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Atti del Convegno Rarit, utilit e bellezza nellevoluzione sostenibile del mosaico paesistico-culturale Udine, 26-27 ottobre 2006

Punti di vista: un apporto della sociologia visuale all'analisi del paesaggio

PAOLO PARMEGGIANI Universit degli studi di Udine Questo contributo raccoglie alcune considerazioni metodologiche sulla sociologia visuale e riporta i primi risultati di una ricerca empirica sul paesaggio e lidentit Valle di Soffumbergo, un piccolo villaggio nella provincia di Udine. Grazie alla sociologia visuale vengono studiati quei segni visibili del panorama, dellarchitettura e della cultura materiale prodotti dalle trasformazioni demografiche, economiche e culturali negli ultimi cinquantanni. La metodologia utilizzata per raccogliere, analizzare ed interpretare i segni visibili una combinazione di ricerca fotografica basata sulla Grounded Theory [Glaser e Strauss 1967], di rifotografia e di interviste effettuate con la tecnica della foto-stimolo. Le immagini non sono solo fonte di dati oggettivi, ma possono anche divenire mezzi per far emergere i diversi significati attribuiti al territorio. Con il loro aiuto possono affiorare i diversi vissuti, i conflitti culturali palesi o latenti, i compromessi e le negoziazioni necessarie tra posizioni che privilegiano il valore dellutilit o quello della bellezza, quello di una tradizione agricola o di una economia post industriale, le nuove strategie di costruzione e rappresentazione dellidentit del territorio. Paesaggio e fotografia La sociologia visuale una disciplina che ha ispirato (in particolare in ambito anglosassone) numerose ricerche empiriche permettendo di ottenere risultati apprezzabili, non solo dal punto di vista documentale, ma anche della costruzione e verifica dipotesi culturali e sociologiche pi generali. A parte il rilievo fotografico realizzato con finalit geografiche, la tradizione italiana soffre spesso, a mio avviso, di un fuorviante intreccio tra finalit estetiche ed informative [Mattioli 1984]. Esistono molte produzioni di fotografi e archivi che hanno come soggetto il paesaggio rurale o il territorio e possono avere un valore dal punto di vista sociologico, ma ben poche sono state concepite funzionalmente per analisi metodologicamente definite (e quindi non estemporanee, non generalizzabili o estetizzanti). Di fatto, la rappresentazione del paesaggio ha una forte (e spesso inconsapevole) componente ideologica, sostenuta da una tecnica retorica sedimentatasi nel corso del tempo. Grafica, incisioni, fotografie sono tutte legate a convenzioni narrative e stili della rappresentazione riconducibili a differenti contesti storici. Italo Zannier sottolinea come Il paesaggio, la sua fotografia, ci offre unidea di realt che mascherata dallesigenza di mostrare, di illustrare (); queste fotografie sembrano piuttosto e al di l delle intenzioni, sogni di realt e a volte vogliono persino esserlo, mentre appaiono cos loro malgrado, senza che il fotografo ne avesse lintenzione. [Zannier 2000, 16]. Il paesaggio un elemento simbolico dellidentit e della cultura popolare, in cui si riversano e si ritrovano valori e mentalit. Se da una parte ogni fotografia di un panorama ha un evidente componente di denotazione indicale (oggettiva), per gli abitanti di quei territori ha anche una forte connotazione (culturale) [Barthes], che si traduce spesso in nostalgia o fascino verso panorami e scorci caratteristici che contengono, cifrati o evidenti, i segni di una cultura rurale ormai scomparsa [Zannier 2000]. La scelta dei soggetti, dei tagli compositivi, delle convenzioni artistiche condizionano tuttora (inconsapevolmente) il modo di fotografare il paesaggio, creando una sorta di immaginario collettivo che fa da costante metro di giudizio e riferimento iconografico.

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La fotografia e la sociologia visuale Per definire cosa sia la sociologia visuale necessario puntualizzare sinteticamente i rapporti tra sociologia, fotografia ed antropologia. La sociologia di Auguste Comte e la fotografia con Nicephore Niepce e Louis Jacques Daguerre iniziano entrambe il loro sviluppo attorno al 1830. Ci nonostante la sociologia del passato non ha fatto un adeguato uso della immagine come strumento di ricerca, cosa che invece avvenuta per altre discipline come lastronomia, la biologia o lantropologia. La fotografia documentaristica con funzione giornalistica e quella a fini dindagine sociale si sviluppa autonomamente e separatamente dalla ricerca accademica, dove la documentazione visiva assolutamente accessoria e sporadica Semplificando molto: mentre la fotografia ha cercato una legittimazione come arte, la sociologia ambisce al ruolo di scienza e per fare questo privilegia i metodi quantitativi. Laspetto qualitativo dellimmagine, il suo significato e valore assai pi complesso da gestire con metodologie condivise dalla comunit scientifica. Il fotogiornalismo, il documentarismo, il reportage sociologico non hanno queste preoccupazioni: la finalit stimolare la risposta emotivit del pubblico, comunicare e convincere piuttosto che analizzare i fenomeni che descrivono. Questa sovrapposizione tra finalit estetiche, di ricerca o di comunicazione continua ancora oggi alla base, mi sembra, di molte difficolt ed incertezze metodologiche nelluso della fotografia in sociologia. Bellezza o significativit La prima problematica, cos come emerge anche dallanalisi delle foto del paesaggio, pu essere sintetizzata nella dicotomia tra foto bella e foto significativa. A mio avviso lutilizzo della fotografia in sociologia visuale deve, almeno con alcune tecniche, stigmatizzare la specifica bellezza [Zannier 2000, 17]. Nella fase della ricerca, che implica la produzione e la scelta delle immagini, i criteri estetici sono altamente fuorvianti [Mattioli 1996, 406]: la bellezza un optional che risulta incommensurabile rispetto ai criteri di valutazione sociologica. John Collier acutamente nota come le immagini di un buon documentario e le belle fotografie hanno spesso un limitato valore analitico, proprio per la ragione che le rende immagini avvincenti ai nostri occhi sono spesso inquadrature che riducono la complessit del contesto o l'ambiguit del messaggio e sono spesso presentate a noi come una singola immagine, separata dalla pi ampia serie dalla quale sono state estratte. Delle buone immagini per la ricerca presentano una complessit, registrano associazioni e relazioni spesso non sono particolarmente degne di nota al primo sguardo e ci vuole del tempo per leggerle.[Collier 2001, T.d.A.] La nostra cultura iconica ci condiziona invece a valutare, a scegliere inconsapevolmente e a fotografare soggetti, sfondi, panorami in base al nostro senso del bello ed in base a stereotipi visuali . Se lestetica non un criterio di scelta, bisogna definire cosa viene individuato come pertinente ed euristico. In sociologia secondo John Scott [1991] le fotografie dovrebbero essere trattate come testi il cui significato viene interpretato come ogni altra fonte documentale e valutate secondo quattro criteri: l'autenticit, la credibilit, la rappresentativit, e il significato. Per Costantino Cipolla unimmagine per essere definita informatore sociale deve rispondere a precisi criteri metodologici di validit, attendibilit, comparabilit, coerenza, convergenza [Cipolla 1993: 30]. Unaltra vexata quaestio (mai superata metodologicamente e strettamente legata alla precedente) determina e caratterizza quellambiguo valore conoscitivo attribuibile alla fotografia: quella cio di essere considerata di volta in volta oggettiva o soggettiva, documento fedele o espressione personale. Molti ritengono che limmagine derivi dalle sue qualit iconiche [Peirce] il proprio status di fonte di dati: la prima condizione, quindi, che cinema e fotografia siano in grado di restituire una sorta di riproduzione della realt. [Mattioli 1996, 396]. Altri, invece, enfatizzando il versante soggettivo delle rappresentazioni, studiano laspetto culturale del visivo o giungono alla conclusione che la realt stessa ad essere costituita attraverso rappresentazioni [Seppanen 2005, 51]. Le tecniche La sociologia visuale si sforzata di ricomporre quella separazione storica tra tecnologie audiovisive e ricerca affrontando in modo variegato quelle dicotomie e ambivalenze di cui abbiamo parlato.

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In effetti le analisi (qualitative o quantitative) in sociologia visuale possono avvenire su due versanti principali1 [Worth, Faccioli]. La prima categoria vede il sociologo operare in prima persona per creare od usare immagini a fini di ricerca, con un metodologia che pu essere definita sociologia con le immagini. In questo caso limmagine viene considerata uno strumento per raccogliere informazioni, ovvero una fonte di dati per lanalisi dei comportamenti o dellambiente . La foto o il video sono registrazione e ripetizione delle cose del mondo. La seconda categoria riguarda lanalisi sulle immagini: una rinnovata riflessione teorica basata sullapproccio fenomenologico centrato sul soggetto e sul vissuto (inteso come esperienza esperita e sensibile) utilizza invece limmagine come indice della soggettivit, come testo prodotto allinterno di specifiche relazioni sociali. In questo caso il focus posto sui dati sociali, storici e culturali che ha influenzato la produzione di particolari immagini o la loro interpretazione. La categoria comprende quelle immagini che gi sono state prodotte, esistono e circolano in una data societ e che sono funzionali alla comunicazione visuale interpersonale o massmediatica (dalle istantanee personali allo studio delle foto di moda). Con questapproccio culturologico i sociologi esplorano prevalentemente il sistema segnino (o semeiotico) dei differenti sistemi di comunicazione visuale [Harper 1993:16]. Anche se di fatto questi due approcci si sovrappongono, lambito di ricerca della sociologia visuale con le immagini riguarda lo studio di dati raccolti con la macchina fotografica e altre tecnologie di videoregistrazione. Gli studi documentano ed analizzano alcuni aspetti che possono essere riassunti nei termini di segni della differenziazione sociale, dei comportamenti sociali, dellambiente antropizzato e dei documenti della cultura materiale. Quindi la sociologia con le immagini utilizza questi strumenti come fonte di dati per lanalisi dei comportamenti sociali o dellambiente. Tra le tecniche utilizzate nelle ricerche con le immagini possiamo evidenziare la ricerca videofotografica sul campo (o la esplorazione con la telecamera di elementi visuali dellorganizzazione sociale), la ri-fotografia, la videoregistrazione dell'interazione, l'intervista con foto-stimolo (o fotoelicitazione) [Faccioli e Losacco 2003]. - Nellambito della ricerca video-fotografica sul campo degna di nota la metodologia degli shooting scripts che fonde la sociologia visuale, la strategia etnografica di lavoro sul campo e la documentazione fotogiornalistica [Collier e Collier 1986, Rothstein 1989; Gold 1994; Suchar 1997]. La metodologia della ricerca di tipo induttivo e ha un diretto collegamento con la teoria sociologica della Grounded Theory che cerca di far emergere nella ricerca non solo una descrizione dei fenomeni osservati, ma anche una serie di proposizioni teoriche ad un livello di astrazione sempre maggiore. Si basa sulla generazione di categorie concettuali per la raccolta, organizzazione e analisi degli elementi visuali rilevati [Suchar 1997] iniziando da un esteso rilevamento (inventario visivo). - La ri-fotografia o crono fotografia molto utilizzata nelle ricerche, specie in presenza di archivi e parte dal presupposto che qualunque tipo di documento fotografico, se inserito in una serie storica, consente una serie di rilevazione di permanenze o cambiamenti ambientali. Si tratta essenzialmente di una comparazione storica di fonti: la stessa scena viene rifotografata a distanza di tempo e la comparazione diacronica consente di evidenziare elementi scomparsi, comparsi, modificati che risultano significativi. E un metodo ormai consolidato2 e John Rieger [1996] lo teorizza compiutamente. - Nella tecnica della foto elicitazione il valore polisemico dellimmagine viene utilizzato come opportunit di proiezione di temi e valori soggettivi raccolti con il metodo dellintervista, per cogliere il punto di vista del soggetto (il concetto weberiano di Verstehen) e per formulare domande inerenti realt sociali, culturali e di comportamento [Curry e Clark 1983, Collier e Collier 1986; Harper 1987]. Il ricercatore pu iniziare () fotografando un soggetto o un ambiente sociale, ma poi si rivolge al soggetto per la definizione del significato delle immagini. In questo processo, chiamato foto stimolo, il ruolo del ricercatore e del soggetto vengono modificati. Lintervistatore, pi simile ad uno studioso del soggetto, eviter di porre domande che () A

La distinzione stata introdotta da Worth [1981]. Vedi per una trattazione estesa di aree, metodi, tecniche ed esempi Un esempio di ri-fotografia , ad esempio, quello che Italo Zannier realizza in Valcellina [Zannier 1979, 139].

Patrizia Faccioli e Giuseppe Losacco [2003]


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mano a mano che il soggetto studia le immagini del suo mondo per poi spiegare quale significato i vari elementi assumono per lui o per lei, lintervista genera informazioni radicate in profondit nella fenomenologia del soggetto. Una fotografia o un testo scritto che richiami elementi del mondo che appartiene al soggetto, origina associazioni, definizioni o idee che altrimenti passerebbero inosservate.[Harper 1993: 27]. Secondo Patrizia Faccioli Lipotesi , allora , che attraverso le foto-stimolo si possa riuscire a studiare il modo in cui le persone percepiscono il proprio mondo, senza strutturare tale percezione degli intervistati attraverso le domande stesse o, in altri termini, evitando larbitrio di una tecnica che pretende di indagare una cosa mediante uno strumento di ricerca che decide, con la propria formulazione, che cos la cosa (Adorno 1972 , 88. [Faccioli 1996, 411] Le ricerche sociologiche sulle immagini studiano la comunicazione visiva come indice della soggettivit o della cultura, mettono a fuoco quei dati sociali, storici e culturali che ha influenzato la produzione (e il consumo) di particolari immagini o la loro interpretazione [Faccioli e Losacco 2003]. In questo caso si parla di interpretazione del vissuto (per identificare significati simbolici personali o una ideologia o uno stile culturale) e di spiegazione cio il processo di identificazione dei significati simbolici di immagini che sono state prodotte allo scopo di raccontare una storia, ad esempio film di fction, fotografie, fumetti, storie illustrate [Faccioli e Losacco 2003:9]. Oggetto della disciplina pu essere quindi lanalisi delle forme con cui si esprime la cultura materiale (dalle decorazioni delle suppellettili, al paesaggio alla moda) cos come quella dei messaggi audiovisivi prodotti nel circuito mass mediatico (dalla pubblicit su carta stampata allinformazione televisiva). Tra le ricerche sulle immagini, ricordiamo [Wagner 1979, Faccioli 2003] la produzione di immagini da parte dei locali (native image making), in buona parte ispirate agli esperimenti di Worth e Adair [1972] con i Navajo. Questo spostamento del fuoco dellanalisi dallimmagine come registrazione della realt a immagine come rappresentazione costruita socialmente viene proposto in particolare dai Cultural Studies . Stuart Hall [1997, 24- 25] sostiene che il tema della rappresentazione pu essere affrontato da tre punti di vista differenti. Il primo rappresentato dalla concezione della rappresentazione come riflesso della realt. Il secondo afferma che la rappresentazione un documento intenzionale e soggettivo e quindi importante esplicitare i significati che l'autore del messaggio intende veicolare con quella particolare forma di rappresentazione. Il terzo punto di vista considera l'immagine come una costruzione: la rappresentazione stessa a costruire la realt. Diviene quindi illogico confrontare una rappresentazione con una realt supposta esterna, essendo la realt stessa costituita attraverso rappresentazioni. Queste rappresentazioni sono politiche nel senso che esiste (nel complesso processo di produzione) un piano di azioni che privilegia (scegliendo, privilegiando o escludendo) alcune modalit di visualizzazione in favore o a scapito di altre. Con il concetto di politcs of representation Hall (1997:8) intende quindi un piano di azioni che adotta alcuni modi di rappresentare a scapito di altri non usati. In questo contesto i visual order sono le costanti, le regolarit, spesso i presupposti impliciti: sono ad esempio ci che pu essere visto in un dato contesto e ci che non viene rappresentato e definire il visibile e l'invisibile nell'ordine visuale significa analizzare il potere, valori e norme connessi ad esso[Foucault 1986]. Sintetizzando le problematiche descritte fin qui , mi sembra che lo specifico della sociologia visuale si distingua da altre discipline che utilizzano limmagine valorizzandone lestetica, la funzione di archivio storico di dati, il suo valore topografico, la sua differenza culturale. Si concentra sulla relazione tra limmagine e gli uomini di quella specifica societ. Il dato visuale solo un indizio (nel senso di indice come lo definisce Peirce) di una scena di cui bisogna far riemergere ed interrogare gli attori sociali implicati. Questi attori sono spesso occultati, nel senso che, tradizionalmente, lautore della foto, il soggetto fotografato o lautore delloggetto fotografato nella foto, o infine lo spettatore utilizzatore della foto non hanno pi la possibilit di esprimersi a riguardo, lasciando allimmagine laffascinante ed illusoria funzione di parlare da sola. In altre parole il focus dellanalisi passa dallimmagine (e dalla informazione che riteniamo rappresenti) alla sua relazione con le persone, alla epifania dellautore o dei soggetti implicati nella rappresentazione. In questo processo (metaforicamente un procedimento di esplicitazione di una verit condivisa in un gruppo sociale) i contesti descritti dai testimoni reali permettono di situare un significante visivo isolato (la fotografia) nel suo sistema (nei diversi sistemi) o codici culturali. 4

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Definire il contesto di produzione, il contesto culturale del soggetto, il contesto nel sistema degli oggetti o il contesto di fruizione sono essenziali per capire funzioni e valori dellimmagine 3. Una ricerca empirica Valle di Soffumbergo un piccolo borgo rurale del Friuli orientale (comune di Faedis), alle pendici del Monte San Lorenzo alla quota di 685 metri. E abitata da friulani e da parlanti un dialetto sloveno, che chiamano il paese Podcirku (sotto la chiesa). La storia del luogo legata al sottostante castello di Soffumbergo.4 (La comunit, che nel corso dei secoli si era sviluppata fino a raggiungere nel 1950 una popolazione di circa 400 persone grazie ad una economia basata sull'agricoltura e all'allevamento, a causa dell'emigrazione ha subito un costante spopolamento: oggi conta solo 16 residenti. Come molte altri piccoli borghi italiani tenta di contrastare questo declino puntando sul turismo. In particolare l'associazione Pro loco, attiva dal 1983, ha promosso alcune manifestazione (la pi famosa chiamata "Festa delle castagne e del miele di castagno") che hanno richiamato migliaia di turisti (e hanno contribuito a diffondere lo slogan "Valle - il balcone del Friuli" che mette in rilievo la vista panoramica sulla pianura). In questa localit ho iniziato a fare fotografie dal 1978 ed ho prodotto pi di un migliaio di fotografie utilizzando diverse tecniche di sociologia visuale. Di fatto,per raccogliere, analizzare ed interpretare le immagini ho integrato la Grounded Theory, la ri-fotografia e la tecnica delle interviste con fotostimolo. Di questo work in progress, per ragioni di sintesi, presenter solo alcuni esempi. La ri-fotografia Perfino da una cartolina si pu ricostruire quella storia sociale che ha definito le linee di confine tra le differenti zone e riconoscere i segni delle pratiche quotidiane, specialmente se viene contestualizzata in una serie storica (ri-fotografia). Della serie di immagini di cui dispongo (1960: cartolina, 1978, 1985, 2003, 2006) riporto qui quella che ho realizzato nel 1978 quando era gi impossibile raggiungere il punto di ripresa dell'immagine precedente a causa della vegetazione cresciuta nel frattempo. Si nota una donna nell'orto, il numero delle coltivazioni gi diminuito rispetto alla precedente.

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Come ci ricorda Saussure possiamo individuare il significato di un segno solo se lo inseriamo allinterno del suo sistema.

Il castello di Soffumbergo (dal tedesco medievale Scharfenberg, "monte aguzzo"), costruito nel XI secolo deve la sua

importanza soprattutto al fatto che per molti secoli fu il soggiorno estivo del Patriarca di Aquileia.

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1978

2003 Nel 2003 si nota un aumento dei prati, a scapito delle coltivazioni, la scomparsa dei covoni, una serie di antenne radio-televisive sullo sfondo. I piccoli dettagli visivi marcano radicali trasformazioni economiche e sociali. Losservatore pu, specie quando i prati sono falciati, riconoscere come quasi tutti i terreni siano in pendio, corretti con dei terrazzamenti e una sistemazione colturale a giropoggio. Il terreno caratterizzato dall'alternanza fra colture differenti e un seminativo arboreo. Ora questo paesaggio presenta molte aree inutilizzate, incolte, abbandonate a causa della marginalit e delle improduttivit del sistema agrario. Come afferma MacDougall [1994. 265] importante notare non solo quello che c' nella fotografia, ma anche i "segni delle assenze". Quello che colpisce nella comparazione di foto su cambiamenti

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urbanistici, sulla demolizioni di edifici, sulle nuove costruzioni che molti cambiamenti avvengono senza lasciare alcuna traccia visibile. Se queste osservazioni si possono rilevare anche dalle foto aeree (1957, 1977, 2003), ascoltando gli abitanti si evidenziano pratiche e valori invisibili per i nuovi arrivati. Ad esempio la latteria turnaria, che serviva a raccogliere il latte prodotto dalle poche vacche degli abitanti era il principale centro economico in quanto con la produzione del burro e del formaggio era possibile guadagnare qualcosa. Oggi nel borgo non esistono pi mucche. L'allevamento si concentrato in una unica fattoria fuori del paese. Nel confronto tra due foto si rileva come la latteria non abbia lasciato alcuna traccia visibile: oggi esiste solo nelle 16 memorie personali dei residenti pi anziani.

fotografia del 1991 sovraimpressa ad una del 2003

2003

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Ma se approfondiamo il valore sociale ed affettivo emerge come con ledificio sia scomparsa anche una istituzione: una cooperativa sociale che, assieme al CRAL era una risorsa economica e un luogo dove stringere e consolidare relazioni anche con gli abitanti delle frazioni vicine.. La fotostimolo Dal confronto tra le foto aeree si pu leggere l'estensione dei terrazzamenti e delle coltivazioni, il progressivamente abbandonate contemporaneamente al diffondersi della vegetazione boschiva. E' evidente anche la costruzione della strada verso Colloredo e Raschiacco, che negli anni 60 avr un ruolo decisivo nelle trasformazioni del paese. Queste dati visuali hanno dei risvolti culturali che la tecnica dellintervista basata su delle immagini pu far emergere. Il primo esempio riguarda i cambiamenti che la nuova strada ha operato anche a livello di percezione del paesaggio agricolo per i residenti. Una informatrice racconta: e dopo l per dove ha tagliato la strada nuova, ha cambiato anche il... ha cambiato tutto. L in quel grande tornante, l, prima di venire alla Madonnina, l nostro, l della curva nostro...per vede non, non...non si ci orizzonta come prima che non era la strada. Prima era un sentiero, ma non era la strada, non era la curva, cambia faccia, non so come spiegarmi, diverso, certo si riconoscono le piante, ma quando si lascia abbandonato, diventa tutto rovo, tutto spine, tutto bosco, cambia faccia. Eh s, s... Oltre alle foto su Valle rilevante considerare il panorama da Valle. Dagli anni 70 una delle ragioni dell'acquisto di case di emigranti da parte di persone non residenti stato il valore estetico della vista sulla pianura, che pu giungere fino al mare. L'associazione Proloco ha coniato lo slogan Valle, balcone sul Friuli, che sintetizza la volont di promuovere gli aspetti ambientali-paesaggistici. Un aspetto spesso non preso in considerazione invece come questa vista viene interpretata dalle diverse componenti sociali. Riporto qui i commenti riuniti a due persone a cui ho chiesto di descrivere l'immagine. La prima una persona che trascorre solo le vacanze estive, la seconda residente a Valle.

Il secondo informatore inverte la priorit primo piano/ sfondo adottando una scala di valori completamente diversa:

Questa Valle di notte, la chiamano il terrazzo del Friuli. Bellissimo, quando guardavi la sera sembrava di guardare New York, tutto luccicava. Bello Ma questo camino di chi ?... Di XX? Perch brutto, rovinato, questo tetto qua. (...) Che non sia dXY? S, di XY

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Nella foto si notano i ripetitori radio televisivi e telefonici a ridosso delle abitazioni. Questo proliferare delle antenne ha creato una divisione all'interno della localit tra coloro che ne hanno ricevuto un beneficio economico, affittando i terreni, e coloro che ne mettono in rilievo i risvolti negativo sull'inquinamento elettromagnetico e il danno ambientale - paesaggistico. Parte delle trasmissioni sono cessate ma la maggior parte degli impianti non sono stati smantellati nonostante la manifesta inopportunit o illegalit della localizzazione. Un residente: Hanno venduto tutti pezzi su per l per le antenne, e mi chiedevano anche a me. Io ho detto non vendo quello che mi ha lasciato mio pap. Se mi serve vengo a tagliare su un legno, se no che stia l. Non ho quello da vendere, io. I newcomers hanno una particolare sensibilit per le risorse ambientali e gli aspetti panoramici, ma molti tra questi rilevano come, daltra parte, ora sia possibile usare i cellulari e quindi sia necessario scendere ad un compromesso tra bellezza paesaggistica e tecnologia. Nella foto si nota anche la parabola per la ricezione delle trasmissioni satellitari: un segno visibile della crescente globalizzazione. Nella ricerca su Valle dallanalisi ripetuta 5 delle immagini, dalle interviste con fotostimolo e dal confronto con la letteratura esistente emerge chiaramente un processo di negoziazione tra vecchi residenti e nuovi arrivati. Ad esempio la dicotomia tra pubblico e privato, tra norme sociali condivise e libert personale si evidenziano nel differente modo di delimitare i confini. Una volta erano tramandati da una cultura orale condivisa e venivano visivamente marcati da una semplice pietra o un albero; oggi vengono sottolineati e rimarcati con recinti e cartelli, anche per evitare trasgressioni da parte di estranei (che non condividono le stesse conoscenze).

A mio avviso una delle metodologie di tipo qualitativo pi utili la Grounded Theory. Senza scendere nello specifico, rilevo come la necessit implicita di realizzare una sorta di inventario molto esteso di fotografie, lopportunit di non cer care la conferma visiva alle proprie ipotesi, lelaborazione di categorie e concetti a partire dai dati per successive astrazioni ed infine limprescindibilit di una osservazione ed interpretazione ripetuta nel tempo delle stesse immagini siano tutti fattori particolarmente euristici.

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In questa foto del 2006 si nota un contrasto tra confini: la strada pubblica viene ridefinita dal segnale di propriet privata. Lappezzamento trae il suo valore non pi dalla redditivit agricola ma dalla doppia funzione di parcheggio e luogo panoramico. Un residente ricorda: Si conoscevano tutti, l'organizzazione del villaggio era tribale come delle trib africane ogni famiglia sapeva i suoi beni, ma anche i beni degli altri, anche delle persone.() I recinti non c'erano, si entrava direttamente, non dico nelle case, ma alla porta.

2006: turisti alla Sagra delle Castagne (organizzata dalla Proloco) con bottiglia di vodka e gubana di castagne 10

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Anche nella cultura gastronomica le trasformazioni sono molto significative e vengono interpretate diversamente dai residenti di lunga data e dai portatori di una cultura globalizzata. A quando era molta gente nera miseria a quei tempi ma tanta. () si puliva le castagne cio le scarte si mettevano in parte e si portava a casa e le belle grosse si vendeva. E con quelle scarte alla sera tutta la sera una ad una pignatona cos per il maiale. (...)Si mangiava, come mangiare si mangiava castagne, per qualcuna si metteva anche a seccare le castagne, sui pavimenti () si sbucciava e poi si faceva il mattino piene le tasche. Si doveva alzarsi presto se no non toccavano la pi svelto se ne metteva di pi nella tasca. Castagne! Si mangiavano direttamente (secche) cos venivano belle dolci. Nella sagra delle castagne oggi viene offerta anche la crostata di castagne e la gubana di castagne (ricette che reiventano la tradizione elaborando e fondendo differenti influssi), ma soprattutto laspetto del marketing territoriale che viene difficilmente compreso dai portatori di una cultura contadina in estinzione. Una cultura che stata per secoli fortemente conservatrice e restia ad accettare cambiamenti provenienti dallesterno Mia madre era di Reant (villaggio a pochissima distanza NdA), pi bassa e pi calda, dove avevano lusanza di trapiantare negli orti delimitati, mentre qui a Valle avevano i campi e nei campi riservavano dei pezzi dove seminavano il radicchio da taglio. Mentre a Reant sapevano trapiantare le lattughe, anche adesso difficilmente lei trova uno qui che trapianta, a Reant lo facevano. Quando mia madre venuta su (a Valle) ha cominciato a farlo, ma nessuno le andava dietro, no, no si deve seminare e basta. Il modo di fare i covoni di fieno: la forma cambiava; la lavorazione della terra hanno perfezionato di padre in figlio e non hanno voluto cambiare. La trasformazione dell'identit in questo villaggio della societ post industriale segue dinamiche della glocalizzazione [Robertson 2004] in un contesto che Bauman [2003] definisce modernit liquida. Nel borgo (come in tantissimi altri) da alcuni decenni si assiste ad una rapidissima accelerazione nel contrasto ed ibridazione tra il locale e il globale. Il confronto avviene anche tra la cultura ed economia agricola e quella post-industriale, tra la lingua slovena, quella friulana e litaliano, tra i residenti e i turisti. Le differenze (rilevanti tra vecchi residenti e nuovi venuti) affiorano e si ricompongono nella nuova arena della Pro Loco, che ha sostituito in buona parte le tradizionali istituzioni sociali di gestione delle decisioni civiche e del potere e che ha adottato una strategia di rilancio e re-invenzione dell'identit locale. La sociologia visuale legge ed interpreta questo scenario come uno schermo in cui si proiettano le immagini del passato, del presente e del futuro immaginato, in un incessante lavoro di creazione, rappresentazione e negoziazione della propria identit. Riferimenti bibliografici Adair J. e Worth S., 1972, Through Navajo Eyes. An Exploration in Film Communication and Anthropology, Indiana University Press, Bloomington Ind. Bauman Z., 2003, Modernit liquida, Roma - Bari, Laterza. Chiozzi P., 1993, Manuale di Antropologia Visuale, Milano, Unicopli. Cipolla C. e Faccioli P. (a cura di), 1993, Introduzione alla sociologia visuale, Milano, Franco Angeli. Cipolla C., 1993, L'apporto della comunicazione iconica alla conoscenza sociologica: un bilancio metodologico, in Cipolla C. e Faccioli P., 1993, pp. 11-48. Collier J. Jr. e Collier, M., 1986, Visual Anthropology: Photography as a Research Method, Albuquerque, University of New Mexico Press. Collier M., 2001, Approaches to Analysis in Visual Anthropology in van Leeuwen T. e Jewitt C. (a cura di), 2001, Handbook of Visual Analysis, London, Sage. Faccioli P. e Losacco G., 2003, Manuale di sociologia visuale, Milano, Franco Angeli. Faccioli P., 1996, Sociologia visuale ed approccio fenomenologico nello studio della marginalit sociale, in Cipolla C. e De Lillo A., 1996, Il sociologo e le sirene. La sfida dei metodi qualitativi, Milano, Franco Angeli, pp.409-422.

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Rarit, utilit e bellezza nellevoluzione sostenibile del mosaico paesistico-culturale Udine, 26-27 ottobre 2006

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