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Neuroinfiammazione
La risposta efferente del nervo Vago, si concretizza (dopo aver integrato le informazioni a livello troncoencefalico e ipotalamico) tramite
stimolazione del Sistema Enterico, a rilasciare Acetilcolina, un neuromodulatore che dimostra di avere un effetto anti infiammatorio sulle
cellule dell’immunità
L'azione anti-infiammatoria appena descritta, avviene grazie alla sotto regolazione dell'espressione del corecettore CD14 (presente su
monociti e neutrofili e che riconosce LPS) e del recettore TLR4 presente sulle cellule immunitarie, e dunque reprimendo l'attività del NF-
Kb ( un fattore di trascrizione), diminuendo in questo modo, la sintesi ed il rilascio di citochine pro-infiammatorie da parte dei macrofagi
intestinali (GALT).
• La classica distinzione tra disordini infiammatori e neurodegenerativi del sistema
nervoso centrale (SNC) sta progressivamente sfumando, parallelamente alla migliorata
comprensione dell’intima natura dei processi patologici che sono alla base di tali
disordini. I processi infiammatori hanno un ruolo importante nella fisiopatologia dei
disordini primariamente neurodegenerativi, quali la sclerosi laterale amiotrofica, la
malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson; d’altra parte, la neurodegenerazione si
sovrappone ai processi primariamente infiammatori del cervello e del midollo spinale,
come accade nella sclerosi multipla (SM). La ricerca di laboratorio compiuta negli
ultimi anni ha messo in evidenza una complessa, e ancora incompletamente nota,
interazione tra sistema immunitario e funzione/disfunzione neuronale. A tale riguardo,
specifiche citochine infiammatorie quali il tumor necrosis factor-α (TNFα) e
l’interleuchina 1β (IL-1β) sembrano essere all’interfaccia tra sistema immunitario e
sistema nervoso: sono infatti rilasciate in risposta a molteplici stimoli in grado di
attivare la risposta immunitaria e interagiscono con l’attività delle cellule gliali e
neuronali, modulando per esempio la sensibilità delle sinapsi all’attivazione di recettori
di membrana per il glutammato, per il GABA o per gli endocannabinoidi, e regolando il
rilascio di neurotrasmettitori quali la dopamina.
La neuroinfiammazione e lo
stress ossidativo hanno un
ruolo chiave nell’insorgenza e
nel decorso delle malattie
neurodegenerative,
demielinizzanti e nei disordini
psichiatrici e del
neurosviluppo.
Neuroinfiammazione: un po’ di storia…
1. La neuroinfiammazione e le encefaliti
• Storicamente, la neuroinfiammazione è stata inizialmente affrontata
come argomento di ricerca solo relativamente allo studio delle
encefaliti. L’encefalite è definibile come un processo infiammatorio
sviluppatosi a livello cerebrale, e può essere classificata in: encefalite
primaria, quando l’infezione origina direttamente a livello encefalico,
encefalite secondaria, quando invece è una conseguenza di uno stato
infiammatorio organico esterno al cervello, ed una encefalite
autoimmune, provocata da una risposta anomala del sistema
immunitario dell’individuo.
Un po’ di storia…
• Tra il 1916 e il 1925, subito dopo la prima guerra
mondiale, venne riportata una devastante epidemia di
“encefalite letargica”.
• L'encefalite letargica (o encefalite epidemica o encefalite
di von Economo-Cruchet) è una patologia infiammatoria
dell'encefalo, dovuta a un virus non ancora identificato,
che ha infierito sotto forma di pandemia dal 1916 al 1925.
• Fu descritta per la prima volta dall'austriaco Constantin
von Economo e dal francese Jean-René Cruchet, e
acquistò la definizione di "letargica" dall'ipersonno che ne
caratterizzava la sintomatologia.
• Oltre al sonno si associavano sindromi
extrapiramidali, disturbi neuropsichiatrici quali
il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), disturbi della
condotta, catatonia, mutismo e apatia.
Un po’ di storia…
teoria “macrofagica della depressione”, così come inizialmente definita da Smith, ed oggi riconosciuta come “teoria della
depressione basata sulle citochine”.
Le molecole pro-infiammatorie correlano positivamente con la gravità della sintomatologia depressiva e l’utilizzo di
antidepressivi riduce il rilascio di fattori infiammatori circolanti, incrementando la IL 10.
Anche i fattori di crescita neuronale hanno un ruolo importante nei meccanismi di neuroinfiammazione.
I pazienti affetti da depressione maggiore presentano bassi livelli della neurotrofina BDNF (brain-derived neurotrophic
factor): studi recenti mostrano come i pazienti che presentano, alla baseline, livelli maggiori di BDNF rispetto al
decremento generale riportato, hanno anche una risposta migliore agli antidepressivi, in particolare agli SSRI
Cervello e sistema immunitario (1.)
• Il cervello non possiede un proprio sistema immunitario
specifico.
• Il primo elemento che protegge meccanicamente
(fisicamente, con la propria presenza) ed enzimaticamente il
cervello è la barriera ematoencefalica (BBB).
• La BBB lascia passare selettivamente e bidirezionalmente
diverse citochine: l’interleuchina 1-α (IL-1 α), IL-1β, IL-1ra,
IL-6, fattore di necrosi tumorale (TNF), fattore inibitorio di
leucemia (LIF) e diverse adipochine (citochine secrete dal
tessuto adiposo).
• Queste citochine, che fungono da segnalatori di
comunicazione fra le cellule del sistema immunitario e i
diversi organi, rivestono un ruolo importante sia nella
risposta fisiologica ad uno stato infiammatorio che nei
processi neurodegenerativi.
• Per esempio, il TNF-α può causare uno stato infiammatorio,
la morte cellulare inducendone l’apoptosi, e fungere da
mediatore per la produzione/rilascio di altre citochine come
IL-6, IL-1β e IL-8.
Cervello e sistema immunitario (2.)
• Una seconda forma di protezione del CNS viene fornita dalla
microglia, in condizioni normali si presenta in uno stato definito
“silente”, caratteristico per la presenza di un piccolo soma e
ramificazioni. In questa condizione, lo scopo della microglia è quello
di controllare e sorvegliare costantemente l’ambiente circostante per
verificare eventuali alterazioni dell’omeostasi cerebrale in seguito a
traumi, infezioni, o alterazioni dell’attività neuronale stessa.
• Se rileva una di queste condizioni, la microglia cambia conformazione
e passa ad uno stato “attivo”, assumendo una forma tondeggiante e
acquisendo maggior motilità per raggiungere il sito dove è stata
riscontrata tale anomalia.
• Una delle funzioni principali della microglia attivata è quella di
regolare la risposta immunitaria del CNS e promuovere delle risposte
idonee alla situazione, come il rilascio di citochine pro ed anti
infiammatorie.
• E’ proprio questa risposta infiammatoria a livello cerebrale che viene
definita neuroinfiammazione e rappresenta una risposta fisiologica
fondamentale atta a difendere e proteggere il CNS.
• Se, però, tale stato fisiologico si protrae nel tempo in modo
incontrollato, può risultare potenzialmente dannoso; ciò è
particolarmente evidente nelle patologie neurodegenerative, dove è
riscontrabile una condizione di neuroinfiammazione e la microglia
risulta essere attivata.
NEUROINFIAMMAZIONE E LOW-GRADE CHRONIC INFLAMMATION
• C.A.D.
SISTEMA• C.V.D.
CARDIO• ATHEROSCLEROSIS
•
VASCOLARE …
APPARATO
OSTEO-
ARTICOLAR
INTESTINO
• OSTEOARTHRITIS
• OSTEOPOROSIS E • IBDs/IBS
• … • GLUTEN SENSITIVITY
• CELIAC DISEASE
• …
ALIMENTA GENETICA
ZIONE
SCORRETTO STRESS
“LIFESTYLE” CRONICO
LOW GRADE
CHRONIC
INFLAMMATION
ABUSO DI SOVRAPPESO
FARMACI OBESITA’
INQUINANTI
AMBIENTALI
OGM
CRONOBIOLOGIA DELL’INFIAMMAZIONE : TREND
FISIOLOGICO
IL-6
IL-10
IL-1β
TGF-β
ORE
0 24 48 72 96
Petersen AM1, Pedersen BK. The anti-Inflammatory effect of exercise. J Appl Physiol (1985). 2005 Apr;98(4):1154-62
CRONOBIOLOGIA DELL’INFIAMMAZIONE:PATOLOGIA
ACUTA
IL-1β
IL-6
TGF-β
ORE
0 24 48 72 96
Petersen AM1, Pedersen BK. The anti-Inflammatory effect of exercise. J Appl Physiol (1985). 2005 Apr;98(4):1154-62
.
CRONOBIOLOGIA DELL’INFIAMMAZIONE CRONICA
TNF-α
Chronic
IL-1β
Inflammatio
n
IL-10
TGF-β
ORE
0 24 48 72 96
Petersen AM1, Pedersen BK. The anti-Inflammatory effect of exercise. J Appl Physiol (1985). 2005 Apr;98(4):1154-62
DEPRESSIONE E MIT
RELAZIONE INVERSA TRA CORTISOLO E BDNF CON CONSEGUENTE < DELLA MEMORIA
Bilancia Th1-Th2-Th3 cerebrale
La risposta cellulare cerebrale è determinata dall’equilibrio tra le citochine pro infiammatorie Th1
le citochine anti infiammatorie Th2
le citochine con fine regolatorio Th3
Bilancia Th1-Th2-Th3 nella depressione
• Durante la Depressione
l’equilibrio si rompe:
➢ Le citochine pro infiammatorie
sono sovra-espresse
➢ Le citochine anti infiammatorie
sono sotto-espresse
➢ La citochina Th3 è sotto-espressa
Depressione: ipotesi
neurodegenerativa e infiammatoria IFN-γ è il principale induttore dell’enzima.
• Ruolo nella:
- differenziazione e sopravvivenza dei neuroni
- crescita assonale
- plasicità sinaptica
Le citochine causano depressione agendo E tramite interazione con il metabolismo della Serotonina
direttamente
a livello del SNC
La carenza di triptofano causa una carenza di
serotonina e determina una sintomatologia
depressiva
TERAPIA LDM E MICROIMMUNOTERAPIA
IL 4 4CH
IL 10 4CH
Triptofano e serotonina
…ricordiamo che …
• Il triptofano è il precursore della serotonina e dobbiamo
introdurlo con la dieta
➢l’ippocampo
➢la corteccia pre-frontale
apprendimento-memoria-organizzazione-
attività cerebrali complesse
• Modificazione dei neuroni e
dei neuro-trasmettitori
comunicazione intraneuronale
• Modificazione della circolazione sanguigna
➢placche amiloidi
➢Aggregati di neuro-fibrille
INFIAMMAZIONE CEREBRALE
• Danno causato dai Radicali Liberi
➢Reazione a catena…
-
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema
nervoso centrale.
È caratterizzata da una reazione anomala delle difese immunitarie che attaccano
alcuni componenti del sistema nervoso centrale scambiandoli per agenti estranei,
per questo rientra tra le patologie autoimmuni.
Il processo infiammatorio, scatenato dal sistema immunitario, può danneggiare sia
la mielina (guaina che circonda e isola le fibre nervose) sia le cellule specializzate
nella sua produzione (oligodendrociti) che le fibre nervose stesse. Questo processo,
detto demielinizzazione può provocare aree di perdita o lesione della mielina, che
vengono definite placche. Possono presentarsi ovunque nel sistema nervoso
centrale, in particolare nei nervi ottici, cervelletto e midollo spinale. Le placche
possono evolvere da una fase infiammatoria iniziale a una fase cronica, in cui
assumono caratteristiche simili a cicatrici (dette sclerosi).
In base all’entità e alla sede della lesione nel sistema nervoso centrale possono
manifestarsi sintomi anche molto diversi tra loro.
Alcuni dati:
• La sclerosi multipla (SM) può esordire ad ogni età della vita, ma è più
comunemente diagnosticata nel giovane adulto tra i 20 e i 40 anni.
• Le persone con SM stimate nel mondo sono circa 2,8 milioni, di cui 1.200.000 in
Europa e circa 130.000 in Italia
• Il numero di donne con sclerosi multipla è quasi triplo rispetto agli uomini.
L’ambiente
In alcune aree del mondo, la sclerosi multipla è più frequente. In particolare, allontanandosi
dall’equatore sembra aumentare l’incidenza. Questa correlazione può dipendere dall’assenza
di esposizione alla luce del sole e alla vitamina D. Anche se ancora non è chiaro se un
supplemento di vitamina D può aiutare a prevenire la malattia, numerosi studi confermano
che un basso livello di vitamina D nel sangue rappresenti un fattore di rischio per la SM.
Predisposizione genetica
La sclerosi multipla non è ereditaria. Non è geneticamente trasmissibile tra genitori e figli,
ma studi epidemiologici hanno riscontrato una maggiore frequenza all’interno dello stesso
nucleo familiare. L’incidenza è comunque molto bassa: figli e fratelli o sorelle di persone con
SM hanno un rischio di sviluppare la malattia di poco più alto rispetto a chi non ha casi in
famiglia (circa 3-5%).
Agenti infettivi
Sono stati studiati differenti virus e batteri, come potenziali fattori che possono scatenare
l’insorgere della malattia. In particolare numerose ricerca hanno indicato un ruolo
significativo nel virus Epstein-Barr (responsabile della mononucleosi) che può concorrere,
insieme ad altri fattori, all’insorgenza delle SM.
Altri fattori
Sono ancora in corso numerosi studi che indagano altri elementi, tra le cause della sclerosi
multipla. Un numero crescente di ricerche, ad esempio, ha portato alla luce il ruolo
del fumo come fattore di rischio sia nello sviluppare la malattia, sia nell’aumentare la sua
progressione.
SK pannello alla diagnosi di SM, non terapia in atto
SK dopo un anno, terapia MIT, nessuna recidiva
Uomo 47 aa nessuna terapia
Anticorpo monoclonale
Uomo anticorpo monoclonale
Case Report sclerosi multipla 1.
• M.V donna anni a. 60
Anamnesi : in buona salute
comuni esantemi
16 a. mononucleosi acuta
Intorno ai 55 a. comparsa di episodio di difficoltà motoria e difficolta ad esprimersi una RMN cerebrale mostrava
alcune lesioni della sostanza bianca suscettibili per SM
La pz. inizia terapia con Interferone con effetti collaterali astenia, febbricola … sospesa terapia inizia terapia con
teriflunomide anche questo sospeso per effetti collaterali importanti.
La pz. decide di sospendere qualsiasi terapia anche perché erano più importanti gli effetti collaterali del disagio
saltuario che provava a causa della malattia e inizia una «cura» maggiore della sua alimentazione cibo biologico,
attività fisica moderata , ma regolare, farmaci omotossicologici ed omeopatici in caso di sintomatologia clinica.
La paziente giunge alla mia osservazione per alcuni sintomi che la preoccupano: si ammala facilmente: tracheite,
sindrome influenzale, depressione e difficoltà di memoria .
Faccio eseguire un pannello linfocitario e serologia per virus erpetici e analisi dei minerali intracellulari per
valutare eventuali carenze nutrizionali e metalli tossici.
M.V. nessuna terapia allopatica in corso
• La paziente da febbraio sta assumendo
• SNA EBV il contenuto di una capsula la mattina + SNA EID il pomeriggio
• Supplementi nutrizionali
• Drenaggio omotossicologico
• Idrogel per washout enterico + Colostro+Noni+ Sym Lact
• Riferisce di non essersi ammalata in questi 3 mesi e mezzo di avere ripreso energia
e di sentirsi «bene» l’umore è notevolmente migliorato. Si sente più lucida e ricorda
meglio.
• Dal punto di vista motorio, essendo meno stanca, ha ripreso a svolgere attività fisica
e a camminare.
• Riferisce di essere venuta in contatto con covid positivi e non essersi ammalata
Case Report sclerosi multipla 2.
Mamma affetta da ipertensione in terapia, iperglicemia, Nonna materna deceduta per ictus (80), affetta da sindrome metabolica. Familiarità
in linea materna ma remota per SM. Padre con glaucoma, k rene, Familiarità per k intestino
.
Nata a termine da parto eutocico, allattamento al seno per 2-3 mesi. Sviluppo somatopsichico nella norma. Vaccinazioni eseguite. Menarca
12 anni Flussi regolari Broncopolmonite all’età di 7 anni,. 18-20 anni storia di anoressia con perdita di circa 10 kg
Dopo questa fase riferisce episodi ricorrenti di infezioni delle alte vie respiratorie e sensazione di minore benessere fisico. Stitichezza e
disbiosi intestinale da sempre.
25 anni condilomi da HPV con consiglio di vaccino anti HPV. Dopo la terza somministrazione di vaccino comparsa di acne cistico trattato con
antibiotico per lungo periodo. Appena terminata la terapia antibiotica comparsa di disestesie e iperestesie. Risveglio con sensazione di
anestesia a livello arti inferiori. Si reca in PS dove in un primo momento la sintomatologia viene attribuita a “stress” con indicazione ad
assumere neurolettico (non assunto). Il giorno successivo peggioramento delle disestesie e comparsa di steppage e difficoltà alla
deambulazione, alterazione prova indice - naso. TAC negativa e successivo ricovero.
Iniziata terapia con steroide e successiva RMN con lesione C1 con diagnosi successiva dopo una seconda ricaduta avvenuta dopo 8 mesi di
SM (in questo secondo episodio dislessia, aprassia, disfagia e difficoltà ai movimenti).
Iniziata terapia 2018 con fingolimod con recidiva dopo 3 mesi considerata come ancora “normale” per la recente introduzione del
farmaco. Nel frattempo ha eseguito terapia psicologica, alimentare, lavoro sul microbioma intestinale.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Alcune considerazioni…
• Non sempre i pazienti affetti da sclerosi multipla presentano un
Sistema Immunitario iper attivato e quindi da immunosopprimere
• In tutti i casi considerati notiamo la presenza di serologia positiva per
riattivazione da EBV e a volte da Citomegalovirus in accordo con la
letteratura
• Affiancarsi alla terapia convenzionale in senso modulante con i
farmaci della MIT ci permette di gestire la malattia e spesso di
diminuire o sospendere il farmaco allopatico
Nuovi anticorpi monoclonali nella
sclerosi multipla: le terapie attuali
https://www.fondazioneserono.org/sclerosi-multipla/ultime-notizie-sclerosi-
multipla/nuovi-anticorpi-monoclonali/
1.Natalizumab
2.Alemtuzumab
3.Rituximab
4.Ocrelizumab
5.Ofatumumab
6.Opicinumab
Natalizumab (NTZ) è un anticorpo monoclonale che blocca la migrazione dei leucociti legando l’integrina
alfa-4. Questo meccanismo conduce a una riduzione marcata della frequenza delle ricadute nei pazienti
con sclerosi multipla. L’efficacia clinica e radiologica del NTZ è stata provata sia in uno studio di fase II
pubblicato nel 2003 [1] sia in altri due studi (AFFIRM) di fase III pubblicati nel 2006 [2] come ampiamente
dimostrato dal ridotto numero di nuove riacutizzazioni e lesioni alla risonanza magnetica (RM) rispetto al
placebo in pazienti con forme “remittenti-recidivanti” (RR). Mentre nelle forme “progressive” NTZ non è
riuscito a raggiungere il risultato prefissato dallo studio di fase III ASCEND in pazienti con decorso clinico
secondariamente progressivo (SP) [3].
Sebbene NTZ sia un farmaco ben tollerato e sicuro, il suo utilizzo nella sclerosi multipla è limitato dal
rischio di un gravissimo evento avverso infettivo: la leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML). Il
trattamento con NTZ è associato a un più alto rischio di sviluppare PML in pazienti che risultano
sieropositivi per anticorpi anti-JC (John Cunningham virus), rispetto a tutti gli altri farmaci approvati per la
sclerosi multipla [4]. Stime del 2018 parlano di un’incidenza totale di PML associate a NTZ di 4,16 per 1000
pazienti trattati e nel 2018 il totale dei casi di PML è risultato di circa 800 casi [5].
https://it.wikipedia.org/wiki/Poliomavirus_JC
Il rischio di sviluppare la PML prende in considerazione un algoritmo caratterizzato da tre fattori di rischio:
il livello di risposta anticorpale anti-JCV (index), la durata di trattamento con NTZ e l’uso precedente di
immunosoppressori. Infatti all’aumentare della durata della terapia e all’aumentare dell’anti-JCV index
aumenta il rischio stimato di contrarre la PML [6]; allo stesso modo, pazienti precedentemente trattati con
immunosoppressori hanno un rischio più elevato di svilupparla. Per pazienti trattati precedentemente con
farmaci immunosoppressori il rischio di PML si è rivelato di 4/1000. Lo studio della stratificazione del rischio
della PML è stato fondamentale per creare un “cut off” utile a decidere quando sospendere la terapia con
NTZ, nel momento in cui, evidentemente, i rischi hanno superato i benefici.
Alemtuzumab
Alemtuzumab (ATZ) è un anticorpo monoclonale ricombinante diretto
selettivamente contro il recettore CD52 che conduce a una duratura deplezione
dei linfociti T e B. I linfociti B ripopolano rapidamente il sangue periferico in circa
3 mesi, mentre i linfociti T possono rimanere a livelli quasi non rilevabili per 12-
18 mesi. La diminuzione dei livelli di cellule B e T circolanti e il successivo
ripopolamento conducono a una “riconfigurazione del sistema immunitario”.
Al di là dei noti effetti avversi correlati a patologia tiroidea, piastrinopenia e
glomerulonefrite, più rari ma clinicamente significativi, sono stati segnalati eventi
avversi gravi nei pazienti durante e dopo il trattamento con ATZ come
esacerbazioni infiammatorie del SNC con demielinizzazione tumefattiva,
colecistite acuta, vasculite, sarcoidosi, alopecia, vitiligine, meningite da Listeria,
meningoencefalite, anemia emolitica, linfoistiocitosi emofagocitica, infezioni
opportunistiche come l’infezione da citomegalovirus e polmonite e pericardite
acuta.
Rituximab
Rituximab (RTX) è un anticorpo monoclonale diretto contro le cellule
positive per il recettore di superficie cellulare CD20, come le cellule B e
in misura minore le cellule T, causandone il loro depauperamento. In
uno studio di fase II con pazienti RR [26], RTX ha dimostrato una
notevole efficacia, mentre in uno studio di fase II/II (HERMES) [27] in
pazienti con forma PP non ha dimostrato alcun tipo di risultato. Ad
oggi sono stati condotti una serie di studi sull’efficacia di RTX nelle
forme particolarmente aggressive di sclerosi multipla [28].
Ocrelizumab
Ocrelizumab (OCZ) è un anticorpo monoclonale ricombinante umanizzato che si lega
selettivamente, come i suoi biosimilari RTX e ofatumumab, alle cellule B esprimenti il
CD20.
Il CD20 è un antigene di superficie presente sulle cellule pre-B, sulle cellule B mature e
sulle cellule B della memoria, ma che non risulta espresso sulle cellule staminali linfoidi e
sulle plasmacellule. Una volta legatosi alla superficie, OCZ determina una selettiva
deplezione delle cellule B esprimenti CD20 mediante fagocitosi cellulare anticorpo-
mediata, citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente, citotossicità complemento-
mediata e apoptosi. Risultano conservate la capacità di ricostituzione delle cellule B e
l’immunità umorale preesistente. Inoltre, l’immunità innata e la conta delle cellule T non
sono interessate da questa azione.
Ad oggi, OCZ è il solo anticorpo anti-CD20 ad essere stato testato e approvato sia per la
forma “recidivante” sia per la forma primariamente progressiva (PP). La sua efficacia è
stata dimostrata in due studi di fase III (OPERA I e II) [29] per le forme “recidivanti” e in uno
studio di fase 3 (ORATORIO) [30] per la forma PP. Nelle forme recidivanti OCZ è risultato
superiore a IFN-β1a ad alta dose nel ridurre le ricadute e le lesioni infiammatorie alla RM.
L’incidenza di infezioni e neoplasie è ancora in fase di studio mancando dati a lungo
termine sull’utilizzo del farmaco.
Ofatumumab
Ofatumumab è un anticorpo monoclonale anti-CD20 autosomministrato per via
sottocutanea. In uno studio di fase II verso placebo, ofatumumab ha dimostrato rispetto
al placebo di sopprimere le nuove lesioni alla RM [31]. Una dose cumulativa di 60 mg
somministrati in 12 settimane riportava il massimo beneficio senza la necessità di usare
dosi superiori.
In due studi di fase III (ASCLEPIOS I e II) ofatumumab sottocute si è dimostrato
superiore a teriflunomide in pazienti recidivanti di sclerosi multipla.
Opicinumab
Opicinumab è un anticorpo monoclonale umano diretto contro LINGO-1 che ha
mostrato una capacità remielinizzante in studi preclinici [32]. Il prodotto è un anticorpo
monoclonale umano che agisce sulla proteina Lingo-1 espressa nel sistema nervoso
centrale come regolatore negativo della mielinazione e la rigenerazione assonale. In uno
studio recente, in doppio cieco, controllato verso placebo (SYNERGY), opicinumab
come terapia aggiuntiva all’IFN-β1a intramuscolare ha ottenuto un relativo risultato
positivo rispetto al miglioramento clinico dopo 72 settimane di trattamento. Comunque vi
è necessità di condurre ulteriori studi con questo tipo di molecole.
SM IL RUOLO DEI VIRUS ERPETICI
The Journal of Neurology, Neurosurgery, and
Psychiatry, 2020
https://jnnp.bmj.com/content/early/2020/05/04/jnnp-2020-
322941.citation-tools
Potential mechanisms responsible for the
association of EBV infection with MS
Gli agenti infettivi che erano spesso coinvolti nelle riattivazioni dei disturbi legati a
questa sindrome erano: varicella, influenza, virus diversi (Epstein-Barr Virus,
cytomegalovirus, herpes simplex, herpes zoster ecc.)
• Linee Guida Terapia 2
• Al Congresso Europeo di Como del 26-27 Settembre 2015, la Dott. Swedo, Cunnigham e Latimer del Neuroscience
Institute Bethesda (i maggiori studiosi della PANS/PANDAS) hanno consigliato una terapia prolungata come nella Febbre
reumatica, 5 anni almeno.
• Oggi abbiamo da parte del Consortium PANS/PANDAS nuove indicazioni.
• Per la PANDAS, dopo 2 anni di completa assenza di sintomi si può sospendere la profilassi nei 3 mesi estivi, reintrodurla
all’inizio della scuola quando i bambini trovano un ambiente pieno di batteri e/o virus, e proseguirla per tutto l’anno per
poi sospenderla se non si ripresentano sintomi.
• Per la PANS, qualunque sia l’agente responsabile, terapia d’attacco come nella PANDAS o con l’antibiotico specifico se si
identifica l’agente responsabile; per la profilassi a lungo termine va valutato la risposta alla terapia, l’ambiente in cui il
paziente vive, le infezioni che presenta nel decorso, pronti a introdurre la terapia antibiotica e la profilassi in caso di
riattivazione.
• Da rilevare che i tics e i DOC possono riattivarsi anche nei soggetti in regolare profilassi,in occasione di eventi infettivi di
natura diversa dallo SBEGA (bronchite, gastroenterite etc).
• E’ stata inoltre suggerita terapia antiinfiammatoria di accompagnamento con Nurofen.
• Qualsiasi evento nuovo, emozione, ansia per l’esame, interrogazioni, infezioni nei componenti della famiglia può
riattivare i tics o il disturbo del comportamento.
• L’ambiente è molto importante, fondamentale l’alimentazione, lo sport è utile ma non l’agonismo, l’eccessivo
affaticamento aumenta la produzione di citochine infiammatorie che possono riattivare i sintomi.
Considerazioni personali:
alla luce di quanto riportato dalla letteratura scientifica, ancora una volta, ci troviamo davanti ad una sindrome
complessa dove sono compromessi molti networks regolatori (immunitario-infiammatorio, intestinale/mucosale,
ambientale, genetico, nutrizionale/biochimico).
La nostra visione PNEI ci permette pertanto di lavorare su tutti gli aspetti dei networks coinvolti. Dal punto di vista
immunitario tutti i pannelli eseguiti nei pazienti con PANS/PANDAS hanno rilevato un aumento della risposta
immunitaria soprattutto rilevabile da un aumento dei linfociti T4 totali, linfociti B, T8 citotossici (da riattivazione virale),
T4v (trigger intestinale), T4n con valori inappropriatamente bassi di Treg.
Le riattivazioni virali più frequentemente riscontrate nella nostra casistica sono da EBV e da varicella-zona. Le
caratteristiche immunitarie da pannello sono sovrapponibili a quanto osserviamo nelle situazionidi immunoflogosi da
sindrome fibromialgica e nelle malattie da sensibilizzazione chimica multipla.
Buoni risultati li abbiamo ottenuti con i farmaci della MIT (2LXFS se riattivazione virale da EBV, oppure 2LEAI se non si
riscontrano riattivazioni virali degne di nota), con le citochine unitarie nche associate (in primis IL10; a volte ho trovato
una mutazione G-1082A della IL10 con minor produzione della stessa e conseguente mancanza del “freno” da parte dei
Treg), con lavoro su ntestino (in primis enterosgel e colostrononi associato ad alimentazione antiinfiammatoria),
curcumina (vari prodotti in commercio non tutti altrettanto validi) per bloccare l’NFKb, magnesio.
In alcune situazioni con problematiche neurologiche più importanti è stato associato anche BDNF 4CH.
I risultati sono promettenti anche perché i bambini/ragazzini visti già avevano un protocollo in atto (la maggior parte di
loro seguiti dalla Prof.ssa Falcini, della Reumatologia Pediatrica del Meyer di Firenze ed esperta di riferimento per le
sindromi PANS/PANDAS).
CAALF13aa
Mamma con trait talassemico, 2012 diagnosi di fibromialgia. Trait genetico per celiachia.
Papà con sindrome di Gilbert
Nonno materno affetto da cardiopatia ischemica, psoriasi e DM tipo 2
Nonna materna con trait talassemico e storia di k mammella
Nonna paterna con storia di ipertensione arteriosa e tiroidite di Hashimoto
Nonno paterno affetto da DM tipo2.
1.
Alessia è nata a termine da parto eutocico, allattamento al seno sino ai 6 mesi.
Sviluppo somatopsichico nlla norma.
Vaccini dell’obbligo eseguiti.
Varicella a 10 mesi.
Bambina sempre in buona salute
2016-2017 dolori articolari con aumento degli indici di flogosi e aumento TAS e antiDNasiB
2018 episodio di orticaria e allergia di ndd, nuovo episodio di faringite da streptococco.
11 anni circa (febbraio 2019) infezione da citomegalovirus e EBV paucisintomatico (diagnosi fatta con sierologico in seguito a profonda astenia).
Nello stesso periodo durante l’allenamento sportivo episodio di sincope. Accesso in P.S. senza riscontro di patologia in atto. Eseguito EEG e RM encefalo risultate nella norma
Da metà aprile inizia a lamentare cefalea fissa con picchi di dolore importante.
Primi di maggio si reca in PS per episodio cefalgico molto intenso , dimessa con diagnosi di cefalea dovuta a stress.
Permane cefalea e nuovo episodio acuto e intenso durante una lezione scolastica.
Nuovo invio in PS (ospedale Pescara) ricovero con negatività esami radiologici (TAC e RMN).
Durante il ricovero comparsa di contratture muscolari e movimenti tonico-clonici. Somministrato placebo senza beneficio. Diagnosi di sospetta sindrome da conversione.
Valori comunque alti di TAS e antiDNasiB.
Su indicazione del pediatra di base inizia a prendere corpo il sospetto di sindrome PANDAS e pertanto Alessia viene inviata a Chieti presso la Reumatologia Pediatrica dove viene
confermata la diagnosi e iniziata terapia con antibiotico (giugno 2019)
A metà luglio, comunque in corso di terapia, e nonostante questa viene segnalato peggioramento. Si scopre però che la sorella presenta tampone positivo per sbea.
La risoluzione della infezione della sorella e la terapia antibiotica ha portato a miglioramento della clinica movimenti degli arti
Settembre - ottobre tutto bene e poi peggioramento con le prime infezioni parainfluenzali
A novembre viene effettuata visita dalla Prof.ssa Falcini reumatologia pediatrica di Firenze e terapia come da protocollo
Sintomatologia altalenante con miglioramenti e peggioramenti con indicazione all’utilizzo di serenase gtt.
Nuovo ricovero per TIC vocali e movimenti tonico clonici che rispondono al valium (pertanto con indicazione ad utilizzo al bisogno).
Esegue altresì visita NPS ad Ancona e successivo ricovero senza riscontro ai test neuropsicologici di particolari problematiche.
Dal periodo del lock-down miglioramento clinico e sintomatologico (isolamento?, uso della mascherina?, dieta senza lattosio e glutine?).
Viene effettuata la visita via Skype alla presenza di Alessia della madre e del padre.
Si raccoglie la storia anamnestica che viene integrata con le visite e gli accertamenti inviati per mail.
Si prende visione del pannello immunitario con lo studio delle sottopopolazioni linfocitarie e delle riattivazioni virali da me richiesto.
Alla luce delle valutazioni del sistema immunitario consiglio la seguente terapia (mantiene profilassi antibiotica, vitamina D):
2LXFS Labo’ Life, cps, 1 cps al amttino a digiuno. La cps va aperta e il contenuto in granuli disperso sotto la lingua rispettando l’ordine numerico delle cps (da
1 a 10).
FORTEND CP PHARMA SUISSE, 1cpr a metà mattina o nel pomeriggio comunque a digiuno
GSH-GLUTATIONE VALA VANDA FARMACEUTICI, 1 cp sempre a metà mattina o pomeriggio come desiderato un poco lontano dal pasto.
Sostituire magnesio supremo con cloruro di magnesio (se accettato per il sapore molto amaro) un cucchiaino da caffè più o meno raso in acqua naturale
fredda da assumere al mattino o prima di coricarsi (un piccolo aggiustamento della dose in funzione della risposta intestinale avendo un effetto purgante).
Continua con dieta senza lattosio e glutine o meglio con dieta a rotazione privilegiando nel caso di consumo di cibi con glutine i grani antichi (Graziella Ra,
Tumminia, Senatore Capelli etc.).
DAIANDM 5 anni e 10 mesi
Visita ORL a giugno e terapia con azitromicina per tre giorni al mese (luglio, agosto e settembre) + integratori.
In questi mesi comparsa di iperattività dal punto di vista comportamentale, situazione poi migliorata dopo i tre mesi di terapia antibiotica
sino a dicembre quando, in concomitanza con episodio virale influenzale, si assiste ad un peggioramento della situazione comportamentale
che la mamma descrive come importante agitazione, atteggiamento oppositivo, grande rabbia.
A questo punto nel sospetto di sindrome PANDAS la mamma ha iniziato consulti specialistici (ottobre 2017) con indicazione a terapia
antibiotica per cinque anni sia per os che i.m.
Novembre altro consulto con indicazione sovrapponibile a continuare con terapia antibiotica che ha eseguito per 5-6 mesi.
Nel mentre comparsa di tick motori, oppure “tirare su con il naso”, “digrignare denti”.
La mamma riferisce decisi miglioramenti anche dei tick con al terapia antibiotica che però perde di effetto nel lungo periodo.
Buoni miglioramenti sono stati osservati anche con un regime alimenatre antinfiammatorio, senza glutine, latticini e zuccheri sempli.
Nuovo peggioramento in concomitanza di episodio di otite catarrale nell’agosto 2019.
In terapia con Klamin, Nutriflor, diidrogyl, terapia omeopatica per parassiti intestinali,
xXXXXXXX
3.
LUPVAL M 7 aa. Maggio 2021
Si effettua visita di controllo via google meet con i genitori.
Viene visionato il pannello immunitario di controllo eseguito in corso di terapia immunomodulatoria con 2LEAI
Labo’ Life e con citochine unitarie (IL10 e anti-IL1, 4CH).
I genitori segnalano che nell’ultimo anno Valerio siè ammalato di meno (in parte anche per l’uso di mascherine e
per i minori contatti sociali, ma probabilmente anche per una migliore efficienza del sistema immunitario).
Miglioramento in linea generale dei TIC e dei DOC e della enuresi notturna seppure con riacutizzazioni
periodiche.
Complessivamente hanno comunque notato un miglioramento del quadro soprattutto con dosaggi più elevati di
Anti-IL1, 4CH
Si prende visione del pannello eseguito in data 06.05.2021 e lo si confronta con quello basale pre terapia
effettuato in data 04.12.2019 e lo si spiega ai genitori.
Miglioramento notevole del quadro immunitario che risultava in iperattività al basale.
In particolare si osserva normalizzazione dei leucociti (da 151.6 → 83.2) dei linfociti totali (165.8 → 134.1), dei
linfociti T8 (169.2 →127.7) riduzione dei T4 (191.8 → 155), normalizzazione dei NK (195.6 → 160.9), ancora un
po’ alti i T8c seppure in netto miglioramento (326,8 → 249.5), ridotti i T8s. Si accompagna una riduzione dei T4n
(“le giovani leve”, 255.1 → 208.6).
Unica nota “negativa” un aumento dei T4v (166.8 → 208.6) segno di disbiosi intestinale e di peggioramento della
situazione a questo livello. I genitori segnalano una meno attenta osservanza delle norme dietetiche, ma
apparentemente non così importante nel determinare il quadro attuale). Si ipotizza pertanto una componente
anche “parassitaria” e si consigli pertanto un ciclo con combantrim o con integratore naturale (che viene preferito
dai genitori).
• D.A. 5 anni e 10 mesi
• Anamnesi
4.
Terapia:
SNA XFS 1 die x 6
mesi
Elmint G 1 bustina x
3 volte al dì da
ripetersi a cicli dopo
15 giorni
Caso Clinico di Pans
Qui non c’è presenza di Streptococco e come si può vedere dalla serologia
Il virus coinvolto è lo Zona
Terapia.
SNA ZONA per 4 mesi
NEUROINFIAMMAZIONE, NON SOLO MIT
Ruolo dei fattori di crescita
nervosi low dose nel
controllo dei markers di
aging cerebrale
E’ il risultato di modifiche della struttura e della funzione cellulare, delle biochimica e del
metabolismo.
Viewpoint TNO
(Organizzazione
olandese per la
ricerca scientifica
applicata): i
processi generali
Inflamm-aging disregolati 1
and • Questi sono i
immune-aging processi connessi
con: stress
metabolico,
stress ossidativo,
stress
infiammatorio e
stress
neurologico.
1van Ommen, Ben. Integrated vision of healthy ageing and systems biology. Link ( January 2016).
Oxidative
Telomere damage
damage and Mitochondrial
cell dysfunction
senescence
Dysregulated Impaired
neuronal molecular
calcium waste
homeostasis dysposal
Impaired
adaptive
Impaired DNA
stress
repair
response
signaling
Aberrant
Glial cell
neuronal
activation and
network
inflammation
Stem cell activity
exhaustion
Modificato da: Hallmarks of Brain Aging: Adaptive and Pathological Modification By Metabolic States, MP Mattson and TV Arumugam,
Cell Metabolism , 2018 - DOI:https://doi.org/10.1016/j.cmet.2018.05.011
Neurone
Gli Attori:
Astrocita
Cellula staminale
• Trasmissione impulso
Gli Attori: • metabolismo energetico
Astrocita • Omeostasi ioni extracelluari
• Neuroprotezione, disintossicazione
• Proteine di membrana ed enzimi
• …..
Tejeda GS, Díaz-Guerra M. Integral Characterization of Defective BDNF/TrkB Signalling in Neurological and Psychiatric Disorders Leads
the Way to New Therapies. Int J Mol Sci. 2017;18(2). pii: E268
Domande
In vitro In vivo
experiments experiments
Main outcomes
• Ability of BDNF low dose to overcome
biological barriers
• ROS REDUCTION
• CELL VIABILITY
Transwell • Ability of BDNF low dose to overcome
biological barriers
Intestinal
Barrier
BBB
IN VITRO
INTESTINAL ABSORPTION
In vitro BLOOD-BRAIN BARRIER
BDNF QUANTIFICATION
(c) NO measurements
(a) Serum
. 50 ng/ml
Nel 2012 la proteina E5 del papillomavirus umano, una delle tre proteine oncogeniche
conosciute dell’HPV (oltre ad E6 ed E7), è stata identificata come una viroporina. Questo è stato
il primo esempio noto di viroporina oncogenica.
LE VIROPORINE, CORONAVIRUS E INFIAMMAZIONE
Efflusso di potassio?
Ingresso di calcio?
LE STRATEGIE DI DIFFUSIONE E DI ESCAPE DEL VIRUS
DAL CONTROLLO DEL SISTEMA IMMUNITARIO:
IL BLOCCO O LA RITARDATA ATTIVAZIONE DEL SISTEMA IMMUNE ADATTATIVO
MACROFAGO
Nell'immunità innata:
• Fagocitosi dei microbi e distruzione
degli stessi.
• Produzione di citochine capaci di
richiamare e attivare altre cellule
infiammatorie. Secrezione di enzimi
e di fattori di crescita, p.e. fattore di
crescita piastrinico, che stimolano
la crescita e l'attività dei fibroblasti
e delle cellule endoteliali
contribuendo così alla riparazione
dei tessuti lesi dall'infezione. n
• Produzione, in corso di infezioni
virali, di interferon-alfa, citochina
capace di inibire la replicazione
virale e il diffondersi dell'infezione
ad altre cellule sane.
Nell'immunità specifica:
• Presentazione dell'antigene ai
linfociti T.
Un'efficace risposta
immunitaria innata contro
l'infezione virale si basa
fortemente sulle risposte di
tipo I dell'interferone (IFN) e
la sua cascata a valle che
culmina nel controllo della
replicazione virale e
nell'induzione di una risposta
immunitaria adattativa
efficace.
I coronavirus interferiscono con più passaggi durante la risposta immunitaria innata iniziale, incluso il rilevamento dell'RNA (1 e 2), la via di segnalazione
della produzione IFN di tipo I (3), l'attivazione STAT1/2 a valle dell'IFN/IFNAR (4) come indicato da segni di soppressione. Queste risposte ritardate o
attenuate dell’INF di tipo I incidono sull'attivazione immunitaria adattativa. La persistenza virale prolungata aggrava le risposte infiammatorie che
possono portare all'esaurimento immunitario e alla soppressione immunitaria come meccanismo di regolazione del feedback. La risposta distorta di tipo
Th2 favorisce anche il cattivo esito della malattia.
Older Immune Systems Are Weaker IN AGGIUNTA
When a pathogen invades, the difference between illness and health is a race
between how fast the pathogen can spread within you and how fast your immune
response can react without causing too much collateral damage.
As people age, their innate and adaptive immune responses change, shifting this
balance.
Monocytes from older individuals produce less interferon in response to viral
infection. They have a harder time killing infected cells and signaling the adaptive
immune response to get going.
Stage II (moderate) - Pulmonary Involvement (IIa) without and (IIb) with hypoxia:
In the second stage of established pulmonary disease, viral multiplication and localized inflammation in the lung is the norm.
During this stage, patients develop a viral pneumonia, with cough, fever and possibly hypoxia. Rx and Tc scan: bilateral
infiltrates or ground glass opacities. Blood tests: increasing lymphopenia, along with transaminitis. Markers of systemic
inflammation may be elevated, but not remarkably so. In early stage II (without significant hypoxia), the use of corticosteroids
in patients with COVID-19 may be avoided. However, if hypoxia ensues, it is likely that patients will progress to requiring
mechanical ventilation and in that situation, we believe that use of anti-inflammatory therapy such as with corticosteroids may
be useful . Thus, Stage II disease should be subdivided into Stage IIa (without hypoxia) and Stage IIb (with hypoxia).
MIX
citochine ANTI IL-1
EMAPALUMAB TOCILIZUMAB
ENGYSTO ARNICA C
EID ANAKINRA
ARTH SARILUMAB
ECC.
• Infiammazione cronica
➢Dura più di 15 giorni le cellule più rappresentate
sono i macrofagi,nell’infiltrato infiammatorio
troviamo fibroblasti, collagene e leucociti
mononucleati
➢Nella stessa lesione possiamo trovare diverse fasi
contemporaneamente
Infiammazione come fenomeno di Immunita’
➢Risposta infiammatoria:
infiammazione
aumento permeabilità vascolare
Degradazione della matrice extra-cellulare
➢Risposta infiammatoria:
Sinovite
Aggravamento del dolore
Perdita della struttura con perdita della funzione articolare
Obiettivo di SNA-HLA II classe evitare la perdita strutturale per
impedire il danno funzionale
P.S. quello che succede a livello sinoviale potrebbe essere replicato a livello di altri tessuti, es. tessuto
polmonare
• E. Citotossicità autologa T CD8+ SNA-HLA I classe
➢La presenza di infiltrati di cell.T attivate e di citochine Th1 nelle lesioni croniche
artrosiche suggerisce che le cellule T contribuiscano all’infiammazione cronica,
HLA I è sovraespressa nell’artrosi.Nei condrociti l’attivazione dei T CD8+
citotossici HLA I dipendenti contribuisce al passaggio di cronicizzazione del
processo infiammatorio
➢Risposta infiammatoria:
Infiltrato sinoviale di cell. T attivate
Presenza di citochine Th1
Progressione verso la cronicità
Obiettivo di SNA-HLA I classe frenare la progressione e/o il passaggio
alla cronicizzazione del processo
P.S. quello che succede a livello sinoviale potrebbe essere replicato a livello di altri tessuti, es.
tessuto polmonare
• Per le caratteristiche considerate:
➢Interferenza con la cascata dei mediatori infiammatori acuti e sub acuti (punti
A.B.C.)
➢ con tendenza a cronicizzare (punti D.E.)
➢ottenere una regolazione della risposta infiammatoria immunitaria
L’applicazione terapeutica di 2 L ARTH non si limita alla patologia artrosica ma si
può utilizzare in tutte le forme infiammatorie ad esordio acuto o sub-acuto con
tendenza a cronicizzare osteo-muscolari e non ,traumatiche o per modulare
poussées di malattie autoimmuni e potrebbe giocare un ruolo anche nella fase
infiammatoria della infezione da COVID 19
TROMBOEMBOLIA VENOSA GENERALIZZATA (SOPRATTUTTO POLMONARE) – EPARINA SODICA 2000 U.I./die (basso
rischio tromboembolico)/4000 U.I./die (alto rischio tromboembolico)
SOLANUM COMP.
• Embryo tot. suis D 8
• Secale cornutum D 4 • Placenta suis D 6
• Tabacum D 10 • Vena suis D 8
Rimedi omeopatici
• Strophantus D 6 a tropismo vasale • Arteria suis D 10
• Aesculus D 4 • Funiculus umb. suis D 10
• Melilotus off. D 6 • Hypophisis suis D 10
• Cuprum sulf. D 6
• Baryum carb. D 13
• Plumbum jod. D 18 • Ac L (+) lacticum D 4
• Natrium pyruvicum D 8
• Vipera berus D 10
• Solanum nigrum D 6
INFEZIONE DA COVID, SINDROME POST COVID E
RUOLO DELLE RIATTIVAZIONI VIRALI
NK e T8 c
Riduzione leu, T8, linfociti B Inappropriatamente bassi
Treg ridotti
riduzione T4n Tentativo di compenso
le riserve del sistema
Discussion:
The present study confirmed a high incidence of persistent symptoms in patients with COVID-19
(around 50%), 10–14 weeks after disease onset. These symptoms were mostly mild general
(fatigue), respiratory (dyspnea) or neurological complaints, but were not found to be associated
with other pathological findings in the examinations performed. Radiological and spirometric
changes were observed in less than 25%. PCS entails a high psychological distress influencing the
quality of life.
UNA STRANA SOMIGLIANZA …
• Pz. COVID spesso presentano una sudorazione intensa (soprattutto notturna)
che si associa ad un'astenia invalidante, polimialgia, difficoltà di
concentrazione… sintomi simili alla infezione acuta da EBV…
• Le condizioni di stress (psichico, chirurgico, traumatico, infettivo, ecc.), spesso
si associano a iporeattività immunitaria con possibile riattivazioni da virus
erpetici soprattutto da virus di Epstein-Barr che più di tutti gli altri è in grado di
destabilizzare la riposta immunitaria
• E’ pertanto probabile che molti dei pazienti affetti da COVID presentino anche
una sierologia di riattivazione virale per il virus di Epstein-Barr che
giustificherebbe la sintomatologia
• E’ pertanto molto probabile che anche la “sindrome post COVID” che ha molte
somiglianze con la “sindrome da stanchezza cronica” possa essere mantenuta
dalla riattivazione da EBV con sistema immunitario iporeattivo.
l'EBV latente nei linfociti B può essere
riattivato stimolando il recettore dei
linfociti B.
La riattivazione in vivo avviene
probabilmente quando i linfociti B
infettati in modo latente rispondono a
infezioni non correlate.
Maschio 60 anni
29-06-2020 post COVID contratto inizio aprile
NK e T8c riconoscono
Il virus riattivato
Aumento cellularità T4, T8, linfociti B T4n ancora ridotti , seppure migliorati e Treg
ancora bassi ci suggeriscono di sostenere ancora il
S.I.
Possibile supporto anche con IL12 4CH, INF gamma 4CH IL7 4CH
Gli anticorpi non si riducono ma il sistema gestisce meglio la riattivazione virale
Variazioni sottopopolazioni dopo 3 mesi di terapia
200
180
140
T8s 85% dei T8c
120
100
80
60
40
20
0
leucociti linfociti T4 T8 linfociti B NK T8c T8s T8c/s T4v T4n Treg rsIL2
AEB, 36 anni, long covid
Un sistema che invecchia
Il sistema riconosce
Un virus riattivato
riduzione T4n
le riserve del sistema
T4v un intestino
da regolare
Treg ridotti
Ts un sistema che Una spinta per il sistema
invecchia T8s 54% T8c
LE INFEZIONI VIRALI PERSISTENTI E L’IMMUNE AGING
In condizioni di stress del sistema immunitario per vari motivi (attualmente per
esempio nel long-covid) è possibile una riattivazione virale da EBV e CMV.
Queste riattivazioni virali possono contribuire ad un invecchiamento precoce del
sistema immunitario
The most pronounced effect of CMV in the immune system is
memory inflation, a term used to describe the expansion of
memory T cells with the accumulation of late-differentiated
CD8+ effector cells (TEMRA) that re-express CD45RA, are
considered senescent cells and increase with age
YOUNG MIDDLE-AGE OLD
No chronic CMV
infection
Persistent CMV
infection
Ts un sistema che
Aumento cellularità T8 invecchia
Le rrisorse si stanno
esaurendo
Proposta terapeutica
frenare il sistema e gestire
le riattivazioni virali: 2LXFS
AM, 37 anni, long covid
Un sistema… alla frutta
• I pazienti COVID-19 hanno una maggiore prevalenza di viremia da EBV rispetto ai non-
COVID-19. I livelli di viremia da EBV sono correlati ai livelli di IL-6 in pazienti COVID-19 ma
non in pazienti non COVID-19.
• Poiché l'EBV può indurre una disregolazione immunitaria e l'espressione di IL-6 nelle
cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) tramite la deossiuridina trifosfato
nucleotidoidrolasi (dUTPasi) in vitro , si potrebbe ipotizzare che EBV agisca come un trigger
infiammatorio aggiuntivo in pazienti COVID-19 in condizioni critiche.
• Conclusioni: è stata osservata una correlazione tra la riduzione delle cellule T
CD8+, dei NK e i livelli di DNA EBV e la gravità della infezione da COVID-19.
Non sono state osservate altre infezioni virali opportunistiche. La relazione
tra Il carico di EBV e la gravità del COVID-19 dovrebbero essere ulteriormente
valutati in studi longitudinali.
Le domande possibili :