1
SC 106.
2
GdS 12.
3
GdS 8.
4
GdS 9.
5
Cf. Lc 21,1; At 20,7.
riceve la «forma eucaristica» 6 della sua esistenza per vivere sempre nel dono di Cristo e,
unita intimamente a lui, impegnarsi per la trasformazione del mondo.
Il raduno domenicale
Una delle caratteristiche fondamentali della festa cristiana è il raduno assembleare, come
segno della presenza del Signore in mezzo ai suoi. Il Concilio Vaticano II, dopo aver
affermato che Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, soprattutto nelle azioni liturgiche
e particolarmente nel suo Corpo e nel suo Sangue, nella sua Parola, nei sacramenti, e nei
ministri, ricorda altresì che è presente «quando la Chiesa prega e loda, lui che ha
promesso: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro” (Mt
18,20)»7. L’assemblea eucaristica, in modo del tutto particolare, manifesta la Chiesa del
Signore; anzi, dalla celebrazione dei misteri la Chiesa si lascia continuamente formare e
trasformare. Nelle comunità cristiane
con la predicazione del Vangelo di Cristo vengono radunati i fedeli e si celebra il
mistero della Cena del Signore, «affinché per mezzo della carne e del sangue del
Signore siano strettamente uniti tutti i fratelli della comunità». In ogni comunità che
partecipa all’altare, sotto la sacra presidenza del Vescovo viene offerto il simbolo di
quella carità e «unità del corpo mistico, senza la quale non può esserci salvezza». In
queste comunità, sebbene spesso piccole e povere e disperse, è presente Cristo, per
virtù del quale si costituisce la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Infatti «la
partecipazione del corpo e del sangue di Cristo altro non fa, se non che ci mutiamo in
ciò che riceviamo».8
Il mistero della Chiesa convocata e santificata dalla presenza di Cristo non si manifesta
soltanto nella celebrazione eucaristica, ma anche tutte le volte in cui si proclama la Parola
«giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura» 9. Anche quando si
prega secondo la Liturgia delle Ore, «quando si raduna l’assemblea, quando si proclama la
Parola di Dio, “quando la Chiesa supplica e salmeggia”» 10, Cristo è presente nella sua
Chiesa.
Compiere l’esercizio dell’abbandono dei propri interessi personali, o di parte di essi, e
lasciare le proprie case per comporre l’assemblea liturgica, non ha nulla a che vedere con
la altre adunanze sociali. L’assemblea liturgica, sia quando è presieduta dal vescovo, dal
presbitero o dal diacono, sia quando non lo è, è sempre “luogo” nel quale il Signore dona
la sua salvezza.
Nel giorno del Signore il popolo santo è particolarmente convocato per celebrare le
meraviglie della sua misericordia nell’attesa di ricomporre l’assemblea nel giorno senza
tramonto, quando la lode non avrà fine.
6
SaC 72.
7
SC 7.
8
LG 26.
9
SC 7.
10
PNLO 13.
La liturgia festiva in assenza di celebrazione eucaristica
A causa della diminuzione del numero dei presbiteri, in alcune zone dell’Arcidiocesi
di Udine si rileva ormai da tempo l’impossibilità di garantire in ogni parrocchia la
celebrazione eucaristica domenicale.
Secondo il documento diocesano Siano una cosa sola perché il mondo creda, in ogni
Collaborazione pastorale si dovrà dare il primato alla celebrazione eucaristica, tenendo
conto di alcuni fattori:
la distensione temporale del giorno del Signore (o della solennità) che va dal sabato sera (o
sera della vigilia) a tutta la giornata festiva;
la necessità che i fedeli siano informati dell’orario e dei luoghi delle celebrazioni eucaristiche, in
modo che dalle comunità vicine possano convergere in una stessa chiesa;
la scelta della chiesa dipenda dalla disponibilità dei ministeri necessari, dalla posizione
geografica dei paesi, dalle distanze e dalla facilità del percorso, dall’adeguatezza dell’edificio,
oltre che dalle scadenze dell’anno liturgico11.
Verificata l’impossibilità per i fedeli di raggiungere, senza gravi difficoltà, una
celebrazione vicina, è possibile celebrare una liturgia festiva in assenza di celebrazione
eucaristica. La ragione della denominazione di questa liturgia è data dall’impossibilità di
avere la celebrazione eucaristica che è presieduta dal sacerdote.
Da decenni la Chiesa cerca di fornire orientamenti per le comunità impedite a
celebrare la Messa domenicale, raccomandando la celebrazione della Parola di Dio dove
non sia possibile celebrare il Sacrificio eucaristico nei giorni festivi 12.
Innanzitutto è raccomandata la partecipazione all’Eucaristia in luoghi facilmente
raggiungibili. Tale possibilità, oltre a ribadire la centralità della celebrazione eucaristica,
diventa l’occasione per la condivisione dei ministeri e per l’accoglienza di fedeli
provenienti da comunità diverse.
Se ciò non è possibile, la comunità può radunarsi per la preghiera di lode e l’ascolto
della Parola. Si tratta di una scelta che non deve essere considerata permanente, come se
alcune comunità potessero limitarsi alla celebrazione della Parola escludendo del tutto
l’Eucaristia: a questa, infatti, devono tendere le liturgie festive della Parola, poiché in essa
si rinnova sacramentalmente l’evento pasquale 13. Lasciare una comunità, per quanto
piccola, stabilmente senza la celebrazione eucaristica non corrisponde a una corretta
visione della Chiesa e a ciò che la Chiesa compie per fare memoria del Signore.
Nell’ambito di un piano pastorale, una saggia turnazione delle Messe in un dato territorio
giova a non smarrire la preziosità dell’Eucaristia e del ministero ordinato per la vita
cristiana.
Naturalmente deve essere ben chiara, anche dal versante rituale, la distinzione tra la
celebrazione festiva della Parola e la Messa, e occorre vigilare affinché non ci sia
confusione sul ruolo centrale del sacerdote e sulla componente sacramentale nella vita
11
ARCIDIOCESI DI UDINE, Siano una cosa sola (Gv 17,21). Le collaborazioni pastorali. Nuove opportunità per l’azione
missionaria della Chiesa sul territorio friulano. Orientamenti pastorali, Udine 2018, n. 36, p. 62.
12
Cf. CE.
13
Cf. DD 53.
della Chiesa, e affinché non si diano «visioni ecclesiologiche non aderenti alla verità del
Vangelo e alla tradizione della Chiesa»14.
Questo sussidio, in linea con il Direttorio per le celebrazioni in assenza di presbitero
pubblicato dalla Santa Sede, e in armonia con i libri liturgici, intende offrire l’ordinamento
rituale e i testi per una celebrazione dignitosa e partecipata, presieduta dal diacono o
guidata da un gruppo di laici. Questo momento di preghiera avverrà in comunione con
tutte le assemblee liturgiche che nel giorno festivo si compongono per lodare il Signore.
14
SaC 75; cf. VD 65.
15
PNLO 22.
16
Cf. PNLO 13.
17
Cf. CE 33.
18
Cf. PNLO 10-11.
19
Cf. PNLO 12.
20
PNLO 140.
preghiera amorosa del Figlio al Padre e che «ora, a nome e per la salvezza di tutto il genere
umano, continua incessantemente in tutta la Chiesa e in tutti i suoi membri» 21.
Nella Liturgia delle Ore brilla di luce particolare la preghiera dei salmi, preghiera
d’Israele e della Chiesa, che permette all’orante di esprimere davanti a Dio i sentimenti
della lode, della supplica, della fiducia, del lamento e dell’esultanza 22. Chi prega con i
salmi, lo fa in unione con Cristo e con tutta la Chiesa: in questo modo le espressioni del
testo vengono fatte proprie dall’orante, che così si rende solidale con ogni fratello che
soffre o gioisce.
Per la loro natura lirica, i salmi richiedono l’esecuzione in canto:
Tutti i salmi hanno un certo carattere musicale, che ne determina la forma di
esecuzione più consona. Per cui anche se il salmo viene recitato senza canto, anzi da
uno solo e in silenzio, deve sempre conservare il suo carattere musicale: esso offre certo
un testo di preghiera alla mente dei fedeli, tuttavia tende più a muovere il cuore di
quanti lo cantano, lo ascoltano e magari lo eseguono con «il salterio e la cetra». 23
Ripiegare sempre e comunque su una recitazione frettolosa, dimenticando la lunga
attitudine dei cristiani al canto dei salmi, non renderebbe ragione della natura di questa
forma di preghiera.
Il nostro popolo, forse senza una piena consapevolezza, ha sempre trovato nel canto
dei salmi, soprattutto in alcune forme della liturgia oraria, come i Madins di Natale,
l’Ufficio dei Defunti, i Vespri domenicali e la Compieta quaresimale, l’occasione per
esprimere la propria fede in modo corale. Possa ancora trovare in queste composizioni,
distribuite secondo l’ordinamento liturgico «dal sorgere del sole al suo tramonto» (Sal
113,3), gli accenti per rendere grazie e implorare nuovamente la salvezza che viene dal
Signore.
21
PNLO 7.
22
Cf. PNLO 100-107.
23
PNLO 103.
24
DV 21.
25
AI, 2.
26
VD 65.
parole e di gesti umani» e la fede «riconosce il Verbo di Dio accogliendo i gesti e le parole
con le quali Egli stesso si presenta a noi»27.
Per tale motivo la Parola nella Chiesa è celebrata, e ogni volta che nell’assemblea di
fede si proclamano le Scritture, Dio parla al suo popolo e un nuovo evento salvifico si
realizza. Il lettore, infatti, al termine della lettura attesta che quanto è stato letto è
realmente “Parola di Dio”. Non si tratta di una definizione o di una spiegazione, ma di
un’acclamazione che riconosce l’evento nuovo di Dio che si rivela. Di fronte a Dio che
viene incontro al suo popolo non c’è altro da fare che riconoscere e acclamare. Questa è
stata l’esperienza di Israele di ritorno dall’esilio: «Esdra aprì il libro in presenza di tutto il
popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in
piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: “Amen, amen”,
alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al
Signore» (Ne 8,5-6).
La gestualità della liturgia della Parola, spesso banalizzata, dischiude la presenza del
Signore quando vengono proclamate le Scritture. Salire all’ambone, proclamare, ascoltare,
cantare, alzarsi in piedi, segnarsi, baciare il libro, sono azioni che dicono la relazione tra
Dio che parla e il suo popolo.
Nella celebrazione eucaristica, e ogni qual volta si proclamano le Scritture, compresa la
Liturgia delle Ore, la Parola di Dio è celebrata come Parola vivente che si compie in coloro
che ascoltano28.
La Comunione eucaristica
Lo schema della celebrazione festiva della Parola di Dio e della Liturgia festiva delle
Ore prevede anche la Comunione eucaristica.
La Chiesa, per antichissima tradizione, porta la Comunione a coloro che sono
impossibilitati a partecipare alla messa. Nella celebrazione eucaristica la Comunione è la
forma di partecipazione più piena; tuttavia anche quando i fedeli ricevono la Comunione
fuori della Messa
si uniscono intimamente con il sacrificio in cui si perpetua il sacrificio della croce, e
prendono parte a quel sacro convito nel quale, per mezzo della Comunione del Corpo e
del Sangue, il popolo di Dio partecipa ai beni del sacrificio pasquale, rinnova il nuovo
patto fatto una volta per sempre da Dio con gli uomini nel Sangue di Cristo, e nella
fede e nella speranza anticipa e prefigura il convito escatologico nel regno del Padre,
annunziando la morte del Signore «finché egli venga».29
La Comunione fuori della Messa non va compresa in modo isolato, ma va legata alla
celebrazione eucaristica nella quale sono stati portati il pane e il vino, e su di essi si è
invocato lo Spirito perché coloro che se ne nutrono diventino un corpo solo. Così, infatti,
avviene nella celebrazione della Passione del Signore nel Venerdì Santo, quando ci si
comunica al Corpo del Signore con il pane consacrato nella Messa della sera precedente.
27
VD 56.
28
Cf. Lc 4,21.
29
RCCE 15.
Naturalmente la Comunione può essere distribuita se vi è un ministro idoneo, cioè
diacono, accolito o ministro straordinario della Comunione, e il rito deve essere svolto con
grande riverenza e rispetto.
INDICAZIONI CELEBRATIVE
33
OLM 35.
34
Cfr. OGMR 66.
35
Cfr. EG 135-144.
36
OLM 32.
37
OLM 33.