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MARIOLOGIA DI SANT'EFREM SIRO

STUDIO DEGLI INNI ALLA BEATA MARIA VERGINE

SCHEMA

1. Introduzione
2. S. Efrem Siro: Vita ed Opere
3. Fonti degli inni ed autenticità
4. Rapporto tra il mistero di Maria ed il mistero del Suo Figlio
5. Studio scritturale ed esegesi tipologica
5.1. Tipologia mariana nella Sacra Scrittura:
5.2. I tipi di Maria nell'Antico Testamento
5.2.1. Nuova Eva
5.2.2. Il nuovo Eden
5.2.3. Il roveto ardente
5.2.4. La porta del Tempio
5.2.5.L'albero del monte Moria
5.2.6.L'arca dell'alleanza
6. Maria e la divinizzazione:
6.1. Mezzi della divinizzazione
6.1.1 Incarnazione come grazia e contemplazione ascetica come risposta.
6.1.2. Battesimo
6.1.3. Eucaristia
6.2. Ruolo di Maria nella Divinizzazione dell'essere umano
7. «Wlo' Kūtmōto B'emōkh» (e nessuna macchia nella tua Madre) (Carmina Nisibena
27:8) potrebbe significare l'Immacolata concezione?
8. Conclusione
9.Bibliografia
LA VITA DI S. EFREM

S. Efrem nasce nell'anno 306 nella città di Nisibi, l'attuale Nousaibine che si situa sulla
frontiera sud-est della Turchia, in un tempo difficile per l'impero romano dal punto di vista
politico e strategico.
Dopo la divisione dell'impero in orientale ed occidentale dalla parte dell'imperatore
Diocleziano (284-305) per resistere meglio agli attacchi dei barbari, spostando il luogo del
governo da Roma a Nicomedia per essere più vicino ai campi di battaglia, si sono scatenati
rivoluzioni e litigi tra i governatori delle due parti: ognuno voleva sottomettere l'altra parte al
suo dominio.
Nell'anno 306 fu eletto Costantino governatore sulla parte occidentale dell'impero
succedendo il suo padre al trono, e subito cominciò a preparare per la riunificazione
dell'impero certamente sotto il suo governo. Con lui si calma la persecuzione dei cristiani in
occidente mentre si aggravò in oriente.
In questo stesso anno nacque Efrem in Nisibi, una metropoli con grande fama
soprattutto a causa della sua scuola teologica ed i suoi santi vescovi. Ci sono varie storie,
qualche volta leggendarie, sulla nascita di Efrem, nessuna di esse gode di una veracità storica.
A 18 anni decide di rispondere alla chiamata religiosa, lascia la famiglia e raggiunge il
suo vescovo per assisterlo nel servizio dei poveri e dei perseguitati, circa l'anno 324.
Nel frattempo Costantino riuscì a debarazzarsi del suo co-governatore della parte
occidentale dell'impero, e fecce un accordo con Licinio, l'imperatore dell'oriente, dando la
libertà di culto ai cristiani: e questo fu il famoso Edito di Milano.
Nel 324 Costantino fecce una battaglia contro Licinio ed arrivò a monopolizzare il
governo di tutto l'impero e così divenne l'unico imperatore dell'Oriente e dell'Occidente.
Dopo la morte di Costantino torna la minaccia della Persa, Nisibi era sui confini
dell'impero, veniva sempre devastata dai persi e poi riacquista con il ferro e il fuoco. Infine
decise l'imperatore Gioviano di dare Nisibi alla Persia a condizione che i persiani smettano di
attaccare l'impero. Il popolo decise allora di lasciare la città e partire per l'Edessa, circa 1580
km all'ovest di Nisibi, e con loro era Efrem.
Edessa era una città importante e multiculturale però piena di eresie: l'arianesimo, il
marchionesimo, e infine una eresia creata da un vescovo che si chiamava Bardesane dicendo
che gli astri hanno un ruolo nel destino dell'uomo. Una eresia non molto intelligente forse
però Bardessane creò un metodo nuovo per far propagare il suo catechismo: introduceva la
sua teologia nei canti popolari, così l'eresia fu promulgata e propagata. Allora Efrem adottò
lo stesso metodo organizzando un coro di vergini e di vedove per cantare la fede ortodossa.
Queste melodie sono conservate fin'oggi nelle chiese della tradizione siriaca, sotto il nome:
melodie di S. Efrem.

Efrem aspirava alla vita monastica, e questo lo possiamo sentire leggendo le sue lettere
ai monaci ed eremiti, pero non poteva lasciare i suoi concittadini disperati ed impauriti di un
futuro sconosciuto.
Nel 272-273 una epidemia devastò l'Edessa, Efrem corre al soccorso dei suoi
concittadini, fu contaminato e morì il 9 giugno dell'anno 373.

2- LE OPERE DI S. EFREM
Tantissimi versi poetici ha scritto Efrem, altro ai sermoni e commenti su quasi tutti i
libri della Sacra Scrittura. Tanti altri sono attribuiti a lui sia per ricerca di autorità e credibilità
ecclesiastica, sia a causa della grande somiglianza teologica e stilistica tra questi scritti
apocrifi e quelli autentici del nostro santo. Pero non dobbiamo dimenticare che Efrem a
fondato un corrente teologico nella scuola di Edessa da lui edificata, perciò i discepoli di
Efrem hanno ripreso la sua teologia mettendola in nuove omelie e opere imitando addirittura
il suo stile, e perciò tali scritti furono attribuiti a Efrem a causa della sua fama. Sarebbe
difficile, ma non impossibile, fare una critica scientifica per svelare le opere autentiche di
Efrem, ma per studiare la sua teologia, ed il nostro caso, la sua mariologia, possiamo anche
studiare il pensiero dei suoi discepoli, perché studiando il pensiero del discepolo possiamo
anche sapere, certo in un modo incompleto, il pensiero del maestro.
Opere di commento:
-Commento sul Diatessaron1.
-Commenti di vari libri della scrittura: la Genesi, l'esodo, libro dei numeri, Isaia e altri. 2
-Commento sulle lettere di S. Paulo. 3
-87 inni sulla fede ortodossa4.

1
Diatessaron é un vangelo....
2
ASEMANI J.E., Opera Omnia Sancti Patris Nostri Ephraem Syri, Roma, 1743.
3
BECK E., Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, Louvain....
4
Ibid.
-15 inni chiamati di Paradiso5
-21 inni detti di Pasqua6
-21 inni sulla chiesa
-51 inni sulla verginità
-8 Inni sulla crocifissione.
-88 inni chiamati di Nisibi, da esse 21 furono scritti in Nisibi durante l'assedio fatto dai
persiani, e poi continuati in Edessa.

Opere Omelitiche
-Sermoni del Nostro Signore Gesù Cristo.
-Lettera a Poplius, trattando dell'escatologia e del giudizio finale.

Opere sulla melodia di S. Efrem (7+7 sillabe)


6 sermoni sulla fede (differenti dagli inni di Fede ortodossa)
i sermoni di Nicomedia trattando della distruzione di questa città a causa del terremoto
del 358.

Sul Manoscritto sulla Beata Vergine Maria.


Questi inni furono conservati nel London Museum nel manoscritto 14506 che contiene
tutta l'opera meno i due ultimi inni, e nel manoscritto 14515 che sale all'anno 893 e che
contiene i seguenti inni: 1-4, 8, 15, 16 e il dialogo di Maria e dell'angelo, e nel manoscritto
14511 che sale al decimo secolo contenente gli inni 1, 3-5, con altri inni sulla melodia della
ninna-nanna, e il manoscritto 14512 ove ci sta solamente l'inno 15, e in fine il manoscritto
17141 che contiene frammenti dei seguenti inni: 5, 7 e 11. 7

Il manoscritto 149 del Musée du Paris contiene soltanto una parte di questi inni.

5
Ibid.
6
Ibid.
7
Per ulteriore descrizione cf. WRIGHT W., Catalogue of syriac manuscripts in the
British Museum I, London, 1870, pp. 247-249 (per il manoscritto 14506), pp. 249-250 (per il
manoscritto 14511), pp. 250-251 (per il manoscritto 14512), pp. 241-243 (per il manoscritto
14515), pp. 244-246 (per il manoscritto 14516) e pp. 359-363 (per il manoscritto 17141).
A causa dell'impossibilità di accedere a questi manoscritti ho scelto di utilizzare
l'edizione di Lamy che contiene la maggior parte dell'opera di S. Efrem8. Gli inni alla Beata
vergine Maria sono pubblicati nelle colonne 517-642 del 4 volume, nel testo siriaco originario
con una traduzione latina.

INTRODUZIONE
Il ruolo che ha avuto Maria sin dai primi anni della vita della chiesa ha spinto le prime
comunità cristiane ad essere molto legate alla persona della madre di Gesù Uomo e Dio,
perciò hanno cominciato ad elaborare inni di richieste e di ringraziamento, e canti di lode per
il suo ruolo cooperativo nell'opera salvifica del Figlio redentore. E divenne presto il modello
di condotta di ogni cristiano che voleva eseguire la sequela di Cristo come l'ha seguito Maria,
e ad ascoltare la sua chiamata come ha fatto, e ha portarlo e darlo per l mondo come ella ha
fatto.
I padri della Chiesa furono i primi a capire l'importanza del ruolo di Maria, e quindi la
loro venerazione verso questa persona unica oltrepassava i limiti della devozione o della pietà
religiosa concentrata nella sola persona di Maria. I padri non hanno staccato il mistero di
Maria dal Mistero del Figlio, perché in Lui Maria fu tutto, e fuori di Lui ella non era niente:
«IL plasmatore dei fanciulli ella porta, il fattore del genere umano ella partorisce»9, «La
Vergine Maria dà il latte a colui che nutrisce il genere umano»10. Mai il mistero di Maria fu
visto in una entità dipendente o parallela al mistero di Cristo, ma ella era «La porta regale del
Tempio»11 da cui dio entrò la nostra miserabile storia, Maria era il mezzo con il quale la
divinità incontrò la nostra umanità affinché la salvezza si adempisse per l'uomo e per tutto
l'universo.
I Padri della Chiesa Universale hanno sempre conservato intatto questo legame
fondamentale ed essenziale tra il misterio della Madre e quello del Figlio, testimoniando
l'importanza del ruolo di Maria nell'opera salvifica del Figlio.

8
LAMY, Sancti Ephraem Syri Hymni et Sermones, Louvain, 1882.
9
H.M., 4:3.
10
H.M., 1:3
11
cf. Ez.44: 1-2.
L'Oriente cristiano era sempre molto legato alla Sempre Vergine Maria Madre di Dio, e
cosí, grazie alle opere mariologiche dei Padri Orientali, troviamo la liturgia di queste chiese
piena di memorie e d'intercezioni mariane.
Tra i primi Padri troviamo S. Efrem «il sole della chiesa sira e la chitarra dello Spirito
Santo», «il cavaliere di Maria» e «il dottore mariano», che ha meditato il mistero di questa
«Piccola colomba che porta l'Aquila»12, sempre alla luce del mistero del Figlio, e perché non
era possibile capire questo mistero che per mezzo dell'amore, e mai con l'intelletto e la
scienza, allora ha scelto di cantare Maria, ed in questi canti troviamo una teologia ortodossa e
autentica che riflette come questa prima comunità semitica concepiva il mistero e la; persona
di Maria. E din'oggi rimane l'influsso immenso del pensiero di Efrem in tutte le liturgie delle
chiese sire, cattolica o ortodossa, siro orientale oppure occidentale: Maronita, Siriaca, Assira e
caldea.

3-EFREM E LA SACRA SCRITTURA:


Efrem non ha studiato il mistero di Maria fuori dalla Sacra Scrittura. E in quel tempo si
divergeva il metodo di leggere il testo sacro tra le diverse scuole secondo la cultura di ogni
regione. Antiochia ed Alessandria furono le città le più importante tra dell'antico medio
oriente cristiano, e tra di esse l'interpretazione del testo sacro non era lo stesso: Alessandria,
che subiva l'influsso del pensiero paltonico e neo-platonico con la sua famosa ed essenziale
tricotonomia, e per conseguenza la visione molto negativa del valore del corpo e della
materia, leggeva la scrittura in un modo allegorico. Antiochia invece, soprattutto nella sua
parte sira con la visione semitica giudeo-cristiana sempre meno negativa verso la corporeità e
la bontà originaria della materia non aveva paura del carattere materiale della revelazione,
cioè la scrittura e la veracità storica, ha letto il testo rivelato con il metodo tipologico,
conservando n primo luogo il carattere storico, ma speculando sulla meta e la finalità di
questa storia che è soltanto un «typos», una figura incompleta che sara rivelata nel modo più
completo con Cristo.
Efrem era molto fedele alla tradizione semitica e al pensiero giudeo-cristiano, per lui è
impossibile capire il mistero di Dio mediante la nostra facoltà intelettuale, possiamo soltanto
capire di Dio ciò che Dio stesso ci ha rivelato. Ma che cosa ci ha rivelato Dio: il Suo nome, i

12
H.M.,
suoi attributi, i tipi ed i simboli scrittuari. Dio ha preso l'iniziativo di condescnedere verso
l'uomo per rendere l'essere uomano capace di scoprire il vero senso dei «tipi» della scrittura.
Efrem vide nella Sacra Scrittura due dimensioni: una dimensione storica ed un altra
spirituale, all'imagine di Cristo: il vero uomo ed il vero Dio, e la divinità velata dalla
dimensione fisica di cristo, colui che esamina Gesù senza il dono della fede non troverà che
un uomo fisico simile a tanti altri uomini della sua epoca, mentre colui che lo contempla con
l'occhio luminoso della fede potrà accorgersene della divinità. Lo stesso argomento vale
anche per la scrittura: senza fede non capiamo che la dimensione superficiale e storica del
testo, però per capire il senso rivelato del Libro ci vuole la fede, perciò dice Efrem: «i Libri
sono messi come specchi, soltanto l'occhio puro vede la verità»13. In quest senzo Efrem vede
necessario estrarre il senzo spirituale dal testo biblico ma conservando nel tempo stesso la
dimensione della vericità storica. Il senzo storico della Sacra Scrittura e importante e riflette
l'umanità di Cristo, senza l'uomo Gesù non saremo stati capaci, nella nostra limitezza umana,
di conoscere la Sua natura divina; la dimensione storico-letteraria é anche simile al corpo di
un uomo, senza il corpo non possiamo accorgersene della presenza di questa veritá, l'altro,
che ci sta dinnanzi. Cosí non potremo mai estrarre il senzo profondo della scrittura buttando
via il senzo letterale in quanto verità storica perché esso dovrebb'essere la prima tappa
dell'esegesi di un testo sacro.
Entrano nella procura di capire il testa sacro due elementi di estrema importanza: la
grazia divina e il lavoro intellettuale. Per Efrem non possiamo mai capire il vero senso della
Scrittura, dei simboli e dei tipi nascosti nella scrittura senza la grazia divina. La Bibbia non é
Dio, ma riflette la sua volontà, é come uno specchio che riflette una immagine, e lo specchio
nei tempi di Efrem non era simile al nostro specchio, ma veniva fatta di un metale fino che
rispecchia non perfettamente una immagine, rispecchia in una maniera chiara ma non perfetta.
Efrem paragona la Bibbia allo Specchio, la Bibbia contiene la parola di Dio, rispecchia la Sua
volontà peró non in una maniera ovvia a tutti. Per capire il senzo profondo della Scrittura
occorre anzitutto la grazia del Signore, e in secondo luogo il lavoro sprito-intellettuale del
lettore, non un lavoro intellettuale con cui il Libro sarà considerato come un oggetto di studio,
peró con un attegiamento intellettuale umile, il lettore che agisce studiando il testo deve anche
essere passivo, sapendo i propri limiti,deve sapere lasciar andare con l'ispirazione dello

13
H.de Fides 67,8.
Spirito di Dio. In questo contesto dice Sant'Efrem: «ogniuno, secondo il suo discernimento,
conosce quello che é più grande di tutto»14.
Come metodo esegetico, Sant'Efrem si inserisce nella parte dei Padri siro-Antiocheni
che hanno eseguito il metodo tipologico nell'esegesi biblica. Per lui l'intervento di Dio nella
storia del suo popolo, mediante evenimenti, persone o simboli, non é rimasto limitato alla
storicità del fatto accaduto, però questo stesso intervento divino nella storia umana avvenuto
nella storia é diventato una figura di ciò che avverrá nel futuro. Cosí l'Antico Testamento é
una figura non perfetta di ció che sará rivelato e compiuto nel futuro per mezzo di Gesú
Cristo. In questo senzo possiamo capire ció che intendeva Gesú dicendo: «non pensare che
io sia venuto ad abolire la legge o i profeti, ma per dare compimento» (Mt. 5,17). Questo
metodo tipologico potrebbe riguardare sia l'entita dell'Antico Testamento come alleanza-tipo
che prenderà la sua perfezione nella nuova alleanza, sia figure o personaggi specifici
dell'Antico Testamento che slavagurdando la loro verità storica, sono simboli, personagi o
fatti che contengono in essi una verità che sarà rivelata perfettamento nell'incarnazione,
prediamo per esempio Adamo-Cristo, Eva-Maria, l'albero della Vita- la Croce, Mosé che
conduce il popolo dalla terra della schiavitú alla terra promessa- Cristo che porta l'umanitá
dall'esilio del peccato alla legge della grazia...). é per questo che sant'Efrem ha paragonato la
scrittura alla specchio, uno specchio metallico che, a differenza dello specchio che
conosciamo oggi, non rispecchia perfettamente l'immagine, e cosí l'Antico Testamento il tipo
che non fu chiarito che con l'incarnazione del Figlio, il vero specchio che rifletta la vera icona
del Padre.

MARIA NELLA SACRA SCRITTURA


Mediante la Sacra Acrittura, Dio misericordioso ha voluto preparare il suo popolo al
mistero del Suo Figlio, vero Dio perché consostanziale al Padre, vero uomo perché incarnato
da Maria e redentore dell'uomo sulla Croce. Questa preparazione, o pedagogia divina si
realizzó nell'Antico Testamento mediante i simboli ed i tipi che illuminavano il cammino del
popolo di Dio finché si realizasse la pienezza del tempo, quando non ci sará più bisogna dei
simboli, ma Dio parlerà in prima persona, mediante IL Suo Figlio Gesù cristo unico mediatore
tra il Padre ed il genere umano.
Nell'entrata di Dio nella nostra storia aveva un gran ruolo Maria di Nazaret, la figlia di
Zion. Fu in qualche modo la porta dalla quale entrò il Signore. Sant'Efrem ha trovato non

14
H. de Nativitate Domini, 4, 200.
pochi tipi figure e personaggi che alludevano al mistero di Maria, la piccola vergine che
collaborò incondizzionatamente con il Signore, rispondendo con disponibilità immensa e
liberta illuminata dalla Grazia alla chiamata-proposta di YAHWE per salvare il suo popolo.
Efrem capì l'importanza di Maria nell'opera di salvezza e di divinizzazione adempita dal
Signore, perciò ha riflettutto il Suo mistero alla luce della Scrittura, cioè per lui lo spechio che
riflette la volontà del Signore, e ha estratto tanti «tipi» di Maria nascoste nei libri dell'antica
alleanza.
Mi soffermerò soltanto ai tipi mariani maggiori visti da Efrem, visto che non sarà affatto
facile commentare tutti i tipi senza eseguire un lavoro piuttosto enciclopedico. Quale sono
questi tipi maggiori?

MARIA LA NUOVA EVA:


La meta della creazione dell'uomo non si limita soltanto al fatto di una semplice
esistenza corporea nel mondo, com'é per tutti le altre creature vegetali o animali, neanche di
una esistenza spirituale che previliggia l'uomo sulle altre creature, com'é il caso degli angeli.
La finalità della creazioen dell'uomo fu orientata a far partecipare questo uomo alla vità divina
in una Koinonia di amore inepuisabile. Si tratta di far partecipare l'uomo nella divinità
«affinché l'uomo sia nella volontà ció che é Dio nella natura» dice Sant'Efrem.15 In questo
cammino dell'uomo verso la divinità l'iniziativa é sempre quella di Dio. Una partecipazione
della natura umana nella vita divina che non nega la differenza tra le due nature. Per Efrem
esiste un'abisso ontologico tra le due nature, un abisso che non potremo mai oltrepassare.
Dio, nella sua misericordio immensa ha fatto un ponte sopra quest'abisso, e ha riempito
l'abisso con il suo amore, con l'incarnazione del suo Unigenito: «Quale Uomo é capace di
esaminare la divinità? Non esiste forse un abisso tra il creato e il suo creatore? Peró la
divinità non é lontana da quelli che essa possiede, a causa dell'amore che c’é tra il creatore e
la sua creatura»16.
Il primato assoluto in questo precesso é senz'altro quello della grazia, per~o questo non
nega il ruolo della libertà umana. Per Efrem la capacità di scegliere tra bene e male
costituisce l'immagine di Dio nell'uomo, infatti «(il Signore) ha dato la libertà all'uomo
affinché possieda con la volontà ciò che Iddio ha nella Natura», questa libertà nell'uomo lo

15
EPHREM, Commentaire de l'Evangile concordant ou Diatessaron, VI,5, tr. Leloir L.,
Sources Chretiennes 121, Louvain, 1953-1954.
16
EPHRAEM, De Fides 69, 11-13.
rende capace di scegliere oppure la vita in Dio, e per conseguenza la divinizzazione, oppure
cercare la propria indipendeza, e per consequenza la morte, «il cuore é capace di scegliere tra
luce e tenebra»17.
Questa era la situazione di Adamo ed Eva prima della caduta, erano in uno stato
imtermediario, potevano scegliere tra vita o morte.
Eva, la madre dei viventi, era destinata mediante la suo ubbedienza, a dare vita a tutto il
genere umano, e a rendere l'uomo capace di realizzare la Koinonia con Dio. Purtroppo ella
scelse di cercare di realizzare il più profondi dei desideri impiantato da Dio nel suo cuore: la
divinizzazione. Cercare questo non era contro la natura, e non é un peccato, peró Eva ha
tentato di realizzare questo piano indipendentemente da Dio, prendendo l'iniziatva, volendo
non la partecipazione nella divinità mediante la grazia, ma essere lei stessa l'origine della sua
divinizzazione. Cosí faccnedo divenne come un ruscelo che vuole essere dipendente dal
sorgente, e quindi scegle la propria rovina, e non é affato la colpa del sorgente.
«Eva avrebbe potuto rifiutare la tentazione, e allora avrebbe acquistato la conoscenza
infallibile dall'albero della conoscenza del bene e del male, e dall'albero di vita abrebbe
ricevuto la vita eterna»18, cosi volendo essere assa stessa il fonte della sua propria divinità si é
staccata dalla causa della sua vita, cosí morí e ineritó la morte a tutta la sua discendenza.
«Eva poteva dire al serpente: se io fosse incapace di vedere, come tu dici, allora come posso
vedere cio che vedo, oppure se fosse incapace di distinguere tra bene e male come sussuri
come potrei allora discernere se cio che dici ora e bene o male? Perché allora sono capace di
sapere che la divinità é qualcosa di bene e che avere gli occhi aperti e un cosa bellissima? La
tua tentazione é un indice che noi possediamo veramene queste cose... purtroppo Eva non ha
detto queste parole con le quale ella poteva prevlalere sul serpente, ma invece fissó gli occhi
sull'albero e si precipitó verso la sua morte». 19
Però il peccato dell'uomo non puó essere un ostacolo davanti alla misericordia divina,
perció Dio ha continuato ad intervenire nella storia dell'uomo, illuminando i suoi passi tramite
sia la natura, ossia tramite la Sacra Scrittura: i tipi, i simboli e le profezie della scrittura.
Maria é venuta a completare ció che la sua madre Eva doveva fare, al posto di Eva la
disobbediente, Maria obbedí. E l'obbedienza di Maria non é una obbedienza ignorante o
naiva, ma profonda ed illuminata, una obbedienza meditante. E nel pensiero patristica

17
Sermones de fides, 20, 14-15.
18
s., 2,23.
19
C. Gen. 2,20.
orientale, non possiamo separare l'esistenza biologica dell'uomo dalla sua esistenza sirituale, e
la sua tendenza ontologica ad essere divinizzato. Questo fenomeno che i padri greci lo
chiamano «Theosis» che si adempie nell'esichia, che é lo stato dell'essere pronto a ricevere
nella meditazione e nel silenzio la parola di Dio, e ad unirsi alle sue energie divine increate (e
non alla sua essenza), i padri siri, Efrem incluso, lo chiamano «šelya» ( ‫)شِليُا‬, il silenzio della
meditazione davanti alla bellezza divina: «Quando l'Altissimo seppe che Adamo voleva
diventare Dio, ha mandato il Suo unigento, affinché sia capace di realizzare questo
desiderio».20
Questa vocazione ontologica della divinizzazione, cioè che l'uomo sia dio in Dio suo
creatore, di diventare partecipe nella «Koinonia» e nell'amore divini, e contemplare la
bellezza divina affinché raggiunga la pienezza della sua vocazione alla divinità.
Maria fu la prima a contemplare questa bellezza beata, nel silenzio del tempio prima,
dove ascoltava soltanto la voce del Signore al contrario della Sua madre Eva, poi nel sentire la
volontà di Dio attraverso l'archangelo Gabriele, ubbedì, e proclamò di essere alla
predisposizione di Dio. Era consapevole di tutti i pericoli che rischierà, però era una donna di
fede, non come Eva, sapeva che ciò che Dio ha detto é verità e nella fiducia assoluta in Dio,
fecce ciò che Eva doveva fare. L'esitazione di Maria davanti alla proposta dell'angelo non é
altro che la sua paura che il maligno la stia tentando come ha fatto con la sua madre Eva, dice
Efrem a nome di Maria: «io temo, o signore, d'assentire a te, poiché anche la mia madre Eva
quando assentì al serpente, che le parlava come fosse amico, della sua gloria fu strappata
via»21,e qui troviamo l'aspetto di Maria la fedele discepola, che conosce la scrittura e la
medita. Maria era consapevole che Eva diede al mondo il frutto della morte, e per Efrem,
nella sua obbedienza e consapevolezza la figlia Maria diede a tutto il genere umano il frutto
della vita, anzi l'albero della vita, Cristo, dal grembo suo.
Maria divenne cosí l'occhio luminoso che illuminó il mondo. Il mondo era nel buio non
perché il Sole della Giustizia, Gesú, non c'é piú, ma perché il mondo, in Eva, ebbe l'occhio
oscuro. In Maria il mondo riprese a vedere con l'occhio luminoso di Maria, «é chiaro che
Maria é la terra della luce, la terra mediante Maria fu illuminata. Il mondo ed i suoi abitanti
erano oscurati a causa di Eva l'origine di tutti i mali. Due simboli (Eva e Maria) che
assomigliano ad un corpo ed i suoi due occhi, uno cieco e scuro, l'altro invece é limpido e
luminoso che da a tutti la sua luce. Vedi allora che il mondo ha due occhi a lui dati, ed Eva é

20
C.N. 69,12
21
Inni alla Vergine 17,18
l'occhio scuro del mondo, il sinistro, mentre invece l;occhio destro, il luminoso, é Maria. Con
l'occhio scuro il mondo fu oscurato, la gente comminava brancolando ciampiando con le
pietre prendendole per dei, e chiamando verità il falso, quando fu illuminata con l'occhio e
con la luce celeste che fu in lui (Maria, la luce che era nel mondo e non fuori di esso), l'uomo
fu riconciliato»22. Questo tema lo ritroviamo nei nostri inni alla Vergine Maria, dove Efrem
dice: «Due vergini ebbe l'umanità: una cagione della vita, l'altra cagione della morte, da Eva
spuntò la morte, ma la vita da Maria». 23 Così Maria divenne la madre della sua madre,
perché, con la sua libertà, diede la vita a quella che scelse la marte con una liberta ammalata,
«la madre che era caduta, fu sorretta dalla figlia sua, e poiché quella si era rivestita delle
foglie della nidutà, questa intessè e dette a lei una stola di gloria»24, per maria spuntò la luce,
la quale scacciò le tenebre, che s'eran diffuse per mezzo di Eva offuscando l'umanità, e per
mezzo di Maria fu illuminato il mondo già tenebroso»25.
In tutto questo la libertà di Maria non era diminuita, e nella sua obbedienza alla volontà
del Signore la sua libertà ha aquistato il vero senzo della libertà. Maria fecce liberamente ciò
che Eva doveva fare. L'essenza della libertà di Maria e di Eva sono lo stesso, e la grazia e la
stessa per tutte le due donne, dice Efrem: «l'essenza della libertà é uno in tutti gli uomini, però
é come il miele che sembra amaro per un malato, così la libertà, la libertà dell'ingiusto é
malata mentre é sana quella del giusto»26. Così la libertà di Maria ha raggiunto la sua
perfezione nell'ascoltare la parola di Dio, perché la vera libertà é quella di eseguire il giusto,
di ordinare le priorità dell'uomo ad un solo scopo: il suo origine e la sua meta. Perquesto
Efrem vede sana la libertà di Maria, perché obbedendo a Lui essa aquistò il più profondo dei
suoi desideri, quella della divinizzazione, un desiderio non estraneo peró dalla costituzione
ontologica dell'uomo. La libertà di Eva era malatta perché cercava con i propri mezzi di
soddisfare il suo desiderio, lo stesso di Maria e di tutto il genere umano, ma in una maniera
sbagliata, per questo morì, perché facendo di se stessa l'origine della sua divinizzazione rifiutò

22
De Ecclesiae 37.
23
Inni alla Vergine 2,8.

24
Inni alla Vergine 2,9.
25
Inni alla Vergine 2,12.

26
De ecclesiae 2,18 ss.
Dio, e così facendo si staccò dalla sua causa di essere e di divenire, e la sua libertà risulta
malata perché ha causato la morte di tutto il genere umano. «Cosi ha sfigurato la libertà la
belezza di Adamo, perché essendo uomo, voleva diventare dio»27.
Ma Maria é anche la riparatrice della libertà dell'uomo, perché mediante la lobertà di
Maria, la misericordia divina riporta Adamo alla sua bellezza originaria, «la misericordia di
Dio abellò di nuovo la brutta figura di Adamo, quando Dio scese e divenne uomo »28, così al
posto di Eva, Maria divenne la nuova madre di tutti i viventi, Ella rialzò Eva cadente, e in
Essa la testa di Adamo si innalzó.

MARIA IL NUOVO EDEN

«Maria ha dato la frutta deliziosa al genere umano al posto della frutta amara che Eva
prese dall'Albero, e tutta la creatura ha goduto dal frutto di Maria, L'albero di Vita nascosta
nel Paradiso, é cresciuto in Maria e in essa é diventato grande, nella sua ombra si riposa tutta
la creatura, ed esso difonde il suoi frutti ai vicini ed ai lontani»29
I padri del mondo siriaco vedono nell'Albero di Vita un «Tipo» dell'opera salvifica di
Cristo, é un simbolo profetico della croce che ha dato al mondo il frutto della vita: Cristo.
Paragonano l'albero che nell'Eden diede un frutto che da vita con la Croce, sulla quale si é
steso il salvatore del mondo, il vero frutto di vita.
Sant'Efrem insiste molto nel corpus delle sue scritture su questa figura, paragonado, o
meglio identificando Cristo con l'Albero. E se Cristo é l'albero, allora, per lui, Maria sarebbe
il nuovo Eden. L'albero é cresciuto nel centro dell'Eden, e nel grembo di Maria é cresciuto
Gesù l'Albero della vera vita.
Dopo il peccato i progenitori furono espulsi dall'Eden, e un Angelo, un serafino con una
spada fu messo per sorvegliare la porta del paradiso. Cosi Maria, il nuovo Eden, fu riservata
dalle macchie del peccato all'immagine dell'antico Eden, perché Ella fu destinata a portare nel
suo orto Cristo l'albero della vita. Non é il caso ora di discutere quale peccato indenteva
Efrem, se é il peccato originale (e cosi Maria Sarebbe stata dichiarata l'immacolata

27
De verginitate 48, 15.
28
Ibid.
29
Inni alla Vergine 1, 9-10.
concezione sin dal quarto secolo), e intendeva altri peccati, tratteremo questo argomento in un
altro capitolo, contentiamoci adesso di studiare l'immagine di Maria come la purissima terra
dell'Eden. Se la prima Eden é un tipo di Maria, allora Maria é l'adempimento di questo Eden,
ed é il perfezionamento di questo tipo, come lo é Cristo per Adamo, la Croce per l'Albero o
Maria per Eva.
Il frutto che Adamo ed Eva, tutta l'umanita, desideravano mangiar, Dio lo mise nel
grembo di Maria affinché l'uomo ne mangi e sazii la sua voglia di divinizazione, e per questo
che Dio ha mandato il Suo unigenito, affinché l'uomo possa realizzare il suo desiderio innato,
il più profondo ed il più naturale, quello di essere partecipe alla divinità, «perché l'Altissimo
sapeva che Adamo desiderava diventare dio, allora ha mandato il suo Figlio per vestirsi di lui
(prendere la sua natura), per adempiere il suo desiderio»30. Per questo esclama S.Efrem «ha
capovolto tutti gli ordini il grembo della tua madre»31. Quindi il grembo di Maria era
partecipe nel portare l'uomo alla casa del Padre, allo stato iniziale di amicizia con Dio, allo
splendore dell'uomo destinato ad essere divinizzato. In Maria il serafino non sorveglia più la
parta dell'Eden, perché Maria é il nuova Eden, Tutta l'umanità é uscita dalla porta del vecchio
Eden in Adamo ed Eva, e in Cristo l'umanità intera ritorna allo stato di Koinonia con il Padre,
dalla sola porta della libertà umana, l'anti-tipo della libertà di Eva, quella di Maria.

MARIA IL ROVETO ARDENTE (ES. 3,1 )


Uno dei tipi principali che hanno a che fare con Maria é il roveo ardente che Mose vide
sul monte Sinai, infiammata ma senza essere consumata.
Il simbolo del fuoco é molto comune nei sacritti di Efrem:
-il fuoco simbolo di creature al di là dell'uomo, gli angeli che vengono chiamati spesso
da Efrem esserei di fuoco, come vediamo nel dialkogo tra Maria e l'angelo nell'inno .... di
Efrem a Maria.
-il fuoco simbolo della divinità, e la sua presenza é un simbolo della presenza divina,
della Šekinah divina, la presenza del Dio la cui essenza é fuoco, in questo senso lui dice:
«siete benedetti fratelli miei, perché il fuoco della compassione é venuta, consuma i vostri
peccati, purifica e santifica i vostri corpi»32, e in un altro luogo dice di Maria: «il fuoco é

30
C.Nisibena 69, 12.
31
De Nativitate Domini 11,7.
32
Epiphania 3,10.
intrato nel grembo, ha preso (si é vestito di) un corpo e si é rivelato»33. Dice ancora negli Inni
alla Vergine Maria: «nel suo seno ha abitato il Fuoco, e sul suo seno scese il Dio
meraviglioso, con le dita sue ha toccato la Fiamma, e sui suoi piedi ha portato il Sole, é
magnifica la sua storia, come potrebbe essere raccontata»34.
-Il fuoco é anche lo Spirito Santo che infiamma la creatura con il suo amore e la purifica
come l'oro.35
-Il fuoco significa anche l'Eucaristia: «la Spirito é nel Pane, il fuoco é nel Vino»36, il
brace ardente che fu avvicinato alle labbra di Isaia. No possiamo separare da Efrem il mistero
dell'incarnazione dal mistero dell'Eucaristia, l'Eucaristia é una continuazione
dell'incarnazione, senza l'incarnazione non sarebbe stato possibile l'incontre delle due nature
differenti, e senza l'Eucaristia l'incontro personale di queste due essenze non sarebbe stato
realzzato, in questo senso dice Efrem: «Ecco il fuoco e lo Spirito nel grembo della tua madre,
ecco il fuoco e lo Sprito nel fiume dove sei battezzato, fuoco e Spirito nel nostro battesimo,
fuoco e Spirito nel pane e nel calice»37. L'eucaristia é quindi una realizzazione personale
dell'incarnazione, ed é per Sant'Efrem la stessa realtà concretizzata in un altro modo: «chi é
degno del tuo abito O Signore? L'abito della tua umanità? Chi é degno del tuo corpo, l'abito
della tua divinità? Sono due abiti: l'abito della tua umanità ed il pane (;'Eucaristia) il pane
della vita»38

E quindi nel rovento ardente, efrem ha visto un simbolo dell'umanità fragile e


imperfetta, una essenza molto più debole che l'essenza del fuoco che l'inabita. In questo
roveto Efrem ha visto un tipo che si é realizzato in Maria, la figlia del uomo, l'essere terreno
nel quale abita il fuoco della divinità incarnata. Quello che gli esseri di fuoco temono fissarlo
l'ha abbracciato Maria senza brucciarsi. In questo ha visto Efrem un processo della

33
De fide 4,2.
34
Inni alla B. Vergine 4,3
35
EFREM,Commentaire de l’Evangile concordant ou diatessaron, X,4,
tr.L.Leloir,CSCO,Louvain,1953-1954, pp. 184,185.

36
De Fide 40,10.
37
De Fide 10,10.
38
De Fide 19,2.
santificazione della creatura intera, e sulla capacità di questa creatura di accogliere in se il
Divino, ed unirsi a Lui, senza essere distrutta. Una santificazione-riconciliazione tra creatura
e creatore mediante l'uomo, e precisamente, mediante Cristo e Maria, come una volta la
rottura tra creatura ed il suo Creatore venne mediante Adamo-Eva.
Maria é li roveto ardente visto e profetizzato da Mosè, ha abbracciato il fuoco senza
bricciarsi, é l'esempio, l'archetipo di ogni uomo che cerca di adempiere il suo sogno
primordiale e più profondo, quello della divinizzazione, cioè nell'essere inabitato da Dio, nel
suo corpo, nel suo intelletto e nello spirito suo. Così Maria é diventato il modello di quello
che contempla la bellezza divina, e cerca la divinizzazione mediante la grazia della Spirito
Santo, che cerca di abbracciare nel suo essere inperfetto il fuoco dell'amore divino senza
essere consumato.

MARIA LA PORTA REALE DEL TEMPIO (EZ. 44,1-2):


«Ezechiele con l'occhio della profezia ha visto la vegine figlia di Davide, e per la sua
virginità ha fatto un'immagine mediante la rivelazione divina. Il profeta, figlio della terra dei
caldei, ha dato a Maria una figura, e l'ha messa nel libro dei profeti, ha conservato la sua
storia nei Libri (Sacri) affinché ogni lettore possa capire il suo segreto: Dio ha rivelato al
profeta dell'esilio nel tempio davanti alle porte dei sacerdoti, una porta chiusa e disse a lui:
questa porta rimarrà chiusa, perché da essa entrerà IL Signore»39

‫ فقل للي اللرب‬.ً ‫ وك ن مغيق‬،‫«رجع بي إلى ب ب المقدس الخ رجي المتجه نحو الشرق‬
‫ ألن اللرب إلله االرا ُل دلد مخلل منله‬،‫ ال يافتح وال يدخل منه انس ن‬،ً ‫إن هذا الب ب يكون مغيق‬
.)2-1 ،44 ‫فُكون مغيق ً» (حز‬

Un'altra figura profetica che Efrem inserisce nei simboli mariologici. E un questa figura
Maria aquista più chiaramente l'immagine dell'uomo consocrato a Dio e separato dalla
comunità per essere al servizio di Dio (la terminologia ebraica Kadoš e quella aramaico-
siriaco Kadišā riflette chiaramente questo concetto). In questa tipologia vediamo che la porta
del tempio consacrato all'ingresso di Dio esclusivamente é il seno di Maria, e quindi il tempio
santo é il corpo di Maria. E nella visione antropologica semitica (almeno quella originale che
non ha subito l'influsso dell'antropologia tricotonomica della filosofia greca) dire una parte

39
Inni alla B. Vergine 4, 12-14
dell'essere significa designare la totalità dell'uomo, quindi dire che il corpo di Maria é il vero
tempio di Dio vuol dire che la totalità di Maria in quanto una entità corporale (fagrānāyā),
intellettuale (mahšabtanāyā) e spirituale (rūhanāyā) sono il tempio di Dio e quindi Maria,
nelle tre dimensioni è una santa (Kadištā) cioè separata di tutto il genere umano per essere la
proprietà del Signore.
Secondo Efrem il tipo della porta indicava il seno virginale di Maria, soltanto Dio entrò
dalla porta del tempio e soltonto Lui è intrato dalla purissima e custodita porta di Maria: la sua
virginità perpetua, anti-partum, in-partum e post-partum. Infatti queste tridimensioni della
virginità della Madre di Dio è molto cara per Efrem e la ripeta dappertutto nei suoi scritti,
Maria era vergine prima del parto, e nel parto i segni della virginità non sono alterati, , Maria
era vergine prima del parto, e nel parto i segni della virginità non sono alterati, perché «la
divinità é uscita lasciando la virginità ancora addormentata senza sentire niente»40, e da una
esegesi tipologica della porta di ezechiele arriviamo al punto che per Efrem la virginità di
Maria é rimasta intatta anche dopo il parto e per tutta l'esistenza di Maria.
Secondo Efrem, il concetto della virginità oltrepassa la sola dimensione corporale, cioè
la virginità fisica alla dimensione spirituale nella quale é inclusa quella fisica. E la libertà ed
il discernimento di Maria hanno un ruolo essenziale nel conservare l'integralità della virginità
di Maria. Anche qui troviamo un paragone Eva-Maria: prima che Eva pecasse nel cogliere il
frutto dell'albero disubbediendo la parola del Signore essa accettò l'idea del peccato e della
separazione dal Signore prima nella sua mente, l'esecuzione intellettuale anticipò quella
materiale. Questa caduta intellettuale entrò la facoltà cognitiva di Eva tramite il suo orecchio
quando essa ascoltò deliberatamente la proposta del maligno e l'accettò, e così portò il male
ad essa e da essa a tutta la sua discnedenza. Maria rovesciò questa procedura trasformando la
dannazione in grazia, ella ascoltò la parola dell'Angelo, qui un'essere spirituale paragonato al
maligno, e accettò la sua parola, e prima che porti la Parola, in questo caso diventato Uomo,
nel suo grembo l'accettò prima nella sua facoltà intellettuale, anche mediante l'ascolto,
simboleggiato da una maniera semitica molto materiale e concreto con l'orecchio, e dal
piccolo grembo del suo orecchio la Parola-Cristo entrò al suo grembo virginale: «dal piccolo
grembo dell'orecchio di Eva la morte entrò e vinse tutto, e dal nuovo orecchio di Maria la vita
è entrata e ha regnato sopra ogni cosa»41. In questo senzo Maria era simile alla porta sempre

40
Inni alla B. Vergine 12,4.

41
Inni de Ecclesiae 49,7, cf. De virginiate 6,9 ; 23,5;
chiusa del tempio, dal suo orecchio puro è entrato il Signore- Parola, e dopo questo prodigioso
ingresso l'orecchio di Maria, la porta del suo essere fisico (fagrānāyā), intellettuale
(mahšabtanāyā) e spirituale (rūhanāyā) rimase chiuso davanti ad ogni altra creatura.
L'esitazione che Maria sperimentò davanti all'annincio di Gabriele non è altro che la sua paura
di essere tentanta dalla stessa tentazione di Eva la Sua Madre: «Temo di accettare le tue
parole o signore (all'angelo), perché anche Eva la mia madre quando ha creduto (nelle parole
del) serpente che parlava come un giusto é stata privata subito dalla sua gloria»42, quindi
l'esitazione di Maria era causata dalla sua voglia enorme di custodire vergine il suo orecchio,
che rappresenta, come abbiamo già detto, l'ingresso per tutto l'essere di Maria: il corpo,
l'intelletto e lo spirito.
Cosí l'orecchio e la libertà di Maria divennero la porta dalla quale soltanto il Re entra al
Suo tempio Sacro, e come Dio é sceso una volta, nella pofezia di Isaia, e tutto il tempio fu
pieno della Sua gloria (cf. Isaia 6:1), cosi il Santo (Kadoš: separata in quanto natura dal
genere umano) é sceso su Maria, il tempio nuovo e sacro di Dio, la «Kadišta» cioè separata da
tutto il genere umano non in quanto natura, perché essa é la «figlia di Eva», «la figlia di
Adamo», «la figlia della nostra natura» (diversi connotazioni che Efrem utilizza per Maria),
ma in quanto separata per un disegno salvifico per essere la porta dalla quale Dio entra la
nostra storia, solo Dio e nessun altro. Il tempio fu pieno della gloria e della bellezza divine
nella «šekinah» divina nel tempio, e Maria divenne anche la piena di grazia, in essa abitò Dio
in persona.

MARIA L'ALBERO DEL MONTE MORIA:


«Nessun altro albero ha dato un altro capro (espiatorio) al mondo, ne nei tempi antichi
né in quelli nuovi, e nessun'altra vergine ha partorito senza un uomo: sono uno Maria e
l'albero, il capro fu steso sui rami e il No`stro Signore sulla Golgota, il capro ha rendento
Isacco ma il Nostro Signore ha redento tutte le creature». 43
Che altro simbolo che Efrem attribuisce a Maria é l'albero che abramo vide sul monte
Moria. Con questa analogia Efrem intende sottoloneare l'importanza del ruolo che la nostra
natura umana ha avuto nell'economia salvifica. Quando Abramo stava per sacrificare il suo
figlio per Dio sul monte Dio intervenne e mise in salvo il ragazzo che concretizzava tutte le

42
Inni alla B. Vergine 17,18.
43
Inni alla B. Vergine 5,7.
promesse date da Dio ad Abramo. Abramo vide un capro legato ad un albero, un capro
espiatorio che era destinato a portare il debito di Isacco e di tutto il genere umano. Isacco è
quindi il simbolo della nostra umanità che pativa il suo stato di esilio dalle promesse divine,
Abramo, il nostro padre nella fede, vedeva nel sacrificare il suo figlio, la fine di tutte le
promesse di Dio, questa stessa nostra natura umana simboleggiata da Efrem con Isacco,
ottenne la sua redenzione in Cristo il capro espiatore, nato da Maria l'albero che lo portava,
per questo sono uno e solo l'albero e Maria. questa redenzione divina non è accaduta
indipendentemente della nostra natura senza alcuna collaborazione dalla parte dell'umanità,ma
il Signore si è servito della natura che ha visto buona nel genesi, per adempiere questa
salvezza.
Questa visione positiva della natura e del ruolo della materia non è estranea dal pensiero
semitico e dall'antropologia giudaica e quindi giudeo-cristiana. In questo nostro caso, Dio si
serò dal capro e dall'albero per salvare Isacco, l'erede delle promesse divine, e si è servito di
Maria, l'albero della Nuova alleanza, per dare al mondo il Suo Figlio Unigenito per la
redenzione del mondo intero.
Nel dover sacrificare il suo Figlio, abramo speimentò la soltiudine e la notte della fede,
lui che fu promesso di una discendenza più delle stelle del cielo, questo uomo vecchio che
stava per uccidere il suo figlio, e che non capiva niente ma credeva soltante nella provvidenza
divina, vedendo il capro, il sacrificio sostituo di Isacco, ebbe di nuovo la speranza, e capì più
chiaramente, mediante la sua fede, il; progetto di Dio nella sua vita e nella storia della sua
discendenza, il popolo eletto.
Abramo, per Efrem, rappresenta l'umanità che pativa la separazione da Dio a causa del
peccato, perseguitata sempre dall'idea della morte, perdendo ogni speranza e non vedendo più
le promesse divine, piantate nella sua più profonda natura, cioè la chiamata all'uomo ad essere
partecipe nella vita divina, nella Koinonia con il Signore, questa stessa umanità vede in Maria
ciò che Abramo ha visto nell'albero, Maria l'albero che porta il capro espiatore che con il suo
sangue purificherà il mondo, e con la sua obbedienza renderà giustizia e cesserà il debito della
dissubbedienza di Adamo. La speranza che l'albero fece rinascere nel cuore di abramo lo fece
Maria nel cuore dell'umanità. La materia cadente e dannata non per natura ma a causa del
peccato dell'uomo, e che divenne causa di fragilità e di morte è satata batizzata nel sangue di
Cristo il Capro che Abramo vide sul monte Moria, l'attuale Gerusalemme, e che la
discendenza di Abramo, i figli di Isacco, il popolo eletto rivedrà la vera realizzazione di
questab profezia tipologica del vero capro espiatorio, che porta il peccato del mondo,
crocifisso sulla Golgota di Gerusalemme, che una volta si chiamava monte Moria.
MARIA L'ARCA DELL'ALLEANZA:
«O Vergine, i tuoi simboli furono messi nell'arca dell'alleanza , e la profezia ti diede
bellissime figure, e le mise nei Libri affinché possa capire ogni lettore, ti hanno proclamata un
vasso nuovo, il tuo Figlio è la Manna44. Lui era la sorgente che diede la vita al mondo
morente»45. Dice ancora Efrem nei suoi inni: «in Essa (Maria) Gabriele ha preparato un'arca
di alleanza per il suo Signore, in essa la natura umana, umile e miserabile ha incontrato la
natura divina che trascende tutte le passioni»46. «Gabriele non è venuto nel mondo per
anninciare la venuta di un mero uomo, ma il Dio-verbo l'ha mandato da Maria per preparare
in essa un'arca di alleanza nella quale lui scende e si incarne»47, «in me la tua patria, ed il
miogrmbo è la tua arca di alleanza, la tua dimora sono le mie ginocchia, con le mie mani ti
faccio un trono di gloria... e come gli angeli proclamo: benedetto sei nella dimora della tua
santità»48.

‫مريم ت بوت العهد‬


،»‫ وكراللي ك متللف‬،‫ي‬
‫ مسللكنف كيللى ركبت ل ح‬،‫ وحش ل ت ت ل بوت كهللدل‬،‫ي‬
‫«إن موطنللف ف ل ح‬
‫«فُه دد حضحر جبرا ُل ال امرال ت بوت كه ٍد لسُده وبه الطبلع البشلرت الخقُلر والو لُع دلد‬
،‫ يتلرمم هلذا التشلبُه فلي لكمل القلديم لفلرام‬.» ‫التقى ب لطبع اإللهي المتع لي كن اآلالم كيه‬
‫ وتتش ل به هللذه ال للور المريمُللم‬.‫ وال ا لُحم فللي لن شللُده المريمُللم‬،‫النثريللم منه ل والشللعريم‬
‫ إن تل بوت‬.‫ب ل ور األخرى من حُل لن الر ملريم فُهل ال ينف لل مطيقل ً كلن الر المسلُح‬
‫ا ل حمم خ ُ ل ً كُم ل يحتللوت لللوحي‬ ‫للندوق خشللبي مزخللري‬ ‫ الللذت هللو كن يللم كللن‬،‫العهللد‬

44
Efrem allude a Esodo 16: 32-33 «questo è l'ordine dato dal Signore: empine un
gomor, e si serbi nelle future generazioni, accio avvenga con qual pane io vi nutrii nel deserto,
quando foste quando fosti condotti via dall'Egitto, disse Mosè ad Aronne: "prendi un vaso,
mettici della manna quant'è la misura d'un gomor, e ponilo innanzi al Signore, acciò sia
conservato pei vostri discendenti"».
45
Inni alla B. Vergine 5,5
46
Inni alla B. Vergine 18,6.
47
Inni alla B. Vergine 33,18.
‫ي الذين لكط هم الرب لمواى كيى جبل اُن ء (خر‪10 25‬؛ ‪ )1 37‬ودد ك ن يو ع‬ ‫الو‬
‫لوالً فللي الهُكللل عللم بعد ل ٍذ فللي دللدس األدللداس‪ ،‬ويرافللت الُهللوم فللي تللنق تهم لو فللي حللروبهم‬
‫(خللر‪ .) 22 25‬إن هللذا التل بوت كل ن يعنللي ب لنسللبم لشللعب ب حضللور الللرب بُللنهم‪ ،‬يقللومهم‬
‫خ رج لرض م ر كبر نهر األرمن (يش‪ )6 3‬ويعطُهم الن ر في الغيبم‪ 1‬م‪.)7 5‬‬
‫ور لمريم العذراء ت بوت‬ ‫م مور مريم في كل هذا؟ دد رلى لفرام في ت بوت العهد‬
‫العهد ك ن يحوت كيمم ب التي لو ى بهل ب موالى كيلى الجبلل‪ ،‬وملريم دلد ا لحً خبل ءاً‬
‫لكيمللم ب المتجسللد الللذت حللل فُهل ‪ .‬لللذلف إنتقللل مللع لفللرام معنللى كيمللم ب مللن معنللى حرفللي‪،‬‬
‫للخر ‪ ،‬ولخللذ معنللى لبعللد‪ ،‬المعنللى ال للحُح‪ ،‬لت ب نفسلله‪،‬‬ ‫مجموكللم دللوانُن محفللور كيللى‬
‫وهكذا ا لحً ملريم تل بوت العهلد الجديلد‪ ،‬العهلد اللذت دل م بُسلوهللا المسلُح ب المتجسلد بلد‬
‫ي من حجر‪.‬‬ ‫العهد القديم الق م كيى و‬
‫وال ننسى شف كم مريم في ديب الكنُسم‪ ،‬مريم الض ركم لدى ابنه ‪ ،‬والمسلتمد ملن لدنله‬
‫العون والغيبم في القت ‪ ،‬فكم ك ن ي رخ األكداء حُن يلرون التل بوت برفقلم الشلعب القلديم‬
‫«إن ب فللي ال حم العللرال» ‪ (1‬للم ‪ ،)7 4‬كللذلف ي للرخ اكللداء الكنُسللم‪ ،‬الروحُللون مللنهم‬
‫(الهراطت والمبتدكُن في لي م لفرام) والجسديُن (األمم الوعنُم التي ك نً تحتل مدنهم)‪ ،‬حُن‬
‫ر‪ ،‬لقد غيبن ‪.‬‬ ‫يرون والد اإلله إن ب ح‬

‫‪48‬‬
‫‪Inni alla B. Vergine 7,5.‬‬
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