Europa,
culla della cristianità: con seminari e chiese vuote e con un tremendo disorientamento dottrinale e spirituale, o non ha visto questo disastro (sintomo di discernimento deludente), o non ha voluto
vederlo (indice questo di atteggiamento irresponsabile), oppure, ancor peggio, lo ha coscientemente negato!

Riassumendo, ho qui brevissimamente analizzato quei quattro tipi di:

a) credente adulto α) credente nostalgico


β) credente deluso
c) credente timido.

Il vero credente, espressione dello Spirito che soffia sem- pre e comunque (in caso contrario Dio non sarebbe più Dio!) anche oggi, in mezzo ai miasmi suscitati da satana – è così d’altronde
dall’inizio del mondo, ed in particolare dopo il sorgere della Chiesa – non avrà, ovviamente, quelle caratte- ristiche dei suddetti quattro tipi di credente.

Il fedele genuinamente cattolicoè quel credente fieramente cattolico, che si poggia su tre pilastri inamovibilie, dunque, possiede piena consapevolezza di essere sulla strada giusta
– così insegna la Chiesa di sempre: quella che, sostenuta dal suo Capo, Gesù Cristo, suo Signore e Salvatore, è passata indenne, anzi si è rafforzata, fra innumerevoli persecuzioni e seduzioni (i
due volti del “bifido” nemico) – quando egli professa la sua convinzione su questi tre punti:

- si lascia sempre guidare dal Successore di Pietro, pur mai rinunciando alla ragione ed al proprio “sensum fidei”, essendo il Papa stesso, propriamente, il garante di questi due doni umano-
divini;

- per grazia di Dio, ha intuito il ruolo fondamentale e necessario (così Dio stesso ha stabilito) della Madre di Dio: Corredentrice del genere umano, Madre della Chiesa, Icona del Regno di Dio
fra gli uomini (Genesi 3,15; Giovanni 19,26-27; Apocalisse 12,1), poiché – come disse Paolo VI e, con lui, tutti i Padri della Chiesa – non è cattolico chi non è mariano;

- ha amore, devozione, adorazione ed illimitata fiducia in Gesù Cristo, presente e vivo nel Sacramento della Eucari- stia, incredibile e meraviglioso dono, amministrato da Santa Madre Chiesa.

Concludendo: non a caso ho messo quella parabola del Vangelo di Matteo all’inizio di questo capitolo sul “dopoconcilio”, poiché proprio in quelle intramontabili parole vi è la chiave per
comprendere il tempo presente.

Non è dunque il Concilio in quanto tale che ha propagato il virus della debilitazione della Fede e del disorientamento dottrinale dei nostri giorni. Lo si può affermare con certezza per più motivi:

1°) Il germe della corrosione del Cristianesimo e dell’at- tacco alla Chiesa ha origini molto più antiche: inizia quan- do nasce la Chiesa; basta leggere la storia del Cristianesimo per
accorgersene: ciò non ha bisogno di ulteriori dimostra- zioni. In particolare poi, questo germe si acuisce e diventa più virulento e violento con la Rivoluzione Francese (1789), preceduta e
sostenuta questa, dal costituirsi della Massoneria (nel 1717).

2°) L’”untore”, per così dire, è sempre lui, il nemico: il diavolo, satana, che opera sia direttamente, che per mezzo di quegli uomini che si concedono ai suoi perversi piani. E’in- fatti lui, il
nemico, a seminare la “zizzania” nel buon campo della Chiesa.
3°) Chi pensasse che sia avvenuto un drastico cambiamento
– e non invece un lento, graduale, altalenante combatti- mento fra la Verità e l’errore– da prima a dopo il conci- lio (in pratica: una Chiesa funzionante fino all’anno 1962 ed una Chiesa non
funzionante dall’anno 1965), allora dovrebbe spiegarmi perché proprio negli anni precedenti i Sessanta – cito solo alcuni casi esemplari, fra i centinaia purtroppo acca- duti – sia stato
perseguitato san Pio da Pietrelcina dall’allora Sant’Uffizio, ed egualmente don Dolindo Ruotolo, le opere di Maria Valtorta, l’apparizione di Ghiaie di Bonate, ecc.

E’ dunque un “buon seme”, quello che lo Spirito Santo ha seminato nella Chiesa dagli Anni Sessanta in poi, seppur continuamente insidiato e soffocato dalla zizzania della contestazione, dalle
ideologie (marxismo innanzitutto), dal secolarismo.

Il buon seme quindi, consistette soprattutto nel: liberare i carismi e i doni spirituali da una cappa asfissiante che li mortificava, e dalla delirante volontà d’ingabbiare lo Spirito
– una funesta velleità che sempre più aveva posseduto, fino agli anni precedenti il Concilio – diversi sacerdoti, vescovi, prefetti di vari dicasteri e congregazioni, i quali si sentivano come
autorizzati a spegnere, soffocare e nascondere tutto ciò che lo Spirito Santo continuamente suscitava nei suoi Santi, nei Movimenti, nelle nuove Opere ecclesiali!

Questo dunque, e soltanto questo, voleva essere quel “buon seme”, che i Papi Giovanni XXIII e Paolo VI desideravano portare a maturazione in seno alla Chiesa di quei tempi, de- siderando
recare inoltre al suo interno, anche una “ventata di aria fresca” e di soave brezza spirituale.

Ma il nemico – com’è nel suo stile – si diede parecchio da fare per stravolgere, allora più che mai, tutto il bene che fati- cosamente e delicatamente stava venendo alla luce.

Poiché: una cosa è il Concilio, in cui soffia lo Spirito, altra cosa è quel cosiddetto “spirito del concilio”, che è poi l’unico, in realtà, ad essersi fatto strada. Proprio questo non me- glio
identificato “spirito” è ciò che noi abbiamo oggi davanti, quale “modus operandi”.

Ma, sia l’Uno che l’altro spirito però, si sono contesi – fra alterne vicende – il cuore dell’uomo, sede di quel mai sopito anelito spirituale che, pur tuttavia, caratterizza anche gli uo- mini e le
donne contemporanei. Oggi quindi, come ieri, sono ambedue presenti e germinanti assieme: ognuno recando i propri frutti buoni, dell’Uno, e perversi, dell’altro, esatta- mente come in quella
splendida parabola di Gesù!

Dov’è – domandiamoci piuttosto – il nostro errore, il nostro peccato e, di conseguenza la responsabilità che deve assumersi ogni vero seguace di Cristo?

“Mentre tutti dormivano” ! Quale tremenda responsabilità ha un Sacerdote, un Vescovo, un Laico impegnato, un Fedele del Popolo di Dio!

“Mentre tutti dormivano” ! Eppure Gesù ci aveva messo in guardia: vigilate e pregate, perché non sapete né il giorno né l’ora…

“Mentre io e tu dormivamo” ! E’dunque necessario sve- gliarsi. Coraggio allora, comprendiamo i “segni dei tempi”, combattiamo la buona battaglia e non perdiamo più tempo ma, fiduciosi
noi attendiamo che Egli venga, desiderando che Lui ritorni: lo ha promesso a tutti i suoi discepoli!

E’quindi il Cattolicesimo di sempre, quello vero, che non ha paura del “nova et vetera”; anzi il “nuovo” è per il creden- te un’opportunità, e l’ “antico” una risorsa.

Ergo, come credente, accetterò tranquillamente sia il nuo - vo che l’antico, discernendo sempre – con timore e tremore
– chiedendo lumi nella preghiera e seguendo amorosamente il Papa, ascoltando con fiducia la Madre, adorando senza riserve il Figlio.

Ma oggi avviene, purtroppo, che in alcuni ambiti cattolici (quelli progressisti) per essere accolti senza sospetti, bisogna fare come una sorta di “professione di fede nel Concilio” anzi, per
l’esattezza, in quel famoso “spirito del concilio”; mentre in altri ambiti (quelli più tradizionalisti) paradossal- mente – per non passare da sprovveduti – devi fare la medesima “professione”, ma
questa volta invece, contro gli insegna- menti del Concilio, esibendo magari un certo sdegno verso quella prassi consolidatasi nel dopo-Concilio.

Però, in verità, vi è da dire che il Concilio svolse effi - cacemente il suo ruolo: casomai sono proprio gli estensori dei documenti posteriori e delle relative commissioni similecclesiali che,
presentandosi come fedeli interpreti delle co- stituzioni conciliarihanno, con abile piano degno di mente luciferina, stravolto e capovolto quel medesimo insegnamen- to del Concilio.

Voglio quindi concludere rivolgendomi idealmente, sia ai sostenitori del Magistero conciliare, come agli scettici circa quello stesso Magistero.

Mi rispondano dunque – se vi riescono – riguardo ad una sola, fra le molteplici affermazioni contenute nei documenti conciliari. Ma questa, presa qui in esame, esemplare in quanto a chiarezza
(la considerino attentamente coloro che temono il Concilio), come pure sia sconcertante, riguardo alla sua ap- plicazione (altrettanto la valutino i sostenitori a oltranza del Vaticano II). Veniamo
al dunque: nella Costituzione “Sacrosantum Concilium” viene autorevolmente ribadito che: “La Chiesa riconosce il canto gregoriano come proprio della liturgia romana:perciò, nelle azioni
liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale.” (SC VI,116). Quale strana alchimìa, quindi, ha fatto in modo che l’applica- zione di questa ineludibile norma si sia invece
concretizzata in molte insulse e discutibili canzonette, le quali oramai pe- nosamente siamo costretti a subire in quasi tutte le funzioni cattoliche?

«… Non dimenticate i vostri Pastori. Pregate che nei pensieri siano sempre con mio Figlio, che li ha chiamati affinché lo testimonino. Vi ringrazio.»
(2 Aprile 2012)

Ecco qui dieci semplici regole, per chi voglia cominciare a metterle subito in pratica, di modo che: tutto ciò che è stato detto non rimanga parola, ma generi dei fatti.

I 10 comandamenti per la Casa del Signore42

1. Molti vanno in Chiesa, ma non tutti sanno di entrare nella casa di Dio. Preparati nell’andare: spiritualmente, men- talmente e con il cuore.

2. Recati alla Santa Messa almeno cinque o dieci minuti prima del suo inizio, per prepararti nella preghiera e nel rac- coglimento ad una migliore partecipazione al Mistero della nostra Salvezza.

3. Entrando in Chiesa, davanti al tabernacolo, dove è real - mente presente il Signore, fa’ la genuflessione, così Lo ado- rerai pubblicamente. Chinare la testa, come oggi fanno molti, è solo un
segno di venerazione e non di adorazione come si conviene a Dio. Nella Lettera ai Filippesi si trova scritto: “nel nome di Gesù, ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra”. Non
volerti dunque macchiare di grave irrive- renza verso il tuo Signore.

4. Osserva, nella casa di Dio, un rigoroso silenzio. Nel luo - go sacro non possono essere giustificate le vane chiacchiere. Si può parlare solo per una vera, grave e urgente necessità, per il tempo
strettamente indispensabile e sempre e solo sottovoce. Controlla che il tuo cellulare sia spento.

5. Non entrare mai in Chiesa vestito in maniera indecoro - sa o, peggio, indecente. Mantieni sempre un atteggiamento edificante, non andando in giro qua e là con lo sguardo, non voltandoti a
vedere chi entra e chi esce, ma occupandoti solo di parlare con Dio, pensando alle cose di Dio, occupandoti degli affari divini riguardanti il bene dell’anima tua e di quel- li che porti nel cuore.
42. “Cosa fare a Messa?” di P.L. (Segnalazione a cura di Don Stanzione).

6. Nella Messa, almeno durante la Consacrazione, procura di stare in ginocchio ed in assoluto silenzio adorante. Se an- che sei fuori dei banchi, sappi che il Signore gradisce molto il sacrificio di
stare in ginocchio sulla nuda terra. Sappi che se, senza grave necessità, rimani in piedi, dimostri irriveren- za verso Colui che si sta umiliando scendendo sull’altare e rinnovando l’offerta del Suo
Sacrificio per le mani del sacer- dote. Se sei un’anima generosa ed è così stabilito dai Vescovi del tuo paese, prolunga il tempo della tua adorazione in gi- nocchio per tutta la Preghiera
Eucaristica.

7. Se vuoi ricevere Gesù nella Santa Comunione Eucaristi - ca, ricorda che devi essere in stato di grazia ed a digiuno da almeno un’ora da cibi e bevande fatta soltanto eccezione per l’acqua e per
le medicine. (Le persone anziane, i malati pos- sono ricevere la Santissima Eucaristia anche se entro l’ora precedente hanno preso qualcosa). Se sei consapevole di aver peccato mortalmente, non
accostarti alla Santa Comunione senza aver prima ricevuto l’assoluzione nel Sacramento della Penitenza: commetteresti sacrilegio.

8. Prima di ricevere la Santa Comunione, chiedi umilmente perdono per le tue debolezze e mancanze recitando l’Atto di Dolore. Accostati a Lui con molto rispetto e riverenza, consa- pevole che
stai andando a ricevere il Signore del cielo e della terra. Ricorda che anche per ricevere la Santa Comunione, l’atteggiamento più indicato è quello di ricevere il tuo Signo- re stando umilmente in
ginocchio. (Quanto sarebbe lodevole che ogni sacerdote seguisse l’esempio del Santo Padre Be- nedetto XVI che fa comunicare i fedeli in ginocchio e sulla

Non dimenticate i vostri Pastori lingua).

9. Dopo aver ricevuto Gesù, tornato al banco, sofferma - ti in silenziosa preghiera, perché Gesù è sacramentalmente presente in te. Al termine della Messa, non uscire di fretta dalla Chiesa, ma
adoraLo, benediciLo e ringraziaLo ancora per qualche minuto. Ne trarrai grande forza e benedizione dal Signore.

10. Quando Gesù è solennemente esposto nell’Adorazio - ne Eucaristica, non privarLo della tua presenza. Egli ti sta aspettando per amarti, benedirti, concederti grazie, donarti la sua pace, in
cambio di un po’del tuo amore e del tuo tempo. Sii fiero di rimanere per un po’in ginocchio davanti alla Sua Divina Presenza. Al termine della Santa Messa sarebbe op- portuno recitare la
Preghiera a San Michele Arcangelo, così come si soleva fare prima del Concilio Vaticano II:
«O san Michele Arcangelo, difendici nella lotta; contro le perfide insidie del demonio sii nostro presidio. “Lo respinga Iddio” imploriamo supplichevoli. E Satana e gli altri spiriti del male che
si aggirano nel mondo a rovina delle anime, tu, Principe delle schiere angeliche, ricaccia nell’inferno con la forza di Dio. Amen.»

Aconclusione di questa prima parte, mi rivolgo a tutti colo - ro che hanno a cuore “il destino della Fede e della Chiesa” e che sono consapevoli di appartenere a quell’escatologico “Piccolo
Gregge”, per esprimere un mio personale deside- rio, oltreché una speranza: in ognuno di noi risorga dunque quel senso di “reconquista” dell’univoca Liturgia Cattolica e ciascuno si faccia
quindi promotore ed araldo (nel proprio ambito e con le sue possibilità) – sempre e comunque stre- nuamente fedeli al Papa e al santo Magistero della Chiesa – di quella così accorata ed invocata
“riforma della riforma”, per primo coraggiosamente intrapresa da Benedetto XVI, sia con gli scritti che con l’esempio (anzi, soprattutto attraverso quest’ultimo).85

Sia dunque Maria, la “profetessa dei tempi nuovi”, a gui - darci e a condurci – come già lo sta facendo, con le sue Ap- parizioni e con i suoi Messaggi – incontro a Gesù che viene: Egli che solo è
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero!

Infine un accorato desiderio, che elevo come una preghie- ra:

Vescovo , diventa quel che già sei: non lasciarti defrauda- re dei tuoi “poteri spirituali”, a Te conferiti direttamente da Dio. Non demandare ad altri la Tua eccelsa autorità spirituale.
Obbedisci ed ama il Santo Padre, non lasciarlo solo! Servi umilmente e virilmente – disposto al martirio
– l’unica e santa ed apostolica Chiesa Cattolica!

Sacerdote , non ridurti ad essere il pedante esecutore (e/o improvvisatore) dei mille e mille decreti delle innumere- voli commissioni e conferenze episcopali. Ama e segui il Sommo
Pontefice, obbedisci al tuo Vescovo, e sii limpida- mente ciò che realmente sei: “Alter Christus”!

Consacrato , non permettere che il tuo sacro mondo inte- riore diventi il terreno di sperimentazione di ogni novità liturgica, di preghiera e di pensiero della moda teologica del
momento; quel tuo santo recinto interiore sia piut- tosto conservato unicamente per Dio: a Lui solo, infatti, sono dovuti la nostra adorazione ed il nostro amore!

Fedele laico , usa sempre il tuo buon “sensum fidei” e obbedisci “piuttosto a Dio che agli uomini”. Onora la Chiesa. Ama Gesù, conosci Gesù, servi Gesù, adora Gesù ed ascolta
prontamente gli avvertimenti di sua Madre. Discerni i segni dei tempi e ricordati che sei chiamato ad essere “sale della terra e luce del mondo”!
CIRCA LA SANTA COMUNIONE

Nota Pastorale di s. ecc. mons. Mario Oliveri Vescovo di Albenga – Imperia


Premessa

Il Sacramento dell’Eucaristia è la «fonte e apice di tutta la vita cristiana». 43Infatti, «nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo». 44Se
l’Eucaristia è la fonte e l’apice di tutta la vita cristiana, risulta evidente che la fede nella presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento deve essere tra gli elemen- ti più importanti da
rafforzare in questo Anno della Fede.

L’Eucaristia non è una cosa, è Qualcuno: «Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con
l’anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero».45Per questo motivo, il Codice di diritto canonico prescrive che «i fedeli abbiano in sommo onore la santissima Eucarestia, partecipando
attivamente nella celebrazione dell’augustissimo Sacrificio, ricevendo con frequenza e mas- sima devozione questo sacramento e venerandolo con somma adorazione».46Il codice stabilisce
inoltre, che «i pastori d’anime che illustrano la dottrina di questo sacramento, istruiscano diligentemente i fedeli circa questo obbligo». 47

Alla luce di questa verità luminosa, ci pare urgente e ne - cessario correggere alcuni abusi e mancanze di riverenza nei confronti di Cristo, presente nel SS. Sacramento, al fine di ricuperare una
fede più viva e pratica nella presenza reale di Cristo nell’augusto Sacramento dell’altare:
•la genuflessione frettolosa o sbadata davanti al SS. Sacra- mento quando si entra in chiesa;
•il chiacchiericcio di alcuni fedeli prima e dopo la cele- brazione e talvolta nelle pause di silenzio previste dalla liturgia;
• lo squillare dei telefoni cellulari;
•la caduta a terra dell’Ostia consacrata durante la distri- buzione della S. Comunione a causa della fretta di qualche Sacerdote o della poca accortezza dei fedeli;
•la non attenzione a eventuali frammenti dell’Ostia sacra che rimangono in mano;
• il prendere la Particola dalle mani del Sacerdote;
• in qualche caso, la non pulizia delle mani;
•l’abbigliamento non appropriato di alcune persone, ca- rente di rispetto e di reverenza per il Signore, per la Litur- gia e per l’assemblea dei fratelli;
•l’omissione del ringraziamento, raccomandato dal papa Benedetto XVI nell’Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis (22 febbraio 2007, n. 50);
43. Concilio Ecumenico Vaticano II , Lumen Gentium, 11.
44. Concilio Ecumenico Vaticano II, Presbyterorum Ordinis, 51.
45. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1374.
46. CIC, can. 898
47. Idem. 87

• qualcuno che, ricevuta la S. Comunione, mette la Par-

ticola in tasca o nella borsetta e se ne esce di chiesa (in questi anni si sono verificate molte profanazioni proprio per questo motivo, portando la Particola sacra nelle cosid- dette messe nere di
gruppi satanici per offendere e colpire l’Eucaristia).

Qualcuno dirà che l’atteggiamento esterno del corpo sia di importanza inferiore rispetto alla disposizione del cuore, ma anche se ciò è vero, non giustifica in nessun modo le mancan- ze di
riverenza e di rispetto nel comportamento esterno. L’uo- mo è composto di corpo e anima. Se il fedele crede veramen- te che nel SS. Sacramento si trova davanti a Dio, vivo e vero, di
conseguenza si comporterà in maniera coerente anche il corpo, dimostrando il rispetto e la riverenza degni di Dio. Al contrario,quando cominciano a venir meno i segni esterni di rispetto e di
riverenzanei confronti della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, con la più grande facilità, comincerà a venir meno anche la fede nella stessa presenza.

L’importanza della genuflessione fatta con riverenza

Chi entra nella casa di un personaggio illustre e trascura di salutarlo rispettosamente, certamente viene considerato ma- leducato. Se è doveroso dimostrare rispetto verso le autorità della terra,
quanto più non lo sarà davanti al Re dell’Univer- so? La presenza di Cristo nelle Specie consacrate dell’Euca- ristia non è limitata solo al momento della Comunione, ma permane dovunque ci sia
un Tabernacolo che custodisce il SS. Sacramento.

Quando entriamo in una chiesa, il nostro primo pensiero deve essere quello di individuare la posizione del Tabernaco- lo in cui viene custodito il SS. Sacramento, per poter onorare Gesù con un
atto di riverente adorazione. Oltre a essere un segno di rispetto, la genuflessione è anche e soprattutto un atto di adorazione, con cui l’uomo si umilia davanti a Dio e lo riconosce come suo
Sovrano e Creatore. La genuflessione fatta con devozione è anche una pubblica testimonianza della propria fede nella presenza di Cristo. Purtroppo, pare che in molti fedeli sia venuta meno la
fede nella presenza reale di Gesù nel SS. Sacramento, poiché molti sono quelli che entra- no in chiesa e passano tranquillamente davanti al Tabernaco- lo, senza fare nessun gesto di adorazione a
Gesù.

La genuflessione si deve fare, con devozione, quando si entra e quando si esce dalla chiesa, e tutte le volte che si pas- sa davanti al Tabernacolo. Viene fatta piegando il ginocchio destro fino a
terra, nella direzione del Tabernacolo, come ri- chiesto dalle norme,48accompagnata da un atto interiore di profonda adorazione a Gesù. Chiaramente, ci può essere chi, per motivi fisici, è
impossibilitato a fare la genuflessione, ma costui deve fare almeno un inchino riverente.

48. Cf. Rito della Comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico, n. 92.89
Sul modo di ricevere la Santa Comunione

L’attuale disposizione della CEI concede ai fedeli la libertà di scegliere tra il ricevere la Comunione in mano o in bocca. È necessario precisare però che la possibilità di ricevere la Comunione in
mano è una pura concessione.49Il modo ordi- nario e preferito dalla Chiesa per la distribuzione della S. Comunione rimane quella di deporla direttamente sulla lingua dei fedeli, come ha
precisato l’Istruzione Memoriale Domini, emanata nel 1969 dalla Congregazione per il Culto Divino: «Questo modo di distribuire la Comunione, […] si deve senz’altro conservare, non solo
perché poggia su di una tradizione plurisecolare, ma specialmente perché esprime e significa il riverente rispetto dei fedeli verso la Santa Euca- ristia». 50

Quando gli fu presentata la richiesta di permettere la comu - nione in mano, inizialmente Paolo VI si dichiarò contrario a concederla, per i seguenti motivi:

a) facilita la caduta e la dispersione dei frammenti; espone il Santissimo a furti sacrileghi e profanazioni. (cf. MEMORIALE DOMINI, 29.5.1969, in Acta Apostolicae Sedis, 61, 1969, pag. 541-
545);
b) perché può favorire la diffusione di errori contro il dog- ma eucaristico (ivi);
c)perché l’antica consuetudine assicurava assai più effi-
49. Cf. Giovanni Paolo II, Lettera Dominicae Cenae, 24 febbraio 1980, n. 11: «Il toccare le sacre specie, la loro distribuzione con le proprie mani, è un privilegio degli ordinati, che indica una partecipazione attiva al ministero dell’eucaristia […] La Chiesa
può concedere tale facoltà a persone che non sono né sacerdoti né diaconi, come sono sia gli accoliti, nell’esercizio del loro ministero, specialmente se destinati a futura ordinazione, sia altri laici a ciò abilitati per una giusta necessità, e sempre dopo
un’adeguata preparazione».
50. La stessa Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, con un apposito documento, del 30 aprile 1999, ha chiarito alcuni dubbi emersi in questi ultimi anni, e tra le altre cose, ha affermato: «tutti si rammentino che è tradizione ricevere
l’Ostia sulla lingua. Il sacerdote celebrante, se vi fosse pericolo di sacrilegio, non dia ai fedeli la Comunione sulla mano e li informi del motivo di questo suo modo di fare» (EV XVIII, 856).

cacemente la devozione e il fervore dei fedeli, una consue - tudine che fu il termine di un processo evolutivo della fede della Chiesa, nel più vitale dei suoi dogmi.«Con l’andare del tempo, e con
il progressivo approfondimento della verità del mistero eucaristico, della sua efficacia e della presenza in esso del Cristo, unitamente al senso accentuato di riverenza verso questo Santissimo
Sacramento e ai sentimenti di umiltà con cui ci si deve accostare a riceverlo, si venne introducendo la consuetudine che fosse il ministro stesso a deporre la particola del Pane Consacrato sulla
lingua dei comunicandi» (ivi);

d) perché la prassi precedente era già stata collaudata da una tradizione plurisecolare, in base alla quale se ne speri- mentarono i benefici (ivi);

e) perché la proposta della Comunione in mano era stata respinta dalla maggioranza dell’Episcopato mondiale: 567 in favore, 1233 contrari (cf. MEMORIALE DOMINI, 29.5.1969, in Acta
Apostolicae Sedis, 61, 1969, pag. 544). Ciononostan- te, l’Istruzione conteneva la previsione per le Conferenze Episcopali di consentire la Comunione in mano nei luoghi dove «l’uso contrario...
prevale».51

Oggi gli avvertimenti dell’Istruzione, circa la perdita di reverenza e di fede e perfino la profanazione del Sacramento, si sono, purtroppo, avverati. È vero che la Comunione in mano non è stata la
causa unica di questa situazione, ma vi ha certamente contribuito. In effetti, è quantomeno difficile riconoscere il sacro in ciò che chiunque può toccare con le mani…Per questo motivo,
occorre sottolineare che, anche se la S. Comunione in mano è concessa, l’uso di deporla direttamente in bocca rimane quello più conveniente e conforme alla sacralità dell’Eucaristia.

La stessa Istruzione della CEI che concede la Comunione in mano, dice esplicitamente: «Il modo consueto di riceve- re la Comunione deponendo la particola sulla lingua rima-
51. Memoriale Domini, 29.5.1969, in Acta Apostolicae Sedis, 61, 1969, pag. 545.

ne del tutto conveniente».52Rimane conveniente deporla in bocca, perché nel fedele possono verificarsi inconvenienti. Per esempio le mani sporche: mani che hanno toccato di tut- to prima di
arrivare in Chiesa, toccano poi Gesù Eucaristia. L’inconveniente primario, però, rimane quello della perdita dei frammenti. Il Catechismo ci ricorda che «Cristo è tutto e integro presente in
ciascuna specie e in ciascuna sua parte».53 Riflettendo su questa verità, san Cirillo commenta: «Non sal- vaguarderai maggiormente ciò che è più prezioso dell’oro e più stimato delle pietre
preziose, perché non cada neanche un frammento?».54Mi pare che, per persuaderci, sia sufficiente l’esempio del Papa Benedetto XVI, il quale quando distribu- isce la S. Comunione la dà solo in
bocca.

Va ricordato inoltre, che al fedele che si accosta alla S. Co - munione è richiesto di fare un gesto di riverenza, in segno di adorazione a Cristo che è presente. Una celebre espres- sione di
sant’Agostino, ripresa al n. 66 della Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI, insegna: «Nessuno mangi quella carne [il Corpo eucaristico], se prima non l’ha adorata. Peccheremmo se non
l’adorassimo».55Tra i segni di devozione più eloquenti vi è lo stare in ginocchio, il quale indica e fa- vorisce nel modo migliore la necessaria adorazione previa alla ricezione di Cristo
eucaristico. Chi non è in grado di inginocchiarsi, e riceve la S. Comunione in piedi, deve co- munque fare un segno di riverenza, come indicato dall’Istru- zione Redemptionis Sacramentum:
«Quando però si comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza» (n. 90). Per debita riverenza si intende perlomeno un inchino
profondo.

Capita, a volte, che il ministro sacro rifiuti di dare la S. Co- munione quando il fedele intende riceverla in ginocchio (o,
52. Conferenza Episcopale Italiana, Istruzione sulla Comunione Eucaristica, 19 lu- glio 1989, art. 1864, n. 2.

53. CCC 1377; cf. Concilio di Trento, Sessione XIII, Canone III.
54. San Cirillo d’Alessandria, Catechesi V Mistagogica, 21.
55. Enarrationes in Psalmos, 98, 9.92

viceversa, in piedi). Tale rifiuto va contro le norme emanate dalla Chiesa che stabiliscono chiaramente la libera decisione del fedele: «Non è lecito […] negare a un fedele la santa Comunione,
per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi».56

La pratica d’inginocchiarsi e ricevere la S. Comunione in bocca è un segno particolarmente eloquente di adorazione e d’umiltà, completamente adeguato alla luce della presenza vera, reale e
sostanziale di Nostro Signore Gesù Cristo, sotto le apparenze delle Specie Consacrate.

Dopo aver sottolineato la convenienza e la superiorità della Comunione in bocca, per coloro che non sono disposti a rice- verla in questo modo, ricordiamo le seguenti norme stabilite dal beato
Giovanni Paolo II, per la ricezione della Co- munione in mano(cf. Istruzione Redemptionis Sacramentum del 25 marzo 2004, numeri 80-96; EV 22, numeri 2266
- 2282 e la Notificazione della Congregazione per il Culto Divino del 3 aprile 1985; EV IX numeri 1532 - 1541):

a) il fedele che intende ricevere la Comunione in mano deve stendere bene la mano sinistra e porla sopra la mano destra, per poi, con quest’ultima, portarsi la Particola alla bocca (n°
1533), dicendo l’Amen come af- fermazione della propria fede nella presenza del Corpo di Cristo e come accoglienza consapevole;
b)il fedele che ha ricevuto la Comunione in mano la por- terà alla bocca prima di ritornare al suo posto, metten- dosi da una parte e rimanendo rivolto verso l’altare (n° 1535);
c)il fedele non deve prendere la Comunione [dalla pisside], ma la deve ricevere dal ministro della Comunione (n° 1536);
d)si raccomanda a tutti la pulizia delle mani (n° 1537); e)si faccia attenzione che gli eventuali frammenti rima- sti in mano non vadano perduti (n° 1538).
56. Redemptionis Sacramentum n. 91.
Ritengo utile fare alcune sottolineature:

•Prima di tutto la Chiesa insiste che chi riceve la Comu- nione in mano, la debba portare alla bocca davanti al Sacerdote, in direzione dell’altare. Purtroppo capita a volte che qualcuno la
consumi mentre sta tornando al ban- co o, peggio ancora, che se la metta in tasca e se ne esca di chiesa. Bisogna essere molto precisi su questo punto: la Comunione va consumata davanti al
Sacerdote, guardando in direzione dell’altare.
•Un’altra osservazione riguarda i frammenti di Ostia. Il documento sopra citato raccomanda di controllare sulla mano se non ve ne siano rimasti, in tal caso bisogna consumarli.Per quale
motivo la Chiesa precisa questo? La risposta è semplice: in ogni frammento che si stacca dall’Ostia è presente Gesù in corpo e sangue, anima e divi- nità.57Come il sacerdote controlla che sulla
patena non vi siano rimasti frammenti – e in tal caso li deve consumare
– altrettanto deve fare il fedele, controllando sul palmo e sulle dita della sua mano.
•Sarà utile riprendere l’uso del piattino, come già richie- sto dall’Ordinamento Generale del Messale Romano (n. 118), e nel 2003 dall’Istruzione Redemptionis Sacramentum: «È necessario che
si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che la sacra Ostia o qualche suo frammento cada» (n. 93). Il piattino dovrà poi essere debitamente purificato dal
Sacerdote, come prescrit- to dall’Ordinamento del Messale (n. 163).

L’importanza di un’adeguata preparazione alla Santa Comunione


Chiunque va ad incontrare un personaggio distinto e ri- nomato, si prepara adeguatamente all’incontro: l’abbiglia-
57. Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1377.

mento più bello, il corpo pulito, un comportamento cortese, ecc. Quanto più non dovremmo prepararci bene all’incontro personale con il nostro Creatore? Chi è cosciente che sta per accogliere
Dio onnipotente nel suo intimo, farà un’ade- guata preparazione per accogliere un’Ospite così sublime. Tante comunioni portano poco frutto perché vengono fatte distrattamente, senza alcuna
preparazione, senza sapere e pensare Chi si va a ricevere.

Come ci si prepara in modo adeguato alla Santa Comunione?


• Con una vita di preghierapersonale, per entrare in co- munione di vita con Cristo.
• Con il raccoglimento e la riflessione, pensando a Chi è che si sta per ricevere.

• Con il digiuno eucaristico, cioè l’astenersi da cibo e be- vande (fatta eccezione per l’acqua e i medicinali) per alme- no un’ora prima di ricevere la Santa Comunione.

• Con un abbigliamento appropriato, indossando abiti che riflettano la riverenza per Dio e il rispetto per la di- gnità della Liturgia e degli uni verso gli altri. Come non si può entrare in chiesa
senza adeguato abbigliamento, così a maggior ragione non ci si avvicina alla Comunione.

• Con la Confessione frequente dei propri peccati.

Su quest’ultimo punto, va ricordato che per fare la Comu - nione è necessario essere in grazia di Dio, per cui chi ha coscienza di peccati gravi non confessati è tenuto a confes- sarsi
sacramentalmente prima di accedere alla Comunione.58 È opportuno ricordare inoltre, che la Confessione è utilissima anche per chi non ha coscienza di peccati gravi. Il Sacra- mento della
Confessione è per l’anima ciò che il bagno è per il corpo. E, allo stesso modo, se continuamente rimandiamo la Confessione, l’anima comincerà a non essere più limpi- da davanti Dio. Anche se
non abbiamo commesso peccati gravi, quelli veniali certamente ci saranno, e si accumulano nell’anima, lasciandola macchiata al cospetto di Dio. La Con- fessione frequente è un elemento
necessario per un’adeguata preparazione alla Santa Comunione. Da questa riflessione deve nascere in noi una grande stima per questo Sacramento, che viene dalla bontà e misericordia del Cuore
di Gesù e che offre un modo sicuro per ricevere il suo perdono.
58. Cf. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia, n. 36: «Deside - ro quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al
fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, “si deve premettere la confessio- ne dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale”».

A questo proposito, invito tutti i Sacerdoti della Diocesi a far leggere ad un ministro (o fedele) prima della comunione, per alcune domeniche, e ogni tanto, specie nelle Messe in oc- casione di
matrimoni, funerali, battesimi ed eventi particola- ri,la seguente monizione o parole analoghe: “chi desidera accostarsi alla S. Comunione è pregato di riflettere se è nella piena amicizia con il
Signore senza colpe gravi nel cuore, se è davvero in pace con tutti e se la fede anima la sua vita quotidiana. Chi avverte che è meglio non accedervi, faccia la Comunione spirituale desiderando
ardentemente il Signore nella sua persona e nella sua vita”. Questa monizione è importante per richiamare il giusto approccio alla Eucaristia e per avere in tutte le chiese della Diocesi un
comportamento uniforme, specie nei funerali e matrimoni.

È da tenere in considerazione anche l’ avvertimento del Santo Padre riguardo la presenza di persone di altre re- ligioni: «Vorrei richiamare l’attenzione ad un problema pastorale in cui
frequentemente accade di imbattersi nel nostro tempo. Mi riferisco al fatto che in alcune circostanze, come ad esempio nelle sante Messe celebrate in occasione di matrimoni, funerali o eventi
analoghi, sono presenti alla celebrazione, oltre ai fedeli praticanti, anche altri che magari da anni non si accostano all’altare, o forse si trovano in una situazione di vita che non permette
l’accesso ai Sacramenti. Altre volte capita che siano presenti persone di altre confessioni cristiane o addirittura di altre religioni. Circostanze simili si verificano anche in chiese che sono meta
di visita

tori, soprattutto nelle grandi città d’arte. Si comprende la necessità che si trovino allora modi brevi ed incisivi per richiamare tutti al senso della comunione sacramentale e alle condizioni per la
sua ricezione. Laddove vi siano situazioni in cui non sia possibile garantire la doverosa chiarezza sul significato dell’Eucaristia, si deve valutare l’opportunità di sostituire la Celebrazione
eucaristica con una celebrazione della Parola di Dio». 59

L’importanza del ringraziamento personale dopo la Santa Comunione

Il Santo Padre Benedetto XVI raccomanda vivamente un adeguato tempo di ringraziamento personale dopo la Comunione: «Non venga trascurato il tempo prezioso del ringraziamento dopo la
Comunione: oltre all’esecuzione di un canto opportuno, assai utile può essere anche il rimanere raccolti in silenzio».60Al momento della S. Comunione, Gesù viene nel nostro cuore e quello è il
momento più bello e prezio- so della nostra giornata. In quel momento, come diceva San Giovanni Maria Vianney, noi e Gesù siamo come due can- dele che si fondono insieme e alimentano
un’unica fiamma. In quel momento, la nostra preghiera si unisce a quella che Gesù rivolge incessantemente al Padre a nostro favore, e cosi possiamo ottenere le grazie più grandi. Invece, si è
andata formando l’infelice abitudine di fuggire dalla chiesa appena finisce la Messa, a volte ancor prima che finisca. Non si fa più il ringraziamento personale, e così si perdono molte delle grazie
che altrimenti si riceverebbero.

È necessario e indispensabile che nelle lezioni di cate - chismo, specie in preparazione alla Prima Comunione e alla Sacra Cresima, si insista molto sul ringraziamento dopo la Comunione,
aiutando i bambini e i ragazzi a conversare con il Signore, con raccoglimento, e insegnando i contenuti del dialogo. È triste e fa pensare che il catechismo non conduca ad una vita di fede, quando
nelle Messe di Prima Comunione e della Cresima, ritornando al posto dopo aver fatto la Comu- nione, diversi bambini e ragazzi si mettono a chiacchierare e a guardare in giro distratti e
apparentemente inconsci di Chi hanno ricevuto ed è in loro presente.
59. Benedetto XVI, Esortazione Apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis, 22 febbraio 2007, n. 50.
60. Idem.97

La Santa Comunione ricevuta con Maria, Madre dell’Eucaristia. Una proposta di spiritualità.

Il beato Giovanni Paolo II nella sua Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia ha presentato Maria come «donna “eucaristica” con l’intera sua vita», riconoscendo anche come «la Chiesa,
guardando a Maria come al suo modello, è chiamata ad imitarla anche nel suo rapporto con questo Mistero santissimo».61

In seguito lo stesso Pontefice nel suo ultimo documento eucaristico, con cui indiceva l’Anno dell’Eucaristia, tra l’al- tro volle richiamare: «Proprio nel cuore dell’Anno del Rosario promulgai la
Lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia, con la quale volli illustrare il mistero dell’Eucaristia nel suo rapporto inscindibile e vitale con la Chiesa. [...] Riproposi l’esigenza di una spiritualità
eucaristica, additando a modello Maria come “donna eucaristica”».62Ciò considerato, pertanto, è possibile affermare che il contributo della spiri- tualità mariana risulta espressamente
riconosciuto e voluto dal Santo Padre, per lo sviluppo e la prosperità della spiritua- lità eucaristica nella Chiesa.

Come si è sottolineato, il fatto stesso di accogliere dentro di sé Gesù Cristo stesso, in corpo sangue anima e divinità, com- porta la necessità di una preparazione adeguata ad un atto tanto grande.
Avvicinandosi il momento della Comunione, il fedele può perciò filialmente chiedere alla Madonna la grazia di un perfezionamento delle proprie disposizioni di fede e di amore, la grazia di
essere preparato ad una Comunione santa da Lei, la Madre che il Signore dalla Croce ci ha donato, in quello che viene anche chiamato il Testamento di Gesù (cf. Gv 19,25-27).
61. Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 53.
62. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Mane Nobiscum Domine, 2004.

La Comunione ricevuta con Maria, in tal modo, può con - durre il fedele a glorificare massimamente il Signore, in con- sonanza anche con quel celebre motto santambrosiano che invita ad avere
in sé «l’anima di Maria per magnificare il Si- gnore, lo spirito di Maria per esultare in Dio Salvatore». 63

Concludendo:

Quanto più pura ed integra è la fede nel Mistero Euca - ristico, tanto più sacra, adorante ed amorosa è la sua ce- lebrazione e la sua ricezione.Il Concilio di Trento ci ha la- sciato questo
insegnamento di perenne attualità: «Non esiste nessun’altra opera che dovrebbe essere trattata in un modo così santo e divino che questo tremendo mistero, per mezzo del quale quella ostia
vivificante, per la quale siamo stati riconciliati con Dio Padre, ogni giorno viene immolata dai sacerdoti a Dio sull’altare. Appare altrettanto chiaro che si deve usare ogni impegno e diligenza
perché essa venga celebrata con la più grande possibile purezza interiore del cuore e con atteggiamento esteriore di devozione e pietà».64

In quest’Anno della Fede, sia grande il nostro impegno di ripristinare il massimo rispetto e la più grande venerazione di questo santo “mistero della fede” accostandoci con il timore riverenziale e
l’amore dovuti verso il Signore nostro Gesù Cristo, che è in mezzo a noi e che viene a dimorare dentro di noi, desideroso di renderci santi come Lui stesso è santo.

***
Questa Nota Pastorale è inviataall’attenzione dei Parroci e di tutti i Sacerdoti affinché ne facciano oggetto di personale meditazione e

63. Sant’Ambrogio di Milano, Expositio Evangelii secundum Lucam, 2,26-27.


64. Concilio di Trento, Decretum de observandis et vitandis in celebratione missa- rum.

formazione pastorale, ed affinché ne comunichino il contenuto, nei modi ritenuti più opportuni ed efficaci, nella catechesi ai fedeli. In profonda comunione spirituale e con la mia pastorale Bene- dizione.
Mario Oliveri
Vescovo di Albenga – Imperia
Albenga, 25 Novembre 2012 Solennità di Cristo Re

«Il peggior male, alla base dell’attuale crisi all’interno della Chiesa, è l’atteggiamento moderno di ricevere la Comunione.»
(Madre Tersa di Calcutta)

PARTE SECONDA: LA CURA

Seguono adesso alcune fra le più belle preghiere che siano mai state composte, rivolte a Gesù Cristo Eucare- stia: presente e vivo in tutti i Tabernacoli del mondo.

Vogliamo adesso inginocchiarci di fronte al “nostro Signore e nostro Dio”, poiché desideriamo adorarLo, e nutrirci di Lui, ed amarLo, amarLo, perdutamente amar- Lo…

Potremo quindi rivolgerci al nostro Signore Gesù, amante delle anime nostre, anche noi con le stesse paro- le e con gli stessi sospiri dei Santi e delle Sante, amati da Dio e amanti di Dio, di un
Dio che è: AMORE!

Il Miracolo eucaristico di Siena - 1730


Nella Basilica di s. Francesco a Siena: 223 Ostie si con- servano
intatte e come appena fatte da ben 283 anni.

Anima di Cristo, santificami.


Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Dentro le tue piaghe, nascondimi.
Non permettere che io mi separi da Te. Dal nemico maligno difendimi.
Nell’ora della mia morte chiamami: e comanda che io venga a Te,
affinché ti lodi con i tuoi Santi,
nei secoli dei secoli. Amen.65

Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che alla santissima tua presenza prostrato ti prego con il fervore più vivo di stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei
peccati e di proponimento di non più offenderti, mentre io con tutto l’amore e con tutta la compassione vado considerando le tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di Te, o mio Gesù, il
santo profeta Davide: «Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa».66

Osacro convito, in cui Cristo è nostro cibo, si perpe- tua il memoriale della sua Pasqua, l’anima nostra è col- mata di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura.67
65. In ”Missale Romanum, Gratiarum actio post Missam”: indulgenza parziale se recitata come ringraziamento dopo la comunione.
66. In ”Missale Romanum, Gratiarum actio post Missam”: indulgenza parziale se recitata come ringraziamento dopo la comunione e indulgenza plenaria se recitata sempre come ringraziamento dopo la comunione, ma nei singoli Venerdì di Quaresima, dinanzi all’immagine di Gesù Crocifisso.
67. O SACRUM CONVIVIUM: indugenza parziale se recitata a Gesù presente nel SS. Sacramento dell’Eucaristia.

Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da Te il suo inizio e in Te il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen.68

Signore, Dio nostro, che ci hai dato la grazia di giun- gere a questo giorno, accompagnami oggi con la tua protezione, perché non deviamo mai verso il peccato, e in pensieri, parole e opere,
aderiamo sempre alla tua volontà. Per Cristo nostro Signore. Amen.69

Ostia salutare, che apri la porta del cielo, ci incalza- no aspre battaglie: dacci forza, portaci aiuto. Al Signore uno e trino sia gloria eterna: ci doni la vita senza fine nella patria celeste. Amen.70

Salve, vero Corpo, nato da Maria Vergine; veramen- te sofferente, immolato sulla croce per l’uomo; dal cui costato trafitto sgorgò acqua e sangue: sii da noi gustato nell’ora della morte. O Gesù
dolce! O Gesù pietoso! O Gesù figlio di Maria.71

Il pane degli angeli, si è fatto pane degli uomini: il pane celeste compie le antiche figure. Oh, mistero mi- rabile! Il servo povero e vile si nutre del suo Signore. O Dio, uno e trino, degnati di
visitare quelli che ti adorano. Guidaci nelle tue vie a quella luce cui aspiriamo e nella quale abiti. Amen.72

Gesù, dolce memoria,


che dai la vera gioia al cuore,
più del miele e di ogni cosa
la sua presenza è dolce.
68. ACTIONES NOSTRAS: indulgenza parziale.
69. DOMINE, DEUS OMNIPOTENS: indulgenza parziale.
70. O SALUTARIS OSTIA
71. AVE VERUM
72. PANIS ANGELICUS

Nulla si canta di più soave, nulla si ascolta di più giocondo,


nulla si pensa di più dolce che Gesù, Figlio di Dio.

Gesù, speranza ai penitenti, quanto pio sei a chi ti prega, quanto buono sei a chi ti cerca, ma che cosa sei per chi ti trova?

Né la lingua basta a dire, né lo scritto può esprimere, solo chi prova, può credere

che cosa sia amare Gesù.

Sii, Gesù, la nostra gioia,


Tu che sarai il nostro premio,
sia in Te la nostra gloria

per i secoli eterni. Amen.73


i lodiamo, Signore onnipotente, che siedi glorioso sui Cherubini e i Serafini. Ti benedicono gli Angeli e gli Arcangeli, ti lodano i Profeti e gli Apostoli. Noi prostra- ti ti lodiamo, o Signore,
venuto a redimere i peccati. Noi ti invochiamo, o grande Redentore, che il Padre ci ha mandato come pastore. Tu sei il Messia, il Dio Salva- tore, nato dalla Vergine Maria. Dal tuo prezioso
sangue inebriati, fa’ che siamo da ogni colpa liberati.74

OGesù Crocefisso, mio unico e vero Bene, concedi- mi, Ti prego umilmente, per il tuo preziosissimo San- gue, quella pace che il mondo non conosce e quell’inti-
73. IESU DULCIS MEMORIA
74. TE LAUDAMUS DOMINE (LITURGIAAMBROSIANA)
ma gioia che solo Tu puoi dare.

Concedimi di emendarmi dalle cattive abitudini della mia vita e la vera penitenza del cuore.
Dammi, per i meriti della tua dolorosa Passione e Mor- te, l’amabile grazia dello Spirito Santo con le sue celesti consolazioni.
Dammi la perseveranza nelle buone opere e la vita eterna. Amen.

Brucia, Signore, col fuoco dello Spirito Santo le nostre reni e il nostro cuore; affinché ti serviamo con la castità del corpo e ti siamo graditi per la purezza del cuore. Amen.

Signore Gesù, eccoti le nostre lingue: fa’ che esse dicano solo ciò che a Te piace.
Signore Gesù, eccoti le nostre orecchie: fa’ che esse ascoltino la tua parola con amore.
Signore Gesù, eccoti i nostri occhi: fa’ che in tutti i volti essi vedano Te.
Signore Gesù, eccoti le nostre mani: rendile pronte a servirti in tutti i fratelli.
Signore Gesù, eccoti i nostri piedi: rendili veloci per- ché ovunque ti seguano.
Signore Gesù, eccoti i nostri corpi: conservali al tuo servizio in salute e purezza.
Signore Gesù, eccoti le nostre menti: riempile tutte con la luce della tua verità.
Signore Gesù, eccoti i nostri cuori: col Padre e lo Spi- rito Santo, abita in essi per sempre. Amen.

ODio, che unisci le menti dei fedeli in un solo vole- re, da’al tuo popolo, di amare ciò che comandi e di desi- derare quanto prometti, perché, tra le vicende della vita, là siano fissi i cuori nostri,
dov’è la vera gioia. Amen.

ODio, benignissimo creatore del genere umano e redentore misericordiosissimo, che col sangue dell’uni- genito tuo Figlio hai redento l’uomo, caduto per invidia del diavolo: vivifica i tuoi servi,
dei quali tu non desideri la morte, ma la vita e, come non li abbandoni nel pec- cato, accoglili pentiti. Guarisci le loro piaghe, perché il tuo gregge non patisca detrimento e il nemico non esulti per
la perdita dei tuoi eletti. Amen.

Accogli, Signore, l’intera mia libertà. Accetta l’of- ferta della mia memoria, del mio intelletto e di ogni mia volontà. Tutto ciò che io sono e possiedo, me lo hai dato Tu: io tutto ti restituisco e mi
consegno pienamente alla tua volontà. Dammi solo il tuo amore, con la tua grazia: mi sentirò pienamente felice e non chiederò altro.

OSignore, ora che il dolore, la tristezza e la trepida- zione opprimono il mio cuore, guidami, con la chiarezza della fede, a trovare in Te l’aiuto e il conforto. Lo Spi- rito Santo mantenga in me la
serenità dell’abbandono filiale e mi aiuti ad accettare tutto dalla tua mano. Fa’ che nella certezza del tuo amore io trovi la risposta alle domande che superano la mia intelligenza. Fammi sen- tire,
sulla mia strada dolorosa, il tuo passo sicuro che mi sostiene.

Confortami in questa malattia Tu che hai detto: «Ve- nite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed Io vi darò sollievo», e non permettere che la disperazione mi abbatta ed io ti offenda.
Dimmi ancora che il vero amore si riconosce nel dolore. E Tu, Uomo dei dolori che ben conosce il patire, fa’ che io accetti il mio dolore dalla tua mano innocente e lo unisca al tuo, così che il
Padre lo accetti. Benedici quelli che mi assistono e infondi pa- zienza e coraggio a coloro che soffrono. E Tu, Madre dei dolori, fammi sostare con Te presso la Croce.

ODio, che mi hai creato a tua immagine e hai voluto che il Figlio tuo morisse per me, donami di vivere sem- pre vigilante nella preghiera, perché, libero dal peccato, nell’ora della morte passi da
questo mondo a Te, per riposare nelle braccia della tua misericordia. Amen.

Clementissimo Gesù, amante delle anime, per la tua agonia e per i dolori di tua Madre Immacolata, lava nel tuo Sangue i nostri peccati e particolarmente quelli di coloro che sono in agonia e che
oggi chiamerai a Te. Amen.

Signore, nelle tue mani affido il mio spirito. Maria, Madre di misericordia, proteggimi dal mali- gno e accoglimi nell’ora della morte.
Gesù, Giuseppe, Maria,
vi dono il cuore e l’anima mia.
Gesù, Giuseppe, Maria,
assistetemi nell’ultima agonia.
Gesù, Giuseppe, Maria,
spiri in pace con voi l’anima mia 75

Ti adoro devotamente, Dio nascosto, che sotto questi segni a noi ti cieli. ATe tutto il mio cuore si sottomette perchè nel contemplarti tutto viene meno.

La vista, il tatto, il gusto non ti comprendono, ma per la sola tua parola noi crediamo sicuri. 75 . Preghiere tratte da: p. G. ELIA, Le preghiere della Tradizione Cristiana, Fede & Cultura, Verona, 2009, p. 193; p. 148; pp. 157-172; pp. 380-383; pp. 430-439.
Credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio. Niente è più vero di questo verbo di verità.

Sulla Croce era nascosta la sola divinità; qui è nascosta anche l’umanità; tuttavia l’una e l’altra credendo e confessando, chiedo ciò che chiese il ladro pentito.

Come Tommaso non vedo le piaghe, eppure ti confesso mio Dio.


Fa’ che s’accresca sempre più in me la fede in Te, la mia speranza e il mio amore per Te.

O memoriale della morte del Signore, pane vivo che dai la vita all’uomo, fa’ che la mia mente viva di Te, e gusti sempre il tuo dolce sapore.

O pio pellicano, Gesù Signore, purifica me immondo col tuo Sangue, di cui una sola stilla può salvare tutto il mondo da ogni delitto.

Gesù, che adesso adoro sotto un velo, fa’ che avvenga presto ciò che bramo: che nel contemplarti faccia a faccia, io possa godere della tua gloria. Amen.76

Canta, lingua, il mistero del corpo glorioso


e del sangue prezioso
che il Re delle genti,
il frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo.
76. ADORO TE DEVOTE (Ritmo di san TOMMASO D’AQUINO)

Per noi si è dato, per noi è nato da una Vergine pura;


venne nel mondo per spargere il seme della sua parola
e concluse la sua vita in modo mirabile.

Nella notte dell’ultima Cena, sedendo a mensa con i fratelli, dopo aver osservato in tutto la Legge, si offrì loro come cibo
con le sue stesse mani.

Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola il pane vero nella sua carne e il vino nel suo sangue puro, e se i sensi vengono meno
basta la fede a confermare un cuore sincero.

Adoriamo prostrati
un sacramento così grande, l’antico testamento ceda al nuovo rito e la fede supplisca al limite dei sensi.

Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio e, parimenti, allo Spirito Santo che procede da tutti e due. Amen.77 Adoriamo il Sacramento
che Dio Padre ci donò
Nuovo patto, nuovo rito
nella fede si compì.
77. PANGE LINGUA (di VENANZIO FORTUNATO [?]: 530-605)
Al mistero è fondamento la parola di Gesù.

Gloria al Padre onnipotente, gloria al Figlio Redentore, lode grande, sommo onore

all’eterna Carità.
Gloria immensa, eterno amore alla santa Trinità. Amen.78

Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria; perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.79

Loda, Sion, il Salvatore,


la tua guida, il tuo pastore,
con inni e cantici.

Impegna tutto il tuo fervore, Egli supera ogni lode,


non vi è canto che sia degno.

Pane vivo che dà vita: questo è tema del tuo canto,


oggetto della tua lode.

Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
78. TANTUM ERGO (versione popolare): indulgenza parziale se recitata a Gesù presente nel SS. Sacramento dell’Eucaristia e indulgenza plenaria se recitata devotamente il Giovedì Santo, durante la solenne reposizione del SS. Sacramento dopo la Messa nella Cena del Signore.
79. LAUDATE DOMINUM (Salmo 117)

in fraterna e sacra cena.

Lode piena e risonante, gioia nobile e serena, sgorghi oggi dallo spirito. Questa è la festa solenne nella quale celebriamo la prima sacra cena.

E’ il banchetto del nuovo Re, nuova Pasqua, nuova legge; e l’antico è giunto a termine.

Cede al nuovo il rito antico, la realtà disperde l’ombra: luce non più tenebra.

Cristo lascia in sua memoria ciò che ha fatto nella cena: noi lo rinnoviamo.
Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza.

E’ certezza per noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino.

Tu non vedi, non comprendi, ma la fede ti conferma, oltre natura.

E’ un segno ciò che appare: nasconde nel mistero realtà sublimi.


Mangi carne, bevi sangue; ma rimane Cristo intero in ciascuna specie. Chi ne mangia non lo spezza, né separa, né divide: intatto lo riceve.

Siano uno, siano mille, ugualmente lo ricevono: mai è consumato.

Vanno i buoni, vanno gli empi; ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca.

Vita ai buoni, morte agli empi: nella stessa comunione, ben diverso è l’esito!

Quando spezzi il sacramento, non temere, ma ricorda:


Cristo è tanto in ogni parte, quanto nell’intero.

E’ diviso solo il segno,


non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito nella sua persona.80

Credo, mio Dio e mio Signore, credo fermamente che Tu sei presente nella Santissima Eucaristia, e per confessare questa mia fede sarei pronto a dar la vita. Credo che in questo Sacramento è
contenuto il Tuo cor-
80. LAUDA SION : Sequenza attribuita a s. Tommaso d’Aquino e facente parte del formulario della Messa del Corpus Domini.

po con quella integrità, bellezza e maestà con cui regna in cielo e quivi pure è il Tuo sangue, sparso per la nostra universale salvezza. Qui è l’anima Tua piena di grazia e sapienza; in cui sono
adunati tutti i tesori di virtù. Qui fi
nalmente è nascosta la Tua divinità, il Verbo onnipoten- te per cui il Padre compie ogni cosa. E siccome Tu vivi nel Padre ed il Padre vive in Te, nel Sacramento v’è pure il Padre che genera Te
suo Verbo; così vi è pure lo Spiri- to Santo che è il vincolo di amore che vi unisce. Questo è il compendio di tutte le opere: questo è il sommo dei miracoli che sorpassa tutte le intelligenze
umane; questa è la verità infallibile che son pronto a professare anche fra i più atroci supplizi. Deh, mio buon Gesù, che ora adoro qui in terra, lume di fede, fa’che t’adori un giorno lume di gloria
in cielo. Così sia.81

Eccita, o Signore, nella tua Chiesa, eccita nel cuore di questo tuo servo tutto l’ardore per il Pane della vita, ma eccita nello stesso tempo nei nostri cuori la sante disposizioni con cui vi si
accostavano i primi fedeli. Il mio maggior dolore sia quello d’essere privato di quel Cibo celeste. Lo riceva ogni giorno almeno in spirito: lo riceva sempre con la coscienza monda, e viva con una
tale purezza che lo possa sempre degnamente ricevere. Così sia.

Ograndezza infinita, o maestà sovrana, o immensità di un Dio, nascosta ed annichilita sotto le apparenze di poco pane! Io rendo a Te la gloria dovuta ed a me il di- sprezzo che merito. Vieni, o
mio Gesù, vieni a ricolmare con la pienezza del Tuo amore il mio cuore che ne è vuoto e privo. Vieni, e solleva il mendico dalla polvere, e il povero dal letamaio per farlo sedere sul trono della
81. Card. BONA: 1609-1674 in “De Missa sacrificio”.

tua gloria. Io sono un vero nulla, un peccatore e non merito che l’inferno. Ah, se potessi, Ti direi con Pietro: «Allontanati da me». Ma temendo di udire ciò che in al- tra occasione gli rispondesti,
che egli non avrebbe parte con Te nella gloria, se non onorava la Tua umiltà, onde Ti abbassasti sino ai suoi piedi, io acconsento con pro- fonda umiliazione che Tu scenda nel mio povero seno,
affinché l’anima mia viva unicamente di Te e per Te. Così sia.

Credendo con ferma fede, mio amabile Salvatore, che Tu sei presente nel Sacramento dell’altare e che nel- la Santa Comunione mi rendi partecipe della Tua uma- nità santissima, mi inebri di
tutta la pienezza della Tua divinità; Ti prego con maggior istanza a cambiare la mia tiepidezza in fervore. Supplisci quello che manca alla mia fede: infondi nel mio cuore la dolcezza, la pazienza,
la carità e l’umiltà, doti speciali dell’anima Tua imma- colata, affinché io sia ripieno del Tuo spirito e viva solo della Tua vita. Così sia.

Quando io considero, o Signore, la Tua dignità e la mia pochezza, tremo grandemente e mi confondo in me stesso. Perché se non mi accosto, sfuggo la vita, e se mi appresso indegnamente, Ti
offendo. Cha farò dunque, o mio Dio, mio aiuto e mio consigliere nelle necessità?

Insegnami Tu la via retta, proponimi qualche breve esercizio adatto alla santa Comunione. Poiché è cosa utile ch’io sappia in qual modo e cioè con qual riverenza e devozione io debba preparare
il mio cuore per ricevere con frutto il Tuo sacramento, o anche per celebrare un sì grande e divino sacrificio. E’ vero, o mio Salvatore, che quando sto per comunicarmi Ti faccio volentieri Re e
Dio del mio cuore e Ti prometto ch’esso è tutto tuo, ma poi passati quei dolci istanti, scuotendo il giogo so- ave del Tuo impero ritorno infelice alla misera schiavitù delle mie passioni. O quale
ingiustizia verso il Tuo so- vrano dominio! Quale oltraggio alla Tua divina bontà, involandoti un cuore che per tante ragioni Ti appartiene! Ah, non sopportarlo, mio Dio, assicura il Tuo dominio
su di esso e non permettere che mai Ti sia tolto, cioè ch’io mai mi allontani da Te. Così sia.

Chi mi darà, o mio Dio, luce per scoprire i miei vizi e peccati, umiltà sincera e profonda per confessarme- ne, dolore, lacrime e spirito di penitenza per ottenere il perdono? Chi formerà nel mio
cuore un sincero e fer- mo proposito di non mai più offenderti per l’avvenire, chi susciterà nel mio cuore il desiderio di offrirmi a Te, piccola vittima, in unione del sacrificio del Tuo caro Fi-
gliuolo, se non Tu, o Signore, che solo puoi e sai rinno- vare e santificare i cuori? Questa è appunto la grazia che umilmente Ti chiedo. Così sia.

Perdono, mio Dio, di tante ingiustizie ed ingratitu- dini, perdono di tante ingiuriose riserve e divisioni che nell’offerta di me stesso a Te ho commesso. Io ora mi dono interamente a Te: accetta Te
ne prego, questo sa- crificio unito a quello di Gesù, la vittima immacolata e santa. Prendi il governo assoluto di tutto me stesso e di quanto posseggo e custodiscilo in modo che io non pos- sa mai
più usurpartelo. Così sia.

Ti adoro, o mio buon Gesù, con rispetto come mio Dio, con fiducia come mio Salvatore, con amore come mio Padre, con umiltà e timore come mio Giudice. Deh! mio caro Gesù, Tu che vieni
ora così amorosamente a me per santificarmi e salvarmi, non mi condannare, quando verrai per giudicarmi. Ti offro pertanto la Santa Messa che celebro o ascolto, la Santa comunione che faccio,
per ottenere perdono di tutti i miei misfatti, per la conversione dei peccatori e la santificazione di tutti i giusti. Illumina la mia mente, cambia il mio cuore, rego- la la mia vita, doma le mie
passioni e come re assoluto regna su tutto me stesso. Fa’, o dolce Gesù, che io altro non cerchi che di piacerti, e che, distaccato il cuore da ogni creatura, mi unisca solo a Te unicamente per
amarti e per amarti con tutto il cuore, con tutta la mia mente, con tutte le forze dell’anima mia, per cominciare in que- sta vita a fare quello che, mediante la Tua misericordia, spero di fare
nell’eternità. Così sia.

OSignore Gesù, Tu sei il pane quotidiano delle ani- me nostre; e non lo è soltanto il Tuo santissimo Corpo, ma lo è pure la Tua divina parola: perciò Tu ce li poni innanzi su due mense. Fa’ che io
usi sempre bene sì dell’uno che dell’altra. Fa’ che nessuna particella di essi si perda per mia colpa. Fa’soprattutto che io ponga ogni mia delizia nel cibarmene con frequenza, poiché tali delizie
son tutte caste e sante. Degnati, o mio buon Gesù, di concedermi ciò che Ti chiedo. Così sia.

Mio Dio, io conosco per esperienza la mia incapacità di fare il bene; qualunque preparazione io faccia ho sem- pre bisogno del Tuo aiuto per prepararmi a degnamente riceverti. Tu solo puoi
infondere nel mio cuore purezza. Tu solo puoi consacrare e santificare questo Tuo tempio e renderlo degno di riceverti e quando l’avrai purificato e santificato Ti piaccia di venire ad abitarvi;
prendine possesso, poni in esso stabile dimora, e Tu stesso abbi cura di conservarlo e di custodirlo. Tutte queste sono grazie grandi e grazie che io non posso mai meritare; ma che attendo dalla
Tua misericordia e spero non mi negherai. Così sia.

Io Ti adoro, o Sovrana Maestà, che risiedi sui nostri altari per ricevere i nostri omaggi e regnare nei nostri cuori. Ti rendo ogni maggior rispetto a Te dovuto come arbitro della nostra eternità: mi
prostro innanzi a Te e Ti offro le mie adorazioni unite a quelle dei Serafini che circondano il Santuario, supplicandoti ad accettare il loro raccoglimento ed amore per supplire alla tiepidez- za e
dissipazione del mio cuore. Fa’, o Vittima adorabile della nostra salvezza, che la fede Ti assoggetti la mia mente, la carità il mio cuore, la ragione tutto me stes- so: affinché io, quando mi tratterrò
in chiesa, non abbia occhi che per vedere Te, cuore che per amare Te, lingua che per lodare Te. Così sia.

Omio amabile Salvatore Gesù, desiderio ardente dei Patriarchi, dei Profeti, e di tutti i giusti del Vecchio Testamento e particolarmente della gloriosa tua Madre Maria santissima : vieni
nell’anima mia che arde di vivo desiderio di riceverti e di unirsi a Te, riparatore della sua salute ed autore di ogni suo bene. Vieni e distruggi in me la tirannia del peccato e dell’amor proprio per
stabilirvi il regno della grazia e carità. Io sono indegno di acco- starmi a ricevere il Tuo Corpo e Sangue, ma Tu usami misericordia e fammi partecipare delle tue virtù per il desiderio ardente che
ho di riceverti ora e di vederti e possederti eternamente nel cielo. Così sia.

Quale confusione per me, benignissimo Gesù, d’essermi tante volte comunicato e di aver fatto così poco profitto delle mie comunioni, d’essermi tante volte nutrito di un Dio e d’essere sempre
vissuto da uomo tiepido e sensuale! Perdono, mio Salvatore, perdono del mio attaccamento al mondo ed a me stesso, di tutte le distrazioni, dissipazioni ed indecenze, della mia poca cura usata
nel preparamento e nel ringraziamento o nel conservare e rinnovare il frutto dell’Eucaristia. Propon- go per l’avvenire di vegliare di più su me stesso, di evi- tare ogni mancanza volontaria, di non
avere altro fine in ogni mia azione che di piacerti, d’essere fedele ai miei doveri, e più coraggioso nel vincermi e nell’emendarmi, frutti tutti di una buona Comunione. Concedimi la gra- zia, o
Signore, di mettere in pratica ciò che ora mi ispiri. Così sia.

OPadre sempiterno, Dio onnipotente, ecco ch’io mi accosto all’ineffabile Sacramento dell’Unigenito tuo Figliuolo e Signore nostro Gesù Cristo; mi accosto come infermo al medico della vita,
come immondo al fonte della misericordia, come cieco al sole dell’eterna luce, come povero al datore di ogni bene, come nudo e mendico al Signore del cielo e della terra. Prego per- tanto
l’abbondanza della tua misericordia, che si degni di curare la mia infermità, di lavare la mia impurità, il- luminare la mia cecità, d’arricchire la mia povertà e di vestire la mia estrema nudità,
affinché in tal modo io possa cibarmi del Pane degli Angeli, e riceva il Re dei re, colui che domina tutti i dominanti, con quella rive- renza ed umiltà, con quella purezza e fede, con quella
compunzione e carità, con quel proposito e quella retta intenzione che può giovare all’anima mia.

Deh! fa’, o mio Signore, che io non solo riceva il Corpo e il Sangue di Gesù, ma ne riceva anche i salu- tari effetti e le virtù, così che meriti di incorporarmi al Corpo mistico di Gesù e di essere
annoverato fra le sue membra. Concedimi ancora, o Padre amatissimo, che fi- nalmente contempli faccia a faccia in cielo questo Tuo diletto Figliuolo che ora ricevo celato sotto i veli eucari- stici
e che goda di vederlo vivere e regnare con Te e con lo Spirito Santo per tutti i secoli. Così sia.

Tu conosci, o Signore, il mio desiderio di riceverti degnamente sotto le specie Eucaristiche, ma Tu vedi an- che le imperfezioni del mio povero cuore! Deh, supplici Tu alla somma miseria,
accettando come fossero miei, tutti gli affetti e i palpiti d’amore dei Tuoi Angeli e dei Tuoi Santi. Fammi la grazia di potermi unire loro nelle preghiere e lodi, negli onori e ringraziamenti che Ti
ren- dono e Ti renderanno e che spero e desidero di renderti con essi nell’eternità. Così sia.82

Noi ti benediciamo, Padre nostro, per la santa vite di Davide, tuo servitore, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù, tuo figlio; a Te gloria per sempre. Amen.

Noi ti benediciamo, Padre nostro, per la vita e la cono - scenza che ci hai rivelate per mezzo di Gesù, tuo figlio; a Te la gloria per sempre. Amen”.

Come questo pane spezzato, prima disperso sulle col - line, raccolto è diventato uno, così anche la tua Chiesa si raccolga dalle estremità della terra nel tuo regno; poiché tua è la gloria e la
potenza per sempre. Amen.

Che nessuno mangi o beva della nostra eucaristia, se non i battezzati nel nome del Signore. A questo pro- posito il Signore ha detto: «Non date ai cani le cose consacrate».83

OSignore, presso di Te è la sorgente della vita e nella tua luce noi contempliamo la luce. Fa’ risplende- re sempre più in noi lo splendore della tua conoscenza; accordaci la bevanda di vita di cui
noi siamo assetati e, con la tua celeste luce, restaura l’intelligenza della no- stre anime ottenebrate.

Signore, Dio onnipotente, Gesù Cristo, Re della glo- ria, Tu sei la vera pace, la carità eterna.
Tu, sull’altare della croce, hai offerto Te stesso come Vittima di riconciliazione e di pace. Ora, su questo al- tare, Ti doni a noi come Cibo santo di vita eterna e ci unisci nel vincolo immortale
della Tua carità. Rischiara, Te ne preghiamo, con la luce della Tua pace, le nostre anime e i loro segreti: purifica la nostra coscienza con la dolcezza del Tuo amore; concedi a noi di essere uomini
di pace, di sapere attendere Te, Principe della pace, di essere protetti e custoditi incessantemente da Te contro i pericoli di questo mondo. Sostenuti dalla Tua bene- volenza, fa’ che ricerchiamo la
pace con tutte le forze del nostro cuore; così potremo essere accolti nella gio- ia eterna, quando Tu ritornerai per ricompensare coloro che Ti attendono e che hai nutrito con il Tuo Corpo e con il
Tuo Sangue.84
82. “IMITAZIONE DI CRISTO”, Libro IV, Capp. 1-18 (traduz. di V. Mancardi, Figlie di S. Paolo, Alba,
1960)
83. DIDACHE’: 50-70 d.c. 122

OSignore, concedimi di credere col cuore, di pro- fessare con la bocca e di mettere in pratica la tua parola, perché gli uomini, vedendo le mie opere buone, glorifi- chino Te, Padre nostro che sei
nei cieli, per Gesù Cristo nostro Signore, al quale spetta la gloria nei secoli dei secoli. Amen.85

OSignore, conservami, te ne supplico, senza mac- chia il culto della mia fede e fa’che, fino all’ultimo mio sospiro, io senta la testimonianza della mia coscienza. Fa’ che possegga per sempre –
io, battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo – ciò che ho professato nel simbolo della mia rigenerazione: Te, no- stro Padre; fa’che io adori tuo Figlio con Te e come Te; che
io riceva come mio il tuo Spirito Santo che procede da Te per il tuo unico Figlio. Veramente ho un testimo- nio degno di fede per garantire ciò che credo, e cioè Co- lui che disse: «Padre tutto ciò
che è mio è tuo, e tutto ciò che è tuo è mio», Gesù Cristo, mio Signore, che dimora
84. LITURGIA MOZARABICA: sec. V-VII
85. ORIGENE: 185-254
in Te, e che, sempre Dio, viene da Te ed è vicino a Te ed è benedetto nei secoli dei secoli. Amen.86

Nostro Dio, Dio salvatore, insegnaci a renderti degne grazie per i benefici che ci hai elargito e continuamente ci offri. Tu che sei il nostro Dio a cui è grata l’offerta dell’altare, rendici mondi dalla
malvagità della carne e dello spirito, e insegnaci a condurre a compimento la nostra santificazione nel rispetto e nel timore di Te; fa’, o Dio, questo, affinché quando riceveremo, con la testi-
monianza di una pura coscienza, la condivisione al Tuo santo altare, possiamo formare una cosa sola con il Cor- po e con il Sangue di Cristo; e così Gesù abiti nei nostri cuori, e noi diventiamo
templi dello Spirito Santo.

Dona ancora a noi la grazia di ricevere degnamen - te, fino all’estremo sospiro, Gesù, la speranza delle Tue santificazioni; di riceverlo come viatico per la vita eter- na, come difesa gradita
dinanzi al terribile tribunale di Dio, perché, con tutti i santi che dall’inizio del mondo Ti hanno servito, possiamo essere fatti partecipi di quei beni eterni che hai preparato alle anime che Ti
amano, o Signore.87

Alla mensa del tuo dolcissimo convito, o pio Signore Gesù Cristo, io, peccatore e privo di meriti, mi accosto tremante, solo confidando nella tua misericordia e bon- tà.

Ho macchiato l’anima e il corpo di molte colpe, e la mente e la lingua non ben custodito. Dunque, o pia Di- vinità, o terribile maestà, io misero, stretto fra le angu- stie, ricorro a Te, fonte di
misericordia, a Te mi affretto per essere risanato e sotto la tua protezione mi rifugio. Colui che non posso sostenere quale Giudice, sospiro di averlo come Salvatore.
86. ILARIO DI POITIERS: 315-367
87. BASILIO MAGNO: 330-379

ATe, o Signore, mostro le mie piaghe, a Te scopro la mia vergogna. Conosco i miei peccati, che sono molti e grandi, e per essi io temo. Spero nelle tue misericordie senza numero.

Guarda dunque verso di me con gli occhi della tua cle - menza, o Signore Gesù Cristo, Re eterno, Dio e uomo, che per l’uomo fosti crocifisso. Esaudiscimi, poiché spero in Te, abbi misericordia
di me pieno di miseria e di peccati, Tu che non cesserai mai di far scaturire la fonte della misericordia.

Salve, o vittima della Salvezza, offerta sul patibolo della Croce per me e per tutto il genere umano. Salve, o nobile e prezioso Sangue, che sgorghi dalle ferite del mio crocifisso Signore Gesù
Cristo e lavi i peccati di tutto il mondo.

Ricordati, o Signore, della tua creatura, che hai re - dento col tuo Sangue. Mi pento di aver peccato e desi- dero rimediare a ciò che ho fatto. Togli dunque da me, o Padre clementissimo, tutte le
mie iniquità ed i miei peccati, affinché, purificato nella mente e nel corpo, me- riti di gustare degnamente il Santo dei santi. Concedimi che questa santa partecipazione del tuo Corpo e del tuo
Sangue, che io, sebbene indegno, intendo ricevere, sia remissione dei miei peccati, perfetta purificazione dei miei delitti, fuga dai cattivi pensieri, rigenerazione dei buoni sentimenti, salutare
efficacia delle opere che ti piacciono, sicura tutela dell’anima e del corpo contro le insidie dei miei nemici. Amen.88

Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuo- va; tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me e io invece ero fuori, e lì ti cercavo, gettandomi deforme sulle belle forme delle tue creature.

Tu eri con me, ma io non ero con Te; mi tenevano lon-


88. AMBROGIO DI MILANO: 339-397
tano da Te le creature da Te create, che non potrebbero esistere se non esistessero in Te.

Mi hai chiamato e il tuo grido ha vinto la mia sordità. Mi sei apparso e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai diffuso la tua fragranza ed io l’ho respirata; e ora anelo a Te. Ti ho gustato e
ora ho fame e sete soltan- to di Te. Mi hai toccato e si è acceso in me il desiderio della tua pace.

Signore, amo soltanto Te, seguo solamente Te; sono disposto a essere sottomesso soltanto a Te, perché Tu solo eserciti con giustizia il tuo potere e io voglio essere soltanto tuo.

Comanda, ti prego, e ordina ciò che vuoi; guarisci però le mie orecchie perché possa udire la tua voce; guarisci e apri i miei occhi perché possa scorgere ogni tuo cen- no.

Allontana da me ogni irragionevole inclinazione per - ché possa riconoscerti sempre.


Mostrami da quale parte devo guardare affinché possa vederti; nella speranza di attuare sempre tutto ciò che mi comandi.

Io ti invoco, o Dio di verità, per il quale sono vere tutte le cose vere; Dio, da cui fuggire è cadere, a cui tornare è risorgere, in cui abitare è vivere; Dio, che nes- suno perde, se non cade in
inganno; che nessuno cerca, se la grazia non lo previene; che nessuno trova, se non è puro; Dio, che abbandonare è come morire, che atten- dere è come amare, che intuire è come possedere; Dio,
a cui ci spinge la Fede, a cui ci eleva la Speranza, a cui ci unisce la Carità; Dio, per mezzo del quale soltanto possiamo vincere il nostro nemico; ti prego, soccorrimi propizio.

ODio, uscire da Te è morire; tornare a Te è risusci- tare; abitare in Te è vivere.


O Dio, al di sopra di Te è il nulla; fuori di Te è il nulla; senza di Te il nulla.

Signore Gesù, conoscermi, conoscerti, non desidera- re che Te; odiarmi e amarti; lavorare solo per amor tuo, diminuire perché Tu cresca! Non pensare che a Te, mo- rire a me per vivere in Te.
Rinunciare a me per seguirti, e desiderare di seguirti sempre. Fuggirmi, rifugiarmi in Te, per essere da Te difeso. Temere per me e temerti. Per aver posto fra i tuoi eletti. Diffidare di me, fidarmi
solo di Te, voler obbedire per Te; non attaccarmi che a Te, esser povero per amor tuo. Guardami, e ti amerò; chia- mami perché ti veda e di Te goda eternamente. Amen.89

Guardaci, o Signore, ascoltaci,


illuminaci e mostrati a noi!...
Abbi pietà delle nostre fatiche
e dei nostri sforzi per tendere a Te
poiché senza di Te nulla possiamo. Tu ci inviti a Te: aiutaci.
Ti prego ardentemente, o Signore, non lasciarmi cadere nello scoraggiamento, ma fa’ che viva di speranza;
fa’ che il mio cuore,
amareggiato nella sua desolazione, sia addolcito con le Tue consolazioni; fa’ che avendoti cercato affamato
non rimanga digiuno di Te:
mi sono avvicinato a Te famelico,
non permettere che mi allontani
senza essere saziato;
povero mi sono accostato al ricco,
89. AGOSTINO D’IPPONA: 354-430

miserabile al misericordioso;
non permettere che me ne torni vuoto e scontento … insegnami a cercarti,
mostrati a chi Ti cerca,
perché non posso né cercarti,
se Tu non me lo insegni,
né trovarti se Tu non ti manifesti.
Fa’, o Signore,
che possa cercarti desiderandoti,
possa desiderarti cercandoti,
possa trovarti amandoti
e ti possa amare trovandoti.

Cosa dirò? Cosa farò? Dove andro? Dove lo cer- cherò? Dove e quando lo troverò? A chi chiederò? Chi annuncerà all’amato «che languisco d’amore»? «Viene meno la gioia del mio cuore», «si
è mutato in lutto» il mio riso. «La mia carne, il mio cuore, vengono meno: mia roccia e mio bene è Dio, per sempre». «L’anima mia rifiuta di essere consolata» se non da Te, mia dolcezza.
«Cos’altro c’è per me in cielo, e cos’altro poso volere da Te sulla terra?». Voglio Te, spero Te, cerco Te. «Di Te ha detto il mio cuore: ho cercato il tuo volto, il tuo volto, o Signore, io cerco; non
nascondermi il tuo volto».

O generosissimo innamorato degli uomini, «a Te si ab - bandona il povero; dell’orfano, Tu sei il sostegno». Mio fidatissimo difensore, abbi misericordia dell’orfano che a Te si affida. Sono
divenuto come un bambino senza padre, l’anima mia è come vedova. Accogli le lacrime della mia privazione e vedovanza, che ti offro fino al tuo ritorno.

Fallo adesso, Signore, manifestati a me, e sarò conso - lato. Mostrami il tuo volto, e sarò salvo. Fai vedere la tua presenza, e il mio desiderio sarà esaudito. Rivela la tua gloria, e la mia gioia sarà
perfetta.

«Di Te ha sete l’anima mia, a Te anela la mia carne». «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?».

Quando verrai, mio atteso consolatore? Quando mai potrò vedere Te, mia gioia, che tanto desidero! Quando «mi sazierò all’apparire della tua gloria», della quale sono affamato! Quando sarò
inebriato «dei beni della tua casa», che bramo ardentemente! Quando mi darai da bere «il fiume delle tue delizie», del quale sono as- setato!

Ma anche Tu Gesù, Signore buono, non sei for- se madre anche Tu? Non è forse madre chi come una chioccia raccoglie sotto le ali i suoi pulcini? Veramente, Signore, sei anche Tu madre. Infatti
tutti gli altri hanno ricevuto da Te ciò che hanno partorito e generato. Tu invece per primo sei morto partorendo quelli e ciò che hanno generato, e morendo li hai generati. Infatti non avresti
sostenuto la morte se non per partorire; e se Tu non fossi morto, non li avresti ridati alla vita. Dunque hai sperimentato la morte per il desiderio di far nascere i tuoi figli alla vita, e morendo li hai
generati. Tu dunque, Signore Dio, sei madre ancor più di loro.90

OSignore, riversa nell’anima mia la rugiada della tua misericordia, riempi il mio cuore di carità, perché sappia farmi tutto a tutti, morendo a me stesso per vive- re soltanto per il bene dei miei
fratelli.

Insegnami a distillare il profumo soave della misericordia dalle necessità dei poveri, dalle angosce degli oppressi, dalle ansie degli afflitti, dagli errori dei pecca- tori e infine da tutte le sofferenze
di coloro che sono nel dolore, anche dei nemici.

Tutte queste cose appaiono spregevoli alla mia natura,


90. ANSELMO D’AOSTA: 1033-1109

ma il profumo che da esse si ricava sorpassa tutti gli aromi perché, come Tu hai detto, ha il potere di darci la vita eterna: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia».

O Signore, fa’ che io possa versare questo profumo non solo sul tuo capo e sui tuoi piedi, ma su tutto il tuo corpo che è la Chiesa e lenire i dolori di tutti i tuoi mem- bri sofferenti. Amen.91

Ti adoriamo, Signore nostro Gesù Cristo, qui e in tutte le chiese tue che sono nel mondo, e Ti benediciamo,
poiché con la tua santa Croce hai redento il mondo.

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare per grazia tua ciò che noi sappiamo essere tua volontà, e volere sempre ciò che a Te piace, perché, purificati nel
cuore ed esteriormente illuminati ed accesi dal fuoco dello Spirito Santo, pos- siamo seguire l’esempio del Figlio tuo e nostro Signore Gesù Cristo, e giungere, per tua sola grazia, a Te, Altis-
simo; il quale, in Trinità perfetta ed Unità semplice, vivi e regni nella gloria, Dio onnipotente, per tutta l’eternità. Così sia.

Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa’ ch’io porti l’Amore. Dove è offesa, ch’io porti il Perdono.

Dove è discordia, ch’io porti l’Unione. Dove è dubbio, ch’io porti la Fede. Dove è errore, ch’io porti la Verità.

Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza. Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia. Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.
91. BERNARDO DI CHIARAVALLE: 1090-1153

O Signore, fa’ che io non cerchi tanto di essere com - preso, quanto di comprendere;
non cerchi di essere amato, quanto di amare. Poiché è nel donare, che si riceve; è nel dimenticare se stesso, che ci si ritrova; è nel perdonare, che si è perdonati; è nel morire, che si risuscita alla
vita eterna.

Tu sei santo,
Signore Iddio unico,
che fai cose stupende,

Tu sei forte, Tu sei grande. Tu sei l’Altissimo. Tu sei il Re onnipotente.

Tu sei il Padre santo,


Re del cielo e della terra.
Tu sei trino e uno, Signore Iddio degli dèi. Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene, Signore Iddio vivo e vero.

Tu sei amore, carità.


Tu sei sapienza. Tu sei umiltà. Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei sicurezza. Tu sei la pace. Tu sei gaudio e letizia. Tu sei la nostra speranza. Tu sei giustizia. Tu sei temperanza. Tu sei ogni
nostra ricchezza. Tu sei bellezza. Tu sei mitezza. Tu sei il protettore.
Tu sei il custode e il difensore nostro. Tu sei fortezza. Tu sei rifugio. Tu sei la nostra speranza. Tu sei la nostra fede. Tu sei la nostra carità.
Tu sei tutta la nostra dolcezza.

Tu sei la nostra vita eterna,


grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente,
misericordioso Salvatore.

Ti adoro profondamente, Gesù mio Sacramentato, riconoscendoti vero Dio e vero Uomo. Con questo atto di adorazione, desidero riparare alla freddezza di tanti cristiani che, passando davanti
alla tue chiese, e talvolta anche dinanzi al tabernacolo, in cui ti degni di aspettarci con amorosa impazienza per comunicarti a noi, neppure ti salutano, ferendoti con la loro indifferenza.

Ti adoro profondamente, o mio Gesù, Pane vivo disceso dal Cielo, e con quest’atto di adorazione desi- dero supplire alle tante irriverenze che ogni giorno si commettono assistendo alla santa
Messa, in cui in un continuo eccesso di amore per la nostra salvezza rinnovi in modo incruento il Sacrificio del Calvario.

Ti adoro profondamente, o mio Gesù, unica Vittima di espiazione dei nostri peccati, e ti offro questo atto di adorazione per i sacrileghi oltraggi che ricevi da tanti ingrati cristiani che non temono
di ricevere Te in pec- cato mortale, mentre gli Angeli ti adorano con timore e tremore.

Ricevi, o Signore, tutta la mia libertà, tutta la mia memoria, il mio intelletto e la mia volontà. Tutto quello che io ho e possiedo è dono tuo: a Te tutto restituisco e mi affido interamente alla tua
santissima Volontà: dam- mi solo il tuo amore con la tua grazia.

OCuore divino di Gesù, concedi, ti supplico, l’eter- no riposo alle Anime purganti, la grazia finale a coloro che oggi moriranno, la vera penitenza ai peccatori, la luce della fede ai pagani e la tua
benedizione a me e a tutti i miei cari.

O alto e glorioso Dio


illumina il cuore mio.
Dammi fede retta,
carità perfetta,
umiltà profonda,
senno e conoscimento
che io serva i tuoi comandamenti.

Signore mio Gesù Cristo,


due grazie io ti prego che Tu mi faccia, innanzi che io muoia:
la prima si è che in vita mia
io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che Tu, dolce Gesù,
sostenesti nell’ora della tua acerbissima passione; la seconda si è
ch’io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale Tu, figlio di Dio, eri acceso a sostenere volentieri
tanta passione per noi peccatori.

Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolcissima potenza del tuo amore l’anima mia da tutte le cose ter- rene, perché io muoia per amore dell’amor tuo, che per amore dell’amor mio ti sei
degnato di morire.

Ecco, ogni giorno Tu ti umili, come quando dalla sede regale discendesti nel grembo della Vergine; ogni giorno vieni a noi in apparenza umile; ogni giorno discendi dal seno del Padre sopra
l’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli apparisti in vera car- ne, così ora ti mostri a noi nel pane consacrato; e come essi con lo sguardo fisico vedevano solo la tua carne, ma,
contemplandoti con gli occhi della fede, credevano che Tu eri Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, vediamo e fermamente crediamo che il tuo santissimo corpo e
sangue sono vivi e veri. In tal maniera Tu, Signore, sei sempre presente con i tuoi fedeli così come Tu stesso dici: «Ecco, Io sono con voi sino alla fine del mondo.» 92

Trafiggi, o dolcissimo Signore Gesù, la parte più intima dell’anima mia con la soavissima e salutare feri- ta del tuo amore, con vera, pura, santissima apostolica carità, perché l’anima mia
continuamente languisca e si strugga amando e desiderando solo Te. Te brami e venga meno presso i tuoi tabernacoli, e sospiri di essere sciolta dal corpo per essere con Te. Fa’che l’anima mia
abbia fame di Te, pane degli Angeli, ristoro delle ani- me sante, pane nostro quotidiano, pane soprannaturale che hai ogni dolcezza ed ogni sapore e procuri la gioia più soave. Abbia fame di Te,
che gli Angeli desiderano contemplare incessantemente, e si sazi il mio cuore, e della dolcezza del tuo sapore sia riempita la parte più intima dell’anima mia. Abbia sempre sete di Te, fonte di
vita, fonte di saggezza e di scienza, sorgente dell’eterna luce, torrente di delizie, dovizia della casa di Dio. A Te sempre aneli, Te cerchi, Te trovi, Te abbia come meta, a Te giunga, a Te pensi, di
Te parli e tutto faccia ad onore e gloria del tuo nome, con umiltà e con discernimento, con amore e con piacere, con facilità e con affetto, con perseveranza sino alla fine. Tu solo sii sempre la mia
92. FRANCESCO D’ASSISI: 1181/82-1226

speranza e la mia fiducia, la mia ricchezza e il mio di - letto, la mia gioia, il mio gaudio, il mio riposo, la mia tranquillità, la mia pace, la mia soavità, il mio profumo, la mia dolcezza, il mio cibo,
il mio ristoro, il mio rifu- gio, la mia parte, il mio bene, il mio tesoro, nel quale fissi e fermi, con salde radici, rimangano la mente ed il cuore mio. Amen.

OCuore amatissimo di Gesù, perché ti sei fatto squarciare dalla lancia, se non per mostrarmi l’eccesso dell’amor tuo e per essere l’abitazione dell’anima mia? E quando entrerò io in Te e
solennemente protesterò: «Questo è il mio eterno riposo; qui abiterò perché mi sono scelto io stesso questa dimora.»?

Gesù mio, introduci quanto prima quest’anima mia attraverso la ferita dell’aperto costato nel segreto del tuo amabilissimo e amantissimo Cuore, affinché essa si pu- rifichi, si abbellisca e tutta si
infiammi nella tua carità; in modo che, dimentica delle terrene sollecitudini, pensi solo ad amare Te, mio Dio crocifisso. Amen.93

Gesù dolcissimo, il sacratissimo tuo Corpo e Sangue sia dolcezza e soavità dell’anima mia, salute e vigore in ogni tentazione, gioia e pace in ogni tribolazione, luce e forza in ogni parola ed
opera, e finale tutela nell’ora della morte. Amen.

Ti ringrazio, Signore Santo, Padre onnipotente, Dio eterno che senza alcun mio merito, ma solo per la bene- volenza della tua misericordia, ti sei degnato di saziare con il prezioso Corpo e
Sangue del Figlio tuo, Gesù Cri- sto nostro Signore, me peccatore, indegno tuo servo.

Ti supplico: questa santa comunione non diventi per me giudizio di condanna, ma strumento di salvezza per il perdono. Sia per me armatura della fede e scudo di
93. BONAVENTURA DA BAGNOREGIO: 1217-1274

buona volontà. Sia liberazione dai miei vizi, radicale di - struzione di ogni concupiscenza, aumento di carità, di pazienza, di umiltà, di ubbidienza e di ogni altra virtù; sicura difesa contro le
insidie dei miei nemici, visibili e invisibili, tranquillità assoluta dei miei istinti carnali e spirituali; adesione fermissima a Te, unico e vero Dio, e felice compimento del mio destino.

Ti supplico ancora: degnati di condurre me peccatore a quel convito ineffabile, dove Tu con tuo Figlio e lo Spi- rito Santo, sei luce vera, sazietà completa, gaudio senza fine, gioia piena e perfetta
felicità dei tuoi Santi. Te lo chiedo in nome di Cristo, nostro Signore. Amen.

Dio onnipotente ed eterno, ecco che mi accosto al sacramento dell’unigenito Figlio tuo, il Signore nostro Gesù Cristo: mi accosto come l’infermo al medico che gli ridona la vita, come
l’immondo alla fonte della mise- ricordia, come il cieco alla luce dello splendore eterno, come il povero e il bisognoso al Signore del cielo e della terra.

Prego dunque la tua grande ed immensa generosità perché ti degni di curare il mio male, di lavare le mie macchie, di arricchire la mia povertà, di vestire la mia nudità, affinché riceva il Pane
degli angeli, il Re dei re, il Signore dei signori, con tanta riverenza e umiltà, con tanta contrizione e devozione, con tanta purezza e fede, con tanti propositi e buone intenzioni, quanto occorre alla
salvezza dell’anima mia.

Dammi, ti prego, di ricevere non solo il sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, ma anche la grazia e la virtù del sacramento.

O mitissimo Iddio, concedimi di ricevere il Corpo dell’unigenito Figlio tuo, Signore nostro Gesù Cristo, che nacque dalla Vergine Maria, in modo che meriti di essere incorporato al suo mistico
corpo, e di essere an- noverato fra le sue membra.

O amorosissimo Padre, concedimi di contemplare fi - nalmente a viso aperto per l’eternità il tuo diletto Figlio, che intendo ricevere ora nel mio terrestre cammino, sot- to i veli del mistero, Egli
che vive e regna con Te in unione con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, concedimi la grazia di tendere a te con tutto il cuore, con l’ardente desiderio di un’anima assetata; donami la grazia di vive- re in Te e con Te, o
soavissimo e dolce amico. Signore mio, fa che tutto il mio spirito, il mio cuore e tutto il mio essere aneli e sospiri a Te, o sola e vera beatitudine. O Salvatore, la cui clemenza è infinita, degnati, ti
prego, per il tuo preziosissimo Sangue, di imprimere nel mio cuore le tue Piaghe, affinché in esse, ad ogni istante, io legga i tuoi dolori e il tuo amore per me. Fa’, o mio Dio e buon Gesù, che il
ricordo delle tue ferite si imprima sempre più nell’intimo del mio cuore e del mio esse- re per accendermi, continuamente, a una giusta com- passione delle tue sofferenze e accenda in me il fuoco
consumante del tuo amore. O mio amato e buon Gesù, concedimi ancora, di conoscere il nulla delle creature. Diminuisci il loro valore ai miei occhi e sii tu solo il mio Dio, la dolcezza e la gioia
dell’anima mia. A te o Dio, fonte di misericordia, io peccatore mi rivolgo, perché sono pieno di macchie e Tu puoi purificarmi. O Sole di giustizia, illumina un cieco. O Medico eterno, guarisci
un ferito. O Re dei re, ricopri un ignudo. O Mediatore tra Dio e gli uomini, riconcilia un peccatore. O Pastore buono, riconduci all’ovile un errante. Concedi o Dio, misericordia a un misero,
perdono a un colpevole, vita a un morto, giustificazione a un empio, l’unzione della tua grazia a un cuore indurito. O Dio clementissimo, ri- chiama un fuggitivo, attira un renitente, rialza un
cadu- to, sostieni chi sta in piedi, guida chi è in cammino. Non dimenticare chi ti ha dimenticato, non abbandonare chi ti ha abbandonato, non disprezzare un peccatore. Pec- cando ho offeso Te,
mio Dio, ho danneggiato il prossi- mo e non ho risparmiato neppure me stesso.

OGesù dolcissimo, entra nell’intimo della mia ani- ma con il Tuo amore soavissimo ed efficacissimo, con una carità vera, serena, apostolica e santissima, così che la mia anima arda e si sciolga
sempre e solo del Tuo de- siderio e del Tuo amore; Te solo brami, a Te aneli, e non cerchi altro che di dissolversi ed essere con Te.

Concedi all’anima mia di essere affamata di Te, Pane degli angeli, Cibo degli eletti, nostro Pane quotidiano, nutriente sopra ogni altro di dolcezza, di sapore squisito e di gusto soave. Di Te, che
gli Angeli contemplano ar- dentemente, abbia sempre fame e si nutra il mio cuore, e del suo sapore dolcissimo si colmi l’intimo del mio spirito.

Il mio cuore abbia sempre sete di Te, o mio Dio, sor - gente di vita, fonte di sapienza e di scienza, fonte di eterna luce, inesauribile torrente di delizia, abbondanza della casa di Dio. Sempre il mio
cuore Ti desideri e Ti cerchi; a Te aneli, Te trovi e a Te giunga; Te mediti e parli di Te; tutto operi a lode e gloria del Tuo nome, con umiltà e discrezione, con amore e gioia, con facilità e affetto,
con perseveranza sino alla fine.

Tu solo sii sempre la mia speranza, tutta la mia fidu - cia, la mia ricchezza e la mia sola compiacenza; la mia unica gioia e il mio immenso gaudio, il mio riposo e la mia serenità, la mia pace e la
mia dolcezza, il mio cibo e nutrimento, il mio unico rifugio e aiuto, la mia sapienza, la mia eredità. Il mio bene e il mio tesoro nel quale siano sempre fissi, sicuri e fermamente radicati, il mio
cuore e la mia mente. Amen.

OGesù che tanto mi ami, ascoltami, te ne prego. Che la tua volontà sia il mio desiderio, la mia passione, il mio amore. Fa’che io ami quanto è tuo: ma soprattutto che io ami Te solo. Dammi un
cuore così pieno d’amore per Te, che nulla possa distrarmi da Te.

Dammi un cuore fedele e forte, che mai tremi né si abbassi; un cuore retto che non conosca le vie tortuose del male; in cuore indomabile, sempre pronto a lottare; un cuore valoroso, che non
indietreggi alla vista degli ostacoli; un cuore umile e dolce come il tuo. Amen.94

Ave, ostia vivente, verità e vita,


in cui i sacrifici tutti hanno avuto termine, per Te gloria infinita è data al Padre, per Te sta la Chiesa per sempre custodita. Ave, calice di clemenza , scrigno di dolcezza, in cui sono delizie di
sapore celeste, Verità totale della sostanza del Salvatore, Sacramento di grazia, pascolo d’amore.95

Signore Gesù Cristo, fa’ che per amore dell’amor tuo, io porti sempre sulle mie spalle il giogo soave e il peso lieve dei tuoi precetti e nel mio petto, come un mazzetto di mirra, il sacramento della
fede in Te, affin- ché Tu, crocifisso per me, resti sempre impresso nel mio cuore.

O Gesù, sole di giustizia, fa’che io mi vesta di Te per vivere conforme a Te: fammi conservare candida, santa e immacolata la veste dell’innocenza battesimale fino a quando mi presenterò al tuo
tribunale per riceverla in eterno.

O Gesù, lume inestinguibile, accendi in me la lampada ardente della tua carità e fammi custodire irreprensibile il mio battesimo, perché quando io, chiamato da Te, ver- rò alle tue nozze, meriti di
entrare già pronto alle delizie della vita eterna e vedere Te luce vera.
94. TOMMASO D’AQUINO: 1226-1274 95. GIOVANNI PECKHAM: 1240-1292

Signore Dio, che sei non solo il mio creatore, ma an - che il mio redentore, infondi nel mio cuore il tuo santo Spirito e inseriscimi nel numero dei tuoi figli, così che mi rallegri di ricevere per
grazia quel che non ho per natura. Fammi grande nella fede, lieto nella speranza, paziente nella tribolazione, esultante nella lode, ferven- te nello spirito, consacrato fedelmente al tuo servizio e in
esso perseverante e vigile sino alla fine, perché quel che ora credo e spero, allora io veda lieto con i miei occhi; e veda Te faccia a faccia. Allora Tu mi renderai simile a Te.

O mio dolcissimo Gesù, custodisci la mia innocenza e la mia fede battesimale nel tuo benignissimo cuore, fino all’ora della mia morte. Imprimi come un sigillo il tuo cuore sul mio, perché io
possa vivere nella tua volontà e venire senza ostacolo a Te dopo quest’esilio. Amen.

Concedimi, ti prego, o Signore, che io sempre ti adori con quell’umiltà di spirito che s’addice alla mia bassezza.

Concedimi di vivere continuamente nel timore che la tua giustizia ispira e nella speranza che la tua misericor- dia permette.

Ti prego, o Padre sommamente buono, che la tua viva fiamma mi purifichi, la tua chiara luce mi illumini, e il tuo fervente amore mi attiri felicemente e sicuramente a Te.

Io ti saluto, o Sacro Cuore di Gesù, viva e vivificante sorgente di vita eterna, tesoro infinito della divinità, for- nace ardente dell’amor divino. Tu sei il luogo del mio riposo, Tu sei il mio rifugio.

O mio amabile Salvatore, accendi il mio cuore di quell’amore ardentissimo che infiamma il tuo Cuore; versa nel mio cuore le grandi grazie che trovano la fonte viva nel tuo Cuore; fa’ che il mio
cuore sia totalmente unito al tuo; la tua volontà sia la mia e la mia volontà sia eternamente conforme alla tua, perché io desidero che in avvenire la tua santa volontà sia la regola di tutti i miei
desideri e di tutte le mie azioni. Amen.96

Signore mio Dio, mio Creatore e Redentore, io inde- gno peccatore Ti prego che per mezzo della Tua grande, ammirevole e misericordiosa Istituzione Eucaristica – la trasformazione del pane nel
Tuo Corpo e la trasformazione del vino e dell’acqua nel Tuo Sangue per la nostra eterna e salutare consolazione – Tu possa piegare com- pletamente la mia volontà fino a farla diventare intera-
mente la Tua volontà, perché io possa fare sempre, in tutta la mia vita, ciò che a Te piace nel pensiero, nella parola e nell’azione. Amen.97

Divino Gesù, mi unisco alla grazia del Tuo divino Sacrificio.


Tu sei la mia Ostia ed io la tua, o, per meglio dire, io sono una stessa ostia con Te.
Ti offro al Tuo eterno Padre per me; e mi offro e mi consacro a Te
per renderti infinite grazie
di tutte le misericordie che ricevo
dalla Tua adorabile bontà
in questo augusto mistero della santa Messa. Mio Dio, io voglio ciò che Tu vuoi, io voglio amare ciò che Tu ami,
io voglio vivere unicamente per Te,
96. GELTRUDE DI HELFTA: 1256-1302
97. BRIGIDA DI SVEZIA: 1303-1373

io rinuncio e disapprovo tutto ciò che Ti è contrario in me.


Vivi e regna, Gesù, perché sei il mio Sovrano, e voglio con tutto il cuore
dipendere da Te eternamente.
Mio Dio, intendo e desidero
ad ogni palpito del mio cuore,
adorare, amare e compiere perfettamente la Tua santissima volontà.98

Signore Gesù, insegnami ad essere generoso, a ser- virti come meriti; a dare senza far calcoli, a combattere senza temere di ferirmi, a lavorare senza cercare riposo, a prodigarmi senza aspettare
altra ricompensa se non quella di fare la tua santa volontà.

Prendi, Signore e accetta ogni mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza, tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e posseggo Tu me lo hai dato, e io a Te, Si- gnore, lo riconsegno. Tutto è tuo:
disponi di me secondo la tua volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia: que- sto mi basta.99

Dammi la grazia, o Signore, di unire le tue consola- zioni alle mie sofferenze, perché io soffra da cristiano. Non domando di essere immune dal dolore, perché è la ricompensa dei Santi; ma
domando di non essere ab- bandonato ai dolori della natura senza le consolazioni del tuo Spirito. Non domando di avere una pienezza di consolazione senza alcuna sofferenza, perché è la vita
della gloria; e nemmeno domando una pienezza di mali senza consolazione. Ma domando, o Signore, di provare insieme sia i dolori della natura per i miei peccati, sia le consolazioni dello
Spirito, per la tua grazia. Che le mie sofferenze servano a placare la tua collera! Fanne un’occasione della mia salvezza e della mia conversio- ne. Che ormai non mi auguri salute e vita che per
im- piegarla e finirla per Te, con Te e in Te. Non ti chiedo né salute né malattia, né vita né morte; ma che Tu disponga della mia salute e della mia malattia, della mia vita e della mia morte, per la
tua gloria, per la mia salvezza, e per l’utilità della Chiesa e dei tuoi Santi, per cui spero per tua grazia di far parte.
98. MECTILDE DE BAR: 1614-1698 99. IGNAZIO DI LOYOLA: 1491-1556

Tu soltanto sai ciò che è meglio per me: Tu sei il so - vrano padrone; fa’ ciò che vuoi. Dammi, toglimi; ma conforma la mia volontà alla tua. E che in una sotto- missione umile e perfetta e in una
santa confidenza, io mi disponga a ricevere gli ordini della tua provvidenza eterna, e che io adori ugualmente ciò che mi viene da Te. Amen.100

Obenevolissimo e misericordiosissimo Cuore di Gesù, imprimi nei nostri cuori un’immagine perfet- ta della tua grande misericordia, affinché compiamo il comandamento che ci hai dato: «Siate
misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso».101

Cuore di Gesù,
ardente di amore per noi,
infiamma il nostro cuore di amore per Te.

Gesù, mite ed umile di cuore,


rendi il mio cuore simile al tuo.
O Dio, abbi pietà di me peccatore. Cuore di Gesù, confido in Te.102

Mio Dio,
mio Unico e mio Tutto,
Tu sei tutto per me e io sono tutto per Te.
100. BLAISE PASCAL: 1623-1662
101.GIOVANNI EUDES: 1601-1680
102. GIACULATORIE CRISTIANE

Mettimi, mio Salvatore, nel tuo sacro costato, nel tuo Cuore adorabile, fornace d’amore, e sarò sicuro.

O Gesù mio sommo bene, io spero che Tu mi ci intro - duca, perché io ti amo non per le ricompense che pro- metti a quelli che ti amano, ma puramente per amore tuo. Amen.

Ti adoro, Ti amo, Ti lodo, Ti chiedo misericordia, Ti ringrazio, Ti invoco e mi affido completamente a Te, santissimo e adorabilissimo Cuore del mio Signore e Salvatore Gesù Cristo che, per la
salvezza di noi tutti, Ti sei assoggettato ai rigori della divina giustizia e hai volontariamente accettato una nascita accompagnata da povertà, da dolore e da disprezzo, una vita laboriosa,
contrastata e benefica per tutti e una morte piena di ob- brobri, di confusione e di dolore.

Infine, per amore di quanti vorranno essere salvati dagli effetti della Tua divina carità, sei con noi fino alla consumazione dei secoli nel Santissimo Sacramento dell’altare.

Compi, adorabilissimo Cuore di Gesù, la Tua volontà nel mio cuore, povero e miserabile che Ti dedico e con- sacro per sempre.

Fa’ che viva nei sentimenti di amore e di gratitudine che Ti deve e che respiri in tutto e dappertutto il Tuo amore e la Tua gloria, affinché spiri nelle acque di una perfetta contrizione. Amen.

OCuore Sacratissimo di Gesù, fonte di ogni bene, io ti adoro, ti amo e, pentito vivamente dei miei peccati, ti presento questo mio povero cuore. Rendimelo umile, paziente, puro e conforme in
tutto ai tuoi desideri. Fa’, o buon Gesù, che io, viva in Te e per Te. Proteggimi nei pericoli, consolami nelle afflizioni, concedimi la salute del corpo, il soccorso nelle necessità temporali, la tua
benedizione in tutte le mie opere e la grazia di una santa morte.

OCuore Santissimo di Gesù, che tanto ami benefica- re i poveri e istruire chi brama far profitto alla scuola del tuo santo amore, m’inviti continuamente a essere, come Te, dolce e umile di cuore.
Fa’che mi persuada che per guadagnare la tua amicizia e per diventare tuo vero di- scepolo, non posso fare nulla di meglio che cercare di essere veramente dolce e umile.

Concedimi dunque quella vera umiltà che mi tenga sottomesso a tutti, che mi faccia sopportare in silenzio le piccole umiliazioni, anzi che me le faccia accettare di buona voglia, con serenità,
senza scuse, senza lamenti, considerando che ne merito assai di più e di maggiori.

O Gesù, permettimi di entrare nel tuo Cuore come in una scuola. Che in questa scuola io impari la scienza dei santi, la scienza del puro amore.

O Maestro buono, che io ascolti con attenzione la tua voce che mi dice: imparate da me che sono dolce e umi- le di cuore e troverete la vera quiete dell’anima. Amen.

Mi offro a Te, Sacro Cuore del mio Gesù, con l’in- tenzione cha tutta la mia vita, tutte le mie sofferenze, tutte le mie azioni, tutto il mio essere vengano usati per amarti, adorarti, glorificarti.

Possa il mio cuore essere consumato e ridotto in cene - re dalla forza del suo amore per Te!
Perché non sono solo cuore per amarti e spirito per adorarti? Concedimi, ti prego, di amare d’ora in poi sol- tanto Te e tutte le cose in Te e per Te. Amen.103

Signore, io sono un uomo impuro, lo confesso: è ap-


103. MARGHERITA MARIAALACOQUE: 1647-1690

punto questa una delle cause per cui vengo a Te, perché sono un povero peccatore. Ricorro perciò a Te, che solo puoi cancellare le mie colpe, santificarmi, e Ti introduco nella mia povera casa,
affinché Tu possa illuminare con la Tua luce le mie tenebre, purificare con la Tua purezza le mie miserie. Sana, Ti prego, con la Tua virtù i miei mali, cura con il Tuo corpo pieno di piaghe e
lividure i miei languori. Sana, o mio piissimo Salvatore, l’anima mia perché ho peccato contro di Te.104

ORe della gloria, Principe dell’universo, allontana la caligine dai nostri occhi, affinché dalle nostre legge- rezze passiamo a considerare la grandezza del Tuo me- rito e la condiscendenza che hai
usato verso di noi. Tu ti sei degnato di affidarci non la chiave di un palazzo reale della terra, ma la chiave dei cieli, con l’autorità piena di aprire e chiudere: ci hai eletti non in qualità di servi, ma
di familiari ed amici, per poter prendere parte con Te ai Tuoi profondi segreti, perciò hai voluto che non ci al- lontanassimo mai dalla Tua presenza e dal Tuo cospetto, per poter così assistere non
già come servi e spettatori, ma come commensali alla Tua stessa mensa, per nutrirci della stessa bevanda e bere dello stesso calice, Dio san- to! Che cos’è questo cibo, quest’amicizia e
confidenza, chi è questo Principe di cui parliamo? 105

OSignore, sei Tu stesso, la Verità incarnata, che mi parli! Che cosa ci può essere di più vero di quello che la Verità stessa ci dice? Io non dubito, Signore, della Tua presenza reale nell’adorabile
mistero al quale sto per ac- costarmi; non dubito che produca i mirabili effetti che Tu hai promesso; ma temo assai di porre degli ostacoli alle Tue grazie, con le mie infedeltà, con la mia fiac-
chezza e pigrizia. Non dubito che sia veramente così;
104. LANSPERGIO (GIOVANNI GERECHT): 1489/90-1539 (tratto da: AA.VV., Un itinerario di contempla - zione, Edizioni Paoline, Milano, 1986, p. 285)
105. ANTONIO DE MOLINA: 1550 ca.-1612 (tratto da: AA.VV., Un itinerario… , cit., p. 291)

ne sono addirittura certo. Però questo non mi impedirà di accostarmi a Te, poiché io non posso vivere, se non cibandomi ogni giorno del pane sovrassostanziale.

Mio Signore, Tu hai voluto farci sapere che non solo sei fedele alla Tue promesse, ma che concedi assai più di quello che hai promesso. Quante volte hai donato la vita dell’anima a quelli che Ti
chiedevano solamen- te la vita del corpo! Una sola parola, un solo tuo gesto compivano meraviglie… Che cosa non dovrò dunque sperare da questo mistero nel quale Tu ti doni comple- tamente
a me? Gesù mio, non è per la salute del corpo, ma per la salute dell’anima che io Ti supplico: « Pietà di me, Signore; risanami contro di Te ho peccato ». Sono invero indegno delle Tue
misericordie, avendo manca- to mille volte alle promesse che Ti avevo fatte; tuttavia non cesserò di sperare in Te, neppure se mi guarderai sdegnato.

Gesù mio, il dolce invito che fai a coloro che sono oppressi dai dolori e dalle fatiche di questa vita, di ricor- rere a Te per essere consolati, mi dà il coraggio di venire a Te. E’ vero che non sono
stato fedele alle Tue parole, dimostrando che il mio amore non è affatto degno del Tuo; ma appunto per questo ho più bisogno che mai di accostarmi al mistero del Tuo amore, con il quale e per
mezzo del quale posso osservare la tua parola. O sor- gente d’amore, supplisci con la Tua fiamma e con la Tua pienezza a quello che mi manca; mutami, consumami, annientami, affinché non sia
più io che viva, ma sia Tu a vivere in me.

Gesù mio, vorrei poterti ringraziare infinitamente per la grazia che mi hai fatto di venire ad abitare nel mio cuore così misero. Vieni col Padre e con lo Spirito Santo e, benché io non vi ami che
indegnamente, accet- tate di abitare nell’anima mia! O Signore, illuminami con il fulgore della Tua luce, perché Ti conosca e impa- ri a rispettare la Tua maestà, ad adorare la Tua dignità, ad
imitare la Tua umiltà. Caccia dall’anima mia tutte le distrazioni, perché io sia tutto per Te; liberami dalle tentazioni che cercano di farmi cadere…; eleva i miei pensieri che tendono alla terra,
appesantiti dalla massa dei miei peccati; fa’ che tutti i miei desideri siano per i beni del cielo, in modo che gustando la Tua dolcezza e la Tua soavità, il mondo mi venga a disgusto e l’amore alle
creature si annienti e perisca nel mio cuore. Unisci- mi a Te con il sigillo del Tuo amore, perché Tu basti a un cuore che Ti ama.

OGesù, l’unica mia dolce speranza è di poter ricor- rere a Te in tutti i dolori della vita e di abbandonarmi interamente allaTua bontà e alla Tua provvidenza. E come Ti sei offerto al Padre sulla
croce per la salvezza mia e di tutto il mondo, così anch’io mi offro completamente a Te: ti consacro tutte le mie energie, i miei sentimenti, perché ogni mia azione, svolgendosi sotto l’influsso del
Tuo Spirito e della Tua grazia, sia sempre ed unicamen- te ordinata ad eseguire la Tua santissima volontà.106

Questo mistero oltrepassa la ragione; ma come è dolce al cuore! Tu mi ami! Ecco tutta la spiegazione di questi misteri. Essa mi basta silenziosamente. Tu vuoi trasformarti per prendere la mia
forma e unirti a me; Tu vuoi immolarti perché l’immolazione cancelli i peccati che ci separano; Tu vieni a raggiungermi fino nell’abis- so di tutte le mie miserie per farmi risalire con Te fino alla
vetta gloriosa della Tua santità!

Queste vie del Tuo amore possono sorprendere solo quelli che non sanno niente dell’amore. Ma chiunque
106. INNOCENT LE MASSON: 1627-1703 (tratto da: AA.VV., Un itinerario… , cit., pp. 292-93)

ha gustato la gioia di sacrificarsi per coloro che ama le comprende e le ammira. La mangiatoia, la croce, l’al- tare, sono le tappe che Ti hanno condotto fino ai nostri cuori. La mangiatoia Ti ha
fatto a nostra misura; la croce Ti ha polverizzato e impastato; l’altare Ti fa cibo che si assimila. La consacrazione che avviene sull’altare ne prepara dunque un’altra.

Tu ti trasformi per trasformarmi; Tu prendi una forma che io possa far passare in me al fine di potermi far passare in Te. Il Tuo sacrificio esige il mio sacrificio. Io devo essere pronto a morire a
me stesso affinché Tu mi comunichi la Tua vita. La morte a me stesso non è che una sostituzione: si lascia il posto a qualcuno.

Ma è morte questa? La mia vita naturale non è che un’ombra: la vita vera è la Tua. Il mio sacrificio non è dunque una vera morte, ma unione alla vera vita. Posso forse dire che la mia vita
naturale è immolata? O sacro mistero delle trasformazioni che riempiono tutta la Tua opera! Comincio ora a intuire la meraviglia della tra- sformazione divina della mia anima, che Tu mi
annunci. L’humus e la goccia di rugiada che divengono colore e profumo nel fiore, il fiore che diviene movimento e sen- sazione nell’animale e l’animale la cui carne alimenta la mia vita; tutto
ciò prefigura e prepara questo banchetto della santa mensa dove Tu ti dai a me, per impadronirti di tutto il mio essere e cambiarlo in Te! La Tua vita in me non è una distruzione della mia vita, ma
la sua tra- sformazione e la sua “consacrazione”. Tu mi fai “cosa sacra”, ossia offerta a Dio, votata al suo servizio e che partecipa a tutte le sue ricchezze e a tutte le sue gio- ie.107

“Venite a me … e Io vi ristorerò”.
Il Tuo richiamo d’amore copre la voce della mia mise-
107. AUGUSTIN GUILLERAND: 1877-1945 (tratto da: AA.VV., Un itinerario… , cit., pp. 298-99)

ria. Ti ascolto; vengo! Ti seguo al di là delle apparenze, nella verità. Io vengo a Te fino all’estremo annienta- mento della mia vita e del mio egoismo gretto, e trovo la vera vita e il vero amore. Io
scopro il mio io divino, la mia fisionomia eterna, le mie sembianze di figlio di Dio. Credevo di perdermi e morire: io uccidevo in me la morte e conquistavo la vita. Eccomi rifatto, risuscitato,
ricreato. L’opera del Tuo amore redentore è compiuta in me.

Signore, io credo, io sento che è qui il termine sognato dalla Tua tenerezza.108

Sì, o Signore, io credo che Tu sei in me, che io posseggo il Tuo corpo, il Tuo sangue, l’anima e la di- vinità...

O divina Eucaristia, per cui l’amor si nasconde per essere più puramente cercato!...
O Angeli e Santi, prestatemi i vostri cuori affinché io possa amare molto il mio Dio!
O amore che sempre ardi e non ti spegni mai!... Mi unisco alla Chiesa del cielo e della terra per farti una domanda, o Gesù; mi unisco a Te medesimo che sei il capo di questa Chiesa e per essenza
infinitamente mise- ricordioso.
Oggi, che ho la fortuna di possederti nel mio cuore, la- sciati da me padroneggiare: io Ti offro, o adorabile mio Redentore, i Tuoi propri meriti per le anime del Purga- torio: riscattale una seconda
volta.

Vieni, Gesù mio, che l’anima mia Ti desidera, Ti brama.

Accresci Tu questo desiderio quanto Tu meriti d’esse - re amato.


Io non sono degno, lo so, solo la Tua tenerezza ed il
108. AUGUSTIN GUILLERAND: (tratto da: AA.VV., Un itinerario… , cit., p. 300)
Tuo amore mi spingono a superare la indegnità mia per accostarmi a Te.

Tu volesti umilmente far prova del Tuo amore e della Tua umiltà.
Scegliesti una stalla per nascere corporalmente; ora scegli il povero mio cuore per venirvi spiritualmente.
Ma Tu accendi questa misera capanna; arricchiscila dei Tuoi doni e se cambi il presepio in un paradiso di gloria, cambia il mio cuore in un paradiso di santità.109

Onnipotente ed Eterno Dio, degnati di guardare il volto del Tuo Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, e per amore di Lui abbi pietà dei Tuoi ministri. Ricordati, o Dio misericordioso, che sono
deboli e fragili creature. Mantieni vivo in loro il fuoco del Tuo Amore. Tienili uniti a Te, perché il nemico non prevalga su di loro e perché in nessun momento siano indegni della loro su- blime
vocazione.

O Gesù! Ti prego per i Tuoi fedeli e fervorosi pastori, per i Tuoi pastori tiepidi e infedeli, per i Tuoi pastori che lavorano vicino o nelle lontane missioni, per i Tuoi pastori che soffrono solitudine
e desolazione, per i Tuoi pastori giovani, per i Tuoi pastori anziani, per i Tuoi pa- stori ammalati, per i Tuoi pastori agonizzanti, per le ani- me dei Tuoi pastori che penano nel purgatorio.

In maniera particolare Ti raccomando i pastori che mi sono più cari: il prete che mi battezzò, quello che mi as- solse dai peccati, i preti alle cui Messe ho assistito e che mi hanno dato il Tuo
Corpo e il Tuo Sangue nella santa Comunione, i preti che mi hanno guidato, tutti i pastori ai quali mi lega un debito di gratitudine.

O Gesù, guardali e tutti tienili vicini al Tuo Cuore e concedi loro abbondanti grazie nel tempo e nell’eterni-
109. FRANCESCO FAA’ DI BRUNO: 1825-1888
tà.110
Tu rimani nei nostri tabernacoli, Signore, fino al giorno in cui verrai nella gloria finale.

La tua presenza eucaristica annuncia segretamente la tua presenza trionfale dell’ultimo giorno.
Nel silenzio, Tu prepari la fine del mondo, di un mon- do che avrai invaso con la tua presenza e col tuo amore, e che trasformerai nel mondo eterno.
Sei Tu, che dall’ombra del tuo tabernacolo, domini la storia dell’umanità e la dirigi verso questo termine su- premo. Fa’ che anche noi aspettiamo e prepariamo con Te attivamente questo
coronamento della tua sovranità sulla terra. Facci desiderare l’estensione più completa del tuo regno, del tuo dominio sul cuore degli uomini.
Verrà il giorno in cui in una rivelazione sfolgorante, ci mostrerai il compito e l’efficacia della tua presenza tra noi. Quel giorno comprenderemo il senso e il valore di ciascuna delle nostre visite,
di ciascuna delle nostre adorazioni eucaristiche, per la salvezza del mondo.
Vedremo allora come ci hai resi partecipi della tua grande opera di consacrazione dell’universo, facendoci aderire alla tua presenza.
Fino al giorno in cui Tu verrai, donaci di venire a Te sempre più numerosi!

Odolcissimo Signore Gesù Cristo, io ti prego affin- ché la tua dolorosa Passione sia per me la forza che mi spinge, mi protegge e mi difende. Le tue ferite, siano per me cibo e bevanda con le
quali mi nutro, mi disseto e mi diletto. L’effusione del tuo Sangue sia per me il lavacro di tutte le mie colpe e dei miei peccati. La tua morte in Croce sia per me fonte della mia salvezza eterna. La
Croce, la fonte della mia gloria che non avrà mai fine.
110. G.W. MUNDELEIN: 1872-1939

Tutte queste cose, o Signore, siano per me cibo, gioia, felicità del cuore, benessere e vita eterna. Signore mio Dio, mio tutto, quando avverrà che io sarò interamente unito e assunto in Te,
dimentico del tutto di me stesso? Tu in me ed io in Te. Signore che possiamo essere uniti oggi e sempre. Amen.

Che fai tutta la giornata, nel tabernacolo, se non se- guirmi con lo sguardo e attendermi?
Tu mi aspetti, come qualcuno che ha messo tutte le sue speranze nella visita che deve venire ed è impaziente di vederla arrivare.
Tu mi aspetti, qualche volta con successo e qualche volta invano, perché non rispondo sempre alla tua attesa e mi accade di trascurare qualche visita.
Tu mi aspetti e quando non mi vedi venire continui ad aspettarmi, cercando semplicemente di far scivolare un dolce rimprovero in fondo all’anima mia.
Tu mi aspetti e sovente sei deluso da una visita in cui mi dimostro tiepido, distratto, preoccupato di ogni sorta di cose che non sono quelle del tuo regno.
Ma quando vengo a Te con fervore e la mia impazien- za di ritrovarti risponde al tuo desiderio di accogliermi, che gioia Tu provi nella tua immobile presenza! Grazie, Signore, di aspettarmi così,
per pura bontà e di non stancarti mai di aspettarmi, nonostante le mie indifferenze.
Degnati di mettere nel mio cuore uno zelo più grande che possa corrispondere alla tua attesa!

Che la tua presenza eucaristica sia la mia gioia! Poiché amare qualcuno è rallegrarsi della sua pre- senza, come potrei dire di amarti e non gustare la tua presenza?
Per amore, hai voluto rimanere incessantemente in mezzo a noi; fa’che io corrisponda a questo amore rice- vendo con fervore la tua divina presenza.
Non potrò mai provare un entusiasmo che sia abba- stanza ardente di fronte al privilegio di averti così vicino a me e vorrei che la tua presenza fosse veramente la felicità della mia vita.
Prima ancora di parlarti, vorrei, ogni volta che mi presento dinanzi a Te, contemplarti e pensare semplice- mente che tu sei lì, che mi guardi e che mi ami. Vorrei soffermarmi a lungo in questo
sentimento, cap- tare tutto l’invisibile irradiamento della tua persona, o piuttosto annientarmi davanti a te e lasciarmi afferrare dal tuo fascino così seducente, lasciarmi invadere dalla tua azione
silenziosa e segreta.
Se tu potessi fare di me il tuo possesso, il tuo domi- nio, allora la tua presenza non avrebbe forse così rag- giunto il suo scopo? Che questa adorabile presenza, im- padronendosi di tutto il mio
essere, diventi la mia gioia per sempre!

Tu domandi la mia presenza come risposta alla tua, una presenza del tutto semplice, che si accontenta di star lì, come ci stai Tu, una presenza silenziosa, senza eloquenza e senza discorsi, e
insieme fervorosa, felice di dare tutto, guardando Te solo, una presenza pacifica, soddisfatta dell’intimità che le è tanto generosamente offerta, la presenza del povero, che viene a mostrarti la sua
povertà intima, la sua miseria profonda, la presen- za dell’ammalato fiducioso, che viene a scoprirti le sue piaghe segrete, dell’amico, che ricerca e apprezza la tua compagnia; una presenza
prolungata finché è possibile, che si compiace nel fermarsi accanto a Te, una presenza satura d’amore, di un amore che vorrebbe essere sempre più sincero e ardente, una presenza piena di
speranza, che aspira al possesso definitivo del cielo e si rallegra di incominciarlo quaggiù.

Là, racchiuso nel tabernacolo, desidero trovarti, o Signore che amo.

Nascondendoti ai miei occhi, Tu obblighi l’anima mia a cercarti.


Ma a coloro che ti cercano, Tu hai promesso che ti avrebbero trovato.
Acoloro che bussano alla tua porta, hai affermato che avresti aperto.
Spalanca dunque la porta del tuo tabernacolo e più an- cora la porta del tuo cuore; perché non voglio soltanto accostarmi a Te dal di fuori, ma penetrare nell’intimo più che mi è possibile.
Voglio trovarti in tutta la ricchezza della tua divinità, in tutta la pienezza del tuo amore.
Introducimi nel tuo mistero, immergimi nell’abisso della tua infinità.
Voglio trovare in Te il mio Dio, l’infinito al quale tutto il mio essere anela.
Voglio trovare in Te il mio Diletto, colui che mi ha chiamato a dargli tutto.
Aiutami a trovarti sempre più e a non perdere mai quello che ho trovato!

Non voglio rimanere a distanza, né semplicemente adorarti come la creatura adora il suo Creatore.
Non voglio limitarmi a guardarti da lontano, a implo- rarti nella tua sovrana maestà.
Poiché Tu hai voluto venirmi così vicino, desidero il contatto più intimo.
Vengo a Te perché si effettui l’unione più completa, la fusione del mio essere con il tuo.
Vorrei unire i miei pensieri ai tuoi, le mie parole a quelle che pronunci nel tuo silenzio e conformare i miei sentimenti a quelli espressi dalla tua presenza, la mia volontà alla tua volontà, così
perfettamente all’unisono con quella del Padre.
Vorrei fondere la mia libertà con la tua, non avere più che una spontaneità, quella che sgorga dal tuo cuore! Poiché ne sono incapace, compi Tu stesso questa unio- ne, opera questa fusione con la
forza sovrana del tuo amore. Finché sono davanti a Te, avvolgimi con la tua presenza e fa’ che io non sia più che una cosa sola con Te!

Signore mio Dio e mio Amico, com’è bello guardar- ti sotto le apparenze dell’ostia!
Che beata certezza: sapere che Tu sei là, che mi vedi e che mi ascolti!

Com’è bello trovarsi così vicino a Te! Desidero impre - gnarmi della tua presenza così immediata: che questa presenza si impadronisca dell’anima mia, la trasformi e la santifichi!

Eccomi davanti a Te, povero e nudo, non potendo darti altro che il mio sguardo: avvolgimi con la tua intimità, rivestimi con la tua potenza!

Tu sei dinanzi a me come la sorgente di ogni luce e di ogni vita; in Te si trova il focolare di ogni amore.

Com’è bello mettersi sotto l’irradiamento del tuo splen - dore, sotto l’azione della tua vitalità sovrabbondante, sotto il tuo sguardo pieno d’amore!

Ti guardo senza vederti, ma Tu mi guardi con una tale forza che fai passare in me le ricchezze del tuo essere. Non incontro il tuo sguardo, ma tu incontri il mio cuore e lo riempi della tua grazia
divina.

Senza che me ne accorga, Tu mi cambi, mi penetri dei tuoi pensieri e dei tuoi sentimenti. Mi innalzi fino al li- vello della tua santità.

Com’è bello contemplarti, abbandonarsi a Te, lasciarsi invadere dalla tua presenza ed essere interamente riplasmati da Te!

Lascia che operino in me l’attrattiva della tua perso- na, il fascino della tua presenza.
Tu ti sei presentato all’umanità come uno sposo che porta con sé la forza e la tenerezza dell’amore divino.
Tu non vuoi importi con la forza, ma attirare a Te; far- mi sentire tutta la potenza della tua attrattiva.
Dirigi verso di Te lo slancio spontaneo del mio cuore, facendomi percepire la grandezza del tuo amore.
Liberami dalle seduzioni fallaci, dalle tentazioni in- gannatrici, sorgenti di amare delusioni.
Tienimi lontano dai sogni egoisti, ambiziosi o cattivi, affinché tutta la mia capacità immaginativa si volga ver- so Te. Poiché Tu sei il solo a non deludere la mia aspet- tativa, a colmare il mio
desiderio più intimo, concentra su di Te tutte le mie speranze.
Poiché Tu mantieni le promesse dei tuoi inviti e la tua attrattiva è quella di chi vuole donarsi interamente sen- za nulla sottrarre, fammi gustare la felicità di cui vuoi colmarmi!

Prendimi nel tuo silenzio, lontano dai rumori e dall’agitazione del mondo.
In un silenzio in cui il mio essere si ritrovi nella sua verità, nella sua nudità, nella sua miseria, perché questo silenzio mi permette di scoprirmi a me stesso. Prendimi nella ricchezza divina del tuo
silenzio, pie- nezza capace di colmare tutto nell’anima mia.
Fa’ tacere in me ciò che non è Te, ciò che non è la tua presenza pura e semplice; la tua presenza solitaria e pacifica. Imponi silenzio ai miei desideri, ai miei ca- pricci, ai miei sogni di evasione,
alla violenza delle mie passioni.
Copri col tuo silenzio la voce delle mie rivendicazio- ni, dei miei lamenti.
Impregna col tuo silenzio la mia natura troppo impa- ziente di parlare, troppo incline all’azione esteriore e ru- morosa. Imponi il tuo silenzio anche alla mia preghiera, affinché essa sia un puro
slancio verso di Te.
Fa’discendere il tuo silenzio fino nell’intimo del mio essere, e fa risalire questo silenzio verso di Te come un omaggio d’amore!

Vorrei essere niente altroche uno sguardo, uno sguar- do prolungato, uno sguardo posato su di Te senza fine.

Vorrei far passare in questo sguardo tutto il mio pen - siero, affinché il mio spirito si riempia di Te.
Vorrei darti nel mio sguardo tutta la mia immaginazione, affinché una sola immagine si imprima in me, la tua; abbandonarti in questo sguardo d’ogni momento tutta la mia memoria, affinché il
mio passato si perda in te.
Vorrei, con il mio sguardo, consegnarti tutta la mia volontà, affinché diventi esattamente conforme alla tua; incatenare il mio sguardo al tuo, e offrirti tutta la mia libertà, affinché il tuo amore se
ne impossessi.
Vorrei presentarti il mio cuore in uno sguardo affettuo- so che si lascia prendere per sempre.
Vorrei che tutto in me servisse per guardarti, abbando- nando a Te in questo sguardo il mio essere tutto intero. Attira Tu stesso il mio sguardo nel tuo e fissalo per sem- pre su di Te, affinché
nell’offerta dei miei occhi vi sia una generosità ardente e fedele!

Parlami, o Signore, e dimmi le parole che solo l’amore sa pronunciare.

Parlami nel tuo linguaggio ineffabile, che solo il cuore può capire.
Parlami di Te stesso per condividere con me la tua divina intimità.
Parlami dei tuoi progetti, delle tue preoccupazioni, delle tue grandi intenzioni per la salvezza degli uomini. Parlami dei tuoi desideri, della collaborazione che aspetti da me, di ciò che ti rallegra,
di ciò che ti affligge, nel mondo e in me stesso.
Parlami della tua bontà, dei benefici che Tu desideri effondere in abbondanza su di noi, dei miracoli della tua grazia, delle meraviglie che operi nel segreto, invisibil- mente.
Parlami della santità nella quale vuoi trasformare tutto l’universo e tutto me stesso.
Parlami e fa’ penetrare la tua parola nell’intimo della mia anima, nella mia intelligenza, nella mia volontà, nel mio cuore.

Eccomi davanti a Te, faccia a faccia, Signore, come lo sarò per tutta l’eternità, quando m’avrai svelato il tuo volto!

Che questa adorazione eucaristica sia un preludio del - la visione del cielo, le primizie terrene della contempla- zione definitiva.

Che questi momenti di intimità, nella quieta oscurità del santuario mi preparino a quel momento supremo, grandioso e sconvolgente, in cui improvvisamente ti da- rai a me con un’intimità
indicibile, nella tua luce abba- gliante!

Il tuo volto è già così vicino al mio, si fa così acces - sibile nel suo mistero che basterebbe ben poco perché la morte strappasse il velo e ti facesse apparire a me in tutto il tuo splendore.

Eccomi ben miserabile davanti a Te, in tutta la mia povertà, che mi farebbe disperare se Tu non mi venissi in soccorso, con il mio volto stranamente opaco se non fosse illuminato dal tuo!

Faccia a faccia! La tua presenza eucaristica è la beati - tudine che incomincia quaggiù, è l’ebbrezza dell’eterni- tà che si lascia presentire segretamente in uno sguardo di fede.

Signore, spogliami di me stesso, in questo nostro incon - tro così intimo, dissipa le bruttezze insidiose dell’anima mia, affinché possa diventare un puro riflesso del tuo volto misterioso!

Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, gli occhi miei a Te rivolti!


Avvinci tutta la mia presenza a Te offerta nello sguar- do, e tutto il mio essere che anela a vederti; avvinci a Te, negli occhi, il cuore che a Te si abbandona!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché ti rag- giunga! Sono qui, a guardare quel che non posso vedere, a lasciare la mia vista troppo debole in balia della tua potenza; trasforma il mio
sguardo, dammi gli occhi del- la fede!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché a Te ade- risca, a Te sia fedele con amore assoluto! Possa contem- plarti sempre, ardentemente. Trattieni il mio sguardo: che su di Te sia fisso!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché irradiando da Te, rifletta la tua carità, diffonda il tuo amore grande e generoso; infiamma il mio sguardo, per Te accendilo!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché su di Te sia fermo! Donagli la tua forza, la tua fermezza, perché nelle avversità io non tremi; anima il mio sguardo col tuo potere divino!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché in Te divenga puro! Distaccalo dal male, e dalle sue attrattive, liberalo dai desideri, dalla bassezza delle passioni, puri- ficalo perché si elevi verso la
tua bellezza!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché in Te sor- rida, donando ai fratelli la gioia della tua bontà, della tua umiltà, della tua attraente dolcezza; rendi il mio sguardo dolce, come rivolto
sempre a Te!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché in Te ri- posi, trovando la pace fra le lotte, e nell’ora buia la cer- tezza della tua presenza; attirandolo a Te, dona al mio sguardo la calma!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché a Te si doni! Avvinci tutta l’anima, che negli occhi si esprime, e quello che penso e sento, e tutto ciò che voglio; avvinci a Te col mio sguardo le
profondità dell’essere mio!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché mi con- sacri a Te, dedicandoti la mia vita, abbandonando con gioia al tuo cuore aperto tutta la mia libertà; fa’che dagli occhi miei salga a Te la
totale offerta!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché in Te si dimentichi. Oh, ch’io possa non guardare più a me stes- so per non aderire che a Te, non occuparmi che di Te! Avvinci a te il mio sguardo,
senza interruzione, perché in Te si perda!
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo, perché in Te esulti nella gioia di possedere in Te la felicità unica: luce, amore, forza per lo spirito e per il cuore; riempi i miei occhi di gaudio, colmandoli di
Te!

Vengo accanto a Te, solo per un breve istante, per salutarti e andar via.
Occorre così poco tempo per dirti che ti amo, così poco tempo per rinnovarti il dono di me stesso!

Si fa così in fretta a riprendere contatto con la tua pre - senza divina, a rimettermi sotto l’influsso del tuo potere divino!

Poiché Tu non chiedi che di dare, basterà che io ti apra l’anima mia per ricevere i tuoi doni.
Con l’incontro degli sguardi, con la velocità del lampo, puoi arricchirmi della tua vita e del tuo amore.
Vengo dunque ad offrirmi a Te affinché possa rinnova- re le mie forze, rialzare il mio coraggio, ravvivare il mio entusiasmo.
Vengo affinché in questo breve momento Tu possa ri- tuffarmi nella sorgente della mia esistenza, e comuni- carmi sempre di più la tua giovinezza eterna.
Vengo per lasciarmi unire più profondamente a Te, con un aumento di fede, di speranza, di carità.
Vengo per portarti via con me nel mio lavoro e nelle mie attività.
Sii con me, Signore, e prolunga nel mio cuore l’incon- tro di questa visita troppo breve!

La tua presenza prolunga nel corso di tutta la giorna- ta il ricordo vivente della Messa e conserva il profumo della tua offerta.

Tu dimori nel tabernacolo così come ti sei offerto sull’altare, in un abbandono perfetto al Padre e in un dono completo agli uomini.

Che la tua presenza sia per noi un invito continuo al sacrificio e ci aiuti a vivere maggiormente della Messa!
Fa’ salire ad ogni istante verso il Padre l’offerta delle nostre attività quotidiane, unite alla tua divina oblazio- ne. Sviluppa in noi una generosità e una disponibilità simili a quelle che sono
racchiuse nella tua presenza; aiutaci a non rifiutare nessun sacrificio.
Mettici nella prospettiva della salvezza del mondo, per il quale rinnovi l’offerta del Calvario e moltiplichi la tua presenza eucaristica.
Fa’di noi i collaboratori della tua opera redentrice, che accolgono la tua presenza come una Messa da offrire incessantemente per l’estensione del tuo regno!

Signore così degno del nostro desiderio concedimi che guardandoti io possa aver fame, sempre più fame di Te!

Poiché vieni a me per raggiungere l’intimità più com - pleta, fammi desiderare la Comunione.
Poiché vuoi sopprimere ogni distanza e incorporarti il mio essere, donami di accostarmi alla tua presenza per poter meglio riceverti come nutrimento.
Che la mia preghiera, ancor troppo lontana, cerchi di ritrovarti interamente nel banchetto in cui ti offri a me!
Che la mia contemplazione, avida di una adesione più profonda, sia una preparazione ad accoglierti in me! Che il mio sguardo fisso su di Te possa sfociare nell’in- contro più profondo del
banchetto eucaristico!
Che la mia visita, ravvivando il gusto della tua presen- za, mi faccia ancor più desiderare il tuo amplesso!
Che la mia adorazione, ancor troppo fredda, si dispon- ga a diventare la serena e segreta ebbrezza di un possesso! Che l’unione del pensiero possa trasformarsi in una fusione totale dell’essere!
Fa’ crescere in me la fame dell’amore, di un amore che dopo aver avuto la felicità di guardarti, cerchi di impossessarsi di tutta la tua persona!

Signore avido di unione per i contatti con la tua pre- senza eucaristica, degnati di prolungare in me gli effetti della Comunione.

Che dopo la Comunione sacramentale, io venga vicino a Te per una comunione spirituale che mi faccia ritrova- re e sviluppare il cibo che ho ricevuto alla sacra mensa.

Riammettimi incessantemente nella tua intimità e fammi aderire sempre più profondamente alla tua perso- na. Ridonami la pace della comunione, affinché non mi lasci turbare, né sconvolgere
dalle difficoltà della vita quotidiana e possa affrontare tutto con serenità.

Ravviva in me la gioia della comunione, affinché la felicità del tuo possesso mi dia la forza di resistere alle tentazioni di tristezza e di perseverare in un ottimismo soprannaturale.

Rinnova in me la forza della comunione, affinché ri - manga inaccessibile allo scoraggiamento e possa sop- portare valorosamente tutte le prove della giornata, pic- cole o grandi, come Tu hai
portato la tua croce.

Avvicinami a Te e aiutami, con la tua presenza sempre offerta, a vivere in un perenne stato di comunione. Aiutami a diventare ciò che contemplo in Te!

In guisa che continuando a guardarti nell’invisibile, mi lasci trasformare invisibilmente in Te!


Poiché nel mio sguardo vorrei darmi a Te senza riser- va, prendi tutto il mio essere per conformarlo al tuo.
Fa’ passare in me la tua bellezza e la tua perfezione, che sono per noi un ideale irraggiungibile, ma che la tua presenza eucaristica ci rende così vicine.
Trasforma i pensieri troppo bassi e terrestri, nel tuo pensiero così alto e così aperto.
Trasforma i miei sentimenti, troppo attaccati a questo mondo e a me stesso, nei tuoi sentimenti tanto nobili e tanto puri!
Le mie intenzioni, troppo inquinate dall’amor proprio, nella tua intenzione, così mirabilmente pura nel suo amore. Trasforma la mia volontà, troppo debole e trop- po fluttuante, nella tua volontà,
tanto decisamente ferma nel bene. Trasforma i miei occhi stessi che ti guarda- no, affinché non si lascino attrarre dalle seduzioni del male.
Il mio cuore, tanto arido e miserabile, nel tuo cuore così pieno di santità e di fervore.
Che il tuo sguardo trasformi tutto in me, per rendermi simile a Te!
Aiutaci a farci un’anima che sia l’immagine della tua ostia.
Un’anima tutta candida, preoccupata di evitare la mi- nima macchia per restare degna di Te.
Un’anima modesta, piccola per il posto che desidera occupare, ma grande per l’amore che vuole testimonia- re. Un’anima semplice e senza infingimenti, che ignora le complicazioni dell’egoismo
e si abbandona franca- mente. Un’anima silenziosa e nascosta, felice di vedere la sua generosità misconosciuta, per essere più pura- mente data. Un’anima nuda e povera, che trova la sua
ricchezza solo nel possesso di Te stesso.
Un’anima trasparente alla tua presenza, che vuole ir- radiare solo la tua luce.
Un’anima dolce nei suoi contatti, che non ha né spine, né angolosità, ma semplicemente la schiettezza della tua bontà. Un’anima sempre offerta, al servizio degli altri, in un dono perpetuo.
Incessantemente rivolta verso il prossimo, attenta ai suoi desideri e ai suoi bisogni spirituali.
Un’anima che vive solo in Te, e attinge in Te solo la sua vita, l’ardore della sua esistenza!

Degnati di imprimere in me l’immagine della tua santità! Poiché nell’ostia ti offri a me per agire nell’ani- ma mia, desidero a mia volta offrirmi interamente alla tua azione. Degnati di compiere
in me ciò che non rie- sco a fare da me solo.

Tu vedi quanti sforzi faccio per migliorarmi senza nessun risultato, e tutte le mie risoluzioni che non riesco a mantenere; vieni ad animarmi col tuo stesso zelo per la perfezione.

Tu mi vedi assai meno buono di quanto vorrei essere; vieni a mettere in me quel bene superiore che Tu solo possiedi.

Fa’che io rifletta la tua purezza integrale e il tuo orrore del peccato.


Imprimi in me il riflesso del tuo amore, di un amore che non ammette limiti, il riflesso della tua generosità nel sacrificio, del tuo coraggio nelle prove, il riflesso della tua dolcezza perseverante,
della tua bontà instan- cabile, il riflesso del tuo entusiasmo nel donarti, della tua nobiltà nel servizio degli altri.
Che la tua presenza eucaristica lasci in me il riflesso duraturo della tua perfezione!

Salvami, Signore, con la tua presenza eucaristica! Con la tua presenza santissima, salvami da un mondo
così compiacente verso il peccato.
Con la tua presenza piena d’amore, salvami dal mio
egoismo e dal ripiegamento su me stesso.
Con la tua presenza pura, salvami da ogni pensiero, da
ogni desiderio impuro.
Con la tua presenza che irradia la bontà, salvami dalla
severità nei miei giudizi e nei miei atteggiamenti. Con la tua presenza dolce e pacificante, salvami dalla
violenza delle mie passioni.
Con la tua presenza sorridente, salvami da ogni catti-
veria e da ogni irrigidimento.
Con la tua presenza infallibilmente fedele, salvami dal-
le mie incostanze e dalle mie infedeltà.
Con la tua presenza sicura e stabile, salvami dalla mia
fragilità e dalla mia debolezza.
Con la tua presenza vigilante, salvami dalle mie impru-
denze e dalle mie leggerezze.
Con la tua presenza contemplativa, salvami dalle mie
agitazioni e dalle mie dissipazioni.
Per salvarmi, fa’ penetrare la tua presenza profonda-
mente in me, fino al fondo del mio cuore.
Fa’ di noi dei tabernacoli simili a quello che ti sei
scelto di pietra o di metallo.
Riempici con la tua presenza eucaristica, silenziosa e
insieme straripante.
Impadronisciti del fondo del nostro cuore, affinché
questa dimora di carne ti appartenga.
Chiuditi in noi come hai voluto chiuderti sui nostri
altari nella prigione del tuo amore, in una presenza inin-
terrotta. Prendi Tu stesso la chiave di questa intima di-
mora, e custodiscila da padrone, affinché Tu solo possa
aprirla e possederla.
Accendi in essa la lampada che arde ininterrottamente:
la tua luce capace di dissipare le nostre tenebre interiori
e guidare il nostro cammino.
Santifica tutto in noi, affinché possiamo offrirti un vero
santuario e rimanere degni di essere per sempre il tuo
tabernacolo.
Rendici adatti a trasmettere agli altri, attraverso alla
opacità della nostra povera carne umana, il tuo divino
irradiamento.
Fa’di noi i portatori della tua presenza, sempre in gra-
do di comunicare l’entusiasmo del tuo amore. E fa’che possiamo essere dei tabernacoli pieni di vita,
di una vita ardente e generosa!

Nel tabernacolo Tu aspetti e non ti stanchi mai di aspettare.


Tu hai il desiderio più ardente di vederci venire a Te, ma quando non vedi nessuno e il tempo passa senza che si presenti nulla di nuovo, non ti spazientisci.
Vorresti donarci maggior amore, ma quando trascuria- mo di aprire l’anima nostra ai tuoi benefici e non per- mettiamo alla tua grazia di espandersi, non ti irriti.
Tu guardi il nostro mondo e assisti a molti spettacoli dolorosi; ma la tua bontà, lungi dal ritirarsi, non chiede che di perdonare.
Vedi quanto sono numerosi i peccati che si commetto- no e tuttavia non scateni il tuo furore; fai silenzio e speri. Questa pazienza illimitata, di cui ci rende testimonianza la tua presenza silenziosa
ed amante, falla passare nella nostra condotta!
Insegnaci a dominare ogni irritazione, a non stancarci di aspettare, a tacere nelle ore critiche o piene di agi- tazione. Ispiraci una dolcezza che non si lasci mai di- sarmare, una bontà che non si
stanchi di perdonare, un sorriso che non cessi mai di essere amabile.
Rendici pazienti sino alla fine, a tuo esempio!

Con la tua presenza eucaristica, ti metti a nostra di- sposizione, sempre accessibile e sempre accogliente.
Nel segreto del tabernacolo, apri il tuo cuore a tutti quelli che vengono da Te; lo apri senza riserve.
Vuoi essere il confidente di chiunque vuole parlarti, l’amico di chiunque vuole avvicinarti.
Non respingi nessuno, neanche i più grandi peccatori; non scoraggi mai chi ricorre a Te.
Ti mostri sempre disposto, ad ascoltare le nostre pre- ghiere, ad esaudire le nostre domande, e ricevi con gioia quelli che sono nella tristezza, con bontà quelli che ven- gono a confidarti la loro
debolezza.
Fa’ che la nostra presenza, sia per i nostri fratelli, come la tua, tutta accoglienza, pura disponibilità; che tutti possano venire da noi in qualsiasi momento, con la certezza di essere accolti; che tutti
possano domandar- ci qualsiasi servizio, con la sicurezza che daremo tutto l’aiuto che ci è possibile;
E dirci tutto e tutto confidarci, aspettando da parte nostra la più grande comprensione; che tutti possano ri- volgersi a noi come ci si rivolge a Te e trovare in noi simpatia profonda e amore
efficace.
Dal tabernacolo Tu chiedi la mia fede e veli il tuo splendore divino sotto le apparenze di una piccola ostia. Io credo alla tua presenza; voglio crederci con tutta la mia anima, essere pronto a dare
la mia vita per la testi- monianza di questa fede.
Vi credo con maggiore certezza che se Tu socchiudes- si all’improvviso la porta della tua dimora per mostrar- mi il tuo volto umano.
Vi credo più risolutamente che se mi offrissi, come un giorno all’apostolo Tommaso, di toccare le piaghe delle tue mani e dei tuoi piedi, di mettere la mano nel tuo costato aperto.
Non farmi vedere nulla, toccare nulla, affinché possa gustare di più la beatitudine di coloro che credono senza aver veduto.
Custodiscimi nell’oscurità della fede, di modo che la mia convinzione si fondi su un amore tanto più ardente, su una fiducia tanto più illimitata.
Nella mia fede è il mio attaccamento alla tua persona che voglio manifestare: credo nella tua Eucaristia per- ché il mio cuore vuole aderire interamente al tuo.
Che la mia anima possa esclamare: «Mio Signore e mio Dio!», prostrarsi davanti a Te e adorarti profonda- mente!
Con la tua presenza ostinatamente fedele, stimola e sostieni la nostra fiducia!
Poiché la tua presenza non può venir meno, fa’che la nostra fiducia non vacilli!
Poiché gli attacchi e le violenze dei tuoi nemici non possono impedire la tua presenza in mezzo a noi, fortifi- ca la nostra fiducia nella tua vittoria sul mondo.
Poiché nessuna tempesta riesce a spegnere la lampada del tabernacolo, preserva la nostra fiducia attraverso i turbamenti e le difficoltà.
Poiché ad ogni istante offri a noi tutti un rifugio sicu- ro, un soccorso potente, concedici che la fiducia possa dominare su tutti i nostri timori.
Poiché le nostre debolezze non scoraggiano il tuo amore e non ci tolgono il dono della tua presenza euca- ristica, sostienici dopo le nostre colpe per consolidare la nostra fiducia.
Poiché la realtà della tua presenza rimane anche quan- do abbiamo l’impressione che sei assente o lontano, mantieni la nostra fiducia al di sopra di tutti i nostri sen- timenti di vuoto o di
solitudine.
Facendoci credere di più al calore della tua presenza eucaristica, così vicina a noi, rendi la nostra fiducia più salda e più coraggiosa!

Nell’Eucaristia ti mostri a noi come Signore trion- fante, proprio come un tempo sei apparso improvvisa- mente, risuscitato, in mezzo ai tuoi discepoli.

Fa’ traboccare su di noi la gioia che hai portato agli uomini, all’alba della tua risurrezione.
Questa gioia, contenuta in sovrabbondanza nella tua presenza eucaristica, diffondila nel mondo e falla sboc- ciare nei nostri cuori.
Poiché essa ha trionfato delle tristezze dell’agonia e della morte, fà che superi in noi ogni dolore, ogni ango- scia, ogni malinconia
Poiché possiede una forza sovrana, irresistibile, fa’che rinnovi in noi, al di sopra di tutte le nostre debolezze, l’entusiasmo della tua vittoria.
Poiché è la festa dell’eternità già inaugurata nella tua presenza terrena, fa’che regni in noi senza fine, per con- durci alla felicità dell’altra vita.
Rendici felici nonostante noi stessi, felici, nonostante i nostri disinganni e le nostre stanchezze, o piuttosto fe- lici per causa loro, poiché son proprio essi che permet- tono alla tua gioia di
sostituirsi alla nostra.
Rendici felici di guardarti, felici di possederti, felici di rimanere accanto a Te.
Rendici felici del tuo trionfo, felici del tuo amore, fe- lici, molto semplicemente, della tua presenza.

Poiché sei tanto ben disposto ad ascoltarci, veniamo, con semplicità e fiducia, a rivolgerti le nostre domande.
Ti imploriamo innanzi tutto per le intenzioni più care al tuo cuore, quelle della salvezza dell’umanità.
Ti supplichiamo di sostenere e di estendere la tua Chie- sa, di diffonderla sempre più nell’universo, di accresce- re la sua fede e la sua carità, di fortificare la sua unità.
Ti preghiamo per tutti i cristiani, per tutti gli uomi- ni, per tutti quelli che ne hanno maggior bisogno e per quelli che non conoscono né il prodigio della tua Euca- ristia, né i miracoli del tuo
amore.
E solo in un secondo tempo ti affidiamo le nostre in- tenzioni particolari, tutto ciò che desideriamo personal- mente e tutto ciò che ci è causa di preoccupazione. Veglia sulle persone della nostra
famiglia, su quelle che ci circondano, su quelle che sono state affidate alle nostre cure e alle quali consacriamo il nostro servizio. Conduci a buon fine gli impegni che dobbiamo as- solvere, il
nostro lavoro professionale e soprattutto le attività apostoliche di cui ci hai dato la responsabilità.
Supplisci alle nostre insufficienze e ai nostri errori; fa’ concorrere tutto al bene di coloro che amiamo. Dal tabernacolo, esaudisci le nostre preghiere, span- dendo su di noi l’abbondanza dei tuoi
benefici!

Ricordati, Signore, di coloro che vorrebbero venire ad adorarti e non lo possono fare.
Ricordati degli ammalati, degli infermi, di coloro che lavorano e che non possono venire a motivo delle loro occupazioni.
Ricordati di coloro che sono già venuti ad inginoc- chiarsi qui, davanti al tuo tabernacolo, e che in questo momento hanno un impellente bisogno di aiuto.
Ricordati di coloro che un tempo ti hanno implorato con fervore, ma che si sono allontanati da Te e vivono nella via del peccato e del traviamento.
Ricordati di coloro che non sono mai venuti a pregarti, per negligenza, per dimenticanza dei loro doveri religio- si, per pigrizia o indifferenza.
Ricordati con bontà di coloro che, per settarismo o per odio, respingono la tua Eucaristia con disprezzo e vorrebbero sopprimere il tuo tabernacolo.
Ricordati ancora della grande miseria umana, di quel- la che mette in Te la sua speranza, e di quella, più grande ancora, che dispera perché ti ignora.
Ricordati, Signore, dei presenti e degli assenti e span- di su tutti loro la tua benedizione eucaristica!

Grazie, Signore, per l’immensa generosità della tua presenza eucaristica!

Grazie d’aver voluto, dopo il tempo tanto breve della tua vita umana accanto a noi, rimanere ancora più vici- no a noi per sempre nel tabernacolo!

Grazie di metterti a nostra disposizione, di offrirti al nostro sguardo; di attenderci, di accoglierci senza mai respingerci, di ascoltarci e di esaudirci!

Grazie d’aver istituito un sacerdozio come prolun - gamento del tuo, per renderti presente in mezzo agli uomini; e d’aver desiderato il rinnovarsi quotidiano del sacrificio della Messa, che ci
ridona perennemente la tua persona! Grazie per l’umiltà di una presenza tanto nascosta, per questa bontà aperta a tutti; per l’invito di venire così vicino a Te, come pregustazione della con-
templazione celeste, per le ore serene di contemplazione e di adorazione!

Grazie per tutto il bene, per tutto il conforto e per tutta la gioia che procura agli uomini la tua venuta in mezzo ad essi! Grazie d’aver spinto fino all’estremo il tuo amo- re, di aver voluto
moltiplicare in tutti i luoghi della terra il dono della tua persona!

Che la tua presenza eucaristica sia un centro di col- legamento, un focolare di unità per gli uomini!
Che essa accentui il tuo dominio sulle anime, racco- gliendole in uno stesso amore.
Che essa attiri ognora più a Te gli sguardi ed i cuori, nel fulgore di una verità più luminosa e nella unanimità di una carità più ardente!
Come il tuo Corpo eucaristico non perde la sua unità quando l’ostia viene spezzata, così non permettere che le liti e i dissensi tra gli uomini ostacolino l’unità del tuo Corpo Mistico.
Degnati di congiungere i tuoi fratelli a Te e fra di loro come si saldano fra di loro le particelle di cui si compo- ne l’ostia.
Per mezzo della tua Eucaristia unica e identica dapper- tutto, ispiraci il vivo desiderio dell’unità della comunità umana, fondata sulla tua presenza.
Comunica anche a noi la tua volontà di mettere da parte tutto ciò che divide, di promuovere tutto ciò che unisce, anche a prezzo di grandi concessioni e gravi sacrifici.
Fa’ che moltiplicandosi nel mondo, i tuoi tabernacoli edifichino sempre più saldamente l’unità della tua Chie- sa! 111

Sono confuso, o Gesù, della Tua infinita bontà; oh, come sei buono con me! Io Ti ringrazio di avermi dona- to la vita, di avermi guardato con tanta misericordia, e
111. JEAN GALOT s.j.: 1919-2008
Ti offro interamente me stesso, perché Tu faccia di me tutto quello che Tu vuoi. Eccomi, Signore!

La mia volontà non è più mia, è Tua; il mio amore è Tuo, tutto Tuo, ed ora è fatto tabernacolo vivo del Tuo amore.

Tu vivi in me, e Tu possiedimi tutto, affinché io non metta ostacoli alla Tua adorabile Volontà.
O misericordioso Signore, non guardare le mie mise- rie, non tenere conto delle mie ingratitudini, riguarda Te stesso in me, e riguarda me in Te, acciò svaniscano nella Tua luce le mie tenebre,
nella Tua purezza le mie macchie, nella Tua dolcezza le mie asprezze, nella Tua umiltà il mio orgoglio, nel Tuo amore la mia freddezza.
Grazie, Gesù, grazie che sei venuto in me vivo e vero con tanta ricchezza di doni. Grazie!

O santissima Vergine Maria, o Madre mia, presen - tami tu a Gesù e ringrazia tu Gesù per me, poiché io non sono buono a farlo. Io mi consacro a te in questo giorno e, affidato interamente a te,
Madre mia, io spero di cominciare una nuova vita, tutta piena di fiducia in Gesù Eucaristia. Perciò io ripeterò spesso nella giornata queste brevi giaculatorie:

«Gesù mio, pensaci Tu!».


«Gesù mio, io confido in Te!».
«Gesù mio, assorbimi in Te e fa’ che io viva di Te!».
«Signore, Ti offro tutto me stesso, i miei pensieri, la mia volontà, il mio cuore, la mia vita, le mie pene!, tutto per la Tua gloria!».
«Sia fatta la Tua Volontà e non la mia!».
«Grazie, Gesù, dei miei dolori e delle pene mie, rendimi degno di vivere dei Tuoi dolori».
«Santa Maria, questo fate: che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore!».112

Gesù mio dolcissimo, amore infinito, mi dicono che debbo essere serio con Te, e che debbo evitare con Te le parole del sentimento.

Mi vogliono arcigno, severo, di poche parole, so - brio, quasi circospetto, perché è epoca senza carità e senz’amore, e tutti si atteggiano a superuomini severi… Mio Gesù, che brutte facce si
vedono, e nella loro im- placabile severità quanto sono buffe!

Non mi ci trovo in questa generazione, armata di can - noni e vestita di spine e di ferro spinato, io voglio gio- care con Te, e se mi dicono che sono indegno di par- larti così, io mi ricordo di
Davide che danzava innanzi all’Arca di Dio, e desidero anche io, danzare innanzi al tuo Tabernacolo, giocando.

E sì, e sì, Gesù mio dolcissimo, se facessi la svenevo - le con una creatura mi si direbbe: «Guarda che amore! Guarda com’è sentimentale!... » E se Ti dico una paro- la di amore tenero e filiale,
mi dicono subito: «Guarda che esagerazione!... » Ma, perché Gesù mio, perché Ti amano così poco? Io voglio amarti con tutto l’impeto dell’anima mia, nella mia semplicità, giocando, danzan-
do e, vorrei dire, folleggiando.

Del resto, io parlo solo a Te, e se agli altri non piace che mi importa? Non mi hai Tu insegnato a folleggiare d’amore?

Oh, benedetto il Cantico dei Cantici; benedette quelle divine parole che mi autorizzano a parlarti con amore!
Ecco, mi metto quel bel libro di amore come schermo e difesa, e Ti parlo nella tua stessa parola giocando con Te!...
Ti bacio, o Gesù! Com’è bella la tua bocca nella pu-
112. DOLINDO RUOTOLO: 1882-1970 (tratto da: D. RUOTOLO, Hostia pro Hostia, Apostolato Stampa, Napoli, 2000-2 ed.,pp.7-9)

rezza, com’è fragrante il tuo amore! Baciami! Che dol - cezza nel tuo bacio di amore misericordioso, che come olio lenisce le mie piaghe!

Tirami appresso a Te, ecco, Ti do la mano; tirami, Ti do la mia libertà; tirami, ti do il cuore. Attraimi! Il tuo profumo mi attira, perché Tu qui sei Corpo e Sangue acceso di carità, e sei tutto
profumo di dolcissima pace!

La tua carne è così pura che è come un profumo! O mio Gesù, alla povera umanità affamata di carne, Tu dai la Carne divina! Quanto Ti desidera il mio amore!

Gesù, qual è il tuo profumo? Dimmelo un poco, di che odori Tu?


La purezza è il fresco profumo della tua Carne di- vina, perché al tuo contatto io sento quella freschezza giubilante che m’accheta tutto, e mi fa sentire l’odore dell’eterna pace!
Di che odori, Gesù? Sei così piccolo, ed abbraccian- doti sento l’odore della santa umiltà e quello della tua mansuetudine… Odori di silenzio solenne, di silenzio interiore! La luce si può mutare
in suono, e questo l’uo- mo lo fa con l’aiuto delle scoperte che gli hai fatto fare; ma chi ha mutato la vita in profumo? Tu solo, o Amore, che mi ti doni avvolgendomi come una soave fragranza, e
tutto mi penetri senza farmi sentire il tuo contatto, ma solo inebriandomi del tuo soave profumo!
Ti voglio dare un nome, o mio amore soavissimo! Sei fascetto di mirra, e diffondi in me profumi di sof- ferenza, perché sei vittima d’Amore!
Sei grappolo di fiori e grappolo d’uva, ed odori di pace per la virtù che traspira il tuo nome, odori di dolcissi- ma ebbrezza, perché mi rinnovi il vigore. Sei fiore di campo, fiore di semplicità che
non ama le apparenze, ed odori d’infanzia, o piccolo mio amore, sei giglio della nostra valle, ed odori di candidissima purezza. Quando Ti abbraccio sento da Te la freschezza dell’in- fanzia
divina, che riflette la semplicità soavissima del tuo amore.
Tu mi sostieni il capo stanco dalla vita agitata della ter- ra; con la tua destra mi abbracci, ed io riposo in Te… Tu vieni saltellando dai monti eterni, valicando i colli, superando le alture; esulti nel
darti a me e superi tutti gli ostacoli della mia miseria.
O mio dolcissimo uccellino, che vieni a me cantan- do inni d’amore; o mio usignolo che ti fermi su questo ramo arido e spandi per l’aria gorgheggi di carità; o mio dolce agnello che sei sul mio
petto, come su di un Altare d’immolazione spargi il tuo Sangue su queste mie legne inaridite; o mio cerbiatto grazioso che vieni a me quasi io fossi una fonte, come potrò amarti io?
Sei qui, vivo e vero; Tu sei per me ed io per Te, che ti pascoli tra i gigli, e i gigli li fai spuntare Tu nella mia carne col tuo purissimo contatto, finché non calino le ombre della morte e non spiri su
di me la brezza algida del sepolcro!
Vedi, Gesù, volevo giocare e mi fo serio!
Ahimè! Il pensiero della mia nullità mi turba, ed io a volte non Ti trovo, pur avendoti in me. Quando mi fermo in me, quando giro per queste tumultuose vie del mio cuore non Ti trovo più. Ed
allora come fo a non tur- barmi? Reclino il capo su di Te e mi addormento. E Tu non vuoi che io sia turbato in questo sonno, tanto ti piace, e scongiuri le creature a non turbarmi più! Io dormo in
Te e questo è il mio gioco d’amore più bello. Dormire, russare, nascondermi tra le pieghe del tuo Cuore, non pensare più a me, sognare e sognando pensare a Te solo, mio Sposo d’amore!
O Gesù, mia dimora di pace; o Gesù, mio riposo fiori- to, aprimi le braccia ed accoglimi in Te perché io dorma e mi dimentichi. Ho troppo pensato a me, non mi sono ancora rinnegato, e cerco la
pace nella deserta solitudi- ne, mentre debbo cercarla in Te, eremo dell’anima mia.

Giochiamo, Gesù!
Quanti giochi ci sono, tanti ne voglio fare con Te, perché se Tu giochi e mi fai giocare, metti l’ordine nel mio disordine.

Ci sono giochi che cominciano col disordine e portano la vittoria nell’ordine, e giochi che cominciano con l’or- dine e portano la vittoria nel disordine.

Le carte vengono mescolate apposta e si disordinano, gli scacchi vengono allineati nell’ordine, come in una battaglia…

O Gesù, io ti do il mio disordine e Tu donami l’ordine del tuo amore; io ti do la mia nullità e Tu la tua ricchez- za.

Giochiamo: la mia posta è l’anima mia. Vincimi, pren - dimi, raccoglimi come conquista del tuo gioco d’amo- re!

Ecco, sono come un aquilone: tirami, e fa che io mi innalzi nel Cielo.


Sono come acqua saponata: soffiami dentro perché mi dilati come un palloncino iridescente.
Sono come pesante saetta: scoccami dal tuo arco per- ché raggiunga il segno.
Sono come cerchio che gira senza meta: accompagna- mi con la tua verga di comando, perché io trovi la mia via.
Sono come pallone smarrito nelle vicende della vita, e sbattuto di qua e di là dalle mani degli uomini: lanciami Tu e mettimi nella tua rete.
Sono un disco che non sa muoversi: lanciami con la tua grazia.
Giochiamo, Gesù, alla fune: io tiro Te e Tu tiri me… chi ha più forza? Vincimi!
Giochiamo al salto: Tu mi chiami: ed io vengo supe- rando le barriere della mia nullità.
Giochiamo a nascondersi: Tu mi chiami e non ti fai vedere ed io ti cerco.
Giochiamo, Gesù; portami fuori del mondo: là vedrò nei cieli stellati il gioco di Dio, e nella mia nullità il gioco del tuo amore!
O pane del Cielo, o dolcezze della solitudine eterna, dove si è bambini e si gioca per sempre!
Si gioca con la luce eterna, coi riflessi delle eterne magnificenze, con le delicatezze del tuo amore, con la Mamma del Cielo, coi Santi, con gli Angeli, senza gli assillamenti di una vita angosciata
dalla complicazione e turbata dalla serietà!
O Gesù; donami la semplicità dell’amore!
E’ questo il gioco più bello del nostro amore! 113

Se non fossi vivo, o Gesù mio, se non fossi vivo, saresti solo per alcuni mortali un ricordo archeologico, un ricordo storico di un trapassato molto remoto. Invece l’istituzione tua eucaristica, è
fresca oggi, come lo fu venti secoli fa. Lo stesso amore traspare dal tuo Cuore divino, nascosto e immolato su questo Altare, lo stesso amore, la stessa misericordia, la stessa dedizione sconfi-
nata. Tu dunque sei vita.

Sei vita attuale, cha abbracci tutti i secoli, e li raccogli tutti in una sintesi mirabile nel tuo Cuore. Tu sei, o Si- gnore, Tu sei il mirabile, l’onnipotente, il Dio, il forte, il principio di pace, e da
questo trono di amore, e te lo posso dire veramente, da questo trono di amore, molti- plicato per la tua misericordia, ti rivolgi all’umanità, e gridi Tu che sei vita: «Ossa inaridite, ascoltate la voce
del Verbo di Dio, ascoltate il Figliolo di Dio».

O Redentore mio bello, che cosa è la vita? Tu hai detto: «Io sono la via, la verità, la vita». Che cosa hai voluto dire con queste parole? Tu sei la Via, perché sei il Mediatore, sei la Verità, perché
sei l’infinita ed eterna Sapienza, sei la Vita, perché sei il Dio Sacramentato.
113. DOLINDO RUOTOLO: (tratto da: D. RUOTOLO, Colloquio di tenerezze filiali con Gesù Sacramentato , Apostolato Stampa, Napoli, 1997-3 ed. , pp. 5-15.)

Ora, ecco la vita tua, Gesù Cristo mio, bello e caro, in questo Sacramento di Amore. Tu sei Vita, e stai nel centro dell’umanità, come un cuore; ecco perché hai vo- luto rivelare il tuo Cuore a
Margherita Alacoque, ed hai voluto accendere gli uomini della devozione al tuo Cuo- re, perché in realtà Tu sei il cuore dell’umanità. Questo Cuore viene in comunione con tutto il tuo Corpo
misti- co, che siamo noi, per mezzo di tante arterie, dirò così, di tante vene. Il Sacrificio Eucaristico, la Comunione sacramentale, la Confessione sacramentale, la Parola di Dio, la vita della
Chiesa, sono le vene e le arterie di que- sto immenso tuo Cuore.

I Sacramenti sono le arterie, l’Eucaristia è l’aorta del tuo Cuore, le preghiere e i beni minori della tua Chiesa sono come le vene, non le arterie, le vene.

Come il cuore rifonde tutto in se stesso e dà la vita a tutto, perché alimenta tutto l’organismo, pulsa e fa sentire l’eco di questa pulsazione in ogni sua arteria, di modo che si può dire, toccando
un’arteria, che hai sotto mano il cuore stesso, perché ne senti il palpito, eppure il cuore è tanto lontano, così Tu, Gesù Cristo mio, sei la vita in Te stesso.

Tu palpiti per conto tuo, rifondi nell’umanità la tua vita, facendole circolare il sangue tuo nelle vene e in queste arterie, in questi muscoli, in queste membra del tuo Corpo mistico, vibra la stessa
vibrazione del tuo Cuore, nel momento nel quale circola lo stesso sangue della tua vita.

Oh, adorabile Redentore, quanto sei ammirabile!

Tu, Gesù mio, ci hai dato il Sangue tuo, il Corpo tuo, ti sei reso cibo nostro, Tu dunque anche a questa umani- tà materiale, anche a noi figlioli tristi della perdizione, e di questa generazione di
apostati, anche a noi hai detto: «Io sono la vita» e ci hai cibato di Te.
Tu dunque sei la Vita, perché sei la Via e la Verità; sei la Vita perché sostieni la vita; sei la Vita perché coroni la vita; sei la Vita, perché sei il Tutto che noi possiamo desiderare; Tu sei la luce
dell’intelletto; Tu sei l’appa- gamento della volontà; Tu sei la pace del cuore; Tu sei la dolcezza nell’amarezza della vita; Tu sei la sapienza pratica; Tu sei il conforto, il sostegno, la forza, l’aiuto;
Tu sei per noi la rassegnazione, la pazienza, la ragione del nostro sacrificio, il sostegno, l’appoggio di questo sacrificio; Tu sei la corona immortale; Tu sei la gloria; tu il Mediatore della nostra
unione eterna con Dio; Tu la vita eterna. Lo hai detto Tu stesso: «Questa è la vita eterna, che conoscano Te, vero Dio e Quegli che Tu hai mandato: Gesù Cristo».

Che luce, o Signore, nell’intelletto, ai piedi tuoi, quan - do l’anima incomincia a familiarizzarsi con Te, dopo che s’è purificata, lavata, abbellita e s’è resa più adatta ad ascoltare la voce tua!

Io ti guardo, o Redentore mio bello, sento la mia meschinità, la nullità dei miei progetti, la nullità delle mie aspirazioni, il peso delle mie pene, l’orrore delle mie colpe. La mia povera volontà ha
lo sguardo langui- damente rivolto a Te, dirò così, smarrito, smarrito. Tu che cosa fai? Come rispondi a questa povera creatura tua? O Gesù mio, io sento ancora, posso dire, il caldo della mano
tua, il soffice del tuo petto divino; Tu ti dai, Tu m’ammanti della tua pace, Tu mi fai sentire il gusto della tua Croce; io mi raccolgo in me stesso, mi faccio più piccolo, la mia volontà si annienta,
una sola è la mia parola dinanzi a Te, guardandoti in questa Ostia santa: «Signore, sia fatta la tua Volontà, come in Cielo, così in terra», e sento il sapore di questa Volontà tua, il sapore, perché
Tu me ne cibi; ancora una volta sei il mio cibo di vita. Tu non fai per me progetti, non mi susciti nel cuore aspirazioni fantastiche; una sola cosa fai: raccogli la volontà, l’aumenti, cioè la dilati
nella tua, la baci, la fai vivere, l’alimenti, la riscaldi. Ancora una volta, non è la speculazione della vita, ma la vita calda di palpiti, la vita tua.

Tu non sei, o Gesù mio, solo la mia vita spirituale, sei la mia vita nella risurrezione, la mia vita nell’eter- nità.

Eccomi ancora una volta ai piedi tuoi. Gli anni mi pe - sano, la vita si trascina faticosamente verso il sepolcro, io sento in me una nostalgia, una malinconia … qual- che cosa di vaporoso che non
arrivo a discernere, che non riesco a distinguere. Mi sento annientato, umiliato, confuso; mi pare di essere, se è possibile dire, un ramo staccato dal tronco, un tralcio separato dalla vite.

Io ti guardo, mi raccolgo, ed ecco che la morte mi appare bella, è un passaggio verso di Te; il sepolcro mi appare glorioso, è un omaggio alla tua grandezza, una confessione della mia nullità.
L’immagine stessa di un corpo putrefatto mi appare poetica perché Tu, Tu hai se- gnato quella carne e quelle ossa, della tua vita immorta- le, ed è per Te che questo mio corpo non è qualche cosa
che si è dissolto e si è marcito, ma è propriamente e veramente la semente che è riposta nel terreno per sboc- ciare a suo tempo.

Tu, Redentore mio, sei il filo terminatore, e, se me lo permetti, il cotilèdone terminatore. Io davanti a Te sento la mia immortalità anche nel corpo, non perché ne abbia diritto, ma perché risuona
in me l’eco della tua divina parola e della tua promessa: «Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue, sarà risuscitato da me nell’ultimo giorno».

Dunque, Tu sei la vita di questa stessa carne che mar - cisce, di questo stesso corpo che declina, di questa stes- sa vita che dispare, perche Tu sei la Risurrezione e la Vita.

Io morirò, Gesù mio, morirò. Oh, dolce momento, o morte che diventi vita!
Due lottatori si contengono il mio povero frale: da una parte lo spettro scarno della morte, la quale ha mandato davanti a sé, la sua staffetta direi quasi: l’infermità, il malanno, il dolore, l’affanno.
Tu sei l’altro lottatore, il vincitore della morte, la Re- surrezione e la vita. Tu l’avevi detto, Redentore mio: «Se la morte ti incoglie, chiamami, io sono la Resur- rezione e la Vita». Tu vieni vivo,
cioè inondi, inondi di gioia la mia piccola stanzuccia; si accendono intorno al mio letto le candele, tremola la fiamma, risplende e vive anche la piccola candela che prima giaceva separata e come
morta.
Tu vieni, io ti invoco. La morte si nasconde, le sue scarne mani si ritirano, il suo dominio è spezzato, Tu hai teso verso di me il dito tuo onnipotente e per il Tesoro Eucaristico riproduci la
palpitazione vera del Sacrificio tuo della Croce.
Tu l’hai detto severamente: «Dov’è o morte la tua vit- toria?». Ella è svanita.
Tu hai nutrito la tua creatura; nel nutrirla, come viati- co, le hai dato il principio della vita eterna. La creatura tua è stata già da Te trasportata fuori del suo corpo, per così dire; Tu, nel Viatico
santo, l’hai fatta già cittadina del Cielo, dimodochè questo corpo non può dire più che cade sotto i colpi terribili della morte, ma si addormen- terà nelle braccia tue, reclinerà sul tuo petto il suo
capo stanco, passerà, e lascerà le spoglie perché Tu le hai preparato il manto regale della gloria, perché Tu stesso l’accompagni nell’ingresso della Vita eterna.
Tu mi hai fatto per Te, e morendo sulla Croce mi hai predestinato al Cielo. Ebbene, Gesù Cristo mio, non mi hai visto mai bambino, piangere solo in una stanza, smarrito, senza nessuno; non mi
hai visto mai in una strada, solo, e come abbandonato, lacrimare?
Sono tanto piccolo, atomo impercettibile che di fronte alla mia terra mi sento già smarrito, che non so rintrac- ciare, magari, la via per ritornare a casa. Che cosa farei io, uscendo fuori di questo
mondo, se Tu non mi ac- compagnassi? Sono figlio tuo e Tu vieni nella morte per accompagnarmi nell’eternità.
Ecco, l’anima si stacca dal corpo, è un istante, è un momento. Eccola davanti a Dio: quest’anima non sente che il peso delle sue iniquità e delle sue colpe, non sente che l’oppressione del suo
nulla; e siccome esce sempre macchiata, benché tenuamente, ma sempre macchiata, quest’anima è come annebbiata, non ritrova il suo Dio, benché vi tenda, vi tenda, benché si trovi già alla sua
divina presenza.
Tu, Redentore mio bello, Tu sei per me la guida, la luce, la forza, la riparazione della mia miseria; l’anima mia è stata raccolta in un carcere tenebroso dove si puri- fica. Io, io gemo, ardo,
spasimo, mi torturo, grido, grido, grido al mio Dio, grido ai miei cari, grido alla Chiesa; e Tu ti offri, e dalla terra sale il profumo dell’amore tuo Eucaristico.
Io mi sento rinfrescato, rigenerato, rifatto. La caligine si stempera, si dilegua, appare l’eterno, l’infinito Sole: Dio Uno e Trino. Tu, Gesù mio sei la mia luce, il mio lume di gloria, la mia forza, la
mia spinta. Io volo, volo e nell’infinita Trinità io scorgo il Mediatore mio, io ri- cordo le tue fattezze umane. Padre mio, Tu sei la mia vita eterna. Così sia.114

Mio Dio, dichiaro di voler morire figlio obbediente della santa Chiesa, amando e lodando Te. Io non voglio acconsentire ad alcuna tentazione. Unisco le mie pene e l’agonia a quelle che il mio
Gesù volle soffrire per amor mio.

Mio Dio, accetto volentieri dalle tue mani le pene e la morte e voglio morire quando, dove e come a Te piace- rà. Tu sei il mio Dio: Fiat voluntas tua!

Dio mio, ti offro la distruzione del mio corpo in sa - crificio alla tua sovranità, giustizia ed onnipotenza: mi umilio e ti ringrazio di cuore.

Mio Dio, ti ringrazio di tutti i benefici che mi hai con - cesso; ringrazio Maria Santissima, gli Angeli, san Giu- seppe e i Santi che hanno pregato e pregano per me peccatore. Perdono chi mi ha
fatto del male e doman- do perdono a quanti avessero ricevuto da me disgusto o scandalo e, per amore di Gesù Cristo, prego tutti di perdonarmi e pregare per me. Dichiaro di voler ricevere
“l’assoluzione del Sacerdote e di fare l’atto di contrizio- ne” con questa intenzione.

Vergine Santissima, Avvocata dei poveri moribondi, per l’agonia di Gesù e per i tuoi dolori, aiutami e con- fortami Tu, che sei il Rifugio dei peccatori e la Madre misericordiosa.

Santissima Trinità, a Te presento l’anima mia: la de - pongo, o mio Gesù, nelle tue santissime Piaghe.
A voi Angeli e Santi del Paradiso mi raccomando.
E quanto a voi, Anime del Purgatorio, che ho benefi- cato in vita, ora è il tempo di rendermi la carità, aiutan- domi e pregando per me. Amen.

ATe mi presento, o Sacramentato Signore, e a Te,


114. DOLINDO RUOTOLO: (tratto da: D. RUOTOLO, Io sono la Vita, Apostolato Stampa, Napoli, 1997 , pp. 3-7; pp. 9-10; p. 11; pp. 12-16.)

fonte di misericordia e di grazia, mi prostro con il cuo - re umiliato e contrito, confessandoti vero Dio e vero Uomo, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, mio Cre- atore e Redentore, mio Giudice
e Santificatore. Deh! Ricevi, quest’ora di adorazione che incomincio. Effon- di in essa sopra di me le tue grazie, esaudisci le mie preghiere, conferma i miei proponimenti. Rischiara la mia cecità,
acquieta i turbamenti del mio spirito, anima la mia pusillaminità, distaccami il cuore da ogni affetto terreno e fai che quest’ora mi giovi a crescere in ogni virtù e, specialmente, nella divina carità.
Me fortuna- to se in quest’ora mi meriterò dalla tua misericordia e bontà quella benedizione, che Tu, o mio Dio d’amore, mi darai nell’ora della mia morte! Ma prima, o caro mio Gesù, perdona i
miei peccati e dammi di essi un vero e vivo dolore che mi spezzi il cuore. Le detesto queste mie colpe e le vorrei odiare con quell’odio stesso che Tu ne avesti nella tua Passione e Morte. Perciò
propongo di non offenderti mai più e di convertirmi a Te con tutto il cuore. Misericordia, mio Gesù, pietà e misericordia! 115

Signore mio Gesù Cristo, che per l’amore che porti agli uomini, te ne stai notte e giorno in questo Sacramento, tutto pieno di pietà e di amore, aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro
che vengono a visitarti; io ti credo qui presente nel Sacramento dell’Altare; ti adoro dall’abisso del mio niente e ti ringrazio di quante grazie mi hai fatto: specialmente di avermi donato Te stesso
in questo Sacramento, di avermi dato per avvocata la tua Santissima Madre, Maria, e di avermi chiamato a visi- tarti in questa Chiesa. Io saluto oggi il tuo amantissimo Cuore, ed intendo salutarlo
per tre fini: primo, in ringra- ziamento di questo gran dono; secondo, per compensarti di tutte le ingiurie, che hai ricevuto da tutti i tuoi nemici
115. LEONARDO DA PORTO MAURIZIO: 1676-1751

in questo Sacramento; terzo, intendo con questa visita adorarti in tutti i luoghi della terra, dove Tu Sacramen- tato te ne stai meno riverito e più abbandonato.

Gesù mio, io ti amo con tutto il cuore. Mi pento di avere in passato tante volte disgustato la tua Bontà in- finita. Propongo con la tua grazia di non più offenderti per l’avvenire; ed ora, miserabile
quale sono, io mi con- sacro tutto a Te, rinunzio e ti dono tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e tutte le cose mie. Da oggi in avanti fai Tu di me e delle mie cose tutto quello che a Te piace.
Solo ti chiedo e voglio il tuo santo amore, la perseve- ranza finale e l’adempimento perfetto della tua volontà. Ti raccomando le Anime del Purgatorio, specialmente le più devote del Santissimo
Sacramento e di Maria San- tissima. Ti raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, Salvatore mio caro, tutti gli affetti miei con gli affetti del tuo amorosissimo Cuore, e così uniti li
offro al tuo Eterno Padre e lo prego a nome tuo che per tuo amore li accetti e li esaudisca. Amen.

Mio Signore Gesù Cristo, ami tanto gli uomini, che rimani notte e giorno pieno di tenerezza e d’amore nel Sacramento Eucaristico aspettando, chiamando ed ac- cogliendo tutti coloro che
vengono a visitarti. Io credo che Tu sei presente nel Sacramento dell’Altare, ti adoro dall’abisso del mio niente e ti ringrazio delle grazie che mi hai elargito, specialmente di avermi donato Te
stesso in questo Sacramento, di avermi dato per avvocata la tua Santissima Madre Maria, e di avermi chiamato in questa Chiesa. Saluto oggi il tuo Cuore tanto innamora- to delle creature ed
intendo ossequiarlo per tre motivi: per ringraziarti del grande dono eucaristico, per conso- larti di tutte le ingiurie che hai ricevuto in questo Sacra- mento dai tuoi nemici e, come ultimo motivo
del mio saluto, con questa visita intendo adorarti in tutti i luoghi della terra, dove Tu, nelle sembianze del Pane Santo, sei meno adorato e più abbandonato. Gesù mio, ti amo con tutto il cuore e
mi pento di avere offeso tante volte, nel passato, la tua bontà infinita. Propongo con la tua grazia di non offenderti più e per ora, miserabile come sono, mi consacro totalmente a Te: rinuncio e ti
dono tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e quanto possiedo. Da oggi in poi fa di me e delle mie cose tutto quello che ti piace. Ti chiedo soltanto di concedermi il tuo santo amore, la
perseveranza finale e l’obbedienza perfetta alla tua volontà. Ti raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote al Santissimo Sacramento ed a Maria Santissima. Ti raccomando i
poveri peccatori ed infine, mio caro Salvatore, unisco tutti i miei desideri a quelli del tuo amorevolissimo Cuore e così uniti li offro all’Eterno Padre e lo prego in tuo nome affinché, per tuo
amore, li accetti e li esaudisca.

Mio Gesù, poiché Tu te ne stai chiuso in questa custodia per sentire le suppliche dei miserabili che ven- gono a cercarvi udienza, oggi ascolta la supplica che ti dà il peccatore più ingrato che vive
tra tutti gli uomi- ni. Io vengo pentito ai tuoi piedi, avendo conosciuto il male che ho fatto in disgustarti. Prima dunque voglio che mi perdoni quanto ti ho offeso. Ah, mio Dio, non ti avessi mai
disgustato! E poi sai che voglio? Io avendo conosciuto la tua somma amabilità, mi sono innamorato di Te e mi sento un gran desiderio di amarti e di com- piacerti: ma non ho forza di farlo se Tu
non mi aiuti. Fa’, o gran Signore, conoscere a tutto il paradiso la tua gran potenza e la tua immensa bontà; fammi diventare da gran ribelle che sono stato verso di Te, un grande amante di Te; Tu
lo puoi fare; Tu lo vuoi fare. Supplisci a tutto quello che in me manca, acciocché io arrivi ad amarti assai, almeno ad amarti tanto quanto ti ho offeso. Ti amo, Gesù mio, sopra ogni cosa: Ti amo
più della vita mia, mio Dio, mio amore, mio tutto.

Mio Dio, perché l’hai rivelato Tu, che sei verità in- fallibile, io credo tutto quello che la santa Chiesa m’in- segna a credere.

Credo che Tu sei il Creatore e Signore del cielo e della terra, il quale in eterno premi i giusti nel paradiso e ca- stighi i peccatori nell’inferno.

Credo che sei tre persone, Padre, Figlio e Spirito San - to, ma un solo Dio nell’essenza.
Credo, o gran Figlio di Dio, che ti sei incarnato e fatto uomo nel seno di Maria e sei morto crocifisso per la no- stra salute, ed ora te ne stai nel Santissimo Sacramento per alimentarci con le tue
carni nella santa comunione e per esaudire le nostre suppliche dagli altari quando noi veniamo a visitarti.
Prostrato sono dunque ai tuoi piedi io, misero peccato- re, indegno di comparirti dinanzi e degno solamente di star nell’inferno.

OGesù mio amabilissimo, dolcissimo, dilettissimo, vita, speranza, tesoro, unico amore dell’anima mia, oh, quanto mai ti è costato il rimanere con noi in questo Sa- cramento! Tu hai dovuto
morire per potervi poi restare sacramentato sui nostri altari. E quante ingiurie poi hai avuto a soffrire in questo Sacramento per assisterci con la tua presenza! Tutto ha vinto il tuo amore e il
desiderio che hai di essere amato da noi.

Vieni dunque, Signore, vieni e mettiti dentro il mio cuore; serrane la porta per sempre, acciò non v’entri più creatura alcuna, a prendersi parte di quell’amore che dèvesi ed io voglio dare tutto a
Te; Tu solo, Redentore mio caro, dominami; Tu solo possiedimi tutto; e se qual- che volta non ti ubbidisco perfettamente, castigami con rigore, acciocchè io stia in avvenire avvertito a compia-
certi come Tu vuoi. Fa’che io non desideri più né cerchi altro gusto che di dar gusto a Te, di visitarti spesso negli altari, di trattenermi con Te, di riceverti nella santa co- munione. Cerchi pure chi
vuole altri beni, io non amo, non desidero altro che il tesoro del tuo amore. Questo solo voglio cercare ai piedi dell’altare. Fa’ ch’io mi scordi di me, acciocché mi ricordi solo della tua bon- tà.
Serafini beati, io non v’invidio per la gloria, ma per l’amore che portate al vostro e mio Dio: insegnatemi voi che ho da fare per amarlo e dargli gusto.

Amabilissimo Redentore, qual gioia nello stare da- vanti a Te! Un solo istante in compagnia della tua dol- cissima presenza, ci fa dimenticare le sofferenze d’una vita.

Dolcissimo Salvatore, quanto bramo stare in tua com - pagnia! La morte è soltanto il confine tra la vita e la vita eterna; ciò che fa paura non è la morte, ma la lontananza da Te; questa è peggiore
di ogni morte, più dolorosa di ogni sofferenza.

Non permettere, mio amato Signore d’infinita mise - ricordia, ch’io mi allontani da Te un solo istante. Tutte le sofferenze le accetto, purché non m’impediscano di stare con Te.

Nella speranza ch’io insieme a tutte l’anime della terra possiamo un giorno entrare nel godimento eterno della visione del tuo volto, ti prego ora fiducioso di perdonare tutte le nostre colpe, tutte
le nostre mancanze, e anche e soprattutto ti chiedo di donarci il tuo Santo Spirito che è Spirito di carità.

Infine ti chiedo, dolcissimo Re di misericordia, di ot - tenerci, quando sopraggiungerà la nostra ora, una morte santa, perché santa sia la nostra esistenza in eterno e perché possiamo contemplare
la luce del tuo santissimo volto. Così spero e così sia.116

Ciò che abbiamo ricevuto con la bocca, o Signore, accogliamo con anima pura, e di temporaneo dono fa’ che ci diventi rimedio sempiterno.

O Signore, il tuo Corpo che ho preso e il tuo Sangue che ho bevuto, aderiscano all’intimo dell’anima mia; e fa’ che non rimanga macchia alcuna di peccato in me, che questi puri e santi
Sacramenti hanno rinnovato, o Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Così sia.

Ringraziamento dopo la santa Comunione

Atto di Adorazione e di Ringraziamento

Mio Gesù benignissimo, sii il benvenuto nella po- vera casa dell’anima mia; Tu sei la vera luce degli occhi miei, il giubilo del mio cuore, vita amabilissima, sposo dolcissimo, unico mio bene: ti
amo, ti adoro e ti ringra- zio di una degnazione sì grande, e ti presento per me tutte le lodi e i ringraziamenti che ti sono dati in cielo ed in terra.

O patriarchi, o profeti, o angeli di Dio, che aveste voi fatto se aveste ricevuto dal vostro Signore un favore sì grande come or ora l’ha ricevuto questa misera creatu- ra? Ma deh! per l’amore che
avete al vostro Dio, otte- nete ancora a me tali sentimenti ed affetti, che dal mio cuore non si cancellino mai più.

Atto di Umiltà e di Contrizione

Ma dove ti trovi, o buon Gesù! In questo cuore ben più indegno di quella stalla dove sei nato al mondo, pie- no d’amor proprio e di affetti disordinati! Ora a tutto
116. ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI: 1696-1787

rinunzio, o Gesù mio, per possedere Te solo; mi dolgo di tante offese a Te fatte, e di quanto si trova in me di spia- cevole agli occhi tuoi: vorrei avere il cuore della Ver- gine per trattenerti più
degnamente; per l’avvenire non voglio, Redentore carissimo, amar altri che Te: voglio esser tutto tuo e non disgustarti mai più.

Atto di Offerta

Aquesto fine a Te offro e consacro in corrispondenza di tanta bontà, quanto ho e quanto sono, i miei pensieri, i miei affetti, la mia libertà, ma specialmente … e nelle tue mani rimetto la vita, il
corpo e l’anima mia, perché Tu ne faccia quello che ti piace. Tu tutto ti donasti a me, è ben giusto che anch’io niente riservi e tutto mi doni a Te, ma Tu sei un Dio, io una misera creatura; pure
Tu, mio Gesù, che per tua bontà gradisti la piccola offerta della vedova, perché di buon cuore dava tutto ciò che poteva dare, spero gradirai ancora l’offerta che ti faccio di me stesso, e che anzi la
renderai più degna di Te col santificarmi.

Atto di Domanda

Sì, dolcissimo Salvatore, non ti basti di avermi dato tutto Te stesso, ma dammi ancora i tesori e le grazie che porti con Te. Tu vedi in me quanto mi abbisogna, tutto accordami. Non vi cerco beni
della terra, se non quanto li conosci spedienti al mio maggior bene e di mia fami- glia; ma quello che istantemente vi cerco, è la grazia di piangere i miei peccati, di ben soddisfare ai miei doveri,
di soffrire i travagli della vita, di amarti fedelmente, e di poter impiegare per Te tutti i miei giorni fino all’ultimo respiro, il quale pur esso non sia che un sospiro di amo- re, per cui venga ad
amarti più perfettamente nel cielo.

Tardi ti ho conosciuto, o Bontà eterna! Tardi ho co - minciato ad amarti, o Bontà infinita! Ma Tu dammi tanto amore che ti ami ancora per il tempo che non ti ho amato, ti ami per quelli che ti
offendono ancora; e sarò sempre contento di aver incominciato una volta ad amarti per tutti i secoli eterni in paradiso, come in vir- tù di questo Sacramento, dalla bontà tua infinita e per i meriti
del tuo Sangue immacolato, domando e spero fermamente di conseguire.

Orazione al Cuore di Gesù

Ecco fin dove è giunta la carità tua eccessiva, o mio Gesù amatissimo!
Tu delle tue Carni e del preziosissimo tuo Sangue mi hai apprestato una mensa divina per domarmi tutto Te stesso. Chi mai ti spinse a tali trasporti di amore? Non al- tri certamente che il tuo
amorosissimo Cuore. O Cuore adorabile del mio Gesù, fornace ardentissima del divino amore, ricevi nella tua piaga sacratissima l’anima mia; affinché in questa scuola di carità io impari a
riamare quel Dio, che mi diede prove sì ammirabili dell’amor suo. Così sia.117

Ti amo, mio Dio, e il mio desiderio é di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita.
Ti amo, o Dio infinitamente amabile, e preferisco morire amandoti,
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti. Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedo è di amarti eternamente.
Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo, soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente.
117. MASSIME ETERNE di s. Alfonso M. de’ Liguori, Frati Minori Conv. D. Bas. di s. Antonio – Padova, 1959 – 6.a ed., p.85; pp.102-105; p.107.

Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro.
Ti amo, mio divino Salvatore, perché sei stato crocifisso per me, e mi tieni quaggiù crocifisso con Te. Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti e sapendo che ti amo.118

Preghiera a Maria
Madre buona, affido alle tue mani la grazia e lo svi- luppo della mia vita: mi dono a te, tu donami a Gesù!

Offerta ed educata da te, Egli mi accoglierà e mi ame - rà in te. Alla tua scuola, o Madre mia, adorerò Cristo con te, lo benedirò con le tue lodi, lo pregherò con le tue suppliche, lo servirò con le
tue mani, lo amerò con il tuo cuore, lo glorificherò con la tua santità: sarò allora una “piccola Maria”, un’altra te stessa ai piedi di Lui! 119

Ti ringrazio, mio Dio, di tutte le grazie che mi hai concesso, in particolare di avermi fatto passare per il crogiolo della sofferenza. Io ti contemplerò con gioia nell’ultimo giorno, quando tu
porterai lo scettro della Croce; poiché ti sei degnato di darmi in sorte questa cro- ce così preziosa, spero di somigliarti in cielo e di veder brillare sul mio capo le sacre stimmate della tua Passio-
ne.120

Gesù, Verità eterna,


io ti credo realmente presente nell’Ostia santa. Tu sei qui col tuo Corpo, Sangue, Anima, Divinità.
118. GIOVANNI MARIAVIANNEY: 1786-1859
119. Madre MARIA DEGLI ANGELI: 1871-1949
120. TERESA DEL BAMBINO GESU’: 1873-1897

Sento il tuo invito:


«Io sono il pane vivo disceso dal cielo», «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Credo, o Signore e Maestro,
ma accresci la mia debole fede.
Credo con la fede di Pietro, la fede di Paolo, la fede della SS. Vergine, tua e nostra Madre. Ti adoro: “Signor mio e Dio mio”, con gli Angeli e i Santi che circondano quest’Ostia, sole di verità e
di amore.
Gesù, unica Via di salvezza,
Tu sei il “nato santo” dalla Vergine; Tu possiedi ogni perfezione e virtù; Tu mi inviti: «Imparate da me... fate come io ho fatto». Ma io ti rassomiglio così poco!
Qui si fa un breve esame di coscienza preventivo, specialmente per il proposito particolare,
e per prevedere i bisogni della giornata.

Signore, io non son degno


che Tu entri nell’anima mia;
ma Tu di’ una sola parola e la mia anima sarà salva. (Si ripete tre volte).
Tu, Gesù, piacesti al Padre; Tu sei il mio modello; solo chi sarà trovato simile a Te sarà salvo. Attirami a Te, convertimi,
e dammi la grazia di imitarti specialmente nella virtù... (Si nomina e si sosta un momento).
O Ostia salutare, che apri le porte del Cielo, soccorri alla mia debolezza,
porgimi aiuto contro i nemici dell’anima mia. O Gesù Maestro, Tu mi assicuri: «Io sono la Vita», «Chi mangia la mia carne avrà la vita eterna». Nel battesimo e nella penitenza
mi hai comunicato questa tua vita. Ora Tu me la nutri, facendoti mio cibo. Prendi il mio cuore; distaccalo dai beni, dai piaceri, dalle gioie e vanità della terra. Io ti amo con tutto il cuore e sopra
ogni cosa, o vita dell’anima mia; o sommo ed eterno bene; o amore e gaudio eterno dei Beati; Tu basti a saziarci tutti.
Accendi in me una carità più ardente. Concedimi di amare i tuoi santi comandamenti, e che io mai più mi separi da Te.
Riceverò il Pane del Cielo
e invocherò il nome del Signore.
Il Corpo di Gesù Cristo, figlio di Maria, custodisca l’anima mia per la vita eterna.

Ti adoro presente nel mio cuore, o Verbo incarnato, Figlio unigenito e splendore del Padre, nato da Maria. Ti ringrazio, o Maestro unico e Verità per essenza, per la somma tua degnazione
nell’essere venuto a me igno- rante e peccatore. Con Maria io ti offro al Padre: per Te, con Te, in Te, sia in eterno lode, ringraziamento e sup- plica per la pace degli uomini. Io credo in Te, o
Signore; le tue sono parole di vita eterna. Ti adoro nei tuoi misteri dell’Incarnazione, Vita, Passione, Morte, Risurrezione, Ascensione e Gloria celeste; specialmente nella SS. Eu- caristia. Tu
nascendo ti facesti nostro compagno; mo- rendo, prezzo di nostra salvezza; ascendendo al Cielo, nostro premio; ma nell’ultima Cena ti facesti nostro cibo celeste, che contiene ogni dolcezza. Ti
adoro come mio Creatore, Maestro, Sacerdote, Re e Giudice supremo. Illumina la mia mente; rendimi docile discepolo della Chiesa; fa’che io viva di fede; dammi l’intelligenza del- le Scritture.
Rendimi tuo ardente apostolo. Fa’ risplen- dere sino ai confini del mondo la luce del tuo Vangelo, o Maestro Divino.

O Gesù, Tu sei la Via che devo seguire; il modello perfetto che devo imitare; voglio nel presentarmi al giudizio essere trovato simile a Te. O modello divino di umiltà e di obbedienza, rendimi
simile a Te. O perfetto esempio di mortificazione e purezza, rendimi simile a Te. O Gesù povero e paziente, rendimi simile a Te. O esemplare di carità e zelo ardente, rendimi simile a Te.
Benedici la mia giornata, perché sia piena di meriti; e pratichi il mio proposito principale... (ripeterlo). Ed io cerchi in tutto la gloria di Dio e la pace degli uomini.

O Gesù Vita mia, mia gioia e fonte di ogni bene, io ti amo. Soprattutto ti chiedo d’amare sempre di più Te e le anime redente col tuo sangue. Non permettere la somma disgrazia che abbia ancora
da offenderti col peccato. Tu sei in me: il mio cuore sia il tuo cuore. Tu sei la vite ed io il tralcio: voglio star sempre a Te unito per portare molti frutti di virtù. Tu sei la fonte: effondi sempre più
copiosa la grazia a santificazione dell’anima mia. Tu sei il mio capo, io tue membra: comunicami il tuo san- to Spirito con i suoi sette doni. Venga il tuo Regno per Maria. Tutti entrino nella tua
scuola, o Divino Maestro, Via, Verità e Vita. Consola e salva le persone a me care. Libera le anime purganti. Moltiplica e santifica i chia- mati all’Apostolato. O Gesù vivente in Maria, vivi nei
devoti tuoi servi: nello spirito della tua santità; nella pie- nezza delle tue virtù; nella perfezione delle tue vie; nella sapiente tua carità; ed in noi si manifesti la tua vita.121

Divinissimo Sangue, che sgorghi per noi dalle vene del Dio fatto uomo, scendi come rugiada di redenzione sulla Terra contaminata e sulle anime che il peccato ren- de simili a lebbrosi. Ecco, io
Ti accolgo, Sangue del mio Gesù, e Ti spargo sulla Chiesa, sul mondo, sui peccatori, sul Purgatorio. Aiuta, conforta, monda, accendi, penetra
121. GIACOMO ALBERIONE: 1884-1971

e feconda, o Divinissimo Succo di Vita. Né ponga osta - colo al tuo fluire l’indifferenza e la colpa. Ma anzi, per i pochi che Ti amano, per gli infiniti che muoiono sen- za di Te, accelera e
diffondi su tutti, questa divinissima pioggia, onde a Te si venga fidenti in vita, per Te si sia perdonati in morte, con Te si venga nella gloria del Tuo Regno. Così sia.

Ho ardentemente desiderato di venire a Te, Gesù che stai tutto solo su tanti altari, per dirti che Ti amo con tutto me stesso. Ho ardentemente desiderato di vederti, o mio eucaristico sole. Ho
ardentemente desiderato di consumare il mio Pane che sei Tu. Per tanto desiderio, abbi pietà del tuo servo, Signore. Lasciami venire al Tuo celeste altare ad adorarti in eterno, o Agnello di Dio.
Fa’ che io Ti veda con l’anima rapita nella Tua gloria, o mio divino Sole che ora mi appari velato per debolezza della mia condizione di vivente. Lascia che io Ti ami, come Ti vorrei amare, per
la beata eternità. Aprimi le porte della Vita, Gesù vita mia. Vieni, Signore Gesù, vieni. Nella comunione di luce perisca ciò che è carne, e lo spirito conquisti Te, mio unico e trino Iddio, solo
amore dell’anima mia.122

Gesù che sei colpito nelle nostre chiese per mano di Satana, Ti adoro in tutte le particole sparse e distrutte fra le rovine. Prendi me per Tuo ciborio, per Tuo trono, per Tuo altare. Conosco di non
esserne degno, ma Tu ami stare fra coloro che Ti amano, ed io Ti amo per me e per chi non Ti ama. Mi imporpori come sangue il dolore perché io divenga degno ornamento per ricevere Te che
vuoi essere simile a noi in quest’ora di guerra. Il mio amore sia lampada che arde davanti a Te, Santissimo, e il mio olocausto incenso. Così sia”.123
122. MARIAVALTORTA: 1897-1961
123. MARIAVALTORTA: “I Quaderni del 1943”, C. E. V., Isola del Liri, 2006, pp. 43-45.

Credo, o Signore, ma che creda più fermamente; spero, ma che speri con più fiducia; amo, ma che ami più ardentemente; mi pento, ma che mi penta con mag- gior dolore. Ti adoro come primo
principio; Ti desidero come ultimo fine; ti lodo come perpetuo benefattore; ti invoco come propizio difensore. Guidami con la tua sa- pienza, reggimi con la tua giustizia, incoraggiami con la tua
bontà, proteggimi con la tua potenza. Ti offro, o Signore: i pensieri, perché siano diretti a Te; le parole, perché nascano da Te; le azioni, perché siano secondo Te; le tribolazioni, perché siano per
Te. Voglio tutto ciò che vuoi Tu, perché lo vuoi Tu, come lo vuoi Tu, fino a quando lo vuoi Tu. Ti prego, Signore: illumina la mia intelligenza, infiamma la volontà, purifica il cuore, santifica
l’anima mia. Che pianga i peccati commessi, respinga le tentazioni, corregga le inclinazioni cattive, pratichi le virtù necessarie. Concedimi, o Dio: l’amore di Te, l’odio di me, lo zelo per il
prossimo, il disprezzo del mondo. Che mi sforzi: di obbedire ai superiori, aiutare gli inferiori, aver cura degli amici, perdonare ai nemici. Che vinca le passioni con la mortificazione, l’avarizia
con la generosità, l’ira con la mitezza, la tiepidezza col fervore. Che sia prudente nel consiglio, forte nei perico- li, paziente nell’avversità, umile nella prosperità. Fa’, o Signore: che sia attento
nella preghiera, sobrio nel cibo, diligente nei miei doveri, fermo nei propositi. Che mi industrii di avere: l’innocenza interna, la modestia ester- na, una conversazione esemplare, una vita regolare.
Che vigili assiduamente: nel domare la natura, nel favorire la grazia, nell’osservare la legge, nel meritare la salvezza. Che impari da Te: quanto è fragile tutto ciò che è ter- reno, quanto è grande
tutto quel che è divino, quanto è breve tutto ciò che è temporaneo, quanto è durevole tutto ciò che è eterno. Concedimi: di esser pronto alla morte, di temere il giudizio, di non cadere nell’inferno,
di ottenere il paradiso. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.124

Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uo- mini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che io, prostrato innan- zi a Te, intendo riparare con
particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amantis- simo tuo Cuore. Memore però che io pure altre volte mi
sono macchiato di tanta indegnità, e provandone vivissimo dolore, imploro anzitutto per me la tua mi- sericordia, pronto a riparare, con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da me,
ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salvezza, non accettano di seguire Te come pastore e guida, osti- nandosi nella loro infedeltà; o, calpestando le promesse del
Battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge. E mentre intendo espiare tutto il cumulo di così deplorevoli delitti, mi propongo di ripararli ciascu- no in particolare: l’immodestia e
le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corru- zione alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli
insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi onde è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni
che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Te fondata. Potessi io lavare con il mio sangue questi affronti! Intanto come riparazione dell’onore divino oltraggiato, io ti presento,
accompagnandola con le espiazioni della Vergine tua Madre, di tutti i santi e delle anime pie, quella soddi-
124. CLEMENTE XI: 1649-1721

sfazione che Tu stesso un giorno offristi sulla Croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: prometten- do con tutto il cuore di voler riparare, per quanto potrò e con l’aiuto della tua
grazia, i peccati commessi da me e dagli altri e l’indifferenza verso un amore così grande, con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’os- servanza perfetta della legge evangelica,
specialmente della carità, e di impedire inoltre, con tutte le mie forze, le ingiurie contro di Te, e di attirare quanti più potrò alla tua sequela.

Accogli, ti prego, o begninissimo Gesù, per l’inter - cessione della beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservami fede- lissimo nella tua obbedienza e
nel tuo servizio fino alla morte, con il gran dono della perseveranza, mediante il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni Dio
per tutti i secoli dei secoli. Amen.125

OGesù dolcissimo, Redentore del genere umano, guarda me umilmente prostrato innanzi a Te. Io sono tuo, e tuo voglio essere; e per vivere unito più stretta- mente a Te, ecco che io oggi
spontaneamente mi con- sacro al tuo Sacratissimo Cuore. Molti purtroppo non ti hanno mai conosciuto; molti, disprezzando i coman- damenti, ti hanno ripudiato. Benignissimo Gesù, abbi
misericordia degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo Sacratissimo Cuore. O Signore, sii il Re non solo dei fedeli che non si sono mai allontanati da Te, ma an- che di quei figli prodighi che
ti hanno abbandonato; fa’ che questi quanto prima ritornino alla casa del Padre per non morire di miseria e di fame. Sii il Re di coloro che vivono nell’inganno e nell’errore, oppure separati da Te
per discordia, richiamali al porto della verità, all’unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Dona, o Signore, incolumità e libertà sicura alla tua Chiesa,
concedi a tutti i popoli la tranquil- lità dell’ordine: fa’ che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salvezza; a Lui si canti
gloria e onore nei secoli dei secoli. Amen.126
125. PIO XI: 1857-1939: indulgenza parziale se recitata come atto di riparazione o indulgenza plenaria se recitata pubblicamente nella solennità del Sacro Cuore di Gesù.

OGesù, Re delle genti e dei secoli, accogli gli atti di adorazione e di lode che noi, Tuoi fratelli di adozione, umilmente Ti tributiamo.

Tu sei “il Pane vivo disceso dal cielo, che dà la vita al mondo”; Sommo Sacerdote e Vittima, Ti immolasti sulla Croce in sacrificio cruento di espiazione all’Eterno Padre per la redenzione del
genere umano, ed ora Ti of- fri quotidianamente sui nostri altari per le mani dei Tuoi ministri, al fine di instaurare in ogni cuore il Tuo “regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia,
di amore e di pace”.

O “Re della gloria”, venga dunque il Tuo Regno! Re - gna, dal Tuo “trono di grazia”, nei cuori dei fanciulli, perché conservino immacolato il candido giglio dell’in- nocenza battesimale. Regna
nei cuori dei giovani, af- finché crescano sani e puri, docili alla voce di coloro che Ti rappresentano nella famiglia, nella scuola, nella Chiesa. Regna nel focolare domestico, affinché genitori e
figli vivano concordi nella osservanza della Tua santa legge. Regna nella nostra patria, affinché tutti i cittadini, nell’ordine e nell’armonia delle classi sociali, si sentano figli di uno stesso Padre
celeste, chiamati a cooperare al comune bene temporale, felici di appartenere all’unico Corpo Mistico, di cui il Tuo Sacramento è insieme sim- bolo e imperitura sorgente.
126. PIO XI: indulgenza parziale o indulgenza plenaria se recitata pubblicamente nella solennità di Cristo Re.

Regna infine, o Re dei re e “Signore dei signori”, su tutte le nazioni della terra ed illumina i reggitori di cia- scuna, affinché, ispirandosi al Tuo esempio, nutrano “pensieri di pace e non di
afflizione”.

O Gesù Eucaristico, fa’che tutti i popoli servano libe - ramente Te, consapevoli che “servire a Dio è regnare”.
Il Tuo Sacramento, o Gesù, sia luce alle menti, forza alle volontà, attrazione dei cuori. Sia Esso sostegno ai deboli, conforto ai sofferenti, viatico di salvezza ai mo- renti; e a tutti “pegno di futura
gloria”. Così sia! 127

Gesù, che niente valga a staccarmi da Te, né la vita, né la morte. Seguendoti in vita, legato a Te appassiona- to, mi sia dato spirare con Te sul Calvario, per ascendere con Te nella gloria; seguire
Te nelle tribolazioni e per- secuzioni, per essere fatto degno un giorno di venirti ad amare nella rivelata gloria del Cielo, per cantarti l’inno del ringraziamento per il tanto tuo patire.

O Gesù, che io affronti come Te, con serena pace e tranquillità, tutte le pene e i travagli che incontrerò su questa terra di esilio; unisco tutto ai tuoi meriti, alle tue pene, alle tue espiazioni, alle tue
lacrime, affinché coo- peri con Te alla mia salvezza e fugga il peccato, che fu l’unica causa che ti fece sudare sangue e morire.

Distruggi in me tutto ciò che non è di tuo gusto e, col fuoco santo della tua Carità, scrivi nel mio cuore i tuoi dolori e stringimi così fortemente a Te, con un nodo così stretto e soave, che io non ti
abbandoni mai più nei tuoi dolori.128

Mane nobiscum, Domine!

Come i due discepoli del vangelo, Ti imploriamo, Signore Gesù: rimani con noi!
127. GIOVANNI XXIII: 1881-1963
128. Padre PIO DA PIETRELCINA : 1887-1968

Tu, divino Viandante, esperto delle nostre strade e conoscitore del nostro cuore,
non lasciarci prigionieri delle ombre della sera. Sostienici nella stanchezza,
perdona i nostri peccati,
orienta i nostri passi sulla via del bene. Benedici i bambini, i giovani, gli anziani, le famiglie, in particolare i malati.
Benedici i sacerdoti e le persone consacrate. Benedici tutta l’umanità.
Nell’Eucaristia Ti sei fatto “farmaco d’immortalità”: dacci il gusto di una vita piena,
che ci faccia camminare su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi, guardando sempre al traguardo
della vita che non ha fine.
Rimani con noi, Signore! Rimani con noi! Amen.

Signore, Tu sei veramente il salvatore del mondo, Tu sei la roccia da cui scaturisce l’acqua viva per la sete dell’umanità!

Dacci sempre, Signore, di quest’acqua, perché cono- sciamo il Padre e lo adoriamo in spirito e verità. Amen.

OCristo Salvatore, ti rendiamo grazie per il tuo Sa- crificio redentore, unica speranza degli uomini!
O Cristo Salvatore, ti rendiamo grazie per la frazione eucaristica del pane, che Tu hai istituito per incontrare realmente i tuoi fratelli nel corso dei secoli!
O Cristo Salvatore, infondi nei cuori dei battezzati il desiderio di offrire se stessi con Te e di impegnarsi per la salvezza dei loro fratelli!
Tu che sei realmente presente nel Santo sacramento, effondi abbondantemente le tue benedizioni sul tuo po- polo riunito, perché resti veramente un segno del mondo nuovo! Amen.
Gesù, figlio di Dio, nostro Salvatore, in cui dimora la pienezza della divinità, Tu chiami tutti i battezzati «a prendere il largo», percorrendo la via della santità.
Suscita nel cuore dei giovani il desiderio di essere nel mondo di oggi testimoni della potenza del tuo amore.
Riempili con il tuo Spirito di fortezza e di prudenza perché siano capaci di scoprire la piena verità di sé e della propria vocazione.
Salvatore nostro, mandato dal Padre per rivelarne l’amore misericordioso, fa’alla tua Chiesa il dono di giovani pronti a prendere il largo, per essere tra i fratelli manifestazione della tua presenza
che rinnova e salva.
Vergine Santa, Madre del Redentore, guida sicura nel cammino verso Dio e il prossimo, tu che hai conser- vato le sue parole nell’intimo del cuore, sostieni con la tua materna intercessione le
famiglie e le comunità ecclesiali, affinché aiutino gli adolescenti e i giovani a rispondere generosamente alla chiamata del Signore. Amen.129

Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli:

non dev’essere gettato


Con i simboli è annunziato, in Isacco dato a morte, nell’agnello della Pasqua, nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi:


129. GIOVANNI PAOLO II: 1920-2005

nùtrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,


che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.130

OPane vivo, memoriale della morte del Signore, fa’che io gusti quanto è soave vivere in Te e in Te spe- rare. Nell’onda pura del Tuo Sangue immergimi, mio Redentore: una goccia sola è un
battesimo che rinnova il mondo intero. Fa che io contempli il Tuo volto nella Patria beata del Cielo, con il Padre e lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.131

Omio Dio, Gesù Eucaristia che adoro, aiutami a dimenticarmi interamente, per fissarmi in Te, assorto e quieto, come se la mia anima fosse già nell’eternità. Nulla possa turbare il nostro
colloquio, né farmi uscire da Te, o mio Gesù nascosto, ma che ad ogni istante io mi immerga sempre più nelle profondità del Tuo mistero eucaristico. Purifica l’anima mia, rendila Tuo cielo, Tua
prediletta dimora e luogo del Tuo riposo. Che io non Ti lasci mai solo nel Santo Tabernacolo, ma tutto io sia vi- gile e attivo in tutti i Tabernacoli del mondo con la fede, l’adorazione, la
riparazione, pienamente abbandonato alla Tua azione redentrice.

O amato mio Crocifisso per amore, mio amato Gesù fatto mio cibo, vorrei essere una sposa per il Tuo cuore, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti… fino a morirne!
130. ECCE PANIS ANGELORUM (LAUDA SION) : Sequenza attribuita a s. Tommaso d’Aquino e facente parte del formulario della Messa del Corpus Domini.
131. Dal sito www.preghiereagesuemaria.it “La mia visita a Gesù Eucaristico”: VENERDI’

E farti amare dal mondo intero. Ma sento tutta la mia impotenza, e Ti prego di rivestirmi di Te, di identifica- re tutti i movimenti della mia anima a quelli dell’ani- ma Tua, di sommergermi, di
invadermi, di sostituirti a me, affinché la mia vita non sia che un riflesso della Tua Vita. Vieni in me, nella Eucaristia come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore.

O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad adorarti ed ascoltarti; voglio rendermi do- cilissimo ad ogni Tuo insegnamento, per imparare tutto da Te; e poi, nelle notti dello
spirito, nel vuoto, nella lotta più aspra, nell’impotenza, voglio fissarti sempre e starmene sotto il Tuo grande splendore.

O mio Gesù Eucaristia, Astro adorato, affascinami, perché non possa più sottrarmi alla Tua irradiazione.
O Fuoco consumatore, Spirito d’Amore, discendi in me, perché si faccia dell’anima mia quasi una incarna- zione del Verbo, una adorazione perpetua del Suo Corpo e del Suo Sangue. Che io Gli
sia un prolungamento di umanità, in cui Egli possa rinnovare tutto il Suo Mistero culminante nell’Eucaristia. E Tu, o Padre, chinati verso la Tua povera, piccola creatura, coprila della Tua ombra,
non vedere in essa che il Diletto nel quale hai posto le Tue compiacenze, in attesa che io venga a contemplare nella vostra Luce l’abisso della vostra grande misericor- dia. Così sia.132

Atto di fede e di adorazione

Signor mio Gesù Cristo, io credo che Tu sei vera- mente in me col tuo corpo, sangue, anima e divinità e, umiliato nel mio nulla, ti adoro profondamente come mio Dio e Signore.
132. Dal sito www.preghiereagesuemaria.it “Colloqui Eucaristici”: AMORE E ADORAZIONE
Atto di carità

Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità; e per amor tuo amo il prossimo come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti
ami sempre più.

Offerta della giornata al Sacro Cuore

Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuo- re immacolato di Maria, in unione al sacrificio eucari- stico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione
dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. Amen.

Preghiere dell’Angelo di Fatima

Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo. Ti chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano.

Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il preziosissimo Cor- po, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i
Tabernacoli del mondo, in ri- parazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Cuore Santissimo e del Cuore Immacolato di Maria, Ti
domando la conversione dei poveri peccatori.

Preghiere della Madonna di Fatima OGesù, è per Tuo amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria!

Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime, special- mente le più bisognose della Tua misericordia.133

Noi crediamo in Dio Padre e lo ringraziamo per la vocazione che ci ha dato.


Noi crediamo in Dio Figlio e ci consacriamo al culto della sua reale e sostanziale presenza nella SS. Eucari- stia.
Noi crediamo in Dio Spirito Santo e gli chiediamo la luce necessaria per espandere profonda fede e arden- te amore nell’offerta del Sacrificio eucaristico sgorga- to dal mirabile prodigio della
transustanziazione. Noi crediamo in tutte le verità assolutamente certe d’ordine dogmatico e morale insegnate dal Magistero infallibile, sapendo che esse hanno creato la civiltà cristiana: l’uni- co
baluardo contro la barbarie dell’ateismo e contro la rovina morale del laicismo scettico e anarchico.
Con spirito di umiltà e di santificazione, con spirito di sacrificio e di rinuncia, ci impegniamo a difendere e a diffondere il culto eucaristico ovunque possa arrivare la nostra presenza, con
l’intenzione particolare di con- tribuire alla costruzione del Regno Eucaristico di Gesù Cristo nella famiglia e in mezzo alla gioventù.
Noi crediamo in Maria Santissima, nella sua potente intercessione e a Lei chiediamo di difendere la Chiesa sua figlia da ogni errore, soprattutto dalla negazione del Dogma Eucaristico; a Lei
chiediamo di insegnarci a ser- vire la Chiesa e il Papa con il cuore ardente dei primi cristiani e secondo i bisogni dell’ora presente.
Sia aperta la nostra via a quanti ne comprendono la straordinaria bellezza e utilità, e siano tutti, al cospet-
133. Preghiere tratte da: p. G. ELIA, Le preghiere …, cit., p. 147; p. 26; p. 27; pp. 280-81;
to della Chiesa e del mondo, sinceri e ardenti adoratori della divina persona di Gesù Eucaristia. Così sia.134

OGesù, io credo che Tu sei realmente presente nell’Eucaristia.


In questa presenza riattualizzi la tua morte e risurre- zione, affinché tutti gli uomini conoscano l’amore del Padre e credendo, lo riamino col tuo stesso amore. Tu desideri che i credenti diventino
una sola cosa in Te, e in virtù del tuo Spirito entrino in comunione col Padre in un’unica offerta con Te. In questo tuo disegno di amore hai riservato un posto anche per me. Già con il battesimo
mi hai incorporato a Te e ora mi vieni incontro con la tua presenza eucaristica. Non posso sottrarmi al tuo invito. A tale scopo e con questo proposito mi consacro oggi al tuo Amore, presente e
operante in questo adorabile Sacramento. Con questo atto intendo vivere nella tua of- ferta i miei obblighi battesimali e quelli assunti nell’As- sociazione Universale della Riparazione Eucaristica.
In particolare m’impegno di partecipare alla Santa Messa con lo spirito della piccola ostia, che intende offrirsi, immolarsi e donarsi insieme con Te. Il mio desiderio è di estendere questo incontro
vitale con Te a tutta la mia vita, inserendo le mie azioni nel tuo ininterrotto sacri- ficio, prolungando la tua immolazione e la tua offerta nelle varie situazioni della mia giornata. Voglio anche, o
Gesù, vivere unito al tuo mistero eucaristico per suppli- re alla carenza di carità nel tuo Corpo mistico. Desidero ricoprire i vuoti di amore dei fratelli dimentichi, ripa- rando a tutte le infedeltà e
ai tradimenti, alle negligenze e freddezze. Vorrei che tutta la mia vita fosse una eco al messaggio eucaristico del tuo Amore salvatore. M’im- pegno a portare al tabernacolo altre anime, disposte a
134. IL CREDO DELLA LEGA EUCARISTICA

lasciarsi prendere da Te e a consumarsi nell’ardente de - siderio della gloria del Padre e della salvezza dei fratelli, affinché le richieste del tuo Cuore possano trovare più vasta accoglienza e una
risposta più generosa. Tu, o Vergine Maria, che sei presente sull’altare come fosti presente sul Calvario, accogli la mia consacrazione e rendila degna dell’amore del tuo Figlio. La grazia che ti
chiedo è di poterti imitare, rivivendo nella mia vita le disposizioni del tuo Cuore Immacolato, tutto consacrato alla persona e all’opera redentrice del tuo Figlio. Mi af- fido a Te, serviti di me per
far conoscere, amare e glori- ficare Gesù presente e operante nella nostre chiese.135

Preghiere a Maria

Vergine santa, dolcissima Madre nostra, a te offro il mio cuore. Degnati di purificarlo da ogni peccato; riem- pilo del tuo amore, della tua umiltà, della tua purezza. Trasformalo in un tabernacolo
mondo, dove Gesù, en- trando, trovi tutto il profumo delle tue virtù.136
OMaria, Vergine e Madre santissima, ecco, ho rice- vuto il tuo dilettissimo Figlio che tu concepisti nel tuo seno immacolato, generasti, allattasti e stringesti con so- avissimi abbracci. Ecco, io
umilmente e affettuosamen- te ti presento Gesù, la cui vista ti allietava e ti colmava di ogni gioia, per poterlo stringere con le tue braccia, amare con il tuo cuore e offrire alla SS. Trinità in supre-
mo culto di adorazione, a tuo onore e gloria, per i miei bisogni e per quelli del mondo intero. Ti prego dunque, o piissima Madre, d’impetrarmi il perdono di tutti i miei peccati, una grazia
abbondante per servire d’ora innanzi tuo Figlio con maggior fedeltà e, infine, la grazia della
135. CONSACRAZIONE A GESU’ SACRAMENTATO
perseveranza finale, affinché io lo possa lodare con te, per tutti i secoli dei secoli. Amen.137
Comunione spirituale

Gesù mio, credo che sei realmente presente nel San- tissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso ri- ceverti sacramentalmente, vieni
almeno spiritualmente nel mio cuore.

Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te: non permettere che mi abbia mai a separare da Te.138
All’Arcangelo san Michele

San Michele Arcangelo, difendici nel combattimen- to; sii tu il nostro aiuto contro la malizia e le insidie del diavolo. Ti imploriamo affinché Dio lo scacci. E tu, Principe della Milizia celeste, con
la potenza divi- na, respingi nell’inferno satana e gli altri spiriti maligni che vanno in giro per il mondo per perdere le anime. Amen.139

Dio sia benedetto.


Benedetto il suo santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Benedetto il Nome di Gesù.
Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo Preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell’Altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
137. Preghiera tratta da: p. G. ELIA, Le preghiere …, cit., p. 149.
138. COMUNIONE SPIRITUALE (Attribuita a s. Alfonso M. de’ Liguori)

Benedetta la sua santa ed Immacolata Concezione. Benedetta la sua gloriosa Assunzione.


Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre. Benedetto San Giuseppe, suo castissimo Sposo. Benedetto Iddio nei suoi Angeli e nei suoi Santi.140

Eccomi, Signore, davanti a Te, mendicante del tuo amore e del tuo perdono. Tu sei il mio Dio, sei colui che conosce il meglio di me. Guardami, scrutami, chinati su di me, curami, rialzami dalle
cadute e apri il mio cuore alle esigenze dell’amore e della fraternità.

Forse, oggi, mi sono comportato da “nemico” della tua croce e sono scappato, forse ho provato io a fare la strada, mettendomi al primo posto: perdonami!

Odivina Sapienza, che scaturisci dalla bocca di Dio, dalla sorgente dell’eterno Amore e inondi di luce l’uni- verso; o eterna Sapienza, che vieni ad abitare in mezzo a noi, un senso di sacro timore
ci invade davanti al mistero di tanta umiltà. Prendici alla tua scuola, insegnaci l’al- fabeto della santità, il canto del vero amore, per correre con cuore dilatato fino alla mèta del nostro cammino.

O Adonai, Signore del cielo e della terra, Signore del tempo e della storia, attento al grido del tuo popolo op- presso sotto il giogo del peccato, Tu ancora, ci parli da quel roveto ardente che è il
tuo cuore bruciante d’amore per noi, tue pecorelle smarrite. O Adonai, tu che sei an- che l’altissimo monte da cui è proclamata la legge della vita: donaci la volontà di osservarla, stendi il tuo
brac- cio invisibile a nostra difesa e protezione dagli assalti del nemico, e portaci alla piena libertà dei figli, pronti a confessare che Tu solo sei nostro Signore e Salvatore.

O santa radice di Iesse, germoglio del ceppo di Davi- de, spuntato dalla vergine terra, Tu vieni a ridare vigore
140. BENEDIZIONE EUCARISTICA

e bellezza all’inaridito albero umano. Con mite patire Tu accogli la grande potatura per mano del divino Vignaio- lo. Davanti a Te tacciano le nostre parole, si abbassino le alture della nostra
presunzione, poiché senza di Te non siamo che rovi spinosi. Vieni, Signore! Fa’scendere per noi dal cielo la tua rugiada luminosa: la nostra vita fio- risca in una nuova stagione di santità e di
pace, e innalzi nuovi canti di amore e di esultanza.

O Cristo, chiave di Davide, Figlio del Dio vivente, Tu sei colui che doveva venire, che sei venuto e che sempre attendiamo: il Messia di stirpe regale rivestito di umana povertà. Tu sei la chiave
del grande mistero che dischiude più vasti orizzonti di speranza e di luce: vieni ad aprire le porte del carcere in cui noi stessi ci siamo rinchiusi; vieni a ricolmarci della tua grazia per farci
rinascere creature nuove.

Gesù, astro divino, a Te sempre si volge il nostro sguardo. Le false luci non ci abbaglino e non ci porti- no lontano dal retto cammino, verso sentieri di oscuri- tà e di morte! O luce gioiosa,
sorgente di vita, raccolta nel grembo immacolato di Maria, vieni a illuminare le nostre notti, affinché, anche nel dolore e nell’angoscia, sempre vivida arda la fiamme della fede!

Signore Gesù, Re delle genti, Tu che guidi le sorti de - gli uomini verso un futuro di unità e di pace, vieni a di- sarmare i popoli, disarmando tutti i cuori e ricolmandoli di bontà e di amore. In
silente preghiera ti adoriamo, piccolo re di gloria, tra le braccia della Vergine Madre. Fa’che sappiamo seguirti con lei fino all’estremo sacri- ficio, a salvezza del mondo.

O Emmanuele, Dio-con-noi, Tu sei la nostra speranza. Tu sei sempre con noi: con noi nella gioia e nel dolore, nella fatica e nel riposo, nella povertà e nell’abbondan- za. Sei con noi lungo il
cammino, silenzioso compagno di viaggio, e Tu stesso sei la mèta beata del nostro pelle- grinare verso la casa del Padre: vieni e resta con noi per sempre, o Emmanuele, Gesù Salvatore. Amen.

Amorosissimo Redentore, noi adoriamo la tua uma- nità gloriosa e ti offriamo, con le nostre, le adorazioni che hai ricevuto dalla nostra cara Madre, quando, dopo la tua risurrezione, certamente
le sei apparso tutto splen- dente e glorioso.

Ti offriamo le adorazioni di tutti gli Angeli, adoratori della tua gloriosa umanità.
Ti offriamo le adorazioni di Maria Maddalena, ardente di amore per Te, di Pietro e degli altri discepoli ai quali sei apparso nei giorni in cui ti sei trattenuto con noi sulla terra.
Adoriamo il tuo capo coronato di spine, che ora è più luminoso del sole e riempie il Paradiso di luce divina. Adoriamo quelle piaghe che furono gloriose fonti di sal- vezza e di speranza.
Fa’, o Gesù, che anche noi risorgiamo a una vita nuo- va, che non viviamo più per noi stessi e per la nostra volontà, ma solo per Te, morto per noi.
Infiamma il nostro cuore di quell’ardente amore divi- no, del quale riempisti i discepoli quando rimasero con Te, affinché dopo averti amato in questa vita, veniamo ad amarti e a vederti glorioso
nella vita eterna. Amen.

Vorrei, o mio Salvatore, che Tu mi concedessi di scoprire i tesori che custodisci dentro di me.

Vorrei, o mio Salvatore, che Tu mi concedessi di ama - re la vita così come la intessi Tu e d’amare gli altri come li ami Tu.

Vorrei, o mio Salvatore, che a ogni mio risveglio io scorgessi le tue meraviglie dentro di me, piuttosto che passare in rassegna ciò che non amo di me e degli altri.

Ti prego, non lasciare che io divenga una persona pes - simista e brontolona, ripiegata su di sé e abitata dalla paura, oppure incolore e banale; che io non divenga una persona che incornicia gli
insuccessi e li ripone nel mu- seo della sua vita.

Vorrei che il tuo Spirito mi donasse la luce per vedermi come mi vedi Tu, per vedere la mia vita, così come me la regali, per vedere gli altri come li vedi Tu, e soprattut- to di vedere Te, così
come ti offri all’universo intero, Tu, mio Dio, mio Padre e mio Salvatore. Amen.

OGesù Salvatore, Signore mio e Dio mio, mio Dio e mio tutto, che con il sacrificio della croce ci hai redenti e hai sconfitto il potere di satana, ti prego di liberarmi da ogni presenza malefica e da
ogni influenza del ma- ligno.

Te lo chiedo nel tuo Nome, te lo chiedo per le tue piaghe, te lo chiedo per il tuo sangue, te lo chiedo per la tua croce, te lo chiedo per l’intercessione di Maria, Im- macolata e Addolorata. Il
sangue e l’acqua che scaturi- scono dal tuo costato scendano su di me per purificarmi, liberarmi, guarirmi. Amen.

O Gesù Redentore del mondo, io credo in Te e nella Chiesa da Te istituita e ti adoro quale unico Dio con il Padre e con lo Spirito Santo, e ti amo con tutto il cuore per la tua misericordia e infinita
bontà.

Per l’intercessione di Maria Immacolata, Madre del - la Chiesa, concedimi la grazia di essere profondamente umile per credere con più fede e amarti ancora più inten- samente, per meglio
riuscire, con la mia libertà, a iden- tificarmi pienamente alla tua divina salvifica volontà e con Te concorrere anch’io a salvare altre anime, perché anch’esse ti amino in questa vita e in quella
eterna del Paradiso. Amen.
Omio dolcissimo e amatissimo Gesù, Tu sei il mio Salvatore e il mio Signore, e il tuo cuore mi ama con tenerissimo e ardentissimo amore, come nessun altro cuore è capace di amare. Vorrei
corrispondere a questo amore che Tu hai per me e vorrei avere per Te tutto l’ar- dore dei serafini, la purezza degli angeli e delle vergini, la santità dei beati che ti glorificano in cielo. E se potessi
offrirti tutto questo, sarebbe ancora troppo poco per lo- dare la tua bontà e la tua misericordia. Perciò ti presento il mio povero cuore, così com’è, con tutte le sue miserie, le debolezze e i buoni
desideri. Degnati di purificarlo nel sangue del tuo Cuore, di trasformarlo, di infiammar- lo Tu stesso di un amore puro e ardente.

Ti supplico, dolcissimo Gesù, di dare all’anima mia la santità stessa del tuo Cuore, o meglio d’immergerla nel tuo Cuore divino, affinché in esso io ti ami, ti serva, ti glorifichi e in esso io viva
per tutta l’eternità!

Ti chiedo questa grazia per tutte le persone che amo. Possano esse darti per me la gloria e l’onore di cui le mie offese ti hanno privato. Amen.

Gesù, sappiamo che Tu sei misericordioso e che hai offerto il tuo Cuore per noi. Esso è incoronato dalle spi- ne e dai nostri peccati. Sappiamo che Tu ci supplichi costantemente affinché non ci
perdiamo. Gesù, ricordati di noi quando siamo nel peccato.

Per mezzo del tuo Cuore fa’ che tutti gli uomini si amino. Sparisca l’odio tra gli uomini.
Mostraci il tuo amore. Noi tutti ti amiamo e deside- riamo che Tu ci protegga col tuo Cuore di pastore e ci liberi da ogni peccato.
Gesù, entra in ogni cuore! Bussa, bussa alla porta del nostro cuore. Sii paziente e non desistere mai. Noi siamo ancora chiusi, perché non abbiamo capito il tuo amore. Bussa continuamente. Fa’,
o buon Gesù, che ti apriamo i nostri cuori, almeno nel momento in cui ci ricordiamo della tua passione sofferta per noi. Amen.

OCuore di Gesù, che hai tanto amato e beneficato i malati incontrati nella tua vita terrena, ascolta la mia preghiera. Rivolgi su di noi il tuo sguardo di bontà e ti commuova la mia sofferenza: «Se
vuoi, puoi guarirmi». Te lo ripetiamo, pieni di fiducia, e allo stesso tempo ti diciamo: «Sia fatta la tua volontà».

Ti offriamo le sofferenze del corpo e dello spirito, in espiazione dei nostri peccati. Le uniamo alle tue soffe- renze, perché diventino fonte di santificazione e di vita.

Donaci la forza sufficiente per non smarrirci nel buio dello sconforto e fa’ che sentiamo continua la tua pre- senza nella nostra vita. Amen.

Cuore adorabile di Gesù, corro e vengo a Te, perché sei il mio unico rifugio, la mia sola e certa speranza.
Tu sei il rimedio a tutti i miei mali, il sollievo di tutte le mie miserie, la riparazione di tutte le mie colpe, il supplemento a tutto quello che mi manca, la certezza di tutte le mie richieste, la
sorgente infallibile ed inesauri- bile per me, di luce, di forza, di costanza, di pace e di benedizione.
Sono sicuro che non ti stancherai mai di me, e non ces- serai di amarmi, aiutarmi, proteggermi, perché mi ami di un amore infinito.
Abbi dunque pietà di me, Signore, secondo la tua gran- de misericordia e fa’di me, in me e per me, tutto ciò che vorrai, poiché mi abbandono a Te con la piena fiducia che non mi abbandonerai
mai. Amen.

Poiché il tuo amore sorpassa ogni conoscenza, de- gnati di elevare la nostra intelligenza troppo debole all’altezza divina del tuo Cuore!

Poiché siamo tentati di non credere al tuo amore, dacci degli occhi nuovi per vedere ciò che ci sembrava in- credibile, per riconoscere l’immensità infinita della tua bontà!

Poiché il nostro sguardo si ferma alle cose materia - li e visibili, che il tuo Cuore illumini la nostra visione dell’universo, ci faccia comprendere il significato pro- fondo della creazione, ci
manifesti il fine segreto di tutte le cose, chiamate a riunirsi nel tuo amore!

Poiché constatiamo nell’umanità e nella sua storia tan - te colpe ed errori, che potrebbero farci tendere al pessi- mismo, risolleva il nostro entusiasmo, mostrandoci che il tuo amore riesce ad
utilizzare il male in vista del bene, a trasformare le disposizioni umane, a orientare sopra- naturalmente, secondo il tuo Cuore, il cammino degli avvenimenti.

Poiché sappiamo per esperienza quanto sono potenti le forze del male, facci sperimentare la potenza più grande del tuo amore e facci comprendere che il tuo Cuore è al centro della nostra vita e
al centro del mondo, dove si stabilisce progressivamente il trionfo della carità. Amen.

Prendimi, o Cuore di Cristo, in tutto ciò che sono; prendimi in tutto ciò che ho e che faccio, in tutto ciò che penso e tutto ciò che vivo!

Prendimi nel mio spirito, perché aderisca a Te; prendi - mi nel mio volere, perché voglia Te; prendi tutto il mio cuore, perché ami solo Te!

Prendimi, o Cuore di Cristo, nei miei desideri più na - scosti, perché Tu sia il mio sogno e il mio unico scopo, il mio grande amore e la mia perfetta felicità!

Prendimi con la tua bontà, per attirarmi a Te; prendimi con la tua dolcezza, per accogliermi in Te; prendimi col tuo amore, per unirmi a Te!

Prendimi, o Cuore di Cristo, nella tua pena e nella tua gioia, nella tua vita e nella tua morte, nella notte della tua croce, nel giorno immortale della tua risurrezione!

Prendimi con la tua potenza, elevandomi a Te; prendi - mi col tuo ardore, infiammandomi per Te; prendimi con la tua grandezza, per farmi perdere in Te!

Prendimi, o Cuore di Cristo, come tuo servo, tuo schia - vo e al tempo stesso tuo indegno amico; prendi tutta la mia dedizione, fino in fondo, senza limiti!

Prendimi per il lavoro della tua grande missione, per il dono integrale alla salvezza del prossimo, e per ogni sacrificio a servizio dei tuoi!

Prendimi, o Cuore di Cristo, senza limite e senza fine; prendi ciò che io non sono riuscito ad offrirti; non mi rendere mai più ciò di cui ti sei impossessato!

Prendimi per l’eternità ciò che è in me, affinché un giorno possa, o divin Cuore, possederti, nell’abbraccio del cielo, prenderti e custodirti per sempre! Amen.

Sacro Cuore di Gesù, Tu hai detto alla beata Angela da Foligno: «Io non ti ho amato per scherzo».

Io faccio tante cose per scherzo, pensandoti solo a metà, senza impegnare a fondo la mia volontà, senza che mi costi sudore della fronte e sangue del cuore.

Devo confessare che mi arrendo davanti al più piccolo ostacolo.

Signore, Tu non mi hai amato così. Non per scherzo, sei morto sulla croce; non per scherzo scendi sull’altare ogni giorno.

Mostrando il tuo Cuore a santa Margherita Maria, hai detto: «Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini, che non ha risparmiato niente, fino a esaurirsi e a con- sumarsi».

Rendi il mio cuore simile al tuo: riempilo di un amore vero, pratico, servizievole, di un amore che non sia “per scherzo”. Amen.

Signore dal Cuore squarciato, aiutami a camminare verso il tuo Cuore, come verso la mèta del mio pellegri- naggio; ad aderire al tuo Cuore con tutta la forza delle mie aspirazioni.

Consentimi di penetrare nel tuo Cuore fino alla sua estrema profondità; di respirare per mezzo del tuo Cuo- re, animandomi col soffio di un generoso amore; a lavo- rare per il tuo Cuore, senza
risparmiare pene e fatiche.

E poi fammi riposare sul tuo Cuore in una intimità tranquilla e senza fine, per irradiare la santa bontà e l’ar- dore apostolico del tuo Cuore, e dinorare per sempre in esso, immutabilmente stabilito
nella tua carità. Amen.

Il tuo Cuore, o Gesù, è asilo di pace, il soave rifugio nelle prove della vita, il pegno sicuro della mia salvez- za.

ATe mi consacro interamente, senza riserve, per sem - pre. Prendi possesso, o Gesù, del mio cuore, della mia mente, del mio corpo, dell’anima mia, di tutto me stes- so. I miei sensi, le mie
facoltà, i miei pensieri e affetti sono tuoi. Tutto ti dono e ti offro; tutto appartiene a Te. Signore, voglio amarti sempre più, voglio vivere e mo- rire di amore.

Fa’o Gesù, che ogni mia azione, ogni mia parola, ogni palpito del mio cuore siano una protesta di amore; che l’ultimo respiro sia un atto di ardentissimo e purissimo amore per Te. Amen.

Signore Gesù Cristo, Redentore degli esseri umani, ci rivolgiamo al tuo Sacro Cuore con umiltà e onesta, con venerazione e speranza, con un profondo desiderio di darti gloria, onore e lode.
Signore Gesù Cristo, Salva- tore del mondo, ti ringraziamo per tutto ciò che Tu sei e per tutto ciò che fai per il piccolo gregge.

Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, ti lodiamo per l’amore che ci hai rivelato con il tuo Sacro Cuore, trafitto per noi, che è diventato la fonte della nostra gio- ia, la sorgente della nostra
vita eterna.
Raccolti insieme nel tuo Nome, che è più alto di tutti gli altri nomi, ci consacriamo al tuo Sacro Cuore. Nel quale dimora la pienezza della verità e della carità.

Signore Gesù Cristo, Re dell’amore e Principe del - la pace, regna nei nostri cuori e nelle nostre case. Al- lontana tutti i poteri del male e portaci a condividere la vittoria del tuo Sacro Cuore.
Tutti noi diciamo e diamo gloria e lode a Te, al Padre e allo Spirito Santo, unico Dio vivente, che regnerà per sempre. Amen.

Poiché ti sei donato a me con un amore senza limiti, voglio consacrarmi a Te, abbandonarmi e donarmi sen- za riserva al tuo Cuore.

Voglio fare di questa mia consacrazione un atto irre - vocabile, col quale Tu possa prendere totale possesso di me stesso, per tutto ciò che il tuo amore desidera.

Voglio appartenerti con tutto il mio essere, offrirti i miei pensieri, i miei desideri, le mie azioni, perché Tu possa renderli perfettamente conformi ai pensieri, ai de- sideri, alle decisioni del tuo
Cuore. Voglio consegnarti il mio passato, il mio presente e il mio avvenire, affinché tutto in me sia tuo e in ogni istante la mia vita sia posseduta dal tuo amore.

Poiché da me stesso non avrei la forza di rendere la mia consacrazione totale e definitiva, imploro dal tuo Cuore che mi prenda totalmente e mi custodisca per sempre nella tua fedeltà.

Possa questa consacrazione, realizzata da Te, riempir- mi della generosità illimitata del tuo amore. Amen.141

Cuore amatissimo di Gesù, Cuore degno di tutto il mio amore e di tutta la mia adorazione, mosso dal desiderio di riparare e di cancellare le offese così gravi e numerose fatte contro di Te, e per
evitare che io stesso mi macchi della colpa di ingrato, ti offro e ti consacro interamente il mio cuore, i miei affetti, il mio lavoro e tutto me stesso.

Per quanto siano poveri i miei meriti, o Gesù, ti offro le mie preghiere, i miei atti di penitenza, di umiltà, di obbedienza e delle altre virtù che praticherò oggi e du- rante l’intera mia vita, fino
all’ultimo respiro.

Propongo di fare ogni cosa a gloria tua, per tuo amore e per consolare il tuo Cuore. Ti supplico di accettare la mia umile offerta per le mani purissime della Ma- dre tua e Madre mia Maria.
Disponi di me e delle cose mie, o Signore, secondo il beneplacito del tuo Cuore. Amen.142

AKÀTHISTOS

O Guida, difensore nella lotta.


Signore vincitore dell’Inferno,
poiché mi hai salvato dalla morte eterna canto la tua lode, io, tua creatura, tuo servo. Tu, la cui misericordia è senza limite, liberami oggi ancora da ogni pericolo, Te, che io invoco:

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!

O Creatore degli angeli


e Signore delle potenze del cielo, Tu che hai aperto al sordomuto l’udito e la parola, illumina il mio spirito e sciogli la mia lingua, perché possa lodare il tuo Nome purissimo e rivolgermi a Te
con questo canto:
141. Preghiere tratte da: “Pregate, pregate, pregate” (nuova versione ampliata), Shalom, Camerata Picena,
2012, p. 74; p. 80; pp. 350-54; pp. 409-414; pp. 421-425.
142. LEONE DEHON: 1843-1925

Gesù, bellezza luminosa, stupore degli angeli. Gesù, forza invincibile, liberazione dei nostri padri. Gesù, dolcezza immensa, lode dei patriarchi. Gesù, Signore tanto amato, compimento delle
profezie. Gesù, ammirabile nella forza, gloria dei martiri. Gesù, pace risplendente, gioia dei monaci. Gesù, pieno di benevolenza, dolcezza dei sacerdoti. Gesù, misericordia instancabile, letizia
dei santi. Gesù, purissimo, purezza dei vergini. Gesù, Tu sei da sempre, salvezza dei peccatori.

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!

Quando hai visto la vedova affranta dal dolore ne hai avuto pietà, Signore,
e hai risuscitato suo figlio
che stavano portando alla sepoltura. Allo stesso modo, Tu che ami gli uomini, rinvigorisci la mia anima e abbi pietà di me, che ti grido: Alleluia!

Cercando di capire l’incomprensibile, Filippo ti disse: «Signore, mostraci il Padre». Tu gli hai risposto:
«Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi conosci, Filippo? Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me?».
ATe, che sei al di là di ogni comprensione, con timore io grido:
Gesù, Dio da sempre e per sempre. Gesù, maestro molto paziente.
Gesù, Salvatore pieno di compassione. Gesù, amore immenso, custodiscimi. Gesù, purificami dal mio peccato.
Gesù, distogli il tuo sguardo dalla mia colpa. Gesù, libera il mio cuore da ogni falsità. Gesù, io spero in Te, non mi abbandonare. Gesù, non respingermi lontano da Te. Gesù, mio Creatore, non
mi dimenticare. Gesù, Tu il solo pastore buono, veglia su di me.

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me! Gesù, Tu hai rivestito di potenza dall’alto gli Apostoli rimasti a Gerusalemme. Dell’ardore dello Spirito Santo rivesti pure me, così sprovvisto di ogni opera
buona, e concedimi di cantarti con amore: Alleluia!

Gesù, nella ricchezza della tua misericordia hai chiamato pubblicani e peccatori, così ora rivolgiti verso di me, che sono come loro, e accetta questo canto come mirra molto preziosa:

Gesù, forza invincibile.


Gesù, tenerezza infinita.
Gesù, bellezza radiosa.
Gesù, amore ineffabile.

Gesù, Figlio del Dio vivente.


Gesù, abbi pietà di me, peccatore.
Gesù, illumina me che sono nel buio. Gesù, purificami da ogni colpa.
Gesù, riconducimi a Te, come il figlio prodigo.

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!

Assalito interiormente da una tempesta di dubbi, Pietro affondava.


Quando ti vide corporalmente presente e camminare sull’acqua,
ti riconobbe vero Dio, e aggrappandosi alla mano che salva, disse: Alleluia!

Il cieco ti sentì passare, Signore, e si mise a gridare: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Chiamatolo, Tu gli ridesti la vista. Allo stesso modo, nella tua tenerezza, illumina gli occhi del mio
cuore, a me che ti grido, dicendo:

Gesù, Creatore degli angeli.

Gesù, Redentore degli uomini.


Gesù, vincitore dell’Inferno.
Gesù, Tu hai rivestito di bellezza ogni creatura. Gesù, rinfranca la mia anima.
Gesù, illumina la mia intelligenza.
Gesù, colma di gloria il mio cuore.
Gesù, dona salute al mio corpo.
Gesù, mio Salvatore, salvami.
Gesù, mia luce, illuminami.
Gesù, da ogni tormento, liberami.
Gesù, salva me, indegno.

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!


Col tuo sangue versato, ci hai riscattati. Così, Gesù, non lasciarci prigionieri, schiavi delle nostre passioni e della cupa tristezza. Fa’ liberi i nostri passi, a noi che ti gridiamo: Alleluia!

I figli del tuo popolo hanno visto, in un corpo come il nostro,


Colui che con la sua mano aveva creato l’uomo. E, avendolo riconosciuto come il Signore, cercavano di fargli festa,
agitando dei rami gridando: «Osanna!». Allo stesso modo, noi ti offriamo un inno dicendo:

Gesù, vero Dio.


Gesù, Figlio di Davide.
Gesù, re di gloria.
Gesù, Agnello innocente.
Gesù, pastore meraviglioso.
Gesù, custode della mia infanzia.
Gesù, consigliere della mia giovinezza. Gesù, lode della mia vecchiaia.
Gesù, speranza nell’ora della morte.
Gesù, vita dopo la morte.
Gesù, consolazione
nell’ora stessa in cui mi giudicherai.
Gesù, mio unico desiderio,
aprimi le porte del tuo Regno.

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!

Portando a compimento il messaggio dei profeti ispirati da Dio, sei venuto nel mondo, Gesù. Hai voluto abitare tra noi. Tu, l’infinito, hai avuto compassione delle nostre malattie. Perciò, risanati
per le tue ferite,
abbiamo imparato a cantare: Alleluia!

La luce della tua verità si levò sull’universo intero, e la menzogna fu respinta:


gli idoli, o nostro Salvatore,
non sopportarono la tua potenza e caddero. E noi, che abbiamo ricevuto la salvezza, ti cantiamo:

Gesù, verità che respinge la menzogna. Gesù, luce che non tramonta.
Gesù, così grande nella tua potenza infinita. Gesù, Dio incrollabile nella tua compassione. Gesù, pane di vita, sazia me, che ho fame. Gesù, sorgente dell’intelligenza,
disseta me, che ho sete.
Gesù, veste di esultanza, avvolgi me, corruttibile. Gesù, manto di gioia, ricopri me, indegno. Gesù, che dài a chi chiede,
concedimi di piangere i miei peccati. Gesù, che apri a chi bussa, apri il mio cuore misero. Gesù, Redentore dei peccatori,
purificami dal mio peccato.

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!

Volendo svelare il mistero nascosto da secoli, come un agnello muto sei stato immolato, Gesù. Essendo Dio, sei risuscitato dai morti e sei salito al cielo nella gloria. Con Te, ci hai risuscitati,
noi che ti gridiamo: Alleluia!

Ai nostri occhi, fu creazione meravigliosa, quando il Creatore, nato da una Vergine, si manifestò: risuscitò dalla tomba senza rompere i sigilli, si presentò corporalmente agli Apostoli a porte
chiuse. Per questo, pieni di meraviglia, cantiamo con forza:

Gesù, Verbo incomprensibile. Gesù, Parola impenetrabile. Gesù, potenza inaccessibile. Gesù, sapienza inconcepibile.

Gesù, divinità immensa.


Gesù, Signore di tutto l’universo.
Gesù, sovranità infinita.
Gesù, forza strepitosa.
Gesù, potere eterno.
Gesù, mio Creatore, abbi compassione di me.
Gesù, Salvatore, salvami.

Vedendo Te, Gesù, Dio misteriosamente incarnato, noi viviamo nel mondo senza essere del mondo, e camminiamo pieni di speranza verso il tuo Regno. Se sei sceso sulla terra, è per elevare in
cielo noi, che ti cantiamo: Alleluia!

Tu sei pienamente presente sulla terra senza essere affatto assente dal cielo. Gesù, quanto, volontariamente, hai sofferto per noi! Con la tua morte, hai vinto la morte, con la tua risurrezione,
hai donato la vita a coloro che ti cantano:

Gesù, dolcezza del cuore.


Gesù, vigore del corpo.
Gesù, limpidezza dell’anima.
Gesù, vivezza dello spirito.
Gesù, gioia del mio cuore.
Gesù, mia speranza, mia unica speranza. Gesù, lode eccelsa, lode eterna.
Gesù, pienezza della mia gioia.
Gesù, mio unico desiderio, non respingermi. Gesù, mio pastore, cercami.

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!

Tutti gli angeli magnificano incessantemente il tuo Santo Nome, Gesù, cantando nel cielo: «Santo, Santo, Santo».
Noi pure, peccatori, con le nostre labbra d’argilla, sulla terra cantiamo: Alleluia!
Vedendoti, o Gesù nostro Salvatore, gli oratori più eloquenti restano senza parole. Non sono capaci di dire come Tu rimani Dio immutabile e uomo perfetto. Ma noi, pieni di ammirazione davanti
al mistero, con fede gridiamo:
Gesù, Dio da tutta l’eternità.
Gesù, Re dei re.
Gesù, Signore dei signori.
Gesù, giudice dei vivi e dei morti. Gesù, speranza di chi è senza speranza. Gesù, consolazione di chi piange. Gesù, gloria degli umili.
Gesù, nella tua compassione, guariscimi. Gesù, scaccia da me lo scoraggiamento. Gesù, illumina i pensieri del mio cuore. Gesù, tieni desto in me il pensiero della morte.

Volendo salvare il mondo, o Sole che sorgi, hai preso un corpo come il nostro e ti sei abbassato fino alla morte.

Per questo il tuo Nome è stato esaltato sopra ogni nome.


E da tutti gli esseri del cielo e della terra senti cantare: Alleluia!

Dio eterno! Consolatore! Cristo vero: purificaci da ogni macchia, come hai purificato i dieci lebbrosi, e guariscici, come hai guarito Zaccheo, il pubblicano, in modo che, pentiti, ti cantiamo:

Gesù, tesoro incorruttibile.


Gesù, ricchezza inesauribile.
Gesù, cibo dei forti.
Gesù, sorgente inestinguibile.
Gesù, vestito dei poveri.
Gesù, avvocato delle vedove.
Gesù, difensore degli orfani.
Gesù, aiuto dei lavoratori.
Gesù, guida dei pellegrini.
Gesù, nocchiere dei naviganti.
Gesù, conforto degli angosciati.
Gesù, risollevami dalle mie colpe.

Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!

Ti offro, io indegno,
un inno pieno di tenerezza e di pentimento. Come la cananea ti chiamo: « Gesù, abbi pietà di me!». Guariscimi, Gesù, io che ti grido: Alleluia!

Paolo, che fino a quel momento perseguitava Te, la luce che illumina chi è nelle tenebre dell’ignoranza obbedì alla potenza della voce che lo rischiarava

di conoscenza divina, e si convertì all’istante. Così, illumina gli occhi ottenebrati della mia anima che ti invoca:

Gesù, Dio invincibile nella tua forza. Gesù, Signore onnipotente e immortale.
Gesù, Creatore risplendente di gloria. Gesù, guida sicura.
Gesù, pastore infaticabile nella tua tenerezza. Gesù, Salvatore molto compassionevole. Gesù, illumina i miei sensi accecati dalle passioni. Gesù, guarisci me, sfigurato dal peccato. Gesù, difendi il
mio cuore dai desideri cattivi. Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!

Celebrando la tua incarnazione noi tutti ti lodiamo. Con Tommaso, ti crediamo Dio e Signore, che, seduto alla destra del Padre, verrai a giudicare i vivi e i morti. Accordami dunque un posto alla
tua destra, a me che ti canto:

Gesù, fuoco d’amore, riscaldami. Gesù, dimora eterna, riparami. Gesù, manto di luce, rivestimi della tua bellezza. Gesù, perla di gran prezzo, brilla su di me. Gesù, sole che sorge, illuminami.
Gesù, luce santa, rischiarami.
Gesù, da ogni infermità, preservami. Gesù, strappami dalla mano dell’avversario. Gesù, liberami dalla pena eterna.

O Gesù, mite e umile di cuore,


nel tuo amore che nulla disprezza, guarda la nostra miseria,
perdona senza misura, nella tua compassione infinita, e accetta la nostra umile preghiera come hai accettato dalla vedova la povera offerta.

Gesù, a immagine dei bambini, tuoi preferiti, trasformami.


Gesù, come i pastori sbigottiti, attirami verso di Te.

Gesù, come il cieco nato, toccami, che io ti veda. Gesù, come il paralitico, guariscimi, affinché io cammini con Te.

Gesù, come la cananea che ti supplicava, esaudiscimi. Gesù, come Maria che ti ascoltava, parlami di Te.

Gesù, come su Pietro che ti ha rinnegato, fissa il tuo sguardo su di me.


Gesù, come Maria Maddalena che ti ha molto amato, perdonami.

Gesù, come Zaccheo, chiamami e vieni da me. Gesù, come la figlia di Giairo, rialzami.

Gesù, come la Samaritana, trasformami. Gesù, come Giovanni, il tuo discepolo prediletto, fammi rimanere in Te.

Gesù, al termine di questa vita, come al buon ladrone, ridimmi: Oggi, sarai con me in Paradiso! 143
143. INNO del Rito Bizantino

«Se mangiare mio Figlio è il centro della vostra vita, allora non abbiate paura: potete tutto. Io sono con voi.»

(2 giugno 2012) Il Miracolo eucaristico di Lanciano - 750


L’Ostia trasformata in Carne e il Vino in Sangue permangono incorrotti da oltre 1250 anni.

TERZA PARTE: IL MEDICO


Gesù ti risponde e ti dice che:

Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo; so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: “dammi il tuo cuore, amami come sei…”

Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all’amo - re, non mi amerai mai.
Anche se sei vile nella pratica del dovere e della virtù e se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non com- mettere più, non ti permetto di non amarmi:
amami come sei.
In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell’aridità, nella fedeltà o nell’infedeltà,
amami… come sei…
Voglio l’amore del tuo povero cuore; se aspetti di esse- re perfetto, non mi amerai mai.
Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore? Non sono forse Io l’Onnipotente? E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e
preferire il povero amore del tuo cuore, non sono Io padrone del mio amore?
Figlio mio, lascia che ti ami, voglio il tuo cuore. Certo, voglio col tempo trasformarti, ma per ora ti amo come sei… E desidero che tu faccia lo stesso.
Io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l’amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l’amore dei poveri e dei miserabili. Voglio che dai cenci salga continuamente un grande grido:
“Gesù, ti amo!”.
Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho biso- gno della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola mi importa, di vederti lavorare con amore.
Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose. No, sarai il servo
inutile. Ti prenderò per- sino il poco che hai… Perché ti ho creato soltanto per l’amore.
Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante: Io, il Re dei re! Busso e aspetto, affrettati ad aprirmi. Non scusarti per la tua miseria. Se tu conoscessi per- fettamente la tua indigenza,
morresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore, sarebbe di vederti dubitare di Me e mancare di fiducia.
Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della not- te. Voglio che tu faccia anche l’azione più insignificante solo per amore. Conto su di te per darmi gioia… Non ti preoccupare di non
possedere virtù: ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l’amore, ti darò di saper amare al di là di quanto puoi sognare…
Ma ricordati… Amami come sei…
Ti ho dato mia Madre: fa’passare, fa’passare tutto dal suo Cuore così puro.
Qualunque cosa accada, non aspettare di essere santo per abbandonarti all’amore, non mi ameresti mai… Va’… 144

Bisogna che tu ti guardi dalla curiosa ed inutile in- vestigazione di questo profondissimo Sacramento, se non vuoi essere sommerso in un abisso di dubbi.

Chi si fa scrutatore della maestà sarà oppresso dal - la sua gloria. Iddio può fare più di quanto l’uomo può comprendere. E’ tollerabile quella pia ed umile ricerca della verità che è sempre pronta a
lasciarsi ammaestrare
144. Card. JOSE’ALI’ LEBRUN MORATINOS 1919-2001: Ecce Mater tua, n. 268.
e si studia di camminare dietro i sani insegnamenti dei Padri.

Beata la semplicità che lascia le vie difficili delle que - stioni e cammina per i sentieri sicuri e piani dei coman- damenti di Dio.

Molti hanno perduto la devozione perché vollero scru - tare le cose più alte. Da te si vuole fede e vita sincera; non altezza d’intelletto, né profondità dei misteri di Dio. Se non intendi, né capisci
ciò che è al disotto di te, come comprenderai quello che ti sta al disopra? Sottomettiti a Dio, umilia la tua ragione alla fede, e ti sarà dato il lume della sapienza in quella maniera che ti sarà utile e
necessaria.

Alcuni sono gravemente tentati intorno alla fede e al Sacramento. Ma ciò deve imputarsi non ad essi, bensì al nemico infernale. Non badare e non disputare coi tuoi pensieri, né voler rispondere
ai dubbi che il demonio ti suggerisce; ma credi alle parole di Dio, ai Santi ed ai Profeti, e il maligno nemico fuggirà da te. Spesso giova assai che il servo di Dio soffra tali cose. Poiché il de-
monio non tenta gl’infedeli ed i peccatori che già sicu- ramente possiede, ma tenta ed opprime in varie guise i fedeli devoti.

Va dunque avanti con fede semplice ed inconcussa ed accostati al Sacramento con umile riverenza, e tutto ciò che non puoi intendere rimettilo francamente alla onni- potenza di Dio.

Iddio non s’inganna; ma s’inganna bensì colui che con - fida troppo in se stesso. Iddio s’accompagna coi sempli- ci, dischiude il sentimento alle anime pure e nasconde la grazia ai curiosi ed ai
superbi. La ragione umana è debo- le e può errare, ma la vera fede non può ingannarsi.

Ogni ragionamento ed investigazione naturale deve andar dietro alla fede, non precederla, né distruggerla, poiché la fede e l’amore qui spiccano specialmente ed occultamente operano in questo
santissimo e sopra ogni altro eccellentissimo Sacramento.

Iddio eterno, immenso e d’infinita potenza, fa cose grandi ed imperscrutabili in cielo ed in terra, né vi è chi sappia scandagliare le sue opere meravigliose. Ma se le opere di Dio fossero tali, da
essere facilmente comprese dall’umana ragione, non potrebbero dirsi meravigliose ed ineffabili.145

Se tu avessi la purezza angelica e la santità di San Giovanni Battista, non saresti ancora degno di riceve- re né di amministrare questo Sacramento. Poiché non è dovuto ai meriti umani che un
uomo consacri ed am- ministri il Sacramento di Cristo e prenda in cibo il pane degli Angeli.

Stupendo mistero e gran dignità dei Sacerdoti, ai quali è dato ciò che agli Angeli non è concesso! Poiché i soli sacerdoti, legittimamente ordinati dalla Chiesa, hanno potestà di celebrare e di
consacrare il Corpo di Cristo.

Il Sacerdote è invero il ministro di Dio che usa la pa - rola di Dio per istituzione e comando di Dio; Dio poi è quivi l’autore principale, l’agente invisibile al quale sta sottoposto ciò che egli vuole
ed ogni cosa obbedisce al suo comando.

In questo eccellentissimo Sacramento devi dunque cre - dere più a Dio onnipotente, che ai tuoi sensi o a qualsiasi altro segno visibile. Perciò bisogna accostarsi a questa azione con timore e con
riverenza. Considera dunque e vedi qual ministero ti è affidato mediante l’imposizione delle mani del Vescovo.

Ecco, tu sei fatto sacerdote, e consacrato per celebrare, stùdiati dunque di offrire con fedeltà e devozione nel tempo dovuto il sacrificio a Dio, e mostrati irreprensi- bile.

Non hai alleggerito la tua responsabilità, ma sei stato legato dal vincolo di maggior disciplina ed obbligato a maggior perfezione. Il sacerdote deve essere ornato di tutte le virtù, e dare agli altri
esempio di buona vita. La sua conversazione non sia con le triviali e comuni vie degli uomini, ma con gli Angeli in cielo e con gli uomini perfetti sulla terra.

Il sacerdote vestito dei sacri abiti tiene le veci di Cri - sto, affinché preghi e supplichi umilmente Iddio per sé e per tutto il popolo. Egli ha dinanzi e dietro il segno della croce del Signore, per
rammentare continuamente la passione di Cristo.

E’ segnato dalla croce sul suo retro, affinché sopporti pazientemente per amor di Dio qualunque male gli ven- ga fatto dagli altri. Porta la croce davanti a sé per pian- gere i propri peccati; la porta
pure dietro di sé affinché pianga per compassione anche per quelli degli altri, e sappia che è costituito mediatore tra Dio e il peccato- re; né si raffreddi nella preghiera e nel santo sacrificio, finché
non abbia meritato di impetrare la grazia e la mi- sericordia.

Quando il sacerdote celebra, onora Dio, rallegra gli Angeli, edifica la Chiesa, aiuta i vivi, suffraga i defunti e rende se stesso partecipe di tutti i beni.146

Bisogna soprattutto che il sacerdote di Dio si accosti a celebrare, trattare e ricevere questo sacramento con somma umiltà di cuore e profondo rispetto, con piena fede e la pia intenzione dell’onore
di Dio. Esamina di- ligentemente la tua coscienza, e per quanto puoi, mon- dala e rischiarala con vera contrizione e con umile con- fessione; dimodochè nulla tu abbia e conosca di grave che ti
rimorda ed impedisca di appressarti liberamente all’altare.

Abbi il dolore di tutti i tuoi peccati in generale, e spe - cialmente piangi e gemi sulle tue colpe quotidiane. E se il tempo lo permette, confessa a Dio nel segreto del tuo cuore tutte le miserie delle
tue passioni.

Affliggiti e addolòrati d’essere ancora così carnale e mondano, così immortificato nelle passioni, così pieno dei moti della concupiscenza. Così negligente nella cu- stodia dei sensi esterni, così
spesso impigliato in molte vane fantasie; così fortemente inclinato alle cose este- riori, così negligente nelle interiori.

Così facile al riso e alla dissipazione, così duro al pianto e alla compunzione. Così pronto alla rilassatezza e alle comodità della carne, così pigro all’austerità ed al fervore; così curioso di sentire
le novità e vedere le cose belle e così lento ad abbracciare le umili e le abiette.
Così cùpido d’aver molte cose, così parco nel dare, così tenace nel ritenere, così imprudente nel parlare ed incapace di tacere.

Così scomposto nei costumi e sconveniente negli atti; così intemperante nel mangiare e tanto sordo alla parola di Dio. Così pronto al riposo e tardo alla fatica; così desto al racconto di favole e
sonnolento per le sacre ve- glie. Così premuroso di finire il dovere, e così distratto nell’attendervi; così negligente nel recitare le ore cano- niche, e sì tiepido nel celebrare, e sì arido nella Comu-
nione.

Così facilmente divagato e di rado raccolto appieno in te stesso; tanto pronto ad irritarti e così facile a far dispiacere agli altri, così proclive a giudicare e severo nel riprendere. Così allegro nelle
cose prospere e così abbattuto nelle avverse; tanto lesto a far molti e buoni propositi e così ritenuto nel praticarli.

Dopo che avrai confessato e pianto questo ed altri tuoi difetti con dolore e grande rammarico della tua debolez- za, fa un fermo proposito di emendare per sempre la tua vita e progredire di bene
in meglio.

Poi, con piena rassegnazione e perfetta volontà offri te stesso in onore del mio nome, in olocausto perfetto sull’altare del tuo cuore, rimettendo fedelmente nelle mie mani il corpo e l’anima tua,
affinché tu sia fatto de- gno di accostarti ad offrire il sacrificio e di ricevere con frutto il Sacramento del mio Corpo.

Poiché non v’è oblazione più degna, né soddisfazio - ne più grande per cancellare i peccati, che l’offrire se medesimo a Dio puramente ed interamente, con l’obla- zione del Corpo di Cristo nella
Messa e nella Comunione. Se l’uomo farà quanto può e si pentirà veramente, quante volte verrà a me per ottenere perdono e grazia: “Vivo io, dice il Signore, che non voglio la morte del
peccatore, ma piuttosto che si converta e viva”; poiché non mi ricorderò più dei suoi peccati, ma tutti gli saran- no rimessi.147

Come io, con le mani distese e con il corpo ignudo sulla croce, offersi spontaneamente me stesso a Dio Pa- dre per i tuoi peccati, in modo che nulla rimanesse di me che non l’avessi dato in
sacrificio per la divina concilia- zione, così anche tu devi offrire a me volontariamente te stesso ogni giorno nella Santa Messa, come un’ostia pura e santa, facendo ciò con ogni potenza ed
affetto, e quanto più di cuore tu puoi.

Che altro cerco io da te, se non che tu ti sforzi di sot - tometterti pienamente a me? Tutto ciò che mi dai fuori di te non mi interessa, poiché non è già il tuo dono che io cerco, ma cerco te.

Come a te non basterebbe avere tutte le cose senza di me, così nulla potrebbe piacermi di quanto tu possa darmi, se non mi dai te stesso. Offriti a me, e dà tutto te stesso per Dio, e la tua oblazione
sarà gradita. Ecco, io mi sono offerto tutto al Padre per te; diedi pure in cibo l’intero mio Corpo ed il Sangue, affinché io fossi tutto tuo e tu restassi tutto mio.

Ma se tu ti appoggerai su te stesso e non ti rassegnerai spontaneamente alla mia volontà, la tua oblazione non è compiuta, né l’unione tra noi sarà perfetta. Perciò ad ogni azione che fai, deve
precedere l’offerta spontanea di te stesso nelle mani di Dio, se vuoi conseguire la li- bertà dello spirito e la mia grazia.

Per questo sono così pochi quelli cha diventano illumi - nati e liberi nell’interno, perché i più non sanno rinun- ziare interamente a se stessi.

E’ immutabile la mia sentenza: “Chi non avrà rinun - ziato ad ogni cosa, non può essere mio discepolo”. Se dunque desideri di essere mio discepolo, offri a me te stesso con tutti gli affetti tuoi.148

Io sono amante della purità e datore di ogni santità. Io cerco un cuore e quivi è il luogo del mio riposo.
Preparami un grande cenacolo ben addobbato e farò presso di te la Pasqua coi miei Discepoli. Se tu vuoi ch’io venga a te e rimanga presso di te, purgati del vec- chio levito, e monda l’abitacolo
del tuo cuore. Caccia fuori tutto ciò che sa di mondano ed ogni tumulto dei vizi, siedi come il passero solitario sul tetto e nell’ama- rezza dell’anima tua ripensa ai tuoi falli. Poiché ogni amante
prepara al suo diletto il luogo migliore e più bel- lo; perché in ciò si conosce l’affetto di colui che riceve la persona amata.
Sappi però che tu non puoi prepararti sufficientemente col merito delle tue opere, quand’anche ti preparassi per un anno intero e non avessi altro da pensare. Ma per mia sola pietà e grazia ti è
permesso di accostarti alla mensa, come se un mendico fosse invitato a pranzo da un ricco e non avesse altro per ricompensarlo che l’umi- liarsi e ringraziarlo.
Fa’da parte tua quello che puoi, e fallo con diligenza; ricevi non per abitudine, né per forza, ma con timore e riverenza ed affetto il Corpo del diletto Signore Iddio tuo che si degna venire a te. Io
sono colui che t’ho chia- mato, io comandai che si facesse il convito e supplirò a ciò che ti manca; vieni e ricevimi.
Quando ti do la grazia della devozione, ringraziane il tuo Dio, non perché tu ne sia degno, ma perché io ebbi misericordia di te. Se poi non hai questa grazia, ma inve- ce ti senti arido, gemi e
picchia, né stancarti di picchiare e di gemere, fintantoché tu non abbia meritato una bri- ciola o una goccia della grazia che ti dà la salute. Tu hai bisogno di me, non io di te; né sei tu che vieni a
santificare me, ma sono io che vengo a santificare te e a renderti migliore. Tu vieni per essere santificato da me e per unirti a me, per ricevere nuova grazia ed infiammarti nuovamente
nell’emendazione dei tuoi difetti. Non tra- scurare questa grazia, ma prepara con ogni diligenza il tuo cuore ed introduci dentro di te il tuo Diletto. E’poi necessario che prima della Comunione
non solo faccia un buon preparamento, ma che con gran cura ti conservi nella devozione dopo aver ricevuto il sacra- mento. Non si esige minor custodia dopo, che devota preparazione prima,
poiché la buona custodia dopo la Comunione è di nuovo un’ottima preparazione per con- seguire maggior grazia. Per questo appunto, alcuno si rende molto indisposto, perché tosto s’abbandona
so- verchiamente ai divertimenti esteriori.
Guardati dal parlar molto; rimani nel segreto del tuo cuore e godi il tuo Dio, perché possiedi colui che il mondo intero non ti può togliere. Io sono colui a cui devi donare tutto te stesso; cosicchè
tu non viva più in te, ma in me senza alcuna sollecitudine.149

Bisogna che tu cerchi costantemente la grazia del- la devozione, che la chieda con desiderio ardente, che l’aspetti con pazienza e fiducia, che la riceva con grati- tudine, che la conservi con
umiltà, che la impieghi con diligenza nelle tue opere e che lasci a Dio il tempo ed il modo della visita celeste, sino a tanto che ella non venga. Tu devi soprattutto umiliarti quando poco o nulla
senti di devozione interna, ma non devi però avvilirti troppo, né rattristarti fuor di misura.

Spesso Iddio concede in un breve istante ciò che ha negato per lungo tempo: concede talora alla fine della preghiera ciò che al principio differì di concedere.

Se la grazia fosse sempre data subito e fosse lì quando si desidera, la debolezza dell’uomo non potrebbe sop- portarla. Però la grazia della devozione va aspettata con ferma speranza e con umile
pazienza. Quando poi essa non ti è data, o quand’anche occultamente ti è tolta, in- colpa te stesso ed i tuoi peccati.

Talora è poca cosa ciò che impedisce la grazia e la fa ritirare; se pure si deve chiamare piccola e non piuttosto grande quella cosa cha ci priva di un tanto bene. E se questa cosa piccola o grande,
avrai rimossa e vinta per- fettamente, riceverai ciò che hai domandato.

Poiché appena ti sarai consacrato a Dio con tutto il cuore e non avrai cercato questa o quella cosa secondo il tuo piacere o la tua volontà, ma ti sarai appoggiato inte- ramente su di Lui, subito ti
sentirai raccolto e tranquillo; perché nulla ti darà tanta gioia e tanto contento, come il beneplacito della volontà di Dio.

Chi dunque con semplicità di cuore innalzerà a Dio la sua intenzione, e si purificherà da ogni affetto disor- dinato od avversione disordinata verso le creature, di- verrà molto atto a ricevere la
grazia e sarà fatto degno del dono della devozione. Poiché il Signore dà la sua benedizione là dove avrà trovato vasi vuoti. E quanto più perfettamente uno rinunzia alle cose di quaggiù e meglio
muore a se stesso col disprezzo di sé, tanto più presto viene la grazia in lui, v’entra con maggior abbon- danza, elevandogli più in alto il cuore che ha trovato libero e vuoto di tutto.

Allora egli vedrà ed avrà abbondanza, e si meraviglie - rà ed il suo cuore si dilaterà in se stesso, perché la mano del Signore sarà con lui, ed egli si è posto totalmente e per sempre nelle mani di
Lui. Ecco, così sarà benedetto l’uomo che cerca Dio con tutto il suo cuore e che non ha ricevuto invano l’anima sua. Questi, ricevendo la sacra Eucaristia, merita la grazia segnalatissima
dell’unione divina, perché egli non bada alla propria devozione e consolazione, ma sopra ogni devozione e consolazione, mira alla gloria ed all’amore di Dio.150

“Prendete e mangiate”; sedetevi con me alla ta-


vola del Padre di famiglia. Ogni disaccordo è soppresso. La pace del Signore, la pace dei figli che sono amati e che amano, la pace che ci unisce, mio Padre e me nel nostro comune amore, vi
unisce a me e al Padre e tra di voi: “La pace del Signore sia sempre con voi”.

Il mio annientamento ha soppresso tutto ciò che divi - de. In me non vi è più niente di proprio; ho immolato tutto; e ora sono un essere senza confini, dove tutti pos- sono accordarsi e unirsi. La
pace sia con voi, la pace dell’amore! La pace del Signore! La pace di tutti i figli riconciliati dal mio sacrificio e riuniti alla tavola del Pa- dre! La pace che gli angeli hanno cantato sulla mia culla
e che io ho promesso a tutti i miei prima di morire! La pace che il mondo non conosce, perché non ha il mio Spirito e non sa consentire a immolare, come me, la sua vita e l’amore di sé per
entrare nell’immensa corrente dell’amore divino! La pace delle vittime che, morendo per me, mi hanno seguito sulle sponde eterne, e delle quali solo il corpo rimane mescolato al flusso e riflusso
delle cose mobili, ma la cui anima, unita alla mia anima, gusta già in anticipo la pace della patria!

La pace del Signore sia sempre con voi! 151

Tu sei ansioso di sapere: “Che cosa sono io innanzi a Gesù? Che cosa debbo fare per piacergli? Gli sarò io fe- dele?”. Ascoltami, te lo dirò io: Innanzi a me tu sei come un’ostia, e devi essere
come un’ostia. Le sofferenze che hai sono una vita nascosta, ricca di immensi beni; sono la vita della mia Passione.

Che cosa è che transustanzia l’ostia eucaristica nel mio Corpo? E’la mia Volontà, la mia Potenza, il mio Amore. Io, per il Sacerdote, mi pronunzio sul pane le parole on- nipotenti della vita:
«Questo è il mio Corpo». E subito il pane viene meno, pur conservando le sue apparenze, e vivo io nell’Ostia immacolata.
Tu devi essere per me un’ostia, ed io ti ho conservato la vita per questo. Ogni atto della tua vita deve esse- re come una consacrazione eucaristica. Devi darti a me con l’abbandono completo col
quale mi si dà l’ostia che
151. AUGUSTIN GUILLERAND: (tratto da: AA.VV., Un itinerario… , cit., p. 300-301)

deve essere consacrata, senza reticenze, senza compli - cazioni, senza timori, senza ansietà. Se ritieni un atomo di te stesso, tu sei come un’ostia fatta di altra farina, sulla quale invano si
pronunziano le divine parole. La materia del SS. Sacramento dell’altare è la pura farina di grano; è questo che la rende capace di offrirsi a me. Ora la mia Volontà, scegliendo la farina di grano, la
rese atta ad essere transustanziata in me.

Ecco la condizione fondamentale per renderti ostia mia: Devi vivere nella mia Volontà.

L’obbedienza consacra la tua volontà in me e la parola di chi rappresenta Dio è come una parola cha si pronun- zia sulla tua volontà, e la muta nella mia Volontà.

Quando soffri, sono io che ti faccio vivere della mia Passione, io che ho ancora sete di immolarmi, e vado cercando nelle membra del mio Corpo mistico chi possa raccogliere questa mia sete e
darsi a me come specie eucaristica. Tu abbandonati a me, non temere, non tre- pidare, non avere paura. Sono io che soffro in te, che ti immolo, che depongo in te i fiori della mia Passione.

Offriti a me come ostia di amore, vivendo di me Sacra - mentato. Io ho consacrato il pane e il vino, per consacra- re poi il corpo e l’anima umana, assorbendola nella mia vita. L’amore soltanto
può rendere il tuo essere atto a questa solenne consacrazione. Più mi ami, più confidi in me, più mi cerchi, più ti alimenti della mia vita, e più io ti sostituisco, fino a renderti pieno della mia vita,
come un’Ostia consacrata.

Per questo ti cerco dal santo Tabernacolo dell’amore, ed ho sete di darmi, e ti ammanto di me stesso, e ti fac- cio sentire la mia sete.

Tu mi desideri, perché io ti desidero, perché io ti at - traggo, perché la tua vita l’ho come creata novellamente per questo! Confida in me, cercami, e portami un amore immolato, una volontà
inabissata nella mia Volontà, un cuore tranquillo! 152

Tu dici: “Che cosa debbo io fare?”. Ecco figlio mio, devi fare quello che è necessario per formare un’ostia eucaristica.

Il grano non è materia atta alla consacrazione. Deve essere prima battuto e liberato dalla pula; poi deve essere stritolato, poi crivellato; poi deve essere impastato; poi deve essere stretto in un
ferro; poi deve passare per il fuoco, e dopo tutto questo… esce l’ostia atta alla con- sacrazione. Ecco: finché sei grano tranquillo ed ozioso, non puoi essere mutato in me: la tribolazione ti percuo-
te, il disinganno delle cose umane ti libera dalla pula, le angosce interiori dell’anima ti stritolano e ti rendono come farina, le incertezze, le aridità, i timori, le sante umiliazioni ti trivellano,
l’obbedienza ti plasma, il rac- coglimento e la Regola ti chiudono, l’amore ardente ti rende ostia mia!

Allora devi riporti sul mio altare e devi vivere di me con tale filiale fiducia, e con tale abbandono, che io pos- sa dirti, chiudendoti nel mio cuore, inabissandoti nel- la mia vita, supplendoti nella
tua piccolezza, sanandoti nelle tue miserie, purificandoti nelle tue colpe, pregan- do, adorando, amando per te: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue! ».

Ed io sono venuto a te, vivo e vero proprio per questo, figlio mio. Tu non ti accorgi ancora del mio amoroso la- voro, ma lo vedrai quando controllerai che io vivo in te e tu vivi in me. Come un
conquistatore guadagna poco per volta la città che vuole espugnare, così io poco per volta ti vado conquistando al mio amore!

Sta in pace: io ti condurrò sino al termine di questa gloriosa carriera alla quale sei chiamato. Tu non temere ma, più ti vedi povero e miserabile, e più confida in me! Vieni al mio Tabernacolo,
vivi di me.

Ogni sguardo tuo mi attrae, ogni lacrima mi chiama, ogni debolezza – riconosciuta umilmente – mi converge su di te come il pietoso Samaritano che viene a sanarti! Sono tuo, l’intendi? Non
sono ozioso in te: sono vita, vita, vita che si espande, che consuma i germi di morte, che eleva, che vivifica e che poi ti glorifica in eterno!153

Da Gesù, tutto amore per te, vita, pace, e benedizio- ne abbondante. Amen!
Tu ti confondi quando Io ti parlo, figlio mio carissimo, e ti pare che la mia parola ti raggiunga e passi, senza che tu possa assimilarla. Eppure essa rimane nella tua anima e vi fruttifica, rimane
nella Chiesa e vi diventa un germe futuro di vita per tante anime.
Le comunicazioni fatte a te, sono fatte anche a mol- tissime schiere di anime che un giorno parteciperanno al dono che tu hai avuto. La mia parola poi rimane in eterno, perché diventa per i Beati
oggetto di contempla- zione perenne.
Ecco, del colloquio che ti diedi, è rimasto soltanto il potermi dire qualche volta: «Buon giorno, Gesù mio!».
Anche di questo sono contento, poiché il saluto del tuo amore è per me un colloquio di amore. Fai appello allo Spirito Santo e fai ricorso a Maria, affinché le grazie che hai, portino in te un frutto
abbondante.
Non ti scoraggiare. La tua vita è un perenne sbocciare di nuovi fiori; ogni giorno te ne porta uno nuovo, anzi una nuova fioritura; la cogli, vivi del suo profumo, ap- passisce in te e lascia la
semente nella Chiesa. Anche se tutto perisse, anche se degli scritti non rimanesse trac- cia, rimarrebbero i germi di vita, nella vita della Chiesa. Perciò Io non mi stanco di parlarvi, e vi do sempre
nuo- vi doni di amore, alimentando il cuore vostro e quello della Chiesa.154

Figli miei, quante sorprese può darvi la mia compa- gnia, e quanta vita vi verrà nel cuore se sapete dimenti- carvi! Quello che vi inaridisce è la serietà…

Pensate e ragionate troppo! Piccini miei, siate piccini sul mio Cuore, e giocate con me, piccino, sul vostro. Non mi sono fatto per voi Ostia silenziosa ed inerte? Eppure sono vita.

Fatevi ostie di amore e dimenticatevi.


Vorrei parlare a ciascuno di voi e specialmente a qual- cuno di voi. Ma non voglio che vi perdiate poi in vani ragionamenti.

Vi voglio piccoli, piccoli, piccoli.


Intendetelo. Dalla semplicità piccolina nasce la fede luminosa, la speranza sicura, l’amore vivo.

Dalla piccolezza viene la grandezza, come dal piccolo seme si sviluppa l’albero grandioso.
Vi benedico tutti.
Confidate! Fate come i piccoli che rimettono al babbo ogni cosa.
Non vi assillate. Vivete di me, vivete con me!
Il tragitto è breve, finisce tutto, rimane l’eterna vita; e là sarete pieni di ineffabile gaudio. Amen.

“In verità, in verità vi dico, se il granello di fru-


mento caduto in terra non muore, resta infecondo, se poi muore, fruttifica abbondantemente”. Così dissi Io ai miei discepoli, parlando loro del segreto della vita.

Ora, tutte le opere che Dio compie a vantaggio degli


154. DOLINDO RUOTOLO: (tratto da: D. RUOTOLO, Colloquio …, cit., pp. 3-5 [libero adattamento])

uomini presentano questo carattere di morte e di vita. La morte è l’elemento che vi mette l’uomo, la vita è quello che vi mette il Signore.

Quando l’uomo intese far qualcosa di grande davvero, prescindendo da Dio, si separò da Lui, Fonte prima di ogni vita, rimase sterile e produsse la morte.

Così Eva, che significa “madre dei viventi”, fu la ma - dre dei morti, e alla vita di tutta l’umanità sottrasse la vita soprannaturale che la illuminava e la irradiava di sé, come fa il sole con i suoi
pianeti.

Volendo il Signore restaurare la vita dell’uomo nella sua grazia, stabilì un piano nel quale concentrò l’ele- mento negativo della morte dell’uomo, e quello positivo della Sua Vita.

Ecco la mia Redenzione che somiglia al granello che cade, muore e vive. Il granello fu il Figlio di Dio, cioè Io stesso, che assunsi la natura dell’uomo, unendola alla mia natura divina, nell’unità
della mia Persona.

Dunque, voi notate in Me un discendere e un ascen - dere: discendo dalla maestà della mia gloria eterna nella umiltà della vostra miseria terrena, assumendo tutte le vostre infermità, fuorché il
peccato. Attraverso gli stadi della vostra vita nel parto, nella culla, nell’adolescenza, nella virilità; mi sottopongo alle vostre debolezze e alle pene dovute alla colpa, alle lacrime, alla miseria, al
tra- dimento, alla condanna, all’agonia, alla morte.

Trasformo ogni vostra ombra in luce, ogni lacrima in sorriso, ogni tradimento in perdono, ogni odio in amore; trasfiguro le diverse età dell’uomo, ed in Me si santifi- cano la fanciullezza, la
pubertà, la gioventù e la virilità.

Nella mia parola divina il caos delle vostre anime, av - vilite nella colpa e nell’ignoranza, si rianima pian piano in un universo più vasto, più luminoso, più vario, più scintillante, più duraturo
dell’universo materiale.

Vien fuori, così, il mondo della Chiesa Cattolica, apo - stolica, col suo centro di gravità e di unità: il Romano Pontefice, stella di prima grandezza; con i soli, gravi- tanti intorno ad esso: i pastori
delle anime; e intorno a questi, i sacerdoti, che, come terre feconde ed illumina- te, coltivano le anime e le reggono, organizzandole in unioni, secondo i loro diversi bisogni e le loro diverse
attività. Così abbiamo gli Ordini religiosi con le varie gradazioni, e specialmente, nei tempi moderni, le Socie- tà dell’Azione cattolica, con le Unioni femminili e con le Società maschili.

Lo spazio ove questo mondo vive e si muove, è l’oce - ano eterno della grazia, diffusa nei Sacramenti, che tutte le anime permea e tutte le avvolge.

In questo etere santificante, nuove nebulose si accen - dono e scintillano come astri nascosti, che testimoniano la fecondità perenne della Chiesa, la quale, ai tempi che si succedono, non è
estranea, ma tutti li accoglie nel suo grembo, inondandoli dell’eterna Luce in nuove forme di vita.

Io, Gesù, compiuta la nuova creazione della Chiesa, mi lascio abbracciare dalla morte.

Ma, come l’acqua riversata in un oceano di fuoco, non vi resta un attimo, ed è respinta, trasformata in nembi che si sollevano e si diradano, così la morte, riversan- dosi sulla fonte della vita, fu
costretta ad un duello me- raviglioso, nel quale il Re della vita, morto, regna più vivo. Fu come una mossa strategica nella quale si ha un ripiegamento reale, ma necessario alla vittoria, ritenuto
per un attimo, dagli avversari, come una sconfitta. Quel ripiegamento ha permesso alle ali, di stringere un anello alle spalle del nemico, e la vittoria è più grande. Così, sotto la morte, il Gigante
chinò il suo capo, e la tomba parve suggellare la definitiva sconfitta di Lui. Ma col sorgere della luce, al terzo giorno, si risvegliò pure la vita, in un gaudio che supera ogni senso, e oggi regno nel
mondo. Io, Luce infinita, risorto, illumino i cieli; ma un balenìo continuo raggiunge con ritmo incessante la terra che se ne avvolge e ne vive! 155

Ogni onda di luce viene raccolta nei tabernacoli eucaristici, ed ivi il mio Amore ve la tiene serrata e si- lenziosa.

Io, Gesù Eucaristia, nell’Ostia santa, riproduco per ciascun’anima quel lavoro compiuto, nella mia vita mortale, per tutta la Chiesa.

Eccolo, o anima, guardalo silenzioso nella sua prigio - ne d’amore!


Tu vai davanti a Lui e non senti nulla… La chiesa è deserta, ma è piena di pace, è piena di qualche cosa che non intendi ancora. Se mancasse là, quel piccolo taber- nacolo, la sentiresti vuota.
Così nel Venerdì Santo, allor- ché si toglie dalla chiesa il Santo Sacramento, si sente un vuoto. E’ il tuo Gesù che riempie il tempio, eppure è silenzioso! Si percepisce Gesù come il pulsare di un
cuore, come il respiro dei polmoni, come una corrente che freme di vita, ma che attende il contatto del polo negativo per attivarsi, per generare raggi di luce!
E’silenzioso, ma si percepisce come un motore in sus- sulto che, pur stando frenato in un posto, è impaziente di comunicare il movimento alla macchina inoperosa: arde, geme, prega, adora,
ringrazia, per te, che non lo fai…
Ti attende con ansia, perché sta lì come centro d’unio- ne delle infinite distanze, per congiungere te, nulla e morte, col Padre suo, tutto vita.
Egli si è fatto tuo sposo e tuo fratello, e vuole che tu
155. DOLINDO RUOTOLO: (tratto da: D. RUOTOLO, Gesù, Amore eterno, vita delle anime, Casa Mariana Editrice, Frigento, 2011-2 ediz., pp. 3-8 [libero adattamento])

sia arricchito della sua vita, perché anche tu, sebbene un nulla, sia un’immagine viva di Dio e possa glorificarlo. Gesù ha quindi sete di te, perché ama infinitamente il Padre suo, ed infinitamente
ama te.

Oh, se tu sentissi la sete di Gesù nell’Eucaristia! Sulla croce ebbi sete, perché – dirò quasi – svenato ed esausto! Qui ho sete per ardore. E’ più forte la sete di chi brucia per ebbrezza, che quella di
chi muore esausto. Qui il tuo Gesù è ebbro d’amore.

La sua sete… Chi si appressa per abbeverarlo? E’tan - to facile dissetarlo! Basta dargli l’amore, stargli sempli- cemente davanti, docili alla sua attività, desiderosi della sua vita e del suo amore.

Che crudeltà potermi dissetare con così poco e non farlo!


Credi tu forse, che il tuo Gesù non ti veda, quando perdi il tempo in cose tanto vane?
Io sono come un potente riflettore di nave. Esploro dovunque sulla superficie delle acque, rimbalzando con la mia luce, di cresta in cresta fino all’orizzonte, finché ti investo per risvegliarti.
Quando ti muovi di casa per venire da Me, sappi che Io ti ho chiamato con tanta insi- stenza, che non hai potuto dirmi di no! Quanti mi chiu- dono le imposte del loro cuore, per non essere
abbagliati dalla luce che li richiama! 156

Eccoti innanzi a me, sono Io! Oh, come ti guardo, con quale amore ti accolgo!

Sono tutto per te! La mia onnipotenza ha trovato modo di dare a te solo l’udienza!
Da un grande della terra tu devi fare ore e ore di anticamera snervante, urtante. Qui no! Tu sei solo, con Me solo, sei il principe amico del Re, sei il benvenuto. Io sono come il sole che è tutto per
tutti e per ciascuno. Mille persone possono dire: «E’ il mio sole», e mille anime possono dire: «E’ il mio Gesù, tutto mio, solo mio!». Che gioia!
Ma, in quale stato ti presenti a Gesù? Non te ne ac- corgi, e per questo ti lamenti tanto spesso di non sentir nulla, di essere annoiato, e ti pare che la terra bruci sotto i tuoi piedi!
E’ satana che ti turba, perché non vorrebbe questa dolce intimità.
Ah, se tu avessi l’occhio e l’udito adatti, per discerne- re e distinguere da dove ti giunge quel frastuono che ti distrae dalle armonie celesti, emananti da Gesù Eucari- stia!
Che cosa farebbe un re con uno che gli viene innanzi accompagnato da monelli che schiamazzano, che suo- nano tamburi e trombe, seguito dal frastuono delle ca- tene che trascina, offuscato da
bende sugli occhi? Il re dovrebbe prima allontanare tutta quella folla indiscreta, e ci vorrebbe del tempo. Tu porti con te un frastuono as- sordante: pensieri, fantasie, preoccupazioni, miserie…
Hai con te l’orchestruola con il tamburo, la grancassa, il flauto, le frotte di fanciulli che schiamazzano e fanno i capitomboli; conduci con te il giocoliere che ha la scim- mia, il pappagallo, il
topolino bianco. Gesù deve prima orientarti tutto per sé, sbendarti gli occhi per parlarti, per ridarti la vista e l’udito spirituali da te perduti. Io ti devo orientare a Me, come ad un potente magnete,
l’anima tua.
Tu potresti anche non sentire nulla al mio cospetto per un’altra ragione, molto rara, è vero, ma che pure sussiste. Io stesso, posso bendarti, come fa una buona mamma che vuol dare la sorpresa al
figlio suo; posso voler provare il tuo amore… nascondendomi. Allora tu non sentirai l’indifferenza, ma la pena di stare così innanzi a Me, e questo è il segno dell’amore che mi porti.
Tu gemi e, benché distratto, vuoi concentrarti in Me, mi chiami, mi desideri… Egli ti tratta così perché tu ri- pari l’indifferenza degli uomini: è logico, è giusto. Egli chiama tanti che non lo
ascoltano, e tu, in compenso, chiami e desìderi Lui! 157

Quando tu stai davanti a Me, Io dilato verso di te il mio Cuore per riceverti.
Tu poni in macchina un foglio in bianco da stampare, e la macchina si apre, dilata le pinze, stringe il foglio, lo arrotola intorno al tamburo, lo comprime sui caratteri tipografici, e il foglio vuoto,
che non significa nulla, ora “parla”, ha impressi in sé tanti pensieri, tante idee.
Io, Gesù, così faccio con te: dilato il mio cuore per dare alle povere creature vacue la mia vita, i miei pen- sieri, il mio amore, il mio sacrificio, le mie adorazioni, i miei ringraziamenti. Con
quanta maestà dolcissima Gesù si dilata verso di te; in qual silenzio eloquente Egli ti avvolge e ti guarda; com’è composto nel suo sorriso divino, com’è delicato nell’ansia della sua carità! Io ti
abbraccio soavemente per comunicarti la mia vita, per assorbirti in Me!
Tu sei agghiacciato, tremi di freddo, perché hai disper- so il calore della grazia nella meschinità della tua vita giornaliera. Io ti avvolgo per riscaldarti, per soprannatu- ralizzarti. Con le mie
braccia ti circondo, al mio Cuore ti stringo, nella mia vita ti assorbo.
Ma che cosa sei tu nelle braccia amorose di Gesù?
Sei la stessa creatura che lo piagasti nella sua Passione e non volesti assorbire la dolcezza che Egli ti diede, a costo di tante pene e di tante amarezze.
Perciò, nell’avvolgerti nella mia carità, mi trasfigu- ro dinanzi a te, mi ti mostro coronato di spine, il petto ansante, le mani trafitte, il Sangue mio che lentamente e silenziosamente, spillando dalle
ferite, ti irriga in un lavacro di rigenerazione.
Quanto è bello Gesù appassionato!
Egli cura l’anima con amore immenso, come l’artista restaura il monumento deturpato dai barbari! Io disin- fetto le piaghe tue come il chirurgo disinfetta la ferite purulenti.
Perciò l’anima si sente miserabile, umiliata, ha orrore delle sue piaghe e piange sul Cuore di Gesù, mentre lei stessa avverte tante e tante miserie. In realtà Gesù le trae dal fondo di quel cuore per
risanarlo; venute a galla, ti sembra di essere diventato peggiore, perché vedi quello che prima non vedevi, e allora ti senti affranto e non vuoi più inoltrarti nelle vie dell’amore.
Sei stanco! Stanco dell’affannato movimento della vita, stanco dei suoi malanni, stanco delle sue debolez- ze, dei suoi peccati, delle delusioni umane, delle insidie di satana.
Ma Io ti faccio riposare in Me: « Vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme di non turbare la mia diletta nel suo sonno…».
Ma, aspetta un po’. Fra poco Io imporrò silenzio alle passioni, e la creatura accanto a Me, nelle mie braccia, non sente più la stanchezza, non avverte più il suo peso, si sente come spiritualizzata
e, con un senso di fiducia immenso, riposa in Me.158

Nel mio Cuore Io non solo ti curo, ma ti arricchi- sco. Con un’arte mirabile trasformo le tue miserie come un chimico di valore con una goccia di acido sa mutare le esalazioni nauseanti in
profumo.

Che cos’è più brutto dei peccati?

Essi danno delle esalazioni cadaveriche e rendono un orrore la creatura di Dio.


Io vi lascio cadere un po’ della mia umiltà, ed ecco che da essi si sprigiona un profumo soave; essi diventa- no come il concime dell’anima e ne alimenta i fiori più belli.
Gesù è la ricchezza della sua creatura e, per riempirla di sé, le fa sentire il vuoto. Egli quindi la nutre; amereb- be farlo sacramentalmente, anche quando essa lo visita soltanto, ma, poiché
l’ingratitudine umana costringe la Chiesa a porre in ceppi l’Amore (per evitare l’orrendo spettacolo delle creature che lo rifiutano come impor- tuno), Egli si dona all’anima in un modo misterioso
e spirituale. Raggiunge così il suo cuore, i suoi pensieri, la sua vita, accendendovi il desiderio vivo di Lui. Ti attraggo con la gioia, ti pungo con le spine del mio Capo, ti scuoto con le angustie
interiori, ti avvolgo nell’oscurità, perché tu mi ricerchi come luce; ti sottrag- go il respiro, perché tu aneli a Me come ad atmosfera di vita.
Quando l’anima sospira a Me, Io non ho più con- fini nell’amor mio! Gesù allora la risommerge nel suo Sangue, le adorna il volto con le stille spillanti dal suo Cuore, diventa il monile del suo
collo, l’anello delle sue dita, l’armilla del suo braccio, la gloria del suo piccolo essere, che così riluce tutto dello splendore della grazia, senza ignominie che lo deturpino, senza brutture che lo
avviliscano.
Egli muta così la creatura in tabernacolo vivo del suo amore. E la sua stessa carne è mutata in purezza.159
Uno scienziato ha mutato il mercurio in oro – come dicono i giornali – con un effettivo bombardamento di elettroni su di una superficie di mercurio.
Molto prima di lui, Io mutai il fango dell’umana mi- seria in oro puro di amore, bombardandola con la forza dell’amor mio.
Questa è la sterminata ricchezza che Io vi offro dal tabernacolo. Anche qui Gesù discende nascondendo e confinando la sua incommensurabile vita nell’inerzia dell’Ostia bianca; riduce la sua
gloria che illumina i cie- li all’ombra di alcune parvenze di pane, la sua infinita sapienza in un mistero fitto per l’occhio carnale dell’uo- mo. Ma, nel discendere dalla dimora divina attraverso i
firmamenti fino al nostro pianeta terreno, fino ai nostri più piccoli altari, giunge alla soglie del nostro cuore ed ivi aspetta. Pare che con Lui, eccedente ogni creatura, si rimpicciolisca tutto
l’universo, svanendo dinanzi a lui come nubi al sole.
L’unico, dunque, che mi resiste talvolta è il cuore uma- no, ove attende Me, che nel candore dell’Ostia taccio, gli si pongo immobile di fronte, ne oriento i palpiti, e finalmente lo conquisto.
E così, l’uno dopo l’altro, i cuori umani mi si aprono, come lampade risvegliate successivamente da una cor- rente di luce.
Ed Io, nascosto nell’Eucaristia, raccolto nel cuore dell’uomo, riappaio al mondo come un magnete ultra- potente, che risollevo nell’uomo ogni creatura, e l’uomo risollevo in Dio.
Così tutto ritorna come dono al Signore dei mondi, nel triplice ordine di possessi e conquista: “Il mondo è dell’uomo, l’uomo è di Cristo, Cristo è di Dio”.160
Possa tu ascoltare, come se uscisse dal tabernaco- lo, il grido che ho lanciato dall’alto della croce: «Ho sete!»
Se ho voluto abitare per sempre tra gli uomini, l’ho fatto per spegnere questa sete che non mi lascia più.
È il grido del mio cuore aperto, che ha versato le sue ultime gocce di sangue e che aspira a diffondere sempre più i loro benefìci redentori su tutta l’umanità.
Ho sete di anime, una sete insaziabile di tutte le anime e di ciascuna in particolare.
Ho sete del loro amore, vorrei attirarle tutte a me.
Ho sete di loro, non per mia soddisfazione, ma perché voglio renderle felici, ed esse non possono trovare la felicità se non attaccandosi a Me.
Avrò sempre sete, fino a quando non mi avranno dato tutto, perché il mio amore è così forte e così totalitario che esige tutto.
Non soffocare il mio grido, non dimenticare il mio richiamo vibrante e incessantemente ripetuto; vieni a estinguere la mia sete!
Che la mia sete non incontri mai in te il rifiuto o il pro- posito di sfuggire, ma che essa faccia zampillare la tua generosità come una fonte che possa calmarla!
E che la mia presenza eucaristica, ricordandoti la mia sete, ti inviti a condurre verso di me altre anime, affin- ché esse pure si abbandonino al mio amore!

Venite a me, come Io sono venuto a voi con la mia presenza eucaristica!
Venite al mio tabernacolo, voi tutti che siete affaticati e cercate un rifugio, un conforto.
Venite a me, voi tutti che vi curvate sotto il peso e Io vi farò riposare.
Vi farò dimenticare la stanchezza del cammino, l’op- pressione della giornata, vi ridarò delle forze fresche. Vi strapperò alle vostre preoccupazioni, alle vostre inquietudini, alle vostre ossessioni
e vi farò gustare la pace dell’abbandono totale.
Vi libererò dall’amarezza o dalla tristezza che le pene e le prove della giornata hanno potuto lasciare nell’ani- ma vostra e vi farò ritrovare il sorriso più sincero. Vi darò il riposo dell’intelligenza,
dissipando i vo- stri dubbi e le vostre oscurità, facendovi comprendere la mia dottrina.
Vi darò il riposo del cuore, introducendovi nella mia intimità, colmando le vostre aspirazioni più profonde. Condividerò con voi il mio riposo, il riposo divino che è la suprema compiacenza
nell’amore.

La pace sia con voi, quella pace che la mia presenza vuol diffondere!
Quella pace che vi ho assicurato con l’offerta del mio sacrificio, riconquistando per voi l’amicizia del Padre.
Che questa pace, simboleggiata dalla calma che regna attorno al tabernacolo, penetri in tutti quelli che vi si avvicinano!
E tocchi il fondo delle vostre coscienze, con la felice certezza del perdono divino offerto a tutte le vostre col- pe! Voglio calmare le vostre inquietudini, garantendovi la presenza di una bontà
infinita; pacificare i vostri de- sideri, presentandovi l’unico Desiderabile che può sod- disfarli.
Voglio calmare le vostre preoccupazioni, prodigandovi ad ogni istante l’aiuto della mia onnipotenza; mitigare i vostri terrori, mostrandovi l’intimità del Dio d’amore, aperta davanti a voi.
Voglio placare la vostra agitazione, invitandovi all’uni- co necessario, a uno sguardo d’unione e di contempla- zione. Domare le vostre passioni, sottomettendole a un amore più forte, capace di
vincerle.
La pace sia con voi, la pace di Dio in tutta la vostra esistenza umana! 161

o sono la Luce, e voi non mi vedete. Io sono la Via, e voi non mi seguite. Io sono la Verità, e voi non mi credete. Io sono la Vita, e voi non mi cercate. Io sono il Maestro, e voi non mi ascoltate.
Io sono il Capo, e voi non mi obbedite. Io sono il vostro Dio, e voi non mi pregate. Io sono il vostro grande Amico, e voi non mi amate. Se siete infelici, non date la colpa a Me! 162 «Il Figlio
dell’uomo quando verrà, troverà ancora la fede sulla terra.»
161. JEAN GALOT s. j.
162. Preghiera tratta da: p. G. ELIA, Le preghiere …, cit., p. 194.
(Gesù in Lc 18,8)

A MARIA

Tu hai detto che hai bisogno di me, anzi, che non puoi agire senza di me, ma anch’io, Mamma, ho un estremo e urgente bisogno di Te!

Accetto la missione che vorrai affidarmi, senza timori, solo ricordati, o dolcissima Madre, di pensarci Tu alla mia situazione economica, di proteggere la mia famiglia e di rendermi sempre pronto
e disponibile a riconoscere la paterna e amorevole volontà di Dio in tutte le circo- stanze della mia vita.

Io ti dono tutto me stesso, ti apro il mio cuore, senza paure, e Tu in cambio, come mi hai promesso: dammi la forza divina e la pace divina di tuo Figlio; riempimi delle tue grazie; proteggimi col
tuo amore dallo spiri- to del male; sii sempre con me e consolami con la tua presenza nei momenti difficili; fai in modo che io possa contribuire ai tuoi progetti di pace, di amore e di miseri-
cordia che Tu hai in animo per tutta l’umanità; donami la sapienza divina e fammi la grazia di essere testimone dell’Amore di Dio; rendimi infine responsabile, affida- bile, coscienzioso.

Da parte mia mi impegno: ad aprire il mio cuore verso di Te e verso il tuo Figlio; a riconciliarmi con Dio, con il prossimo e con me stesso; a digiunare secondo i tuoi desidèri; a pregare per i
sacerdoti, per i pastori e per coloro che tuo Figlio ha chiamato.

Ti supplico, Mammina d’oro, fa’che anch’io divenga un tuo Apostolo dal cuore puro e perseverante, secondo il tuo volere.

Vergine dolcissima: preghiamo assieme lo Spirito San - to, che mi renda capace per il tuo servizio, che mi guidi, che mi illumini e che mi riempia di amore, di umiltà, di grazia e di misericordia.
Così sia.

RINGRAZIAMENTI

Voglio qui elevare innanzitutto la mia più grande e riconoscente gratitudine a padre Gino Burresi e a don Mario Boretti, i quali a suo tempo, hanno letteralmente “salvato” la mia vita
spirituale.

Un grazie di cuore a uno dei sacerdoti più straordinari e colti che io abbia mai conosciuto: don Pablo Martín Sanguiao. Assieme a taleringraziamento desidero asso- ciare anche don Nicola Bux
e padre Serafino Tognetti, i vescovi mons. Athanasius Schneider e mons. Mario Oliveri e i cardinali Leo Burke e Robert Sarah.

Sono altresì riconoscente all’indeffettibile sostegno dei miei grandi amici: Stefano Benvenuti e Angelo Va- lentino Ricciardi. Ringrazio anche, per l’aiutografico, Giacomo Venanti.

Al mio Signore Gesù, alla mia Condottiera Maria, all’Arcangelo san Michele e al mio papa, Benedetto XVI, elevo infine – ed in primis! – il tripudio e la gio- ia della mia anima, ad Essi
devota e riconoscente, per avermi ispirato e condotto nella stesura di questo testo.

Il Miracolo eucaristico di Volterra - 1472


Le Sacre Particole, illuminate da una luce misteriosa, si innalzarono miracolosamente nel vuoto e vi rimasero parecchio tempo sospese.

INDICE Prefazione di Nicola Bux pag. 5


Prima parte: La diagnosi

- Senza reticenze! pag. 9


- La comunione in ginocchio? Non solo non è vieta-
ta, è anzi l’atteggiamento che la Chiesa auspica, oggi
più che mai. pag. 15
- Ieri i protestanti hanno introdotto la comunione in pag. 23
piedi e sulla mano, oggi lo stabiliscono le conferenze
episcopali.
- La Donna vestita di sole contro l’enorme drago ros-
so pag. 27
- Un po’ di storia non guasta pag. 35
- Inginocchiarsi: è dunque giusto considerarla una mera devozione personale? pag. 41
- «Quando dunque vedretel’abominio della deso-
lazione, stare nel luogo santo, chi legge compren-
da…» pag. 45
- «… Prima dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser
rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione, co-
lui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.» pag. 49
- Anche Maria Valtorta parla nei suoi scritti dell’at-
tuale situazione di crisi della Chiesa pag. 53
- Quanti Pastori si attengono oggi alla verità di Cristo e della Chiesa?… Eccone uno! pag. 55
- Quando è il Papa a pronuciare certe parole, allora…
«chi ha orecchie per intendere, intenda»! pag. 61
- Ecco adesso il vero insegnamento del Papa sul ge-
sto fondante del Cristianesimo pag. 63
- «Il nemico ha fatto questo!» pag. 73
- «…Non dimenticate i vostri Pastori. Pregate che
nei pensieri siano sempre con mio Figlio, che li ha chiamati affinché lo testimonino. Vi ringrazio.» pag. 83
- Circa la Santa Comunione. (Nota pastorale di s. ecc.
mons. Mario Oliveri, Vescovo di Albenga - Imperia) pag. 87

Seconda parte: La cura

Anima di Cristo s.Ignazio Di Loyola pag. 105


Eccomi, o mio amato e buon Gesù Liturg. Romana pag. 105
O sacro convito Lit. Romana pag. 105
Ispira le nostre azioni Lit. Romana pag. 105
Signore, Dio nostro Lit. Romana pag. 106
Ostia salutare Lit. Romana pag. 106
Salve, vero Corpo Lit. Romana pag. 106
Il pane degli angeli Lit. Romana pag. 106
Gesù, dolce memoria Lit. Romana pag. 106
Ti lodiamo, Signore onnipotente Lit. Ambrosiana pag. 107
O Gesù Crocefisso Devoz. Popolare pag. 107
Brucia, Signore Devoz. Popolare pag. 108
Signore Gesù, eccoti le nostre... Devoz. Popolare pag. 108
O Dio, che unisci le menti Devoz. Popolare pag. 108
O Dio, benignissimo creatore Devoz. Popolare pag. 108
Accogli, Signore Devoz. Popolare pag. 109
O Signore, ora che il dolore Devoz. Popolare pag. 109
Confortami in questa malattia Devoz. Popolare pag. 109
O Dio, che mi hai creato Devoz. Popolare pag. 109
Clementissimo Gesù Devoz. Popolare pag. 110
Cinque Giaculatorie Devoz. Popolare pag. 110
Ti adoro devotamente s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 110
Canta, lingua, il mistero s.Venanzio Fortunato pag. 111
Adoriamo il Sacramento s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 112
Lodate il Signore, popoli tutti Lit. Romana pag. 113
Loda, Sion, il Salvatore s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 113
Credo, mio Dio e mio Signore Giovanni Bona pag. 115
Eccita, o Signore, nella tua Chiesa Tommaso da K. pag. 116
O grandezza infinita, o maestà Tommaso da K. pag. 116
Credendo con ferma fede Tommaso da K. pag. 117
Quando io considero, o Signore Tommaso da K. pag. 117
Chi mi darà, o mio Dio Tommaso da K. pag. 118
Perdono, mio Dio Tommaso da K. pag. 118
Ti adoro, o mio buon Gesù Tommaso da K. pag. 118
Mio Dio, io conosco Tommaso da K. pag. 119
O Signore Gesù Tommaso da K. pag. 119
Io Ti adoro, o Sovrana Maestà Tommaso da K. pag. 119
O mio amabile Salvatore Gesù Tommaso da K. pag. 120
Quale confusione per me Tommaso da K. pag. 120

O Padre sempiterno Tommaso da K. pag. 121


Tu conosci, o Signore Tommaso da K. pag. 121
Noi ti benediciamo, Padre nostro Didachè pag. 122
O Signore, presso di Te Lit. Mozarabica pag. 122
Signore, Dio onnipotente Lit. Mozarabica pag. 122
O Signore, concedimi di credere col cuore Origene pag. 123
O Signore, conservami, te ne supplico s.Ilario di P. pag. 123
Nostro Dio, Dio salvatore s.Basilio Magno, D.d.Ch. pag. 123
Alla mensa s.Ambrogio di Milano, D.d.Ch. pag. 124
Tardi ti ho amato s.Agostino d’I., D.d.Ch. pag. 125
Signore, amo soltanto Te s.Agostino d’I., D.d.Ch. pag. 126
Io ti invoco, o Dio di verità s.Agostino d’I., D.d.Ch. pag. 126
O Dio, uscire da Te è morire s.Agostino d’I., D.d.Ch. pag. 126
Signore Gesù, conoscermi s.Agostino d’I., D.d.Ch. pag. 127
Guardaci, o Signore s.Anselmo d’A., D.d.Ch. pag. 127
Cosa dirò? Cosa farò? s.Anselmo d’A., D.d.Ch. pag. 128
Ma anche Tu Gesù s.Anselmo d’A., D.d.Ch. pag. 129
O Signore, riversa s.Bernardo di C., D.d.Ch. pag. 129
Ti adoriamo, Signore nostro s.Francesco d’A. pag. 130
Onnipotente, eterno s.Francesco d’A. pag. 130
Signore, fa’ di me uno strumento s.Francesco d’A. pag. 130
Tu sei santo s.Francesco d’A. pag. 131
Ti adoro profondamente Gesù s.Francesco d’A. pag. 132
Ti adoro profondamente o mio... s.Francesco d’A. pag. 132
Ti adoro profondamente s.Francesco d’A. pag. 132
Ricevi, o Signore s.Francesco d’A. pag. 132
O Cuore divino di Gesù s.Francesco d’A. pag. 132
O alto e glorioso Dio s.Francesco d’A. pag. 133
Signore mio Gesù Cristo s.Francesco d’A. pag. 133
Rapisca, ti prego, o Signore s.Francesco d’A. pag. 133
Ecco, ogni giorno Tu ti umilii s.Francesco d’A. pag. 133
Trafiggi s.Bonaventura da B., D.d.Ch. pag. 134
O Cuore amatissimo s.Bonaventura da B., D.d.Ch. pag. 135
Gesù dolcissimo s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 135
Ti ringrazio s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 135
Dio onnipotente ed eterno s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 136
Signore Gesù Cristo s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 137
O Gesù dolcissimo s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 138
O Gesù che tanto mi ami s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 138
Ave, ostia vivente, verità e vita Giovanni Peckham pag. 139
Signore Gesù Cristo s.Geltrude di H. pag. 139
Concedimi, ti prego, o Signore s.Geltrude di H. pag. 140
Io ti saluto, o Sacro Cuore di Gesù s.Geltrude di H. pag. 140
Signore mio Dio s.Brigida di S. pag. 141
Divino Gesù Mectilde De Bar pag. 141
Signore Gesù s.Ignazio di L. pag. 142
Prendi, Signore s.Ignazio di L. pag. 142
Dammi la grazia, o Signore Blaise Pascal pag. 142
O benevolissimo s.Giovanni Eudes pag. 143
Tre Giaculatorie Devoz. Popolare pag. 143
Una Invocazione s.Margherita M. Alacoque pag. 143
Mettimi, mio Salvatore s.Margherita M. Alacoque pag. 143
Ti adoro, Ti amo s.Margherita M. Alacoque pag. 144
O Cuore Sacratissimo s.Margherita M. Alacoque pag. 144
O Cuore Santissimo s.Margherita M. Alacoque pag. 145
Mi offro a Te s.Margherita M. Alacoque pag. 145
Signore, io sono... Lanspergio certosino pag. 145
O Re della gloria Antonio De Molina certosino pag. 146
O Signore Innocent Le Masson certosino pag. 146
Mio Signore Innocent Le Masson certosino pag. 147
Gesù mio Innocent Le Masson certosino pag. 147
Gesù mio, vorrei Innocent Le Masson certosino pag. 147
O Gesù, l’unica... Innocent Le Masson certosino pag. 148
Questo mistero Augustin Guillerand certosino pag. 148
Venite a me… Augustin Guillerand certosino pag. 149
Sì, o Signore b.Francesco Faa’ Di Bruno pag. 150
Vieni, Gesù mio b.Francesco Faa’ Di Bruno pag. 150
Onnipotente ed Eterno Dio G.W. Mundelein pag. 151
Tu rimani nei nostri tabernacoli Jean Galot pag. 151
O dolcissimo Signore Gesù Cristo Jean Galot pag. 152
Che fai tutta la giornata Jean Galot pag. 153
Che la tua presenza eucaristica Jean Galot pag. 153
Tu domandi la mia presenza Jean Galot pag. 154
Là, racchiuso nel tabernacolo Jean Galot pag. 154
Non voglio rimanere a distanza Jean Galot pag. 155
Signore mio Dio e mio Amico Jean Galot pag. 156
Lascia che operino in me Jean Galot pag. 156
Prendimi nel tuo silenzio Jean Galot pag. 157
Vorrei essere niente altro Jean Galot pag. 158
Parlami, o Signore Jean Galot pag. 158
Eccomi davanti a Te Jean Galot pag. 159
Avvinci a Te il mio sguardo, o Cristo Jean Galot pag. 160
Vengo accanto a Te Jean Galot pag. 161
La tua presenza prolunga Jean Galot pag. 162
Signore così degno del nostro desiderio Jean Galot pag. 162
Signore avido di unione Jean Galot pag. 163
Aiutami a diventare Jean Galot pag. 164
Aiutaci a farci un’anima Jean Galot pag. 164
Degnati di imprimere in me Jean Galot pag. 165
Salvami, Signore Jean Galot pag. 166
Fa’ di noi dei tabernacoli Jean Galot pag. 166
Nel tabernacolo Tu aspetti Jean Galot pag. 167
Con la tua presenza eucaristica Jean Galot pag. 168
Dal tabernacolo Tu chiedi la mia fede Jean Galot pag. 168
Con la tua presenza Jean Galot pag. 169
Nell’Eucaristia ti mostri a noi Jean Galot pag. 170
Poiché sei tanto ben disposto Jean Galot pag. 171
Ricordati, Signore Jean Galot pag. 171
Grazie, Signore Jean Galot pag. 172
Che la tua presenza eucaristica Jean Galot pag. 173
Sono confuso, o Gesù S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 173
Gesù mio dolcissimo S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 174
Oh, benedetto il Cantico S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 175
Giochiamo, Gesù! S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 177
Se non fossi vivo S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 179
Tu, Gesù mio S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 180
Io ti guardo, o Redentore S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 181
Tu non sei, o Gesù mio S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 182
Mio Dio, dichiaro s.Leonardo da P.M. pag. 184
ATe mi presento s.Leonardo da P.M. pag. 185
Signore mio Gesù s.Alfonso M. de L., D.d.Ch. pag. 186
Mio Signore Gesù s.Alfonso M. de L., D.d.Ch. pag. 187
Mio Gesù s.Alfonso M. de L., D.d.Ch. pag. 188
Mio Dio s.Alfonso M. de L., D.d.Ch. pag. 188
O Gesù mio s.Alfonso M. de L., D.d.Ch. pag. 189
Amabilissimo Redentore s.Alfonso M. de L., D.d.Ch. pag. 190
Ciò che abbiamo ricevuto Lit. Romana pag. 190
Ringraziam. dopo la s.Comunione Devoz. Popolare pag. 191
Orazione al Cuore di Gesù Devoz. Popolare pag. 193
Ti amo, mio Dio s.Giovanni Maria Vianney pag. 193
Preghiera a Maria S.d.D. Maria Degli Angeli pag. 194
Ti ringrazio, mio Dio s.Teresa del B. Gesù, D.d.Ch. pag. 194
Gesù, Verità eterna b.Giacomo Alberione pag. 194
Ti adoro presente b.Giacomo Alberione pag. 196
Divinissimo Sangue S.d.D. Maria Valtorta pag. 197
Ho ardentemente desiderato S.d.D. Maria Valtorta pag. 198
Gesù che sei colpito S.d.D. Maria Valtorta pag. 198
Credo, o Signore Clemente XI pag. 198
Gesù dolcissimo Pio XI pag. 200
O Gesù dolcissimo Pio XI pag. 201
O Gesù, Re delle genti b.Giovanni XXIII pag. 202
Gesù, che niente valga s.Pio da Pietrelcina pag. 203
Mane nobiscum, Domine! b.Giovanni Paolo II pag. 203
Signore, Tu sei veramente b.Giovanni Paolo II pag. 204
O Cristo Salvatore b.Giovanni Paolo II pag. 204
Gesù, figlio di Dio b.Giovanni Paolo II pag. 205
Ecco il pane degli angeli s.Tommaso d’A., D.d.Ch. pag. 205
O Pane vivo, memoriale Devoz. Popolare pag. 206
O mio Dio, Gesù Eucaristia Devoz. Popolare pag. 206
Atto di fede e di adorazione Devoz. Popolare pag. 207
Atto di carità Devoz. Popolare pag. 208
Offerta della giornata Devoz. Popolare pag. 208
Preghiere dell’Angelo di Fatima Devoz. Popolare pag. 208
Preghiere della Madonna di Fat. Devoz. Popolare pag. 208
Il Credo della Lega Eucaristica Devoz. Popolare pag. 209
Consacrazione Devoz. Popolare pag. 210
Vergine santa Devoz. Popolare pag. 211
O Maria, Vergine e Madre Devoz. Popolare pag. 211
Comunione spirituale s.Alfonso M. de L., D.d.Ch. pag. 212
All’Arcangelo san Michele Devoz. Popolare pag. 212
Benedizioni Lit. Romana pag. 212
Eccomi, Signore, davanti a Te Devoz. Popolare pag. 213
O divina Sapienza Devoz. Popolare pag. 213
Amorosissimo Redentore Devoz. Popolare pag. 215
Vorrei, o mio Salvatore Devoz. Popolare pag. 215
O Gesù Salvatore Devoz. Popolare pag. 216
O Gesù Redentore del mondo Devoz. Popolare pag. 216
O mio dolcissimo Devoz. Popolare pag. 217
Gesù, sappiamo che Tu sei Devoz. Popolare pag. 217
O Cuore di Gesù Devoz. Popolare pag. 218
Cuore adorabile di Gesù Devoz. Popolare pag. 218
Poiché il tuo amore Devoz. Popolare pag. 218
Prendimi, o Cuore di Cristo Devoz. Popolare pag. 219
Sacro Cuore di Gesù, Tu hai detto Devoz. Popolare pag. 220
Signore dal Cuore squarciato Devoz. Popolare pag. 221
Il tuo Cuore, o Gesù Devoz. Popolare pag. 221
Signore Gesù Cristo Devoz. Popolare pag. 221
Poiché ti sei donato a me Devoz. Popolare pag. 222
Cuore amatissimo di Gesù Ven. Leone Dehon pag. 223
Akàthistos Liturgia Bizantina pag. 223

Terza parte: Il Medico

Conosco la tua miseria J.A. Lebrun Moratinos pag. 237


Bisogna che tu ti guardi Tommaso da K. pag. 238
Se tu avessi la purezza angelica Tommaso da K. pag. 240
Bisogna soprattutto che il sacerdote Tommaso da K. pag. 241
Come io, con le mani distese Tommaso da K. pag. 243
Io sono amante della purità Tommaso da K. pag. 244
Bisogna che tu cerchi Tommaso da K. pag. 246
Prendete e mangiate Augustin Guillerand certosino pag. 247
Tu sei ansioso di sapere S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 248
Tu dici: Che cosa debbo io fare? S.d.D. Dolindo R. pag. 250
Da Gesù tutto amore per te S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 251
Figli miei, quante sorprese S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 252
In verità, in verità vi dico S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 252
Ogni onda di luce S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 255
Eccoti innanzi a me S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 256
Quando tu stai davanti a Me S.d.D. Dolindo R. pag. 258
Nel mio Cuore S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 259
Uno scienziato ha mutato S.d.D. Dolindo Ruotolo pag. 261
Possa tu ascoltare Jean Galot pag. 262
Venite a me Jean Galot pag. 262
La pace sia con voi Jean Galot pag. 263
Io sono la Luce Devoz. Popolare pag. 264

A Maria pag. 267 Ringraziamenti pag. 269 Indice pag. 271

Mammina d’oro, ti consacro oggi il mio cuore: rendilo simile al Cuore di tuo Figlio. Guidami sul retto cammino, in questo giorno, e per tutta la mia vita.
Insegnami ad amare al di là di me stesso; a perdonare, come io vorrei essere perdonato; ad avere una sconfinata fiducia nel Padre Celeste: Egli, che è Luce di
eterna Verità e di perenne Amore. Vergine bella, rendimi un testimone dalla fede viva ed un apostolo del vero amore. Madre mia, fiducia mia!

13 Febbraio 2013, Mercoledì delle Ceneri

Le mie Preghiere preferite sono:

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L’Eucaristia è la più grande di tutte le meraviglie operate da Cristo, è il documento del suo amore immenso per gli uomini.

s. Tommaso d’Aquino

Note:
Dello stesso Autore:
«Il Figlio dell’uomo quando verrà,
troverà ancora la fede sulla terra?»
(Il Signore Gesù in Lc 18,8)

Terminato di stampare il
29 Settembre 2019
Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

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