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Giovanni dall’Agocchie

Dell’arte di scrimia libri tre

volume II
spada e daga

introduzione e interpretazione
a cura di

DANIELE CALCAGNO

Genova
2017
Realizzazione redazionale a cura di
Maccadan (Ge)

Progetto grafico
Aldo Celen-Gancia

Disegni
Accademia Nazionale di Scherma – Napoli (da Dispensa didattica per i corsi di scherma storica e artistica, Napoli 2015)

Referenze fotografiche
Archivio fotografico – Istituto di Studî sui Conti di Lavagna ISCL
Archivio fotografico – Antiquae Musicae Italicae Studiosi AMIS

istitutodistudisuicontidilavagna.weebly.com

Giovanni dall’Agocchie. Dell’arte di scrimia libri tre. Volume II, Spada e daga. Introduzione e interpretazione a cura di Daniele Calcagno ©
© 2017, Istituto di Studî sui Conti di Lavagna ISCL – Tutti i diritti riservati.
Via Imperiale, 9/12 B – 16143 Genova – Italia
contidilavagna@gmail.com
© Antiquae Musicae Italicae Studiosi AMIS – Sede di Genova
© Reggimento di Palazzo, Milizia Tedesca e Milizia Genovese – Genova 1618

Prima edizione.
In base alle leggi sull’editoria, ogni riproduzione di quest’opera anche parziale e con qualsiasi mezzo realizzata è illegale e vietata.

Finito di stampare nel mese di agosto 2017 presso © Status s.r.l. – Via Paleocapa, 16 – 16135 Genova – Italia

In copertina: Stefano Della Bella (Firenze 1610-1664), Duello, penna e inchiostro bruno
(da http://www.grafica.beniculturali.it/wp-content/uploads/2012/09/FN16625_jpg.jpg)

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Ho conosciuto Daniele a un seminario estivo di scherma storica, da subito mi è parso un ricercatore puntiglioso e appassionato,
ora lo conosco meglio e so che da lui abbiamo tutti da imparare. Daniele ha la capacità di analizzare un testo d’epoca, trasporlo in
termini moderni e mantenerne la struttura logica, rendendola però comprensibile al moderno praticante.
Il sistema di Giovanni dall’Agocchie rappresenta una tappa fondamentale, a mio avviso, dell’evoluzione della disciplina, per di -
verse ragioni. L’autore si pone l’obiettivo di fornire una disamina completa delle situazioni schermistiche e di come gestirle; in ef-
fetti, siamo in presenza di un manuale operativo di concezione moderna, confrontabile, per la sua logica strutturale, con un moder -
no manuale di scherma. Ciò che intendo è questo: dall’Agocchie prevede ed espone ordinatamente i casi possibili, fornendo stru -
menti risolutivi alternativi tra loro; questo tratto è comune a diversi altri autori, ma il maestro bolognese prevede una casistica
completa e il suo manuale fornisce conoscenze realmente esaustive, sull’uso della spada sola e sull’impiego della spada in combina -
zione con le armi secondarie che il gentiluomo poteva avere a disposizione, nella vita di tutti i giorni: la daga e la cappa (una sezio -
ne sull’uso del pugnale solo sarebbe stata una graditissima aggiunta, che dall’Agocchie non ha inteso fare).
Il moderno praticante s’imbatte in due ostacoli nell’approcciarsi a questo sistema: il linguaggio di non sempre agevole interpre -
tazione e la struttura logica, nascosta nella forma linguistico-espositiva dell’epoca. Daniele ci fa superare entrambi gli ostacoli, ri -
strutturando l’esposizione dell’opera in senso schematico, permettendone quindi la consultazione verticale, e fornendo una moder-
na quanto precisa interpretazione del testo. Come se non bastasse, abbiamo a disposizione, nello stesso libro, il sistema di spada e
daga del maestro di Grassi e un moderno sillabario di scherma storico-artistica.
CARLO PARISI

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Papageno: Mein Kind, was werden wir nun sprechen?
Pamina: Die Wahrheit! Die Wahrheit, Sei sie auch Verbrechen.
(EMMANUEL SCHIKANEDER, Die Zauberflöte (1791), Akt I, 6 Szene)

Questo volume, il primo di tre (cui seguiranno quello dedicato alla spada e cappa – terzo della serie – e quello dedicato alla spa -
da sola – primo della serie –), nasce con l’intento di fornire un supporto ai compagni di sala con i quali ho condiviso lo studio di
Dell’arte di scrimia di Giovanni dall’Agocchie.
Nell’ambito di una sempre più diffusa pratica di studio e recupero della scherma storica (sotto qualsiasi degli svariati nomi la
si voglia intendere), il trattato del maestro felsìneo spicca per chiarezza e fruibilità, oltre a costituire una sorta di ponte fra tipolo-
gie di armi affini ma differenti (spada da lato e spada da lato a striscia), colte nel momento della loro transizione – per questo mo-
tivo ancor più interessanti – e dunque “contaminate” da elementi tipici dell’una e dell’altra.
Chiarezza e fruibilità che provano, se ancora ve ne fosse bisogno, quella continuità fra passato e presente – oggetto di analisi
anche dello stesso dall’Agocchie – che altro non è che la trasformazione di un’arte nata per uccidere in un’arte concepita per la pra-
tica sportiva, dove gli elementi di continuità dall’antico al moderno sono di schiacciante preminenza rispetto a quelli di discontinui -
tà, molto spesso occultati unicamente dietro all’uso di lemmi differenti, ma dal medesimo significato, che solo sovrastrutture ottuse
ne impediscono una chiara visione e comprensione, pur se in questi ultimi tempi la rotta pare avere subito interessanti correzioni.
Da storico, non posso che richiamare con forza gli appassionati della scherma storica – mi si perdoni il bisticcio – all’assunzione
di un comune vocabolario con la scherma olimpica: solo in questo senso si potrà andare oltre alle sterili polemiche che sorgono at-
torno alla interpretazione di questo o quel passo di questo o quel trattato di questo o quel maestro. Taccio, non essendo questa la
sede dedicata, della ovvia necessità di un costante confronto, nello studio dei testi antichi, con tecnici di discipline storiche (paleo-
grafi, glottologi, storici della società, storici dell’arte, storici del diritto, et cetera), una pratica fin qui in pratica pressoché ignorata
dai praticanti di scherma storica, salvo alcune rare, ma significative, eccezioni.
Premessa a tutto il lavoro è stata una ricognizione biografica di Giovanni dall’Agocchie, del quale davvero poco è noto, ma che
grazie all’incrocio delle fonti è stato possibile collocare meglio nel “suo” spazio e nel “suo” tempo, ovvero all’interno di quel tessuto
3
peculiare che era la società d’armi al servizio della Repubblica di Venezia sullo scorcio del secolo XVI, senza dimenticare interessan-
ti connessioni con la società bolognese e – più in generale – emiliana ma anche genovese degli stessi decenni.
Ho voluto fornire, nella parte introduttiva, l’esame di tutte le parti teoriche di Dell’arte di scrimia seguendone la divisione e la
scansione originale, integrando il più possibile con gli studî più recenti, soprattutto là dove la diversa concezione trattatistica rina-
scimentale poteva essere carente ai nostri occhî contemporanei (una banale considerazione: questi trattati non sono manuali, perlo-
meno nella concezione odierna del termine). Per questo motivo è stato fondamentale utilizzare alcuni strumenti bibliografici, sia di
scherma olimpica che di scherma storica, particolarmente chiari e funzionali: da La scherma di Giorgio Rastelli a La vera scherma
di Edoardo Mangiarotti e Aldo Cerchiari, all’insostituibile Dizionario della terminologia schermistica di William M. Gaugler ai re-
centissimi – e dedicati – Dagger Fencing. The Italian School di Carlo Parisi, la Dispensa didattica per i corsi di scherma storica e
artistica dell’Accademia Nazionale di Scherma di Napoli e L’arte di spada sola secondo la scuola bolognese. Marozzo, Manciolino,
Viggiani di Marco Rubboli.
Per quanto concerne la parte pratica si è voluto, ancora una volta, cercare di rispettare il più possibile il testo originale, atte-
nendovisi sempre in maniera scrupolosa. L’interpretazione delle singole parti è quindi da leggersi come il più testuale possibile e
andrà eventualmente completata tenendo presente quanto detto nella parte introduttiva, soprattutto per quanto riguarda le ecce -
zioni (ad esempio: quando il testo originale riporta un passo avanti del piede sinistro si ha da intendere come passo obliquo del pie-
de sinistro a sinistra, come ben spiegato nella parte introduttiva nella parte dedicata al passo obliquo). Si tratta comunque di una
interpretazione assolutamente personale, quindi arbitraria, inevitabilmente influenzata dalla mia personale esperienza.
Per praticità del lettore, nella parte ricostruttiva delle tecniche, ogni pagina è stata suddivisa in tre colonne: quella di sinistra
riporta il testo originale di dall’Agocchie suddiviso in singole tecniche; quella centrale e quella di destra la mia ipotesi ricostruttiva,
ripartita in una singola colonna per ciascun tiratore. Non ho voluto suddividere appositamente ciascuna tecnica nei relativi
tempi/mezzi tempi schermistici, ma si tenga ben presente il §0, Principî generali (pp. 159 e seguenti) e il §2.3.5., In che modo, a
partire da ognuna delle guardie, sia possibile parare e rispondere a ogni colpo del nemico (pp. 54 e seguenti).
Per tutto il resto, sento il dovere di ringraziare i miei compagni “anziani” di sala: Aaron Caldarella, Giulio Campanella, Mattia
Caprioli e Dario Valente, aiuto e sostegno in quest’impresa, con un particolare ringraziamento a Marina Cavana, Marco Rubboli e
ad Alfredo Giuseppe Remedi. Di ogni errore o svista me ne scuso anticipatamente, pregando il lettore a non volerne loro, assumen -
domene in prima persona ogni e qualsiasi responsabilità.

DANIELE CALCAGNO

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Indice

CARLO PARISI, Prefazione p. 1

DANIELE CALCAGNO, Introduzione p. 3

Indice p. 5

1. Cenni biografici p. 11

2.1. Dell’arte di scrimia libri tre: la scherma è il più importante degli esercizî militari p. 21

2.2. I fondamenti o theorica dell’arte p. 26

2.3. Teoria e pratica della scherma p. 28

2.3.1. Di quali e quante parti è formata la spada p. 30

2.3.2.1. In quali e quanti modi può ferire la spada. Taglî p. 30

2.3.2.2. In quali e quanti modi può ferire la spada. Punte p. 37

2.3.3. Quali siano le guardie e quali di esse siano le più importanti p. 38

Code lunghe con piede destro avanti p. 40

Code lunghe con piede sinistro avanti p. 41

Porte di ferro p. 42

Cinghiale (porte di ferro) p. 43

Guardie alte p. 44

5
Altre guardie p. 45

2.3.4. Il passeggio p. 46

Passeggio in linea p. 47

Passeggio sul cerchio p. 50

2.3.5. In che modo, a partire da ognuna delle guardie, sia possibile parare e rispondere a ogni colpo del ne- p. 54
mico

2.3.5.1. Parata p. 56

2.3.5.2. Risposta p. 60

2.3.5.3. Passeggio relativo alle azioni di parata e risposta p. 61

2.3.5.4. Finte e provocazioni: azioni di attacco composte p. 62

2.3.5.4.1 Finte p. 65

2.3.5.4.2 Provocazioni p. 69

2.3.5.5. Questioni varie p. 73

2.3.5.6. Esercizî in sala d’armi p. 77

Appendice I GIACOMO DI GRASSI: Tecniche di spada e pugnale dalla Ragione di adoprar sicuramente l’arme p. 89

§1 Della spada et pugnale p. 91

Osservazioni al §1 p. 92

§2 Delle guardie p. 94
6
Osservazioni al §2 p. 94

§3 Del modo di riparare col pugnale p. 95

§4 Della guardia alta di spada et pugnale p. 96

§5 Difesa di guardia alta di spada et pugnale p. 97

§6 Offesa di guardia larga di spada et pugnale p. 98

§7 Della difesa di guarda larga di spada et pugnale p. 98

§8 Della offesa di guardia bassa di spada et pugnale p. 98

§9 Difesa di guardia bassa di spada et pugnale p. 99

§10 Dell’inganno p. 101

§11 De gli inganni della sola spada p. 101

§12 Avertimenti generali circa le difese p. 102

§13 Della spada et pugnale p. 103

Appendice II GIOVANNI DALL’AGOCCHIE: La quarta giornata del primo libro. Nella qual si tratta della spada et p. 105
del pugnale

Appendice III Compendio tecnico da Accademia Nazionale di Scherma. Dispensa didattica per i corsi di scherma p. 119
storica e artistica, Napoli 2015

7
§1 Parti fisiche dalla spada p. 119

§2 Tecniche di impugnatura dell’arma p. 120

§3 Tecniche di impugnatura. Armi ausiliarie p. 120

§4 Posizioni di pugno p. 121

§5 Linea di offesa e bersaglî p. 121

§6 Passeggio p. 123

§7 Elementi fondamentali della scherma p. 125

§8 Atteggiamenti con l’arma p. 127

§9 Azioni di traccheggio p. 128

§10 Azioni di traccheggio p. 130

§11 Azioni di difesa p. 132

§12 Azioni di difesa p. 135

§13 Azioni di offesa p. 136

§14 Azioni semplici di offesa p. 137

Azioni semplici di offesa in un tempo p. 137

Azioni semplici di offesa in più tempi p. 137

§15 Azioni composte di offesa p. 138

Azioni composte di offesa che eludono le parate semplici, di ceduta e di controfilo p. 138

8
Azioni composte di offesa che eludono le parate di contro e mezzacontro (azioni di offesa circolate) p. 138

§16 Azioni di offesa ausiliarie p. 140

Azioni di lotta p. 140

Azioni di offesa con le armi ausiliarie p. 140

Azioni non convenzionali di offesa p. 140

§17 Azioni di controffesa p. 141

Uscite in tempo sul movimento del colpo p. 141

Uscite in tempo sul movimento della finta o sull’avanzamento p. 142

Uscite in tempo sulla ricerca del ferro p. 142

Contrarie alle uscite in tempo p. 142

Controtempo p. 142

Uscita in tempo composta (Finta in tempo) p. 142

§18 Tattica p. 143

§19 Strategia p. 144

Appendice IV Azioni offensive e difensive, da E. MANGIAROTTI-A. CERCHIARI, La vera scherma, Milano 1966, pp. p. 147
265-268

3. Bibliografia p. 151

4. Sitografia p. 155
9
GIOVANNI DALL’AGOCCHIE

La quarta giornata del primo libro. Nella qual si tratta della spada et del pugnale, interpretazione p. 157
tecnica a cura di DANIELE CALCAGNO

0. Principî generali p. 159

1. Guardia di coda lunga e stretta (spada) e cinghiale porta di ferro (pugnale) p. 163

2. Guardia di coda lunga alta (spada) e porta di ferro alta (pugnale) p. 173

3. Guardia di porta di ferro stretta (spada) e coda lunga alta (pugnale) p. 185

4. Guardia di cinghiale porta di ferro (spada) e guardia di testa (pugnale) p. 195

5. Guardia d’alicorno con piede destro avanti (spada) e cinghiale porta di ferro (pugnale) p. 205

6. Guardia d’alicorno con piede sinistro avanti (spada) e porta di ferro alta (pugnale) p. 213

7. Guardia di coda lunga stretta (spada) e cinghiale porta di ferro (pugnale) p. 221

8. Provocazioni. Guardia di coda lunga stretta (spada) e cinghiale porta di ferro (pugnale) p. 229

9. Provocazioni. Guardia di coda lunga alta (spada) e porta di ferro (pugnale) p. 243

10. Provocazioni. Guardia di porta di ferro stretta (spada) e coda lunga alta (pugnale) p. 255

11. Provocazioni. Guardia di cinghiale porta di ferro (spada) e guardia di testa (pugnale) p. 265

12. Provocazioni. Guardia di alicorno con il piede destro avanti (spada) e cinghiale porta di ferro (pugnale) p. 275

13. Provocazioni. Guardia di alicorno con il piede sinistro avanti (spada) e porta di ferro alta (pugnale) p. 281

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1. Cenni biografici.

Giovanni dall’Agocchie1 (delle o dalle Agocchie, o semplicemente Agucchi) nacque a Bologna (è infatti lui stesso nel Proemio a
dichiararsi “bolognese”), secondo Emilio Orioli2 il 9 marzo 1547, da Paolo Antonio, ma ignoriamo l’origine di questa preziosa noti-
zia. Quel che è certo è che Giovanni dall’Agocchie fu attivo almeno fino al 1572, anno di stampa del suo Dell’arte di scrimia, i cui
contenuti ci permettono di collocarlo fra i maestri della “scuola bolognese”, di cui ne interpreta i concetti, aggiornandoli. La nascita
al 1547 risulta tuttavia poco credibile se si vuole dare credito a quanto da lui stesso affermato:

“io, per dire il vero, dalla mia fanciullezza, sotto la disciplina di rarissimi maestri sin a questo tempo sempre ho cercato
saperla [idest: l’arte della scherma] ma per la diversità che (come dite voi) ci veggo, et per la poca riputatione in che è te-
nuta, mal volentieri ne ragiono” (c. 4v).

Se il trattato, scritto nella finzione di dialogo, è ambientato nel palazzo bresciano di Girolamo Martinengo, 3 oggi Salvadego, du-

1 Su Giovanni dall’Agocchie, cfr.: MARCELLI 1686, p. 13; ORLANDI 1714, pp. 139, 267; MAZZUCHELLI 1753, p. 202; HAYM 1771, p. 602; FANTUZZI 1781, p. 72; GELLI 1890, pp. 57-
59; ORIOLI 1901; Agucchi 1960, p. 504.
2 Cfr.: ORIOLI 1901, p. 3.
3 Su Girolamo Martinengo cfr.: BENZONI 2008, pp. 154-157. Girolamo Martinengo nacque probabilmente a Brescia nel 1519 da Antonio di Bernardino Martinengo di Pademel-
lo della Fabbrica e dalla contessa piacentina Cavazzi della Somaglia, da lui uccisa il 2 gennaio 1522 a Gabbiano a seguito di un impeto d’ira, forse originato da sospetti di infe-
deltà nei suoi confronti. Risposatosi con la contessa Ludovica Torelli di Guastalla, figlia del conte Achille e vedova del conte cremonese Ludovico Stanga, fu ucciso il 18 aprile
1528 nel suo palazzo bresciano da un fratello della prima moglie per mano dei nobili bresciani Scipione Martinengo della Motella, Ottavio Provaglio e Luca Lana. Girolamo
crebbe pertanto in un ambiente cupo, anche se in uno dei più prestigiosi palazzi di Brescia (nel 1529 fu scelto a temporaneo alloggio dal duca di Urbino Francesco Maria I Della
Rovere) e poté vendicare l’assassinio del padre il 26 giugno 1533, quando, scortato da una quarantina di uomini, si incontrò con Scipione Martinengo della Motella, accompa -
gnato da sedici uomini, catturandolo e, quindi, uccidendolo. Girolamo fu quindi relegato dal governo della Repubblica di Venezia a Zara, dove si distinse contro gli ottomani, ot-
tenendo quindi (ma dietro pagamento di una somma di denaro) di rientrare a Brescia nel 1539. Signore di Padernello e di Gabbiano si distingueva fra i gentiluomini di mag -
gior spicco e ricchezza per essere anche luogotenente e vessillifero del duca di Urbino Guidubaldo II Della Rovere e comandante di una compagnia di cento uomini d’arme. Il 4
febbraio 1543 festeggiò sontuosamente nel palazzo ducale di Venezia le nozze con Eleonora Gonzaga, figlia del duca di Sabbioneta Ludovico e della contessa Francesca Fieschi,
sorella minore di Giulia, moglie di Vespasiano Colonna e contessa di Fondi, che erano state celebrate privatamente a Fontanellato un mese prima. Di palazzo Martinengo (at-
tualmente palazzo Salvadego, prospettante su via Dante), furono particolarmente celebrate tre stanze affrescate, in una delle quale figuravano sei gentildonne bresciane: que-
sta saletta, interamente coperta da affreschi, fu risparmiata nelle successive vicende edilizie del palazzo, gravemente lesionato dal bombardamento aereo del 2 marzo 1945. At-
tualmente gli affreschi sono attribuiti dalla critica all’ideazione di A. Bonvicino detto il Moretto e realizzati dalla sua bottega (Giovanni Battista Moroni, Luca Mombello e Ago-
stino Galeazzi). Il matrimonio con Eleonora Gonzaga fu tuttavia di breve durata: il 10 agosto del 1545 Eleonora morì di parto, insieme con il figlio neonato. Martinengo diven-
ne così uno dei più apprezzati uomini d’arme del governo veneto tanto da essere nominato governatore generale delle milizie a Creta nel 1549-1551, dedicandosi da quel mo -
mento con particolare attenzione agli aspetti legati alle fortificazioni. Tornato a Brescia nel 1552 si risposò con Margherita di Francesco Martinengo della Motella, un matri-

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rante “la state passata”, Giovanni dall’Agocchie avrebbe avuto soltanto ventiquattro anni circa (torneremo dopo sul quando colloca-
re, con maggiore correttezza, la “state passata”), età difficilmente compatibile con un richiamo alla “fanciullezza” e – soprattutto –
di aver praticato la scherma per “molti anni”, come da lui stesso affermato:

“mi son risoluto di ridurre in un breve trattato quanto et di scienza et di prattica dell’arte dello schermire ho per molti
anni potuto imparare et sperimentare” (c. 3r).4

Ancora, il fatto che Giovanni dall’Agocchie definisca il suo interlocutore “giovane di accorte et virtuose maniere” (c. 3v), spinge
ulteriormente a ritenere impossibile ascrivere la data della sua nascita al 1547, collocandola a qualche decennio prima.
Il cognome di Giovanni dall’Agocchie5 viene tramandato in forme diverse da quella presente sul suo trattato: Pellegrino Anto-
nio Orlandi lo indica come Agocchia,6 associandovi un non meglio identificato Girolamo dalle Agocchie (presunto autore di un Trat-
tato di scherma e di arte militare stampato a Bologna nel 1580, generalmente identificato con Giovanni dall’Agocchie medesimo) e
indicizzando, nella Tavola I. Dei cognomi connotanti i nomi degli scrittori bolognesi descritti,7 soltanto la forma Agocchia (Giovanni
Battista – questa l’unica fonte del secondo nome di battesimo di dall’Agocchie – e Giovanni Girolamo, da ritenersi, come vedremo, il
medesimo Giovanni dall’Agocchie).

monio di riconciliazione con il ramo della famiglia da cui proveniva l’assassino di suo padre. Da Margherita ebbe tre figlî: Antonio (1553-1581), erede delle glorie militari pater -
ne, Silvio e Pompilio. Negli anni successivi fu assiduamente impegnato dalla Repubblica di Venezia in diversi incarichi militari, sempre caratterizzati da una particolare
attenzione alle opere di fortificazione. In occasione dell’offensiva ottomana contro Cipro, Girolamo Martinengo fu incaricato del comando di oltre duemila fanti stranieri inviati
in soccorso a Famagosta, da lui reclutati e imbarcati il 15 marzo 1570. Giunti rapidamente a Corfù, Martinengo fu colpito gravemente dalla febbre, morendo il 7 aprile succes -
sivo durante la navigazione. Dapprima sepolto a Nicosia fu poi traslato a Famagosta.
Sulla famiglia Martinengo a Brescia cfr.: FERRARO 2003, p. 115.
4 Cfr. anche: Agucchi 1960, p. 504.
5 Scegliamo la forma dall’Agocchie rispetto a quella più comunemente utilizzata di dalle Agocchie perché utilizzata dall’autore nel suo Dell’arte di scrimia.
6 Cfr.: ORLANDI 1714, p. 139.
7 Cfr.: ORLANDI 1714, p. 267.

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Allo stato attuale della ricerca, l’unica edizione del suo trattato, Dell’arte di scrimia, risale al 1572 (editore: Francesco Portona-
ri; tipografo: Giulio Tamborino),8 anche se Nicola Francesco Haym 9 e Giovanni Fantuzzi10 citano una irreperibile prima edizione,
ugualmente veneziana, del 1570.11 Irreperibile risulta ugualmente una ristampa edita nel 1580 in Bologna, accostata al nome di
Giovanni dall’Agocchie da Pellegrino Antonio Orlandi, 12 già ritenuta da Mazzucchelli13 e Fantuzzi14 una svista, unicamente – però –
per il nome dell’autore (Giovanni Girolamo anziché Giovanni o Giovanni Battista, forma accreditata soltanto nella già citata Tavo-
la I. Dei cognomi connotanti i nomi degli scrittori bolognesi descritti 15 del volume di Pellegrino Antonio Orlandi), ritenendo tuttavia
plausibile la ristampa nel 1580 del trattato di Giovanni dall’Agocchie, ipotetica terza edizione bolognese dopo le due veneziane, del-
la quale però già Jacopo Gelli non era riuscito a “scoprirne traccia”.16
Vi è ancora da fare qualche considerazione sulla reale datazione di compilazione di Dell’arte di scrimia da parte di Giovanni
dall’Agocchie. Nel Prohemio (cc. 3r-v) egli afferma di averlo compilato per varie ragioni e

“per la qual cosa non inutili stimo io che siano per riuscire questi miei discorsi, i quali, in forma di dialogo per più facile
intelligenza di quelli alle cui mani perverranno ho composti, in quella guisa a punto che la state passata io n’ hebbi ra -
gionamento in Brescia in casa dell’illustrissimo signore Girolamo Martinenghi con messer Lepido Ranieri, giovane di ac-
corte et virtuose maniere et molto intendente dello essercitio dello schermire” (c. 3v).

Se ci si sofferma unicamente sulla data di stampa, il 1572, si dovrebbe ritenere che la “state passata” debba essere quella del
1571 ma l’“illustrissimo signore Girolamo Martinenghi”, come abbiamo visto, era morto già il 7 aprile 1570 17 e il fatto che Giovanni

8 Il trattato è stampato dall’editore e tipografo originario di Trino (Vercellese) Francesco Portonari (attivo a Venezia fra il 1552 e il 1578) presso la tipografia di Giulio Tambo -
rino. La marca tipografica raffigura un angelo che regge, in una mano, un tabernacolo e, nell’altra, uno scudo con le iniziali F.P. (Francesco Portonari), il tutto entro una corni -
ce figurata. Francesco Portonari, figlio di Giacomo, si servì anche delle tipografie di Girolamo Polo, Altobello Salicato e Giorgio Cavalli, lavorando in società anche con France-
sco Ziletti. Su di lui cfr.: LEONARDI 2014, pp. 107-108, 113.
9 Cfr.: HAYM 1771, p. 602.
10 Cfr.: FANTUZZI 1781, p. 72.
11 Cfr.: GELLI 1890, pp. 58-59.
12 Cfr.: ORLANDI 1714, p. 171: “Girolamo dalle Agocchie, Trattato di scherma e di arte militare, Bologna 1580, 4°”.
13 Cfr.: MAZZUCHELLI 1753, p. 202.
14 Cfr.: FANTUZZI 1781, p. 72.
15 Cfr.: ORLANDI 1714, p. 267.
16 Cfr.: GELLI 1890, p. 59.
17 Cfr.: BENZONI 2008, p. 156. Cfr., inoltre, ante, nota 3.

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dall’Agocchie non lo rilevi in qualche modo come fu o quondam ma che ne parli, anzi, come di persona vivente, proverebbe che al
momento della stesura del trattato Giovanni Martinengo fosse ancora vivo (quindi almeno nel 1569, l’ultima estate vissuta
dall’uomo d’armi bresciano). D’altronde, è pur vero che la data del 1572 presente sul frontespizio dell’edizione di Dell’arte di scri-
mia non prova in alcun modo che esso sia stato scritto e consegnato all’editore tipografo in quel medesimo anno, ma anzi che solo e
soltanto in quell’anno esso venne realmente stampato. L’incongruenza fra la “state passata” e l’essere ancora in vita dell’ospite di
Giovanni dall’Agocchie con la data di stampa sul frontespizio potrebbe essere semplicemente una svista non corretta in sede di re -
visione delle bozze da parte dell’autore oppure che la stampa dovette essere procrastinata per qualche motivo, dinamiche frequenti
e ben note e studiate da chi si occupa di storia dell’editoria.
Ancora, può essere interessante soffermarsi sull’identità dell’interlocutore del dialogo, Lepido Ranieri, “giovane di accorte et
virtuose maniere et molto intendente dello essercitio dello schermire” (c. 3v), del quale nulla sappiamo se non ipotizzarlo discende -
re dalla antica famiglia Renier, originaria della Sassonia che, stando alla tradizione, si sarebbe trasferita e radicata a Perugia al
seguito dell’imperatore Ottone I nel 970, una tradizione di difficile dimostrazione e condivisa con diverse casate nobili italiane: se -
condo alcuni studiosi, più facilmente, potrebbe essere infatti originaria del Monferrato. 18 La famiglia Ranieri, una delle cinque più
importanti famiglie medievali di Perugia (Oddi, Staffa, Ranier, Penna, Baglioni) era titolare della piccola contea di Civitella (Ra -
nieri), feudo pontificio da loro governato fino al 1817 e sito nell’alta valle del Tevere a dominare la strada diretta a Gubbio e al Du -
cato di Urbino, signoria degli omonimi duchi. A seguito delle guerre di fazione perugine molti esponenti della famiglia Ranieri furo-
no uccisi e venne distrutta la stessa Civitella, recuperata soltanto da Ruggero Cane Ranieri, forse il più noto condottiero di fami-
glia, che la ottenne con il titolo di feudo nobile dall’imperatore Sigismondo durante il suo soggiorno a Perugia nel 1433. Riaperte le
fazioni a Perugia, nel 1495 Civitella tornò stabilmente in mano ai suoi feudatarî, nella persona di Raniero Ranieri, pronipote di
Ruggero Cane, grazie all’aiuto dell’ultimo duca di Urbino di casa Montefeltro, Guidobaldo I. Forse è proprio da spiegare nella conti-
guità – territoriale e politica – con i duchi di Urbino di casa Montefeltro prima e Della Rovere poi la presenza a Brescia, in casa di
Girolamo Martinengo, di un giovane di casa Ranieri, dal momento che lo stesso Girolamo Martinengo, ancora bambino, dovette en -
trare nella cerchia dei favoriti del duca Francesco Maria I Della Rovere di Urbino (che nel 1529 era stato alloggiato a Brescia pro-
prio presso il palazzo Martinengo), tanto che si potrebbe far risalire a quella occasione la sua amicizia con il figlio del duca, Guido-
baldo II Della Rovere, di quattro o cinque anni anni più anziano di Girolamo, dato che proprio lo stesso Guidobaldo II, successore
del duca Francesco Maria I Della Rovere, nominerà Girolamo Martinengo suo luogotenente e vessillifero, con il comando di una

18 Per le origini della famiglia Ranieri/Renier cfr., ad esempio: TETTONI-SALADINI 1851; DILIGENTI 1872; PERUGI 1908.

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compagnia di cento uomini d’arme.19 Non stupirebbe, quindi, che, negli anni sessanta del Cinquecento, un giovane della famiglia
Ranieri si trovasse in servizio di casa Martinengo a Brescia, 20 magari raccomandato dai Della Rovere. Vi sono, inoltre, altri elemen-
ti significativi che rafforzano la sussistenza di un rapporto stabile fra casa Martinengo e i duchi Della Rovere: Girolamo Martinen -
go aveva difatti sposato, nel 1543, Eleonora Gonzaga, figlia del duca di Sabbioneta Ludovico e della contessa di Lavagna Francesca
Fieschi di Giovanni Luigi, principe di Val di Taro, sorella minore di Giulia Gonzaga, moglie di Vespasiano Colonna e contessa di
Fondi;21 lo stesso duca Guidobaldo II Della Rovere era invece figlio di Eleonora Gonzaga, figlia del marchese di Mantova Francesco
II Gonzaga e di Isabella d’Este, figlia del duca Ercole I di Ferrara: fra i due condottieri esistevano pertanto dei vincoli di parentela
(erano infatti cugini) che, se oggi sembrerebbero sfumati, all’epoca erano considerati sotto una ben diversa e significativa luce, sen-
za dimenticare che, fra i Della Rovere e i Fieschi sussistevano analoghi rapporti di parentela. I rapporti di parentela o militanza
politica fra le casate Martinengo e Gonzaga, Martinengo e Della Rovere, Ranieri e Montefeltro e Della Rovere ci portano così a leg-
gere sotto una diversa luce la dedica del trattato Dell’arte di scrimia al conte bolognese Fabio Pepoli.
Secondo gli eruditi seicenteschi i Pepoli 22 traevano origine da personaggî famosi dei secoli X o XI, ma si tratta di fantasiose ipo-
tesi volte ad aumentare il prestigio familiare raggiunto. Studî recenti ipotizzano i Pepoli originarî della Romagna e la loro presenza
a Bologna sarebbe testimoniata già dall’ultimo decennio del secolo XI, anche se le prime attestazioni certe risalgono al Duecento. I
Pepoli erano sostenitori della fazione “guelfa” felsìnea, denominati “scacchesi”, che assunsero ad arma parlante (scaccata di bianco
e nero) e in città esercitarono lungamente l’arte del cambiavalute e del prestatore di denaro, fino a diventarne, dopo il rientro degli
esiliati “guelfi” nel 1327, signori con Taddeo (1337-1347), poi anche vicario pontificio; durante la signoria di Taddeo, difatti, acqui -
starono (1340) il feudo di Castiglione dei Gatti (dal 1863 Castiglione dei Pepoli) dalla famiglia dei conti Alberti di Prato e Mangone,
acquisto confermato dall’imperatore Carlo IV di Boemia nel 1369, dando così origine alla discendenza del ramo comitale (e marchio-
nale) detto “linea di Girolamo”, da cui discendeva il conte Fabio dedicatario di Dell’arte di scrimia.

19 Cfr.: BENZONI 2008, p. 155. Cfr., inoltre, ante, nota 3.


20 Non è stato possibile inserire il nostro Lepido Ranieri negli alberi genealogici della perugina casata Ranieri. Tuttavia, il suo potrebbe essere un soprannome (e non il suo
vero e proprio nome) o uno pseudonimo sotto il quale si celerebbe il vero nome del reale personaggio. Oltre alla bibliografia citata ante, nota 18, si consulti in rete l’albero ge-
nealogico e, più in generale, il sito dedicato alla storia della casata Ranieri raggiungibile all’indirizzo web http://casatoranieri.blog.tiscali.it/2012/03/04/albero-genealogico-dei-
ranieri-sul-sito-casatoboffo/?doing_wp_cron (link verificato il 19.04.2017).
21 Cfr.: BENZONI 2008, p. 155. Cfr., inoltre, ante, nota 3.
22 Sulla famiglia Pepoli cfr.: DOLFI 1670, pp. 584-605; FANTUZZI 1788, pp. 345-367; RODOLICO 1898; PAPI 1907; CIVERRA 1969; COSTA-ROSATI PEPOLI 2011. L’archivio dei Pepo-
li conti di Castiglione è attualmente conservato presso l’Archivio di Stato di Bologna, mentre il consistente e notevole Fondo Pepoli, ricco di materiali di contabilità familiare e
di compilazioni diverse a carattere erudito e genealogico, è ugualmente consultabile presso la Sala dei manoscritti e dei rari della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bo-
logna, cfr.: http://www.cittadegliarchivi.it/pages/getDetail/idIUnit:4946/archCode:ST0038#contenuto (link verificato il 19.04.2017).

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“Il forte senso di coesione familiare, l’arroganza del loro passato di signori della città, la tendenza alle imprese militari e
alle risse cittadine, persino uno stato di tensione e di polemica antiromana e anticuriale furono caratteristiche costanti
delle varie linee durante i secoli XVI-XVIII”.23

Del conte Fabio Pepoli non si conosce molto. La prima notizia che ci è stato possibile reperire risale al 1564 quando si trova im-
pegnato a cercare di risolvere, apparentemente senza successo, le faide tra le fazioni a sostegno dei Pepoli e dei Bentivoglio nel ter-
ritorio compreso fra Palata, Cento, Finale (Emilia) e Sant’Agostino, dove si era venuto a creare un vero e proprio “regno in pratica
indipendente”.24 Il duca di Ferrara Alfonso II d’Este, per cercare di comporre la faida tra le parti, chiede l’intervento dei Pepoli a
Palata e dei Bentivoglio a Finale (Emilia): a Palata sono così inviati il conte Fabio Pepoli ed Ettore Ariosti, a Finale (Emilia) Corne-
lio Bentivoglio. Gli inviati dovevano trattare la pace tra le famiglie de Vecchî, “guelfi”, parteggianti per i Pepoli, e de Miari, “ghibel-
lini”, parteggianti per i Bentivoglio, ma la pace non fu raggiunta perché la parte “guelfa” cercò di uccidere Alberto de Miari, che
Cornelio Bentivoglio aveva fatto chiamare a Finale (Emilia), anche se l’archibugiata destinata ad Alberto uccise soltanto un suo
servo. Coincidenza o meno, l’anno successivo (1565) il conte Fabio Pepoli sposava Isabella, figlia di Giovanni Paolo Manfroni iunior
e di Lucrezia Gonzaga,25 figlia di Pirro, signore di Gazzuolo, ma soprattutto di Emilia, figlia di Annibale Bentivoglio. Il matrimonio,

23 Cfr.: http://www.archiviodistatobologna.it/it/bologna/attivit%C3%A0/mostre-eventi/mezzo-alla-folla-pepoli/01-pepoli-bologna-europa (link verificato il 19.04.2017).


24 Cfr.: BALBONI 2005, p. 65.
25 Lucrezia Gonzaga nacque il 21 luglio 1522 a Gazzuolo o a Mantova da Pirro, signore di Gazzuolo, fratello di Luigi, conte di Sabbioneta e da Emilia di Annibale Bentivoglio,
nipote di Giovanni (II), signore di Bologna. Rimasta orfana di entrambi i genitori nel 1529, fu affidata alle cure della nonna paterna, Antonia Del Balzo, ed educata nelle lingue
toscana e latina, nell’eloquenza e nella poesia. Morta la nonna nel 1538 il cardinale Ercole Gonzaga la inviò presso Luigi Gonzaga, marchese di Castiglione delle Stiviere e cu-
gino di Lucrezia, alla cui corte fu educata dalla moglie del marchese, Ginevra Rangoni, dalla sorella Costanza, moglie di Cesare Fregoso e dal letterato Matteo Bandello, che la
seguì nello studio della filosofia e degli autori classici. I rapidi progressi negli studî furono celebrati dal maestro nel poema Canti XI de le lodi de la signora Gonzaga di Gazuolo
e del vero amore, col tempio di pudicizia, e con altre cose entro poeticamente descritte (terminato nel 1538 e pubblicato ad Agen nel 1545) e dedicandole la ventunesima novella
della seconda parte della sua raccolta di Novelle. Alla morte di Cesare Fregoso, nel 1541, Bandello rimase a servizio della moglie Costanza Rangoni seguendola nell’esilio, pri-
ma a Venezia poi in Francia, e Lucrezia fu così costretta a sposare Giovanni Paolo Manfroni iunior, figlio di Giulio Manfroni e di Beatrice Roverella, condottiero della Repub-
blica di Venezia. Il Manfroni aveva manifestato l’intenzione di maritarsi in casa Gonzaga, scegliendo in un primo momento Eleonora, sorella di Giulia e cugina di Lucrezia, che
andrà invece in nozze, come abbiamo visto, nel 1543 con Girolamo Martinengo (cfr. ante, nota 3), sposando Leonora nel 1541 a Mantova. Condotta dallo sposo a Verona e poi
alla Fratta, presso Rovigo, Leonora non ebbe vita facile: il marito si rivelò subito un uomo violento, sanguinario, litigioso, intollerante e feroce. Roberta Monica Ridolfi riferisce
che il Manfroni “una volta osò percuotere in pubblico la Gonzaga perché aveva ballato in casa dei suoi congiunti a Mantova. Ma la Gonzaga, pur avendolo sposato senza dare il
proprio consenso, gli rimase sempre fedele, sopportando con pazienza la sua indole indomita e volgare”. Marito indomito e volgare da essere bandito dallo stato dei Gonzaga
per aver ucciso un suo cameriere e addirittura condannato a morte nel 1546 per aver cospirato contro il duca Ercole II d’Este, condanna che fu commutata in carcere perpetuo
per intercessione di Leonora che, nella speranza di poter un giorno ricongiungersi con il marito libero, si applicava alla lettura delle vite dei santi, allo studio della retorica,
della astronomia e intrattenendo un variegato carteggio letterario con alcuni dei principali poeti del suo tempo. Dopo sei anni di carcere, il 9 febbraio 1552, Giovanni Paolo
Manfroni, ormai impazzito, moriva, lasciando Lucrezia vedova con due figlie, Isabella ed Eleonora. Nel 1565 maritava la figlia Isabella al conte Fabio Pepoli, morendo l’11 feb-

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letto in quest’ottica, assume un significato di pacificazione, il tutto posto sotto l’ombra del duca di Ferrara Alfonso II d’Este, senza
trascurare il fatto che, in questo modo, il conte Fabio Pepoli sarebbe diventato cugino di Girolamo Martinengo e del ben più in-
fluente duca Della Rovere, uomini d’armi al servizio della Repubblica di Venezia al cui stipendio, pochi anni dopo, troveremo anche
proprio Fabio Pepoli.
Nel 1571 Fabio Pepoli partecipa infatti alla spedizione di guerra veneziana contro Candia (è noto un capitano di 200 fanti al
suo servizio, Paolo Emilio Argeli)26 e nel 1572 riveste, ancora sotto il vessillo di San Marco, il grado di colonnello di tremila fanti
contro Navarino (è noto un capitano di una compagnia di fanti al suo servizio, Ludovico di Pier Francesco Fava). 27 Al servizio di Ve-
nezia e sotto il suo comando conosciamo anche il suo alfiere, Carlo Antonio Desideri. 28
La presenza del conte Fabio Pepoli a Venezia nel 1572, anno di stampa del trattato Dell’arte di scrimia di Giovanni dall’Agoc-
chie, è testimonato da alcune sue lettere al cugino Giovanni Pepoli a Bologna e dalle relative risposte indirizzate ancora a Venezia,
comprese fra il 24 maggio e il 21 giugno, relative alla richiesta di ottenere una visita a Bologna dell’architetto Giovanni Palladio
per progettare il completamento della facciata della basilica di San Petronio. 29
Il comando militare al servizio della Repubblica di Venezia è ricordato anche da Giovanni Battista Melloni, senza un riferimen-
to cronologico ma certamente da ascrivere agli eventi analizzati sopra. 30 Il conte Fabio Pepoli morì prima o nel 1580 e il suo rango
di colonnello viene ricordato da Giulio Cesare Croce 31 nel suo Pianto sopra l’immatura morte dell’illustre et strenuo colonnello il si-
gnor conte Fabio Pepoli, dedicato al conte Nicolò Calderini:

“Tengo (illustre e reverendo signor mio), tanti e tali obblighi con la inesplicabile bontà e magnificenza di vostra signoria
reverenda, ch’ io da me stesso non ardisco di più comparirgli innanti se non con qualche segno di gratitudine verso li tan -
ti favori e beneficî della liberalità sua ricevuti. Con tale pensiero, fin qui essendo soprasseduto, né mi si presentando al-

braio 1576, probabilmente alla Fratta. Cfr.: RIDOLFI 2001, pp. 796-797.
26 Cfr.: DOLFI 1670, p. 62.
27 Cfr.: DOLFI 1670, p. 312.
28 Carlo Antonio Desideri alfiere “al soldo di Fabio Pepoli e di Venezia”, cfr.: CAVINA 2003b, p. 4.
29 Cfr.: Carteggio 1840, lettere di Fabio Pepoli a Giovanni Pepoli nn. 289, pp. 316-371 (1572, maggio 24 – Venezia), 290, p. 318 (1572, giugno 10 – Venezia), 293, p. 321 (1572,
giugno 21 – Venezia); lettere di Giovanni Pepoli a Fabio Pepoli nn. 291, pp. 319-320 (1572, giugno 13 – Bologna), 292, p. 320 (1572, giugno 17 – Bologna).
Sul progetto di Andrea Palladio per la facciata di San Petronio, cfr.: SIMONCINI 2016, pp. 83-84, 143.
30 “Quanto poi spetta ai personaggî illustri in bontà, lasciando noi stare que’ prodi campioni che nelle sacre spedizioni promosse da’ romani pontefici Pio V e Clemente VIII con-
tro gli ugonotti ed i turchi esposero la vita per la gloria del Signore… furono un conte Fabio Pepoli condottier delle armi venete et un conte Rizzardo Pepoli capitan d’una com -
pagnia bolognese” (MELLONI 1773, p. 153).
31 CROCE 1580.

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tra occasione che ‘l pianto dell’immatura morte del signor conte Fabio Pepoli, da me più tosto a caso che con arte alcuna
di poesia composto, mi è parso esser conveniente cosa al debito mio di fargliene dono; e tanto maggiormente a ciò fare mi
sospinse quanto che so in che stima erano da lei osservate le molte ed ottime qualità di questo gran cavaliero. Sarà letio-
ne breve e non di alto stile, ma sincera e senza frase di parole oscure o affettate, conforme alla candidezza del bello e ge -
neroso animo di vostra signoria reverenda, la quale, per lo splendore della nobilissima sua famiglia e di tanti gran lette -
rati da quella usciti, ed in specie per le compiute virtudi che a guisa di virgulti ogni giorno in lei fioriscono, da tutti è uni-
versalmente amata e riverita. Se questo picciol dono sarà (sì come mi prometto) dalla benignità sua ricevuto, mi darà
soddisfattione non mediocre e sarà non men cagione di più altamente cantar con Apollo e spiegar’ in versi le lodi natìe e
singolari di vostra signoria reverenda, alla quale prego da Nostro Signore Iddio ogni felicità e con riverenza le bacio la
virtuosa mano.
Di Bologna, alli 22 di ottobre MDLXXX.

Di vostra signoria reverenda obbligatissimo servitore


Giulio Cesare Croce dalla Lira”.

In Dell’arte di scrimia Giovanni dall’Agocchie esamina il maneggio della sola spada, delle strette di mezza spada, di spada e
pugnale, di spada e cappa dedicando le ultime due parti alla giostra a cavallo e alla disposizione in campo dei reparti di picchieri:

• Dedica, cc. 2r-v;


• Proemio di messer Giovanni dall’Agocchie, bolognese, sopra il suo libro Dell’arte dello schermire, cc. 3r-v;
• Il primo libro de’ dialoghi. Nella qual si tratta dello schermire con spada sola, diviso in cinque giornate,
cc. 4r-12r;
• La seconda giornata del primo libro. Nella quale si ragiona dello schermire con spada sola, cc. 12r-23r;
• La terza giornata del primo libro. Nella qual si tratta del modo che si deve tenere in tentar d’offendere il
nimico quando si voglia essere il primo a ferirlo, cc. 23r-34v;
• La quarta giornata del primo libro. Nella qual si tratta della spada et del pugnale, cc. 34v-46v;
• La quinta giornata del primo libro. Nella quale si tratta del modo di valersi della spada et della cappa,
cc. 47r-57v;
• Secondo libro. Sesta giornata de’ dialoghi. Dove si ragiona dell’arte della giostra, cc. 58r-66r;

18
• Terzo Libro. Settima giornata de’ dialoghi. Dove si ragiona d’un modo facilissimo per fare di quattro for-
te battaglie insieme con l’ordine che si debbe tenere per trovare le radici de’ numeri, cc. 66v-79r.

La dedica al conte Fabio Pepoli scopre che dall’Agocchie conosceva particolari della sua infanzia e della sua passione per la
scherma (dunque che la conoscenza risaliva a tempi abbastanza remoti) e che era stretto a lui da vincoli di riconoscenza ma, pur -
troppo, il nostro autore non ci fornisce ulteriori elementi utili a ricostruire la biografia di entrambi:

“Al molto illustre signore il signore conte Fabio Pepoli, conte di Castiglione, mio signore et patron sempre osservandissimo.

L’haver conosciuto che vostra signoria illustre, fin da’ suoi teneri anni, s’è dilettata molto delle virtù che s’appartengono
a cavaliere onorato et l’animo c’ ho avuto sempre di servirla et farle cosa grata m’hanno più volte fatto desiderare di po-
terlene mostrare alcun segno. Però, essendomi ora deliberato di porre in luce la presente opera, ho terminato ch’ ella por-
ti seco l’honorato nome di vostra signoria illustre.
Così dunque a lei la porgo, non per agguagliare con questo humil dono il debito ch’ io tengo con lei, che tanto oltra non si
estendono le deboli forze mie, ma per lasciarle alcun testimonio dell’amorevole mia servitù. Onde prego vostra signoria
illustre ad accettarla benignamente et con la solita cortesia, la quale ho conosciuto sempre nella singolare bontà dell’ani-
mo suo, ch’ io porrò quest’ obbligo appresso gli altri infiniti che io tengo con lei. Et con basciare a vostra signoria illustre
riverentemente la mano, prego nostro Signore Iddio che si degni concederle il compimento di tutti i suoi desiderî.

Di vostra signoria illustre affettionatissimo servitore


Giovanni dall’Agocchie” (cc. 2r-v).

Ancora meno dati offre il Prohemio, fatto salvo quanto già analizzato:

“Prohemio di messer Giovanni dall’Agocchie, bolognese, sopra il suo libro Dell’arte dello schermire.

Fu stimata sempre lodevol cosa il giovare et far beneficio altrui. Il che, da me considerato, è stato cagione ch’ io mi son ri-
soluto di ridurre in un breve trattato quanto, et di scienza et di prattica dell’arte dello schermire ho, per molti anni, po -
tuto imparare et esperimentare. Né da questo mio proponimento m’ ha potuto ritrarre il vedere che da molti eccellenti
huomini, intorno a questa materia, sia stato diffusamente scritto, sì perché questi tali hanno taciuto alcune cose, et forsi
delle più importanti da sapersi, sì ancora perché, essendo quest’ arte difficile da descriversi in modo che sia bene intesa,

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si viene trattandola di novo ogn’ hora più ad illustrare. Per esser dunque lo schermo parte principale delli essercitî mili-
tari, si vede ch’ è sommamente necessario a gli huomini, atteso che, se in tempo di pace non debbiamo stare in otio et in
tempo di guerra ne vogliamo haver l’uso, qual cosa è a noi più di questa convenevole? Et fra gli essercitî corporali, qual’ è
il più nobile et il più illustre di questo? Ma se poi, ne gli accidenti di guerra, l’huomo è astretto e sforzato a essercitarvisi,
qual’ è dunque la ragione che ciascuno non cerchi di questa bella et util professione haver intera cognitione? Taccio di
quelli abbattimenti d’honore che duelli sono chiamati, ne’ quali niuno, honoratamente, può comparire che di questa sia
del tutto ignorante. Per la qual cosa non inutili stimo io che siano per riuscire questi miei discorsi, i quali, in forma di
dialogo per più facile intelligenza di quelli, alle cui mani perveranno, ho composti in quella guisa, a punto, che la state
passata io n’hebbi ragionamento in Brescia in casa dell’illustrissimo signore Girolamo Martinenghi con messer Lepido
Ranieri, giovane di accorte et virtuose maniere et molto intendente dello essercitio dello schermire col quale, dopo molti
discorsi, essendo amendue ridotti nel giardino, egli così cominciò a dire” (cc. 3r-v).

Stemma della famiglia


Ranieri di Perugia

20
2.1. Dell’arte di scrimia libri tre: la scherma è il più importante degli esercizî militari.

Dall’Agocchie, nel Prohemio a Dell’arte di scrimia libri tre, afferma che lo schermo, l’arte della scherma, è la “parte principale
delli essercitî militari”32 e, in linea con il pensiero dei suoi contemporanei, “fra gli essercitî corporali” lo ritiene “il più nobile et il
più illustre”. Si risolve pertanto a scrivere il suo trattato “di scienza et di prattica” ancorché “intorno a questa materia sia stato dif-
fusamente scritto” (c. 3r) da altri,

“sì perché questi tali hanno taciuto alcune cose, et forsi delle più importanti da sapersi, sì ancora perché, essendo quest’
arte difficile da descriversi in modo che sia bene intesa, si viene trattandola di novo ogn’ hora più ad illustrare” (c. 3r).

Il trattato è scritto in forma di dialogo, i cui interlocutori sono Giovanni dall’Agocchie medesimo e Lepido Ranieri. Il pensiero di
dall’Agocchie sui suoi colleghi contemporanei e sull’importanza dello studio e della pratica della scherma per l’uomo d’armi è ben
sintetizzato alle cc. 4v-5v:

“Lepido. Con ogni mio potere mi sono sforzato et ho usato ogni diligenza per sapere la ragione dell’armi circa lo schermi -
re; ma tanti et così diversi pareri sempre sopra ciò ho uditi che non pur non son divenuto capace di quello ch’ era l’inten -
to mio, ma io ne son rimasto con l’intelletto maggiormente offuscato et infiammato di desiderio d’intenderla né mai mi si
è presentata occasione di poterlo fare come hora, dove spero, per mezo vostro, di dover pienamente restarne sodisfatto.
Disidero dunque sapere se nell’arte dello schermo si può dare regola ferma che possa drizzare l’huomo alla vera cognitio-
ne di essa.
Giovanni. Io, per dire il vero, dalla mia fanciullezza, sotto la disciplina di rarissimi maestri, sin a questo tempo sempre
ho cercato saperla, ma per la diversità che (come dite voi) ci veggo, et per la poca riputatione in che è tenuta, mal volen-
tieri ne ragiono. Nondimeno, per esser io ricercato da voi, a cui sommamente desidero et debbo sodisfare, dirò in parte il
mio parere.

32 Un interessante “spaccato” del bagaglio schermistico posseduto dal soldato contemporaneo a dall’Agocchie è fornito dalla breve opera del monferrino CASSANI 1603, pp. 5-8.
Al riguardo cfr.: CALCAGNO 2016. Dall’Agocchie è in linea con quanto, ad esempio, affermato dal contemporaneo di Grassi: “et percioché questa arte è un principal membro del-
la scienza militare, la quale insieme con le lettere è l’ornamento del mondo, però non si deve ella esercitare nelle brighe et risse che si fanno per le contrade, ma come honora-
tissimi cavallieri riserbarsi di adoprarla per l’honor della patria, del suo principe, per l’honor delle donne et di loro stessi, et finalmente per la vittoria de gli esserciti” ( DI
GRASSI 1570, p. n.n. 4).

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Lepido. Anzi vi prego a dirlo in tutto, poi che la commodità del tempo lo comporta; et principalmente, onde nasce che
un’arte sì degna sia tenuta in così poca riputatione?
Giovanni. Intorno a questo quesito, come che varî variamente ne favellino, io sono di quelli che tengo opinione ciò non
procedere da altro se non che molti, non sapendo che quest’ arte dello schermire sia l’origine e il fondamento dell’arte mi -
litare (pigliando questo nome da scherzo, come communemente si piglia), non curano apprenderla, et come non pertinen-
te alla profession loro la sprezzano.
Lepido. Dichiaratemi, vi prego, per qual ragione questa sia fondamento dell’arte militare.
Giovanni. Vi dirò, si può pigliar questo nome in generale et in particolare. In generale, per ogni sorte di militia. In parti-
colare, per lo combattere da solo a solo. Ogni volta, dunque, che altro non s’esprime, si deve pigliar per lo combattere da
solo a solo. In generale poi (come vi ho detto) si piglia per ogni sorte di militia, percioché l’arte militare in altro non consi-
ste che in saper con giudicio et prudenza difendersi dal nimico et lui offendere, così nelle città come ne gli eserciti et in
ogni altro luogo, perché non essendo, né significando, altro questa voce schermire che difendersi, con modo di offendere il
nemico, chiaro è che si può pigliare generalmente per ogni sorte di combattimento. Ma pigliandola noi in specie per lo
combattere da solo a solo, è manifesto che è parte, anzi scala et guida, all’arte della guerra per esser necessario molte
volte usare quest’ arte in difesa della propria vita, come per gli essempî di tante historie si legge et ogni dì si vede. Perciò
vi dico ch’ uno non può esser fondato né perfetto nell’arte della militia il qual non habbia questa parte, atteso che niuna
cosa si chiama perfetta quando se le debbe o può aggiungere, et dovendosi aggiungere all’arte del combattere il sapere di-
fendere la propria persona, anzi ciò essendo il fondamento principale, chi non haverà quest’ arte non potrà giamai esser
chiamato perfetto. Che questa sia la principale ch’ esser vi debbia lo provo dalla nobiltà, la quale deve ad ogni altra cosa
esser preferita. Et dico (lasciando per hora da parte le cose dell’anima) che, sì come il corpo humano più di tutte l’altre
cose è nobile, così di ragione prima si deve imparare a difendere questo che la città et gli esserciti, come che questi per la
difesa humana siano ordinati; et dovendo la persona in ogni sorte di militia trasporsi, di necessità bisogna prima a quel-
la per tutte le occorrenze provedere. Né vi crediate che questo mio detto contrasti a quel gran filosofo Solone, il quale
vuole che si debba preporre la difesa della patria alla propria vita, percioché egli non intende di questa patria materiale,
fabricata di pietra, ma di quella radunanza di huomini per li quali la città materiale è fabricata. Ora, costoro, difenden-
dosi dall’impeto de’ nimici, anzi ributtando in uno tempo stesso l’insolenza loro con arte et con maestria, sono detti pro -
priamente schermirsi, quando massimamente avviene che salvino sé et la republica. Et in questo fatto la prudenza ha il
primo luogo dove, per lo contrario, chi senza arte et maestria alla furia del nimico s’oppone, sempre temerariamente vin-
to rimanendo, non ischermito ma schernito ne rimane. Et perciò non vi havendo luogo la prudenza, anzi non vi essendo
stimata, le più volte avviene ancora che quest’ arte, che tutta è su la prudenza fermata et fondata, in poca stima esser si
vede” (cc. 4v-5v).

22
Con questa premessa, dall’Agocchie, ne La seconda giornata del primo libro. Nella quale si ragiona dello schermire con spada
sola, passa ad esaminare le ragioni per le quali sia necessario iniziare lo studio dalla spada sola, perché essa è “arma principale,
più necessaria et più importante: la quale meritamente reina dir possiamo per essere scala et guida et fondamento di tutto lo
schermo” (c. 12v). Le motivazioni della scelta non appaiono squisitamente tecniche, ma legate piuttosto alla importanza intrinseca,
simbolica, dell’arma stessa:

“le principali ragioni che la spada sola all’altre armi si preferisca sono che, non essendo cosa al mondo che più si apprezzi
dell’honore, il quale consiste nell’operare virtuosamente, s’avviene che ad alcuno sia posto in dubbio, con opporgli o vitio-
sa operatione o mancamento alcuno, egli debbe co’ ‘l proprio valore difendersi et l’altro verificare il suo detto; et a far
questo si vede quanto sia atta la spada sola. Percioché, quelli che ne gli abbattimenti più risoluti si son mostrati, più co-
raggiosi et di maggior valore, con spada sola in camicia son comparsi, et così hanno mostrato il vero più manifesto, confi-
dandosi più nella ragione et nella propria virtù che in altra coperta o compagnia d’armi da offesa o da difesa” (c. 12v).

Le considerazioni più tecniche, invece, si limitano a elementi generali e alla constatazione che, ordinariamente, il porto della
spada era ammesso dappertutto, contrariamente ad altre tipologie di armi:

“et sopra la spada sola quasi tutta questa cognitione è fondata, et in essa si comprende tutto lo schermo et da lei tutte
l’altre armi deppendono; et chi ha la scienza d’essa facilmente la può haver di tutte le altre, ma non per il contrario. Ol-
tra di ciò, la spada sola in ogni luogo si ammette, et più si usa, et più facilmente sempre si può havere, ma non così
dell’altre avviene. Onde, ragionevolmente, quest’ arma viene a tutte l’altre preferita” (c. 12v).

L’affermazione che “la spada sola in ogni luogo si ammette” sembrerebbe in parte contraddire quanto precedentemente affer-
mato da dall’Agocchie quando sostiene che per gli uomini d’armi – o genericamente per i militari – sia importante, se non fonda-
mentale, conoscere bene la scherma e principalmente l’uso della spada sola, eventualmente accompagnata da una daga o da una
cappa; l’uso di spada sola, spada e daga o spada e cappa rientrano però più nell’ambito del costume civile che in quello militare ma,
proprio per questo – per il fatto, cioè, che esse facciano parte del corredo usuale di ciascun individuo maschio adulto dell’epoca –, la
loro conoscenza e l’addestramento al loro uso non può che essere utile anche all’uomo d’armi, oltre che al cittadino necessitato ad
adoperarle per difendere il proprio onore.33

33 Sull’onore delle armi cfr.: CAVINA 2003a; CAVINA 2005.

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Vi è inoltre un’altra considerazione. Attraverso l’allievo Lepido Ranieri, dall’Agocchie si chiede ragioni e origini del fatto “che
molti dicono che lo schermo c’ hora è in uso è molto differente dall’antico et che questo è un altro rispetto a quello” (cc. 12v-13r). La
polemica, che ha dei tratti ancor oggi attuali, è risolta da dall’Agocchie con limpida serenità, non lesinando una feroce sferzata a
certi suoi colleghi:

“io credo che quei tali che così dicono errino assai, perché quai colpi hanno ritrovato di novo i moderni che non tragghino
origine dal tempo passato? Io trovo che tutte le guardie, i colpi et ogni altra cosa che a questi tempi si usa si usava
etiamdio al tempo de gli antichi; però io non so considerare altro se non che vogliano dire c’hoggidì lo schermo sia molto
ristretto rispetto all’antico. La qual ragione, quanto vaglia per mostrare che sia usanza nova, si può conoscere da questo:
che i maestri antichi la sapevano benissimo, anzi, il fondamento loro era il ristringersi a mezza spada. Ma essendo diffi -
cil cosa, né possendosi usare senza ingegno et arte grandissima, essi lo riserbavano all’ultimo ad insegnare et non da
principio, come fanno questi novi maestri i quali crederò che molto s’ingannino perché (come dicono i savî), sempre nel
principio le cose facili et nel fine le difficili si debbono insegnare. Se dunque gli antichi usavano il giuoco largo, lo faceva -
no con ragione et giudicavano benissimo, perché con quello si sciolgono meglio le braccia et la vita insieme, si tirano i col-
pi longhi et con misura, et l’huomo si fa più agile et di buona gratia.
Lepido. A questi tempi rarissimi veggo quelli scolari che siano fondati in quest’ arte et che facciano buona riuscita.
Giovanni. Questo è perché al presente non si dilettano, come all’hora facevano, delle virtù et massimamente di questa, per-
ché i vitî et l’avaritia le cacciano al fondo” (c. 13r).

Pertanto, per dall’Agocchie, l’elemento principale era la continuità, non essendo stati introdotti, a suo vedere, elementi di novi-
tà tali da poter definire la “nuova” scherma differente rispetto alla “vecchia” scherma, del passato: semplicemente, potevano sussi -
stere differenze lessicali o di nomenclatura (a proposito della nomenclatura delle guardie egli affermava che era stata fissata dagli
antichi “et poi da’ moderni per uso confermati, et se non da tutti almeno dalla maggior parte c’hanno lume di quest’ arte per tali
sono intesi et accettati; non che in altro modo non possino esser detti, ma il volere introdur novi nomi alle orecchie assueffatte a’
primi non sarebbe altro che un noiarle senza profitto et una mutatione senza giovamento”, c. 11r), ma tali differenze non mutano
l’arte della scherma, perché “tutte le guardie, i colpi et ogni altra cosa che a questi tempi si usa si usava etiamdio al tempo de gli
antichi” (c. 13r). Una riflessione tuttora valida e che meriterebbe maggiore attenzione da parte dei cultori di scherma storica, che
spesso (e per ragioni difficili da comprendere) rifiutano ogni connessione con l’attuale disciplina olimpica, non avvedendosi che, pur
ammettendo la trasformazione della disciplina da strumento atto a difendere e offendere a semplice strumento da utilizzare nelle
competizioni sportive, la scherma mantiene, nella sua più intrinseca materia, le medesime motivazioni, funzioni e reazioni del pas-
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sato. Per dirla con dall’Agocchie, il presente è la continuazione della tradizione e nel caso il presente abbia apportato delle innova -
zioni, esse sono innestate comunque entro il solco tracciato dalla tradizione e non altrimenti. Concetti ben chiari e presenti a chi si
occupi di discipline storiche ma che appaiono, nel panorama attuale, abbastanza distanti dal comune pensiero dei cultori di scher-
ma storica, a prescindere dalle differenti declinazioni del significato della locuzione “scherma storica”; è infatti difficile non poter
concordare con quanto affermato recentemente da Giovanni Rapisardi:

“La scherma storica è un’invenzione recentissima, quasi un’aberrazione rispetto alle logiche della trattatistica. Nei trat-
tati di ogni epoca, salve le premesse storiche, più formali che sostanziali, e alcune rarissime e comprensibili eccezioni, si
parla del maneggio delle armi in uso comune al tempo del trattatista, non di quelle obsolete o anacronistiche. Il che ci
porta a due conclusioni:
1. la scherma olimpica è, di fatto, scherma storica (le armi usate sono ormai obsolete e anacronistiche);
2. la scherma contemporanea (legale) è quella delle armi bianche in dotazione ai reparti militari (baionetta) o
di pubblica sicurezza (sfollagente e scudo antisommossa)”.34

34 Al riguardo rimandiamo a CALCAGNO CDS.

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2.2. I fondamenti o theorica dell’arte.

I fondamenti o theorica dell’arte della scherma, per usare le parole di dall’Agocchie, sono elencati, principalmente, nella prima
giornata de Il primo libro de’ dialoghi di messer Giovanni dall’Agocchie bolognese. Nel qual si tratta dell’arte dello schermire, diviso
in cinque giornate (cc. 4r-12r) e, in parte minore, ne La seconda giornata del primo libro, nella quale si ragiona dello schermire con
spada sola (cc. 12r-14v).
Dall’Agocchie suddivide l’arte in due parti, a somiglianza di tutte le altre arti liberali: teoria e pratica:

“sappiate, dunque, che sì come tutte l’arti liberali consistono in theorica et in prattica, così ancor questa et per la theori-
ca et per la prattica deve essere considerata. La theorica dell’arte dello schermo insegna con ragione i modi del difendersi
et dell’offendere il nimico. La prattica, poi, è quella che si acquista dalla consuetudine dell’operare, cioè con lungo uso et
con esercitio continuo” (cc. 7r-v).

Le sue considerazioni – o, meglio, la considerazione – sui suoi colleghi contemporanei, principalmente per quanto riguarda la
pratica, non appaiono molto lusinghiere: “alcuni maestri di quest’ arte… non sapendo che la theorica et la prattica siano diverse,
come prima posseggono un poco di prattica si mettono ad insegnare” (c. 7v). La soluzione proposta, 35 che riprende l’antica tradizio-

35 MAROZZO 1536, c. 47r; MAROZZO 1568, p. 62.


Jacopo Gelli, riassumendo brevemente la storia della scherma in area germanica, ricordava “la simpatia profonda e la grata reminiscenza dei moderni tedeschi per le antiche
Fechtschulen teutoniche e per le ancora più antiche corporazioni dei maestri d’armi, tra le quali rammento la più remota, distinta col nome di Bürgerschaft von Sankt Marcus
von Löwenburg. Lo scopo di questa associazione o corporazione si era di assicurare ai maestri d’arme che la componevano il monopolio, per così dire, dell’insegnamento della
scherma in tutta la Germania. Per riescire nell’intento protezionista, chiunque osava insegnare la nobile arte in terra germanica era tosto visitato dai capi della corporazione e
cioè dal capitano e da cinque maestri dei Fechter-Gilde. Il resultato della visita era sempre lo stesso: o ascriversi alla compagnia o corporazione, assoggettandosi a tutti i rego-
lamenti, o battersi, a turno, con ciascuno dei visitatori o con tutti insieme e in una volta. L’argomento cornuto, e molto persuasivo, induceva i malcapitati ad accettare la prima
delle proposizioni e si ascrivevano alla Società di San Marco, la quale aveva il suo quartier generale a Francoforte sul Meno e presso cui si conseguiva il diploma di maestro in
armi. Il capitano, circondato da tutti i Marxbrüder presenti a Francoforte, esaminava i candidati sulla piazza del mercato. Finita la prova, il laureando attendeva ansioso dal
capitano i tre colpi della spada d’onore sulle spalle e deponendo con gioia due fiorini d’oro sulla lama che lo aveva colpito, diventava maestro di scherma per tutta la Germania,
con privilegio di portare il leone d’oro araldico dei Marxbrüder. Privilegî grandissimi furono accordati nel 1480 da Federigo a questa associazione di… prepotenti, privilegî ri-
confermati da Massimiliano II nel 1566 e da Rodolfo II nel 1579. Però, per quanto prepotenti, i Marxbrüder riescirono a rendere popolare la scherma in Germania tutta e con-
corsero a rendere forti e audaci i teutoni del XVI secolo. La Federfechter gareggiò e tenne testa ai Marxbrüder, che adottarono il giuoco italiano, mentre invece i primi, pur cono-
scendo a perfezione il giuoco dello spadone o spada a due mani, prediligevano la Feder e provocavano giornalmente a battersi di stocco i Marxbrüder, i quali finirono, verso il
1590, per adottare essi pure la Feder. Quindi, fraternamente, si divisero il monopolio dell’insegnamento della scherma, restando i Marxbrüder a Francoforte, portandosi a Pra-
ga i Federfechter. Gli Oberhauptmänner erano i superiori di queste corporazioni” (GELLI 1890, pp. XXVI-XXVIII).

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ne testimoniata con certezza in area germanica almeno dal secolo XIV (non stupisca che una tradizione, apparentemente di origine
germanica, fosse diffusa anche in area italiana e – specificatamente – potesse esserla anche in quella felsìnea) è quella di esamina-
re il candidato maestro dinanzi a una commissione di colleghi che avrebbero dovuto verificare

“se essi sapevano la theorica dello schermo et tutte l’altre cose a essa necessarie et poi gli mettevano uno scolare a fronte,
facendo che tirasse male i colpi et male si ponesse nelle guardie, et ciò per intendere se colui conosceva in che cosa lo sco -
lar peccasse. Dopo questo ne facevano saggio con diversi buoni scolari co’ quali, com’ egli fosse riuscito sufficiente, da gli
altri maestri era privilegiato et con le sue patenti poteva aprire scola; et questi tali erano maestri authentici, cosa vera -
mente degna di tant’ arte, perché permettere non si dovrebbe che alcuno insegnasse quello di che a sufficienza instrutto
non fosse” (c. 7v).

La conclusione di dall’Agocchie è avvilente: ritiene che ai suoi tempi vi fossero molti che “fanno il maestro et insegnano quello
che sarebbe loro di mestiero imparare” (c. 8r) perché, in definitiva,

“altro è il sapere et altro l’insegnare. La diversità è manifesta: perché uno c’habbia solo la prattica è buono a fatica per
sé, ma chi ha la theorica è buono per altri, et chi ha la theorica et la prattica è buono per sé et per altri, et tali erano
quelli che authenticamente già si creavano maestri” (c. 8r).36
Cfr. inoltre: WASSMANNSDORF 1870; http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Federfechter (link verificato il 19.04.2017).
36 Non dissimili le posizioni di dall’Agocchie da quelle dei suoi contemporanei:
“Suolsi, dal più de li volgarissimi maestri de l’arte che de li colpi ragionevolmente schermitrice, nel più alto e solenne cando de la scola apporre un longo spiegamento di carta
ove gli loro capitoli esser scritti dicono. Et nel vero, chi quelli legge trova esser capitoli, ma quali è venditori del vino sopra le botte fanno, cosa più mostruosa che humana. Et
come puote esser humana se apertamente la ingordiggia et rapacitade del maestro si dimostra. Ma come humana cosa è giovare altrui et far fede per sé stesso alcuno non esser
nato così rapace et ferrigno istinto, e secondo il mio talento porsi nella scola cose che per il suo solamente et non l’altrui profitto faccino chenti sono questi loro capitoli, concio-
siacosaché in quelli altro non si contenghi che, il poner a prezzo li maestrevoli giochi di questa arte, sì come la virtù de l’armi a tanta viltade caduta fosse che si desseno a tro-
var di quelli che le sacre membra di lei per le scole a prezzo vender si vantasseno senza consideramento, che l’ingegni duri con li acuti non possono parimente tirar questo gio -
go sopra il collo, et che l’arte non è meritrice di soporsi a prezzo. Et volendo io tener più utile sentiero, avisandomi che ne la scola dovrebbe esser voto di porger qualche am-
maestramento de l’arte, essendomi più grato con questa opera giovar a li scolari miei che per metter gli giochi a prezzo, esser a me stesso di grande giovamento. Imperò che a
me basta haver da li scolari tre cose, cioè: riverentia, fede et premio. Riverentia come maestro, et medesimamente fede, perché conviene al discepolo credere secondo il detto
del philosopho, e ‘l premio condecevole sono li scolari al suo maestro tenuti, percioché senza quello (è sententia di Cicerone) che l’arti perirebbeno” (MANCIOLINO 1531, cc. 2r-v);
“Havendo considerato di quanta importantia sia a sapere li nomi di queste guardie, le quale ho composte in questo libro chiaramente in scrittura et in pittura, l’ò fatto per
l’amore ch’ io porto agli armigeri cavalieri che si dilettano d’intendere l’arte de l’armi compiutamente; et perché a me pare che molti che insegnano ad altri errano fortemente a
non darli ad intendere il modo del passeggiare et dell’esaminare in tutte le guardie de una in una, de nome in nome, de passo in passo, me son deliberato durare anchora que -
sta poca di fatica percioché questo da altro non procede se non che al presente ci sono pochi maestri che insegnano tale virtù o vere arte, perché loro di poca scientia son dotta-

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2.3. Teoria e pratica della scherma.

Per dall’Agocchie la scherma si divide in sei parti principali:37

1. di quali e quante parti è formata la spada;


2. in quali e quanti modi può ferire la spada;
3. quali siano le guardie e quali di esse siano le più importanti;
4. il passeggio;
5. in che modo, a partire da ognuna delle guardie, sia possibile parare e rispondere a ogni colpo del nemico;
6. conoscere le strette di mezza spada e il “tempo insieme”.38

ti, percioché più per pratica insegnano che per altro, et di questo son certo perch’ io so che molti si metano ad insegnare persuadendosi di sapere, che non sano; et questo avien
perché più non ci sono, come già soleano essere lo anticho tempo, li maestri autenticati, che se prima egli non erano da gli altri maestri previlegiati con sue patente non potea -
no fare scholari, che hora ognuno fa il maestro e fa scholari, et a questo non è posto cura da niuno; et per questo io fo’ intendere a ciascuno che egli è di grande importantia a
sapere queste cose, quantunque hoggi se ritrovano molti valenti giovani et vetterani homini che son boni et pratichi giocatori, ma non però son fondati per insegnare, percioché
non sono allevati con maestri che gli habbiano dotati de insegnare ad altri, e per questo peccano. La qual cosa vedendo io questi tali errori occorrere, amorevolmente me sono
eccitato lo ingegno e l’arte mia per advertire questi tali che se diletano di tal virtù siché, lettore che leggerai questo, non l’havere a sdegno, perché io son certo che da li calunia -
tori et... detrattori delle altrui fatiche et virtù, se sforciarano la bona fama denigrare e in tutto cancelare, né come di questa amici la cercarano al meritato luoco suo honorevol-
mente colocare” (MAROZZO 1536, c. 47r; MAROZZO 1568, p. 62);
“Sendo dunque io fin da fanciullo sommamente dilettato del maneggio dell’armi, dopo l’haver molto tempo esercitato il corpo in esse, ho voluto vedere i più eccellenti maestri di
quest’arte, i quali ho avertito havere tutti modi diversi di insegnare l’uno da l’altro molto differenti, quasi che questo mestiero fosse senza ordine et regola et dipendesse tutto
dal cervello et ghiribizzo di chi ne fa professione, né fosse possibile in questo esercitio tanto honorato ritrovarsi, come in tutte l’altre arti e scienze, una sola via buona e vera,
col mezo della quale si potesse havere intera cognitione di quanto si può far con l’armi, senza lambicarsi tutto dì il cervello ad imparar hoggi un colpo da un maestro, diman da
un altro, affaticandosi d’intorno a i particolari, la cognitione de’ quali è infinita et perciò impossibile. Però, da honesto desìo di giovare sospinto, tutto a questa contemplatione
mi diedi, con speranza quando che fosse di poter ritrovare i principî et le vere cagioni di questa arte, et in poca somma et certo ordine ridurre il confuso et infinito numero de’
colpi; i quali principî, essendo pochi et perciò facili ad esser da qualunque persona intesi et collocati nella memoria, senza alcun dubio in poco tempo et con poca fatica apriran-
no una larghissima strada a saper tutto quello che in essa arte si contiene... Et perché nell’insegnar le scienze et l’arti si devono molto più estimar le cose che le parole, però
non ho voluto elegger un modo di parlare copioso et sonoro, ma uno breve et familiare: il qual modo di parlare, sì come un poco fascio, contiene in sé et molte cose et grandi,
così ricerca un lettore acuto et tardo, il quale voglia a passo a passo penetrar nella midolla delle cose” (DI GRASSI 1570, pp. n.n. 3-4).
37 “Giovanni. Questa si fonda et si divide in sei capi principali. E il primo è che, havendo da adoprare la spada, sappiate qual sia il suo filo dritto et quale il falso. Secondo, in quan-
ti modi essa può ferire. Terzo, l’ordine delle guardie et massimamente delle più importanti. Quarto, il modo di passeggiare in esse. Quinto, come, ritrovandovi in quale si voglia di
dette guardie, vi possiate difendere da tutti i colpi del nimico et offendere lui. Sesto et ultimo, havere cognitione delle strette di mezza spada et del tempo insieme” (c. 8r).
38 “Si tratta di una serie di azioni che scaturiscono da una posizione in cui la nostra spada e quella dell’avversario sono incrociate e a contatto tra loro sul medio della lama.
Da qui possono partire diverse tecniche, sia operando con mezzi colpi e punte senza entrare in presa, sia tecniche di presa e di corpo a corpo. A parte singole azioni di questo
tipo frammiste alle altre nelle varie discipline (per esempio in Marozzo, in spada sola), nel trattato di Manciolino si trova una sezione dedicata alle strette di mezza spada per

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spada e brocchiero, lo stesso si ritrova in Marozzo sia per spada e brocchiero che per spada a due mani, mentre dell’Anonimo Bolognese ci rimane solo la parte finale di spada a
due mani, priva di definizioni generali. Le strette di mezza spada sono suddivise dagli autori secondo due diverse posizioni di partenza: filo dritto con filo dritto e filo falso con
filo falso. Dall’analisi comparata tra quanto riferito da Marozzo e da Manciolino, e in accordo con tutte le singole applicazioni anche di altri autori della scuola, si può afferma-
re che entrambe le posizioni trattino una posizione simmetrica dei due contendenti, in cui il palmo della mano è rivolto in alto (quarta posizione). La differenza risiede nel fatto
che nella posizione di filo dritto con filo dritto la nostra lama si troverà a destra di quella avversaria con, appunto, il nostro filo dritto a contatto con il suo, mentre in posizione
di filo falso con filo falso la nostra lama sarà a sinistra della lama avversaria e i due fili falsi saranno a contatto fra loro” ( RUBBOLI 2016, pp. 35-36). Affini alle prese di mezza
spada sono le prese, “azioni in corpo a corpo ove si chiude del tutto la misura e si va a bloccare il braccio armato dell’avversario (solitamente con la mano sinistra), di seguito lo
si colpisce e/ o lo si atterra, spesso entrando in lotta, operando con un para piedi... o azioni simili. Naturalmente vi si arriva solitamente dalle strette di mezza spada e la mag-
gior parte delle azioni di questo tipo sono contenute appunto nei capitoli relativi a questo tipo di combattimento” (RUBBOLI 2016, p. 37). Le prese di mezza spada del trattato di
Giovanni dall’Agocchie non sono analizzate in questo volume.

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2.3.1. Di quali e quante parti è formata la spada.

Dall’Agocchie tralascia la nomenclatura delle varie parti dell’arma concentrandosi unicamente sui due fili: indipendentemente
che la spada sia impugnata con la mano destra o con la sinistra, il filo dritto sarà quello orientato nella medesima direzione delle
nocche della mano armata; in direzione opposta si troverà il filo falso, 39 una definizione che trova piena aderenza nella attuale defi-
nizione data dalla scherma olimpica:

“la sciabola colpisce di taglio, di punta e di controtaglio. Il taglio è la parte più sottile della lama dal lato della guardia. Il
dorso è la parte opposta al taglio; il controtaglio è l’ultimo terzo del dorso nella parte debole della lama che termina con
la punta”.40

2.3.2.1. In quali e quanti modi può ferire la spada. Taglî.

Per dall’Agocchie è possibile ferire con la spada in tre modi:41

• con taglî caricati sul lato esterno, destro (mandritti o dritti);


• con taglî caricati sul lato interno, sinistro (manrovescî o rovescî);42
39 “Quanto al primo del filo dritto, ogni volta che haverete impugnato la spada, così nella destra come nella sinistra mano, il taglio che guarderà verso i nodi di mezzo della vo-
stra mano sarà il filo dritto, et per il contrario quell’altro sarà il falso” (c. 8r).
40 MANGIAROTTI-CERCHIARI 1966, p. 329. Cfr. inoltre: Accademia 2015, pp. 12, 18; http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Spada (link verificato il 19.04.2017).
41 “La spada può in tre modi ferire: cioè di mandritto, di roverso et di punta” (c. 8r).
42 “Et similmente si può fare un mandritto in falso et un riverso ancora, i quali si fanno mentre che si tira il colpo, perché quasi nel colpire di esso, et massimamente del man -
dritto, si volge il dritto della mano all’ingiù, dove che ‘l falso viene a ferire; et per lo contrario, nel tirare del riverso, si volge il dritto della mano all’insù, et per questa cagione
pigliarono questi nomi” (c. 43v).
Più che delle diverse modalità con cui colpire l’avversario si tratta delle diverse modalità di esecuzione (caricamento) dei taglî: partendo dall’esterno (dal proprio lato destro o
dritto) o partendo dall’interno (dal proprio lato sinistro o manco, rovescio), tenendo ben a mente che per il tiratore mancino si dovranno invertire specularmente le definizioni e
tenendo anche presente che i taglî potranno essere caricati con tre diverse modalità, non definite da dall’Agocchie ma da lui sicuramente conosciute: con una rotazione del pol-
so della mano armata, con una rotazione dell’avambraccio della mano armata, con una rotazione della spalla della mano armata, modalità quest’ultima da lui definita “volteg -
giare”. In tal senso DI GRASSI 1570, pp. 147-148, fornisce una chiara gerarchizzazione della modalità di caricamento dei colpi di taglio nel capitolo Dell’esercitio et forza delle
braccia et mani: “vi sono duo cose da considerare: la mano che muove et la cosa che si muove… Quanto alla mano o braccio, come si sa, egli fu nella vera arte diviso in tre parti,
cioè nel nodo, nel gombìto et nella spalla, in sciascuno de’ quali è di bisogno muoverlo in tutti i modi velocissimamente et forte… per il ferir di taglio bisogna ogni giorno assue -

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• con punte.43

Le due tipologie, taglî e punte, sono ulteriormente definite descrivendo verbalmente un ideale “albero dei colpi”, 44 che altri autori
– come Fiore dei Liberi45 o Achille Marozzo46 – disegnano nei loro trattati, per dall’Agocchie suddivisibile in cinque modi ciascuno
per i taglî e tre per le punte (“il mandritto in cinque nature si divide, il riverso in cinque altre similmente, et la punta in tre”, c. 8v).

farsi a colpir di taglio, così dritto come riverso, in qualche legno piantato o altra cosa per tale esercitio accomodata, et sempre si userà di prima far il giro della spalla, che è il
più forte taglio che si possa menare, ma il più tardo, et subito dietro a quello si farà il giro del gombìto, poi quello del nodo della mano, il quale è più d’ogn’ altro presto; et poi,
che per alquanti giorni si havran esercitati questi tre taglî l’un dietro a l’altro, con quella maggior velocità che possibil sia, et che si sentirà haver derotti tutti tre i nodi et che
si ferirà forte con gli nodi di gombìto et di mano, si lascierà star quel della spalla et si userà di ferir forte et velocemente con li doi di gombìto et di mano, usando poi finalmente
quasi solo quel di nodo di mano quando si sentirà haver la mano ben fortificata, et questo trarlo duo et tre volte di dritto et altretante di riverso un dritto et un riverso, duo ri -
versi et un dritto, et così duo dritti et un riverso, affine che la mano non pigliassi uso di subito dopo un dritto menar un riverso, perché alle volte torna comodo et è avantaggio
il trar duo dritti o duo riversi o dopo doi dritti un riverso, et questi colpi si devono così con l’una come con l’altra mano esercitare, stando sempre fermo s’ un passo mediocre,
trahendo questi taglî hor alti hor bassi et hor a mezo. Quanto al peso che si tiene in mano, o sia spada o altro, io non lodo a modo alcuno la opinione di quelli che vogliono che
uno, per far forte braccio, maneggi in principio una spada greve, perché a questi così assuefatti le ordinarie poi li sono leggiere, anzi sento tutto il contrario, cioè che a princi-
pio, per non suffocar la forza, gli si dia in mano una spada leggierissima acciò li possi con grandissima prestezza muovere, perché il fine di quest’ arte non è il levar gran peso
ma il muover con velocità, et non è dubio alcuno che quello vince che è più presto et questa prestezza s’acquista non dal maneggiar gran peso ma dal muover spesso”.
Cfr. inoltre: RUBBOLI 2016, pp. 12-13:
mandritti: “nella scuola bolognese sono tutti i colpi che vanno dal lato destro verso il lato sinistro di chi li tira (sempre se riferiti a colpi tirati con la mano destra, con la mano
sinistra è il contrario). Se il termine viene impiegato senza specificare di che tipo di mandritto si tratta, si suppone che sia uno sgualembro. Tirando un mandritto si finisce na-
turalmente nelle guardie delle famiglie porta di ferro e cinghiara porta di ferro”;
roversi o riversi (rovescî): “colpi che vanno dal lato sinistro verso il lato destro di chi li tira. Tirando un roverso si finisce nelle guardie della famiglia coda lunga. Se il termine
viene impiegato senza specificare di che tipo di rovescio si tratta, si suppone che sia uno sgualembro”.
Cfr. inoltre: Accademia 2015, p. 38:
“Taglio: colpo eseguito con il filo della spada, sia dritto che falso. Il taglio eseguito partendo dal lato dritto è detto mandritto o dritto, mentre quello eseguito partendo dal lato
stanco è detto manroverso o roverso.
Taglio diretto: si esegue percorrendo la via più breve tra debole della lama e bersaglio.
Taglio di molinello o stramazzone: si esegue facendo percorrere alla lama una traiettoria curvilinea, con il passaggio della punta alle proprie spalle.
Taglio di cavazione: si esegue facendo percorrere alla lama una traiettoria curvilinea, con la circonduzione della punta intorno alla lama nemica, con le modalità esecutive di
una cavazione o di una cavazione angolata”.
43 Come vedremo, dall’Agocchie suddivide le punte nelle tre categorie usuali:
• imbroccata o punta sopra mano;
• stoccata o punta sotto mano;
• punta roversa.
Anticipiamo qua le definizioni relative alla modalità di esecuzione delle punte da: Accademia 2015, p. 38:

31
Dall’Agocchie non fornisce la definizione schermistica di lato esterno e lato interno, pur utilizzandone il concetto, come abbiamo
visto. La loro definizione, tuttavia, è abbastanza intuitiva, poiché non si tratta altro che dei due lati o linee dell’arma su cui si cari-
cano i colpi o si portano le azioni (legamenti, colpi, finte, parate…), a loro volta suddivisibili in alto e basso o sopra e sotto l’arma.
Le due linee principali sono pertanto:47
• al lato destro dell’arma il lato esterno o linea esterna (suddivisa in sopra e sotto l’arma o in linea esterna alta e bassa);
• al lato sinistro dell’arma il lato interno o linea interna (suddivisa in sopra e sotto l’arma o in linea interna alta e bassa).
“Punta. Colpo eseguito con la punta della spada. Si esegue con maggiore frequenza con il pugno in 2 a o in 4a posizione, ma si può eseguire in alcuni casi con il pugno di 1 a (o di
4a in 1a, con la spada da due mani) o di 3a.
Punta diretta: si esegue percorrendo la via più breve tra la punta della lama e il bersaglio.
Punta di cavazione: si esegue con la circonduzione della punta intorno alla lama nemica, con le modalità esecutive di una cavazione o di una cavazione angolata.
Punta di filo: si esegue dai proprî legamenti perfetti, mantenendo il contatto col ferro avversario.
Secondo la terminologia più antica, la punta eseguita con il pugno in 1 a posizione è detta imbroccata o punta sopramano; se la punta è eseguita con il pugno in 2 a posizione è detta
punta dritta; se la punta è eseguita con il pugno in 3a posizione è detta stoccata o punta sottomano; se la punta è eseguita con il pugno in 4a posizione è detta punta roversa.
Secondo la terminologia contemporanea il termine stoccata è utilizzato per identificare qualunque tipo di colpo, in particolare di punta (e per estensione qualunque colpo in ge -
nerale, pur essendo più corretto parlare di sciabolata riguardo i taglî), mentre il termine imbroccata identifica una particolare azione di controffesa”.
Cfr. inoltre: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Punta (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 13.
44 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Colpi (link verificato il 19.04.2017).
45 Su Fiore dei Liberi, da ultimo, cfr.: RAVEGNANI 2005, pp. 47-48.
46 Il contributo biografico più aggiornato su Achille Marozzo è disponibile unicamente on-line, cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Marozzo_Achille (link
verificato il 19.04.2017).
47 “Linee. 1. Francese. Lo spazio su ogni lato dell’arma in cui si eseguono i legamenti, i colpi, gli attacchi sul ferro, le finte e le parate. Le due linee principali sono ai lati destro
e sinistro dell’arma; quelle a destra sono dette esterne e quelle a sinistra sono chiamate interne. Ognuna delle linee è divisa da altre due linee, sopra e sotto l’arma, dette linea
superiore e linea inferiore o linea alta e linea bassa… 2. Francese. Lo spazio compreso tra un lato e l’altro dell’arma e il limite del corpo. Ci sono quattro linee conosciute nella
scherma: due alte e due basse, con l’arma posizionata con la punta diretta in alto o in basso. Le quattro linee sono interna e superiore per le linee alte e inferiore ed esterna per
quelle basse. La linea interna si trova a sinistra della lama dello schermitore, con la punta diretta in alto. La linea superiore è a destra della lama dello schermitore, con la
punta diretta in alto, la linea inferiore è a sinistra della lama dello schermitore, con la punta diretta in bassa. E la linea esterna è a destra dello schermitore, con la punta di -
retta in basso… 3. Francese. Le parti di spazio – considerate in rapporto alla mano dello schermitore – in cui il tiratore è in grado di muovere la sua arma. Si distinguono la li -
nea alta, la linea bassa, la linea a destra e quella a sinistra… 4. Italiano. Il bersaglio valido viene diviso in quattro settori distinti detti: interno, esterno, superiore e inferiore.
La linea percorsa dalla punta dell’arma, quando è diretta verso queste aree, è anch’ essa chiamata interna, esterna, alta e bassa… 5. Italiano. Per descrivere le linee di attacco
il corpo dell’avversario viene diviso in quattro parti: interno, esterno, alto e basso. Quando l’avversario si trova nella giusta posizione di guardia tutti gli attacchi passeranno a
destra o a sinistra del suo braccio armato, o sopra o sotto di esso. Un attacco a destra del braccio si dice che penetra la linea esterna; a sinistra del braccio, esso penetra la linea
interna; sopra il braccio, la linea alta; e sotto al braccio quella bassa” (GAUGLER 2001, pp. 46-47, Linee, §§1-5);
“Linea di offesa e bersaglî.
Linea d’offesa: limitatamente alla punta, la linea retta formata dal braccio e dall’arma, che prolungandosi immaginariamente si congiunge col bersaglio prescelto sul corpo
dell’avversario; limitatamente al taglio, la linea curva che parte dal punto giacente sul filo, utilizzato per colpire, e prolungandosi immaginariamente, seguendo la traiettoria

32
Come abbiamo visto, tutti i taglî, a seconda del lato del loro caricamento/modalità di esecuzione, si suddividono in mandrit-
ti/dritti48 o manroversi/rovescî.49 A loro volta, a seconda del loro andamento e del loro bersaglio, si suddividono in fendente, sgua-
lembro, tondo, ridoppio, tramazzone. Le punte si suddividono in imbroccata/punta sopramano, stoccata/punta sottomano e punta
roversa.50

• Il mandritto/dritto si chiama in questo modo perché viene caricato da destra (“perché dalle parti dritte comincia”, c. 8v) e si
suddivide in:
• fendente,51 con andamento dall’alto verso il basso in linea retta, ortogonale al terreno (“fende da capo a piedi per dritta li -
nea”, c. 8v);

del colpo, si congiunge col bersaglio prescelto sul corpo dell’avversario.


L’intera figura dello schermidore è divisibile in quattro settori distinti, ricavati da due assi cartesiani, la cui intersezione si trova nel punto di uscita della lama, dall’elsa o dal -
la coccia della spada, identificando di conseguenza l’interno, l’esterno, il sopra e il sotto; la linea che percorre la punta dell’arma diretta a ciascuno di tali settori dicesi ugual -
mente: linea di 1a (interna bassa), linea di 2a (esterna bassa), linea di 3a (esterna alta), linea di 4a (interna alta). I bersaglî possono essere identificati anche tramite la loro clas-
sificazione anatomica: l’avambraccio armato, la gamba avanzata e talvolta la testa sono detti bersaglî avanzati, mentre ogni parte costituente il busto e talvolta la testa sono
detti bersaglî arretrati.
La classificazione delle aree anatomiche del corpo usate per definire i bersaglî dei colpi di punta sono: viso, petto, fianco, addome, (avam)braccio sopra, sotto, dentro, fuori,
gamba e piede.
La classificazione delle aree anatomiche del corpo, usate per definire i bersaglî dei colpi di taglio sono: testa, figura esterna, figura interna, petto, fianco, addome, (avam)brac -
cio sopra, sotto, dentro, fuori, gamba esterna e gamba interna” (Accademia 2015, p. 22). Cfr. inoltre: RUBBOLI 2016, p. 34.
48 Mandritto, dritto: il taglio più classico, che va dal lato esterno al lato interno della persona che lo tira, indipendentemente che l’arma sia impugnata con la mano destra o la
mano sinistra, mentre per chi subisce il taglio sarà il contrario. Se il termine viene impiegato senza specificare di che tipo di dritto si tratta si suppone che esso sia uno sgua -
lembro. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Mandritto (link verificato il 19.04.2017). Cfr. inoltre ante, nota 42.
49 Roverso, riverso, rovescio: colpo simmetrico al mandritto, ovvero che va dal lato interno al lato esterno della persona che lo tira, indipendentemente che l’arma sia impugna -
ta con la mano destra o la mano sinistra, mentre per chi subisce il taglio sarà il contrario. Se il termine viene impiegato senza specificare di che tipo di rovescio si tratta si sup-
pone che esso sia uno sgualembro. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Roverso (link verificato il 19.04.2017). Cfr. inoltre ante, nota 42.
50 “Tutti i colpi saranno o mandritti o riversi o punte. Ma ciascuno di essi ha seco più nature, secondo la diversità del suo colpire. Perché il mandritto sarà o fendente o sgua-
limbro o tondo o ridoppio o tramazzone, et il riverso sarà similmente delle istesse qualità come di sopra. La punta, poi, si converte in tre nature, cioè imbroccata, stoccata et
punta riversa” (c. 8v). Dall’Agocchie non definisce la punta dritta, portata con il pugno di 2a, pur utilizzandola nelle tecniche, come vedremo.
51 Taglio portato verticalmente dall’alto al basso, con pugno di terza. I varî autori lo considerano o come una suddivisione dei mandritti e dei rovesci (distinguendo quindi tra
un fendente mandritto e un fendente rovescio), oppure come un taglio a parte distinto sia dai mandritti che dai rovescî. Nei due autori italiani più antichi, precedenti alla scuo-
la bolognese, Fiore dei Liberi e Filippo Vadi, questo termine comprendeva sia il fendente sia lo sgualembro, ovvero ogni colpo con traiettoria discendente. Si divide in fendente
dritto (caricato sulla spalla destra, che cala sulla testa o sulla spalla sinistra del nemico) e fendente rovescio (caricato sulla spalla sinistra, che cala sulla testa o sulla spalla
destra del nemico).
Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Fendente (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 13.

33
• sgualembro,52 con andamento dall’alto verso il basso ma angolato (“per sgualimbro trascorre, cioè dalla spalla manca al gi-
nocchio destro dello avversario”, c. 8v);53
• tondo54 o traverso, con andamento parallelo al terreno (“al traverso volta”, c. 8v);
• ridoppio,55 con andamento dal basso verso l’alto ma angolato (“si parte col filo dritto della spada di sotto et va a finire alla
punta della spalla dritta del nemico”, c. 8v);
• tramazzone,56 che “si fa co’ ‘l nodo di mano, a guisa di molinello”57 (c. 8v);
• montante58 (non citato però da dall’Agocchie), con andamento dal basso verso l’alto ma esclusivamente in verticale, portato
con il filo falso e il pugno della mano armata di 3a.

La medesima nomenclatura dei mandritti/dritti vale per i rovescî/riversi/roversi, che “così si chiamano perché sono opposti a’
dritti, cominciando dalle manche parti et finendo alle dritte, et sono consimili a’ mandritti, cioè di quelle medesime nature” (c. 8v).
Questi concetti sono ribaditi da dall’Agocchie più oltre:

52 Taglio portato diagonalmente: da in alto a destra a in basso a sinistra lo sgualembro dritto (pugno di 3 a in 4a), da in alto a sinistra a in basso a destra lo sgualembro rovescio
(pugno di 2a in 3a). Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Sgualembro (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 13.
53 Più oltre dall’Agocchie fornisce altri particolari: “voi sapete che ’l mandritto sgualimbro principia dalla spalla manca et finisce al ginocchio destro del nimico, et per questo
fu nominato colpo finito” (c. 28r).
54 Taglio orizzontale: dritto, con pugno di 4 a; rovescio, con pugno di 2a. Può essere tirato a diverse altezze, dalla testa alla gamba, purché abbia sempre una traiettoria orizzon-
tale, parallela al terreno. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Tondo (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 13.
55 Ridoppio o mandritto/rovescio di sotto in su: taglio con andamento diagonale dal basso verso l’alto, con il filo dritto della spada: il dritto ridoppio va da in basso a destra ver -
so l’alto a sinistra (pugno di 4a in 1a); il rovescio ridoppio o semplicemente falso va da in basso a sinistra verso l'alto a destra (pugno di 1 a in 2a). Cfr.: http://www.scrimipe-
dia.it/mediawiki/index.php?title=Ridoppio (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 13.
56 Tramazzone, tramazzono, stramazzone: per la maggior parte degli autori si tratta di un sinonimo di molinetto o molinello, un taglio portato con un roteo o mulinello del pol-
so (nodo della mano), che in mancanza di ulteriori indicazioni ha solitamente la direzione di attacco verticale di un fendente e che finisce nelle guardie delle famiglie delle por-
te di ferro e porte di ferro cinghiare (come i fendenti e i mandritti).
Esiste però una linea di pensiero diversa, che va dall’Anonimo bolognese ad Antonio Manciolino, per la quale il tramazzone non è un generico molinello ma un determinato,
particolare, tipo di molinello, ovvero un molinello verticale eseguito sul lato sinistro, esternamente alla spalla sinistra e con l’angolo di attacco di un fendente.
Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Tramazzone (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 13.
Si noti come dall’Agocchie non segua quest’ultima linea di pensiero: “tramazzone è quello che si fa co’ ‘l nodo di mano, a guisa di molinello” (c. 8v). Cfr. ultra, nota 57.
57 Molinello: colpo di taglio circolare: “un movimento di rotazione eseguito con la sciabola per portare un colpo di taglio… eseguito in un movimento, raggiunge il bersaglio at -
traverso un percorso circolare” (GAUGLER 2001, p. 32, Colpo di taglio circolare, §§1-2).
58 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Montante (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 13.

34
“il mandritto può esser tondo, fendente e sgualembrato, secondo che cade il filo: se il taglio per lo dritto andarà dal destro
al sinistro lato chiamerassi mandritto tondo; se caminerà di sgualembro, cioè che cominci d’alto et finisca a basso et in-
sieme dal destro al sinistro lato lo chiameranno mandritto sgualembrato... il quale però è composto del tondo e del fen-
dente. Queste sono le spetie del mandritto. Il rovescio ha altre tante spetie e non più” (c. 56v).

Dall’Agocchie avverte ancora che non è possibile tirare un colpo che, “ragionevolmente, in qualche guardia non riesca” (c. 22r):

• i mandritti/dritti si fermano in porta di ferro o in cinghiale porta di ferro;


• i rovescî/riversi/roversi si fermano in coda lunga, sia col piede destro che col piede sinistro avanti.

Dall’Agocchie fa chiedere al suo interlocutore Lepido Ranieri se “non si può co’ ‘l falso della spada ferire” (c. 8v), rispondendo in
maniera affermativa: “sì, ma di rado, percioché il falso più per parare che per ferire si adopra” (cc. 8v-9r).
Pertanto, la medesima nomenclatura di taglî, mandritti/dritti e rovescî/riversi/roversi, sarà valida se tirata con entrambi i fili
della spada, dritto e falso, ma dall’Agocchie ne ritiene più efficaci alcuni: falso59 dritto e (ridoppio) falso manco:

“egli è ben vero che anco questo si divide in più nature, ma però due ve ne sono le più necessarie, cioè falso dritto et falso
manco. Falso dritto sarà partendosi dalle vostre parti dritte et andando di sotto in su per la linea del mandritto. Ridop-
pio falso manco sarà partendosi dal lato sinistro et andando di sotto in su per la linea del riverso ridoppio, et questo
quanto al falso” (c. 9r).

Dall’Agocchie chiarisce anche che i taglî possono essere pure dei colpi non finiti, dei mezzi colpi:

“il mezzo mandritto è della medesima natura: nondimeno, per non esser colpo finito et per esser ancor di manco tempo, vien
detto mezzo mandritto, il qual si fa il più delle volte quando si trova appresso al nimico, per maggior sicurezza” (c. 28r).

Quindi, con mezzo colpo si deve intendere un taglio eseguito quasi senza caricamento o con un minimo caricamento di polso,
che percorrerà metà del percorso del colpo normale in quanto l’arma si trova già vicina al nemico; più in generale, i mezzi colpi van-
59 Taglio di filo falso, con qualunque angolazione: alcuni autori lo definiscono un taglio di filo falso diagonale, portato esclusivamente dal basso verso l’alto. Il falso dritto va da
in basso a destra verso l’alto a sinistra (pugno di 2 a in 3a); il falso rovescio, o manco, va da in basso a sinistra verso l’alto a destra (pugno di 3 a in 4a). Cfr.: http://www.scrimipe-
dia.it/mediawiki/index.php?title=Falso (link verificato il 19.04.2017).

35
no utilizzati soprattutto nelle tecniche in mezzo tempo o per parare con un controtaglio (filo falso) controllato o – ancora – per effet -
tuare una finta. I mezzi colpi finiscono, generalmente, in una guardia stretta, al contrario dei colpi interi.60
Con colpo intero o finito si deve invece intendere un taglio che fende l’intera figura dell’avversario. I colpi interi, generalmente,
iniziano o terminano “in una guardia larga, con la punta della spada verso terra o comunque in una guardia con la punta della spa-
da non rivolta direttamente verso l’avversario (non alla presenza)”.61

60 I mezzi colpi finiscono in una guardia stretta al contrario dei colpi interi come ci spiegano gli autori seguenti:
• ANONIMO BOLOGNESE 2005, p. 28: “il mezzo colpo si fa che, trovandosi agiato in una guardia stretta et, movendo, il colpo non traschorerà l’altra guardia stretta ançi se
fermi in lei, et facendo che lla punta della spada faccia resistencia dirimpetto al tuo nemico et abbi consideracione in tal operazione de non essere tardo; questo colpo
si c(h)iama uno mezzo colpo”;
• MANCIOLINO 1581, c. 4v, lo descrive collegato al mezzo tempo (vide ultra, nota 111): “se uno si trova presso al nemico non deve mai tirar colpo finito, perché la spada
non si deve luntanar dalla presenza per sicurezza di cui la tiene et questo tirare colpo imperfetto è detto mezzo tempo”.
Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Mezzi_colpi (link verificato il 19.04.2017); Rubboli 2016, pp. 11-12.
61 Cfr. ANONIMO BOLOGNESE 2005, p. 39: “li colpi tirati intieri, ciué che ‘l suo principio sia dalla testa per fino alli piedi tirato, et las(ci)are voltare la spada overo fermargl(i)a
in una guardia larga”. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Taglio (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 11.

36
2.3.2.2. In quali e quanti modi può ferire la spada. Punte.

Dall’Agocchie suddivide i colpi portati con la punta della spada in tre tipi: 62

• imbroccata63 o punta sopra mano (pugno di 1a);


• stoccata64 o punta sotto mano (pugno di 3a);
• punta roversa (pugno di 4a).65

Dall’Agocchie non cita la punta dritta, portata con pugno di 2 a, pur utilizzandola nelle tecniche e avverte ancora come non sia
possibile tirare una punta che, “ragionevolmente, in qualche guardia non riesca” (c. 22r):

• le imbroccate si fermano in porta di ferro o in cinghiale porta di ferro;


• le stoccate si fermano “nell’una come nell’altra guardia” (c. 22r), anche se è preferibile finiscano in porta di ferro;
• le punte rovescie si fermano “nell’una come nell’altra guardia” (c. 22r), anche se è preferibile finiscano in coda lunga stretta.

62 “Ma venendo alle punte, quella che si fa sopra mano fu detta imbroccata, et quella che si fa sotto mano stoccata, et quella che dalle parti manche si diparte punta riversa; et
questo circa il secondo capo” (c. 9r).
63 Imbroccata o punta dritta sopra mano, ovvero discendente, definita da VIGGIANI 1575, c. 74r, colpo magno: viene tirata con pugno di 1a o di 2a. Cfr.: http://www.scrimipe-
dia.it/mediawiki/index.php?title=Imbroccata (link verificato il 19.04.2017).
“La punta eseguita con il pugno in 1a posizione è detta imbroccata o punta sopramano; se la punta è eseguita con il pugno in 2a posizione è detta punta dritta” (Accademia
2015, p. 38)
64 Punta ascendente, normalmente dritta: viene tirata solitamente con pugno di 3 a o più raramente di 2a in 3a. Se viene tirata concludendo con pugno di 4a o di 3a in 4a prende
le connotazioni di una punta roversa e viene definita punta trivellata. In alcuni autori stoccata è semplicemente sinonimo di punta. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/media-
wiki/index.php?title=Stoccata (link verificato il 19.04.2017).
“Se la punta è eseguita con il pugno in 3 a posizione è detta stoccata o punta sottomano… Secondo la terminologia contemporanea il termine stoccata è utilizzato per identifica-
re qualunque tipo di colpo, in particolare di punta (e per estensione qualunque colpo in generale, pur essendo più corretto parlare di sciabolata riguardo i taglî), mentre il ter-
mine imbroccata identifica una particolare azione di controffesa” (Accademia 2015, p. 38).
65 Punta che si origina dalla parte interna, sinistra, di chi la tira con pugno di 4 a nella variate ferma, con traiettoria orizzontale; di 4a in 1a se discendente; di 3a in 4a se ascen-
dente. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Punta_roversa (link verificato il 19.04.2017).
“Se la punta è eseguita con il pugno in 4a posizione è detta punta roversa” (Accademia 2015, p. 38).

37
2.3.3. Quali siano le guardie e quali di esse siano le più importanti.

Dall’Agocchie enumera diverse guardie,66 suddividendole in basse e alte (in riferimento, come abbiamo visto, ai due lati o linee
dell’arma su cui si portano le azioni – lato destro o esterno o linea esterna; lato sinistro o interno o linea interna –, a loro volta sud-
divisi in alto e basso o sopra e sotto l’arma), 67 precisando come non sia molto importante, in generale, con quale piede avanzato ci si
ritrovi in guardia,68 ovviamente con i dovuti distinguo:

66 “Posizione di guardia. 1. Francese. L’unica posizione che permette allo schermitore di essere pronto sia per la difesa che per l’offesa… 2. Francese. Una posizione ideale di
equilibrio, corretta per ogni schermitore, che gli permette di essere pronto ad eseguire in ogni momento, e nel più breve tempo possibile, tutte le azioni e i movimenti del corpo
necessarî per tirare di scherma… 3. Italiano. La speciale posizione assunta dallo schermitore con l’arma e con il corpo per attaccare vantaggiosamente il suo avversario e per
difendersi facilmente dagli attacchi avversarî… 4. Italiano. La posizione assunta dallo schermitore con il corpo e l’arma per essere pronto per l’offesa, la difesa e la controffesa”
(GAUGLER 2001, p. 57, Posizione di guardia, §§1-4).
“Guardia: la miglior posizione che assume lo schermidore col corpo e con l’arma per essere pronto a difesa, offesa e controffesa. La posizione dei piedi in guardia può essere con
il piede corrispondente alla mano dominante in avanti (guardia dritta), o viceversa (guardia stanca)” (Accademia 2015, p. 23).
Cfr. inoltre: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardia (link verificato il 19.04.2017).
La guardia, nella sua definizione storica, assomma in sé e definisce anche alcuni elementi proprî degli atteggiamenti dell’arma, come definiti dalla scherma olimpica: “po-sizio-
ni assunte dallo schermitore con il braccio armato quando si trova in guardia di fronte al suo avversario. I tre atteggiamenti sono l’invito, il legamento e arma o lama in linea”
(GAUGLER 2001, p. 23, Atteggiamenti dell’arma). È in particolare l’invito a caratterizzare le differenti guardie dei maestri antichi che, invece, in scherma olimpica viene defini-
to come “posizione assunta con l’arma con lo scopo di scoprire un bersaglio… per indurre l’avversario ad attaccare” (GAUGLER 2001, pp. 43-44, Inviti. Fioretto, §§2-3, Italiano).
“Atteggiamenti con l’arma: ogni posizione che assume lo schermidore col braccio armato, di fronte all’avversario.
• Guardia: la miglior posizione che assume lo schermidore col corpo e con l’arma per essere pronto a difesa, offesa e controffesa.
• Arma in linea (di offesa): quando la punta dell’arma stessa, a braccio naturalmente disteso verso l’avversario, minaccia una qualsiasi parte del bersaglio vitale (testa e
busto). In alcuni trattati la guardia e l’arma in linea possono coincidere.
• Invito: l’atteggiamento che si prende con l’arma allo scopo di scoprire un bersaglio, spesso coprendone un altro. La posizione dell’invito corrisponde, salve alcune ecce -
zioni, alla conclusione delle azioni di parata. Nella trattatistica sono considerabili inviti tutte le guardie che non siano riconducibili alla guardia o all’arma in linea.
• Legamento: il contatto prolungato che si stabilisce fra le lame, preliminarmente a particolari azioni.
• Legamento perfetto: quando il legamento è eseguito attaccando i gradi forti della propria lama ai deboli della lama avversaria;
• Legamento imperfetto: quando il legamento è eseguito attaccando i gradi deboli della propria lama ai forti della lama avversaria;
• Legamento neutro: quando il legamento è eseguito unendo le lame con i gradi di pari valore.
I legamenti più utilizzati in pratica sono quelli di 1a (o 4a falsa), 2a, 3a e 4a” (Accademia 2015, p. 29).
67 Cfr., inoltre: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardie_Alte_e_Guardie_Basse (link verificato il 19.04.2017).
68 “La posizione dei piedi in guardia può essere con il piede corrispondente alla mano dominante in avanti (guardia dritta), o viceversa (guardia stanca)” (Accademia 2015, p. 23).

38
“ma per venire alla brevità io non intendeva far mention d’altra et mi contentava che per hora haveste cognition di porta
di ferro et così di coda lunga tanto co’ ‘l destro quanto co’ ‘l sinistro piede innanzi, per esser dall’una all’altra poca diffe-
renza” (c. 9v).

Sollecitato nella finzione di dialogo dall’allievo Lepido Ranieri, dall’Agocchie si chiede se esistano altri modi di chiamare le me-
desime guardie, “et per qual ragione così siano dette: perché di questo, più volte, ho udito diversi pareri” (c. 11r). Egli ritiene che i
varî nomi traggano origine

“da gli antichi, et poi da’ moderni per uso confermati, et se non da tutti almeno dalla maggior parte c’hanno lume di que -
st’ arte, per tali sono intesi et accettati; non che in altro modo non possino esser detti, ma il volere introdur novi nomi
alle orecchie assueffatte a’ primi non sarebbe altro che un noiarle senza profitto et una mutatione senza giovamento.
Vero è che ciascuno se gli può formare a modo suo, pur che sia inteso, ma noi, seguendo l’accettata regola et l’uso de’ più,
come ritrovati gli habbiamo così gli lasceremo” (c. 11r).

Dall’Agocchie riconosce comunque che le più importanti sono otto e inizia ad analizzare quelle basse, due con il piede destro
avanti e due con il piede sinistro avanti, ciascuna con le sue varianti. 69

69 La non perfetta aderenza del sistema di guardie della “scuola bolognese” – e in particolare del sistema di dall’Agocchie – alla classificazione dei moderni atteggiamenti con
l’arma ci spinge a non forzarne la classificazione secondo i rispettivi atteggiamenti con l’arma (cfr. ante, nota 66), un aspetto che, comunque, si dovrà sempre ben attentamente
considerare e valutare per una corretta esegesi della fonte.

39
Code lunghe70 con piede destro avanti:

• coda lunga stretta:71 piede destro avanti, pugno armato fuori dalle proprie parti dritte vicino al ginocchio destro, braccio di-
steso per di fuori, punta della spada in presenza dell’avversario (“et è detta coda lunga stretta per esser ancor essa guardia
stretta et molto sicura”, c. 10r);
• coda lunga larga:72 piede destro avanti, pugno armato fuori dalle proprie parti dritte dietro al ginocchio destro, punta della
spada in basso (“domanderassi coda lunga larga, così detta perché la spada più dal nimico si allontana”, c. 10r);
• coda lunga distesa:73 piede destro avanti, pugno armato fuori dalle proprie parti dritte dietro al ginocchio destro, punta della
spada all’indietro (“si chiamerà coda lunga distesa, et perché la spada si distende di dietro pigliò questo nome”, c. 10r).

70 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Code_lunghe (link verificato il 19.04.2017).


71 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Coda_lunga_stretta (link verificato il 19.04.2017).
72 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Coda_lunga_e_larga (link verificato il 19.04.2017).
73 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Coda_lunga_e_distesa (link verificato il 19.04.2017).

40
Code lunghe con piede sinistro avanti:

• coda lunga alta: piede sinistro avanti, pugno armato fuori dalle proprie parti dritte, braccio disteso vicino alle ginocchia (per
di fuori), punta della spada in presenza dell’avversario (“et è detta coda lunga stretta per esser ancor essa guardia stretta et
molto sicura”, c. 10r);
• coda lunga larga: piede sinistro avanti, pugno armato fuori dalle proprie parti dritte dietro al ginocchio destro, punta della
spada in basso (“domanderassi coda lunga larga, così detta perché la spada più dal nimico si allontana”, c. 10r);
• coda lunga distesa: piede sinistro avanti, pugno armato fuori dalle proprie parti dritte dietro al ginocchio destro, punta della
spada all’indietro (“si chiamerà coda lunga distesa, et perché la spada si distende di dietro pigliò questo nome”, c. 10r).

La coda lunga è così chiamata “a similitudine de gli huomini grandi, i quali di continuo da assai gente accompagnati sono, et
però si dice per volgare proverbio guardati da quelli che hanno la coda longa, cioè che hanno seguito. Et non altrimenti bisogna da
questa guardia guardarsi perché ha la coda lunga” (c. 9r).74

74 “Hor venendo alle guardie, dico che assai ce ne sono, sì da basso come da alto, ma le più importanti sono otto, quattro da alto et quattro da basso. Da basso due se ne fanno
co’ ‘l pie’ destro innanzi et due co’ ‘l sinistro, et hanno due nomi, cioè coda lunga et porta di ferro. Coda lunga sarà quando si tiene la spada fuori dalle parti dritte, la quale in
due altre guardie si divide: una delle quali coda lunga stretta si chiamerà et l’altra alta. Coda lunga stretta è quella che si fa co’ ‘l pie’ dritto innanzi et coda lunga alta co’ ‘l pie’
manco, sempre tenendo la spada di fuori dalle parti dritte, co’ ‘l braccio ben disteso et vicino alle ginocchia per di fuori, et che la punta della spada guardi il nimico. Questa è
così detta a similitudine de gli huomini grandi, i quali di continuo da assai gente accompagnati sono, et però si dice per volgare proverbio “guardati da quelli che hanno la coda
longa”, cioè che hanno seguito. Et non altrimenti bisogna da questa guardia guardarsi perché ha la coda lunga” (c. 9r); “stretta et larga, et alta se le dice, perché questa guar-
dia si può fare in tre modi, et così coda lunga. Ma per venire alla brevità io non intendeva far mention d’altra et mi contentava che per hora haveste cognition di porta di ferro
et così di coda lunga tanto co’ ‘l destro quanto co’ ‘l sinistro piede innanzi, per esser dall’una all’altra poca differenza. Ma poi che tanto curioso vi veggio di saper il tutto, vi dirò:
ogni volta che haverete il pie’ dritto innanzi un passo, il quale non sia grande né piccolo, ma proportionato co’ ‘l pugno della spada di dentro et appresso il ginocchio destro et
che la punta di essa insieme con la spalla dritta guardi il nimico, questa si chiamerà porta di ferro stretta, et fu detta stretta per esser guardia molto sicura. Ma se vi discoste-
rete col pugno alquanto dal ginocchio verso le vostre parti manche, chinando un poco la punta verso terra, si domanderà porta di ferro larga perché fa della persona maggiore
scoperta; et essendo in porta di ferro larga, se alquanto alzerete il pugno della spada, questa sarà porta di ferro alta per essere più alta dell’altre due. Et questo che di porta di
ferro si è detto, parimente si può dir della guardia di cinghiale porta di ferro” (cc. 9v-10r).

41
Porte di ferro:75

• porta di ferro stretta:76 piede destro avanti, pugno armato interno alle proprie parti dritte vicino al ginocchio destro, punta
della spada e spalla destra in presenza dell’avversario (“et fu detta stretta per esser guardia molto sicura”, c. 9v);
• porta di ferro larga:77 piede destro avanti, pugno armato interno alle proprie parti dritte discosto dal ginocchio destro, punta
della spada un poco verso terra (“si domanderà porta di ferro larga perché fa della persona maggiore scoperta”, c. 9v);
• porta di ferro alta:78 piede destro avanti, pugno armato interno alle proprie parti dritte discosto dal ginocchio destro e al -
quanto alzato, punta della spada di conseguenza probabilmente in presenza dell’avversario (“questa sarà porta di ferro alta
per essere più alta dell’altre due”, cc. 9v-10r).

La porta di ferro è così chiamata “a similitudine d’una porta di ferro, che a volerla atterrare ci vole fatica et arte assai. Così a
ferire chi sia posto in questa guardia bisogna arte et ingegno” (c. 9r).

75 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Porte_di_ferro (link verificato il 19.04.2017).


76 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Porta_di_Ferro_Stretta (link verificato il 19.04.2017).
77 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Porta_di_Ferro_Larga (link verificato il 19.04.2017).
78 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Porta_di_Ferro_Alta (link verificato il 19.04.2017).

42
Cinghiale (porte di ferro):79

• cinghiale (porta di ferro) stretta: piede sinistro avanti di traverso (verso la propria sinistra), pugno armato interno alle pro-
prie parti dritte e vicino al ginocchio sinistro, punta della spada e spalla destra rivolta all’avversario;
• cinghiale (porta di ferro) larga: piede sinistro avanti di traverso (verso la propria sinistra), pugno armato interno alle proprie
parti dritte e vicino al ginocchio sinistro, punta della spada un poco verso terra, spalla destra rivolta all’avversario;
• cinghiale (porta di ferro) alta: piede sinistro avanti di traverso (verso la propria sinistra), pugno armato interno alle proprie
parti dritte in asse con il ginocchio sinistro ma alquanto alzato, punta della spada di conseguenza probabilmente in presenza
dell’avversario, spalla destra rivolta all’avversario.

La guardia di cinghiale (porta di ferro) è così chiamata “dalla comparatione del cinghiale o diciamo porco selvatico, il quale
quando è assalito viene col dente per traverso a ferire” (c. 9v).80

79 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Cinghiara_porta_di_ferro (link verificato il 19.04.2017).


80 “La seconda è detta porta di ferro a similitudine d’una porta di ferro, che a volerla atterrare ci vole fatica et arte assai. Così a ferire chi sia posto in questa guardia bisogna
arte et ingegno. Questa, similmente, si divide in due nature, l’una detta porta di ferro et l’altra cinghiale. Porta di ferro la prima si conosce quando si è col destro piede innanzi
et che la spada sia col pugno pari al ginocchio per di dentro, et la punta della spada guardi il nimico. Ma cinghial porta di ferro sarà quando si è col piede sinistro innanzi et
per traverso, cioè verso le vostre parti manche et che ‘l pugno della spada sia presso al ginocchio sinistro per di dentro et la spalla destra guardi il nimico. Così la dimandarono
dalla comparatione del cinghiale o diciamo porco selvatico, il quale quando è assalito viene col dente per traverso a ferire, et queste sono le guardie basse” (cc. 9r-v).

43
Guardie alte:81

• guardia d’alicorno:82 piede destro o sinistro davanti, impugnatura della spada all’ingiù, pugno di 1a o di 1a in 2a, braccio ben
disteso, punta della spada verso il basso, in presenza del volto o del petto dell’avversario (“a similitudine dell’alicorno il qual,
essendo assalito, combatte a quella guisa co’ ‘l suo corno”, c. 10r);
• guardia di testa:83 piede destro o sinistro davanti, braccio ben disteso verso il lato destro del volto dell’avversario, spada in
diagonale verso il basso, pugno di 1a in 2a, ovvero “alla traversa, cioè che la punta di essa vada verso le vostre parti manche”
(“et è così detta perché assicura le parti di sopra”, c. 10v);
• guardia di faccia:84 piede destro o sinistro davanti, braccio ben disteso, pugno di 4 a (“il dritto della mano sta volto all’ in su et
ch’ el fil dritto della spada guarda in dentro, cioè verso le parti sinistre”, c. 10v), punta della spada e fianco destro in presen-
za del volto dell’avversario (“questa è così detta perché guarda il volto benissimo”, c. 10v);
• guardia d’entrare:85 piede destro o sinistro davanti, braccio e spada ben distese in presenza del volto dell’avversario, pugno di
2a (“il dritto della mano guarderà all’in giù et il fil dritto della spada ha da guardare in fuori, cioè verso le parti destre”, c.
10v), lato destro del corpo in presenza dell’avversario (“et è così chiamata percioché è guardia fortissima per entrare”, c. 10v).

A scanso di equivoci, dall’Agocchie precisa che “queste quattro guardie si posson fare in due modi: o col destro o col sinistro pie -
de innanzi” (c. 10v).86
81 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardie_Alte_e_Guardie_Basse (link verificato il 19.04.2017).
82 Alicorno: unicorno. Si tratta, ad esempio, delle due versioni della guardia di becca, cesa o possa, del sistema di guardie elaborato da Achille Marozzo, cfr.: http://www.scri-
mipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardia_di_alicorno (link verificato il 19.04.2017).
83 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardia_di_testa (link verificato il 19.04.2017).
84 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardia_di_faccia (link verificato il 19.04.2017).
85 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardia_d%27entrare (link verificato il 19.04.2017).
86 “Quanto alle guardie alte, la prima si chiamerà guardia d’alicorno et si conosce quando l’impugnatura della spada è volta all’in giù e il braccio ben distesso et la punta al -
quanto bassa, che guardi il volto o il petto del nimico, a similitudine dell’alicorno il qual, essendo assalito, combatte a quella guisa co’ ‘l suo corno. La seconda si domanderà
guardia di testa, la quale è quando si tiene il braccio ben disteso per il dritto del volto del nimico et la spada alla traversa, cioè che la punta di essa vada verso le vostre parti
manche et alquanto verso terra, et è così detta perché assicura le parti di sopra. La terza si dice guardia di faccia et si conosce quando il braccio è ben disteso et il dritto della
mano sta volto all’in su et ch’ el fil dritto della spada guarda in dentro, cioè verso le parti sinistre et la punta insieme co’ ‘l fianco destro debbe guardare verso la faccia del ni -
mico; questa è così detta perché guarda il volto benissimo. La quarta si chiamerà guardia d’entrare, la quale si fa per il contrario della sopra detta, cioè si tiene il braccio et la
spada distesi, pur verso il volto del nimico, ma il dritto della mano guarderà all’in giù et il fil dritto della spada ha da guardare in fuori, cioè verso le parti destre, et la persona
debbe stare alquanto con le parti dritte volte verso l’avversario, et è così chiamata percioché è guardia fortissima per entrare. Queste quattro guardie si posson fare in due
modi: o col destro o col sinistro piede innanzi, et questo è quanto al terzo capo” (cc. 10r-v).

44
Altre guardie:

• guardia alta:87 piede destro o sinistro davanti, impugnatura della spada in alto, braccio ben disteso, punta della spada verso
l’alto e all’indietro (“et così è chiamata per esser la più alta che si possa fare”, c. 10v);
• guardia di sopra il braccio:88 piede destro o sinistro davanti, spada sopra al braccio sinistro;
• guardia di sotto il braccio:89 piede destro o sinistro davanti, spada sotto al braccio sinistro con la punta rivolta all’indietro.

87 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardia_Alta (link verificato il 19.04.2017).


88 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardia_di_sopra_braccio (link verificato il 19.04.2017).
89 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Guardia_di_sotto_il_braccio (link verificato il 19.04.2017).

45
2.3.4. Il passeggio.

Per dall’Agocchie il passeggio 90 è fattibile con entrambi i piedi (“far si può con l’uno et con l’altro piede”, c. 11r) e questo si farà
“con ragione et arte” per “ritrovare l’avversario in tutte le guardie” (c. 11r). Anche se Giovanni dall’Agocchie non ne esplica i concet -
ti, egli ne conosce le due modalità di esecuzione: in linea e sul cerchio.
Il passeggio in linea è il movimento delle gambe eseguito durante un combattimento per spostare il proprio corpo nella posizio -
ne voluta, lungo una linea di attacco immaginaria definita linea direttrice:

“supposti due schermidori destrimani in guardia dritta, l’uno di fronte all’altro, la linea direttrice è quella linea immagi-
naria che, partendo dal centro del tallone sinistro di uno di essi e passando per l’asse del suo piede destro, prolungandosi
va ad incontrare negli stessi punti i piedi dell’altro schermidore: serve ad indicare il percorso più breve che devono segui-
re i piedi per incontrare l’avversario. Nell’uso di due armi o della spada da due mani, essendo la posizione meno profila -
ta, i piedi non giacciono direttamente sopra la linea direttrice”. 91

90 Cfr.: Accademia 2015, pp. 23-25; RUBBOLI 2016, pp. 16-33.


91 Accademia 2015, p. 23. Cfr. inoltre RUBBOLI 2016, p. 19.
Interessante mettere a confronto le diverse definizioni di linea direttrice o schermistica delle varie scuole nazionali:
“Italiano. Una linea immaginaria che due schermitori, nelle loro azioni, devono sempre mantenere. La linea parte dal tallone sinistro di uno dei tiratori, passa attraverso il
piede destro di ognuno dei due e termina nel tallone sinistro dell’altro tiratore… la linea immaginaria che unisce due schermitori, iniziando nel tallone sinistro di uno, passan-
do attraverso l’asse del suo piede destro e continuando finché non incontra gli stessi punti del piede del suo avversario. Questa è la linea su cui i piedi si devono muovere in le -
zione, negli esercizî e in assalto” (GAUGLER 2001, p. 46, Linea direttrice, §§1-2, Italiano);
“Tedesco. Una linea immaginaria tra due schermitori che passa attraverso i loro talloni e le loro dita del piede davanti. Su questa linea gli schermitori si muovono avanti e in-
dietro… Ungherese. La linea retta immaginaria che passa attraverso i talloni dei due schermitori che si trovano uno di fronte all’altro… una linea retta immaginaria che colle -
gherebbe i quattro talloni dei due schermitori quando sono l’uno di fronte all’altro… la linea immaginaria che unisce i talloni dei due schermitori l’uno di fronte all’altro”
(GAUGLER 2001, p. 46, Linea schermistica, §§1, Tedesco; 2-4, Ungherese).

46
Passeggio in linea:

• passo avanti, passare92 (portare avanti il piede arretrato; corrisponde a un cambio di guardia);
• passo indietro, tornare93 (portare indietro il piede avanzato; corrisponde a un cambio di guardia);
• mezzo passo avanti, crescita, accrescere 94 (avanzare di più il piede avanzato; il piede posteriore segue riposizionandosi alla
stessa distanza precedente);
• mezzo passo indietro, decrescita, decrescere 95 (arretrare di più il piede arretrato; il piede anteriore segue riposizionandosi
alla stessa distanza precedente);
• riunita, ritorno, ritornare96 (portare il piede avanzato vicino a quello arretrato al fine di sottrarne il bersaglio);

92 Passo avanti, passare: si tratta del passo più elementare, quasi simile al camminare naturale, in cui si porta avanti il piede che era prima indietro, facendo perno su quello
che rimane fermo (ma che, ruotando, viene a non trovarsi più direzionato sulla linea d’attacco). Nella versione semplice, in avanti, si procede direttamente verso l’avversario,
seguendo la linea d’attacco. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Passare (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, pp. 21-22.
“Passata avanti e indietro (un tempo schermistico): il passaggio da guardia dritta a guardia stanca, o viceversa: è indicato nel combattimento con armi doppie o con la spada da
due mani” (Accademia 2015, p. 24).
93 Passo indietro, tornare: si tratta dell’altro passo più elementare, quasi simile al camminare naturale, in cui si retrocede anziché avanzare. Si gira sul piede dietro portando
indietro il piede avanzato. Il piede che prima era dietro, quindi, rimane avanzato. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Tornare (link verificato il
19.04.2017); RUBBOLI 2016, pp. 21-22.
“Passata avanti e indietro (un tempo schermistico): il passaggio da guardia dritta a guardia stanca, o viceversa: è indicato nel combattimento con armi doppie o con la spada da
due mani” (Accademia 2015, p. 24).
94 Mezzo passo avanti/indietro: corrisponde all’acresser e decresser medievale di Fiore dei Liberi (avanti, indietro, obliquo, incrociato). Si tratta di un mezzo passo simile al mo-
derno passo avanti/indietro schermistico: il piede avanzato si sposta ancora avanti, compiendo una sorta di breve affondo, il piede posteriore segue riposizionandosi alla stessa
distanza precedente. Anche qui la prima parte del movimento può essere obliqua e incrociata. Questo passo è poco usato dagli autori della “scuola bolognese”, ma viene invece
molto usato da Fiore dei Liberi (acressser), mentre il decresser sembra essere spesso più una riunita che un mezzo passo indietro completo. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/me-
diawiki/index.php?title=Mezzo_passo (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, pp. 25-28.
“Passo, avanti e indietro (due tempi schermistici): serve per aumentare o diminuire la distanza dall’avversario e si esegue dalla posizione di guardia, se in avanti, avanzando
prima con il piede anteriore e poi con il posteriore, se indietro, nel modo esattamente inverso” (Accademia 2015, p. 23).
95 Mezzo passo avanti/indietro: corrisponde all’acresser e decresser medievale di Fiore dei Liberi (avanti, indietro, obliquo, incrociato). Si tratta di un mezzo passo simile al mo-
derno passo avanti/indietro schermistico: il piede avanzato si sposta ancora avanti, compiendo una sorta di breve affondo, il piede posteriore segue riposizionandosi alla stessa
distanza precedente. Anche qui la prima parte del movimento può essere obliqua e incrociata. Questo passo è poco usato dagli autori della “scuola bolognese”, ma viene invece
molto usato da Fiore dei Liberi (acressser), mentre il decresser sembra essere spesso più una riunita che un mezzo passo indietro completo. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/me-
diawiki/index.php?title=Mezzo_passo (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, pp. 25-28.
“Passo, avanti e indietro (due tempi schermistici): serve per aumentare o diminuire la distanza dall’avversario e si esegue dalla posizione di guardia, se in avanti, avanzando
prima con il piede anteriore e poi con il posteriore, se indietro, nel modo esattamente inverso” (Accademia 2015, p. 23).
96 Riunita, ritorno, ritornare: termine non utilizzato dagli autori ma convenzionalmente, corrispondente al primo movimento del “piede scaccia piede” indietro (vide ultra),

47
• “piede scaccia piede” avanti97 (avvicinare il piede arretrato a quello avanzato che, all’arrivo di questi, andrà innanzi ritor-
nando in guardia con la stessa distanza tra i piedi che avevamo all’inizio) (“spingendo un piede l’altro innanzi”, c. 11r);
• “piede scaccia piede” indietro98 (avvicinare il piede avanzato a quello arretrato che, all’arrivo di questi, andrà indietro ritor-
nando in guardia con la stessa distanza tra i piedi che avevamo all’inizio).

quando il piede avanzato viene ritirato vicino all’altro. È un movimento essenzialmente difensivo. Secondo l’Altoni è l’opposto del raggiungere.
Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Riunita (link verificato il 19.04.2017).
“Il movimento in senso opposto, richiamando il piede avanzato vicino a quello arretrato, al fine di sottrarne il bersaglio, è detto riunita” (Accademia 2015, p. 24).
97 Con “piede scaccia piede” si intende il mezzo passo più utilizzato dalla “scuola bolognese”, che DI GRASSI 1570, p. 13, chiama semplicemente mezzo passo. Si tratta di una
azione di passeggio in cui non si cambia guardia e in cui la misura risulta variata di circa un piede. Vi sono diverse versioni del “piede scaccia piede”: avanti, indietro, obliquo e
incrociato. Nel “piede scaccia piede” avanti il piede posteriore viene portato vicino a quello avanzato; quest’ ultimo, a sua volta, viene spostato in avanti ritornando in guardia
con la stessa distanza tra i piedi dell’inizio. Nel “piede scaccia piede” indietro, invece, si raccoglie il piede avanzato vicino all’altro (riunita, vide ante), per poi spostare indietro
anche quest’ ultimo e tornare in guardia. Le versioni obliqua e incrociata sono simili a quella in avanti, con il piede avanzato che nella seconda parte del passo si sposta rispet-
tivamente nella sua direzione e nella direzione dell’altro piede (ricordandosi, in questo caso, di porre il piede in posizione perpendicolare rispetto alla direzione del passo per
meglio mantenere l’equilibrio). Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Piede_scaccia_piede (link verificato il 19.04.2017).
98 Cfr. ante, nota 97.

48
Il passeggio sul cerchio è invece il movimento delle gambe eseguito durante un combattimento per spostare il proprio corpo nel -
la posizione voluta per cambiare linea di attacco, per uscire dalla linea di offesa, per sottrarsi a un attacco nemico, per favorire un
proprio attacco o semplicemente per assestarsi. È Achille Marozzo il principale teorico del passeggio sul cerchio, raccomandando di
insegnare agli allievi a

“passegiare de guardia in guardia, così inanze come indrietto, e de lado e per traverso, e in ogni maniera che sia possibi -
le, e insignarli de acompagnare la man con il piede, el piede con la ma(n)o, altramente tu non farissi cosa bona”, 99

fornendone anche una esemplificazione grafica.100 Giacomo di Grassi precisa ancora che

“de’ [passi] circulari non s’usano altro che mezzi passi, et anco questi si fanno quando, havendo formato il passo, è di bi-
sogno girar l’un de’ piedi, quel di dietro o quel dinanti, nella parte destra o sinistra, onde si ha che i passi in cerchio si
fanno quando il piede di dietro, stando pur di dietro, si muove nella parte destra o sinistra, et quel dinanzi, stando tutta
via dinanzi, si muove anch’ egli alla destra o sinistra; con tutti questi passi si può muovere in tutte le parti, et crescer et
ritirarsi”.101

99 MAROZZO 1536, c. 2v; MAROZZO 1568, p. 4.


100 MAROZZO 1536, c. 47v; MAROZZO 1568, p. 63.
101 DI GRASSI 1570, p. 13.

49
Passeggio sul cerchio:

• passo obliquo102 (fare un passo obliquo, laterale, in avanti con il piede arretrato, simile al passo avanti, spostandosi nella di -
rezione del piede che si muove, sul cerchio) (“con ragione et arte si passeggia, et questo far si può con l’uno et con l’altro pie-
de cominciando, così per traverso”, c. 11r; “mà quando sarete nelle guardie co’ ‘l manco piede innanzi, il pie’ dritto quasi sem -
pre accompagnerà sì il parare come il ferire”, c. 14r);
• seguito, seguire, seguitare103 (spostare il piede arretrato a semicerchio, con andamento semicircolare, solitamente dopo l’ese-
cuzione di un passo obliquo al fine di ripristinare la corretta posizione di guardia in linea).

Il passeggio va effettuato “secondo il tempo et il bisogno” (c. 11r) e non bisognerà fare passi troppo grandi o troppo piccoli, ma
giusti (“nondimeno, il passeggiare co’ ‘l passo né grande né picciolo è di maggior utilità”, c. 11r), di modo che sia agevole crescere in
avanti o tornare indietro (“perché così si può et crescere innanzi et ritornare indietro senza discommodo della persona”, c. 11r) ma
“accompagnando sempre la mano co’ ‘l piede” (c. 11r).
Di fondamentale importanza il passo indietro:

“ma quando egli la urtasse verso le vostre parti sinistre et voi tosto volgerete un dritto tramazzone, pur trahendo il piede
che sarà dinanzi indietro un passo, perché ciò facendo verrete a interrompere il suo disegno.
Lepido. Hora conosco che molti s’ingannano, i quali dicono che il trarre indietro il passo è di gran vergogna: anzi, per
quel ch’ io odo è tutto il contrario, cioè che questo altro non è che una mutatione di guardia, la quale è schermo sicurissi-
mo et molto necessario.

102 Passare di traverso, passo obliquo: un passo intero (vide ante) obliquo, simile al passo avanti, ma in cui, invece di avanzare sulla linea d’attacco verso l’avversario, ci si spo-
sta anche nella direzione del piede che si muove. Da guardia sinistra si girerà sopra il piede sinistro e si porterà avanti il piede destro verso destra, normalmente a 45° (o co -
munque con qualsiasi altra inclinazione intermedia fra la linea d’attacco e il semplice spostamento a destra). Gli autori antichi danno spesso per scontato questo spostamen to
laterale, indicando un passo avanti per intendere un passo di traverso o obliquo. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Passo_obliquo#Passo_obliquo (link
verificato il 19.04.2017).
103 Seguito: si tratta semplicemente di uno spostamento di 45° o 90° del piede arretrato, verso destra o sinistra. Azione da eseguire sopratutto dopo un passo obliquo (vide
ante) al fine di riguadagnare l’equilibrio e la corretta direzione del corpo verso l’avversario, ridisponendosi in guardia sulla nuova linea di attacco, cessando così di mostrare il
petto di tre quarti all’avversario. Ovviamente, a un passo obliquo verso destra corrisponderà un seguito del piede arretrato verso destra e viceversa. Si tratta di una azione
molto comune nella “scuola bolognese”, secondo alcuni utilizzata anche da Fiore dei Liberi, che DI GRASSI 1570, p. 13, chiama mezzo passo circolare posteriore. Una forma par-
ticolare di seguito è quello in cui il piede arretrato si porta molto esternamente al piede avanzato, facendo sì che la schiena si trovi rivolta all’avversario, come nelle azioni di
inquartata. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Seguito (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 29.

50
Giovanni. Anzi, se ciò non fosse, quest’ arte sarebbe imperfetta, perciò che vi sono assai colpi che non si potrebbono para -
re se non si potesse ritornare indietro un passo. Ma lasciamogli pure stare nella loro opinione” (cc. 27r-v).

Con il passeggio si esaminano anche alcune caratteristiche della posizione di guardia, con baricentro centrale, gamba avanzata
con la punta del piede in direzione dell’avversario e con il ginocchio lievemente flesso, gamba arretrata con il piede ortogonale ri -
spetto all’asse di quello avanzato (cosiddetto a martello, “alquanto di traverso”, c. 11r) e la gamba lievemente arcuata (“et la gamba
che sarà di dietro starà un poco curva et col piede alquanto di traverso”, c. 11r), di modo che il movimento “sia pieno di gratia” (c.
11r).104 L’importanza del passeggio in avanti e indietro è precisata poco dopo, perché è “cosa neccessaria nell’arte et di grandissimo
giovamento” (c. 12r) nel contraguardiare, in quanto “questo passeggiare è una delle principali cose ove si debbe essercitare chi vole
haver gratia con l’arme in mano” (c. 12r).105

104 “Con ragione et arte si passeggia et si va a ritrovare l’avversario in tutte le guardie, et questo far si può con l’uno et con l’altro piede cominciando, così per traverso come
spingendo un piede l’altro innanzi, secondo il tempo et il bisogno. Nondimeno, il passeggiare co’ ‘l passo né grande né picciolo è di maggior utilità, perché così si può et crescere
innanzi et ritornare indietro senza discommodo della persona, accompagnando sempre la mano co’ ‘l piede. Ma bisogna avvertire che quella gamba che sarà dinanzi debbe sta -
re un poco piegata nel ginocchio, et il piede di essa debbe stare dritto verso il nimico, et la gamba che sarà di dietro starà un poco curva et col piede alquanto di traverso, in ma-
niera che ogni movimento sia pieno di gratia” (c 11r).
105 “Lepido. Perché volete ch’ io passeggî così innanzi et poi ritorni indietro?
Giovanni. Perché facciate buona prattica nelle mutationi delle guardie, sì innanzi come indietro, essendo cosa necessaria nell’arte et di grandissimo giovamento; et accioché
sappiate, questo passeggiare è una delle principali cose ove si debbe essercitare chi vole haver gratia con l’arme in mano” (c. 12r).

51
Come già Achille Marozzo nella sua Opera nova,106 anche Giovanni dall’Agocchie offre al lettore una progressione delle guardie,
un esercizio utile a memorizzare e apprendere meglio il cambio di guardia (contraguardiare) in uno con il passeggio, la difesa e
l’offesa:

• Posizione di partenza: spada al fianco sinistro “in atto di metter mano” (c. 11v), piede destro accanto al piede sinistro, ginoc -
chia diritte, non piegate;
• Passo del piede destro a destra (“porrete innanzi il pie’ destro verso le vostre parti dritte”, c. 11v) tirando un falso e un rove -
scio sgualembro o un rovescio tondo e un rovescio sgualembro fermandosi con la spada in coda lunga stretta;
• Passo del piede sinistro a sinistra (“passerete co’ ‘l pie’ sinistro innanzi verso le vostre manche parti”, c. 11v) tirando un falso
e un dritto sgualembro, fermandosi con la spada in cinghiale porta di ferro;
• Passo del piede destro avanti (“andarete co’ ‘l pie’ destro innanzi”, c. 11v) tirando un dritto tramazzone, fermandosi con la
spada in porta di ferro stretta;
• Passo (crescita) del piede sinistro avanti (“crescerete innanzi co’ ‘l manco piede”, c. 11v) tirando falso e rovescio sgualembro,
fermandosi con la spada in coda lunga alta;
• Passo del piede destro avanti (“passerete del destro piede innanzi”, c. 11v) tirando un rovescio ridoppio, fermandosi con la
spada in guardia d’alicorno;
• Da guardia d’alicorno, a piede fermo, tirare una imbroccata fermandosi con la spada in porta di ferro stretta;
• Passo del piede destro indietro (“di qui ritirerete il pie’ dritto in dietro un passo”, c. 11v) tirando un falso e un rovescio sgua -
lembro, fermandosi con la spada in coda lunga alta;
• Passo del piede sinistro indietro (“poi trarrete il manco piede indietro”, c. 11v) tirando un dritto tramazzone, fermandosi con
la spada in porta di ferro stretta;
• Passo del piede destro indietro (“indi ritornerete il pie’ destro indietro un passo”, c. 11v) tirando un dritto tramazzone, fer-
mandosi con la spada in cinghiale porta di ferro;

106 Nel libro secondo, capitoli 138-143, Achille Marozzo presentata una progressione delle guardie strutturata in modo che, ad ogni passo, ci si ritrovi in una delle dodici guar-
die principali della “scuola bolognese”: per ciascuna di esse Marozzo fa fermare l’allievo illustrandone le caratteristiche salienti. Per passare da una guardia all’altra egli fa ti-
rare un colpo, ad eccezione delle ultime due in cui vi è interposta una mini tecnica schermistica. Le guardie sono eseguite con la sola spada a una mano e sono riprodotte nelle
illustrazioni a corredo eseguendole con un brocchiero o una targa nella seconda mano. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Progressione_delle_Guar-
die_di_Marozzo (link verificato il 19.04.2017).

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• Passo del piede sinistro indietro (“et di qui ritirarete indietro il pie’ sinistro”, c. 12r) tirando falso e rovescio sgualembro, fer -
mandosi con la spada in coda lunga stretta, essendo ritornato nella guardia di partenza. 107

107 “Lepido. Caro sommamente mi sarebbe che meglio mi dichiaraste il modo che si debbe tenere nel passeggiare in dette guardie con la spada in mano, che non l’ho inteso a
sufficienza.
Giovanni. Presupponiamo c’ habbiate la spada al lato sinistro in atto di metter mano et il pie’ dritto col calcagno appresso al manco; amendue le ginocchia staranno dritte et
non arcate, accomodandovi con più gratia che sia possibile, et ciò fatto porrete innanzi il pie’ destro verso le vostre parti dritte et in quel tempo distenderete il braccio et farete
falso et riverso sgualimbro, o vero farete dui riversi, il primo tondo et il secondo pure sgualimbro, andando con la spada in coda lunga stretta; et di qui passerete co’ ‘l pie’ sini -
stro innanzi verso le vostre manche parti, facendo in quell’instante falso et mandritto sgualimbro, et la spada calerà in cinghiale porta di ferro; et poi andarete co’ ‘l pie’ destro
innanzi un passo, et in tal tempo volgerete un dritto trammazzone, il quale si fermerà in porta di ferro stretta; indi crescerete innanzi co’ ‘l manco piede facendo falso et riverso
sgualimbro, et la spada anderà in coda lunga alta; poi passerete del destro piede innanzi et nel medesimo tempo volgerete un riverso ridoppio, fermando la spada in guardia
d’alicorno; et essendo fermo nella detta guardia spingerete un’imbroccata senza passeggiamento alcuno et la spada si fermerà in porta di ferro stretta; di qui ritirerete il pie’
dritto in dietro un passo et tutto a un tempo farete falso et riverso sgualimbro, et la spada ritornerà in coda lunga alta; poi trarrete il manco piede indietro, et all’hora volgere-
te un mandritto tramazzone il quale si fermerà in porta di ferro stretta; indi ritornerete il pie’ destro indietro un passo, volgendo in quel tempo un dritto tramazzone co’ ‘l qua -
le calerete in cinghiale porta di ferro; et di qui ritirarete indietro il pie’ sinistro facendo in quell’instante falso et riverso sgualimbro, et la spada ritornerà in coda lunga stretta,
et così sarete ritornato con le istese guardie al primo luogo” (cc. 11v-12r).

53
2.3.5. In che modo, a partire da ognuna delle guardie, sia possibile parare e rispondere a ogni colpo del nemico.

Dall’Agocchie, come quasi tutti gli autori più antichi, non enumera sistematicamente gli elementi fondamentali della
scherma (tempo, misura, intenzione, 108 velocità) ma di essi ne ha una chiara cognizione, facilmente intuibile da una attenta
lettura del testo e – soprattutto – dall’analisi dinamica delle tecniche. Scopo principale dell’azione schermistica non è infatti
ferire l’avversario ma uscire indenni dallo scontro grazie a due tempi 109 (una parata e risposta), 110 a un mezzo tempo 111 o a un

108 Cfr.: Accademia 2015, p. 28. Per GAUGLER 2001, gli elementi fondamentali della scherma sono “tempo, velocità e misura” (GAUGLER 2001, p. 38, Elementi fondamentali
della scherma).
109 Dall’Agocchie descrive, rispettivamente, la parata e risposta (chiamata due tempi, anche se in realtà non richiede certo due tempi schermistici), il tempo insieme e il con -
trotempo, o attacco in mezzo tempo: “Lepido. Vorrei che mi diceste ancora: di quanti tempi con la spada si può ferire? Giovanni. Di due tempi, un tempo, et mezzo tempo. I due
tempi sono quelli quando la spada para e poi ferisce. Un tempo è quello quando si ferisce senza parare il colpo, overo quando si para et ferisce in un instante. Il mezzo et ultimo
è quello quando si ferisce mente che ‘l nemico tira il colpo” (cc. 29r-v). Poco oltre, nell’esaminare i cinque tempi del ferire ( vide ultra, pp. 74 segg.) aggiunge: il terzo tempo da
ferire è “quando egli alzasse la spada per offendervi: mentre ch’ egli alza la mano, quell’ è il tempo di ferire” (c. 29r).
Cfr. inoltre: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Mezzo_tempo (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 38.
110 “1. Francese. L’attacco che segue la parata. Può essere immediata (tac au tac) o in ritardo (à temps perdu). La risposta composta non deve mai andare oltre i due movimen-
ti, la finta e il colpo… 2. Francese. Il colpo portato dopo la parata, con o senza l’affondo. È detta diretta quando viene eseguita sulla linea in cui è stata fatta la parata, compo-
sta nel caso contrario, e di tac au tac o à temps perdu a seconda del fatto che sia immediata o in ritardo… 3. Francese. Il colpo eseguito dopo la parata. Può essere eseguita da
fermi, con l’avanzata, con un passo indietro, un affondo o una flèche. Si distinguono due categorie di risposte: semplici e composte. Le risposte semplici sono dirette quando
vengono eseguite sulla stessa linea della parata e indirette quando sono eseguite su una linea opposta. Le risposte composte sono quelle precedute da una o più finte: uno-due,
circolazione, coupé e cavazione etc.; infine, tutte le risposte che cambiano linea (indirette o composte) possono essere effettuate à temps perdù, cioè senza immediatamente se-
guire la parata… 4. Tedesco. Il colpo che segue la parata. Ci sono molti tipi di risposte: dirette semplici, indirette semplici e composte. Il difensore può anche, tatticamente, de-
siderare di ritardare la risposta… 5. Ungherese. Il colpo che segue la parata. È semplice o composta e può essere eseguita con opposizione, come battuta, o con un ritardo… 6.
Italiano. Il colpo portato contro l’avversario dopo la parata. Quando la risposta viene effettuata in un movimento si dice semplice e si può eseguire staccando il ferro o mante -
nendone il contatto (filo)… 7. Italiano. Il colpo portato immediatamente dopo che l’azione offensiva dell’avversario è stata parata viene detto risposta. Può essere semplice o
composta, e si può effettuare staccando il ferro (botta dritta) o mantenendo il contatto con l’arma dell’avversario (filo). Se si aggiunge una cavazione alla risposta semplice per
eludere la controparata dell’avversario, l’azione si definisce risposta con finta… 8. Italiano. Il colpo portato immediatamente dopo che l’attacco dell’avversario è stato parato.
Può essere semplice o composta. Le parate di opposizione (tasto) possono essere seguite da risposte in cui si stacca la lama (botta dritta) o la si mantiene in contatto con il ferro
dell’avversario (filo). Le risposte che consistono di due o più movimenti della lama sono dette risposte composte; la loro funzione è quella di eludere una o più controparate, cioè,
parate opposte alla risposta” (GAUGLER 2001, pp. 68-69, Risposta, §§1-8);
“Parata e risposta. La parata è un’azione difensiva eseguita con arma difensiva o offensiva, che impedisce all’attacco di andare a segno. La risposta è un’azione offensiva ese-
guita immediatamente dopo una parata, senza tornare in guardia, e non richiede un tempo intero ma solo una sua frazione” (RUBBOLI 2016, p. 38).
111 “Il mezzo tempo è il tempo corrispondente a un rapido movimento del solo braccio e quindi a mezzo colpo e corrisponde, appunto, mediamente a circa la metà di un tempo
intero necessario per fare un colpo... Un colpo fatto in tal modo prende anche il nome di colpo in mezzo tempo. Si ferisce invece in controtempo quando si ferisce l’avversario
mentre egli sta sferrando un colpo e prima che riesca a sferrarlo. Tuttavia, dal momento che l’azione in controtempo avviene facendo uso di mezzo colpo e la sua durata è circa
metà di quella necessaria per effettuare un passo e che il mezzo colpo senza muover piede viene di solito usato a questo scopo, i due concetti – distinti per chiarezza teorica –

54
tempo insieme/tempo assieme: 112

“Lepido. Vorrei che mi diceste ancora: di quanti tempi con la spada si può ferire?
Giovanni. Di due tempi, un tempo, et mezzo tempo. I due tempi sono quelli quando la spada para e poi ferisce. Un tempo
è quello quando si ferisce senza parare il colpo, overo quando si para et ferisce in un instante. Il mezzo et ultimo è quello
quando si ferisce mentre che ‘l nemico tira il colpo” (c. 29r).

L’importanza dell’elemento tempo113 è tale che dall’Agocchie arriva ad affermare che “ogni colpo si può parare… co’ ‘l tempo,
perché ogni volta che voi ferirete fuori di tempo potreste essere offeso” (c. 29r) e se qualcuno attaccherà il nemico in guardia senza

vengono a unificarsi e a coincidere sia nella pratica che nelle definizioni della maggior parte degli autori sia medievali sia delle scuole successive” (http://www.scrimipe-
dia.it/mediawiki/index.php?title=Mezzo_tempo (link verificato il 19.04.2017));
“Mezzo tempo. Detto da alcuni anche controtempo: tipo di azione sostanzialmente equivalente alla moderna nozione di uscita in tempo. Per alcuni autori il mezzo tempo è il
tempo corrispondente a un rapido movimento del solo braccio, e quindi a mezzo colpo, e corrisponde, appunto, mediamente a circa la metà di un tempo intero come sopra defi-
nito. Per altri autori si intende inoltre (o invece) quando si ferisce l’avversario mentre egli sta sferrando un colpo, e prima che riesca a sferrarlo, azione che, invece, altri autori
definiscono in controtempo (in termini di moderna scherma olimpica sarebbe invece una uscita in tempo e non un controtempo, azione ben diversa che ad essa si contrappone)”
(RUBBOLI 2016, p. 38).
Cfr. inoltre: VADI 2005, pp. 55-56; ANONIMO BOLOGNESE 2005, p. 31; VIGGIANI 1575, c. 64r-v; ALTONI 2008, pp. 76-77.
112 “Stesso tempo, tempo insieme. È l’azione schermistica durante la quale nel medesimo tempo ci si difende da un colpo dell’avversario e lo si contrattacca. La difesa può esse-
re effettuata di misura oppure più frequentemente tramite una parata; quest’ultima normalmente effettuata con la seconda arma” (RUBBOLI 2016, p. 38). Cfr. inoltre: DEI
LIBERI 2006, pp. 460-462 (cc. 26r-v); ANONIMO BOLOGNESE 2005, p. 30; MANCIOLINO 1581, c. 55r; MAROZZO 1536, cc. 30r-v; MAROZZO 1568, p. 45; VIGGIANI 1575, c. 62v; ALTONI
2008, p. 71. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Tempo_insieme (link verificato il 19.04.2017). In realtà, dagli esempî portati, non è chiaro se il concetto di “ferire”
comprenda solo un tempo insieme vero e proprio oppure anche una parata e risposta.
113 “Tempo: unità di misura della scansione temporale di una frase d’armi. Ad ogni movimento finito di uno schermidore corrisponde convenzionalmente un tempo” ( Accade-
mia 2015, p. 28);
“Tempo. Il concetto di tempo fa parte delle regole fondamentali della scherma; la sua conoscenza è di tale e fondamentale importanza che riveste un ruolo chiave in tutte le di-
scipline marziali. La descrizione del tempo e delle sue varie parti è da sempre un argomento molto complesso che spesso ha portato i varî autori a esprimersi mediante veri e
proprî concetti filosofici, poiché nella scherma si può parlare di tempo in mille modi, ed ogni maestro ha sempre avuto un suo modo particolare di farlo. Prima di scendere nei
varî dettaglî scriviamo qui il concetto di tempo più semplice, non descritto da tutti gli autori antichi, ma ben conosciuto, ovvero: ogni movimento fatto con qualsiasi parte del
corpo richiede un tempo preciso. La grande maggioranza dei maestri rinascimentali relegano la conoscenza di questo movimento ai soli colpi, di conseguenza il tempo s’inten-
deva e si spiegava a seconda della tipologia e del modo con cui si portava un colpo, da questa differenza nasce la divisione dei tempi.
Tempo intero o perfetto. Durata di un’azione schermistica completa, in generale con riferimento a un attacco completo dalla guardia iniziale alla guardia finale, corrispondente
anche al tempo necessario per effettuare uno spostamento del corpo sui piedi (esempio: guardia – attacco con passo – guardia), in pratica è il tempo che occorre per sferrare un
colpo intero e fare un passo partendo da una guardia e arrivando in un’altra” (RUBBOLI 2016, pp. 37-38).

55
alcun vantaggio lo farà “fuor di tempo”, perché il nemico potrà ferirlo con una contraria.114
Per quanto concerne l’elemento misura,115 anche se non definito, per dall’Agocchie rappresenta la distanza 116 – misura – utile
da percorrere per poter colpire il bersaglio prefissato. All’elemento intenzione, 117 chiamato da dall’Agocchie provocazione, egli dedi-
ca particolare attenzione (si veda oltre la parte dedicata alle provocazioni), conoscendone a fondo l’importanza, anche se non la sud-
divide sistematicamente, limitandosi a definire qualsiasi azione assimilabile provocazione. All’elemento velocità,118 infine, dall’A-
gocchie non dedica una definizione ma, ancora una volta, la sua conoscenza è chiaramente intuibile dalla analisi del testo.

114 “Ma per far ritorno al ragionare del ferire fuori di tempo, dico: colui che anderà deliberato senza alcun vantaggio per ferire, essendo il nimico fermo in guardia, anderà fuor
di tempo, perché in quel caso lo troverà libero ove ch’ egli potrà fare i suoi contrarî come vi dissi nella dichiaratione del quinto capo” (c. 29v).
115 “Misura: la distanza che intercorre sulla linea direttrice fra due schermidori, in relazione al bersaglio da colpire. Queste distanze corrispondono rispettivamente ad altret-
tante specie di misura che si denominano: misura da terreno, misura camminando, giusta misura o misura di allungo, stretta misura, corpo-a-corpo. La misura è, praticamen-
te, la distanza utile per poter raggiungere il bersaglio nella effettuazione del colpo” (Accademia 2015, p. 28). Cfr. inoltre: RUBBOLI 2016, p. 34.
Ancora: “gli autori riportano spesse volte il concetto di tornare da gioco o uscita da gioco, come anche iniziano molte discipline con un entrare a gioco. Essere fuori dal gioco si-
gnifica essere a una distanza tale dall’avversario da non dover temere alcuna sua iniziativa e, d’altro canto, essere impossibilitati ad attaccarlo senza un previo avvicinamento,
che spesso viene eseguito in modo spettacolare mostrando guardie, colpi e passi… La distinzione fra gioco largo e gioco stretto negli autori rinascimentali e in particolare nella
scuola bolognese non coincide con quella delle scuole medievali, per esempio del Flos duellatorum. Infatti, il gioco largo è quello in cui la distanza è tale da permettere l’uso del-
le guardie larghe, con la spada non alla presenza, non rivolta direttamente verso il corpo dell’avversario. Questo gioco permette pure di tirare i colpi interi. Da tale distanza è
necessario, per cogliere l’avversario, compiere almeno un passo intero o, più frequentemente, un accrescere (affondo) o mezzo passo, seguito da un passo intero. Il gioco stretto
è invece quello che permette solo l’uso delle guardie strette e si svolge quindi a partire dalla misura che permette di colpire l’avversario con solamente un accrescere (affondo)
fino ad arrivare alle strette di mezza spada e alle prese. In gioco stretto si debbono utilizzare solo i mezzi colpi, per non allontanare la spada dalla difesa del corpo. Quindi, se
per gli autori medievali il gioco stretto si riferisce solo alle prese (e tutto il resto è gioco largo), nella scuola bolognese il concetto di gioco stretto comprende tutte le situazioni in
cui il combattimento avviene a partire dalla distanza definita nella moderna scherma olimpica giusta misura o a una distanza inferiore, comprendendo anche le strette di mez-
za spada e le prese” (RUBBOLI 2016, p. 34).
116 En passant, si può rilevare che il concetto di distanza (lo spazio tra il corpo di uno schermitore e quello del suo avversario) “ non viene definito da nessuno degli antichi
maestri, ma viene ampiamente usato in concreto nelle tecniche di tutti gli autori” (RUBBOLI 2016, p. 34).
117 “Intenzione: partecipazione della volontà e dell’intelligenza nel decidere e compiere un’azione. Ogni azione può dunque essere intenzionale, se basata su una pianificazione,
o istintiva, se basata su una reazione automatica agli stimoli sensoriali.
• La prima intenzione è l’azione eseguita con il proposito di raggiungere direttamente il bersaglio con l’azione stessa, ossia con l’intento di superare direttamente la rea-
zione avversaria.
• La seconda intenzione è l’azione eseguita col proposito di favorire le intuite tendenze difensive-offensive o controffensive dell’avversario, per applicare a queste le azio -
ni contrarie ritenute più adatte” (Accadema 2015, p. 28).
118 “Velocità: corretto ed ottimale rapporto tra spazio e tempo, che si deve impiegare nell’eseguire una qualsiasi azione. La sequenza razionale delle accelerazioni e decelera -
zioni costituisce il ritmo dell’azione schermistica” (Accademia 2015, p. 28).
DI GRASSI 1570, nel capitolo Dell’esercitio et forza delle braccia et mani, a p. 147, spiega dettagliatamente l’elemento velocità: “quanto alla mano o braccio, come si sa, egli fu
nella vera arte diviso in tre parti, cioè nel nodo, nel gombìto et nella spalla, in sciascuno de’ quali è di bisogno muoverlo in tutti i modi velocissimamente et forte… et dirò della
sola spada… questa dunque, come si sa, solo di punta o di taglio ferisce; per il ferir di taglio bisogna ogni giorno assuefarsi a colpir di taglio, così dritto come riverso… et sem-

56
Principio fondamentale, essenza stessa della scherma, è dunque parare l’attacco dell’avversario per quindi rispondere, andan-
dolo a ferire. Dall’Agocchie vi dedica ampio spazio, fornendo al lettore alcuni principî generali che poi vedranno l’applicazione speci-
fica nell’uso con le varie armi trattate nell’opera.

pre si userà di prima far il giro della spalla, che è il più forte taglio che si possa menare, ma il più tardo, et subito dietro a quello si farà il giro del gombìto, poi quello del nodo
della mano, il quale è più d’ogn’ altro presto; et poi che per alquanti giorni si havran esercitati questi tre taglî l’un dietro a l’altro, con quella maggior velocità che possibil sia et
che si sentirà haver derotti tutti tre i nodi et che si ferirà forte con gli nodi di gembìto et di mano...”.

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2.3.5.1. Parata.

La parata,119 genericamente, è l’azione di deviare l’arma del nemico durante il suo attacco (difesa con il ferro) o di evitarlo spo -
stando il proprio corpo (difesa di misura, schivata). 120 La deviazione della lama avversaria deve arrivare un attimo prima che essa
raggiunga la sua destinazione (bersaglio), al fine di evitare che il nemico possa cambiare destinazione (bersaglio) e colpire efficace -
mente.121 Di più, la parata andrebbe eseguita “in avanti, con minimo spostamento dalla linea di offesa e conquistando il dominio del
ferro avversario coi gradi forti”.122 Dall’Agocchie parrebbe distinguere le due diverse modalità di esecuzione: di opposizione (tasto),
con le lame in contatto alla fine della parata, o di battuta (picco), con le lame nettamente separate alla fine della parata. 123
Dall’Agocchie premette che è possibile parare soltanto con i fili della spada (dritto e falso: “havete dunque a sapere che in due
modi soli con la spada si può parare: o co’ ‘l fil dritto di essa o co’ ‘l falso”, cc. 13r-v) ed essa avviene “opponendo” un taglio dritto o
uno falso a quello dell’avversario.
Per quanto concerne la parata con il filo dritto, 124 dall’Agocchie la preferisce su qualsiasi altra perché, indipendentemente dal
lato su cui si andrà a parare, destro (esterno) o sinistro (interno), si potrà rispondere (ferire) tanto di taglio come di punta (lascian-
do aperta la modalità di esecuzione della parata: tasto o picco), “perché dove si ferisce di punta si può ferire ancor di taglio” (c. 14r).
Per quanto concerne la parata con il filo falso, 125 dall’Agocchie ritiene di poterla ulteriormente suddividerla in due modalità
(“nature”): dritto e manco. Si tratta comunque della parata con il filo falso, azione tipica della scuola bolognese.

119 “5. Italiano. L’azione di deviare il ferro avversario durante l’attacco o di evitarlo spostando il corpo. Le parate con il ferro si dividono in parate semplici, di contro e di mez -
za contro eseguite di opposizione o con una battuta… 6. Italiano. Una difesa con il ferro (opposta ad una difesa di misura). Essa devia la lama dell’avversario un momento pri -
ma che essa raggiunga la sua destinazione. Ci sono quattro tipi di parate: semplici, di contro, di mezza contro e di ceduta. Le parate possono essere eseguite in due modi diver-
si: di opposizione (tasto) o di battuta (picco). Nel primo caso, alla fine della parata, le lame sono in contatto, nel secondo esse sono nettamente separate… 7. Italiano. Movimen-
ti difensivi della lama che deviano il ferro avversario nel suo sopraggiungere. Queste possono essere semplici, di contro, di mezza contro o di ceduta. Le parate semplici, di con-
tro e di mezza contro possono essere eseguite sia con movimenti di opposizione sia di battuta; le parate di ceduta si possono eseguire solo con l’opposizione. Nel primo caso il
ferro dell’avversario viene deviato meramente chiudendo la linea; nell’altro viene deviato colpendolo su un lato” (GAUGLER 2001, pp. 52-53, Parata, §§5-7, Italiano).
Cfr. inoltre: Accademia 2015, p. 34; RUBBOLI 2016, p. 15.
120 Cfr. RUBBOLI 2016, p. 15.
121 Cfr.: GAUGLER 2001, p. 52, §§5-6, Italiano.
122 MANGIAROTTI-CERCHIARI 1966, p. 317.
123 Cfr.: GAUGLER 2001, pp. 52-53, §6, Italiano.
124 Cfr. RUBBOLI 2016, p. 15.
125 Cfr. RUBBOLI 2016, p. 15.

58
La parata con il falso dritto è utilizzabile per spostare la spada dell’avversario all’infuori del nemico, ovvero verso le sue parti
destre/nostre parti sinistre, mentre la parata con il falso manco è utilizzabile per spostare la spada dell’avversario all’indentro del
nemico, ovvero verso le sue parti sinistre/nostre parti destre (“del falso dritto ve ne potete servire per urtare in fuori la spada del
nimico, cioè verso le sue parti destre, et del falso manco verso le sue parti sinistre”, c. 13v).
Parando con il falso dritto sarà possibile rispondere (ferire) soltanto di taglio (lasciando intendere unicamente con una parata
di picco: “quando l’urtarete co’ ‘l falso dritto non potete ferire se non di taglio”, c. 13v) mentre con il falso manco sarà possibile ri-
spondere (ferire) sia di taglio che di punta (lasciando intendere unicamente con una parata di picco: “ogni volta dunque che urtare-
te il colpo co’ ‘l falso manco potete ferire sì di taglio come di punta”, c. 13v).
Dall’Agocchie si sofferma inoltre su una specifica azione: parata con il falso dritto e risposta di mandritto. Consiglia che la pa -
rata con il falso dritto avvenga girando “il nodo della mano all’ingiù” (c. 13v) mentre si va a parare il colpo del nemico (“mentre che
vi moverete co’ ‘l falso dritto per andare a urtare il colpo del nimico, subito volgerete il nodo della mano all’ingiù”, c. 13v), portando
il corpo dietro alle proprie parti destre e, contemporaneamente, tirando un dritto tramazzone, perché “così sarete più sicuro, perché
più vi discosterete la spada del nimico et ancor verrete a parare et ferire quasi in un tempo, et di più la spada sempre sarà alla pre-
senza dell’avversario” (c. 13v). Raccomandazione importante: essere molto sciolti nel portare il proprio corpo dietro alle proprie par -
ti destre e rapido nell’esecuzione del dritto tramazzone (“bisogna esser disciolto della vita et prestissimo di nodo di mano, perché al-
trimente non fareste profitto”, c. 13v), altrimenti si correrebbe il rischio di portarsi in faccia l’arma dell’avversario, “et per questa
cagione sono molti che lo dannano” (c. 13v). Ciononostante, dall’Agocchie consiglia di esercitarvisi, perché “ciò facendo verrete me-
glio a disciogliervi della vita et verrete ancor’ a fare buon nodo di mano; et di più vi farete buon paratore et presto feritore” (c. 13v).

59
2.3.5.2. Risposta.

Per quanto concerne il modo di rispondere (ferire), con la punta o con il taglio, dall’Agocchie ritiene che “l’uno et l’altro è buono”
(c. 14r) ma ritiene “il ferire di punta per migliore” (c. 14r):

“la punta è di manco tempo, per esser più propinqua al nimico, et ancor è più mortale, né mai la spada si discosta dalla
presenza, per sicurezza di chi la tiene. Ma, per lo contrario, i taglî fanno andare l’huomo più scoperto et sono ancora di
più tempo, perché nel movere la mano la spada si viene a discostare più dal nimico, et perciò io tengo il ferire di punta
per migliore et più sicuro” (c. 14r).

60
2.3.5.3. Passeggio relativo alle azioni di parata e risposta.

Il passeggio connesso alle modalità di parata e risposta viene minutamente considerato da dall’Agocchie in relazione alla guar -
dia di partenza:

• Partendo da una guardia con il piede destro avanti ed eseguendo la parata e la risposta in due tempi distinti (idealmente: 1°
tempo parata; 2° tempo risposta), dall’Agocchie consiglia di parare tirando il piede sinistro vicino al dritto e rispondere fa -
cendo un passo avanti con il piede destro;126
• Partendo da una guardia con il piede destro avanti ed eseguendo la parata e la risposta in un tempo singolo (½ tempo para-
ta; ½ tempo risposta), dall’Agocchie consiglia di parare facendo crescere in avanti il piede destro per quindi rispondere senza
muoversi, facendo quindi seguire il piede sinistro al termine della risposta; 127
• Partendo da una guardia con il piede sinistro avanti, dall’Agocchie consiglia di far quasi sempre un passo avanti con il piede
destro tanto nel parare come nel rispondere, eseguendo un seguito con il piede sinistro (“la gamba manca deve siguire la
dritta”, c. 14r), sia che si pari verso destra che verso sinistra, e, in generale, spostando la propria figura dal lato opposto dove
si sarà parato,128 “imperoché ciò facendo, verrete a fare due schermi in un tempo, l’uno con la spada et l’altro con la vita, et di
più verrete a discostarvi dalla detta spada e maggiormente vi accosterete al discoperto di esso, et vi sarà più facil’ e più sicu-
ro il ferirlo” (cc. 14r-v).
Raccomandazione generale: tenere sempre il braccio ben disteso nella parata;

“voglio anco avertirvi che nello schermirvi da tutte le parti che vi occorrerà, voi teniate il braccio ben disteso, perché ver-
rete a spingere in fuori i colpi del nimico, et dalla vostra persona più lontani, et ancora sarete più forte et espedito nel fe-
rire, et così osservando questi ordini non potrete errare” (c. 14v).

126 “Quando vi troverete nelle guardie co’ ‘l pie’ dritto innanzi et che vi occorrerà fare due tempi, cioè parare et poi ferire, nel tempo che parate tirerete il pie’ manco presso al
dritto et poi, nel ferire, passerete del dritto innanzi, et così il pie’ manco accompagnerà il parare et il dritto il ferire” (c. 14r).
127 “Quando vi occorrerà parare et ferire in un tempo, mentre ch’ anderete con la spada, anderete ancor innanzi co’ ‘l destro piede, facendo che ‘l sinistro lo segua et in tal caso
il pie’ destro accompagnerà sì l’uno come l’altro” (c. 14r).
128 “Ma quando sarete nelle guardie co’ ‘l manco piede innanzi, il pie’ dritto, quasi sempre, accompagnerà sì il parare come il ferire, et la gamba manca deve siguire la dritta,
et da quella parte dove vi occorrerà parare, o vero urtare il colpo del nimico, essendo sì con l’uno come con l’altro piede innanzi, volgerete la persona et la gamba che sarà di
dietro per lo contrario” (c. 14r).

61
Dall’Agocchie si chiede pertanto se sia più efficace la parata con il filo dritto o quella con il filo falso. La sua conclusione è che
siano entrambe efficaci, ma “gli schermi che si fanno co’ ‘l fil dritto della spada son migliori et più sicuri” (c. 20v):

• perché si va a parare quasi sempre nel grado forte della spada, “cioè dal mezzo indietro” (c. 20v);
• perché, come detto, parando di filo dritto è sempre possibile ferire di punta come di taglio;
• perché “la punta della spada non si leva quasi mai dalla presenza del nimico” (c. 20v).

Tuttavia, anche la parata con il filo falso – e specificatamente con il falso dritto – possiede elementi di efficacia, ancorché “gli
schermi che si fanno co’ ‘l falso dritto son men forti et men sicuri” (cc. 20v-21r) perché si va quasi sempre a parare con il grado de-
bole della spada, “il quale è dal mezzo innanzi” (c. 21r), in quanto non si può mai ferire di punta, perché la punta della spada “si di-
parte dalla presenza del nimico” (c. 21r) così che dall’Agocchie ritiene “parare co’ ‘l fil dritto della spada migliore, et più sicuro” (c.
21r). Si consideri, infatti, che la spada ha maggior forza nel ferire utilizzando i gradi medio-debole che hanno invece minor forza
nel parare.129

2.3.5.4. Finte e provocazioni: azioni di attacco composte.

A partire da La terza giornata del primo libro. Nel qual si tratta del modo che si deve tenere in tentar d’offendere il nimico
quando si voglia essere il primo a ferirlo, dall’Agocchie tratta le azioni di attacco composte, 130 ovvero quando non sia più possibile
(od opportuno) ferire (toccare) il nemico con azioni di attacco semplici, 131 che consistono di un solo movimento o che comunque si
sviluppano senza eludere la parata dell’avversario, di cui dall’Agocchie fornisce una assai vasta casistica ed esemplificazione per

129 “Lepido. Io teneva che la spada havesse maggior forza dal mezzo innanzi, che dal mezzo indietro. Giovanni. Nel ferire ha maggior forza, ma nel parare no” (c. 21r).
130 “Quando uno schermidore non è più in grado di toccare il suo avversario con attacchi semplici, deve passare a quelli composti, cioè azioni composte da due o tre movimenti
di cui il primo o i primi due simulano un colpo o spostano la minacciosa lama in linea dell’avversario, e l’ultimo è il vero colpo diretto al bersaglio scoperto… Azioni offensive
che consistono in due o più movimenti del ferro. In accordo alla teoria schermistica italiana, gli attacchi composti possono essere divisi in tre gruppi: finte, azioni sul ferro e ri-
prese di attacco” (GAUGLER 2001, pp. 18-19, Attacchi composti).
131 “Quelli che consistono di un solo movimento. Comprendono la botta dritta, la cavazione e il filo… Quelli eseguiti senza l’intenzione di eludere una parata: la botta dritta, il
filo, la cavazione e il coupé… Tutte le azioni offensive che si sviluppano senza eludere la parata dell’avversario. Esse sono la botta dritta, la cavazione, il filo e la fianconata di
quarta e la battuta semplice e botta dritta… Azioni offensive che consistono di un solo movimento della lama. Nella scherma di fioretto ci sono quattro attacchi semplici: la bot-
ta dritta, la cavazione, il filo e la fianconata di quarta, e il coupé” (GAUGLER 2001, p. 22, Attacchi semplici, §§6-9, Italiano. p. 22).

62
ciascuna arma e che sono quasi interamente inquadrabili nell’attuale classificazione della scherma olimpica: botta dritta, 132 cava-
zione,133 coupé,134 filo135 e fianconata136 di quarta, battuta semplice137 e botta dritta.

132 “Botta dritta. Fioretto. 1. Francese. L’azione di dirigere la punta al corpo dell’avversario in linea retta; è il movimento in cui terminano tutti i colpi… 2. Francese. Il suo
nome da solo serve a definirla. È il risultato di guidare l’arma lungo la via più diretta… 3. Francese. L’azione di dirigere la punta al corpo dell’avversario, senza cambiare linea,
distendendo il braccio e facendo l’affondo… 4. Francese. Un’azione eseguita sulla linea di legamento lasciata scoperta dall’avversario… 5. Tedesco. La forma più semplice di at-
tacco, ed è eseguita in un tempo solo. Segue la via più breve e più diretta al bersaglio dell’avversario… 6. Tedesco. Il più semplice di tutti gli attacchi. In essa la punta della
lama, senza interferenza alcuna del braccio o dell’arma dell’avversario, può raggiungere, attraverso la via più breve, il bersaglio dell’avversario… 7. Ungherese. Il più semplice
tra gli attacchi. La punta dell’arma si muove in avanti in linea retta, seguita da un armonioso movimento del corpo… 8. Italiano. Colpo portato in modo tale che la lama non
scivoli lungo quella dell’avversario. Questa è la più semplice azione di attacco, ed occupa il primo posto per importanza nella scherma di punta. Tutte le azioni offensive devono
necessariamente terminare con la botta dritta. La botta dritta deve essere eseguita dai proprî legamenti o, avendo l’arma in linea, sull’invito dell’avversario… 9. Italiano.
Un’azione, senza il contatto di ferro, in cui la punta dell’arma segue una linea retta per raggiungere il bersaglio scoperto; è un attacco diretto in un movimento, e può essere
usato quando l’avversario fa un invito, o dal proprio invito o legamento” (GAUGLER 2001, pp. 28-29, Botta dritta, §§1-9).
133 “Cavazione. Fioretto. 1. Francese. L’azione di passare la punta dell’arma da una linea all’altra per dirigerla verso il corpo… 2. Francese. L’azione di lasciare la linea in cui
si è e colpire su un’altra… 3. Francese. Quando la punta dell’arma viene trasferita da una linea all’altra seguendo la strada più breve… 4. Francese. Un movimento semicirco-
lare della punta che la distacchi dal ferro avversario e che la porti su una linea vicina a quella appena lasciata… 5. Tedesco. La punta della lama, attraverso un movimento a
spirale, e con simultanea estensione del braccio, passa intorno alla coccia dell’avversario, alla mano e all’avambraccio… 6. Ungherese. Movimento da una linea più bassa ad
una più alta effettuato con un moto semicircolare della punta della lama… 7. Italiano. L’azione di liberare la propria arma, quando essa è soggetta al legamento avversario, e
di far descrivere una spirale alla punta in direzione del bersaglio scoperto… 8. Italiano. L’azione di distaccare la propria arma dal legamento avversario… 9. Italiano. Un’azio-
ne in cui la lama, con un movimento a spirale della punta, viene distaccata dal legamento avversario e diretta al bersaglio scoperto; è un attacco indiretto in un movimento e
può essere usato quando l’avversario lega la lama” (GAUGLER 2001, pp. 30-31, Cavazione, §§1-9).
“Cavazione in tempo. Francese. La cavazione in tempo, il movimento controffensivo che viene impiegato in opposizione ad azioni sul ferro. Il Réglement stabilisce che dérober è
rimuovere la lama da un’azione offensiva avversaria. Crosnier dice che una cavazione in tempo è una elusione. Nella scherma è un termine che viene usato per descrivere l’elu-
sione dal ferro avversario nel tentativo di prendere o di attaccare il ferro” (GAUGLER 2001, p. 31, Cavazione in tempo).
134 “Coupé. 1. Francese. Per andare da una linea all’altra c’è un altro modo oltre alla cavazione, ed esso consiste nel passare la punta dell’arma sopra quella dell’avversario…
2. Francese. Una cavazione che passa sopra la punta dell’arma avversaria, invece di passare sotto. 3. Francese. Potrebbe essere considerata come una cavazione, con la diffe-
renza che esso viene eseguito passando la punta sopra quella dell’avversario, mentre nella cavazione la punta passa sotto… 4. Tedesco. La cavazione può essere eseguita pas-
sando sotto la coccia (cavazione) o sopra la punta (coupé) dell’arma avversaria… 5. Ungherese. La punta della nostra arma passa sopra quella avversa per portarsi su un’altra
linea… 6. Italiano. Una cavazione che passa sopra la lama dell’avversario sulle linee di quarta e di terza… 7. Italiano. Una cavazione sopra la lama; è un attacco indiretto ese-
guito in un unico movimento e può essere usato quando l’avversario lega di terza o di quarta. Può essere diretto alle linee esterna alta o interna alta e alla linea esterna bassa”
(GAUGLER 2001, pp. 34-35, Coupé, §§1-7).
135 Filo o coulé: “1. Francese. L’azione di scivolare lungo la lama avversaria, tenendola in opposizione… 2. Francese. L’azione di scivolare con la lama lungo il ferro avversario,

63
Prendiamo a prestito da Giorgio Rastelli una più ampia disamina sulle motivazioni di scelta di una azione di attacco composta,
assolutamente valida per lo schermidore storico che per quello olimpico:

“quando uno schermidore, nell’assalto, ritiene di non poter giungere a colpire l’avversario impiegando una delle azioni
semplici di attacco, sia perché la deficienza della propria velocità lo pone in condizioni di inferiorità nei riguardi
dell’altro, sia perché con quella o quelle tali azioni semplici ha già precedentemente colpito e giudica che non sia più il
caso di ripeterle, è opportuno che richieda all’astuzia quello che velocità e potenza, da sole, per il momento, gli negano.
Egli deve dunque, allora, ricorrere ad un’azione composta, cioè fatta di due o tre movimenti, dei quali il primo o i due pri-
mi simulano un colpo, o mirano ad allontanare la minaccia del ferro in linea dell’avversario per indurre questi alla para -
ta, e l’ultimo è un colpo vero, tirato nel bersaglio venutosi a scoprire in conseguenza della o delle altrui parate”. 138

distendendo il braccio, come preparazione o come completamento di un attacco… 3. Italiano. Un’azione che dal suo inizio alla sua fine viene eseguita mantenendo il contatto
con il ferro avversario… 4. Italiano. Un’azione offensiva che si esegue dal proprio legamento o dall’arma in linea dell’avversario… 5. Italiano. Un’azione in cui la lama scivola
lungo il ferro avversario fino al bersaglio scoperto; è un attacco in un movimento che si può usare quando la lama dell’avversario è legata” (GAUGLER 2001, p. 39, Filo, §§1-5).
“Filo con la punta. Sciabola. Italiano. (Filo) un’azione in cui la lama scivola lungo il ferro avversario fino al bersaglio scoperto; è un attacco in un movimento che si può usare
quando si lega la lama dell’avversario in seconda o in terza” (GAUGLER 2001, pp. 39-40, Filo con la punta).
“Filo sottomesso. Italiano. Un filo in opposizione ad un legamento imperfetto o debole dell’avversario è chiamato filo sottomesso. Il suo scopo è quello di riguadagnare l’opposi -
zione” (GAUGLER 2001, p. 40, Filo sottomesso).
“Filo. Si tratta di un’azione di offesa (o di controffesa: risposta di filo) eseguita mantenendo dall’inizio all’espletamento del colpo il contatto col ferro avversario. Non si ritrova
l'utilizzo di questa terminologia negli autori, ma si ritrovano tuttavia azioni di questo tipo” (RUBBOLI 2016, p. 39).
136 “Fianconate. 1. Esse terminano al fianco. 2. Italiano. Ci sono tre fianconate: la fianconata di quarta, che si esegue con un movimento della lama, e la fianconata interna e
quella di seconda, che si eseguono con due movimenti della lama” (GAUGLER 2001, p. 39, Fianconate, §§1-2).
“Fianconata di quarta (vedi Fianconata esterna). Italiano. Chiamata nella moderna terminologia schermistica francese croisé di quarta” (GAUGLER 2001, p. 39, Fianconata di
quarta).
“Fianconata di seconda. Italiano. Il trasporto in seconda (dal legamento di quarta) e filo alla linea esterna bassa” (GAUGLER 2001, p. 39, Fianconata di seconda).
“Fianconata esterna. Italiano (vedi anche Fianconata di quarta). Un filo diretto al fianco dell’avversario con il pugno di quarta ed opposizione in dentro” (GAUGLER 2001, p. 39,
Fianconata esterna).
“Fianconata interna. Italiano. Il trasporto in prima (dal legamento di terza) e filo alla linea interna bassa” (GAUGLER 2001, p. 39, Fianconata interna).
137 “Battuta. 1. Francese. Un incisivo movimento della lama contro quella dell’avversario con lo scopo di spostarlo da un lato od ottenere una reazione è chiamato battuta… 2.
Italiano. Un colpo di misurata violenza portato con il forte del proprio ferro contro il medio di quello dell’avversario per allontanarlo dal legamento o dalla sua posizione in li-
nea. La linea in cui il ferro attaccante incontra il ferro avversario identifica la battuta: perciò noi parliamo di battuta di prima, seconda, terza e quarta” ( GAUGLER 2001, p. 27,
Battuta, §§1-2).
138 RASTELLI 1950, p. 95. Rastelli si differenzia un poco nella scelta delle azioni possibili: “le azioni di attacco composte sono divise in cinque gruppi, e precisamente: le finte, le
azioni sul ferro, le circolate, le riprese di attacco, le rimesse”.

64
2.3.5.4.1 Finte.

Dall’Agocchie non dedica alle finte dei paragrafi specifici, ma ne tratta la casistica relativa alle diverse armi nelle relative parti
(giornate) del primo libro. La finta, detta anche dai maestri antichi vista, sembiante, veduta, 139 è una

“azione offensiva costituita da uno o più movimenti di punta, taglio o controtaglio che simulano, con opportuna espressio-
ne, un attacco e inducono l’avversario alla parata per colpirlo quindi sul bersaglio che l’avversario stesso è stato costretto
a scoprire”;140

ancora,

“la prerogativa massima di ogni finta è quella di essere eseguita con tale accento di verità da indurre l’avversario a por-
tare immediatamente il proprio ferro a difesa del bersaglio presunto in pericolo… le finte si eseguono sia da fermo che
camminando. Nel secondo caso, la finta o le finte vanno fatte mentre ha luogo il passo avanti, per lasciare all’a-fondo, che
deve essere la fase più veloce, solo il colpo conclusivo”.141

Il concetto di finta è presente nella trattatistica italiana già dall’opera di Fiore dei Liberi ma bisogna attendere la metà del Cin-
quecento perché Francesco di Sandro Altoni ne dia una definizione completa, chiamandola cenno:

“non è fuor di proposito in que[st]a sorte di combattimenti avvertire il lettore che i cenni, che sono una simulatione di
arme accennando a un luogo e dare a un altro, si debbono fare con tanta prontezza che lo avversario non si possa accor -
gere della simulatione e che, bisognando, secondo l’occasioni, di proseguir quello che si era accennato, che si possa fare.
Sono i cenni utilissimi e massima contro a i poco esercitati o non punto, i quali, ancor che temino che tu vogli finir altro -
ve che dove tu cominci, nondimeno, non sendo assicurati dall’arte, fanno quello che fa un bracco di buona razza e di buon
naso, ma che non è corretto et ammaestrato, il quale, tirato dalla natura, abbaia et qua et in là si volge et si dimena e si
stracca senza frutto con sua gran fatica; così, questi tali, ancor che siano coraggiosi et avveduti, nondimeno, mancando
loro il giuditio, che s'acquista con l’arte e con lo esercitio, mentre si muovono a ogni movimento dell’avversario, è

139 Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Finta (link verificato il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 39.


140 MANGIAROTTI-CERCHIARI 1966, p. 343.
141 RASTELLI 1950, pp. 95-96.

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necessario che porghino qualche occasione di vittoria a chi è loro opposito; e però si debbe esser et pronto et avveduto nel
fare i cenni e saldo nello schifargli, aspettando che la spada dell’avversario pigli il suo diritto prima che lasciar la sua
guardia, disposto tuttavia in modo da poter difendere in ogni luogo”.142

Tuttavia, a nostro personale giudizio, la più esaustiva definizione storica di finta è quella di Giuseppe Morsicato Pallavicini (1670):

“le finte sono buone e pericolose: il perché bisogna con accurata distintione dichiararle ed esaminarle, per riuscire allo
schermitore profigue, non già nocive.
Dunque le finte sono di tre maniere:
l’una finta è quella che fa la spada, la quale mostra ferire ad un loco e ferisce ad un altro;
l’altra finta ch’ ho visto è quella la quale alcuni fanno con trepidare, battendo fortemente con assiduo strepito nel suolo
in modo che fracassano gli mattoni o cavano il terreno, e questa la direi finta ed armatura alla turchesca per la soverchia
bravura, e giova alle volte nel principio della questione e massime contra gli inesperti nelle giuste regole di schermire,
ma questa non l’approvo, perché suole scomponere e snerva molte parti della forza;
l’altra sorte di finta è di fuora misura, onde corrono alcuni, di maniera pare che volassero per l’aere. Questa alcuni la do -
mandano disordinata, ma è pericolosa molto, perché s’apparta della vera regola di stare in guardia, e non vi essendo or-
dine si trovano poi in confusione e vergognosamente percossi e colpiti.
Però, la vera finta è quella che fa la spada, stando lo schermitore ben piantato e situato in buona guardia, la quale mo -
stra di ferire ad un luogo e colpisce in un altro.
Questa finta è la vera e più sicura, perché procede dalla destrezza e dall’arte, senza restare lo schermitore smandato né
scomposto colla persona o coll’armi, poiché stando nella sua guardia la sola spada sta sempre vacillante, minacciando
colla finta il nemico, e la spada è quella che mostra di ferire ad una parte e ferisce ad un’altra, minacciando per esempio
il volto e percuotendo nel petto, nel ventre o nelle gambe.
Non è buona finta, però, quella la quale si fa da alcuni con gli piedi, perché nelle strade il battere i piedi poco o nulla
s’intende, come s’ode nelle sale e stanze solerate di tavole e legnami o dove sono mattoni, perché ove il suolo è forte non
s’intende questa finta di battere i piedi, massime contro un sordo o sordarstro che non ode, non serveria detta finta.

142 ALTONI 2008, p. 103.

66
Dunque la miglior finta è quella che fa la punta della spada, la quale si mostra vacillante e ‘l sordo pure la vede, ed in
tempo di grande buglia e rumore pure si mira. Né lo strumento immediato della finta può essere il piede, ma il braccio
che gioca la spada.
Né la finta è stata fatta solo per intimorire il nemico e per farlo disanimare o fargli perder la guardia; ma pure, e princi -
palmente, per ingannarlo nel ferire, per guadagnarlo nel tempo e nella misura della spada, la quale finta pure s’adopra
per far risolvere il nemico a lasciare il campo e la questione e per ingannarlo.
Onde, con ragione, si può chiamare stoccata d’inganno quella che procede dal tremular della spada, perché inganna il
contrario nella sua guardia.
Nulla di meno, alle volte si trovano ingannati quelli che la fanno, non potendola fare bene, perché tale stoccata d’inganno
costa di due tempi, mentre prima ha da fare (chi così schermisce) la punta e poi ha da terminare la stoccata, e così sono
due attioni e due tempi, poiché il buon giocatore, all’hora che vede la finta, si lascia correre con una stoccata di primo
tempo e fa conoscere la disparità, poiché quello fa due tempi e questa fa un sol tempo.
Il perché le finte sono pericolose, nell’istesso modo che in logica sono perigliosi l’argomenti fallaci, mentre scoperta dal
contrario la fallacia gli fa terminare l’argomentatione, perdendo quell’avversario la questione per haverli servito dell’ar-
gomento fallace che da non sodi e falsi principî procede, sì che la fallacia e la finta s’ha da usare con grande cauthela,
cioè se per sorte con essa si può ingannare l’inimico, non però facendo la forza e ‘l capitale della vittoria in essa, ma nelle
giuste regole della misura et del tempo.
Onde, dette finte si devono fare fora di misura, con gran diligenza ed avvertimento, perché essendo i competitori a misu-
ra eguali riceveranno le percosse e scambievoli saranno de’ schermitori i danni e le ferite.
Il perché, secondo sono i giocatori, s’adopera la finta: cioè, se uno sarà grande giuocatore si farà la finta un poco fora mi-
sura e così scorgerassi se lui è giuocatore di tempo o no: se giuocatore di tempo si è non si lascerà subito al ferire o alla
difesa in vedere la finta, ma gli tirerà il colpo con flemma doppo che sarà speduta la finta.
E tale ferita si domanda di doppo tempo, perché havendo visto la detta finta non ha voluto colpire ma aspettare per ac -
certar la sua guardia e ‘l suo colpo con ragione e già finita si lascia sicuro e coragioso colla stoccata, nominata ferita di
doppo tempo.
E se fatta la finta il contrario non tirasse, né meno ubidisse la finta, nel medesimo istante si deve tirare il colpo.
E la ragione si è perché ha già visto che quella dell’inimico è finta (Ioachino Mayero, Discorso primo, foglio 13)143 il quale,
benché non s’ha scomposto l’armi, s’ha però scomposta la mente, onde di quello l’armi non stanno situati secondo la ra -
gione e le regole di bene schermire havendogli vacillato la mente e per questo si deve tirare il colpo.

143 MEŸER 1570, c. 13r.

67
Mentre che l’avversario non crede la detta finta e così la sua intentione non è nelli suoi armi ma lungi e traviata da essi
e chiamar si deve scomposto e non in buona guardia.
A questo tale se gli deve tirare la stoccata, quale ha da essere in un istante, facendo la finta subito che vedete lui non
scomporsi; e ‘l bono scolare in quel punto gli tirerà il colpo, il quale regolarmente gli riuscirà.
Avvertendo che alcuni fanno la finta per far tirare all’inimico indarno e fargli perdere il tempo per ingannarlo, acciò pos-
sino poi essi fare il suo tempo e ferirlo, mentre il contrario li tira il colpo nel tempo che essi fanno la finta, e per quello è
d’huopo essere vigilante, secondo le regole dell'arte”.144

Quindi, prendendo a prestito la definizione di finta dalla scherma olimpica, possiamo dire che anche per i maestri antichi la vi -
sta, cenno, o finta propriamente detta, come per dall’Agocchie (ad esempio a c. 41v: “ma s’egli vi fingesse d’un riverso per testa per
cagion di ferirvi d’un simil per gamba”), era

“ogni movimento dell’arma non seguito da un affondo, ma effettuato per indurre l’avversario a parare… La finta, perciò,
altro non è che un colpo simulato o una minaccia… Un colpo simulato o una minaccia che assomiglia molto ad un vero
assalto che l’avversario sia costretto a parare”.145

144 MORSICATO PALLAVICINI 1670, pp. 19-21, capitolo IX, Delle finte nello schermire.
145 GAUGLER 2001, p. 40, §§3-4, Italiano. Si precisa inoltre che “a differenza di un attacco reale, esso [la finta] non finisce con un affondo o una flèche” (§4).

68
2.3.5.4.2. Provocazioni.

Ne La terza giornata del primo libro. Nel qual si tratta del modo che si deve tenere in tentar d’offendere il nimico quando si vo-
glia essere il primo a ferirlo dall’Agocchie si sofferma lungamente sulle azioni da lui definite provocazioni, che riprenderà nelle suc-
cessive giornate per ciascuna arma (cc. 23r-28v, spada sola; cc. 42r-46v, spada e daga; cc. 53v-57v, spada e cappa).
Alle intenzioni,146 chiamate da dall’Agocchie provocazioni, egli dedica particolare attenzione, conoscendone a fondo l’uso e l’im-
portanza, anche se non ne opera una suddivisione sistematica (prima intenzione e seconda intenzione), limitandosi a definire qual-
siasi azione assimilabile a una intenzione semplicemente provocazione.
Secondo la quasi contemporanea prima edizione del Vocabolario degli accademici della Crusca (1612, p. 661), provocare corri-
sponderebbe a “commuovere a che che sia”, ovvero significherebbe indurre qualcuno a compiere una determinata azione o gesto,
mentre la seconda edizione del Vocabolario degli accademici della CruscaVocabolario degli accademici della Crusca (1612, p.
(1623, p. 645) definisce la provocazione l’atto stesso di “provocare”: difatti, dal vizio della lussuria “tre mali ne riescono: primo è la
privazion del senno e dell’intelletto; secondo, la corruzion dell’effetto; terzo, la provocazion dell’ira di Dio nel suggetto”. 147
La provocazione di dall’Agocchie corrisponde all’azione di prima o seconda intenzione della odierna scherma olimpica:

“Passando poi a considerare le varie possibilità di colpire l’avversario secondo un prestabilito piano tattico, una stoccata
può essere portata a segno di prima, seconda e terza intenzione.
La prima intenzione è quella che realizza il colpo impedendo che l’iniziativa passi all’avversario, cioè quando l’avversario
non riesce a trovare il ferro, a parare, a svincolare o ad arrestare in tempo.
La seconda intenzione è quella che provoca di proposito l’iniziativa avversaria per neutralizzarla tempestivamente...
La terza intenzione è quella che di proposito elude la seconda intenzione dell’avversario...

146 “Intenzione: partecipazione della volontà e dell’intelligenza nel decidere e compiere un’azione. Ogni azione può dunque essere intenzionale, se basata su una pianificazione,
o istintiva, se basata su una reazione automatica agli stimoli sensoriali.
• La prima intenzione è l’azione eseguita con il proposito di raggiungere direttamente il bersaglio con l’azione stessa, ossia con l’intento di superare direttamente la rea-
zione avversaria.
• La seconda intenzione è l’azione eseguita col proposito di favorire le intuite tendenze difensive-offensive o controffensive dell’avversario, per applicare a queste le azio -
ni contrarie ritenute più adatte” (Accadema 2015, p. 28).
RUBBOLI 2016 fa coincidere il termine provocazione unicamente con la “seconda intenzione della moderna scherma olimpica: si esegue un’azione offensiva non allo scopo di col-
pire realmente l’avversario ma per provocare un suo determinato attacco o una sua determinata controffesa, sulla quale intendiamo colpirlo. Si tratta di un tipo di azione mol-
to utilizzato nella scuola bolognese” (RUBBOLI 2016, p. 39).
147 Le edizioni del Vocabolarî degli accademici della Crusca sono consultabili all’indirizzo web http://www.lessicografia.it/ (link verificato il 19.04.2017).

69
La prima e seconda intenzione si possono applicare da tutte le misure; la terza intenzione si applica da misura cammi -
nando sull’avversario che indietreggia o da lunga misura. È chiaro che la seconda intenzione, ed a maggior ragione la
terza, richiedono uno studio ed un addestramento particolari”.148

Uno schermidore, invece di tentare di colpire l’avversario con una azione di attacco diretto, ha eseguito una azione di seconda
intenzione se:

• provoca l’iniziativa dell’altro per parare e rispondere o anche per colpire con una uscita in tempo;
• comincia una azione al solo scopo di provocare l’uscita in tempo dell’avversario per pararla e quindi rispondere;
• conclude una azione ma, volutamente, senza esaurirsi, per parare, a sua volta, la risposta dell’altro, e quindi colpire

“La seconda intenzione, se volta a provocare un attacco dell’avversario per parare e rispondere, o per colpire con un’usci-
ta in tempo, va eseguita con perfetta verosimiglianza dei movimenti che più possono invogliare l’altro all’attacco o all’u-
scita in tempo, naturalmente, però, senza eccedere nella finzione, onde non trovarsi, poi, nell’impossibilità materiale di
eseguire quanto progettato. Bisogna tener presente, inoltre, che va effettuata, non prendendo il tempo all’avversario, ma
anzi un po’ favorendolo, senza tuttavia dargli a comprendere questo.
Queste stesse norme valgono anche per la seconda intenzione volta a provocare l’uscita in tempo (sia l’una che le altre
appartenenti al settore del controtempo, che altro non è dunque, se non un ramo della seconda intenzione).
Per la seconda intenzione su una parata e risposta dell’avversario volutamente provocata per pararla e quindi risponde -
re, norme essenziali sono:
• la veridicità dell’azione dell’attaccante;
• la perfetta scelta di tempo se si vuole una risposta naturale ed istintiva;
• un tempo di comodo per l’altro, se si vuole una certa risposta ragionata;
• un preciso senso della misura;
• un pieno controllo della propria velocità e dei proprî movimenti.
La seconda intenzione… comprende, dunque, tutte le azioni di attacco, tutte le parate e risposte, tutte le uscite in tempo,
tutto il controtempo, presi come un insieme di azioni che danno origine ad un’altra azione.
È il settore che non ha confini, esistendo, almeno in teoria, la contraria di ogni contraria, sino all’infinito; è il campo più
complesso, più alto della scherma, ove è facile smarrirsi se l’inquadratura tecnica, una profonda osservazione ed una

148 MANGIAROTTI-CERCHIARI 1966, pp. 280-281.

70
viva intelligenza vengono a mancare; è il piano sul quale il tiratore più provetto, più geniale, più acuto, ha occasione e
possibilità di irretire magari un avversario di gran lunga più potente e veloce, se a questi manca la scintilla dell’improv-
visazione o del ragionamento; è l’arte per l’arte, la disciplina delle armi portata a valore di scienza, il non plus ultra del
perfetto amalgama schermistico, i cui estremi sono: pugno e gambe, cuore e testa”. 149

Difficile non rilevare la somiglianza fra Giorgio Rastelli (“è il settore che non ha confini, esistendo, almeno in teoria, la contra-
ria di ogni contraria, sino all’infinito”) con quanto scritto, quattro secoli prima, da dall’Agocchie:

“Lepido. Non è adunque vero quel che più volte ho inteso dire, che si trovano de’ maestri c’ hanno colpi secreti li quali so-
no irreparabili?
Giovanni. Non lo crediate, percioché ho conversato oltra i miei maestri, con infiniti intendenti di quest’arte né mai ho ve-
duto né imparato tal cosa, anzi sempre m’hanno detto, et io dipoi son restato chiaro per esperienza, che ogni dritto ha il
suo riverso, cioè che ogni colpo si può parare; per il che credo che se questo fosse la verità quest’arte sarebbe tenuta assai
più in riputatione di quello che si tiene…” (cc. 28v-29r).

Dall’Agocchie enumera numerose provocazioni (cc. 23r-28v, spada sola; cc. 42r-46v, spada e daga; cc. 53v-57v, spada e cappa)
che si eseguiranno principalmente per due motivi:

• per far cambiare guardia al nemico e invitarlo quindi a ferire, di modo che sia più sicuro offenderlo;150
• perché dalle provocazioni si può ferire il nemico con maggior vantaggio che con un attacco diretto, in quanto potrebbe mette-
re in atto diverse contrarie per annullarlo.151

Dall’Agocchie si raccomanda, inoltre, di non essere in “alcun modo” i primi a cercare di ferire nelle provocazioni, ma si debba
invece attendere in guardia, “riservando però i tempi” (ovvero cercando di essere pronto a cogliere il “momento favorevole… per at-

149 RASTELLI 1950, pp. 112-113.


150 “Le quali provocationi, acciò che meglio sappiate, si fanno per due cagioni: l’una per fare mover’ il nimico di guardia e incitarlo a ferire, acciò che più sicuramente (come ho
detto) si possa offendere” (c. 24r).
151 “Perché dalle dette provocationi ne nascono le offensioni, le quali si fanno poi con maggior vantaggio, perché se voi andaste deliberatamente, et senza giudicio, per ferire,
essendo il nimico fermo in guardia, andareste con troppo disavantaggio, perciò che egli vi potrebbe fare molti contrarî” (cc. 24r-v).

71
taccare il suo avversario mentre è distratto o quando fa un movimento scorretto che scopre una qualche parte del corpo” 152), e con-
trollando continuamente con gli occhî soprattutto la mano armata nemica.153 Nel caso, inoltre, che il nemico, sollecitato dall’esecu-
zione di una provocazione, “non volesse tirare” (c. 24v), si dovrà, in quel caso, provocarlo in qualche modo “perché ciò facendo egli
sarà forzato a rispondere” (24v). Se, invece, fosse il nemico a eseguire una delle provocazioni esaminate contro di noi, ci si potrà di-
fendere “facendoli i suoi contrarî” (c. 24v) puntualmente esaminati di seguito.
L’azione di provocazione, come visto, espone inevitabilmente al rischio di essere feriti. Nella finzione letteraria, dall’Agocchie fa
così dire all’allievo Lepido Ranieri: “havendomi voi detto la maniera c’ho da tenere nel provocare il nimico et poi i suoi contrarî, vor-
rei anco sapere: come si possono fare queste provocazioni che siano sicure?” (c.25r)

“Vi dirò: ancor ch’ io v’habbia detto i suoi contrarî, non resta per questo che non si possano fare sicuramente, perché ogni
volta che voi haverete il giudicio le farete sicure, et questo l’acquisterete essercitandovi assai et con diversi, percioché da
questa varietà verrete a farvi giudicioso et accorto nel provocare il nimico” (c. 25r);

una posizione singolarmente simile a quanto scritto, nel 1950, da Giorgio Rastelli:

“la seconda intenzione si può definire, insegnare, ma è la gemma luminosa di tutta la scherma, nel cui mare senza confi-
ni ogni tiratore deve andare a cercarla. E non è detto che tutti la trovino”.154

La ricerca di una soluzione ottimale, di una soluzione che possa difendere e offendere senza correre rischi, che possa essere la
summa di tutta l’arte della scherma, è un po’ il punto di arrivo per ogni schermidore che voglia sapersi difendere con efficacia dagli
attacchi del nemico; dall’Agocchie conclude però che tutti gli esempî di provocazione da lui esaminati non sono poi così differenti fra
loro,155 perché in definitiva “tutti i colpi si risolvono in un taglio solo et una punta” (c. 26r). Il motivo, a suo vedere, è determinato
dal fatto che, ferendo con il filo dritto o con il filo falso della spada, dal lato destro o dal lato sinistro, o dall’alto o dal basso, “sempre

152 GAUGLER 2001, p. 73, Tempo, §1, Italiano.


153 “Però voglio avertirvi che, per alcun modo, non debbiate esser il primo ad andare deliberato a ferire, riservando però i tempi, ma vi fermiate nelle vostre guardie con sottile
avedimento, tenendo sempre gl’ occhî alla mano nimica più che al resto” (c. 24v).
154 RASTELLI 1950, p. 113.
155 “Fra tutte queste provocationi delle quali havete ragionato a me pare che sia poca differenza dall’una all’altra” (c. 26r).

72
sarà un taglio” (c. 26r); ugualmente, ferendo d’imbroccata, di stoccata, di punta riversa, “sempre sarà una punta” e, pertanto, “tutto
si risolve in taglio e in punta” (c. 26v).156

2.3.5.5. Questioni varie.

Dopo aver esaminato le provocazioni di spada sola con le relative contrarie, dall’Agocchie si pone alcuni quesiti di carattere ge -
nerale.

• Dall’Agocchie si chiede quale sia la guardia migliore, più efficace,157 ritenendole “tutte per buone e sicure, perché in esse è
fondata quasi tutta l’arte dello schermo et per questa cagione tutte s’insegnano” (c. 28v). A suo avviso, la migliore guardia ri-
sulterà quella alla quale ci si sarà maggiormente abituati per averla usata di più158 esercitandosi molto “et con diversi, per-
cioché nel pratticare tanti varî ingegni verrete a farvi giudicioso, accorto et di buona esperienza” (c. 28v).
• Dall’Agocchie raccomanda all’allievo di

“non fare come fanno molti, li quali, come hanno imparato un mese non si curano altrimenti di essercitarsi con alcuno,
atteso che si pensano per essersi essercitati co’ l maestro di saper’ assai; et peggio è che dicono d’haver imparato colpi se-
creti, i quali non si possono parare, et con questo abuso non si aveggono di non saper cosa buona” (c. 28v),

colpi segreti che non si possono parare perché inesistenti,

“percioché ho conversato, oltra i miei maestri, con infiniti intendenti di quest’arte, né mai ho veduto né imparato tal
cosa: anzi, sempre m’hanno detto, et io dipoi son restato chiaro per esperienza, che ogni dritto ha il suo riverso, cioè che

156 “È vero che vi è poca differenza, perché all’ultimo tutti i colpi si risolvono in un taglio solo et una punta, et la ragion’ è che ferendo o co’ ‘l fil dritto della spada o co’ ‘l falso,
o dal destro o dal sinistro lato, o da alto o da basso, sempre sarà un taglio. Medesimamente, se ferirerete d’imbroccata o di stoccata o di punta riversa, sempre sarà una punta,
et però tutto si risolve in taglio e in punta” (cc. 26r-v).
157 “Hor ch’ io ho inteso il modo che tener si debbe nel provocare il nimico et nel ferirlo ancora insieme con suoi contrarî, ritrovandomi in qual si voglia guardia di sopra nomi-
nata, desidererei anco di sapere di queste guardie qual teniate voi la migliore?” (c. 28v).
158 “Io le tengo tutte per buone e sicure, perché in esse è fondata quasi tutta l’arte dello schermo, et per questa cagione tutte s’insegnano; nondimeno, quella sarà la migliore
nella quale più vi assuefarete et farete maggior prattica” (c. 28v).

73
ogni colpo si può parare; per il che credo che, se questo fosse la verità, quest’arte sarebbe tenuta assai più in riputatione
di quello che si tiene” (c. 28v-29r).

• Dall’Agocchie chiarisce meglio che con “ogni colpo si può parare” (c. 29r) intende che si potrà ferire il nemico 159 “co’ ‘l tempo,
perché ogni volta che voi ferirete fuori di tempo potreste essere offeso” (c. 29r). Esistono pertanto cinque modi di ferire in
tempo (quello che in scherma olimpica si definisce uscita in tempo): 160
• dopo aver parato;161
• dopo che il colpo del nemico avrà trascorso la nostra figura;162
• durante il caricamento del colpo;163
• prima che il nemico si assesti in guardia nel caso stia cambiandola in maniera scomposta o priva di senso; 164
• quando il nemico muoverà il piede avanzato per cambiarlo o per avvicinarsi perché, essendo in equilibrio instabile,
non potrà ferire. Nel caso muovesse il piede arretrato, sarà ancora possibile ferirlo, ma non così agevolmente come
nel primo caso.165

159 “Voglio prima che mi dichiariate un dubbio, il qual’ è questo. Voi havete detto che ogni colpo si può parare: come dunque si ha da ferire il nimico?” (c. 29r).
160 “Ogni azione d’offesa eseguita durante lo svolgimento di una azione di attacco o di risposta dell’avversario si chiama uscita di tempo. Gli elementi essenziali di ogni uscita in
tempo sono: un esatto apprezzamento del tempo e della misura; colpo d’occhio; velocità; precisione; conoscenza dell’azione svolta dall’avversario e precedenza assoluta sulla sua
conclusione. Le uscite in tempo risultano eseguibili solo in certe determinate circostanze; vanno usate contro avversarî larghi nei movimenti, che vi impiegano molte finte, che si
abbandonano ad attacco quasi ultimato, che cadono in ripetizioni. Sono la giusta punizione per i tiratori che rivelano anzi tempo le proprie intenzioni, che commettono errori di
esecuzione, che sono o troppo lenti, o troppo impulsivi o troppo semplici. Sono uscite in tempo: 1°, l’arresto; 2°, l’appuntata; 3°, le cavazioni in tempo; 4°, le contrazioni; 5°, le sciabo-
late in tempo; 6°, le angolazioni in tempo. Vi sarebbero, poi, ancora, le sparite di corpo come l’inquartata e la passata sotto detta anche cartoccio” (RASTELLI 1950, p. 104).
161 “Il primo è quando haverete parato il colpo del nimico, che all’ hora è tempo da ferire” (c. 29r).
162 “Il secondo quando il colpo vi haverà trascorso fuori della persona, che quell’ è tempo da seguirlo con la risposta più convenevole” (c. 29r).
163 “Il terzo quando egli alzasse la spada per offendervi: mentre ch’ egli alza la mano, quell’ è il tempo di ferire” (c. 29r).
164 “Il quarto, come egli si movesse senza giudicio d’una guardia per andare in un’altra: avanti ch’ egli sia fermo in essa, all’ hora è tempo di offenderlo” (c. 29r).
165 “Il quinto, et ultimo, quando il nimico è fermo in guardia et ch’ egli alzasse o movesse il piede che haverà innanzi per mutarsi di passo o per accostarsi: mentre ch’ egli al-
zerà il piede, quello è tempo da ferirlo, perché egli non può offendervi per esser’ discomodo.
Lepido. Ma quando egli movesse quel di dietro?
Giovanni. È tempo ancora, ma non tanto, come è movendo quel dinanzi” (c. 29r).

74
• Dall’Agocchie, ancora, chiarisce in quanti e quali tempi sia possibile ferire con la spada:
• in due tempi, quando la spada para e quindi ferisce166 (parata e risposta);167
• in un tempo, quando la spada ferisce senza parare il colpo o quando para e quindi ferisce in un istante 168 (parata
semplice, con o senza spostamento del corpo);169
• in mezzo tempo, quando la spada ferisce l’avversario mentre sta tirando (caricando) il colpo 170 (arresto171 o contro-
tempo172).
• Dall’Agocchie precisa che chi attaccherà il nemico in guardia senza alcun vantaggio lo farà “fuor di tempo”, perché il nemico
potrà ferirlo con una contraria.173

166 “I due tempi sono quelli quando la spada para e poi ferisce” (c. 29r).
167 Sulla parata cfr. ante, pp. 58-59. Sulla risposta cfr. GAUGLER 2001, pp. 68-69, Risposta, §§6-8, Italiano: “6. Italiano. Il colpo portato contro l’avversario dopo la parata.
Quando la risposta viene effettuata in un movimento si dice semplice e si può eseguire staccando il ferro o mantenendone il contatto (filo)… 7. Italiano. Il colpo portato imme-
diatamente dopo che l’azione offensiva dell’avversario è stata parata viene detto risposta. Può essere semplice o composta e si può effettuare staccando il ferro (botta dritta) o
mantenendo il contatto con l’arma dell’avversario (filo). Se si aggiunge una cavazione alla risposta semplice per eludere la controparata dell’avversario, l’azione si definisce ri-
sposta con finta… 8. Italiano. Il colpo portato immediatamente dopo che l’attacco dell’avversario è stato parato. Può essere semplice o composta. Le parate di opposizione (ta-
sto) possono essere seguite da risposte in cui si stacca la lama (botta dritta) o la si mantiene in contatto con il ferro dell’avversario (filo). Le risposte che consistono di due o più
movimenti della lama sono dette risposte composte; la loro funzione è quella di eludere una o più controparate, cioè, parate opposte alla risposta”; p. 69, Risposte composte, 3,
Italiano “risposte che consistono di uno o più movimenti del ferro; la loro funzione è di eludere una o più controparate, cioè, parate opposte alla risposta”; p. 69, Risposte sem-
plici, 3, Italiano “la risposta in un movimento”.
168 “Un tempo è quello quando si ferisce senza parare il colpo, o vero quando si para et ferisce in un instante” (c. 29r).
Il tempo, in scherma olimpica, “è la durata d’esecuzione di una azione semplice” o “quel movimento favorevole preso dallo schermitore per attaccare il suo avversario mentre è
distratto o quando fa un movimento scorretto che scopre una qualche parte del corpo… il momento favorevole in cui un’azione sorprenderà l’avversario”. Per i maestri antichi
non vi è una identità di interpretazione: per alcuni è la durata di un attacco completo, dalla guardia iniziale a quella finale, corrispondente anche al tempo necessario per effet-
tuare uno spostamento del corpo sui piedi (guardia – attacco con passo – guardia: in pratica è il tempo che occorre per sferrare un colpo intero e fare un passo partendo da una
guardia e arrivando in un’altra). Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Tempo
169 “L’azione di deviare il ferro avversario durante l’attacco o di evitarlo spostando il corpo. Le parate con il ferro si dividono in parate semplici, di contro e di mezza contro, ed
esse sono eseguite di opposizione o con una battuta” (GAUGLER 2001, p. 52, Parata, §5, Italiano).
170 “Il mezzo et ultimo è quello quando si ferisce mentre che ‘l nimico tira il colpo” (cc. 29r-v).
171 GAUGLER 2001, p. 18, Arresto: “2. Francese. Un attacco semplice fatto sull’avanzata dell’avversario per arrestarlo quando attacca con un passo avanti… 5. Francese.
Un’azione controffensiva diretta che ruba un tempo all’offesa… 8. Italiano. Un contrattacco che serve per interrompere o, meglio, per arrestare il completamento di un attacco
composto”.
172 GAUGLER 2001, p. 34, Controtempo: “1. Francese. L’azione di provocare l’arresto avversario (colpo d’arresto o colpo in tempo) parandolo e poi rispondendo”.
173 “Ma per far ritorno al ragionare del ferire fuori di tempo, dico: colui che anderà deliberato senza alcun vantaggio per ferire, essendo il nimico fermo in guardia, anderà fuor
di tempo, perché in quel caso lo troverà libero ove ch’ egli potrà fare i suoi contrarî come vi dissi nella dichiaratione del quinto capo” (c. 29v).

75
• Dall’Agocchie si chiede come sia meglio muovere i piedi o cambiare guardia “con giudicio et senza pericolo” (c. 29v) nel caso si
intuisca che, facendo un passo o cambiando la guardia, il nemico potrà ferire spingendo la sua spada:
• si potrà fare un passo indietro o girare attorno al nemico tirandogli, contemporaneamente, un tramazzone contro
la spada;174
• si potrà muovere il piede arretrato spostando, contemporaneamente, la spada nemica tirando, con il filo dritto o il
filo falso della spada, un taglio o una punta, agendo così senza pericolo alcuno.175
• Dall’Agocchie, infine, si chiede perché alcuni affermino che se si ha da servirsi della spada per necessità non si fanno “tante
sottilità… non si finge, non si sfallazza 176 et… non vi è tempo di scansare di vita et simil cose” (c. 32r). Egli ritiene che si tro-
veranno pochissimi uomini che, dovendo dar mano alle armi, non siano mossi dalla collera o dalla paura, sentimenti che of-
fuscano il cervello, i quali, per questa ragione, non possono usare gli insegnamenti della scherma; se invece potessero resiste-
re a questi sentimenti, potrebbero usarli e trarne grande giovamento. 177 Dall’Agocchie ritiene opportuno insegnare i principî
dell’arte di scherma a tutti perché, sebbene sia difficile valersene nella necessità, tuttavia gli uomini coraggiosi possono gio-
varsene, perché i timidi e paurosi, anche se in sala erano in grado di eseguirli benissimo, non sanno servirsene in caso di ne-
cessità, “perché quando uno perde l’animo, conseguentemente perde l’arte ancora” (c. 32r). 178

174 “Quando voi conosceste che nel movervi di passo o mutandovi di guardia il nimico spingendo la spada vi potesse arrivare, voi vi potete movere all’indietro o girare intorno
volgendogli in quel tempo un tramazzone contra la sua spada” (c. 29v).
175 “Potete ancora mover il pie’ di dietro, o vero nel movervi urtare co’ ‘l falso o co’ ‘l fil dritto nella spada nimica, tirandogli di taglio o di punta, secondo l’occasione, perché ciò
facendo verrete a movervi con giudicio et senza pericolo” (c. 29v).
176 Fallacciare: volta di pugno (passaggio da una posizione di pugno della mano armata a un’altra) spesso usata per cavare la spada al fine di sottrarla a una parata, una bat -
tuta o simili. Questa azione viene definita, oltre che come fallacciare, anche come sfallazzare o cammufare. Dall’Agocchie, a c. 24r, ne da una definizione: “Ma se per caso egli
sfalazzasse, cioè cavasse la sua spada per sotto la vostra per mettervi di fuori et ferirvi”. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Fallacciare (link verificato
il 19.04.2017); RUBBOLI 2016, p. 9.
177 “Dicono così perché rarissimi huomini si troveranno i quali, nel fare da dovero, non siano mossi dalla colera o dalla paura o da altro, dove che l’intelletto viene ad esser of -
fuscato, et per questa cagione non la possono usare. Ma vi dico che, quando essi non si lasciano vincere da questi accidenti et che stanno in sé, ancor che siano alquanto diffici-
li, le faranno sicurissime” (c. 32r).
178 “Lepido. Ma a che fine insegnarle, se son così difficili nell’operare da dovero? Giovanni. Si insegnano acciò che gli huomini coraggiosi se ne possino servire alle lor’ ocasioni,
perché si è veduta l’esperientia in molti i quali erano alquanto timidi et paurosi: nondimeno, nel fare da burla, le faceano benissimo; poi, essendogli venuta occasione di farle
da dovero, non se ne sono potuti servire. Lepido. Lo credo: perché quando uno perde l’animo, conseguentemente perde l’arte ancora” (cc. 32r-v).

76
2.3.5.6. Esercizî in sala d’armi.

Giovanni dall’Agocchie inserisce nel suo libro diverse sequenze di esercizî utili per l’allenamento in sala d’armi. Per esercitarsi
nel cambio delle guardie inserisce, da c. 22r, un esercizio (“progressione”) utile al loro apprendimento, perché fino a quel momento
aveva “ragionato d’una sol guardia per volta” (c. 22r) e quindi “hor ne voglio ragionare di tutte insieme, cioè quando di una et quan-
do di un’altra, secondo che in esse vi trovarete, perché non si potrebbe star sempre fermo in una se non difficilmente” (c. 22r). Come
già Achille Marozzo,179 anche Giovanni dall’Agocchie elabora una sua “progressione” delle guardie, immaginando di fare affrontare
due schermidori che tirino alternativamente, in modo da far imparare meglio la postura delle guardie, i loro inviti e posizioni
dell’arma (atteggiamenti), con le parate e rispote semplici relative.

179 MAROZZO 1536, cc. 37v-47r; MAROZZO 1568, pp. 56-62.


Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Progressione_delle_Guardie_di_Marozzo (link verificato il 19.04.2017).

77
Tiratore A Tiratore B
1 Guardia di coda lunga stretta Tira un mandritto alla testa
Parare andando in guardia di faccia
Passo avanti del piede destro spingendo la punta della
spada in faccia a B
Passo indietro del piede destro tirando un rovescio sgua
lembro
Assestarsi in guardia di coda lunga alta180
2 Guardia di coda lunga alta Tira una punta sopramano (imbroccata)
Parare con un mandritto sgualembro facendo un passo a-
vanti del piede destro con seguito del piede sinistro
Rovescio tondo alla faccia seguito da un altro rovescio
Assestarsi in guardia di coda lunga stretta181
3 Guardia di coda lunga stretta Tira un mandritto alla gamba
Parare con la spada di filo falso
Tirare (“volgerete”) due dritti tramazzoni alla testa
Assestarsi in guardia di porta di ferro stretta182
4 Guardia di porta di ferro stretta Tira un rovescio alto
Parare facendo un passo avanti del piede sinistro verso le
parti destre (esterne) di B (alla nostra sinistra) opponendo
un rovescio sgualembro

180 “Porremo adunque caso che voi foste agiato con la spada in coda lunga stretta et che ‘l vostro nimico vi tirasse d’un mandritto per testa: andrete a pararlo in guardia di fac-
cia crescendo innanzi del pie’ dritto et tutto a un tempo li spingerete la punta nel volto indi, subito, tornerete del pie’ dritto indietro un passo accompagnato da un riverso sgua-
limbro, col quale vi fermerete in coda lunga alta” (cc. 22r-v).
181 “Hor, se sarete in detta guardia et ch’ egli vi spingesse una punta sopramano, passarete co’ ‘l pie’ destro innanzi facendo che ‘l sinistro lo seguiti, et la pararete con un
mandritto sgualimbro, et tutto a un tempo li volgerete un riverso tondo per faccia seguito da un altro riverso, co’ ‘l qual andarete in coda lunga stretta” (c. 22v).
182 “Ma se ‘l nimico vi rispondesse di mandritto per gamba, vi schermirete co’ ‘l falso della spada et nel medesimo tempo gli volgerete per testa due dritti tramazzoni, facendo
che l’ultimo cali in porta di ferro stretta” (c. 22v).

78
Passo avanti del piede destro tirando una imbroccata (pun-
ta sopramano) alla faccia di B seguita da un dritto tramaz-
zone
Assestarsi in porta di ferro alta183
5 Guardia di porta di ferro alta Tira una stoccata (punta sottomano) alla faccia
Parare la stoccata (punta sottomano) di B con il filo dritto
della nostra spada facendo un passo avanti del piede de-
stro (andando in guardia d’entrare) e spingendo la punta
della nostra spada nel petto di B
Passo indietro del piede destro tirando un dritto tramaz-
zone
Assestarsi in guardia di cinghiale porta di ferro184
6 Guardia di cinghiale porta di ferro Tira un mandritto o un rovescio o una punta
Parare il colpo di B con il filo dritto della nostra spada fa-
cendo un passo avanti del piede destro spingendo una im-
broccata (punta sopramano) nel petto di B
Tirare un dritto tramazzone
Assestarsi in guardia di porta di ferro larga 185

183 “Ma se sarete in detta guardia, et egli vi volgesse d’un riverso dalle parti di sopra, lo pararete con un riverso sgualimbro, passando in quel tempo del pie’ manco verso le sue de-
stre parti, et crescendo subito del dritto lo ferirete d’una imbroccata nel volto accompagnandola con un dritto tramazzone co’ ‘l quale andarete in porta di ferro alta” (c. 22v).
184 “Et s’egli vi tirasse una stoccata per faccia, crescerete del pie’ destro innanzi et con la spada andarete in guardia d’entrare, accompagnando tutto a un tempo il vostro fil
dritto sopra la spada del nimico, spingendoli la punta nel petto, il che fatto, trarrete il pie’ dritto indietro un passo insieme con un dritto tramazzone, co’ ‘l quale vi fermarete in
cinghial porta di ferro” (c. 22v).
185 “Hora, se vi ritroverete in detta guardia, et ch’ egli vi rispondesse di mandritto o di riverso o di punta, a ciascuno di questi colpi potete urtare del vostro fil dritto contra la
spada del nimico et quindi, subito, passare innanzi del pie’ destro et cacciarli un’imbroccata per il petto accompagnata da un dritto tramazzone, co’ ‘l quale vi assetterete in
porta di ferro larga” (c. 22v).

79
7 Guardia di porta di ferro larga Tira una punta rovescia (finta) per colpire alla testa con un
mandritto tondo
Parare la punta rovescia con il filo falso della nostra spada
Quando B tirerà il mandritto tondo alla nostra testa an-
dare con la spada in guardia di faccia e spingere la punta
in faccia a B
Per riparo, passo indietro del piede destro tirando un ro-
vescio tramazzone
Assestarsi in guardia di coda lunga alta186
8 Guardia di coda lunga alta Tira un fendente alla testa
Parare il fendente facendo un passo avanti del piede de-
stro e alzando la spada in guardia di testa
Presa con la mano sinistra alla spada di B passando sotto
alla nostra spada
Tirare un mandritto alla testa o alla gamba
Assestarsi in guardia di coda lunga stretta187

Un altro esempio interessante della didattica in sala d’armi ai tempi di dall’Agocchie ci viene fornito più avanti, quando fa chie-
dere all’allievo Lepido Ranieri quale fosse, a suo vedere, il modo migliore di esercitare una persona non troppo pratica nell’arte di
scherma ma che dovesse farne uso per risolvere una questione d’onore (e che dovesse pertanto impratichirsi nell’uso delle armi in
tempi necessariamente ristretti).

186 “Ma se per caso egli vi spingesse per faccia una punta riversa per darvi per testa d’un mandritto tondo, urtarete la detta punta co’ ‘l falso. Et quando egli volgerà il man-
dritto voi, subito, andarete con la spada in guardia di faccia spingendoli in quel tempo la punta nel volto, et per vostro schermo tornarete del pie’ dritto indietro un passo insie -
me con un riverso tramazzone, co’ ‘l quale andarete in coda lunga alta” (c. 22v).
187 “Et essendo in detta guardia, et ch’ egli vi volesse ferire d’un fendente per testa, passarete innanzi del pie’ dritto alzando la spada a guardia di testa, et quivi da esso vi
schermirete, ma tutto a un tempo li gittarete la man manca alla sua spada per sotto la vostra, facendogli presa et dangogli [ sic] subito d’un mandritto per testa o per gamba,
come volete, il che fatto ritornarete in coda lunga stretta” (c. 22v).

80
Per dall’Agocchie la soluzione migliore sarebbe farlo esercitare in una sola guardia, farlo parare sempre con il filo dritto della
spada e farlo colpire sempre con la punta della stessa: “l’esserciterei in una guardia sola et lo farei sempre parare co’ ‘l fil dritto del -
la spada et ferire di punta” (c. 32v).
La guardia scelta da dall’Agocchie è la guardia di porta di ferro stretta, assieme con la guardia di alicorno con il piede destro
avanti, “perché sì come tutti i colpi hanno il lor principio da una guardia et poi finiscono in un’altra, così ancor senza essa fare non
si potrebbe, essendo che non si può tirare punta sopramano che non habbia il suo principio dalla detta guardia et che non finisca in
porta di ferro; et per questa ragione è di necessità servirsi di essa ancora” (c. 32v).
Le motivazioni della scelta sono due:

• perché da guardia di porta di ferro stretta non ci si deve quasi mai difendere, se non dal lato destro (esterno);
• perché da guardia di porta di ferro stretta è possibile difendere e offendere agevolmente (“da questa guardia ne nasce gran
difesa et grande offesa”, c. 32v), perché tirando un rovescio si possono parare tutti i colpi del nemico per quindi ferirlo con
una punta sopramano, “et sì come il parare di riverso è più forte et più facile, così ancora il ferire di punta sopramano è più
mortale et più difficile da schermire” (c. 32v).

Pertanto, anche se dall’Agocchie ha dedicato una parte specifica alle azioni di parata di rovescio e risposta di punta sopramano
in due tempi nel capitolo delle difese di spada sola da guardia di porta di ferro (da c. 18r), egli ne fa un elenco specifico affinché
l’allievo “meglio ne possa divenire capace” (c. 33r), anche se preferirebbe farlo esercitare “a parare et ferire d’un tempo solo, facen -
dolo quasi sempre passeggiare verso le parti dritte del nimico, et sopra ciò vorrei che facesse buona prattica” (c. 33v). Sollecitato
nella finzione del dialogo da Lepido Ranieri, dall’Agocchie enumera inoltre un analogo elenco delle azioni di parata di filo dritto e
risposta di punta in due tempi dalla guardia di coda lunga stretta, esaminate nel relativo capitolo delle difese di spada sola da
guardia di coda lunga stretta (da c. 14v). Le motivazioni sono facilmente intuibili:

“Lepido. Mi piace quest’ordine; ma, ditemi, non sarebbe anco bene ch’ egli si esercitasse in un’altra guardia?
Giovanni. Anzi sarebbe benissimo, quando egli havesse il tempo, per tutte l’occorrentie, perché se ‘l nimico passeggiasse
ancor lui verso le parti manche, egli sarebbe quasi forzato a mutar guardia.
Lepido. Et mutando guardia, in qual vorreste voi ch’ egli si esercitasse?
Giovanni. In coda lunga stretta, perché essendo fermo in essa egli può anco parare quasi tutti i colpi del nimico co’ ‘l fil
dritto della spada et ferire di punta.

81
Lepido. Poi che m’havete compiaciuto di ragionare di porta di ferro, non vi sia grave ancora di ragionare di quest’altra
guardia et dir’ il modo ch’ egli deve tenere nel parare co’ ‘l fil dritto della spada et ferire di punta, che questo ancora mi
sarà di grandissima sodisfattione” (c. 33v).

Dall’Agocchie si pone ancora altri quesiti di non facile soluzione, come quanto tempo sia necessario a una persona per appren -
dere a “parare co’ ‘l fil dritto della spada et ferire di punta” (c. 34r). La risposta è, ovviamente, “secondo gli huomini, perché se ne
trovano di quelli che imparano presto et di quelli che imparano tardi” (c. 34r). Tuttavia è un mese o poco più il tempo necessario,
secondo dall’Agocchie, per imparare questo sistema, “ma che serviresene potesse così sicuramente non credo” (c. 34r), perché non
sarebbe ancora sufficientemente pratico nella scelta del “tempo la quale, come vi ho detto, bisogna acquistarla esercitandosi con di -
versi” (c. 34r). Le ultime considerazioni sono molto interessanti e non prive di attualità:

“per questa ragione, si può concludere che saranno rarissimi quelli i quali acquisteranno la detta prattica per esercitarsi
solamente co’ ‘l maestro: perché egli, alla fine, insegna la scienza dell’arte, essendo questa la sua principale professione.
Et pur quando esso ancora lo esercitasse per farlo prattico in così poco tempo, bisogna che sia un maestro rarissimo, al -
tramente potrebbe accadere a costui quello che è occorso a molti, i quali son restati ingannati, essendosi condotti per ho -
nor loro ne gli steccati né mai con altri s’erano esercitati che co’ ‘l maestro solo. Dove che essi, pensandosi d’haverla fran-
ca, come son poi stati al menare le mani hanno fatto quel che la natura dettava loro, et tutto è proceduto perché essi non
havevano la prattica di saper usare l’arte et anco perché havevano tardato insino all’ultimo del bisogno a volerla impara-
re” (cc. 34r-v).

82
Guardia di porta di ferro stretta
Tiratore A Tiratore B
0 Guardia di alicorno con il piede destro avanti
Provocare B spingendogli, a piede fermo, una imbroccata
(punta sopramano) contro
Assestarsi in guardia di porta di ferro stretta
Se B non risponde, muoversi un poco verso le parti destre
(esterne) di B (alla nostra sinistra) e spingere nuovamen-
te l’imbroccata (punta sopramano) assestandosi in guar-
dia di porta di ferro stretta, in modo da costringere B a ri-
spondere o a sciogliere la misura188
1 Guardia di porta di ferro stretta Risponde alla provocazione tirando un mandritto alla testa
Passo avanti del piede sinistro verso il lato destro (ester-
no) di B (alla nostra sinistra) parando il mandritto alla te-
sta tirando un rovescio sgualembro
Passo avanti del piede destro spingendo una imbroccata
(punta sopramano) al petto di B
Assestarsi in guardia di porta di ferro stretta189
2 Guardia di porta di ferro stretta Risponde alla provocazione tirando un rovescio alla testa
Passo avanti del piede sinistro parando il rovescio alla te-

188 “Dico adunque che, nel mettere mano alla spada, vorrei ch’ egli si fermasse in guardia d’alicorno co’ ‘l pie’ destro innanzi; et come fosse appresso al nimico, gli spingesse
un’imbroccata senza passeggiamento alcuno, la quale si fermasse in porta di ferro stretta; et questo lo farei non per ferire all’hora, ma solo per provocarlo al tirare, accioché,
vedendo il discoperto, havesse cagione di rispondere.
Lepido. Ma se per caso il nimico non volesse rispondere?
Giovanni. Moversi un poco verso le parti dritte e in tal movimento ritornare in guardia d’alicorno et respingerli la imbroccata, dove ch’ egli sarebbe forzato a respondere o riti -
rarsi indietro” (c. 33r).
189 “Ma voglio che poniamo caso ch’ egli li rispondesse d’un mandritto per testa: lo farei alquanto crescere del pie’ manco verso le parti destre del nimico e, in tal tempo, parare
il colpo con un riverso sgualimbro, passando tosto del pie’ dritto e spingendogli un’imbroccata per il petto la quale ritornasse nella detta guardia” (c. 33r).

83
sta con un rovescio sgualembro
Passo avanti del piede destro spingendo una imbroccata
(punta sopramano) al fianco di B
Assestarsi in guardia di porta di ferro stretta190
3 Guardia di porta di ferro stretta Risponde alla provocazione tirando un rovescio alla gamba
Passo avanti del piede sinistro parando il rovescio alla gam-
ba con un rovescio ridoppio
Passo avanti del piede destro spingendo una imbroccata
(punta sopramano) al volto di B
Assestarsi in guardia di porta di ferro stretta191
4 Guardia di porta di ferro stretta Risponde alla provocazione tirando una punta sopramano (im-
broccata)
Passo obliquo del piede sinistro deviando la punta con il
filo dritto della spada
Passo avanti del piede destro tirando una punta soprama-
no (imbroccata) a B
Assestarsi in guardia di porta di ferro stretta192
5 Guardia di porta di ferro stretta Risponde alla provocazione tirando una stoccata (punta sotto-
mano) alla faccia
Passo obliquo del piede sinistro deviando la stoccata (pun-
ta sottomano) tirando un rovescio sgualembro
Passo avanti del piede destro tirando una imbroccata (pun-

190 “Ma se ‘l nimico lo volesse ferire d’un riverso per testa lo farei passare del pie’ manco, come ho detto, et difenderlo con un riverso sgualimbro, et subito crescere del pie’ de -
stro et ferirlo d’un’imbroccata per fianco, et la spada calerà alla guardia sopradetta” (c. 33r).
191 “Ma s’egli gli rispondesse di riverso per gamba, lo farei schermire con un riverso ridoppio, tenendo però il medesimo ordine nel passare de’ piedi, spingendogli un’imbrocca-
ta per il volto, con la quale andasse alla predetta guardia” (c. 33r).
192 “Ma quando egli li spingesse d’una punta sopramano, lo farei guidare il pie’ sinistro alquanto innanzi verso le sue parti dritte et difenderla co’ l fil dritto della spada; indi,
subito, scorrere innanzi co’ ‘l pie’ destro et ferirlo nel petto d’una simil punta, la quale ritornasse alla guardia di cui si ragiona” (cc. 33r-v).

84
ta sopramano) al fianco di B
Assestarsi in guardia di porta di ferro stretta193

193 “Ma se per caso gli tirasse una stoccata per faccia, lo farei passare de’ piedi, come ho detto, e schermirsi dalla detta stoccata con un riverso sgualimbro, cacciandogli subito
un’imbroccata ne’ fianchi et poi rimettersi in porta di ferro” (cc. 33v).

85
Guardia di coda lunga stretta
Tiratore A Tiratore B
1 Guardia di coda lunga stretta Tira un mandritto alla testa
Raccogliere il piede sinistro al piede destro parando, con-
temporaneamente, il mandritto alla testa con la spada in
guardia di faccia (prima parte del “piede scaccia piede”
avanti)
crescita del piede destro spingendo la punta della spada
in faccia a B (seconda parte del “piede scaccia piede” avanti)
Assestarsi in guardia di coda lunga stretta194
2 Guardia di coda lunga stretta Tira un rovescio alla testa
Passo avanti del piede sinistro parando, contemporanea-
mente, il rovescio alla testa andando con la spada in guar-
dia d’entrare
Passo avanti del piede destro spingendo la punta della spa-
da nel petto di B
Assestarsi in guardia di coda lunga stretta195
3 Guardia di coda lunga stretta Tira un mandritto alla gamba
Tirare “alquanto” indietro la gamba avanzata spingendo
contemporaneamente la punta della spada in faccia a B
Assestarsi in guardia di coda lunga stretta196

194 “Quando egli sarà in coda lunga stretta contra il nimico et ch’ egli li tirasse di mandritto per testa, potrà parare in guardia di faccia facendo che ‘l pie’ sinistro spinga il de-
stro innanzi et nel medesimo tempo spingerli la punta nel volto, et subito ritornare in detta guardia” (c. 33v).
195 “Ma quando egli li volgesse di riverso per testa, potrà andare in guardia d’entrare passando del pie’ manco alquanto innanzi, et tutto a un tempo crescere del destro e spin-
gerli la punta per il petto, et ciò fatto rimettersi alla guardia sopradetta” (cc. 33v-34r).
196 “Ma s’egli li rispondesse d’un mandritto per gamba, potrà tirarla alquanto indietro spingendogli in quell’instante la punta per faccia, et subito ritornare alla predetta guar-
dia” (c. 34r).

86
4 Guardia di coda lunga stretta Tira una imbroccata (punta sopramano)
Deviare a piede fermo l’imbroccata (punta sopramano) ti-
rando mezzo mandritto
Seguito del piede sinistro dietro al piede destro tirando
una punta rovescia al petto di B
Assestarsi in guardia di coda lunga stretta197
5a Guardia di coda lunga stretta Tira una punta sottomano (stoccata)
Parare la punta sottomano (stoccata) di filo dritto della
spada defilando il corpo dietro al lato destro
Tirare una punta rovescia
Assestarsi in guardia di coda lunga stretta
5b Guardia di coda lunga stretta Tira una punta sottomano (stoccata)
Parare la punta sottomano (stoccata) con il forte del filo
dritto della spada defilando il corpo dietro al lato destro
Spingere la punta della spada nel petto di B seguita da un
rovescio (di copertura)
Assestarsi in guardia di coda lunga stretta198

197 “Ma se per caso egli li spingesse d’un’imbroccata, la potrà parare con mezzo mandritto et tosto cacciarli per il petto una punta riversa, facendo che ‘l pie’ manco segua il de -
stro, et subito ridursi alla guardia di cui si ragiona” (c. 34r).
198 “Ma quando egli li tirasse una punta sottomano potrà difenderla co’ ‘l fil dritto della spada, volgendo ben la persona di dietro le parti destre, et poi ferire d’una punta river -
sa, o vero potrà andare a incontrare la spada del nimico co’ ‘l forte del suo fil dritto, volgendo ben la persona, come ho detto, e in quel tempo spingerli la punta nel petto accom -
pagnata da un riverso il quale ritornerà in coda lunga stretta” (c. 34r).

87
88
Appendice I

Tecniche di spada e pugnale da G. DI GRASSI. Ragione di adoprar sicuramente l’arme sì da offesa come da difesa con l’aggiunta di
un Trattato dell’inganno et con un modo di esercitarsi da sé stesso per acquistare forsa, giudizio et prestezza, Venezia 1570.

Si sa poco della vita di Giacomo di Grassi: originario di Modena, come da lui stesso affermato nell’introduzione al suo trattato,
dovette raggiungere una certa fama quale maestro di scherma se il suo nome viene citato da diversi autori contemporanei. Parreb-
be essesi trasferito a Londra da anziano, dove avrebbe aperto una scuola e dove sarebbe morto. Nel 1570 Giacomo di Grassi dava
alle stampe un trattato intitolato Ragione di adoprar sicuramente l’arme sì da offesa come da difesa con l’aggiunta di un Trattato
dell’inganno et con un modo di esercitarsi da sé stesso per acquistare forsa, giudizio et prestezza (Venezia, Giordano Ziletti, 1570). Il
trattato consta di 158 pagine, è corredato da ventuno illustrazioni e le armi trattate sono: spada sola, spada e pugnale, spada e cap -
pa, spada e brocchiero, spada e targa, due spade, spada a due mani, armi in asta. Caratteristica principale del di Grassi è la pre-
ponderante risoluzione tramite attacco di punta, certamente dovuta anche al fatto che il trattato si colloca in un periodo di transi -
zione dell’arma, tanto che il suo stile di combattimento si inquadra già in quello di protostriscia e non in quello di spada da lato dei
precedenti autori (Manciolino, Marozzo), pur se la posizione delle gambe risulti ancora poco piegata, come teorizzata dal Marozzo, e
quindi differente da quelle dei successivi trattati seicenteschi di striscia. Il primo trattato di scherma francese noto, stampato da
Henry de Sainct-Didier nel 1573 con il titolo Traicté contenant les secrets du premier livre sur l’espée seul e dedicato al re di Francia
Carlo IX, è in realtà la traduzione in francese, con lievi modifiche, del trattato di Giacomo di Grassi. Nel 1594 viene stampata a
Londra una traduzione del trattato di Giacomo di Grassi con il titolo Giacomo di Grassi, his true art of defence (La vera arte della
difesa di Giacomo di Grassi), a cura di Thomas Churchyard. La parola italiana spada viene resa, nella versione inglese, con la pa-
rola rapier, più vicina al concetto di striscia.
Il trattato è estremamente schematico: ogni arma viene prima descritta e ne vengono in seguito descritte le relative tecniche
con uno schema simile, riferite alle guardie utilizzate.
Viene riportato di seguito il capitolo inerente la Spada e pugnale e la parte relativa del Trattato dell’inganno quale complemen-
to alle tecniche del trattato di Giovanni dall’Agocchie qui analizzato, suddiviso in paragrafi numerati fra parentesi quadre [§] e cor -
redato, ove necessario, da annotazioni alla fine di ciascuno.

89
Bibliografia:

MARCHIONNI 1847 pp. 13-14, 34-35; GELLI 1890, pp. 118-120, 493; PANTANELLI 1930; ORIOLI 1901, p. 3; DI GRASSI 2014.

Sitografia:

http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Grassi_(di)_Giacomo

90
[§1] |36| Della spada et pugnale.

Essendo, con quanta brevità è stata possibile, venuto al fine di quello che per la vera scienza della spada si può trattare, pare
cosa convenevole, venendo dal semplice al composito, trattar di quelle armi prima che dalla spada sola in fuori sono o più semplici o
meno composite, et di quelle principalmente che più hoggidì s’usano, et nelle quali più gli huomini si esercitano, le quali sono la
spada accompagnata dal pugnale, che è accrescimento sì in offesa come in difesa.
Onde è da avertire che si può in queste et simili arme esercitar quel tanto desiderato et apprezzato modo di schermire che si
dice parare et ferir in uno istesso tempo, il che si ha per impossibile nella sola spada, anchorché così non sia. Perché sono alcuni
colpi nella difesa de’ quali s’offende, come sono i taglî dritti et riversi, alti et bassi, et de gli altri che hora si tacciono; in queste
arme dunque, per potere una agiutar l’altra, si può con gran comodità difendere et ferire.
Onde si deve avertir che, essendo queste arme due et di minor quantità l’una di l’altra, che a ciascuna si deve dar quella parte di
difesa et offesa che può sopportare; però al pugnale, per esser corto, si deve dar tutta la parte sinistra da diffendere sino al ginocchio.
Et alla spada tutta la parte destra et la destra et sinistra insieme, dal ginocchio in giù, né deve parer strano che il pugnal solo debba
difender tutti colpi dalla parte sinistra, percioché facilissima- |37| mente il pugnale sostiene ogni gran colpo di taglio quando si vuol
andar ad incontrar la spada nella prima et seconda parte, ma non si deve già alcuno assicurar di sostenire con il solo pugnale incon-
trando la spada nella terza et quarta parte, essendo quelle di troppo gran forza et da non esser sostenuta dal solo pugnale.
Né, perciò, si deve alcuno assuefare di riparare i colpi con la spada et pugnale insieme, il qual modo di difender è hoggi da tutti
usato credendo per tal modo di meglio assicurarsi ancor che così non sia, percioché si mette la spada et pugnale in servitù talmente
che non si può offendere se prima non si riscuotono l’armi, onde qui si consumano doi tempi, sotto i quali si sarebbe ferito, quando
quello che ferisce, continuando per la linea retta, non abbandonasse il crescere vedendo l’inimico impazzato a difendersi, et se ciò
non si è veduto molte volte, infatti, è perché non si conosce questo avantaggio o, conoscendolo, non sono presti ad esequir o temono.
Lasciando dunque quel modo di riparare, si userà di opporre una sola arma alla spada inimica, tenendo l’altra libera da poter a
suo piacer offendere. Et molto è da avertire che, con il solo pugnale, non solo i colpi di spada ma di qualunque altra arma, anchor -
ché grandissima, si possono sostenire et difendere quando si assicura di andarli ad incontrar verso la mano; devesi anco sapere che
con minor pericolo si può in quest’ arme trar colpi di taglio che nella spada sola percioché, quantunque si muova la punta della spa-
da dalla linea retta, non perciò resta libero potere all’inimico di ferire, essendovi un’altra arma contra preparata per difendere, il
che non aviene nella sola spada la quale, alluntanandosi per ferire |38| di taglio, appresenta et dà modo all’inimico di giungere
prima. Né già per questo darei consiglio ad alcuno che, o in questa, overo in altra sorte d’arme, s’avezzasse a trar colpi di taglio,
percioché si può sott’ essi facilmente ferir di punta.
91
Osservazioni al §1.

L’autore, dopo aver preso in esame tutta la “vera scienza” riguardante l’uso della spada sola passa a trattare le varie armi che
con essa possono essere utilizzate in abbinamento e, attesa la sua diffusione, inizia dal prendere in esame la daga, essendo fra
“quelle principalmente che più hoggidì s’usano, et nelle quali più gli huomini si esercitano... che è accrescimento sì in offesa come
in difesa” (p. 36).
Nell’utilizzo della daga o delle altre armi che possono essere abbinate alla spada sola è possibile “esercitar [nel senso di poter
fare] quel tanto desiderato et apprezzato modo di schermire che si dice parare et ferir in uno istesso tempo” (p. 36), meglio noto
come tempo insieme/tempo assieme,199 impossibile quando si utilizza la sola spada (o una sola arma), “anchorché così non sia” (p.
36: è infatti possibile schivare e rispondere, essendo la schivata assimilabile alla parata), 200 tralasciando tuttavia che alcuni colpi sono
efficaci proprio nel parare e rispondere assieme, come “i taglî dritti et riversi, alti et bassi, et de gli altri che hora si tacciono” (p. 36);
con due armi a disposizione, comunque, una può “agiutar l’altra” e pertanto “si può con gran comodità difendere et ferire” (p. 36).
Di Grassi rileva che le due armi, la spada e il pugnale, sono di pesi e misure differenti (“di minor quantità l’una di l’altra”, p.
36) e pertanto si dovrà fare attenzione a coprire, rispettivamente, un differente bersaglio (quadrante, linea), in quanto solo ed
esclusivamente in quello l’arma determinata potrà parare (“sopportare”) il colpo per quindi rispondere:
• per quanto concerne il pugnale, essendo corto (perlomeno più corto della spada), dovrà coprire tutta la propria parte sinistra
(alta), fino al ginocchio;
• per quanto concerne la spada, dovrà coprire tutta la parte destra (alta) e tutta la parte destra e sinistra, assieme, dal ginoc-
chio in giù.
199 “Stesso tempo, tempo insieme. È l’azione schermistica durante la quale nel medesimo tempo ci si difende da un colpo dell’avversario e lo si contrattacca. La difesa può es-
sere effettuata di misura oppure più frequentemente tramite una parata; quest’ultima normalmente effettuata con la seconda arma” (RUBBOLI 2016, p. 38). Cfr. inoltre: DEI
LIBERI 2006, pp. 460-462 (cc. 26r-v); ANONIMO BOLOGNESE 2005, p. 30; MANCIOLINO 1581, c. 55r; MAROZZO 1536, cc. 30r-v; MAROZZO 1568, p. 45; VIGGIANI 1575, c. 62v; ALTONI
2008, p. 71. Cfr.: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Tempo_insieme (link verificato il 19.04.2017). In realtà, dagli esempî portati, non è chiaro se il concetto
di “ferire” comprenda solo un tempo insieme vero e proprio oppure anche una parata e risposta.
200 “Schivata: è lo spostamento dell’intero corpo per evitare un colpo e può essere in basso (sbasso), all’interno (scanso in dentro), all’esterno (scanso in fuori) e all’indietro (di-
fesa di misura)” (Accademia 2015, p. 35);
“Azione difensiva eseguita sottraendo la parte del bersaglio che si trova sotto attacco all’azione offensiva dell’avversario, con o senza movimento sui piedi, portando il bersaglio
stesso fuori misura. Il termine schifare viene usato dagli autori per indicare genericamente una difesa, compresa una parata, tuttavia esso riveste anche il significato specifico
qui indicato. Non fornendo gli autori bolognesi una definizione, seguiamo la scuola fiorentina e in particolare Altoni per il quale l’azione detta schifare include sia quella indie-
tro che aumenta la distanza… tra i due schermitori sia quella per traverso che non aumenta la distanza” (RUBBOLI 2016, p. 15).
Cfr. inoltre: http://www.scrimipedia.it/mediawiki/index.php?title=Schivata (link verificato il 19.04.2017).

92
Non stupisca il fatto che con il solo pugnale si debba difendere l’intera parte sinistra (alta), perché il pugnale para (“sostiene”)
qualsiasi colpo di taglio, ancorché forte, quando si pari (“andar ad incontrar”, p. 37) la spada nemica nella prima o seconda parte
della medesima (ovvero nel debole e medio debole della lama, definiti da di Grassi “prima et seconda parte”, p. 38), mentre è asso-
lutamente da evitare quando si pari la spada nemica nella terza o quarta parte della medesima (ovvero nel medio forte e forte della
lama, definiti da di Grassi “terza et quarta parte”, p. 37), perché quelle parti (gradi) sono “di troppo gran forza... da non esser soste-
nuta dal solo pugnale” (p. 37).
Per questo motivo non ci si deve abituare (“assuefare”) a parare (“riparare”) i colpi con la spada e il pugnale insieme, “qual
modo di difender è hoggi da tutti usato, credendo per tal modo di meglio assicurarsi, ancorché così non sia” (p. 37), perché così
agendo il movimento delle due armi sarà limitato da loro medesime (“in servitù”), tanto che non sarà possibile colpire (“offendere”)
se prima non le si saranno svincolate, andando così ad eseguire la difesa in due tempi (parata con le due armi, un tempo; svincolo e
risposta, un tempo) mentre l’agente (“quello che ferisce”), continuando l’attacco per linea retta, potrà ferire continuando nella cre-
scita, avendo capito che il paziente è rallentato proprio per aver parato con entrambe le armi, dunque più lento (“impazzato”) nella
risposta. Di Grassi rileva che questo non si è visto molto spesso perché “non si conosce questo avantaggio o, conoscendolo, non sono
presti ad esequir o temono” (p. 37).
Di Grassi consiglia quindi di parare con una sola arma, tenendo svincolata (“libera”) l’altra per rispondere (“offendere”). Si noti
che con il pugnale è possibile parare tanto i colpi di spada che di qualsiasi altra arma, “anchorché grandissima” (p. 37), andando a
parare il più possibile sui gradi forti delle stesse (“ad incontrar verso la mano”, p. 37); ancora, con spada e pugnale sarà possibile ti-
rare dei colpi di taglio al nemico con minor pericolo che non difendendosi con la sola spada perché, anche se la punta della spada si
sposta dalla linea retta (direttrice) per ferire, per questo non resta possibile al nemico di ferire essendovi il pugnale (o un’altra
arma) a difendere il bersaglio lasciato scoperto dalla punta della spada, cosa che non accade difendendosi con la sola spada in
quanto, spostando la punta della spada dalla linea retta (direttrice) per colpire di taglio, si dà occasione al nemico di colpire in anti-
cipo (“prima”). E anche solo per questo, conclude di Grassi, non è consigliabile, in spada e pugnale o “in altra sorte d’arme”, abi-
tuarsi a tirare colpi di taglio “percioché si può sott’ essi facilmente ferir di punta” (p. 38).

93
[§2] Delle guardie.

Si sogliono, in quest’ arme, porre molte guardie delle quali, sendone molte che non hanno ragione, percioché o sono fuori della
linea retta o si può sott’ esse facilmente esser ferito, le quali tutte come dannose et non convenienti punto al proposito nostro lascie-
rò da parte, ristringedomi a quelle tre sole con le quali si può facilmente offendere et difendersi; le altre tutte, facilmente, a queste
tre si possono ridurre.

Osservazioni al §2.

Di Grassi ritiene che gli autori a lui contemporanei abbiano concepito troppe guardie inutili (“che non hanno ragione”, p. 38), in
quanto queste sono fuori dalla linea retta (direttrice) o perché da queste è possibile essere facilmente feriti; per questo le omette, ri-
tenendole “tutte come dannose et non convenienti punto al proposito” (p. 38), limitandosi alla descrizione di tre sole guardie dalle
quali è possibile facilmente ferire (“offendere”) e difendersi, potendosi ridurre facilmente a queste medesime tre tutte le altre guar-
die elaborate dagli altri autori.
94
[§3] Del modo di riparare col pugnale.

Altrove ho detto: quella parte della persona che deve defendere il pugnale esser la sinistra, cioè dal ginocchio in su. Ma la parte
più bassa, inseme con la destra, vuole tutta esser difesa dalla spada per più commodità et sicurezza.
Quanto a quello che si ha da fare co’ ‘l pugnale si deve avertire che, per grandissimo avantagio, il pugnale vuole esser tenuto
inanti, co’ ‘l braccio desteso et con la punta che guardi l’inimico; la qual punta, benché sia lontana dall’offesa pur, per esser punta,
dà da pensare all’inimico.
Se si debba poi tenire il pugnale co’ ‘l taglio o con la faccia verso l’inimico, ciò si può rimettere al giuditio di chi l’adopra, secon -
do che li torna più avantagio.
Ho veduto alcuni che lo tengono co’ ‘l taglio verso l’inimico, allegando in suo avantagio che, incontrando la spada, che venga di
taglio o punta, ne la prima et seconda parte, crescendo un passo inanti, di necessità volta la mano et mette il taglio del pugnale ove
|39| prima era la faccia, di modo che viene a spingere la spada inimica lontana da sé senza fatica molta, percioché ogni poco di
moto nelle prime parti della spada causa molta varietà nella punta, di dove principalmente viene l’offesa, nel qual caso sarebbe
molto utile un pugnale largo.
Altri sono a’ quali piace di tenir il pugnale con la faccia verso l’inimico, servendosi per difesa non solo del pugnale ma delle
guardie ancora di esso pugnale, con le quali dicono che si fa presa d’una spada; et per ciò fare più facilmente hanno i loro pugnali i
quali, oltra l’else ordinarie, hanno anchora due alette di ferro lunghe quatro ditta diritte, distanti dal pugnale la grossezza d’una
corda d’arco, nella quale distanza, quando aviene che se gli cacci la spada inimica essi, subito volgendo la mano, stringono la spada
facendo prese di essa, la qual cosa può essere che riesca, ma io l’ho per più imaginabile che per fattibile, essendo che, nel fervore
dell’arme, ove contrasta lo sdegno co’ ‘l timore, poco si discerne se la spada sia nell’incastro o non, et quando pure si ha da discorre -
re et mantenir combatendo il guiditio vivo.
Bisogna ingegnarsi di ciò fare col conoscere accuratamente, et discernere con prudenza i moti dell’inimico, la vicinanza et lun -
tananza et rissolversi di ferire per la più corta, che quindi nasce la vittoria.
Tenirà dunque ciascuno il pugnale col taglio o faccia verso l’inimico, secondo che co’ ‘l pugnale si può ferire di taglio, il che non
aviene nell’altro modo; ma tengasi come si voglia, si deve tenir il braccio disteso inanti con la punta al modo detto, per poter trova-
re la spada molto inanti che ella giunga a la persona.
Si deve oltra ciò havere per ordine infallibile che, quando viene punta o taglio |40| nella parte sinistra, fa di bisogno trarli fuo -
ra co’ ‘l pugnale dalla parte sinistra. Et così, difendendoli con la spada, farli uscire dalla parte destra, perché altramente facendo,
cioè spingendo fuora di colpi sinistri dalla parte destra, havendo la spada inimica oltra il moto di traverso che gli si dà per trarla
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fuora, il retto ancora che gli dà l’inimico, continuando l’uno et l’altro può essere che giunga il moto retto in qualche parte della per-
sona prima che il moto di traverso la spinga fuora, però si traran sempre fuora i colpi inverso quella parte di vita che è minore, affi-
ne che più presto esca del periglio quelli colpi che veniranno dalla banda destra spingerli dalla destra. Et quelli che veniranno dalla
sinistra far parimente che escano dalla sinistra.
Della forma de’ pugnali tanto si ha da dire che vogliono essere, per sostenire i colpi della spada, forti, et per incontrarla facil -
mente, longhi, et per poterli presto trar del fodro vorebbeno esser corti onde s’ellegeranno mediocri. |41|

[§4] Della guardia alta di spada et pugnale.

Essendo questa guardia naturalmente prima, sì come ho detto nella sola spada, sarà convenevole l’incominciar da questa; la
quale, in quest’ arme, si può formare in duo modi: l’uno con il pie’ dritto inanti, il quale dimanderemo primo, l’altro con l’istesso pie-
de indietro, il quale s’adimanderà secondo; et questo, per havere la punta della spada più luntana da l’inimico, viene |42| ad have-
re bisogno di maggior tempo; ma il primo, per essere più vicino, con la sola cresciuta del pie’ dinanzi, ferisce più presto ma non già
con tanta forza come il secondo il quale, ferendo con il passo retto, aggiunge alla forza del braccio et della mano anco la forza di tut -
ta la vita. Cominciando dunque dalla prima come da quella in che più facilmente l’huomo si ritruova, dico che si deve in questa, vo -
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lendo stare ne i termini della vera arte, trar solo la punta con la cresciuta del pie’ dinanti, fermandosi in guardia bassa. Et nel se -
condo modo, il quale si forma con il pie’ diritto indietro et la spada in alto, con il pugnale inanti tenendolo nel modo detto, in que sto
similmente si deve spingere solamente la punta con la maggior furia che si può con la cresciuta d’un passo retto, fermandosi pure
in guardia bassa. Né si deve in quest’ arme asicurare di trar colpi di taglio per sapere d’havere in mano un’arma da difender si, per-
ché il medesmo avantagio ha quello che difende di poter con una arma difendere, et forse con la più debole, et ferir con la più ga-
gliarda, la quale vien poi riparata con fatica da quello c’haveva già posto ogni forza et potere per trar un colpo di taglio, onde poca
virtù gli resta da difendere un grande incontro, però si procurerà di ferir di punta. Di tutti o della maggior parte de’ taglî, sì da offe-
sa come di difesa, se ne tratterrà abundantemente nell’inganno.

[§5] Difesa di guardia alta di spada et pugnale.

Come cosa superflua lascio di dire la maniera con la quale si vietano i colpi di taglio, havendo di già detto che con le punte si
possono vietare tutti i colpi di taglio. Per difesa dunque delle |43| due parte è grandissimo avantagio ritrovarsi in guardia bassa
con il pie’ diritto inanti, il qual sito venirai ad esponere all’inimico la parte destra, nella quale egli drizzerà le sue punte, alle quali
si può opponere in tre modi, cioè: o con il solo pugnale, o con la sola spada, o con ambidoi insieme; ma in ciascuno d’essi si dee aver -
tire di crescere un passo obliquo, mediante il quale viene a rimovere dalla linea retta quella parte de la vita nella qual si veniva a
ferire. Quando si riparerà con il solo pugnale si crescerà il passo, il bracio inanti, et trovata la spada si ferirà con la cresciuta del
passo diritto della punta bassa preparata. Se si difende con la sola spada è di bisogno, nel far il passo obliquo, levare la spada, por -
tarla di fuora overo, come si ha trovata la spada inimica, ferir con il pugnale nelle tempie, fermando la spada con la spada overo,
invece di ferir co’ ‘l pugnale, con esso fermare la spada inimica et con quella, con la cresciuta de l’altro passo diritto, ferir di punta,
ma è molto commodo il ferir del pugnale. Il terzo modo, dopo il passo obliquo, poscia che si ha trovata la spada inimica, deve fer -
marla co’ ‘l pugnale, et cavandone la spada ferire di una punta di sotto con la cresciuta del passo retto.

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[§6] Offesa di guardia larga di spada et pugnale.

Per universale precetto ho dato in ogni arma et in ogni guardia, che non si debba, per procurarsi avantagio, overo per ferir più
presto l’inimico, trar colpi di taglio et parimente che con facilità et con poco pericolo si può essere feriti sotto le coltellate. I quali
precetti, se ben si debbono in ogni luogo et tempo osservare, in |44| questa guardia, principalmente, non si debbono giammai pre -
terire, percioché in essa non si può, se non con grandissima discomodità et lunghezza di tempo, ferire di taglio. Resta solo dunque
di usare la punta, la quale si debbe trar con la cresciuta del pie’ dinanzi avertendo, prima che si spinga, se è possibile, battere la
punta della spada inimica co’ ‘l pugnale.

[§7] Della difesa di guarda larga di spada et pugnale.

Questa ancora, sì come l’altre punte, si può in tre modi difendere, cioè: o co’ ‘l solo pugnale, o con la sola spada, o con ambidoi
insieme, ma per difendersi in qualsivoglia modo è utilissimo il ritrovarsi in guardia bassa, et quando si parerà col solo pugnale si
doverà crescere il passo obliquo et, trovata co’ ‘l pugnale la spada inimica, ferire subito d’una punta dissotto con la cresciuta del
passo retto. Et difendendo con la spada sola, che è il miglior d’ogn’ altro modo per ferir l’inimico et difendere sé stesso, bisogna op-
ponere il filo alla spada inimica et spingere la punta alla faccia, girando pur il pie’ di dietro in cerchio, per allungare più la punta et
meglio assicurarsi. Con l’una et l’altr’ arma insieme è possibile opporsi alla punta. Ma questo è tanto discommodo et sgarbato modo
che io, come non convenevole, lascio di dirlo. |45|

[§8] Della offesa di guardia bassa di spada et pugnale.

In tutte le guardie qual volta si truova con la punta verso l’inimico, è grandissimo disavantagio il ferire di taglio, et se in modo
alcuno è pur lecito ferire di taglio, è quando l’huomo si ritruova in questa guardia bassa, percioché torna commodo et si consuma
poco tempo a trar qualche taglio tra le punte, overo trahendo può facilmente, presto, per tentare l’inimico, trar un taglio di nodo,
nel quale et si consuma poco tempo et si leva poco la punta dalla linea retta, di modo che dificilmente si può, sotto questi taglî, en-
trar a ferire; pur, il non usarl’ sarà meglio, risolvendosi più presto a trar una punta dopo una punta che un taglio. Questa guardia,
sì come l’alta, si può formare in duo modi, cioè con il pie’ dritto indietro et inanzi, ma quella con il pie’ diritto indietro è piu presto
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per aspettar l’inimico che per esser prima a offendere, percioché l’offesa, in questa, ancora che ella sia di gran forza per esser la
spada cosi lontana da l’offesa, alla quale, prima che giunga, consuma molto tempo, può facilmente esser riparata o con arme o con
la ritirata d’un passo; però dirò di quella sola con il pie’ diritto inanti. In questa si può ferir in duo modi: sendo dentro o di fuori;
dentro intendo quando la spada si truova tra la spada et il pugnale de l’inimico, et di fuora quando ne sono alcuno d’essi in mezo a
l’altro. Ritrovandoti dunque di dentro a meza la spada dell’inimico, nel qual caso si ha la punta inimica che viene a ferir nella parte
destra, si deve, con gran velocità, crescere il passo obliquo et quasi retto per avicinarsi più |46| all’inimico et subito, serrando la
spada inimica in mezzo alla propria spada et pugnale, et subito fermata crescere il passo retto et ferire di punta. Si può in un altro
modo, et più semplice, ritrovandosi a meza spada, battendo, se prima si può, con il pugnale la punta dell’inimica spada fuori della
linea retta a quella banda che torna più commodo, et in quel tempo, crescendo il pie’ dinanzi, spinger con gran forza una punta alla
facia o petto. Ritrovandosi poi di fuori, si può, crescendo il pie’ dinanzi, spingere una punta alla facia, la quale, quasi di necessità,
viene riparata dalla spada dell’inimico, nel qual riparo si suol portare la spada con la punta fuori della linea retta, nel qual caso si
può sicuramente, crescendo il passo obliquo, volger presto un riverso alle gambe et poi, subito, ritirando alquanto la spada, spinge-
re la punta bassa con la cresciuta del passo retto. Si può nel secondo modo trar un taglio diritto di nodo più breve et forte che sia
possibile, non tanto per il ferire quanto per trovar la spada inimica, la qual subito trovata si dee, crescendo il passo obliquo, levar
la mano et cacciar una punta all’ingiù con la cresciuta d’un passo retto. Nel terzo modo si può anco ferire menando il detto nodo di
mano, et trovata la spada inimica, crescere subito il passo obliquo et fermarla con il pugnale; poscia, subito cavatane la spada, feri -
re d’una punta di sotto con il passo retto. Et questo basti quanto a quello che per di dentro et di fuori si può fare della spada et pu -
gnale in questa guardia, volendo quel solo che per la vera arte et per la retta si può fare. |47|

[§9] Difesa di guardia bassa di spada et pugnale.

Ancora che per difesa de i colpi di ogni guardia vi sia bisogno di grandissima consideratione, in questa, nulla di meno, molto
più eccelente giuditio et prestezza, percioché questa guardia si oppone a tutte l’altre et la maggior parte de’ colpi importanti, più
che in ciascun’ altra, si ferma et riposa, né credo per altra cagione che per conoscere di potersi, in tal sito, facilmente difendere et
offendere, et perché in questa, come si è detto, nell’offesa più che in niun’ altro modo torna comodo il ferir di taglio, ancora che non
si sia dato per consiglio che sia buono usarlo; pure, per poter facilmente accadere, se ne porrà qualche difesa. Raccordando inanzi
ad ogn’ altra cosa quel principio: Chi è più vicino giunge più presto, acciò, conoscendo quanto viagio facia l’una et l’altra spada, sem-
pre ciascuno si risolva di ferire di punta sotto i colpi di taglio, per la qual punta si vieta il cader del taglio; ma perché a ciò fare
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s’assicurano, over assicurar solamente si debbono quelli che sono di grandissimo giuditio et molto presti et di gran cuore, affine che
quelli ancora restino sodisfati che vogliono riparare tutti i colpi et fare in duo tempi quello che potrebbono fare in uno, ponerò per-
ciò la difesa del taglio. Ogni volta, dunque, che venirano colpi di taglio, sarano dritti o riversi, alti, o bassi, al dritto alto si oppone o
il solo pugnale o la spada et pugnale insieme: quando si opponerà il pugnale solo si deve crescere il passo retto et levar la mano dal
|48| pugnale per incontrare la spada inimica nella parte più debole et subito, trovata col pugnale la spada inimica, crescere un
passo dritto et ferire della punta bassa preparata. E se si opponerà la spada et pugnale insieme si leverà la spada et pugnale insie-
me, et come si havrà incontrata l’offesa si taglierà d’un riverso la faccia col solo volger di mano, fermandosi poscia in guardia larga.
Il dritto basso non si deve in altro modo diffendere che col spingere una punta alla coscia dell’inimico, la qual punta fa questo effet-
to: che ferisce sotto il taglio al sicuro et viene ad essere come impedimento et sbarra alla spada inimica, che non possa cader nelle
gambe, vogliendo necessariamente nel spingerela il pie’ di dietro in giro nella parte destra. I riversi ancora saranno o alti o bassi;
se saranno alti si potranno difender o con il solo pugnale, spingendo la punta bassa con la cresciuta del passo retto poscia che si ha -
vrà trovata con il pugnale la spada inimica, overo con la sola spada, crescendo un passo retto col pie’ sinistro ferendo d’una punta
già inalzata per il riparo con la cresciuta pur del passo retto del pie’ destro; et questo modo di riparare è più secondo l’arte, percio-
ché si è detto che tutti colpi che vengono dalla parte sinistra si deveno riparare col pugnale, et i destri con la sola spada. Il riverso
basso vuol essere difeso col spingere una punta, con la quale al sicuro si ferisce et si mette impedimento et sbarra che la spada ini -
mica non cada nelle gambe. In altri modi ancora questo si può riparare, i quali tutti si diranno nell’inganno per non esser questo il
suo luogo. Nel riparo delle punte si deve haver grandissima avertenza nel portar la vita fuor della linea retta, per- |49| cioché que-
sto è il più sicuro modo di difender queste punte che trovar si possa, per esser difficile da trovare queste punte quando elle vengono
serrate et con furia. Perciò, venendo la punta di dentro, si devrà, nel tempo che l’inimico vuol ferire, crescere un passo obliquo assi -
curandosi co’ ‘l pugnale dalla spada inimica, et poscia, ferendo di punta con la cresciuta del passo retto. La punta di fuora nel primo
modo pur si diffende crescendo nel tempo che l’inimico ferisce di punta con la cresciuta del passo retto et così si defendono anco gli
altri modi et parimente, quando l’inimico, per tentare, trarà un taglio di nodo, si sarà avertiti, di subito tratto il nodo, crescer il
passo obliquo et ferire di punta con la cresciuta del passo retto pria che l’inimico, dopo il nodo, possa risolversi di fare altri colpi. Et
questo basti quanto all’adoprare la spada et il pugnale con avantagio et veramente.

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[§10] |117| Dell’inganno.

Sendo venuti al fine della vera arte et detto tutto quello che ci pareva convenevole et utile per dare a ciascuno il vero giuditio et
in tutte l’armi et far conoscer tutti gli avantaggî per li quali poi si conoscono benissimo quanti siano i disavantagî, sarà bene trat-
tar dell’inganno et per servar la promessa et per sodisfar anco a quelli che si dilettano di schermire non per ferire o vincere ma o
per esercitarsi et giocar da scherzo, nel qual esercitio et scherzo è molto bella et lodevol cosa il sapersi maneggiar con la vita, piedi
et braccia, muover presto quando la mano, quando il gombìto, quando la spalla, ritirarsi, crescere, levarsi et abbassarsi in uno in-
stante et spiccar in summa con grandissima velocità colpi di taglio et di punta, dritti et riversi, et non havendo punto di riguardo a
tempo, avantagio o misura menano in tutti i modi, credendo certo di dover o esser più presto dell’inimico o più accorto et giuditioso,
della quale opinione sono tutti gli arroganti et bestiali, a’ quali, essendo più volte riuscito di haver con una punta finta o taglio, fe-
rito et malmenato l’inimico, se ne vanno alteri come che i loro colpi siano irreparabili, et il più delle volte accade che sono da un
huom semplice et coragioso colti con una punta et occisi; però, sarà a questo ottimo rimedio esercitarsi et trar i colpi in tutti i mo- |
118| di per scherzar come s’è detto et essercitarsi, havendo sempre per vero et risoluto che, ove sia bisogno ottenir la vittoria et che
si va a rischio della vita, di supponere l’inimico equale di cognitione et forze, et sopra ciò usar di ferir in manco tempo che possibil
sia et sempre coperto, et questi inganni usarli per esercitio et gioco et non per valersene se non con persone che o siano molto più
pigre o non conoscano l’arte vera; l’inganno dunque, in quest’ arte, non è altro che un colpo tratto non per ferir ma per far scoprir
l’inimico in qualche parte per poterlo poi in quella parte sicuramente offendere, et tanti quanti sono i colpi che si possono trare,
tanti inganni si possono usar et molti più perché ve ne sono de gli altri come si dirà a suo loco, de’ quali tutti la diffesa in breve pa-
role si ponerà in ultimo.

[§11] De gli inganni della sola spada.

Non havendo per fine in questo inganno la vittoria, ma la destrezza della vita et attitudine nel giocare, lasciando la considera -
tione, come l’huomo sia o coperto o scoperto, et come habbia più o meno d’avantagio, si formerà in questa sola spada tante guardie
in quanti modi si possono muover le braccia, mani et piedi, perciò nell’inganno si potrà dir guardia alta, bassa et larga, con il pie’
diritto indietro et inanzi, tenir la spada con la punta indietro et inanti tenir la mano destra nella parte sinistra et con la punta in-
dietro et star in guardia bassa con la punta indietro et inanzi, piegata in terra, et in tutti questi et altri modi stando, si può finger
una punta alta et cacciarla bassa, et poi bassa ferir d’alta, et fingerla di fuora et |121| cacciarla di dentro et all’incontro, et dopo
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queste medesime finte, punte, si può trar taglî diritti et riversi, alti et bassi, secondo che in quel caso più torna commodo; si fingono
ancora i taglî et si tira il taglio, come fingendo il diritto alto trar il diritto o riverso basso o alto, il riverso anco si finge spicandole
poi dietro dritti o riversi, alti o bassi, ma è da avertire che, ritrovandosi con la punta di spada indietro, non si finge mai altro ch’ el
taglio, perché le punte sono discomode. Et perché s'usa molto in quest’ arma di batter con la mano la punta della spada, però quan-
do tal cosa accade si deve per maggior prestezza et avantagio lasciar andar la spada a quella banda che l’inimico la batte et aggiun -
gerli quella forza che si può et farla girar il cerchio intero et ferir l’inimico di taglio, et questo colpo è prestissimo e tanto più è fati-
bile quanto che l’inimico non pensa che la spada si debba lasciar andar a quella banda, et lui sendo per il batter la spada alquanto
sconcertato, et dovendo doppo questa battuta spingere, non può consumar quasi questi doi tempi così presto che non venga prima
colto dal taglio della spada battuta.

[§12] Avertimenti generali circa le difese.

Perché suol accadere che nel menar le mani non si habbia così riguardo a tempo o ad avantagio, ma si vada per molti modi et
vie ad incontrar la spada inimica, ne’ quali casi è molto utile il sapere come s’habbia a ferir et che si possa far per la più breve, la
spada dell’inimico sempre s’incontrerà o alta |122| o a mezo o bassa, et in tutti questi modi gli si trova di sotto o di sopra o di den-
tro o di fuori, et sempre aviene che si truova di sotto quando si vanno a difendere i taglî o punte alte con la spada in piovere, il qual
modo è molto tritto et usato; questo si fa quando per difendere si leva la mano et si traversa la spada tenendo la punta volta in giù;
trovandosi dunque in tal sito non si dee cavar la spada di sotto et poi ferir di taglio perché è troppo lungo, ma ferir con prestezza
quella parte di sotto de l’inimico che non è difesa, però non si farà altro che voltar il pugno et tagliar nelle gambe che al sicuro si fe -
risce; et se si troverà per haver difeso o riverso o punta esser con la spada alta di fuori et non in piovere, in quel caso il più sicuro è
crescer un passo et far presa della mano o braccio inimico, et questo istesso si può et deve fare trovandosi di fuora a mezo et di sot-
to. Ma se si troverà esser di dentro non si può a modo alcuno adare a far presa perché si va a pericolo di investirsi nella punta
dell’inimico; perciò, per fugir questa punta, si deve volgere il pugno et tagliar la faccia et tirarsi con l’allargar il piede verso la guar-
dia larga et trovandosi a basso et haver incontrato il taglio inimico o con il filo o con il falso essendo di sotto si deve senz’ altro indu-
gio tagliar nelle gambe et allargarsi dalla punta inimica, et questo sia per universale precetto di portar sempre la parte più lunta-
na dalle arme inimiche et ferir sempre con la spada in quella parte che più si trova vicina, o poca o molta che sia la botta, et è da
avertire che, ritrovandosi sotto l’arma inimica in piovere, si può fare una sicura presa ma ci vuol prestezza et cuore, perché cresce
per linea retta verso l’inimico, cioè crescere il passo et pigliar con la mano ancor che la nuda spada |123| dell’inimico presso a
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l’else di sotto dalla propria spada et volger subito la mano in fuori che a forza gli si cava la spada di mano, né bisogna temer di ta -
gliarsi pigliandola a man nuda, perché è in tal loco che, quando anco in quello s’incontrasse il colpo, forse non taglierebbe per aver
poca vioelnza [sic]; tutto il male che potesse accadere sarebbe se l’inimico tirasse la spada indietro, onde venirebbe a segare, et in
tal modo la spada taglierebbe molto, ma non bisogna dar tempo all’inimico di tirar indietro, ma subito presa la spada voltar la
mano in fuori, nel qual modo l’inimico non ha forza alcuna; questi modi di ferire si devono et possono usar in tutte l’altr’ armi, però
si osserverà sempre questa regola: di andar con la vita in parte diversa dalla spada dell’inimico, et ferir o poco o assai con quel
manco tempo che sia possibile, et volendo con poco moto et tempo far gran taglio bisogna, subito che si ha colto, ritirar la spada et
segare, che il ferir di taglio in altro modo è vano anchor che havesse gran furia quando viene che coglia in cosa tenera, ma questo
anchor che debole in tutti i modi taglia molto.

[§13] Della spada et pugnale.

Tutte le guardie che si mettono di spada sola si possono ancho metter di spada et pugnale, et con più ragione in queste si posso-
no dimandar guardie che nella sola spada, percioché, benché la spada si ponga sconcertatamente et con disavantagio tale che non
difende quasi alcuna parte della vita, vi è il pugnale il quale sta alla continua difesa, caso che non si volesse levar ambe le braccia
et appresentar il petto libero a l’inimico, il che non sarà né secondo la vera né secondo la falsa arte, ricercandosi in ciascuna di esse
di vincere, et questo modo di levar le braccia sarebbe un volere |124| al sicuro perdere. Si avertirà dunque nell’inganno, havendo
due arme, di sempre haverne una alla difesa et adoprar poi l’altra ad ogni modo per travagliar l’inimico, formando quand’ una et
quand’ un’altra guardia, et in ciascuna d’esse fingere la punta et cacciar la puttta [ sic per punta], finger la punta et trar il taglio, et
alle volte finger anco il taglio et trar il taglio, et in tutti questi modi avertir che sempre il colpo sia dalla finta differente, cioè che se
si finge la punta alta cacciarla bassa, et se di dentro ferir poi di fuori, et fingendo il taglio alto ferir con il basso o fingendo diritto
ferir con il riverso, et quando si voglia ferir con il diritto contrario, dopo il taglio alto trar il riverso basso facendo in somma tutte
quelle mistioni de’ colpi che possono patir tutte queste contrarietà, punta, taglio, alto, basso, diritto et riverso, dentro et fuori, con il
pugnale non veggio che si possi quasi fare inganno che non sia manifestamente pericoloso, come sarebbe allargarlo et scoprir qual -
che parte all’inimico et invitarlo a moversi, volendo poi riparare et ferir l’inimico sconcertato, ma a me non pare si debbano usar
questa sorte d’inganni di scoprirsi, perché gli è di bisogno al sicuro, prima difendersi et poi offendere, il che non si farà se si havrà
contra inimico che sia punto valoroso o giuditioso, ma questo si vol fare come per ultimo de tutti i colpi et quasi in casi disperati,
overo finger di slanciar il pugnale nella faccia dell’inimico con furia, dalla qual finta, senza dubio, procurerà di difendersi o con il
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levar le braccia o con ritirarsi o muoversi verso qualche parte, nel qual travaglio et tempo si può facilmente, essendo punto presto o
accorto, sicuramente ferire, overo anco in vece di finger di trarlo slan- |125| ciarlo da dovero nella faccia all’inimico. Per la qual oc-
casione bisognerebbe saper ficare il pugnal di pnnta [sic], ma sia come si voglia, ad ogni modo la venuta del pugnale in tal modo
travaglia et disordina sì che si può andar sicuramente a ferir andando presto.
Questi inganni di spada et pugnale si possono difendere secondo che più torna comodo, o con la spada o con il pugnale, non ha-
vendo punto di riguardo come nell’arte vera di voler con il pugnale difender la parte sinistra et con la spada la destra, perché qui
non si attende al avantaggio di tempo o misura, ma si havrà ben questa avertenza: subito che si havrà incontrata la spada inimica,
di ferir per la più corta, o di taglio o di punta, ancora che non si facesse colpo c’havesse forza, ma solo si toccasse debil et scarsa-
mente, perché ad ogni modo in gioco questa è tenuta per vittoria. Quanto alle prese non lodo a modo alcuno che si vadi a far presa
della spada dell’inimico con la mano stanca gettando via il pugnale, come in alcun loco ho veduto fare, ma sì bene far questa presa
della spada inimica con la spada et pugnale in mano, et benché questo paia impossibile, pure si farà sicuramente da ciascuna per-
sona che sia presta et di forte braccio, et questa presa si fa così sotto il taglio come sotto la punta, a questo modo: venendo punta o
taglio alto si devrà andarlo a incontrar con la spada di fuori nella terza quarta parte della spada inimica, et con il pugnal di dentro
nelle prime o seconde parti, et subito colta a questo modo la spada del inimico in mezo, volger per forza la spada del inimico in fuori
con il pugnale, tenendo sempre la |126| spada ferma et diritta verso l’inimico più che sia possibile, per poter più facilmente volge-
re, et non è dubio che si cava la spada di mano all’inimico, et quanto più si coglie la spada inimica verso la punta, tanto più facil-
mente si volta in fuori perché forma cerchio maggiore et l’inimico ha poca forza da resistere a quel moto.

104
Appendice II

GIOVANNI DALL’AGOCCHIE – La quarta giornata del primo libro.


Nella qual si tratta della spada et del pugnale.

Giovanni. Poi che noi siamo ridotti al luogo solito, darò principio a ragionare della spada co’ ‘l pugnale, come hieri da me vi fu
pro- |35r| messo, ancor che in queste armi non vi sarà da discorrere molto perché nel ragionamento della spada sola havete inteso
tutta la theorica. Et perché essa serve ancora in queste, non sarà bisogno in tutto replicarla. Solo vi dirò la maniera che dovete te-
nere nel mettervi in guardia co’ ‘l pugnale et con la spada, et vi darò ancora alcuni avertimenti sopra il parare et ferire, per non ha -
vere ogni volta a replicare una medesima cosa. Et poi ragioneremo delle difese et offese, che con queste armi far si possono.
Lepido. Apunto questo è il mio desiderio.
Giovanni. Dicovi adunque che, quando passeggiarete nelle guardie, mentre la spada anderà in coda lunga stretta, nel medesi-
mo tempo co’ ‘l pugnale andarete in cinghiale porta di ferro alta. Et quando la spada si fermerà in cinghiale porta di ferro fermare-
te anco il pugnale in guardia di testa. Ma mentre che la spada calerà in porta di ferro, chinarete il pugnale in coda lunga alta. E
quando guidarete la spada in coda lunga alta, guidarete ancor il pugnale in porta di ferro alta. Poi, mentre che alzarete la spada in
guardia d’alicorno, abbasserete il pugnale in cinghiale porta di ferro. Et questa è la maniera che dovete tenere nel ponere le guar-
die, sì nel passeggiare innanzi come indietro et per traverso ancora, le quali medesimamente far si possono con la spada accompa -
gnata con la cappa. Circa poi gli avertimenti, vi dico che, quando vi occorrerà parare co’ ‘l pugnale et che urtaste in fuori la spada
del nimico, cioè verso le sue parti destre, et massimamente le punte, la urtarete o con il piatto o co’ ‘l fil dritto di esso, secondo il bi -
sogno, volgendo ben il nodo della mano in fuori et tenendo il braccio ben disteso, ma nel medesimo tempo volgerete la persona di
dietro alle vostre parti dritte, perché ciò facendo verrete a spingere più in fuori i colpi |35v| del nimico et da essi vi assicurerete
maggiormente. Ma quando l’urtarete verso le sue parti manche, l’urtarete sempre co’ ‘l fil dritto del pugnale, volgendo la persona
per lo contrario. Et quest’ è il primo avertimento. Il secondo. Come moverete il pugnale per andare a parare moverete anco la spada
per andare a ferire, accompagnando sempre il piede con la mano insieme co’ volgimenti della persona, come ho detto. Terzo. Mentre
vorrete accompagnare amendue l’armi insieme per difendervi, porrete il pugnale per di dietro alla vostra spada, in modo che ‘l fil
dritto di esso tocchi il falso della detta spada, le quali, congiunte insieme, verranno a fare un X et sopra il tutto terrete le braccia
distese per il dritto del volto del nimico, per maggior vostra sicurezza. Quarto et ultimo. Quando haverete ferito il nimico, et ch’ egli
vi rispondesse dalle parti di sopra, et voi vi voleste schermire dalla risposta sua con l’armi accompagnate, terrete il medesimo ordi -
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ne di sopra detto. Et ancor, quando parlerò del difendere et offendere, et ch’ io farò mentione di accompagnare l’armi insieme, voi le
accompagnerete nel medesimo modo detto di sopra, facendo sempre che ‘l pugnale sia di dietro alla spada, che ciò facendo haverete
maggior vantaggio, perché haverete la spada più libera da potere ferire il nimico et massimamente di riverso, et ancor nel parare la
spada haverà più forza per esser sostenuta dal pugnale.
Lepido. Questo pugnale che si ha da accompagnare con la spada, di che grandezza vorrebbe essere?
Giovanni. Debbonsi fuggir gli estremi, cioè non ha da esser né grande né piccolo, ma d’una honesta misura. Pur quando haves-
se a pendere ad uno de gli estremi, vorrei che pendesse alla grandezza, perché con esso si può parare più sicuramente.
Lepido. Circa al tenerlo in mano, come volete voi |36r| che si tenga?
Giovanni. Quasi di piatto, facendo che ‘l fil dritto di esso guardi alquanto verso le parti destre, perché haverete il nodo della mano
più libero da potere spinger in fuori la spada del nimico et massimamente la punta, oltra che haverete maggior forza nel parare per
testa per esser sostenuto il pugnale dal dito grosso; et di più il tenerlo, come ho detto, fa che l’elzo di esso viene a fare maggior difesa.
Lepido. Hor ch’ io ho inteso questi avertimenti, cominciate a ragionarmi delle difese et offese, che in esse far si possono.
Giovanni. Primamente porremo caso che voi vi trovaste con la spada in coda lunga stretta et co’ ‘l pugnale in cinghiale porta di
ferro contra il vostro nimico, et ch’ egli vi tirasse d’un mandritto per testa; passerete innanzi del pie’ manco et co’ ‘l pugnale andare -
te in guardia di testa a schermirvi et nel medesimo tempo gli spingerete per il petto una punta riversa, seguitata da un riverso per
gamba o vero, come haverete parato co’ ‘l pugnale, potete segarli di riverso per coscia o volgerli un mandritto per testa o per gamba,
come volete; et indi, subito, ritirare il pie’ manco indietro un passo, alzando l’armi insieme in guardia di testa per assicurarvi dalla
risposta che di sopra venisse; il che fatto, ritornerete nelle guardie sopradette. Potete ancora parare con l’armi accompagnate, rac -
cogliendo in quel tempo il pie’ manco appresso al dritto, et urtare in fuori co’ ‘l pugnale la spada del nimico, et subito crescere del
destro et segarli di riverso per gamba, et per vostro schermo tirare il pie’ dritto appresso al manco, spingendogli una punta per sot -
to il pugnale; il che fatto vi rimetterete nelle sopradette guardie. Voi, oltra di ciò, potete difendere il detto mandritto con la spada
accompagnata dal pugnale in guardia di faccia, e in quel tempo crescere innanzi del piede destro e |36v| spingerli la punta per il
volto; il che fatto vi rassetterete nelle guardie di sopra nominate. Ma quando egli vi volesse ferire d’un mandritto per gamba potete
schermirvi co’ ‘l fil dritto del pugnale, abbassando la punta di esso verso terra, et tutto a un tempo, scorrendo innanzi del pie’ drit-
to, ferirlo d’una punta per faccia o volgerli d’un riverso per testa, facendo ch’ el pie’ sinistro segua il destro per di dietro. Si può anco
tirare il pie’ dritto appresso al manco, spingendogli la punta per il volto in compagnia del pugnale, et subito ritornare alle guardie
di cui si ragiona. Ma s’egli vi volgesse di riverso per testa, potete pararlo co’ ‘l fil dritto della spada cacciandogli un’imbroccata per
fianco, sì che ‘l pie’ sinistro spinga il destro innanzi, overo dopo che haverete parato il colpo con la spada, potete volgerli d’un river-
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so, o d’alto o da basso, dove vi tornerà meglio. Potete in oltre parare il detto colpo con la spada accompagnata dal pugnale in guar-
dia d’entrare, passando innanzi del pie’ manco et tutto a un tempo crescere e spingerli la punta per il petto. Si può dipoi difendere
il detto riverso con la spada, crescendo alquanto del pie’ dritto; indi, subito, passare del manco innanzi et darli per fianco con la
punta del pugnale; ma, fatto questo, vi ridurrete all’usate guardie. Hor, se per caso egli vi tirasse d’un riverso per gamba, vi potete
schermire con un riverso ridoppio et subito crescere innanzi del pie’ destro e spingerli un’ imbroccata per il volto, facendo che ‘l pu -
gnale vi guardi il capo; il che fatto vi agiarete alle vostre guardie. Ma se ‘l nimico vi spingesse d’una punta sopramano, guidarete
innanzi il pie’ manco et in tal tempo l’urtarete co’ ‘l fil dritto del pugnale verso le vostre parti destre, volgendogli per testa un river -
so sopramano, facendo che ‘l pie’ dritto segua il manco per |37r| di dietro. Potete ancora tirare il pie’ sinistro appresso al destro, et
pararla con la spada di mezzo mandritto, indi, subito, crescere innanzi del destro e spingerli una punta riversa o segarli d’un river -
so tondo, seguitato da un altro riverso, co’ ‘l quale andarete insieme co’ ‘l pugnale alle dette guardie. Ma s’egli vi tirasse d’una stoc -
cata, l’urtarete in fuori co’ ‘l pugnale et in quel tempo passarete innanzi del pie’ dritto, spingendogli la punta per il petto o gli dare -
te d’un mandritto per gamba. Potete ancora ritirare il pie’ dritto indietro un passo e in tal tempo darli di mezzo mandritto per la
man della spada, et ciò fatto ritornare alle predette guardie; et questa è la maniera che dovete tenere sì nel difendervi come
nell’offender il nimico ritrovandovi fermo con la spada et co’ ‘l pugnale in queste due guardie di sopra nominate. Hor venendo alle
seconde guardie dico che, essendo voi con la spada in coda lunga alta et co’ ‘l pugnale in porta di ferro alta et che ‘l nimico vi tirasse
d’un mandritto per testa, alzarete il pugnale a guardia di testa et quivi, schermendovi da esso, passerete tutto a un tempo del pie’
destro innanzi, spingendogli la punta per il petto; o vero, nel passare innanzi, potete darli d’un mandritto sgualimbro a traverso il
braccio della spada et subito ritornare del pie’ dritto indietro un passo con amendue l’armi insieme et rimettervi alle dette guardie.
Potete, oltra di ciò, nel passare innanzi del pie’ dritto, parare il detto colpo con l’arme accompagnate et segarli d’un riverso per
gamba, facendo che ‘l pugnale resti alla difesa della testa. Di più, potete, nel crescere del piede, andare a schermirvi dal detto man -
dritto con la spada in guardia di faccia insieme co’ l’ pugnale, e spingerli in quel tempo la punta nel volto, il che fatto vi ridurrete
alle guardie |37v| sopradette. Ma quando egli vi rispondesse di mandritto per gamba, potete pararlo co’ ‘l fil dritto del pugnale chi-
nando la punta d’esso verso terra et in quell’instante passerete innanzi del pie’ destro et gli caccierete una stoccata per faccia segui-
ta da un mandritto per gamba; o vero, tirarete il pie’ manco indietro un passo, volgendogli un riverso su ‘l braccio della spada, et ciò
fatto ritornarete alle guardie di sopra nominate. Ma s’egli vi volgesse di riverso per testa, lo pararete co’ ‘l pugnale et subito anda -
rete innanzi del pie’ destro, spingendogli per il petto una punta riversa; o vero, gli segarete di riverso per coscia. Potete anco parare
il detto colpo con la spada in guardia d’entrare sostenuta dal pugnale, et nel medesimo tempo passare innanzi e spingerli la punta
per il volto; indi, subito, tornare indietro del pie’ destro accompagnandovi una punta, con la quale vi agiarete nelle sopradette guar -

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die. Ma se per caso egli vi rispondesse di riverso per gamba, tirarete il pie’ manco appresso al dritto e, in uno istesso tempo, li spin -
gerete una punta per faccia. Potete, oltra di ciò, passare del pie’ dritto verso le sue parti manche volgendogli un riverso sgualimbro
su ‘l braccio destro, il che fatto ritornarete nelle guardie di cui si ragiona. Ma quando il nimico vi volesse ferire d’un’ imbroccata nel
petto, l’urtarete co’ ‘l fil dritto del pugnale verso le sue parti sinistre, e in quel tempo li volgerete per testa un riverso sopramano,
facendo che ‘l pie’ destro segua il sinistro per di dietro. Appresso, voi potete passare innanzi del pie’ dritto e, in tal passaggio, para -
re la detta punta con un mandritto sgualimbro, offendendogli il petto d’una punta riversa, et per vostro riparo ritornerete il pie’
dritto indietro un passo, alzando tutto a un tempo amendue l’armi insieme a guardia di testa et |38r| poi vi assetterete nelle guar -
die di che parliamo. Ma quando egli vi tirasse d’una punta sottomano, l’urtarete in fuori co’ ‘l pugnale, cioè verso le sue parti dritte,
passando in quel tempo del pie’ destro innanzi e spingendogli una stoccata per fianco; o vero, li volgerete un mandritto per testa o
per gamba. In oltre potete, nel passare, pararla co’ ‘l fil dritto della spada et subito segarli di riverso per faccia, o vero, nel passare,
accompagnare il vostro fil dritto della spada con quella del nimico e spingerli la punta nel petto. Si può ancora tirare il pie’ manco
indietro un passo et tutto a un tempo ferirli la mano della spada di mezzo mandritto, et subito ritornare alle guardie sudette, nelle
quali credo che bene haverete inteso il modo del parare et del ferire, essendo agiato in esse contra il vostro avversario.
Lepido. Ho inteso benissimo. Seguite pure.
Giovanni. Hora, seguendo il ragionare delle altre guardie, dico che, essendo voi con la spada in porta di ferro stretta et co’ ‘l pu -
gnale in coda lunga alta contra il vostro nimico, et ch’ egli vi tirasse di mandritto per testa, potreste passare innanzi del pie’ manco
et pararlo co’ ‘l pugnale in guardia di testa, et tutto a un tempo spingerli una stoccata per il petto o vero, nel parare darli d’un ri -
verso per coscia. Potete ancora, come haverete parato co’ ‘l pugnale, volgerli d’un mandritto per gamba, il che fatto ritornerete il
pie’ manco indietro un passo insieme con l’armi accompagnate, et vi rimetterete alle guardie sopradette. Ma quando egli vi rispon-
desse di mandritto per gamba, tirerete il pie’ dritto appresso al manco volgendogli un tramazzone per il braccio della spada, o vero,
li spingerete la punta per il volto, et ciò fatto ritornerete alle vostre guardie. Ma s’egli vi tirasse di riverso per testa, passarete in-
nanzi del pie’ sinistro et |38v| co’ ‘l pugnale andarete in guardia di testa a schermirvi e in quel tempo li darete d’un riverso per
gamba o di una punta nel petto. Oltra di questo, nel passare innanzi del pie’ sinistro, lo potete urtar co’ ‘l fil dritto della spada accom-
pagnata dal pugnale, spingendogli la punta nella faccia. Si può ancora difenderlo con un riverso sgualimbro, passando tosto del de-
stro piede innanzi, et ferirlo per fianco d’una punta sopramano, alzando subito il pugnale alla difesa della testa, il che fatto vi ri -
durrete all’usate guardie. Ma se per caso egli vi rispondesse di riverso per gamba, lo pararete con la spada d’un riverso ridoppio
indi, subito, crescerete innanzi del pie’ dritto, cacciandogli un’ imbroccata per il volto. Potete ancora tirare la gamba indietro e, in
quel tempo, volgergli un dritto tramazzone per la mano della spada, et ciò fatto ritornare alle guardie di cui si ragiona. Ma se ‘l ni-
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mico vi spingesse d’una imbroccata per il petto, passerete del pie’ manco verso le sue parti dritte e, in questo passaggio, l’urterete
in dentro co’ ‘l fil dritto del pugnale, volgendogli un riverso per testa, sì che ‘l pie’ destro segua il sinistro per di dietro. Vi tornerà
bene anco pararla co’ ‘l falso della spada et volgerli un riverso per gamba, facendo che il pugnale vi guardi il capo. Oltra di ciò voi la
potete parare co’ ‘l fil dritto della spada et subito passare innanzi del pie’ destro e spingerli la punta per il petto, il che fatto vi adat-
terete alle dette guardie. Ma quando egli vi tirasse d’una stoccata per faccia, guiderete innanzi il pie’ manco et la difenderete co’ ‘l
fil dritto del pugnale spingendola verso le parti sinistre del nimico, et nel medesimo tempo li volgerete d’un riverso per testa. Pote-
te ancora scorrere innanzi del pie’ destro et andare con la spada in compagnia del pugnale in guardia d’entrare, |39r| spingendogli
in quel instante la punta nel volto, et ciò fatto ridurvi alle prenominate guardie, delle quali molte altre difese della spada si potreb -
bono addurre, ma per esser superflue non starò a replicarle.
Lepido. Perché sono superflue?
Giovanni. Perché, havendovi dimostrato nella spada sola la maniera del difendervi da tutti i colpi che dal nimico possono esser
tirati e il modo d’offender lui, il che (come vi dissi) serve anco in queste altre nelle quali voi, ad ogni vostro commodo, ve ne potete
servire, però non accade per simil rispetto ch’ io ve le replichi; anzi, seguendo il ragionar delle guardie, vengo a dirvi che, ritrovan-
dovi con la spada in cinghiale porta di ferro et co’ ‘l pugnale a guardia di testa, et che ‘l nimico vi tirasse di mandritto per testa, voi
potete passare innanzi del pie’ destro et pararlo co’ ‘l pugnale, et tutto a un tempo spingerli per il petto una punta riversa, o vero, lo
ferirete per testa d’un riverso sotto braccio. Potete ancora pararlo con l’armi accompagnate, passando subito del pie’ dritto innanzi,
spingendogli un’imbroccata per il volto. Appresso, potete passare innanzi del pie’ destro et parare il detto colpo co’ ‘l fil dritto della
spada et ferirlo per fianco d’una punta sopramano, il che fatto ritornerete del pie’ dritto indietro un passo insieme con un dritto tra -
mazzone, et vi fermerete nelle dette guardie. Ma quando egli tirasse di mandritto per gamba, tirerete il pie’ alquanto indietro et in
quel tempo li spingerete la punta nella faccia e incontinente ritornerete alle vostre guardie. Et se pure egli vi rispondesse di riverso
per testa, potete pararlo con la spada in guardia d’entrare accompagnata dal pugnale, passando in quell’instante del pie’ destro in-
nanzi e spingendogli la punta nel volto. Potete ancora passare innan- |39v| zi del pie’ dritto et difenderlo con un riverso sgualim -
bro, et poi ferirlo d’una imbroccata per il petto o volgerli d’un riverso per testa o per gamba, ritornando tosto del pie’ dritto indietro
con l’armi accompagnate a guardia di testa, et ciò fatto agiarvi alle predette guardie. Ma se per caso egli vi tirasse di riverso per
gamba, potete scorrere innanzi del pie’ destro e schermirvi con un riverso ridoppio et cacciarli una punta per faccia. Di più, potete
tirare il pie’ manco indietro un passo et nel medesimo tempo volgerli un tramazzone su ‘l braccio della spada, il che fatto v’assette -
rete nelle predette guardie. Ma quando il nimico vi spingesse per il petto d’una punta sopramano, l’urterete co’ ‘l fil dritto del pu -
gnale verso le sue parti manche senza passeggiamento alcuno, volgendogli tutto a un tempo per testa un riverso sopramano, facen-
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do che ‘l pie’ dritto segua il manco per di dietro. Si può anco pararla co’ ‘l falso della spada e, in un tempo stesso, passare innanzi
del pie’ destro, volgendogli un riverso per gamba, et ciò fatto ritornare il pie’ destro indietro un passo insieme con una punta accom-
pagnata dal pugnale, con la quale vi ridurrete alle guardie di cui si ragiona. Ma s’egli vi spingesse una stoccata per faccia, la schife -
rete co’ ‘l fil dritto della spada passando del pie’ destro innanzi, spingendogli la punta per il petto, o vero, subito c’ haverete parato,
li volgerete di riverso per gamba. Si potrà etiamdio nel passare del piede, porre il forte del fil dritto della vostra spada accompagna-
ta dal pugnale nella detta stoccata e spingerli tutto a un tempo la punta nella faccia. Di più, si può pararla co’ ‘l pugnale et segarli
di riverso per coscia, et subito ritornare alle usate guardie. Et questi sono gli schermi che far si possono ritrovandovi in queste
guardie di che v’habbiamo hora |40r| parlato. Ci resta al presente da ragionare della guardia d’alicorno co’ ‘l destro piede innanzi
nella quale, essendo fermo con la spada et co’ ‘l pugnale in cinghiale porta di ferro et che ‘l vostro nimico vi volesse ferire d’un man-
dritto per testa, potete passare innanzi del pie’ manco et alzare il pugnale in guardia di testa, co’ ‘l quale vi schermirete da esso, ma nel
medesimo tempo gli volgerete un mandritto per testa o per gamba, o vero, gli spingerete la punta per il petto. Si può ancora, men-
tre ch’ egli tira il detto mandritto, passare innanzi del pie’ destro et darli d’un mandritto sgualimbro per la mano della spada, ma
ciò fatto vi rimetterete alle guardie sopradette. Et quando pure egli vi tirasse di mandritto per gamba, tirarete il pie’ destro indie -
tro un passo spingendoli un’imbroccata per il volto, o vero, li volgerete un mandritto al destro braccio, il che fatto vi ridurrete alle
vostre guardie. Ma s’egli vi rispondesse di riverso per testa, tirerete il pie’ manco dietro al dritto e, in tal tempo, vi schermirete con
la spada nella medesima guardia, indi, subito, crescerete innanzi del pie’ dritto, spingendogli la punta per il petto et facendo che ‘l
pugnale si trovi alla difesa della testa. Potete ancora passare innanzi del pie’ manco et pararlo co’ l pugnale, et subito ferirlo d’un
mandritto per gamba, il che fatto ritornerete alle guardie di cui si ragiona. Ma se ‘l nimico vi volgesse di riverso per gamba, tirerete
il pie’ dritto indietro cacciandogli un’ imbroccata per faccia, o vero, li volgerete d’un mandritto per la mano della spada, et ciò fatto
ritornerete alle usate guardie dette. Ma quando egli vi spingesse d’una punta sopramano, la potete parare con mezzo mandritto et
subito segarli d’un riverso tondo, facendo che ‘l pie’ manco spinga il destro innanzi, dopo che vi ridurrete |40v| similmente alle det-
te guardie. Ma s’egli vi tirasse d’una stoccata per faccia, l’urtarete co’ ‘l pugnale verso le sue parti destre, tirando in quel tempo il
pie’ manco appresso al dritto, et subito crescerete del dritto innanzi, spingendogli la punta per fianco, o vero, li volgerete d’un man -
dritto per gamba. Si può appresso pararla con mezzo mandritto sgualimbro, et ferirlo nel petto d’una punta riversa, et dopo questo
ritornare alle sopradette guardie.
Lepido. Questa guardia d’alicorno non si può ancor fare co’ ‘l manco piede innanzi?
Giovanni. Si può, perché la denominatione non si prende da’ piedi ma dall’agitatione della spada.
Lepido. Havrei ancor caro d’intendere gli schermi che si ponno fare quando io mi ritrovassi in detta guardia co’ ‘l pie’ manco innanzi.
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Giovanni. Ve li dirò volentieri. Ogni volta, dunque, che vi troverete con la spada in detta guardia, et co’ ‘l pugnale in porta di
ferro alta contra il vostro nimico, et ch’ egli vi tirasse di mandritto per testa, potete urtarlo in fuori co’ ‘l pugnale et subito passare
innanzi del pie’ destro e spingerli una imbroccata per il petto, o vero, darli d’un mandritto per testa o per gamba, et ciò fatto ritor-
nare alle guardie sopradette. Ma quando egli vi rispondesse d’un mandritto per gamba, lo pararete co’ ‘l pugnale chinando la punta
di esso verso terra, indi, subito, crescerete innanzi del pie’ dritto cacciandoli per il volto una punta sopramano et poi ridurvi
all’istesse guardie. Ma quando il nimico vi spingesse un’ imbroccata per il volto, l’urtarete in fuori co’ l pugnale e, in tal tempo, pas -
serete del pie’ destro verso le sue parti manche et lo ferirete d’una simil punta per fianco, facendo che ‘l pie’ manco segua il destro,
o vero, nel passare del piede potete volgerli un mandritto per gamba. Vi sarà etiamdio commodo urtarla co’ ‘l pugnale verso |41r|
le sue parti sinistre e in un medesimo tempo spingerli la punta nel volto o volgerli per testa d’un riverso sopramano, sì che ‘l pie’
destro segua il sinistro per di dietro, et ciò fatto ritornare del piede all’indietro insieme con un riverso di sotto in su, il quale si fer-
merà nelle guardie sopradette. Ma s’egli vi tirasse d’una stoccata per faccia, la pararete in fuori co’ ‘l piatto del pugnale e, in tal
tempo, crescerete innanzi del pie’ destro spingendogli un’ imbroccata per il petto o li darete d’un mandritto per testa o per gamba.
Potete ancora, come vedrete venir quella punta, passare del pie’ dritto verso le parti manche del nimico e spingerli per fianco una
punta sopramano, et per vostro schermo tornare del pie’ destro indietro un passo accompagnato da una stoccata per sotto il pugna -
le et agiarvi nelle guardie di cui si ragiona, delle quali haverete inteso la maniera dello schermirvi da’ mandritti riversi et dalle
punte sì da alto come da basso, ritrovandovi con la spada et co’ ‘l pugnale in qual si voglia guardie di sopra nominate. Et perché ho
sempre tenuto una regola ferma nel ragionare di esse, hor ne voglio ragionare variamente.
Lepido. Questo ancora mi sarà sommamente caro.
Giovanni. Ritrovandomi dunque con la spada in coda lunga stretta et co’ ‘l pugnale in cinghiale porta di ferro, et che ‘l nimico vi
spingesse per faccia una punta riversa per darvi d’un riverso per gamba, dalla detta punta vi difenderete co’ ‘l falso della spada, ma
quando egli volgerà il riverso voi, subito, tirerete il pie’ destro indietro un passo e, in quel tempo, li volgerete un dritto tramazzone
al braccio della spada, il quale calerà in cinghiale porta di ferro, et co’ ‘l pugnale anderete in guardia di testa. Hor, se ‘l nimico vi ri-
spondesse d’una stoccata per faccia per darvi d’un mandritto per testa, |41v| la pararete co’ ‘l fil dritto della spada ma, nel volgervi
del mandritto, voi tosto guidarete innanzi il pie’ destro et, tutto a un tempo, andarete con la spada in guardia, spingendogli la pun -
ta per il volto, accompagnata da un dritto tramazzone, co’ ‘l quale vi fermerete in porta di ferro stretta et co’ ‘l pugnale in coda lun -
ga alta. Ma s’egli vi fingesse d’un riverso per testa per cagion di ferirvi d’un simil per gamba, al primo alzerete la spada a guardia
di testa, ma nel volgervi il secondo tirerete il pie’ dritto indietro un passo e, in uno stesso tempo, li darete d’un riverso su ‘l destro
braccio, et così la spada resterà in coda lunga alta et il pugnale in porta di ferro. Hor, s’egli vi tirasse di mandritto per testa o per
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gamba, ma poniamo per testa, andarete co’ ‘l pugnale in guardia di testa a schermirvi, passando tosto del pie’ destro innanzi spin -
gendogli una stoccata per il petto. Et quando egli lo tirasse per gamba, lo parararete co’ ‘l fil dritto del pugnale chinando la punta
di esso verso terra e in quel instante passerete innanzi del pie’ destro, dandogli d’un mandritto per testa o per gamba il quale sarà
seguitato da un riverso ridoppio et così andarete con esso in guardia d’alicorno et il pugnale resterà in cinghiale porta di ferro. Ma
quando egli accennasse di darvi nel volto d’una punta in falso per ferirvi d’un mandritto per gamba, vi assicurerete dalla detta
punta co’ ‘l pugnale senza mover piedi. Et se pur vorrà venirvi del mandritto, voi, subito, tirerete il pie’ destro indietro un passo e,
in uno stesso tempo, li volgerete un mandritto al braccio della spada accompagnato da un riverso di sotto in su, co’ ‘l quale vi ridur -
rete in guardia d’alicorno co’ ‘l manco piede innanzi et co’ ‘l pugnale in porta di ferro alta. Hor, se ‘l nimico vi rispondesse di man -
dritto o di riverso o di punta, po- |42r| tete parare co’ ‘l pugnale et indi, subito, crescere innanzi del pie’ destro verso le sue parti si -
nistre e spingerli la punta per il petto. Et con questo farò fine al variare delle guardie, nelle quali vi ho dimostrato quel che si potrà
fare. Ben è vero che se ne potrebbe parlar più diffusamente; ma noi, studiando alla brevità, resteremo per hora di più ragionare,
massimamente ch’ io voglio dimostrarvi la maniera c’havete a tenere nel provocare il nimico et ferirlo ancora, quando egli non vo-
lesse tirare, accioché, venendovi l’occasione, ve ne possiate servire.
Lepido. Me ne farete piacere.
Giovanni. Dico dunque che, ritrovandovi amendue con le spade in coda lunga stretta et co’ pugnali in cinghiale porta di ferro, et
volendo voi provocare il nimico potete fare falso et mandritto contra la sua spada, o vero, volgerli un tramazzone per la destra mano
il quale si fermerà in porta di ferro et il pugnale in coda lunga alta. Potete anco tirarli d’un falso per le mani di sotto in su, senza
passeggiamento alcuno, o vero, spingerli una punta in falso per faccia per disopra del pugnale, seguitata da un mandritto per gam-
ba, facendo che la testa sia ben dal pugnale difesa. Si può, appresso, passare innanzi del pie’ manco verso le sue parti dritte, spin-
gendogli in quel tempo per faccia una punta riversa, et come egli alzasse la spada per difenderla voi, subito, andarete innanzi del
pie’ destro volgendogli per testa un mandritto tondo, o vero, come haverete spinta la detta punta, li volgerete d’un riverso per gamba.
Oltra di ciò, potete tirarli una stoccata per il petto fra la sua spada et il pugnale. Et se per caso egli l’urtasse indentro co’ ‘l pugnale,
et che passasse innanzi del pie’ manco volgendovi un riverso per testa, voi, subito, passerete innanzi del sinistro piede et andarete
a pararlo con la |42v| spada accompagnata dal pugnale in guardia d’entrare, spingendogli tutto a un tempo la punta nel volto.
Voi, similmente, potete astringerlo con raccogliere il pie’ manco appresso al dritto et indi, subito, crescere innanzi del medesimo drit-
to che, trovandosi egli così astretto, converrà tirare o ritirarsi indietro; et questa è un’altra maniera di provocare il nimico, la quale
potete usare contra di esso, ritrovandovi in qual si voglia guardia di sopra nominata.
Lepido. Questa maniera di astringere il nimico non si può fare ancora con la spada sola?
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Giovanni. Si può, ma bisogna andare con gran giudicio per esser questa men sicura che non è quella che si fa con la spada accom-
pagnata. Hor notate i contrarî delle sopradette provocationi, i quali saranno che, quando egli farà falso et mandritto contra la vostra
spada voi, subito, passerete del pie’ dritto verso le sue manche parti e in tal passaggio volgerete un riverso tramazzone co’ ‘l quale
ritornerete alle vostre guardie. Ma s’egli volgesse il tramazzone, tirerete le mani et la persona alquanto indietro, facendo che la
vita si riposi su ‘l piede di dietro, lasciando ire il colpo vano, et subito li spingerete la punta per il volto. Ma quando egli vi tirasse
del falso di sotto in su per le mani, voi potete fondarlo co’ ‘l fil dritto della spada verso terra, segandoli tosto d’un riverso per faccia.
Ma s’egli vi spingesse la punta in falso per la tempia manca per darvi d’un mandritto per gamba, potete parare la detta punta co’ ‘l
pugnale, et quando volgerà il mandritto voi andarete innanzi del pie’ destro urtandolo co’ ‘l falso della spada accompagnata dal pu -
gnale, facendo che la punta di essa vada verso terra, et subito li segarete d’un riverso per coscia, o vero, tirerete il pie’ dritto indie-
tro un passo et in tal tempo li darete di mezzo |43r| mandritto per la mano della spada. Ma se dopo la predetta punta egli vi vol -
gesse di riverso per gamba, potete pararlo con un riverso ridoppio spingendogli un’imbroccata per il petto, o vero, tirare il pie’ destro
all’indietro percotendogli tutto a un tempo il destro braccio con un riverso sgualimbro. Ma quando egli vi tirasse la stoccata per il
petto, voi, subito, li volgerete un riverso tramazzone al braccio della spada, passando in quel tempo del pie’ dritto per traverso, fa -
cendo che ‘l pie’ manco lo segua per di dietro, et la spada resterà in coda lunga stretta et il pugnale in cinghiale porta di ferro. Se
poi il nimico crescesse innanzi per astringervi, potete guidare il pie’ destro per traverso volgendo la persona dietro alle vostre parti
dritte, et nel medesimo tempo volgerli un riverso tramazzone per le braccia, o vero, darli nelle mani d’un mezzo mandritto. Et que -
sti sono i contrarî delle sopradette provocationi.
Lepido. Gli ho intesi. Seguite pure.
Giovanni. Hor, seguendo la seconda maniera di provocare il nimico, dico che, quando amendue vi trovaste con la spada in coda
lunga alta et co’ pugnali in porta di ferro, lo potete provocare con un falso dritto o due, tirandogli per la mano del pugnale, et poi,
tutto a un tempo, crescere innanzi del pie’ dritto e spingerli nel petto una punta riversa, per di fuori dalle sue destre parti, seguita -
ta da un riverso per gamba. Potete anco, nel crescere del pie’ dritto, tirarli di mezzo mandritto per la man del pugnale in compa -
gnia d’un riverso sgualimbro, o vero, nel crescere innanzi, li spingerete una punta sopramano, con la quale vi fermerete in porta di
ferro stretta et co’ ‘l pugnale in coda lunga alta. Appresso, nel passare del pie’ dritto, voi potete spingerli per il volto una punta in
falso, accompagnata da un mandritto per gamba, o vero, dopo |43v| c’haverete spinta la predetta punta, potete far vista di volgerli
per testa un mandritto, ma però li volgerete d’un riverso per gamba. Et questa è la seconda maniera di provocare il nimico et ferirlo
ancora, essendo nelle due guardie sopradette.
Lepido. Questa punta in falso come si fa?
113
Giovanni. Si spinge la punta della spada co’ ‘l braccio ben disteso per di fuori dalle sue manche parti, facendo che ‘l falso di essa
vada verso la sua faccia, volgendo in quel tempo la persona dietro le vostre parti dritte, et similmente si può fare un mandritto in
falso et un riverso ancora, i quali si fanno mentre che si tira il colpo, perché quasi nel colpire di esso, et massimamente del man-
dritto, si volge il dritto della mano all’ingiù, dove che ‘l falso viene a ferire; et per lo contrario, nel tirare del riverso, si volge il dritto
della mano all’insù, et per questa cagione pigliarono questi nomi. Hor, seguendo i contrarî delle dette provocationi, dico che, quan-
do il nimico tirerà del falso per la manca mano, alzerete il pugnale a guardia di testa et con la spada andarete in cinghiale porta di
ferro, senza quasi mover piedi. Ma nel passare che egli farà per spingere la punta riversa, voi crescerete innanzi del pie’ dritto e in
uno stesso tempo la pararete co’ ‘l fil dritto della spada accompagnata dal pugnale, spingendogli la punta per il petto. In oltre, si
può, senza muovere il piede, volgerli un dritto tramazzone per la mano della spada. Ma quando egli, nel passare innanzi del pie’
dritto, vi tirasse di mezzo mandritto per darvi del riverso, lo potete parare co’ ‘l pugnale, ma nel volgere il riverso voi, subito, passe -
rete del pie’ destro verso le parti manche del nimico volgendogli in quel tempo un riverso tramazzone su’ ‘l destro braccio. Ma s’egli,
nel passare, spingesse l’imbroccata, voi, co’ ‘l pugnale |44r| la pararete crescendo alquanto del pie’ manco verso le sue dritte parti,
et tutto a un tempo li volgerete d’un riverso per testa, et la spada ritornerà in coda lunga alta. Ma quando egli spingerà la punta in
falso per darvi del mandritto per gamba, co’ ‘l pugnale vi schermirete dalla detta punta et nel volgere del mandritto voi, subito,
passerete innanzi del pie’ destro verso le sue manche parti, ma in questo passaggio li caccierete per fianco una punta sopramano.
Hor, s’egli nel crescere del piede farà vista di darvi d’un mandritto et poi subito volgerà il riverso per testa, voi, al mandritto, alza -
rete il pugnale a guardia di testa, ma nel volgere del riverso passerete innanzi del pie’ dritto volgendo il fil dritto della vostra spada
in compagnia del pugnale contra il detto colpo, spingendogli subito la punta nella faccia. Ma se dopo il predetto mandritto volgesse
il riverso per gamba, lo potete parare con un riverso ridoppio, indi subito crescere alquanto innanzi et ferirlo d’una imbroccata per
il petto. Et questi sono i contrarî alle predette offese. Hora udite la terza maniera di provocare et offender’ il nimico, la quale è che,
essendo amendue con le spade in porta di ferro stretta et co’ pugnali in coda lunga alta, voi potete urtare co’ ‘l falso della vostra
spada contra quella del nemico et segarli di mandritto per faccia, facendo che ‘l pie’ manco spinga il destro innanzi, o vero, fingerli
per testa un dritto tramazzone et nondimeno volgerli un riverso per coscia. Potete ancora spingerli per faccia una punta riversa,
passando innanzi del pie’ sinistro, et subito crescere del destro et volgerli un riverso per gamba o ferirlo per fianco di una punta so -
pramano. Si può inoltre spingere la detta punta co’ ‘l pie’ dritto et subito passare del pie’ manco et urtare in fuori co’ ‘l pu- |44v|
gnale la sua spada per sotto la vostra, ma tutto a un tempo darli d’un mandritto per gamba. Dopo questo potete anco spingere due
punte riverse: la prima è passare del pie’ manco verso le sue dritte parti, spingendola per il volto, et mentre che egli alzasse la spa -
da per difenderla voi, subito, crescerete innanzi del pie’ destro et co’ ‘l pugnale urtarete in fuori la sua spada, cacciandogli l’altra

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per il petto. Et questa è la terza maniera di provocare il nimico in queste due guardie. Hor ascoltate i suoi contrarî. Il primo sarà
che, come egli urterà del falso nella vostra spada, tirarete il pie’ dritto all’indietro, volgendogli tutto a un tempo un mandritto per
la man della spada, il quale calerà in cinghiale porta di ferro et il pugnale a guardia di testa. Secondo, nel finger ch’ egli farà il tra-
mazzone alzerete il pugnale in guardia di testa et come egli volgerà il riverso per coscia, lo pararete co’ ‘l fil dritto della spada chi-
nando la punta di essa verso terra, et subito li spingerete per il petto una punta sopramano. Terzo, quando egli spingerà l’imbroc-
cata, o vero volgerà il riverso, tirerete il pie’ dritto indietro un passo, volgendogli in quel tempo un riverso sgualimbro al braccio
della spada. Quarto, nello spingere ch’ egli farà la predetta punta co’ ‘l pie’ destro innanzi per darvi del mandritto per gamba, la pa-
rarete con la spada in guardia d’entrare, ma nel passare ch’ egli farà del manco piede innanzi per urtare del pugnale, in difensione
di esso tirarete il pie’ dritto indietro un passo insieme con un riverso, co’ ‘l quale andarete in coda lunga alta. Quinto, et ultimo,
quando egli spingerà le due punte, difenderete la prima co’ ‘l falso della spada, ma come egli passerà del destro per spingere la se-
conda voi, subito, passerete del pie’ manco verso le sue dritte parti et li urtare- |45r| te co’ ‘l pugnale, ma in uno instante gli volge -
rete per testa un riverso sopramano, facendo che ‘l pie’ destro segua il sinistro per di dietro. Et con questo haverò dato fine a’ con-
trarî di queste altre provocationi et offensioni. Hor ascoltate la quarta di cinghiale porta di ferro, la quale sarà che, ritrovandovi co’
‘l vostro nimico con le spade in detta guardia et co’ pugnali in guardia di testa, potete spingerli una punta per faccia passando co’ ‘l
pie’ dritto innanzi et accompagnarla con un riverso per gamba, o vero, come haverete spinto la detta punta, potete volgerli per testa
due mandritti, facendo calare l’ultimo in porta di ferro alta. Potete, appresso, passare innanzi del pie’ destro et subito volgerli un
dritto trammazzone al braccio della spada, o vero, nel passare del detto piede potete far vista di spingerli per faccia una punta ri -
versa, ma nondimeno, farete una mezza volta di pugno spingendogli subito un’imbroccata per fianco. Et questi sono i modi che po -
tete fare nel provocare il nimico essendo in queste due guardie sopradette, le quali provocationi si fanno più per incitare il nimico
al respondere che per altro.
Lepido. Di queste provocationi quale tenete voi per le più difficili? Quelle che si fanno con la spada sola o queste che si fanno
con la spada et co’ ‘l pugnale?
Giovanni. Quelle che si fanno con la spada sola, perché con essa bisogna fare due effetti, cioè difendere et offendere. Ma haven-
do il pugnale, con esso potete parare et con la spada ferire. Ma per seguire i contrarî delle sopradette provocationi, dico che, quando
egli spingerà la punta per faccia co’ ‘l piede destro innanzi voi, quella co’ ‘l pugnale urtarete, ma nel volgervi il riverso per gamba lo
pararete con un riverso ridoppio passando tosto del pie’ dritto innanzi, et in tal tempo li spingerete |45v| una imbroccata per il
volto. Ma spingendo egli la punta per ferirvi d’un mandritto per testa, voi la schiferete con la spada et mentre ch’ egli passerà per
ferirvi voi, gettando il pie’ sinistro di dietro al destro, li percoterete di mezzo mandritto il braccio della spada. Ma quando egli, nel
115
passare che farà, volgesse il tramazzone voi, subito, passerete innanzi del pie’ dritto et con la spada andarete a parare in guardia
d’entrare in compagnia del pugnale, spingendogli tutto a un tempo la punta per il petto. Hor, se pure egli spingerà la punta river-
sa, voi quella co’ ‘l falso della spada urtarete. Ma nello spingere l’imbroccata la pararete con un riverso ridoppio passando in
quell’instante del pie’ dritto innanzi et con una punta sopramano li ferirete la faccia, et questi sono i suoi contrarî. Hor, venendo
alla quinta maniera di provocare il nimico, essendo amendue con la spada in guardia d’alicorno co’ ‘l pie’ dritto innanzi et co’ pu-
gnali in cinghiale porta di ferro, dico che voi potete spingerli una imbroccata per la man del pugnale et accompagnarla con un drit -
to tramazzone, co’ ‘l quale vi fermerete in porta di ferro stretta et co’ ‘l pugnale in coda lunga alta, o vero, nello spingere la detta
imbroccata, tirarete il pie’ dritto indietro un passo et la spada resterà in cinghiale porta di ferro, et il pugnale a guardia di testa.
Potete ancora far cenno di spingerli la punta sopramano, ma però li volgerete un mandritto per la manca mano, il quale calerà in
porta di ferro larga, alzando il pugnale alla difesa del capo, et questa è la maniera di provocare il nimico ritrovandovi nelle due
guardie nominate di sopra.
Lepido. Queste provocationi a me pare che altro non siano che mutatione di guardie.
Giovanni. È vero, perché in queste due guardie d’alicorno altro non si può fare per provocare il nimico che |46r| astringerlo et
farli delle finte, o vero fare delle mutationi di guardie acciò ch’ egli habbia cagione di moversi o di rispondere. Ma notate i contrarî
alle predette provocationi, de i quali il primo è che, quando egli spingesse l’imbroccata, voi passerete del manco piede verso le parti
dritte del nimico, e in questo passaggio allargherete alquanto il braccio sinistro et co’ ‘l pugnale indentro l’urtarete, ma nel medesi-
mo tempo li volgerete per testa un riverso sopramano, co’ ‘l quale vi fermerete in coda lunga alta et co’ ‘l pugnale in porta di ferro.
Secondo, quando egli tirerà il pie’ dritto all’indietro e spingerà la punta sopramano, voi potete finger di risponderli; et s’egli venisse
alla finta, voi lo potreste ferire dove vi tornasse più commodo. Terzo, in quel ch’ ei farà vista di spingervi l’imbroccata, voi non vi
moverete; ma quando egli volgerà il mandritto voi, subito, gitterete il pie’ destro indietro un passo e, in un tempo, li volgerete un
mandritto sgualimbro per la man della spada, il quale calerà in cinghiale porta di ferro et co’ ‘l pugnale andarete in guardia di te -
sta. Et questi sono i contrarî alle predette provocationi. Hor ci resta il ragionare della sesta et ultima guardia, la quale è quella
d’alicorno co’ ‘l pie’ sinistro innanzi et poi voglio che diamo luogo.
Lepido. Mi rimetto al voler vostro.
Giovanni. Ritrovandovi dunque co’ ‘l vostro nimico in detta guardia et co’ ‘l pugnale in porta di ferro alta, et essendo voi il pro -
vocatore, potete raccogliere il pie’ dritto appresso al manco indi scorrere co’ ‘l medesimo alquanto innanzi che, trovandosi il nimico
così astretto, li converà o tirare o ritirarsi indietro. Ma voglio che poniamo caso ch’ egli tirasse di taglio o di punta dalle parti di so -
pra, voi col pugnale vi schermirete et in quel tempo passerete innanzi del pie’ destro spingendogli un’ imbroccata per il pet- |46v|
116
to, o vero, nel passare del piede potete far cenno di spingergli la punta per faccia, et tutto a un tempo volgerli d’un mandritto per
gamba, il quale calerà in porta di ferro et il pugnale anderà alla diffesa della testa. Et hora farò fine.
Lepido. Non volete prima dirmi i suoi contrarî?
Giovanni. Si voglio. Il contrario è che, quando egli scorrerà del piede per astringervi, voi subito guidarete il pie’ destro verso le
sue sinistre parti spingendogli la punta della spada nella manca mano, con la quale vi fermerete in porta di ferro stretta et il pu-
gnale a guardia di testa. Ma quando egli passasse innanzi del pie’ dritto e spingesse l’imbroccata, voi subito passerete co’ ‘l pie’
manco verso le parti dritte del nimico e in uno stesso tempo urterete detta imbroccata co’ ‘l fil dritto del pugnale, volgendogli per te -
sta un riverso sopramano, il quale calerà in coda lunga alta et il pugnale in porta di ferro alta. Ma s’egli fingesse di spingervi
l’imbroccata non farete mossa; ma come egli volgerà il mandritto per gamba, tirerete il pie’ manco indietro un passo percotendogli in
quell’instante di mezzo mandritto la detta mano. Et così, co’ ‘l divino aiuto, haveremo dato fine al ragionamento della spada accom -
pagnata co’ ‘l pugnale. Ma perché è apunto l’hora di andare a vedere la giostra, v’invito per domani a ragionare sopra la spada et la
cappa.
Lepido. Andiamo et accetto l’invito per domani, per saper il modo di valersi di spada et cappa, cosa da me molto desiderata.

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Appendice III

Compendio tecnico da Accademia Nazionale di Scherma. Dispensa didattica per i corsi di scherma storica e artistica, Napoli 2015.

§1 – Parti fisiche dalla spada.

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§2 – Tecniche di impugnatura dell’arma.

Spada da filo: si impugna il manico subito sotto l’elsa, in modo che la falange distale del pollice si appoggi sul filo falso del ri -
casso o sulla mediale dell’indice, che sarà sovrapposto al braccio di guardia e protetto dal corrispondente archetto di unione. Le al -
tre dita aderiscono intorno al manico la cui parte inferiore deve poggiare sulla eminenza ipotenar della mano. L’articolazione tra le
falangi prossimale e mediale dell’indice sarà in linea con il filo dritto della lama.
Striscia e spada da terreno: si impugna l’arma con indice e pollice che abbracciano il ricasso in modo che l’articolazione tra le
falangi mediale e distale del dito indice risulti sul ricasso in corrispondenza del filo dritto, in contrapposizione al pollice, disteso sul
ricasso in contrapposizione al filo falso, mentre il dito medio (o l’indice) si appoggia al braccio di guardia-gavigliano. Le altre dita
aderiscono intorno al manico la cui parte inferiore deve poggiare sulla eminenza ipotenar della mano.

§3 – Tecniche di impugnatura. Armi ausiliarie.

Pugnale: si impugna il manico in modo che la falange distale del pollice si appoggi sul manico, in contrapposizione alla mediale
dell’indice e aderente all’elsa o alla coccia, oppure disteso in corrispondenza del piatto della lama. Le altre dita aderiscono intorno
al manico la cui parte inferiore deve poggiare sulla eminenza ipotenar della mano.
Cappa: si impugna l’interno del colletto a pugno chiuso e si avvolge la cappa attorno all’avambraccio, facendola ruotare, almeno
due volte, con un movimento rotatorio antiorario (mano sinistra) o orario (mano destra); altra tecnica, più complessa, prevede
l’impugnatura contemporanea delle estremità delle falde, seguita dal movimento di rotazione per l’avvolgimento intorno all’avam-
braccio. In ogni caso, a seguito dell’imbracciatura correttamente eseguita, parte della cappa deve pendere dall’avambraccio per
creare una consistente area di copertura.

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§4 – Posizioni di pugno.

Posizioni di pugno: le diverse posizioni nelle quali può trovarsi la mano armata dello schermidore. Si considerano dunque quat-
tro posizioni dette normali e quattro dette intermedie.
• Normali: posta la mano destra chiusa a pugno e il braccio disteso in avanti, si ha la posizione di 1 a quando il dorso del-
la mano si trova a sinistra; di 2a quando il dorso della mano risulta in alto; di 3 a quando il dorso della mano risulta a
destra; di 4a quando il dorso della mano risulta in basso.
• Intermedie: le posizioni di 1a in 2a, di 2a in 3a, di 3a in 4a, di 4a in 1a si hanno quando il pugno si trova nelle posizioni in-
termedie definite nelle rispettive denominazioni.
La mano dominante di un destrimane è la destra, mentre quella di un mancino è la sinistra.

§5 – Linea di offesa e bersaglî.

Linea d’offesa:
• limitatamente alla punta, la linea retta formata dal braccio e dall’arma, che prolungandosi
immaginariamente si congiunge col bersaglio prescelto sul corpo dell’avversario;
• limitatamente al taglio, la linea curva che parte dal punto giacente sul filo, utilizzato per col-
pire, e prolungandosi immaginariamente, seguendo la traiettoria del colpo, si congiunge col
bersaglio prescelto sul corpo dell’avversario.

L’intera figura dello schermidore è divisibile in quattro settori distinti, ricavati da due assi cartesiani,
la cui intersezione si trova nel punto di uscita della lama, dall’elsa o dalla coccia della spada, identificando
di conseguenza l’interno, l’esterno, il sopra e il sotto; la linea che percorre la punta dell’arma diretta a cia-
scuno di tali settori dicesi ugualmente: linea di 1 a (interna bassa), linea di 2 a (esterna bassa), linea di 3a
(esterna alta), linea di 4a (interna alta). I bersaglî possono essere identificati anche tramite la loro classifi-
cazione anatomica: l’avambraccio armato, la gamba avanzata e talvolta la testa sono detti bersagli avanza-
ti, mentre ogni parte costituente il busto e talvolta la testa sono detti bersagli arretrati.

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La classificazione delle aree anatomiche del corpo usate per definire i bersaglî dei colpi di punta sono: viso, petto, fianco, addo-
me, (avam)braccio sopra, sotto, dentro, fuori, gamba e piede.

Bersaglî dei colpi di punta. Bersaglî dei colpi di taglio.

La classificazione delle aree anatomiche del corpo usate per definire i bersaglî dei colpi di taglio sono: testa, figura esterna, fi-
gura interna, petto, fianco, addome, (avam)braccio sopra, sotto, dentro, fuori, gamba esterna e gamba interna.

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§6 – Passeggio.

Guardia: la miglior posizione che assume lo schermidore col corpo e con l’arma per essere pronto a difesa, offesa e controffesa.
La posizione dei piedi in guardia può essere con il piede corrispondente alla mano dominante in avanti (guardia dritta) o viceversa
(guardia stanca).
Supposti due schermidori destrimani in guardia dritta, l’uno di fronte all’altro, la linea direttrice è quella linea immaginaria
che, partendo dal centro del tallone sinistro di uno di essi e passando per l’asse del suo piede destro, prolungandosi, va ad incontra -
re negli stessi punti i piedi dell’altro schermidore; serve ad indicare il percorso più breve che devono seguire i piedi per incontrare
l’avversario. Nell’uso di due armi o della spada da due mani, essendo la posizione meno profilata, i piedi non giacciono direttamen-
te sopra la linea direttrice.
Affondo (un tempo schermistico): serve soprattutto nelle azioni di offesa e consiste nell’avanzare al massimo divaricamento del-
le gambe con il piede anteriore, mantenendo fermo quello posteriore. Esso può essere eseguito anche al contrario, slanciando indie-
tro il piede posteriore e scaricando il peso sul piede anteriore. Il ritorno in guardia si esegue facendo forza sul piede anteriore e si -
multaneamente, con rapida flessione del ginocchio della gamba posteriore che recupera il peso del corpo tirandolo a sé, portando in-
dietro il piede destro al suo esatto punto di partenza; qualora fosse opportuno, il ritorno in guardia potrà eseguirsi anche al contra-
rio, ovvero richiamando il piede posteriore presso l’anteriore e riassumendo la posizione originaria di guardia.
Passo, avanti e indietro (due tempi schermistici): serve per aumentare o diminuire la distanza dall’avversario e si esegue dalla
posizione di guardia, se in avanti, avanzando prima con il piede anteriore e poi con il posteriore, se indietro, nel modo esattamente
inverso.
Passo incrociato avanti e indietro (due tempi schermistici): serve per stringere o sciogliere misura in maniera più consistente e
veloce rispetto al semplice passo, se in avanti, avanzando prima con il piede posteriore (superando l’anteriore) e poi con l’anteriore
(superando nuovamente il posteriore), se indietro, nel modo esattamente inverso.
Passata avanti e indietro (un tempo schermistico): il passaggio da guardia dritta a guardia stanca, o viceversa; è indicato nel
combattimento con armi doppie o con la spada da due mani.
Passo avanti-affondo (tre tempi schermistici): è la successione ininterrotta del passo avanti seguito dall’affondo, definito anche
attacco pattinato.

123
Balestra (due tempi schermistici): passo avanti-affondo, in cui il passo diventerà una specie di piccolo balzo e l’affondo seguirà
fulmineo non appena i piedi toccheranno il suolo, definito anche attacco saltato.
Raddoppio (due tempi schermistici): quando dalla posizione di guardia, rimanendo piegati sulle gambe, si porta il piede indie -
tro in avanti fino a raggiungere il contatto del tallone con quello del piede avanti, e poi si va in affondo. Il movimento in senso oppo-
sto richiamando il piede avanzato vicino a quello arretrato, al fine di sottrarne il bersaglio, è detto Riunita.
Passo in dentro e passo in fuori (due tempi schermistici): serve per uscire dalla linea direttrice ed aggirare l’avversario e si ese -
gue dalla posizione di guardia, se in dentro, spostando prima il piede posteriore e poi l’anteriore, se in fuori, nel modo esattamente
inverso, prima il piede anteriore e poi il posteriore.
Passo incrociato in dentro e in fuori (due tempi schermistici): serve per uscire dalla linea direttrice in maniera più consistente e
veloce rispetto al semplice passo, se in dentro, spostando prima il piede anteriore e poi il posteriore, se in fuori, nel modo esatta -
mente inverso, spostando prima il piede posteriore e poi l’anteriore. Il passo incrociato in dentro è detto anche Passo di intagliata,
mentre il passo incrociato in fuori è detto anche Passo di inquartata.

124
§7 – Elementi fondamentali della scherma.

Tempo: unità di misura della scansione temporale di una frase d’armi. Ad ogni movimento finito di uno schermidore corrispon -
de convenzionalmente un tempo.

1 tempo 2 tempi 3 tempi 4 tempi


Affondo X
Passo avanti X
Passo avanti-Affondo X
Raddoppio X
Botta dritta (giusta misura) X
Botta dritta (misura camminando) X
Finta dritta (giusta misura) X
Finta dritta (misura camminando) X
Doppia finta dritta (giusta misura) X
Doppia finta dritta (misura camminando) X

125
Misura: la distanza che intercorre sulla linea direttrice fra due schermidori, in relazione al bersaglio da colpire. Queste distan-
ze corrispondono rispettivamente ad altrettante specie di misura che si denominano: misura da terreno, misura camminando, giu -
sta misura o misura di allungo, stretta misura, corpo-a-corpo. La misura è, praticamente, la distanza utile per poter raggiungere il
bersaglio nella effettuazione del colpo.

Misura Misura Giusta misura o Stretta misura Corpo-a-corpo


da terreno camminando misura d’allungo
Bersaglio arretrato – Passo avanti-Affondo Affondo Distensione del braccio Non considerato e san-
(busto-testa) zionato nella scherma
olimpica, ma basilare
Bersaglio avanzato Passo avanti-Affondo Affondo Distensione del braccio –
nella scherma storica
(braccio-gamba-testa)
G i o c o l a r g o G i o c o s t r e t t o

Intenzione: partecipazione della volontà e dell’intelligenza nel decidere e compiere un’azione. Ogni azione può dunque essere in-
tenzionale, se basata su una pianificazione, o istintiva, se basata su una reazione automatica agli stimoli sensoriali.

• La prima intenzione è l’azione eseguita con il proposito di raggiungere direttamente il bersaglio con l’azione stessa, ossia con
l’intento di superare direttamente la reazione avversaria.
• La seconda intenzione è l’azione eseguita col proposito di favorire le intuite tendenze difensive-offensive o controffensive
dell’avversario, per applicare a queste le azioni contrarie ritenute più adatte.

Ruoli 1a intenzione 2a intenzione


Agente Azione di offesa, Controparata e risposta,
semplice o composta controtempo
Paziente Risposta semplice o composta, Controparata della controparata,
uscita in tempo semplice o composta e risposta, controtempo

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Velocità: corretto ed ottimale rapporto tra spazio e tempo, che si deve impiegare nell’eseguire una qualsiasi azione. La sequen -
za razionale delle accelerazioni e decelerazioni costituisce il ritmo dell’azione schermistica.

§8 – Atteggiamenti con l’arma.

Ogni posizione che assume lo schermidore col braccio armato, di fronte all’avversario.

Guardia: la miglior posizione che assume lo schermidore col corpo e con l’arma per essere pronto a difesa, offesa e controffesa.

Arma in linea (di offesa): quando la punta dell’arma stessa, a braccio naturalmente disteso verso l’avversario, minaccia una
qualsiasi parte del bersaglio vitale (testa e busto). In alcuni trattati la guardia e l’arma in linea possono coincidere.

Invito: l’atteggiamento che si prende con l’arma allo scopo di


scoprire un bersaglio, spesso coprendone un altro. La posizione
dell’invito corrisponde, salve alcune eccezioni, alla conclusione delle
azioni di parata. Nella trattatistica sono considerabili inviti tutte le
guardie che non siano riconducibili alla guardia o all’arma in linea.

Legamento: il contatto
prolungato che si stabili-
sce fra le lame, preliminar-
mente a particolari azioni.
• Legamento perfetto: quando il legamento è eseguito attaccando i gradi forti della
propria arma ai deboli della lama avversaria.
• Legamento imperfetto: quando il legamento è eseguito attaccando i gradi deboli del-
la propria lama ai forti della lama avversaria.

127
• Legamento neutro: quando il legamento è eseguito unendo le lame con i gradi di pari valore.
I legamenti più utilizzati in pratica sono quelli di 1a (o 4a falsa), 2a, 3a e 4a.

§9 – Azioni di traccheggio.

Tutte le azioni eseguite con il solo scopo di preparare una propria determinazione schermistica o a stimolare quella dell’avver -
sario.
Cambio di atteggiamento: il passaggio da un atteggiamento ad un altro.
Finta: qualunque movimento coll’arma simulante un colpo di taglio o di punta, atto a
indurre l’avversario ad una parata.

Cambio di atteggiamento

Cavazione: l’azione di elusione o di svincolo del proprio ferro dal ferro avversario, tramite
circonduzione della punta intorno alla lama nemica. La cavazione si esegue in special modo per
liberare il ferro dal legamento perfetto avversario, ma si può eseguire anche per eludere una ri-
cerca di contatto del ferro da parte dell’avversario o per aggirare una parata.
Quando si è soggetti ai legamenti perfetti avversarî di 1a, 4a falsa o 2a si cava sopra, mentre
dai legamenti di 3a o 4a si cava sotto.

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La cavazione eseguita al contrario, scavalcando la punta dell’arma nemica, è detta Cavazione angolata,201 e si esegue sopra se
soggetti ai legamenti perfetti avversarî di 3a o 4a, e da sotto dai legamenti di 1a, 4a falsa o 2a.

Pressione: dal legamento, si esercita una pressione sul ferro avversario deviandolo dalla linea di offesa, per provocare una cava -
zione (dal legamento perfetto) o una pressione in senso opposto (dal legamento imperfetto); il legamento e la pressione eseguiti in
rapida successione costituiscono la Presa del ferro.

Trasporto: passaggio da un legamento perfetto ad altro legamento perfetto, effettuato senza staccare il
ferro con una pressione semicircolare (1 a (4a falsa)-3a e viceversa, 2a-4a e viceversa). Il ritorno da qualsiasi le-
gamento perfetto, mediante avvolgimento intorno alla lama avversaria, allo stesso legamento, con una pres-
sione circolare è detto Riporto.

201 Altrimenti detto coupé: “Coupé. 1. Francese. Per andare da una linea all’altra c’è un altro modo oltre alla cavazione, ed esso consiste nel passare la punta dell’arma sopra
quella dell’avversario… 2. Francese. Una cavazione che passa sopra la punta dell’arma avversaria, invece di passare sotto. 3. Francese. Potrebbe essere considerata come una
cavazione, con la differenza che esso viene eseguito passando la punta sopra quella dell’avversario, mentre nella cavazione la punta passa sotto… 4. Tedesco. La cavazione può
essere eseguita passando sotto la coccia (cavazione) o sopra la punta (coupé) dell’arma avversaria… 5. Ungherese. La punta della nostra arma passa sopra quella avversa per
portarsi su un’altra linea… 6. Italiano. Una cavazione che passa sopra la lama dell’avversario sulle linee di quarta e di terza… 7. Italiano. Una cavazione sopra la lama; è un
attacco indiretto eseguito in un unico movimento e può essere usato quando l’avversario lega di terza o di quarta. Può essere diretto alle linee esterna alta o interna alta e alla
linea esterna bassa” (GAUGLER 2001, pp. 34-35, Coupé, §§1-7).

129
§10 – Azioni di traccheggio.

Tutte le azioni eseguite con il solo scopo di preparare una propria determinazione schermistica o a stimolare quella dell’avversario.

Cambiamento di legamento: passaggio da un legamento a quello opposto (1 a-2a e viceversa, 3a-4a e vi-
ceversa), tramite una cavazione.

130
Battuta:202 secco e rapido urto che si esegue con la propria lama contro quella avversa-
ria, da qualunque atteggiamento, seguendo la direzione di un legamento. La battuta si può
eseguire con qualunque dei due fili e prende il nome dell’invito corrispondente alla posizio-
ne finale dell’arma a seguito dell’urto. Le battute più utilizzate in pratica sono quelle di 1 a
(o 4a falsa), 2a, 3a e 4a.
• La battuta eseguita da un proprio invito, circolando al disopra o al disotto della
lama avversaria disposta in linea, e nello stesso senso dell’invito, è detta Battuta di
contro.
• La battuta che si esegue dai proprî legamenti perfetti e dagli stessi legamenti
dell’avversario, battendo in senso opposto ai suddetti legamenti, dopo una cavazione
è detta Intrecciata.
• La battuta che si esegue quando il proprio ferro è soggetto al legamento perfetto avversario, battendo in senso opposto al le-
gamento stesso, è detta Battuta falsa.
• La battuta che si esegue scorrendo la propria lama, dall’avanti all’indietro e scavalcando quella avversaria, è detta Battuta
di passaggio.

Sforzo: si esegue dai proprî legamenti perfetti di 1 a, 4a falsa, 2a, 3a o 4a con un improvviso e deciso urto applicato alla lama av-
versaria, strisciando sulla stessa senza smetterne il contatto.
• È detto Disarmo verticale (o Battuta atterrando) lo sforzo applicabile dal proprio legamento perfetto di 3a e di 4a.
202 “Battuta di ferro. La battuta consiste in un secco e rapido urto impresso con il forte della lama contro il medio della lama avversaria. Si usa principalmente quando essa si
trovi sulla linea di attacco o comunque alla presenza in una guardia stretta, allo scopo di poter vibrare subito dopo un colpo in sicurezza. Negli autori rinascimentali, tuttavia,
si trova la battuta utilizzata anche allo scopo, in generale, di ottenere che per una frazione di secondo l’avversario non abbia il pieno controllo della propria lama e poter quindi
portare un attacco. Un caso particolare della battuta è l’azione denominata Elza e tira, in cui la battuta viene eseguita da porta di ferro stretta (o larga) contro avversario in
porta di ferro, col filo falso contro il suo filo dritto da sotto in su e da sinistra verso destra, proseguendo con un mandritto che può essere tirato sia all’interno che all’esterno
della sua lama” (RUBBOLI 2016, pp. 38-39);
“Battuta con la mano. Corrisponde a uno spostamento della lama avversaria, che deve trovarsi lungo la linea di attacco e in posizione avanzata, tramite la propria mano disar -
mata. Per tale motivo è un’azione eseguibile esclusivamente nel combattimento con spada sola. Le finalità sono le stesse della battuta di ferro. Di Grassi parla della battuta di
mano da parte dell’avversario, nel capitolo Quando sia meglio ferir di taglio, pp. 22-23: Torna anco comodo più ferir di taglio quando alle volte, havendo la spada nella linea
retta, l’inimico, trovandola con la mano, la batte in l’una o in l’altra parte; nel qual caso, se si vuol tornar nella linea retta per ferir, si fa con gran violenza et molto tempo, onde
è molto meglio più presto lasciar andar la spada verso quella parte che l’inimico la batte, et aggiungervi quella furia che si può per aggiutar quel moto et facendo un cerchio fe -
rir di taglio” (RUBBOLI 2016, p. 39).

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•Il Disarmo spirale (o Guadagno di terreno) è un particolare sforzo applicabile dai proprî legamenti perfetti di 3 a e di 4a, oppu-
re sull’arma avversaria in linea e si esegue con lo stesso movimento dei trasporti di 3 a-1a e 4a-2a.
Le medesime azioni di traccheggio elencate in riferimento alla spada possono essere eseguite, con gli opportuni adattamenti,
anche con il pugnale.
Presa di ferro di cappa: presa di ferro eseguita con la cappa sulla lama nemica allo scopo di deviarla dalla linea di offesa e im -
brigliarla. L’azione si può eseguire anche lanciando la cappa.
Azioni sul ferro con la mano: battuta, presa di ferro o afferramento del ferro nemico eseguita con la mano.

§11 – Azioni di difesa.

Tutte le azioni eseguite con il solo scopo di neutralizzare un colpo avversario.

Azioni di difesa col ferro: qualsiasi movimento, eseguito con la propria spada, atta a deviare quella avversaria, nel momento in
cui il colpo di quest’ ultima stia per giungere al bersagio.
• Oppposizione: lo spostamento dell’elsa o della coccia (dalla posizione di arma in linea o di guardia) in senso verticale e/o late-
rale, a scopo difensivo (verso la lama avversa). L’opposizione è una tecnica difensiva incorporabile nelle azioni di offesa e
controffesa.
• Parata: la neutralizzazione di un colpo tramite la lama della spada. Le parate possono essere semplici, di contro, di mezza
contro, di ceduta e di controfilo. Tutte le parate, fatta eccezione per quelle di ceduta e di controfilo, possono essere eseguite
di tasto quando il deviamento dell’arma avversaria viene ottenuto senza urti e per sola opposizione della propria arma, o di
picco, quando l’opposizione sulla lama avversaria si concluderà con un vero e proprio urto, ovvero un colpo sul colpo. La pa-
rata che si oppone ad un colpo di risposta è detta controparata.

132
• Parate semplici: quando da un invito, da un lega-
mento o da una parata si difende il corrispondente
bersaglio scoperto con una parata percorrente il
tratto più breve, seguendo un percorso rettilineo.

• Parate di contro: assunto un atteggiamento di invito o di legamento, o


di arma in linea, si fa perno al pugno e, descrivendo con la punta
dell’arma un cerchio intorno alla lama avversaria, si para ritornando
allo stesso punto di partenza e seguendo il percorso dei riporti; le più
utilizzate in pratica sono le parate di contro dalla 1a alla 5a.

• Parate di mezza contro: quando dalla parata, invito o legamento, si compie solo una parte del giro occorrente per
l’espletamento della contro o comunque un movimento curvilineo a raccogliere.
• Parate di ceduta: sono applicabili in contrapposizione alle azioni di filo e si eseguono assecondando l’azione di filo
avversaria, sia di attacco sia di risposta, dando l’impressione di voler cedere alla pressione del filo stesso, per poi
assumere, quasi sul compimento dell’azione, la corrispondente parata senza mai interrompere il contatto fra le due
lame.
• Parate di controfilo: applicabili in contrapposizione alle azioni di filo, si eseguono riguadagnando i gradi sull’azione
di filo avversaria, sia di attacco sia di risposta, senza mai interrompere il contatto fra le due lame.

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Legamento perfetto nemico Bersaglio del filo Parata di ceduta Parata di controfilo
nemico
4a falsa Fianco interno 3a 4a falsa
2a Fianco esterno 4a 2a
3a Petto esterno 1a 3a
4a Petto o faccia 7a 4a

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§12 – Azioni di difesa.

Tutte le azioni eseguite con il solo scopo di neutralizzare un colpo avversario.

• Azioni di difesa col corpo: la sottrazione del bersaglio stesso dal raggio d’azione dell’offesa avversaria.
• Schivata: è lo spostamento dell’intero corpo per evitare un colpo e può essere in basso (sbasso), all’interno (scanso
in dentro), all’esterno (scanso in fuori) e all’indietro (difesa di misura).
• Sottrazione di bersaglio: lo spostamento di parti del corpo (di solito avambraccio o piede avanzato) per evitare il
colpo al relativo bersaglio.
• Sottrazione di bersaglio: tecnica di sacrificio, consistente nella copertura con le braccia o le gambe di parti vitali
(testa o busto) al fine di limitare la capacità lesiva di un colpo.
• Azioni di difesa ausiliaria: qualsiasi movimento, eseguito coll’arma doppia o la mano non armata, atto a deviare l’arma av -
versaria nel momento in cui il colpo di quest’ultima stia per giungere al bersaglio.
• Parate di mano o di pugnale: possono essere semplici, di contro e di mezza contro, sia di tasto che di picco. In alcu-
ni sistemi di scherma corta popolare le parate di mano sono definite schiacciate.
• Parate di cappa: possono essere semplici, di contro e di mezza contro, e date le caratteristiche del tessuto sono di
tasto.

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§13 – Azioni di offesa.

Tutte le azioni eseguite con il solo scopo di colpire l’avversario.

Modalità di esecuzione dei colpi.


• Taglio: colpo eseguito con il filo della spada, sia dritto che falso. Il taglio eseguito partendo dal lato dritto è detto mandritto o
dritto, mentre quello eseguito partendo dal lato stanco è detto manroverso o roverso.
• Taglio diretto: si esegue percorrendo la via più breve tra debole della lama e bersaglio.
• Taglio di molinello o stramazzone: si esegue facendo percorrere alla lama una traiettoria curvilinea, con il passag-
gio della punta alle proprie spalle.
• Taglio di cavazione: si esegue facendo percorrere alla lama una traiettoria curvilinea, con la circonduzione della
punta intorno alla lama nemica, con le modalità esecutive di una cavazione o di una cavazione angolata.
• Punta: colpo eseguito con la punta della spada. Si esegue con maggiore frequenza con il pugno in 2 a o in 4a posizione, ma si
può eseguire in alcuni casi con il pugno di 1a (o di 4a in 1a, con la spada da due mani) o di 3a.
• Punta diretta: si esegue percorrendo la via più breve tra la punta della lama e il bersaglio.
• Punta di cavazione: si esegue con la circonduzione della punta intorno alla lama nemica, con le modalità esecutive
di una cavazione o di una cavazione angolata.
• Punta di filo: si esegue dai proprî legamenti perfetti, mantenendo il contatto col ferro avversario.
Secondo la terminologia più antica, la punta eseguita con il pugno in 1 a posizione è detta imbroccata o punta sopramano; se la
punta è eseguita con il pugno in 2a posizione è detta punta dritta; se la punta è eseguita con il pugno in 3a posizione è detta stocca-
ta o punta sottomano; se la punta è eseguita con il pugno in 4a posizione è detta punta roversa.
Secondo la terminologia contemporanea il termine stoccata è utilizzato per identificare qualunque tipo di colpo, in particolare
di punta (e per estensione qualunque colpo in generale, pur essendo più corretto parlare di “sciabolata” riguardo i taglî), mentre il
termine imbroccata identifica una particolare azione di controffesa.

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§14 – Azioni semplici di offesa.

Quando l’azione si sviluppa senza l’elusione di una parata.

• Azioni semplici di offesa in un tempo.


• Colpo dritto o botta dritta (un tempo schermistico): qualsiasi colpo tirato a ferro libero, direttamente a bersaglio,
eseguibile dalla guardia, dall’arma in linea, dal proprio invito o legamento, sia di taglio che di punta.
• Colpo o botta di cavazione (un tempo schermistico): il colpo tirato in contrapposizione alle pressioni avversarie, dai
legamenti perfetti avversari o dai proprî legamenti imperfetti, eseguita con la circonduzione della punta intorno
alla lama avversaria, sia di taglio che di punta.
• Filo (un tempo schermistico): azione di offesa che si esegue dai proprî legamenti perfetti, tirando il colpo mante-
nendo il contatto col ferro avversario, fondendo la pressione con il colpo per ottenere un graduale spostamento del -
la lama avversaria mediante altrettanto graduale dominio della stessa. Quando la propria lama è soggetta al lega-
mento imperfetto avversario, il filo che si esegue forzando detto legamento e riconquistando completamente la li -
nea che l’antagonista aveva spostato, è detto filo sottomesso.
• Risposta semplice: il colpo vibrato subito dopo aver parato l’azione di offesa avversaria, senza eludere parate. Dalla
parata di tasto la risposta può essere al distacco, di colpo dritto, oppure di filo. Dalla parata di picco la risposta può
essere solo al distacco, di colpo dritto.
• Azioni semplici di offesa in più tempi.
• Presa di ferro e filo o presa di ferro e botta dritta (due tempi schermistici): in contrapposizione all’arma in linea av-
versaria, si prende prima il legamento unitamente alla pressione e poi si effettua il filo o colpo dritto.
• Fili preceduti da trasporti o cambiamenti di legamento (due tempi schermistici): consistono nell’unione delle tecni-
che di traccheggio già descritte con i fili.
• Battute o sforzi e botta dritta (due tempi schermistici): consistono nell’unione delle tecniche di traccheggio già de-
scritte con il colpo dritto.
• Ripigliata: seconda azione di offesa che ha inizio dall’affondo, cioè immediatamente dopo l’esito negativo della pri-
ma, resa possibile dalla mancata reazione dell’avversario dopo essersi difeso.

137
• La Ripigliata è detta Secondo colpo (due tempi schermistici), se rimanendo in affondo si vibra un nuovo
colpo a un bersaglio diverso;
• è detta Rimessa (due tempi schermistici), se il secondo colpo è vibrato, con opportuni adattamenti di li-
nea, sotto la parata avversaria.
• Qualora l’avversario sciogliesse misura, la Ripigliata eseguita richiamando il piede indietro vicino a quel-
lo avanti ed eseguendo un secondo affondo è detta Ripresa d’attacco.

§15 – Azioni composte di offesa.

Quando l’azione si sviluppa con l’elusione di almeno una parata dell’avversario.

• Azioni composte di offesa che eludono le parate semplici, di ceduta e di controfilo.


• Finta dritta (due tempi schermistici): la simulazione della botta dritta seguita dall’elusione di una parata semplice
tramite una cavazione o una botta ad un diverso bersaglio.
• Finta di cavazione (due tempi schermistici): la simulazione della botta di cavazione, seguita dall’elusione di una
parata semplice, tramite una cavazione o una botta ad un diverso bersaglio.
• Finta del filo (due tempi schermistici): la simulazione del filo seguita dall’elusione di una parata di ceduta o di con-
trofilo, tramite una cavazione o una botta ad un diverso bersaglio. La finta del filo eseguita dal legamento imper -
fetto dell’avversario è detta Finta del filo sottomesso.
• Battute o sforzi seguiti da finta dritta: consistono nell’unione delle tecniche di traccheggio già descritte con la finta
dritta.
• Doppia finta (dritta o di cavazione o del filo) (tre tempi schermistici): la simulazione di due botte dritte, eludendo
due parate semplici.
• Risposte di finta: la risposta composta atta a eludere la controparata.
• Azioni composte di offesa che eludono le parate di contro e mezzacontro (azioni di offesa circolate).
• Finta dritta circolata (due tempi schermistici): la simulazione della botta dritta seguita dall’elusione di una parata
di contro o di mezzacontro, tramite circolazione.

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• Finta di cavazione circolata (due tempi schermistici): la simulazione della botta di cavazione, seguita dall’elusione
di una parata di contro o di mezzacontro, tramite circolazione. Secondo la terminologia contemporanea quest’ azio-
ne è detta anche Controcavazione.
• Finta del filo circolato (due tempi schermistici): la simulazione del filo seguita dall’elusione di una parata di contro
o di mezzacontro, tramite circolazione.
• Finta (dritta o di cavazione o di filo) circolata e cavazione (tre tempi schermistici): doppia finta che elude una para-
ta di contro o di mezzacontro e una semplice.
• Doppia finta (dritta o di cavazione o di filo) circolata (tre tempi schermistici): doppia finta che elude una parata
semplice e una di contro o di mezzacontro.
• Finta (dritta o di cavazione o di filo) e doppia circolata (tre tempi schermistici): doppia finta che elude due parate
di contro o di mezzacontro.
• Battute o sforzi seguiti da finta dritta circolata (tre tempi schermistici): consistono nell’unione delle tecniche di
traccheggio già descritte con la finta dritta circolata.
• Risposta circolata: la risposta composta atta a eludere la controparata di contro o di mezzacontro.

139
§16 – Azioni di offesa ausiliarie.

Quando l’azione si sviluppa con l’utilizzo delle armi ausiliarie o con azioni di lotta o con l’impiego non convenzionale della spa -
da.

• Azioni di lotta.
• Percussione: percossa eseguibile con alcune parti del corpo. Le percussioni più comuni sono i pugni e i calci.
• Presa: afferramento e bloccaggio della lama, dell’elsa, della coccia, o di una parte del corpo dell’avversario, con la
mano o il braccio che non impugna la spada. Quando il bloccaggio causa una leva articolare ad un arto, l’azione è
detta Chiave articolare. Quando l’afferramento dell’avversario provoca una sua successiva caduta, l’azione è detta
Proiezione a terra.
• Azioni di offesa con le armi ausiliarie.
• Pugnalata: colpo, preferibilmente di punta, eseguito con il pugnale, soprattutto al busto.
• Frustata di cappa: percossa eseguita con la cappa, in particolare alla testa dell’avversario, per stordirlo o accecarlo;
l’azione è eseguibile anche lanciando la cappa.
• Azioni non convenzionali di offesa.
• Colpo di pomo o di elso o di coccia: percossa eseguibile colpendo con le rispettive parti della spada, al corpo-a-corpo.
Nella spada da due mani, impugnando la spada sulla lama, al contrario, è possibile usare l’arma come un’azza, col-
pendo in particolare con le estremità degli elsi.
• Lancio: azione eseguita scagliando l’arma verso l’avversario preliminarmente ad un’entrata al corpo-a-corpo.

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§17 – Azioni di controffesa.

Quando l’azione di offesa si esegue in tempo contro l’azione di offesa avversaria, vibrando un colpo in contrapposizione a quello
vibrato dall’antagonista. Le azioni di controffesa sono altresì determinate Uscite in tempo.

• Uscite in tempo sul movimento del colpo.


• Contrazione: il colpo vibrato dalla guardia sul movimento terminale e sulla medesima linea di una qualsiasi azione
offensiva avversaria, con l’esatta opposizione al fine di ottenere nello stesso tempo il completo deviamento della
lama contraria. Tale colpo è eseguibile anche a ferro libero utilizzando l’arma ausiliaria (pugnale, cappa) o, ove
possibile, la mano non armata, per opporsi al ferro nemico.
• Inquartata: uscita in tempo contro le azioni di offesa termi-
nanti al lato interno, vibrando il colpo con opposizione in
dentro, col portare il piede sinistro diagonalmente a destra e
profilando bene le spalle, sottraendo in tal modo il bersaglio.
• Intagliata: uscita in tempo contro le azioni di offesa termi-
nanti al lato esterno, vibrando il colpo con opposizione in fuo-
ri, col portare il piede destro diagonalmente a sinistra, sot-
traendo in tal modo il bersaglio.
• Passata sotto: uscita in tempo contro le azioni di offesa ter-
minanti sopra al petto o in fuori, vibrando il colpo dritto al
fianco, con l’opposizione del pugno a destra e, nello stesso
tempo, distendendo la gamba sinistra indietro, abbassando il
corpo e la testa, mentre la mano sinistra, come a sostegno,
poggia a terra, a lato del piede destro.
• Arresto in riunita: uscita in tempo contro le azioni di offesa
terminanti al bersaglio basso (gamba o piede), vibrando il

141
colpo dritto al braccio sopra o alla testa, con l’arretrare il piede avanzato vicino a quello arretrato, sottraendo il
bersaglio.
• Presa in tempo: contrazione che non porta a colpire direttamente l’avversario, ma consente, eseguendo una passa-
ta, di entrare al corpo-a-corpo e afferrare il pugno armato o la guardia dell’arma nemica, rendendo agevole il suc-
cessivo colpo a qualunque bersaglio.
• Uscite in tempo sul movimento della finta o sull’avanzamento.
• Colpo d’arresto: uscita in tempo di punta che serve ad interrompere un’azione di attacco composta o comunque un
avanzamento dell’avversario a bersaglio scoperto; è eseguibile anche con il pugnale. l’arresto contro la risposta
composta è detta Appuntata.
• (Colpo in) Tempo: uscita in tempo di taglio, in particolare al braccio armato o alla testa, che serve ad interrompere
un’azione di attacco composta o comunque un avanzamento dell’avversario a bersaglio scoperto; è eseguibile anche
con il pugnale.
• Uscite in tempo sulla ricerca del ferro.
• Cavazione in tempo: botta di cavazione eseguita contro il tentativo dell’avversario di prendere il ferro, cavando su-
bito prima del contatto tra le lame.
• Contrarie alle uscite in tempo.
• Controtempo: la parata e risposta di un’uscita in tempo, o anche l’uscita in tempo eseguita contro un’uscita in tempo.
• Uscita in tempo composta (Finta in tempo): uscita in tempo che elude un controtempo, eseguito di parata e risposta.

142
§18 – Tattica.

Lo studio e l’applicazione delle azioni che mirano a programmare le azioni dell’avversario, affinché siano prevedibili e siano a
nostro vantaggio.

Principî tattici di base:

• Fornire all’avversario informazioni false, attraverso le finte, e nascondendogli e limitandogli quelle vere;
• Porre l’avversario in condizione di dover decidere disponendo di informazioni insufficienti o false, e in condizioni di pressione
spazio-temporale elevata;
• Sfruttare i limiti della capacità di attenzione e i punti deboli fisici, tecnici e psicologici dell’avversario.

Scandaglio: lo studio di indagine tendente a svelare le costruzioni offensive, difensive o controffensive dell’avversario. Esso è
rappresentato dalle azioni di traccheggio eseguite con espressione veritiera, in maniera da indurre l’avversario a svelare le sue rea -
zioni.

Azione eseguita a propria scelta di tempo: per propria determinazione si agisce sull’avversario che si trova fermo in un preciso
atteggiamento.

Azione eseguita in tempo: si agisce in conseguenza diretta di una qualunque azione iniziata dall’avversario.

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Modalità di effettuazione delle azioni schermistiche

Azioni A propria scelta di tempo In tempo


Traccheggio X X
Offesa X X
Difesa - X
Controffesa - X

§19 – Strategia.

Programmazione razionale delle proprie azioni, in funzione della situazione, per raggiungere uno scopo prestabilito, possibil -
mente col minimo costo.

• Informazioni preliminari, su noi stessi e sull’avversario.


• Condizione psicologica: aggressività, impressionabilità, calma, tenuta nei momenti di pressione (intensità, scadere
del tempo, situazioni di fondo pedana), capacità di attendere, superstizioni varie, capacità di adattamento, e così via;
• Capacità strategico-tattica: prevedibilità, capacità di agire di seconda intenzione, capacità di iniziativa, flessibilità
nel mutare strategia;
• Capacità tecnica: tecniche disponibili, capacità coordinative, precisione, preferenze in fatto di misura, mancinismo;
• Prestanza fisica: resistenza, velocità, altezza.
• Circostanze variabili nel corso dell’assalto.
• Situazione di vantaggio o svantaggio;
• Tempo residuo;
• Posizione sul terreno;
• Comportamento dell’arbitro e del pubblico;
• Variazioni nella propria condizione psicofisica e in quella dell’avversario.
144
• Suggerimenti strategici.
• Schermire sempre con la massima naturalezza e spontaneità;
• Servirsi soltanto di quegli elementi appresi e perfezionati nello studio particolareggiato;
• Porre la massima attenzione del rispetto della misura;
• Cercare, attraverso l’appropriato scandaglio, di intuire le intenzioni offensive, difensive e controffensive dell’avver-
sario per applicargli le relative e più adatte contrarie;
• Non perdere la calma, ma rimanere sempre presenti a sé stessi, contro avversarî irruenti;
• Non attaccare o uscire in tempo senza aver prima sufficientemente indagato sulle intenzioni dell’avversario;
• Essere rapidi e precisi nelle risposte per evitare la rimessa da parte dell’avversario e variare le parate e le risposte
onde non consentire all’avversario stesso un facile orientamento nella concezione delle contrarie;
• Non subire sistematicamente l’iniziativa dell’avversario, ma limitarla sorprendendolo con azioni eseguite in tempo
o con opportune ed appropriate uscite in tempo;
• Usare il controtempo e la seconda intenzione rispettivamente contro gli avversari proclivî alle uscite in tempo e
all’uniformità delle risposte, tenendo presente che nella scherma le abitudini costituiscono un difetto e quindi evita-
re di incorrere nello stesso;
• Esercitarsi con avversarî più deboli, contro i quali le preoccupazioni sono limitate, sia per acquistare fiducia che
rendere più agevole lo studio dei varî concetti schermistici;
• Esercitarsi con avversarî di ugual valore, per sviluppare il senso dell’emulazione con conseguente rafforzamento
delle facoltà volitive;
• Esercitarsi con gli avversarî più forti, per misurare il proprio grado di progresso in relazione alla resistenza ed al
contrasto che si è in grado di opporre ad essi.

145
146
Appendice IV

Azioni offensive e difensive, da E. MANGIAROTTI-A. CERCHIARI, La vera scherma, Milano 1966, pp. 265-268.

Azioni offensive e difensive.


• L’attacco è l’azione iniziale minacciante la superficie valida dell’avversario.
• La parata è l’azione difensiva eseguita con il ferro o rompendo la misura che impedisce all’attacco di toccare.
• La risposta è l’azione offensiva del tiratore che ha parato l’attacco.
• La controparata è la seconda parata eseguita sulla risposta dell’avversario.
• La controrisposta è l’azione offensiva del tiratore che ha parato la risposta.

Attacchi, risposte e controrisposte:

• [Azioni] semplici: in un solo movimento; possono essere <<dirette>> (nella stessa linea) e <<indirette>> (in un’altra linea).
• [Azioni] composte: se in più movimenti.

• La risposta può essere: immediata od a tempo perso (secondo il modo, la rapidità e il tempo di esecuzione).

Esempî:

• Risposte semplici dirette


• risposta diretta: quando tocca l’avversario senza aver lasciato la linea dove è stata eseguita la parata.
• risposta sul ferro (di filo): quando tocca l’avversario strisciando sul ferro, dopo la parata.

• Risposte semplici indirette


• risposta di cavazione: quando tocca l’avversario nella linea opposta a quella in cui è stata eseguita la parata, dopo
aver passato il proprio ferro sotto quello dell’avversario, quando la parata è stata eseguita su una linea alta e sopra
il ferro se la risposta è stata eseguita sulla linea bassa.
147
• risposta di intagliata (fr. coupé): quando tocca l’avversario nella linea opposta a quella in cui è stata fatta la para-
ta, ma dopo aver fatto passare, in ogni caso, il proprio ferro davanti e al disopra della punta avversaria.

• Risposte composte
• risposta di controcavazione (o doppia cavazione): quando tocca l’avversario nella linea opposta a quella nella quale
è stata fatta la parata, dopo aver descritto intorno al ferro avversario una intera circonferenza.
• risposta di uno e due: quando tocca l’avversario sulla stessa linea sulla quale si è parato, ma dopo di aver portato il
ferro sulla linea opposta passando al disotto del ferro avversario.
• risposta di finta di intagliata e intagliata: quando tocca l’avversario sulla stessa linea di parata, dopo essere passa-
ti sulla linea opposta sopra il ferro avversario.

Controattacchi.

Azioni semplici tirate con precedenza di tempo sull’attacco avversario.

• Arresto: colpo diretto in tempo eseguito sull’attacco dell’avversario. Di fioretto è valido solo se ferma sul nascere l’iniziativa
d’attacco dell’avversario. Di spada si applica anche per provocare intenzionalmente il <<colpo doppio>>. La ragione di prece-
denza è determinata dal 20-25mo di secondo registrato dall’apparecchio. Di sciabola è valido solo se ferma sul nascere l’ini-
ziativa d’attacco dell’avversario. Se portato agli avancorpi dicesi anche: <<tempo>>.
• Uscita in tempo: colpo diretto d’arresto che precede di un tempo schermistico l’attacco composto dell’avversario. Si applica al
fioretto e alla sciabola.
• Contrazione: colpo diretto d’arresto che chiude sul ferro l’attacco dell’avversario toccando senza farsi toccare. Si esegue con le
tre armi.

148
Controtempo.

Azione intenzionalmente preordinata dall’attaccante, atta a neutralizzare azioni di controattacco: arresti, uscite in tempo, con-
trazioni eseguite dall’avversario.

Controffesa.

Termine generico per designare la ripresa di iniziativa offensiva da parte del tiratore che ha subito un attacco: es. risposte, con -
trorisposte, attacco sul ritorno in guardia.

Frase schermistica.

Sequenza di azioni offensive e difensive nel combattimento cioè un ragionamento schermistico privo di pause.

Le contrarie.

Lo schermidore deve avere un’idea precisa e sicura delle “contrarie”, cioè delle azioni da contrapporre alle azioni dell’avversario.

149
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156
G I O V A N N I D A L L ’ A G O C C H I E

– La quarta giornata del primo libro –

Nella qual si tratta della spada et del pugnale

Interpretazione tecnica

157
A. SALVETTI, Stemma con l’arme dei Martinengo e dei Gonzaga, 1881, acque- Stemma del cardinal legato di Bologna (1509) Guido Pepoli del titolo dei Santi
rello e pastello su carta, cm. 36x52,5, firmato e datato in basso a destra: “A. Cosma e Damiano estratto dalla Cronaca di Bologna dal 68 al 1605, mano-
Salvetti 1881”. La testa dell’aquila è stata voltata a sinistra per motivi estetici scritto cartaceo della fine del secolo XVI conservato a Modena, Biblioteca Esten-
e di omaggio alla famiglia Gonzaga. Lo stemma originale prevede che l’aquila se, gamma. u. 3. 29, c. 121r.
sia, correttamente, voltata a destra.

158
0. PRINCIPÎ GENERALI.

Giovanni. Poi che noi siamo ridotti al luogo solito, darò princi- Dall’Agocchie premette alcuni principî generali relativi all’uso
pio a ragionare della spada co’ ‘l pugnale, come hieri da me vi della spada accompagnata dalla daga, dando per acquisiti i
fu pro- |35r| messo, ancor che in queste armi non vi sarà da principî della teoria nello studio della spada sola.
discorrere molto perché nel ragionamento della spada sola ha- Si preoccupa, pertanto, di spiegare soltanto il modo di porsi in
vete inteso tutta la theorica. Et perché essa serve ancora in guardia con la spada accompagnata dal pugnale, fornendo alcu-
queste, non sarà bisogno in tutto replicarla. Solo vi dirò la ma- ni avvertimenti (consiglî) su come parare e ferire (rispondere),
niera che dovete tenere nel mettervi in guardia co’ ‘l pugnale et in modo da non doverli ripetere ogni volta.
con la spada, et vi darò ancora alcuni avertimenti sopra il para-
re et ferire, per non havere ogni volta a replicare una medesim-
a cosa. Et poi ragioneremo delle difese et offese, che con queste
armi far si possono.
Lepido. Apunto questo è il mio desiderio.
Giovanni. Dicovi adunque che, quando passeggiarete nelle guar- Nel cambiare di guardia (“passeggiarete nelle guardie”) si os-
die, servi quanto segue:
• mentre la spada anderà in coda lunga stretta, nel mede- • quando la spada andrà in guardia di coda lunga
simo tempo co’ ‘l pugnale andarete in cinghiale porta di stretta il pugnale andrà in guardia di cinghiale porta
ferro alta. di ferro alta;
• Et quando la spada si fermerà in cinghiale porta di ferro • quando la spada andrà in guardia di cinghiale porta
fermarete anco il pugnale in guardia di testa. di ferro il pugnale andrà in guardia di testa;
• Ma mentre che la spada calerà in porta di ferro, chinare- • quando la spada andrà in guardia di porta di ferro il
te il pugnale in coda lunga alta. pugnale andrà in guardia di coda lunga alta;
• E quando guidarete la spada in coda lunga alta, guidare- • quando la spada andrà in guardia di coda lunga alta
te ancor il pugnale in porta di ferro alta. il pugnale andrà in guardia di porta di ferro alta;
• Poi, mentre che alzarete la spada in guardia d’alicorno, • quando la spada andrà in guardia d’alicorno il pu-
abbasserete il pugnale in cinghiale porta di ferro. gnale andrà in guardia di cinghiale porta di ferro.

159
Et questa è la maniera che dovete tenere nel ponere le guardie Questo avrà da essere il modo di stare in guardia con la spada
sì nel passeggiare innanzi come indietro, et per traverso anco- accompagnata dal pugnale sia passeggiando in avanti come in-
ra, le quali medesimamente far si possono con la spada accom- dietro o per traverso, come in spada accompagnata dalla cappa.
pagnata con la cappa.
Circa poi gli avertimenti, vi dico che, Come primo avvertimento (consiglio) dall’Agocchie si raccoman-
da che,
quando vi occorrerà parare co’ ‘l pugnale et che urtaste in fuori quando si parerà con il pugnale urtando la spada nemica in
la spada del nimico, cioè verso le sue parti destre, et massima- fuori, ovvero verso la sua destra (nostra sinistra), soprattutto
mente le punte, la urtarete o con il piatto o co’ ‘l fil dritto di quando si dèviano le punte, lo si faccia con il piatto o il filo drit-
esso, secondo il bisogno, volgendo ben il nodo della mano in fuo- to del pugnale, secondo il bisogno, spingendo bene in fuori il
ri et tenendo il braccio ben disteso; ma nel medesimo tempo nodo della mano e tenendo il braccio ben disteso, riparando,
volgerete la persona di dietro alle vostre parti dritte, perché ciò contemporaneamente, il proprio corpo dietro al fianco destro, di
facendo verrete a spingere più in fuori i colpi |35v| del nimico, modo che i colpi nemici siano spinti più efficacemente in fuori e
et da essi vi assicurerete maggiormente. di modo di essere più protetto dagli stessi.
Ma quando l’urtarete verso le sue parti manche, l’urtarete sem- Se si dovrà invece parare con il pugnale dal lato opposto, ovve-
pre co’ ‘l fil dritto del pugnale, volgendo la persona per lo con- ro verso le parti manche, interne del nemico (alla nostra de-
trario. Et quest’ è il primo avertimento. stra) si dovrà usare sempre il filo dritto riparando, contempora-
neamente, il proprio corpo dietro al fianco sinistro.
Il secondo. Come secondo avvertimento (consiglio), dall’Agocchie suggeri-
sce che,
Come moverete il pugnale per andare a parare moverete anco appena si muoverà il pugnale per andare a parare, si dovrà
la spada per andare a ferire, accompagnando sempre il piede muovere la spada per andare a ferire, facendo il passo assieme
con la mano insieme co’ volgimenti della persona, come ho det- al colpo e riparando il proprio corpo dietro al rispettivo fianco,
to. come detto.
Terzo. Come terzo avvertimento (consiglio), dall’Agocchie raccomanda,

Mentre vorrete accompagnare amendue l’armi insieme per di- nel caso in cui si vada a difendersi (parare) con entrambe le
fendervi, porrete il pugnale per di dietro alla vostra spada, in armi, di mettere sempre il pugnale dietro alla spada, di modo

160
modo che ‘l fil dritto di esso tocchi il falso della detta spada, le che il filo dritto del pugnale sia a contatto con il filo falso della
quali, congiunte insieme, verranno a fare un X et sopra il tutto spada, a “X”, tenendo le braccia ben distese verso la faccia del
terrete le braccia distese per il dritto del volto del nimico, per nemico per maggior sicurezza.
maggior vostra sicurezza.
Quarto et ultimo. Come quarto avvertimento (consiglio), dall’Agocchie raccoman-
da che,
Quando haverete ferito il nimico, et ch’ egli vi rispondesse dalle nel caso in cui si abbia ferito il nemico e questi cercasse di ri-
parti di sopra, et voi vi voleste schermire dalla risposta sua con spondere dalle parti di sopra e ci si volesse difendere con le
l’armi accompagnate, terrete il medesimo ordine di sopra detto. armi accompagnate, si seguirà quanto detto al terzo avverti-
Et ancor, quando parlerò del difendere et offendere, et ch’ io mento (consiglio), parando a “X”, precisando che la locuzione
farò mentione di accompagnare l’armi insieme, voi le accompa- armi accompagnate dovrà sempre essere intesa in questo modo
gnerete nel medesimo modo detto di sopra, facendo sempre che (ovvero facendo attenzione che il pugnale sia sempre dietro alla
‘l pugnale sia di dietro alla spada, che ciò facendo haverete spada), in modo da potersi avvalere più vantaggiosamente della
maggior vantaggio, perché haverete la spada più libera da pote- spada nel ferire il nemico di rovescio, senza contare che la me-
re ferire il nimico et massimamente di riverso, et ancor nel pa- desima spada avrà maggior forza nella parata per essere soste-
rare la spada haverà più forza per esser sostenuta dal pugnale. nuta dal pugnale.
Lepido. Questo pugnale che si ha da accompagnare con la spa-
da, di che grandezza vorrebbe essere?
Giovanni. Debbonsi fuggir gli estremi, cioè non ha da esser né Il pugnale non dovrà essere né troppo grande né troppo piccolo,
grande né piccolo, ma d’una honesta misura. Pur quando ha- ma di “honesta misura”. Se dovesse scegliere fra i due estremi,
vesse a pendere ad uno de gli estremi, vorrei che pendesse alla tuttavia, dall’Agocchie preferirebbe quello più grande, “perché
grandezza, perché con esso si può parare più sicuramente. con esso si può parare più sicuramente”.
Lepido. Circa al tenerlo in mano, come volete, voi |36r| che si
tenga?
Giovanni. Quasi di piatto, facendo che ‘l fil dritto di esso guardi Il pugnale andrà impugnato quasi di piatto, facendo in modo
alquanto verso le parti destre, perché haverete il nodo della che il suo filo dritto guardi verso le parti destre del nemico, in
mano più libero da potere spinger in fuori la spada del numico modo da poter avere il nodo della mano libero di spingere in
et massimamente la punta; oltra che haverete maggior forza fuori la spada di questi nel parare i taglî e soprattutto nel de-

161
nel parare per testa, per esser sostenuto il pugnale dal dito viare le punte. Si avrà inoltre una maggiore forza nella difesa
grosso; et di più il tenerlo, come ho detto, fa che l’elzo di esso della testa parando con il sostegno del pollice; infine, impu-
viene a fare maggior difesa. gnando il pugnale in questo modo, la sua elsa “viene a fare
maggior difesa”.
Lepido. Hor ch’ io ho inteso questi avertimenti, cominciate a ra-
gionarmi delle difese et offese, che in esse far si possono.

162
1. GUARDIA DI CODA LUNGA E STRETTA (SPADA) E CINGHIALE PORTA DI FERRO (PUGNALE)

Giovanni. Primamente porremo caso che


voi vi trovaste con la spada in coda lun-
ga stretta et co’ ‘l pugnale in cinghiale
porta di ferro contra il vostro nimico,
et ch’ egli vi tirasse d’un mandritto per Mandritto alla testa
testa
[1.1] passerete innanzi del pie’ manco et Passo avanti del piede sinistro andando
co’ ‘l pugnale andarete in guardia di testa con il pugnale a difesa in guardia di testa
a schermirvi
et nel medesimo tempo gli spingerete per contemporaneamente, punta rovescia al
il petto una punta riversa, petto con la spada (pugno di 4a)
seguitata da un riverso per gamba rovescio per gamba

o vero, ovvero
Mandritto alla testa
[1.2] come haverete parato co’ ‘l pugnale, passo avanti del piede sinistro parando il
potete segarli di riverso per coscia o vol- mandritto alla testa con il pugnale (in
gerli un mandritto per testa o per gamba, guardia di testa) segando, contemporanea-
come volete; mente, un rovescio alla coscia o un man-
dritto alla testa o alla gamba con la spada
et indi, subito, ritirare il pie’ manco in- passo indietro con il piede sinistro alzan-
dietro un passo, alzando l’armi insieme in do entrambe le armi in guardia di testa
guardia di testa per assicurarvi dalla ri- (punte in basso, a “X”) in modo da difen-
sposta che di sopra venisse; dersi da una eventuale risposta dall’alto
il che fatto, ritornerete nelle guardie so- rimettersi in guardia.
pradette.

163
Nota 1. Il rovescio per gamba che seguita
la punta rovescia al petto di [1.1] è presu-
mibilmente dovuto al fatto che l’avversa-
rio abbia parato o accennato a parare la
medesima punta rovescia.
Nota 2. Il rovescio alla coscia o il man-
dritto alla testa o alla gamba è presumi-
bilmente scelto in base al quadrante che
l’avversario avrà coperto con il pugnale.

Mandritto alla testa


[1.3] Potete ancora parare con l’armi ac- Portare il piede sinistro vicino al piede de-
compagnate, raccogliendo in quel tempo stro parando, contemporaneamente, il man-
il pie’ manco appresso al dritto, dritto alla testa con entrambe le armi (sul
proprio lato sinistro, spada con pugno di 4a;
prima parte del “piede scaccia piede” avanti)
et urtare in fuori co’ ‘l pugnale la spada urtare (spostare) la spada nemica con il
del nimico, proprio pugnale per di fuori (alla propria
sinistra; di filo dritto, punta in alto)
et subito crescere del destro et segarli di crescita del piede destro segando un rove-
riverso per gamba, scio per gamba (seconda parte del “piede
scaccia piede” avanti)
et per vostro schermo tirare il pie’ dritto per riparo, riunire il piede destro al piede
appresso al manco, spingendogli una sinistro spingendo contemporaneamente una
punta per sotto il pugnale; punta con la spada sotto al proprio pu-
gnale (prima parte del “piede scaccia pie-
de” indietro)
il che fatto vi rimetterete nelle sopradette rimettersi in guardia (seconda parte del

164
guardie. “piede scaccia piede” indietro).

Nota. Rimettersi in guardia. Avendo riu-


nito con un mezzo passo il piede destro al
sinistro, ed essendo la coppia di guardie
di partenza di piede destro (coda lunga
stretta di spada e cinghiale porta di ferro
di pugnale), si andrà a portare il piede si-
nistro indietro di un altro mezzo passo.

Mandritto alla testa


[1.4] Voi, oltra di ciò, potete difendere il Parare a piede fermo con la spada accom-
detto mandritto con la spada accompagna- pagnata dal pugnale in guardia di faccia
ta dal pugnale in guardia di faccia, (pugno di 4a)
e in quel tempo crescere innanzi del piede contemporaneamente, crescita in avanti del
destro e |36v| spingerli la punta per il piede destro spingendo la punta della spa-
volto; da in faccia all’avversario
il che fatto vi rassetterete nelle guardie rimettersi in guardia.
di sopra nominate.

Nota. Il pugnale, utilizzato per parare con


la spada, continuerà presumibilmente a
legare e/o sottomettere la medesima spa-
da avversaria, controllandola.

Ma quando egli vi volesse ferire d’un Mandritto alla gamba


mandritto per gamba

165
[1.5] potete schermirvi co’ ‘l fil dritto del Parare con il filo dritto del pugnale giran-
pugnale, abbassando la punta di esso ver- do la punta verso il basso
so terra,
et tutto a un tempo, scorrendo innanzi contemporaneamente, crescita (scorrere)
del pie’ dritto, ferirlo d’una punta per fac- in avanti del piede destro ferendo l’avver-
cia o volgerli d’un riverso per testa, sario con la spada con una punta in faccia
(pugno di 2a) o con un rovescio alla testa
facendo ch’ el pie’ sinistro segua il destro seguito del piede sinistro dietro al piede
per di dietro. destro (a destra)

oppure
Mandritto alla gamba
parare con il filo dritto del pugnale giran-
do la punta verso il basso
[1.6] Si può anco tirare il pie’ dritto ap- contemporaneamente, riunire il piede de-
presso al manco, spingendogli la punta stro al piede sinistro spingendo la punta del-
per il volto in compagnia del pugnale, la spada, accompagnata dal pugnale a pro-
tezione della mano, in faccia all’avversario
et subito ritornare alle guardie di cui si rimettersi in guardia.
ragiona.

Nota. Rimettersi in guardia. Avendo riu-


nito il piede destro al piede sinistro ed es-
sendo la coppia di guardie di partenza di
piede destro (coda lunga stretta di spada
e cinghiale porta di ferro di pugnale), si
farà un mezzo passo indietro con il piede
sinistro.

166
Ma s’egli vi volgesse di riverso per testa, Rovescio alla testa

[1.7] potete pararlo co’ ‘l fil dritto della Parare con la spada di filo dritto (pugno
spada cacciandogli un’imbroccata per fian- di 2a) spingendo un’imbroccata al fianco
co, sì che ‘l pie’ sinistro spinga il destro (fianconata interna) con un “piede scaccia
innanzi, piede” in avanti

overo oppure
Rovescio alla testa
[1.8] dopo che haverete parato il colpo con parare con la spada di filo dritto (pugno
la spada, potete volgerli d’un riverso, o di 2a) e tirare un rovescio, alto o basso, do-
d’alto o da basso, dove vi tornerà meglio. ve sarà più efficace, con un “piede scaccia
piede” in avanti.

Nota 1. Si può ipotizzare che la parata di


filo dritto della spada avvenga con un
mezzo passo avanti del piede sinistro, riu-
nendolo accanto al piede destro, spingen-
do quindi la fianconata interna (imbroc-
cata di fianco) o il rovescio (alto o basso)
avanzando con mezzo passo del piede de-
stro (ovvero con un “piede scaccia piede”.
Nota 2. Non parla del pugnale, da usare
in copertura e per sottomettere e/o legare
e controllare la spada avversaria.
Nota 3. Si noti come in [1.8] non si precisi
il passeggio, che si presume ancora in li-
nea e con un “piede scaccia piede”.

167
Rovescio alla testa
[1.9] Potete inoltre parare il detto colpo Parare con la spada in guardia d’entrare
con la spada accompagnata dal pugnale (pugno di 2a) accompagnata dal pugnale
in guardia d’entrare, passando innanzi facendo un passo avanti con il piede sini-
del pie’ manco stro
et tutto a un tempo crescere e spingerli la punta al petto con la spada crescendo (con
punta per il petto. il piede sinistro).

Nota 1. Non si precisa di rimettersi in guar-


dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.
Nota 2. Non si precisa con quale piede
vada effettuata la crescita nel tirare la
punta al petto. Più probabilmente, si trat-
ta del piede sinistro, avendo difatti avan-
zato con il piede sinistro nell’atto di para-
re con la spada in guardia d’entrare.
Nota 3. Non viene precisata la funzione
del pugnale dopo aver accompagnato la
spada nell’atto di parare in guardia d’en-
trare ma, presumibilmente, continuerà a
sottomettere e/o legare e controllare la spa-
da avversaria nell’atto di eseguire la pun-
ta al petto con la spada, crescendo presu-
mibilmente con il piede destro.

168
Rovescio alla testa
[1.10] Si può dipoi difendere il detto ri- Parare di filo dritto con la spada (pugno
verso con la spada, crescendo alquanto del di 2a) crescendo in avanti con il piede de-
pie’ dritto; stro
indi, subito, passare del manco innanzi et immediatamente, passo avanti del piede
darli per fianco con la punta del pugnale; sinistro tirando al fianco dell’avversario
una punta con il pugnale
ma, fatto questo, vi ridurrete all’usate guar- rimettersi in guardia.
die.

Nota. Si faccia bene attenzione a sottomet-


tere e/o legare e/o controllare con la pro-
pria spada quella dell’avversario e, dopo
averlo colpito con il proprio pugnale, a di-
fendersi da una eventuale risposta del ne-
mico.

Hor, se per caso egli vi tirasse d’un river- Rovescio alla gamba
so per gamba,

[1.11] vi potete schermire con un riverso Parare il rovescio alla gamba tirato dal ne-
ridoppio mico a piede fermo, con un ridoppio rovescio
et subito crescere innanzi del pie’ destro e immediatamente, crescita in avanti del piede
spingerli un’imbroccata per il volto, fa- destro spingendo un’imbroccata alla faccia
cendo che ‘l pugnale vi guardi il capo; dell’avversario, facendo attenzione a pro-
teggere la propria testa con il pugnale
il che fatto vi agiarete alle vostre guardie. rimettersi in guardia.

169
Nota. Imbroccata: va eseguita eseguendo
un rapido distacco dalla spada avversaria
immediatamente successivo alla parata del
ridoppio rovescio e contemporaneamente
alla crescita in avanti del piede destro.

Ma se ‘l nimico vi spingesse d’una punta Punta sopramano (imbroccata)


sopramano,

[1.12] guidarete innanzi il pie’ manco et Passo avanti del piede sinistro spostando
in tal tempo l’urtarete co’ ‘l fil dritto del (urtando) la spada nemica con il filo drit-
pugnale verso le vostre parti destre, vol- to (punta in alto) del pugnale, alla propria
gendogli per testa un riverso sopramano, destra tirando, contemporaneamente, un
rovescio sopramano alla testa dell’avver-
sario con la spada
facendo che ‘l pie’ dritto segua il manco seguito del piede destro a sinistra.
per |37r| di dietro.

Nota 1. Non si precisa di rimettersi in


guardia, che potrebbe non essere necessa-
rio se la tecnica andasse a buon fine.
Nota 2. Il rovescio alla testa andrà, pre-
sumibilmente, caricato roteando (mulinel-
lando) la spada sopra alla propria testa.

170
Punta sopramano (imbroccata)
[1.13] Potete ancora tirare il pie’ sinistro Portare il piede sinistro vicino al piede
appresso al destro, et pararla con la spa- destro parando la punta sopramano dell’av-
da di mezzo mandritto, versario con mezzo mandritto della spada
indi, subito, crescere innanzi del destro e crescita in avanti del piede destro tirando
spingerli una punta riversa o segarli d’un con la spada una punta rovescia (pugno di
riverso tondo, 4a) o un rovescio tondo
seguitato da un altro riverso, rovescio (di copertura, a piede fermo)
co’ ‘l quale andarete insieme co’ ‘l pugnale rimettersi in guardia.
alle dette guardie.

Nota. La funzione del pugnale è espressa


solo alla fine, quando ci si rimette in guar-
dia. Si può ipotizzare che esso abbia però
seguito le fasi della tecnica a copertura già
dalla parata.

Ma s’egli vi tirasse d’una stoccata, Stoccata (punta sottomano)

[1.14] l’urtarete in fuori co’ ‘l pugnale Parare a piede fermo con il pugnale (filo
dritto, punta in alto) spingendo (urtando)
la spada avversaria in fuori (alla propria
sinistra)
et in quel tempo passarete innanzi del pie’ crescita (“passarete”) in avanti del piede
dritto, spingendogli la punta per il petto o destro spingendo una punta al petto (pu-
gli darete d’un mandritto per gamba. gno di 2a) o un mandritto alla gamba.

Nota 1. Non si precisa di rimettersi in guar-


dia, che potrebbe non essere necessario se
171
la tecnica andasse a buon fine.
Nota 2. La scelta di tirare una punta o un
mandritto alla gamba è dovuta, presumi-
bilmente, al fatto che l’avversario abbia
accennato la parata con il pugnale.

Stoccata (punta sottomano)


[1.15] Potete ancora ritirare il pie’ dritto Passo indietro del piede destro e mezzo
indietro un passo e in tal tempo darli di mandritto alla mano della spada avversa-
mezzo mandritto per la man della spada, ria
et ciò fatto ritornare alle predette guardie; rimettersi in guardia.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può ipotizzare che esso abbia però
seguito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Rimettersi in guardia. Avendo fat-
to un passo indietro con il piede destro ed
essendo la coppia di guardie di partenza di
piede destro (coda lunga stretta di spada e
cinghiale porta di ferro di pugnale), ci si rimet-
terà in guardia facendo ancora un passo (presu-
mibilmente indietro) con il piede sinistro.

et questa è la maniera che dovete tenere


sì nel difendervi come nell’offender il ni-
mico ritrovandovi fermo con la spada et
co’ ‘l pugnale in queste due guardie di so-
pra nominate.

172
2. GUARDIA DI CODA LUNGA ALTA (SPADA) E PORTA DI FERRO ALTA (PUGNALE)

Hor venendo alle seconde guardie dico


che, essendo voi con la spada in coda
lunga alta et co’ ‘l pugnale in porta di
ferro alta

et che ‘l nimico vi tirasse d’un mandritto Mandritto alla testa


per testa,

[2.1] alzarete il pugnale a guardia di te- Parare con il pugnale in guardia di testa
sta et quivi, schermendovi da esso,
passerete tutto a un tempo del pie’ destro contemporaneamente, passo avanti del pie-
innanzi, spingendogli la punta per il pet- de destro spingendo una punta al petto (pu-
to; gno di 2a)

Nota. Non si precisa di rimettersi in guar-


dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

o vero, oppure
Mandritto alla testa
parare con il pugnale in guardia di testa
[2.2] nel passare innanzi, potete darli d’un contemporaneamente, passo avanti del pie-
mandritto sgualimbro a traverso il brac- de destro tirando uno sgualembro dritto per
cio della spada traverso al braccio armato del nemico
et subito ritornare del pie’ dritto indietro passo indietro del piede destro con entram-
un passo con amendue l’armi insieme be le armi assieme (punte in basso, a “X”)

173
et rimettervi alle dette guardie. rimettersi in guardia.

Nota. Passo indietro con il piede destro con


entrambe le armi assieme, ovvero alzando
entrambe le armi in guardia di testa (pun-
te in basso, a “X”) in modo da difendersi da
una eventuale risposta dall’alto del nemico.

Mandritto alla testa


[2.3] Potete, oltra di ciò, nel passare in- Parare con entrambe le armi accompagna-
nanzi del pie’ dritto, parare il detto colpo te facendo un passo avanti con il piede de-
con l’arme accompagnate stro (spada con pugno di 4a o di 3a in 4a)
et segarli d’un riverso per gamba, facendo rovescio alla gamba facendo attenzione che
che ‘l pugnale resti alla difesa della testa. il pugnale difenda la testa.

Nota. Non si precisa di rimettersi in guar-


dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

Mandritto alla testa


[2.4] Di più, potete, nel crescere del piede, Parare con la spada in guardia di faccia
andare a schermirvi dal detto mandritto (pugno di 4a) accompagnata dal pugnale
con la spada in guardia di faccia insieme crescendo (facendo un passo) avanti con il
co’ l’ pugnale, piede destro
e spingerli in quel tempo la punta nel vol- spingere immediatamente una punta al vol-
to, to dell’avversario (presumibilmente senza
cambiare la posizione del pugno, estenden-
do semplicemente il braccio armato)

174
il che fatto vi ridurrete alle guardie |37v| rimettersi in guardia.
sopradette.
Nota 1. Attenzione al pugnale avversario
quando si spinge la punta al volto.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nando nella coppia di guardie di partenza
(coda lunga alta di spada, porta di ferro
alta di pugnale). Essendo una coppia di
guardie con guardia sinistra, si presume
che il rimettersi in guardia si debba effet-
tuare facendo un passo indietro con il pie-
de destro.

Ma quando egli vi rispondesse di man- Mandritto alla gamba


dritto per gamba,

[2.5] potete pararlo co’ ‘l fil dritto del pu- Parare con il filo dritto del pugnale (pun-
gnale chinando la punta d’esso verso terra ta in basso)
et in quell’instante passerete innanzi del contemporaneamente, passo avanti del pie-
pie’ destro et gli caccierete una stoccata de destro, stoccata alla faccia (presumibil-
per faccia mente una punta dritta, pugno di 2a che,
ancora presumibilmente, l’avversario po-
trebbe cercare di parare deviandola sul
suo lato interno,
seguita da un mandritto per gamba; agevolando così l’esecuzione di un) man-
dritto alla gamba

o vero, oppure

175
Mandritto alla gamba
parare con il filo dritto del pugnale (pun-
ta in basso)
[2.6] tirarete il pie’ manco indietro un pas- contemporaneamente, passo indietro del
so, volgendogli un riverso su ‘l braccio del- piede sinistro tirando un rovescio al brac-
la spada, cio armato di spada del nemico
et ciò fatto ritornarete alle guardie di so- rimettersi in guardia.
pra nominate.

Nota. Rimettersi in guardia, ovvero tor-


nando nella coppia di guardie di parten-
za (coda lunga alta di spada, porta di fer-
ro alta di pugnale). Essendo una coppia
di guardie con guardia sinistra, si presu-
me che il rimettersi in guardia si debba
effettuare facendo un passo indietro con il
piede destro.

Ma s’egli vi volgesse di riverso per testa, Rovescio alla testa

[2.7] lo pararete co’ ‘l pugnale Parare con il pugnale (di filo dritto, alla
propria destra, punta in alto)
et subito andarete innanzi del pie’ destro, contemporaneamente, passo avanti con il
spingendogli per il petto una punta river- piede destro spingendo una punta rove-
sa; scia (pugno di 4a) al petto del nemico

o vero, oppure

176
Rovescio alla testa
parare con il pugnale (di filo dritto, alla
propria destra, punta in alto)
[2.8] gli segarete di riverso per coscia. contemporaneamente, passo avanti con il pie-
de destro segando un rovescio alla coscia.

Nota 1. Parare con il pugnale: non si pre-


cisa in che modo. Presumibilmente, par-
tendo da guardia di porta di ferro alta, di
filo dritto con la punta in alto e – appun-
to – alla propria destra.
Nota 2. La funzione del pugnale dopo la
parata non è espressa. Si può ipotizzare
che esso abbia però seguito le fasi della
tecnica a copertura, continuando a sotto-
mettere e/o legare la spada avversaria o
comunque a controllarla.
Nota 3. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.
Nota 4. La scelta in [2.8] di tirare un ro-
vescio alla coscia potrebbe essere dovuta
al fatto che l’avversario abbia difeso i qua-
dranti alti con il pugnale, lasciando privi
di difesa quelli bassi.

177
Rovescio alla testa
[2.9] Potete anco parare il detto colpo con Parare portando la spada in guardia d’en-
la spada in guardia d’entrare sostenuta trare (pugno di 2a) sostenuta dal pugnale
dal pugnale,
et nel medesimo tempo passare innanzi e contemporaneamente, passo avanti del pie-
spingerli la punta per il volto; de destro e punta al volto (pugno di 2 a, in-
terpretabile anche come filo di 2a, che, sem-
pre presumibilmente, sarà parata, devian-
dola)
indi, subito, tornare indietro del pie’ destro subito, passo indietro del piede destro spin-
accompagnandovi una punta, gendo una punta (tenendo sempre la pun-
ta della propria spada in presenza e con il
pugno di 2a, distendendo in avanti, per quan-
to possibile, il braccio armato)
con la quale vi agiarete nelle sopradette guar- rimettersi in guardia.
die.

Ma se per caso egli vi rispondesse di ri- Rovescio alla gamba


verso per gamba,

[2.10] tirarete il pie’ manco appresso al Riunire il piede sinistro al piede destro spin-
dritto e, in uno istesso tempo, li spingere- gendo, contemporaneamente, una punta al-
te una punta per faccia. la faccia del nemico.

Nota 1. La funzione del pugnale non è


espressa. Si può ipotizzare che esso venga
comunque utilizzato a copertura, cercan-
do, se necessario, di sottomettere e/o lega-

178
re o comunque a controllare la spada av-
versaria. I pugnali, peraltro, si verranno
comunque a trovare fuori misura.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in
guardia, che potrebbe non essere necessa-
rio se la tecnica andasse a buon fine.

Rovescio alla gamba


[2.11] Potete, oltra di ciò, passare del pie’ Passo obliquo del piede destro (a destra)
dritto verso le sue parti manche volgendo- tirando, contemporaneamente, uno sgua-
gli un riverso sgualimbro su ‘l braccio de- lembro rovescio al braccio armato della spa-
stro, da del nemico
il che fatto ritornarete nelle guardie di cui rimettersi in guardia.
si ragiona.

Nota 1. Non parla del pugnale, da usare


in copertura e per sottomettere e/o legare
e controllare la spada avversaria.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nando nella coppia di guardie di parten-
za (coda lunga alta di spada, porta di fer-
ro alta di pugnale). Essendo una coppia
di guardie con guardia sinistra, si presu-
me che il rimettersi in guardia si debba
effettuare facendo un passo indietro con il
piede destro.

179
Ma quando il nimico vi volesse ferire Imbroccata al petto
d’un’imbroccata nel petto,

[2.12] l’urtarete co’ ‘l fil dritto del pugnale Parare con il filo dritto del pugnale (pun-
verso le sue parti sinistre, ta in alto) verso le parti sinistre del nemi-
co (alla nostra destra);
e in quel tempo li volgerete per testa un contemporaneamente, tirare un rovescio
riverso sopramano, sopramano alla testa del nemico
facendo che ‘l pie’ destro segua il sinistro facendo quindi un seguito con il piede de-
per di dietro. stro dietro al piede sinistro (prendere cir-
ca 45° alla propria sinistra per evitare di
essere colpiti alla gamba).

Nota 1. Il rovescio alla testa dell’avversa-


rio potrebbe essere più agevolmente ed ef-
ficacemente tirato caricandolo sopra la pro-
pria testa.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia perché, eseguendo il seguito e control-
lando il rovescio sopramano, ci si troverà
nella guardia di coda lunga alta di par-
tenza per la spada e di porta di ferro alta
per il pugnale.
Nota 3. La funzione del pugnale dopo la
parata non è espressa. Si può però ipotiz-
zare che esso abbia seguito le fasi della
tecnica a copertura continuando a sotto-
mettere e/o legare o comunque a control-

180
lare la spada avversaria per poi posizio-
narsi in guardia di porta di ferro alta.

Imbroccata al petto
[2.13] Appresso, voi potete passare in- Passo avanti del piede destro
nanzi del pie’ dritto
e, in tal passaggio, parare la detta punta contemporaneamente, parare l’imbrocca-
con un mandritto sgualimbro, ta con uno sgualembro dritto (ci si ritro-
verà con un pugno di 4a)
offendendogli il petto d’una punta riversa, spingendo immediatamente una punta
rovescia al petto del nemico (interpretabi-
le anche come filo di 4a, estendendo il brac-
cio armato della spada)
et per vostro riparo ritornerete il pie’ drit- passo indietro del piede destro per riparo
to indietro un passo, alzando tutto a un tem- portando entrambe le armi in guardia di
po amendue l’armi insieme a guardia di testa (punte in alto, a “X”, il pugnale più
testa vicino al corpo);
et |38r| poi vi assetterete nelle guardie rimettersi in guardia.
di che parliamo.

Ma quando egli vi tirasse d’una punta sot- Punta sottomano


tomano,

[2.14] l’urtarete in fuori co’ ‘l pugnale, Parare con il filo dritto del pugnale in
cioè verso le sue parti dritte, fuori (alla propria sinistra, presumibil-
mente con la punta verso il basso)
passando in quel tempo del pie’ destro in- contemporaneamente, passo avanti del piede
nanzi e spingendogli una stoccata per fianco; destro e stoccata al fianco (presumibilmen-

181
te destro) dell’avversario (fianconata ester-
na, con pugno di 2a alla partenza)

o vero, oppure
Punta sottomano
parare con il filo dritto del pugnale in fuo-
ri (alla propria sinistra, presumibilmente
con la punta verso il basso),
[2.15] li volgerete un mandritto per testa contemporaneamente, passo avanti del pie-
o per gamba. de destro) tirando un mandritto alla testa
o alla gamba.

Nota 1. Rimettersi in guardia, ovvero tor-


nando nella coppia di guardie di parten-
za (coda lunga alta di spada, porta di fer-
ro alta di pugnale). Essendo una coppia
di guardie con guardia sinistra, si presu-
me che il rimettersi in guardia si debba ef-
fettuare facendo un passo indietro con il
piede destro.
Nota 2. La scelta di tirare il mandritto
alla testa o alla gamba di [2.15] è presu-
mibilmente legata al quadrante difeso dal
pugnale avversario, indirizzando la pro-
pria spada in direzione opposta.

182
Punta sottomano
[2.16] In oltre potete, nel passare, pararla Passo avanti del piede destro parando con
co’ ‘l fil dritto della spada il filo dritto della spada (pugno di 3 a in 4a
o 4a)
et subito segarli di riverso per faccia, segando immediatamente un rovescio al-
la faccia (di filo falso o di filo dritto)

o vero, ovvero
Punta sottomano
[2.17] nel passare, accompagnare il vo- passo avanti del piede destro parando con
stro fil dritto della spada con quella del il filo dritto della spada (pugno di 3 a in 4a
nimico o 4a)
e spingerli la punta nel petto. spingendo immediatamente la punta del-
la spada nel petto (pugno di 3 a in 4a o 4a,
interpretabile anche come filo di 4a, esten-
dendo il braccio armato della spada).

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura o sotto-
mettendo e legando la spada avversaria.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

183
Punta sottomano
[2.18] Si può ancora tirare il pie’ manco Passo indietro del piede sinistro
indietro un passo
et tutto a un tempo ferirli la mano della tirando, contemporaneamente, mezzo man-
spada di mezzo mandritto, dritto alla mano armata della spada del
nemico
et subito ritornare alle guardie sudette, rimettersi in guardia.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura o sot-
tomettendo e legando la spada avversaria.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nando nella coppia di guardie di parten-
za (coda lunga alta di spada, porta di fer-
ro alta di pugnale). Essendo una coppia
di guardie con guardia sinistra, si presu-
me che il rimettersi in guardia si debba
effettuare facendo un passo indietro con il
piede destro.

nelle quali credo che bene haverete inteso


il modo del parare et del ferire, essendo
agiato in esse contra il vostro avversario.
Lepido. Ho inteso benissimo. Seguite pu-
re.

184
3. GUARDIA DI PORTA DI FERRO STRETTA (SPADA) E CODA LUNGA ALTA (PUGNALE)

Giovanni. Hora, seguendo il ragionare del-


le altre guardie, dico che, essendo voi con
la spada in porta di ferro stretta et co’
‘l pugnale in coda lunga alta contra il
vostro nimico,

et ch’ egli vi tirasse di mandritto per te- Mandritto alla testa


sta,

[3.1] potreste passare innanzi del pie’ man- Passo avanti del piede sinistro parando
co et pararlo co’ ‘l pugnale in guardia di testa, con il pugnale in guardia di testa
et tutto a un tempo spingerli una stocca- contemporaneamente, stoccata (pugno di
ta per il petto 3a) al petto con la spada

o vero, ovvero
Mandritto alla testa
[3.2] nel parare passo avanti del piede sinistro parando con
il pugnale in guardia di testa
darli d’un riverso per coscia. contemporaneamente, rovescio alla coscia
(della gamba avanzata del nemico).

Nota. Il rovescio alla coscia di [3.2] potreb-


be essere dovuto al fatto che l’avversario
abbia mantenuto il pugnale a difesa dei
quadranti alti del corpo, lasciando quin-
di privi di difesa i quadranti bassi. [3.2]

185
potrebbe anche leggersi come azione suc-
cessiva all’esecuzione di [3.1], ipotizzando
l’esecuzione della stoccata al petto del ne-
mico, a sua volta parata con il proprio pu-
gnale, deviando così la nostra spada sul
suo lato esterno e agevolando l’esecuzione
del nostro rovescio alla coscia della gam-
ba avanzata nemica.

Mandritto alla testa


[3.3] Potete ancora, come haverete parato Passo avanti del piede sinistro parando con
co’ ‘l pugnale, il pugnale in guardia di testa
volgerli d’un mandritto per gamba, contemporaneamente, mandritto alla gam-
ba avanzata del nemico
il che fatto ritornerete il pie’ manco indie- passo indietro del piede sinistro accompa-
tro un passo insieme con l’armi accompa- gnando con le armi a difesa (a “X”, in mo-
gnate, do da difendersi da una eventuale rispo-
sta dall’alto)
et vi rimetterete alle guardie sopradette. rimettersi in guardia.

Nota. Questa variante può essere maggior-


mente vantaggiosa rispetto alla preceden-
te in alcuni, determinati, casi:
• nel caso in cui l’avversario abbia ac-
cennato a parare una eventuale stoc-
cata al petto con il proprio pugna-
le, deviandola sul suo lato interno;
• nel caso in cui l’avversario abbia la-

186
sciato una apertura tale fra la pro-
pria spada e il proprio pugnale da
poter eseguire agevolmente un man-
dritto alla gamba avanzata;
• nel caso avesse accennato a voler
eseguire un legamento con il pro-
prio pugnale sulla nostra spada;
• più in generale, apparisse lento nel-
la difesa.

Ma quando egli vi rispondesse di man- Mandritto alla gamba


dritto per gamba,

[3.4] tirerete il pie’ dritto appresso al man- Portare il piede destro accanto al piede
co volgendogli un tramazzone per il brac- sinistro e, contemporaneamente, tirare con
cio della spada, la propria spada un tramazzone al brac-
cio armato della spada del nemico

o vero, ovvero
Mandritto alla gamba
portare il piede destro accanto al piede si-
nistro e, contemporaneamente,
[3.5] li spingerete la punta per il volto, spingere la punta della propria spada al
volto del nemico (presumibilmente una stoc-
cata, pugno di 3a)
et ciò fatto ritornerete alle vostre guardie. rimettersi in guardia.

187
Nota. Rimettersi in guardia, ovvero torna-
re nella coppia di guardie di partenza
(porta di ferro stretta di spada, coda lun-
ga alta di pugnale). Essendo una coppia
di guardie con guardia destra e avendo
riunito la gamba destra alla gamba sini-
stra, si presume che il rimettersi in guar-
dia si debba effettuare facendo un passo
indietro con il piede sinistro.

Ma s’egli vi tirasse di riverso per testa, Rovescio alla testa

[3.6] passarete innanzi del pie’ sinistro et Passo avanti del piede sinistro andando
|38v| co’ ‘l pugnale andarete in guardia con il pugnale in guardia di testa per di-
di testa a schermirvi fesa (alla propria destra)
e in quel tempo li darete d’un riverso per contemporaneamente, con la propria spa-
gamba o di una punta nel petto. da, rovescio alla gamba o punta al petto
(pugno di 3a, 3a in 4a o 4a)

Oltra di questo, oppure


Rovescio alla testa
[3.7] nel passare innanzi del pie’ sinistro, passo avanti del piede sinistro
lo potete urtar co’ ‘l fil dritto della spada parando il colpo dell’avversario con il filo
accompagnata dal pugnale, diritto della spada (pugno di 2a) accompa-
gnata dal pugnale
spingendogli la punta nella faccia. punta alla faccia (azione assimilabile a un
filo di 2a).

188
Nota. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

Rovescio alla testa


Crescita del piede destro in avanti (alzan-
do presumibilmente il pugnale in guardia
di testa per difesa della testa)
[3.8] Si può ancora difenderlo con un ri- contemporaneamente, rovescio sgualembro
verso sgualimbro, passando tosto del de- (presumibilmente parato o accennato a pa-
stro piede innanzi, rare dal nemico)
et ferirlo per fianco d’una punta soprama- (mezza volta di pugno) e punta sopramano
no, alzando subito il pugnale alla difesa (imbroccata, pugno di 1a o di 1a in 2a) al
della testa, fianco destro dell’avversario, facendo atten-
zione a proteggere la testa con il pugnale
il che fatto vi ridurrete all’usate guardie. rimettersi in guardia.

Nota. Rimettersi in guardia, ovvero tor-


nare nella coppia di guardie di partenza
(porta di ferro stretta di spada, coda lun-
ga alta di pugnale). Essendo una coppia di
guardie con guardia destra e avendo stret-
to misura nella crescita della stessa gam-
ba destra, si presume che il rimettersi in guar-
dia si debba effettuare facendo un passo
indietro con il piede destro, accompagnan-
dolo con le armi a difesa, e con un ulterio-
re passo indietro con il piede sinistro.

189
Ma se per caso egli vi rispondesse di ri- Rovescio alla gamba
verso per gamba,

[3.9] lo pararete con la spada d’un riverso Parare a piede fermo tirando un ridoppio ro-
ridoppio vescio con la spada (pugno di 2a o di 2a in 3a)
indi, subito, crescerete innanzi del pie’ immediatamente, crescita del piede de-
dritto, cacciandogli un’ imbroccata per il stro in avanti tirando una imbroccata (pu-
volto. gno di 1a o di 1a in 2a) al volto del nemico.

Nota 1. Imbroccata: va eseguita eseguen-


do un rapido distacco dalla spada avver-
saria immediatamente successivo alla pa-
rata del (ridoppio) rovescio e contempora-
neamente alla crescita in avanti del piede
destro (vedi anche [1.11]).
Nota 2. Non parla dell’utilizzo del pugna-
le quando si para con la propria spada il
(ridoppio) rovescio alla gamba tirato dal
nemico, da usarsi pertanto a difesa della
testa mantenendo la guardia di coda lun-
ga alta (o di testa), per quindi utilizzarlo,
presumibilmente, per sottomettere e con-
trollare la spada nemica eseguendo l’im-
broccata con la propria spada.

190
Rovescio alla gamba
[3.10] Potete ancora tirare la gamba indie- portare il piede destro dietro (o accanto) al
tro e, in quel tempo, volgergli un dritto tra- piede sinistro e, contemporaneamente, ti-
mazzone per la mano della spada, rare un tramazzone dritto alla mano ar-
mata dell’avversario con la propria spada
et ciò fatto ritornare alle guardie di cui si rimettersi in guarda.
ragiona.
Nota. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
(porta di ferro stretta di spada, coda lun-
ga alta di pugnale). Essendo una coppia
di guardie con guardia destra e avendo
riunito la gamba destra alla gamba sini-
stra, si presume che il rimettersi in guar-
dia si debba effettuare facendo un mezzo
passo indietro con il piede sinistro.

Ma se ‘l nimico vi spingesse d’una imbroc- Imbroccata al petto


cata per il petto,

[3.11] passerete del pie’ manco verso le sue Passo (obliquo) del piede sinistro a sinistra
parti dritte e, in questo passaggio, (verso la destra del nemico)
l’urterete in dentro co’ ‘l fil dritto del pu- deviando, contemporaneamente, l’imbroc-
gnale, cata al petto con il filo dritto (punta in al-
to) del proprio pugnale verso la sinistra (“in
dentro”) del nemico (alla nostra destra)
volgendogli un riverso per testa, e tirando un rovescio alla testa con la pro-
pria spada,
191
sì che ‘l pie’ destro segua il sinistro per di facendo in modo che il piede destro segua di
dietro. dietro al sinistro (seguito del piede destro).

Nota 1. Il rovescio alla testa dell’avversario


potrebbe essere più agevolmente ed efficace-
mente tirato caricandolo sopra la propria testa.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
(porta di ferro stretta di spada, coda lun-
ga alta di pugnale). Essendo una coppia
di guardie con guardia destra e avendo
effettuato un passo con la gamba sinistra,
si presume che il rimettersi in guardia si
debba effettuare facendo un passo indie-
tro con il medesimo piede sinistro.

Imbroccata al petto
[3.12] Vi tornerà bene anco pararla co’ ‘l Deviare l’imbroccata al petto a piede fer-
falso della spada et volgerli un riverso mo con il filo falso della spada tirando im-
per gamba, mediatamente un rovescio alla gamba avan-
zata del nemico,
facendo che il pugnale vi guardi il capo. curando di difendere la testa con il pugnale.

Imbroccata al petto
[3.13] Oltra di ciò voi la potete parare co’ Deviare l’imbroccata al petto con il filo drit-
‘l fil dritto della spada to della spada (pugno di 2a)
et subito passare innanzi del pie’ destro e contemporaneamente, passo avanti del pie-
spingerli la punta per il petto, de destro spingendo una punta (pugno di

192
2a) al petto dell’avversario con la spada
il che fatto vi adatterete alle dette guardie. rimettersi in guardia.

Nota 1. Non si precisa l’utilizzo della daga


dopo averla presumibilmente posizionata
a difesa della testa nell’atto di deviare l’im-
broccata avversaria, presumibilmente uti-
lizzata a copertura.
Nota 2. Questa tecnica potrebbe essere in-
terpretata anche con dinamiche diverse.

Ma quando egli vi tirasse d’una stoccata Stoccata al volto


per faccia,

[3.14] guiderete innanzi il pie’ manco et la Passo avanti con il piede sinistro deviando
difenderete co’ ‘l fil dritto del pugnale spin- la stoccata del nemico al volto con il filo drit-
gendola verso le parti sinistre del nimico, to del pugnale (punta in alto) verso le par-
ti sinistre dello stesso (alla nostra destra)
et nel medesimo tempo li volgerete d’un ri- contemporaneamente, tirare un rovescio al-
verso per testa. la testa.

Nota. Il rovescio alla testa dell’avversario


potrebbe essere più agevolmente ed effica-
cemente tirato caricandolo sopra la pro-
pria testa.

193
Stoccata al volto
[3.15] Potete ancora scorrere innanzi del Crescita del piede destro avanti assestan-
pie’ destro et andare con la spada in compa- dosi con la spada in guardia d’entrare (pu-
gnia del pugnale in guardia d’entrare, |39r| gno di 2a) accompagnata dal pugnale,
spingendogli in quel instante la punta nel contemporaneamente, spingere una pun-
volto, ta al voto del nemico
et ciò fatto ridurvi alle prenominate guardie, rimettersi in guardia.

Nota. Non si precisa l’utilizzo della daga


dopo averla accompagnata alla spada as-
sestandosi in guardia d’entrare, da usare
quindi, presumibilmente, per controllare e/o
sottomettere, se necessario, la spada av-
versaria e/o a difesa della propria testa.

delle quali molte altre difese della spada


si potrebbono addurre, ma per esser su-
perflue non starò a replicarle.
Lepido. Perché sono superflue?
Giovanni. Perché, havendovi dimostrato
nella spada sola la maniera del difender-
vi da tutti i colpi che dal nimico possono
esser tirati e il modo d’offender lui, il che
(come vi dissi) serve anco in queste altre
nelle quali voi, ad ogni vostro commodo,
ve ne potete servire, però non accade per
simil rispetto ch’ io ve le replichi;

194
4. GUARDIA DI CINGHIALE PORTA DI FERRO (SPADA) E GUARDIA DI TESTA (PUGNALE)

anzi, seguendo il ragionar delle guardie,


vengo a dirvi che, ritrovandovi con la spa-
da in cinghiale porta di ferro et co’ ‘l
pugnale a guardia di testa,

et che ‘l nimico vi tirasse di mandritto per Mandritto alla testa


testa,

[4.1] voi potete passare innanzi del pie’ Passo avanti del piede destro parando con
destro et pararlo co’ ‘l pugnale, il pugnale
et tutto a un tempo spingerli per il petto contemporaneamente, tirare una punta ro-
una punta riversa, vescia al petto

o vero, oppure
Mandritto alla testa
passo avanti del piede destro parando con
il pugnale
[4.2] lo ferirete per testa d’un riverso sot- contemporaneamente, tirare un rovescio sot-
to braccio. tobraccio alla testa.

Nota. Rovescio sottobraccio, taglio rovescio


caricato di polso o avambraccio sotto al pro-
prio braccio sinistro.

195
Mandritto alla testa
[4.3] Potete ancora pararlo con l’armi ac- Passo avanti del piede destro parando il
compagnate, passando subito del pie’ drit- mandritto alla testa con le armi accompa-
to innanzi, gnate (spada con pugno di 1a o di 1a in 2a)
spingendogli un’imbroccata per il volto. contemporaneamente, tirare una imbrocca-
ta (pugno di 1a o di 1a in 2a) al volto del ne-
mico.

Mandritto alla testa


[4.4] Appresso, potete passare innanzi del Passo avanti del piede destro parando il
pie’ destro et parare il detto colpo co’ ‘l fil mandritto alla testa con il filo dritto della
dritto della spada propria spada (presumibilmente pugno di
1a o di 1a in 2a)
et ferirlo per fianco d’una punta soprama- contemporaneamente, punta sopramano (im-
no, broccata, pugno di 1a o di 1a in 2a) al fian-
co del nemico (presumibilmente destro)
il che fatto ritornerete del pie’ dritto in- passo indietro del piede destro tirando un
dietro un passo insieme con un dritto tra- tramazzone dritto di copertura
mazzone,
et vi fermerete nelle dette guardie. rimettersi in guardia.
Nota. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura, so-
prattutto dopo la parata del mandritto del
nemico alla testa, legando e/o sottometten-
do, o comunque controllando, la spada del
nemico durante l’esecuzione della punta so-
pramano.
196
Ma quando egli tirasse di mandritto per Mandritto alla gamba
gamba,

[4.5] tirerete il pie’ alquanto indietro et in Portare il piede sinistro dietro al piede
quel tempo li spingerete la punta nella fac- destro e, contemporaneamente, tirare una
cia punta al volto dell’avversario (pugno di 3 a
o 3a in 4a)
e incontinente ritornerete alle vostre guardie. rimettersi in guardia

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
(cinghiale porta di ferro di spada, guar-
dia di testa di pugnale). Essendo una cop-
pia di guardie con guardia sinistra e aven-
do portato la gamba sinistra dietro alla
gamba destra, si presume che il rimetter-
si in guardia si debba effettuare facendo
un passo indietro con il piede destro.

Et se pure egli vi rispondesse di riverso Rovescio alla testa


per testa,

[4.6] potete pararlo con la spada in guar- Parare andando con la spada in guardia
dia d’entrare accompagnata dal pugnale, d’entrare (pugno di 2a) accompagnata dal
pugnale

197
passando in quell’instante del pie’ destro in- contemporaneamente, passo avanti del pie-
nanzi e spingendogli la punta nel volto. de destro spingendo una punta al volto del
nemico.

Nota. Non si precisa di rimettersi in guar-


dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

Rovescio alla testa


[4.7] Potete ancora passare innan- |39v| Passo avanti del piede destro parando il
zi del pie’ dritto et difenderlo con un ri- rovescio del nemico alla testa tirando un
verso sgualimbro, rovescio sgualembro
et poi ferirlo d’una imbroccata per il petto imbroccata al petto del nemico (pugno di
1a o di 1a in 2a, seguito da una azione as-
similabile a un filo di 1a o di 1a in 2a)
passo indietro del piede destro accompa-
gnato dalle armi in guardia di testa (pun-
te in basso, a “X”, in modo da difendersi
da una eventuale risposta dall’alto)

o oppure
Rovescio alla testa
passo avanti del piede destro parando il
rovescio del nemico alla testa tirando un
rovescio sgualembro
[4.8] volgerli d’un riverso per testa o per gam- rovescio alla testa o alla gamba
ba,
ritornando tosto del pie’ dritto indietro con passo indietro del piede destro accompa-

198
l’armi accompagnate a guardia di testa, gnato dalle armi in guardia di testa (pun-
te in basso, a “X”, in modo da difendersi
da una eventuale risposta dall’alto)
et ciò fatto agiarvi alle predette guardie. rimettersi in guardia.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura so-
prattutto dopo la parata del rovescio del ne-
mico alla testa, legando e/o sottomettendo,
nel caso delle risposte di rovescio alla te-
sta o alla gamba, o comunque controllando
la spada del nemico e difendendo la testa.
Nota 2. La scelta di rispondere di rove-
scio alla testa o alla gamba dopo aver pa-
rato il rovescio del nemico alla testa è pre-
sumibilmente dovuto al fatto che abbia man-
tenuto o meno il pugnale a difesa. Si potreb-
be anche leggere come opzione successiva
all’esecuzione dell’imbroccata, nel caso il
nemico la parasse, deviandola, o comun-
que cercasse di eseguire un legamento.

Ma se per caso egli vi tirasse di riverso Rovescio alla gamba


per gamba,

[4.9] potete scorrere innanzi del pie’ de- Passo avanti del piede destro parando il
stro e schermirvi con un riverso ridoppio rovescio del nemico alla gamba tirando un

199
rovescio ridoppio
et cacciarli una punta per faccia. tirare immediatamente con la propria spa-
da una punta al volto del nemico (presu-
mibilmente con pugno di 1a o di 1a in 2a).

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Rovescio alla gamba


[4.10] Di più, potete tirare il pie’ manco in- Passo indietro del piede sinistro e, contem-
dietro un passo et nel medesimo tempo vol- poraneamente, tirare un tramazzone al
gerli un tramazzone su ‘l braccio della spada, braccio armato della spada del nemico
il che fatto v’assetterete nelle predette rimettersi in guardia.
guardie.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
(cinghiale porta di ferro di spada, guardia
di testa di pugnale). Essendo una coppia
di guardie con guardia sinistra e avendo
effettuato un passo indietro con la gamba
sinistra, si presume che il rimettersi in
guardia si debba effettuare facendo un
passo indietro con il piede destro.

200
Ma quando il nimico vi spingesse per il Punta sopramano al petto
petto d’una punta sopramano,

[4.11] l’urterete co’ ‘l fil dritto del pugnale Deviare a piede fermo la punta al petto
verso le sue parti manche senza passeg- tirata dal nemico con il filo dritto del pro-
giamento alcuno, prio pugnale (punta in alto) alla sinistra
del nemico (ovvero la nostra destra)
volgendogli tutto a un tempo per testa un contemporaneamente, tirare un rovescio
riverso sopramano, sopramano con la spada alla testa del ne-
mico
facendo che ‘l pie’ dritto segua il manco facendo in modo che il piede destro segua
per di dietro. dietro al piede sinistro (seguito del piede
destro).

Nota. Il rovescio alla testa dell’avversario


potrebbe essere più agevolmente ed efficace-
mente tirato caricandolo sopra la propria
testa.

Punta sopramano al petto


[4.12] Si può anco pararla co’ ‘l falso della Passo avanti del piede destro parando la
spada e, in un tempo stesso, passare in- punta sopramano del nemico al petto con
nanzi del pie’ destro, il falso della propria spada,
volgendogli un riverso per gamba, contemporaneamente, tirare un rovescio al-
la gamba del nemico con la propria spada
et ciò fatto ritornare il pie’ destro indietro passo indietro del piede destro tirando
un passo insieme con una punta accom- una punta al nemico con la spada (pugno
pagnata dal pugnale, di 4a o di 3a in 4a) accompagnata dal pugnale

201
con la quale vi ridurrete alle guardie di rimettersi in guardia.
cui si ragiona.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Ma s’egli vi spingesse una stoccata per Stoccata al volto


faccia,

[4.13] la schiferete co’ ‘l fil dritto della Passo avanti con il piede destro deviando
spada passando del pie’ destro innanzi, la stoccata del nemico al volto con il filo
dritto della propria spada (pugno di 2a)
spingendogli la punta per il petto, spingere la punta della propria spada al
petto del nemico (pugno di 2 a, con una
azione assimilabile a un filo di 2a)

o vero, ovvero
Stoccata al volto
[4.14] subito c’haverete parato, passo avanti con il piede destro deviando
la stoccata del nemico con il filo dritto del-
la propria spada (pugno di 2a)
li volgerete di riverso per gamba. rovescio alla gamba.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-

202
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

Stoccata al volto
[4.15] Si potrà etiamdio nel passare del passo avanti con il piede destro deviando
piede, porre il forte del fil dritto della vo- la stoccata del nemico con il forte del filo
stra spada accompagnata dal pugnale nel- dritto della propria spada (pugno di 2 a)
la detta stoccata accompagnata dal pugnale
e spingerli tutto a un tempo la punta nel- contemporaneamente, spingere la punta del-
la faccia. la propria spada nel volto del nemico (pu-
gno di 2a, con una azione assimilabile a
un filo di 2a).

Nota. La funzione del pugnale a seguito


della parata non è espressa. Si può però
ipotizzare che esso abbia seguito le fasi
della tecnica agevolando l’esecuzione del-
la punta al volto nemico.

Stoccata al volto
[4.16] Di più, si può pararla co’ ‘l pugnale Parare a piede fermo con il pugnale (di
filo dritto, punta in alto)
et segarli di riverso per coscia, tirando con la propria spada un rovescio al-
la coscia del nemico
et subito ritornare alle usate guardie. rimettersi in guardia.

Nota. La parata con il pugnale della stoc-


cata al volto tirata dal nemico può avve-

203
nire su entrambi i lati. Preferibilmente, si
cerchi di parare deviando la stoccata del
nemico sul suo lato interno (ovvero alla no-
stra destra) in modo da impedirgli qual-
siasi risposta.

Et questi sono gli schermi che far si pos-


sono ritrovandovi in queste guardie di
che v’habbiamo hora |40r| parlato.

204
5. GUARDIA D’ALICORNO CON PIEDE DESTRO AVANTI (SPADA) E CINGHIALE PORTA DI FERRO (PUGNALE)

Ci resta al presente da ragionare della


guardia d’alicorno co’ ‘l destro piede
innanzi nella quale, essendo fermo con
la spada et co’ ‘l pugnale in cinghiale
porta di ferro

et che ‘l vostro nimico vi volesse ferire Mandritto alla testa


d’un mandritto per testa,

[5.1] potete passare innanzi del pie’ manco Passo avanti del piede sinistro alzando il
et alzare il pugnale in guardia di testa, co’ pugnale a difesa in guardia di testa
‘l quale vi schermirete da esso,
ma nel medesimo tempo gli volgerete un contemporaneamente, mandritto alla te-
mandritto per testa o per gamba, sta o alla gamba avanzata del nemico con
la spada

o vero, ovvero
Mandritto alla testa
Passo avanti del piede sinistro alzando il
pugnale a difesa in guardia di testa
[5.2] gli spingerete la punta per il petto. contemporaneamente, punta (imbroccata, pu-
gno di 1a o di 1a in 2a) al petto del nemico.

Nota. Nel primo caso, la scelta di tirare


un mandritto alla testa o alla gamba del
nemico può essere determinato dal fatto

205
che lo stesso abbia parato o accennato a
parare il mandritto, costringendoci così a
cambiare il bersaglio.

Mandritto alla testa


[5.3] Si può ancora, mentre ch’ egli tira il Crescita del piede destro in avanti tiran-
detto mandritto, passare innanzi del pie’ do, contemporaneamente, uno sgualembro
destro et darli d’un mandritto sgualimbro dritto alla mano armata della spada del
per la mano della spada, nemico
ma ciò fatto vi rimetterete alle guardie so- rimettersi in guardia.
pradette.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
(guardia d’alicorno con il piede destro avan-
ti di spada, cinghiale porta di ferro di pu-
gnale). Essendo una coppia di guardie con
guardia destra e avendo effettuato soltan-
to una crescita in avanti della gamba de-
stra, si presume che il rimettersi in guar-
dia si debba effettuare arretrando il piede
destro di quanto si era cresciuti avan-ti op-
pure richiamando la gamba sinistra, in
modo da ripristinare l’equilibrio.

206
Et quando pure egli vi tirasse di mandrit- Mandritto alla gamba
to per gamba,

[5.4] tirarete il pie’ destro indietro un pas- Passo indietro del piede destro tirando una
so spingendoli un’imbroccata per il volto, imbroccata con la spada (pugno di 1a o di
1a in 2a) al volto del nemico

o vero, ovvero
Mandritto alla gamba
[5.5] li volgerete un mandritto al destro brac- passo indietro del piede destro tirando un
cio, mandritto al braccio armato della spada del
nemico
il che fatto vi ridurrete alle vostre guardie. rimettersi in guardia.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
(guardia d’alicorno con il piede destro avan-
ti di spada, cinghiale porta di ferro di pu-
gnale). Essendo una coppia di guardie
con guardia destra e avendo effettuato un
passo indietro con la gamba destra, si pre-
sume che il rimettersi in guardia si debba
effettuare facendo un passo indietro con il
piede sinistro.

207
Ma s’egli vi rispondesse di riverso per te- Rovescio alla testa
sta,

[5.6] tirerete il pie’ manco dietro al dritto Portare il piede sinistro dietro al piede
e, in tal tempo, vi schermirete con la spa- destro parando il rovescio del nemico re-
da nella medesima guardia, stando in guardia d’alicorno
indi, subito, crescerete innanzi del pie’ drit- crescere immediatamente in avanti con il
to, spingendogli la punta per il petto piede destro spingendo la punta della pro-
pria spada (pugno di 1a, azione assimilab-
ile a un filo di 1a) al petto del nemico,
et facendo che ‘l pugnale si trovi alla dife- facendo in modo che il pugnale resti alla
sa della testa. difesa della testa.

Rovescio alla testa


[5.7] Potete ancora passare innanzi del pie’ Passo avanti del piede sinistro parando il
manco et pararlo co’ l pugnale, rovescio del nemico con il pugnale (di filo
dritto, punta in alto, alla nostra destra)
et subito ferirlo d’un mandritto per gam- contemporaneamente, mandritto alla gam-
ba, ba del nemico con la spada
il che fatto ritornerete alle guardie di cui rimettersi in guardia.
si ragiona.

Nota. Rimettersi in guardia, ovvero torna-


re nella coppia di guardie di partenza (guar-
dia d’alicorno con il piede destro avanti di
spada, cinghiale porta di ferro di pugnale).
Essendo una coppia di guardie con guar-
dia destra e avendo effettuato un passo

208
avanti con la gamba sinistra, si presume
che il rimettersi in guardia si debba effet-
tuare facendo un passo indietro con il me-
desimo piede sinistro.

Ma se ‘l nimico vi volgesse di riverso per Rovescio alla gamba


gamba,

[5.8] tirerete il pie’ dritto indietro caccian- Passo indietro del piede destro tirando con
dogli un’ imbroccata per faccia, la spada una imbroccata (pugno di 1a o di
1a in 2a) al volto del nemico

o vero, ovvero
Rovescio alla gamba
passo indietro del piede destro tirando
[5.9] li volgerete d’un mandritto per la con la spada un mandritto alla mano ar-
mano della spada, mata della spada del nemico
et ciò fatto ritornerete alle usate guardie rimettersi in guardia.
dette.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a protezione.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
(guardia d’alicorno con il piede destro
avanti di spada, cinghiale porta di ferro
di pugnale). Essendo una coppia di guar-

209
die con guardia destra e avendo effettuato
un passo indietro con la gamba destra, si
presume che il rimettersi in guardia si
debba effettuare facendo un passo indie-
tro con il piede sinistro.

Ma quando egli vi spingesse d’una punta Punta sopramano


sopramano,

[5.10] la potete parare con mezzo man- Deviare la punta del nemico tirando mez-
dritto zo mandritto con la spada portando il pie-
de sinistro vicino al piede destro (prima
parte del “piede scaccia piede”)
et subito segarli d’un riverso tondo, fa- immediatamente, rovescio tondo con la spa-
cendo che ‘l pie’ manco spinga il destro da (presumibilmente alla testa, eseguen-
innanzi, do la seconda parte del “piede scaccia piede”)
dopo che vi ridurrete |40v| similmente rimettersi in guardia.
alle dette guardie.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Ma s’egli vi tirasse d’una stoccata per fac- Stoccata al volto


cia,
[5.11] l’urtarete co’ ‘l pugnale verso le sue Deviare la stoccata del nemico al volto con
parti destre, tirando in quel tempo il pie’ il pugnale (di filo dritto, punta in alto) verso
manco appresso al dritto, la sua destra (alla nostra sinistra) racco-

210
gliendo il piede sinistro al piede destro
(prima parte del “piede scaccia piede”)
et subito crescerete del dritto innanzi, spin- punta al fianco (esterno) del nemico (fian-
gendogli la punta per fianco, conata esterna) con la spada crescendo con
il piede destro in avanti (seconda parte del
“piede scaccia piede”)

o vero, ovvero
Stoccata al volto
deviare la stoccata del nemico al volto con
il pugnale (di filo dritto, punta in alto) ver-
so la sua destra (la nostra sinistra) racco-
gliendo il piede sinistro al piede destro
(prima parte del “piede scaccia piede”)
[5.12] li volgerete d’un mandritto per gam- mandritto alla gamba del nemico con la
ba. spada (volta di pugno, ponendo attenzio-
ne a fare opposizione al pugnale del ne-
mico, se necessario) crescendo con il piede
destro avanti (seconda parte del “piede
scaccia piede”).
Nota 1. La funzione del pugnale, dopo
aver deviato la stoccata del nemico, non è
espressa. Si può però ipotizzare che esso
abbia seguito le fasi della tecnica a prote-
zione, sottomettendo e/o legando o comun-
que controllando la spada nemica.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
211
(guardia d’alicorno con il piede destro avan-
ti di spada, cinghiale porta di ferro di pu-
gnale). Essendo una coppia di guardie con
guardia destra e avendo effettuato un “pie-
de scaccia piede” avanti, si presume di ri-
trovarsi in guardia alla fine della tecnica.

Stoccata al volto
[5.13] Si può appresso pararla con mezzo Deviare la stoccata del nemico a piede fer-
mandritto sgualimbro, mo tirando mezzo sgualembro dritto
et ferirlo nel petto d’una punta riversa, immediatamente, punta rovescia (pugno di
4a) al petto del nemico (facendo attenzione,
se necessario, a una pronta opposizione)
et dopo questo ritornare alle sopradette guar- rimettersi in guardia.
die.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

212
6. GUARDIA D’ALICORNO CON PIEDE SINISTRO AVANTI (SPADA) E PORTA DI FERRO ALTA (PUGNALE)

Lepido. Questa guardia d’alicorno non si


può ancor fare co’ ‘l manco piede innanzi?
Giovanni. Si può, perché la denominatio-
ne non si prende da’ piedi ma dall’agita-
tione della spada.
Lepido. Havrei ancor caro d’intendere gli
schermi che si ponno fare quando io mi
ritrovassi in detta guardia co’ ‘l pie’ man-
co innanzi.
Giovanni. Ve li dirò volentieri.
Ogni volta, dunque, che vi troverete con
la spada in detta guardia, et co’ ‘l pu-
gnale in porta di ferro alta contra il
vostro nimico,

et ch’ egli vi tirasse di mandritto per te- Mandritto alla testa


sta,

[6.1] potete urtarlo in fuori co’ ‘l pugnale Parare a piede fermo con il pugnale di fuo-
ri (di filo dritto, punta in alto, alla nostra
sinistra)
et subito passare innanzi del pie’ destro e passo avanti del piede destro spingendo
spingerli una imbroccata per il petto, una imbroccata al petto del nemico (pu-
gno di 1a o di 1a in 2a)

o vero, ovvero

213
Mandritto alla testa
parare a piede fermo con il pugnale di fuo-
ri (di filo dritto, punta in alto, alla nostra si-
nistra)
[6.2] darli d’un mandritto per testa o per passo avanti del piede destro tirando un
gamba, mandritto alla testa o alla gamba
et ciò fatto ritornare alle guardie sopra- rimettersi in guardia.
dette.

Nota. In [6.2] la scelta di tirare un man-


dritto alla testa o alla gamba del nemico
può essere determinato dal fatto che lo stes-
so abbia parato o accennato a parare il no-
stro mandritto, costringendoci a cambiare
bersaglio.

Ma quando egli vi rispondesse d’un man- Mandritto alla gamba


dritto per gamba,

[6.3] lo pararete co’ ‘l pugnale chinando la Parare a piede fermo il mandritto alla gam-
punta di esso verso terra, ba del nemico con il pugnale, (di filo drit-
to), punta verso il basso
indi, subito, crescerete innanzi del pie’ drit- immediatamente, passo avanti del piede
to cacciandoli per il volto una punta so- destro tirando con la spada una punta so-
pramano pramano (imbroccata, pugno di 1a o di 1a
in 2a) al volto del nemico
et poi ridurvi all’istesse guardie. rimettersi in guardia.

214
Nota 1. La funzione del pugnale dopo la
parata del mandritto alla gamba del ne-
mico non è espressa. Si può però ipotizza-
re che esso abbia continuato a legare e/o
sottomettere o comunque controllare la spa-
da del nemico continuando a seguire le fa-
si della tecnica a copertura.
Nota 2. Rimettersi in guardia, ovvero tor-
nare nella coppia di guardie di partenza
(guardia d’alicorno con il piede sinistro
avanti di spada, porta di ferro alta di pu-
gnale). Essendo una coppia di guardie
con guardia sinistra e avendo effettuato
un passo avanti con la gamba destra, si
presume che il rimettersi in guardia si
debba effettuare facendo un passo indie-
tro con il medesimo piede destro.

Ma quando il nimico vi spingesse un’ im- Imbroccata al volto


broccata per il volto,

[6.4] l’urtarete in fuori co’ l pugnale e, in Passo obliquo del piede destro a destra
tal tempo, passerete del pie’ destro verso (verso le parti sinistre del nemico) de-
le sue parti manche viando l’imbroccata del nemico con il pu-
gnale (punta in alto, alla propria sinistra)
et lo ferirete d’una simil punta per fianco, contemporaneamente, con la spada (pu-
gno di 1a o di 1a in 2a) imbroccata al fianco
del nemico (presumibilmente destro; fian-

215
conata esterna),
facendo che ‘l pie’ manco segua il destro, facendo in modo che il piede sinistro se-
gua il destro (seguito del piede sinistro)

o vero, ovvero
Imbroccata al volto
passo obliquo del piede destro a destra
(verso le parti sinistre del nemico) de-
viando l’imbroccata del nemico con il pu-
gnale (punta in alto, alla propria sinistra)
[6.5] nel passare del piede potete volgerli contemporaneamente, con la spada mandrit-
un mandritto per gamba. to alla gamba avanzata del nemico (facen-
do attenzione, se necessario, a una pronta
opposizione al pugnale o anche alla spada
dell’avversario)
facendo in modo che il piede sinistro se-
gua il destro (seguito del piede sinistro).

Nota 1. La funzione del pugnale dopo aver


deviato l’imbroccata del nemico non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
continuato a seguire le fasi della tecnica a
copertura.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

216
Imbroccata al volto
[6.6] Vi sarà etiamdio commodo urtarla Deviare l’imbroccata del nemico al volto a
co’ ‘l pugnale verso |41r| le sue parti si- piede fermo con il pugnale (filo dritto, pun-
nistre ta in alto) verso le sue parti sinistre (alla
nostra destra)
e in un medesimo tempo spingerli la pun- contemporaneamente, sempre a piede fer-
ta nel volto o volgerli per testa d’un river- mo, tirare con la spada una punta (im-
so sopramano, broccata, pugno di 1a o di 1a in 2a) al volto
del nemico o un rovescio sopramano alla
testa del medesimo
sì che ‘l pie’ destro segua il sinistro per di rovescio di copertura di sotto in su facen-
dietro, et ciò fatto ritornare del piede do in modo che il piede destro segua die-
all’indietro insieme con un riverso di sot- tro al piede sinistro (seguito del piede de-
to in su, il quale si fermerà nelle guardie stro) in modo da rimettersi in guardia.
sopradette.

Nota. Il rovescio sopramano potrebbe esse-


re più agevolmente ed efficacemente tirato
caricandolo sopra la propria testa.

Ma s’egli vi tirasse d’una stoccata per fac- Stoccata al volto


cia,

[6.7] la pararete in fuori co’ ‘l piatto del Passo avanti del piede destro parando la
pugnale e, in tal tempo, crescerete innan- stoccata con il piatto del pugnale all’in-
zi del pie’ destro spingendogli un’ imbroc- fuori (ovvero alla nostra sinistra) e spin-
cata per il petto gendo con la spada una imbroccata (pugno
di 1a o di 1a in 2a) al petto del nemico

217
o oppure
Stoccata al volto
passo avanti del piede destro parando la
stoccata con il piatto del pugnale all’in-
fuori (ovvero alla nostra sinistra) tirando
[6.8] o li darete d’un mandritto per testa con la spada un mandritto alla testa o al-
o per gamba. la gamba del nemico.

Nota 1. La funzione del pugnale dopo aver


deviato la stoccata del nemico non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
continuato a sottomettere e/o legare o co-
munque controllare la spada nemica e/o
a seguire le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. La scelta di tirare un mandritto
alla testa o alla gamba del nemico può es-
sere determinato dal fatto che lo stesso ab-
bia parato o accennato a parare il man-
dritto, costringendoci così a correggere il
bersaglio.

Stoccata al volto
[6.9] Potete ancora, come vedrete venir Passo obliquo del piede destro verso le par-
quella punta, passare del pie’ dritto verso ti sinistre (interne) del nemico (ovvero al-
le parti manche del nimico e spingerli per la nostra destra) tirando con la spada una
fianco una punta sopramano, punta sopramano (imbroccata) al suo fian-
co (presumibilmente destro, fianconata in-
terna)

218
et per vostro schermo tornare del pie’ de- passo indietro del piede destro tirando con
stro indietro un passo accompagnato da la spada una stoccata di copertura (punta
una stoccata per sotto il pugnale sottomano, pugno di 3a o di 3a in 4a) sotto
al pugnale
et agiarvi nelle guardie di cui si ragiona, rimettersi in guardia.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
continuato a seguire le fasi della tecnica a
copertura.

delle quali haverete inteso la maniera del-


lo schermirvi da’ mandritti riversi et dal-
le punte sì da alto come da basso, ritro-
vandovi con la spada et co’ ‘l pugnale in
qual si voglia guardie di sopra nominate.
Et perché ho sempre tenuto una regola
ferma nel ragionare di esse, hor ne voglio
ragionare variamente.
Lepido. Questo ancora mi sarà sommamen-
te caro.

219
220
7. GUARDIA DI CODA LUNGA STRETTA (SPADA) E CINGHIALE PORTA DI FERRO (PUGNALE)

Giovanni. Ritrovandomi dunque con la


spada in coda lunga stretta et co’ ‘l
pugnale in cinghiale porta di ferro,

[7.1] et che ‘l nimico vi spingesse per fac- Punta rovescia (pugno di 4a) alla faccia
cia una punta riversa per darvi d’un ri- per tirare un rovescio alla gamba
verso per gamba,

dalla detta punta vi difenderete co’ ‘l fal- Accennare a parare la punta rovescia del
so della spada, nemico alla nostra faccia con il filo falso
della spada
ma quando egli volgerà il riverso voi, su- facendo attenzione a eseguire un passo in-
bito, tirerete il pie’ destro indietro un pas- dietro con il piede destro quando il nemico
so tirerà il rovescio alla nostra gamba (sottra-
zione di bersaglio)
e, in quel tempo, li volgerete un dritto tra- tirando, contemporaneamente, un tramaz-
mazzone al braccio della spada, zone dritto al braccio armato della spada
del nemico
il quale calerà in cinghiale porta di ferro, assestandosi in cinghiale porta di ferro con
et co’ ‘l pugnale anderete in guardia di te- la spada e guardia di testa con il pugnale.
sta.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
continuato a seguire le fasi della tecnica a
copertura.

221
[7.2] Hor, se ‘l nimico vi rispondesse d’una Stoccata al volto per tirare un mandritto
stoccata per faccia per darvi d’un man- alla testa
dritto per testa, |41v|
Ipotesi a:

la pararete co’ ‘l fil dritto della spada Deviare a piede fermo la stoccata del ne-
mico con il filo dritto della spada (pugno
di 2a, sul nostro lato destro)
ma, nel volgervi del mandritto, voi tosto facendo attenzione a crescere con il piede
guidarete innanzi il pie’ destro et, tutto a destro in avanti quando il nemico tirerà il
un tempo, andarete con la spada in guar- mandritto alla testa andando con la spa-
dia,203 spingendogli la punta per il volto, da in guardia (di porta di ferro alta) spingen-
accompagnata da un dritto tramazzone, dogli una punta al volto (pugno di 3a in 4a)
seguita da un tramazzone dritto di coper-
tura
co’ ‘l quale vi fermerete in porta di ferro assestandosi in porta di ferro stretta con
stretta et co’ ‘l pugnale in coda lunga al- la spada e in coda lunga alta con il pu-
ta. gnale.

203 in guardia: così nel testo. Si può ipotizzare un errore di stampa, con caduta di una parola. Dal momento che la tecnica parte da guardia di coda lunga e stretta di spada
(pugno di 2a) e che sì è parata la stoccata nemica con il filo diritto della propria spada (pugno di 2 a), alzando semplicemente l’arma a difesa del bersaglio alto (cfr. ante, p. 44),
si può ipotizzare che con andarete con la spada in guardia si debba intendere di muovere (crescere) il piede destro andando con la spada in una guardia alta: il bersaglio della
nostra punta, difatti, come ben precisato, è il volto del nemico, che è facilmente raggiungibile muovendo (crescendo) da guardia di coda lunga e stretta (pugno di 2 a), in cui ci si
trova all’atto di parare la stoccata nemica, a guardia di porta di ferro alta (pugno di 3 a in 4a). Si può escludere la guardia di faccia (pugno di 4a) perché la punta al volto risulte-
rebbe una punta rovescia, che viene però segnalata quando prevista, senza tralasciare una possibile diminuzione dell’efficacia del successivo tramazzone dritto.

222
Stoccata al volto per tirare un mandritto
alla testa

Ipotesi b:

la pararete co’ ‘l fil dritto della spada Deviare a piede fermo la stoccata del ne-
mico con il filo dritto della spada (pugno
di 4a o di 3a in 4a, sul nostro lato sinistro)
ma, nel volgervi del mandritto, voi tosto facendo attenzione a crescere con il piede
guidarete innanzi il pie’ destro et, tutto a destro in avanti quando il nemico tirerà il
un tempo, andarete con la spada in guar- mandritto alla testa andando con la spa-
dia,204 spingendogli la punta per il volto, da in guardia (di faccia) spingendogli una
accompagnata da un dritto tramazzone, punta (rovescia) al volto (pugno di 4a) segui-
ta da un tramazzone dritto di copertura
co’ ‘l quale vi fermerete in porta di ferro assestandosi in porta di ferro stretta con la
stretta et co’ ‘l pugnale in coda lunga alta. spada e in coda lunga alta con il pugnale.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
continuato a seguire le fasi della tecnica a
copertura, soprattutto a seguito della cre-
scita del piede destro.

204 in guardia: così nel testo. Si può ipotizzare un errore di stampa, con caduta di una parola. Dal momento che la tecnica parte da guardia di coda lunga e stretta di spada
(pugno di 2a) e che sì è parata la stoccata nemica con il filo diritto della propria spada (pugno di 4 a o di 3a in 4a), portando semplicemente l’arma a difesa del bersaglio alto an-
dando così in guardia di faccia (pugno di 4a) con il piede destro avanti (passando quindi da una guardia bassa a una guardia alta, cfr. ante, p. 44), si può ipotizzare che con an-
darete con la spada in guardia si possa anche intendere di muovere (crescere) il piede destro portando la spada nella guardia alta in cui ci si è venuti a trovare all’atto o imme-
diatamente dopo aver parato la stoccata al volto tirata dal nemico: il bersaglio della nostra punta, difatti, come ben precisato, è il volto del nemico che è facilmente raggiungibile
muovendo (crescendo) da guardia di faccia (pugno di 4 a) con il piede destro avanti. Cfr. ante, p. 44. Una dinamica assimilabile è presente in: MAROZZO 1536, c. 28r; MAROZZO
1568, p. 42.

223
Nota 2. Quando non precisata, la punta va
sempre intesa dritta, ma la particolare di-
namica di questo caso porta a considerar-
e anche la modalità di esecuzione sul lato
sinistro (punta rovescia).

[7.3] Ma s’egli vi fingesse d’un riverso per Rovescio alla testa per tirare un rovescio
testa per cagion di ferirvi d’un simil per alla gamba
gamba,

al primo alzerete la spada a guardia di te- Alzare la spada in guardia di testa (pun-
sta, ta verso l’alto) per accennare a parare il
rovescio del nemico alla testa
ma nel volgervi il secondo tirerete il pie’ drit- facendo attenzione a fare un passo indie-
to indietro un passo e, in uno stesso tem- tro con il piede destro quando il nemico
po, li darete d’un riverso su ‘l destro brac- tirerà il rovescio alla nostra gamba (sot-
cio, trazione di bersaglio) tirando, contempo-
raneamente, un rovescio al braccio destro
(armato di spada) del nemico
et così la spada resterà in coda lunga alta assestandosi in coda lunga alta con la spa-
et il pugnale in porta di ferro. da e porta di ferro con il pugnale.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
continuato a seguire le fasi della tecnica a
copertura.

224
Hor, s’egli vi tirasse di mandritto per te-
sta o per gamba,

[7.4a] ma poniamo per testa, Mandritto alla testa

andarete co’ ‘l pugnale in guardia di testa Alzare il pugnale in guardia di testa a pro-
a schermirvi, tezione
passando tosto del pie’ destro innanzi spin- contemporaneamente, crescita del piede de-
gendogli una stoccata per il petto. stro in avanti spingendo una stoccata (pu-
gno di 2a in 3a) al petto del nemico.

[7.4b] Et quando egli lo tirasse per gamba, Mandritto alla gamba

lo parararete co’ ‘l fil dritto del pugnale Parare il mandritto del nemico alla gam-
chinando la punta di esso verso terra ba con il filo dritto del pugnale, punta
verso il basso (e alla nostra sinistra)
e in quel instante passerete innanzi del contemporaneamente, crescita del piede
pie’ destro, dandogli d’un mandritto per destro in avanti tirando con la spada un
testa o per gamba il quale sarà seguitato mandritto alla testa o alla gamba seguito
da un riverso ridoppio da un ridoppio rovescio di copertura
et così andarete con esso in guardia d’ali- assestandosi in guardia di alicorno con il
corno et il pugnale resterà in cinghiale piede destro avanti con la spada e in cin-
porta di ferro. ghiale porta di ferro con il pugnale.

Nota 1. La funzione del pugnale dopo


aver parato il mandritto del nemico non è
espressa. Si può però ipotizzare che esso
abbia continuato a sottomettere e/o lega-

225
re o comunque a controllare la spada ne-
mica e/o seguire le fasi della tecnica a co-
pertura.
Nota 2. La scelta di tirare un mandritto
alla testa o alla gamba del nemico può es-
sere determinato dal fatto che lo stesso
abbia parato o accennato a parare il man-
dritto, costringendoci così a correggere il
bersaglio.

[7.5] Ma quando egli accennasse di darvi Punta infalsata205 (dritta, pugno di 2a o di


nel volto d’una punta in falso per ferirvi 2a in 3a) al volto (sul proprio lato esterno)
d’un mandritto per gamba, per tirare un mandritto alla gamba

vi assicurerete dalla detta punta co’ ‘l pu- Accennare a parare la punta infalsata del
gnale senza mover piedi. nemico con il pugnale (di filo dritto, pre-
sumibilmente con la punta verso l’alto e
verso la nostra sinistra), a piede fermo
Et se pur vorrà venirvi del mandritto, facendo attenzione a fare un passo indie-
voi, subito, tirerete il pie’ destro indietro tro con il piede destro quando il nemico
un passo e, in uno stesso tempo, li volge- tirerà con la spada il mandritto alla gam-
rete un mandritto al braccio della spada ba tirando noi, contemporaneamente, un

205 Punta infalsata: detto anche falso impuntato, colpo di filo falso ascendente diagonale, che tende però a diventare una punta orizzontale. È lo stesso dalle Agocchie, a c. 43v,
a chiedersi e illustrare la modalità esecutiva della punta in falso (infalsata): “Lepido. Questa punta in falso come si fa? Giovanni. Si spinge la punta della spada co’ ‘l braccio
ben disteso per di fuori dalle sue manche parti, facendo che ‘l falso di essa vada verso la sua faccia, volgendo in quel tempo la persona dietro le vostre parti dritte, et similmen -
te si può fare un mandritto in falso et un riverso ancora, i quali si fanno mentre che si tira il colpo, perché quasi nel colpire di esso, et massimamente del mandritto, si volge il
dritto della mano all’ingiù, dove che ‘l falso viene a ferire; et per lo contrario, nel tirare del riverso, si volge il dritto della mano all’insù, et per questa cagione pigliarono questi
nomi”. Se la punta della spada deve essere diretta verso la faccia del nemico e tenendo il braccio ben disteso esternamente al suo lato sinistro (manco), il pugno non può che esse-
re di 2a o di 2a in 3a nel caso della punta infalsata (dritta), di 4a o di 3a in 4a nel caso della punta infalsata (rovescia). Cfr. ultra, pp. 247-248.

226
accompagnato da un riverso di sotto in su, mandritto al braccio armato della spada
del nemico seguito da un rovescio di co-
pertura (di filo dritto) di sotto in su
co’ ‘l quale vi ridurrete in guardia d’ali- assestandosi in guardia d’alicorno con il
corno co’ ‘l manco piede innanzi et co’ ‘l piede sinistro avanti con la spada e in
pugnale in porta di ferro alta. porta di ferro alta con il pugnale.

Nota. La funzione del pugnale dopo aver


parato la punta infalsata del nemico non
è espressa. Si può però ipotizzare che esso
abbia continuato a seguire le fasi della tec-
nica a copertura.

[7.6] Hor, se ‘l nimico vi rispondesse di Mandritto, rovescio, punta


mandritto o di riverso o di punta,

po- |42r| tete parare co’ ‘l pugnale Parare a piede fermo con il pugnale (di
filo dritto, punta in alto)
et indi, subito, crescere innanzi del pie’ de- crescere immediatamente con il piede de-
stro verso le sue parti sinistre stro in avanti, verso le parti sinistre del ne-
mico (alla nostra destra),
e spingerli la punta per il petto. spingendo, contemporaneamente, una pun-
ta (dritta, pugno di 2a) con la propria spa-
da al petto nemico.

227
Et con questo farò fine al variare delle
guardie, nelle quali vi ho dimostrato quel
che si potrà fare. Ben è vero che se ne po-
trebbe parlar più diffusamente; ma noi, stu-
diando alla brevità, resteremo per hora di
più ragionare, massimamente ch’ io voglio
dimostrarvi la maniera c’havete a tenere
nel provocare il nimico et ferirlo ancora,
quando egli non volesse tirare, accioché,
venendovi l’occasione, ve ne possiate ser-
vire.
Lepido. Me ne farete piacere.

228
8. PROVOCAZIONI. GUARDIA DI CODA LUNGA STRETTA (SPADA) E CINGHIALE PORTA DI FERRO (PUGNALE)

Giovanni. Dico dunque che, ritrovandovi Entrambi con


amendue con le spade in coda lunga stret- • spada in guardia di coda lunga stretta
ta et co’ pugnali in cinghiale porta di • pugnale in guardia di cinghiale por-
ferro, ta di ferro

[8.1] et volendo voi provocare il nimico po- Si provochi il nemico (a piede fermo) ti-
tete fare falso206 et mandritto contra la rando un (ridoppio dritto) di filo falso (al
sua spada, fine di fargli spostare l’arma) seguito da
un mandritto ancora alla sua spada

o vero, ovvero
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

si provochi il nemico (a piede fermo) tiran-


do un (ridoppio dritto) di filo falso (al fine
[8.2] volgerli un tramazzone per la destra di fargli spostare l’arma) seguito da un tra-
mano mazzone alla sua mano destra,
il quale si fermerà in porta di ferro et il assestandosi con la spada in porta di fer-
pugnale in coda lunga alta. ro e con il pugnale in coda lunga alta.

206 Falso: colpo tirato di filo falso con qualunque angolazione o, secondo altri autori, colpo di taglio con il filo falso portato dal basso verso l’alto, in diagonale: il falso dritto va
da in basso a destra verso l'alto a sinistra (con pugno di 2a in 3a), il falso rovescio, o manco, va da in basso a sinistra verso l'alto a destra (con pugno di 3 a in 4a). È lo stesso dalle
Agocchie, a c. 9r, a chiedersi e illustrare la modalità esecutiva del falso: “falso dritto sarà partendosi dalle vostre parti dritte et andando di sotto in su per la linea del mandrit -
to. Ridoppio falso manco sarà partendosi dal lato sinistro et andando di sotto in su per la linea del riverso ridoppio”. Cfr. ante, nota 59.

229
Nota. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

Si provochi il nemico (a piede fermo) ti-


rando un (ridoppio dritto) di filo falso (al fine
[8.3] Potete anco tirarli d’un falso per le di fargli spostare l’arma), seguito da un altro
mani di sotto in su, senza passeggiamen- ridoppio dritto di filo falso alle mani, di sotto
to alcuno, in su

o vero, ovvero
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro
[8.4] spingerli una punta in falso per fac- si provochi il nemico a piede fermo tiran-
cia per disopra del pugnale, do una punta infalsata (dritta, pugno di 2a)
alla faccia, sopra al pugnale (al fine di far-
gli alzare la spada e scoprire il bersaglio basso)
seguitata da un mandritto per gamba, tirandogli quindi con la spada un mandrit-
to alla gamba
facendo che la testa sia ben dal pugnale di- e facendo attenzione che la testa sia ben di-
fesa. fesa dal pugnale.
230
Nota. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura,
per quindi posizionarsi esclusivamente a
copertura della testa all’ultimo.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[8.5] Si può, appresso, passare innanzi del Si provochi il nemico facendo un passo a-
pie’ manco verso le sue parti dritte, vanti del piede sinistro verso la parte de-
stra del nemico (passo obliquo a sinistra)
spingendogli in quel tempo per faccia una tirando, contemporaneamente, con la spada
punta riversa, una punta rovescia (pugno di 4a) alla sua fac-
cia (al fine di fargli spostare la spada in alto)
et come egli alzasse la spada per difender- Alza la spada per parare
la
voi, subito, andarete innanzi del pie’ de- immediatamente, passo avanti con il pie-
stro volgendogli per testa un mandritto ton- de destro tirando con la spada un mandrit-
do, to tondo alla testa del nemico

o vero, ovvero
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

231
Si provochi il nemico facendo un passo a-
vanti del piede sinistro verso la parte de-
stra del nemico (passo obliquo a sinistra)
tirando, contemporaneamente, con la spada
[8.6] come haverete spinta la detta punta, una punta rovescia (pugno di 4a) alla sua fac-
cia (al fine di fargli spostare la spada in alto)
li volgerete d’un riverso per gamba. e quindi un rovescio alla gamba.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

Si provochi il nemico a piede fermo ti-


randogli un ridoppio dritto di filo falso al fi-
ne di fargli spostare l’arma, seguito da una
[8.7] Oltra di ciò, potete tirarli una stoc- stoccata al petto fra la sua spada e il suo
cata per il petto fra la sua spada et il pu- pugnale;
gnale.
Et se per caso egli l’urtasse indentro co’ ‘l para con il pugnale sul suo lato interno (si-
pugnale, et che passasse innanzi del pie’ nistro, ovvero alla nostra destra) facendo
manco volgendovi un riverso per testa, un passo avanti con il piede sinistro e ti-
rando un rovescio alla nostra testa (arri-
va dalla nostra destra)
voi, subito, passerete innanzi del sinistro fare immediatamente un passo avanti con
piede et andarete a pararlo con la |42v| il piede sinistro parando il rovescio dell’av-
spada accompagnata dal pugnale in guar- versario con la spada accompagnata dal pu-
dia d’entrare, gnale in guardia d’entrare (pugno di 2a)

232
spingendogli tutto a un tempo la punta spingendo, contemporaneamente, la pun-
nel volto. ta della spada al volto del nemico.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[8.8] Voi, similmente, potete astringerlo con Si provochi il nemico raccogliendo il piede
raccogliere il pie’ manco appresso al dritto sinistro vicino al piede destro e crescendo su-
et indi, subito, crescere innanzi del mede- bito innanzi con lo stesso piede destro (ese-
simo dritto guendo un “piede scaccia piede” mantenen-
do la posizione di guardia di partenza)
che, trovandosi egli così astretto, conver- di modo che, trovandoci più a misura, il ne-
rà tirare o ritirarsi indietro; mico sarà costretto o a tirare per primo o a
indietreggiare, rompendo la misura.

et questa è un’altra maniera di provocare


il nimico, la quale potete usare contra di
esso, ritrovandovi in qual si voglia guar-
dia di sopra nominata.
Lepido. Questa maniera di astringere il ni-
mico non si può fare ancora con la spada sola?
Giovanni. Si può, ma bisogna andare con
gran giudicio per esser questa men sicura
che non è quella che si fa con la spada ac-
compagnata.

233
Hor notate i contrarî delle sopradette
provocationi, i quali saranno che,
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[8.9] quando egli farà falso et mandritto Provoca tirando (a piede fermo) un (ridop-
contra la vostra spada pio dritto di filo) falso (al fine di farci sposta-
re l’arma) e un mandritto alla nostra spada

Contemporaneamente al mandritto del ne-


mico si esegua una crescita del piede de-
voi, subito, passerete del pie’ dritto verso stro verso il suo lato sinistro, interno (al-
le sue manche parti e in tal passaggio vol- la nostra destra) tirando (“volgendo”) un ro-
gerete un riverso tramazzone vescio tramazzone
co’ ‘l quale ritornerete alle vostre guardie. rimettersi in guardia.

Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico


quando si tira il rovescio tramazzone.
Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

234
[8.10] Ma s’egli volgesse il tramazzone, Provoca tirando (a piede fermo) un (ridop-
pio dritto di filo) falso (al fine di farci spo-
stare l’arma) e un tramazzone alla nostra
spada

tirerete le mani et la persona alquanto in- Tirare “alquanto” indietro le mani e il cor-
dietro, facendo che la vita si riposi su ‘l pie- po, spostando il peso sul piede arretrato e
de di dietro, lasciando ire il colpo vano, lasciando trascorrere il tramazzone del ne-
mico (sottrazione del bersaglio)
et subito li spingerete la punta per il vol- immediatamente, tirare con la spada una
to. punta al volto del nemico (pugno di 2a), ri-
portando corpo e peso come in precedenza.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[8.11] Ma quando egli vi tirasse del falso (Provoca tirando, a piede fermo, un ridop-
di sotto in su per le mani, pio dritto di filo falso al fine di farci sposta-
re l’arma seguito da un altro ridoppio) fal-
so alle mani di sotto in su

voi potete fondarlo207 co’ ‘l fil dritto della Parare (a piede fermo) il falso alle mani
spada verso terra, tirato dal nemico con il filo dritto della no-
stra spada, con la punta rivolta verso ter-
207 fondarlo: obbligando la spada nemica, mentre si para con il filo dritto della propria arma il secondo ridoppio dritto di filo falso tirato alle nostre mani dal nemico, a un an -
damento verso terra. Fondare, dunque, nel senso di gettare le fondamenta, cfr.: Vocabolario degli accademici della Crusca (1612, p. 335, Fondare: “Cavar la fossa fino al panco-
ne, e riempierla di materia da murare. Lat. fundare, fundamenta iacere”). Una dinamica assimilabile è presente in: MANCIOLINO 1581, cc. 48v-49r.

235
ra (alla nostra destra, pugno di 2a),
segandoli tosto d’un riverso per faccia. tirando (“segandoli”) immediatamente un
rovescio alla faccia.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[8.12] Ma s’egli vi spingesse la punta in Provoca spingendo (a piede fermo) una pun-
falso per la tempia manca per darvi d’un ta infalsata (dritta, pugno di 2 a) alla no-
mandritto per gamba, stra tempia sinistra (al fine di farci sposta-
re l’arma) per tirare un mandritto alla gamba

potete parare la detta punta co’ ‘l pugna- Parare la punta infalsata con il pugnale (di
le, filo dritto, punta in alto)
et quando volgerà il mandritto voi anda- quando il nemico tirerà il mandritto alla
rete innanzi del pie’ destro urtandolo co’ ‘l gamba, crescita in avanti del piede destro
falso della spada accompagnata dal pu- parandolo col filo falso della spada (pu-
gnale, facendo che la punta di essa vada gno di 2a) accompagnata dal pugnale (ver-
verso terra, so la nostra sinistra), facendo in modo che la
punta della spada nemica punti verso terra
et subito li segarete d’un riverso per co- immediatamente, tirare un rovescio (di fi-
scia, lo dritto) segato alla coscia del nemico

236
Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico
quando si para il mandritto alla gamba e
quando si tira il rovescio segato alla co-
scia del nemico.
Nota 2. La funzione del pugnale, dopo la
parata del falso alla tempia e dopo aver
accompagnato la parata del mandritto al-
la gamba, non è espressa. Si può però ipo-
tizzare che esso abbia seguito la fase final-
e della tecnica a copertura, legando e/o sot-
tomettendo o comunque controllando la spa-
da del nemico.

o vero, ovvero
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

Provoca spingendo (a piede fermo) una pun-


ta infalsata (dritta, pugno di 2 a) alla no-
stra tempia sinistra (al fine di farci sposta-
re l’arma) per tirare un mandritto alla gamba

parare la punta infalsata con il pugnale,


(di filo dritto, punta in alto);
quando il nemico tirerà il mandritto alla gam-

237
[8.13] tirerete il pie’ dritto indietro un pas- ba si farà un passo indietro con il piede
so et in tal tempo li darete di mezzo |43r| destro (sottrazione di bersaglio) tirando, con-
mandritto per la mano della spada. temporaneamente, mezzo mandritto alla ma-
no armata del nemico.

Nota. La funzione del pugnale, dopo la pa-


rata del falso alla tempia, non è espressa.
Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[8.14] Ma se dopo la predetta punta egli vi Provoca spingendo (a piede fermo) una pun-
volgesse di riverso per gamba, ta infalsata (dritta, pugno di 2a) alla nostra
tempia sinistra (al fine di farci spostare l’ar-
ma) per tirare un rovescio alla gamba

Parare la punta infalsata con il pugnale,


(di filo dritto, punta in alto);
quando il nemico tirerà il rovescio alla gam-
ba lo si parerà tirando, a piede fermo, un ro-
potete pararlo con un riverso ridoppio spin- vescio ridoppio, spingendo quindi una im-
gendogli un’imbroccata per il petto, broccata al petto (pugno di 1a o di 1a in 2a).

Nota 1. La funzione del pugnale, dopo la


parata del falso alla tempia, non è espres-
238
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura e
per legare e/o sottomettere o comunque
controllare la spada nemica.
Nota 2. Il rovescio alla gamba tirato dal
nemico potrebbe essere più agevolmente ed
efficacemente tirato caricandolo sopra la
propria testa, considerando anche il fatto che,
avendo parato con il nostro pugnale la sua
punta infalsata, avremo costretto il nemico
ad allargare maggiormente il braccio de-
stro. Si potrebbe anche ipotizzare che la
nostra daga possa venire legata e/o sotto-
messa da quella del nemico per assicurar-
si meglio nel tirare il rovescio alla gamba.

ovvero

o vero, Entrambi con


• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

Provoca spingendo (a piede fermo) una pun-


ta infalsata (dritta, pugno di 2a) alla nostra
tempia sinistra (al fine di farci spostare l’ar-
ma) per tirare un rovescio alla gamba

239
Parare la punta infalsata con il pugnale
(di filo dritto, punta in alto)
quando il nemico tirerà il rovescio alla gam-
[8.15] tirare il pie’ destro all’indietro per- ba si tirerà il nostro piede destro indietro,
cotendogli tutto a un tempo il destro brac- colpendo, contemporaneamente, il braccio
cio con un riverso sgualimbro. destro del nemico con un rovescio sgua-
lembro.

Nota 1. La funzione del pugnale, dopo la


parata del falso alla tempia, non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[8.16] Ma quando egli vi tirasse la stocca- Provoca spingendo (a piede fermo) una stoc-
ta per il petto [vedi [8.7]], cata (punta sottomano) al petto fra la spada e
il pugnale (al fine di farci spostare l’arma)

voi, subito, li volgerete un riverso tramaz- Tirare con la spada un rovescio tramazzo-
zone al braccio della spada, passando in ne al braccio nemico armato della spada
quel tempo del pie’ dritto per traverso, crescendo con il piede destro per traverso
(crescita obliqua, a destra)
facendo che ‘l pie’ manco lo segua per di die- seguito del piede sinistro dietro al piede
tro, destro

240
et la spada resterà in coda lunga stretta ci si ritroverà così in guardia di coda lun-
et il pugnale in cinghiale porta di ferro. ga stretta la spada e in guardia di cin-
ghiale porta di ferro il pugnale.

Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico.


Nota 2. La funzione del pugnale non è e-
spressa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[8.17] Se poi il nimico crescesse innanzi per Raccoglie il piede sinistro vicino al piede
astringervi, destro e cresce subito innanzi con lo stes-
so piede destro (eseguendo un “piede scaccia
piede” mantenendo la posizione di guardia
di partenza)

potete guidare il pie’ destro per traverso Crescita del piede destro “per traverso” (obli-
volgendo la persona dietro alle vostre par- quamente, a destra), riparando il lato si-
ti dritte, nistro del corpo dietro alla spalla destra (an-
che con un seguito del piede sinistro);
et nel medesimo tempo volgerli un river- contemporaneamente, tirare (“volgergli”) un
so tramazzone per le braccia, rovescio tramazzone alle braccia del nemico

o vero, ovvero

241
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga stretta
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

Raccoglie il piede sinistro vicino al piede


destro e cresce subito innanzi con lo stes-
so piede destro (eseguendo un “piede scaccia
piede” mantenendo la posizione di guardia
di partenza)

Crescita del piede destro “per traverso” (obli-


quamente, a destra), riparando il lato sini-
stro del corpo dietro alla spalla destra (an-
che con un seguito del piede sinistro);
[8.18] darli nelle mani d’un mezzo mandritto. contemporaneamente, tirare con la spada mez-
zo mandritto alle mani del nemico.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Et questi sono i contrarî delle sopradette


provocationi.
Lepido. Gli ho intesi. Seguite pure.

242
9. PROVOCAZIONI. GUARDIA DI CODA LUNGA ALTA (SPADA) E PORTA DI FERRO (PUGNALE)

Giovanni. Hor, seguendo la seconda ma-


niera di provocare il nimico, dico che,

quando amendue vi trovaste con la spa- Entrambi con


da in coda lunga alta et co’ pugnali in • spada in guardia di coda lunga alta
porta di ferro, • pugnale in guardia di porta di ferro

[9.1] lo potete provocare con un falso drit- Si provochi il nemico (a piede fermo) ti-
to208 o due, tirandogli per la mano del pu- rando uno o due (ridoppî dritti) di filo fal-
gnale, so alla mano armata del pugnale
et poi, tutto a un tempo, crescere innanzi improvvisamente, passo avanti del piede
del pie’ dritto e spingerli nel petto una destro tirando una punta rovescia (pugno
punta riversa, per di fuori dalle sue de- di 4a) al petto nemico, sul suo lato destro,
stre parti, esterno
seguitata da un riverso per gamba. rovescio alla gamba.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura, soprat-
tutto per difendersi o sottomettere e/o legare
o comunque controllare la spada nemica.

208 Falso: colpo tirato di filo falso con qualunque angolazione o, secondo altri autori, colpo di taglio con il filo falso portato dal basso verso l’alto, in diagonale: il falso dritto va
da in basso a destra verso l'alto a sinistra (con pugno di 2a in 3a), il falso rovescio, o manco, va da in basso a sinistra verso l'alto a destra (con pugno di 3 a in 4a). È lo stesso dalle
Agocchie, a c. 9r, a chiedersi e illustrare la modalità esecutiva del falso: “falso dritto sarà partendosi dalle vostre parti dritte et andando di sotto in su per la linea del mandrit -
to. Ridoppio falso manco sarà partendosi dal lato sinistro et andando di sotto in su per la linea del riverso ridoppio”. Cfr. ante, nota 59.

243
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

Si provochi il nemico, a piede fermo, tiran-


dogli uno o due falsi dritti alla mano ar-
mata del pugnale
[9.2] Potete anco, nel crescere del pie’ drit- passo avanti del piede destro tirando con
to, tirarli di mezzo mandritto per la man la spada mezzo mandritto alla mano ar-
del pugnale in compagnia d’un riverso sgua- mata di pugnale del nemico, facendo su-
limbro, bito seguire uno sgualembro rovescio alla
medesima mano armata di pugnale (ov-
vero fra le armi, avendo infatti tirato il mez-
zo mandritto alla mano armata di pugna-
le al fine di far spostare l’arma al nemico)

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura, so-
prattutto per difendersi o controllare e/o le-
gare la spada nemica.

ovvero
o vero,

244
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro
si provochi il nemico, a piede fermo, ti-
randogli uno o due falsi dritti alla mano
armata del pugnale
[9.3] nel crescere innanzi, li spingerete una passo avanti del piede destro tirando con
punta sopramano, la spada una punta sopramano (imbrocca-
ta, pugno di 1a o di 1a in 2a, avendo tirato i
falsi dritti alla mano armata di pugnale al
fine di far spostare l’arma al nemico)
con la quale vi fermerete in porta di ferro fermandosi in guardia di porta di ferro stret-
stretta et co’ ‘l pugnale in coda lunga al- ta di spada e in guardia di coda lunga al-
ta. ta di pugnale.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura,
soprattutto per difendersi o controllare e/o
legare la spada nemica.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

Si provochi il nemico, a piede fermo, ti-


randogli uno o due falsi dritti alla mano
armata del pugnale

245
[9.4] Appresso, nel passare del pie’ dritto, passo avanti del piede destro tirando con
voi potete spingerli per il volto una punta la spada una punta infalsata (dritta, pu-
in falso, accompagnata da un mandritto gno di 2a) alla faccia del nemico, facendola
per gamba, subito seguire da un mandritto alla gamba

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura, so-
prattutto per difendersi o sottomettere e/o
legare o comunque controllare la spada ne-
mica.

o vero, ovvero
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

si provochi il nemico, a piede fermo, ti-


randogli uno o due falsi dritti alla mano
armata del pugnale
passo avanti del piede destro tirando con
[9.5] dopo |43v| c’haverete spinta la pre- la spada una punta infalsata (dritta, pu-
detta punta, gno di 2a) alla faccia del nemico, facendola
potete far vista di volgerli per testa un man- subito seguire da una finta (“vista”) di man-
dritto, dritto alla testa
ma però li volgerete d’un riverso per gam- cui seguirà un rovescio alla gamba.
ba.

246
Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico.
Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura, so-
prattutto per difendersi o sottomettere e/o le-
gare o comunque controllare la spada nemica.

Et questa è la seconda maniera di provo-


care il nimico et ferirlo ancora, essendo
nelle due guardie sopradette.
Lepido. Questa punta in falso come si fa?
Giovanni. Si spinge la punta della spada La punta in falso (infalsata) si tira spin-
co’ ‘l braccio ben disteso per di fuori dalle gendo la punta della spada con il braccio
sue manche parti, facendo che ‘l falso di ben disteso, verso la parte interna del ne-
essa vada verso la sua faccia, volgendo in mico (pugno di 2a) ma al di fuori, in modo
quel tempo la persona dietro le vostre che il filo falso della nostra spada si diri-
parti dritte, ga alla sua faccia, defilando contemporanea-
mente il corpo dietro al nostro lato destro;
et similmente si può fare un mandritto in si potrà, similmente, tirare un mandritto di
falso et un riverso ancora, i quali si fanno filo falso (“in falso”) facendolo subito segui-
mentre che si tira il colpo, perché quasi re da un mandritto rovescio (di filo dritto)
nel colpire di esso, et massimamente del mentre l’avversario tira il suo colpo; si
mandritto, si volge il dritto della mano noti, infatti, che il mandritto (di filo drit-
all’ingiù, dove che ‘l falso viene a ferire; to) si tira con il dorso della mano verso il
et per lo contrario, nel tirare del riverso, basso, contrariamente al mandritto di filo
si volge il dritto della mano all’insù, et per falso (“‘l falso”) che si tira con il dorso del-
questa cagione pigliarono questi nomi. la mano verso l’alto, come il mandritto ro-
vescio, ed è per questa ragione che sono
chiamati dritti e rovescî.
247
Hor, seguendo i contrarî delle dette pro-
vocationi, dico che,

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

Provoca tirando (a piede fermo) uno o due


[9.6] quando il nimico tirerà del falso per falsi dritti alla nostra mano sinistra (ar-
la manca mano, mata del pugnale)
alzerete il pugnale a guardia di testa et Alzare il pugnale in guardia di testa e
con la spada andarete in cinghiale porta portare la spada in guardia di cinghiale
di ferro, senza quasi mover piedi. porta di ferro, “senza quasi mover piedi”
Ma nel passare che egli farà per spingere Passo avanti del piede destro per tirare
la punta riversa, una punta rovescia (pugno di 4a) al nostro
petto, sul nostro lato destro, esterno
voi crescerete innanzi del pie’ dritto e in Passo avanti del piede destro parando la
uno stesso tempo la pararete co’ ‘l fil drit- punta rovescia del nemico con il filo drit-
to della spada accompagnata dal pugnale, to della nostra spada (pugno di 2 a) accom-
pagnata dal pugnale (sul nostro lato de-
stro, esterno)
spingendogli la punta per il petto. contemporaneamente, punta (pugno di 2a,
interpretabile anche come filo di 2a) al pet-
to del nemico

[9.7] In oltre, oppure

248
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

Provoca tirando (a piede fermo) uno o due


falsi dritti alla nostra mano sinistra (ar-
mata del pugnale)
Alzare il pugnale in guardia di testa e la
spada in cinghiale porta di ferro, “senza
quasi mover piedi”
Passo avanti del piede destro per tirare
una punta rovescia (pugno di 4a) al nostro
petto, sul nostro lato destro, esterno
si può, senza muovere il piede, volgerli un senza muoversi, tirare con la spada un drit-
dritto tramazzone per la mano della spa- to tramazzone alla mano armata di spada
da. del nemico.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

Provoca tirando (a piede fermo) uno o due


falsi dritti alla mano armata del pugnale,
[9.8] Ma quando egli, nel passare innanzi passo avanti del piede destro tirando mez-

249
del pie’ dritto, vi tirasse di mezzo mandritto zo mandritto alla nostra mano armata di
pugnale (al fine di farci spostare l’arma)
per darvi del riverso, subito seguito da un rovescio
lo potete parare co’ ‘l pugnale, Parare (a piede fermo) il mezzo mandrit-
to alla nostra mano armata di pugnale con
il medesimo pugnale (di filo dritto, punta in
alto)
ma nel volgere il riverso voi, subito, pas- passo avanti del piede destro verso il lato
serete del pie’ destro verso le parti man- sinistro del nemico (interno, alla nostra
che del nimico volgendogli in quel tempo destra) tirando contemporaneamente con
un riverso tramazzone su’ ‘l destro brac- la spada un rovescio tramazzone al brac-
cio. cio destro del nemico armato di spada.

Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico


dopo aver parato il mezzo mandritto alla
nostra mano armata di pugnale.
Nota 2. La funzione del pugnale non è
espressa. Si può però ipotizzare che esso ab-
bia seguito le fasi della tecnica a copertu-
ra.

250
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

Provoca tirando (a piede fermo) uno o due


falsi dritti alla mano armata del pugnale,
[9.9] Ma s’egli, nel passare, spingesse l’im- passo avanti del piede destro tirando con la
broccata, spada una imbroccata (punta sopramano)

voi, co’ ‘l pugnale |44r| la pararete crescen- Parare l’imbroccata con il pugnale (di filo
do alquanto del pie’ manco verso le sue dritto, punta in alto, alla nostra destra) cre-
dritte parti, scendo con il piede sinistro verso il lato de-
stro del nemico (esterno, alla nostra sinistra)
et tutto a un tempo li volgerete d’un ri- contemporaneamente, tirare con la spada un
verso per testa, rovescio alla testa del nemico
et la spada ritornerà in coda lunga alta. assestarsi calando la spada in coda lunga
alta.

Nota 1. Il rovescio alla testa dell’avversario


potrebbe essere più agevolmente ed efficace-
mente tirato caricandolo sopra la propria
testa.
Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura,
soprattutto per difendersi o sottomettere
e/o legare o comunque controllare la spada
nemica.

251
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

Provoca tirando (a piede fermo) uno o due


falsi dritti alla mano armata del pugnale,
passo avanti del piede destro tirando con
[9.10] Ma quando egli spingerà la punta la spada una punta infalsata (dritta, pu-
in falso gno di 2a) alla nostra faccia, facendola subi-
per darvi del mandritto per gamba, to seguire da un mandritto alla gamba

co’ ‘l pugnale vi schermirete dalla detta pun- Parare la punta infalsata con il pugnale
ta (di filo dritto, punta in alto)
et nel volgere del mandritto voi, subito, pas- passo avanti del piede destro verso il lato
serete innanzi del pie’ destro verso le sue sinistro del nemico (interno, alla nostra de-
manche parti, stra) quando tirerà il mandritto
ma in questo passaggio li caccierete per contemporaneamente, tirare con la spada
fianco una punta sopramano. una punta sopramano (imbroccata, pugno
di 1a o di 1a in 2a) al fianco (destro, ester-
no) del nemico.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

252
Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro

Provoca tirando (a piede fermo) uno o due


falsi dritti alla mano armata del pugnale,
[9.11] Hor, s’egli nel crescere del piede fa- passo avanti del piede destro tirando con la
rà vista di darvi d’un mandritto et poi su- spada una finta (“vista”) di mandritto alla te-
bito volgerà il riverso per testa, sta per tirare invece un rovescio alla testa

voi, al mandritto, alzarete il pugnale a guar- Alzare il pugnale in guardia di testa per even-
dia di testa, tualmente parare il mandritto alla testa
ma nel volgere del riverso passerete in- passo avanti del piede destro parando con
nanzi del pie’ dritto volgendo il fil dritto il filo dritto della nostra spada (pugno di
della vostra spada in compagnia del pu- 2a) accompagnata dal pugnale il rovescio
gnale contra il detto colpo, alla testa tirato dal nemico (sul nostro la-
to esterno, ovvero a destra)
spingendogli subito la punta nella faccia. spingere immediatamente la punta della no-
stra spada (pugno di 1a o di 1a in 2a, in-
terpretabile anche come filo di 1a o di 1a in
2a) nella faccia del nemico.

Nota. Non si precisa di rimettersi in guar-


dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

Entrambi con
• spada in guardia di coda lunga alta
• pugnale in guardia di porta di ferro
253
Tira (a piede fermo) uno o due falsi dritti
alla mano armata del pugnale,
passo avanti del piede destro tirando con
[9.12] Ma se dopo il predetto mandritto vol- la spada una finta (“vista”) di mandritto al-
gesse il riverso per gamba, la testa per tirare invece un rovescio alla
gamba
Alzare il pugnale in guardia di testa per e-
ventualmente parare il mandritto alla testa
lo potete parare con un riverso ridoppio, parare con la spada, a piede fermo, il rove-
scio alla gamba tirando un rovescio ridoppio
indi subito crescere alquanto innanzi et fe- immediatamente, passo avanti del piede
rirlo d’una imbroccata per il petto. destro tirando con la spada una imbroc-
cata (punta sopramano) al petto nemico.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura, so-
prattutto per difendersi e per sottomettere
e/o legare o comunque controllare la spada
nemica quando si tiri l’imbroccata.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in
guardia, che potrebbe non essere necessa-
rio se la tecnica andasse a buon fine.

Et questi sono i contrarî alle predette of-


fese.

254
10. PROVOCAZIONI. GUARDIA DI PORTA DI FERRO STRETTA (SPADA) E CODA LUNGA ALTA (PUGNALE)

Hora udite la terza maniera di provocare


et offender’ il nimico, la quale è che,

essendo amendue con le spade in porta di Entrambi con


ferro stretta et co’ pugnali in coda lun- • spada in guardia di porta di ferro stretta
ga alta, • pugnale in guardia di coda lunga alta

[10.1] voi potete urtare co’ ‘l falso della vo- Si provochi il nemico raccogliendo il piede
stra spada contra quella del nemico sinistro al piede destro urtando la spada
del nemico con il filo falso della nostra spa-
da (prima parte del “piede scaccia piede”)
et segarli di mandritto per faccia, facendo crescita del piede destro segando con la
che ‘l pie’ manco spinga il destro innanzi, spada un mandritto alla faccia (seconda
parte del “piede scaccia piede” avanti)

o vero, ovvero
Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

si provochi il nemico raccogliendo il piede


sinistro al piede destro urtando la spada
del nemico con il filo falso della nostra spa-
da, prima parte del “piede scaccia piede”
[10.2] fingerli per testa un dritto tramaz- crescita del piede destro fingendo con la spa-
zone et nondimeno volgerli un riverso per da un dritto tramazzone (seconda parte del

255
coscia. “piede scaccia piede” avanti) al fine di tira-
re (“volgerli”) invece un rovescio alla coscia.

Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico do-


po aver finto di tirare il dritto tramazzone.
Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 3. Non si precisa di rimettersi in
guardia, che potrebbe non essere necessa-
rio se la tecnica andasse a buon fine.

Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

[10.3] Potete ancora spingerli per faccia Si provochi il nemico facendo un passo avan-
una punta riversa, passando innanzi del ti con il piede sinistro tirandogli con la spa-
pie’ sinistro, da una punta rovescia (pugno di 4a) alla fac-
cia (al fine di fargli spostare la spada – si
confronti la contraria [10.8] –);
et subito crescere del destro et volgerli un passo avanti del piede destro tirando con
riverso per gamba o ferirlo per fianco di la spada un rovescio alla gamba o una pun-
una punta sopramano. ta sopramano (imbroccata) al fianco (de-
stro, esterno) del nemico.

Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico do-


po aver tirato la punta rovescia alla sua faccia.

256
Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura, so-
prattutto a partire da quando si tira la pun-
ta rovescia alla sua faccia.
Nota 3. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

[10.4] Si può inoltre spingere la detta Si provochi il nemico facendo una crescita
punta co’ ‘l pie’ dritto in avanti con il piede destro e tirando con
la spada una punta rovescia (pugno di 4a)
alla sua faccia (al fine di fargli spostare
la spada)
et subito passare del pie’ manco et urtare passo avanti del piede sinistro spostando
in fuori co’ ‘l pu- |44v| gnale la sua spa- con il pugnale (punta in alto) la spada del
da per sotto la vostra, nemico in fuori (ovvero alla nostra sini-
stra), facendo attenzione che la nostra spa-
da resti sopra a quella del nemico,
ma tutto a un tempo darli d’un mandritto contemporaneamente, mandritto alla gam-
per gamba. ba con la spada.
Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico
dopo aver tirato la punta rovescia alla
sua faccia.
257
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, ma se la tecnica andasse a buon fine
ci si ritroverebbe nella coppia di guardie
di partenza.

Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

[10.5] Dopo questo potete anco spingere due Si può ancora provocare il nemico tirando
punte riverse: due punte rovesce con la spada:
la prima è passare del pie’ manco verso le passo avanti con il piede sinistro verso il
sue dritte parti, spingendola per il volto, lato destro (esterno) del nemico (alla no-
stra sinistra) spingendo con la spada una
punta rovescia (pugno di 4a) alla sua faccia
(al fine di fargli spostare la spada per pa-
rarla)
et mentre che egli alzasse la spada per quando il nemico alzerà la spada per pa-
difenderla voi, subito, crescerete innanzi rare la punta rovescia, passo avanti del
del pie’ destro et co’ ‘l pugnale urtarete in piede destro spingendo con il pugnale
fuori la sua spada, cacciandogli l’altra per (punta in alto) la sua spada in fuori (alla
il petto. nostra sinistra) tirando, contemporaneamen-
te, un’altra punta rovescia con la spada al
petto del nemico.

Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico


dopo che avrà cercato di parare la prima
punta rovescia alla sua faccia.

258
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in
guardia, che potrebbe non essere necessa-
rio se la tecnica andasse a buon fine.

Et questa è la terza maniera di provocare


il nimico in queste due guardie.
Hor ascoltate i suoi contrarî.

Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

Provoca raccogliendo il piede sinistro al


piede destro urtando con il filo falso della
[10.6] Il primo sarà che, come egli urterà sua spada la nostra spada (prima parte
del falso nella vostra spada, del “piede scaccia piede”);

tirarete il pie’ dritto all’indietro, volgen- Quando il nemico avrà urtato con il filo
dogli tutto a un tempo un mandritto per falso della sua spada la nostra spada,
la man della spada, passo indietro del piede destro tirando,
contemporaneamente, con la spada un
mandritto alla mano armata di spada del
nemico
il quale calerà in cinghiale porta di ferro assestarsi in guardia di cinghiale porta di
et il pugnale a guardia di testa. ferro la spada e guardia di testa la spada.

259
Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

Provoca raccogliendo il piede sinistro al


piede destro urtando con il filo falso della
sua spada la nostra spada (prima parte
del “piede scaccia piede”);
crescita del piede destro fingendo con la
spada un dritto tramazzone (seconda par-
[10.7] Secondo, nel finger ch’ egli farà il te del “piede scaccia piede” avanti)
tramazzone alzerete il pugnale in guar- Alzare il pugnale in guardia di testa a di-
dia di testa al fine di tirarci (“volgerli”) un rovescio fesa (accennare a parare la finta di dritto
alla coscia tramazzone)
et come egli volgerà il riverso per coscia,

lo pararete co’ ‘l fil dritto della spada chi- parare il rovescio alla coscia con il filo drit-
nando la punta di essa verso terra, to della nostra spada (pugno di 2 a) por-
tando la punta della spada verso terra
et subito li spingerete per il petto una contemporaneamente, spingere con la spa-
punta sopramano. da una punta sopramano (imbroccata) al
petto del nemico.

Nota 1. Attenzione al pugnale del nemico


dopo che si avrà accennato la parata del
dritto tramazzone.
Nota 2. La funzione del pugnale dopo aver
accennato la parata del dritto tramazzone
non è espressa. Si può però ipotizzare che
260
esso abbia seguito le fasi della tecnica a
copertura, forse legando e/o sottomettendo
o comunque controllando la spada nemica
quando si tira la punta sopramano al pet-
to del nemico.
Nota 3. Si curi l’opposizione tirando con la
spada la punta sopramano (imbroccata) al pet-
to nemico.
Nota 4. Non si precisa di rimettersi in
guardia, che potrebbe non essere necessa-
rio se la tecnica andasse a buon fine.

Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

Provoca facendo un passo avanti con il


piede sinistro e tirando con la spada una
imbroccata (in [10.3] era una punta rove-
[10.8] Terzo, quando egli spingerà l’im- scia alla nostra faccia (al fine di farci spo-
broccata, stare la spada);
passo avanti del piede destro tirando un
rovescio alla gamba
o vero volgerà il riverso,

261
tirerete il pie’ dritto indietro un passo, vol- Passo indietro del piede destro tirando,
gendogli in quel tempo un riverso sgua- contemporaneamente, un rovescio sgualem-
limbro al braccio della spada. bro con la spada al braccio armato della
spada del nemico.

Nota. Non si precisa di rimettersi in


guardia, che potrebbe non essere necessa-
rio se la tecnica andasse a buon fine.

Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

Provoca facendo una crescita in avanti


con il piede destro e tirando con la spada
[10.9] Quarto, nello spingere ch’ egli farà una punta rovescia (pugno di 4a) alla no-
la predetta punta co’ ‘l pie’ destro innanzi stra faccia (al fine di farci spostare la
per darvi del mandritto per gamba, spada)

la pararete con la spada in guardia d’en- Parare (a piede fermo) la punta rovescia
trare, passo avanti del piede sinistro spingendo alla nostra faccia portando la spada in guar-
con il pugnale (punta in alto) la nostra dia d’entrare (pugno di 2a)
ma nel passare ch’ egli farà del manco pie- spada in fuori (alla sua sinistra)
de innanzi per urtare del pugnale,

in difensione di esso tirarete il pie’ dritto passo indietro del piede destro tirando, con-
indietro un passo insieme con un riverso, temporaneamente, un rovescio (di copertu-
co’ ‘l quale andarete in coda lunga alta. ra) con la spada
262
assestandosi con la medesima spada in
coda lunga alta.

Entrambi con
• spada in guardia di porta di ferro stretta
• pugnale in guardia di coda lunga alta

Provoca spingendo con la spada due pun-


te rovesce, ovvero:
[10.10] Quinto, et ultimo, quando egli spin- passo avanti con il piede sinistro verso il
gerà le due punte, nostro lato destro (esterno) spingendoci con
la spada una punta rovescia (pugno di 4a)
in faccia (al fine di farci spostare la spada
per pararla);

difenderete la prima co’ ‘l falso della spa- passo avanti del piede destro spingendo Parare la punta rovescia in faccia con il
da, con il pugnale (punta in alto) la nostra spa- filo falso della spada
ma come egli passerà del destro da in fuori (alla nostra destra) per tirare, con-
temporaneamente, un’altra punta rovescia

per spingere la seconda


voi, subito, passerete del pie’ manco verso quando tirerà la seconda punta rovescia,
le sue dritte parti et li urtare- |45r| te passo avanti con il piede sinistro verso il
co’ ‘l pugnale, lato destro (esterno) del nemico (passo obli-
quo a sinistra) parandola con il pugnale
(punta in alto e alla nostra destra)
ma in uno instante gli volgerete per testa contemporaneamente, tirare con la spada

263
un riverso sopramano, facendo che ‘l pie’ un rovescio sopramano alla testa del ne-
destro segua il sinistro per di dietro. mico facendo un seguito con il piede de-
stro dietro al piede sinistro.

Nota 1. Il rovescio sopramano alla testa


dell’avversario potrebbe essere più agevol-
mente ed efficacemente tirato caricandolo
sopra la propria testa.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in
guardia, che potrebbe non essere necessa-
rio se la tecnica andasse a buon fine.

Et con questo haverò dato fine a’ contrarî


di queste altre provocationi et offensioni.

264
11. PROVOCAZIONI. GUARDIA DI CINGHIALE PORTA DI FERRO (SPADA) E GUARDIA DI TESTA (PUGNALE)

Hor ascoltate la quarta di cinghiale por-


ta di ferro, la quale sarà che,

ritrovandovi co’ ‘l vostro nimico con le spa- Entrambi con


de in detta guardia et co’ pugnali in guar- • spada in guardia di cinghiale porta
dia di testa, di ferro
• pugnale in guardia di testa

[11.1] potete spingerli una punta per fac- Si provochi il nemico facendo un passo a-
cia passando co’ ‘l pie’ dritto innanzi et ac- vanti con il piede destro spingendogli la pun-
compagnarla con un riverso per gamba, ta della spada in faccia (al fine di fargli alza-
re la spada) tirando subito un rovescio al-
la gamba

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

o vero, ovvero

265
Entrambi con
• spada in guardia di cinghiale porta
di ferro
• pugnale in guardia di testa

si provochi il nemico facendo un passo


[11.2] come haverete spinto la detta pun- avanti con il piede destro spingendogli la
ta, punta della spada in faccia (al fine di far-
gli alzare la spada e presumibilmente fra
le armi)
potete volgerli per testa due mandritti, tirando quindi due mandritti alla testa,
facendo calare l’ultimo in porta di ferro al- assestandosi con la spada in porta di ferro
ta. alta.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se la
tecnica andasse a buon fine.

Entrambi con
• spada in guardia di cinghiale porta
di ferro
• pugnale in guardia di testa

[11.3] Potete, appresso, passare innanzi del Si provochi il nemico facendo un passo a-
pie’ destro vanti con il piede destro (spingendogli la pun-

266
ta della spada in faccia al fine di fargli alza-
re la spada)
et subito volgerli un dritto trammazzone tirando con la spada un dritto tramazzone
al braccio della spada, al braccio della spada

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

o vero, oppure

Entrambi con
• spada in guardia di cinghiale porta
di ferro
• pugnale in guardia di testa

[11.4] nel passare del detto piede potete si provochi il nemico facendo un passo a-
far vista di spingerli per faccia una punta vanti con il piede destro facendo una finta
riversa, (“vista”) di volergli tirare con la spada una
punta rovescia (pugno di 4a, al fine di fargli
alzare la spada)
ma nondimeno, farete una mezza volta di immediatamente, tirare, con una volta di pu-
pugno spingendogli subito un’imbroccata gno (da pugno di 4a a pugno di 1a, 1a in 2a
per fianco. o 2a), una imbroccata (punta sopramano) al
fianco (destro) del nemico.

267
Nota 1. Attenzione alla spada nemica quan-
do si spinge l’imbroccata (punta sopramano).
Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 3. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

Et questi sono i modi che potete fare nel Dall’Agocchie ritiene che le quattro pro-
provocare il nimico essendo in queste due vocazioni esaminate da questa coppia di
guardie sopradette, le quali provocationi guardie di partenza si facciano più per in-
si fanno più per incitare il nimico al re- vitare il nemico a rispondere che per altri
spondere che per altro. motivi.
Lepido. Di queste provocationi quale te- Ritiene inoltre che le provocazioni più dif-
nete voi per le più difficili? Quelle che si ficili siano quelle che si fanno con la spa-
fanno con la spada sola o queste che si da sola, perché con questa bisogna sia di-
fanno con la spada et co’ ‘l pugnale? fendersi che offendere. Ma, avendo a di-
Giovanni. Quelle che si fanno con la spa- sposizione anche il pugnale, ci si potrà di-
da sola, perché con essa bisogna fare due fendere meglio parando con questo e fe-
effetti, cioè difendere et offendere. Ma ha- rendo (offendendo) con la spada.
vendo il pugnale, con esso potete parare
et con la spada ferire.

Ma per seguire i contrarî delle sopra-


dette provocationi, dico che,

268
Entrambi con
• spada in guardia di cinghiale porta
di ferro
• pugnale in guardia di testa

[11.5] quando egli spingerà la punta per fac- provoca facendo un passo avanti con il pie-
cia co’ ‘l piede destro innanzi de destro spingendo la punta della sua spa-
da nella nostra faccia (al fine di farci alza-
re la spada)
voi, quella co’ ‘l pugnale urtarete, Parare (a piede fermo) la punta in faccia
con il pugnale (di filo dritto, punta in alto)
ma nel volgervi il riverso per gamba lo tira un rovescio alla gamba parare il rovescio alla gamba facendo un
pararete con un riverso ridoppio passan- passo avanti con il piede destro e tirando
do tosto del pie’ dritto innanzi, con la spada un rovescio ridoppio
et in tal tempo li spingerete |45v| una imbroc- contemporaneamente, tirare con la spada
cata per il volto. una imbroccata (punta sopramano) alla fac-
cia del nemico.

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura, forse
legando e/o sottomettendo o comunque con-
trollando la spada nemica quando si tira la
punta sopramano alla faccia del nemico.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

269
Entrambi con
• spada in guardia di cinghiale porta
di ferro
• pugnale in guardia di testa

[11.6] Ma spingendo egli la punta per fe- provoca facendo un passo avanti con il pie-
rirvi d’un mandritto per testa, de destro spingendo la punta della sua spa-
da nella nostra faccia al fine di farci alza-
re la spada)
voi la schiferete con la spada Parare (a piede fermo) la punta in faccia
con la spada (di filo dritto, pugno di 2a)
et mentre ch’ egli passerà per ferirvi contemporaneamente, tira un mandritto al-
la testa (in [11.2] due mandritti)
voi, gettando il pie’ sinistro di dietro al de- tirare con la spada mezzo mandritto al brac-
stro, li percoterete di mezzo mandritto il brac- cio armato della spada del nemico portan-
cio della spada. do il piede sinistro dietro al piede destro (se-
guito del piede sinistro).

Nota 1. Attenzione al pugnale quando si


tira il mezzo mandritto al braccio armato
della spada del nemico.
Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 3. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

270
Entrambi con
• spada in guardia di cinghiale porta
di ferro
• pugnale in guardia di testa

Provoca facendo un passo avanti con il pie-


de destro spingendo la punta della sua spa-
da nella nostra faccia (al fine di farci alza-
[11.7] Ma quando egli, nel passare che fa- re la spada) tirando un dritto tramazzone
rà, volgesse il tramazzone (al braccio armato della nostra spada)
voi, subito, passerete innanzi del pie’ drit- Passo avanti del piede destro
to
et con la spada andarete a parare in guar- parare il dritto tramazzone con la spada
dia d’entrare in compagnia del pugnale, in guardia d’entrare (di filo dritto, pugno
in 2a o di 1a in 2a),209 accompagnata dal pu-
gnale
spingendogli tutto a un tempo la punta per contemporaneamente, punta al petto del
il petto. nemico (azione assimilabile a un filo di 1a,
1a in 2a o 2a).

Nota. Non si precisa di rimettersi in guar-


dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

209 È bene ricordare che la guardia d’entrare, per Giovanni dall’Agocchie, ha sia il piede destro che quello sinistro avanti, ma braccio e spada ben distese in presenza del volto
dell’avversario, pugno armato esclusivamente di 2 a (“il dritto della mano guarderà all’in giù et il fil dritto della spada ha da guardare in fuori, cioè verso le parti destre”, c.
10v), lato destro del corpo in presenza dell’avversario (“et è così chiamata percioché è guardia fortissima per entrare”, c. 10v). Cfr. ante, p. 44.

271
Entrambi con
• spada in guardia di cinghiale porta
di ferro
• pugnale in guardia di testa

[11.8] Hor, se pure egli spingerà la punta Provoca (facendo un passo avanti con il pie-
riversa, de destro) facendo con la spada una finta
(“vista”) di voler tirare una punta rovescia
(al fine di farci alzare la spada)
voi quella co’ ‘l falso della spada urtarete. Parare (a piede fermo) la punta rovescia
con il filo falso della spada (pugno di 4a)
Ma nello spingere l’imbroccata immediatamente, tira, con una volta di pu-
gno (da pugno di 4a a pugno di 1a o di 1a in 2a),
una imbroccata al nostro fianco (destro)
la pararete con un riverso ridoppio parare l’imbroccata al nostro fianco (de-
stro) tirando con la spada un rovescio ridop-
pio (pugno di 1a in 2a; pugno armato in
alto, punta della spada verso il basso)
passando in quell’instante del pie’ dritto contemporaneamente, passo avanti con il
innanzi et con una punta sopramano li fe- piede destro tirando con la spada una pun-
rirete la faccia, ta sopramano (imbroccata) alla faccia del ne-
mico (azione assimilabile a un filo di 1a in 2a).

Nota 1. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.
Nota 2. Non si precisa di rimettersi in guar-
dia, che potrebbe non essere necessario se

272
la tecnica andasse a buon fine.

et questi sono i suoi contrarî.

273
274
12. PROVOCAZIONI. GUARDIA DI ALICORNO CON IL PIEDE DESTRO AVANTI (SPADA) E CINGHIALE PORTA DI FERRO (PUGNALE)

Hor, venendo alla quinta maniera di pro-


vocare il nimico,

essendo amendue con la spada in guar- Entrambi con


dia d’alicorno co’ ‘l pie’ dritto innan- • spada in guardia d’alicorno con il pie-
zi et co’ pugnali in cinghiale porta di de destro avanti
ferro, • pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[12.1] dico che voi potete spingerli una im- Si provochi il nemico tirando con la spada
broccata per la man del pugnale et accom- (a piede fermo) una imbroccata (punta so-
pagnarla con un dritto tramazzone, pramano) alla mano armata del pugnale
del nemico, tirando immediatamente con
la medesima spada un dritto tramazzone
co’ ‘l quale vi fermerete in porta di ferro assestandosi in guardia di porta di ferro
stretta et co’ ‘l pugnale in coda lunga alta, stretta di spada e in guardia di coda lun-
ga alta di pugnale

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

o vero, ovvero

275
Entrambi con
• spada in guardia d’alicorno con il pie-
de destro avanti
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[12.2] nello spingere la detta imbroccata, ti- si provochi il nemico tirando con la spada
rarete il pie’ dritto indietro un passo una imbroccata alla mano armata del pugna-
le del nemico facendo un passo indietro con
il piede destro,
et la spada resterà in cinghiale porta di fer- assestandosi in guardia di cinghiale porta
ro, et il pugnale a guardia di testa. di ferro di spada e in guardia di testa di pu-
gnale.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia d’alicorno con il pie-
de destro avanti
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[12.3] Potete ancora far cenno di spingerli Si provochi il nemico tirando con la spada
la punta sopramano, (a piede fermo) una punta sopramano (im-
broccata) alla mano armata del pugnale
del nemico (cenno, finta),

276
ma però li volgerete un mandritto per la immediatamente, tirare (“volgerete”) con
manca mano, la spada un mandritto alla stessa mano ar-
mata del pugnale del nemico
il quale calerà in porta di ferro larga, al- assestandosi in guardia di porta di ferro
zando il pugnale alla difesa del capo, larga di spada e alzando il pugnale a dife-
sa della testa.

Nota 1. Attenzione alla spada del nemico.


Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.

et questa è la maniera di provocare il ni-


mico ritrovandovi nelle due guardie nomi-
nate di sopra.
Lepido. Queste provocationi a me pare che Dall’Agocchie si chiede se queste ultime
altro non siano che mutatione di guardie. tre provocazioni non siano altro che sem-
Giovanni. È vero, perché in queste due guar- plici cambî (“mutazioni”) di guardia, con-
die d’alicorno altro non si può fare per cludendo che, effettivamente, dalla cop-
provocare il nimico che |46r| astringerlo pia di guardie esaminata (guardia d’ali-
et farli delle finte, o vero fare delle muta- corno con il piede destro avanti di spada;
tioni di guardie acciò ch’ egli habbia cagio- guardia di cinghiale porta di ferro di pu-
ne di moversi o di rispondere. gnale) non si può provocare il nemico se
non stringendo misura o con delle finte,
ovvero facendo dei cambî (“mutazioni”) di
guardia, affinché si convinca a muoversi
o a rispondere.

277
Ma notate i contrarî alle predette provo- Entrambi con
cationi, de i quali • spada in guardia d’alicorno con il pie-
de destro avanti
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[12.4] il primo è che, quando egli spinges- Provoca tirando con la spada (a piede fer-
se l’imbroccata, mo) una imbroccata alla nostra mano ar-
mata del pugnale
voi passerete del manco piede verso le Passo avanti del piede sinistro verso il la-
parti dritte del nimico, e in questo pas- to destro (esterno) del nemico (alla nostra
saggio allargherete alquanto il braccio si- sinistra) parando l’imbroccata alla nostra
nistro et co’ ‘l pugnale indentro l’urtarete, mano armata del pugnale con il medesimo
pugnale (di filo dritto, punta in su), allargan-
do il braccio (portare la spada nemica an-
cora più alla nostra sinistra)
ma nel medesimo tempo li volgerete per contemporaneamente, tirare (“volgerete”) con
testa un riverso sopramano, la spada un rovescio sopramano alla testa
assestandosi in guardia di coda lunga al-
co’ ‘l quale vi fermerete in coda lunga alta ta di spada e in guardia di porta di ferro
et co’ ‘l pugnale in porta di ferro. di daga.

Entrambi con
• spada in guardia d’alicorno con il pie-
de destro avanti
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

278
[12.5] Secondo, quando egli tirerà il pie’ Provoca tirando una punta sopramano
dritto all’indietro e spingerà la punta so- ([12.2] imbroccata) alla nostra mano ar-
pramano, mata del pugnale facendo un passo indie-
tro con il piede destro,
voi potete finger di risponderli; Fingere una risposta
et s’egli venisse alla finta, voi lo potreste fe- se il nemico accennasse a parare e/o a ri-
rire dove vi tornasse più commodo. spondere (“s’egli venisse”) alla finta, ferir-
lo dove si riterrà più comodo.

Nota. Non si precisa di rimettersi in guar-


dia, che potrebbe non essere necessario se
la tecnica andasse a buon fine.

Entrambi con
• spada in guardia d’alicorno con il pie-
de destro avanti
• pugnale in guardia di cinghiale por-
ta di ferro

[12.6] Terzo, in quel ch’ ei farà vista di spin- Provoca tirando con la spada (a piede fer- Non ci si muove;
gervi l’imbroccata, voi non vi moverete; mo) una imbroccata ([12.3] punta soprama-
no) alla nostra mano armata del pugnale,
ma quando egli volgerà il mandritto immediatamente, tira (“volgerà”) con la me-
desima spada un mandritto alla stessa no- quando tirerà il mandritto alla nostra ma-
stra mano armata del pugnale no armata del pugnale,
voi, subito, gitterete il pie’ destro indietro passo indietro con il piede destro tirando
un passo e, in un tempo, li volgerete un man- con la spada un mandritto sgualembro al-
dritto sgualimbro per la man della spada, la mano armata di spada del nemico

279
il quale calerà in cinghiale porta di ferro assestandosi in guardia di cinghiale por-
et co’ ‘l pugnale andarete in guardia di te- ta di ferro di spada e in guardia di testa di
sta. pugnale.

Nota 1. Attenzione alla spada del nemico.


Nota 2. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia
seguito le fasi della tecnica a copertura.

Et questi sono i contrarî alle predette pro-


vocationi.

280
13. PROVOCAZIONI. GUARDIA DI ALICORNO CON IL PIEDE SINISTRO AVANTI (SPADA) E PORTA DI FERRO ALTA (PUGNALE)

Hor ci resta il ragionare della sesta et ulti-


ma guardia, la quale è quella d’alicorno
co’ ‘l pie’ sinistro innanzi et poi voglio
che diamo luogo.
Lepido. Mi rimetto al voler vostro.

Giovanni. Ritrovandovi dunque co’ ‘l vo- Entrambi con


stro nimico in detta guardia et co’ ‘l pugna- • spada in guardia d’alicorno con il pie-
le in porta di ferro alta, et essendo voi il de sinistro avanti
provocatore, • pugnale in guardia di porta di ferro
alta

[13.1] potete raccogliere il pie’ dritto ap- Provocare il nemico raccogliendo il piede
presso al manco indi scorrere co’ ‘l medesi- destro vicino al piede sinistro e crescere
mo alquanto innanzi che, trovandosi il ni- subito innanzi con lo stesso piede sinistro
mico così astretto, li converà o tirare o riti- (eseguendo un “piede scaccia piede” mante-
rarsi indietro. nendo la posizione di guardia di partenza)

Ma voglio che poniamo caso ch’ egli tirasse Tira con la spada un taglio o una punta ai
di taglio o di punta dalle parti di sopra, quadranti alti
voi col pugnale vi schermirete parare con il pugnale (di filo dritto, punta
in alto, alla propria sinistra)
et in quel tempo passerete innanzi del pie’ contemporaneamente, passo avanti del pie-
destro spingendogli un’ imbroccata per il pet- de destro spingendo con la spada una im-
|46v| to, broccata (punta sopramano; pugno di 1a o di
1a in 2a) al petto nemico

281
Nota. La funzione del pugnale dopo aver pa-
rato il colpo alto non è espressa. Si può pe-
rò ipotizzare che esso abbia seguito le fasi
della tecnica a copertura.

o vero, ovvero

Entrambi con
• spada in guardia d’alicorno con il pie-
de sinistro avanti
• pugnale in guardia di porta di ferro
alta

Tira con la spada un taglio o una punta ai


quadranti alti
parare con il pugnale (di filo dritto, punta in
alto, alla propria sinistra)
[13.2] nel passare del piede potete far cen- contemporaneamente, passo avanti del pie-
no di spingergli la punta per faccia, de destro facendo con la spada finta (“cen-
no”) di spingere una punta in faccia al nemico
et tutto a un tempo volgerli d’un mandrit- tirando (“volgerli”) subito con la stessa un
to per gamba, mandritto alla gamba
il quale calerà in porta di ferro et il pugna- assestandosi in guardia di porta di ferro di spa-
le anderà alla diffesa della testa. da e alzando il pugnale a difesa della testa.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.

282
Et hora farò fine.
Lepido. Non volete prima dirmi i suoi con-
trarî?
Giovanni. Si voglio.

Entrambi con
• spada in guardia d’alicorno con il pie-
de sinistro avanti
• pugnale in guardia di porta di ferro
alta

[13.3] Il contrario è che, Provoca raccogliendo il piede destro vicino


al piede sinistro
quando egli scorrerà del piede per astrin- per crescere subito innanzi con lo stesso pie- Quando il nemico porterà avanti il piede
gervi, de sinistro (eseguendo un “piede scaccia pie- sinistro (parte finale del “piede scaccia pie-
de” mantenendo la posizione di guardia di de”)
partenza)

voi subito guidarete il pie’ destro verso le immediatamente, passo avanti del piede
sue sinistre parti spingendogli la punta del- destro verso il lato sinistro (interno) del ne-
la spada nella manca mano, mico (alla nostra destra) spingendo la pun-
ta della nostra spada nella sua mano sini-
stra (armata di pugnale)
con la quale vi fermerete in porta di ferro assestarsi in guardia di porta di ferro stret-
stretta et il pugnale a guardia di testa. ta di spada e in guardia di testa di pugnale.

283
Nota. La funzione del pugnale non è espres-
sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.

Entrambi con
• spada in guardia d’alicorno con il pie-
de sinistro avanti
• pugnale in guardia di porta di ferro
alta

[13.4] Ma quando egli passasse innanzi Passo avanti del piede destro spingendo con
del pie’ dritto e spingesse l’imbroccata, la spada una imbroccata (punta sopramano)

voi subito passerete co’ ‘l pie’ manco verso Crescita del piede sinistro verso il lato de-
le parti dritte del nimico e in uno stesso stro (esterno) del nemico (alla nostra sini-
tempo urterete detta imbroccata co’ ‘l fil stra) parando l’imbroccata del nemico con
dritto del pugnale, volgendogli per testa il filo dritto del pugnale (punta in alto,
un riverso sopramano, alla nostra destra), tirando contemporanea-
mente con la spada un rovescio sopramano
alla testa del nemico
il quale calerà in coda lunga alta et il pu- assestarsi in guardia di coda lunga alta di spa-
gnale in porta di ferro alta. da e in guardia di porta di ferro alta di pugnale

Nota. Il rovescio sopramano alla testa del-


l’avversario potrebbe essere più agevolmen-
te ed efficacemente tirato caricandolo sopra
la propria testa.

284
Entrambi con
• spada in guardia d’alicorno con il pie-
de sinistro avanti
• pugnale in guardia di porta di ferro
alta

Tirare con la spada un taglio o una punta


ai quadranti alti
Para con il pugnale di filo dritto, punta in
alto, alla propria sinistra e, contemporanea-
mente, passo avanti del piede destro fa-
[13.5] Ma s’egli fingesse di spingervi l’im- cendo finta di spingerci con la spada una
broccata imbroccata ([13.2] punta in faccia)
non farete mossa; non ci si muova alla finta
ma come egli volgerà il mandritto per gam- volendoci tirare (“volgerà”) con la spada un
ba, mandritto alla gamba

tirerete il pie’ manco indietro un passo per- passo indietro del piede sinistro quando il ne-
cotendogli in quell’instante di mezzo man- mico cercherà di tirare il mandritto alla gam-
dritto la detta mano. ba tirandogli, contemporaneamente, con la spa-
da mezzo mandritto alla mano armata del-
la spada.

Nota. La funzione del pugnale non è espres-


sa. Si può però ipotizzare che esso abbia se-
guito le fasi della tecnica a copertura.

285
Et così, co’ ‘l divino aiuto, haveremo dato
fine al ragionamento della spada accompa-
gnata co’ ‘l pugnale. Ma perché è apunto
l’hora di andare a vedere la giostra, v’invi-
to per domani a ragionare sopra la spada
et la cappa.
Lepido. Andiamo et accetto l’invito per do-
mani, per saper il modo di valersi di spada
et cappa, cosa da me molto desiderata.

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