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S.

Tommaso d'Aquino
Catena aurea
1. Vangelo secondo Matteo (capitoli 1-12)
S. TOMMASO D'AQUINO

CATENA AUREA
Glossa continua super Evangelia

Volume 1
VANGELO SECONDO MATTEO
capitoli 1-12
Testo latino dell'edizione Marietti
confrontato con l'edizione di Jean Nicolai o.p .
Presentazione di VINCENZO 0. BENETOLLO 0.P.
Traduzione di ROBERTO COGGI O.P.

EDIZIONI STUDIO DOMENICANO


5

PRESENTAZIONE

SAN TOMMASO D'AQUINO


«PREDICATORE»

1) Il Maestro
San Tommaso d'Aquino è considerato da molti il più grande teo-
logo della storia del cristianesimo. Egli è come un eccelso architetto
che ha organizzato tutto il sapere su Dio e sul mondo in modo logico,
coerente e armonico. Perciò è appropriato paragonare la sua opera
teologica a una superba cattedrale gotica che svetta verso il cielo e fa
entrare cascate di luce che illuminano ogni suo angolo. E tutto con un
linguaggio chiaro, essenziale e preciso: mai una parola in più, mai
una parola in meno.
Il Magistero della Chiesa, in particolare i Papi, non solo hanno elo-
giato Tommaso, ma lo hanno ripetutamente indicato come il "maestro"
da segu ire per tutti coloro che si applicano alla teologia. Ha iniziato
Giovanni XXII nel 1322, a meno di cinquant'anni dalla morte del Santo,
affermando che la sua dottrina è il frutto di un miracolo («doctrina ejus
non potuit esse sine miraculo») e che egli da solo aveva illuminato la
Chiesa più di tutti gli altri dottori messi insieme («ipse plus illuminavit
Ecclesiam quam omnes alii DoctoreS» ).1 Da allora si sono succedute
più di cento attestazioni esplicite dei Pontefici,2 che di volta in volta gli
hanno attribuito molti titoli, in particolare " Dottore comune", ma anche
"Dottore universale", " Dottore angelico'', "Principe dei dottori". Papa
Giovanni Paolo II lo ha indicato come "Doctor humanitatis " (Dottore
di umanità) per l'ineguagliabile profondità e attualità della sua riflessio-
ne sulla persona umana: «È da auspicare e da favorire in tutti i modi lo
studio costante e approfondito della dottrina fùosoftca, teologica, etica
e politica che San Tommaso ha lasciato in eredità alle scuole cattoliche
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI e che La Chiesa non ha esitato a far propria, specialmente per ciò c he
riguarda la natura, La capacità, la perfettibilità, la vocazione, la respon-
sabilità dell'uomo nella sfera sia personale c he sociale».3
© 2006 - PDUL Edizioni Studio Domenicano
Via dell'Osservanza 72 - 40136 Bologna - ITALIA 1
) Acta Santae Sedis, Voi. I martii, p. 682.
Tel. 0511582034 - Fax. 051 /33 1583 2
) Cf. J. J. B ERTHIER o. P., Sanctus Thomas Aquinas «Doctor Communis
E-mail: redazione@esd-domenicani.it - Sito internet: www.esd-domenicani.it Ecc/esiae», Voi. I: Testimonia Ecclesiae, Romae 1914. Cf. J. MARITAI N,
le docteur angélique, Desclée, Paris 1930.
3) Discorso a conclusione del IX Congresso Tomistico Internazionale, Roma,
Finito di stampare nel mese di maggio 2006 presso le Grafiche Dehoniane - Bologna 29 settembre 1990.
6 Presentazione San Tommaso d'Aquino «predicatore» 7

Sempre Giovanni Paolo II nell'Enciclica Fides et ratio (1988) ha Poi ci sono i commenti alle opere di Aristotele, in particolare
affermato: «giustamente S. Tommaso è sempre stato proposto dalla quella alla Fisica, alla Metafisica e ali'Etica Nicomachea; e anche il
Chiesa come maestro di pensiero e modello del retto modo di fare commento ai Nomi divini di Dionigi.
teologia» (n. 43). Infine si devono ricordare i commenti di Tommaso alla Sacra
Tra tutte le testimonianze che raccomandano di seguire senza esi- Scrittura; quella del commentatore era l'attività principale del maestro
tazione la dottrina teologica di Tommaso d'Aquino, la più importante medievale il quale, appunto, era Magister in Sacra Pagina, cioè il
~ certamente quella del Concilio Ecumenico Vaticano II ( 1962- 1965). maestro-commentatore della Parola rivelata contenuta nei testi sacri.
E stata la prima volta, e per ora anche l'ultima, che un Concilio Ecu- A tale proposito San Tommaso va citato soprattutto per il commento al
menico ha fatto suoi il metodo e le argomentazioni filosofico-teologi- Vangelo di Giovanni e per quello, monumentale, alle 14 Lettere di
che di un «Maestro». Nel Decreto Optatam totius sulla formazione San Paolo (compresa la l ettera agli Ebrei).
sacerdotale, al numero 16 si dice: «Per illustrare quanto più possibile Di solito si ritiene che il San Tommaso commentatore della Sacra
i misteri della salvezza, gli alunni imparino ad approfond irli e a Scrittura sia un Tommaso minore, dato anche il progresso straordina-
vederne il nesso per mezzo della speculazione, avendo S. Tommaso rio che la scienza biblica ha compiuto con il nuovo metodo esegetico
per maestro (S. Thoma magistro)». introdotto nell'ultimo secolo. Rimane il fatto, comunque, che egli è il
Il Concilio poi ha ribadito il medesimo concetto anc he nella più grande commentatore b iblico del Medioevo: per la teologia che
Dichiarazione sull'educazione cristiana ( Gravissimum educationis), ha sviluppato, la lucidità delle sue argomentazioni e la minuziosa
a proposito delle Facoltà e Università cattoliche (n. 10): «La Chiesa analisi da lui effettuata di ogni singola parola del testo.
ha grande cura delle scuole di grado superiore, specialmente delle
Università e delle Facoltà ( .. .). Indagando accuratamente le nuove
questioni e ricerche poste dall'età che si evolve, si colga più chiara- 2) La Catena aurea
mente come Fede e Ragione si incontrino nell'unica verità, seguendo
le onne dei Dottori della Chiesa, specialmente quelle di S. Tommaso C'è anche un altro aspetto che ha reso grande San Tommaso d'A-
d ' A9uino (praesertim S. Thomae Aquinatis vestigia premendo)». quino e che qui intendiamo segnalare: San Tommaso «predicatore».
E evidente che la dottrina di Tommaso non ha bisogno di essere E vero che egli ha quasi sempre parlato dalla cattedra o con gli scritti,
difesa da un'autorità perché, come dice S. Paolo, «non abbiamo ma conosciamo anche una certa sua attività che si addice di più al
alcun potere contro la verità, ma solo in suo favore (non enim possu- pulpito, vero o simbolico, e quindi al «predicatore», che non al
mus aliquid adversus veritatem, sed pro veritate)».4 Ma il fatto che la «professore» o «scrittore». In particolare ci riferiamo ai sermoni che
Chiesa la avvalori assume un significato tutto speciale, almeno per i ha tenuto in varie università per gli studenti e i professori,7 alle predi-
credenti. È quanto afferma Pio XI nell'enciclica Studiorum Ducem: che tenute per la quaresima del 1273 a Napoli,8 e soprattutto alla
«Nell'onore reso a S. Tommaso si valuta qualcosa di più dello stesso Catena aurea che qui presentiamo.
parere di S. Tommaso, e cioè l'autorità della Chiesa che insegna».s La Catena aurea non è il titolo originario del!' opera, che San Tom-
li «magistero» di S. Tommaso è legato alle sue opere maggiori maso aveva chiamato Glossa (o Expositio) continua in Matthaeum,
che, in linea di massima, a iniziare dalla principale e più originale, Marcum, Lucam, Johannem, cioè un'«esposizione continua su Matteo,
La Somma Teologica, possono essere così elencate: La Somma contro Marco, Luca e Giovanni», quindi una spiegazione, o «narrazione»,
i Gentili, Le Questioni Disputate, che raccolgono le sue lezioni uni-
versitarie, e Il Commento alle «Sentenze» di Pietro Lombardo. 6 7) S. TOMMASO D'AQUINO, I sermoni (Sermones) e le due lezioni inaugurali
(Principia), a cura di Carmelo Pandolfi e Giorgio Maria Carbone, ESD,
Bologna 2003, pp. 366.
8) S. T OMMASO o' AQUINO, Opuscoli spirituali - Commenti al Credo, al Padre
Nostro, all'Ave Maria e ai dieci Comandamenti (in Appendice l'Ufficio e la
:~ 2 Cor 13, 8.
6 AAS 15 (1923), p. 324.
Vedi alle pp. 988-989.
Messa del Corpus Domini e le preghiere di San Tommaso), a cura di Pietro
Lippini, ESD, Bologna 1999.

8 Presentazione San Tommaso d'Aquino «predicatore» 9

o anche commento continuato e collegato dei quattro Vangeli.9 Que- 3) La compilazione della Catena aurea
sta "predicazione" dei Vangeli ha come basi le spiegazioni e le parole
stesse dei Padri della Chiesa. ln questo lavoro S. Tommaso si è servi- S. Tommaso ha composto la Catena aurea tra il 1262-63 e il
to più dei Padri Greci che non dei Padri Latini . Tra i Greci in partico- 1267-68, «durante il suo primo soggiorno in Italia, nello Stato della
lare ci sono: Atanasio, Basilio Magno, Tito di Bostra, Giovanni Cri- Chiesa: tra Orvieto, dove è lettore presso la Curia papale, e Roina,
sostomo, Severiano di Gabala, Cirillo d'Alessandria, Giovanni Da- dove è stato nominato reggente al Convento di Santa Sabina. Il perio-
masceno, Dionigi Areopagita, Epifanio, Eusebio, Gregorio Nazian- do orvietano fu per Tommaso molto fecondo. Cade in questo periodo,
zeno, Gregorio Nisseno, Origene, Teofilatto; tra i Latini troviamo: tra l'altro, l'ultima stesura dei libri 11, UI, TV della Summa contra
Ambrogio, Agostino, Alcuino, Beda il Venerabile, Gregorio Magno, Genti/es e la composizione dell 'Ufficio del Corpus Domini, sintesi
Aimone e Remigio di Auxerre, Girolamo, Ilario di Poitiers, Prospero suprema di teologia e liturgia. Ad Orvieto soggiornò Alberto Magno,
di Aquitania, Rabano Mauro. e nel 1263 vi muore Ugo di San Caro».12
Ai tempi di Tommaso esistevano già altre "Catene", florilegi, colle- Tenuto conto che S. Tommaso ha iniziato a scrivere le sue opere
zioni, raccolte e compilazioni, tanto che si erano formati «degli impo- nel 1252 e che ha terminato la sua attività di autore il 6 dicembre
nenti dossiers patristici e canonici, che costituiscono l'arsenale del 1273 , la Catena aurea si colloca quindi nel secondo decennio della
lavoro teologico, il quale resta ancora essenzialmente esegetico, dalle sua attività, quello più proficuo e originale, quando ormai Tommaso
semp li ci annotazioni complementari (Glossa interlinearis e era solito lavorare a più opere contemporaneamente, dettando o scri-
marginalis), fino ai veti e propri commentari, omogenei e continui, che vendo egli stesso. Non solo, ma «la rapidità del lavoro ha qualche
sono le expositiones».10 In particolare si ricorda la Glossa ordinaria cosa di sorprendente poiché il volume su Matteo poté essere offerto
della scuola di Laon (all'inizio del 1100) e di altre due opere compo- al Papa prima della sua morte, il 2 ottobre 1264».13
ste verso il ll50: la Concordia discordantium canonum, conosciuta Il Papa in questione era Urbano TV, eletto nel 1261. Nel 1262
poi come Decretum, del monaco Graziano; e i Libri i V Sententiarum Urbano aveva trasferito la Curia Romana a Orvieto. Grande ammira-
di Pietro Lombardo. tore di Tommaso, il Papa gli commissionò prima l'Ufficio del Corpus
L'importanza di queste opere, e quindi della Catena aurea di Domini e, in un secondo tempo, il commento ai quattro Vangeli.
Tommaso, è determinata dalla continuità storica e dottrinale tra la Per questo secondo incarico Tommaso iniziò naturalmente dal
Sacra Scrittura e i Padri della Chiesa: «I Padri sono, contemporanea- Vangelo di Matteo dedicandolo, appunto, al Pontefice che glielo aveva
mente, gli interpreti sicmi della Scrittura e gli organi che continuano richiesto. Scrive l'Aquinate nella sua lettera di dedica: «E poiché ...
la Tradizione: Doctores fidei in quanto Doctores Ecclesiae. I Padri piacque alla Santità Vostra di affidarmi l' incarico di commentare il
sono le vie privilegiate per accedere alla Rivelazione divina, che è Vangelo di S. Matteo, eseguendo ciò secondo le mie capacità ho com-
già tutta data e contenuta nella scrittura».11 pilato sollecitamente un commento continuato del predetto Vangelo
basandomi sui libri di diversi Dottori (Et ... siquidem ... Vestrae Sanctitati
complacuit mihi committere Matthei Evangelium exponendum, quod
iuxta propriam facultatem executus, sollicite ex diversis Doctorum
libris praedicti Evangelii expositionem continuam compilavi ... )» . 14
9) Cf. J. A. W EISHEIPL, Tommaso D'Aquino - Vita, pensiero, opere, Jaca Book, Morto Urbano IV, Tommaso dedica il suo commento agli altri tre
Milano 1988, p. 177. Nel Breve Catalogo delle opere di San Tommaso, pre- Vangeli (cioè quelli di Marco, Luca e Giovanni), al Cardinal Anni-
sentato da G. Emery, s i parla invece di Glossa continua super Evangelia,
in J.-P. T ORRELL, Amico della verità, vita e opere di Tommaso d'Aquino, baldo degli Annibaldi, suo scolaro, confratello e amico, che gli era
ESD, Bologna 2006, p. 456. succeduto sulla cattedra di Parigi. In questa dedica Tommaso rivela,
10) C. G. C ONTICELLO, San Tommaso ed i Padri: La Catena aurea super
loannem, in <<Archives d' Histoire Doctrinale et Littéraire du Moyen Age» 65
(1990), pp. 34 . 31-92. Questo lavoro è il più recente e documentato tra quelli 12~ lbid., p. 39.
che trattano dell'insieme dei problemi che riguardano la Catena aurea. 13 JEAN -PIERRE TORRELL, op. cii., p. 193.
11) lbid., p. 32. 14 Vedi p. 47
10 Presentazione San Tommaso d'Aquino «predicatore» 11

circa la Catena aurea, qualcosa del suo animo che vale la pena di sotto- a Roma nel 1470 e le edizioni successive sono piuttosto numerose.
lineare: «Affinché l'opera, iniziata per obbedienza, non restasse incom- Sulla base dello schedario di P. Guyot della Commissione Leonina, le
pleta per negligenza, con molta fatica ho dedicato un diligente impegno edizioni a stampa sono state venti tra il 1501 e il 1550, e una buona
per portare a compimento l'esposizione dei quattro Vangeli (ne opus quarantina dopo.20 L'edizione pili recente della Catena aurea è quella
quod obedientia inceperat, negligentia imperfectum relinqueret, cum a cura di P. Angelico Guarienti o. p.21
multo labore diligens adhibui studium, ut quatuor Evangeliorum expo- Esistono anche tre traduzioni in lingua moderna. La prima è in
sitionem complere)».15 ln questo testo egli rivela il nobile sentimento lingua inglese, sotto la direzione di John Henry Newman.22 Risale al
che guidava la sua azione e fa trapelare anche la considerazione che la primo periodo della lunga attività di scrittore de l teologo inglese,
Catena gli era costata «molta fatica» (multo labore). quando all'interno del movimento di Oxford diede vita con Pusey,
Possiamo aggiungere anche che Tommaso era molto affezionato Keble e Marriott, al la « Biblioteca dei Padri della Santa Chiesa
alla Catena, tanto che questa «era l'unica delle sue opere che portava Cattolica, prima della divisione dell 'Est e dell'Ovest, tradotta dai
sempre con sé».16 È interessante segnalare anche la annotazione di seguaci della Chiesa Inglese (A libra1y of the Fathers of the Holy
Y. Congar, e cioè che il Santo dottore dedicava «la prima ora della Catholic Church, anterior to the division of the East and West, tran-
giornata, l' ora di prima, quando l'attenzione è più fresca, a commen- slated by members of the English Church)», che dal 1838 al 1885
tare il Testo Sacro».11 raccolse ben cinquantuno volumi.
La strana particolarità di questa traduzione in lingua inglese della
Catena aurea è l'omissione della pubblicazione della dedica di
4) Successo e valore dell'opera San Tommaso al Papa Urbano TV che, come abbiamo già detto sopra,
gli aveva commissionato l'opera. È noto infatti che il movimento di
La Catena aurea ottenne fin da subito un grande successo. rinnovamento spirituale nato a Oxford all'inizio del 1800 era di confes-
J. A. Weisheipl afferma che <<nel quindicesimo e sedicesimo secolo sione anglicana, cioè antipapista, come era nella tradizione iniziata da
questo commento conobbe un'ampia diffusione, fu assai apprezzato e Enrico VlIT, anche se poi molti appartenenti al movimento si converti-
venne chiamato affettuosamente Catena aurea, o catena d'oro. È uno rono al cattolicesimo. Tra i convertiti ci fu anche Newman (nel 1845),
degli scritti pili diffusi di Tommaso, tanto nei manoscritti quanto nelle che divenne anche Cardinale della Chiesa di Roma nel 1879. A pro-
edizioni a stampa, e tutti gli editori e i biografi ne tessono l'elogio».18 posito della conversione di tanti membri del movimento al cattolice-
Angelico Guarienti, nell'Introduzione (Praefàtio) afferma invece simo, significativo è quello che si diceva di Pusey in certi ambienti.
che si è iniziato a chiamarla Catena aurea dal 1321.1 9 Quanto ai Di lui, che era amico fraterno di Newman fin dalla giovinezza e che
manoscritti, ne esistono più di ottanta completi. Nel corso del 1400 si era trovato a essere l'anima del rinnovamento oxfordiano, ma che
sono state fatte anche due traduzioni in lingua moderna: una in tede- non approdò mai al cattolicesimo, si diceva che era come una campa-
sco, di cui è rimasto solo il manoscritto su Marco; e una in spagnolo, na che suona per chiamare i fedeli alla chiesa, però non vi entra mai.
i cui manoscritti sono conservati presso la Biblioteca Provinciale di
Santa Cmz a Toledo. L'Edilio princeps della Catena è stata realizzata

2o~ Cf. C. G. CONTICELLO, op. cit., p. 43.


21 Vedi nota 19.
15) Vedi la <<Lettera di dedica di San Tommaso ad Annibaldo degli Annibaldi», 22 S. TuOMAS AQUINAS, Catena aurea, Commentaiy on thefour Gospels collec-
Volume 3. ted out ofthe works of the Falhers, edited by John Henry Newman, Oxford
l6lc. G. CONTICELLO, op. cit., p. 87. 184 1, 4 voli.; traduzione di M. Pattison (Matteo), J. D. Dalgairns (Marco),
11 Y. CoNGAR, lafoi et la Théologie, Desclée, Toumai 1962, p. 242. T. D. Ryder (Luca), J. H. Newman (Giovanni). La pubblicazione riporta solo
18 J. A. WEISHEll'L, op. cit., p. 18. il testo in lingua inglese. Questa edizione è stata recentemente ripubblicata
19 Cf. S. THOMAS AQUINAS, Catena aurea in quattuor Evangelia, I: Expositio in da The Saint Austin Prcss, Southampton 1997, con una nuova introduzione
Matthaeum et Marcum, .Il : Expositio in lucam et loannem (A. Guarienti ed.), di Aidan Nichols o.p.
Marietti, Torino-Roma l953, p. V.
12 Presentazione San Tommaso d'Aquino «predicatore» 13

Poi c'è la traduzione in lingua francese, pubblicata a Parigi nel 1854-55, grande dimestichezza con l'intera tradizione antica della Chiesa, in
tradotta dall'Abbé Em. Castan.23 Infine c'è la traduzione in lingua spa- grado di cogliere la sostanza di tutto ciò che era stato scritto su cia-
gnola, curata dai Padri Domenicani della Provincia argentina.24 scun punto che il testo richjamava. Egli aveva una familiarità tale con
Come si vede, la Catena aurea ha avuto una vasta diffusione nei se- lo stile di ciascun autore che era capace di sintetizzare in poche paro-
coli passati. C. Spicq afferma che questo repertorio per la sua ricchezza le il messaggio centrale di un' intera pagina, e cosi organizzava in
costitujva «una miniera per gli esegeti, i teologi e i predicatori» modo chiaro e ordinato tutta la massa delle conoscenze. Queste qua-
per cui, se è giusto guardare a S. Tommaso come al prototipo dei lità rendono questa Catena quasi tanto perfetta quanto una raccolta di
metafisici e teologi speculativi, bisogna riservargli «un posto di interpretazioni patristiche. Altre compilazioni fanno sfoggio dj ricer-
prim'ordine nella storia della teologia positiva e patristica».25 catezza, di ingegno, di erudizione; questa invece, pur essendo soltan-
J. P. Torrell osserva che quest 'opera, che a prima vista è una to una raccolta, rivela una mirabile padronanza di tutta la teologia».21
«semplice compilazione», appare in realtà «d 'una importanza consi- Non c'è dubbio che S. Tommaso avesse una piena padronanza di
derevole per la quantità e la qualità del materiale raccolto, poiché tutta la teologia perché possedeva la padronanza dei Padri. Tant'è ve-
Tommaso in essa dà prova di una conoscenza, eccezionale per la sua ro che «la svolta cruciale nell'evoluzione del pensiero teologico del-
epoca, della patristica greca; è così che cita cinquantasette autori l'Aquinate fu rappresentata dalla Glossa continua sui quattro Vangeli
greci contro i ventidue latini, di questi autori greci alcuni, come da lui curata»; anzi Eschmann afferma addirittura che si è trattato di
Teofilatto erano sconosciuti in Occidente prima della loro utilizzazio- una svolta fondamentale «nella storia del dogma cattolico» .2s
ne nella Catena».26 Ecco quindi un grande lavoro ancora da svolgere per i cultori del
M. Pattison, che sotto la direzione di J. H. Newman ha tradotto jn pensiero di San Tommaso, visto che «appena oggi cominciamo a
inglese la Catena sul Vangelo di Matteo, nella sua introduzione scrive: conoscere qualcosa e conosciamo ancora poche cose dell'uso tecnico
«Tutte le compilazionj [precedenti] hanno più o meno valore e utilità, che Tommaso ha fatto della sua immensa documentazione patristica
ma sono molto inferiori alla Catena aurea ... essendo parziali e e dell'influsso che ne ha subito».29
capricciose, in quanto si dilungano su un passo e ne trascurano un Forse questo è anche il motivo di fondo per cui C. G. Conticello,
altro di uguale o maggiore difficoltà, e anche arbitrarie nella selezio- che, come già detto, ha scritto il lavoro più recente e documentato
ne dai passi dei Padri, figurando vi compilazioni crude e indigeste. sulla Catena aurea, dopo aver citato come magistrale la monografia
di I. Bakes a proposito della cri stologia,3o constata: «per quanto
Ma è impossibile leggere la Catena di S. Tommaso senza essere col-
riguarda la Catena aurea la bibliografia è piuttosto sommaria. [ . .. ]
piti dalla sua magistrale capacità architettonica di collegarla insieme.
Le poche pagine che Spicq, Weisheipl e Smalley consacrano alla
La sua è una cultura di altissima qualità, non una semplice conoscen-
Catena aurea costituiscono la messa a punto più recente. A nostra
za libresca che poteva prendere il posto degli indici quando questi
conoscenza non esiste più nient'altro».J'
aiuti non esistevano ancora e quando ogni cosa si doveva leggere in
manoscritti di sordinati e frammentari. [S. Tommaso] dimostra una

23) SAINT THOMAS o' AQUJN, Exposition suivie des quatre Evangiles ou La chai-
ne d 'Or, Vivès, Parigi 1854-55 , 8 voli. Questa ediz.ione è bilingue; e presenta 27) Cf. alle pp. III-IV dell'edizione in lingua inglese citata alla nota 22.
anche il testo latino di san Tommaso. 28) J. A. WEISHEIPL, op. cit., p. 177; I. T. ESCHMANN, A Catalogue o.f St. Thomas
24) SANTO TOMAS DE. AQUINO, Catena aurea, Exposicion de los cuatro evange- Works: Bibliograjìcal notes, in E. G!LSON, The Christian Philosophy of SI.
lios, Cursos de Cultura Catolica, Buenos Aires 1946, 5 voli., solo il testo in Thomas Aquinas, Random House, New York 1956, p. 397.
lingua spagnola. 29) G. GEENEN, Le fonti patristiche come «autorità» nella teologia di S. Tommaso,
25) C. SrICQ, Esquisse d'une histoire de/ 'exégèse latine au moyen age, Bibliothéque in «Sacra Doctrina», 77 ( 1975), p. 66.
thomiste 26, Paris 1944, p. 31 O, citato da JE.AN-PIERRE TORRELL, op. cit., p. 197. 30) Cf. I. BAKES, Die Cristologie des hl. Thomas von Aquin und die griechischen
26) lbid., p. 163. L 'autore cita C. G. GEENEN, Saint Thomas et les Pères, nell'ar-
Kirchenvater, F. Schoningh, Paderbom 1931.
ticolo Thomasd 'Aquin (Saint), inDTC 15/1 (1946), coli. 738-761. 31) C. 0. CONTICELLO, Op. cii., p. 45.
14 Presentazione San Tommaso d'Aquino «predicatore» 15

5) Metodo e scopo della Catena aurea Qualche riga più avanti, sempre nella lettera dedicatoria,
San Tommaso scrive anche: «Nell'assumere le testimonianze dei
Nessuno più di S. Tommaso stesso può esporre l' intento che lo ha Santi si è dovuto il più delle volte togliere alcune parti per evitare la
guidato nella compilaziòne della Catena aurea. Egli lo fa nella lettera prolissità e manifestare meglio il senso, oppure, secondo la conve-
dedicatoria (Epistola dedicatoria) che indirizza al Papa Urbano IV nienza del commento, mutare l'ordine del testo; talora ho anche
per la Catena sul Vangelo di Matteo. Analizzando quindi le sue stes- posto il senso tralasciando le parole, soprattutto nelle Omelie del
se parole, tratte dalle pagine iniziali dell'opera che pubblichiamo, Crisostomo, dato che la traduzione è difettosa (In assumendis autem
cerchiamo di cogliere il proposito del Santo dottore. Sanctorum testimoniis, plerumque oportuit aliqua rescindi de medio
Anzitutto egli annuncia di aver compilato, secondo le sue capacità, ad prolixitatem vitandam, nec non ad manifestiorem sensum ve/,
un «Commento continuato» del Vangelo di Matteo basandosi sugli secundum congruentiam expositionis, litterae ordinem commutari;
scritti dei Padri. E afferma che lo ha fatto: «aggiungendo alle parole interdum etiam sensum posui, verba dimisi, praecipue in Homiliario
degli Autori indicati poche cose, attinte per lo più dalle Glosse, indi- Chrysostomi, propter hoc quod est translatio vitiosa)».34
candole anticipatamente sotto il titolo di Glossa, in modo che potesse- Dichiara poi con grande tranquillità che ha operato dei tagli per
ro essere distinte dalle parole degli Autori citati. Ma anche nei detti evitare la prolissità e che ha invertito alcuni passi per spiegare meglio
dei santi Dottori mi sono impegnato affinché siano indicati i nomi dei il significato, e inoltre che ha precisato il senso (sensum posui) trala-
singoli Autori, e da quale punto dei loro libri siano state prese le testi- sciando le parole, soprattutto nelle «Omelie» di Giovanni Crisostomo
monianze (pauca quidem certorum Auctorum verbis, ut plurimum ex perché la traduzione in latino del testo di quell'autore, che aveva
Glossis adiiciens, quae, ut ab eorum dictis possent discerni, sub scritto in greco, era difettosa.
Glossae titulo prenotavi. Sed et in sanctorum Doctorum dictis hoc A proposito delle citazioni (degli autori e delle opere), bisogna
adhibui studium, ut singulorum auctorum nomina, nec non in quibus segnalare che allora esse si facevano in modo diverso da come siamo
habeantur libri assumpta testimonia describantur)».32 abituati a citare noi, e quindi non sempre si riesce a individuare
Quindi San Tommaso ha commentato tutto il Vangelo di Matteo «da dove» e da «quale autore» è stato preso il passo citato. Le citazio-
(come in seguito farà anche per i Vangeli di Marco, Luca e Giovanni), ni infatti non sono sempre «ad litteram», ma secondo il senso, come
versetto dopo versetto, mediante la citazione dei testi dei Santi Padri, afferma S. Tommaso stesso nel testo appena riportato. Poi, a proposito
concatenandoli tra loro, così che alla fine «sembrano appartenere a delle citazioni, ci sono altre difficoltà: alcuni autori e opere sono anda-
un autore unico. Il lettore quindi incontra in quest'opera sia il pensie- ti smarriti e noi non riusciamo a controllarli nell'originale; altri autori
ro dei Padri sia il genio dell'Aquinate, messi al servizio di una sem- e opere venivano riportati con gli errori, molto frequenti, accumulati
pre più approfondita conoscenza del Vangelo».33 dalla tradizione manoscritta; infine alcuni autori e opere venivano
S. Tommaso segnala che egli ha aggiunto «poche cose (pauca)» citati nella traduzione latina, ma non nella lingua originale greca.
alle parole dei Padri, e che queste poche cose le ha attinte dalle Glosse Il risultato finale è che alcuni passi sono di dubbia attribuzione, sia
(che erano le spiegazioni che esistevano sui testi già "glossati"). quanto all'autore sia quanto all'opera citata. E San Tommaso stesso,
Di fatto, però, il Lavoro di collegamento e spiegazione dei testi dei Padri, quando non conosce l'autore o l'opera, usa il termine «Graecus»
che egli denomina «Glossa» per distinguerlo dai testi stessi, è opera o «Glossa».35
sua. A volte usa questa parola anche in riferimento a testi e autori Prima del saluto finale, S. Tommaso scrive ancora: «Fu poi mia
incerti; precisa poi che i singoli testi dei Padri sono preceduti dal no- intenzione in quest'opera non solo seguire il senso letterale, ma
me dell 'autore (Girolamo, Atanasio, Crisostomo, Origene, An1brogio, anche porre quello mistico; talora anche distruggere gli errori, e con-
Agostino ecc.) indicando anche da quale opera è tratto quel passo. fermare la verità cattolica. Il che sembra che sia stato senza dubbio

32) Vedi p. 47.


33) R. COGGI, La «Catena aurea» di S. Tommaso d'Aquino, in «Sacra Doctrina» 34) Vedi p. 47.
49 (2004), n. 1, p. 50. 35) Cf. C. G. CONTICELLO, op. cii., p. 46.
16 Presentazione San Tommaso d'Aquino «predicatore» 17

necessario, poiché soprattutto nel Vangelo viene trasmessa la forma S. Tommaso ha scritto anche una «seconda lettera dedicatoria»,
della fede cattolica e la regola di tutta la fede cristiana. Dunque la quella per la Catena sui Vangeli di Marco, Luca e Giovanni. Come
presente opera non sembri prolissa a qualcuno. Infatti non mi era abbiamo detto sopra3s, morto Urbano IV, Tommaso indirizza il suo
possibile perseguire senza diminuzione tutti questi intendimenti lavoro di spiegazione degli altri tre Vangeli al Cardinal Annibaldo
e spiegare tante sentenze di Santi osservando una totale brevità degli Annibaldi. In questo breve scritto, che pubblichiamo all' inizio
(Fuit autem mea intentio in hoc opere non solum sensum prosegui lit- del terzo volume di questa edizione, l'Aquinate segnala di aver fatto
teralem, sed etiam mysticum ponere; interdum etiam errores destrue- tradurre in latino alcuni commentari dci Vangeli scritti in greco per
re, nec non confìrmare catholicam veritatem. Quod quidam necessa- rendere più completa la sua spiegazione. Ecco le sue parole: «Per
rium jìlisse videtw; quia in Evangelio praecipue forma fidei catholi- rendere integra e continua l'esposizione dei santi, ho provveduto a
cae traditur et totius vitae regula christianae. Prolixum igitur prae- far tradurre in latino alcuni brani dei Dottori greci (Et ut magis inte-
sens opus non videatur alicui. Fieri enim non potuit ut haec omnia gra et continua praedicta sanctorum expositio redderetw; quasdam
sine diminutione proseguere1; et tot Sanctorum sententias explicarem, expositiones Doctorum graecorum in latinumfeci trans/erri)».
omnimoda brevitate servata)».36 La stessa cosa S. Tommaso, che non conosceva il greco, l'avrebbe
Ci sono due concetti importanti in questo brano. Il primo è che il intrapresa qualche anno dopo quando fece tradurre o ritradurre le
Santo dottore cerca di stabilire «il senso letterale» compiendo, secon- opere di Aristotele per poi commentarle. Questa premura per l'inte-
do le conoscenze del tempo, una minuziosa esegesi biblica. Ma il suo grità delle sue conoscenze e l'accortezza che egli poneva perché la
intento è anche quello di determinare il «Senso mistico», cioè scopri- traduzione fosse corretta manifestano in modo evidente il suo zelo,
re il significato più profondo della parola rivelata. Quindi, oltre ali 'e- anzi il suo culto per la verità.
segesi del testo, egli fa anche della scienza teologica, anzi la forma
più elevata della teologia, che è la teologia mistica.
li secondo è relativo alla verità della fede che il Vangelo proclama. 6) Chiarezza e semplicità
Egli affe1ma che la verità della fede va non solo affermata, ma anche
difesa dagli errori. Questa medesima idea Tommaso la esprime anche Dopo la lettera dedicatoria al Papa, S. Tommaso inizia il suo scrit-
all'inizio della Somma contro i Gentili, affennando che il sapiente deve to, come sempre nelle sue opere, con una prefazione, la quale, ancora
non solo esporre la verità, ma anche combattere gli errori contrari. come di consueto, si apre con una frase della Sacra Scrittura. Per la
E cita il versetto dal Libro dei Proverbi: «La mia bocca proclamerà la Catena aurea la scelta è caduta su Isaia 40, 9-lQ.39
verità, e le mie labbra detesteranno l'empio» (8, 7). Poi spiega: Con un linguaggio estremamente semplice Tommaso spiega alcuni
«È giusto che per bocca della Sapienza vengano indicati i due compi- punti introduttivi che è utile richiamare per capire il suo modo di pro-
ti del sapiente ... proclamare la verità divina meditata (veritatem cedere. Egli convalida ogni affennazione, come farà poi commentando
divinam meditatam eloqui), che è la verità per antonomasia, con l'e- i singoli versetti del Vangelo, riferendosi costantemente al pensiero dei
spressione "la mia bocca proclamerà la verità"; e impugnare l'errore Padri. Questi chiarimenti introduttivi della prefazione li elenca egli
contrario alla verità (et errorem contra veritatem impugnare), con stesso e sono: «li nome di Vangelo, la materia dell'insegnamento
l'espressione: "e le mie labbra detesteranno l'empio", che indica la evangelico, la figura, il numero, il tempo, la lingua, la differenza e
falsità contraria alla verità divina».37 l' ordine degli Scrittori del Vangelo, la sublimità della dottrina evange-
A ben vedere questo compito di proporre una verità, combattendo lica, i destinatari di questo Vangelo e l'ordine del suo procedimento».
gli errori che la negano, compete non solo alla teologia, ma anche
alle altre scienze, ad esempio alla medicina, che deve non solo procu-
rare la guarigione ma anche opporsi a ciò che è nocivo.

38) Vedi pp. 9-10, nota 15.


36) Vedi p. 47. 39) Per le citazioni di tutta questa parte, Chiarezza e semplicità, vedi la Prefazione,
37) Somma contro i Gentili, Libro primo, cap. I. pp. 49 s.
18 Presentazione San Tommaso d'Aquino «predicatore» 19

Per ogni affermazione scegliamo una sola delle spiegazioni che cordassero, i nemici crederebbero che essi hanno scritto ciò che
S. Tommaso porta citando i Padri. hanno scritto mettendosi umanamente d 'accordo. Nelle cose princi-
Il nome di Vangelo. Cita Agostino (Contro Fausto, 3, 2): «Il no- pali, però, che appartengono alla formazione della vita e alla predica-
me di Vangelo indica in latino buon annuncio o buona annunciazione; zione della fede, non discordano minimamente».
esso certamente può essere usato tutte le volte che si annuncia qualche L'ordine degli Scrittori del Vangelo. Cita Agostino (Il consenso
bene; tuttavia esso indica propriamente l'annuncio del Salvatore». degli evangelisti, 1, 2): «Sebbene ciascuno di essi sembri aver tenuto
La materia dell'insegnamento evangelico. Cita Gregorio (Su Eze- un certo suo ordine di narrazione, tuttavia non si trova che ciascuno
chiele, hom. 4): «L' unigenito Figlio di Dio si è veramente fatto uomo; di essi abbia voluto scrivere come ignorando l'altro che lo ha prece-
egli si è degnato di morire nel sacrificio della nostra redenzione, duto, o abbia trascurato per ignoranza le cose che si trovano scritte da
come un vitello; è risuscitato in virtù della sua fortezza, come un un altro, ma ciascuno secondo la sua ispirazione aggiunge la non
leone; ascendendo al cielo si è elevato, come un'aquila». superflua cooperazione del suo lavoro».
La figura (degli evangelisti). La riassume nella Glossa:4o «Perciò La sublimità della dottrina evangelica. La sublimità della dot-
Matteo viene inteso nell'uomo, poiché si sofferma principalmente sul- trina evangelica consiste innanzitutto nella sua eccellentissima auto-
1'umanità di Cristo; Marco nel leone, poiché tratta della risurrezione; rità. Cita Agostino (Il consenso degli evangelisti, 1, 1): «Infatti fra
Luca nel vitello, poiché tratta del sacerdozio; Giovanni nell'aquila, tutte le divine autorità, che sono contenute nelle sante lettere, giusta-
poiché descrive i segni della divinità». mente eccelle il Vangelo, i cui primi predicatori furono gli Apostoli,
Il numero (degli evangelisti). Riferisce il pensiero di Girolamo i quali videro il Signore Gesù Cristo nostro Salvatore anche presente
(Su Matteo, prologo a Eusebio). Ci furono molti che scrissero, ma di nella carne».
questi alcuni diedero origine a diverse eresie; «ma la Chiesa, che è Poi la sublimità si manifesta anche dal modo dell'insegnamento
stata fondata sulla roccia dalla voce del Signore, sgorgando impetuo- del Vangelo. E cita ancora Agostino (Lettera 3 a Volusiano ): «Il lin-
samente a somiglianza dei quattro fiumi del Paradiso, ha quattro guaggio stesso, in cui la Santa Scrittura è intessuta, è accessibile a
anelli e angoli, mediante i quali, quasi arca dell'alleanza e custode tutti, penetrabile da pochissimi: le cose che contiene ape11amente le
della legge di Dio, è trasportata con aste mobili». dice senza inganno al cuore di dotti e degli indotti come un amico di
li tempo e la lingua (della composizione dei Vangeli). Cita Remigio: famiglia; quelle po.i che nasconde nei misteri, nemmeno esse le innal-
«Matteo scrisse certamente in Giudea al tempo dell'imperatore Caio za con un linguaggio superbo al quale non osi accedere una mente un
Caligola; Marco in Italia, a Roma, al tempo di Nerone o di Claudio, po' lenta e inerudita, come un povero di fronte a un ricco: invita al
secondo Rabano; Luca invece nelle regioni di Acaia e Beozia, solleci- contrario tutti con un linguaggio umile, per nutrirli non solo della
tato da Teofilo; e Giovanni a Efeso in Asia Minore al tempo del prin- verità manifesta, ma anche per esercitarli ad approfondire la verità
cipe Nerva». nascosta. Ma affinché le verità manifestate non vengano a noia, la
La differenza (dei Vangeli). Cita Beda: <<l libri degli Evangelisti, Sacra Scrittura in altri passi le copre con un velo per farcele desidera-
pur essendo quattro, contengono un solo Vangelo, poiché danno un re; il desiderio ce le presenta in certo qual modo nuove e, così rinno-
unico insegnamento sulla fede cattolica». Poi riferisce il pensiero di vate, esse si imprimono con dolcezza nel cuore. Queste verità hanno
Crisostomo (Su Matteo, om. I): «Bastava che un unico Evangelista il benefico effetto di correggere gli ingegni malvagi, di nutrire i me-
dicesse tutto; ma poiché quattro dicono tutto con una stessa bocca, diocri, di essere di godimento per i grandi».
senza riunirsi nello stesso tempo e luogo e colloquiare fra di loro, si Infine la sublimità è rivelata anche dalla libertà. Cita ancora
ha la massima dimostrazione della verità; se infatti tutte le cose con- Agostino (Contro l'avversario della legge e dei profeti, 7): «Nell'An-
tico Testamento, per la promessa di beni e la minaccia di mali tempo-
rali, la Gerusalemme temporale genera dei servi, mentre nel Nuovo,
40) dove la fede ottiene la carità( ... ) la Gerusalemme eterna( ... ) genera
Per il significato di «Glossa», vedi sopra il paragrafo Metodo e scopo della
Catena aurea. degli uomini liberi».
20 Presentazione 21

I destinatari di questo Vangelo (in riferimento al Vangelo di BIBLIOGRAFIA


Matteo). Cita Girolamo (Su Matteo, prologo a Eusebio): «Matteo
pubblicò il Vangelo in Giudea in lingua ebraica, soprattutto a causa di
coloro che fra i Giudei avevano creduto in Gerusalemme. Poiché
infatti aveva predicato il Vangelo dapprima in Giudea, volendo pas-
sare alle genti, scrisse per primo il Vangelo in ebraico, che lasciò in
memoria ai fratelli dai quali si allontanava». BERTHIER J. J. , Sanctus Thomas Aquinas "Doctor Communiz
L'ordine del suo procedimento (sempre in riferimento al Vange- Ecclesiae ", Vol. I: Testimonia Ecclesiae, Romae 1914.
lo di Matteo). Cita Crisostomo (Su Matteo, oro. 1): «Matteo ordinò CHENU M. D., Introduction à l'étude de Saint Thomas d'Aquin, Vrin,
così il corpo della sua nati-azione: primo la nascita; poi il battesimo; Paris 1950.
terzo la tentazione; quarto l'insegnamento; quinto i miracoli; sesto la CoNGAR Y., Lafoi et la Théologie, Desclée, Tournai 1962.
passione; settimo la risurrezione e l'ascensione del Signore; volendo CONTICELLO C. G., San Tommaso ed i Padri: La Catena aurea super
così non solo esporre la vita di Cristo, ma anche insegnare come pro- Joannem, in «Archives d ' Histoire Doctrinale et Littéraire du
porre la vita evangelica, poiché non è nulla nascere dai genitori se Moyen Age» 65 (1990), pp. 31-92.
non saremo rinati nuovamente da Dio mediante l'acqua e lo Spirito». GEENEN J. G., Saint Thomas et /es Pères, in «Dict. Théologie Cath.»
15/1 (1946), coll. 738-761.
Io., Le fonti patristiche come "autorità " nella teologia di S. Tommaso,
Siamo al termine di questa presentazione, ma la «predica» di
in «Sacra Doctrina», 77 (1975), pp. 7-67.
San T~mmaso continua attraverso il suo Commento ai quattro
MARITAIN J., Le docteur angélique, Desclée, Paris 1930.
Vangeli, versetto dopo versetto: per annunciare, spiegare, sostenere e
NICHOLS A., o. P. Introduction to the 1997 Republiched Edition ,
difendere la vera fede che Dio Padre ha affidato alla Chiesa median-
in S. THOMAS AQUINAS, Catena aurea, Commentary on the four
te il Figlio suo Gesù Cristo e l' opera dello Spirito Santo, e 'mediante
Gospels collected out of the works of the Fathers, edited by John
gli Apostoli, gli Evangelisti e i Padri della Chiesa. E mediante anche
Henry Newman, Oxford 1841, 4 voli., pp. V-XVII.
tutti i predicatori che, come San Tommaso, annunciano senza sosta
PATFOORT A., Tommaso d'Aquino, Marietti, Genova 1982.
l'amore di Dio per comunicare la salvezza, alimentare la speranza e
PESCH O. H., Tommaso d'Aquino, Limiti e grandezza della teologia
far risplendere la carità.
medievale, Brescia 1994.
P. VINCENZO 0. BENETOLLO O. P. SPI AZZI R., San Tommaso d 'Aquino, biografia documentata di un
uomo buono, intelligente, veramente grande, ESD, Bologna 1997.
SPICQ C., Esquisse d'une histoire de /'exégè latine au moyen age,
Bibliotbèque thomiste 26, Paris 1944.
TORRELL J.-P., Amico della verità. Vita e opere di Tomm aso
d 'Aquino, ESD, Bologna 2006.
W EISHEIPL J. A., Tommaso D 'Aquino - Vita, pensiero, opere, Jaca
Book, Milano 1988.
22 Bibliografia 23

TRADUZIONI DELLA CATENA AUREA IN LINGUA MODERNA BREVE CRONOLOGIA


1. S. THOMAS AQUINAS, Catena aurea, Commentary on the four della vita e delle opere di San Tommaso*
Gospels collected out of the works of the Fathers, Edited by John
Hen~ Newm_an, Oxford 1841, 4 voli.; traduzione in lingua ingle-
se d1 M. Patt1son (Matteo), J. D. Dalgairns (Marco), T. D. Ryder
(Luca), J. H. Newman (Giovanni). Questa edizione è stata recen- Il tratto(-) tra due date indica un intervallo di tempo (es. «1251-1252»
temente ripubblicata da The Saint Austin Press, Southampton significa «dal 1251 al 1252»). Invece, la barra obliqua (/) indica un'al-
1997, con una nuova introduzione di Aidan Nichols o.p. ternativa tra due date (es.«125111252» significa «nel 1251 o nel 1252»).
2. SAINT THOMAS n'AQUIN, Exposition sui vie des quatre Evangiles ... 1215 (Tolosa) Fondazione dell'Ordine dei Predicatori.
La chaine d'Or, Vivès, Parigi 1854-55, 8 voll.; traduzione in lin- 1217 (sett.-ott.) Fondazione del convento O. P. di Parigi.
gua francese di E. Castan. Edizione bilingue. 1218 (agosto) I frati si stabiliscono a Saint-Jacques.
3. SANTO T OMAS DE AQUINO, Catena aurea, Exposicion de Los cuatro 1220 (22 nov.) Incoronazione dell'imperatore Federico Il.
evangelios, Cursos de Cultu ra Catolica, Buenos Aires 1946 1221 (6 agosto) Morte di san Domenico.
5 voll., traduzione in lingua spagnola de i Padri Domenicani dell~ 1222-1237 Giordano di Sassonia, maestro dell'O. P.
Provincia d 'Argentina. 1224 Fondazione dell'Università di Napoli.
122411225 Nascita a Roccasecca (tra Roma e Napoli).
1229 Rolando di Cremona, primo maestro domenicano
a Parigi (prima cattedra).
1230 Giovanni di Saint-Gilles, secondo maestro reggente
domenicano a Parigi (seconda cattedra).
ca. 1230-1239 Oblato ali 'abbazia benedettina di Montecassino.
1238-1240 Raimondo di Pefiafort, maestro dell'O. P.
1239-1244 Tommaso studia a Napoli.
1241- 1252 Giovanni di Wildeshausen, maestro dell'O. P.
1243/44 Albe1to Magno arriva a Parigi .
I 244 (aprile) Tommaso riceve i 'abito religioso domenicano.
1244-1245 Detenzione forzata da parte della sua famiglia
a Roccasecca.
1245 (17 luglio) Deposizione di Federico II.
1245 (autunno) Tommaso può ritornare presso i Domenicani.
1245-1248 Studia a Parigi e ha come maestro
sant'Alberto Magno.
I 248-1252 Studente e assistente di sant 'Alberto a Colonia.
1251152-1252/53 Super lsaiam, Super Jeremiam (Colonia o Parigi).

•) Tratta da J.-P . TORRELL, Amico della verità. Vita e opere di Tommaso


d'Aquino, ESD, Bologna 2006, pp. 435-438.
24 Breve cronologia Breve cronologia 25

1251152-1256 Tommaso insegna a Parigi come baccelliere: 1269 (giugno) Capitolo generale a Parigi.
insegna sulle Sentenze (1252153-54155); (De secreto); Lectura in Matthaeum (1269-70);
redige lo Scriptum super Sententiis (125411255-1256); D e perfectione spiritualis vitae (1269-1270);
De ente et essentia; De principiis naturae (1252-1253). De unitale intellectus (nov.-dic. 1270).
1254-1263 Umberto di Romans, maestro dell'O. P. 1270 ( l O dic.) Condanna episcopale dell'aristotelismo radicale.
1256 (primavera) Tommaso riceve il titolo di maestro in teologia. Contra retrahentes (dic. 1270-feb. 1271);
1256-1259 Maestro reggente a Parigi: Q. D. D e veritate Lectura in l ohannis euangelium (I 270-127 l),·
(1256-1259); Quodlibet Vll-Xl; Contra impugnantes Q. D. De malo (I 270-127 l); Expositio libri
(maggio-settembre 1256); Super BoetiumDe P eryermenias {dic. 1270-ott. 1271) ;
Trinitate (1257-1258). D e a eternitate mundi (? 12 71);
1257 (15 agosto) Tommaso e Bonaventura sono ammessi S. Th. 1-11(I271); Lectura secunda
nel «consortium magistrorum»; in epistola Pauli (Rm; 1Cor1-7: 1271-1272);
Contra Genti/es I, 1-53; prima redazione: 1258-59 Sententia libri Ethicorum (1271-1272);
1259 (giugno) Capitolo generale di Valenciennes. Sententia libri Politicorum 1-111 (1272?);
1259 (autunno?) Tommaso rientra in l talia. Q. D. de uirtutibus (1271-1272);
1259-61 Napoli{?) Summa contra Genti/es{/, 531-102). S. Th.11-11 (1271-1272);
I 261-65 Lettore conventuale ad Orvieto: Expositio libri Posleriorum l 1-26 (1271 -72);
Summa c,ontra Genti/es 11{I261-1262); m (1263-1264); Q. D. de unione uerbi incarnati (1272).
IV (1264-1265); Catena aurea in Mt (1263-1264); 1272-1273 {dic.) Maestro reggente a Napoli: S. Th. III, qq. 1-90;
Contra errores Graecorum (1263-1264); Expositio libri Posteriorum I, 27-11, 20 (1272);
Super lob (1263- 1265); Lectura prior Expositio libri Metaphysicae (iniziata a Parigi
in epistolas Pauli (1263-1265); nel I 271, continuata a Napoli nel 1272-1273);
O.fficium de festa Cmporis Christi (1264); Expositio libri De causis (iniziata a Parigi
De rationibus fldei (ca. I 265). nel 1272, continuata a Napoli nel 1274-1275);
1264- 1283 Giovanni da Vercelli, maestro dell' O. P. Lectura in ep. Ad Heb1" (iniziata a Parigi
1265-1268 Maestro reggente a Roma: nel 1272, continuata a Napoli nel 1272-1273);
Compendium theologiae 1, De fide (1265-67); Sententia libri De caelo (1272-1273);
Catena aurea in Mc, Le, Gv {1265-1268); Compendium theologiae II: De spe (1272-73);
Depotentia (1265-1266); Lectura in Psalmos 1-54 (1273);
In Divinis Nominibus (1266-1268); Collationes in decem praecepta, Credo, Pater (1273).
Prima Pars, qq. 1-74 (ott. 1265-1267); 1274 (7 marzo} Morte a Fossanova (a sud di Roma; mentre era
PrimaPars, qq. 75-119 {1267-1268); in viaggio per il Concilio di Lione).
Q. D. de anima (1266-1267); 1274 (2 maggio) Lettera della Facoltà delle Arti al capitolo generale
Q. D. de spiritualibus creaturis {I 267-1268); di Lione per rivendicare alcuni scritti di Tommaso.
Sentencia libri De anima {dic. 1267-sett. 1268). 1277 (7 marzo) Stefano Tempier, vescovo di Parigi, condanna 219
1268 (7 ott.) Stefano Tempier diviene vescovo di Parigi. proposizioni eterodosse; è avviato un procedimento
1268-1272 Seconda reggenza a Parigi: Quodlibet / -I V e XII; contro la dottrina di Tommaso.
Sentencia libri De sensu (1268-69); Expositio libri 1277 (18 marzo) A Oxford Roberto Kilwardby, arcivescovo domeni-
Physicorum (I 268-70). cano di Canterbury, condanna alcune proposizioni
d' isp irazione tomista.
26 Breve cronologia
r 27
ABBREVIAZIONI E SIGLE
1284 (29 ott.) Giovanni Pecham, arcivescovo francescano
di Canterbury, conferma le condanne Abbreviazioni bibliche
del suo predecessore. Hab. Abacuc I Gv
Ab llo. I Giovanni
1319 (estate) Primo processo di canonizzazione (Napoli).
Abd Abd. Abdia 2Gv 2 Io. 2 Giovanni
1321 (novembre) Secondo processo di canonizzazione (Fossanova).
Ag Agg. Aggeo 3 Gv 3 l o. 3 Giovanni
1323 (18 luglio) Canonizzazione in Avignone
Am Am. Amos ls ls. Isaia
da parte di Giovanni XXII.
1325 (14 febbr.) Revoca fatta dal vescovo di Parigi, Ap Apoc. Apocalisse Lam Thren.
At Act. Atti seu Lam. Lamentazioni
Stefano Bourret, della condanna del marzo 12 77
Bar Bar. Baruc Le Le. Luca
nella misura in cui essa riguardava Tommaso.
1567 (15 aprile) Tommaso viene proclamato «Doctor Ecclesiae» Col Col. Colossesi Lv Lev. Levitico
dal papa san Pio V. J Cor 1 Cor. l Corinzi L Mac 1 Mach. l Maccabei
2 Cor 2 Cor. 2 Corinzi 2 Mac 2 Mach. 2 Maccabei
I Cr 1 Par. I Cronache Mc Mare. Marco
2 Cr 2 Par. 2 Cronache Mi Mich. Michea
Ct Cant. Cantico Ml Mal. Malachia
Dn Dan. Daniele Mt Matth. Matteo
Dt Deut. Deuteronomio Na Nah. Naum
Eb Hebr. Ebrei Ne Neh.
Qo Eccle. Qoèlet seu 2 Esdr. Neernia
Sir Ecc/i. Siracide Nm Num. Numeri
Ef Eph. Efesini Os Os. Osea
Es Ex. Esodo Pr Prov. Proverbi
Esd Esdr. 1 Pt 1 Petr. l Pietro
seu 1 Esdr. Esdra 2 Pt 2 Petr. 2 Pietro
Est Esth. Ester I Re 3 Reg. 1 Re
Ez Ez. Ezechiele 2 Re 4Reg. 2Re
Fil Phil. Filippesi Rm Rom. Romani
Fm Philem. Filemone Rt Ruth Rut
Gal Gal. Galati Sai Ps. Salmi
Gb lob Giobbe I Sam 1 Reg. l Samuele
Gc lac. Giacomo 2 Sam 2 Reg. 2 Samuele
Gd ludas Giuda Sap Sap. Sapienza
Gdc ludic. Giudici Sof Soph. Sofonia
Gdt ludith Giuditta Tb Tob. Tobia
Gen Gen. Genesi ITm 1 Tim. 1 Timoteo
Ger l er. Geremia 2Tm 2 Tim. 2 Timoteo
GI loel Gioele l Ts I Thess. 1 Tessalonicesi
Gn fon. Giona 2 Ts 2 Thess. 2 Tessalonicesi
Gs los. Giosuè Tt Tit. Tito
Gv lo. Giovanni Zc Zach. Zaccaria
28 29

Altre abbreviazioni• NOTE SUGLI AUTORI CITATI


ep. : epistola/ae NELLA CATENA AUREA*
hom.: homilia/~e
non occ.: non occurrit (citazione che non si è riusciti ad individuare)
[Ps.]: Pseudo
q.: quaestio/quaestiones AGOSTrNO (santo) (354 - 430): filosofo, teologo, Padre e Dottore
serm.: sermo/sermones della Chiesa, uno de i più grandi pensatori cristiani. Nativo di
Tagaste, vicino Cartagine, ricevette i battesimo a 33 anni a Milano e,
Sigle ritornato in Africa, fondò una comunità monastica e dopo alcuni anni
PL = Patrologiae cursus completus, Series latina, ed. Migne, divenne vescovo di lppona. Scrisse un notevole numero di opere, che
1844-1866 toccano praticamente tutto lo scibile teologico e diedero l'impronta a
PO = Patrologiae cursus completus, Series graeca, ed. Migne, tutto il pensiero medievale.
1857-1866
GCS = Die Griechischen Christlichen Schriftsteller, Leipzig l 941 AIMONE DI IIALBERSTADT (778 ca. - 853): monaco benedettino a
ss. Fulda in Germania, fu discepolo di Alcuino a Tours insieme a
Mansi = J. D. MANSI, Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima Rabano Mauro. Dopo aver insegnato teologia a Fulda, fu eletto
Co/lectio, Graz 1960. vescovo di Halberstadt in Sassonia.

AMBROGIO (santo) (339 - 397): fu vescovo di Milano e uno dei più


grandi Padri della Chiesa d'Occidente. Ebbe una parte decisiva nella
conversione di sant' Agostino. ·

ANSELMO DI LAON (1050 ca. - 1117): filosofo, esegeta e teologo,


discepolo di sant'Anselmo di Aosta nell'abbazia di Bee in Normandia.
Fondò a Laon una celebre scuola di teologia, frequentata da Gugliel-
mo di Champeaux e da Abelardo. È ritenuto l'autore della Glossa
interlinearis e, oggi, anche l'ispiratore della Glossa ordinaria.
ATANASIO (santo) (295 - 373): vescovo di Alessandria, Padre e
Dottore della Chiesa, fu il grande avversario di Ario e difese strenua-
mente la dottrina del Concilio di Nicea, al quale aveva partecipato in
qualità di diacono.

BEDA rL VENERABrLE (santo) (673 - 735): Dottore Chiesa. Fu mona-


co in ln&hilterra e fu uno studioso interessato a tutte le branche del
sapere. E conosciuto soprattutto come commentatore della Sacra
Scrittura.

*) Per le abbreviazioni dei titoli de lle opere citate da Tommaso si vedano le •) Sono citati solo gli autori e le opere ripo11ate nella Catena aurea, Matteo
pp. 35-39. capp. 1- 12.
30 Note sugli autori citati nella "Catena aurea" Note sugli autori citati nella "Catena aurea " 31

CASSIANO (santo) (360 - 435): dopo un soggiorno fra i monaci del GENNADIO DI MARSIGLIA (fine V sec.): è autore del De Ecclesiasticis
deserto in Egitto si trasferi a Roma, poi in Francia, dove fondò due dogmatibus, quasi un compendio della dottrina cristiana, opera redat-
ta verso la fine del V secolo e che Tommaso attribuiva ad Agostino.
monasteri. Attraverso le sue opere riuscì a trasmettere ali 'Occidente
la grande tradizione spirituale dei Padri del deserto. Di lui san Tom- GILBERTO PORRETANO (1076 - 1154). Aprì una scuola a Poitiers e
maso cita soprattutto le Conferenze dei Padri (Collationes Patrum). poi divenne vescovo di quella città. li Concilio di Reims (I 148) con-
dannò quattro proposizioni di teologia trinitaria a lui attribuite.
CASSIODORO ( 485 - 580): monaco ed erudito. Discepolo e amico del
filosofo Severino Boezio, contribui insieme con lui a far pervenire GIOVANNI CRISTOSTOMO (santo) (347 - 407): uno dei più grandi
fino al medioevo i tesori della cultura classica. Padri della Chiesa d'Oriente. Fu patriarca di Costantinopoli, fino a
quando non fu costretto all'esilio. Nel medioevo fu molto stimato
CIPRIANO (santo) (200 - 258): fu vescovo di Cartagine e morì martire ma praticamente solo per una parte dei suoi commenti alla Scrittura'.
sotto l'imperatore Valeriano. Fra le sue opere più celebri vanno ricor- La sua abilità oratoria fu notevole e per questo gli fu dato l'appellati-
date L'unità della Chiesa e La preghiera del Signore. vo di «Crisostomo», cioè «dalla bocca d'oro» .

CIRILLO o' ALESSANDRIA (santo) (380 - 444): avversario di Nestorio, GIOVANNI DAMASCENO (santo) (675 - 749): è considerato l'ultimo
contribuì alla proclamazione del dogma che definisce Maria SS. Ma- grande Padre della Chiesa d ' Oriente. Ricapitola in sé l'insegnamento
dre di Dio (Theotòkos). Lasciò molte opere importanti. dei suoi predecessori. La sua sintesi teologica è contenuta soprattutto
nell'opera: La fede ortodossa, che ebbe un grande influsso sulla
CRISTOSTOMO: vedi Giovanni Crisostomo. teologia scolastica ed è frequentemente citata da san Tommaso.

DAMASCENO: vedi Giovanni Damasceno. GIUSEPPE FL~VIO (38 .- ~ dopo il I 00): storico ebreo di lingua greca.
Nato da una ncca famiglia sacerdotale giudaica, dopo aver guidato la
DIONIGI L'AREOPAGITA (V-VI sec. d. C.): pseudonimo di un autore resistenza dei Giudei contro i Romani , passò dalla parte dei Romani e
orientale di ispirazione neoplatonica vissuto fra il V e il VI secolo. scrisse la storia del popolo ebraico dalle origini fino ai suoi giorni dal
Le sue opere ebbero grandissima autorità nel medioevo ed eserci- titolo Antichità giudaiche.
tarono un forte fascino, non solo per il loro intrinseco valore, ma an-
GLOSSA: dal greco y').Jl:xJoa, che significa «lingua», è passata ad indicare
che perché si pensava che risalissero all'ateniese convertito da
la spiegazione stessa delle parole. Nel corso dei secoli al testo della
san Paolo di cui parlano gli Atti degli Apostoli (17, 34).
Bibbia furono aggiunte queste spiegazioni e l'insieme delle spiegazioni
EUSEBIO DI CESAREA (263 - 337): vescovo di Cesarea e grande eru-
venne detto «Glossa». La più semplice è la Glossa interlinearis
dito. Partecipò al Concilio di Nicea facendo parte del terzo partito,
attr~buita a Anselmo di Laon (t 1117), la quale consiste nella spie~
gaz1one, spesso molto breve e fatta per sinonimi, di alcune parole del
equidistante dalle posizioni di Atanasio e di Ario. Alla fine però sot-
testo biblico. Più c.omplessa ed ampia è la Glossa ordinaria, in quanto
toscrisse le decisioni del Concilio. è un .vero e propno commento alla Scrittura che raccoglie passi dei
Padn della Chiesa. La Glossa ordinaria fu a lungo attribuita a
FuLGENZIO DI RUSPE (467 - 532): monaco e abate, divenne vescovo di
Valafredo Strabone (t 849), oggi si preferisce attribuirla alla scuola di
Ruspe, in Africa. Polemizzò contro gli ariani e i semipelagiani, nonché
Laon, allo stesso Anselmo, a Lanfranco, a Berengario di Tours e a
contro Fausto di Riez. Il suo De fide ad Petrum, attribuito tradi- St~fano .L~ngton. Fu usata come autorità dai teologi medievali; venne
zionalmente a sant' Agostino, è una felice sintesi della dottrina cattolica. poi sostituita nella parte riguardante il commento ai Salmi e san Paolo
da un'altra Glossa, quella di Pietro Lombardo, più elaborata.
F
32 Note sugli autori citati nella "Catena aurea" Note sugli autori citati nella "Catena aurea" 33

GREGORIO DI N ISSA (santo) (335-394): Dottore e Padre della Chiesa. PCETRO ALFONSO (Xl - XII sec.): ebreo di nascita e di religione, fu
Era fratello di san Basilio Magno e fu vescovo di Nissa. Filosofo, medico di Alfonso I, re di Castiglia. Nel 1106, all'età di 44 anni, si
teologo e mistico ebbe un ruolo notevole nel Concilio di Costantino: convertì a Cristo ed ebbe come suo padrino il re. Difese la sua con-
poli (38 1), a fianco di Gregorio Nazianzeno . San Tommaso glt versione dalle accuse dei suoi ex correligionari in un Dialogus Petri,
attribuisce un trattato: De natura hominis, molto apprezzato nel in cui confuta le obiezioni a lla fede cristiana mossegli da un suo
medioevo, ma composto in rea ltà da Nemesio, vescovo di Emesa, amico ebreo.
intorno al 400.
PIETRO C rusoLOGO (santo) (380 ca. - 450ca.): Dottore della Chiesa e
GREGORIO MAGNO (santo) (540 - 604): Dottore e Padre della Chiesa. arcivescovo di Ravenna. Ebbe frequenti rapporti con il papa Leone
Fu monaco benedettino e poi papa in un pe1iodo particolarmente diffi- Magno e con l'eresiarca Eutiche. Grazie ai suoi celebri sermoni sulla
cile, mostrando eccezionali doti di pastore. Scrisse importanti opere che persona di Cristo ricevette l'appellativo di «Crisologo», cioè «dalla
godettero di un'autorità somma e incontrastata in tutto il medioevo. parola d'oro».

ILARJO (santo) (3 15 - 367): vescovo di Poitiers, f~ uno dei ,campio?i PROSPERO DI AQUITANIA (390 - 455/63): lavorò presso il papa Leone
nella lotta contro l'arianesimo, tanto da essere chiamato «l Atanasio Magno, d opo avere strenuamente combattutto contro i semipelagiani.
del! ' Occidente». San Tommaso gli attribuisce un trattato su La vita contemplativa, che
in realtà è un'opera più tardiva.
ISIDORO (santo) (570 - 636): vescovo di Siviglia, fu lo scrittore più
celebre del VII seco lo . Particolarmente importante la sua opera RABANO MAURO (780 - 856): vescovo di Magonza. Insieme ad Ai-
monumentale: Libro delle origini o delle etimologie. mone di Halberstadt fu discepolo di Alcuino, da cui ereditò lo spirito
enciclopedico. Commentò quas i tutta la Sacra Scrittura e si guadagnò
LEONE MAGNO (santo) (t 461 ) : Dottore e Padre della Chiesa. il titolo di Praeceptor Germaniae.
Fu eletto papa nel 440, fu un grande pastore e difensore della fede
cattolica, soprattutto contro l' eresia monofisita. REMIGIO DI AUXERRE (841 ca. - 908 ca.): monaco benedettino nel-
l'abbazia di Saint-Germain ad Auxerre in Francia. Insegnò materie
MASSIMO DI TORINO (santo) (V sec. d.C.): fu vescovo di Torino, e
fi losofiche e teologiche e succedette ne ll ' insegnamento a Scoto
combattè in quella città, nel V secolo, il paganesimo e le eresie. Eriugena.
NEMESIO (V sec.): vescovo di E mesa in Fenicia. Intorno al 400
SEVERENTANO (IV - V sec.): vescovo di Gabala, presso Laodicea di
scrisse un trattato De natura hominis, in cui tenta di conciliare
Siria, e contemporaneo di Giovanni Crisostomo. Ebbe d oti oratorie
l' antropologia filosofica g reca con i dogmi della fede cristiana.
non comuni e scrisse commenti a diversi libri della Scrittura, che
Quest 'opera fu a lungo attribuita a Gregorio di N issa.
furono tramandati insieme alle opere del Crisostomo.
ORtGENE (185 - 253): è il più grande erudito dell' antichità cristiana,
StcARDo (XII sec.): chierico a Magonza tra il 1180 e il 1184 e autore
grande studioso della Sacra Scrittura. Lasciò circa duemila oper~,
di un opera di liturgia intitolata Mitrale. Si discute se debba essere
in gran parte perdute. Tentò una s intesi tra l~ fi.l osofia greca e .ti
identificato con Sicardo, che fu vescovo di Cremona dal 1185 al 1255.
cristianesimo, giungendo ad alcune affermaz1om che verranno m
seguito condannate dalla Chiesa. I suoi errori non devono però fa r
STRABONE VALAFREDO: vedi Valafredo Strabone.
dimenticare l' immenso apporto da lui dato alla cultura cristiana.
34 Note sugli autori citati nella "Catena aurea" 35

TEODOTO DI ANCIRA (prima metà V sec.): vescovo di Ancira in Opere citate nella Catena aurea *
Galazia. Fu uno dei più decisi avversari dell'eresia nestoriana e parte-
cipò al Concilio di Efeso del 431. Probabilmente morì prima del 451.
AGOSTINO (S.)
VIGILIO 01 TAPSO (seconda metà V sec.): vescovo di Tapso nella
Contra adversarium Legis et Prophetarum
PL 42, 603 [Contra adv. J
Bizacene in Africa settentrionale. Lottò contro l'eresia ariana. Alcune
Contra Faustum Manichaeum PL 42, 207
delle sue opere furono attribuite a sant' Agostino.
Contra Maximinum Haereticum PL 42 743
VALAFREDO STRABONE (t 849): abate benedettino di Reichenau, Contra mendacium ad Consentium PL,40, 517 [De mend.]
detto «Strabone» a causa della sua miopia. Fu discepolo di Rabano Contra sermonem Arianorum PL 42, 683
Mauro e uno dei più importanti personaggi dell'epoca carolingia. San De Civitate Dei PL 41, 13 [De civ. Dei]
Tommaso d'Aquino, come tutti i suoi contemporanei, ritenevano De Consensu Evangelistarum PL 34, 1041 [De cons. ev.]
Valafredo autore della Glossa ordinaria. De doctrina christiana PL 34, 15 [De doctr. chr.]
De dono perseverantiae PL 45, 993 [De dono]
De fide et operibus PL 40, 197 [De.fide]
De Genesi ad litteram PL 34, 245 [De Gen. litt.]
De Genesi contra Manichaeos PL 34, 173 [De Gen. c. M]
De Haeres~bus. ad Quodvultdeum PL 42, 21 [De haeres.]
De mendacw (crt come Contra Mendacium) PL 40, 487 [De mend.]
De natura et gratia PL 44, 247
De nuptiis et concupiscentia PL 44, 415 [De nupt.]
De opere monachorum PL 40, 547
De peccatorum meritis et remissione et de Baptismo
parvulorum PL 44, 109 [De pece. meritis]
De sermone Domini in monte PL 34, 1229 [De serm. Dom.]
De Trinitate PL 42, 819 [De 1hn.]
De vera religione PL 34, 121 [De vera rei.]
Enchiridion ad Laurentium sive De fide, spe et caritate
PL 40, 231 [Ench.]
Epistolae PL 33
In loannis Evangelium Tractatus PL 35, 1379 [In Io.]
Liber LXXXIII quaestionum PL 40, 11 [Liber 83 q.]
Quaestiones Evangeliorum PL 35, 1321 [Q. ev.]
Quaestiones XVII in Evang. sec. Matthaeum PL 35, 1365
[Q. 17 Mt.]
Retractationes PL 32, 583
Sermones PL 38-39

•) sono citati solo gli autori e le opere riportate nella Catena aurea, Matteo
capp. 1-12.
36 Opere citate nella «Catena aurea»
r Opere citate nella «Catena aurea» 37

A GOSTINO (PSEUDO) CIRlLLO DI ALESSANDR IA (S.)


Contra Felicianum Arianum de fide Trinitatis Epistolae PG 77
(di VIGILTO Dl TAPSO) PL 42, 1157 CONCILIO DI EFESO
De fide ad Petrum (di FULGENZIO) PL 40, 753 cf. Mansi 4, 567
De unitale Trinitatis (di VIGLLIO DI T APSO) PL 42, 1207 CRISOLOGO vedi PIETRO CrusoLOGO (S.)
Quaestiones Vet. et Novi Testam. PL 35, 2207 [De q. vet.] CRISOSTOMO vedi GIOVANN I CRISOSTOMO (S .)
Sententiae Prosperi Aquintani ex Augustino DAMASCENO vedi GIOVANN I D AMASCENO (S.)
delibatae PL 45 , 1859 [Sent. Prosperi] DIONIGI L' AEROPAGITA
Sermones supposititii PL 39, 1735 De caelesti hierarchia PG 3, 119
AIMONE DI HALBERSTADT EUSEBIO DI CESAREA
Homiliae PL 118, 9 Ecclesiastica Historia PG 20, 45 [Hist. ecci.]
AMBROGIO (S.) FULGENZIO DI RUSPE
De officiis ministrorum PL 16, 25 [De ojf.] De fide ad Petrum (cit. come A GOSTINO) PL 40, 753
De Spiritu Sancto PL 16, 731 [De Sp. S.] Homilia de Epiphania PL 65, 732
Expositio in Evangelium secundum Lucam PL 15, 1607 [In Le. ] GENNADIO
AMBROGIO (PSEUDO) De ecclesiasticis dogmatibus (cf. P SEUDO A GOSTINO)
Co mm. in 13 Epist. B. Pauli PL 17, 4 7 PL 42, 1211 e 58, 979
Sermones PL 17, 625 G IOVANNI CRISOSTOMO (S.)
A NSELMO DI L AON Homiliae in Matthaeum PG 57, 2 1 [In Matth.]
Enarrationes in Matthaeum PL 162, 1227 GIOVANNI CRISOSTOMO (PSEUDO)
ATANASIO (S.) . Opus imperfectum inMatthaeum PG 56, 611 [Ps., Super Matth.]
De incarnatione Dei Verbi et contra Arianos PG 26, 984 [De mc. ] GIOVANNI D AMASCENO (S.)
Epistola ad Epictetum Ep. Cor. PG 26, 1049
De fide orthodoxa PG 94, 789 [De fide]
Sermones sive commentarla in Matthaeum PG 27, 1363
GIROLAMO (S.)
ATANASIO (PSEUDO)
Comm. in Ieremiam PL 24, 705 [In Jer. ]
Contra Haereticos = V 10 1uo DI TAPSO, Dialogus contra
Comm. in Isaiam PL 24, 17 [ln !s. ]
Arianos, PL 62, 155
Comm. in Matthaeum PL 26, 15 [in Mt.]
AUTORE INCERTO
De modo bene vivendi PL 184, 11 99 Comm. inMichaeam PL 25, 11 51
Comm. in Osee PL 25, 8 15
SEDA IL VENERABILE (S.)
Expositio in Joannis PL 92, 633 Contra Helvidium =De p e1petua virginitate B. M V.
Expositio in Lucam PL 92, 30 l De nominibus hebraicis PL 23, 77 1
Expositio in Marcum PL 92, 131 De pe1petua virg initate B. M. V PL 23, 183 (cit. anche come
Expositio in Matthaeum PL 92, 9 Contra Helvidium)
Homiliae genuinae et subdititiae PL 94, 9 De situ et nominibus locorum hebraicorum, PL 23, 859 [De situ]
CASSIANO
Epistolae PL 22, 325
Collationes PL 49, 477 GIUSEPPE FLAVIO
CASSIODORO MARCO AURELIO Antiquitates Iudaicae (Flavii Josephi Opera edidit et apparato
Expositio in Psalterium PL 70, 9 critico, B. NIESE, Berlin, 1885-1895) [Ant. lud.]
CIPRlANO (S.) De Bello ludaico (ibid.) [De bello iud.]
De oratione Dominica PL 4, 535
38 Opere citate nella «Catena aurea» Opere citate nella «Catena aurea» 39

RABANO MAURO
GLOSSA INTERLINEARE
cf. Biblia sacra cum glossa interlineari et ordinaria, Allegori~e in universum sacram Scripturam PL 112, 849 [Ali.]
Comm. mMatthaeum PL 107 727
Venetiis 1588 De universo, P L 111, 9 [De un'.]
GLOSSA ORDlNARIA
.REMIGTO DT AUXERRE
cf. Biblia sacra cum glossa interlineari et ordinaria,
Homiliae PL 13 J, 865
Venetiis 1588
cf. WALFREDO STRABONE, Glossa ordinaria in Matthaeum SEVER IANO: vedi PIETRO CRJSOLOGO, Sermones PL 52
S ICARDO
PL 114, 63
GREGOIUO DI NISSA
Mitrale sive Summa de officiis ecclesiasticis PL 213 13
T EODOTO Dl A NCIRA '
De natura hominis (vedi NEMESTO) PG 40, 503
GREGORIO MAGNO PAPA (S.)
Sermones Ephesini Conci/ii, Mansi 5, 185
VIGlLIO DI TAPSO
Dialogi PL 77, 149 [Dia/.]
Homiliae in Ezechielem PL 76, 785 [In Ez.] D~ unitale Trinitat~s PL ~2, 1207 (cit. come AGOSTINO)
Homiliae XL in Evangelia PL 76, 1075 [In Ev.] D1alogus contra Ananus (c1t. come ATANASIO Contra Haereticos)
Moralium libri sive Expositio in librum lob PL 75, 509 [Mor.] PL 62, 180 ' '
VALAFREDO STRABONE
Regulapastoralis PL 77, 13 [Reg.]
Glossa ordinaria in Matthaeum, PL 114, 63
!LAIUO (S.)
Comm. in Matthaeum PL 9, 917
De Trinitate PL 10, 25
l SfDORO ABATE
Epistola ad Atribium (?) (cit. in Mt 1, l, p. 31)
ISIDORO DI SIVIGLIA (S.)
Etymologiarum libri PL 82, 73 [Etymol. ]
LEONE MAGNO PAPA (S.)
Epistolae PL 54, 551
Sermones PL 54, 11 7
MASSIMO DT T ORINO (S.)
Homiliae, Sermones PL 57, 22 I. 529
NEMESIO
De natura hominis (cit. come GREGORIO DI NISSA) PG 40, 503
ORIGENE
Homiliae in Matthaem GCS 41, 237 [In Mt.]
HomiliaeinLucam PG 13, 1801 [In Le.]
PIETRO ALFONSO
Dialogus contra Iudaeos, PL 157, 537
PIETRO CRISOLOGO (S.)
Sermones PL 52 (cit. come SEVERIANO)
P ROSPERO DT AQUITANIA
Quaest. Vet. et Novi Test. (cit. come AGOSTINO)
r 41

AVVERTENZA
Il testo latino riportato e tradotto è quello pubblicato da Marietti,
Torino-Roma 1953, a cura di Angelico Guarienti O. P., con qualche
lieve correzione sulla base del l'edizione di Jean Nicolai O. P., pubbli-
cata a Parigi nel 1657.

Nota circa le citazioni dei Padri


Per quanto riguarda le citazioni dei Padri bisogna tener presente
che Tommaso cita i passi delle opere dei Padri talvolta letteralmente
e talvolta «ad sensum», come era abituale alla sua epoca e come egli
stesso ricorda nella Prefazione. In alcuni casi Tommaso, non cono-
scendo l'autore o l'opera, usa il termine «Graecus» o «Glossa» (vedi
nota 35 della Presentazione).
Dal canto nostro, per quanto riguarda le citazioni dei Padri, abbia-
mo confrontato le diverse edizioni a stampa, l'edizione parigina del
1577, l'edizione inglese del 1841 e l'edizione Marietti del 1953.
E, poi, le abbiamo controllate una per una grazie al supporto informati-
co della Patrologia Latina e della Patrologia Greca edite da Migne.
Quindi, abbiamo indicato tra parentesi quadre i riferimenti esatti,
di titolo e suddivisione dell'opera. Quando il nome dell'autore è
seguito nelle parentesi quadre dal solo ri ferimento a PL o PG, senza
che sia specificato un titolo, intendiamo riferirci al commento su
Matteo di quel determinato autore.
In alcuni casi è difficile individuare l'autore e l'opera in quanto
alcuni autori e opere sono andati smarriti e, quindi, non riusciamo a
controllarli nell'originale, oppure gli autori e le loro opere sono stati
riportati con errori, molto frequenti, accumulati daJla trascrizione dei
manoscri tti, oppure ci sono autori e opere che sono citati nella versio-
ne latina, ma non nella lingua originale greca.
Infatti, talvolta, soprattutto a proposito di Remigio, non ci è stato
possibile riscontrare la citazione esatta e lo abbiamo segnalato nel
testo latino mettendo tra parentesi quadra la dicitura non occurrit.
'
CATENA AUREA CATENA AUREA

Glossa continua Glossa continua


super sul
Evangelium Matthaei Vangelo secondo Matteo
F
44 45

AD URBANUM PP. IV AL PAPA URBANO IV

In Catenam Lettera di dedica che Tommaso d'Aquino


super Matthaei Evangelio editam Epistola dedicatoria antepone alla «Catena sul Vangelo secondo Matteo»
Sanctissimo ac reverendissimo patri Domino Urbano, divina A! ~antissim? e Reverendissimo Padre, Signore Urbano Quarto,
providentia Papae Quarto, Frater Thomas de Aquino, Ordinis per d1vma provvidenza Papa, fra Tommaso d' Aquino, dell'Ordjne dei
Fratrum Praedicatorum, cum devota reverentia, p edum oscula Frati Predicatori, con devota riverenza, bacia i santi pieili.
beato rum. L'Unigenito Verbo di Dio, fonte della sapienza, che regna nelle
Fans sapientiae Unigenitum Dei Verbum praes~dens in exce~­ altezze celesti, mediante il quale il Padre aveva sapientemente creato e
sis, per quod Pater sapienter fecera t et suav1ter dzsposuerat unt- soavemente disposto tutte le cose, alla fine dei tempi volle assumere la
versa, in fine tempo rum carnem sumere voluit, ut. sub. tegumento carne, affinché lo sguardo umano potesse cogliere il suo splendore
naturae corporeae, splendorem eius humanus zntuztus posset (che non poteva raggiungere nell'altezza della maestà divina), sotto il
inspicere, quem in celsitudine maiestatis divin~e a~ting~re ~on rivestimento della natura corporea. Aveva ce1tamente diffuso i suoi
valebat. D iffuderat siquidem radios suos, sap~entzae v1delzcet raggi, ossia gli indizi della sua sapienza, su tutte le cose che aveva
suae indicia, super omnia opera quae creavzt; quoda1:1 vero creato, tuttavia con un privilegio più grande aveva impresso la sua
ampliori privilegio imagin em propriam hominum_ anzma_bus immagine nell'aruma degli uomini, manifestandola poi in modo più
impresserat, quam tamen diligentius expresserat zn cor~tbus accurato nel cuore dj coloro che lo amano secondo la generosità del
ipsum amantium secundum sui muneris largitat_e~1. Sed q~zd ~st suo dono. Ma che cos'è l'anima dell ' uomo, in una creazione cosi
hominis anima in tam immensa creatura, ut dzvznae sapzentzae vasta, per poter comprendere alla perfezione le impronte· della sa-
vestigia possit comprehendere ad perfectionem? Quinimmo _et pienza divina? Anzi, anche la luce della sapienza infusa negli uomini
sapientiae lux infusa hominibus per peccati tenebras et occupatzo- era stata oscurata dalle tenebre del peccato e dalla caligine delle oc-
num temporalium caligines fitera t obumbrat~; et i_ntan!u~1 est cupazioni temporali; e il cuore insipiente di alcuni fu oscurato al
quorumdam cor insipiens obscuratum, ut Dei glorzarr: in idola punto da scambiare la gloria di Dio con idoli vani, e da fare cose
vana converterent, et quae non conveniunt facerent, zn. sen~i~m sconvenienti, cadendo in balìa di un ' intelligenza depravata. Ma la di-
reprobum incidentes. Divina vero sapientia, quae ad suz fruztzo- vina sapienza, che aveva fatto l'uomo per il godimento ili sé, non
nem hominem fecerat eum sui inexpertem esse non sinens, to~um permettendo che non la conoscesse, si uni totalmente alla natura
se in humanam naturam contulit, eam modo sibi assumendo mira- umana, assumendola in sé in modo mirabile, per richiamare total-
bili ut errantem hominem ad se tota/iter revocare!. Huius igitur mente a sé l'uomo errante. Lo splendore dunque di questa sapienza,
sap ientiae claritatem nube mortalitatis vela tam, primus velata sotto la nube della mortalità, il Principe degli Apostoli meritò
Apostolorum Princeps fide conspicere meruit, et eam _consta~~er per primo di vederla nella fede, e di confessarla costantemente senza
absque errore et plenarie conjìteri, dicens «Tu es Chrzstus Filtus e~rore e pienamente, dicendo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
Dei vivi» (Mt. 16, 16). O beata corifessio, quam non caro et ~an­ v1ve:11te» (Mt 16, 16). ~ beata confessione, che non la carne e il sangue,
guis, sed Pater caelestis revelat. Haec in terris fundat Ecclesiam, ma il Padre celeste nvela! Essa fonda in terra la Chiesa, offre l' in-
aditum praebet in caelum, peccata meretur so/vere, et contra eam gresso nel cielo, merita di assolvere i peccati, e contro di essa le porte
dell'inferno non prevalgono.
portae non praevalent inferorum. .. . .
Huius igitur fidei ac confessionis heres legznme, S~nc~1ss1me O Santissimo Padre, erede legittimo di questa fede e confessione,
Pater, pio studio mens vestra invigilat, ut tantae ~apze~tzae lux la vostra mente vigila con religioso impegno affinché la luce di una
fidelium corda perfandat et haereticorum confutet msanias, qua_e così grande sapienza pervada il cuore dei fedeli e confuti le follie
portae iriferorum merito designantur. Sane si, secundum Platonzs degli eretici, che giustamente vengono chiamate porte dell ' inferno.
Lettera di dedica di Tommaso d'Aquino 47
46 Al Papa Urbano N

Certo? se. secondo I~ s~nten~a di Platone viene giudicato beato uno


sententiam, beata censetur respublica cuius rectores operam s~~to 1 cui governanti s~ apphca~o alla.sapienza, e a quella sapienza il
sapientiae dare contigerit, illi siquidem sapientiae quam imbecilli- p~~ delle ~olte macchiata da.gh err~n dell' intelletto umano, quanto
tas intellectus humani erroribus plerumque commaculat, quanto pm sotto ti vostr~ .governo .s1 p uò ritenere beato il popolo cristiano,
magis sub vestro regimine beatus cens eri potest populus dov.e con tanta dth?enza v1 prendete cura di quella eccellentissima
Christianus, ubi tanta diligentia excellentissimae illi sapientiae sapienza che la ~ap1en~a di f?io ri.vestita di membra di carne insegnò
curam impenditis, quam Dei Sapientia carnalibus membris induta e.on le pa~ole e dimostro con t fatti! E poiché per Io zelo di questa di-
et verbis docuit et operibus demonstravit? Et huius siquidem dili- ligen.za piacque a.lla Santità Vostra di affidarmi l' incarico di commen-
gentiae studio Vestrae Sanctitati complacuit mihi committere tare Il. Vangelo d1 .Matteo, eseguendo ciò secondo le mie capacità ho
Matthaei Evangelium exponendum, quod iuxta propriam faculta- comptlat.o sollec1.ta~e.nt~ u? co~mento contin uato del predetto
tem executus, sollicite ex diversis Doctorum libris praedicti Van~elo m .b.ase. a1 _hbn d1 d1vers1 Dottori, aggiungendo alle parole
Evangelii expositionem continuam compilavi, pauca quidem certo- degli Autor~ 1?d1cah poche cose, attinte per lo più dalle Glosse, indi-
rum Auctorum verbis, ut plurimum ex Glossis adiiciens, quae, ut candole
· anticipatamente
. d. · sotto il titolo di "Glossa", in m o d o e he po-
ab eorum dictis possent discerni, sub Glossae titulo praenotavi. tesse1 o essere 1stmte dalle
Sed et in sanctorum Doctorum dictis hoc adhibui studium, ut sin- ·d ·d · · . . parole degli Autori suddett·1. M a ancJ1e
nei ·etti e1
d · · santi
. Dottori. m1 sono impegnato affirnche' siano
· · d.icati· i·
m
gulorum Auctorum nomina, nec non in quibus habeantur libri nomi e1 s1?goh. Auton, e da quali punti dei loro libri siano state
assumpta testimonia describantur, hoc excepto quod libros et expo- prese le tes.tim~lli~~e, ~ccetto quando non era necessario indicare in
sitionem supra loca quae exponebantur, non oportebat specialiter modo spe~1ale 1 hbr~ e il c~mmento sui punti che venivano spiegati:
designari: puta, sicubi nomen inveniatur Hieronymi, de libro men- ~er ese1.np~o, ~ove si trova 11 nome di Girolamo, senza menzione del
tione non facta, datur intelligi quod hoc dicat super Matthaeum, et libro~ si d~ a i?ten?ere che egli dice ciò nel Commento su Matteo
in aliis ratio similis observetw~ nisi in in his quae de commentario e cosi negh altn casi; ~alvo che nelle testimonianze prese dal Commen~
Ch1ysostomi super Matthaeum sumuntur, oportuit inscribi in titulo to su Matteo del Cr.1s~stomo in cui si è dovuto indica1:e il titolo
«Super Matthaeum», ut per hoc ab aliis quae sumuntur de ipsius «Su ,Matteo», pe~· d1stm.guerle da quelle prese dalle sue Omelie.
Homiliario distinguantw: In asswnendis autem Sanctorum testimo- Nell assu~ere poi le testimonianze dei Santi si è dovuto il più delle
niis, plerumque oportuit aliqua rescindi de medio ad prolixitatem volt~ taghare dal. i11:ezzo alcune parti per evitare la prolissità e
vitandam, nec non ad manifestiorem senswn vel, secundum con- mamfestare megho , ti s~nso, oppure, secondo la convenienza del
gruentiam expositionis, litterae ordinem commutari; interdum comm~nto, mutare Lordme del testo; talora ho anche posto il senso
etiam sensum posui, verba dimisi, praecipue in Homiliario tralasciando ~e pa~ol~, soprattutto nelle Omelie del Crisostomo dato
Chrysostomi, propter hoc quod est translatio vitiosa. che la traduzione e difettosa . '
Fuit autem mea intentio in hoc opere non solum sensum prose- Fu poi mia intenzione in quest'opera non solo seguire il senso
qui litteralem, sed etiam mysticum ponere; interdum etiam errores letter~le, ma anche porre 9uello mistico; e talora anche distruggere gli
destruere, nec non conflrmare catholicam veritatem. Quod qui- eITon.' e confe1m.are la .ve1;tà cattolica. Il che sembra che sia stato senza
dem necessarium fù.isse videtur, quia in Evangelio praecipue dubbio necessano, po1~he soprattutto nel Vangelo viene trasmessa la
forma fidei catholicae traditur et totius vitae regula Christianae. forma della fede cattolica e la regola di tutta la fede cristiana. Dunque
Prolixum igitur praesens opus non videatur alicui. Fieri enùn non la pr~s.ente opera. non sembri prolissa a qualcuno. Infatti non mi era
potuit ut haec omnia sine diminutione prosequerer, et tot poss1btle perseg.mre s~nza diminuzione tutti questi intenti e spiegare
Sanctorum sententias explicarem, omnimoda brevitate servata. tante .sentenze d1 Santi osservando una totale brevità.
Suscipiat itaque Vestra Sanctitas praesens opus, vestro discu- Ricev~ dunque la .sa~t!tà Vostra la presente opera, da vagliare e
tiendum corrigendumque iudicio, vestrae sollicitudinis et obe- corregg~1e a vos~·o gmd1z10, quale frutto della vostra sollecitudine e
dientiae meae fructum, ut dum a vobis emanavit praeceptum et d.ella mia. o~be~1~nza, e mentre da voi venne il precetto e a voi è
vobis reservetur finale iudicium, ad locum unde exeunt jlumina riservato il gmd1z10 finale, i fium i ritornino al luogo da cui escono.
revertantur.
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PRAEFATIO SANCTI THOMAE PREFAZIONE DI SAN TOMMASO


Super montem excelsum ascende, tu qui evangelizas Sion; «Sali su un alto monte, tu che evangelizzi Sion; alza con
exalta in fortitudine vocem tuam, qui evangelizas lerusalem; forza la tua voce, tu che evangelizzi Gerusalemme; alzala,
exalta noli timere. Dic civitatibus Iudae: ecce Deus vester; non temere. Dì alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio; ecco,
ecce Dominus Deus in fortitudine veniet, et brachium eius il Signore Dio ven-à nella forza, e il suo braccio dominerà,
dominabitur, ecce merces eius cum eo. (ls. 40, 9-10). ecco la sua ricompensa con lui» (Js 40, 9-1O).

Evangelii praenuntiator apertus lsaias Propheta, evangelicae Colui che preannunci a apertamente il Vangelo, il profeta Isaia,
doctrinae sublimitatem, nomen et materiam breviter comprehen- riassumendo in poche parole la sublimità, il nome e la materia del-
dens evangelicum doctorem ex persona Domini alloquitw; dicens l'insegnamento evangelico, si rivolge all' autore evangelico in perso-
«Super montem excelsum ascende tu ... ». Ut autem ab ipso na del Signore, dicendo: Sali su un alto monte, ecc. Per iniziare dun-
Evangelii nomine sumamus exordium. AUGUSTINUS, Contra que dal tenni ne stesso del Vangelo, [leggiamo in] AGOSTINO: li termi-
Faustum [2,2, PL 42,210]: Evangelii nomen Latine interpr~tatur ne Vangelo indica in latino buon annunzio o buona notizia; esso cer-
bonum nuntium vel bona Annuntiatio; quod quidem cum aliquod tamente può essere usato tutte le volte che si annunzia qualche bene;
bonum annuntiatur, semper dici potest, proprie tarnen hoc vocabu- tuttavia esso indica propriamente l'annuncio del Salvatore. Così sono
lum obtinuit Annuntiatio Salvatoris. Narratores quippe originis, detti propriamente evangelisti i narratori dell'origine, dei fatti, dei
factorum, dictorum, passionum Domini lesu Christi proprie dic_ti detti, delle sofferenze del Signore Gesù Cristo. CRISOSTOMO: Che
cosa infatti è uguale a questi beni annunciati? Dio in terra, l'uomo in
sunt evangelistae. CllRYSOSTOMUS, In Matth. [1,2,_ PG 57,15]: Qu~d
cielo, l'amicizia di Dio proporzionata alla nostra natura, la fine di
enim his bonis nuntiatis fìat aequale? Deus m terra, homo zn
una lunga guerra, la confusione del diavolo, la sconfitta della morte,
caelo amicitia Dei ad nostrani /acta naturam, proli.xum solutum
l'apertura del paradiso. E tutte queste cose ci sono state date oltre la
praeÙum, diabolus confi1sus, mors soluta, Paradis~~ apertu~. nostra dignità e con facilità, non perché abbiamo lavorato, ma poiché
Et haec omnia super dignitatem nostram, et cum faczli tate nobzs siamo stati amati da Dio. A GOSTINO: Sebbene infatti in tutti i modi
data sunt, non quia Laboravimus, sed quia dilecti sumus a Dea. Dio provveda alle anime, secondo le oppo1tunità dei tempi ordinate
AuGUSTINUS, D e vera rei. [16, PL 34,134]: Cum enim omnibus dalla sua mirabile sapienza, tuttavia in nessun modo egli venne in
modis medeatur animis Deus, pro temporum opportunitatibus, aiuto al genere umano con maggiore magnanimità di quando l'unico
quae mira sapientia eius ordinantw; n~llo m~~o beneficentius ~o~­ Figlio consostanziale al Padre e coeterno a Lui si degnò di assumere
suluit generi humano, quam cum unicus Fzlzus consubstantzalzs tutto l'uomo, e «il Verbo si fece carne, e pose la sua dimora in mezzo
Patri et coaeternus, totum hominem suscipere dignatus est, et a noi» (Gv 1, 14); cosi infatti dimostrò quale eccelso posto occupi la
«Verbum caro factum est, et habitavit in nobis» (Io. 1, 14), ila enim natura umana fra le creature, dato che appare agli uomini in un vero
demonstravit quam exce/sum locum inter creaturas habeat hum~­ uomo. AGOSTINO [Ps.]: Infine Dio si è fatto uomo affinché l'uomo
na natura, in hoc quod hominibus in vero homine apparuzt. divenisse Dio.
AUGUSTINUS [Ps., Sermo 128,f, PL 39,1997]: Demumfactus est Questo bene da comunicare lo annunzia dunque il profeta Isaia
Deus homo, ut homo fieret Deus. dicendo: Ecco il vostro Dio. LEONE: Quello spogliamento con cui
Ho c igitur bonum evangelizandum praenuntiat Propheta presentò se stesso invisibile, e il creatore e il dominatore di tutte le
dicens «Ecce D eus vester». LEO [Ad Flavianum 3, PL 54, 765A]: cose volle essere uno dei mortali, fu un chinarsi di misericordia, non
Exinanitio autem i/la, qua se invisibilem praebuit, et creator ac un abbandono del potere.
Dominus omnium rerum unus voluit esse mortalium, inclinatio
fùit miserationis, non desertio potestatis.
F
50 Praefatio Sancti Thomae Prefazione di san Tommaso 51

GLOSSA: Ne ergo sic Deus adesse credatur ut fieret aliqua dimi- GLOSSA: Affinché dunque non si creda che Dio sia presente con
nutio potestatis, subiungit Propheta «Ecce Dominus in fortitudine una qualche diminuzione del potere, il Profeta aggiunge: ecco, il
veniet». AuGUSTINUS, De doctr. chr. [1,12, PL 34,23]: Non per loco- Signore verrà nellaforza. AGOSTINO: Non venendo attraverso lo spa-
zio, ma apparendo ai mortali in una carne mortale. LEONE: Per l' inef-
rum spatia veniendo, sed in carne mortali mortalibus apparend?.
fabile potenza di Dio è accaduto che, mentre il vero Dio è nella carne
LEO [Sermo 70, 3, PL 54,381C]: De ineffabili autem Dei potentia
passibile, sia conferita all' uomo la gloria mediante l' ingiuria, l'incor-
factum est ut dum D eus verus est in carn_e passibili, ?°.nferat~r ruzione mediante il supplizio, la vita mediante la m orte. AGOSTINO:
homini gloria per contumeliam, incorruptw per supplzczum, vita Effuso dunque il sangue senza colpa, sono stati cancellati i chirografi
per mortem. AUGUSTJNUS, De pece. meritis [2,30, PL 44,180]: Fuso di tutte le colpe, in base ai quali tutti gli uomini erano prima tenuti
enim sanguine sine culpa, omnium culparum chirographa de/eta dal diavolo.
sunt, quibus homines a diabolo antea tenebantur. . GLOSSA: Poiché dunque per la virtù di Cristo che patisce, gli
GLOSSA: Quia ergo per virtutem Christi patientis ho_mme~ a uomini liberati dal peccato sono divenuti servi di Dio, segue: e il suo
peccato liberati servi facti sunt Dei, sequitur «Et brac~zum ezus braccio dominerà. LEONE: Venne dunque a noi da Cristo un singolare
dominabitur». LEO, ln Serm. [19] de Passione [ibid.]: ~ffuit autem aiuto, in modo che in una natura passibile ricevuta da un'essenza
nobis in Christo singulare praesidium, ut in natura passibili mortis impassibile non rimanesse la condizione della m orte, e ciò che era
conditio non maneret, quam impassibilis essentia recepisse!; et per morto potesse essere ris uscitato da ciò che non poteva morire.
id quod non poterat mori, possit id quod mortuum fuerat, suscitar~. GLOSSA: E così da Cristo ci viene aperto l' ingresso alla gloria immor-
GLOSSA: Et sic per Christum nobis immortalis gloriae adi~u~ ap~rz­ tale, per cui segue: ecco, la sua ricompensa con lui, della quale cioè
tur, unde sequitur «Ecce merces eius cum eo»; de qua sczlzcet ipse egli stesso dice (Mt 5, 12): «Grande sarà la vostra ricompensa nei
dicit (Mt. 5,12): «Merces vestra copiosa est in c~elis~>. A uausr:Nf'.S, cieli». AGOSTINO: Infatti la promessa della vita eterna e il regno dei
Contra Faustum [ 4,2, PL 42,217]: Aeternae emm vitae pronussw, cieli appartengono al Nuovo Testamento, mentre le promesse dei
regnumque caelorum ad novum pertinet testamentum, tempora- beni temporali sono contenute nell'Antico Testamento.
lium vero promissiones testamento veteri continentur. . . GLOSSA: Così dunque l'insegnamento evangelico ci trasmette quat-
GLOSSA: Sic ergo quatuor nobis de Christo evangelica doctnna tro cose su Cristo: la divinità che assume, l'umanità assunta, la morte
tradit: divinitatem assumentem, humanitatem assumptam, mortem mediante la quale siamo strappati alla schiavitù, la risurrezione
per quam a servitute eripimur, resurrectionem per quam nobis aditus mediante la quale ci viene aperto l' ingresso alla gloria della vita. E per
questo in Ezechiele ( 1, 5-14) viene m ostrato sotto la figura di quattro
gloriae vitae aperitur; et propter hoc in Ezechiele sub figura qua-
animali. GREGORIO: Infatti l'unigenito Figlio di Dio si è veramente
tuor animalium demonstratur. GREGORIUS, In Ez. [1,4, PL 76,64A]:
fatto u omo; egli si è degnato di morire nel sacrificio della nostra
Ipse enim unigenitus Dei Filius veraciter factus ~st hon:w; ips~ in redenzione, come un vitello; è risuscitato in virtù della sua fortezza,
sacrijìcio nostrae redemptionis dignatus est mori, ut vztulus; ipse come un leone; ascendendo a l cielo si è elevato, come un'aquila.
per virtutem suae fortitudinis surrexit, ut Leo; ipse etiam ascen- GLOSSA: In q uesta ascensione mostra chiaramente la sua divinità.
dens ad caelos est elevatus, ut aquila. GLOSSA [PL 114,64A]: Quindi Matteo viene rappresentato nell'uomo, poiché si sofferma
ln qua ascensione manifeste ostendit suam divinita~em. Mattha~u~ principalmente sull'umanità di Cristo; Marco nel leone, poiché tratta
ergo in homine intelligitur, quia circa humanztatem Chnstz della risurrezione; Luca nel vitello, poiché tratta del sacerdozio; Gio-
principaliter immoratur; Marcus in leone, quia agit de resurre?- vanni nell'aquila, poiché descrive i segni della divinità. AMBROGIO:
tione; Lucas in vitulo, quia agit de s acerdotio,· Ioannes zn Ed è bene così, in modo che dicendo noi che il libro di questo vangelo
aquila, scribens sacramenta divinitatis. A MBROSJUS, In L~._ secondo Matteo è morale, venisse premessa la sua opinione: infatti i
[prof. 7, PL 15, 1532B] : Et bene accidit, ut quoniam Evang_el.u costumi sono detti propriamente umani . Invece la figura del leone è
huius librum secundum Matthaeum dicimus esse moralem, opznw ascritta a Marco, poiché egli inizia esprimendo la potenza divina,
huius praemitteretur: mores enim proprie dicuntur humani. Figura quando dice: «Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio».
autem leonis ascribitur Marco, quia a potentiae coepit expressione
divin.ae, cum dixit: «lnitium evangelii Jesu Christi Filii Dei».
52 Praefatio Sancti Thomae Prefazione di san Tommaso 53

loanni autem figura aquilae, eo quod divinae miracula resurrectio- A Giovanni invece [è ascritta] la figura dell'aquila, poiché espresse i
nis expressit. GREGORJUS, In Ez. [ibid.]: Haec autem ipsa uniu- miracoli della risurrezione divina. GREGORIO: Queste cose poi le atte-
scuiusque libri evangelica exordia testantur: nam quia ab huma- stano gli inizi dei singoli vangeli: infatti poiché inizia dalla genera-
na generatione coepit, iure per hominem Matthaeus; quia per cla- zione umana, giustamente con l'uomo si indica Matteo; poiché inizia
morem in deserto, recte per leonem Marcus; quia a sacrificio con il grido del deserto, giustamente con il leone si indica Marco;
exorsus est, bene p er vitulum Lucas; quia vero a divinitate Verbi Luca invece è indicato dal vitello, poiché inizia con un sacrificio;
coepit, digne per aquilam signifìcatur 1oannes. Giovanni è infine ben significato dall'aquila, poiché prende inizio
dalla divinità del Verbo.
ÀUGUSTINUS, De cons. ev. [1,6,9, PL 34,1046}: Ve/ Matthaeus,
AGOSTINO: Oppure Matteo, che ha raccomandato sommamente la
qui regiam Christi personam maxime commendavit, per leonem si-
persona regale di Cristo, è indicato dal leone; Luca invece dal vitello,
gnifìcatur; Lucas autem per vitulum, propter victimam sacerdotis;
per la vittima del sacerdote; Marco poi, che non ha voluto parlare né
Marcus autem, qui neque stirpem regiam, neque sacerdotalem nar- della stirpe regale né del sacerdozio, e tuttavia appare versato nelle
rare voluit, et tamen in humanis versatus ostenditur, hominis figura cose umane, è indicato dalla figura dell'uomo. Ora, questi tre anima-
signifìcatur. Haec autem tria animalia: leo, homo, vitulus in terra li, il leone, l'uomo e il vitello, camminano sulla terra, per cui questi
gradiuntur, unde isti tres evangelistae in istis maxime occupati tre evangelisti si sono occupati soprattutto delle cose che Cristo ha
sunt quae Christus in carne operatus est. At vero loannes velut operato nella carne. Invece Giovanni vola come un'aquila, e fissa con
aquila volat, et lucem incommutabilis veritatis acutissimis cordis gli acutissimi occhi del cuore la luce della verità immutabile. Per cui
oculis intuetur. Ex quo datur intelligi tres evangelistas circa acti- si fa capire che i tre evangelisti si occuparono della vita attiva,
vam vitam fuisse versatos, Joannem vero circa contemplat;vam. Giovanni invece della contemplativa. [REMIGIO]: I dottori greci da
[REMIGIUS}: Doctores autem graecorum per hominem intelligunt parte loro con l'uomo intendono Matteo, poiché egli ha descritto la
Matthaeum, quia genealogiam Domini secundum carnem descri- genealogia del Signore secondo la carne; con il leone invece
psit; per leonem vero 1oannem, quia sicut leo suo rugitu cunctis Giovanni, poiché come il leone con il suo ruggito incute tenore in
bestiis timorem incutit, sic et Ioannes cunctis haereticis timorem tutti gli animali, così anche Giovanni ha incusso terrore in tutti gli
incussi!; per vitulum intellexerunt Lucam, quia vitulus sacerdotalis eretici; con il vitello intesero Luca, poiché il vitello sacerdotale è la
est hostia, et ipse semper circa templum et sacerdotium versatus vittima, ed egli si è sempre occupato del tempio e del sacerdozio; con
est; et per aquilam Marcum intellexerunt, quia aquila in Scripturis l'aquila intesero Marco, poiché l'aquila nelle divine scritture suole
divinis so/et significare Spiritum sanctum, qui locutus fuit per ora significare lo Spirito Santo, che parlò per bocca dei Profeti, ed egli
Prophetarum, et ipse a prophetico testimonio exorsus est. prende l'inizio dalla testimonianza profetica.
HJERONYMVS [PL 26,15}: Circa numerum vero Evangelistarum GIROLAMO: Sul numero poi degli Evangelisti bisogna sapere che
sciendum est plures faisse qui Evangelia scripserunt, sicut et Lucas furono in molti a scrivere Vangeli, come attesta anche l'Evangelista
Evangelista testatur dicens (1,1): «Quoniam quidem multi conati Luca dicendo (I, I): <<Poiché molti hanno cercato di mettere ordine»,
ecc., e come dichiarano i documenti che durano fino al tempo presente,
sunt ordinare ... », et sicut perseverantia usque ad praesens tempus
i quali, essendo stati pubblicati da diversi autori, furono princìpi di
monimenta declarant, quae a diversis auctoribus edita, diversarum diverse eresie, come sono quelli secondo gli Egiziani, e Tommaso, e
haeresum faere principia, ut est illud iuxta Aegyptios, et Thomam et Mattia e Bartolomeo, e anche dei dodici Apostoli, e Basilide e Apelle,
Matthiam et Bartholomaeum, duodecim quoque Apostolorum, et Ba- e degli altri, che è lunghissimo enumerare. Ma la Chiesa, che è stata
silidis, atque Apellis, et reliquontm, quos enumerare longissimum est. fondata sulla roccia dalla voce del Signore, sgorgando impetuosamente
Ecclesia autem, quae supra petram Domini voce fondata est, qua- a somiglianza dei quattro fiumi del Paradiso, ha quattro anelli e angoli,
tuor fluminum Paradisi instar eructans, quatuor annulos mediante i quali, quasi arca dell'alleanza e custode della legge di Dio,
et angulos habet, per quos quasi arca testamenti et custos è trasportata con aste mobili. AGOSTINO: O perché sono quattro le parti
legis Domini lignis mobilibus vehitur. AuGUSTJNUS, De cons. ev. del mondo, nella cui totalità si dilata la Chiesa di Cristo.
[l,2,3, PL 34,1043}: Ve! quoniam quatuor sunt partes orbis terrae,
per cuius universitatem Christi Ecclesia dilatatur.
r
54 Praefatio Sancti Thomae Prefazio ne di san Tommaso 55

Alius autem fuit eis ordo cognoscendi atque praedicandi, a/ius Fu però diverso in essi l'ordine della conoscenza e della predicazio-
autem scribendi. Ad cognoscendum quippe atque praedicandum ne e quello della redazione. Senza dubbio i primi a conoscere e a predi-
primi fuerunt qui secuti sunt Dominum in carne praesentem, docen- care furono coloro che seguirono il Signore presente nella carne, che lo
tem audierunt, facientemque viderunt, atque ex eius ore ad evangeli- udirono insegnare, che lo videro operare, e da lui personalmente furono
zandum sunt missi; sed in conscribendo Evangelio, quod divinitus mandati a evangelizzare; ma nello scrivere il Vangelo, cosa che bisogna
ordinatum esse credendum est, ex numero eorum, quos ante passio- credere ordinata da Dio, nel numero di coloro che il Signore scelse
nem Dominus elegit, primum ultimumque locum duo tenuerunt: pri- prima della passione due tennero il primo e l'ultimo posto: il primo
mum Matthaeus, ultimum loannes, ut reliqui duo, qui ex ilio numero Matteo, l'ultimo Giovanni, in modo che gli altri due, che non erano in
non erant, sed tamen Christum in illis loquentem secuti erant tan- quel numero, ma tuttavia come figli da abbracciare avevano seguito
quam filii amplectendi, ac per hoc in loco medio constituti, utroque Cristo che parlava in essi, per cui furono collocati nel posto intem1edio,
ab eis latere munirentur. R EMJGJUS [RABA NUS, D e un. 5, 3, venissero da essi difesi da entrambi i Lati. REMIGIO (RABANO]: Matteo
PL 111, li 9D]: Matthaeus quidem scripsit in Iudaea sub tempore Caii scrisse certamente in Giudea al tempo dell'imperatore Caio Caligola;
Caligulae imperatoris; Marcus in Italia, Romae, sub tempore Marco in Italia, a Roma, al tempo di Nerone o di Claudio, secondo
Neronis ve! Claudii, secundum Rabanum; Lucas vero in Achaiae Rabano; Luca invece nelle parti dell'Acaia e della Beozia, sollecitato da
Baeotiaeque partibus, rogatus a Theophilo; et Joannes Ephesi in Asia Teofilo; e Giovanni a Efeso in Asia Minore al tempo del principe
minori sub tempore Nervae principis. B EDA [In Le. I, PL 92,307D}: Nerva. BEDA: Tuttavia, pur essendo quattro gli Evangelisti, non pubbli-
Sed tamen cum sint quatuor Evangelistae, non tam quatuor evangelia carono quattro Vangeli, ma uno solo di quattro libri, consono alla verità.
quam unum quatuor librorum veritati consonum ediderunt. Sicut Come infatti due versi aventi del tutto la stessa materia sono due per la
enim duo versus eamdem prorsus habentes materiam, pro diversitate diversità della metrica e delle parole, e tuttavia non contengono che
metri et verborum duo sunt, et tamen non nisi unam continent senten- un'unica sentenza, così i libri degli Evangelisti, pur essendo quattro,
tiam, sic Evangelistarum libri, cum sint quatu01; unum continent contengono un solo Vangelo, poiché danno un unico insegnamento
Evangelium, quia unam doctrinam faciunt de fide catholica. sulla fede cattolica. CRISOSTOMO: Bastava che un unico Evangelista
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [1,2, PG 57,16}: Sufficiebat autem ut unus dicesse tutto, ma poiché quattro dicono tutto con una stessa bocca,
Evangelista omnia diceret, sed cum quatuor ab uno ore omnia senza riunirsi nello stesso tempo e luogo a colloquiare fra di loro, si ha
loquantur, non secundum eadem tempora, neque in eisdem locis con- la massima dimostrazione della verità. E il fatto stesso che in ce1te pic-
venientes, et ad invicem colloquentes, ma.xima fit demonstratio veri- cole cose sembrano dissentire è un grandissimo segno di verità; se
tatis. Et hoc ipsum quod in aliquibus modicis dissonare videntw; infatti tutte le cose concordassero, i nemici crederebbero che essi hanno
maximum signum veritatis est; si enim omnia consonarent, crederent scritto ciò che hanno scritto mettendosi wnanamente d'accordo. Nelle
inimici, quod ex placito quodam humano convenientes scripserint cose principali però, che appartengono alla formazione della vita e alla
quae scripserunt. In principalibus quidem, quae pertinent ad infor- predicazione della fede, non discordano minimamente. Se poi nei mira-
mationem vitae et praedicationem fidei, nequaquam dissonant nec in coli questo dice una cosa e quello un'altra, ciò non ti deve turbare: se
parvo. Si autem in miracu/is hic quidem haec, i/le vero il/a dixit, hoc infatti uno solo avesse detto tutto, sarebbe superfluo il numero degli
te non conturbet; si enim unus omnia dixisset, supeifluus esset nume- altri; se tutti avessero detto cose diverse, non apparirebbe in alcun modo
rus reliquorurn; si omnes diversa, nequaquam consonantiae demon- la dimostrazione della consonanza, ma se annunciano in modo diverso
stratio appareret; si autem aliquid de temporibus ve[ rnodis differen- qualcosa sui tempi e sui modi, ciò non impedisce per nulla la verità di
ter annuntiant, hoc nihil impedit eorum quae dieta sunt veritatem, ut quelle cose che sono state dette, come si mostrerà più avanti. AGOSTINO:
infra ostendetur. AuGUSTINUS, De cons. ev. [ 1,2, PL 34,1044}: Sebbene ciascuno di essi sembri aver tenuto un certo suo ordine di nar-
Quamvis autem singuli eorum suum quemdam narrandi ordinem razione, tuttavia non si trova che ciascuno di essi abbia voluto scrivere
tenuisse videantur, non tamen unusquisque eorum velut alterius prae- come ignorando l'altro che lo ha preceduto, o abbia trascurato per igno-
cedentis ignan1s voluisse scribere reperitur, vel ignorata praetermi- ranza Le cose che si trovano scri tte da un altro, ma ciascuno secondo la
sisse, quae scripsisse alius invenitur; sed sicut unicuique inspiratum sua ispirazione aggiunge la non superflua cooperazione del suo lavoro.
est, non supe1fluam cooperationem sui laboris adiunxit.
56 Praefatio Saneti Thomae Prefazione di san Tommaso 57

GLOSSA: Sublimitas autem evangelicae doctrinae consistit qui- GLOSSA: La sublimità poi della dottrina evangelica consiste innan-
dem primo in eius excellentissima auctoritate. AuGUST!NUS, zitutto nella sua eccellentissima autorità. AGOSTINO: Infatti fra tutte le
De cons. ev. [1,1,1, PL 34,1041}: Inter omnes enim divinas aucto- divine ~utorità, che sono contenute nelle sante lettere, giustamente
e~celle _11 ~angelo, i c~i primi predicatori furono gli Apostoli, i quali
ritates, quae sanctis litteris continentur, Evangelium merito excel-
lit, cuius primi praedicatores Apostoli fuerunt, qui Dominum videro 11 Signore Gesu Cristo nostro Salvatore anche presente nella
Iesum Salvatorem nostrum Christum etiam in carne praesentem c_aO?e; alcuni di essi, cioè. Matteo_ e <?iova~i, pubblicarono con singoli
viderunt; quorum quidam, hoc est Matthaeus et Ioannes, etiam libn anche delle cose scntte su d1 lm, che ritenevano si dovessero scri-
vere .. E ~ffinché non si credesse, per quanto riguarda la recezione e la
scripta de ilio, quae scribenda visa sunt, libris singulis ediderunt.
pred1caz10ne del Vangelo, che ci sia una differenza fra l'annunzio di
Ac ne putaretur, quod attinet ad percipiendum ac praedicandum
c?loro che seguirono il Signore stesso apparso qui nella carne e quello
Evangelium, interesse aliquid utrum illi annuntient qui eumdem
d1 coloro ~h~ credette1:0 fedelmente alle cose apprese da essi, fu procu-
Dominum hic in carne apparentem secuti sunt, an alii qui ex illis
rato per d1v111a provvidenza dallo Spirito Santo che venisse attribuita
comperta fide/iter crediderunt, divina providentia procuratum est
anche ad a~cuni fra _coloro che seguivano i primi Apostoli l'autorità
per Spiritum sanctum ut quibusdam etiam ex illis qui primos non solo d1 annunciare, ma anche di scrivere il Vangelo . GLOSSA:
Apostolos sequebantur non solum annunciandi, verum etiam scri-
E ?osì è c~~a~o. eh~ la sublimità dell'autorità evangelica dipende da
bendi Evangelium tribueretur auctoritas. GLOSSA: Et sic patet e.risto, e_ CIO e md1cato nelle suddette parole del Profeta, quando si
quod sublimitas evangelicae auctoritatis a Christo dependet, et dice: Salz su un alto monte, tu. Infatti il monte eccelso è Cristo di cui
hoc designatur in verbis Prophetae praemissis, cum dicitur lo stesso Isaia dice (2, 2): «Negli ultimi giorni il monte della c~sa del
«Super montem excelsum ascende tu». Mons enim excelsus Signore s.arà pr~parato in cima ai monti», cioè sopra tutti i santi, che
Christus est, de quo idem Jsaias dicit (2,2): «Erit in novissimis s~no detti n_iontt. dal ?1onte .che è Cristo, poiché ( Gv 1, 16) «dalla sua
diebus praeparatus mons domus Domini in vertice montium», p1e~ezza n01 rutti abbiamo ncevuto». Giustamente poi si dice a Matteo:
idest super omnes sanctos, qui a monte Christo montes dicuntur, Sali s!" un.al~o 1n_onte, tu,yoiché .come si è detto sopra, egli vide di per-
quia (Io. 1, 16) «de plenitudine eius omnes accepimus». Recte s?na 1 fatti di ~,nsto e udi 11 suo msegnamento. AGOSTINO: Bisogna poi
autem ad Matthaeum dicitur «Supra montem excelswn ascende tu», d1sc~tere .su c10 che suole turbare alcuni, cioè perché il Signore non
quia, sicut praedictum est, ipse in propria persona /acta Christi abbia scntto nulla, così che risulta necessario credere ad altri che
vidit et eius doctrinam audivit. A UGUSTJNUS, De cons. ev. hanno. scritto su di lui. Ma non si deve in alcun modo dire che egli non
[1,7,11, PL 34,1047]: Illud autem discutiendum est quod solet ha scntto, dal momento che le sue membra hanno operato ciò che rico-
nonnullos movere, cur ipse Dominus nihil scripserit ut aliis de no~bero ~ettato dal capo. Infatti rutto ciò che egli volle che fosse da
ipso scribentibus necesse sit credere. Sed nequaquam dicendum noi letto nguardo alle sue opere e parole, comandò ad essi di scriverlo
est quod ipse non scripserit, quandoquidem membra eius id ope~ come alle sue proprie mani.
rata sunt quod dictante capite cognoverunt. Quicquid enim de GLOSSA: In secondo luogo l'insegnamento evangelico ba anche la
suis factis et dictis nos legere voluit, hoc scribendum illis tam- s~blimità ~ella virtù~ p~r cui l'Apostolo (Rm 1, 16) dice che
quam suis manibus imperavit. '.<Il Vangelo e potenza d1 D10 per la salvezza di chiunque crede». E ciò
GwssA: Secundo etiam habet evangelica doctrina sublimitatem il Profeta lo mostra n~lle suddette parole, quando dice: alza con forza
virtutis, unde Apostolus dicit (Rm. 1, 16) quod «Evangelium virtus la tua ~oce, do~e designa anche il modo dell'insegnamento evangeli-
Dei est in salutem omni credenti». Et hoc ostendit Propheta in prae- co n~ll esaltaz10ne della voce, dalla quale viene dato lo splendore
missis verbis, cum dicit «Exalta in fortitudine vocem tuam», in quo dell'msegnamento. AGOSTINO: Infatti il linguaggio stesso in cui la
etiam modum evangelicae doctrinae designa! in exaltatione vocis, s.ac~a Scrittura è intes~uta, è accessibile a tutti, penetrabile da pochis-
per quam doctrinae claritas datur. AUGUSTINUS, Ad Volusianum s~1: le ~ose eh~ ?ontJe?e apertamente le dice senza inganno al cuore
[ep. 137,5,18, PL 33,524}: Modus enim ipse quo sancta Scriptura dei dotti e degh mcoltI come un amico di famiglia; quelle poi che
contexitur, est omnibus accessibilis, paucissimis penetrabilis; ea quae
aperte continet quasi amicus familiaris sine fuco ad cor loquitur
58 Praefatio Sane ti Thomae Prefazione di san Tommaso 59

indoctorum atque doctorum; ea vero quae in mysteriis occultat, nasconde nei misteri, nemmeno esse le innalza con un linguaggio
nec ipsa eloquio superbo erigit, quo non audeat accedere mens superbo al quale non osi accedere una mente un po' lenta e inerudita,
tardiuscula et inerudita, quasi pauper ad divitem; sed invitai come un povero di fronte a un ricco: invita al contrario tutti con un
omnes humili sermone, quos non solum manifesta pascat, sed linguaggio umi~e, per nutrirli non solo della verità manifesta, ma
etiam secreta exerceat veritate, hoc tam in promptis quam in anche per esercitarli ad approfondire la verità nascosta, contenendo
reconditis habens. Sed ne aperta fastidirentur, eadem rursum sempre la medesima verità tanto in ciò che è chiaro quanto in ciò che
aperta desiderantur, desiderata quodammodo renovantur, renova- è recondito. Ma affinché le verità manifestate non vengano a noia, la
ta suaviter intimantw: His salubriter et prava corriguntur et Sacra Scrittura in altri passi le copre con un velo per farcele desidera-
parva nutriuntur et magna oblectantur ingenia. re; il desiderio ce le presenta in certo qual modo nuove e, così rinno-
GwssA: Sed quia vox exaltata longius auditur, potuit in exalta- vate, esse si imprimono con dolcezza nel cuore. Queste verità hanno
il benefico effetto di correggere gli ingegni malvagi, di nu trire i
tione vocis, evangelicae doctrinae publicatio designari: quia non
mediocri, di essere di godimento per i grandi.
ad unam tantum gentem, sed ad universas nationes praedicanda
GLOSSA: Ma poiché la voce alzata è ud ita più da lontano, nell'esal-
mandatur. «Praedicate», inquit Dominus (Mc. 16, 15), tazione della voce poté essere designata la divulgazione della dottrina
«Evangelium omni creaturae». GREGORJUS, In Ev. [2,29, evangelica: poiché non è inviata a un solo popolo, ma deve essere pre-
PL 76, 1214Cj: Potest enim omnis creaturae nomine natio gen- dicata a tutte le nazioni. «Predicate», dice il S ignore (Mc 16, 15),
tium designari. «il Vangelo a ogni creatura». GREGORIO: Infatti con il termine di ogni
GLOSSA: Tertio autem habet evangelica doctrina altitudinem creatura può essere designata la totalità delle genti.
libertatis. AUGUST!NUS, Contra adv. [1,17,35, PL 42,622]: In veteri GLOSSA: ln terzo luogo la dottrina evangelica ha l'altezza della
enim testamento, propter temporalium bonorum promissionem, libertà. AGOSTINO: Infatti nel!' Antico Testamento, per la promessa di
malorumque comminationem, servos parit temporalis lerusalem, beni e la minaccia di mali temporali, la Gerusalemme terrena genera
in novo autem, ubi fides impetrat caritatem, qua lex possil impleri, dei servi, mentre nel Nuovo, dove la fede ottiene la carità con cui la
non magis timore poenae quam dilectione iustitiae, liberos parit legge possa essere adempiuta, la Gerusalemme eterna, non più per il
Jerusalem aeterna. GLOSSA: Unde et hanc sublimitatem doctrinae timore della pena che per l'amore della giustizia, genera degli uomini
evangelicae Propheta designai dicens «Exalta, noli timere». liberi. GLOSSA: Per cui il Profeta designa anche questa sublimità della
Restat autem videre quibus et qua de causa hoc evangelium sit dottrina evangelica dicendo: alzala, non temere.
scriptum. H1ERONYMUS [PL 26,IBA]: Matthaeus enim Evangelium . Rimane ~ra da vedere per ch i e per quale motivo questo Vangelo
in ludaea hebraeo sermone edidit, ob eorum maxime causam qui sia stato scntto. GIROLAMO: Infatti Matteo pubblicò il Vangelo in
in l erusalem crediderant ex Judaeis. Cum enim primo praedicas- Giudea in lingua ebraica, soprattutto a motivo di coloro che fra i
set Evangelium in Judaea, volens transire ad gentes, primus Giudei avevano creduto in Gerusalemme. Poiché infatti aveva predi-
Evangelium scripsit hebraice, quod fratribus a quibus ibat, in cato il Vangelo dapprima in Giudea, volendo passare alle genti, scris-
memoria dereliquit. Sicut enim necesse fuit ad confirmationem se per primo il Vangelo in ebraico, che lasciò in memoria ai fratelli
fidei Evangelium praedicari, sic et contra haereticos scribi. dai quali si allontanava. Come infatti fu necessario per la confe1ma
CHRYSOSTOMUS [Ps., Op. imp., PG 56,611]: Corpus autem suae dell~ .fede che ~l Vang~l o venisse predicato, così anche, contro gli
narrationis ordinavit Matthaeus: primum ergo nativitatem, deinde eret1c1, che verusse scntto. CrusosTOMO [Ps.]: Matteo ordinò così il
baptismum, tertio tentationem, quarto doctrinam, quinto miracu- corpo della sua narrazione: primo La nascita, poi il battesimo, terzo la
la, sexto passionem, septimo resurrectionem et ascensionem tentazione, quarto l'insegnamento, quinto i miracoli, sesto la passio-
ne, settimo la risurrezione e l'ascensione del Signore· volendo con
ipsius; non solum historiam de Christo exponere volens per hoc,
verum etiam evangelicae vitae statum docere, quoniam nihil est c~ò non solo esporre la vita di Cristo, ma anche inse~are la condi-
zione della vita evangel ica, poiché non giova a nulla nascere dai
quod ex parentibus nascimur, nisi iterum per aquam et Spiritum
genit~ri. se non saremo rinati nuovamente da Dio mediante l'acqua e
renati .fuerimus ex Deo. Post baptismum autem necesse est contra lo Spmto. Ma dopo il battesimo è necessario resistere al diavolo.
Prefazione di san Tommaso 61
60 Praefatio Sancti Thomae

Dopo di ciò, come reso idoneo a insegnare con il superamento di


diabolum stare. Post hoc quasi omni superata tentatione factus ogni tentazione, se è un sacerdote insegni, e confermi il suo insegna-
idoneus ad docendum, si quidem sacerdos est, doceat, et doctri- mento con le opere della sua vita buona come con dei miracoli; se è
nam suam bonae vitae quasi miraculis factis commendet; si laicus un laico, insegni la fede con le opere. Poi è necessario che noi uscia-
est, operibus doceat fidem. Deinde necesse est exire nos de. ho.e mo da questo mondo, e allora resta che la ricompensa della risurre-
stadio mundi et tunc restat ut tentationum victoriam resurrectwnzs zione, e la gloria, segua la vittoria delle tentazioni.
merces sequatur, et gloria. . . .. . GLOSSA: Si comprendono dunque chiaramente in base alle cose
GLOSSA: Patet igitur ex praemzsszs Evangelzz nomen, evangelt- dette il termine di Vangelo, la materia dell'insegnamento evangelico,
cae doctrinae materia, Scriptorum Evangelii figura, nume1:us:. la figura, il numero, il tempo, la lingua, la differenza e l'ordine degli
tempus, lingua, d(/Jerentia et orda, evangelicae doctrinae subltnu- autori del Vangelo, la sublimità della dottrina evangelica, i destinatari
tas, et quibus hoc Evangelium sit conscriptum et orda processus di questo Vangelo e l'ordine del suo svolgimento.
ipsius.
63
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CAPUT 1 CAPITOLO 1

VERSUS J VERSETTO 1

Liber generationis /esu Christi fifii David filii Abraham. Libro della generazione di Gesù Cristo, Figlio di Davide,
Figlio di Abramo .

HIERONYMUS [PL 26,18]: Quiafaciem hominis Mattha eus GrROLAMO: Poiché Matteo è rappresentato dalla figura di un uomo, ha
significa!, quasi de homine exorsus est scribere, ~icen~ «Liber cominciato a scrivere come di un uomo, dicendo: Libro della genera-
generationis». RABANVS [PL 107,73 JB]: Quo exordw_ satzs osten- zione. RABANo: Con questo esordio manifesta chiaramente che ha preso a
dit generationem Christi secundum carnem suscepzsse narra~­ nan-are la generazione di Cristo secondo la carne. CRISOSTOMO [Ps.]:
dam. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., I, PG 56,612}: luda.ez~ Infatti scrisse il Vangelo per i Giudei, ai quali era superfluo spiegare la
enim Evangelium scripsit, quibus superjluum e:at exponere ~zv~­ natura della divinità, che conoscevano; era invece necessario mostrare
nitatis naturam, quam cognoscebant; necessarium autem fuz t. ezs ad essi il mistero dell'incarnazione. Giovanni al contrario scrisse il
mysterium incarnationis ostendere. loannes autem_ cum gen.tz?us Vangelo per i pagani, che non sapevano se Dio aveva un figlio, per cui
Evangelium scripsit, quae non cognoscebant s z D~us Fzl~i~m fu necessario innanzitutto mostrare ad essi che c'è un Dio Figlio di
habet; ideo necessarium fuit primum i/lis ostendere qu!a. est Fdtus Dio, che poi ha preso la carne. RABANO: Poiché però la generazione
Dei Deus, deinde quia carnern s uscepit. RABANC:S [z~z~.]: C:um tiene una piccola parte del libro, ha detto: Libro della generazione. È
autem parvam Libri particulam teneat generatzo, dzxzt «~z.b er infatti consuetudine degli Ebrei di imporre il nome ai libri in base ai
generationis». Consuetudo enim Haebraeorum est ut v~lununzbus loro principi, come nel caso della Genesi. GLOSSA: Il senso sarebbe
ex eorum principiis imponant nomina, ut ~st Ge~eszs. Gws.sA però stato più chiaro dicendo: questo è il libro della generazione; tutta-
[PL J14,65A]: Planior autem sensus esset: Htc est ~zber generatw- via è uso presso molti di sottintendere il dimostrativo, come quando leg-
nis sed hic est mos in multis, ut visio Jsaiae, subaudzs: haec est. giamo: visione di Isaia, cioè: questa è la ...
'Ge nerationis autem singulariter dicitur, quamvis multae La generazione poi è detta al singolare, sebbene se ne enumerino
per ordinem replicentur, quia propter Christi generationem ceterae molte in successione, poiché le altre vengono qui citate in vista della
hic indicuntur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {2,3, PG 57,26}: Vel generazione di Cristo. CrusosTOMO: Oppure chiama questo libro della
ideo librum hunc «generation is» nominat, quia haec est totius generazione poiché tutta l'economia della grazia e la radice di tutti i
dispensationis summa, et radix bonorum omniu~, Deum hominem beni è che Dio si sia fatto uomo: infatti, avvenuto ciò, le altre cose
factum esse: hoc enim facto alia secundum ratz?nem sequeb~ntu:­ seguivano secondo la ragione. REMIGIO [RABANO]: Dice poi Libro della
R EMIG!US [RABANUS, ibid.} : Dicit autem «Liber ge~ie1:att0nts generazione di Gesù Cristo poiché sapeva che era stato scritto: «Libro
Jesu Christi» quia noverat scriptum esse: Lib~r gener~tzonzs Adae; della generazione di Adamo»; quindi ha iniziato così per oppon-e libro a
et ideo sic exorsus es t, ut opponeret lzbrum ltbro. Adam libro, e il nuovo Adamo al vecchio Adamo, poiché dal nuovo furono
novum Adae veteri, quia omnia per istum sunt restaurata qu~e restaurate tutte le cose che erano state con-otte dall'antico. GIROLAMO:
per illum sunt corrupta. HtERON.YMUS [P_L 26,~IB}: In I~~ta Leggiamo in Isaia (53, 8): «Chi narrerà la su a generazione?».
autem leg imus (5 3, 8): «Generatwnem e zus quzs enarr~btt . ». Ma non pensiamo che l'Evangelista sia contrario al Profeta per il fatto
Non ergo putemus Evangelistam Prop.h etae esse. c~n~rariun:z, .u~ che inizia a narrare ciò che quello aveva dichiarato impossibile a dirsi,
quod ille impossibile dixit esse effatu, h~c narrar~ znczpz~t, quta tbz poiché lì si parla della generazione della divinità, qui dell'incarnazione.
de generatione divin. itatis, hic de zncarnatwne dzc tum est.
r
Capitolo I, versetto 1 65
64 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

CRISO~TOMO: Non pen~are tutt~via di udire cose piccole, sentendo par-


CHRYSOSTOMUS, In Matth. {2,2, PG 57,25}: Nec tamen parva aesti- lar~ d1 q.ues~ .generaz10ne. È infatti assai mirabile a udirsi che l'inef-
mes te audire, hanc audiens generationem. Est enim va/de auditu fabile D10 ·ds1 sia degnato di nascere da una donna e abb'1a come proge-
· ·D
mirabile quod ineffabilis Deus ex mu/iere nasci dignatus est (1), et nitori avi e e Abramo. RE~IGIO [RASANO): Se poi uno dirà che il
habere progenitores David et Abraham. REMIGIUS {RABANUS, ibid.]: Pr?!eta ha pa_rlato della nasc1t~ dell'umanità, non si deve rispondere
Si autem aliquis dixerit quia Propheta de nativitate humanitatis ali ~nte1Togaz1~ne del Profeta dicendo che nessuno ha narrato la gene-
dixit, non est respondendum ad interrogationem Prophetae. raz10ne del Signore, ma molto pochi, perché lo hanno fatto solo
Nullus generationem Domini narravit, sed perrarus, quia Mat- Matteo e Luca.
thaeus et Lucas. R.ABA~O: Di~~ndo ~i Gestì Cr~sto esprime in lui la dignità sacer-
RABANUS [ibid.}: In hoc autem quod dicit «lesu Christi», rega- dotale e 1e~ale .. mfath quel Gesu che in figura ebbe questo nome
Lem et sacerdotalem in eo exprimit dignitatem; nam Iesus, qui tenne
. per pnmo 11 comando .del. popolo . di Israele dopo M ose, '· Aronne
nominis huius praesagium praetulit, primus post Moysen in popu- invece, consacrato con la. mistica unzione, fu il primo sacerdote nella
Lo Jsrael ducatum tenuit; Aaron vero mystico consecratus unguen- legge. AGOSTINO [Ps.): Ciò che mediante l'olio dell 'unzione Dio con-
to, primus in lege sacerdos fuit. AUGUSTJNUS [Ps., De q. vet. 49, ce~~va a coloro ~he venivano unti re o sacerdoti lo concesse lo
PL 35,2249]: Quod autem per olei unctionem praestabat Deus Spmto San.to. a, C~~to uomo, aggiunta l'espiazione: infatti lo Spirito
illis qui in reges ve/ sacerdotes ungebantur, hoc praestitit Spiritus Santo punf1co c10 che da Maria Vergine passò nel corpo del
sanctus homini Christo, addita expiatione: Spiritus enim sanctus Sa.lvatore: e. questa è l ' unzione del corpo del Salvatore · ,
purifìcavit quod de Maria Vìrgine in corpus Salvatoris profecit; et chiamato Cnsto. ' per cm e
haec est unctio corporis Salvatoris, quare Christus est appellatus. CR1sos:0Mo [Ps.]: Ma poiché l'empia prudenza dei Giudei nega-
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,613]: Quia vero
F' che
va [' d'Cnsto
D 'dfosse nato. . dalla discendenza di Dav1·de, aggmnge. · .
impia prudentia Judaeorum negabat Iesum de David semine esse ig.w i avi e, figlw di Abramo. Perché non bastava dire che era
natum, subdit «Filii David, fìlii Abraham». Quare autem non suffi- figlio del solo Abramo, o del solo Davide? Perché a ent;ambi era
ciebat dicere illumfilium Abrahae solius, aut David solius? Quia ad stata fatta la promessa che Cristo sarebbe nato da loro: ad Abramo in
ambos de Christo nascituro ex eis promissio fuerat /acta: ad que~to n:o.do (Ge!i 22, 18): «E nella tua discendenza saranno bene-
Abraham quidem sic (Gen. 22, 18): «Et in semine tuo benedicentur detti tutti 1 popoli della terra»; a Davide invece in quest'altro modo
omnes gentes terrae»; ad David autem ita (Ps. 131.11): «De fructu (Sai 131, 11): «Il frutto delle tu~ viscere io porrò sul tuo trono». Per
ventris tui ponam super sedem tuani». Ideo ergo utriusque filium qu~sto ~unque lo ha .detto figlio di entrambi, per mostrare che in
dixit, ut utriusque promissiones in Christo adimpletas ostenderet. Cristo . . , le promesse di entrambi' · Po'1 pereh'e cn.sto
bb SI erano adempmte
Deinde, quia Christus tres dignitates fuerat habiturus: Rex, avre e avuto tre d1gmta: Re, Profeta e Sacerdote. Abramo fu Profeta
Propheta, Sacerdos. Abraham Propheta fuit et Sacerdos, sicut Deus e Sacerdote, come . . Genesi ( 15 , 9)·. <<Pren d'1 per me
Dio. gli dice nella
ad il/um dicit in Genesi (15,9): «Accipe mihi vaccam triennem»; un~ mucca d. 1. tre annm; Profeta invece come Dio disse di lui ad
Propheta autem, sicut ait Dominus ad Abimelech de ilio (ibid. 20, 7): ~~imelech (zbid. 20, 7): «È un Profeta, e pregherà per te». Davide fu
«Propheta est, et orabit pro te». David Rex fuit et Propheta; e Pro!eta, ma no~ fu S~c~rdote. Fu dunque nominato figlio dell'u-
Sacerdos autem non fuit. Ideo ergo amborum .filius nominatus est, no e .dell .altro perche la.~1phc~ dignità di entrambi i padri fosse rico-
ut utriusque Patris triplex dignitas originali iure recognosceretur nosciuta m Cnst? per dmtto d1 nascita. AMBROGIO: Per questo scelse
in Christo. AMBROSIUS, In Le. {3,10, PL 15,1593AJ: Ideo etiam anche due a~ton del lignaggio: uno che ricevette la promessa della
duos generis auctores elegit: unum qui de cognatione populorum pare?tel~ dei popol~, l'altro che conseguì la profezia della generazio-
promissum accepit, alterum qui de generatione Christi oraculum ~e d~ Cns.to. Qumd1'. sebbe~e sia posteriore per ordine di successione,
consecutus est. Et ideo, licet sit ordine successionis posterior, prior . avide viene tuttavia nommato per primo - poiché vale di più aver
tamen describitur - quia plus est, promissum accepisse de Christo, nc~vuto I~ promessa su Cristo che sulla Chiesa che esiste mediante
quam de Ecclesia, quae est per Christum - potior est enim qui è
Cnsto; chi salva è infatti più eccellente di chi salvato. GIROLAMO:
salvat eo quod salvatur. HIERONYMUS [PL 26,21C]: In Ordo etiam
f
66 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo I , versetto 1 67

praeposterus, sed necessario c~mmutatus .. Si enim prin~um L'?rdine è stato inv.ertito~ ma per necessità. Se infatti avesse posto
posuisset Abraham, et postea Davzd, rursus ez repetendus fuzsset pnma A?ramo e poi Davide, avrebbe dovuto ripetere nuovamente il
Abraham, ut generationis series texeretur. CHR~SOSTOM~S, . Super nome di Abramo per dare iniz io alla serie delle generazioni.
Matth. {Ps., ibid.}: Altera autem ratio est, quza reg~z dzgnitas ~Rrsos:oMo [Ps.]: L'altra ragione è che la dignità del regno è mag-
maior est quam naturae, nam etsi Abraham praecedat m tempore, g10re d1 qu~lla della natura: sebbene infatti Abramo venga prima nel
tempo, Davide tuttavia veniva prima nella dignità.
David praecedebat in dignitate. .
GLOSSA: Quia vero ex hoc titulo apparet totum hunc lz~rurr: GL~SSA: ~oi~hé i~ base al s~o titolo appare che tutto questo libro
conscribi de Jesu Christo, necessarium est praecognoscere q~ttd slt parla ~1 ~esu ~r~sto, ~ n~cessano sapere prima che cosa bisogna pen-
sentiendum de ipso, sic enim melius exponi poterunt quae zn hoc sare d1 lm: cosi mfatt1 s1 potranno spiegare meglio le cose che si di-
libro de eo dicuntur. AUGUST!NUS, Q. ev. [J,45, PL 35,1332}: Errar ~ono. di l~i i~ questo Ii.bro. AGOSTINO: Ma l'e1TOre degli eretici circa
autem haereticorum de Christo tribus generibus terminatur: aut de 11 Cristo e di tre genen: sbagliano o sulla divinità o sull'umanità o
divinitate, aut de humanitate, aut de utroquefalluntur. Au_cusrtNUS, su entrambi. AGOSTINO: Cerinto ed Ebion dissero che Gesù Cristo ~ra
De haeres. [8 et IO. PL 42,27}: Cerinthus ergo et Ebwn l esum so~tanto un ,uomo, e Pa.o l? di Samosata, seguendoli, sostiene che
Christum hominem tantum fuisse dixerunt, quos secutus Paulus Cnsto non e sempre esistito ma ha avuto inizio con la nascita da
Samosatenus, Christum non semper fuisse, sed eius initium, ex quo Maria Vergine, e ?tiene.che non sia nulla di più che un semplice uo-
de Maria natus est, asseveraL, nec enim aliquid amplius quam mo; e .questa. eresia fu nnnovata più tardi da Fatino. ATANASIO [Ps.]:
hominem putat; et haec haeresis postea a Photino confirmat~ est. Ma G1ovanm apostolo, prevedendo molto tempo prima con la luce
ATHANASJUS Contra haeret. [VJGJLIUS, Dialogus contra Arzanos ?elio Spirito Santo l' insipienza di quest' uomo, mentre questi era
J, 14, PG 62, J 90A}: Joannes autem Apostolus. istiu~ .insaniam munerso nel profondo sonno della sua ignoranza, lo risvegliò con il
poderoso tono. della sua voce dicendo ( 1, 1): «In principio era il
longe ante Spiritu sancto conspiciens, eum alto zmperztzae ~op.o~e
demersum suae vocis praeconio excitat, dicens (1,1): «In prmcipzo ~er?o». A colu~ du~que che in principio era presso Dio non compete
erat Verbum». Ei ergo quod in principio erat apud D~um n?n d1 n~e~ere negh ultuni tempi il principio della sua origine dall 'uomo.
relinquitur in novissimo tempore ut originis suae .ab homz~e przn- Cosi d1c~ (17, .5): «Padre, glorificami con quella gloria che avevo
cipium sumpserit. Item inquit (17,5): «Pater, clarifi.ca me zlla g~o­ presso di te pnma che il mondo fosse». Ascolti Potino che Cristo
ria quam habui apud te priusquam mundus fteret». Audzat possedeva la gloria prima del principio dei tempi.
AGOSTINO: La perversità di Nestorio fu invece quella di affermare
Photinus eum gloriam ante principium possedisse:. .
Auausrmus, De haeres. [9, PL 42,50]: Nesto:u a~te.m perv~rst­ c~e dalla Beata Vergine fu generato soltanto un uomo, che il Verbo di
tas fuit ut hominem tantummod? ex b~ata J.:!ana Virgme gen.ztu~n D1~ non aveva accolto nel.l'uni.tà dell~ ~ersona e in un' unione insepa-
praedicaret•. quem Ve~bum Dei ~on m unztatem pe.rsonae, et _zn rabile: cosa che le orecchie dei cattolici non potevano in alcun modo
societatem mseparabilem recepzsset; quod cathohcorum au1 e~ sopportar~. CIRIL~O A~ESS~NDRINO: Dice infatti l'Apostolo (Fil 2, 6),
nequaquam /erre potuerunt. CYRILWS ALEX., 1d monachos ~egyptt a proposito dell Un1gen1to, che «pur essendo di na tura divina
[ep. I, PG 77,23]: Ait enim Apostolu~ (Phzl. 2:6) de Un.zgenito non ritenne un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». Chi è dun-
quod «cum in forma Dei esset, ~on rapma7!1 arbztratus. est esse se que colui che è di natura divina? O in che modo si annientò e discese
aequalem Deo». Quis est ergo t~le qui est. z~ forma Dei? Aut quo_- nell'umiltà secondo la natura umana? E certamente se i suddetti ere-
modo exinanitus est, et descendit ad humzlztatem secundum. homt- tici che dividono in due Cristo, cioè nell' uomo e ~el Verbo, dicono
nis Jormam? Et quidem si praedicti haere.tici in .duo divt~en_tes c~e l'~omo sopportò l' annientamento, separando da lui il Verbo di
Christum, idest in hominem et Verbum, hommem dzcunt sustmwsse Dio, bisogna mostrare che innanzitutto egli viene inteso e fu nella
exinanitionem, separantes ab eo Dei Verbum, praeo~tend~ndum. est na~ra e. nell'uguaglianza del Padre suo, così da sostenere il modo
quia in forma et in aequalitate int~ll.igitur et fiat Patns s~z, ut exma- dell a.~1111entamento. Ora nessuna creatura, se viene intesa secondo la
nitionis sustineret modum. Sed nihzl creaturarum est, si secundum P.ropna natura, è nell'uguagl ianza del Padre; in che modo allora
propriam intelligatur naturam, in Patris aequalitate quomodo er~o si dice che si annientò, e da quale eminenza discese per essere uomo?
exinanitus dicitur, et ex qua eminentia ut esset homo descendit?
68 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto l 69

O in che ~odo si dice che assunse, come non avendola rim


Aut quomodo intelligitur assumpsisse tamquam non habens in prin-
cipio serviformam? Sed aiunt quod Verbum Patri aequale existens I~ ~~t~ra d1 servo? Ma dicono che il Verbo, essendo uguale al PPadr:'
habitavit in homine nato per mulierem: et haec exinanitio. Certe a I o m un uomo nato da una donna: e questo e' I 'a . t ,
Certament~ o d o I·1 F'ig 1·~o che dice . a1. santi Apostolinmen (Gv 14 amento.
23 .
audio Filium dicentem sanctis Apostolis (Io. 14,23): «Si quis diligit
me, verbum meum custodiet, et Pater meus diliget eum, et ad eum «Se uno m1 ama, custodirà la mia parola e il Padre rnI·o I , , ).
· I · d . ' o amera e
veniemus, et mansionem apud eum faciemus». Audis quomodo in ven~mo a u1, e pren eremo dimora presso di lui». Senti come d{ce
eis qui se diligunt, se et sibi cohabitare dixit Deum Patrem? Putas che m ·coloro
1 't che· lo amano · coabitano lui e Dio Padre?. p ens1. d unque
ergo, ipsum exinanitum et vacuatum dabimus et serviformam acce- cd'he noi o n emamo
·i f: anrnentato e umiliato , e che a bb'ia preso la natura
pisse, quia in diligentium se animabus facit mansionem? Quid 1 serv~, yer I atto che pre.nde dimora nelle anime che lo amano?
autem Spiritus habitans in nobis, putatis, et ipse humanationis ~ lo Sp~1to. Santo che abita m noi? Pensate che anche lui abbia rea.
dispensationem adimplet? ABBAS ]SIDORUS [?], Ad Atribium presby- hzzato ti mistero dell'assunzione dell'wnall1't'? a. I SIDORO
. ABATE' Ma-
terum [ep. 41,2]: Verum ne universa annumeremus, unum, ad quod per non enumerare tutte le cose . ' parleremo d1· un' umca . cosa verso. la
universa intendunt, dicemus quia illum qui Deus erat, humilia qua I e convergono
·' · b fi tutte:
· che cioè colui che e D' d'
ra 10 ice cose umili· .. e
loqui, et dispensativum simul et utile est, et nihil inviolabili naturae c10 ·1e ene
I ico e utile, e non pregiudica lll. al cun mod o 1a natura lllVlO. !
praeiudicat. Eum vero qui homo est, divina et supernaturalia quae- 1ab1i e.d' nvece che un uomo . dica
. cose d'ivme
. e soprannaturalt. e, un-
dam loqui summae praesumptionis est malum; nam regi quidem ma e 1 somma presunzione:, mfatti a un re è lecito anche a ire umil-
licet etiam et humiliter agere, militi vero non licet imperiales voces m~nte, m~ a un soldato non e lecito parlare da imperatore ~e dun u
emittere. Si igitur Deus erat humanatus, etiam humilia locum 010 era divenuto uomo, anche le cose umili hann '. q e
habent; si vero homo tantum erat, excelsa non habent locum. soltanto un uomo, le ~os~ eccelse non hanno posto.o posto, ma se era
ÀUGUSTJNVS, De haeres. [36, PL 42,32]: Sabellium discipulum d. AGOSThINOC: ~lcum. c~iamano discepolo di Noeto Sabellio il quale
Noeti quidam perhibent, qui dicebat Christum eumdem et Patrem iceva c e nsto s1 identifica con il Padre e l S . . ,
et Spiritum sanctum. ATHANASJUS, Contra haeret. [VlGIL!US, ibid.,
1,8, PL 62,185C]: Huius autem insanissimifuroris audaciam cae-
ATAN~SIO [,Y101L.1~]: Io frenerò l'audacia e il fur~r/it~~~ons~~~t~j
c?stu1 con I autonta delle testimonianze celesti per dimostrare 1
lestium testimoniorum auctoritate frenabo ad demonstrandum
propriae substantiae Filii personam, non i/la quae homini suscep-
s1stenza.per~onale del Figlio, assumendo non quelle testimon~:::~
c~e egh cavillosamente sostiene appartenere all'uomo assunto ma
to congruere cavillatw~ assumens, sed illa in medium pro.ferens
testimonia, quae sine ullo ancipitis intelligentiae scrupulo divini- ~10ferendo apertame~te. quelle che senza alcuno scrupolo di un'i~tel­
hgenz~ perples~a tut~1 i:iconoscono competere alla sua divinità Nella
tati eius competere omnes pariter confitentur. In Genesi (I, 26)
enim Deum dixisse legimus: «Faciamus hominem ad imaginem et Genesi .Cl, 26~ mfatt1 s1 legge che Dio ha detto: «Facciamo l'~omo a
:~~t~:n~~~j~~n~ne a~~~~i!l~~~z:>~iv~~:·i1dà~:c~~s~ ~~a~~t~~~f!a~~»:
1
similitudinem nostram». Ecce pluraliter dicit «Faciamus», alium
videlicet indicans ad quem Loquentis factus est sermo. Si unus est,
~n~ sol~! s1 drrebbe che lo ha fatto a sua imma ·n . . . ~
md1ca p1u chiar~n:iente che ha fatto l'immagine di ~n ~Ìt:a mvece s1
ad imaginem suam fecisse diceretur; nunc autem alius et alterius
imaginem apertius fecisse describitur.
GLOSSA (ex Augustina, De haeres. [11, PL 42,28]): Alii vero veram inf: ~~~SA: Alhtn 1 ~vece negarono la vera umanità di Crist~. Valentino
Christi humanitatem negaverunt. Valentinus enim dixit Christum a a isse c e Cnsto mandato dal Padre rese un ..
celested'e non assunse nulla da M ana . ' vergme,
, . pessendo corpo spmtuale
solo passato attra-o
Patre missum spiritale vel caeleste corpus attulisse, nihilque assum-
psisse de Maria Vìrgine, sed per illam tamquam per rivum aut fistulam verso t essa come attraverso un canale o un condotto se
to alcuna carne. Noi però non crediamo che nac nza a~ere ass~-
~:~h~ ~'?"ebbe p~tuto u!~e~: ~:O~a ~er~~i~
sine assumpta carne transisse [Contra Faustum, 26, 7, PL 42,483]:
Nos autem non ideo credimus natum ex Maria Vìrgine, quod a/iter in non altrimenti esistere in e
vera carne existere atque hominibus apparere non posset, sed quia allag~1 u~mllll, ma p01ché cosi è scritto in quella Scrittura non cre~~ndo
sic scriptum est in ea Scriptura, cui nisi crediderimus, nec Christiani volutou~ ;on potre7io essere né cristiani né salvi. Se dunque avesse
nec salvi esse poterimus. Si autem de caelesti, vel aerea, vel humida ra cel s o~are ne a vera ca~e umana un corpo assunto da una natu-
creatura corpus assumptum vellet commutare in humanae carnis este, o ae1ea, o acquosa, chi negherebbe che avrebbe potuto farlo?

L
verissimam qualitatem, hoc eum potuisse facere quis negaret?
Capitolo 1, versetto 1 71
70 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

AGOSTINO: I manichei invece di . h . .


era un fantasma e non poteva sse10 dc e! Ii Signore Gesù Cristo
AUGUSTJNVS, De haeres. [46, PL 42,34]: Manichaei vero dixe- ' nascere a gremb d ·
AGOSTINO: Ma se il corpo di Cristo fì o 1 una donna.
nato; e se ci ha ingannato non è la u ~ f~ntasm~, Cr!sto ci ha ingan-
runt, phantasma esse Dominum Jesum Christum, nec femineo passe
nasci ex utero. AUGUSTINUS, Lib. 83 q. [14, PL 40,14] : Sed siphan-
di il suo corpo non fu u~ fanta ven a. r~, Cns~o e, l~ verità: quin-
tasmafuit corpus Christi,fefellit Christus; et sifallit, veritas non est.
Est autem veritas Christus; non ergo phantasma fuit corpus eius. questo Vangelo e anche del V:sma. !GLOSSA. E p01che Ii pnncipio di
GLOSSA: Et quia principium huius Evangelii, et etiam Evangelii mente che Crist~ nacque da unaandge o secdonldo Luca, mostra chiara-
. , d' C . onna - a che appare I
secundum Lucam, manifeste ostendit Christum natum ex femina, ex mta 1 n sto - di conseguenza [V: 1 . t' 1. 1 . . a vera uma-
quo apparet vera Christi humanitas, ergo uh'iusque Evangelii prin- cipio di entrambi i Vangeli. AG~~~ mo. ep ~an~che1] nega~o il prin-
cipia negant. AUGUSTLNUS, Conua Faustum [2,1, PL 42,209]: Unde Vangelo cominciò a esistere e a esse .INO. .e1 cui Fausto dice che il
Faustus dicit: Evangelium quidem a praedicatione Christi et esse C!·isto, il quale non dice mai di esser~en~~~nat? dall~ I?redicazione di
coepit et nominari, in quo ipse nusquam se natum ex hominibus g1a a tal punto non è Vangelo che ne
0
a~li uomm~. E la genealo-
dicit. A t vero genealogia adeo non est Evangelium, ut nec eius scrip- marla Vangelo. Che cosa scrive . t: l~~en~ li suo scnttore osò chia-
Gesù Cristo figlio di Davide· non ~ a tl · Li?ro
11
tor ausus fuerit eam evangelium nominare. Quid enim scribit? della generazione di
«Liber generationis l esu Christi F ilii David»; non ergo liber ~risto., ma Libro della gener~zione. ~~ue .1bro del ~an~elo di .Gesù
Evangelii Iesu Christi, sed «Liber generationis». A t vero Marcus, d1 scrivere la generazione ma c~.mv~ce, po1ch~ non s1 curò
quia generationem scribere non curavit, sed tantum praedicationem che è il Vangelo vedi· co' .s~1~ 1a pre icaz10ne del Figlio di Dio
dice, «d1 Gesù Ciisto Figlio di Dio» affin , n e~ente: ~<Vangelo»,
· . ' me 1mz1a convenie t '
Filii Dei, quod est evangelium, vide quam competenter sit exorsus:
«Evangelium», inquit (1,1), «l esu Christi Filii Dei», ut hinc satis temente che la genealogia non è v' I ~h.e da ~10 appaia sufficien-
appareat genealogiam non esse Evange/ium; namque et in ipso Matteo (4, 17) si legge che Gesù e an~e ~' mf~tti. anch~ nello stesso
Matthaeo (4,17), post inclusum loannem in carcere, tunc legitur regno dopo che Giova1mi fu chius~~mc10. a p1ed1c~re .11 Vangelo del
Jesum coepisse praedicare evangelium regni. Ergo quicquid ante viene narrato prima è ch iaro che~ cmcere. Q~1md1 tutt~ ciò che
hoc narratur, genealogiam esse constat, non evangelium. A~<?S:n:-ro: Dice Fausto: mi sono rivolt~ ge.ne~log1.a, no~ Vange lo.
AUGUSTLNUS, Conua Faustum [3,1, PL 42,213]: Ad Joannem ergo et cm mlZI non a torto mi iac . _qllilld~ a G1ovanm e Marco, i
né Maria, né Giuseppe.pCo~~~'dt ~ .che nm~ mtroducono n~ Davide,
1
1
Marcum me contuli, quorum mihi principia non immerito placue-
runt, quia nec David nec Mariam inducunt, nec Joseph. Contra dunque ali' Apostolo che dice (2 11 21 A~ost1~0: eh~ cosa nsponderà
quem AuGUSTINUS [ibid. 2,2, PL 42,209]: Quid ergo respondebit 8
è risorto dai morti' dall · d. m '. ). «Ricordati che Gesù Cristo
Apostolo dicenti (2 Tim. 2,8): «Memor esto Iesum Christum resur- ' a s1irpe 1 Davide s d ·1 ·
Ora, il Vangelo dell'Apostolo p 10 . ' econ o 1 m10 Vangelo»?
rexisse a mortuis, ex semine David, secundum evangelium meum?». stoli e di tutti i fedeli· infatti ~~ ~ta anche quello degli altri Apo-
1
Quod autem erat Apostoli Pauli evangelium, hoc etiam ceterorum «Sia io sia loro abbia~o predi~ato1~el /~ un !altro punto (1 Cor 15, 11 ):
Apostolorum et omniumfidelium; hoc enùn alibi dicit (I C01: 15,11): . . . I vange O».
AGOSTINO: Gh anam da a t I .
«Sive ego, sive illi evangelium praedicaverunt». Figli.o e lo Spirito Santo 'sian~ ~e~l'~~~' non vogh?no che il Padre e il
AUGUSTJNUS, De haeres. [49, PL 42,39]: Ariani autem Patrem o ~s1stenza, ma dicono che il F. 1· e~ e medesima sostanza, natura
et Filium et Spiritum sanctum nolunt esse unius eiusdemque sub- Spirito Santo invece una creatura ig tO e una cr~a~ura del Padre, lo
stantiae, naturae, aut existentiae; sed esse Filium creaturam stato creato dal Figlio stesso p della natura, c10e. vogliono che sia
Patris, Spiritum vero sanctum creaturam creaturae, hoc est, ab la carne senza l'anima. AGO~TI~~~~o ~·che eh~ ~ns_to abbia assunto
ipso Filio creatum volunt. Christum etiam sine anima carnem non soltanto è D io ma anche d lÌ a wvanru d1ch1ara che il Figlio
suscepisse arbitrantur. AUGUSTJNUS, De Trinit. [1,6, PL 42,825]: ché dopo aver dett~ (1 1 3 . ~ ·~~tessa sosta~za con il Padre, poi-
le cose sono state fatt~ p~r ~~~z~ d·e{b·o e~ Dio», aggiunge: «Tutte
Sed Ioannes in eo declarat Filium non tantum Deum esse, sed
etiam eiusdem cum Patre substantiae, quia cum dixisset (1,1,3): stato fatto colui per mezzo del l um. al che appare che non è
«Et Deus erat Verbum», addidit: «Omnia per ipsum facta sunt».
Unde apparet ipsum factum non esse, per quem facta sunt omnia; et
~on è stato fatto, non è stato cr~~:~~ sono ,s!a~e iiatte tutte le cose; e se
Il Padre, poiché ogn i sostanza ·c~~o~1 e ,e a. ste~sa sostanza con
si factus non est, creatus non est; et sic eiusdem cum Patre substan- on e Dio e una creatura .
tiae est; omnis enim substantia quae Deus non est, creatura est.
72 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
Capitolo 1, versetto l 73

AUGUSTJNUS [Ps.}, Contra Felicianum [13, PL 42,1167]: Nescio AGOSTIN? [Ps.]: Non so ~atti che cosa ci abbia apportato la persona
enim quid nobis mediatoris persona contulerit, qui melius del mediatore se, non re~e~do quanto di meglio c'è in noi, prese
nostrum non redimens, carnem, quae sine anima nec beneficium solo la. carne, che senza 1 a111ma non potrebbe nemmeno sentire il
possit sentire, suscepit. Si enim venit Christus salvumfacere quod
benefic10. ,se infat_ti, Cristo è venuto a salvare ciò che era perduto, dato
perierat, quia totus homo periit, totus beneficio Salvatoris indiget;
et ideo Christus veniendo, totum salvat, c01pus et animam assu- che tutto l uomo s1 e perduto, tutto l'uomo ha bisogno del beneficio del
mendo. AUGUSTINUS, Lib. 83 q. [80,3, PL 40,94]: Quomodo etiam Salv.atore; e così Cristo, venendo, lo salva tutto, assumendo sia l'anima
ipsi respondent tam manifestis obiectionibus ex evangelica che 1.1 corpo. AGOSTINO: In che modo poi rispondono alle obiezioni così
Scriptura, in qua contra eos Dominus tam multa commemorat? ~amfeste tratte dalla Scritt~a evangelica, nella quale il Signore men-
ut est il/ud (infra 26,38): «Tristis est anima mea usque ad mortem»; z10na ~ante. cos~ c~ntro di loro? Come quando dice (Mt 26, 38):
et (lo. 1O,18): «Potestatem habeo ponendi animam meam»; «~a mi.a amma e triste fino alla morte»; e «Ho il potere di deporre la
et multa huiusmodi. Qui si dicant in parabolis eum locutum esse, mia am~a» (Gv 10, 18), e molte cose del genere. E se dicono che ha
habemus Evangelistarum rationes, qui res gestas narrantes, sicut parla~o m p~abol~ abbiamo le ragioni degli Evangelisti i quali, narran-
eum c01pus habuisse testantur, sic eum indicant habere animam per do gh avvemmentt', c~me attest~no che egli aveva un corpo, così indi-
ajfectiones quae non possunt esse nisi in anima. Eis enim narranti- cano c~e aveva un anima, mediante quelle affezioni che non possono
bus legimus: Et miratus est Iesus, et iratus, et multa huiusmodi. trovar~! se non nell'anima. Leggiamo infatti nella loro narrazione:
AUGUSTINUS, De haeres. [55, PL 42,50}: Apollinaristae autem Gesù s1 meravigliò, e si adirò, e molte cose del genere.
sicut Ariani, Christum dixerunt carnem solam sine anima susce- . AGOSTINO: Gli apollinaristi poi, come gli ariani, dissero che
pisse. In qua quaestione testimoniis evangelicis vieti, mentem, Cristo as~uns~ solo la carne senza l'anima. Ma vinti in tale questione
quae rationalis est anima hominis, defuisse animae Christi, sed dalle testtmomanze evangeliche, dissero che all'anima di Cristo man-
pro hac ipsum Verbum in ea fuisse dixerunt. A UGUSTINUS, ~ava la ~ente, che è l'anima razionale dell'uomo, e al suo posto c'era
Lib. 83 q. [80,1, PL 40,93]: Sed si ita est, belluam quamdam cum rn essa il Verbo stesso. AGOSTINO: Se però è così, allora si ·dovrebbe
figura humani corporis Dei Verbum suscepisse crederetur. credere che il Verbo di Dio ha assunto un certo animale con la figura
Auousr1Nus, De haeres. [55, ibid.]: De ipsa vero eius carne sic a d~l corp~ umano. AGOSTINO: Quanto poi alla stessa carne mostrano
recta fide dissensisse perhibentur ut dicerent carnem illam et dt esser~1 a tal punto allontanati dalla retta fede da dire che quella
Verbum unius eiusdemque substantiae esse, contentiosissime asse- came e Il Verbo erano di un'unica e medesima sostanza asserendo
verantes Verbum carnem factum, hoc est; Verbi aliquid in carnem con gra1.1~e ostinazione che il Verbo si è fatto carne, cioè q~alcosa del
fuisse mutatum atque conversum, non autem carnem de Mariae Verbo s1 e m~tato e. convertito in carne, ed esso non ha preso la carne
carne suscepisse. CrRJLLUS, Ad Ioannem Antiochenum [ep. 39, dalla carne d1 Mana. CIRJLLO: Pensiamo che delirino quanti hanno
PG 77, 179C]: Furere autem arbitramur eos qui suspicati sunt, s~spettato che possa verificarsi un'ombra di mutamento nella natura
quod mutationis obumbratio circa divinam verbi naturam potest d1vma d~I Verbo: .rimane infatti ciò che è sempre, e non muta, né è
contingere: manet enim quod est sempe1; et non mutatur, nec con- capace di conversione. LEONE: Noi non diciamo che Cristo è uomo
versionis est capax. LEO, Ad Constantinopolitanos [ep. 59,5, cosi che gli manchi qualcosa che appartiene certamente alla natura
PL 54,872A]: Nos autem non ila dicimus Christum hominem ut umana, o l'anima, o la mente razionale, o la carne, la quale non
aliquid ei desit quod ad humanarn certum est pertinere naturam, sarebbe. stata presa da una donna, ma fatta dal Verbo convertito e
sive animam sive mentem rationabilem, sive carnem, quae non de mutato rn ~arne. Questi tre errori dell ' eresia degli apollinaristi hanno
/emina sumpta sit, sed facta de verbo in carnem converso atque avuto tre diverse conseguenze.
mutato. Quae ter falsa Apollinaristarum haeresis tres varias pro-
tulit partes.
f
Capitolo 1, versetto 1 75
74 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

LEONE: Anche Euticbe scelse la terza affermazione di Apollinare,


LEO Ad Palaestinos {ep. 124,2. PL 54,1063B] : Eutyches qu~­ così che, negata la verità della carne umana e dell'anima, asserì che
que te;tium Apollinaris dogma delegit, ut, negata humanae c~rnzs tutto il Signore nostro Gesù Cristo era di un 'unica natura, come se la
atque animae veritate, totum Dominum nostrum Iesum .chnstur:i stessa divinità del Verbo si fosse mutata in carne e anima, e l'essere
unius assereret esse naturae, tamquam verbi divinita~ .ipsa se in concepito, nato e nutrito e le altre cose del genere fossero soltanto
carnem animamque vertere!, et concipi, na~~i aut.n~trzn, et cet~r~ della sua essenza, cioè di quella divina, la quale non ricevette in sé
huiusmodi, eius tantum essentiae fuerit, sciltc~t divznae, qua.e nz~z.L nulla di queste cose senza la verità della carne, poiché la natura
horum in se sine carnis recepit veritate, quo~ia~t nat~ra Un:zg_e~ztz, dell'Unigenito è la natura del Padre, è la natura dello Spirito Santo,
natura est Patris, natura est Spiritus Sanctz, s.zmul zmpas~zbilz~ et insieme impassibile e sempiterna. In verità, se questo eretico si è
sempiterna. Verum si ab Apollin~ris pervers.it~te haere~zcus zste allontanato dalla perversità di Apollinare, per non dover ammettere
decesserit, ne convinceretur Deztatem passzbzl~m sent/.~e atque che la divinità è passibile e m01tale, tuttavia osa affermare una sola
mortalem, et tamen Verbi incarnati, id est Ve~bz et .carnzs, u~a~ natura del Verbo incarnato, cioè del Verbo e della carne; senza dub-
audet pronuntiare naturam; non dubie in J.:lanzch~ez et ~arcwn~s bio passa nella eresia di Manicheo e di Marcione, e crede che il Si-
transit insaniam, et Dominum Jesum Chrzstum sunult01.ze omnza gnore Gesù Cristo faceva tutte le cose in maniera simulata, e che agli
credit egisse, nec humanum ipsum corpus•. sed phantastican: cor- occhi di chi vedeva non appariva il suo proprio corpo umano, ma
poris speciem oculis apparuisse cernentium. LEO, 1d I~lzanum. l'immagine fantastica di un corpo. LEONE: Eutiche, avendo osato
[ep. 35,3, PL 54,807C}: In eo vero quod Eutyches. zn ~pzscoP_alz sostenere di fronte all'assemblea dei vescovi che prima dell'incarna-
iudicio ausus est dicere ante incarnationem duas fiu~se zn ~hrzsto zione c'erano in Cristo due nature e dopo l'incarnazione una sola,
naturas, post incarnati.onem autem unam, ~e.c~s~arzum fuz~ u~ ad fece si che fosse necessario sottometterlo a sollecite interrogazioni
reddendam rationem professionis suae sollzcztzs znterrogatzombus perché rendesse ragione della sua professione. Ritengo infatti che
urgeretur. Arbitrar enim eum talia loque~1.tem. ho: habe1~e P_ersua- dicendo tali cose fosse persuaso che l'anima che il Salvatore assunse
sum quod anima quam Salvator assumpszt, przus m caelt~ szt com- abbia dimorato in cielo prima di nascere dalla Vergine Maria. Ma le
morata quam de Maria Vìrgine nasceretur. Sed. hoc cathoizcae m_en- menti e le orecchie cattoliche non tollerano ciò, poiché il Signore,
tes auresque non tolerant, quia nil secu~ Domzn!'ls de caelo venz~n~ venendo dal cielo, non portò nulla della nostra condizione, né assun-
nostrae conditionis exhibuit, nec anzm~m ezus'. quae anterz~i se un 'anima che sarebbe esistita prima, né una carne che non fosse
extitisset, nec carnem, quae non materni corpo~zs e~·set, accepzt. del corpo materno. Per cui ciò che fu giustamente condannato in
Unde quod in Origene merito damnatum est, quz anzmarun: ante- Origene, il quale asserì che nelle anime, prima di essere infuse nei
quam corporibus insererentur non solun: ~iiras, sed et dzversas corpi, c'erano state delle azioni non solo mirabili, ma diverse, doveva
fuisse asseruit actiones. necesse est quod zn z~to pl~ct~t~r. .. necessariamente essere riprovato in Eutiche.
REMIG!US {GLOSSA]: Has igitur haereses zn principio Evange~u REMJGIO [GLOSSA]: Gli Evangelisti dunque distrnggono queste ere-
sui Evangelistae destruunt, nam Matthaeus cum narrat eum duxz~­ sie all'inizio dei loro Vangeli: infatti Matteo, quando riferisce che egli
se originem per Reges Judaeo:u~i'. verum hominen~ eum ostendzt, trasse origine dal Re dei Giudei, mostra che era un vero uomo, e che
et veram carnem habuisse. Sunzlzter et Lucas, quz sacer~otale)"'. ebbe una vera carne. Similmente anche Luca, il quale descrive la stirpe
stirpem et personam describit. Marcus autem, cum ait. (I, I ·. e la persona sacerdotale. Marco poi, quando dice (1, 1): «lnizio del
«lnitium Evangelii Jesu Ch.risti Filii Dei», et Ioannes cw~ azt (1,1). Vangelo di Gesù C1isto, Figlio di Dio», e Giovanni, quando dice (1 , 1):
«In principio erat Verbum» manifestant eum ante omnza saecula «In principio era il Verbo», manifestano che egli prima di tutti i seco-
semper fuisse Deum apud Deum Patrem. li fu sempre Dio e presso Dio Padre.
f
76 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 2 77

VERSUS 2 VERSETTO 2

Abraham genuit Jsaac, Jsaac autem genuit lacob, Jacob Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe
autem genuit Judam et fratres eius. generò Giuda e i suoi fratelli.

AUGUSTINUS, De cons. ev. [2,4,11 , PL 34, 1076]: Matthaeus AGOSTINO: L'Evangelista Matteo mostra che ha intrapreso a nan-a-
Evangelista ostendit gen~rationem C:hristi ~e~undum carnem se re la generazione di Cristo secondo la carne, poiché inizia con la
suscepisse narrandam, quia genealogtam Chrzstt. exors~s est'. Lucas genealogia di Cri sto. Luca in vece, presentando lo piuttosto com e
autem tamquam sacerdotem in ex.piandis peccatis r:z~g1s assig~ans, sacerdote nell ' espiazione dei peccati, narra le generazioni d i Cristo
non ab initio Evangelii sui, sed a baptismo Chrzsti generatzones non dall' inizio del suo Vangelo, ma dal battesimo, dove Giovanni
enarrat, ubi testimonium loannes perhibuit dicens (lo. l ,29ì: ~<E~ce diede testimonianza dicendo ( Gv l, 29): <<Ecco colui che toglie i pec-
qui tollit peccata mundi». In generationibus et~am Ma~thaei szgni.fi- cati del mondo». Anche nelle generazioni di Matteo viene indicato
catur nostrorum susceptio p eccatorum a Domino Christo. In gene- che Cristo Signore ha preso i nostri peccati, ma nelle generazioni di
rationibus autem Lucae signi.ficatur abolitio nostrorum peccatorum Luca si indica l'abolizione dei nostri peccati da parte di lui: per que-
ab ipso ideo generationes Christi Matthaeus descendens enarrat, sto Matteo descrive le generazioni di Cristo discendendo, Luca inve-
Lucas ~utem ascendens. Humanam autem Christi generati~nem ce ascendendo. Ora Matteo, che descrive la generazione umana di
Matthaeus descendendo describens, ab Abraham gene~atwn~s Cristo discendendo, ricorda le generazioni a partire da Abramo.
commemora!. AMBROSIUS, In Le. [3,30, PL 15,1601D]: Przor emm AMBROGIO: Infatti Abramo m eritò per primo la testimonianza della
Abraham meruit fidei testimonium, quia «credidit Deo, et reput~­ fede, poiché «credette a Dio, e gli fu ascritto a giustizia» ( Gen 15, 6).
tum est ei ad iustitiam» (Gen. 15,6). ideo etiam auctor ge~erzs Per questo dovette essere indicato anche come autore della progenie
debuit significari, quia instaurandae Eccl~iae sµ_onsionem przr:zus di Cristo, poiché meritò per primo la promessa dell ' istituzione della
emeruit, cum dicitur (Gen. 12,3): «Benedzcentur tn ~e om_nes t:zbus Chiesa, quando si dice (Gen 12, 3): «In te saranno benedette tutte le
terrae». Et iterum David delatum est quod Jesus filiu~ ez~s dic~r~­ famiglie della terra». E ancora a Davide fu concesso che Gesù veni s-
tur, unde huic praerogativa servatur ut ab eo generatwms domznt- se chiamato suo figlio, per cui gli compete la prerogativa che da lui
cae manaret ex.ordium. avesse inizio la generazione del Signore.
C11RYSOSTOMVS [AuGUSTINUS, De civ. Dei, 15,15,2, PL 41,~57]: CRISOSTOMO [AGOSTINO]: Dunque l'Evangelista Matteo, volendo
Evangelista igitur Matthaeus generationem d?minica~ carnzs p er imprimere nella memoria la generaz ione della carne del Signore
seriem parentum volens commendare memonae, ordi~1~s a Pat:_e mediante la serie degli ascendenti, iniziando dal padre Abramo dice:
Abraham, dicit «Abraham genuit Jsaac». Cur non dm.t: lsmael, Abramo generò Isacco. Perché non ha detto: Ismaele, che ha genera-
quem primitus genuit? S~quitu_r «lsa~c au~em ge.nuit. ~acob» .. to per primo? Segue: Isacco generò Giacobbe. Perché non ha detto:
Cur non dixit: Esau, qui ettt.s' przmogemtus fiut? Qwa sctlzcet pe1 Esaù, che fu il suo primogenito? Perché attraverso di essi non sareb-
illos ad David pervenire non posset. GLOSSA: Omn<:8 ta~nen fratres be potuto giungere a Davide. GLOSSA: Tuttavia con Giuda computa
Judae, cum ipso in generatione computa!, quod etza~n 1de~ factum nella generazione anche tutti i suoi fratelli poiché Ismaele ed Esaù
est, quia Ismael et Esau non remanserunt in cultu umus Dez; fratres non rimasero nel culto dell 'unico Dio, mentre i fratelli di Giuda furo-
vero Judae in populo sunt computati. CHRYSOSTOMUS, In N(~tth. [3,2, no computati nel popolo. CRISOSTOMO: Oppure ha nominato i dodici
PG 57,34]: Ve/ propterea duodecim Patriar~harum memmzt, ut ea.m Patri archi per eliminare l'orgoglio proveniente dalla nobiltà dei pro-
quae ex progenitorum nobilitate est, elatwnem .au[~rret. Etenun genitori. infatti molti di essi nacquero da schiave, ma tutti erano
multi horum ex. ancillis nati fuerunt, sed omnes stmzhter erant Pa- ugualmente Patriarchi e principi delle tribù. GLOSSA: Ha posto però
triarchae et tribuum principes. GLOSSA [PL 114,65D]: Ideo autem Giuda nominatamente poiché solo da lui discese il Signore.
Judam nominatim posuit, quia de ilio tantum Dominus descendit.
Capitolo 1, versetto 2 79
78 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

ANSELM,o: Ora, _nei singoli Padri bisogna notare non solo la storia
ANSELMVS [PL 162,1230]: I n singulis autem Patribus non ma a_nche I allego~a e la moralità: l'allegoria in quanto ciascuno dei
solum debet notari historia, sed allegoria et moralitas: allegoria
quidem in quo unusquisque Patrum Christum praefiguret; morali-
Pa?ri pr~fi~a Cr~sto; !a moralità si nota nel fatto che da ciascuno
dei Pad,n s1 foi:ma m n01 una qualche virtù per il significato del nome
tas in hoc notatur quod ex singulis Patribus in nobis aliqua virtus o ~er 1 es~mp10. Abramo dunque in molti luoghi porta la figura di
per significationem nominis ve/ exemplum aedificetur. Abraham Cnsto, ~ moltre ne~ nom~: A~r~mo infatti viene interpretato come
ergo in multis locis figuram Christi portat, et praeterea in nomine: padre d1 molte genti, e Cristo e 11 padre di molti fedeli Abram ·
Abraham enim pater multarum gentium interpretatur, et Christus se' d ll f: · 1· · , · · · o poi
u 1 a a_sua. amig ia_ e dimoro m terra straniera; e Cristo, lasciato il
est Pater multorum fidelium. Abraham etiam de cognatione sua popolo gmdaico, usci verso le ~enti mediante i suoi predicatori.
exiit, et in terra aliena demoratus est, et Christus, derelicto ~R1.sosrn~o [P~EUDo]_: Isacco poi viene interpretato come riso. Ora,
Judaico populo, ad Gentes per praedicatores suos exivit. CHRYSO- 11· r~so dei1santi d.
nonde una stolta sghignazzata delle 1a bbra, ma un
STOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Jsaac autem interpretatur risus. .
~ag1o:ievo e gau ~o. el cuore, e qui sta il mistero di Cristo. Come
Risus autem sanctorum est, non stulta cachinnatio Labiorum, sed m~a~h Isacco f~ g~o1osamente donato ai suoi genitori nell'ultima vec-
rationabile gaudium cordis, quod fuit mysterium Christi. Sicut enim chia~a, affinche s1 sapesse che non era figlio della natura
ille parentibus in ultima senectute donatus est laetitia suis, ut ' h c. 'ma d e11a
grazia, c_os1 anc e nsto fu dato alla luce alla fine dei tempi da
cognoscatur quia non erat filius naturae, sed gratiae, sic et Christus madre g1u~ea per la gioia di tutti: ma questo da una vergine qu~~~
in novissimo fine productus est a matre Judaea gaudium cunctis; da un'anzian~, entrambi contro la speranza della natura. REMIGIO
sed iste per virginem, ille de anu, ambo contra spem naturae. [~BAN<?]: _Giacobbe viene interpretato come soppiantatore e di
REMJGJUS [RABANUS, PL 107,738D]: Jacob supplantator interpreta- Cnsto si _dice _(Sai 17, 40) : «Hai soppiantato sotto di me /miei
tu1; et de Christo dicitur (Ps. 17,40): «Supplantasti insurgentes in aggresso~rn. _Giacobbe 11enerò Giuda e i suoi fratelli . CrusosTOMO
me subtus me». «lacob genuit Judas et fratres eiuS». CHRYSOSTOMUS, [PSEUDO]. E 11 nostro Giacobbe generò dodici Apostoli nello spirito
Super Matth. [Ps., 1, PG 56,614]: Et noster Jacob genuit duode- :ion nella carne; nella parola, non nel sangue. Giuda invece vien~
cim Apostolos in spiritu, non in carne; verbo, non in sanguine. mterpretato come confessore, poiché era l'immagine di Cristo, che
Judas autem interpretatur confessor, quoniam Christi erat imago, sarebbe stato
. . del Padre, dicendo (Mt 11 , 25)·. «confìesso a te
confessore
qui confessor Patris erat futurus, dicens (infi·a 11,25): «Confiteor Pad re, S1gnore del cielo e della terra». '
tibi, Pater, Domine caeli et terrae». GLOSSA: Mo~alment~ invece Abramo significa per noi la virtù
GLOSSA: Mora/iter autem Abraham nobis virtutem fidei per della fede i:nediante gh esempi di_ Cristo, poiché di lui si legge
exempla Christi significa!, cum de eo Legatur (Gen. 15,6): (Gen 15_, 6~. «Abramo crede_tte ,a J?10, e gli fu ascritto a giustizia».
«Abraham credidit Deo, et reputatum est ei ad iustitiam». Isaac Isacco si~~1fica_ speranza, po1che viene interpretato come riso· fu in-
significat spem, quia interpretatur risus, fuit enim gaudium paren- fatti la g~oia de1 genit?ri; e. la speranza è similmente la nostr~ gioia,
tum; spes vero similiter est gaudium nostrum, dum aeterna bona mentr~ c1 fa sperare a1 beru eterni e godere di essi. Dunque Abramo
sperare facit et de eis gaudere. «Abraham ergo genuit Jsaac» quia g~ne:~ Isacco, Ro,iché la f~d~ ~enera la speranza. Giacobbe invece
fides generat spem. Jacob autem signi.ficat caritatem. Caritas sign~fica l,a canta. La canta, mfatti, abbraccia due vite: l'attiva
enim amplectitur duas vitas: activam per dilectionem proximi, m~~ia~te_l a1?o~e ~e! prossim~, la contemplativa mediante l'amore di
contemplativam per dilectionem Dei; activa per Liam, contempla- D~o, l_ att1v~ e significata da L1a, la contemplativa da Rachele. Infatti
tiva per Rachel significatur. Lia enim laborans inte1pretatur, quia ~ta v1~ne interpretata_ co~e .la~or~nte, poiché l'attiva si trova nel
activa in labore est; Rachel visum principium, quia per contem- avoro, .Rac~ele cot?e 1~ p1:m.cip10 visto, poiché mediante la vita con-
plativam principium, id est Deus, videtur. Nascitur ergo lacob de templati_va ~1 ve~e il prmc1p10, cioè Dio. Nasce dunque Giacobbe da
duobus parentibus, quia caritas nascitur de fide et spe; quod enim du~ gemt~~1, poiché ~a carità nasce dalla fede e dalla speranza: infatti
credimus et speramus, diligimus. arruamo c10 che crediamo e speriamo.
80 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 3-6a 81

VERSUS 3-6A VERSETTI 3-6a

Judas autem genuit Phares et Zaram de Thamar, Phares Giuda generò Fares e Zara da Tamar. Fares generò Esron.
autem genuit Esron, Esron autem genuit Aram, _Aram autem Esrom generò Aram. Aram generò Aminadab. Aminadab ge-
genuit Aminadab, Aminadab autem genwt Naé!sson, nerò Naasson. Naasson generò Salmon. Salmon generò Booz
Naasson autem genuit Sa/mon, Sa/man autem genwt Booz da Racab. Booz generò Obed da Rut. Obed generò lesse .
de Rahab, Booz autem genuit Obed ex Ruth, Obed autem lesse generò il re Davide.
genuit /esse, /esse autem genuit Oavid regem.

GLOSSA: Praetermissis aliis filiis lacob, Evangelista Judae pro- GLOSSA: Omettendo gli altri figli di Giacobbe, l'Evangelista prose-
sequitur generationem dicens «ludas autem genuit Phares et gue la generazione di Giuda dicendo che Giuda generò Fares e Zara
Zaram de Thamar». A UGUST!NUS, De civ. Dei [15, 15,2, da Tamar. AaosnNo: Né Giuda fu primogenito, né alcuno di questi
PL 41,457]: Nec Judas primogenitus, nec istorum geminorum ali- due figli fu primogenito di Giuda, ma prima di essi aveva generato già
quis Juit primogenitus !udae; sed ante il/os iam tres genu~rat. Eos tre figli. Li tenne però nella serie delle generazioni per giungere fino a
itaque tenuit in ordine generationum per quos ad David, atque Davide, e così raggiungere il suo intento. GIROLAMO: Bisogna notare,
inde quo intenderet, perveniret. HIERONYMUS [PL 26,21C]: Natan-. nella genealogia del Salvatore, che non viene presa nessuna delle sante
dum autem in genealogia salvatoris nullam sanctarum assumi donne, ma quelle che la Scrittura riprende, affinché colui che era venu-
mulierum, sed eas quas Scriptura reprehendit, ut qui propter pec- to per i peccatori, nascendo da peccatori, cancellasse i peccati di tutti;
catores venerat, de peccatoribus nascens, omnium peccata deleret, per cui in seguito viene messa Rut la Moabita. AMBROGIO: Luca invece
unde et in sequentibus Ruth Moabitis ponitur. ÀMBROSIUS, In Le. le evitò, per presentare immacolata la serie della stirpe sacerdotale. Ma
{3,36, PL 15,1604A]: Lucas autem has declinavit, ut ~mmacula-. il disegno di Matteo non è senza ragione e giustizia, poiché annunzian-
tam sacerdotalis generis seriem declararet. Sed sancii Mat_thaei do che era stato generato secondo la came colui che doveva prendere i
consilium a rationis iustitia non abhorret, nam cum evangeltzaret peccati di tutti, soggetto alle ingiurie, sottoposto alla passione, ritenne
secundum carnem generatum esse qui omnium pecca~a suscipere~, consono alla pietà il non ricusare anche l'affronto di un'origine mac-
subiectum iniuriis, subditum passioni. Nec hoc quidem putavtt chiata, né che ci si dovesse vergognare che la Chiesa venisse formata a
exortem asserendum esse pietatis, ut maculatae quoque originis
partire da peccatori, essendo il Signore nato da peccatori; e alla fine
non recusaret iniuriam; simul ne puderet Ecclesiam de peccatori-
bus congregari, cum Dominus de peccatori?us n?sc_eretu_r; postre- che il beneficio della redenzione cominciasse anche dai suoi antenati
mo ut beneficium redemptionis etiam a suzs mawrzbus znch~are~, affinché nessuno pensasse che la macchia dell'origine potesse essere di
ne quis putaret originis maculam impedimento passe esse virtuti, impedimento alla virtù, né che uno potesse vantarsi in modo insolente
nec se insolens de sui nobilitate iactaret. della sua nobiltà.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {3,2, PG 57,34}: Post hoc monst:at~r CRISOSTOMO: Dopo di ciò si mostra che tutti furono soggetti ai
omnes obnoxios fuisse peccatis: instat enim Thamar fornicatw peccati: c'è infatti la fornicazione di Tamar che accusa Giuda, e Davi-
Judam accusans, et David a fornicaria muliere genuit Salomonem. de generò Salomone da una moglie adultera. Se dunque la legge non
Si autem a magnis [ex non est impleta, nec a mi_no_ribus; et ~ic fu adempiuta dai grandi, nemmeno dai minori lo fu; e così tutti hanno
omnes peccaverunt, et necessaria /acta est Christz praesentta. peccato, ed è divenuta necessaria la presenza di Cristo. AMBROGIO
AMBROSIUS, In Le. {33,19, PL 15,1597A}: Vide autem quia non Vedi poi che non inutilmente Matteo ha indicato entrambi, mentre
otiose Matthaeus utrumque signifìcavit, cum Phares tantummodo bastava indicare solo Fares, poiché c'è un mistero in entrambi.
commemorationem causa deposceret, quia hic in utroque myste- Mediante i due frate lli gemelli v iene indicata la v ia dei popoli:
rium est. Per geminos enim gemina describitur vita populorum: una secondo la legge, l'altra secondo la fede. CRISOSTOMO [Ps. ]:
una secundum legem, altera secundum fidem. CHRYSOSTOMUS,
82 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 3-6a 83

Super Matth. [Ps., 1, PG 56,614]: Per Zaram enim significatur Infatti con Zara viene indicato il popolo giudaico, che per primo
Judaicus populus, qui pritnus apparuit in luce fidei, quasi de vulva apparve nella luce della fede, come procedendo dalla tenebrosa vulva
tenebrosa mundi procedens. Et ideo significatus est cocco circumci- del mondo. E per questo fu significato con il rosso distintivo della
sionis, putantibus omnibus, quia ipse populus Dei erat futurus, sed circ?ncjsione, cr~den?o tu~i che questo popolo sarebbe stato il popo-
posita est ante faciem eius /ex, quasi sepes vel maceria. Sic ergo lo d~ Dio; ma_sm suoi p~ss1 ~post~ la le~ge, quasi siepe o muraglia.
impeditus est populus ludaicus per legem, sed temporibus Christi c_os1 ?unque 11 popol? gtuda1co fu 1mped1to dalla legge, ma ai tempi
rupta est sepes legis, quae erat inter ludaeos et Gentes, sicut ait d1 Cnsto fu rotta la siepe della legge che era fra i Giudei e i Gentili
Apostolus (Eph. 2,14): «Medium parietem maceriae solvens». come dice !'Apostolo (E/2, 14): «Distruggendo il muro di division~
Sic factum est ut Gentilis per Phares significatus, postquam rupta che stava m mezzo~>. Cosi avvenne che il Gentile, significato da
est !ex per Christi mandata, primus ad fidem procedat; et postea Fares, dopo che fu riformata la legge dai comandi di Cristo venisse
sequitur ludaicus populus. per primo alla fede; poi segue il popolo giudaico. '
Sequitur «Phares autem genuit Esron». GLOSSA: ludas genuit . Seg~e: Fares _gene'.ò Esron. GLOSSA: Giuda generò Fares e Zara
Phares et Zaram antequam intraret Aegyptum, in quam ambo postea pnma_d1 ent~are m Egitto, dove entrambi poi passarono con il padre.
cum Patre transierunt. In Aegypto vero «Phares genuit Esron. Esron ln ~gitto poi Fa~es generò Esron. Esron generò Aram. A ram generò
autem genuit Aram. Aram autem genuit Aminadab, Aminadab autem Amzna~ab. Ammadab generò Naasson; e allora Mosè li trasse
genuit Naasson»; et tunc Moyses eduxit eos de Aegypto. Naasson dall'Egitto. Naasson poi fu condottiero sotto Mosè nella tribù di
autem fuit dux sub Moyse in tribu /uda per desertum, in quo genuit Giud~ a~averso il deserto, nel quale generò Salmon. Questo Salrnon
Salmon. lste Salmon fuit princeps de h·ibu !uda, qui cum Josue ter- fu prmc1pe della tribù di Giuda, ed entrò con Giosuè nella terra della
ram promissionis intravit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, promessa. CRISOSTOMO [Ps.]: Crediamo che per qualche motivo
PG 56,615]: Quoniam autem ex aliqua causa, secundum providen- secondo la provvidenza di Dio, furono posti i nomi di questi padri. '
tiam Dei, posita horum pah·um nomina credimus. S~g~e: Naasso~ generò Salmon. Questo Salmon, morto il padre,
Sequitur «Naasson autem genuit Salmon». Iste Salmon mortuo fu pnnc1pe nella tribù di Giuda, ed entrò con Giosuè nella terra della
Patre fuit princeps in tribu !uda, qui cum iosue terram promissionis promessa. CRISOSTOMO [Ps.]: Prese poi una moglie di nome Racab.
intravit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., I, PG 56,618}: Accepit Questa ~acab si dice che fu la Racab meretrice di Gerico, che rice-
autem uxorem nomine Rahab. Haec autem Rahab dicitur fuisse vette gli esploratori dei figli di Israele, li nascose e li conservò inco-
Rahab meretrix de lericho, quae suscepit exploratores Filiorum lu_mi. ~ P?iché Salmon era uno dei nobili di Israele, poiché era della
Jsraiil, abscondit eos, et servavi! incolumes. Cum autem Salmon nobi- tnbù d1 Gtuda e poiché era figlio di un principe, vedendo la fedeltà di
lis esset inter filios Jsraiil, quia de tribu erat !uda et quia filius princi- Racab la pres~ in mogli~ come se fosse stata costituita in posizione
pis erat, vidit Rahab sic fidelem quasi magnam aliquam constitutam, alta. ~ors~ poi Salmon viene interpretato come se con il nome stesso
meruit accipere in uxorem. Forsitan autem et ideo interpretatur f~sse ~vitato dal~a provvidenza di Dio a prendere Racab come vaso
Salmon, quasi per ipsum nomen invitaretur a providentia Dei ut acci- dt elezione. Infatti Salrnon viene interpretato come «ricevi il vaso».
peret vas electionis Rahab. Jnterpretatur enim Salmon «Accipe vas». Segue: Salmon generò Booz da Racab. GLOSSA: Questo Salmon
Sequitur «Salmon autem genuit Booz de Rahab». GLOSSA: nella terra della promessa generò Booz da quella Racab. Booz generò
Jste Salmon in terra promissionis genuit de illa Rahab Booz. Obe~ da Rut. CR1_sos~OMO [Ps.]: In che modo Booz abbia preso in
«Booz autem genuit Obed ex Ruth». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. moglie una Moabita <:li nome Rut ritengo superfluo spiegarlo, poiché
{Ps., 1, PG 56,619}: Quomodo autem Booz accepit uxorem su quest~ cos~ la Scnttura è chiara a tutti. Diciamo solo questo, che
Moabitidem nomine Ruth, exponere aestimavi superjluum, cum de Rut_ per 11_ mento d~lla ~ua ~ede sposò Booz, poiché ripudiò gli dèi dei
his Scriptura sit omnibus manifesta. Hoc autem dicimus solum, suoi padn e scelse ti Dio vivente. E Booz per il merito della sua fede
quoniam Ruth, pro merito fidei suae nupsit Booz, quia Deos la prese in moglie, affinché da tale matrimonio santificato nascesse la
patrum suorum repulit et Deum viventem elegit. Et Booz pro meri-
to fidei suae illam accepit uxorem, ut ex coniugio tali sanctificato
84 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 3-6a 85

genus nasceretur regale. ÀMBROSJUS, In Le. {3,30, PL 15,1601C]: discendenza regale. AMBROGIO: In che modo Rut, pur essendo stranie-
Quomodo autem Ruth, cum esset alienigena, Judaeo nupsit, et qua ra, sposò un Giudeo, e per quale ragione l' Evangelista ritenne di
ratione in Christi generatione eius putaverit Evangelista eopulae dover far memoria nella generazione di Cristo della sua unione, che
commemorationem esse faciendam, quae legis serie moechabatur? era proibita testualmente dalla legge? Sembra dunque sconveniente
Quia ergo non de legitima Salvator generatione manavit, videtur che il Salvatore sia proceduto da una generazione non legittima se
esse deforme, nisi ad Apostolicam sententiam revertatis (1 Tim. 1,9), non ci rivolgiamo alla sentenza apostolica (1 Tm l, 9) secondo cui
quia «non est lex posita iustis, sed iniustis». Haec enim cum esset «la legge non è stata posta per i gi usti, ma per gli ingiusti» . Questa
alienigena et Moabitis, praesertim cum lex Moysi prohiberet has infatti, pur essendo straniera e Moabita, soprattutto tenuto conto che
nuptias, Moabitasque excluderet ab Ecclesia, quomodo introivit in la legge di Mosè proibiva tali nozze ed escludeva i Moabiti dalla
Ecclesiam nisi quia sancta et immaculata moribus supra legem Chiesa, come entrò nella Chiesa se non perché, santa e immacolata
/acta est? Destinationem ergo legis excessit et mentit inter maio- nei costumi, venne collocata sopra la legge? Superò dunque la deter-
res dominici generis computari, propter cognationem mentis elec- minazione della legge e meritò di essere computata fra gli ascendenti
tam, non corporis. Magnum autem nobis exemplum est quod in del Signore, scelta per la parentela della mente, non del corpo. È poi
illa nostrum omnium, qui ex gentibus collecti sumus, ingrediendi un grande esempio per noi che in lei sia prefigurato il fatto che noi,
in ecclesiam Domini figura praecessit. HtERONYMUS, in Epistola provenienti dalle genti, siamo stati radunati e introdotti nella Chiesa
ad Paulinum {ep. 53,8, PL 22,546): Ruth etiam Moabitis lsaiae del Signore. GIROLAMO: Rut, la Moabita, adempie anche la profezia
explet vatieinium dicentis (16,1): «Emitte agnum, Domine, domi- di Isaia che dice (16, 1): «Manda l'agnello, Signore, dominatore della
natorem terrae, de p etra deserti ad montem flliae Sion». terra, dalla pietra del deserto al monte della figlia di Sion».
Sequitur «Obed autem genuit l esse». GLOSSA [ord.): l esse pater Segue: Obed generò l esse. GLOSSA: lesse, padre di Davide, ha
David binomius est, quia frequentius vocatus est !sai. Sed quia due nomi, poiché con maggiore frequenza è chiamato Tsai. Ma poiché
Propheta vocat eum non !sai, sed lesse, dicens (ls. 11,1): «Egredie- il Profeta non lo chiama lsai ma lesse, dicendo (Js 11 , 1): «Nascerà un
tur virga de radice fesse» ut ostenderet illam prophetiam comple- virgulto dalla radice di lesse», per mostrare che quella profezia si è
tam in Maria et in Christo, Evangelista posuit «lesse». compiuta in Maria e in Cristo, l'Evangelista ha messo lesse.
Sequitur «l esse autem genuit David regem ». REMJGIUS Segue: lesse generò il re Davide. REMIGIO [RAaANO] : Ma bisogna
[RABA NUS, PL 10 7,739B]: Sed quaerendum est quare sanctus chiedersi perché il santo Evangelista ha nominato solo il re Davide:
Evangelista solum David nominaverit regem, quod ideo dixit ut senza dubbio per mostrare che egli fu il primo re nella tribù di Giuda.
ostenderet eum primum fuisse regem in tribu Juda. Ipse autem Lo stesso Cristo poi è Fares il separatore, come si legge (Mt 25, 32):
Christus est Phares divisor, ut est il/ud (infra 25,32): «Dividet «Separerà le pecore dai capri». È anche Zara che sorge, come è scritto
agnos ab haedis». Est et Zaram oriens, ut est illud (Zach. 6,12): (Zc 6, 12): «Ecco l'uomo, oriente è il suo nome». È Esron freccia,
«Ecce vir, oriens nomen eius». Est Esron sagitta, ut est illud come è scritto (ls 49, 2): «Mi ha posto come freccia scelta». RABANo:
(Js. 49,2): «Posuit me sicut sagittam electam». RABANUS [ibid.): Oppure atrio, per l'abbondanza della grazia e l'ampiezza della carità.
Vel atrium, propter abundantiam gratiae et latitudinem caritatis. A.ram l'eletto, secondo quanto è scritto (Js 42, I): «Ecco il mio figlio,
Aram electus, secundum il/ud (Js. 42, 1): «Ecce puer meus electus»: l'eletto»; oppure eccelso, secondo quanto è scritto (Sai 112, 4):
ve/ excelsus, secundum illud (Ps. li 2, 4): «Excelsus super omnes «Eccelso sopra tutte le genti il Signore». Egli è Aminadab, cioè vo-
gentes Dominus». Ipse est Aminadab, idest voluntarius, qui dicit lontario, il quale dice (Sai 53, 8): «Volontariamente sacrificherò a te».
(Ps. 53,8): «Voluntarie sacri.ficabo tibi». Idem est et Naasson, idest Egli è anche Naasson, cioè augurio, che conosce le cose passate, pre-
augurium, qui novit praeterita, praesentia et futura. Vel serpentinus, senti e future. OJ?pure serpentino (Gv 3, 14): «Mosè innalzò il serpente
secundum il/ud (lo. 3, 14): «Moyses exaltavit serpentem in nel deserto ». E anch e Salmon , cioè sensibile, il quale dice
deserto»: Est et Salmon, id est sensibilis, qui dicit (Le. 8, 46): (Le 8, 46): «Ho sentito che una forza è uscita da me».
«Ego sensi de me virtutem exisse».
86 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 3-6a 87

GLOSSA [PL 114,852): ipse accipit Rahab, id est Ecclesiam de GLOSSA: Egli prende Racab, cioè la Chiesa dalle Genti. Racab
Gentibus. Rahab enim fames, ve/ /atitudo, ve/ impetus, quia infatti [significa] fame, o ampiezza, o impeto, poiché la Chiesa delle
Ecclesia Gentium esurit et sitit iustitiam et impetu doctrinae philo- Genti ha fame e sete di giustizia e converte filosofi e re con l'impeto
sophos et reges convertit. Ruth etiam interpretatur videns vel festi- della dottrina. Anche Rut viene interpretata come colei che vede o che
nans, et significat ecclesiam, quae puro corde videt Deum et festi- si affretta, immagine della Chiesa che vede Dio con cuore puro e si
nat ad bravium supernae vocationis. REMIGIUS [RABANUS]:Est et affretta al premio della vocazione celeste. REMIGIO [RABANO]: È anche
Booz in quo robur, ut est il/ud (lo. 12,32): «Cum exa/tatus fuero a Booz, nel quale sta la fortezza, come è scritto (Gv 12, 32): «Quando
terra, omnia traham ad me». Est et Obed serviens, ut est illud sarò innalzato da ten-a, attirerò tutte le cose a me». È anche Obed che
(infra 20,28). «Filius hominis non venit ministrari, sed ministrare». serve, come risulta dal passo (Mt 20, 28): «Il Figlio dell'uomo non è
Est et lesse incensum, secundum illud (Le. 12,49): «lgnem veni mittere venuto per essere servito, ma per servire». È anche lesse incendiato,
in terram». Ipse est David manu fortis, secundum il/ud (Ps. 23, 8): secondo le parole (Le 12, 49): «Sono venuto a portare il fuoco sulla
«Dominus fortis et potens»; desiderabilis, secundum illud (Agg. 2, 8): terra». Egli è Davide forte di mano (Sai 23, 8): «Il Signore forte e
« Veniet desideratus cunctis gentibus»; pulcher aspectu, secundum potente»; desiderabile (Ag 2, 8): «Verrà il desiderato da tutte le genti»,
il/ud (Ps. 44, 3): «Speciosusforma prae Filiis hominunw. e di bell'aspetto (Sal 44, 3): «Il più bello fra i figli degli uomini».
GLOSSA [PL 114, 852]: Interim videamus quas virtutes isti Patres GLOSSA: Vediamo intanto quali virtù edifichino in noi questi
padri, poiché la fede, la speranza e La carità sono il fondamento di
in nobis aedificent, quia jìdes, spes et caritas omnium virtutum
sunt fimdamentum. Sequentes virtutes sunt quasi superadditiones. tutte le virtù, e le virtù seguenti sono come delle aggiunte. Giuda
viene interpretato: confessione. Ora, vi è una duplice confessione,
Judas interpretatur confessio. Duplex est autem confessio: est alte-
una della fede e l'altra dei peccati. Se dunque si pecca dopo le tre
ra jìdei, altera peccatorum. Si ergo post tres supradictas virtutes
sopraddette virtù è necessaria non solo la fede, ma la confessione dei
peccatur, necessaria est non solum fidei, sed peccatorum confes- peccati. Dopo Giuda seguono Fares e Zara. Fares viene in~erpretato
sio. Post Iudam sequitur Phares et Zaram. Phares divisio, Zaram divisione, Zara oriente e Tamar amarezza. La confessione infatti
oriens interpretatur, et Thamar amaritudo. Confessio enim gene- genera la divisione dai vizi, la nascita delle virtù e l'amarezza della
rat divisionem a vitiis, et ortum virtutum, et amaritudinem poeni- penitenza. Dopo Fares segue Esron, che è interpretato freccia: infatti,
tentiae. Post Phares sequitur Esron, qui sagitta interpretatur, dopo che uno si è diviso dai vizi e dalle cose secolari, costui deve di-
postquam enim aliquis divisus est a vitiis et saecularibus debet ventare una freccia per uccidere i vizi negli altri con la predicazione.
fieri sagitta, ut in aliis vitia praedicando perimat. Sequitur Aram, Segue Aram, che è interpretato eletto, o eccelso, poiché, dopo che
qui interpretatur electus, ve! excelsus, quia postquam aliquis a uno si è allontanato dal mondo ed è di aiuto agli altri, è necessario
munda remotus est, et aliis proficit, necesse est ut Deo electus, che costui sia ritenuto scelto da Dio, celebre fra gli uomini, eccelso
hominibus ce/ebris, excelsus in virtutibus habeatw: Naasson inter- nelle vittù. Naasson è interpretato augurio, ma questo augurio non è
pretatur augurium, hoc autem augurium non est saecu/are, sed cae- secolare, bensì celeste. Di esso si gloriava Giuseppe, mandando a
leste. De hoc gloriabatur loseph, fratribus mandans (Gen. 44,5): dire ai suoi fratelli (Gen 44, 5): «Voi avete preso la coppa del mio
«Vos detulistis scyphum Domini mei, in quo augurari solebat». Signore, con la quale soleva fare gli auguri». La coppa è la divina
Scyphus est divina Scriptura, ubi est potus sapientiae, in hac Scrittura, dove c'è la bevanda della sapienza: con essa fa gli auguri il
auguratur sapiens, quia ibi videt futura, id est caelestia. Sequitur saggio, poiché lì vede le cose future, ossia quelle celesti. Segue
Salmon, idest sensibilis. Postquam enim aliquis studet in divina Salmon, cioè sensibile. Dopo che infatti uno ha studiato nella divina
Scriptura, flt sensibilis, idest discernens gustu rationis, quid Scrittura, costui di venta sensibile, cioè discerne con il gusto della
bonum, quid malum, quid dulce, quid amarum. Sequitur Booz, ragione che cosa è buono, che cosa è cattivo, che cosa è dolce, che
idest fortis. lnstructus enim in Scripturis, fit ad omnia adversa cosa è amaro. Segue Booz, cioè forte. Istruito infatti nelle Scritture,
tolerandafortis. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., I, PG 56,618}: diviene forte nel tollerare tutte le avversità. CRISOSTOMO [Ps.]: Ora,
Jste autem fortis est filius · Rahab, id est Ecclesiae. Rahab enim questo forte è il figlio di Racab, c ioè della Chiesa. Infatti Racab
Capitolo 1, versetti 3-6a 89
88 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

signifi_c a ampie~ o dilatata: poiché a partire da tutti i confini della


inte1pretatur latitudo ve/ dilatata, quia enim ex omnibus finibus ter- terra e stata chiamata Chiesa, cioé ampiezza delle genti, è detta
rae vocata est Ecclesia, ideo gentium latitudo appellatur Raab. Rac~b: [GLOSSA]: ~~gue Obed, cioè servitù. Infatti non è idoneo al
GLOSSA [ibid.]: Sequitur Obed, id est servitus. Non enim idoneus est serv1z10 se non chi e fo~~: e questa servitù è generata da Rut, cioè
ad servitutem nisi qui fortis est; quae servitus generatur ex Ruth, dalla prontezza. Infatti ti servo deve essere pronto, non pigro.
idest festinantia. Oportet en im promptum esse servum, non CRISOSTOMO [Ps.]: Ora, coloro che cercano nel matrimonio le ric-
pigrum. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., I, PG 56,619}: Nunc chezze e non i costu.~i , la bellezza e non la fede, e ciò che si suole
autem qui divitias et non mores, pulchritudinem et non. fidem, et cerc~re n_ell_e mere~nc~, ~on genera~o ~gli sottomessi a sé 0 a Dio,
quod in meretricibus quaeri solet, hoc in coniugibus optant, non ma nbellt sia cont10 se sta contro Dio, m modo che i loro figli siano
generant subditos Filios ve/ sibi ve/ Deo, sed contumaces et contra la ~ena d_ell~ lor_o iJTeli~iosità. Questo Obed generò lesse, cioè refri-
se et contra Deum, ut .fì.lii eorum sint poen.a irreligiositatis eorum. g_en?, po1che chiunque ~ sogg~tto a _Dio e ai suoi genitori genera dei
lste Obed genuit lesse, id est refrigerium, nam quicumque est sub- f1glt, conceden_d~l? Dio, ne t qualt tro va consolazione. GLOSSA:
ditus Deo et parentibus suis, tales filios generat, Deo praestante, ~PPW:e lesse, c~oe mcenso. Se infatti serviamo per amore e timore,
a quibus refrigeratw: GLOSSA [ibid.}: Ve/ lesse, id est incensum. c1 sara la devoz10ne del cuore, la quale dal fuoco e dal desiderio del
Si enim servimus ex amore et timore, erit devotio in corde, quae ex cuore offre un s?avissimo incenso a Dio. Dopo che uno infatti è dive-
ig ne et desiderio cordis suavissimum incensum offert Dea. nuto. un s_er~o idoneo e _un sacrificio a Dio, segue che costui sia
Postquam autem aliquis idoneus est servus et sacrificium Deo fac- Dav~d~, cioe uno forte di mano che combatté con fortezza contro i
tus, sequitur ut sit David, id est manu fortis qui contra hostes forti- n~m1c~ e res~ ~oggett~ gli ldumei. Similmente egli deve soggiogare a
ter dimicavit et Jdumaeos tributarios Jecit. Similiter ipse debet car- Dio gh uomllll carnali con la parola e con l'esempio.
nales, id est homines, verbo et exemplo Dea subiugare.
r

90 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 6b-8a 91

VERSUS 6B-8A VERSETTI 6b-8a

David autem rex genuit Sa/omonem ex ea quae fuit Uriae, Il re Davide generò Salomone da quella che era stata di
Salomon autem genuit Roboam, Roboam autem genuit Uria. Salomone generò Roboamo. Roboamo generò Abìa.
Abiam, Abias autem genuit Asa, Asa autem genuit losaphat. Abìa generò Asa. Asa generò Giosafat.

GLOSSA: Secundi quaterdenarii generationis seriem Evangelista GLOSSA: L'Evangelista percorre la serie delle seconde quattordici
decurrit, quae a regibus continetur; et ideo a David incipit qui pri- generazioni, che è formata di re, e quindi inizia da Davide che regnò
mus in tribu ludae regnavit, dicens «David rex genuit Salomonem per primo sulla tribù di Giuda, dicendo che il re Davide generò Salo-
ex ea quae fuit Uriae». AUGUSTINUS, De cons. ev. [2,4,12, mone da quella che era stata di Uria. AGOSTINO: Siccome nelle gene-
PL 34,1076]: Quia enim in generationibus Matthaei significatur razioni di Matteo viene indicata l'assunzione dei nostri peccati, cosi
nostrorum susceptio peccatorum, ideo ipse a David per Salomonem egli discende da Davide attraverso Salomone, con la cui madre quello
descendit, in cuius matre ille peccavit. Lucas vero ad David per peccò. Luca invece sale a Davide attraverso Natan, il profeta mediante
Nathan ascendit, per quem prophetam Deus peccatum illius expia- il quale Dio fece espiare il peccato di lui, poiché nelle generazioni di
vit, quia in generationibus Lucae significatur abolitio peccatorum. Luca viene significata l' abolizione dei peccati. AGOSTINO: Bisognava
AUGUSTINUS, in Libro retract. [2,16, PL 32,637]: Dicendum tamen dire tuttavia: <<mediante un Profeta con lo stesso nome», affinché non
fuit per cuius nominis Prophetam, ne putaretur idem fuisse homo, si pensasse che sia stato il medesimo uomo, mentre era un altro, seb-
cum alter fuerit, quamvis et ipse hoc nomine vocaretur. bene chiamato con lo stesso nome.
REMIGJUS [RABANUS, PL 107,734A]: Quaerendum est autem quare REMIGIO [RABANO]: Bisogna chiedersi poi perché l'Evangelista
Evangelista Bersabee proprio nomine non nominavit sicut ceteras non ha chiamato Betsabea con il s uo nome proprio com~ le altre
mulieres. Quod ideo est quia ceterae mulieres quamvis reprehensi- donne. Perché le altre donne, sebbene fossero state reprensibili, tutta-
biles fuissent, tamen laudabiles erant virtutibus. Bersabee vero non via erano lodevoli per le virtù. Betsabea invece non solo fu conscia
solum fuit conscia adulterii, sed etiam homicidii mariti sui, et ideo dell 'adulterio, ma anche dell'omicidio di suo marito, e quindi non l' ha
proprio nomine eam non nominavit in genealogia Domini. GLOSSA: nominata con il proprio nome nella genealogia. GLOSSA: Tace il nome
Tacet etiam nomen Bersabee, ut nominando Uriam, reducat ad di Betsabea affinché nominando Uria riconduca alla memoria quel
memoriam il/ud maximum scelus quod in eum fecit. ÀMBROSIUS, ln grave delitto che commise contro di lui. AMBROGIO: Ma il santo
Le. [3,37, PL 15,1604B]: At vero sanctus David in eo est praecel- Davide eccelle in quanto si riconobbe uomo, e procurò di lavare con
lentior quod hominem se ipse cognovit, et commissum super arrepta le lacrime della penitenza il peccato di aver sottratto la moglie di
Uriae uxore peccatum poenitentiae curavit lacrymis abluendum, Uria, mostrandoci che nessuno deve confidare nella propria virtù:
ostendens nobis neminem propriae virtuti debere confidere; habe- abbiamo infatti un grande nemico, che non può essere da noi vinto
mus enim adversarium magnum, qui vinci a nobis sine Dei adiuto- senza l'aiuto di Dio. E troverai molte volte in uomini illustri dei gravi
rio non possit. Et plerumque in illustribus viris gravia peccata repe- peccati, affinché tu sappia che come uomini potevano soccombere
ries, ut quasi homines tentationi potuisse succumbere cognoscas, ne alla tentazione, affinché non si credessero più che uomini a motivo
virtutibus egregiis plusquam homines crederentur. delle eccelse virtù.
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,621] : Salomon CRISOSTOMO [Ps.]: Salomone invece è interpretato pacifico, poiché
autem interpretatur pacificus, quoniam omnibus in circuitu genti- ebbe un regno pacifico, essendo state pacificate e rendendo tributarie
bus pacifìcatis et tributa reddentibus pacifìcum habuit regnur~. tutte le nazioni all ' intorno. Salomone generò Roboamo. Roboamo
«Salomon autem genuit Roboam». Roboam interpretatur a multl- significa la moltitudine dei popoli. Infatti la moltitudine è madre della
tudine populi. Multitudo enim mater est seditionis, quia quod a sedizione, poiché il peccato commesso da molti rimane per lo più
pluribus peccatw; plerumque manet invindicabile. Paucitas autem impunito. Invece la scarsità è maestra della disciplina.
magistra est disciplinae.
Capitolo I, versetti 8b- l l 93
92 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
VERSETTI 8b-ll
VERSUS 8B-Jl

Giosafat generò loram. loram generò Ozia. Ozia generò


Josaphat autem genuit Joram, loram autem genu~t Oziam, loatam. loatam generò Acaz. Acaz generò Ezechia. Ezechia
Ozias autem genuit Joatham, Joatham au~em genwt Ach~, generò Manasse. Manasse generò Amon. Amon generò Giosia.
Achaz autem genuit Ezechiam, Ezech1as autem genwt Giosia generò leconia e i suoi fratelli nella deportazione
Manassen, Manasses autem genuit Am?n, Amon aut~m in Babilonia.
genuit Josiam,_ Josias autem_ genuit Jechomam et fratres e1us
in transmigrat1one Babyloms.
GrROLAMO: Nel quarto libro dei Re (2 Re 8, 25) leggiamo che
HIERONYMUS [PL 26,22C]: In quarto autem Regum volumine Acazia fu generato da Ioram. Alla sua morte loseba, figlia del re
(8,25) legimus de Ioram Ochoziam.fuiss_e gene~atum. Q~o mortu~, Ioram, sorella di Acazia, prese loas figlio di suo fratello e lo sottrasse
Josabeth filia Joram regis, soror Ochozzae, tulzt Ioas .(ìlzum fratr~s all'uccisione perpetrata da Atalia. A lui successe nel regno suo figlio
sui, et eum internecioni, quae exercebatur ab Athalza, subtraxi~. Amazia. Dopo di lui regnò suo figlio Azaria, che è chiamato Ozia, a
Cui successi! in regnum filius eius Amasias. !'ost quer:i regnavit cui successe lotam, suo figlio. Vedi dunque che secondo la verità sto-
filius eius Azarias, qui appellatur Ozias, cui ~ucc~sszt loatham rica vi furono in mezzo tre re che l'Evangelista ha tralasciato. Anche
filius eius. Cernis ergo quod, sec~ndum fidem ~z~tonae, tres reges Ioram non generò Ozia, ma Acazia e gli altri che abbiamo enumerato.
in medio .fuerunt, quos Evangelista praetermzszt. Ioram qu?que Poiché però il proposito dell 'Evangelista era di porre nei diversi
non genuit Oziam, sed Ochoziam et reliquos quos nume1~avir:ius. periodi di tempo la serie di quattordici generazioni, e poiché Ioram si
Verum quia Evangelistae propositum erat tess.arad~cades zn_dzv~r­ era mischiato con la famiglia dell'empia Gezabele, così fino alla terza
so temporis statu ponere, et quia Ioram ge~en se mzscu~rat impz_1s- generazione la sua memoria viene tolta per non far comparire il suo
s imae /ezabelis, idcirco usque ad tertiam generatwnem eius nome nella genealogia santa. ILARTO: Ma una volta lavata la macchia
memoria tollitur, ne in sanctae nativitatis ordine poneretur. della mescolanza con una famiglia pagana, la stirpe regale· compare
HJLARJUS [PL 9,92/A}: Purgata vero labe.(amilia~ gentilis, iam nella qua11a generazione. CRISOSTOMO [Ps.]: Ciò che lo Spirito Santo
regalis in quarta generationum consequentzum ongo nume~a~tr. ha affermato mediante il Profeta, dicendo che avrebbe eliminato ogni
Ci-IRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,624}: Quod Spmtus maschio dalla casa di Acab e Gezabele, lo ha adempiuto leu figlio di
sanctus per Prophetam contestatus est, dicens ut dispergeret Nansi, che ricevette la promessa che sino alla quarta generazione i
omnem masculum de domo Achab et Iezabel, implevit Iehu fili_us suoi figli si sarebbero seduti sul trono del regno di Israele. Quanto
Nansi, et accepit promissionem, ut usque ad qua_:tam generatw- grande fu dunque la benedizione fatta alla casa di Acab, altrettanto
nem sedeant filii eius in sede regni supra lsrael. (!u_anta ergo grande fu la maledizione fatta alla casa di Ioram a motivo della figlia
benedictio .facta est super domum Achab, tanta maledzctìo /acta est dell' iniquo Acab e di Gezabele, che cioè fino alla quarta generazione i
super domum Toram propter filiam i~iqui Ach_~b. et lezabel, suoi figli sarebbero stati sottratti al numero dei re, e così il suo pecca-
ut usque ad quartam generationem pra~cz_dant~rfil~z ez~ de regum to ricadde sui suoi figli, come era stato scritto (Es 20, 5): «Vendicherò
numero et sic peccatum eius descendzt uz filws eius, sicut fuerat il peccato dei padri nei figli, fino alla terza e alla quarta generazione».
scriptu:rz (Ex. 20,5): «Reddam peccata patrum in filios, ~sque ad Vedete dunque quanto sia pericoloso il matrimonio con la stirpe degli
tertiam et quartam generationem». Vìdete ergo quam perzculosum empi. AGOSTINO [Ps.]: Non senza ragione furono tolti dal numero
est inire coniugia ex genere impiorum. AUGUSTINUS [Ps.], degli altri Acazia, Ioas e Amazia. Infatti la loro empietà si prolungò in
De q. vet. [85, PL 335,2279]: Vel non i~1mer~to s~blati sunt de modo da non avere alcun intervallo. Salomone invece fu lasciato nel
numero ceterorum Ochozias, loas et Amaszas. Szc enzm eorum con- regno per merito di suo padre, e Roboamo per merito di suo figlio;
tinuavit impietas, ut nullum intervallum haberet. Salorno~ aute~~1 quei tre invece che si erano comportati male furono cancellati. Infatti
merito patris dimissum in regno est; _Roboam autem_ ~nerzto fil~z; la miglior prova della perdizione di una stirpe si ha quando la malva-
i/li autem tres maligne agentes erasi sunt. Ad perdztzonem emm gità si manifesta con carattere permanente.
generis exemplum est quando iugiter malignitas panditur.
94 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 8b- I l 95

Sequitur «Ozias autem genuit Ioatham. Joatham autem genuit Segue: Ozia generò loatam. Joatam generò Acaz. Acaz generò
Achaz. Achaz autem genuit Ezechiam». GwssA [PL 114,68B}: Ezechfa. ~L?S~A: A lui, che era senza figli, fu detto (Js 38, I):
Cui, cum esset sine liberis, dictum est (Js. 38,1): «Dispone domui <<Dà dispo_siz10.~1 per la tua_ casa, perché morirai». Quindi pianse non
tuae, quia morieris». Ideo flevit non propter longiorer:: vitam, c~m p~r un~ v1,ta pm lunga, p_o1ché sapeva che Salomone era piaciuto a
_sciret inde Salomonem placuisse Deo, quod non petiisset amplzo- Dio poiche non aveva chiesto un numero maggiore di anni, ma poi-
res annos, sed quia dubitabat ne promissio D~i imple:etw; cun_i se c?é temeva che I~ promessa di Dio non venisse mantenuta, sapendo
sciret esse de David, per quem oportebat venire Chnstum, et ipse d1 essere della discendenza di Davide dalla quale doveva venire il
Cristo, ed egli era senza figli.
erat sine liberis.
Sequitur «Ezechias autem genuit Manassen. _Manasses aute~i Segue: Ezechia generò Manasse. Manasse generò Amon. Amon
genuit Amon. Amon autem genuit Iosiam. Ioszas autem genult generò Giosia. Giosia generò leconia e i suoi fratelli nella deporta-
I echoniam et fratres eius in transmigratione Babylonis>~. zione in Babilonia. CRISOSTOMO [Ps.): Ma non così risulta nel libro
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 1, P G 56, 627}: Sed non szc de~ R~ (2 R~ 23, 34), ~ove l'~rdine è il seguente: «Giosia generò
positum est in libro Regum (4 Reg. 23,34), ubi talis est ordo: Ehacim, chiamato poi Ioachim; Ioachim generò Ieconia». Ma
«losias genuit Eliacim, postea vocatum loakim; loakim autem Joachim fu tolto dal numero dei re poiché non il popolo di Dio lo
genuit Techoniam». Sed loakim sublatus est de numero regum, ~vev~ cost~tuito nel regno, bensi il Faraone con un'imposizione. Se
quia non populus Dei constituerat eum in regnum, sed Ph~r~o per mfa_ttJ fu gms!o che per la sola mescolanza con la famiglia di Acab
potentatum. Si enim iustum fuit ut propter solam commixtwnem v_en~ssero tolti ~re re dal numero dei re, perché non era giusto che
generis Achab tollerentur tres reges de numero regum, qu~re n~n. s1rrulmente venisse tolto loachim, che il Faraone aveva fatto re con
erat iustum ut similiter tolleretur loakim, quem Pharao vi hostzh os_til~ violenz~? E così Ieconia, che è figlio di Ioachim e nipote di
fecerat regem? Et sic Iechonias, qui est filius Ioakim, nepos autem G1osi_a, tolto 1~ p~dre _da l. nu~ero dei re, viene messo al suo posto,
losiae, sublato patre de numero regum, ipse est po_situs p~o eo, quasi fosse figlio d1 G1osta. GIROLAMO oppure diversamente:
quasi filius losiae. HIERONYMUS [PL 26,23Bj ve/ aliter: Scza"!'-us Sappiamo che il primo leconia si identifica con Ioachim e che il se-
Jechoniam priorem ipsum esse qui Joakim, secundum autem filzum, condo è il figlio, non il padre; e il primo si scrive con la k e con la m
non patrem: quorum primus per "k" et "m ", secundus per "eh" et il secondo con eh e n. Per cui si creò una confusione per un difett~
"n" scribitur. Quod scriptorum vitio et longitudine temporum apud de i trascrittori greci e latini e per la lunghezza dei tempi. AMBROGIO:
Graecos Latinosque confusum est. ÀMBROSIUS, In. L~. _{3 46, !• I libri dei Re indicano infatti che vi furono due Ioachim, dato che si
PL 15,1609B]: Duos enimfuisse Ioakim Regnorum lzbrz zndzcan~, legge (2 Re 24, 6): «Si addormentò Ioachim con i suoi padri, e al suo
sic enim scriptum est (4 Reg. 24,6): «Dormivit Ioakim cum patrz- posto regnò Ioachim suo figlio». E il figlio è colu i a cui Geremia
bus eius, et regnavi! Joachin filius eius pro eo». Filius autem est impose il nome di leconia. E bene fece Matteo a non differenziarsi
cui Jeremias nomen imposuit !echoniam. Et bene s. Matthaeus a da l Prof~ta non nominando loachin ma Ieconia, poiché così mostrò
Propheta voluit discrepare, ut non loachin et Iechoniam vocar~t un magg10re frutto della bontà del Signore. Infatti il Signore non ha
simul, quia maiorem fructum dominicae pietatis ~~~uxit. Generis cercato negli uomini la nobiltà della stirpe, ma giustamente volle na-
enim nobilitatem Dominus in hominibus non requzsmt, sed de cap- scere dai prigionieri e peccatori colui che veniva a predicare la reden-
tivis et peccatoribus congrue nasci voluit qui remissionem ~eniebat zione dei prigionieri. Dunque l'Evangelista non ha soppresso uno dei
praedicare captivis. Non igitur suppressit alterum Evangelzsta, sed due re, ma li ha citati ambedue con il nome comune di Ieconia.
utrumque significavi! quod uterque /echonias dictu~ sit. . RE~IGIO [GL~SSA]: Ma si può chiedere perché l'Evangelista dice
REMIGJUS [GwssA]: Sed quaeri potest quare dzcat Evangelist~ che essi ~ono nati nella depo1iazione, mentre erano nati prima che la
eos natos in transmigratione, cum nati fu.issent antequa~i transmt- deportaz10ne avvenisse. Dice questo poiché erano nati affinché fosse-
gratio fuerit facta. Ideo autem dicit hoc quia ad hoc nati sunt ut de ro condotti via come prigionieri dal regno di tutto il popolo per i pec-
regno totius populi pro suis et aliorum peccatis captivi ducerentu1:
96 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 8b-ll 97

Et quia praescius erat Deus eos esse ducendos captivos, idcirco cati loro e de~li ~Itri. E poiché Dio sapeva prima che essi dovevano
dixit eos natos in transmigratione. De his autem quos sanctus essere condott.1 via co.me pr~gio~ieri , ~osì ha detto che essi nacquero
Evangelista in genealogia Domini simul ponit, sciendum quia aut nella deportazione . Di que~h p01 che il santo Evangelista pone insie-
similes fuerunt fama aut infamia: Judas et fratres eius laudabiles me nella genealogia del Signore bisogna sapere che furono simili 0
fuerunt fama; similiter Phares et Zara, lechonias et fi'atres eius nella fama.o ?ell 'infamia: Giuda e i suoi fratelli furono lodevoli per
notabiles fuerunt infamia. la fama; simllmente Fares e Zara, leconia e i suoi fratelli furono
GLOSSA [PL 114,67C}: Mystice autem David est Christus, qui degni di nota per l' infamia.
Goliam, id est diabolum, superavit. Urias autem, id est lux mea G.LO~SA: Misticamente Davide è Cristo, poiché sconfisse Golia
Deus, est diabolus, qui dicit (Js. 14, 14). «Similis ero Altissimo»; c~oè il diavolo. Uria P?i, ~i~è Dio è la mia luce, è il diavolo, il qual~
cui Ecclesiam coniugatam Christus de solario paternae maiestatis d~ce (/~ 14, 1~): «~aro s1m1le all 'Altissimo»; ed essendo a lui con-
adamavit, et pulchram factam sibi matrimonio copulavit. Ve/ giunta m ma.trunomo la Chiesa [delle genti], Cristo la amò dal soglio
Urias, id est Judaicus populus, qui per legem de luce gloriatur. della maes~a ?~I Padre, e resala bella la uni a sé in matrimonio.
Sed huic Christus legem abstulit, quam de se loqui docuit. Oppure Una e li popolo gi.udaico, che mediante la legge si gloria
Bersabee autem est puteus satietatis, id est abundantia gratiae spi- della luc~. ~a a questo Cnsto tolse la legge, insegnando che essa
ritualis. R EMIGJUS [RABANUS, Pl 107,733C}: Ve/ Bersabee inter- parlava d1 lui. Betsabea invece è il pozzo della sazietà cioè l'abbon-
pretatur puteus septimus, sive puteus iuramenti, per quod signifì- d.an~a de~la gr~zia spirituale. REMIGIO [RASANO]: Op~ure Betsabea
catur fans baptismatis, in quo datur donum Spiritus septiformis et s1gmfi~a. ti ~etti.mo pozzo, ossia il pozzo del giuramento, mediante il
fit ibi adiuratio contra diabolum. Est et Christus Salomon pacifì- qu~l~ s1 m~ica il fonte battesimale, nel quale viene dato il dono dello
cus, secundum il/ud Apostoli (Eph. 2,14): «Ipse est pax nostra». Spmto sett1forme e si fa il giuramento contro il diavolo. Cristo è an-
Est Roboam latitudo populi, secundum il/ud (infra 8, 11): «Multi che i.I ~alomone pacifico, secondo le parole dell 'Apostolo (Ef2, 14):
venient ab oriente et ab occidente». RABANUS [PL 107, 740D]: «Egh e la nostra pace». Rob?amo è l'ampiezza del popolo, secondo
Vel impetus populi, quia velociter populus convertit ad fidem. le parole (Mt 8, 11): «Molti verranno da oriente e da occidente»
REMJGJUS [RABANUS, ibid.}: Ipse est Abias, id est Pater Dominus, se- ~ABANO: O anche l' impeto del popolo, poiché converte velocement~
cundum il/ud (infra 23,9): «Unus est Pater vester qui in caelis est»; 11. popolo alla fede. REMIGIO [RASANO]: Egli è Abia, cioè il padre
et iterum (lo. 13,13): «Vas vocatis me magister et Domine». Est et signore, secondo quanto è scritto (Mt 23, 9): «Uno solo è il vostro
Asa, idest attollens, secundum il/ud (lo. 1,30): «Qui tollit peccata padre che~ nei c iel~ ». E ancora (Gv 13, 13): «Voi mi chiamate
mundi». Est et Iosaphat, idest iudicans, secundum illud (lo. 5,22): Maestro e Signore». E anche Asa, cioè colui che innalza secondo le
«Pater omne iudicium dedit Filio». Est et Ioram, id est excelsus, parole (Gv .1, 30): «Colui che toglie i peccati del mond~». È anche
secundum illud (lo. 3,13): «Nemo ascendi! in caelum, nisi qui de I~s?fat, o~s1~ col1;1i che giudica (Gv 5, 22): «Il Padre ha dato ogni giu-
caelo descendit». Est et Ozias, idest robustus Domini, secundum d1z.10 al F1.glio». E anche loram, ossia eccelso (Gv 3, 13): «Nessuno è
illud (Ps. 117,14): «Fortitudo mea et laus mea Dominus». Est et salito al cielo. se non chi è disceso da l cielo». È anche Ozia, ossia il
loatham consummatus ve! perfectus, secundum il/ud Apostoli robusto del Signore (Sai 11 7, 14): «Il Signore è mia fortezza e mia
(Rom. 10,4): «Finis legis, ChristuS». Est et Achaz convertens, l?de». È anche Ioatam consumato o perfetto, secondo le parole del-
secundum il/ud (Zach. 1,3): «Convertimini ad me». RABANUS 1 Apostolo (Rm 1O, 4): «Il fine della legge è Cristo». È anche Acaz
[ibid.}: Vel comprehendens, quia <<nemo novit Patrem nisi Filius» che converte (Z~ I, 3): «Convertitevi a me». RASANO: Oppure che
(infra 11,27). REM!GIUS [RABANUS, ibid.}: Est et Ezechias fortis comprende, poiché «nessuno conosce il Padre se non il Figlio»
Dominus ve/ Dominus confòrtavit, secundum illud (lo. 16,33): (Mt 11 ,. ~7) .. REMIGIO [RASANO]: È anche Ezechia il forte del Signore,
«Confidite, ego vici mundum». Ipse est Manasses obliviosus sive o?pur~. li Signore ha ~o~fortato (Gv 16, 33): «Fatevi coraggio, io ho
oblitus, secundum il/ud (Ezech. 18,22): «Peccatorum vestrorum vinto 11 mondo». Egli e Manasse che dimentica o è dimenticato
non recordabor amplius». Est et Amon fidelis, secundum illud (Ez 18, 22): «Non mi ricorderò più dei vostri peccati». È anche
(Ps. 114, 13): «Fidelis Dominus in omnibus verbis suis». Est et Amon fedele (Sai 114, 13): «Il Signore è fedele in tutte le sue parole».
Capitolo 1, versetti 8b-1 l 99
98 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

È anche Giosia, dove c'è l'incenso del s·


losias, uhi est incensum Domini, secundum illud (Luc. 22,43): to in agonia pregava più intensame t ig~~': (Le 22, 43): «Ed entra-
. ·fi · ne» J.VUjANo· Ch · l'.
«Factus in agonia, prolixius orabat». R.ABANUS [ibid.]: Quod vero s1gni 1ch1 la preghiera lo attesta .1 1· . . · e po1 mcenso
incensum orationem significat, ?salmista testatur dicens (Ps. «Si diriga a te la mia preghiera com1e ~ac mista dicendo (Sai 140, 2):
140,2): «Dirigatur oratio mea sicut incensum in conspectu tuo». salvezza del Signore (ls )· L e~so al tuo cospetto». Oppure
REMIGIO [RA BANO]: Egli è Ìeco. ~< \mia salvezza sarà in eterno».
51 8
Vel Domini salus, secundum il/ud (ls. 51, 8): «Salus autem mea in
Signore (Gv 14, 3): «Se me ne an~ ~ c .e prepar~, o preparazione del
1
sempitemum erit». REMIGJUS {.RABANUS, ibid.}: Ipse Jechonias prae-
parans, ve/ Domini praeparatio, secundum illud (lo. 14,3): «Si GLOSSA: In senso morale do ro, ~1 p~eparero un posto».
interpretato pacifico. Infatti u P~. avide se.gue Salomone, che è
moti illeciti, e quasi già posto ~~ u~;e~ta pa~ifico. ~u~ndo, sedati i
abiero, et praeparavero locum».
GLOSSA [PL 114,854D}: Mora/iter autem post David sequitur
Salomon, qui interpretatur pacificus. Tunc enim aliquis fit pacifi- converte gli altri a lui. Segue Roboai~ ern~ t!anqu1_llita, serve Dio e
10
cus, motibus sedatis illicitis, et quasi iam in aeterna tranquillitate dopo che infatti non ha nulla da . o, ? e, ampiezza del popolo:
positus, cum Deo servit et alios ad eum convertit. Sequitur altri e trarre con sé largamente ·~mcere m .se, _deve abbracciare gli
Segue Abia, cioè il Signore è ad~/ :'
0 010
di ~ ~Ile realtà celesti.
10
Roboam, id est populi latitudo: postquam enim non habet quod in
professarsi figlio di Di·o e allpo · P emAesse mfatti queste cose, può
se vincat, amplecti alios debet et late populum Dei ad superna . • ra essere sa c · · I · h .
trahere secum. Sequitur Abias, idest pater Dominus: his enim m modo da salire di virtù in v·rtù 1 • we co ut c e mnalza,
praemissis potest se profiteri Fi/ium Dei, et tunc esse Asa, idest ossia colui che giudica così da g·a ladre s~o; e _allora sarà Giosafat,
cato da nessuno. Così diventa I iu icare .g I ,altri senza essere giudi-
attollens, ut de virtute in virtutem ad Patrem suum ascendat; et
tunc erit Josaphat, idest iudicans, ut alios iudicet et a nemine iudi- in cielo; per cui viene reso Ozi~ra~, .o~ls1a 1 eccels_o, 9uasi abitando
buendo a Dio la sua forza e ers' c10e I robusto d1 Dio, quasi attri-
cetur. Jta fit Joram, idest excelsus, quasi in caelestibus habitans;
loatam, cioè il perfetto pich:vera~d~ nel suo propo.sito. E segue
unde efficitur Ozias, idest robustus Domini, quasi robur suum
meglio. E così diventa Acaz e· , og~1 .giorno progredisce_verso il
Dea attribuens et in suo proposito perseverans. Et sequitur
infatti viene aumentata la co~o we co u1 che comprende: dall'attività
Joathan, idest p erfectus, quia quotidie in maius proficit. Et sic fit
«Annunziarono le opere di ~r;n~a~ secondo le parole (Sai ?3, 10):
Achaz, idest comprehendens: ex operatione enim augmentatur
agnitio, secundum illud (Ps. 63,l O): «Annuntiaverunt opera Dei, fa~to~>- Segue Ezechia, cioè il fo;te d~m/.resero qu.ant,o. egh aveva
D10 e forte; e così convertito il I~nore, p01che mtende che
le _a dimenticare, consegnando ~~fa a;ore d.1venta Manass,e, cioè faci-
et facta eius intellexerunt». Sequitur Ezechias, idest fortis
Dominus, quia D eum fortem esse intelligit; et ideo in amorem eius e m base a ciò diventa Am . , t~entlcanza le realta temporali·
conversus fit Manasses, idest obliviosus, temporalia tradens obli-
r~altà temporali non froda n~sn; c10el~dele: infat~
chi disprezza I~
c10è colui che aspetta con pie~nao Pi~ e. suf cose. E diventa Giosia,
vioni; et ex hoc fi t Amon, idest fidelis: qui enim temporalia con-
Giosia infatti viene interpretato co i ucl ta a salve~za del Signore:
temnit, neminem in re sua defraudat. Et fit Josias, idest salutem
Domini secure expectans: Josias enim salus Domini interpretatur. me sa vezza del Signore.
100 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 12- 15 101

VERSUS 12-15 VERSETTI 12-15

Et post transmigrationem Babylonis /echonias genuit D<?PO la d~portazione in Babilonia leconia generò Salatiel.
Sa/athiel, Salathiel autem genuit Zor:oba_be~, Zoro.ba~e/ autem Salati~! g_en~ro Z?r~babele. Zorobabele generò Abiud. Abiud
genuit Abiud, Abiud autem genwt Eflac1m, E/1ac1m auterr:i genero Ella?1m . Elr~c1m generò Azor. Azor generò Sadoc. Sadoc
genuit Azor, Azor autem genuit Sadoc, Sadoc aute:n genwt gener? Ach1m. Ach1m generò Eliud. Eliud generò Eleazar. Eleazar
Achim, Achim autem genuit E/iud, Eliud autem ge~wt Eleazar; genero Mattan. Mattan generò Giacobbe.
Eleazar autem genuit Mathan, Mathan autem genwt lacob,

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,628): .Post tra~sm~­ CRJSOST~MO [Ps.]: _Dopo la deportazione, tra le persone private
grationem inter privatas personas primo ponit Iechonzam quasi pn- pone per pnmo lecoma, come uno dei tanti. AMBROGIO: Geremia
vatum et ipsum. AMBROSIUS, In Le. [3,42, PL 15,.1607B}: D_e quo parlando di lui, dice (22, 30): «Quest'uomo scrivilo come un uom~
Jeremias dicit (22,30): «Scribe virum istum_ abdzcatum: qwa non sterile, poic~é no~ vi sarà nessuno della sua discendenza che segga
exsurget ex semine eius sedens in throno David». Quomodo au~em ~ sul trono d1 Davide». Ora, in che senso il profeta dice che dalla
semine Jechoniae nullus regnaturus dicitur per prophetam? Si emm discendenza di leconia non regnerà nessuno? Se infatti Cristo ha
Christus regnavi!, ex semine autem !e~honiae C~ristus est, proph: ta regnat~, ed eg.li è della discendenza di Ieconia, il profeta ha mentito.
mentitus est. Sed il/ic futuros ex semine Jechonzae ~on n~gatur, et Ma qui non s1 nega che lecon ia abbia avuto dei discendenti e così
ideo de semine eius Christus est; et quod regnaverzt C~~tus, n~n Cristo si.a della di~cendenza ~i Iec~nia; e il fatto che egli abbi~ regna-
contra prophetam est: non enim saeculari honore regnavi!; ipse emm to non e contro Il profeta: mfatti non ha regnato con l'onore del
dixit (Io. J8, 36): «Regnum meum non est de hoc munda». mondo, poiché egli stesso dice (Gv 18, 36): «Il mio regno non è di
«fechonias autem genuit Salathiel». CHRYSOSTOMUS, S~per questo mondo».
Matth. {Ps., ibid.]: De Salathiel quidem nihil _legimu_s .vel bom_ ve/ leconia lfen_erò Salatiel: CRISOSTOMO [Ps.]: Di Salatiel non leggia-
mali; tamen putamus sanctum eum fuisse, et zn _captzvitate .~ss~due mo nulla ne d1 bene né dt male, tu ttavia riteniamo che fu santo e
Deum petiisse pro ipsa calamitat~ qua~ contzgerat lsr~el: t~~o nella prigionia pr~gò. assi?uame~te Dio per la disgrazia che era ca~i­
petitionem Dei eum appellatum fuisse; znter~r~tatur emm peti_ti_o tata a Israele: qumd1 egh fu chiamato petizione di Dio· cosi infatti
Dei. «Salathiel autem genuit Zorobabei», qui znterpretat~r fluiti~ ~iene interpretato il suo nome. Salatiel generò ZorobabeÌe che viene
postposita, vel ex commix tione, vel hic doctor Babylonz.ae. legi 1~terpr~tat~ nascita posticipata, o da mescolanza, oppure ~ui dottore
(si verum est nescio) quia sacerdotale et r~gale ge~us mixt~m est di Babtloma. Ne! senso (se è vero non lo so) che la stirpe sacerdotale
in Zorobabel. Propter istum autem reversz sunt filu Israel. m t~r.­ e.quella re~ale s1 mescolarono in Zorobabele. Per mezzo di lui i figli
ram propriam quia cum contende~ent tres ?ro su~ senten_tza, viczt d1 lsrael.e ntornar~no nella loro terra, poiché, contendendo in tre per
Zorobabel, et pronuntiata est ommbu~ for~or ~erztas ess~, propter I~ propna caus~, vm~e Z~robabele, e la verità fu proclamata più forte
quod Darius concessi! ei Filios lsrael redire zn sua; e~ ideo rect~ d1 tutto; per cm Dano gLt concesse che i figli di Israele ritornassero
secundum providentiam Dei nominatus est Zorobabel, zdest ~octOt nella!oro patria, e quindi giustamente secondo la provvidenza di Dio
Babyloniae. Quae enim maior doctrina quam ostendere verztatem fu chian:i~to Zoro~abel~, ossia dottore di Babilonia. Quale insegna-
dominatricem esse omnium rerum? GLOSSA [PL 114,68D]: Sed hoc men.to pt~ grande rnfatt1 che quello di mostrare che la verità è domi-
videtur esse contrarium generationi quae legitu'. in Paralip?me- natrice d1 tutte le cose? GLOSSA: Ma ciò sembra essere contrario alla
non. Dicitur enim ibi Jechonias genuisse Salathzel et Phadaia, _et genealogia che si legge nelle Cronache. Lì si dice infatti che Ieconia
Phadaia Zorobabel, et Zorobabel Mosollam, Ananiam et Salamith gener? Salatiel e ~edaia, e Fedaia Zorobabele, e Zorobabele Mosolla,
Anama e Salam1t loro sorella. Ma sapp iamo che nel testo delle
Capitolo 1, versetti 12-15 103
l02 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

Cronache 1 vi .sono . molti . . . errori a motivo de·I trascntton.


. . Per cm. sorgo-
sororem eorum. Sed scimus multa in Paralipomenon vitio scripto- no mo te e rrnsolv1b1h questioni sulle genealogie che I' A t 0 I0
rum depravata. Unde multae et indeterminatae genealogiarum comanda di evitare. Oppure si può dire che Sai t. '1 Fed yos
t Il" d bb · a ie e aia erano
veniunt quaestiones, quas iubet Apostolus evitari. Vel potest dici fra e.1toi, lae e ero dei figli con lo stesso nome· e lo t . fì h
Salathiel et Phadaia eumdem esse, quasi binomium. Vel Salathiel · · ' s onogra o a
segu. generaz~one d1 Zorobabele figlio di Salatiel. Da Abiud fino
et Phadaia fratres esse, et Filios eiusdem nominis habuisse; a Gm~eppe non s1 trova nessuna storia nelle Cronache m . l
et historiographum secutum fuisse generationem Zorobabel filii chef vip furono 1 d molti
. . altri . annali
. presso gl"I Ebrei,. c he vemvano
' . a s1 chia-eg.ge
Salathiel. De Abiud usque ad loseph nulla historia invenitur in ma i aro.e e1 giorru, molti dei quali si dice che Erode re str .
Paralipomenon; sed alii multi annales leguntur fuisse apud fece
E fì bruciare
G. affinché. venisse confuso l'o i·d·me d e 11 a stirpe
' . amero,
regale
Hebraeos, qui dicebantur Verba dierum, de quibus Herodes rex ~~se mseppe v1 aveva letto i nomi degli avi, oppure li aveva rite~
alienigena dicitur multos combussisse ut ordo regiae stirpis con- nut1· md qualche
· altro modo · Per cui l'Evange 1.ista poteva conoscere la
funderetur. Et forsitan loseph nomina parentum ibi Legerat, vel sene . i ~uesta generazione. Bisogna notare tuttavia che il .
alio quoquo modo retinuerat. Unde Evangelista seriem istius
generationis poterat scire. Notandum tamen, quod prior l echonias dlecoma
1 S· vieneEdetto risurrezione del Signore' e i' l seguente preparazione pr.imo

Domini resurrectio, sequens Domini praeparatio dicitur. (~v 11f1~~e).· <~:ambe Ile ~ose co?vengono a Cristo Signore, che dice
prepar~rvi
s~no a nsurrez1one e la vita>>, e ancora (Gv 14
~).
, . .
Utrumque autem convenit Domino Christo, qui dicit (lo. 11,25): «Vad.o a un posto». Salatiel, ossia Dio è la mia d ,
«Ego sum resurrectio et vita»; et (ibid. 14,2): «Vado parare vobis conviene
Locum». Salathiel, idest petitio mea Deus, illi convenit qui dicit h . h a. dcolm che dice (Gv 17 ' 11 )·. « p adre santo conserva oman
coloro a,
e e fil ai ato»: REMIGIO [RA.BANO]: È anche Zorobabele cioè mae
(ibid. 17, 11): «Pater sancte, serva illos quos dedisti mihi».
stro della confus10ne, secondo le parole (Mt 9 11)· <ll ' -
REMIG!US {RABANUS, PL 107,743Aj: Est etiam Zorobabel, idest ma g· · bbl. · . • · < vostro maestro
m·o d n ia con I pu
d icam e I peccatori» Egli e' Ab1'ud
· . ,
, c10e costui e ..
magister confusionis, secundum illud (infra 9, 11): «Magister
I pa re, ~econ o le parole ( Gv I O 30): «lo e il p d ..
vester cum publicanis et peccatoribus manducat». Ipse est Abiud, cosa sola» E an h El· · . ? a re siamo una
. . ,. ' c .e 1ac1m, ossia Dio che risuscita (Gv 6 40)" L
idest Pater meus iste, secundum illud (lo. 10,30): «Ego et Pater
unum sumus». Est et Eliacim, idest Deus resuscitans, secundum nCsuh~c1t~rho ultim~
nell giorno». È anche Azor, cioè aiutato ('Gv 8. ;9)~
« 1 m1 a mandato e con E 1· ' ' ·
illud (ibid. 6,40): «Resuscitabo eum in novissimo die». Est et giustificato (1 Pt 3 1 ). <Fme». g 1 e an.che. Sadoc il giusto, ossia il
Azor, idest adiutus, secundum illud (ibid. 8,29): «Qui me misit, anche Achim cioè cos. t <. u, co~segfnatol 11 gmsto per gli ingiusti». È
8
, , u1 e mio rate lo (Mt 12 SO)" «Chi fa 1
:~~~odC~~a~e ;~)~è ~!o ~~tello». a~1che Eli~d, ci~è i~
mecum est». Ipse est et Sadoch iustus, sive iustificatus, secundum
illud (1 Petr. 3,1 8): «Traditus iustus pro iniustis». Est et Achim, È costui è
idest frater meus iste, secundum illud (infra 12,50): «Qui fecerit El . ' ? . (( IO 1gnore e ITIIO Dio». GLOSSA. È anch
voluntatem Patris mei, hic meus frater est». Est etiam Eliud, idest . eazar, c10e D10 è il mio aiuto (Sai 17 3)· Il s· · , · ·e
aiuto» È h M . , • · « ignore e Il m10
Deus meus iste, secundum illud (lo. 20,28): «Deus meus et doni a. li anc. ~ attan, c10e donatore o donato (Ef 4, 8): «Diede
Dominus meus». GLOSSA: Est et Eleazar, idest Deus meus adiutor, da d g ~ommm'. e ~ncora (Gv 3, 16): «Dio ha tanto amato il mondo
secundum illud (Ps. 17,3): «Deus meus adiutor meus». Est et Giac~~~el c~~o Fi~ho uni~enito». REMIGIO [RABANO]: È anche
Mathan, idest donans vel donatus, secundum illud (Eph. 4, 8): soppianta, poiché non solo ha soppiantato il diavolo
«Dedit dona hominibus» et (lo. 3, 16): «Sic Deus dilexit mundum ~a dha d~to questo potere anche ai suoi fedeli (Le 1O 19)" «Ecc ~
ut Filium suum daret unigenitum». R EMIGJUS [RABANUS, ? , ato il. potere di. camminare sopra i serpenti». È ;nche. Giuseo, v1
PL 107.744A; De un. 4,1, PL lll,73B]: Est et lacob supplantans, c10e colm che aggmnge, secondo le parole ( Gv 1O 1O)· «l ppe,
quia non solum ipse supplantavit diabolum, sed et huius potesta- venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbond~nza>;. ~:~~
tem suis fidelibus dedit, secundum illud (Luc. 1O, 19): «Ecce dedi
vobis potestatem calcandi supra serpentes». Est et loseph, idest
apponens, secundum illud (lo. 10,1 O): «Ego veni ut vi tam
habeant, et abundantius habeant». RABANUS [PL 107, 742C]:
104 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 12-15 105

Sed videamus quid mora/iter isti Patres significent: quia post M~ vediamo che_ cosa si~nificano questi padri in senso morale: poi-
Jechoniam, qui dicilur praeparatio Domini, sequitur Salathiel, che ~opo. I~co~1~, che. e detto preparazione del Signore, segue
idest petitio mea Deus; qui enim praeparatus est non petit nisi Salatiel, c10e. 010 e la mia domanda: chi infatti è preparato non chie-
solum Deum. Sed iterum fit Zorobabel, idest magister Babylonis, de se n~n D10 solo. Ma ancora diventa Zorobabele cioè maestro di
scilicet terrenorum hominum, quos facit cognoscere de Dea quod B~bi!oma, v~le a dire degli ~omini terreni, ai quali fa conoscere che
pater est, quod sonat Abiud; et tunc i/le populus resurgit a vitiis: D10 e ~adre, Il c?e ~uona A~1.ud; e allora quel popolo risorge dai vizi :
unde sequitur Eliacim, qui resurrectio interpretatur. Et idem ad per cui segue Ehacun, che e interpretato nsurrezione. E costui aiuta-
bene operandum adiutus, quod sonat Azor, fit Sadoch, idest iustus; to a bene opera~e, il, che ~uona Azor,_diventa _Sado~, ossia gi~sto; e
et tunc dicit fidelis dilectionem proximi. Ipse est frater meus, quod allora, fed~le, dice I .amore del prossimo. Egli è m10 fratello, il che
sonat Achim; et per dilectionem Dei dicit Deus meus, quod sonat suona Achrm; e mediante l'amore di Dio dice: Dio mio il che suona
Eliud. Et sequitur Eleazar, idest Deus meus adiutor, quia recogno- El.iud. E_ segue Eleazar, cioè Dio è il mio aiuto, poiché riconosce che
scit Deum suum adiutorem. Ad quid autem tendit, ostendit Mathan, D10 lo amta. A che cosa poi tenda lo mostra Mattan, che è detto dono
qui dicitur donum ve/ donans: expectat enim Deum datorem; et o.donatore: as~etta inf~tti. J?io donatore; e come ha lottato in princi-
sicut luctatus est in principio et vitia supplantavit, sic et in fine pio e ~a sopp~antato 1 v1z1, così anche alla fine della vita, il che
vitae, quod ad lacob pertinel; et sic pervenitur ad Joseph, idest ad appartl~n~ a Giacobbe: e così si giunge a Giuseppe, cioè all'aumento
delle vutli.
augmentum virtutum.
106 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 16 107

VERSUS 16 VERSETTO 16

/acob autem genuit /oseph virum Mariae, de qua natus . Giacob~e gen~rò ~iuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale
est /esus qui vocatur Christus. e nato Gesu, che e chiamato Cristo.

GLOSSA: Post omnes generationes patrum ponit ultimo generatio- GLO~SA: D.op~ tutte le generazioni dei padri pone come ultima la
nem Ioseph viri Mariae, propter quam omnes aliae introducuntw; ~eneraz10ne d1 Gmseppe, sposo di Maria, a motivo della quale sono
dicens «lacob autem genuit Joseph». HIERONYMUS [PL 16,23B): introdotte. tutte le altre, d.ic~ndo: G_iacobbe generò Giuseppe.
Hunc locum obiicit nobis lulianus Augustus De dissonantia evan- GI~OLAMO. Que~to passo. c1 viene obiettato da Giuliano Augusto:
gelistarum : cur Matthaeus Ioseph filium dixit lacob, et Lucas poic?é Mat~eo ?ice. che Giuseppe è figlio di Giacobbe, mentre Luca
fl/ium eum appel/averit Heli; non intelligens consuetudinem Scrip- lo d1c~ figh? .di Eh; non intendendo la consuetudine delle Scritture
turarum, quod alter secundum naturam, alter secundum /egem ei per cui uno e i.I paru:e sec?ndo la natura e un altro è il padre secondo
Pater sit. Scimus enim hoc per Moysen Deo iubente praeceptum la legge. Sappiamo mfatti che, per comando di Dio, Mosè prescrisse
(Deut. 25,5-6), ut si frater aut propinquus absque liberis mortuus (Dt 25, 5-6) che ~e un fratello o un parente muore senza figli, un altro
fuerit, alius eius accipiat uxorem ad suscitandum semen fratris ve/ prenda sua maghe per suscitare la discendenza del suo fratello 0 del
propinqui sui. Super hoc Africanus, temporum scriptor, et suoyarente. Questo punto è stato ampiamente dibattuto dallo storico
EVSEBIUS CAESARIENSIS p/enius disputaverunt. Ex Historia autem Afncano e da ,Eu~EBIO DI CESAREA nella sua Storia Ecclesiastica:
Ecclesiastica [l, 7, PG 20,94): Mathan enim et Melchi diversis Second~ quest ulhmo Ma~an ~ Melchi generarono in tempi diversi
temporibus ex una eademque uxore Iescha nomine singulos filios due figli dalla stessa moghe, d1 nome Iesca. Poiché Mattan discende
procrearunt. Quia Mathan per Salomonem descendit, uxorem eam da ~alo.mane, av~va preso per primo la moglie, e lasciato un solo
primum ceperat, et relicto fl/io uno Iacob nomine, defunctus est. figlio _di nome Giacobbe, morl. Dopo la sua morte, poiché la legge
Post cuius obitum, quoniam lex viduam a/ii viro non vetat nubere, n?n vieta alla vedova di sposare un altro uomo, Melchi, discendente
Me/chi, qui per Mathan genus ducit, cum esset ex eadem tribu, d1.Mattan, essendo della medesima tribù ma non della medesima fami-
sed non ex eodem genere, relictam Mathan accepit uxorem, ex glia, pre~~ la i~oglie las.ciata da ~at~an, d.alla quale ebbe un figlio di
qua ipse suscepit filium nomine Heli, per quos ex diverso patrum nome Eh , cosi yer la diversa famiglia dei padri Giacobbe ed Eli di-
genere efficiuntur Jacob et Heli uterini fra tres,· quorum alter, idest vennero fratelli uterini; cti essi uno, ossia Giacobbe prendendo per
lacob, fratris Heli sine liberis defuncti uxorem ex mandato legis coma~do. della legge la moglie del fratello Eli m~rto senza figli,
accipiens, genuit Ioseph, natura quidem generis suum filium; ge~ero G1usepp~, certamente suo figlio secondo la natura: per cui si
propter quod et scribitur «lacob autem genuit loseph». Secundum scnve anche: <?zacobbe.generò Giuseppe. Invece secondo il precetto
legis vero praeceptum, Heli efficitur fllius lacob quia frater erat della legge Gmseppe nsulta figlio di Eli, poiché era suo fratello e
et ad suscitandum fratris semen acceperat uxorem eius. Et per aveva _pr~so la mo~lie di lui per suscitare la discendenza al fratello.
hoc recta invenitur atque integra generatio et ea quam Matthaeus E cosi n~ultano giuste e integre sia la genealogia enumerata da
enumera! et ea quam Lucas, qui legalem successionem, quae velut Matteo, sia quell.a enumerata da Luca, il quale con espressione assai
adoptione quadam erga defunctos constat, competenti satis per adeguata ha designato la successione legale stabilita in favore del
hoc designavi! indicio, observans ne in huiusmodi successionibus defu?to come una certa specie di adozione, stando attento di non
genuisse aliquem nominaret. AUGUSTINUS, D e cons. ev. [3,5, ~omm~re I~ par?l.a generazione in tali successioni. AGOSTINO: Nel-
PL 34,1073): Commodius enimfilius eius dictus est a quo fuerat ; adozione mfatt1 1! ?ome d~ figi.io si presta meglio di quello di gene-
adoptatus, quam si dìceretur ab ilio genitus cuius carne non erat . ato, non. essendoci la denvaz1one dalla medesima carne. Matteo
natus. Matthaeus autem dicens «Abraham genuit Jsaac». et in hoc invece, dicendo che Abramo generò Isacco, e perseverando in ciò
108 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 16 109

perseverans donec diceret «lacob gen~it loseph», s~tis expressit fino a dire che Giacobbe generò Giuseppe, mostrò chiaramente che
eum Patrem produxisse secundum ordmem generatzonum_ a 9uo quel padre aveva generato secondo l'ordine naturale, per cui Giusep-
Joseph non adoptatus, sed genitus e:at. Q~amquam sz e~zam pe non era stato adottato, ma generato. Se però anche Luca dicesse
Lucas genitum diceret Joseph ab Helz, nec s_zc nos ho_c _vetbum che Giuseppe fu generato da Eli, nemmeno in questo caso questa
perturbare deberet; neque enim absur~e _qu_zs_quam dzcitur n~n parola dovrebbe turbarci. Infatti non è assurdo dire che uno ha gene-
carne sed caritate genuisse quem szbz fzlzum ~doptav~nt. rato non con la carne ma con la carità colui che ha adottato come
Ex HISTORIA ECCLES. [ibid.}: Haec autem non nobzs ad lubz~um_ figlio. EUSEBIO: Queste cose non sono state da noi inventate a nostro
reperta aut absque ullis auctoribus com~ent~ta sunt, s_ed zps~ piacere o senza fondamento di autorità, ma gli stessi parenti secondo
Salvatoris nostri secundum carnem propmquz, seu studi~ tanti la carne del nostro Salvatore hanno trasmesso queste cose, per l'im-
seminis demonstrandi, seu edocendi quae secundum ventatem pegno o di mostrare una discendenza così grande, o di insegnare ciò
gesta sunt, haec tradiderunt. A UGUSTINUS, De_ c_o~s. ev. [2, ~: 11,_ che è avvenuto secondo verità. AGOSTTNO: Ora, giustamente Luca,
PL 34,1076]: Merito autem Lucas, qui non ab znztzo Evangelu sui che riferisce le generazioni di Cristo non dall'inizio del suo Vangelo
sed a baptismo Christi generationes enarrat ta'!1q~am ~a.cerdo!em ma dal battesimo di Cristo, presentandolo maggionnente come sacer-
in expiandis peccatis magis assignan~, adopt~~nzs ?rzgznem zp~e dote nell'espiazione dei peccati, ha preso l'origine dell'adozione,
suscepit, quia per adoptionem efficzm~r fihz D ez credendo in poiché per adozione siamo resi tigli di Dio credendo nel Figlio di
Filium Dei. Per carnalem vero generatzonem, quam Matthaeu_s Dio. Invece mediante la generazione carnale, che Matteo persegue, il
prosequitur, Filius Dei potius propter no~ homo [actus ~st: Sat1~ Figlio di Dio si mostra maggiormente come fatto uomo per noi. Ora,
autem ostendit Lucas se dixisse I oseph filzum H elz, quod zlh fuerit Luca mostra sufficientemente che ha detto Giuseppe figlio di Eli per-
adoptatus, cum Adam filium ~ixe:il Dei p~r gratia'!1, qua'!' postea ché fu da lui adottato, avendo detto che Adamo era figlio di Dio,
peccando amisit, tamquamfilzus in Paradiso c~nstz~t~s _sz~. . " costituito tale nel paradiso per la grazia, che poi perse con il peccato.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {4,2, PG 57,41}. Poszt1s zgitw p10- CRISOSTOMO: Dopo aver messo tutti i progenitori e finendo con
genitoribus univers is et finiens in I oseph, ~ddit « Vìrum. Mariae~>, Giuseppe, aggiunge: sposo di Maria, mostrando che a motivo di lei
monstrans quod propter illam et hun c z~ ~en~a~ogza .P?suzt. ha posto anche lui nella genealogia. GIROLAMO: Quando senti la
HJERONYMUS {ibid.]: Cum autem virum audzen~, _tzbz si~spzczo non parola sposo non ti venga il sospetto delle nozze, ma ricorda la con-
subeat nuptiarum; sed recordare consuetudznzs Scrzpturarum, suetudine delle Scritture secondo cui le fidanzate vengono chiamate
quod sponsae uxores, et sponsi viri vocantur. GENNAD1US, spose, e i fidanzati sposi. GENNADIO: Il Figlio di Dio è nato dall'uomo,
De ecclesiasticis dogmatibus [2, PL 42,1214]: Natus_est a~tem cioè da Maria, e non per mezzo di un uomo, cioè per rapporto coniu-
Dei Filius ex homine, idest ex Maria, et non per hom~nem, 1dest gale, come dice Ebion; per cui espressamente aggiunge: dalla quale è
ex viri coitu, sicut Ebion dicit; unde signanter subdzt «De qua nato Gesù. AGOSTINO: Ciò è contro Valentino, il quale ha detto che
natus est Jesus». AUGUSTINUS, De haeres. [11, PL 42,27j: Quod est Cristo non ha assunto nulla dalla Vergine, ma è passato attraverso di
contra Valentinum, qui dixit Christum nihil assumpszsse de _Vir- essa come attraverso un condotto o un canale. AGOSTTNO: Per divina
gine, sed per illam tamquam per rivum aut fistulam pertrans1sse. decisione volle assumere la carne dal grembo di una donna, sia per-
AUGUSTJNUS, Contra Faustum [26, 7, PL 42,483]: Cur a~t~m car- ché in tal modo, assumendo la forma dell 'uomo e nascendo da una
nem ex utero femina e assumere voluerit, summa conszlu penes donna, giudicò che entrambi i sessi vanno onorati, sia per qualche
ipsum est: sive quod utrumque sexum hoc modo h_onor~ndu~1 altro motivo che non oso dire temerariamente.
iudicavit assumendo formam viri et nascendo de femma, szve alt- AGOSTINO [Ps.]: Ciò che mediante l' unzione dell'olio Dio conferi-
qua alia causa quam non temere dixerim. va a coloro che venivano unti re, lo conferì lo Spirito Santo a Cristo
AUGUSTINUS [Ps.j, De q. vet. [49, PL 35,2249]: Quod autem uomo, con l'aggiunta dell'espiazione: per cui quando nacque fu chia-
per olei unctionem praestabat Deu~ ~is qu.i in reg~s ung~ba.ntur,.
hoc praestitit Spiritus sanctus hommz Chnsto addita e_xpzatione•.
quare natus, Christus est appellatus; et hoc est quod dzcztur «Qui
110 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 16 111

vocatur Christus». AUGVSTINUS, De cons. ev. [2,1,2, PL 34,1071): mato Cristo, e cosi si dice: che è chiamato Cristo. AGOSTINO: Tutta-
Non tamen erat fas ut eum ob hoc a coniug~o Mariae ~epara_ndum_ via non era conveniente che egli dovesse separarsi dal matrimonio di
putaret quod non ex eius concubitu, sed virga ?epent C:hrzs~um, Maria poic?é e~a di~de alla luce Cristo non per rapporto coniugale,
hoc enim exemplo magnifice insinuatur fide libus comug~tz~ et ma ?a ver~e: ~nfa~ con questo esempio si fa sapere magnificamen-
servata pari consensu continentia, po~se perrr:anere c~nzugzum te a1 fedeh coniugati che osservata con pari consenso la continenza
non permixto corporis sexu, sed ~ust?dzto mentzs ajfectu, praese~­ può rimanere il matrimonio senza promiscuità sessuale ma con l~
tim quia nasci eis filius potuzt sine ullo complexu carna!1. custodia dell'~ffetto della mente; soprattutto perché ;d essi poté
AUGUSTJNUS, De nupt. [l,11,13, PL 44,4~1]: Om~e .autem nuptza- nascere un figho senza alcun rapporto carnale. AGOSTINO: Tutti i beni
rum bonum impletum est in illis parentzbus Chrzsti: f!des, proles del matrimonio si realizzano in quei genitori di Cristo: la fedeltà la
et sacramentum; prolem cognoscimus ips~m Dominu'!1, fi~em prole e il sacramento: riconosciamo la prole nello stesso Cri~to
quia nullum adulterium, sacramentum quza nullum divort~um. Signore, la fedeltà poiché non vi fu alcun adulterio, il sacramento poi-
HIERONYMUS [PL 26,24A]: Quaerat autem dili?ens l~ct01; e~ dicat: ché non vi fu alcun divorz io. GrROLAMO: Chieda poi l' attento lettore:
Cum Ioseph non sit pater Domini Salvatorzs, quzd p ertznet a~ non essendo Giuseppe il padre del Signore Salvatore in che senso
Dominum generationis ordo deductus usque ad Ioseph? Cuz appartiene al Signore l'ordine delle generazioni c~ndotto fino a
respondebimus primo, non esse cons uetu~inis Scriptur~rum .ut Giuseppe? A ciò risponderemo innanzitutto che non è consuetudine
mulierum in generationibus ordo. texatur, d~mde ex una trzbufuzs- delle Scritture che nelle generazioni venga inserito l'ordine delle
se Joseph et Mariam unde ex lege ~am accipere cogebatur ut.pro.- donne; poi che Giuseppe e Maria erano di una medesima tribù per
pinquam et quod simul censentur zn Bethlehem, ut de una v.1delz.- cui secondo la legge egli doveva prenderla come parente ed e~sere
cet stirpe generati. AUGUSTJNUS, De nupt. [J,11, PL 44,421!· F_uzt censito assieme a lei a Betlemme in quanto generati da una medesi-
et series generationis usque ad. Io.seph pr?~uc~nda ne in .dio. ma stirpe. AGOSTINO: Bisognava indicare la serie delle generazioni
coniugio virili sexui, utique. potzorz'. fieret zmur~a, cum ventati fino a Giuseppe affinché in quel matrimonio non si facesse ingiuria
nihil deperiret quia ex semzne D avzd erat Marza. A':1GUSTJN_US, al ses~o virile, in quanto più importante, dato che non si compromet-
Contra Faustum [23,9, PL 42,471}: Nos ergo cred~mus e~zam teva 10 nulla la verità, essendo Maria d e lla stirpe di Davide .
Mariam fuisse in cognatione David quia eis. Scriptw:zs credzmus ~GOST~~m: N~i ~unqu~ crediamo che anche Maria fu nella parentela
quae utrumque dicunt: et Christum ex sem_zne Davzd secundum dt Davide, po1che crediamo a quelle Scritture che dicono entrambe le
carnem, et eius matrem Mariam, non cum vzro concumbendo, sed cose: sia che Cristo fu della discendenza di Davide secondo la carne
virginem. CoNC!LIUM EPHESJNU~ (6, Jv!~nsi 4, 10 ~5J: Cav~ndus sia che sua madre fu Maria, senza rapporti coniugali, ma vergine'.
autem est hic Nestorii error quz szc diczt: cum divina Scrzptura CONCILIO DI EFESO: Bisogna stare attenti qui all 'errore di Nestorio il
dictura est aut nativitatem Christi, quae ex Maria virgin~ est, aut quale dice cosi: quando la divi na Scrittura parla o della nascita' di
mortem, nusquam videtur ponens Deus, sed aut C~rz~tus ~ut C~isto, che è dalla Vergine Maria, o della morte, non sembra mai porre
Filius aut Dominus, quoniam haec tria naturaru"! ~zgnifi~atzva Dio, ma o Cristo, o il Figlio, o il Signore, poiché queste tre cose indi-
duarum: aliquando quidem huius, aliquando vero zllzus,. aliq~an~ cano le due na~e: una volta questa, una volta quella, una volta questa
do autem et illius et istius. Accipe autem ad hoc testzmonzum'. e quella. Considera questa prova: Giacobbe generò Giuseppe,
«lacob genuit Joseph virum Mariae, de qua natus est l~sus quz lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, che è chiamato Cristo .
dicitur Christus». D e us enim Verbum secunda ex muliere non Infatti Dio Verbo non aveva bisogno di una seconda nascita da una
eguit nativitate. AUGUSTJNUS, Contra Felicianum {VIG~LJUS, f?e donna. AGOSTINO [Ps.]: Non uno di Dio e un altro dell'uomo, ma lo
unitale Trinitatis, 11, PL 42, 1164): Sed non alius D ez et. ali~s stesso Cristo fu Figlio di Dio e dell ' uomo. E come in un solo uomo
hominis sed idem Christus Dei et hominis Filius fuit. Et szcut. m una cosa è l' anima e un 'altra il corpo, cosi nel mediatore fra Dio e
uno ho:rzine aliud animus et aliud corpus, sic in mediatore De1 et l'uomo una cosa fu il Figlio di Dio e un 'altra il Figlio dell'uomo,
hominum aliud D ei Filius, aiiud hominis filius fuit, unus tamen ex
112 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 16 113

utroque Christus Dominus fitit . Aliud, inquam, pro discretione e tuttavia da entrambe le cose risultò l'unico Cristo Signore. Due
substantiae, non alius pro unitate personae. Sed obiic it realtà diverse, dico, per la distinzione della sostanza ma non due
Haereticus: Nescio quomodo natum doceatis ex tempore quem soggetti, per l'unità della persona. Ma obbietta l 'Er~6co: non so
coaeternum Patri dicitis iam fuisse. Nasci enim est velut quidam come potete insegnare che è nato nel tempo colui che dite che esiste-
motus rei non extantis antequam nascatur, id agens beneficio nati- va già come coeterno al Padre. Nascere infatti è come un certo moto
vitatis ut sit. Quo colligitw~ eum qui erat nasci non potuisse, et si di una cosa che non sussisteva prima di nascere e che con il beneficio
della nascita passa all'esistenza. Dal che si ricava che colui che esi-
nasci potuit, non fuisse. Ad quod respondetur ab AUGUSTINO
{VIGILIUS, ibid., 12, PL 42,1166}: Fingamus, sicut plerique volunt,
steva già non poteva nascere, e se poteva nascere non esisteva.
esse in munda animam generalem quae sic ineffabili motu semina AGOSTINO [_Y1.rnuo]: Si risponde così: supponiamo, come molti pen-
sano, che c1 sia nel mondo un'anima generale che con un moto inef-
cuncta vivificet ut non sit concreta cum genitis; nempe cum haec
fab ile vivi~ca tutti, i ~em i rimanendo di~tinta dalle cose generate :
in uterum passibilem materiam ad usus suos formatura pervene-
senza d.ubb_10 quest amma, quando sarà giunta all'utero per formare
rit, unam facit secum esse personam eius rei, quam non eamdem
per suoi usi la materia passibile, farà sì che sia con essa una medesi-
constat habere substantiam; et fit, operante anima et patiente
ma persona quella cosa che sappiamo non avere con essa la medesi-
materia, ex duabus substantiis unus homo, cum anima aliud
ma sostanza; e risulta in tal modo, operando l'anima sulla materia
doceatur esse, aliud caro. Sicque animam nasci fatemur ex utero,
passi~a', d~le due ~ostanze un solo uomo, poiché si insegna che una
quam ad uterum venientem vitam dicimus contulisse concepto.
cosa e 1 aruma e un altra la carne. Così affenniamo che l'anima nasce
Nasci, inquam, ex matre dicitur qui ex hac sibi corpus aptavit in dall'utero, poiché diciamo che venendo nell'utero ha conferito la vita
quo nasci posset, non quia antequam nasceretw; quantum ad se al concepito. Si dice che nasce dalla madre poiché da essa si è adotta-
attinet, ipsa penitus non fitisset. Sic ergo, immo multo incom- to un corpo in cui poter nascere, e non nel senso che non esistesse in
prehensibilius atque sublimius, natus est susceptione perfecti alc~n _modo prima di nascere, per quanto sta in essa. Cosi dunque,
hominis de matre Filius Dei, qui per omnipotentiam singularem anzi, m un modo molto più incomprensibile e sublime ·è nato il
omnibus genitis est causa nascendi. Figlio d_i D io, ric~vendo ~alla madre un'umanità perfett~, egli che
con onmpotenza smgolare e causa della nascita in tutti i generati.
114 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 17 11 5

VERSUS 17 VERSETTO 17

Omnes itaque generationes ab Abraham usque ad David Così tutte le generazioni da Abramo fino a Davide sono
generationes quattuordecim, et a David usque ad transmigratio- quattordici, e da Davide fino alla deportazione in Babilonia
nem Babylonis generationes quattuordecim, et a transmigratio- quattordici, e dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo
ne Babylonis usque ad Christum generationes quattuordecim. quattordici.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,629]: Positis CRISOSTOMO [Ps.]: Poste le generazioni da Adamo fino a Cristo, le
generationibus ab Abraham usque ad Christum, eas in tres partes ha divise in tre parti di quattordici generazioni, poiché per tre volte
divisi! per generationes quatuordecim quia ter completis quatuor- con il compimento di quattordici generazioni fu mutato presso i
decim generationibus mutatus est in Judaeis status hominum. Giudei lo stato degli uomini. Infatti da Abramo fino a Davide essi
Ab Abraham enim usque ad David fuerunt sub Iudicibus, a David furono sotto i Giudici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia
usque ad transmigrationem Babylonis sub Regibus, a transmigra- sotto i Re, dalla deportaz ione fino a Cristo sotto i Sacerdoti. Dunque
tione usque ad Christum sub Pontificibus. Hoc ergo vult demon- vuole dimostrare questo: come sempre con il compimento di quattor-
strare: sicut semper completis quatuordecim generationibus dici generazioni fu mutato lo stato degli uomini, così con il compi-
mutatus est hominum status, sic completis quatuordecim genera- mento di quattordici generazioni dalla deportazione a Cristo fu neces-
tionibus a transmigratione ad Christum necesse est a Christo sario che da Cristo venisse mutato similmente lo stato degli uomini: e
mutari similiter hominum statum; quod et factum est. Post anche ciò avvenne. Infatti dopo Cristo tutte le genti furono sottomesse
Christum enim omnes gentes sub uno Christo Iudice, R ege et all'unico Cristo Giudice, Re e Sacerdote: per cui, dato che i Giudici, i
Pontifice factae sunt; unde quando Iudices, Reges et Pontifices Re e i Sacerdoti prefiguravano la dignità di Cristo, sempre· i loro ini-
Christi dignitatem praeflgurabant, semper principia eorum in figura ziatori furono figure di Cristo: il primo dei Giudici fu Giosuè figlio
faerunt Christi: primus Iudicum Jesus Nave, primus Regum David, di Nun, il primo dei Re Davide, il primo dei Sacerdoti Gesù figlio di
primus Pontiflcum lesusfllius losedech. Hoc in figura Christifuisse, Iosedech. Nessuno dubita che ciò fu in figura di Cristo. CRISOSTOMO:
dubita! nemo. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {4,2, PG 57,41): Vel ideo in Oppure ha diviso tutte le generazioni in tre parti dimostrando che
tres partes divisit omnes generationes demonstrans quod neque nemmeno con il cambiamento di regime sono divenuti migliori, ma
regimine transmutato facti sunt meliores, sed sub Judicibus, sotto i Giudici, i Re e i Sacerdoti rimasero nei medesimi mali: per cui
Regibus, Pontificibus et Sacerdotibus in eisdem permanserunt ricorda anche la prigionia di Babilonia manifestando che neanche da
malis; propter quod et captivitatem Babylonis commemorat mani- ciò sono stati corretti. Non menziona invece la discesa in Egitto
festans quod neque ex hoc sunt correcti. Descensus autem in perché non temevano gli Egiziani come i Babilonesi o gli Assiri,
Aegyptum non meminit quia Aegyptios non timebant sicut e perché la migrazione in Egitto era antica, questa invece recente, e
Babylonios vel Assyrios, et quia il/ud erat antiquum, hoc autem perché n on erano stati condotti là a motivo dei peccati come a
recens et quia illuc non propter peccata deducti fuerant sicut in Babilonia. AMBROGIO: Non riteniamo poi di poter trascurare il fatto
Babylonem. ÀMBROSJUS, In Le. [3,45, PL 15,1608B]: Illud autem che dai tempi di Davide fino a leconia Matteo pone quattordici gene-
non praetermittendum putamus quod a David temporibus usque razioni mentre i re di Giudea furono diciassette. Bisogna sapere però
ad Jechoniam, cum septemdecim fuerint reges Judaeae, quatuor- che le successioni possono essere più numerose delle generazioni: al-
decim generationes Matthaeus posuit. Oportet autem cognoscere, cuni infatti possono vivere più a lungo e generare più tardi, oppure
posse plures esse successiones, pauciores generationes; possunt non generare affatto; e così i tempi delle generazioni non sono gli
enim diutius vivere aliqui et serius generare, aut certe penitus
exortes generationis existere; itaque non quae regum, eadem
116 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 17 117

generationum tempora. GLOSSA: Vel potest dici tres reges esse stessi di quelli dei re. GLOSSA: Oppure si può dire che tre re sono stati
praetermissos, ut superius dictum est. AMBROSJUS, In Le. {3,46, omessi, come si è detto sopra. AMBROGIO: Ancora, sebbene da Ieconia
PL I5,1609A}: Rursus ergo cum a Iechonia usque ad Ioseph gene- fino a Giuseppe vengano computate dodici generazioni, l'Evangelista
rationes duodecim computentur, postea quatuordecim generationes dice poi di averne enumerate quattordici. Ma se consideri le cose di li-
descriptas esse commemoravit. Sed si diligenter advertas, hic quo- gentemente, anche qui puoi trovare la ragione delle quattordici gene-
que quatuordecim generationum poteris invenire rationem. razioni. Infatti da Giuseppe ne vengono enumerate dodici, la tredicesi-
Duodecim enim a Joseph numerantur, tertiadecima est Christus; ma è Cristo; ora la storia indica che ci furono due Ioachim, cioè due Ie-
duos autem Ioaki.m, idest duos Iechonias fuisse historia indicat, conia, padre e figlio. Quindi l'Evangelista non ne ba soppresso uno,
patrem et filium. Non igitur suppressit alterum Evangelista, sed ma li ha indicati entrambi. Cosi, aggiunto Ieconia il minore, vengono
utrumque significat. lta, addito minori Jechonia, generationes qua- computate quattordici generazioni. CRISOSTOMO [Ps.): Oppure l'unico
tuordecim computantur. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, leconia viene enumerato due volte nel Vangelo, una volta prima della
PG 56,628]: Ve/ unus Jechonias bis numeratur in Evangelio, semel deportazione e poi ancora dopo la deportazione. Infatti questo leconia,
ante transmigrationem, iterum autem post transmigrationem. Hic pur essendo uno solo, ebbe due condizioni: fu fatto re dal popolo di
enim Jechonias, cum esset unus, duas habuit conditiones: fuit enim Dio, e divenne anche una persona privata dopo la deportazione.
et rex ante transmigrationem, quasi rex factus a populo Dei; factus Quindi prima della deportazione viene enumerato fra i re quale re,
est et privatus post transmigrationem. Ideo ante transmigrationem dopo la deportazione invece fra le persone private. AGOSTINO: Oppure
numeratur inter reges quasi rex, post transmigrationem autem inter fra quei progenitori uno viene enunciato due volte, cioè Ieconia, dal
privatos. AUGUSTLNUS, De cons. ev. [2,4,10, PL 34,1076]: Ve/ ideo quale fu fatta come una certa deviazione poiché trasmigrò in
unus in illis progenitoribus bis numeratur, idest Iechonias, a quo Babilonia. Ora, dove l'ordine deflette dalla linea retta per andare
/acta est quaedam in extraneas gentes dejlexio quoniam in verso una cosa diversa, fa come un angolo, e ciò che è in un angolo è
Babyloniam transmigratus est. Ubi autem ordo a rectitudine flecti- numerato due volte. E già prefigura Cristo che doveva passare dalla
tur ut eat in diversum, tamquam angulum facit; il/ud autem quod in circoncisione alla non-circoncisione, ed essere la pietra angolare.
angulo est bis numeratur. Et hic iam Christum prae.figurat a circum- REMIGIO [RABANO): Ha posto quattordici generazioni poiché il
cisione ad praeputium migraturum, et lapidem angularem jitturum. dieci significa il decalogo, il quattro invece i quattro libri dei Vangeli :
REMIGJUS {RABANUS, De un., 18,3, PL 111,490A}: Ideo autem e così in ciò mostra la concordia della Legge e del Vangelo. E ha tri-
quatuordecim posuit generationes quia denarius signifìcat De- plicato il numero quattordici per mostrare che la perfezione della
calogum, quaternarius vero quatuor libros Evangelii; unde in hoc legge, della profezia e della grazia si trova nella fede della santa
ostendit concordiam legis et Evangelii. Ideo etiam quaterdenarium Trinità. GLOSSA: Oppure in questo numero è significata la settifonne
numerum triplicavit, ut ostenderet quia perfectio legis, prophetiae grazia dello Spirito Santo: infatti questo numero è formato di sette; e
et gratiae, in fide sanctae Trinitatis consisti!. GLOSSA: Ve/ in hoc nu- il fatto che venga raddoppiato significa che la grazia dello Spirito
mero septiformis gratia Spiritus Sancti significatur; hic enim nu- Santo è necessaria per la salvezza del corpo e dell'anima. Così dun-
merus ex septem conficitur; quod autem geminatur significa! gra- que questa generazione si divide in tre serie di quattordici: la prima è
tiam Spiritus sancti corpori et animae esse necessariam ad salutem. da Abramo fino a Davide, così che Davide vi risulta incluso, mentre
Sic ergo haec generatio dividitur in tres tessaradecades: prima est la seconda, da Davide fino alla deportazione non include Davide, ma
ab Abraham usque ad David, ita quod David ibi includitur; sed la deportazione è racchiusa sotto di lui; la terza è dalla deportazione,
secunda a David usque ad transmigrationem, ita quod David ibi fino a Cristo, e in essa è inclusa la deportazione se diciamo che
non includitur, sed transmigratio sub eo continetur; tertia est a leconia è numerato due volte. Nella prima sono significati gli uomini
transmigratione usque ad Christum, in qua si dicamus Iechoniam p~i~a della legge, e in essa trovi alcuni uomini della legge naturale,
bis numeratum, transmigratio inclusa est. In prima significantur c10e Abramo, Isacco e Giacobbe, fino a Salomone; nella seconda
homines ante legem, in qua quosdam homines naturalis legis
invenies, scilicet Abraham, Jsaac et Iacob, usque ad Salomonem;
118 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 17 119

in secunda significantur homines sub Lege: omnes enim qui in ea sono significati gli uomini sotto la legge: tutti infatti quelli che vi si
inveniuntur sub lege fuerunt; in tertia homines gratiae quia terrni- riscontrano furono sotto la legge; nella terza gli uomini della grazia,
natur ad Christum qui gratiae dator fuit, in qua etiam liberatio a poiché essa termina a Cristo che fu il dottore della grazia, e in essa
captivitate Babyloniae /acta est significans liberationem a capti- avvenne anche la liberazione dalla prigionia di Babilonia, che signifi-
vitate per Christum factam. AUGVSTINVS, De cons. ev. [2,4,10, ca la liberazione dalla prigionia operata da Cristo. AGOSTINO: Pur
PL 34,1075]: Cum autem quaterdenas generationes tribus avendo distinto le generazioni in tre serie di quattordici, tuttavia non
distinxisset articulis, non tamen eas dixit in summa, ut diceret: le mette insieme cosi da dire che sono quarantadue. Infatti uno in
Fiunt omnes quadraginta et duae. Unus enim in illis progenitori- quei progenitori è enumerato due volte, cioè leconia; così dunque le
bus bis numeratw; scilicet l echonias; sic ergo non quadraginta et generazioni non diventano quarantadue, cioè quattordici per tre, ma a
duae, quod faciunt ter quatuordecim, sed propter unam bis nume- motivo di quella enumerata due volte le generazioni diventano qua-
ratam quadraginta et una generationes fiunt. Matthaeus igitur, rantuno. Matteo dunque, che si era proposto di presentare in Cristo la
qui regiam in Christo constituerat insinuare personam, excepto persona regale, eccettuato Cristo ha enumerato nella serie delle gene-
Christo quadraginta homines in generationum serie numeravit. razioni quaranta uomini. Infatti questo numero significa quel tempo
Numerus enim iste illud tempus significa! quo in hoc saeculo regi nel quale in questo secolo dobbiamo essere governati da Cristo
nos oportet a Christo, secundum disciplinam laboriosam, quam secondo una disciplina faticosa, significata da quella verga di ferro di
significa! il/a virga ferrea de qua in Psalmis legitur (Ps. 2,9): cui si legge nel Salmo (2, 9): «Li governerai con verga di ferro». Che
«Reges eos in virga ferrea». Quod autem numerus iste hanc tem- poi questo numero significhi questa vita temporale e terrena è subito
poralem vitam aeternamque significet, il/a interim causa de proxi- comprensibile, poiché sia il tempo dell'anno si divide in quattro sta-
mo occurrit, quod et tempora annorum quadripartitis vicibus cur- gioni, sia questo mondo è limitato da quattro punti cardinali: oriente
runt, et mundus ipse quatuor partibus terminatur, ab oriente et e occidente, settentrione e meridione. Ora, il quaranta ha quattro
occidente, aquilone et meridie. Quadraginta autem quatuor volte il dieci, e lo stesso numero dieci si raggiunge sommando l'uno
habent decem. Porro ipsa decem ab uno usque ad quatuor progre- dopo l'altro i numeri da uno fino a quattro. GLOSSA: Oppure il dieci
dien te numero consummantur. GLOSSA: Ve/ denarius ad si riferisce al decalogo, il quattro alla vita presente che trascorre attra-
Decalogum refertur, quaternarius ad praesentem vitam quae per verso quattro tempi; oppure con il dieci si indica l'Antico Testamento,
quatuor tempora transit; ve/ per decem vetus testamentum, per con il quattro il Nuovo. REMIGIO: Se poi uno vorrà dire che sono qua-
quatuor novum. REMIGIVS [ibid.]: Si quis autem voluerit dicere rantadue generazioni poiché leconia non è uno solo, ma due, bisogna
quod sunt quadraginta et duae generationes, quia non est unus dire che questo numero conviene alla Santa Chiesa: nasce infatti dal
Jechonias, sed duo, dicendum est quod et iste numerus congruit sette e dal sei, poiché sei per sette fa quarantadue. Il sei si riferisce
sanctae Ecclesiae; nascitur enim a septenario et senario: nam alla fatica, il sette invece al riposo.
sexies septem quadraginta et duo faciunt. Senarius refertur ad
laborem, septenarius vero ad requiem.
120 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 18 121

VERSUS 18 VERSETTO 18

Christi autem generatio sic erat: Cum esset desponsata mater La generazione di Gesù Cristo avvenne così: essendo sua
eius Maria toseph, antequam convenirent, inventa est in utero madre Maria promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero
habens de Spiritu sancto; ad abitare insieme fu trovata incinta per opera dello Spirito Santo.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,630}: Quoniam CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché prima aveva detto: Giacobbe generò
superius dixerat «lacob autem genuit Joseph» cui desponsata Giuseppe la cui sposa generò Gesù, affinché nessuno degli ascoltatori
Maria genuit Jesum, ne aliquis audientium sic aestimaret esse pensasse che la, nas~ita fosse uguale a. quell~ dei padri precedenti,
nativitatem quomodo praecedentium patrum, ipse ordinem narra- mtenompendo 1 ordrne della sua narraz10ne dice: La generazione di
tionis suae praecidens dicit «Christi autem generatio sic erat», ac Ci·i~to avvenne cosl, come per dire: la generazione dei padri di cui
si dicat: Generatio quidem eorum quos exposuimus patrum sic ab?1amo parlato avvenne come bo riferito, ma la generazione di
fuit quemadmodum retuli; Christi autem genera/io non sic, sed ila Cristo non avvenne così, bensì in quest'altro modo: essendo sua
erat: «Cum esset desponsata mater». CHRYSOSTOMUS, In Matth. madre Ma~ia promessa sposa. CRISOSTOMO: Come in procinto di dire
[4,2, PG 57,41}: Quasi enim aliquid novum dicturus praemittit qualcosa d1 nuovo premette l'esposizione del modo della generazio-
modum generationis dicere, ne audiens virum Mariae aestimes ne, affinché sentendo parlare dello sposo di Maria tu non abbia a
natum esse lege naturae. REMtG/US [hom. 4, PL 131,886A}: Potest ~ens.are che sia nato secondo la legge della natura. REMIGIO: Si può
autem ad superiora re/erri hoc modo: Sic erat Christi generatio nfenre anche alle cose dette prima in questo modo: la generazione di
sicut dixi; idest: «Abraham genuit lsaac». HIERONYMUS [PL Cristo era come ho detto, cioè: Abramo generò Isacco. GIROLAMO:
26,24A]: Sed quare non de simplici virgine, sed de desponsata Ma perché non viene concepito da una semplice vergine; bensì da
concipitur? Primum, ut per generationem Ioseph origo Mariae u~a prome~sa sposa? Primo, affinché attraverso la generazione di
monstraretur; secundo, ne lapidaretur a Judaeis ut adultera; ter- Giuseppe s1 sapesse l'origine di Maria; secondo, perché non venisse
tio, ut in Aegyptwn fugiens haberet solatium mariti. Martyr etiam lapidata d~i Giudei come adultera; terzo, perché, fuggendo in Egitto,
lgnatius quartam addit causam: ut partus, inquiens, eius celaretur avesse l 'aiuto dello sposo. Tgnazio martire ha aggiunto una quarta
diabolo, dum eum putat non de virgine, sed de uxore generatum. causa: affinché il suo patto venisse celato al diavolo, credendo questi
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,631}: Ideo autem et che non era stato generato da una vergine, ma da una moglie.
desponsata et domi habita: nam quemadmodum in ea quae in ~S~STOMO [Ps.]: Per questo poi è sia sposa, sia ricevuta in casa:
domo viri concipit, intelligitur conceptio maritalis, ita in ea quae mfatt1 come in quella che concepisce nella casa del marito si intende
extra domum concepii, est suspecta coniunctio. HJERONYMUS, il concepimento maritale, così in quella che ha concepito fuori casa il
Contra Helvidium [1, PL 23,183A}: Sciendum autem quod con.c~pimento è sospetto. GIROLAMO: Bisogna sapere però che
Helvidius, quidam homo turbulentus, accepta materia disputandi, Elv1d10, ~n ce1to uomo turbolento e propenso alla disputa, cominciò a
blasphemare contra Dei matrem incepit; cuius prima propositio bestemmiare contro la madre di Dio, e la sua prima affermazione fu:
fuit: Matthaeus loquitur sic: «Cum essei desponsata». Ecce, Matteo dice che era promessa sposa. Ecco, dice, hai una sposata, non
inquit, habes desponsatam, non commendatam, ut dicitis; et uti- una .raccomandata, come voi dite; e certamente sposata non per altro
que non ob aliud desponsatam nisi quoniam nupturam. ORIGENES m?ttvo che per le future nozze. 0RIGENE: Fu certamente sposata con
[hom. 1, GCS 41,239,10]: Desponsata fuit quidem Ioseph, non Giuseppe, ma non unita a lui nel rapporto carnale. Sua madre, dice,
tamen in concupiscentia iuncta. «Mater eius», inquit, mater imma- madre i~macolata, madre incorrotta, madre intatta. Sua madre:
culata, mater incorrupta, mater intacta. «Mater eius»; cuius eius? di chi? E .la madre di Dio, dell'Unigenito, del Signore, del re, del
Mater est Dei, Unigeniti, domini, regis, omnium plasmatoris creatore d1 tutte le cose e redentore di tutti. ClRILLO: Che cosa infatti
et redemptoris cunctorum . CYRILLUS, Ad Monachos Aegypti

L
f
122 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 18 123

[J, PG 77,22}: Quid enim videbit aliquis in sancta Vìrgine praeter vedrà uno nella santa Vergine a differenza delle altre? Se non è
alias? Si Dei mater non sit, sed Christi ve/ Domini, ut Nestorius madre di Dio, ma di Cristo o del Signore, come dice Nestorio, non
dicit, nihil enim absurdum est etiam si voluerit quis matrem uniu- c'è nessuna assurdità nel chiamare madre di Cristo la madre di qua-
scuiusque unctorum Christi nominare genitricem. Sola vero prae- lunque cristiano. Invece a differenza di esse la sola santa Vergine è
ter illas sancta Virga et Christi genitrix intelligitur ac dicitur. ritenuta e detta madre di Cristo, poiché non ha generato un puro
Genuit enim non purum hominem, secundum vos, sed incarnatum uomo come noi, ma piuttosto il Verbo di Dio Padre, incarnato e fatto
potius, et hominem factum ex Deo Patre Verbum. Sed forsitan uomo. Ma forse ribatterai: Dimmi, pensi che la Vergine sia divenuta
il/ud ais: dic mihi, putasne divinitatis materfacta est Vìrgo? Et ad madre della divinità? E anche a ciò rispondiamo che il Verbo di Dio è
hoc quoque dicimus quia natum est ex ipsa Dei substantia eius nato dalla stessa sostanza di Dio, e sempre coesistente con il Padre
Verbum et sine principio temporis semper coexistens Genitori; in senza principio di tempo; ma negli ultimi tempi, poiché si è fatto
novissimis autem temporibus, quoniam caro factum est, hoc est carne, cioè si è unito a una carne avente un'anima razionale, si dice
unitum carni animam habenti rationalem, natum etiam dicitur anche che è nato secondo la carne da una donna. Ora, questo mistero
carnaliter per mulierem. Assimilatur autem quodammodo nativi- assomiglia in un certo modo alla nostra nascita: infatti le madri di noi
tati quae est secundum nos, hoc sacramentum; matres etenim ter- uomini offrono alla natura una carne un poco coagulata da perfezio-
renorum ministrant naturae coagulatam paulatim carnem perfi- narsi nella specie umana, e Dio immette lo spirito nel corpo animale.
ciendam in specie hurnana. Irnmittit autern animali spiritum Deus. Ma sebbene queste siano madri soltanto dei corpi fisici, tuttavia
Sed licet sint istae solumrnodo terrenorum corporum matres, atta- quando partoriscono si dice che partoriscono tutto l'animale e non
men parientes, totum animai et non partem peperisse dicuntur. una parte. Ora, noi vediamo che è avvenuto qualcosa di simile nella
Tale autem aliquid gestum percipimus in generatione Emmanuel; generazione dell'Emanuele: infatti il Verbo di Dio è nato dalla so-
natum enirn est ex Patris substantia Dei Verbum; quia vero car- stanza del Padre, ma poiché ha assunto una carne facendola propria è
nem assurnpsit propriarn eam faciens, necessarium est confiteri necessario confessare che è nato secondo la carne da una donna. Poi-
quia natus est secundum carnem per mulierem. Quia igitur et ché dunque è anche vero Dio, chi può dubitare di chiamare la santa
Deus vere est, quomodo dubitabit quispiam sanctarn Vìrginem Dei Vergine genitrice di Dio? LEONE [PlETRO CRISOLOGO]: Non turbarti o
dicere genitricern? LEO [PETRUS, Serm. 148, PL 52,597A}: Non confonderti quando senti parlare di concezione e di parto, poiché la
autem te Dei conceptus turbet, partus te non con.fundat auditus, verginità scusa tutto ciò che appartiene al pudore umano. E come è
quando virginitas quicquid est hurnani pudoris excusat. Aut quae possibile che sia lesa la verecondia dove la divinità si associa alla
hic verecundiae laesio, ubi iniit Deitas cum amica sibi semper purezza, sempre sua cara amica, dove interprete è un Angelo, madri-
integritate consortium, ubi est interpres Angelus, fides pronuba, na la fede, dispensazione la castità, donazione la virtù, giudice la
dispensatio castitas, donatio virtus, iudex conscientia, causa coscienza, causa Dio, concezione l'integrità, verginità il parto, vergi-
Deus, conceptio integritas, virginitas partus, virga mater? ne la madre? CIRILLO: Ma se diciamo che il santo corpo di Cristo è
CYRILLUS, Ad Ioannem Antioch. [39, PG 77,178}: Sed si de caelo stato fatto da una materia celeste e non da lei, come afferma
et non ex ipsa sancturn corpus Christi factum esse diceremus, ut Valentino, in che modo si intenderebbe che Maria è genitrice di Dio?
Valentinus, quomodo intelligeretur Dei genitrix Maria? Ora, l'Evangelista mostra il nome della madre quando aggiunge:
Nomen autem matris ostendit cum subdit «Maria». BEDA, In Maria. BEDA: Maria in ebraico significa stella del mare, in siriaco
Le. [1,1, PL 92,316D}: Interpretatur autem Maria stella maris signora, poiché ha dato al mondo sia la luce della salvezza che il
hebraice, domina syriace, quia et lucem salutis et Dominum Signore.
munda edidit.
[GLOSSA]: Cui autern desponsata Juerit ostendit subdens «loseph». [GLOSSA]: Con chi poi era sposata lo mostra aggiungendo:
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,630} : Jdeoquefabro di Giuseppe. CRISOSTOMO [Ps.]: Maria era promessa sposa di un fale-
lignario Maria desponsata erat, quoniam Christus Ecclesiae sponsus gname poiché Cristo sposo della Chiesa avrebbe operato la salvezza
omnium salutem horninum operaturus erat per lignum crucis. di tutti gli uomini mediante il legno della croce.
124 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 18 125

CRISOSTOMO: In ciò che segue: prima che andassero ad abitare


CHRYSOSTOMUS, In Matth. [4,2, PG 57,42}: Quod autem sequitur
insieme, non dice: prima che fosse condotta nella casa dello sposo,
«Àntequam convenirent», non dicitur: Antequam duceretur in
poiché vi. er~ già de~tro. Era infatti una freque~te consuetudine pres-
domum sponsi; etenim iam intus erat. Consuetudo enim multoties
so gli antichi avere lll casa le promesse spose, 11 che sembra accadere
veteribus erat in domo desponsatas habere, quod et nunc quoque
anche adesso, e i generi di Lot erano in casa con lui. GLOSSA: Si dice
fieri videtur, et generi Lot intus cum ipso era~!. GwssA: S~d dici- però: prima che andassero ad abitare insieme mediante un 'unione
tur «Antequam convenirent» ad carnzs commzxttonem.
carnale. CRISOSTOMO [Ps.]: Affinché non nascesse dall'affetto della
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, PG 56,632}: Ut non ex com- carne e del sangue colui che è nato per vincere la passione della
passione carnis et sanguinis nasceretur, qui ideo natus est ut car- carne e del sangue. AGOSTINO: Non ci fu lì il rapporto coniugale
nis et sanguinis solveret passionem. AUGUSTJNUS, De nupt. {l,12, anche perché nella carne del peccato esso non poteva avvenire senza
PL 44,421}: Nuptialìs etiam concubitus ibi nonfuit quia in carne alcuna concupiscenza della carne, che si verifica a motivo del pecca-
peccati fieri non poterat sine ulla carnis concupiscentia quae to, senza la quale volle essere concepito colui che sarebbe stato senza
accidit ex peccato, sine qua concipi voluit qui futurus erat sine peccato, così da insegnare anche in base a ciò che chiunque nasce da
peccato, ut hinc etiam doceret omnem quae de concu?itu nascitur, un rapporto sessuale è carne del peccato, dal momento che quella
carnem esse peccati; quandoquidem sola, quae non mde nata est, sola che non è nata in quel modo non fu carne del peccato.
non fuit caro peccati. . . AGOSTINO [Ps.]: Cristo nasce da una donna pura poiché non era
AUGUSTINUS [Ps. , Serm.122,2, PL 39, 1989}: Nascitur etzam ab conveniente che la virtù nascesse mediante il piacere, la castità
intactafemina Christus quiafas non erat ut virtus per voluptatem, mediante la lussuria, l'incorruzione mediante la corruzione. Né pote-
castitas per /uxuriam, per corruptionem incorruptio ~asceretw: va giungere dal cielo se non con un nuovo ordine chi veniva a
Nec poterat nisi novo ordine adventare de ~a.e/o qui ~et~st~1~ distruggere l'antico impero della morte. Mantenne quindi il regno
mortis destruere veniebat imperium. Regnum zgztur tenuzt virgim- della verginità colei che generò il re della castità. Inoltre il. Signore
tatis quae regem genuit castitatis. Ideo etia~ Domin~s noster vir- nostro cercò per abitarvi una dimora verginale per mostrarci che Dio
gineum sibi requisivit hospitium habitandt, ut. nob~s ~sten~eret deve essere portato in un corpo casto. Cosi colui che scrisse sulle
Deum in casto corpore portari debere. Ergo quz scnpszt lapzdeas tavole di pietra senza stilo di ferro rese gravida Maria con lo Spirito
tabulas sine stylo ferreo, ipse gravidavit Mariam Spiritu sancto; Santo, per cui si dice: fu trovata incinta per opera dello Spirito
unde dicitur «Inventa est in utero habens de Spiritu sancto». Santo. GIROLAMO: Non fu trovata da altri all'infuori di Giuseppe, il
HJERONYMUS [PL 26,24Bj: Non ab a/io inventa est nisi a Ioseph, quale, essendo suo sposo, sapeva tutto di lei. CRISOSTOMO [Ps.]:
qui pene /ìcentia maritali omnia noverat.. CH~Ysosro"!us, S~P_~r fnfatti, come insegna una storia non inverosimile, quando avvennero
Matth. [Ps., I, PG 56,632}: Nam, sicut hzstorza non zncredibzlls i fatti riferiti da Luca, Giuseppe era assente; e non è nemmeno conve-
docet, quando gesta sunt quae refert Lucas, Ioseph abs~ns e:at; niente pensare che l'Angelo sia entrato da Maria e abbia detto quello
nec enim conveniens est putare praesente Ios eph introisse che disse, e Maria abbia risposto ciò che viene riferito essendo pre-
Angelum ad Mariam et dixisse quae dixit, et Mariam ~espo_ndisse sente Giuseppe. E se crediamo che l'Angelo sia potuto entrare da lei
quaecumque respondit. Et si credamus Angelum potuzsse zntrare e parlare, tuttavia è chiaro che essendo presente Giuseppe ella non
ad eam et loqui, piane tamen Mariam abiisse in montana et man- sarebbe potuta andare nelle regioni montuose e rimanere con
sisse cum elisabeth mensibus tribus possibile non fuit praesente Elisabetta per tre mesi, poiché era necessario che egli ricercasse le
Ioseph, quia necesse erat ut absentationis eius et mansionis diuti- cause della sua assenza e della prolungata permanenza. Così, quando
nae requireret causas. Postquam autem rediit peregre post tot men- egli tornò da lontano dopo tanti mesi, la trovò manifestamente gravida.
ses, invenit eam gravidam manifeste. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [4,3, CRISOSTOMO: Propriamente poi dice: fu trovata, il che si è soliti dire
PG 57,42]: Proprie autem dicit «inventa est», quod d~ non ~co­ delle cose a cui non si è pensato. E affinché tu non abbia a molestare
gitatis dici consuetum est. Ne aute_m moles~es Evang~lz~tam z~ter­ l'Evangelista interrogandolo su come sia nato da una vergine, breve-
rogando qua/iter sit natus ex virgine, brevzter expedzvzt s~ dzcens mente si libera dalla difficoltà dicendo: per opera dello Spirito
«De Spiritu sancto»,· quasi dicat: Spiritus sanctus est qui est hoc
Capitolo 1, versetto 18 127
126 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

miraculum operatus. Neque enim Gabriel neque Matthaeus Santo; co?le .a dire: .è lo Spirito Santo che ha operato questo miraco-
lo. Infatti ?e Gabn~le ne ~atteo potevano dire di più. GLOSSA:
amp/ius dicere potuerunt. GLOSSA [PL 114,70D]: Hoc ergo quod
Du~que 1 e~pre~s10ne: e dallo Spirito Santo fu aggiunta
dicitur «Est ex Spiritu sancto», Evangelista ex parte sua adduxit,
dall. Evai:igehsta, m .mod? che, avendo egli detto che era incinta,
ut cum diceretur habere in utero, omnis mala removeretur suspi-
venisse rimosso ogm cattivo sospetto dalla mente degli ascoltatori.
cio a mentibus audientium. ÀUGUSTJNUS [Ps., Serm. 236,4,
AGOSTINO [Ps.]: Non per?'. come alcuni in modo affatto empio pensa-
PL 39,2182]: Non autem, sicut quidam sceleratissime opinantur,
no, nel senso c?e lo Spmto Santo abbia sostituito il seme, ma nel
Spiritum sanctum dicimus fuisse pro semine, sed potentia ac virtu-
se.nso eh.e op~r? con la potenza e la virtt) del Creatore. AMBROGIO:
te creatoris dicimus operatum. AMBROSJUS, De Sp. S. [2, 5, Ciò che mfatt1 e da qua~cosa, o è dalla sua sostanza o è dal suo pote-
PL 16,75JC]: Quod enim ex aliquo est, aut ex substantia est aut
~e: dall~ sosta~z~ come il figlio che è dal padre; dal potere come tutto
ex potestate eius est: ex substantia, sicut .filius qui a Patre; ex e da D1~,. ed e m quest'ultimo modo che Maria concepì per opera
potestate, sicut ex Deo omnia, quomodo et in utero habuit Maria ~elio Spmto S~n.to. AGOSTINO: Certamente questo modo in cui Cristo
ex Spiritu sancto. AUGUSTJNUS, Ench. [40, PL 40,252]: Profecto e nato dallo Spmto Santo ci fa intendere la grazia di Dio mediante la
autem iste modus quo natus est Christus de Spiritu sancto insinuat quale l'uomo se~za ~lcun merito precedente, nello st~sso esordio
nobis gratiam Dei, qua homo nullis praecedentibus meritis, in della . • natura m cm •cominciò a esistere , si unì al "erbo
, sua v1 d.1 D.io 1n
·
ipso exordio naturae suae quo esse coepit, Verbo Dei copularetur un um~a P,ersonale cosi grande da essere egli stesso il Figlio di Dio.
in tantam personae unitatem ut idem ipse esset Filius Dei. Sed Ma p01che quella creatura che la Vergine concepì e diede alla luce
cum illam creaturam quam Vìrgo concepii et peperit, quamvis ad se?b.e?e .appai:tenente alla persona del Figlio, è stata fatta da tutta I~
solam personam Filii pertinentem tota Trinitas fecerit (neque T:1mta (1?fa~t1 le opere della Trinità sono inseparabili), perché mai
enim separabilia sunt opera Trinitatis), cur in ea facienda solus viene attnb~ita solo a!lo Spirito Santo? Forse perché, quando in qual-
Spiritus sanctus nominatus est? An et quando unus trium in aliquo ch~ ?~;ra viene nommato un? ~ei ~re, si intende che opera tutta la
opere nominatur, universa operari Trinitas intelligitur? Tn01ta. ?IROLAMO: Ma Elv1d10 dice: l'Eva ngelista non avrebbe
HIERONYMUS {Contra H e/vidium 3, PL 23,185B}: Sed inquit detto:. przm~ che andassero a vivere insieme se dopo non fossero
Helvidius: Neque de non conventuris evangelista dixisset andati effettivamente
h , . a vivere
. in quel modo , come nessuno, d"1 uno
«Priusquam convenirent», quia n.emo de non pransuro dicit: e .e non. pranzera, dice: pnma che pranzasse; così se uno dicesse:
Antequam pranderet; quasi si quis diceret: Antequam in portu pnma d1 pranzare n~l porto ho navigato verso l'Africa, la frase non
pranderem ad Africam navigavi, non posset stare sententia n.isi ei a~rebbe ~enso se pnma o dopo non pranzerà nel porto; ma piuttosto
in portu prandendum sit quandoque; aut potius sit intelligendum bisogna i.ntendere che .quel prima, sebbene spesso dica anche le cose
sic quod «ante», licet saepe et sequentia indicet, tamen nonnum- che seguiranno, tuttavia talvolta mostra solo le cose che prima veni-
quam ea tantum quae prius cogitabantur ostendit; nec necesse sit vano pe~sate; .e non è necessario che le cose pensate avvengano,
ut cogitata .fiant cum ideo aliud intervenerit ne ea quae cogitata quando mterviene qualco~·a~tro a far si che le cose pensate non
sunt .fierent. HIERONYMUS [PL 26,24B]: Non ergo sequitur ut avvengano. GIR.?LAMO: Qumd1 non segue che poi siano andati insie-
postea convenerint, sed Scriptura quod factum non sit ostendit. me, ma la Scnttu.ra mostra ciò che non è avvenuto . REMIGIO
REMIGIUS [RABANUS, PL J07,748D]: Vel hoc verbum conveniendi, [RA BANO]: Oppure .Il verbo andare a vivere insieme non indica il rap-
non ipsum concubitum, sed tempus signi.ficat nuptiarum, idesl porto sessuale~ m~ Il tempo delle nozze, cioè quello in cui la promes-
quando ea quae fuerat sponsa incipit esse uxor. Est enim sensus sa sposa com~cia .a :ssere .sp?sa. Infatti l'espressione: prima che
«Àntequam convenirent», idest antequam rite solemnia nuptiarum andassero a vivere insieme significa: prima che celebrassero solenne-
celebrarent. AUGUSTINUS, De cons. ev. [2,5,14, PL 34,1077]: Hoc mente le noz~e. AGOSTINO: Come avvenne ciò che qui l'Evangelista
quemadmodum factum sit, quod hic praetermisit, Lucas (1,26) ~r:iette, l? spiega Luca ( 1, 26), dopo aver riferito il concepimento di
exponit post commemoratum conceptum Ioannis ita enarrans: 1ovan01, con queste parole: «Ii sesto mese fu mandato l'Angelo»;
128 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 18 129

«In mense autem sexto missus est Angelus»; et infra (1,35): ~poco dopo (1, 35): «~o Spirito .santo scenderà su di te». Ciò dunque
«Spiritus sanctus superveniet in te». Hoc ergo est quod Matthaeus e quanto. ~atteo ha ncorda~~ d.1cendo: fu trovata incinta per opera
commemoravi! dicens «inventa est in utero habens de Spiritu dello Spzrzto Sant~>. E non c e discordanza se Luca ha esposto ciò che
sancta». Nec contrarium est, quia lucas exposuit quod Matthaeus Matteo ha t~alasc1~.to; come non c'è discordanza quando in seguito
praetermisit; sicut non est contrarium, quia Matthaeus deinceps Matteo contiene c10. che Luca ha omesso. Segue infatti: Ora Giuseppe,
continet quod Lucas praetermisit. Sequitur enim «l oseph autem suo spos0, essendo giusto, fin? a quel punto dove è scritto dei Magi che
«per un ~ltr~ strada re.cero r~tomo al loro paese» (2, 12). Se poi uno
1
vir eius cum esset iustus», usque ad eum locum ubi scriptum est
de Magis quod «per aliam viam reversi sunt in regionem suam» vuole un umca narrazione d1 tutte le cose che sulla nascita di Cristo
(2, 12). Si quis autem ve lit unam narrationem ex omnibus qua e de sono dette od omesse dall'uno o dall 'altro Evangelista, può ordinarle
Christi nativitate dicuntur ab alterutro, si haec praetermittuntur, in questo modo: «La g~nerazion~ di . Cristo avvenne così. Ai tempi di
ordinare sic potest: «Christi generatio sic erat: fuit in diebus Ero~e», fino a dove dice: «Mana nmase con lei circa tre mesi, poi
Herodis» usque ibi: «Mansit autem Maria cum illa quasi mensi- t~mo a cas~ sua» (Le ~ , ~6). E allora bisogna aggiungere ciò che qui
bus tribus, et reversa est in domum suam» (Le. 1,56). Et tunc viene detto.fu trovata mcmta per opera dello Spirito Santo.
addendum est quod hic dicitur: «Et inventa est in utero habens de
Spiritu sancta>>.
130 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 19 131

VERSUS 19 VERSETTO 19

/oseph autem vir eius, cum esset iustus et noi/et eam tra- Ora Giuseppe, suo sposo, essendo giusto e non volendo
ducere, voluit occulte dimittere eam. ripudiarla, volle rimandarla in segreto.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [4,3, PG 57,43): Cum dixisset CRISOSTOMO: L' Evangelista, avendo detto che fu trovata incinta
Evangelista quod ex Spiritu sancta et sine concubitu inventa est in per ope~a dello Spirito Santo e senza rapporto coniugale, affinché tu
utero habens, ne suspectum habeas Christi discipulum quasi non abbia a sospettare che il discepolo di Cristo abbia inventato delle
grandia de suo magistro fingentem, introducit l oseph per ea q~a~ cose grandi riguardo al suo maestro, introduce Giuseppe mediante ciò
passus est, ad fidem quae dieta sunt conferentem; unde dicit che ha sofferto, a confenna della fede nelle cose dette; per cui dice:
«ioseph autem vir eius cum esset i~stus». Auousr1'.'us [Ps., Serm. Giuseppe, suo sposo, essendo giusto. AGOSTINO [Ps.]: Infatti Giu-
195,4, PL 39,2108): Jntelligens enim Joseph Marzae. u!erum gra- seppe, intendendo che il grembo di Maria era gravido, rimaneva tur-
vidari, turbatur quod Mariam quam de templo Domzm acceperat b~to poiché vedeva incinta Maria che aveva ricevuto nel tempio del
et nondum cognoverat gravidam sentiebat; secumqu~ aest~abat Signore e non aveva ancora conosciuto; e si agitava ragionando fra sé
disputans et dicens: Quidfaciam? Frodo aut t~ce~? ~l prodzder?, e dicendo: Che fare? La denuncio o taccio? Se la denuncio non ac-
adulterio non consentio, sed vitium crudelztatzs incurro quia consento all'adulterio, ma incorro nel vizio della crudeltà, p~iché se-
secundum Moysi sententiam lapidandam eam esse cognosco. Si condo la sentenza di Mosè so che deve essere lapidata. Se taccio, ac-
tacuero malo consentio et cum adulteris portionem meam pono. consento al male e mi pongo fra gli adulteri. Poiché dunque tacere è un
Quonidm ergo tacere malum est, adulterium prodere peius est, male e denunciare l'adulterio è peggio, la congederò dal matrimonio.
dimittam eam a coniugio. ÀMBROSJUS, In Le. [2,5, PL l 5,1554C]: AMBROGIO: Bene ci insegna Matteo che cosa debba fare il giusto che
Pulchre autem docuit sanctus Matthaeus quidfacere debeat iustus ha s,cop~~o. l' obbrobrio del coniu~e per r:ndersi .immune dal sangue
qui opprobrium coniugis deprehenderit, ut incruentum ~b hom~c~­ dell om1c1d10 e non essere complice dell adulterio. Per questo dice:
dio castum ab adulterio praestare se debeat. Et ideo dz cit essendo giusto. Sempre quindi in Giuseppe si conserva la grazia e la
«C~m esset iustus». Ubique ergo in Joseph iusti gratia et persona persona del giusto affinché si provveda alla testimonianza: infatti la
servatur ut testis ornetur; lingua enim iusti /oquitur iudicium ver~­ lingua del giusto proclama il giud izio della verità. GIROLAMO:
tatis. HIERONYMUS [PL 26,24D]: Sed quomodo loseph, cum cn- Ma c~me mai Giuseppe, pur celando il crimine della sposa, è dichia-
men ce/et uxoris, iustus describitur? In lege enim praeceptum est rat~ giusto? Nella le~ge infatti è stato prescritto che non solo i colpe-
non solum reos, sed conscios criminis obnoxios esse peccato. voli, ma anche 9uelh che sono consci del crimine siano in peccato.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {4,3, PG 57,43): Sed sciendum quod CRISOSTOMO: Bisogna sapere che qui chiama giusto chi è virtuoso
iustum hic virtuosum in omnibus dicit. Est enim iustitia specialis sotto tutti gli aspetti. Vi è infatti una certa giustizia speciale, come
quaedam, ut avaritiam non habere, et altera universali~ ~irtus; ~t non av~re l'avarizia, e un'altra che è una virtù universale; e in questo
sic nomine iustitiae max ime utitur Scriptura. l ustus zgztur ex1- senso s1 fa soprattutto uso nella Sacra Scrittura del nome di giustizia.
stens, idest benignus et mitis, «voluit occulte dimittere eam», quae Essendo dunque giusto, cioè benigno e mite volle rimandarla
non solum traductioni, sed etiam poenae secundum legem in segreto, pur essendo ella soggetta secondo l; legge non soltanto
obnoxia videbatur. Sed Joseph utrumque remisit quasi supra alla consegna, ma anche alla pena. Ora, Giuseppe lasciò cadere
legem vivens. Sicut enim sol antequam radios monstr_et mundum e.ntra?lbe. le cose come vivendo sopra la legge. Come infatti il sole
clarificat, sic et Christus antequam nasceretur multa szgna p erJ.ec- n~ch1ara 11 mondo prima di mostrare i raggi, così anche Cristo prima
tae virtutis apparere fecit. AUGUSTJNUS, De verb. D om. vel al!t~r d1 nascere fece apparire molti segni della perfetta vi1tù. AGOSTINO:
[Serm. 82,7,10, PL 38,510): Si solus nosti quia aliquis peccaverz! zn ~ppure di~~rsamente: Se tu solo sai che uno ha peccato contro
te, eum vis coram hominibus arguere, non es corrector sed prodztor. d1 te e vuoi incolparlo davanti a tutti, non sei correttore, ma delatore.
132 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 19 133

Unde vir iustus Ioseph tanto jlagitio quod de uxore Juerat suspi- Per cui C?i~seppe uomo giusto condonò con grande benignità una
catus, magna benignitate pepercit. Aestuabat utique certa adulte- colpa cosi mfamante che aveva sospettato nella sposa. Era angustiato
rii suspicio; et tamen, quia ipse solus sciebat, noluit eam divulga- certamente nel suo animo da un indubitabile sospetto di adulterio e
re sed occulte dirnittere, volens µrodesse peccanti, non punire pec- tuttavia, poiché egli solo lo sapeva, non volle diffamarla ma la
cantem. H FERONYMUS [PL 26,24C]: Vel hoc testimonium Mariae rimandò in segreto, preferendo al castigo del peccato il bene del pec-
est quod Ioseph sciens i/lius castitatem et admirans quod evene- catore. GIROLAMO: Oppure è una testimonianza a favore di Maria il
rat, celat silentio cuius mysterium nesciebat. REMJGIUS [hom. 4, fatto che Giuseppe, conoscendo la sua castità e meravigliato di ciò
PL l 31,887A]: Videbat enim gravidam quam noverat castam; et che era avvenuto, celi nel s ilenzio ciò il cui mistero ignorava.
quia legerat (Is. 11,1): «Egredietur virga de radice l esse», unde REMIGIO: Vedeva infatti gravida colei che sapeva casta; e poiché aveva
novit Mariam duxisse originem et legerat etiam (Is. 7, 14): «Ecce letto (ls 11, 1): ~<Uscirà un virgulto da lla radice di lesse», dalla quale
virgo concipiet», non diffideba t hanc prophetiam in ea esse sapeva che Mana aveva tratto origine, e aveva anche letto (ls 7, 14):
implendam. O R!GENES [hom. /, GCS 41,241,19-25]: Sed si suspi- «Ecco, la vergine concepirà», non diffidava che in lei dovesse com-
cionem in ea non habebat, quomodo iustus erat ut immaculatam piersi tale profezia. 0RIGENE: Ma se non sospettava di lei in che
dimitteret? Ideo ergo dimittere volebat quoniam magnum sacra- ~odo era gi~to ;imandando ?na ~posa immacolata? Voleva' dunque
mentum in ea esse cognoscebat cui approximare se indignum nmand?r~a p01ch~ sapeva che m lei era presente un grande mistero, al
aestimabat. GLOSSA [PL J62,1251A]: Vel cum vellet eam dimittere quale s1 n teneva mdegno di avvicinarsi. GLOSSA: Volendo rimandarla
iustus erat; cum occulte, pius notatur, eam ab infamia defendens. era giusto; volendo farlo in segreto viene mostrato pietoso, difenden-
Et hoc est: «Cum essei iustus voluit dimittere eam»; cum nollet dola dall 'infamia. Per cui si legge: essendo giusto volle rimandarla
eam traducere in publicum, idest diffamare, voluit hoc facere in segreto; non volendo denunciarla in pubblico, cioè diffamarla
occulte. ÀMBROSIUS, In Le. [2,5, PL J5, J 555A]: Nemo autem quam volle fare ciò in segreto. AMBROGIO: Nessuno però rimanda una eh~
non accepit, dimittit; et ideo quam vo/ebat dimittere, fatebatur non ha accettato: quindi mostrava di avere accettato colei che voleva
acceptam. GLOSSA [PL 114,70]: Vel cum nollet eam traducere in rimandar~. ~LOSSA: Oppure, non volendo condurla nella sua casa per
domum suam ad cohabitationem assiduam «voluit occulte dimitte- un~ coab1taz10ne permanente, volle rimandarla in segreto, cioè muta-
re eam», idest tempus nuptiarum mutare; vera enim virtus est cum re 11 tempo delle nozze: infatti c'è la vera virtù quando né la pietà si
nec pietas sine iustitia nec sine pietate servatur iustitia, quae conserva senza la giustizia né la giustizia senza la pietà, poiché le
separatae ab invicem dilabuntur. Vel iustus erat per fidem, qua due cose separate svaniscono. Oppure era giusto per la fede con cui
credebat Christum de virgine nasciturum; unde voluit se humilia- c.red~v~ che Cristo doveva nascere da una vergine: per cui volle umi-
re ante tantam gratiam. liarsi di fronte a una così grande grazia.
Capitolo 1, versetto 20 135
134 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSETTO 20
VERSUS 20
. Mentre.stava pe~sando a queste cose, ecco un angelo del
Haec autem eo cogitante, ecce angelus. D_omini apparuit s.1gnore gli apparve. in sogno dicendogli: Giuseppe figlio di Da-
in somnis ei dicens: /oseph fili David, no/1 t1mere acc1pere vide, non temere d1 prendere con te Maria tua sposa: ciò che
Mariam coniugem tuam, quod enim in ea natum est de infatti è nato in lei è dallo Spirito Santo.
Spiritu sancta est.

~E~IGIO: Poiché, come si è detto, Giuseppe pensava di congedare


REMJGIUS [Hom. 4, PL J31,887B]: Quia, sicut dic~um ~st, cogi-
Mana rn segreto, ma se. ?vesse fatto .questo sarebbero stati in pochi a
tabat Joseph occulte Mariam dimittere, hoc autem sz fecisset per-
n?n sospettare eh~ era ~m una. m~retnce che una vergi ne, così improv-
pauci essent qui non magis suspica~~ntur eam es~e. meretncem v1sam~n~e I.a dehberaz10ne dt Giuseppe cambiò per disegno divino;
quam virginem, idcirco repente conszhum loseph ~zvmo mutatum per cui s1 dice: Mentre stava pensando a queste cose. GLOSSA: In ciò
est consilio · unde dicitur: «Haec autem eo cogitante». GLOSSA
si nota l'animo del sapiente, che non vuole iniziare nulla in modo
[PL 162,1 2SlB]: In quo notatur animus sapientis, qui nihil teme-
sprovveduto. CRISOSTOMO: Si manifesta anche la mansuetudine di
re vult incipere. CHRYSOSTOMVS, In M_atth. (4,5, PG ~7,45):
Giuseppe, poiché a nessuno parlò del suo sospetto, nemmeno a colei
Notatur etiam mansuetudo Ioseph quia nullz enarravzt suam
che e~a sospettata; ma rifletteva in se stesso. AGOSTINO [Ps.]: Ma men-
suspicionem, neque ei quae suspecta erat; sed in se cogita~at.
tre G1~seppe pe~sa a queste cose, non tema Maria, figlia di Davide,
AvausnNVs {Ps., Serm. 195,5-6, PL 39,2109}: .sed l?seph zs~a
perche co~e 11 dtsco~so del p~ofet~ perdonò Davide, così l'Angelo del
cogitante, non timeat Maria David fì:Lia, q~onzar:i szcut Davzd
Salva~ore hbera Mana. Ecco mfattt che nuovamente viene Gabriele il
veniam contulit senno propheticus, sic Manam liberal Angel~s
paraninfo del!a Vergine; per cui segue: ecco un Angelo dei Sign;re
Salvatoris. Ecce enim iterum Virginis i/Le paranymphus Gabrzel
~pP.arve .a Giuseppe. ~LOSSA : Dunque con la parola apparve viene
advenit; unde sequitur «Ecce Angelus Domini apparuit loseph».
GwssA: Hoc igitur verbo «apparuit» signifìcatur potestas appa- md1cato 11 potere d1 chi appare, che si fa vedere quando e come vuole.
rentis, qui quando vult et quomodo, exhibet se videndum. RABAN~S RA BANO: In che i:no.do ~oi I' Ange.lo sia apparso a Giuseppe viene
[PL 107,750C}: Quomodo autem.Ang_elus I oseph apparuent, mostrato quando s1 dice: m sogno, c10è nel modo in cui Giacobbe vide
demonstratur cum dicitur «In somnzS», zdest quomodo Iacob sca- la scala mostrata agli occhi del cuore mediante una certa immagine.
lam vidit per imaginationem quamdam oculis cordis ostensam: ~RIS?ST?Mo: Non appai:ve manifestamente a Giuseppe come ai pasto-
CHRYSOSTOMVS, In Matth. {4,5, PG 57,45}: Ideo autem non apparuit n po.tebe era un uomo dt molta fede, mentre i pastori ne avevano biso-
manifeste Ioseph sicut pastoribus quia valde f!d~lis .erat; p~t~res gno rn ~uan~o rudi. La Vergine invece ne ebbe bisogno perché doveva
autem indigebant quasi rudes. Vìrgo autem mdz!pzt. quc:sz pruno essere istruita per prima sulle cose più grandi. Similmente anche
de maximis instruenda. Similiter etiam Zacharzas mdzguzt ante Zaccaria ebbe bisogno di una visione straordinaria prima del concepi-
conceptionem prolis mirabili visione. GL?SSA: Apparens. A~gelu~ n:iento della prole. GLOSSA: L'Angelo, apparendo, esprime il nome,
nomen exprimit, genus commemorat et tzr:iorem ~cludzt dzcens: nco~da la .shrpe ed esclude il. timore dicendo: Giuseppe, figlio di
«loseph fili David». «loseph», eum ex nomine quasz notum et famz- f!av1de. Giuseppe: mostra con il nome che gli era conosciuto e fami-
liarem sibi ostendit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ~· l~are. CRISOSTOMO [Ps): <?hiarnan?olo figlio di Davide, volle fargli
PG 56,634): Filium David eum nominans, voluit ~um ~duce~e zn ricordare la promessa d1 Dio a Davide, che cioè dalla sua discendenza
memoriam promissionis Dei ad David, ut de semine ezus Ch~zstus sarebbe nato Cristo. CRISOSTOMO: Dicendo invece: Non temere
nasceretur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [4,5, PG 57,46): Dicens mostra che egli già temeva di offendere Dio avendo con sé un'adulte~
autem «Noli timere», monstrat eum iam timere ne offenderet Deum ra; a ltrimenti non avrebbe n emmeno pensato di congedarla.
quasi adulteram habens; alias neque cogitasset eam expellere.
f
Capitolo 1, versetto 20 137
136 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

SEVERIANO [PIETRO CRISOLOGO]: Lo sposo viene ammonito di non


SEVERJANUS {PETRUS, Serm. 145, PL 52,589Cj: Sponsus etiam ne temere an~he pe~·ché. l'anim_o pio, m.entre compatisce, ha più timore,
timeat admonetur quia pius animus, dum compatitur, plus pave-
scit, ac si dicat: Hic non est mortis causa, sed vitae, quia quae
come se d.1cesse. qui non si tr.atta ?'morte, ma di vita, poiché colei
c~e part~nsce la vita non menta di essere uccisa. CRISOSTOMO [Ps.]:
vitam parturit non meretur occidi. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. Dicendo. non teme:e, vuole anche mostrare di avere conoscenza del
[Ps., 1, PG 56,634]: Dicens etiam «Ne timeas», cognitionem se cor- suo c~ore, per sus~itare la fede nei beni futuri che egli stava per rive-
dis eius ostendere voluit, ut per hoc futurorum bonorum, quae lare ng~ard~ a Cns~o. AMBROGIO: Non ti turbi il fatto che la chiami
de Christo erat dicturus, faceret fidem. AMBROSIUS, In Le. [2,5, sposa: ~nfat~ non viene dic~iara~ la sottrazione della verginità, ma
PL 15,1555A]: Non autem te moveat quod eam coniugem vocat; non la testimomanza . del matnmom o, la celebrazione delle n ozze.
b'
enim virginitatis ereptio, sed coniugii testificatio, nuptiarum celebra- GIROLAMO:. Tu tta~ia non isogna ritenere che per il fatto che è chia-
tio declaratur. HJERONYMUS, Contra Helvidium [4, PL 23,186Cj: mata . mog~1e abbia ces~ato di .ess~re sposa, poiché sappiamo che è
Non tamen est putandum quod ex eo quod uxor est appellata, cons~etudme ~ella Scrittura di chiamare gli sposi mariti e le spose
sponsa esse desierit, cum hanc esse consuetudinem Scripturae moglt, come si leg!?e (Dt 22, 25): «Se uno ha trovato una vergine
noverimus, quod sponsos viros, et sponsas appellet uxores sicut spos~ta a un ,uomo i1_1 .un campo ~ facendole violenza giace con lei,
Deuteronomii (22,25) testimonio approbatur: «si quis» (inquit) m~01a, perche ha mmliato la moghe del suo prossimo». CRISOSTOMO·
«invenerit virginem desponsatam viro in campo, et vim faciens Dice: "non temere
d. di prendere, cioè di ricevere in casa·, infatti· con Ia mente·
dormierit cum ea, moriatur, quia humiliavit uxorem proximi sui». era g1a stata n~essa. RA.BANO: Oppure: non temere di prenderla nella
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {4,6, PG 57,46}: Dicit autem «Noli time- comu~anza .n~~ale e nella coabitazio_ne permanente. CRISOSTOMO [Ps.]:
re accipere>>, idest domi retinere; iam enim mente dimissa erat. Per tte ?1ot1v1 I Ang.elo apparve a Gmseppe dicendogli questo. Primo,
RABANUS [ibid.]: Vel «noli timere accipere eam» nuptiali conventu ~ffinch~ un uomo giusto non facesse senza saperlo una cosa ingiusta
et assidua cohabitatione. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, ~n se~mto a un propos~to giusto. Poi per l'onore della stessa madre:
PG 56,633]: Propter tres autem causas apparitit Angelus Ioseph infatti se. ~osse st~ta rimandata non poteva evitare cattivi sospetti
hoc dicens ei. Primo, ne iustus homo ignorans faceret rem iniu- p~esso gh mcreduh .. Infine perché Giuseppe, comprendendo il conce-
stam ex proposito iusto. Deinde propter honorem ipsius matris; punento sa_nto, la ns~ettasse più di prima. Tuttavia [l'Angelo] non
nam si dimissa fuisset, apud infide/es turpi suspicione carere non venn~ a Giuseppe pr~ma d~I con~ep.imento della Vergine affinché
poterat. Tertio, ut intelligens Joseph sanctam conceptionem, dili- ~uestt non avesse gh. s~essi pe1_1s,ien e patimenti di Zaccaria, che
gentius se custodirei ab illa quam prius. Ideo tamen non ante con- mcor~e n.el ~eccato dt .mcre.duhta riguardo al concepimento della
ceptionem Virginis venit ad Joseph, ut nec cogitaret haec quae mogi.te ou:na1 longeva: 111fatt1 era più incredibile che concepisse una
cogitavi! nec pateretur quae passus est Zacharias culpam infideli- vergine pmttost.o che un'anziana. CRISOSTOMO: Oppure l'Angelo
tatis incurrens de conceptione coniugis iam longaevae; incredibi- v~nn~ quando Gmseppe era già turbato affinché apparisse la sapienza
l io r enim erat res virginem passe concipere quam anum. d1 Gmseppe, e affi_nché ciò stesso fosse per lui una dimostrazione
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {4,5-6, PG 57,45-46}: Vel ideo turbato delle cos~ che venivano de.tte; Quando infatti sente dall'Angelo le
iam Ioseph Angelus venit ut appareat Ioseph sapientia, et ut hoc cose a cw pe~sava dentro d1 se, ha un segno inconfondibile del fatto
ipsum fieret ei eorum quae dicebantur demonstratio. Dum enim che es.so veruva mandato da Dio, il quale soltanto può conoscere i
audit ab Angelo quae intra se cogitaverat, indubitabile signum segreti .del cuore. Inoltre il discorso dell 'Evangelista diventa inso-
erat quod a Deo mitteretw; cuius solius est scire cordis secreta. ~pettabile, mostrai:do che Giuseppe ha patito quello che è naturale
Sermo etiam Evangelistae insuspicabilis fit, demonstrans Ioseph he uno spos.o patisca. E anche la Vergine sfugge a qualsiasi cattivo
passum quod probabile est virum pati. Vzrgo etiam omnem malam sospe~o per 11. fatto eh~ uno sposo che patì la gelosia la accolse e la
suspicionem effugit, ex hoc quod vir qui zelotypiam passus est, c~.stod1 dopo il concepimento. La Vergine poi non disse a Giuseppe
eam suscepit et p ost conceptionem servavit. Ideo autem Virgo f 10 che l'Angelo aveva annunziato poiché non pensava che lo sposo
e avrebbe creduto, soprattutto quando era stato condotto al sospetto.
l oseph haec quae Angelus nuntiarat, non dixit, quia non aestima-
bat sibi credi a sponso et maxime iam in suspicionem adducto.
Capitolo 1, versetto 20 139
138 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

Alla Vergine invece l'Angelo fa l'annuncio prima del concepimento


Vìrgini autem ante conceptionem annuntiat Angelus, ne si post affinché, qualora l'avesse differito dopo il concepimento, non fosse
conceptionem differret, in angustia esset..oporteb~t autem ext~a in angustia. Ora, bisognava che fosse fuori del turbamento quella
turbationem esse illam matrem quae omnium condltorem receptt. madre che ricevette il creatore di tutte le cose. Non solo poi l'Angelo
Non solum autem Angelus ab iniqua commixtione virginem ~cu­ scusa la Vergine da ogni rapporto riprovevole, ma mostra anche che
sat, sed et supra naturam concepisse demonstrat, .non solum ~lm~­ ha concepito al di sopra della natura, non solo togliendo il timore, ma
rem auferens, sed et laetitiam addens; unde sub~it «Quod e.n~m in anche apportando la gioia; per cui aggiunge: ciò che infatti è nato in
ea natum est, de Spiritu sancta est». GLOSSA: Alzud est n~~Cl zn ea, lei è dallo Spirito Santo. GLOSSA: Altro è nascere in essa, altro è
et aliud ab ea: nasci ab ea, est prodire in lucem; nasci zn ea est nascere da essa: nascere da essa è venire alla luce, nascere in essa è
idem quod concipi. Vel secundum praesentiam Angeli quam .h~bet lo stesso che essere concepito. Oppure si dice che è nato secondo la
ex Deo, cui futurum quasi praeteritum est, «natur:z» dtc~t~r. presenza dell'Angelo che esso ha presso Dio, per cui il futuro è come
A UGUSTINUS [Ps., De q. vet. 52, PL 35,2251]: Sed Sl de S~m~u il passato. AGOSTINO [Ps.] : Ma se Cristo è nato dallo Spirito Santo,
sancta natus est Christus, cur dictum est (Prov. 9,1): «Sapientia perché si dice (Pr 9, 1) che «la sapienza si è edificata una casa»?
aedificavit sibi domum?». Domus ista gemina ratione d~bet i~tel!i-. Questa casa deve essere intesa in due modi. Innanzitutto infatti la
gi. Primum enim domus Christi Ecclesia .est, ~u.am aedifi~avzt ~1b1 casa di Cristo è la Chiesa, che egli ha edificato per sé con il suo san-
sanguine suo; deinde potest et corpus eius dici do~us ezus, sz~~~ gue; poi anche il suo corpo può essere detto sua casa, come è detto
dicitur templum eius. Factum autem Spiritus sanc~i, fac~um Fzlu suo tempio. Ora, l'opera dello Spirito Santo è l'opera del Figlio di
Dei est, propter naturae et voluntatis unitatem; sive emm Pater Dio, per l'unità della natura e della volontà: sia infatti che operi il
faciat sive Filius sive Spiritus sanctus, Trinitas est quae operatur; Padre o il Figlio o lo Spirito Santo, è la Trinità che opera; e tutto ciò
et quidquid tresfecerint, Dei unius est. AUGUSTLNVS, Ench. [38•.1~, che banno fatto i Tre appartiene al Dio unico. AGOSTINO: Forse che
PL 40,251}: Numquid tamen ideo dicturi sumus Patrem homzn~s per questo dovremo dire che lo Spirito Santo è il padre d~ll'uomo
Christi esse Spiritum sanctum, ut Deus Pater Verbum genuent, Cristo, così che Dio Padre ha generato il Verbo e lo Spirito Santo
Spiritus sanctus hominem ? Quod ita absurdum es.t, .ut nullae jìde- l' uomo? Ciò è così assurdo che nessun orecchio del credente potreb-
les aures id valeant sustinere. Quomodo ergo dicimus Chnstum be sopportarlo. ln che modo dunque diciamo che Cristo è nato dallo
natum de Spiritu sancto, si non eum genuit Spiritus sanctus?. An Spirito Santo se lo Spirito Santo non lo ha generato? Forse perché lo
quia fecit eum? Jnqu antum enim homo e.st, fact~s est, sicut ha fatto? Infatti in quanto uomo è stato fatto, come dice l' Apostolo
Apostolus dicit (Rom. 1,3): «Factus ex semzne Davzd, .s~cundum (Rm 1, 3): «Fatto dalla stirpe di Davide secondo la carne». Infatti non
carnem». Neque enim quia mundum istum fecit Deus, dici eum fa~ è permesso dire che questo mondo è figlio di Dio o è nato da Dio per
est Dei filium aut natum ex D eo, sed factum ve/ crea~~i vel condz- il fatto che Dio lo ha prodotto, ma si dice che è stato fatto o creato o
tum. H ic autem, cum confiteamur eum natum de Spz~ztu sa~cto. et fondato. Egli però, sebbene lo professiamo nato dallo Spirito Santo e
Maria Vìrgine, quomodo non sit filius Spiritus ~an~tz, et si! .filtus da Maria Vergine, non è figlio dello Spirito Santo ed è figlio di Maria
Mariae Vìrginis? Non ergo concedendum est quzcqwd de a.liqua ~e Vergine. Non bisogna quindi ritenere che tutto ciò che nasce da una
nascitur continuo eiusdem rei Filium nuncupandum. Ut emm omzt- certa cosa debba subito essere chiamato figlio di quella cosa.
tam a/iter de homine nasci jìlium, a/iter capi/lum, pediculum et Prescindendo infatti dalla considerazione che in modo diverso nasce
lumbricum, quorum nihil estfi/ius, certe homi~es ~ui n~c~ntur ex da un uomo un figlio, o un capello, o un pidocchio, o un verme inte-
aqua et Spiritu, non aquae jìlios recte eos d~x.ent quzspiam, sed stinale, cose queste ultime delle quali nessuna può essere detta figlio,
Dei Patris, et matris Ecclesiae. Sic ergo de Spzntu sancta natus est certamente nessuno dirà rettamente che gli uomini che nascono dal-
et Filius Dei Patris est, non Spiritus sancti. ! 'acqua e dallo Spirito sono figli dell'acqua, ma di Dio Padre, e della
madre Chiesa. Cosi dunque è nato dallo Spirito Santo ed è Figlio di
Dio Padre, non dello Spirito Santo.
t
140 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, ver setto 2 1 141

VERSUS 21 VERSETTO 21

Pariet autem fi/ium et vocabis nomen eius /esum; ipse


I •
Ella darà alla luce un figlio, e chiamerai il suo nome Gesù:
enim sa/vum faciet popu/um suum a peccat1s eorum. egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {4,6, PG 57,46}: Quia hoc quod CRI.SOSTO~o: Poiché ciò che l'Angelo aveva detto a Giuseppe era
Angelus ad Joseph dixerat supra humanam cogitationem et legem sopra il pensiero umano e la legge della natura, conferma ciò che
naturae erat non solum ex praeteritorum revelatione confirmat aveva detto con la rivelazione non solo di cose passate ma anche
quae dixera/. sed etiam ex futuris, dicens «Pariet autem filium» . delle future, dicendo: Darà a/La luce un figlio. GLOSSA: Affinché
GLOSSA [PL II4,7JC; PL 162,1251}: Ut e~im non videret~r infatti n?n sembras~e a Giuseppe che il matrimonio non fosse più
Joseph amplius coniugio non ess~ necessarzus .cum co.nceptw necessano dato che 11 concepimento era avvenuto senza il suo aiuto,
esset /acta sine eius auxilio, ostendit quod q"'!a"!vzs ~o'! sit nec~s­ mostra che, sebbene egli non fosse stato necessario per il concepi-
sarius conceptui, tamen utilis est procu:atzom q~ia zpsa. pan~t mento, tuttavia era utile per la protezione, poiché ella darà alla luce
filium, et tunc matri et filio ~rit nec~ssanu~: matn, ut ~b znfa~~a un figlio, e così egli era necessario alla madre e al figlio: alla madre
defendat, filio, ut eum nutnat et circumczdat; quae. circu"!c.mo per difenderla dall'infamia, al figlio per nutrirlo e circonciderlo; e la
notatur ubi dicit «El vocabis nomen eius lesum». In circumcLSLone circoncisione viene indicata dove dice: e chiamerai il suo nome
enim solet dari nomen. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 1, Gesù. Nella circoncisione infatti si suo le dare il nome. CRISOSTOMO
PG 56,634]: Non autem dixit: Pariet libi filium si~ut ~~ [Ps.]: Non. ba detto: ti partorirà un figlio, come a Zaccaria (Le I, 13):
Zachariam (Luc. 1,13): «Ecce Elisabeth uxor tua p~net ti~z «Ecco, Elisabetta tua sposa ti partorirà un figlio», poiché la donna
filium»; quia mulier quae ex vii'? concipit, marito suo filzum pa~zt, che concepisce da un uomo dà alla luce il figlio per il su·o marito
quia magis ex ilio est quam de zpsa; h~ec autem_ q.uae non de viro poiché il figlio è più da lui che da lei; Maria invece, che non avev~
conceperat, non viro .filium pepent, sed si.hz tantu.mmodo. conc~pito da un uomo, non ha partorito il figlio per il marito, ma solo
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {4,6, PG 57,47}: Ve/ zndetermm~te hoc per se. CRISOSTOMO: Oppure lo ha messo in modo indeterminato per
posuit ut ostendat quod eum peperit orb i te:rarum universo. mostrare che lo ha dato alla luce per tutto il mondo. RABANO: Dice:
R.ABANUS [PL 107, 751B]: Dicit autem « Vocabzs nomen>>, et non chiamerai il suo nome, non lo imporrai, poiché è stato imposto dal-
imponens, quia ab aeterno impositum est. CHRYSOSTOMUS, In Matth. l'eternità. CRISOSTOMO: Così mostra anche che il parto è straordina-
{4,7, PG 57,47}: Hinc autem ostendit admirabile'!1.esse partum, rio, poiché è Dio che da ll 'alto manda il nome mediante l'Angelo, e
quia Deus est qui nomen desuper per Angelum mztltl, nec nomen non un nome qualsiasi, ma cbe è il tesoro di beni infiniti. E così
quodcumque, sed quod est infinitorum bor:ontm thesaurus. Ideoque l'Angelo lo spiega, sostituendo una buona speranza, e inducendo così
interpretatur illud Angelus, bona1~1 subs~~ens spem, et ~ ~oc a~ a credere ciò che veniva detto. Infatti siamo più facilmente sollecitati
credendum quod dicebatur inducll. Facilius namque sollzcitam~1 alle cose prospere e prestiamo più prontamente fede alle cose favore-
ad prospera e t promptius /idem accommodamus secund1s. voli. GIROLAMO: Infatti Gesù in ebraico significa salvatore. Indica
HIERONYMUS [PL 26,25A}:Iesus enim hebra~o sermone sa_lvator quindi l'etimologia del nome dicendo: egli infatti salverà il suo
dicitur. Etymologiam ergo nominis significa! dzcens «Ipse emm sal- popolo dai suoi peccati. REMIGIO: Mostra così che egli è il salvatore
vum faciet populum suum a peccatis eor~m». REM_IGJUS [hom. 4, di tutto il mondo e l'autore della nostra salvezza. Salva certamente
PL 131,887D]: Ostendit enim eumdem totzus mundi salvatorem, et non g li increduli, ma il suo popolo, cioè salva coloro che credono
nostrae salutis auctorem. Salvat quidem non incredulos, sed popz~­ i~ l,ui non tanto dai nemici vis ibili quanto piuttosto dagli invisibili;
lum suum, hoc est in se credentes salvat non tam a visibilibus host~­ CLOe salva dai peccati non combattendo con le armi, ma perdonando
bus quam potius invisibilibus; hoc est, a peccatis salvat non arn11s
142 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetto 2 1 143

pugnando sed peccata relaxando. SEV~RIANU~ [PETRUS,. Serm. 145, i ~eccati. SE~RIANO [P.rETRO CRISOLOGO]: Vengano e ascoltino quanti
PL 52,591A]: Veniant et audiant q~i requirunt: Quis est quem chiedono: ~~ e che M~a ha generato? Egli infatti salverà il suo popolo,
Maria genuit? «Ipse enim sa/vum faciet populum ~uum», non alte- n.on s~Jvera 11 popolo .d1 un al.tro. Da che cosa? Dai suoi peccati. Che
rius salvum faciet populum. [}_n~e?. «À peccat~s eorum~>. Ess~ sia D10 che condona 1 peccati, se non lo credi perché lo dicono i cri-
Deum qui p eccata donat si Chr1stiams non credis, crede mfideli- stiani, credilo perché lo dicono gli increduli, o i Giudei, quando affer-
bus, vel Judaeis dicentibus (Luc. 5,21): «Nemo potest peccata mano (Le 5, 21): «Nessuno può rimettere i peccati se non Dio solo».
dimittere nisi solus Deus».
144 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo I, versetti 22-23 145

VERSUS 22-23 VERSETII 22-23

Hoc autem totum factum est ut adimpleretur quod dic- Tutto ciò awenne affinché si adempisse ciò che era stato
tum est a Domino per prophetam dicentem: Ecce virga in detto dal Signore mediante il profeta che dice: Ecco, la vergi-
utero habebit et pariet filium, et vocabunt nomen eius ne avrà nel grembo e partorirà un figlio, e chiameranno il suo
Emmanuel, quod est interpretatum «Nobiscum Deus». nome Emmanuele, che si interpreta: Dio con noi.

REMIGIUS [Hom. 4, PL 131,888B]: Mosfuit Evangelistae, ea quae REMIGIO: Fu costume del.l'Evangelista confermare le cose che
dicit, de veteri testamento conjirmare propter Iudaeos qui in dice con l'Antico Testamento, a motivo dei Giudei che avevano cre-
Christum crediderant, ut agnoscerent ea esse completa in gratia duto in Cristo, affinché conoscessero che si erano compiute nella gra-
Evangelii quae praedicta fuerant in Veteri Testamento; et subdit zia del Vangelo quelle cose che erano state predette nell 'Antico
«Hoc autem totum factum est». Quaerendum autem est in hoc loco Testamento; e aggiunge: Tutto ciò avvenne. Bisogna però chiedere a
quare dixerit hoc totum factwn esse, cum superius solam concep- questo punto perché ha detto che tutto c iò era avvenuto mentre sopra
tionem narraverit. Sed sciendum quod hoc ideo dixit, ut demon- aveva parlato del solo concepimento. Ma bisogna sapere che ha detto
questo per dimostrare che ciò avvenne alla presenza di Dio prima che
straret quod ante in praesentia Dei factum fuit quam fiere/ apud
avvenisse presso gli uomini. O anche perché, essendo narratore di
homines. Si ve quia praeteritarum rerum erat narrator, totum fac-
cose passate, disse che tutto era avvenuto poiché quando scriveva tali
tum esse dixit, quia quando hoc scripsit, iam totum factum erat.
cose tutto era già avvenuto. RABANO [GLOSSA]: Oppure dice che tutto
RABANUS [GLOSSA PL 162,1252A}: Ve/ hoc totumfactum esse dicit,
ciò avvenne, ossia che la Vergine si sposasse, che si conservasse
quod Virga desponsaretw; quod casta servaretw; quod gravida
casta, che venisse trovata incinta, che un Angelo lo rivelasse, affin-
inveniretur, quod per Angelum revelaretur «ut adimpleretur quod ché si adempisse ciò che era stato detto. Infatti non si sarebbe com-
dictum est». Non enim hoc impleretur quod virgo conciperet et piuto il concepimento e il parto della Vergine se non fosse stata spo-
pareret, nisi desponsata essei, ne lapidaretur, et nisi ab Angelo sata, affinché non fosse lapidata, e se il segreto non fosse stato svela-
secretum detegeretur, et ita eam loseph acciperet, ne dimissa per to dall'Angelo, e così Giuseppe la prendesse con sé, affinché congeda-
infamiam ejjlueret et lapidatione periret. Si ergo ante partum peri- ta non si perdesse per l'infamia e morisse per la lapidazione. Se dunque
ret, cessaretur prophetia quae ait (Js. 7,14): «Pariet filium». GLOSSA fosse mo1ta p1ima del parto, cesserebbe la profezia che dice (Is 7, 14):
[ord.}: Ve/ potest dici quod ut non ponitur causa/iter: non enim ideo «Pa1t~rirà un figlio». GLOSSA: Oppure si può dire che ut (affinché)
impletum est quia implendum erat; ponitur autem consecutive sicut non viene posto causalmente: infatti non si è adempiuto poiché dove-
et in Genesi (40,22): «Suspendit alterum in patibulo, ut coniecto- va adempiersi; viene posto invece consecutivamente, come anche
ris veritas probaretur», quia uno suspenso, coniectoris veritas est nell~ Genesi (40, 22): «Fece appendere l'altro al patibolo, e così (ut)
probata; sic et in hoc loco intelligendum est, quod hoc facto quod ~dimostrata la verità dell ' interpretazione», poiché se uno è appeso
praedictum est, prophetia imp/eta est. CHRYSOSTOMUS, In Matth. nsulta provata la verità dell'interpretazione; così anche in questo
[5,2, PG 57,56} ve/ a/iter: Quia vidit Angelus abyssum divinae luogo bisogna intendere che, una volta avvenuto ciò che è stato pre-
misericordiae, naturae leges solutas, et eum qui erat omnibus detto, la profezia è adempiuta. CRISOSTOMO oppure diversamente:
superior, ad hominem, qui erat omnibus inferior, descendisse, Poiché l'Angelo vide l'abisso della divina misericordia, le leggi della
haec et huiusmodi uno verbo ostendit dicens «Hoc autem totum natura superate, e che colui che era superiore a tutte le cose era disce-
factum est», quasi dicat: Ne putes quod haec nunc tantum Deo S? ~erso I '~omo, che era inferiore a tutte le cose, questi e simili pro-
placeant, olim praeordinata sunt; decenter enim Angelus non d1g1 mostro con una sola parola dicendo: Tutto ciò avvenne come a
dire: non pensare che queste cose piacciano a Dio solo ade;so; sono
state preordinate da tempo. Convenientemente dunque l' Angelo pre-
146 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 22-23 147

Vìrgini, sed Ioseph prophetiam inducit, quasi in Prophetis medi- senta la profezia non alla Vergine, ma a Giuseppe, come a un uomo
tanti et experto. Et primo quidem virginem coniugem appel/ave- che medita sui Profeti ed è esperto nella loro lettura. E prima aveva
rat, nunc autem virginem Propheta induci!, ut hoc etiam a chiamato coniuge la vergine, ora invece introduce la vergine con il
Propheta audiret quasi diu praemeditatum. Unde ad fidem eorum Profeta, in modo che udisse ciò anche dal Profeta, come già meditato
quae dicebantur induci! Isaiam, ve/ magis Deum,· non enim dicit: a lungo. Per cui, a prova di ciò che stava dicendo, introduce Isaia, o
Ut impleretur quod dictum est ab Isaia, sed «Quod dictum est a piuttosto Dio; infatti non dice: affinché si adempisse ciò che era stato
Domino» per Jsaiam. HlERONYMUS, In ls. {3,7,14, PL 24,107}: detto da Isaia, ma: ciò che era stato detto dal Signore mediante Isaia.
Quoniam autem praemittitur in Propheta (Js. 7, 14): «Dabit GIROLAMO: Poiché però viene premesso nel Profeta (/s 7, 14):
Dominus ipse vobis signum», novum debet esse atque mirabile. «li Signore stesso vi darà un segno», deve essere nuovo e straordina-
Si autem iuvencula vel puella, ut Iudaei volunt, et non virga rio. Ora, se partorisce una giovinetta o una fanciulla, come vogliono i
pariat, quale signum poterat appellari, cum hoc nomen aetatis sit, Giudei, e non una vergine, quale segno poteva essere, essendo questo
non integritatis? Et revera virga hebraice «Bethula» appellatur, un nome di età e non di integrità? E in realtà in ebraico vergine si
quae in praesenti loco non scribitur in Propheta; sed pro hoc dice «B ethula», termine che non compare in ques to luogo nel
verbo positum est «Ha/ma», quod praeter LXX omnes «adole- Profeta, ma al posto di questa parola venne posto «Halma», che al di
scentulam» transtulerunt. Porro «Ha/ma» apud eos ambiguum fuori dei Settanta tutti hanno tradotto «giovinetta». Certamente
est; dicitur enim et adolescentula et abscondita; ergo «Halma» «Halma» ha due significati presso gli Ebrei: significa infatti sia «gio-
non solum puella ve/ virga, sed virga abscondita dicitur, et secre- vinetta» sia «nascosta>>; quindi <<.Halma» significa non solo fanciulla
ta, quae nunquam virorum patuerit aspectibus, sed magna paren- o vergine, ma vergine nascosta, e segreta, che non ha mai patito
tum diligentia custodita sit. Lingua quoque punica, quae de sguardi di uomini, ma è stata custodita con grande diligenza dai geni-
Hebraeorum fontibus manare dicitur, proprie virgo «Ha/ma» tori. Anche nella lingua fenicia, che si dice derivare da fonti ebraiche,
appellatur. In nostro quoque sermone «Halma» dicitur sancta; la vergine è propriamente chiamata «Halma». Nella nostra lingua poi
omniumque pene linguarum verbis utuntur Hebraei; et quantum «Halma» significa santa; e gli Ebrei fanno uso delle parole di quasi
cum mea pugno memoria, numquam me arbitrar «Ha/ma» de tutte le lingue; e per quanto combatta con la mia memoria, non penso
muliere nupta legisse, sed de ea quae est virga, ut non virga di avere mai letto <<.Halma» di una donna sposata, ma di colei che è
solummodo sit, sed in annis adolescentiae; potest enim .fieri ut vergine in modo che non solo sia vergine, ma anche negli anni dell'a-
virga sit vetula. !sta autem virga erat in annis puellaribus, ve/ dolescenza: può infatti accadere che una vergine sia anziana. Ma que-
certe virgo, non puella quae adhuc virum nasse non posset. sta vergine era negli anni della fanciullezza, ossia certamente vergine,
HIERONYMUS [PL 26,25B]: Pro eo autem quod evangelista non una fanciulla che ancora non potesse conoscere uomo.
Matthaeus dicit «In utero habebit», in Propheta, quia futurum GIROLAMO: Quanto a ciò che l'Evangelista Matteo scrive: avrà
praedicit, significat quod futurum sit: et scripsit «Àccipiet»; nel grembo, nel Profeta, poiché predice il futuro, significa ciò che
Evangelista autem, quia non de futuro, sed de praeterito narrai avverrà; e ha scritto: <<riceverà»; l'Evangelista invece, poiché riferi-
historiam, mutavi! «Accipiet» et posuit «Habebit»; qui autem sce non il futuro, ma il passato, ha mutato il «riceverà» in avrà: infat-
habet, nequaquam accepturus est. Dicit autem «Ecce virgo in ti chi ha non riceverà mai. Ora dice: Ecco, la vergine avrà nel grembo
utero habebit, et pariet.filium». LEO, Ad Flavianum [PL 62,503C}: e concepirà un.figlio. LEONE: Fu concepito senza dubbio dallo Spirito
Conceptus quippe est de Spiritu sancta intra uterum Virginis Santo nel seno della Vergine madre, la quale lo diede alla luce rima-
matris, quae ita illum salva virginitate edidit, quemadmodum nendo salva la verginità nello stesso modo in cui rimanendo salva la
salva virginitate concepit. A UGUSTINUS [Ps. , Serm. 123, 1, verginità l'aveva concepito. AGOSTINO [Ps.]: Chi infatti, toccandole,
PL 39, 1991}: Qui enim dirupta corporum membra in aliis poterat poteva reintegrare le membra lacerate nel corpo degli altri, quanto
reintegrare tangendo, quanto magis in sua matre quod invenit più in sua madre non violò nascendo ciò che trovò integro? Crebbe
integrum non violavit nascendo? Crevit enim in eius partu corpo- infatti nel suo parto l'integrità del corpo piuttosto che diminuire, e la
ris integritas potius quam decrevit, et virginitas ampliata est verginità fu ampliata piuttosto che scacciata. TEODOTO: Poiché però
potius quam fugata . THEODOTUS, In serm . Ephesini Concilii
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148 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 22-23 149

[Mansi 5,206 ss.]: Quia vero Photinus purum hominem dicit qui Fotino dice che è un puro uomo colui che è nato, non parlando del
natus est, Dei non dicens partum, et qui ex vulva processit homi- parto di Dio, e ci presenta come un uomo diviso da Dio colui che
nem proponit a Deo divisum, dicat nunc quomodo natura humana procedette dalla vulva, ci dica ora: in che modo una natura umana
per vulvam virginalem nata, virginitatem vulvae servavit incor- nata da una vulva verginale ha conservato incorrotta la verginità della
ruptam? Nullius enim hominis mater virgo permansit. Sed quia vulva? Infatti non è mai restata vergine la madre di qualche uomo.
natus est carne Deus Verbum, custodit virginitatem, seipsum Ma poiché è nato nella carne Dio Verbo, ha rispettato la verginità,
Verbum esse ostendens; neque enim nostrum verbum cum paritur mostrando di essere il Verbo; infatti né il nostro verbo quando viene
corrumpit mentem, neque Deus Verbum partum eligens peremit prodotto corrompe la mente, né Dio Verbo scegliendo di nascere da
virginitatem. una donna ha distrutto la verginità.
Sequitur «Et vocabunt nomen eius Emmanuel». CHRYSOSTOMVS, Segue: e chiameranno il suo nome Emmanuele. CRISOSTOMO:
In Matth. [5,2, PG 57,56]: Consuetudo quidem est Scripturae res È certamente una consuetudine della Scrittura presentare le cose che
quae contingunt pro nominibus ponere. Nihil ergo est aliud quod accadono sotto la forma di nomi. Ora, chiameranno il suo nome
dicit « Vocabunt nomen eius Emmanuel», quam videbunt Deum Emmanuele non significa altro che vedranno Dio con gli uomini, per
cum hominibus; unde non dicit « Vocabis» sed « Vocabunt». cui non dice: «chiamerai», ma chiameranno. RABANO: Innanzitutto
RABANVS {1,1, PL 107,752Cj: Primo quidem Angeli psallentes, certamente gli Angeli cantando, poi gli Apostoli predicando, e ancora
secundo Apostoli praedicantes, adhuc et sancti martyres, deinde i santi martiri, infine tutti i credenti. GIROLAMO: I Settanta però e le
cuncti credentes. HIERONYMUS, In Js. [3,7, 14, PL 24,107B]: tre rimanenti traduzioni tradussero similmente «chiamerai», mentre
Septuaginta autem et tres reliqui transtulerunt similiter qui è scritto chiameranno, il che non risulta nell'ebraico; infatti il ter-
« Vocabis», pro quo hic scriptum est « Vocabunt»; quod in hebraeo mine «Vekarat>>, che tutti hanno tradotto «chiamerai», può essere
non habetur; verbum enim « Vekarat», quod omnes interpretati intesa nel senso di «e chiamerà», in quanto cioè la stessa Vergine che
sunt «Vocabis», po test intelligi «Et vocabit», quod ipsa scilicet concepirà e partorirà Cristo lo chiamerà con il nome di Emmanuele,
virga quae concipiet et pariet Christum, «Emmanuel» appellatura che si interpreta: Dio con noi. REMIGIO: Bisogna però indagare chi ha
sit nomine, quod interpretatur «Nobiscum Deus». REM!GIVS interpretato questo nome: il Profeta o l'Evangelista o qualche tradut-
[Hom. 4, PL 131,889A]: Quaerendum autem est quis est interpre- tore? Ora, bisogna sapere che il Profeta non l'ha interpretato, e d'al-
tatus hoc nomen: Propheta aut Evangelista aut aliquis translator? tra parte che bisogno aveva di interpretarlo il santo Evangelista, che
Sed sciendum quod Propheta non est interpretatus, sancta autem scriveva in lingua ebraica? Forse perché questo nome era oscuro per
Evangelistae quid necesse fiterat interpretari, cum scriberet gli Ebrei, e così era degno di interpretazione. Ma conviene credere
Hebraeo sermone? Fortassis quia hoc nomen obscurum erat apud piuttosto che qualche traduttore l'abbia interpretato affinché questo
Hebraeos, idcirco dignum erat inte1pretatione. Sed magis creden- nome non risultasse oscuro per i latini. Infine con questo nome ven-
dum est quod aliquis translator sit interpretatus ne haberetur hoc gono designate le due sostanze, della divinità, cioè, e dell'umanità,
nomen obscurum apud Latinos. Hoc denique nomine duae sub- nell'unica persona del Signore nostro Gesù Cristo, poiché colui che è
stantiae, divinitatis scilicet et humanitatis, in una persona Domini stato ineffabilmente generato da Dio Padre prima di tutti i secoli, pro-
lesu Christi designantur, quia qui ante omnia saecula ineffabiliter prio lui alla fine dei tempi è diventato Emmanuele, cioè Dio con noi
genitus est a Deo Patre, idem ipse in fine temporum factus est dalla Vergine madre. L'espressione poi Dio con noi può essere intesa
«Emmanuel», idest «Nobiscum DeuS», ex Virgine matre. Quod in questo modo: è diventato come noi, cioè passibile, mortale e in
autem dicitur «Nobiscum Deus», potest intelligi hoc modo : tutto simile a noi fuorché nel peccato; ha congiunto nell' unità della
Nobiscum factus est, idest passibilis mortalis et per omnia nostri persona la sostanza della nostra fragilità, che ha assunto, con la
similis absque p eccato, sive quia substantiam nostrae fragilitatis sostanza della sua divinità. GIROLAMO: Ma bisogna sapere che gli
quam assumpsit, substantiae suae divinitatis in unitale personae Ebrei pensano che ciò sia profetizzato riguardo a Ezechia, figlio di
coniunxit. HtERONYMUS, in Js. [ibid.}: Sed sciendum quod Hebraei Acaz, poiché durante il suo regno fu conquistata Samaria; il che non
hoc de Ezechia filio A chaz prophetari arbitrantur, quod ipso
150 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 22-23 151

regnante capta sit Samaria; quod omnino probari non potest. Si- può essere provato in alcun modo. Certamente Acaz figlio di Ioatan
quidem Achaz filius Joathan regnavit super Iudaeam et lerusalem regnò sulla Giudea e Gerusalemme sedici anni, e gli successe nel
annis sexdecim, cui successit in regnum filius eius Ezechias annos regno il figlio Ezechia di ventitré anni, e regnò su Giuda e Gerusa-
natus viginti tres, et regnavit super ludaeam et lerosolymam annis lemme ventinove anni. In che modo dunque la profezia che Acaz
viginti novem; quomodo ergo quam vidit primo anno Achaz ebbe nel primo anno può riferirsi al concepimento e alla nascita di
prophetia, de Ezechiae conceptu dicitur et nativitate, cum eo tem- Ezechia quando nel tempo in cui Acaz cominciò a regnare Ezechia
pore cum regnare coeperat Achaz, iam novem esset Ezechias aveva già nove anni? A meno che non dicano che è chiamato sua
annorum? Nisi forte sextum Ezechiae regni annum quo capta est infanzia il sesto anno del regno di Ezechia in cui fu presa Samaria,
Samaria, infantiam eius appellari dicant, non aetatis, sed imperii; infanzia non di età, ma di regno: il che appare evidentemente forzato e
quod coactum esse ac violentum etiam stultis patet. Quidam de violento anche agli stolti. Qualcuno dei nostri sostiene che il profeta
nostris Jsaiam prophetam duos filios habuisse contendit, Iasub et Isaia ebbe due figli, Iasub ed Emmanuel, e che Emmanuel fu genera-
Emmanuel, et Emmanuel de prophetissa uxore sua esse genera- to dalla profetessa sua moglie come figura del Signore Salvatore. Ma
tum in typum Domini Salvatoris. Ho c autem fabulosum est. ciò è pura favola. PIETRO ALFONSO: Infatti non risulta che qualche
PETRUS ÀLPHONSUS [Dialogus 7, PL 157,614A]: Non enim scitur uomo di quel tempo sia stato chiamato Emmanuele. Ma obbietta
quod aliquis homo illius temporis Emmanuel sit vocatus. Sed obii- l'Ebreo: come può essere che ciò sia stato detto di Cristo e di Maria
cit Hebraeus: quomodo stare poteri! quod hoc propter Christum quando da Acaz fino a Maria sono passate molte centinaia di anni?
dictum sit et Mariam, cum ab Achaz usque ad Mariam multa cen- Ma sebbene il Profeta parlasse ad Acaz, tuttavia la profezia non è
tena annorum transierunt? Sed licet ad Achaz loqueretur stata detta solo a lui o riguardo al suo tempo. Per questo è stato detto
Propheta, non solum tamen ad eum ve/ de suo tempore dieta est in Is 7, 13: «Ascoltate, casa di Davide», non: ascoltate, Acaz. An-
prophetia. Propter hoc enim dictum est (Is. 7,13): «Audite domus cora: «Il Signore stesso vi darà w1 segno»; aggiunge «stesso» come
David», non: Audite Achaz. Jterum: «Dabit Dominus ipse vobis se dicesse: non un altro; dal che si può intendere che il Signore stesso
signum»; addit «ipse», ac si diceret: non alius; ex quo potest sarà il segno. Il fatto poi che dica al plurale «a voi» e non «a te» sugge-
intelligi ipsum Dominum signum esse futurum. Quod etiam plura- risce che ciò non è stato detto solo per Acaz o a lui solo. GIROLAMO:
liter ait «vobis» et non «tibi», innuit non propter Achaz ve! ad Ciò che viene detto ad Acaz va dunque inteso così: questo bambino
ipsum solum hoc dictum fuisse. HIERONYMUS, In Is. [3, 7, 14, che nascerà da una vergine, casa di Davide, adesso sarà chiamato
PL 24, 11 OA]: Est ergo sic intelligendum quod dicitur ad Achaz: Emmanuele, cioè Dio con noi, poiché proprio dai fatti (probabilmen-
Jste puer qui nascetur ex virgine, domus David, nunc appelletur te in quanto liberata dai due re nemici) apparirà chiaro che hai Dio
Emmanuel, idest Nobiscum Deus, quia a rebus ipsis (probabiliter, presente. Dopo invece sarà chiamato Gesù, cioè salvatore, in quanto
a duobus regibus inimicis liberata) patebit Deum te habere prae- salverà tutto il genere umano. Non meravigliarti dunque, o casa di
sentem. Postea autem vocabitur Jesus, idest salvator, eo quod uni- Davide, di fronte alla novità della cosa, se una vergine dà alla luce un
versum genus homini sit salvaturus. Non mireris ergo, o domus Dio che ha un potere così grande che, pur nascendo molto tempo
David, ad rei novitatem, si virga Deum pariat qui tantam habeat dopo, ti libera adesso se lo invochi. AGOSTINO: Ora, chi sarà così
potestatem ut multo post tempore nasciturus te nunc liberet invo- demente da dire con il manicheo che è proprio di una fede debole
catus. AuGUSTINUS, Contra Faustum [12,45, PL 42,279): Quis credere a Cristo senza alcun testimone, mentre 1' Apostolo dice
autem dementissimus diceret cum Manichaeo, enervis esse fidei (Rm 10, 14): «Come crederanno a uno che non hanno ascoltato? O in
de Christo sine teste non credere, cum Apostolus dicat che modo ascolteranno senza chi lo predichi?». Affinché però non
(Rom. 10,14): «Quomodo credent ei quem non audierunt? Aut venissero disprezzate né ritenute favole quelle cose che gli Apostoli
quomodo audient sine praedicante?». Ut autem non contemneren- annunziavano, si dimostra che esse vennero predette dai Profeti, poi-
tur neque fabulosa ducerentur quae Apostoli nuntiabant, demon- ché nonostante la testimonianza dei miracoli non sarebbero mancati
strantur haec a Prophetis fuisse praedicta, quia etsi attestabantur
152 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
Capitolo 1, versetti 22-23 153

miracula, non defuissent qui magicae potentiae cuncta i/li tribue- coloro che avr~bbero attribuito tutto ciò alle potenze magiche, se que-
rent, nisi talis eorum cogitatio contestatione prophetica vinceretur. sto loro pensiero n on fosse stato sconfitto dalla testimonianza
Magicis enim artibus longe antequam nasceretur, Prophetas sibi profetica .. Ness~no infatti c~rtamente direbbe che con le arti magiche,
constituere a quibus praenuntiaretur, nemo utique diceret [Contra molto pn1?a d1 nasc_er~, s1 è costituito dei Profeti dai quali fosse
Faustum, 13, 7, PL 42,285}: Si etiam dixerimus homini gentili pr_eannun~1ato. Se poi diremo a un pagano: «Credi a Cristo poiché è
«Crede Christo quia Deus est» et responderit: «Unde credo?», D10», e nspondera: «Da che cosa crederò?», e se poi dopo che gli
prolataque auctoritate Prophetarum, eis se no/le credere dixerit, abbiamo presentata l'autorità dei Profeti dirà che non vuole credere ad
ostendimus fidem Prophetarum ex his quae ventura cecinerunt et e~si, mos~ri~mo la _fede dci Profeti in base a ciò che hanno preannun-
venisse cernuntur. Credo enim quod eum non lateret quantas a z_1ato e noi nscontt:1an;io eh~ si ~ realizzato. Credo infatti che non igno-
regibus huius saeculi persecutiones prius pertulerit christiana n quant~ per~ecuz1001 abbia prima sopportato la religione cristiana da
religio; videat mmc ipsos reges terrae Christi imperio subiugatos p~rte ~e1 re d1 qu~sto ~ec~ lo; e veda adesso gli stessi re della terra sog-
omnesque gentes eidem servientes, quae omnia per Prophetas fue- g1ogatt al domm10 d1 Cristo e tutte le genti che servono a lui, tutte
runt praedicta. Hoc ergo audiens de Scriptura prophetica et cer- cos~ che furon? predette dai Profeti. Udendo dunque ciò dalla
nens in universa terra completa, moveretur ad fidem. GLOSSA Scrittura profetica e vedendo che si è adempiuto in tutta la terra,
[PL 114,71D; PL 162,1252B}: Horum ergo errorem Evangelista sarebbe mosso alla fede. GLOSSA: li loro errore dunque viene escluso
excludit dicens «Ut adimpleretur quod dictum est a Domino per dall'Evangelista che dice: affinché si adempisse ciò che era stato det-
Prophetam». Prophetia autem alia est ex praedestinatione Dei, to d~I ~ignare mediante il profeta. Infatti vi sono tre tipi di profezia:
quam necessarium est evenire omnibus modis ut sine nostro una e m base alla predestinazione di Dio, e questo è necessario che
impleatur arbitrio, ut il/a de qua modo agimus: unde dicit avvenga in tutti i modi, così da adempiersi senza il nostro arbitrio· ed
«Ecce», ad demonstrandum certitudinern prophetiae; alia est ex è quella di cui adesso trattiamo, per cui dice: Ecco, per mostrar~ la
praescientia Dei, cui nostrum admiscetur arbitrium et cooperante certezz~ dell~ prof~zia; un 'altt·a è in base alla prescienza di Dio, alla
gratia consequimur praemium, ve/ ab ea iuste relicti tormentum; quale s1. agg1~nge il. nostr~ arbitrio, per cui cooperando aila grazia
alia non ex praescientia, sed est quaedam comminatio more conseguiamo 11 prerruo o, giustamente da essa abbandonati il tormen-
humano /acta, sicut il/ud (Jonae 3,4): «Adhuc quadraginta dies et to; l'ultima non è in base alla prescienza, ma è una cert~ minaccia
Ninive subvertetun>, intelligendo nisi Ninivitae corrigantur. fa~t~ a mo~o ~imano, c?me in Giona (3, 4): «Ancora quaranta giorni e
N1ruve sara distrutta», mtendendo: se i Ni niviti non si correggono.
154 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 24-25 155

VERSUS 24-25 VERSETTI 24-25

Exsurgens autem loseph a somno fecit sicut praecepit ei Giuseppe, levatosi dal sonno, fece come gli aveva comandato
angelus Domini et accepit Mariam coniugem suam, et non l'angelo del Signore e accolse Maria sua sposa; e non la co-
cognoscebat eam donec peperit filium suum primogenitum, nosceva finché diede alla luce il suo figlio primogenito, e chiamò
et vocavit nomen eius lesum. il suo nome Gesù.

REMJGIVS [hom. 4, PL 131,889B]: Eo audito rediit vita quo REMIGIO: Udito ciò, è ritornata la vita dove era entrata la morte.
ingressa est mors. Per inobedientiam enim Adae omnes perditi Infatti per la disobbedienza di Adamo eravamo tutti perduti, ma per
sumus, per obedientiam Ioseph omnes ad pristinum statum incipi- l'obbedienza di Giuseppe tutti abbiamo iniziato a essere richiamati
mus revocari; nam his verbis magna nobis virtus obedientiae allo stato iniziale: infatti con queste parole ci viene raccomandata la
commendatur, quibus dicitur «Exurgens autem Ioseph fecit sicut grande virtù dell'obbedienza, poiché ci viene detto che Giuseppe,
praeceperat ei Angelus Domini». GLOSSA [1, v.24, PL 114, 72B et levatosi dal sonno, fece come gli aveva comandato l'angelo del
1, PL 162, 1252D]: Non tantum quod praecepit Angelus fecit, sed Signore. GLOSSA: Non solo fece quanto l'angelo aveva prescritto, ma
etiam sicut praecepit. Quisquis etiam a Deo monetur, solvat anche nel modo in cui l'angelo l'aveva prescritto. Anche chiunque è
moras, surgat a somno, faciat quod iubetur. ammonito da Dio rompa ogni indugio, si levi dal sonno e faccia
«Et accepit Mariam coniugem suam». CHRYSOSTOMVS, Super quanto gli viene comandato.
Matth. [Ps., 1, PG 56,635]: Non in domum accepit eam, nec enim E accolse Maria sua sposa. CRISOSTOMO [Ps.]: Non la accolse in
adhuc dimiserat eam de domo, sed de animo suo deposuerat eam, casa, poiché non la aveva ancora dimessa dalla casa, ma l'aveva
et iterum in animum suum eam recepit. REMJGJVS [ibid.] : Vel acce- deposta dal suo animo, e nuovamente la accolse nel suo animo.
pit celebratis nuptiis ut coniux vocaretw; non tamen ut concumbe- REMIGIO: Oppure la prese con la celebrazione delle nozze in modo
re t, quia sequitur «Et non cognoscebat eam». HIERONYMVS, che fosse chiamata coniuge; non però per avere rapporti, perché
Contra Helvidium [5, PL 23, 188]: Sed Helvidius superfluo labore segue: e non la conosceva. GIROLAMO: Ma Elvidio si affatica inutil-
desudat, cognoscendi verbum ad coitum magis quam ad scientiam mente per mostrare che l'espressione «conoscere» si riferisce più al
esse referendum, quasi hoc quisquam negaverit et eas ineptias rapporto sessuale che al sapere, come se qualcuno l'avesse negato, e
quas redarguit aliquando prudens quispiam suspicari potuerit. qualche persona prudente abbia mai potuto sospettare quelle scioc-
Deinde vult dicere quod «donec» sive «usque» adverbium certum chezze che egli confuta. Poi vuol dire che l'avverbio «finché» indica
tempus significet, quo completo fiat aliud quod usque ad illud un tempo determinato, compiuto il quale avviene ciò che non era
tempus non fiebat, ut hic: «Non cognoscebat eam donec peperit avvenuto prima, come qui: non la conosceva finché diede alla luce il
filium». Apparet, inquit, cognitam esse post partum, cuius cogni- figlio. Appare, dice, che fu conosciuta dopo il parto colei la cui cono-
tionem filii tantum generatio differebat. Et ad hoc approbandum scenza veniva differita solo in vista della generazione del figlio. E
congerit de Scripturis exempla quam plurima. Ad quod responde- per provare ciò raccoglie una congerie di esempi dalle Scritture. Al
mus: «Et non cognoscebat», et «usque», vel «donec» in Scripturis che rispondiamo: l'espressione e non la conosceva, come pure l'e-
dupliciter intelligenda. Et de eo quidem scriptum est, «Non spress10ne finché, hanno due interpretazioni nelle Scritture. Nel
cognoscebat», ad coitum esse referendum ipse disseruit, nullo luo~o citato le parole non la conosceva vanno riferite al rapporto
dubitante quin ad scientiam saepe referatur, ut ibi (Le. 2,43): c_om~gale, come egli sostiene, anche se nessuno dubita che spesso si
«Remansit puer Jesus in Jerusalem et non cognoverunt parentes nfenscono al sapere, come nel testo (Le 2, 43): «Il fanciuJlo Gesù rimase
eiuS». Sic etiam «donec» in Scriptura saepe certum tempus, sicut a Gerusalemme e i suoi genitori non lo sapevano». Cosi anche finché
ipse disseruit, significa!, saepe infinitum, ut est il/ud (Js. 46,4): nella Scrittura spesso indica un tempo determinato, come egli sostiene,
ma spesso un tempo indefinito, come quando si legge (/s 46, 4):
t
156 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1, versetti 24-25 157

«Donec consenescatis, ego sum». Numquid postquam i/li senue- «Finché sarete vecchi, io sono». Forse che dopo che non saranno più
rint, Deus desistit? Et Salvator in Evangelio (infra 28,20): «Ecce vecchi, Dio cesserà di essere quello che era? E il Salvatore. nel
ego vobiscum sum usque ad consummationem saeculi». Ergo post Vangelo (Mt 28, 20): «Ecco io sarò con voi fino alla consumazwne
consummationem saeculi a discipulis abscedet? Et Apostolus dei secoli». Quindi dopo la consumazione dei secoli si allontanerà
(I Cor. 15,25): «Oportet illum regnare donec ponat inimicos sub dai discepoli? E l'Apostolo (I Cor 15, 25): «Bisogna che egli regni
finché non ponga i nemici sotto i suoi piedi». Forse che dopo che
pedibus eius». Numquid postquam il/i sub pedibus. ~ru~t, regn.a:e
desiste!? Intelligat ergo ea de quibus posset ambzgz, sz non fuis- saranno sotto i suoi piedi cesserà di regnare? Intenda dunque che le
cose di cui si potrebbe dubitare, se non fossero scritte, vengono indi-
sent scripta, signifìcari, cetera vero nostrae intelligentiae derelin-
cate mentre le altre vengono lasciate alla nostra comprensione; per
qui; iuxta quod Evangelista il/ud indicat de quo scandalum pote-
cui Ì'Evangelista indica ciò di cui si poteva sospettare, che cioè ella
rat moveri, non eam cognitam esse a viro usque ad partum, ut
non era stata conosciuta dal marito fino al parto, affinché molto più
multo magis intelligeremus cognitam non fuisse post partum.
intendessimo che non fu conosciuta dopo il parto. CRISOSTOMO [Ps.]:
Cl-JRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Ut si quis dicat: «Donec
Per cui se uno dice: «Finché visse, non parlò», forse che per ciò ha
il/e vixit, non est hoc locutus», numquid per hoc significavit quia
indicato che dopo la morte ha parlato? Così era anche credibile che
post mortem il/e locutus est? quod fieri non potest. Sic. et Ioseph
ante partum credibile fuit ut non cognosceret eam quza nondum
Giuseppe prima del parto non la conoscesse poiché non con?sceva !a
dignità del mistero; ma dopo che conobbe che era divenuta il temp10
cognoscebat mysterii dignitatem; postquam vero cognovit quia est dell'unigenito di Dio, come poteva usurpare ciò? Ma coloro che
/acta Unigeniti Dei templum, quomodo poterat hoc usurpare? Sed seguono Eunomio lo pensano, poiché essi hanno osato dire che
sequentes Eunomium putant, quia i/li ausi sunt hoc dicere, quod Giuseppe osò fare ciò, come un insano di mente ritiene che nessuno
loseph hoc ausus fuit, sicut insanus neminem reputa! esse sa~um. sia sano. GIROLAMO: Insomma, se chiedo: perché Giuseppe si è aste-
HIERONYMUS, Contra Helvidium [8, PL 22,190): Ad summum zllud nuto fino al giorno del parto? Risponderà [Elvidio]: perch_é aveva
requiro, cur se abstinuerit Joseph usque ad partus diem. udito l'Angelo che diceva: ciò che è nato in lei. Chi dunque credette
Respondebit utique: Quia Angelum audierat dicentem «Quod in al sogno al punto di non osare toccare sua moglie, costui, dopo che
ea natum est». Qui ergo somnio tantum credidit ut uxorem non aveva udito i pastori, aveva visto i Magi, aveva conosciuto cosi gran-
auderet tangere, hic postquam pastores audierat, Magos viderat, di miracoli, avrebbe osato toccare il tempio di Dio, la sede dello
miracula tanta cognoverat, templum Dei, Spiritus sancii sedem, Spirito Santo, la madre del suo Signore? CRISOSTOMO [PSEUDO]:
Domini sui matrem audebat attingere? CHRYSOSTOMUS, Super_ Si può anche dire che la parola «conoscere» qui viene presa nel senso
Matth. [Ps., ibid.j: Potest etiam dici quod verbum cognoscendi di sapere: infatti prima non aveva conosciuto la sua dignità; e dopo
hic accipitur pro agnitione; vere enim non agnovit eam ante, che ebbe partorito, allora la conobbe, poiché era divenuta più bella e
cuius fuerat dignitatis; et postquam peperit, tunc cognovit eam, più degna di tutto il mondo, poiché nell'angusta dimora del suo
qua speciosior et dignior /acta fuerat quam lotus mundus, quia grembo ella sola ricevette colui che tutto il mondo non poteva rac-
quem totus mundus capere non poterat, in angusto cubiculo ~te~i chiudere. ILARIO oppure altrove: Per la glorificazione di Maria santis-
sui sola suscepit. HILARIUS [non ace.} ve/ a/iter: Propter sanctzssz- sima non poté essere conosciuta da Giuseppe finché partorì. Infatti
mae Mariae glorifìcationem a Ioseph cognosci non potuit donec colei che aveva nel grembo il Signore della gloria, come poteva esse-
peperit; Dominum enim gloriae habens in utero quomodo cogno- re conosciuta? Se quando Mosè parlava con Dio il suo volto era glo-
sceretur? Si Moysi cum Dea colloquentis glor#ficata est facies ut rificato così che i figli di Israele non potevano fissarlo, quanto più
non possent intendere in eum filii Israel, quanto magis Maria non poteva essere conosciuta o guardata Maria, che aveva nel grem-
agnosci ve/ intueri non poterat, quae Dominum potentiae in ute~o bo il Signore della potenza? Dopo il parto invece troviamo che fu
habebat? Post partum autem a loseph agnita invenitur specie conosciuta da Giuseppe, per la bellezza del volto, non per il contatto
faciei, non tactu libidinis. HIERONYMUS [PL 26,25): Ex hoc autem del desiderio. GIROLAMO: Dal fatto però che si parla del suo figlio
Capitolo 1, versetti 24-25 159
158 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

prin~ogen~to, alcuni in modo quanto mai perverso sospettano che


quod dicitur «Filium suum primogenitum», quidam perversissime
Mar.1a abbia avuto _a nche altri figli, sostenendo che non si dice primo-
suspicantur et alias Filios habuisse Mariam dicentes primogenitum genito se non chi ha anche dei fratelli· invece è costume delle
Scritture_di c~~ar~ primogenito non colu'i a cui seguono dei fratelli,
non dici nisi qui habeat et fratres, cum hic mos Scripturarum sit ut
primogenitum non eum vocent quem fratres sequuntur, sed eum qui ma ~olm che e 11 P'.1mo nato. GIROLAMO: Altrimenti, se non è primo-
primus natus sit. HtERONYMUS, Contra Helvidium [10, PL 23, 192C]:
gemto s~ .no~ colw al quale seguono dei fratelli, non sono dovuti ai
Alioquin si non est primogenitus nisi quem sequuntur et fratres,
sacerdo~1 1 pnmog~niti finch~ non s~no stati procreati degli altri figli.
tamdiu sacerdotibus primogenita non debentur quamdiu et alia
GLOS~A. Oppure, e, detto pn~1og~mt~ fr~ tutti gli eletti per grazia;
fuerint procreata. GLOSSA [PL 114,72C): Ve/ primogenitus dicitur propn amente pero e detto Umgemto dt Dio Padre o di Maria.
inter omnes electos per gratiam; proprie autem Unigenitus Dei . Segue_: e chi_ar:zò il suo n?me Gesù, l'ottavo giorno, quando avve-
Patris ve/ Mariae dicitut: niva la crrconc1s1one e vemva imposto il nome. REMIGIO: È chiaro
Sequitur «Et vocavit nomen eius Jesum», die octavo quo fiebat che questo nome era notissimo ai santi Padri e ai Profeti di Dio
circumcisio et nomen imponebatur. REMtGJUS [ibid.]: Liquet autem
hoc nomen fuisse notissimum sanctis Patribus et Dei Prophetis, so~rattutto a colui che diceva (Sai 118, 81 ): «È venuta meno la mi~
a01ma nella tua salvezza»; e ancora (Sai 12, 6): «li mio cuore ha esul-
maxime illi qui dicebat (Ps. 118,81): «Defecit in salutari tuo
ta~o n~lla tua salvezza»; e a colui che diceva (Ab 3, 18): <<Esulterò in
anima mea»; et (Ps. 12,6): «Exultavit cor meum in salutari tuo»;
et il/i qui dicebat (Habac. 3,18): «Exu/tabo in Deo Jesu meo». DIO m10 Salvatore».
160 161

CAPUT2 CAPITOLO 2

VERSUS J-2 VERSETTI 1-2

Cum natus esset /esus in Bethlehem /uda in diebus Essendo nato Gesù in Betlemme di Giuda nei giorni del re
Herodis regis, ecce Magi ab oriente venerunt leroso~y'!1am Erode, ecco vennero a Gerusalemme dei Magi dall'Oriente
dicentes: Ubi est qui natus est rex /udaeorum ? V1d1mus dicendo: Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo infatti
enim stellam eius in oriente et venimus adorare eum. visto la sua stella in Oriente e siamo venuti ad adorarlo.

AUGUSTJNVS [Serm. 119,5, PL 39,1983}: Post miraculum virgi- AGOSTINO: Dopo il miracolo del parto verginale nel quale il grem-
nei partus quo uterus divino numine plenus, salvo pudoris signo, bo pieno della maestà divina, salvo il segno della verginità, diede alla
Deum hominem profudit, inter obscuras cubiculi latebras et prae- luce l'uomo Dio, fra gli oscuri nascondigli di una stalla e le ristrettez-
sepis angustias, in quibus infinita maiesta~ .membr~s contrac~iori­ ze cli un presepio, dove l'infinita maestà dimorava ridotta in piccole
bus stabulabat, dum pendet ad ubera et vilzum patztur Deus mvo- membra, mentre Dio pende dal seno materno e accetta di essere
lumenta pannorum, repente novum de caelo sidus te1-ris effulsit, avvolto di umili panni, subito rifulse dal cielo sulla terra un nuovo
et, totius mundi dissipata caligine, noctem converti! in diem ne astro, e dissipata la tenebra di tutto il mondo mutò la notte in giorno
dies celaretur in nocte; unde Evangelista dicit «Cum ergo natus affinché il giorno non fosse celato nella notte; per cui l'Evangelista
esset Jesus in Bethlehem ... ». REMIG!VS {hom. 7, PL 131,899D}: dice: Essendo nato Gesiì in Betlemme, ecc. REMIGIO: Al principio di
In principio autem huius evangelicae lectionis tria ponit: perso.- questo brano evangelico pone tre cose: la persona, quando si dice:
nam, cum dicitur «Cum natus esset lesus»; locum, cum ait Essendo nato Gesù; il luogo, quando dice: in Betlemme di Giuda; il
«In Bethlehem Judae»; tempus, cum addit «In diebus Herodis tempo, quando aggiunge: nei giorni del re Erode. E queste tre cose
regiS». Et haec tria ad conjì.rmationem narrandae rei ponuntw: vengono poste per la conferma di ciò che vuo le nanare. GIROLAMO:
HJERONYMUS [PL 26,26B]: Putamus autem ab Evangelista primum Riteniamo che dall'Evangelista sia stato posto prima, come leggiamo
editum, sicut in hebraico legimus, «ludae», non ludaeae. Quae est nell'ebraico, di Giuda, non della Giudea: qual è infatti la Betlemme
enim aliarum gentium Bethlehem, ut ad distinctionem eius .hic delle altre genti per cui si deve precisare, per distinguerla, che si trat-
Judaeae poneretur? «ludae» autem idcirco scribitur, quia et alzam ta della Betlemme della Giudea? Viene scritto invece di Giuda
Bethlehem in Judaea legimus in libro lesu filii Nave. GLOSSA poiché nel libro di Giosuè figlio di Nun leggiamo di un'altra Betlem-
[PL JJ 4,73A}: Duae enim Bethlehem sunt: alia quae est in terra me in Giudea. GLOSSA: Ci sono infatti due Betlemme: una che è nella
Zabulon, altera quae in terra !uda, quae prius vocata est Ephrata. terra di Zabulon, l'altra che è nella terra di Giuda, che prima venne
AUGUSTINVS, De cons. ev. [2,5, 15, PL 34,1078}: De civitate autem chiamata Efrata. AGOSTINO: Sulla città di Betlemme concordano
Bethlehem Matthaeus Lucasque consentiunt. Sed quomodo et qua Matteo e Luca. Ma in che modo e per quale motivo Giuseppe e Maria
causa ad eam venerint Ioseph et Maria, Lucas exponit, Matthaeus vennero ad essa lo espone Luca, mentre Matteo lo omette. Invece
praetermittit. E contra de Magis ab oriente venientibus Lucas Luca tace dei Magi venuti dall'Oriente, mentre ne parla Matteo.
tacet, Matthaeus dicit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 2, CRISOSTOMO [Ps.]: Ma vediamo perché l'Evangelista designa il
PG 56,636}: Sed videamus quid ad utilitatem respiciat quod tempo in cui nasce Cristo, dicendo: nei giorni del re Erode. Lo dice
Evangelista tempus designat quo Christus nas~itw~ di~en.s per dimostrare che si è adempiuta la profezia di Daniele, la quale
«In diebus H erodis regis», quod dicit ut prophetzam Damelis
162 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 1-2 163

impletam demonstraret, quae post LXX septimanas annorum predice che Cristo nascerà dopo settanta settimane di anni. Infatti da
Christum nasciturum esse praedicit. Nam ex ilio tempore usque ad quel tempo fino al regno di Erode passarono settanta settimane di anni;
regnum Herodis LXX septimanarum anni sunt consummati; ve/ ideo oppure perché finché il popolo giudaico era governato da re giudaici,
quia quamdiu Judaica gens sub Judaicis regibus, quamvis peccato- per quanto peccatori , venivano mandati i Profeti a suo rimedio;
ribus, tenebatw: Prophetae mittebantur ad remedium eius; nunc ora invece, quando la legge di Dio era tenuta sotto il potere di un re
autem quando lex Dei sub potestate regis iniqui tenebatur et iustitia iniquo e la giustizia di Dio era oppressa sotto la dominazione roma-
Dei sub dominatione Romana premebatw; nascitur Christus, quia na, nasce Cristo, poiché una malattia grave e incurabile richiedeva un
magna et desperabilis injìrmitas medicum artifìciosiorem quaere- medico più abile. RABANO [ANSELMO]: Oppure ha fatto menzione di un
bat. RABANUS {ANSELMUS, PL 162,1253Cj: Vel ideo regis alienigenae re straniero affinché si adempisse la profezia (Gen 49, 10) che dice:
mentionem fecit, ut impleretur prophetia quae dixit (Gen. 49,10): «Non sarà tolto lo scettro a Giuda né il bastone del comando dai suoi
«Non auferetur sceptrum de !uda nec dux de femore eius, donec piedi finché non verrà colui che deve essere mandato». AMBROGIO:
veniat qui mittendus est». ÀMBROSIUS, In Le. [3,41, PL 15,1606]: Si dice che dei briganti Idumei, entrati in Ascalona, presero come
Fertur autem quod lduma ei latrones Ascalonem ingressi, prigioniero, fra gli altri, Antipatro. Questi dunque, iniziato ai misteri
Antipatrum inter alios adduxerunt captivum. ls igitur imbutus dei Giudei, strinse amicizia con Jrcano re dei Giudei, il quale lo
mysteriis Judaeorum, Hircano Judaeae regi amicitia copulatw; mandò a Pompeo in suo favore; e poiché la missione ebbe buon esito,
quem pro se ad Pompeium Hircanus direxit; et quia legationis fruc- pretese per quel servizio una parte del regno. Ucciso però Antipatro,
tu potitus est, per eam gratiam partem regni ajfectavit. Deciso un decreto del Senato concesse, sotto Antonio, il regno dei Giudei a
autem Antipatro, filius eius Herodes sub Antonio Senatus consulto Erode suo figlio; dal che appare chiaro che costui si procurò il regno
Judaeis regnare praeceptus est; in quo claret Herodem nulla affini- senza alcuna affinità con la gente dei Giudei. CRISOSTOMO: Si dice
tate gentis ludaeorum regnum quaesisse. CHRYSOSTOMUS, in Matth. poi del re Erode, aggiungendo la dignità, poiché ci fu anche un altro
[6,4, PG 57,67]: Dicitur autem «Herodis regis», dignitatem addens, Erode che uccise Giovanni.
quia et alius fait Herodes qui Joannem interfecit. CRISOSTOMO [Ps.]: Mentre dunque era nato in questo tempo, ecco
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 2, PG 56,636]: Dum ergo i Magi vengono, ossia non appena nacque, mostrando un grande Dio
hoc tempore natus esset, «ecce Magi» veniunt, hoc est confestim in un piccolo uomo. RABANO: I Magi sono coloro che filosofano su
ut natus est, magnum Deum ostendentes in parvulo homine. tutte le cose, ma il linguaggio comune intende i Magi nel senso di
RABANUS [PL 107,756D] : Magi vero sunt qui de singulis rebus phi- maghi , mentre nel loro popolo sono intesi in modo diverso, essendo i
losophantur; sed sermo communis Magos pro maleflcis accepit; qui filosofi dei Caldei, e i re e i principi di questo popolo traggono il loro
aliter tamen habentur apud gentem suam, eo quod sint philosophi sapere universale dalla loro scienza; ora, essi per primi intesero la
Cha/daeorum, et ab huius artis scientia reges quoque et principes nascita del Signore. AGOSTINO: Ora, che cosa furono questi Magi se
eiusdem gentis omnia sapiunt, et ipsi primum ortum Domini intel- n?~ le primizie delle genti? I pastori Israeliti, i Magi gentili; quelli da
/exerunt. AUGUSTINUS [Serm. 202, 1,1, PL 38,1033]: l sti autem vicino, questi da lontano, entrambi tuttavia accorsero alla pietra
Magi quid fuerunt nisi primitiae gentium? Jsraelitae pastores, angolare. AGOSTINO: Gesù fu manifestato quindi non ai dotti né ai
Magi genti/es; i/li prope, isti longe, utrique tamen ad angularem giusti: prevale infatti l' ignoranza nella grossolanità dei pastori, e
lapidem cucurrerunt. [Serm. 200,3,4, PL 38,1030]: Manifestatus l'empietà nei sacrilegi dei Magi. Però quella pietra angolare li ascrive
est ergo Jesus non doctis nec iustis; praevalet namque imperitia in a sé entrambi, essendo colui che è venuto a scegliere le cose stolte
rusticitate pastorum, et impietas in sacrilegiis Magorum. per confondere i sapienti, e a chiamare non i giusti, ma i peccatori,
Utrosque sibi lapis il/e angularis attribuit, quippe qui venerit stul- affinché nessun grande si insuperbisse e nessun debole disperasse.
ta eligere ut confunderet sapientes, et non vacare iustos, sed pec- GLOSSA: Ora, questi Magi furono re, e sebbene si dice che offrirono
catores, ut nullus magnus superbiret, nullus infirmus desperaret. tre doni, non per questo si prova che non furono più di tre, ma lo si è
GLOSSA [PL 144,73B]: Hi autem Magi regesfuerunt, qui etsi tria
munera obtulisse dicuntur, non ideo non plures quam tres fuisse
164 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 1-2 165

probantur, sed ut per eos gentes, quae ex tribus filiis Noe natae detto affinché venissero prefigurate in essi le genti che nacquero dai
sunt, venturae ad fidem praejìgurarentur. Vel tot fuerunt princi- tre figli di Noè e sarebbero venute alla fede. Oppure molti furono i
pes, qui plures duxerunt in comitatu suo. Venerunt autem non post principi, che condussero con loro molti altri. Vennero poi non dopo
annum, quia tunc inveniretur in Aegypto, non in praesepio, sed un anno, poiché allora avrebbero trovato il bambino in Egitto, non
tertiadecima die. Ad ostendendum autem unde venirent, dicitur nel presepio, ma il tredicesimo giorno. Per mostrare poi da dove
«Ab oriente». REMIGIUS [ibid.}: Sciendum est autem quia varia est venivano, si dice: dall'Oriente. REMIGIO: Bisogna però sapere che sui
de Magis opinio. Quidam enim dicunt eos fuisse Chaldaeos; Magi vi sono opinioni diverse. Alcuni infatti dicono che essi furono
Chaldaei enim stellam pro Deo colebant, et idcirco dixerunt quod Caldei: infatti i Caldei veneravano la stella come Dio, e per questo
nuncupativus eorum D eus ostenderit Deum verum natum. Alii dissero che il loro falso Dio mostrò ad essi il vero Dio che era nato.
vero dicunt Persas eos fuisse. Nonnulli dicunt illos de ultimis fin.i- Altri invece dicono che essi erano Persiani. Alcuni dicono che essi
bus terrae fuisse. Alii vero dicunt illos fuisse nepotes Balaam, erano degli estremi confini della terra. Altri poi dicono che essi erano
quod magis est credendum; Balaam enim inter cetera quae discendenti di Balaam, il che è più credibile; infatti Balaam fra le
prophetavit dixit (Num. 24, 17): «Orietur stella ex Iacob». Illi vero altre cose che profetizzò disse (Nm 24, 17): «Sorgerà una stella da
habentes hanc prophetiam, mox ut viderunt stellam novam, intel- Giacobbe». Ora essi, avendo questa profezia, non appena videro la
lexerunt regem natum, et venerunt. HJERONYMUS [PL 26,26A}: nuova stella intesero che era nato il re, e vennero. GrROLAMO: E cosi
Et sic hanc stellam futuram vaticinio Balaam noverant, cuius sapevano che questa stella sarebbe apparsa in base al vaticinio di
erant successores. Sed quaerendum est: si Chaldaei vel Persae Balaam, di cui erano successori. Ma occorre chiedersi: se erano
aut de ultimis finibus terrae fuerunt, quomodo in tam brevi spatio Caldei, o Persiani, o provenienti dai confini della terra, come potero-
Hierosolymam venire potuerunt? REMJGIUS [ibid.}: Sed sciendum no giungere così rapidamente a Gerusalemme? REMIGIO: Bisogna
est quod aliqui soleni dicere quod puer qui tunc natus est, in tam sapere che alcuni sono soliti dire che il bambino che era nato poté
brevi spatio temporis de ultimis finibus terrae ad se perducere condurli a sé in un così breve spazio di tempo dagli estremi confini
potuit. GLOSSA: Vel non mirandum est eos in tredecim diebus della te1n. GLOSSA: Oppure non bisogna meravigliarsi che essi siano
venisse in Bethlehem, cum equos Arabicos et dromedarios habe- giunti a Betlemme in tredici giorni avendo cavalli e dromedari arabi-
rent, qui scilicet sunt veloces ad ite1c CHRYSOSTOMUS, Super Matth. ci, che sono molto veloci nel viaggiare. CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure
[Ps., 2, PG 56,638): Vel per biennium ante Christi nativitatem partirono due anni prima della nascita di Cristo, e la stella li precede-
profecti sunt, et stella eos praecedebat, et neque esca neque potus va, e né il cibo né la bevanda ve nnero meno nelle loro bisacce.
defecit in peris eorum. REMJGIUS [ibid.}: Vel si fuerunt successores REMIGIO: Oppure, se erano successori di Balaam, questi re non dista-
Balaam, reges isti non Longe distant a terra promissionis; idcirco no troppo dalla terra promessa: quindi poterono giungere a
in tam brevi spatio temporis Ierusalem venire potuerunt. Sed tunc Gerusalemme in un così breve spazio di tempo. Ma ora bisogna chie-
quaerendum est quare Evangelista dicat eos ab oriente venisse. dersi perché l'Evangelista dice che vennero dall'oriente. Perché ven-
Quod ideo est, quia ab illa regione venerunt quae in orientali nero da quella regione che sta dalla parte orientale rispetto ai Giudei.
parte Iudaeis posita est. Pulchre autem ipsi ab oriente venisse Ed è bello che si dica che sono venuti dall'oriente, poiché tutti coloro
dicuntur, quia omnes qui ad Dominum veniunt, ab ipso et per che vengono al Signore vengono da lui e per lui, ed egli è l'oriente,
ipsum veniunt; ipse est oriens, secundum il/ud (Zach. 6, I 2): secondo quanto è scritto (Zc 6, 12): «Ecco l'uomo, oriente è il suo
«Ecce vir, oriens nomen eius». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. nome». CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure vennero dall'Oriente. Da dove
[Ps., 2, PG 56,637]: Vel «ab oriente venerunt». Unde dies nasci- nasce il giorno, di là è proceduto l' inizio della fede, poiché la fede è la
tur, ùule initium jìdei processi!, quia fides lumen est animarum. luce delle anime. Vennero dunque dall 'Oriente, ma a Gerusalemme.
«Ab oriente ergo venerunt», sed «Hierosolymam». REMJGIUS REMIGIO: Sebbene il Signore non fosse nato là, poiché sebbene cono-
[ibid.}: Quamvis Dominus ibi natus non esset quia licet agnosce- scessero il tempo della nascita, tuttavia non conoscevano il luogo. In-
rent nativitatis tempus, locum tamen non cognoverunt. lerusalem fatti Gerusalemme è la città regale, e credevano che un tale bambino
enim regia civitas est, et crediderunt quod talis puer non nisi in
166 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 1-2 167

urbe regia nasci debuisset. Sive ideo venerunt ut adimpleretur non ~otesse ~ascer~. se non in ~na città regale. Oppure vennero affin-
ché s1 adempisse c10 che fu scritto (Js 2, 3): «Da Sion uscirà la legge,
quod scriptum est (Js. 2,3): «De Sion exibit /ex, et verbum Domini
e da Geru~ale~e la parola del Signore», poiché lì per la prima volta
de Jerusalem», quia ibi primo annuntiatus est Christus; sive ut
studio Magorum damnaretur pigritia Judaeorum. «Venerunt» ergo fu annt~nz_1a~o Cr_1st~; oppure perché la premura dei Magi condannas-
se la p1gnz1a dei Gmde1. Vennero dunque a Gerusalemme dicendo:
«Hierosolymam, dicentes: Ubi est qui natus est rex Iudaeorum?».
dov'è il re dei Giudei che è nato?
ÀUGUSTINUS [Serm. 200,1,1, PL 38, 1029]: Cum autem multi
fi:GOSTINO: Essendo nati e defunti molti re dei Giudei, forse che i
nati atque defuncti essent reges Iudaeorum, numquid quemquam
Mag~ cer~avano qualcuno di loro per adorarlo? No, perché di nessu-
eorum adorandum Magi quaesierunt? Non, quia nec quemquam
no d~ es~1 aveva loro parlato il cielo. Non si ritenevano certamente
eorum de caelo loquentem didicerunt. Non itaque regi Iudaeorum,
obbhgat1, ve~en?o da lontano ed essendo del tutto estranei a quel
qua/es esse illic solebant, hunc tam magnum honorem longinqui
regno, ad ~ttn bu~e u~ così grande onore a un qualsiasi re dei Giudei,
alienigenae ab eodem regno prorsus extranei a se deberi arbi- paragonabJ!e agh altn. AGOSTINO [Ps.]: Avevano appreso invece che
trantu1" AUGUSTINUS [Ps., Serm; 132,2, PL 39,2008}: Sed talem er~ nato uno dal quale, adorato, avrebbero senza alcun dubbio conse-
natum esse didicerant, in quo adorando se salutem, quae secun- guito la salvezza che è secondo Dio; infatti non c'era nemmeno l'età
dum Deum est, consecuturos minime dubitarent; neque enim aetas c~e. si prestasse all'adulazione umana, non la porpora sulle membra,
erat saltem cui adulatio humana serviret, non de membris purpura,
non in capite diadema fulgebat, non pompa famulantium, non ter-
'!
ne drnd~ma sul capo; n?n la pompa dei servitori, non la minaccia
dell _es.erc1to, non la glonosa fama delle battaglie attrassero questi
ror exercitus, non gloriosa fama praeliorum hos ad eum viros ex uomm1 da ~erre lontane con una fede così grande e un desiderio così
remotis terris cum tanto voto supplicationis attraxerunt. Jacebat in ardente. Giaceva nel presepio il bambino appena nato, piccolo nel
praesepio pue1; ortu recens, exiguus corpore, c;ontemptibilis pau- corpo, ~pregevole per la povertà. Ma qualcosa di grande si celava
pertate. Sed magnum aliquid latebat in parvo, quod illi homines nella piccolezza, che _queg_li uomini, primizie delle genti, avevano
primitiae gentium, non terra portante, sed caelo narrante didice- appreso non_ per tes_t1momanza della terra, ma del cielo; per cui
rant; unde sequitur «Vidimus enim stellam eius in oriente». segue: ~bbia'!"o visto la sua stella_ in Oriente. [AGOSTI NO]:
{AUGUST!NUS, Serm. 199,1,1, PL 38,1027]: Annuntiant et interro- Annunziano e m~errogano, credono e ricercano, come significando
gant, credun.t et quaerunt, tamquam sign!ficantes eos qui ambu- c~loro che cammmano nella fede e desiderano la visione. GREGORIO:
lant per fidem et desiderant speciem. GREGORIUS [In. Ev. 10, B 1sog~a sapere p~rò_ che ~li eretici Priscillianisti, i quali pensano che
PL 76,1112A}: Sciendum autem, quod Priscillianistae haeretici, le vane costellaz10m pr~s1edano al destino degli uomini, prendono a
qui nasci unumquernque hominem sub constitutionibus stellarum sostegno del loro errore 11 fatto che quando il Salvatore apparve nella
putant, hoc in adiutorium sui erroris assumunt, quod nova stella cam_e sorse una nuova stella, che ritengono sia stata la stella del suo
exiit, cum Dominus in carne apparuit, cuius fuisse fatum eamdem destmo. AGosrn:m: E seco~do Fausto La stella è qui introdotta per con-
quae apparuit stellam putant. AUGUSTINVS, Contra Faustum fermar~ l~ nas_c1ta, per cui tale narrazione potrebbe essere chiamata
{2,1, PL 42,209}: Et secundum Faustum hic stella in.ducitur, quae «Gen_es1d10» prnttosto che Vangelo. GREGORIO: Ma non sia mai che i
confirmat Genesim, ut recte genesidium hoc magis nuncupari pos- fe?elt cr~~ano nel loro cuore all'esistenza del fato. AGOSTINO: Infatti
sit quam Evangelium. GREGORIVS, [In Ev. IO, ibid.}: Sed absit a gh u_ommt, quando sentono parlare di fato, secondo l'uso comune
fidelium cordibus ut esse quidfatum dicant. ÀUGUSTINUS, De civ. Dei non mtendono se non l'influsso della posizione delle stelle quale si
[5,1, PL 41,141}: Nam homines quando fatum audiunt, usitata ha quando uno nasce o è concepito, che alcuni intendono c~me indi-
loquendi consuetudine non intelligunt nisi vim positionis siderum, pend.e nte dalla volontà di Dio. Ma questo errore, che è di alcuni che
qualis est quando quis nascitur sive concipitur; quod aliqui alie- ~ogbono essere cultori degli dei, va rifiutato da tutti. Altri invece
nant a Dei voluntate. Et hi ab auribus omnium repellendi sunt, qui ritengono che le stelle abbiano questo potere, che sarebbe stato Loro
qualiumcurnque Deorum volunt esse cultores. A liqui vero stellas c?ncess~ d~l potere divino; costoro fanno una grande ingiuria al
hanc putant habere potestatem traditam sibi a summa Dei pote- cielo, po1che ntengono che nella sua splendida curia si deliberi l'ese-
state: qui magnam caelo .fàciunt iniuriam, in cuius velut splendi-
t
Capitolo 2, versetti 1-2 169
168 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

cuzione di delitti tali eh~ se li avesse deliberati una città teJTena, que-
dissima curia opinantur scelera jàcienda decerni; qualia si aliqua
sta dovrebbe essere distrutta per decisione del genere umano.
terrena civitas decrevisset, genere humano decernente fuerat
CRisos;o~o [Ps.}_: ~e ~~nq.ue uno diventa adultero e omicida per una
evertenda. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Si ergo ali- stella, e gtande I m~qu1ta. d1 quelle stelle, e ancora di più di colui che
quis adulter et homicida fiat per stellam, magna est iniquitas illa- ha cr~ato .le stelle; infatti, dato che Dio preconosce le cose future e
rum stellarum, magis il/ius qui creavit stellas; nam cum sit prae- da Im deriva una così. grande iniquità mediante le stelle, se ha vol~to
scius Juturorum Deus, ex quo tanta iniquitas fu.tura per stellas, si dare ad esse tale potere non è buono, e se non ha voluto darlo ma
voluit ei dare, non est bonus; si noluit ei dare, et non potuit, impo- non ha potuto, non è onnipotente. Se poi deriva da una stella il fatto
tens est. Si etiam stel/ae est quod aut mali sumus aut boni, ergo che siamo cattivi o buoni, allora né il nostro bene va lodato né il male
nec bonum nostrum laudandum est, nec malum vituperandum, rimpr.ov.erato, poiché in noi non c'è un atto volontario: infatti come
quia nec in nobis est voluntarius actus; ut quid enim mali mei poe- potrei _ricevere la pen~ ~i un mio male che ho commesso non per
nam suscipiam, quod non voluntate, sed necessitate commisi? Ipsa v~lonta, ma per. neces.s1~a? In fin dei conti gli stessi comandamenti di
denique mandata Dei ne peccent homines, aut hortamenta ut ~10 a~nche gh . uom1m non pecchino, o le esortazioni affinché fac-
faciant bonum, hanc insipientiam destruunt. Quis enim iubet ali- ciano 11 be~e, distruggono questa insipienza. Chi infatti comanda a
quem ne faciat malum quod non potest declinare, aut faciat bonum qualcuno dt no~ fa.re un male che non può evitare, o di fare un bene
ad quod non. potest pervenire? GREGORJUS NYSSENUS, Philos. a.I .quale non l?uo_ giungere? GREGORIO NISSENO [NEMESIO]: Sono inu-
{NEMESJUS, De nat. hominis 35, PG 40, 742}: Insipientes vero sunt t1I.1 l~ esortazioni f~tte a chiunque si trovi sotto il fato: infatti viene
orationes omnibus secundum .fàtum existentibus; exulat autem et e~1mm~ta la provvidenza divina con la sua bontà quando l'uomo
providentia Dei cum pietate, cum his et homo organum solum inve- viene ntenuto un puro oggetto sottomesso al supemo moto circolare·
nitur superni circularis motus; ab hoc enim moveri ad operationes poiché dicono che da questo ~o~o mosse a operare non solo le parti
aiunt non solum partes corporis, sed animae excogitationes; et d~l corpo, ma anche 1 pens1en dell'an ima; e quanti dicqno così
universaliter qui hoc dicunt, quae in nobis sunt, et contingentis d1s~uggono d~l tutto non solo ciò che è in noi, ma anche la natura
naturam destruunt; et ita nihil aliud est hoc quam omnia evertere. dell ente contmgente; e questo non è altro che il sovvertimento di
Ubi etiam de reliquo erit liberum arbitrium? Liberum enim oportet tutte le ~ose. Come potrà inoltre rimanere il libero arbitrio? Infatti è
esse quod est in nobis. necessano che ciò che è in noi sia libero.
AUGUSTINUS, De civ. Dei [5,6, PL 41,146}: Non usquequaque ~GOS'.ll"'.0 : In verità non è del tutto assurdo che alc uni influssi
autem absurde dici potest, ad solas corporum differentias ajjlatus degli astn siano determinanti per certi fenomeni naturali' ad esempio·
quosdam valere sidereos, sicut solaribus accessibus et decessibus con l'allontanarsi e l'avvicinarsi del sole si dà il variare delle stagioni
videmus anni tempora variari, et lunaribus incrementis atque dell'anno e col crescere e il calare della luna aumentano e diminui-
decrementis augeri et minui quaedam genera rerum, sicut con- sco~o alcuni feno meni, come la crescita dei ricci di mare e delle
chas et mirabiles aestus Oceani; non autem animi voluntates ostr!che perlife~e .e il mirabile flusso e riflusso dell'oceano. Rimane
positionibus siderum subdi. [Ibid. 5,1, PL 41, 141]: Quod si dican- per~ che le att1v1tà spi~i~ali non dipendono dalla posizione degli
tur stellae signifìcare ista potius quam facere, quid est quod nun- astn. [AGOSTIN?J: Se ~01 dicono che le stelle sono piuttosto segni che
quam dicere potuerunt cur in vita geminorum, in actionibus, in cau~e, come ~p1eg.a:e ti fatt~ che ~on si è mai riusciti a dire perché si
eventibus, professionibus, actibus, honoribus, ceterisque rebus ad abbia t~ta. d1vers~ta .nella .vita dei gemelli, nelle loro attività, eventi,
humanam vitam pertinentibus, atque in ipsa morte plerumque sii profess1om, mestten, canche e nelle altre cose riguardanti la vita
tanta diversitas, ut similiores sint multi extranei quam ipsi inter se u~a~a ~ ~a stes~a morte? Per quanto attiene a questi dati, talora sono
gemini, per exiguum temporis intervallum in nascendo separati, pm s1~1h fra d1 loro degli estranei che certi gemelli sebbene siano
in conceptu autem per concubitum uno etiam momento seminati? s~~aratt ~a un brevissimo spazio di tempo nel nascer~ e siano conce-
[Jbid. 5,2, PL 41,143}: Quod ergo conantur efficere de intervallo pt~~ mediante un solo atto generativo e anche nel medesimo istante.
exigui temporis quod ipsi inter se gemini dum nascerentur habue- c.10 che dunque tentano di stabilire ricorrendo a quell'esiguo spazio
runt, non tantum valet quanta invenitur in geminorum voluntati- di tempo che i gemelli hanno avuto nel nascere non spiega la diffe-
170 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 1-2 171

bus, actibus, moribus casibusque diversitas. [lbid. 5,8, PL 41,148}: renza che si riscontra nella volontà, negli atti, nella moralità e nel
Quidam vero non astrorum constitutionem, sed omnium connexio- comportamento dei gemelli. Alcuni invece chiamano fato non la
nem seriemque causarum, quam D ei summi tribuunt voluntati et diversa posizione degli astri, ma la connessione e serie delle cause che
potestati, fati nomine appellant. Si quis ergo res humanas fato tri- attribuisc?no_ alla volontà e al potere del sommo Dio. Se dunque uno
buit quia ipsam Dei voluntatem ve! potestatem fati nomine appellat, vuole attnbmre le cose umane al fato poiché chiama fato la stessa vo-
sententiam teneat, linguam corrigat, quoniam fati nomen solet a lontà ? p~t~re di Dio~ conservi la sua idea ma cambi il modo di parla-
loquentibus poni in siderum constitutione. [fbid. 5,9,3, PL 41,150]: re, p01che Il nome d1 fato normalmente indica l' influsso delle stelle.
Unde voluntatem Dei fati vocabulo non nuncupamus, nisi forte ut Per cui non chiamiamo fato la volontà di Dio, a meno forse di non in-
fatum a fando, idest a loquendo, dictum intelligamus. Scriptum est ten?ere «fato» da <ifor -faris», cioè parlare. È scritto infatti (Sai 61, 12):
enim (Ps. 61,12): «Semel locutus est Deus: duo haec audivi». Unde «DIO ha parlato una sola volta, e queste due cose ho udito». Per cui
non est multum cum eis de verbi controversia laborandum atque non dobbiamo faticare e combattere molto con loro sul significato
certandum. AUGUSTJNUS, Contra Faustum [2,5, PL 42,212}: Si autem della parola. AGOSTINO: Se poi non poniamo la nascita di nessun
sub fato stellarwn nullius hominis genesim ponimus ut liberum arbi- uomo sotto il fato delle stelle per salvare il libero arbitrio della vo-
trium voluntatis ab omni necessitatis vinculo vindicemus, quanto lontà da ogni vincolo di necessità, quanto meno diremo che è avvenu-
minus illius temporalem generationem sub astrorum conditionem ta sotto l'influsso degli astri la generazione temporale di colui che è
credimus factam, qui est universorum aeternus creator et Dominus? l'etei:no. creatore e sig~ore _di h:1tte le cose? Così quella stella che i
Itaque i/la stella quam viderunt Magi,, Christo secundum carnem nato, Mag! ~1dero alla nasc~ta di_Cnsto secondo la carne non era per il
non ad decretum Dominabatur, sed ad testimonium famulabatur. domm10:. ~a. per la testtm?manza. Quindi non era una di quelle stelle
Proinde non ex illis erat stellis quae ab initio creaturae itinerum che dal! 1mz10 della creazione custodiscono l'ordine della loro orbita
suorum ordinem sub creatoris lege custodiunt, sed novo Vìrginis sotto la legge del creator~, ma al nuovo parto della Vergine apparve
partu novum sidus apparuit, quod ministerium officii sui etiam ipsis una nuova stella per offrire il suo servizio camminando davanti ad
Magis quaerentibus Christum, cum ante faciem praeiret, exhibuit, essi, cioè ai Magi_ che cerc~va~o Cristo, flno a condurli pt'oprio al
donec eos usque ad ipsum locum ubi Deus Verbum infans erat, luogo do~e sta~~ Ii. Verbo di Dio fatto bambino. Ma quali astrologi
praeeundo perduceret. Quidam autem astrologi ita constituerunt hanno mai stabilito il fato degli uomini che nascono sotto le stelle nel
nascentium hominum fata sub stellis, ut aliquam stellarum, homine senso che, nato un certo uomo, queste abbandonano la loro orbita e si
aliquo nato, circuitus sui ordinem reliquisse, et ad eum qui natus est, accostano a colui che è nato? Pensano invece che la so1te di chi nasce
perrexisse asseverent. Sortem quippe nascentis astrorum ordini col- si collega all' ordine d~gli astri, non che il corso degli astri possa
ligari arbitrantur, non astrorum ordinem ad hominis nati diem passe mutare a secon?a del g10m? di nascita di un uomo. Per cui, se quella
mutari. Quapropter si stella i/la ex his erat quae in caelo peragunt stella era una di quelle che m cielo seguono il loro ordinamento come
ordines suos quomodo poterat discernere quid Christus acturus erat, po~eva distinguere ciò che Cristo avrebbe fatto, se alla nas~ita di
quae nato Christo iussa est relinquere quod agebat? Si autem, ut Cnsto le fu comandato di lasciare ciò che faceva? Se invece, come si
probabilius creditur, ad demonstrandum Christum, quae non erat, pensa con ~aggiore pro_babilità, la stella cominciò a esistere per
exorta est; non ideo Christus natus quia il/a extitit, sed illa extitit mostrare Cnsto, allora Cnsto non è nato perché essa esisteva ma essa
quia Christus natus est; unde si dici oporteret, non stellam Christo, sorse perché Cristo era nato: per cui dovremmo dire non eh~ la stella
sed Christum stellae, fatum fuisse diceremus: ipse quippe illi, non fu fa_to a _Cristo, ma Cristo alla stella; infatti non questa fu causa della
il/a huic nascendi attulit causam. CHRYSOSTOMUS, In Matth. ~asc~ta d1 q?ello, ma quello della nascita di questa. CRISOSTOMO: Non
[6, PG 57,63}: Non est hoc etiam astronomiae opus a stellis scire e p01 compito dell'astronomia conoscere in base alle stelle coloro che
eos qui nascuntur, sed ab hora nativitatis fi1tura praedicere; hi nascono, ma ~all'ora della nascita predire il futuro; i Magi invece non
autem tempus nativitatis non cognoverunt, ut hinc sumentes initium conoscevano il tempo della nascita, così che partendo da ciò potessero
a stellarum motu futura cognoscerent, sed e converso Dicunt ergo c~noscere le cose future in base al moto delle stelle, ma al contt·ario.
«Vìdimus stellam eius». GLOSSA [interi.}: Idest propri'Jm, quia hanc Dicono dunque: Abbiamo visto la sua stella. GLOSSA: Cioè proprio la
creavi! ad ostensionem sui. sua, poiché la creò per mostrare se stesso.
172 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 1-2 173

GLOSSA [PL 114, 73Cj: Pastoribus Angeli, Magis stella GLOSSA: Cristo è mostrato dagli Angeli ai pastori, dalla stella ai
Christum demonstrat: utrisque loquitur lingua caelorum, quia lin- Magi: a entrambi parla la lingua dei cieli, poiché era cessata la lingua
gua cessaverat Prophetarum. Caelos Angeli habitant, et sidera dei Profeti. Gli Angeli abitano i cieli e le stelle li adornano: a entrambi
exornant: utrisque ergo caeli enarrant gloriam Dei. GREGORJUS quindi i cieli cantano la gloria di Dio. GREGORIO: E giustamente ai
[In Ev. I O, ibid.}: Et rationabiliter ludaeis, tamquam ratione uten- Giudei, in quanto dotati di ragione, dovette predicare un vivente razio-
tibus, rationale animai, idest Angelus, praedicare debuit. Genti/es nale, cioè l'Angelo. I Gentili, invece, poiché non sapevano fare uso
vero, quia ratione uti nesciebant, ad cognoscendum Dominum non della ragione, vengono condotti a conoscere il Signore non con la
per vocem, sed per signa perducuntur, quia et illis prophetiae tam- parola, ma con dei segni, poiché a quelli furono date anche le profezie,
quam fidelibus, et istis signa tamquam infidelibus data sunt. in quanto fedeli, e a questi dei segni, in quanto infedeli. E proprio alle
Eisdem autem gentibus Christum, cum perfectae esset aetatis, genti poi gli Apostoli predicano Cristo quando è giunto all'età perfetta,
Apostoli praedicant, eumque parvulum et necdum per humanitatis mentre una stella lo enuncia alle genti quando è bambino e ancora
officium loquentem stella gentibus denuntiat: quia nimirum ratio- incapace di parlare: poiché senza dubbio l'ordine della ragione richie-
nis ordo poscebat ut loquentem iam Dominum loquentes nobis deva che quando il Signore già parlava lo predicassero dei predicatori
praedicatores, et necdum loquentem elementa muta praedicarent. che ci parlavano, mentre quando non parlava ancora lo predicassero
LEO [Serm. 33,2, PL 54,24JB]: Ipse eti.am Christus expectatio gen- dei muti elementi. LEONE: Era poi lo stesso Cristo l'atteso delle genti,
tium, de quibus quondam beatissimo patri Abrahae innumerabilis riguardo alle quali fu promessa un tempo al beatissimo padre Abramo
fuit promissa successio, non carnis semine, sed fidei fecunditate una successione innumerevole da generarsi non carnalmente, ma nella
generanda; et ideo stellarum nwltitudini comparata, ut ab omnium fecondità della fede; e per questo fu paragonata alla moltitudine delle
gentium patre, non terrena, sed caelestis progenies speraretur. Ad stelle del cielo, affinché dal padre di tutte le genti si attendesse una
credendum ergo promissae posteritatis heredes in sideribus desi- progenie non terrena, ma celeste. Quindi gli eredi dell'eredità promes-
gnati, ortu novi sideris excitantur, ut in quo caelum est adhibitum sa designati nelle stelle del cielo sono spronati a credere dalla nascita
in testimonium, caeli famuletur obsequium. CHRYSOSTOMUS, della nuova stella, affinché come il cielo era stato chiamato a testimo-
In Matth. [6,2, PG 57, 64]: Quoniam autem non caelestium una ne, così si accompagnasse l'ossequio del cielo. CRISOSTOMO: È mani-
ste/larum haec fùit, manifestum est; nulla enim alia stellarum hac festo poi che questa non fu una ste lla come le altre: infatti nessuna
via procedit; haec enim ab oriente in meridiem ferebatur, ita enim stella procede per questa via, poiché andava da oriente a mezzogiorno,
Palaestina ad Persidem iacet. Secundo autem a tempore quo vide- quale è la posizione della Palestina rispetto alla Persia. Secondo: in
batur: non enim in nocte apparuit tantum, sed in media die; quod base al tempo in cui era vista; infatti non apparve soltanto di notte, ma
non est virtutis stellae, sed nec etiam lunae. Tertio, ab eo quod nel mezzo del giorno, il che non è in potere di una stella, e nemmeno
apparebat et occultabatur rursus: cum enim intraverunt della luna. Terzo: dal fatto che appariva e poi nuovamente si nascon-
Hierosolymam, occultavit seipsam; deinde ubi Herodem relique- deva; appena infatti entrarono in Gerusalemme, si nascose; poi, non
runt, seipsam monstravit. Neque etiam proprium quemdam gres- appena lasciarono Erode, si mostrò. E non aveva nemmeno un cammi-
sum habebat, sed cum oportebat ire Magos, ibat: quando autem no proprio, ma quando i Magi dovevano andare, andava; quando inve-
stare oportebat, stabat, sicut et de columna nubis erat in deserto. ce dovevano fermarsi, si fermava, come accadeva anche della nube nel
Quarto, quia non sursum manens partum Vìrginis ostendebat, sed deserto. Quarto: poiché mostrava il parto della Vergine non rimanendo
deorsum descendens hoc faciebat; quod non est stellae motus, sed i~ alto, ma lo faceva scendendo in basso; il che non compete al moto
virtutis cuiusdam rationalis; unde videtur haec stella virtutis invi- dt una stella, ma a una certa potenza razionale: per cui sembra che
sibilis fuisse in talem apparentiam formata. REMIGIU~ [ibid.}: questa stella appartenesse a una potenza invisibile che aveva assunto
Nonnulli dicunt hanc stellam fuisse spiritum sanctum, ut ipse qui quella forma. REMIGIO: Alcuni dicono che questa stella era lo Spirito
postea super baptizatum Dominum descendit in specie columbae, Santo, cosicché colui che in seguito discese sotto forma di colomba sul
in specie stellae apparuerit Magis. Alii dicunt fuisse Angelum ut Signore battezzato sarebbe apparso ai Magi sotto l'aspetto di una stella.
ipse qui apparuit pastoribus, apparuerit etiam Magis. Altri dicono che fu un Angelo, cosicché colui che apparve ai pastori
sarebbe apparso anche ai Magi.
174 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 1-2 175

GLOSSA {ibid.}: Sequitur etiam «in Oriente». Utrum stella in GLOSSA: Segue anche: in Oriente. È dubbio se la stella sia nata in
oriente orta sit, an ipsi ibi positi natam et occidentem viderint, oriente oppure essi, trovandosi lì, l'abbiano vista nascere e cadere:
ambiguum est: potuit enim nasci in oriente et eos in ierusalem per- poté i.nf~tti nas~ere in oriente e condurli a Gerusalemme. AGOSTINO:
ducere. AUGUST!NUS [Serm. 374,1, PL 39,1666): Sed dicturus es: Ma dirai: da chi hanno udito che quella stella indicava la nascita di
A quibus audierunt quod talis, scilicet stella, Christum natum Cristo? Cert~mente.d~ qualche rivelazione di Angeli. Chiedi forse: di·
significaret? Profecto ab Angelis aliqua monitione revelationis. Angeli buom o catt1v1? In~atti anche gli Angeli cattivi, cioè i demoni,
Quaeris fortassis: Ab An.gelis bonis an malis? Christum quidem et hanno confessato ~h e Cnsto era il Figlio di Dio. Ma perché non
Angeli mali, hoc est daemones, Filium Dei esse confessi sunt. Sed dovrebbero aver udito questo anche dai buoni, dal momento che nel-
cur non et a bonis hoc audierunt quando in Christo adorando 1'adorazione di Cristo incontravano la loro salvezza e non la loro
salus eorum iam quaerebatur, non iniquitas damnabatur? Potue- rovina? Poterono quindi anche gli Angeli di.re ad es~i: la stella che
runt ergo illis et Angeli dicere: Stella quam vidistis, Christus est. avete vi~to .è Cristo. Andate, adoratelo dove è nato, e nello stesso
lte, adorate illum ubi natus est, et simul iudicate qualis quantusque tempo gmd1cate quale e quanto grande sia colui che è nato. LEONE:
natus sit. LEO [Serm. 34,3, PL 54,246C}: Ve/ praeter illam stellae Oppure, oltre a. ~uell '~pparizi?ne della stella che colpì il loro sguardo
speciem quae c01poreum incitavi! obtutum, fulgentior veritatis corporeo, un pm fulgido raggio della verità ammaestrò il loro cuore·
radius eorum corda perdocuit; et hoc quidem ad illuminationem e questo apparteneva senza dubbio all'illuminazione della fede'.
fidei pertinebat. AVGUST!NUS [Ps.}, De q. vet. [63, PL 35,225B}: AGOSTINO [Ps.]: Oppure intesero che era nato il re dei Giudei essendo
Vel ludaeorum natum regem intellexerunt, cum stella indice tempo- solita?1ente la stella se.gno del re !emporale. Infatti questi Magi
ralis rex soleat designari. Hi enùn Magi Chaldaei non malevo/en- ~alde1 non ?sse.rvavano ti c~rso d~~h astri con animo cattivo, ma per
tia astrorum cursum, sed rerum curiositate specu/abantur. Sicut 1?.teresse scientifico. Come infatti e dato a comprendere, seguivano
enim datur intelligi, traditionem Balaam sequebantur, qui dixit I msegnamento tr~smess? da Balaam, il quale disse (Nm 24, 17):
(Num . 24,17): «Orietur stella ex lacob». Unde videntes stellam «Una stella sorgera da Giacobbe». Per cui vedendo una stella al di
extra ordinem mundi hanc intellexerunt quam Balaam futuram fuori dell'or~inamento del mondo intesero che era quella che Balaam
indicem regis Iuda eorum prophetaverat. LEO [Serm. 34,3, aveva profetizzato come indicativa del re dei Giudei. LEONE: Poteva-
PL 54,247C}: Potuerunt autem illis eredita et intellecta sufficere, no bastare ad essi le cose credute e intese, così da non cercare di ve-
ut co1porali intuitu non inquirerent quod pienissimo visu mentis dere con lo sguardo corporale ciò che avevano pienamente contem-
inspexerant; sed diligentia sagacis officii ad videndum usque pue- p~ato con lo sguar~o della .m ente; ma la di ligenza dell ' impegno fino a
rum perseverans nostri temporis hominibus serviebat, ut sicut giunger~ a _vedere. il b.a?1bmo serviva agli uomini del nostro tempo, e
omnibus nobis profuit quod post resurrectionem Domini vestigia come g1ov? a tuttJ noi ti fatto che d?po la risurrezione del Signore la
vulnerum eius Thomae apostoli exp/oravit manus, ita ad nostram mano dell apos~olo Tommaso abbia toccato le sue piaghe, così ci
utilitatem proficeret quod infantiam ipsius Magorum probavit sarebb~ s~ato utile che lo sguardo dei Magi vedesse la sua infanzia·
aspectus; unde dicunt « Venimus adorare eum». CHRYSOSTOMUS, per cui dicono: siamo venuti ad adorarlo. CRISOSTOMO [Ps .]: M~
Super Matth. [Ps., 2, PG 56,637): Sed numquid nesciebant quia forse che n~n sapevano .che a Gerusalemme regnava Erode? Forse
in Jerusalem regnabat Herodes? Numquid non inte//igebant quia che non c~p1vano che chiunque, vivendo un re, proclama o adora un
quicumque, rege vivente, a/terum regem pronuntiat aut adorat, altro re viene punito con la morte? Ma mentre consideravano il re
punitur in sanguine? Sed dum considerabant regem faturum non fut.uro no~ ,temevano quello presente; ancora non avevano visto
timebant praesentem; adhuc non viderant Christum, et iam parati Cristo e ~1a erano pro.nt~ a mo~ire per lui. O beati Magi, che al
erant mori pro eo. O beati Magi, qui ante conspectum o/udelissi- cospetto d1 un re crudehss1mo, pnma di conoscere Cristo sono dive-
nuticonfessori di Cristo! '
mi regis, priusquam Christum cognoscerent, Chris ti facti sunt
confessores.
t
176 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 3-6 177

VERSUS 3-6 VERSETTI 3-6

Audiens autem Herodes rex turbatus est, et omnis Udendo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui;
/eroso/yma cum ilio; et congregans omnes principes sacer- e riunendo tutti i principi dei sacerdoti e gli scribi del popolo
dotum et scribas populi sciscitabatur ab eis ubi Christus cercava di sapere da loro il luogo in cui doveva nascere il
nasceretur. At il/i dixerunt ei: In Bethlehem ludae; Sic enim Messia. Ma quelli gli dissero: In Betlemme di Giuda; così infat-
scriptum est per prophetam: «Et tu, Bethlehem, ten:a lu~a, ti è stato scritto dal profeta: «E tu Betlemme, terra di Giuda,
nequaquam minima es in principibus /uda, ex te emm ex1et non sei la più piccola tra i principi di Giuda; da te infatti uscirà
dux qui regat populum meum /srael». un capo che reggerà il mio popolo, Israele».

AUGUSTINVS [Ps., Serm. 373,3, PL 39,1064]: Sicut Magi desi- AGOSTINO [Ps.]: Come i Magi desiderano un redentore, così Erode
derant redemptorem, ita Herodes timet successorem; unde sequi- teme un successore; per cui segue: Udendo, il re Erode fu turbato.
tur «Audiens autem Herodes rex, turbatus est». GLOSSA GLOSSA: È detto re così che dal confronto con colui che viene ricer-
[PL 114, 74A}: Rex dicitur ut ex collatione eius qui quaeritw; hic cato, questo venga ritenuto un estraneo. CRISOSTOMO [Ps.]: Si turba
intelligatur extraneus. CllRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 2, udendo che era nato per i Giudei un re della stirpe dei Giudei, dato
PG 56,639}: Et ideo turbatur audiens regem natum Iudaeis ex che egli era di stirpe Idumea, cosicché una volta ritornato nuovamen-
genere Judaeorum, cum esset ipse genere Idumaeus, ne regno te il regno ai Giudei egli non venisse scacciato dai Giudei, e la sua
revoluto iterum ad Judaeos, ipse a Iudaeis expelleretw; et semen stirpe dopo di lui venisse tolta dal regno: infatti un grande potere è
eius post ipsum praecideretur a regno: semper enim grandis pote- sempre soggetto a un grande timore: come infatti i rami degli alberi
stas maiori timori subiecta est; sicut enim rami arborum in excel- posti in alto si muovono al minimo soffio di vento, così anche gli
so positarum, etiam si levis aura jlaverit, moventur, sic et subli- uomini di rango elevato sono turbati anche da una piccola diceria;
mes homines etiam levis nuntii jàma conturbat; humiles autem, quelli invece di umile condizione stanno per lo più tranquilli come in
sicut in conval/e, plerumque in tranquillitate consistunt. una pacifica valle. AGOSTINO: Che cosa mai sarà il tribunale del giu-
AUGUST!NUS {Serm. 200,l,2, PL 38,1029}: Quid autem erit tribu- dice quando la nascita del bambino faceva temere i re superbi? I re
na[ iudicantis, quando superbos reges timere faciebat nativitas temano colui che ormai siede alla destra del Padre, se l'empio re lo
infantis? Pertimeant reges ad Patris dexteram iam sedentem, temette quando era ancora attaccato al seno della madre. LEONE: È
quem rex impius timuit adhuc matris ubera lambentem. LEO inutile però, Erode, che ti turbi: il tuo territorio non racchiude Cristo,
[Serm. 34,2, PL 54,246]: Superfluo tamen, Herodes, timore turb~­ né il Signore del mondo ha cominciato a essere contenuto nelle
ris: non capit Christum regio tua, nec mundi Dominus potestat1s ristrettezze del tuo potere. Colui che tu non vuoi che regni in Giudea
tuae coepit esse contentus angustiis. Quem in Iudaea regnare non regna in ogni luogo. GLOSSA: Oppure non temette solo per sé, ma per
vis, ubique regna!. GLOSSA [ibid.}: Vel non solum propter se l'ira dei Romani: infatti i Romani avevano decretato che nessuno
timuit, sed propter iram Romanorum; decreverant enim Romani venisse detto re o dio senza una loro deliberazione. GREGORJO: Nato
ne quis rex ve/ Deus sine eorum consilio diceretur. GREGORIUS, In Ev. il re del cielo, fu turbato il re della terra, perché senza dubbio la gran-
[10, PL 76,JJIOC]: Caeli autem rege nato, rex terrae turbatus es~, dezza terrena risulta confusa quando si apre l'altezza celeste. LEONE:
quia nimirum terrena altitudo confunditur cum cel~itud~ (:ae!est1s Erode personifica anche il diavolo, del quale, come allora fu istigato-
aperitur. LEO [Serm. 36,2, PL 54,254D]: H~rodes etiam diaboli.per- re, cosi adesso è anche indefesso imitatore. È tonnentato infatti per la
sonam gerit, cuius sicut tunc fuit incentor, zta nunc quoque est mde- chiamata delle genti e torturato per la quotidiana distruzione del suo
fessus imitator. Cruciatur enim vocatione gentium, et quoti~i.ana potere. CRISOSTOMO [Ps.]: Entrambi dunque sono turbati per la propria
potestatis suae destructione torquetw" CHRYSOSTOMUS, [Ps. , zbzd.]:

l
178 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 3-6 179

Uterque ergo zelo proprio turbatur, et sui regni successorem time- gelosia, e temevano il successore del loro regno: Erode quello terreno,
bat: Herodes terrenum, diabolus autem caelestem. Ecce autem et il diavolo quello celeste. Ecco che anche il popolo Giudaico si turba,
Judaicus populus turbatw; qui magis de audìtu isto gaudere d~bue­ il quale avrebbe dovuto rallegrarsi alla notizia che sorgeva un re Giudeo.
rat quia rex Judaeus surgere dicebatur. Sed turbabantur quza de Ma si turbavano poiché gli ingiusti non potevano gioire della venuta del
adventu iusti non poterant gaudere iniqui. Aut certe turbantur ne giusto. Oppure si turbavano temendo che a motivo del re giudaico l' ira
forte iratus Judaico regi genus eius vexaret; unde sequitur «Et omnis del re si riversasse su di loro; per cui segue: e tutta Genisalemme con lui.
Hierosolyma cum illo». GLOSSA [ibid.}: Volens illifaver~ quem time- GLOSSA: Volendo compiacere a colui che temeva; il popolo infatti favo-
bat; populus enim plus iusto eisfavet quos crude/es sustmet. risce più del dovuto coloro di cui sopporta la crudeltà.
Sequitur «Et congregans omnes principes sacerdotum et scri- Segue: e riunendo tutti i principi dei sacerdoti e gli scribi del
bas populi». Ubi nota diligentiam inquirentis, ut si invenerit, popolo. Qui nota la diligenza di colui che ricerca Cristo, per fare, se
faciat quod postea se velie ostendit; sin autem, excusatus sit lo avesse trovato, ciò che poi mostrò di volere; o altrimenti per essere
Romanis. REMIGIUS [hom. 7, PL J31,904A]: Scribae autem dicti scusato presso i Romani. REMIGIO: Sono poi detti scribi non tanto per
sunt, non tantum ab officio scribendi, sed potius ab interpretatio- l'ufficio dello scrivere, quanto piuttosto per l'interpretazione delle
ne Scripturarum; erant enim legis doctores. Scritture: erano infatti dottori della legge.
Sequitur «Sciscitabatur ab eis ubi Christus nasceretun>. Segue: cercava di sapere da Loro il luogo in cui doveva nascere il
Hic attendendum est, quia non dixit: Ubi Christus natus est, sed Messia. Qui bisogna notare che non ha detto: dove era nato il Messia,
«Ubi nasceretur». Callide enim interrogavit eos, ut posset agno- ma dove doveva nascere. Li interrogò infatti astutamente per poter
scere si de rege nato Laetarentur. Christum autem vocat, quia sapere se erano lieti de lla nascita del re. Lo chiama poi Messia, o
noverat inungi regem Judaeorum. CHRYSOSTOMUS,, Super Matth. Cristo, poiché sapeva che il re dei Giudei veniva unto. CRISOSTOMO
[Ps., ibid.}: Ut quid autem interrogat Herodes, qui no~ credebat [Ps.]: Ma perché Erode interrogava se non credeva alle Scritture? O
Scripturis? Aut si credebat, quomodo sperabat posse mterficere se credeva, come sperava di poter uccidere colui che esse dicevano
illum quem regemfuturum esse dicebant? Sed diabolus instigabat, che sarebbe stato re? Era il diavolo che lo istigava, lui che credeva
qui credebat quod Scripturae non mentiuntu1~ Sic sunt omnes pe~­ che le Scritture non mentono. Così sono i peccatori, ai quali non è
catores, qui hoc ipsum quod credunt, pe1:fecte credere non permit- permesso di credere perfettamente ciò che essi credono: infatti, se
tuntur; quod enim credunt, veritatis est virtus, quae non potest credono, è per la forza della verità, che non può rimanere nascosta; se
esse occulta; quod autem non credunt, excaecatio est inimici. invece non credono, è per l'accecamento del nemico. Se infatti cre-
Si enim perfecte crederent, sic viverent quasi post modicum tran- dessero perfettamente, vivrebbero come dovendo passare presto da
situri de hoc mundo, non quasi in aeternum mansuri. questo mondo, non come dovendovi rimanere sempre.
Sequitur «Àt i/li dixerunt: in Bethlehem !uda ~»- _LEO Segue: Ma quelli gli dissero: In Betlemme di Giuda. LEONE:
[Serm. 31,2, PL 54,235DJ: Magi quidem humano sensu significa- I Magi pensarono di dover cercare nella città regale la nascita del re
tum sibi regis ortum existimaverunt in civitate regia esse quaeren- che era stata indicata ai loro sensi umani. Ma colui che aveva preso la
dum. Sed qui servi susceperat formam, et non iudioare venerai, fonna cli servo, e non era venuto a giudicare ma per essere giudicato,
sed iudicari Bethlehem praeelegit nativitati, Hierosblymam pas- scelse Betlemme per la nascita e Gerusalemme p er la passio ne.
sioni. THEO~OTUS, in serm. Conc. Ephes. [Mansi 5,195]: Si enim TEODOTO: Se avesse scelto la grande città di Roma, si sarebbe creduto
maximam Romam elegisset civitatem, potentia civium mutation~m che il mutamento verificatosi nel mondo era risultato dal potere dei
orbis terrarum factam putarent; si filius fuisset imperatorzs, suoi abitanti; se fosse nato figlio dell'imperatore, si sarebbe attribuito
potestati utilitatem adscriberent. Sed quid fecit? Omnia egena questo risultato alla sua potestà. Che cosa fece invece? Scelse tutte le
et vilia elegit, ut divinitas cognosceretur orbem transfor~iasse cose povere e vili, affinché si sapesse che la divin ità aveva trasforma-
terrarum. Propterea pauperculam elegit matrem, pauperwrem i~ il mondo. Per questo scelse una madre poveretta, una patria ancora
patriam, egenus fit pecuniis, e t hoc tibi exponit praesepe. ptù povera, fu povero di danaro, e tutto ciò te lo insegna il presepe.
180 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
r Capitolo 2, versetti 3-6 181

GREGORIUS, In Ev. {8, PL 76, 1104A}: Bene etiam in Bethlehem GREGORIO: Con ragione nasce a Betlemme: tale nome infatti significa
nascitur: Bethlehem quippe domus panis interpretatur: ipse nam- casa del pane, poiché egli disse ( Gv 6, 41 ): «lo sono il pane vivo
que est qui ait (lo. 6,41): «Ego sum panis vivus, qui de caelo disceso dal cielo». CRISOSTOMO [Ps.]: Mentre però [i Giudei] avreb-
descendi». Ci-JRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Cum autem bero dovuto celare il mistero del re designato da Dio, soprattutto al
debuissent celare mysterium regis p raefiniti a Dea, maxime in cospetto di un re straniero, non divennero predicatori delle opere di
conspectu alienigenae regis, facti sunt non praedicatores operum Dio, ma svelatori del suo mistero; e non solo manifestarono il mi-
Dei, sed proditores mysteriorum eius; et non solum manifestant stero, ma allegarono anche la testimonianza profetica; per cui aggiun-
mysterium, sed etiam propheticum protulerunt exemplum; unde gono: così infatti è stato scritto dal profeta, cioè da Michea (5, 2):
subiungunt «Sic enim scriptum est per Prophetam», scilicet E tu Betlemme, terra di Giuda. GLOSSA: Pone ciò come fu detto da
Michaeam (5,2): «Et tu Bethlehem terra Juda». GLOSSA [ibid.j: loro, i quali, anche se non riferirono le parole esatte, posero tuttavia
Hoc sic ponit ut ab eis dictum est, qui etsi non verba, veritatem in qualche modo la verità del senso. GIROLAMO: Per cui in questo
sensus quodammodo ponunt. HIERONYMUS [De optimo interpretan- passo i Giudei vengono redarguiti di ignoranza, poiché la profezia
di genere, ep. 57,8, PL 22,574]: Unde hic reprehenduntur Iudaei dice: «Tu Betlemme di Efrata», mentre essi dissero: Tu Betlemme,
de ignorantia, quoniam prophetia dicit: «Tu Bethlehem Ephrata», terra di Giuda. CRISOSTOMO [Ps .]: Ma ancora, troncando la profezia,
il/i dixerunt «Tu Bethlehem terra !uda». CHRYSOSTOMUS, Super divennero causa dell ' uccisione dei bambini; così infatti era stato
Matth. [Ps., ibid.]: Sed adhuc ipsam prophetiam praecidentes, scritto: «Da te uscirà un re che pascerà il mio popolo Israele, e i suoi
interficiendorum parvulorum facti sunt causa: sic enim scriptum giorni sono dai giorni dell'eternità». Se dunque avessero riferito la
erat: «Ex te exiet rex, qui pascet populum meum Israel, et dies
profezia intera, Erode considerando che non era teITeno un re i cui
eius a diebus saeculi». Si ergo integram prophetiam protulissent,
giorni erano dall'eternità, non si sarebbe così infuriato. GIROLAMO:
considerans Herodes quia non erat rex terrenus cuius dies a die-
bus saeculi erant, in tantum furorem non exarsisset. H1r.."'RONYMUS Ora, il senso della profezia è questo: tu Betlemme, teITa di Giuda o di
[2,5, PL 26,26B} et In Michaeam [5,2, PL 25, 1196D]: Est autem Efrata (si dice così poiché c'è un'altra Betlemme situata in.Galgala),
sensus prophetiae talis: Tu Bethlehem terra !uda ve! Ephrata sebbene sia la più piccola fra le mille città di Giuda, tuttavia da te
(quod ideo dicitur, quia est alia Bethlehem in Galgalis sita), nascerà il Messia, che sarà il dominatore di Israele, il quale secondo
quamvis parvus vicus sis inter mi/Zia civitatum !uda, tamen ex te la carne è da Davide, ma è nato tuttavia da me prima dei secoli; per
nascetur Christus, qui erit dominator lsrael, qui secundum car- questo si dice: «La sua uscita è dall'inizio, dai giorni dell'eternità»,
nem de David est, de me tamen natus est ante saecula; et ideJJ poiché «in principio il Verbo era presso Dio» (Gv 1, 1). [GLOSSA]: Ma
dicitur: «Egressus eius ab initio a diebus aeternitatis» quia «In quest'ultima cosa, come si è detto, i Giudei la tacquero, mentre muta-
principio verbum erat apud Deum» (lo. 1,1). [GLOSSA}: Sed hoc rono l'altra, o per ignoranza, come si è detto, o per una maggiore
ultimum, ut dictum est, ludaei tacuerunt, alia vero mutaverunt, ve/ manifestazione, per aprire l'intelletto dello straniero Erode alla profe-
propter ignorantiam, ut dictum est, ve! ad maiorem manifestatio- zia; per cui, mentre il Profeta aveva detto Efrata, che era un nome
nem, ut Herodi alienigenae intellectum prophetiae aperirent; unde anti co e forse ignoto a Erode, dissero: terra di Giuda; e mentre il
pro eo quod Propheta dixit Ephrata, quod erat nomen antiquum et Profeta aveva detto: «Sei la minima fra le mille di Giuda», volendo
forte Herodi ignotum, dixerunt «Terra luda»; pro eo Jutem quod mostrare la sua piccolezza quanto alla moltitudine della popolazione,
Propheta dixerat: «Minima es in milibus !uda», volens ostendere dissero: non sei la p iù piccola tra i principi di Giuda, volendo
parvitatem eius quantum ad populi multitudinem, dixerunt mostrare la grandezza della dignità proveniente dalla dignità del prin-
«Nequaquam minima es in principibus !uda», volentes ostendere cipe che doveva nascere, quasi a dire: sei grande fra le città dalle
magnitudinem dignitatis provenientem ex dignitate principis quali nacquero i principi. REMIGIO: Oppure il senso è questo: sebbene
nascituri quasi dicerent: Magna es inter civitates ex quibus prin- tu sembri piccola fra le città aventi un principato, tuttavia non sei la più
cipes prodierunt. REMJGJUS [ibid.}: Vel talis est sensus: quamvis piccola, poiché da te uscirà un capo che reggerà il mio popolo, Israele.
minima videaris inter urbes principatum habentes, tamen non es
minima, quia «ex te exiet dux qui regat populum meum Jsrael».
182 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 3-6 183

Dux autem iste Christus est, qui populurn fidelem regit et gubernat. Ora, questo capo è Cristo, che regge e governa il popolo fedele.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {7,2, PG 57, 74}: Intende autem certitudi- CRISOSTOMO: Nota poi l'esattezza della profezia: infatti non ha detto
nem prophetiae; non enim dixit quod in B~t~lehem erit, sed quod che sarà in Betlemme, ma che uscirà da Betlemme, mostrando che LI
de Bethlehem exiet, ostendens quod zbz solum nasceretur. sarebbe soltanto nato. Come si può dire poi, come alcuni vogliono, che
Quomodo autem habet rationem de.Zoro~abel ~ae~ ~icta es~e ut queste parole si dferiscono a Zorobabele? Infatti la sua uscita non fu
quidam dicunt? Non enim exitus eiu~ J:at a przncz_pzo ex dzebus dal principio, dai giorni dell'eternità, e neppure uscì da Betlemme, non
saeculi, neque etiam ex Bethlehem ex.zvzt, cun~ non. zn Iudaea, _s~d essendo nato in Giudea, ma a Babilonia. E lo testimonia anche ciò che
in Babylonia natus sit. Est etiam ad h~c, testzmonzun: quo~ d~czt: dice: non sei la più piccola, poiché da te uscirà; nessun altro infatti ha
«Nequaquam minima es, quia ex te exzet»: nul.lus enzm altus. z~lu­ reso illustre la città in cui è nato al l'infuori di Cristo. Infatti dopo la
strem Jecit villam in qua nasceretur q~am c_hrz~tus. Post natzvzta- sua nascita i pellegrini vengono dai confini della terra a vedere il pre-
tem enim a finibus orbis terrarum venzunt vzsurz praesepe et tugu- sepe e il luogo della capanna. Non ha però detto: da te uscirà il Figlio
rii locum. Non autem dixit: Ex te exiet Filius Dei, sed «Dux qui di Dio, ma un capo che reggerà il mio popolo, Israele; bisognava
pasce! populum meum Israel»: oportebat enim in principio co.nde- infatti condiscendere in principio affinché non si scandalizzassero, e
scendere ut non scandalizarentu1~ et quae ad salutem hornznum predicare quelle cose che riguardavano la salvezza degli uomini, affm-
pertinebant praedicare, ut magis i~~uceren_~w: 1:'fYs~ice .a~1tem ché fossero maggiormente attratti. In senso mistico poi dice: che reg-
dicit «Qui regat populum meum lsrael». lsrael enzm h1~ dzczt e~s gerà il mio popolo Israele. Qui chiama infatti Israele coloro che hanno
qui crediderunt ex Iudaeis; si autem n~n o~mes C~ristus rexzt, creduto fra i Giudei; se poi Cristo non resse tutti, fu loro colpa. Nel
eorum est accusatio. De gentibus autem interim tacuit ne scanda- frattempo tace delle genti, per non scandalizzare i Giudei. Vedi poi la
lizaret Iudaeos. Vide autem mirabilem dispensationem: ludaei mirabile disposizione: i Giudei e i Magi si istruiscono reciprocamente;
enirn et Magi simul se invicem docent: Judaei a. Magis audiun~ i Giudei sentono dai Magi che una stella predicava Cristo nella regione
quod Christum in orientis regione stella pra~dzcabat, et Mag_z dell'Oriente, e i Magi sentono dai Giudei che i Profeti lo avevano
a Iudaeis quod Prophetae antiquitus eum nuntzaverunt; ut gemi- annunziato dall'antichità; in modo che, confermati da una doppia testi-
nato testimonio confirmati, ardentiori fide expeterent quem et stel- monianza, cercassero con fede più ardente colui che veniva manifesta-
lae claritas et prophetiae manifestabat auctoritas. ÀUGUSTJNUS to dallo splendore della stella e dall 'autorità della profezia. AGOSTINO:
[Serm. 200,2,3, PL 38,1030]: Poterat en_irn_stella qu~e Magos Infatti la stella che condusse i Magi al luogo dove si trovava Dio bam-
perduxit ad locum ubi erat cum matre Virgzne De~s mfans, a~ bino con la madre Vergine poteva condurli proprio alla città; tuttavia si
ipsam eos perducere civitatem; sed tamen subt~axzt se, nec e1s sottrasse e non apparve in alcun modo ad essi fino a che gli stessi
prorsus apparuit, donec de civitate in qua Chnstus nasceretur Giudei non dissero, a proposito della città in cui doveva nascere:
et ipsi Iudaei dicerent «in Bethlehem !uda~. [Auousr!.Nvs., in Betlemme di Giuda. [AGOSTINO]: divenuti simili ai costruttori del-
Serm. 373,4,4, PL 39,1665]: Similes factifabns arcae No~, 9u1 l'arca di Noè, che fornirono ad altri il mezzo per sfuggire al diluvio
aliis ubi evaderent, praestiterunt, et ipsi diluvio perierunt; sznules mentre essi vi perirono; simili alle pietre miliari, mostrarono la via, ma
/apidibus milliariis viam ostenderunt, nec_ ipsi ambulare potue- essi non vi poterono camminare. Udirono e se ne andarono i cercatori,
runt. Audierunt et abierunt inquisitores, duerunt et remanserunt parlarono e rimasero i dottori. E anche adesso i Giudei non cessano di
doctores. Nunc quoque Judaei simile aliquid nobis ex.hibe~e no!1 mostrarci qualcosa di simile: infatti alcuni fra i pagani, quando presen-
desinunt: nonnulli enim paganorum, quando eis de Scnptuns tiamo loro chiaramente certe testimonianze delle Scritture, allorché
testimonia clare proferimus, ut noverunt Christum ante propheta- apprendono che Cristo fu profetizzato in antecedenza, pur sospettando
tum, suspecti ne forte a Christia!1is ista confic~a sint, malwzt cre- che forse questi testi siano stati inseriti dai cristiani, preferiscono cre-
dere codicibus Iudaeorum; et szcut tunc Magi Jecerunt, ludaeos dere ai codici dei Giudei; e come fecero allora i Magi, lasciano i Giu-
dimittunt inaniter lectitare, ipsi pergunt fide/iter adorare. dei alle loro inutili letture, ed essi si avviano fedelmente ad adorare.
Capitolo 2, versetti 7-9a 185
184 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSUS 7-9A VERSEITI 7-9a

Allora Erode, chiamati nascostamente i Magi, apprese diligen-


Tunc Herodes, c/am vocatis Magis, di/igenter didicit ab
tement~ da loro il tempo della stella che apparve ad essi. E man-
eis tempus stellae quae apparuit eis. Et mittens illos in
dandoli a Betlemme disse: Andate e informatevi diligentemente
Bethlehem dixit: /te et interrogate di/igenter de puero et, del, bam~i.no, e quando lo a~rete trovato, fatemelo sapere, affin-
cum inveneritis, renuntiate mihi, ut et ego veniens adorem che anch 10 venendo lo adon. Avendo udito il re, essi partirono.
eum. Qui, cum audissent regem, abierunt.

. CiusoST?MO. [Ps.]: ~rode dopo che ha udito il responso credibile


CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 2, PG 56,640]: Postquam 1~ due modi, pruno, poiché er~ stat~ dato dai sacerdoti, poi in quanto
audivit Herodes responsum duplici modo credibile: primum quia et.a stato com~rovato dalla test11nomanza profetica, non si piega tutta-
a sacerdotibus fuerat dictum, deinde quia exemplo prophetico fue- via alla .d~voz1one d~l re che doveva nascere, bensì alla malizia della
rat comprobatum, non tamen ad devotionem jlectitur nascituri sua ~cclSlone c~n l'mg~nno. ~id~ infatti c~e non poteva né piegare i
regis, sed ad malitiam inte1fectionis eius per dolum. Vidit enim ~agt con le ~usmghe, ~e atterr~h c~~ le rnmacce, né corromperli con
quia non poterat Magos nec blandimentis jlectere nec minis terre- 1?~o affmc~e conse~tt~s~ro ali ucc1s1one del futuro re; pensò quindi
re nec auro corrumpere, ut consentirent in interfectionem regis d1 mgannarh, per cm s1 dice: Allora Erode, chiamati nascostamente i
jùturi; ideo illos decipere cogitavit; unde dicitur «Tunc Herodes Magi. Li chiamò nascostamente affinché i Giudei, di cui sospettava
clam vocatis Magis». Occulte autem vocavit eos ut non viderent non vedessero, per il timore che forse, amando un re della loro gente'
Iudaei quos habebat suspectos, ne forte quasi regem suae gentis frustrassero i suoi piani. '
amantes proderent consilium eius. . ~pprese diligentemente da loro il tempo della stella. REMIGIO:
«D iligenter didicit ab eis tempus stellae». REMJG!US [hom. 7, D1.hgen~emente perché era astuto e temeva che non ritornassero da
PL I 31,904D]: Jdcirco «diligenter», quia callidus erat et timebat ne lui, cosi che potesse sapere che cosa fa re per uccidere il bambino .
non reverterentur ad eum, ut tunc sciret quid ageret de puero occi- AGOSTl~O [Ps.]: La stella fu vista da loro circa due anni prima, senza
dendo. AuGUSTINUS [Ps., Serm. 131,3, PL 39,2006]: Ferme autem che essi comprendessero che cosa fosse. Ma si intende che fu indicato
biennio ante visa est stella mirantibus quid esset. Sed tunc intelligi- ad e~si di chi fosse la stella che da tempo vedevano quando fu nato
tur indicatum eis cuius esset stella quae iamdiu videbatur, quando colui che. da essa .veniv~ signi ficato. Ora, dopo che Cristo, una volta
natus est qui per illam signiflcabatw: Sed postquam Christo nato n~to, fu rivelato a1 Magi, questi vennero dall 'Oriente, e il tredicesimo
revelatum est Magis, venerunt ab oriente, et tertiadecima die adora- g1?mo adorarono colui la cui nascita avevano appreso pochi giorni
verunt eum, quem ante paucos dies natum f uisse didicerunt. pn~a: ~Risos:oMo: Oppure questa stella apparve molto tempo prima
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {7,3, PG 57, 76}: Ve/ ante multum tempus potche 1 Magi avrebbero dovuto compiere un lungo cammino, così
haec stella apparuit, quoniam multum tempus in itinere erant Magi che, non appena fosse nato, fossero presenti a Cristo adorandolo in
consump turi, ut confestim cum natus esset, Christo assisterent, eum fasce, affinché apparisse più straordinario. GLOSSA: Se~ondo altri inve-
in fasciis adorantes, ut mirabilior appareret. GLOSSA: Secundum ce la s~ella _sarebbe ap~arsa solo dal giorno della nascita di Cristo, e,
alios vero a die nativitatis Christi creditur stella tantum apparuisse, et a~em~1uto ~ suo compito, essendo una stella nuova, cessò di esistere.
peracto officio, cum nova esset, desiit esse. Ait enim FULGENTJUS Dtce tnfattt FULGENZIO [ANSELMO]: il bambino nato si fece una
[ANSELMUS, PL 162, 1254C}: Puer natus novam stellamfabricavit. nuova stella.
186 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 7 -9a 187

Cognito autem loco et tempore, personam pueri vult non ignorare; Conosciuto il luogo e il tempo, non vuole ignorare la persona del
unde dicit «!te, et interrogate diligenter de puero». Illud praeceperat bambino; per cui dice: Andate e informatevi diligentemente del bambino.
quod absque praecepto erant facturi. CHRYSOSTOMUS, In Matth. Aveva comandato ciò che avrebbero fatto anche senza comando.
[7,3, PG 57, 76}: Non autem dic it «Interrogate» de rege, sed CRISOSTOMO: Non dice: Informatevi del re, ma del bambino; gli invi-
«de puero>>: ei enim etiam nomen potestatis inviderat. CHRYSOSTOMUS, diava infatti anche il nome del potere. CRISOSTOMO [Ps.]: Quindi per
[Ps., 2, PG 56,641}: Ergo ut ad hoc eos induceret, devotionem indurli a ciò prometteva devozione, e con essa aguzzava la spada,
promittebat, et per eam gladium acuebat et malitiam cordis sui dando alla malizia del suo cuore il colore dell'umiltà. Tale è la con-
humilitatis colore depingebat. Talis est consuetudo omnium ma/i- suetudine di tutti i malvagi: quando vogliono colpire più gravemente
gnorum: quando aliquem in occulto gravius /aedere volunt, humi- qualcuno di nascosto, fingono l'umiltà e l'amicizia nei suoi riguardi.
litatem illi et amicitias fingunt. Unde dicit «Et cum inveneritis, Per cui dice: e quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, affinché
renuntiate mihi, ut et ego veniens adorem eunw. GREGORIUS, anch'io venendo Lo adori. GREGORIO: Simula di volerlo adorare e
In Ev. [10, 3, PL 76,lllC]: Adorare eum se velie simula!, ut quasi immagina di togliergli la vita se lo incontra.
hunc, si invenire possit, extinguat. Segue: Avendo udito il re, essi partirono. REMJGIO: I Magi udirono
Sequitur «Qui cum audiss ent regem, abierunt». REMIGIUS Erode per cercare il Signore, ma non per ritornare da lui. Significavano
[ibid.}: Audierunt Magi Herodem ut quaererent Dominum, sed infatti i buoni ascoltatori, che fanno le cose che sentono dai cattivi
non ut ad eum reverterentur. Significabant enim bonos auditores, predicatori, e tuttavia non imitano le loro opere.
qui bona quae audiunt a malis praedicatoribus faciunt; sed tamen
opera illorum non imitantur.
Capitolo 2, versetto 9b 189
188 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSUS 9B VERSETTO 9b

. E~ e?co la stell~, che.avevano visto in oriente, li precedeva,


Et ecce stella, quam viderant in oriente, antecedebat tinche giungendo s1 fermo sul luogo dove si trovava il bambino.
eos, usque dum veniens staret supra ubi erat puer.
CRISOSTOMO [Ps.]: In questo passo si mostra che la stella avendo
condotto i Magi a Gerusalemme, si nascose ad essi, affinché, ~bbando­
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 2, PG 56,641]: Ex hoc loco
ostenditur, quia cum stella deduxisset Magos prope Ierusalem,
nati dalla stella, fossero costretti a Gerusalemme a p01Te domande
abscondita est ab eis, ut relicti a stella cogerentur in Jerusalem
intorno a Cristo e a manifestarlo, e ciò per due motivi: primo per la
interrogare de Christo simul et manifestare propter duo: primo ad
confusionem Judaeorum, quia Genti/es stellae tantummodo visio- confusione dei Giudei, poiché i Gentili, confermati solo dalla ~isione
ne confirmati, Christum per a/ienas provincias requirebant, et della stella, cercavano Cristo in province straniere, mentre i Giudei
Judaei ab infantia prophetias legentes de Christo, et in suis fini- pur leggendo sin daU 'infanzia le profezie su Cristo, non lo accolser~
bus natum non susceperunt; demum ut interrogati sacerdotes nemmeno quando nacque entro i loro confini; poi perché i sacerdoti,
unde nascitur Christus, ad praeiudicium suum responderent interrogati sul luogo da cui doveva nascere Cristo, a loro danno rispon-
«De Bethlehem», quia qui Herodem docuerant de Christo, ipsi dessero: «da Betlemme», poiché coloro che avevano istruito Erode su
ignorabant de ilio; et ideo post interrogationem et responsionem ~risto, es~i stei;;si lo ignoravano; quindi, subito dopo la domanda e la
habitam subditur «Et ecce stella quam viderant in oriente, antece- nsposta, s1 aggmnge: Ed ecco la stella, che avevano visto in oriente li
debat eos», ut considerantes obsequium stellae, regis intelligerent precedeva, in modo che, considerando l'ossequio della stella intend~s­
dignitatem. AUGUSTJNUS, In serm. de Epiph. [non ace.}: Et ut s~ro la digni~à. del re. AGOSTINO: E per rendere a Cristo ~ ossequio
Christo plenum redderet obsequium, temperavit gradum, donec pieno 1?odero 11 suo corso, fino a condun-e i Magi al bambino. Prestò
Magos perduceret ad puerum. Obsequium praebuit, non imperium o~sequ10, non die~e ~n comando; mostrò gli adoratori, irradiò l'allog-
adduxit: supplices ostendit, hospitium radiavit amplissimo lumine, gio ~on una .grand1ss1ma luce e pervase la casa del bambino, poi se ne
et tecta nati perfì1dit, sicque discessit; unde sequitur «Vsque dum ando; per cui segue: finché giungendo sijèrmò sul luogo dove si trovava
veniens staret supra ubi erat puer». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. il bambino. CRISOSTOMO [Ps.]: Come meravigliarsi se una stella divina
[Ps., ibid.]: Quid autem mirum si soli iustitiae orituro stella mini- servi~a il sole ~el~a giustiz,ia c~e .sorgeva? Si fermò infatti sul capo del
strabat divina ? Stetit enim supra caput pueri, quasi dicens: bambmo, quasi dicendo: e qui, m modo che, non potendo mostrarlo
Hic est; ut quia loquendo monstrare non poterat, stando demon- con la parola, lo indicasse fermandosi. GLOSSA: Qui poi appare che la
straret. GLOSSA [PL 162,l 256C}: Hic autem apparet quod stella stella era posta nell'aria, e molto vicina alla casa nella quale si trovava
in aere posita erat, et domui in qua puer erat multum vicina; a/i- il bambino: infatti in caso diverso non avrebbe fatto distinguere la casa.
ter enim domum non discrevisset. ÀMBROSJUS, In._J:c. [2, 45, ~MB.ROGIO: Ora, questa stella è la via e Cristo è la via, poiché secondo
PL 15, l 569B}: Haec autem stella via est, et via Christus est, quia ti rrust~ro dell'incarnazione Cristo è la stella; egli infatti è la stella
secundum incarnationis mysterium Christus est stella: ipse enim splendida e mattutina, per cui dove c'è Erode non viene vista mentre
est stella splendida et matutina; unde ubi Herodes est, non vide- dove c'è ~ri~to è vista n~ov~~nte, e mostra la via. REMIGIO:' Oppure
Lur; ubi autem Christus, rursum videtu1~ et viam monstrat. la stella s1gmfica la grazia dt Dio, Erode il diavolo. Ora, chi si sotto-
REMIGIUS [hom. 7, PL 131,905B]: Vel stella significat gratiam mette al diavolo con il peccato perde subito la grazia, mentre, allonta-
Dei, Herodes diabolum. Qui autem per peccatum se diabolo sub- nandosene con la penitenza, subito trova la grazia, che non lo abbando-
dit, max gratiam perdit; quod si per poenitentiam recesserit, max
na finché non lo conduca alla casa del bambino, cioè alla Chiesa.
gratiam invenit, quae non dimittit donec perducat ad domum
GLOSSA: Oppure la stella è l'i lluminazione della fede che conduce al
pueri, idest Ecclesiam. GLOSSA [PL 114,73D}: Ve/ stella est illumi-
prossimo e che i Magi perdono quando si volgono ai Giudei: poiché
natio fidei, quae ad proximum ducit, quam dum divertunt ad
ludaeos, Magi amittunt: quia dum a malis consilium quaerunt, mentre chiedono consiglio ai cattivi, perdono la vera illuminazione. '
veram illuminationem perdunt.
Capito lo 2, versetti 10- 11 191
190 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSUS 10-11 VERSETTI 10-11

Videntes autem stellam gavisi sunt gaudio ~agno val.de et Vedendo la stella si rallegrarono di gioia e molto grande, ed
intrantes domum invenerunt puerum c~m Mana ~atr~ e1us et entrando nella casa trovarono il bambino con Maria sua
procidentes adoraverunt eum et, apert1s thesauns su1s, obtu- madre, e prostrandosi lo adoravano, e aperti i loro scrigni gli
lerunt ei munera, aurum, tuhus et myrrham [...] offrirono doni: oro, incenso e mirra [...]

GLOSSA [PL 114, 75A]:Postquam p~aemi~it stella~ obsequium, GLOSSA: Dopo avere premesso l'ossequio della stella l'Evangelista
subiungit Evangelista Magorum gaudtum dzcens « Vzdentes autem aggiunge la gioia dei Magi e dice: Vedendo la stella si rallegrarono di
stellam, gavisi sunt gaudio magno val~e»._ R~MIGJUS [hom_. 7, gioia e molto grande. REMIGIO: E conviene notare che non bastò
PL J31,905C]: Et sciendum quod non sat1s futt dtcere Evangelzstae ali ' Evangelista dire: si rallegrarono, ma aggiunge: di gioia e molto
«gavisi sunt», sed addidit «gaudio magno et valde». CHRYSOSTOMUS, grande. CrusosTOMO [Ps.]: Si rallegrarono in quanto la loro speranza
Super Matth. {Ps., 2, PG 56,641]: Gavisi sunt qui'.1-.spes ~orum n.on non era stata delusa, ma confennata maggionnente, poiché non inutil-
erat decepta, sed amplius confirmata, ~u?d tantz ztz~eris non sm~ mente avevano intrapreso la fatica di un viaggio cosi lungo. GLOSSA:
causa susceperunt laborem. GLOSSA {tbzd): Gaudz~ Efaudet qui Si rallegra di gioia chi si rallegra per Dio, che è la vera gioia. Aggiunge
propter Deum gaudet, qui est verum gaudzum. Addzdzt a~tem et poi anche: grande poiché gioivano di una cosa grande. CrusosTOMO [Ps.]:
«magno», quia de magno gaudebant. C,HRYS?STOMUS, SuP_e' M~tt~. Infatti attraverso il mistero della stella capivano che la dignità del re
[Ps., ibid.]: Per mysterium enim stellae mtellz!Jebant quo":zam dzgm- appena nato eccedeva la misura di tutti i re mondani. Aggiunge anche:
tas tunc nati regis ex.cedebat mensuram omnium mundalium regum. molto. REMIGIO: Poiché volle mostrare che gli uomini si rallegrano di
Addidit etiam «valde». REMJGIUS [ibid.]: Quia voluit ostendere.quod più per le cose perdute che per quelle sempre possedute.
magis gaudent homines de rebus perditis qu~m semper possess1s. . Aggiunge anche: ed entrando nella casa trovarono. LEONE:
Subditur autem «Et intrantes domum, znvenerunt». Leo [Senn. Piccolo nelle dimensioni, bisognoso dell'aiuto altrui, incapace di par-
34,3, PL 54,247B] : Quantitate parvum, a~ienae. opis indig_um, lare e in nulla diverso dalla generalità dei bambini; poiché come
fandi impotentem, et in nullo ab hum~nae .mfantla~ genera!ztate erano fidate le testimonianze che mostravano in lui la maestà della
discretum; quia sicut fide lia erant testimonia qua_e z.n eo mazesta- divinità invisibile, così bisognava provare nel modo più sicuro che
tem invisibilis divinitatis ostenderent, ita probatzsstmum deb~bat quella sempiterna essenza del Figlio di Dio aveva assunto la vera
esse, sempiternam illam essentiam Filii Dei veram suscep1sse natura del! 'uomo.
hominis naturam. Con Maria sua madre. CRISOSTOMO [Ps.]: Non coronata con un
«Cum Maria matre eius». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 2, diadema né coricata in un letto d'oro, ma che possiede a stento un' u-
PG 56,642]: Non diademate coronata aut in lecto aureo recum- nica tunica, non per ornamento del corpo ma per ricoprire la nudità,
bente, sed vix tunicam habente unam, non ad ornamen.tum corpo- quale poteva averla la moglie di un falegname che si trovava in un
ris, sed ad tegumentum nuditatis, qualem habere potuzt carpenta- paese straniero. Se dunque fossero venuti per cercare un re terreno,
rii uxor peregre constituta. Si ergo regem .t~rren1!m qu~~r~nt~s sarebbero stati più confusi che rallegrati, poiché avrebbero intrapreso
venissent, magis fuissent confusi quam gavlSl, qma .tantz ttmens senza motivo la fatica di un viaggio così lungo. Poiché invece cerca-
faborem sine causa suscepissent. Nunc autem quza caelesU~m vano un re celeste, anche se non vedevano nulla di regale, acconten-
regem quaerebant, etsi nihil regale videban!, in eo tamen so~tu~ tandosi della testimonianza della sola stella si rallegrarono alla vista di
stellae testimonio contenti, gaudebant oculi eorum co_n~emptzbz­ un povero bambino, poiché lo spirito lo mostrava venerabile nel loro
lem puerum aspicere, quia spiritus in corde eorum terrz.bzlem e~m cuore; per cui prostrandosi lo adoravano; vedono infatti un uomo e
monstrabat; unde «procidentes adoraverunt eum»; vzdent ~n_ttn riconoscono Dio. RABANO: Per un comando divino Giuseppe se ne era
hominem et agnoscunt Deum. RABANUS [PL 107,759B]: Dzvtno
192 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 10-11 193

autem nutu faclum est quod abierat Joseph, ne aliqua malae suspi- andato, perché non fosse dato alle Genti qualche motivo di maligno
cionis occasio daretur Gentihus. GLOSSA [PL 162,1256D]: Qui sospetto. GLOSSA: Essi, sebbene seguissero, nell'offrire i doni, il
/icet morem suae gentis in donis offerendis sequantur - Arabes costume della loro gente - infatti gli Arabi abbondano di oro, incenso
enim auro, thure et diversis generibus aromatum abundant - tan-:en e qualsiasi genere di aromi -, tuttavia volevano mostrare con i doni
a/iquid mysterii muneribus demonstrare volebant; unde sequitur qualcosa del mistero; per cui segue: aperti gli scrigni gli offrirono
«Apertis thesauris, obtulerunt ei munera: aurum, thu~ et doni: oro, incenso e mirra. GREGORIO: L'oro senza dubbio conviene
myrrham». GREGORIUS, In Ev. {10,6, PL 76,1112D}: Aurum quippe al re, mentre l'incenso veniva posto in sacrificio a Dio, e con la mirra
regi congruit, thus vero in Dei sacrifìcium ponebatur, myrrha venivano imbalsamati i corpi de i morti. AGOSTINO : L'oro dunque
autem mortuorum corpora condiuntw~ AUGUSTJNUS, In serm. de viene offerto come al grande re, l' incenso viene immolato come a
Epiph. [non ace.}: Aurum igitiw solvitur qu~si regi magno, t(ius Dio, la mirra viene offerta come a colui che sarebbe morto per la sal-
immolatur ut Dea, myrrha praebetur quasi pro salute ommum vezza di tutti. CrusosTOMO [Ps.]: Sebbene poi essi non intendessero
morituro. Cl-JRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Haec autem allora secondo quale mistero portavano queste cose, e che cosa signi-
etsi tunc non intelligebantur secundum quale mysterium i~t~ gere- ficava ciascun dono, ciò tuttavia non importava, poiché la grazia che
bant, vel quid significaret unumquodque munus, eorum nzhil con- li esortava a fare anche queste cose, le aveva ordinate tutte. REMIGIO:
trarium est: gratia enim qua e il/os haec omnia Jacere hortabat~11; E bisogna sapere che non portarono individualmente i singoli doni,
ipsa ordinaverat universa. REMIGJUS [ibid.}: ?t sc~endum ~uod 1sti ma ciascuno tutti e tre; e ciascuno con i suoi doni predicò il re, il Dio
non singula obtuleru11t, sed singuli tria; et smgub cum su1s mune- e l'uomo. CrusoSTOMO: Si vergognino dunque Marcione e Paolo di
ribus regem, Deum et hominem praedicaverunt. CHRYSOSTOMUS, Samosata, che non vogliono vedere ciò che videro i Magi, i quali
In Matth. [7,4, PG 57,77]: Erubescant ergo Marcion et Paulus sono i progenitori della Chiesa, adorando Dio nella carne. Che infatti
Samosatenus, qui nolunt videre quae Magi viderunt, qui E~clesiae sia in una vera carne lo mostrano i panni e il presepio; che poi lo ado-
sunt progenitores, Deum in carne adorantes. N_am quod m carne rino non come un puro uomo ma come Dio lo dimostrano i qoni, che
vera sit, panni monstra11t et praesepe; quonzam autem non ut era conveniente offrire a Dio. Si confondano anche i Giudei veden-
purum hominem adorant, sed ut Deum, demo~st~ant dona quae dosi preceduti dai Magi, e che non si impegnano a venire nemmeno
Deo offerre decens erat. Confundantur et Judaez vzdentes se prae- dopo di loro. GREGORIO: Si può anche intendere altro in queste cose.
ventos a Magis, et neque post illos venire stud~nte~. GR~~ORIUS, Infatti con l'oro si designa la sapienza, secondo la testimonianza di
In Ev. { 10,6, PL 76,1113A]: Potest et in his alzud mtellzgt. Auro Salomone che dice (Pr 21, 20): «Un tesoro desiderabile riposa nella
namque sapientia designatur, Salomone teste, qui ait (Prov. 21,20): bocca del sapiente»; con l'incenso, che viene acceso a Dio, si esprime
«Thesaurus desiderabilis requiescit in ore sapientis»; thure, ~uod la virtù della preghiera, secondo le parole (Sai 140, 2): «Si diriga la
Deo incenditw~ virtus orationis exprimitur, secundum il/ud mia preghiera come incenso al tuo cospetto»; con la mirra invece
(Ps. 140,2): «Dirigatur oratio mea sicut incensum in conspectu tuo»:. viene figurata la mortificazione della carne. Dunque noi offriamo
per myrrham vero carnis mortificatio fig~ra~ur. Nat_o ergo regi l'oro al re nato se al suo cospetto risplendiamo della luce della
aurum offerimus, si in conspectu eius sapzentiae lumzne splende- sapienza; offriamo l'incenso se con l' impegno della preghiera riu-
mus; thus o.fferimus, si per orationum studia Deo redolere val~a­ sciamo a essere profumo davanti a Dio; offriamo la mirra se mortifi-
mus; myrrham offerimus, si carnis vitia per abstinentiam mortifi- chiamo i vizi della carne con l'astinenza. GLOSSA [e RABANo]: I tre
!
c am us. GLOSSA {PL 162, / 257B; R ABANUS, PL 07, 760J?J : uomini che offrono significano poi le genti che vengono dalle tre
Tres autem viri qui offenmt, significant gentes de tr~bus partibus parti del mondo. Aprono i tesori quando con la confessione mostrano
mundi venientes. Thesauros aperiunt dum fidem cordzs per confes- la fede del cuore. Giustamente poi insegnano nella casa, affinché non
sionem ostendunt. Bene autem in domo docentes ne thesaurum propaghiamo il tesoro della buona coscienza vantandocene in pubblico.
bonae conscientiae iactando propalemus. Offerunt tria m~nera, Offrono tre doni, cioè la fede della Santa Trinità; oppure, aperti i te-
hoc est fidem sanctae Trinitatis; vel apertis thesauris Scnptura- sori delle Scritture, presentano il senso storico, morale e allegorico, op-
rum, h istoricum, moralem, et allegoricu m sensum oJJ.erunt, pure la Logica, la Fisica e l'Etica, quando le fanno servire alla fede.
ve/ Logicam, Physicam et Ethicam, dum illa fidei servire Jaczunt.
194 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetto 12 195

VERSUS 12 VERSE'ITO 12

Et responso accepto in somnis ne redirent ad Herodem (...] e avendo avuto responso in sogno di non tornare da
per aliam viam reversi sunt in regionem suam. Erode, per altra via fecero ritorno al loro paese.

AUGVSTTNVS, In serm. de Epiph. [non occ.}: Herodes impius A?OSTINO: L'empio Erode, divenuto crudele per il timore, volle
factus ex timore crudelis voluit desaevire. Sed quomodo poterat infierire. Ma come poteva prendere colui che era venuto a togliere
capere eum qui ipsas fraudes venera! amputare? Ut ergo eius proprio i crimini? Affinché dunque il suo inganno venisse eliminato,
fraus elideretw~ sequitur «Et responso accepto». HIERONYMUS segue: E avendo avuto responso. GIROLAMO: Coloro infatti che offer-
[PL 26,26C]: Qui enim munera obtulerunt Domino, consequenter sero doni al Signore, conseguentemente ricevono il responso. Il
responsum accipiunt. Responsum, quod Graece zp17µana8évrec; responso, in greco «chremati sthentes», non avviene mediante
dicitur, non per Angelum fit, sed per ipsum Dominum, ut merito- l'Angelo, ma mediante lo stesso Signore, perché venga mostrato il
rum Joseph privilegium demonstretur. GLOSSA [PL 114,75CJ: privilegio dei meriti di Giuseppe. GLOSSA: Questa risposta è data
Fil autem haec responsio per ipsum Dominum quia nullus alius dallo stesso Signore, poiché nessun altro stabilì la via del ritorno se
viam reversionis instituil nisi i/le qui dicit (Io. 14,6): «Ego sum via». non colui che dice (Gv 14, 6): «lo sono La via». Tuttavia ad essi non
Non tamen loquitur puer ad eos ne divinitas ante tempus revele- parla il bambino, affinché la divinità non sia rivelata prima del tempo,
tur, et ut vera humanitas habeatur. Dicit autem «Et responso e affinché si abbia una vera umanità. Dice poi: E avuto responso;
accepto»; sicut enim Moyses tacitus clamat, sic isti pie affectu come infatti Mosè grida tacitamente, così costoro chiedevano pia-
interrogabant quid divina iub eret voluntas. Dici! autem mente con l'affetto che cosa comandasse la divina volontà. Dice poi:
«Per aliam viam reversi sunt in regionem suam», quia infide/itali per altra via fecero ritorno al loro paese, poiché non dovevano
miscendi non eran t Iu daeorum. CHRYSOSTOMVS, I n Matth. mescolarsi all'incredulità dei Giudei. CRISOSTOMO: Osserva poi la
[8,1, PG 57,83]: Jntuere autem Magorum fìdem, qua/iter non fede dei Magi, come non si sono scandalizzati dicendo in se stessi: se
scandalizati sunt in seipsis dicentes: Si magnus est puer hic, quae questo bambino è grande, che bisogno c'è di fuggire e di andarsene di
necessitas fugae est et occultae recessionis? Hoc enim est verae nascosto? Appartiene infatti alla vera fede non cercare la causa delle
/idei non quaerere causas eorum quae fieri praecipiuntur, cose che ci viene comandato di fare, ma lasciarsi solo persuadere da
sed suaderi solum ab eis. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. esse. CRISOSTOMO [Ps.]: Se i Magi avessero cercato Cristo come un re
[Ps., 2, PG 56,642): Si autem Magi Christum quasi terrenum terreno, trovandolo sarebbero rimasti presso di lui; invece lo adorarono
regem quaesissent, invenientes eum, apud ipsum mansissent; lune e ritornarono. Una volta però ritornati, rimasero cultori di Dio più di
autem adoraverunt et reversi sunt. Cum autem reversi fuissent, prima, e predicando istruirono molti. E alla fine, quando Tommaso an-
manserunt colentes Deum magis quam ante, et praedicantes multos dò in quella provincia, si unirono a lui; e battezzati misero in pratica la
erudierunt. Et denique cum Thomas ivisset ad provinciam illam, sua predicazione. GREGORIO: I Magi ci danno una grande lezione ri-
adiuncti sunt ei; et baptizati, facti sunt executores praedicationis tornando al loro paese per un'altra via. Il nostro paese è senza dubbio il
ipsius. GREGORJUS, In Ev. [IO, PL 76, 1113Cj: Magnum vero nobis paradiso, al quale, conosciuto Gesù, ci è proibito di tornare per la via
aliquid Magi innuunt, quod in regionem suam per aliam viam per la quale siamo venuti. Infatti ci siamo allontanati dal nostro paese
revertuntur. Regio quippe nostra Paradisus est, ad quem l esu ~superbendoci, disobbedendo, seguendo le cose visibili, gustando un
cognito redire per viam qua venimus prohibemur. A regione etenim cibo proibito; ad esso è necessario c he torniamo piangendo, ob-
nostra superbiendo, inobediendo, visibilia sequendo, cibum vetitum bedendo, disprezzando le cose visibili e frenando l'appetito della carne.
gustando discessimus; sed ad eam necesse est ut flendo, obediendo,
visibilia contemnendo, atque appetitum carnis re.frenando redeamus.
196 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetto 12 J 97

CRIS~STOMO [Ps.]: ~ non era nemmeno possibile che quanti erano


CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 2, PG 56,643]: Nec eti~m erat
venutt ~a Erode a Cnsto ~ornassero da Erode: quanti infatti, abbando-
possibile ut qui ab Herode ad <;hristum _venissent, redirent ad
nato Cns~, passano al d1avol? attraverso il peccato, frequentemente
Herodem: qui enim relicto Chnsto ad diabolum transeu~t per
con la pemt~nza tornano a Cnsto. Chi infatti fu nell'innocenza non
peccatum, frequenter per poenitentiam ~·evert:int~r ad Chnstu~n.
cono_scendo 11 male, facilmente è ingannato; mentre, se ha sper~en­
Qui enim Juit in innocentia, dum nescit quid _sit rn_alum, facile
tato 11 ~aie che ha _trovat? ~ si ricorda del bene che ha perduto, com-
decipitur; sed cum expertus fuerit malum ~uod mvemt et r~corda­
pu~to n~orn~ a 010. _Clu mvece, abbandonato il diavolo, viene a
tus bonum quod perdidit, compunctus_ redtt a~ Deun:· Qui aute~1 Cnsto, d1ffic1lment.e ~1torna al diavolo, poiché mentre gode nei beni
relicto diabolo venit ad Christum, difficile redit ad dzabolum, qu~a c_he ha trovato e s1 ricorda dei mali a cui è sfuggito, difficilmente
dum gaudet in bonis quae invenit et recordatur mala quae evasll, ntorna al male.
difficile redit ad malum.
198 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 13-15 199

VERSUS 13-15 VERSETTI 13-15

Qui cum recessissent, ecce angelus Domini apparuit in Essendo essi partiti , ecco un angelo del Signore apparve in
somnis /oseph dicens: Surge et accipe puerum et matrem sogno a Giuseppe dicendo: Alzati e prendi il bambino e sua
eius et fuge in Aegyptum et esto ibi usque dum dicam tibi; madre e fuggi in Egitto, e rimani là finché non ti avvertirò:
futurum est enim ut Herodes quaerat puerum ad perden- avverrà infatti che Erode cercherà il bambino per ucciderlo.
dum eum. Qui consurgens accepit puerum et matrem eius Egli alzatosi prese il bambino e sua madre di notte e si recò in
nocte et secessit in Aegyptum. Et erat ibi usque ad obitum Egitto. E rimase là fino alla morte di Erode, affinché si adem-
Herodis, ut adimp/eretur quod dictum est a Domino per pisse ciò che era stato detto dal Signore mediante le parole
prophetam dicentem: «ex Aegypto vacavi fifium meum». del profeta: Dall'Egitto ho chiamato mio figlio .

RABANUS [PL 107, 76 / C]: Hic praetermittit Matthaeus diem RABANO: Qui Matteo tralascia il giorno della purificazione, nel
purificationis, in qua oportebat primogenitum offen·i in templo, et quale bisognava che il primogenito venisse offerto nel tempio, con un
agnum vel par turturum aut columbarum. Et quamvis timerent agnello o una coppia di tortore o di colombe. E sebbene temessero
Herodem, tamen non sunt ausi transgredi legem, quin ad templum Erode, tuttavia non osarono trasgredire la legge non presentando il
puerum deferrent. Cum itaque rumor de puero iam inciperet dila- bambino al tempio. Poiché però in tal modo cominciava a espandersi
tari, mittitur Angelus qui in Aegyptum faciat puerum transportari; la fama del bambino, viene mandato un Angelo che facesse trasferire
unde dicit «Angelus Domini appan1it in somnis loseph». REMIGIUS il bambino in Egitto; per cui dice: un angelo del Signore apparve in
[hom. 4, PL J31,887C]: Per hoc quod semper Angelus l oseph in sogno a Giuseppe. REMIGIO: Il fatto che si dica che l'Angelo _appariva
somnis apparuisse dicitur, mystice designatur quia illi qui a curis sempre a Giuseppe nel sogno designa misticamente che quanti riposa-
terrenis et saecularibus negotiis quiescunt, perfrui angelica visio- no dalle cure terrene e dagli affari secolari meritano di godere della
ne merentur. Dicit ergo ei: «Surge et accipe puerum et matrem visione angelica. Dice dunque: Alzati e prendi il bambino e sua
eiuS». HILARIUS [1,3, PL 9,921B]: Cum desponsatam eam iusto madre. ILARIO: Quando indicava che era sposa del giusto la chiamò
significabat, coniugem nuncupavit; sed post partum mater tant~m coniuge, ma dopo il parto è mostrata soltanto come madre di Gesù, in
Jesu ostenditur, ut quemadmodum iusto Joseph deputaretur Manae modo che, come veniva deputato al giusto Giuseppe il matrimonio
in virginitate coniugium, ita venerabilis esse ostenderetur in lesu con Maria nella verginità, cosi si mostrasse che la venerabile verginità
matre v irginitas. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 2, si trovava nella madre di Gesù. CR ISOSTOMO [Ps.]: Non dice però:
PG 56,645}: Non autem dicit: Accipe matrem et puerum eius: sed prendi la madre e il suo bambino, ma al contrario, poiché non il bam-
e converso, quia non propter matrem puer natus est, sed propter bino è nato per la madre, ma la madre fu preparata per il bambino.
puerum mater praeparata est. .. . Segue: e fuggi in Egitto. Ora, in che modo il Figlio di Dio fugge
Sequitur «Et fuge in Aegyptum». Quomodo autem Filtus Dei davanti a un uomo, o chi potrà liberare dai nemici se anch'egli teme i
ante hominemfugit, aut quis liberet de inimicis, si et ipse inimicos suoi nemici? Innanzitutto bisogna che osservi la regola della natura
suos timet? Et primum quidem oportet ut regulam humanae natu- umana che ha assunto, anche da questa parte, poiché alla natura
rae quam suscepit conservet et in hac parte, quia humanae natu- umana e all'infanzia conviene fuggire il potere che minaccia; inoltre
rae et puerilitati convenit fugere potestatem minantem; deinde ut affinché gli altri cristiani non si vergognino di fuggire se si presenta
celeri Christiani, cum necessitas persecutionis advenerit, fuge:e lo stato di necessità dovuto alla persecuzione. Ma perché in Egitto?
non erubescant. Sed quare in Aegyptum? Recordatus est enun Perché il Signore, che non si adira sino alla fine, si è ricordato di
Dominus, qui non in finem irascitur, quanta mala fecerit super quanti mali inflisse all'Egitto, e per questo vi manda il suo Figlio e
Aegyptum; ideo mittit Filium suum in eam et d'!t i/li maf!~ae dà ad esso un grande segno di riconciliazione, in modo che una sola
reconciliationis signum, ut decem plagas Aegyptz una medzcma
Capitolo 2, versetti 13-15 201
200 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

medicina sanass;e le dieci piaghe d'Egitto; affinché il popolo che


sanaret; ut populus qui ante fuerat.Pe:s~c~tor populi pr~mo?eniti, prima era stato persecutore del popolo primogenito divenisse custode.
custos fieret Filii unigeniti; ut qwa zllz vz~lenter Domznatz sunt, del Figlio unigenito; affinché quanti avevano dominato con la violen-
isti cum devotione servirent; ut iam non zrent ad mare rubrum za su di esso, servissero a lui con devozione; affinché non andassero
demergendi, sed vocarentur ad aquas baptismat~s v_ivifìcandi._ più al Mar Rosso per esservi sommersi, ma venissero chiamati alle
AUGUSTINUS, In serm. de Epiph. [non occ.J:. Audi etiam mag1~1 acque del battesimo per essere vivificati. AGOSTINO: Ascolta anche il
mysterii sacramentum. Moyses aliqi~ando zn A~gyp~o perfidz.s grande mistero che qui si nasconde: Mosè un tempo aveva chiuso in
clauserat diem; illuc Christus adveniens ~edentibus zn tenebns Egitto il giorno ai malvagi; Cristo, giungendo là, donò la luce a quan-
reddidit lucem;fugit ut i/luminaret, n?nfug~t ~tt lateret. . ti giacevano nelle tenebre: fugge per illuminare, non fugge per
Sequitur «Et esto ibi usque dum dzcam ttbz; futurum est enun ut nascondersi.
Herodes quaerat puerum ad perdend.um .eum». A UGUSTJN~S Segue: e rimani là jìnché non ti avvertirò: avverrà infatti che
[Serm. 218,3, PL 39,2150]: Putabat enim mfe~ix tyrannus salvatorzs Erode cercherà il bambino per ucciderlo. AGOSTTNO: L'infelice tiran-
adventu regali se solio detrudendum, sed non zta est: non ad hoc ve- no pensava infatti che con la venuta del Salvatore egli sarebbe stato
nerat Christus ut alienam gloriam invaderet, sed ut suam donaret.. deposto dal suo trono regale, ma non è cosi: Cristo non era venuto
Sequitur «Qui consurgens, accepit puerum et matrem ezus per impadronirsi della gloria altrui, ma per donare la sua.
nocte et secessit in Aegyptum». HJLARJUS [1,6, .PL 9,9~3A}: Segue: Egli alzatosi prese il bambino e sua madre di notte e si
Scilicet idolis plenam: iam enim post lu~aeo.rur:i .msec!a!w~em recò in Egitto. ILARIO: Cioè pieno di idoli. Infatti dopo la persecuzio-
Judaeam relinquens, Christus ad gentes znanzsszmzs reltgwm?u~ ne dei Giudei, lasciando la Giudea, Cristo viene portato per essere
deditas, colendus infertu1: HIERONYMUS [PL 26,27A}: Quando tgz- venerato da genti dedite a religioni del tutto vane. GIROLAMO:
tur tollit puerum et matrem eius ut in ~egyf.!tum transeat, nocte Quando dunque prende il bambino e sua madre per trasferirsi in
tollit et in tenebris; quando vero revertztur zn Iudaeam, nec nox Egitto, lo prende di notte e nelle tenebre; quando invece rjtoma in
nec tenebrae ponuntur in Evangelio. CHRYS?ST?MVS, Super Matth. Giudea, né la notte né le tenebre vengono menzionate nel Vangelo.
[Ps., 2, PG 56,646]: Omnis enim persecutwnzs angustia n.ox est, CrusoSTOMO [Ps.]: Infatti ogni angustia di persecuzione è notte, il
refrigerium autem dies. RABANUS [~L 107,7?2Aj: Ve/ qwa ~u~e refrigerio invece è giorno. RABANO: Oppure perché, allontanandosi la
vera recedente, /ucis ipsius osores in tenebrzs remanserunt, zpsa luce vera, i suoi nemici r imasero nelle tenebre, mentre invece al suo
vero redeunte illuminantur. C11RYSOSTOMUS, In Mat~h. [~,2, ritorno vengono illuminati. CRISOSTOMO: Vedi poi che, non appena
PG 57,84]: Vide autem statim ipso nato tyrannun: msantre,. nato il bambino, il tiranno si infuria, e la madre con il bambino fugge
et quod mater cum puero ad extranean~ effu?atur. reg~onem'. ut si in una regione straniera, affinché tu, inizia ndo a dedicarti a qualche
tu incipiens alicui spirituali rei deservzre, vzdearzs trzbularz, 11011 opera spirituale, non ti turbi se ti senti afflitto dalla tribolazione, ma
turberis, sed omnia viri/iter feras, hoc habens ~xempl~m. sopporti tutto virilmente, avendo questo esempio. BEDA: Che infatti il
BEDA [hom. /est. innocent., 1,9, PL 94,51 ~]: _Quod enzm Domm.us bambino sia stato portato dai genitori in Egitto significa che gli eletti,
a parentibus sublatus est in Aegyptum, szgnifìcat elect~s saep!~s per la malizia dei cattivi, spesso sono scacciati dalle loro sedi, o
malorum improbitate suis effugandos. ex ~edzbus, ve/ etzam exz.lw anche condannati all'esilio. Poiché colui che avrebbe ordinato ai suoi
damnandos. Si quidem ipse qw sui~ erat p:aecept~1 t~s (Mt 10, 23): «Quando sarete perseguitati in una città fuggite in un'altra>>
(infra 10,23): «Cum vos persecutifu~rint zn_ una czvzta~e,fug1te m. fece per primo quanto ordinò, fuggendo come un uomo qualsiasi di
aliam», primus fecit quod praecepzt, fugtendo hommem qu~s1 questa terra, lui che poco prima, dal cielo, aveva mostrato ai Magi la
homo in terra, quem stella Magis paulo ante ado~and~m monst1a- stella perché lo adorassero. REMIGIO: Che poi il bambino dovesse
vit ex caelo. REMIGJUS [ibid.}: Quod autem Domznus zn Aegyp.tum andare in Egitto lo aveva predetto lsaia ( 19, 1) con le parole: «Ecco,
iturus esset praedixerat Jsaias (19,1) cum ait: «Ecce D.ommus il Signore salirà sopra una nube leggera ed entrerà in Egitto e disper-
ascendet super nubem levem et ingredietur ~e~ptum et dzsp~rde~ derà i simulacri d'Egitto». Ora, fu consuetudine di questo Evangeli-
simulacra Aegypti». Consuetudo au!em fiat. 1st1us E_vang~ltsta~ sta confermare tutte le cose che ha detto, e ciò in quanto scriveva per i
omnia quae dixit confìrmare, et hoc zdeo, quza Iudaezs scrzbebat,
202 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 13-15 203

ideoque subiungit «Ut adimpleretur quod dictum est a Domino Giud~i; per cui a~giunge: affinché si adempisse ciò che era stato detto
per Prophetam dicentem: ex Aegypto vacavi Filium meum». d~l S1g1~ore mediante le p_aro/e del profeta: Dal/ 'Egitto ho chiamato
HIERONYMUS De optimo genere interpretandi [ep. 57, 7, mio figlw. G~ROL~Mo: C10 non compare nei Settanta, ma nel Profeta
PL 22,573]: H oc LXX interpretes non habent; sed in Osee Osea ç1 1, I) e scntto secondo la verità ebraica: «Poiché Israele è un
Propheta (11, 1) iuxta hebraicam scribitur veritatem: «Quia puer ?ambmo, e l'ho am~to», e «dall 'Egitto ho chiamato mio figli O>)'
Israel est, et dilexi eum» et «ex Aegypto vacavi Filium meum», 1 Settanta ?an?o poi tr~dotto: «Poiché Israele è piccolino, e l 'h~
pro quo LXX transtulerunt: «Quia parvulus est Israel, et dilexi amato, d~ll Egitto ho .chia~ato mio figlio». GIROLAMO: L'Evangelista
eum, ex Aegypto vacavi Filium meum». HIERONYMUS, In Osee fa .uso .d1 questa t~sttmonianza poiché queste cose si riferiscono a
[i, PL 25,824A}: Hoc autem testimonio utitur Evangelista, quia Cn.~to. m figura ..B1sogn~ notare infatti che in questo Profeta e negli
haec typice referuntur ad Christum. Notandum enim, quod in hoc alti1 s1 par!a. e s1 profetizza della venuta di Cristo e della chiamata
Propheta et in aliis ita de adventu Christi et de vocatione Gentium delle Genti m modo che la, rad i.ce de lla storia non venga del tutto
praenuntiatur, ut radix historiae non penitus deseratur. abbandonata. Crusos:r?MO: E ~01 una legge della profezia che molte
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {8,3, PG 57,86}: Est etiam prophetiae c?se.vengano dette pm volte d1 alcuni, ma si realizzano in altri; come
/ex multa multoties dici de aliis, compleri autem in aliis; sicut de d1. Simeone .e ~i Levi è stato detto (Gen 49, 7) : «Li dividerò in
Simeone et L evi dictum est (Gen. 49, 7): «Dividam eos in Jacob et G1~c~bbe e h ~1sper~.erò in Israele», il che si compì non in loro, ma
dispergam in Israel»; quod non in eis, sed in nepotibus comple- n~1 ~1sce?de?tl; e c10 .a~pare. a~che qui. Infatti Cristo è per natura
tum est, quod et hic apparet. Christus enim natura Dei Filius est, Figlio d1 D10, .e cosi m lui s1 compie veramente la profezia.
et sic in eo vere prophetia completur. HIERONYMUS [PL 26,27Bj: G1R~LAMO: P?ssiamo addurre anche un altro passo, portando la testi-
Possumus autem et hunc locum conciliare, et inducemus testimonium mon.1a~za da1 Nurr;erf (23, 22): «Dio lo chiamò dall'Egitto; la sua
ex Numeris (23,22): «Deus ex Aegypto vocavit eum; gloria eius sicut glo~1a e. come. dell ~ruco~no». REMI.aro: Con Giuseppe poi è designa-
unicornis». R EMJGIUS {hom. 6,PL I 31,898C; GLOSSA ord.j: to l ordme dei pred1caton, con Mana la Sacra Scrittura, con il bambi-
Per loseph autem designatur ordo praedicatorum, per Mariam no la .conoscenza del. Salvatore, con la persecuzione di Erode Ja per-
sacra Scriptura, per puerum notitia Salvatoris, per persecutionem se.cuz10ne .che I~ Ch.1esa ha su.bito ~n Gei:isalemme, con la fuga di
Herodis persecutio quam passa est Ecclesia in Hierosolymis, per G1~seppe 1~ ~g1t~o tl passaggio dei predicatori alle genti infedeli:
fugam Ioseph in Aegyptum transitus praedicatorum ad gentes infi- E.gitto mfatt1 significa tenebre; con il tempo in cui fu in Egitto l'arco
de/es: Aegyptus enim tenebrae inte1pretatur; per tempus quo fuit d1 tempo fora l'ascensione del Signore e la venuta dell'Anticristo· con
in Aegypto spatium temporis ab ascensione Domini usque ad la morte d1 Erode l'estinzione dell'invidia nel cuore dei Giudei. '
adventum Antichristi; per obitum Herodis extinctio invidiae in
cordibus Iudaeorum.
204 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetto 16 205

VERSUS 16 VERSETIO 16

Tunc Herodes videns quoniam il/usus esset a Magis ira- . Al_l~ra Erode, ved~ndo c~e era stato burlato dai Magi,
tus est va/de et mittens occidit omnes pueros, qui erant in s1 adiro molto e mando a uccidere tutti i bambini che erano a
Bethlehem et in omnibus finibus eius, a bimatu et infra, Betlemme e nel suo territorio, dai due anni in giù, secondo il
secundum tempus quod exquisierat a Magis. tempo su cu i era stato informato dai Magi.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 2, PG 56, 644}: Postquam CRISOSTOMO [Ps.]: Dopo che il bambino Gesù ebbe sottomesso i
parvulus Jesus Magos suo imperio subiugavit, non potestate cor- Magi al. s:io comand?, n?n con il potere del corpo, ma con la grazia
poris, sed gratia spiritus, irascebatur Herodes, quia quos ipse dello spmto, Erode s1 adirò, poiché a coloro che egli non aveva potu-
sedens in throno regni suadere non potuit, his Jesus parvulus pla- to persuadere s~dend~ _sul_ trono regale piacque Gesù bambino gia-
cuit in praesepio iacens. Deinde contemnentes eum, Magi addide- cente n~l pre~e-~Ho: Pm li d1sdegn? ~ei _Magi nei suoi riguardi aggiun-
runt causas doloris; unde dicitur «Tunc Herodes videns quoniam se nuovi motIVl di dolore; per cui s1 dice: Allora Erode, vedendo che
illusus esset a Magis, iratus est va/de». I/la enim regum ira magna era stato burlato dai Magi, si adirò molto. Infatti è grande e inestin-
et inextinguibilis est quam regni zelus accendit. Sed quid fecit? guibile quell'ira dei re che viene accesa dalla gelosia del regno. Ma
«Mittens occidit omnes pueros». Sicut enim bestia vulnerata, quic- che cosa fece? Mandò a uccidere tutti i bambini. Come infatti una
quid oculis eius occurrit, quasi auctorem sui vulneris dilaniai, sic bestia ferita dilania tutto ciò che le capita sotto gli occhi come se
et ille de/usus a Magis iram suam super parvulos diffundebat. fosse la c~usa ~ella su~ '.erita, cosi anch'egli, deluso dai Magi, sfoga-
Dicebat enim cogitans in furore: Certe Magi puen;.m invenerunt, va la sua ira sui bambmi. Pensava infatti nel suo furore: certamente i
quem regnaturum dicebant: nam rex regni zelo rep/etus, de his '."fagi. hanno i:rovato il bambino che dicevano che avrebbe regnato;
omnia timet, omnia suspicatur. ideo ergo misit, et interfecit omnes mfatt1 un re pieno della gelosia del regno teme tutto, sospetta di tutti.
parvulos, ut unum inveniret in omnibus. ÀUGUSTINUS, In Serm. de Per_questo mandò a uccidere tutti i bambini, per trovarne uno solo fra
Epiph. [non occ.}: Et dum insequitur Christum, regi nostro coae- tutti. AGOSTINO: E mentre insegue Cristo, [Erode] procurò le vesti
vum procuravit exercitum stolis victricibus candidatum. della vittoria alla bianca schiera dei bambini coetanei al nostro re.
AUGUSTJNUS, in Serm. 3 de lnnocent. [Serm. 220,1, PL 39,2152): AGo_snNo: _E~co, l':mpio n_emico non ~vrebbe mai potuto giovare ai
Ecce profanus hostis beatis parvulis nunquam tantum prodesse beati bamb1m con l ossequ10 quanto giovò con l'odio: infatti quanto
potuisset obsequio, quantum profuit odio: nam quantum contra a?bondò contro di essi l'_iniquità, tanto rifulse la grazia della benedi-
eos iniquitas abundavit, tantum gratia benedictionis effulsit. zione. AGOSTINO: O beati bambini! Dubiterà della vostra corona nella
ÀUGUSTJNUS [Serm. 373,3, PL 39,1664}: O parvuli beati! Jlle de passio?e per Cristo colui che non ritiene che giovi ai bambini nem-
vestra corona dubitabit in passione pro Christo qui etiam parvulis men? 11 b~tte~imo di. Cristo: infatti colui che, nato, poté avere come
baptismum prodesse non existimat Christi: nam qui natus habere pred1caton gli Angeli, come narratori i cieli, come adoratori i Magi,
potuit praedicatores Angelos, narratores caelos, adoratores poteva anche concedere ad essi di non morire così per lui se avesse
Magos, potuit et illis, ne pro eo sic morerentur, praestare, si sciret s~pu.to ~he con quella morte sarebbero periti, e non piuttosto risultati
i/la morte perituros, et non potius maiore felicitate victuros. Absit vmc1ton con una più grande felicità. Non sia mai che Cristo venendo
ut ad liberandos homines Christus veniens, de illorum praemio per liberare gli uomini, non abbia fatto nulla quanto al ;remio di
qui pro ilio interficerentur, nihil egerit, qui pendens in ligno pro coloro che venÌ\.:ano ~ccisi p_er lui , egli che pendendo dal legno pregò
eis a quibus interficiebatur, oravit. RABANUS [PL 107, 762D]: Non per coloro da cu1 vemva ucciso. RABANO: Non si accontenta di rende-
est autem contentus vastatione Bethlehem, sed et adiacentia loca r~ desolata Betl~mi:-ie, 1!1a sconvolge anche i luoghi adiacenti;
vastavit; nec ullam misericordiam aetatis habuit, a filio unius noc- ne ebbe alcuna m1sencord1a dell'età, volendo uccidere tutti, dal figlio
206 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetto 16 207

tis usque ad filium duorum annorum, qui omnes occideret; unde di una notte .fin~ al figlio di due anni; per cui aggiunge: a Betlemme e
subdit «In Bethlehem et in omnibus finibus eius a bimatu et infra». nel suo_ ter~1t01:w, dai due anni in giù. AGOSTINO: Infatti i Magi ave-
AUGUSTJNUS {Serm. 132,2, PL 39,2007]: In cae/o enim viderant vano ~sto m cielo un.a stella d.el tutto ignota non pochi giorni prima,
Magi ignotissimam ste/lam non ante paucos dies, sed ante finem ma pnma della fine d1 due anni, come rivelarono a Erode che lo chie-
biennii, sicut inquirenti Herodi patefecerunt; unde a bimatu et deva; per. cui uccise i b.ambini dai .due anni in giù; infatti segue:
infra occidit infantes; propter quod sequitur «Secundum tempus secondo li tempo su. cu~ era stato informato dai Magi. AGOSTrNO
quod exquisierat a Magis». ÀVGUSTINUS {GLOSSA ord.]: Ve/ quia [GLOSSA]: Oppure po1che temeva che il bambino che le stelle onora-
timebat ne puer cui sidera famulantur, speciem suam paulo super vano trasformasse il ,suo aspetto un po' sopra o sotto l'età, oppure
aetatem ve/ infra transformaret, ve/ aetatem sui temporis occulta- nascondesse la sua eta; per questo sembra che abbia ucciso i bambini
re/; ideo videtur pueros a bimatu usque ad pueros unius diei inter- d~ quelli di due ano.i fin? a .qu~!li. di un giorno. AGOSTINO: Oppure
fecisse. A UGVSTINUS De cons. Ev. [2,11,24, PL 34,1088]: Ve/ ali- Etode? tem~ndo altn pencoli pm immediati, distolse il pensiero da
quorum magis propinquantium periculorum terroribus agitatus, quell'idea di uccider~ i bambini e si immerse tutto a scansare pronta-
Herodes ab il/a cura, scilicet inte!fìciendi pueros, mente abrepta, mente .queste a.ltr~ mmacce. Oppure egli poté supporre che i Magi si
in aliis potius occupatur; ve/ potuit credere, Magos fallaci stellae erano mgannah nguardo. alla stella e alla sua presunta apparizione, e
visione deceptos, posteaquam non invenerunt quem natum putave- non ~vendo trovato .colui che pensavano essere nato, si vergognasse-
rant, erubuisse ad se redire; atque ita timore depulso, a perse- ro ?1 t~m.are da lm. Con questo pensiero g li passò ogni timore e
quendo puero quievit, et sic completis diebus purgationis, tute srruse di ~cerc~e e perseguitare il ~ambino. E così, compiuti i giorni
cum ilio ascendere in temp/um potuerunt. Quis enim non videat del~a punficaz.10ne, .poterono tr~nqu11lamente salire con lui al tempio.
unum illum diem regem multis occupatum latere potuisse? Deinde Chi non vede mfatt1 che quel giorno poteva passare inosservato solo a
vulgatis rebus quae in templo dictae factaeque fuerant, Herodes un re occupato in molti affari? Ma in seguito, divulgate le cose che
sensit se a Magis il/usum; ac Deinde, sicut hic dicitur, multos erano stat~ dette. e fatt.e n.el tempio, Erode comprese di t<Ssere stato
infantes occidit. BEDA {hom. infesto lnnocent. 1,9, PL 94,50A]: In beffato dai .Magi e qumd1, come si dice qui, uccise molti bambini.
hac autem morte puerorum, omnium Christi martyrum pretiosa B~DA: ~~ 1~ questa mo.rte dei bambini è indicata la preziosa morte
est mors designata: quod parvuli occisi sunt, signifìcat p er humi- ?et m~rtm: Ilfatt? ?h~ siano s~ati uccisi dei bambini significa che per
litatis m eritum ad martyrii perveniendum gloriam ; quod in il me1.1to dell um!lta s1 deve giungere alla gloria del martirio· il fatto
B ethlehem et in omnibus fin ibus eius occisi sunt, ostendit in che sia~o stati uccisi in Betlemme e nel suo territorio mo~tra che
ludaea, unde Ecclesiae coepit origo, et ubique per orbem perse- ?ella ~!udea, da cui la Chiesa trasse origine, e ovunque nel mondo
cutionem saevituram; quod bimi occisi sunt, doctrina et operatio- ~nfi.enr.a la pe~secuzione; che siano stati uccisi quelli di due anni,
ne perfectos indica!; qui vero infra, simplices; quod i/li quidem 1~d1ca t perfetti per la dottrina e la carità; coloro che invece erano al
occisi sunt, et Christus evasit, insinuai corpora marty rum ab <l.1 sotto, sono i semplici; il fatto poi che essi siano stati uccisi e Cristo
impiis passe perimi, sed Christum ab eis non passe auferri. sia ~camp.ato suggerisce che il corpo dei martiri può essere ucciso
dagh empi, ma Cristo non può essere tolto da loro.
208 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 17-18 209

VERSUS 17-18 VERSETTI 17-18

Tunc adimpletum est q~od dictum ~st per /eremiam Allora si adempì quanto fu detto dal profeta Geremia: Si è
prophetam dicentem: «Vox m Rama aud1ta est ploratus et udita una voce in Rama, pianto e lamento grande: Rachele
ulu/atus multus: Rachel plorans fi/ios suos et nolwt consola- piange i suoi figli e non volle essere consolata, perché non
sono più.
ri quia non sunt».

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {9,3, PG 57,1 79}: Quia Evangelista CRISOSTOMO: L'Evangelista, avendo riempito di orrore l'uditore
horrore implevit auditorem, crudelem occisionem narrans, rursus narrando una crudele uccisione, opera una mitigazione mostrando
mitigationem apponit ostendens quod haec non facta sunt De? che queste cose non avvennero perché Dio non le poteva proibire o le
nequeunte prohibere atque ignorante, sed per Prophetam praedz- ignorava, ma per la predizione del Profe ta; per cui dice: Allora si
cente; unde dicit « Tunc impletum est». HIERONYMUS, In Ierem. adempì. GIROLAMO: Questa testimonianza di Geremia, Matteo non
[6,31, l 5, PL 24,876D}: Hoc Jeremiae testi'!1onium Matthaeu~, l'ha riferita secondo la verità ebraica né secondo i Settanta. Da ciò
non secundum H ebraicam veritatem nec wxta LXX protultt. risulta chiaro che gli Evangelisti e gli Apostoli non hanno seguito
Ex quo perspicuum est Evangelistas et Apostolos non interpreta- l'interpretazione di qualcuno, ma si esprimevano come Ebrei, che
tionem alicuius secutos, sed tamquam Hebraeos, quod legebant leggevano in ebraico. GIROLAMO: L'espressione poi in Rama non rite-
hebraice suis sermonibus expressisse. HIERONYMVS [PL 26,28A}: niamo che sia un nome di luogo, che è presso Gaba, ma Rama signi-
Quod a~tem dicitur «In Rhama», non putami~s loci nomen ess~, fica eccelso; in modo che il senso sia: una voce fu udita in alto, cioè
quod est iuxta Gabaa, sed Rhama excelsum znterpretatu~; ut sit diffusa in lungo e in largo. CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure veniva udita in alto
sensus: Vox in excelso audita est, idest longe lateque dispersa. poiché riguardava la morte di innocenti, secondo le parole (Sir 25, 21):
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 2, PG 56,645}: ~el quoniam de «La voce del povero penetra le nubi». Si dice poi pianto per mostrare
morte innocentium mittebatur, ideo in excelso audiebatw~ secun- il pianto dei bambini, mentre lamento indica il lamento delle madri.
dum il/ud (Ecc/i. 35,21): «Vox pauperis penetrat _nubeS». Quod Nei bambini però la morte determinava la fine del do lore, mentre
autem dicit «Ploratus», fletum parvulorum ostendit; quo~ autem nelle madri esso era sempre rinnovato dalla memoria; per questo
dicit «UlulatuS», matrum significat lamentum. In parvulzs autem dice: lamento grande: Rachele piange i suoi jìgli. GIROLAMO: Da
mors faciebat jìnem doloris, in matribus autem semper per memo- Rachele è nato Beniamino, nella cui tribù non c'è Betlemme. Ci si
riam reparatur; et ideo dicit: «Vlulatus multus; Rachel plorans chiede dunque in che modo Rachele piange come suoi i fig li di
filios suos». H IERONYMUS [PL 26,27C]: De R~chel natus est Giuda, cioè i figli di Betlemme. Rispondiamo brevemente: perché fu
Beniamin in cuius tribu non est Bethlehem. Quaerztur ergo quomo- sepolta presso Betlemme in Efrata, e prese il nome di madre dalla
do Rach~l filios Iudae, idest filios Bethleh~m: quasi suos plor~t. dimora del suo corpo. Oppure, poiché Giuda e Beniamino erano due
Respondebimus breviter, quia sepulta sit zuxta Bethle~em .'" tribù congiunte, ed Erode aveva comandato che i bambini fossero
Ephrata, et ex corpusculi hospitio matris nomen accepit. Sive uccisi non solo a Betlemme, ma anche nel suo territorio, ne viene che
quoniam !uda et Beniamin duae tribus ftmctae_ erant, et Herod~s con l' uccisione di Betlemme furono uccisi molti anche della tribù di
praecep erat, non solum in Bethlehem znterfici puer~s, se~ ~t in Beniamino. AGOSTINO [Ps.]: Oppure poiché i figli di Beniamino, che
omnibus finibus eius; per occisionem Bethlehem mtelligzmus appartengono a Rachele, furono un tempo eliminati dalle rimanenti
multos etiam de B eniamin fuisse caesos. A UGUSTINUS_{Ps.} .. tribù, ed estinti nel presente e nel futuro. Rachele dunque cominciò a
De q. vet. {62, PL 35,2258]:· ~el q.uia filii f! en ~amrn , q~1 piangere i suoi figli quando vide uccisi in tale circostanza i figli di
ad Rachel pertinent, olim a rehquts trzbubus extznc~z su~t, et tn
praesenti et in jitturo erasi. Tunc ergo Rachel coep1.t Jìlzos suos
210 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 17-18 211

piangere quando filios sororis suae in tali causa vidit occisos, ut sua sorella, che divenivano cosi eredi della vita eterna: chi infatti
aeternae vitae heredes existerent: cui enim aliquid adversum eve- subisce qualche avversità piange più miseramente le sue disgrazie se
nit, ex felicitate alterius infausta sua miserius luget. REMIGIUS le confronta con la felicità altrui . REMIGIO [RABANO]: Il santo
[RABANUS, PL 107, 763B]: Assumpsit autem sanctus evangelista ad Evangelista, per dipingere a tinte più vive la grandezza del dolore,
exaggerandam magnitudinem luctus, ut diceret etiam Rachelem dice che anche Rachele morta pianse i suoi figli e non volle essere
mortuam plorasse filios suos «et noluit consolari, quia non sunt». consolata, perché non sono più. G IROLAMO: E ciò in due sensi: o che
HTERONYMUS [PL 26,28A]: Et hoc secundum duplicem intelligen- li pensava morti per sempre, o che non voleva consolarsi sapendo che
tiam: sive quod eos in aeternum mortuos existimaret, sive quod se sarebbero stati vincitori; in modo che iJ senso sia: non volle essere
consolari nollet de his quos scivit esse victuros; ut sit sensus: consolata del fatto che non ci fossero. ILARIO: Infatti non è vero che
«Noluit consolari», de hoc quod non essent. HILARJUS [ 1, 7, non c'erano quanti venivano ritenuti morti, in quanto venivano porta-
PL 9,923C}: Non enim non erant hi qui mortui putabantur: in ti alla vita dell'eternità mediante la gloria del martirio; ora, bisognava
aeternitatis enim profectum per martyrii gloriam efferebantur; portare consolazione di una cosa perduta, non di una cosa aumentata.
consolatio autem rei amissae erat praestanda, non auctae. Rachel Rachele prefigurò la Chiesa a lungo sterile, ora feconda. Si ode il suo
Ecclesiae typum praetulit diu sterilis, nunc fecundae. Huius plo- pianto per i figli non in quanto si doleva per quelli uccisi, ma poiché
ratus ex filiis, non idcirco quia peremptos dolebat, auditw; sed venivano uccisi da coloro che avrebbe voluto conservare come figli
quia ab his perimebantur quos primum genitos filios retinere generati prima. RABANO: Oppure significa che la Chiesa piange senza
voluisset. RABANUS [PL 107,765C}: Ve/ significa! Ecclesiam qui- dubbio per la sottrazione dei santi da questo mondo, ma non vuole
dem plorare sanctorum de hoc saeculo ablationem, sed non ila essere consolata nel senso che quanti hanno vinto il mondo con la
velie se consolari, ut qui saeculum morte vicerunt, rursus ad sae- morte tomino di nuovo con lei a sopportare le battaglie del mondo,
culi certamina secum redeant toleranda, quia non sunt ultra revo- poiché non vanno nuovamente richiamati nel mondo. GLOSSA:
candi in mundum. GLOSSA [PL 114, 77C}: Vel non vult consolari in Oppure non vuole essere consolata nel presente, poiché non sono, ma
praesenti, quia non sunt, sed omnem spem et consolationem ad pone ogni speranza e consolazio ne nella vita eterna. · RABANO:
aeternam transmittit vitam. RABANUS [ibid.]: Bene autem Rachel, Rachele poi, che significa pecora o veggente, ben raffigura la Chiesa,
quia ovis ve! videns dicitur, Ecclesiam figurat, cuius tota intentio la cui intenzione è tutta protesa alla contemplazione di Dio; ed è la
ut Deum contempletur, invigilat; et ipsa est ovis centesima quam centesima pecorella che il pastore riporta sulle spalle.
pastor in humeris reportat.
212 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 19-20 213

VERSUS 19-20 VERSETTI 19-20

Defuncto autem Herode, ecce angelus Domini apparuit Morto Erode, ecco un angelo del Signore apparve in sogno
in somnis loseph in Aegypto dicens: Surge et accipe pue- a Giuseppe in Egitto dicendo: Alzati e prendi il bambino e sua
rum et matrem eius et vade in terram lsrael, defuncti sunt madre e va' nella terra di Israele; sono morti infatti quelli che
enim qui quaerebant animam pueri. cercavano l'anima del bambino.

Ex Historia Ecci. [EUSEBtU5~ 1,8, PG 20,102): Cum pro sacri- EUSEBIO: Il castigo divino lo raggiunse nella morte per il sacrile-
legio, quod Herodes in Salvatorem commisera! et scelere quod in gio che Erode aveva commesso contro il Salvatore e per il delitto
aequaevos eius peregerat, ultio eum divina perwgeret in mortem, perpetrato contro i suoi coetanei. Come riferisce Giuseppe, il suo
corpus eius, ut Iosephus refert [Ani. iud., 19, 7): morbus invasit corpo fu colpito da varie malattie, per cui gli indovini dicevano che
diversus, ila ut diceretur a vatibus, non morbi corporis haec, sed tali supplizi non erano dovuti a una malattia del corpo, ma alla ven-
divinae ultionis esse supplicia. Ipse autemfurore iam plenus nobi- detta divina. Egli, già pieno di furore, raccolse intorno a sé i nobili e i
liores et primarios ex omni htdaea ad se colligi, et recludi iubet in notabili di tutta la Giudea e comandò che venissero chiusi in carcere,
carcere, mandans, statim ut spiritum exhalasset, omnes interfici ut ordinando che non appena egli avesse esalato l'ultimo respiro venis-
eius obitum omnis Judaea defleret invita. Paulo autem antequam sero uccisi tutti, affinché, sia pure per forza, tutta la Giudea piangesse
novissimum spiritum redderet, Antipatrum filium suum iugulavit, la sua morte. Prima di morire fece sgozzare suo figlio Antipatro,
post duos pueros ante necaverat, scilicet Alexandrum et dopo aver ucciso i due giovanetti Alessandro e Aristobulo. Tale fu
Aristobulum. Talis igitur Herodis finis, qui digna supplicia scelere dunque la fine di Erode, che trovò un giusto castigo per il crimine
quod in Bethlehem erga parvulos gesserat, et pro insidiis commesso contro i bambini di Betlemme e le insidie al Salvatore; ciò
Salvatoris exactus est: ab Evangelista designatur cum dicit è indicato dall'Evangelista con le parole: Morto Erode. GIROLAMO:
«Defuncto autem Herode». HIERONYMUS [PL 26,28B]: Multi prop- Molti, per ignoranza della storia, cadono in errore ritenendo che sia
ter ignorantiam historiae labuntur in errorem, putantes eumdem lo stesso l' Erode dal quale nella passione il Signore viene irriso e
esse Herodem a quo in passione Dominus irridetur, et qui nunc quello che si dice adesso che morì. In realtà quell'Erode che in segui-
mortuus esse refertu1" E1go Herodes i/le, qui cum Pilato postea to fece amicizia con Pilato è figlio di questo Erode, fratello di
amicitias fecit, huius Herodis jìlius est, frater Arche/ai, quem Archelao, che Tiberio Cesare relegò a Lione, facendo successore del
Tiberius Caesar Lugdunum relegavi!, fratremque eius Herodem regno il suo fratello Erode. Morto dunque il primo Erode, Ecco un
successorem regni fecit. Primo etgo Herode defuncto, «ecce appa- angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto dicendo:
ruit Angelus Domini in somnis Ioseph in Aegypto dicens: Sutge, et Alzati e prendi il bambino e sua madre. DIONIGI: Vedi che anche lo
accipe puerum et matrem eius». DIONYSJUS, De caelesti hierarchia stesso Gesù, che pure esiste al di sopra delle essenze celesti, venendo
[4,4, PG 3,182): Vide quoniam et ipse lesus super caelestibus immutabilmente alla nostra condizione non rifugge l'umano ordina-
essentiis superexistens, ad id quod secundum nos est immutabiliter mento a sé ordinato e assunto, ma obbedendo si sottomette mediante
veniens, non refugit ad se ordinatam et assumptam humanam ordi- gli Angeli alle disposizioni di Dio Padre, e dagli Angeli stessi viene
nationem, sed obediens subdilur Dei Patris per Angelos dispositio- annunziato a Giuseppe il ritorno del Figlio dall'Egitto disposto dal
nibus et per Angelos ipsos annuntiatur Ioseph a Patre disposita Padre, e il nuovo trasferimento dall' Egitto alla Giudea. CrusoSTOMO
Filii ad Aegyptum recessio, et iterum ad ludaeam ex Aegypto [Ps.]: Vedi infatti che Giuseppe era stato scelto per il servizio di
transductio. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 2, PG 56,645}: Maria: andando infatti ella in Egitto e ritornando, chi avrebbe com-
Vides enim quia Ioseph ad ministerium Mariae erat electus: eunte
enim i/la in Aegyptum et redeunte, quis ministerium ei tantae
t
214 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 19-20 215

necessitatis impleret nisi desponsata fuisset? Nam prima quidem piuto per lei un servizio così necessario se non fosse stata sposata? In-
facie Maria puerum nutriebat et Ioseph conservabat; revera fatti a prima vista Maria nutriva il bambino e Giuseppe lo conservava;
autem puer et matrem nutriebat et Ioseph tuebatur. Sequitur in realtà invece il bambino nutriva la madre e custodiva Giuseppe.
«Et vade in terram Israiil»: quasi medicus enim descendit in Segue: e va ' nella terra di Israele; quasi com e un m edico infatti
Aegyptum, ut visitare! eam languentem erroribus, non ut remane- discese in Egitto, per visitare quella telTa che languiva negli errori,
ret in ea. Ratio autem reversionis assignatur cum subditur non per rimanere in essa. La ragione poi del ritorno è assegnata quan-
«Defuncti sunt enim qui quaerebant animam pueri». HJERONYMus do si aggiunge: sono morti infatti quelli che cercavano l'anima del
[ibid.]: Ex hoc loco intelligimus non solum Herodem, sed etiam bambino. GIROLAMO: Da questo passo intendiamo che non solo
sacerdotes et Scribas eo tempore necem Domini fuisse meditatos. Erode, ma anche i sacerdoti e gli scribi avevano premeditato in quel
REMIGJUS [hom. 6, PL 131,897D]: Sed si multifuerunt, quomodo tempo la morte del Signore. REMIGIO: Ma se erano molti, in che
in tam brevi spatio extincti sunt? Quia, ut dictum est, Herode mor- modo si estinsero in così breve tempo? Perché, com e si è detto,
tuo, occisi sunt omnes maiores qui in custodia tenebantur. morto Erode, furono uccisi tutti i grandi che erano tenuti prigionieri.
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps. , ibid.]: Quod dicitur consilio CRJSOSTOMO [Ps .]: Si dice che ciò fu fatto per decisione poiché con-
factum esse, quia consenserunt Herodi, ut inquireret puerum et sentirono con Erode nel cercare il bambino e ucciderlo, poiché leg-
occideret, quia scriptum est: «Turbatus est Herodes, et omnis giamo: «Fu turbato Erode e tutta Gerusalemme con lui». REMIGIO:
Hierosolyma cum illo». REMJGJUS [ibid.}: Aut certe locutus est Oppure l'Evangelista ha parlato in modo tropologico, quando molti
Evangelista per speciem tropi, quando multi ponuntur pro uno. In vengono posti per uno solo. In quanto però dice: l'anima del bambino,
hoc autem quod dicit «Animam pueri», destruuntur haeretici qui vengono distrutti gli eretici secondo i quali Cristo non avrebbe assun-
dixerunt Christum non sumpsisse animam, sed loco animae to un'anima, ma al posto dell'anima ebbe la divinità. BEDA: Il fatto
habuisse divinitatem. BEDA [hom. de Innocent. 1,9, PL 94,51B]: poi che Erode sia morto non molto dopo l'uccisione dei bambini per
Quod autem occisis pro Domino pueris, Herodes non longe post il Signore, e Giuseppe abbia ricondotto il Signore con la madre alla
obiit, et Ioseph Dominum cum matre ad terram Israel reduxit, terra di Israele, significa tutte le persecuzioni che sarebbero state
significa! omnes persecutiones quae contra Ecclesiam erant mosse contro la Chiesa, da punirsi con la morte dei persecutori, e la
movendae, persecutorum morte vindicandas, et pacem Ecclesiae pace che sarebbe stata nuovamente data alla Chiesa, e i santi nascosti
denuo reddendam, et sanctos qui latuerant ad sua loca reversu- che sarebbero ritornati ai loro luoghi. Oppure il fatto che, morto
ros. Vel quod defuncto Herode, redi! ad terram Israel Iesus, Erode, Gesù sia ritornato alla terra di Israele mostra che alla predica-
denuntiat quod Enoch et Elia p raedicantibus, l udaei, sopita zione di Enoch e di Elia i Giudei, sopita la fiamma dell'attuale osti-
modernae invidiae fiamma, fidem veritatis accipient. lità, accoglieranno la fede della verità.
216 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 21-23 217

VERSUS 21-23 VERSETTI 21-23

Qui consurgens accepit puerum et matrem eius et venit Levatosi, prese il bambino e sua madre e venne nella terra
in terram lsrael. Audiens autem quod Archelaus regnaret in di Israele. Udendo però che Archelao regnava in Giudea al posto di
/udaea pro Herode patre suo timuit ilio ire, et admonitus in Erode suo padre, ebbe paura di andarvi, e avvertito in sogno si
somnis, secessit in partes Galilaeae, et veniens habitavit in ritirò nelle parti della Galilea, e giungendovi abitò in una città
civitate quae vocatur Nazareth, ut adimpleretur quod dic- che è chiamata Nazaret, affinché si adempisse ciò che era
tum est per prophetas, «quoniam Nazaraeus vocabitur». stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

GLOSSA [PL lJ 4, 77DJ: Angelicae admonitioni Joseph non ino- GLOSSA: Giuseppe non fu disobbediente all'ammonizione angelica,
bediens fuit; unde sequitur «Qui consurgens, accepit puerum et per cui segue: Levatosi, prese il bambino e sua madre e venne nella
matrem eius et venit in terram lsrael». Non enim determinaverat terra di Israele. Infatti l'Angelo non aveva determinato in quale
Angelus in quo loco terrae lsrael; ut dubitante Joseph, iterum luogo della terra di Israele; così che, per il fatto che Giuseppe dubita-
revertatw; et frequentiori visitatione Angeli certior redderetur; va, ritornasse nuovamente e Giuseppe venisse reso più certo con una
unde sequitur «Audiens autem quod Archelaus regnaret in Judaea più frequente visita dell 'Angelo; per cui segue: Udendo però che
pro Herode patre suo, timuit ilio ire». lOSEPHUS, A nt. iud. Archelao regnava in Giudea al posto di Erode suo padre, ebbe paura
[17,1,3): et De bello iud. [1,18): Habuit siquidem Herodes uxores di andarvi. GIUSEPPE FLAVIO: Erode ebbe nove mogli, da sette delle
novem, ex quarum septem numerosam suscepit sobolem: primoge- quali ebbe una prole numerosa: il suo primogenito fu Antipatro da
nitus eius Antipater ex Josida, Alexander et Aristobulus ex Iosida, Alessandro e Aristobulo da Mariamne, Archelao da Mataca
Mariamne, Archelaus ex Mathaca Samaritide, Herodes Antipas, Samaritana, Erode Antipa, che poi fu tetrarca, e Filippo, da Cleopatra
qui postea tetrarcha fuit, et Philippus, ex Cleopatra Hierosolymi- Gerosolimitana. Orbene, Erode uccise i primi tre e, dopo la sua
tide. Tribus igitur primis ab Herode interfectis, et post mortem morte, al momento del testamento del padre, poiché Archelao aveva
eius occasione testamenti patris, Archelao gubernationem regni usurpato il governo del regno, ven ne deferita a Cesare Augusto la
uswpante, et causa de successione regni ad Caesarem Augustum causa di successione del regno, e al la fine con deliberazione del
delata, tandem de consilio Senatus omnem Herodis monarchiam Senato questi distribuì tutta la monarchia di Erode: diede una metà,
distribuit: mediam partem, scilicet Jdumaeam et Judaeam, tradens cioè l'ldumea e la Giudea, ad Archelao sotto il nome di tetrarchia,
Archelao sub nomine tetrarchiae, pollicitus se facturum ewn promettendo di farlo re se si fosse mostrato degno; l' altra metà inve-
regem, si se dignum praebuisset; mediam vero partem in duas ce la divise in due tetrarchie: la Galilea passò dalla parte del tetrarca
secuit tetrarchias: cessitque Galilaea in partem Herodis tetrar- Erode, la regione dell' Iturea e della Traconitide invece a Filippo.
chae, Jturaeae vero et Trachonitidis regio Philippo. Factus est ergo Dunque, dopo la morte di Erode, Archelao divenne come un diarca,
post Herodem defunctum Archelaus quasi diarchus, quod dominii che qui viene chiamato re a motivo del dominio. AGOSTfNO: Ma qui
genus hic regnum appellat. AUGUSTINUS, D e cons. ev. [2, 10,23, qualcuno chiederà: come mai, come dice Luca, i suoi genitori anda-
PL 34,1087]: Sed hic aliquis quaeret: quomodo, sicut Lucas nar- vano ogni anno della fanciullezza di Cristo a Gerusalemme, se per
rat, ibant parentes eius per omnes annos pueritiae Christi in timore di Archelao erano impediti di recarvisi? Non è difficile
1erusalem, si Arche/ai timore ibi prohibebantur accedere? rispondere: era infatti possibile che in un giorno festivo, in mezzo a
Hoc dissolvere non est difficile: fieri enim poterat ut per diem una folla così ingente, salissero di nascosto per ritornare subito dopo,
festum, inter tam ingentem lurbam latenter ascenderent mentre invece vi era da temere se si fossero fermati più a lungo; per
mox reversuri, cum tam en aliis diebus habitare metuerent: cui né mancarono alla devozione tralasciando la celebrazione della
ut nec solemnitate praetermissa essent irreligiosi, nec continua festa, né diedero nell 'occhio fe rmandosi più a lungo. Così risulta
mansione perspicui. Jste quoque intellectus patet; ut quod Lucas
T
I

218 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 21-23 219

dicit per omnes annos eos ascendere so/itos in 1erusalem, tunc anche chiaro il fatto che Luca dica che erano soliti salire ogni anno a
accipiamus factum cum iam non metueretur Archelaus, qui, Gerusalemme: ciò va inteso in quanto non si temeva più Archelao,
secundum historiam loseph [2,8), solum novem annis regnavi!. che secondo la storia di Giuseppe Flavio regnò solo nove anni.
Sequitur «Et admonitus in somnis secessit in partes Gali- Segue: e avvertito in sogno si ritirò nelle parti della Galilea. Ma
laeae». Sed forte hic quispiam moveatur: Cum Matthaeus dixerit, forse qui qualcuno potrebbe muovere un 'obiezione: se Matteo ha
ideo tùnuisse Ioseph cum puero redeuntem ire in Judaeam quia detto che Giuseppe temeva di tornare in Giudea con il bambino poi-
pro patre suo Herode Archelaus filius eius regnabat, quomodo ché al posto di suo padre regnava il figlio Al"chelao, come mai poté
potuit ire in Galilaeam, ubi alius filius eius Herodes tetrarcha andare in Giudea dove l'altro suo figlio Erode era tetrarca, come atte-
erat, ut Lucas testatur? Quasi vero ipsa sint tempora quibus sta Luca? Ma i tempi in cui si temeva per il fanciullo non erano g li
puero timebatur, quae Lucas commemoravit, quae usque adeo stessi che vengono ricordati da Luca, poiché la situazione era mutata
mutata erant ut in ipsa Judaea non rex esset Archelaus, sed prae- in quanto in Galilea non era più re Archelao, ma governatore Ponzio
ses Pilatus. GLOSSA [ibid.): Sed tunc quaeritur: Quare non timuit Pilato. GLOSSA: Ma allora ci si chiede: perché Giuseppe non temette
Ioseph in Galilaeam ire, cum et ibi Archelaus regnaret? Sed di andare in Galilea, dato che anche lì regnava Archelao? Perché
poteva restare nascos to con il bambino meglio a Nazaret che a
melius potuit latere cum puero in Nazareth, quam in Jerusalem,
Gerusalemme, capitale del regno e dove Archelao soleva abitare.
ubi erat caput regni et assiduus Archelaus. CHRYSOSTOMUS, In
CRISOSTOMO: Cambiando dimora e abbandonando il luogo della nasci-
Matth. [9,4, PG 57,180): Imma quia regionem ortus sui mutavit, ta, era facile nascondersi: tutto il pericolo infatti stava a Betlemme e
res in posterum caligine obducta est. Omnis quippe impetus per- nel suo territorio. Venne dunque Giuseppe a Nazaret, fuggendo dal
sequentis in Bethlehem eiusque fines desaevierat. Venit igitur pericolo e ritornando in patria; per cui segue: e giungendovi abitò in
Ioseph in Nazareth et periculwn fi1giens et in patriam rediens; una città che è chiamata Nazaret. AGOSTINO: Forse turba anche la
unde sequitur «Et veniens habitavit in civitate quae vocatur notizia riferita da Matteo, secondo la quale i genitori di Gesù.si reca-
Nazareth». AuGUSTINUS, De cons. ev. [2,9,22, PL 34,1086): Forte rono in Galilea assieme al bambino perché avevano timore di
et hoc movet, quomodo dicat Matthaeus, propterea cum puero Archelao, e per questo non vollero fermarsi in Giudea; mentre sem-
Iesu parentes eius isse in Galilaeam, quia metu Arche/ai in brerebbe piuttosto verosimile che essi si stabilirono in Galilea perché
lerusalem ire noluerint; cum propterea magis esse in Galilaea la loro città era Nazaret di Galilea, come attesta Luca. Dobbiamo
videantw~ quia civitas eorum erat Nazareth Galilaeae, sicut però capire bene le parole che l'Angelo aveva detto in sogno a
lucas non tacuit. Sed intelligendum est, quia ubi Angelus in som- Giuseppe quando era in Egitto: va' nella terra di Israele. Queste
nis in Aegypto dixit ad Ioseph: «Vade in terram Israel», sic inte/- parole Giuseppe da principio poté intenderle nel senso che gli fosse
lectum primo esse a 1oseph, ut putaret rectius esse pergere in ingiunto di recarsi in Giudea, poiché per teITa di Israele si intende in
Iudaeam: ipsa enim primitus intel/igi potuit terra lsrael. Po- primo luogo la Giudea; ma quando più tardi venne a sapere che ivi
stquam vero comperi! ibi regnare Archelaum, noluit obiicere se regnava Al"chelao, non volle esporsi al pericolo, potendosi intendere
periculo, cum posset terra 1srael etiam Galilaea inte/ligi, quia et quelle parole come riferite alla Galilea, abitata anch'essa dal popolo
ipsam popu/us Israel incolebat. Quamquam possit et a/iter so/vi: di Israele. Sebbene si possa dare anche un'altra soluzione: poiché
quia potuit videri parentibus Christi non esse habitandum ibi cum poteva sembrare ai genitori di Cristo che tanto loro quanto il fanciul-
puero, nisi in Ierusalem ubi erat templum Domini; et illuc ivis- lo non dovessero risiedere se non a Gerusalemme, dov'era il tempio
sent, nisi Arche/ai praesentia terrerentur. Non autem divinitus del Signore. Ritornando dunque dall'Egitto, sarebbero andati in quel-
iubebantur in Iudaea ve/ in Jerusalem habitare, ut de Arche/ao la città se non li avesse intimoriti la presenza di Archelao. Infatti non
quod timebant deberent contemnere; sed in terra Israel, in era stato loro ordinato da Dio di abitare in Giudea o in Gerusalemme
qua etiam, ut dictum est, poterai intelligi Galilaea. HJLAR!US nonostante il timore che provavano di Archelao, ma nella terra
[PL 9,924B]: Verum typica ratio conservata est: Ioseph enim Apo- di Israele che, come si è detto, poteva indicare anche la Galilea.
stolorum tenet speciem, quibus Christus circumferendus est creditus. l LARJO: C'è anche un senso figurato : infatti G iuseppe indica g li Apo-
stoli, ai quali fu affidato Cristo per essere po1tato in tutto il mondo.
.....

220 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 2, versetti 21-23 221

Hi tamquam Herode mortuo, idest populo eius in passione Domini Questi, morto Erode, cioè dopo la perdita del popolo giudaico nella
deperdito, Iudaeis praedicare sunt iussi (missi enim erant ad oves passione del Signore, ebbero l'ordine di predicare ai Giudei (erano
perditas domus lsrael); sed manente hereditariae infidelitatis stati mandati infatti alle pecore perdute della casa di Israele), ma
Dominatu, metuunt et recedunt; admoniti per visum, Spiritus Sancti rimanendo il dominio dell'ereditaria incredulità, temono e recedono;
donum in Gentibus contemplantes, ad eas conferunt Christum. ammoniti da una visione, contemplando il dono dello Spirito Santo
RABANUS [PL 107, 766C}: Ve/ hoc ultima tempora Ecclesiae desi- alle Genti, portano Cristo ad esse. RA.BANO: Oppure ciò designava gli
gn~t, quando plurimis Iudaeorum ad praedicationem Enoch et ulti mi tempi della Chiesa quando, essendos i convertiti molti dei
Elzae conversis, celeri ad instinctum Antichristi contra fidem Giudei alla predicazione di Enoch e di E lia, gli altri combatteranno
pugnabunt. P ars igitur l udaeae in qua regnabat Archelaus contro la fede per istigazione dell 'Anticristo. Dunque la parte della
Antichristi ~equaces ostendit; Nazareth autem Galilaeae, quo tran~ Gi udea in cui regnava Archelao mostra i seguaci dell 'Anticristo;
sfer!ur Chnstus, partem eiusdem gentis quae fidem est susceptura Nazaret di Galilea invece, dove Cristo viene portato, designa quella
deszgnat: unde Galilaea transmigratio, Nazareth autem jlos virtu- prute delle Genti che accoglierà la fede: per cui Galilea si interpreta
tum interpretatur, quia Ecclesia quo ardentius a terrenis ad caele- come passaggio, Nazaret invece come fiore di virtù, poiché quanto
stia transmigrat, eo magis virtutum flore et germine abundat. più ardentemente la Chiesa è come portata da lle cose terrene alle
G~ossA: Huic autem Prophetae testùnonium adiungit dicens
celesti, tanto più abbondano in essa il fiore e il genne delle virtù.
GLOSSA: A ciò aggiunge poi la testimonianza del Profeta dicendo:
«Ut zmpleretur quod dictum est per Prophetas, quoniam
Nazaraeus vocabitur». HIERONYMUS [PL 26,28C}: Si fixum de affinché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chia-
Scripturis posuisset exemplum, nunquam diceret «Quod dictum mato Nazareno». GIROLAMO: Se avesse posto un esempio preciso delle
Scritture non avrebbe mai detto: ciò che era stato detto dai Profeti,
est per P rophetas»; sed simpliciter: Quod dictum est per
ma semplicemente: ciò che era stato detto dal Profeta. Ora invece,
Prophetam. Nunc autem pluraliter Prophetas vocans, ostendit se
chiamando i Profeti al plurale mostra di non aver preso le parole dalle
non verba de Scripturis sumpsisse, sed sensum. «Nazaraeus»
Scritture, ma il senso. Nazareno significa santo; infatti tutta la Scrittura
inte1pretatur sanctus; sanctum autem Dominum futurum omnis ricorda che il Signore sarà santo. Possiamo anche dire diversamente
S~riptura c~mmemorat. Possumus et a/iter dicere: quod etiam
che secondo la verità ebraica anche con le stesse parole è scritto in
e~sdem ~erb~s iuxta Hebraicam veritatem in Isaia (11,1) scriptum
Isaia (11 , l ): «Uscirà una verga dalla radice di Tesse, e un Nazareno
szt: «Exzet vzrga de radice lesse, et Nazaraeus de radice eius con- sorgerà dalla sua radice». CRISOSTOMO [Ps.]: O fo rse lessero anche
surget». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 3, PG 56,646]: Aut certi profeti che dicevano cosi, i quali però non rientrano nel canone,
forte legerunt et aliquos prophetas ifa dicentes, qui non sunt nobis come Natan ed Esdra. E poiché ciò era stato profetizzato, Filippo lo
canonizati, sicut Nathan et Esdra. Et quoniam hoc prophetatum manifesta dicendo a Natanaele ( Gv I, 45): «Abbiamo trovato Gesù di
erat, manifestai Philippus dicens ad Nathanaelem (lo. 1,45): Nazaret, di cui scrisse Mosè nella legge». Per cui prima anche i cristia-
«Quem scripsit Moyses in lege, invenimus Iesum a Nazareth». ni venivano chiamati Nazareni, ma dopo Antiochia questo nome fu
Un~e et~am prius Christiani Nazaraei vocabantur; sed apud
mutato e furono detti cristiani. AGOSTINO: Su tutte queste cose che
Antwchzam mutatum est hoc nomen, et dicti sunt Christiani. riguardano i Magi e quanto segue, Luca tace. Bisogna sapere dunque
AVGUSTJNUS, De cons. ev. [2,5,16, PL 34,1079]: Haec autem una cosa che vale anche in tutti i casi consimili: ogni Evangelista com-
omnia quae sunt a narratione Magorum et deinceps, Lucas tacet. po~e il suo racconto in modo che la serie compilata si presenti come
Hoc proinde cognoscendum, quod deinceps ad cetera valeat: sic scntta da uno che non tralascia nulla. Passando sotto silenzio infatti le
unumquemque Evangelistarum contexere narrationem suam, ut cose che non intende raccontare, unisce la cosa che invece vuole na1Ta-
ta~quam nihil praetermittentis series digesta videatur; tacitis re con quelle dette in antecedenza, in modo tale che se ne ricavi l'im-
enzm quae non vult dicere, sic ea quae vult dicere illis quae dice- pressione che esse fonnino un tutto continuo. Siccome però uno dice le
bat adiungit ut ipsa continuo sequi videantur; sed cum alter dicit cose che l'altro ha taciuto, L'ordine di ligentemente considerato indica il
ea quae alter tacuit, diligenter ordo consideratus indicai locum luogo dove chi le ha tralasciate poteva ometterle.
uhi ea potuerint a quo praetermissa sunt, transiliri.
222 223

CAPUT3 CAPITOL03

VERSUS J-3 VERSETTI 1-3

In diebus autem illis venit loannes Baptista praedicans in In quei giorni venn e Giovanni il Battist a predicando nel
deserto ludaeae, et dicens: Paenitentiam agite, appropin- deserto della Giudea e dicendo: Fate penitenza, si avvicinerà
quavit enim regnum caelorum. Hic est enim qui dictus est infatti il regno dei cieli. Questi è infatti colui che fu preannunzia-
per /saiam prophetam dicentem: «Vox clamantis in deserto: to dal profeta Isaia che disse: «Voce di chi grida nel deserto:
Parate viam Domini, rectas facite semitas eius». Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri».

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 3, PG 56,646]: Sol appro- CRISOSTOMO [Ps.]: Il sole che si avvicina, prima di apparire,
pians, antequam appareat, mittit radios suos et facit albescere manda i suoi raggi e rende luminoso l'oriente, affinché l' aurora che
orientem, ut praecedens aurora adventum diei demonstret; sic precede mostri la venuta del giorno; così il Signore nato nel mondo,
Dominus natus in mundo, antequam appareat, per doctrinam prima di apparire, illuminò Giovanni trasmettendogli il suo fulgore
Spiritus sui fulgore transmisso illuminavit loannem, ut praece- con l'insegnamento del suo Spirito, affinché precedendolo annun-
dens ille adventum annuntiet Salvatoris: et ideo post ortum ziasse la venuta del Salvatore: e cosi, dopo la narrazione della nascita
Christi enarratum, doctrinam eius enarraturus Evangelista et di Cristo, accingendosi a riferire il suo insegnamento, I 'Eval)gelista
baptismum, in quo testimonium habuit, de praecursore et Baptista
premette il battesimo nel quale egli ebbe la testimonianza da parte
praemittit, dicens «In diebus autem illis venit l oannes Baptista
del Battista, il precursore, dicendo: In quei giorni venne Giovanni il
praedicans in deserto». REMJGJUS [hom. 3, PL 13 1,879]: His
autem verbis, beati Joannis non solum tempus et locum et perso- Battista predicando nel deserto . REMIGIO: Con queste parole mostra
nam, sed etiam officium et studium demonstrat. Tempus generale non solo il tempo, il luogo e la persona del beato Giovanni, ma anche
demonstrat cum dicit «In diebus autem illis». AuGUSTJNUS, De il compito e la missione. Mostra il tempo generale quando dice:
cons. ev. [2,6, 19, PL 34,1085]: Hoc autem tempus Lucas per ter- In quei giorni. AGOSTINO: Questo tempo Luca lo esprime indicando i
renas potestates expressit cum dixit (3, 1): «Anno quintodecimo». regni terreni quando dice (3, 1): «L'anno decimo quinto». Ma dob-
Sed intelligere debemus Matthaeum cum diceret «In diebus illis», biamo intendere che Matteo, dicendo: In quei giorni, vuole indicare
in multo longiori spatio accipi voluisse. Mox enim ut narravit un tempo molto più ampio. Infatti non appena ha narrato il ritorno di
regressum de Aegypto Christum, quod utique tempore pueritiae Cristo dall'Egitto, che avvenne senza dubbio al tempo della puerizia
ve! infantiae factum est, ut possit stare quod Lucas de ilio cum e dell'infanzia, in modo da poter stare con quanto ha riferito Luca di
duodecim esse! annorum narravi!, continuo intulit «In diebus lui quando aveva dodici anni, subito dice: in quei giorni; non indica
autem illis»: non utique pueritiae tantum illius dies insinuans, sed quindi soltanto i giorni della sua fanciullezza, ma tutti i giorni dalla
omnes dies ab eius nativitate usque quo praedicare coepit sua nascita fino all'inizio della predicazione di Giovanni. REMIGIO
Joannes. REM!GIUS [ibid.]: Personam ostendit cum dici! «Venit :~ostra la persona quando dice: venne Giovanni; cioè si manifestò,
Ioannes»; idest, manifestavi! se, qui tamdiu prius latuerat. lm che era stato nascosto per così tanto tempo. CRISOSTOMO: Ma per-
CHRYSOSTOMVS [non occ.]: Sed quare necessarium fuit ut l oannes ché era necessario che Giovanni prevenisse Cristo allorquando la
Christum praeveniret operum testimonio Christum praedicante? testimonianza delle opere lo predicava? Innanzitutto affinché tu impari
Primo quidem ut hinc Christi dignitatem discas, quod sicut Pate1; da qui la dignità di Cristo, che come il Padre ha anche lui dei Profeti,
ita et ipse Prophetas habet, secundum illud Zachariae (Luc. 1, 76): secondo quelle parole di Zaccaria (Le 1, 76): «E tu, bambino, sarai
f
224 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 1-3 225

«Et tu, puer, Propheta Altissimi vocaberiS». Deinde ut nullam chiamato Profeta dell'Altissimo». Poi per non lasciare ai Giudei alcun
causam inverecundiae Judaeis relinquat: quod et ipse demonstrat motivo di spudoratezza, come dimostra egli stesso dicendo (Le 7, 34):
dicens (Luc. 7,34): «Venit Ioannes neque manducans neque «È venuto Giovanni che non mangiava e non beveva e dicono: Ha un
bibens, et dicunt: Daemonium habet. Venit Filius hominis mandu- demonio; è venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve e dicono:
cans et bibens, et dicunt: Ecce homo edaX». Sed et aliter necessa- Ecco un uomo ingordo». Ma anche, diversamente, era necessario che
rium erat ab a/io prius dici quae de Christo erant, et non ab ipso; le cose di Cristo venissero dette prima da un a ltro e non da lui stesso;
alias ludaei quid dixissent, qui post testimonium Joannis dixerunt altrimenti che cosa avrebbero detto i Giudei, i quali, dopo la testimo-
(Io. 8,14): «Tu testimoniumperhibes de teipso? Testimonium tuum nianza di Giovanni, dissero (Gv 8, 14): «Tu dai testimonianza di te
non est verum». REMJGJUS [ibid.}: Officium subiungit cum dicit stesso? La tua testimonianza non è vera». REMIGIO Soggiunge il com-
«Baptista»; [GLOSSA]: in quo Domini viam praeparavit: nisi enim pito quando dice: Battista; [GLOSSA]: e in ciò preparò la via del
baptizari homines consuescerent, baptismum Christi abhorrerent. Signore: se infatti gli uomini non si fossero abituati a ricevere il bat-
[REMIGJUS]: Studium ostendit cum ait «PraedicanS». RABANUS tesimo, avrebbero aborrito il battesimo di Cristo. [REMIGIO]: Mostra
[PL 107,769Aj: Quia etiam Christus praedicaturus erat: post- la missione quando dice: predicando. RABANO: Poiché anche Cristo
quam enim visum fuit idoneum tempus, scilicet circa triginta avrebbe predicato: infatti dopo che parve gi unto il tempo opportuno,
annos, incipiens praedicationem suam, viam Domini praeparavit. vale a dire circa a trent'anni, iniziando la sua predicazione preparò la
REMJGJUS [ibid.]: Locum subiungit dicens «in deserto Iudaeae». via del Signore. REMIGIO: Aggiunge il luogo quando dice: nel deserto
MAXIMUS [hom. 65, PL 57,385D]: Ubi ad praedicationem eius nec della Giudea. MASSIMO: Dove alla sua predicazione né una folla
insolens turba perstreperet nec infidelis auditor rediret, sed hi insolente schiamazzasse né l'uditore ritornasse incredulo, ma potes-
tantum audire possent qui praedicationem cura divini cultus expe- sero udire solo quelli che cercavano la predicazione per lo zelo del
terent. HJERONYMVS, In Js. [11,40,3, PL 24,401B]: Ve/ in hoc con- culto divino. GIROLAMO: Oppure in ciò bisogna considerare che la
siderandum est quod salutare Dei et gloria Domini non praedica- salvezza di Dio e la gloria del Signore non vengono predicate a
tur in Jerusalem sed in solitudine Ecc/esiae et in deserta gentium Gerusalemme, ma nella solitudine della Chiesa e nel vasto deserto
multitudine. HlLARIUS [2,2, PL 9,924C]: Ve/ etiam ad ludaeam della moltitudine delle genti. ILARIO: Oppure venne alla Giudea
venit desertam Dei frequentatione, non populi, ut praedicationis disertata dalla frequentazione di Dio, non del popolo, affinché il
locus, eorum quibus praedicatio erat missa, solitudinem testare- luogo della predicazione attestasse la solitudine di coloro ai quali era
tur. GLOSSA [ord. et interi.]: Ve/ typice desertum significai vitam a indirizzata la predicazione. GLOSSA: Oppure, in senso figurato, il de-
mundi illecebris segregatam, quae poenitentibus competi!. Auau- serto significa la vita separata dalle lusinghe del mondo, che compete
STINVS [Serm. 351,2, PL 39,1537]: Nisi autem poeniteat aliquem ai penitenti. AGOSTINO: Se infatti uno non si pente della vecchia vita,
vitae veteris, novam non potest inchoare. H!lARJUS [PL 9,924C]: non può iniziare la nuova. ILARIO: Quindi all'avvicinarsi del regno
Et ideo poenitentiam, regno caelorum appropinquante, pronun- dei cieli proclama la penitenza, mediante la quale c'è il ritorno dal-
tiat, per quam est reditus ab errore, recursus a crimine, et post l'errore, l'abbandono del crimine, e dopo la vergogna dei vizi la
vitiorum pudorem professio desinendi, dicens «Poenitentiam dichiarazione di lasciarli, dicendo: Fate penitenza. CRISOSTOMO [Ps.):
agite». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 3, PG 56,647]: Dove manifesta proprio all'inizio che è il messaggero di un re beni-
Ubi manifesta! in ipso principio, quia benigni regis est nuntius: gno: infatti non trascurava i peccatori, ma prometteva l'indulgenza.
non enim peccatoribus minus intendebat, sed indulgentiam pro- Infatti i re sono soliti, alla nascita di un figlio, donare l'indulgenza
mittebat. Solent reges nato sibi filio, indulgentiam in regno suo nel loro regno, ma prima inviano severi esattori. Ora Dio, alla nascita
donare; sedante transmittunt acerbìssimos exactores. Deus autem del Figlio, volendo donare l'indulgenza ai peccatori, manda innanzi,
nato sibi filio, volens donare indulgentiam peccatorum, praemisit per così dire, un esattore esigente, che dice: Fate penitenza. O esazio-
quasi exactorem exigentem, et dicentem «Poenitentiam agite». ne, che non rende poveri, ma ricchi! Infatti, quando uno restituisce il
O exactio quae non feci! pauperes, sed divites redditi Nam cum debito della sua giustizia, costui non dà nulla a Dio, ma acquista per
quis debitum iustitiae suae reddiderit, Deo nihil praestat, sed sibi
226 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 1-3 227

lucrum suae salutis acquirit. Poenitentia enim cor emundat, sensus sé il guadagno della sua salvezza. Infatti la penitenza monda il cuore
illuminat et ad susceptionem Christi praeparat humana praecor- illumina i sensi e prepara l' intimo degli uomini a ricevere Cristo'.
dia; unde subiungit «Appropinquabit enim regnum caelorum». per cui aggiunge: si avvicinerà infatti il regno dei cieli. GIROLAMO'.
HIERONYMUS [PL 26,29Aj: Primus Baptista Ioannes regnum caelo- Per primo Giovanni il Battista predica il regno dei cieli, affinché il
rum praedicat, ut praecursor Domini hoc honoretur privilegio. precursore del Signore sia onorato da questo privilegio. CRISOSTOMO:
CHRYSOSTOMVS, In Matth. [10,2, PG 57,186]: Ideoque quod nun- Per questo predica ciò che i Giudei mai udirono nemmeno dai
quam Judaei audierunt neque etiam a Prophetis, caelos et regnum Profeti, i cieli e il regno che è lì presente, e non dice nient'altro della
quod ibi est, praedicat, et nihil de cetero de terra dicit. Sic ergo ex terra. Così dunque con la novità delle cose che vengono dette li
novitate eorum quae dicuntur erigit eos ad quaerendum eum qui innalza ~ cercare colui che è predicato. REMIGIO: Ma il regno dei cieli
praedicatur. REMJGIUS [ibid}: Regnum autem caelorum quatuor è detto m 9ua~tr? _modi: cioè C_risto, secondo le parole (Le 17, 2 1):
modis dicitur: nempe Christus, secundum il/ud (Luc. 17,21): «Il regno d1 Dio e 111 mezzo a vom; la Sacra Scrittura, secondo le parole
«Regnum Dei intra vos est»; sancta Scriptura, secundum illud (Mt 21, 43): «Vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che
(infra 21,43): Auferetur a vobis regnum Dei, et dabitur genti lo farà frutti_fi~ar~>~; ~a ~anta <;hi_esa, secondo le parole (Mt 25, 1):
facienti fructum eius»; san cta Ecclesia, secundum il/ud «Il regno de1 cieli e s1rrule a dieci vergini»; il trono celeste, secondo
(ibid. 25,1): «Simile est regnum caelorum decem virginibuS»; le parole (Mt 8, 11 ): <<Molti verranno da oriente e occidente e siede-
supernum solium, secundum il/ud (ibid. 8, 11): «Multi venient ab ranno nel regno dei cieli»; e tutto ciò si può intendere. GLOSSA: Dice
oriente et occidente, et recumbent in regno caelorum»; et hoc poi: si avvicinerà il regno dei cieli, poiché, se non si avvicinasse,
totum hic potest intelligi. GLOSSA {ibid.]: Dici! autem nessuno potrebbe ritornare, perché i deboli e i ciechi erano privi della
«Appropinquabit regnum caelorum», quia nisi appropinquaret, via che è Cristo. AGOSTINO: Queste parole di Giovanni sono state
nemo redire posset, quia infirmi et caeci via, quae est Christus, omesse dagli altri Evangelisti.
carebant. AUGVSTINVS, De cons. ev. [2,12,25, PL 34,1088}: Haec Ciò che poi segue: Questi è colui che fu preannunziato dal profeta
autem verba Ioannis a/ii Evangelistae praetermiserunt. Isaia che disse: «Voce di chi grida nel deserto: Raddrizzate i suoi
Jam vero quod sequitur «Hic est qui dictus est per lsaiam sentieri», può essere inteso in due sensi: non è infatti chiaro se
Prophetam dicentem: Vox clamantis in deserto: Rectas facile semi- l'Evan~elista lo ha ricordato esprimendo la propria opinione o se lo
tas eius», ambigue positum est, nec elucet utrum ex persona sua ha aggiunto seguendo ancora le parole dello stesso Giovanni, in
Evangelista commemoraverit, an adhuc verba eiusdem Ioannis modo che tutto ciò che Giovanni ha detto sia inteso in questo senso:
secutus adiunxerit, ut totum hoc Joannes dixisse intelligatur: Fate penitenza: si avvicinerà infatti il regno di Dio. Questi è infatti
«Poenitentiam agite: appropinquabit enim regnum caelorum. Hic colui che fu preannunziato dal Profeta Isaia. E non deve turbarci il
est enim de quo dictum est per Jsaiam Prophetam». Neque enim fatto che non ha detto: Io sono, ma Questi è; infatti anche Matteo ha
hoc movere debet quia non ait: Ego sum, sed «Hic est»; nam et detto (9, 9): «Trovò un uomo che sedeva al banco», e non ha detto:
Matthaeus dixit (infra 9,9): «lnvenit hominem sedentem in telonio», trovò me. Se le cose stanno così non c 'è da meravigliarsi se, interro-
et non dixit: Jnvenit me. Quod si ila est, non est mirum si et interro- g~to su ~he cosa ~icesse di se stesso, come riferisce L'Evangelista
gatus quid diceret de seipso, sicut narrat Ioannes Evangelista G10vanm (1, 23), nspose: «lo sono la voce di chi grida nel deserto».
(1,23), respondit: «Ego vox c/amantis in deserto». GREGORIUS, GREGORIO: II Figlio unigenito è chiamato Verbo del Padre, secondo le
In Ev. [7, PL 76, llOOB]: Sicut autem, quia unigenitus Filius parole (Gv 1, 1): «In principio era il Verbo». Ora noi siamo cono-
Verbum Patris vocatw; secundum il/ud (lo. 1,1): «In principio erat sciuti in base alla nostra voce, poiché la voce ri~uona affinché la
Verbum». Ex ipsa autem nostra locutione cognoscimur, quia vox p~rola P?~sa essere udita. Così, precorrendo la venuta del Signore,
sonat ut verbum possit audiri. Adventum itaque Domini Ioannes G1ovanm e detto voce, poiché attraverso il suo ministero la Parola del
praecurrens vox dicitw; quia per eius ministerium Patris Verbum Padre viene udita dagli uomini. CRISOSTOMO [Ps.]: La voce è anche
ab hominibus auditur. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: ~n ~uono confuso, che non mostra nessun segreto del cuore, che lo
Vox etiam est sonus confi1sus, nullum secretum cordis ostendens, 111d1ca soltanto poiché colui che grida vuole dire qualcosa; la parola
sed hoc tantummodo signijì.cans quia vult aliquid dicere ille qui
228 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 1-3 229

clamat; verbum autem est sermo mysterium cordis aperiens. Ad invece è un discorso che apre il mistero del cuore. La voce poi è
haec, vox inter homines et animalia communis est; verbum autem comune agli uomini e agli animali, mentre la parola è solo degli
est hominum tantum. ideo ergo Ioannes dictus est vox, non verbum, uomini. Per questo Giovanni è detto voce, non parola, perché attra-
quia per eum Deus sua consilia non demonstravit, sed hoc solum verso di lui Dio non ha mostrato i suoi disegni, ma solo che Dio
quod Deus aliquid facere in hominibus meditabatur; postea autem meditava di fare qualcosa negli uomini; in seguito invece mediante il
per Filium suum pienissime mysterium suae voluntatis aperuit. Figlio suo svelò pienamente il mistero della sua volontà.
RABANUS [ibid.}: Qui recte vox clamantis ob fortitudinem prae- RABANO: Giustamente è detto voce di chi grida per la fortezza
dicationis dicitur. Tribus autem modis e/amor accidit: hoc est, si della predicazione. Ora, il grido avviene in tre modi: se colui a cui si
longe positus est cui loquatur, si surdus, si per indignationem; et parla sta lontano, se è sordo, se si è indignati; e queste cose accaddero
haec humano generi acciderunt. GLOSSA [ibid.]: Est igitur Ioannes al genere umano. GLOSSA: Giovanni è dunque come la voce del Verbo
quasi vox Verbi clamantis: Verbum enim clamat in voce, idest che grida: il Verbo infatti grida nella voce, cioè Cristo in Giovanni.
Christus in Ioanne. BEDA [ibid.}: Sicut etiam clamavit in omnibus BEDA: Come anche gridò in tutti coloro che dal principio dissero qual-
qui a principio aliquid divinitus dixerunt; et tamen iste solus est cosa da parte di Dio; e tuttavia egli solo è la voce, perché da lui è
vox: quia per eum praesens Verbum ostenditur, quod a/ii longe mostrato il Verbo presente, che gli altri annunziarono da lontano.
nuntiaverunt. GREGORJUS, In Ev. [ibid.]: Ipse autem Ioannes est GREGORIO: Lo stesso Giovanni poi grida nel deserto perché annunzia
clamans in deserto, quia derelictae ac destitutae Iudaeae solatium il soccorso del Redentore alla Giudea derelitta e abbandonata.
Redemptoris annuntiat. R EMIGIUS [ibid.}: Quantum autem ad REMIGIO: Per quanto invece riguarda la storia, gridava nel deserto poi-
historiam attinet, in deserto clamabat, quia remotus erat a turbis ché era lontano dalle folle dei Giudei. Che cosa poi gridi lo afferma
fudaeorum . Quid autem clamet, insinuat cum subiungit «Parate quando aggiunge: Preparate la via del Signore. CRISOSTOMO [Ps.):
viam Domini». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: Sicut Come infatti un grande re che intraprende una spedizione è preceduto
enim magno regi in expeditionem venturo praeparatores praece- da coloro che gli preparano la via lavando le cose sporche .e aggiu-
dunt qui sordida abluunt, dirupta componunt, sic et Dominum stando quelle deteriorate, così anche il nostro Signore fu preceduto da
nostrum praecessit loannes, qui ab humanis cordibus poenitentiae Giovanni, che con le scope della penitenza gettò via le immondizie
scopis peccatorum sordes eiiceret, et quae dissipata fuerant, spiri- dei peccati e compose con l'ordinazione dei precetti spirituali quelle
tualium praeceptorwn ordinatione componeret. GREGORIUS, In Ev. cose che erano state dissipate. GREGORIO: Ora, chiunque predica la
[20, PL 76,1161B]: Omnis autem quifidem rectam et bona opera retta fede e le buone opere prepara al Signore la via verso il cuore
praedicat, Domino ad corda audientium viam parat, rectas degli uditori, raddrizza i sentieri al Signore, mentre con il discorso
Domino semitas facit, dum mundas animo cogitationes per senno- della buona predicazione forma nell'animo mondi pensieri. GLOSSA:
nem bonae praedicationis format. GLOSSA [interi.): Ve/ fides est via Oppure la fede è La via mediante la quale la parola discende al cuore:
qua verbum ad cor descendit: cum mores in melius mutantur, fiunt quando i costumi si mutano in meglio vengono raddrizzati i sentieri.
semitae rectae.
230 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetto 4 231

VERSUS4 VERSETTO 4

Ipse autem /ohannes habebat vestimentum de pilis Giovanni aveva un vestito di peli di cammello, e una c intura
camelorum, et zonam pelliceam circa lumbos suos, esca di pelle attorno ai suoi fianchi, e il suo cibo erano le locuste e
autem eius erat /ucustae et me/ silvestre. il miele selvatico.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 3, PG 56,648): Postquam CRISOSTOMO [Ps.]: Dopo che ha mostrato che egli è la voce di chi
ostendit quia ipse est vox clamantis in deserto, prudenter grida nel deserto, prudentemente l'Evangelista aggiunge che Giovanni
Evangelista subiunxit «ipse autem Ioannes habebat vestimentum de aveva un vestito di peli di cammello, dove si mostra quale sia la sua
pilis cameloruni», in quo ostenditur quae sit vita ipsius: nam ipse vita: infatti egli testimoniava di Cristo, e la sua v ita di lui. Ora, nessuno
quidem testificabatur de Christo, vita autem eius de ipso. Nemo può essere il testimonio idoneo di un altro se prima non lo è stato di se
autem potest esse alterius testis idoneus, nisi prius fuerit suus. stesso. !LARIO: Per Giovanni che predicava c'erano infatti sia il luogo
HILARlUS {PL 9,924C}: Fuerant enim praedicanti Joanni et focus più opportuno, sia il vestito più utile, sia il cibo più adatto. GIROLAMO:
opportunior et vestitus utilior et cibus aptior. HIERONYMUS Aveva infatti un vestito di peli di cammello, non di lana. L'uno è indizio
[PL 26,29C}: De pilis enim camelorum habebat vestimentum, non di abbigliamento austero, l'altro di più molle sontuosità. CRISOSTOMO
de lana. Aliud austerae vestis indicium est, aliud luxuriae mollioris. [Ps.]: Ai servi di Dio non conviene avere un vestito per apparire belli o
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: Servis _autem Dei 110~1 per compiacere alla carne, ma so lo per coprire le nudità. Infatti
convenit habere vestimentum ad speciem visionzs ve! ad carms Giovanni aveva una veste né morbida né delicata, ma a modo di cili-
delectamentum, sed tantum ad tegumentum nuditatis. Habebat enim cio, rude e aspra, che mortificava il corpo più che dilettarlo,_in modo
loannes vestem non mollem neque delicatam, sed cilicinam, gravem che lo stesso abito del corpo parlasse della virtù dell'anima.
et asperam, et conterentem corpus potius quam foventem, ut de vir- Segue: e una cintura di pelle attorno ai suoi fianchi. Era infatti
tute animae eius ipse habitus co1poris loqueretur. consuetudine dei Giudei usare cinture di lana: e così Giovanni, come
Sequitur «Et zonam pelliceam circa lumbos suo~»- C?nsuetud~ volendo fare qua lcosa di più austero, si cingeva di una cintura di
enim erat apud Judaeos ut zonis laneis uterentur: ideo 1ste, quasi pelle. GIROLAMO: Senza dubbio ciò che segue: il suo cibo erano le
durius aliquid facere volens, zona pellicea cingebatur. HIERONYMUS locuste e il miele selvatico, s i adatta a un abitatore della solitudine,
[PL 26,29C}: Porro quod sequitu1; «Esca eius erat locustae e~ n_iel che non cerca le delizie dei cibi, ma soddisfa le necessità della carne
silvestre», habitatori solitudinis congruum est, ut non dehcias umana. RABANO: Pago di un magro nutrimento, di minuti volatili e di
ciborum, sed necessitates humanae carnis expleret. RABANUS miele trovato nei tronchi degli alberi. Nei detti di Arnolfo vescovo
[PL 107,768A}: Tenui victu contentus, et ex minutis volatilibus e~ delle Gallie troviamo che nel deserto della Giudea esisteva una spe-
melle invento in truncis arborum. In dictis autem Arnulph1
cie di piccole cavallette, delle dimensioni del dito di una mano, esili e
Galliarum Episcopi reperimus minimum genus locustarumfuiss~ in
piccole, che si prendevano facilmente nel! 'erba, e cotte nell'olio
deserto Judaeae, quae co1pusculis in modum digiti manus exil1bus
davano cibo ai poveri. Similmente riferisce che nel medesimo deserto
et brevibus in herbis facile capiuntur, coctaeque in oleo pauperem
esistono degli alberi con foglie larghe e rotonde, del colore del latte e
praebent gustum. Similiter narrai, in eodem deserto esse arbor~s
del sapore di miele, che, essendo fragili, vengono stropicciate con le
habentes lata folia et rotunda, lactei coloris, et melliti sapons,
quae natura fi'agilia manibus fricantur et eduntu1; et hoc est quod mani e mangiate, e questo è ciò che viene detto miele selvatico.
REM1010: Ma sotto questo modo di vesti re e sotto la povertà dei cibi
me/ silvestre dicitur. REMIGJUS [hom. 3, PL J31,882B]: Sub hoc
autem habitu vestimentorum et vilitate ciborum ostendit se pecc~­ mostra di piangere i peccati di tutto il genere umano. RABANO: Il suo
ta totius generis humani deflere. RABANUS {ibid.}: Potest et_ habi- abito e il suo nutrimento possono anche esprimere il suo sentimento
tus et gustus eius, qualitatem internae conversationis exprzmere:
232 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetto 4 233

nam austerioribus utebatur indumentis quia vitam peccantium i nt~riore: inf~tti usava indumenti più austeri perché redarguiva la vita
increpavit. H JERONYMUS [PL 26,29C]: Zona quidem pellicea, qua dei peccaton. GIROLAMO: La c intura di pelle, di cui fu cinto anche
cinctus fait et Elias, mortificationis est indicium. RABANUS [ibid.]: Elia, è segno di mortificazione. RABANO: Mangiava locuste e miele
Locustas et mel silvestre edebat quia dulcius sapiebat turbis prae- selvatico perch~ la s~a pred~cazione suonava dolce alle folle; ma pre-
dicatio eius; sed citius finem sortita est: in me/le enim dulcedo, in sto ebbe fine: infatti nel miele c'è la dolcezza, nelle locuste il volo
locustis est alacer vo/atus, sed cito deciduus. REMIGJUS {ibid.j: pronto, ma che cade rapidamente. REMIGIO: Con Giovanni che si
Per loannem autem, qui Dei gratia interpretatur, signifìcatur i~terpreta grazia di ?io, viene .indicato Cristo, che ha portatd la gra-
Christus, qui mundo gratiam attulit; per vestimentum il/ius desi- zia al mondo; con ti suo vestito è designata la Chiesa delle Genti.
gnatur Ecclesia Gentium. H ILARJUS [PL 9,925A]: Cum exuviis ILARI~'. Con ~e. sp?g~i e deg.li animali immondi, ai quali vengono equi-
immundarum pecudum, quibus Genti/es pares existimantu1; parati 1 Gent1h, s1 nveste il predicatore di Cristo, e viene santificato
Christi praedicator induitur, fitque sanctificatum habitu propheta- con l'abito profetico tutto ciò che in essi c'era di inutile o di sordido.
li quidquid in eis ve/ inutile fuerat ve/ sordidum. Zonae autem L'avere la cintura è una disposizione efficace per le opere buone per-
praecinctio, efficax in omne opus bonum est apparatus, ut ad ché siamo pronti per ogni servizio di Cristo. Come cibo vengono
omne ministerium Christi simus accincti. In esum etiam eliguntur scel.t~ I~ locus~e _che. fuggo?o gli uomini e se ne volano appena ci
locustae fugaces hominum, et ad omnem adventum nostri sensus avv1c1111amo: c10e noi che, 111 occasione di ogni discorso o incontro
evolantes: nos scilicet, qui ab omni sermone et congressu ipsis profe.tico, veniva~o. trasp.ortati come da certi salti del corpo, vaga-
quibusdam corporis saltibus efferebamur voluntate vagi, in operi- bon~1 ne~la volonta, ~nut1h nelle opere, brontoloni nelle parole, senza
bus inutiles, in verbis queruli, sede peregrini; mmc sumus sancto- stablie dimora, ora mvece siamo stati scelti a essere alimento dei
rum alimonia et satietas Prophetarum electi, simul cum me/le sil- santi e sazietà dei Profeti, come il miele selvatico offrendo un cibo
vestri, du/cissimum ex nobis cibum non ex alveariis legis, sed ex dolcissimo che abbiamo tratto non dagli alveari d~lla legge ma dai
truncis silvestrium arborum praebituri. tronchi degli alberi silvestri. '
234 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 5-6 235

VERSUS 5-6 VERSETTI 5-6

Tunc exibat ad eum lerosolyma et omnis ludaea et omnis Allora usciva verso di lui Gerusalemme e tutta la Giudea e
regio circa /ordanem, et baptizabantur ab eo in lordane tutta la regione attorno al Giordano, e venivano battezzati da
confitentes peccata sua. lui nel Giordano confessando i loro peccati.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps.. 3, PG 56,650}: Conversatio- CRISOSTOMO [Ps.]: Dopo aver riferito la predicazione di Giovanni,
convenientemente aggiunge: Allora usciva verso di lui; infatti la pre-
ne Ioannis exposita, convenienter subiungit «Tunc exibat ad eum»;
dicazione della sua vita nel deserto ri suonava più ampiamente della
amplius enim resonabat conversatio vitae eius in eremo, quam vox
voce del suo grido. CRISOSTOMO: Era infatti mirabile vedere tanta sop-
clamoris ipsius. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {10,5, PG 57,189):
portazione in un corpo umano; e ciò attirava maggiormente i Giudei,
Erat enim mirabile in humano corpore tantam patientiam videre:
i quali vedevano in lui il grande Elia. Contribuiva allo stupore il fatto
quod denique et ludaeos nzagis attrahebat, magnum Eliam in eo
che la grazia dei Profeti li aveva abbandonati, e dopo lungo tempo
videntes. Conferebat autem ad stuporem quod dereliquerat eos sembrava tornata a loro. Anche il diverso modo della predicazione
grafia Prophetarum, et post longunz tempus reversa videbatur ad contribuiva a ciò: infatti non udivano nulla di quanto era consueto
eos. Praedicationis etiam modus immutatus ad id proderat: nihil negli altri Profeti, per esempio i combattimenti e le vittorie riguardanti
enim assuetorum apud alios Prophetas audiebant, puta praelia et Babilonia e la Persia, ma i cieli, e il regno che è in essi e il supplizio
victorias Babylonicas et Persicas, sed caelos, et quidem illic della geenna. Dice dunque: Allora usciva verso di lui Gentsalemme e
regnum, 'et supplicium Gehennae. Dicit autem «Tunc exibat ad tutta la Giudea e tutta la regione attorno al Giordano, e venivano bat-
eum lerosolyma et omnis Judaea et omnis regio circa Iordanem, et tezzati da lui nel Giordano. GLOSSA: Con un battesimo che precorreva,
baptizabantur ab eo in l ordane». GLOSSA [interi.]: Baptismo prae- non che rimetteva i peccati. REMIGIO: Infatti il battesimo di Giovanni
currente, non peccata dimittente. REMIGIUS [hom. 3, PL 131,8848]: prefigurava i catecumeni, poiché come adesso vengono catechizzati i
Baptismus enim Joannis .fìguram gerebat catechumenorum: nam bambini perché siano resi degni del sacramento del battesimo, così
sicut modo catechizantur pueri, ut digni flant sacramento bapti- battezzava Giovanni, affinché, battezzati da lui, vivendo poi devota-
smatis, ita Joannes baptizabat, ut baptizati ab eo, postea devote mente, divenissero degni di accedere a l battesimo di Cristo.
vivendo digni fierent accedere ad Christi baptismum. in lordane Battezzava poi nel Giordano affinché la porta del regno celeste
autem baptizabat, ut ibi aperiretur ianua regni caelestis ubi datus venisse aperta là dove fu concesso ai figli di Israele di entrare nella
est aditus filiis lsrael terram promissionis intrandi. terra promessa.
Sequitur «Confitentes peccata sua». CHRYSOSTOMUS, Super Segue: confessando i loro peccati. CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti, in
Matth. [Ps., ibid.}: Ad comparationem enim sanctitatis Joannis confronto con la santità di Giovanni, chi poteva considerarsi giusto?
quis poterai arbitrari se iustum ? Sicut enim vestis candida si fue- Come infatti una veste candida, se viene posta vicino alla neve, a con-
rit posita iuxta nivem, ad comparationem nivis sordida invenietur, fronto di essa verrebbe trovata sporca, così in confronto a Giovanni
sic ad comparationem loannis omnis homo videbatur immundus; ogni uomo sembrava immondo: per questo confessava i suoi peccati.
et ideo peccata sua confitebantw: Confessio autem peccatorum Ora, la confessione dei peccati è una testimonianza della coscienza
testimonium est conscientiae timentis Deum. Perfectus enim timor che teme Dio. Infatti il timore perfetto dissolve ogni vergogna. La
solvit omnem pudorem. Jllic autem turpitudo confessionis aspici- confessione invece appare brutta dove non si crede alla pena del g iu-
tur ubi futuri iudicii poena non creditw: Et quia ipsum erubescere dizio futuro. E poiché Io stesso vergognarsi è una grave pena, così
poena est gravis, ideo iubet nos Deus cof!fiteri peccata nostra ut Dio ci ordina di confessare i nostri peccati per patire la vergogna co-
236 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 5-6 237

verecundiam patiamur pro poena: nam et hoc ipsum pars iudicii me pena: infatti anche questo fa parte del giudizio. RABANO: Bene
est. RABANUS [PL 107,769C}: Bene autem qui baptizandi erant, poi si dice che quanti dovevano essere battezzati andavano verso il
exire ad Prophetam dicuntur. quia nisi quis ab infirmitate recedat, Profeta, poiché se uno non recede dalla debolezza, non rinuncia alle
pompae diaboli ac mundi illecebris abrenuntiet, baptismum salu- vanità. del di.avolo e alle lusinghe del mondo, non potrà conseguire il
bre consequi non poterit. Bene autem in lordane, qui descensio battesimo d1 salvezza. Opportunamente poi vengono battezzati nel
eorum dicitur. baptizantur: quia de superbia vitae ad humilitatem eJ:iordano, ~he è ~etto. l~ro discesa, poiché discendevano dalla super-
verae confessionis descenderant. Exemplum autem iam lune bia dell.a vita ali umilta della vera confessione. Si dava infine già
conjìtendi peccata ac meliorem vitam promittendi baptizandis allora a1 battezzandi l'esempio di confessare i peccati e di promettere
dabatur. una vita migliore.
t
238 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 7-10 239

VERSUS 7-10 VERSETTI 7-10

Videns autem multos Pharisaeorum et Sadducaeorum Vedendo poi molti dei Farisei e dei Sadducei che venivano
venientes ad baptismum suum dixit eis: Prog~nies vip.erarum, al suo battesimo disse loro: Razza di vipere, chi vi insegnerà a
quis demonstrabit vobis fugere a ventu_r~ tr~? Fa~Jte ergo sfugg ire all'ira imminente? Fate dunque un degno frutto di
fructum dignum poenitentiae et ne veflt1s d1cere mtra vos penitenza, e non crediate di poter dire tra voi: Abbiamo
patrem habemus Abraham; dico enim vobis quoniam potens Abramo per padre; vi dico infatti che Dio è capace di suscitare
est Deus de fapidibus istis suscitare fi!ios Abrahae. tam enim dei figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è stata posta
securis ad radicem arborum posita est: omnis ergo arbor, alla radice degli alberi: dunque ogni albero che non dà frutto
quae non tacit fructum bonum, excidetur et in ignem mittitur. buono sarà tagliato e gettato nel fuoco.

GREGORIO: Il discorso dei dottori deve essere regolato sulla qua-


GREGORJUS, [Reg. 3, pro/., PL 77,49C]: Pro qualitate audien-
lità degli uditori, così da toccare da vicino i singoli, e tuttavia non
tium formar i debet sermo doctorum, ut ad sua singulis congruat, et
deve mai allontanarsi dalla vetta della comune edificazione. GLOSSA:
tamen a communis aedificationis aree nunquam recedat. GLOSSA:
Per cui fu necessario che, dopo l'insegnamento che Giovanni aveva
Unde necesse fuit ut post doctrinam quam Ioannes tur~is tradide-
trasmesso alle folle, l'Evangelista facesse menzione anche di quel-
rat, Evangelista etiam illius doctrinae facer~t men~z~nem. qua l'insegnamento con cui istruì quelli che sembravano più progrediti;
instruxit eos qui provectiores videbantur; et zdeo dzczt « Vzdens
per questo dice: Vedendo poi molti dei Farisei e dei Sadducei che veni~
autem multos Pharisaeorum et Sadducaeorum venientes ad bapti- vano al suo battesimo. ISIDORO: I Farisei e i Sadducei sono avversan
s mum suum». [SIDORUS, In Lib. Etymol. [8,4, PL 82,297B]: fra di loro: infatti, traducendo dall'ebraico in latino, i Farisei sono i
Pharisaei et Sadducaei inter se contrarii sunt: nam Pharisaei ex divisi, in quanto preferiscono la g iustizia delle tradizioni e delle
Hebraeo in Latinum interpretantur divisi, eo quod traditionum et osservanze: per cui vengono detti divisi dal popolo a motivo della
observationum iustitiam praeferunt: unde divisi vocantur a popu- giustizia. I Sadducei invece, traducendo in latino, son~ i gius~i: riven~
lo quasi per iustitiam. Sadducaei interpreta.ntur iusti: vindica~t dicano infatti per sé ciò che non sono, negano la nsurrez10ne dei
enim sibi quod non sunt, corporum resurrectzonem ne!fant, et. anz- corpi e insegnano che l'anima muore con il corpo. Essi accolgono
mam cum corpore inferire praedicant. Hi tantum qumque ltbros soltanto i cinque libri della legge e respingono gli oracoli dei Profeti.
legis recipiunt, prophetarum vaticinia respuunt'. GLOSSA [ord.]: GLOSSA: Giovanni dunque, vedendo venire al suo battesimo coloro
Hos ergo qui inter Judaeos maiores videbantur, vzd~ns loannes a~ che fra i Giudei venivano ritenuti i più grandi, disse loro: Razza di
baptismum suum venire, dixit eis: «Progenies vzperarum, quzs vipere, chi vi insegnerà a sfuggire al! 'ira imminente? R EMIGIO:
demonstrabit vobis fugere a ventura ira?». REMIGJUS [hom. 3, È consuetudine delle Scritture impone i nomi dall'imitazione delle
PL 131,885A]: Consuetudo Scripturarum est ab imitatione operum opere, secondo quelle parole (Ez 16, 45): «Tuo padre è un Amoneo»;
nomina imponere, secundum il/ud Ezech. (16,45): «Pa~er t~us così anche costoro dall'imitazione delle vipere vengono detti razza di
AmorrhaeuS»; sic et isti ab imitatione viperarum, progenzes vzpe- vipere. CRISOSTOMO [Ps.]: Come infatti un abile medico, se vede il
rarum dicuntur. Ci-fRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 3, PG 56,651]: colore di un malato, capisce la natura della malattia, così Giovanni
Sicut enim artificiosus medicus si viderit aegrotantis color~m, intel- intese i cattivi pensieri dei Farisei che venivano da lui; forse infatti
ligit speciem passionis, sic loannes venientium ad se Pha~zsaeorum pensarono tra sé: andiamo e confessiamo i nostri peccati, non ci
pravas cogitationes intellexit; forsitan enim apud se col:[tt~veru1~t.: impone nessuna fatica; facciamoci battezzare e riceviamo il perdono
imus, et confìtemur peccata nostra; nullum laborem nobzs ~mponzt, dei peccati. Stolti, forse che quando si è digerita l'impurità non è
baptizemur, et consequamur indulgentiam peccatorum. l~szpzente~, necessaria l'assunzione della medicina? Così, dopo la confessione e
numquid /acta digestione impuritatis, non est necess~r.za sumptzo il battesimo, è necessaria all'uomo molta cura affinché la ferita dei
medicinae? Sic multa diligentia necessaria est hommz post con-
240 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 7-10 241

fessionem et baptismum, ut vulnus peccatorum perfecte sanetur; peccati sia perfettamente risanata; per questo dice: Razza di vipere. In-
ideo dicit «Progenies viperarum». Natura enim viperarum est, fatti appaitiene alla natura delle vipere il fatto che non appena hanno
quod statim cum momorderit hominem, currit ad aquam, quam si morso un uomo, corrono all'acqua, e se non la trovano muoiono.
non invenerit, moritur; ideo istos dicebat progeniem viperarum, Quindi chiamava questi razza di vipere perché, connnettendo dei pec-
quia peccata mortifera commillentes currebant ad baptismum, cati mortali, correvano al battesimo per sfuggire soltanto con l'acqua,
ut sicut viperae per aquam tantum pericula mortis evaderent. come le vipere, il pericolo di morte. Parimenti appaitiene alla natura
Item viperarum natura est rumpere viscera matrum suarum, et sic delle vipere rompere le viscere della loro madre e così nascere. Poiché
nasci. Quoniam ergo ludaei assidue persequentes Prophetas cor- dunque i Giudei, perseguitando continuamente i Profeti, conuppero la
ruperunt matrem suam synagogam, ideo progenies viperarum loro madre, la sinagoga, per questo vengono chiamati razza di vipere.
nuncupantur. Item viperae a foris speciosae sunt et quasi pictae, Parimenti le vipere al di fuori sono belle e quasi dipinte, ma dentro
intus autem veneno repletae; ita et isti pulchritudinem sanctitatis sono piene di veleno: così anche costoro mostravano la bellezza della
ostendebant in vultu. R EMIGIUS [ibid.]: Cum ergo dicitur santità nel volto. REMIGIO: Quando dunque si dice: chi vi insegnerà
«Quis demonstrabit vobis fugere a ventura ira?» subauditur: nisi a sfuggire all'ira imminente?, si sottintende: all'infuori di Dio.
Deus. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Ve/ «quis vobis CRJSOSTOMO [Ps.]: Oppure: chi vi insegnerà? Forse il Profeta Isaia?
demonstrabit? ». Num l saias Propheta? Absit: si enim ipse vos Non sia mai: se infatti egli vi avesse istruiti non pmTeste la speranza
docuisset, non spem in aqua poneretis tantum, sed etiam in operi- soltanto nell'acqua, ma anche nelle opere buone, poiché egli dice
bus bonis: i/le enim dicit (ls. 1,16): «Lavamini et mundi estate; (I , 16): <<Lavatevi e purificatevi; togliete l'iniquità dalle vostre anime,
auferte nequitiam ab animabus vestris, discite bene facere». imparate a fare il bene». Forse Davide che diceva (Sai 50, 9):
Numquid etiam David dicens (Ps. 50,9): «Lavabis me, et super «Lavami, e sarò più bianco della neve»? Non sia mai: egli infatti così
nivem dealbabor?». Absit: i/le enim sic dicit postea (v. 19): dice in seguito (v. 19): «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio».
«Sacrificium Deo spiritus contribulatus». Si ergo essetis discipuli Se dunque foste discepoli di Davide, ven·este al battesimo con gemiti.
David, cum gemitu ad baptismum veniretis. REMIGIUS [ibid.}: REMIGIO: Se però chi vi insegnerà viene letto al futuro, il senso è questo:
Si vero «quis demonstrabit» sub futuro legatur tempore, hic est quale dottore, quale predicatore vi darà il consiglio affinché possiate
sensus: Quis doct01: quis praedicator dabit vobis consilium sfuggire all'ira dell'eterna dannazione? AGOSTINO: Però Dio, secondo
ut possitis evadere iram aeternae damnationis? AUGUST!NUS, le Scritture, si adira secondo una certa somiglianza di opere, non per
De civ. Dei [9,5, PL 41,261}: Deus autem propter quamdam ope- la debolezza degli affetti, e non è turbato da nessuna passione: infatti
rum similitudinem, non propter ajfectionum ù?firmitatem, secundum questa parola indica gli effetti della vendetta, non quell'affetto turbo-
Scripturas, irascitw; nec tamen ulla passione turbatur: hoc enim lento. Se dunque volete sfuggire, fate un degno fi'utto di penitenza.
verbum vindictae usurpavit ejfectus, non il/e turbulentus affectus. GREGORro: In queste parole bisogna notare che è necessario fare non
Si ergo vultis ejfugere, «facile dignum fructwn poenitentiae». solo frutti di penitenza, ma degni frutti di penitenza. Bisogna sapere
GREGORIUS, In Ev. [20, PL 76,l/63D}: In quibus verbis notandum infatti che a chi non ha commesso nulla di illecito viene per diritto
est, quod non solum fructus poenitentiae, sed dignos poenitentiae concesso che faccia uso delle cose lecite; ma se uno è caduto in una
admonet esse faciendos. Sciendum enim est, quia quisquis i/licita colpa, deve togliere da sé le cose lecite nella misura in cui ricorda di
nulla commisit, huic iure conceditur ut licitis utatur; at si quis in aver commesso quelle illecite. La coscienza dunque indica a ciascuno
cu/pam lapsus est, tanto a se debet licita abscindere quanto se di compiere con la penitenza opere buone tanto maggiori quanto più
meminit et illicita perpetrasse. Uniuscuiusque ergo conscientia gravi sono i danni che si è inflitto con la colpa. Ma i Giudei, glorian-
convenitur, ut tanto malora quaerat bonorum operum lucra per dosi della loro stirpe, non volevano riconoscersi peccatori poiché
poenitentiam, quanto graviora sibi intulerit damna per culpam. Sed discendevano dalla progenie di Abramo; quindi giustamente si dice: e
ludaei de generis nobilitate gloriantes, iddrco se agnoscere pecca- non crediate di poter dire tra voi: Abbiamo Abramo per padre.
tores nolebant quia de Abrahae stirpe descenderant; et ideo recte
dicitur «Et ne velitis dicere intra vos: Patrem habemus Abraham».
242 Santo Vangelo di Gestì Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 7-10 243

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [11,2, PG 57,194]: Haec autem dixit CrusosTOMO: Disse questo non proibendo loro di affermare che erano
non prohibens illos dicere ex ilio se esse, sed prohibet in hoc con~ da lui, ma proibendo di confidare in ciò, senza poggiare sulla virtù
fidere, virtuti animae non insistentes. CHRYSOSTOMUS, Super dell'anima. CRISOSTOMO [Ps.]: Che giova infatti a chi è lordato dai
Matth. [Ps., ibid.}: Quid enim prodest ei quem sordidant mores, suoi costumi una stirpe illustre? O in che modo una stirpe vile nuoce
generatio e/ara? Aut quid nocet il/i generatio vilis, quem mores a chi è adornato dai suoi costumi? È meglio infatti che i genitori si
adornant? Melius est enim alicui ut in eo glorientur parentes quia glorino di avere un tale figlio piuttosto che questo si glori dei suoi
talem filium habent, quam ut ipse in parentibus glorietur. Sic et genitori. Così anche voi non pensate di gloriarvi di avere per padre
vos nolite gloriari dicentes quia patrem habemus Abraham; sed Abramo, ma piuttosto vergognatevi, poiché siete suoi figli ma non
magis erubescite, quia fili i estis eius, et sanctitatis eius non estis siete eredi della sua santità. Infatti sembra nato da un adulterio chi non
heredes. De adulterio enim natus videtur qui non assimilat assomiglia al padre. Esclude dunque la gloria dei genitori dicendo:
patrem. Parentum igitur gloriam excludit dicens «Et ne velitis e non crediate di poter dire. RABANO: Poiché dunque voleva incitarli
dicere». RABANUS [PL 107, 770]: Quia ergo praeco veritatis ad a produrre un vero frutto di penitenza, il predicatore della verità li
dignum poenitentiae fructum faciendum eos incitare volebat, ad invitava ali ' umiltà, senza la quale nessuno può fare penitenza,
humilitatem provocabat, sine qua nullus poenitere potest, subdens aggiungendo: vi dico infatti che Dio è capace di suscitare dei.figli di
«Dico enim vobis quoniam potens est Deus de lapidibus istis Abramo da queste pietre. REMIGIO: Si dice che Giovanni al Giordano
suscitare filios Abrahae». REMIGIUS [ibid.]: Fertur, quod in eo predicò in quel luogo dove per comando di Dio furono poste dodici
loco praedicavit Ioannes circa lordanem, ubi iubente Deo duode- pietre tratte dall'alveo del Giordano. Poté quindi accadere che
cim lapides de medio alveo iordanis sublati positi sunt. Potuit mostrando tali pietre dicesse: da queste pietre. GIROLAMO: Con ciò
ergo fieri ut hos demonstrando diceret «De lapidibus istis». indica la potenza di Dio, poiché colui che aveva fatto tutte le cose dal
HIERONYMUS [PL 26,29D]: in quo Dei indicat potentiam, quod qui nulla poteva anche dare origine a un popolo da durissimi sassi.
de nihilo cuncta fecerat, posset et de saxis durissimis populum GLOSSA: Appartiene infatti ai primi rudimenti della fede credere che
procreare. GLOSSA [PL 114, BOC]: Prima enim sunt rudimenta Dio può fare tutto ciò che vuole. CRISOSTOMO: Che poi degli uomini
fidei credere Deum posse quicquid voluerit. CHRYSOSTOMUS, siano generati dalle pietre è simile al fatto che da Sara sia stato gene-
In Matth. [11,2, PG 57,194]: Ex lapidibus autem generari homi- rato Isacco; per cui anche il Profeta dice (Js 51, I ): «Guardate alla
nes, simile est ei quod ex Sara processi! lrnac; unde et propheta roccia da cui siete stati tagliati». Facendo dunque ricordare loro que-
dicit (Js. 51,1): «Aspicite ad petram de qua excisi estis». Huius sta profezia, mostra che è possibile che anche adesso avvenga qual-
igitur prophetiae eos memores faciens, monstrat quod possibile cosa di simile. RABANO: Oppure diversamente. Con il nome di pietre
est nunc etiam simile fieri. RABANUS [ibid.]: vel a/iter: Lapidum sono significate le Genti, che hanno dato culto alle pietre.
nomine gentes significatae sunt, quae lapides coluerunt. CRISOSTOMO [Ps.]: Come la pietra è dura da lavorare, ma quando se
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 3, PG 56,652]: item lapis durus ne è fatta un'opera, questa non può venire meno, così anche le Genti
est ad opus; sed cwn factum fuerit opus ex eo, deficere nescit; sic con difficoltà giungono alla fede, ma quando vi sono giunte vi riman-
et gentes cum difjìcultate crediderunt quidem, tamen credentes gono per sempre. GIROLAMO: Leggi Ezechiele ( 11, 19): «Toglierò da
permanent in aeternum in fide. HJERONYMUS [PL 26,29D}: Lege voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne». Nella pietra si
Ezechielem (11,19): «Auferanw, inquit, «a vobis cor lapideum, et mostra la durezza, nella carne la morbidezza. RABANo: Quindi dalle
dabo vobis cor cameum». ln lapide duritia, in carne mollitudo pietre sono stati suscitati dei figli di Abramo, poiché mentre i Gentili
monstratur. RABANVS [ibid.}: De lapidibus ergo filii Abrahae susci- credettero nella discendenza di Abramo, cioè in Cristo, divennero
tati sunt, quia dum Genti/es in Abrahae semine, idest in Christo, figli di colui alla cui discendenza si unirono.
crediderunt, eius filii facti sunt cuius semini sunt uniti.
244 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 7-10 245

Sequitur «lam enim securis ad radicem arboris posita est». Segue: Già la scure è stata posta alla radice degli alberi.
~HRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Securis est acutissima CRJSOSTOMO [Ps.]: La scure è l'ira molto penetrante della fine che
zra ~onsummationis, quae totum praecisura est mundum. Sed si taglierà tutto il mondo. Ma se è stata posta, perché non taglia? Poiché
pos1ta est, quare non praecidit? Quia rationales sunt arbores et in sono alberi razionali, e hanno il potere di fare il bene o di non farlo,
potestate habent facere bonum aut non facere; ut videntes ad cosi che, vedendo che la scure è stata posta alle loro radici, temano e
radices suas positam esse securim, timeant et faciant fructum. facciano frutto. Quindi la denuncia dell'ira, che è il porre la scure,
Ergo denuntiatio irae, quod est securis positio, etsi in malis nihil anche se non opera nulla nei cattivi, tuttavia separa i buoni dai cattivi.
agat, tamen a malis segregat bonos. HJERONYMUS [ibid.}: Vel secu- GIROLAMO: Oppure la scure è la predicazione del Vangelo, secondo
ris est praedicatio Evangelii, iuxta Ieremiam (23,29) qui verbum Geremia (23, 29), il quale paragona la parola del Signore a una scure
Domini comparat securi caedenti petram. GREGORJUS In Ev 1
che taglia la pietra. GREGORIO: Oppure la scure è il nostro Redentore,
[ibid.}: Ve/ securis est Redemptor noster, qui velut ex man ubrio eÌ il quale, costituito della divinità e dell'umanità, come del manico e
ferro, ex divinitate constans et humanitate, tenetur ex humanitate del ferro, è tenuto in base all'umanità, ma taglia in base alla divinità;
sed incidit ex divinitate; quae videlicet securis ad radicem arbori; questa scure cioè è stata posta alla radice dell'albero perché, sebbene
posita est, quia etsi per patientiam expectat, videtur tamen quid aspetti con pazienza, si vede tuttavia che cosa sta per fare. Dunque
factura est. «Omnis enim arbor quae non facit fructum bonum ogni albero che non dà frutto buono sarà tagliato e gettato nel fuoco:
excid~t~r, et in ignem mittetun>: quia unusquisque perversus para~ poiché ogni perverso che disprezza qui di produrre il frutto delle
tam ~1tius Gehennae concremationem invenit qui hic fructum boni buone opere trova più rapidamente preparato il fuoco della geenna.
opens facere contemnit. Securim autem non iuxta ramos positam, Dice poi che la scure non è stata posta ai rami ma alla radice: quando
~ed ad radicem dici!: cum enirn malorum filii tolluntut; rami infatti i figli dei cattivi vengono tolti, vengono tagliati i rami dell'al-
mfructuosae arboris abscinduntur; cum vero tota simul progenies bero infruttuoso; quando invece viene eliminata tutta insieme la pro-
cum parente tollitw; infructuosa arbor a radice abscissa est, ne genie con il genitore, l'albero infruttuoso è tagliato dalla radice,
remaneat unde prava iterum soboles succrescat. CHRYSOSTOMUS affinché non rimanga nulla da cui possa nascere nuovamente una
In _Matth. [11,3, PG 57,196]: Cum autem dicit «Omnis», excludit prole cattiva. CrusOSTOMO: Quando poi dice: ogni, esclude il primato
pnmatum, quod est a nobilitate,· quasi dicat: Etsi nepos fueris che deriva dalla nobiltà; come se dicesse: anche se sei discendente di
Abrahae, sustinebis poenam sine fructu manens. RABANUS [ibid.}: Abramo, sosterrai la pena se rimani senza frutto . RABANO: Ora, ci
Quatuor autem sunt species arborum: quarum una tota est arida sono quattro specie di alberi: una è totalmente secca, e a questa ven-
cui assimilantur Pagani; altera viridis, sed sin e fructu, cui assimi~ gono paragonati i pagani; un'altra è verde ma senza frutto, e a questa
lantur hypocritae; tertia viridis et fructuosa, sed venenosa cui vengono paragonati gli ipocriti; una terza è verde e fruttuosa, ma
as~imil~ntur haeretici; quarta viridis est, et fructum bonum gfgnit, velenosa, e a questa vengono paragonati gli eretici; una quarta è
cui ~ss1milantur veri catholici. GREGORIUS, In Ev. [ibid.}: Jgitur verde e produce buon frutto, e a questa vengono paragonati i veri cat-
tolici. GREGORIO: Quindi ogni albero che non dà buon frutto sarà
o"!ms arbo~ non faciens fructum bonum, excidetur et in ignem
tagliato e gettato nel fuoco: poiché trova preparato il fuoco dell'infer-
m1tt~tur: ?uza paratam gehennae concremationem invenit qui hic
bom opensfnictumfacere contemnit. no chi disprezza di produrre qui il frutto delle buone opere.
246 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 11-12 247

VERSUS 11-12 VERSETTI 11-12

Ego quidem baptizo vos in a_qua in poenitentiam; qui lo vi battezzo nell'acqua per la penitenza; ma chi viene dopo
al!tem post me venturus est, fort1or me est, cuius non sum di me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i san-
d1gnus ca(ceé}lme~ta port_are. lps.e vos baptizabit in Spiritu dali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco; egli ha in mano
s~ncto et 1gm; cwus ventJ/abrum m manu sua: et permunda- il ventilabro e purificherà la sua aia, e raccoglierà il frumento nel
b1t aream suam, et congregabit triticum in horreum suum suo granaio, ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile.
pa/eas autem comburet igni inextinguibili. '

GLOSSA: Quia in praecedentibus verbis !oannes explicaverat GLOSSA: Poiché nelle parole precedenti Giovanni ha spiegato ciò
quod supra summarie de agenda poenitentia praedicavit, restabat che sopra aveva predicato sommariamente sulla penitenza da fare,
ut e~am distinctius praedicaret quod de regni caelorum appropin- restava che predicasse più distintamente su ciò che aveva già detto
quatzone iam dixerat; ideo dixit «Ego quidem baptizo vos in aqua quanto all' avvicinarsi del regno dei cieli; per questo disse: lo vi bat-
in poenitentiam». GREGORJUS, In Ev. {1, 7, PL 76,JJOIA]: loannes tezzo nell'acqua per la penitenza. GREGORIO: Giovanni non battezza-
non in spiritu, sed in aqua baptizat, quia peccata so/vere non vale- va nello spirito, ma nell'acqua, poiché non poteva eliminare i peccati:
bat: corpora quidem per aquam /avat, sed tamen animas per lava certamente i corpi con l'acqua, ma tuttavia non lava le anime con
veniam ~on lavai. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {10, 1, PG 57, 185}: il perdono. CRISOSTOMO: Poiché infatti non era stata ancora offerta la
Cum emm nondum essei oblata hostia neque peccatum solutum vittima, né assolto il peccato, né lo Spirito era disceso nell ' acqua,
esset nec Spiritus descendisset in aquam, qua/iter fiere! remissio come poteva avvenire la remissione dei peccati? Ma poiché i Giudei
peccatorum? Sed quia Judaei nequaquam propria sentiebant pecca- non si accorgevano in alcun modo dei loro peccati, e ciò era.per essi
ta, et hoc erat eis causa malonim, advenit Joannes, in cognitionem causa dei loro mali, venne Giovanni a condurli alla conoscenza dei
eos ducens propriorum peccatorum, poenitentiam memorando. loro peccati, ricordando la penitenza. GREGORIO: Perché dunque bat-
GREGORIUS, In Ev. [ibid.]: Cur ergo baptizat qui peccata non tezza chi non libera dai peccati se non per conservare l'ordine della
relaxat, nisi ut praecursionis suae ordinem servans, qui nasciturum sua missione di precursore, in quanto, come nascendo aveva precorso
nascendo praevenerat, baptizaturum quoque Dominum baptizando il Signore che sarebbe nato, così battezzando preconesse il Signore
praeveniret? CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 3, PG 56,652}: che avrebbe amministrato il battesimo? CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure
~el missus erat Ioannes ad baptizandum, ut ad baptismum venien- Giovanni fu mandato a battezzare per predicare a quanti venivano al
tibus praesentiam Filii Dei in co1pore praedicaret, sicut ipse battesimo la presenza del Figlio di Dio nel corpo, come egli stesso
testatur alibi dicens (lo. 1,31): «Ut manifestetur in Jsrae/, ideo attesta altrove dicendo (Gv 1, 31 ): «lo sono venuto a battezzare nel-
ego ve ni in aqua baptizare». A UGUSTINUS, In l o. [5,3 et 5, l'acqua affinché egli sia manifestato in Israele». AGOSTINO: Oppure
PL 35,1415]: Vel ideo baptizat quia oportebat baptizari Christum. battezza perché doveva essere battezzato Cristo. Ma perché non è
Sed quare non solus ipse baptizatus est a Joanne, si ad hoc missus stato battezzato solo lui da Giovanni, se Giovanni era stato mandato
erat loannes per quem baptizaretur Christus? Quia si solus perché Cristo fosse battezzato? Perché se solo il Signore fosse stato
Dominus baptizatus esse! baptismate !oannis, non deessent qui battezzato con il battesimo di Giovanni, non sarebbero mancati coloro
puta.re~t baptismum I oannis maiorem esse quam baptismum che avrebbero ritenuto il battesimo di Giovanni superiore al battesimo
Chrzsti, usque adeo ut solus Christus eo baptizari meruisset. di Cristo, al punto che solo Cristo avrebbe meritato di essere battezza-
f0BA NUS [PL i 07, 772B]: Ve/ ideo baptizat ut poenitentes hoc to con esso. RABANO: Oppure battezza affinché, distinguendo con
signaculo ab impoenitentibus secernendo, ad baptismum diriga! questo segno i penitenti dagli impenitenti, li dirigesse al battesimo
Christi. di Cristo.
248 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 11 -12 249

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Quia ergo propter CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché dunque battezza per Cristo, cosi a coloro
Christum baptizabat, ideo ad ipsum venientibus Christum praedicat che vengono a lui predica che Cristo si manifesterà e annunzia l'emi-
appariturum et eminentiam potestatis eius annuntiat, dicens nenza del suo potere dicendo: ma chi viene dopo di me è più forte di me.
«Qui autem post me venturus est, fortior me est». REMTGIUS [BEDA, REMIGIO [BEDA]: Bisogna poi sapere che in cinque modi Cristo venne
hom. 20, PL 94,241B]: Sciendum est autem, quod quinque modis dopo Giovanni: nascendo, predicando, battezzando, morendo e scen-
venit Christus post foannem: nascendo, praedicando, baptizando, dendo agli inferi. E giustamente si dice che il Signore è più forte di
moriendo et ad infe ros descendendo. Et pulchre Dominus dicitur Giovanni poiché quest' ultimo è solo uomo, quello invece Dio e uomo.
fortior Ioanne, quia ille purus homo, hic vero Deus et homo. RABANO: Come se Giovanni dicesse: io sono sì forte invitando alla
RA BA NUS [ibid.]: A c si Joannes dicat: ego quidem fortis sum ad poe- penitenza, lui 1imettendo i peccati; io predicando il regno dei cieli, lui
nitentiam invitando, il/e peccata remittendo; ego regnum caelorum donandolo; io battezzando nell ' acqua, lui nello spirito. CRISOSTOMO:
praedicando, il/e donando; ego in aqua baptizando, ille in spiritu. Quando poi senti: perché è phì forte di me, non pensare che io dica ciò
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [11,4, PG 57,196]: Cum autem audieris: secondo un paragone: infatti non sono degno nemmeno di essere anno-
«Quia fortior me est», ne aestimes secundum comparationem me verato tra i suoi servi, così da assumere una minima paiticella del suo
hoc dicere; neque enim inter servos illius ordinari sum dignus, ut servizio; per cui aggiunge: io non sono degno di portargli i sandali.
vilissimam ministerii susciperem particulam; unde subdit «Cuius ILARIO: Lasciando del tutto la gloria di diffondere la predicazione agli
non sum dignus calceamenta portare». HtLARJUS [PL 9,926B]: Apostoli, che dovevano annunziare la pace di Dio con dei bei piedi.
Apostolis utique circumferendae praedicationis gloriam derelin-
CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure per piedi di Cristo possiamo intendere i cri-
quens, quibus speciosis pedibus pacem Dei erat debitum nuntiare.
stiani, soprattutto gli Apostoli, e gli altri predicatori, fra cui c'era
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: Vel per pedes Christi
intelligere possumus Christianos, praecipue Apostolos, ceterosque Giovanni Battista; i sandali invece sono le debolezze di cui sono coper-
praedicatores, inter quos erat loannes Baptista; calceamenta autem ti i predicatori. Tutti i predicatori dunque portano questi sandali di
sunt infirmitates quibus operit praedicatores. H aec ergo ca/cea- Cristo, e anche Giovanni li portava; ma dice di non essere degno di
menta Christi omnes praedicatores p ortant; et Joannes etiam porta- portarli, per mostrare che la grazia di Cristo era più grande dei suoi
bat,· sed se dignum non esse portare pronuntiat, ut maiorem osten- meriti. GIROLAMO: In un altro Vangelo dice (Gv 1, 27): «Di cui non
deret gratiam Christi meritis suis. HIJ:,"RONYMUS
, [3, 11, PL 26,30A]: sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari». Qui si dimostra l'u-
In a/io Evangelio (Io. 1,27) ait: «Cuius non sum dignus so/vere cor- miltà, là il servizio, perché essendo Cristo lo sposo, e non meritando
rigiam calceamenti». Hic humilitas, ibi ministerium demonstratw; Giovanni di sciogliere il legaccio, la sua casa non sia detta, secondo la
quia Christus cum sponsus sit, et Joannes non mereatur sponsi cor- legge di Mosè (Dt 25), e l'esempio di Rut (Rt 4 ), la casa dello scalzo.
rigiam so/vere, ne vocetur domus eius, iuxta legem Moysi, et exem- CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché però nessuno può dare un beneficio più
plum Ruth, domus discalceati. degno di quanto lo sia egli stesso, né fare una cosa che non sia egli
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Quia vero nemo potesi stesso, giustamente aggiunge: Egli vi battezzerà in Spirito Santo e
dare dignius beneficium quam ipse est nec facere alterum quod ipse fuoco. Giovanni senza dubbio, essendo corporale, non può dare un
non est, recte subdit «Ille vos baptizabit in Spiritu sancta et igni». battesimo spirituale, ma battezza nell'acqua, che è un corpo: quindi
Joannes quidem cum sit c01poralis, spiritualem baptismum dare battezza il corpo con il corpo. Cristo invece è spirito, poiché è Dio.
non potest, sed baptizal in aqua, quae co1pus est; et ideo corpus E anche lo Spirito Santo è spirito, come pure l'anima è spirito: quindi
cum corpore baptizat. Christus autem spiritus est, quia Deus est. lo spirito con lo spirito battezza il nostro spirito. 11 battesimo dello
Spiritus etiam sanctus, spiritus est; anima quoque spiritus est: ideo spirito giova poiché lo spirito, entrando, abbraccia l'anima, e come
spiritus cum spiritu spiritum nostrum baptizat. Baptismus autem con un muro inespugnabile la circonda, e non permette che le concu-
spiritus proficit, quia ingrediens spiritus circumplectitur animam, et piscenze carnali prevalgano contro di essa. Certamente non fa sì che
quasi muro quodam inexpugnabili circuit eam, et non p ermittit ut la carne non brami, ma sostiene l'anima cosi che non acconsenta.
carnales concupiscentiae praevaleant contra eam. Non quidem facit
ut caro non concupiscat, sed tenet animam ut ei non consentiat.
250 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 11-1 2 25 1

Et quoniam Christus iude.x est, baptizat in igne, idest in tentationibus· E poiché Cristo è giudice, battezza nel fuoco, cioè nelle tentazioni ;
in igne autem baptizare non potest homo purus. flle enim tentandi ora, un semplice uomo non può battezzare nel fuoco. Infatti ha licen-
habet licentiam qui remunerandi habet potestatem. Hic autem bapti- za di tentare chi ha il potere di remunerare. Questo battesimo di tri-
smus tribulationis, idest ignis, comburit carnem ut non germinet bolazione poi, cioè di fuoco, brucia la carne affinché non germini le
concupiscentias: nam caro spirituales quidem poenas non timet, sed concupiscenze: infatti la carne non teme le pene spirituali, ma quelle
carnales. Ideo ergo Dominus super servos suos carnales tribulatio- carnali. Per questo dunque il Signore manda ai suoi servi le tribola-
nes mittit, ut timens angustias suas caro non concupiscat malum. zioni carnali, affinché, temendo le proprie angustie, la carne non
Vìdes ergo quia spiritus repellit concupiscentias, et praevalere non desideri il male. Vedi dunque che lo spirito respinge le concupiscen-
sinit; ignis autem ipsas concupiscentiarum radices comburit. ze, e non permette che prevalgano; il fuoco poi brucia proprio le radi-
HJERONYMUS [PL 26, JOB]: Ve/ «in Spiritu sancto et igni»: quia ci delle concupiscenze. GIROLAMO: Oppure: in Spirito Santo e jùoco
ignis est Spiritus Sanctus, quo descendente, sedit quasi ignis super poiché i~ fuoco è lo Spirito Santo, il quale discendendo siede come
linguas credentium. Et impletus est s ermo Domini dicens fuoco sulle lingue dei credenti. E si compì la parola del Signore che
(Luc. 12,49): «lgnem veni mittere in terram», sive quia, in praesen- diceva (Le 12, 49): «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra»; poi-
ti, spiritu baptizamw; et in futuro, igni, secundum illud Apostoli ché al presente siamo battezzati nello spirito, e in futuro· nel fuoco,
(1 Cor. 3,13): «Uniuscuiusque opus quale sit, ignis probabit». secondo le parole dell'Apostolo (1 Cor 3, 13): «Quale sia l' opera di
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Non autem dicit: Dabit vobis ciascuno, lo proverà il fuoco» . CRISOSTOMO: Non dice: vi darà lo
Spiritum sanctum, sed «Bap tizabit vos in Spiritu sancto», copiam Spirito Santo, ma vi battezzerà in Spirito Santo, mostrando metafori-
gratiae metaphorice ostendens. P er hoc etiam monstratur quod camente l' abbondanza della grazia. Con ciò si fa vedere pure che
sola voluntate etiam infide indiget ad iustificandum, non laboribus anche nella fede ha bisogno della sola volontà per giustificare, e non
et sudoribus; et sicut facile est baptizari, ita facile est per eum di fatiche e sudori; e come è facile essere battezzati, così è facile
transmutari et fieri meliores. In igne vero vehementiam gratiae, essere da lui trasformati e divenire migliori. Nel fuoco invece mostra
quae vinci non possit, demonstrat; et ut intelligatur quod similes la veemenza della grazia, che non può essere vinta; e percht! si inten-
antiquis et magnis Prophetis repente suos faciat: propter hoc enim da che prontamente rende i suoi simili agli antichi e grandi Profeti:
ignis meminit, quia plures visionum prophetalium per ignem appa- infatti fa menzione del fuoco poiché molte delle visioni profetiche
ruerunt. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.J: Patet ergo quod apparvero mediante il fuoco. CRISOSTOMO [Ps.]: È chiaro dunque che
baptismus Christi non solvit Ioannis baptismum, sed in se inclusit: il battesimo di Cristo non annulla il battesimo di Giovanni, ma lo
qui enim baptizatur in nomine Christi, utrumque baptismum habet, include in sé: chi infatti viene battezzato ne l nome di Cristo ha
et aquae et spiritus: quia Christus et spiritus erat, et corpus susce- entrambi i battesimi, di acqua e di spirito; poiché Cristo era spirito
p.it, ut et corpora/~ e~ spiritual~ baptisma ~a~et. I?annis aiJtem bap- ma ha preso anche un corpo, per dare un battesimo sia corporale che
t1smus non mcludll 111 se baptzsmum Chnsti, quza quo_çi./minus est, spirituale. Invece il battesimo di Giovanni non include in sé il battesi-
maius in se includere non potest. Ideo Apostolus cum invenisset mo di Cristo, poiché ciò che è minore non può includere in sé ciò che
quosdam Ephesios l oannis baptismate baptizatos, iterum baptizavit è maggiore. Per questo l'Apostolo, avendo trovato alcuni Efesini bat-
eos in nomine Christi, quia in spiritu non erant baptizati, quoniam tezzati con il battesimo di Giovanni, li battezzò nuovamente nel
et Christus iterum baptizavit eos qui a l oanne fuerant baptizati, nome di Cristo, poiché non erano stati battezzati nello spirito, dato
sicut sermo Joannis demonstrat, dicens «Ego vos baptizo in aqua, che anche Cristo battezzò nuovamente quelli che erano stati battezza-
il/e vos baptizabit in spirilli)). Nec videbatur iterum baptizare, sed ti da Giovanni, come dimostra il discorso di Giovanni che dice: lo vi
semel: quia enim amplius erat baptisma Christi quam l oannis, battezzo nel! 'acqua, egli vi battezzerà in spirito. E non sembrava bat-
novum dabatur, et non iteratum. HJLARJUS [2,4, PL 9,926B]: Salutis tezzare nuovamente, ma una volta sola: poiché infatti il battesimo di
igitur nostrae e t iudicii tempus designat in Domino, dicens Cristo era più ampio del battesimo di Giovanni, ne veniva dato uno
nuovo, e non uno ripetuto. ILARIO: Designa dunque nel Signore il
tempo della nostra salvezza e del giudizio, dicendo: vi battezzerà in
252 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 11-12 253

«Baptizabit vos in Spiritu sancto et igni», quia baptizatis in Spirito Santo e fuoco, poiché ai battezzati nello Spirito Santo rimane
Spiritu sancto reliquum sit consummari igne iudicii; unde subdi- di essere consumati nel fuoco del giudizio, per cui si aggiunge: egli
tur «Cuius venti/abrum in manu sua». RABANUS [ibid.]: Per venti- ha in mano il ventilabro. RABANO: Con il ventilabro, cioè la pala,
labrum, idest palam, discretio iusti examinis designatw: quod viene designata la distinzione del giusto esame, che il Signore ha
habet Dominus in manu, idest in potestate, quia (Io. 5,22) «Pater nella mano, cioè nel potere, poiché (Gv 5, 22): «Ii Padre ha dato ogni
omne iudicium dedit Filio». giudizio al Figlio».
Sequitur «Et permundabit aream suanw. CHRYSOSTOMUS, Super Segue: e purificherà la sua aia. CrusosTOMO [Ps.]: L'aia, cioè la
Matth. [Ps., ibid.}: Area idest Ecclesia, horreum vero regnum cae- Chiesa; il granaio invece è il regno celeste; il campo, infine, questo
leste, ager autem hic mundus. Mittens ergo Dominus Apostolos mondo. Dunque il Signore, mandando gli Apostoli e gli altri dottori
ceterosque doctores quasi messores, praecidit omnes Gentes de come mietitori, tagliò tutte le Genti dal mondo e le radunò nell 'aia
della Chiesa. Qui dunque dobbiamo essere trebbiati, qui vagliati:
munda et in aream Ecclesiae congregavi!. Hic ergo triturandi
infatti tutti gli uomini si dilettano delle cose carnali, come i grani
sumus, hic ventilandi: omnes enim homines in rebus carnalibus
nella paglia. Ma chi è fedele e ha il cuore buono, subito dopo che è
delectantur, sicut grana in paleo. Sed qui fidelis est et boni cordis stato un poco tribolato, non curando le cose carnali corre al Signore;
habet medullam, mox ut leviter tribulatus fuerit, negligens carna- se invece era di poca fede, lo fa a stento con una grande tribolazione;
lia, currit ad Dominum; si autem modicae fidei fuerit, vix cum chi poi è del tutto incredulo e vuoto, per quanto sia tribolato, non
grandi tribulatione; qui autem omnino infidelis est et vacuus, passa a Dio. Il grano a sua volta non appena è stato trebbiato, giace in
quantumcumque tribulatus fuerit, non transit ad Deum. Triticum un solo luogo confuso con la paglia, poi viene vagliato per essere
autem cum primum trituratumfuerit, iacet cum paleis in uno loco separato; così anche nell'unica Chiesa i fedeli sono mescolati agli
con/usum, postea autem ventilatur ut separetur; sic et in una infedeli; per questo viene mossa la persecuzione a modo di vento,
Ecclesia fideles cum infidelibus habentur commixti; ideo movetur affinché, scossi con il ventilabro di Cristo, coloro che erano già
persecutio quasi ventus, ut ventilabro Christi iactati, qui iam distaccati per gli atti siano separati anche nel luogo. E vedi che non
disiuncti fuerant actibus, separentur et locis. Et vide quia non ha detto: monderà (mundabit) la sua aia; ma: «purificherà» (permun-
dixit: Mundabit aream s uam: sed «permundabit»: necesse est dabit); è infatti necessario che la Chiesa sia tentata in diversi modi
enim ut diversis modis tentetur Ecclesia donec permundetur. Et finché non sia purificata. E prima l' hanno vagliata i Giudei, poi i
primum quidem ventilaverunt illam ludaei, deinde Genti/es, modo Genti li, ora gli eretici, e alla fine la vaglierà ancora di più l'Anti-
haeretici, postmodum perventilabit Antichristus. Sicut enim quan- cristo. Come infatti, quando il vento è lieve, non viene purificata tutta
do modica est aura, non permundatur tota tritici massa, sed levio- la massa del grano, ma vengono gettate via le paglie più leggere
res paleae iactantur, graviores autem remanent, sic et modo modi- mentre le più pesanti rimangono, così anche adesso, al minimo soffio
della tentazione, gli uomini peggiori si allontanano. Se però si leva
co flatu tentationis sufflante pessimi homines recedunt. ,Si autem
una tempesta più forte, anche quelli che sembrano stabili se ne an-
surrexerit maior tempestas, etiam i/li qui videntur esse stabiles, dranno. Quindi è necessaria una tentazione maggiore affinché la
sunt exituri. Ideo necessaria est tentatio maior, ut permundetur Chiesa sia purificata. REMIGIO [GLOSSA]: Inoltre il Signore monda in
ecclesia. REMJGJUS [GLOSSA}: Hanc etiam aream, scilicet Ec- questa vita quest'aia, cioè la Chiesa, o quando per il giudizio dei sa-
clesiam, Dominus mundat in hac vita, cum ve/ per iudicium sacer- cerdoti i cattivi vengono tolti dalla Chiesa, oppure quando con la
dotum mali de Ecc/esia tolluntur, ve/ per mortem de hac vita motte vengono separati da questa vita. RABANO: Universalmente però
abscinduntur. RABANUS [ibid.}: Universaliter autem areae purgatio la purificazione dell'aia si compirà alla fine, quando il Figlio dell'uo-
in fine perficietur, quando mittet Angelos suos Filius hominis et mo manderà i suoi Angeli e raccoglierà dal suo regno tutti gli scandali.
colliget de regno suo omnia scandala. GREGORJUS, Mm: [34,5, GREGORIO: Infatti dopo la trebbiatura della vita presente nella quale
PL 76, 723Cj: Nam post trituram vitae praesentis, in qua nunc tri- adesso il grano geme sotto la paglia, così con quel ventilabro dell'ulti-
ticum sub paleis gemit, ita ilio extremi iudicii ventilabro triticum mo giudizio il grano e la paglia vengono separati, in modo che né la
paleaque discernitw~ ut nec in tritici horreum paleae transeant,
254 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
Capitolo 3, versetti 11- 12 255

nec i_n palearum ignem horrei grana dilabantur; et hoc est quod
paglia passi nel granaio, né i grani di frumenti cadano nel fuoco della
seqwtur «Et congregabit triticum suum in horreum, paleas autem paglia; e ciò è quanto segue: e raccoglierà il frumento nel suo granaio,
com~~ret igni inextinguibili». HILARIUS [2, 4, PL 9,926CJ: ma la pula la brucerà con fi1oco inestinguibile. ILARIO: Il suo grano,
In Trzticum suum, perfectos scilicet credentium fructus, dicit cae- cioè i perfetti frutti dei credenti, dice che va riposto nei granai celesti;
lestibus horreis recondendum,- paleas vero infructuosorum horni- la pula invece è la vacuità degli uomini infruttuosi. RABANO: ln realtà
num inanitatem. RABANUS [ibid.): Verum hoc inter paleas et ziza- c'è differenza fra la pula e la zizzania, perché la pula procede solo dal
n~a di~tat, quod (laleae non a/io quam triticorum semine prodeunt, seme di grano, la zizzania invece da un seme diverso. La pula dunque
z_izama vero diverso. Pa!eae ergo sunt qui fidei sacramentis rappresenta coloro che sono nutriti dai sacramenti, ma non sono saldi;
z~ibuuntur, sed solidi non sunt,· zizania vero qui et opere et profes- Ja zizzania invece coloro che per opera e professione sono separati
szone s~cernuntur a bonorum sorte. REMJGIUS [GLOSSA]: Jgnis dalla sorte dei buoni. REMlGJO [GLOSSA]: La pena dell 'eterna dannazio-
autem mextinguibilis dicitur poena aeternae damnationis: sive ne è detta poi fuoco inestinguibile: sia perché quelli che ha ricevuto
q~ia quo~ semel suscepit, nunquam extinguit, sed semper cruciat; una volta non li estingue mai, ma sempre li tonnenta, sia per differen-
ziarla dal fuoco del purgatorio, che viene acceso per un certo tempo e
szve ad diflerentiam ignis Purgatorii, qui ad tempus accenditur et
extinguitur. alla fine si estingue.
AGOSTINO: Ma ci si può chiedere al riguardo quali parole abbia
Au?usr1Nus, De cons. ev. [2,12, 27, PL 34,1090): Si autem pronunziato veramente Giovanni Battista: se quelle riferite da Matteo
quaerztur quae verba potius Ioannes Baptista dixerit, utrum quae o quelle riferite da Luca o magari quelle poche che Marco, tralascian-
Matthaeus an quae Lucas an quae Marcus eum dixisse commemo- do il resto, scrive che furono dette da lui. Su tale ricerca non giudica
r~t,. nullo modo hic laborandum esse iudicat qui prudenter intelli- che sia il caso di affaticarsi il saggio ricercatore che sappia che, per
gz~ zpsas sententias esse necessarias cognoscendae veritati, quibu- conoscere il vero senso di un detto, è da prendersi in considerazione
slzb~t verbis fuerint explicatae. Et in hoc apparet non debere nos l'affermazione in sé, qualunque siano le parole con cui la si manife-
arbl!rari mentiri quemquam, si pluribus reminiscentibus rem sta. Non dobbiamo pertanto credere che l' uno o l'altro degli
q~am audierunt ve! viderunt, non eodem modo atque eisdem ver- Evangelisti abbia mentito se la stessa cosa, o udita o vista da parecchi
bzs ea~e.m res faerit indicata. Quisquis autem dicit evangelistis e da costoro tramandata a memoria, sia stata poi esposta in modo
per Spmtus sancii potentiam hoc potuisse concedi ut nec in gene- diverso e con parole diverse, purché la cosa sia rimasta veramente la
stessa. Qualcuno potrebbe obiettai-e: almeno agli Evangelisti lo
r~ verborum nec in ordine nec in numero discreparent, non intelli-
Spirito Santo, con la sua potenza avrebbe dovuto concedere la grazia
git quanto ~mpli,us evangelistarum excellit auctoritas, tanto magis
di non diversificarsi fra loro nella scelta delle parole, nel loro ordine
per e~s fuisse firmandam ceterorum hominum vera lOjluentium e numero. Chi ragiona così non comprende quale sia la funzione
securztatem. Quod autem alius dixit «Cuius non sum tlignus ca/- degli Evangelisti, la cui autorità, quanto più è superiore a qualsiasi
ceamenta portare», alius vero (Mare. 1, 7): «Calceamenti corri- altra, tanto più vale a dar sicurezza a tutti coloro che nella Chiesa
giam so/vere», non verbis tantum, sed et re ipsa videtur aliud predicano la verità. Che però uno abbia detto: di cui non sono degno
esse. Merito ergo quaeri potest quid horum Joannes dixerit. di portare i sandali, un altro invece (Mc 1, 7): «di sciogliere il legac-
V~r.um e~im videtur narrasse qui hoc potuit narrare quod ille cio dei calzari», sembrano espressioni che si diversificano non solo
dzxLt,- quz autem aliud, etsi non est mentitus certe vel oblitus ali- per i termini, ma anche per il contenuto. Giustamente quindi si può
quid pro a/io dixisse putabitur. Omnem autem falsitatem abesse ricercare che cosa veramente Giovanni abbia detto. Sembra infatti
ab Evangelistis decet, non solum eam quae mentiendo promitur, che abbia detto il vero colui che fu in grado di riferire ciò che egli
effettivamente disse; quanto invece all'altro si può ritenere che, se ha
riferito una cosa per un 'altra, ciò facendo non ha mentito, ma è incor-
so in una dimenticanza. È tuttavia conveniente escludere dai Vangeli
ogni sorta di falsità: non solo quindi quella che si commette mentendo,
256 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 11-12 257

sed etiam eam quae obliviscendo. Jta si ad rem pertinet aliquid ma anche quella che consiste nel dimenticare una cosa. Così, se biso-
aliud intelligere ex utroque dictorum, recte existimandum est gna intendere che le due espressioni dicono qualcosa ili diverso nella
loannem utrumque dixisse, sive aliud alio tempore, sive confestim. realtà, bisogna ritenere giustamente che Giovanni abbia detto entram-
Si autem nihil intendi! Ioannes cum de calceamentis Domini dice- be le cose o in tempi diversi o una dopo l'altra. Ma Giovanni, parlan-
ret, nisi excellentiam eius et suam humilitatem, quodlibet dicto- do dei calzari del Signore, poté intendere questo soltanto: inculcarci
rum dixerit, eamdem tamen sententiam tenui!, quisquis etiam ver- la dignità eminente di Gesù e la sua propria bassezza. In tal caso,
bis suis per calceamentorum commemorationem eamdem signifi- qualunque cosa egli abbia detto, ha colto il vero senso della sua
cationem humilitatis expressit; unde ab eadem voluntate non espressione chiunque riferendosi con parole proprie ai calzari, ha
saputo vedere incu lcata l' umiltà, significata appunto dai calzari.
aberravi!. Utilis ergo modus, et memoriae commendandus, non
In tal modo nessuno dei narratori ha deviato da ciò che Giovanni
esse mendacium cum quis volun.tatem eius explicat de quo aliquid
intendeva asserire. Ecco dunque una cosa utile e da impararsi a
narrat, etiam dicens aliquid aliud quod il/e non dixit; voluntatem
memoria: non esiste menzogna quando uno esprime la volontà di
tamen suam explicavit eamdem quam et il/e cuius verba comme- colui di cui narra qualcosa anche dicendo qualcos'altro che egli non
mora!. lta enim salubriter dicimus nihil aliud esse quaerendum ha detto, purché esprima la reale volontà di colui di cui ricorda le
quam quid veli! il/e qui loquitur. parole. In tal modo diciamo in maniera salutare che non si deve ricer-
care altro all'infuori dell'intenzione di chi parla.
258 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 13-15 259

VERSUS 13-15 VERSETTI 13-15

Tu_nc venit lesus a Gali/aea in lordanem ad /oannem, ut Allora Gesù venne dalla Galilea al Giordano da Giovanni
bapt1zaretur ab eo; loannes autem prohibebat eum dicens: per essere battezzato da lui; ma Giovanni glielo impediv~
Ego a te debeo baptizari, et tu venis ad me? Respondens dicendo: Sono io che devo essere battezzato da te e tu vieni
autem lesus dixit ei: Sine modo: sic enim decet nos implere da me? Ma Gesù rispondendo gli disse: Lascia; così infatti
omnem iustitiam. Tunc dimisit eum. conviene che adempiamo ogni giustizia. Allora lo lasciò.

GLOSSA [interi.]: Postquam praedicatione sui praecursoris GLOSSA: Dopo che con la predicazione del suo precursore Cristo
Christus mundo praenuntiatus est, tandem qui diu latuerat, homi- fu preannunziato al mondo, alla fine colui che per tanto tempo era
n ibus se manifestare voluit; unde dicitur «Tunc venit Iesus a rimasto nascosto vo ll e manifestarsi agli uomini ; per cui s i dice:
Galilaea in Iordanem ad Ioannem, ut baptizaretur ab eo». Allora Gesù venne dalla Galilea al Giordano da Giovanni, p er esse-
REM1G1us [hom. 3, PL 131,879C]: Est sciendum quod in his verbis re battezzato da lui. REMIGrO: Bisogna sapere che in queste parole si
describuntur personae, loca, tempus et officium. Tempus, cum dicit descrivono le persone, i luoghi, il tempo e la funzione. li tempo
«Tunc». RABANUS [PL 107, 775B}: Quando scilicet tricenarius erat: quando dice: Allora. RABANO: Quando cioè aveva trent'anni; e qui
in quo ostendit nullum ve/ sacerdotem ve/ praedicatorem debere mostra che nessuno deve essere istituito sacerdote o predicatore se
institui, nisi sit perfectae aetatis. Ioseph tricenarius regimen non ha l 'età per fetta. Giuseppe a trent 'anni assu me il governo
Aegypti suscepit; David ea aetate regnum inchoavit; Ezechiel sub dell'Egitto; Davide a quell'età iniziò il regno; Ezechiele allo stesso
eodem tempore prophetiam promeruit. CHRYSOSTOMUS, i n Matth. tempo ottenne di essere profeta. CrusosTOMO: Poiché dopo il battesi-
[10,1, PG 57,184}: Quia etiampost baptismum hanc legem cessa- mo doveva cessare la legge, colui che può prendere tutti i peccati
re oportebat, hac aetate ad baptismum venit, qui potesi omnia pec- venne al battesimo in questa età, affinché, osservata la legge, nessuno
cata suscipere, ut lege servata, nullus dicat quia ideo eam solvit dicesse che l 'aveva s ciolta perché non poteva ad empierla.
CRISOSTOMO [Ps.]: Allora, cioè quando Giovanni predicava: «Fate
quia implere non potuit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 4,
penitenza», per confermare la sua predicazione e ricevere testimo-
PG 56,657}: «Tunc» etiam, scilicet quando Ioannes praedicaverat
nianza da Giovanni. Come quando procede la stella del mattino la
(v. 2): «Poenitentiam agite», ut confirmaret praedicationem ipsius
luce del sole non aspetta il suo tramonto ma avanza mentre essa
et ut testimonium acciperet a l oanne. Sicut autem cum processerit
spun ta, e con la sua luce oscura il suo splendore, cosi anche Cristo
lucife r, lux solis non expectat occasum luciferi, sed eo proteaente,
non aspettò che G iovanni compisse la sua corsa, ma comparve men-
egreditur, et suo lumine obscurat illius candorem, sic et Christus
tre egli ancora insegnava. REMIGIO: Vengono considerate le persone
non expectavit ut cursum suum Ioannes impleret, sed adhuc eo
quando dice: Gesù venne da Giovanni, cioè Dio ali 'uomo, il padrone
docente apparuit. REMIG/US [ibid.}: Personae ponuntur cum dicit
al ~ervo, il re ~I soldato, la luce alla lucerna. Vengono designati i luo-
«Veni! l esus ad Ioannem», idest Deus ad hominem, Dominus ad
ghi quando dice: dalla Galilea al Giordano. Galilea infatti si inter-
servum, rex ad mi/item, lux ad lucernam. Loca designantur cum
preta trasmigrazione. C hiunque dunque vuo le essere battezzato tra-
dicit «A Galilaea in Jordanem». Galilaea enim transmigratio inter-
smigri dai vizi alla virtù, e venendo al battesimo si umili: Giordano
p retatur. Quicumque ergo vult baptizari, transmigret de vitiis ad
infatti si interpreta discesa. AGOSTINO [Ps. AMBROGIO] : La Sacra
virtutes, et veniendo ad baptismum se humiliet: Jordanis enim
S~rittura ricorda che in questo fiume avvennero spesso cose mirabili,
interpretatur descensus. ÀUGUSTJNUS [Ps. AMBROSJUS, Serm. 10,5, dicendo fra l'altro (Sai 113, 3): «TI Giordano si volse indietro». Prima,
PL 17,624B}: Multa autem mirabilia in hocjlumine saepiusfacta
esse Scriptura sancta commemora!, inter cetera dicens (Ps. 113,3):
260 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetti 13-15 261

«lordanis conversus est retrorsum». Ante quidem retrorsum aquae certo, le acque si erano volte indietro, adesso si volgono indietro i
conversae faerant, modo retrorsum peccata conversa sunt; sicut peccati; come anche Elia nel Giordano fece la divisione delle acque,
etiam Elias in lordane divisionem fecit aquarum, et Christus e Cristo Signore nello stesso Giordano operò la separazione dei pec-
Dominus in eodem lordane separationem operatus est peccatorum. cati. REMIGIO: Si designa la funzione quando segue: per essere bat-
REMIGJUS [ibid.]: Officium designatur cum sequitur «Ut baptizare- tezzato da lui. CRISOSTOMO [Ps.]: Non per ricevere la remissione dei
tur ab eo». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Non ut ipse peccati mediante il battesimo, ma per lasciare le acque santificate per
remissionem peccatorum acciperet per baptismum, sed ut sanctifi- coloro che sarebbero stati battezzati in seguito. AGOSTrNO [Ps.]: Il
catas aquas relinqueret postmodum baptizandis. A UGUSTINUS Salvatore infatti volle essere battezzato non per acquistare la mon-
[Ps., Serm. 135,4, PL 39,2012]: Salvator enim ideo baptizari dezza per sé, ma per mondare le acque per noi. Dal fatto che egli si
voluit, non ut sibi munditiam acquireret, sed ut nobis fluentia immerge nell'acqua, questa lava i peccati di tutti. E non c'è da mera-
mundaret. Ex quo ipse in aquam demergitur, ex eo omnium pecca- vigliarsi se possiamo dire che l'acqua, cioè una sostanza corporea,
ta abluit aqua. Nec mirum quod aquam, hoc est substantiam cor- giunge a purificare l'anima: vi giunge senza dubbio, e penetra in tutti
poralem, ad purificandam animam dicimus pervenire: pervenit i nascondigli della coscienza. Sebbene infatti essa sia fine e semplice,
piane, et penetra! conscientiae universa latibula. Quamvis enim tuttavia, divenuta più fine con la benedizione di Cristo, attraversa con
ipsa sit subtilis et tenuis, benedictione tamen Christi facta subti- una rugiada più fine le ragioni nascoste della vita e i segreti della
lior, occultas vitae causas ac secreta mentis subtiliore rore per- mente. È più fine infatti il corso delle benedizioni che il cammino
transit. Subtilior enim est benedictionum cursus quam aquarum dell'acqua. Per cui la benedizione che fluì da l battesimo del
meatus. Unde quae de salvatoris baptismate benedictio fluxit, Salvatore, come un fiume spirituale riempì le correnti di tutte le
tamquam fluvius spiritalis, omnium gurgitum tractus, universo- acque e le vene di tutte le fonti. CRISOSTOMO [Ps.]: Ora, venne al bat-
rum fontium venas implevit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. tesimo affinché si trovasse che colui che assunse la natura umana ha
[Ps., ibid.]: Ad hoc autem ad baptismum venit, ut qui humanam adempiuto tutto il mistero della natura umana: infatti egli, sebbene
suscepit naturam, totum humanae naturae inveniatur--impksse non fosse peccatore, tuttavia assunse una natura peccatrice. Per que-
mysterium: nam quamvis ipse non erat peccat01: tamen naturam sto, sebbene non avesse bisogno del battesimo per sé, tuttavia ne
suscepit peccatricem. Propterea etsi pro se baptismate non egebat, aveva bisogno la natura carnale negli alh"i. AGOSTINO: Così pure, volle
tamen aliis carnalis natura opus habebat. A UGUSTINUS, In serm. de essere battezzato perché volle fare ciò che comandava di fare a tutti,
Epiph. [non occ.]: Item ideo baptizari voluit, quia voluitfàcere quod in modo che il buon maestro esprimesse il suo insegnamento non sol-
faciendum omnibus imperabat; ut bonus magister doctrinam suam tanto con le parole, quanto lo esercitasse con gli atti. AGOSTrNO: Si
non tam verbis insinuare!, quam actibus exerceret. AUGUSTINUS, degnò dunque di essere battezzato da Giovanni affinché i servi cono-
In Io. [5,3, PL 35,1415]: Hinc ergo dignatus est a Ioanne baptiza- scessero con quanto ardore do vessero accorrere al battesimo del
ri, ut cognoscerent servi quanta alacritate debeant currere ad Signore, quando egli stesso non disdegnò di ricevere il battesimo del
baptisma Domini, quando ipse non dedignatus est accipere bapti- servo. GIROLAMO: Così pure volle essere battezzato per comprovare
sma servi. HJERONYMUS [PL 26,30C]: Item baptizari voluit, ut con il suo battesimo il battesimo di Giovanni. CRISOSTOMO: Poiché
baptismate suo Ioannis baptisma comprobaret. CHRYSOSTOMUS, In però era un battesimo di penitenza, e veniva dato per mostrare le
Matth. [12, PG 57,203]: Quia vero baptismus poenitentiae erat, et colpe, affinché qualcuno non pensasse che Cristo era venuto al
in demonstrationem delictorum inducebatur, ne aliquis aestimaret Giordano per questa ragione, per questo a lui che veniva disse: Sono
quod hac ratione Christus ad l ordanem venit, ideo venienti dixit io che devo essere battezzato da te e tu vieni da me, quasi a dire
«Ego a te debeo baptizari et tu venis ad me?» quasi dicat: CHRYSO- [CRISOSTOMO, Ps.]: che tu mi battezzi è per un motivo ragionevole,
STOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Ut tu me baptizes, est idonea affinché io diventi giusto, e degno del cielo; ma qual è la ragione per-
ratio, ut iustus efficiar, et dignus caelo; ut autem ego te baptizem,
r

262 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versettj 13-15 263

quae est ratio? Omne bonum de caelo descendit in terram, non de ché io ti battezzi? Ogni bene discende dal cielo sulla terra, non sale
terra ascendi! in caelum. H!LARJUS {2,5, PL 9,927A]: Denique a dalla terra al cielo. ILARIO: Infine, non può essere battezzato da
Ioanne baptizari prohibetur ut Deus, et ila in se fieri oportere ut Giovanni come Dio, e cosi insegna che ciò doveva accadere in lui
homo docet; unde sequitur «Respondens autem Iesus dixit ei: Sine come uomo; per cui segue: Ma Gesiì rispondendo gli disse: Lascia
modo». HIERONYMUS [ibid.]: Pulchre dixit «Modo», ut ostenderet (sine modo). GIROLAMO: Giustamente dice: Lascia (modo), per
Christum in aqua a Ioanne, Ioannem a Christo in spiritu baptizan- mostrare che Cristo doveva essere battezzato da Giovanni nell' acqua,
dum. Sive a/iter «Sine modo», ut qui formam servi assumpsi, Giovanni da Cristo nello spirito. Oppure in altro modo: Lascia, affin-
expleam et humilitatem eius; alioquin scifo te in die iudicii meo ché io che ho assunto la natura del servo eserciti anche la sua umiltà·
esse baptismate baptizandum. Vel «sine modo», ut dicat Dominus: altrimenti sappi che nel giorno de l giudizio tu dovrai essere battezza~
Habeo et aliud baptisma, quo et baptizandus sum. Tu me baptizas to col mio battesimo. Oppure: Lascia, così che il Signore dica: ho an-
in aqua, ut ego te baptizem pro me in sanguine tuo. CHRYSOSTOMUS, che un altro battesimo nel quale pure devo essere battezzato. Tu mi
Super Matth. [Ps., ibid.]: In quo etiam ostendit quia postea battezzi nell 'acqua, affinché io ti battezzi per me nel tuo sang ue.
Christus baptizavit loannem, quamvis etiam in apocryphis libris CRISOSTOMO [Ps .]: Con questo mostra anche che in seguito Cristo
hoc manifeste scriptum sit. Sed «modo sine» ut iustitiam bapti- battezzò Giovanni, sebbene ciò sia anche scritto manifestamente nei
smatis non verbis sed factis adùnpleam: prius suscipiam, postea libri apocrifi. Ma lascia, affinché io compia la giustizia del battesimo
praedicabo; unde sequitur «Sic enim decet nos omnem implere non con le parole ma con i fatti: prima lo riceverò, poi predicherò;
iustitiam»; ubi non hoc signi.ficat, ut si fuerit baptizatus, adim- per cui segue: così infatti conviene che adempiamo ogni giustizia;
pleat omnem iustitiam, sed «sic»: idest, quemadmodum baptisma- dove non dice che se sarà battezzato compirà ogni giustizia, ma così:
tis iustitiam prius factis implevit, postea praedicavit, sic et omnem cioè come la giustizia del battesimo prima la adempì con i fatti e poi
aliam iustitiam, secundum illud (Act. 1, 1): «Coepit lesus facere et la predicò, così anche ogni altra giustizia, secondo le parole (At 1, 1):
docere». Aut ita: «Sic oportet nos implere omnem iustitiam» bapti- «Gesù cominciò a fare e a insegnare». Oppure: così è necessario che
smi, idest secundum dispensationem humanae naturae; sic enim noi compiamo ogni giustizia del battesimo, cioè secondo la illsposi-
implevit iustitiam nascendi, crescendi et similium. HILARIUS [ibid.] : zione della natura umana; così infatti adempì la giustizia del nascere,
del crescere e ili altre cose simili. ILARIO: inoltre ogni giustizia dove-
Erat et per eum omnis implenda iustitia, per quem solum lex pote-
va essere adempiuta per mezzo di lui, l'unico che poteva compiere la
rat impleri. HIERONYMUS [ibid.]: Non autem addit iustitiam legis,
legge. G IROLAMO: Però non aggiunge: la giustizia della legge, o della
sive naturae, ut utrumque intelligamus. REMIGIUS [GLOSSA] vel sic:
natW'a, affinché le intendiamo tutte e due. REMIGIO [GLOSSA] oppure:
«Decet nos implere omnem iustitiam», idest, ostendere exemplum
conviene che noi compiamo ogni giustizia, cioè che mostriamo con
omnis implendae iustitiae in baptismo, sine quo non aperitur adi-
l'esempio che ogni g iustizia va compiuta nel battesimo, senza il
tus regni caelestis. Vel etiam discant superbi exemplum humilitatis,
quale non si apre la porta nel r egno ce leste. Oppure anche che i
ut non dedignentur baptizari ab humilibus membris meis, dum
superbi imparino un esempio di umiltà, non disdegnando di essere
viderint me baptizatum a te loanne servo meo. Il/a autem est vera battezzati dai miei umili membri, mentre vedono che io sono battez-
humilitas quam comes obedientia sequitur; unde s ubditur
zato da te, Giovanni, mio servo. P erò è vera quell'umiltà che è
«Tunc dimisit eum», idest, ad ultimum assensum praebuit ut accompagnata dall'obbedienza; per cui aggiunge: Allora lo lasciò,
baptizaret eum. cioè alla fine acconsentì a battezzarlo.
264 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetto 16 265

VERSUS 16 VERSETTO 16

Baptizatus autem lesus, confestim ascendit de aqua, et Gesù, dopo che fu battezzato, salì subito dall'acqua, ed
ecce aperti sunt ei cae/i, et vidit Spiritum Dei descenden- ecco che gli si aprirono i cieli, e vide lo Spirito di Dio che
tem sicut columbam et venientem super se. discendeva come una colomba e veniva sopra di lui.

ÀUGUSTINUS, in serm. de Epiph. [Ps. ÀMBROSIUS, Serm. 12,4, AGOSTINO [Ps. AMBROGIO]: Poiché, come si è detto, quando il
PL 17,627D]: Quia, ut dictum est, cum Salvator noster abluitw; nostro Salvatore viene lavato già all ora tutta l'acqua viene mondata
iam tunc in nostrum baptismum tota aqua mundatur, ut secuturis per il nostro battesimo, affinché la grazia del lavacro venga ammini-
postmodum populis Lavacri gratia ministretur. Oportuit etiam strata a tutti i popoli che seguiranno era anche necessario che nel bat-
tesimo di Cristo venissero designate quelle cose che i fedeli conse-
Christi baptismo ea designari quae per baptismum consequuntur
guono mediante il battesimo; per cui si dice: Gesù, dopo che fu bat-
fide/es; unde dicitur «Baptizatus autem Iesus, confestim ascendit
tezzato, salì subito dall'acqua. CRISOSTOMO [Ps.]: Ciò che è avvenuto
de aqua». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 4, PG 56,658):
in Cristo appartiene al mistero di tutti coloro che in seguito dovranno
Factum Christi ad mysterium pertinet omnium qui postmodum fue- essere battezzati; per questo dice subito e non dice semplicemente
rant baptizandi; et ideo dixit «Confestim», et non dixit simpliciter salì: poiché tutti coloro che vengono battezzati degnamente in Cristo
«Ascendi!»: quia omnes qui digne baptizantur in Christo, confe- salgono subito dall'acqua, cioè progrediscono verso le virtù e vengo-
stim de aqua ascendunt; idest, proficiunt ad virtutes et ad dignita- no sollevati alla dignità celeste; coloro infatti che erano entrati nel-
tem sublevantur caelestem; qui enim in aquam ingressi fuerant l'acqua come uomini carnali e figli di Adamo peccatori, subito salgo-
carnales et filii Adae peccatores, confestim de aqua ascendunt spi- no dall'acqua resi figli di Dio spirituali. Se poi alcuni per loro colpa
rituales filii Dei facti. Si autem quidam ex sua culpa nihil profl- non vengono santificati dal battesimo, perché si fanno battezzare?
ciunt baptizati, quid ad baptismum? RABANUS [PL 107, 776D]: RABANO: Dunque il Signore, poiché con l'immersione del suo corpo
Quia ergo nobis Dominus sui corporis intinctu baptismi lavacrum ha consacrato per noi il lavacro del battesimo, ha dimostrato che
dedicavi!, nobis quoque post acceptum baptisma caeli aditum pate- anche a noi, dopo che abbiamo ricevuto il battesimo, si apre la porta
re et spiritum sanctum dari demonstravit; unde sequitur «Et aperti del cielo e viene dato lo Spirito Santo; per cui segue: e gli si aprirono
sunt ei caeli». HIERONYMUS [PL 26,31A}: Non reseratione elemen- i cieli. GIROLAMO: Non con l'ape1tura degli elementi, ma agli occhi
torum, sed spiritualibus oculis, sicut et Ezechiel in principio volu- spirituali, come anche Ezechiele a l principio del suo libro ricorda che
minis sui apertos esse commemora!. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. si aprirono. CRISOSTOMO [Ps.): Se infatti fosse stata squarciata pro-
[Ps., ibid.]: Si enim ipsa creatura caelorum rupta fuisset, non prio la sostanza dei cieli, non avrebbe detto: gli si aprirono, poiché
dixisset «Aperti sunt ei», quia quod c01poraliter aperitur, omnibus ciò che si apre corporalmente rimane aperto per tutti. Ma qualcuno
est apertum. Sed dicet a/iquis: Quid enim? Ante oculos Filii Dei dirà: che cosa dunque? l cieli erano stati chiusi davanti agli occhi del
c/ausi fuerant caeli, qui etiam in terra constitutus erat in cae/o? Figlio di Dio il quale, anche dimorando in terra, era stabilito in cielo?
Sed sciendum quod sicut secundum dispensationem humanam Ma bisogna sapere che come secondo la condizione umana fu battez-
baptizatus est, sic secundum humanam dispensationem aperti sunt zato, così secondo la condizione umana gli si aprirono i cieli;
ei caeli; secundum autem naturam divinam erat in caelis. ma secondo la natura divina era nei cieli. AGOSTINO: Ma forse che,
A UGUSTJNUS [non occ.]: Sed numquid tunc primo aperti ei cae/i anche secondo la natura umana, i cieli gli furono aperti allora per la
etiam secundum humanam naturam? Fides enim Ecc/esiae et credi! prima volta? Infatti la fede della C hiesa crede e insegna che i cieli
et tenet quod non minus aperti sunt ei caeli ante quam post. Ideo non gli erano meno aperti prima che dopo. Si dice dunque che gli
ergo dicitur quod aperti sunt ei caeli, quia omnibus renatis aperitur furono aperti i cieli perché a tutti i rinati viene aperta la porta del
regno celeste. CRISOSTOMO [Ps.]: Forse perché prima c'erano alcuni
ianua regni caelestis. CI-IRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}:
266 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetto 16 267

Forte enim erant invisibilia quaedam obstacula prius, quibus ostacoli invisibili, a motivo dei quali le anime dei defunti non potevano
obsistentibus animae defunctorum non poterant introire caelos. entrare nei cieli. Infatti ritengo che nessun'anima prima di Cristo sia
Nullam enim animam ante Christum arbitrar ascendisse in cae- salita in cielo da quando Adamo peccò e i cieli si chiusero. Ma ecco,
lum ex quo peccavit Adam et clausi sunt caeli. Sed ecce baptizato solo quando Cristo fu battezzato si sono aperti; dunque dopo che vinse
Christo aperti sunt tantum; postquam vero tyrannum vicit per cru- il tiranno mediante la croce, poiché non erano necessarie le porte per il
cem, quia non erant necessariae portae caelo nunquam clauden- cielo che non doveva più chiudersi, gli Angeli non dicono: aprite le
do, non dicunt Angeli: Aperite portas: iam enim erant apertae; porte, dato che erano già state aperte, ma (Sal 23, 7): «Togliete le
sed (Ps. 23, 7): «Tallite portas». Vel baptizatis aperiuntur cae/i, porte». Oppure ai battezzati si aprono i cieli, ed essi vedono quelle
et vident ea quae sunt in caelo, non carnalibus oculis videndo, cose che sono in cielo, non vedendo con gli occhi carnali, ma credendo
sed spiritualibus fidei credendo. Aut ita: Caeli sunt Scripturae con quelli spirituali della fede. Oppure così: i cieli sono le divine
divinae, quas omnes legunt, non tamen omnes intelligunt, nisi qui Scritture, che tutti leggono ma non tutti capiscono, all'infuori di quelli
fuerint sic baptizati ut accipiant Spiritum sanctum. Unde et che furono battezzati in modo da ricevere lo Spirito Santo. Per cui
Apostolis primitus erant clausae Scripturae Prophetarum; sed anche agli Apostoli all'inizio erano chiuse le Scritture dei Profeti, ma,
accepto Spiritu sancta, reseratae sunt eis omnes Scripturae. ricevuto lo Spirito Santo, furono aperte ad essi tutte le Scritture.
Tamen quocwnque modo intelligatw; caeli aperti sunt ei, idest Tuttavia, in qualsiasi modo lo si intenda, i cieli furono aperti a lui, cioè
omnibus propter eum; sicut si lmperator a/icui pro a/io petenti a tutti a motivo di lui; come se l'Imperatore dicesse a uno che chiede a
dicat: Hoc beneficium non i/li do, sed tibi: idest, propter te i/li. favore di un altro: questo beneficio non lo do a lui, ma a te; cioè a lui a
GLOSSA: Vel tantus splendor circumfu/sit Christum in baptismo, ut motivo di te. GLOSSA: Oppure nel battesimo Cristo fu avvolto da uno
empyreum videretur caelum reseratum esse. CHRYSOSTOMUS, splendore così grande che sembrava si fosse aperto il cielo empireo.
In Matth. [12,2, PG 57,204]: Si autem tu non vides, non incredu- CRISOSTOMO: Se però tu non vedi, non essere incredulo: infatti le visio-
lus sis; etenim in principiis spiritualium rerum semper sensibiles ni sensibili appaiono sempre all'inizio delle realtà spirituali, p.e r coloro
apparent visiones, propter illos qui nullam intelligentiam incorpo- che non possono intendere in alcun modo la natura incorporea; così
ralis naturae suscipere possunt; ut si postea non fiat, ex his quae che, se dopo esse non avvengono, ricevano la fede dalle cose che sono
semel /acta sunt, recipiant.fìdem. accadute una volta.
REMIGTUS [non occ.]: Sicut autem omnibus per baptismum REMIGIO: Ora, come a tutti i rinati nel battesimo si apre la porta del
renatis aperitur ianua regni caelestis, ila omnes in baptismate regno celeste, così tutti nel battesimo ricevono i doni dello Spirito
accipiunt dona Spiritus Sancti,· ideo subditur «Et vidit Spiritum Santo; per questo si aggiunge: e vide lo Spirito di Dio che discendeva
Dei descendentem sicut columbam, et venientem super se». come una colomba, e veniva sopra di lui. AGOSTINO: Cristo, infatti,
AUGUSTTNUS, In Serm. 1 in dom. infra oct. Epiph. [Serm. 135,1, dopo che è nato per gli uomini, rinasce con i sacramenti; così che come
PL 39,2011}: Christus enim postquam natus est hominibus rena- ora lo ammiriamo generato da una madre incorrotta, così anche adesso
scitur sacramentis; ut quemadmodum lune eum miramur incor- lo riceviamo immerso in un'onda pura. Infatti la madre generò il
rupta matre progenitum, ita et nunc suscipiamus illum pura imda Figlio, ed è casta; l'acqua lavò Cristo, ed è santa. Infine lo Spirito
submersum. Filium enim genuit mater, et casta est; Christum /avit Santo, che allora le abbondò nel grembo, adesso lo avvolse di luce nel-
unda, et sancta est. Denique Spiritus sanctus, qui lune il/i in utero l'onda; colui che allora rese casta Maria, ora santifica le acque correnti.
afluit, modo eum in gurgite circumfulsit; qui lune Mariam castifi- Per cui dice: e vide lo Spirito di Dio che discendeva. CRISOSTOMO
cavit, nunc fluenta sanctifìcat. Unde dicit «Et vidit Spiritum Dei [Ps.]: Lo Spirito Santo prese la forma di colomba poiché più di tutti
descendentem». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Ideo gli animali questa è cultrice della carità. Ora, tutte le forme di giusti-
autem Spiritus sanctus speciem co/umbae suscepit, quoniam prae zia che i servi di Dio hanno nella verità le possono avere i servi del
omnibus animalibus haec cultrix est caritatis. Omnes autem iusti- diavolo nella simulazione, ma la carità dello Spirito Santo lo spirito
tiae species quas habent servi Dei in veritate, possunt habere
servi diaboli in simulatione; solam autem caritatem sancti
268 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetto 16 269

Spiritus non potest immundus Spiritus imitari. Ideo ergo hanc pri- immondo non può imitarla. Quindj lo Spirito Santo riservò per sé la
vatam speciem caritatis sibi servavit Spiritus sanctus, quia per forma particolare della carità, poiché nessuna testimonianza fa cono-
nullius testimonium sic cognoscitur ubi est Spiritus sanctus, sicut scere dove è lo Spirito Santo meglio della grazia della carità. RA.BANO
per gratiam caritatis. RABA NUS {ANSELMUS, PL 162, I 269Cj: [ANSELMO]: Con la colomba vengono anche indicate sette virtù nei
Signiflcantur etiam septem virtutes in baptizatis per columbam. battezzati. La colomba infatti abita presso i corsi d'acqua così che,
Columba enim secus jluenta habitat, ut, viso accipitre, mergat se visto lo sparviero, si immerga e sfugga; sceglie i grani migliori, nutre i
et evadat; meliora grana eligit, alienos pullos nutrit, non lacerat piccoli degli altri, non lacera col becco, è priva di fiel~, ni~i~c~ nelle
rostro, felle caret, in cavernis petrae nidificai, gemitum pro cantu caverne di pietra, ha come canto il gemito; cosl anche i santi ns1edono
habet; ifa et sancti secus divinae Scripturae .fluenta resident, ut presso i corsi d' acqua della divina Scrittura, per sfuggire all'assalto
incursum diaboli evadant; sanas sententias quibus pascantur eli- del diavolo; scelgono per pascersi giudizi sa1ù, non eretici; nutrono
gunt, non haereticas; homines qui diaboli fuerunt pulli, idest imi- con l'insegnamento e con l'esempio gli uomini che furono figli del
tatores, doctrina nutriunt et exemplo; bonas sententias lacerando diavolo, cioè suoi imitatori; non perve1tono i buoni giudizi rovinando-
non pervertunt haereticorum more; ira irreconciliabili carent; in li come fanno gli eretici; sono privi di un' ira che non si vuole riconci-
plagis mortis Christi, qui petra firma est, nidum ponunt, idest liare; pongono il nido, cioè il loro rifugio e la loro speranza, ~ell~ pia~
suum refugium et spem; sicut etiam alii delectantur in cantu, ita ghe della passione ili Cristo, che è una solida roccia; come poi glt altn
ipsi in gemitu pro peccatis. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.): si dilettano nel canto, così essi nel gemito per i peccati. CrusosTOMO:
Veteris etiam recordatur historiae: in diluvio enim apparuit hoc Si ricorda anche l'antico episodio: nel diluvio mfatti apparve questo
animai, ramum ferens olivae et communem orbis tranquillitatem animale, portando un ramoscello d'ulivo e annunziando la pace comu~
annuntians; quae omnia typus erant futurorum. Etenim nunc ne al mondo; e tutte queste cose erano figura di quelle future. Infatti
columba apparet liberatorem nobis demonstrans, et pro ramo oli- adesso la colomba appare mostrandoci il liberatore, e al posto del
vae adoptionem generi humano affert. ramoscello d' ulivo porta l'adozione del genere umano.
ÀUGUSTJNUS, De Trin. [2,5, PL 42,852}: Est autem in promptu AGOSTINO: È facile capire perché si dice che lo Spirito Santo è
intelligere cur Spiritus Sanctus missus dicatur, cum in ipsum mandato quando discende sul Signore sotto la fo rma corporea di una
Dominum corporali specie velut columba descendit: facta est colomba: ebbene, una certa forma creata è stata prodotta nel tempo
enim quaedam creaturae species ex tempore, in qua visibiliter per manifestare visibilmente lo Spirito Santo. Questa azione manife-
ostenderetur Spiritus sanctus. Haec autem operatio visibiliter statasi visibi lmente e offe1tasi agli occhi mortali è stata chiamata mis-
expressa, et oculis oblata mortalibus missio Spiritus sancti dieta sione dello Spirito Santo: non perché apparisse la sua invisibile
est; non ut appareret invisibilis eius substantia, sed ut corda sostanza, ma perché i cuori degli uomini, toccati da una visione este-
hominum exterioribus visis cornmota, ad occultam aeternitatem riore, si rivolgessero all'eternità nascosta. La creatura in cui si doveva
converterentur. Non autem sic assumpta est creatura, in qua manifestare lo Spirito Santo non è stata assunta come è stata assunta
Spiritus sanctus apparuit, in unitatem scilicet personae, sicut la forma umana dalla Vergine, cioè nell'unità della persona. Infatti lo
assurnpta est humana i/la forma ex Vìrgine. Neque enim colum-
Spirito Santo non ha beatificato la colomba, né l'ha congiunta a sé
bam beatificavi! Spiritus aut sibi in personae suae unitatem in
eternamente nell'unità della sua persona. Quindi, sebbene quella
aeternum coniunxit. Proinde, quamquam il/a columba Spiritus
colomba sia detta Spirito, per indicare che lo Spirito era stato mostrato
dieta sit, ut ostenderetur per columbarn Spiritum demonstratum,
dalla colomba, tuttavia non possiamo dire che lo Spirito Santo è Dio e
non tamen ita possumus dicere Spiritwn sanctum et Deum et
colomba come diciamo che il Figlio è Dio e uomo; né come diciamo
columbam, sicut dicimus Filium et Deum et hominem; nec sicut
che il Figlio è l'agnello di Dio, non solo perché lo dice Giovan~i
dicimus Filium agnum Dei, non solum l oanne Baptista dicente,
Battista, ma anche perché Giovanni l'Evangelista vide l'a~ello ucci-
sed etiam Joanne Evangelista vidente agnum occisum in
so nell'Apocalisse: infatti, in realtà quella visione profetica non fu
Apocalypsi: illa quippe visio prophetica non est exhibita oculis
Capitolo 3, versetto 16 271
270 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

offerta agli occhi corporei attraverso visio ni corporee, ma fu manife-


corporeis per Jormas corporeas, sed in spiritu per spirita/es _ima_- stata nello spirito attraverso immagini spirituali dei corpi. Invece di
gines corporum. De illa vero ?~lumba_ ~ullus unquam ~ubitavlt quella colomba nessuno mai dubitò che fu vista dagli occhi; e nemme-
quin oculis visa sii; nec sicut dzcunus Fzllum petram (scrzptu"! est no possiamo dire che lo Spirito Santo è colomba come diciamo che il
enim / Cor. J0,4: «Petra erat Christus»), ita possumus dzcere Figl io è pietra (è scritto infatti in 1 Cor 10, 4 che «la pietra era
Spiritum columbam. Jlla enim petr~ iam e~at_ in crea~ur~, et per Cristo»). Infatti quella pietra esisteva già nella realtà, e secondo il
actionis modum nuncupata est nomzne Chrzst1 quem sig~ifì~abat; modo dell' azione ricevette il nome di Cristo che significava; non così
non autem sic il/a columba, quae ad haec tantumm?do szgnifìcan- invece quella colomba, che d' un tratto esistette solo per significare
da repente extitit. Magis autem simile hoc mihi videtur pammae queste cose. Ciò mi sembra più simile a quella fiamma che apparve
illi quae in rubo apparuit Moysi, et i/li quam populus zn eremo nel roveto a Mosè, e a quella che il popolo seguiva nel deserto, e alle
sequebatur, et fitlguribus ac tonitruis quae fieb~nt du_~ lex d~retur folgori e ai tuoni che si verificavano mentre la legge veniva data sul
in monte. Ad hoc enim rerum illarum corporalzs extìtzt speczes, ut monte. Infatti quei fenomeni sensibili esistettero solo per significare
aliquid significare! atque praeteriret. P~opter has erg~ corpora/es qualcosa e subito scomparire. A motivo dunque di queste forme cor-
Jormas missus dicitur Spiritus sanctus; illae vero speczes corpora- poree si dice che lo Spirito Santo fu mandato; ma quelle figure corpo-
/es ad demonstrandum quod opus fuit, ad tempus apparuerunt, et ree apparvero temporaneamente per mostrare c iò che dovevano
postea destiterunt. HIERONYMUS [PL 2~,31A]: Sedzt autem super mostrare, e poi scomparvero. GIROLAMO: Si posò sul capo di Gesù
caput Jesu, ne quis putaret vocem Patns ad Joannem factam, non affinché qualcuno non pensasse che la voce del Padre si riferisse a
ad Dominum; unde sequitur «Et venientem super se». Giovanni, non al Signore; per cui segue: e veniva sopra di lui.
272 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetto 17 273

VERSUS 17 VERSETTO 17

Et ecce vox de caelis dicens: Hic est Fi/ius meus dilectus Ed ecco una voce dal cielo che diceva: Questo è il mio
in quo mihi complacui. Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto.

AUGUSTINUS, In serm. de Epiph. [non occ.]: Non enim ut ante AGOSTINO: Prima, per mezzo di Mosè o dei profeti, mediante im-
per Moysen aut per prophetas, nec per typos aut _figuras, ventu- magini o figure, il Padre aveva insegnato che il Figlio sarebbe venuto
rum in carne Pater Filium docuit, sed palam venisse monstravit, nella carne ; ma ora mostra chiaramente che è venuto, dicendo :
dicens «Hic est Filius meus». H!LARIUS [2,6, PL 9,927}: Ve/ ut ex Questo è il mio Figlio. l LARJO: Oppure affinché conoscessimo dalle
his quae consummabantur in Christo, cognosceremus post aquae cose che si compivano in Cristo che dopo il lavacro dell'acqua viene
lavacrum et de caelestibus partis sanctum in nos Spiritum invola- in noi dalle porte celesti lo Spirito Santo, e noi siamo profusi dall'un-
re et caelestis nos gloriae unctione perfundi et paternae vocis zione della gloria celeste e diveniamo figli di Dio per l'adozione
adoptione filios Dei fieri. HIERONYMUS [PL 26,31 A}: Mysterium della voce del Padre. GIROLAMO: Nel battesimo si mostra poi il miste-
autem Trinitatis in baptismate demonstratur. Dominus baptizatur, ro della Trinità. Il Signore è battezzato, lo Spirito discende sotto la
Spiritus descendit in habitu columbae, Patris vox Filio testimo- veste di colomba, si ode la voce del Padre che dà testimonianza aJ
nium perhibentis auditur. A UGUSTINUS, In Serm. de Epiph. Figlio. AGOSTINO [Ps. AMBROGIO]: E non c'è da meravigliarsi se nel
[Ps. ÀMBROSIUS, Serm. 10,1, Pl 17,623A}: Nec mirum si in domi- battesimo del Signore non mancò il mistero della Trinità, dato che il
nico lavacro mysterium non defuit Trinitatis, cum nostrum lava- nostro lavacro mostra il mistero della Trinità. Infatti il Signore volle
crum Trinitatis compleat sacramentum. Voluit enim Dominus mostrare prima in se stesso ciò che poi avrebbe prescritto al genere
primo circa se exhibere quod erat postea humano generi praecep- umano. AGOSTINO [Ps.]: Sebbene però il Padre e il Figlio e lo Spirito
turus. AUGUSTINUS {Ps.}, De fide ad Petrum {9, PL 40, 770}: Santo siano una sola natura, tuttavia ritieni fermissimamente che
Quamvis autem Pater et Filius et Spiritus sanctus sint una natura, sono tre persone, e che solo il Padre ha detto: Questo è il mio Figlio
flrmissime !amen lene tres esse personas,· patremque solum esse qui diletto, e che è solo il Figlio colu i su l quale risuonò quella voce del
dixil «Hic est Filius meus dilectus», et Filium solum esse super Padre, e che è solo lo Spirito Santo colui che discese sotto fo1ma di
quem i/la vox Patris insonuit, et Spiritum sanctum solum esse qui in colomba su Cristo battezzato. AGOSTINO: Queste sono opere di tutta
specie columbae super Christum baptizatum descendit. A UGUSTINUS, la Trinità. Nella loro sostanza il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo
De Trin. [4,21, PL 42,909}: Haec autem opera sunt totius Trinitatis. sono una cosa sola, senza alcuna distanza di tempi e di luoghi; mentre
in sua quippe substantia Pater et Filius et Spiritus sanctus unum nelle mie parole il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono separati,
sunt, sine ullis intervallis temporum vel locorum; in meis autem e non possono essere detti insieme; e nelle lettere che si vedono
vocibus separati sunt Pater, Filius et Spiritus sanctus, nec simul hanno tenuto separatamente i loro luoghi distinti: questo esempio
dici poterunt; et in litteris visibilibus sua separatim locorum spatia vale in qualche modo a far capire che la Trinità, inseparabile in se
tenuerunt: quia similitudine utcumque cognoscitur, inseparabilem stessa, si mostra separatamente attraverso le creature visibili. Che poi
in seipsa Trinitatem per visibilis creaturae speciem separabiliter la voce sia solo del Padre appare dal fatto che dice: Questo è il mio
demonstrari. Quod autem solius Patris vox sit, ostenditur ex hoc Figlio. lLARIO: Non solo con il nome si attesta che è Figlio, ma con la
quod dicit «Hic est Filius meus». HILARIUS, In Libro de Trin. [3,JJ, proprietà. Siamo in molti infatti a essere figli di Dio, ma questo
PL 10,82A}: Non solum nomine contestatus est eum esse Filium, Figlio non è così: egli è infatti il Figlio proprio e vero; per origine,
sed proprietate. Multi enim nos fllii D ei sumus, sed non talis est hic non per adozione; in verità, non per denominazione; per nascita, non
Filius; hic enim et proprius et verus est Filius: origine, non adop- per creazione.
tione; veritate, non nuncupatione; nativitate, non creatione.
274 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 3, versetto 17 275

A UGUSTJNUS, In Io. [14, 11, Pl 35.1509}: Pater autem diligit AGOSTINO: Il Padre ama il Figlio, ma come un padre il figlio, non
Filium, sed quomodo pater jìlium, non quomodo domùzus servum; come un signore il servo; come l'unico, non come un adottato.
sed quomodo unicum, non quomodo adoptatum. Et ideo subditur E quindi si aggiunge: nel quale mi sono compiaciuto. R EMIGIO
«In quo mihi complacui». R EMIGJUS [RABANUS, PL 107,709Aj: [RABANO]: Oppure, se ci s i riferisce all'umanità di Cristo, se si
Ve/ si ad humanitatem Christi referatw; si legatur «In quo mihi legge: nel quale mi sono compiaciuto, ciò significa: poiché questo
complacui», quia istum solum reperì sine peccato. Si vero legatur solo ho trovato senza peccato. Se però si legge: nel quale mi è piaciuto,
«ln quo mihi complacuit», subauditur placitum meum constituere, allora si sottintende: di stabilire il mio beneplacito, in modo da com-
ut per eum agerem quae agenda sunt, idest genus humanum redi- piere per mezzo di lui ciò che deve essere compiuto, cioè la redenzio-
merem. AuGUSTINUS, De cons. ev. [2.14. Pl 34,1092]: Haec autem ne del genere umano. AGOSTINO: Queste parole sono riferite in modo
verba et a/ii duo, Marcus et Lucas, similiter narrant; sed de ver- simile anche da Marco e Luca; ma, per quanto riguarda la voce dal
bis vocis quae de caelo /acta est, variant locutionem, salva tamen cielo, l'espressione è diversa, salvo però il senso. Mentre infatti Mat-
sententia. Quod enim Matthaeus ait dictum «Hic est Filius meus teo dice: Questo è il mio Figlio diletto, gli altri due dicono (Mc 1, 11;
dilectus», et a/ii duo dicunt (Mare. I, Il; Luc. 3,22): «Tu es Filius Le 3, 22): «Tu sei il mio Figlio diletto»; però il senso è il medesimo.
meus dilectus», ad eamdem sententiam explicandam valet; vox Infatti La voce celeste disse una di queste due cose, ma l'Evangelista
enim caelestis unum horum dixit; sed Evangelista ostendere voluit volle mostrare che l' espressione: Questo è il mio Figlio serviva piut-
ad id valere quod dictum est «Hic est Filius meus», ut illis potius tosto a indicare a coloro che ascoltavano che egli era il Figlio di Dio;
qui audiebant indicaretur quod ipse esset Filius Dei; atque ila quindi volle che l'espressione: «Tu sei il mio Figlio», fosse riferita
dictum re/erre voluit: «Tu es Filius meus». ac si illis diceretur come se ad essi fosse detto: Questo è il mio Figlio. Infatti non si indi-
«Hic est Filius meus». Non enim Christo indicabatur quod scie- cava a Cristo ciò che già sapeva, ma udivano quelli che erano presenti,
bat; sed audiebant qui aderant, propter quos vox /acta est. Iam per i quali si fece sentire la voce. Quanto poi al fatto che un Evange-
vero quod alius dicit «In quo mihi comp/acui», alius (Luc. 3,22): lista dica: nel quale mi sono compiaciuto, e un altro (Le 3, 22): «In te
«ln te complacuit mihi», si quaeris quid horum i/la voce sonuerit, mi sono compiaciuto», se cerchi che cosa esattamente abbia detto la
quodlibet accipe, dum intelligas eos qui non eamdem locutionem voce, prendi ciò che vuoi, purché tu intenda che quelli che hanno
retulerunt, eamdem retulisse sententiam; quod enim Deus in riferito parole diverse hanno però riferito lo stesso senso. Che infatti
Filio sibi complacuit, admonetur aliquis ex eo quod dictum est Dio si sia compiaciuto nel Figl io è ricordato dalle parole (Mc 1, 11):
(Mare. 1,11): «In te complacuit»; quod autem in Filio Paterplacue- «In te mi sono compiaciuto»; che invece nel Figlio il Padre si sia
rit hominibus, admonetur ex eo quod dictum est: «ln te complacuit compiaciuto degli uomini viene ricordato dalle parole: «In te mi piac-
mihi», seu intelligatur hoc dictum esse ab omnibus Evangelistis, que»; in modo che si comprenda che questo fu detto da tutti gli
tamquam diceretur: In te comp/acitum meum constitui; hoc est, Evangelisti: in te ho costituito la mia compiacenza, ossia compiere
implere quod mihi placet. ciò che mi piace.
276 277

CAPUT4 CAPITOL04

VERSUS J-2 VERSETTI 1-2


'.une lesus duc tus est in desertum a Spiritu, ut tentaretur
Allora Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito per essere
a d1abolo; et, cum ieiunasset quadraginta diebus et quadra- tentato dal diavolo; e avendo digi unato per quaranta giorni e
ginta noctibus, p ostea esuriit.
quaranta notti, dopo ebbe fame.

CHRYSOSTOMVS, Super Matth. [Ps., 5, PG 56,661]: Postquam


CRISOSTOMO [Ps.): Dopo che fu battezzato da Giovanni nell'acqua,
~aptizatus est Dominus a Joanne in aqua, ducitur a spiritu
il Signore viene condotto dallo Spirito nel deserto per essere battez-
zn desertum ut baptizaretur igne tentationis; unde dicitur
zato con il fuoco della tentazione; per cui si dice: Allora Gesiì fu con-
«Tunc l esus ductus est in desertum a Spiritu. Tunc», scilicet quan-
do Pater clamavit de caelo: «Hic est Filius meus dilectus». dotto nel deserto dallo Spirito. Allora, cioè quando il Padre gridò dal
cielo: «Questo è il mio Figlio diletto». CRISOSTOMO: Se dunque dopo
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {13, PG 57,208}: Quisquis ergo post
baptismum maiores sustines tentationes, non turberis; etenim il battesimo sostieni delle più grandi tentazioni, non turbarti: infatti
propter hoc accepisti anna ut non cadas, sed ut prae/ieris. Ideo hai ricevuto le armi non per cadere, ma per combattere. Per questo
autem tentationem a te Deus non prohibet, primum quidem, ut Dio non ti ha liberato dalla tentazione: primo, perché tu impari che
discas quoniam multo factus es fortior; Deinde ut magnitudine sei divenuto molto più forte; poi perché non ti insuperbisca per la
donorum non extollaris; tertio ut diabo/us experientia cognoscat grandezza dei doni; terzo, perché il diavolo conosca per esperienza
quod pe1fecte ab eo abscessisti; quarto ut per hoc fortior redda- che ti sei perfettamente allontanato da lui; quarto, perché così tu sei
ris; quinto ut crediti tibi thesauri signum accipias: neque enim reso più forte; quinto, perché tu riceva un segno del tesoro che ti è
diabolus superveniret libi ad tentandum, nisi te in maiori honore stato affidato: infa tti il diavolo non sarebbe sopraggiunto a tentarti se
ejfectum videret. HJLARIUS [3,1, PL 9,928B]: In sanctificatis enim non ti avesse visto costituito in un onore più grande. ILARJO: Infatti
maxime diaboli tentamenta grassantur quia victoria ei est magis nei santificati aumentano sommamente le tentazioni del diavolo, poi-
optata de sanctis. GREGORIUS, In Ev. [J, I 6, PL 76, ll 35B}: ché la vittoria sui santi gli è molto più gradita. GREGoruo: Alcuni so-
Dubitari autem a quibusdam so/et a quo spiritu sit ductus Jesus in no soliti dubitare da quale spirito Gesù sia stato condotto nel deserto,
desertum, propter hoc quod subditur «Assumpsit eum diabolus in a motivo di ciò che si aggiunge: il diavolo lo portò nella città santa.
sanctam civitatem». Sed vere et absque u/la quaestione conve- Ma veramente e senza alcuna questione si ritiene convenientemente
nienter accipitur ut a Spiritu sancta ductus esse credatur, ut illuc che sia stato condotto dallo Spirito Santo, affinché iJ suo Spirito lo
eum suus Spiritus duceret ubi hunc ad tentandum spiritus ma/ignus conducesse là dove lo spirito maligno lo trovò per tentarlo.
invenit. ÀUGUSTJNUS, De Trin. [4,13, PL 42,899]: Cur seipsum quo- AGOSTINO: Perché offrì se stesso alla tentazione? Per essere mediato-
que tentandum praebuit? ut ad superandas tentationes mediator re nel superamento delle tentazioni, non solo mediante l'aiuto, ma
esset, non solum per adiutorium, verum etiam p er exemplum. anche mediante l'esempio. CRI SOSTOMO [Ps.]: Fu condotto dallo
CHRYSOSTOMVS, Super Matth. {Ps., ibid.}: Est autem ductus a Spirito Santo non come un inferiore per un comando di chi di lui è
Spiritu sancta, non quasi minor maioris praecepto: non enim più grande: infatti si dice che è condotto non solo chi è condotto dal
solum ductus dicitur qui alicuius potestate ducitur, sed etiam i/le potere di qualcuno, ma anche chi è convinto da lla ragionevole esorta-
qui a/icuius rationabili exhortatione placatur, sicut scriptum est zione di qualcuno, come è scritto di A ndrea che trovò suo fratello
de Andrea, quod invenit Simonem ji-atrem suum et adduxit eum
278 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 1-2 279

ad Iesum. HJERONYMUS [PL 26,3JB}: Ducitur autem non invitus aut Simone e lo condusse a Gesù. GIROLAMO: È condotto non contro vo-
captus, sed voluntate pugnandi. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. glia o costretto, ma per la volontà di combattere. CrusosTOMO [Ps.]:
[Ps., ibid.}: Ad homines enim diabolus vadit ut tentet eos; quoniam infatti il diavolo va dagli uomini per tentarli; poiché però il diavolo
autem adversus Christum diabolus ire non poterat, ideo contra dia- non poteva andare contro Cristo, cosi Cristo andò contro il diavolo,
bolum Christus processit; unde dicilur «Vt tentaretur a diabolo». per cui si dice: per essere tentato dal diavolo. GREGORIO: Ma dobbia-
GREGORJUS, In Ev. [ibid.}: Sed sciendum nobis est, quia tribus mo sapere che la tentazione avviene in tre modi: per suggestione, per
modis tentatio agitur: suggestione, delectatione et consensu; et nos compiacenza e per consenso; e quando noi siamo tentati, per lo più
cum tentamur, plerumque in delectationem aut in consensum labi- cadiamo nella compiacenza o nel consenso, poiché essendo stati
mur, quia de carnis peccato propagati in nobisipsis etiam gerimus generati dal peccato della carne, dobbiamo soffrire anche in noi le
unde certamina toleramus; Deus vero, qui in utero virginis incar- lotte; ma Dio, che incarnato nel seno della Vergine era venuto nel
natus, in mundum sine peccato venera!, nihil contradictionis in mondo senza peccato, non sosteneva in se stesso alcuna opposizione.
semetipso tolerabat. Tentari ergo per suggestionem potuit, sed Poteva dunque essere tentato per suggestione, ma il piacere del pec-
eius mentem peccati delectatio non momordit; atque ideo omnis cato non morse la sua anima; e così tutta quella tentazione diabolica
diabolica i/la tentatio.foris, non intus fuit. fu esterna, non interna.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Tunc autem maxime instat CRISOSTOMO: Il diavolo tenta soprattutto quando vede che uno è
diabolus ad tentandum cum viderit solitarios; unde etiam in prin- nella solitudine; per cui anche al principio tentò la donna trovandola
cipio mulierem tentavi! sine viro eam inveniens; unde et sic per senza l'uomo; e così anche qui viene data al diavolo l'occasione di ten-
hoc etiam diabolo datur occasio tentandi quod ducitur in desertum. tare poiché Gesù è condotto nel deserto. GLOSSA: Questo deserto è fra
GLOSSA [ord.}: Hoc desertum est in Ierusalem et lericho ubi mo- Gerusalemme e Gerico, dove dimoravano i briganti, e questo luogo è
rabantur latrones, qui focus vocatur Dammin, idest sanguinis, chiamato Dammin, cioè del sangue, per l'effusione di sangue perpetra-
propter effusionem sanguinis quam ibi latrones faciebant; unde et ta dai briganti; per cui si dice anche che l'uomo incappò nei_briganti
homo cum descendisset a Ierusalem in Iericho incidisse dicitur in mentre discendeva da Gerusalemme a Gerico, essendo figura di Adamo,
latrones, gerens figuram Adae, qui a Daemonibus victus est. che fu vinto dai demoni. Fu dunque conveniente che Cristo superasse il
Conveniens ergo fuit ut ibi Christus diabolum superare! ubi dia- diavolo là dove si dice che il diavolo in figura superò l'uomo.
bolus hominem sub figura superasse dictum est. CRISOSTOMO [Ps.]: Ma non solo Cristo fu condotto dallo Spirito
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Non solum autem nel deserto, bensì anche tutti i figli di Dio che hanno lo Spirito Santo:
Christus ductus est in desertum a Spiritu, sed et omnes filii Dei infatti non si accontentano di sedere oziosi, ma lo Spirito Santo li
habentes Spiritum sanctum: non enim sunt contenti sedere otiosi, spinge a intraprendere una grande opera, cioè ad andare nel deserto
sed Spiritus sanctus urget eos aliquid magnum apprehendere quanto al diavolo, poiché là non c'è l'ingiustizia, di cui il diavolo si
opus, quod est ire in desertum quantum ad diabolum, quia non est diletta. inoltre ogni bene è al di fuori della carne e del mondo, poiché
ibi iniustitia, qua diabolus delectatur. Omne etiam bonum est non è secondo la volontà della carne e del mondo. Verso questo
extra carnem et mundum, quia non est secundum voluntatem car- deserto dunque tutti i figli di Dio escono per essere tentati; se per
nis et mundi. Ad tale ergo desertum omnes filii Dei exeunt ut ten- esempio ti sei proposto di non prendere moglie, lo Spirito Santo ti ha
tentur: ut pula si non proposuisti ducere uxorem, duxit te Spiritus condotto nel deserto, cioè oltre i confini della carne e del mondo, per
Sanctus in desertum, idest extra fines carnis et mundi, ut tenteris essere tentato dalla concupiscenza della carne: infatti, come può esse-
concupiscentia carnis: quomodo enim tentatur libidine qui tota re tentato dal piacere sensuale chi è tutto il giorno con la moglie?
die est cum uxore? scire debemus, quod filii Dei non tentantur Dobbiamo sapere che i figli di Dio non sono tentati dal diavolo se
a diabolo nisi in desertum exierint; filii autem diaboli in carne non sono andati nel dese1to; invece i figli del diavolo, stabiliti nella
et munda constituti confi-inguntur et parent; sicut bonus homo, carne e nel mondo, sono provocati e cedono; come un uomo buono,
si uxorem habuerit, non fornicatur, sed sufficit ei uxor sua; se ha moglie, non commette fornicazione, ma gli basta sua moglie,
280 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 1-2 281

malus autem etiam habens uxorem, fornicatur, et non est uxore mentre uno cattivo, anche avendo moglie, commette fornicazione e
contentus; et sic in omnibus invenies. Filii ergo diaboli non non si accontenta di sua moglie; e troverai che è così in tutti. Quindi i
exeunt ad diabolum ut tententur. Quid enim opus habet ad certa- figli del diavolo non se ne vanno verso il diavolo per essere tentati.
men exire qui non desidera! vincere? Qui autem gloriosiores sunt Infatti che bisogno ha di uscire in combattimento chi non desidera
fif ii Dei, extrc: fines carnis exeunt contra illum quia victoriae glo- vincere? Coloro invece che sono i più gloriosi figli di Dio escono dai
riam concupzscunt. Propterea et in hoc Christus exiit ad diabolum confini della carne contro di lui perché desiderano la gloria della vit-
«ut tentaretur ab eo». toria. Per questo anche Gesù se ne andò verso il diavolo, per essere
Cl!RYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ut autem discas quam tentato da lui.
magnum bonum est ieiunium, et qua/iter scutum est adversum dia- CiusosTOMO: Perché poi tu impari quale grande bene sia il digiuno,
?olum, et quoniam post baptismum non lasciviae, sed ieiunio e in che modo sia scudo contro il diavolo, e perché dopo il battesimo
~ntendere oportet, ipse ieiunavit, non eo indigens, sed nos bisogna dedicarsi non alla dissolutezza, ma al digiuno, egli digiunò,
mstruens. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: Et ut quadra- non perché ne avesse bisogno, ma per istruirci. CRISOSTOMO E per
gesimi nostri ieiunii poneret mensuram, quadraginta diebus et porre la misura del nostro digiuno di quaranta giorni, digiunò per qua-
quadraginta noctibus ieiunavit; unde sequitur «Et cum ieiunasset ranta giorni e quaranta notti, per cui segue: e avendo digiunato per
quadraginta diebus et quadraginta noctibus». CHRYSOSTOMUS quaranta giorni e quaranta notti. CRJSOSTOMO [Ps.): Non digiunò più
In Matth. [ibid.j: Non autem ultra processi! ieiunando qum~ di Mosè ed Elia affinché non sembrasse incredibile l'assunzione
Moyses et Elias ne incredibilis videretur carnis assumptio. della carne. GREGORIO: Lo stesso autore di tutte le cose per quaranta
GREGORIUS, ln Ev. [ibid., 1137A}: Ipse autem auctor omnium in giorni non prese assolutamente alcun cibo. Anche noi, per quanto
quadraginta diebus nullum omnino cibum sumpsit. Nos quoque possiamo, in tempo di quaresima affiiggiamo la nostra carne con l'a-
qua~tum r:ossum~s, Quadragesimae tempore carnem nostram per stinenza. Viene conservato il numero quaranta perché la virtù del
abstmentLam ajjlzgamus. Quadragenarius autem numerus custodi- decalogo si compie nei quattro libri del santo Vangelo: infatti il dieci
~ur, quia virtus Decalogi per libros quatuor sancti Evangelii preso quattro volte cresce fino a quaranta. Oppure perché in questo
z"'!pletur; ~e~arius etenim quater ductus, in quadragenarium sur- corpo mortale sussistiamo in base a quattro elementi, e per il suo pia-
gzt. Ve! quLa in hoc mortali corpore ex quatuor elementis subsisti- cere violiamo i precetti del Signore ricevuti mediante il decalogo. Se
mus, per cuius voluptatem praeceptis Dominicis contraimus, quae dunque per i desideri della carne abbiamo disprezzato i comanda-
per Decalogum sunt accepta. Qui ergo per carnis desideria menti del decalogo, è giusto che affliggiamo la medesima carne per
Decalogi mandata contempsimus, dignum est ut eamdem carnem quattro volte dieci. Oppure, come nella legge dobbiamo offrire la
decima parte delle cose, così ci impegniamo a offrirgli le decime dei
quaterdecies ajjligamus. Ve/ sicut in lege ojferre debemus decimas
giorni. Infatti dalla prima domenica di quaresima fino alle gioie della
rerum, ita ei ojferre contendimus decimas dierum. A prima enim
solennità pasquale cadono sei settimane, cioè quarantadue giorni; ma
Dominica Quadragesimae usque ad paschalis solemnitatis gaudia
poiché sono sottratte all ' astinenza le sei domeniche, i giorni rimango-
s~ hebdomadae veniunt, quarum dies quadraginta et duo sunt; ex
no trentasei. Poiché dunque l'anno è composto di trecentosessanta- ·
quibus dum sex dies Dominici ab abstinentia subtrahuntur, rema-
cinque giorni e noi facciamo penitenza per trentasei giorni, diamo a
nent triginta sex. Dum vero per tercentum sexaginta quinque dies
Dio come le decime del nostro anno. AGOSTINO oppure altrove: Tutta
annus ducitur, nos autem per trigintasex dies affligimur, quasi
la disciplina della sapienza è conoscere il Creatore e la creatura.
anni nostri decimas Deo damus. AUGUSTTNUS, In Liber 83 q. {81,
Il Creatore è la Trinità, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. La crea-
PL 40,96] ve! a/iter: Omnis sapientiae disciplina est creatorem
tura invece è in parte invisibile, come l'anima, alla quale si attribui-
creaturamque cognoscere. Creator est Trinitas: Pater et Filius et
sce il numero tre (infatti ci è comandato di amare Dio in tre modi:
Spiritus sanctus; creatura vero partim est invisibilis, sicut anima,
cui ternarius numerus tribuitur (diligere enim Deum tripliciter

_ . . . . . . __ _ _ _ __ _ _ _ __ 111111111111111_ _ _ _ _ _ _ _~=---- - -=-=-=----....:-


282 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 1-2 283

h~b_em~r: ex toto corde, ex tota anima et ex tota mente), partim visi- con tutto il cuore, con tutta L'anima e con tutta la mente); e in parte
bzlzs, szcut _corpus, c~i quaternari~s debetur propter calidum et frigi- visibile, come il corpo, al quale si attribuisce il numero quattro a
dum, humzdum et szccum. Denarzus ergo numerus, qui totam insi- motivo del caldo e del freddo, dell'umido e del secco. Dunque il
nuat disciplinam, quater ductus, id est numero qui corpori debetur. numero dieci, che introduce tutta la disciplina, preso quattro volte,
multiplicatus, quia per cmpus administratio geritur, quadragesimur:i cioè moltiplicato secondo il numero che è dovuto al corpo, poiché
n~merum conjì~it, cuius partes aequales ad quinquaginta perve- secondo il corpo si pratica la Legge, forma il numero quaranta, le cui
nzunt; unum emm et duo et quatuor et quinque et octo et decem et parti uguali giungono a cinquanta. Infatti uno, due, quattro, cinque,
vigin~, quae ~unt partes quadragenarii, simul iuncta, efficiunt quin- otto, dieci e venti, che sono Le parti del numero quaranta, presi insie-
q~agznta. Et zdeo tempus quo ingemiscimus et dolemus quadragena- me fanno cinquanta. E così il tempo in cui gemiamo e ci addoloriamo
ri? nume~'O celebr~tw: Status autem beatitudinis, in quo erit gau- viene celebrato col numero quaranta, mentre lo stato della beatitudine,
dzum, qumquageszmae celebratione praefiguratur, idest a Pascha nel quale ci sarà la gioia, viene prefigurato da una celebrazione di
usque ad Pentecosten. AUGUSTJNUS [Serm. 210,2, PL 38, 1049]: Non cinquanta giorni, cioè da Pasqua a Pentecoste. AGOSTINO: Per il fatto
autem quia Christus post acceptum baptismum continuo ieiunavit però che Cristo, appena ricevuto il battesimo, subito digiunò, non si
regulam ob~erva_ti?nis dedisse credendum est, ut post Christi bapti~ deve credere che abbia dato una regola per l'osservanza cosi che
smum continuo zezunare necesse sit. Sed quando acriori certamine dopo il battesimo di Cristo bisogna subito digiunare. Ma quando si
cum_ tentatore conjligitur, ieiunandum est, ut cotpus impleat de combatte con il tentatore in una lotta più aspra, bisogna digiunare,
castzgatione militiam et animus impetret de humiliatione victoriam. così che il corpo adempia il suo compito con il castigo e l'anima
Cf!RYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps. , ibid.}: Sciebat autem ottenga la vittoria con l'umiliazione.
Dommus cogitationem diaboli, quia volebat eum tentare: audierat CRISOSTOMO [Ps.]: Il Signore però conosceva il pensiero del dia-
enim quia Christus natus est in hoc munda Angelis praedicanti- volo, perché voleva tentarlo: esso infatti aveva udito che Cristo era
bus, pastoribus referentibus, Magis quaerentibus et Joanne osten- nato in questo mondo con il predicare degli Angeli, il riferire dei
dente. Unde Dominus processi! contra eum, non quasi Deus, sed pastori, il cercare dei Magi e il mostrare di Giovanni. Per cui il
q~asi h?mo; magis autem quasi Deus et homo. Nam per quadra- Signore procedette contro di lui non come Dio, ma come uomo;
gmta dies non esurire non erat hominis; aliquando autem esurire meglio ancora: come Dio e come uomo. Infatti non aver fame per
n~n er~t Dei. Unde esurivit, ne manifeste intelligatur Deus, et sic quaranta giorni non era dell'uomo, mentre a un certo punto aver fame
diabo!z spem tentandi non extingueret, suam autem victoriam non era di Dio. Per cui ebbe fame, perché non apparisse manifesta-
impedirei; unde sequitur «Postea esuriit». HILARIUS [ibid.j: Nam mente Dio, e cosi non estinguesse nel diavolo la speranza di tentarlo,
post quadraginta dies, non in quadraginta diebus esuriit. Igitur ma impedisse la sua vittoria; per cui segue: dopo ebbe fam e. ILARIO:
cum Dominus esuriit, non inediae surrepsit operatio, sed naturae Infatti ebbe fame dopo quaranta giorni, non per quaranta giorni.
suae hominem dereliquit. Non enim erat a Deo diabolus sed a Quindi il Signore, allorché ebbe fame, non fu vittima della necessità,
carne vincendus. Qua rerum ratione indicai, post quadragi~ta die- ma lasciò l' uomo alla sua natura. Infatti il diavolo non doveva essere
rum consummationem, quibus post passionem in saecu/o erat com- vinto da Dio, ma dalla carne. E con ciò indica che dopo il compimen-
moratus, esuritionem se humanae salutis habiturum; quo in tem- to dei quaranta giorni che doveva trascon-ere nel mondo dopo la pas-
pore exp~ctatum Deo Patri munus, hominem quem assumpserat, sione, avrebbe avuto fame della salvezza degli uomini; e in quel
reportavzt. tempo riportò a Dio Padre l'atteso dono, l'uomo che aveva assunto.
284 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 3-4 285

VERSUS 3-4 VERSETTI 3-4

Et. a~cedens t~ntator c?ixit ei: Si Filius Dei es, dic ut /api- E il tentatore, avvicinandosi, gli disse: Se sei il Figlio di Dio,
des 1s_t1 panes f1an~. Qw respondens dixit: Scriptum est: dì che queste pietre diventino pane. Ma egli rispondendo
«Non m solo pane v1vet homo, sed in omni verbo quod pro- disse: Sta scritto: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni
cedit de ore Dei». parola che esce dalla bocca di Dio».

Cf!RYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 5, PG 56,664}: Quia diabo- CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché il diavolo, vedendo che Cristo aveva
lus vzdens per quadraginta dies Christum ieiunantem desperaverat digiunato per quaranta giorni, era caduto nella disperazione, quando
postquam esurientem sensit, iterum coepit sperare; unde sequitu~ si accorse che aveva fame riprese nuovamente a sperare; per cui
«E~ ~c?edens ten_t~tor~~- Si .ergo ieiun.averis et tenteris, ne dicas quia segue: E il tentatore, avvicinandosi. Se dunque bai digiunato e sei
pe1d1dz fructum iezunu mez; nam etsz non tibi profuit ieiunium tuum tentato, non dire che bai perso il frutto del tuo digiuno: infatti se il
ut non tenteris, tamen proficiet ut a tentationibus non vincaris. tuo digiuno non ti è servito a non essere tentato, tuttavia ti servirà per
GREGORJUS, In Ev. [l,16, PL 76,1136A}: Sed si ipsum ordinem ten- non essere vinto dalle tentazioni. GREGORIO: Ma se guardiamo l'ordi-
tationis aspicimus, pensamus quanta magnitudine nos a tentatione ne delle tentazioni, vediamo con quanta magnanimità siamo liberati
liberan:ur. A~tiq~us ~nim hostis primum hominem ex gula tentavit dalla tentazione. Infatti l'antico nemico tentò il primo uomo nella
cum c~bum lzgm vetztum ad comedendum suasit; ex vana gloria, gola quando lo persuase a mangiare il cibo proibito dell'albero; nella
cum dzceret (Gen. 3,5): «Eritis sicut dii»; ex avaritia, cum diceret vanagloria quando disse (Gen 3, 5): «Sarete come dèi»; nell'avidità
(i?id.): «Scientes bonum et malum»: avaritia enim non solum pecu- quando disse (ibid.): «Conoscendo il bene e il male»; infatti l'avidità
ma~ est, sed etiam altitudinis, cum supra modum sublimitas ambitw: non riguarda solo il denaro, ma anche l'altezza, quando si ambisce la
Quibus autem modis primum hominem stravit, istis modis secundo sublimità sopra la giusta misura. Ora, in quegli stessi modi in cui ab-
hom~ni. tentato succubuit. Per gulam tentat, cum dicit «Dic ut lapi- batté il primo uomo, soccombette al secondo uomo tentato. Lo tenta
des zstz panes fian.t»; per vanam gloriam cum dicit «Si Filius Dei mediante la gola, quando dice: dì che queste pietre diventino pane;
es, mit~e te.deorsum»; per sublimitatis avaritiam, cum regna mundi mediante la vanagloria quando dice: Se sei il Figlio di Dio buttati giù;
ostendzt, dzcens «Haec omnia tibi dabo». AMBROSIUS, In Le. [4,18, mediante l' avidità della sublimità quando gli mostra i regni del mon-
PL 15, .l?l~DJ:.In~~ autem coepit unde iam vicerat, scilicet a gula; do dicendo: Tutte queste cose ti darò. AMBROGIO: Inizia da dove già
unde dzx~t ~1 «Sz Fz~zus Dei es, dic ut lapides isti panes jìant». Quid aveva vinto, cioè dalla gola; per cui gli disse: Se sei il Figlio di Dio,
a~t~m szbz vult talzs sermonis exorsus, nisi quia cognoverat Dei dì che queste pietre diventino pane. Per qual motivo questo preambo-
Fzlzum esse venturum, sed venisse per infirmitatem corporis non lo se non perché aveva saputo che il Figlio di Dio doveva venire, ma
putabat? Aliud explorantis, aliud tentantis est; et Deo se profitetur non pensava che fosse venuto nella debolezza del corpo? Altro è il
credere, et. homini conatur illudere. HJLARJUS [3,3, PL 9,929B}: compito di chi esplora, altro quello di chi tenta; professa di credere a
Eam ergo in tentando conditionem operis proposuit, per quam in Dio e cerca di ingannare l' uomo. I LARIO: Scelse un tipo di tentazione
De? ex mu_tatione lapidum in panes virtutem potestatis agnosceret, nel quale potesse riconoscere da una parte in Dio il potere nella
et in homzne oblectamento cibi potentiam esurientis illudere!. mutazione delle pietre in pani, e dall'altra con l'attrattiva del cibo
HIERONYMUS [PL 26,31C}: Sed duobus contrariis teneris o diabole: vanificasse nell'uomo la resistenza alla fame. GIROLAMO: Ma sei di
si ad imperium eius possunt lapides panes fieri, ergo fr~stra tentas fronte a un dilemma, o diavolo: se al suo comando le pietre possono
eun: ~u.z tantae potentiae est; si autem non potest facere, frustra diventare pani, allora inutilmente tenti uno che ha un tale potere; se
Dez Fzlzum suspicaris. invece non può farlo, inutilmente sospetti che sia il Figlio di Dio .
286 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 3-4 287

CHRYSOSTOMVS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Sicut autem diabolus CRISOSTOMO [Ps.]: Come il diavolo accecava tutti, così adesso
omnes excaecabat, sic modo invisibiliter a Christo est excaecatus. invisibilmente risulta accecato da Cristo. Infatti dopo quaranta giorni
Post quadraginta enim dies esurientem sensit, et per quadraginta si accorse che aveva fame, e per quaranta giorni non capì che non
non esurientem non intellexit. Cum suspicatus est eum non esse aveva fame. Quando sospettò che egli non fosse il Figlio di Dio, non
Filium Dei, non cogitavit quoniam fortis athleta ad ea quae infir- pensò che un forte atleta può scendere alle cose deboli, mentre chi è
ma sunt descendere potest; infirmus autem ad ea quae fortia sunt debole non può salire alle cose forti. Infatti doveva capire maggior-
ascendere non potest. Magis ergo ex eo quod per tot dies non esu- mente che fosse Dio colui che per tanti giorni non ebbe fame piutto-
riit, intelligere debuit quia Deus est, quam ex eo quod post tot sto che fosse uomo colui che dopo tanti giorni ebbe fame. Ma dici:
dies esuriit, quia homo est. Sed dicis: Moyses et Elias quadragin- Mosè ed Elia digiunarono per quaranta giorni, ed erano uomini. Ma
ta dies ieiunaverunt, et homines erant. Sed i/li ieiunantes esurie- quelli digiunando avevano fame e resistevano, mentre questi per qua-
bant et sustinebant, iste quadraginta diebus non esuriit, sed ranta giorni non ebbe fame, ma dopo. Infatti aver fame e non mangiare
postea. Esurire enim et non manducare, patientiae est humanae; appartiene alla soppm1azione umana, ma non aver fame appartiene
non esurire autem, divinae naturae. HIERONYMUS [PL 26,31C]: alla natura divina. GIROLAMO: li proposito di Cristo era di vincere con
Propositum autem Christi erat humilitate vincere; unde adversa- l'umiltà; per cui vinse l'avversario con la testimonianza della legge,
rium vicit testimoniis legis, non potestate virtutis, ut hoc ipso et non con il potere della forza, in modo che con ciò stesso onorasse di
hominem plus honoraret et adversarium plus punire!, cum hostis più l'uomo e punisse di più l'avversario, poiché l'avversario del gene-
generis humani non quasi a Deo, sed quasi ab homine vinceretur; re umano non veniva sconfitto da Dio, ma dall' uomo; per cui segue:
unde sequitur «Qui respondens, dixit ei: Scriptum est: Non in solo Ma egli rispondendo disse: Sta scritto: «Non di solo pane vive l'uomo,
pane vivit homo, sed in omni verbo quod procedi! de ore Dei». ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». GREGORIO: Così il
GREGORIUS, In Ev. [ibid.}: Sic ergo tentatus a diabolo Dominus, Signore, tentato dal diavolo, risponde con gli insegnamenti della Sacra
sacri eloquii praecepta respondit; et qui tentatorem suum mergere Scrittura; e colui che poteva immergere nell'abisso il suo tentatore non
in abyssum poterat, virtutem suae potentiae non ostendit, quate- mostra la virtù della sua potenza, per darci l'esempio che tutte le volte
nus nobis praeberet exemplum ut quoties a pravis hominibus ali- che soffriamo qualcosa per opera di uomini cattivi siamo incitati
quid patimw; ad doctrinam excitemur potius quam ad vindictam. all ' insegnamento piuttosto c he alla vendetta. CRISOSTOMO [Ps.]:
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Non autem dixit: Non in Non ha detto: non di solo pane vivo, affi nché non sembrasse che par-
solo pane vivo, ne videatur de se dictum esse; sed «Non in solo lasse di sé, ma: Non di solo pane vive l 'uomo, affi nché il diavolo
pane vivit homo», ut posset diabolus dicere «Si Filius Dei es». potesse dire: Se sei il Figlio di Dio. Si nasconde per non mostrarsi,
Abscondit se ut non ostendatur; quod potest, si homo est; astute cosa che può fare, se è un uomo; si scusa astutamente, affinché non
excusat se, ne ostendatur non posse. RABANUS [PL 107, 781D]: sembrasse che non poteva. RABANO: Questa testimonianza è presa dal
Testimonium autem hoc de Deuteronomio (8,3) sumptum est. Ergo Deuteronomio (8, 3). Quindi, se uno non si nutre della parola di Dio,
si quis non vescitur verbo Dei, iste non vivit, quia sicut corpus non vive, poiché come il corpo umano non vive senza il cibo terreno,
humanum non vivit sine terreno cibo, ita et anima vivere non così anche l'anima non può vivere senza la parola di Dio. Si dice poi
potest sine Dei verbo. Procedere autem verbum de ore Dei dicitur che la parola procede dalla bocca di Dio quando egli rivela la sua vo-
cum voluntatem suam per Scripturarum testimonia revelat. lontà attraverso le testimonianze delle Scritture.
288 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 5-7 289

VERSUS 5-7 VERSETTI 5-7

Tunc assumpsit eum diabo/us in sanctam civitatem et Allora il diavolo lo portò nella città santa e lo depose sul pin-
statuit eum super pinnacu/um templi et dixit ei: Si Filius Dei nacolo del tempio e gli disse: Se sei il Figlio di Dio, buttati giù;
es, mitte te deorsum; scriptum est enim: «Quia Ange/is suis è scritto infatti: «Poiché ai suoi Angeli darà ordine nei tuoi ri-
mandavit de te, et in manibus tollent te, ne forte offendas guardi, e ti sorreggeranno con le loro mani perché non abbia a
ad /apidem pedem tuum». Ait il/i /esus: Rursum scriptum urtare contro un sasso il tuo piede» . Gli disse Gesù: Sta scritto
est: «Non tentabis Dominum Deum tuum". anche: «Non tenterai il Signore Dio tuo».

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 5, PG 56,665}: Cum ex CRISOSTOMO [Ps.]: Il diavolo, poiché dalla precedente risposta di
praemisso Christi responso nihil certum discere diabolus potuis- Cristo non aveva potuto apprendere con certezza se Cristo fosse Dio
set utrum Christus Deus esset an homo, assumpsit eum ad aliam o uomo, lo prese con un 'altra tentazione, dicendo presso di sé:
tentationem, dicens apud se: «lste qui fàme non vincitur, etsi «Costui che non è vinto dalla fame, anche se non è il Figlio di Dio,
Filius Dei non est, tamen sanctus est». Valent enim homines sancti tuttavia è un santo». Infatti gli uomini santi sono capaci di non essere
fame non vinci; sed postquam omnem necessitatem carnis vice- vinti dalla fame, ma dopo che hanno vinto tutte le necessità della
runt, per vanam gloriam cadunt; ideo coepit eum tentare in gloria carne cadono per la vanagloria; quindi cominciò a tentarlo nella
vana; propter quod sequitur «Tunc assumpsit eum diabolus in vanagloria; per cui segue: Allora il diavolo lo portò nella città santa.
sanctam civitatem». HJERONYMUS [PL 26,31D}: Assumptio ista GIROLAMO: Questo trasporto non dipende dalla debolezza del
non ex imbecillitate Domini venit, sed de inimici superbia, Signore, ma dalla superbia del nemico, che ritiene la volontà del
qui voluntatem salvatoris necessitatem putat. RABANUS Salvatore come una necessità. RABANO: Gerusalemme venivà detta
[PL 107,782C}: Sancta autem civitas Jerusalem dicebatur, in qua città santa perché vi era il tempio e il Santo dei Santi e il culto del! 'u-
templum Dei erat et Sancta sanctorum et cultus unius Dei secun- nico Dio secondo la legge di Mosè. REMIGIO [RABANO]: In ciò si
dum legem Moysi. REMlGJUS [RABANUS, PL 107, 779C}: n quo mostra che il diavolo insidia i fedeli di Cristo anche nei luoghi santi.
ostenditur quia diabolus fidelibus Christi etiam in sanctis locis GREGORIO: Ma ecco, mentre si dice che l'uomo-Dio fu portato dal
insidiatur. GREGORJUS, In Ev. [1,16, PL 76,1135B}: Sed ecce dum diavolo nella città santa, le orecchie umane si spaventano nell'udirlo;
dicitur Deus homo in sanctam civitatem a diabolo assumptus, tuttavia il diavolo è il capo di tutti gli iniqui. Ora, perché meravigliar-
humanae aures audire expavescunt; iniquorum tamen omnium si se [Cristo] permise di essere trasportato da lui sul monte quando
diabolus caput est. Quid autem mirum si se ab ilio permisi! in permise alle sue membra di crocifiggerlo? GLOSSA: Il diavolo infatti
montem duci, qui se permisi! a membris illius cruc(fìgi? GLOSSA conduce sempre ai luoghi alti elevando con la presunzione, così da
[ord.}: Diabolus enim semper ad alta ducit elevando per iactan- poter buttare giù; per questo segue: e lo depose sul pinnacolo del
tiam, ut praecipitare possit; ideo sequitur «Et statuit eum supra tempio. REMIGIO [BEDA; GLOSSA]: Il pinnacolo era la sede dei dottori:
pinnaculum templi». REMIGIUS [BEDA, PL 92,19C; GLOSSA}: Pinna- infatti il tempio non aveva un culmine ritto come hanno le nostre
culum sedes erat doctorum: templum enim non habebat culmen case, ma era piano anche sopra secondo l'uso della Palestina, e nello
erectum sicut nostrae domus habent, sed et planum erat desuper stesso tempio c'erano tre piani. E bisogna sapere che c'era un pinna-
more Palaestinorum, et in ipso templo tria tabulata erant. colo nel pavimento e in ogni piano. Sia dunque che lo abbia deposto
Et sciendum, quia in pavimento pinnaculum erat, et in unoquoque su quel pinnacolo che era nel pavimento, sia in quelli che erano nel
tabulato pinnaculum erat. Sive ergo statuerit eum in ilio pinnacu-
primo, secondo o terzo piano, bisogna intendere che lo abbia deposto
lo quod erat in pavimento, sive in illis quae erant in primo, secun-
do vel tertio tabulato, intelligendum est quod in ilio statuisse! eum
1~

I
290 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 5-7 291

unde aliquod praecipitium esse potuit. GLOSSA [PL l 14,85A]: su uno dal quale poteva esserci un qualche precipizio. GLOSSA:
Nota vero, haec omnia corporeis sensibus esse completa: si enim Osserva però che tutte queste cose si sono compiute secondo i sensi
verba ad invicem conferuntur, in specie hominis diabolum appa- corporei: se infatti c'è uno scambio di parole, è verosimile che il dia-
ruisse verisimile est. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Sed volo sia apparso sotto una figura umana. CRISOSTOMO [Ps.]: Ma forse
forte dicis: Quomodo in corpore constitutum videntibus omnibus dici: in che modo, costituito nel corpo, lo pose sopra il tempio sotto lo
statuit supra templum? Sed forsitan diabolus sic eum assumebat sguardo di tutti? Ma forse il diavolo lo prendeva così che fosse visto
ut ab omnibus videretur; ipse autem, nesciente diabolo, invisibili- da tutti, però lui, senza che il diavolo lo sapesse, agiva invisibilmente
ter sic agebat ut a nemine videretur. GLOSSA [PL 162, 1270Dj: così da non essere visto da nessuno. GLOSSA: Lo condusse sul pinna-
Ideo autem duxit eum supra pinnaculum, cum vellet eum de vana colo, volendo tentarlo di vanagloria, poiché nella cattedra dei dottori
gloria tentare, quia in cathedra doctorum multos deceperat inani aveva ingannato molti nella vanagloria, e quindi ritenne che costui,
gloria, et ideo putavit istum positum in sede magisterii inani glo- posto nella sede dell'insegnamento, potesse esaltarsi per vanagloria;
ria extolli posse; unde sequitur «Et dixit: Si Filius Dei es, mitte te per cui segue: e disse: Se sei il Figlio di Dio buttati giù. GIROLAMO:
deorsum». HtERONYMUS, In omnibus enim tentationibus hoc agit Infatti in tutte le tentazioni il diavolo cerca di capire se è il Figlio di
diabolus ut intel/igat si Filius Dei sit. Dicit autem «Mitte te», quia Dio. Dice poi: buttati poiché la voce del diavolo, con la quale egli
vox diaboli, qua semper homines cadere Deorsum desidera!, per- sempre desidera che gli uomini cadano in basso, può persuadere, ma
suadere potesi, praecipitare non potest. CHRYSOSTOMUS, Super non gettare giù. CRISOSTOMO [Ps.]: Ma con questa proposta, come
Matth. [Ps., ibid;]: Per hanc autem propositionem quomodo pote- poteva conoscere se era il Figlio di Dio o no? Infatti volare nell' aria
rat cognoscere si est Filius Dei, an non? Volare enim per aiirem non è propriamente opera di Dio, poiché non è utile a nessuno. Se
non est proprie opus Dei, quia nulli utile est. Si ergo aliquis vola- dunque uno vola essendo provocato, lo fa solo per ostentazione, e ciò
verit provocatus, propter ostentationem solam hoc facit, et est è piuttosto dal diavolo che da Dio. Se dunque all'uomo sapiente basta
potius ex diabolo quam ex Deo. Si ergo homini sapienti sufficit essere ciò che è, e non gli è necessario apparire ciò che non è,.quanto
esse quod est et non est necessarium ei apparere quod non est, più non ha bisogno di mostrarsi il Figlio di Dio, di cui nessuno può
quanto magis Filius Dei ostendere se necessarium non habet, de
conoscere tanto quanto egli si conosce? AMBROGIO: Ma Satana poiché
quo nemo potest tantum cognoscere quantum est apud se?
si trasforma in angelo di luce e prepara un laccio per i fedeli in base
ÀMBROSIUS, In Le. {4,26, PL 15,1619B}: Sed quia satanas trans.fi-
alle stesse divine Scritture, si serve delle testimonianze delle Scritture
g ura! se sicut Angelum lucis et de Scripturis ipsis divinis laqueum
fidelibus parat, utitur testimoniis Scripturarum, non ut doceat, sed non per insegnare, ma per ingannare; per cui segue: è scritto infatti:
ut fallat; unde sequitur «Scriptum est enim: Quia Angelis suis Poiché ai suoi Angeli darà ordine nei tuoi riguardi. GIROLAMO: Infatti
mandavit de te». HIERONYMUS [ibid.}: Hoc enim in Psalmo 90,11 leggiamo queste parole nel Salmo (90, 11 ); ma lì la profezia non
legimus; verum ibi non de Christo, sed de viro sancta prophetia riguarda Cristo, bensì l'uomo santo. Quindi il diavolo interpreta male
est. Male ergo diabolus interpretatur Scripturas. CHRYSOSTOMUS, le Scritture. CRISOSTOMO [Ps.): In realtà non è il Figlio di Dio che è
Super Matth. [Ps., ibid.}: Vere enim Filius Dei Angelorum mani- portato dalle mani degli Angeli , ma è piuttosto lui che porta gli
bus non portatur, sed ipse magis Angelos portat; et si portatur Angeli; e se è portato dalle mani degli Angeli, non è perché il suo
manibus Angelorum, non ut offendat ad lapidem pedem suum, piede non inciampi in un sasso come se fosse debole, ma per l'onore,
quasi infirmus, sed propter honorem, quasi Dominus. O diabole, quale Signore. O diavolo, perché hai letto che il Figlio di Dio è porta-
quoniam Filius Dei manibus portatur legisti, et quia super aspi- to dalle mani e non bai letto che camminerà su aspidi e vipere? Ma in
dem et basiliscum calcat, non legisti? Sed il/ud quidem exemplum realtà egli porta quell'esempio da superbo, e tace questo da astuto.
profert quasi superbus, hoc autem tacet quasi astutus. CRISOSTOMO: Osserva inoltre che le testimonianze sono portate dal
CHRYSOSTOMUS, in Matth. [13, PL 57,211}: lntuere etiam quia Signore in modo giusto, dal diavolo invece fuori misura: infatti ciò
testimonia a Domino allata sunt convenienter, a diabolo autem inde- che è scritto: ai suoi Angeli darà ordine nei tuoi riguardi, e ti sorreg-
center: non enim quod scriptum est «Angelis suis mandavit de te, et geranno con le loro mani, non invita a gettarsi e a precipitare.
in manibus tollent te», suadet proiicere seipsum et praecipitare.
292 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 5-7 293

GLOSSA [PL 162, 1274A]: Est ergo sic exponendum. Ait enim GLOSSA: Bisogna dunque spiegare così. Dice infatti la Scrittura di
Scriptura de quolibet bono homine, quod Angelis suis, id est admini- qualsiasi uomo buono che ai suoi Angeli, cioè agli spiriti ministranti,
stratoribus spiritibus, praecepit de ipso quod in manibus suis, idest ha comandato riguardo a lui di prenderlo nelle loro mani, cioè di aiu-
in auxiliis suis, tollant eum et custodiant ne ojfendat pedem, idest tarlo, e di custodirlo affinché non inciampi con il piede, cioè con l'af-
affectum mentis, ad lapidem idest ad veterem legem scriptam in lapi- fetto dell'anima, in una pietra, cioè nell'antica legge scritta su tavole
deis tabulis. Ve! per lapidem potest intelligi omnis peccati occasio et di pietra. Oppure per pietra si può intendere ogni occasione di pecca-
ruinae. RABANUS [PL 107,782D]: Notandum est autem, quod to o di caduta. RABANO: Bisogna però notare che il nostro Salvatore,
Salvator noster licet permisisset se a diabolo supra pinnaculum tem- anche se ha permesso al diavolo di porlo sul pinnacolo del tempio,
pli poni, tamen renuit ad imperium eius descendere, nobis e.xemplum tuttavia si rifiutò di discendere al suo comando, dandoci l'esempio di
donans, ut quisquis imperaverit viam veritatis arctam nos ascendere, obbedire sempre a chiunque ci comandi di salire sulla stretta via della
obtemperemus. Si autem vult nos de altitudine veritatis et virtutum verità. Se invece vuole farci precipitare dal! 'altezza della verità e del-
ad ima erroris et vitiorum praecipitare, non illum audiamus. le virtù alle bassezze dell'errore e dei vizi, non ascoltiamolo.
HIERONYMUS [ibid.]: Falsas autem de Scripturis diaboli sagittas GIROLAMO: Infrange con i veri scudi delle Scritture le false frecce
veris Scripturarum frangit clypeis; unde sequitur «Àit il/i rursus scritturali del diavolo; per cui segue: Gli disse Gesù: «Sta scritto:
Iesus: Scriptum est: Non tentabis Dominum Deum tuum». HJLARIUS Non tenterai il Signore Dio tuo». ILARIO: Tnfrangendo i tentativi del
[PL 9,930A]: Diaboli enim conatus contundens, et Deum se prote- diavolo, si manifesta come Dio e Signore. CRISOSTOMO [Ps.]: Non ha
statur et Dominum. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Non detto: non tenterai me, Signore Dio tuo, ma cosi: Non tenterai il
autem dix.il: Non tentabis me Dominum Deum tuum; sed ita: «Non Signore Dio tuo, come poteva dire ogni uomo di Dio tentato dal dia-
tentabis Dominum Deum tuum», quod poterat dicere omnis homo volo, poiché chi tenta un uomo di Dio tenta anche Dio. RABANo op-
Dei tentatus a diabolo, quoniam et qui hominem Dei tentat, Deum pure altrove: Gli veniva suggerito in quanto uomo di indagare me-
tentat. RABANUS [ibid.] ve/ a/iter: Suggerebatur ei quasi homini ut ali- diante qualche segno quanto Dio poteva. AGOSTINO Ora, appartiene
quo signo exploraret quantum Deus posset. ÀUGUSTINUS, Contra alla sana dottrina che quando l'uomo ha il sufficiente per agire non
Faustum [22,36, PL 42,423]: Pertinet autem ad sanam doctrinam, tenti il Signore suo Dio. TEODOTO: Infatti, tenta Dio colui che fa
quando habet homo quid jàciat, non tentare Dominum Deum suum. qualcosa esponendosi senza ragione al pericolo. GIROLAMO: E nota
THEODOTUS [non ace.]: Tentai enim Deum qui sine ratione obiiciens che ha portato le testimonianze necessarie solo dal Deuteronomio,
se periculo, quidpiam agit. HIERONYMUS [ibid.]: Et notandum, quod per mostrare i sacramenti della seconda legge.
necessaria testimonia de Deuteronomio tantum protulit, ut secundae
legis sacramenta monstraret.
294 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 8-11 295

VERSUS 8-11 VERSETTI 8-11

lterum assumpsit eum diabolus in montem excelsum Di nuovo il diavolo lo portò su un monte altissimo e gli
va/de et ostendit ei omnia regna mundi et gloriam eorum et mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, e gli disse: Tutte
dixit: Haec omnia tibi dabo, si cadens adoraveris me. Tunc queste cose ti darò se prostrandoti mi adorerai. Allora Gesù
dicit ei lesus: Vade, Satana; scriptum est enim: «Dominum gli dice: Vattene, Satana; è scritto infatti: «Adorerai il Signore
Deum tuum adorabis et il/i soli servies». Tunc re/iquit eum tuo Dio e a lui solo servirai». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco
diabo/us, et ecce angeli accesserunt et ministrabant ei. gli angeli si accostarono e lo servivano.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 5, PG 56,667]: Diabolus ex CRISOSTOMO [Ps.]: Il diavolo, incerto per la seconda risposta,
secundo responso incertus, transit ad tertiam tentationem: quia passa a una terza tentazione: poiché infatti Cristo aveva rotto le reti
enim Christus retia ventris disruperat, retia vanae gloriae transi- della gola e aveva superato le reti della vanagloria, gli pone le reti
verat, ponit ei retia avaritiae; propter quod dicitur «lterum dell'avidità; per cui si dice: Di nuovo il diavolo lo portò su un monte
assumpsit eum diabolus in montem excelsum valde», quem scilicet altissimo, che cioè il diavolo, avendo percorso tutta la terra, ricono-
diabolus circuiens omnem terram excelsiorem ceteris cognosce- sceva come superiore agli altri. Quanto più alto infatti è il monte,
bat. Quanto enim excelsior fuerit mons, tanto ex eo spatiosior tanto più spaziosa appare da esso la terra; per cui segue: e gli mostrò
terra videtur; unde sequitur «Et ostendit ei omnia regna mundi et tutti i regni del mondo e la loro gloria. Ma glieli mostrò non nel
gloriam eorunw. Ostendit autem ita non ut ipse regna ve/ civitates senso che egli vedesse i regni o le loro città o i popoli o l' argento o
eorum ve! populos ve/ argentum ve/ aurum videret, sed partes ter- l'oro, ma le parti della terra nelle quali ciascun regno o città era
rae in quibus unumquodque regnum ve/ civitas posita erat: posto; come se, per esempio, salendo su un alto luogo, stendendo il
ut pula, si ascendens super excelsum /ocum digito extenso dicam dito ti dicessi: «Ecco, là c'è Roma o Alessandria»: non te le mostro
tibi: «Ecce ibi est Roma aut A lexandria», non sic ostendo tibi ut nel senso che tu vedi le città stesse, ma le parti della terra nelle quali
ipsas videas civitates, sed partes terrae in quibus positae sunt,· sic sono poste; così anche il diavolo poteva mostrare col dito a Cristo i
et diabolus poterat Christo singula loca demonstrare digito et singoli luoghi e spiegare con parole gli onori e la condizione di cia-
uniuscuiusque regni honores et statum verbis exponere: nam scun regno: infatti si dice che è mostrato anche ciò che è spiegato
ostensum dicitur etiam quod exponitur ad intelligendum. perché lo si comprenda. ORIGENE oppure altrove: Non si deve pensa-
0RJGENES, In Le. [30, PG i 3, 1877] ve/ a/iter: Non est arbitran- re che mostrandogli i regni del mondo gli abbia mostrato, per esem-
dum quod regna ei mundi ostendens, Persarum verbi gratia pio, il regno dei Persiani o degli lndi, ma gli ha spiegato il suo regno,
regnum Indorumque ostenderit; sed ostendit ei regnum suum, in che modo regnasse nel mondo, cioè in che modo alcuni fossero
quomodo regnare! in mundo, idest quomodo a/ii regnentur a for- dominati dalla fornicazione, altri dall' avidità. REMIGIO: Chiama loro
nicatione, a/ii ab avaritia. REMJGIUS [non occ.}: Gloriam eorum gloria l'oro, l'argento e le pietre preziose e i beni terreni. RABANO:
appel/at aurum, argentum et lapides pretiosos et temporalia bona. Queste cose poi il diavolo le mostrò al Signore non nel senso che egli
RABANUS [PL 107,784B}: Ostendit autem haec diabolus Domino, abbia potuto amplificare la sua vista o mostrargli qualcosa di ignoto:
non quod ipse visum eius amplificare potuerit aut aliquid ignotum ma mostrando con le parole bella e desiderabile la vanità del fasto
demonstrare, sed vanitatem pompae mundanae, quam ipse dilige- mondano, che egli amava, voleva suggerire che anche Cristo giun-
bat, quasi speciosam ac desiderabilem verbis ostendens, in amo- gesse all'amore di essa. GLOSSA: Ma egli non vede con l'occhio della
rem Christo suggerens venire volebat. GLOSSA [ord.]: Qui non concupiscenza come noi, ma come i medici vedono le malattie senza
concipiscentiae oculo intuetur sicut nos, sed sicut medici vident esserne danneggiati.
morbos sine laesione.

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296 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 8-11 297

HrERONYMUS [PL 26,32C]: Sequitur «Et dixit il/i: Haec omnia GIROLAMO: Segue: e gli disse: Tutte queste cose ti darò.
tibi dabo». Arrogans et superbus de iactantia loquitur: non enim Arrogante e superbo, parla con ostentazione: non può infatti dare tutti
potest omnia regna dare, cum sciamus plerosque sanctos viros a i regni, poiché sappiamo che molti uomini santi sono stati fatti re da
Deo reges factos. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.): Dio. CRISOSTOMO [Ps.]: Ma quelle cose che nel mondo avvengono
Sed eas quae per iniquitatem fiunt in mundo, ut pula per furtum per iniquità, come ad esempio le ricchezze acquisite con il furto o gli
aut per periuria acquisitas divitias diabolus dat. Non ergo diabo- spergiuri, le dà il diavolo. Quindi il diavolo non può dare le ricchezze
lus quibus vult divitias dare potest, sed his qui volunt ab ilio reci- a chi vuole, ma a quelli che vogliono riceverle da lui. REMIGIO:
pere. REMIGJUS [non occ.}: Miranda etiam est diaboli dementia. Stupisce anche la dissennatezza del diavolo. Prometteva di dare i
Jlli promittebat dare regna terrena qui suis fidelibus dat regna regni terreni a colui che dà ai suoi fedeli i regni celesti, e la gloria d el
caelestia, et gloriam mundi ei qui est caelestis gloriae Dominus. mondo a colui che è il Signore della g loria celeste. AMBROGIO:
AMBROSJUS, In Le. [PL 15, 1621 C]: Habet autem ambitio domesti- L'ambizione ha anche un pericolo in se stessa: per dominare, infatti,
cum periculum: ut enim Dominetur aliis prius servii, curvatur prima serve agli altri, si curva nell 'ossequio per dominare con l'ono-
obsequio ut honore DominetUI~ et dum vult esse sublimior fit re, e mentre vuole essere più sublime, si abbassa di più. Per cui aper-
remissior. Unde aperte subditur «Si cadens adoraveris me». tamente si aggiunge: se prostrandoti mi adorerai. GLOSSA: Ecco l'an-
GLOSSA [ord.]: Ecce antiqua diaboli superbia. Sicut enim in prin- tica superbia del diavolo. Come infatti in principio volle farsi simile a
cipio voluit se similem Deo facere, ila mmc volebat divinum sibi Dio, così adesso voleva usurpare il culto divino, dicendo: se pro-
usurpare cultum, dicens «Si cadens adoraveris me». Ergo qui strandoti mi adorerai. Quindi chi vuo le adorare il diavolo, prima
adoraturus est diabolum, ante corruit. deve prostrarsi.
Sequitur «Tunc dicit ei Jesus: Vade, satana». CHRYSOSTOMUS,
Segue: Allora Gesù gli dice: Vattene, Satana. CRISOSTOMO [Ps.]:
Super Matth. [Ps., ibid.}: In quo finem tentandi diabolo ponit, ne
Con ciò pone fine alle tentazioni del diavolo, così che non proceda
progrediatur ulterius tentans. HIERONYMUS [ibid.]: Non autem, ut
plerique putant, eadem Satanas et Petrus condemnantur senten- ulteriormente nel tentare. GIROLAMO: Però Satana e Pietro non .sono
tia. Petro enim dicitur (infra 16,23): «Vade retro me, satana», condannati con il medesimo giudizio, come molti pensano. Infatti a
idest sequere me qui contrarius es meae voluntati; huic autem Pietro viene detto (Mt 16, 23): «Va dietro a me, satana», cioè seguimi,
dicitur « Vade, satana»; et non ei dicitur «Retro», ut subaudiatur: tu che sei contrario alla mia volontà; a questo invece si dice: Vattene,
vade in ignem aeternum qui paratus est tibi et Angelis tuis. Satana, e non gli si dice: «dietro», in modo che si sottintenda: va nel
REMIGIUS: Vel, secundum a/ia exempla: «Vade retro», idest, remi- fuoco eterno, che è stato preparato per te e per i tuoi angeli. REMIGIO:
niscere, recordare in quanta gloria conditus .fuisti et in quantam Oppure, secondo altri esempi: «Va indietro», cioè ricorda, rammenta
miseriam cecidisti. ClIRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: in quanta gloria fosti costituito e in quanta miseria sei caduto.
Videndum autem quia Christus cum passus fuisset tentationis iniu- CRISOSTOMO [Ps.]: Bisogna poi notare che Cristo, avendo patito l'in-
riam, dicente sibi diabolo «Si Filius Dei es, mitte te deorsum», giuria della tentazione quando il diavolo g li disse: Se sei il Figlio di
non est turbatus neque diabolum increpavit. Nunc autem quando Dio, buttati giù, non fu turbato né rimproverò il diavolo. Ora invece,
diabolus usurpavi! sibi Dei honorem, exasperatus est, et repulit quando il diavolo pretende per sé l'onore di Dio, si indignò e lo
eum dicens «Vade, satana», ut nos illius discamus exemplo respinse dicendo: Vattene, Satana, affinché impariamo dal suo esem-
nostras quidem iniurias magnanimiter sustinere, Dei autem iniu- pio a sopportare con magnanimità le ingiurie rivolte a noi, ma a non
rias nec usque ad auditum sufferre, quoniam in propriis iniuriis sopportare nemmeno di udire le ingiw-ie rivolte a Dio, perché essere
esse quempiam patientem laudabile est, iniurias autem Dei dissi- pazienti nelle ingiurie proprie è lodevole, ma dissimulare le ingiurie
mulare nimis est impium. HIERONYMUS [ibid.}: Dicens autem dia- fatte a Dio è troppo empio. GIROLAMO: Il diavolo, dicendo al Salvatore:
bolus Salvatori «Si cadens adoraveris me», e contrario audit, se prostrandoti mi adorerai, ode al contrario che egli piuttosto deve
quod ipse magis adorare eum debeat Dominum et Deum suum. adorare lui, suo Signore e suo Dio. AGOSTINO: Per cui segue: è scritto
ÀUGUST!NUS, Contra sermonem Arianorum [29, PL 42,703}: Unde infatti: Adorerai il Signore tuo Dio e a lui solo servirai. L'unico
sequitur «Scriptum est enim: Dominum Deum tuum adorabis e~ Signore e Dio nostro è la stessa Trinità, a cui solo dobbiamo per dirit-
il/i soli servies». Unus Dominus Deus noster est ipsa Trinitas, cui
298 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 8-11 299

soli servitutem pietatis iure debemus. AUGUSTJNUS, D e civ. Dei to il servizio della pietà. AGOSTfNO: Con il nome di servizio si inten-
{10,1, PL 41,278]: Nomine autem servitutis, cultus Deo debitus de il culto dovuto a Dio. I nostri commentatori intendono nella latria
intelligitur: latriam quippe nostri, ubicumque sanctarum il culto divino, ovunque compaia questa parola nelle Sacre Scritture;
Scripturarum positum est, interpretati sunt servitutem; sed ea ser- invece quel servizio che è dovuto agli uomini, secondo il quale
vitus quae debetur hominibus, secundum quam praecepit l'Apostolo comandò che i servi devono essere soggetti ai padroni,
Apostolu~ servos dominis suis subditos esse debere, Graece nun- viene solitamente chiamato in greco dulìa; la latria invece sempre, o
cupari so/et dulia; latria vero aut sempet; aut tam frequenter ut così frequentemente da essere quasi sempre, indica quel servizio che
pene semper, ea servitus dicitur quae pertinet ad colendum Deum. appartiene al culto di Dio.
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Diabolus autem, sicut, CiusosTOMO [Ps .]: Ma il diavolo, come si può intendere ragione-
rationabiliter intelligi potest, non quasi obediens praecepto reces- volmente, non se ne andò come obbedendo a un precetto, ma la divi-
sit, sed divinitas Christi et Spiritus sanctus qui erat in eo excussit nità di Cristo e lo Spirito Santo che era in lui scacciarono da lì il dia-
inde diabolum; unde sequitur «Tunc reliquit eum diabolus». volo; per cui segue: Allora il diavolo lo lasciò. Il che serve alla nostra
Quod ad nostram proficit consolationem, quia non tamdiu homi- consolazione, poiché il diavolo non tenta gli uomini cli Dio per tutto
nes Dei diabolus tentat quamdiu vult, sed quamdiu Christus per- il tempo che vuole, ma fino a che Cristo lo permette. Anche se gli
mittit. Etsi permittit eum paulisper tentare, tamen repellit propter pennette per un poco di tentare, tuttavia lo respinge per la debolezza
infirmam naturam. della natura.
AUGUSTINUS, De civ. Dei {9,21, PL 41,274): Post tentationem AGOSTINO: Dopo la tentazione i santi Angeli, temibili agli spiriti
vero sancti Angeli spiritibus immundis metuendi Domino ministra- immondi, servivano il Signore, e da ciò appariva sempre più ai
bant, et per hoc magis magisque innotescebat daemonibus quantus demoni quanto grande egli fosse; per cui segue: ed ecco gli angeli si
esset; unde sequitur «Et ecce Angeli accesserunt et ministrabant ei». accostarono e lo servivano. CRISOSTOMO [Ps.]: Non dice che gli
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Non autem dixit: Angeli discendevano per mostrare che erano sempre in terra .al suo
Descendentes Angeli, ut ostendat quia semper ad ministerium eius servizio, ma al comando del Signore, in quella circostanza, si allonta-
erant in terris, sed lune praecipiente Domino recesserunt ab eo, ut narono da lui perché fosse dato spazio al diavolo contro Cristo, affin-
focus diabolo adversus Christum daretw~ ne forte videns Angelos ché forse vedendo gli Angeli attorno a lui non temesse di avvicinarsi.
circa eum non appropinquaret ad eum. In quibus autem rebus i/li In quali cose poi lo servivano non lo possiamo sapere: se per la gua-
ministrabant scire non possumus: utrum ad sanation.es irifìrmita- rigione dei malati, o la correzione dell e anime, o la cacciata dei
tum, an ad correctiones animarum, an ad effugationem. daemo- demoni, tutte cose che fa mediante gli Angeli, per cui, facendolo essi,
man, quae omnia per Angelos facit, unde eisfacientibus ipse face- sembrava che le facesse lui; tuttavia è chiaro che non lo servivano
re videtur; tamen 111a11ifestum est quod non propter necessitatem per la necessità della debolezza, ma per l'onore del suo potere: infatti
impotentiàe eius ei ministraba11t, sed propter honorem potestatis non si dice che lo aiutano, ma che lo servono. GREGORIO: Da queste
ipsi~: 11011 enim dicitur quod adiuvent eum, sed quod ministrent. cose poi vengono mostrate entrambe le nature della medesima perso-
GREGORIUS, In Ev. [J,16, PL 76, IJ 36D]: Ex his autem un.ius perso- na: poiché è un uomo colui che il diavolo tenta, ed è Dio stesso colui
nae utraque natura ostenditur: quia et homo est quem diabolus che è servito dagli Angeli.
tentai, et idem ipse Deus est cui ab Angelis ministratw: CRISOSTOMO [Ps.]: Ora sintetizziamo brevemente che cosa signifi-
CllRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Nunc breviter per- cano le tentazioni di Cristo. Il digiuno è l'astinenza da una cosa cattiva,
stringamus quid signijì.cent Christi tentationes. Ieiunium est absti- la fame è il suo desiderio, il suo uso è il pane. Chi dunque converte il
nentia rei malae, esuries est desiderium eius, usus eius est panis. peccato a suo uso converte la pietra in pane. Risponda dunque
Qui ergo peccatum sibi convertii ad usum, lapidem convertit in
al diavolo, che lo vuol persuadere, che l'uomo non vive solo del-
panem. Respondeat ergo diabolo persuadenti, quia non in solo l'uso di quella cosa, ma dell'osservanza dei comandamenti cli Dio.
usu illius rei vivit homo, sed in observantia mandatorum Dei.
300 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
' Capitolo 4, versetti 8-11 301 1
Quando vero quis injlatus fuerit quasi sanctus, ductus est quasi Quando invece uno si è gonfiato come se fosse santo, costui è stato
super templum, et quando aestimaverit se consistere in sanctimo- condotto come sopra il tempio, e quando ha ritenuto di essere al ver-
niae summitate, positus est supra pinnaculum templi. Et haec ten- tice della santità è stato posto sopra il pinnacolo del tempio. E questa
tatio sequitur primam, quia victoria tentationis gloriationem ope- tentazione segue la prima, poiché la vittoria della tentazione spinge a
ratur et fit causa iactantiae. Sed vide quod Christus ieiunium ultro gloriarsi e diventa causa di presunzione. Ma vedi che Cristo intrapre-
susceperit. Super templum autem diabolus eum duxit, ut tu ad se il digiuno di propria iniziativa. Ora, il diavolo lo ha portato sopra
abstinentiam laudabilem sponte procedas; extolli autem ad fasti- il tempio affinché tu proceda spontaneamente a un'astinenza lodevole;
gium sanctitatis non acquiescas; fuge exaltationem cordis et non ma non pensare di essere giunto al termine della santità: fuggi l'esal-
patieris ruinam. Ascensio autem montis est processio ad_ altitudi- tazione del cuore e non patirai la caduta. La salita del monte, infine, è
nem divitiarum et gloriae huius mundi quae de superbia cordis il cammino verso l'altezza delle ricchezze e della gloria di questo
descendit. Cum ergo volueris dives fieri, quod est ascendere in mondo che viene dalla superbia de l cuore. Quando dunque vorrai
montem, incipis cogitare de divitiis et honoribus acquirendis, et diventare ricco, il che è salire sul monte, tu cominci a pensare all'ac-
tunc princeps mundi gloriam regni sui tibi ostendit. Tertio loco quisto delle ricchezze e degli onori, e allora il principe del mondo ti
providet tibi causas, ut si volueris il/a consequi, servias ei neg/i- mostra la gloria del suo regno. In terzo luogo ti presenta le cause,
gens iustitiam Dei. HJLARIUS [3,5, PL 9,93JA]: Vìcto autem a nobis così che, se vorrai conseguire quelle cose, tu lo serva trascurando la
calcatoque diaboli capite, Ange/orum ministeria et Vìrtutum in giustizia di Dio. ILARIO: Vinto però da noi e calpestato il capo del
nos caelestium officia non defutura ostenditur. A uGUSTINUS, diavolo, viene mostrato che non ci mancheranno il servizio degli
De cons. ev. [2,16, PL 34,1093]: Lucas has tentationes non eodem Angeli e l'aiuto delle Virtù celesti. A GOSTrNO: Luca non riferisce
ordine persecutus est; unde incertum est quid prius factum sit: queste tentazioni nello stesso ordine, per cui è incerto che cosa è
utrum regna terrae prius demonstrata sint et postea in pinnacu- avvenuto prima: se prima sono stati mostrati i regni della terra e poi
lum templi levatus sit, an e converso; nihil tamen ad rem, dum fu elevato sul pinnacolo del tempio, oppure al contrario; tutt~via la
omnia/acta esse manifestum sit. GLOSSA [PL 162,1272D]: realtà non cambia, essendo manifesto che tutto è avvenuto. GLOSSA:
Sed quod dicit Lucas magis videtur secundum historiam esse,
Tuttavia ciò che dice Luca sembra essere maggiormente secondo la
sed Matthaeus has refert tentationes secundum hoc quod in Adam storia, mentre Matteo riferisce queste tentazioni secondo l'ordine in
factae sunt. cui si sono verificate in Adamo.

302 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 12-16 303

VERSUS 12-16 VERSETTI 12-16

Cum autem audisset lesus quod /oannes traditus esset, Avendo udito Gesù che Giovanni era stato consegnato, si
secessit in Gali/aeam et, relicta civitate Nazareth, venit et ritirò in Galilea e, lasciata la città di Nazaret, venne ad abitare
habitavit in Capharnaum maritima, in finibus Zabulon et a Cafarnao marittima, nel territorio di Zabulon e di Nettali,
Nephthalim, ut adimpleretur quod dictum est per lsaiam affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta Isaia: «Terra
prophetam: "Terra Zabulon et terra Nephthalim, via maris di Zabu lon e terra di Nettali, via del mare al di là del Giordano,
trans lordanem, Ga/ilaeae Gentium. Populus qui sedebat in Galilea delle genti. Il popolo che sedeva nelle tenebre vide una
tenebris vidit lucem magnam, et sedentibus in regione grande luce, e per quelli che sedevano nella regione dell'om-
umbrae mortis lux orta est eis». bra della morte una luce si è levata».

RABANUS [PL 107, 785D]: Postquam Matthaeus de quadraginta RA.BANO: Matteo, dopo che ha parlato del digiuno di quaranta gior-
dierum ieiunio et de tentatione Christi et de Angelorum ministerio ni e delle tentazioni di Cristo e del ministero degli Angeli, subito con-
narravit, continuo subiecit dicens «Cum autem audisset Iesus
tinua dicendo: Avendo udito Gesù che Giovanni era stato consegnato.
quia loannes traditus esset». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 6,
PG 56,671}: Sine dubio a Deo, quia in virum sanctum nemo potest CRISOSTOMO [Ps.]: Senza dubbio da Dio, poiché verso un uomo santo
aliquid nisi tradiderit eum Deus. Sequitur «Secessit in Galilaeam», nessuno può qualcosa se Dio non glielo ha consegnato. Segue: si
scilicet de Iudaea, ut passionem suam opportuno tempari reserva- ritirò in Galilea, evidentemente dalla Giudea, per riservare la sua
ret, Deinde ut nobis fugiendi periculum daret exemplum. passione al tempo opportuno, e poi per darci l'esempio di fuggire il
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {14, PG 57,217}: Non enim accusabile pericolo. CRISOSTOMO: Infatti non è accusabile non esporsi al pericolo,
est non proicere seipsum in periculum, sed incidentem non stare ma, cadendoci, non resistere virilmente. Si allontana poi dalla
viri/iter. Recedit etiam de Iudaea, Iudaicam invidiam mitigans, Giudea, mitigando l' ostilità giudaica, e insieme compiendo la profe-
simul quidem prophetiam complens et magistros orbis terrarum zia e cercando di pescare i [futuri] maestri della terra che abitavano
piscari studens, qui in Galilaea morabantur. Attende etiam qua/i- in Galilea. Considera poi come l'andare verso le Genti prese l'occa-
ter ad Gentes abiturus a Iudaeis accepit causam: etenim cum sione dai Giudei: infatti, avendo imprigionato il precursore, inducono
praecursorem in vincula misissent, impellunt Iesum transire ad Gesù a passare alla Galilea delle Genti.
Galilaeam Gentium. GLOSSA: Come riferisce Luca, venne a Nazaret, dove era stato alle-
GLOSSA [PL 162,1277A}: Ut autem refert Lucas, venit
vato, e li entrò nella Sinagoga, dove lesse e disse molte cose, per cui
Nazareth, ubi erat nutritus, et ibi intravit in synagogam, ubi legit
et dixit multa, propter quae voluerunt eum praecipitare de monte; vollero gettarlo giù dal monte; e allora discese a Cafarnao, per cui
et tunc descendit Capharnaum; unde modo ait Matthaeus adesso Matteo dice: e, lasciata la città di Nazaret, venne ad abitare a
«Et relicta civitate Nazareth, venit et habitavit Capharnaum». Cafarnao. GIROLAMO: Nazaret è un villaggio della Galilea presso il
HIERONYMUS {De situ, PL 23,888A et 914B}: Nazareth est in monte Tabor; Cafarnao è una città della Galilea delle Genti presso il
Galilaea vicus iuxta montem Thabor; Capharnaum est oppidum lago di Genezaret; per questo dice: marittima. GLOSSA: Aggiunge
in Galilaea Gentium iuxta stagnum Genesareth; et ideo dicit anche: nel territorio di Zabulon e di Neftali, dove per la prima volta gli
«Maritima». GLOSSA [ord.}: Addit etiam «In finibus Zabulon Ebrei furono imprigionati dagli Assiri. Dove dunque vi è la prima
et Nephthalim», ubi prima captivitas Hebraeorumfuit ab Assyriis. dimenticanza della legge vi è la prima predicazione del Vangelo, così
Ubi ergo prima legis oblivio est, ibi prima Evangelii praedi- da passare come attraverso un luogo intermedio tra le Genti e i Giudei.
catio, ut de loco quasi medio difflueret ad Gentes et ludaeos.

304 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 12-16 305

REMIG!US [non occ.}: Reliquit autem unam, scilicet Nazareth, ut REMIGIO: Lascia una città, cioè Nazaret, per illuminarne un maggior
praedicando et miracu/a faciendo plures illuminare!; in quo facto numero con la predicazione e i miracoli; e in ciò lascia un esempio ai
re/iquit praedicatoribus exemp/um, ut eo tempore et illis in locis predicatori, affinché si impegnino a predicare in quel tempo e in quei
studeant praedicare, quando multis prodesse possunt. Sequitur luoghi dove possono giovare a molti . Segue: affinché si adempisse
«Ut adimpleretur quod dictum est per /saiam Prophetam: Terra ciò che fu detto dal profeta Isaia: «Terra di Zabulon e terra di
Zabulon et terra Nephthalim ... ». In prophetia ita habetur' Neftali. .. », ecc. Nella profezia si ha così (Js 9, I): «Al principio fu
(ls. 9,1): «Primo tempore alleviata est terra Zabulon et terra alleviata la terra di Zabulon e la terra di Neftali, e alla fine fu aggra-
Nephth alim, et novissimo aggravata est via maris, trans vata la via del mare, oltre il Giordano, della Gali lea delle Genti».
lordanem, Galilaeae Gentium». HIERONYMUS, In ls. [3,9,1, GIROLAMO: Si dice che in un primo tempo fu alleviata dal peso dei
PL 24,124D}: D icitur autem primo tempore alleviata esse ab peccati poiché nelle regioni di due tribù all'inizio il Salvatore predicò
onere peccatorum, quia in regionibus duarum tribuum, primum il Vangelo, ma nell'ultimo tempo fu aggravata la loro fede, rimanen-
Salvator Evangelium praedicavit, novissimo vero tempore aggra- do molti fra i Giudei nell'errore. Chiama poi qui mare il lago di
vata est fides eorum, plurimis ludaeorum in errore permanenti- Genezaret, che è fonnato dall'affluenza del Giordano, sulla cui costa
bus. Mare autem hic lacum appellai Genesareth, qui lordane sono situate Cafarnao, Tiberiade, Betsaida e Corazim, dove soprattut-
influente efficitur, in cuius litore Capharnaum et Tiberias et
to Cristo predicò. Oppure, secondo gli Ebrei che credono in Cristo,
Bethsaida et Corozaim sitae sunt, in qua maxime regione Christus
queste due tribù di Zabulon e Neftali furono prese dagli Assiri, e la
praedicavit. Ve/, secundum Hebraeos in Christum credentes, hae
duae tribus Zabulon et Nephthalim ab Assyriis captae sunt, et Galilea fu lasciata, per cui il Profeta dice che fu alleviata, per il fatto
Ga/i/aea deserta est, quam Propheta dicit esse alleviatam, eo che portò i peccati del popolo; ma in seguito le rimanenti tribù, che
quod peccata populi sustineret; sed postea reliquae tribus, quae abitavano oltre il Giordano e in Samaria, furono condotte in prigio-
habitabant trans lordanem et in Samaria, ductae sunt in captivita- nia, e questo, affennano, la Scrittura ci dice adesso, che cioè la regio-
tem et hoc, inquiunt, Scriptura nunc dici!, quod regio, cuius popu- ne il cui popolo per primo fu fatto prigioniero, ha visto per prima la
lus primum captivatus est, ipso primum lucem praedicantis viderit luce di Cristo che predicava. Oppure, secondo i Nazareni, alla venuta
Christi. Ve/, secundum Nazaraeos, adveniente Christo, primo di Cristo la terra di Zabulon e di Neftali fu liberata per prima dagli
terra Zabulon et Nephtalim est Pharisaeorum erroribus liberata, errori dei Farisei, e in seguito dal Vangelo dell'Apostolo Paolo fu
postea per Evangeliwn Apostoli Pauli ingravata est, idest multi- accresciuta, cioè fu moltiplicata la predicazione nei confini delle
plicata praedicatio in terminos Gentium. GLOSSA [PL 162,1278}: Genti. GLOSSA: Però qui nel Vangelo le diverse denominazioni si
Hic autem in Evangelio diversi nominativi ad idem verbum redu- riconducono a una stessa parola: cosi anche la terra di Zabulon e la
cuntur; ita et terra Zabulon et terra Nephthalim, quae est via terra di Neftali, che è la via del mare, che è oltre il Giordano, indica il
maris, quae est trans Iordanem, scilicet populus Galilaeae popolo della Galilea delle Genti , che camminava nelle tenebre.
Gentium, qui ambulabat in tenebris. HIERONYMUS [GLOSSA, ibid.}: GIROLAMO [GLOSSA]: Nota però che vi sono due Galilee: una che è
Nota autem, quod duae Galilaeae sunt: una quae dicitur detta dei Giudei, e un'altra che è detta delle Genti. Fu divisa infatti al
ludaeorum, et alia quae dicitur Gentium. Divisa est enim tempore tempo di Salomone, il quale diede venti città della Galilea a Chiram
Salomonis, qui dedit viginti civitates in Galilaea Chiram regi JYri, re di Tiro, e questa parte fu chiamata poi Galilea delle Genti, la rima-
quae pars dieta est postea Galilaea Gentium; reliqua ludaeorum.
nente dei Giudei. [GIROLAMO]: Oppure bisogna leggere: al di là del
[HrERONYMUS, PL 26,33A}: Ve/ /egendum est «Trans lordanem
Galilaeae Gentium», ita, inquam, ut populus, qui vel sedebat ve/ Giordano, Galilea delle genti, nel sen$o che il popolo che o sedeva o
ambulabat in tenebris, lucem viderit, nequaquam parvam, ut alio- camminava nelle tenebre vide la luce, e non piccola come quella
rum Prophetarum, sed magnam, scilicet illius qui in Evangelio degli altri Profeti, ma grande, cioè quella di colui che nel Vangelo
(lo. 8, 12) loquitur: «Ego sum lux mundi». «Et qui habitabant in (Gv 8, 12) dice: «lo sono la luce del mondo». E per quelli che sede-
regione umbrae mortis, lux orta est eis». Inter mortem et umbram vano nella regione dell'ombra della morte una luce si è levata. Fra la
mortis hoc interesse puto, quod mors eorum est qui cum operibus morte e l'ombra della morte penso che ci sia questa differenza: che la
306 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
Capitolo 4, versetti 12-16 307

mortis ad inferos perrexerunt; umbra autem mortis eorum est qu · morte è di coloro che, con le opere morte, sono giunti ali 'inferno;
dum p~ccant, nondum de hac vita egressi sunt: possunt enim ~ l'ombra della morte invece è di coloro che, mentre peccano, non sono
volue;z!1't, .ager~ poer:itentiam. CHR YSOSTOMUS, Super Mattt~
ancora usciti da questa vita: possono dunque, se vogliono, fare peni-
[Ps., tbzd.J. Ve! zn regione umbrae .mortis sedebant Genti/es, quia
coleb~nt tdola. et daemones. l udaez autem, qui legis opera Jacie- tenza . CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure nella regione dell 'ombra della
bant, zn tenebns erant quia Dei iustitia nondum erat eis manifesta morte sedevano i Gentili, poiché davano culto agli idoli e ai demoni.
Cl!RYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ut autem discas quod nequ~ I Giudei invece, che compivano le opere della legge, erano nelle te-
lumen neque tenebras sensibiles ait, de lumine dixit «Lumen nebre poiché la giustizia di Dio non era stata ancora loro manifestata.
magnum»,. qu~d alibi dicitur lumen verum,· tenebras autem expo- CRISOSTOMO: Ma affinché tu apprenda che non parla né di una luce
nens nonun~vLt umbram mortis. Deinde monstrans quod non ipsi né di tenebre sensibili, dice della luce: una grande luce, che altrove è
qi~aerentes znvener~nt, sed D.eus ipsis apparuit, dixit quod lumen detta luce vera; spiegando invece le tenebre, le ha chiamate ombra
01 tu~i e~t et ~Jfulszt: r:on enim prius ipsi ad lumen cucurrerunt, della morte. Poi, mostrando che non la trovarono coloro che la cerca-
etemm zn. ultmus malzs h?mines erant ante Christi praesentiam: vano, ma D io apparve ad essi, ba detto che una luce si levò e rifulse;
n:que ~ntm ambulabant z.n ten~bri:'Y, sed sedebant,· quod signum infatti non corsero essi per primi alla luce, dato che gli uomini erano
e1 at quta non ~p~rabant lzberarz,· szcut enim nescientes quo opor- all 'estremo del male prima della presenza di Cristo, poiché non cam-
teret progredz, tta comprehensi a tenebris sedebant, iam non minavano nelle tenebre, ma sedevano, il che era un segno che non
potentes stare. Tenebras autem vocat hic errorem et impietatem. speravano di essere liberati; come infatti non sapevano dove doveva-
RABANUS [ANSELMUS, PL 162,J 278C}: Allegorice autem Joannes no andare, così avvolti nelle tenebre sedevano, non potendo più stare
est vox praeced~ns V~rbum et alii Prophetae. Postquam autem in piedi. Ora, qui chiama tenebre l 'errore e l'empietà.
P~oph~ta cessavzt et. ltgatus est, accessi! Verbum complens quod RABANO [ANSELMO]: In senso allegorico Giovanni è la voce che
f?taedzcav:rat ~ox, zdest .Propheta. «Et secessit in Galilaeam», precede il Verbo, con gli altri Profeti. Ma dopo che il Profeta cessò e
tdest ~e JtgUl?S ad ventatem. Ve! «in Galilaeam», idest in fu legato, venne il Verbo compiendo ciò che aveva predicato la voce,
J!ccleszam, ubz est transmigratio de vitiis ad virtutes. Nazareth ossia il Profeta . E si ritirò in Galilea, cioè dalle figure alla verità.
mt~1pretatur flos, Capharnaum villa pulcherrima. Reliquit ergo Oppure in Galilea, cioè nella Chiesa, dove c'è il passaggio dai vizi
fl01 em jigurarum, quo fructus Evangelii signiflcabatur et venit in alle vi rtù. Nazaret si interpreta fiore, Cafarnao città bellissima.
Ec?le~zam, quae est Christi virtutibus pulchra. Et maritima est Lasciò quindi il fiore delle figure, da cui veniva significato il frutto
qut~ zuxta jluctus saeculi posita, quotidie tunditur procellis perse~ del Vangelo, e venne nella Chiesa, che è bella per le virtù di Cristo.
cutt~num. lnte: Zabulon et Nephthalim sita est, idest Judaeis com- Ed è marittima, perché, posta tra i flutti del mondo, è colpita ogni
mu.ms et Ge~tzbu~. Zabulon enim habitaculum fortitudinis dicitur: giorno dalle tempeste delle persecuzioni. È posta tra Zabulon e
qL!za Ar:osto~z, qut d~ ludaea e~ecti sunt, fortesfuerunt. Nephthalim Neftali, cioè è comune ai Giudei e alle Genti. Zabulon infatti è detta
dzlatatw, quza Gentzum Ecclesza per orbem dilatata est. dimora di fortezza: poiché gli Apostoli, che furono scelti dalla
Aucu_srINus,. De cons. ev. [2,17, PL 34,1094}: Ioannes autem Giudea, furono forti; Neftali dilatazione, poiché la Chiesa delle Genti
Evangelzsta, przusquam iret lesus in Galilaeam, dicit de Petra et si espanse nel mondo.
And1~ea et Nc:-thanaele'. et de miraculo in Cana Galilaeae; quae AGOSTINO: L'Evangelista Giovanni, prima che Gesù andasse in
omnza. ce~en Evangelzstae praetermiserunt, id contexentes suis Galilea, parla di Pietro e di Andrea e di Natanaele, e del miracolo a
narra~zom?us ?uo.~ Iesus. revers~s sit i~ Galilaeam; unde intelligi- Cana di Galilea, tutte cose che gli altri Evangelisti hanno tralasciato,
tur fuzsse znt~1posztos alzquos dzes, quzbus illa de discipulis gesta riferendo nelle loro narrazioni che Gesù tornò in Galilea; per cui si
sunt quae mterp?nuntur a. Ioann e. REM!GJUS [RABANUS, intende che si interposero alcuni giorni nei quali. avvennero presso i
P~ 107, 78~D]: ~~d zl~ud solertzus attendendum est, quare Ioannes discepoli quelle cose che vengono interposte da Giovanni. REMIGIO
dzca.t Dommum usse m Galilaeam antequam Ioannes missus fuis- [RA BANO]: Ma bisogna considerare con maggiore attenzione perché
set m carcerem. Nam post vinum de aqua factum et descensum Giovanni dice che il Signore andò in Galilea prima che Giovanni
venisse messo in carcere. Infatti, dopo l'acqua mutata in vino e la sua
308 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 12-16 309

eius in Caphamaum et post ascensum eius in Jerusalem, dicitur in discesa a Cafarnao e dopo la sua salita a Gerusalemme, si dice nel
Evange/io loannis, quod rediit in Judaeam et baptizabat, et non- Vangelo di Giovanni che ritornò in Giudea e battezzava, e Giovanni
dum erat missus Joannes in carcerem. Hic autem dicitur, quod non era stato ancora messo in carcere. Qui invece si dice che, dopo
postqu~": traditus fuit Joannes, secessit in Galilaeam; et hoc qui- che Giovanni fu consegnato, si ritirò in Galilea; e questo dice anche
dem diclt Marcus. Non autem debet hoc contrarium videri: nam Marco. Ma non si deve vedere qui una contraddizione: infatti Gio-
lo~~nes p~imum a~ventum Domini in Galilaeam descripsit, qui vanni ha descritto la prima venuta del Signore in Galilea, che av-
scilzcet fuzt ante mcarcerationem Joannis. Sed et de secundo venne prima dell'incarcerazione di Giovanni. Ma fa menzione anche
adventu alibi facit mentionem, cum ait (lo. 4, 3) quod «lesus reli- della seconda venuta quando dice (Gv 4, 3) che «Gesù lasciò la
quit ludaeam et abiit iterum in Galilaeam»; et de hoc tantum Giudea e se ne andò nuovamente in Galilea»; e gli altri Evangelisti
secundo adventu in Galilaeam, qui scilicet fuit post incarceratio- parlano solo di questa seconda venuta in Galilea, che avvenne dopo
nem loannis, a/ii Evangelistae dicunt. EuSEBIUS, Hist. ecci. [3,24, l'incarcerazione di Giovanni. EUSEBIO: Dicono infatti che Giovanni,
PG 20,266B]: loannem enim tradunt usque ad ultimum pene vitae fin quasi all'estremo della sua vita, predicò il Vangelo senza scrivere
suae tempus absque ullius Scripturae indiciis Evangelium praedi- nulla; ma essendo venuto a conoscenza dei tre Vangeli, approvò
casse; sed cum trium Evangeliorum ad ipsum notitia pervenisset, senza dubbio la verità delle cose dette, tuttavia vide che alcune cose
probasse quidem veritatem dictorum, deesse tamen vidit aliqua, et mancavano, soprattutto quelle che il Signore aveva fatto all'inizio
maxime quae primo praedicationis suae tempore Dominus gesserat. della sua predicazione. È certo infatti che nei primi tre Vangeli
Certum est enim, quod in aliis tribus Evangeliis haec videntur appaiono contenute solo quelle cose che furono compiute da lui in
sola_ contineri q~ae in eo gesta sunt anno quo loannes Baptista quell'anno in cui Giovanni Battista fu incarcerato o ucciso. Matteo
ve/ mc/usus est m carcerem ve/ punitus. Matthaeus enim post ten- infatti, dopo la tentazione di Cristo, subito aggiunge: Udendo però
tationem Christi continuo subiecit «Audiens autem quia Joannes che Giovanni era stato consegnato; e Marco similmente. Luca da
traditu~ esset»; et Marcus similite1: Lucas vero priusquam a/iquid
parte sua, prima di riferire qualcosa degli atti di Cristo, dice che
de actibus Christi referret, dicit quod Herodes conclusit Ioannem Erode rinchiuse Giovanni in carcere. Fu chiesto dunque ali' Apostolo
in carcerem. Rogatus est ergo Joannes Apostolus, ut ea quae prae- Giovanni di scrivere quelle prime cose che erano state tralasciate,
terierant priores ante traditionem Joannis, Salvatoris gesta con- compiute dal Salvatore prima della consegna di Giovanni Battista;
e per questo egli dice nel suo Vangelo (2, 11): «Questo fu l'inizio dei
scriberet: et ideo dicit in Evangelio suo (2, 11): «Hoc fecit initium
signorum l esus». segni di Gesù».
31O Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetto 17 311

VERSUS 17 VERSETTO 17

Exinde coepit lesus praedicare et dicere: Poenitentiam Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Fate penitenza;
agite; appropinquavit enim regnum caelorum. si è avvicinato infatti il regno dei cieli.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 6, PG 56,673]: Il/e debet CrusosTOMO [Ps.]: Deve predicare la giustizia di Cristo colui che
Christi iustitiam praedicare qui ventri suo contradicere potest, qui sa contraddire al suo ventre, disprezza i beni di questo ~ond?, ~?n
saeculi istius bona contemnit, qui vanam gloriam non desiderat. desidera la vanagloria. Per questo si dice: Da allora Gesu commcw a
Et ideo dicitur «Exinde coepit lesus praedicare», idest ex quo tenta- predicare, cioè dopo che, essendo te~tato, vinse la f~e nel dese1~0,
tus, famem vicit in deserto, avaritiam sprevit in monte, vanam glo- disprezzò l'avidità su l monte, res~m se l~ ~anaglona n~l tem~10.
riam repercussit in templo. Ve/ «exinde coepit praedicare», ex quo Oppure Da allora cominciò a predicare, c10e_ dopo che G1ovan.111 fu
traditus est l oannes: nam si praedicante loanne praedicare coepis- consegnato: infatti, se avesse iniziato ~ pred1~are ~nentre predicava
set, vilem reddidisset Joannem, et inveniretur praedicatio loannis Giovan ni, avrebbe reso senza valore G1ovan111, e s1 sarebbe pe~sato
esse superflua quantum ad istius doctrinam, sicut si uno tempore che la predicazione di Giovanni fosse superflua quanto al suo inse-
sol cum lucifero oriatur, gratiam luciferi celat. CHRYSOSTOMUS, gnamento; così, se il sole sorgesse contemporaneamente alla stella
In Matth. [14, PG 57,218}: Ideo etiam non praedicavit donec del mattino, ne nasconderebbe lo splendore. CRISOSTOMO:, ~on pre-
Joannes in carcerem mitteretw~ ne ex hoc multitudo scinderetur; dicò finché Giovanni non fu messo in carcere anche perche m base a
propter quod etiam loannes nullum fecit signum, ut per miracula ciò la folla non si dividesse; per cui anche Giovanni non fece aie~~
omnes traherentur ad Christum. RABANUS [PL 107,788A}: In hoc segno, affinché i miracoli attirassero. tutti a C~isto. RABANO:.. Co~ c1~
etiam docet ne quis ab inferiori persona sermonem contemnat; insegna anche a non disprezzare il discorso di una persona ~fenore,
unde Apostolus (i Cor. 14,28): «Si cui sedenti revelatum fuerit, per cui l'Apostolo scrive(/ Cor 14'. 28): «Se qualcuno che e s~duto
prior taceat». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps.. ibid.}: Sapienter riceve una rivelazione, il primo taccia». CRISOSTOMO [Ps.]: Sapiente-
autem inde praedicationis suae sumpsit initium, non ut conculcet mente poi prese da qui l' inizio della sua predicazio ne, così da ~on
l oannis doctrinam, sed ut magis confirmet, et testem eum verum calpestare l'insegnamento di Giovanni, ma da co:ifermarlo maggior-
fuisse demonstret. mente, e dimostrare che egli era stato un vero testunone. . .
HIERONYMUS [PL 26,33B]: In quo etiam ostendit se eiusdem GmoLAMO: Con ciò mostra anche che è Figlio dello stesso 010 di
esse Dei Filium, cuius i/le fi1erat Propheta, et ideo dicit «Poeni- cui quello fu Profeta, e quindi aggiunge: Fate penitenza. ~SOSTOMO
tentiam agite». CllRYSOSTOMUS, Super Matth. [P s., ibid.J: [Ps.]: Infatti non ha predicato subito la giu~tizia che t~ttl conosceva~
Non enim statim iustitiam praedicavit quam omnes cognoscebant, no, ma la penitenza di cui tutti avevano b1 s~gno. C:h1 dun~ue osera
sed poenitentiam, qua omnes indigebant. Quis ergo ausus est dicere: dire: voglio essere buono e non posso? lnfatt1 la pemte~za e, la co~-re­
Volo bonus esse, et non possum? Poenitentia enim correctio est vo- zione della volontà; e se i mali non vi atteITiscono, cos1cche facciate
luntatis; et si vos mala non terrent, ut sci/icet poenitentiam agatis, appunto penitenza, almeno i beni vi dilettin~; p~r cui segue: si è avvi-
saltern bona delectent; unde sequitur «Appropinquavi! enim regnum cinato infatti il regno dei cieli, cioè la ~eatitud111~ d~l 1:e~o c.el.este;
caelorum», idest beatitudo regni caelestis; ac si dicat: Parate vos come se dicesse: preparatevi con la penitenza, po1che si e avv~cmato
per poenitentiam, quia Appropinquavit tempus mercedis aeternae. il tempo della ricompensa eterna. RE~IGIO [RAB~No]: E b.1sogn~
REMIGIUS {RABANUS, PL 107,7898}: Et notandum, quia non dicit: notare che non dice: s i è avvicinato il regno dei Canane1 o dei
appropinquavit regnum Chananaeorum aut Jebuzaeorum, sed Gebusei, ma il regno dei cieli. La legge infatti promett~va beni ten~­
«regnum caelorum». Lex enim promittebat bona temporalia, sed porali, invece il Signore i regni celesti. CRISOSTOMO: Bisogna cons1-
Dominus regna caelestia. CHRYSOSTOMUS, In Matth . [ibid.]:
4'
3 l2 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetto 17 3 J3

Con~iderandum ~tiam, quod in hac praedicatione nihil de seipso derare anche che in questa predicazione non predicava manifesta-
manifeste praedicabat, quod interim conveniens erat, quia non- mente nulla di se stesso, il che nel frattempo era conveniente, poiché
dum de eo decentem habebant opinionem. lncipiens etiam, nihil non avevano ancora di lui un 'opinione adeguata. In più, iniziando
grave et onerosum dixit, sicut loannes dixerat securim exscinden- non disse nulla di grave e oneroso, come Giovanni aveva detto che la
dae arb~ri imminentem, et huiusmodi; sed in principio benigna scure stava per tagliare l'albero, e cose simili, ma al principio propo-
proposuzt, regnum caelorum evangelizans. se cose buone, annunciando il regno dei cieli.
. f!t~RONYMUS [ibid.}: Mystice autem: /oanne tradito, Christus GIROLAMO: In senso mistico poi: consegnato Giovanni, Cristo
tnctptt praedicare, quia desin ente lege, consequenter oritur cominciò a predicare, poiché, cessando la legge, di conseguenza
Evangelium. nasce il Vangelo.
+
3 14 Santo Van.gelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 18-22 315
l
VERSUS 18-22 VERSETTI 18-22

Ambulans autem Jesus iuxta mare Galilaeae vidit duos Camminando Gesù lungo il mare di Galilea, vide due fratelli,
fratres, Simonem qui vocatur Petrus et Andream fratrem Simone che è chiamato Pietro e Andrea suo fratello, che get-
eius mittentes rete in mare; erant enim piscatores. Et ait tavano le reti in mare: erano infatti pescatori. E disse loro: Ve-
illis: Venite post me, et faciam vos fieri piscatores hominum. nite diet ro a me, e vi farò diventare pescatori di uom ini. Ed es-
At il/i continuo, relictis retibus, secuti sunt eum. Et proce- si subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre vide altri
dens inde vidit alias duos fratres, lacobum Zebedaei et due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, nella
/oannem fratrem eius, in navi cum Zebedaeo patre eorum barca con Zebedeo loro padre, che riparavano le reti e li chiamò.
reficientes retia sua et vocavit eos . /lii autem statim, relictis Ed essi subito, lasciate le reti e il padre,·lo seguirono.
retibus et patre, secuti sunt eum.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 7, PG 56,674): Antequam CRISOSTOMO [Ps.]: Cristo, prima che dica o faccia qualcosa, chia-
Christus aliquid dicat ve/ faciat, vocat Apostolos, lit nihil illos lateat ma gli Apostoli, affinché nulla rimanga loro nascosto delle sue parole
nec verborum Christi nec operum, lit postmodum fiducia/iter dicere 0 delle s ue opere, cosi che in seguito possano dire sinceramente
possint (Act 4,20): «Non possllmus quae vidimus et audivimus non (At 4, 20): <<Non possiamo non parlare di ciò che abbiamo visto e
loqui». H inc est quod dicitur «Ambulans lesus iuxta mare udito». D a ciò deriva quanto si dice: Camminando Gesù lungo il ma-
Galilaeae». RABANUS [PL I 07, 789C]: Mare Ga/ilaeae idem est quod re di Galilea. RASANO: Il mare di Galilea si identifica con il lago di
stagnum Genesareth, mare Tiberiadis et lacus salinarum. GLOSSA Genezaret, il mare di Tiberiade e il lago delle saline. GLOSSA Giusta-
[ord.]: Decenter autem per piscatoria vadit loca, piscatores piscatu- mente va nei luogh i dei pescatori, per pescare i pescatori; per cui
rus; unde sequitur «Vìdit duos.fi"atres, simonem, qui vocatur P etrus,
segue: vide due fratelli, Simone, che è chiamato Pietro, e Andrea suo
et Andreamji-atrem eius». REMIGIUS {RABANUS, PL 107, 789Dj: Vìdit
fratello. REMIGIO [RABANO]: Li vide però non tanto corporalmente,
autem non tam cmporaliter quam spiritualiter ad corda eorum respi-
quanto g uardando spiri t ua lm ente ne i loro c uori. CRISOSTor;ro:
ciens. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {14, PG 57,219): In mediis autem
operationibus existentes eos vocavit, monstrans quod omnibus occu- Li chiamò mentre erano intenti alle loro attività, mo strando che biso-
pationibus sequelam suam praeponere oportet; und e sequitur gna anteporre la sua sequela a tutte le occupazioni; per cui segue:
«Mittentes retia in mare», quod quidem eorum officio congruebat; che gettavano le reti in mare, il che competeva al loro lavoro; p~r cui
propter quod sequitur «Erant enim piscatoreS». AUGUST!NVS segue: erano infatti pescatori. AGOSTINO: Ebbene, non_ scelse_ dei re ~
[Serm. 197,2, PL 38,1023): Non enim elegit reges aut senatores aut dei senatori o dei filosofi o degli oratori, ma scelse dei plebei, poveri
philosophos aut oratores, immo elegit p/ebeios, pauperes et indoctos e incolti pescatori. AaosnNo: Se infatti fosse scelto un dotto, forse
piscatores. AUGUST!NUS, In l o. [7,17, PL 35, 1446]: Si enim doctus direbbe che per questo è stato scelto, perché lo ha meritato a motiv?
eligeretur, fortassis ideo se diceret electum, quia doctrina eius eligi della sua scienza. TI Signore nostro Gesù Cristo invece, volendo umi-
meritit. Dominus autem noster fesus Christus volens superborum liare le menti dei superbi, non cercò un pescatore per mezzo di un
frangere cervices, non quaesivit per oratorem piscatorem, sed de oratore, ma guadagnò l'imperatore per mezzo di un pescatore.
piscatore lucratus imperatorem. Magnus Cyprianus orator, sed prius Cipriano fu un grande oratore, ma prima viene Pietro il pescatore.
Petrus piscator. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Futurae CRISOSTOMO [Ps.]: Persino le fatiche del loro mestiere profetizzavano
etiam dignitatis gratiam artificii opera prophetabant: nam sicut qui la grazia della dignità futura: infatti come chi getta le reti in acqua
retia iactat in aquam, nescit quos pisce.~ comprehensurus est, sic non sa quali pesci prenderà, così il maestro, quando getta sul popol~
doctor, quando divini sermonis retia super populum iactat, nescit qui le reti del discorso divino, non sa chi si avvicinerà a D io. Ma tutti I
sun t accessuri ad Deum. Sed quoscumque Deus excitaverit, quelli che Dio avrà chiamato aderiranno al suo insegnamento.
illi adhaerent eius doctrinae.
316 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 18-22 317

REMIGJUS {HAYMO, hom. 117, PL 118,625C}: De his autem REMlGIO [AIMONE]: Di questi pescatori poi parla il Signore dicen-
pis~atori?us loq~itur Dominus per Ieremiam dicens (16,16): do attraverso Geremia (16, 16): «Manderò a voi i miei pescatori e vi
«MLttam m vos pLscatores meos et piscabuntur vos». Unde et hic pescheranno». Per cui anche qui si aggiunge: E disse loro: Venite die-
subditur «Venite post me». GLOSSA [interi.}: Non tam pedibus tro a me. GLOSSA Non tanto con i piedi, quanto con l'affetto e l'imi-
quam affectu et imitatione. «Et faciam vos fieri piscatores homi~ tazione. E vi farò diventare pescatori di uomini. CRISOSTOMO [Ps.]:,
num». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: ldest doctores; ut Cioè maestri; affinché con la rete della parola di Dio prendiate gli
cum rete verbi Dei comprehendatis homines de munda tempestuo- uomini dal mondo tempestoso e pericoloso - dove gli uomini no!\
s~ et periculoso -, ubi homines non ambulant, sed feruntur, quia camminano, ma sono trascinati, poiché il diavolo con il piacere li
dLabolus cum delectatione compellit eos in mala, ubi alterutrum spinge ~l i:nale, dove gl_i u_~mi.ni si. mangiano a vicen?a, come i_ pesci1}
homines se comedunt, sicut pisces fortiores devorant iuniores - ut più forti divorano quelli p1u p1ccolt -, affinché, portati a terra, vivano,
translati vivant in terra, corporis Christi membra facti. GREGORIUS essendo divenuti membri del corpo di Cristo. GREGORIO: Ora, Pietro
In ev. [1,5, PL 76,1092D}: Nulla autem Petrus et Andrea; e Andrea non avevano visto alcun miracolo fatto da Cristo, non ave-
Christum miracula facere viderant, nihil ab eo de praemio aeter- vano udito da lui nulla sul premio della ricompensa eterna, e tuttavia
nae retribution~s audierant, et tamen ad unum Domini praeceptum, a un solo comando del Signore dimenticarono tutto ciò che sembra-
hoc quod possLdere videbantur, obliti sunt; unde sequitur «At i/li vano possedere; per cui segue: Ed essi subito, lasciate le reti, lo
continuo, relictis retibus, secuti sunt eum». In quo affectum debe- seguirono. In ciò dobbiamo considerare più l'affetto che gli oneri.
mus potius pensare quam censum. Multum enim reliquit qui sibi Ebbene, molto ha lasciato chi non ha tenuto nulla per sé, molto
nihil retinuit, multum dimisit qui cum re possessa et concupiscentiis abbandona chi con la cosa posseduta ha rinunciato anche al deside-
renuntiavit. A sequentibus ergo tanta dimissa sunt quanta a non rio. Da chi lo seguiva quindi furono lasciate tante cose quante pote-
sequentibus concupisci potuerunt. Exteriora enim nostra Domino vano essere desiderate da chi non lo seguiva. Infatti, i nostri atti este-
quantumlibet parva sufficiunt, nec perpendit quantum in eius sacri- riori, per piccoli che siano, piacciono a Dio; ed egli non considera,
ficio, sed ex quanto proferatut: Aestimationem quippe pretii regnum nel sacrificio, la quantità, ma l' intenzione. ll regno di Dio certamente
Dei non habet, sed tantum va/et quantum habes. CHRYSOSTOMUS, non ha prezzo, ma nell'intenz ione sta c iò che lo fa meritare.
Super Matth. [Ps., ibid.}: Non autem praedicti discipuli secuti sunt CruSOSTOMO [Ps.]: 1 predetti discepoli non seguirono Cristo deside-
Christum, doctoris cupientes honorem, sed operis lucrum: sciebant rando l'onore del maestro, ma il guadagno dell'opera. Sapevano
enim quam pretiosa est anima hominis, quam grata est apud Deum infatti quanto è preziosa l'anima dell'uomo, quanto gradita a Dio è la
salus ipsius et quanta est merces. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: sua salvezza e quanto grande la ricompensa. CRISOSTOMO: Credettero
Tantae igitur promissioni crediderunt, et per sermones quibus sunt dunque a una così grande promessa, e credettero di poter pescare gli
capti, crediderunt se alias posse piscari. CHRYSOSTOMUS, Super altri con i discorsi da cui e rano stati presi. CRISOSTOMO [Ps. ]: ,
Matth. [Ps., ibid.}: Haec igitur cupientes, secuti sunt, omnibus Desiderando dunque queste cose, lo seguirono lasciando tutto; e così
relictis; in quo nos docuerunt quia nemo potest terrena possidere et ci insegnarono che nessuno può possedere le cose terrene e giungere
pe1fecte ad caelestia pervenire. perfettamente a quelle celesti.
GLOSSA [PL 162, l 280D]: In his ergo datum est exemplum illis GLOSSA: In queste cose dunque è dato l'esempio a coloro che abban-
qui censum deserunt pro Clzristi amore. Subditur autem exemplum donano gli oneri per amore di Cristo. Si aggiunge però l'esempio di
eorum qui etiam carnales affectus pro Deo postponunt; unde dicitur coloro che pospongono per Dio anche i legami affettivi; per cui si dice:
«Et procedens inde, vidit alias duoS». Nota, quia vocat binos et Andando oltre vide altri due. Nota che li chiama a due a due, come altro-
binos, sicut alibi legitur quod misit eos binos et binos ad praedican- ve si legge che li mandò a due a due a predicare. GREGORIO: Così ci indi-
dum. GREGORIUS, In ev. [1,17, PL 76, Jf39B}: Quatenus hic nobis ca in modo tacito che chi non ha la carità verso l'altro non deve in alcun
tacitus innuat, quia qui caritatem erga alterum non habet, praedi- modo assumere il compito della predicazione. Infatti i precetti della
cationis officium suscipere nullatenus debet. Duo enim sunt prae- carità sono due, e la carità non può esserci se non si è almeno in due.
cepta caritatis, et minus quam inter duos caritas haberi non potest.
318 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 18-22 319

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Super caritatem etiam CRISOSTOMO: Sulla carità ha posto ancora giustamente le fondamenta
fraternitatis Ecclesiae recte posuit fundamenta, ut ex radicibus della fraternità della Chiesa, perché salendo dalle radici della carità
caritatis exube~·ans quasi humor ascendat in ramos; et hoc super salga come umore fino ai rami; e ciò sopra l'amore naturale, in modo
naturale"! carzta~em, ut 1~011 solum per gratiam, sed etiam per che non solo per grazia, ma anche per natura la stessa carità sia pos-
naturam zpsa carztas firmwr habeatur; unde dicit «FratreS»: sic seduta in maniera più stabile; per cui dice: fi'atelli; così infatti fece
enim fecit Deus et in veteri testamento, super Moysen et Aaron Dio anche nell 'Antico Testamento, ponendo l' inizio dell'edificazione
fratres, ponens aedijì.cationis initium. Quoniam autem abundan- sui fratelli Mosè e Aronne. Poiché però la grazia del Nuovo
tior .est gr~tia novi testamenti quam veteris, ideo primum populum Testamento è più abbondante di quella dell'Antico, così ha edificato
aed(fìcavzt super unam fraternitatem, hunc autem super duas. il primo popolo su un 'unica fraternità, questo invece sopra due.
«lacobum», inquit, «Zebedaei, et Joannem fratrem eius in navi Giacomo, dice, di Zebedeo, e Giovanni suo fratello nella barca con
cum Zebedaeo patre eorum, reficientes retia sua», quod est maxi- Zebedeo loro padre, che riparavano le reti, il che è un massimo indi-
mae paupertatis indicium: vetera enim reficiebant qui nova unde zio di povertà: infatti riparavano le reti vecchie poiché non potevano
~merent non habebant. Et quod ad maiorem pietatem eorum pertinet, comprarne di nuove. E, cosa che appartiene a una loro maggiore
zn tanta paupertate sic patri suo succurrebant, ut secum eum pietà, in così grande povertà soccorrevano il loro padre al punto di
?aiularent, in navi, non ut i/le istos adiuvaret in opere, sed ut isti portarlo con loro, nella barca, non perché egli li aiutasse nell'opera,
zllum consolarentur sua praesentia. CHRYSOSTOMUS, In Matth ma per consolarlo con la loro presenza. CRISOSTOMO: Non c'è qui una
[ibid.}: Non parva autem est hic demonstratio virtutis, inopian~ piccola dimostrazione di virtù: sopportare facilmente la povertà,
facile /erre, ex iustis nutriri laboribus, colligari invicem amoris nutrirsi con un giusto lavoro, unirsi vicendevolmente con la forza
virtute, patrem inopem habere secum et in eius obsequio laborare. dell'amore, avere con sé un padre indigente e lavorare nel suo osse-
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: A estimare autem primos quio. CRISOSTOMO [Ps.]: Stimare poi i primi più veloci a predicare
velociores ad praedicandum, quia retia mittebant, istos autem poiché gettavano le reti, questi invece come più pigri poiché compo-
quasi pigriores quia adhuc retia componebant, non sumus ausi nevano ancora le reti, non abbiamo osato farlo, poiché conòscere la
?u~a differentiam eorum cognoscere solius est Christi. Forte erg~ differenza fra di loro appartiene solo a Cristo. Forse dunque si dice
zllz propter Petrum dicti sunt mittentes retia, qui praedicavit che quelli gettavano le reti a motivo di Pietro, che ha predicato il
Evangelium, sed non composuit,' isti autem propter Joannem com- Vangelo ma non lo ha composto; questi invece si dice che le compo-
ponentes, qui Evangelium composuit. nevano a motivo di Giovanni, che ha scritto un Vangelo.
Sequitur «Et vocavit eos»: erant enim habitatione cives, dilectione Segue: e li chiamò; erano infatti abitanti di una medesima casa,
concordes, artificio pares, fi'aternitatis coniuncti pietate. Ideo simul concordi per l'amore, uguali per il lavoro, uniti per l'amore fraterno.
vocavit eos, ne tot bonis coniunctos dissimilis vocatio separaret. Quindi li chiamò insieme, affinché una vocazione dissimile non sepa-
CHRYSOS'FOMUS, In Matth. [ibid.]: Vacando autem nihil eis promisit, rasse coloro che erano uniti da tanti beni. CRISOSTOMO: Chiamandoli
sicut prioribus,' obedientia enim eorum qui praevenerant, viam eis non promise nulla ad essi come ai primi: infatti l'obbedienza di colo-
ad credendum praeparaverat. Sed et multa de ipso audierant, scili- ro che li avevano preceduti aveva preparato ad essi la via a credere.
cet tamquamfamiliares et consanguinitate coniuncti. Ma avevano anche udito tante cose di lui, cioè in quanto legati da
Sequitur <<fili autem, relictis retibus et patre, secuti sunt eum». vincoli familiari e di consanguineità.
CH~YSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Tria enim sunt quae Segue: Ed essi, lasciate le reti e il padre, lo seguirono. CRJSOSTOMO
relmquere debet qui venit ad Christum: actus carnales, qui per [Ps.]: Tre infatti sono le cose che deve lasciare chi viene a Cristo: gli
retia piscationis signiflcantur,' substantiam mundialem, quae per atti carnali, che sono indicati dalle reti per la pesca; i beni terreni, indi-
navem,' et parentes, qui per patrem. Reliquerunt ergo navem, ut cati dalla barca; i genitori, indicati dal padre. Lasciarono dunque la
fierent ecclesiasticae navis gubernatores,' reliquerunt retia, ut non barca per divenire timonieri della nave deJla Chiesa; lasciarono le reti
pisces ajferrent ad civitatem terrenam, sed homines ad caelestem,' per non afferrare i pesci per la città tetTena, ma gli uomini per quella
reliquerunt unum patrem, ut spirituales patres omnium jierent. celeste; lasciarono l'unico padre per diventare padri spirituali di tutti.
T
320 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 18-22 321

H!LARJUS [3,6, PL 9,931B}: Eis igitur artem et patriam domum lLARJO: Ebbene, con la loro rinuncia del lavoro e della casa patema ci
relinquentibus, docemw; Christum secuturi, et saecularis vitae viene insegnato, se vogliamo seguire Cristo, a non essere trattenuti
sollicitudine et paternae domus consuetudine non teneri. REMIG!US dalla sollecitudine della vita terrena e dalla consuetudine della casa
[BEDA, PL 92,23C; GLOSSA ord. et interi.]: Mystice autem per mare patema. REMIGIO [BEDA E GLOSSE]: In senso mistico con il mare si
designatur iste mundus, propter amaritudinem et jluctuationem. designa questo mondo, per l'amarezza e l'instabilità. La Galilea inve-
Galilaea autem interpretatur volubilis, sive rota, et significat ce si interpreta che gira, ossia ruota, e significa il movimento di rota-
mundi volubilitatem. Ambulavit igitur l esus iuxta mare dum ad zione del mondo. Dunque Gesù camminò presso il mare quando
nos per incarnationem venit: quia non carnem peccati, sed simili- venne a noi mediante l'incarnazione: poiché prese dalla Vergine non
tudinem carnis peccati suscepit ex Virgine. Per duos fratres duo la carne del peccato, ma la somiglianza della carne del peccato. Con i
populi designantur qui ab uno Deo patre creati sunt, quos vidit due fratelli vengono designati i due popoli che furono creati dall'uni-
quando eos misericorditer respexit. Per Petrum enim, qui inter- co Dio Padre, che egli guardò quando li creò con misericordia. Con
pretatur agnoscens, et dicitur Simon, idest obediens, designatur Pietro infatti, che si interpreta "che riconosce'', ed è detto Simone,
ludaicus populus, qui per legem Deum agnovit et praeceptis eius cioè obbediente, si designa il popolo giudaico, che riconobbe Dio
obedivit; per Andream, qui inte1pretatur virilis sive decorus, intel- mediante la legge e obbedì ai suoi precetti; con Andrea, che si inter-
ligitur Gentilis populus qui post agnitionem Dei viri/iter in fide preta virile o bello, si intende il popolo dei Gentili che, dopo aver
permansit. Nos popu/um vocavit quando praedicatores in mun- riconosciuto Dio, perseverò virilmente nella fede. Chiamò il nostro
dum misit, dicens «Venite post me», idest relinquite deceptorem et popolo quando mandò i predicatori nel mondo, dicendo: Venite dietro
sequimini creatorem. De utroque etiam populo facti sunt hominum a me, cioè lasciate l'ingannatore e seguite il creatore. Inoltre da
piscatores, idest praedicatores. Relictis autem navibus, idest car- entrambi i popoli gli uomini furono fatti pescatori, cioè predicatori.
nalibus desideriis, et retibus, idest mundi cupiditatibus, secuti Lasciate poi le barche, cioè i desideri carnali, e le reti, cioè le cupidi-
sunt Christum. Per lacobum etiam intelligitur ludaicus populus, gie mondane, seguirono Cristo. Anche con Giacomo si intende il
qui per cognitionem Dei diabolum supplantavit; per loannem popolo giudaico, che con la conoscenza di Dio soppiantò il diavolo;
Gentilis populus, qui sola gratia salvatus est. Zebedaeus autem, con Giovanni il popolo dei Gentili, che fu salvato per sola grazia.
quem relinquunt, et interpretatur jùgitivus sive labens, signifìcat Zebedeo poi, che lasciano, che si interpreta fuggitivo o che cade,
mundum qui transit et diabolum qui de caelis lapsus est. Per significa il mondo che passa e il diavolo che è caduto dai cieli.
Petrum etiam et Andream mittentes retia in mare, designantur il/i Ancora, con Pietro e con Andrea che gettano le reti in mare si desi-
qui in prima aetate, dum de navi corporis sui mittunt retia carna- gnano coloro che nella prima età, mentre gettano dalla nave del pro-
lis concupiscentiae in mare huius saeculi, vocantur a Domino. prio corpo le reti della concupiscenza carnale nel mare di questo
Per lacobum et loannem reficientes retia designantur illi qui post mondo, sono chiamati dal Signore. Con Giacomo e Giovanni che ag-
peccata ante adversitates veniunt ad Christum recuperantes quae giustano le reti si designano coloro che dopo i peccati, in presenza
perdiderunt. RABANUS [PL l07,79JC}: Duae naves duas Ecclesias delle avversità, vengono a Cristo ricuperando ciò che avevano perduto.
figurant: eam quae ex circumcisione, et eam quae ex praeputio RABANO: Le due barche figurano le due Chiese, quella della circonci-
vocata est. Quilibet etiam fidelis fit Simon, Deo obediendo; sione e quella della non circoncisione. Qualsiasi fedele diventa Si-
Petrus, peccatum suum agnoscendo; Andreas, viri/iter labores mone, obbedendo a Dio; Pietro, riconoscendo il suo peccato; Andrea,
patiendo; lacobus, vitia supplantando. GLOSSA [PL 162,128JC}: sopportando virilmente le fatiche; Giacomo, distruggendo i vizi.
Et loannes, ut totum gratiae Dei adscribat. Et ideo quarta tantum GLOSSA: E Giovanni, per ascrivere tutto alla grazia di Dio. E per que-
vocatio ponitur, per quos praedicatores Dei a quatuor mundi par- sto si suppongono soltanto quattro vocazioni, con le quali si indicano
tibus vocatos signetur. H!L ARIUS [ibid.): Ve/ in hoc futurorum i predicatori chiamati dalle quattro parti del mondo. ILARIO: Oppure
Evangelistarum numerus figuratur. REMIGJUS [non occ.}: Per hoc in ciò viene prefigurato il numero dei futuri Evangelisti. REMIGIO:
322 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 18-22 323

etiam quatuor virtutes principales designantur: prudentia enim Con ci~ ve~g~n~ a~che des.ignate le quattro virtù principali: la pru-
refertur ad Petrum, propter divinam cognitionem; iustitia ad denza mfatt1 s1 nfensce a Pietro, per la conoscenza divina; la giusti-
Andream, propter operum virilitatem; fortitudo ad lacobum, prop- zia ad '?-ndrea, per il. vigore delle opere; la fortezza a Giacomo, per
ter diaboli supplantationem; temperantia ad loannem, propter l'abbattimento del diavolo; la temperanza a Giovanni, per l'effetto
divinae gratiae effectum. della grazia divina.
AUGUSTJNUS, De cons. ev. [2,17, PL 34,1095]: Sane movere potesi AGOSTINO: Certo può colp ire il fatto che Giovanni dica che Andrea
quomodo Joannes dical non in Galilaea, sed iuxta Jordanem seguì il Signore non in Galilea, ma presso il Giordano, con un altro di
Andream secutum esse Dominum cum a/io cuius nomen tacetur· cui si tace il nome; e che poi Pietro prese il nome dal Signore, mentre
deinde P etrum ab ilio nomen accepisse; celeri autem tre~ gli altri tre E~angelisti dicono che furono chiamati dalla pesca, conve-
Evangelistae de piscatione vocatos eos dicunt, satis inter se conve- nendo sufficientemente fra loro, soprattutto Matteo e Marco· infatti
nienter, maxime Matthaeus et Marcus; nam Lucas Andream non Luca non nomina Andrea, che risu lta solo che fu presente sull~ stessa
nominat, qui tantum inlelligitur in eadem navi fuisse. Hoc etiarn barca. Un'altra difficoltà è che Luca (5, 10) ricorda che solo a Pietro
videtur distare quod tantum Petro a Domino dictum esse commemo- fu detto dal Signore: <<D'ora in poi tu sarai pescatore», mentre Matteo
rat Lucas (5,10): «Ex hoc iam homines eris capienS» quod e Marco riferiscono queste parole all'uno e all'altro. Ma poté accade-
Matthaeus et Marcus ambobus dixisse narrant. Sed potuit prius re che c.iò sia stato ~etto . prima a Pietro, secondo Luca, e poi a
Petro dici secundum Lucam, et ambobus postea secundum alios entrambi, secondo gh altri due Evangelisti. Però ciò che abbiamo
duos. Sed quod de Ioanne diximus, diligenter considerandurn est, detto di Giovanni va attentamente esaminato, essendoci una grande
cum et locorum plurimum intersit et temporis et ipsius vocationis. ?ifferenza di lu~go e di tempo e della stessa chiamata. Ma bisogna
Sed intelligendum est, Petrum et Andream non sic vidisse intendere che Pietro e Andrea non hanno visto il Signore presso il
Dominum iuxta Iordanem ut ei iam inseparabiliter inhaererent, Giordano così da unirsi a lui già in modo inseparabile, ma hanno solo
sed tantum cognovisse quis esset, et eum miratos ad propria conosciuto chi era, e meravigliati di lui ritornarono alle loro case.
remeasse. Forte autem quod praetermiserat recapitulat, quia sine Forse poi Matteo ricapitola quanto aveva tralasciato, poiché senza
ulla consequenlis temporis differentia dicit «Ambulans autem precisare l'ordine cronologico dice: Camminando poi lungo il mare.
iuxta mare». Quaeri etiam potesi quomodo binos et binos seorsum Ci si può anche ch iedere come li abbia chiamati separatamente a due
eos vocaverit, sicut narrai Matthaeus et Marcus, cum Lucas dical a due, secondo quanto riferiscono Matteo e Marco mentre Luca dice
Jacobum et Joannern tamquam socios Petri ad adiuvandum voca- c~e Giac~m~ e Giovanni furo no chiamati in aiuto ~ome compagni di
Pietro, e ms1eme, condotte le navi a ten-a, seguirono Cristo. Da ciò
tos fuisse, et simul subductis ad terram navibus Christum secutos?
bisogna intendere che prima avvenne ciò che riporta Luca, ed essi
Unde intelligendum est hoc primo esse factum quod Lucas insi-
nuat, et eos ad capturam piscium ex more remeasse: non enim tornarono alla pesca, secondo l'uso: infatti non era stato detto a
~ietro c.he non avrebbe più catturato pesci, avendo fatto ciò dopo la
erat dictum Petro quod pisces nunquam esset capturus, cum post
r~sw:ez1one, ma che avrebbe catturato uomini; dopo avvenne ciò che
resurrectionem hoc fecerit, sed quod homines esset capturus;
nfenscono Matteo e Marco: infatti non lo seguirono dopo aver con-
postea hoc factum est quod Matthaeus et Marcus narrant: non
dotte le navi a terra, come con la preoccupazione di tornare, ma
enim subductis ad terram navibus, tamquam cura redeundi secuti
ponendosi al seguito di chi comandava loro di seguirlo.
sunt eum, sed tamquam iubentem ut sequerentUJ'.
..
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324 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 23-25 325

VERSUS 23-25 VERSETII 23-25

Et circuibat lesus tatam Galilaeam, dacens in synagagis Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro si-
earum et praedicans Evangelium regni et sanans amnem nagoghe e predicando il Vangelo del regno e guarendo ogni
languarem et amnem infirmitatem in papula. Et abiit apinia malattia e ogni infermità nel popolo. E si sparse la sua fama in
eius in tatam Syriam; et abtulerunt ei amnes male habentes tutta la Siria; e gli portarono tutti i malati, tormentati da varie
variis languaribus et tarmentis camprehensas et qui dae- malattie e dolori, indemoniati, lunatici e paralitici, ed egli li gua-
mania habebant et lunaticas et paralyticas et curavit eas. riva. E lo seguivano molte folle dalla Galilea e dalla Decapoli,
Et secutae sunt eum turbae multae de Galilaea et Decapali, e da Gerusalemme e dalla Giudea e da oltre il Giordano.
et de lerosalymis et de ludaea et de trans lardanem.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 8, PG 56,676] : Omnis rex CRISOSTOMO [Ps.]: Ogni re che deve combattere contro un nemico
pugnaturus contra adversarium, prius congrega! exercitum, et sic prima raduna l' esercito, e poi va in battaglia; così anche il Signore,
vadit ad pugnam; sic et Dominus contra diabolum pugnaturus, che doveva combattere contro il diavolo, prima radunò gli Apostoli, e
prius congregavi! Apostolos, et sic coepit Evangelium praedicare; così cominciò a predicare il Vangelo: per cui segue: Gesù percorreva.
unde sequitur «Et circuibat l esUS>>. REMIG!US [RABANUS, REMIGIO [RABANo]: Con ciò viene disposta la vita dei maestri: affinché
PL 107, 792A]: In quo doctorum vita instruitur: ut enim non sint infatti non siano pigri, vengono istruiti dalle parole: Gesù percorreva.
pigri, docentur per hoc quod dicitur «Circuibat l esus». CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché infatti essi, in quanto deboli, non potevano
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Quia enim il/i ut debiles veni re al medico, egli come medico premuroso visitava i malati
ad medicum venire non poterant, ipse sicut studiosus medicus cir- gravi. E il Signore certamente percorreva le singole regioni;· ora, chi
cuibat graviter aegrotantes. Et Dominus quidem circuibat singulas è pastore di una singola regione deve attentamente considerare i sin-
regiones; qui autem sunt unius regionis pastores considerando goli bisogni del popolo, perché nella Chiesa sia offe1ta qualche medi-
debent circuire populi singulas passiones, ut ad remedium passionis cina a loro rimedio. REMIGIO [RABANO]: Perché però non ci sia par-
eorum aliquod medicamentum in Ecclesia proferatur. REMJG!US zialità i predicatori vengono istruiti con le parole: tutta la Galilea.
[RABANUS, ibid.]: Ut autem non sint acceptores personarum docen- Perché poi non c01w no qua e là vanamente, vengono istruiti con le
tur praedicatores per hoc quod subiungitur «Totam Galilaeam». Ut parole: insegnando. Perché infi ne si impegnino a non aiutare pochi,
autem vacui non discurran t, docentur per hoc quod subditur ma molti, vengono ammon iti con ciò che segue: nelle sinagoghe.
«DocenS». Ut autem non paucis, sed multis prodesse studeant, CRISOSTOMO: D a ciò risul ta che insegnava ai Gi udei, non come
monentur per hoc quod sequitur «In synagogis». CHRYSOSTOMUS, In avversario di D io né seduttore de lle anime, ma essendo venuto
Matth. [14, PG 57,219]: Hinc quoque l udaeos docebat, quod nec acconsentendo al Padre.
esset Dei adversarius nec animarum seductor, sed quod Patri con- REMIGIO [RABANO]: Affinché poi non predichino né errori né
sentiens advenisset. favole, ma cose salutari, vengono istruiti con le parole: predicando il
REMIGJUS {RABANUS, Pl 107,792B}: Ut autem non errores Vangelo del regno. Ora, c'è differenza fra insegnando e predicando:
neque fabulas, sed salutaria praedicent, docentur per hoc quod insegnando infatti si riferisce alle cose presenti, predicando alle futu-
subditur «Praedicans Evangelium regni». Distat autem inter re; insegnava infatti i comandamenti presenti e predicava le promesse
«docens» et «praedicans»: «docens» enim refertur ad praesentia, future. CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure insegnava la rettitudine naturale,
«praedicanS» ad futura: docebat enim de praesentibus mandatis, quella che la ragione natura le insegna: cioè la castità, l'umiltà o cose
p raedicabat de f uturis promissis. CHRYSOSTOMUS, Sup er Matth. simili, che tutti intendono da se stessi che sono cose buone; di queste
[Ps., ibid.]: Vel docebat iustitias natura/es, quas scilicet ratio
naturalis docet: ut castitatem, humilitatem, et huiusmodi, quas
326 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 23-25 327

per seipsos omnes bona esse ùztelligunt: de quibus necessaria est cose è necessario l'insegnamento, non soltanto per la loro manifesta-
doctrina, non tantum propter manifestationem eorum, quantum zione, quanto perché siano risvegliate nel cuore. Prevalendo infatti i
propter excitationem cordis. Praevalentibus enim delectationibus piaceri carnali, la conoscenza della rettitudine naturale dorme, come
carnalibus, scientia iustitiae naturalis quasi in oblivionem deducta condotta alla dimenticanza. Quando dunque il maestro comincia a
obdormit. Cum ergo coepit doctor reprehendere carnalia mala, eius riprendere i mali carnali, il suo insegnamento non introduce una
doctrina non novam scientiam introduci!, sed oblitam commonefa- nuova conoscenza, ma ricorda con fo rza quella dimenticata. Invece,
cit. Praedicabat autem Evangelium annuntiando bona, quae antiqui predicava il Vangelo annunziando i beni che gli antichi non avevano
manifeste nec audierant, ut beatitudinem caelestem, mortuorum udito manifestamente, come la beatitudine celeste, la rismTezione dei
resurrectionem, et huiusmodi. Ve! docebat interpretando prophetias morti e simili. Oppure insegnava interpretando le profezie che lo
de ipso: Evangelium praedicabat denuntiando in se bona futura. riguardavano e predicava il Vangelo annunziando in sé i beni futuri.
REMIGIUS [RABANUS, PL 107,792B]: Ut autem doctores doctri- REMIGIO [RABANO]: Perché poi i maestri si impegnino a raccoman-
nam suam virtutibus commendare studeant, docentur per hoc dare il loro insegnamento con le virtù, vengono istruiti con le parole
quod subditur «Sanans omnem languorem et omnem infirmitatem che seguono: guarendo ogni malattia e ogni infermità nel popolo.
in populo». Jnfirmitas quidem est corporum, languor autem ani- L'infennità è dei corpi, la malattia delle anime. CRISOSTOMO [Ps.]:
marum. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Vel per languo- Oppure per malattia intendiamo qualche passione dell'anima, come
rem, animae aliquam passionem intelligimus, ut avaritiam, libidi- l'avidità, la libidine e simili; per infermità invece l'incredulità, per la
nem, et huiusmodi; per infirmitatem autem infidelitatem, per quale uno si indebolisce nella fede. Oppure per malattie si intendono
quam aliquis infirmatur in fide. Vel per languores intelliguntur i patimenti più gravi del corpo, per infermità invece i più lievi. Come
graviores corporis passiones, per infirmitates autem Leviores. poi risanava i mali corporali con la virtù della divinità, così quelli
Sicut autem passiones corpora/es divinitatis virtute sanabat, sic spirituali con la parola della pietà. Ma prima insegna e poi risana; per
spirituales verbo pietatis. Primo autem docet et postea sanat; due motivi: primo, perché viene premesso ciò che è più necessario;
propter duo: primo, quia praemittitur quod magis necessarium infatti le parole di pietà edificano l'anima, non i miracoli; poi perché
est: verba enim pietatis aedificant animam, non miracula; Deinde le parole sono raccomandate dai miracoli, non viceversa.
quia verba per miracula commendantur, et non e converso. CRISOSTOMO: Bisogna considerare che Dio è solito fare miracoli in
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Considerandum autem, quod quei popoli nei quali predica la sua legge, dando con dei pegni prova
quando novum fit aliquid, ac politicae cuiusdam introductio, della sua potenza presso quelli che devono ricevere tale legge. Così,
signa Deus facere consuevit praestans suae potentiae pignora his dovendo fare l'uomo, prima creò il mondo, e poi alla fine all'uomo
qui legem eius accepturi sunt. Sic cum hominem facturus esset, creato diede la legge nel paradiso; e quando doveva dare la legge a
prius mundum creavit, ac tum demum facto homini legem in Noè, mostrò cose mirabili; ma anche ai Giudei, dovendo dare
Paradiso dedit; et cum sancta Noe legem positurus esset, magna la legge, prima mostrò grandi prodigi, e poi alla fine impose ad essi i
utique mirabilia monstravit; sed et ludaeis quidem, cum legem precetti della legge. Allo stesso modo, dovendo introdurre qui una
laturus esset prius prodigia magna ostendit, ac tum demum eis certa sublime norma di vita, fortifica ciò che dice con la potenza
praecepta legis imposuit. lta hic sublimem quamdam vivendi dei miracoli: poiché infatti il regno eterno, che predicava, non appari-
introducturus disciplinam, auctoritatem mandatis suis praestruxit va dalle cose che si vedono, rese manifesto anche ciò che non appari-
claritate signorum: quia enim aeternum regnum, quod praedica- va ancora.
bat, non apparebat, ex his quae videntur, etiam illud quod nondum GLOSSA: Ma poiché i predicatori devono avere una buona testimo-
apparebat, manifestum fecit. nianza da parte di quelli che sono fuori, affinché non capiti che,
GLOSSA [PL 162,1281D]: Sed quia praedicatores debent habere se la vita è disprezzata, la predicazione non venga tenuta in nessun
bonum testimonium ab his qui fòris sunt, ne, si vita despicitu1; prae- conto, si aggiunge: E si sparse la sua fama in tutta la Siria.
dicatio contemnatur, subditur «Et abiit opinio eius in totam Syriam».

328 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 23-25 329

RABANUS {PL 107, 792C}: Syria est omnis regio ab Euphrate usque ad RA.BANO: La Siria è tutta la regione dall'Eufrate fino al mar mediter-
mare magnum, a Cappadocia usque ad Aegyptum, in qua est provin- raneo, dalla Cappadocia fino all'Egitto, nella quale c'è la provincia di
cia Palaestina, in qua habitant ludaei. CHRYSOSTOMUS, in Matth. Palestina, nella quale abitano i Giudei. CRISOSTOMO: Considera però
[ibid.}: intende autem moderationem Evangelistae, quia non la moderazione dell'Evangelista, che non ci descrive la guarigione di
unumquemque nobis enarrat curatorum, sed brevibus verbis ciascu? malato, ma con brevi parole parla dell'abbondanza dei segni;
copiositatem transcurrit signorum; unde sequitur «Et obtulerunt ei per cui segue: e gli portarono tutti i malati. REMIGIO [RABANO]: Con
omnes male habenteS». REMJGJUS [RABA NVS ·' ibid.}: Per quos ciò vuole che si intendano varie infermità, ma le più lievi. Quando
varias vult intelligi infirmitates, sed Leviores. Cum vero dicit invece dice: tormentati da varie malattie e dolori, vuole che si inten-
« Variis languoribus et tormentis comprehensos», i/Los vult intelligi dano coloro dei quali dice poi gli indemoniati. GLOSSA: La malattia è
de quibus subinfertur «Et qui daemonia habebant». GLOSSA: duratura; il tormento è un dolore acuto, come il dolore del fianco, e
Languor diuturnus est; tormentum est morbus acutus, ut do/or simili . Gli indemoniati invece sono que lli che erano vessati dai
/ateris, et huiusmodi; qui autem daemonia habebant, sunt qui a demoni. REMIGro [RABANO]: i lunatici sono così detti dalla luna che
daemonibus vexabantu1: R EMIGIVS [RABANUS, ibid.}: Lunatici enim crescendo e decrescendo mens ilmente, causa delle vessa;ioni'.
dicti sunt a luna, quae dum menstruis temporibus crescit et decre- GIROLAMO: Infatti i demoni, osservando i tempi della luna, desiderava-
scit, ipsi vexantur. HIERONYMUS [PL 26,33C}: Daemones enim no disonorare la creatura, affinché venisse bestemmiato il Creatore.
observantes lunaria tempora, creaturam infamare cupiebant, ut in AGOSTINO :I demoni sono allettati a inabitare dalle creature (che non
creatorem b/asphemiae redundarent. AuGUSTJNUS, De civ. Dei essi hanno creato, ma Dio) con attrattive diverse in base alla propria
[21, 6, PL 41,717}: illiciuntur tamen daemones ad inhabitandum diversità, non come gli animali dai cibi, ma come gli spiriti dai segni,
per creaturas (quas non ipsi, sed Deus condidit) delectabilibus pro relativi alla soddisfazione di ciascuno. RABANO: I paralitici sono
sua diversitate diversis, non ut animalia cibis, sed ut spiritus i disfatti nel corpo: infatti parali si in greco si dice disfacimento
signis, quae cuiusque delectationi congruunt. RABANUS [ibid.}: in latino.
Paralytici autem sunt corpore dissoluti: paralysis enim graece, Segue: ed egli Li guariva. CRISOSTOMO [Ps.]: Mentre in certi luoghi
latine dicitur dissolutio. si dice che guarì molti, qui si dice semplicemente: e li guariva, indi-
Sequitur «Et curavit eoS». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. cando che guarì tutti, come anche un nuovo medico, entrando in una
[Ps., ibid.}: Cum in quibusdam Locis dicatur: Multos curavit, hic città, cura tutti quelli che vengono a lui per dare di sé una buona
simpliciter dicitur «Et curavit eos», signans quod omnes curavit, opinione. CRrSOSTOMO: A nessuno di loro però richiese la fede, poiché
sicut et novitius medicus intrans civitatem, omnes ad se venientes non aveva ancora dato dimostrazione della sua virtù; e quelli
curat propter suam opinionem commendandam. CHRYSOSTOMUS, in che venivano da lontano e portavano i malati mostravano una fede
Matth. [ibid.}: A nullo autem eorum fidem exquisivit, quoniam non- non piccola.
dum virtutis suae demonstrationem dederat, et i/li e /onginquo Segue: E lo seguivano molte folle. RABANO: Queste si dividono in
venientes et aegros adducentes, non parvam ostenderantfidem. quattro categorie: alcuni lo seguivano per il magistero celeste, come i
Sequitur «Et secutae sunt eum turbae multae». RABANUS [ibid.]: discepoli; altri per la cura delle malattie; altri per la sola fama e per
Quae quadripartitae sunt: a/ii propter caeleste magisterium, ut ~ur!o~ità, volendo sperimentare se era vero quanto si diceva; altri per
discipu/i; a/ii ob curationem infirmitatum; a/ii sola fama et curio- mv1dia, volendo coglierlo in fallo e accusarlo. ln senso mistico poi la
sitate, volentes experiri an verum esset quod dicebatur; a/ii per Siria si interpreta elevata, la Galilea volubile o ruota, cioè diavolo e
invidiam, volentes eum in a/iquo capere et accusare. Mystice mondo, che è superbo e rotola sempre verso il basso; nel quale si rese
autem Syria interpretatur elata, Ga/ilaea vo/ubilis ve/ rota, idest n~t~ la fa~a ?i Cristo mediante la predicazione: i demoniaci poi sono
diabolus et mundus, qui et superbus est et ad ima semper rotatur; gli 1dolatn, 1 lunatici gli instabili, i paralitici i pigri e i dissoluti.
in quo fama Christi per praedicationem innotuit: daemoniaci enim
sunt idololatrae; lunatici, instabi/es; para/ytici, pigri et dissoluti.
330 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 4, versetti 23-25 331

GLOSSA [PL 162,1282B]: TI1rbae autem quae sequuntur Dom· GLOSSA: Le folle poi ch_e seguono il Signore sono dalla Chiesa, che
sun t de EccIesw,. quae spmtua · est Ga Iilaea transmirrr:aiznumd'
. . /iter spiritual~~nt~ è la Galilea ~he passa alle virtù; e la Decapoli che
· t D 1· d e.· 1s a osserva 1 d1ec1 comandamenti; e Gerusalemme e la Giudea illustrata
vir utes; et ecapo 1s ecem praecepta servans; et Hierosolyi
~ d · · . .
1u aea, quam visw pacrs et COl?Jessw illustra!; et trans lordana et
r, . dalla visione di pace e dalla confessione; e la parte al di là del Gior-
quza· b aptzsmo
· · terram promissionis intrat. REMJGJ
transito, nem' dano, poiché ricevuto il battesimo entra nella terra della promessa.
[RABAf!l!S, ibid.j: ~e/ sequitur D?minum «de Galilaea», idest ~: REMIGIO [RABANO]: Oppure segue il Signore dalla Galilea, cioè dalla
volubilztate mundi, «et Decapolw, quae est regio decem urb · volubilità del mondo; e dalla Decapoli, che è la regione delle dieci
. ;r.· D I . lU/11 città, e significa i trasgressori del decalogo; e da Gerusalemme vale
e t stgniJtcat eca ogi transgressores, et «de Hierosolym '
quia sci~icet prfus in_noxia pace detinebatia; et «de Iudaea», idestaJ~ a dire perché prima era conservata in una pace innocente; e 'dalla
Giudea, cioè dalla confessione diabolica; e da oltre il Giordano, poi-
~onfessw~e dzaboltc~, e~ «de trans Jordanem», qui prius erant
zn paganzsmo constztutt, sed transeuntes per aquam baptisi111· ché prima erano costituiti nel paganesimo, ma passando attraverso
. l'acqua del battesimo sono venuti a Cristo.
venerunt adch rzstum.

332 333

CAPUT5 CAPITOL05

VERSUS 1-3
VERSETTI 1-3
Videns autem lesus turbas, ascendit in montem, et, cum
sedisset, accesserunt ad eum discipuli eius, et aperiens os Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e, sedutosi, si avvici-
suum docebat eos dicens: Beati pauperes spiritu, quoniam narono a lui i discepoli, e aprendo la sua bocca li ammaestra-
ipsorum est regnum cae/orum. va dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno
dei cieli.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 9, PG 56,679}: Omnis artifex


secundum professionem suam, opportunitatem operis videns gaudet: CRISOSTOMO [Ps.]: Ogni artefice, secondo la sua professione, gioi-
carpentarius enim si viderit arborem bonam, concupiscit eam prae- sce vedendo l'utilità dell'opera: infatti il falegname, se vede un buon
cidere ad opus arti.fidi sui; et sacerdos, cum viderit ecclesiam ple- albero, desidera tagliarlo per la necessità del suo mestiere; e il sacer-
nam, gaudet animus eius et delectatur ut doceat: sic et Dominus dote, quando vede la chiesa piena, si raJlegra nell 'animo e gioisce per
videns magnam congregationem populi, excitatus est ad docendum; l'occasione di insegnare. Così anche il Signore, vedendo una grande
unde dicit: « Videns autem turbas Jesus, ascendi! in montem». assemblea di popolo, fu mosso a insegnare; per cui dice: Gesù,
AUGUSTlNUS, De cons. ev. [2, 19, PL 34,1039}: Ve/ hic potest videri vedendo le folle, sali sul monte. AGOSTINO: Oppure qui si può vedere
multas turbas vitare voluisse, et ob hoc ascendisse in montem che ha voluto evitare la grande folla, e per questo è salito sul monte
ut so lis discipulis loqu ere tur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. per parlare ai soli discepoli. CRJSOSTOMO: Per il fatto poi ché si sedet-
[15, PG 57,223}: Per hoc autem quod non in civitate etforo, sed in te non in una città e in una piazza, ma su un monte e nella solitudine,
monte et solitudine sedit, erudivit nos nihil ad ostentationem facere, ci insegnò a non fare nulla per ostentazione, e a salire dai rumori,
et a tumultibus ascendere, et praecipue cum philosophandum est ac soprattutto quando bisogna occuparsi di filosofia e dissertare su cose
de rebus seriis disserendum. REMIG!US [GLOSSA, PL 144, 872B]: Hoc seri e. R EMIGIO [GLOSSA]: Bisogna infatti sapere che il Signore, come
enim sciendum est, quod tria refugia legitur Dominus habuisse: si legge, aveva tre rifug i: la nave, il monte e il deserto, ai quali si re-
navim, montem et desertum; ad quorum alterum, quotiescumque a cava tutte le volte che era oppresso da lle fo lle. GIROLAMO: A lcuni tra
turbis opprimebatur, conscendebat. HIERONYMUS [PL 26,33D]: i fratelli meno istruiti ritengono che il Signore abbia insegnato le co-
Nonnulli autem simpliciorum fratrum putant Dominum ea quae se che seguono sul monte degli ulivi, ma non è affatto così: infatti da
sequuntur in Oliveti monte docuisse; quod nequaquam ila est: ex ciò che precede e ciò che segue si mostra che il luogo è in G alilea, e
praecedentibus enim et sequentibus in Galilaea monstratur focus, riteniamo che sia o il Tabor o qualsiasi altro monte elevato. CRISO-
quem putamus esse ve/ Thabor, ve/ quemlibet alium montem excelsum. STOMO [Ps.]: Sali sul monte: innanzitutto per adempiere la profezia di
CHRYSOSIOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Ascendi! autem in mon- Isaia (40, 9) che dice: «Sali su un monte»; poi per mostrare che chi in-
tem: primo quidem ut impleret prophetiam l saiae dicentis (40,9): segna la giustizia di Dio deve dimorare nelle altezze delle virtù spiri-
«Super montem ascende tu»; deinde ut ostendat quoniam in altitudi-
tuali, come pure chi ascolta: nessuno infatti può stare nella valle e par-
ne spiritualium virtutum consistere debet qui docet Dei iustitiam,
lare dal monte. Se stai in terra, parli della terra; se invece parli del cie-
pariter et qui audit: nemo enim potest in valle stare et de monte
lo, stai in cielo. Oppure salì sul monte per mostrare che chiunque v uole
loqui. Si in terra stas, de terra loquere; si autem de caelo loqueris,
in caelo consiste. Vel ascendi! in montem, ut ostendat quod omnis imparare le verità di fede deve salire sul monte della C hiesa, del quale
qui vult discere mysteria veritatis, in montem Ecclesiae debet ascen- il Profeta (Sai 67, 16) scrive: «Il monte di Dio è un monte ricco».
dere; de quo Propheta (Ps. 67, 16): «Mons Dei, mons pinguis».
o

334 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 1-3 335

HILARJUS [PL 9,93JC}: Ve/ ascendit in montem, quia in paternae !LARIO: Oppure salì sul monte perché, posto nell'altezza della maestà
maiestatis celsitudine positus, caelestis vitae praecepta constituit. del Padre, stabilisce i precetti della vita celeste. AGOSTINO: Oppure
AUGUSTTNUS [De serm. Dom. 1, 1, PL 34,1231]: Ve/ ascendit in salì sul monte per indicare che i precetti di giustizia che erano stati
montem, ut significet, quia minora erant praecepta iustitiae quae dati da Dio mediante i Profeti al popolo dei Giudei, che conveniva
a Deo data sunt per Prophetas populo ludaeorum, quem timore ancora che venisse legato dal timore, erano quelli minori; invece
adhuc alligari oportebat; per Filium autem suum maiora populo mediante il suo Figlio furono dati al popolo, a cui conveniva di esse-
quem caritate iam convenerat liberari. re liberato dalla carità, quelli maggiori.
Sequitur «Et cum sedissel, accesserunl ad eum discipuli eius». Segue: e, sedutosi, si avvicinarono a lui i discepoli. GIROLAMO:
HIERONYMUS [ibid.]: Ideo aulem non slans, sed sedens, loquitur, Parla stando seduto, non in piedi, poiché non lo potevano capire nello
quia non poteranl eum intelligere in sua maiestate fulgentem. splendore della sua maestà. AGOSTINO: Oppure l'insegnare da seduti
AucusrINUS [De serm. Dom., ibid.}: Vel quod sedens docebat, per- compete alla dignità del maestro. Poi si avvicinarono a lui i discepoli,
tinet ad dignitalem magistri. «Accesserunt» aulem «ad eum disci- in modo che quanti si avvicinavano con l'animo per adempiere i pre-
puli eiuS», ut audiendis verbis i/lius hi esseni etiam corpore vici- cetti fossero anche più vicini con il corpo per udire le sue parole.
niores qui praeceptis implendis animo appropinquabant. RABANUS RABANO: In senso mistico poi, questo sedersi del Signore è la sua
[PL 107, 794}: Mystice autem sessio Domini, incarna/io eius est: incarnazione: poiché, se il Signore non si fosse incarnato, il genere
quia nisi Dominus incarnatus essei, humanum genus ad eum umano non si sarebbe potuto avvicinare a lui. AGOSTCNO: Colpisce il
accedere non potuisset. A UGUSTINUS, De cons. ev. [ 1, 19, fatto che Matteo dica che questo discorso fu tenuto dal Signore seduto
PL 34,1098}: Movet aulem quod Matthaeus in monte dicit hunc sul monte, mentre Luca dice che fu tenuto in un luogo pianeggiante dal
habitum esse sermonem a Domino sedente; Lucas autem in loco Signore ritto in piedi. Ora, questa diversità mostra che si tratta di due
campestri a Domino stante. Haec igitur diversitas facit videri discorsi diversi. Che cosa impedisce infatti che Cristo ripeta in un altro
aliumfuisse illum, alium istum. Qui enim prohibet Christum quae- luogo le cose che aveva già detto, oppure rifaccia le cose che.aveva già
dam alibi repetere quae ante iam dixerat, aut iterum facere quae fatto? Oppure si presenta un'altra soluzione: dapprima il Signore stava
ante iam fecerat? Quamquam eliam possit illud occurrere: in ali- con i soli discepoli in qualche patte più elevata del monte, quando da
qua excellentiori parte montis primo cum solis discipulis essi scelse i dodici; poi egli discese con loro non dal monte, ma dalla
Dominum fuisse, quando ex eis duodecim elegit; deinde cum eis sua cima, verso un luogo pianeggiante, cioè in qualche pianura che
descendisse, non de monte, sed de ipsa montis celsitudine in cam- stava sul fianco del monte e poteva accogliere molti, e lì rimase in
pestrem locum, idest, in aliquam aequalitatem quae in latere mon- piedi fino a che la folla non si fu radunata intorno a lui; poi, sedutosi,
tis erat et multos capere poterai, atque ibi stetisse donec ad eum
gli si avvicinarono maggionnente i suoi discepoli, e così ad essi e a
turbae congregarentur; ac postea cum sedisset, accessisse propin-
tutta l'altra folla presente fece l' unico discorso che Matteo e Luca rife-
quius discipulos eius, atque ila illis celerisque turbis praesenli-
riscono in modo diverso, ma con la stessa verità dei fatti.
bus, unum habuisse sermonem, quem Matthaeus Lucasque nar-
rant diverso narrandi modo, sed eadem veritate rerum. GREGORIO: Prima che il Signore desse sul monte i suoi sublimi
GREGORJUS, Mor. [4,1, PL 75,637D]: Sublimia autem praecep- precetti, si dice che, aprendo la sua bocca, li ammaestrava, egli che
ta Domino in monte dicturo praemittitur «Aperiens os suum, aveva già aperto la bocca dei Profeti. REMIGIO: Dovunque si legge
docebat eos», qui dudum aperuerat ora Prophetarum. REMJGJUS, che il Signore aprì la sua bocca si deve fare attenzione, poiché sta per
Ubicumque autem legitur Dominus aperuisse os, inspiciendum dire delle cose grandi. AGOSTINO: Oppure dice: aprendo la sua bocca
est, quia magna sunt quae sequuntur. AUGUSTINUS [De serm. per indicare che il discorso che segu irà sarà più lungo del solito.
Dom., ibid.]: Vel dicit «Aperiens os suum», ut ipsa mora commen- CRISOSTOMO: Oppure dice così perché tu impari che talora egli inse-
det aliquanto longiorem futurum esse sermonem. CHRYSOSTOMVS, gnava aprendo la bocca per parlare, talora invece emettendo la voce
In Matth. [ibid.]: Ve/ hoc dicit, ut discas quoniam nunc quidem delle sue opere. AGOSTINO: Se uno poi studia con pietà e prudenza
docebat os aperiens in loqu endo, nunc autem vocem, quae
est ab operibus, emittens. AUGUSTJNUS [De serm. Dom., ibid.}:

336 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 1-3 337

Si quis autem pie sobrieque consideravi!, inveniet in hoc sennone, questo discorso, vi troverà il perfetto modo della v ita cristiana per
quantum ad mores opportunos pertinet, p e1fectum vitae Christianae quanto riguarda l'opportunità dei costumi; per cui il discorso si con-
modum; unde sic ipse sermo concluditur (Matth. 7,24): «Omnis qui clude così (Mt 7, 24): «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette
audit verba mea haec etfacit ea, similabo eum viro sapienti». in pratica sarà simile a un uomo saggio».
AUGUSTJNUS, De civ. Dei [19,1,3, PL 41,623): Nulla autem est AGOSTINO: La filosofia non può avere altro fine se non il sommo
causa philosophandi, nisi jìnis boni; quod autem beatum facit, ipse bene; ora, il sommo bene ci rende beati. Per questo il Signore comin-
est finis boni. Et ideo a beatitudine incipit dicens «Beati pauperes cia dalla beatitudine dicendo: Beati i poveri in spirito. AGOSTINO:
spiritu». AUGUSTJNUS [De serm. Dom. ibid.]: Praesumptio quidem La presunzione dello spirito indica insolenza e superbia. Ora, general-
spiritus, audaciam et superbiam signifìcat. Vulgo etiam magnum mente si dice che i superbi hanno uno spirito grande, e giustamente,
spiritum superbi habere dicuntur, et recte, nam spiritus ventus poiché lo spirito è detto vento, e chi non sa che i superbi sono detti
vocatur,· quis vero nesciat superbos injl.atos dici, quasi vento gonfi, come dilatati dal vento? Per cui giustamente qui per poveri in
distentos? Quapropter recte hic intelliguntur «pauperes spiritu» spirito si intendono gli umili e i timorati di Dio, coloro cioè che non
humiles et timentes Deum, idest non habentes injl.antem spiritum. hanno uno spirito che gonfia. CRISOSTOMO: Oppure spirito significa
CifRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ve/ spiritum hic elationem et ani- qui orgoglio e alterigia: infatti ci sono molti umili contro voglia,
mum dicit: quia enim sunt multi humiles nolentes, rerum necessita- costretti a ciò dalla necessità, e non c'è lode per essi; per cui procla-
te coacti, non est laus; unde illos beatifìcat qui se ex electione ma beati quelli che si umiliano per libera scelta. Per questo comincia
humiliant. Ideo autem hic incipit radicitus evellens superbiam, qui dalle radici strappando la superbia, poiché questa è stata la radice
quia haec fuit radix et fans malitiae universae; contra quam ponil e la fonte di ogni malizia; contro di essa pone l' umiltà, come un certo
humilitatem, velut quoddam stabile fundamentum; qua subiecta, stabile fondamento; poiché sopra di essa si può costruire con solidità,
cum stabilitale alia s uperaediflcantur; hac autem destructa, mentre se essa viene distrutta periscono tutti i beni che avrai radunato.
p ereunt quaecumque congregaveris bona. CHRYSOSTOMUS, Super CRISOSTOMO [Ps .]: Ha detto poi manifestamente: Beati i poveri in
Matth. [Ps., ibid.}: Ideo autem dixit manifeste «Beati humiles spiritw>, spirito per mostrare che gli umili chiedono sempre l'aiuto di Dio; per
ut sic humiles ostendat, ut semper adiutorium Dei sint mendican- cui in greco si dice ptokoi, cioè mendicanti o bisognosi. Vi sono in-
tes; unde in graeco dicitur «Beati» 7rWJXOi ptochi, mendici, vel fatti molti umili per natura, e non per la fede, che non chiedono l' aiu-
egeni. Sunt enim multi natura/iter humiles, et non ex fide, qui non to di Dio; ma qui si tratta solo di coloro che sono umili secondo la
pulsant adiutorium D ei; sed solum qui secundum /idem sunt
fede. CRISOSTOMO: Oppure perché chiama qui poveri in spirito coloro
humiles. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Ve/ quia pauperes spi-
che sono pieni di timore e di tremore di fronte ai comandamenti di
ritu hic dicit formidantes et trementes Dei iussiones, quomodo
Dio, come raccomanda il Signore attraverso Isaia. Ma che cos'hanno
Dominus per Isaiam commendat. Quid autem amplius quam sim-
di più rispetto a quelli che sono umili alla buona? Hanno l'umiltà in
pliciter humiles? Humilium enim hic quidem mediocriter est, hic
maggiore abbondanza. AGOSTINO: I superbi allora desiderino i regni
autem superabundanter. AUGUSTINUS [De serm. Dom. ibid.):
della terra, ma agli umili appartiene quello dei cieli. CRISOSTOMO
Superbi ergo appetant regna terrarum; sed humilium est regnum
caelorum. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Nam sicut [Ps.]: Infatti come gli altri vizi ci portano all'inferno, in misura mag-
cetera vitia deponunt ad inferos, maxime tamen sup erbia, sic et giore però la superbia, così anche tutte le virtù ci conducono al regno
omnes virtutes inducunt in regnum caelorum, maxime tamen dei cieli, più di tutte però l'umiltà, poiché è proprio di chi si umilia di
humilitas, quia proprium est ut qui se humiliat exaltetur. essere esaltato. GIROLAMO: Oppure beati i poveri in spirito, cioè quel-
H!ERONYMUS {ibid.}: Vel beati pauperes spiritu, qui scilicet propter 1i che sono volontariamente poveri per ispirazione dello Spirito
Spiritum sanctum voluntarie sunt pauperes. AMBROSIUS, De offic. Santo. AMBROGIO: Agli occhi di Dio la beatitudine comincia là dove
[1,16, PL I6,41A}: Inde autem incipit beatitudo iudicio divino, c'è la miseria agli occhi umani. GLOSSA: Convenientemente le ric-
ubi aerumna aestimatur humana. GLOSSA [interi.]: Pauperibus chezze dei cieli sono promesse a quanti sono adesso nella povertà.
autem in praesenti convenienter promittuntur divitiae caeli.

338 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 4 339

VERSUS4 VERSETTO 4

Beati qui lugent, quoniam ipsi consolabuntur. Beati coloro che piangono, perché saranno consolati.

ÀMBROSIVS, In Le. [5, PL J5,165JB]: Cum hocfeceris, ut sci/icet AMBROGIO: Quando avrai fatto questo, in modo cioè da essere
sis pauper et mitis, memento quia peccator es, et lugeto peccata povero e mite, ricordati che sei peccatore, _e piangi i tuoi peccati; p~r
tua; unde sequitur «Beati qui lugent». Et bene tertia benedictio est cui segue: Beati coloro che piangono. E giustamente la terza benedi-
peccata dejlentis, quia Trinitas est quae peccata condonat. HILARJUS zione è per chi piange i peccati, poiché è la Trinità che condona
[PL 9,932C]: Lugentes enim hic dicuntur non orbitates aut i peccati. ILARIO: Infatti qui sono detti affl itti non coloro che piango-
contumelias aut damna moerentes, sed peccata vetera flentes. CHRY- no le loro perdite, le offese o i torti subiti, ma coloro che piangono i
SOSTOMUS, Super Matth. [Ps. , ibid.}: Et qui sua quidem peccata loro peccati passati. CRISOSTOMO [Ps.]: E certamente coloro che pian-
lugent, beati sunt, sed mediocriter; beatiores autem sunt qui aliena gono i loro peccati sono beati, ma poco; sono invece più beati coloro
lugent peccata: tales convenit esse omnes doctores. HJERONYMUS che piangono i peccati altrui: tali conviene che siano tutti i maestri.
[ibid.}, Luctus eninz hic non mortuorum ponitur communi lege GIROLAMO: Infatti qui non si pone il pianto dei morti secondo la
naturae, sed peccatis et vitiis mortuorum. Sic jlevit Samuel Saulem, comune legge della natura, ma dei morti per i peccati e per i vizi .
Così Samuele pianse Saul, e Paolo coloro che dopo l'impurità non
et Paulus eos qui post immunditiam poenitentiam non egerunt.
fecero penitenza. CRISOSTOMO [Ps.]: Ora, poiché la consolazione per
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Cum autem consolatio sit
chi piange è la cessazione del dolore, coloro che piangono i loro pec-
lugentium cessatio luctus, qui sua peccata lugent, consolabuntur ca ti saranno consolati con il consegui mento del perdono.
indulgentiam consecuti. CHRYSOSTOMUS, in Matth. [15, PC 57,226}: CRISOSTOMO: E sebbene a costoro basti godere del perdono, Dio non
Et licet talibus sufficiat venia fruì, non termina! retributionem in termina la retribuzione nella remissione dei peccati, ma rende anche
peccatorum remissione, sed et multarum facit participes consolatio- partecipi di molte consolazioni, qui e nel futuro. Infatti Dio dà sempre
num et hic et in fitturo. Semper enim maiores laboribus Deus dat le retribuzioni in misura maggiore delle fatiche. CRISOSTOMO [Ps.]:
retributiones. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Qui vero Coloro che piangono i peccati altrui saranno consolati: poiché, ve-
aliena peccata lugent, consolabuntur: qui cum in saeculo illo provi- dendo il piano di Dio alla luce di quel! 'altro mondo, comprenderanno
dentiam cognoverint Dei et intellexerint quod qui perierunt non che coloro che sono periti non erano di Dio, la cui mano non lascia
fuerunt Dei, de cuius manu nemo rapere potest, de eis, luctu derelic- rapire ciò che tiene; di essi, lasciato il dolore, si rallegreranno nella
to, in sua beatitudine laetabuntw~ Ve! a/iter. AUGUSTINUS [De serm. loro beatitudine. Oppure diversamente. AGOSTINO: Il lutto è la tristez-
Dom. [1,2, PL 34,1232}: Luctus est tristitia de amissione carorum. za per la perdita di ciò che è caro. Ora, coloro che si convertono a
Conversi autem ad Deum ea quae in hoc munda cara habebanl Dio perdono ciò che avevano caro nel mondo. Infatti non godono di
amittunt: non enim gaudent his rebus quibus ante gaudebant; et quelle cose di cui godevano prima, e finché non sono presi dall 'amo-
donec fiant in illis amor aeternorum, nonnulla moestitia sauciantur. re delle cose eterne sono feriti da qualche tristezza. Saranno dunque
Consolabuntur ergo Spiritu sancta, qui maxime propterea Paraclitus consolati dallo Spirito Santo, che per questo soprattutto è detto Para-
nominatur, idest consolator, ut temporalem amittentes, aeterna laeli- clito, cioè consolatore, in modo che lasciando le cose temporali goda-
tia pe1fruantur, et ideo dic it «Quoniam ipsi consolabuntun>. no dell' eterna letizia, e per questo dice: perché saranno consolati.
340 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 4 341

GLOSSA [PL 162,1286 B}: Ve/ per luctum duo genera compunctio- GLOSSA: Oppure per dolore si intendono due generi di compunzione,
nis intelliguntur: scilicet pro miseriis huius mundi, et pro desiderio cioè per le miserie di questo mondo e per il desiderio di quelle celesti:
caelestium; unde filia Caleph petivit irriguum superius et inferius. per cui la figlia di Calef domandò la fonte superiore e inferiore. Ora,
Huiusmodi autem luctum non habet nisi pauper et mitis, qui cum questo dolore non l' ha se non il povero e il mite il quale, non amando
mundum non diligat, quod miser est recognoscit, et ideo caelum il mondo, riconosce di essere misero e per questo desidera il cielo.
concupiscit. Convenienter ergo lugentibus promittitur consolatio Giustamente dunque agli afflitti è promessa la consolazione, in modo
ut qui tristatus est in praesenti, gaudeat in futuro. Maior es~ che chi fu rattristato nel presente gioisca nel futuro. Ora, la retribuzione
autem retributio lugentis quam pauperis et mitis: plus enim est di chi piange è più grande di quella del povero e del mite: infatti è di
gaudere in regno, quam habere et possidere: multa enim cum più godere del regno che avere e possedere, poiché possediamo molte
dolore possidemus. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Notandum cose nel dolore. CRISOSTOMO: Bisogna notare però che non pone questa
autem, quod hanc beatitudinem non simpliciter, sed omnino cum beatitudine puramente e semplicemente, ma con intensità ed enfasi;
intensione et cumulo posuit; ideoque non dixit: Qui moerent, sed per questo non dice: coloro che sono afflitti, ma coloro che piangono.
«qui lugent». Siquidem praeceptum istud totius philosophiae E certamente questo precetto è al sommo di tutta la filosofia. Se in-
magisterium est. Si enim qui filios ve/ proximos mortuos lugent, fatti coloro che piangono i figli o i parenti non si lasciano attirare in
toto ilio doloris sui tempore nec pecuniarum nec gloriae amore tutto quel tempo di dolore né dall ' amore del denaro né da quello
tenentur, non invidia consumuntur, non iniuriis permoventur nec della gloria, non sono consumati dall ' invidia, non sono turbati dalle
aliis vitiis obsidentur, utpote solis luctibus mancipati; multo magis ingiurie né assediati da altri vizi, come presi solo dal dolore, molto di
qui propria peccata lugent, sicut ea lugere dignum est, celsiorem più coloro che piangono i propri peccati, come è conveniente, devono
hanc philosophiam debent ostendere. mostrare questa più alta filosofia.
342 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
' Capitolo 5, versetto 5 343

VERSUS 5 VERSETTO 5

Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram. Beati i miti, perché possederanno la terra.

AMBROSJUS, In Le. [5, PL 15,1651A]: Cum simpliciter conten- AMBROGIO: Quando sarò semplicemente contento della pove1tà, mi
tus fuero inops, superest ut mores meos temperem. Quid enim mihi resta da moderare i miei comportamenti. A che cosa mi serve infatti
prodest carere saecularibus, nisi fuero mitis? Congrue igitur essere privo dei beni terreni se non sarò mite? Giustamente quindi
sequitur «Beati mites». AVGUSTINUS [De serm. Dom. , 1,2, segue: Beati i miti. AGOSTINO: Sono miti coloro che cedono alle ingiu-
PL 34,1232]: Mites sunt qui cedunt improbitatibus et non resi- stiz ie e non resistono al male, ma vinco no il male con il bene.
stunt malo, sed vincunt in bono malum. AMBROSIVS, In Le. AMBROGIO: Mitiga dunque La tua disposizione d 'animo per non adirar-
[5, PL 15,1261B]: Mitiga ergo affectum tuum, ut non irascaris, ti o per non peccare nella collera. È infatti nobile sottomettere il moto
aut certe iratus ne peccaveris. Praeclarum est enim motum tempe- dell'animo alla ragione, e non è una virtù minore quella di frenare l'i-
rare consilio; nec minoris virtutis dicitur prohibere iracundiam, racondia piuttosto che non adirarsi affatto, dato che il più delle volte
quam omnino non irasci, cum plerumque illud lentius, hoc fortius ciò è considerato il segno di un carattere più forte, mentre l'altro
aestimetur. AVGUSTINUS [De serm. Dom., 1,2, PL 34,1232]: atteggiamento indica un carattere più indolente. AGOSTINO: Litighino
Rixentur igitur immites et dimicent pro terrenis et temporalibus pure quelli che non sono miti e combattano fra loro per le cose terrene
rebus; sed «beati mites, quoniam ipsi hereditabunt terram» e temporali; ma beati i miti, perché erediteranno la terra dalla quale
de qua evelli non possunt; illam, inquam, terram de qua dicitur non potranno essere sradicati; quella terra, dico, di cui si legge
(Ps. 140, 6): «Portio mea in terra viventium». Significa! enim (Sai 140, 6): «La mia parte è nella terra dei viventi». Significa infatti
quamdam stabilitatem hereditatis perpetuae, ubi anima per una certa stabilità dell'eredità perpetua, dove l'anima, mediante l'af-
bonum affectum tamquam loco suo requiescit, sicut corpus in fetto buono, riposa come nel luogo proprio, come il corpo nella terra,
terra, et inde cibo suo aliti11~ sicut corpus ex terra: ipsa e da lì è nutrita col suo cibo, come il corpo dalla te1rn: essa è il riposo
est requies et vita sanctorum. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. e la vita dei santi. CRISOSTOMO (Ps.]: Oppure la terra qui, come alcuni
[Ps., 9, PG 56,681]: Ve! terra hic, sicut quidam dicunt, quamdiu est dicono, finché è in questo stato, è la terra dei morti, poiché è stata sot-
in hoc statu, terra mortuorum. est; quia vanitati subiecta est; cum tomessa alla caducità; ma quando sarà liberata dalla corruzione,
autem liberata fuerit de corruptione, fit terra vivorum, diventa la terra dei vivi, cosi che i mortali ereditino l'immo1tale. Ho
ut morta/es hereditent immortalem. Alterum exponentem legi, quasi letto un altro commentatore secondo cui il cielo in cui abiteranno i
caelum, in quo habitaturi sunt sancti, dicatur terra vivorum, quod santi viene detto terra dei viventi poiché rispetto alla regione inferiore
quantum ad inferiorem regionem caelum est, quantum autem ad è cielo, mentre rispetto al cielo superiore è detto tetTa. Altri dicono
superius caelum dicitur terra. A/ii dicunt, quia corpus nostrum cbe il nostro corpo è terra, e finché soggiace alla morte è la terra dei
terra est, et quamdiu subiacet morti, terra est mortuorum; cum morti, ma quando sarà divenuto conforme alla gloria del corpo di
autem fuerit conforme factum gloriae corporis Christi, erit terra Cristo sarà la terra dei vivi. I LARIO: Oppure il Signore promette ai miti
vivorum. HJLARJUS [PL 9,932}: Ve/ hereditatem terrae mitibus l'eredità della terra, cioè di quel corpo che egli assunse per abitarvi; e
Dominus pollicetur, idest eius corporis quod ipse assumpsit habita- poiché per la mansuetudine della nostra mente Cristo abita in noi,
culum: et quia per mansuetudinem mentis nostrae habitat Christus anche noi saremo rivestiti dello splendore del suo corpo glorificato.
in nobis, nos quoque clarificati corporis eius gloria vestiemw'.
IWllll

344 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 5 345

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {I 5, PG 57,226} vel aliter: Christus hic CRISOSTOMO: oppure diversamente: qui Cristo ha mescolato .le realtà
spiritualibus sensibi/ia immiscuit: quoniam enim aestimatur qui sensibili con le spirituali: poiché infatti si ritiene che chi è mite perde
mitis est omnia sua perdere, contrarium promittit, dicens quod cum tutte le sue cose, promette il contrario, dicendo che chi non ~ arro-
stabilitate sua possidet qui non est protervus; qui autem a/iter est gante possiede le sue cose con stab.il!tà, mentre in caso. co~~ano uno
multoties animam et hereditatem paternam perdit. Quia ver~ perde molte volte l'anima e l'eredita patema. Ora, p01~he t1 p~ofeta
Propheta dixerat (Ps. 36, Il): «Mansueti hereditabunt terram» aveva detto (Sai 36, 11 ): «l miti erediteranno la terra», mtesse 11 suo
a ~onsuetis verbis contexit sermonem. GLOSSA: Mites etiam, qut discorso con parole conosciute. GLOSSA: Inoltre i miti, che hanno
seipsos possederunt, hereditatem Patris in futuro possidebunt. posseduto se stessi, possed~rann? in ~uturo l'eredità del P~dre. Or~,
Plus autem est possidere quam habere: multa enim habemus quae possedere è più che avere: 111fatt1 abbiamo molte cose che improvvi-
statim amittimus. samente perdiamo.
346 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
• Capitolo 5, versetto 6 347

VERSUS 6 VERSETTO 6

Beati qui esuriunt et sitiunt iustitiam, quoniam ipsi Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché
saturabuntur. saranno saziati.

AMBROSJUS, In Le. [5, PL 15,1651D]: Postquam delicta dejl.evi, AMBROGIO: Dopo che ho pianto i peccati, comincio ad avere fame e
esurire incipio et sitire iustitiam. Aeger enim cum in gravi morbo est sete della giustizia. Infatti chi è afflitto da una grave malattia non ha
non esurit; unde sequitur «Beati qui esuriunt et sitiunt iustitiam»'. fame; per cui segue: Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia.
HIERONYMUS [PL 26,34C}: Non nobis sufficit velie iustitiam, nisi GIROLAMO: Non ci basta volere la giustizia se non ne abbiamo fame,
iustitiae patiamur famem, ut sub hoc exemplo, nunquam nos satis in modo che, sotto questa figura, non ci riteniamo mai sufficiente-
iustos, sed semper esurire iustitiae opera intelligamus. mente giusti, ma abbiamo sempre fame delle opere della giustizia.
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 9, PG 56,682}: Quoniam omne CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché ogni bene che gli uomini fanno non per
bonum quod non ex amore ipsius boni faciunt homines, ingratum amore del bene non è gradito a Dio. Ora, ha fame della giustizia chi
est ante Deum. Esurit autem iustitiam qui secundum iustitiam Dei desidera comportarsi secondo la giustizia di Dio; ha invece sete della
desidera! conversari; sitit autem iustitiam qui scientiam eius giustizia chi desidera acquistarne la scienza. CRISOSTOMO: Parla poi o
acquirere cupit. CHR YSOSTOMUS, In Matth. {l 5, PG 57,227}: della giustizia universale o di quella particolare, contraria all'avarizia.
lustitiam autem dicit ve/ universalem, ve/ particularem avaritiae Poiché infatti stava per parlare della misericordia, mostra prima in
contrariam. Quia enim de misericordia dicturus erat, praemon- che modo bisogna aver misericordia, cioè non coi frutti della rapina e
strat qua/iter misereri oporteat, quia non ex rapina neque ex ava- non con avarizia; per questo attribuisce alla giustizia ciò che è pro-
ritia; unde etiam quod est avaritiae proprium, scilicet esurire et
prio dell'avarizia, cioè la fame e la sete. ILARIO: Attribuisce la beati-
sitire, iustitiae attribuii. HILARIUS [PL 9,932C}: Sitientibus autem
tudine a chi ha sete e fame della giustizia, mostrandoci così che la
et esurientibus iustitiam, beatitudinem tribuit, significans exten-
grande brama dei santi per la dottrina divina raggiungerà in cielo la
sam in Dei doctrinam sanctorum aviditatem perfecta in caelo
completa sazietà; per ques to è detto: perché saranno saziati.
satietate repleri; et hoc est quod dicitur «Quoniam ipsi satura-
buntur». CHRYSOSTOMVS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Scilicet largita- CRISOSTOMO [Ps.]: Cioè la generosità di Dio che ricompensa: poiché i
tem remunerantis Dei: quoniam maiora erunt praemia Dei quam premi di Dio saranno maggiori dei desideri dei santi. AGOSTINO :
sanctorum desideria. A UGUSTJNUS [De serm. Dom. 1,2, oppure saranno saziati adesso di quel cibo di cui il Signore dice
PL 34, 1232}: Ve/ il/o cibo saturabuntur in praesenti, de quo (Gv 4, 34): <<ll mio cibo è fare la volontà del Padre mio», il che non è
Dominus dicit (lo. 4,34): «Meus cibus est ut faciam voluntatem altro che la giustizia, e di quell'acqua di cui dice (Gv 4, 14):
Patris mei», quod est iustitia, et i/la aqua de qua (lo. 4, 14): «Chiunque ne berrà, diventerà per lui una sorgente di acqua che zam-
«quisque biberit, fiet ei fans aquae salientis in vitam aeternam». pilla fino alla vita eterna». CRISOSTOMO: Oppure stabilisce ancora un
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ve/ rursus sensibile praemium premio sensibile: poiché infatti si pensa che l'avarizia generi molti
statuit: quia enim plurimos divites facere putatur avaritia, dicit ricchi, afferma il contrario, nel senso che ciò conviene maggionnente
hoc esse contrarium, magisque id praestare iustitiam: qui enim alla giustizia: chi infatti ama la giustizia possiede tutto con la massi-
iustitiam diligit, tutissime omnia possidet. ma sicurezza.
348 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 7 349

VERSUS 7 VERSETTO 7

Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam consequentur. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

GLOSSA [PL ll 4,90}: lustitia et misericordia ita coniunctae GLOSSA: La giustizia e la misericordia sono così congiunte che l'una
sunt, ut altera ab altera debeat temperari: iustitia enim sine mise- deve essere moderata dall'altra: infatti la giustizia senza misericordia è
ricordia crudelitas est; misericordia sine iustitia, dissolutio · unde crudeltà, la misericordia senza giustizia dissoluzione; per cui dopo la
de misericordia post iustitiam s ubdit «Beati miserico~des». giustizia aggiunge, quanto alla misericordia: Beati i misericordiosi.
REMIGJUS [non occ.}: Misericors dicitur, quasi miserum habens REMIGIO: Si dice misericordioso nel senso che ha il cuore misero, poi-
cor, quia alterius miseriam quasi suam reputat et de malo alterius ché ritiene propria la miseria altrui, e si rattrista del male altrui come
quasi de suo do/et. HIERONYMUS [Pl 26,34}: Misericordia hic non se fosse proprio. GIROLAMO: Qui la misericordia non viene intesa solo
solum in eleemosynis intelligitur, sed in omni peccato fratris, si nelle elemosine, ma in ogni peccato del fratello, se portiamo gli uni i
alter alterius onera portemus. ÀUGUSTINUS [De serm. Dom. 1 2 pesi degli altri. AGOSTINO: Dice che sono beati coloro che sovvengono
Pl 34, 1232}: Beatos autem dicit esse qui subveniunt mise1:is' ai miseri, e la loro ricompensa è di essere liberati dalla loro propria
quoniam eis ila rependitur ut de miseria liberentur; unde sequitu~ miseria; per cui segue: perché troveranno misericordia. ILARIO: Dio
«Quoniam ipsi misericordiam consequentur». HJ LARIUS gioisce talmente per il sentimento che ci rende benevoli verso gli altri,
[Pl 9,933A}: In tantum enim Deus benevolentiae nostrae in che darà la sua misericordia solo ai misericordiosi. CRISOSTOMO:
omnes delectatur affectu, ut suam misericordiam sit solis miseri- Sembra che la retribuzione sia uguale, ma è molto maggiore. Infatti la
misericordia umana e quella divina non sono uguali. GLOSSA: Giusta-
c~rdibus praestaturus. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {15, PG 57,227}:
mente dunque la misericordia viene elargita ai misericordiosi in modo
Vzdetur autem esse aequalis retributio, sed est multo maior:
che ricevano più di quanto hanno meritato: e poiché chi ha oltre il
non enim est aequalis humana misericordia et divina. GLOSSA
necessario riceve di più di chi ha soltanto il necessario, così la gloria
[~L 162, l 289D}: .M_erito ergo misericordibus misericordia impen-
della misericordia è più grande di quella delle beatitudini precedenti.
ditur, ut plus accipiant quam meruissent; et sicut plus recipit qui
ultra saturitatem habet quam il/e qui habet tantum ad saturitatem
sic maior est gloria misericordiae quam praecedentium. '
+
350 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 8 351

VERSUS 8 VERSETIO 8

Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

AMBROSJUS, In Le. [5, PL 15,1652A}: Qui misericordiam defert, AMBROGIO: Chi ha misericordia perde la misericordia se non ha
misericordiam amitti!, nisi mundo corde misereatur: nam si iactan- misericordia con cuore puro; infatti, se agisce per ostentazione,
tiam quaerit, nullus est fructus; unde sequitur «Beati mundo il frutto è nullo, per cui segue: Beati i puri di cuore. GLOSSA: Conve-
corde». GLOSSA [PL 162,1287D}: Convenienter autem sexto loco nientemente la purezza di cuore viene messa al sesto posto, poiché
ponitur cordis munditia, quia sexto die homo conditus est ad ima- nel sesto giorno l'uomo fu creato a immagine di Dio, immagine che
ginem Dei, quae quidem obtenebrata erat in homine per culpam, era stata ottenebrata nell 'uomo per la colpa, ma nei puri di cuore
sed in mundis cordibus reformatur per gratiam. Merito autem post viene riformata mediante la grazia. Giustamente poi questa beatitudi-
praedicta sequitur, quia, nisi il/a praecedant, mundum cor in homi- ne viene dopo le precedenti, poiché, se queste non precedono, non si
ne non creatur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {15, PG 57,227): crea nell' uomo il cuore puro. CRISOSTOMO: Chiama qui puri o coloro
Mundos autem hic ait ve/ eos qui universalem virtutem possident et che hanno tutte le virtù e non sono consci di alcuna malizia, oppure
nullius sibi malitiae conscii sunt, ve/ eos qui in temperantia consi- quanti si trovano nella temperanza, che è sommamente necessaria per
stunt, quae maxime necessaria est ad videndum Deum, secundum vedere Dio, secondo quelle parole di Paolo (Eb 12, 14): «Seguite la
i/lud Pauli (Hebr. 12, 14): «Pacem sequimini cum omnibus, pace con tutti, e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà Dio».
et sanctimoniam, sine qua nemo videbit Deum». Quia enim multi Poiché infatti molti hanno misericordia ma compiono azioni impudi-
miserentur quidem, sed impudica agunt, monstrans quod non suffi- che, aggiunge queste parole sulla purezza, mostrando che nQn basta
cit primum, sci/icet misereri, hoc de munditia opposuit. la prima cosa, cioè l'avere misericordia. GIROLAMO: Ora, Dio puro è
HJERONYMUS [PL 26,34D}: Mundus autem Deus a munda corde desiderato dal cuore puro: infatti il tempio di Dio non può essere in-
concupiscitur: templum enim Dei non potest esse pollutum; et hoc quinato; per questo si d ice: perché vedranno Dio. CRISOSTOMO [Ps.]:
est quod dicitur «Quoniam ipsi Deum videbunt». CHRYSOSTOMUS, Chi infatti realizza e pensa ogn i giustizia, nella sua mente vede D io,
Super Matth. [Ps., 9, PG 56,682): Qui enim omnem iustitiamfacit poiché la g iustizia è figura di Dio, essendo Dio giustizia. Dunque, se-
et cogita!, mente sua Deum videt quoniam iustitia figura est Dei, condo che uno si sottrae dal male e fa il bene, secondo ciò vede Dio,
Deus enim iustitia est. Secundum ergo quod aliquis eripuerit se a o poco o di più o talvolta o sempre, secondo la possibilità umana.
ma/is et fecerit bona, secundum hoc Deum videt, aut parum aut Invece in cielo i puri di cuore vedranno Dio faccia a faccia, non in
amplius aut interdum aut semper, secundum possibilitatem huma- uno specchio o nell' enigma come qui. AGOSTINO: Sono stolti coloro
nam. In saeculo autem ilio mundi corde Deum videbunt facie ad che cercano di vedere Dio con questi occhi esteriori, poich é
faciem, non in speculo et in aenigmate, sicut hic. A UGUSTINUS è visto col cuore, come è scritto in un altro luogo (Sap 1, I) :
[De serm. Dom. 1,2, PL 34,1232}: Stulti autem sunt qui Deum «Cercatelo nella semplicità del cuore»; infatti il cuore semplice
videre istis exterioribus oculis quaerunt, cum corde videatur, sicut è il cuore puro. AGOSTINO: Se poi nel corpo spirituate gli
alibi scriptum est (Sap. 1,1): «in s implicitate cordis quaerite occhi, anch'essi spirituali, avranno lo stesso potere di quelli che
il/um»; hoc enim est simplex cor quod mundum cor. A UGUSTJNUS, abbiamo adesso, senza dubbio con essi non s i potrà vedere Dio.
De civ. Dei [22,29, PL 41, 798): Si autem tantum poterunt in c01po-
re spirituali oculi etiam ipsi spirituales quantum possunt isti qua/es
nunc habemus, procul dubio per eos Deus videri non poteri!.
352 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 8 353

AUGUSTINUS, De Trin. [1,8, PL 42,832): Haec autem visio merces AGOSTINO: Questa visione è la ricompensa della fede, e in vista di
est fidei; cui mercedi per fidem corda mundantw; sicut scriptum essa! nostri c~ori sono ~urificati dalla fede, come è scritto (At 15, 9):
est (Act. 15,9): «Mundans fide corda eorum». Hoc autem probatur <<Purificando 1 loro cuon con la fede». Ora, ciò è provato soprattutto
illa maxime sententia: «Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum dalle parole: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. AGOSTINO:
videbunt». AUGUSTINUS, Super Gen. litt. [12,27, PL 34,477]: Nessun~ che vede Dio vive in questa vita mortale e con questi sensi
Nemo autem videns Deum vivit vita ista qua morta/iter vivitur et corporei. Ora, se uno non muore del tutto a questa vita, o uscendo
istis sensibus c01poris. Sed nisi ab hac vita quisque funditus moria- totalmente dal corpo, oppure essendo cosi alienato dai sensi carnali
tur; sive omnino exiens de c01pore, sive ita alienatus a carnalibus da non sapere, come dice l'Apostolo (2 Cor 12, 2), se è nel corpo o
sensibus ut merito nesciat, sicut ait Apostolus (2 Cor 12,2): utrum fuori del corpo, non viene po1tato a quella visione. GLOSSA: Questi
in corpore an extra c01pus sit, non in illam subvehitur visionem. poi hanno una ricompensa più grande dei primi, come coloro che
GLOSSA: Maiorem autem remunerationem isti habent quam primi, nella casa del re non solo pranzano, ma anche vedono il volto del re.
sicut qui in curia regis non solum prandet, sed etiam faciem regis
videt.
354 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 9 355

VERSUS 9 VERSETIO 9

Beati pacifici, quoniam filii Dei vocabuntur. Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio.

AMBROSIUS, In Le. [5, Pl 15,1652]: Cum interiora tua vacua AMBROGIO: Quando avrai purificato il tuo interno da ogni mac-
feceris ab omni /abe peccati, ne d;ssensiones contentionesque ex chia di peccato, così che dal tuo affetto non escano né dissensi né
affectu tuo prodeant, a te pacem incipe, ut sic pacem aliis feras; contese, comincia ad aver la pace in te stesso, così da portarla agli
unde sequitur «Beati pacifici». AUGUSTINUS, De civ. Dei [19,13, altri; per cui segue: Beati i pacifici. AGOSTINO: La pace è la tranquil-
PL 41,640]: Est autem pax tranquillitas ordinis. Ordo autem est lità dell'ordine. L'ordine poi è la disposizione che dà alle cose simili
parium dispariumque sua cuique loca tribuens dispositio. Sicut e dissimili il loro posto rispettivo. Ora, come non c'è nessuno che
autem nemo est qui gaudere nolit, ila nemo est qui pacem habere non voglia gioire, così non c'è nessuno che non voglia avere la pace;
nolit; quandoquidem ipsi qui bella volunt, nihi/ aliud quam ad e anche quelli che vogliono la guerra non desiderano altro che di
gloriosam pacem cupiunt bellando pervenire. H IERONYMUS giungere, combattendo, a una pace gloriosa. GIROLAMO: Sono detti
[PL 26,34D]: Pacifici autem dicuntur beati, qui primum in corde beati i pacifici che operano la pace prima nel loro cuore, poi anche tra
suo, deinde et inter fratres dissidentes faciunt pacem. Quid enim i fratelli che sono in discordia. A che serve infatti che gli altri siano
prodest alios per te pacari, cum in tua anima sint bella vitiorum? pacificati da te quando nella tua anima ci sono le guerre dei vizi?
AUGUST!NVS [De serm. Dom. 1,2, PL 34,1233]: Pacifici autem in AGOSTINO: Sono pacifici in se stessi tutti coloro che, regolando i moti
semetipsis sunt qui omnes animi sui motus componentes et subii- dell'animo, li sottomettono alla ragione, e, domando le passioni della
cientes rationi, carnalesque concupiscentias habentes edomitas, loro carne, diventano regno di Dio, nel quale tutte le cose sono ordi-
fiunt regnum Dei, in quo ita ordinata sunt omnia ut quod est in nate in modo che ciò che nell'uomo è principale e più elevato coman-
homine praecipuum et excellens imperet ceteris reluctantibus quae da all'insubordinazione dell 'altra parte di noi stessi che abbiamo in
sunt nobis bestiisque communia; atque idipsum quod excellit in comu.ne con gli animali, e questa prima parte, che è l'anima e
homine, idest mens et ratio, subiiciatur potiori quod est ipsa veri- la ragione, è sottomessa a ci.ò che è al vertice di tutto, cioè alla verità
tas, Fi/ius Dei. Neque enim imperare inferioribus potest nisi supe- stessa, al Figlio di Dio. Infatti non può comandare alle realtà inferiori
rioribus subiiciatur. Et haec est pax quae datur in terra hominibus se non è sottomessa alle superiori. E questa è la pace che è data
bonae voluntatis. AUGUSTINUS, in Lib. retract. [1,19, PL 32,614]: in terra agli uomini di buona volontà. AGOSTINO: A nessuno però può
Non tamen cuiquam provenire potest in hac vita ut /ex repugnans accadere in questa vita di essere totalmente esente nelle sue membra
/egi mentis omnino non sit in membris. Sed hoc nunc pacifici agunt dalla legge che si oppone alla legge della mente. Ma adesso i pacifici
domando concupiscentias carnis, ut ad pacem plenissimam quan- fann? ciò domando le concupiscenze della carne, per giungere
doque veniatur. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 9, PG 56,682}: un g1or~o al~a pace pienissima. CRISOSTOMO [Ps.]: Sono pacifici
Pacifici autem ad a/ios sunt non solum qui inimicos in pace verso gli altn non solo quanti riconciliano nella pace i nemici, ma
reconci/iant, sed etiam il/i qui immemores malorum, diligunt anche quelli che, dimentichi dei mali, amano la pace. È infatti beata
pacem. Pax enim i/la beata est quae in corde posita est, non tan- quella pace che è stata posta nel cuore, non solo nelle parole. Ora,
tum in verbis. Qui autem pacem diligunt, filii sunt pacis. HtLAR!US coloro che amano la pace sono figli della pace. lLARJo: La beatitudi-
[PL 9,933Bj: Pacifìcorum autem beatitudo, adoptionis est mere~; ne dei pacifici è la ricompensa dell'adozione, e quindi si dice: perché
sa~anno c~iamati figli di Dio. Infatti il nostro Dio è il padre di tutti, e
et ideo dicitur «Quoniam filii Dei vocabuntur». Parens enun
n?1. non c1 ?1ostreremo degni di entrare nella sua famiglia se non
omnium Deus noster est, neque a/iter transire in nuncupationem
viviamo ammati da sentimenti di pace riguardo ai nostri fratelli.
familiae eius licebit, nisi fraternae invicem caritatis pace vivamus.

___________...............____~!
356 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 9 357

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {15, PG 57?,228): Ve/ cum pacifici CRISOSTOMO: Oppure, essendo detti pacifici coloro che non combat-
dicantur qui non adversum se mutuo dimicant, sed alios dissiden- tono fra di loro, ma riconducono alla concordia gli altri che litigano,
tes in concordiam revocant, iure etiam filii Dei appellantur, quia giustamente vengono chiamati anche figli di Dio, poiché questa fu
Unigeniti hoc praecipuumfuit opus: distantia copulare, conciliare soprattutto l' opera dell 'Unigenito: unire le cose distanti, conciliare le
pugnantia. AUGUSTINUS [De serm. Dom. 1,2, PL 34, 1233]: avverse. AG?STINO: Oppure, poiché nella pace si ha la perfezione,
Vel quia in pace perfectio est, ubi nihil repugnat; pacifici .filii Dei dove nulla s1 oppone, i pacifici sono detti figli di Dio poiché nulla
dicuntur, quoniam nihil resistit Deo, et utique filii Dei similitudinem resiste a Dio, e certamente i figli di Dio devono avere la somiglianza
Patris debent habere. GLOSSA [PL 162,1288B-C]: Maximam ergo del Padre. GLOSSA: Quindi i pacifici hanno la massima dignità, come
dignitatem habent pacifici; sicut qui filius regis dicitur in domo colui che è detto figlio del re è sommo nella casa del re. Questa beati-
regia summus est. Septimo autem loco beatitudo haec ponitur, quia tudine è poi messa al settimo posto perché nel sabato sarà data la
in sabbato verae requiei dabitur pax, sex aetatibus transactis. pace del vero riposo, passate le sei età.
f
358 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 10 359

VERSUS 10 VERSE'ITO 10

Beati qui persecutionem patiuntur propter iustitiam, quo- Beati coloro che soffrono persecuzione per la giustizia,
niam ipsorum est regnum caelorum. perché di essi è il regno dei cieli.

CHRYSOSTOMUS, in Matth. [15,4, PG 57,228]: Posita pacifico- CRISOSTOMO: Posta la beatitudine dei pacifici, affinché uno non
rum beatitudine, ne aliquis existimaret quod semper pacem sibi pensi che chiedere per sé la pace sia sempre un bene, aggiunge: Beati
quaerere sit bonum, subdit «Beati qui persecutionem patiuntur coloro che so.ffi'"ono persecuzione per la giustizia, cioè per la virtù,
propter iustitiam», hoc est propter virtutem, propter defensionem per la difesa degli altri, per la pietà: infatti solitamente la giustizia
aliorum, propter pietatem: iustitiam enim consuevit pro omni virtu- viene posta per ogni virtù dell'anima. AGOSTINO: Una volta infatti
te animae ponere. AUGUSTINUS [De serm. Dom. 1,2, PL 34,1233}: costituita e confennata la pace all'interno, qualunque siano le perse-
Pace enim intrinsecus constituta ac firmata, quascumque persecu- cuzioni che solleva o procura al di fuori colui che è stato cacciato dal
tiones ille qui foras missus est, forinsecus concitaverit aut gesserit, di dentro, ci sarà un aumento della gloria che è secondo Dio .
auget gloriam quae secundum Deum est. HIERONYMUS [PL 26,35A]: GIROLAMO: Significativamente poi aggiunge: per la giustizia; molti
Signanter autem addit «Propter iustitiam»: multi enim propter sua infatti patiscono persecuzione per i loro peccati, e non sono giusti.
peccata persecutionem patiuntur, et non sunt iusti. Simulque conside- Considera inoltre che l'ottava beatitudine della vera circoncisione
ra quod octava verae circumcisionis beatitudo martyrio terminetur. termina col martirio. CRISOSTOMO [Ps.): Non ha detto poi: beati colo-
CllRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 9, PG 56,683}: Non autem ro che soffrono persecuzione da parte dei Gentili, affinché tu non
dixit: Beati qui a Gentibus persecutionem patiuntw; ne putes illum abbia a pensare che è beato solo chi patisce persecuzione poiché non
solum beatum qui persecutionem patitur propter idola non colen- vuole adorare gli idoli; quindi è beato anche chi patisce persecuzione
da; ideo et ab haereticis persecutionem patiens propter veritatem da parte degli eretici per non lasciare la verità, poiché soffre per la
non relinquendam, beatus est, quia propter iustitiam patitur. Sed et giustizia. Ma anche se qualcuno dei potenti che sembrano cristiani
si quis ex potentibus, qui Christiani videntur, forsitan propter sua magari coITetto da te per i suoi peccati, ti perseguiterà, sei beato coi~
peccata correctus a te, fi1erit te persecutus, beatus es cum loanne Giovanni Battista. Se infatti è vero che i Profeti, che sono stati uccisi
Baptista. Si enim verum est quod Prophetae martyres sunt, qui a dai loro, sono martiri, senza dubbio chi soffre qualcosa per la causa
suis occisi sunt, sine dubio qui propter causam Dei aliquid patitw; di Dio, anche dai suoi, ha la mercede del ma1tirio. Quindi la Scrittura
etsi a suis patitur, mercedem martyrii habet. Et ideo non posuit n?n ha messo la persona dei persecutori, ma solo la causa della persecu-
Scriptura personas persequentium, sed solam causam persecutio- zione, affinché tu non guardi a chi ti perseguita, ma per quale motivo.
nis, ut non aspicias quis te persequitw; sed propter quod. HILARIUS ILARIO: Così dunque alla fine enumera nella beatitudine coloro il cui
[PL 9,934A}: Sic ergo ad postremum eos in beatitudine numerai af!etto è pronto a patire ogni cosa per Cristo, che è la giustizia. A que-
quibus omnia pro Christo pali, qui iustitia est, pronus affectus est. sll dunque è riservato anche il regno, poiché nel disprezzo del mondo
His igitur et regnum servatur, qui in contemptu saeculi sunt paupe- sono poveri in spirito; per cui dice: perché di essi è il regno dei cieli.
res spiritu; unde dicit «Quoniam ipsorum est regnum caelorum». AGOSTINO: Oppure l'ottava beatitudine ritorna all'inizio, poiché ne
AUGUSTJNUS [De serm. Dom. 1,3, PL 34, 1234}: Ve/ octava beatitu- ~ostra e prova il perfetto compimento. Così nella prima e nell'ottava
do tamquam ad caput redit, quia consummatum perfectumque v~ene nominato il regno dei cieli : sette infatti sono quelle che perfe-
ostendit et probat. itaque in prima et in octava nominatum est zionano, e l'ottava illumina e prova la perfezione raggiunta, in modo
regnum caelorum: septem enim sunt quae perficiunt; nam octava che con questi gradi vengono perfezionati anche gli altri, come ritor-
clarificat et perfectum demonstrat; ut per hos gradus perficiantur n~n?o all'inizio. AMBROGIO: oppure diversamente: il primo regno dei
et celeri, tamquam accipiatur rursus exordium. AMBROSIUS, in Le. cieli è stato proposto ai santi nella liberazione dal corpo, il secondo
[5, PL 15, 165 3A] ve/ a/iter: Primum regnum caelorum sanctis
360 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 10 361

propositum est in abso/utione corporis, secundum post resurrec- ?opo _la ri~urrez~one nell 'essere con Cristo. Dopo la risurrezione
tionem esse cum Christo. Post resurrectionem enim terram inci- infatti commcera1 a possedere la tua terra essendo sciolto dalla morte
pies tuam possidere absolutus a morte, et in ipsa possessione co11- e nello s~esso possesso troverai la consolazione. TI piacere segue ali~
solationem reperies. Consolationem sequitur delectatio, delecta- cons?lazto~e, e la divina misericordia al piacere: poiché Dio chiama
tionem divina miseratio. Cui autem -miseretur Dominus, et vocat colui su cui cade la sua misericordia, e così il chiamato vede colui
et sic vocatus videt vocantem. Qui autem viderit, in ius divinae che lo chiama. Ora, chi vede è assunto al diritto della filiazione divi-
generationis assumitw~ et tunc demum quasi Dei jìlius caelestis na, e allora finalmente quale figlio di Dio gode delle ricchezze del re-
regni divitiis delec tatur. fil e igitur incipit, hic repletur. gno celeste. Il primo dunque inizia, il secondo compie. CRISOSTOMO:
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Ne autem mireris si secundum Non m~rav,igliarti poi. se in ogn i beatitudine non senti parlare del re-
unamquamque beatitudinem regnum non audis, quia cum dicit gno, p01che quando dice: saranno consolati, troveranno misericordia
«Consolabuntur, misericordiam consequentur», et cetera huius- e altre cose del genere, con tutte queste cose non fa altro che intro-
modi, per haec universa nihil aliud quam regnum caelorum occul- duffe in modo velato il regno dei cieli, in modo che tu non attenda
te insinuat, ut nihil sensibile expectes. Neque enim beatus est qui nulla di sensibile. Infatti. non è beato chi è coronato con quelle cose
in his coronatur quae cum praesenti vita discedunt. AUGUSTJNUS che se ne vann? con_ la vita pres~nte. AGOSTINO: Bisogna poi conside-
[De serm. Dom. 1,4, PL 34,1234}: Diligenter autem attendendus rare ~on a~enztone il numero dt queste sentenze: infatti a questi sette
est numerus harum sententiarum: his enim septem gradibus con- gradi cornsponde l'operazione dello Spirito Santo settiforme che
?es~ri~e I~ai~, ma li _da~l'alto, qui dal basso; poiché lì si insegna che
gruit operatio Spiritus sancii septiformis quam Isaias describit; sed
i/le a summo, hic ab imo: quia ibi docetur Filius Dei ad ima ti Figlio d1 D10 dovra discendere in basso, qui invece che l'uomo dal
~asso deve salire ~Ila somiglianza di Dio. In queste cose la prima è il
descensurus, hic homo de imis ad similitudinem Dei ascensurus.
timore, che conviene agli uomini umili, dei quali si dice: Beati i
In his prius est timor, qui congruit hominibus humilibus, de quibus
poveri in spirito, cioè che non sanno le cose grandi , ma le. temono.
dicitur «Beati pauperes spiritu», idest non alta sapientes, sed
La seconda è la pietà, che conviene ai miti, poiché chi chiede con
timentes. Secunda est pietas, quae convenit mitibus: qui enim pie
pietà fili~le on?ra, non critica, non resiste, il che è divenire mite.
quaerit, honorat, non reprehendit, non resistit, quod est mitem
La ter~a e I~ scienza, che conviene agli afflitti, i quali hanno appreso
fieri. Tertia est scientia, quae convenit lugentibus, qui didicerunt
a quali mah sono adesso legati, che invece hanno cercato come se
quibus malis nunc vincti sunt, quae quasi bona petierunt. Quarta,
fos~ero ben~. La. qu~ita, c!1e è la fortezza, conviene agli affamati e
quae est fortitudo, congruit esurientibus et sitientibus, quia desi- agli assetati, po1che, desiderando la gioia dei veri beni faticano
derantes gaudium de veris bonis, laborant, a terrenis cupientes
averti. Quinta, consilium, convenit misericordibus, quia unicum
v?lend~ es~er~ dist~lti dalle cose terrene. La quinta, il consiglio, con-
viene a1 misencord1osi, poiché l'unico rimedio per essere liberati da
remedium est de tantis malis erui, dimittere aliis et dare. Sexta est così grandi mali è condonare agli altri e dare. La sesta è l'intelletto e
intellectus, et convenit mundis corde, qui purgato oculo possunt convien~.ai pu~ di c_uore, i quali con l'occhio purificato posso~o
videre quod oculus non vidit. Septima est sapientia, quae convenit v~dere ~10 c~e l_ occ~10 no_n vede. La settima è la sapienza, che con-
pacificis, in quibus nullus motus est rebellis, sed obtemperant spi- viene a1 pac1fic1, net quali nessun moto è ribelle ma è sottomesso
ritui. Unum autem praemium, quod est regnum caelorum, varie ali~ spirit_o. L'unico premio poi, che è il regno dei ~ieli, è nominato in
nominatum est. In primo, sicut oportebat, positum est regnum van mod_1. ~ella prima beatitudine, come era necessario, fu posto il
caelorum, quod est perfectae sapientiae initium, ac si diceretur regno dei cieli, che è l'inizio della perfetta sapienza, come se si di-
(Ps. 11O,1 O): «Initium sapientiae timor Domini». Mitibus hereditas cesse (Sai 110, 10): «L'inizio della sapienza è il timore del Signore».
µ

362 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 10 363

tamquam testamentum patris cum pietate quaerentibus; lugentibus \eri ~~i, che con pietà c~iedono il testamento del padre, è riservata
I eredita, per coloro_ che piangono la consolazione, poiché sanno ciò
consolatio, tamquam scientibus quid amiserunt et in quibus mersi
sunt; esurientibus saturitas, tamquam refectio laborantibus ad che_ h~o per~o e m che cosa furono immersi; per gli affamati la
salutem; misericordibus misericordia, tamquam optimo consilio . saz_1età, 9u~le nst?ro _per c.oloro che faticano per la salvezza; per i mi-
sencord1?s~ la .m1sencordia, come coloro che dispongono di un otti-
utentibus, ut hoc eis exhibeatur quod exhibent; mundis corde
facultas videndi Deum, tamquam purum oculum ad intelligenda mo cons1gho, m modo che sia dato ad essi ciò che danno· ai puri di
aeterna gerentibus; pacijìcis Dei similitudo. Et ista quidem in hac cuore la .facoltà di vedere Dio, come coloro che hanno 'un occhio
vita possunt compleri, sicut completa esse in Apostolis credimus: puro per mtendere le realt~ eterne; ai pacifici la somiglianza con Dio.
nam quod post hanc vitam promittitw; nullis verbis exponi potest. E. queste co~e ~ertamente s1possono compiere in questa vita, come cre-
diamo che s1 s~ano comp}ute negli ~postoli: infatti ciò che è promesso
dopo questa vita non puo essere spiegato con nessuna parola.
364 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
' Capitolo 5, versetti 11-12 365

VERSUS 11-12 VERSETTI 11-12

Beati estis cum maledixerint vobis et persecuti vos fue- Beati voi quando vi malediranno e vi perseguiteranno e men-
rint et dixerint omne malum adversum vos mentientes prop- tendo diranno ogni male di voi per causa mia: rallegratevi ed
ter me: gaudete et exultate quoniam merces vestra copiosa est esultate, perché abbondante è la vostra ricompensa nei cieli;
in caelis; sic enim persecuti sunt prophetas qui fuerunt ante vos. così infatti hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi.

RABANUS [PL 107,799B}: Superiores sententias genera/iter RABANO: Le massime precedenti avevano un carattere generale;
dirigebat; iam incipit loqui p raesentes compellans, praedicens eis adesso comincia a parlare personalmente ai presenti, predicando ad
persecutiones quas pro nomine eius passuri erant'. dicens «f!eati essi le persecuzioni che avrebbero patito per il suo nome, dicendo:
estis cum maledixerint vobis homines et persecutz vos fuerznt et Beati voi quando gli uomini vi malediranno e vi perseguiteranno e
dixerint omne malum adversum vos». AUGUSTINUS [De serm. diranno ogni male contro di voi. AGOSTINO: Ci si può chiedere qual è
Dom. 1,5, PL 34,1236): Quaeri autem potest quid intersit quod la differenza quando dice: vi malediranno e diranno ogni male, dato
ait «Cum vobis maledicent et dicent omne malum», cum maledice- che maledire significa dire il male. Ma una cosa è una maledizione
re hoc sit malum dicere. Sed a/iter est maledict11m iactatum cum gettata con affronto contro colui che viene maledetto, un'altra quando
contumelia coram ilio qui maledicitw; a/iter cum absentis fama viene lesa la fama di un assente. Perseguitare poi è fare violenza, o
laeditur. Persequi autem est vim in/erre, vel insidiis appetere. tendere delle insidie. CRISOSTOMO [Ps.]: Se poi è vero che chi avrà
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 9, PG 56,684): Si autem verum dato un bicchier d'acqua non perderà la sua ricompensa, di conse-
est, quoniam qui calicem aquae porrexerit, merces eius non perit, guenza chi avrà subito l'offesa anche solo di una lievissima parola,
consequenter qui ve/ unius /evissimi verbi iniuriam fuerit passus, non sarà privo di ricompensa. Perché però chi è offeso sia beato,
vacuus non erit a mercede. Ut autem blasphematus sit beatus, duo devono conconere due cose: che sia offeso falsamente, e per Dio;
convenire debent: ut et mendaciter blasphemetur, et propter altrimenti, se manca una delle due cose, non c'è la ricompensa della
Deum; alioquin si unum defuerit, non est beatitudinis merces. beatitudine. Per questo dice: mentendo per causa mia. AGOSTINO:
Et ideo dicit «Mentientes propter me». AuGUSTINUS [De serm. Ritengo che ciò sia stato detto per quanti si glorificano di quelle per-
Dom. 1,5, PL 34, 1236): Quod propter il/os dictum puto qui volunt secuzioni che sono a loro disonore, e che rivendicano Cristo per loro
de persecutionibus et de fama suae turpitudinis glo.ri~ri, .et ideo poiché sono esposti a mille ingiurie. Ciò che è detto contro di essi
dicere ad se pertinere Christum, quod multa de zlhs dzcuntur appartiene alla verità e non è se non la constatazione del loro errore, e
mala, cum et vera dicantur, quando et de errore illorum dicuntur; se talvolta li si accusa ingiustamente, ciò non è per nulla a causa di
et si aliquando falsa iactantur, non tamen propter Christum ista Cristo. GREGORIO: Che cosa vi potrà nuocere se gli uomini vi abbassano,
patiuntur. GREGORJVS, In Ez. {1,9, PL 76,877C]: Quid autem_Pot~­ e solo la coscienza vi difende? Senza dubbio, come non dobbiamo
rit obesse si homines vobis derogent, et sola vos conscientta eccitare volontariamente contro di noi le lingue dei detrattori, affinché
defendat? Sed tamen /inguas detrahentium sicut no~tr_o studi~ non essi non periscano, così se sono eccitate dalla loro malizia dobbiamo
debemus excitare ne ipsi pereant, ila per suam malztzam excztatas sopportarle pazientemente, affinché cresca in noi il merito; per cui
debemus aequanimiter to/erare, ut nobis meritum crescat; un~e et anche qui si dice: rallegratevi ed esultate, perché abbondante è la
hic dicitur «Gaudete et exultate, quoniam merces vestra copiosa vostra ricompensa nei cieli. GLOSSA: Rallegratevi, certo nella mente,
est in caelis». GLOSSA {interi.}: «Gaudete» mente quidem, ed esultate, col corpo, perché la vostra ricompensa non solo è grande,
«et exultate» corpore, «quia merces vestra» non tantum magna come quella degli altri, ma è abbondante nei cieli. AGOSTINO: Penso
est, sicut aliorum, sed «copiosa est in caelis» . A UGUSTINUS che per cielo qui non si intenda la parte superiore di questo mondo
{De serm. Dom. 1,5, PL 34,1236): Non hic caelos puto dici supe-
l
366 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capito lo 5, versetti 11-12 367

riores partes huius visibilis mundi: non enim merces vestra in visibile: infatti la vostra ricompensa non va collocata nelle realtà visi-
rebus visibilibus col/ocanda est; sed «In caelis», dictum puto in bili; ritengo invece che nei cieli indichi il firmamento spirituale, dove
spiritalibus firmamentis, ubi habitat sempiterna iustitia. Sentiunt abita l'eterna giustizia. Sentono dunque questa ricompensa coloro che
ergo istam mercedem qui gaudent spiritualibus, sed ex omni parte godono delle realtà spirituali, ma essa sarà compiuta da ogni parte
perficietur cum mortale hoc induerit irnrnortalitatem. HJERONYMus quando questo corpo mortale rivestirà l'immortalità. GIROLAMO:
[PL 26,35B}: Gaudere et exultare debernus, ut rnerces nobis in Dobbiamo gioire ed esultare affinché la nostra ricompensa sia prepa-
caelestibus praeparetur. Hoc qui vanam sectatur gloriam, implere rata nei cieli. Chi segue la vanagloria non può adempiere ciò. CRISO-
non potesi. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Quia quan- STOMO [Ps.]: Poiché quanto uno si rallegra della lode degli uomini,
tum aliquis laetatur de laude hominum, tantum de vituperatione tanto si rattrista del loro disprezzo. Chi invece desidera la gloria nel
tristatur. Qui vero gloriam concupiscit in caelo, opprobria non cielo non teme gli obbrobri in terra. GREGORIO: Talvolta però dobbia-
timet in terris. GREGORIUS, In Ez. [ibid.}: Aliquando tamen detrac- mo frenare i detratto1i, affinché, mentre diffondono del male riguardo
tores debemus compescere, ne dum de nobis mala disseminant, a noi, non corrompano i cuori innocenti di coloro che potevano udire
eorum qui audire a nobis bona poterant, corda innocentia cor- da noi cose buone. GLOSSA: Non solo però con il premio, ma anche
rumpant. GLOSSA {interi.]: Non solum autem praemio, sed etiam con l'esempio li spinge alla pazienza, quando aggiunge: così infatti
exemplo eos ad patientiam provocai, cum subdit «Sic enim perse- hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi. R EMIGIO
cuti sunt Prophetas qui fuerunt ante vos». REMJGIUS [RABANUS, [R.ABANO]: Infatti l'uomo posto nella tribolazione riceve una grande
ibid.]: Magnam enim consolationem accipit homo in tribulatione consolazione quando ricorda le sofferenze degli altri da cui riceve un
positus, dum recordatur passiones aliorum a quibus exemplum esempio di pazienza; come se dicesse: ricordate che voi siete gli apo-
patientiae accipit; ac si diceret: Mementote quia il/ius vos estis stoli di colui di cui essi furono i profeti . CRISOSTOMO: Fa sapere
Apostoli cuius il/i fuerunt prophetae. Cl-IRYSOSTOMUS, In Matth. anche l'uguaglianza del suo onore con quello del Padre, come se
[15,5, PG 5 7,229}: Simul etiam insinua/ coaequalitatem sui hono- dicesse: come loro per il Padre, così anche voi patite per me. Inoltre
ris ad Patrem, ac si dicat: Sicut i/li propter Patrem, ita et vos quando dice: i profeti che furono prima di voi, mostra che ·anch'essi
propter me patiemini. Cum etiam dixit «Prophetas qui fuerunt sono già stati costituiti profeti. A GOSTINO: Ha poi posto qui la persecu-
ante vos», monstrat et ipsos Prophetas iam factos. A UGUSTJNUS zione in senso generale, esprimendo la maledizione e la calunnia.
[De serm. Dom. 1,5, PL 34,1237}: Persecutionem autem hic
genera/iter posuit et in maledictis et in laceratione famae.
368 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 13 369

VERSUS 13 VERSETTO 13

Vas estis sai terrae: quod si sai evanuerit, in quo sallietur? Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diventa insipido,
Ad nihi/um va/et ultra, nisi ut mittatur foras et conculcetur con che cosa lo si salerà? Non serve più a nulla, se non a
ab hominibus. essere gettato fuori e calpestato dagli uomini.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [15,6, PG 57,230): Quoniam subli- CRISOSTOMO: Poiché aveva dato agli Apostoli dei precetti sublimi
mia praecepta Apostolis dederat et multo quam in lege veteri e molto più grandi di quelli della legge antica, affinché non fossero
maiora, ne turbarentur, ac dicerent: Quonam modo haec implere turbati, e dicessero: come potremo metterli in pratica?, li blandisce
poterimus? eos laudum admixtione permulcet, dicens « Vos estis aggiungendo delle lodi, con le parole: Voi siete il sale della terra, con
sai terrae», per quod ostendit quam necessario ista praecipiat. cui mostra quanto necessari fossero i suoi insegnamenti. Infatti que-
Non enim pro vestra, inquit, salute tantummodo, aut pro una sto insegnamento vi è trasmesso, dice, non solo per la vostra salvez-
solum gente, sed pro universo prorsus orbe haec vobis doctrina za, né per una sola nazione, ma per tutto il mondo. Per questo non
committitur. Proinde non oportet vos adulari atque palpare, sed e bisogna che voi aduliate o lusinghiate, ma al contrario che voi pun-
contrario salis instar mordicare. Quod si homines mordendo ac giate come il sale. Per cui, se pungendo e toccando sul vivo gli uomi-
perstringendo, male audieritis, gaudete: hoc enim salis est opus, ni questi vi ingiurieranno, rallegratevi: questo infatti è il compito del
laxa quaeque mordicare atque restringere. Sic itaque aliorum sale, mordere e pungere ciò che è di natura molle. Così la maledizio-
maledictio nihil vobis ajferet incommodi; sed vestrae potius firmi- ne degli altri non vi recherà alcun danno, ma piuttosto è una testimo-
tatis testimonium est. HILARIUS [PL 9,934A]: Est autem hic pro- nianza della vostra fermezza. ILARIO: Bisogna cercare qui il senso
prietas quaerenda dictorum, quam et Apostolorum ofjìcium et delle parole, e noi saremo aiutati chiedendoci qual è la natura del sale
ipsius salis natura monstrabit. Hoc igitur in omnem usum humani e il compito degli Apostoli. Ora, il sale è fatto per l'uso di tutte le
generis ejfectum incorruptionem corporibus, quibus faerit asper- cose umane, dando a ogni corpo che lo riceve l' incorruzione e esal-
sum, impertit, et ad omnem sensum conditi saporis aptissimum tandone il buon sapore. Ora, gli Apostoli sono predicatori delle cose
est. Apostoli autem sunt rerum caelestium praedicatores et aeter- celesti e quelli che salano per l'eternità, giustamente chiamati sale
nitatis velut salitores, merito sai terrae nuncupati, quia per virtu- della terra poiché conservano i corpi per l'eternità quasi salandoli con
te m doctrinae quasi salientes, aeternitati corpora servant. la virtù dell'insegnamento. REMIGIO [RABANO]: Il sale inoltre, con
REMIGIUS [RABANUS, PL 107,801C]: Sai etiam, per aquam et ardo- l'acqua, il calore del sole e il soffio del vento, si muta in un'altra
rem solis et jlatum venti in naturam alteram commutatur; sic et natura; così anche gli uomini apostolici, con l'acqua del battesimo,
Apostolici viri per aquam baptismi et ardorem dilectionis et jla- l'ardore dell' amore e il soffio dello Spirito Santo, sono stati cambiati
tum Spiritus sancti in spirita/em regenerationem commutati sunt. in una natura rigenerata e spirituale. La sapienza celeste poi, predica-
Sapientia etiam caelestis, per Apostolos praedicata, exsiccat ta dagli Apostoli, asciuga i liquidi delle opere carnali, rimuove il fe-
humores carnalium operum, aufert foetorem et putredinem malae tore e il putridume del cattivo comportamento e il verme dei pensieri
conversationis et vermem libidinosae cogitationis et illum de quo libidinosi e quello di cui il Profeta dice (ls 66, 24): «Il loro verme
dicit Propheta (Js. 66,24): «Vermis eorum non moritur». REMIGIUS non muore». REMIGIO (RABANO]: Gli Apostoli sono il sale della terra,
[RABANUS, PL 107,BOJB]: Sunt Apostoli sai terrae, idest hominum cioè degli uomini terreni che, amando la terra, sono chiamati terra.
terrenorum, qui amando terram, terra vocantur. HJERONYMUS GIROLAMO: Oppme gli Apostoli sono chiamati sale della terra poiché
[PL 26,35B]: Vel Apostoli sai terrae appellantw~ quia p er illos da essi tutto il genere umano è reso saporito. CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti
universum hominum conditur genus. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. il maestro, quando si sarà ornato di tutte le predette virtù, è come
[Ps., 10, PG 56,685): Doctor enim cumfuerit omnibus praedictis
370 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetto 13 37 1

~irtutibus ?rnat~s, tunc est quasi optimum sai, et totus populus de un ottimo sale, e tutto il popolo è da lui insaporito vedendolo e ascol-
ilio conditur videndo eum et audiendo. REMIGIUS [RABANUs tandolo. REMIGIO [RABANo]: E bisogna sapere che nessun sacrificio
PL 107,801B; In Lv., 4, PL 108,263C]: Et sciendum, quia nullun~ veniva offerto a Dio nell 'Antico Testamento se prima non veniva con-
sacrificium offerebatur Deo in veteri testamento nisi prius condi- dito col sale: poiché nessuno può offrire un sacrificio lodevole a Dio
retur sale: quia nullus potest laudabile sacrifìcium D eo offerre senza il sapore della sapienza celeste. ILARIO: È vero che l' uomo è
absque ~ap.ore cae/est~s sapientiae. HILARIUS [ibid.j: Verum quia soggetto al cambiamento, per cui esorta gli Apostoli, chiamati sale
convers.zom ho'!1o subiacet, ideo Aposto/os sai terrae nuncupatos della terra, a persistere nella virtù del potere loro affidato, quando
monet in tradztae sibi potestatis virtute persistere, cum subdit aggiunge: ora, se il sale diventa insipido. con che cosa lo si salerà?
«Quo~ si sai evanuerit, in quo salietur? ». HIERONYMUS [ibid.): GIROLAMO: Cioè, se il maestro sbaglia, da quale altro maestro sarà
Jdest sz doctor erraverit, a quo alio doctore emendabitur? AUGUSTINUS corretto? AGOSTINO: E se voi, da cui i popoli devono essere insaporiti,
[De serm. Dom. 1,6, PL 34,1237]: Et si vos, per quos condiendi perderete il regno dei cieli per il timore delle persecuzioni temporali ,
sunt populi, n:etu p ersecutionum temporalium, amiseritis regna quali saranno gli uomini che correggeranno il vostro errore?
ca~lo~um, quz erunt homines per quos a vobis errar auferatur? Un altro testo dice: se il sale diventerà insensato, mostrando che
Alza lzttera habet «Si sai infatuatum fuerit», ostendens fatuos esse vanno giudicati insensati quegli uomini che, per timore della miseria
iudicandos qui temporalium bonorum vel copiam sectantes ve/ o desiderio della ricchezza, perdono i beni eterni che non possono
inop~a~i metuentes arnittunt aeterna, quae nec dari possunt ab essere né dati né tolti dagli uomini. ILARIO: Ora, se i maestri insensati
h.om_mzb~ nec au[er~·i. HILARJUS [ibid.}: Si autem doctores infatua- non salano nulla e se, avendo perduto essi stessi il senso del gusto
ti ml salzant, et ipst sensu accepti saporis amisso vivificare non che avevano ricevuto, non possono vivificare le cose corrotte, sono
possunt corrupta, redduntur inutiles; unde sequitur «Ad nihilum divenuti inutili, per cui segue: Non serve più a nulla, se non a essere
va/et ultra, nisi ut mittatur foras et conculcetur ab hominibus». gettato fuori e calpestato dagli uomini. GIROLAMO: L' esempio è stato
H!ERONYMUS [ibid.}: Exemplum de agricultura sumptum est. Sai preso dall'agricoltura. Come infatti il sale è necessario al condimento
enim ut in condimentum ciborum et ad siccandas carnes necessa- dei cibi e per seccare le carni, così non ha altro uso. Leggiàmo nelle
rium est, ita alium usum non habet. Certe legimus in Scripturis Scritture che alcune città per l' ira dei vincitori furono seminate di
urbes quasdam ira victorum sale seminatas, ut germen nullum in sa le, affinché nessun germe vi potesse crescere. GLOSSA: Quindi
ipsis oriretur. GLOSSA: Postquam ergo il/i qui capita sunt aliorum dopo che quanti sono a capo degli altri sono venuti meno, non sono
defe~erint, nul~i usui apti sunt, nisi ad hoc ut mittantur foras ab più adatti ad alcun uso, se non a essere gettati fuori dall'incarico del-
offic~~ doc~ndi .. H!LARIUS [ibid.}: Ve/ etiam de Ecclesiae promp- l' insegnamento. ILARIO: O anche, gettati fuori dalle dispense de lla
tuarus prozectt, pedibus incedentium conterantur. A UGUSTINUS Chiesa, a essere calpestati dai piedi dei passanti. AGOSTINO: Però non
[De serm. Dom. 1,6, PL 34,1237}: Non autem calcatur ab homi- è calpestato dagli uomini chi patisce persecuzione, ma chi, temendo
nibus qui patitur persecutionem, sed qui persecutionem timendo la persecuzione, diventa insensato. Infatti non può essere calpestato
infatuatur. Calcari enim non potesi nisi inferior; inferior autem se non l'inferiore, e non è inferiore chi, sebbene soffra in terra molte
~on est qui quamvis corpore multa in terra sustineat, corde tamen
cose nel corpo, con il cuore tuttavia è fisso in c ielo.
in caelo fixus est.
372 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 14-16 373

VERSUS 14-16 VERSETII 14-16

Vos estis lux mundi: non potest civitas abscondi supra Voi siete la luce del mondo: una città posta sul monte non
montem posita, neque accendunt lucernam et ponunt eam può rimanere nascosta, né accendo~o una _luce~n.a e I~ . pon~
sub modio, sed super candelabrum, ut luceat omnibus qui gono sotto il moggio, ma sul lucerniere, aff1nche 1llum1rn tutti
in domo sunt: sic luceat lux vestra coram hominibus, ut quelli che sono nella casa: così risplenda la vostra luce dav~~ ­
videant opera vestra bona et glorificent Patrem vestrum qui ti agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e glonf1-
in caelis est. chino il Padre vostro che è nei cieli.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 10, PG56,685}: Sicut docto- CRISOSTOMO [Ps.]: Come i maestri per il buon comportamento
res propter bonam conversationem sunt sai quo populus conditur, sono il sale con cui il popolo è insaporito, così con la parola dell ' in-
ita propter verbum doctrinae sunt lux qua ignorantes illuminantw: segnamento sono la luce con cui gli ignoranti sono illuminati. Ora, la
Prius autem est bene vivere quam bene docere; et ideo postquam vita buona viene prima del buon insegnamento, e quindi, dopo che ha
Apostolos dixerat sai, consequenter vocat eos lucem, dicens chiamati gli Apostoli sale, li chiama luce, dicendo: Voi siete la luce
«Vos estis lux mundi». Ve/ quia sai in eo statu tenet rem ne ad del mondo. Oppure perché il sale mantiene la cosa ne l suo stato
deterius mutetur, lux ad melius perducit illustrando. Propter quod impedendo che si deteriori, mentre la luce conduce al meglio illumi-
Apostoli dicti sunt prius sai propter ludaeos et propter populum nando. Per cui gli Apostoli sono detti prima sale per i Giudei e per il
Christianum, a quibus Deus cognoscitw; quos servant in Dei popolo cristiano, da cui Dio è conosciuto e che essi conservano nella
scientia; lux autem propter Gentes quas ad scientiae lumen perdu- conoscenza di Dio, poi luce per le Genti, che conducono alla luce
cunt. AVGVSTINUS [De serm. Dom. 1,6, PL 34,1237]: Oportet della vera scienza. AGOSTINO: Bisogna poi qui intendere per mondo
autem hic mundum non caelum et terram, sed homines qui sunt in non il cielo o la teJTa, ma gli uomini che sono nel mondo, oppure
mundo, intelligi, ve/ qui diligunt mundum, quibus illuminandis quanti amano il mondo, ai qua li gli Apostoli sono stati mandati per
Apostoli missi sunt. HILARIUS [PL 9,935A]: Natura enim luminis
illuminarli. ILARIO: La natura della luce è di emettere il suo chiarore e
est ut lucem, quocumque circumfera tur, emittat, illatumque aedi-
bus tenebras interimat, luce dominante. l g itur mundus extra di diffonderlo in ogni parte, e quando è di ffusa in una casa far scom-
cognitionem Dei positus, obscuris tenebatur ignorantiae tenebris, parire le tenebre di quella casa. Ora il mondo, posto fuori della cono-
cui per Apostolos scientiae lumen invehitur, et cognitio D ei claret, scenza di Dio, era avvolto dalla notte dell ' ignoranza, ed è per mezzo
et de parvis eorum corpusculis, quocumque incesserint, lux tene- degli Apostoli che si trova inondato dalla luce dell'insegnamento, e
bris ministratur. REMJGIUS [RAJJANVS, PL 107,802C]: Sicut autem la conoscenza di Dio risplende; e dai loro piccoli corpi, ovunque essi
sol dirigit radios suos, ila et Dominus, qui est sol iustitiae, direxit vadano, la luce è infusa nelle tenebre. REMIGIO [RABANO): Come il
Apostolos suos ad effugan das humani generis tenebras. sole dirige i suoi raggi, cosi anche il Signore, che è il sole della giu-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [15,7, PG 57,232]: Jntellige autem stizia, ha diretto i suoi Apostoli a mettere in fuga le tenebre del gene-
quam magna eis promittit, ut qui in regione propria cogniti non re umano. CRISOSTOMO: Intendi quali grandi cose promette ad essi,
erant, ad fines orbis terra rum eorum veniret fama. Nec persecutio- così che quanti non erano conosciuti nella loro propria regione giun-
nes quas praedixerat, eos potuerunt occultare, sed propter hoc gano con la loro fama ai confini del mondo. Né le persecuzioni che
magis praeclari redduntur. HtERONYMUS [PL 26,35D]: Ne autem aveva predetto hanno potuto nasconderli, ma con ciò vengono resi
Apostoli abscondantur ob metum, sed tota libertate se prodant, più illustri. GIROLAMO: Affinché poi gli Apostoli non si nascondano
docet eos fiduciam praedicandi, cum consequenter dicit «Non per il timore, ma si presentino in tutta libertà, insegna ad essi la fidu-
potest civitas abscondi supra montem posita». CHRYSOSTOMUS, cia nella predicazione, quando dice: una città posta sul monte non
In Matth. [ibid.]: Per hoc etiam eos docet esse sollicitos de pro- può rimanere nascosta. CRISOSTOMO: Con ciò, insegna loro anche a
374 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 14-16 375

pria vita, quasi in oculis omnium positos, sicut civitas quae est essere solleciti della propria vita, come se fossero posti sotto agli
supra montem posita, ve/ lucerna suprf!- candelabrum lucens. occhi di tutti, come una città che è situata su un monte, o come una
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 10, PG56,686}: Haec autem lucerna che fa luce sopra al lucerniere. CRISOSTOMO [Ps.]: Qu~sta
civitas Ecclesia sanctorum est, de qua dicitur (Ps. 86,3): ittà è la Chiesa dei santi, di cui si dice (Sai 86, 3): «Cose glonos~
«Gloriosa dieta sunt de te, civitas Dei». Cives eius sunt omnes fide-
/es, de quibus Apostolus (Eph. 2, 19): «Vos estis cives sanctorum».
~ono state dette di te, città di Dio». I suoi cittadini .son~ ~tti .i fed~h,
di cui l'Apostolo dice (Ef 2, 19): «Y~i siete conc1tt~drn1. dei sa_ntm:
Haec ergo civitas posita est supra montem Christum, de quo
Questa città dunque è pos~a sop!·a 1I monte che e .C:ns.to, d1 cui
Daniel (2,34): «Lapis abscissus sine manibus factus est mons
Daniele dice (2, 34): «U na p ietra distaccata senza mani e divenuta un
magnus». AUGUSTJNUS [De serm. Dom. 1,6, PL 34,1237]: Ve/ posi-
ta est supra montem, idest supra magnam iustitiam, quam signifi- grande monte». AGOSTINO: Oppure è stata posta sopra una .~ontagn~,
cat mons, in quo disputat Dominus. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. cioè sopra una grande giustizia significata dal monte da cm msegna 1~
[Ps.,ibid.}: «Non potest» ergo «civitas abscondi posita supra Signore. CRISOSTOMO [Ps.]: Una città posta sopra. un m_o.nte non puo
montem», etiam si ipsa voluerit: mons enim qui eam portat, facit dunque rimanere nascosta, ne~eno. se lo vu~le: mfatt~ il .monte eh~
eam omnibus manifestam; sic et Apostoli et sacerdotes, ·qui funda- la porta la rende manifesta a tutti; cosi anche gh Apostoh e .1 sacerdoti,
ti sunt in Christo, non possunt esse absconditi etiam si voluerint, che sono stati fondati in Cristo, non possono stare nascosti nem1:ieno
quia Christus eos manifestai. HJLARJUS [ibid.]: Ve/ civitatem, car- se lo vogliono, poiché Cristo li manifesta. lLARJO: ~ppure chiama
nem quam assumpserat nuncupat, quia in eo per naturam suscepti città la carne che ha assunto, poiché con questa uruone alla nostra
corporis, quaedam humani generis congregatio continetur, et nos mortalità ha come riunito in sé il genere umano, e noi per la nostra
per consortium carnis suae sumus habitatio civitatis. Abscondi comunione con lui siamo gli abitanti di questa città. Dunque non può
ergo non potest, quia in altitudine positus celsitudinis Dei, admi- restare nascosta, poiché, essendo collocata sulle altezze di Dio, è
ratione operum suorum offertur omnibus contemplandus. offerta all'ammirazione del genere umano che la contempla.
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Quare autem sanctos CRISOSTOMO [Ps.]: Perché poi Cristo manifesti i suoi santi e non
suos Christus manifeste/ et non sinat eos esse absconditos, per permetta loro di essere nascosti, lo mostra con un altro paragon~,
alteram comparationem ostendit, cum subditur «Neque accendunt quando aggiunge: né accendono una lucerna per n~etterla sott? ti
lucernam et ponunt eam sub modio, sed supra candelabrum». moggio, ma sul lucerniere. CRISOSTOMO: Oppure, m quant~ ~1 c~:
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [Ps., 10, PG56,685]: Vel per hoc quod una città non può rimanere nascosta, ha dimostrato la sua vutu; 111
dixit «Non potest civitas abscondi», demonstravit suam virtutem; quanto invece aggiunge: né accendono una lucerna, li induce alla pre~
in hoc autem quod subdit «Neque accendunt lucernam», eos indu- dicazione franca, come se dicesse: io ce1to ho acceso la lucem~; perche
ci! ad liberam praedicationem, ac si diceret: Ego quidem lucer- però continui ad ardere, sarà compito vosti:o, ~on. solo per v01, ma per
nam accendi; ut vero perseveret ardens, vestri erit studii, non gli altri che saranno illuminati, e per la glona d1 D10. CRISOSTOMO. [Ps.-J:
solum propter vos, sed propter alios qui illuminabuntur, sed et La lucerna è la parola divina, di cui è detto: <<Lampad~ per 1 m1~1
propter gloriam Dei. ·CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]:
passi è la tua parola». Chi accende poi la lucerna son~ Il Padr~ e 11
Lucerna est verbum divinum, de quo dictum est (Ps. 118,105):
Figlio e lo Spirito Santo. AGOSTINO: Che cosa pensia!Ilo poi che
«Lucerna pedibus meis verbum tuum». Accendentes lucernam
vogliano dire le parole: e la pongono sotto il moggio? E solarnent.e
sunt Pater et Filius et Spiritus sanctus. AUGUSTTNUS [De serm.
questo: che non si accende la lampada per nasconderla, oppure ~l
Dom. 1,6, PL 34,1237]: Quid autem putamus dictum esse
moggio ha un significato in se stesso? Mettere la la~pada sott? 11
«Et ponunt eam sub modio?». Ut occultatio tantum lucernae
· accipienda sit (tanquam si diceret: Nemo accendit lucernam et moggio non indica forse preferire i vantaggi co'!'orali a.Ila pre?1ca-
occultai eam), an aliquid etiam modius significat, ut hoc sit pone- zione della verità? Mette allora la lampada sotto 11 moggio colui che
re lucernam sub modio, superiora fa cere c01poris com moda quam
praedicationem veritatis? Sub modio ergo lucernam po nit
f
376 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 14-16 377

quisquis lucem doctrinae bonae commodis temporalibus obscurat oscura e copre la parola cli un buon insegnamento sotto le nubi dei
et tegit. Et bene modius dicitur res corporalis, sive propter retribu- beni temporali. E opportunamente il moggio è qui una figura dei beni
tionem mensurae, quia ea quisquis recipit quae gessi! in corpore, temporali, sia perché è una misura, e ciascuno riceverà secondo la
sive quia temporalia bona, quae corpore peraguntur, circa dierum misura che gli avranno meritato le sue azioni temporali, sia perché i
mensuram, quam signiflcat modius, inchoantur, et transeunt; beni temporali che appartengono al corpo vanno e vengono secondo
aeterna vero et spiritualia nullo tali fine coercentur. Super cande- una certa misura di tempo, il che è significato dal moggio, mentre le
labrum autem lucernam ponit qui corpus suum ministerio verbi cose eterne e spirituali non sono contenute sotto tali limiti. Ora, pone
subiicit, ut superior sit praedicatio veritatis et inferior servitus la luce sul lucerniere colui che sottomette il suo corpo al ministero
corporis: per ipsam enim corporis servitutem excelsior lucet doc- della parola, in modo che sopra vi sia la predicazione della verità e
trina, dum per vocem et ceteros corporis motus in bonis operibus sotto l'obbedienza del corpo: infatti per la stessa obbedienza del corpo.
insinuatur discentibus. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.j: la luce dell'insegnamento brilla maggiormente quando mediante la
Vel modii sunt homines mundiales: quoniam sicut modii desuper voce e gli altri movimenti corporali è manifestata con le buone opere
quidem vacui sunt, subtus autem pieni, sic omnes mundi amatores agli ascoltatori. CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure con il moggio vengono
in rebus spiritualibus insensati sunt, in terrenis autem sapientes; indicati gli uomini del mondo: poiché come il moggio è vuoto in alto e
et ideo quasi modius verbum Dei tenet absconditum, quando pieno in basso, così tutti coloro che amano il mondo sono insensati
propter aliquam causam terrenam verbum Dei non est ausus nelle cose spirituali, mentre sono sapienti nelle cose del mondo, e ten-
palam proloqui, nec fidei veritatem. Candelabrum est Ecclesia, gono la luce come sotto il moggio quando per un motivo terreno non
quae baiulat verbum vitae, et omnis ecclesiasticus vir. H!LARJUS osano proclamare la parola di Dio, né la verità della fede. TI lucerniere
[ibid.}: Ve/ synagogam Dominus modio comparavit, quae suscep- è la Chiesa, che porta la parola di vita, e ogni uomo di Chiesa. ILARIO:
tos fructus intra se tantum receptans, certum modium dimensae Oppure il Signore ha paragonato la sinagoga al moggio poiché, conte-
observantiae continebat. ÀMBROSJUS, In Le. [7, PL /5, 1724D]: nendo in sé solo i frutti che le erano stati affidati, li conteneva un mog-
Et ideo nemo jìdem suam intra mensuram legis includat, sed ad gio di capacità limitata. AMBROGIO: Quindi nessuno lasci circoscrivere
Ecclesiam conferat, in qua septiformis Spiritus relucet gratia. la sua fede entro i confini della legge mosaica, ma venga alla Chiesa,
BEDA [PL 92,26B]: Ve! ipse Christus accendit lucernam, qui dove risplende la grazia dello Spirito settiforme. BEDA: Oppure lo stes-
testam humanae naturae fiamma suae divinitatis implevit, quam so Cristo accende la lucerna, lui che ha riempito della fiamma della
nec credentibus abscondere, nec modio supponere, hoc est sub sua divinità la lampada della terra della nostra natura umana, fiamma
mensura legis includere, ve[ intra unius gentis terminos noluit che egli non 1ifiuta ad alcun credente, e che non si può mettere sotto il
cohibere. Candelabrum Ecclesiam dicit, cui lucernam superpo- moggio, cioè sotto la misura della legge, e che non possono contenere
suit, quia nostris in frontibus fidem suae incarnationis affixit. le frontiere di alcun popolo. Chiama lucerniere la Chiesa, su cui ha
H!LARJUS [ibid.}: Ve/ lucerna Christi ponitur in candelabro, idest posto la lucerna, poiché ha impresso sulla nostra fronte la fede della
in ligno per passionem susp ensa, quae lumen aeternum est in sua incarnazione. lLARio: Oppure la luce di Cristo è posta sul lucernie-
Ecclesia habitantibus praebitura; et ideo dicit «Ut luceat omnibus re, cioè sospesa mediante la passione al legno della croce, in modo da
qui in domo sunt». ÀUGUSTJNUS [De serm. Dom. 1,6, PL 34,1238]: offrire la luce eterna a chi abita nella Chiesa; per cui dice: affinché
Si quis enim domum vult accipere E cclesiam, non est absurdum. illumini tutti quelli che sono nella casa. AGOSTINO: Se infatti uno per
Vel domus est ipse mundus, propter id quod superius ait « Vas estis casa vuole intendere la Chiesa, non è assurdo. Oppure la casa è il
lux mundi» . HJLARIUS [ibid.} : Tali etiam lumine monet fulgere mondo stesso, in base a quanto ha detto prima: Voi siete la luce del
Apostolos, ut ex admiratione operis eorum Dea laus impartiatur; mondo. ILARIO: Vuole poi che gli Apostoli b1illino di una luce tale che
per l'ammirazione della loro opera venga lodato Dio; per cui segue:
378 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 14-16 379

unde sequitur «Sic luceat lux vestra coram hominibus, ut videant risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre
opera vestra bona». CitRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: opere buone. CRISOSTOMO [Ps.]: Ossia, insegnando, illuminate in
Jdest sic illuminate docentes ut non vestra tantum audiant verba rnodo che non solo odano le vostre parole, ma anche vedano le opere:
sed et opera videant; et quos illuminaveritis per verbum quasi lux: e a coloro che illuminate con la parola come luce, diate sapore con
condiatis per exemp/um quasi sai. Per illos autem doctores qui l'esempio come sale. Ora, da quei maestri che dicono e fanno Dio è
docent et faciunt magnificatur Deus, nam disciplina Domini ex magnificato, poiché la disciplina del padrone è dimostrata dai com-
moribus familiae demonstratur; et ideo sequitur «Et glorificent portamenti della famiglia; per cui ~egue: e glorifichino ~l Padre
Patrem vestrum qui in caelis est». AUGUSTJNUS [De serm. Dom. vostro che è nei cieli. AGOSTINO: Se dicesse soltanto: ajjìnche vedano
I, 7, PL 34,123 8}: Si tantum modo diceret «Ut videant opera vestra te vostre opere buone, sembrerebbe costituire il fine nelle lodi degli
bona», finem constituisse videretur in laudibus hominum, quas uomini, ricercate dagli ipocriti; ma aggiunge: e glorifichino il Padre
quaerunt hypocritae; sed addidit «Et gloriflcent Patrem vestrum vostro che è nei cieli, in modo che, per il fatto che l' uomo con le
qui in caelis est», ut hoc ipsum quod homo per bona opera placet buone opere piace agli uomini , non ponga lì il suo fine, ma lo riferi-
hominibus, non ibi finem constituat, sed referat ad laudem Dei, et sca alla lode di Dio, e quindi piaccia agli uomini così che in lui sia
propterea placeat hominibus ut in ilio gloriflcetur Deus. HILARJUS glorificato Dio. ILARIO: Non c~e si ~ebba cercare la glori~ degli
{ibid.}: Non quod ab hominibus oporteat gloriam quaerere, sed ut uomini, ma mettendo da parte not stessi, la nostra opera deve nsplen-
dissimulantibus nobis, opus nostrum his inter quos vivimus, in dere per l'onore di Dio in mezzo a coloro con cui viviamo.
honorem Dei eluceat.
380 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 17-19 381

VERSUS 17-19 VERSETTI 17-19

Nolite_ putare quoniam veni so/vere /egem aut prophetas: Non crediate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti:
non vem so/vere, sed adimplere. Amen, quippe dico vobis non sono venuto ad abolire, ma a portarla a compimento. In ve-
donec transeat caelum et terra, iota unum aut unus ape; rità vi dico: finché non passi il cielo e la terra, neppure uno iota
non praeteribit a lege donec omnia fiant; qui ergo solverit 0 un apice passerà dalla legge, finché tutto sia compiuto; chi
unum de mandatis istis minimis et docuerit sic homines dunque avrà trasgredito uno di questi precetti, anche minimi, e
minimus vocabitur in regno cae/orum; qui autem fecerit et avrà insegnato agli uomini a fare altrettanto, sarà chiamato
docuerit, hic magnus vocabitur in regno caelorum. minimo nel regno dei cieli; chi invece avrà fatto e insegnato,
sarà chiamato grande nel regno dei cieli.

GLOSSA [PL 114,92B]: Postquam hortatus est audientes ut se GLOSSA: Dopo che ha esortato gli ascoltatori a prepararsi a soste-
praeparent ad omnia sustinenda pro iustitia, et non absconderent nere tutto per la giustizia, e a non nascondere ciò che avrebbero rice-
quod accepturi erant, sed ea benevolentia discerent, ut ceteros doce- vuto, ma ad apprendere con amore per insegnare agli altri, comincia
rent, incipit eos informare qui doceant, tamquam si quaereretur: a informarli su ciò che devono insegnare, come se gli si chiedesse:
quid est hoc quod non vis abscondi, pro quo iubes omnia tolerari? che cos'è ciò che non vuoi che resti nascosto, per cui chiedi di sop-
Numquid aliquid dicturus es extra ea quae in lege sunt scripta? portare ogni cosa? Forse stai per dire qualcosa al di fuori di ciò che è
Ideo inquit «Nolite autem putare quoniam veni so/vere legem scritto nella legge? Per questo dice: Non crediate che io sia venuto ad
aut Prophetas». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 10, abolire la legge o i profeti. CRISOSTOMO [Ps.]: Dice ciò per due motivi:
PG 56,687): Quod propter duas causas dicit: primum ut discipulos primo, per richiamare con queste parole i suoi discepoli al suo ~sempio;
his verbis ad suum provocare! exemplum; ut sicut ipse omnem in modo che come egli adempiva tutta la legge, così anch'essi si
legem adimplebat, sic et il/i studerent implere. Denique futurum erat impegnassero ad adempierla. Poi gli sarebbe capitato di essere calun-
ut calumniarentur eum Iudaei, quasi legem solventem; unde priu- niato dai Giudei, come se annullasse la legge: per cui prima di incor-
squam incurrat calumniam, calumniae satisfacit, ne putaretur sic rere nella calunnia soddisfa alla calunnia, affinché non si pensasse
venisse ut simpliciter legem praedicaret, sicut Prophetae fecerant. che era venuto semplicemente a predicare la legge, come avevano
REMIGJUS [RABANUS}, PL 107,804B]: Duo dixit: negat venisse se fatto i Profeti. REMIGIO [RABANO]: Ha detto due cose: nega di essere
so/vere, et affirmat venisse se implere: et ideo addit «Non enim venuto a sciogliere, e afferma che è venuto per portare a compimento;
veni legem so/vere, sed implere». AUGUSTINUS [De serm. Dom. 1,8, per questo aggiunge: infatti non sono venuto ad abolire la legge, ma a
PL 34, 1239): In hac autem sententia duplex est sensus: nam portarla a compimento. AGOSTINO: In questa espressione vi è un
adimplere legem aut est addendo aliquid quod minus habet, aut duplice senso: infatti portare a compimento significa o aggiungere
faciendo quod habet. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {16,2, PG 57,211}: qualcosa che è poco presente, o compiere ciò che è presente.
Implevit igitur Christus Prophetas compiendo omnia quae per eos CRISOSTOMO: Cristo ha dunque portato a compimento i Profeti com-
de ipso fuerant dieta; legem autem, primo quidem nihil transgre- piendo tutte le cose che erano state dette di lui: la legge innanzitutto,
diendo legalium, secundo iustificando per fidem quod /ex per lit- non trasgredendo nulla dei precetti legali; e poi giustificando mediante
teram facere non valebat. ÀUGUSTINUS, Contra Faustum [19, 7, la fede, cosa che la legge mediante la lettera non era in grado di fare.
PL 42,352): Demum etiam, quia sub gratia positis in hac mortali AGOSTINO: Infine, poiché a coloro che erano sotto la grazia in questa
vita difficile erat implere quod in /ege scriptum est (Ex. 20, 17): vita mortale era diffici le compiere ciò che è scritto nella legge
«Non concupisceS», il/e per carnis suae sacrifìcium sacerdos (Es 20, 17): «Non desiderare», egli, divenuto sacerdote mediante il
effectus impetrat nobis indulgentiam; etiam hinc adimplens sacrificio della sua carne, ci impetra il perdono; e anche qui adempia-
382 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 17-19 383

~eg_em, ut qu~d per nostram infirmitatem minus possumus, per mo la legge, in modo che ciò che difficilmente possiamo fare per la
ilhus perfectwnem curetu1; cuius capitis membra effecti sumus nostra debolezza sia curato dalla sua perfezione, essendo noi divenuti
[19,22-23, PL 42,353]: Puto etiam sic esse accipiendum quod membra di lui che è il capo. E ritengo anche che così vada inteso ciò
dicitur «Non veni legem so/vere, sed adimplere»; his videlicet che è detto: non sono venuto ad abolire la legge, ma a portarla a
additamentis, quae vel ad expositionem pertinent antiquarum sen- compimento; ossia con quelle aggiunte, che o servono per la spiega-
tentiarum, vel ad conversationem in eis. Aperuit enim Dominus zione delle antiche sentenze, o a renderle vive nella nostra condotta.
Infatti il Signore ha spiegato che anche un moto cattivo verso un fra-
etiam iniquum motum ad nocendum fratri, in homicidii gener~
tello va messo nel genere dell'omicidio. Inoltre il Signore ha preferi-
deputari. Maluit etiam nos Dominus non iurantes non recedere a
to che noi, non giurando, non ci allontaniamo dalle verità piuttosto
vero, quam verum iuran tes appropinquare periurio. [ 17, 1]: Sed cur.
che, giurando il vero, ci avviciniamo al lo spergiuro. Ma perché, o
o Manichaei, legem non accipitis et Prophetas, cum Christus eo; Manichei, non accogliete la legge c i Profeti quando Cristo ha detto
se non venisse solvere dixerit, sed adimplere? che non è venuto ad abolirli, ma a portarli a compimento?
Ad hoc respondet Faustus haereticus: Quis hoc testatur dixisse A ciò risponde l'eretico Fausto: chi attesta che Gesù ha detto questo?
!esum? Matthaeus. Quomodo ergo loannes non id testatur, quifuit Matteo. Come mai allora Giovanni non lo attesta, lui che era sul
in monte; Matthaeus hoc scripsit, qui postquam Iesus descendit de monte, ma solo Matteo, che lo seguì dopo che egli era disceso dal
monte, secutus est eum? Ad hoc Augustinus respondet: Si nemo de monte? A ciò risponde Agostino: se uno non dice di Cristo se non ciò
Christo vera dixit nisi qui vidit eum vel audivit, hodie de eo vera che ha visto e udito, allora oggi nessuno dice cose vere di lui. Perché
dicit nullus. Cur ergo ex ore Ioannis non potuit vera Matthaeus dunque Matteo non poté udire delle cose vere su Cristo dalla bocca di
audire de Christo, si ex libro Ioannis possumus vera loqui de eo Giovanni se dal libro di Giovanni noi, che siamo nati tanto tempo
nos tanto tempore post nati? Hinc enim non solum Matthaei, sed dopo di lui, possiamo dire delle cose vere di lui? Così infatti è stato
etiam Lucae ac Marci Evangelium, et non impari auctoritate, accolto non solo il Vangelo di Matteo, ma anche quello di Luca e di
receptum est. Huc accedit, quia et ipse Dominus potuit narrare Marco, e con autorità non diversa. A ciò si aggiunge che anche il
Matthaeo quod egerat, antequam eum vocasset. Aperte autem Signore stesso poté narrare a Matteo ciò che aveva fatto, prima di
dicite non vos credere Evangelio; nam qui in Evangelio non nisi chiamarlo. Dite dunque apertamente che non credete nel Vangelo:
quod vultis creditis, vobis potius quam Evangelio creditis. se infatti nel Vangelo non credete se non ciò che volete, credete a voi
Item Faustus [17,lj: Probemus et Matthaeum hoc non scri- piuttosto che al Vangelo.
psisse, sed alium, nescio quem, sub nomine eius. Quid enim dicit? Insiste Fausto: Proviamo ancora che non Matteo ha scritto questo,
[inji-a 9,9]: «Cum transisset Jesus, vidit sedentem hominem ad ma un altro, non so chi, sotto il suo nome. Che cosa dice infatti (9, 9)?
telonium, Matthaeum nomine». Et quis ergo scribens de seipso «Passando Gesù vide un uomo che sedeva al banco dell'esattore,
dicat: « Vidit hominem», et non « Vidit me»? Ad quod Augustinus di nome Matteo». Ora, chi scrivendo di se stesso dice: «Vide un uomo»,
[17,4]: Ita Matthaeus de se, tamquam de a/io scripsit, sicut et e non: «Vide me»? A ciò risponde Agostino: Matteo scrisse di sé come
loannesfecit dicens [21,20]: «Conversus Petrus vidit alium disci- di un altro come fece anche Giovanni dicendo (21 , 20): «Voltatosi,
pulum quem diligebat lesuS». Manifestum est enim hunc morem Pietro vide l'altro discepolo che Gesù amava». È chiaro dunque che
faisse scriptorum cum gesta narrarent. questa è l'usanza degli scrittori che riferiscono i fatti avvenuti.
Item Faustus [17,2]: Quid quod etiam ex ipso sermone quo Ribatte Fausto: Questa parola, che egli non è venuto ad abolire la
legge, non è piuttosto di natura tale da farci sospettare che egli la
praecepit non putare quia venerit legem so/vere, magis intelligi
aboliva realmente? Altrimenti, senza ciò, perché i Giudei lo avrebbe-
datur quia solveret? Neque enim nihil tale eo faciente Judaei ro sospettato? Risponde Agostino: l'argomentazione è molto debole,
suspicari hoc possent. Ad quod Augustinus [17,5]: Hoc quidem poiché noi non neghiamo che per i Giudei che non capivano egli era
va/de infirmum est: non enim negamus ludaeis non intelligentibus un distruttore della legge e dei Profeti.
videri potuisse Christum destructorem esse legis et Prophetarum.
384 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 17-19 385

Item Faustus [17,2}: Quid quod etiam /ex et Prophetae nec Ribatte Fausto: Perché dunque, dato che la legge e i Profeti non
adimpletione gaudent, cum in Deuteronomio (12,32) dicatur: hanno bisogno di questo compimento, essendo detto nel Deuteronomio
«Haec praecepta quae mando tibi observabis, nec addas quic- (12, 32): «Osserverai questi precetti che ti do, e non farai alcuna
quam eis nec minuas»? Ad quod Augustinus [17,6]: Non intelligit aggiunta o diminuzione»? Risponde Agostino: Fausto non capisce
Faustus quid sit legem implere, cum hoc de verborum adiectione che cosa sia il compimento della legge, pensando che si tratti di
putat accipiendum. Plenitudo enim legis caritas est, quam aggiungere delle parole. Infatti la pienezza della legge è la carità, che
Dominus dedit mittendo jidelibus Spiritum sanctum. Impletur ergo il Signore ha dato inviando ai fedeli lo Spirito Santo. La legge quindi
lex, ve/ cum fiunt quae ibi praecepta sunt, vel cum exhibentur viene adempiuta o quando vengono fatte le cose che vi sono coman-
quae ibi prophetata sunt. date, oppure quando si mostrano le cose che vi sono profetizzate.
item Faustus [18,1}: Quod Novum Testamentum Iesum condi- Ribatte Fausto: Se diciamo che Gesù ha istituito un Nuovo Testa-
disse fatemur, quid aliud quam destructionem fatemur Veteris mento, che cosa significa questo se non la distruzione dell'Antico? Ri-
Testamenti? Ad quod Augustinus [18,4}: in Veteri Testamento sponde Agostino: nell'Antico Testamento c'erano le figure delle cose
figurae erant futurorum, quas rebus per Christum praesentatis future, che dovevano essere tolte dalle realtà presentate da Cristo, in
aufe1Ti oportebat, ut eo ipso /ex et Prophetae implerentur, in qui- modo che con ciò stesso venissero compiuti la legge e i Profeti, nei
bus scriptum est daturum Deum Novum Testamentum. quali è scritto che Dio avrebbe dato un Nuovo Testamento.
Item Faustus [18,2}: Hoc igitur si dixit Christus, aut aliud Ribatte Fausto: Se dunque Cristo ha detto questo, o lo ha detto
significans dixit, aut (quod absit) mentiens dixit, aut omnino nec significando altro, o (il che non sia mai) lo ha detto mentendo, oppu-
dixit. Sed Iesum quidem mentitum fuisse nullus dicat; ac per hoc re non lo ha detto affatto. Ora, che Gesù abbia mentito nessuno lo
a/iter dictum est, aut nec omnino dictum est. Me quidem iam adver- dice, quindi o il senso è diverso o non lo ha detto. Ora, la fede dei
sus capituli huius necessitudinem Manichaea fides reddidit tutum, Manichei mi premunisce contro la necessità di ammettere questo
quae principio mihi non cunctis quae ex Sa/vatoris nomine le- capitolo, poiché essa pone in principio che non bisogna ar.nmettere
guntur scripta. passim credere persuasit. Esse enim multa zizania, tutto ciò che è scritto sotto il nome di Cristo. C'è infatti molta zizza-
quae in contagium boni seminis Scripturis bene omnibus noctiva- nia che il seminatore notturno ha seminato in mezzo al buon grano
gus quidam seminato1· inspars it. Ad quod Augustinus [18. 7}: per guastarlo. Risponde Agostino: il Manicheo ti ha insegnato
Manichaeus docuit impiam perversitatem, ut ex Evangelio quod un'empia perversità, cosi che tu accogli quanto non impedisce la tua
haeresim tuam non impedii hoc accipias. quod autem impedii non eresia e non accogli quanto la impedisce. Invece l'Apostolo ci ha
accipias. Nos autem docuit Apostolus (Gal. 1,9) piam provisionem: insegnato un buon metodo (Gal 1, 9), che cioè sia scomunicato chi ci
ut quisquis nobis annuntiaverit praeter id quod accepimus, annunzierà qualcosa di diverso da ciò che abbiamo ricevuto. Ora,
anathema sit. Dominus autem exposuit quid sint zizania, non a/i- il Signore ci ha insegnato che cos'è la zizzania, cioè non delle cose
qua falsa veris Scripturis immissa, sicut tu interpretaris, sed false introdotte nelle Scritture vere, come tu interpreti, ma gli uomini
homines filios maligni. figli del maligno.
Item Faustus [18,3}: Cum te Iudaeus inte1pel/abit, cur legis et Ribatte Fausto: Quando un Giudeo ti chiederà perché non osservi
Prophetarum praecepta non serves, quae Christus dixit non se i precetti della legge e dei Profeti che Cristo ha detto di non essere
venisse solvere, sed adimplere, cogeris aut vanae superstitioni venuto ad abolire, ma a portare a compimento, sarai costretto o a soc-
succwnbere, aut capitulum profiteri falsum, aut te Christi negare combere a una vana superstizione, o a dichiarare falso il capitolo, o a
discipulum. Ad quod Augustinus [18, 7}: Nullas ex hoc capitulo negare di essere un discepolo di Cristo. Risponde Agostino: i cattoli-
catholici patiuntur angustias, quasi legis et Prophetarum prae- ci non sono per nulla angustiati da questo capitolo, quasi che non
o~servino la legge e i Profeti, poiché hanno l'amore di Dio e del pros-
cepta non servent, quia caritatem Dei et proximi habent, in quibus
praeceptis pendei lex et Prophetae. Et quaecumque ibi rebus simo, precetti dai quali dipendono la legge e i Profeti. E tutto ciò che
gestis ve/ sacramentorum celebrationibus ve! locutionum modis figu- lì è. stat~ figurato dagli avvenimenti, dalle cerimonie o dalle parole,
rate prophetata sunt, in Christo et Ecclesia compleri cognoscunt. essi lo nconoscono adempiuto in Cristo e nella Chiesa. Per cui né
Capitolo 5, versetti 17-19 387
1
386 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

Unde nec vanae superstitioni succumbimus, nec istud Evange/ii soccombiamo a una vana superstizione, né diciamo che questo capi-
capitulum falsum esse dicimus, nec Christi discipulos nos nega- tolo del Vangelo è falso, né di non essere discepoli di Cristo. Chi
mus [19,16]: Qui ergo dicit: Si Christus legem et Prophetas non dunque di~e: se Cristo non avesse abolito la legge e i Profeti, quei
solvisset, i/la sacramenta legis et Prophetarum in Christianorum sacramenti della legge e dei Profeti rimarrebbero nelle celebrazioni
celebrationibus permanerent, potest dicere: Si Christus legem et dei cristiani, può dire: se Cristo non avesse abolito la legge e i
Prophetas non solvisset, adhuc promitteretur nasciturus, passu- Profeti, la sua nascita, passione e risurrezione sarebbero ancora
rus, resurrecturus; cum ideo magis hoc non solverit sed adirnple- oggetto di promessa; poiché invece non ha abolito ciò, ma lo ha por-
verit, quia iam non promittitur nasciturus, passurus, resurrectu- tato a compimento, la sua nascita, passione e risurrezione non sono
rus, quod illa sacramenta quodammodo personabant; sed annun- più promesse come cose future, come quei sacramenti in un certo
tiatur quod natus sit, passus sit, resurrexit, quod haec sacramen- modo indicavano, ma si annunzia che è nato, ha patito ed è risorto il
ta, quae a Christianis aguntur, iam personant. Patet ergo quanto che i sacramenti dei cristiani adesso già indicano. È chiaro dun~ue
errore delirent qui putant, signis sacramentisque mutatis, etiam quanto sia delirante l'errore di quanti pensano che, mutati i segni dei
res ipsas esse diversas, quas ritus propheticus pronuntiavit pro- sacramenti, cambino proprio quelle cose che il rito profetico promet-
missas, et evangelicus demonstrat impletas. teva e quello evangelico mostra compiute.
Item Faustus [19,1]: Quaerendum est si hoc Christus dixit, cur Ribatte Fausto: Se Cristo ha detto queste parole, dobbiamo chie-
dixerit: utrum nec compalpandi ludaeorum furoris causa, qui derci perché le ha dette: per non risvegliare il furore dei Giudei, che
sancta sua ab eo conculcari videntes, nec audiendum quidem eum vedendolo calpestare le loro cose sante non avrebbero più voluto
existimabant; aut ut nos, qui ei credebamus ex Gentibus, instrue- ascoltarlo, oppure per dirci di accettare il giogo della legge, a noi che
ret legis subire iugum [19,2]: Si autem haec non ei fuit causa venivamo dalle Genti? Se non fu questa la ragione delle sue parole,
dicendi, i/la debet esse quam dixit; nec ipsum mentitus est. Sunt allora deve essere quella che ho detto, e in ciò non ha mentito. Ora, ci
enim tria genera legum: unum Hebraeorum, quod peccati ac mor- sono tre tipi di legge, una degli Ebrei, che Paolo chiama legge del
tis Paulus appellai; aliud Gentium, quod naturale vocat, dicens peccato e della morte; un'altra delle Genti, che chiama naturale,
(Rom. 2,14): «Gentes natura/iter, quae legis sunt, faciunt»; ter- dicendo (Rm 2, 14): «Le genti compiono naturalmente ciò che è nella
tium est veritatis, de qua dixit (Rom. 8,2): «Lex spiritus vitae». legge»; la terza è quella della verità, di cui ha detto (Rm 8, 2):
Item Prophetae: alii sunt ludaeorum, de quibus notum est; a/ii «La legge dello Spirito di vita». Così i Profeti: alcuni sono dei
Gentium, de quibus Paulus dicit (Tit. 1,12): «Dixit quidam pro- Giudei, e sono noti; altri delle Genti, di cui Paolo dice (Tt 1, 12):
«Uno dei loro Profeti ha detto»; altri della verità, di cui Gesù dice
prius eorum Propheta»; a/ii veritatis, de quibus lesus dicit [infra
(Mt 23, 34): «Vi mando dei sapienti e dei Profeti». E certamente se
23, 34]: «Mitto ad vos sapientes et Prophetas» [19,3]. Et quidem
avesse parlato del compimento delle osservanze ebree, non ci sarebbe
si observationes hebraicas adimpletionis gratia protulisset,
dubbio che si riferirebbe alla legge e ai Profeti dei Giudei; però,
dubium non erat quin de ludaeorum lege et Prophetis dixisset; ubi
quando riferisce solo i precetti più antichi (per esempio: 11011 uccide-
vero sola recenset antiquiora praecepta, idest «Non occides, non re, non fornicare), che in un altro tempo furono promulgati da Enoc e
moechaberis», quae olim promulgata jiterant per Henoch et Seth
da Set e dagli altri giusti, chi non vedrebbe che sta parlando della
et ceteros iustos, cui non videatur hoc eum dixisse de veritatis legge e dei Profeti della verità? Quanto a ciò che è particolarmente
lege et Prophetis? Ubi vero ludaeorum quaedam visus est nomi- g~udaico, non lo ha nominato se non per sradicarlo, come quando
nasse, penitus eradicavit, praecipiendo contraria: ut est il/ud dice (Es 21, 24): «Occhio per occhio, dente per dente». Risponde
(Ex. 21,24): «Oculum pro oculo, dentem pro dente». Ad quod Agostino: è chiaro quale legge e quali Profeti Cristo non è venuto ad
Augustinus [19,19]: Manifestum est quam legem et quos Prophe- abolire, ma a portare a compimento. Si tratta infatti della legge data
tas Christus non venerit so/vere, sed implere [ 19, 19]. lpsa enim d~ Mosè. Non è vero poi, come pensa Fausto, che alcune cose il
est lex quae per Moysen data est. Non autem, sicut Faustus opina- Signore le ha compiute, quelle cioè che erano già state dette dagli anti-
tur, quaedam Dominus adimplevit, quae ab antiquis iustis iam chi giusti prima della legge di Mosè, come (Es 20, 13) <<non uccidere»,
dieta erant ante legem Moysi, sicut (Ex. 20, 13) «Non occides»,
388 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 17-19 389

quaedam vero solvit, quae propria videbantur legis Hebraeorum e altre invece le ha abolite, quelle cioè che erano proprie della legge
[ 19, 17]. Nos enim dicimus, et haec pro tempo re bene fuisse lune dei Giudei. Noi infatti diciamo che quelle cose furono istituite oppor-
instituta, et nunc a Christo non saluta, sed adimpleta, ut patebit tunamente per quel tempo e che adesso !}On sono state abolite da
per singula. Hoc etiam non intel/igebant qui in ea perversitate Cristo, ma portate a compimento, come sarà chiaro esaminandole una
manserunt ut Gentes cogerent iudaizare, haeretici scilicet qui per una. Ciò poi non lo capivano quelli che erano rimasti in quella
Nazaraei dicuntur. perversità per cui credevano di dover costringere le Genti a diventare
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps.. ibid.): Quoniam vero omnia Giudei, cioè quegli eretici che vengono detti Nazareni.
quae ab initio mundi usque ad finem erant fatura, mystice erant CRJSOSTOMO [Ps.]: Poiché però tutte le cose che dovevano accade-
prophetata in lege, ne videatur aliquid eorum quae fiunt non re dall'inizio del mondo sino alla fine erano state profetizzate misti-
antea cognovisse, propterea dicit: Non potest fieri ut transeat cae- camente nella legge, affinché non sembrasse che Gesù non aveva
lum et terra, donec omnia quae in lege prophetata sunt, rebus conosciuto prima qualcuna delle cose che accadono, dice: non può
ipsis fuerint adimpleta; et hoc est quod dicit «Amen quippe dico accadere che passi il cielo e la terra prima che tutte le cose profetiz-
vobis, donec transeat caelum et terra, iota unum aut unus apex zate nella legge siano accadute nella realtà; e ciò è quanto dice:
non praeteribit a lege, donec omnia flan!». REMIGIUS [non ace.): In verità vi dico, finché non passi il cielo e la terra, neppure uno iota
«Amen», hebraeus sermo est, et latine dicitur vere, fide/iter, sive o un apice passerà dalla legge, finché tutto sia compiuto. REMIGIO:
fiat. Duabus autem de causis hoc sermone utitur Dominus: sive /11 verità, cioè Amen, è una parola ebraica che in latino significa
propter duritiam illorum qui tardi erant ad credendum, sive prop- appunto in verità, fedelmente, oppure: avvenga. Per due motivi il
ter credentes, ut profundius attenderent ea quae sequuntur. Signore usa questa espressione: sia per la durezza di coloro che erano
HILARIUS, [PL 9,937A]: Per hoc autem quod ait «Donec transeat tardi a credere, sia per i credenti, affinché prestassero più attenzione
caelum et terra», professus est caelum quidem et terram maxima alle cose che sarebbero seguite. ILARIO: In quanto poi dice: finché
elementa ut arbitramur esse so/venda. REMJGJUS [non ace.]: non passi il cielo e la terra, affe1ma che il cielo e la terra, gli ·elemen-
Permanebunt enim essentialiter, sed transibunt per renovationem. ti più importanti, come noi pensiamo, si dissolveranno. REMIGIO:
AuGUSTINUS [De serm. Dom. 1,8, PL 34,1239]: Per hoc autem Rimarranno infatti essenzialmente, ma passeranno attraverso un rinno-
quod ait «Iota unum, aut unus apex non transibit a lege», nihi/ vamento. AGOSTINO: Quanto poi dice: uno iota o un apice non passerà
potest aliud intelligi nisi vehemens expressio perfectionis, quae dalla legge, va inteso come una forte espressione di perfezione tratta
per litteras singulas demonstrata est; inter quas litteras iota dalle lettere della scrittura; fra le quali lettere lo iota è minore delle al-
minor est ceteris, quia uno ductu fit; apex etiam est ipsius a/iqua tre, poiché è scritta con un solo tratto; e anche l'apice è un piccolo
in summa particula. Quibus verbis ostendit in lege ad effectum et punto posto sopra di essa. Con queste parole mostra che nella legge
minima quaeque perduci. RABANUS [PL 107,804D]: Apte quoque anche le cose minime sono condotte alla realtà. RABANO Giustamente
graecum iota, et non iod hebraeurn posuit, quia iota in numero, ha messo lo iota greco e non lo iod ebraico, poiché lo iota in numero
decem signifìcat, et Decalogum legis enumerat, cuius quidem significa il dieci, ed esprime il Decalogo della legge, di cui il Vangelo è
apex et perfectio est Evangelium. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. l'apice e la perfezione. CRJSOSTOMO [Ps.]: Se un uomo nobile arrossi-
{Ps.. ibid.]: Si autem ingenuus homo vel in vili mendacio inventus sce quando è sorpreso a mentire e un uomo sapiente non lascia cadere
fuerit, erubescit, et vir sapiens verbum quod dixit, non relinquit in invano una parola, come potranno rimanere vane le parole divine?
vacuum, quomodo verba divina sine exitu vacua poterant perma- Per cui conclude: chi dunque avrà trasgredito uno di questi precetti,
nere? Unde concludi! «Qui ergo solverit unum de mandatis istis anche minimi, e avrà insegnato agli uomini a fare altrettanto, sarà
minimis et docuerit sic homines, minirnus vocabitur in regno cae- chiamato minimo nel regno dei cieli. E ritengo che il Signore stesso
lorum». Puto autem quod ipse Dominus manifeste hoc respondit, risponda manifestamente alla domanda: «Quali sono questi precetti
quae sunt minima mandata monstrans, dicendo «Si quis solverit minimi?» dicendo: se uno avrà trasgredito uno di questi precetti,
unum de mandatis istis minimis», id est quae modo dicturus sum. anche minimi, cioè uno di quei precetti di cui adesso sto per parlare.
390 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 17-19 391

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.] : Non enim pro veteribus Legibus CRISOSTOMO: Infatti non ha detto questo per le leggi antiche, ma per
hoc dixit, sed pro his quae ipse erat praecepturus; quae quidem quelle che lui stesso avrebbe dato; e le chiama minime, sebbene siano
minima vocat, licet magna. Sicut enim multoties de se humilia grandi. Come infatti spesso ha detto di sé cose umili, così parla dimes-
locutus est, ila et de suis praeceptis humiliter loquitur. Vel a/iter. samente anche dei suoi comandi. CRISOSTOMO [Ps.]: I comandamenti
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Mandata Moysi in actu di Mosè sono facili da eseguire: non uccidere, non commettere adulte-
facilia sunt: Non occides, non adulterabis; ipsa enim criminis rio; infatti la gravità stessa del crimine respinge la volontà di commet-
magnitudo voluntatem faciendi repercutit; et ideo in remuneratio- terlo: quindi sono piccoli ne lla retribuzione, grandi invece nel peccato.
ne modica sunt, in peccato autem magna. Mandata autem Christi, I comandamenti di Cristo invece: non adira1ii, non desiderare, sono
idest: Non irascaris, non concupiscas, in actu difficilia sunt; et difficili da eseguire; quindi grandi nella retribuzione, minimi invece
ideo in remuneratione magna, in peccato autem minima. Minima nel peccato. Chiama dunque minimi questi comandamenti di Cristo:
igitur dicit ista Christi mandata: Non irascaris, non concupiscas; non adira1ii, non desiderare; quindi coloro che commettono dei lievi
ergo i/li qui levia peccata committunt, minimi sunt in regno Dei; peccati sono minimi nel regno dei cieli : cioè chi si sarà adirato e non
idest qui iratus faerit, et grande peccatum non Jecerit, a poena avrà commesso un grande peccato, è certamente al sicuro dalla pena,
quidem securus est, scilicet damnationis aeternae; non tamen est cioè dalla dannazione eterna, ma non è nella gloria, queJla che conse-
in gloria, scilicet quam consequuntur il/i qui etiam haec minima guono quanti compiono anche queste cose minime. AGOSTINO:
implent. ÀUGUSTINUS [De serm. Dom. 1,8, PL 34,1239}: Vele con- Oppure, al contrario, queJle cose che sono state comandate neJla legge
verso illa quae praecepta sunt in lege, dicuntur minima; quae sono dette minime; quelle invece che Cristo dirà sono le più grandi.
autem Christus dicturus est, sunt maxima. Mandata autem minima Ora, i comandamenti minimi sono indicati dallo iota e dall'apice. Chi
significantur per unum iota et unum apicem. «Qui ergo solverit, et dunque avrà trasgredito e insegnato così, secondo che ha trasgredito,
docuerit sic», idest secundum quod solvit, «minimus vocabitur in sarà chiamato minimo nel regno dei cieli. E forse non ci sarà, poiché
regno caelorunw. Et fortasse ideo non erit, quia ibi nisi magni lì non possono esserci se non i grandi. GLOSSA: Trasgredire è 'non fare
esse non possunt. GLOSSA [PL 114,92D]: So/vere autem est non ciò che uno intende rettamente, o non intendere le cose che uno ha
agere quod recte quis intelligit, ve/ non intelligere quae deprava- corrotto, o diminuire l'integrità delle aggiunte di Cristo. CRISOSTOMO:
v it, aut minuere integritatem superadditionis C hristi. Oppure, quando senti parlare di minimo nel regno dei cieli, non
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Vel cum audieris minimum in sospettare nient'altro se non il supplizio e la geenna. Infatti è solito
regno caelorum, nihil suspicare quam supplicium et Gehennam. chiamare regno non solo la gioia del ciclo, ma il tempo della risutTC-
Regnum enim consuevit dicere non solum regni utilitatem, sed tem- zione, e la terribile venuta di Cristo. GREGORIO: Oppure per regno dei
pus resurrectionis, et adventum Christi terribilem. GREGORJUS In ev. cieli va intesa la Chiesa, nella quale il maestro che trascura il coman-
[J,12, PL 76,119A}: Ve/per regnum caelorum Ecclesia intelligen- damento è detto minimo, poiché se la sua vita è disprezzata lo è anche
da est, in qua doctor qui solvit mandatum, minimus vocatur, quia la sua predicazione. lLARJO: Oppure chiama cose minime la passione e
cuius vita despicitur, restat ut eius praedicatio contemnatur. la croce del Signore: se uno non le confesserà per vergogna sarà minimo,
HlLARIUS [ibid.}: Vel minima dicit Domini passionem et crucem: cioè ultimo e quasi nullo; a chi invece le confesserà promette la gran-
quae si quis tamquam erubescenda non confitebitw; erit minimus, de gloria di una vocazione celeste; per cui segue: chi invece avrà fatto
idest novissimus, ac pene nullus; confitenti vero magnam in caelo e insegnato sarà chiamato grande nel regno dei cieli. GIROLAMO:
vocationis gloriam pollicetur; unde sequitur «Qui autem fecerit et Questa parola è diretta contro i Farisei, che stabilivano le loro proprie
docuerit, hic magnus vocabitur in regno caelorum». HJERONYMUS tradizioni al posto dei comandamenti di Dio, poiché non giova ad essi
[PL 26,36C]: Suggillat in hoc Pharisaeos, qui contemptis manda- l' insegnamento al popolo se distruggono ciò che è piccolo nella legge.
tis Dei, statuebant proprias traditiones, quod non eis prosit doc-
tr in a in populo, si ve / parvum quod in lege est destruant.
392 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 17-19 393

Possumus autem et a/iter intelligere: quod magistri eruditio Possiamo anche. intendere ciò in modo diverso: che l'insegnamento
etiam si parvo peccato obnoxia sit, deducat eum de gradu ma.xi~ del maestro, se e ostacolato da un peccato anche piccolo, lo fa deca-
mo; nec prosit docere iustitiam quam minima culpa destruit; bea- dere dal grado più alto; né giova insegnare la giustizia che una mini-
titudoque perfecta sit, quae sermone docueris, opere compiere. ma colpa distrugge. La beatitudine è perfetta quando si realizza con
AUGVSTINUS [De serm. Dom. 1,9, PL 34, 1240] ve/ a/iter: «Qui sol- l'azione ciò che si insegna con la parola. AGOSTINO oppure diversa-
verit il/a minima», scilicet praecepta legis, «et sic docuerit, rnini- mente: Chi avrà trasgredito quelle cose minime, cioè i precetti della
rnus vocabitur; qui autem fecerit», il/a minima, «et sic docuerit» legge, e così avrà insegnato, sarà chiamato minimo; chi invece avrà
non iam rnagnus habendus est, sed tarnen, non tam minimus quam fatto quelle c?se minime e così avrà insegnato non va ritenuto già
i/le qui solvit. Ut autem sit magnus, facere debet et docere quae grande, tuttavia non così minimo come colui che trasgredisce. Perché
poi sia grande deve fare e insegnare ciò che Cristo ha insegnato.
Christus docet.
394 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 20-22 395

VERSUS 20-22 VERSETII 20-22

Dico enim vobis quia, nisi abundaverit iustitia vestra p lu- Poic hé io vi dico che se la vostra giustizia non sarà più
squam scribarum et pharisaeorum, no'! in_trabitis in re{ilnum grande di quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel
cae/orum. Audistis quia dic tum est ant1qws: «Non occ1des»; regno dei cieli. Avet e udito che fu detto agl i antichi: «Non
qui autem occiderit, reus erit iudicio. Ego aute_m.di~o . vobis, uccidere», e chi avrà ucciso sarà colpevole in giudizio. Ma io
quia omnis, qui irascitur fratri suo, reus ent 1Ud1c10; qui vi dico che chiunque si adira contro il suo fratello sarà accusa-
autem dixerit fratri suo: Racha, reus erit concilio; qui autem to in giudizio; chi poi avrà detto al suo fratello : Raca, sarà
dixerit: Fatue, reus erit gehennae ignis. imputato nel consesso, e chi avrà detto: Pazzo, sarà condan-
nato al fuoco della geenna.

HILARIVS [PL 9,937B}: Pulcherrimo ingressu opus legis coepit ILARIO: In questo magnifico inizio comincia ad andare oltre l'opera
excedere, aditum in caelum Apostolis, nisi iustitiam Pharisaeorum della legge, dicendo agli Apostoli che non entreranno in cielo se non
anteissent, denuntians non Juturum; et hoc est quod dicit «Dico supereranno la giustizia dei Farisei; da cui le parole: Poiché io vi dico.
enim vobiS». CHRYSOSTOMUS, In Matth. {16,4, PG 57,244): CRISOSTOMO: Chiama qui giustizia la virtù generale. Intendi poi l'ag-
Justitiam autem hic dicit universalem virtutem. Intende autem gra- giunta della grazia: infatti vuole che i suoi discepoli ancora rudi siano
tiae additamentum: discipulos enim suos adhuc rudes magistris migliori dei maestri che c'erano nell ' Antico Testamento. Non ha però
qui in Veteri Testamento erant, vult esse meliores. Scribas autem chiamato iniqui gli Scribi e i Farisei, altrimenti non avrebbe detto che
ac Pharisaeos non dixit iniquos, quia non dixisset eos habere aveva no la gi usti zia. Vedi anche che qui conferma l'Antico
iustitiam. Vìde etiam quoniam hic vetus testamentum confirmat, Testamento comparandolo al Nuovo: infatti il più e il meno .sono nel
comparationem faciens eius ad novum: plus enim et minus eiu- medesimo genere. Ora, le giustizie degli Scribi e dei Farisei sono i
sdem generis est. Scribarum autem et Pharisaeorum iustitiae sunt comandamenti di Mosè, mentre l'adempimento al di là di questi co-
mandata Moysi; superimpletiones autem istorum mandatorum mandamenti sono i comandamenti di Cristo. Questo è dunque ciò che
sunt mandata Christi. H oc est ergo quod dicit: nis i quis supra dice: se uno oltre i comandamenti della legge non avrà adempiuto an-
legis mandata, etiam haec mea praecepta, quae apud illos minima che questi miei precetti, che presso di loro venivano ritenuti minimi,
existimabantur, impleverit, non intrabit in regnum caelorwn: quo- non entrerà nel regno dei cieli; poiché quelli liberano dalla pena, quel-
niam illa de poena liberant, quae scilicet transgressoribus legis la dovuta ai trasgressori della legge, ma non introducono nel regno;
debetur, non autem in regnum inducunt; haec autem et de poena questi invece liberano dalla pena e introducono nel regno. Poiché però
liberant, et in regnum inducunt. Cum autem sit idem solvere mini- trasgredire i precetti minimi e non osservarli è la stessa cosa, perché
ma mandata, et non custodire, quare supra (v. 19) de solvente sopra (v. 19) dice del trasgressore che «sarà chiamato minimo nel re-
dicit quod «minimus vocabitur in regno Dei», hic autem (v. 20) de gno dei cieli» mentre qui (v. 20) di chi non li osserva dice: non entrerà
non conservante: «Non introibit in regnum caelorum»? Sed vide nel regno dei cieli? Ma osserva che essere minimo nel regno è lo stes-
quia minimum esse in regno idem est quod non intrare in regnum. so che non entraivi. Ora, essere nel regno non è regnare con Cristo,
Esse autem aliquem in regno non est regnare cum Christo, sed ma soltanto essere nel popolo di Cristo; come se dicesse del trasgres-
esse tantum in populo Christi; tamquam si dicat de solvente, quod sore che sarà certamente fra i cristiani, tuttavia un minimo cristiano.
inter Christianos quidem erit, tamen minimus Christianus. Chi invece entra nel regno diventa partecipe del regno con Cristo.
Qui autem intrat in regnum, fit particeps regni cum Christo. Con- Conseguentemente anche colui che non entra nel regno dei cieli non
sequenter et iste qui non intrat in regnum caelorum, gloriam _qui- avrà certamente la gloria con Cristo, sarà tuttavia nel regno dei cieli,
dem non habebit cum Christo, erit tamen in regno caelorum, zdesl cioè nel numero di coloro sopra i quali regna Cristo re dei cieli.
in numero eorum super quos Christus caelorum rex regnat.
396 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 20-22 397

AUGUSTINUS, De civ. Dei [20,9, PL 41,673} ve/ a/iter: «Nisi abundave- AGOSTINO oppure diversamente: Se la vostra giustizia non sarà più
rit iustitia vestra plusquam Scribarum et Pharisaeorum», idest super grande di quella degli Scribi e dei Farisei, cioè al di sopra di coloro
eos qui solvunt quod docent, quia de iis alibi dictum est (infra 23,3): che trasgrediscono quanto insegnano, poiché di essi altrove è detto
«Dicunt enim et non faciunt»; ac si dicat: «Nisi ita abundaverit (Mt 23, 3): «Infatti dicono e non fanno»; come se dicesse: Se la
iustitia vestra», ut vos non solvatis, sed faciatis potius quod docetis, vostra giustizia non sarà grande al punto che non trasgrediate, ma
«Non intrabitis in regnum caelorum». Alio ergo modo intelligen- piuttosto facciate quanto insegnate, non entrerete nel regno dei cieli.
dum est regnum caelorum ubi ambo sunt, et i/le scilicet qui solvit Dunque bisogna intendere il regno dei cieli in un modo nel quale vi
quod docet, et i/le qui faci t, sed minimus ille, iste magnus: quod sono entrambi, cioè sia chi trasgredisce ciò che insegna sia chi lo
quidem regnum caelorum est Ecclesia praesens. Alio autem modo compie, ma quello minimo, questo grande: e questo regno dei cieli è
regnum caelorum dicitur quo non intrat nisi ille qui facit, et hoc senza dubbio la Chiesa presente. In un altro modo invece si dice
est Ecclesia qualis in futuro erit. AUGUSTINUS, Contra Faustum regno dei cieli quello in cui non entra se non colui che fa, e questo è
[19,30, PL 42,368}: Hoc autem nomen «regnum caelorum», quod la Chiesa quale sarà in futuro. AGOSTINO: Questo nome di regno dei
tam crebro nominat Dominus, nescio utrum in libris veteris Testa- cieli che tanto spesso pronuncia il Signore non so se uno può trovarlo
menti quisquam inveniat; proprie enim pertinet ad revelationem nei libri del!' Antico Testamento; infatti appartiene propriamente alla
novi Testamenti quod ori eius etiam nominandum servabatur quem rivelazione del Nuovo Testamento, e l'Antico Testamento lo riserva
regem ad regendum servos suos vetus Testamentum praefigurabat.
alle labbra di quel re di cui figurava l'impero sui suoi servitori.
Hic ergo finis, quo praecepta referenda sunt, occultus erat in veteri
Questo fine dunque a cui vanno riferiti i precetti era nascosto
Testamento, quamvis secundum eum etiam tunc viverent sancti, qui
nel!' Antico Testamento, sebbene secondo esso già allora vivessero i
futura m eius revelationem videbant. GLOSSA: Ve! hoc quod dicit
«Nisi abundaverit», referendum est ad intellectum Pharisaeorum santi, che vedevano la sua futura rivelazione. GLOSSA: Oppure l'e-
et Scribarum, non ad continentiam veteris Testamenti. spressione: Se non sarà più grande va riferita alla comprensione dei
AuGUST!NUS, Contra Faustum [19,28 et 23, PL 42,366}: Pene Farisei e degli Scribi, non al contenuto dell'Antico Testamento.
enim omnia quae monuit ve/ praecepit Dominus, ubi adiungebat AGOSTINO: Quasi tutto ciò che il Signore ha indicato o comandato
«Ego autem dico vobis», inveniuntur et in illis veteribus libris quando aggiungeva: Ma io vi dico si trova anche in quegli antichi
[19,23}. Sed quia non intelligebant homicidium nisi peremptio- libri. Ma poiché non intendevano per omicidio se non l'uccisione del
nem corporis humani, aperuit Dominus omnem iniquum motum corpo umano, il Signore spiegò che ogni moto cattivo verso il fratello
ad nocendum fratri in homicidii genere deputari; unde subdit va catalogato nel genere dell'omicidio; per cui aggiunge: Avete udito
«Audistis quia dictum est antiquis: Non occides». CHRYSOSTOMUS, che fu detto agli antichi: Non uccidere. CRISOSTOMO [Ps.]: Cristo
Super Matth. [Ps. 11, PG 56,690}: Volens Christus ostendere quia volendo mostrare che egli era Dio, il quale una volta aveva parlato
ipse est Deus, qui aliquando locutus est in lege et qui nunc man- nella legge e adesso dà ordini nella grazia, pone anche adesso in prin-
dat in gratia, illud mandatum quod ponitur in lege, ante omnia, cipio dei suoi comandamenti quel precetto che viene posto nella
scilicet prohibitiva, quae sunt contra proximum, et nunc ponit in legge come il primo dei precetti proibitivi contro il prossimo.
principio mandatorum suorum. AUGUSTINUS, De civ. Dei [l,20, AGOSTINO: Il precetto: Non uccidere, noi non crediamo, come i
PL 41,35}: Non autem quod audivimus «Non occideS», virgultum Manichei, che indichi la proibizione di strappare un virgulto o di ucci-
veliere nefas ducimus, secundum Manichaeorum errorem, nec de dere un animale irragionevole; poiché per effetto dell 'ordine stabilito
irrationabilibus animalibus dictum intelligimus, quia iustissima dal Creatore la loro vita e la loro morte sono sottomesse ai nostri
ordinatione creatoris, vita et mors eorum nostris usibus subditur. bisogni. Per cui resta che noi intendiamo come riferito all'uomo il
Unde restat quod de homine intelligamus quod dictum est «Non precetto: Non uccidere; né un altro, e nemmeno te: infatti chi si ucci-
occideS»: non alte,rum, ergo nec te; neque enim qui se occidit, de non uccide altro che un uomo. Ma non si può concludere nulla
aliud quam hominem occidit. Nequaquam autem contra hoc prae-
398 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 20-22 399

ceptum fecerunt qui auctore Deo bella gesserunt, ac personam contro questo precetto dal fatto che molti, per ordine di Dio, intrapre-
gerentes publicae potestatis iustissimae rationis imperio sceleratos sero delle guerre, e incaricati dal potere pubblico punirono con la
morte punierunt. Et Abraham non solum non est culpatus crudeli- morte per giusta ragione i crimini contro la società. Abramo, che
tatis crimine, verum etiam laudatus est nomine pietatis, quod voluit offri volontariamente suo figlio alla morte, non solamente è scusato,
filium obedienter occidere. Hi ergo excipiuntur quos Deus occidi rna è anche lodato nella Scrittura in nome della pietà. Bisogna dun-
iubet sive lege data, sive ad personam pro tempore expressa iussio- que escludere da questo precetto coloro per cui Dio fa eccezione o in
ne: non autem ipse occidit qui ministerium dat iubenti, sicut admi- nome di una data legge, o per un ordine eccezionale e transitorio;
niculum gladio utenti; nec Samson a/iter excusatur, quod seipsum infatti non bisogna ritenere omicida colui che presta il suo braccio
cum hostibus ruina domus oppressi!, nisi quod latenter Spiritus hoc all'ordine di un altro e dà cosi assistenza a colui che po1ia la spada;
iusserat, qui per illum miraculafaciebat. CHRYSOSTOMUS, In Matth. né Sansone quando seppelli se stesso e i suoi nemici sotto le rovine
[ibid.]: Per hoc autem quod dicit «Dictum est antiquis», ostendit della casa che li copriva è scusato se non per un segreto comando
multum tempus esse ex quo mandatum hoc acceperant. Hoc ergo dello Spirito che mediante lui faceva i miracoli. CRISOSTOMO: Con le
parole: fu detto agli antichi mostra che da molto tempo avevano rice-
dici!, ut auditores ad sublimiora progredi praecepta cunctantes
vuto quel comandamento. Dice questo dunque per incitare con più
acrius incitet; ut si quispiam doctor dicat puero negligenti: Nescis
forza gli ascoltatori esitanti a progredire verso precetti più sublimi;
iam quantum temporis syllabarum meditatione consumpseris?
come se un maestro dicesse a un bambino pigro: non sai quanto tempo
Et ideo subdit «Ego autem dico vobis, quoniam omnis qui irasci-
hai già perduto nel sillabare? Quindi aggiunge: Ma io vi dico che
tur fratri suo, reus erit iudicio». In quo considera legislatoris
chiunque si adira contro il suo fratello sarà accusato in giudizio. Qui
potestatem: nullus enim antiquorum Prophetarum ita locutus est,
considera il potere del legislatore; infatti nessuno degli antichi Profeti
sed sic: «Haec dicit Dominus», quia il/i ut servi ea quae sunt ha parlato così, ma piuttosto veniva usata l'espressione: «Così dice il
Domini annuntiabant, hic autem ut Filius ea quae sunt Patris, Signore», poiché essi come servi annunziavano le cose del Signore,
quae etiam sua sunt; et i/li conservis praedicabant, hic autem suis mentre egli come Figlio le cose del Padre, che sono anche sue; ed
servis legem ponebat. ÀUGUSTJNUS, De civ. Dei [9,4, PL 41,258]: essi predicavano a dei compagni di servitù, egli invece stabiliva la
Duae quidem sunt sententiae philosophorum de animi passioni- legge ai suoi servi. AGOSTINO: Due sono le sentenze dei filosofi sulle
bus. Stoicis enim non placet huiusmodi passiones cadere in passioni dell'anima. Agli Stoici infatti non piace che tali passioni si
sapientem; Peripatetici vero has passiones in sapientem cadere verifichino nel sapiente; gli Aristotelici invece dicono che si verifica-
dicunt, sed moderatas, rationique subiectas; sicut cum ila praebe- no nel sapiente, ma moderate, e sottomesse alla ragione: come quan-
tur misericordia ut iustitia conservetw: In disciplina autem chri- do si offre la misericordia in modo che sia mantenuta la giustizia.
stiana non tam quaeritur utrum prius animus irascatur aut triste- Nell'insegnamento cristiano invece non ci si chiede tanto se l'animo
tur, sed unde. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Qui enim prima si adiri o si rattristi, ma per quale motivo. CRISOSTOMO [Ps .]:
sine causa irascitur, reus erit; qui vero cum causa, non erit reus: Chi infatti si adira senza motivo sarà colpevole; chi invece per un
nam si ira non fuerit, nec doctrina proficit nec iudicia stant nec motivo, non sarà colpevole: infatti, senza l'ira, né l'insegnamento
crimina compescuntw: Jtaque qui cum causa non irascitu1; pec- procede, né i giudizi si traggono né i crimini sono repressi. Così chi
cat; patientia enim irrationabilis vitia seminat, negligentiam per un giusto motivo non si adira pecca: infatti la pazienza irragione-
nutrii, et non solum malos, sed etiam bonos invitat ad malum. vole semina i vizi, nutre la negligenza e invita al male non solo i cat-
HIERONYMUS [PL 26,36C]: In quibusdam ergo codicibus additur tivi, ma anche i buoni. GIROLAMO: In qualche codice si aggiunge:
«Sine causa»; ceterum in veris definita sententia est: et ira peni- senza motivo; ma nel testo vero la sentenza è incondizionata, e l'ira è
tus tollitur. Si enim iubemur orare pro persequentibus, omnis irae completamente tolta. Se infatti ci è ordinato di pregare per i persecu-
occasio tollitw: Radendum etgo est «Sine causa», quia «ira viri tori, è tolta ogni occasione di ira. Bisogna eliminare dunque l'espres-
iustitiam Dei non operatun> (Jac. 1,20). CHRYSOSTOMUS, Super sione: senza motivo, poiché «l'ira dell'uomo non compie la giustizia
Matth. [Ps., ibid.]: Sed tamen iracundia quae cum causa est, non di Dio» (Gc 1, 20). CRISOSTOMO [Ps.]: Tuttavia l'ira motivata non è
400 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 20-22 401

est iracundia, sed iudicium: iracundia enim proprie intelligitur ira, ma giudizio: infatti per ira si intende propriamente l'agitarsi della
commotio passionis; qui autem cum causa irascitw; ira illius non passione; ora, se uno si adira per un motivo, non è vittima della pas-
est ex passione; ideo iudicare dicitur, non irasci. AUGUSTINUS, sione: quinili si dice che giudica, non che si adira. AGOSTINO: Biso-
in Lib. retrae!. [1,19, PL 32,615}: lllud etiam dicimus intuendum gna anche considerare che cosa sia adirarsi contro il proprio fratello,
quid sit irascifratri suo: quoniam nonfratri irascitur qui peccato poiché non si adira contro il fratello chi si adira contro il peccato del
fratris irascitur. Qui ergo fratri, non peccato irascitur, sine causa fratello. Chi dunque si adira contro il fratello e non contro il peccato,
irascitur. AUGUSTJNUS, De civ. Dei [14,9, PL 41,414]: Jrasci autem si adira senza motivo. AGOSTINO: Nessuno di mente sana riprende
f ratri ut corrigatur, nullus sanae mentis reprehendit: huiusmodi l'adirarsi contro il fratello per correggerlo: infatti questi moti prove-
enim motus de amore boni et de sancta caritate venientes, vitia nienti dall'amore del bene e dalla santa carità non vanno chiamati
dicenda non sunt, cum rectam rationem sequantur. Cl-JRYSOSTOMUS, vizi, dato che seguono la retta ragione. CRISOSTOMO [Ps.]: Ritengo
Super Matth. [Ps., ibid.}: Puto autem quod non de iracundia car- poi che Cristo non parli dell'ira della carne, ma dell'ira dell 'anima:
nis loquitur Christus, sed de iracundia animae: caro enim non infatti la carne non può obbedire così da non essere alterata. Quando
potest obedire, ut non conturbetur. Quando ergo homo irascitur et dunque l'uomo si adira e non vuole fare ciò a cui l'ira lo spinge, la
non vult facere quod ira compellit, caro eius irata est, animus sua carne è adirata, ma il suo animo non lo è.
autem eius non est iratus. AGOSTINO: Così dunque in questo primo precetto c'è una cosa
AUGUSTJNUS, De serm. Dom {1,9, PL 34,1240}: Sic ergo in hoc sola, cioè solo l'ira; nel secondo invece ne troviamo due, cioè l'ira e
primo est unum, idest ira sola; in secundo autem sunt duo, scilicet la parola, che è segno dell'ira; per cui segue: chi poi avrà detto al suo
ira et vox, quae iram signat; unde sequitur «Qui autem dixerit fratello: Raca, sarà imputato nel consesso. Alcuni banno voluto trar-
fratri suo: Racha, reus erit concilio». Nonnulli de graeco trahere re dal greco l'interpretazione di questa parola, ritenendo che signifi-
voluerunt interpretationem huius vocis, putantes pannosum dici chi cencioso, poiché in greco «cencio» si dice rakos. Ma è più proba-
racha, quoniam graece dicitur pannus pcilwi:;, idest racos. bile che non sia una parola che indichi qualcosa, quanto piuttosto l'e-
Probabilius autem est non esse vocem significantem aliquid, sed spressione di un animo indignato. I grammatici chiamano queste
indignantis animi motum exprimentem. Has autem voces gramma- parole interiezioni, come quando chi sente un dolore dice: «Ahi!».
tici interiectiones vocant, velut cum dicitur a do lente: Heu! CRISOSTOMO: Oppure raca è una parola di disprezzo e di poca stima.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Vel «racha» est verbum con- Come infatti noi, comandando ai servi o ai giovani diciamo: «Va' tu,
temptus et parvipensionis. Sicut enim nos vel famulis ve/ iuniori- diglielo tu», cosi chi parla siri ano dice raca al posto di «tu» . li Signo-
bus iniungentes dicimus: «Vade tu, dici/li tu», ita et qui Syrorum re infatti estirpa anche le cose che sono piccolissime, e ci comanda di
utuntur lingua, «racha» dicunt, pro «tu». Dominus enim et quae
trattarci vicendevolmente con onore. GIROLAMO: Oppure raca è una
parvissima sunt evel/it, et cum honore nobis invicem uti iubet.
parola ebraica che significa «inutile» o «vuoto» e che corrisponde
HIERONYMUS Ve/ «racha» hebraeum verbum est, et dicitur Kev6i;,
alla nostra espressione «senza cervello». Intenzionalmente poi ha
chenos, idest inanis aut vacuus, quem nos possumus vulgata infu-
aggiunto: chi avrà detto al suo fratello, poiché non è nostro fratello
ria absque cerebro nuncupare. Signanter autem addidit «Qui
se non colui che ha lo stesso nostro padre. CRISOSTOMO [Ps.]: È cosa
dixerit fratri suo»: frater enim noster nullus est nisi qui eumdem
nobiscum habet patrem. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: indegna chiamare vuoto un uomo che ha in sé lo Spirito. AGOSTINO:
Indigna autem res est dicere hominem vacuum, qui habet in se Nel terzo precetto vengono indicate tre cose: l' ira, la parola che espri-
Spiritum. A UGUSTINUS [De serm. Dom. ibid.}: In tertio autem me l'ira, e nella parola l' indicazione dell'ingiuria; per cui si ilice:
significantur tria: ira, et vox quae iram significai, et in voce vitu- chi poi avrà detto: Pazzo, sarà condannato al fuoco della geenna.
perationis expressio; unde dicitur «Qui autem dixerit: Fatue, reus Vi sono così dei gradi in questi peccati. Primo, che chiunque si adira
erit gehennae ignis». Gradus itaque sunt in istis peccatis: primo, trattenga nel cuore il moto concepito. Se poi già l'emozione ha pro-
ut quisquis irascitur, motum retineat corde conceptum. !am si dotto un grido senza significato preciso, ma che per se stesso è un
extorsit vocem non significantem aliquid, sed animi motum ipsa
1

402 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 20-22 403

eruptione testantem, plus est quam si ira surgens silentio premere- segno dell'emozione, c'è un grado in più che nella collera di chi tace.
tur. Sed adhuc plus est, si etiam verbum proferatur, quod iam cer- Ma la cosa è ancora più grave se viene pronunciata anche una parola
ta m vituperationem designai. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. che indica un preciso oltraggio. CRISOSTOMO [Ps.]: Come poi non è
[Ps., ibid.]: Sicut autem nemo est vacuus qui habet Spiritum sanc- vuoto chi ha lo Spirito Santo, cosi non è vuoto chi conosce Cristo;
tum, ita nemo est vacuus qui Christurn cognoscit; sed si «racha» ora, se raca è lo stesso che vuoto, quanto al senso della parola, è la
idem est quod vacuus, quantum ad sensum verbi, unum est dicere stessa cosa dire pazzo e raca, ma c'è differenza quanto al proposito
«fatue» et «racha»; sed differunt quantum ad dicentis proposi- di chi parla: infatti raca era una parola diffusa nel popolo giudeo, che
tum: «racha» enim verbum vulgare erat apud ludaeos, quod non veniva detta non per ira o per odio, ma per qualche vano motivo, più
ex ira neque odio, sed ex aliquo motu vano dicebant, magis jìdu- per familiarità che con collera. Ma forse dirai: se r~c~ no.n, esprim~
ciae causa, quam iracundiae. Sed forte dices: Si «racha» iracun- l' ira, perché è un peccato? Perché è detta a modo d1 nvahta, non d1
diae causa non dicitut; quare peccatum est? Quia contentionis edificazione: se infatti non dobbi amo dire nemmeno una parola
causa dicitw; non aedificationis; si enim nec bonum verbum dice- buona se non per edificazione, quanto più ciò che in sé è naturalmen-
re debemus nisi pro aedificatione, quanto magis illud quod in se te un male? AGOSTINO: Vedi adesso anche i tre reati: del giudizio, del
natura/iter malum est? A UGUSTINUS [De serm. Dom., ibid.}: Vide consesso, del fuoco della geenna; dove vengono indicati tre gradi, dal
etiam nunc tres reatus: iudicii, conci/ii et Gehennae ignis; in qui- più lieve al più grave; infatti nel giudizio si dà ancora spazio alla di-
bus quosdam gradus factos admonet a levioribus ad graviora: fesa; al consesso poi sembra appartenere la pronuncia della sentenza,
nam in iudicio adhuc defensionis focus datur; ad Concilium quando i giudici discutono fra loro con quale supplizio si debba con-
autem pertinere videtur sententiae prolatio, quando inter se iudi-
dannare; nella geenna del fuoco poi è certa la condanna e la pena del
ces conferunt quo supplicio damnari oporteat; in gehenna vero
colpevole. Per cui è chiaro quanta distanza vi sia fra la giustizia dei
ignis certa est damnalio et poena damnati. Unde patet quantum
Farisei e quella di Cristo: lì infatti l'uccisione rende colpevoli in giu-
intersit inter iustitiam Pharisaeorum et Christi: ibi enim occisio
reum facit iudicio, hic autem ira facit reum iudicio, quod horum dizio, qui invece rende rei di giudizio l'ira, che fra le tre cose è la più
trium est levissimum. RABANUS [PL 107,807C]: Gehennam hic lieve. RABANO: Qui il Salvatore chiama geenna il tormento dell'inferno,
Salvator inferni cruciatum nominat, quam nomen traxisse putant a e il nome sembra tratto dalla valle consacrata agli idoli che è presso
valle idolis consecrata, quae est iuxta Ierusalem, repleta olim cada- Gerusalemme, ripiena un tempo di cadaveri e profanata da Giosia,
veribus quam et Iosiam contaminasse in libro R egum legimus. come si legge nel libro dei Re. CRISOSTOMO: Pone qui per la prima
C!JRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Hic autem primum Gehennae volta il nome della geenna, dopo che prima ha parlato del regno dei
nomen posuit, postquam de regno caelorum supra dixeral, cieli, mostrando che donare quello appa1tiene al suo amore, mentre
ostendens quod il/ud dare, est ex suo amore, hoc autem ex nostra questa dipende dalla nostra inoperosità. A molti però sembra oneroso
desidia. Multis autem hoc grave videtur, si pro solo verbo tantam patire una pena così grande per una sola parola, per cui alcuni dicono
patiemur poenam; propter quod quidam dicunt hoc hyperbolice che ciò è stato detto iperbolicamente. Ma temo che, ingannandoci qui
dictum esse. Sed timeo ne verbis hic nosmetipsos decipientes, sulle parole, abbiamo poi a patire effettivamente l'estremo supplizio.
illic opere ultimum patiamur supplicium. Non ergo aestimes hoc Non ritenere dunque che ciò sia gravoso: infatti molte pene e peccati
esse onerosum: plures enim poenarum et peccatorum a verbis hanno inizio dalle parole, poiché molte volte delle piccole parole
habent principium: etenim parva verba multoties homicidium hanno prodotto un omicidio e sovvertito intere città. E non ritenere
pepererunt et civitates integras everterunt. Nec enim parvum una piccola cosa chiamare stolto un fratello, togliendogli la prudenza
aestimes fratrem stultum vacare, auferens ei prudentiam et intel- e l'intelletto, per cui siamo uomini e ci distinguiamo dalle bestie.
lectum, quo homines sumus et ab irrationabilibus distamus.
404 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 20-22 405

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Ve/ «reus erit concilio»: CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure: sarà colpevole in consesso, in modo cioè
idest, ut sit unus ex concilio eorum qui adversus Christum fuerunt, da essere un appartenente al consesso di coloro che furono contro
sicut Apostoli in suis canonibus interpretantur. HILARJUS [ibid.}: Cristo, come interpretano gli Apostoli nei loro canoni. ILARIO: Oppu-
Ve/ qui Spiritu sancto plenum convicio vacuitatis insinuai, fit reus re colui che tratta come non avente alcun valore colui che è ripieno di
concilio sanctorum contume/iam Spiritus sancti sanctorum iudicio Spirito Santo merita di passare per il consesso dei santi e di espiare,
animadversione luiturus. AUGUSTJNUS [De serm. Dom., ibid.): per la condanna dei santi divenuti suoi giudici, questo oltraggio fatto
Quisquis autem dixerit: Quo graviori supplicio punitur homici- allo Spirito Santo stesso. AGOSTINO: Uno potrebbe dire: con quale più
dium, si Gehenna ignis punitur convicium? Cogit intelligi esse grave supplizio è punito l'omicidio se una parola è condannata con la
differentiam gehennarum. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ve/ geenna del fuoco? È necessario intendere che vi è differenza nelle
iudicium et concilium sunt poenae in praesenti: Gehenna autem pene dell'inferno. CRISOSTOMO: Oppure, il giudizio e il consesso so-
poena futura. Ideo autem irae iudicium apposuit, ut ostendat quod no pene nel presente, mentre la geenna è una pena futura. Ha unito
non est possibile hominem omnino esse sine passionibus, sed refre- poi il giudizio all'ira per mostrare che non è possibile che un uomo
nare eas possibile est; et propterea determinatam poenam non sia del tutto senza passioni, però è possibile frenarle; e per questo
apposuit, ne videretur prorsus iram prohibere. Concilium autem non ha aggiunto una pena determinata, affinché non sembrasse che
posuit nunc pro iudicio Iudaeorum, ne videatur semper nova indu- proibiva del tutto l'ira. Ha posto poi adesso il consesso indicando il
cere ac peregrina docere. AUGUSTINUS [De serm. Dom., ibid.}: In giudizio dei Giudei, affinché non sembrasse che diceva sempre delle
istis autem tribus sententiis subauditio verborum intuenda est. cose nuove e insegnava delle cose strane. AGOSTINO: lo queste tre
Habet enim prima sententia omnia verba necessaria, ut nihil sentenze poi bisogna sottintendere delle parole. Infatti la prima sen-
subaudiatur. «Qui irascitur», inquit, <<fratri suo», «sine causa», tenza ha tutte le parole necessarie, in modo che non c'è nulla da sot-
secundum quosdam,· in secunda vero, cum ait «Qui autem dixerit tintendere. Chi si adira, dice, contro il suo fratello, senza motivo,
fratri suo: Racha», subauditur sine causa; nam in tertia, ubi ait secondo alcuni; nella seconda invece, quando dice: Chi avrà detto al
«Qui autem dixerit: Fatue», duo subaudiuntur: <<fratri suo» et suo fratello: Raca, si sottintende: senza motivo; infine nella terza,
«sine causa». Et hoc est unde dejènditur quod Apostolus Galatas dove dice: Chi avrà detto: Pazzo, si sottintendono due cose: al pro-
vocat stultos, quos etiam fratres nominat: non enim id facit sine prio fratello, e senza motivo. E con ciò viene difeso l'operato del-
causa. 1' Apostolo quando chiama stolti i Galati, che pure definisce fratelli:
infatti non ha fatto ciò senza motivo.
406 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 23-24 407

VERSUS 23-24 VERSETTI 23-24

Si ergo offers munus tuum ad altare et ibi recordatus Se dunque offri il tuo dono sull'altare e lì ti ricordi che il tu~
fueris quia frater tuus habet aliquid adversum te, relinque ibi fratello ha qualcosa contro di te, lascia il tuo dono davant~
munus tuum ante altare et vade prius reconciliare : fratri tuo all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello, e poi
et tunc veniens offeres munus tuum. venendo offrirai il tuo dono.

AuGUSTINus [De serm. Dom. 1,10, PL 34,1242]: Si irasci non AGOSTINO: Se non è lecito adirarsi contro il fratello, o dirgli raca o
est fàs fratri, aut dicere racha, aut fatue, multo minus in animo pazzo, mo lto meno lo è tenere qualcosa nell 'an imo, in m~d.o che l'in-
tenere aliquid, ut in odium indignatio convertatur; et ideo subdit dignazione diventi odio; quindi aggiunge: Se dunque offn il tuo .dono
«Si ergo ojfers munus tuum ad altare, et ibi recordatus fueris quia sull'altare e lì ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te ...
frater tuus habet aliquid adversum te ... ». HlERONYMUS GIROLAMO: Non ha detto: se tu hai qualcosa contro il tuo fratello, ma
[PL 26,37B}: Non dixit: Si tu habes aliquid adversus fratrem Se il tuo fratello ha qualcosa contro di te, in modo che ti ve?ga
tuum, sed «Si frater tuus habet aliquid adversum te», ut durior imposta una più dura necessità di riconciliazione. A?OSTINO: Egli h.a
tibi reconciliationis imponatur necessitas. A UGUSTJNUS [De serm. infatti qualcosa contro di noi se noi lo abbiamo leso m qualcosa: poi~
Dom., ibid.}: Tunc enim ipse habet adversus nos, si nos eum in ché noi abbiamo qualcosa contro di lui se lui ci ha leso'. e allo'.a non e
aliquo laesimus: nam nos adversus illum habemus, si il/e nos lae- necessario giungere alla riconciliazione; infatti non ~h1edera1 pe.rdo:
serit, uhi non est opus pergere ad reconciliationem: non enirn no a chi ti ha fatto un'ingiuria, ma soltanto perdonerai, come des1den
veniam postulabis ab eo qui tibi fecit iniuriam; sed tantum dirnit- che ti sia perdonato dal Signore ciò che tu hai commesso. CRISOSTOMO
tas, sicut tibi a Domino dimitti cupis quod ipse commiseris. [Ps.]: Se però egli ti ha leso, e tu per primo chiederai per~ono, n~
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 11, PG 56,692}: Si autem il/e te avrai una grande ricompensa. CRISOSTOMO: Ma se uno non s1 cura d1
laeserit, et prius rogaveris, magnam habebis mercedem. riconciliarsi col prossimo per amore di lui, lo induce a questo affin-
CiJRYSOSTOMUS, In Matth. [16,9, PG 57,250]: Sed si aliquis prop- ché almeno la sua opera non r imanga imperfetta, e soprattutto nel
ter amorem proximi ei reconciliari non curat, ad hoc eum inducit luogo sacro; per cui aggiunge: lascia lì il tuo dono davanti all'altare
ut saltem eius opus non remaneat imperfectum, et praecipue in e va' prima a riconciliarti con il. tuo J.ra~ello . C.R,r~os:oMo
loco sacro; unde subdit «Relinque ibi munus tuum ante altare, et [GREGORIO] : Ecco, non vuole riceve~e ti sacn~c10 da chi e~ d1sc~r­
vade prius reconciliari fratri tuo». CHRYSOSTOMUS [GREGORIUS, dia. Da ciò dunque valutate quanto sia grande ti male della d1scord1a,
In Ez. 1,8, PL 76,858B]: Ecce a discordantibus accipere non per cui viene respinto a.oche .ciò. per. cui. è .rimessa la co.lp ~:
vult sacrificium. Hinc ergo perpendite quantum sit malum discor- [Ps. CRISOSTOMO]: Vedi poi la m1sencor~1a d1 p10, come guar~1 p1~
diae, propter quod et il/ud abiicitur per quod culpa relaxatur. all'utilità degli uomini che al suo onore: mfatt1 ama la concordia dei
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 11, ibid.]: Vide autem miseri- fedeli più dei doni; finc hé infatti gli uomini credenti ~anno qua~che
cordiam D ei, quomodo hominum utilitates amplius aspicit dissenso il loro dono non viene accolto, e la loro preghiera non viene
quam suos honores: plus enim diligit concordiam fidelium quam esaudita: Nessuno infatti fra due nemici può essere amico fidato di
munera: quamdiu enim fide/es homines aliquam dissensionem entrambi: quindi anche Dio non vuole essere amico dei credent~ fin-
habuerint, munus eorum non suscipitur, oratio eorum non
ché questi sono nemici fra loro. Anche noi dunque. non .man~e.mamo
exauditur. Nemo enim inter duos inimicos potest esse fidelis ami-
la fede in Dio se amiamo i suoi nemici e odiamo 1 suoi am1c1. Ora,
cus amborum; ideo et Deus non vult esse amicus fldelium,
quale è l'offesa che precede, tale deve seguire la riconciliazione.
quamdiu inter se fuerint inimici. Et nos ergo fldem Deo non
servamus, si inimicos eius diligimus et amicos eius odimus.
Qualis autem praecessit offensio, talis debet sequi reconciliatio.
408 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 23-24 409

Si c~gitatu offendisti, cogitatu reconciliare; si verbis offendisti, Se hai offeso con il pensiero, riconciliati con il pensiero; se hai offeso
verb1s reconciliare; si operibus ojfendisti, operibus reconciliare. con le parole, riconciliati con le parole; se hai offeso con le opere,
Omn~ eni~n pe~catum quo modo committitur, eo modo de ipso riconciliati con le opere. Infatti si fa penitenza di ogni peccato nello
poenztent1a ag1tur. HILARJUS [PL 9,938A]: econciliata autem stesso modo in cui esso è stato commesso. ILARIO: Ristabilita la pace
humana pace, reverti in divinam iubet, in Dei caritatem de carita- umana, comanda di ritornare a quella divina, passando dalla carità
te hominum transituros. Et ideo sequitur «Et tunc veniens offeres degli uomini a quella di Dio. Quindi segue: e poi venendo offrirai il
munus tuum». ÀUGUSTJNUS [De serm. Dom., ibid.}: Si autem quod tuo dono. AGOSTINO: Se però ciò che è detto qui viene preso alla lettera,
hic dicitur, accipiatur ad litteram, fortassis aliquis credit ita fieri forse uno crederà che deve accadere così se il fratello è presente :
oportere, si frater sit praesens: non enim diutius dijferri potest, infatti la cosa non può essere troppo differita, dato che si è comanda-
cum munus tuum re/inquere ante altare iubearis. Si vero de absen- to di lasciare il tuo dono davanti ali ' altare; se invece è assente, e,
te, et, quod fieri potest, etiam trans mare constituto aliquid tale cosa che può accadere, al di là del mare, sarebbe assurdo pensare che
veniat in mentem, absurdum est credere ante altare munus relin- bisogna lasciare il sacrificio per riprenderlo dopo aver attraversato
quendum, quod post terras et maria pererrata offeras Deo. Et mare e terra. Bisogna dunque rifugiarsi nel senso spirituale per sfug-
ideo prorsus intro ad spiritualia refugere cogimus, ut quod dictum gire a questa assurdità. Possiamo spiritualmente intendere per altare
est, sine absurditate possit inte/ligi. Altare itaque spiritualiter la fede, poiché qualunque sacrificio si possa offrire a Dio, scienza,
fidem accipere possumus. Munus enim quod ojferimus Deo sive preghiera o altra cosa, non gli sarà gradito se non si appoggia sulla
doctrina, sive oratio, ve/ quicquid aliud, Deo acceptum esse non fede; se dunque abbiamo leso il fratello in qualcosa, dobbiamo tende-
potesi nisi fide fulciatur. Si ergo fratrem in aliquo laesimus, per- re alla riconciliazione non con i piedi del corpo, ma con i moti dell' a-
gendum est ad reconciliationem, non pedibus corporis, sed moti- nimo, prosternandoci con umile affetto davanti al fratello al cospetto
b~s anir:zi, ubi te humili affectu prosternas fra tri in conspectu di colui a cui stiamo per fare il dono. Così infatti, come se fosse pre-
e~us, cuzus munus es oblaturus. lta enim, ac si praesens sit, pote- sente, potremo chiedergli perdono non con animo simulato; e poi,
ns eum non simulato animo lenire veniam postulando, atque inde venendo, cioè richiamando l'intenzione a ciò che avevamo iniziato,
veniens, idest intentionem revocans ad id quod agere coeperas, potremo offrire il nostro dono.
offeras munus tuum.
41 O Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 25-26 41 1

VERSUS 25-26 VERSETTI 25-26

Esto consentiens adversario tuo cito dum es in via cum Mettiti presto d'accordo con il tuo awersario mentre sei per via
eo; ne torte tradat te adversarius iudici, et iudex tradat te con lui, affinché l'awersario non ti consegni al giudice, e il g iudice
ministro, et in carcerem mittaris. Amen, dico tibi, non exies ti consegni alla guardia, e tu sia messo in carcere. In verità ti dico:
inde, donec reddas novissimum quadrantem. non ne uscirai finché tu non abbia restituito l'ultimo spicciolo.

HJLARIUS [PL 9,938A}: Quia nullum tempus vacuum affectu pla- ILARIO: Il Signore, poiché non vuole vedere un solo momento
cabilitatis Dominus esse permittit, cito in vitae nostrae via reconci- della nostra vita privo di pacifici sentimenti di carità fraterna, ci ordi-
liari nos adversario praecepit, ne in mortis tempus non inita pace na di non tardare a riconciliarci nel cammino della vita, affinché non
transeamus; et ideo dicit «Esto consentiens adversario tuo cito arriviamo al momento della morte senza aver fatto la pace; per que-
dum es cum eo in via, ne forte tradat te adversarius iudici». sto dice: Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per
HIERONYMUS [PL 26,37C): Pro eo quod nos habemus in latinis via con lui, affinché l'avversario non ti consegni al giudice.
co d icibus «Consentiens», in graecis scriptum est t:vowv, GIROLAMO: La parola latina consentiens (concorde) traduce il greco
«eunoon», quod interpretatur benevolus, aut benignus. AUGUSTJNUS eunoon, che significa benevolo, o benigno. AGOSTINO: Ma vediamo
[De serm. Dom. 1,11, PL 34, 1244): Sed videamus quis sit adver- chi è l'avversario con cui dobbiamo essere benevoli. O infatti è il
sarius, cui iubemur esse benevoli. Aut enim diabolus est, aut diavolo, o un uomo, o la carne, o Dio, o il suo precetto. Ma non vedo
homo, aut caro, aut Deus, aut praeceptum eius. Sed diabolo non in che senso dobbiamo essere benevoli o concordi con il diavolo:
video qua/iter iubeamur esse benevoli aut consentientes: ubi enim dove infatti c'è la benevolenza, lì c'è l'amicizia, e nessuno dirà che si
benevolentia, ibi amicitia; nec quisquam dixerit amicitiam cum deve fare amicizia con il diavo lo. Né giova essere d'accordo con
diabolo esse faciendam; neque concordare cum ilio expedit cui colui al quale, rinunziando, abbiamo dichiarato guerra una volta per
semel renuntiando bellum indiximus; neque consentire illi oportet, sempre. Né conviene acconsentire a colui al quale se non avessimo
cui si nunquam consensissemus, nunquam in istas incidissemus acconsentito non saremmo mai caduti in queste miserie. G IROLAMO:
miserias. HlERONYMUS [ibid.): Quidam tamen dicunt a Salvatore Alcuni però dicono che dal Salvatore è stato prescr itto di essere
praecipi ut simus benevoli erga diabolum, ne faciamus eum poe- benevoli con il diavolo, non aggravando cioè i suoi mali, il che acca-
nam sustinere pro nobis, quem dicunt pro nobis esse torquendwn, de invece tutte le volte che noi acconsentiamo alle sue tentazioni.
si ei consenserimus vitia suggerenti. Quidam cautius disputant, in Altri dicono più prndentemente che ciascuno di noi nel battesimo sti-
baptismate singulos pactum inire cum diabolo ei abrenuntiando. pula un contratto col demonio in virtù del quale rinunziamo a lui.
Si ergo servaverimus pactum, benevoli et consentientes su111t1s ~ rimanendo fedeli a questo patto che siamo benevoli e consenzienti
adversario, et nequaquam in carcere recludendi. ÀUGUSTINUS verso l' avversario, e non siamo da rinchiudere in carcere. AGOSTINO:
[De senn. Dom., ibid.}: Non autem video quomodo accipiam, ab Non vedo poi come spiegare che è da un uomo che dobbiamo essere
homine nos iudici tradi, ubi Christum iudicem intelligo, ante cuius consegnati al giudice, poiché per giudice intendo Cristo, davanti
tribuna[ omnes exhiberi oportet. Quomodo ergo iudici traditurus al cui tribunale tutti dobbiamo comparire. Come dunque potrà conse-
est qui ante iudicem pariter exhibetur? Et etiam si occidendo quis gnare al giudice chi dovrà parimenti mostrarsi al giudice? E inoltre
s~ uno avrà danneggiato un uomo uccidendolo, non avrà tempo
nocuerit homini, non erit iam tempus quo concordet cum eo in via,
dt accordarsi con lui lungo la via, cioè in questa vita; e tuttavia può
idest in hac vita; nec tamen ideo non sanabitur poenitendo. Carni
salvarsi con la penitenza. Ancora me no poi vedo come dobbiamo
vero multo minus video quomodo consentientes esse iubeamur;
metterci d'accordo con la carne: sono infatti piuttosto i peccatori
magis enim p eccatores ei consentiunt: qui vero eam servituti subii-
che acconsentono ad essa; coloro invece che la dominano non
c i unt, non ei consentiunt, sed eam sibi consentire cogunl.
acconsentono ad essa, ma la costringono ad accordarsi ad essi.
412 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 25-26 413

HIERONYMUS [ibid.]: Quomodo etiam caro mittenda erit in carce- GIROLAMO Come poi potrà essere messa in carcere la carne se non
rem si animae non consenserit, cum et anima et caro pariter acconsente all' anima, se l' anima e la carne vanno rinchiuse insieme,
reclufi,endae sint, nec quicquam possit caro facere nisi quod ani- e la carne non può fare nulla se non per comando dell ' anima?
mus imperaverit? AUGUST!NUS [De serm. Dom., ibid.]: Fortassis AGOSTINO Forse allora ci viene comandato di consentire a Dio, poi-
ergo iubemur Deo consentire, quia ab eo peccando recessimus, ut ché da lui ci siamo allontanati peccando, per cui egli può essere detto
adversarius noster dici possit dum nobis resistit: Deus enim nostro avversario in quanto resiste a noi: Dio infatti resiste ai superbi.
superbis resistit. Quisquis ergo in hac vita non fuerit reconciliatus Chi dunque in questa vita non si sarà riconciliato con Dio mediante la
Dea per mortem Filii eius, tradetur ab ilio iudici, idest Filio, cui morte del suo Figlio sarà consegnato da .lui al giudice, cioè al Figlio,
Pater iudicium dedit. Quomodo autem potest recte dici homo esse a cui il Padre affidò il giudizio. In che modo poi si può dire che l ' uo-
in via cum Dea, nisi quia Deus ubique est? Aut si non placet dici mo cammina con Dio se non perché Dio è in ogni luogo? Oppure, se
impios esse cum Deo, qui ubique praesto est, sicut non dicimus non piace dire che gli empi sono con Dio, che è presente ovunque,
caecos esse cum luce quae eos circumfundit, unum reliquum est ut come non diciamo che i ciechi sono con la luce che li circonda, è
hic adversarium praeceptum Dei inte/ligamus, quod adversatur rimasto solo che qui per avversario va inteso il precetto di Dio, al
peccare volentibus, et datum est nobis ad hanc vitam ut sit nobi- quale si oppone chi vuole peccare, e che ci è dato per questa vita
scum in via; cui oportet nos consentire cito, legenda, praeaudiendo, affinché sia con noi sulla via, al quale noi dobbiamo acconsentire
deferendo ei culmen auctoritatis, ut quod aliquis intelligit non ode- subito, guardando, ascoltando, dandogli la massima autorità, in modo
rit propter hoc quod adversatur p eccatis suis, sed magis diligat che ciò che uno intende non lo detesti perché si oppone ai suoi peccati,
propter correctionem; quod vero obscurum est, oret ut intelligat. ma piuttosto lo ami in vista della correzione; e preghi per capire ciò
HtERONYMUS [ibid.]: Sed ex praecedentibus manifestus est sensus, che è oscuro. GIROLAMO: Ma in base alle cose precedenti il senso è
quod Dominus nos ad concordiam proximi cohortatur; nam supra manifesto, che cioè il Signore ci esorta alla concordia con il prossi-
dictum est «Vade reconciliari fratri tuo». CHRYSOSTOMUS, Super mo; infatti sopra è stato detto: Va ' a riconciliarti con il tuo fratello .
Matth. [Ps., I I, PG 56,693]: Festinat enim Dominus ut ad amici- CRISOSTOMO [Ps.]: Il Signore ci invita ad affrettarci all'amicizia con i
tiam festinemus inimicorum nostrorum quamdiu vivimus in hac nostri nemici finché viviamo in questa vita, sapendo quanto è perico-
vita, sciens quam periculosum est si unus ex inimicis pace non loso se uno dei nemici muore senza aver fatto la pace. Se voi vi pre-
.facta mortuus fuerit. Si enim inimicantes per mortem iveritis ante sentate come nemici davanti al vostro giudice, ciò sarà la vostra
iudicem, tradet te Christo, convincens te reum iudicio eius. Tradet accusa davanti al tribunale di Cristo. È certamente l'avversario che vi
autem te iudici, etiam si te prius rogaverit: qui enim rogat prius consegnerà al giudice, anche se prima vi avrà chiesto la riconciliazio-
inimicum, reum facit eum ante Deum. HILARIUS [ibid.]: Ve/ adver- ne, poiché il solo fatto che vi ha chiesto la pace stabilisce la vostra
sarius tradet vos iudici, quia manens in eum simultatis vestrae ira colpevolezza davanti a Dio. ILARIO: Oppure il vostro avversario vi
vos arguit. A uGUSTINUS [De serm. Dom., ibid.]: ludicem intelligo consegnerà al giudice poiché la vostra ira che rimane su di lui è la
Christum: «Pater enim omne iudicium dedit Filio» (Io. 5,22); prova della vostra inimicizia. AGOSTINO: Per giudice intendo Cristo:
ministrum autem intelligo Angelum: «Et Angeli», inquit Mat- «Infatti il Padre ha rimesso ogni giudizio al Figlio» (Gv 5, 22); per guar-
thaeus (4, li), «ministrabant ei»; et cum Angelis suis venturum dia intendo l'Angelo: «E gli Angeli lo servivano» (Mt 4, 11 ); e noi
credimus ad iudicandum. crediamo che verrà a giudicare assieme ai suoi Angeli.
Unde sequitur «Et iudex tradat te ministro». CHRYSOSTOMUS, Su- Per cui segue: e il giudice ti consegni alla guardia. CrusoSTOMO [Ps.]:
p er Matth. [Ps., ibid.]: Ve/ «ministro», idest Angelo poenarum cru- Oppure alla guardia, cioè all'angelo crudele dei castighi, ed egli così
deli, et il/e mittet te in carcerem Gehennae; unde sequitur «Et in ti metta nel carcere della geenna; per cui segue: e tu sia messo in
carcerem mittariS». AUGUSTINUS [De serm. Dom., ibid.]: Carcerem carcere. AGOSTINO: Per carcere intendo le pene, cioè delle tenebre.
autem intelligo poenas, videlicet tenebrarum. Et ne quis istum
ì

414 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 25-26 415

carcerem contemneret, sequitur «Amen dico tibi: non exies inde E affinché nessuno disprezzi questo carcere segue: In verità ti dico:
donec reddas novissimum quadrantem». HIERONYMVS [ibid.]: non ne uscirai finché tu non abbia restituito L'ultimo spicciolo. GIRO-
Quadrans genus nummi est quod habet duo minuta; hoc est ergo: LAMO: Lo spicciolo è un genere di moneta che vale due centesimi, il
non egredieris de carcere donec etiam minuta peccata persolvas. che equivale a dire: non uscirai dal carcere finché tu non abbia espia-
AUGUSTINVS [De serm. Dom., ibid.}: Aut enim pro eo positum est to anche i più piccoli peccati. AGOSTINO: L'espressione è usata per
quod nihil relinquitur impunitum; sicut cum volumus exprimere indicare che nulla resta impunito; cosi quando vogliamo indicare che
aliquid ita exactum ut nihil relinqueretw; dicimus «Usque ad una cosa è stata pagata in modo che non resta nulla, diciamo «fino
fecem»; ve/ significantur sub nomine quadrantis novissimi terrena alla feccia»; oppure sotto il nome di spicciolo sono indicati i peccati
peccata. Quarta enim pars elementorum huius mundi, et ea novis- terreni. Con l' espressione non abbia restituito è poi indicata la pena
s ima, terra invenitur. In hoc autem quod dictum est «Solvas», eterna. E come è stato posto finché quando è stato detto: «Siedi alla
significatur poena aetema. Et sicut positum est «donec», ubi dic- mia destra finché non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi»
tum est (Ps. 109,J): «Sede a dextris meis, donec ponam inimicos (infatti quando i nemici saranno stati posti sotto i suoi piedi non ces-
tuos sub pedibus tuis» (non enim cum fuerint inimici sub pedibus serà di regnare), così anche qui si può intendere: non uscirai finché
positi, desinit regnare), ita et hic accipi potest «Non exies donec non abbia pagato Lo spicciolo, nel senso che non uscirai mai, poiché
solveris quadrantem»; semper non exiturum, quia solvet semper pagherai sempre l'ultimo spicciolo mentre espierai le pene eterne dei
novissimum quadrantem, dum sempiternas poenas peccatorum peccati. CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure, se nella v ita presente farai la
terrenorum luet. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Ve/ si pace, potrai ricevere il perdono anche di un peccato gravissimo; se
quidem in hoc saeculo pacem feceris, etiam gravissimi operis invece sarai condannato, una volta messo in carcere ti saranno richie-
poteris accipere indulgentiam; si autem semel condemnatus fue- sti i supplizi non solo per i gravi peccati, ma anche per una parola
ris, missus in carcerem, non solum de gravibus peccatis, sed etiam oziosa, che può essere indicata da llo spicciolo. ILARJO: Poiché infatti
de verbo otioso, quod potest significari per quadrantem, exigentur la carità copre una moltitudine di peccati, pagheremo l'ultimo spiccio-
a te supplicia. HILARIVS [ibid.]: Quia enim caritas plurimum pec- lo della pena se non riscatteremo con essa il debito dei nostri. peccati.
catorum tegit, novissimum poenae quadrantem solvemus, nisi pre- CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure sono dette carcere le angustie di questo
tio ipsius culpa criminum redimatur. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. mondo, nelle quali il più delle volte i peccatori sono gettati da Dio.
[Ps., ibid.}: Vel angustiae huius mundi appellantur carceres, in CRISOSTOMO: Oppure si parla qui dei giudici che sono in questo
quas plerumque peccantes mittuntur a Dea. CHRYSOSTOMUS, mondo, e della via che c'è a questo gi udizio e di questo carcere, e ciò
per condurre alle realtà eterne mediante quelle temporali, che sono
in Matth. [16,11, PC 57,253]: Vel loquitur hic de iudicibus qui
davanti ai nostri occhi e ci impressionano maggiormente; come
sunt in mundo isto et de via quae est ad hoc iudicium et de carce-
anche Paolo dice (Rm I 3, 4): «Se hai fatto il male, temi il potere;
re isto, ut non solum a futuris, sed et a praesentibus auditorem
infatti non senza motivo porta la spada».
inducat, quae sunt ante oculos, et magis consueverunt movere;
sicut et Paulus dicit (Rom. 13,4): «Si male feceris, time potestatem:
non enim sine causa gladium portat».
416 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 27-28 417

VERSUS 27-28 VERSETTI 27-28

Audistis quia dictum est antiquis: «Non moechaberis". Avete udito che fu detto agli antichi: «Non commettere
Ego autem dico vobis, quia omnis qui viderit mulierem ad adulterio». Ma io vi dico che chiunque vede una donna per
concupiscendum eam, iam moechatus est eam in corde suo. desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {17,1, PG 57,255}: Postquam CRISOSTOMO: Il Signore, dopo aver insegnato che cosa conteneva
Dominus quid primum mandatum contineret edocuit, scilicet il primo comandamento, cioè: Non uccidere, seguendo l'ordine stabi-
«Non occides», instituto pergens ordine provehitur ad secundum, lito giunge al secondo, dicendo: Avete udito che fu detto agli antichi:
dicens «Audistis quia dictum est antiquis: Non moechaberis». Non commettere adulterio. AGOSTINO: Cioè non andare da nessun'al-
AUGUSTINUS, De decem chordis [Serm. 9,10, PL 38,85}: Jdest, non tra all'infuori di tua moglie. Se infatti richiedi questo dalla moglie,
ibis ad aliquam aliam praeter uxorem tuam. Si enim hoc exigis ab non vorrai renderlo alla moglie, mentre devi precedere la moglie
uxore, non vis hoc reddere uxori, cum debeas in virtute praecede- nella virtù? Ora, è vergognoso che un uomo dica che ciò non è possi-
re uxorem? Turpe autem est ut vir dicat hoc non passe fieri. Quod bile. Ciò che fa la donna, non può farlo l'uomo? Non dire poi: non ho
/emina facit, vir non potest? Noli autem dicere: Uxorem non moglie, vado da una meretrice, e non violo questo precetto, poiché
habeo, ad meretricem pergo, nec hoc praeceptum violo, quod dicit dice: Non commettere adulterio; già conosci infatti il tuo prezzo, già
«Non moechaberiS»; iam enim nosti pretium tuum, iam nosti quod sai che cosa mangi, che cosa bevi. Astieniti dunque dall 'adulterio.
manduces, quod bibas. Abstine ergo te a forn icationibus. Cum Poiché infatti con l'adulterio e gli eccessi del libertinaggio corrompi
enim imaginem Dei (quod es tu) corrumpis per fornicationes et l'immagine di Dio (che sei tu), lo stesso Signore, che sa che cosa ti è
defluentias libidinis, ipse etiam Dominus, qui scit quid tibi utile utile, ha comandato questo, affi nché per illeciti piaceri nori crolli il
sit, hoc praecipit, ne per illicitas voluptates corruat templum eius, suo tempio, che tu hai cominciato a essere. AGOSTINO: Ma poiché i
quod esse coepisti. A UGVSTINVS, Contra Faustum [I 9,23, Farisei ritenevano che solo ]'unione corporale illecita con una donna
PL 42,361]: Sed quoniam putabant Pharisaei, tantummodo cor- venisse chiamata adulterio, il Signore ha mostrato che lo è anche tale
poralem cum /emina illicitam commixtionem vocari moechiam, concupiscenza, dicendo: Ma io vi dico che chiunque vede una donna
demonstravit Dominus talem concupiscentiam nihil aliud esse, per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. Ciò
dicens «Ego autem dico vobis quia omnis qui viderit mulierem ad che poi comanda la legge (Es 20, 17): «Non desiderare la moglie del
concupiscendum eam, iam moechatus est eam in corde suo». tuo prossimo», sembrava ai Giudei che andasse inteso del portar via,
Quod autem lex praecipit (Ex. 20,17): «Non concupisces uxorem non del rapporto sessuale. GffiOLAMO: Fra pathos e propathia, cioè fra
proximi tui», videbatur Judaeis intelligendum esse de ablatione passione e pro-passione, c'è questa differenza, che la passione è rite-
non de concubitu. HIERONYMUS [PL 26,38Cj: Inter tta8o<o, pathos, nuta un vizio mentre la pro-passione, sebbene abbia la colpa del vizio,
et npomi8t:zav, propathian, idest inter passionem et propassio- tuttavia non è imputata a peccato. Quindi chi vede una donna, e la sua
nem, hoc interest, quod passio reputatur in vitium, propassio, licet anima è sollecitata, è toccato da una pro-passione. Se poi vi acconsen-
vitii culpam habeat, tamen non tenetur in crimine. Ergo qui viderit te, passa dalla pro-passione alla passione, e a costui non manca la
mulierem, et anima eius fuerit titillata, hic propassione percussus volontà di peccare, ma l'occasione. Chiunque allora vede per deside-
est. Si ergo consenserit, de propassione transivit ad passionem, et rare, cioè guarda per desiderare, ed è disposto a farlo, giustamente si
huic non voluntas peccandi deest, sed occasio. Quicumque igitur dice che ha commesso adulterio nel suo cuore. AGOSTINO: Infatti sono
viderit ad concupiscendum, idest sic aspexerit ut concupiscat, et tre le cose con le quali si compie il peccato, cioè la suggestione che
facere disponat, recte moechatus dicitur in corde suo. AUGUSTJNUS
[De serm. Dom. 1,12, PL 34,1246}: Nam tria sunt quibus imple-
418 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 27-28 419

tur peccatum: scilicet suggestio quae per memoriam fit, sive per viene o dalla memoria o dai sensi corporei: se vi è piacere, il piacere
corporis sensus; quod si fruì delectaverit, delectatio illicita refre- illecito va frenato; se poi c'è il consenso, vi è la pienezza del peccato.
nanda est; si autem consensio /acta fuerit, plenum peccatum est. Tuttavia il piacere prima del consenso o è nullo o è tenue, e il peccato
Verumtamen delectatio ante consensum ve/ nulla est, ve/ tenuis; sta nell'acconsentirvi. Se poi si giunge all'azione, sembra che la con-
cui consentire peccatum est. Si autem et in factum processerit, cupiscenza sia saziata ed estinta. Ma in seguito, quando la suggestio-
videtur satiari et extingui cupiditas. Sed postea cum suggestio ne si ripete, si accende un piacere maggiore, che tuttavia è ancora
repetitur, maior accenditur delectatio, quae adhuc minor est quam minore di quello che passa nell'abitudine, che è difficile vincere.
il/a quae in consuetudinem vertitur; quam vincere difficile est. GREGORIO: Colui che non si cura dei suoi sguardi cade spesso nel pia-
GREGORJUS, M01: [21,2, PL 76,190B}: Quisquis vero incaute exte- cere e, stancato dai desideri, finisce con il volere ciò che all'inizio
rius respicit, plerumque in delectationem peccati cadit, atque non voleva. È con forza che la carne ci trae in basso, e una volta che
obligatus desideriis, incipit velie quod noluit. Valde namque est il cuore è stato legato all'immagine della bellezza presentata dagli
quod caro deorsum trahit, et semel species formae cordi per ocu- occhi, è con grande pena che se ne distacca. Bisogna dunque fare in
los alligata, vix magni luctaminis manu solvitw: Providendum modo di non guardare ciò che non è lecito desiderare. Affinché il
ergo nobis est: quia intueri non debet quod non licet concupisci. pensiero del nostro cuore conservi la sua purezza dobbiamo disto-
Ut enim munda mens in cogitatione servetur, a lascivia voluptatis gliere gli occhi da ogni sguardo lascivo e considerarli come coloro
suae deprimendi sunt oculi, quasi quidam raptores ad culpam. che portano alla colpa. CRISOSTOMO: Se voi volete sempre tenere fissi
CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.}: Si ergo studeas venustis vultibus i vostri occhi su dei bei volti, senza dubbio ne sarete presi, sebbene
oculos Jrequenter infigere, profecto capieris, etiam si secundo et possiate sfuggire al male due o tre volte, cosa che non è impossibile
tertio possis fortasse animum continere. Neque enim extra natu- alla nostra natura. Chi infatti ha acceso in sé il fuoco della concupi-
ram aleamque humanam consistis. Qui enim in se jlammam cupi- scenza, anche se è assente la donna che ha visto, dipinge a lungo in
ditatis accenderit, etiam absente muliere quam vidit, iugiter apud sé le immagini di cose turpi, e talora giunge anche di fatto all'azione
se turpium rerum simulacra depingit, et nonnumquam ad jlagi- cattiva. E se una si adorna e si acconcia al fine di attirare gli sguardi
tium ipsum etiam opere pervenit. Si qua vero ideo ornatur et degli uomini, è divenuta passibile di una pena al sommo grado anche
comitur, ut in se oculos hominum irritet, etiam si nullum pulchri- se non ha fatto del male ad alcuno con la sua bellezza: ella ha prepa-
tudine sua potuerit vulnerare, dabit tamen extrema supplicia: rato il veleno e ha offerto la coppa, anche se non ha trovato nessuno
paravit quippe venenum, porrexit poculum, etiam si nullus qui che la bevesse. Ciò che poi il Signore sembra rivolgere solo agli
biberet inventus sit. Quod autem ad solos viros videtur dirigere, uomini riguarda anche le donne: quando infatti si parla al capo, l'am-
etiam feminis competit: cum enim capiti loquitw: toti profecto monizione è evidentemente comune a tutto il corpo.
corpori admonitio communis est.
420 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5 , versetti 29-30 421

VERSUS 29-30 VERSETTI 29-30

Quod si oculus tuus dexter scandalizat te, erue eum et Se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavalo e gettalo via
proiice abs te; expedit enim tibi ut pereat unum membro- da te; è meglio infatti che perisca uno dei tuoi membri piutto-
rum tuorum, quam totum corpus tuum mittatur i'} gehen- sto che tutto il tuo corpo venga gettato nella geenna. E se la
nam. Et si dextera manus tua scandalizat te, abscmde eam tua mano destra ti scandalizza, tagliala e gettala via da te.
et proiice abs te. Expedit enim tibi ut pereat unum membro- È meglio infatti che perisca uno dei tuoi membri piuttosto che
rum tuorum, quam totum corpus tuum eat in gehennam. tutto il tuo corpo vada nella geenna.

GLOSSA [ord.} : Quia non solum peccata vitanda sunt, sed et GLOSSA: Poiché non solo vanno evitati i peccati, ma vanno anche
occasiones peccatorum tollendae, postquam docuit vitare moe- tolte le occasioni di peccato, dopo che ha detto di evitare il peccato di
chiae peccatum, non solum in opere, sed etiam in corde, conse- adulterio non solo nell'opera, ma anche nel cuore, di conseguenza
quenter docet occasiones peccatorum abscindere, dicens «Quod insegna a tagliare le occasioni di peccato dicendo: Se il tuo occhio
si oculus tuus dexter scandalizat te». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. destro ti scandalizza. CRISOSTOMO [Ps.]: Ma dal momento che secon-
Super Matth. [Ps., 12, PG 56,694): Sed, si secundum Prophetam do il Profeta (Sai 37, 4) non c'è niente nel nostro corpo che sia sano,
(Ps. 3 7,4), non est sanitas in carne nostra, quot membra quis dobbiamo tagliare tutte le membra che abbiamo per adeguare il loro
habet, debet abscindere, ut secundum malitiam carnis, suffìciat castigo alla loro malizia. Ma vediamo se è possibile dare questa inter-
poena membrorum. Sed videamus si sic possibile est intelligere de pretazione dell 'occhio o della mano corporale. Come tutto l' uomo,
oculo corporali ve/ manu. Sicut totus homo, cum conversus fuerit quando si è convertito a Dio, è morto al peccato, così anche l'occhio,
ad Deum, mortuus est peccato, sic et oculus, cum desierit male quando ha cessato di guardare male, è stato cavato per il peccato; ma
aspicere, eiectus est peccato; sed neque sic convenit. Si enim dex- anche qui c'è una difficoltà. Se infatti l'occhio destro scandalizza, il
ter oculus scandalizat, sinister quid facit? Numquid contradicit sinistro che cosa fa? Forse che contraddice al destro, in modo da con-
dextero, ut quasi innocens reservetur? HJERONYMUS [PL 26,39B]: servarsi innocente? GIROLAMO: Dunque con l'occhio e la mano destra
In dextero ergo oculo et dextera manu, et fratrum et uxoris et libe- si indica l'affetto dei fratelli, della moglie, dei figli, dei parenti e dei
rorum atque afjìnium et propinquorum innititur ajfectus; quem si vicini; se noi vediamo che essi ci sono di impedimento alla contem-
ad contemplandam veram lucem nobis impedimento cernimus, plazione della vera luce, dobbiamo troncare queste parti di noi stessi.
debemus truncare huiusmodi portiones. ÀUGUSTINUS [De serm. AGOSTINO: Come poi nell'occhio si intende giustamente la contem-
Dom. 1, 13, PL 34,1248]: Quernadmodum autem in oculo contem- plazione, così nella mano l'azione. Ora, con l'occhio indichiamo un
platio, sic in manu actio recte intelligitw: Per oculum autem intel- amico carissimo: infatti coloro che vogliono esprimere con forza il
ligimus dilectissimum amicum: so/et enim ab eis qui vehementer loro amore sono soliti dire: lo amo come il mio occhio. Bisogna poi
volunt exprimere dilectionem suam, ita dici: Dilig~ eum ut ~~u­ intendere per occhio un amico che consiglia, poiché l'occhio mostra
lum meum. Oportet autem intelligi per oculum amicum consi/1a- la strada. Ciò che è poi aggiunto: destro, forse vale ad aumentare la
rium, quia oculus iter demonstrat. Quod autem additum est, forza dell'amore; infatti gli uomini temono maggiormente di perdere
«Dexter», /orlasse ad augendam vim dilectionis va/et: dextrum l'occhio destro. Oppure, poiché è destro, si intende che consiglia
enirn oculum homines magis formidant amittere. Ve/ quia dexter nelle cose divine, mentre l'occhio sinistro consiglia nelle cose terre-
est, intelligitur consiliarius in rebus divinis, sinister autem ~cult~s ne; in modo che il senso sarebbe: qualunque sia la cosa che tu ami
est consiliarius in rebus terrenis; ut sic il/e sit sensus: Quicquid come l'occhio destro, se ti scandalizza, cioè se ti è di impedimento
il/ud est quod ita diligis ut pro dextero oculo habeas, «si .sca~dali­
za t te», idest s i impedimento est tibi ad veram beat1tudmem,
422 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 29-30 423

«eiice eum, et proiice abs te». De sinistro autem scandalizante alla vera beatitudine, cavala e gettala via da te. Del sinistro poi che
superfluum erat dicere, quando quidem nec dextero parcendum est. scandalizza è superfluo parlare, quando non bisogna risparmiare nep-
Dextera autem manus accipitur dilectus adiutor in divinis operi- pure il destro. La mano destra invece viene intesa come l'amico che
bus; sinistra autem in operibus quae huic vitae et corpori sunt aiuta a compiere le cose di Dio, mentre la sinistra riguarda le cose
necessarie a questa vita e al corpo. CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure diversa-
necessaria. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.] ve/ a/iter:
mente. Cristo non vuole solo che ci preoccupiamo del p ericolo del
vult Christus ut non solum de periculo nostri peccati curemus, sed
nostro peccato, ma anche di ciò che fanno coloro che ci stanno intor-
etiam ne ad nos pertinentes turpe a/iquid agant: ut pula si habes
no: se p er esempio hai un amico che guarda bene le tue cose, come il
aliquem amicum qui res tuas bene aspicit, quasi proprius oculus, aut
tuo occhio, o che anuninistra le tue cose come la tua mano, se 1icono-
qui procurai res tuas quasi propria manus, si eum agnoveris aliquid sci che ha fatto qualcosa in modo disonesto gettalo lontano da te, poi-
turpiter agere, proiice eum longe abs te, quia scandalizat te: quia ché ti scandalizza; infatti dovremo rendere ragione non solo del nostro
non solum pro nostro peccato, sed etiam proximorum, quos prohi- peccato, ma anche di quello del prossimo, che noi possiamo impedire.
bere possumus, dabimus rationem. H1LARJUS [PL 9,939Aj: ILARIO: C'è dunque un grado di innocenza più alto: siamo avvertiti
Fit ergo innocentiae gradus celsior: carere enim non solum pro- che non dobbiamo astenerci solo da ogni peccato personale, ma anche
priis vitiis, sed etiam extrinsecus incidentibus admonemur. dalle cose che ci toccano di fuori. GIROLAMO: Oppure diversamente.
HJERONYMUS [ibid.] ve/ a/iter: Quia supra de concupisce11tia Poiché prima ha parlato della concupiscenza della donna, giustamente
mulieris dixerat, recte nunc cogitationem et sensum in diversa adesso chiama occhio il pensiero e il sentimento che volano qua e là.
volitantem oculum nuncupavit. Per dexteram autem et ceteras La mano destra poi e le altre parti del corpo indicano i primi movi-
corporis partes, voluntatis ad effectum initia demonstrantw: menti della volontà verso l'azione. CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti questo
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Oculus enim iste carna- occhio carnale è lo specchio dell'occhio interiore. Anche il corpo ha
lis speculum est interioris oculi. Habet autem et corpus suum sen- poi un suo senso, che è l 'occhio sinistro, e un desiderio, che è.la mano
sum, quod est oculus sinister, et appetitum, quod est manus sini- sinistra. Le patti dell'anima invece sono chiamate destre perché l'ani-
stra. Partes autem animae, dexterae vocantur, quoniam in libero ma è stata creata con il libero arbitrio, e sotto la legge della giustizia,
arbitrio anima est creata, et sub lege iustitiae, ut recte videat et per vedere e agire rettamente. La parte del corpo che non ha il libero
agat. Pars autem corporis, quae non habet liberum arbitrium, et arbitrio ed è sotto la legge del peccato è detta invece sinistra. Non
est sub lege peccati, sinistra dicitw'. Non autem carnis sensum ve/ comanda però di tagliare il senso o il desiderio della carne affinché
appetitum praecidere iubet: desideria enim carnis retinere possu- non desideri: infatti possiamo frenare i desideri della carne così che
mus, ut non faciamus quod desidera! caro; praecidere autem non non facciamo ciò che la carne desidera; non possiamo invece tagliarla
possumus, ut non desideret. Quando autem ex proposito volumus affinché non desideri. Quando invece di proposito vogliamo e pensia-
malum et cogitamus, tunc dexter sensus et dextera voluntas nos mo il male, allora il senso destro e la volontà destra ci scandalizzano,
scandalizant, et ideo hic praecidere iubet. Possunt enim praecidi e allora qui comanda di tagliare. Possono essere infatti tagliati grazie
propter arbitrii libertatem. Ve/ a/iter. Omne bonum genera/iter al libero arbitrio. Oppure diversamente. Dobbiamo tagliare in generale
quod nos ve/ alios scandalizat, praescindere debemus a nobis; da noi ogni bene che scandalizza noi o gli altri; ad esempio, se visito
sicut si visito aliquam mulierem causa religionis, bonus respectus una donna per un motivo di sacro dovere, il buon proposito è l 'occhio
est oculus dexter; sed si assidue visitans decidi in laqueum desi- destro; ma se visitandola assiduamente sono caduto nel laccio del suo
derii eius, ve/ etiam quidam videntes scandalizantw; dexter oculus desiderio, o anche alcuni, vedendo, si scandalizzano, l'occhio destro
sca~dalizza, ciò che è buono scandalizza: il mio occhio destro è il pro-
scandalizat, quod bonum est scandalizat: oculus enim dexter est
bonus respectus, idest intentio; manus dextera, bona voluntas. posito buono, cioè l'intenzione; la mano destra, la buona volontà.
424 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 29-30 425

GLOSSA [ord.): Ve/ ocu/us dexter est vita contemplativa, quae <?LOS~A: Oppure l'occh!o ~e.stro è la vita contemplativa, che scanda-
scandalizat in desidiam mittendo, vel arrogantiam, ve/ cum ex Itzza inducendo_alla p1gn~1a,_ o all'arroganza, oppure quando per
infirmitate contemplari ad purum non valemus. Dextera autem debole~za no~ s!a~o. c~pac1 d1 conte~plar~ la pura verità. La mano
manus est bona operatio, ve/ vita activa, quae scandalizat dum ?
destra mvece e l ?~1~1ta buon~, _la vita attiva, che scandalizza quan-
per saeculi frequentiam et occupationis taedio i/laqueamur. d? per la m_ol_tephcita delle atttv1ta e delle occupazioni ci tende il lac-
Si quis ergo non potest frui contemplativa, non torpeat otio ab acti- c_10 del fas~d10. Se dunqu~ uno ~on può godere della vita contempla-
va, ve/ ne, dum occupatur actibus, arescat ab interna dulcedine. tiva, ~o.n si_ a~tenga per ozio dall atllva, e se è occupato nelle attività,
REMIGIUS {RABANUS, PL 107,812A}: Sed quare eiiciendus sit dexter no~ s1, ma~1d1sca quanto a!la do.lcezza interiore. REMIGIO [RA.BANO]:
oculus et dextera manus abscindenda, manifesta! cum subdit Petche_ poi vada cavato .1 occhio destro e tagliata la mano destra
«Expedit enim ... ». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: lo ~a~t~esta 9u~ndo aggrnnge: è .meg!io inf.atti ... CRISOSTOMO [Ps.)'.
Quoniam enim alter a/terius membra sumus, melius est ut sine Po1che mfa~i si~mo me1?'1b_ra gli uni degli altri, è meglio salvarci
uno tali membro salvemur, quam ut volentes tales habere, et ipsi se~za uno d_1 quei men:ibn p1~ttosto eh~, volendo averli, perire anche
pereamus cum eis. Ve/ melius est ut sine uno respectu aut uno 001 con ~ssi. Oppure e ~eglto salvarci senza un proposito buono 0
bono opere salvemw; quam dum omnia opera bona volumus facere, senza un opera ?uona pmttosto che, mentre vogliamo fare tutte le
opere buone, penre con esse.
cum omnibus pereamus.
Capitolo 5, versetti 31-32 427
426 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSETII 31-32
VERSUS 31-32
. ~ ~tato p~i ~fottc:i: ccChiu~qu_e ~ipudierà la propria moglie le
Oictum est autem: «Quicumque dimiserit uxorem suam, dia 11 1.1bello d 1_ np ud10». Ma 10 v1 dico che chiunque ripudierà la
det ei /ibellum repudii». Ego autem dico vobis, quia omnis prop ria mogll_e, e?cetto il caso d ell'adult erio, la fa divenire
qui dimiserit uxorem suam, excepta fornicationis causa, adultera, e chi avra sposat o la ripudiata commette ad ulterio.
facit eam moechari, et qui dimissam duxerit adulterat.

-~LOSSA: Pr~ma il ~ig~ore aveva insegn_a!o che non bisogna desi-


GLOSSA [ord.j: Docuerat superius Dominus alienam uxorem ~-e1 a1~ l_a mogh e ~ltrn1.: d1 cons~guenza qui msegna che non bisogna
non esse concupiscendam; consequenter hic docet suam non esse 11pudia1 ~ la pro~na, d~ce_nd?: E st~to poi detto: Chiunque ripudierà
dimittendam, dicens «Dictum est autem: Quicumque dimiserit l~ propria moglie le di~ Il libello d1 ripudio. GIROLAMO: Più avanti il
uxorem suam, det i/li libellum repudii». HIERONYMUS [PL 26,39C]: S1gn?re e Salvat?re sp1~ga que_sto. punto in modo più pieno, che cioè
In posteriori parte istum locum plenius Dominus et Salvator exponit, Mose av_eva <?r?mato dt dare ti ltbello di ripudio per la durezza di
quod Moyses libellum repudii dari iusserit propter duritiam cordis c,uor~ ~e~ manti, non per ammettere la separazione, ma per eliminare
maritorum, non dissidium concedens, sed auferens homicidiwn. I om1c1d10. ~RISOSTO_MO [Ps.]: Quando infatti Mosè trasse i figli di
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 12, PG 56,696}: Quando enim Israele fuo:i d~~·E~1tto, per origine certamente erano Israeliti, ma
Moyses filios Israel eduxit de Aegypto, genere quidem erant pe~ costumi Egi~iam. P~r 1 costumi dei Gentili accadeva che il marito
Jsraelitae, moribus autem Aegyptii. Propter mores Gentilium con- od1~sse la moglie, e poiché non era permesso ripudiarla, era pronto a
tingebat ut vir odiret uxorem, et quia dimittere illam non permitte- ucciderla <? a? afflig~e.rla ~ontinuamente. Per questo comandò che
batur, paratus erat interflcere eam aut assidue ajjligere. Ideo ius- ~os~e da_to il libello d1 np~d10, non perché era un bene, ma perché era
sit dari libellum repudii, non quia bonum erat, sed quia remedium 11 1:11?ed10 a u_n male peggiore. ILARIO: Ma il Signore, procurando l'e-
erat mali peioris. HILARIUS [PL 9,939B]: Sed Dominus aequitatem in qu~ta pe~ tutti,_ vuole_ che. ri1?anga sopr~ttutto la pace degli sposi, per
omnes concilians, manere eam maxime in coniugiorum pace praece- cu i a_ggmnge. Ma 10. ~1 dico ~~e 7h1unque ripudierà la propria
pit; unde subdit «Ego autem dico vobis, quia omnis qui dimiserit moglie... ~GOSTINO: C10 che qui 11 Signore prescrive sul non ripudia-
uxorem suam ...». AUGUSTJNUS, Contra Faustum [19,26, PL 42,365}: re la _moglie_non _è contrario a ciò che comanda la legge, come diceva
Quod hic praecepit Dominus de uxore non dimittenda, non est Mamcheo; mfatt1 la legge ?on dice: chi vuole ripudi la moglie alla
contrarium ei quod /ex praecipit, ut Manichaeus dicebat; neque qual cosa sarebbe_ contran? il !1on ripudiarla, ma certament; non
enim ait /ex: Qui voluerit dimittat uxorem, cui esset contrarium voleva che la moglie fosse npudtata da l marito; così gli pone un osta-
non dimittere; sed utique nolebat dimitti uxorem a viro, qui hanc colo che poteva ~ontrastare uno spirito proclive alla separazione
interposuit moram, ut in dissidium animus praeceps libelli con- sopr~ttu~t~ perche 9uesto scritto ~ichi_e~to ~on poteva partire eh~
daglt _scnb1? ~he soli possedevano ti pnvtleg10 di scrivere. Dato che
scriptione refractus absisteret, praesertim quia, ut perhibetur
questi UOfilllll fac~vai:io pro~essione di una saggezza più elevata, è a
apud Hebraeos, scribere litteras hebraeas nulli fas erat nisi
loro che la l~gge nnvta colui che voleva separarsi da sua moglie esi-
Scribis solis, qui excellentiorem profltebantur scientiam. Ad hos
igitur lex mittere voluit ewn quem iussit libellum dare repudii, si
ge~do da lu1 q~esta attestazion~ eh~ essi _soli potevano scrivere,' poi-
c~e solo ad ~ss1 era J'.!erm~sso dt scnv~re m ebraico; e la legge Io rin-
dimisisset uxorem, qui inter ipsum et uxorem pacifìce agendo, ~iava a~ essi affinche ~ss1 potessero nstabilire la concordia mediante
concordiam suaderent, et libellum non scriberenl nisi in animo ti loro mtervei:it? pacificatore, e scrivessero l'atto di divorzio solo
nimis perverso consilium concordiae non valeret. Sic ergo neque q~~n~o uno sp1~to troppo I?alvagi? rendesse impossibile ogni ricon-
primorum hominum legem per verborum additamenta implevit, ct iaz10ne. ~0~1 dunque ne compi la legge primitiva aggiungendo
neque illam quae per Moysen data est, quasi contrariorum oppo- qua lco~a, ne d1strnsse quella di Mosè opponendo ad essa una legge
sitione destruxit, ut Manichaeus dicebat; sed potius omnia ex contraria, come diceva Manicheo; ma piuttosto consacrò tutto quanto
428 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 31-32 429

Hebraeorum lege commemorata ita commendavit ut quicquid era contenuto nella legge ebraica, in modo che tutto ciò che avrebbe
ex persona sua insuper loqueretur, ve/ ad expositionem requiren- detto egli stesso personalmente concorresse o a spiegarne le oscurità o
dam valerei, si quid i/la obscure posuisset, vel ad tutius observan- a renderne più certe le prescrizioni . AGOSTINO: Chi dunque poneva
dum quod il/a voluisset. A UGUSTINUS [De serm. Dom. 1, 14, questo ostacolo al divorzio mostrò, per quanto poté, agli uomini duri
PL 534, 1248]: Qui ergo dimittendi moram quaesivit, significavi/ che egli non voleva la separazione. li Signore dunque, per confermare
quantum potuit duris hominibus, se no/le dissidium. Dominus ergo ciò, affinché la moglie non venisse faci lmente ripudiata, fece eccezio-
ad illud confirmandum, ut non facile uxor dimittatur, solam causam ne solo per l'adulterio, dicendo: eccetto il caso dell'adulterio; tutte le
fomicationis excepit, dicens «Excepta causafornicationis»; ceteras altre pene, se ce ne fossero state, comanda di sopportarle con fortezza
vero universas molestias, si quae forte extiterint, iubet pro fide per la fedeltà coniugale. CRISOSTOMO [Ps.]: Se infatti dobbiamo
coniugali fortiter sustìneri. CHRYSOSTOMUS, Sup er Matth. sopportare i difetti degli estranei, secondo le parole dell'Apostolo
[Ps., ibid.}: Si enim extraneorum vitia supportare debemus, dicente (Gal 6, 2): «Portate i pesi gli uni degli altri», quando più delle mogli?
Apostolo (Gal. 6,2): «lnvicem onera vestra portate», quanto magis Il marito cristiano poi non solo non deve macchiare se stesso, ma
uxorum? Vìr autem Christianus non solum se inquinare non debet, nemmeno deve dare agli altri l'occasione di corrompersi: altrimenti il
sed nec aliis inquinandi occasionem praebere; alioquin i/forum cri- loro peccato ridonda su di lui, che è divenuto la causa della loro man-
men ad istius redundat peccatum qui aliis committendi criminis fac- canza. Chi dunque ripudiando la moglie le ha dato occasione di com-
tus est causa. Qui ergo dimittens uxorem occasionem dedit adulte- mettere degli adulteri, in modo che essa commetta adulteri con altri e
riorum committendorum, ut et i/la adulteretur in alterum et alter in altri con essa, è condannato a causa di questi adulteri; per questo dice
illam, pro adulteriis huiusmodi condemnatur; et ideo dicit quod che chiunque avrà ripudiato la propria moglie /afa divenire adultera.
«qui dimiserit uxorem suam,facit eam moechari». AGOSTINO: Chiama poi adultero anche l'uomo che sposa la donna
ÀUGUSTJNUS [De serm. Dom., ibid.}: Ulterius etiam moechum ripudiata dal marito, cioè con il libello di ripudio; e per questo ag-
dicit virum qui eam duxerit quae dimissa est a viro, scilicet per libel- giunge: e chi avrà sposato la ripudiata commette adulterio. CR1so-
lum repudii; et ideo subdit «Et qui dimissam duxerit, adulterat». STOMO: Non dire infatti che suo marito l'ha ripudiata, poiché anche
CHRYSOSTOMUS, in Matth. [17,4, PG 57,259}: Non enim dicas quo- dopo che è stata ripudiata rimane la moglie di chi l' ha ripudiata.
niam vir suus eam dimisit, quia etiam postquam dimissa est, AGOSTINO: L'Apostolo poi mostra il termine di questo precetto, poi-
remanet dimittentis uxor. ÀUGVSTJNUS [De serm. Dom., ibid.}: ché dice che bisogna osservarlo finché vive suo marito. Quando que-
Huius autem rei Apostolus terminum ostendit, qui tamdiu obser- sto è morto, dà la licenza di sposarsi. Se poi non è concesso a un altro
vandum dicit quamdiu vir eius vivit. Jllo autem mortuo dat nuben- di sposare la donna finché vive il marito da cui si è allontanata, molto
di licentiam. Si autem non conceditur alteri nubere mulieri viven- meno è concesso commettere cose illecite con una donna qualsiasi.
te viro a quo recessit, multo minus fas est i/licita cum quibuslibet Questo precetto poi con cui il Signore vieta di ripudiare la moglie non
stupra committere; neque enim contra istud praeceptum, quo è violato se uno vive con essa non carnalmente, ma spiritualmente,
Dominus dimitti coniugem vetat, facit qui cum ea non carnalite1; sebbene non la ripudi. Infatti sono più beati i matrimoni di coloro che
sed spiritualiter vivit, cum non eam dimittat. Beatiora namque per comune accordo osservano la continenza. Sorge però qui una
sunt coniugio eorum qui inter se pari consensu continentiam ser- domanda: dato che il Signore permette di ripudiare la moglie a moti-
vant. Oritur autem hic quaestio: cum Dominus causafornicationis vo dell'adulterio, ci si chiede in che modo vada qui inteso l'adulterio:
permittat dimitti uxorem, qua/iter hic intelligenda sit fornica/io: se cioè dobbiamo intendere per adulterio il fare cose vergognose,
utrum ut eam fornicationem credamus dictam quae stupris commit- oppure intenderlo più in generale secondo l'uso della Scrittura che
titur, an quemadmodum Scripturae solent fornicationem voca!·e chiama adulterio qualsiasi illecita corruzione, come l'idolatria o l'a-
omnem illicitam corruptionem, sicut est idololatria, vel avaritia, varizia, e ogni trasgressione della legge mediante un'illecita concupi-
et omnis iam transgressio legis per illicitam concupiscentiam. S~d scenza. Ma se è lecito, secondo l'Apostolo, ripudiare la moglie infede-
si licei, secundum Apostolum, ut dimittatur coniux infidelts, le, sebbene sia meglio non ripudiarla, e tuttavia non è lecito secondo il
quamvis melius sit non dimittere, et tamen non licei s~cu~du.m precetto del Signore ripudiare la moglie se non a motivo dell'adulterio,
praeceptum Domini ut dimittatur coniux, nisi causa formcatwms;
430 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 31-32 431

fornicatio est etiam ipsa infidelitas. Porro si infidelitas fornicatio l'aduJterio è anche la stessa infedeltà. Certamente, se l'infedeltà è aduJ-
est, et idololatria infidelitas, et avaritia idololatria, non est dubi- terio, e l'idolatria è infedeltà, e l'avarizia idolatria, non c'è dubbio che
tandum et avaritiam fornicationem esse. Quis ergo iam quamlibet anche l'avarizia è adulterio. Chi dunque potrebbe rettamente escludere
illicitam concupiscentiam po test recte a fornicationis genere dal genere dell'adulterio ogni illecita concupiscenza se l'avarizia è
separare, si avaritia fornicatio est? ÀUGUSTINUS in Lib. Retract. adulterio? AGOSTINO: Non voglio però che il lettore possa pensare che
[J,19, PL 32,616}: Nolo tamen putare lectorem in re tam difficili in una materia tanto difficile questa nostra trattazione debba bastargli.
islam sibi disputationem nostram debere sufficere: non enim omne Jnfatti non ogni peccato è fornicazione spirituale, né Dio condanna ogni
peccatum fornicatio est spiritalis: neque enim omnem peccantem peccatore, egli che esaudisce tutti i giorni queste parole: «Rimetti a noi
Deus perdit, qui quotidie sanctos suos exaudit dicentes: «Dimitte i nostri debiti», sebbene castighi ogni peccatore che si rende colpevole
nobis debita nostra» (infra 6, 12), cum perdat omnem qui fornica- di adulterio a suo riguardo. Se anche per questa sia lecito ripudiare la
tur ab eo. Utrum etiam propter hanc liceat dimittere uxorem, late- moglie, è una questione oscurissima; che però sia lecito per quella for-
brosissima quaestio est; licere tamen propter istam quae in stu- nicazione che è commessa in cose vergognose, non fa problema.
pris committitur, nulla quaestio est. AUGUSTINUS, In Lib. 83 q. AGOSTINO: Se infatti uno asserisce che il Signore ammette come unica
[83, PL 40, I 00}: Si enim aliquis assera! solam illam fornicatio- causa dell'abbandono del coniuge quell'adulterio che si compie con un
nem Dominum admittere ad causam relinquendae coniugis, quae rapporto sessuale illecito, si può dire che il Signore lo ha affermato di
concubitu illicito perpetratur, potesi dicere Dominum de utroque entrambi i fedeli, in modo che a nessuno dei due sia lecito lasciare l'al-
fide/i dixisse, ut neutri liceat alterum relinquere nisi causa forni- tro se non a motivo dell'adulterio. AGOSTINO: Non soltanto si concede
cationis. AUGUSTINUS [De serm. Dom. 1,16, PL 34,1253}: Non di ripudiare la moglie che commette adulterio, ma anche chiunque ripu-
tantum fornicantem uxorem dimittere conceditur, sed quisquis dia quella moglie dalla quale egli è costretto a fornicare, la ripudia in
eam quoque uxorem dimittit a qua ipse cogitur fornicari, causa ogni caso a motivo della fornicazione, non solo di lei, ma anche della
fornicationis utique dimittit, non tantum illius, sed et suae: illius, sua: di quella di lei, che commette adulterio; della sua, affinché egli non
quiafornicatur; suae, nefornicetur. ÀUGUSTINUS, De fide et operibus commetta fornicazione. AGOSTINO: Allo stesso modo egli la Tipudia in
[16, PL 40,216}: Eodem etiam modo eam rectissime dimittit, si modo rettissimo se eIJa dice a suo marito: non sarò tua moglie se tu non
viro suo dicat: Non ero uxor tua nisi nihil de latrocinio divitias ammassi ricchezze con le rapine, oppure se richiederà al marito qual-
congreges, aut si quid aliud ve/ facinorosum ve/ jlagitiosum in viro siasi a ltra cosa scellerata o delittuosa. Allora infatti colui a cui la
monuerit. Tunc enim il/e cui hoc uxor dicit, si veraciter poenitens moglie dice questo, se è veramente penitente, amputerà il membro che
est, membrum quod eum scandalizat amputa bit. A UGUSTINUS lo scandalizza. AoosT1No: Però non vi è nulla di più iniquo che ripudia-
[De serm. Dom. ibid.}: Nihil autem est iniquius quam fornicationis re la moglie a motivo dell'adulterio se anche il marito è convinto di
causa uxorem dimittere, si et ipse convincitur fornicari; occurrit enim adulterio; obiettano infatti le parole di Paolo (Rm 2, 1): «Tu che giudi-
illud (Rom. 2,1): «In quo alterum iudicas, teipsum condemnas». chi il tuo prossimo, condanni te stesso». Riguardo poi alle parole e chi
De eo autem quod dicit «Et qui dimissam duxerit, adultera!», pote- avrà sposato la ripudiata commette adulterio, ci si può chiedere se,
si quaeri utrum sicut moechatur i/le qui eam ducit, sic et il/a quam come commette adulterio chi la sposa, così anche colei che viene spo-
ducit: iubetur enim ab Apostolo et il/a manere innupta, aut viro sata: l'Apostolo infatti comanda che essa timanga non sposata, oppure
reconciliari. Sed tamen si discesserit a viro, multum interest utrum si riconcili col marito. Tuttavia, se si è allontanata dal marito c'è molta
dimittat an dimittatur: si enim ipsa virum dimiserit et alteri nupse- differenza fra il ripudiare e l'essere ripudiati: se infatti ess~ stessa ha
rit, videtur cupiditate mutandi coniugii virum priorem reliquisse; ripudiato il marito, e ha sposato un altro, sembra che abbia lasciato il
quae adulterina cogitatio est; sed si dimittatur a viro, inveniri non marito precedente per il desiderio di cambiare matrimonio il che è un
potest quomodo, cum vir et mulier pari consensu misceantu1; unus pensiero adulterino; ma se è ripudiata dal marito non si ~ede in che
eorum moechatus sit, et non alter. Huc accedit quia si moechatur modo, se l'uomo e la donna si uniscono con mutuo consenso uno di
il/e ducendo eam quae dimissa est a viro, ipsa facit eum moechari; loro sia adtùtero e l' altro no. A ciò si aggiunge che, se l'uomo dommet-
quod hic Dominus vetat. te adulterio sposando colei che era stata ripudiata dal marito, ella fa sl
che egli commetta adulterio, cosa che qui il Signore proibisce.
432 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 33-37 433

VERSUS 33-37 VERSETTI 33-37

lterum audistis quia dictum est antiquis: «Non periurabis". Avete anche udito che fu detto agli antichi: «Non spergiurerai,
ccreddes autem Domino iuramenta tua». Ego autem dico ma renderai al Signore i tuoi giuramenti». Ma io vi dico di non
vobis non iurare omnino neque per caelum, quia thronus giurare affatto, né per il cielo, poiché è il trono di Dio, né per la
Dei est, neque per terram, quia scabellum est pedum eius, terra, poiché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusa-
neque per lerosolymam, quia civitas est magni regis; neque lemme, poiché è la città del gran re; non giurerai nemmeno
per caput tuum iuraveris quia non potes unum capillum per la tua testa, poiché non puoi rendere un solo capello bian-
album facere aut nigrum. Sit autem sermo vester: est, est; co o nero. Sia invece il vostro parlare: sì, sì; no, no; ciò che è
non, non; quod autem his abundantius est a malo est. di più è dal male.

GLOSSA [interi.]: Docuerat supra Dominus non esse iniuriam GLOSSA: Prima il Signore aveva insegnato che non bisogna recare
proximo inferendam, prohibendo iram cum homicidio, concupiscen- ingiuria al prossimo, proibendo l' ira con l'omicidio, la concupiscenza
tiam cum adulterio, et dimissionem uxoris cum libello repudii; nunc con l'adulterio e il ripudio della moglie con il libello di ripudio; ora
autem consequenter docet ab iniuria Dei abstinendum, cum prohi- conseguentemente insegna che bisogna astenersi dall'ingiuria contro
bet non solum periurium tamquam malum, sed etiam iuramentum Dio, quando proibisce non solo lo spergiuro in quanto cattivo, ma
tamquam mali occasionem; unde dicit «lterum audistis quia dictum anche il giuramento in quanto occasione di male; per cui dice: Avete
est antiquis: Non periurabis». Dicitur enim in Levitico (19, 12): anche udito che fu detto agli antichi: Non spergiurerai. Si dice infatti
«Non periurabis in nomine meo»; et ne creaturas facerent sibi nel Levitico ( 19, 12): «Non spergiurerai nel mio nome»; e affinché le
deos, praecepit reddere Deo iuramenta, et non iurare per creatu- creature non si facessero dèi loro stesse, comanda di rendere i giw·a-
ras; unde subditur «Reddes autem Domino iuramenta tua»; idest, menti a Dio, e a non giurare per le creature; per cui si aggiunge:
si iurare contigerit, per creatorem iurabis, non per creaturam; ma renderai al Signore i tuoi giuramenti; cioè, se capitasse di giurare,
unde dicitur in Deuteronomio (6, 13): «Dominum Deum tuum giurerai per il creatore, non p er la creatura; per cui si dice nel
timebis, et p er nomen eius iurabis». HIERONYMUS [PL 26,40A]: Deuteronomio (6, 13): «Temerai il Signore Dio tuo e giurerai per il
Hoc autem quasi parvulis fuerat lege concessum, ut quomodo vic- suo nome». GIROLAMO: Ciò però era stato concesso per legge come a
timas immolabant Deo, ne eas idolis immolarent, sic et iurare dei bambini, affinché come immolavano vittime a Dio per non
permitterentur in Deum non quod recte hoc facerent, sed quod immolare agli idoli, così veniva loro permesso di giurare per Dio non
melius esset Deo hoc exhibere quam daernoniis. CHRYSOSTOMUS, perché ciò fosse un bene, ma perché era meglio fare questa offerta a
Super Matth. [Ps. 12, PG 56, 697}: Nerno enim frequenter iurat Dio piuttosto che ai demoni. CrusoSTOMO [Ps.]: Nessuno infatti giura
qui non aliquando periuret; sicut qui fecit consuetudinem multa frequentemente senza spergiurare ogni tanto; così, chi ha preso l'abi-
loqui, aliquando loquitur importuna. ÀUGUSTINUS, Contra tudine di dire molte cose, talvolta dice delle cose inopportune.
Faustum [19,23, PL 42,361}: Quia vero periurare grave pecca- AGOSTINO: Poiché in realtà spergiurare è un grave peccato, e d 'altra
tum est, longius autem remotus est a periurio qui nec iurare con- parte è molto più Lontano dallo spergiuro chi non è solito giurare
suevit quam qui verum iurare proclivis est, maluit nos Dominus piuttosto che chi è incline a giurare il vero, il Signore ha preferito che
non iurantes non recedere a vero, quam verum iurantes, appro- noi non ci allontanassimo dal vero non giurando piuttosto che giuran-
pinquare periurio; unde subdit «Ego autem dico vobis: Non iura- do il vero ci avvicinassimo allo spergiuro; per cui aggiunge: Ma io vi
re omnino». A UGUSTJNVS [De serm. Dom. 1, 17, PL 34, 1255]: dico: Non giurate affatto. AGOSTINO: Con ciò conferma la giustizia
434 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 33-37 435

In quo Pharisaeorum iustitiam, quae est non peierare, confirmat: dei Farisei, che è quella di non spergiurare: infatti non può spergiura-
non enim potesi periurare qui non iurat. Sed quoniam il/e iurat qui re chi non giura. Ma poiché giura colui che prende Dio in testimonio,
adhibet Deum testem, considerandum est ne contra hoc praecep- ci resta da spiegare come l'Apostolo non abbia agito contro il precet-
tum Domini Apostolus fecisse videatw; quia saepe hoc modo iura- to del Signore quando spesso ha giurato in questo modo, dicendo
vit cum dixit (Gal. 1,20): «Quae scribo vobis ecce coram Deo, (Gal I, 20): «In ciò che vi scrivo io attesto davanti a Dio che non
quia non mentior». Et (Rom. 1,9): «Testis est mihi Deus, cui servio mentisco»; e ancora (Rm 1, 9): «Mi è testimone Dio, a cui servo nel
in spiritu meo». Nisi jòrte quis dicat tunc cavendam esse iuratio- mio spirito». A meno che forse uno non dica che non è proibito se
nem cum aliquid dicitur per quod iuratur: ut non iuraverit, quia non il giuramento per cui si mette avanti un essere per cui si giura, e
non dixit «per Deunw, sed dixit «Testis est mihi DeuS». Ridiculum che l' espressione: «Dio mi è testimone» non è un giuramento, ma che
est hoc putare; sed tamen etiam sciat hoc modo iurasse Apostolum si sarebbe dovuto dire: «per Dio». Ma pensare così sarebbe ridicolo.
dicentem (1 Cm: 15,3 /): «Quotidie morior per gloriam vestram, D'altronde bisogna sapere che l'Apostolo ha così giurato in questo
fratres». Quod ne quis ila existimet dictum tamquam si diceretur: passo: «Per la vostra gloria! l o muoio tutti i giorni, fratelli miei»
Vestra gloria me fecit quotidie mori, graeca exemplaria diiudicant, (1 Cor 15, 31), come risulta dal testo greco. Bisogna prendere le
in quibus quod scriptum est, vi] -ri]v IWVX TJWLV i]µE-répav, parole «Per la vostra gloria» non nel senso: «La vostra gloria mi fa
ni tin kauchisin himeteran, idest per gloriam vestrarn, non nisi a morire ogni giorno», ma nel senso di un giuramento. AGOSTINO: Ma
iurante dicitur. A uGUSTJNUS [De mend. 15, PL 40,508}: Sed plera- non essendo noi capaci spesso di intendere le parole, la vita dei santi
que in verbis intelligere non valentes, in factis sanctorum colligi- ci dirige nel modo in cui dobbiamo intendere quanto per noi è oscuro,
mus quemadmodum oporteat accipi quod facile in aliam partem e che potrebbe spesso essere frainteso se non fossimo richiamati alla
duceretur, nisi exemplis revocaretur. l uravit Apostolus in episto/is verità dai loro esempi. L' Apostolo, giurando nelle sue lettere, ci ha
suis, et sic ostendit quomodo accipiendum est quod dictum est spiegato come bisognava intendere le parole: Ma io vi dico di non
«Dico autem vobis non iurare omnino», ne scilicet iurando, ad giurare affatto, cioè che non bisogna gi urare per non prenderne l'abi-
facilitatem iurandi veniatur, ex facilitate autem iurandi veniatur tudine, e cadere con ciò nello spergiuro. Per questo non lo si trova giu-
ad consuetudinem, a consuetudine in periurium decidatur. Et ideo rare se non nelle sue lettere, dove la scrittura, più prudente, vince sul-
non invenitur iurasse nisi scribens, ubi consideratio cautior non l'impetuosità della lingua. Tuttavia il Signore ha detto di non giurare
habet linguam praecipitem. Et tamen Dominus omnino ait «Non in alcun modo, e non ha fatto eccezione in favore di chi scrive; ma
iurare»: non enim concessit ut id liceret scribentibus. Sed quia poiché sarebbe un crimine accusare Paolo della violazione di un pre-
praecepti violati reum Pau/um praesertim in epistolis ad salutem cetto, soprattutto nelle sue lettere, scritte per salvare i popoli, bisogna
populorum conscriptis nefas est dicere, est intelligendum illud comprendere che la parola affatto indica: se ti sarà possibile, senza
quod positum est, «Omnino», ad hoc positum, ut quantum in te est passione, e badando di non lasciarti andare al piacere di giurare per
non affectes, vel quasi pro bono cum aliqua delectatione appetas una certa apparenza di bene. AGOSTINO: Negli scritti, in cui c'è mag-
iusiurandum. ÀUGUSTINUS, Contra Faustum [ibid.}: I n scriptis giore ponderazione, si trova che spesso l'Apostolo ha giurato affin-
ergo ubi est consideratio maior, pluribus locis Apostolus iurasse ché uno non pensasse che si pecca anche giurando il vero, ma piutto-
invenitur, ne quisquam putaret etiam verum iurando peccari, sed sto intendesse che ciò è per una difesa portata alla nostra fragilità, per
potius intelligeret humanae fragilitatis corda non iurando tutius a preservarci più sicuramente dallo spergiuro.
periurio conservari. GIROLAMO: Infine considera che qui il Salvatore non ha proibito di
HIERONYMUS [ibid.}: Denique considera, quod hic Salvator non giurare per Dio, ma per il cielo, per la terra e per Gerusalemme e per
per Deum iurare prohibuit, sed per caelum, per terram et per Hie- la tua testa: infatti i Giudei ebbero sempre questa pessima abitudine di
rosolymam et per caput tuum: hanc enim per elementa iurandi giurare per gli elementi. Chi giura, o venera, o cura ciò per cui giura;
pessimam consuetudinem semper habuere Iudaei. Qui iurat, aut ora, i Giudei, giurando per gli Angeli e per la città di Gernsalemme e
veneratur aut diligit eum per quem iurat; Iudaei autem per per il tempio e per gli elementi, veneravano le creature con l'onore di D io,
Angelos et urbem l erusalem et templum et elementa iurantes,
436 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 33-37 437

creaturas venerabantur Dei honore; cum in lege praeceptum sit ut mentre nella legge era prescritto di non giurare se non per il Signore
non iuremus nisi per Dominum Deum nostrum. AVGVSTINUS Dio nostro. AGOSTINO: Oppure è stato aggiunto né per il cielo perché i
[De serm. Dom., ibid.}: Ve/ ideo additum est «Neque per caelum», Giudei non si ritenevano tenuti al giuramento se giuravano per queste
quia Iudaei non putabant se teneri iuramento, si per ista iurassent; cose; come se dicesse: quando giuri per il cielo e per la terra, non
ac si dicat: Cum iuras per caelum et terram, non te arbitreris non pensare di non dovere al Signore il tuo giuramento, poiché ti è dim~­
debere Domino iusiurandum tuum, quia per eum iurare convince- strato che giuri per colui il cui trono è il cielo e lo sgabello la terra; il
ris cuius caelum thronus est et cuius terra scabellum est; quod non che non è detto nel senso che Dio abbia delle membra collocate in
est sic dictum quasi habeat Deus collocata membra in caelo et in cielo e in terra, come noi quando sediamo, ma quella sede di Dio
terra, ut nos cum sedemus: sed illa sedes Dei iudicium signifìcat. indica il giudizio. E poiché il cielo è la parte più bella di questo uni-
Et quoniam in hoc universo mundi corpore maximam speciem cae- verso corporeo, si dice che Dio siede in cielo in quanto ci è mostrato
lum habet, sedere in caelo dicitur tamquam praestantior sit excel- più presente a causa di questa bellezza superiore, e si dice che calca
lenti pulchritudine vis divina; terramque dicitur calcare, quod la terra sotto i piedi a causa di questa bellezza minore, quale è quella
minimam speciem ordinet in extremis. Spiritualiter autem sanctas delle realtà inferiori. In senso spirituale poi il cielo significa le anime
animas caeli nomine significat, et terrae, peccatrices: quoniam sante e la terra i peccatori, poiché (I Cor 2, 15) «chi è spirituale giu-
(I Cor. 2,15): «spiritualis omnia iudicat». Peccatori autem dictum dica ogni cosa>>, mentre al peccatore è detto ( Gen 3, 19): «Sei terra e
est (Gen. 3,19): «Terra es et in terram ibis». Et qui in lege manere in terra ritornerai». E chi ha voluto rimanere nella legge viene posto
voluit, sub lege ponitur; et ideo congruenter dicit «Scabellum sotto la legge; per questo giustamente dice: lo sgabello dei suoi piedi.
pedum eiuS». Sequitur «Neque per l erosolymam, quia civitas est Segue: né per Gerusalemme, poiché è la città del gran re, il che è
magni regiS»; quod melius dicitur quam si diceret «mea», cum detto meglio che se dicesse «mia», sebbene si intenda che lo ha detto.
tamen hoc dixisse intelligatur. Et quia ipse utique est Dominus, E poiché in ogni caso egli è il Signore, deve il giuramento al Signore
Domino iusiurandum debet qui per Hierosolymam iurat. Sequitur chi giura per Gerusalemme. Segue: non giurerai nemmeno per la tua
«Neque per caput tuum iuraveris». Quid enim poterai quisquam testa. Che cosa infatti uno può ritenere più suo della testa? Ma in che
magis ad se pertinere arbitrari quam caput suum? Sed quomodo modo è nostro ciò di cui non possiamo rendere bianco o nero un solo
nostrum est ubi potestatem faciendi unum capillum album aut capello? Per cui si dice: poiché non puoi rendere bianco o nero un
nigrum non habemus? Propter quod dicitur «Quia non potes unum solo capello. Quindi deve il suo giuramento a Dio anche chi ha volu-
capillum album facere aut nigrum». Ergo Deo debet iusiurandum to gi urare per la sua testa. E in base a ciò si intendono anche le altre
quisquis etiam per caput suum iurare voluerit. Et hinc etiam cetera cose. CRISOSTOMO: Notate che egli esalta gli elementi del mondo non
intelliguntur. CHRYSOSTOMVS, In Matth. { 1 7,5-6, P G 57,260): per la loro natura, ma per il rapporto che hanno con Dio, affinché non
Attendite autem, quod elementa mundi extollit, non ex propria si dia occasione all' idolatria.
natura, sed ex habitudine quam habent ad Deum, ne idololatriae RABANO: Chi poi ha proibito di giurare ha insegnato in che modo bi-
daretur occasio. sogna parlare, aggiungendo: Sia invece il vostro parlare: sì, sì; no, no;
RABANVS [PL 107,825Cj: Qui autem iurare prohibuit, quomodo ossia ciò che è basta dire che è, e ciò che non è basta dire che non è.
loqui oporteat docuit, subdens «Sit autem sermo vester: est, est, non, Oppure è detto due volte sì, sì; no, no affinché tu abbia a provare
non»; idest quod est, su.fficiat dicere: Est; quod non est, sufficiat con le opere ciò che dici con le parole, e ciò che neghi con le parole
dicere: Non est. Sive ideo dicitur bis, «Est, est; non, non», ut quod non lo confermi con i fatti. ILARIO oppure diversamente: Non c'è
ore affirmas, operibus probes; et quod verbis negas, factis non con- alcun bisogno di giuramento per coloro che vivono nella semplicità
firmes. HILARIVS [PL 9,9408} vela/iter: In fidei simplicitate viventi- della fede, poiché con essi sempre ciò che è è, e ciò che non è non è;
bus iurare opus non est cum quibus semper quod est, est, quod
non, non; et p er hoc eorum et opus et sermo omnis in vero est.
438 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 33-37 439

HIERONYMUS [ibid.}: Evangelica igitur veritas non recipit iura- e così tutto in essi, parola e azione, è nella verità. GIROLAMO: La
mentum, cum omnis sermo fidelis pro iuramento sit. A UGUSTINUS verità evangelica dunque non ha bisogno di giuramento, poiché ogni
[De serm. Dom., ibid.): Quapropter qui intelligit non in bonis sed discorso del credente vale come un giuramento. AGOSTINO: Quindi
in necessariis iurationem habendam, refrenet se quantum potest, chi intende che bisogna giurare non nelle cose buone, ma in queUe
ut non ea utatur nisi in necessitate, cum videt pigros esse homines necessarie, si freni per quanto può in modo da giurare solo per neces-
ad credendum quod utile est credere, nisi iuratione firmetur. Hoc sità, quando vede che gli uomini indugiano a credere ciò che è utile
ergo est bonum et appetendum, quod hic dicitur «Sit sermo vester: credere, se non è confermato con un giuramento. Dunque è buono e
Est, est, Non, non. Quod autem his abundantius est, a malo est», desiderabile ciò che qui è detto: Sia il vostro parlare: si, sì; no, no;
idest, si iurare cogeris, scias de necessitate venire infirmitatis ciò che è di più è dal male, cioè, se sei costretto a giurare, sappi che
eorum quibus a/iquid suades; quae utique infirmitas malum est. ciò viene dalla debolezza di coloro che vuoi persuadere; e questa
ltaque non dixit: Quod amplius est, malum est; tu enim non debolezza è un male. Pertanto non ha detto: ciò che è di più è un
malum facis qui bene uteris iuratione, ut alteri persuadeas quod male; tu infatti non fai male a usare bene del giuramento, per persua-
utiliter persuades; sed «a malo est» illius cuius infirmitate iurare dere utilmente gli altri, ma è dal male di colui per la cui debolezza
cogeris. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Vel «a malo est», idest sei costretto a giurare. CrusosTOMO: Oppure, è dal male, cioè dalla
ab infirmitate eorum quibus /ex iurare permisi!. Jta enim Christus debolezza di coloro ai quali la legge permise di giurare. Così infatti
non monstrat veterem legem diaboli esse; sed a veteri imperfec- Cristo non mostra che l' antica legge è del diavolo, ma dall'antica
tione ducit ad abundantem novitatem. imperfezione conduce a un'abbondante novità.
440 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 38-42 441

VERSUS 38-42 VERSETTI 38-42

Audistis quia dictum est: «Oculum pro oculo et dentem Avete udito che fu detto: «Occhio per occhio, dente per
pro dente». Ego autem dico vobis non resistere ma/o· sed dente». Ma io vi dico di non resistere al male, anzi, se uno ti
si quis te percusserit in dexteram maxillam tuam pra~be ilÙ percuote sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e se
et alteram; et ei qui vult tecum iudicio contendere et tuni- uno ti vuole portare in giudizio e toglierti la tunica, dagli anche
cam t~am _tolle_re, dimitte ei et pallium, et quicumque te il mantello; e se uno ti vuol costringere a fare un miglio, fanne
anganavent mille passus, vade cum il/o et alia duo. Qui con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un pre-
autem petit a te da ei, et volenti mutuari a te ne avertaris. stito non volgere le spalle.

. . G~oss1: Quia superius docuerat Dominus non esse proximo GLOSSA: Poiché sopra il Signore aveva insegnato che non bisogna
tmurzam mferendam, nec irreverentiam Domino, consequenter hic arrecare ingiurie al prossimo, né irriverenza al Signore, di conse-
docet qua/iter se christianus habere debeat ad iniuriam sibi infe- guenza qui insegna in che modo il cristiano deve comportarsi con chi
rentes; unde dicit «Audistis quia dictum est: oculum pro oculo, et gli arreca ingiuria; per cui dice: Avete udito che fu detto: Occhio per
dentem pro dente». AUGUSTINUS, Contra Faustum [19,25, occhio, dente per dente. AGOSTINO: Ciò fu comandato per reprimere
PL 42,363]: Quod quidem ad reprimendas jlammas odiorum in se il fuoco degli odi acceso dappertutto e per frenare gli ardori senza
invicem saevientium et imrnoderatos animos refrenandos ita prae- misura. Chi infatti si accontenta facilmente di una riparazione simile
ceptum est. Quis enimfacile contentus est tantum rependere vindic- all' ingiuria? Non vediamo forse che quanti sono stati offesi lieve-
tae quantum accipit iniuriae? Nonne videmus leviter laesos homi- mente ordiscono assassini, hanno sete di sangue e difficilmente si
nes moliri caedem, sitire sanguinem vixque invenire in malis inimi- placano nei mali del nemico? È per dare una giusta misura alla ven-
ci unde satientur? Huic igitur immoderatae ac iniustae ultionis lex detta che la legge ha stabilito la pena del taglione; che misura il casti-
iustum modum figens, poenam talionis instituit; hoc est, ut qualem go su!J'offesa; il che non è un fuoco, ma un limite al furore; non per-
ché si accenda ciò che era sopito, ma perché ciò che ardeva non si
quisq.ue intulit ~niuriam, tale supplicium rependat; quod non fomes,
estenda ulteriormente. È stata imposta infatti una giusta vendetta, che
sed ltmesfurorzs est,- non ut id quod sopitum erat, hinc accendere-
è concessa giustamente a chi ha patito un'ingiuria. Ora, ciò che è
~w; sed. ne. id quod ardebat, ultra extenderetur; imposita est enim
dovuto, anche se benignamente viene rimesso, tuttavia non viene per-
tusta vmdtcta, quae iuste debetur ei qui passus fuerit iniuriam.
petrato iniquamente. Così, sebbene pecchi chi vuole vendicarsi fuori
quod autem debetur, etsi benigne remittitur, non tamen inique repe- misura, e non pecchi chi vuole vendicarsi giustamente, è più lontano
ltlur. ltaq~~ cum peccet qui immoderate vult vindicari, non peccet dal peccato chi non vuole vendicarsi in alcun modo; per questo
autem qut iuste vult vindicari, remotior est a peccato qui non vult aggiunge: Ma io vi dico di non resistere al male. Si possono tradurre
omnino vindicari; et ideo subdit «Ego autem dico vobis non resiste- così queste parole: <<È stato detto agli antichi: Non vendicatevi ingiu-
re malo». Poteram autem et ego sic ponere: Dictum est antiquis: stamente; ma io vi dico: Non vendicatevi», il che sarebbe un comple-
No~ iniu~te vind~cabis; ego autem dico vobis: Ne vindicetis, quod tamento della legge se queste parole fossero un'aggiunta fatta ad
adLmpletw est, st per haec verba, quod legi defuit, a Christo addi- essa. Ma è più naturale pensare che il precetto di Cristo non ha altro
tum_ "!ihi videretur; ac non potius id quod lex volebat efficere, scopo che quello di mantenere il precetto di Mosè, cioè che esso rac-
ne mtuste se quisquam vindicaret, conservari tutius, si omnino non comanda di non vendicarsi affatto perché si sia più certi di non supe-
v~ndicaret. r::HRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 12, PG 56,699}: rare i limiti deJJa vendetta legittima. CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti, senza
Sme hoc enzm mandato, legis rnandatum stare non potest, quia si questo precetto, il precetto della legge non può sussistere, poiché,
s~cundum legis mandatum omnibus reddere mala pro malis coepe- se secondo il precetto della legge tutti cominciano a rendere male
rimus, omnes efficiemur mali, eo quod persequentes abundant. per male, diventiamo tutti cattivi , poiché i persecutori abbondano.
440 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 38-42 441

VERSUS 38-42 VERSETII 38-42

Audistis quia dictum est: ccOculum pro oculo et dentem Avete udito che fu detto: «Occhio per occhio, dente per
pro dente». Ego autem dico vobis non resistere ma/o· sed dente». Ma io vi dico di non resistere al male, anzi, se uno ti
si quis te percusserit in dexteram maxillam tuam pra~be i!Ù percuote sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra; e se
et alteram; et ei qui vult tecum iudicio contendere et tuni- uno ti vuole portare in giudizio e toglierti la tunica, dagli anche
cam t~am .toll~re, dimitte ei et pallium, et quicumque te il mantello; e se uno ti vuol costringere a fare un miglio, fanne
anganavent mille passus, vade cum il/o et alia duo. Qui con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un pre-
autem petit a te da ei, et volenti mutuari a te ne avertaris. stito non volgere le spalle.

. . G~oss1: Quia superius docuerat Dominus non esse proximo GLOSSA: Poiché sopra il Signore aveva insegnato che non bisogna
1munam mferendam, nec irreverentiam Domino, consequenter hic arrecare ingiurie al prossimo, né irriverenza al Signore, di conse-
docet qua/iter se christianus habere debeat ad iniuriam sibi infe- guenza qui insegna in che modo il cristiano deve comportarsi con chi
rentes; unde dicit «A udistis quia dictum est: oculum pro oculo, et gli arreca ingiuria; per cui dice: Avete udito che fa detto: Occhio per
dentem pro dente». A UGUSTINUS, Contra Faustum [ 19, 2 5, occhio, dente per dente. AGOSTlNO: Ciò fu comandato per reprimere
PL 42,363]: Quod quidem ad reprimendas jlammas odiorum in se il fuoco degli odi acceso dappertutto e per frenare gli ardori senza
invicem saevientium et immoderatos animos refrenandos ita prae- misura. Chi infatti si accontenta faci lmente di una riparazione simile
ceptum est. Quis enim facile contentus est tantum rependere vindic- all'ingiuria? Non vediamo forse che quanti sono stati offesi lieve-
tae quantum accipit iniuriae? Nonne videmus leviter laesos homi- mente ordiscono assassini, hanno sete di sangue e difficilmente si
nes moliri caedem, sitire sanguinem vixque invenire in malis inimi- placano nei mali del nemico? È per dare una giusta misura .alla ven-
ci unde satientur? Huic igitur immoderatae ac iniustae ultionis /ex detta che la legge ha stabilito la pena del taglione, che misura il casti-
iustum modum figens, poenam talionis instituit; hoc est, ut qualem go sull'offesa; il che non è un fuoco, ma un limite al furo~e; non per-
quisque intulit iniuriam, tale supplicium rependat; quod non fomes, ché si accenda ciò che era sopito, ma perché ciò che ardeva non si
estenda ulteriormente. È stata imposta infatti una giusta véndetta, che
sed limes furoris est; non ut id quod sopitum erat, hinc accendere-
~ur, sed. ne. id quod ardebat, ultra extenderetur; imposita est enùn
è concessa giustamente a chi ha patito un ' ingiuria. Ora, ciò che è
dovuto, anche se benignamente viene rimesso, tuttavia non viene per-
tusta vmdzcta, quae iuste debetur ei qui passus fuerit iniuriam.
petrato iniquamente. Così, sebbene pecchi chi vuole vendicarsi fuori
quod autem debetur, etsi benigne remittitur, non tamen inique repe-
misura, e non pecchi chi vuole vendicarsi giustamente, è più lontano
tztur. Itaque cum peccet qui immoderate vult vindicari, non peccet
dal peccato chi non vuo le vendicarsi in alcun modo; per questo
autem qui iuste vult vindicari, remotior est a peccato qui non vull aggiunge: Ma io vi dico di non resistere al male. Si possono tradurre
omnino vindicari; et ideo subdit «Ego autem dico vobis non resiste- così queste parole: «È stato detto agli antichi: Non vendicatevi ingiu-
re malo». Poteram autern et ego sic ponere: Dictum est antiquis: stamente; ma io vi dico: Non vendicatevi», il che sarebbe un comple-
No~z iniu~te vind~cabis; ego autem dico vobis: Ne vindicetis, quod tamento della legge se queste parole fossero un'aggiunta fatta ad
adzmpletw est, sz per haec verbo, quod legi defuit, a Christo addi- essa. Ma è più naturale pensare che il precetto di Cristo non ha altro
tum_ n:zthi videretur; ac non potius id quod lex volebat efficere, scopo che quello di mantenere il precetto di Mosè, cioè che esso rac-
ne 1muste se quisquam vindicaret, conservari tutius, si omnino non comanda di non vendicarsi affatto perché si sia più certi di non supe-
v~ndicaret. ~HRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps. , 12, PG 56,699}: rare i limiti della vendetta legittima. CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti, senza
Sme hoc emm mandato, legis mandatum stare non potesi, quia si questo precetto, il precetto della legge non può sussistere, poiché,
s~cundum legis mandatum omnibus reddere mala pro malis coepe- se secondo il precetto della legge tutti cominciano a rendere male
rimus, omnes efficiemur mali, eo quod persequentes abundant. per male, diventiamo tutti cattivi, poiché i persecutori abbondano.
442 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 38-42 443

Si autem, secundum Christi praeceptum, non resistitur malo, et si Se invece, secondo il precetto di Cristo, non si resiste al male, anche se i
mali non leniuntur, tamen boni permanebunt boni. HIERONYMus cattivi non si addolciscono, al1!1eno i buoni_rima~~ono. b~oni._ GIR?~O
[PL 26,40B]: Dominus ergo noste1; vicissitudinem tollens, truncat Dunque nostro Signore, togliendo la rec1proc1tà, elumna ti pnnc1p10
initia peccatorum: in lege namque culpa emendatur, hic peccato. dei peccati: nella legge infatt_i la colpa viene em~nda~a, ~a qui _è
rum auferuntur exordia. GLOSSA: Ve/ potest dici, quod Dominus strappata la radice dei peccati. GLOSSA: Oppure s1 puo dire che il
hoc dixit, iustitiae veteris legis aliquid addens. A UGUSTINus Signore ha detto questo aggiungendo qualcosa alla giustizia dell'anti-
[De serm. Dom. 1,19, PL 34,1258): Pharisaeorum enim iustitia ca legge. AGOSTINO: Infatti la giustizia dei Farisei è minore: non
minor est, non excedere vindictae modum: et hoc est pacis eccedere la misura della vendetta, e questo è l' inizio della pace; ma
inchoatio; perfecta autem pax est talem penitus nolle vindictam. la pace perfetta è 1~on volere i_n ~lcun modo tale vendet~a. Cosi, fra
Intra il/ud ergo primum quod praeter legem est, ut maius malum quell'eccesso che s1 trova al ~· l_a della legge e eh~ cons 1st~ n~l ren-
pro minori malo reddatur, et hoc quod Dominus perficiendis disci- dere più male di quanto se ne e ncevuto e la perfez10ne che Il Signore
pu lis dicit, ne pro malo u/lum malum reddatw; medium locum comanda ai suoi discepoli, che consiste nel non rendere alcun male a
tenet ut tantum reddatur quantum et acceptum est; per quod a coloro che ce Io hanno fatto, si trova in mezzo la moderazione di non
summa discordia ad summam concordiam transitus factus est. rendere se non il male che si è ricevuto, ed è per questo mezzo che si
Quisquis enim malum prior inferi, maxime a iustitia distat; qui- è passati dalla più grande disc~rdia alla pi_ù grande concor~ia. -~hi
squis autem nulli prior malefecit, sed tamen laesus rependit gra- infatti causa il male per primo dista al massimo grado dalla gmstlz1a;
vius, recessit aliquantum a summa iniquitate; qui vero tantum red- chi invece non ha fatto male ad alcuno per primo, e tuttavia se viene
dit quantum accepit, iam aliquid donat: iustum est enim eum qui leso risponde più gravemente, si è allontanato un poco dall' iniquità
laesit priat; gravius /aedi. Hanc ergo inchoatam mininzam iusti- più grande; chi infine rende tanto quanto ha ricevuto già dona
tiam i/le perficit qui legem venit implere. Duos autem gradus qui qualcosa: è infatti giusto che chi ha leso per primo sia leso più grave-
mente. Quindi questa minima giustizia iniziale la perfezio~a colui
intersunt, intelligendos relinquit: nam est qui non reddat tantum,
che è venuto a dare compimento alla legge. Ma ci sono due gradi
sed minus; et hinc ascendit, qui omnino nil rependerit; quod
intermedi che lascia intendere: infatti c'è chi non rende altrettanto,
parum videtur Domino, nisi et amplius sit paratus suscipere.
ma meno, e da questo grado si sale a quello di colui che non rende
Quapropter non ait non reddere malum pro malo, sed «non resi-
nulla; cosa che sembra poco al Signore, a meno che non si sia dispo-
stere adversus ma/uni»; ut non solum non rependas quod tibi fue- sti a fare di più. Per cui non dice di non rendere male per male, ma di
rat irrogatum, sed etiam non resistas quin aliud irrogetw: Hoc non resistere al male: cioè non solo non rendendo il male ricevuto, ma
enim est quod convenienter exponitur: «Sed si quis te percusserit anche non resistendo a un male ulteliore. E ciò è quanto viene opportuna-
in dexteram maxillam tuam, praebe ei et alteram»: quod ad mise- mente spiegato: anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, tu porgigli
ricordiam pertinere maxime sentiunt qui eis quos multum diligunt, anche l'altra. E questo appartiene alla misericordia, come sanno bene
serviunt, vel parvulis ve/ phreneticis, a quibus multa saepe patitm- tutti coloro che si sono fatti seivitori di altri che amano molto, come i
tur; et si eorum salus id exigat, praebent se etiam ut plura patian- bambini e i malati psichici, dai quali spesso patiscono molte cose; e se
tur. Docet ergo Dominus rnedicus animarum, ut discipuli sui, la salute degli assistiti Io esige, si offrono a patire anche di più. II Si-
eorum quorum saluti consu/ere ve/lent, imbecillitates aequo gnore, medico delle anime, insegna dunque che i suoi discepoli che vo-
animo tolerarent. Omnis namque improbitas ex imbecilli/ate animi gliono consacrarsi alla salvezza degli altri sopportino le loro debolezze
venit; quia nihil innocentius est eo qui in virtute perfectus est. con animo equo. Infatti ogni malvagità viene dalla debolezza dell'animo,
AUGUSTINUS [De mend. 15, PL 40,506): Ea vero quae in novo poiché nulla è più innocente di colui che è p e rfetto nella virtù.
testamento a sanctis /acta sunt, valent ad exempla intelligenda- AGOSTINO: Ciò che è stato fatto nel Nuovo Testamento dai santi seive
rum Scripturarum, quae in praeceptis digesta sunt, velut cum come esempio per intendere quelle Sclitture che sono state espresse sotto
legimus in evange/io Lucae (6,29): «Accepisti alapam ... ». fonna di precetti, come quando leggiamo nel Vangelo di Luca (6, 29):
444 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 38-42 445

Exemplum autem patientiae nu/lum quam ipsius Domini excellen- <Hai ricevuto uno schiaffo ...». Ora, no_i non possiamo avere un es~m­
tius invenimus; et ipse cum alapa percussus essei, non ait: Ecce <· di pazienza migliore di quello del Signore stesso, che, quando nce-
alteram maxillam, sed ait (lo. 18,23): «Si male dixi, exprobra de piotte uno schiaffo non disse: «Ecco l'altra guancia», ma (Gv 18, 23):
veSe ho parlato male,' mostramelo; ma se ho parlato bene, pereh'e m1· per-
malo; si autem bene, quid me caedis?» ubi ostendit i/lam praepa-
rationem alterius maxillae in corde faciendam. A UGUSTINUS «cuoti"?>>
. ' dove mostra che quella disposizione a presentare
. . e: l'altra
.
[De serm. Dom., ibid.}: Paratus enim fuit Dominus non solum in guancia deve trovarsi nel cuore. AGOSTINO: Il Signore m~a~tl er~
alteram maxillam caedi pro salute omnium, sed in toto corpore d1.sposto non solo a presentare l'altra guancia per la salvezza dt tutti,
cruc{figi. Quaeri autem potest quid sit dextera maxilla. Sed cum ma a essere crocifisso in tutto il corpo. e·1. s1. I?~o' e h"1~d ere pe~o' eh ~
facies sit qua quisque cognoscitw; in faciem caedi, secundum s'è la guancia destra. Essendo La faccia c10 mediante cm ogn~
Apostolum est contemni ac despici. Sed quoniam facies non potest coomo
u è conosciuto , essere colpito in faccia, secondo . l'Apostolo,
' e
dici dextera et sinistra, et tamen nobilitas est secundum Deum et essere disprezzato e disdegnato: M~ po~ché la faccia non. puo es~e1:e
secundum saeculum, ita distribuitur tamquam in dexteram maxil- detta destra o sinistra, e tuttavia c1 puo essere una duplice nob1l~a,
lam et sinistram, ut in quocumque discipulo Christi contemptum l'una secondo Dio e l'altra secondo 11 11:10ndo, ques~? pass? ~ol_ drre
che se nel discepolo di Cristo è stato disprezzato c1~ che ~ cnstlano!
fuerit quod Christianus est, multo magis in se contemni paratus
egli deve mostrarsi molto più disposto a esserlo negli onon temporali
sit, si quos huiusmodi saeculi honores habet {l,20}. Omnia autem
che possiede. Ora, tutte le offese possono essere catalogate so~o. una
in quibus improbitatem aliquam patimur; in duo genera dividuntur: di queste due divisioni: quelle che non possono esse~e _restJ_tmte e
quorum unum est quod restituit non potest, alterum quod potest. quelle che lo possono. Tn ciò che non può essere. restituito s1 suole
Sed in ilio quod restitui non potest, vindictae solatium quaeri solet. chiedere il conforto della vendetta. Ebbene, se sei stato percosso, a
Quid enim prodest quod percussus repercutis? Numquid propterea che serve percuotere a tua volta? Forse perché ciò ~he è stat? les? .n~l
quod in corpore laesum est restituitur? Sed tumidus anùnus talia corpo viene restituito? Però l'animo adirato desidera tah ~en~t1v1.
fomenta desiderat. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: CRISOSTOMO [Ps.]: Se percu?t.i a tua volta,. forse che lo tr~tt.1~m dal
Numquid autem si repercusseris eum, compescuisti eum, ut te non percuoterti? Piuttosto lo ecciti. a percuot~1t1 a?c?ra. Infatti l rr~ n?.n
percutiat? Sed magis ex.citasti eum ut adhuc percutiat. Nam ira- viene frenata con l'ira, ma ptuttosto viene 1rntata ancora_ dt y1u.
cundia per iracundiam non compescitur, sed amplius irritatu1: AGOSTINO: Per questo il Signore ci dice di sopportare con n11Sencor-
ÀUGUSTINUS {De serm. Dom. 1,20, PL 34,1261}: Unde Dominus dia la debolezza altrui piuttosto che addolcire la nostra con la pena
potius misericorditer pe1ferendam alterius infirmitatem iudicat, dell'offensore; tuttavia qui non viene proibita quella _ven_detta. che
quam alieno supplicio suam mitigandam; neque tamen hic ea vin- serve per la correzione: essa infatti_ appartiene alla m1sencordia, ~
dicta prohibetur quae ad correctionem va/et: ipsa enim pertinet non impedisce la disposizione a patire ancora altre cose d~ parte ~1
ad misericordiam, nec impedii il/ud propositum quo quisquam colui che si vuole correggere. Si richiede però che la pun1Z1one sia
paratus est ab eo quem correctum esse vult plura petferre. inflitta da colui al quale è stato dato il potere secondo l'ord~e ?elle
Requiritur tamen ut et il/e vindicet cui ordine rerum potestas data cose, e con lo stesso atteggiamento di un padre.verso~ figh? picco:
est, et ea voluntate vindicet qua pater in filium parvulum, quem lo, che non può essere oggetto di odio. T~ttav1a _alcum uomm1 santi
odisse non potesi. Sancii autem viri nonnulla peccata morte hanno punito certi peccati con la ~orte. sia per ~c~tere un salutare
punierunt, quo et viventibus utilis metus incuteretur, et illis qui timore ai viventi, sia perché a quanti venivano purut1 non nuocesse la
morte puniebantur non ipsa mors noceret, sed peccatum quod morte stessa, ma il peccato che sarebbe potuto au_mentare se ~o~sero
augeri posset si viverent. Jnde est quod Elias multos morte aflecit; rimasti in vita. Per questo Elia colpì a morte molti; e avendo 1 disce-
de quo cum exemplum cepissent discipuli, reprehendit in eis poli preso esempio da lui, il Signore li riprese _non per aver preso
Dominus non exemplum Prophetae, sed ignorantiam vindicandi, esempio dal Profeta, ma per averlo fatto senza rntelhgenza, avendo
animadvertens eos non amore correctionis, sed odio desiderare egli visto che essi desideravano la vendetta non per amore della ~or­
vindictam. Sed postquam eos docuit diligere proximum, infuso rezione, ma per odio. Tuttavia, dopo che ebbe insegnato ad essi ad
446 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 38-42 447

etian.i Spiritu sancto, non defuerunt tales vindictae: nam et verb· amare il prossimo e infuso anche lo Spirito Santo, non mancarono
Petn An.a~ias et uxor eius exanimes ceciderunt; et Paulus Apost~~ tali vendette: infatti alle parole di Pietro Anania e sua moglie caddero
lus tradzdzt quemdam Satanae in interitum carnis; et ideo quid esanimi, e l' Apostolo Paolo abbandonò uno a Satana per la distruzio-
. d. . am ne della carne. Per questo non posso comprendere la cecità di alcuni
adve:sus corpora I es vzn zctas quae sunt m veteri testament0
che polemizzano contro i castighi corporali che si trovano nell'Anti-
nescw qua caecitate saeviunt, quo animo factae sunt, nescient '
Au?USTINUS, Ad Bonif~cium .comit~m [ep. 185,5, PL
co Testamento, ignorando l'animo con cui ess i sono stati inflitti.
33,8o;J.: AGOSTINO: Chi, sano di mente, direbbe ai re : «non vi riguarda in
Qu~s autem .mente. s?bnus :egzbus .dicat: non ad vos pertinet quis alcun modo che un uomo voglia essere religioso o sacrilego»? Ad
velzt esse, szve re~igw~us sive sacrzlegus? Quibus dici non potest: essi non si può nemmeno dire: «non vi riguarda che nel vostro regno
J:lon a~ vos pe~tznet zn r~gno vestro, quis velit pudicus esse aut uno voglia essere pudico o impudico». Certo, è meglio che gli uomini
zmpudzc~s. Mehus est quzdem ad Deum colendum doctrina homi- siano condotti al culto di Dio con l' insegnamento piuttosto che siano
n~s du~z, quam f!Oena c~mpelli; multis ~utem profuit, quod expe- costretti con la pena, ma a molti ha giovato, secondo l' esperienza che
r~mentzs p~obavzmus, pnus dolore ve/ timore cogi, ut postea pos- abbiamo fatto, essere prima costretti col dolore o col timore in modo
szn.t doce~z, aut quod iam verbis didicerant, opere sectari. Sicut che poi possano essere istruiti, ed eseguire con le opere ciò che
e~zm melwres sunt quos dirigit amor, ita plures sunt quos corrigit hanno appreso mediante le parole. Come infatti sono migliori quelli
tzmor. Agnoscant in Apostolo Paulo prius cogentem Christum che l'amore dirige, così sono molti quelli che il timore corregge. Ri-
et po~tea doc~ntem .. ~ U~USTINUS [De serm . Dom., ibid./ conoscano che nell'Apostolo Paolo Cristo prima ha costretto, poi ha
Ten~bztur ergo zn hoc zmunarum genere quod per vindictam /ui- istruito. AGOSTINO: Dunque, in questo genere di ingiurie che si espia-
tur, zste modus a Christianis: ut accepta iniuria non surgat odium no con il castigo, da parte dei cristiani si terrà questa misura: che, ri-
se~ paratus. s.it animus p l.ura perpeti, nec correctionem negliga~ cevuta l' ingiuria, non sorga l'odio, ma l'animo sia preparato a sop-
qui ve/ conszlw ve/ auctontate uti potest. portare altre cose, e non trascuri la correzione chi può fare uso del
HIERONYMUS [ibid.): Secundum autem mysticos intellectus per- consiglio o dell'autorità.
cussa dextera nostra, non debemus sinistram praebere, sed alteram, GIROLAMO: Secondo poi il senso mistico, una volta percossa la
hoc est alteram dexteram: iustus enim sinistram non habet. Si nos nostra destra, non dobbiamo porgere la sinistra, ma l'altra, cioè l'al-
haereticus in disputatione percusserit, et dextrum dogma voluerit tra destra: il giusto infatti non ha sinistra. Se in una disputa un eretico
vulnerare, opponatur ei aliud de Scripturis testimonium. ci ha colpito, e voleva ferire una dottrina destra, gli si opponga un'al-
AUGUSTJNUS [De serm. Dom. , ibid.]: Aliud autem iniuriarum tra testimonianza della Scrittura.
genus est quod integrum restitui potest: cuius duae sunt species: AGOSTINO: Un altro genere di ingiuria è quello che può essere
una ad pecuniam, altera ad opera pertinet; unde de primo horum restituito integralmente; e ha due specie: una che riguarda il denaro,
duorum subdit «Et ei qui vult tecum in iudicio contendere et tuni- l'altra le opere; per cui della prima dice: e se uno ti vuole portare in
cam tuam tollere, dimitte ei et pallium». Sicut ergo quod positwn giudizio e toglierti la tunica, dagli anche il mantello. Ora, come sotto
la forma dello schiaffo ricevuto sulla guancia destra erano espresse
~st de ~ercussa maxilla, omnia significa! quae sic ingeruntur ab
tutte le ingiurie che non possono essere riparate se non con la vendet-
zmprob~s ut restituì non possint nisi vindicta, ila quod positum est
ta, così sotto quella di questo vestito tolto sono radunate quelle che
de vestimento, omnia significat quae possunt restituì sine vindicta; possono esserlo senza vendetta. Questo nuovo precetto deve essere
e~ hoc etiam ad praeparationem cordis, non ad ostensionem ope-
compreso nel senso delle disposizioni del cuore, e non della sua mani-
ns praeceptum recte intelligitur. Et quod de tunica et vestimento festazione esterna. Ciò che qui è detto della tunica e del mantello va
dictum est, in omnibus faciendum est quae aliquo iure temporali- realizzato in tutte le cose che per qualche diritto diciamo che sono
ter nostra esse dicimus. Si enim de necessariis hoc imperatum est, temporaneamente nostre. Se infatti ciò è stato comandato delle cose
quanto. rr:agis s~perjlua contemnere convenit? Et hoc ipse signat necessarie, quanto più varrà per le cose superflue? E ciò lo sottolinea
~um ~zczt «Qui vult tecum in iudicio contendere»; omnia ergo egli stesso quando dice: se uno ti vuole portare in giudizio; si intendo-
zntellzguntur de quibus in iudicio nobiscum contendi potesi. no quindi tutte le cose per le quali possiamo essere portati in giudizio.
448 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 38-42 449

Sed utrum et de servis accipiendum sit, magna quaestio est: non Ma se ciò vada inteso anche degli schiavi, è una cosa difficile da sta-
enim Christianum oportet sic possidere servum quomodo equum bilire: infatti il cristiano non deve possedere uno schiavo come un
quamvis fieri p ossil ut maiori pretio valeat equus quam servus'. cavallo, sebbene possa accadere che un cavallo abbia un prezzo mag-
Sed si servus rectius a te regitur quam ab ilio qui eum cupit auferre, giore di uno schiavo. Se però lo schiavo è governato da te più retta-
nescio utrum quisquam audeat dicere eum ut vestimentum debere mente di colui che te lo vuole portar via, non so se uno oserebbe dire
contemni. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Indigna res che egli sia tenuto in poco conto come un vestito. CRISOSTOMO [Ps.]:
est ut homo fidelis stet in iudicio ante conspectum iudicis infidelis. È una cosa indegna che un fedele stia in giudizio davanti a un giudice
pagano. Oppure, se è laico credente cd è posto tra coloro che ti devo-
Ve/ si fidelis, certe saecularis, et qui te venerari debuerat propter
no rispetto a causa della tua dignità, ti giudica per la necessità della
dignitatem fidei, iudicat te propter necessitatem causae, perdes
causa e tu perderai la dignità di Cristo per un affare mondano.
dignitatem Christi propter negotium mundi. Deinde omne iudi- D'altronde ogni affare giudiziario non fa che eccitare il cuore e solle-
cium irritatio cordis est, et cogitationum malarum: nam si videris vare pensieri malvagi: infatti, se vedrai che la tua causa è attaccata
quod causa tua fraudibus aut pecuniis expugnetur, et simi/iter tu con frodi e danaro, anche tu votTai fare lo stesso, anche se all'inizio
causae tuae adesse festinas, etsi ab initio hoc consilium non non avevi questo pensiero. AGOSTINO: Così qui il Signore ha proibito
habuisti. A UGUSTJNUS, Ench. [78, PL 40,270}: Et ideo prohibuit hic ai suoi di entrare in giudizio con a ltri in cose secolari. Tuttavia
Dominus suos de saecularibus rebus cum aliis habere iudicium. l'Apostolo permette che tali giudizi avvengano nella Chiesa tra fratelli,
Tamen cum Apostolus sinit in Ecclesia talia iudiciafiniri inter fra- sotto il giudizio di fratelli, mentre lo vieta severamente al di fuori
tres, fratribus iudicantibus, extra Ecclesiam vero terribiliter vetat; della Chiesa; è chiaro che ciò viene concesso ai deboli per condiscen-
manifestum est quid secundum veniam concedatur infirmis. denza. GREGORIO: Tuttavia, mentre in certi casi coloro che ci tolgono i
GREGORJUS, Mor. [31,13, PL 76,586A}: Sed tamen quidam dum beni temporali devono essere sopportati, in altri casi, pur mantenendo
temporalia nobis rapiunt, so/ummodo sunt tolerandi; quidam vero la carità, si deve loro impedirlo, non solamente per interesse personale,
sunt servata caritate prohibendi, non sola cura ne nostra sub- affinché non ci tolgano ciò che è nostro, ma per impedire loro di per-
trahantur, sed ne rapientes non sua, semetipsos perdant. Plus enim dere se stessi per questa violenza. Noi dobbiamo avere questo timore
ipsis raptoribus debemus metuere quam rebus irrationabilibus riguardo a coloro che prendono ingiustamente molto più che sospirare
defendendis inhiare. Cum autem pro terrena re pax a corde cum per quei beni terreni. Quando per un bene terreno la nostra unione con
proximo scinditur, apparet quod plus res quam proximus amatw: il nostro fratello si lacera nel nostro cuore, è una prova che noi amia-
A UGUSTJNUS [De serm. Dom. 1,19, PL 34, 1261}: Tertium vero mo più questa cosa che il nostro prossimo.
iniuriarum genus quod ad operam pertinet, ex utroque confectum AGOSTINO: La terza specie di ing iurie che riguarda le opere è una
est et cum vindicta, et sine vindicta potest restituì: nam qui anga- mescolanza delle prime due, ed è suscettibile di riparazione con la
vendetta o senza la vendetta: infatti chi costringe un uomo e lo obbli-
riat hominem, et cogit se improbe adiuvari ab invito, et poenam
ga malgrado lui ad aiutarlo, può espiare la pena della propria malva-
improbitatis potest luere, et operam reddere. In hoc ergo genere
gità e rendere ciò che è stato fatto per lui. Ora, in questo genere di
iniuriarum, Dominus docet animum christianum esse patientissi-
torti il Signore ci insegna che un cuore cristiano deve mostrarsi molto
mum, et ad plura perferenda paratum; unde subdit «Et quicumque paziente e incline a sopportare molte cose; per cui aggiunge: e se uno
te angariaverit mille passus, vade cum ilio alia duo». Et hoc uti- ti vuole costringere a fare un miglio, fanne con lui due. E questo
que monet non tam ut pedibus agas, quam ut animo sis paratus. ammonimento non riguarda tanto il camminare fisico, quando la
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {18,3, PG 57,268}: Angariare enim est disposizione dell' animo. CRISOSTOMO: Costringere infatti significa
iniuste trahere et sine ralione vexare. AUGUSTJNUS [De senn. prendere ingiustamente e vessare senza ragione. AGOSTINO: Così
Dom. 1, 19, ibid.}: Sic ergo dictum putamus «Vade cum ilio alia duo», dunque dobbiamo intendere le parole: fanne con lui due, ossia miglia,
450 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 38-42 451

scilicet millia, ut tria compleri voluerit, quo numero significatur nel senso che il numero tre, che è il risultato di questa addizione,
perfectio, ut meminerit quisquis hoc facit, perfectam se implere essendo un numero perfetto, fa si che chi adempie questo precetto
iustitiam; propter quod et tribus exemplis hoc praeceptum insi- compia ogni giustizia; per cui ha insinuato questo precetto con tre
nuavit, et in hoc tertio exemplo, simplo duplum additur, ut triplum esempi, e in questo terzo esempio all'uno si aggiunge il doppio, per
compleatur. Vel per hoc accipitur quod in praecipiendo tamquam raggiungere il numero tre. Oppure ha voluto esprimere con ciò che nei
tolerabilius incipiens paulatim creverit; nam primo praeberi suoi comandamenti si sale da ciò che è più tollerabile a ciò che è più
voluit alteram maxillam, cum fuerit dextra percussa, ut minus per- difficile: infatti nel primo esempio ha voluto che venisse offerta l'altra
ferre paratus sis quam pertulisti. Deinde il/i qui tunicam vult tol- guancia, quando è stata percossa la destra, affinché tu sia disposto a
lere, iubet et pallium dimitti, vel vestimentum, secundum aliam Lit- sopportare meno di quanto hai già sopportato. Poi a colui che vuole
portar via la tunica comanda che si lasci anche il mantello, o il vestito,
teram; quod aut tantumdem est, aut non multo amplius. Tertio
secondo un ' altra lezione: il che o è lo stesso, o non molto di più.
de mille passibus, quibus addenda dicit duo millia, usque ad
Jn terzo luogo da un miglio, al quale ne vanno aggiunti altri due, con-
duplum perducit.
duce fino al doppio.
Sed quoniam parum est non nocere, nisi et beneficium praestes, Ma poiché è poco non nuocere se non si aggiunge un beneficio
consequenter adiungit et dicit «Qui autem petit a te, da ei». positivo, conseguentemente aggiunge e dice: Dà a chi ti chiede.
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Quia divitiae nostrae CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché le nostre ricchezze non sono nostre, ma di
non sunt, sed Dei: Deus enim dispensatores divitiarum suarum Dio: Dio infatti ha voluto che noi fossimo dispensatori delle sue ric-
voluit nos esse, non dominos. HJERONYMUS {ibid.]: Sed si de elee- chezze, non padroni. GIROLAMO: Ma se intendiamo ciò solo delle ele-
mosynis tantum inte/ligamus, in pluribus pauperibus hoc stare mosine, ciò non può verificarsi in molti poveri; e anche se i ricchi
non potest; sed et divites si semper dederint, semper dare non danno sempre, non potranno dare sempre. AGOSTINO: Dice dunque:
poterunt. AvGUSTINUS [De serm. Dom. 1,20, PL 34,1263}: Dicit dà a tutti quelli che chiedono, ma non tutto, in modo da dare ciò che
ergo: Omni petenti da, non omnia petenti, ut id des quod dare puoi dare onestamente e giustamente. Che fare infatti se uno chiede
honeste potes et iuste. Quid enim si pecuniam petat qua innocen- del danaro per cercare di opprimere un innocente? O se chiede un'a-
tem conetur opprimere? Quid si stuprum petat? Dandum est ergo zione vergognosa? Bisogna dare dunque ciò che non nuoccia né a te
quod nec libi nec alteri noceat, quantum ab homine credi potest; né ad altri, per quanto può giudicare un uomo; e quando hai rifiutato
et cum negaveris quod petit, indicanda est iustitia, ut non eum una richiesta inammissibile, bisognerà spiegargli la causa affinché se
inanem dimittas, et aliquando melius aliquid dabis, cum petentem ne vada soddisfatto; quando gli darai la co1Tezione che merita la sua
iniuste correxeris. A UGUSTINUS, Ad Vincentium [ ep. 93,2, ingiusta domanda, gli avrai dato di più che se avessi accontentato la
PL 33,323}: Utilius enim esurienti panis tollitw; si de cibo secu- sua richiesta. AGOSTINO: È più utile togliere il pane a chi ha fame e
rus iustitiam negligat, quam esurienti panis frangitur, ut vi iniusti- che, saziato del suo pane, trascurerebbe la giustizia, che darlo a qual-
tiae seductus acquiescat. HtERONYMUS: Potest etiam intelligi de cuno che poi ceda alla violenza e all'ingiustizia. GIROLAMO: Può an-
pecunia doctrinae quae nunquam deficit, sed quanto plus datur, che essere inteso il danaro dell'insegnamento che non viene mai
tanto amplius duplicatw'. meno ma, quanto più viene dato, tanto più viene duplicato.
A UGUSTINUS [De serm. Dom. 1,20, ibid.}: Quod autem ait AGOSTINO: Ciò che poi dice: e a chi desidera da te un prestito non
«Et volenti mutuari a te ne avertaris», ad animam referendum est; volgere le spalle, va riferito all'anima: «Il Signore infatti ama chi
«hilarem enim datorem diligit Deus» (2 Cor. 9, 7). Mutuatur autem dona con gioia» (2 Cor 9, 7). Ora, chiede un prestito chiunque riceve,
omnis qui accipit, etsi ipse non soluturus sit, quia misericordibus anche se non restituirà, poiché Dio restituisce di più ai misericordiosi.
Deus plura restituii. Aut si non placet accipere mutuantem nisi Oppure, se non si vuole intendere se non colui che riceve per poi ren-
eum qui accipit redditurus, intelligendum est Dominum ipsa duo dere, bisogna ritenere che il Signore ha inteso nella sua parola i due
genera praestandi esse complexum: nam aut donamus, aut reddi- modi di prestare di cui abbiamo parlato. Infatti o doniamo, oppure
turo commendamus. Recte ergo ad hoc beneficii genus hortando prestiamo a chi ci deve restituire. Giustamente dunque, esortandoci a
452 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 38-42 453

dicit «Ne avertaris», idest, ne propterea voluntatem alienes, quasi questo genere di beneficio, dice: non volgere le spalle, cioè non desi-
Deus non redditurus sit, cum homo reddiderit: cum enim ex prae- stere dall'intenzione di prestare pensando che Dio non ricompenserà
cepto Dei facis, infructuosum esse non potest. CHRYSOSTOMus se ricompenserà l'uomo: poiché infatti lo fai per osservare il precetto
Super Matth. [Ps., ibid.]: Ergo iubet nos Christus mutuum dare' del Signore, ciò non può essere infruttuoso. CRISOSTOMO [Ps.]:
non tamen sub usuris: quia qui sic dat, non sua dat, sed alien~ Quindi Cristo ci comanda di dare il prestito, non però sotto usura,
tollit; de uno vinculo solvit, et multis alligat; et non propter Dei poiché chi dà in questo modo non dà le cose sue, ma porta via quelle
iustitiam dat, sed propter proprium lucrum. Similis est etiam altrui; scioglie da un vincolo e lega con molti; e non dà per la giusti-
pecunia usuraria aspidis morsui: nam sicut venenum aspidis zia di Dio, ma per il proprio guadagno. Inoltre il denaro usurario è
latenter omnia membra corrumpit, sic usura omnes facultates simile al morso del serpente: come infatti il veleno del serpente cor-
converti! in debitum. A UGVSTJNUS, Ad Marcellinum [ ep. 138,2, rompe nascostamente tutte le membra, cosi l'usura cambia in debito
PL 33,531]: Obiciunt autem quidam, quod haec Christi doctrina tutti i possedimenti. AGOSTINO: Alcuni però obbiettano che questo
rei publicae moribus nulla ex parte conveniat: nam quis, inquiunt, insegnamento di Cristo non è in alcun modo compatibile con i costu-
tolli sibi ab hoste aliquid patiatw~ ve/ romanae provinciae mi pubblici: infatti, si dice, chi può lasciarsi prendere qualcosa dal
depraedatoribus non mala velit belli iure rependere? Sunt autem proprio nemico, oppure non reagirebbe con la guerra contro i depre-
ista praecepta patientiae semper in cordis praeparatione retinenda, datori della provincia romana? Rispondiamo che questi precetti di
ipsaque benevolentia, ne reddatur malum pro malo, semper in pazienza non devono mai abbandonare il fondo del cuore, e che la
voluntate complenda est. Agenda sunt autem multa etiam cum bontà che ci porta a rendere bene per male deve risiedere permanen-
invitis benigna quadam asperitate plectendis; ac per hoc si terre- temente nella volontà. Si deve però agire contro quanti sono puniti
na Res publica praecepta christiana custodia!, et ipsa bella sine controvoglia con una certa benigna severità; e se con ciò lo Stato ter-
benevolentia non gerentur, ut ad pietatis iustitiaeque pacatam reno custodisce i precetti cristiani, anche le guerre non vengono fatte
societatem victis facilius consulatur; nam cui licentia iniquitatis senza benevolenza, e il loro scopo è quello di essere più fa_cilmente
eripitur, utiliter vincitur: quoniam nihil est infelicius felicitate utili ai vinti, essendo la società placata con la pietà e con la giustizia:
peccantium, qua poenalis nutritur impunitas, et mala voluntas infatti è vinto più utilmente colui al quale viene tolta la libertà del
velut hostis interior roboratw" male; poiché non c'è nulla di più infelice della felicità dei peccatori,
mediante la quale si nutre un'impunità che porta con sé la pena, e la
cattiva volontà è rafforzata come un nemico interiore.
454 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 43-48 455

VERSUS 43-48 VERSETTI 43-48

Audistis quia dictum est: «Di/iges proximum tuum» et odio Avete udito che fu detto: «Amerai il tuo prossimo» e odierai
habebis inimicum tuum. Ego autem dico vobis: Diligite inimi- il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, fate del bene
cos vestros, benefacite his qui oderunt vos et orate pro per- a coloro che vi odiano e pregate per coloro che vi perseguitano
e vi calunniano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei
sequentibus et ca/umniantibus vos, ut sitis filii Patris vestri qui
cieli, che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piove-
in caelis est, qui solem suum oriri facit super bonos et ma/os
re sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate coloro che vi
et pluit super iustos et iniustos. Si enim diligitis eos qui vos
amano quale premio ne avrete? Non fanno così anche i pubbli-
di/igunt quam mercedem habebitis? nonne et publicani hoc cani? E se salutate solo i vostri fratelli che cosa fate di più?
faciunt? Et si salutaveritis fratres vestros tantum quid amp/ius Non fanno così anche i pagani? Siate dunque perfetti, come
facitis? nonne et ethnici hoc faciunt? Estote ergo vos perfecti, anche il Padre vostro celeste è perfetto.
sicut et Pater vester cae/estis perfectus est.

GLOSSA: Prima il Signore ha insegnato che non bisogna resistere a


GLOSSA [ord.}: Docuit Dominus supra, iniuriam inferenti non chi ci ingiuria, ma essere disposti a sopportare anche altro; ora invece
esse resistendum, sed ad plura perferenda paratum esse,· nunc insegna ulteriormente che a chi ci ingiuria bisogna offrire l'affetto
autem ulterius docet iniuriam inferentibus impendendum esse insieme con l'effetto della carità. E poiché le cose dette prima appar-
caritatis affectum simul et effectum. Et cum praemissa ad comple- tengono al compimento della legge della giustizia, convenientemente
mentum iustitiae legis pertineant, convenienter hoc ultimum rite quest'ultima cosa appartiene a buon diritto all'adempimento della
pertinet ad impletionem caritatis, quae, secundum Apostolum, est carità, che secondo l'Apostolo è la pienezza della legge. Dice dun-
legis plenitudo. Dicit ergo «Audistis quia dictum est: Diliges que: Avete udito che fu detto: Amerai il tuo prossimo. AGOSTINO: Ora,
proximum tuuni». AUGUSTJNUS, De doctr. chr. [J,30, PL 34,31]: poiché chi ha comandato di amare il prossimo non ha eccettuato alcun
Quod autem nullum hominem excepit qui praecepit proximum di- uomo, il Signore, nella parabola dell'uomo abbandonato semivivo,
ligere, Dominus in parabola semivivi relicti ostendit, dicens proxi- mostra, dicendo che il prossimo fu colui che si mostrò misericordioso
mum qui erga illum extitit misericors, ut eum intelligamus pro- verso di lui , che dobbiamo intendere per prossimo colui che ri-
ximum cui exhibendum essei misericordiae officium, si indigeret: chiederebbe la nostra assistenza misericordiosa se ne avesse bisogno:
quod nulli negandum esse, quis non videat? Domino dicente e chi non vede che ciò non va negato ad alcuno, dato che il Signore
«Benefacite his qui oderunt vos». AUGUST!NUS [De serm. Dom. 1,21, dice: fate del bene a coloro che vi odiano? AGOSTINO: Che vi sia un
PL 34,1264}: Gradum autem esse in Pharisaeorum iustitia, quae certo grado di carità nella giustizia dei Farisei, che appaitiene all'an-
ad legem veterem pertineret, hinc intelligitur quod multi etiam eos tica legge, lo si comprende pensando che vi furono molti che odiava-
a quibus diliguntur oderunt. Ascendi! ergo aliquem gradum qui no anche coloro da cui erano amati. Sale dunque di qualche grado chi
proximum diligit, quamvis adhuc oderit inimicum,- unde ad hoc ama il prossimo, sebbene odii ancora il nemico; per cui, per indicare
designandum subditur «Et odio habebis inimicum tuum»: questo fatto, aggiunge: e odierai il tuo nemico; il che non va inteso
quae vox non est accipienda ut iubentis iusto, sed permittentis come un comando per il giusto, ma come un pennesso per il debole.
infirmo. AUGUST!NUS, Contra Faustum [19,24, PL 42,362]: AGOSTINO: Ora, chiedo ai Manichei perché dicono che è proprio della
Quaero autem a Manichaeis, cur proprium velint esse legis Moysi legge di Mosè ciò che fu detto agli antichi: odierai il tuo nemico.
quod dictum est antiquis «Oderis inimicum tuum». An et Paulus non Forse che Paolo non ha detto che alcuni uomini sono in odio a Dio?
dixit homines quosdam Deo odibiles? Quaerendwn est ergo quomo- Bisogna cercare dunque in che modo si deve intendere che sul-
do intelligatur exemplo Dei, cui dixit Paulus quosdam odibiles, l'esempio di Dio, al quale Paolo ha detto che alcuni sono in odio,
456 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 43-48 457

odio habendos inimicos; et rursus exemplo Dei, «qui facit solem dobbiamo odiare i nemici; e ancora sull'esempio di Dio, che fa sor-
suum oriri super bonos et malos», diligendos inimicos. Haec ita- gere il ~uo sole sui bu~ni e sui _catti~i, dob?iamo a~~e i n~mici. L~
que regula est qua et oderimus inimicum propter id quod in eo regola e questa: dobbiamo odiare ti nemico per c10 che in esso e
malum est, idest iniquitatem, et diligamus inimicum propter id male, cioè per l'iniquità, e amare il nemico per ciò che in esso è
quod in eo bonum est, idest rationalem creaturam. Audito igitur et bene, cioè la creatura razionale. Udito dunque ma non compreso ciò
non intellecto quod antiquis dictum erat «Oderis inimicum tuum» che fu detto agli antichi: Odierai il tuo nemico, gli uomini venivano
ferebantur homines in hominis odium, cum non deberent odire nisf portati all'odio degli uomini, mentre non dovevano odiare se non il
vizio. Ciò dunque corregge il Signore quando aggiunge: Ma io vi
vitium. Hos ergo corrigit Dominus cum subdit «Ego autem dico
vobis: Diligite inimicos vestros»; ut qui iam dixerat (5, 17): dico: Amate i vostri nemici; in modo che colui che aveva detto (Mt 5, 17):
«Non sono venuto ad abolire la legge ma a portarla a compimento»,
«Non veni so/vere legem sed implere», praecipiendo utique ut
insegnando come dobbiamo amare i nemici ci costringesse a capire
diligamus inimicos, cogeret nos intelligere quomodo possemus
in che modo possiamo, riguardo al medesimo uomo, sia odiarlo per
unum eumdemque hominem et odisse propter culpam, et diligere la colpa sia amarlo per la natura. GLOSSA: Ma bisogna sapere che in
propter naturam. GLOSSA [ord.]: Sed sciendum est, in toto corpore tutto il complesso della legge non risulta scritto: Odierai il tuo nemico;
legis non esse scriptum «Odio habebis inimicum tuum»; sed hoc ciò è detto quanto alla tradizione degli scribi, ai quali parve di dover
dicitur quantum ad traditionem Scribarum, quibus visum est hoc fare questa aggiunta, poiché il Signore comandò ai figli di Israele di
addendum, quia Dominus praecepit filiis lsrael persequi inimicos combattere i nemici e cancellare Amalech da sotto il cielo. CRISOSTOMO
et de/ere Amalech de sub cae/o. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. (Ps.]: Ora, come fu detto Non desiderare non con riferimento alla
[Ps., 13, PG 56, 702]: Sicut autem quod dictum est «Non concupi- carne, ma all'anima, così in questo luogo la carne non può certamen-
sces», non dictum est ad carnem, sed ad animam, sic in hoc loco te amare il suo nemico, ma lo può l'anima: poiché l'amore e l'odio
caro quidem inimicum suum diligere non potest, anima autem della carne sono nella sensibilità, ma quelli dell'anima sono nell'in-
potest: quia dilectio ve/ odium carnis in sensu est, animae vero in telletto. Quando dunque riceviamo un torto da qualcuno, anche se
intellectu. Quando ergo nocemur ab aliquo, etsi sentimus odium, sentiamo odio, tuttavia non vogliamo passare all'azione: conosci che
non tamen exequi volumus; cognosce quia caro nostra odit inimi- la nostra carne odia il nemico, ma l'anima lo ama. GREGORIO: Ora,
cum, anima vero diligit. GREGORJUS, Mor. [22,11, PL 76,226C}: l'amore del nemico è sinceramente c ustod ito quando non siamo
lnimici autem dilectio tunc veraciter custoditur cum non de pro- abbattuti dal suo successo né allietati dalla sua rovina. Non amiamo
fectu deiicimw: nec de ruina illius laetamur. Non enim amat ali- infatti colui che non vogliamo che sia migliore, e della cui prosperità
quis quem non vult esse meliorem, eumque stantem voto persequi- ci rattristiamo mentre la sua caduta ci rallegra. Capita tuttavia spesso
tur quem cecidisse gratulatur. Evenire tamen plerumque solet ut, che, senza aver perduta la carità, la caduta del nemico ci riempia di
non amissa caritate, et inimici nos ruina laetificet, et rursum eius gioia, e la sua gloria ci rattristi, ma non per invidia: quando cioè con
gloria sine invidiae culpa contristet; cum et ruente eo quosdam la sua caduta molti si alzano, e con il suo successo temiamo che molti
bene erigi credimus, et proficiente ilio plerosque iniuste opprimi siano oppressi ingiustamente. Ma ci vuole un attento esame per non
timemus. Sed ad hoc servandum est discretionis examen, ne cum lasciarci trarre ai nostri propri risentimenti sotto il fallace pretesto
nostra odia exequimw; fallamur sub specie utilitatis alienae. dell'utilità altrui. Dobbiamo inoltre valutare che cosa dobbiamo alla
Oportet etiam pensare quid debemus ruinae peccatoris, et quid caduta del peccatore e che cosa alla giustizia che colpisce: poiché
iustitiae ferientis ; nam cum perversum quemquam Omnipotens quando l'Onnipotente colpisce un malvagio, dobbiamo salutare con
percutit, et congaudendum est iustitiae iudicis, et condolendum gioia la giustizia del giudice, e dolerci della miseria di chi perisce.
GLOSSA: I nemici della Chiesa la avversano in tre modi: con l'odio,
miseriae pereuntis. GLOSSA [ord.]: Qui autem sunt contra Ecc/e-
con le parole, con i tormenti corporali. La Chiesa al contrario
siam, tribus modis ei adversantur: odio, verbis, cruciatu cmporis.
ama, per cui dice: Amate i vostri nemici; fa del bene, per cui segue:
Ecclesia contra diligit, unde dicit «Diligite inimicos vestroS»;
458 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 43-48 459

benefacit, unde sequitur «Benefacite his qui oderunt vos»; et orat, fate del bene a coloro che vi odiano; e prega, per cui segue: pregate
unde sequitur «Et orate pro persequentibus et calumniantibus vos». per coloro che vi perseguitano e vi calunniano. GIROLAMO: Molti,
HIERONYMUS [PL 26,4 /A]: Multi praecepta Dei imbecillitate sua, giudicando i precetti del Signore secondo la loro debolezza e non
non sanctorum viribus aestimantes, impossibilia putant esse quae secondo la forza dei santi, ritengono impossibili le cose comandate; e
praecepta sunt; et dicunt sufficere virtutibus, non adisse inimicos; dicono che basta per la virtù non odiare i nemici, mentre amarli è al
ceterum diligere plus praecipi quam humana natura patiatu1: di sopra delle possibilità umane. Bisogna sapere allora che Cristo non
Sciendum est ergo Christum non impossibilia praecipere, sed per- comanda cose impossibili, ma perfette, come fece Davide riguardo a
fecta; quae fecit David in Saul et Absalon; Stephanus quoque Saul e Assalonne; e anche il martire Stefano pregò per i lapidatori, e
martyr pro lapidantibus deprecatus est, et Paulus anathema cupit Paolo desiderava essere anàtema per i suoi persecutori. E ciò anche
esse pro persecutoribus suis. Hoc autem lesus et docuit et fecit, Gesù lo insegnò e lo fece, dicendo (Le 23, 34): «Padre, perdona
dicens (Luc. 23,34): «Pate1; ignosce illis». A UGUSTINUS, Ench. loro». AGOSTINO: Ma queste cose appartengono ai perfetti figli di
[73, PL 40,266]: Sed perfectorum sunt istafiliorum Dei: quo qui- Dio: a ciò deve tendere senza dubbio ogni fedele, e pregando Dio e
dem se debet omnis fidelis extendere, et humanum animum ad lottando con se stesso condurre l'animo umano a questo affetto.
hunc ajfectum, arando Deum secumque luctando, perducere. Tuttavia un bene così grande non appartiene a tutti coloro che credia-
Tamen hoc tam magnum bonum, tantae multitudinis non est, mo esauditi quando si dice nella preghiera: «Rimetti a noi i nostri
quantam credimus exaudiri, cum in oratione dicitur (infra 6,12): debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». AGOSTINO: Sorge
«Dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus però qui una questione, poiché molte altre parti della Scrittura sem-
nostris». AUGUSTJNUS [De serm. Dom. 1,21, PL 34,1265]: Oritur brano contrarie a questo precetto del Signore in cui egli ci esorta a
autem hic quaestio, quod huic praecepto Domini in quo nos hor- pregare per i nemici: infatti nei profeti si trovano molte imprecazioni
tatur arare pro inimicis, multae aliae Scripturae partes videntur contro i nemici, come quando si legge (Sai 108, 9): «Che i loro bam-
adversae: quia in Prophetis inveniuntur multae imprecationes bini diventino orfani». Ma bisogna sapere che i profeti predicono or-
adversus inimicos, ut est iflud Ps. 108, 9: «Fiant filii eius pupilli». dinariamente l' avvenire sotto forma di imprecazione. Colpisce di più
Sed sciendum, quod Prophetae solent_figura imprecantis futura prae- ciò che dice Giovanni (1 Gv 5, 17): «Vi è un peccato che conduce al-
dicere. Sed illud magis movet quod dicit Ioannes (epist. 1,5, 17): la motte; per quello vi dico di non pregare»; mostra infatti aperta-
«Est autem peccatum ad mortem, non pro ilio dico ut oret quiS»; mente che vi sono alcuni fratelli per i quali non ci viene comandato di
aperte enim ostendit esse aliquos fratres pro quibus orare nobis pregare, premettendo (5, 16): «Se uno sa che un suo fratello ... »,men-
non praecipitur, per hoc quod praemittit (5, 16): Si quis scit pecca- tre il Signore ci comanda di pregare anche per i persecutori. Questa
re fratrem suum ..., cum Dominus etiam pro persecutoribus nos questione non può essere risolta se non riconosciamo che nei fratelli
iubeat arare. Nec ista quaestio salvi potest, nisi fateamur aliqua ci sono certi peccati che sono più gravi della persecuzione dei nemici.
peccata esse infratribus, quae inimicorum persecutione sunt gra- Infatti anche Stefano prega per coloro da cui è lapidato, poiché non
viora. Nam et Stephanus orat pro eis a quibus lapidatur, quia 11011- avevano ancora creduto in Cristo; e l'Apostolo Paolo (2 Tm 4, 14) non
dum Christo crediderant; et Apostolus Paulus (2 Tim. 4,14) 11011 prega per Alessandro, poiché era un fratello e per gelosia aveva pec-
orat pro Alexandro, quia frater erat et, per invidentiam, fraterni- cato combattendo i fratelli. Ma non pregare per qualcuno non è pre-
tatem oppugnando peccaverat. Pro quo autem non oras, iam 11011 gare contro di lui . Che diremo però di coloro contro i quali noi sap-
contra illum oras. Sed quid agimus de his contra quos oratum a piamo che dei santi hanno pregato non perché si ravvedano (poiché
sanctis accipimus, non ut corrigerentur (nam hoc modo pro ipsis questa preghiera era stata fatta prima), ma per la loro ultima condan-
potius oratum est), sed illam ultimam damnationem, non sicut na, non come ha fatto il Profeta contro il traditore del Signore (infatti
contra Domini traditorem per Prophetam (nam i/la, praedictio quella era una previsione del futuro, non una richiesta di supplizio),
futurorum, non optatio supplicii fuit), sed sicut in Apocalypsi (6,10) ma come leggiamo nell'Apocalisse (6, 10) che i martiri pregano per
460 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 43-48 461

legimus martyres orare ut vindicentur? Sed hinc non oportet mo- essere vendicati? Ma qui non dobbiamo turbarci. Chi infatti oserebbe
veri. Quis enim audeat affermare utrum contra ipsos homines, an affermare che la richiesta riguardava proprio gli uomini e non il
contra regnum peccati petierint? Nam ipsa est sincera et piena regno del peccato? Infatti si tratta di una sincera vendetta dei martiri
iustitiae et misericordiae vindicta martyrum, ut evertatur regnum piena di giustizia e di misericordia, affinché sia rovesciato il regno
peccati, quo regnante tanta perpessi sunt. Destruitur autem partim del peccato da cui avevano tanto patito. Ora, esso è distrutto in parte
correctione hominum, partim damnatione perseverantium in peccato. con la correzione degli uomini, in parte con la condanna di quanti
Nonne tibi videtur Paulus in seipso Stephanum vindicasse cum dicit perseverano nel peccato. Non ti sembra che Paolo vendicasse in se
(1 Cor. 9,27): «Castigo corpus meum et in servitutem redigo»? stesso Stefano quando diceva (J Cor 9, 27): «Castigo il mio corpo e
AUGUSTINUS [Ps.}, De q. vet. [68, PL 35,2262]: Ve! animae occiso- lo riduco in schiavitù»? AGOSTINO [Ps.]: Oppure le anime degli uccisi
rum clamant, vindicari se postulantes; sicut sanguis Abel clamavit chiamano, richiedendo la vendetta, come il sangue di Abele chiama-
de terra non voce, sed ratione. Nam et opus opificem laudare dici- va dalla terra non con la voce, ma con la ragione. Infatti si dice che
tur per hoc ipsum quod videntem se oblectet; non enim tam impa- anche l'opera loda l'artefice per il semplice fatto che diletta chi lo
tientes sunt sancii ut urgeant fieri quod sciunt tempore praefinito vede: infatti i santi non sono così impazienti da voler affrettare ciò
futurum. CHRYSOSTOMUS, in Matth. [18,4, PG 57,269]: Vide autem che sanno che avverrà in un tempo futuro. CRISOSTOMO: Vedi poi
quot gradus ascendi!, et qualiter nos in ipsum virtutis verticem quanti gradi ha salito e come ci ha posti con lui al vertice della virtù.
statuii. Primus gradus est non incipere iniuriam; secundus ut li primo grado è di non iniziare a ingiuriare; il secondo è di acconten-
iniuriam ulciscens, aequali supplicio sis contentus; tertius non tarsi di un castigo equivalente all'ingiuria ricevuta; il terzo di non
facere vexanti quae quis passus est; quartus exponere seipsum ad infliggere a chi ci ha vessato le cose che abbiamo patito; il quarto di
patiendum mala; quintus amplius se tribuere quam il/e vult qui esporre se stesso a patire il male; il quinto di dare di più di quanto
fecit mala; sextus non odio habere eum qui hoc operatur; septi- vuole chi ci ha fatto il male; il sesto di non odiare chi ci ha fatto ciò;
mus diligere; octavus benefacere; nonus pro ipso orare. Et quia il settimo di amarlo; l'ottavo di fargli del bene; il nono di pregare per
magnum erat praeceptum, praeclarum praemium subdit, scilicet lui. E poiché si tratta di un grande precetto, aggiunge un premio nobi-
fieri similes Deo; unde dicit «Vt sitis filii Patris vestri qui in cae- lissimo, cioè il divenire simile a Dio; per cui dice: affinché siate figli
lis est». HJERONYMUS [ibid.}: Si quis enim praecepta Dei custodia!, del Padre vostro che è nei cieli. GIROLAMO: Se infatti uno custodisce
filius Dei efficitur; ergo non in natura filius est, hic scilicet de quo i precetti di Dio, diventa figlio di Dio: quindi costui di cui parliamo
loquitur, sed arbitrio suo. AUGUSTtNUS [De serm. Dom. 1,23, non lo è per natura, ma per sua libera scelta. AGOSTINO: Infatti dob-
PL 34,1268]: Ex illa autem regula intelligendum est quod hic biamo intendere ciò che qui è detto in base a quella regola data da
dicitur, qua et loannes dicit (1,12): «Dedit eis potestatem filios Giovanni (1 , 12): «Ha dato loro il potere di diventare figli di Dio».
Dei fieri». Unus enim natura/iter Filius est; nos autem potestate Infatti uno solo è Figlio per natura; noi invece per il potere ricevuto
accepta efficimur filii, inquantum il/a quae ab eo praecipiuntur siamo resi figli in quanto adempiamo i suoi comandi. Così non dice:
implemus. Jtaque non ait: Facite ista, quia estis filii; sed: facile fate queste cose poiché siete figli, ma: fate queste cose per essere
ista, ut sitis filii. Cum autem ad hoc nos vocat, ad similitudinem figli. Ora, poiché ci chiama a questo, ci chiama alla sua somiglianza;
suam vocat; unde sequitur «Qui solem suum facit oriri super per cui segue: il quale fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi,
bonos et malos, et pluit super iustos et iniustos». Potest autem per e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Si può intendere per sole non
solem intelligi non iste visibilis, sed il/e de quo dicitur (Mal. 4,2): questo sole visibile, ma quello di cui si dice (Ml 4, 2): «Per voi che
«Vobis qui timetis nomen Domini, orietur sol iustitiae», et per plu- temete il nome del Signore sorgerà il sole di giustizia», e per pioggia
viam irrigatio doctrinae veritatis, quia et bonis et malis apparuit l'irrorazione dell' insegnamento della verità, poiché Cristo apparve ai
et evangelizatus est Christus. HILARIUS [PL 9,942B]: Vel in bapti- buoni e ai cattivi e li evangelizzò. ILARIO: Oppure, nel sacramento del
smi et spiritus sacramento tribuit solem et pluviam. AUGUSTJNUS battesimo e dello spirito, concede il sole e la pioggia. AGOSTINO: Op-
[De serm. Dom. 1,23, ibid.}: Ve/ potest accipi sol iste visibilis, pure si può considerare questo sole visibile e la pioggia grazie alla quale
462 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 43-48 463

et pluvia qua fructus gignuntur: quia iniqui in libro Sapientiae germogliano i frutti, poiché gli iniqui nel libro della Sapienza (5, 6) pian-
(5, 6) plangunt: «Sol non ortus est nobis». Et de pluvia spirituali gono: <<Per noi non è sorto il sole». E della pioggia spirituale si dice
dicitur (Is. 5,6): «Mandabo nubibus meis ne pluant super eam». (Js 5, 6): «Comanderò alle mie nubi di non far piovere sopra di essi>>.
Sed sive hoc sive il/ud, magna Dei bonitate flt, quae nobis imitan- Ma in un caso o nell'altro, è sempre un segno della grande bontà di
da praecipitur. Non autem solum ait «Qui facit solem oriri», sed Dio, che ci viene ordinato di imitare. Ma non dice soltanto: il quale fa
addidit «suum», idest quem ipsefecit; ut hinc admoneremur quan- sorgere il sole, ma ha aggiunto suo, cioè fatto da lui; in modo che così
ta liberalitate ex praecepto eius praestare debemus quod non ci fosse ricordato con quanta liberalità dobbiamo prestare in base al
creamus, sed ex muneribus eius accipimus. AUGUSTINUS, Ad suo precetto ciò che noi non creiamo, ma riceviamo da lui in dono.
Vìncentium [ep. 93,2, PL 33,323}: Sed sicut ista dona eius lauda- AGOSTINO: Ma come lodiamo questi suoi doni, così riflettiamo anche
mus, ita etiam flagella in eos quos diligit cogitemus. Unde non sulle tribolazioni che manda a coloro che ama. Per cui non chiunque
omnis qui parcit, amicus est, nec omnis qui verberat, inimicus; rispannia è amico, né chiunque flagella nemico; è meglio infatti amare
melius est enim cum severitate diligere, quam cum lenitate deci- con severità piuttosto che ingannare con dolcezza. CRISOSTOMO (Ps.]:
pere. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Caute autem dixit In modo avveduto ha detto sui giusti e sugli ingiusti, non sopra i giusti
«Super iustos et iniustos», non super iustos ut iniustos: quia come sugli ingiusti: poiché Dio dà tutti i beni non in vista degli uomini,
omnia bona Deus non propter homines dat, sed propter sanctos, ma in vista dei santi, come le tribolazioni in vista dei peccatori; ma nei
sicut et flagella propter peccatores; sed in boni non separat pec- beni non separa i peccatori dai giusti, affinché non disperino, né nei
catores a iustis, ne desperent; nec in malis iustos a peccatoribus, mali i giusti dai peccatori, affinché non si glorino; soprattutto perché ai
ne glorientur; maxime cum malis bona non prosint quae male cattivi i beni non giovano, in quanto vivendo male li ricevono a loro
viventes ad praeiudicium suum percipiunt; nec bonis mala danno; e ai buoni i mali non nuocciono, ma piuttosto servono per l'in-
noceant, sed magis prosint ad iustitiae lucrum. À VGUSTJNUS, De cremento della giustizia. AGOSTINO: Infatti chi è buono non si esalta
civ. Dei [1,8, PL 41,20}: Nam bonus temporalibus bonis non per i beni terreni, né si abbatte per i mali. li cattivo invece è punito con
extollitur, nec malis frangitut: Malus autem ideo huiusmodi infeli- questa infelicità poiché è cotTotto dalla felicità. Oppure ha voluto che i
citate punitur, quia felicitate corrurnpitur. Ve/ ideo ista temporalia beni e i mali terreni fossero comuni a entrambi affinché né i beni fos-
bona et mala utrisque voluit esse communia, ut nec bona cupidius sero desiderati con maggiore brama, dato cbe si vede che li posseggo-
appetantur, quae mali habere cernuntur, nec mala turpiter eviten- no anche i cattivi, né i mali fossero evitati vergognosamente, poiché si
tur, quibus et boni aj]iciuntw~ vede che ne sono afflitti anche i buoni.
GLOSSA [PL 114, I 09C]: A mare autem amantem, naturae est; GLOSSA: Amare chi ama è una cosa natmale, ma amare il nemico
inimicum vero amare est caritatis; et ideo sequitur «Si enim diligitis appartiene alla cari tà; quindi segue: Se infatti amate coloro che vi
eos qui vos diligunt, quam mercedem habebitis», scilicet in caelo? amano quale premio ne avrete, ossia in cielo? Nessuno; infatti di
Nullam: de his enim dicitur (infra 6,2): «Recepistis mercedem costoro si dice (6, 2): «Avete ricevuto la vostra ricompensa». E tutta-
vestram». Sed tamen haec oportet facere, il/a non omittere. RABANUS via bisogna fare queste cose senza omettere quelle. RABANO: Se dun-
[PL 107,832B}: Si ergo peccatores erga dilectores suos natura que, seguendo la natura, i peccatori vogliono essere benefici verso
duce volunt esse benefici, multo magis vos maioris dilectionis signo coloro che li amano, molto di più voi, come segno di maggiore
amplecti debetis etiam non amantes; unde sequitur «Nonne et amore, dovete abbracciare anche quelli che non vi amano; per cui
publicani hoc faciunt?» idest qui publica vectigalia exigunt, ve/ qui segue: Non fanno così anche i pubblicani?, ossia quanti riscuotono le
publica negotia saeculi ve/ lucra sectantur. GLOSSA [PL 114,98Cj: pubbliche tasse, o inseguono i pubblici affari o i guadagni terreni.
Si vero pro his tantum oraveritis qui aliqua affinitate vobis coniunc- GLOSSA: Se pregherete soltanto per coloro che vi sono uniti per qual-
ti sunt, quid amplius habet beneficium vestrum quam infidelium? che affinità, in che cosa il vostro beneficio supera quello dei pagani?
464 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 5, versetti 43-48 465

Unde sequitur «Et si salutaveritis fratres vestros tantum, quid Per cui segue: E se salutate soltanto i vostriji-atelli, che cosa fate di più?
amplius facitis?». Salutatio enim est quaedam species orationis. Infatti il saluto è una certa specie di preghiera. Non fanno così anche
«Nonne et ethnici hoc faciunt?». RABANUS {ibid.]: Jdest Genti/es: i pagani? R ABANO: Cioè i Gentili. Infatti ethnos in greco si traduce in
nam ethnos graece, latine gens dicitur, qui tales sunt ut fuerunt latino: gente, indicando coloro che sono tali quali furono generati,
geniti, scilicet sub peccato. REMIGJUS {RABANUS, ibid.]: Quia vero cioè sotto il peccato. REMIGIO [RABANO]: Poiché la perfezione dell'a-
perfectio .dilectionis ultra dilectionem inimicorum non potest pro- more non può andare oltre l'amore dei nemici, così il Signore, dopo
cedere, zdeo postquam Dominus praecepit diligere inimicos aver comandato di amare i nemici, ha aggiunto: Siate dunque perfetti,
subiunxit «Estote ergo et vos pe1fecti, sicut et Pater vester caelesti~· come anche il Padre vostro celeste è perfetto. Egli è perfetto certo in
perfectus est». ipse quidem p erfectus est ut Omnipotens, homo autem quanto onnipotente, l'uomo invece in quanto aiutato dall'onnipotente:
ut ab Omnipotente adiutus: nam «sicut» quandoque in Scripturis infatti come talora viene preso nelle Scritture per la verità e l'ugua-
pro veritate et aequalitate accipitu1; ut ibi (los. 1, 17): «Sicut fui cwn glianza, come nel passo (Gs I, 17): «Come sono stato con Mosè, così
Moyse, ita ero et tecum»; aliquando autem pro similitudine, ut hic. sarò anche con te»; talora invece per la somiglianza, come qui.
CHRYSOSTOMVS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Sicut enim filii carnales CRISOSTOMO [Ps.]: Come infatti i figli carnali assomigliano ai padri
simi/ant patres in aliquo corporis signo, ita filii spirituales Deum in in qualche segno corporale, così i figli spirituali sono simili a Dio
sanctitate. nella santità.
466 467

CAPUT6 CAPITOLO 6

VERSUS J VERSETTO 1

Attendite ne iustitiam vestram faciatis coram hominibus Guardatevi dal com pi ere la vostra giustizia davanti agli
ut videamini ab eis: alioquin mercedem non habebitis apud uomini per essere visti da loro: altrimenti non avrete la ricom-
Patrem vestrum qui in caelis est. pensa presso il Padre vostro che è nei cieli.

GLOSSA [interi.}: Postquam Christus legem quantum ad prae- GLOSSA: Cristo, dopo che ebbe dato compimento alla legge quan~o
cepta implevit, incipit mmc eam adùnplere quantum ad promissa, ut ai precetti, qui inizia a darne .co!11p~mento q~anto alle promesse, m
pro caelesti mercede praecepta Dei faciamus, non pro terrenis quae modo che eseguiamo i precetti d1 Dio per la ricompensa celest~, non
lex promittebat. Omnia autem terrena ad duo potissima reducuntur: per la ricompensa terrena che la leg~e l?ro~ett~v.a. Ora, tu~e le ricom-
scilicet ad humanam gloriam, et ad terrenorum affluentiam; quo- pense terrene si riducono a due pnnc1pah, c1oe alla glona umana e
rum utrumque in lege promissum esse videtur. De gloria enim all'abbondanza dei beni terreni, cose che sembrano entrambe promes-
dicitur in Deuteronomio (28,1): «Faciet te Dominus excelsiorem se dalla legge. Della gloria infatti si dice nel Deuteronomio (28, 1):
cunctis gentibus quae versantur in terra». De ajjluentia vero tem- «11 Signore ti metterà al di sopra di tutte le genti che abitano la terra>~.
poralium ibidem (6, 11) subditur: «Abundare te faciet Dominus in Dell'abbondanza dei beni temporali invece si dice (Dt 6, 11): «Il Si-
omnibus bonis». Et ideo Dominus haec duo ab intentione fidelium gnore ti farà abbondare in .tutti i ~eni» ..Qu~n?i il Si~ore ~sclude
excludit, scilicet gloriam et terrenorum ajjluentiam. Sed sciendwn queste due cose dall'intenz10ne dei fedeli, c1~e la .glo~ia e labbo~­
quod appetitus gloriae propinquus est virtuti. CI-IRYSOSTOMUS, danza dei beni tel1'eni. Ma bisogna sapere che 11 des1den o della glona
Super Matth. [Ps., 13, PG 56, 704]: Ubi enim res agitur gloriosa, è vicino alla virtù. CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché, quando si compie un' a-
ibi facilius invenit locum gloriationis occasio; et ideo intentionem zione gloriosa, più facilmente c'è l'occasione di g.loriar~i, ?erci.ò il
gloriae primo Dominus excludit: prae omnibus enim vitiis carna- Signore esclude innanzitutto .1: intenz.ione dell ~, gl~na, .P.01~h~ egh h~
libus periculosius hoc esse in hominibus intellexit: cum enim compreso che negli uomini c10 è pencoloso pm d1 tutti 1 ~iz1 c~ma~1:
omnia mala servos diaboli vexent, concupiscentia vanae gloriae mentre infatti tutti i mali opprimono i servi del diavolo, 11 des1deno
magis vexat servos Dei quam servos diaboli. PROSPER, In Libro della vanagloria opprime i servi di Dio più che i servi del. diavolo.
sentent. August. [318, PL 45,1887): Quas etiam vires nocendi PROSPERO: Quali capacità di nuocere abbia l'amore della glona umana
habeat humanae gloriae amor, non sentit nisi qui ei bellum non lo sente se non chi ha dichiarato guerra ad essa: poiché, sebbene
indixerit: quia etsi cuiquam facile est laudem non cupere dum sia facile a qualcuno non desiderare la lode quando è negata, è dif-
negatur, difficile tamen est e a non delectari cum offertur. ficile tuttavia non compiacersi di essa quando è offerta. CRISOSTOMO:
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 13, ibid.): lntuere autem qua/i- Bada al suo inizio, come se dovessi tenerti in guardia da una fiera
ter incepit velut de fera aliqua difficile cognita disputans, et apta pronta a rapire chi non è molto vigilante: entra infatti di ~~scosto e
furari eum qui non va/de vigilat: occulte enim ingreditur, et omnia porta via, senza che ce se ne renda conto, tutto quanto c e ?entro.
quae intus sunt, insensibiliter aufert. CHRYSOSTOMUS, In Matth. CRISOSTOMO [Ps.]: Per questo ci ordina di evitare ciò con cura dicendo:
[19,1, PG 57,273]: Et ideo hoc cautius cavendum mandat dicens Guardatevi dal compiere la vostra giustizia davanti agli uomini. Dob-
«Attendile ne iustitiam vestram faciatis coram hominibus». Cor biamo badare al nostro cuore: è infatti invisibile il serpente che ci è
autem nostrum attendere debemus: invisibilis enim est se1pens
468 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 1 469

quem observare iubemur, et latenter ingreditur et seducit. Sed i comandato di sorvegliare, e di nascosto entra e seduce. Ma se l'entra-
c~rde mundo si surreptio inimici successerit, mox homo iustun re di sorpresa del nemico avviene in un cuore puro, subito l'uomo giu-
~zscernit quia spiritu alieno pulsatur; si autem cor faerit iniquita~ sto discerne che sta subendo l'influsso di uno spirito straniero; se in-
tzbus plenum, suggestionem diaboli non facile intelligit; et ide vece il cuore è pieno di iniquità, non capisce facilmente la suggestione
pra~misit «Ne irascaris, Ne concupiscaS»: quia qui malis isti~ del diavolo; per questo ha premesso: Non adirarti, non desiderare,
sub~ectus est, cor suum non potesi attendere. Sed quomodo potest poiché chi è soggetto a questi mali non può badare al suo cuore.
fierz ut non coram ~ominibus_ ele~mosynamfaciamus? Aut sifìat, Ma come può accadere che facciamo la nostra elemosina non davanti
quomodo non sentzemus? St emm praesente aliquo occurrerit agli uomini? O se accadesse, come facciamo a restare insensibili?
pauper, quomodo dabitur ei absconse? Sed educendo eum in Se infatti si presenta un povero alla presenza di un terzo, come gli
secreto, videtur quia datw~ Sed considera, quia non dixit: Ne tan- daremo di nascosto? Conducendolo via in segreto, si vede che si dà.
tum_ coram hom_inibus faciatis; sed addidit «Ut videamini ab eiS». Ma considera che non ha detto soltanto di non fare l'elemosina
Quz _e~go non 1deo facit ut ab hominibus videatur, etsi coram davanti agli uomini, ma ha aggiunto: per essere visti da loro. Chi
hommzbus fecerit, non tamen coram hominibus fecisse videtur- dunque non la fa per essere visto dagli uomini, anche se la fa davanti
q~i. enim aliquid facit propter Deum, neminem videt in corde su~ agli uomini, tuttavia non sembra che la faccia davanti agli uomini:
msi Deum propter quem facit; sicut artifex eum semper habet chi infatti fa qualcosa per il Signore non vede nel suo cuore se non
Dio per cui lo fa: come l'artefice ha sempre davanti agli occhi chi gli
prae oculis qui sibi opus faciendum commisi!. GREGORJVS, Mor.
ha commissionato l'opera. GREGORJO: Se dunque cerchiamo la gloria
[8,48, PL 75,853C]: Si ergo dantis gloriam quaerimus, et publi-
di chi dà, conserviamo per il suo solo sguardo lo spettacolo delle
cata nostra opera in conspectu illius occulta servamus; si vero
nostre opere buone, anche se fatte in pubblico; mentre, se cerchiamo
f.!er hoc nostram laudem concupiscimus, foras ab eius conspectu
in esse la nostra propria lode, esse sono già sparse fuori dal suo
zam f~sa sunt, etiam si a multis ignorentur. Sed valde perfectorum
cospetto, anche se sono ignorate da molti. Ma è proprio di coloro che
est, sic ostenso opere, auctoris gloriam quaerere, ut de il/ata
sono molto perfetti il non cercare in un ' opera pubblica se non la glo-
laude, privata nesciant exultatione gaudere, quam infirmi quia
ria di chi ne è il primo autore, e di non godere della gloria individuale
perfecte contemnendo non superant, necesse est ut bonum quod che ce ne deriva; tuttavia i deboli che non possono disprezzarla com-
operantur, abscondant. A UGUSTINUS, De serm. Dom. [2, 1, pletamente devono nascondere il bene che fanno. AGOSTINO: In quan-
PL 34,1270]: in hoc vero quod dicit «Ut videamini ab eiS», nihil to poi dice: per essere visti da loro, senza aggiungere nulla, appare
addens, apparet hoc eum prohibuisse ut ibi finem nostri propositi che egli ci ha proibito di mettere lì il fine del nostro proposito. Infatti
collocemus. Nam et Apostolus qui dicit (Gal. 1,10): «Si adhuc anche l'Apostolo che dice (Gal I, 1O): «Se piacessi ancora agli uomini
hominibus placerem, Christi servus non essem», a/io loco dicit non sarei servo di Cristo», in un altro luogo dice (1 Cor 1O, 33):
(1 <;or. 10,33): «Ego omnibus per omnia placea>>. Quod non ideo «lo piaccio a tutti in tutto». li che non fa per piacere agli uomini, ma
faczt ut placeret hominibus, sed Deo, ad cuius amorem corda a Dio, al cui amore voleva convertire il cuore degli uomini in quanto
hominum volebat convertere ex eo quod eis placebat; sicut non piaceva ad essi; come non parlerebbe in modo assurdo chi dicesse:
absurde loqueretur qui diceret: In hoc opere quo navem quaero, cercando una nave non cerco una nave, ma la patria. AGOSTINO: Dice
non navem quaero, sed patriam. A UGUSTJNUS [serm. 54,2, ancora: per essere visti da loro poiché ci sono alcuni che operano la
PL_3~,3 74]: Dicit autem «Ut videamini ab eis», quia sunt quidam giustizia davanti agli uomini non per essere visti da loro, ma perché
qu1 sic faciunt iustitiam coram hominibus ut non videantur ab eis le opere stesse siano viste, e sia glorificato il Padre che è nei cieli;
sed ut ifsa opera videantur, et glorificetur Pater qui in caelis es/. infatti non attribuiscono ciò alla loro giustizia, ma a quella di colui
non emm suam iustitiam deputant, sed eius cuius fide vivunt. nella cui fede vivono.
470 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 1 471

AUGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,1, PL 34,1271]: In hoc etiam AGOSTINO: E anche in ciò che aggiunge: altrimenti non avrete la
quod addit «Alioquin mercedem non habebitis apud Patrern ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli, non dimostra se non
vestrum qui in caelis est», nihi/ aliud demonstrat, nisi illud, nos che dobbiamo stare attenti a non cercare la lode umana come ricom-
cavere oportere ne humanam laudem pro nostrorum operum mer- pensa delle nostre opere. CRISOSTOMO [Ps.]: Ora, che cosa riceverai da
cede quaeramus. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Quid Dio se non hai dato nulla a Dio? Infatti ciò che è fatto per Dio è dato a
autem a D eo recipies qui Deo nihi/ dedisti? Nam quod propter Dio, ed è ricevuto da lui; ciò che invece è fatto per gli uomini si
Deum fit, Deo datur, et ab eo recipitur; quod autem propter homi- disperde ai venti. Ma che sapienza è dare delle cose in cambio di vane
nes fit, in ventos effunditut: Quae est autem sapientia res dare, parole e disprezzare la ricompensa di Dio? Oppure volgi lo sguardo su
et verba vacua comparare, et mercedem Dei contemnere? Ve/ i/luni colui dal quale ti attendi la lode, poiché egli ti disprezzerebbe se pen-
aspice a quo laudem expectas, qui te propter Deum facere putat; sasse che tu non lo fai per Dio. Colui che con piena volontà agisce per
alioquin vituperaret te magis. Jlle autem qui piena quidem volunta- gli uomini, appare veramente che lo fa per gli uomini. Se invece un
te propter homines faci t, il/e propter homines fecisse videtu1'. pensiero vano passa per il cuore, col desiderio di apparire davanti agli
Si autem per alicuius cor cogitatio vana ascendi!, desiderans uomini, ma l 'anima riflettendo contraddice, allora non appare che
hominibus apparere, anima autem intelligens contradicit, il/e non costui agisce per gli uomini : poiché ciò che ha pensato è una passione
propter homines fecisse videtur: quia quod cogitavi!, passio car- della carne, mentre ciò che ha scelto è un giudizio dell'anima.
nis est; quod elegit, iudiciwn animae.
472 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 2-4 473

VERSUS 2-4 VERSETII 2-4

Cum ergo facis eleemosynam, noli tuba canere ante te, Quando dunque fai l'elemosina non suonare la tromba
sicut hypocritae faciunt in synagogis et in vicis ut honorifi- davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle
centur ab hominibus: Amen dico vobis: receperunt merce- piazze per essere lodati dagli uomini; in verità vi dico: hanno
dem suam. Te autem faciente e/eemosynam, nesciat sinistra ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina
tua quid faciat dextera tua, ut sit eleemosyna tua in abscon- non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, affinché la
dito, et Pater tuus, qui videt in abscondito, reddet tibi. tua elemosina sia segreta, e il Padre tuo, che vede nel segreto,
ti ricompenserà.

AVGUSTINUS, De serm. Dom. [2,1, PL 34,1273]: Genera/iter AGOSTINO: Prima il Signore ha parlato della giustizia in generale,
supra Dominus iustitiam nominavit cum dixit (6,1): «Attendile ne quando ha detto (6, 1): «Guardatevi da l compiere la vostra giusti-
iustitiam ... »; nunc autem per partes exequitur. CHRYSOSTOMVS, zia ... ». Ora la spiega secondo le parti. CRISOSTOMO [Ps.]: Pone tre
Super Matth. [Ps., 15, PG 56, 715]: Ponit autem tria fortia bona, beni grandi, cioè l'elemosina, la preghiera e iJ digiuno, in opposizio-
scilicet eleemosynam, orationem et ieiunium, contra tria mala ne a tre mali contro cui il Signore ha intrapreso la guerra della tenta-
adversus quae Dominus tentationis be/han suscepit: pugnavit enim zione: ha combattuto infatti per noi contro la gola nel deserto1 contro
pro nobis contra gulam in eremo, contra avaritiam supra montem, l'avidità sopra il monte, contro la vanagloria sopra il tempio. E infatti
contra vanam gloriam supra templum. Est ergo eleemosyna quae l'elemosina che diffonde, contro l'av idità che raccoglie; il digiuno
dispergit, contra avaritiam quae congrega!; ieiunium contra contro la gola, poiché è ad essa contrario; la preghiera infine contro
gulam, quia ei contrarium; oratio vero contra vanam gloriam, la vanagloria, poiché, mentre ogni male nasce da un male, solo la
quia cum omne malum ex malo nascatur, sola vana gloria de bono vanagloria procede da un bene; per cui non viene distrutta dal bene,
procedi!: ideo non destruitur per bonum, sed magis nutritur: nullum ma piuttosto nutrita: quindi non ci può essere alcun rimedio contro la
ergo remedium potest esse contra vanam gloriam nisi oratio sola. vanagloria al di fuori della sola preghiera. AMBROGIO [Ps.]: Ogni
AMBROS!US {Ps., In Ad Tim. 4, 7, PL I 7,474Bj: Omnis autem sen-
insegnamento della disciplina cristiana consiste nella misericordia e
tentia disciplinae Christianae in misericordia et pietate est; et
nella pietà; quindi comincia dall'elemosina dicendo: Quando dunque
ideo ab eleemosyna incipit, dicens «Cum ergo facis eleemosynam,
fai /'elemosina non suonare la tromba davanti a te. CRISOSTOMO
noli tuba canere ante te». C11RYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 13,
[Ps.]: La tromba è ogni atto o discorso mediante il quale si dimostra
PG 56, 707]: Tuba autem est omnis actus ve/ sermo per quem ope-
ris iactantia demonstratur; puta, qui facit eleemosynam quando l'ostentazione dell'opera: per esempio, se uno fa l'elemosina quando
aliquem videt praesentem ve/ intercedente aliquo, aut honestiori vede qualcuno presente, o su richiesta di un terzo, o a una persona
personae quae potest retribuere; alias autem non facit. Sed et si in più ragguardevole che può retribuire, altrimenti non la fa. Ma anche
loco secreto fecerit eo proposito ut /audabilis videatw; tuba est. se la fa in luogo segreto col proposito di apparire lodevole, c'è la
AUGUSTINUS, De serm. Dom. {2,2, PL 34,1273}: Sic ergo quod tromba. AGOSTINO: Così dunque ciò che dice: non suonare la tromba
dicit «Noli tuba canere ante te», ad hoc respicit quod superius ait davanti a te riguarda ciò che ha detto sopra: Guardatevi dal compiere
«Attendile ne iustitiam vestram faciatis coram hominibus». la vostra giustizia davanti agli uomini. GIROLAMO: Ora, chi suona la
HJERONYMVS [PL 26,41Cj: Qui autem tuba canit eleemosynam tromba facendo l'elemosina è un ipocrita; per questo aggiunge: come
faciens, hypocrita est; et ideo subdit «Sicut hypocritae faciunt». fanno gli ipocriti. ISIDORO: Il nome di ipocrita è tratto da coloro che
ISIDORVS, Etymolog. [10, PL 82,379C]: Nomen hypocritae trac- negli spettacoli si dipingono la faccia con colori diversi per essere
tum est a specie eorum qui in spectaculis contecta facie incedunt, presi per altri di cui simulano l'esterno, prendendo così davanti al
distinguentes vultum vario colore, ut ad personae, quam simulant,
474 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 2-4 475

colorem perveniant, modo in specie viri, modo in feminae, ut fallant popolo e nei giochi pubblici la figura sia di un uomo, sia di una
populum dum in ludis agunt. A UGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,2, donna. AGOSTINO: Come dunque gli ipocriti, cioè i simulatori, come
PL 34,1271]: Sicut ergo hypocritae, idest simulatores, tamquam imitatori della figura di altri fanno la parte di colui che non sono -
imitatores personarum aliarum, agunt partes illius quod non sunt _ infatti chi fa la parte di Agamennone non è lui, ma lo simula -, così
non enim qui agi! partes Agamemnonis, vere ipse est, sed simulat anche nelle assemblee chiunque vuole sembrare altro da ciò che è in
eum -, sic et in ecclesiis in omni vita humana quisquis se vult tutta la sua esistenza, è ipocrita: simula infatti di essere g~usto ~~
videri quod non est, hypocrita est: sùnulat enim se iustum et non non lo dimostra colui che pone tutto il frutto nella lode degh uommi.
exhibet, qui totum fructum in laude hominum ponit. GLOSSA GLOSSA: Per questo soggiunge i luoghi pubblici, quando dice: nelle
[interi.]: Et ideo subdit loca publica, cum dicit «In synagogis et sinagoghe e nelle piazze, e il fine in~eso quand~ aggiunge: per .essere
viciS»; et finem intentum cum subdit «Ut honorificentur ab homi- lodati dagli uomini. GREGORIO: Bisogna pero sapere che vi s~ n~
nibus». GREGORJUS, Mor. (31, li) Sciendum vero est, quod sunt alcuni che hanno la disposizione della santità ma non sono capaci d1
nonnulli qui et sanctitatis habitum tenent, et perfectionis meritum raggiungerne la perfezione: questi non vanno catalogati fra gli ipocri-
exequi non valent; quos nequaquam credendum est inter hypocri- ti, poiché una cosa è peccare per deb?lezza e un'altra peccar~ per
tarum numerum currere: quia aliud est infirmitate, aliud callida astuta simulazione. AGOSTINO: Coloro mvece che peccano per simu-
simulatione peccare. A UGUSTINUS, De serm. Dom. [2,2, ibid.]: lazione non ricevono la ricompensa da Dio che scruta i cuori, ma la
Tales autem qui simulatione peccant, ab inspectore cordis Deo pena dell'inganno; per cui si aggiunge: in ve~ità vi dico: ~a~no rice-
mercedem non capiunt, nisi fallaciae supplicium; et ideo subditur vuto la loro ricompensa. GLROLAMO: Non la ricompensa d1 Dio, ma la
«Amen dico vobis, recep erunt mercedem suam». HIERONYMUS propria: infatti sono stati lodati dagli uomini, per i quali hanno eserci-
[ibid.}: Non Dei mercedem, sed suam: laudati enim sunt ab homi- tato le virtù.
nibus, quorum causa exercuere virtutes. AGOSTINO: Ciò si riferisce a quanto ha detto sopra: altrimenti non
À UGUSTINUS, De serm. Dom. [2, 6, PL 34, 1273]: Hoc autem avrete la ricompensa presso il Padre vostro. E mostra in modo ade-
respicit ad illud quod supra posuit «Alioquin mercedem non habe- guato che L'elemosina non va fatta come gli ipocriti, ma come si deve,
bitis apud Patrem vestrum». Sic ergo non quomodo illi eleemosy-
quando dice: Quando invece tu fai i 'elemosina non sappia la tua sinistra
nam facias, sed quomodo facienda sit, iubet conveniente1; cum dicit
«Te autem faciente eleemosynam, nesciat sinistra tua quid faciat ciò che fa la tua destra. CRISOSTOMO: Ciò è detto per sovrabbondanza,
dextera tua». CHRYSOSTOMUS, In Matth. {19,2, PG 57,275}: Hoc come se dicesse: se ciò fosse possibile, dovreste impegnarvi al massi-
autem per superabundantiam dicitw; ac si dica!: Si possibile est tei- mo a ignorare voi stessi e a nascondere le vostre stesse mani.
psum ignorare, et ipsas manus latere possibile esset, studiosissi- CRISOSTOMO [Ps.]: Gli Apostoli invece interpretano nel libro dei
mum est libi. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: Apostoli Canoni in questo modo: la destra è il popolo cristiano, che è alla
autem interpretantur in libro Canonum sic: dextera est populus destra di Cristo, la sinistra invece è ogni popolo, che è alla sinistra.
christianus, qui est ad dexteram Christi; sinistra autem est omnis Dice questo dunque affinché quando un cristiano, che è la destra, fa
populus, qui est ad sinistram. Hoc ergo dicit, ne christiano eleemo- l'elemosina, il pagano, che è la sinistra, non lo veda. AGOSTINO: Ma
synam faciente, qui est dextera, infidelis aspiciat, qui est sinistra. secondo ciò sembrerà che non vi è alcuna colpa nel piacere ai fedeli,
AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,4-5, PL 34,1272]: Sed secundum mentre ci è proibito di ricercare la lode da qualsiasi parte. Affinché
hoc videbitur nulla esse culpa velie piacere fidelibus, cum tamen in poi ti imitino coloro a cui le tue opere sono piaciute, bisogna mostrare
quorumlibet hominum laude jìnem boni operis constituere prohibea- ciò non solo ai fedeli, ma anche ai pagani. Se però (come altri dicono)
mur. Ut autem te imitentur quibus /acta tua placuerint, non tantum per la sinistra intendi il nemico, così che il tuo nemico non sappia
fidelibus, sed etiam infidelibus exhibendum est. Si autem (ut alii quando fai l'elemosina, perché il Signore stesso risanò misericordio-
dicunt) sinistram inimicum putaveris, ut nesciat inimicus tuus cum samente gli uomini alla presenza dei Giudei nemici? Infine come ci
eleemosynamfacis, cur ipse Dominus inimicis Iudaeis circumstanti- comporteremo con il nemico per adempiere il precetto (Pr 25, 21):
bus misericorditer sanavit homines? Deinde quomodo cum ipso ini-
mico faciemus, ut il/ud impleamus praeceptum (Prov. 25,21):
476 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 2-4 477

«Si esurierit inimicus tuus, ciba i/luni»? Tertia opinio est ridenda «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare»? È ridicola la terza opi-
eorum qui dicunt, sinistrae nomine uxorem significari; ut quo- nione di quanti dicono che con la sinistra viene indicata la moglie:
niam in re familiari tenaciores pecuniarum solent esse feminae affinché, dato che nelle questioni familiari le donne sono di solito più
lateat eas cum aliquid viri alienis impendunt, propter domestica; attaccate al danaro, rimanga ad esse nascosto il fatto che i mariti diano
lites. Non autem solis viris hoc praeceptum datum est, sed etiam qualcosa agli altri, per evitare liti domestiche. Ma questo precetto non è
feminis; cui ergo sinistrae iubetur /emina occultare opus miseri- stato dato ai soli uomini, bensì anche alle donne: qual è dunque la sini-
c01:diae suae? An etiam vir sinistra erit feminae? Quod si qui- stra a cui la donna deve nascondere la sua opera di misericordia?
spzam putat, cum praeceptum sit talibus, ut se invicem bonis mori- O anche il marito sarà la sinistra della moglie? E quando è comandato
bus lucrifaciant, non sibi debent occultare bona opera sua: nec che devono arricchirsi vicendevolmente con le opere buone, è chiaro
/urta facienda sunt ut promereatur Deus. Quod si occultandum est che non devono nascondere le loro buone azioni; né si deve commette-
aliquid quamdiu alterius infìrmitas id aequo animo non potest re un furto per meritare Dio. Se bisogna nascondere qualcosa quando la
sustinere, quamvis non il/icite fiat, non tamen /emina per sini- debolezza dell'altro non può sopportarlo con animo equo, sebbene ciò
st~am signifìcari facile apparet totius capituli signifìcatione; et non sia fatto illecitamente, tuttavia a causa del senso di tutto questo
etzam quam sinistram vocet. Quod enim in hypocritis culpatum capitolo non si può facilmente intendere per sinistra la donna, e che
est, quod scilicet laudes hominum quaerunt, hoc tu facere vetaris; questa sia chiamata tale. Ciò infatti che viene rimproverato negli ipocri-
quapropter sinistra videtur significare delectationem laudis, dextera ti, ossia il fatto di ricercare le lodi degli uomini, tu non devi farlo: per
autem significa! intentionem implendi praecepta divina. Cum ergo cui sembra che la sinistra significhi il piacere della lode, e che la destra
conscientiae facienti eleemosynam miscet se appetitio laudis huma- significhi l'intenzione di compiere i precetti divini. La tua sinistra si
"!-ae, fit sinistra conscientia dexterae. «Nesciat» ergo «sinistra», unisce dunque alla tua destra quando il desiderio della gloria umana
tdest, non se misceat conscientiae tuae laudis humanae appetitio. entra nella tua coscienza a] momento in cui fai l' elemosina. Non sappia
Dominus autem noster multo magis prohibet solam sinistram in dunque la tua sinistra, cioè il desiderio della lode degli uomini non
nobis operari, quam eam miscere operibus dexterae. Quo autem trovi posto nella tua anima. Ora, il Signore ci proibisce ancora di più
fine hoc dixerit, ostendit cum subdit «Ut sit eleemosyna vestra in
che la sola sinistra in noi operi più che se unita alle opere della destra.
abscondito», idest in ipsa bona conscientia, quae humanis oculis
A quale scopo poi abbia detto ciò, lo mostra quando aggiunge: affinché
demonstrari non potest, nec verbis aperiri, quandoquidem multi
multa mentiuntur. Sujficit autem tibi ad promerendum praemium la tua elemosina sia segreta. Cioè fatta con buona coscienza, che non
ipsa conscientia, si ab eo expectas praemium qui solus conscien- può apparire agli occhi degli uomini, né essere mostrata con le parole,
tiae inspector est. Et hoc est quod subditur «Et Pater tuus, qui poiché talvolta molti mentono. Ora, per meritare il premio ti basta la
videt in abscondito, reddet tibi». Multa latina exemplaria habent stessa coscienza, se aspetti il premio da colui che solo scruta la coscienza.
«Reddet tibi palani». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: E ciò è quanto aggiunge: e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricom-
Impossibile est enim ut opus bonum hominis in abscondito dimit- penserà. Molti manoscritti latini hanno: ti ricompenserà apertamente.
tat Deus; sed in hoc saeculo manifestat, et in ilio glorifìcat, quia CRISOSTOMO [Ps.]: È infatti impossibile che Dio Lasci all' oscuro un'o-
gloria Dei est; sicut et diabolus manifestat malum, in quo malitiae pera buona dell'uomo, ma la manifesta in questo mondo e nell'altro la
eius virtus ostenditur. Proprie autem publicat Deus omne bonum glorifica, poiché è la gloria di Dio; come anche il diavolo manifesta il
in saeculo ilio cuius bona non sunt communia bonis et malis; ideo male, nel quale si mostra il potere della sua malizia. Propriamente però
cuicumque illic bene fecerit Deus, manifestum est quia pro merce- Dio rivela ogni bene in quel mondo i cui beni non sono comuni ai
de iustitiae suae meruit il/ud. Merces autem iustitiae in hoc saecu- buoni e ai cattivi; quindi li a chiunque Dio farà del bene, sarà manifesto
lo manifesta non est; quia hic non solum boni, sed etiam mali sunt che si tratta di una ricompensa della giustizia. invece la ricompensa
divites. A VGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,4, ibid.}: Sed in graecis della giustizia non è manifesta in questo mondo poiché qui non solo i
exemplaribus, quae propria sunt, non invenimus «Palam». buoni, ma anche i cattivi sono ricchi. AGOSTINO: Però nei manoscritti
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Si ergo vis habere inspectores greci, che sono precedenti, non troviamo «apertamente». CRISOSTOMO:
eorum quae facis, ecce habes non solum Angelos aut Archangelos, Se dunque vuoi avere chi guardi le cose che fai, ecco che hai non solo
sed Deum universorum. gli Angeli o gli Arcangeli, ma il Dio di tutte le cose.
478 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 5-6 479

VERSUS 5-6 VERSEITI 5-6

Cum oratis, non eritis sicut hypocritae, qui amant in Quando pregate, non siate come gli ipocriti, che amano
synagogis et in angulis platearum stantes orare, ut videan- pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze,
tur ab hominibus. Amen, dico vobis, receperunt mercedem per essere visti dagli uomini. In verità vi dico, hanno ricevuto
suam. Tu autem, cum oraveris, intra in cubiculum tuum et la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua
c/auso ostio, ora Patrem tuum in abscondito, et Pater tuus stanza e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto, e il
qui videt in abscondito reddet tibi. Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 13, PG 56, 708): Salomon CRISOSTOMO [Ps.]: Salomone dice (Sir 18, 23): «Prima della pre-
dicit (Ecc/i. 18,23): «Ante orationem praepara animam tuam». ghiera prepara la tua anima»; il che fa certamente chi viene alla pre-
Quod quidem facit qui faciens eleemosynam venit ad orationem: ghiera facendo l'elemosina: infatti le opere buone suscitano la fede
bona enim opera excitant fidem cordis et dant confidentiam animae del cuore e danno la confidenza dell'anima nel pregare Dio. Quindi
apud Deum orandi. Ergo eleemosyna praeparatio est orationis, l'elemosina è una preparazione della preghiera, e lo stesso Signore,
et idem Dominus post eleemosynam convenienter de oratione nos dopo l'elemosina, convenientemente ci istruisce sulla preghiera.
instruit. AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,3, PL 34,1274): Non autem AGOSTINO: Però non ci dice in questo momento di pregare, ma ci
hoc monet nunc ut oremus, sed quomodo oremus; sic nec superius ut insegna come pregare; così anche sopra non ci dice di fare I' elemosi-
faciamus eleemosynam, sed quo animo faciamus. CHRYSOSTOMUS, na, ma ci insegna con quale animo farla. CRISOSTOMO [Ps.]: La pre-
Super Matth. [Ps., 13, PG 56, 708): Est autem oratio quasi quoddam ghiera è come un certo tributo spirituale che l'anima offre a Dio dal
spiritale tributum, quod anima offert Deo de visceribus suis. Quanto suo cuore. Quanto più dunque è gloriosa, tanto più cautamente va
ergo gloriosior est, tanto cautius est servanda, ne propter homines custodita, affinché non perda valore se fatta per gli uomini; per que-
facta vilescat; et ideo dicit «Cum oratis, non eritis sicut hypocritae». sto dice: Quando pregate, non siate come gli ipocriti. CRISOSTOMO:
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [19,2, PG 57,276): Hypocritas vocat, qui Chiama ipocriti coloro che, fingendo di pregare Dio, guardano gli uo-
Deum se .fingentes orare, homines circumspiciunt; et ideo subdit mini intorno; per cui aggiunge: che amano pregare nelle sinagoghe.
«Qui amant in synagogis orare». C11RYSOSTOMUS, Super Matth. CRISOSTOMO [Ps.]: Ritengo che qui il Signore non si riferisca al
[Ps., ibid.}: Puto autem quod non ad Locum hoc refert Dominus, sed luogo, ma al proposito di chi prega: infatti è lodevole pregare nelle
ad propositum orantis: in conventu enim fidelium orare laudabile adunanze dei fedeli, come è stato detto (Sai 67, 27): «Nelle assem-
est, sicut dictum est (Ps. 67,27):« in ecc/esiis benedicite Deum». blee benedite Dio». Chi dunque prega per essere visto dagli uomini
Qui ergo sic orat ut ab hominibus videatur, non Deum aspicit, sed non guarda Dio, ma gli uomini: quindi, quanto al suo proposito,
homines; et ideo quantum ad propositum suum in synagoga orat. prega nella sinagoga. Quando invece la mente dell'orante guarda solo
Cuius autem orantis mens solum aspicit Deum, quamvis in synago- Dio, sebbene egli preghi nella sinagoga, tuttavia sembra pregare in sé
ga oret, tamen apud se in secreto videtur orare. nel segreto.
Sequitur «Et in angulis p/atearum», ut videantur absconse Segue: e negli angoli delle piazze, affinché sembri che pregano in
orare; et sic dupliciter /audantur: et quia orant, et quia absco11se segreto; e così sono doppiamente lodati: sia perché pregano, sia perché
orant. GLOSSA [PL 114,99B]: Vel anguli platearum sunt ubi via pregano in segreto. GLOSSA: Oppure gli angoli delle piazze si hanno
per transversum viae ducitur et quadrivium reddit. Cl-!RYSOSTOMUS, quando due vie si incrociano e si fo1ma un quadrivio. CRISOSTOMO [Ps.]:
Super Matth. [Ps., 13, ibid.}: Eo ergo proposito in conventu vetat Vieta dunque di pregare in pubblico per essere visti dalla gente; per
orare, ut a conventu videatur; unde subditur «Ut videantur ab cui aggiunge: per essere visti dagli uomini. Chi prega dunque non
hominibus». Orans ergo nihil novwn faciat quod aspiciant homines, faccia nulla di strano che dia nell'occhio, o gridando, o percuotendosi
ve/ e/amando, ve/ pectus percutiendo, vel manus extendendo.
480 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 5-6 481

AUGUSTTNUS, De serm. Dom. [ibid.}: Non autem videri ab homini- il petto, o stendendo le mani. AGOSTINO: Però non è proibito essere vi-
bus nefas est, sed ideo hoc agere ut ab hominibus videaris. sti dagli uomini, ma fare in modo di essere visti da essi. CRISOSTOMO:
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: A vana enim gloria ubique enti Infatti essere liberati dalla vanagloria è sempre un bene, ma soprat-
bonum est, maxime autem in oratione; si enim in hoc cogitationi- tutto nella preghiera; se infatti in ciò siamo portati qua e là dai pen-
bus circumferimur, si ad orandum ingressi ji1erimus hanc haben- sieri, se siamo entrati nell'orazione avendo questa infermità, come
tes aegritudinem, qualiter intelligemus ea quae nobis dicuntur? capiremo le cose che diciamo? AGOSTINO: Così dunque dobbiamo
AUGUSTINUS, De serm. Dom. [ibid.}: Sic etiam fugienda est homi- fuggire la conoscenza degli uomini, se qualcosa viene fatto per aspet-
num scientia, si hoc animo aliquid fiat ut fructus expectetur placen- tarsi come frutto di piacere agli uomini; per questo si aggiunge:
di hominibus; unde subditur «Amen dico vobis, receperunt merce- Jn verità vi dico: hanno ricevuto la loro ricompensa. CRISOSTOMO [Ps.]:
dem suam». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Unusquisque Ognuno infatti miete là dove semina: per cui coloro che pregano in
enim ubi semina!, ibi metil: unde qui propter homines orant, non vista degli uomini, non in vista di Dio, sono lodati dagli uomini, non
propter Deum, ab hominibus, non a Deo laudantur. CHRYSOSTOMUs, da Dio. CRISOSTOMO: Dice poi: hanno ricevuto poiché Dio von-ebbe
In Matth. [ibid.}: Dicit autem «Receperunt», quia Deus retributio- dare la sua ricompensa, ma quelli pretendono quella che viene dagli
nem quae est ab ipso, tribuere vellet; i/li autem eam quae est ab uomini.
hominibus, usurpant. In che modo poi bisogna pregare, lo aggiunge dicendo: Tu invece,
Quomodo autem orandum sit, subiungit dicens «Tu autem cum quando preghi, entra nella tua stanza e, chiusa la porta, prega il
oraveris, intra in cubiculum tuum, et clauso ostio, ora Patrem Padre tuo nel segreto. GIROLAMO: Queste parole semplicemente inte-
tuum in abscondito». HJERONYMUS [PL 26,42B]: Hoc simpliciter se insegnano a ll 'ascoltatore che bisogna fuggire la vanagloria
intellectum erudit auditorem, ut vanam orandi gloriam fugiat. della preghiera. CRISOSTOMO [Ps.]: In modo che nessuno sia lì se non
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Ut nemo sit ibi nisi il/e chi prega: infatti il testimone appesantisce l'orante, non lo aiuta.
qui orat: testis enim orantem gravat, non adiuvat. CYPRIANUS, De CIPRIANO: Pregare in luoghi nascosti conviene anche di più alla fede,
orat. domin. [4, PL 4,521C}: In abditis etiam locis arare magis affinché sappiamo che il Signore è presente ovunque e con la pienez-
convenit fidei, ut sciamus Dominum ubique esse praesentem et za della sua maestà penetra le cose nascoste. Possiamo anche inten-
maiestatis suae plenitudine occulta penetrare. Possumus etiam dere per porta della casa la bocca del corpo, per non pregare Dio a
intelligere per Ostium domus, os corporis, ut non clamosa voce voce alta, ma con cuore tacito, per tre motivi: primo, poiché le richie-
oremus Deum, sed tacito corde, propter tria: primo, quia Deus ste non vanno fatte a Dio gridando, ma egli va placato con una
non voce clamosa pulsandus est, sed conscientia recta placandus, coscienza retta, poiché egli ascolta il cuore; secondo, poiché le
quia est cordis auditor; secundo, quia secretas orationes tuas non tue preghiere segrete non è necessario che un altro le conosca, ma
oportet alterum scire, nisi te et Deum; tertio, quia clamose orans, solo tu e Dio; terzo, poiché chi prega ad alta voce non permette di
alterum iuxta te non permittis arare. CASSIANUS, Collat. [9,35, PL pregare da vicino. CASSIANO: Bisogna poi pregare con grande silenzio
49,817A}: Cum summa etiam est orandum silentio, ut ipsos quo- affinché l'intenzione della nostra richiesta rimanga nascosta anche
que inimicos nostros, qui orantibus nobis maxime insidiantur, ai nostri nemici, che ci insidiano soprattutto quando preghiamo.
lateat nostrae petitionis intentio. AuGUSTINUS, De serm. Dom. AGOSTINO: Oppure per le nostre stanze vanno intesi i nostri cuori,
[ibid.}: Ve/ per cubicula nostra sunt intelligenda corda nostra, de di cui si dice (Sai 4, 5): «Quanto dite nei vostri cuori, piangetelo
quibus dicitur (Ps. 4,5): «Quae dicitis in cordibus vestris, in cubi- nelle vostre camere». La porta è il senso corporeo; fuori ci sono
libus vestris compungimini». Ostium est carnalis sensus; foris tutte le cose terrene, che mediante i sensi penetrano nei nostri
sunt omnia temporalia, quae per sensum cogitationes nostras pensieri, e disturbano gli oranti con il tumulto di vane fantasie.
penetrant, et turba vanorum phantasmatum orantibus obstrepunt.
482 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 5-6 483

C~PRJAN_US, Co/lat. [9,31, PL 49,539C}: Quae autem segnitia est CIPRlANO: Quale insensibilità è distogliersi ed essere presi da pensieri
alienarz et capi ineptis cogitationibus et profanis, cum Dominum sciocchi e profani mentre preghi il Signore, quasi che ci sia altro a
deprecaris, quasi sit aliud quod magis debeas cogitare quam quod cui debba pensare più che al fatto che parli con Dio? Come chiedi a
cum Deo loquaris ? Quomodo te audiri a Deo postulas, cum tei- Dio di essere ascoltato mentre non ascolti te stesso? Questo è non
psum non audias? Hoc est ab hoste non cavere, hoc est Deum guardarsi dal nemico, è offendere Dio con la negligenza della pre-
n~g_ligentia orationis offendere. A UGUST!NUS, De serm. Dom. ghiera. AGOSTINO: Bisogna dunque chiudere la porta, cioè resistere al
[lbid.}: Claudendum est etgo ostium, idest carnali sensui resisten- senso corporeo, affinché sia diretta al Padre una preghiera spirituale,
dum,. ut or.atio spiritualis dirigatur ad Patrem, quae fit in intimis quella che è fatta nell'intimo del cuore, dove si prega il Padre nel
cordts, ubr oratur Pater in abscondito; unde sequitur «Et Pater segreto; per cui segue: e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricom-
tuus, qui videt in abscondito, reddet tibi». REMIGJUS [RABANUS, penserà. REMIGIO [RABANO]: E il senso è: ti basti che conosca la tua
PL 107,816C}: Et est sensus: Sufficiat tibi ut il/e solus noverit preghiera solo colui che conosce i segreti di tutti i cuori, poiché chi ti
tua"! orationem 9ui omnium corda novit occulta, quia ipse qui osserva sarà colui che esaudisce. CRISOSTOMO: Non ha detto: darà
est znspector,. ~nt exa~ditor.. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.j: gratuitamente, ma: ti ricompenserà; infatti ha costituito se stesso tuo
Non autem dlXlt: Gratis dabtt, sed «Reddet libi»; etenim debito- debitore.
rem seipsum tibi constituit.
484 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 7-8 485

VERSUS 7-8 VERSETTI 7-8

Orantes autem nolite multum loqui sicut ethnici; putant Pregando poi non usate molte parole come i pagani: pensa-
enim quod in multiloquio suo exaudiantur. Nolite ergo adsi- no infatti di essere esauditi nella loro loquacità. Non imitateli:
milari eis; scit enim Pater vester quid opus sit vobis, ante- infatti il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno prima che
quam petatis eum. glielo chiediate.

AuGUSTINUS, De serm. Dom. [2,3, PL 34,1274]: Sicut hypocrita- AGOSTINO: Come è proprio degli ipocriti mettersi in mostra nella
rum est praebere se spectandos in oratione, quorum fructus est pia- preghiera, e il loro frntto è di piacere agli uomini, così è proprio dei pa-
cere hominibus, ita est ethnicorum, idest gentilium, in multiloquio gani, cioè dei Gentili, ritenere di essere esauditi per le molte parole;
se putare exaudiri; et ideo subditur «Orantes autem nolite multum quindi si aggiunge: Pregando poi non usate molte parole. CASSIANO:
loqui». CASSIANUS, Collat. [9,36, PL 49,817B]: Frequenter enim, Infatti bisogna pregare frequentemente, ma brevemente, affinché pro-
sed breviter est orandum, ne immorantibus nobis, in/erre aliquid lungando la preghiera il nemico che sta in agguato non insinui qual-
nostro cardi insidiator possit inimicus. AuGUSTINUS, Ad Probam cosa nel nostro cuore. AoosrrNo: Tuttavia non è vero, come alcuni
[ep. 130,10, PL 33,501]: Non tamen, ut quidam putant, hoc est pensano, che si ha il pregare con molte parole se si prega a lungo.
arare in multiloquio, si diutius oretur. Aliud est sermo multus, Altro è un lungo discorso, altro un affetto prolungato. Infatti anche
aliud diuturnus affectus. Nam et de ipso Domino scriptum est, del Signore è stato scritto che passava le notti in orazione e pregava
quod pernoctaverit in arando et prolixius oraverit, ut nobis prae- lungamente, per darci l'esempio. Si dice che i monaci in Egitto face-
beret exemplum. Dicuntur fratres in Aegypto crebras quidem vano frequenti orazioni, ma brevissime, e come delle giaculatorie,
per paura che questo fervore di intenzione, che è così necessario alla
habere orationes, sed eas tamen brevissimas, et raptim quodam-
preghiera, non venisse indebolito se troppo prolungato; con ciò
modo iaculatas, ne i/la violenter erepta, quae oranti plurimum est
mostrano a noi che non bisogna far forza a questo movimento dell'a-
necessaria, per productiores moras hebetetur intentio; ac per hoc nima per farlo durare a lungo, e che non bisogna interromperlo bru-
ipsi satis ostendunt hanc intentionem sicut non est obtundenda si scamente se esso vuole continuare. Sia lontana dalla preghiera la
perdurare non potest, ita si perduraverit, non cito esse rumpen- molteplicità delle parole, ma non venga meno la molta orazione, se
dam. Absit autem ab oratione multa locutio; sed non desit multa l'intenzione persevera fervente: infatti parlare moho nella preghiera è
precatio, si fervens perseverat intentio: nam multum loqui est in trattare una cosa necessaria con parole superflue. 'Pregare molto è
arando rem necessariam superjluis agere verbis. Multum autem sollecitare con la prolungata incitazione del cuore colui che interpel-
precari, est eum quem precamur diuturna cordis excitatione pul- liamo: infatti il più delle volte ciò avviene più coi gemiti che con i
sare: nam plerumque hoc negotium plus gemitibus quam sermoni- discorsi, più col pianto che con l'espressione verbale. CRISOSTOMO:
bus agitur, plus fletu quam affatu. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ 19, 4, Dissuade dunque con ciò dai vani discorsi nella preghiera: per esem-
PG 57,278]: Dissuade! igitur per hoc inanem locutionem in aran- pio quando non chiediamo a Dio cose convenienti, ma il potere e la
do; puta cum non petimus decentia a Dea, sed potentatus et glo- gloria, la vittoria sui nemici e l'abbondanza del danaro. Comanda
rias, inimicos superare, et pecuniarum abundantiam. Iubet ergo dunque qui di non fare lunghe preghiere. Dico lunghe non per il
hic non longas orationes facere. Longas autem dico non tempore, tempo, ma per la molteplicità delle cose che vengono dette. Tuttavia
sed multitudine eorum quae dicuntur. Perseverare tamen oportet è necessario che coloro che chiedono siano perseveranti: infatti, dice
eos qui petunt. «Orationi» enim (ait Apostolus, Rom. 12, 12) l'Apostolo (Rm 12, 12), dobbiamo essere perseveranti nella preghiera;
486 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 7-8 487

«instanteS»; non tamen iubet decem mi/lium versuum orationem comunque non dice di fare una preghiera di migliaia di parole, ma di
componere, et corde tenus enuntiare; quod occulte insinuat, cum prolungarla secondo l'istanza del cuore, cosa che insinua di nascosto
di.xit «Nolite multum /oqui». GLOSSA {ord.): Damnat autem mu/ti/o- quando dice: non usate molte parole. GLOSSA: Condanna la loquacità
quium orationis veniens de infidelitate; unde sequitur «Sicut Ethnici che proviene dall ' incredulità; per cui segue: come fanno i pagani.
faciunt». Gentilibus enim erat necessaria verborum multiplicitas, Infatti per i Gentili era necessaria la molteplicità delle parole a moti-
propter daemones, qui nesciebant quid i/li peterent, nisi i/forum ver- vo dei demoni, i quali non sapevano che cosa essi chiedevano se non
bis instructi; unde sequitur «Putant enim quod in multiloquio suo venivano istruiti dalle loro parole; per cui segue: pensano infatti di
exaudiantur». AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,3, PL 34,1274]: essere esauditi nella loro loquacità . AGOSTINO: E in realtà ogni
Et revera omne multiloquium a gentilibus venit, qui exercendae lin- loquacità viene dai Gentili, i quali si occupano più di esercitare la lin-
guae potius quam mundando animo dant operam, et hoc studii genus, gua che di purificare l'animo, e cercano di trasferire questo modo di
etiam ad Deum prece jlectendum transferre conantur. GREGORIUS, fare anche nella preghiera a Dio. GREGORIO: Ma pregare veramente
Mor. {33,22, PL 76,701B]: Sed veraciter arare est amaros in com- non è far risuonare delle parole disposte con arte, bensì emettere
punctione gemitus, et non composita verba resonare; et ideo subditur gemiti amari nell'afflizione; per questo si aggiunge: Non imitateli.
«Nolite ergo assimilari eis». AUGUSTINUS, De serm. Dom. {2,3, ibid.): AGOSTINO: Se infatti molte parole sono proferite per istruire chi
Si enim verba multa ad id proferuntur ut instruatur ignarus, quid eis è ignaro, che bisogno c'è di esse per il creatore di tutte le cose? Per
opus est ad rerum omnium conditorem? Unde sequitur «Scit enim cui segue: infatti il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno prima
Pater vester quid opus sit vobis, antequam petatis eum». HJERONYMUS che glielo chiediate. GIROLAMO: Sorge qui l'eresia di certi filosofi
{PL 26,42Cj: Consurgit autem in hoc loco quaedam haeresis philo- che danno questo perverso insegnamento: se Dio sa ciò che chiedia-
sophorum quorumdam, dogma perversum dicentium: Si novit Deus mo, e anche prima sa ciò di cui abbiamo bisogno, parliamo inutil-
quid oremus, et antequam petamus scit quo indigemus, frustra scienti mente a chi sa già tutto. A questi bisogna rispondere che non siamo
loquimur. Quibus respondendum est, non narratores esse, sed roga- narratori, ma mendicanti . Altro è infatti narrare a chi sa, altro chiede-
tores. Aliud est enim narrare ignoranti, aliud scientem petere. CHRY- re a chi sa. CRISOSTOMO: Dunque non preghi per insegnare, ma per
SOSTOMVS, In Matth. {ibid.): Non ergo oras ut doceas, sed flectas; ut piegare; per divenire familiare con la continuità della domanda; per
familiaris efficiaris continuitate interpellationis; ut humilieris; ut umiliarti; per ricordarti dei tuoi peccati. AGOSTINO: Non è con le
rememoreris peccatorum tuorum. AUGUSTINUS, De serm. Dom. {2,3, parole che noi dobbiamo sforzarci di ottenere da Dio ciò che deside-
ibid.]: Nec etiam verbis nos agere debemus apud Deum, ut impetre- riamo, ma con la rettitudine della nostra anima, la purezza dell ' inten-
mus quod volumus, sed rebus quas animo gerimus, et intentione zione, l' onestà del cuore, la semplicità dell 'affetto. AGOSTINO:
cogitationis, cum dilectione pura et supplici affectu. AUGVSTJNUS, Ad Tuttavia in certi momenti preghiamo Dio anche con le parole affin-
Probam {ep. 130,9, PL 33,501): Sed ideo per certa intervalla tempo- ché questo segno esteriore ci esorti, in modo che possiamo renderci
rum etiam verbis rogamus Deum, ut illis rerum signis nos ipsos conto noi stessi dei nostri progressi nel santo desiderio, ed eccitarci
admoneamus, quantumque in hoc desiderio profecerimus nobisipsis più vivamente ad aumentarlo in noi; se noi ogni tanto non ravvivassi-
innotescamus, et ad hoc augendurn nosipsos acrius excitemus, ne mo questa fiamma, essa si intiepidirebbe a contatto con tante preoc-
variis curis quod tepescere coeperat, omnino frigescat, et penitus cupazioni diverse, e finirebbe per raffreddarsi e spegnersi del tutto.
extinguatur nisi crebrius inflammetur. Nobis ergo necessaria sunt Le parole non hanno dunque l'utilità di istruire o di piegare Dio, ma di
verba quibus commoveamur et inspiciamus quid petemus, non qui- darci dei salutari ammonimenti e di farci vedere ciò che domandiamo.
bus Dominum seu docendum seu .flectendum esse credamus.
488 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 7-8 489

A UGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,3, PL 34,1275}:Sed rursus quaeri A GOSTINO: ~a ~i si può chiedere ancora perché sia necessario prega-
potest, sive rebus sive verbis orandum sit, quid opus sit ipsa ora- re con le aziom o le parole se Dio sa già di che cosa abbiamo biso-
tion~, s~ D_eus i~m novit quid nobis necessarium sit, nisi quia ipsa gno, a meno che l' intenzione stessa della preghiera non sia per l'ani-
o~atwnzs l~t~ntw co~· nostrum serenat et purgat, capaciusque effi- ma una sorgente di purezza e di pace, e con la preghiera l'anima
Clt ad excipienda divina munera, quae spiritualiter nobis infun- divenga più capace di ricevere i doni divini che sono spiritualmente
duntur. Non enim ambitione precum nos exaudit Deus, qui semper infusi in noi. Dio, che è sempre pronto a dare la sua luce, non ha pro-
paratus est dare suam lucem; sed nos non semper parati sumus messo di esaudire la preghiera per il desiderio che ha di essere pregato,
accipere, cum inclinamur in alia. Fit ergo in oratione conversio ma perché noi siamo incapaci di ricevere i suoi doni quando ci rivol-
corporis ad Deum et purgatio interioris oculi, cum ea quae cu- giamo da un'altra parte. La preghiera dunque opera la conversione
piebantur, tempora/iter excluduntur, ut acies cordis simplicis /erre del nostro cuore dalla parte di Dio e, respingendo il desiderio dei beni
possit simplicem lucem, et in ea manere cum gaudio, quo beata temporali, purifica il nostro occhio interiore', e così la punta del
vita perficitur. nostro cuore .re~a alla sua purezza diviene capace di sopportare la
pura luce, e d1 dimorare con essa nella gioia che è la perfezione della
vita beata.
490 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 9a 491

VERSUS 9A VERSETTO 9a

Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli,
Sic ergo vos orabitis: Pater noster qui es in caelis,

GLOSSA: Fra gli ammonimenti salutari e divini con cui è venuto


GLOSSA [PL i I 4, 1OOB]: Inter salutaria monita et divina quibus
incontro ai credenti, ha proposto la forma della preghiera, e ha com-
consuluit credentibus, formam orandi proposuit, et orationes posto delle domande, fatte di brevi parole, affinché, data la brevità
composuit brevibus verbis, ut sit jìducia cito annuendi, quod bre- della richiesta, ci sia la fiducia di essere prontamente esauditi; per cui
viter vult rogari; unde dicit «Pater noster qui es in caelis». dice: Padre nostro che sei nei cieli. CIPRIANO: Chi ci ha fatto vivere,
CYPRIANUS, De orat. domin. [3, PL 4,521A}: Qui fecit vivere, ci ha insegnato anche a pregare, affinché, mentre parliamo col Padre
docuit et arare: ut dum oratione quam Filius docuit, apud Patrem con la pre,ghiera che ci ha insegnato il Figlio, siamo più facilmente
loquimur, facilius audiamur. Amica et familiaris oratio est ascoltati. E una preghiera amichevole e familiare quella di rivolgersi
Dominum de suo rogare. Agnoscat Pater Filii sui verba, cum pre- al Signore con le sue parole. Riconosca, il Padre, le parole del suo
cem facimus; et cum ipsum habeamus advocatum apud Patrem Figlio quando preghiamo; e avendo lui come avvocato presso il
pro peccatis nostris, quando peccatores pro delictis nostris peti- Padre per i nostri peccati, quando da peccatori preghiamo per le
mus, advocati nostri verba promamus. GLOSSA [ord.}: Non tamen nostre colpe, pronunz iamo le parole del nostro avvocato. GLOSSA
his solis verbis oratw; sed et aliis sub eodem sensu conceptis, qui- Tuttavia non si prega con queste sole parole, ma anche con altre con-
bus cor nostrum accenditw: AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,8, cepite nello stesso senso, con le quali il nostro cuore si accende.
PL 34, 1275}: Cum autem in omni deprecatione benevolentia co11- AGOSTINO: Come in ogni preghiera bisogna innanzitutto conciliarsi la
cilianda sit eius quem deprecamur, deinde dicendum quid depre- benevolenza di colui che si prega, e solo allora possiamo esprimere la
cemur. Per laudem illius ad quem oratio dirigitur, so/et benevo- nostra domanda, è lodando colui che si prega che si concilia questa
lentia conciliari; et hoc in orationis principio poni solet: in quo benevolenza; e questa lode si colloca abitualmente all'inizio. Ora, il
Dominus noster nihil aliud nos dicere iussit, nisi «Pater noster Signore ci ordina di mettere ali ' inizio della nostra preghiera solo que-
qui es in caelis» . Multa quidem dieta sunt in laudem Dei; ste parole: Padre nostro che sei nei cieli. Il popolo di Israele, che
nusquam tamen invenitur praeceptum populo lsraet, ut dicerent aveva ricevuto molti comandamenti concernenti le lodi da dare a
«Pater nosten>; sed est eis insinuatus ut Domin.us tamquam Dio, non aveva mai ricevuto quello di chiamarlo: Padre nostro, poi-
servis. Sed de populo Christiano Apostolus dicit (Rom. 8, 15) quod ché il Signore era stato loro presentato come un Signore di fronte ai
«spiritum adoptionis accepit, in quo clamamus Abba pater». quod suoi servi. Ma quanto al popolo cristiano, l'Apostolo ci ha insegnato
non est meritorum nostrorum, sed gratiae, quam in oratione poni- (Rm 8, 15) che «ha ricevuto uno spirito di adozione, nel quale gridia-
mus, cum dicimus «Pater». Quo nomine et caritas excitatur: quid mo: Abbà, Padre», il che non è l'effetto dei nostri meriti, ma della
enim carius debet esse fìliis quam pater? et supplex affectus, c11111 grazia che ci ha fatto pregare quando diciamo: Padre. Questo nome
homines dicunt Deo «Pater noster»; et quaedam impetrandi prae- suscita la carità nelle nostre anime, poiché che cosa c'è di più caro a
sumptio: quid enim non det filiis petentibus, cum hoc ipsum ante un figlio che suo padre? E un affetto supplice, quando gli uomini
dederit ut filii essent? Postremo quanta cura animum tangit, ut dicono a Dio Padre nostro; e una certa previsione di essere esauditi:
qui dicit «Pater noster», tanto patre non sit indignus? Admo11e11- che cosa non darebbe infatti ai figli che chiedono colui che prima ha
tur etiam hinc divites, ve/ genere nobiles, cum facti fuerint Chri- concesso di essere figli? Infine, come colui che dice Padre nostro
stiani, non superbire adversus pauperes vel ignobiles, quoniam non dovrà essere pieno di sollecitudine per non essere indegno di un
simul dicunt Deo «Pater noster»; quod non possunt pie ac vere così grande padre? Sono poi qui ammoniti i ricchi, o i nobili, quando
sono divenuti cristiani, di non insuperbirsi nei confronti di coloro che
sono poveri o di umile origine, poiché insieme dicono: Padre nostro;
492 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 9a 493

dicere, nisi se fratres esse cognoscant. CHRYSOSTOMUS, In Matth. il che non possono dire piamente e con verità se non si riconoscono
[19,4, PG 57,278}: Quod enim nocumentum est ex inferiori cogna- fratelli. CRISOSTOMO: In che cosa ci può nuocere infatti la nostra
tione, cum secundum superiorem omnes simus copulati? Qui etiam parentela inferiore se siamo tutti uniti secondo quella superiore? Con
patrem dixit, et peccatorum remissionem et adoptionem et heredi- il solo nome di Padre noi affermiamo il perdono dei nostri peccati, e
tatem et fraternitatem, quae est ad Unigenitum, et spiritus largitio- ]'adozione, e l'eredità, e il nostro legame fraterno con il Figlio unico,
nem per unam hanc confessus est nuncupationem. Non enim possi- e il dono dello Spirito. Poiché non c'è nessuno che possa indirizzare
bile est vocare Deum patrem, nisi eum qui est omnibus istis bonis questo nome a Dio se non gode di tutti questi beni. Queste due cose
potitus. Dupliciter orantium igitur erigit sensum: et dignitate eius dunque elevano in noi il senso della preghiera: il pensiero della
qui invocatur, et magnitudine beneficiorum, quibus orans potitus dignità di colui che noi invochiamo e quello della grandezza dei doni
est. CYPRIANUS, De orat. domin. [8, PL 4,524A}: Non autem dici- che questa preghiera presuppone in noi. CTPRIANO: Non diciamo poi
mus Pater meus, sed «Pater nosten>, quia pacis et unitatis magi- «Padre mio», ma Padre nostro, poiché il maestro della pace e dell' u-
ster noluit sigillatim et privatim precem fieri, ut qui eum precatur, nità non ha voluto che la preghiera fosse fatta separatamente e priva-
pro se tantum precetur. Publica enim est nobis et communis oratio; tamente, così che colui che lo prega preghi soltanto per se stesso.
et quando oramus, non pro uno tantum, sed pro populo toto ora- Infatti per noi la preghiera è pubblica e comune, e quando preghiamo
mus, quia totus populus unum sumus. Sic enim unum arare pro non preghiamo per uno soltanto, ma per tutto il popolo, poiché noi tutti
omnibus voluit, quomodo in uno omnes ipse portavit. siamo una cosa sola. Ha infatti voluto che uno pregasse per tutti, nello
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 14, PG 56,711]: Pro se enim stesso modo in cui egli ha condotto tutti in uno solo. CRISOSTOMO
arare necessitas cogit, pro altero autem caritas fraternitatis horta- [Ps.]: Infatti a pregare per se stessi spinge la necessità, mentre apre-
tur. Dulcior autem est ante Deum oratio non quam necessitas tran- gare per un altro invita la carità della fraternità. Ora, è più dolce
smittit, sed quam caritas fraternitatis commenda!. GLOSSA [ord.): davanti a Dio la preghiera che non è fatta per necessità, ma che la
Dicitur etiam «Pater noster», quod commune est omnibus: non carità della fraternità raccomanda. GLOSSA: Si dice poi Padre nostro
Pater meus quod soli Christo convenit, qui est Filius per naturam. poiché è comune a tutti, e non Padre mio, il.che compete solo a
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps. , 14, ibid.}: Addit autem Cristo, che è Figlio per natura.
«Qui es in caelis», ut sciamus nos habere patrem caelestem, et CRISOSTOMO [Ps.]: Aggiunge poi: che sei nei cieli affinché sappia-
erubescant se terrenis rebus substernere qui patrem habent in mo di avere un padre celeste, e si vergognino di sottomettersi alle
caelis. CASSIANUS, Collat. {9, 18, PL 49, 789A}: Et ut ad illam realtà terrene coloro che hanno un padre in cielo. CASSIANO: E affin-
regionem in qua patrem nostrum comma rari fatemur, summa desi- ché ci affrettiamo con grandissimo desiderio verso quella regione
derio properemus. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: «In caelis» nella quale diciamo che dimora nostro padre. CRISOSTOMO: Quando
ergo cum dici!, non illic Deum concludens, hoc ait, sed a terra dice dunque nei cieli non vi racchiude Dio, ma vi conduce dalla tena
abducens orantem et excelsis regionibus affigens. A UGUSTINUS, l'orante fissandolo nelle regioni eccelse. AGOSTINO: Oppure si dice
De serm. Dom. [2,5, PL 34,1276]: Ve/ dicitur esse «in caelis», che è nei cieli, cioè nei santi e nei giusti: infatti Dio non è contenuto
idest in sanctis et ius tis; non enim spatio locorum continetur in uno spazio locale. Ora, i cieli sono i corpi che stanno più in alto, e
Deus. Sunt quidem caeli excellentia mundi corpora; et si in eis se noi crediamo che in essi ci sia il luogo di Dio, sono più avvantag-
focus Dei esse credatur, melioris meriti sunt aves, quarum vita est giati gli uccelli, la cui vita è più vicina a Dio. Non è poi scritto
Deo vicinior. Non autem est scriptum (Ps. 33,19): «Prope est (Sai 33, 19) che «il Signore è vicino» agli uomini più alti, o a quelli
Dominus» excelsis hominibus, aut eis qui in montibus habitant; che abitano sui monti, ma «ai contriti di cuore». Ma come è chiamato
sed «contritis corde». Sed sicut terra appellatur peccator, cui dic-
494 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 9a 495

tum est (Gen. 3,19): «Terra es, et in terram ibis», sic caelum iustus terra il peccatore, a cui è detto (Gen 3, 19): «Tu sei terra e in terra
e contrario dici potest. Recte ergo dicitur «Qui es in caelis»: tan- ritornerai», così il giusto, al contrario, può essere d~tto cielo.
tum enim spiritualiter interesse videtur inter iustos et p eccatores, Giustam~n~~ du!19ue si dice: che s~i nei cieli: infatti fra i giusti e i
quantum corporaliter inter caelum et terram. Cuius rei signifì.can- peccat~n c e spmtualmente tanta distanza quanta ve ne è fisicamente
dae gratia orantes ad orientem convertimur, unde caelum surgit; fra il cielo _e la terra. E per indicare ciò, quando preghiamo ci rivol-
non tamquam Deus ibi sit, ceteras mundi deserens partes, sed ut giamo a onente, d~ cui sorge il cielo; non perché Dio sia lì, trascu-
admoneatur animus ad naturam excellentiorem se convertere, id rando le altre parti del mondo, ma affinché l'animo sia esortato a
est ad Deum, cum corpus eius, quod terrenum est, ad corpus exce/- rivolgersi a~l~ natura più elevata, cioè a Dio, quando il suo corpo, che
lentius, idest ad corpus caeleste, convertatur. Convenit etiam ut è t~rreno, s~ nv~lge al co~·po più alto, cioè al corpo celeste. Conviene
omnium sensibus et parvulorum et magnorum bene sen.tiatur de poi.che tu_tt1 abbiano un giusto sentire di Dio, sia i piccoli che i grandi,
Deo; et ideo qui nondum possunt incorporeum cogitare, tolerabi- ed e megho, per coloro che non possono pensare a un essere incorporeo
collocare Dio in cielo piuttosto che sulla terra. '
lior est illorum opinio, si Deum in cae/o potius esse credant quam
in terra.
496 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 9b 497

VERSUS 9B VERSETTO 9b

sanctificetur nomen tuum, sia santificato il tuo nome,

AUGUSTlNUS, De serm. Dom. [2,5,19, PL 34,1277]: Dictum est AGOSTINO: È stato detto chi è colui c he viene pregato e dove
quis sit qui p etitur et ubi habitet; iam videamus quae sint petenda. abita. Ora, la prima fra tutte le cose che vengono chieste è: Sia santi-
Primum autem omnium quae p etuntur hoc est: «Sanctificetur ficato il tuo nome; ciò non viene chiesto come se il nome di Dio non
nomen tuum»: quod non sic petitur quasi non sit sanctum Dei sia santo, ma affinché sia ritenuto santo dagli uomini, cioè Dio sia
nomen, sed ut sanctum habeatur ab hominibus; idest, ita innotescat riconosciuto com e colui di cui no n c'è nulla di più santo.
Deus ut non aestimetur aliquid sanctius. CHRYSOSTOMUS, In Matth. CRISOSTOMO: Oppure dice di chiedere che Dio sia glorificato median-
[19,4, PG 57,279]: Ve/ rogare iubet orantem, Deum per nostram te la nostra vita, come se dicesse: facci vivere in modo che attraverso
glorifìcari vitam; ac si dicat: l ta fac nos vivere ut per nos univer- di noi tutte le cose ,ti glorifichino. Sia santificato infatti è lo stesso
sa te glorifìcent. «Sanctifìcetur» enim idem est quod glorificetur. che sia glorificato. E una preghiera degna di Dio non chiedere nulla
Digna est autem Deum deprecantis oratio, nihil petere ante Patris prima della gloria del Padre, ma posporre tutto alla sua lode.
CRISOSTOMO oppure diversamente [CIPRJANO]: Non auguriamo a Dio
gloriam, sed omnia eius laudi postponere. CHRYSOSTOMUS, Super
Matth. ve/ a/iter [CYPRIANUS, De orat. dom. 12, PL 4,526C]: Non di essere santificato dalle nostre preghiere, ma che il suo nome sia san-
optamus Deo ut sanctificetur orationibus nostris, sed ·ut nomen tificato in noi. Poiché infatti egli ha detto (Lv 30, 44): «Siate santi, poi-
eius sanctificetur in nobis. Quia enim ipse dixit (Lev. 30,44): ché io sono santo», noi chiediamo e sollecitiamo che, essendo stati
«Sancti estate, quia ego sanctus sum», id petimus et rogamus, ut santificati dal battesimo, perseveriamo in ciò che abbiamo comincia-
qui in baptismo sanctifìcati sumus, in eo quod esse coeperimus to a essere. AGOSTINO: Ora, perché questa perseveranza viene chiesta
perseveremus. A UGUSTINUS, De dono persev. [2, PL 45,996]: a Dio se, come dicono i Pelagiani, non è data da Dio? Non è una
Cur autem perseverantia ista poscitur a Deo, si, ut Pelagiani richiesta risibile chiedere una cosa che è in nostro potere a colui che
si sa che non ha il compito di darla? CIPRIANO: E chiediamo tutti i
dicunt, non datura Deo? An et ista irrisoria petitio est, cum id ab
giorni di essere santificati: abbiamo infatti bisogno di una continua
eo p etitur quod scitur non ipsum dare, sed ipso non dante esse in
santificazione, affinché noi , che manchiamo tutti i giorni, purifichia-
hominis potestate praestare? CYPJUANUS, De orat. domin. [ibid.]:
mo i nostri peccati con una santificazione costante.
Et hoc etiam ut sanctifìcemur, quotidie deprecamur: opus enim est
nobis continua sanctifìcatione, ut qui quotidie delinquimus, delic-
ta nostra sanctifìcatione assidua purgemus.
498 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto lOa 499

VERSUS IOA VERSETTO 10a

adveniat regnum tuum, venga il tuo regno,

GLOSSA [PL 114, lOlA}: Congrue sequitur ut post adoptionem GLOSSA: Giustamente segue che dopo l'adozione a figli chiedia-
filiorum, regnum petamus, quod filiis debetur; unde sequitur mo il regno che è dovuto ai figli; per cui segue: Venga il tuo regno.
«Adveniat regnum tuum». AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,6 AGOSTINO: Ciò non è detto nel senso che adesso non regni anche in
PL 34,1278): Quod non ita dictum est, quasi nunc non regnet terra, e non abbia sempre regnato in essa. Venga dunque va inteso nel
etiam in terra, semperque in ea regnaverit. «Adveniat» ergo acci- senso che sia manifestato agli uomini. A nessuno infatti sarà lecito
piendum est ut manifestetur hominibus. Nulli autem licebit ignora- ignorare il regno di Dio quando il suo Unigenito non solo intelligibil-
re regnum Dei, cum eius Unigenitus non solum intelligibiliter, sed mente, ma anche visibilmente verrà a giudicare i vivi e i morti. Ora,
etiam visibiliter venerit iudicare vivos et mortuos. Tunc autem esse il Signore insegna che il giorno del giudizio si avrà quando il Vange-
futurum iudicii diem Dominus docet, cum Evangelium praedica- lo sarà stato predicato presso tutti i popoli, cosa che appartiene alla
tum faerit in omnibus gentibus; quae res pertinet ad sanctificatio- santificazione del nome di Dio. GIROLAMO: Oppure in generale chie-
nem nominis Dei. HIERONYMUS [PL 26,43A]: Ve! genera/iter pro de per il regno cli tutto il mondo, affinché il diavolo cessi cli regnarvi;
totius mundi petit regno, ut diabolus in mundo regnare desistat; ve/ oppure affinché in ciascuno regni Dio, e non regni il peccato nel
ut in unoquoque regnet Deus, et non regnet peccatum in mortali corpo mortale degli uomini. CRISOSTOMO [CIPRJANO]: Oppure chie-
hominum corpore. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [CYPRIANUS, diamo che venga il regno a noi promesso da Dio e acquistato col san-
De orat. dom. 13, PL 4,527C]: Vel nostrum regnum petimus adve- gue di Cristo: affinché, avendo prima servito nel mondo, regniamo
nire a Deo nobis repromissum et Christi sanguine acquisitum; ut poi sotto il dominio di Cristo. AGOSTI NO: Infatti il regno di Dio verrà,
qui in saeculo ante servivimus, postmodum Christo dominante sia che vogliamo sia che non vogliamo. Ma noi ravviviamo 'il nostro
regnemus. A UGUSTJNUS, Ad Probam [ep. 130,11, PL 33,502): desiderio verso quel regno affinché venga a noi, e in esso possiamo
Regnum namque Dei veniet, sive velimus sive nolimus. Sed deside- regnare. CASSIANO: Oppure perché il santo conosce per la testimo-
rium nostrum ad il/ud regnum excitamus, ut nobis veniat, atque in eo nianza della sua coscienza che, quando apparirà il regno di Dio, egli
regnemus. CASSIANUS, Collat. [9,19, PL 49,792A}: Ve/ quia novit ne sarà partecipe. GIROLAMO: Bisogna però considerare che è di gran-
sanctus testimonio conscientiae suae, cum apparuerit regnum Dei, de audacia e di una coscienza pura chiedere il regno di Dio e non
eius se faturum esse consortem. HIERONYMUS [ibid.]: Attendendum temere il giudizio. C1PRIANO: Anche Cristo stesso può essere il regno
autem quod grandis audaciae sit et purae conscientiae postulare di Dio, che ogni giorno desideriamo che venga, e il cui avvento
regnum Dei, et iudicium non timere. CYPRJANUS, De orat. domin. auspichiamo che si realizzi presto; infatti, essendo egli la riswTezione
[13, PL 4,527C}: Potest etiam et ipse Christus esse regnum Dei, poiché in lui risorgiamo, si può intendere che sia il regno di Dio poi-
quem venire quotidie cupimus, cuius adventus ut cito nobis reprae- ché in lui regneremo. Opportunamente poi chiediamo il regno di Dio,
sentetur optamus; nam cum resurrectio ipse sit, quia in ipso resur- cioè quello celeste, poiché c ' è anche un regno terrestre. Ma chi ha già
gimus, sic et regnum Dei p otest intelligi, quia in ilio regnaturi rinunciato al mondo è più grande dei suoi onori e del suo regno; e
sumus. Bene autem regnum Dei p etimus, idest caeleste, quia est et così chi si dedica a Dio e a Cristo non desidera i regni terreni, ma
terrestre regnum. Sed qui renuntiavit iam saeculo, maior est etiam quelli celesti. AGOSTINO: Quando poi si chiede che venga il regno,
honoribus eius et regno; et ideo qui se Deo et Christo dedicat, non che cosa chiedono quelli che sono già santi se non di perseverare in
terrena, sed caelestia regna desiderat. AuGUSTlNUS, De dono p ersev. quella grazia che è già stata loro data? Infatti il regno di Dio non
[2, PL 45,997]: Cum autem petitur «Adveniat regnum», quid orant viene in altro modo se non essendo donato a quelli che perseverano
qui iam sancti sunt, nisi ut in ea sanctitate quae iam illis data est sino alla fine.
perseverent? Neque enim a/iter veniet Dei regnum, quod his qui
perseverant usque in finem, certum est esse venturum.
500 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto lOb 501

VERSUS 10B VERSETTO 1Ob

fiat voluntas tua sicut in caelo et in terra. sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra .

. 1UGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,6, PL 34,i278]: In ilio beatitu- AGOSTINO: In quel regno della beatitudine la vita beata si compirà
dmzs regn~ vita ?eata perjicietur in sanctis, sicut nunc in cae/esti- nei santi come adesso negli Angeli del cielo. Quindi, dopo quella
bus Angells. Et zdeo ~ost ill~m petitionem qua dic~mus «Adveniat domanda con cui diciamo: Venga il tuo regno, segue: Sia fatta la tua
regnum _tuum»'. se~Uttur «Flat voluntas tua, sicut in caelo et in volontà, come in cielo così in terra; cioè come negli Angeli, che sono
terra»; zdest, szcut zn Angelis, qui sunt in caelo, voluntas tuafit, ut in cielo, la tua volontà è compiuta, perché godano di te, mentre nes-
te perfr~antur,_ nullo errore obnubilante eorum sapientiam, nulla sun errore obnubila la loro sapienza e nessuna miseria impedisce la
r:izserza zmpedzente eorum beatitudinem, ita fiat in sanctis tuis, qui loro beatitudine, cosi avvenga nei tuoi santi, che sono in terra, e sono
in terra sunt, et de terra, quantum ad corpus attinet, facti sunt. fatti di terra per quanto riguarda il corpo. Così sia fatta la tua volontà
it~m_ <<fi_at v~luntas tua»'. recte int~lligitw; obediatur praeceptis viene inteso rettamente nel senso di: si obbedisca ai tuoi precetti;
tuzs .. «~zcut zn cae/o, et zn terra»; zdest, sicut ab Angelis, ita ab come in cielo così in terra, cioè come dagli Angeli, così anche dagli
homznz?us: non q~od ipsi fa~iant ut velit Deus, sed quia faciunt uomini; non perché essi fanno si che Dio voglia, ma poiché fanno ciò
quod zlle vult; zdest, faczunt secundum voluntatem eius che egli vuole; cioè agiscono secondo la sua volontà. CRISOSTOMO:
CHRY~OSTOMUS, i n Matth. [i9,5, PG 57,279}: Vide autem conse~ Vedi l'ottima conseguenza: poiché infatti ha insegnato a desiderare le
quentzam optimam: quia enim concupiscere docuit cae/estia per cose celesti con le parole: Venga il tuo regno, prima che si giunga al
hoc quod dictum est «Adveniat regnum tuum», antequam ad cae- cielo, comanda che la terra stessa divenga cielo, dicendo: Sia fatta la
l~m_ perv_eniatur, ipsam te~·ram_ iussit fieri caelum, per hoc quod tua volontà come in cielo così in terra. GIROLAMO: Si vergognino in
dzczt «Fwt voluntas tua szcut in caelo et in terra». HJERONYMUS base a questa sentenza coloro che falsamente dicono che ogui giorno
(PL 26,43A]: Erubescant autem ex hac sententia qui quotidie ruinas avvengono cadute in cielo. AGOSTINO: Oppure come in cielo così in
zn cae~o fi~ri mentiuntur. A uGUSTJNUS, De serm. Dom. [ibid., 1279}: terra, cioè, come nei giusti, così nei peccatori; come se dicesse: come
Vel <<Slcut zn caelo et in terra», idest, sicut in iustis, ita in peccatori- fanno la tua volontà i giusti, così anche i peccatori, in modo da con-
bus; tamquam si diceret: Sicut faciunt voluntatem tuam iusti, etiam vertirsi a te; oppure così che a ciascuno venga dato il suo, il che
peccatores, ut ad te convertantur, sive, ita ut sua cuique tribuantur avverrà nell' ultimo giudizio. Oppure per cielo e terra intendiamo lo
qu?~ fiet in extremo iudicio. Vel per caelum et terram, accipiamu; spirito e la carne. E nelle parole dell'Apostolo (Rm 7, 25): «Con la
spzn!um ~t ca:nen~. Et quod dicit Aposto/us (Rom. 7,25): «Mente mente servo alla legge di Dio», vediamo la 'volontà di Dio compiuta
servzo ~egz Dev~; vzdeamus factam Dei voluntatem in spiritu. in il/a nello spirito. In quella mutazione poi che è promessa ai giusti,
autem zmmutatione qua promittitur iustis, <<fiat voluntas tua sicut in sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, cioè come lo spiri-
caelo et_in terr~>~, i~est, sicut spiritus non resistit Deo, ita et c01pus to non resiste a Dio, così anche il corpo non resista allo spirito. Op-
'!on reszstat spzrztuz. Ve/ «sicut in caelo et in terra», idest, sicut in pure, come in cielo così in terra, cioè: come nello stesso Gesù Cristo,
zpso l esu eh.risto, i~a ~t in E_cclesia; tamquam in viro, qui patris così anche nella Chiesa; come nell'uomo, che ha compiuto la volontà
voluntatem_ zmplevzt, zta et zn /emina, quae il/i desponsata est. del padre, così anche nella donna, che lo ha sposato. Infatti il cielo e
la terra convenientemente vengono intesi come l'uomo e la donna,
Cael~m enzm et terra convenienter intelligitur quasi vir et /emina,
poiché la terra è fruttifera quando il cielo la feconda. CIPRIANO: Non
quomam terra caelo fecundante fructifera est. CYPRJANUS, De ora/.
chiediamo dunque che Dio faccia ciò che vuole, ma che noi possiamo
domin. [i4, PL 4,?28B]: Non e1go petimus ut D eus faciat quod
fare ciò che Dio vuole; e perché ciò si faccia in noi, c'è bisogno della
~ult, s~d ut nos facere possimus quod D eus vu/t: quod ut fiat
volontà di Dio, cioè della sua opera e protezione, poiché nessuno
m ~ob1s, opus est Dei voluntate, idest opera eius et protectione,
quza nemo suis viribus fortis est, sed Dei misericordia tutus.
è forte per le sue capacità, ma solo per la misericordia di D io.
502 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto lOb 503

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.): Vìrtus enim non est nostri studii CRISOSTOMO: La virtù infatti non è solo frutto del nostro impegno, ma
solum, sed superioris gratiae. Rursum autem hic orationem pro di una grazia superiore. Nuovamente qui ha ingiunto a noi la preghie-
orbe terrarum cuilibet nostrorum iniunxit: neque enim dixit: Fiat ra per tutto il mondo; infatti non ha detto: sia fatta la tua volontà in
voluntas tua in me ve/ in nobis, sed ubique terrarum, ut solvatur me o in noi, ma ovunque, affinché sia distrutto l'errore, piantata la
errar et plantetur veritas et expel/atur malitia et revertatur virtus verità, espulsa la malizia e richiamata la virtù, e così non ci sia diffe-
et sic iam non differat caelum a terra. A UGUSTJNUS, De dono perse~ renza fra il cielo e la ten-a. AGOSTfNO: Con ciò poi si mostra all'evi-
[3, PL 45,997]: Ex hoc autem evidenter ostenditur contra denza contro i Pelagiani che l'inizio della fede è un dono di Dio,
Pelagianos initium fidei esse donum Dei, quando pro infidelibus quando la santa Chiesa prega per i pagani affinché comincino ad
ut habere fidem incipiant, sancta orat Ecclesia. Cum etiam i~ avere la fede. E poiché nei santi è già stata compiuta la volontà di
sanctis iam sit /acta Dei voluntas, cur ut fiat adhuc petunt, nisi ut Dio, perché si chiede ancora che venga fatta se non perché perseveri-
perseverent in eo quod esse coeperunt? CHRYSOSTOMUS, Super no in ciò che hanno cominciato a essere? CRISOSTOMO [Ps.]: Va inte-
Matth. [Ps., 14,PG 56, 712}: Communiter autem accipi debet so però comunemente ciò che dice: come in cielo così in terra, cioè:
quod ait «Sicut in caelo et in terra»; idest: sanctificetur nomen sia santificato il tuo nome come in cielo così in te1Ta; venga il tuo
tuum sicut in caelo et in terra; adveniat regnum tuum sicut ;11 regno come in cielo così in terra; sia fatta la tua volontà come in cielo
caelo, et in terra; fiat voluntas tua sicut in caelo, et in terra. così in terra. E vedi che ha parlato prudentemente; non ha detto:
Et vide quod caute locutus est; non dixit: Pater, sanctifica nomen Padre, santifica il tuo nome in noi; venga il tuo regno su di noi;
tuum in nobis; adveniat regnum tuum super nos; fac voluntatem compi la tua volontà in noi. E non dice nemmeno: santifichiamo il
tuam in nobis. Nec iterum dicit: Sanctificemus nomen tuum; susci- tuo nome, riceviamo il tuo regno, facciamo la tua volontà: affinché
piamus regnum tuum; faciamus voluntatem tuam; ne hoc aut Dei ciò non sembri opera o solo di Dio o solo dell'uomo. Ma ha seguito
tantum, aut hominis tantum esse videatur. Sed medie dixit et una via di mezzo e impersonale: infatti come l' uomo non può fare il
impersona/iter: nam sicut homo non potest facere bonum nisi bene se non ha avuto l'aiuto di Dio, cosi nemmeno Dio opera il bene
habuerit adiutorium Dei, sic nec Deus bonum operatur in homine nell'uomo se l'uomo non vuole.
nisi homo voluerit.
504 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 11 505

VERSUS 11 VERSETI'O 11

Panem nostrum supersubstantialem da nobis hodie, Dacci oggi il nostro pane soprasostanziale,

AUGUSTINUS [Ench. 115, PL 40,286}: Haec ergo tria quae in AGOSTINO: Quelle tre cose, dunque, che nelle premesse precedenti
praemissis petitionibus petuntia~ hic inchoantur, et quantumcum- vengono chieste, qui iniziano, e secondo il nostro progresso progredi-
que projìcimus, augentur in nobis,- perfecte vero, quod in alia vita scono in noi; e saranno sempre possedute nell'altra vita, come speria-
sperandum est, semper possidebuntur. Reliquis vero quatuor quae mo. Nelle rimanenti quattro domande vengono richieste cose tempora-
sequuntur, petuntur temporalia, quae propter aeterna consequen- li, che sono necessarie per conseguire quelle eterne: il pane infatti, che
da sunt necessaria,· panis enim qui convenienter petitur hic convenientemente viene qui chiesto, è necessario; segue infatti: Dacci
est necessarius: sequitur enim «Panem nostrum supersubstantia~ oggi j/ nostro pane soprasostanziale. GIROLAMO: Ciò che noi chiamia-
lem da nobis hodie». HIERONYMUS [PL 26,43B]: Quod nos super-
mo soprasostanziale in greco risulta due volte epiùsion, e i Settanta
substantialem exprimimus, in graeco habetur bis bnovcnov
epiousion, quod verbum LXX interpretes nEpwvawv, periousion' molto frequentemente lo esprimono con periùsion. Abbiamo conside-
frequentissime transferunt. Consideravimus ergo in hebraeo'.- rato dunque l'ebraico e ovunque periùsion risulta corrispondente a
et ubicumque il/i nEpwvawv, periousion, expresserunt, 11os inve- sego/a, che Simmaco ha tradotto exéreton, cioè «eccellente» o «egre-
n imus «sego/a», quod Symmachus içaipEwv, exereton, idest gio», sebbene in qualche luogo sia stato tradotto con «peculiare».
«praecipuum» ve/ «egregiunw transtulit, licet in quodam loco Quando dunque chiediamo che il Signore ci dia il pane peculiare o
«peculiarem» interpretatus sit. Quando ergo petimus ut peculia- eccellente chiediamo colui che dice nel Vangelo (Gv 6, 41): «lo sono
rem ve/ praecipuum nobis Dominus tribuat panem, illum petimus il pane vivo che sono disceso dal cielo». CtPRIANO: ~fatti il pane
qui dicit in Evangelio (Io. 6,41): «Ego sum panis vivus, qui de della vita è Cristo, e questo pane non è di tutti, ma nostro. Chiediamo
caelo descendi». CYPRJANUS [De orat. domin. 18, PL 4,531A]: dunque che questo pane ci venga dato ogni giorno, affinché quanti
Nam panis vitae Christus est,- et panis hic omnium non est, sed siamo in Cristo e riceviamo ogni giorno l'Eucaristia non siamo esclu-
noster est. Hunc autem panem dari nobis quotidie postulamus, ne si dal pane celeste per qualche più grave colpa e veniamo separati dal
qui in Christo sumus et eucharistiam quotidie accipimus, interce- corpo di Cristo. Chiediamo dunque che quanti rimaniamo in Cristo
dente aliquo graviori delicto a caelesti pane prohibeamur et a non veniamo meno alla sua santificazione e al suo corpo. AGOSTINO:
Christi corpore separemur. Petimus ergo ut qui in Christo mane- r santi quindi chiedono al Signore la perseveranza, quando chiedono
m us, a sanctifica tione eius et corpore non recedamus. di non essere separati dal suo corpo, ma di rimanere in quella santità
ÀUGUSTINUS, De dono persev. [4, PL 45,998}: Perseverantiam
che non ammette alcuna colpa. CrusosTOMO [Ps.]: Oppure ha posto il
ergo a Domino sancti poscunt, quando petunt ne a Christi c01po-
re separentur, sed in ea sanctitate permaneant, ut nullum crimen pane soprasostanziale, cioè quotidiano. CASSIANO: Quando infatti
admittant. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 14, PG 56,713}: dice: oggi mostra che esso va ricevuto tutti i giorni, e che questa pre-
Ve/ «panem supersubstantialem» posuit, hoc est quotidianum. ghiera deve essere fatta in ogni tempo, poiché non c'è un giorno in
CASSIANUS, Collat. [9,21, PL 49,795A): Cum enim dicit «Hodie», cui non dobbiamo confermare il cuore dell'uomo interiore ricevendo
ostendit eum quotidie esse sumendum, omnique tempore haec ora- di questo pane. AGOSTINO: Ma contro ciò sollevano una difficoltà
tio debet profundi, quia non est dies qua non opus sit nobis huius coloro che nelle regioni orientali non comunicano quotidianamente
panis perceptione cor interioris hominis confirmare. A UGUSTJNUS, alla cena del Signore; e difendono su questo punto la loro sentenza
De serm. Dom. [2, 7, PL 34, 1280]: Sed contra hoc il/i movent con la stessa autorità ecclesiastica, poiché fanno ciò senza scandalo,
quaestionem qui in orientalibus partibus non quotidie coenae né viene loro impedito di farlo da parte di coloro che presiedono alle
Domini communicant: qui de hac re suam sententiam defendunt,
ve/ ipsa auctoritate ecclesiastica, quod sine scandalo ista faciunt,
506 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 11 507

neque ab eis qui Ecclesiis praesunt, facere prohibentur. Sed ut de Chiese. Ma senza trattare a fondo questo punto bisogna certamente
istis nil in aliquam partem disseramus, il/ud certe debet occurrere tenere conto del fatto che abbiamo ricevuto dal Signore una regola di
cogitantibus, regulam nos orandi a Domino accepisse, quam tran- preghiera che non è permesso trasgredire. Chi dunque oserebbe dire
sgredi non oportet. Quis ergo audeat dicere semel tantum nos che noi dobbiamo recitare la preghiera del Signore una volta sola, o
orare debere orationem Dominicam, aut si iterum et tertio, usque che, se la diciamo una seconda e una terza volta, solo fino a quell'ora
ad eam tantum horam qua corpori Domini communicamus? in cui comunichiamo al corpo del Signore? Infatti dopo averlo ricevu-
Non enim postea dicere poterimus «Da nobis hodie» quod iam to non potremmo più dire: Dacci oggi. O potrà uno costringerci a
accepimus. Aut poterit quisque cogere ut ultima parte diei sacra- celebrare quel sacramento nell'ultima parte del giorno? CASSIANO:
mentum il/ud celebremus? CASSIANUS [ibid.}: Licet istud quod dici- Quantunque la parola oggi possa essere riferita a questa vita, cioè:
tur «Hodie>>, ad praesentem vitam possit intelligi; idest dum in sae- finché viviamo in questo mondo , concedi a noi questo pane.
culo commoramur, praesta nobis hunc panem. HIERONYMVS [ibid.): GIROLAMO: Possiamo intendere il pane sovrasostanziale anche in un
Possumus supersubstantialem panem et a/iter intelligere, qui super altro modo, nel senso cioè che è sopra tutte le sostanze, e supera tutte
omnes substantias sii, et universas superet creaturas, scilicet cor- le creature, cioè il corpo del Signore. AGOSTLNO: Oppure prendiamo
pus Domini. A UGUSTINUS, De serm. Dom. [ibid.}: Ve! quotidianum il pane quotidiano come spirituale, cioè come indicante i precetti
panem accipiamus spiritualem, praecepta scilicet divina, quae
divini, che ogni giorno dobbiamo meditare e mettere in pratica .
quotidie oportet medi tari et operari. GREGORIUS, Mor. [24, 7,
PL 76,293B]: Nostrum autem hunc panem dicimus, et tamen 111 GREGORIO: Chiamiamo questo pane: nostro, e tuttavia preghiamo che
detur oramus: quia Dei est ex munere, et noster fit per acceptionem. ci venga dato: poiché lo abbiamo per un dono di Dio, e diventa
HJERONYMUS [ibid.}: Alii simpliciter putant, secundum Apostoli ser- nostro mediante l'accoglienza. GIROLAMO: Altri lo interpretano sem-
monem dicentis (I Tim. 6,8): «Habentes victum et vestitum, plicemente secondo le parole dell'Apostolo che dice (1 Tm 6, 8):
his contenti simus», de praesenti tantum cibo sanctos curam «Se abbiamo il cibo e il vestito, accontentiamoci di ciò»; i santi cioè
gerere; unde in posterioribus praeceptum est: «Nolite cogitare de devono occuparsi solo del cibo presente; per cui poi si prescrive:
crastino». AUGUSTJNUS, Ad Probam {ep. 130,11, PL 33,502): «non preoccupatevi del domani». AGOSTINO: Così dunque chiediamo
Sic ergo hic sufficientiam petimus a parte quae excellit, idest il sufficiente dalla parte di ciò che è eccellente, cioè col nome di pane
nomine panis totum significantes. CHRYSOSTOMVS, Super Matth. indichiamo tutto. CRISOSTOMO [Ps.]: Noi non preghiamo poi: Dacci
[Ps., ibid.}: Non solum autem oramus ideo, «Panem nostrum da oggi il nostro pane solo per avere di che mangiare, il che è comune ai
nobis hodie», ut habeamus quid manducemus, quod commune est giusti e ai peccatori , ma perché ciò che mangiamo lo riceviamo dalla
inter iustos et peccatores, sed ut quod manducamus, de manu Dei mano di Dio, il che compete solo ai santi. Infatti Dio dà il pane a
accipiamus, quod est tantum sanctorum. Nam illi Deus dat panem colui che lo prepara con la gi ustizia, il diavolo invece a colui che lo
qui cum iustitia praeparat, diabolus autem ei qui praeparat cum prepara con il peccato. Oppure cosi che, mentre è dato da Dio, sia
peccato. Ve! ita ut dum a Dea datw; sanctificatus accipiatur; et ricevuto santificato; per questo aggiunge: nostro, cioè: quello che noi
ideo addidit «Nostrunw, idest quem nos habemus paratum, illum abbiamo preparato, daccelo affinché sia santificato da te; come il
da nobis, ut a te sanctifìcetur: sicut sacerdos panem accipiens a sacerdote, ricevendo il pane dal laico, lo santifica e glielo porge: il
laico, sanctificat, et porrigit ei: panis enim o.fferentis est; sed pane infatti è di chi offre, ma che sia santificato è un beneficio del
quod sanctificatum est beneficium est sacerdotis. Dicit autem sacerdote. Dice poi nostro per due motivi. Primo, perché tutte le cose
«Nostrum» propter duo. Primo, quia omnia quae nobis Deus dal, che Dio ci dà, attraverso di noi le dà agli a ltri , affinché facciamo
per nos aliis dat, ut de eo quod accipimus, partem impote11tib11s parte agli indigenti di ciò che riceviamo. Chi dunque non dà agli
faciamus. Qui ergo de laboribus suis, indigentibus non praestat, indigenti del frutto del suo lavoro mangia non solo il suo pane, ma
non tantum panem suum manducat, sed etiam alienum. Deinde qui anche quello degli altri. Poi chi mangia un pane acquisito giustamen-
de iustitia acquisitum panem manducat, suum panem manducat; te mangia il suo pane, ma se esso è acquisito con il peccato, mangia
quod autem cum peccato alienum. A UGUSTINUS, De serm. D~1~. quello altrui. AGOSTINO: Forse qualcuno sarà sorpreso dal fatto che
[ibid.]: Forte autem aliquis moveatur cur oremus pro his adrpr- preghiamo p er ottenere le cose che sono necessarie a questa vita,
scendis quae huic vitae sunt necessaria, sicut est victus et
508 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 11 509

tegumentum, cum Dominus dicat (Mt. 6,25): «Nolite so/liciti esse come il vitto e il vestito, mentre il Signore dice (Mt 6, 25): «Non
quid edatis aut quid induamini»; non potest autem quisque de ea re preoccupatevi di ciò che mangerete o di che cosa vi vestirete»; infatti
pro qua adipiscenda orat, non esse sollicitus. A UGUSTINus' uno non può non essere preoccupato di quella cosa per il cui otteni-
Ad Probam [ep. 130, 6, PL 33,498]: Sed sufficientiam vitae no~ mento prega. AGOSTINO: Ma non è fuori luogo che uno voglia il suffi-
indecenter vult quisquis vult, et non amplius; haec autem suffi- ciente per la vita e non altro: infatti questo sufficiente non è desidera-
cientia non appetitur propter seipsam, sed propter salutem corpo- to per se stesso, ma per la salute del corpo e un conveniente sostenta-
ris, et congruentem habitum p ersonae hominis, quo habito non sit mento della persona dell ' uomo, in modo da poter vivere decorosa-
inconveniens eis cum quibus honeste vivendum est. !sta ergo cum mente nel proprio ambiente. Quindi bisogna pregare perché queste
habentur, ut teneantur; cum non habentur, ut habeantur orandum cose vengano conservate quando sono possedute, e ottenute quando
est. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {19,5, PG 57,280]: Considerandum mancano. CRISOSTOMO: Bisogna poi considerare che dopo che ha
est autem quod postquam dixit «Fiat voluntas tua sicut in caelo, et detto: sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, poiché par-
in terra», quia hominibus loquebatur in terra carne indutis, et non lava agli uomini in terra rivestiti di carne, e che non potevano avere
potentibus habere eamdem impassibilitatem cum Angelis, conde- la stessa impassibilità degli Angeli, accondiscende ora alla nostra
scendit iam infirmitati nostrae, quae necessario indiget cibo; et debolezza, che necessariamente ha bisogno di cibo; e così comanda
ideo pro pane iussit orationem facere, non pro pecuniis neque pro di pregare per il pane, non per il danaro o per i piaceri, ma solo per il
lascivia, sed solum pro pane quotidiano; et neque hoc sufficit, sed pane quotidiano; e nemmeno ciò basta, ma ha aggiunto: Dacci oggi,
apposuit «Da nobis hodie», ut non conteramus nos ipsos sollicitu- affinché non ci tormentiamo con l'ansia per il giorno seguente.
dine supervenientis diei. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.j: CRISOSTOMO [Ps.): E così a prima vista sembra che queste parole suo-
Et sic prima facie videntur haec verba sanare, ut qui hoc dicunt, nino in modo che quanti le pronunciano non abbiano nulla di prepa-
non habeant in crastinum aut post crastinum praeparatum. Quod rato per il domani o per il dopodomani. E se è così, questa preghiera
si ita est, oratio ista aut paucis potest convenire, sicut Apostolis, può convenire o a pochi, come agli Apostoli, che per l'insegnamento
qui docendi gratia omni tempore vagabantur, aut forsitan nulli. giravano in ogni momento, o forse a nessuno. Ma noi dobbiamo adat-
Doctrinam autem Christi ila debemus aptare, ut omnes in ea pro- tare l'insegnamento di Cristo in modo che tutti ne traggano giova-
ficiant. CYPRIANUS, De orat. domin. [19, PL 4,532B]: Divinum mento. CIPRIANO: Quindi il discepolo di Cristo deve chiedere il cibo
ergo cibum discipulus Christi debet petere, ne in longum deside- divino in modo che il desiderio della domanda non si estenda per un
rium petitionis extendat: quia con.trarium sibi fit et repugnans ut lungo tempo futuro, poiché gli diventa contrario e ripugnante chiede-
quaeramus in saeculo diu manere, qui petimus regnum caelorum
re di rimanere a lungo nel mondo mentre chiede che il regno dei cieli
velociter advenire. Ve/ addit «quotidianum» ut tantum quis man-
venga presto. Oppure aggiunge quotidiano perché uno mangi tanto
ducet quantum ratio naturalis exigit non quantum lascivia carnis
quanto esige la ragione naturale, e non quanto richiede il desiderio
impellit. Si enim in uno convivio tantum expendas quantum suffice-
della carne. Se infatti in un pasto spendi tanto quanto ti può bastare
re tibi potest centum diebus, iam non quotidianum cibum mand11-
cas, sed multorum dierum. HtERONYMUS [ibid.]: In Evangelio autem per cento giorni, non mangi il cibo quotidiano, ma di molti giorni.
quod appellatur secundum Hebraeos, pro «supersubstantiali» GIROLAMO: Ma nel Vangelo che è detto secondo gli Ebrei, al posto di
pane «mohar» reperitur, quod dicitur «crastinum»; ut sit sensus: pane soprasostanziale si trova «mohan>, che significa «di domani>>;
panem nostrum crastinum, idest faturum, da nobis hodie. m modo che il senso sia: dacci oggi il nostro pane di domani, cioè
quello futuro.
510 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 12 511

VERSUS 12 VERSETTO 12

et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai
debitoribus nostris, nostri debitori,

CYPRIANUS [De orat. domin. 22, PL 4,534B]: Post subsidium cibi CIPRIANO: Dopo il sussidio del cibo si chiede anche il perdono del
petitur et venia delicti, ut qui a Deo pascitur, in Deo vivat; nec tan- peccato, così che chi è nutrito da Dio viva in Dio; affinché non ci si
tum praesenti vitae, sed aeternae consulatur, ad quam venire potest, preoccupi solo della vita presente, ma anche di quella eterna, alla
si peccata donentur, quae debita Dominus appellavi!, sicut alibi dicit quale si può giungere se vengono condonati i peccati, che il Signore
(infra 18,32): «Dimisi tibi omne debitum, quia rogasti me». Unde ha chiamato debiti, come altrove dice (Mt 18, 32): «Ti ho condonato
sequitur «Dimitte nobis debita nostra». Quare necessarie et salubri- tutto il debito poiché me l'hai chiesto». Per cui segue: Rimetti a noi;
ter admonemur, qui peccatores sumus, quia pro peccatis rogare nostri debiti. Perciò necessariamente e salutarmente siamo ammoniti,
compellimur; et ne quis sibi quasi innocens placeat, et se extollendo essendo peccatori, sul fatto che dobbiamo pregare per i peccati; e af-
plus pereat, instruitur se peccare quotidie dum pro peccatis quotidie finché uno non si compiaccia credendosi innocente, e insuperbendosi
iubetur arare. A UGUSTINUS, De dono persev. [5, PL 45,998]: vada maggiormente in rovina, viene istruito sul fatto che pecca ogni
Hoc autem telo Pelagiani confodiuntur haeretici, qui audent dicere giorno, dovendo ogni giorno pregare per i peccati. AGOSTINO: Con que-
hominem iustum in hac vita habere nullum omnino peccatum, et in sta freccia sono colpiti gli eretici Pelagiani, i quali osano dire che in
talibus hominibus esse iam in praesenti tempore Ecclesiam, non questa vita l'uomo giusto non ha nessun peccato, e in tali uomini già al
habentem maculam aut rugam. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [19,5, presente si trova la Chiesa che non ha macchia o ruga. CRISOSTOMO:
PG 57,280}: Quoniam vero fidelibus haec oratio convenit, et leges Che invece questa preghiera convenga ai fedeli lo insegnano ·1e leggi
Ecclesiae docent, et orationis principium, quod docet Deum patrem della Chiesa e l'inizio della preghiera stessa, che insegna a chiamare
vocare. Qui ergo fidelibus iubet remissionem peccatorum petere, Dio Padre. Chi dunque comanda ai fedeli di chiedere la remissione dei
demonstrat quod post baptismum contingit peccata dimitti, contra peccati dimostra che dopo il battesimo accade che i peccati vengano
Novatianos. CYPRJANUS [De orat. domin., ibid., 535A}: Qui ergo pro rimessi, contro i Novaziani. CIPRlANO: Chi dunque ci ha insegnato a
peccatis nos orare docuit, paternam misericordiam promisit; sed pregare per i peccati ha promesso la paterna misericordia; ma chiara-
piane addidit legem, certa conditione nos constringens, ut sic nobis mente ha aggiunto la norma che ci obbliga sotto la detenninata condi-
debitum dimitti postulemus, secundum quod et ipsi debitoribus zione di chiedere il perdono dei nostri debiti secondo che anche noi
nostris dimittimus; et hoc est quod dicit «Sicut et nos dimittimus li rimettiamo ai nostri debitori; e ciò è quanto dice: come anche noi
debitoribus nostris». GREGORJUS, Mor. [10,15, PL 75,938A]: li rimettiamo ai nostri debitori. GREGORIO: Così che il bene che noi,
Ut profecto bonum, quod a Deo compuncti petimus, hoc primum compunti, chiediamo a Dio lo facciamo innanzitutto al prossimo, una
proximo conversi faciamus. AUGUSTJNUS [De serm. Dom. 2,8, volta convertiti. AGOSTINO: Ciò non è detto del denaro, ma di tutte
PL 34,1282}: Hoc non de pecunia dicitur, sed de omnibus quae in le cose in cui uno pecca contro di noi, e quindi anche del denaro:
nos quisque peccat ac per hoc etiam de pecunia: peccat namque in pecca infatti contro di te chi, pur avendolo, non ti restituisce il denaro
te qui pecuniam tibi debitam, cum habeat unde reddere, non reddit; dovuto; e se tu non rimetti questo peccato non puoi dire: Rimetti a noi
quod peccatum si non dimiseris, non poteris dicere «Dimitte nobis i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris».
512 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 12 513

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 14, PG 56, 714}: Cum qua ergo CRISOSTOMO [Ps.]: Con quale speranza dunque prega chi conserva l'i-
spe orat qui inimicitiam servat adversus alterum, a quo Jorsitan nimicizia verso un altro, da cui forse è stato danneggiato? Come infat-
laesus est? Sicut enim ipse orans mentitur, dicit enim: Remitto, et ti Io stesso orante mente, poiché dice: rimetto, e non rimette, così
non remittit, sic a Deo petit indulgentiam, et non i/li indulgetur. chiede a Dio il condono e non lo riceve. Ma molti che non vogliono
Sed multi nolentes dare veniam peccantibus in se, fugiunt istam perdonare a chi li ha offesi, rifuggono dal dire questa preghiera. Stolti!
orationem arare. Stulti! Primo, quia qui non sic orat ut docuit Primo, perché chi non prega come Cristo ha insegnato non è discepolo
Christus, non est Christi discipulus; secundo, quia nec Pater di Cristo; secondo, perché il Padre non esaudisce volentieri una pre-
libenter exaudit orationem quam Filius non dictaverit: cognoscit ghiera che il Figli~ n?n ha dett~to: inf~tti il Padre conosce i pensieri e
enim Pater Filii sui sensus et verba, neque suscipit quae usurpa~ le parole del suo F1gho, e non nceve ciò che l'abuso umano ha escogi-
tio humana excogitavit, sed quae sapientia Christi exposuit. tato, ma ciò che ha esposto la sapienza di Cristo. AGOSTINO: Tuttavia,
AuousrINVS, Ench. [73, PL 40,266}: Tamen quia hoc tam magnum poiché questo bene così grande, cioè rimettere i debiti e amare i
bonum, scilicet dimittere debita et di/igere inimicos, tantae multi- nemici, non appartiene a un numero di persone così vasto quanto
tudinis non est quantam credimus exaudiri cum in oratione dicitur quello che crediamo venga esaudito quando nella preghiera si dice:
«Dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri
nostris»; procul dubio verba sponsionis huius implentur, si homo debitori, senza dubbio le parole di questa promessa vengono adem-
nondum ita proficit ut di/igat inimicum; tamen quando rogatur ab piute se l'uomo non è ancora progredito al punto di amare il nemico,
homine qui peccavit in eum ut ei dimittat, dimittit ex corde, qui tuttavia, quando viene pregato dall'uomo che ha peccato contro di lui
etiam sibi roganti utique vu/t dimitti. Jam vero qui eum in quem perché lo perdoni, gli perdona di cuore, volendo egli stesso essere
peccavit, rogat, si peccato suo movetur ut roget, non adhuc repu- perdonato quando lo domanda. Ciò è meno difficile, poiché colui che
tandus inimicus, ut eum diligere sit difficile, sicut difficile erat chiede il suo perdono, se è portato a ciò dal pensiero della sua offesa,
non deve essere ritenuto un nemico e assimilato a colui che agisce
quando inimicitias exercebat.
ancora da nemico. ·
- --,

514 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 13a 515

VERSUS J3A VERSETTO 13a

et ne nos inducas in tentationem, e non ci indurre in tentazione,

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 14, PG 56,714]: Quia multa CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché sopra aveva comandato agli uomini
m_agnifica supra mandavit hominibus, ut Deum patrem suum molte cose magnifiche, come chiamare Dio Padre, chiedere la venuta
dzcant, ut regnum Dei p etant venire, ideo nunc additur humilitatis del regno di Dio, così adesso viene aggiunto l'insegnamento dell'u-
doctrina, cum dicitur «Et ne nos inducas in tentationem». miltà, quando si dice: E non ci indurre in tentazione. AGOSTINO:
AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,9, PL 34,1282}: Non.nulli codices Alcuni codici hanno: e non portarci dentro la tentazione, il che mi
habent «Et ne nos infe ras in tentationem», quod tantumdem vale- sembra avere lo stesso significato, poiché entrambi i verbi traducono
re arbitrar: nam ex uno Graeco verbo eiaevtxvc;, isenenkis il termine greco. Molti poi, interpretando, dicono così: non permette-
utrumque est translatum. Multi autem interpretando ita dicunt: 11 ~ re che siamo indotti in tentazione, spiegando il significato dell'e-
nos patiaris induci in tentationem, exponentes quomodo dictum sit spressione «non indurci». Infatti Dio non induce direttamente, ma
«lnducas». Nec enim per seipsum inducit Deus, sed induci patitur permette che sia indotto colui che priva del suo aiuto. CrPRIANO:
eum quem suo auxilio deseruerit. CYPRIANUS [De orat. domin. 25 In questa parte si mostra che l'avversario non può nulla contro di noi
PL 4,536C}: Qua in parte ostenditur, contra nos nihil adversa~ se Dio prima non glielo ha permesso: in modo che ogni nostro timor~
rium posse, nisi Deus ante permiserit: ut omnis timor noster et e devozione si rivolga a Dio. AGOSTINO: Altro infatti è essere indotti
devotio convertatur ad Deum. A UGUSTLNUS [De serm. Dom. 2 9 in tentazione, altro essere tentati: infatti senza tentazione nessuno può
ibid.}: Aliud est autem induci in tentationem, aliud tentari: n~:i essere provato, né di fronte a se stesso né di fronte agli altri~ davanti
sine tentatione probatus esse nemo potest, sive sibi ipsi, sive a/ii; a Dio invece ognuno è conosciutissimo prima di ogni tentazione.
Deo autem ante omnes tentationes quisque notissimus est. Non Quindi qui non si prega per non essere tentati, ma perché non siamo
ergo hic oratur ut non tentemw; sed ut non inferamur in tentatio- indotti nella tentazione: così uno quando deve essere esaminato nel
nem; tamquam si quispiam cui necesse est igne examinari, non fuoco, non prega perché non ci sia il fuoco, ma perché non sia bru-
orat ut igne non contingatur, sed ut non exuratur. Jnducimur enim ciato. Siamo indotti infatti se accadono delle cose che non possiamo
si tales inciderint quas /erre non possumus. AuGUSTJNUS, Ad Pro~ sopportare. AGOSTINO: Quando dunque diciamo: Non ci indurre in
bam [ep. 130,11, PL 33,502]: Cum ergo dicimus «Ne nos inducas tentazione, siamo avvisati di chiedere che, privati del suo aiuto non
in tentationem», nos admonemur hoc petere, ne deserti eius adiu-
acconsentiamo ingannati a qualche tentazione o non vi cediamo
to:i~, alicui tentationi ve/ consentiamus decepti ve/ cedamus af
desolati. CIPRIANO: Con ciò veniamo avvertiti intorno alla nostra
flzctz. CYPRJANUS [De orat. domin. 26, PL 4,537B]: In quo admo-
infermità e debolezza, affinché uno non si innalzi in modo insolente:
nemur infirmitatis et imbecillitatis nostrae, ne quis se insolenter
cosi che, mentre si presenta l'umile e sottomessa confessione e viene
extollat: ut dum procedit humilis et submissa confessio, et datur
dato a Dio tutto ciò che è chiesto in modo supplice, veniamo soccorsi
totum Deo quicquid suppliciter petitur, ipsius pietate praestetu1:
dalla sua pietà. AGOSTINO: Quando poi i santi chiedono: Non indurci
AUGUSTLNUS, De dono persev. [5, PL 45,999}: Cum autem sancii
in tentazione, che cosa chiedono se non di perseverare nella santità?
petunt «Ne nos inferas in tentationem», quid aliud quam ut in sancii·
E quando ciò viene loro concesso (il che risulta essere chiaramente
tate perseverent orant? Hoc autem sibi concesso (quod esse de Dei
u.n dono di Dio, poiché viene a lui chiesto), nessun santo non tiene
dono, cum ab ilio poscitur, demonstratur), nemo sanctorum non te-
smo alla fine la perseveranza della santità: infatti nessuno desiste dal
net usque in finem perseverantiam sanctitatis; neque enim quisquam
in proposito christiano perseverare desisti!, nisi in tentationem pri- persev_erare nel proposito cristiano se prima non è stato indotto in
mitus inferatur. ideo ergo petimus ne inferamur in tentationem, tentazione. Chiediamo dunque di non essere indotti in tentazione
516 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 13a 517

ut hoc non fiat; et si non fit, Deus non permittit ut fiat: nihil enim Jìt, affinché ciò non accada; e se non accade, Dio non permette che accada:
nisi quod aut ipse facit, aut fieri permittit. Potens est ergo a malo infatti non accade nulla che o non è fatto da lui o non è da lui permesso.
in bonum flectere voluntates, et lapsum convertere, ac dirigere in Può infatti piegare le volontà dal male al bene, e convertire chi è caduto,
sibi placitum gressum, cui non frustra dicitur «Ne nos inferas in e dirigere i passi verso ciò che a lui piace colui al quale non invano
tentationem»: nam qui in tentationem suae malae voluntatis non viene detto: Non ci indurre in tentazione; infatti chi non è indotto nella
infertur, in nullam prorsus infe rtur: «unusquisque enim tentatur a tentazione dalla sua cattiva volontà non viene indotto in nessuna tenta-
concupiscentia sua» (/ac. 1, 14). Voluit ergo Deus a se posci ne zione: «Infatti ciascuno è tentato dalla sua concupiscenza» (Gc 1, 14).
inferamur in tentationem, quod poterai nobis et non orantibus Dio dunque ha voluto che venisse chiesto a lui di non essere indotti
dari, quia voluit nos admoneri, a quo beneficia accipiamus. in tentazione, cosa che poteva concederci anche senza la nostra pre-
Attendat ergo Ecclesia quotidianas orationes suas: orat ut incre- ghiera, perché volle ricordarci da chi riceviamo i benefici. La Chiesa
duli credant; Deus ergo convertii ad fidem,· orat ut credentes per- faccia attenzione, dunque, alle sue preghiere quotidiane: essa prega
severent; Deus ergo dat perseverantiam usque in finem. perché gli increduli credano, poiché è Dio che converte alla fede;
prega perché i credenti perseverino: è Dio infatti che dà la perseve-
ranza sino alla fine.
518 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 13b 519

VERSUS J3B VERSETTO 13b

sed libera nos a malo. Amen. ma liberaci dal male. Amen.

AuGUSTINUS, De serm. Dom. [2,9, PL 34, 1284]: Orandum est, AGOSTINO: Bisogna pregare non solo per non essere indotti nel
non solum ut non inducamur in malum quo caremus, sed ab ilio male di cui siamo privi, ma anche perché siamo liberati da quello in
etiam liberemur in quo iam inducti sumus; et ideo sequitur «Sed cui siamo già stati indotti, e quindi segue: Ma liberaci dal male.
libera nos a malo». CHRYSOSTOMUS, In Matth. {19,6, PG 57,282): CRJSOSTOMO: Oppure chiama qui male il diavolo, per l'eccellenza
Ve! malum hic diabolum vocat, propter excellentiam malitiae, non della malizia, non quella che è dalla natura, ma quella che è dalla
quae ex natura est, sed quae ex electione. Et quia ad nos implaca- scelta. E poiché ci ba dichiarato una guerra implacabile, per questo
bile bellum habet, propter hoc dixit «Libera nos a malo». ha detto: Liberaci dal male. CIPRIANO: Dopo tutte le cose dette sopra,
CYPRIANUS [De orat. domin. 27, PL 4,537]: Post omnia quidem alla fine della preghiera giunge una domanda che riassume tutte le
supradicta, in consummatione orationis venit clausula universas altre nella sua concisa brevità. Che cosa resta da chiedere quando si è
preces nostras collecta brevitate concludens: nihil enim remanet chiesta la protezione di Dio contro il male? Dopo averla ottenuta,
quod ultra adhuc debeat postulari, cum semel protectionem Dei siamo al sicuro da tutte le cose che operano il diavolo e il mondo.
adversus malum petamus, qua impetrata, contra omnia quae dia- Che cosa possiamo temere dal mondo se Dio è protettore nel mondo?
bolus et mundus operatur, securi sumus. Quis enim de saecu/o AGOSTINO: E quest'ultima domanda che è stata posta nella preghiera
metus est, cuius in saeculo Deus tutor est? ÀUGUSTINUS, del Signore è così vasta che il cristiano, in qualsiasi tribolazione si
Ad Probam [ep. 130,11, PL 33,502]: Et hoc ultimum quod in ora- trovi, può effondere in essa i suoi gemiti e le sue lacrime; qui abbia
tione Dominica positum est, tam late patet, ut homo christianus in inizio e qui termini la preghiera, per cui segue Amen, con cui viene
qualibet tribulatione constitutus, in hoc gemitus edat, et in hoc espresso il desiderio dell'orante. GIROLAMO: Amen infatti, che risulta
lacrymas fandat, hinc exordiatur, in hoc termine! orationem; unde scritto alla fine, è il sigillo della preghiera del Signore; Aquila lo ha
sequitur «Amen», quo desiderium orantis exprimitur. HIERONYMUS interpretato «fedelmente», che noi possiamo tradurre «veramente».
[PL 26,43C]: «Amen» enim, quod infine consta! scriptum, signa- CIPRIANO: Perché meravigliarci, se questa è la preghiera del Signore,
culum est dominicae orationis; quod aquila interpretatus est il quale ha sintetizzato col suo insegnamento ogni nostra preghiera in
«Fideliter». quod nos «Vere» possumus dice re. CYPRIANUS una formula salutare? Ciò era stato già predetto da Isaia (I O, 23):
[De orat. domin. 28, PL 4,538A]: Quid mirum, si talis oratio est quam «li Signore farà sulla terra un discorso abbreviato». E questo perché,
Deus docuit, qui magisterio suo omnem precem nostram salutari ser- essendo venuto per tutti, per riunire insieme gli ignoranti e i sapienti,
mone breviavit? Hinc per Jsaiam fuerat ante praedictum (10,23): e avendo dato dei precetti di salvezza a ogni sesso e a ogni età, ha
«Sermonem breviatum faciet Deus super terram». Nam cum voluto fare un grande compendio dei suoi precetti, per non affaticare
Dominus I esus Christus omnibus venerit, ut colligeret doctos la memoria di quanti vogliono istruirsi nella disciplina cristiana,
pariter atque indoctos, omni sexui atque aetati praecepta salutis e perché si potesse apprendere rapidamente ciò che era necessario
ediderit, praeceptorum suorum fecit grande compendium, ut in alla fede pura. AGOSTINO: Qualunque siano le altre parole che noi
disciplina caelesti discentium memoria non laboraret, sed quod diciamo, sia che la nostra pietà nella preghiera le emetta prima in
esset simplici fidei necessarium, velociter discerent. ÀUGVST!NUS, modo da esprimere meglio il proprio sentimento, sia che le aggiunga
Ad Probam [ep. 130,12, PL 33,502}: Quaelibet autem alia verba dopo per aumentarlo, noi non diciamo nulla che non sia contenuto
dicamus, quae ajfectus orantis vel praecedendo format ut clarea.t, nella preghiera del Signore, se preghiamo bene e come si deve. Infatti
ve/ consequendo accendi! ut crescat, nil aliud dicimus quam quod 111
ista oratione dominica positum est, si recte et congruenter oramus.
520 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 13b 521

Qui enim dicit (Ecc/i 36,4): «Clarificare in omnibus gentibus sicut colui che dice (Sir 36, 4): «Glorificati in mezzo alle nazioni come ti
clarificatus es in nobis», quid aliud dicit quam «Sanctificetur sei glorificato in noi>>, che cosa dice di più che: Sia santificato il tuo
nomen tuum»? Qui dicit (Ps. 79,4): «Ostendefaciem tuam, et salvi 110me? Chi dice (Sai 79, 4) «Mostra il tuo volto e saremo salvi>>, che
erimus», quid a/iud dicit quam «Adveniat regnum tuum»? Qui dicit cosa dice se non: Venga il tuo regno? Chi dice (Sai l 18, 133): «Dirigi i
(Ps. 118,133): «Gressus meos dirige secundum eloquium tuum», miei passi secondo la tua parola», che altro dice se non: Sia fatta la tua
quid aliud dicit quam «Fiat voluntas tua »? Qui dicit volontà? Chi dice (Pr 30, 8): «Non darmi né povertà né iicchezza»,
(Prov. 30, 8): «Paupertatem et divitias ne dederis mihi», quid aliud che cosa dice se non: Dacci oggi il nostro pane quotidiano? Chi dice
dicit quam «Panem nostrum quotidianum da nobis hodie»? Qui (Sal 131, l ): «Ricordati Signore di Davide e di tutta la sua mansuetu-
dicit (Ps. 131,1): «Memento, Domine, David, et omnis mansuetudi- dine» e (Sai 7, 5): «Se ho restituito il male ricevuto», che altro dice
nis eius», et (Ps. 7,5): «Si reddidi retribuentibus mihi mala», quid se non: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai
aliud dicit quam «Dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimitti- nostri debitori? Chi dice (Sir 23, 6): «Togli da me le concupiscenze
del ventre», che altro dice se non: Non ci indurre in tentazione? Chi
mus debitoribus nostris»? Qui dicit (Eccli. 23,6): «Aufer a me con-
dice (Sai 58, 2): «Strappami dai miei nemici, Dio mio», che altro
cupiscentias ventris», quid aliud dicit quam «Ne nos inducas in
dice se non: Liberaci dal male? E se esamini le parole di tutte le
tentationem»? Qui dicit (Ps. 58,2): «Erue me ab inimicis meis,
sante preghiere, non troverai nulla che non sia contenuto in questa
Deus meus», quid aliud dicit quam «Libera nos a malo»? Et si per
preghiera del Signore. Chiunque poi dice cose che non possono ap-
omnia precationum sanctarum verba discurras, nihil invenies quod partenere a questa preghiera evangelica, prega secondo la carne; e non
in ista oratione dominica non contineatur. Quisquis autem id dicit so come ciò possa non essere detto illecito quando il Signore insegna
quod ad evangelicam istam precem pertinere non possit, carnaliter che i rinati devono pregare solo spiritualmente. Chi poi dice nella pre-
orat; quod nescio quomodo non dicatur illicite quando renatos ghiera: «Signore, moltiplica le mie ricchezze e aumenta i miei onori»,
Dominus, non nisi spiritua/iter docet orare. Qui autem dicit in ora- e lo dice avendo la concupiscenza di queste cose, non badando con
tione: Domine, multip/ica divitias meas, et honores meos auge, et esse a essere utile agli uomini secondo Dio, penso che non possa trova-
hoc dicit eorum habens concupiscentiam, non id attendens ut ex his re nella preghiera del Signore espressioni che si adattino a questi desi-
secundum Deum prosit hominibus, puto eum non invenire in oratio- deri. Che egli abbia almeno vergogna di chiedere ciò che non si vergo-
ne Dominica quo possit haec vota aptare. Quamobrem pudeat sal- gna di desiderare. Oppure, se si vergogna anche di questo, e la brama
tem petere quod non pudet cupere. Aut si et hoc pudet, et cupiditas vince, meglio sarà che chieda a colui al quale diciamo: Liberaci dal
vicit, melius hoc petetur ut etiam ab isto cupidìtatis malo liberet male di liberarlo anche da questo male della cupidigia.
cui dicimus «Libera nos a malo». AGOSTINO: Il numero delle domande sembra corrispondere anche
AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2, 11, PL 34,J 286]: Vìdetur etiam al settenario delle beatitudini. Se infatti il timore di Dio è quello per
iste numerus petitionum septenario beatitudinum congruere. Si enim cui diventano beati i poveri in spirito poiché di essi è il regno dei
timor Dei est quo beati fiunt pauperes spiritu, quoniam ipsorum est cieli, chiediamo che sia santificato negli uomini il nome di Dio, con
regnum caelorum, petamus ut sanctificetur in hominibus nomen il timore puro che dura nei secoli dei secoli. Se la pietà è quella per
Dei, timore casto permanente in saecula saeculorum. Si pietas est cui sono beati i miti, chiediamo che venga il suo regno per diventare
qua beati sunt mites, petamus ut veniat regnum eius, ut mitescamus, miti, e non resistere a lui. Se la scienza è quella per cui sono beati
nec ei resistamus. Si scientia est qua beati sunt qui lugent, oremus ut coloro che piangono, preghiamo perché si faccia la sua volontà come
fiat voluntas eius sicut in caelo et in terra: quia si corpus tamquam in cielo così in terra: poiché, se il corpo obbedirà allo spirito come la
terra cum spiritu tamquam caelo consenserit, non lugebimus. Si for- terra al cielo, non piangeremo. Se la fortezza è quella per cui sono
titudo est qua beati sunt qui esuriunt, oremus ut panis noster beati quelli che hanno fame, preghiamo perché ci sia dato oggi il
quotidianus detur nobis hodie, quo ad plenissimam saturitatem nostro pane quotidiano, mediante il quale possiamo giungere alla per-
Capitolo 6, versetto 13b 523
522 Santo Vangelo di Gesù. Cristo secondo Matteo

fe~a s~ietà. Se il con~igl~o è q~ello per cui sono beati i misericordiosi


venire possimus. Si consilium est quo beati sunt misericordes, po1che_ :rover~nno .n:usencord1a, rimettiamo i debiti, affinché siano
quoniam ipsorum miserebitw; dimittamus debita, ut nobis nostra ri_mess1 1 nostn. deb1t1. Se l 'intellett~ è qu~~lo per cui sono beati i puri
debita dimittantur. Si intellectus est quo beati sunt mundo corde d1 cuore, pre~amo per non essere mdottt m tentazione, per non avere
oremus non induci in tentationem, ne habeamus duplex c01; tem~ un c~ore dopp~o, ~eguendo I~ cose ,temporali e terrene, da cui vengono
poralia et terrena sectan.do, de quibus tentationes fiunt in nobis.
Si sapientia est qua beati sunt pacifici, quoniam fllii Dei vocabun-
a n01
. b le
' tentaz1om. . . e. quella per cui sono beati I· pact·fiICI·
h" Se la. sapienza
pote e _saran~o e 1amab ~gh dt D10, preghiamo di essere liberati dal
tur, oremus ut liberemur a malo: ipsa enim liberatio liberos nos male: mfattt. pla .stessa liberazione ci renderà liberi figi"I d 1" D"10.
faciet filios Dei. CHRYSOSTOMUS, In. Matth. {ibid.]: Quia vero solli- h' , .
citos nos fecerat inimici memoria in hoc quod dixerat «Libera nos
e RIS_OSTO_MO. 01c. e per? c1 aveva resi solleciti con il ricordo del
n~mtco d_1cendo: ~1ber~c1 da~ ~ia~e, nuovamente ci dà l'audacia con
a malo», rursus audaciam praebet per hoc quod in quibusdam ciò che. viene· e:aggmnto
. . m certi hbn: «Poiché tuo è il regno e la Vlau ·.....,., e
libris subditur «Quoniam tuum est regnum et virtus et gloria»: Ia _gI0~1m>; m1at~1, se Il regno è su?, n?n _dobbiamo temere nessuno,
quia si eius est regnum, nu/lum formidare oportet, cum et qui prae- po1che ~n~he chi comba~e _cont:o dt noi gh è sottomesso. Essendo poi
liatur contra nos, sit ei subiectus. Cum autem virtus eius et gloria la sua virtù e la su~ g10~1a ~nfimte, non solo ci può strappare dai mali,
sint infinita, non solum a malis eruere potest, sed etiam facere glo- ma anche renderci glonos~. <_:RISO~TOMO [Ps.]: Queste parole riguar-
riosum. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 14, PG 56,714): Haec dano an_che le precedenti: 1~fattt «tuo ~ il regno» corrisponde a
etiam ad praecedentia pertinent: quod enim dicit « Tuum est «venga. 11 tuo regno»,
, affinche
. .uno non
. , dica: quindi Di·o non h a un
regnum», respondet ad illud quod dixerat «Adveniat regnum tuunl)), regno 10 te?"a. L espr<;8s1one poi «la virtù» corrisponde a «sia fatta la
ne aliquis dicat: Ergo Deus non. habet regnum in terra. Quod tua Ivolonta» affinche
L' · . uno non dica che Dio non puo' t:a re c10 · ' e he
autem dicit «Et virtus», respondet ad id quod dixerat «Fiat volun- vuo e. espress10n~ mfine «la gloria» corrisponde a tutte le cose che
tas tua sicut in caelo et in terra»; ne aliquis dicat, quod Deus 11011 seguono, nelle quah appare la gloria di Dio.
potestfacere quod vult. Quod vero dicit «Et gloria», respondet ad
omnia quae sequuntur, in quibus gloria Dei apparet.
524 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
Capitolo 6, versetti 14-15 525

VERSUS 14-15 VERSEITI 14-15

Si enim dimiseritis hominibus peccata eorum, dimittet et Se infatti rimetterete agli uomini i loro peccati, anche il Padre
vobis Pater vester caelestis delicta vestra; si autem non vostro celeste rimetterà a voi i vostri peccati, ma se non li rimetterete
d imiseritis hominibus, nec Pater vester dimittet vobis agli uomini, nemmeno il Padre vostro rimetterà a voi i vostri peccati.
peccata vestra.
RABANUS [PL 107,823A]: Per hoc quod Dominus dixerat RABANO: li fatto che il Signore abbia detto Amen significa senza
«Amen» significat indubitanter i/lis a Domino con/erri omnia quae dubbio che dal Signore viene dato tutto quello che viene rettamente
rite postulant, qui conditionis additae servare pactum non negli- chiesto, purché non si trascuri la condizione aggiunta; per cui si sog-
gunt; unde subditur «Si enim dimiseritis hominibus peccata eorum, giunge: Se infatti rimetterete agli uomini i loro peccati, anche il Padre
dimittet et vobis Pater vester caelestis delicta vestra». AUGUSTJNUS, vostro celeste rimetterà a voi i vostri peccati. AGOSTINO: Qui non
De serm. Dom. [2,11, PL 34,1287]: Ubi non est praetereundum, bisogna trascurare il fatto che, fra tutte queste espressioni con cui il
quod ex omnibus his sententiis, quibus nos Dominus orare praecepit, Signore ci ha comandato di pregare, egLi ha giudicato di sottolineare
eam potissimum commendandam esse iudicavit quae pertinet ad soprattutto quella che riguarda la remissione dei peccati, nella quale
remissionem peccatorum, in qua nos misericordes esse voluit; ha voluto che noi fossimo misericordiosi, consigLio che ci insegna
quod est unum consilium miserias evadendi. CHRYSOSTOMUS, Super come sfuggire alle nostre miserie. CRISOSTOMO [Ps.]: Non ha detto
Matth. [Ps., 14, PG 56, 715]: Non autem dixit, ut prius nobis Deus che prima Dio ci perdoni e dopo noi perdoniamo ai nostri debitori,
dimittat, et postea nos debitoribus nostris, scit enim Dominus poiché il Signore sa che noi siamo uomini mentitori, che, anche se
homines esse mendaces, quoniam etsi acceperint remissionem pec- hanno ricevuto la remissione del loro peccato, non lo rimettono ai
cati sui, ipsi suis debitoribus non dimittunt: ideo sic dicitur, loro debitori: per cui si dice che prima rimettiamo, e poi chiediamo la
ut prius dimittamus, postea petamus dimissionem. AUGUSTJNUS, remissione. AGOSTINO: Chiunque poi non perdona di cuore a chi lo
Ench. [74, PL 40,267]: Quisquis autem roganti et peccati sui poe- chiede e si pente del suo peccato, non ritenga in alcun modo che dal
nitenti ex corde non dimittit, nullo modo aestimet a Domino sua Signore vengano rimessi i suoi peccati; e per questo aggiunge: ma se
peccata dimitti: et ideo subdit «Si autem non dimiseritis homini- non li rimetterete agli uomini, nemmeno il Padre vostro rimetterà a
bus, nec Pater vester dimittet vobis peccata vestra». CYPRJANUS voi i vostri p eccati. C1PR!ANO: Non c'è infatti nessuna scusa per te nel
[De arai. domin. 23, PL 4,535B]: Excusatio enim tibi nulla est indie giorno del giudizio, poiché sarai giudicato secondo la tua intenzione,
iudicii, cum secundum tuam sententiam iudiceris, et quod feceris, e quello che avrai fatto lo riceverai. GrROLAMO: Se poi ciò che è stato
hoc patiaris. HIERONYMUS [PL 26,43D]: Si autem hoc quod scrip- scritto (Sai 81, 6): «lo ho detto: voi siete dèi, però morirete come gli
tum est (Ps. 81,6): «Ego dixi: Dii estis; vos autem sicut homines altri uomini» è detto a coloro che, per i peccati, da dèi meritarono di
moriemini», ad eos dicitur qui propter peccata homines ex diis esse diventare uomini, giustamente dunque anche coloro ai quali i peccati
meruerunt, recte ergo et hi quibus peccata dimittuntur, homines vengono rimessi sono stati chiamati uomini. CRISOSTOMO: Ricorda
appellati sunt. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [19, 7, PG 57,283]: ldeo poi i cieli e il Padre per stimolare con ciò l'uditore: nulla infatti ti
autem caelorum et Patris meminit, ut ex hoc provocet auditorem: rende simile a Dio come il perdonare chi ti fa ingiuria. È sconvenien-
nihil enim ita te Deo assimilai, sicut iniuriam tibi facientibus te se chi è figlio di tale padre diventa crudele, e, chiamato al cielo,
ignoscere. lnconveniens est autem, si talis patris filius existens, conserva la mentalità terrena e propria di questa vita.
fierox efficitur; et ad caelum vocatus, terrenum quemdam et vitae
huius proprium habet sensum.
526 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 16 527

VERSUS 16 VERSEITO 16

Cum autem ieiunatis nolite fieri, sicut hypocritae, tristes; Quando poi digiunate non diventate, come gli ipocriti, tristi:
exterminant enim facies suas, ut appareant hominibus ieiu- sfigurano infatti i loro volti affinché appaia agli uomini che essi
nantes. Amen dico vobis quia receperunt mercedem suam. digiunano. In verità vi dico che hanno ricevuto la loro ricompensa.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 15, PG 56,715): Quia ora- CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché è forte quella preghiera che è fatta con
tio i/la iam jòrtis est, quae fit in spiritu humili et corde contrito; spirito umile e cuore contrito, mentre chi gode dei piaceri non può
qui autem deliciis fruitur, spiritum humilem et cor contritum habe- avere uno spirito umile e un cuore contrito, è chiaro che la preghiera,
re non potest; manife stum est quoniam oratio sine ieiunio gracilis senza il digiuno, è gracile e debole; e cosi per chiunque vorrà pregare
est et infirma: et ideo quicumque pro aliqua necessitate voluerunt per qualche necessità il digiuno è un aiuto alla preghiera. Di conse-
orare, ieiunium adiutorium est orationis. Unde consequenter guenza il Signore, dopo l'insegnamento sulla preghiera, aggiunge
Dominus, post doctrinam de oratione, subiungit doctrinam quello sul digiuno dicendo: Quando poi digiunate non diventate,
de ieiunio dicens «Cum autem ieiunatis, nolite fieri sicut hypocri- come gli ipocriti, tristi. li Signore sapeva infatti che la vanagloria
tae tristes». Sciebat enim Dominus gloriam vanam ex omni bono procede da ogni bene, e così comanda di tagliare la spina della vana-
procedere; ideo spinam vanae gloriae, quae nascitur in terra gloria, che nasce in terra buona, affinché non soffochi il frutto del
bona, iubet praecidere, ne suffocet ieiunii fructum. Non autem digiuno. Ora, non può accadere che non sia notato chi digiuna, ma è
potest fieri ut non sentiatur qui ieiunat; sed melius est ut ieiunium meglio che il digiuno mostri te piuttosto che tu il digiuno. D 'altra
te ostendat, quam tu ieiunium. Non autem potest fieri ut sit hilaris parte non può accadere che sia ilare chi digiuna; per questo non ha
qui ieiunat; ideo non dixit: Nolite esse tristes; sed «Nolite fieri detto : non siate tristi, ma non diventate tristi; infatti coloro che ap-
tristes»: qui enim per imposturas aliquas pallentes apparent, il/i paiono pallidi per qualche impostura non sono tristi, ma lo diventano;
non sunt tristes, sedfiunt; qui autem natura/iter propter assiduum chi invece è triste naturalmente per un assiduo digiuno non diventa
ieiunium tris tis est, non fi t tristis, sed vere est; unde subdit triste, ma lo è veramente; per cui aggiunge: sfigurano infatti i loro
«Exterminant enim facies suas, ut appareant hominibus ieiunantes». volti affinché appaia agli uomini che digiunano. GlROLAMO: La parola
HIERONYMUS [PL 26,44A]: Verbum «exterminant », quod sfigurano (exterminant), di cui gli interpreti delle Scritture non hanno
in ecclesiasticis Scripturis vitio interpretum tritum est, aliud multo trovato un senso particolare, significa molto di più di quanto viene inte-
significa! quam vulgo intelligitur. Exterminantur quippe exules, so comunemente. Essa riguarda certamente gli esuli, che vengono man-
qui mittuntur extra terminos. Pro hoc ergo sermone, «demoliun- dati al di fuori dei loro tennini, cioè dei loro confini (exterminantur).
tur>> semper accipere debemus, quod graece dicitur al/Javiçov<JL. Nel nostro caso dobbiamo intenderlo nel senso di ab battere.
Demolitur autem hypocrita faciem suam, ut tristitiam simulet, L'ipocrita infatti abbatte il suo volto per simulare la tristezza, e pur
et animo forte la etante /uctum gesta! in vultu. GREGORJUS, essendo lieto ne ll 'animo, mostra il dolore nel volto. GREGORIO: Essi
Mor. [8,44, PL 75,846A}: Nam ora pallescunt, corpus debilitate impallidiscono, tremano di debolezza, fanno sentire dei sospiri che
quatitur, pectus interrumpentibus suspiriis urgetur, nihilque erompono dai loro petti, e in tutta questa pena non pensano che alla
tanto labore aliud nisi aestimatio humana cogitatur. stima degli uomini. LEONE: Ma non sono puri i digiuni che non pro-
LEO [serm. 34,5, PL 54,249A}: Non sunt autem casta ieiunia vengono da un motivo di moderazione, bensì dall'arte dell' inganno.
quae non de ratione veniunt continentiae, sed de arte fa llaciae.
528 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 16 529

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 15, ibid.}: Si ergo qui ieiunat et CRISOSTO.~O [J:s._J: .Se dun~ue chi. d.igiuna e si fa triste è ipocrita,
tristem se facit, hypocrita est, quanto magis iniquior est qui non quanto pm sara m1quo chi non d1g1una, ma con qualche artificio
ieiunat, sed argumentis quibusdam in facie sua pingit venalem dipinge sul suo volto un pallore venale, come segno de l digiuno?
p allorem, quasi ieiunii signum? AVGVSTINVS, De serm. Dom. AGOSTrNO: In questo campo bisogna notare che la vanità si può trova-
[2,J 2, PL 34, 1287]: In hoc autem capitulo maxime advertendum re non solo nella pompa e nel lusso, ma anche nell'apparenza del
est, non in solo rerum corporearum nitore atque pompa, sed dolore, ed è una vanità più pericolosa poiché inganna sotto il nome
etiam in ipsis sordibus luctuosis esse posse iactantiam, et eo del servizio di Dio. Colui dunque che ricerca troppo lo splendore della
periculosiorem, quo sub nomine servitutis Dei decipit. Qui ergo bellezza del . corpo e degli abiti o di altri ornamenti, può facilmente
immoderato cultu co1poris atque vestitus ve/ ceterarum rerum essere convmto da questa pompa stessa a seguire il mondo, e non
nitore fulget, facile convincitur rebus ipsis pomparum saeculi inganna nessuno con l'apparenza della santità. Ma colui che facendo
esse sectator, nec quemquam fallit dolosa imagine sanctitatis; professione di vita cristiana tiene gli occhi degli uomini fissi su di lui
qui autem in p rofessione Christianitatis inusitato squalore ac con lo spettacolo di una magrezza e squallore straordinari, se lo fa con
sordibus intentos in se hominum oculos facit, cum id voluntate intenzione e non per necessità, mostrerà con il resto della sua vita se
faciat, non necessitate patiatur, ex ceteris eius operibus potest agisce per disprezzo di un lusso superfluo o per qualche ambizione
cognosci utrum hoc contemptu superflui cultus, an ambitione ali- uma?a. REMIGIO [RA~ANo]: Il frutto poi del digiuno degli ipocriti è
qua faciat. REMIGIVS [RABANVS, PL 107,816Bj: Fructus autem mam festato quando SI aggiunge: affinché appaia agli uomini che
ieiunii hypocritarum manifestatur cum subinfertur «Vt pareant digiunano. In verità vi dico che hanno ricevuto la loro ricompensa
hominibus ieiunantes. Amen dico vobis, receperunt mercedem cioè quella che desideravano. '
suam», idest quam desideraverunt.
t
530 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 17- 18 531

VERSUS 17-18 VERSETTI 17-18

Tu autem, cum ieiunas, unge caput tuum et faciem tuam Tu invece, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affin-
lava, ne videaris hominibus ieiunans, sed Patri tuo qui est in ché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo, che è
abscondito, et Pater tuus qui videt in abscondito reddet tibi. nel segreto, e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà.

GLOSSA [PL 162,1309D]: Docuit Dominus quid non estfacien- GLOSSA: Il Signore ha insegnato che cosa non si deve fare; adesso
dum; modo docet quid estfaciendum, dicens «Tu autem cum ieiu- insegna che cosa si deve fare dicendo: Tu invece, quando digiuni,
nas, unge caput tuum etfaciem tuam lava». AuGUSTINUS, De serm. ungiti il capo e lavati la faccia. AGOSTINO: Ora, si suole chiedere il
Dom. [2,12, PL 34,1288]: Quaeri autem so/et quid sit quod hic senso di ciò che è qui detto. Nessuno ci avrebbe potuto comandare,
dicitur: non enim quisquam recte praeceperit (quamvis faciem quo- quando digiuniamo, non dico di lavare la nostra faccia, cosa che fac-
tidiana consuetudine lavemus), unctis quoque capitibus, cum ieiu- ciamo per consuetudine tutti i giorni, ma di avere sempre la testa pro-
namus, nos esse debere; quod turpissimum omnes fatentur. fumata, cosa che tutti riconoscono sconveniente. CRISOSTOMO [Ps.]:
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 15, PG 56, 717] : I tem si Parimenti se ci dice di non essere tristi affinché con la tristezza non
ideo iubet nos non fieri tristes, ne per tristitiam appareamus homi- appaia agli uomini che digiuniamo, se coloro che digiunano praticano
nibus ieiunare; si unctio capitis et lavatio faciei a ieiunantibus sempre l'unzione del capo e il lavaggio della faccia, queste cose appa-
semper serventur; nihilominus erunt signa ieiunii. HIERONYMUS riranno come segni del digiuno. GIROLAMO: Ma parla secondo l'usan-
[PL 26,44B]: Sed loquitur iuxta ritum provinciae Palaestinae, ubi za della provincia della Palestina, dove nei giorni di festa si è soliti
diebus festis soleni ungere capita. Praecipit ergo ut quando ieiuna- ungere il capo. Comanda dunque che quando digiuniamo ci mostria-
mus, laetos et festivos nos esse monstremus. CHRYSOSTOMUS, Super mo lieti e gioviali. CRISOSTOMO [Ps.]: L' interpretazione di .queste pa-
Matth. [Ps., 15, ibid.]: Simplex ergo interpretatio huius est, quo- role è semplice ed è per associazione che dobbiamo comprendere que-
niam per aggregationem intelligenda sunt ista sicut cetera ante sto come ciò che precede, come se dicesse: devi essere così lontano
dieta, tamquam si dicat: sic longe te facere debes ab ostentatione dall' ostentazione del tuo digiuno che, se fosse possibile (cosa che pe-
ieiunii fui, ut, si posset fieri (quod tamen non docet), ea etiam rò non insegna), sarebbe meglio, al contrario, avere in viso i segni dei
facias quae ex diverso luxuriae et epulationis videntur esse indicia; banchetti e del lusso; per cui segue: affinché non appaia agli uomini
unde sequitur «Ne videaris hominibus ieiunans». CHRYSOSTOMUS, che tu digiuni. CRISOSTOMO: Nell'elemosina non aveva detto solo così,
In Matth. [20,1, PG 57,287]: In eleemosyna quidem non simplici- ma che non dobbiamo farla davanti agli uomini aggiungendo: per essere
ter hoc posuit; sed dixit eleemosynam non esse fàciendam coram visti da loro; nel digiuno e nella preghiera, invece, non ha fatto alcuna
hominibus apponens ut videremur ab eis; in ieiunio autem et ora-
aggiunta, poiché è impossibile che l'elemosina sia del tutto nascosta,
tione nihil tale addidit: quoniam eleemosynam quidem impossibile
mentre invece ciò è possibile nel caso della preghiera e del digiuno.
est omnino latere, orationem autem et ieiunium p ossibile est. Non
parvus autem fructus est humanam gloriam contemnere: per hoc Non è poi un piccolo flutto disprezzare la gloria umana: con ciò infatti
enim aliquis a gravi hominum servitute liberatur, et proprie virtutis uno è liberato dalla gravosa schiavitù degli uomini, e diventa propria-
operator efficitu1; eam amans non propter alios, sed propter seipsam. mente operatore della virtù, amandola non in vista degli altri, ma per
Sicut enim nos contumeliam aestimamus, cum non propter nos, sed se stessa. Come infatti noi riteniamo un' offesa essere amati non per
propter alios diligimw; ita nec virtutem oportet p ropter alios sequi, noi stessi, ma per gli altri, così non bisogna nemmeno perseguire la
nec Dea propter homines obedire, sed propter seipsum. Ideo sequi- virtù per gli altri, né obbedire a Dio in vista degli uomini, ma per lui
tur «Sed Patri tuo, qui est in abscondito». GLOSSA [interi. et ord.]: stesso. Quindi segue: ma al Padre tuo, che è nel segreto. GLOSSA:
Idest, Patri tuo caelesti qui est invisibilis, vel qui habitat in corde Cioè al tuo Padre celeste che è invisibile, o che abita nel cuore me-
per fidem; D eo autem ieiunat qui pro eius amore se macerat, diante la fede; ora, digiuna per Dio colui che si macera per suo amore,
et quod sibi subtrahit, alteri largitur. e ciò che sottrae a se stesso lo elargisce a un altro.
532 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 17-18 533

«Et Pater tuus, qui videt in abscondito, reddet tibi». REMIGJUs E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. REMIGIO
[RABANUs, PL 107,8158): Sufficit enim tibi ut qui est inspector con- [R.ABANO]: Ti basta infatti che colui che scruta le coscienze sia anche il
scientiae, sit et remuneratot: CHRYSOSTOMUS, Super Matth. remuneratore. CrusosTOMO [Ps.]: Spiritualmente poi per faccia dell'a-
[Ps., ibid.]: Spiritualiter autem facies animae conscientia intelligi- nima si intende la coscienza. Come infatti al cospetto degli uomini è
tur. Sicut enim in conspectu hominum gratiosa est facies pulchra, gradevole una faccia bella, così al cospetto di Dio è bella una co-
sic in oculis Dei speciosa est munda conscientia. Has facies hypo- scienza pura. Queste facce gli ipocriti, che digiunano per gli uomini,
critae, qui propter homines ieiunant, exterminant, fallere volentes le sfigurano, volendo ingannare Dio e gli uomini: infatti è sempre
Deum et homines: nam semper vulnerata est conscientia eius qui ferita la coscienza di chi pecca. Se dunque togli la malvagità dalla tua
peccai. Si ergo abstuleris nequitiam ab anima tua, lavasti con- anima, hai lavato la tua coscienza, e digiuni bene. LEONE: Il digiuno
scientiam tuam, et bene ieiunas. LEO [serm. 44,2, PL 54,286B]: infatti deve essere compiuto non solo con la moderazione dei cibi,
Impleri enim debet ieiunium, non ciborum tantummodo parcitate, ma soprattutto con la privazione dei vizi. Infatti, poiché questa morti-
sed maxime privatione vitiorum. Nam cum ob hoc castigatio ista ficazione è fatta per diminuire il focolaio dei desideri carnali, il taglio
sumatur, ut carnalium desideriorum fomites subtrahantur, nullum che soprattutto deve operare la mortificazione è quello di essere sobri
magis sectandum est conscientiae genus quam ut semper simus ab quanto all'ingiusta volontà e digiuni quanto alle disoneste azioni; e
iniusta voluntate sobrii, et ab inhonesta actione ieiuni; quae devo- questa devozione non esclude gli inabili, poiché anche in un corpo
tio non secernit invalidos, quia etiam in languido corpore potest debole si può trovare l'integrità dell 'anima. CRISOSTOMO [Ps.]:
animae integritas reperiri. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. Spiritualmente poi il tuo capo è Cristo. Disseta l'assetato, nutri l'affa-
[Ps., ibid.]: Spiritualiter autem caput tuum Christus est. Sitientem mato, e così con l'olio della misericordia hai unto il tuo capo, cioè
pota, esurientem ciba; et sic oleo misericordiae unxisti caput Cristo, che proclama nel Vangelo (Mt 25, 40): «Tutto ciò che avete
tuum, idest Christum, qui clamat in Evangelio (infra 25,40): fatto al più piccolo dei miei discepoli l'avete fatto a me». GREGORIO:
«Quod uni ex minimis meis fecistis, mihi fecistiS». GREGORIUS, Infatti Dio approva quel digiuno che davanti ai suoi occhi: bagna la
In Ev. [1,16, PL 76,1138A): Jllud enim ieiunium Deus approbat mano delle elemosine. Ciò dunque che sottrai a te stesso, dallo a un
quod ante oculos eius manus eleemosynarum lavat. Hoc ergo altro, così che da dove la tua carne è battuta, da là sia riparata la
quod tibi subtrahis, alteri largire; ut unde tua caro ajjligitur, inde carne del prossimo bisognoso. AGOSTINO: Oppure intendiamo giusta-
egentis proximi caro reparetur. A UGUSTJNUS, De serm. Dom. [2, 12, mente per capo la ragione, poiché nell 'anima è preminente, e governa
PL 34,1288): Ve/ caput recte accipimus rationem, quia in anima le altre membra dell'uomo. Ungere il capo dunque appartiene alla
praeeminet, et cetera hominis membra regi!. Ungere ergo caput gioia. Gode dunque interiormente del suo digiuno chi digiunando si
ad laetitiam pertinet. Interius ergo gaudeat de ieiunio suo qui allontana dalla volontà mondana per essere soggetto a Cristo.
ieiunando se avertit a voluntate saeculi, ut sit subditus Christo. GLOSSA: Nel Nuovo Testamento non tutto va preso rigorosamente
GLOSSA [PL 114,103D]: Ecce non omnino in novo testamento ad alla lettera. È infatti ridicolo profumarsi con l'olio nel digiuno, ma
litteram accipiuntur. Ridiculum enim est in ieiunio oleo delibari; macerandoci nello spirito dell'amore di colui alle cui passioni dob-
sed spiritu amoris eius, cuius passionibus debemus participare, biamo partecipare deve essere unta l'anima. CRISOSTOMO [Ps.]:
nos macerando, mens debet inungi. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. Propriamente però uno deve lavare la faccia, il capo invece non deve
[Ps., ibid.): Proprie autem debet faciem quidem lavare; caput lavarlo, ma ungerlo. Finché infatti siamo nel corpo la nostra coscien-
autem non lavare, sed ungere. Quamdiu enim sumus in corpore, za è sporcata dai peccati, mentre il nostro capo, Cristo, non commise
conscientia nostra sordida est in peccatis. Caput autem nostrum, peccato.
Christus, peccatum non fecit.
534 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 19-21 535

VERSUS 19-21 VERSETil 19-21

Nolite thesaurizare vobis thesauros in terra, ubi aerugo Non accumulatevi tesori sulla terra, dove la ruggine e la
et tinea demolitur, et ubi fures effodiunt et furantur; thesauri- tignola consumano, e dove. i ladri scas~inano e. ruba~o; ~ccu­
zate autem vobis thesauros in caelo, ubi neque aerugo neque mulatevi invece tesori nel cielo, dove ne la ruggine ne la tigno-
tinea demolitur, et ubi fures non effodiunt nec furantur. la consumano, e dove i ladri non scassinano e non rubano.
Ubi enim est thesaurus tuus, ibi est et cor tuum. Dov'è infatti il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {20,2, PG 57,289}: Postquam vanae CRISOSTOMO: Dopo aver e liminato la malattia della vanagloria,
gloriae expulit aegritudinem, optime iam sermonem de contemptu introduce ottimamente il discorso sul disprezzo delle ricchezze.
divitiarum inducit. Nihil enim ita pecunias concupiscere facit ut Infatti nulla fa desiderare le ricchezze quanto la brama della gloria,
gloriae cupido: propter hoc namque famulorum greges et auro poiché gli uomini desiderano schiere di servitori e cavalli coperti
opertos equos et argenteas mensas expetunt homines, non ut utili- d'oro e mense d'argento non per trame utilità o piacere, ma perché
tatem aut voluptatem impleant, sed ut multis ostendantur; et hoc ciò sia mostrato a molti; e questo è quanto dice: Non accumulatevi
est quod dicit «Nolite thesaurizare vobis thesauros in terra». tesori sulla terra. AGOSTINO: Se uno opera per un vantaggio terreno,
AUGUSTTNUS, De serm. Dom. [2,13, PL 34,1289]: Si enim eo corde in che modo sarà puro il cuore che si rotola nella te1Ta? Infatti una
quisque operetur aliquid ut terrenum commodum adipiscatw; quo- cosa si sporca quando si mescola a una natura inferiore, sebbene nel
modo erit cor mundum quod in terra volutatur? Sordescit enim ali- suo genere questa non sia sporca, poiché l'oro si sporca anche se
quid cum inferiori miscetur naturae, quamvis in suo genere non viene mescolato con argento puro; così anche il nostro animo si spor-
sordidetur, quia etiam de puro argento sordidatur aurum si miscea- ca per la brama delle cose terrene, sebbene ~a t~rra. nel ~uo. ordine sia
tur: ita et animus noster terrenorum cupiditate sordescit, quamvis pura. CRISOSTOMO oppure diversamente: Po1che pn.ma il S1gn~r~ non
terra in suo ordine munda sit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. aveva insegnato nulla sull'elemosina o sulla preghiera o sul digiuno,
[Ps., 15, PG 56,719] ve/ a/iter: Quia supra Dominus nihil de elee- ma aveva solo riprovato la loro simulazione, ora secondo le tre cose
mosyna, ve/ oratione, ve/ ieiunio docuerat, sed simulationem suddette introduce tre conseguenze dell'insegnamento, la prima delle
eorum compescuit tantum, nunc secundum tria praedicta, tres con- quali appartiene all'elemosina, ed è questa: Non accumulatevi teso~-i
sequentias introducit doctrinae: quarum prima pertinet ad eleemo- sulla terra, dove prima dà il consiglio che l'elemosina vada fatta, m
synam, quae est haec: «Nolite thesaurizare vobis thesauros in modo che l'ordine dell 'esposizione sia il seguente: Quando fai /'ele-
terra», ubi primo dat consilium ut eleemosyna fiat; ut sit ordo nar- mosina non suonare la tromba davanti a te, e poi segue: Non accu-
rationis talis: «Cumfacis eleemosynam, noli tuba canere ante te»; mulatevi tesori sulla terra; in secondo luogo mostra quale sia l'utilità
et postea subsequitur: «Nolite thesaurizare vobis thesauros in che si trae dal fare l'elemosina; in terzo luogo mostra che nemmeno
terra»; secundo ostendit quae sii utilitas in eleemosyna facienda; il timore di cadere nella povertà deve impedire la volontà di fare l'e-
tertio ut neque timor inopiae accidentis impediat voluntatem elee- lemosina. CRISOSTOMO: Dicendo poi: Non accumulatevi tesori sulla
mosynae faciendae. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Dicens terra, aggiunge: dove la ruggine e la tignola consumano, p~r d~o­
autem «Nolite thesaurizare vobis thesauros in terra», subdit «Vbi strare il danno del tesoro che è qui e l'utilità di quello che è m cielo,
aerugo et linea demolitur»: ut demonstret thesauri qui est hic, sia quanto al luogo, sia quanto alle cose che nuocciono, come se di-
nocumentum, et eius qui est in caelo, utilitatem, et a loco, et ab cesse: perché temi che le ricchezze si consumino se dai l'elemosina?
his quae nocent; quasi dicat: Quid formidas ne pecuniae consu- Dunque dà l'elemosina, e ne avrai un'aggiunta: infatti le cose che
mantur, si eleemosynam dederis? ltaque da eleemosynam, et addi- sono nel cielo si aggiungeranno, mentre se non fai l'elemosina, peri-
tionem accipient: etenim quae in caelis sunt apponentur,· quod si scono. E non ha detto: le lascerai a un altr?; poiché ciò è piacevole
non dederis, pereunt. Et non dixit: Aliis derelinquis, quoniam hoc
536 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 19-21 537

delectabile est hominibus. RABANUS [PL 107, 834C]: Tria autem per gli uomini. RABAN~: Pone poi tre ~ose second? le tre di~ersità
ponit, secundum tres divers itates divitiarum. Meta/la aerugine, delle ricchezze. I metalli sono consumati dalla ruggine, le vesti dalla
vestes tinea demoliuntur; sunt autem alia quae neque aeruginem tignola; vi sono però altre cose che non temono né la ruggine né la
neque tineam timent, sicut lapides pretiosi; et ideo ponit generale tignola, come le pietre preziose: quindi.pone un danno generale, cioè
detrimentum, scilicet fures, qui omnes divitias rapere possunt. i ladri , che possono rubare tutte le ricchezze. CRISOSTOMO [Ps.):
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: Alia littera habet: «Ubi Un altro testo ha: «Dove la tignola e il mangiare distruggono». Infatti
tinea et commestura exterminant». Omnia enim bona mundi tri- tutti i beni del mondo finiscono in tre modi. O invecchiano da soli e
plex tollit interitus. Aut enim a semetipsis veterascunt et tineant sono consumati dalla tignola, come i vestiti; oppure vengono divorati
sicut vestimenta; aut ab ipsis Dominis luxuriose viventibus come~ dai loro stessi padroni che vivono nel lusso; oppure vengono sottratti
duntur; aut ab extraneis ve/ dolo, ve/ vi, ve/ calumniis, ve/ alio dagli estranei, o con l'inganno, o con la forza, o con le calunnie o con
iniquo modo diripiuntur: qui omnes fures dicuntur, quia per ini- qualche altro iniquo modo: e tutti vengono chiamati ladri poiché si
quitatem festinant aliena facere sua. Sed dices: Numquid omnes affrettano a impadronirsi delle cose altrui. Ma dirai: forse che tutti
haec qui habent, perdent ea? Interim quidem dicam, quia etsi non quelli che hanno dei possedimenti li perderanno? Talvolta, dirò, poi-
omnes perdunt, tamen multi perdunt. Vere autem et male servatas ché se non tutti perdono, tuttavia molti perdono. In verità poi anche
divitias, etsi non c01poraliter, spiritua/iter tamen perdidisti: quia le ricchezze inopportunamente conservate le perderai, anche se non
non proficiunt libi ad usum salutis. RABANUS [ibid.}: Allegorice fisicamente, tuttavia spiritualmente: poiché non ti servono per la sal-
autem aerugo significat superbiam, quae decorem virtutum obscu- vezza. RABANO: In senso allegorico poi la ruggine significa la superbia,
rat. Tinea, quae vestes latenter rodit, invidia est, quae bonum stu- che oscura la bellezza delle virtù. La tignola, che rode nascostamente
dium lacera!, et per hoc compactionem unitatis dissipa!. Fures sunt le vesti, è l' invidia, che lacera il buon proposito e con ciò dissipa la
haeretici et Daemones, qui semper ad hoc sunt intenti ut spirituali- compattezza dell'unità. I ladri sono gli eretici e i demoni, che sono
bus spolient. HJLARJUS [PL 9,943Cj: Ceterum laus caelestis aeterna sempre protesi a spogliare dalle cose spirituali. ILARIO: Invece la glo-
est, nec farlo surrepenti subtrahenda, nec tinea et rubigine invidiae ria celeste è eterna, e il ladro non può impadronirsene con un attacco
excidenda; et ideo sequitur «Thesaurizate autem vobis thesauros furtivo, né la tignola e la ruggine dell'invidia consumarla; per questo
in caelis, ubi neque aerugo neque linea demolitur, et ubi fures non segue: accumulatevi invece tesori nei cieli, dove né la ruggine né la
effodiunt neque furantun> . AUGUSTINUS, De serm. Dom. [ibid.}: tignola consumano, e dove i ladri non scassinano e non rubano.
Caelum autem hoc loco non corporeum acceperim, quia omne cor- AGOSTINO: Qui non intenderei il cielo fisico, poiché ogni corpo va
pus pro terra habendum est. Totwn enùn mundum debet contemne- ritenuto terra. Infatti deve disprezzare tutto il mondo chi accumula
re qui sibi thesaurizat in ilio caelo de quo dictum est (Ps. 113,16): tesori per sé in quel cielo di cui è stato detto (Sai 113, 16): «li cielo
«Caelum caeli Domino» idest in firmamento spirituali. «Caelum dei cieli al Signore», cioè nel finnamento spirituale. <<Infatti il cielo e
enim et terra transibunt» (irifi'a 24,35); non autem in eo quod tran- la terra passeranno» (Mt 24, 35): ora, noi non dobbiamo collocare il
sit collocare debemus thesaurum nostrum, sed in eo quod semper nostro tesoro nel cielo che passa, ma in quello che rimane sempre.
manet. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ihid.]: Quid ergo melius CRISOSTOMO [Ps.]: Che cosa è dunque meglio: riporre in terra, dove
est, an in terra reponere, ubi incertus est conservationis eventus, la conservazione è incerta, o in cielo, dove si ha una custodia sicura?
an in caelo, ubi est certa cus todia? Quae autem stultitia est Che stoltezza è lasciare là da dove devi uscire, e non mettere innanzi
illic relinquere unde exiturus es, et illuc non praemittere quo là dove stai per andare? Poni dunque la tua sostanza là dove hai la
iturus es? Illic ergo suhstantiam tuam colloca uhi patriam habes. patria. CRISOSTOMO: Poiché però non ogni tesoro terreno è distrutto
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Quia tamen non omnis terrenus dalla ruggine o dalla tignola, o viene sottratto dai ladri, per questo
thesaurus aerugine aut linea destruitut; aut p er fures aufertur, ideo aggiunge un'altra cosa: Dove è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore;
aliud induci! dicens «Uhi est thesaurus tuus, ibi est et cor tuum»;
538 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 19-21 539

ac si dicat: Etsi nihil priorum veniat, non parvam sustinebis iactu- come se dicesse: sebbene non accada nulla di ciò che precede, non so-
ram inferioribus aj]ìxus, et eorum servus factus, et a caelestibus sterrete un piccolo danno se sarete legati alle cose più basse, e, divenuti
cadens, et nihil excelsorum cogitare potens. HIERONYMus loro schiavi, caduti dal cielo, incapaci di pensare alle cose eccelse.
[PL 26,44B}: Hoc autem non solum de pecunia, sed de cunctis GIROLAMO: Ciò va inteso non solo del denaro, ma anche di tutti i pos-
possessionibus sentiendum est. Gulosi enim Deus venter est; sessi. Del goloso infatti è dio il ventre; del lascivo le cose lussuriose;
lascivi thesaurus sunt lubrica; amatoris libido. Hinc fuerit unu- dell'amante la libidine. Ciascuno è schiavo di ciò che l'ha vinto: egli
squisque a quo vincitur. !bi ergo habet cor, ubi et thesaurum. ha dunque il suo cuore là dove è il suo tesoro. CRISOSTOMO (Ps.] op-
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.} vel a/iter: Ponit mmc pure diversamente: Pone adesso quale sia l'utilità del fare l'elemosina.
quae sit utilitas in eleemosyna facienda. Qui enim colloca! the- Chi infatti colloca i tesori in terra non ha nulla da sperare in cielo.
sauros in terra, non habet quid speret in caelo. Ut quid ergo aspi- Come dunque guarderà il cielo, dove non ha riposto nulla? Per cui
ciat in caelum, ubi nihil repositum habet? Unde dupliciter peccat: pecca doppiamente: primo, poiché raccoglie cose cattive; secondo,
primo, quia mala congregai; secundo, quia cor habet in terra; et poiché ha il cuore in terra; e al contrario fa doppiamente bene chi
ex contrariis causis dupliciter bene facit qui thesaurizat in caelo. accumula tesori in cielo.
540 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 22-23 541

VERSUS 22-23 VERSETTI 22-23

Lucerna corporis tui est oculus tuus: si oculus tuus fuerit sim- La lucerna del tuo corpo è il tuo occhio: se il tuo occhio
plex, totum corpus tuum lucidum erit; si autem oculus tuus fuerit, sarà semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se il tuo
nequam totum corpus tuum tenebrosum erit. Si ergo lumen, occhio non lo sarà, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque
quod in te est, tenebrae sunt, ipsae tenebrae quantae erunt! la luce che è in te è tenebra, quanto grandi saranno le tenebre!

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [20,3, PG 57,290}: Postquam fecit CRISOSTOMO: Dopo che ha fatto menzione dell'intelletto ridotto in
mentionem de inte/lectu in servitutem redacto et captivato, quia schiavitù e imprigionato, poiché ciò non era facilmente conoscibile
hoc non multis facile cognoscibile erat, ad exteriorem doctrinam per molti, passa all'insegnamento esterno dicendo: La lucerna del tuo
transponìt dicens «Lucerna corporis tui est ocu/us tuuS»; ac si corpo è il tuo occhio, come .se dicesse: se non conosci che cos'è il
dicat: Si non nosti quid est iactura intellectus, a corporalibus hoc danno dell ' intelletto, imparalo dalle cose corporali; ciò che infatti è
disce: quod enim est oculus corpori, hoc est intellectus animae. l'occhio per il corpo è l'intelletto per l'anima. Come dunque, persi
Sicut ergo oculis orbatis multum operationis reliquorum membro- gli occhi, vengono compromesse molte attività delle altre membra,
rum amittitur, lumine eis extincto, ita et mente corrupta, multis essendosi oscurata per essi la luce, così anche, corrotta la mente, la
malis vita tua impletur. HJERONYMUS [PL 26,44C]: Hoc ergo totum tua vita sarà colmata di molti mali. GIROLAMO: Applica dunque tutto
transfert ad sensum: quomodo enim corpus totum est in tenebris, ciò all'intelligenza: come infatti tutto il corpo è nelle tenebre se l'oc-
si oculus non fuerit simplex, ita si anima principalem fulgorem chio non è semplice, così, se l'anima perde il suo principale fulgore,
suum perdiderit, universus sensus, ve/ sensualis pars animae in tutti i sensi, cioè la parte sensitiva dell'anima, dimorerà nell'oscurità·
caligine commorabitur: unde dicitur «Si ergo lumen quod in te per cui si dice: Se dunque la luce che è in te è tenebra, qua,;,_to grandf
est, tenebrae sint, ipsae tenebrae quantae erunt? » idest, si sensus, saranno le tenebre!, cioè: se l'intelligenza, che è la luce dell'anima, è
qui lumen est animae, vitio caligatur, ipsa putas caliga quibus oscurata dal vizio, pensa in quali tenebre sarà avvolta la stessa oscurità!
tenebris obvolvetur? CltRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 15, CRISOSTOMO [Ps.]: Sembra però che non parli qui dell' occhio corpo-
PG 56, 720]: Videtur autem quod non de corporali oculo hic rale, né di questo corpo che appare esteriormente, altrimenti avrebbe
loquatur, nec de hoc corpore quod videtur deforis; alioquin dixis- detto: se il tuo occhio sarà sano o malato, mentre qui dice semplice e
set: Si oculus tuus sanus fuerit aut infirmus; nunc autem dicit non semplice. Ora, se ha un occhio buono e malato, forse che il corpo
«Simplex» et «Nequam». Si autem benignum oculum habet et non sarà nella luce? O se l'ha cattivo e sano, forse che il suo corpo
infirmum, numquid corpus eius in lumine est? Aut si malignum et sarà nelle tenebre? GIROLAMO: Ma i cisposi sono soliti vedere nume-
sanum, numquid corpus eius in tenebris est? HIERONYMUS [ibid.): rose luci; invece l'occhio semplice e puro vede le cose semplici e
Sed solent lippientes lucernas videre numerosas; simplex autem pure. CRISOSTOMO: Oppure si parla di occhio non dal di fuori, ma dal
oculus et purus simplicia intuetur et pura. CHRYSOSTOMUS, Super di dentro. Infatti la lucerna è la mente, mediante la quale l'anima
Matth. [Ps., ibid.}: Ve/ dicitur oculus non a foris sed ab intus. vede Dio: chi dunque ha il cuore rivolto a Dio ha l'occhio luminoso
Lucerna enim est mens, per quam anima videt Deum. Qui ergo cioè la sua mente è pura, non insozzata dalle concupiscenze terrene'.
cor habet ad Deum, illius oculus lucidus est; idest illius mens Le tenebre sono invece in noi i sensi carnali, che desiderano sempre
munda est, non terrenis concupiscentiis sordidata. Tenebrae le cose che sono delle tenebre. Chi dunque ha l'occhio puro, cioè la
autem in nobis sunt sensus carnales, qui semper desiderant quae mente spirituale, conserva luminoso il suo corpo, cioè senza peccato:
sunt tenebrarum. Qui ergo habet oculum mundum, idest mentem
spiritualem, corpus suum servat lucidum, idest sine peccato:
Capitolo 6, versetti 22-23 543
542 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

se infatti anche la carne desidera cose cattive, tuttavia con la virtù del
etsi enim caro desidera! mala, virtute tamen divini timoris repercu-
timore divino le respinge. Chi invece ha l'occhio, cioè la mente, o
tit eam. Qui autem habet ocu/um, idest mentem, aut malignitate
tenebrosa per la malizia, o intorbidata per la concupiscenza, ha un
tenebrosam, aut concupiscentia turbu/entam, tenebrosum possidet corpo tenebroso: infatti non resiste alla carne quando desidera cose
corpus: non enim resistit carni quando concupiscit perversa, quia
perverse, poiché non .ha la speranza nel cielo, c.he ci concede la vi1tù di
non habet spem in cae/o, quae praestat nobis virtutem ut concupi-
resistere alle concupiscenze. ILARJO oppure diversamente: Dalla luce
scentiis resistamus. HILARIUS [PL 9,944A} vela/iter: De officio che l'occhio dà al corpo spiega la luce del cuore. Se questa luce resta
luminis oculi, Lumen cordis expressit: quod si simplex et Lucidum pura e brillante, comunicherà alle nostre membra lo splendore della
manebit, claritatem aeterni luminis corpori tribuet, et splendorem luce eterna, e nella risurrezione effonderà sulla dissoluzione della
originis suae corruptioni carnis infimdet, scilicet in resurrectione; tomba lo splendore della nostra origine. Se invece essa è oscurata dai
si autem obscurum peccatis et voluntate erit nequam, vitiis mentis peccati e resa malv~gia dalla .depravazione della vol~ntà, la. na~a c.o~­
natura corporis subiacebit. AUGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,13, porea non ricevera dall'anima se non la soggez10ne al suoi v1z1.
PL 34,1289} vela/iter: Oculum hic accipere debemus intentionem AGOSTINO oppure diversamente: Per occhi qui dobbiamo intendere la
nostram; quae si munda fuerit et recta, omnia opera nostra, quae nostra intenzione; se questa è pura e retta, tutte le nostre opere che
secundum eam operamur, bona sunt: quae quidem omnia totum compiamo secondo essa sono buone; e tutte queste cose le chiama
corpus appellavi!, quia et Apostolus membra nostra dicit quaedam corpo, poiché anche l'Apostolo chiama nostre membra certe opere,
opera, ubi ait (Col. 3,5): «Mortificate membra vestra, fornicatio- dove dice (Col 3, 5): «Mortificate le vostre membra, la fornicazione e
nem et immunditiam». Non ergo quid quisque faciat, sed quo animo l'impurità>>. Non bisogna considerare che cosa uno fa, ma l'animo
faciat considerandum est. Hoc est enim Lumen in no~is, quia hoc con cui lo fa. Questa è infatti la luce in noi, poiché con ciò risulta a
nobis manifestum est bono animo nos facere quod facunus. «Omne noi manifesto che facciamo con animo buono ciò che facciamo.
enim quod manifestatur, lumen est» (Eph. 5,13). Ipsa vero /acta, «Tutto ciò che infatti si manifesta è luce» (Ef 5, 13). I fatti invece che
quae ad hominum societatem procedunt, incertum nobis habent exi- si realizzano nel campo degli avvenimenti umani sono sempre di un
tum; et ideo tenebras eas vocavit: non enim navi cum pecuniam esito dubbio, ed è per questo che sono tenebre. Posso sapere, se ho
porrigo indigenti, quid sit indefacturus. Si ergo ipsa cordis intentio, dato del denaro a un indigente, che cosa ne farà? Se dunque la tua
quae tibi nota est, sordidatur appetitu tempor~lium r~rum, .magi~ intenzione, che ti è nota, è oscurata da desideri terreni, tanto più lo
ipsum factum, cuius incertus est exitus, sordtdum erzt; quza ets1 sarà questa azione di cui ignori completamente il risultato. Se ciò che
bene alicui proveniat quod tu non recta intentione facis, quomodo tu hai fatto con una cattiva intenzione è tuttavia utile a qualcuno, essa
tu feceris imputabitur tibi, non quomodo illi provenerit. Si autem sarà giudicata in te non per il suo risultato, ma secondo la tua inten-
simplici intentione, idest fine caritatis, opera nostra fiant, tunc zione. Quando invece le nostre azioni sono fatte con una retta inten-
munda sunt, et placent in conspectu Dei. ÀUGUSTINUS, De mend. zione, cioè per un motivo di carità, allora esse sono pure e piacciono
[7, PL 40,528}: Sed ea quae constat esse peccata, ~ul/a ve./ut bona a Dio. AGOSTINO: Tuttavia le cose che sono chiaramente peccato non
intentione Jacienda sunt: ea quippe opera homznum si causas vanno fatte per nessuna buona intenzione. Ci sono delle azioni che
habuerint bonas ve/ malas, nunc sunt bona nunc mala, quae 11011 sono buone o cattive secondo che nascono da una causa buona o cat-
sunt per seipsa peccata; sicut victum praebere J?auperibus ?01111111 tiva, essendo in se stesse indifferenti, come dare il cibo a un povero,
est, si fiat misericordiae causa; ma/um autem sz fiat causa 1~cta11- che è buono se è fatto per un motivo di misericordia, e cattivo se è fatto
tiae. Cum vero opera ipsa peccata sunt, ut farla, stupra et huiusm~­ per una qualsiasi vanità. Ma ciò che è peccato in se stesso, come il
di, quis dicat causis bonis esse facienda, ve/ peccata non esse?_Qws furto, le offese al pudore e altre cose simili, chi potrebbe dire che si
dicat: Furemur divitibus, ut habeamus quid demus paupenbus? può farlo per un motivo buono, e senza che vi sia peccato? Chi potreb-
be dire: «Rubiamo ai ricchi per avere qualcosa da dare ai poveri?».
544 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 22-23 545

GREGORIUS, Mor. [28, J1, PL 76,466A] vela/iter: «Si lumen quod in GREGORIO oppure diversamente: Se la luce che è in te, cioè se ciò che
te est», idest, si hoc quod nos bene agere coepimus, ex mala inten- abbiamo iniziato a far bene lo offuschiamo per una cattiva intenzione,
tione ojfuscamus, ipsa quae mala esse non ignoramus, etiam alJora le cose che non ignoriamo che sono cattive, q_uanto più saranno
cum facimus, «quantae tenebrae sunt?». REMIGIUS ve/ a/iter tenebre? REMIGIO oppure diversamente [GLOSSA]: E la fede che viene
[GLOSSA ord.]: Fides lucernae assimilatur, quia per eam egressus paragonata alla lucerna, poiché per essa l'uscita dell'uomo interiore,
interioris hominis, idest actio, illuminatur ne offendat: secundum cioè l'azione, è illuminata affinché non offenda, secondo le parole
illud Ps. 118,105: «Lucerna pedibus meis verbum tuum»; quae si (Sal 118, 105): «Lampada per i miei passi è la tua parola»; se questa
fuerit munda et simplex, totum corpus lucidum erit; si vero sordida, fede sarà pura e semplice, tutto il corpo sarà luminoso; se invece sarà
totum corpus erit tenebrosum. Ve/ aliter: Per lucernam inte/ligitur insozzata, tutto il corpo sarà tenebroso. Oppure diversamente. Per
rector ecc/esiae, qui bene ocu/us dicitur, quia salutaria plebi lucerna si intende il pastore della Chiesa, che giustamente è detto
subiectae providere debet, quae per corpus intelligitur. Si ergo rec- occhio, poiché deve provvedere le cose salutari al popolo a lui sog-
tor Ecclesiae erraverit, quanto magis errabit populus ei subiectus? getto, che è indicato con l'immagine del corpo. Se dunque il pastore
della Chiesa sbaglia, quanto più sbaglierà il popolo a lui soggetto?
546 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 24 547

VERSUS 24 VERSETTO 24

Nemo potest duobus dominis servire: au~ en~m unum Nessuno può servire a due padroni: infatti o odierà l'uno e
odio habebit et alterum diliget aut unum sustmeb1t et alte- amerà l'altro, oppure sopporterà l'uno e disprezzerà l'altro.
rum contemnet. Non potestis Deo servire et mammonae. Non potete servire a Dio e a mammona.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 16, PG. ~6,722J:. Superius CRISOSTOMO [Ps.]: Prima il Signore aveva detto che chi ha una
dixerat Dominus, quod qui habet mentem spmtalem, zlle potesi mente spirituale può conservare il suo corpo senza peccato; chi inve-
corpus suum servare sine f!eCcf!to;. qui autem non habet, non ce non ce l'ha non lo può; e dà la ragione dicendo: Nessuno può ser-
potest; cuius rationem subzungit, dic.ens «N~mo _POtest duobus vire a due padroni. GLOSSA oppure diversamente: Siccome prima è
dominis servire». GLOSSA [ord.] vel alzter: Quia dictum est supra stato detto che per l' intenzione dell e cose terrene le cose buone
quod propter intentionem temporalium, bona mala fiunt; ~nde diventano cattive, uno potrebbe dire: quindi farò cose buone sia per
posset aliquis dicere: Ego faczam b?na e~ propter temporalta et le cose terrene che per quelle celesti; contro di ciò il Signore dice:
propter caelestia. Contra quod Dommus azt «Nemo potest duobus Nessuno può servire a due padroni. CRISOSTOMO oppure diversamente:
dominis servire». CHRYSOSTOMUS, In Matth. {21,1, PG 57,294}: ve/ Precedentemente aveva represso la tirannide dell'avidità con molte e
a/iter: In anterioribus, avaritiae compressit tyrannidem per. multa grandi argomentazioni, ma qui ne aggiunge ancora delle altre più
et magna; sed adhuc alia apponit ampliora. Non enzm in hoc ampie. Infatti le ricchezze non solo ci danneggiano perché armano
solum nobis nocent divitiae quod Latrones adversus nos armant, et contro di noi i briganti, e ottenebrano l' intelletto, ma anche ci respin-
quod intellectum obtenebrant; sed etiam a servitute Dei nos gono dal servizio di Dio. E prova ciò con argomentazioni comuni,
expellunt. Et hoc probat a communibus conceptioni.bl-!s, ~icens
dicendo: Nessuno può servire a due padroni; due, dice, che ingiungo-
«Nemo potest duobus dominis servire»; duos autem_ dzcit quz con-
no cose contrarie: la concordia infatti fa di molti una cosa sola, il che è
traria iniungunt: concordia enim multos unum J.acit: quo.d osten-
ditur per hoc quod subdit «A ut e~im unum odio habe~zt». Ideo mostrato da ciò che aggiunge: irifatti o odierà l'uno. Ne pone poi due
autem duo ponit, ut monstret Jacilem esse trans'!'utatwnem ad per mostrare che è facile passare al meglio. Se infatti dici: sono dive-
melius. Si enim dicas: Servus Jactus sum pecunzarum, amando nuto schiavo del denaro, ossia amandolo, egli mostra che è possibile
scilicet eas, monstrat quod possibile est ad aliud venire; scilicet passare ad altro, cioè non sopportando la schiavitù, ma disprezzandola.
non sustinendo servitutem, sed contemnendo. GLOSSA: Ve! duo GLOSSA: Oppure sembra toccare due generi di servi. Alcuni infatti
tangere videtur servientium g~n.era. Qui~am eni"! serviun~ li~era­ servono liberamente per amore, alcuni servilmente per timore.
liter ex amore, quidam servihter ex timore. Si ergo alzquis ex Se dunque uno serve per a more uno dei due padroni contrari, è
amore serviat uni contrariorum dominorum, necesse est ut alterum necessario che odi l'altro; se invece serve per timore, è necessario
odio habeat; si vero ex timore serviat, necesse est ut dum un.u~n che mentre sopporta l'uno disprezzi l'altro. Ora, se nel cuore dell'uo-
sustinet alterum contemnat. Res autem terrena, vel Deus, s1 111 mo domina la realtà terrena, o Dio, l' uomo è attratto in due direzioni
corde h~minis dominetur, ad contraria ex utroque trahitur homo: contrarie: infatti Dio atti ra chi lo serve alle cose superiori, mentre la
nam Deus trahit ad superiora sibi servie~tem, res vero .terrena ad realtà terrena alle inferiori; quindi, quasi concludendo, aggiunge: Non
inferiora; et ideo quasi concludens subdzt «Non potestzs Deo ser- potete servire a Dio e a mammona. GIROLAMO: Mammona in siriaco
vire et mammonae». HIERONYMUS [PL 26,44D]: Mammona s~rmo­ significa ricchezza. Ascolti dunque ciò l'avaro che si ritiene cristiano:
ne syriaco divitiae nuncupantur. Audiat er[fo hoc. a.vc:-.rus, q~z cen- che non può servire insieme le ricchezze e Cristo. E tuttavia non ha
setur vocabulo Christiano, non posse se szmul dzvitLZs Chr~stoqu~ detto: chi ha ricchezze, ma chi serve le ricchezze. Chi infatti è schia-
servire. Et tamen non dixit: qui habet divitias; sed: Qui servii
vo delle ricchezze custodisce le ricchezze come un servo; chi invece
divitiis. Qui enim divitiarum servus est, ~ivit_ias .custodit ut se~vus;
ha gettato via il giogo della servitù le di stribuisce da padrone.
qui autem servitutis excussit iugum, dzstrzbuzt eas ut domznus.
548 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 24 549

GLOSSA [ord.} : Per mammonam etiam intel!i~itur diabolus, qui GLOSSA: Con mammona si intende anche il diavolo, che presiede alle
praeest divitiis; non quod P?ssit ea~ dare, msi quando Deus per- ricchezze; non che le possa dare, se non quando Dio permette, ma
mittit · sed quia per eas hommes fallit. A UGUSTINUS, De serm. Dom. perché con esse inganna l'uomo. A GOSTINO: Chi infatti serve a mam-
[2,14. PL 34,1290): Qui enim servit mam"!onae, idest div~tiis, mona, cioè alle ricchezze, serve senza dubbio a colui che, preposto
i/li utique servit qui rebus istis terr~nis mer_ito s~a~ pervers1t~tis per I~ sua perversità a queste cose tei:ene, è chiamat~ d~l Si~nore
praepositus, princeps huius _saecult _a _Domino d1c1tur._ Ve/ ahte1: princ1p_e d1 questo mondo .. Oppure diversamente. Chi siano 1 due
Qui sint duo domini, ostendLt cum d1c1tur «Non potestzs Deo ser- padro01, lo mostra quando s1 dice: Non potete servire a Dio e a mam-
vire et mammonae», scilicet Deo et diabolo. «Aut» ergo «hunc mona, cioè a Dio e al diavolo . O infatti l' uomo odierà questo e
odio habebit» homo, «et alterum diliget», idest Deum; «aut alte- amerà l'altro, cioè Dio, oppure sopporterà l 'uno e disprezzerà
rum patietur, et alterum contemnet». Pa~itur e~ii:z du~um ~omi­ l'altro. Chi serve a mammona sopporta infatti un duro padrone, poi-
num quisquis servit mammonae:_ ~u~ en_im cup!dztat~ 1mplz~atus ché per la sua cupidigia è schiavo del demonio, e non lo ama. Cosi
subditur diabolo, et non eum dzl1g1t. Szcut qui anct~lae altenae pure chi è unito alla serva di un altro per la concupiscenza, patisce
coniunctus est propter concupiscentia_m, durll:n: l!atztl':r. servitu- una dura servitù, anche se non ama colui di cui ama la serva. Dice
tem, etsi non diligat e um cuius anc1ll_a m dzhgzt. p1x1t autem poi: disprezzerà l 'altro, non: lo odierà; nessuno infatti può odiare Dio
«Alterum contemnet», non: Odio habebzt; nullus enzm vera con- con vera coscienza. Lo disprezza poi, cioè non lo terne, a causa della
scientia Deum potest odisse. Contemnit autem, idest non timet sicurezza che ispira la sua bontà.
eum, cum quasi de eius bonitate securus est.
550 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 25 551

VERSUS 25 VERSETTO 25

Ideo, dico vobis, ne so/liciti sitis animae vestrae quid man- Perciò vi dico: Non preoccupatevi della vostra anima, di che
ducetis, neque corpori vestro quid induamini: nonne anima cosa mangerete, né del vostro corpo, di che cosa indosserete;
plus est quam esca, et corpus plus quam vest1mentum? l'anima non vale forse più del cibo, e il corpo più del vestito?

AuGUSTINUS, De serm. Dom. [2,15, PL 34,1291}: Quia superius AGOSTINO: Il Signore, poiché prima aveva insegnato che chiunque
docuerat Dominus, quod quisquis vult diligere Deum, et cavere ne vuole amare Dio e teme di offenderlo non deve pensare di poter ser-
offendat, non se arbitretur duobus dominis po~se servire, ne forte vire a due padroni, ora, affinché uno non si lasci dividere interior-
quamvis iam superflua non quaerantur propter ips.a tam_en ne~essa­ mente non per il godimento del superfluo ma per l'uso del necessa-
ria cor duplicetur, et ad ea dejlectenda torqueatur mtentw, subzungit rio, e affinché la sua intenzione non abbia a subire una deviazione,
dicens «Ideo dico vobis: Ne solliciti sitis animae vestrae quid man- aggiunge: Non preoccupatevi della vostra anima, di che cosa mange-
ducetis, neque corpori vestro quid induamini». CHRYSOSTOMUS, rete, né del vostro corpo, di che cosa indosserete. CRISOSTOMO: Non
In Matth. [21,2, PG 57,296}: Non hoc dicit, quod anima cibo dice questo perché l'anima abbia bisogno di cibo, essendo essa incor-
indigeat, incorporea est enim; sed secundum communem Locutus porea, ma ha parlato secondo l'uso comune: infatti essa non potrebbe
est consuetudinem: a/iter enim non potest morari in corpore, nisi dimorare nel corpo se questo non è stato nutrito. AGOSTINO: Oppure
eo cibato. AUGUSTINVS [De serm. Dom. ibid.}: Ve/ animam in hoc qui anima significa la vita animale. GIROLAMO: In alcuni codici è
loco pro animali vita positam noverimus. HI ERONYMUS stato aggiunto: né di che cosa berrete. Noi non siamo dunque com-
[PL 26,45A]: In nonnullis codicibus additum est «Neque quid pletamente liberati dalle necessità che riguardano ciò che la natura
bibatis». Ergo quod omnibus natura tribuit, et iumentis et bestiis dona da se stessa agli animali e che ci è comune con essi,. ma ci è
hominibusque commune est, huius cura non penitus liberamur; comandato di non preoccuparci. È col sudore della nostra fronte che si
sed praecipitur nobis ne solliciti simus quid manducemus: quia in prepara il nostro pane; il nostro lavoro è indispensabile, ma la preoc-
sudore vultus praeparamus nobis panem: labor exercendus est, cupazione va tolta. Ciò che è qui detto dunque: Non preoccupatevi,
sollicitudo tollenda. Quod autem hic dicitur, «Ne solliciti sitis», de va inteso del cibo e del vestito corporale; invece dei cibi e dei vestiti
carnali cibo et vestimento accipiamus; ceterum de spiritualibus dello spirito dobbiamo preoccuparci. AGOSTINO: Vengono chiamati
cibis et vestimentis spiritus debemus esse solliciti. ÀUGUSTINUS, Euchiti ce1ti eretici i quali pensano che al monaco non sia lecito eser-
De haeres. [57, PL 42,41}: Dicuntur autem Euchitae quidam haere-
citare delle attività per sostenersi in vita, e che quindi il religioso de-
tici, opinantes monacho non licere, susten~andae vi.tae suae ca~sa,
ve astenersi da ogni lavoro. AGOSTINO: Dicono infatti che l'Apostolo,
aliquid operari, atque ita seipsos profiten ut omnmo ab operi~us
vacent. AuGUSTINUS, De opere monach. [1,2, PL 40,549}: Inquwnt quando dice (2 Ts 3, l O): «Chi non vuol lavorare neppure mangi»,
enim: non de hoc opere corporali, in quo vel agricolae vel opifices non si riferisce al lavoro manuale dei contadini e degli operai. Non
/aborant, praecepit Apostolus cum dixit (2 Thess. 3,10): «Qui non poteva infatti andare contro il Vangelo, dove il Signore dice: Perciò
vult operari, non manducet». Neque .enim E.vangelio P,O~~it .e~se vi dico: Non preoccupatevi. Quindi quelle parole dell'Apostolo
contrarius, ubi ait Dominus: «Ideo dico vobzs: Ne sollzcitz s1tlS>>. vanno riferite alle opere spirituali, di cui altrove (1 Cor 3, 6) si dice:
In verbo ergo Apostoli praedicto spiritualia opera deberr1;us acci- «lo ho piantato, Apollo ha irrigato». E così pensano di ottemperare
pere, de quibus alibi dicitur (1 Cor. 3,6): «Ego piantavi, Ap~llo a~la volontà dell'Apostolo, mentre credono che il Vangelo comandi
rigavit>>. Et ita se arbitrantur apostolicae obtempera~e s.entent1qe, d1 non curarsi delle necessità di questa vita corporale; le parole citate
cum Evangelium credunt de non curanda corporali. vitae ~1.uu~ dell'Apostolo: «Chi non vuol lavorare neppure mangi» sarebbero
indigentia praecepisse, et Apostolum de opere et cibo spmtalr state dette invece riguardo al lavoro e a l cibo spirituale. Prima
dixisse: «Qui non vult operari, non manducet». [3,4, PL. 40,551}: dunque dimostriamo che l 'Apostolo ha voluto che i servi di Dio
Prius ergo demonstremus Apostolum opera corporaha servo~ compissero opere corporali. Aveva premesso infatti (2 Ts 3, 7- 10):
Dei operari voluisse. Praemiserat enim dicens (2 Thess. 3, 7-10).
552 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 25 553

«lpsi scitis quomodo oporteat nos imitari; quia non inquieti fui- «Sapete come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosa-
mus inter vos neque panem ab aliquo gratis manducavimus; sed mente fra voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno
in labore et fatigatione die ac nocte laborantes, ne quem vestrum ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non esser~
gravaremus; non quia non habuimus potestatem, sed ut nosipsos di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per
formam daremus vobis, qua nos imitaremini. Nam et cum essemus darvi noi stessi come esempio da imitare. E infatti quando eravamo
apud vos, hoc denuntiabamus vobis, quoniam si quis non vult ope- presso di voi vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure
rari, non manducet». Quid ad hoc dici potest, quando exemplo mangi». Che cosa si può dire di fronte a ciò, quando col suo esempio
suo docuit quid praeceperit, scilicet co1poraliter operando? Nam ha insegnato ciò che aveva comandato, cioè lavorando manualmente?
quod corpora/iter operaretur, ostenditur in Actibus (18,2-3), ubi Che infatt! lavorasse manualmente appare negli Atti ( 18, 2-3), dove si
dicitur quod mansit cum Aquila et uxore eius Priscilla, opus dice che nmase con Aquila e sua moglie Priscilla, lavorando presso di
faciens apud illos: erant enim tabernaculorum artifices (18,3). loro: ~rano infatti fa?bricanti di tende (18, 3). E tuttavia per I' Apo-
Et tamen Apostolo, tamquam praedicatori Evangelii, militi Christi, stolo, m quanto predicatore del Vangelo, soldato di Cristo, piantatore
piantatori vineae, pastori gregis, constituerat Dominus ut de della vigna, pastore del gregge, il Signore aveva stabilito che vivesse
Evangelio viverei; qui tamen stipendium sibi debitum non exegit, del Vangelo; .egli tuttavia non richiese lo stipendio a lui dovuto, per
ut se formam daret eis qui exigere indebita cupiebant. Audiant dare l'esempio a coloro che desideravano richiedere cose indebite.
ergo qui non habent hanc potestatem quam il/e habebat, ut tan- Ascoltino dunque coloro che non hanno la potestà che egli aveva e
tummodo spirita/iter operantes manducent panem a corporali pensando di lavorare solo spiritualmente non ricevano un pane c'he
labore gratuitum. [ibid. 22,24-25, PL 40,567s.]: Si autem non ~anno guadagnato co? ~lc~n lav~ro corporale. Se però sono predi-
Evangelistae sunt, si ministri altaris, si dispensatores sacramento- catori del Vangelo, se mm1stn dell altare, se dispensatori dei sacra-
rum, habent hanc potestatem, si saltem habebant aliquid in saecu- menti, hanno questa potestà, se almeno avevano qualcosa nel mondo
lo, quo facile sine opificio sustentarent hanc vitam, quod conversi e.on cui s~ste.ner~ tal~ vita s.enz~ lavoro e, convertendosi al Signore,
ad Deum indigentibus dispartiti sunt, et credenda est eorum infir- I hanno d1stnbutto a1 poven. Bisogna credere alla loro debolezza e
mitas et ferenda. {ibid. 25,33, PL 40,572]: Nec attendendum in sostenerla. E non importa quale sia il luogo in cui hanno distribuito i
quo loco hoc quod habebant impenderint, cum omnium loro doni, poiché tutti i cristiani formano tra loro un'unica società.
Christianorum sit una respublica. {ib id. 22,25, PL 40,568): Invece coloro che vengono alla professione del servizio di Dio da una
Sed qui veniunt ad professionem servitutis Dei ex vita rusticana, vita contadina od operaia o di lavoro manuale, se lavorano meno non
et ex opificum exercitio et plebeio labore, si quo minus operentw; possono essere scusati. Non si addice infatti in alcun modo che in
excusari non possunt. Nullo enim modo decet ut in ea vita 11bi quella vita in cui coloro che sono di classe più elevata diventano labo-
senatores fiunt laboriosi, ibi fiant opifices otiosi; et quo veniunt riosi, gli operai divengano oziosi, e là dove si giunge con l'abbandono
relictis deliciis suis qui fuerunt praediorum Domini, ibi sint rusti- dei pr.opri ?eni d?po aver g?du~o di tutt~ le comodità, i rustici divenga-
ci delicati. At cum Dominus ait «Nolite so/liciti esse», non hoc "? esigenti; Cosi,. quando. 11 Signore dice: Non preoccupatevi, non lo
dicit ut ista non procurent, quantum necessitatis est, unde honeste d~ce perche non s1 procunno queste cose secondo la necessità per una
poterunt vivere; sed ut ista non intueantur, et propter ista faciant vita onesta, ma perché non si abbia l'occhio fisso su di esse e non
quicquid in Evangelii praedicatione facere iubentur: eam namq11e siano esse il fine di ciò che viene compiuto nella predicazi~ne del
intentionem paulo superius oculum vocaverat. CHRYSOSTOMUS, Vangelo; e questa intenzione poco prima l'aveva chiamata occhio.
In Matth. {ibid.}: Ve/ potest a/iter continuari: cum enim docuissel c.RISOSTOMO: Oppure si può continuare diversamente. Poiché infatti il
Dominus pecuniam despicere, ne aliqui dicerent: qua/iter poteri- S1gno~·e aveva insegnato a disprezzare le ricchezze, affinché qualcuno
mus vivere, si omnia proiecerimus? subiungit dicens «ldeoq11e n?n dicesse: come po~e~o vivere se abbandoniamo tutte le cose?, ag-
dico vobis: Ne solliciti sitis animae vestrae». GLOSSA [interi.]: giunge: per questo VI dico: Non preoccupatevi della vostra anima.
554 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 25 555

/dest, cura temporali ne retrahamini ab aeternis. HIERONYMUs: GLOSSA: Cioè, per una preoccupazione temporale non ritraetevi dalle
Praecipitur ergo nobis ne solliciti simus quid comedamus, quia cose eterne. GIROLAMO: Ci viene comandato dunque di non preoccu-
in sudore vultus praeparamus nobis panem: ergo labor exercen- parci di ciò che mangiamo, poiché col sudore del volto ci prepariamo
dus est, sollicitudo tollenda. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. il pane: il lavoro dunque va esercitato, ma va eliminata la preoccupa-
[Ps. , J6, PG 56, 723]: Non enim sollicitationib~s sp~ritualibus, zione. CrusosTOMO [Ps.]: Infatti il pane va acquistato non con la
preoccupazione dello spirito, ma con il lavoro del corpo. Dio lo
sed laboribus corporalibus acquirendus est pants, qui laboranti-
accorda con abbondanza al lavoro come ricompensa, e lo ritira aJia ne-
bus pro praemio diligentiae, Deo praestante, abundat, et negli-
gligenza come punizione. li Signore conferma poi la nostra speranza; e
gentibus pro poena, Deo faciente, subdu.cit~r. Co~firmat autem
innanzitutto discende dal maggiore al minore dicendo: l'anima non
spem nostram Dominus,- et primo de mazorz ad mznus descendit
vale forse più del cibo, e il corpo più del vestito? GIROLAMO: Chi dà
dicens «Nonne anima plus est quam esca, et corpus plus quam le cose maggiori darà certamente anche le minori. CrusosTOMO [Ps.]:
vestimentum?». HtERONYMUS [ibid.]: Qui maiora praestitit, utique Se infatti non avesse voluto che si conservasse ciò che era, non lo
et minora praestabit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.j: avrebbe creato; ciò poi che ha creato in modo che si conservasse con
Nisi enim voluisset conservari quod erat, non creasset,- quod il cibo, necessariamente riceverà da lui il cibo fino a quando egli
autem sic creavi! ut per escam servetur, necesse est ut det ei escam vorrà che esista. ILARIO oppure diversamente: Poiché il giudizio degli
quamdiu vult esse quod fecit. HILARIUS [~L 9,9~6A] vela/iter: increduli è pervertito per quanto riguarda la cura delle cose future,
Quia corruptus circa futurorum curam mfidelzw~ se~sus est, poiché essi si domandano quale sarà alla risurrezione l'aspetto del
calumniantium quae in resurrectione corporum speczes szt futura, nostro corpo e da quale cibo saremo nutriti per tutta l'eternità, di con-
quae in substantia aeternitatis alimonia, ideo sub~equen~er dicitur seguenza dice: l 'anima non vale forse pili del cibo? Egli non accetta
«Nonne anima plus est quam esca?». Non enzm_ patztw: ~pe1'.1 che la nostra preoccupazione si porti, per quanto riguarda la risurrezio-
nostram fa turi in resurrectione cibi et potus et vestztus _s?ll1c1t11d1- ne, sulle questioni del cibo, della bevanda e del vestito; affinché colui
ne demorari," ne tanto pretiosiora reddenti, corpus sczl1cet atque che ci renderà cose tanto più preziose, come il corpo e la vita, non sia
animam, contumelia in non efficiendis levioribus inferatur. oltraggiato con il pensiero che possa trascurare le cose inferiori.
Capitolo 6, versetti 26-27 557
556 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSUS 26-27 VERSETTI 26-27

Guardate gli uccelli del cielo, che non seminano e non mie-
Respicite volatilia caeli, quoniam non serunt neque
tono e non raccolgono nei granai; e il Padre vostro celeste li
metunt neque congregant in horr~a; et ':'ater ~e~tE!r cae/~­ nutre. Forse che voi non valete molto più di loro? E chi di voi,
stis pascit il/a. Nonne vos mag1s pluns est1s 1//1s? Ows
per quanto si dia da fare, può aggiungere un solo cubito alla
autem vestrum cogitans potest adicere ad staturam suam
sua statura?
cubitum unum?

CRISOSTOMO [Ps.]: Dopo che ha confermato la nostra speranza di-


CHRYSOSTOMVS, Super Matth. {Ps., 16, PG 56, 723}: Postquam scendendo dal maggiore al minore, poi la conferma ascendendo dal
confirmavit spem nostram d~ maiore ad minus des~e~des, de~n~e minore al maggiore, quando dice: Guardate gli uccelli del cielo, che
confirmat de minori ad mazus ascendens, cum dici! «Resptczte non seminano e non mietono. AGOSTfNO: Alcuni dicono che [i monaci]
volatilia caeli, quia non serunt nequ~ metunt»: A VGUSTINUS, non devono lavorare poiché nemmeno gli uccelli del cielo seminano
De opere monach. [23, PL 40,569]: Quzdam s~ dicu~t propterea e mietono. Perché allora non considerano ciò che segue: e non rac-
operari non debere, quia nec volucres caeh sem znant neque colgono nei granai? Perché dunque costoro vogliono avere le mani
metunt. Cur ergo non attendunt quod sequitur «Neque congregant oziose e i magazzini pieni? Perché alla fine macinano e cuociono?
in horrea?». Cur ergo isti manus otiosas et piena rep~sitoria Infatti gli uccelli non lo fanno. O se trovano qualcuno che si lascia
volunt habere? Cur denique molunt et coquunt? Haec enzm aves convincere a portare ad essi tutti i giorni i cibi preparati, almeno
non faciunt. Aut si reperiunt quibus hoc persuade~~t, ut eis per prendono e ripongono l'acqua dall e fonti , cosa che gli uccelli non
singulos dies escas afferant praeparatas: saltem s~bt de fon~tbus fanno. Se non sono costretti nemmeno a riempire i vasi d'acqua, non
aquam afferunt et reponunt, quod volati~za non.(aciunt. Sed s1. nec si può negare che siano di una virtù superiore a quei primi cristiani di
aqua sibi vasa coguntur implere, et iam il!os quz tu~c eran.t H1e1:0~ Gerusalemme che noi vediamo impegnati a fare o a far fare del pane
solymae novo gradu iustitiae supergresst sunt, qui de nusso s1b1 con il frumento venuto dalla Grecia (At 11 , 29), cosa che gli uccelli
ex Graecia (Act. 11,29) frumento panemfecerunt, a~ttfacere cura- non fanno. Non si può negare poi che non conservare nulla per il
verunt; quod aves non faciunt. Non possunt autem zsta s~rvare, ut domani è del tutto impossibile a coloro che si impegnano a vivere a
scilicet nihil in crastinum reponant, qui se per multos dzes a con- lungo separati dagli sguardi degli uomini e lontani da ogni relazione
spectu hominum separatos, et nulli ad.se pr~ebentes .accessum, ordinaria, per fare lunghe preghiere. Più essi aspirano alla santità e
includunt seipsos, viventes in magna z~tentzo~e. o~~twn~m. An più si mostrano differenti dagli uccelli. Dunque, ciò che il Signore ha
forte quo sunt sanctiores, eo sunt volucn~u~ dzsszmz!wres. Quod detto degli uccelli del cielo è per non lasciare a nessuno il pensiero
ergo dicit de volatilibus caeli, a~ hoc dzcit, ne quisq~am put~t che Dio possa abbandonare i suoi servitori e lasciarli senza il neces-
Deum servorum suorum necessaria non curare, cum .ezus pr?v1- sario, mostrandoci che la sua provvidenza si estende anche agli
dentia usque ad ista gubernanda perveniat. N_eque e~zm non t~s~ uccelli. Ma non bisogna concluderne che non è Dio che nutre coloro
pasci! eos qui manibus operantur; ne9u~ etzam quia Deus dlXll che lavorano con le mani; infatti non si può nemmeno dire che, date
(Ps. 49,15): «Invoca me indie tribulatwnzs, et eruam te», non de- le parole (Sai 49, 15): «Invocami nel giorno della tribolazione, e ti
buit fugere Apostolus, sed expectare ut comprehende,_-etut; ~t eum. salverò», l'Apostolo non dovesse fuggire ma aspettare di essere preso
Deus sicut tres pueros, de mediis ignibus libera~~t. Szcut enzm qui e di essere liberato da Dio come i tre fanciulli dalla fornace. Se uno
fugientibus sanctis huiusmodi quaestionem obuc.eret, respo.nd~~ avesse fatto questa obiezione ai santi nella loro fuga dalla persecuzione,
runt non se oportuisse tentare Deum, sed tunc talza Deum, .sz ve essi avrebbero risposto che non dovevano tentare Dio, e che Dio, se
/et, esse facturum, ut eos liberaret, sicut Danielem a leonzbus et avesse voluto, li avrebbe salvati come fece con Daniele nella fossa
Petrum a vinculis, cum ipsi quid facerent non haberent; cum veiv dei leoni e con Pietro nella prigione, qualora essi non avessero potuto
558 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 26-27 559

eis fugam in potestatem dedisset, etiam si liberarentur per illam aiutare ~e stessi; ma se,. avendo reso possibile ad essi la fuga, essi fug-
non nisi ab ipso liberari: sic servis Dei valentibus manibus suis vie~ gendo s1 fossero salvati, sarebbero sempre stati salvati da Dio. Così i
tum transigere, si ex Evangelio moverit quaestionem de volati/ibus servitori di Dio che possono nutrirsi con il lavoro delle loro mani
caeli, quae non seminant, neque metunt, facile respondebunt: si nos risponderanno facilmente a quanti li turbano traendo dal Vangelo l'e-
per aliquam infirmitatem ve/ occupationem non possumus operari, sempio degli uccelli che non seminano e non mietono: se noi fossimo
il/e nos pascei sicut aves, quae nihi/ operantur. Cum autem possu- impediti da qualche malattia o da qualche occupazione, egli ci nutri-
mus, non debemus tentare Deum, quia haec quae possumus, eius rebbe come gli uccelli che non lavorano. Ma potendo lavorare, non
munere possumus; et cum hic vivimus, ilio largiente vivimus qui bisogna tentare Dio, poiché ciò che possiamo è dalla sua munificenza
largitus est ut possimus; et i/le nos pascit a quo aves pascuntu1; che lo abbiamo; e mentre viviamo qui, la nostra vita e il nostro potere
sicut dicitur «Et Pater vester caelestis pascit illa. Nonne vos magis di lavorare vengono dalla sua elargizione, ed è così che noi siamo
pluris estis illis?». ÀUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,15, PL 34,1291): realmente nutriti da lui come gli uccelli del cielo, secondo le parole: e
Jdest carius vos valetis; quia rationale animai, sicut est homo, il Padre vostro celeste li nutre. Forse che voi non valete molto pi'ù di
sublimius ordinatur in rerum natura quam irrationalia, sicut sunt /oro? AGOSTINO: Vale a dire che voi siete più preziosi, poiché l'anima-
aves. ÀUGUSTINUS, De civ. Dei [11,16, PL 41,331]: Plerumque le razionale, come è l'uomo, è ordinato in natura in modo più sublime
tamen carius comparatur equus quam servus, et gemma quam di quelli irrazionali, come sono gli uccelli. AGOSTINO: Spesso tuttavia
famula, non ratione considerantis, sed necessitate indigentis, seu un cavallo viene valutato più di uno schiavo, e una gemma di una
voluptate cupientis. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.): schiava, non in ragione di chi valuta, ma per la necessità di chi ha
Omnia enim animalia Deus propter hominem fecit, hominem bisogno, o desidera per il piacere. CRISOSTOMO [Ps .]: Infatti Dio ha
fatto tutti gli animali per l'uomo, l'uomo invece per se stesso: quanto
autem propter se; quanto ergo pretiosior est hominis creatio,
dunque è più preziosa la creazione dell' uomo, tanto maggiore è la sol-
tanto maior est Dei sollicitudo de ipso. Si ergo aves non laboran-
lecitudine di Dio nei suoi riguardi. Se dunque gli uccelli non lavoran-
tes inveniunt escas, homo non inveniet, cui Deus dedit et operandi
do trovano il cibo, non lo troverà l'uomo a cui Dio ha dato fa scienza
scientiam et fructifìcandi spem? del lavoro e la speranza del frutto?
HIERONYMUS [PL 26,45B]: Sunt autem quidam qui dum volunt
GIROLAMO: Vi sono però alcuni che, mentre vogliono superare i con-
terminos patrum excedere et ad alta volitare, in ima merguntw: fini dei padri e volare a cose più alte, si immergono nelle cose più basse.
Volatilia caeli Angelos esse volunt, ceterasque in Dei ministerio Vogli~no che gli uccelli del cielo siano gli Angeli, e le altre potenze
fortitudines, quae absque sui cura, Dei aluntur providentia. Si hoc celesti che sono nuttite dalla provvidenza divina senza che esse se ne
itaque est, ut intelligi volunt, quomodo sequitur dictum ad homi- preoccupino. Se dunque le cose stanno come essi vogliono, come mai
nes «Nonne vos magis pluris estis illis?». Simpliciter ergo acci- segue, i~ riferimento agli uomini: Forse che voi non valete molto più di
piendum, quod si volatilia absque cura et aerumnis, Dei aluntur !oro? Bisogna .dunque accettare con semplicità che se gli uccelli, senza
providentia, quae hodie sunt et cras non erunt, quanto magis impegno e fatica, sono alimentati dalla provvidenza divina anche se
homines, quibus aeternitas repromittitur? HiLARJus [PL 9,947A]: oggi esistono e domani non esistono più, tanto più lo sarann~ gli uomi-
Potesi autem dici, quod sub nomine volucrum, exemplo nos im- ni, a cui è promessa l'eternità. lLAruo: Si può dire anche che sotto que-
mundorum spirituum hortatu1; quibus sine aliquo negotio quae- s~a figura degli uccelli è portato l'esempio di quegli spiriti impuri che
rendi et congregandi, vivendi tamen tribuitur de aeterni co11Silii ncevono, per effetto dello sviluppo dci disegni di Dio, il loro nutrimen-
potestate substantia; atque ut ad immundos istud spiritus refera- to senza aver contribuito a cercarlo o a raccoglierlo. Se ci si rapporta a
tur, opportune adiecit «Nonne vos pluris estis illis?» de compara- questi spiriti impuri, c'è ragione di dire: Forse che voi non valete molto
tionis praestantia differentiam nequitiae et sanctitatis ostendens. pià di loro? Queste parole riguardano la differenza che c'è fra la santità
GLOSSA [ord.]: Non solum autem exemplo avium, sed experimento e la malizia. GLOSSA: Non solo con l'esempio degli uccelli, ma in base
docet, quod ad hoc quod sumus et vivimus, nostra cura non suffi- all'esperienza insegna che al nostro esistere e vivere non basta la nostt·a
cit, sed divina providentia operatur, dicens «Quis autem vestrum c~ra'. ma opera la divina provvidenza, dicendo: E chi di voi, per quanto
cogitans potest adicere ad staturam suam cubitum unum?». s1 dta da fare, può aggiungere un solo cubito alla sua statura?
560 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 26-27 561

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.): Deus enim est qui per CRISOSTOMO [Ps.]: È infatti Dio che ogni giorno fa crescere il tuo
singulos dies incrementa corporis tui facit, te non intelligente. corpo, mentre_tu non t~ n~ rendi conto. Se dunque la divina provvi-
Si ergo in teipso quotidie Dei providentia operatur, quomodo in denza opera m te ogni g iorno, come cesserà nelle tue necessità?
necessariis luis cessabit? Si autem vos cogitando modicam par- Se dunque voi, dandovi da fare, non potete aggiungere una piccola
parte del vostro corpo, come, dandovi da fare, potrete salvarlo tutto
tem c01pori vestro addere non potestis, quomodo cogitando sal-
intero? AGOSTI NO: Oppure può riferirsi a ciò che segue, come se di-
vandi estis in toto? AUGUSTINUS, De serm. Dom. [ibid.): Ve/ potest
cess~; n?n è_ dipe~o da noi se il nostro corpo è giunto a questa statura;
referri ad sequentia; ac si diceret: non esse cura nostra factum ut
da c1? s1 puo caplre c_he se vole~e aggiungere un cubito non lo potete.
ad hanc staturam veniret corpus nostrum; ex hoc intelligi potest
Lasciate dunque ,a 1~11 la cura d1 coprire il vostro corpo, poiché è per
quod si velletis adiicere unum cubitum, non possetis. Illi ergo la sua cura che e gmnto a tale statura. ILARIO oppure diversamente:
tegendi co1poris curam relinquite, cuius curamfactum est ut esset Come aveva con_fermato la nostra fe_d e nella provvidenza che veglia
tantae staturae. HILARJUS {ibid.) vel a/iter: Sicut fidem vitalis sub- sulla nostra sussistenza con l'esempio degli spi1iti, così è in base al
stantiae nostrae de documento spirituum firmavit, ita opinionem buon senso che stabilisce la nostra confidenza nel nostro abito futuro.
futuri habitus iudicio communis intelligentiae dereliquit. Cum Qual~ offesa gli arre~hi_amo pre??cupandoci del vestito e dell'aspetto
enim universorum corporum quae vitam hauserunt, diversitatem estenore, quando egh n susc1tera m un solo uomo perfetto le diversità
in unum perfectum virum sit excitaturus, solusque potens sit ad di tutti i corpi che bann? _a~to vita, e ai 9uali egli solo può aggiunge-
uniuscuiusque proceritatem cubitum unum et alterum tertiwnve re u~o~ o -~ue, o tre ~ub1t1 d1 s~atura! Egli aggiungerà all'altezza degli
praestare; de vestitu, idest de specie corporum, cum eius contu- uom1ru c10 che sara necessario per renderli tutti uguali. AGOSTINO:
melia ambigimus, qui ut aequalem omnem hominem efficiat, tan- Ma se Cristo è risorto in quella misura del corpo nella quale è morto
tum mensurae est humanis corporibus additurus. AUGUSTINUS, è empio dire che, quando verrà il tempo della risurrezione di tutti'
De civit. Dei [22,15, PL 41,777]: Sed si Christus in ea mensura sarà aggiunta al suo corpo una grandezza che egli non aveva alla su~
corporis in qua mortuus est, resurrexit, nefas est dicere, cum risurrezione (poiché ~gli apparve ai discepoli con quel corpo ne l
resurrectionis omnium tempus venerit, accessuram cotpori eius quale_era st~t? conosc11:1to_d_a loro), così che egli sia uguale ai più alti
eam magnitudinem quam non habuit, quando in ea discipulis, in fra gh uom1m. E se p01 diciamo che tutti i corpi degli uomini alti o
qua notus erat, apparuit, ut longissimis fieri possit aequalis. Si bassi, saranno ~ortati_alla dimensione e statura del corpo del signore,
autem dixerimus ad Dominici corporis modum, etiam minorum allora parecchi corpi dovranno perdere molto, sebbene egli abbia
maiorumque corpora redigenda, p eribit de multorum corporibus detto che neppure un capello cadrà. Rimane quindi che ciascuno
perplurimum, cum ipse nec capillum periturum esse promiserit. risorge~à nella su~ statura, quella statura che ebbe in gioventù, se è
Restat ergo ut quisque recipiet suam mensuram, quam vel habuit morto m tarda eta, o quella che avrebbe raggiunto da adulto se è
in iuventute, si senes est mortuus, vel fa.era! habiturus, si est ante m?rto bambino. Per questo l'Apostolo non dice (Ef 4, 13): «nella
defunctus. Et ideo non est dictum ab Apostolo: In mensuram misura della statura», ma «nella misura dell'età della pienezza di
staturae, sed: «in mensuram aetatis plenitudinis Christi» C_ristm~; poic~é i corpi dei morti risorgeranno nell'età e nel vigore
(Eph. 4,13); quia resurgent c01pora mortuorum in iuvenili aetate giovanile a cm sappiamo che è giunto Cristo.
et robore, ad quam Christum pervenisse cognovimus.
562 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 28-30 563

VERSUS 28-30 VERSEITI 28-30

Et de vestimentis quid so/liciti estis? Considerate Jilia E perché vi preoccupate del vestito? Considerate i gigli del
agri, quomodo crescunt; non laborant nec nent. Dico autem campo, come crescono; non lavorano e non filano. Ora, vi
vobis quoniam nec Salomon in omni gloria sua coopertus dico che nemmeno Salomone in tutta la sua gloria fu vestito
est sicut unum ex istis. Si autem faenum agri, quod hodie come uno di loro. Se dunque l'erba del campo, che oggi è e
est et cras in clibanum mittitur, Deus sic vestit, quanto domani viene gettata nel forno, Dio la veste così, quanto più
magis vos modicae fidei? voi uomini di poca fede?

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {22,1, PG 57,299}: Postquam mon- CrusosTOMO: Dopo averci mostrato che non dobbiamo preoccupar-
stravit quod non oportet nos pro cibo esse sollicitos, ad id quod ci del cibo, passa a qualcosa di più lieve: infatti il vestito non è neces-
levius est pertransit: neque enim ita necessarium est indumentum sario quanto il cibo; per cui dice: E perché vi preoccupate del vestito?
sicut cibus: unde dicit «Et de vestimentis quid so/liciti estis?». Qui non fa uso dell'esempio degli uccelli, adducendo il pavone e il ci-
Non autem hic utitur exemplo volucrum, ut induceret pavonem et gno da cui poteva trarre degli esempi simili, ma fa uso dell' esempio
cygnum, a quibus erat similia exempla accipere; sed utitur exem- dei gigli, dicendo: Considerate i gigli del campo. Ha voluto con due
plo liliorum, dicens «Considerate lilia agri». Vult ex duobus mon- cose mostrare la sovrabbondanza del dono di Dio, con la ricchezza
strare superabundantiam: scilicet a munifìcentia pulchritudinis, della bellezza di cui i gigli sono rivestiti, e con la povertà delle cose
et a vilitate participantium tali decore. A UGUSTJNUS, De serm. che sono così rivestite. AGOSTINO: Questo insegnamento non va preso
Dom. [2,15, PL 34,1291]: Ipsa autem documenta non sic allego- in senso allegorico così da chiederci che cosa significano gli uccelli del
rice discutienda sunt ut quaeramus quid significent aves caeli aut cielo o i gigli del campo: sono stati posti infatti perché partendo dalle
Lilia agri: posita sunt enim ut de rebus minoribus maiora persua- cose minori siamo persuasi di quelle maggiori. CRISOSTOMO [Ps.]:
deantur. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 16, PG 56, 723): I gigli infatti al tempo stabilito emettono foglie, si rivestono di cando-
Lilia enim statuto tempore jòrmantur in frondibus, vestiuntur can- re, si riempiono di profumo; e ciò che la te1Ta non aveva dato alla
dore, implentur odoribus; et quod terra radici non dederat Deus radice, Dio lo elargisce con un'operazione invisibile. Ma in tutto è
invisibili operatione largitw" In omnibus autem eadem plenitudo osservata la medesima pienezza affinché non si pensi che ciò avvenga
servatur, ut non ab eventu /acta putentur, sed Deo providentia per caso, ma per disposizione della divina provvidenza. Dicendo poi:
intelligantur esse disposita. Dicendo autem «Non laborant», viros non lavorano conforta gli uomini, mentre dicendo: non filano conforta
confortai; dicendo vero «Neque nent», mulieres. CHRYSOSTOMUS, le donne. CRISOSTOMO: Dicendo queste cose non ha proibito il lavoro,
In Matth. [ibid.}: Haec autem dicens, non opus prohibuit, sed so/- ma la preoccupazione, come anche in precedenza quando parlava
licitudinem, sicut et supra cum de seminatione loqueretur. Et ut della semina. E per raccomandare maggiormente in queste cose la
magis Dei providentiam in ipsis commendet quae omnem superai provvidenza di Dio che supera ogni industria umana, aggiunge:
humanam industriam, subdit «Dico autem vobis, quoniam neque Ora, vi dico che nemmeno Salomone in tutta la sua gloria fu vestito
Salomon in gloria sua coopertus est sicut unum ex istis». come uno di loro. GIROLAMO: Infatti quale stoffa di seta, quale porpora
HIERONYMUS [PL 26,46A]: Revera enim quod sericum, quae regum regale, quale tessuto dipinto può essere paragonato ai fiori? Che
pwpura, quae pictura textricum potest floribus comparari? Quid cosa è rosso come una rosa? Che cosa è bianco come un giglio?
ita rubet ut rosa? Quid ila candet ut lilium? Violae vero pwpuram Che poi nessuna porpora superi quella della violetta lo giudicano gli
nullo superari murice, oculorum magis quam sermonis iudicium occhi più che le parole. CRISOSTOMO: Infatti quanta è la distanza fra la
est. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Quantum enim veritatis ad verità e la menzogna, altrettanta è la differenza tra i fiori e i vestiti.
mendacium, tantum vestimentorum et jlorum differentia est.
564 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 28-30 565

Si ergo Salomon a jloribus superatus est, qui omnibus regibus fuit Se dunque Salomone è stato superato dai fiori, lui che fu il più famoso
praeclarior, quando tu vestimentis poteris vincere fl.orum decorem? fra tutti i re, quando tu potrai, con i vestiti, vincere la bellezza dei
Est autem Salomon superatus a jlorum decore non semel tantum fiori? Ora, Salomone fu superato dalla bellezza dei fiori non una volta
neque bis, sed per totum tempus sui regni: et hoc est quod dicit sola o due volte, ma per tutto il tempo del suo regno; per questo dice:
«In omni gloria sua»: quia nec in uno die ita decoratus est utflo- ; 11 tutta la sua gloria, poiché nemmeno un solo giorno fu ornato come
res. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.}: Ve/ hoc dicit, quia i fiori. CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure dice così poiché Salomone, anche se
Salomon etsi non laborabat quod vestiretur, tamen iubebat. non produceva ciò che vestiva, tuttavia lo comandava. Ora, dove c'è il
Ubi autem iussio, il/ic et ministrantium ojfensa et iubentis ira Jre- comando si trova spesso l'offesa dei lavoratori e l'ira di chi comanda.
quenter invenitur. Haec autem quando nesciunt, sic ornantur. Questi fiori invece sono abbelliti senza che ci pensino. ILARIO: Oppure
HILARJUS [PL 9,948A]: Ve/ li/ia intelligenda sunt Angelorum per gigli bisogna intendere gli splendori degli Ang~li ce.lesti, che sono
caelestium c/aritates, quibus a Deo gloriae candor indultus est. rivestiti di candore da Dio stesso. Non lavorano infatti e non filano,
«Non laborant» autem, «neque nent», quia virtutes Angelorum ex poiché gli Angeli, per la felicità della loro origine, ricevono incessan-
ea quam adeptae sunt originis suae sorte, ut sint semper acci- temente tutto ciò che concorre alla loro esistenza; e poiché ci è stato
piunt; et cum in resurrectione similes homines Ange/is erunt, spe- detto che alla risurrezione dei morti noi saremo simili agli Angeli, egli
rare caelestis gloriae voluit operimentum, exemp/o ange/icae cla- ha voluto, portando questo esempio degli Angeli, fissare le nostre spe-
ritatis. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps. , ibid.]: Si autemjloribus ranze su questo rivestimento di gloria. CRJSOSTOMO [Ps.]: Se dunque
terrenis sic occurrit Deus, qui nati sunt ut tantummodo videantur Dio viene incontro in tal modo ai fiori terreni, che nascono solo per
et pereant, homines negliget, quos sic creavit ut non pro tempore essere visti e perire, trascurerà gli uomini che ha creato non per essere
videantur, sed ut perpetuo sint? Et hoc est quod dicit «Si autem visti per un certo tempo, ma per esistere in perpetuo? Ed è ciò che
foenum agri, quod hodie est, et cras in c/ibanum mittitu1: Deus sic dice: Se dunque l'erba del campo, che oggi è e domani sarà gettata
vestit, quanto magis vos modicae fidei?». HJERONYMUS [ibid.): nel forno, Dio la veste così, quanto più voi uomini di poca fede?
Cras autem in Scripturis futurum tempus intelligitur, dicente GIROLAMO: Domani nelle Scritture indica il tempo futuro, poiché
Jacob (Gen. 30,33): «Exaudiet me cras iustitia mea». GLOSSA Giacobbe dice (Gen 30, 33): «Mi esaudirà domani la mia giustizia>>.
[PL J14,106C]: A/ii libri habent« In ignem», ve/ «in acervum», GLOSSA: Altri libri hanno: «nel fuoco», o «nel mucchio», che brucia
qui habet speciem clibani. CI-IRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: come un forno. CRISOSTOMO: Non parla più di gigli, ma di erba del
Non autem Lilia iam ea vocat, sed foenum agri, ut eorum vilitatem campo, per mostrare il suo poco valore. Ma mostra un'altra debolezza
ostendat. Sed et aliam vilitatem apponit dicens «Quae hodie sunt»; dicendo: che oggi è; e non ha detto: «e domani non sarà», ma, il che è
et non dixit: Cras non erunt, sed, quod est multo deficientius, molto più grave, che sarà gettata nel forno. Ciò che poi dice: Quanto
«Quod in clibanum mittitur». Quod autem dicit «Quanto magis vos», più voi, insinua velatamente l'onore del genere umano, come se dicesse:
occulte insinuatur humani generis honor; ac si diceret: Vos quibus voi a cui ha dato un'anima, ha plasmato un corpo, ha mandato i profeti
animam dedit, corpus p/asmavit, prophetas misit, et unigenitum e ha consegnato l'unigenito Figlio. GLOSSA: Dice poi di poca fede poi-
Filium tradidit. GLOSSA [ibid.}: Dicit autem «Modicae fidei», quia ché la poca fede non è certa nemmeno delle cose minime. l LARJO:
modica fides est quae nec de minimis certa est. HILARJUS [ibid.]: Oppure per erba bisogna intendere le genti. Ora, se l'eternità è
Ve/ sub foeni nomine gentes nuncupantur. Si igitur gentibus idcirco accordata ad esse solo per divenire subito prigioniere del fuoco del
tantum indulgetur aeternitas corporalis ut mox igni iudicii giudizio, quanto sarà insensato che i santi dubitino dell'eternità della
destinentur, quam profanum est sanctos de gloria aeternitatis loro gloria, davanti a questa eternità accordata agli iniqui per la pena?
ambigere, cum iniquis aeternitatis opus praes'fetur ad poenam?
566 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 28-30 567

REMJG/US [non occ.}: Spirita/iter autem per volatilia sancti viri REMIGIO: Spiritualmente poi con gli uccelli vengono designati gli
designantur, qui ex aqua sacri baptismatis renascuntur, et devo- uomini santi, i quali rinascono per l'acqua dal santo battesimo, e con la
tione terrena despiciunt et caelestia petunt, quibus pluris dicuntur devozione disprezzano le cose terrene e chiedono le celesti; e soprattutto
esse Apostoli, qui principes sunt omnium sanctorum. Per Lilia si intendono gli Apostoli, che sono i principi di tutti i santi. Con i
sancti viri intelliguntur, qui absque labore legalium caeremonia- gigli vengono intesi gli uomini santi, che senza la fatica delle osser-
rum, sola fide Deo placuerunt; de quibus dicitur (Cant. 2, 16): vanze legali piacquero a Dio per la sola fede, di cui si dice (Ct 2, 16):
«Dilectus meus mihi, qui pascitur inter lilia». Sancta etiam «Il mio diletto è con me, che si pasce tra i gigli». Con il giglio si
Ecc/esia per lilium intelligitur, propter candorem fidei et odorem intende anche la santa Chiesa, per il candore della fede e il profumo
bonae conversationis; de qua dicitur (Cant. 2,2): «Sicut lilium del buon comportamento, di cui si dice (Ct 2, 2): «Come un giglio fra
inter spinas». Perfoenum designantur infide/es; de quibus dicitur le spine». Con il fieno si designano i pagani, di cui si dice (Js 40, 7):
(Js. 40, 7): «Aruit foenurn et flos eius cecidi!». Per c/ibanum aeter- «È seccato il fieno e il suo fiore è caduto». Con il forno si intende
na damnatio; ut sit sensus: Si Deus infidelibus tribuit bona tempo- l'eterna dannazione, in modo che il senso sia : se Dio concede ai
ralia, quanto magis tribuet nobis aeterna? pagani i beni temporali, quanto più attribuirà a noi quelli eterni?
568 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 31-33 569

VERSUS 31-33 VERSETTI 31-33

Nolite ergo so/liciti esse dicentes: Quid manducabimus Non preoccupatevi dunque dicend~: Che cosa .mangeremo,
aut quid bibemus aut quo operiemur? Haec enim omnia che cosa berremo, o di che cosa vestiremo? Infatti tutte ~ueste
0
gentes inquirunt; scit enim Pater vester quia his omnibus cose le ricercano i pagani; ma il Padre vostro s_a che ~vete b1s~g~o
indigetis. Quaerite ergo primum regnum Dei et iustitiam di tutte queste cose. Cercate dunque prima d1 tutto 1~ regn~ d1 010
eius et haec omnia adicientur vobis. e la sua giustizia, e tutte queste cose v1 saranno date 1n aggiunta.

GLOSSA: Postquam sigillatim de victu et vestitu sollicitudinem GLOSSA: Dopo che aveva escluso separ~tamen:e _la s~llecitu~in~
excluserat, argumento ab inferioribus sumpto, hic consequenter del vitto e del vestito, argomentando da c10 che e mfenore, qui di_
utrumque excludit, dicens «Nolite ergo solliciti esse dicentes: conseguenza esclude entrambe le cose dicendo: Non preoccup~tevi
quid manducabimus aut quid bibemus, aut quo operiemur?». dunque dicendo: Che cosa mangeremo, o che cosa berremo, o di che
REMJGJUS {RABANUS, PL 107,838D}: Ideo autem hoc Dominus cosa vestiremo? R EMlGJO [RABANO]: Il Signore ha ri~etuto ques~~
repetivit, ut ostenderet hanc rem esse pernecessariam, et ut arc- cosa per mostrare che è estremamente necessaria, e per mculcarla ptu
tius eam in cordibus nostris inculcare!. RABANUS [ibid.j: fortemente nei nostri cuori. RABANO: B isogna però notare che non
Notandum vero, quod non ait: Nolite quaerere, aut so/liciti esse dice: non cercate, o non preoccupatevi del cibo o della bevanda, ? del
de cibo aut potu aut indumento, sed «Quid manducetis aut quid vestito, ma di che cosa mangerete, o di che cosa berrete o di che
bibatis, aut quid vestiamini»; ubi mihi videntur argui qui spreto
victu ve/ vestimento communi, lautiora sibi vel austeriora his cum cosa vestirete; ora, ciò mi sembra espress? con~r~ c?loro eh~,
quibus vitam ducunt alimenta ve/ indumenta requirunt. GLOSSA disprezzando il modo comune di ves.tirsi ~ d1 nutnrs1 d1 . ~o loro m
mezzo a cui vivono, cercano una maniera più raffinata o ptu aust~r~.
[ord.): Est etiam alia sollicitudo superflua ex vitio hominum,
quando fructus et pecuniam plusquam necesse est reservant, et GLOSSA: Vi è anche un'altra preoccupazione superflua legata al v1z10
dimissis spiritualibus, illis intenti sunt, quasi de bonitate Dei degli uomini, quando mettono da.~arte. i ~rutti e il denar? pi_ù del
desperantes; et hoc prohibetur; unde subditur «Haec omnia gen- necessario, e, trascurate le realtà spmtuah, s1 preoccupano d1 t_ah cose
tes requirunt». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 16, PG 56, 724}: come disperando della bontà di Dio; e ciò è proibito, per cut se~ue;
Quia in rebus humanis jortunam credunt esse, non providentiam; tutte queste cose le ricercano i pagani. CRISOSTOMO [Ps.]: ~01che
neque iudicio Dei vitas suas gubernari existimant, sed incerto nelle realtà umane credono che esista la fortuna, non la provvidenza,
duci eventu; ideo merito timent et desperant, quasi qui neminem e che le loro vite non sono governate dal giudizio di Dio, ma da~
habent gubernantem. Qui autem credit se Dei iudicio gubernari, cieco caso, per questo giustamente temono e si disperano, come chi
escam quidem suam in manu Dei committit; unde sequitur «Scit non ha nessuno che governa. Chi invece crede che è governato dal
enim Pater vester quia his omnibus indigetiS». CHRYSOSTOMUS, giudizio di Dio affida il suo cibo alla mano di Dio; per cui segue:
In Matth. [22,2, PG 57,302): Non autem dicit: Scit Deus; sed infatti il Padre vostro sa che avete bisogno di tutte queste cose:
«Scit Pater vester», ut eos in maiorem spem ducat: si enim pater CRISOSTOMO: Non dice: Dio lo sa, ma: il Padre vostro sa, per condurli
est, non poterit despicere fllios, cum nec homines patres hoc susti- a una maggiore speranza; se infatti è padre, non può disprezzare i figli,
neant. Dicit autem «Quoniam his omnibus indigetis», ut magis poiché non osano farlo neppure i padri umani. J?!ce po!: che avete biso-
sollicitudinem abiiciatis, quia necessaria sunt. Qua/iter enim est gno di tutte queste cose, poiché venga ancor ptu elim1~ata l~ preoccu-
pater qui sustinet etiam necessaria flliis non dare ? Si autem es- pazione, trattandosi di cose necessarie. Quale padre mfath oserebb~
sent superflua, non ila oporteret confldere. AUGUSTJNUS, De Trin. negare ai figli anche le cose necessarie? Se però sono supert:iue, non c1
[15,13, PL 42,76): Non autem ista ex aliquo tempore cognovit sarebbe la stessa fiducia. AGOSTINO: Dio poi non ha conosciuto queste
Deus, sed futura omnia temporalia,· atque in eis etiam quid et cose a partire da un certo tempo, ma assieme a tutte l~ cose ,~u~~·e;
quando ab ilio petituri eramus, sine initio ante praescivit. e che cosa gli avremmo chiesto e quando, lo sapeva sm dall m1z10.
570 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 31-33 571

AVGVSTINVS, De civ. Dei [12,18, PL 41,367]: Quod autem dicunt AGOSTINO: Quanto poi a ciò che alcuni dicono, che cioè queste cose
quidam, haec Dei scientia non posse comprehendi, quia infini~a non possono essere comprese dalla scienza di Dio poiché sono infinite,
sunt, restat eis dicere, quod non omne~ numeros Deus _noverzt, rimane da dire che allora Dio non conosce nemmeno tutti i numeri, che
quos infinitos esse certissimum est. Injìnzta~ autem numeri non est sono ce1tarnente infiniti. Ma l'infinità del numero non è incomprensibi-
incomprehensibilis ei cuius intellzgentzae ~on est_ nu~erus. le a colui la cui intelligenza non ha Limite. Per cui, se tutto quanto è
Quapropter, si quicquid scientia c_om:Pre~endztur, scze1~tzs c01~-. compreso dalla scienza è circoscritto dalla comprensione di chi lo
prehensione .finitur, profect? omn_zs z~fin~tas quodam ~n~Jfab1lz conosce, certamente ogni infinità, in un certo modo ineffabile è finita
modo Deo finita est, qu1a e1us sczentzae zncomprehenszbzlzs non per Dio, poiché non è incomprensibile per la sua scienza. GREGORIO
est. GREGORJUS NrssENVS, De hom. [NEMES!US, De nat. hom. 42, NISSENO [NEMESIO]: Che poi ci sia la provvidenza lo si dimostra in base
PG 40, 783]: Quoniam autem est providentia, per huiusn:zodi signa a questi segni: la permanenza infatti di tutte le cose, soprattutto di quel-
demonstratur: permanentia enim universorum, et maxzme eorum le che sono soggette alla generazione e alla corruzione, e la posizione e
quae sunt in generatione et corruptione, et positio et ardo eor~1m )'ordine delle cose che sono, sono sempre custoditi secondo lo stesso
quae sunt, semper custoditur secundum eumde"! modur:z; qualzter modo: come avverrebbe ciò senza nessuno che provvede? Ma alcuni
utique perfzceretur nullo provide:zte~ Se~ quzda_m d1c~nt: D_eo dicono: Dio ha cura delle leggi generali, mentre le cose singolari sono
curam esse existentium permanentzae zn unzversalz, et huzus soltus abbandonate al caso. Ora, non si possono portare che tre ragioni di que-
providentiam habere; singularia vero fieri _ut con.tingi~. Tres_ autem sto abbandono che la provvidenza farebbe degli effetti particolari: o l' i-
causas solas utique quis dicet non fzendz provzde~tiam szngula- gnoranza di Dio quanto al buon risultato della sua provvidenza riguar-
rium: aut enim hoc quod est ignorare Deum quonzam bonum est do a queste cose, o il suo non volere, o la sua impotenza. Ma l'ignoran-
particularium diligentiam habere; aut non velie; aut_ non po~se. za è del tutto estranea ali' esistenza beata; e come potrebbe poi Dio
Sed ignorantia omnino aliena est a ~eata_ substa_ntia: qua_Ztter ignorare ciò che non sfugge a un uomo saggio, che cioè la distruzione
enim latebit Deum quod nec homo sapiens 1gn?r.abzt, quod szn~u­ delle cause particolari distruggerebbe l'insieme? Se nessuna potenza
laribus destructis, universalia destruentur? N1htl autem prohzbet intervenisse, nulla potrebbe impedire la distruzione degli esseri indivi-
omnia individua perire, nulla procurante potentia. Si autem non duali. Quanto al suo non volere, esso non potrebbe dipendere che da
vult, propter duas fit causas: aut propter pigritiam, au_t propter due cose: o dalla pigrizia, o perché non si addice a lui. Ora, la pigrizia
indecentiam. Pigritia autem a duobus generat~r: aut enz~ v?lup- non può derivare che da due ragioni: o dall'attrattiva di un piacere che
tate aliqua attracti pigritamur, aut propter t~morem d~szstzmus: soggioga, o da un timore che fa desistere; ma sarebbe insensato pon-e
quorum neutrum fas est cogitare de Deo. Sz_ au~en:z d1ca~t non l'una o l'altra cosa in Dio. Se poi si dice che non può convenire a Dio e
decere Deum, indignum enim esse tantae beatztud1nzs parvzs con- che è indegno della sua beatitudine infinita abbassarsi alle piccole cose,
descendere, qualiter non inconveniens est artificem quid~m. pro- perché non si trova alcun inconveniente se chi ha prodotto una cosa e si
curantem universalia, nihil particularium neque parvzsszmun: occupa dell'insieme non lascia alcun particolare senza provvedervi,
derelinquere sine procuratione, _sci~ntem qu~d a~ to~"! pro{cz~ sapendo che la parte conco1Te al funzionamento generale? Si von"à dire
pars; conditorem vero Deum artifzczbus en~mtzare zndoctzorem. S~ che Dio creatore è inferiore all'uomo artigiano? Se infine non può
autem non potest, imbecillis est Deus, et zmpotens ?enef_acere. _Sz farlo, allora Dio è impotente e non può fare delle cose perfette. E se
vero incomprehensibilis nobis est singularium p~ovzd~ntz~e rat1_0, questa provvidenza che si estende a tutto è incomprensibile per noi,
non propterea oportet dicere quia non est provzdentza; zta e~zm non è questo un motivo per negarla. È come se si dicesse che non esi-
dicerent, quia numerum hominum ign?r~mus,. neque h~mzne~ stono uomini poiché noi non sappiamo quanti sono. CRISOSTOMO (Ps.] :
esse. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., zbzd.]: Szc ergo qui c:edzt Cosi dunque chi crede di essere governato dal criterio di Dio affidi il
se Dei iudicio gubernari, escam suam in manu Dei commzttat: suo nutrimento alle mani di Dio; pensi invece al bene e al male, poiché,
cogitet autem de bono et malo; de quo nisi sollicitus fuerit, neque se non sarà sollecito di ciò, né fuggirà il male né conseguirà il bene.
malum fugiet, neque bonum apprehendet.
572 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetti 31-33 573

Et ideo subditur «Quaerite autem primum regnum Dei et iusti- Quindi si aggiunge: Cercate dunque prima di tutto il regno di Dio
tiam eiuS». Regnum Dei est retributio bonorum operum; iustitia e la sua giustizia. Il regno di Dio è la retribuzione delle buone opere;
autem eius, via pietatis, per quam itur ad regnum. Si ergo cogites la sua giustizia invece la via della pietà, per cui si va al regno. Se dun-
qualis erit gloria sanctorum, necesse est ut aut propter timorem que pensi quale sarà la gloria dei santi, è necessario o che per timore
poenae recedas a malo, aut propter desiderium gloriae f estines ad della pena ti allontani dal male, o per il desiderio della gloria ti affretti
bonum. Et si cogitaveris quae sit Dei iustitia, quid scilicet odit al bene. E se pensi qual è la giustizia di Dio, che cosa cioè Dio odia e
Deus et quid amat, iustitia ipsa ostendit tibi vias suas, quae che cosa ama, la giustizia stessa ti mostra le sue vie, poiché essa segue
amantes se sequitur. Non autem daturi sumus rationem, si paupe- coloro che la amano. Infatti non dovremo rendere ragione se siamo
res sumus aut divites; sed si bene vel male egerimus, quod est in poveri o ricchi, ma se abbiai:no agito ben~ o i:n~le~ il che è nel nost~o
nostro arbitrio. GLOSSA [interlin.]: Vel dicit «iustitiam eius», arbitrio. GLOSSA: Oppure dice: la sua giustma m questo senso: m
quasi dicat: ut per eum, non p er vos iusti sitis. CHRYSOSTOMUS, modo che siate giusti per mezzo di lui, non per mezzo di voi.
Super Matth. [Ps., ibid.}: Terra autem etiam propter peccata homi- crusosTOMO [Ps.]: Anche la terra viene maledetta per i pecca.ti degli
num maledicitur ut non germine!, secundum illud (Gen. 3, 17): uomini affinché non germini, secondo le parole (Gen 3, 17): «E male-
detta la terra nel tuo lavoro»; è benedetta invece quando facciamo il
«Maledicta terra in opere tuo»; benedicitur autem cum bonafeceri-
bene. Cerca dunque la giustizia e non ti mancherà il pane; per cui
mus. Quaere ergo iustitiam, et non deerit tibi panis; unde sequitur
segue: e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. AGOSTINO:
«Et haec omnia adicientur vobiS». AuGUSTJNUS, De serm. Dom.
Cioè le cose temporali, che qui mostra chiaramente che non sono tali
[2, 16, PL 3 4, 1292} : Scilicet temporalia; quae manifeste hic per cui dobbiamo fare il bene per esse, eppure sono necessarie.
ostendit non esse talia bona nostra propter quae bene facere Invece il regno di Dio e la sua giustizia sono il nostro bene, nel quale
debeamus; sed tamen necessaria esse. Regnum vero Dei et iustitia dobbiamo costituire il fine. Ma poiché noi militiamo in questa vita
eius bonum nostrum est, ubi finis constituendus est. Sed quia in che ha bisogno di queste cose, affinché possiamo giungere a quel
hac vita militamus, ut ad il/ud regnum pervenire possimus, quae regno dice: vi saranno date in aggiunta. Quando però ha de~o prit~a,
vita sine his necessariis agi non potest, «apponentur», inquit ha indicato che ciò va cercato in un secondo momento non m ordme
«haec vobiS». Cum autem dixit il/ud «primum», signijicavit quia di tempo, ma di dignità: quello come bene nostro, questo in quanto è
hoc posterius quaerendum est non tempore, sed dignitate; il/ud necessario. Infatti, per fare un esempio, non dobbiamo evangelizzare
tamquam bonum nostrum, hoc tamquam necessarium est. Neque per mangiare, poiché così stimeremmo il Vangelo meno del cibo, ma
enim (verbi gratia) debemus evangelizare ut manducemus, quia mangiare per evangelizzare. Ora, in quelli che cercano prima il regno
sic vilius haberemus Evangelium quam cibum, sed ideo manduca- di Dio e la sua giustizia, cioè che li antepongono alle altre cose, in
re ut evangelizemus. Quaerentibus autem primum regnum Dei et modo da cercare le altre cose in vista di queste, non ci deve essere la
iustitiam eius, idest hoc praeponentibus ceteris rebus, ut propter preoccupazione che manchi il necessario; e per questo dice: tutte
hoc cetera quaeramus, non debet subesse sollicitudo, ne necessa- queste cose vi saranno date in aggiunta, cioè di conseguenza, senza
ria desint; et ideo ait «Haec omnia adicientur vobiS», idest conse- alcun vostro impedimento; affinché, mentre cercate queste cose, non
quenter sine ullo vestro impedimento: ne cum ista quaeritis, illinc veniate distolti da quelle, o vi prefiggiate due fini. CRISOSTOMO:
avertamini, aut duos fines constituatis. CHRYSOSTOMUS, In Matth. E non ha detto: vi saranno date, ma: vi saranno date in aggiunta,
[ibid.}: Et non dixit: Dabuntur, sed «Àpponentur», ut discas quia affinché impari che le cose presenti non sono nulla in confronto alla
praesentia nihil sunt ad magnitudinem futurorum. ÀUGUSTJNUS, De grandezza de lle future. AGOSTINO: Quando poi leggiamo che
serm. Dom. [2, 17, PL 34, 1296}: Cum autem legimus in fame et siti l'Apostolo ha lavorato nella fame e nella sete, non pensiamo che la
Apostolum laborasse, non existimemus hic Domini promissa_titu- promessa del Signore gli sia venuta meno: poiché queste cose talvol-
basse; quandoquidem ista sunt adiutoria. Medicus iste, cui nos ta sono degli aiuti. Questo medico a cui ci siamo affidati totalmente
totos commisimus, novit quando apponat et quando detrah~t, sa quando aggiungere e quando togliere, secondo quanto giudica che
sicut nobis iudicat expedire. Si enim nobis aliquando defuermt ci sia di giovamento. Se infatti queste cose talvolta vengono meno (il
(quod plerumque propter nostram exercitationem Deus sinit), non che di solito Dio permette per nostro esercizio), ciò non indebolisce il
debilita! propositum nostrum, sed examinatum confirmat. nostro proposito, ma lo con ferma esaminandolo.
574 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 34 575

VERSUS 34 VERSETTO 34

Nolite ergo so/liciti esse in crastinum; crastinus enim dies Non preoccupatevi dunque del domani; infatti il domani si
sollicitus erit sibi ipsi: sufficit diei malitia sua. preoccuperà di se stesso: basta a ogni giorno la sua malizia.

GLOSSA [PL 162,1313A}: Prohibuerat sollicitudinem praesen- GLOSSA: Aveva proibito la preoccupazione delle cose presenti; ora
tium rerum; modo prohibet sollicitudinem futuro rum vanam proibisce la vana preoccupazione delle cose future proveniente da un
ex vitio hominum provenientem, cum dicit «Nolite ergo solliciti difetto degli uomini, quando dice: Non preoccupatevi dunque del
esse in crastinum». HIERONYMUS [PL 26,46B]: Cras in Scripturis domani. GIROLAMO: Per domani nella Scrittura si intende il tempo
futurum tempus intelligitur, dicente l acob (Gen. 30,33): «Exaudiet futuro, secondo le parole di Giacobbe (Gen 30, 33): <<Mi esaudirà
me cras iustitia mea», et in Samuelis phantasmate pythonissa domani la mia giustizia»; e nel fantasma di Samuele la profetessa
loquitur ad Saulem (1 Reg. 28,19): «Cras eris mecum». De prae- dice a Saul (1 Sam 28, 19): «Domani sarai con me». Dunque delle
sentibus ergo concessi! debere esse sollicitos qui futura prohibet cose presenti concede di essere solleciti colui che proibisce di pensa-
cogitare. Sufficit enim nobis praesentis temporis cogitatio; futura, re alle future. Ci basta infatti pensare al tempo presente: le cose futu-
quae incerta sunt, D eo relinquamus. Et hoc est quod dicitur re, che sono incerte, lasciamole a Dio. E ciò è quanto viene detto:
«Crastinus enim dies sollicitus erit sibi ipsi», idest ipse affert sol/i- Infatti il domani si preoccuperà di se stesso, cioè porta con sé la sua
citudinem suam secum. «Sufficit enim diei malitia sua». Hic mali- preoccupa~i?ne: basfa a ogn~ giorno ~a ~ua maliz~a. _Non ha p~sto
tiam non contrariam virtuti posuit, sed laborem et ajjlictionem et qui la mallZla come 11 contrario della v1rtu, ma per mdtcar~ la fatica:
angustiam saeculi. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [22,4, PG 57,304): ]'afflizione e l' angustia del mondo. CRISOSTOMO: Infatti nulla da
Nihil enim ila dolorem infert animae ut sollicitudo et cura. Cum tanto dolore all' anima quanto la sollecitudine e la preoccupazione.
autem dicat quod crastina dies erit sollicita de seipsa, volens Dovendo parlare a un popolo ignorante e volendo rendere più chiaro
manifestius facere quod dicitur, prosopopoeiam facit temporis, ciò che dice, parla del tempo in modo figurato, seguendo un uso
secundum multorum consuetudinem, loquens ad plebem imperfec- comune, e dice che il domani sarà inquieto per se stesso. Per colpire
tam: ut enim eos magis moveat, ipsos dies conquerentes inducit di più, fa parlare i giorni stessi delle loro preoccupazioni superflue.
pro superflua cura. Numquid enim dies non sufficiens habet onus, Forse che ogni giorno non ha il suo fardello sufficiente, cioè le sue
idest curam suam? Quid igitur eam aggravas m'àgis, curam quae preoccupazioni? Perché aumentarle aggiungendòvi quelle del giorno
pertinet ad alium diem apponendo? CHRYSOSTOMUS, Super Matth. seguente? CRISOSTOMO [Ps .] oppure diversamente: Con oggi si indi-
[Ps., I 6, PG 56, 724) ve[ a/iter: Per «hodie» haec solum signifi- cano le cose necessarie nella vita presente, con domani quelle super-
cantur quae habemus in vita praesenti necessaria. Quia autem flue. Dice dunque: Non preoccupatevi del domani, cioè non affanna-
dicit «Cras», quod superfluum est ostendit; dicit ergo «Nolite solli- tevi ad avere più di quanto basta per la vostra vita quotidiana: ciò che
citi esse in crastinum», idest, nihil curetis super id habere quod infatti è superfluo, cioè il domani, si preoccuperà di sé. E ciò è quan-
necessarium est vobis ad vitam quotidianam: quod enim super- to dice: infatti il domani si preoccuperà di se stesso; come se dicesse:
fluum fuerit, quod est cras, curabit se. Et hoc est quod dicit: quando avrai messo insieme le cose superflue, esse si preoccuperan-
« Crastinus enim dies s ollicitus erit s ibi ipsi»; ac si dica/: no di sé: se infatti tu non ne farai uso, troveranno molti padroni
Superflua cum congregaveris, ipsa se curabunt; te quidem eis non pronti a procurarsele. Perché ti preoccupi dunque di quelle cose il
fruente, invenient Dominos multos, qui ea procurent. Quid ergo cui potere hai lasciato ad altri? Basta infatti a ogni giorno la sua
curas de illis, quorum potestatem aliis es dimissurus? «Sufficit malizia; come se dicesse: ti basta la fatica che sopporti per le cose
enim diei malitia sua»; quasi dicat: Sufficit tibi labor quem pateris necessarie; non faticare per quelle superflue. Oppure diversamente.
propter necessaria; noli de superfluis laborare. Ve/ alite1:
576 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 6, versetto 34 577

AuGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,17, PL 34,1294}: Non dicitur cra- Aaos.TINO: Non s~ di~e domani se non nel tempo, dove al passato suc-
stinus ~ies. nisi i~ tempore, ubi praeterito succedit futurum. Ergo cede ti futuro. Qumdi, quando facciamo qualcosa di bene, cerchiamo di
cum ailquzd bom operamur, non terrena. sed aeterna cogitemus. pensare non alle cose terrene, ma a quelle eterne. Infatti il domani si
«Crastinus enim dies sollicitus erit sibi ipsi», idest, cum oportuerit preoccupe~-~ di se stesso, cioè secondo la necessità prendiamo il cibo
sumamus cibum et huiusmodi, scilicet cum necessitas urgere coeperit'. e cose suruli, quando la necessità è urgente. Basta infatti a ogni giorno
«Sufficit enim diei malitia sua»,· idest, sufjìcit quod ista sumere la sua malizfa, cioè basta che ci sia la necessità di prendere queste
urgebit necessitas; quam malitiam nominat, quia poenalis est cose; e la chiama malizia perché si riferisce alla nostra pena, apparte-
nobis: pertinet enim ad mortalitatem, quam peccando meruimus. nendo alla mortalità che a~biamo meritato peccando. A questa pena
Huic ergo poenae temporalis necessitati noli addere a/iquod gravius: temporale dunque non a~g1ungere qualcosa di più pesante, in modo
ut non solum eam patiaris, sed etiam propter hanc explendam che non solo I~ soppo~·tJ, ma anche, portandola a compimento tu
milites Deo. Hic est cavendum, ne cum viderimus aliquem servum combatta per D10. Ma bisogna stare attenti a non considerare come di-
Dei providere ne ista necessaria desint ve/ sibi ve/ eis quorum sobbed.ie?te a questo ~on:andamento di Dio, e come preoccupato del
cura sibi commissa est, iudicemus eum contra Domini praecepta domam, ti servitore di D10 che noi vediamo procurarsi il necessario
facere, et de crastino esse sollicitum: narn et ipse Dominus sia per se stesso, si~ per co!oro di ~ui. deve prendersi cura. II Signor~
(cui ministrabant Angeli) propter exemplum loculos habere digna- stesso, che era servito d~gh ~gel.1, s1 degnò, per darci l'esempio, di
tus est. Et in Actibus Apostolorum scriptum est, quae ad victum avere una borsa. E negli Atti degli Apostoli è scritto che a causa del
sunt necessaria, procurata esse in futurum propter irnminentem pericolo di carestia furono fatti degli approvvigionamenti. Ciò che il
famem. Non ergo hoc Dominus increpat, si quis humano more ista ~ignare p~oibi~ce non è dunque che ci si pr?curi il ne~essario, seguendo
procuret; sed si quis propter ista non milite! Deo. HJLARIUS I uso ordmano, ma che per questo motivo non s1 lavori per Dio.
)LARIO: Questo è dunque il significato delle parole celesti. Non dob-
[PL 9,950A} : Hoc etiam totum sub dicti caelestis significantia
continetw: lubemur igitur non ambigere de futuris. Satis enim bia~.o ~reo~cuparci dell_'av~enire. Il male della nostra vita, i peccati di
vitae nostrae malitia dierum quibus vivimus. scilicet peccata, suf tutti 1 g1om1 sono suffic1entJ perché tutta la nostra meditazione e tutti i
ficiunt, ut circa haec purganda omnis vitae nostrae meditatio nostri sfo~zi non vadano al di là del nostro bisogno di purificarci.
~essando ti nos~o a!fanno, l'avvenire resta con la sua preoccupazione
laborque versetur. Cessante autem cura nostra, ipsa futura sollici-
d1 se stesso, ed e D10 che prepara il nostro progresso verso l'eterna
ta sunt, dum nobis aeternae caritatis profectus Deo procurante
carità.
proponitur.
578 579

CAPUT7 CAPITOLO 7

VERSUS J-2 VERSETTI 1-2

Nolite iudicare, ut non iudicemini; in quo enim iudicio Non giudicate, e non saret e giudicati: con quel giudizio
iudicaveritis iudicabimini, et in qua mensura mensi fueritis infatti con cui giudicherete sarete giudicati, e con la stessa
remetietur vobis. misura con cui misurerete sarete misurati.

AVGUSTINUS, De serm. Dom. [2,18, PL 34,1296}: Quia cum AGOSTINO: Poiché, quando si procurano queste cose temporali per
ista temporalia procurantur in futurum, incertum est quo animo il futuro, è incerto con quale animo ciò avvenga, potendo avvenire con
fiat, cum possit simplici corde fieri, et duplici, opportune hoc loco un cuore semplice o doppio, opportunamente in questo luogo ha
subiecit «Nolite iudicare». Ve/ a/iter. CHRYSOSTOMVS, Super Matth. aggiunto: Non giudicate. Oppure diversamente. CRISOSTOMO [Ps.]:
[Ps., 17, PG 56, 725]: Hucusque exposuit consequentiam ad elee-
Finora ha spiegato le conseguenze dell'elemosina; ora invece comin-
mosynam pertinentem; nunc autem incipit exponere consequen-
cia a spiegare le conseguenze della preghiera. E questo insegnamento
tiam ad orationem respicientem. Et est doctrina haec quodammo-
è in un certo senso una parte della preghiera, in modo che l'ordine del-
do pars orationis, ut sit ordo narrationis talis: «Dimitte nobis
debita nostra»; et sequitur «Nolite iudicare, ut non iudicernini». l'esposizione sia il seguente: «Rimetti a noi i nostri debiti>>, e segue:
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Sed si iudicare prohibet, Non giudicate, e non sarete giudicati. CRISOSTOMO [Ps.]: Ma .s e proibi-
qua consequentia Paulus Corinthium iudicat fornicantem, et sce di giudicare, come mai Paolo giudica Corinto colpevole di fornica-
Petrus Ananiam et Saphiram mendacii arguii? Sed quidam hunc zione, e Pietro accusa Anania e Saffira di menzogna? Ma alcuni spie-
locum secundum huiusmodi sensum exponunt, quia Dominus hoc gano questo passo nel senso che il Signore, con questo comando, non
mandato non prohibet Christianos ex benevolentia alias corripe- proibisce che i cristiani rimproverino gli altri per benevolenza, ma che
re; sed ne per iactantiam iustitiae suae Christiani Christianos per la presunzione della loro giustizia i cristiani disprezzino i cristiani,
despiciant, ex solis plerumque suspicionibus odientes ceteros et odiando e disprezzando gli altri il più delle volte per soli sospetti, e
contemnentes, et sub specie pietatis proprium odium exequentes. mettendo in atto il loro odio sotto l'aspetto della pietà. CRJSOSTOMO:
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {23,2, PG 57,309}: Unde non dixit: Per cui non ha detto: non far cessare colui che pecca, ma non giudica-
Ne quiescere facias peccantem; sed: Ne iudicaveris; hoc est: ne re, cioè non diventare un giudice amaro; correggi dunque non come un
amarus fias iudex: corripe quippe non ut hostis expetens vindic- nemico che cerca la vendetta, ma come un medico che stabilisce la me-
tam, sed ut medicus instituens medicinam. CHRYSOSTOMUS, Super dicina. CRISOSTOMO [Ps.]: Ma affinché i cristiani non correggano i cri-
Matth. [Ps., ibid.]: Sed ut non sic quidam corriperent Christiani stiani in questo modo, è opportuno il discorso che dice: Non giudicate.
Christianos, convenit sermo qui dicit «Nolite iudicare». Sed si Ma se non correggono così, forse per questo conseguiranno il perdono
non sic corripuerint, numquid propter hoc consequentur indul- dei peccati poiché è stato detto: Non sarete giudicati? Chi infatti con-
gentiam peccatorum, quia dictum est «Non iudicabimini?». segue il perdono del male precedente perché non aggiunge un altro
Quis enim consequitur indulgentiam mali prioris, quia non addf- male? Abbiamo detto questo volendo mostrare che questo discorso
dit alterum malum? Hoc autem diximus volentes ostendere, qwa non riguarda il giudizio sul prossimo che pecca contro Dio, ma su
hic sermo non est positus de proximis non iudicandis qui peccatll quello che pecca contro di noi. Chi infatti non giudica il prossimo per
in Deum, sed qui in nos peccant. Qui enim non iudicat proximum un peccato commesso contro di lui , nemmeno Dio lo giudica per
propter peccatum in se commissum, illum nec Deus iu_di.c~t il peccato, m a gli rimette il debito, come anch' egli lo ba rimesso.
propter peccatum; sed dimittit ei debitum, sicut et ipse dimlSll.
580 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 1-2 581

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.} ve/ a/iter: Non simpliciter univer- CRISOSTOMO oppure diversamente: Non comanda semplicemente di
sa peccata iubet non iudicare; sed his qui .m.u!tis malis ~unt pieni, non giudicare nessun peccato, ma lo comanda a quelli che sono pieni
et alias pro minimis iudicant, hanc proh1b1twnem faczt. Szcut et di molti mali, e giudicano gli altri per delle cose minime. Come
Paulus non simpliciter prohibet iudicare eos qui peccant,. sed disci- anche Paolo non proibisce semplicemente di giudicare chi pecca, ma
pulos iudicantes de magistris redarguì!, docens ut e?s quz supra .nos rimprovera i discepoli che giudicano i maestri, insegnandoci a non
sunt non iudicemus. HILARIUS [PL 9,950B] vel altter: ludicarz de giudicare quelli che sono sopra di noi. lLARlO: Oppure ci impedisce
sponsionibus suis Deum ~etat: quia. ut _i~dicia ex incertis rebus di giudicare i disegni di Dio, poiché, avendo ogni giudizio umano
inter homines sumuntw~ zta et hoc 1ud1c1um adversus Deum ex delle basi incerte, il giudizio su Dio è pieno di dubbi. Egli vuole
ambiguitate suscipitur: quod p eni.tus ~epellit ~ nobis, ut constans allontanare completamente da noi questa incertezza, per abbandonar-
potius fides retineatur: quia non sicut in ceterzs rebus pec.ca~'!'l fit ci alla certezza della fede. Giudicare male in un'altra materia è una
perperam iudicasse; sed si in rebus tantummodo d~~ero 1ud1ci.um, cosa cattiva, ma in ciò che riguarda Dio, è l'inizio di una colpa.
initium fit criminis. A UGUSTINUS [D~ s~rm. D?"!·· tbid.} vel a/iter: AGOSTINO oppure diversamente: Io non penso che ci sia ordinato
Hoc loco nihil aliud praecipi existimo, nist ut ea facta quae altro in questa materia se non di giudicare in bene ciò che è dubbio.
dubium est quo animo fiant, in melioren: parten: i11:terpretemur. Dio ci permette di giudicare ciò che non può partire da un'anima
De his autem quae non possunt bono animo fieri, sicut sunt stu- buona, come le bestemmie, gli oltraggi al pudore e altre cose simili.
pra, blasphemiae et huiusmodi, nobis iudica~e perm~ttit; de fa~tis Quanto ai fatti dubbi che possono derivare da un'anima buona o cat-
autem mediis, quae possunt bono et malo animo fierz, te"!erar!um tiva, è temerario giudicarli, soprattutto per condannarli. Ci sono due
est iudicare maxime ut condemnemus. Duo autem sunt m qu1bus cose sulle quali noi dobbiamo guardarci da ogni giudizio temerario:
temerariur:i iudicium cavere debemus, cum incertum est quo le azioni di cui l'intenzione è dubbia, e ciò che diverrà in avvenire
animo quicquam factum sit, ve/ cum incertum est qualis quisque
una persona che ora ci sembra buona o cattiva. Non riprendiamo dun-
futurus est, qui mmc ve/ bonus ve/ malu~ apparet. Non er~o
que ciò che ignoriamo con quale animo sia stato fatto, né riprendia-
reprehendamus ea quae nescimus quo anzmo fiant; neq_ue ita
mo ciò che è manifesto in modo da disperare della salvezza. Può però
reprehendamus quae manifesta sunt u.t d~~pe:e"!us sa_n.ita~em_.
Potest autem movere quod ait «in quo iudicw 1ud1caverzt1s, 1ud1- colpirci l'espressione: con quel giudizio con cui giudicherete sarete
cabimini». Numquid si nos temerario iudicio i':'di~averimus, .t~me­ giudicati. Forse che, se noi giudichiamo con un giudizio temerario,
re etiam de nobis Deus iudicabit? Aut numquid si mensura mzqua anche Dio ci giudicherà temerariamente? O forse che, se avremo
mensi fuerimus, et apud Deum est iniqua mensura, unde no?is misurato con una misura iniqua, anche presso Dio ci sarà una misura
remetiatur? [ibid., 2,19, PL 34, J 297). Nam mensurae nomme iniqua con cui saremo misurati? Infatti penso che con il nome di
ipsum iudicium significatum arbitrar. Sed hoc ~ictum est, quo- misura sia indicato il giudizio stesso. Ma ciò viene detto poiché la
niam temeritas qua punis alium •. ips.a te pun.ia.t n_ecess~ est. temerarietà con cui punisci un altro è necessario che punisca te.
Jniquitas enim saepe nihil nocet ez qui patztur znz~rzam.. et vero Infatti l' iniquità spesso non nuoce a colui che riceve l'ingiuria, ma a
quifacit necesse est ut noceat. A UGUSTINUS, De civ. !J_ez [2~,11, colui che la fa è necessario che nuoccia. AGOSTINO: Dicono alcuni:
PL 41, 726): Dicunt aliqui: Quomodo verum est q1:'od a_zt Chnstus in che modo è vero ciò che dice Cristo, che cioè con la stessa misura
«Et in qua mensura mensi fueritis, remetietur vobzs», si temporale con cui misurerete sarete misurati, se un peccato temporale è punito
peccatum supplicio puniatur aeterno? N~c. at~en~unt non P_ropter con un supplizio eterno? Essi non considerano che la stessa misura
aequale temporis spatium, sed propter vzczssitu~mem mali (idest indica qui la reciprocità del male (chi ha fatto il male patirà il male),
ut qui mala fecerit, mala patiat~r) ean:dem .d~ctam mensu~am e non la durata temporale, sebbene la frase possa essere intesa pro-
fuisse: quamvis in ea re hoc proprie P_OS~tt..acczpz de qua IJ_om.mus priamente di ciò di cui il Signore parla qui, cioè dei giudizi e delle
cum hoc diceret loquebatur, idest de 1ud1cus et condemnatwmbus. c?n~anne. Per cui colui che giudica o condanna ingiustamente, se è
Proinde qui iudicat et condemnat in~u~te, si iudi~atur et condem- gtud1cato e condannato giustamente, riceve nella stessa misura, seb-
natur iuste in eadem mensura reczptt, quamvis non hoc quod be1~e non ciò che ha dato: ha infatti dato un giudizio che è iniquo, e
dedit: iudicio enim fecit quod iniquum est, iudicio patitur quod patisce un giudizio che è giusto.
iustum est.
582 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 3-5 583

VERSUS 3-5 VERSETTI 3-5

Quid autem vides festucam in oculo fratris tui et trabem Perché guardi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello e non
in oculo tuo non vides? aut quomodo dicis fratri tuo: sine vedi la trave che è nel tuo? O come dici al tuo fratello: lascia
eiciam festucam de oculo tuo, et ecce trabs est in ocu/~ che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, e nel tuo occhio c'è una
tuo? Hypocrita, eice primum trabem de oculo tuo, et tunc trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci
videbis eicere festucam de oculo fratris tui. vedrai per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo f;atello.

AuGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,18-19, PL 34,1297]: Quia de . AaosTJN?: Il ~i~nore, po~ché aveva an~mo.nito riguardo al giudi-
temerario et iniquo iudicio Dominus admonuerat, maxime autem z 10 temerano e m1quo, e d a ltra parte g1 ud1cano temerariamente
hi temere iudicant, qui de incertis et facile reprehendunt, qui soprattutto quelli che b~d~no alle cose incerte, e facilmente riprendo-
magis amant vituperare et damnare, quam emendare atque corri- no coloro che amano b1as1mare e condannare piuttosto che emendare
gere, quod vitium vel superbia est vel invidentia, consequenter e c~rreggere, viz~o che è o la superbia o l' invidia, di conseguenza
subiicit et dicit «Quid autem vides festucam in oculo fratris tui, aggmnge:. Perche guar~i la pagliuzza nel/ 'occhio del tuo fratello,
et trabem in oculo tuo non vides?». HIERONYMUS [PL 26,46Dj: e non vedz la trav_e ~he e nel tuo? GIROLAMO: Parla di coloro che, pur
De his loquitur qui cum mortali crimine detineantur obnoxii, mino- ess~ndo co~pevo_h d1 colpa grave, non perdonano nei fratelli i più pic-
ra peccata fratribus non concedunt, ut si forte ira i/le peccaverit, c?h pecc~tJ, cosi ~he, se per caso uno ha peccato per ira, tu lo ripren-
ut odio reprehendas. Quantum autem inter festucam et trabem, di c?n ?d.1~ . Inf~~ ta?to dist~ un~ pagliuzza da una _trave quanto l' ira
tantum inter iram distat et odium: odium enim ira inveterata est. dall odio. mfattJ 1 od10 è un ira mveterata. Ora, puo accadere che se
Fieri autem potest ut si irascaris homini, velis eum corrigi; non ti adiri c?n un uomo lo fai per correggerlo, ma ciò non puÒ accadere
autem si eum oderis. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {23,2, PG 57,309}: se lo od1. CRrsosTOMO: Molti poi, se vedono un monaco vestito in
Multi etiam hoc faciunt, qui si viderint monachum superjluum modo eccessivo, o che ha mangiato troppo, diventano amari accusa-
vestimentum habentem, aut copiosiori cibo potitum, amari flunt tori, mentre loro rubano ~uotidianamente e vivono nei bagordi.
accusatores, quotidie ipsi rapientes et crapulam patientes. ~R1sosrn:vio (Ps._J oppure d1versamente: Ciò che qui è detto compete
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps. , 17, PG 56, 725} ve/ a/iter: Hoc a1 maestn. Infatti ogni peccato è giudicato piccolo o grande secondo
quod hic dicitur, doctoribus convenit. Omne enim peccatum diiudi- la perso~a che. pecca. Infatti il peccato di un laico è piccolo e come
catur modicum aut magnum, secundum peccantis personam. Laici una pagliuzza m rapporto al peccato di un sacerdote, che è paragona-
enim peccatum modicum est et festuca quantum ad p eccatum to ~.una trave. ILARIO oppure diversamente: Il peccato contro lo
sacerdotis, quod trabi comparatur. HILARIUS [PL 9,950C] vela/i- ~pmto Santo consiste nel nega re la potenza della forza divina e
ter: Peccatum in Spiritum sanctum est divinae virtutis potestatem rifiutare l'essenza divina a Cristo, per il quale, essendo venuto Dio
negare, et Christo substantiam adimere aeternitatis; per quem, nell~uomo, l'uomo nuovamente torna a Dio. Ora, vi è tanta differenza
quia in hominem venit Deus, homo rursus veniet in Deum. Ergo fra ti peccato contro lo Spirito Santo e gli altri peccati quanto fra la
quantum inter festucam et trabem discriminis est, tantum ostendit trave e. la pagl~uzza. Come i non credenti che rimproverano agli altri i
peccatum in Spiritum sanctum cetera crimina excedere: ut cum p~ccati .esterm mostrano in sé il peso del peccato che impedisce loro
infide/es delicta corporis aliis exprobrant, onus peccati, quod de d1 er.ed1tar~ la promessa di Dio, trovandosi questa trave nel loro
promissis Dei ambigunt, in se ante non videant, in oculo trabe, occhio, ossia nella punta dell 'anima.
tamquam in mentis acie, incidente.
584 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 3-5 585

Sequitur «Aut quomodo dices fratri tuo: Sine, eiciam festucam Segue: O come dici al tuo fratello: lascia che tolga la pagliuzza
de oculo tuo, et ecce in oculo tuo trabs est?». CHRYSOSTOMUS dal _tuo occhio, ~ n_el tuo oc~hio c'è una trave? CRISOSTOMO [Ps.]:
Super Matth. [Ps., ibid.): ldest, cum qua facie arguis peccatun; Oss1a: come puoi riprendere ti peccato del tuo fratello, mentre tu ti
fratris tui, ipse aut in eodem p eccato vel in maiori existens? trovi nello stesso peccato o in uno più grande? A GOSTINO: Quando
AUGUSTJNUS [De serm. Dom., ibid.}: P rimum ergo cogitemus cum dunque dobbiamo riprendere qualcuno, pensiamo innanzitutto se si
aliquem reprehendere nos necessitas coegerit, utrum tale sit vitium tratta di un vizio che noi non abbiamo mai avuto; e allora pensiamo
quod numquam habuimus; et tunc cogitemus, et nos homines esse, che anche ?oi siamo uomini e possiamo averlo avuto; oppure l'abbia-
et habere potuisse; ve/ tale quod habuimus, et iam non habemus; mo av~to m passato e ora non lo abbiamo più; e allora ci tocchi la
et tunc tangat memoriam communis fragilitas, ut illam correctio- memona della comune fragilità, in modo che quella correzione derivi
nem non odium sed misericordia praecedat. Si autem invenerimus dalla misericordia e non dall'odio. Se invece troviamo che anche noi
nos in eodem vitio esse, non obiurgemus, sed congemiscamus, et siamo nel medesimo vizio, non ri mproveriamo, ma gemiamo insieme
ad pariter conandum invitemus. Raro autem et ex magna necessi- e invitiamoci allo sforzo comune. Raramente e per grave necessità
tate obiurgationes adhibendae sunt; in quibus non ut nobis, sed ut bisogna fare dei rimproveri, nei quali non dobbiamo cercare il nostro
domino serviatur instemus. CHRYSOSTOMUS, Sup er Matth. interesse, ma il servizio di Dio. CRISOSTOMO [Ps.] oppure diversa-
[Ps., ibid.) ve/ a/iter: «Quomodo dicis fratri tuo?» idest, quo pro- mente: O come dici al tuo fratello, cioè con quale intenzione?
posito putas? Ex caritate, ut salves proximum tuum ? Non, quia Per carità, per salvare il tuo prossimo? No, poiché prima salveresti te
teipsum ante salvares. Vis ergo non alias sanare, sed per bonam stesso. Quindi non vuoi guarire gli altri, ma con un insegnamento
doctrinam malos actus celare, et scientiae laudem ab hominibus buono nascondere le azioni cattive, e ricercare dagli uomini la lode
quaerere, non aedificationem mercedis a Deo; et es hypocrita; de_lla scienz~ non l'edificazione della ricompensa da Dio; e sei ipo-
unde sequitur «Hypocrita, eice primum trabem de oculo tuo». cnta; per cui segue: Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio.
A UGUSTJNUS [De serm. Dom., ibid.}: Accusare enim vitia officium AGOSTINO: Infatti accusare i vizi è compito dei buoni· e se lo fanno i
est bonorum; quod cum mali faciunt, alienas partes agunt; sicut cattivi, assumono la parte degli altri; come gli ipocriti, che si presen-
hypocritae, qui tegunt sub persona quod sunt, et ostendunt in per- tano come non sono in realtà. CR ISOSTOMO: E bisogna notare che
sona quod non sunt. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Et notan- tutte le volte che vuole mostrare un grande peccato, comincia da una
dum, quod ubicumque vult monstrare magnum aliquod peccatum, nota di rin1provero, come quando dice (Mt 18, 32): «Servo cattivo
a contumelia incipit; sicut ibi (infra 18,32): «Serve nequam, omne ?o
ti rimesso t~tto il debito»; per q~esto qui dice: Ipocrita, togll
debitum dimisi tibi»,· et ideo hic dicit «Hypocrita, eice primum». prima. Ora, ogm uomo conosce meglio ciò che è in lui che ciò che
Etenim quae sui ipsius sunt, magis aliquis novit quam quae sunt avviene al di fuori, e vede ciò che è grande più facilmente di ciò che
aliorum; et quae maiora sunt, magis videt quam quae minora, et è piccolo. ln?ltre~ ~gnuno ama se stesso p iù del suo prossimo. È per
seipsum magis diligit quam proximum. Et ideo iubet eum qui quest~ ch_e _c1 pro~b1s~e, quando siamo schiavi di molti peccati, di es-
obnoxius est multis peccatis, non amarum esse iudicem delicto- s~r.e gmd1~1 am_a~1 det pec~ati altrui, soprattutto quando sono leggeri.
C10 che c1 pro1b1sce non e la correzione o il rimprovero rivolto alle
rum alterius, et maxime cum fuerunt parva: non quidem ab
arguendo aut a corrigendo avertens, sed prohibet propria contem- colpe dei nostri fratelli, ma è di trascurare il nostro emendamento e di
preoccup~ci solo di quello degli altri. Devi dunque renderti conto
nere, et alienis insistere. Oportet enim ut primo cum diligentia
con cura d1 te stesso, e solo allora giudicare il prossimo; per cui segue:
investiges quae tua sunt, et tunc quae proximi sunt discuties; et ideo
e allora ci vedrai per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo
sequitur «Et tunc videbis eicere fes tucam de oculo fratris tui».
fratello. AGOSTINO: Togliendo infatti dal nostro occhio la trave del-
A uGUSTJNUS [De serm. Dom., ibid.): Auferentes enim de oculo
l' invidia e della malizia o della simulazione, vedremo chiaramente in
nostro trabem invidentiae ve/ malitiae vel simulationis, videbimus
modo da togliere la pagliuzza dall'occhio del fratello.
eicere festucam de oculo fratris.
586 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetto 6 587

VERSUS 6 VERSEITO 6

Nolite sanctum dare canibus neque mittatis margaritas No~ d~te le .cose _sante ai cani e non gettate le vostre perle
vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis davanti a1 porci, cosi che forse non le calpestino sotto le loro
et conversi dirumpant vos. ' zampe e vi si rivoltino contro per sbranarvi.

AucusrINUS, De serm. Dom. {2,20, PL 34,1299]: Quia potest AGOSTINO: Poiché la semplicità alla quale aveva indotto con le
aliquos nomen simplicitatis, ad quam per superiora induxerat, deci- cose dette pr~ced~~temente può ingannare qualcuno, che potrebbe
pere, ut sic putetur vitiosum esse aliquando verum occultare, quo- pensare che sia v1z1oso nascondere talvolta il vero, come è vizioso
modo vitiosum est falsum dicere, recte subiungit «Nolite sanctum dire il falso, rettamente aggiunge: Non date le cose sante ai cani e
dare canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcoS». non gettate le vostre p erle davanti ai porci. CrusosTOMO [Ps.] oppure
CHRYSOSTOMUS, Super Matth . {P s., 17, PG 56, 727} vel aliter: diversamente: ln precedenza il Signore aveva comandato di amare i
l usserat superius Dominus diligere inimicos et benefacere his qui nemici e di fare del bene a quelli che peccano contro di noi . Affinché
peccant in nos. Ne ergo cogitarent sacerdotes etiam quae Dei sunt dunque i sacerdoti non pensassero di comunicare ad essi anche le
eis communicare, talem cogitationem compescuit, dicens «No/ite cose di Dio, ha represso questo pensiero dicendo: Non date le cose
sanctum dare canibus»; ac si diceret: Mandavi vobis diligere ini- sante ai cani; come se dicesse: vi ho comandato di amare i nemici e
micos, et benefacere eis de vestris corporalibus bonis, non tame11 di far loro del bene con i vostri beni corporali, ma non indistintamen-
de meis spiritalibus passim, quoniam in natura vobiscum commu- te con i miei beni spirituali, poiché essi hanno in comune con voi la
nes sunt, non in fide; et Deus carnalia beneficia dignis et indignis natura, ma non la fede; e Dio somministra similmente i benefici car-
similiter praestat, non autem gratias spirita/es. nali ai degni e agli indegni, ma non le glorie spirituali.
AUGUSTINUS [De serm. Dom., ibid.]: Quaerendum autem est AGOSTINO: Bisogna però chiedersi che cosa sono le cose sante
quid sit sanctum, quid canes, quid margaritae, quid porci. Sanctum che cosa i cani, che cosa le perle, che cosa i porci. Ora è santo ciÒ
est quod corrumpere nejàs est; cuius sceleris voluntas rea tenetw; che. è proibito corrompere; e la volontà è ritenuta colpev~le di questo
quamvis illud incorruptibile maneat. Margaritae autem sunt quae- delitto anche se la cosa rimane incorruttibile. Le perle poi sono tutte
cumque spiritalia magni aestimanda sunt. Licet itaque una eadem- quelle cose spirituali che vanno molto stimate. È possibile così che
que res et sanctum et margarita dici possit; sed sanctum dicitur ex u~a stessa .e medesima cosa possa essere detta santa e perla, ma si
eo quod non debet corrumpi; margarita vero ex eo quod non debet dice santa m quan.to non deve essere corrotta, perla invece in quanto
contemni. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.} ve/ aliter: non deve essere disprezzata. CrusosTOMO [Ps.) oppure diversamente:
Sanctum est sicut baptismus, grafia corporis Christi et huiusmodi; Santo è il battesimo, la grazia del corpo di Cristo e cose simili· inve-
mysteria autem veritatis margaritae sunt: quia sicut margaritae ce i misteri. d~Ua verità sono le perle: poiché come le perle ~hiuse
inclusae cochleis, positae sunt in profundo maris, sic mysteria nelle conchiglie sono poste nel profondo del mare così i misteri divi-
divina verbis inclusa, posita sunt in altitudine sensus sacrae ni inclusi nelle parole sono posti nell'altezza deÌ senso della Sacra
Scripturae. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {23,3, PG 57,311}: Quae Scrittura. CrusosTOMO: A coloro che sono di animo retto e hanno
quidem his qui bonae mentis sunt et intellectum habent, revelata, intelle~o, queste, quando vengono rivelate, si presentano degne; a
honesta apparent; his autem qui insensibiles sunt, magis videntur color? mvece che sono insensibili sembrano più da riverirsi quando
reverenda cum ignorantu1: AUGUSTINUS [De serm. Dom., ibid.]: sono ignorate. AGOSTINO: Non è fuori luogo intendere per cani quanti
Canes autem pro impugnatoribus veritatis, porcos p ro contempto- combattono la verità, e per porci quanti la disprezzano. Per cui dato
ribus positos non incongrue accipimus. Quapropter, quia canes ?he i ca~i- si lanciano per sbranare e non permettono che ri~anga
exiliunt ad dilacerandum, quod autem dilacerant integrum esse integro c10 che sbranano, ha detto: Non date le cose sante ai cani·
non sinunt, dixit «Nolite sanctwn dare canibuS»: quia, quantum in poiché, per quanto sta in essi, se fosse possibile, cercherebbero cti
588 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetto 6 589

ipsis est, si fieri posset, conantur perimere v~ritatem. Porci aut~m distruggere la verità. I porci, invece, per quanto non desiderino morde-
quamvis non ita ut canes morsu appetant, pa~srm tamen calcando m- re come i cani, talora però inquinano calpestando; e per questo dice: e
quinant: et ideo dicit «Neque mittatis margantas vestras ante porcos». non gettate le vostre perle davanti ai porci. RABANO: Oppure i cani
RABANUS [GLOSSA, PL 114,lOBC]: Ve/ canes sunt ad vomitum reversi; sono coloro che sono ritornati al vomito, i porci invece quelli che, non
porci nondum conversi, sed in Iuta vitiorum ~ersati. CHRY~OSTOMUS, ancora convertiti, sono immersi nel fango dei vizi. CRISOSTOMO [Ps.]
Super Matth. [Ps., ibid.} ve/ ~/iter: Ca_ms et po~cus zmmunda oppure diversamente: Il cane e il porco sono animali immondi, ma il
animalia sunt; sed canis ex omni parte, quza nec rummat, nec ungu- cane in ogni sua parte; poiché né rumina né ha l'unghia divisa; il
lam findit; porcus autem ex parte; nam ung~lam_ habet porco invece in parte, poiché ha l' unghia divisa, ma non rumina. Per
.fìssam, sed non rumina!. Propter quod canes puto zntellzgendos cui penso che per cani bisogna intendere i Gentili del tutto immondi,
Genti/es omnino immundos, et propter actus et propter fidem; por- sia per gli atti che per la fede; per porci invece gli eretici, poiché
cos autem haereticos, quia nomen Domini invocare videntur. sembra che invochino il nome di Dio. Dunque: Non date le cose
«Nolite» ergo «sanctum dare canibus»: quia baptismum et alia sante ai cani, poiché il battesimo e gli altri sacramenti non vanno dati
sacramenta non sunt danda nisi fidem habentibus. Item mysteria se non a chi ha la fede. Parimenti i misteri della verità, cioè le perle,
veritatis, idest margaritae non sunt dandae nisi desiderantibus veri- non vanno date se non a chi desidera la verità, e vive secondo la
tatem, et cum ratione humana viventibus. Si enim porcis eas miseris, ragione umana. Se infatti le getterai ai porci, cioè a quelli che sono
idest coenosae vitae delectatione gravatis, non intelligunt pretiosita- appesantiti dal fango dei piaceri, essi non comprenderanno il loro
tem earum; sed aestimant eas similes ceteris fabulis mundialibus, et valore, ma ritenendole simili alle favole profane le calpesteranno con
eas actibus suis carnalibus conculcant. ÀUGVSTINVS [De serm. la loro vita carnale. AGOSTINO: Si dice infatti che è calpestato tutto
Dom., ibid.}: Calcari enim dicitur quicquid contemnitur: et ideo ciò che è disprezzato; per questo si dice: così che forse non le calpe-
dicitur «Ne forte conculcent eas pedibus suis». GLOSSA [interi.): stino sotto le loro zampe. GLOSSA: Dice poi forse poiché possono
Dicit autem «Ne forte», quia resipiscere possunt ab immunditia. convertirsi dall'immondezza. .
AuGUSTINVS [De serm. Dom., ibid.]: Quod autem sequitw; AGOSTINO: Ciò che poi segue, e vi si rivoltino contro per sbranarvi,
«Et conversi dirumpant vos», non ait ipsas margaritas: illas enim non si riferisce alle perle: esse infatti vengono calpestate, e i porci
conculcant, et cum convertuntur ut adhuc aliquid audiant, disrum- quando si sono voltati per ascoltare ancora qualcosa, sbranano colui di
punt eum a quo missas margarita~ conculcant: non enim_ facile cui calpestano le perle gettate; infatti non troverai facilmente colui al
inveneris quod ei gratum esse posszt, a quo magno lakore inventa quale possa essere gradito il vedere disprezzato ciò che ha trovato con
contemnantur. Qui ergo tales docent, quomodo non dzsrumpantur grande fatica. Che l'indignazione e il dolore sbranino colui che in-
indignando et stomachando non video. CH~YSOSTO~US, Super segna a tali persone mi sembra del tutto evidente. CRISOSTOMO [Ps. ]:
Matth. [Ps., ibid.}: Ve! porci non solum carnahbu~ actzbi:s ma~a­ Oppure i porci non solo calpestano le perle con gli atti carnali, ma
ritas conculcant, sed etiam post modicum conversi, per znobedzen- anche, rivoltatisi poco dopo, lacerano con la disobbedienza quanti le
tiam rumpunt praebitores earum. Frequenter aute~ et scandalizati porgono loro. Spesso poi, scandalizzati, li calunniano come semina-
calumniantur eos quasi dogmatum novorum semznatores. Canes tori di nuove verità. Anche i cani, che calpestano con spregevoli atti
etiam conculcantes sancta sordidis actibus, disputationibus suis le cose sante, con le loro dispute lacerano il predicatore della verità.
rumpunt praedicatorem veritatis. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid): CRJSOSTOMO: E bene ha detto: rivoltandosi; fingono infatti la man-
Et bene dixit «Conversi»:.fìngunt enim mansuetudinem, ut add1- suetudine, per imparare; poi, quando hanno imparato, strappano.
scant; deinde cum didicerint, detrahunt. CHRYSOSTOMUS, Sup~r CRISOSTOMO [Ps.] : In modo ragionevole poi proibisce di dare le perle
Matth. [Ps., ibid.]: Rationabiliter autem margaritas dari porc1s ai porci: poiché, se è proibito darle ai porci, meno immondi, quanto
prohibuit: quia si porcis minus immundis mitti vetant':tr, quant? più ai cani, più immondi? Delle cose sante però non possiamo pensa-
magis canibus plus immundis? De sanct~ autem da_n~o zdem aestt- re allo stesso modo: poiché spesso diamo la benedizione anche ai cri-
mare non possumus; quia frequenter etzam benedzctwnem d~mus stiani che vivono come le pecore, non perché meritino di riceverla,
pecorum more viventibus Christianis, non quia merentur acczpere, ma perché, forse, maggiormente scandalizzati, non si disperino.
sed ne forte plenius scandalizati dispereant.
590 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetto 6 591

A UGUSTINUS, De serm. Dom. [ibid.}: Cavendum est ergo ne AGO~TINO.: Bis~gna dunque badare a non mostrare qualcosa a chi
quid aperiatur ei qui non capit; melius enim quaerit id quod clau- non capisce: rnfattt cerca meglio ciò che è chiuso che ciò che è mani-
sum est quam id quod apertum est: aut infestai per odium, ut f~sto; oppure o .combatte per odio, come il cane, o trascura per
canis, aut negligit per contemptum, ut porcus. Non est autem con- disprezzo, co~e 11 porco. E non consegue che, se si nasconde il vero
sequens ut si verum occultatw; etiam falsum dicatur: quia si dica anche Il falso: poiché il Signore, sebbene non abbia mai men-
Dominus quamvis nihil mentitus sit, vera tamen aliqua occultavit, tito, ha tenuto nascoste tuttavia alcune cose vere, secondo quelle
secundum il/ud Joannis (16.12): «Adhuc habeo vobis multa dicere, parole (Gv 16, 12): «Ho ancora molte cose da dirvi, che adesso non
quae non potestis portare modo». Sed si aliquis non capit propter potete soppmtare». Ma se uno non capisce per la bassezza d'animo
sordes. mundandus est ve! verbo ve/ opere quantum .fieri potest a va .m~ndat? o. con la par?la o con l'opera, per quanto ci è possibile'.
nobis. Quia autem Dominus quaedam dixisse invenitur quae multi Po1che p~ro s1 trova che 11 Signore ha detto alcune cose che molti fra
qui aderant, ve/ resistendo vel contemnendo non receperunt, non i presenti non accol~ero, o per resistenza o per disprezzo, non biso-
putandus est sanctum dedisse canibus. aut margaritas ante porcos gna pen~are ~he a~b1a dato le cose sante ai cani, o gettato le perle ai
misisse. Dedit enim eis qui capere poterant, et simul aderant, porc1. Diede mfatti a coloro c~e pot~vano capire, ed erano presenti, e
quos propter aliorum immunditiam negligi non oportebat; et non potevano essere trascurati per l' immondezza degli altri; e sebbe-
quamvis tentantes eum in ipsis quae eis respondebat, contabesce- ne ~olo~o eh~ lo tentavano nelle sue risposte andassero in rovina, tut-
rent, a/ii tamen qui poterant capere, ex illorum occasione multa tavia, gh al?1 che P?tevano capire udivano utilmente molte cose in
utiliter audiebant. Qui ergo novit quid respondeat, debet respon- quell occas10n~. Chi d~nque s~ che.cosa rispondere deve rispondere,
dere, saltem propter illos quibus desperatio suboritur, si proposi- a.Imeno perche alcu?1 non d1spenno pensando che non si possa
tam quaestionem so/vi non posse crediderint: et hoc de rebus ad nspo?dere alla questione posta; e ciò nelle cose che riguardano l' i-
instructionem salutis p ertinentibus. De supervacuis autem et struzt~ne sulla salvezza. !nvece delle cose inutili e nocive non biso-
noxiis nihil dicendum est; sed hoc ipsum explicandum est, cur gn~ dire ~ulla; ma va spiegato perché non si deve rispondere a chi
chiede tali cose.
inquirenti ta/ia non oporteat respondere.
592 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capito lo 7, versetti 7-8 593

VERSUS 7-8 VERSETTI 7-8

Petite, et dabitur vobis ; quaerite, et invenietis; pulsate Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi
et aperietur vobis. Omnis enim qui petit accipit, et q1;; sarà aperto. Infatti chiunque chiede riceve, e chi cerca trova,
quaerit invenit, et pulsanti aperietur. e a chi bussa sarà aperto.

HIERONYMUS [PL 26,478]: Quia carnalia supra vetuerat postu- GIROLAMO: Poiché sopra aveva proibito di chiedere cose carnali,
lari, quid petere debeamus ostendit dicens «Petite, et dabitur mostra che cosa dobbiamo chiedere dicendo: Chiedete e vi sarà dato.
vobis». AUGUS11NUS, De serm. Dom. [2,21, PL 34,1302) vel aliter: AaosrrNO oppure diversamente: Poiché era stato comandato di non
Cum praeceptum esset ne sanctum daretur canibus, et ne marga- dare le cose sante ai cani, e di non gettare le perle ai porci, un uditore
ritae ante porcos mitterentur, potuit auditor suae ignorantiae con- conscio della sua ignoranza avrebbe potuto dire: quale cosa santa mi
scius dicere: Quid sanctum me dare canibus vetas, cum adhuc me proibisci di dare ai cani, mentre vedo di non averla ancora? Quindi op-
habere non videam? Et ideo opportune subiecit dicens «Petite et portunamente egli aggi unge: Chiedete e otterrete. CRISOSTOMO [Ps.]
accipietis». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 18, PG 56, 730) ve/ oppure diversamente: Poiché aveva dato loro alcuni precetti per santifi-
aliter: Quoniam ad sanctificandam orationem quaedam dederat care la preghiera, dicendo: «Non giudicate», giustamente aggiunge:
eis mandata, dicens «Nolite iudicare», competenter adiungit Chiedete e vi sarà dato, come se dicesse: se conserverete questa cle-
«Petite, et dabitur vobis»; quasi dicat: Si hanc clementiam serva- menza verso i nemici, qualsiasi cosa troverete chiusa, bussate e vi
veritis ad inimicos, quicquid clausum vobis videtur, «pulsate, et sarà aperta. Chiedete dunque con le preghiere, pregando notte e
aperietur vobis». «Petite» ergo precibus, die ac nocte orantes; giorno; cercate con l'impegno e il lavoro: infatti lavorando sulla
«quaerite» studio et labore: nec en.im laborantes circa Scripturam Scrittura non acquistiamo la scienza senza la grazia di Dio, e non
acquirimus scientiam sine gratia Dei, nec gratiam acquirimus nisi acquistiamo la grazia se non ci impegniamo affinché il dono di Dio
studuerimus, ne donum Dei negligentibus detur. «Pulsate» autem non venga dato ai negligenti. Bussate con la preghiera, i digiuni e
oratione et ieiuniis et eleemosynis. Sicut en.im qui pulsat Ostium, le elemosine. Come infatti chi bussa a una porta non soltanto chiama
non tantum voce clamat, sed manu, sic et qui bona opera facit, con la voce, ma con la mano, così anche chi compie le opere buone
pulsat operibus bonis. Sed dices: Hoc ipsum peto ut sciam et bussa con le opere buone. Ma dirai: chiedo per sapere e per operare;
faciam; quomodo ergo possumus facere priusquam accipiam? Sed come dunque posso fare prima di ricevere? Fa' c iò che puoi per
quod potest fac, ut amplius possis; et quod scis serva, ut amplius potere di più; e conserva ciò che sai per sapere di p iù. Oppure diver-
scias. Ve! a/iter. Cum dixisset supra omnibus ut indulgerent inimi- samente. Avendo detto prima a tutti di perdonare ai nemici, e avendo
cis, et postea prohibuerit ne sub obtentu dilectionis sancta cani- poi proibito di dare sotto il pretesto dell'amore le cose sante ai cani,
bus darent, nunc dat eis bonum consilium, ut petant Deum pro ora dà ad essi un buon consiglio, che facc iano domanda a Dio
illis, et dabitur eis; quaerant eos qui perierant in peccatis, et inve- per quelle cose, e sarà dato ad essi: cerchino coloro che erano caduti
nient; pulsent eos qui in erroribus sunt conclusi, et aperiet eos nei peccati, e troveranno; bussino coloro che sono rinchiusi negli
D eus, ut habeat sermo eorum ad animas eorum ingressum. errori, e Dio aprirà loro, affinché il loro discorso possa entrare nell'a-
Vela/iter. Quoniam maiora erant mandata superius posita quam nima . Oppure di versamente. Poiché i comandamenti posti sopra
virtus humana, transmittit eos ad D eum, cuius gratiae nihil erano più grandi della virtù umana, li indirizza a Dio, alla cui grazia
impossibile est, dicens «Petite, et dabitur vobis», ut quod ex nulla è impossibile, dicendo: Chiedete e vi sarà dato, affinché ciò che
hominibus consummari non potest, per gratiam Dei adimpleatw: non può essere compiuto dagli uomini si compia per la grazia di Dio.
594 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 7-8 595

Cum enim alia animalia Deus muniverit veloci pedum cursu, aut Poiché infatti Dio ha dotato gli altri animali di una veloce corsa, o di
velocibus pennis, aut unguibus, aut dentibus, aut cornibus, homi- penne agili, o di unghie, o di denti, o di corna, ha fatto sì che l'uomo
nem solum sic disposuit ut virtus illius sit ipse, ut infirmitatis suae solo trovi la sua virtù in lui, affinché costretto dalla necessità della
necessitate coactus, semper necessarium habeat Dominum suum. sua debolezza abbia sempre necessità del suo Signore. GLOSSA: Chie-
GLOSSA [ord.]: Petimus autemfide, quaerimus spe, pulsamus caritate. diamo poi con la fede, cerchiamo con la speranza, bussiamo con la
Primum petere debes, ut habeas,- post quaerere, ut invenias,- inventa
carità. Prima devi chiedere, per avere; poi cercare, per trovare; osser-
observare, ut introeas. REMIGIUS vela/iter [S1CARDUS, Mitrale, 7,6,
vare le cose trovate, per entrare. REMIGIO oppure diversamente
PL 213,369C}: Petimus arando, quaerimus recte vivendo, pulsa-
mus perseverando. AUGUSTINUS [De serm. Dom., ibid.]: Petitio [SICARDO]: Chiediamo pregando; cerchiamo vivendo rettamente; bus-
autem pertinet ad impetrandam sanitatem animae, ut ea quae siamo perseverando. AGOSTINO: La domanda poi tende a ottenere la
praecipiuntw; implere possimus,- inqu~sitio .autem l!'d invenie~dam sanità dell'anima, affinché possiamo adempiere le cose che ci sono
veritatem. Sed cum quisque veram viam znvenerzt, perveniet ad comandate; la ricerca invece tende a trovare la verità. Ma quando uno
ipsam possessionem,- quae tantum pulsanti ape':ietur.. A UG~STJNUS, avrà trovato la vera via, giungerà al possesso stesso, che si apre solo
In Lib. retrae!. [1,19, PL 32,617}: Operose qwdem ista trza quid a chi bussa. AGOSTI NO: Cosi ho ritenuto di spiegare, con un certo sfor-
inter se differant, sic exponendum putavi,- sed longe melius ad zo, la differenza fra queste tre cose; ma molto meglio tutte si riferisco-
instantissimam petitionem omnia referuntur: unde postea concludit no alla domanda molto insistente; per cui dopo conclude dicendo:
dicens «Dabit bona petentibus se». CHRYSOSTOMUS, In Matth. Darà cose buone a coloro che gliele chiedono. CRISOSTOMO:
[23,4, PG 57,312}: Pe~· hoc ergo quod addi~i~ «(?uaeri.te» .et Aggiungendo dunque cercate e bussate, comanda di chiedere
«Pulsate», cum instantia multa et robore peti iusszt. Qui emm con molta insistenza e forza. Chi infatti cerca getta via tutte le altre
quaerit, omnia alia proicit a mente, et ad ill'!d solum_ afficitur cose dalla mente, e si fissa solo su ciò che cerca; chi poi bussa viene
quod quaerit,- qui autem pulsat, cum vehemenlla et fervida mente con veemenza e animo fervente. CRISOSTOMO [Ps.) : Poiché però
venit. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Quia vero dixerat aveva detto: chiedete e riceverete, affinché i peccatori ché ascoltava-
«Petite, et accipietis», ne forte peccatores audientes dicerent: Ad no non dicessero: il Signore esorta a ciò quelli che sono degni, ma
hoc Dominus dignos hortatur, nos autem indigni sumus,- ideo noi siamo indegni, riprende il discorso e raccomanda la misericordia
repetit, ut tam iustis quam peccatoribus misericordiam Dei com- di Dio tanto ai giusti quanto ai peccatori; per questo dice: Chiunque
mendet,- et ideo dicit «Omnis qui petit, accipit»; idest, sive iustus chiede riceve; cioè sia il giusto sia il peccatore non dubiti di chiedere;
sive peccato1; tamen petere non dubitet: ut constet neminem sper- in modo che sia chiaro che non è disprezzato nessuno, salvo chi dubi-
ni, nisi qui petere dubitavit a Deo. Non enim credibile est ut opus
ta di chiedere a Dio. Non è infatti credibile che Dio, il quale ha
pietatis quod exhibetur benefaciendo inimicis, Deus iniungal
ingiunto agli uomini l'opera di pietà di fare del bene ai nemici, non la
hominibus, ipse autem non faciat, cum sit bonus. AUGUST!NUS,
In Io. [44,13, PL 35,1718}: Unde peccatores.exaudit peus. faccia egli stesso, essendo buono. AGOSTINO: Per cui Dio esaudisce i
Si enim peccatores non audiret, frustra Publica'!us d1xis.set peccatori. Se infatti non ascoltasse i peccatori, invano il Pubblicano
(Luc. 18,13): «Domine, propitius esto mihi peccatorw, et ex 1sta avrebbe detto (Le 18, 13): «Signore, abbi pietà di me peccatore»,
confessione meruit iustificationem. PROSPER, in lib. sentent. August. meritando con questa confessione la giustificazione. PROSPERO: Ora,
[212, PL 45,1876}: Fide/iter autem supplicans pe~ pro.neces- chi supplica Dio fedelmente per le necessità di questa vita, è miseri-
sitatibus huius vitae, et misericorditer auditur, et m1serzcorditer non cordiosamente ascoltato e misericordiosamente non ascoltato.
auditur. Quid enim infirmo sit utile, magis novit_"!edicus q~a~n Che cosa infatti sia utile al malato, lo sa più il medico che l'infermo.
aegrotus. Si autem id postulat quod Deus et promittit et fraec~pil, Se però chiede ciò che Dio ha promesso e comandato, avverrà del
fiet omnino quod poscit: quia accipiet caritas quod petit ventas. tutto ciò che chiede: poiché la carità riceverà ciò che chiede la verità.
Capitolo 7, versetti 7-8 597
596 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

ACJ<?51:~o: È buono il ~ignore che spesso non concede ciò che vogliamo,
AUGUSTJNUS, Ad Paulinum et Hierasiam {ep. 31, PL 33, 121]: e da c10 che ?on voghamo. AGOSTINO: C'è bisogno anche della perse-
Bonus autem Dominus, qui non tribuit saepe quod volumus, ut veranza p~r i:~ever~ ciò che chiediamo. AGOSTINO: Quando infatti Dio
quod mallemus attribuat. A UGUSTINUS, De serm. pom. {2,21, talvolta da pm tardi, fa valere i doni, non li nega: le cose desiderate a
PL 34,1302]: Perseverantia etiam opus est ut acczpzamus quod lung? sono otten~te .con più dolcezza, mentre quelle date subito perdo-
petimus. A UGUSTINUS, D e verb. Dom. [serm. 61,5, PL 38,411]: no d1 valore. Ch1ed1 dunque e cerca cose giuste. Infatti, chiedendo e
Cum enim Deus aliquando tardius dat, commendai dona, non
cercando, cresce il .desiderio di ricevere: Dio conserva per te ciò che
negat: diu desiderata dulcius obtinentur; cito autem data vile-
non vuole ~are s.ub1~0, a!finché tu impari a desiderare grandemente le
scunt. Pete ergo et quaere iusta. Petendo enim et quaeren_do, cre-
cose grandi; qumd1 «bisogna pregare sempre e non venir meno»
scit appetitus ut capias: servat tibi Deus quod non vult czto dare,
ut tu discas magna magne desiderare; ideo «oportet semper orare (Le 18, 1).
et non deficere» (Le. 18,l).
598 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 9- 11 599

VERSUS 9-11 VERSETTI 9-11

Aut quis est ex vobis homo, quem si petierit filius suus O quale uomo c 'è tra voi che se suo figlio chiede un pane,
panem, numquid lapidem porriget ei? Aut, si piscem petie- gli darà una pietra? O se chiede un pesce, gli darà una serpe?
rit numquid serpentem porriget ei? Si ergo vos, cum sitis se dunque voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai
mali nostis bona data dare filiis vestris, quanto magis Pater vostri figli, quanto più il Pad re vostro che è nei cieli darà cose
vester qui in caelis est dabit bona petentibus se. buone a coloro che gliele chiedono.

AuGUSTJNUS, De serm. Dom. [2,2 1, PL 34,1302}: Sicut in supe- AGOSTINO : Come prima ha trattato degli uccelli del cielo e dei
rioribus egit de volatilibus caeli et de liliis agri, ut spes de gigli del campo, affinché la speranza si elevasse dalle cose minori
minoribus ad maiora consurgeret, ila et in hoc loco, cum dicit alle maggiori, cosi anche in questo luogo, quando dice: O quale
«Aut quis ex vobis homo?». CltRYSOSTOMUS, Super Matth. _{Ps., 18, uomo c'è tra voi? CRISOSTOMO [Ps.]: Affinché uno, considerando
PG 56,732}: Ne forte aliquis considerans quanta est diflerentia quanto grande è la differenza fra Dio e l' uomo, e pesando i suoi pec-
inter Deum et hominem, et ponderans peccata sua, dum desperat cati, mentre dispera di ottenere non inizi nemmeno a domandare, ha
impetrare, nec incipiat petere, patrum et filiorum similitudinem introdotto la similitudine dei padri e dei figli: così che, se per i nostri
introduxit; ut si propter peccata nostra desperamus, propter boni- peccati disperiamo, per la bontà di Dio speriamo. CRISOSTOMO: Ora,
tatem Dei speremus. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {23,4, PG 57,313): due cose sono necessarie in chi prega: chiedere ardentemente e chie-
Duo autem oportet adesse oranti: et petere vehementer, et quae dere le cose che bisogna chiedere. Ora, queste sono quelle spirituali:
oportet petere. Haec autem sunt spiritualia: etenim Salomon, quia infatti Salomone, poiché chiese ciò che bisognava chiedere, ricevette
petiit quod p etere oportebat, velociter accepit. CHRYsos:o':f.US, rapidamente. CRISOSTOMO [Ps.]: Le cose poi che bisogna chiedere le
Super Matth. [Ps., ibid.}: Quae autem petere oportet, sub szmilttu- mostra sotto la similitudine del pane e del pesce. Il pane infatti è la
dine panis et piscis ostendit. Panis ~nim est verbum de notitia parola sulla conoscenza di Dio Padre. La pietra è ogni menzogna che
Dei Patris. L apis est omne mendaczum quod habet scandalum offende l'anima scandalizzandola. REMIGIO: Nel pesce noi possiamo
ojfensionis ad animam. REM!GtU~ [non occ.]: Piscem a.utem p~s­ intendere la parola su Cristo, e nel serpente il diavolo stesso. Oppure
sumus intelligere verbum de Chnsto, serpentem autem, 1psum dia- nel pane si intende l' insegnamento spirituale, nella pietra l'ignoranza;
bolum. Ve/ per panem intelligitur doctrina spiritualis; per lapidem
nel pesce l' acqua del santo battesimo, nel serpente l'astuzia del dia-
ignorantia; per piscem unda baptismatis sacri, per serpentem
volo, o l' incredulità. RABANO: Oppure il pane, che è un cibo comune,
astu tia diaboli, sive infidelitas. RA BA NUS [PL 107,843D]:
significa la carità, senza la quale le altre virtù non valgono nulla.
Ve/ panis, qui est communis cibus, caritatem significai, sine qua
aliae virtutes nihil valent. Piscis significa! fidem, quae ex aqua Il pesce significa la fede, che è nata dal! 'acqua del battesimo ed è tur-
baptismatis orta est, et in mediis jluctibus huius vitae pulsat111; bata in mezzo ai flutti di questa vita, e tuttavia vive. Luca poi ha
et tamen vivit. Lucas autem addidit tertium, scilicet ovum, quod aggiunto una terza cosa, cioè l'uovo, che è la speranza dell'animale,
est spes animalis, unde spem significai. Contra carit~tem ponit per cui significa la speranza. Contro la carità pone la pietra, cioè la
lapidem, idest odii duritiam; contra J!-dem, s~rpentem, zdes~ perfì- durezza dell'odio; contro la fede il serpente, cioè il veleno della per-
diae venenum; contra spem, scorpwnem, idest desperatwnem, fidia; contro la speranza Io scorpione, cioè la disperazione, che punge
quae retro pungit, sicut scorpio. REM!GIUS [non occ.}: Est ergo dal di dietro come lo scorpione. REMIGIO: Il senso è dunque : non
sensus: non est timendum quod si petamus a Deo Patre panem, dobbiamo temere che, se chiediamo a Dio Padre il pane, cioè la dot-
idest doctrinam ve/ caritatem, quod porrigat lapidem; idest q~~d trina o la carità, ci dia una pietra, cioè che permetta che il nostro
permittat cor nostrum constringi aut /rigore odiorum, aut dun~w cuore sia stretto o dalla freddezza degli odi o dalla durezza della
mentis; ve/ quod si petierimus fldem, ipse nos permit~~t pen!·e mente; o che, se gli chied ianio la fede, pennetta che periamo per il
veneno infldelitatis. Unde sequitur «Si ergo vos cum s1t1s malt». veleno del! 'incredulità. Per cui segue: Se dunque voi pur essendo cattivi.
600 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 9-11 60J

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Haec autem dixit, non detrahens CRISOSTOMO: Ha detto queste cose non detraendo all'umana natura,
humanae naturae, neque malum confitens omne genus humanum, né affennando che tutto il genere umano è cattivo, ma per la differen-
sed ad differentiam bonitatis suae, dilectionem paternam malitiam za con la sua bontà, chiamando malizia l'amore paterno, tanta è la
vocans: tanta est superabundantia amoris ipsius ad homines. sovrabbondanza del suo amore rispetto agli uomini. Poiché in rappor-
Quia quantum ad comparationem Dei, qui solus singulariter to a Dio, che solo è buono in modo singolare, tutti sembrano cattivi,
bonus est, omnes mali videntur; sicut ad comparationem so/is come in rapporto al sole ogni corpo luminoso sembra oscuro.
omne lucidum videtur obscurum. HIERONYMUS [PL 26,47Cj: GIROLAMO: Oppure forse ha chiamato cattivi gli Apostoli poiché
Vel forte Apostolos malos dixit, quia sub Apostolorum persona sotto la loro persona tutto il genere degli uomini è condannato, essen-
omne hominum genus damnatur, cuius ab infantia cor ad rnalum do il loro cuore rivolto a l male sin da ll 'infanzia, come s i legge
appositum est, ut in Genesi (8,21) legitur. Nec mirum huius saécu- (Gen 8, 21). E non c'è da meravigliarsi se gli uomini di questo
li homines dici malos, cum et Apostolus memoret (Eph. 5, 16) mondo sono detti cattivi, poiché lo ricorda anche l'Apostolo dicendo
«quoniam dies mali sunt». A UGUSTINUS [De serm. Dom., ibid.j: (Ef 5, 16): «poiché i giorni sono cattivi». AGOSTINO: Oppure ha chia-
Ve/ malos appellavi! huius saeculi dilectores, unde et bona quae mato cattivi coloro che amano questo mondo, per cui anche i beni
dant, secundum eorum sensum bona dicenda sunt, quia haec pro che danno secondo il loro giudizio vanno detti buoni, poiché li riten-
bonis habent; quamquam et in rerum natura, ista bona sint, scili- gono beni; sebbene anche in natura essi siano dei beni, cioè terreni, e
cet temporalia, et ad islam vitam infirmam pertinentia. riguardanti questa debole vita. AGOSTINO: Il bene infatti che rende
AUGUST!NUS, De verb. Dom. {serm. 61, 1-2, PL38,1303}: Bo1111111 buoni è Dio. L'oro e l'argento invece sono un bene non perché ti ren-
enim quod facit bonos, Deus est. A urum autem et argentum bonum dano buoni, ma perché tu faccia il bene. Essendo dunque cattivi e
est, non quod te fa ciat bonum, sed unde facias bonum. Mali ergo avendo un padre buono, facciamo in modo da non rimanere sempre
cum simus, et bonum patrem habeamus, non semper mali rema- cattivi. AGOSTINO: Se dunque, pur essendo cattivi, sappiamo dare ciò
neamus. AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,21, PL 34,1303]: Si ergo che ci viene chiesto, quanto più dobbiamo sperare che Dio _darà a noi
cum simus mali, novimus id dare quod petimw; quanto magis spe- i beni che gli chiediamo! CRISOSTOMO [Ps.]: Poiché però non dà tutto
randum est daturum Deum nobis bona petentibus? CHRYSOSTOMUS, a chi chiede, ma solo le cose buone, cosi in modo conveniente ha ag-
Super Matth. [Ps., ibid.}: Quoniam autem non omnia petentibus giunto: cose buone. GLOSSA: Da Dio infatti non riceviamo se non co-
praestat, sed bona tantum modo, ideo convenienter addidit
se buone, in qualsiasi modo esse ci appaiano: infatti tutto coopera al
«Bona». GLOSSA [ord.j: A Deo enim non nisi bona percipimus,
bene per chi è amato da Dio. REM IGIO [RABANO): E bisogna sapere che
qualiacumque nobis videantur: omnia enim dilectis in bonum coo-
dove Matteo dice: darà cose buone, Luca dice (11, 13): «darà lo spirito
perantur. REMJGJUS {RABANUS, PL 107,844C}: Et sciendum, quod
buono». Ma non deve sembrare contrario: poiché tutte le cose buone
ubi Matthaeus sic dicit «Dabit bona», Lucas dicit (11,13): «Dabit
che l'uomo riceve da Dio sono date per grazia dello Spirito Santo.
spiritum bonum». Sed non debet videri contrarium: quia cuncta
bona quae homo a Deo accipit, per gratiam Spiritus sancti dant11r.
602 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetto 12 603

VERSUS 12 VERSEITO 12

Omnia ergo quaecumque vu/tis ut faciant vobis homines Tutto ciò dunque che volete che gli uomini facciano a voi,
et vos tacite illis; haec est enim /ex et Prophetae. ' anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i Profeti.

AuGUSTINUS, De serm. Dom. [2,22, PL 34,1303}: Firmitas AGOSTINO: Nei buoni costumi risulta stabilita una certa fermezza e
qua~dam et v~lentia ambulandi per sapientiae viam in bonis capacità di camminare per la via della sapienza, e cosi gli uomini sono
monbu~ constztuta est, quibus perducuntur homines usque ad condotti fino alla purificazione e alla semplicità del cuore;
mundatt?nem et .simplicitatem cordis; de qua iam diu loquens, ita e dopo averne lungamente parlato, così conclude: Tutto ciò che volete...
concludtt «Omnia quaecumque vultis ... ». Nemo enim est qui ve/it Nessuno infatti vuole che si agisca con lui con doppiezza di cuore.
quemquam duplici corde secum .agere. CHRYSOSTOMUS, Super CRISOSTOMO [Ps.] oppure diversamente: In precedenza, per santifica-
Matth. [P_s., 18, PG56,733} ve! altter: Supraproptersanctifican- re la preghiera ha comandato che g li uomini non giudichino chi
~a~i oratwnem .mandavi! ut non iudicent homines eos qui peccant pecca contro di loro. E poiché, allontanandosi dall'ordine del suo
zn .zpsos. Et qwa ab ordine narrationis suae recedens, introduxit discorso, ha introdotto alcune altre cose, ora, tornando al comanda-
alza q~aedam, nunc ad mandatum quod coeperat rediens, ait mento che aveva iniziato, dice: Tutto ciò che volete; cioè non solo vi
«Omnia quaecumque vultis»; idest, non solum mando: «No/ite comando di non giudicare, ma anche: Tutto ciò che volete che gli
iudicare», sed et «Omnia quaecumque vultis ut faciant vobis uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro; e allora potrete prega-
homines, et facile eis»: et Lune impetrabiliter poteritis arare. re con frutto. GLOSSA oppure diversamente: Colui che distribuisce
GLOSSA [ord.} ve/ a/iter: Omnium bonorum spiritualium distribu- tutti i beni spirituali è lo Spirito Santo, affinché siano compiute le
tor est Spiritus sanctus, ut opera caritatis impleantur; unde subdit opere di carità; per cui aggiunge: Tutto ciò dunque ... CRISOSTOMO
«~mnia ergo ... » .. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {23,5, PG 57,313} ve/ oppure diversamente: Il Signore vuole dimostrare che bisogna sia che
a/iter: Vult Dommus demonstrare quoniam oportet homines et gli uomini chiedano l'aiuto dall'alto, sia che si impegnino personal-
superius inq~1ù:ere auxilium, et quae a seipsis sunt simul inferre; mente; per cui avendo detto: chiedete, cercate e bussate, insegna
~nde cum .dzxzsset .«Petite, quaerite», et «pulsate» docet aperte apertamente che gli stessi uomini devono aiutarsi vicendevolmente;
tpsos hommes studwsos esse; et ideo subdit «Omnia quaecumque quindi aggiunge: Tutto ciò che volete ... AGOSTrNO oppure diversa-
vultis ... ». AUGUSTJNUS, De verb. Dom. [serm. 61,7, PL 38,411} ve/ mente: Il Signore aveva promesso di elargire i beni a coloro che chie-
a/iter: Promiserat se Dominus petentibus bona largiturum. Ut dono. Ora, affinché egli riconosca i suoi mendicanti, riconosciamo
autem il/e agnoscat mendicos suos, agnoscamus et nos nostros. anche noi i nostri. Eccettuata infatti la sostanza dei beni, tali sono i
Excef!ta enim substantia facu/tatum, tales sunt qui petunt, qua/es richiedenti quali coloro a cui chiedono. Come osi chiedere al tuo Dio
a quzbus petunt. Quam frontem habes petendi ad Deum tuum, qui se non riconosci il tuo pari? Da ciò deriva quanto è scritto (Pr 21, 13):
non agnoscis parem tuum? Hinc est quod in Proverbiis (21,13) «Chi chiude il suo orecchio al grido del povero, griderà anche lui e
dicitur: «Qui obturat aurem suam ad clamorem pauperis, et ipse non sarà esaudito». Che cosa poi dobbiamo dare al prossimo che lo
clamabit, et non exaudietur». Quid autem petenti proximo debea- chiede per essere noi stessi ascoltati da Dio, lo possiamo considerare
mus impendere ut et ipsi audiamur a Deo, ex hoc considerare pos- da ciò che vogliamo che ci sia dato dal prossimo. Per questo ha detto:
sumus quod ab aliis volumus nobis impendi. Et ideo dixit «Omnia Tutto ciò dunque che volete. CRISOSTOMO: Non dice semplicemente:
ergo quaecumque vultis». CIIRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Non Tittto ciò, ma aggiunge: dunque; come se dicesse: se volete essere
ascoltati con le cose che ho detto, fate anche queste. Ora, non ha
simpliciter dicit «omnia», sed addidit «ergo»; quasi dicat: Si vul-
tis audiri, cum illis quae dixi et haec facile. Non autem dixit: detto: tutto ciò che vuoi che ti s ia fatto da Dio fallo al prossimo,
affinché tu non dica: come è possibile ciò?; ma dice: tutto ciò che
Quaecumque vis elfici tibi a Deo, haec fac ad proximum; ut non
604 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetto 12 605

dicas: Qualiter hoc est possibile? sed ait: Quaecumque volueris vuoi che ti sia fatto dal tuo compagno di servitù, fallo anche al tuo
effici tibia conservo, haec et circa proximum ostende. A UGUSTJNUs prossimo. AGOSTINO: Alcuni codici latini hanno: il bene, il che riten-
De serm. Dom. [ibid.}: Quidam latini codices habent additun; go aggiunto per manifestare la sentenza. C'era la possibilità infatti
«Bona»; quod additum puto ad manifestationem sententiae che uno volesse che venisse fatto qualcosa di turpe contro di lui
Oc~urrebat enim quod si quisquam jlagitiose aliquid erga se fieri e riferis.se anche a .ciò questa massima, in modo da fare per primo ciÒ
velzt, et ad hoc referat istam sententiam, ut hoc prior i/li faciat a che deside.ra che sia fatto a lui: ora, è ridicolo pensare che egli avreb-
quo sibi fieri cupit; ridiculum est hunc putare istam implesse sen- be adempiuto questa sentenza. Bisogna però intendere che questa
tentiam., Intelligendum est autem perfectam esse sententiam, etiam- sentenza è completa anche se non s i fa questa aggiunta. Infatti le
si h?c non ad~atur. Quod ~nim dictum est «Omnia quaecumque parole: Tutto ciò che volete, non vanno intese in senso ordinario e
vultzs», non usztate ac passim, sed proprie dictum accipi oportet. comune, ma in senso proprio. Perché la volontà non è se non nel
Vo~unta~ ~amque non est nisi in bonis: nam in malis cupiditas pro- bene, '?entre nel m.ale si parla propriamente di cupidigia, non di
prie dzcztur, non voluntas: non quia sic semper loquantur volonta;. no~ perche cosi sempre parlino le Scritture, ma, dove è
Scripturae, sed ubi oportet, ibi omnino proprium verbum tenent ut necessario, h sempre le parole hanno il loro significato proprio in
non aliud intelligatur. CYPRIANUS, De orat. domin. [28, PL 4,538Aj: modo che non si possa intendere un'altra cosa. CIPRIANO: Poiché il
Cum autem Dei Verbum Dominus Iesus Christus omnibus veneri/ Verbo di Dio, il Signore Gesù Cristo, è venuto per tutti ha fatto un
praeceptorum suorum feci! grande compendium, cum dixi~ grande compendio dei suoi precetti quando ha detto: Tutto ciò che
«Quaecumque vultis ut faciant vobis homines, et vos fa cite eis» · vol~te che gli uom_ini facciano a voi, anche voi fatelo a loro; per cui
unde subdit ~<l-!aec est /ex et Prophetae». CHRYSOSTOMUS, Supe~ aggiunge: questa e la legge e i Profeti. CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti tutto
Matth. [Ps., zbzd.}: Nam quaecumque /ex et Prophetae sparsim in ciò che la legge e i Profeti hanno comandato qua e là in tutte le
omnibus praeceperunt Scripturis, in hoc compendioso continentur ~critture è co~tenut? in m?do sin~e~ico in questo comando, come gli
mandato, quasi innumerabiles arborum rami in una radice. mnumerevoh rami degli alberi m una so la radice. GREGORIO:
GREGORJUS, Mor. [10,6, PL 75,923C]: Qui enim cogitat ut ea alte- Chi infatti pensa di fare a un a ltro ciò che aspetta che l'altrò faccia a
ri faciat quae ipse sibi ab altero fieri expectat, pensat nimirum ut lu!, pe~sa s~nza dubbio di rendere il bene per il male e le cose
m1ghon per Ii bene. CrusosTOMO: Per cui è chiaro che in base a noi
malis bona et bonis meliora reddat. CHRYSOSTOMUS, In Matth.
s~essi. sapp,i~mo tutti che cosa è conveniente, e non è possibile rifu-
[ibid.]: Unde manifestum est quoniam ex nobis quae deceant
~iars1 i~ell ignoranza. AGOSTTNO: Sembra però che questo precetto
omnes scimus, et non est possibile ad ignorantiam refugere.
riguardi l'amore del prossimo, non quello di Dio mentre in un altro
AUGUSTINUS, De serm. Dom. [ibid.]: Videtur autem hoc praecep-
luogo .dice. eh~ so~o d~e i prec~tti dai quali dip~ndono la legge e i
tum ad dilectionem proximi pertinere, non autem ad Dei; cum in
Profet1.. Poiche pero qui non aggiunge: tutta la legge, che lì aggiunge,
alio loco duo esse praecepta dicat, in quibus lex pendet et
ha lasciato posto all'altro precetto, che consiste nell'amore di Dio.
Prophetae. Cum autem hic non addit: Tota lex, quod ibi addidit, AGOSTINO oppure diversamente: La Scrittura ricorda solo l'amore del
servavi! locum alteri praecepto, quod est de dilectione Dei. pross~mo quando dice: Tutto ciò che volete, poiché chi ama il prossi-
ÀUGUSTINUS, De Trin. [8, 7, PL 42,957} ve/ a/iter: Ideo Scriptura
mo di .conseguenza ama in modo particolare anche lo stesso amore·
tantum dilectionem proximi commemora!, cum dicit «Omnia ora, D10 è amore, e quindi consegue che ami Dio in modo particolare.'
quaecumque vultis»; quia qui proximum diligit, consequens est ut
et ipsam praecipue dilectionem diligat; Deus autem dilectio est;
consequens est ergo ut praecipue diligat Deum.
606 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 13-14 607

VERSUS 13-14 VERSETTI 13-14

lntrate per angustam portam, quia lata porta et spatiosa Entrat~ per la porta stretta, poiché larga è la porta e spa-
via est, quae ducit ad perditionem, et multi sunt qui intrant ziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli
per eam. Quam angusta porta et arcta via est quae ducit ad che entrano in essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via
vitam, et pauci sunt qui inveniunt eam! che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!

AUGUSTINUS, De serm. Dom. {2,23, PL 34,1304}: Admonuerat AGOSTINO: In precedenza il Signore aveva ammonito ad avere un
superius Dominus ad habendum cor simplex et mundum, in quo cuore semplice e puro, nel quale si cerca Dio; ma poiché ciò è di
quaeritur Deus; sed quia hoc paucorum est, iam incipit de investi- pochi, ora comi~cia a parlare dello studio della sapienza, allo studio e
ganda sapientia loqui, cui investigandae et contemplandae ta/is alla contemplaz10ne della quale l'occhio è stato condotto dalle cose
oculus per omnia superiora perductus est, quo videri iam possit dette sopra in.mod? tale che si possa vedere la via angusta e la porta
arcta via et angusta porta; unde subdit «lntrate per angustam stretta; per cm aggmnge: Entrate per la porta stretta. GLOSSA oppure
portam». GLOSSA [PL 114, 11 OA] ve/ a/iter: Etsi difficile sit ut a/ii diversamente: Anche se è difficile che tu faccia agli altri ciò che vuoi
facias quod tibi vis fieri, tamen sic faciendum est, ut intremus per che sia fatto a te, tuttavia bisogna fare così, affinché entriamo per la
angustam portam. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 18, porta stretta. CRISOSTOMO [Ps.] oppure diversamente: Questa terza
PG 56,733] vela/iter: Tertia haec convenientia ad iustitiam ieiu- convenienza appartiene alla giustizia del digiuno, in modo che l 'ordi-
nii pertinet, ut sit ardo narrationis talis: «Tu autem cum ieiunas, ne della narrazione sia ~uesto: «Tu invece, quando digiuni, ungiti il
unge caput tuum» (6, 17); et postea sequitur «lntrate per angu- capo» (Mt 6, 17); e poi segue: Entrate per la porta stretta. Infatti
stam portam». Praecipue enim tres sunt natura/es passiones et sono soprattutto tre le passioni naturali e intime della carne: innanzi-
intimae carnis: primo esca et potus, deinde amor viri ad mulie- tutto il cibo e la bevanda, poi l'amore dell'uomo per la donna, infme
rem, tertio loco somnus; et ideo gravius est eas a natura carnali il so~n~; P.er questo è più difficile recidere dalla natura carnale queste
praecidere quam ceteras passiones. Et ideo nullius passio11is pass~om pmtt.osto .che le altre. Quindi nessuna astinenza da qualche
abstinentia sic sanctificat corpus, sicut quod homo sit castus, ieiu- passione santifica Il corpo come quando l'uomo è casto, digiuna ed è
nus, et in vigiliis perseverans. Ergo propter omnes has iustitias, et perseverante nelle veglie. Quindi a motivo di tutte queste giustizie, e
praecipue propter laboriosissimum ieiunium, dicit «lntrate per soprattutto per il digiuno assai faticoso, dice: Entrate per la porta
angustam portam». Porta perditionis est diabolus, per quem stretta. La porta della perdizione è il diavolo, per cui si entra nella
introitur in gehennam; porta vitae est Christus, per quem introitur g~e~a; la. porta. deUa vita è Cristo, per cui si enti·a nei regni celesti.
in regna caelestia. Lata autem porta dicitur esse diabolus, 11011 S1 dice poi che ti diavolo è una porta larga non perché è esteso dalla
magnitudine potestatis extensus, sed eflrenatae superbiae lice11tia grandezza del potere, ma perché è dilatato dalla piena libertà della
dilatatus. Porta autem angusta dicitur Christus, non parvitate sfrenata superbia. Si dice invece che Cristo è una po1ta stretta non
potestatis exiguus, sed humilitatis ratione collectus: quia quem per ~o scarso ~otere, ma per il restringimento dell'umiltà: poiché
lotus non capit mundus, seipsum intra angustias uteri virgina/is colut che tutt? 11 mondo non contiene si è racchiuso nell'angustia di
inclusit. Vìa autem perditionis est omnis iniquitas. Dicitur autem u? seno ~ergm~le. La. vi~ della perdizione è poi ogni iniquità. E si
spatiosa, quia non est intra regulam disciplinae inclusa; et amb11- d1~e che e ~paz1osa po1~he no~ è racchiusa nella regola della discipli-
lantes in ea, quicquid eos delectaverit, hoc sequuntur. Vìa autem n~, ~ q~elh che cammmano m essa seguono tutto ciò che li diletta~
vitae dicitur esse omnis iustitia, et propter contrarias causas esse S1 d1ce.mv~ce via della vita ogni giustizia, che è angusta per i motivi
arcta. Considerandum autem, quia nisi quis ambulaverit per contr~n. B1so~a ~oi considerare che se uno non cammina per la via,
viam, non potest pervenire ad portam: qui enim non ambulant per costui non. puo giungere alla porta : è infatti impossibile che chi
viam iustitiae, impossibile est ut vere Christum cognosca11t. non cammma per la via della giustizia conosca veramente Cristo.
608 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 13-14 609

Similiter nec incurrit in mam1s diaboli nisi qui in via ambulat pec- Similmente non cade nelle mani del diavolo se non chi cammina per
catorum. GREGORIUS, In Ez. {GLOSSA, PL 114, JIOA}: Quamvis la via dei peccati. GREGORIO [GLOSSA]: Sebbene poi la carità sia
autem caritas sit lata, tamen per angusta et ardua homines ducit a larga, tuttavia non strappa gli uomini alla terra se non facendoli pas-
terra. Satis angustum est omnia praetermittere, unum solum dili- sare attraverso dei cammini angusti e ardui. È molto angusto mettere
gere, prospera non ambire, adversa non timere. CHRYSOSTOMus da parte tutte le cose, amare una cosa sola, non ambire le cose pro-
In Matth. [23,5, PG 57,314]: Sed cum postea dicat (infra 11,30/ spere, non temere quelle avverse. CRISOSTOMO: Ma poiché in seguito
«lugum meum suave est, et onus meum leve», qua/iter hic angu- dice (Mt 11, 30): «Il mio giogo è soave e il mio carico leggero»,
stam esse viam ait et arctam? Sed et hic monstrat eam levem esse come mai qui affenna che la via è angusta e stretta? Ma anche qui
et suavem: quoniam via est et porta est; sicut et altera, quae lata mostra che essa è lieve e soave: poiché è una via e una porta; come
et spatiosa dicitur, ipsa via et porta est. Horum autem nihil man- anche l'altra, che è detta larga e spaziosa, è essa stessa una via e una
surum est, sed omnia pertranseunt. Transire autem labores et porta. Ora, queste cose non indicano una dimora permanente, ma un
sudores, et in bonum finem devenire, scilicet in vitam, su!ficiens transito. Così il passare attraverso le fatiche e i sudori e giungere al
est mitigare eos qui agones patiuntw: Si enim tempestates nautis buon fine, cioè alla vita, è sufficiente ad addolcire coloro che com-
et vulnera militibus levia sunt propter spem praemiorum pereun- battono. Se infatti le tempeste sono lievi per i naviganti, e le ferite
tium, multo magis cum caelum praeiacens fuerit, et immortalia per i soldati, in vista della speranza di beni che periscono, molto di
praemia, nullum aliquis sentiet imminentium periculorum. Sed et più chi ha come fine il cielo e i premi immortali non sentirà nessuno
hoc ipsum quod illam arctam vocavit, maxime ad faciendam illam dei pericoli imminenti. Ma anche il fatto stesso che l'ha chiamata
faci/em conferebat: per hoc siquidem ut semper vigilarent admo- stretta contribuisce moltissimo a renderla facile: così infatti ci ha
nuit: hoc enim Dominus dici! erigens nostrum desiderium. Qui ammoniti a essere sempre vigilanti; infatti il Signore dice queste cose
enim in agone certat, cum viderit principem admirantem labores elevando il nostro desiderio. Chi infatti sta combattendo, quando
agonum, animosior fit. Ne igitur moesti simus cum multa nobis vede il principe che ammira le fatiche della lotta, diventa più corag-
hic contigerint tristia, quia arcta est via, sed non civitas; ideo gioso. Non siamo dunque mesti se qui ci accadono molte cose tristi,
neque hic quietem oportet expectare, neque ibi triste aliquid prae- poiché la via è angusta, ma non la città; quindi né dobbiamo aspettar-
stolari. Dicens autem «Quam pauci sunt qui inveniunt eam», rur- ci quaggiù il riposo, né là attendere qualcosa di triste. Dicendo poi
sus hic multorum desidiam significavit, et audientes erudivi! non che sono pochi quelli che la trovano esprime nuovamente la trascura-
multorum prosperitatibus attendere, sed paucorum laboribus. tezza di molti, e insegna agli ascoltatori a non considerare la prospe-
HIERONYMUS [PL 26,48A}: Significanter igitur de utraque via rità dei molti, ma le fatiche dei pochi. GIROLAMO: Espressamente
locutus dixit, quod per latam multi ambulant, angustam pauci dunque parlando dell'una e dell'altra via ha detto che molti cammi-
inveniunt: latam enim non quaerimus, nec inventione opus est, nano per quella larga e pochi trovano quella stretta: infatti quella
quia sponte se offert, et errantium via est; angustam vero nec larga non la cerchiamo, e non c'è bisogno di ricerca, poiché si offre
omnes inveniunt, nec qui invenerint, statim ingrediuntur per eam. spontaneamente, ed è la via degli erranti; quella stretta invece né tutti
Siquidem multi, inventa veritatis via, capti voluptatibus saeculi, la trovano, né quelli che l'hanno trovata la imboccano subito. Infatti
de medio itinere revertuntur. molti, trovata la via della veri tà, rapiti dai piaceri del mondo, giunti a
metà strada tornano indietro.
610 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 15-20 611

VERSUS 15-20 VERSETil 15-20

Attendite a falsis prophetis, qui veniunt ad vos in vestimen- Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi vestiti da
tis ovium, intrinsecus autem sunt lupi rapaces; a fructibus pecore, ma dentro sono lupi rapaci; dai loro frutti li riconosce-
eorum cognoscetis eos. Numquid colligunt de spinis uvas aut rete. Forse che si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi?
de tribulis ficus? Sic omnis arbor bona fructus bonos facit Così ogni albero buono dà frutti buoni, mentre l'albero cattivo
mala autem arbor malos fructus facit. Non potest arbor bon~ dà frutti cattivi. Non può un albero buono dare frutti cattivi, né
malos fructus tacere, neque arbor mala bonos fructus tacere. un albero cattivo dare frutti buoni. Ogni albero che non dà
Omnis arbor, quae non facit fructum bonum, excidetur et in frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco; dai loro frutti
ignem mittetur; igitur ex fructibus eorum cognoscetis eos. dunque li riconoscerete.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 19, PG 56,736}: Supra man- CRISOSTOMO [Ps.]: In precedenza il Signore aveva comandato
daverat Apostolis Dominus, ne e/eemosynas, orationes et ieiunia agli Apostoli di non fare le elemosine, le preghiere e i digiuni davanti
coram hominibus, sicut hypocritae, faciant; et ideo ad cognoscen- agli uomini, come gli ipocriti; quindi, affinché si riconosca che tutte
dum quia haec omnia in hypocrisi fieri possunt, /oquitur dicens queste cose possono essere fatte nell'ipocrisia, dice: Guardatevi
«Attendile a falsis prophetis». AUGUSTJNUS, D e serm. Dom. dai falsi profeti. AGOSTINO oppure diversamente: Avendo detto che
[2,24,78, PL 34,1305] ve/ a/iter: Cum dixisset Dominus, paucos sono pochi coloro che trovano la porta stretta e l'angusta via, affin-
esse qui inveniunt angustam portam et arctam viam, ne haeretici, ché gli eretici, che il più delle volte si fanno valere sotto il nome
qui plerumque se sub nomine paucitatis commendant, se nobis della ristrettezza, non si introducano in mezzo a noi, il Signore subito
supponant, statim subicit dicens «Attendile a falsis prophetis». aggiunge: Guardatevi dai falsi profeti. CRISOSTOMO oppure· diversa-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [23,6, PG 57,315] ve/ aliter: Quia dictum mente: Poiché è stato detto che la porta è stretta, ma che anche sono
est, angusta est porta; sed et multi sunt, qui pervertunt eam quae molti coloro che pervertono la via per giungere ad essa, aggiunge:
illuc fert viam; ideoque induxit «Attendite a falsis prophetiS»; Guardatevi dai falsi profeti; e in ciò, affinché si impegnino maggior-
in quo ut maiorem sollicitudinem habeant, meminit eorum quae mente, ricorda le cose compiute presso i loro padri, parlando dei falsi
in patribus eorum /acta sunt, falsos prophetas vocans, etenim profeti; infatti allora accaddero cose simili. CRISOSTOMO [Ps.]: Ciò
lune talia con tige runt . CHRYSOSTOMUS, Super M atth. che poi è stato scritto (Mt 11 , 13): «La legge e i Profeti sino a
[Ps., ibid.]: Quod autem scriptum est (infra 11,13), quia «lex et Giovanni», è detto perché dopo di lui non ci fu alcuna profezia su
Prophetae usque ad Joannem», dicitur quia prophetia de Christo Cristo. Ora, i profeti ci furono e ci sono, ma non per profetizzare su
Cr~sto, bensì per interpretare quelle cose che dagli antichi furono pro-
non erat futura post eum. Prophetae autem et fuerunt et sunt:
fettzzate su Cristo, cioè i dottori della Chiesa; infatti nessuno può
sed non qui prophetarent de Christo, sed interpretarentur ea quae
interpretare i sensi profetici se non per lo spirito della profezia.
de Christo ab antiquis fuerant prophetata, idest doctores ecclesia-
Sapendo dunque il Signore che ci sarebbero stati falsi dottori di
rum: nec enim potest quis propheticos inte1pretari sensus nisi per
di~er~e. eres.ie, ammonisce dicendo: Guardatevi dai falsi profeti.
spiritum prophetiae. Sciens ergo Dominus futuros esse falsos doc-
Po1cbe mfatt1 non erano manifestamente dei pagani, ma erano nascosti
tores haeresum diversa rum, admonet dicens «Attendile a falsis sotto il nome cristiano, non ha detto: vedete; ma Guardate. Dove in-
prophetiS». Quia enim non erant futuri manifesti genti/es, sed
~a~i una cosa è ce1ta, la si vede puramente e semplicemente, ma dove
absconditi sub nomine Christiano, non dixit: Aspicite, sed e mcerta la si considera con cautela. Così pure dice: Guardatevi, poi-
«Attendile»: ubi enim res certa est, aspicitur, idest s impliciter ché per la sicurezza della salvezza bisogna sapere chi si deve fuggire.
videtur; ubi autem incerta, attenditw~ idest caute consideratw:
612 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 15-20 613

Idem dicit «Attendile», quia firma tutela salutis est scire quem Non dice però: Guardatevi come se il diavolo introducesse le eresie
fugias. Non autem sic admonet «Attendile», quasi invito Deo dia- contro la volontà di Dio, ma con la sua permissione: poiché infatti
bolus haereses introducat, sed eo permittente: quia enim non sine non senza giudizio vuole avere dei servi, cosi ba mandato la tentazio-
iudicio vult servos habere, ideo misit tentationem; quia vero non ne; poiché però non vuole che essi periscano per ignoranza, per que-
vult eos per ignorantiam perire, ideo praemonet. Ne autem aliquis sto li ammonisce prima. Affinché poi nessun maestro eretico sosten-
haereticus doctor dicat quia non dixit eos falsos prophetas, sed ga che non ha detto che sono loro i falsi profeti, ma i dottori dei
Gentilium et Judaeorum doctores, ideo addidit dicens «Qui Gentili e dei Giudei, così ha aggiunto: che vengono a voi vestiti da
veniunt ad vos in vestimentis ovium». Oves enim Christiani dicun- pecore. Infatti sono dette pecore i cristiani, mentre l'abito di pecora è
tur,· vestimentum autem ovile est species christianitatis et simula- l'apparenza della cristianità e della religione simulata. Ora, nessuna
tae religionis. Nulla autem res sic exterminat bonum, sicut simula- cosa distrugge il bene come la simulazione: infatti il male nascosto
tio: nam malum sub specie boni celatum, dum non cognoscitur, sotto l'apparenza di bene, mentre non è conosciuto, non è temuto. E
non cavetur. Et ne adhuc dicat haereticus quia de veris doctoribus affinché l'eretico non dica ancora che parla dei dottori in genere, che
/oquitur, qui tamen peccatores sunt, ideo addit «lntrinsecus autem tuttavia sono peccatori, aggiunge: ma dentro sono lupi rapaci. Ora, i
sunt lupi rapaces». Catholici autem doctores, etsi fuerint peccato- dottori cattolici, anche se sono peccatori, sono certamente detti servi
res, servi quidem carnis dicuntur, non tamen lupi rapaces, quia della carne, ma non lupi rapaci, poiché non banno il proposito di
non habent propositum perdere Christianos. Manifeste ergo de mandare in rovina i cristiani. Manifestamente dunque parla dei dotto-
haereticis doctoribus dicit: quia eo proposito speciem Christiano- ri eretici, i quali prendono l'aspetto di cristiani per dilaniarli con l'i-
rum suscipiunt, ut Christianos iniquo seductionis morsu dilanient; niquo morso della seduzione; e di essi dice l'Apostolo (At 20, 29):
de quibus dixit Apostolus (Act. 20,29): «Scio quia post discessum «So che dopo la mia partenza entreranno da voi dei lupi rapaci, che
meum intrabunt in vos lupi rapaces, non parcentes gregi». non risparmiano il gregge». CRISOSTOMO: Tuttavia sembra che qui
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Sed tamen videtur falsos sotto il nome di falsi profeti non sembri insinuare gli eretici; ma quel-
prophetas hic non haereticos insinuare, sed eos quidem qui vitae li che hanno una vita corrotta e rivestono l'aspetto della virtù; per cui
sunt corruptae, sed facie tamen virtutis induuntur; unde dixit ha detto: dai loro frutti li riconoscerete. Infatti presso gli eretici capi-
«A fructibus eorum cognoscetis eos». Apud haereticos enim ta spesso di trovare anche la vita, ma presso quelli che ho detto, in
est multo ti es et vi tam in venire,· apud hos autem quos dixi, nessun modo. AGOSTINO: Molto giustamente dunque si chiede quali
nequaquam. AUGUSTINUS, De serm. Dom. [2,24,78, PL 34,1306]: frutti vuole che noi consideriamo. Molti infatti ritengono frutti certe
Unde rectissime quaeritur, quos fructus nos attendere voluerit. cose che appartengono al vestito delle pecore, e in questo modo si
Multi enim quaedam in fructibus deputant quae ad vestitum ovium ingannano riguardo ai lupi: hanno seguito infatti o i digiuni o le ele-
pertinent, et hoc modo de lupis decipiuntur: secuti enim s~n~ vel mosine o le preghiere che mostrano agli uomini, desiderando di pia-
ieiunia ve/ eleemosynas ve/ orationes, quae praetendunt homimbus, cere a coloro ai quali queste cose sembrano difficili. Questi dunque
piacere cupientes eis quibus ista dif]icilia videntur. Hi ergo non sunt non sono i frutti dai quali ammonisce che bisogna riconoscerli.
fructus, de quibus cognosci istos monet. !sta enim quae cum bono Queste cose infatti, se vengono fatte con animo buono, sono propria-
animo fiunt, sunt proprie ovibus vestes; cum autem malo, in erro- mente gli abiti delle pecore, ma sono gli abiti dei lupi quando partono
re, non aliud quam lupos tegunt; sed non ideo debent oves odisse da un cuore dove regna l'errore; non per questo però le pecore devo-
vestimentum suum, quod plerumque ilio se occultant lupi. Qui no odiare il loro vestito per il fatto che spesso i lupi si nascondono
sunt ergo fructus quibus cognoscamus arborem malam? Dicit sotto di esso. Quali sono dunque i frutti dai quali conosciamo gli
Apostolus (Gal. 5, 19): «Manifesta sunt opera carnis, quae sunt alberi cattivi? Dice l'Apostolo (Gal 5, 19): «Le opere della carne
fornicatio, immunditia ... ». Qui vero sunt fructus quibus cogno- sono manifeste: fornicazione, impurità ... ». Quali sono invece i frutti
scamus arborem bonam? Idem Apostolus ostendit, dicens d?i quali conosciamo l'albero buono? Lo stesso Apostolo lo mostra
(Gal. 5,22): «Fructus autem spiritus sunt caritas, gaudium, pax». dicendo (ibid., v. 22): <<l frutti dello Spirito sono carità, gioia, pace».
614 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 15-20 6 15

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Fructus etiam eius ovis CRISOSTOMO [Ps.]: Il frutto poi di quella pecora è la confessione della
est confessio eius fidei: qui enim secundum Deum vocem humili- sua fede: chi infatti secondo Dio emette la voce dell'umiltà e della
tatis et verae confessionis emittit, ovis est; qui autem contra veri- vera confessione, è pecora; chi invece contro la verità ulula con
tatem blasphemiis ululat contra Deum, lupus est. HIERONYMVs best~mmie con_tr~ pio, è l~po. GIROLAMO: Sebbene dunque si possa
[PL 26,48A]: Etsi ergo potest de omnibus intelligi quod hic defal- apphcare a ~ttJ c10 che_ qm è detto dei falsi profeti, che altro promet-
sis prophetis dicitur, qui aliud habitu ac sermone promittunt, aliud t~no col vestito e col_ discorso e altro dimostrano con le opere, tutta-
opere demonstrant, specialiter de haereticis intelligendum videtur, v~a sembr~ che vad~ mteso soprattutto degli eretici, i quali sembrano
qui videntur continentia ac ieiunio quasi quadam pietatis veste se circondarsi come d1 una certa veste di pietà della continenza e del
circumdare; intrinsecus autem habentes animum venenatum, sim- digiuno,_ ma av~ndo al_l'_intemo l'animo avvelenato, ingannano il
pliciorum fratrum corda decipiunt. AUGUSTINUS, De serm. Dom. cuore d~i frat~lh semplici: AGOSTINO: Ma dalle opere si può arguire
[2, 12,40, PL 34, 1287]: Sed ex operibus conici potest utrum exte- se esercitano il culto estenore per qualche ambizione. Quando infatti
riorem cultum ambitione aliqua faciant. Cum enim coeperint ali- per qualche tentazione cominciano a essere sottratte o negate quelle
quibus tentationibus ea ipsa ve/ subtrahi ve/ negari, quae isto stesse cose che con questo velo o banno conseguito o banno deside-
ve/amine ve/ consecuti sunt ve/ consequi cupierunt, tunc necesse rato di. conseguire, allora è necessario che appaia se è un lupo in
est ut appareat utrum lupus in ovina pelle sit, an ovis in sua. veste di pecora, o una pecora nella sua veste.
GREGORJUS, Mor. [31,14, PL 76,587D]: Hypocrita etiam sanc- _GREGORIO: Anche l'ipocrita è coperto dalla pace della santa
tae Ecclesiae pace premitur; idcirco ante oculos nostros religione Cht~s~; per questo davan_tt ai nostri occhi si riveste della religione. Se
vestitur. Si qua vero fidei tentatio erumpat, statim lupi mens rabi- pero msorge _una t~ntaz1one _dell? fede, subito i feroci appetiti del
da habitu se ovinae pellis expoliat, quantumque contra bonos sae- !~po lo. spoghano di q~esto nvesttmento di pecora, e la sua persecu-
viat, persequens demonstrat. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: z1?~e d~mostra quant? mfierisca contro i buoni. CRISOSTOMO: Gli ipo-
Facile etiam hypocritae capiuntur: via enim quam iussi sunt ~ntt ~01 vengo~o fac_ilmente colti:_ infatti la via che devono percorrere
ambulare, laboriosa est: hypocrita autem laborare non utique eli- e fattco,sa, e l 1po~nta non ~ceghe~à _certamente di faticare. Quindi
get. Deinde ut non dicas quoniam impossibile est cognoscere affinche tu non dica_ che è impossibile riconoscere tali persone, di
tales, rursum rationem ab humano exemplo ponit, dicens nuovo trae un esemp10 dalla vita umana dicendo: Forse che si racco-
«Numquid colligunt de spinis uvas, aut de tribulis ficus?». g~i~ uv~ dalle ~pin~, o fichi dai rovi? CRISOSTOMO [Ps.]: L'uva ba in
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Uva in se mysterium se ti mistero d1 Cristo: come infatti il grappolo sostiene in sé molti
Christi habet: sicut enim botrus multa in se grana ligno mediante acini. medi?nte i~ legno, così anche Cristo tiene congiunti a sé molti
suspendit, sic et Christus multos sibi fide/es per lignum crucis fedel_1 med1_ante 11 legno della croce. li fico poi è la Chiesa, che tiene
tene! adiunctos. Ficus autem est Ecclesia, quae multos fide/es molt1 fedeli con un certo dolce abbraccio di carità come il fico tiene
tenet dulci quodam caritatis amplexu, sicut ficus multa grana uno racchiusi molti ~~ni sotto un unico rivestimento. Dunque i segni del
tegmine tenet inclusa. Sunt ergo ficus signa haec, caritatis quidem fico sono la canta nella dolcezza e l'unità nella congiunzione dei
in dulcedine, unitatis autem in coniunctione granorum. In uva gr~ni .. Nell'uva invece vi è_ senza dubbio il segno della pazienza, poi-
ch~ v1~ne messa nel torch10; anche della grazia però, poiché il vino
autem patientiae quidem signum est, quia in torcular mittitur;
a.theta ti cuore dell'uomo; della sincerità, poiché non è mischiato con
gaudii autem, quia vinum laetiflcat cor hominis; sinceritatis, quia
l.a~qua; della soavità nel diletto. Le spine e i rovi invece sono gli ere-
non est aqua permixtum; suavitatis autem in delectatione. Spinae
hct; ~ome_ dunq~e la spina o il rovo ha aculei da qualunque parte,
autem et tribuli sunt haeretici. Sicut ergo spina ve/ tribulus ex
~o.si '. ~erv1 del diavolo, da qualsiasi parte li consideri, sono pieni di
quacumque parte habet aculeos, sic servos diaboli ex quacumque
m1qu1ta .. Non possono dunque tali spine o rovi produrre dei frutti
parte consideraveris, iniquitatis pieni sunt. Non possunt ergo
nella Chiesa. Quanto poi in particolare aveva detto sotto la similitudi-
huiusmodi spinae et tribuli Ecclesiasticos fructus pro/erre. Quod ne del fico e della vite, della spina e del rovo, mostra poi che è uni-
autem particulariter sub similitudine ficus et vitis, spinae et tribuli
616 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 15-20 617

dixerat, ostendit consequenter universaliter esse verum cum dicit versai mente vero quando dice: Così ogni albero buono dà frutti
«Sic omnis arbor bona fructus bonos facit, mala autem arbor buoni, rr:entre l 'albero cattivo dà frutti cattivi. AGOSTINO: In questo
fructus malos facit ». AUGUSTINUS, D e serm. Dom. [2,24, 79, punto bisogna stare attenti all'errore di quanti pensano che in base ai
PL 34, 1305]: In hoc autem loco i/lorum error cavendus est, qui due alberi vi siano due nature, delle quali una è di Dio e l' altra no.
de duabus arboribus duas naturas opinantur esse; quarum una sit Bisogna invece dire che questi due alberi non li assecondano: poiché
Dei, altera vero non. Non autem eos adiuvare duas istas arbores è chiaro che si parla degli uomini, se uno legge ciò che precede e ciò
dicendum est: quia de hominibus eum dicere planum est, si quis che segue. AGOSTINO: A questi uomini di cui abbiamo parlato
praecedentia et consequentia legerit. ÀUGUST!NUS, De civ. Dei dispiacciono proprio le nature, poiché non le considerano secondo la
[J 2,4, PL 41,352}: Hominibus autem praedictis ipsae naturae loro utilità; ora, la natura dà gloria al suo artefice non in base al
displicent, non eas considerantibus secundum utilitatem suam; non nostro comodo o disturbo, ma considerata in se stessa. Dunque tutte
autem ex commodo ve/ incommodo nostro, sed per seipsam consi- le nature, per il fatto che sono, e perciò hanno la loro misura, specie e
derata natura dat artifici suo gloriam. Naturae igitur omnes quo- una certa armonia, senza dubbio sono buone. CRISOSTOMO: Affinché
niam sunt, et ideo habent modum suum, speciem suam et quamdam poi nessuno dica che un albero cattivo dà certamente frutti cattivi, ma
secum pacem suam, profecto bonae sunt. CHRYSOSTOMUS, In Matth. ne dà anche di buoni, e così sarebbe difficile il giudizio in base a
[ibid.}: Ut autem nullus dicat quoniam mala arbor fert quidem questa duplice produzione, aggiunge: Non può un albero buono dare
fructus malos.fert autem et bonos, et sic difficilis sit cognitio, dupli- frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni. AGOSTINO:
ci prolatione existente, ideo subiungit «Non potest arbor bona fruc- In base a queste parole i Manichei pensano che un'anima cattiva non
tus malos facere, neque arbor mala fructus bonos facere». può mutarsi in meglio, né una buona in peggio; come se fosse detto:
AuGUSTINUS, De serm. Dom . [ibid.}: Ex hoc verbo putant un albero buono non può diventare cattivo, né un albero cattivo
Manichaei, neque animam malam fieri posse ut in melius commu- diventare buono; e invece è detto così: Un albero buono non può
tetur, neque bona in deterius; quasi dictum sit: Non potesi arbor dare fi'utti cattivi, e non il contrario. L'albero è certamente l'anima
bona mala fieri, neque mala fieri bona; sed ita dicturn est «Non stessa, cioè l'uomo stesso; i frutti invece sono le opere dell'uomo.
potest arbor bona fructus malos facere», nec e converso. Arbor Quindi un uomo cattivo non può fare cose buone, né uno buono cose
quippe est ipsa anima, idest ipse homo; fructus vero opera homi- c~ttive. Quindi, se un cattivo vuole fare de lle cose buone, prima
nis. Non ergo potest malus homo bona operari, neque bonus mala. divenga buono. Ma finché uno è cattivo, non può dare frntti buoni.
Ergo si vult malus bona operari, prius bonus fiat. Quamdiu autem Come infatti. può accadere che ciò che fu neve non lo sia, non però
quisque malus est, non potesi facere fructus bonos. Sicut enim che la neve sia calda, così può accadere che chi fu cattivo non sia cat-
potest fieri ut quod fuit nix, non sit, non autem ut nix sit calida, sic tivo, ma non può accadere che un cattivo agisca bene: poiché, anche
potest fieri ut qui malus fuit, non sit malus; non tamen fieri potesi se talvolta è utile, non è lui a operare, ma la divina provvidenza in
ut rnalus bene faciat: quia etsi aliquando utilis est, non hoc ipse lui. RABANO: L'uomo poi è detto a lbero buono o cattivo per la
facit, sed fit de ilio divina providentia procurante. R ABANUS volontà buona o cattiva. T frutti invece sono le opere, che non posso-
[PL 107,848A}: Homo autem ipse arbor bona vel mala dicitur, prop- no essere buone se sono di una volontà cattiva, né cattive se sono di
ter voluntatem bonam ve/ malam. Fructus autem sunt opera, quae una volontà buona.
nec bona malae voluntatis esse possunt, nec mala bonae voluntatis. AGOSTINO: Come poi è manifesto che da una volontà cattiva ven-
AuausrINUS, Contra lulianum [1,8,39, PL 44,668}: Sicut gono fatte tutte le opere cattive, come da un albero cattivo i suoi frutti
autern manifestum est ex voluntate mala, tamquam ex arbore mala cosi la stessa volontà cattiva da dove dirai che è derivata se non quel~
fructus eius, fieri omnia opera mala, sic ipsam voluntatem malam la dell'Angelo dall' Angelo o quella dell ' uomo dall'uomo? Ora, che
unde dices esse exortam, nisi quia volun tas mala Angeli ex cos'~rano queste due realtà prima che sorgessero in esse queste cose
Angelo, ex homine hominis orta est? Quid autem erant haec duo cattive se non una buona opera di Dio , e una natura buona
antequam in eis ista mala orirentur, nisi bonum opus Dei, et bona
Capitolo 7, versetti 15-20 619
618 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

e lodevole? Ecco dunque che dal bene nasce il male; e non ci poteva
atque laudanda natura? Ecce ergo ex bono_ oritur n:alum; nec fuit essere assolutamente altro da cui sorgesse se non dal bene; parlo della
omnino unde oriri posset, nisi ex bono; zpsam dzco voluntatem cattiva volontà stessa, poiché nessun male precedette, non delle opere
malam quoniam nullum malum praecessit, non opera mala, quae cattive, che non vengono se non da una volontà cattiva come da un
non s~nt nisi ex voluntate mala tamquam ex arbore "!ala: nec albero cattivo; quindi la volontà cattiva non poté procedere dal bene in
'd tamquam ex bono potuit oriri voluntas mala, quza bonum quanto derivante da Dio che è buono, ma in quanto derivante dal nulla
fa~~um est a bono Dea: sed quia de nihilo factum ~s!, non. de De?. e non da Dio. GIROLAMO: Agli eretici che dicono che esistono due
HrERONYMUS [ibid.}: Quaeramus autem ab h~eret~czs, 9ui duas lii nature contrarie fra loro domandiamo: se è vero che, secondo la loro
se contrarias dicunt esse naturas, si iuxta mtellzgentiam eorum, spiegazione, un albero buono non può dare dei frutti cattivi, come mai
-b bona malos Jructus Jacere non potest, quomodo Moyses Mosè, albero buono, peccò presso le acque della contestazione, e
:~b~; bona peccaverit ad aquam contradi~tionis, Petr~s quoq~e Pietro rinnegò il Salvatore nella sua passione dicendo: «Non conosco
in passione Dominum negaverit, dicens (znfl:a 26,72). «Nes~z.o quell'uomo» (Mt 26, 72), e il suocero di Mosè, albero cattivo poiché
hominem». Aut qua consequentia socer Moysi arbor mala, qui 111 non credeva nel Dio di Israele, gli diede un buon consiglio? Cruso-
Deum Jsrael non credebat, dedit consilium bonum? CHRYSOSTOMUS, STOMO: Poiché però non aveva comandato di punire i falsi profeti, per
In Matth. [ibid.]: Quia vero punire non iusserat fals?s propheta~, questo li spaventa secondo la pena che viene da Dio, dicendo: Ogni
ideo terret eos secundum poenam quae est a D~o'. dzcens ~<Omms albero che non dà frutti buoni sarà tagliato e gettato nel fuoco; e con
arbor quae nonfacitfructum bonum exci"':tur, et z~ zgnem mzttetun>: queste parole sembra alludere anche ai Giudei: per questo ricorda la
quibus verbis et Judaeos insinuare vzdetur; zdeoqu~ verbw'.1 parola di Giovanni Battista, che commina ad essi la pena con le mede-
Ioannis Baptistae meminit, per eadem verba ~oenam ezs subs~ri- sime parole. Infatti anche lui disse questo ai Giudei, ricordando la
b em.. Etenim et ille hoc dixit ad Judaeos, .
znstantem securzm,
.b.l scure posta alla radice dell'albero, e l'albero da tagliare, e il fuoco
et arborem excidendam, et ignem inextmgw i em commemora~~- inestinguibile. Se però uno esamina la cosa con diligenza, vi sono due
Si quis autem diligenter investigabit, duae poenae ~u~t: et ex~1d1, pene: l'essere tagliato e l'essere bruciato; chi infatti viene bruciato
et com burz;· qui· enz·m con ' buritur.' et a regno exczdztur ommno; viene anche reciso completamente dal regno, e qlJesta pena è più
1
h
quae poena d~fficilior est. Multi a~tem Gehennam. s~lum ab or- dura. Molti invece aborriscono solo la geenna; io però dico che la
rent; ego autem casum illius gloriae mu~to amarzo1 en: poenam, caduta da quella gloria è una pena molto più amara dello stesso sup-
· · Gehennae
quam ipszus . su:p1n/icium
:r
esse dzco. Quod
.
emm parvum
. .
plizio della geenna. Quale male infatti grande o piccolo non accette-
vel magnum malum non susciperet. p~ter, ut vzde~t, et p~tzatu! rebbe un padre per vedere e godere di un dolcissimo figlio? Noi rite-
dulcissimo filio? Hoc itaque in glona tifa putemus. n.on enzn! alz- niamo che sia così in quella gloria: infatti nessun figlio è così soave per
quis filius ita suavis est patri ut i/forum bonorum reqwes, et d1ssol~ il padre quanto il riposo di quei beni, e il morire e l'essere con Cristo.
vi et esse cum Christo. fntolerabilis quidem poena est ~~henn~, Certamente la geenna è una pena intollerabile; ma nemmeno diecimila
d · quis decem mille ponat Gehennas, nihil tale dzczt qua e geenne sono paragonabili all 'essere recisi da quella gloria ed essere
~~t :~eata gloria illa excidere, et odio ha.beri a Christo._ GW~SA~ in odio a Cristo. GLOSSA: Dalla similitudine premessa conclude ciò
Ex praemissa autem similitudine concludzt qu~d supra zam d1xe che in precedenza aveva già detto, come evidente, dicendo: dai loro
rat, quasi manifestum, dicens «f gitur ex fl'uctzbus eorum cogno- frutti dunque li riconoscerete.
scetis eoS».
620 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 21-23 621

VERSUS 21-23 VERSETTI 21-23

Non omnis qui dicit mihi: Domine, Domine, intrabit in _N~n _ch iunq u ~ mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno
regnum caelorum; sed qui facit voluntatem Patris mei qui in dei c1eh, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli
caelis est, ipse intrabit in regnum caelorum. Multi dicent mihi costu_i entrerà ~el regno dei cieli. Molti mi diranno in quel gior~
in il/a die: Domine, Domine, nonne in nomine tuo prophetavi- no: Signore, Signore, non abbiamo profetato nel tuo nome e
mus et in nomine tuo daemonia eiecimus et in nomine tuo vir- scacciato i demoni nel tuo nome e fatto molti miracoli nel t~o
tutes multas fecimus? Et tunc confitebor i/lis: Quia numquam nome? Ma io allora dichiarerò ad essi: Non vi ho mai cono-
novi vos: «discedite a me, omnes qui operamini iniquitatem». sciuto; allontanatevi da me, voi tutti che operate l'iniquità.

HIERONYMVS [PL 26,49A]: Sicut supra dixerat, eos qui habent Grn.OLAMO: Come in precedenza aveva detto che coloro che hanno
vestem bonae vitae, non recipiendos propter dogmatum nequi- l'abito di una buona vita non vanno accolti per la depravazione della
tiam, ita nunc e contrario asserit nec his quidem accommodan- dottrina, così adesso al contrario afferma che non bisogna prestare
dam fidem qui, cum polleant integritate doctrinae, malis operibus fede nemmeno a coloro che, pur avendo l'integrità della dottrina
destruunt: utrumque enim Dei servis necessarium est, ut et opus la distruggono con le cattive opere: infatti ai servi di Dio sono neces~
sermone, et sermo operibus comprobetur; et ideo dicit sarie entrambe le cose, in modo che l'opera sia comprovata dal
«Non omnis qui dicit mihi: Domine, Domine, intrabit in regnum di~co.rso, e. il discor~o dalle opere;, per questo afferma: Non chiunque
caelorum». CHRYSOSTOMUS, In Matth. [24, 1, P G 57,321]: mz dzce: Signore, Srgnore, entrera nel regno dei cieli. CRISOSTOMO:
Ubi Judaeos maxime tangere videtw; in dogmatibus omnia ponentes: Qui sembra riferirsi soprattutto ai Giudei, che ponevano tutto nella
unde et P aulus (Rom. 2, 17) eos incusat dicens: «Si autem tu dottrina; per. cu.i anche ~ao lo li rimprovera dicendo (R~ 2, 17):
l udaeus cognominaris, et requiescis in lege». CHRYSOSTOMUS, «Se tu eh~ sei Gmdeo, e nposi sicuro nella legge». CRISOSTOMO [Ps.]
Super Matth. {Ps., 19, PG 56, 741] vel aliter: Quoniam falsos ?PP~re ~1ver~ament~: P oiché. aveva detto che bisogna distinguere
p rophetas et veros ex fructibus eorum docu.it dis~ernendos, 1 ven dai falsi profeti m base a1 loro frutti, qui manifesta chiaramente

hic iam manifestius docet qui sunt fructus quzbus d zscernuntur quali sono i frutti in base ai quali si distinguono i buoni e i cattivi
probi doctores et reprobi. ÀVGUSTJNUS, De serm. Dom. {2,25,82, maestri . AGOSTINO: Bi sogna infatti stare attenti che nel nome
PL 34,1307]: Cavendum enim est in ipso Christi nom ine ab hae- stes.so di Cristo non siamo ingannati dagli eretici, o da alcuni che
reticis vel quibuslibet male intelligentibus et saeculi huius amato- capiscono male, e da coloro che amano il mondo; per questo dice:
ribus ne decipiamur; et ideo dicit «Non omnis qui dicit. mihi: No,n c~iunqu~ mi dice: Signore, Signore . Ma giustamente ci si
Domine, Domine». Sed merito potest movere quomodo huic sen- p~o chiedere m che modo si accordi con questa sentenza quanto
tentiae conveniat il/ud Apostoli (1 Cor. 12,3): «Nemo potest dice- dice l'Aposto.l~ (1 Cor 12, 3): «Nessuno può dire: Signore Gesù, se
re dominum Jesum, nisi in Spiritu sancto». Non enim possumus non nello Spinto Santo». Infatti non possiamo dire che coloro che
dicere, illos qui non intrant in regnum caelorum, habere Spi~it.wn ~on entrano nel .regno dei cieli abbiano Io Spirito Santo. Ma
sanctum. Sed Apostolus proprie posuit hoc verbum «Dtc1t», I Apostolo p ropriamente ha posto il verbo dice per indicare la
ut s ignificet voluntatem atque intellectum dicentis .. I /le en.im volo?tà e l'~telletto di chi parla. Infatti dice propriamente colui che
proprie dicit qui voluntatem ac mentem suam sono voczs e~untia~. e~pnme con 11 suono della voce la sua volontà e la sua intenzione. li
D om in us autem genera/iter hic posu i t verbum dzcen.d~: ~1gno.re inve~e ha posto qui il verbo «dire» in senso generico: sembra
videtur enim etiam ille dicere qui nec vult nec intelligit quod dzcit. infatti che dica anche colui che né vuole né intende ciò che dice.
Capitolo 7, versetti 21 -23 623
622 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

GIROLAMO: È infatti uso della Sacra Scrittura prendere le parole come


HIERONYMVS [ibid.}: Moris est enim S~rifturarum dieta f!ro factis fatti, e in questo senso l'Apostolo dice (Tt I, 16): «Confessano di
accipere, secundum quem se~sum dzczt Apostolus (Tzt. 1,16): conoscere Dio, però lo negano con i fatti». AMBROGIO [Ps.]: Qua-
«Confitentur scire Deum, fact1s autem negant». ÀMBROSJUS [Ps.,
lunque cosa vera sia poi detta, viene dallo Spirito Santo. AGOSTINO:
In I Ad Cor. 12,3, PL 17,245B}: Omne etiam verum a quoc~m_que
Non riteniamo quindi che appartenga ai frutti di cui ha parlato in pre-
dicatur, a Spiritu sancta est. A UGUSTINUS. [De serm. f?om., 1b1d.J.:
cedenza il fatto che uno dica: Signore, Signore, e che in base a ciò
Non ergo putemus ad illos frucf?S de quzb~s supra ~1xerat, pert1-
egli appaia un albero buono, ma i frutti sono il compiere la volontà di
nere si quis Domino nostro dzcat «Domme, Domme», et ex eo
· a r bor bona videatur•· sed illi sunt Ji'uctus Dio; per cui segue: ma chi.fa la volontà del Padre mio che è nei cieli,
no b zs p fa.cere .voluntatem
.. costui entrerà nel regno dei cieli. ILARIO: Infatti la via per il regno
Dei; unde sequitur «Sed quifacit voluntatem atns mez qui zn cae~
celeste è l'obbedienza alla volontà di Dio, non il ripetere il suo nome.
lis est, ipse intrabit in regnum _cae~orum». HI~ARIU~ [PL 9,952C].
Caelestis enim regni itei; obedzentza voluntatzs Dez, n~n. nuncupa- CRISOSTOMO [Ps.]: Quale sia poi la volontà di Dio lo insegna i I
tio repertura est. CHRYSOSTOMUS, S~per Matth. [Ps., zbzd.]: pua~ Signore stesso (Gv 6, 40): «Questa è la volontà di colui che mi ha
autem est voluntas Dei, ipse Dommus docet: ~<Ha~c ~st», z_n9u1t mandato, che chiunque vede il Figlio e crede in lui, abbia la vita eter-
(lo. 6,40), «voluntas eius qui misit me, ut omnzs ~uz ~zdet Fzlzum, na». Ora, la parola della fede riguarda sia la confessione che l'atto.
et credit in eum, habeat vitam aeternam». Credul~tatzs autem ver- Chi dunque non confessa o non si comporta secondo la parola di
bum et ad confessionem respicit et ad actum. Qui. e~go no~ confi: Cristo non entrerà nel regno dei cieli. CRISOSTOMO: Non ha detto:
non conversatur secundum verbum Chnstz, non zntrab1t chi fa la volontà mia, ma del Padre, poiché la loro debolezza non
te tur, aut h [.b.d] 11. r
in regnum caelorum. CHRYSOSTOMUS, In Matt .. _z ~ . : IY~n a~tem avrebbe subito capito; ma con ciò ha alluso velatamente che la volontà
. 't , Qui fiacit voluntatem» meam, sed «Pat1 zs». quonzam znte- del Figlio non si distingue da quella del Padre. AGOSTINO: Ciò si colle-
d zxz ,( . d . b ·11 ·1
rim conveniens erat prius hoc suscipz a zm ecz. i at~m eorum; ga alla questione che noi non solo non dobbiamo lasciarci ingannare
'llud occulte insinuavi!; non est enzm alza voluntas da coloro che hanno il nome di Cristo sulla bocca ma non compiono le
sed e t per hoc l D {'b'dj·
Filii quam quae est Patris. A UGUSTIN.v~, De serm. om. 1 1 : . sue opere, ma ci avverte che non dobbiamo lasciarci ingannare anche
Illud autem ad rem pertinet, ne dec1p1amur non solum nom.zne da quelli che fanno certi prodigi e miracoli che Dio compie mediante
Christi per eos qui nomen habent, et fa~ta non agu.nt, sed etiam essi in vista dei non credenti; queste opere egli le compie per mostrare
'b dam fiactis atque miraculis, qualza propter 111fì.deles c.um l'azio~e de~la sua invisibile sapienza là dove si manifesta il prodigio;
quz us 't Dominus monuit tamen ne ta l'b z us dec1pzamur,
. . arb·t-z 1 an tes per cui aggmnge: Molti mi diranno in quel giorno. CRISOSTOMO: Vedi
fiecerz , · ·b·z 'd d
ibi esse invisibilem sapientiam ubi mi~a~u ~m v1~z z e vi emus; un e
/ come già introduce se stesso nascostamente. Poiché infatti aveva com-
. 't· et dicit «Multi dicent mihz zn zlla dte». CHRYSOSTOMUS, pletato ogni discorso, mostra di essere giudice. Quale pena infatti
a d 1ung1 , . · · d ·1
In Matth. [ibid.]: Vides qua/iter latenter zam sezps~m zn /~o ~c1. atte~de coloro che peccano lo aveva già mostrato prima, ma chi sia
Quis enim omnem complevit sermonem, monstrat sezpsum zud1ce~n c~lut che punisce lo rivela adesso dicendo: Molti mi diranno in quel
esse. Quae enim poena expectat eos qui pecc~nt, iam ant~ m_onstra~1t.. giorno. CRISOSTOMO [Ps.]: Quando cioè verrà nella maestà del Padre
Quis autem est qui punit, hoc iam revelat, dzce~s .«Multz d1cent m~~' suo; quando nessuno oserà difendere la menzogna o contraddire la
in illa die». CHRYSOSTOMVS, Super Matth. [Ps.'. zbzd.]: Quand~ scili- verità con la loquacità dei discorsi; quando parleranno le opere di cia-
cet venerit in maiestate Patris sui, quando zam nemo ausw us est scuno e le loro bocche taceranno; allora tutti tremeranno e nessuno
garrula contentione sermonum aut mendacium defendere aut con- oserà intervenire per un altro. In questo giudizio i testimoni non saran-
tradicere veritati; quando opera singulorum. loqu~n!u:. ~t ora tace- "? gli uomini adulatori, ma gli Angeli pieni di verità; e il giudice, il
bunt; nec alter pro altero interveniet, sed smgulL s~bz tzmebunt., I~~ Signore pieno di giustizia. Questa parola, Signore, Signore, sottolinea
ilio enim iudicio non erunt testes adulatores homzne~, s~d An~e 1 perfettamente gli accenti del timore e le angosce della sofferenza. Di-
veraces· iudex autem Dominus iustus: unde proprie t1mdei~tiull re una sola volta Signore non basta a colui che è stretto dalla neces-
hominum ' et angustzas . patzentium
· · vocem exp ress it, 1ce11s .
«Domine, Domine». Non enim semel suffìcit il/i dicere «Donune»,
624 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
Capitolo 7, versetti 21-23 625

quem necessitas timoris astringit. Hll.ARIUS [ibid.]: Gloriam autern sità del timore. ILARIO: Essi presumono che riceveranno la gl ona
· a
,. .
sibi ex verbi intentione praesumunt in doctrinae prophetia et dae- cau~a d e Il. msegna~ento pro~et1co, del loro potere sui demoni e di
moniorumfuga et operum virtutibus: atque hinc sibi regnum caelo- altn pote~1 operanti ~ ?P~re simili. Ed è per questo che essi si ripro-
rum pollicentw; dicentes «Nonne in nomine tuo prophetavimus?». mettono 11 regno dei c1eh con ques.te parole: non abbiamo profetato
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.]: Sed sunt quidam qui dicunt: quo- nel tuo nome? CRISOSTOMO: Ma v1 sono alcuni che dicono: poiché
niam mentientes hi hoc dixerunt, et ideo salvati non sunt; sed non hanno detto questo n:ientendo, .per questo non sono stati salvati; ma
auderent iudice praesente ad ipsum hoc dicere. Sed et ipsa respon- no?. oserebbe:o mentire davanti al loro giudice. Ma la stessa risposta
sio et interrogatio ostendit eos taliafecisse. Qui enim hic mirabiles e l mterrogaz1one mostra che hanno fatto così. Coloro che inc.att· ·
. . d I' · · 1; I qu1
erant apud omnes, miracula facientes, illic autem vident seipsos erano amJTIJrah ag t uomm1, facendo dei miracoli vedendosi· ·t·
punitos, admirantes dicunt «Domine, nonne in nomine tuo prophe- · · d· . ' pum 1
s1 stupiscono e icono: Signore, non abbiamo pro•etato nel t
tavimus? ». Quidam autem dicunt, quoniam non in tempore in quo ? Al . , d' 'J' uo
~wme: cu?1 pero icono che non facevano cose cattive nel tempo
haec miracula faciebant, iniqua agebant, sed postea. Sed si hoc m cm compivano questi miracoli, ma dopo. Ma se è cosi d'
erit, rursus quod Dominus volebat monstrare, non constat: quod · lt " h ·1 • , 1 nuovo
non nsu a c10 e e 1 Signore voleva mostrare che cioe' ne' la fc d , ·
. J' 1 ' e e, ne I
scilicet neque fides neque miracula valent, bona vita non existente; truraco i vagono se non c'è una buona vita; il che dice anche Paol
quod et Paulus dicit (I C0t: 13,2): «Si habuero fidem ut montes (I Cor 13, 2); ~<Se avessi una fede tale da traspo1tare le montagne, m~
transferam, caritatem autem non habuero, nihil sum». n?n ho la cantà, sono un nulla». CRISOSTOMO [Ps.]: Ma considera eh
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Sed considera, quia d1~ono: nel nome'. ~on: nel.Io spirito; profetano infatti nel nome d~
«in nomine» dicunt, non: In spiritu; prophetant enim in nomine Cnsto ma nello spmto del diavolo quali sono gli indovm
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Christi, sed in spiritu diaboli; quales sunt divinatores. Sed sic d
. 1stmguon?: po1che 11 diavolo talvolta dice cose false, Io Spirito Santo
discernuntur: quoniam diabolus interdurnfalsa dicit, Spiritus sanc- mvece ma1. Fu però concesso anche al diavolo di dire talvolta cose
tus numquam. Concessum est autem et diabolo interdum vera dice- vere, _Per dar~ ~alare ~Ila sua menzogna con una verità rada.
re, ut mendacium suum rara veritate commendet. Daemonia autem Sca~ctan? per? _1 demom nel nome di Cristo avendo Io spirito del
eiiciunt in nomine Christi habentes spiritum in.imici; magi autem nemico; mfattJ_ 1 maghi. non scacciano, ma sembra che scaccino in
non eiciun.t, sed eicere videntw; colludentibus sibi daemonibus. combutta .· bcon ,1 ·demon1.
.. Fanno
. anche dei miracoli , ma non uti·1·1 e
Faciunt et virtutes, idest miracula, non utilia et necessaria, sed inu- necessau, enst mut1h e vani AGOSTINO'. Legg1'a1no 1·nc.
1a tt1' qual'1 gran-
tilia et vacua. AUGUSTINUS, De serm. Dom. [ibid.]: Legant enim d1. cose fecero t. maghi. deglJ. Egiziani
·
resistendo a Mosè.
quantafècerint resistentes Moysi magi Aegyptiorum. . G1.ROLAMO_ oppure diversamente: Profetare, fare miracoli e scac-
HIERONYMUS [ibid.] ve/ a/iter: Prophetare, virtutes facere et ciar~ 1 d~mom, anche per virtù divina, talvolta non dipende dal meri-
daemonia eicere, etiam divina virtute, interdum non est eius meriti to d1 ch1..o~era, ma o l' invocazione del nome di Cristo fa questo
qui operatur; sed ve/ invocatio nominis Christi hoc agit, ve/ ob ~PP~'.e, c1~ e concesso per la condanna di coloro che invocano, 0 pe;.
condemnationem eorum qui invocant, aut utilitatem eorum qui ~ utthta d1 c~loro che vedono e ascoltano: in modo che anche se
vident et audiunt conceditur: ut licet homines despiciant facientes, m~annano g!1. uomini. con il loro comportamento, tuttavia onorano
tamen Deum honorent, ad cuius invocationemfiunt tanta miracu/a: Dio, alla cui mvocaz10ne avvengono così grandi miracoli: infatti
nam et Saul et Balaam et Caiphas prophetaverunt, et in Actibus anche ~aul e B_alaam e Caifa profetizzarono, e negli Atti degli
Apostolorum filii Scevae videbantur eicere daemonia, et Judas Ap~st?lz ~c. 19) i figli di Sceva sembrava che scacciassero i demoni
Apostolus cum animo proditoris multa signa inter ceteros e St : 1 fens~e. che l 'Apost~lo ~iuda, con l'animo del traditore, fec~
Apostolos fecisse narratur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Quia molti segm m mezzo agh altri Apostoli. CRISOSTOMO: Poiché non
626 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 21 -23 627

enim non omnes ad omnia apte se habebant, sed hi quidem erant tutti hanno le medesime attitudini: alcuni sono di vita pura, ma non
vitae purae, fidem autem non tantam habebant, hi autem contra- hanno una grande fede, per altri invece è il contrario. Ora, Dio ha
rium, ideo Deus illos per hos convertebat, ut multam ostenderent convertito questi per mezzo di quelli per mostrare la molta fede;
fidem; hos autem per ho c ineffabile signorum donum , chiamava invece quelli mediante il dono ineffabile dei segni affinché
ut fierent meliores evocabat: unde et cum multa copia hanc gra- divenissero migliori: per cui anche dava loro questa grazia con molta
tiam eis dabat. Dicent enim «Vìrtutes multas fecimus». Sed quia abbondanza. Diranno infatti: Abbiamo compiuto molti miracoli. Ma
circa eum qui eos ita honoravit, ingrati facti sunt, recte sequitur poiché divennero ingrati verso colui che cosi li onorava, giustamente
«Tunc confitebor illis: Quia nunquam novi vos». HJERONYMUS segue: Ma io allora dichiarerò ad essi: Non vi ho mai conosciuto.
[ibid.]: Signanter dicit «Tunc confitebor», quia multo tempore GIROLAMO: Espressamente dice: Ma io allora dichiarerò, poiché per
ante dicere dissimulaverat. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. molto tempo aveva tralasciato di dirlo. CRISOSTOMO [Ps.): Infatti una
[Ps., ibid.}: Grandem enim iram grandis dilatio praecedere debet, grande ira deve essere preceduta da un'ampia dilazione, che rende
quae iustius facit Dei esse iudicium, et digniorem interitum pecca- più giusto il giudizio di Dio, e più degna la fine dei peccato ri.
torum. Sciendum autem quod peccatores nescit Deus, quia non Bisogna sapere però che Dio non conosce i peccatori poiché essi non
digni sunt ut cognoscantur a Dea: non quia omnino ipsos non sono degni di essere conosciuti da Dio; non nel senso che non li
cognoscat, sed quia suos esse illos non cognoscit. Deus enim conosca in alcun modo, ma perché non li 1iconosce come suoi. Dio
natura/iter omnes cognoscit; sed videtur eos non cognoscere, quia infatti conosce naturalmente tutti, ma sembra che non li conosca poi-
non eos diligit; sicut etiam non videntur Deum cognoscere qui ché non li ama; come anche non sembra che riconoscano Dio quelli
non colunt eum digne. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Dicit che non gli danno il culto dovuto. CRISOSTOMO: Dice poi: Non vi ho
autem eis «Nunquam novi vos»; quasi, non solum in tempore iudi- mai conosciuto, cioè non solo nel tempo del giudizio, ma nemmeno
cii, sed neque tunc cum miracula faciebatis: multos enim et hic quando facevate i miracoli. Molti infatti anche qui li ha già in odio, e li
iam odio habet, et ante punitionem avertit. HJERONYMUS [ibid.j: allontana prima della punizione. GIROLAMO: Osserva inoltTe che l'e-
Observa etiam hoc quod dicit «Nunquam novi vos», esse contra spressione Non vi ho mai conosciuto è contro alcuni che dicono che
quosdam dicentes, quod omnes homines semper conversati sunt tutti gli uomini si sono sempre comportati da creature ragionevoli.
inter rationabiles creaturas. GREGORIUS, Mor. [20, 7, PL 76, 147B}: GREGORIO: Con questa sentenza si fa capire che negli uomini non si
Hac autem sententia datur intelligi, quod in hominibus caritas, devono venerare i segni dei miracoli, ma la carità e l'umiltà; per cui
humilitas, non autem debeant virtutum signa venerari; unde nunc adesso la Santa Chiesa, anche se vi sono dei miracoli degli eretici, li
sancta Ecclesia etiam si qua sunt haereticorum miracula, despi- disprezza, poiché sa che queste cose non sono un aspetto della san-
cit, quia haec sanctitatis speciem non esse cognoscit. Probatio tità. In realtà la prova della santità non è il fa re dei segni, ma amare il
quidem sanctitatis non est signafacere, sed proximum ut se dilige- prossimo come se stessi e giudicare di Dio cose vere, e del prossimo
re, de Deo vera, de proximo meliora quam de seipso sentire. cose migliori che di se stessi. AGOSTINO: Non sia mai però che, come
AUGUSTJNUS, Contra adv. [2,4,15, PL 42,647]: Absit autem ut vogliono i Manichei , il Signore abbia detto queste cose dei santi
secundum Manichaeos ista de Prophetis sanctis Dominus dixerit; Profeti; ciò è invece stato detto di coloro che dopo la predicazione
sed dictum est de his qui post eius Evangelium praedicatum in del Vangelo pensano di parlarn nel suo nome, non sapendo che cosa
eius nomine sibi loqui videntur, nescientes quid loquantu1: dicono. ILARIO: Così infatti si sono gloriati gli ipocriti, come se quel-
HJLARIUS [ibid.}: Sic autem hypocritae gloriati sunt, quasi aliquid lo che dicono o fanno sia qualcosa di loro proprio, e non sia l'invoca-
proprium sit quod loquuntur aut faciunt, et non omnia virtus Dei zio ne della virtù divina a compierlo. Questa lettura d el nostro
invocata perficiat; cuius doctrinae scientiam lectio afferat, dae- Vangelo ~etta luce su questa dottrina, e il nome di Cristo scaccia i
moniorum fugam Christi nomen exagitet. De nostro igitur est demoni. E da noi stessi che devono paitire i nostri meriti per la beata
beata illa aeternitas promerenda; praestandumque est aliquid ex eternità, e noi dobbiamo cooperare alla salvezza volendo il bene, evi-
628 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 21 -23 629

prof!rio, ut bonum ve/imus, malum om~e vitemus, agamusque tando il male e compiendo ciò che domanda la volontà di Dio piutto-
potius quod vult quam quod potest glorzemur. Repudians igitur sto che ciò che riguarda la nostra gloria. Ripudiando dunque costoro e
eos ac expellens propter opera iniquitatis, dicit «Discedite a me respingendoli per le opere inique, dice: allontanatevi da me, voi che
qui operamini iniquitatem». HIERONYMUS [ibid.]: Non dixii'. operate l'iniquità. GIROLAMO: Non ha detto: che avete operato l'ini-
Qui operati estis iniquitatem, ne videretur tollere poenitentiam". quità, affinché non sembrasse togliere la penitenza, ma: che operate;
sed: «Qui operamini»; idest, qui usque in praesentem horam cu~ cioè che fino all'ora presente in cui è giunto il tempo del giudizio, pur
iudicii tempus advenerit, licet non habeatis facultatem peccandi non avendo la possibilità di peccare, tuttavia ne avete ancora l'affetto.
tamen adhuc habetis affectum. CHRYSOSTOMUS, Super Matth' CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti la morte separa senza dubbio l'anima dalla
[Ps., ibid.}: Nam mors quidem animam a carne separa!; anima~ carne, ma non muta il proposito dell'anima.
autem propositum non immutat.
630 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 24-27 631

VERSUS 24-27 VERSETTI 24-27

Omnis ergo qui audit verba mea haec et facit ea assimi- Perciò ch iunque ascolta queste mie parole e le mette in
/abitur viro sapienti, qui aedificavit domum suam supra pratica sarà simile a un uomo saggio, che ha edificato la sua
petram; et descendit pluvia, et venerunt flumina, et flave- casa sulla roccia: scese la pioggia e vennero i fiumi, e soffiaro-
runt venti et irruerunt in domum illam, et non cecidit; funda- no i venti e investirono quella casa, ed essa non cadde: infatti
ta enim erat super petram. Et omnis qui audit verba mea era fondata sulla roccia. E chiunque ascolta queste mie parole
haec et non facit ea similis erit viro stulto, qui aedificavit e non le mette in pratica è simile a un uomo stolto, che ha edi-
domum suam supra arenam: et descendit pluvia, et vene- ficato la sua casa sulla sabbia: scese la pioggia e vennero i
runt f/umina, et f/averunt venti et irruerunt in domum illam fiumi e soffiarono i venti e investirono quella casa, ed essa
et cecidit, et fuit ruina illius magna. ' cadde, e la sua rovina fu grande.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [24,2, P G 57,323): Quoniam quidam CRISOSTOMO: Poiché ci sarebbero stati alcuni che avrebbero
fi1turi erant quae dieta sunt a Domino admirantes; ostensionem ammirato le parole del Signore ma non avrebbero mostrato ciò con le
autem quae est per opera non tribuentes, praeveniens eos terre! opere, prevenendoli li spaventa dicendo: Perciò chiunque ascolta
dicens «Omnis ergo qui audit verba mea haec, et facit ea, assimi- queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio.
labitur viro sapienti». CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 20, CrusosTOMO [Ps.]: Non ha detto: riterrò colui che ascolta e fa un uomo
PG 56, 744): Non autem dixit: Aestimabo eum qui audit et facit, saggio; ma: sarà simile a un uomo saggio; infatti chi assomiglia è un
virum sapientem; sed: «Assimilabitur viro sapienti»; ergo qui uomo, ma a chi assomiglia? A Cristo; ora, Cristo è un uomo saggio
simiLatur homo est; cui autem assimilatur? Christo; Christus che ha edificato la sua casa, cioè la Chiesa, sulla roccia, cioè sopra la
autem est sapiens vir, qui aedificavit domum suam, idest fortezza della fede. L'uomo stolto invece è il diavolo, che ha edifica-
Ecclesiam, supra petram, idest supra jortitudinem fidei. Vìr autem to la sua casa, cioè tutti gli empi, sulla sabbia, cioè sull'incostanza
stultus est diabolus, qui aedifzcavit domum suam, idest oinnes dell'incredulità, o sugli uomini carnali; i quali sono detti sabbia per la
impios, super arenam, idest inconstantiam infidelitatis, aut super sterilità, e per la non coesione fra di loro, essendo dispersi in diverse
carnales homines: qui dicuntur arena propter sterilitatem, et quia opinioni, e per il loro numero sterminato. La pioggia poi è l'insegna-
non cohaerent sibi, sed sunt per diversas opiniones dispersi, mento che irrora gli uomini; le nubi sono ciò da cui fluisce la piog-
et quia sunt innumerabiles. Pluvia autem est doctrina quae irrigat gia. Alcuni sono sollecitati dallo Spirito Santo, come gli Apostoli e i
hominem; nubes autem sunt a quibus pluvia fluit. Quidam Profeti, e alcuni dallo spirito del diavolo, come gli eretici. l venti
a Spiritu sancta excitantur, sicut Apostoli et Prophetae, et quidam buoni sono gli spiriti delle diverse virtù, oppure gli Angeli, che ope-
a spiritu diaboli, sicut haeretici. Venti autem boni sunt spiritus rano invisibilmente nei sensi degli uomini e conducono al bene; i
diversarum virtutum, ve! Angeli, qui invisibiliter in sensibus homi- venti cattivi invece sono gli spiriti immondi. T fiumi buoni sono gli
num operantur, et adducunt ad bona; venti autem mali sunt spiri- Evangelisti e i maestri del popolo, i fi umi cattivi sono gli uomini
tus immundi. Flumina autem bona sunt Evangelistae et doctores pieni di spirito immondo, e istruiti nella verbosità, come i filosofi e
populi; flumina mala sunt homines immundo spiritu pieni, et gli altri professori della scienza mondana, dal cui ventre escono fiumi
verbositate instructi, sicut phi/osophi, et ceteri saecularis scien- di acqua morta. La Chiesa dunque che Cristo ha fondato non è cor-
tiae professores, de quorum ventre exeunt flumina aquae mortuae. rotta dalla pioggia della dottrina falsa, né spinta dal soffio diabolico,
Ecclesiam ergo quam Christus fundavit non pluvia mendacis né mossa dall 'impeto dei fi umi violenti. E non c'è contraddizione
doctrinae corrumpit, neque diabolicus flatus impellit, neque vio- se alcuni della Chiesa cadono: infatti non tutti quelli che sono detti
lentorum fluminum impetus movet. Nec est contrarium .quod cristiani sono di Cristo, ma· «il Signore sa chi è suo» (2 Tm 2, 19).
quidam de Ecclesia cadunt: non enim omnes qui Christiani dicun-
tur, Christi sunt; sed «novit Dominus qui sunt eiuS» (2 Tim. 2,19).
632 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 24-27 633

Sed contra domum quam aedifìcavit diabolus, descendit pluvia Invece contro la casa che ha edificato il diavolo scende la pioggia
verae doctrinae; venti, idest spirita/es gratiae, aut Angeli; Jlumi- della vera dottrina; i venti, cioè le grazie spirituali, o gli Angeli; i
na, quatuor Evangelistae, et ceteri sapientes; et sic cecidit domus, fiumi, i quattro Evangelisti e gli altri sapienti; e così la casa cadde,
idest gentilitas, ut surgeret Christus; et /acta est eius ruina cioè il paganesimo, affinché sorgesse Cristo; e la sua rovina divenne
magna, solutis erroribus, convictis mendaciis, et idolis in toto grande, dissolti ~li errori, confutate le menzogne e distmtti gli idoli in
mundo destructis. Christo ergo similis est qui audit verba Christi tutto il mondo. E simile dunque a Cristo chi ascolta le parole di Cristo
et facit ea: ipse enim aedifìcat supra petram, idest Christum, qui e le mette in pratica: egli infatti edifica sopra la pietra, cioè Cristo, che
est omne bonum: ut in quacumque specie boni aliquis aedificave- è ogni bene; in modo che in qualsiasi fonna di bene uno avrà edificato,
rit, supra Christum aed~fìcasse videatur. Sicut autem Ecclesia sembra che abbia edificato su Cristo. Come poi la Chiesa edificata su
aedificata a Christo dirui non potest, sic talem Christianwn, qui Cristo non può essere distrutta, così quel cristiano che ha edificato se
se aedifìcavit super Christum, nulla adversitas deicere potest: stesso sopra Cristo, nessuna avversità può sradicarlo, secondo quelle
secundum il/ud Ad Rom. (8,35): «Quis nos separabit a caritate parole (Rm 8, 35): «Chi ci separerà dall'amore di Cristo?». È invece si-
Christi?». Diabolo autem est similis qui audit verba Christi et non mile al diavolo chi ascolta le parole di Cristo e non le mette in pratica.
facit. Verba enim quae audiuntur et non fiunt, separata sunt, et Infatti le parole che vengono ascoltate e non praticate sono separate e
dispersa; et ideo assimilantur arenae. Arena etiam est omnis disperse, e quindi vengono paragonate alla sabbia. La sabbia è anche
malitia, ve/ etiam mundialia bona. Sicut autem domus diaboli ogni malizia, o anche i beni mondani. Come poi la casa del diavolo è
destructa est, ita tales supra arenam fundati destruuntur et stata distrutta, così costoro, fondati sulla sabbia, vengono distrutti e
cadunt. Et est ruina magna, si de fundamento fuiei aliquid ruinae cadono. Ed è una rovina grande se tocca i fondamenti della fede; non
fuerit passus; non autem si jòrnicatus fuerit aut homicidium fece- invece se uno avrà commesso un adulterio o un omicidio, poiché ha la
rit; quia habet unde per poenitentiam surgat, sicut et David. possibilità di risorgere con la penitenza, come anche Davide.
RABANVS {PL 107,852D]: Ve/ ruina magna intelligenda est, qua RABANO: Oppure per rovina grande bisogna intendere quella per cui
dicturus est Dominus audientibus et non facientibus (infra 25, 41): il Signore dirà a chi ascolta e non pratica: <<Andate nel fuoeo eterno»
«lte in ignem aetemunw. HJERONYMUS {PL 26,50B] vela/iter: Super (Mt 25, 41 ). GIROLAMO oppure diversamente: Sopra la sabbia che è fria-
arenam, quae fluida est, et in unam copulam non potest redigi, bile e non può essere ricondotta all'unità viene edificato ogni discorso
omnis haereticorum sermo aedificatur ut corruat. HILARIUS degli eretici in modo da crollare. I LARIO oppure diversamente: Con le
{PL 9,953B] ve! a/iter: In pluviis blandarum et sensim illabentium piogge ci indica le seduzioni incessantemente rinascenti dei piaceri che
voluptatum illecebras significat, quibus primum fides rivis patentibus si introducono attraverso tutte le fenditure per sommergere la fede.
immadescit; post quas Jluviorum procursus, idest graviorum cupidi- Allora giunge il flutto dei fiumi e dei torrenti, cioè dei piaceri più crimi-
tatum motus, incurrit, ut exinde tota ventorum vis circumstantium nali, e da ogni patte infierisce il soffio dei venti in tutto il suo furore,
desaeviat, idest universus diabolicae potestatis spiritus inferatw: cioè si è già introdotto lo spirito della potenza diabolica. AGOSTINO
AUGUSTINUS, De serm. Dom. {2,25,87, PL 34, 1308] ve/ a/iter: Pluvia oppure diversamente: La pioggia, quando indica un male, significa l'o-
cum in mali alicuius signifìcatione ponitur, caliginosa superstitio scura superstizione; le agitazioni tumultuose invece sono paragonate ai
intelligitur; rumores autem hominum ventis comparantur; Jluvius venti, e i fiumi sono le concupiscenze carnali, come fluenti sopra la
autem carnalibus concupiscentiis, tamquam jluentibus super ter- terra; e chi è divenuto schiavo della prosperità è infranto dalle avversità;
ram; et qui prosperitatibus inducitur, adversitatibus frangitur: quo- di queste cose nessuno ha timore se ha la casa fondata sulla roccia, cioè
rum nihil metuit qui fundatam habet domum supra petram, idest qui se non solo ascolta il precetto del Signore, ma anche lo mette in pratica.
non solum audit praeceptum Domini, sed etiam facit. Et in his E in tutte queste cose si sottopone al pericolo chi ascolta e non mette in
omnibus periculo se subicit qui audit et non facit; non enim quisque pratica: infatti nessuno confenna in sé le cose che il Signore ha coman-
firmat in se quae Dominus praecipit ve/ ipse audit, nisi faciendo. dato o egli ha ascoltato se non mettendole in pratica. Bisogna poi consi-
Considerandum autem est, quia cum dixit «Qui audit verba mea derare che quando dice: Chi ascolta queste mie parole, indica abbastan-
haec», satis significat istum sermonem omnibus praeceptis, quibus za chiaramente che questo discorso contiene tutti i precetti che formano
christiana vitaformatw; esse pe1:fèctum; ut merito qui secundum ea la vita ctistiana, in modo che giustamente coloro che vogliono vivere in
vivere voluerint, comparentur aedificanti supra petram. conformità ad essi sono paragonati a chi edifica sopra la roccia.
634 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 7, versetti 28-29 635

VERSUS 28-29 VERSETTI 28-29

Et factum est, cum consummasset /esus verba haec, admi- E avvenne che avendo Gesù completato queste parole, le
rabantur turbae super doctrina eius; erat enim docens eos sicut folle erano stupite del suo insegnamento; li ammaestrava infatti
potestatem habens et non sicut Scribae eorum et Pharisaei. come uno che ha autorità, e non come gli Scribi e i Farisei.

GLOSSA [non occ.}: Posita doctrina Christi, ejfectum doctrinae GLOSSA: Posto l' insegnamento di Cristo, mostra il suo effetto
ipsius in turbis ostendit, dicens «Et factum est, cum consummasset nelle folle, dicendo: E avvenne che avendo Gesù completato queste
Jesus verba haec, admirabantur turbae super doctrina eius». parole, le folle erano stupite del suo insegnamento. RABANo: Questo
RABANUS [PL 107,853A]: Consummatio haec ad perfectionem ver- completamento riguarda la perfezione delle parole e l' integrità della
borum et integritatem dogmatis pertinet. Quod autem dicitur tur- dottrina. Lo stupore delle folle poi o si riferisce agli increduli (che si
bas admirari, aut infideles in turba signifìcat (qui ob hoc stupe- stupivano poiché non credevano alle parole del Salvatore), oppure
bant, quia non credebant verbis Salvatoris); aut omnes genera/iter indica in generale tutti, che veneravano in lui l'eccellenza di una così
demonstrat, qui excellentiam tantae sapientiae in eo venerabantur. grande sapienza. CRISOSTOMO [Ps.]: L' intelletto umano appagato ra-
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 20, PG 56,746}: Placatus ratio- gionevolmente genera la lode, vinto invece la meraviglia. Ciò che in-
nabiliter hominis intellectus laudem generai, victus autem admira- fatti non possiamo lodare degnamente, lo facciamo oggetto di stupore.
tionem. Quicquid enim digne laudare non possumus, admiramur. Il loro stupore tuttavia riguardava più la gloria di Cr isto che la loro
Admiratio tamen eorum magis ad gloriam Christi pertinebat quam fede: se infatti avessero creduto in Cristo non si sarebbero stupiti.
ad fidem ipsorum: si enim crederent in Christum, non mirarentw: Infatti suscita stupore ciò che supera la persona di chi fa o dice: quin-
Jllud enim movet admirationem quod superai facientis aut dicentis di non ci meravigliamo di ciò che è detto o fatto da Dio, poiché tutto
personam; et ideo quod a Deo factum au~ dictum_ est, 11011 admira- è inferiore alla potenza di Dio. Ora, erano le folle che si stupivano,
mur, quia omnia minora sunt quam Dei potentw. Turbae autem cioè il popolo semplice, non i principi del popolo, i quali non erano
erant quae mirabantw~ id est populus vulgaris, non principes soliti ascoltare per il desiderio di apprendere; invece il popolo sem-
populi, qui non discendi studio audire s~leb~nt; P?l~U!~s aut~m plice ascoltava con semplicità; se però quelli fossero intervenuti,
simplex simpliciter audiebat; sed eorum szlentzum, sz illz mterfws- avrebbero turbato il loro silenzio con le loro contestazioni: infatti do-
sent, suis contradictionibus conturbassent: ubi enim est maior ve c'è maggiore scienza c'è una più forte malizia: chi infatti si sforza
scientia, illic fortior malitia: qui enim festinat esse prior, non est di essere primo non si accontenta di essere secondo. AGOSTINO: Ciò
contentus esse secundus. AUGUSTINUS, De cons. ev. [2,19,45, che qui viene affermato può sembrare però che lo abbia detto la folla
PL 34,1099): Ex eo autem quod hic dicitur potest videri discipu/o- dei discepoli, fra i quali sul monte aveva scelto i dodici che chiamò
rum turbam dixisse, ex quibus illos duodecim elegerat in monte ex Apostoli, cosa che qui Matteo ha tralasciato. Solo infatti ai discepoli
pluribus quos Apostolos nominavit, quod Matthaeus hic pr~etermi­ sul monte sembra che Gesù abbia tenuto questo discorso, che Matteo
sit. Solis enim discipulis in monte videtur Jesus hunc habu1sse ser- ha interposto e di cui Luca tace. In seguito, essendo disceso in un
monem, quem Matthaeus interposuit et Lucas tacet. Et deinde, cum luogo campestre, ne tenne un a ltro simile, di cui Matteo tace e Luca
descendisset in loco campestri, habuisse alterum similem, de qu? non tace. Sebbene possa anche essere avvenuto che, come si è detto
Matthaeus tacet, Lucas non tacet. Quamquam etiam il/ud poss~t sopra, Gesù abbia tenuto un unico discorso agli Apostoli e alle altre
occurrere quod, sicut supra dictum est, Apostolis ceterisque turb1s folle presenti, che Matteo e Luca hanno riferito in modo diverso, ma
praesentibus unum habuisse sermonem quem Matt~aeus Lucasq~e con la stessa verità; e così risulta chiaro quanto qui si dice dello stu-
narrarunt diverso narrandi modo, sed eadem ventate sentent1a·
I
___________,.________,
pore della folla.
rum; et sic p lanum est quod hic dicitur de admiratione turbae.
Capitolo 7, versetti 28-29 637
636 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

CRJSOSTOMO: Aggiunge poi la causa dello stupore dicendo:


CHRYSOSTOMUS, In Matth. [25,1, PG 57,327]: Causam autem
admirationis subdit, dicens «Erat enim docens eos sicut potesta- li ammaestrava infatti come uno che ha autorità, e non come gli
tem habens, et non sicut Scribae eorum et Pharisaei». Si autem Scribi e i Farisei. Ora, se gli scribi, vedendo questo potere nelle
hanc potestatem videntes per opera, Scribae eum a se abigebant, opere, si allontanavano da lui, come non si sarebbero scandalizzati là
ubi sola verba erant potestatem manifestantia, qua/iter scandali- dove solo le parole manifestavano la potenza? Ma ciò non accadde
zati non fuissent? Sed turbae hoc non passae sunt: cum enim nelle folle: quando infatti l'anima è benevola, facilmente è persuasa
anima benevola fuerit, facile persuadetur a sermonibus veritatis. da discorsi di verità. C'era poi l'autorità di chi insegnava, per conqui-
Erat autem potestas docentis, ut multos eorum caperet, et in stare molti di loro e farli passare all 'ammirazione; così che per il pia-
admirationem mitteret; ita quod propter delectationem eorurn cere delle cose che erano state dette non lo abbandonavano nemmeno
quae dieta erant, neque tacentem dimittebant: unde et secutae quando taceva: per cui lo seguirono quando discese dal monte. Ciò
sunt eum descendentem de monte. Stupebant autem eius maxirne che più li colpiva era il fatto che in ciò che diceva non si appoggiava
potestatem, quia non ad alium referens, ut Prophetae et Moyses sull'autorità di nessuno, come le parole di Mosè e dei Profeti, ma si
dixerunt, quae dixit, sed ubique ostendit se eum esse qui habet mostrava sempre come chi ha autorità; infatti citando la legge diceva
dominium: etenim legemferens, continue apponebat (supra 5,25): sempre (cf. 5, 25): «Ma io vi dico». GIROLAMO: Poiché come Dio e
«Ego autem dico vobis». HIERONYMUS [PL 26,50C]: Quia quasi Signore dello stesso Mosè, secondo la libertà della sua volontà, face-
Deus et Dominus ipsius Moysi pro libertate voluntatis suae, vel ea va delle aggiunte alla legge o predicava al popolo mutandole, come
quae minus videbantur addebat in lege, ve/ commutans praedica- abbiamo letto sopra (ibid.): «Fu detto agli antichi, ma io vi dico». Gli
bat in populo, ut supra legimus (ibid.): «Dictum est antiquis; ego scribi invece insegnavano soltanto quelle cose che risultano scritte in
autem dico vobiS». Scribae autem ea tantum docebant quae scrip- Mosè e nei Profeti. GREGORIO: Oppure solo Cristo ha potuto parlare
ta sunt, in Moys e et Prophe tis. GREGORIUS, Mar. [23, 13,
con piena autorità poiché egli solo non aveva commesso peccati per
PL 76,266A]: Ve/ singu/ariter Christus ex bona potestate locutus
debolezza; noi invece, essendo deboli, in base alla nostra debolezza
est, quia ex infirmitate mala nulla commisit; nos autem quia infir-
mi sumus, ex propria infirmitate pensemus quo docendi ordine valutiamo che cosa insegnare ai nostri fratelli deboli. ILARIO: Oppure
infirmis fratribus consulamus. HILARJUS [PL 9,954A]: Ve! in ver- dalla potenza delle parole misuravano l'effetto del potere. AGOSTINO:
borum virtutibus ejjèctum potestatis metiebantur. AUGUSTINUS, Ciò è infatti quanto è indicato nel Salmo (11, 6-7): «Avrò fiducia in lui.
De serm. Dom. [2,25,87, PL 34,1308): Hoc est enim quod in Le parole del Signore sono parole pure, argento saggiato nel fuoco,
Psalmo 11 (6-7) significatur: «Fiducia/iter agam in eo. Eloquia provato in un crogiolo di terra, purificato sette volte». È il numero
Domini, eloquia casta, argentum igne examinatum, terrae proba- sette che mi ha inv itato a rapportare tutti questi precetti alle sette mas-
tum, purgatum septuplum», propter quem numerum admonitus sime che ho trovato all ' inizio di questo discorso, cioè alle beatitudini.
sum omnia ista praecepta ad septem illas re/erre sententias quas Ora, che uno si adiri senza motivo contro suo fratello, che lo chiami
in principio sermonis huius posuit, scilicet de beatitudinibus «raca» o pazzo, viene dall 'orgoglio, e vi è un rimedio, quello di chie-
[1,10]. Quod enim a/iquis fratri irascatur sine causa, ve/ racha dere con umiltà il perdono e far cadere cosi il gonfiore della propria
dicat, ve! fatuum eum appellet, superbissime admittitur; contra presunzione: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei
quod est unum remedium, ut supplici animo veniam deprecetur, cieli». Acconsente poi all'avversario, cioè mostrando riverenza alla
qui non iactantiae spiritu injletw: «Beati ergo pauperes spiritu, parola di Dio, chi all'apertura del testamento del padre si accosta non
quoniam ipsorum est regnum caelorum» [ 1, 11}. Consentii autem con spirito litigioso, ma con mite pietà. Dunque: «Beati i miti, perché
adversario, idest verbo Dei reverentiam exhibendo, quisquis ad erediteranno la terra>>. Chi inoltre sente il piacere carnale che tende a
testamentum patris aperiendum non litibus acerbus, sed pietate ribellarsi alla retta volontà esclami (Rm 7, 24): <<Me infelice, chi mi
mitis accesserit: «Beati» ergo «mites, quoniam ipsi hereditate libererà da questo corpo di morte?»; e così, piangendo, implori l'aiu-
possidebunt terram» [i, 12}. Quisquis etiam carnalem delectatio-
nem contra rectam voluntatem suam rebellare sentit, exclamet
(Rom. 7,24): «lnfelix ego homo, quis me liberabit de corpore mor-
tis huius? ». Et ita lugendo imploret consolatoris auxilium: unde
Capitolo 7, versetti 28-29 639
638 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

«beati qui Lugent, quoniam ipsi consola?unf~r>> [1,18}. Q~id 10 del consolatore; per cui: «Beati coloro che piangono, perché saran-
no consolati». Che cosa si può immaginare di più faticoso che per
autem /aboriosius cogitari potest quam. ut m ~ztì?sa consuetudine
fennare una detestabile abitudine si sia obbligati a tagliare tutte le
superanda praecidat in tra se membra LmP_edie11:tza regnu"! caelo-
rum, nec dolore frangatur, toleret in conzugah fid~ om_ma. quae, membra che possono impedire il regno dei cieli, senza essere vinti
quamvis sint molestissima, crim en tamen fornicationis non dal dolore? Che si sopportino nella fedeltà coniugale tutte le cose
habent; verum Loquatut~ quod non iur.ationibus crebris.. s~d che, per quanto assai moleste, non han no tuttavia la colpa della forni-
morum probitate commendet? Sed quz.s tantos L~~ores zmre cazione? Che si dica il vero, avvalorato non da frequenti giuramenti,
audeat, nisi flagret amore iustitiae, .quasi fan:~ ac sztz v~hem7nt~ ma dalla rettitudine dei costumi? Ora, chi può affrontare così grandi
accensus ? «Beati» ergo «qui esurzunt et sztzunt, quonu~m zps1 fatiche se non arde dell'amore della giustiz ia, come acceso da una
saturabuntur» [1,23}. Quis autem potest J?~ratus. e~s7 ab znfirrnis veemente fame e sete? Dunque: «Beati coloro che hanno fame e sete,
iniurias sustinere, petentia se tribuere, dzhgere. mzmzc?~· benefa- perché saranno saziati». Chi poi può essere preparato a sostenere le
cere his qui se oderunt, orare pro persequen~zbus'. n~sz perJ.ecte ingiurie da parte dei deboli, dare a chi chiede, amare i nemici, fare
misericors? «Beati» ergo «misericordes, quonzam. zpsz m1sericor- del bene a chi ci odia, pregare per i persecutori se non chi è perfetta-
diam consequentur» [2,22}. Mundum autem cord1s. oc:uLum ha?~t mente misericordioso? Dunque: «Beati i misericordiosi, perché tro-
qui finem bonorum operum suorum non in eo constztult ut hornzm- veranno misericordia». Ha poi puro l'occhio del cuore colui che non
bus placeat, neque ut compare~ ~a quae huic. vitae ~unt. neces_sa- costituisce il fine delle sue buone opere nel piacere agli uomini, o nel
ria, neque temere animum homzms c?n_temnat, ~t q~icqwd <:Xhtbet procurare le cose che sono necessarie a questa vita, né disprezza
homini, hac intentione exhibet qua sib1 vult exh1ben. «BeatL>? ergo temerariamente l'animo dell ' uomo; e tutto ciò che fa per l'uomo lo fa
«munda corde quoniam Deum videbunt» (2.2_5}. Op?rtet etiam ut come vorrebbe che sia fatto a lui. Dunque: «Beati i puri di cuore, per-
per mundum cor inveniatur arcta via sapzentzae, cuz perver~orum ché vedranno Dio». Bisogna poi che mediante il cuore puro si trovi la
hominum deceptiones obstrepunt; qua~ evad~re es~. ven.zre ad via stretta della sapienza, che gli inganni degli uomini perversi cerca-
pacem sapientiae. «Beati» ergo «pacifici'. quonzam fi.lu f:!ei vo~a­ no di ostacolare, in modo che, evitandoli, si giunga alla paée della
buntur» [2,25}. Sed sive iste ordo con.szder~ndus szt, sive. alzus, sapienza. Dunque: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chia-
facienda sunt quae audivimus a Domma, sz volumus aedificare mati figli di Dio». Ma sia che si consideri quest'ordine, sia che se ne
supra petram. scelga un altro, bisogna fare le cose che abbiamo ascoltato dal
Signore, se vogliamo edificare sopra la roccia.
640 641

CAPVT8 CAPITOLO 8

VERSUS J-4 VERSETTI 1-4

Cum autem descendisset de monte, secutae sunt eum Quando Gesù fu sceso dal monte, lo seguiva molta folla, ed
turbae multae et ecce /eprosus veniens adorabat eum ecco che un lebbroso venendo lo adorava dicendo: Signore, se
dicens: Domine, si vis, potes me mundare. Et extendens vuoi puoi mondarmi. E stendendo la mano Gesù lo toccò di-
manum, tetigit eum Jesus dicens: 'V_ok!,. mundare.. Et conf~­ cendo: Lo voglio, sii mondato. E subito fu mondata la sua lebbra.
stim mundata est Jepra eius. Et a1t 11/1 Jesus: Vide nemmi E Gesù gli disse: Guarda di non dirlo a nessuno, ma va', mo-
dixeris; sed vade, ostende te sacerdoti et offer munus quod strati al sacerdote e offri in dono ciò che ha ord inato Mosè a
praecepit Moyses in testimonium illis. testimonianza per loro.

H IERONYMUS {PL 26,50D]: Post praedicationem atque doctri- GIROLAMO: Dopo la predicazione e l'insegnamento, viene offer-
nam, signorum offertur occasio, ut per virtutum miracula praete- ta l'occasione dei segni, in modo che con la virtù dei miracoli il
ritus apud audientes senno firmetur. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. discorso precedente venga confermato presso gli ascoltatori. Cruso-
{Ps., 21, PG 56, 747]: Quia enim quasi potestat~m habens doce- STOMO [Ps.]: Poiché infatti insegnava come chi ha autorità, affinché
bat ut non aestimaretur ostentatio esse htc doctrmae modus, ope- questo modo di insegnare non sembrasse un'ostentazione, fa la stessa
rib~s hoc idem facit, quasi potestatem habens curare; et ideo dicit
cosa con le opere, come chi ha il potere di guarire; per questo dice:
«Cum autem descendisset Jesus de monte secutae sunt eum turbae
multae». ORIGENES [hom. 2, GCS 41,246,1-23]: Docente enim Quando Gesù fu sceso dal monte, lo seguiva molta folla. 0RIGENE:
Domino in monte, discipuli erant cum ipso, quibus erat datum Infatti, mentre il Signore insegnava sul monte, erano con lui i disce-
caelestis doctrinae nosse secreta; nunc autem descendente eo de poli, ai quali era stato dato di conoscere i segreti dell'insegnamento
monte turbae secutae sunt eum, quia in monte ascendere nequa- celeste; ora invece scendendo dal monte lo seguiva la folla, poiché
quam poterant; quia quos delictorum sarcina deprimit, ad myste- non potevano in alcun modo salire sul monte, in quanto coloro che
riorum sublimia scandere non valent. D escendente autem sono oppressi dal peso dei peccati non possono salire alla sublimità
Domino hoc est inclinante se ad infirmitatem et impotentiam dei misteri. Quando però il Signore scende, cioè si piega sulla debo-
ceteroru'm, quando misertus est imperfectioni eorum, ve/ infir~11i­ lezza e l'impotenza degli altri, quando ha misericordia della loro
tati «secutae sunt eum turbae multae»: quidam propter canta- imperfezione o infermità, lo seguiva molta folla: alcuni per la fama,
te~. plerique propter doctrinam, nonnulli propter c urationem la maggior parte per l' insegnamento, alcuni per la guarigione e la
et administrationem. HAYMO ve/ a/iter [CASSJODORUS, In Psal. , cura che aveva di essi. AIMONE oppure diversamente [CASSIODORO]:
101,20, PL 790,714]: Per montem in quo Dominus ~e~et, caelum Con il monte sul quale siede il Signore si intende il cielo, di cui è
intelligitur, de quo scriptum est (ls. 66, l): «Ca_eluf!L "!zht ~edes est». scritto (/s 66, 1): «Il cielo è la mia sede». Ma quando il Signore siede
Sed cum D ominus in monte sedet, soh dzsctpult ad eum sul monte solo i discepoli gli si avvicinano, poiché, prima che assu-
accedunt: quia antequam Jragilitatis nostrae humanitatem as- messe l'umanità della nostra fragilità, Dio era noto solo in Giudea
sumeret notus erat tantum in Judaea Deus (Ps. 75,2); at vero po- (Sai 75, 2); ma dopo che discese dal monte della sua divinità e assun-
stquam de monte suae divinitatis descendit•. et humanitatis nostrae se la fragilità della nostra umanità, una grande fo lla di popoli lo seguì.
fragilitatem assumpsit, magna turba natwnum secuta est eum.
642 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 1-4 643

Demonstratur autem doctoribus ut in praedicatione sua sermo- Si mostra poi ai maestri che nella loro predicazione tengano un
nem habeant temperatum, et sicut viderint unumquemque capere discorso misurato, e annunzino la parola di Dio secondo la capacità
posse, ita et verbum Dei annuntient. Ascendunt enim in montem degli ascoltatori. Infatti i maestri salgono sul monte quando mostrano
doctores, cum perfectioribus excellentia praecepta ostendunt; i precetti eccellenti ai perfetti; discendono invece quando mostrano le
descendunt vero, cum infirmioribus leviora demonstrant. cose più lievi ai più deboli.
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Inter ceteros autem CRISOSTOMO [Ps.]: Fra gli altri che non erano saliti sul monte
qui montem non ascenderant, et leprosus sursum ascendere non anche il lebbroso non poteva salire, in quanto portava il peso dei pec-
valebat, quasi peccatorum baiulans pondus: lepra enim est pecca- cati: infatti la lebbra è il peccato delle nostre anime. Per questo dun-
tum animarum nostrarum. ideo ergo Dominus de altitudine caeli, que il Signore scese dall'altezza del cielo, come da un alto monte, per
quasi de excelso monte, descendit, ut lepram peccaton1m nostro- mondare la lebbra dei nostri peccati: per questo il lebbroso come già
rum mundaret: et ideo quasi iam praeparatus descendenti occur- preparato si presenta a colui che discende, per cui si dice: ed ecco che
rit: propter quod dicitur «Et ecce leprosus venienS». 0RJGENES un lebbroso venendo. ORIGENE: Lo cura in basso, e sul monte non
[ibid.]: Deorsum curat, et in monte nihil facit: quia tempus est opera nulla: poiché per ogni cosa c'è il tempo sotto il cielo, il tempo
omni rei sub caelo: tempus doctrinae, et tempus curationis., In dell'insegnamento e il tempo della guarigione. Sul monte insegnò,
monte docuit, animas curavi!, corda sanavit; quibus completis, curò le anime, risanò i cuori; compiuto ciò, come scendendo dal
sicut de caelestibus montibus ad salvandos camales descenderat, monte per salvare gli uomini carnali, venne a lui un lebbroso, e lo
veni! ad eum leprosus, et adorabat eum. Antequam peteret, adorare adorava. Prima di chiedere, cominciò ad adorare, mostrando il culto.
coepit, cultum ostendens. CHRYSOSI'OMUS, Super Matth. [Ps., ibid.):
CRISOSTOMO [Ps.]: Infatti non si rivolgeva a lui come a un uomo che
Non enim illum petebat quasi hominem artificem, sed adorabat
guariva per un'arte umana, ma lo adorava come Dio. Ora, la preghiera
eum quasi Deum. Oratio autem perfecta est fides et confessio:
perfetta è fede e confessione, per cui il lebbroso adorando compi l'o-
unde leprosus fidei opus adorans implevit; sed opus confessionis
implevit in verbis: unde «adorabat eum dicens». 0RJGENES pera della fede, mentre l'opera della confessione la compì nelle paro-
[hom. 2, GCS 41,247,15.31-33): Domine, per te omnia/acta sunt: le: per cui lo adorava dicendo. ORIGENE: Signore, tutto è stato fatto
tu ergo, «si vis, potes me mundare». Voluntas tua opus est, et da te, tu dunque, se vuoi, puoi mondarmi. La tua volontà è l'opera, e
opera tua voluntati obediunt. Tu prius Naaman Syrum per le opere obbediscono alla tua volontà. Tu in passato hai mondato
Eliseum a lepra mundasti; et modo, «Si vis, potes me mundare». dalla lebbra Naaman il Siro median te Eliseo, e ora, se vuoi, puoi
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {25,1, PG 57,328): Non dixit: Si roga- mondarmi. CRISOSTOMO: Non ha detto: se pregherai Dio; né: se ado-
veris Deum, neque: Si adoraveris; sed «Si volueris, potes me rerai; ma: se vuoi, puoi mondarmi. E non ha detto: Signore, monda;
mundare». Neque dixit: Domine, munda; sedei totum concedit; et ma ha lasciato tutto a lui; e lo considera signore, e gli attribuisce il
Dominum eum facit, et potestatem universorum ei attribuii. CHRYSO- potere su tutte le cose. CRISOSTOMO [Ps.]: E così al medico spirituale
STOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.]: Et ila spirituali medico spi- offriva una mercede spirituale: infatti come i medici sono ricompensati
ritualem offerebat mercedem: nam sicut medici pecuniis, iste oratio- dal danaro, così questo dalla preghiera. Infatti non offriamo nulla a
ne placatur. Nihil enim dignius ojferimus Deo quam orationem jìde- Dio che sia più degno della preghiera fedele. In quanto poi dice:
lem., In hoc autem quod dicit «Si vis», non dubitat Christi volunta- se vuoi, non dubita che la volontà di Cristo sia pronta a ogni opera
tem ad omne opus bonum paratam. Sed quia non omnibus expedil buona. Ma poiché non a tutti conviene l' integrità corporea, non sape-
corporalis integritas, nesciebat utrum ei expediret curatio i/la. va se gli conveniva quella guarigione. Dice dunque: se vuoi, come se
Dicit ergo «Si vis»; ac si diceret: Credo quia quod bonum est vis; dicesse: credo che tu vuoi ciò che è buono, ma non so se ciò che desi-
ignoro autem si est mihi, quod desidero, bonum. CHRYSOSTOMUS, dero è un bene per me. CRISOSTOMO: E sebbene potesse guarire con
In Matth. [ibid.]: Cum autem voluntate ac sermone purgare pos- la volontà o con la parola, toccò con la mano, per cui segue: E sten-
set, manus apposuit tactum, unde sequitur «Et extendens manum, dendo la mano lo toccò, per mostrare che non è soggetto alla legge e
tetigit eum»: ut ostendat quoniam non subiacet legi, et quoniam
644 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 1-4 645

mundo iam nihil est immundum. Eliseus autem observans legis che ormai nulla è immondo per chi è mondo. Eliseo osservando I' e-
diligentiam, non exivit, e t tetigit Naaman; sed mittit eum ad sattez~a dell~ legge, non usci a toccare Naaman, ma Io mandò a
lordanem lavandum. Dominus autem monstrat quoniam non ut lavarsi nel G10rdano. II Signore invece mostra che guarisce e tocca
servus, sed ut D ominus, curat et tangit: non enim manus a lepra non collie servo, ma come Signore: infatti la mano non fu resa
/acta est immunda, sed corpus leprosum a manu sancta constitu- immonda dalla lebbra, ma il corpo lebbroso fu reso mondo dalla
tum est mundum. Non enim corpora solum curaturus advenit, sed mano sant~. 1!1fatti non venne .solo per curare i corpi, ma anche per
et animam in veram sapientiam ducturus. Sicut igitur manibus c?ndurr~ I amma all~ vera sapienza. Come dunque non proibiva più
non lotis iam manducare non prohibebat, ita et hic erudit quo- d1 mangiare con mam non lavate, cosi anche qu i insegna che bisogna
niam oportet animae lepram formidare solam, quod est peccatum: temere solo la lebbra dell'anima, che è il peccato mentre la lebbra
Lepram autem corporis nullum impedimentum esse ad virtutem. del corpo no? è impedimento alcuno alla virtù. CRISOSTOMO [Ps.]:
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Quamvis autem litteram S~bben~ pero . abbia sciolto la lettera de lla legge, tuttavia non ha
legis solverit, propositum tamen eius non solvit. Ideo enim lex ius- sc10lto il s uo mtento. Infatti la legge comandava di non toccare la
sit non tangere lepram, quia non poterat Jacere ut lepra non sor- lebbra poiché non poteva far sì che la lebbra non contaminasse chi
didaret tangentem; ergo vetttit tangere lepram, non ut Leprosi non toccava: quindi vietava di toccare la lebbra non affinché i lebbrosi
sanarentur, sed ut tangentes non inquinarentur. lste autem tangens non v~nissero sanati, ma affinché chi toccava non venisse infettato.
non inquinatus est a lepra, sed ipsam lepram mundavit tangendo. Costui, dunque, che toccava non fu infettato dalla lebbra, ma mondò la
DAMASCENUS {D e fide orth. 3,15, PG 96,1059}: Non enim Deus stessa lebbra toccando. DAMASCENO: Infatti non era solo Dio ma anche
solum erat, sed homo: unde per tactum et per sermonem divina u?m?,yer cui .operava segni divini toccando e parlando; inf~tti le azio-
signa operabatur: ut enim per organum, ita p er corpus divinae nt d1vme vemvano compiute mediante il corpo come mediante uno
perficiebantur actiones. CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.}: Cum strumento. CrusosTOMO: Quando poi tocca il lebbroso nessuno lo ac-
autem leprosum tangit, nullus eum incusat, quia nondum invidia cusa, poiché gli ascoltatori non erano ancora stati presi dall'invidia.
detenti erant auditores. CIIRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.): Crusos:oM? [,P s): S~ poi lo avesse guarito senza parlare, chi poteva
Si autem tacite eum curasset, quis scire poterat cuius virtute sana- s~pere m vi_rm d1 chi era stato guarito? Quindi la volontà di guarire
tus esset? Jgitur voluntas mundandi /acta est propter leprosum, riguardava il lebbroso, la parola invece i presenti· per questo disse:
verbum autem propter spectantes; ideo dixit «Volo, mundare». Lo voglio, sii mondato. '
H IERONYMUS {ibid.}: Non autem ut plerique Latinorum putant,
. GIROLAMO: Ora, diversamente da come pensano vari Latini non
iunctim legendum est «Volo mundare»; sed separatim, ut prius
bisogna. legge~e insieme: voglio mondare, ma separatamente, p~ima:
dicatur «Volo». deinde ut imperans dicat «Mundare». Jlle enim
lo voglio, poi come comandando: sii mondato. Egli infatti aveva
dixerat «Si vis»; D ominus respondit «Volo»; ille praemiserat
dett~: se vuoi, ~ il .sig.nore ri s~onde: lo voglio; egli aveva premesso:
«Potes me mundare»; Dominus dix.il «Mundare». CHRYSOSTOMUS,
puoi mon~armz, e 11 Signore dice: sii mondato. CRISOSTOMO: Sembra
In Matth. [ibid.}: Nusquam autem videtur dicere hoc verbum,
che non d1c.a mai questa parola, pur facendo grandi segni; ma qui ha
quamvis magna signa Jaciens; sed hic propterea apposuit «Volo»,
detto: voglio per confermare riguardo al suo potere l'opinione del
ut opinionem plebis et leprosi de eius potestate confirmaret.
po~o~o, e del lebbroso. CRISOSTOMO: La natura cedette con rispettosa
CHRYSOSTOMUS In Matth. [ibid.}: Cessit autem mandanti natura cum
rap1d1ta a colui che comandava, e cosi segue: E subito fa mondata la
decenti velocitate; et ideo sequitur «Et confestim mundata est lepra
sua l~bbra. Ma l'espressione subito è molto più lenta della rapidità
eius». Sed hoc quod dicit «Confestim», multum est tardius velocitate
effettiva. dell'.opera. ORIGENE: Poiché infatti non dubitò di credere
quae secundum opus est/acta. ORIGENES [hom. 2, GCS 41,248,5-6}:
n.on subisce ntardo la guarigione; poiché non ha differito la confes~
Quia enim non dubitavi! credere, non tardatur sanatio; quia non
s~one, non viene rimandata la purificazione. AGOSTINO: Anche Luca
distulit confessionem, non differtur mundatio . A UGUSTINUS,.
De cons. ev. [2, 19,44, PL 34,1098]: Huius autem leprosi mundat1 ncorda q~esto lebbro~o mondato, ma non in questo ordine, bensì
come sogliono essere ncordate le cose tralasciate e anticipate le cose
etiam Lucas meminit, non sane hoc ordine, sed ut solent praeter-
646 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 1-4 647

missa recordari, posterius /acta praeoccupari, sicut divinitus sug- avven~te .dop?, seco~do il suggerimento divino, in modo che venis-
gerebantur, ut antea cognita, postea recordando rescriberent. sero nscntte m seguito le cose conosciute precedentemente. CRiso-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Curans autem Jesus corpus, iubet sroMo:. Gesù però, curando il corpo, comanda di non dirlo a nessuno
nulli dicere; unde sequitur «Et ait il/i Iesus: Vide nemini dixeris». per c~1 segue: E Gestì gli disse: Guarda di non dirlo a nessuno'.
Quidam igitur aiunt quoniam ideo iussit hoc, ut non malignentur Alcuni dunque affermano che disse ciò affinché non malignassero
circa eius purgationem,· quod insipienter dicitur: non enim ita mun- intorno al~a. sua guarigio~e, ma ciò è detto insipientemente: infatti
davit ut dubitabilis esset mundatio; sed nulli dicere iubet, docens n?n mondo m modo c~e nma!1esse soggetta al dubbio la sua purifica-
non diligere ostentationem et honorem. Qua/iter igitur alii sanato z10ne, ma. comanda d1 non d1rlo a nessuno insegnando a non amare
(Mare. 5, 20) iubet dicere? Sed in hoc erudivit nos bonae mentis J'ostentaz1one e l' onore. Come mai a un altro risanato comanda di
esse; non enim illic divulgari se iussit, sed dari gloriam Deo. Per dirlo (Mc 5, 20)? Ma in ciò insegna che dobbiamo essere di intelli-
leprosum ergo hunc instruit nos non esse vane gloriosos: per illum genza re~ta: in~atti non ha comandato di spargerne la fama, ma di
autem non esse ingratos, sed omnia ad laudem Dei re/erre. d~re glona a Dio. Con. q~esto lebbroso dunque insegna che non dob-
HIERONYMUS [ibid.}: Et revera quid erat necesse quod sermone iac- biamo essere vanaglonos1, con quello invece che non dobbiamo esse-
taret quod corpore praeferebat? HtLARJUS [PL 9,954C]: Vel ut salus re ingrati, m~ riferire ogni cosa a Dio. GIROLAMO: E infatti che biso-
haec non offerretur potius quam quaereretur, silentium imperatur. gno c'.era d1 ost~ntare con le p~ro.le ci.ò che portava nel corpo?
Sequitur «Sed vade, ostende te sacerdoti». H!ERONYMUS [ibid.}: l~A~O. O~pure viene comandato ti silenzio affinché questa salute sia
Mittit autem eum ad sacerdotes, primum propter humilitatem, richiesta piuttosto che offerta.
ut sacerdotibus de/erre videatur; deinde ut videntes leprosum Segu~:. ma v~' e mostrati al sacerdote. GIROLAMO: Lo manda ai
mundatum, si crederent Salvatori, salvarentur; si vero non cre- sacerdoti mnanz1tutto per l'umiltà, per il rispetto dovuto ai sacerdoti ·
derent, inexcusabiles fierent; et simul ne quod in eo saepissime poi perché, vedendo il lebbroso mondato, se credevano al Salvatore'
criminabantur, legem infringere videretur. CHRYSOSTOMUS, fossero salv,ati; se invece n~n credevano, fossero inescusabili; ~
In Matth. [ibid.}: Neque enim ubique eam dissolvebat, neque ubi- anch~ p~rche non sembrasse mfrangere la legge, cosa di cui veniva
que custodiebat; sed quandoque quidem hoc, quandoque illud s~ess1ss1mo accusato. CRISOSTOMO: Infatti né ovunque Ja superava,
faciebat: in uno quidem futurae sapientiae praeparans vitam, ne ov~nque la osservava, ma talvolta faceva l'una, talvolta l'altra
in altero autem inverecundam Iudaeorum cohibens linguam, et cosa; m un caso preparando la vita della futura sapienza, nell 'altro
condescendens imbecillitati eorum. Unde Apostoli apparent quan- frenando la spudorata lingua dei Giudei, e accondiscendendo alla
doque quidem observantes legem, quandoque autem eam praeter- loro debolezza. Per cui gli Apostoli sembra che talvolta osservino la
mittentes. 0RtGENES {hom. 2, GCS 41,249,32s.}: Vel mittit ad legge, t~lvolta i~vece la trascurino. 0RIGENE: Oppure li manda ai
sacerdotes, ut cognoscant quia non per legis consuetudinem mun- s.acerdotJ affmche sappiano che non è stato mondato per l'uso della
datus est, sed per gratiae operationem. H!ERONYMUS [ibid.}: legge, ma per l'.opera della grazia. GIROLAMO: Era prescritto nella
Erat autem in lege praeceptum ut qui mundati fuerant a lepra, l~gge che 9uantJ erano stati mondati dalla lebbra offrissero dei doni
offerrent munera sacerdotibus; unde sequitur «Et ojfer munus a1 sacerdoti; per questo segue: e offri il tuo dono che Mosè ha coman-
tuum, quod praecepit Moyses, in testimonium illis». CHRY- dato .a testimonianza per loro. CRISOSTOMO [Ps.]: Non intendere: che
SOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.}: Non sic intellige, quia hoc Mos~ ha comandato a testimonianza per loro, ma: va' e offri a testi-
«Moyses praecepit in testimonium illis»: sed «Vade tu, offer in monianza per loro. CRISOSTOMO: Infatti Cristo, prevedendo che essi
testimonium illis». CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Praevidens non avrebbero tratto da ciò alcun vantaggio, non disse: a loro emen-
enim Christus eos ex hoc nihil profecturos, non dixit: In emenda- damento, ma: a testimonianza, cioè come accusa, e attestazione che
tionem eorum, sed «In testimonium», idest in accusationem, le cose che dovevano essere fatte da me sono state fatte tutte. E seb-
et attestationem quoniam quae a me erant fienda, omnia /acta ben~ .av~~se pre~isto che non si sarebbero emendati, tuttavia non tra-
sunt. Et licet eos praeviderit non emendari, non tamen dimisi/ lascio c10 che bisognava fare; ma essi rimasero nella loro malizia.
quae facere oportebat: illi autem in propria manserunt malitia.
648 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 1-4 649

Non disse poi: il dono che io comando, ma che Mosè ha comandato,


Non autem dixit: Munus quod ego iubeo, sed «Quod Moyses iussit»,
in modo da rimandare nel frattempo alla legge e chiudere la bocca
ut interim transmittat ad legem, et iniquorum obstruat ora:
degli iniqui: affinché infatti non dicano che ha rubato la gloria dei
ut enim non dicant quoniam sacerdotum gloriam rapuit, opus qui-
sacerdoti, compì egli stesso l'opera ma concesse ad essi la ratifica.
dem ipse implevit, probationem autem illis concessit. 0RJGENES
ORIGENE: Oppure offri il tuo dono affinché tutti coloro che vedono
[hom. 2, GCS 41,250,11-12]: Ve! offer munus tuum, ut omnes qui
che tu lo porti credano al miracolo. CRISOSTOMO (Ps.]: Oppure coman-
vident te portare, miraculo credant. CHRYSOSTOMUS, Super Matth.
da di offrire i doni così che, se più tardi volessero espellerlo, possa
[Ps., ibid.]: Vel ideo iubet o.fferri munera, ut si postmodum eum
dire loro: avete ricevuto i doni da colui che è stato guarito; perché mi
expellere vellent, di cere eis: Munera quasi a mundato accepistis;
cacciate come un lebbroso? I LARIO: Oppure bisogna leggere: che
et quomodo me quasi leprosum expellitis? HILARIUS [ibid.): Mosè ha ordinato a testimonianza per loro, poiché ciò che Mosè ha
Ve/ legendum est «Quod Moyses praecepit in testimonium i/lis»:
prescritto è una testimo~i~nz~, non un effetto. ~EDA: Se qu.alcun~ so.1-
quia quod Moyses in lege praecepit, testimonium est, non effectus. leva la questione: perche 11 Signore sembra qm approvare il sacnfic10
BEDA [hom. 3,33, PL 94,342D]: Si quem autem moveat quomodo di Mosè che la Chiesa non offre?, costui ricordi che il Signore non
Dominus cum videatur Moysi sacrificium approbare, quare id aveva ancora offerto con la sua passione il suo corpo in olocausto.
Ecclesia non recipiat, meminerit quod nondum Christus corpus Non bisognava che i sacrifici prefigurativi scomparissero prima che
suum obtulerat per passionem in holocaustum. Non autem oporte- colui che era l'oggetto di queste figure fosse stato affermato dalla
bat auferri signifìcantia sacrificia prius quam illud quod signifi- testimonianza della predicazione degli Apostoli e della fede dei popoli
cabatw; confirmatum esset testimonio Apostolorum praedican- credenti. Ora, quest'uomo designa il genere umano, che non soltanto è
tium, et fide credentium populorum. Vir autem iste genus huma- lebbroso, ma anche, secondo l'Evangelista Luca (5, 12), è descritto
num designat, qui non solum leprosus, verum etiam, iuxta come pieno di lebbra. «Tutti infatti hanno peccato, e sono privi della
Evangelium Lucae (5, 12), plenus lepra fuisse describitur. «Omnes gloria di Dio» (Rm 3, 23), così che, stesa la mano del Salvat9re, ossia
enim peccaverunt, et egent gloria Dei» (Rom. 3,23), illa scilicet ut incarnato il Verbo di Dio, e toccata la natura umana, siano mondati
extenta manu Salvatoris, hoc est incarnato Dei Verbo, humanam- dalla verità del primo errore; e coloro che erano stati a lungo abomi-
que contingente naturam, ab erro:is pris~i va~i~ate _m'!"nden~ur; et nevoli e rigettati dalla tenda del popolo di Dio, finalmente resi al tem-
qui diutius abominabiles, et castrzs populz Dei eiectt, tam altqu~n­ pio e al sacerdote, possano offrire i loro corpi come ostia vivente; a
do templo redditi et sacerdoti, queant offerre corpora sua hostiam colui cioè al quale viene detto (Sa! I09, 4): «Tu sei sacerdote in eterno».
viventem; i/li scilicet cui dicitur (Ps. I 09,4): «Tu es sacerdos in REMIGIO: In senso morale poi con il lebbroso si designa il peccatore:
aeternum». REMIGIUS [hom. 8, PL 131,9JJD]: Mora/iter autem infatti il peccato rende l 'anima immonda e variabile; egli si prostra
per leprosum designatur peccator: nam peccatum immundam et davanti a Cristo quando si confonde per i suoi peccati passati; e tutta-
variam animam facit; qui ante Christum procidit, quando de pri- via deve confessare, e chiedere il rimedio della penitenza: infatti il
stinis peccatis confunditur: et tamen debet confiter~, et remed~um lebbroso mostrò la ferita e chiese il rimedio. Il Signore stende la mano
poenitentiae postulare: nam /eprosus vulnus ostendit, et reme~~11111 quando elargisce l'aiuto della divina misericordia, e subito il peccato-
postulavit. Extendit autem Dominus manum, q1:'ando ~u~ilwm re consegue la remissione dei peccati; né deve la Chiesa riconciliarsi
divinae miserationis impendit: et statim consequztur rem1sswne111 con lui se non mediante il giudizio del sacerdote.
delictorum; nec debet Ecclesia eidem reconciliari, nisi iudicio
sacerdotis.
650 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 5-9 651

VERSUS 5-9 VERSETTI 5-9

Entrato poi a Cafarnao gli si avvicinò un centurione che lo


Cum autem introisset Capharnaum, accessit ad eum
pregava dicendo: Signore, il mio servo giace in casa paralizza-
centurio rogans eum et dicens: Domine, puer meus iacet in
to e soffre terribilmente. Gli dice Gesù: lo verrò e lo curerò.
domo paralyticus et male torquetur. Et ait il/i lesus: Ego
veniam et curabo eum. Et respondens centurio ait: Domine E rispondendo il centurione disse: Signore, non sono degno
non sum dignus ut intres sub tectum meum; sed tantum di~ che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il
verbo, et sanabitur puer meus. Nam et ego homo sum sub mio servo sarà guarito. Infatti anch'io sono un uomo costituito
potestate constitutus habens sub me milites et dico huic: sotto il po~ere e ho sotto di me dei soldati, e dico a questo:
Vade, et vadit; et a/ii: Veni, et venit, et servo meo: Fac hoc Va', ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo:
et facit. ' Fa' questo, ed egli lo fa.

CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., 22, PG 56,751}: Postquam CRISOSTOMO [Ps.]: Il Signore, dopo che ha istruito i discepoli suJ
Dominus discipulos docuit i11 monte, leprosum autem sanavit sub monte e ha sanato il lebbroso sotto il monte, viene a Cafamao nel
monte, venit Capharnaum in mysterio, quia post Iudaeorum m1111- mistero, poiché dopo la purificazione dei Giudei viene alle Genti.
dationem venit ad Gentes. HAYMO [hom. 43, PL 118,264B]: AlMONE: Cafamao, infatti, che viene interpretata città dell'abbondanza
Caphamaum enim, quae villa pinguedinis interpretatur, sive ager o campo della consolazione, significa la Chiesa che è stata raccolta
consolationis, Ecclesiam quae ex Gentibus est collecta, significa(, dalle Genti, che è ripiena di abbondanza spirituale, secondo le parole
quae spirituali pinguedine est repleta, secundum il/ud Ps. 62,6: (Sai 62, 6): «Quasi di grasso e di midollo si sazierà l' anima mia».
«Sicut adipe et pinguedine repleatur anima mea». Et inter pressu- E fra le oppressioni del mondo è consolata dalle realtà celesti, secondo
ras saeculi de caelestibus consolatw; secundum il/ud Ps. 93,18: le parole (Sai 93, 18): «Le tue consolazioni hanno allietato la mia
«Consolationes tuae laetificaverunt animam meam». Unde dicitur anima». Per cui si dice: Entrato poi a Cajàrnao gli si avvicinò un
«Cum autem introisset Capharnaum, accessit ad eum centuria». centurione. AGOSTINO: Questo centurione veniva dai pagani: infatti la
AuousrrNUS, De verb. Dom. [serm. 62,2, PL 38,416]: l ste nazione giudaica era ormai sotto la dominazione dell'impero romano.
Centurio de Gentibus erat: iam enim ludaea gens habebat militem CRISOSTOMO [Ps.]: Questo centurione fu il primo frntto delle Genti
Romani lmperii. CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., ibid.): e ,di fi:ont~ alla sua_ fede la fede dei Giudei sembrava incredulità: egll
Centuria autem iste primus fructus ex Gentibus ad cuius jìdei ne udi Cnsto che insegnava, né vide la guarigione del lebbroso, ma
comparationem omnium Judaeorwn fides infidelitas est inventa:
sa~uto sol~anto _della salute del lebbroso, credette più di quanto aveva
qui neque Christum audivit docentem, neque leprosum, cum mun-
daretur, aspexit, sed audita tantummodo sanitate leprosi, plus cre- udito; era mfath nel mistero delle Genti future, che non avevano letto
didit quam audivit: erat enim in mysterio Gentium futurarum, né_la l~gge ~é i ~ro'.eti s~ C?ri.sto, né avevano visto Cristo che compiva
quae neque legem aut Prophetas legerant de Christo, neque ~e1 ~mracoh. Gh s1 avv1c100 dunque pregando e dicendo: Signore,
ipsum Christum mirabilia facientem viderant. Accessit ergo ti nuo s:1'Vo giace i_n casa par~lizzato, e soffre terribilmente. Vedi poi
rogans, et dicens «Domine, puer meus iacet in domo paralyticus, la bonta del centunone, che s1 preoccupava così sollecitamente della
et male torquetur». Vide autem bonitatem Centurionis, qui salu_te _del servo, come se daJla sua morte non ricevesse un danno pe-
pro salute servi sic sollicite festinabat, quasi non damnum pecu- cumano, ma della propria salute. Infatti non riteneva che ci fosse al-
niae sed salutis passurus in morte illius. Nullam enim dif!erentiam cuna differ~n~a . t~a !1 servo e il padrone: poiché anche se in questo
aestimabat inter servum et Dominum: quia etsi dignitas in mondo la d1gmta e diversa tra loro, tuttavia ad essi è comune la natura.
hoc saeculo diversa est inter illos, una tamen est illis natura.
652 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8 , versetti 5-9 653

Fidem autem Centurionis vide: quia non dixit: Veni et salva eum; Guarda la fede del centurione, poiché non disse: vieni e salvalo, in
quia illic constitutus in omni loco erat praesens; sapientiam quanto egli, pur essendo li, era presente in ogni luogo; guarda la sua
autem, quia non dixit: Hic constitutus salva eum: sciebat enim sapienza, poiché non disse: stando qui salvalo; sapeva infatti che era
quia potens est ad faciendum, sapiens ad intelligendum, miseri- potente nel fare, sapiente nell ' intendere, misericordioso nell'esaudire;
cors ad exaudiendum: ideo infirmitatem tantum exposuit, reme- quindi espose soltanto la malattia, e lasciò il rimedio della salute in
dium autem sanitatis in potestate misericordiae eius dimisit, potere della sua misericordia, dicendo: e soffre terribilmente; nel che
dicens «Et male torquetur»: in quo apparet quia diligebat eum: appare che lo amava: infatti uno ritiene che la persona che ama,
nam unusquisque quem diligit, etsi modice fuerit taediatus, gra- anche se soffre moderatamente, soffra molto di più che in realtà.
vius eum putat habere quam habet. RABANUS [PL 107,857B]: RABANO: Con dolore ha ricordato tutte queste cose: il giacere, l'esse-
Omnia ista cum dolore cognominavit: et iacentem, et para/yticum, re paralizzato, l'essere tormentato dal male; per dimostrare le angu-
et male detentum: ideo ut animae suae angustias demonstraret, et stie della sua anima, e commuovere il Signore; così tutti devono con-
Dominum commoveret; sic debent omnes condolere servis, et dolersi dei servi, e avere cura di loro. CRISOSTOMO: Alcuni dicono
eorum curam habere. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [26,1, PG 57,333): che ha espresso questi motivi per scusarsi del fatto di non averlo por-
Quidam autem dicunt, quoniam excusans se, hanc causam dixit tato. Infatti non era possibile portare uno indebolito, tormentato dal
propter quam non ipsum adduxit. Neque enim possibile erat disso-
male e giunto all'ultimo respiro. Ma io dico invece che questo è il
lutum, cum torqueretur, et ad u/timas esset expirationes, portari.
segno di una grande fede: poiché infatti sapeva che la sola ingiunzio-
Ego autem signum hoc esse magnae fidei dico: quia enim sciebat
quod sola iniunctio sufficeret ad restaurationem iacentis, super- ne bastava a guarire chi giaceva, riteneva superfluo condurlo. ILARIO:
jluum aestimabat eum ducere. HILARJUS [PL 9,955C]: Iacentes In senso spirituale si devono vedere i Gentili come i malati di questo
autem in saeculo et peccatorum morbis dissolutae spiritualiter mondo, indeboliti per le malattie dei peccati, con le membra prive di
Gentes aestimandae sunt, omnibus undique membris jluidis, et ad forza da tutte le parti, incapaci di reggersi, perduti per il camminare.
consistendi officium gradiendique corruptis; quarum salutis sacra- li mistero della loro salvezza si ritrova nella guarigione del servo del
mentum in puero Centurionis exp/etu1; quem satis dictum sit prin- centurione, di questo centurione di cui abbiamo detto a sufficienza che
cipem esse Gentium crediturarum. Quis autem sit hic princeps, era la primizia delle Genti che avrebbero creduto. Chi poi sia a rap-
canticum Moysi (Deut. 32,8) docet, ubi scilicet dicitur: «Constituit presentare questa primizia lo insegna il cantico di Mosè (Dt 32, 8),
terminos Gentium iuxta numerum Angelorum». REMJGIUS dove si dice: «Ha costituito i confini delle Genti secondo il numero
[RABANUS, PL 107,860B]: Ve/ p er Centurionem designantur qui degli Angeli». REMIGIO (REMIGIO]: Oppure con il centurione si desi-
primi ex Gentibus crediderunt, et perfecti in virtute fuerunt: gnano i primi fra i Gentili che credettero, e furono perfetti nella virtù:
centuria enim dicitur qui centum militibus praeest; centenarius infatti si dice centurione chi comanda a cento soldati; ora, il cento è
autem numerus p erfectus est. Recte ergo Centuria pro puero un numero perfetto. Giustamente dunque il centurione prega per il
suo rogai, quia primitiae Gentium pro salute totius Gentilitatis suo servo, poiché le primizie delle Genti pregarono Dio per la salvez-
Deum rogaverunt. za di tutti i popoli pagani .
HIERONYMUS [PL 26,5 1B]: Vìdens autem Dominus Centurionis GIROLAMO: Ora, il Signore, vedendo la fede, l'umiltà e la previ-
fidem, humilitatem et providentiam, statim se iturum et sanaturum denza del centurione, subito promette di andare e guarire; per cui
esse promittit; unde sequitur «Et ait illi Iesus: Ego veniam, et cura- segue: Gli dice Gesù: Io verrò e lo curerò. CRISOSTOMO: Qui Gesù fa
bo eum». CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Quod numquam f ecit, ciò che non ha mai fatto: ovunque infatti egli segue la volontà di chi
hic facit Iesus: ubique enim sequitur voluntatem supplicantium, lo supplica, ma qui la supera, e non solo promette di curare, ma di
hic autem praesi/it, et non so/um curare promittit, sed ire ad do- andare nella casa. E fa questo affinché apprendiamo le virtù del cen-
mum. Facit hoc, ut discamus Centurionis virtutes. CHRYSOSTOMUS, turione. CrusosTOMO [Ps.]: Se infatti egli non avesse detto: Io verrò e
Super Matth. [Ps., ibid.]: Nisi enim ille dixisset « Veniam, et cura- lo curerò, mai questi avrebbe risposto: non sono degno. E promise di
bo eum», numquam iste responderet «Non sum dignus». Deinde andare perché chiedeva per il servo, per insegnarci a non onorare i
quoniam pro servo p etebat, ideo ire promisit, ut nos doceat non
654 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 5-9 655

colere magnos et contemnere modicos; sed pauperes et divites simi- ~an~i e disprezzare i piccoli, ma a onorare ugualmente i poveri e i
liter honorare. HJERONYMUS [ibid.): Sicut autem in Centurione com- nccht. G1RoL~O: C??1e nel centurione lodiamo la fede, in quanto
mendamus fidem, eo quod credidit paralyticum a Salvatore passe credette che ti paraltt1co poteva essere guarito dal Salvatore, così
sanari, ila patet humilitatis in hoc quod se iudicavit indignum cuius appare l'umiltà, in quanto si giudicò indegno che il Signore potesse
tectum Dominus intraret; unde sequitur «Et respondens centuria, entrai:e sotto il suo tetto; per cui segue: E rispondendo il centurione
ait i/li: Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum». gli disse: Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto.
RABANUS [ibid.}: Propter conscientiam enim vitae gentilis, gravari R.ABANO: Infatti, per la coscienza della vita pagana, riteneva di essere
se magis dignatione putavit, quam iuvari, cuius etsi fide praeditus, più danneggiato che aiutato dalla considerazione, poiché, sebbene
nondum erat tamen sacramentis inunctus. AUGUSTJNUS, De verb. avesse la fede, non aveva tuttavia ancora ricevuto i sacramenti.
Dom. [serm. 62,2, PL 38,415}: Dicendo autem se indignum, prae- AGOSTINO: Dicendosi indegno, si rese degno che il Signore entrasse
stitit dignum, non in cuius parietes, sed in cuius cor Verbum Dei non nella sua casa, ma nel suo cuore. Né avrebbe detto ciò con tanta
Christus intraret. Neque hoc diceret cum tanta fide et humilitate, fede e umiltà se non avesse già portato nel suo cuore colui che teme-
nisi i/lum quem timebat intrare domum suam, corde gestaret: nam va che entrasse nella sua casa: infatti la felicità non sarebbe stata
non erat magna felicitas, si lesus intraret in parietes eius, et non grande se Gesù fosse entrato nella sua casa ma non fosse stato nel
esset in pectore eius. SEVERJANUS [PETRVS, serm. 102, PL 52,486A]: suo c~~re. SEVERIANO [PIETRO CRJSOLOGO]: In senso mistico questo
Mystice autem hoc tectum, corpus est quod tegit animam: quod tetto e li corpo che copre l'anima e che rinchiude in sé la libertà del-
libertatem mentis caelesti visione in se conc/udit. Sed Deus neque l'intelligenza con la visione celeste. Però Dio non disdegna di abitare
habitare carnem, neque tectum nostri corporis dedignatur intrare. nella carne, né di vivere sotto il tetto del nostro corpo. ORIGENE:
0RJGENES [hom. 2, GCS 41,250,30s.]: Nunc etiam quando sancii a Quando dei sacerdoti santi e graditi a Dio entrano sotto il tuo tetto
Deo acceptabiles Ecc/esiarum antistites sub tectum tuum intrant, allora attraverso di essi entra il Signore: e tu pensa di ricevere il Si~
tunc ibidem per eos Dominus ingreditur; et tu sic aestimes quasi gnore s~ess?. E quando mangi e bevi il corpo e il sangue del Signore,
Dominum suscipiens. Et quando corpus et sanguinem Domini allora tl Signore entra nella tua casa; tu dunque umiliandoti di:
manducas et bibis, tunc Dominus sub tectum tuum ingreditur; et ~ig~or~, .non_ so~o d~gno. Dove infatti entra indegnamente, entra per
tu ergo humilians teipsum dicas «Domine, non sum dignus». Ubi 11 gmd1Z10 d1 chi lo nceve. GIROLAMO: La prudenza poi del centurio-
enim indigne ingreditur, ibi ad iudicium ingreditur accipienti. ne.app~re nel fatto ,che oltre il vestito del corpo vide la divinità, per
HIERONYMUS [ibid.}: Prudentia autem Centurionis apparet in hoc cui aggiunse: ma dz soltanto una parola, e il mio servo sarà guarito.
quod ultra corporis tegumen latentem vidit divinitatem, unde CRISOSTOMO [Ps.]: Sapeva infatti che lo assistevano invisibilmente
subiungit «Sed tantum dic verbo, et sanabitur puer meus». gli A~geli se~itori, che r~alizzano ogni sua parola; e anche se gÌi
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. [Ps., ibid.): Sciebat enim quoniam Angeli non agissero, tuttavia le malattie non potrebbero resistere alle
astabant i/li invisibiliter Angeli ministrantes, qui omne verbum sue parole di vita. ILARIO: Il centurione dice inoltre che il suo servo
eius vertunt in opus; et quod si Angeli cessant, tamen infirmitates p~ò essere risanato dalla parola poiché ogni salvezza delle Genti
praeceptis eius vivacibus expelluntw'. HILARIVS [ibid.}: Dicit etiam v1e~e dalla fede, e nei precetti del Signore c'è la vita di tutti; per questo
Centuria puerum verbo passe sanari, quia salus Gentium omnis aggmnge: infatti anch'io sono un uomo costituito sotto il potere e ho
ex fide est, et in praeceptis Domini vita est universorum: et ideo sotto di me dei soldati, e dico a questo: Va ', ed egli va, e a un altro:
subiungit dicens «Nam et ego homo sum sub potestate constitutus, Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa.
habens sub me milites; et dico huic: Vade, et vadit; et a/ii: Veni, C~1sosTOMO [Ps.]: Per suggerimento dello Spirito Santo ha dipinto il
et venit; et servo meo: Fac hoc, et facit». CHRYSOSTOMUS, rrustero del Padre e del Figlio, come se dicesse: anche se io sono
Super Matth. [Ps., ibid.}: Patris et Filii mysterium Spiritu sancto sotto il potere di un altro, tuttavia ho il potere di comandare a coloro
suggerente depinxit, ac si diceret: Etsi ego sum sub potestate che sono sotto di me; cosi anche tu, sebbene sia sotto il potere
alterius, tamen habeo potestatem iubendi eis qui sub me sunt; del Padre, cioè in quanto uomo, hai tuttavia il potere di comandare
sic et tu, quamvis sis sub potestate Patris, scilicet inquantum
656 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 5-9 657

homo, habes tamen potestatem iubendi Angelis. Sed forte dicet agli Angeli. Ma forse Sabellio dirà, volendo mostrare l' identità del
Sabellius volens ostendere eumdem esse Patrem qui et Filius est Figlio e del Padre, che ciò va inteso così: se io, costituito sotto il
sic hoc esse intelligendum: Si ego sub potestate constitutus pos~ potere, posso comandare, quanto più tu, che non sei sotto il potere di
sum iubere, quanto magis tu, qui sub nullius es potestate? Sed alcuno! Ma questa spiegazione non si accorda col testo. Infatti non ha
hanc expositionem non recipit textus. Non enim dixit: Si e1go homo detto: se io uomo sotto il potere; ma ha detto: infatti anch'io sono un
sub potestate; sed dixit «Nam et ego homo sum sub potestate»: 1101110 costituito sotto il potere; nel che appare chiaro che non pone
in quo patet quod inter se et Christum non comparationis diffe- differenza nella comparazione fra sé e Cristo, ma introduce una
rentiam fecit; sed rationem similitudinis introduxit. ÀUGUSTINUS, somiglianza. AGOSTTNO: Se io, che sono sotto il potere, ho il potere di
De verb. Dom. [serm. 62,2, PL 38,416}: Si ego, qui sum sub pote- comandare, che cosa potrai tu, a cui servono tutte le potestà?
state, iubendi habeo potestatem, quid tu potes, cui omnium ser- GLOSSA: Tu puoi, mediante il ministero degli Angeli, senza la presen-
viunt potestates? GLOSSA [In le. 7,8, Pl 114,269A}: Potes per za corporale dire alla malattia che se ne vada, e se ne andrà; e alla
Angelorum ministeria sine corporis praesentia dicere infirmitati salute che venga, e verrà. AIMONE: Si possono intendere nei soggetti al
ut recedat, et recedet; et sanitati ut veniat, et veniet. HAYMO centurione le virtù naturali, nelle quali molti pagani si distinguevano; o
[hom. 19, PL 118, 144C}: Possunt autem per subiectos Centurionis, anche i pensieri buoni e cattivi. Ora, a quelli cattivi diciamo che se ne
virtutes natura/es intelligi, in quibus plurimi Gentilium pollebant; vadano, e se ne vanno, mentre diciamo a quelli buoni che vengano, e
ve/ etiam cogitationes bonae aut malae. Malis autem dicamus ut vengono; e anche al nostro servo, che è il corpo, che si sottometta
recedant, et recedent; sed bonas vocemus, et venient; servo quo- alla volontà divina.
que nostro, hoc est corpori, ut subiciatur voluntati divinae. AGOSTTNO: Ma a ciò che qui viene detto sembra opporsi quanto
AuGUSTINUS, De cons. ev. [2,20,49, PL 34,1100}: Huic autem dice Luca (7, 3): «Avendo udito il centurione di Gesù, gli mandò gli
quod hic dicitur, videtur repugnare quod ait Lucas (7,3): «Cum anziani dei Giudei, pregandolo di venire e salvare il suo servo»;
audisset Centuria de Iesu, misit ad eum seniores ludaeorum, e ancora (7, 6): «Mentre non era lontano dalla casa il Centurione gli
rogans eum ut veniret, et salvaret servum eius»; et iterum (7,6) mandò degli amici a dirgli: Signore, non preoccuparti, non sono de-
quod: «cum non longe esset a domo misit ad eum Centuria ami- gno infatti che tu entri nella mia casa». CrusosTOMO: Alcuni però di-
cos dicens: Domine, noli vexari, non enim sum dignus ut sub lec- cono che non si tratta della stessa persona, il che ha molte congetture.
tum meum intres». CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.): Quidam Di lui infatti dice Luca (7, 5) che «ha costruito la nostra sinagoga,
autem dicunt, quoniam non est idem il/e et hic; quod multas e ama il popolo», mentre di costui lo stesso Gesù dice: in Israele non
coniecturas habet. De ilio enim ait Lucas (7,5) quoniam «synago- ho trovato una fede così grande, da cui sembra che egli fosse Giudeo.
gam nostrani construxit, et gentem diligit»; de isto autem ipse A me però sembra che si tratti della stessa persona. Ma quando Luca
l esus ait «Neque in l srael tantam fidem inveni»; unde videtur dice che mandò a chiamare Gesù, ci esprime lo spirito di adulazione
Iudaeum illum esse. Mihi autem videtur idem hic et il/e. Sed quan- dei Giudei. È infatti conveniente credere che, volendo andare perso-
do Lucas dicit quod misit ut veniat, blanditias ludaeorum insinua- nalmente, il centw"ione sia stato impedito dalle lusinghe dei Giudei, i
vit. Conveniens enim est credere Centurionem volentem abire, quali dicevano che sarebbero andati loro e glielo avrebbero condotto.
prohibitum esse a ludaeis blandientibus, et dicentibus quoniam Ma quando si vide liberato dalla loro impo1tunità, allora mandò a chia-
nos abimus et conducimus eum. Sed quando ab eorum imminentia marlo dicendo: non pensare che io non sia venuto per indifferenza,
erutus est, tunc misit, dicens: ne aestimes quod propter desidiam ma perché mi sono ritenuto indegno di riceverti nella mia casa. E non
non veni, sed quia me indignum aestimavi ut te in domum meam c'è contraddizione nel fatto che Matteo dica che non glielo fece dire
susciperem. Quod autem Matthaeus ait non per amicos, sed per dagli amici, ma lo disse personalmente: entrambi gli Evangelisti infat-
seipsum hoc eum dixisse, nihil contrarium est: uterque enim desi- ti espressero il suo desiderio e la sua stima di Cristo. È conveniente
derium viri repraesentavit, et quoniam de Christo decentem opi- però pensare che, dopo aver mandato gli amici, egli abbia detto perso-
nionem habebat. Conveniens autem est opinari et ipsum, post-
658 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 5-9 659

quam misit amicos, ad venientem per se haec dicere. Si autem non nalmente queste cose mentre egli veniva. Ora, se Matteo non ha detto
hoc dixit Lucas, neque il/ud Matthaeus, non sibi contradicunt, sed questo ~ ~uc.a non ba detto quello, non c'è contraddizione, ma gli
complent qua e ab invicem derelinquebantur. A UGUSTINus Evangel~sti .s1 comple~ano. a vicenda. ~GOSTINO: Matteo dunque ha
De cons. ev. [ibid.}: Matthaeus ergo accessum Centurionis ad voluto dJre m modo smtehco che mediante altri avvenne l'avvicina-
Dominum p er alias factum compendio dicere voluit, quia jìdem mento del centurione al Signore, poiché ha Iodato la sua fede me-
eius qua vere ad Deum acceditur laudavi!, ut diceret «Non inveni diante la quale ci si accosta veramente a Dio, dicendo: In Jsrael~ non
tantam fidem in l sraiil». Lucas autem ideo totum ut gestum est ho trovato una fede così grande. Luca poi ha descritto l'avvenimento
aperuit, ut ex hoc intelligere cogeremur qua/iter eum accepisse nei parti~olari i:erché comprende.ssimo in. che modo Matteo, il quale
dixerit Mattha eus, qui men.tiri non potuit. CHRYSOSTOMUS non pote mentire, ha d~tto che ti. centurione ha accolto il Signore.
CRISOSTOMO: E non si oppone ti fatto che secondo Luca abbia
In Matth. [ibid.]: Neque enim est contrarium quod fabricavit
synagogam, secundum Lucani, et quod hic ostenditur non esse c?str.uito I.a sinagoga e che qui si m?stri che non era Israelita: è possi-
Israelita: possibile enim est !udaeum non existentem, et synago- bile mfatt.1 che, pur non essendo Giudeo, abbia costruito la Sinagoga
e amasse il popolo.
gam fabricasse, et gentem diligere.
660 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 10-13 661

VERSUS 10-13 VERSETII 10-13

Audiens autem Jesus miratus est et sequentibus se dixit: Udendo ciò Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo se-
Amen, dico vobis, non inveni tantam fidem in lsrael. Dico guivano: In verità vi dico, in Israele non ho trovato una fede co-
autem vobis quod multi ab oriente et occidente venient et sì grande. Ora, vi dico che molti verranno da oriente e da oc-
recumbent cum Abraham et Jsaac et /acob in regno caelorum; cidente e siederanno a mensa con Abramo e Isacco e Giacob-
filii autem regni eicientur in tenebras exteriores: ibi erit fle- be nel regno dei cieli, mentre i figli del regno verranno gettati
tus et stridor dentium. Et dixit lesus centurioni: Vade, nelle tenebre esteriori: lì sarà pianto e stridore di denti. E Gesù
I.
et sicut credidisti, fiat tibi. Et sanatus est puer in il/a hora. disse al Centurione: Va' , e sia fatto a te come hai creduto. E in
quell'ora il suo servo fu guarito.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [26.1, PG 57,334]: Sicut quod lepro- CRISOSTOMO: Come ciò che il lebbroso aveva detto del potere di
sus di.xerat de Christi potestate, «Si vis, potes me mundare», Christi Crìsto: «Se vuoi, puoi mondarmi», è confermato dalla voce di Cristo
voce confirmatur, dicentis «Volo, mundare», ita et hic Centurionem che dice: «Lo voglio, sii mondato», così anche qui non solo non bia-
de Christi potestate testantem non solum non accusavi!, sed etiam simò il centurione che attestava il potere di Cristo, ma anche lo lodò.
commendavit. Sed et amplius aliquid fecit: intensionem enim laudis E fece ancora di più: infatti l'Evangelista indicando l'intensità della
Evangelista significans, dicit «Audiens autem Iesus miratus est». lode dice: Udendo ciò Gesù ne fu ammirato. ORIGENE: Considera
ORIGENES [hom. 2, GCS 41,253,28s.}: Attende quantum sit aut quanto sia grande o di quale natura sia ciò che Dio unigenito ammira.
quale quod Deus unigenitus miratur. Aurum, divitiae, regna, princi- L'oro, le ricchezze, i regni, i principati al suo cospetto sono come
patus in conspectu eius sunt tamquam umbra vel flos decidens: nihi/ un'ombra o un fiore che cade: nessuna di queste cose infatti è degna
ergo horum in conspectu Dei mirabile est, quasi magnum ve/ pre- di ammirazione al cospetto di Dio, e così grande e preziosa, all'in-
tiosum, sed tantumfides: hanc miratur honorificans, hanc accepta- fuori della fede: questa ammira onorandola, questa ritiene accettabile
bilem sibi aestimat. ÀUGUS11NUS, De Gen. c. M. [1,8, PL 34,180): per sé. AGOSTINO: Chi aveva prodotto in lui tale fede se non colui che
Quis autem in ilio fecerat illam jìdem, nisi ipse qui admirabatur? l'ammirava? E se d'altra parte veniva da un altro, forse che non l'a-
Quod si et alius eam fecisset, ut quid miraretur qui praescius erat? veva prevista? E allora perché l'ammirava? Il Signore non l'ammira
Quod ergo miratur Dominus, nobis mirandum esse significat, qui- se non per mostrarci ciò che noi dobbiamo ammirare, noi che dobbia-
bus adhuc opus est sic moveri: omnes enim tales motus eius non mo ancora essere mossi da tali emozioni. In lui le emozioni non
perturbati animi signa sunt, sed docentis magisterium. erano segno di un animo turbato, ma facevano parte del suo insegna-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.J: Unde plebe omni praesente admi- mento. CRISOSTOMO: Per cui si dice che fu ammirato alla presenza di
ratus esse dicitur, et aliis exemplum dedit, ut eum mirentur; sequitur tutta la folla, e diede agli altri l'esempio affinché Io ammirassero;
enim «et sequentibus se di.xit: Amen dico vobis: Non inveni tantam segue infatti: e disse a quelli che lo seguivano: In verità vi dico: in
fidem in lsrael». AUGUSTINUS, Contra Faustum [22, 74, PL 42,447): Israele non ho trovato una fede così grande. AGOSTINO: Loda la sua
Fidem laudat illius; non autem desertionem militiae imperavit.
fede, ma non gli comanda di lasciare lo stato militare. GIROLAMO:
HTERONYMUS [PL 26,5JD]: Hoc autem de praesentibus loquitur, 11011
Parla dei contemporanei, non dei Patriarchi e dei Profeti. CRISOSTOMO
de omnibus retro Patriarchis et Prophetis. CHRYSOSTOMUS, Super
[Ps.): Ebbene, Andrea credette, ma quando Giovanni disse (Gv 1, 36):
Matth. [Ps., 22, PG 56, 753}: Credidit enim Andreas, sed Joanne
«Ecco l'agnello di Dio»; credette Pietro, ma perché fu evangelizzato
dicente (lo. 1,36): «Ecce agnus Dei»; credidit Petrus, sed evangeli-
da Andrea; credette Filippo, però leggendo le Scrìtture; e Natanaele
zante sibi Andrea; credidit Philippus, sed legenda Scripturas; et
Nathanael prius signum divinitatis accepit, et sic fidei confessionem non confessò la fede se non dopo aver avuto un segno della divinità
obtulit. ORIGENES [ibid.}: Iairus Israelis princeps pro filia sua di Cristo. 0RTGENE: Giairo, un capo di Tsraele, chiedendo per sua figlia
petens, non dixit «Dic verbo», sed: «Veni velociten> (Mare. 5,23). non disse: «Dì una sola parola», ma «Vieni subi to» (Mc 5, 23).
+
662 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 10-13 663

Nicodemus de jìdei sacramento audiens ait (lo. 3,9): «Quomodo Nicodemo, udendo parlare del mistero della fede (Gv 3, 9), dice:
potest hoc fieri?». Maria et Martha dicunt (lo. 11,32): «Domine «Come può avvenire questo?». Marta e Maria dicono (Gv 11, 32):
si fuisses hic, frater meus non fuisset mortuus», quasi dubitante; «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto»,
quod ubique posset adesse Dei potentia. CHRYSOSTOMUS, Super quasi dubitando che la potenza di Dio possa trovarsi ovunque.
Matth. [Ps., ibid.}: Aut si volumus fideliorem putare istum quam CRISOSTOMO [Ps.]: Oppure, se vogliamo ritenere che costui abbia avuto
Apostolos, ita testimonium Christi intelligendum est quod unum- una fede più grande di quella degli Apostoli, l'attestazione di Cristo va
quodque bonum hominis secundum quantitatem personae illius intesa nel senso che ogni bene dell'uomo deve essere valutato in pro-
laudatur: rusticum enim dicere aliquid sapiente1~ magnum est· porzione alla persona: infatti è una grande cosa che un uomo grossola-
quod de philosopho non est mirum: sic de Centurione dictum e;t no dica qualcosa con sapienza, mentre non lo è di un filosofo; così del
«In nullo tantamfidem inveni in Israel». CHRYSOSTOMUS, In Matth. centurione è detto: in Israele non ho trovato una fede cosi grande.
[ibid.]: Non enim erit aequale ludaeum credere et Gentilem. CRISOSTOMO: Non è infatti la stessa cosa che creda un Giudeo o un
HIERONYMUS [ibid.}: Vel jòrte in Centurione fides Gentium prae- pagano. GIROLAMO: Oppure forse nel centurione la fede delle Genti
ponitur l sraeli; unde subdit «Dico autem vobis, quod multi ab viene preposta a Israele; per cui aggiunge: Ora vi dico che molti ver-
oriente et occidente venient». A UGUSTJNUS, De verb. Dom. ranno da oriente e da occidente. AGOSTINO: Non dice tutti, ma molti;
[serm. 62,3, PL 38,417]: Non omnes ait, sed «Multi»; tamen ipsi tuttavia da oriente e da occidente; con queste due parti viene desi-
«ab oriente et occidente»: istis duabus partibus totus orbis desi- gnata tutta la teJTa. AIMONE: Oppure vengono dall'oriente coloro che
gnatur. HAYMO [hom. 19, PL 118,145C}: Vel ab oriente veniunt muoiono subito dopo essere stati illuminati, dall'occidente coloro che
qui statim illuminati transeunt; ab occidente hi qui persecutionem tollerarono la persecuzione per la fede sino alla morte; oppure uno
usque ad mortem toleraverunt pro fide; ve/ ab oriente quis venit, viene dall'oriente se ha cominciato a servire Dio dall'infanzia, dal-
cum ab infantia Deo servire incipit; ab occidente, dum in ipsa l'occidente se si converte a Dio in età senile. ORIGENE: Ma in che
decrepita aetate ad Deum convertitur. 0RJGENES [hom. 2, senso dice altrove che pochi sono gli eletti? ln ogni generazione vi
GCS 41, 2 55, l 6s.}: Sed quo modo alibi dicit, quod pauci sunt electi? sono pochi eletti, ma quando Dio visiterà il mondo, riuniti tutti insie-
Per diversas enim generationes pauci electi sunt, simul vero con- me, saranno molto numerosi. Segue: e siederanno a mensa, non
gregati in tempore visitationis multi invenientur. Sequitur sedendo fisicamente, ma riposando spiritualmente; non bevendo tem-
«Et recumbent», non carnaliter iacentes, sed spiritualiter requie- poralmente, ma banchettando eternamente con Abramo, Isacco e
scentes; non temporaliter potantes, sed aeternaliter epulantes Giacobbe nel regno dei cieli, dove ci sono la luce, l'esultanza, la glo-
«cum Abraham, Isaac et Iacob in regno caelorum», ubi lux, exul- ria e la longevità della vita eterna. GIROLAMO: Poiché il Dio di
tatio, gloria, et longaevitas vitae aeternae. HIERONYMUS [ibid.}: Abramo, creatore del cielo, è il Padre di Cristo, per questo nel regno
Quia autem Deus Abraham caeli conditor, Pater Christi est, idcir- dei cieli si trova anche Abramo, col quale siederanno a mensa le
co in regno caelorum est et Abraham, cum quo accubiturae sunt nazioni che hanno creduto in Cristo Figlio del Creatore.
nationes quae crediderunt in Christum Filium Creatoris. AGOSTINO: Come poi vediamo i cristiani chiamati al convito celeste,
AuGUSTINUS, De verb. Dom. [ibid.]: Sicut autem videmus Chri- dove ci sono il pane della giustizia, la bevanda della sapienza, così
stianos vocatos ad caeleste convivium, ubi est panis iustitiae, potus vediamo anche i Giudei dannati; per cui segue: mentre i figli del regno
sapientiae, ita videmus et ludaeos reprobatos; unde sequitur «Filii verranno gettati nelle tenebre esteriori; ossia i Giudei che ricevettero la
autem regni eicientur in tenebras exterioreS»: Iudaei scilicet, qui le- legge, che celebrano la figura di tutte le cose future, e tuttavia non
gem acceperunt, qui celebrantfiguras omniumfùturorum, qui tamen hanno riconosciuto le cose presenti. GrROLAMO: Oppure chiama figli del
praesentia non agnoverunt. HJERONYMUS [ibid.]: Vel fìlios regni dicit regno i Giudei, poiché in loro Dio prima regnava. CRISOSTOMO: Oppure
Judaeos, quia in eis Deus ante regnavit. CHRYSOSTOMUS, In Matth. chiama figli del regno coloro per i quali il regno era stato preparato.
[ibid.}: Vel filios regni eos dicit quibus regnum erat praeparatum.
664 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 10-13 665

AUGUSTINUS, Contra Faustum [16,24, PL 42,332}: Si ergo non com- AGOSTfNO: Se dunque Mosè non ha raccomandato al popolo altro
mendavit Moyses populo Israel Deum, nisi Deum Abraham, Isaac et culto se non il culto di Abramo, Isacco e Giacobbe, e Cristo non ne
lacob, eumque ipsum Christus commendat; non est conatus illum ordina alcun altro, non si può accusarlo di averli voluti distogliere dal
populum avertere a Deo suo; sed ideo minatus est eos ituros in loro culto antico. Non li minaccia di essere precipitati nelle tenebre
tenebras exteriores, quod aversos videret eos a Deo suo, in cuius esteriori se non perché li ha visti avversi a quel Dio nel cui regno ci
regno Gentes vocatas ex toto orbe terrarum recubituras dicit cum mostra che tutte le nazioni sono chiamate, sedendosi alla mensa di
Abraham, Isaac et Iacob: non ob aliud quam quod fidem tenuis- Abramo, Isacco e Giacobbe, per il solo motivo di avere avuto la fede
sent Dei Abraham. lsaac et Jacob: quibus non quasi in morte cor- di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. A questi padri il Signore dà la
rectis, ve/ post passionem suam iustificatis testimonium Dominus sua testimonianza non come se si fossero convertiti dopo la sua
perhibeat. HIERONYMUS [ibid.]: Tenekrae autem ext~rior~s dicun- morte o abbiano ri cevuto la giustificazione dopo la sua passione.
tur, quoniam qui a Domino expellitur foras, relznqult lumen. GIROLAMO: Sono dette tenebre esteriori poiché chi è gettato fuori dal
HAYMO [hom. 19, PL 118,146B]: Quid autem ibi passuri sint, Signore abbandona la luce. AIMONE: Che cosa poi patiranno là,
manifestat cum subdit «lbi erit jletus et stri~o~ dentium». Per lo manifesta quando dice: là sarà pianto e stridore di denti. Infatti
metaphoram enim membrorum poenas descnbzt tormentorum: con la metafora delle membra esprime le pene dei tormenti: infatti gli
solent enim oculi fumo tacti lacrymas producere, dentes vero a occhi toccati dal fumo sono soliti produtTe lacrime, e i denti stridore
nimio frigore stridere. Ostenditur ergo quod reprobi in inferno et per l'eccessivo freddo. Si mostra dunque che i reprobi nell'inferno
calorem intolerabilem et frigus sustinebunt, secundum illud saranno soggetti a un calore intollerabile e al freddo, secondo le parole
lob (24, 19): «Transient ab aquis nivium ad calorem ~imium». (Gb 24, 19): <<Passeranno dalle acque delle nevi a un calore eccessivo».
HIERONYMUS [ibid.}: Si autem jletus oculorum est, et strzdor den- GIROLAMO: Ora, se il pianto è negli occhi e lo stridore di denti mani-
tium ossa demonstrat, vera est c01porum et eorumdem membro- festa le ossa, è vera la risurrezione dei corpi e di tutte le membra che
rum quae ceciderant resurrectio. RA!JANUS [ibid.]: Ve/ stridor den- periscono. R ABANO: Oppure questo stridore di denti mostra l'affetto
tium prodit indignantis ajfectum, eo quod sero wzumquemque poe- del rimorso, il pentimento che viene troppo tardi e l'auto-accusa che
niteat, sera sibi irascatur, quod tam pertinaci improbitate deliquit. si è peccato con tanta ostinata malvagità. REMIGIO oppure diversa-
REMIG!US vel a/iter [non occ.]: Tenebras exteriores appellat exte- mente: Chiama tenebre esteriori le nazioni straniere; per quanto infat-
ras nationes: quantum enim ad historiam attinet, praedicit ti riguarda la storia, il Signore predice con queste parole la fine dei
Dominus his verbis interitum Judaeorum, quoniam propter infide- Giudei, poiché per l'incredulità dovevano essere fatti prigionieri e
litatem ducendi erant captivi, et dispergendi per diversa regna dispersi nei diversi regni della terra: il pianto infatti suole essere pro-
terrarum: jletus enim ab igne solet fieri, stridor dentium a /rigore. vocato dal fuoco, e lo stridore dei denti dal freddo. Si assegna dunque
Jllis ergo adscribitur jletus qui in calidi~ribu_s _Locis ha?i~ant, si~1.1t il pianto a coloro che abitano nei luoghi più caldi, come nell'India e
in India et Aethiopia; stridor vero denttum tilt~ ads~rzbitur qui _m nell'Etiopia, mentre lo stridore dei denti viene attribuito a quanti di-
frigidioribus locis commorantur, sicut est Hzrc~n~a et Scyt~~a. morano in luoghi più freddi, come I' lrcania e la Scizia. CRISOSTOMO:
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Ne quis autem ex1stunet blandL11a- Affinché poi uno non pensi che queste parole dette fossero un vano
rum esse haec verba quae dieta erant, credere facit signo; unde complimento, le conferma con un segno, per cui segue: E Gesù disse
sequitur «Et dixit Jesus centurioni: Vade, et sicut credidistif!at tib~»-. al Centurione: Va', e sia fatto a te come hai creduto. RABANO: Come
RA BA NUS [ibid.}: Quasi dicat: Secundum mensuram .ftdei_ fiat t1b1 per dire: secondo la misura della fede ti sia fatta anche questa grazia.
et ista gratia. Potest autem meritum Domini ~tian1: f~m~tlis suffi·a- Poiché il merito del Signore può essere comunicato anche ai suoi servi
gari, non solum merito fidei, sed etiam studzo d1sc1plmae'.· ~nd~ non solo per il merito della fede, ma anche per l' impegno della vita, per
sequitur «Et sanatus est». ClfRYSOSTOMUS, In Matth. (tbt1.J. cui segue: e fu guarito. CRISOSTOMO: Qui ammira la rapidità: infatti non
Ubi velocitatem admirare: neque enim solum curare, sed mopma- solo il guarire, ma anche il fare ciò inaspettatamente e in un istante
te et in momento temporis hoc facere, virtutem Christi ostendebat. mostrava la potenza del Signore.

l
666 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 10-13 667

ÀUGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 62,2, PL 38,416]: Sicut AGOSTINO: Come infatti il Signore non entrò fisicamente nella casa
enim Dominus domum Centurionis corpore non intravit, sed del centurione, ma, assente con il corpo e presente con la maestà,
absens c01pore, praesens maiestate, puerum sanavi!, sic et in solo risanò il servo, così anche fu presente con il corpo nel solo popolo giu-
Judaico populo corpore fuit; apud alias autem gentes, nec de vir- daico, mentre nelle altre Genti né nacque da una vergine, né patì, né
gine natus est, nec passus est, nec humana pertulit, nec divina portò il peso dell'umanità, né fece miracoli divini, e tuttavia si adempì
mirabilia fecit; et tamen impletum est quod dictum erat ciò che era stato detto (Sal 17, 44-45): «Un popolo che non conoscevo
(Ps. 17, 44-45): «Populus quem non cognovi, servivi! mihi; in mi ha servito, e nell'udirmi mi ha obbedito». Infatti il popolo giudaico
auditu auris obedivit mihi». Judaea enim gens cognovit, et cruci- lo conobbe, e lo crocifisse; il mondo intero lo udì, e credette.
fixit; orbis terrarum audivit, et credidit.
668 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 14-15 669

VERSUS 14-15 VERSETTI 14-15

Et, cum venisset lesus in domum Petri, vidit socrum eius Ed essendo venuto Gesù alla casa di Pietro, vide la sua
iacentem et febricitantem, et tetigit manum eius et dimisit suocera a letto e con la febbre, e toccò la sua mano e la feb-
eam febris, et surrexit et ministrabat eis. bre la lasciò, e si alzò e li serviva.

RABANUS [GLOSSA, PL 162, J 322C}: Postquam ostendit RABANO [GLOSSA]: Matteo, dopo aver mostrato con il lebbroso
Matthaeus per leprosum totum genus humanum sanatum, et in tutto il genere umano risanato, e con il servo del centurione la guari-
servo Centurionis gentilis populi sanationem, consequenter per gione del popolo pagano, di conseguenza con la suocera di Pietro
socrum Petri designat curationem synagogae, cum dicit «Et cum designa la guarigione della sinagoga, quando dice: Ed essendo venuto
venisset Iesus in domum Petri». Prius autem narrat de servo, quia Gesù alla casa di Pietro. Prima però narra del servo, poiché ci fu un
maius miraculum fuit, et maior gratia in Gentili converso; ve/ quia miracolo maggiore e una maggiore grazia nella conversione del
in fine saeculi synagoga est plenarie convertenda, cum plenitudo Pagano; o perché alla fine del mondo Israele dovrà convertirsi total-
Gentium subintraverit. Domus autem Petri in Bethsaida erat. mente, quando entrerà la pienezza delle genti. Ora, la casa di Pietro
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {27,1 , PG 57,343}: Sed cur intravit in era a Betsaida. CRISOSTOMO: Ma perché è entrato nella casa di Pietro?
domum Petri? Mihi videtur cibum assumpturus; unde sequitur A me sembra per prendere cibo, per cui segue: e si alzò e li serviva.
«Et surrexit, et ministrabat eis». Apud discipulos enim divertebat Infatti egli si intratteneva con loro per onorarli e aumentare il loro
honorans eos, et avidiores ex hoc faciens. Attende autem Petri ad zelo. Ora, nota il rispetto di Pietro per Cristo: avendo infatti in casa la
Christum reverentiam: habens enim socrum domi febricitantem, suocera con la febbre non lo condusse alla casa, ma aspettò che egli
non traxit eum in domum, sed expectavit doctrinam compleri, et terminasse il suo insegnamento e curasse gli altri. Dall'inizio infatti
alios curari. Ab exordio enim erudiebatur quae aliorum erant sibi era stato istruito su quali cose altrui andassero anteposte alle proprie.
ipsi praeponere. Quocirca neque ipse eum inducit, sed Christus Per cui non lo spinge egli stesso, ma Cristo si reca spontaneamente,
spante adivit, postquam dixit Centuria: «Non sum dignus ut intres dopo che il centurione ha detto: «Non sono degno che tu entri nella
sub tectum meum», monstrans quantum largiebatur discipulo. Non mia casa», mostrando quanto elargiva al discepolo. Non disdegnò di
est autem dedignatus sub vilia tuguria piscatorum intrare, erudiens entrare sotto vili tuguri di pescatori, insegnando a disprezzare ogni
per omnia humanum conculcare tumorem. Et quandoque solum orgoglio umano. E talora guarisce con le sole parole, talora invece
verbis curat, quandoque autem etiam manum extendit: unde et hic stende la mano; per cui anche qui si dice: e toccò la sua mano, e la
dicitur «Et tetigit manum eius, et dimisit eam febris». Non enim febbre la lasciò. Infatti non voleva fare sempre miracoli con sovrab-
volebat semper cum superabundantia miracula facere: oportebat bondanza di segni, poi ché bisognava talvolta restare nascosti.
enim interim latere. Tangens autem corpus, non febrem extinxit Toccando però il corpo, non solo estinse la febbre, ma rese anche la
solum, sed et puram tribuit sanitatem. Quia enim aegritudo curabi- perfetta salute. Poiché infatti la malattia era curabile, con le modalità
lis erat, modo curationis suam virtutem ostendebat, faciendo quod
della sua guarigione mostrava la sua potenza, facendo ciò che supera
ars medicinalis non operatw; ut scilicet simul perfectam restituat
l'arte medica, restituendo cioè insieme la perfetta salute; per cui
sanitatem; unde Evangelista hoc innuens dicit, quod «surre.xit, et
l'Evangelista accennando a ciò dice che si alzò e li serviva.
ministrabat eis». HIERONYMUS [PL 26,52B}: Natura enim hominum
istiusmodi est ut post febrem magis lassescant corpora; et incipiente GIROLAMO: Infatti la natura degli uomini è tale che dopo la febbre gli
sanitate, aegrotationis mala sentiant. Verum sanitas quae confertur uomini si indeboliscono maggiormente, e riprendendo la salute sento-
a Domino, tota simul redit; nec sufficit esse sanatum, sed ut epitasis no i mali dell'infermità. Invece la salute che è conferita dal Signore
fortitudinis indicetur, additum est «surrexit, et ministrabat eis». ritorna tutta insieme; né basta essere risanati, ma per indicare l'inten-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: In hoc ergo quod dicitur, quod sità della fortezza è stato aggiunto : si alzò e li serviva. CRISOSTOMO:
«surrexit, et ministrabat eis», et Christi virtutis signum est, et ajfec- Nelle parole si alzò e li serviva c'è il segno della virtù di Cristo e l'af-
tus quem mulier erga Christum ostendebat. fetto che la donna mostrava verso Cristo.
Capitolo 8, versetti 14-15 671
670 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

BEDA: In senso mistico la casa di Pietro è la legge o la circoncisione·


la suocera ~ la sinagoga, che in un certo senso è madre della Chies~
BEDA [hom. 2,8, PL 92,41C}: Mystice autem domus Petri, Lex
ve/ circumcisio est: socrus est synagoga, quae quodammodo est af?d~~ a Pietro. questa ha la febbre poiché è presa dalle vampe del-
mater Ecclesiae Petro commissae. Haec febricitat, quia invidiae l' mv1d1a, pers_egmtando la Chiesa; e il Signore tocca la s ua mano
aestibus laborabat, persequens Ecclesiam: cuius manum Dominus quando cambia le sue opere carnali in opere spirituali. R EMIGIO:
tangit, quando carnalia eius opera in spiritualem usum convertit. ~ppure nella suocera di Pie~ro si può intende~·e la legge, che secondo
REMJGJUS [non occ.]: Ve/ per socrum Petri potesi intelligi /ex, quae 1 Apostolo ~ra 1!1alata a motivo dell a carne, c10è del giudizio carnale.
secundum Apostolum infirmabatur per carnem, idest carnalem ~a. q_uando 11 Signo~·e, mediante il mistero dell'incarnazione, apparve
intelligentiam. Sed cum Dominus per mysterium incarnationis visi- v1~1b1lmente n~l~a sinagoga, e a?empì con _ l 'opera la legge, e insegnò
bilis in synagoga apparuit, et opere legem implevit, et spiritualiter a_ mtenderla spmtualmente, subito e~sa, unita alla grazia del Vangelo,
intelligendam docuit, mox ipsa sociata gratiae Evangelii, tantum ricevette tanta forza che, mentre pnma era serva della morte e della
robur accepit, ut quae Juerat ministra mortis et poenae, postmo- pe~a, dopo lo divenne della vi ta e del~a gloria. RABANO: Oppure ogni
dum fieret vitae et gloriae. RABANUS [PL 107,861B]: Ve/ unaquae- a01ma che combatte contro le concupiscenze della carne è come arsa
que anima, quae carnis concupiscentiis militai, quasi febribus dalla febbre; ma, toccata dalla mano della misericordia divina si
aestuat; sed manu misericordiae divinae tacta convalescit, et per rafforza, e con i freni della continenza respinge la lascivia d~lla
continentiae frena carnis /asciviam constringit, et membris quibus carne,_ e ~o~ le membra mediante le quali serviva all'impurità serve
servierat immunditiae, servit iustitiae. HILARIUS [PL 9,956A): alla gtushz1~. I LARIO_: Oppure nella suocera di Pietro bisogna ricono-
Ve/ in socru Petri vitiosa infidelitatis aestimatur ajfectio, cui adia- scere la cattl~a pass1?ne ?ell ' incr~dulità, a cui si aggiunge la libertà
cet libertas voluntatis, quae nos sibi quadam coniugii societate del!a ~o lont~, che c1 urus~e a se come con un certo matrimonio.
coniungit. Ergo ingressu Domini in Petri domum, idest in corpus, ~umdt co~ 1 rngre~s? de_ ! Signor~ nella cas_a di Pietro, cioè nel corpo,
curatur infidelitas peccatorum calore aestuans, et salvata officii e curata I '.nc~eduh_ta dei peccah che brucia per il calore; e, liberata
famulatu ministrai. dal male, I amma st consacra al servizio del Signore.
AuGUSTINUS, De cons. ev. {2,21,51, PL 34,1101]: Hoc autem . AGOSTINO: Matteo non ha espresso quando avvenne questo miracolo
quando factum sit, idest post quid ve/ ante quid, non expressit cioè _dopo che c~sa o prima di che cosa: infatti una cosa riferita dop~
Matthaeus: non enim p ost quod narratur, post hoc etiam factum ~on e detto_~he sia ~nche avvenuta dopo; tuttavia si intende che qui ha
necesse est intelligatur: nimirum tamen iste hic recoluisse intelligi- nassu~to c10 che pnma av~va o~~sso. Infatti Marco narra qui questo
tur quod prius omiserat. Nam id Marcus hic (1,29-31) narrat ante- avvenimento (1, 29-3 1) pnma d1 ricordare la guarigione del lebbroso
quam il/ud de mundato leproso commemoret, quod post sermonem che_ sembr~ avere interposto dopo il discorso tenuto sul monte di cui
in monte habitum, de quo ipse tacuit, videtur interposuisse. Jtaque egh ha taciuto. _Co_sì anche Luca (4, 38-39) colloca questa guarigione
et Lucas (4,38-39) hoc post Jactum narrat, de socru Petri, post della suocera dt Pietro dopo la stessa circostanza di Marco· e anche
quod et Marcus: ante sermonem etiam quem prolixum interposuit, d?po un lungo discorso del Signore, che può anche sembrar; lo stesso
qui potest idem videri quem dicit habitum in monte Matthaeus. ~1 qu~llo d~lla ~ontagn~ riferito da Matteo. Ma che importa il luogo e
Quid autem interest, quis quo loco ponat, sive quod ex ordine ine- I ordme det fatti? Che importa che un Evangelista metta adesso ciò
rit, sive quod omissum reco lit, sive quod postea factum ante eh~ ha appena om~so, o che metta davanti ciò che era posteriore, pur-
praeoccupat, dum tamen non adversetur eadem alia narranti, nec che tale fatt~, cosi collocato, non contraddica in nulla un altro fatto
sibi nec alteri? Quia enim nullius in potestate est res opportune narr~to da lm o da un altro autore? Non è in potere di un uomo ricor-
cognitas quo quisquam ordine recordetur, satis probabile est quod darsi p~r ordine di ciò che egli tuttavia conosce molto bene ed è molto
unusquisque Evangelistarum eo se ordine credidit debuisse narrare, probabile che ogni Evangelista abbia creduto di dover r~ccontare le
quo voluisset Deus ea quae narrabat, eius recordationi suggerere. f,ose _nell'ordine che Dio di volta in volta gli suggeriva. Per cui dove
Quapropter ubi ordo temporum non apparet, nihil nostra interesse ord1~e del te~po non appare non ci deve interessare quale ordine di
debet quem narrandi ordinem quilibet eorum tenuerit. narrazione ogru Evangelista abbia seguito.
672 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 16-17 673

VERSUS 16-17 VERSETTI 16-17

Vespere autem facto obtulerunt ei multos daemonia Venuta dunque la sera gli portarono molti indemoniati, e
habentes, et eiciebat spiritus verbo et omnes male haben- scacciava gli spiriti con la parola e curò molti afflitti dal male
tes curavit, ut adimpleretur quod dictum est per lsaiam affinché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia~
prophetam dicentem, «Ipse infirmitates nostras accepit et «Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie».
aegrotationes nostras portavit».
CRISOSTOMO: Poiché la moltitudine dei credenti era già aumentata,
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [2 7,1, PG 57,345]: Quia multitudo
e nonostante il passare del tempo non voleva staccarsi da Cristo, gli
credentium erat iam aucta, neque tempore impellente a Christo
portano dei malati alla sera, per cui si dice: Venuta dunque la sera gli
abscedere patiebantur, vespere ei infirmos adducunt; unde dicitur
« Vespere autem facto obtulerunt ei daemonia habentes». portarono molti indemoniati. AGOSTINO: Le parole: Venuta dunque la
AUGUSTTNUS, De cons. ev. [2,22,53, PL 34,1102]: Per hoc autem sera mostrano che è la sera dello stesso giorno, mentre le parole:
quod dicit «Vespere autem facto», ad eiusdem diei tempus hoc Venuta la sera non indicherebbero necessariamente lo stesso giorno.
pertinere satis indicatur, quamvis necesse non sit, ubi dicitur REMIGIO: Cristo, il Figlio di Dio, l'autore della salvezza umana, la
« Vespere facto», eiusdem diei vesperum accipere. REMIGJUS fonte e la sorgente di tutta la bontà, forniva la medicina celeste, per
[non occ.]: Christus autem Dei Filius auctor humanae salutis, cui segue: e scacciava gli spiriti con la parola e curò molti afflitti dal
fons et origo totius pietatis, caelestem medicinam tribuebat; unde male. Infatti respingeva i demoni e le malattie con la sola parola, in
sequitur «Et eiciebat spiritus verbo, et omnes male habentes curavit». modo che con questi segni e potenti parole egli potesse mostrare che
Daemones enim et morbos solo verbo repellebat, ut his signis et era venuto per la salvezza del genere umano. CRISOSTOMO: Osserva
virtutibus ostenderet se ad salutem generis humani venisse. quale grande numero di guariti gli Evangelisti scorrano, non riportan-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Intende autem quantam multitu- do il caso di ciascuno, ma con una sola parola riportando un mare
dinem curatam transcurrunt Evangelistae; non unumquemque ineffabile di miracoli. Affinché poi la grandezza del miracolo non
curatum enarrantes, sed uno verbo pelagus ineffabile miracu!o- susciti incredulità, avendo egli curato un così grande gruppo di perso-
rum inducentes. Ne autem magnitudo miraculi incredulitatem ne e così .svariate malattie in così breve spazio di tempo, l'Evangelista
immittat, si tantam plebem et varias aegritudines uno temporis presenta il Profeta che attesta le cose che avvenivano; per cui segue:
momento curavi!, inducit Prophetam attestantem his quae fiebant;
affinché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Egli ha
unde sequitur «Ut adimpleretur quod dictum est per Jsaiam
prophetam dicentem: Ipse infirmitates nostras accepit». RABANUS preso le nostre infermità. RABANO: Le ha prese non nel senso che
[PL 107,861D]: Non ut sibi haberet, sed ut nobis auferret; «et dovesse averle egli stesso, ma per po1tarle via da noi; e ha portato le
aegrotationes nostras portavit», ut quod pro imbecil/itate virium nostre malattie, in modo che ciò che noi non potevamo sopportare per
/erre non poteramus, il/e pro nobis portaret. REMIGJUS [non occ.}: la nostra debolezza, lo portasse lui per noi. REMIGIO: Poiché prese la
Quia humanae naturae infì.rmitatem ad hoc suscepit ut nos infir- debolezza della natura umana per rendere forti e robusti noi deboli.
mos Jaceret fortes atque robustos. HILARIUS [PL 9,956Cj: Et pas- IL~IO: E con la passione del suo corpo, secondo le parole del Profeta,
sione corporis sui, secundum Prophetarum dieta, infì.rmitates egli assorbì tutte le infermità della debolezza umana. OusosTOMO:
humanae imbeci/litatis absorbuit. CHRYSOSI'OMUS, In Matth. [ibid.}: Sembra però che ciò sia stato detto dal Profeta soprattutto riguardo ai
Hoc autem de peccatis magis a Propheta dictum esse videt~1: peccati: come mai dunque l'Evangelista lo dice dei mali del corpo?
Qua/iter igitur Evangelista de aegritudinibus hoc exponzt?
674 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 16-17 675

Sed sciendum, quod vel historiae hic testim~nium adaf!tavit, vel osten- Ma bisogna sapere che o egli ha adattato il testo alla storia, oppure
dit quoniam plures aegritudines ex p eccatls sunt ammarum: nam et intende inculcare che la maggior parte delle malattie del nostro corpo
ipsa morsa peccatis habet radicem. HIERONYMUS [PL 26,52C): ha origine dai peccati dell' anima, poiché la morte stessa ha la sua
Attendendum autem, quod omnes non mane, non meridie, sed ad radice nel peccato. GIROLAMO: Bisogna poi notare che tutti i malati
vesperam curantur, quando sol occubiturus est, et quando granum furono guariti non di mattina, né a mezzogiorno, ma piuttosto verso il
tritici in terram moritur, ut multos afferat fructus. RABA NUS tramonto, quando il sole sta per scomparire e quando il seme di grano
[ibid.]: Solis enim occubitus passionem et mortem designa~ illius muore nel terreno per portare molti frutti. RASANO: Infatti il tramonto
qui dixit (Io. 9,5): «Quamdiu sum in munda, lux sum m~ndw; qui del sole indica la passione e la morte di colui che disse (Gv 9, 5):
tempora/iter vivens in carne, paucos Iudaeoru~ ~ocuit; c.alcato «Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo»; il quale vivendo
autem regno mortis, omnibus per orbem Gentzhbus fidez dona temporalmente nella carne insegnò a pochi Giudei, ma avendo calpe-
promisit. stato il regno della morte promise i doni della fede a tutti i Gentili
sparsi nel mondo.
676 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 18-22 677

VERSUS J8-22 VERSETII 18-22

Videns autem /esus turbas multas c ircum se iussit ire Vedendo Gesù una grande folla intorno a sé, ordinò di pas-
trans fretum. Et accedens unus scriba ait il/i: M agister, sare all'altra ri va. E uno scriba avvicinando si gl i disse:
sequar te quocumque ieris. Et dicit ei lesus: Vulpes foveas Maestro, ti seguirò ovunque andrai. Gli dice Gesù: Le volpi
habent, et vo/ucres caeli nidos: Filius autem hominis non hanno le tane e gli uccelli del cielo i nidi, ma il Figlio dell'uomo
habet ubi caput reclinet. Alius autem de discipulis eius ait non ha dove posare il capo. Un altro dei suoi discepoli gli
il/i: Domine, p ermitte me primum ire et sepelire patrem disse: Signore, permettimi prima di andare a seppellire mio
meum; /esus autem ait il/i: Sequere me et dimitte mortuos padre; ma Gesù gli rispose: Seguimi, e lascia che i morti sep-
sepelire mortuos suos. pelliscano i loro morti.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {27,2, PG 57,345}: Quia Christus non CRISOSTOMO: Cristo, poiché non guariva solo il corpo, ma purifi-
solum corpora curabat, sed animam emendabat, et veram sapien- cava anche l'anima, desiderava mostrare la vera sapienza non solo
tiam monstrare voluit, non solum aegritudines solvendo, sed etiam curando le malattie, ma anche non facendo niente per ostentazione;
nihil ad ostentationemfaciendo; et ideo dicitur «Vìdens autem Iesus perciò si dice: Vedendo Gesù una grande folla intorno a sé, ordinò di
turbas multas circum se, iussit discipulos ire trans fretum». passare all'altra riva. Faceva ciò insegnandoci nello stesso tempo a
Faciebat autem hoc et simul moderata nos cupere docens, et invi- essere umili e mitigando l'ostilità dei Giudei e insegnandoci a non
diam iudaicam mitigans, et docens nos nihil ad ostentationem fare nulla per ostentazione. REMIGIO: Oppure fece questo come uno
facere. REMJGJUS [non ace.}: Ve/ hoc facit quasi homo volens tur- che desiderasse sfuggire la curiosità della folla. Essi infatti si stringe-
barum importunitatem declinare. Erant autem ei a.ffixi admirantes vano a lui in ammirazione, affollandosi per vederlo. Chi si sarebbe
eum, et videre ipsum vo/entes. Quis enim discederet a talia miracu- allontanato da uno che faceva tali mi racoli? Chi non avrebbe deside-
La operante? Quis non infaciem eius simplicem vellet videre, et os rato guardare ape1iamente il suo viso, e la bocca che diceva tali cose?
talia loquens? Si enim Moyses glorijìcatam faciem habebat, et Se infatti Mosè aveva un volto glorificato, e Stefano come quello di
Step hanus sicut Angeli, intellige communem dominatorem qualem un Angelo, comprendi come dovesse apparire bello il dominatore di
decens est tunc apparuisse,· unde Propheta dicit (Ps. 44,3):
tutte le cose; per cui il Profeta dice (Sai 44, 3): «Il più bello tra i figli
«Speciosus forma prae fìliis hominum». H ILARJUS [PL 9,957A]:
degli uomini». ILARIO: Ma non bisogna pensare che il nome di disce-
Discipulorum autem nomen non duodecim tantum Apostolis conve-
poli sia riservato solo ai dodici Apostoli, poiché noi siamo a cono-
nire aestimandum est: nam praeter Apostolos plures fuisse discipu-
los legimus. AVGVSTJNUS, De cons. ev. [2,22,53, PL 34,1103}: scenza di molti discepoli oltre ai dodici. AGOSTINO: È chiaro che il
Manifestum est autem alium esse diem quo iussit ire trans fretum, giorno in cui disse di attraversare il mare è un altro da quello succes-
non eum qui sequitur illum in quo socrus Petri sanata est, quo die sivo al giorno in cui guarì la suocera di Pietro, nel quale giorno
Marcus Lucasque eum in desertum exisse affirmant. CHRYSOSTOMUS, Marco e Luca dicono che usci verso il deserto. CRISOSTOMO: Osserva
In Matth. {ibid.}: Vide autem qua/iter turbas non simpfic~ter abi_cit, che egli non congeda le moltitudini, per non offenderle. Infatti non
ut non offendat. Non enim dixit: Recedile, sed ultra d1sc1pulos ws- disse: allontanatevi, ma ordinò ai discepoli di andare via di là, dando
sit abire, spem dans turbae eundi etiam illuc. speranza alle folle di potervi andare anch'esse.
REMJGIVS [non ace.}: Sed quid inter iussionem dei et transfreta- REMIGIO: Quanto accadde tra il comando dato dal Signore e la loro at-
tionem gestum sit, Evangelista studuit manifestare, cum ait «~t ~c­ traversata l'Evangelista si propone di raccontarlo in ciò che segue: E uno
cedens unus Scriba ait illi: Magiste1~ sequar te quocumque zeris». scriba avvicinandosi gli disse: Maestro, ti seguirò dovunque andrai.
678 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti J8-22 679

HIERONYMUS [PL 26,52D]: lste Scriba, qui tantum litteram nove- GIROLAMO: Questo scriba, che non conosceva altro che la lettera della
ra! occidentem, si dixisset: Domine, sequar te quocumque ieris, legge che perisce, se avesse detto: Signore, ti seguirò ovunque andrai,
non faisset repulsus a Domino; sed quia magistrum unum de plu- non sarebbe stato respinto dal Signore; ma poiché lo riteneva uno dei
ribus aestimat, et litterator erat (quod significantius graece dici- tanti maestri, ed era un uomo di lettere (che più espressivamente in
tur ypaµµa-rt:vr;, idest grammateus), et non spiritalis auditor, ideo greco si dice: grammatico), e non un ascoltatore spirituale, per questo
non habet locum in quo poss it Iesus reclinare caput suum. non c' è un luogo dove Gesù possa posare il suo capo. Ci si mostra
Ostenditur autem nobis, et ob hoc Scribam repudiatum, quod anche che lo scriba fu respinto perché vedendo la grandezza dei segni
signorum videns magnitudinem sequi voluerit Salvatorem, ut voleva seguire il Salvatore in vista del guadagno che ne derivava,
lucra ex operum miraculis quaereret; hoc idem desiderans quod desiderando la stessa cosa che Simon Mago voleva comprare da
et Simon Magus a Petra emere voluerat. CHRYSOSTOMUS, In Matth. Pietro. CRISOSTOMO: Vedi anche quanto grande è il suo orgoglio: si
[ibid.]: Vìde etiam quantus est tumor: ita enim advenit et locutus avvicina infatti e parla come disdegnando di essere annoverato nella
est sicut dedignans cum turba annumerari, sed ostendens quo- folla, e mostrando di essere superiore a molti. ILARIO oppure diversa-
niam super multos est ipse. HILARJVS {ibid.) vel a/iter: Iste Scriba mente: Questo scriba, che è uno dei dottori della legge, chiede se deve
qui est unus ex doctoribus legis, an sit secuturus interrogat, quasi seguirlo, come se non fosse espresso nella legge che questi era colui
lege non contineretur hunc esse quem utiliter sequatur. Igitur infi- che era utile seguire. Quindi, sotto la diffidenza dell'interrogazione,
delitatis affectum sub diffidentia interrogationis expressit: quia fidei esprime il sentimento dell'incredulità: poiché l'assunzione della fede
assumptio non interroganda est, sed sequenda. CHR YSOSTOMUS, non è oggetto di domanda, ma di sequela. CRISOSTOMO: Così Cristo
In Matth. [ibid.): Respondet autem ei Christus, non ad interrogatio- gli risponde non in base alle parole dell'interrogazione, ma in base
nem verborum, sed ad consilium obvians mentis; unde sequitur all'intenzione della mente; per cui segue: Gli dice Gesù: Le volpi
«Et dicit ei Iesus: Vulpes foveas habent, et volucres caeli nidos; Filius hanno le tane e gli uccelli del cielo i nidi, ma il Figlio dell'uomo non
autem hominis non habet ubi caput suum reclinet»; ac si dicat:
ha dove posare il capo. GIROLAMO: Come se dicesse: perché desideri
HIERONYMUS [ibid.) : Quid me propter divitias et saeculi lucra
seguirmi per le ricchezze e i guadagni del mondo, essendo io tanto
cupis sequi, cum tantae sim paupertatis, ut nec hospitiolum qui-
povero da non avere un piccolo alloggio, e fare uso di un tetto mio?
dem habeam, et tecto utar non meo? CHRYSOSTOMUS, In Matth.
CRISOSTOMO: Ciò non per mandarlo via, ma piuttosto per condannarlo
[ibid.): Hoc autem non erat avertentis, sed arguentis quidem
malum consilium, concedentis autem si vellet cum paupertatis per le sue cattive intenzioni , e allo stesso tempo permettendogli ,
expectatione sequi Christum. Et ut discas eius malitiam, audiens se voleva, di seguire Cristo con la prospettiva della povertà. E perché
hoc et correctus non dixit: Paratus s um sequi. A UGUSTINUS, tu apprenda la sua malizia, udendo questo ed essendosi corretto,
De verb. Dom. [serm. 100, 1,1, PL 38,603) vel aliter: «Filius homi- non disse: sono pronto a seguirti . AGOSTINO oppure diversamente:
nis non habet ubi caput suum reclinet», scilicet in fide tua. «Vulpes li Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo, cioè nella tua fede.
enim habent foveas», in corde tuo, quia dolosus es; <<Volatilia caeli Le volpi infatti hanno le tane, nel tuo cuore, poiché sei falso, e gli
habent nidoS», in corde tuo, quia elatus es. Dolosus et elatus non uccelli del cielo hanno i nidi, nel tuo cuore, perché sei superbo. Da
me sequeris: quomodo enim dolosus sequitur simplicitatem? falso e superbo non mi seguirai: in che modo infatti un falso può
GREGORJUS, Mor. [19,1, PL 76,96C] ve/ aliter: Vu/pes valdefraudu- seguire la semplicità? GREGORIO oppure diversamente: La volpe è un
/enta sunt animalia, quae in fossis ve/ specubus absconduntur; animale astuto, che si nasconde in tane, e quando viene all'aperto non
cumque apparuerint, nunquam rectis itineribus sed tortuo~is segue mai un sentiero diritto, ma va per meandri serpeggianti; gli uc-
anfractibus currunt; volucres vero alto volatu se sublevant. Nomme celli invece si alzano in un alto volo. Con le volpi dunque sono indi-
ergo vulpium dolosa atque fraudulenta, nomine autem volucrum cati i demoni insidiosi e astuti, con gli uccelli i demoni orgogliosi;
hae c eadem superba Daemonia designantur; ac si dicat: come se avesse detto: i demoni astuti e orgogliosi hanno la dimora nel
Fraudulenta et elata daemonia in corde tuo inveniunt habitationem tuo cuore, ma la mia umiltà non trova riposo in uno spirito orgoglioso.
suam; humilitas autem mea requiem in superba mente non invenit.
680 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 18-22 681

AuGUSTINUS, De q. ev. [1,5, PL 35,1365]: lntelligitur enim miracu- AGOSTINO: Egli fu spinto a seguire Cristo a causa dei miracoli, e que-
Lis motus, propter inanem iactantiam eum sequi vo/uisse, quam sto vano desiderio di gloria è espresso dagli uccelli; ma egli finse la
significant aves; finxisse autem discipuli obsequium, quae Jìctio sottomissione di un discepolo, e questo inganno è espresso dalle
vulpium nomine significata est. RABANUS [PL 107,862C}: Haerelici volpi. RABANO: Gli eretici che confidano nella loro astuzia sono indi-
autem in sua versutia confidentes significantur per vulpes, et mali- cati dalle volpi, mentre gli spiriti maligni sono espressi dagli uccelli
gni spiritus per volucres caeli, qui in corde ludaici populi foveas et dell'aria; le loro tane e i loro nidi, cioè le loro abitazioni, erano nel
nidos, idest domicilia habebant. cuore del popolo giudaico.
Sequitur «Alius autem de discipulis illius ait il/i: Domine, per- Segue: Un altro dei suoi discepoli gli disse: Signore, permettimi
mitte me ire primum, et sepelire patrem meum». HIERONYMUS prima di andare a seppellire mio padre. GIROLAMO: Che cosa vi è di
[ibid.]: Quid simile est inter Scribam et discipulum? Ille Magi- simile fra lo scriba e il discepolo? Quello lo chiama Maestro, questo lo
strum vocat, hic Dominum confìtetur. lste pietatis occasione ad riconosce come Signore. L'uno per pietà filiale gli chiede il pe1messo
sepeliendum patrem ire desiderat, i/le secuturum se 9uolibet ierit, di andare a seppellire suo padre, l'altro promette di seguirlo dovunque
promittit, non magistrum quaerens, sed ex magzstro lucrum. andrà, non cercando il maestro, ma il guadagno dal maestro. ILARIO:
HlLARIUS [ibid.]: /lle etiam discipulus non interrogat an sequatur; Il discepolo non chiede se deve seguirlo, poiché già credeva che si
iam enim sequi se oportere credidit; sed permitti sibi orat sepelire doveva seguirlo, ma prega che gli sia pennesso di seppellire il padre.
patrem. AUGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 100,1,1, ibid.]: AGOSTINO: Ma il Signore, quando prepara gli uomini al Vangelo, non
Dominus autem quando parai homines Evangelio, nullam excusa- vuole che venga interposta alcuna scusa tratta da questa pietà carnale e
tionem vult interponi carnalis huius temporalisque pietatis; et temporale, e quindi segue: Ma Gestì gli disse: Seguimi, e lascia che i
ideo sequitur «lesus autem dixit ei: Sequere me, et dimitte mor- morti seppelliscano i loro morti. CRISOSTOMO: Questo disse non con-
tuos sepelire mortuos SUOS)). CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.j: dannando l'affetto naturale per i genitori, ma mostrando che nulla
Hoc autem dixit non iubens contemnere amorem qui est ad paren- dovrebbe essere più vincolante per noi degli interessi del ciélo; che a
tes, sed monstrans quoniam nihil caelestibus negotiis nobis magis ciò noi dovremmo applicarci con tutti i nostri sforzi e non essere pigri,
necessarium esse oportet; quoniam cum toto studio his fungi per quanto necessarie e urgenti siano le cose che ci attraggono. Infatti
debemus, et neque parum tardare, etiam s i va/de invitabilia che cosa potrebbe essere più necessario del fatto di seppellire il padre?
et incitantia fuerint quae attrahunt. Quid enim magis necessarium Che cosa di più facile? Poiché non potrebbe richiedere troppo tempo.
erat quam sepelire patrem? Quid etiamfacilius? Neque enim tem- Ma così il Signore lo salvò da molti mali, pianto e lutto, e dalle cose
pus multum consumendum erat. Per hoc et~am eum D~minus che qui si aspettano. Infatti dopo la sepoltura era necessario esaminare
a multis malis eripuit: puta Luctibus et moeronbus, et ab h1s quae
il testamento, dividere l'eredità e altre cose dello stesso tipo; e cosl
hic expectantur. Post sepulturam enim necesse iam erat et
una pena dopo l'altra lo avrebbe traspo1tato, come le onde, lontano dal
testamenta scrutari, et haereditatis divisionem, et alia huiusmodi:
posto della verità. Ma se non sei ancora soddisfatto, fa' un'ulteriore
et ita jluctuationes ex jluctuationibus ~i succedentes, longe eu!n
a veritatis abducere portu potuerunt. St autem adhuc tumultuaris, riflessione: spesso non si fa conoscere a un malato la morte di suo
padre o di suo figlio o di sua madre, né gli si pennette di seguirlo fino
excogita quoniam multi infirmos non permittunt scir~, ne~
ad momentum sequi; etiamsi pater aut mater aut filzus stl al luogo della sepoltura; e ciò non è crudeltà, ma piuttosto il contrario.
qui defanctus est; nec ex hoc incusantur crudelitatis; sed contr~­ E sarebbe un male molto più grande trattenere qualcuno da una con-
rium crudelitatis esse. Et multo maius malum est abducere hom1- versazione spirituale, soprattutto quando vi sono altri per adempiere
nem a spiritualibus sermonibus, et maxime cum fuerint qui hoc queste tristi funzioni; c'erano infatti altri che potevano compiere la
compleant: erant enim qui completuri erant huius faneris sepultu- sepoltura; per cui dice: lascia che i morti seppelliscano i loro morti.
ram; unde dicit «Dimitte mortuos sepelire mortuos suos».
682 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 18-22 683

AUGUSTINUS, De verb. Dom. [ibid.}: Quasi dicat: Pater tuus mor- AGOSTTNO: Come se dicesse: tuo padre è morto, ma ci sono altri morti
tuus est. Sunt autem a/ii mortui, qui sepeliant mortuos suos, quia per seppellire i loro morti, poiché essi sono nell ' incredulità. CR1so-
infide/es sunt. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: In quo monstrat ST~MO: Ciò inoltre d_imostra che questo uomo morto non era suo; poi-
quoniam hic mortuus non erat eius: etenim qui defunctus erat, che, suppongo, colui che era morto apparteneva ai non credenti. Se ti
sicut aestimo, de numero infidelium erat. Si autem admiraris iuve- meravigli che in una questione cosi necessaria egli avesse dovuto
nem, quoniam pro negotio ita necessario interrogavit Iesum, et chiedere a Gesù il permesso e non sia andato via di propria iniziativa
non spontanee abiit, multo magis admirare quoniam et prohibitus meravigliati molto di più per il fatto che egli si attenne a quanto dett~
permansit: quod non erat ingratitudinis, cum non propter desi- da Gesù dopo c? e gli era stato proibito di allontanarsi; e ciò non fu
diam fecerit, sed ut non intercideret negotium magis necessarium. per mancai?za di affe~!o, ma affi_nché egli non dovesse interrompere
HILARIUS [ibid.]: Item quia accepimus in dominicae orationis exor- qu~_lc?s.a d1 ancora p1_u necessa~1 0. ILARI?: _Dato _che ci è insegnato,
dio ita primum precandum (6,9): «Pater noste1; qui es in caeliS», ali m1z10 della preghiera del Signore, d1 dire pnma: «Padre nostro
et in discipulo credentis populi persona est, admonetur quod che sei. nei ~ielj»,_ e poi_ché questo discepolo rappresenta le persone
pater sibi vivus in caelis est; deinde inter fidelem filium patrem- credenti, qm gh viene ncordato che egli ha un solo Padre in cielo e
que infidelem ius patemi nominis non relinqui. Admonuit etiam che tra un figlio credente e un padre non credente la relazione fili~le
non admisceri memoriis sanctorum mortuos infide/es, et etiam eos non ha valore. Noi siamo anche ammoniti sul fatto che i morti non
esse mortuos qui extra Deum vivunt: ut idcirco mortui sepeliantur credenti non vanno mescolati con le memorie dei santi e che sono
a mortuis: quia per Dei fidem vivos vivo oporteat adhaerere. mor?. an~he col_oro ~he,vivono al di fuori di Dio; e i mo~i sono sep-
Si autem mortuum sepelit mortuus, non debemus curam habere pelliti dai morti, po1che per la fede in Dio si addice ai vivi di stare
mortuorum, sed viventium; ne dum so/liciti sumus de mortuis, nos attaccati al Dio vivo. Ora, se un morto seppellisce un morto non
quoque mortui appellemur. GREGORIUS, Mor. [4,27, PL 75,663C}: dobbiamo avere cura dei morti, ma dei viventi: affinché m~ntre
Mortui etiam mortuum sepeliunt, cum peccatores peccatoribus siamo solleciti dei morti, non veniamo chiamati morti a;che noi.
favent. Qui enim peccantem laudibus prosequuntur, extinctum sub GREGORI?: I morti_ seppellis~ono ~ morti anche quando i peccatori pro-
verborum suorum aggere abscondunt. RABANUS [ibid.]: Notandum teggono 1 peccaton. Coloro mfatti che esaltano i peccatori con le loro
est etiam in hac sententia, quia aliquando minora bona praeter- lodi ?ascondono i mo1ti sotto un mucchio di parole. RABANO: Da ciò
mittenda sunt pro utilitate maiorum. AUGUSTJNUS, De cons. ev. possiamo prendere lo spunto per osservare che i beni minori devono
[2,23,54, PL 34,1103]: Quod autem Matthaeus dicit, tunc istud essere a volte abbandonati per assicurare dei beni più grandi.
gestum esse quando iussit ut irent trans fretum, Lucas vero ambu- AGOSTINO: Matteo riferisce che ciò avvenne quando egli diede l'ordi-
lantibus illis in via, non est contrarium; quia viam utique ambula- ne di andare dall'altra parte del lago, Luca invece che accadde men-
bant, ut venirent adfretum. tre _camminavano per strada; ma ciò non è una contraddizione, poiché
essi devono aver camminato lungo la strada per poter arrivare al lago.
684 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 23-27 685

VERSUS 23-27 VERSETTI 23-27

Et, ascendente eo in naviculam, secuti sunt eum discipu- E salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco
li eius. Et ecce motus magnus factus est in mari, ita ut navi- scatenarsi sul mare una tempesta così violenta che la barca era
cula operiretur f/uctibus; ipse vero dormiebat. Et accesse- ricoperta dalle onde; ma egli dormiva. E si avvicinarono a lui i
runt ad eum discipuli eius et suscitaverunt eum dicentes: suoi discepoli e lo svegliarono dicendo: Signore salvaci, siamo
Domine, salva nos, perimus. Et dicit eis lesus: Quid timidi perduti! E dice loro Gesù: Perché avete paura, gente di poca
estis, modicae fidei? Tunc surgens imperavit ventis et mari, fede? Allora alzatosi comandò ai venti e al mare, e si fece una
et facta est tranquil/itas magna. Porro homines mirati sunt grande bonaccia. Allora gli uomini si meravigliarono dicendo:
dicentes: Qualis est hic, quia venti et mare oboediunt ei? Chi è costui, al quale il vento e il mare obbediscono?

ORIGENE: Cristo, avendo compiuto molte cose grandi e meravi-


ORIGENES [hom. 3, GCS 41,257, 7s.]: Cum multa magna et
gliose sulla terra ferma, passa al mare in modo che anche là egli
miranda ostendisset Christus in terra, transit ad mare, ut ibidem
potesse mostrare il suo superiore potere, presentando se stesso davan-
excellentia opera demonstraret, quatenus terrae marisque
ti a tutti gli uomini come il Signore sia della terra che del mare; per
Dominum se esse cunctis ostenderet; unde dicitur «Et ascendente cui si dice: E salito sulla barca, i suoi discepoli Lo seguirono, non
eo in naviculam, secuti sunt discipuli eius»: non imbecil/es, sed deboli, ma forti e saldi nella fede. Cosi essi lo seguirono non tanto
firmi et stabiles in fide. Hi ergo secuti sunt eum, non tantum gres- camminando sulle sue orme, ma piuttosto accompagnandolo nella
s us eius sequentes, sed magis sa n ctitatem comitantes. santità. CRISOSTOMO: Egli prese i suoi discepoli con sé, e in una
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {28,1, PG 57,350}: A ccepit autem disci- barca, così che potessero imparare due lezion i: prima di tutto non
pulos secum et in navi, ut ad utraque eos erigerei: et ad hoc quod essere disorientati nei pericoli, poi considerare se stessi umili nell'o-
in periculis non stupescerent, et ad hoc quod in honoribus mode- nore. Affinché essi non dovessero pensare grandi cose di se stessi
rata de se autumarent. Ut enim non magna de se saperent, propter poiché egli li teneva con sé mentre rinviava gli altri a casa, permette
hoc quod aliis dimissis eos retinuerat; permittit eos jl.uctuari. che essi siano sballottati dalle onde. Quando si dovevano mostrare i
Ubi enim miraculorum ostensio erat, plebem permittit adesse; ubi miracoli, egli permette che la gente sia presente; dove invece le tenta-
autem tentationum et timorum arreptio, athletas orbis terrarum, zioni e le paure dovevano essere calmate, egli porta con sé soltanto
quos exercitaturus erat, hos solos assumit. ORJGENES [ibid., 9s.}: gli atleti del mondo, che avrebbe preparato per la lotta. ORJGENE:
Ingressus ergo naviculam fecit turbari mare; unde sequitur Perciò, salito sulla barca, fece sl che il mare si sollevasse: Ed ecco
«Et ecce motus magnus factus est in mari, ita ut navicula operire- scatenarsi sul mare una tempesta così violenta che la barca era rico-
tur jl.uctibus». Haec tempestas non ex se orta est, sed potestati perta dalle onde. Questa tempesta non si levò spontaneamente, ma
paruit imperantis, qui educit ventos de thesauris suis. Facta est obbedendo al potere di colui che dava l'ordine, che libera i venti dai
autem tempestas magna ut magnum opus ostenderetur: quia suoi depositi. Si levò una grande tempesta affinché fosse mostrata
quanto magis jl.uctus naviculae irruebant, tanto magis discipu/os una grande opera: poiché quanto più le onde si avventavano contro la
timor conturbabat, ut plus desiderarent se liberari per mirabilia barca tanto più il timore turbava i discepoli, in modo che desiderasse-
Salvatoris. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.} : Quia enim viderant ro maggiormente di essere liberati dal potere meraviglioso del
Salvatore. CRISOSTOMO: Essi avevano visto altri resi partecipi della
alios Christi beneficia accepisse; non autem similiter aliquis
mis~ricordia di Cristo, ma dato che nessun uomo ha una percezione
aestimat quae in alienis corporibus fiunt et quae in seipso; opor-
cosi grande delle cose che vengono fatte sulla persona di un altro
tuit per familiarem sensum eos potiri beneficiis Christi. Et ideo
come di ciò che viene fatto a lui stesso, era giusto che nei loro stessi
corpi essi sperimentassero la misericordia di Cristo. Perciò egli volle
686 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 23-27 687

voluit hanc fieri tempestatem, ut per liberationem. manifestiorem che si levasse questa tempesta in modo che nella loro liberazione essi
accipiant beneficii sensu'!'. Erat autem. ~aec turbatzo O:pus futura. potessero avere un più vivo senso della sua bontà. Questa tempesta
rum tentationum de quibus Paulus d1c1t (2 Cor. 1,8). «Nolo vos era un simbolo delle prove future di cui parla Paolo (2 Cor 1, 8):
«Non voglio che ignoriate, fratelli, che siamo stati oppressi oltre le no-
ignorare, fratr~s, quoniam gravati sumus supra virt~tern».
stre forze». Per dare dunque tempo al timore segue: ma egli dormiva.
Ut ergo daret tempus formidini, sequitur «Ipse vero dormiebat».
Se infatti la tempesta si fosse sollevata mentre era sveglio, o non lo
Si enim vigilante eo facta fuisset tempestas, ve/ non rogassent, avrebbero pregato, o non avrebbero creduto che egli avesse il potere
ve/ neque passe ipsum tale aliquid facer~ cre~erent. DRIGENES di placarla. ORIGENE: È una cosa mirabile e stupenda che si dica che
[ibid.]: Est autem res mirabilis et stupen~a: is qu~ numquam dormit colui che mai donne o sonnecchia dormiva. Dormiva ce1tamente con
neque dormitat, dormire dicitur. Dormzebat quidem corpore, sed il corpo, ma vegliava con la divinità, dimostrando che portava un vero
vigilabat deitate; demonstrans quia verum hu:nanum port~bat cor- corpo umano, che aveva assunto corruttibile. Egli dormiva con il
pus, quod corruptibile induerat. Corpore itaque do:miebat, .ut corpo in modo da far sì che gli Apostoli vegliassero e che noi non
Apostolos faceret vigilare, et ne omnes nos unqua.~ animo dorrn_w- dovessimo mai dormire con la nostra mente. I discepoli poi furono
mus. Tanto autem metu discipuli fuerant conterrztl, et pene ammo presi da una paura così grande, essendo quasi fuori di sé, che si preci-
alienati, ut irruerent in eum; et non modeste ac leviter suggererent, pitarono verso di lui e non lo svegliarono discretamente e lievemente,
sed turbulenter suscitarent eum; unde sequitur «Et accesserunt ad ma scuotendolo con violenza; per cui segue: E si avvicinarono a lui i
eum discipuli eius, et suscitaverunt eum ~icen~es:. Domin~, ~a/va no~, suoi discepoli e lo svegliarono dicendo: Signore salvaci, siamo perduti!
perimus». HlERONYMUS [PL 26,53C]: Hwus signz typum zn wna l~gi­ GIROLAMO: Abbiamo una prefigurazione di questo miracolo in
mus, quando ceteris periclitantibus ipse secu~s ~t, .et dormtt et Giona, che era sicuro mentre tutti erano in pericolo, e dormiva e
suscitatur. ORIGENES {ibid. , 8-21]: O veraces disczf!ult, salvatorem venne svegliato. 0RIGENE: O veri discepoli, voi avete il Salvatore con
vobiscum habetis, et periculum timetis? Vita vobzscum est, ~t de voi e temete il pericolo? Avete con voi la vita e vi preoccupate della
morte solliciti estis? Sed respondeant: Parvuli sumus, et adhuc infir- morte? Ma risponderanno: Siamo piccoli e ancora deboli, e per que-
mi, ideoque timemus; unde sequitur «Et dicit eis Iesus: quid timidi sto temiamo; per cui segue: E dice loro Gesù: perché avete paura,
estis modicae fidei? » quasi diceret: Si potentem me super terram gente di poca fede?, come se dicesse: Se mi avete conosciuto potente
sulla terra, perché non credete che anche in mare sono potente?
cog~ovistis, quare non creditis quia et in. m~ri pote~s simj Et ~i mo1:s E se c'è pericolo di morte, forse che non dovete affrontarlo con la
irrueret, nonne debuistis eam constant1sszme sustmere. Qui mod1-
massima fermezza? Chi crede poco sarà biasimato, chi non crede per
cum credit, arguetur; qui nihil credit, contem~etur. CHRY~OSTOlv!US, nulla sarà disprezzato. CRISOSTOMO: Se qualcuno dirà che non era un
In Matth. [ibid.}: Si autem aliquis dixe:it, quon~am nonfwt modicae segno di poca fede andare a svegliare Gesù, bisogna dire che era un
fidei, accedentes excitare Jesum; hoc szgnum fuit quod ~n decentem segno che non avevano una giusta opinione di lui: essi sapevano
de ipso opinionem habebant. Noverant enim_ quod excitatus pot~rat infatti che quando fosse stato svegliato avrebbe avuto il potere di
mare increpare; nondum autem quod dormzens. Propter hoc et1a1~ rimproverare le onde, ma non sapevano ancora che poteva farlo men-
neque praesentibus turbis hoc sign~n~fecit, ut.n?n accu.sentur 1~od1_­ tre dormiva. Per questo motivo egli non compi questo miracolo alla
cae fidei; sed discipulos solum acc1p1ens corrzgzt; etpnus so.lv1t tw.- presenza della moltitudini, affinché i discepoli non dovessero essere
bationem aquarum; unde sequitur «Tunc surgens zmperavit .v~nt1~ accusati per la loro poca fede, ma egli li prende in disparte per cor-
et mari, et /acta est tranquillitas magna». HIERONYMU~ [1b1d.]. reggerli, e prima calma l'in(uriare delle acque; per cui segue: Allora
Ex hoc autem loco intelligimus quod omnes creaturae sentiant crea- alzatosi comandò ai venti e àt mare, e si fece una grande bonaccia.
torem: quibus enim imperatur, sentiu~t imp~r~~tem: non error~ hae- GtROLAMO: Da questo brano comprendiamo che tutte le creature sono
reticorum, qui omnia putant animan~t~ ~ens1b1lza. e~se; se~ '!1~zestate soggette al creatore, e quelle a cui viene comandato sono soggetti
conditoris, quae apud nos insenszbzlza sunt, i/li sens1b1lza sunt. a colui che comanda. Non intendo dire, come sostengono alcuni ere-
tici, che l'intera creazione sia animata, ma che per la maestà del crea-
tore le cose che per noi sono insensibili per lui sono sensibili.
688 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 23-27 689

ORJGENES [ibid. 259,16-22}: lmperavit ergo ventis et mari; et de ORIGENE: Comandò dunque ai venti e al mare e a una grande tempe-
magno vento /acta est tranquillitas magna: decet enim magnum sta successe una grande calma: conviene infatti che chi è grande fac-
magna facere; et ideo qui prius magnifìce conturbavi! profundum cia cose grandi; cosi colui che prima aveva agitato le profondità del
maris, mmc iterum tranquillitatem magnam fieri iussit, ut discipu- mare, ora di nuovo comanda una grande calma, in modo che i disce-
li nimium conturbati magnifìce laetarentur. CHRYSOSTOMUS poli che erano stati troppo turbati potessero avere una grande gioia.
In Matth. [ibid.]: In hoc etiam ostenditur quia omnis confestin; crusosTOMO: Osserva anche che la tempesta viene calmata immedia-
tamente e interamente e non rimane alcuna traccia di agitazione, il
soluta est tempestas, et neque semita turbationis remansit; quod
che è al di là della natura, poiché quando una tempesta termina
quidem extraneum erat: cum enim natura/iter jluctuatio termina-
secondo il corso naturale l'acqua rimane ancora agitata per un po' di
tur, usque ad multum tempus aquae concutiuntur; sed hic simul tempo, mentre qui tutto si acquieta immediatamente. Così ciò che si
omnia solvebantur; ut quod de Patre dictum est (Ps. 106): «Dixit, dice del Padre (Sai I 06): «Ridusse la tempesta alla calma», Cristo lo
et stetit spiritus procellae», hoc Christus opere implevit: solo realizzò nell'opera: infatti sedò e frenò il mare con la sola parola e il
enim verbo et praecepto mare sedavit et refrenavit. A visu autem comando. Dal suo aspetto e dal sonno e per l'uso della barca i presenti
et a somno, et ex utendo navigio, qui aderant, eum hominem aesti- lo ritenevano soltanto un uomo, per cui si meravigliarono; e così
mabant: propter hoc in admirationem ceciderunt; unde sequitur segue: Allora gli uomini si meravigliarono dicendo: Chi è costui al
«Porro homines mirati sunt, dicentes: qualis est hic, quia venti et mare quale il vento e il mare obbediscono? GLOSSA: Il Crisostomo pone
obediunt ei?». GLOSSA [interi.] Chrysostomus ponit hanc litteram questa variante: Chi è quest 'uomo? Infatti il sonno e ciò che appariva
«Qualis est hic homo?». Somnus enim, et quod apparebat, homi- lo dimostravano uomo, ma il mare e la bonaccia lo dimostravano
nem demonstrabat; sed mare et tranquillitas Deum ostendebat. Dio. ORIGENE: Ma chi erano gli uomini che si meravigliavano? Non
ORJGENES [ibid., 260,24s.]: Sed qui homines mirati sunt? Non devi pensare che si intenda parlare degli Apostoli, poiché noi non tro-
putes hic Apostolos signifìcatos: nusquam enùn invenimus praeter viamo mai che i discepoli del Signore siano menzionati con disisti-
honorem cognominari Domini discipulos; sed semper aut Apostoli ma: essi sono sempre chiamati o Apostoli o Disce~oli. Si meraviglia-
aut Discipuli nominantur. Mirabantur ergo hi homines qui cum eo vano allora gli uomini che navigavano con lui, ai q~ali appaiteneva la
navigabant, quorum erat navicula. H1ERONYMUS [ibid.}: Si autem nave. GIROLAMO: Ma se qualcuno dovesse replicare che erano i
quis contentiose voluerit eos qui mirabantur fuisse discipulos, discepoli che si stupivano, noi risponderemo che giustamente si parla
respondebimus, recte homines appellatos, quia necdum noverant di loro come di «uomini», non avendo ancora essi conosciuto il pote-
potentiam Salvatoris. ORJGENES [ibid.}: Non autem interrogantes re del Salvatore. 0RIGENE: Non dicono però: Chi è costui? come
dicunt «Qualis est iste?». sed asserentes, quia iste talis est, cui interrogando, ma come osservando che egli è tale per cui i venti e il
venti et mare obediunt. «Qualis» ergo «est iste?» idest, quantus, mare gli obbediscono. Chi è dunque costui?, cioè quanto potente,
quam fortis, quam magnus? Jubet omni creaturae, et non super- quanto forte, quanto grande? Egli comanda a tutte le creature ed esse
greditur iussionem eius; soli homines resistunt, et ideo in iudicio non oltrepassano la sua legge; solo gli uomini disobbediscono e sono
darnnabuntu1'. quindi condannati dal suo giudizio.
Mystice autem omnes in sanctae Ecclesiae navicula cum Domi- In senso mistico: noi tutti siamo nella barca della Santa Chiesa e
no per hunc undosurn supernatamus mundurn. Ipse autem Do- stiamo viaggiando attraverso questo mondo tempestoso con il Signore.
rninus pio obdormit somno, patientiam nostram et impiorum poeni- li Signore dorme di un sonno misericordioso mentre noi soffriamo, e
tentiam expectans. HILARIUS [PL 9,958Cj: Ve/ dormit, eo quod aspetta il ravvedimento dei malvagi. ILARIO: Oppure egli dorme poi-
somno nostro consopiatur in nobis. Maxime autem id accidit ul a ché per la nostra ignavia si è addormentato in noi. Ciò avviene
Dea auxilium in periculi metu speremus: atque utinam ve/ spes soprattutto affinché noi possiamo sperare aiuto da Dio nelle paure del
690 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 23-27 691

sera confidat se periculum posse evadere, Christi intra se vigi/an- pericolo, e affinché anche una speranza tardiva confidi di poter sfug-
tis virtute. O RJGENES [ibid., 260,6-16}: Alacriter ergo accedamus gire al pericolo, per la virtù di Cristo che veglia all 'intemo. ORJGENE:
ad eum, cum Propheta dicentes (Ps. 43,23): «Exurge, quare obdor- Perciò co~riaI?o a lui, dicendo. col Profeta (Sai 43, 23): «Sorgi, per-
mis, Domine?». Et ipse imperabit ventis, idest Daemonibus, qui ché dorrm, Signore?». Ed egh comanderà ai venti, cioè ai demoni
concitant jluctus, idest principes huius mundi, ad persecutiones che agitano i flutti, cioè i principi di questo mondo, per perseguitare i
sanctis immittendas, facietque tranquillitatem magnam circa corpus santi,.e procu.rerà un~ grande calma nel corpo e nello spirito, pace per
et spiritum, pacem Ecclesiae, et serenitatem mundo. RABANus la Cluesa, quiete per 11 mondo. RA.BANO oppure diversamente: Il mare
[Pl 107,863C} ve/ a/iter: Mare est aestus saeculi; navicula quam è il tumulto del mondo; la barca in cui si trova Cristo va interpretata
Christus ascendit, intelligitur arbor crucis, cuius auxilio fide/es, tran- come l'albero della croce, con il cui aiuto i fedeli, avendo attraversa-
sactis mundi jl.uctibus, perveniunt ad caelestem patriam, quasi ad lit- to le onde del m?ndo, arri.vano alla patria celeste come a una spiaggia
tus securum, in qua Christus una cum suis ascendit; unde post ait sicura, dove Cnsto sale msieme con i suoi; per cui dice in seguito
(infra 16,24): «Qui vult venire post me, abneget semetipsum, et (Mt 16, 24): «Ch~ vuol venire_di~tro a me rinneghi se stesso, prenda
tollat crucem suam, et sequatur me». Cum ergo Christus in cruce la sua croce e m1 segua». Qu111d1 dopo che Cristo fu posto in croce
positus fuisset, motus magnus factus est: quia commotae sunt avvenne un gr~nde tumulto, essendo le menti dei discepoli turbate
mentes discipulorum de eius passione, et navicula operta est jluc- per la sua pass10ne, e la barca fu coperta dalle onde: poiché tutta la
tibus: quia tota vis persecutionis circa crucem Christifuit, ubi sci- forz~ della ~e~se~uzione fu riguardo alla croce di Cristo, dove egli
licet morte occubuit; unde dictum est «Ipse vero dormiebat». mon; per cui s1 dice: ma egli dormiva. li suo sonno era la morte. 1 di-
Suum dormire, mori est. Excitant autem discipuli Dominum, dum scepoli svegliano il Signore quando sono afflitti per la sua morte; essi
turbati morte, maximis votis resurrectionem quaerunt dicentes cercano di ottenere la sua risurrezione con intense preghiere, dicendo:
«Salva», resurgendo, quia «perimus», turbatione tuae mortis. Ipse Salvaci, risorgendo, poiché siamo perduti, per il turbamento della tua
vero resurgens increpat duritiam cordis eorum, ut alibi legitui: morte. Ma egli risorgendo rimprovera la durezza del loro cuore
«lmperavit» autem «ventis», quia diaboli superbiam stravit; come si legge altrove. Comandò poi ai venti, poiché rovesciò I~
imperavi! «mari», quia vesaniam Iudaeorum disiecit; «et /acta est superbia del diavolo; comandò al mare, poiché rese vana la malizia
tranquillitas magna», quia sedatae sunt mentes discipulorum visa dei Giudei; e si fece una grande bonaccia, poiché le menti dei disce-
resurrectione. GLOSSA [BEDA , PL 92,43B}: Ve/ navicula est poli si calmaro~o ved~ndo la sua ri surrezione . GLOSSA [BEDA]:
Ecclesia praesens, in qua Christus cum suis mare saeculi transit, Oppure la nave e la Cluesa p resente, nella quale Cristo attraversa il
aquas persecutorum compescit. Unde miremur, et gratias agamus. mare del mondo con i suoi, e placa le onde della persecuzione. Per
cui stupiamoci e rendiamo grazie.
692 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 28-34 693

VERSUS 28-34 VERSETTI 28-34

Et, cum venisset trans fretum in regionem Gerasenorum Ed essendo venuto al di là del mare nella regione dei Gerase-
occurrerunt ei duo habentes daemonia de monumenti~ ni, gli vennero incontro due indemoniati che uscivano dai se-
exeuntes, saevi nimis, ita ut nemo posset transire per viam polcri, furiosi al punto che nessuno poteva passare per quella
illam. Et ecce c/amaverunt dicentes: Quid nobis et tibi, lesu strada. Ed ecco che gridarono dicendo: Che cosa c'è fra noi e te,
fili Dei? Venisti huc ante tempus torquere nos? Erat autem Gesù, Figlio di Dio? Sei venuto prima del tempo a tormentarci?
non longe ab illis grex multorum porcorum pascens. C'era non lontano da loro una mandria di molti porci che pa-
Daemones autem rogabant eum dicentes: Si eicis non hinc scolava. I demoni lo scongiuravano dicendo: Se c i scacc i,
mitte nos in gregem porcorum. Et ait illis: /te. At il/i exeuntes mandaci in quella mandria di porci. E disse loro: Andate. Ed
abierunt in porcos, et ecce impetu abiit totus grex per prae- essi uscendo andarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si
ceps in mare, et mortui sunt in aquis; pastores autem fuge- precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti; i pastori fuggirono
runt et venientes in civitatem nuntiaverunt haec omnia et de e giunti in città annunziarono tutte queste cose e il fatto dei
eis qui daemonia habuerant. Et ecce tota civitas exiit obviam due indemoniati. Ed ecco, tutta la città uscì incontro a Gesù, e
lesu et, viso eo, rogabant ut transiret a finibus eorum. vistolo lo pregavano che si allontanasse dal loro territorio.

CllRYSOSTOMUS, In Matth. [28,2, PC 57,352}: Quidam homines CRJSOSTOMo: Alcuni uomini dicevano che Cristo era un uomo:
Christum hominem esse dicebant: venerunt daemones divinitatem vennero i demoni a proclamare la sua divinità, in modo che coloro
eius divulgantes, ut qui mare procellosum et rursus quietum non che non avevano visto il mare che infuriava e poi di nuovo calmo,
audierunt, daemones audirent clamantes; unde dicitur «Et cum potessero udire i demoni gridare; per cui si dice: Ed essendo venuto
venisset trans fretum in regionem Gerasenorum, occurrernnt ei al di là del mare nella regione dei Geraseni, gl; vennero incontro due
duo homines habentes daemonia». RABANUS [PL 107,866C]: indemoniati . R A BANO: Geras a è una città dell'Arabi a oltre i l
Gerasa urbs est Arabiae trans lordanem, iuncta monti Galaad Giordano, vicino al monte di Galaad, che è possedimento della tribù
quam tenui! tribus Manasse, non longe a stagno Tiberiadis, in qu~ di Manasse, non lontano dal lago di Tiberiade, in cui furono precipi-
porci praecipitati sunt. AUGUSTINUS, D e cons. ev. [2,24,56, tati i porci. AGOSTINO: 11 fatto poi che Matteo dica che gli indemonia-
PL 34,1104}: Quod autem Matthaeus duos dicitfuisse qui daemo- ti erano due, mentre Marco e Luca ne ricordano uno solo, va inteso
nia patiebantw; Marcus autem et Lucas unum commemorant, nel senso che uno era una persona conosciuta e famosa, per cui tutto
intelligas unum eorum fuisse personae alicuius clarioris et famo- quel paese era afflitto e per la cui guarigione c'era molta premura, in
sioris, quem regio il/a maxime dolebat, et pro cuius salute pluri- modo ch e la fama di questo miracolo fu molto più divulgata.
mum satagebat, de quo facti huius fama praeclarius fragravit. CRISOSTOMO: Oppure Luca e Marco scelsero di parlare di uno che era
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}:· Ve! Lucas et Marcus unum più gravemente afflitto, per cui esprimono la sua afflizione. Luca in-
eorum saeviorem elegerunt: unde et eius calamitatem exprimunt. fatti dice che egli ruppe le sue catene e fu p01iato nel deserto, mentre
Lucas en.im dicit, quod ruptis vin.culis agebatur in deserto; Marco dice che egli spesso si percuoteva con delle pietre. Ma nessu-
Marcus autem quia et lapidibus seipsum intercidebat; nec no dei due dice che ce n' era soltanto uno, il che sarebbe in contraddi -
tamen dicunt quoniam unus solus erat, ne Matthaeo contraria zione con Matteo. Il fatto poi che si aggiunge che uscivano dai
dicere viderentur. Per hoc autem quod subditw; «De monumentis sepolcri, allude a una credenza malefica, secondo cui le anime dei
exeun.tes», p erniciosum dogma imponere volebant, sci/ice! morti diventano demoni. Così molti indovini sono soliti uccidere dei
quod animae morientium daemones fiant; unde multi aruspicum bambini in modo da poter avere le loro anime che collabo1ino con loro;
occidunt pueros, ut animam eorum cooperantem habeant; propter per cui anche gli indemoniati gridano di essere l'anima di uno di loro.
quod et daemoniaci clamant, quoniam anima illius ego sum.
694 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 28-34 695

Non est autem anima defuncti quae clamat; sed daemon hoc Jìn- Ma non è l'anima dell'uomo morto che grida, bensì il demonio finge
git, ut decipiat audientes. Si enim in alterius corpus animam mor- ciò per ingannare gli ascoltatori. Poiché se l'anima di un uomo morto
tui possibi!e essei _in!rare, multo mag~·s in corpus suu~1 .. Sed neque ha il potere di entrare nel corpo di un altro, molto di più potrebbe
habet ratwnem, iniqua passam anzmam cooperarz iniqua sibi entrare nel suo stesso corpo. Ed è più irragionevole supporre che un'a-
facienti, ve/ hominem posse virtutem incorpoream in aliam tran- nima che abbia subito una crudeltà debba avere il potere di cambiare
smutare substantiam, scilicet animam in substantiam daemonis. un essere incorporeo in una sostanza di altro genere, per esempio l'a-
Neque enim in corporibus hoc machinari quis potest, ut in homi- nima umana nella sostanza di un demonio. Poiché anche nel corpo
nis corpus transmutet asini corpus: neque enim rationabile est ani- materiale ciò è al di là del potere umano, dato che, per esempio,
mam a corpore separatam hic iam oberrare. «lustorum» enim nessun uomo può cambiare il corpo di un uomo in quello di un asino.
.«animae in manu Dei sunt» (Sap. 3, 1); un de et quae puerorum. E non è ragionevole pensare che uno spirito disincarnato debba vaga-
neque enim malae sunt. Sed et quae peccatorum sunt, confesti;, re avanti e indietro sulla terra. Infatti «le anime dei giusti sono nelle
hinc abducuntur: et hoc manifestum est ex Lazaro et divite. Quia mani di Dio» (Sap 3, 1), per cui anche quelle dei bambini. Infatti non
vero nullus eos afferre audebat ad Christum propter saevitiam sono cattive. Invece quelle dei peccatori sono portate via da qui,
horum daemoniacorum, Christus ad eos vadit. Quae quidem come risulta chiaro dalla storia di Lazzaro e dell'uomo ricco. Poiché
però nessuno osava portarle a Cristo, a causa del furore di questi
eorum saevitia designatur, cum subditur «Saevi nimis, ita ut nemo
demoni, è Cristo che va verso di esse. E il loro furore è designato
posset transire per viam illam». Sed quia alios prohibebant per-
quando si aggiunge: furiosi al punto che nessuno poteva passare per
transire, obstruentem sibi viam invenerunt. Etenim jlagellabantur
quella strada. Ma poiché impedivano agli altri di passare, trovarono
invisibiliter, intolerabilia patientes ex Christi praesentia; unde
chi bloccava loro la via. Infatti erano flagellati invisibilmente, patendo
sequitur «Et ecce c/amaverunt dicentes: Quid nobis et libi, Jesu cose intollerabili per la presenza di Cristo; per cui segue: Ed ecco che
fili Dei?». H!ERONYMUS [PL 26,54A}: Non est autem voluntatis gridarono dicendo: Che cosa c'è fra noi e te, Gesù, Figl!o di Dio?
ista confessio, quam praemium sequitur confitentium: sed necessi- GIROLAMO: Questa non è una dichiarazione seguita da una ricompen-
tatis extorsio, quae cogit invitos. Velut si servi fugitivi post mul- sa per colui che l'ha pronunciata, ma un'estorsione della necessità,
tum temporis Dominum suum videant, nihil aliud nisi de verberibus che costringe coloro che non vogliono. Come uno schiavo fuggitivo,
deprecantur; sic et daemones cernentes Dominum in terris repente quando dopo molto tempo per la prima volta vede il suo padrone,
versari, ad eos iudicandos se venisse credebant. Ridiculum autem subito pensa di scongiurarlo di non usare il flagello, così i demoni,
putant quidam daemonia scire Filium Dei, et diabolum ignorare, vedendo il Signore che improvvisamente dimora sulla terra, pensava-
eo quod minoris malitiae sint isti quam i/le cuius satellites sunt, no che egli fosse venuto per giudicarli. È ridicolo ritenere che questi
cum omnis scientia discipulorum ad magistrum referenda sit. demoni conoscessero il Figlio di Dio mentre il diavolo non lo cono-
AUGUSTJNUS, De civ. Dei [9,21, PL 41,274}: Tantum autem inno- sceva, poiché la loro malvagità era minore della sua, dato che ogni
tuit eis Deus, quantum voluit; tantum autem voluit, quantum opor- malizia del discepolo va riferita al maestro. AGOSTINO: Dio era cono-
tuit. Innotuit ergo eis non per id quod vita aeterna est, et lumen sciuto da loro per quel tanto che a lui era gradito di essere conosciu-
quod i/luminal pios; sed per quaedam temporalia suae virtutis to, e a lui piaceva di essere conosciuto per quel tanto che era necessa-
effecta, et occultissimae praesentiae signa, quae angelicis spiriti- rio. Perciò egli era conosciuto da loro non per il fatto che egli è la
bus etiam malignis potius quam infirmitati hominum possunt esse vita eterna e la luce che illumina i buoni, ma per certi effetti tempora-
perspicua. HIERONYMUS [ibid.}: Sed tamen tam daemones quam li della sua potenza, e segni della sua presenza nascosta, che sono
diabolus suspicari magis Filiwn Dei quam nosse intelligendi sunt. visibili agli spiriti angelici benché cattivi, piuttosto che alla debolez-
AuGUSTINUS [Ps.], De q. vet. [66, PL 35,2261}: Quod autem dae- za della natura umana. GIROLAMO: Ma sia il diavolo che i demoni si
mones clamant «Quid nobis et libi, Iesu fili Dei?» magis ex suspi- può dire che abbiano piuttosto sospettato che saputo che Gesù era il
Figlio di Dio. AGOSTINO [Ps.]: Quando poi i demoni gridano: Che cosa
e 'è fra noi e te, Gesù, Figlio di Dio ?, bisogna credere che l'abbiano
696 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capito lo 8, versetti 28-34 697

detto più per sospetto che per conoscenza. «Se infatti lo avessero co-
ciane quam ex cognitione dixisse credendi sunt. «Si enim cogno-
nosciuto non avrebbero mai permesso che il Signore della gloria ve-
vissent, numquam Dominum g/oriae crucifìgi permisissent»
nisse crocifisso» (1 Cor 2, 8). REMIGIO [GLOSSA]: Ma tutte le volte che
(1 Cor. 2,8). R EMIGIUS {GLOSSA ord.}: Sed quotiescumque eius vir-
venivano tormentati dal suo potere, e lo vedevano compiere segni e
tute torquebantu1; et signa et miracula facientem videbant, aesti- miracoli, pensavano che fosse il Figlio di Dio; quando invece lo vede-
mabant eum esse Filium Dei: postquam videbant eum esurire, vano avere fame e sete e patire cose simili, dubitavano, e credevano
sitire et his similia pati, dubitabant, et credebant hominem purum. che fosse un semplice uomo. Bisogna considerare che anche i Giudei
Considerandum est, quod etiam ludaei increduli dicentes Chri- increduli, quando dicevano che Cristo scacciava i demoni nel nome di
stum in Beelzebub eiecisse daemonia, et Ariani dicentes eum esse Beelzebul, e gli Ariani dicevano che egli era una creatw-a, meritavano
creaturam, non solum iudicio Dei, sed etiam daemonum confes- una condanna non solo per il giudizio di Dio, ma anche per l'ammis-
sione damnari merentur, qui Christum Filium Dei dicunt. Recte sione dei demoni, che dichiaravano che C risto era il Figlio di Dio. Giu-
autem dicunt «Quid nobis et tibi, l esu fili Dei?» hoc est, nihil stamente poi dicono: Che cosa c'è fra noi e te, Gesù, Figlio di Dio?,
commune est nostrae malitiae et tuae gratiae: quia, secundum ossia, non c'è niente in comune fra la nostra malizia e la tua grazia;
Apostolum (2 COI: 6, 14) nulla societas est lucis ad tenebras. poiché, secondo l'Apostolo (2 Cor 6, 14), non vi è alcuna comunanza
CHRYSOSTOMUS, In Malth. {ibid.}: Ut autem non videretur adula- fra la luce e le tenebre. CRISOSTOMO: Affinché poi ciò non dovesse
tionis hoc esse, ab experientia clamabant, dicentes «Venisti ante venire considerato adulazione, gridavano come tentativo: Sei venuto
tempus torquere nos». AUGUSTINUS, De civ. Dei {8,23, PL 41,249): prima del tempo a tormentarci? AGOSTINO: O perché piombò su di essi
Si ve quia subitum illis fuit quod fu tu rum quidem, sed tardius opina- inaspettatamente ciò che essi aspettavano davvero, ma ritenevano più
bantur; sive quia p erditionem suam hanc ipsam dicebant, quia fie- distante; oppure perché essi pensavano che la loro perdizione consi-
bat ut eorum cognitio sperneretur; et hoc erat ante tempus iudicii, stesse in questo, che quando fossero stati riconosciuti sarebbero stati
quo aeterna damnatione puniendi sunt. H1ERONYMUS {ibid.}: Prae- disprezzati; e ciò prima del giorno del giudizio, quando doveva!lo esse-
sentia etiam Salvatoris tormenta sunt daemonum. CHRYSOSTOMUS, re puniti con la dannazione eterna. GIROLAMO: Poiché la presenza del
In Matth. {ibid.}: Non autem poterant dicere se non peccasse, Salvatore è un tonnento per i demoni. CRISOSTOMO: Essi non potevano
quia eos Christus invenerat mala operantes, et .facturam Dei dire di non avere peccato, poiché C risto li aveva trovati mentre giace-
punientes; unde aestimabant propter superabundantiam malorum vano nel male e detmpavano l'opera di Dio; per cui essi ritennero che
quae .fecerant, quod non expectaretur in eis tempus extremae per la loro maggiore malvagità il momento dell 'ultima punizione che
punitionis, quae erit in die iudicii. AUGUSTJNUS, De cons. ev. avveITà nel giorno del giudizio per loro non dovesse essere ritardato.
{2,24,56, PL 34,1104]: Quod autem verba daemonum diversimo- AGOSTINO: Benché le parole dei demoni siano riportate in vario modo
de ab Evangelistis sunt dieta, non habet aliquid scrupuli: cum ve/ dai tre Evangelisti, tuttavia ciò non rappresenta una difficoltà; poiché
in unam redigi sententiam, ve[ omnia dieta possint intelligi: nec tutte le parole trasmettono il medesimo significato, e si può supporre
quia pluraliter apud Matthaeum, apud alias autem singulariter che siano state tutte pronunciate. E nemmeno perché in Matteo si parla
/oquitur; cum et ipsi narrent, quod interrogatus quid vocaretw; al plurale mentre negli altri Evangelisti al singolare: poiché anche gli·
legionem se esse respondit, eo quod multa essent daemonia. altri due Evangelisti riferiscono che quando gli fu chiesto il suo nome
Sequitur «Erat autem non longe ab eis grex porcorum egli rispose: «legione», mostrando che i demoni erano molti.
multorum pascens. Daemones autem rogabant eum, dicentes: Segue: C'era non lontano da loro una mandria di molti porci che
Si eicis nos hinc, mitte nos in porcoS». GREGORJUS, Mm: {2,10, pascolava. I demoni lo scongiuravano dicendo: Se ci scacci, manda-
PL 75,563C]: Scit enim diabolus, quia quodlibet agere ex semeti- ci in quella mandria di porci. GREGORIO: Infatti il diavolo sa che da
pso non sufficit; quia nec per semetipsum in eo quod est spir!tus solo non ha il potere di fare nulla, poiché nemmeno per se stesso esi-
existit. REMIGIUS {non occ.}: Sed ideo non petierunt ut in hommes ste in quanto spirito. REMIGIO: Essi non chiesero di essere mandati
mitterentw; quia illum cuius virtute torquebantw; humanam spe- negli uomini poiché vedevano che colui dalla cui potenza erano tor-
ciem gestare videbant. Nec etiam p etierunt ut in pecora mitteren- turati esisteva in forma umana. E neppure chiesero di essere mandati
698 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 28-34 699

tur, quia p ecora, Dei praecepto, munda sunt animalia, et tunc in nelle pecore, poiché le pecore sono per ordinamento divino animali
templo Dei ojferebantur. Prae aliis autem immundis in porcos mondi, ed erano offerte nel tempio di Dio. Essi chiesero di essere man-
mitti petierunt, quia nullum animai est immundius porco: unde et dati nei porci piuttosto che in altri animali non puliti poiché questo fra
porcus dicitur quasi spurcus, eo quod in spurcitiis delectetur: sic tutti gli animali è il più sporco; da cui il suo nome «porcUS>>, essendo
et daemones spurcitiis peccatorum delectantur. Non autem petie- sporco e che si diletta nella sporcizia; e anche i demoni si dilettano
runt ut in aerem mitterentur propter nimiam cupiditatem nocendi nella sporcizia del peccato. Essi non pregarono di essere inviati nell'a-
hominibus. ria a causa del loro eccessivo desiderio di fare del male agli uomini.
Sequitur «Et ait il/is: !te». CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Segue: E disse loro: Andate. CRISOSTOMO: Gesù non disse ciò
Non autem hoc fecit lesus quasi a daemonibus persuasus, sed come persuaso dai demoni, ma con di versi intenti. Primo, per mostra-
multa hinc dispensans: unum quidem ut instruat magnitudinem re il grande potere di faxe del male di questi demoni, che insidiavano
nocumenti Daemonum, qui illis hominibus insidiabantur; aliud, ut quegli uomini; poi affinché tutti potessero vedere che essi non aveva-
discant omnes quoniam neque adversus porcos audent, nisi ipse no alcun potere verso i porci se non con il suo permesso; infine per
concesserit; tertium, ut ostendat quod graviora in illos homines mostrare che essi avrebbero procurato sofferenze più penose agli
operati essent quam in porcos, nisi essent homines il/i intercala- uomini se questi non fossero stati aiutati dalla divina provvidenzit;
mitates divina providentia adiuti: magis enim odio habent homi- infatti odiano gli uomini più degli animali irrazionali. Così è reso evi-
nes quam irrationalia. Per hoc autem manifestum est, quoniam dente che non c'è nessuno, fra di noi, che non goda del soccorso
nullus est qui non potiatur divina providentia. Si autem non della divina provvidenza. E se noi non ne godiamo tutti allo stesso
omnes similiter neque secundum unum modum, et haec etiam pro- modo, la bontà di questa provvidenza risplende ancora di più, poiché
videntiae maxima species est; ad id enùn quod unicuique expedit, essa si rivela per ciascuno di noi secondo che conviene. Da ciò che
providentia ostenditur. Cum praedictis autem et aliud ex hoc precede noi vediamo inoltre che non solamente essa ha cura di tutti in
discimus: quoniam non communiter omni providet solum, sed sin- generale, ma di ciascuno in particolare, e ciò è chiaro per chiunque
gulariter unicuique: quod in daemoniacis his aliquis aspiciet esaminerà il fatto di questi posseduti, che sarebbero stati soffocati se
manifeste: qui olim su.ffocati esseni, nisi divina procuratione potiti non avessero avuto il divino soccorso. Permettendo a questi demoni
essent. Propterea etiam concessi! abire in gregem porcorum, ut di entrare nella mandria di porci, egli mostra anche a tutti gli abitanti di
qui regiones habitabant illas, discant eius virtutem. Ubi enim nul- quella contrada il suo potere, e là dove nessuno lo conosceva faceva
lus eum cognoverat, jùlgere faciebat miracula, ut eos in suae divi- risplendere dei miracoli per portarli alla conoscenza della sua divinità.
nitatis cognitionem trahat. HIERONYMUS [ibid.}: Non ergo ut con- GIROLAMO: Il Salvatore disse dunque: Andate, non per concedere ai
cederet Salva tor daemonibus quod petebant, dixit «lte», sed ut per demoni ciò che chiedevano, ma affinché attraverso la morte dei porci
inteifectionem porcorum, hominibus salutis occasio praeberetw: fosse offerta un'occasione di salvezza per gli uomini .
Sequitur «Àt il/i exeuntes», scilicet ab hominibus, «abierunt in Segue: Ed essi uscendo, cioè dagli uomini, andarono nei porci; ed
porcos; et ecce magno impetu abiit totus grex praeceps in mare, et ecco, tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.
mortui sunt in aquis». Erubescat Manichaeus. Si de eadem Si vergogni il Manicheo. Se le anime degli uomini e delle bestie sono
substantia et ex eadem origine hominum bestiarumque sunt ani- della stessa origine, in che modo per la salvezza di uno o due uomini
mae, quomodo ob unius hominis ve/ duorum salutem, duo millia vengono soffocati duemila porci? CRISOSTOMO: I demoni uccisero i
porcorum suffocantur? CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ideo porci poiché cercano ovunque di rattristare gli uomini, e si rallegrano
autem porcos daemones occiderunt, quia ubique homines in moe- della loro perdizione. La grandezza del danno poi aumentava la fama
stitiam mittere student, et de perditione laetantw: Damni etiam dell'avvenimento; infatti veniva divulgato da molti, cioè da coloro
magnitudo augebat eius quod factum erat famam: a multis enim che erano stati guariti, dai padroni dei porci e dai guardiani; per cui
divulgabatur: scilicet ab his qui curati erant, a porcorum dominis,
700 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 28-34 70 I

et a pastoribus; unde sequitur «Pastores autem fugerunt, et segue: i pastori fuggirono e giunti nella città annunziarono tutte que-
venientes in civitate nuntiaverunt omnia, et de his qui daemonia ste cose e il fatto dei due indemoniati. Ed ecco, tutta la città usd
habuerant; et ecce tota civitas exiit obviam Iesus». Sed cum dece- incontro a Gesiì. Ma mentre conveniva che essi adorassero e ammi-
ret eos adorare et admirari virtutem, mittebant eum a se; unde rassero il suo potere, lo allontanavano da sé; per cui segue: e vistolo
sequitur «Et viso eo rogabant eum ut transire! a finibus eorum» /o pregavano che si allontanasse dal loro territorio. Considera anche
Intuere autem et Christi mansuetudinem post virtutem: quia enin; la mansuetudine di Cristo dopo la potenza: quando coloro che aveva-
beneficia adepti abigebant eum, non restitit, sed recessi!; et eos no ricevuto i suoi favori lo volevano cacciare, egli non fece resistenza,
qui indignos se nuntiaverunt eius doctrina, dereliquit, dans eis ma si allontanò; e abbandonò coloro che si erano mostrati indegni del
doctores liberatos a Daemonibus, et porcorum pastores. suo insegnamento, dando loro come maestri coloro che erano stati
HJERONYMUS [ibid.]: Ve/ quod rogant ut transeat fines eorum, non liberati dai demoni, e i pastori dei porci. GIROLAMO: Oppure gli dicono
de superbia hoc faciunt, sed de humilitate, qua se indignos d! allon~n.arsi da.l loro te1Titorio non p~r superbia, ma per\~iltà, giu-
Domini praesentia iudicabant; sicut et Petrus ait (Luc. 5,8). d1candos1 mdegm della presenza del Signore; come anche l(ietro disse
«Exi a me, Domine, quia vir peccator sum». RABANUS [ibid.): (Le 5, 8): «Allontanati da me, Signore, perché sono un peccatore».
Interpretatur autem Gerasa colonum eiciens, vel advena propin- RABANO: Gerasa significa: «colui che scaccia il colono, o lo straniero
quans, hoc est Gentilitas, quae diabolum a se eiecit: et quae prius che si avvicina», ossia la Gentilità, che scaccia da sé il diavolo· e
longe, modo facta est prope, post resurrectionem visitata a Chri- mentre prima era lontana, adesso si è fatta vicina, visitata da Cri~to
sto per praedicatores. AMBROSJUS, In Le. [6,44, PL 15,J 679C]: dopo la risurrezione mediante i predicatori. AMBROGIO: I due inde-
Duo quoque daemoniaci figuram populi gentilis accipiunt: quo- moniati sono anche una figura del popolo pagano, poiché avendo
niam cum tres filios Noe generavit, Cham, Sem et Iaphet, Sem Mosè tre figli, Sem, Cam e Tafet, solo la posterità di Sem fu presa
tantummodo familia in possessionem accita est Dei, ex duobus nell'eredità di Dio, mentre dalle altre due sorsero le nazioni dei
autem aliis nationum populi pullularunt. HILARIUS [PL 9,959C]: Gentili. ILARIO: Per cui i demoni trattenevano i due uomini nei sepol-
Unde extra urbem, idest extra legis et Prophetarum synagogam, cri al di fuori della città, al di fuori della sinagoga, ossia della legge e
duos homines in monumentis daemones detinebant; duarum scili- dei Profeti; cioè essi trattenevano l'origine delle due nazioni fra le
cet gentium origines, intra defimctorum sedes et mortuorum reli- sedi dei defunti e i resti dei m01t i, rendendo la via della vita presente
quias obsederant, efficientes praetereuntibus viam vitae praesen- dannosa per i passanti. RABANO: Non è senza motivo che egli parla di
tis infestam. RABANUS {ibid.]: Ve/ non immerito in monumentis loro come di abitanti in mezzo alle tombe: che cosa sono infatti i
illos habitasse signifìcavit: quid enim aliud sunt corpora perfido- corpi dei malvagi se non certi sepolcri dei defunti, nei quali non abita
rum nisi quaedam defunctorum sepulchra, quibus non Dei senno, la parola di Dio, ma l'anima morta per i peccati? Dice poi: al punto
sed anima peccantis morte recluditur? Dicit autem «Ita ut nemo che nessuno poteva passare per quella via, poiché prima della venuta
posset transire per viam illam», quia ante adventum Salvatoris in del Salvatore il mondo dei pagani era inaccessibile. Oppure intendi
via Gentilitas fuit. Vel per duos, Judaeos et Gentes accipe, qui non nei due indemoniati i Giudei e le Genti, che non abitavano nella casa
habitabant in domo; idest, conscientia sua non requiescebant. 111 c!o~ ~on. riposavano nella loro coscienza. Rimanevano nei sepolcri'.
monumentis manebant, idest in operibus mortuis delectabantur; c10e s1 dilettavano nelle opere morte; e non lasciavano passare nessu-
nec sinunt per viam fidei, quam viam Iudaei impugnabant, ali- no nella via della fede, che i Giudei ostacolavano. ILARIO: Con il loro
quem transire. HlLARIUS [ibid.]: Occursu autem eorum, concurren- concorso si indica la volontà di coloro che vanno verso la fede. I de-
tium ad salutem voluntas indicatur. Vìdentes autem daemones non ~oni, vedendo che non c'era più posto per loro fra i Gentili, pregano
sibi iam locum in Gentibus derelinqui, ut patiatur habitare se in d1 poter dimorare fra gli eretici; questi, occupati da loro, vengono get-
haereticis deprecantur; quibus occupati, in mare, idest in cupidita- tatt. nel mare, cioè nei desideri mondani, per istigazione dei demoni, e
tem saecularem, daemonum praecipitantur instinctu; et cum penscono nell'incredulità del resto dei pagani. BEDA: Oppure i porci
reliquarum Gentium infidelitate moriuntur. B EDA [In Mc. 2,5, sono coloro che si dilettano in atti immondi; infatti, se uno non è vis-
PL 92, I 77D]: Vel porci sunt qui lutulentis delectantur actibus:
702 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 8, versetti 28-34 703

nam nisi quis porci more vixerit, non in eum diaboli accipiunt suto secondo lo stile dei porci, non cade in potere del diavolo se non
potestatem: aut ad probandum tantum, non ad perdendum occi- per esse.r~ mess? a.Ila prova? e no~ ~er ~ssere condotto alla perdizione.
piunt. Quod autem in stagnwn praecipitati sunt porci, significai Che poi 1 porci siano stati prec1p1tat1 nel lago significa che anche
quod, etiam liberato populo Gentium a damnatione daemonum, in dopo la liberazione delle Genti dalla condanna dei demoni, coloro
abditis agunt sacrilegos ritus suos qui Christo credere noluerunt che non hanno voluto credere a Cristo compiono di nascosto i loro ri-
caeca et profunda curiositate submersi. Quod autem pastores por~ ti sa~riJegh~, s?~ersi ~n una cieca e sfre~ata curiosità. Il fatto poi
corum fugientes ista nuntiant, signifìcat quosdam etiam primates che 1 guardian.1 de1 yorc1. fugg~~do an.nunzmo queste cose simboleg-
impiorum, qui quamquam christianam legem fugiant, potentiam gia anche certi capi degli emp1 1 quali, sebbene fuggano la legge dei
tamen Christi stupendo praedicare non cessant. Quod autem cristiani, tuttavia non cessano di predicare con stupore la potenza di
magno timore percussi, rogant ut ab eis discedat, significat multi- Cristo. Che poi turbati da grande timore preghino che si allontani dal
tudinem vetusta sua vita delectatam, honorare quidem se nolle loro te1Titorio indica che la moltitudine che ha provato diletto nella (
christianam Legem, dum dicunt quod eam implere non possunt. vecchia vita non vuole onorare la legge cristiana, dicendo che non
HILARIUS [ibid.}: Ve/ urbs il/a iudaici populi habuit speciem, quae, può osservarla. ILARI<_>: Oppure quella città è figura del popolo giu-
Christi operibus auditis, Domino suo obviam pergit, prohibens ne daico che, avendo udito parlare delle opere di Cristo, va incontro al
fines suos urbemque contingeret: neque enim Evangelia recepit. suo Signore, proibendogli di toccare i suoi confini e la città: infatti
non ha accolto il Vangelo.
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CAPVT9 CAPITOLO 9

VERSUS J-8 VERSETTI 1-8

Et ascendens in naviculam transfretavit et venit in civitatem E salendo su una barca, attraversò il lago e venne nella sua
suam. Et ecce offerebant ei paralyticum iacentem in lecto. Et città. Ed ecco , gli presentarono un paralitico che giaceva nel
videns /esus fidem il/orum dixit paralytico: Confide, fili, remit- letto. E vedendo Gesù la loro fede disse al paralitico: Abbi fiducia,
tuntur tibi peccata tua. Et ecce qu~d~m de Scribis ~ix~runt figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati. Ed ecco, alcuni degli scribi
intra se: Hic b/asphemat. Et, cum v1?1sset ~esus cowtat1on~s dissero fra sé: Costui bestemmia. E Gesù vedendo i loro pen-
eorum, dixit: Ut quid cogitatis ma~a !n cord1bus vestns?. Qwd sieri disse: Perché pensate male nei vostri cuori? Che cosa è
est facilius dicere: Oimittuntur t1b1 peccata tua an d1cere: più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e
Surge et ambula? Ut autem sc!atis, quia Filius h?minis ha.bet cammina? Ora, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il
potestatem in terra dimittend1 peccata, tunc a1t para/yt1co: potere sulla terra di rimettere i peccati , disse al paralitico:
Surge, talle /ectum tuum et vade in domum tuam.. Et surrexit Alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua. E quello si alzò e
et abiit in domum suam. Videntes autem turbae t1muerunt et andò a casa sua. Vedendo ciò le folle ebbero timore e glorifica-
glorificaverunt Oeum, qui dedit potestatem talem hominibus. rono Dio, che ha dato un tale potere agli uomini.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {29,1, PG 57,358}: Monstravit supe- CRISOSTOMO: Prima Cristo mostrò la sua potenza attraverso
rius Christus suam virtutem per doctrinam, quando docuit eos u/ l'insegnamento, quando insegnò loro con autorità; attraverso il leb-
potestatem habens; p~r !e,prosu1:1, quando dixit: «.Volo, mundare»,: broso, quando disse: «Lo voglio, sii mondato»; attraverso il centurio-
per Centurionem, qui d1xzt: «D~c verbo, et sanabztu~ puer meus», ne, il quale disse: «Di una sola parola, e il mio servo sarà guarito»;
per mare, quod verbo refre!iavtt:. p~r daem_o~ie~, qui _eum c?nfite- attraverso il mare, quando lo fermò con la parola; attraverso i demoni,
bantur; hic autem rursus alto mawrt modo znmucos ezus cogtt con- che lo confessavano; qui invece di nuovo in un modo più grande
fiteri aequalitatem honoris ad Patrem: unde ad hoc o~tenden~u'!' costringe i suoi nemici a confessare la sua uguaglianza di onore
subditur «Et ascendens Jesus in naviculam, transfretavzt, et vemt lii col Padre; e cosi per mostrare ciò si aggiunge: E salendo Gesù su
civitatem suam». Navigium autem in trans pertransit qui pede mare una barca, attraversò il lago e venne nella sua città. Lo attraversò
poterat pertransire: non enim semper mirabilia volebat facere, ne salendo su una barca mentre poteva cammin arvi sopra; infatti
incamationis noceat rationi. lOANNES EPISCOPUS [PETRUS, serm. 50, non sempre voleva fare miracoli, per non nuocere al vantaggio del-
PL 52,340C}: Creator autem rerum, orbis terrae D~minus, postea- l'incarnazione. GIOVANNI VESCOVO (PIETRO CRISOLOGO] fl creatore
quam se propter nos nostra angustavit in carne,. c?epzt habere hwn~­ delle cose, il Signore dell' universo, dal momento in cui per noi si
nam patriam, coepit civitatis Judaicae esse czvzs, parent~ habe1e ridusse nei limiti della carne, cominciò ad avere una patria umana,
coepit, parentum omnium ipse parens, ut attrah.e~et can~a~ quos cominciò a essere cittadino di una città giudaica, cominciò ad avere
disperserat metus. CHRYSOSTOAf!l~· In . Mat~h. [zbzd.}: Ctvztatem dei genitori, essendo egli genitore di tutti i genitori, affinché la carità
autem suam hic Capharnaum dzczt: alza enzm eum susceperat na- attraesse ciò che il timore aveva disperso. CrusosTOMO: Chiama qui
scentem, scilicet Bethlehem; alia eum nutrivit, scilicet Nazareth; sua città Cafarnao: infatti una I 'aveva accolto alla n ascita, cioè
alia autem habuit continue habitantem, scilicet Capharnaum. Betlemme, e un'altra lo ebbe come continuo abitatore, cioè Cafarnao.
706 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 1-8 707

AUGUSTINUS, De cons. ev. [2,25,58, PL 34,1106} ve/ a/iter: Quod AGOSTINO: Oppure diversamente. Ciò che Matteo qui scrive della
Mattha eus hic scribit de civitate Domini, Marcus autem de città del Signore, e Marco di Cafarnao, si risolverebbe più difficil-
Capharnaum, difficilius solveretw; si Matthaeus Nazareth nomi- mente se Matteo nominasse Nazaret; ora invece, dato che tutta la
naret; nunc vero cum potuerit ipsa Galilaea dici civitas Christi, Galilea poteva essere detta patria di Cristo, poiché in Galilea c'era
quia in Galilaea erat Nazareth, sicut universum regnum Romanum Nazaret, come tutto il regno Romano costituito in tante città è detto
in tot civitatibus constitutum, dicitur modo Romana civitas; quis adesso città Romana, chi dubiterebbe che venendo il Signore in
dubitaverit ut veniens in Gali/aeam Dominus recte diceretur venis- Galilea si potesse dire giustamente che veniva nella sua città, in qual-
se in civitatem suam, in quocumque esset oppido Galilaeae, prae- siasi città della Galilea si trovasse, soprattutto poiché la stessa Ca-
sertim quia et ipsa Capharnaum extollebatur in Galilaea, ut tam- farnao eccelleva in Galilea, così da essere ritenuta una metropoli?
quam metropolis haberetur? HtERONYMUS [PL 26,54D}: Ve/ civita- GIROLAMO: Oppure chiamiamo sua città soltanto Nazaret, per cui fu
tem eius non aliam intelligamus quam Naza re th: unde et chiamato Nazareno. AGOSTINO: E secondo ciò diciamo che Matteo ha
Nazarenus appellatus est. AUGUSTJNUS, De cons. ev. [ibid.}: Et se- tralasciato le cose che Gesù ha fatto dopo che giunse nella sua città
cundum hoc, dicimus Matthaeum praetermisisse quae gesta sunt finché non venne a Cafarnao, e qui ha aggiunto l'episodio del parali-
postea quam l esus venit in civitatem suam donec venire! Caphar-
tico guarito; come in molti casi fanno quanti hanno tralasciato le cose
naum, et hic adiunxisse de sanato paralytico; sicut in mu/tis faciunt
intermedie; come se l'episodio seguisse immediatamente, e aggiun-
praetermittentes media; tamquam hoc continuo sequatur, quod sine
ulla praetermissionis significatione subiungunt: et hoc modo hic gendo come se nulla fosse stato omesso; e in questo modo si aggiun-
subditur «Et ecce of!erebant ei paralyticum iacentem in lecto». ge qui: Ed ecco, gli presentarono un paralitico che giaceva nel letto.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Paralyticus autem hic alter est CRISOSTOMO: Questo paralitico non è quello di cui parla Giovanni.
praeter eum qui in Ioanne patitur. Jlle quidem in natatoriis iacebat, Quello infatti giaceva presso la piscina, questo a Cafamao; quello
hic autem in capharnaum; i/le famulis carebat, hic autem habebat non aveva servitori, questo invece aveva alcuni che si curavano di
eos qui sui curam habebant, qui et portantes eum attulerunt. lui, e lo trasportarono anche da Gesù. GIROLAMO: Glielo portarono
HIERONYMUS [ibid.} : Obtu/erunt autem ei iacentem in lecto, quia giacente nel letto, poiché egli non poteva entrare. CRISOSTOMO: Egli
ipse ingredi non valebat. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.J: non esige sempre la fede dei malati, per esempio di quelli fuori di
Non autem ubique ab aegris solum quaerit fidem, puta cum insa- mente o di coloro la cui anima è assorbita da un eccessivo dolore; e
niunt, ve/ a/iter ab aegritudine in excessu jùerint mentis; unde pt;r questo si dice: E vedendo Gesù la loro fede. GIROLAMO: Non di
subditur «Videns autem Jesusfidem illorum». HIERONYMUS [ibid.]: chi veniva offerto, ma di chi offriva. CRISOSTOMO: Poiché dunque
Non eius qui ojferebatur, sed eorum qui ojferebant. CHRYSOSTOMUS, essi mostravano una fede così grande, mostra anche lui La sua potenza,
In Matth. [ibid.}: Quia igitur tantam ostendunt fidem, monstrat et assolvendo i peccati con ogni potere; per cui segue: disse al paralitico:
ipse suam virtutem, cum omni potestate solvens peccata; Abbi fiducia, figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati. GIOVANNI VESCOVO
unde sequitur «Dixit paralytico: Confide, fili, remittuntur tibi [PIETRO CrusOLOGO]: Quanto vale davanti a Dio la fede propria, se
peccata». l OANNES EPISCOPUS [PETRUS, ibid.}: Quantum va/et apud davanti a lui tanto valse quella altrui da risanare un uomo internamente
Deum fides propria, apud quem sic valuit aliena, ut intus et ed esternamente? Sente il perdono e tace, il paralitico; e non fa nessun
extra sanaret hominem? Audit veniam, et tacet para/yticus; nec ringraziamento, poiché tendeva più alla guarigione del corpo che del-
ul/am respondet gratiam, quia plus corporis quam animae tende- !'anima. Giustamente dunque Cristo accoglie la fede di chi offre, non
bat ad curam. Merito ergo Christus offerentium recipit fidem, l' insensatezza di chi giace. CRISOSTOMO: Oppure era grande la fede
non vecordiam iacen tis . CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}:
anche in questo infermo. Infatti non avrebbe permesso di essere calato
Ve/ erat magna fides etiam huius infirmi: non enim permisisset se
dal tetto, come dice un altro Evangelista, se non avesse creduto.
submitti, ut alius Evangelista dicit, p er tectum, non credens.
708 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 1-8 709

HIERONYMUS {ibid.}: O mira humilitas! Despe~tum et debilem, GIROLAMO: O mirabile umil tà. Il disprezzato e il debole, colui che è
totis membrorum compagibus dissolutum, filiU:m voc'!t, quem annientato in tutte le sue membra, egli lo chiama suo figlio, mentre i
sacerdotes non dignabantur attingere; aut .ce:te z4eo fi!zum, quia sacerdoti non si degnavano di toccarlo; oppure lo chiama certamente
dimittuntur ei p eccata sua: ubi datur no~z~ zntellzge~tl'!, propte; così poiché gli vengono rimessi i peccati: e qui ci è dato di capire che
peccata plerasque evenire corporum ~ebilzt~:es.. Et zdcz:co fo~sz­ molte debolezze del corpo provengono dai peccati. E per questo forse
tan prius dimittuntur peccata; ut causzs debzlztatzs ablalls, sanztas prima vengono rimessi i peccati : in modo che, tolte le cause della
restituatur. debolezza, venga restituita la salute.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Scribae autem diffamare CRISOSTOMO : Gli Scribi p oi, volendo diffamare, anche senza
volentes etiam nolentes fecerunt clarere quod factum est; eorum volerlo fecero risplendere ciò che era avvenuto: infatti Cristo fece
enim ae'mulatione ad signi ostensionem usus est Ch.ri~·t~s: hoc e~im uso della loro invidia per mostrare il segno; questa è infatti la sovrab-
est superabundantia eius sapientiae quod su.a per .znzmzco~ manife- bondanza della sua sapienza, che egli mostri le sue cose attraverso i
stat; unde sequitur «Ecce quidam de Scribzs .dzxer~nt zntra se: nemici; per cui segue: Ed ecco, alcuni degli scribi dissero fra sé:
Hic blasphemat». HIERONYMVS [ibid.}: L e~zn:us. in Propheta Costui bestemmia. GIROLAMO: Leggiamo nel Profeta (ls 43, 25):
(Is. 43,25): «Ego s um qui d eleo ~ mnes znzquztates tuas»._ «Sono io che cancello tutte le tue iniquità». Di conseguenza gli Scribi,
Consequenter ergo Scribae, quia ~~mznem puta?ant, et verba Dei poiché lo ritenevano un uomo e non capivano le parole di Dio, lo
non intelligebant, arguunt eum vztw blasp.hemzae. Vzd~ns autem accusano del peccato di bestemmia. Vedendo però i loro pensieri, si
cogitationes eorum, ostendit se Deum, ~uz potest cordzs o~culta mostra Dio, che può conoscere i segreti del cuore, e in un certo modo
cognoscere, et quodammodo tacens loquztu::. Eadempote~t1~ qua tacendo dice: con la stessa potenza con cui leggo nei vostri pensieri,
cogitationes vestras intueor, possum et homznzbus debcta d1mztt~re. posso anche rimettere i peccati agli uomini. Comprendete da voi stessi
Ex vobis intelligite quid paralyticus conseqi:~tur. Un~e seq~1tu.1· che cosa il paralitico abbia conseguito. Per cui segue: E Gesù vedendo
«Et cum vidisset Jesus cogitationes eorum, dmt: Ut qui.d .cog1tat1s i loro pensieri disse: Perché pensate male nei vostri cuori?
mala in cordibus vestris?». CHRYSOSTOMVS, In Matth. [zb1d.j: Non CRISOSTOMO: Certamente non ha distrutto il loro sospetto, per cui pen-
quidem eorum destruxit susp~cio~em, qua scilicet co~itabant eun: savano che egli avesse detto tali cose come Dio; se infatti non fosse
praedicta dixisse ut Deum. Sz enzm non esset aequalzs peo P~t~t, uguale a Dio Padre, bisognava che dicesse: sono ben lungi da questo
oportebat eum dicere: Longe sum ~b hac pote~tate, sczlzcet dz~ut­ potere, cioè di rimettere i peccati. Ora invece ha confermato il contra-
tendi peccata. Nunc autem contrarzum flrn:~vzt ~ua voce: e! mira- rio con la sua parola e con la manifestazione del miracolo; per cui
culi ostensione; unde subdit «Quid est faczlzus dzcere: Dunit~ntur aggiunge: Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati o
tibi peccata tua, an dicere: Surge et ambula?». ~u.anto qutd~m dire: Alzati e cammina? Certamente, quanto più l'anima è superiore al
anima corpore potior est, tanto peccatum d zmittere. mazus corpo, tanto più è rimettere il peccato che sanare il corpo. Ma poiché
est quam corpus sanare. Sed ~uia ~Llud quidem non ma~ifest~m, quello non è manifesto mentre questo è manifesto, fa la cosa minore,
hoc autem manifestum , fac1t mznus, quod est manife.st.zus, che è più manifesta, per dimostrare la maggiore, che non è manifesta.
ut demonstret maius, et non manifestum. H IERONYMVS {zbzd.J:. GIROLAMO: Che infatti al paralitico fossero stati rimessi i peccati lo
Utrum enim sint paralytico peccata dimissa, solus noverai qm sapeva solo chi li rimetteva, mentre alzati e cammina lo potevano at-
dimittebat; «surge autem et ambula», tam il/e qui surgebat qu~m testare sia chi si alzava, sia chi lo vedeva alzarsi; sebbene appartenga
hi qui surgentem videbant, poter~nt apf~ob~re'.· quamquam .e1~­ alla stessa potenza rimettere i vizi del corpo e dell'anima. Fra il dire e
sdem virtutis sit et corporis et anzmae vztza dzmzttere. In~er dzce1e il fare c'è poi molta distanza. Vi sia dunque un segno carnale affinché
autem et facere, multa distantia est. Sit ergo carn~le. s1gnum'. ut venga provato lo spirituale; per cui segue: Ora, affinché sappiate che
probetur spirituale; unde sequitur «Ut autem sciati~ ~uonz~m il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati.
Filius hominis habe t potestatem in terra peccata dzmzttendz».
710 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 1-8 71 J

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Supra quidem paralytico non CRISOSTOMO: Prima non aveva detto al paralitico: ti rimetto i peccati, ma:
dixit: Dimitto tibi peccata, sed: «Dimittuntur libi peccata»; quia Ti sono rimessi i peccati; poiché però gli scribi resistevano, mostra
vero Scribae resistebant, altiorem suam potentiam demonstrat, di- una sua potenza più alta dicendo: Poiché il Figlio dell'uomo ha il
cens: «Quia Filius hominis habet potestatem dimittendi peccata». potere di rimettere i peccati. E per mostrare che è uguale al Padre
Et ut ostendat se Patri aequalem, non dixit: Filius hominis indiget non ha detto: il Figlio dell'uomo ha bisogno di qualcuno per rimettere
aliquo ad dimittendum peccata, sed: quoniam habet. GLOSSA [PL i peccati, ma: poiché ha. GLOSSA: Queste parole: affinché sappiate,
162,1329Bj: Haec autem verba, «Ut sciatis», possunt esse possono essere di Cristo o dell'Evangelista, come se l'Evangelista
dicesse: essi dubitavano che egli potesse rimettere i peccati, ma affin-
Christi, ve/ Evangelistae; quasi Evangelista diceret: !psi dubita-
ché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere, disse al paralitico.
bant eum peccata dimittere; sed «ut sciatis quoniam Filius hominis
Se invece si dice che le ha pronunziate Cristo, allora queste parole
habet potestatem, ait paralytico». Si autem Christus dicatur pronun-
vanno intese così: voi dubitate che io possa rimettere i peccati, ma
tiasse haec verba, sic intelligentur: Vos dubitatis me passe peccata affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di rimettere i
dimittere; sed «ut sciatis quoniam Filius hominis habet potestatem peccati; discorso incompleto, ma si aggiunge l'azione in luogo della
dimittendi peccata»: quae quidem oratio imperfecta est; conseguente; per cui si dice: Disse al paralitico: Alzali e prendi il tuo
sed subditur actus loco consequentis; unde dicitur «Àit paralytico: lettuccio. GIOVANNI VESCOVO [PIETRO CRISOLOGO]: In modo che
Surge et talle lectum tuum». IOANNES EPISCOPUS [PETRUS, ibid.J: quanto fu prova dell'infermità sia testimonianza della sanità. E va' a
Ut quod fuit probatio inflrmitatis, sit testimonium sanitatis. casa tua, affinché, curato dalla fede cristiana, tu non muoia nell 'in-
«Et vade in domum tuam»; ne Christiana fide curatus moriaris in credulità dei Giudei. CRJSOSTOMO: Ordinò questo affinché non fosse
perfidia ludaeorum. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Hoc autem considerato una fantasia ciò che era avvenuto: per cui allo scopo di
praecepit, ut non aestimetur phantasia esse quod factum est; unde mostrare la verità del fatto viene aggiunto: e si alzò e andò a casa sua.
ad veritatem facti ostendendam subditur «Et surrexit, et abiit in E tuttavia gli uomini presenti sono ancora trascinati in basso; per cui
domum suam». Sed tamen astantes homines adhuc deorsum segue: Vedendo ciò le folle ebbero timore e glorificarono Dio, che
trahuntur; unde sequitur «Videntes autem turbae, timuerunt et ha dato un tale potere agli uomini. Se infatti avessero pensato bene in
glorificaverunt Deum qui dedit talem potestatem hominibus». se stessi, avrebbero riconosciuto che era Figlio di Dio. Nel frattempo
Si enim bene cogitassent apud se, agnovissent quia Filius Dei però ~1on era poco stimarlo più grande di tutti gli uomini, e proveniente
erat. Interim autem non parum erat aestimare omnibus hominibus da D10.
maiorem, et a Deo venire. l LARIO: In senso mistico poi, ripudiato dalla Giudea, ritorna alla
HILARJUS [PL 9,960B]: Mystice autem a Iudaea repudiatus in sua città. La città di Dio è il popolo dei fedeli: in questa dunque entrò
civitatem suam revertitur. Dei civitas fidelium plebs est: in hanc ergo trasportato dalla barca, cioè dalla Chiesa. GIOVANNI VESCOVO [PCETRO
introivit per navim, idest Ecclesiam, vectus. loANNES EPISCOPUS CRISOLOGO]: Cristo però non ha bisogno della barca, ma la barca di
[PETRUS, ibid.}: Non autem Christus indiget navi, sed navis, Christo: e.risto: poiché senza. una guida celeste la nave della Chiesa non può
quia sine caelesti gubernatione navis Ecclesiae per mundanum pela- giungere attraverso ti mare del mondo al porto celeste. ILARJO: Nel
gus ad caelestem portum non va/et pervenire. HJLARJUS [ibid.}: paralitico vi è l'universalità delle nazioni che è presentata al medico;
In paralytico autem Gentium universitas offertur medenda. Hic itaque que~to p~ralitico è presentato dal ministero degli angeli; è chiamato
Angelis ministrandus offertur; hic filius nuncupatur, quia Dei opus est; figho poiché è opera di Dio; gli vengono rimessi i peccati che la
huic remittuntur animae peccata, quae /ex la.xare non poterat: fides legge non poteva rimettere, poiché è la sola fede che giustifica. Egli è
enim sola iustijì.cat. Deinde virtutem resurrectionis ostendit, cum u.na figura della risurr~zione, poiché portando il suo letto ci insegna
sublatione lectuli, inflrmitatem corporibus docuit defuturam. 1 affrancamento, per 11 nostro corpo, da ogni specie di infermità.
Capitolo 9, versetti 1-8 713
712 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

G1.ROLA.MO: In ~enso figurato, talor~ l'anima che giace nel suo corpo
HIERONYMVS [ibid.]: Juxta tropologiam autem, interdum anima pnva di fo~e e presentata. dal medico perfetto al Signore per essere
iacens in corpore suo virtutibus dissolutis, a perfecto doctore Domi- curata. O~m m~lato deve mteressare alla sua guarigione coloro che
no offertur curanda: unusquisque enim aeger petendae salutis pre- pregano, 1 quah possono rendere la forza ai passi vacillanti della
catores debet adhibere, per quos actuum nostrorum clauda vestigia nostra condotta. Che siano almeno gli ammonitori della nostra anima
verbi caelestis remedio reformentur. Sint igitur monitores mentis per elevarla alle cose superiori, malgrado il torpore in cui l'avvolge
qui animum auditoris ad superiora erigunt, quamvis exterioris cor- la debolezza del. suo c~rpo esteriore. GIOVANNI VESCOVO [PIETRO
poris debilitate torpentem. !OANNES EPISCOPVS {PETRVS, ibid.J: ~ru.s~LO~O]: Il Signore m questo mo~do non cerca la volontà degli
Dominus autem in hoc saeculo insipientium voluntates non quae- ms1p1e,ntl, !na gu~rda alla fede degli altri; né il medico guarda la
rit; sed respicit ad alterius fidem; nec medicus languentium respi- volonta de~ ?1a.lat1, ~ebbe~e .I'infer~o ~hie?a il contrario. RABANO:
c i t voluntatem, cum contraria requirat infirmus. RABANUS S~rgere poi e distoghe~e 1 ~mma dai des1den carnali; prendere il letto
[PL 107,873A]: Surgere autem est animam a carnalibus desideriis è innalzar~ la carne dai des~deri terreni ai piaceri dello spirito; andare
abstrahere; Lectum tollere est carnem a terrenis desideriis ad alla casa.~ tornare al paradiso, o alla custodia interiore, per non pec-
voluptatem spiritus attollere; domum ire est ad Paradisum redire, c~re ulte11onnente. ~REGORIO: Oppure con il letto viene designato il
vel ad internam sui custodiam, ne iterum peccet. GREGORJUS, Mor. pta~ere del .COIJ?O. ~1 c?manda ~u~que che porti sano ciò su cui giace-
{23,24, PL 76,279A]: Vel per Lectum voluptas corporis designatur. va. m~erm?. po1che chmnque s1 diletta ancora dei vizi giace infermo
Iubetur itaque ut hoc sanus portet ubi infirmus iacuerat: quia omnis net piaceri della ~ame; ma una volta risanato porta tutto ciò, poiché
qui adhuc vitiis delectatur, infirmus iacet in voluptatibus camis; sed tollera le offese d1 .~uella stessa carne nei cui desideri prima riposava.
sanatus hoc portat, quia eiusdem carnis contumelias postmodum l~ARJO: Ve~endo ClO le fo!le ebb~ro. timore. È infatti oggetto di grande
tolerat, in cuius intus prius desideriis requiescebat. HILARIUS {ibid.): timore mo~tre senza che 1 peccati siano stati rimessi da Cristo, poiché
«Vzdentes autem turbae timuerunt». Magni enim timoris res est, non nessuno nt.~r?a .alla cas~ eterna se non c'~ il perdono dei peccati.
dimissis a Christo peccatis, in mortem reso/vi: quia nullus est in c.ess.ato pe10 ti timo~e, Vle~e. reso ?nore a Dio poiché secondo questa
domum aeternam reditus, si cui indulta non fuerit venia delictorum. via ~ s~to dat? agli u~mm1 me?•ante la sua parola il potere della
Cessante autem timore, honor Deo redditur, quod potestas homini- re~1ss10ne dei peccati, della n surrezione dei corpi del ritorno
bus hac via data sit per verbum eius, et peccatorum remissionis, et al cielo. '
corporum resurrectionis, et reversionis in caelum.
Capitolo 9, versetti 9-13 715
714 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSETTI 9-13
VERSUS 9-13
An~ando via ?i là, Gesù vide un uomo che sedeva al banco
Et cum transiret inde, lesus vidit hominem sedentem in delle 1n:poste, d~ nome Matteo, e gli disse: Seguimi. E quello
telonio, Matthaeum nomine, et ait illi: Sequere me. Et sur- alzatosi lo se9u1. E avvenne che mentre sedeva a mensa in
gens secutus est eum. Et factum est, discumbente eo in casa, sopragg1~ns~ro m_ol~i pubblicani e peccatori e si misero a
domo, ecce multi publicani et peccatores venientes tavola ?on ~es_u e 1 s~o1 d1scep~li. E vedendo ciò i Farisei dice-
discumbebant cum lesu et discipulis eius. Et videntes vano ~1 s~rn. discepoli: Perche 11, vostro maestro mangia con i
Pharisaei dicebant discipulis eius: Quare cum publicanis et pubblicani e! pecca~or1? _Ma Gesu udendoli disse: Non c'è biso-
peccatoribus manducat magister vester? At lesus audiens gno del medico p~r 1_~arn , m~ pe_r i malati. Andate dunque e im-
ait: Non est opus valentibus medico, sed male habentibus. parat~ che cosa s1grnf1ca: «M1sencordia voglio, e non sacrificio,,·
Euntes autem discite quid est «Misericordiam volo et non 1nfatt1 non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. '
sacrificium»; non enim veni vacare iustos, sed peccatores.
. CRISOSTOMO: Cristo, dopo che ebbe compiuto il miracolo, non
CHRYSOSTOMVS, In Matth. [30,1, PG 5 7,361]: Cum Christus r~as~ n~llo ~tesso l_uogo, pe'. non far crescere ulteriormente la gelo-
fecisset miraculum, non permansit in eodem loco, ne Judaeorum sia dei Gmdet. Facc_1amo cosi anche noi, non restando ostinatamente
zelum accenderet ampliorem. Hoc et nos faciamus, non obstinate p:ess~ c.olo~o, che c1 tendono delle insidie; per cui si dice: Andando
obsistentes eis qui insidiantur; unde dicitur «Et cum transiret inde via dz la, c10e dal luogo dove aveva compiuto il miracolo, vide un
Iesus», scilicet a loco ubi miraculum fecerat, «vidit hominem uo'!1o c~e sedeva ~l ?anca delle imposte, di nome Matteo. GIROLAMO:
sedentem in telonio Matthaeum nomine». HtERONYMUS Gh altn ~vangehsh , .per onore e rispetto verso di lui, non hanno
[PL 26,55D}: Celeri Evangelistae propter verecundiam et hono- voluto
L · chiamarlo
· h' . con il nome comune di Matteo , e l 'hanno ch 1amato
'
rem Matthaei, noluerunt eum nomine appellare vulgato, sed dixe- evi, p~1c e eg11 a~eva due nomi. Matteo invece si denomina Matteo
runt Levi: duplici enim vocabulo fuit. Ipse autem Matthaeus e pu?bhca:io, reahzzan~o così la parola di Salomone (Pr 18, 17):
(secundum illud Salomonis Prov. 18, 17: «Iustus accusator est sui») «Il giusto e ac~usatore d1 se stesso»; e ciò per mostrare ai lettori che
Matthaeum se et publicanum nominat, ut ostendat legentibus nul- nessuno dev~ disperare della salvezza se si converte alle cose migliori
lum debere salutem desperare, si ad meliora conversus sit, cum essendo egh stat? caffi:biato repentinamente da pubblicano in Apo~
ipse de publicano in Apos tolum sit repente mutatus. GLOSSA stolo. Gwss:-: Dice poi ch_e sedeva ~/ banco delle imposte, cioè nella
[PL 114,115D; PL J62,1330B) : Dicit autem «Sedentem in telonio», casa d_ove s1 _raccolgono 1 proventi delle imposte. Infatti la parola
idest in domo ubi vectigalia congregantur. Erat enim telonearius «telon!?» denva dal greco telos, che significa imposta. CRISOSTOMO:
dictus a telos graece, quod est ve ctigal. CHR YSOSTOMUS, C~n c10 dunque mostra la potenza di colui che chiama: poiché non lo
In Matth . [ibid.}: Per hoc e rgo mons trat vocantis virtutem: chiama nel momento in cui sta per abbandonare questo mestiere peri-
quoniam non desistentem a periculoso officio ex mediis ipsum colo~o, ma_ lo st:rappa nel mezzo del pericolo, come anche Paolo anco-
evulsit malis, sicut et Paulum adhuc insanientem; et ideo sequitur r~ pieno d1 funa;_ pe~ qu_ esto segue: e gli disse: Seguimi. Come hai
«Et ait illi: Sequere me». Sicut vidisti vocantis virtutem, ila addi- visto la potenza
t lnf; · , d1 chi
. chiama, cosi impara l'obbedienza d.I cbi e· c h.1a-
sce vocati obedientiam . Neque enim resistit, neque domum abire ma ?· atti ne resiste, né chiede di andare a casa, e comunicare ciò ai
rogavit, et suis ho c communicare. REMJGIUS {GLOSSA ord.]: s~o1. REM~GIO [GLOSSA]_: E ~iene i~ l?oco conto anche il pericolo
Humana etiam pericula, quae eia principibus accidere poteranl, ~~ essere disapprovato dai suoi supenon lasciando il suo ufficio prima
parvipendit, dum officii sui rationes imperfectas reliquit; unde 1 aver r~so conto della sua amministrazione; e per questo si dice:
sequitur «Et surgens secutus est eum». Et quia terrena lucra dese- E_ alzatosi Lo s:_gu~. E poiché. ha abbandonato i guadagni terreni, così
ruit ideo iure factus est Dominicorum talentorum dispensato1'. giustamente e divenuto di s pensatore dei talenti del Signore.
716 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 9-13 717

HIERONYMUS {ibid.}: Arguii autem in hoc loco Porphyrius et GIROLAMO: Accusano a questo punto Porfirio e Giuliano Augusto o
Julianus Augustus vel imperitiam historici mentien_~s, v~l stulti- l'imperizia dello storico che mente, o la stoltezza di coloro che subito
tiam eorum qui statim secuti sunt Salvatorem; quasi zrratwnabili- hanno seguito il Salvatore, come se avessero seguito irragionevolmen-
ter quemlibet vocantem hominem sunt secuti, cum tantae virtutes te la chiamata di un uomo qualsiasi, nonostante che prima fossero
tantaque signa praecesserint, quae Apos~olos, ante<fuam c~e~~­ avvenuti tanti miracoli e segni, che gli Apostoli indubbiamente hanno
rent, vidisse non dubium est. Certe fulgor zpse, et maiestas dzvmz- visto, prima di credere. Certo, la luce e la maestà della divinità nasco-
tatis occultae, quae etiam in facie refulgebc:t h.um~na, ad se sta che risplendeva nella sua figura umana potevano attirare a lui a
videntes trahere poterat in primo aspectu. St enzm zn magnete prima vista coloro che lo vedevano. Se un pezzo di calamita ha il pote-
lapide haec esse vis dicitur ut ferrum trahat, quanto magis Do- re di attirare il ferro, quanto più il Signore di tutte le creature doveva
minus omnium creaturarum ad se trahere poterat quos volebat? avere quello di attirare a lui coloro che egli voleva! CRISOSTOMO: Ma
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Sed cur non cum Petro et l oanne perché 110 11 l'ha chiamato insieme con Pietro e Giovanni e gl i altri?
et aliis eum vocavit? Quoniam durius adhuc dispositus erat; sed Perché allora non era ancora ben disposto. Colui che vede nell'intimo
post multa miracula et multam Christi famam, quando aptiorem dei cuori lo chiamò quando lo vide più pronto a ubbidirgli, dopo che
eum ad obedientiam scivit qui intima cordis novit. Auausrmus, aveva compiuto i suoi miracoli e divulgata la sua fama. AGOSTINO:
De cons. ev. {2,26,59, PL 34,1106]: Vel probabilius videtur quod
Oppure più probabilmente sembra che Matteo ricordi queste cose
haec praetermissa recordando Matthaeus commemora!: quia ante
come avvenute in passato: poiché bisogna credere che Matteo sia
sermonem habitum in monte credendum est vocatum esse
Matthaeum: in eo quippe monte tunc Lucas commemora! omnes stato chiamato prima del discorso della montagna; e in realtà su quel
duodecim electos, quos Apostolos nomina!. {GLOSSA]: Matthaeus monte Luca ricorda tutti i dodici eletti, che chiama Apostoli.
enim vocationem suam refert inter miracula: magnum enim mira- [GLOSSA]: Matteo poi riferisce della sua chiamata fra i miracoli,
culum fait quod publicanus factus est Apos~'?lus. CHR:sosroM.u~. essendo un grande miracolo che un pubblicano diventi Apostolo.
In Matth. {ibid.}: Quid est autem quod de alzzs Apostolzs non dzct- CRISOSTOMO: Perché non si dice degli altri Apostoli come e quando
tur qua/iter et quando sunt vocati, .nisi d~ Petro et .A~drea et siano stati chiamati, eccetto Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni e
Jacobo et Ioanne et Matthaeo? Hi emm maxzme erant in mconve- Matteo? Perché questi erano in sommo grado immersi in cose disdi-
nientibus, et humilibus studiis: neque enim telonii officio est ali- cevoli, e in umili occupazion i: infatti non c'è nulla di peggiore della
quid deterius neque piscatione vilius. funzione di pubblicano, e di p iù vile del mestiere di pescatore.
GLOSSA {PL J62,1330Cj: Congruam autem cael.e~tis ~eneflcii GLOSSA: Matteo, per mostrarsi adeguatamente riconoscente per
vicem impendens Matthaeus, Christo magnum convivium zn domo questo beneficio celeste, preparò a Cristo, nella sua casa, un grande
sua paravit, ut il/i commodaret sua temporalia ~ quo expectab~t banchetto, e così offrì i suoi beni temporali a colui dal quale attendeva
perpetua bona; unde sequitur «Et factum est dzscumbente eo tn quelli eterni, per cui segue: E avvenne che mentre sedeva a mensa in
domo». AuGUSTINUS, De cons. ev. {2,27,60, PL 34,1107}: casa. AGOSTINO: Qui Matteo non ha indicato in quale casa sedeva a
Hic Matthaeus non expressit in cuius domo discumbebat lesu~; mensa Gesù, per cui potrebbe sembrare che non abbia seguito l'ordine
unde posset videri non hoc ex ordine subiu~xisse, ~~d quod a/10 cronologico, ma che abbia indicato ciò che era accaduto in un'altra
tempore factum est recordatus interposuzss~; nzsz M~rcus et circostanza; però Marco e Luca, che narrano questo stesso episodio,
Lucas, qui hoc omnino similiter narrant, manifestarent, zn domo indicano che Gesù sedette a mensa in casa di Levi, cioè di Matteo.
Levi, hoc est Matthaei, discubuisse lesum. CHRYSOSTOM~~· CRISOSTOMO: Matteo, onorato dalla venuta di Gesù nella sua casa,
In Matth. {ibid.}: Honoratus autem Matthaeus ingressu Christt in invitò con lui tutti i pubblicani che erano della medesima professione;
domum eius, omnes publicanos, qui erant eiusdem artis, con~oca­ per cui segue: sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero
vit; unde sequitur «Ecce multi publicani et peccatores venzente~ a tavola con Gesù e i suoi discepoli. GLOSSA: Vengono chiamati infat-
discumbebant cum Jesu et discipulis eiuS». GLOSSA {PL 114,1161,, ti pubblicani coloro la cui vita è impegnata negli affari pubblici, dei
PL 162, J330C]: Publicani enim vocantur qui publicis negotus quali non si può trattare mai o quasi mai senza peccato. E fu un bel
implicantur, quae sine peccato ~ut vix ~ut n1A:nquam possunt trac- presagio: poiché colui che doveva essere Apostolo e maestro delle
tari. Et pulchrum fuit praesagium: quta quz Ap ostolus et doctor
718 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 9-13 719

Gentium erat futurus, in prima sua conversione peccantium gre- Genti nella sua prima conversione trasse con sé il gregge dei peccato-
gem post se trahit ad sa/utem; ut iam perficeret exemplo quod ri alla salvezza, in modo da compiere con l'esempio ciò che doveva
perficere debebat et verbo. HIERONYMUS {GLOSSA, PL 114,116AJ: compiere anche con la parola. GIROLAMO [GLOSSA]: Tertulliano dice
Tertullianus hos dicit fuisse ethnicos, dicente Scriptura: «Non erit che erano pagani, poiché la Scrittura dice che «non ci sarà imposta in
vectigal pendens ex lsrael»; quasi Matthaeus non fuerit ludaeus. Israele», come se Matteo non fosse stato giudeo. Ma il Signore non
D ominus autem non convivatur cum ethnicis, cum id maxime mangiava con i pagani, perché non sembrasse che violava la legge; egli
caveret, ne legem so/vere videretur, qui et discipulis praecepit lo evitava con la più grande cura e l'aveva proibito ai suoi discepoli in
(infrq 10,5): «In viam Gentium ne abieritis». HJERONYMUS {ibid.): questi termini (Ml I O, 5): «Non andate fra i pagani». GIRO LAMO :
Viderant autem pub/icanum a peccatis ad meliora conversum, Ma avevano visto che un pu bblicano convertito dai peccati a una vita
locum invenisse poenitentiae, et ob id etiam ipsi non desperant migliore aveva trovato spazio per la penitenza, e per questo anch'essi
salutem. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Unde accesserunt ad non disperavano della salvezza. CRISOSTOMO: Per cui si accostarono
Redemptorem nostrum, et non solum ad colloquendum, sed etiam al nostro Redentore, e non furono accolti solo per parlare, ma anche
ad convescendum recepti sunt: non enim solum disputans aut per mangiare insieme. Non è soltanto con i suoi argomenti, con le sue
curans aut arguens inimicos, sed etiam convescens emendabat opere, con i suoi rimproveri ai nemici che egli convertì coloro che
multoties eos qui male dispositi erant, per hoc docens nos quo- erano mal disposti, ma anche partecipando ai loro banchetti. Così egli
niam omne tempus et omne opus potesi nobis tribuere utilitatem. ci insegna che ogni opera in ogni momento della giornata può recarci
Hoc autem videntes Pharisaei indignati sunt: de quibus subditur un' utilità. Ma vedendo ciò i Farisei ne furono indignati, per cui
«Et videntes Pharisaei dicebant discipulis eius: Quare cum publi- segue: E vedendo ciò i Farisei dicevano ai suoi discepoli: Perché il
canis et peccatoribus manducat magister vester?». Notandum, quod vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori? Bisogna nota-
cum discipuli visi sunt peccare, Christum a/loquuntur dicentes re che, quando sembrava che i discepoli peccassero, si rivolgono a
(infra 12, 2): «Ecce discipuli tui faciunt quod non licei facere in Cristo dicendo (Ml 12, 2): «Ecco, i tuoi discepoli fanno ciò che non è
sabbato»; hic apud discipulos Christo detrahunt; quae omnia lecito fare in giorno di sabato», mentre qui accusano Cristo· presso i
malignantium erant, et volentium separare a doctore corda disci- discepoli; e tutte queste cose erano proprie delle persone ostili, e di
pulorum. JuBANUS [PL J07,875B]: Duplici autem errore teneban- coloro che volevano separare dal maestro il cuore dei discepoli.
tur, quia et se iustos arbitrabantur, qui superbiae fastu a iustitia RA.BANO : Erano in preda a un duplice errore: sia perché si ritenevano
/onge discesserant, et eos criminabantur iniustos qui resipiscendo giusti, mentre per la superbia si erano molto allontanati dalla giusti-
a peccatis, iustitiae appropinquabant. ÀVGUSTJNVS, De cons. ev. zia, sia perché accusavano di essere ingiusti coloro che, allontanan-
[2,27,61, PL 34,1107]: Lucas autem aliquando dijferentius hoc dosi dai peccati, si avvicinavano alla giustizia. AGOSTINO: Luca sem-
videtur commemorasse, secundum quem Pharisaei dicunt discipulis bra che abbia riportato l'episodio in altri termini, in quanto i Farisei
(Luc. 5,30): «Quare cum publicanis et peccatoribus manducatis et dicono ai discepoli (5, 30): «Perché mangiate e bevete con i pubbli-
bibitis?». Christo et discipulis eius hoc obiectum insinuantes. Sed cani e i peccatori?», insinuando così questa accusa a Cristo e ai
cum discipulis dicebatur, magis magistro obiciebatur, quem sec- discepoli. Ma ciò che riguarda i discepoli è piuttosto rivolto contro il
tando imitabantur. Una est ergo sententia: et tanto melius i11Si- maestro, che questi imitano mettendosi al suo seguito. TI pensiero è lo
nuata, quanto quibusdam verbis, manente veritate, mutata. stesso, e tanto più certo quanto più è riassunto in termini differenti
HIERONYMVS {ibid.}: Neque vero in pristinis permanentes veniunt senza alterazione della verità. GrROLAMO: E non è vero, come mor~
ad Jesum, ut Pharisaei et Scribae murmurant, sed poenitentiam morano i Farisei e gli Scribi, che vengono al Signore persistendo nei
agentes; quod et praesens sermo Domini significa!; unde sequitur l~ro vizi, ma f~cendo penitenza, come indicano anche le parole del
«Àt Iesus audiens ait: Non est opus valentibus medicus, sed male Signore; per cm segue: Ma Gesù udendoli disse: Non c'è bisogno del
habentibuS». RABANUS [ibid.}: Seipsum medicum dicit, qui miro medico per i sani, ma per i malati. RABANo: Chiama se stesso medico
medicandi genere propter iniquitates nostras vulneratus est, ut ~u~ c~e, con un mirabile genere di medicazione fu ferito per le nostr~
vulnus peccatorum nostrorum sanaret. Sanos quidem eos appe/lat, tn1qu1ta, per risanare la fer ita dei nostri peccati. Chiama sani coloro
720 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 9-13 721

qui suam volentes statuere iustitiam, verae Dei iustitiae subiecti che, volendo stabilire la propria giustizia, non sono soggetti alla vera
non sunt. Male habentes eos vocat, qui suae fragilitatis conscien- giustizia di Dio. Chiama malati coloro che, vinti dalla coscienza dei
tia devicti, nec per legem videntes se iustificari, poenitendo se loro peccati e non credendo alla purificazione mediante la legge, si sot-
submittunt gratiae Dei. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.J: tomettono alla grazia di Dio con il loro pentimento. CrusosTOMO: Dopo
Postquam a communibus opinionibus eos allocutu_s e~t, all~quitur aver loro parlato in base alle opinioni comuni parla loro in base alle
eos ex Scripturis, cum dicit «Euntes autem d zscite quzd est: Scritture, quando dice: Andate dunque e imparate che cosa significa:
Misericordiam volo, et non sacrificium». HIERONYMUS [ibid.j: «Misericordia voglio, e non sacrificio». GIROLAMO: Prendendo la
De Propheta, scilicet Osee, sumens testimonium, sugillat Scribas testimonianza dal Profeta, cioè da Osea, sferza gli Scribi e i Farisei i
et Pharisaeos, qui se iustos aestimantes, peccatorum et publica- quali, ritenendosi giusti, evitavano di stare assieme ai peccatori e ai
norum consortia declinabant. CltRYSOSTOMUS, In M atth. [ibid.j: pubblicani. CRISOSTOMO: Come se dicesse: perché mi accusate se
Ac si d icat: Cur accusatis me, quoniam p eccatores corrigo? correggo i peccatori? Quindi in base a ciò incolpate anche D io Padre.
Ergo et Deum Patrem ex hoc incusate. _Sicut eni'!l i/le vult pecca- Come infatti egli vuole la correzione dei peccatori, così anch'io.
torum emendationem, ita et ego. Et sic ostendzt non solum non E così mostra che non solo non era proibito ciò di cui lo accusavano,
esse prohibitum quod incusabant, sed et secundum legem maius ma che anche secondo la legge ciò valeva più del sacrificio; infatti
esse sacrificio: non enim dixit: Misericordiam volo et sacrificium; non ha detto: voglio la misericordia e il sacrificio; ma la misericordia
sed hoc iniunxit, illud autem eiecit. GLOSSA [PL 162,1331B): è comandata e il sacrificio escluso. GLOSSA: Tuttavia Dio non disde-
Non tamen despicit Deus sacrificium, sed sacrificium sine miseri- gna il sacrificio, ma il sacrificio senza la misericordia. Ora, i Farisei
cordia. Faciebant autem Pharisaei saepe sacrificia in templo, facevano spesso dei sacrifici nel tempio, per apparire giusti davanti al
ut iusti apparerent coram populo; sed non exercebant misericor- popolo, ma non esercitavano le opere di misericordia, nelle quali si
diae opera, in quibus probatur vera iustitia. RABANUS [ibid.}: prova la vera giustizia. RABANO: Così li ammonisce a meritare le
Admonet itaque eos, ut per opera misericordiae sibimetipsis ricompense della misericord ia divina mediante le opere. della loro
supernae misericordiae praemia requi;ant; et non_, _c~ntemptis propria misericordia, e a non confidare di piacere a Dio mediante
pauperum necessitatibus, per oblatwnem sacrificwrum se l'offerta dei sacrifici quando vi è unito il disprezzo delle necessità dei
Deo piacere confldant; unde dicit «Eunte~», scilicet a temerit~te poveri; per cui dice: Andate, cioè dalla lemerarietà di uno stolto bia-
stultae vituperationis ad diligentiorem Scripturae sanctae medita- simo a una più diligente meditazione della santa Scrittura, che racco-
tionem, quae misericordiam maxime commendat; unde et suum de manda soprattutto la misericordia; per cui propone anche il suo esem-
misericordia exemplum eis proponit, dicens «Non enim. veni vaca- pio sulla misericordia, dicendo: infatti non sono venuto a chiamare i
re iustos, sed peccatores». AuGUST!NUS, De cons. ev. [ibid.}: Lucas giusti, ma i peccatori. AGOSTINO: Luca ba aggiunto (5, 32): «a peni-
addidit (5,32): «in poenitentiam»; quod ad explanandam senten- tenza», il che serve a spiegare l'affermazione, affinché non sembri
tiam valet, ne quisquam peccatores ob hoc ipsum quod peccator~s che siano amati da Cristo i peccatori in quanto peccatori; mentre
sunt, diligi arbitretur a Christo: cum et illa similitudo de aegrot1~ anche quella similitudine dei malati indica bene che cosa voglia Dio
bene intimet quid velit Deus vocando peccatoresJ Tamqua'!" m~d1- chiamando i peccatori: come un medico i malati, affinché cioè siano
cus aegros, utique ut ab iniquitate, tamquam ab aegritudme, salvati dall'iniquità come da una malattia; il che si verifica con la
salvi fiant; quod fit per poenitentiam. HILARIUS [PL 9,9~3A/: penitenza. ILARIO: Ma Cristo è venuto per tutti. Come mai allora dice
Omnibus autem Christus venerat: quomodo ergo non se zust1s di non essere venuto per i giusti? C'era dunque qualcuno che non
venisse dicit? Erant ergo quibus necesse non erat ut veniret? _Sed aveva bisogno della sua venuta? Ma nessuno è giusto in base alla
nemo iustus ex lege est. Ostendit ergo inanem iustitiae iactant~a1~, legge. Mostra dunque la vuota presunzione della giustizia, poiché i
quia sacrificia in.firmis ad salutem, misericordia erat_ u~ivers1s tn
sacrifici erano necessari per la salute degli infermi, e la misericordia
lege positis necessaria. CtIRYSOST~MUS, In M~t~h. [zbzd.}: Und~
per tutti coloro che erano sottoposti alla legge. CRISOSTOMO: Per cui
ironice videtur ad eos loquens, s1cut cum dzcztur (Gen. 3,22).
sembra che parli loro ironicamente, come quando si dice (Gen 3, 22):
722 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 9-13 723

«Ecce iam Adam factus est quasi unus ex nobis». Quoniam enirn <<Ecco che Adamo ormai è diventato come uno di noi». Ora, che non
nullus iustus erat in terra, Paulus significat dicens (Rom. 3,23): ci sia nessun giusto sulla terra Paolo lo indica dicendo (Rm 3, 23):
«Omnes peccaverunt, et egent gloria Dei». In hoc autem et illos «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio». Con ciò il Si-
mitigavit qui vocati erant; quasi dicat: Tan~um renuo abominari gnore modera anche le pretese di coloro che erano stati chiamati,
peccatores, quin propter eos solos advent. RABANUS [GLOSSA, come se dicesse: sono tanto lontano dall'aborrire i peccatori che solo
PL J62,133JC] : Ve/ quia qui iusti erant, sicut Nathanael et per essi sono venuto. RABANO [GLOSSA]: Oppure perché coloro che
Joannes Baptista, non erant ad poenitentiam invitandi. Vel «Non erano giusti, come Natanaele e Giovanni il Battista, non dovevano
veni vocari iustos» falsos, qui de iustitia sua gloriantur, ut essere chiamati a penitenza. Oppure non sono venuto a chiamare i
Pharisaeos, sed illos qui se peccatores cognoscunt. [RABANUS, ibid.]: giusti falsi, che si gloriano della loro giustizia, come i Farisei, ma
Per Matthaei autem et publicanorum vocationem fides Gentium coloro che si riconoscono peccatori. [RABANO]: Ora, con la chiamata
exprimitur, qui prius mundi lucris inhiabant, et nunc spiritualiter di Matteo e dei pubblicani viene espressa la fede delle Genti, che
cum Domino reficiuntur; per superbiam Pharisaeorum, invidia prima si davano agli interessi mondani, e ora sono rinnovate spiri-
Judaeorum de salute Gentium. Vel Matthaeus significa! hominem tualmente con il Signore; attraverso la superbia dei Farisei è indicata
terrenis lucris inhiantem, quem videt Jesus, dum oculo misericor- l'invidia dei Giudei per la salvezza delle Genti. Oppure Matteo signi-
diae respicit. Matthaeus enim interpretatur donatus, Levi assump- fica l'uomo che si occupa dei guadagni terreni, che Gesù vede, men-
tus: poenitens autem a massa perditorum assumitur, et gratia Dei tre lo guarda con occhio di misericordia. Matteo infatti si interpreta
Ecclesiae donatur. «Et ait il/i Iesus: Sequere me», vel per praedi- donato, e Levi assunto; ora, il penitente è assunto dalla massa dei per-
cationem, ve/ per Scripturae admonitionem, vel per internam duti, ed è donato per grazia di Dio alla Chiesa. E Gesù gli dice:
inspirationem. Seguimi, o mediante la predicazione, o l'ammonimento della Scrittura,
o un' interna ispirazione.

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724 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 14-17 725

VERSUS 14-17 VERSETTI 14-17

Tunc accesserunt ad eum disc ipuli lohannis dicentes: Allora si avvicinarono a lui i discepoli di Giovanni dicendo:
Quare nos et Pharisaei ieiunamus frequenter, discipu/i Perché noi e i Farisei digiuniamo frequentemente mentre i tuoi
autem tui non ieiunant? Et ait illis lesus: Numquid possunt discepoli non digiunano? E disse loro Gesù : Forse che gli amici
filii sponsi lugere quamdiu cum illis est sponsus? Venient dello sposo possono piangere finché lo sposo è c on loro?
autem dies cum auferetur ab eis sponsus, et tunc ieiuna- Verranno però i giorn i in cui lo sposo sarà loro tolto, e allora
bunt. Nemo autem inmittit commissuram panni rudis in digiuneranno. Nessuno poi mette un pezzo di stoffa grezza su
vestimentum vetus; tollit enim plenitudinem eius a vesti- un vestito vecch io, poiché il rattoppo squarcia il vestito e si fa
mento, et peior scissura fit. Neque mittunt vinum novum in uno strappo peggiore. Né mettono vino nuovo in otri vecchi,
utres veteres; alioquin rumpuntur utres, et vinum effunditur, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gl i otri vanno
et utres pereunt; sed vinum novum in utres novos mittunt, perduti, ma mettono il vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e
et ambo conservantur. gli altri si conservano.

GLOSSA [PL 162,1332Aj: Cum de convivio peccatorum et de GLOSSA: Dopo che ha risposto sulla partecipazione ai pasti con i pec-
participatione respondisset eis, de comestione eum aggrediuntur; catori, lo attaccano sul mangiare stesso, per cui si dice: Allora si avvici-
unde dicitur «Tunc accesserunt ad eum discipuli Ioannis dicentes: narono a lui i discepoli di Giovanni dicendo: Perché noi e i Farisei
Quare nos et Pharisaei ieiunamus frequenter, discipuli autem tui digiuniamo frequentemente mentre i tuoi discepoli non digiunano?
non ieiunant?». HIERONYMVS [Pl 26,56D}: Superba interrogatio, GIROLAMO: Interrogazione superba e riprovevole vanteria del digiuno!
et ieiunii reprehendenda iactantia! Nec poterant discipuli Ioannis Né potevano essere scusati i discepoli di Giovanni che si univano ai
non esse sub vitio, qui iungebantur Pharisaeis, quos a loanne Farisei che essi sapevano bene essere stati condannati dal loro mae-
noverant condemnatos; et calumniabantur eum quem sciebant stro, e che calunniavano colui che la sua voce aveva annunziato.
magistri vo cibus praedicatum. CHRYSOSTOMVS, In Matth. CRISOSTOMO: Essi dicono così: sia pure che tu agisca in questo modo
[30,3, PG 57,366}: Quod autem dicunt, tale est: Esto tu ut medi- come medico, ma perché i tuo i d iscepoli tra lasciando il digiuno si
cus haec facis; sed cur discipuli tui dimittentes ieiunium, talibus accostano a tali mense? Volendo poi aumentare l'accusa con una
mensis accedunt? Deinde incusationem ex comparatione augere comparazione, pongono prima se stessi e poi i Farisei. Costoro infatti
volentes, primo seipsos ponunt, et deinde Pharisaeos. leiunabant digiunavano imp arando dalla legge, come anche il Fariseo disse
il/i quidem a lege discentes, sicut et Pharisaeus dixit (Luc. 18,12): (Le 18, 12): «lo digiuno due vol te la settimana»; essi invece da
«l eiuno bis in sabbato»; ipsi autem a Ioanne. RABANUS Giovanni. RABANO: Giovanni infatti non bevette né vino né birra,
[PL 107,877B]: Joannes enim vinum et siceram non bibit: quod il che aumenta in lui il merito dell'astinenza, non avendo la natura
abstinentiae meritum in eo auget, cui nulla est potentia naturae. potere su di lui. Ma il Signore, che può condonare i peccati perché
Dominus autem qui peccata potest condonare, cur a peccatoribus eviterebbe di mangiare con i peccatori, lui che può renderli più giusti
manducantibus declinaret, quos abstinentibus poterai facere iu- di coloro che praticano l'astinenza? Cristo digiuna per non trascurare
stiores? Ieiunat autem Christus, ne praeceptum declines; mandu- il precetto, ma mangia con i peccatori affinché tu comprenda la gra-
cat autem cum peccatoribus, ut gratiam et potestatem intelligas. zia e il potere. AGOSTINO: Ma mentre Matteo dice che solo i discepoli
AuGVSTINUS, De cons. ev. [2,27,61, PL 34,1108]: Sed cum Mat- di Giovanni hanno detto questo, le parole riportate da Marco mostra-
thaeus tantum discipulos loannis hoc dixisse perhibeat, verba no che queste cose sono state dette dagli uni e dagli altri, cioè dai
quae ap ud Marcum leguntur, magis indicant alios hoc dixisse de discepoli di Giovanni e dai Farisei, il che Luca ha espresso in modo
aliis, idest convivas de discipulis loannis et Pharisaeis: quod
726 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 14-17 727

Lucas evidentius expressit, qui alios de aliis dixisse narravit. Unde più evidente, riferendo che furono dette dagli uni e dagli altri. Perché
ergo Matthaeus dicit «Tunc accesserunt ad eum discipuli Ioannis» dunque Matteo ha detto: Allora si avvicinarono a lui i discepoli di
nisi quia et ipsi aderant, et omnes certatim, ut quisque poterat, ho~ Giovanni se non perché anch'essi erano presenti e tutti insieme a
obiecerunt? CHRYSOSFOMUS, In Matth. [ibid.]: Ve/ Lucas dicit, quod gara, secondo le possibilità di ciascuno, gli fecero questa obiezione?
Pharisaei hoc dixerunt; hic autem dici!, quod discipuli Ioannis: CRISOSTOMO: Oppure Luca riferisce che i Farisei dissero ciò mentre
quia Pharisaei illos secum acceperunt ad dicendum, quod postea secondo Matteo lo dissero i discepoli di Giovanni, poiché i Farisei li
in Herodianis fecerunt. Sed considerandum, quod quando pro presero con sé per dire ciò, cosa che fecero in seguito con gli erodiani.
extraneis, sicut pro publicanis, sermo erat, ut eorum turbatam Ma bisogna considerare che quando il discorso verte sugli estranei,
mitiget animam, vehementius exprobrantes incursavit; ubi autem come sui pubblicani, per calmare la loro anima agitata egli respinge
discipulos convitiabantur, cum mansuetudine respondet; unde con più forza le accuse di cui essi sono l'occasione, mentre risponde
sequitur «Et ait illis Iesus: Numquid possunt filii sponsi lugere, con mansuetudine quando l'oltraggio ricade sui suoi discepoli; per
quamdiu cum i/lis est sponsus?». Primo quidem seipsum medicum cui segue: E disse loro Gesù: Forse che gli amici dello sposo possono
vocaverat, hic autem sponsum, in memoriam reducens verba piangere finché lo sposo è con loro? Prima si era chiamato medico,
loannis qui dixit (3,29): «Qui habet sponsam sponsus est». qui invece sposo, ricordando le parole di Giovanni che disse (3, 29):
HIERONYMUS [ibid.}: Sponsus Christus est, sponsa autem Ecclesia. «Chi ha la sposa è lo sposo». GIROLAMO: Lo sposo è Cristo, la sposa
D e hoc spirituali connubio Apostoli sunt creati, qui lugere non la Chiesa. Da questo connubio spirituale sono stati creati gli Apostoli,
possunt quamdiu sponsum in tha/amo vident, et sciunt sponsum i quali non possono piangere finché vedono lo sposo nel talamo,
esse cum sponsa. Quando vero transierint nuptiae, et passionis ac e sanno che lo sposo è con la sposa. Quando però le nozze passeran-
resurrectionis tempus advenerit, tunc sponsi filii ieiunabunt. Et hoc no, e giungerà il tempo della passione e della risurrezione, allora gli
amici dello sposo digiuneranno. E questo è ciò che viene aggiunto:
est quod subditur «Venient autem dies quando auferetur ab eis
Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto, e allora digiu-
sponsus; et tunc ieiunabunt». CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]:
neranno. CRISOSTOMO: Quanto dice consiste in ciò: il tempo· presente
Quod autem dicit, tale est: Gaudii est praesens tempus et laetitiae;
è di gioia e di letizia, quindi non bisogna introdurre cose tristi; in
non ergo introducenda sunt tristia: etenim ieiunium triste est non
realtà il digiuno è triste non naturalmente, ma per coloro che sono
naturalite1; sed istis qui imbecillius adhuc dispositi sunt: his enim
ancora in una disposizione debo le, mentre è soave per coloro che
qui sapientiam contemplari desiderant, delectabile est; unde desiderano darsi alla contemplazione della sapienza; per cui parla
secundum opinionem i/forum hoc dixit. Per hoc autem monstrat secondo la loro opinione. Con ciò dunque mostra che ciò non dipen-
quod non gulae erat quod fiebat, sed dispensationis cuiusdam. deva dal la gola, ma da una certa dispensa. GIROLAMO: Da queste
HIERONYMUS [ibid.}: Nonnulli autem putant idcirco dies quadragin- parole alcuni concludono che bisogna consacrare al digiuno i quaran-
ta passionis ieiunia debere committi, licet sta~Ym dies Pentecostes et ta giorni della passione, sebbene il giorno della Pentecoste nel quale
Spiritus sanctus veniens induca! nobis festivitatem. Ex huiusmodi viene lo Spirito Santo ci inviti alla festa. ln base a ciò Montano, Prisca
occasione testimonii Montanus, Prisca et Maximilla, etiam post e Massimilla anche dopo la Pentecoste fanno la quaresima, poiché
Pentecosten faciunt quadragesimam, quia ablato sponso, filii tolto lo sposo gli amici dello sposo devono digiunare. Ma è consuetu-
sponsi debeant ieiunare. Ecclesiae autem consuetudo ad passio- dine della Chiesa di disporsi, con l'umiliazione che il digiuno inflig-
nem Domini et resurrectionem per humilitatem carnis venit, ut spi- ge alla carne, alla passione e alla risurrezione del Salvatore, per pre-
rituali saginae ieiunio corporis praeparemus. pararsi con l'astinenza a questa refezione spirituale.
CHRYSOSTOMUS, i n Matth. [ibid.}: Rursus autem a communibus CRISOSTOMO: Di nuovo con esempi comuni conferma questo
exemplis confirmat hunc sermonem, cum subdit «Nemo autem mittit discorso, quando aggiunge: Nessuno poi mette un pezzo di stoffa
commissuram panni rudis in vestimentum vetus: tollit enim p/enitu- grezza su un vestito vecchio, poiché il rattoppo squarcia il vestito e si
dinem eius a vestimento, et peior scissura fit»; quasi diceret: Non- fa uno strappo peggiore; come se dicesse: i miei discepoli non sono
dum effecti sunt fortes mei discipuli, sed adhuc multa indigeni stati ancora resi forti, ma hanno bisogno ancora di molta condiscen-
condescensione: nondum sunt per Spiritum renovati. Sic autem denza; non sono stati ancora rinnovati dallo Spirito. A persone cosi
728 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 14-17 729

dispositis non oportet gravedinem imponere praeceptorum. Hoc disposte non conviene imporre il gravame dei precetti. Disse ciò
autem dixit regulam dans suis discipulis, ut discipulos ex universo dando ai suoi discepoli la regola di accogliere i discepoli di tutto il
orbe terrarum cum mansuetudine suscipiant. REMIGJUS [BEDA, mondo con mansuetudine. REMIGIO [BEDA]: Con il vestito vecchio
PL 92,48Aj: Vestimentum vetus discipulos vult intelligi, quia non- vuole che si intendano i discepoli, poiché non erano ancora stati
dum erant per omnia innovati. Pannum rudem, idest novum, totalmente rinnovati. Il panno grezzo, cioè nuovo, indica la nuova
appella! novam gratiam, idest evangelicam do~trinam, cuius grazia, cioè la dottrina evangelica, di cui il digiuno è una certa parte;
quaedam particula est ieiunium; et ideo non convemeba~ ut s~evio­ quindi non conveniva imporre ad essi i più severi precetti del digiuno,
ra praecepta ieiunii illis committerentur, ne forte austerztate ieiunii perché non venissero danneggiati dall'austerità del illgiuno, e perdes-
frangerentur, et jìdem perderent quam habebant; ideo subdit «Tollit sero la fede che avevano; per cui aggiunge: poiché il rattoppo squar-
enim plenitudinem eius a vestimento, et peior scissura fit». GLOSSA cia il vestito e si fa uno strappo peggiore. GLOSSA: Come se dicesse:
[PL J62,1333A]: Quasi dicat: Ideo rudis pannus, ide~t novus, non un panno grezzo, cioè nuovo, non va posto in un vestito vecchio, poi-
debet poni in vestimento veteri, qui tollit saepe a vestzmento pleni- ché spesso toglie al vestito la sua pienezza, cioè la perfezione; e allo-
tudinem eius, idest pe1fectionem; et tunc fit peior scissura. Grave ra avviene uno strappo peggiore. lnfatti un grave peso imposto a una
enim onus rudi iniunctum, il/ud boni quod prius inerat, saepe persona ancora inesperta distrugge spesso ciò che di bene prima vi si
destruit. REMIGIUS [BEDA, PL 92,48B]: Duabus autem similitudini- trovava. REMIGIO [BEDA]: Poste due similitudini, cioè quella delle
bus positis, scilicet nuptiarum, et de panno rudi et de vestimento nozze e quella del panno grezzo su un vestito vecchio, ora aggiunge
veteri, nunc tertiam addit similitudinem de utribus et de vino: una terza similitudine sugli otri e sul vino: Né mettono vino nuovo in
«Neque mittunt vinum novum in utres veteres». Utres veteres otri vecchi. Chiama i suoi discepoli otri vecchi poiché non erano stati
appella! suos discipulos, qui nondum perfecte erant innovati. ancora perfettamente rinnovati. Chiama vino nuovo la pienezza dello
Vìnum novum appellat plenitudinem Spiritus sancti, et profunda Spirito Santo, e le profondità dei misteri celesti, che allora i discepoli
caelestium mysteriorum, quae tunc discipuli ferre non poterant; non potevano sostenere; ma dopo la risurrezione furono ·resi otri
sed post resurrectionem utres novi facti fuerunt, et vinum novum nuovi, e ricevettero il vino nuovo quando lo Spirito Santo riempì i
receperunt quando Spiritus Sanctus replevit corda eorum. Unde loro cuori. Per cui alcuni dissero (At 2, 13): «Tutti costoro sono pieni
quidam dixerunt (Act. 2, 13): «Omnes isti musto pieni sunt». di vino». CRISOSTOMO: Cosi ci insegna anche il motivo delle umili
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Hinc et nos causam docuit parole c h e continuamente diceva loro, per la loro debolezza.
humilium verborum quae continuo ad eos dic~bat propter imbe- GIROLAMO oppure diversamente: Per vestito vecchio e otri vecchi
cillitatem ipsorum. HIERONYMUS [ibid.} ve! a/Iter: Per vestimen- dobbiamo intendere gli Scribi e i Farisei; per stoffa nuova e vino
tum vetus et utres veteres debemus intelligere Scribas et nuovo dobbiamo intendere i precetti evangelici, che i Giudei non
Pharisaeos; particula vestimenti novi et vinum novum praecepta possono accettare affinché non venga uno strappo peggiore. Una cosa
evangelica sentienda: quae non possunt sustinere Iudaei, ne simile volevano fare anche i Galati, mescolando i precetti della legge
maior scissura fiat. Tale quid et Galatae facere cupiebant, ut cwn al Vangelo e mettendo vino nuovo in otri vecchi. Il discorso evangeli-
Evangelio legis praecepta miscerent, et in utribus veterib~s mit~e­ co va quindi rivolto agli Apostoli piuttosto che agli Scribi e ai
rent vinum novum. Sermo igitur evangelicus Apostolzs potws Farisei, i quali, corrotti dalle tradizioni degli antichi, non potevano
quam Scribis et Pharisaeis est infundendus, qui m_ai?rum traditio- custodire la genuinità dei precetti di Cristo. GLOSSA: Con ciò dunque
nibus depravati, sinceritatem praeceptorum Chnsti non pot~rant indica che gli Apostoli non dovevano essere trattenuti nelle vecchie
custodire. GLOSSA: Per hoc ergo significa! quod Apostoli 11011 osservanze, poiché dovevano essere colmati della novità della grazia.
erant in veteribus observantiis detinendi, quos oportebat gratiae AGOSTINO oppure diversamente: Chiunque digiuna rettamente, o
novitate perfundi. AUGUSTINUS [çerm. 210,3,4, PL 38,1049] ve/ umilia la sua anima nel gemito della preghiera e dell'afflizione del
a/iter: Omnis qui recte ieiunat, aut animam suam in gemitu ora- corpo, oppure si separa dalle attrattive della carne con il piacere della
tionis et castigatione corporis humiliat, aut illecebras carna/es
730 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 14-17 731

spiritualis sapientiae delectatione suspendit. De utroque autem sapienza spirituale. Il Signore risponde qui su entrambi i generi di
ieiunii genere Dominus hic respondet: nam de primo, quod habet' digiuno; infatti sul primo, che consiste nell'umiliazione dell'anima,
animae humiliationem, dicit «Non possunt filii sponsi lugere»; de dice: Non possono gli amici dello sposo piangere, mentre sull'altro,
ilio quod epulum mentis, consequenter locutus est, dicens «Nemo che consiste nel convito dell'intelligenza, dice in seguito: Nessuno
mittit commissuram panni rudis». Deinde quia sponsus ablatus mette un pezzo di stoffa grezza. Cosl dobbiamo certamente piangere
utique nobis est, lugendum est. Et recte lugemus, si flagramus poiché lo sposo ci è stato tolto. E giustamente piangiamo se bruciamo
desiderio eius. Beati quibus licuit eum ante passionem tunc habe- per il suo desiderio. Beati coloro ai quali fu permesso di averlo pre-
re praesentem, interrogare sicut vellent, audire sicut deberent. sente prima della passione, potendolo interrogare come volevano e
Jllos dies concupierunt videre patres ante adventum eius, neque ascoltare come dovevano. Quei giorni desiderarono vedere i padri
viderunt, quia in alia dispensatione sunt ordinati, per quos ventu- prima della sua venuta, e non li videro, poiché erano stati posti in un
rus annuntiaretur, non a quibus veniens audiretur; in nobis autem ordine diverso, in modo da annunziare la sua venuta senza poterlo
il/ud impletum est quod ipse dicit (Luc. 17,22): «Venient dies quan- ascoltare come già venuto; in noi poi si è avverato quanto dice
Luca ( 17, 22): «Verrà un tempo in cui desidererete vedere uno di que-
do desiderabitis videre unum de diebus istis, et non poteritis».
sti giorni, e non lo potrete». Chi dunque non piangerà qui? Chi non
Quis ergo hic non lugebit? Quis non dicat: «Factae sunt mihi
dirà: <<Le lacrime sono diventate il mio pane giorno e notte, mentre di-
lacrymae meae panes die ac nocte, dum dicitur mihi quotidie: cono a me tutto il giorno: Dov'è il tuo Dio?» (Sai 41, 4). Giustamente
Ubi est Deus tuus?» (Ps. 41,4). Merito ergo Apostolus cupiebat
dunque l'Apostolo desiderava morire ed essere con Cristo. AGOSTINO:
dissolvi, et esse cum Christo. AUGUSTINUS, De cons. ev. {ibid.j: Il fatto dunque che Matteo parli di pianto là dove Marco e Luca parla-
Quod ergo dixit Matthaeus «Lugere», ubi Marcus et Lucas dicunt no di «digiuno» significa che il Signore ha parlato di quel digiuno che
«ieiunare», significat de tali ieiunio Dominum locutum quod perti- riguarda l'umiltà della tribolazione, in modo che si intenda con le
net ad humilitatem tribulationis, ut il/ud alterum quod pertinet ad similitudini seguenti quell'altro che riguarda il gaudio della mente
gaudium mentis in spiritualia suspensae, et ob hoc alienatae a cor- dedita alle cose spirituali e per questo distaccata dai cibi corporali;
poralibus cibis, posterioribus similitudinibus significasse intelliga- mostrando che questo digiuno non si addice a coloro che sono occu-
tur; ostendens, quod circa corpus occupatis e~ ob hoc veterem pati nelle cose del corpo e hanno perciò la sensibilità vecchia.
sensum habentibus, hoc genus ieiunii non congr~at. ILARIO: In senso mistico questa risposta sulla non necessità del
H!LARIUS [PL 9,963B]: Mystice vero, quod praesente sponso digiun? in presenza dello sposo contiene una lezione sulla gioia che
ieiunandi necessitatem discipulis non esse respondet, praesentiae deve risultare dalla sua presenza, e sul sacramento del nutrimento
suae gaudium, et sacramentum sancti cibi edocet, quo nemo se divino di cui nessuno avrebbe bisogno in presenza di Cristo (cioè
praesente (idest, in conspectu mentis Christum continens) indige- avendo Cristo davanti allo sguardo dell'anima); ma quando egli sarà
bat; ablato autem se, ieiunaturos esse dicit; quia omnes non cre- tolto dice che i suoi discepoli digiuneranno, poiché tutti coloro che
dentes resurrexisse Christum, habituri non essent cibum vitae., non crederanno che egli è risorto non avranno il cibo della vita.
In fide enim resurrectionis sacrarnentum panis caelestis accipitw: Infatti il sacramento del pane del cielo viene ricevuto nella fede della
HIERONYMUS [ibid.}: Vel cum propter peccata a nobis recesserit, risurrezione. GIROLAMO: Oppure, se si è allontanato da noi per il pec-
tunc indicendum est ieiunium, tunc Luctus est recipiendus. HILAR/US cato, bisogna indire un digiuno e accettare il lutto. ILARIO: Pone
{ibid.}: Ponit etiam exempla, quibus ostendit, infirmatas vetustate anche degli esempi con i quali mostra che le anime e i corpi malati
peccatorum et animas et corpora novae gratiae sacramenta non per la vecchiezza dei peccati non ricevono i sacramenti della nuova
capere. RABANUS {ibid.}: Cum autem datae sint diversae similitu- grazia. RABANO: Sebbene siano state date similitudini diverse per una
dines ad idem, differunt tamen: vestis enim qua foris tegimur, stessa cosa, tuttavia differiscono: infatti la veste che ci ricopre ester-
opera bona significa!, quae foris agimus; vinum quo intus reflci- namente significa le opere buone, che compiamo al di fuori; il vino
mur, fervor est fidei et caritatis, quo intus reformamur. da cui siamo ristorati internamente è il fervore della fede e della
carità, da cui siamo riformati nell' interno.
Capitolo 9, versetti 18-22 733
732 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSETTI 18-22
VERSUS J 8-22
~~~tre egli diceva I.oro ques~e cose, ecco che un capo gli si
Haec ilio loquente ad eos, ecce princeps unus accessit et aw 1c!no. e.lo ad~rava dicendo: Signore, mia figlia è morta adesso,
adorabat eum dicens: Domine, filia mea modo defuncta est· ma v!eni, imponi la tua mano su di lei e vivrà. E Gesù alzatosi lo
sed veni, impone manum tuam super eam, et vivet. Et sur~ seg~1va, e anche. i suoi discepoli. .E? ec~o u~a donna, che pati-
gens lesus sequebatur eum, et discipuli eius. Et ecce mu/ier va d1un fluss.o d1 sangue da dod1c1anni , gli si avvicinò da die-
quae sanguinis f/uxum patiebatur duodecim annis, accessit tro e toccò 11 l~n:ibo del s~o vestito. Diceva infatti tra sé:
retro et tetigit fimbriam vestimenti eius. Dicebat enim intra Se solo tocch~ro 11 suo. vestito, sarò salva. Ma Gesù voltatosi
se: Si tetigero tantum vestimentum eius, salva ero. At lesus e ~edend?la disse: Abbi fiducia, figl ia, la tua fede ti ha salvata.
conversus et videns eam dixit: Confide, fi/ia, fides tua te sal- E in quell ora la donna fu salvata.
vam fecit. Et salva facta est mulier ex il/a hora.

., CrusosTOM_o: [)_op?. le parole aggiunge l'opera, che doveva tanto


CHRYSOSTOMUS, In Matth. {3 1,1, PG 57,369}: Post serrnones pm confutare 1 Fanse1 1~ quanto colui che veniva a chiedere un mira-
opus adiunxit, in quo arnplius Pharisaei obstruerentur eo quod qui c?lo era un c~po d.ella sm.agog~,_e il ~olore era grande poiché la fan-
advenit ad rniraculurn petendurn, archisynagogus erat, et luctus cmlla ~ra.figha umca, e d1 dod1c1 anm, quando inizia il fiore dell'età·
magnus, quia puella unigenita erat, et duodecim annorum, quando per cui .s1 _legg~:. ~entre egli diceva loro queste cose, ecco che u~
incipit esse jl.os aetatis; et ideo dicitur «Haec i/lo loquente ad eos, capo gli Sl av~lCzno . A~osr~o: Marco e Luca riferiscono il medesi-
ecce princeps unus accessi!». ÀUGUSTINUS, De cons. ev. [2,28,64, mo fatto, ma m un ordme diverso, ed essi lo collocano dopo la sua
PL 34,1109}: Dicunt autem hoc et Marcus et Lucas, sed ab isto partenz~ dal p~ese dei .Geraseni e .la tr~v~rsata del lago che seguirono
ordine iam recedunt: eo enim loco hoc inserunt ubi post expulsa la. cacciata
M dei· demom · ' ehe
. e la loro urumss1one nei porci· . E d a c10
daemonia, et in porcos missa, transfre tando redit a regione dtee arco ~1sogna mtendere che ciò avvenne dopo che attraversò
Gerasenorum. Et p er hoc quod Marcus dicit, ) ntelligendum est nuov~mente 11 mare, ma qu~nto tempo dopo non lo si sa. Tuttavia, se
hoc factum esse postquam venit rursus trans fretum; sed quantum non et fosse stato un certo mtervallo, non ci sarebbe la possibilità d.
post, non apparet. Nisi autem fuisset aliquod intervallum, non collocare ciò eh~ riferis~e Matteo sul pasto nella sua casa. Dopo que~
esset quando fieret quod narrat Matthaeus in convivio domus s~o fatto segt~e 1m.media~a~ente. 9uello della figlia del capo della
suae. Post hoc factum continuo sequitur de archisynagogi filia. smagoga. Se 1~attl questi s1 avv1cmò mentre egli parlava del panno
Si enim loquente eo de panno novo, accessit princeps, nihil aliud nuovo~ non ~u mterposto null'altro di ciò che egli fece o disse· nella
factorum dictorumque eius interpositum est; in narratione autem na1Taz1one dt. ~arco invece è chiaro che vi è spazio per inte~orre
Marci patet locus ubi alia interponi potuerunt. Similiter autem et altr~ cos~. Su~1lmente Luca non si oppone a Matteo; ciò che ba
Lucas non renititur M atthaeo: quod en im adiunxit (8,41): ~gg1unto mfatt1 (8, 4 1): «Ed ecco un uomo di nome Giair0>> non va
«Et ecce vir cui nomen erat l airus», non continuo accipiendum mteso ~o~e avvenuto subito, ma dopo il convito dei pubblicani,
est factum, sed post illud de convivio p ublicanorum, ut narrat come nfensce Matt~o ,dic~~do: Mentre egli diceva loro queste cose,
Matthaeus dicens «H aec ilio loquente ad eos, ecce princeps ecco che u~ capo, c1.oe Giairo, capo della sinagoga, si avvicinò e lo
unus», scilicet Jairus archisynagogus, «accessi! et adorabat eum ador~va ~1cendo: ~ignore, mi_ a figlia è morta adesso. Ma bisogna
dicens: Domine,filia mea modo defuncta est». Considerandum est cons1der_a1~, affin~he non appaia una contraddizione, che gli altri due
autem, ne repugnare videatur, quod alii duo Evangelistae morti Evange_hstt i:on dicono che era morta, ma vicina alla morte, al punto
iam proximam, non tarnen mortuam eam dicant, usque adeo ut che es~1 aggtun~ono che ven~e poi uno a dire che era morta, e quindi
dicant venisse p ostea qui mortuam enuntiarent: et ob hoc non non b1sogna.v~ 1i:iportunare 11 maestro. Bisogna dunque ammettere
debere vexari magistrum: intelligendum est enim brevitatis causa che per motivi dt brevità Matteo si è limitato a esporre la domanda
Matthaeum hoc potius dicere voluisse, rogatum Dominum esse ut
734 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 18-22 735

faceret, quod ipsum fecisse manifestum est, ut scilicet et mortuam c~e. fu_ i~diriz~~ita al Signore di fare ciò che egli fece effettivamente,
suscitare. Attendit enim non verba patris de filia sua, sed, quod c1oe d1 n susc1tare quella che era appena motta. Egli non si è dunque
potissimum est, voluntatem. Ita enim desperaverat ut potius eam fermato ali.e par~le del padre su su? figlia, ma a ciò che più conta, alla
vellet reviviscere, non credens vivam posse inveniri, quam sua vol~nta._ Egh aveva talmente disperato della sua vita che ciò che il
morientem reliquerat. Duo itaque posuerunt quid dixerit lairus; suo des1deno doman~ava era la sua risurrezione, ed egli non aveva
Matthaeus autem quid voluerit atque cogitaverit. Sane si qui- pensato che potesse ritrovare ancora in vita colei che aveva lasciato
squam illorum duorum patrem ipsum commemorasse! dixisse, ut morente. Due Evangelisti hanno riportato le parole di Giairo Matteo la
non vexaretur Iesus, quod puella mortuafuisset, repugnarent eius sua _vol?ntà e il_suo pensiero. Evidentemente se uno dei due primi aves-
cogitationi verba quae posuit Matthaeus. Nunc vero non legitur se ;1fento c~e Il padre stes.so aveva detto di non tormentare Gesù, poi-
quod suis nuntiantibus il/e consenserit. Hinc autem rem perneces- ch_e sua figha era morta, c1 sarebbe contraddizione con il pensiero che
sariam discimus: nihil in cuiusque verbis debere inspicere nisi gh presta Matteo. Ma non appare per nulla nella sua narrazione che il
voluntatem, cui debent verba servire; nec mentiri quemquam, si capo si sia unito in ciò ai suoi servitori. Qui impariamo una cosa della
aliis verbis dixerit quod i/le voluerit cuius verba non dicit. più gr~nde necessità, che cioè noi non dobbiamo considerare nelle pa-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ve/ hoc quod princeps dixit de role dt qualcuno se non la volontà, alla quale le parole devono servire·
morte puellae est augere calamitatem. Etenim consuetudo est e nessuno mente quando riporta la volontà di un uomo con paro!~
rogantibus extollere sermone propria mala, et amplius aliquid eo d~verse da que~le effettivamente usate. CRISOSTOMO: Oppure il capo
quod est dicere, ut magis attrahant eos quibus supplicant; unde disse che la figlia era morta per aumentare la disgrazia. Infatti è consue-
subiungit «Sed veni, impone manum super «i!am, et vivet». Vìde tudine d} chi chiede inw:andire nel discorso i propri mali, e dire qualco-
autem eius crassitiem. Duo enim expetit a Christo: et accedere sa_ che e sopra_la r~alta, per attrarre maggiormente coloro che sup-
ipsum, et manum imponere. Hoc etiam Syrus il/e Naaman a plicano; per cm aggmnge: ma vieni, imponi la mano su di lei e vivrà
Propheta expetebat. Etenim et visu indigeni et sensibilibus rebus Vedi però la sua grossolanità. Infatti chiede due cose a Cristo: eh~
qui crassius dispositi erant. REMIGIUS {non occ.}: Miranda est venga e che imponga la mano. Questo lo chiedeva al Profeta anche
autem pariter atque imitanda Domini humilitps et mansuetudo: quel Na?man Siro. In~atti coloro che sono disposti grossolanamente
nam mox ut rogatus est, rogantem coepit sequi; unde subdit hanno bisogno della vista e delle realtà sensibili. REM IGIO: Parimenti
«Et surgens Iesus sequebatur eum». Hic subditos et praelatos ~anno ammirate ~ imi~ate l'umiltà e la mansuetudine del Signore: infat-
pariter instruxit: subditus exemplum obedientiae reliquit, praela- ti _no_n app~na gh fu n v?lta I~ domanda, cominciò a seguire colui che
tis vero instantiam et sollicitudinem docendi demonstravit: ~lt s~ era nvol~o; pe~ ~u1. aggm~g~: E Gesù alzatosi lo seguiva. Qui ha
ut quotiescumque audierint aliquem mortuum in anima statim 1stru1t? anche 1 sudd1~ e 1 su~ei:on: h~ lasciato ai sudditi un esempio di
adesse studeant. obbedienza, mentre a1 supenon ha dimostrato l'insistenza e la solleci-
«Et cum eo ibant discipuli eius». CHRYSOSTOMUS, In Matth. tudine nell ' insegnamento; in modo che tutte le volte che odono che
{ibid.}: Et Marcus quidem et Lucas dicunt, quoniam tres accepit qualcuno è ~orto nell'anima si preoccupino subito di essere presenti.
discipulos, scilicet Petrum, Iacobum et Ioannem: Matthaeum . E con lw andavano i suoi discepoli. CRISOSTOMO: Marco e Luca
autem non assumpsit, ampliorem ei concupiscentiam immittens, et d1con? che prese tre discepoli, cioè Pietro, Giacomo e Giovanni; non
quia imperfectius adhuc dispositus erat; propter hoc enim illos prese mvece Ma~eo, su~c1tand~ in I~~ ~n più grande desiderio, e poi-
honorat, ut alii similes illis efficiantur. Sufficiebat enim interim ché era.an~ora ~1s.posto m m~m~~a pm •I?perfetta: infatti onora quelli
Matthaeo videre ea quae /acta sunt circa sanguinis jluxum patien- affinche gh altn divengano s1mtl1 ad essi. Bastava infatti nel frattem-
tem, de qua subditur «Et ecce mulier quae sanguinis jluxum patie- po a_ Matteo di vedere ciò che accadde nella donna che pativa il flus-
batur duodecim annis, accessi! retro, et tetigit fimbriam vestimenti so d1 sangu_e, della quale aggiunge: Ed ecco una donna, che pativa di
eiuS». HIERONYMUS [PL 26,58B]: Haec autem mulier sanguine un flusso dz sangue da dodici anni, gli si avvicinò da dietro e toccò il
jluens, non in domo, non in urbe accedit ad Dominum quia iuxta lemb~ del ~~o ,vestit?. GrR~LAMO: Q~esta donna col flusso di sangue .
legem urbibus excludebatur; sed in itinere ambulante Domino; non s1 avv1cmo al ~1?nore m casa ? ·~ città, poiché secondo la legge
era esclusa dalle c1tta, ma mentre 11 Signore era in viaggio, in modo
736 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 18-22 737

ut dum pergit ad aliam, alia curaretur. CHRYSOSTOMVS, In Matth. che mentre va da una, sia curata un'altra. CRISOSTOMO: Non viene a
[ibid.]: Ideo autem non libera propalatione ad Christum venit, quia Cristo in pubblico poiché si vergognava della malattia, ritenendosi
verecundabatur propter passionem, immundam se existimans: ete- immonda: infatti secondo la legge si riteneva che questa malattia
nim apud legem multa immunditia aestimabatur esse haec passio; fosse tanto immonda, per cui si nasconde e si sottrae alla vista.
propter hoc latet et occultatur. REMJGIUS [non occ.]: In quo laudan- REMIGIO: In ciò va lodata la sua umiltà, poiché non si avvicinò dal
da est eius humilitas; quia non ad faciem accessit, sed retro, et davanti, ma dal di dietro, e si giudicò indegna di toccare i piedi del
indignam se iudicavit pedes Domini tangere; et non plenitudinem Signore; e non toccò lo spessore del vestito, ma soltanto il lembo: il
vestimenti tetigit, sed tantummodo .fìmbriam: habuit enim Dominus Signore infatti aveva la frangia prescritta dalla legge. Anche i Farisei
.fìmbriam iuxta legis praeceptum. Pharisaei etiam fimbrias habe- avevano delle frange che ingrandivano, nelle quali appendevano
bant, quas magnifìcabant, in quibus etiam spinas appendebant. Sed anche delle spine. Ma le frange del Signore non avevano nulla con
fimbriae Domini non habebant vulnerare, sed potius sanare; et cui ferire, ma piuttosto con cui risanare; quindi segue: Diceva infatti
ideo sequitur «Dicebat enim intra se: Quia si tetigero tantum vesti- tra sé: Se solo toccherò il suo vestito, sarò salva; nel che bisogna
mentum eius, salva ero»: in quo fides eius admiranda est, quia ammirare la sua fede, poiché disperando della salute dei medici per
desperans de salute medicorum in quos sua erogaverat, ut Marcus cui aveva speso i suoi beni, come dice Marco, intese che era presente
dicit, intellexit caelestem adesse medicum, et in eo totam suam il medico celeste, e ripose in lui tutta la sua attenzione, per cui meritò
intentionem collocavit, et ideo sa/vari promeruit; unde sequitur di essere salvata; e così segue: Ma Gesù voltatosi e vedendola disse:
«Àt Jesus conversus et videns eam, dixit: Confide, filia: fides tua te Abbi fiducia, figlia, la tua fede ti ha salvata. RABANO: Perché racco-
salvamfecit». RABANUS [PL 107,882B}: Quid est quod eam confide- mandarle la fiducia? Se non l'avesse avuta non gli avrebbe chiesto la
re iussit, quae si fidem non haberet, salutem ab eo non quaereret? guarigione. Ciò che le chiede è la forza e la perseveranza in questa
Sed robur et p erseverantiam fidei ab ea expostulavit, ut ad certam fede, affinché giungesse a una guarigione sicura e vera. CRISOSTOMO:
et veram perveniat salutem. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Oppure, dato che la donna era timorosa, per questo le dice: Abb_i fiducia.
Vel quia formidolosa erat haec mulier, propter hoc ait «Confide». E la chiama figlia poiché la sua fede l'aveva resa figlia. GIROLAMO:
Et filiam eam vocat, quia fides eam filiam J;ecerat. HIERONYMUS Non dice: poiché la tua fede ti salverà, ma: ti ha salvata; in quanto
[ibid.j: Non autem dixit: quia fides tua te sa1vam factura est; sed infatti hai creduto, sei già stata salvata. CRISOSTOMO: Tuttavia non
«Salvam fecit»: in eo enim quod credidisti, iam salva facta es. aveva ancora una perfetta opinione di Cristo, poiché pensava di sot-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Nondum tamen perfectam de trarsi al suo sguardo; ma Cristo non le permise di nascondersi non
Christo opinionem habebat, quia nequaquam aestimasset eum late- perché desiderasse la gloria, ma per molti motivi. Innanzitutto dissol-
re; sed Christus non dimisit eam latere, non quasi gloriam concupi- se il timore della donna, affinché non fosse punita dalla coscienza,
scens, sed multorum causa. Primo enim solvit timorem mulieris, ne come avendo rubato un dono; poi la corregge dal fatto che aveva cer-
a conscientia pungatur, quasi donum furatura; secundo eam emen- cato di nascondersi; poi ancora mostra a tutti la sua fede, affinché la
dat de hoc quod aestimat se latere; tertio omnibus fidem eius osten- imitino; infine le diede in ciò il segno che egli conosceva tutto, non
dit, ut eam aemulentur; quarto dedit in hoc signum, quod monstra- meno del fatto che aveva fermato il flusso del sangue, per cui segue:
vit se nosse omnia, non minus eo quod fontem sanguinis siccavit, de E in quell'ora la donna fu salvata. GLOSSA: Bisogna intendere quel-
quo sequitur «Et salva facta est mulier ex il/a hora». GLOSSA l'ora in cui toccò il lembo del vestito, non quell'ora in cui Gesù
[PL 162,1334): Intelligendum est ex i/la hora ex qua tetigitfim- si rivolse a lei: infatti era già stata salvata, come mostrano manifesta-
briam; non ex i/la hora ex qua Jesus conversus est ad eam: iam mente gli altri Evangelisti e si può arguire dalle parole del Signore.
enim salva facta erat, ut a/ii Evangelistae manifeste ostendunt et ex ILARIO: In ciò bisogna ammirare grandemente la potenza del Signore,
verbis Domini perpendi potest. HILARIUS [PL 9,964C]: In quo che stando nel suo corpo comunicava alle cose inanimate la virtù di
magna virtutis Dominicae admiratio est; cum potestas intra cor- guarire, in modo che la potenza divina agiva fino al lembo del vestito.
pus manens, rebus caducis efficientiam adderet sanitatis, et usque Dio non è limitato così da essere circoscritto nei limiti di un corpo,
in vestium fimbrias operatio divina procedere!: non enim com-
prehensibilis erat Deus, ut corpore clauderetur. Assumptio namque
738 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 18-22 739

corporis non naturam virtutis inclusi/, sed ad redemptionem e la sua unione a un corpo non ebbe lo scopo di circoscrivere la sua
nostram fragilitatem corporis virtus assumpsit. Mystice aute1, 1 potenza, ma di elevare la fragilità della nostra carne fino all'opera
princeps hic l~x ess~ intelligitur, quae D_ominum orat ut plebi, della redenzione. In senso mistico poi questo capo della sinagoga è la
quam ipsa Chnsto, ezus adventus expectatzone praedicata, nutrie- legge che viene a chiedere a Cristo di rendere la vita al cadavere di
rat, vitam mortuae reddat. questo popolo che essa aveva nutrito con la speranza della sua venuta.
RABANUS [ibid.] : Ve/ archisynagogus signat Moysen, et dicitur RABANO: Oppure il capo della sinagoga designa Mosè, ed è detto
Iairus, idest illuminans, sive illuminaturus, quia accepit verba Giairo, cioè colui che illumina, o che illuminerà, poiché ricevette di
vitae dare nobis, et per hoc cunctos i/luminal ipse a Spiritu sancta dare a noi le parole della vita, e con ciò illumina tutti essendo egli il-
illuminatus. Filia igitur archisynagogi, idest ipsa synagoga, velut luminato dallo Spirito Santo. Infatti la figlia del capo della sinagoga,
duodecimo aetatis anno, idest tempore pubertatis, postquam spiri- cioè la stessa sinagoga, verso i dodici ann i, cioè nel tempo della
tualem sobolem Deo generare debebat, errorum languore conster- pubertà, è afflitta dal male degli errori al momento in cui avrebbe
nata est. Ad hanc ergo principis filiam dum properat Dei Verbum dovuto dare dei figli a Dio. Mentre il Verbo di Dio si affretta verso
ut salvos faceret filios lsraiil, sancta Ecclesia ex gentibus congre~ questa figlia del capo per salvare i figli di Israele, la santa Chiesa ra-
gala, quae interiorum lapsu criminum deperibat, paratam aliis dunata dalle genti, che deperiva per La caduta dei crimini più segreti,
fi~e perc~pit sanita~em. Nota_ndum autem, quod dum archisynago-
ricevette nella fede la salvezza preparata per altri. Bisogna poi notare
gi fiila szt duodennzs, et mulzer haec ab annis duodecim sanguine che questa figlia del capo della sinagoga ha dodici anni, e che questa
donna soffre da dodici anni di questa perdita di sangue, in modo che
fluxit, eo tempore quo haec nata est, i/la coepit infirmari: una
aveva cominciato a patire nel momento in cui quella nasceva: ora, è
enim pene saeculi aetate et synagoga ex Patriarchis coepit nasci,
più o meno alla stessa epoca che la sinagoga nacque dai patriarchi e il
et Gentium exterarum natio idolo/atriae sanie f9eàari. Nam jluxus
popolo dei pagani cominciò ad essere inquinato dall' idolatria. Si può
sanguinis bifariam potesi intelligi: hoc est super idololatriae pol-
intendere l'infermità del flusso di sangue in due modi, cioè nel senso
lutione, et super his quae carnis et sanguinis delectatione gerun-
della macchia dell' idolatria, o nel senso dei piaceri della carne e del
tur: et sic quamdiu synagoga viguit, laboravit Ecclesia; sed illo-
san~1e. Finché la sinagoga era viva, la Chiesa faticò, ma il loro pecca-
rum delicto salus Gentibus facta est. Accedi/ autem et tangit
to divenne la salvezza de lle nazioni . Ora, la Chiesa si avvicina al
Dominum Ecclesia, cum ei per fidem appropinqua!. GLOSSA [ord.}:
Signore e lo tocca quando gli si accosta mediante la fede. GLOSSA:
Credidit, dixit, tetigit, quia his tribus fide, verbo et opere omnis
Credette, disse e toccò; è con queste tre cose, La fede, la parola e l'opera,
salus acquiritur. RABANUS [ibid.]: Accedit autem retro, sive iuxta
che si compie ogni salvezza. RABANO: Gli si avvicina poi da dietro, sia
hoc quod ipse ait (lo. I 2,26): «Si quis mihi ministra!, me sequatun>,
secondo che egli stesso aveva detto (Gv 12, 26): «Se qualcuno vuol
sive quia praesentem Dominum in carne non videns, peractis iam servire, mi segua»; sia perché, non vedendo il Signore presente nella
sacramentis incarnationis illius, ad agnitionis eius gratiam perve- carne, poiché erano compiuti ormai i misteri della sua incarnazione
giunge alla grazia della sua conoscenza. Per cui tocca il lembo del su~
nit. Unde et fimbriam vestimenti tangit; quia cum Christum in
carne gentilis populus non vidisset, verba incarnationis recepii. vestito, poiché non avendo il popolo dei Gentili visto Cristo nella sua
Vestimentum enim Christi dicitur mysterium incarnationis eius, carne, ricevette le parole dell'incarnazione. Infatti il mistero dell'incar-
quo divinitas induta est; fimbriae vestimenti, verba de incarna/io- nazione è detto vestito di Cristo, poiché la divinità se ne è rivestita;
ne eius dependentia. Non autem vestem, sed fimbriam tangit; quia le frange del vestito sono le parole che dipendono dalla sua incarnazione;
non vidit in carne Dominum, sed suscepit per Apostolos incarna- ora, non tocca la veste, ma le frange, poiché non vide il Signore nella
tionis verbum. Beatus qui extremam partem Verbi fide tangit. Non carne, ma ricevette dagli Apostoli La parola dell'incarnazione. Beato
autem in urbe, sed in itinere pergente Domino sanatur; unde chi tocca con la fede La parte finale del Verbo. Essa è risanata mentre il
Apostoli (Act. 13,46): «Quia indignos vos iudicatis vita aeterna, Signore_n~n si trova nella città, ma ancora per strada, per cui gli
ecce convertimur ad GenteS». Gentilitas autem ex hora dominici Apostoh dicono (At 13, 46): «P oiché vi giudicate indegni della vita
adventus coepit habere salutem. e!erna, ecco che ci rivolgiamo alle Genti». Ora, il paganesimo comin-
ciò ad avere la salvezza dall'ora della venuta del Signore.
740 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 23-26 741

VERSUS 23-26 VERSETTI 23-26

Et, cum venisset Jesus in domum principis et vidisset Arrivato Gesù nella casa del capo e avendo visto i flautisti e
tibicines et turbam tumultuantem, dicebat: Recedite; non la gente in agitazione diceva: Ritiratevi, poiché la fanciulla non
est enim mortua puel/a, sed dormit. Et deridebant eum. Et è morta, ma dorme. E lo deridevano. Ma dopo che fu cacciata
cum eiecta esset turba, intravit et tenuit manum eius, et via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò,
e se ne sparse la fama in tutta quella regione.
surrexit puella, et exit fama haec in universam terram illam.

GLOSSA [non occ.j: Post mulieris haemorrhoissae curationem, GLOSSA: Dopo la guarigione della donna emorroissa segue la
sequitur de mortuae suscitatione, cum dicitur «Et cum venisset risurrezione della morta, quando si dice: Arrivato Gesù nella casa del
Iesus in domum principis ... ». CHRYSOSTOMUS;In Matth. [31,2, capo, ecc. CRISOSTOMO: Bisogna considerare che procede più lenta-
PG 57,373]: Considerandum est autem, quod propter hoc tardius mente e rivolge molte parole alla donna guarita proprio per permette-
vadit, et plura loquitur mulieri curatae, ut permittat mori puellam, re alla fanciulla di morire, in modo che così divenga manifesta la
et sic manifesta fiat resurrectionis demonstratio. Et similiter in dimostrazione della risurrezione. E similmente nel caso di Lazzaro
Lazaro usque ad tertiam diem mansit. rimase fino al terzo giorno.
Sequitur «Et cum vidisset tibicines et turbam tumultuantem»: Segue: e avendo visto i flautisti e la gente in agitazione; il che è la
quod est mortis demonstratio. ÀMBROSJUS, In Le. [6, 62, dimostrazione della morte. AMBROGIO: Infatti per un'antica usanza si
PL 15,1684]: More enim veteri tibicines ad excitandos luctus in impiegavano i flautisti per eccitare il dolore verso i morti. CRISOSTOMO:
mortuis ferebantur adhiberi. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ma Cristo gettò via tutti i flauti e introdusse i genitori della fanciulla
Sed Christus tibias universas proiecit; parentes autem puel/ae affinché non si potesse attribuire a un 'altra causa la sua risurrezione.
introduxit, ne posset dici, quod a/iter curavit; sed et ante suscitatio- Prima di risuscitarla egli eleva la loro speranza con queste parole:
nem puellae sermone spem erigit: unde sequitur «Dicebat: diceva: Ritiratevi, poiché la fanciulla non è morta, ma dorme.
Recedile, non est enim mortua puella, sed dormit». RABANUS RABANO: Come se dicesse: per voi è morta, ma per Dio, che può risu-
[PL 107,882D]: Quasi dicat: Vobis mortua est; Deo autem, qui susci- scitare, dorme tanto nell'anima quanto nel corpo. CRISOSTOMO: Con
tare potest, dormit tam in anima quam in corpore. CHRYSOSTOMUS, ciò sia rimuove il turbamento della mente di coloro che erano presenti,
In Matth. [ibid.]: Per hoc autem et tumultum mentis removit eorum sia mostra che gli è facile far risorgere i morti, cosa che fa anche in
qui aderant, et ostendit quoniam facile est ei mortuos suscitare: Lazzaro dicendo (Gv 11 , 11): «Il nostro amico Lazzaro dorme».
quod utique in Lazaro fecit dicens (lo. 11,11): «Lazarus amicus E similmente insegnò di non temere la morte: poiché infatti anch'egli
noster dormi!». Et simul docuit non formidare mortem: quia enim et doveva morire, nei corpi degli altri istrul i discepoli ad aver fiducia, e
ipse erat moriturus, in aliorum corporibus instruxit discipulos con- sopportare virilmente la morte. Infatti con la sua venuta la morte
fidere, et viri/iter /erre mortem. Etenim eo accedente, iam mors ormai era un sonno. Ma quando il Signore ruceva queste cose lo deri-
somnus erat. Hoc autem Domino dicente, deridebant; unde sequitur devano; per cui segue: E lo deridevano. Ma egli non rimprovera que-
«Et deridebant eum». Non autem increpavit derisionem, ut et ipsa sta derisione, poiché essa doveva, come i flauti e le altre circostanze,
derisio et tibiae, et alia universa demonstratio fiant mortis: quia servire di dimostrazione al fatto della morte: poiché infatti spesso gli
enim multoties, postquam /acta sunt miracula, non credunt homi- spettatori non credono ai miracoli, li convince in anticipo con le loro
proprie risposte, così come fece alla morte di Lazzaro, quando disse
nes, antea eos convincit propriis responsionibus: quod et in Lazaro
(Gv 11, 34): «Dove l'avete posto?», in modo che coloro che dissero:
fecit cum dixit (lo. 11,34): «Ubi posuistis eum?» ut qui dixerunt:
«Vieni e vedi» e (11, 39) «già puzza, poiché è di quattro giorni»,
«Veni et vide», et (11,39) quoniam «foetet, quatriduanus enim est»,
non potessero più non credere che aveva ri suscitato un morto.
non amplius possint non credere quoniam mortuum suscitavit.
742 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 23-26 743

HIERONYMUS {PL 26,59A}: Non autem erant digni ut viderent GIROLAMO: Non erano però degni di vedere il mistero della risurre-
mysterium resurgentis qui resuscitantem indignis contumeliis irri- zione, coloro che deridevano colui che risuscita con indegni oltraggi;
debant; et ideo sequitur «Et cum eiecta esset turba, intravit, et e cosi segue: Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese
tenuit manum eius, et surrexit puella». CHRYSOSTOMUS, In Matth. la mano e la fanciulla si alzò. CRISOSTOMO: La risuscitò non introdu-
{ibid.}: Non quidem aliam superinducens animam, eam suscitavit cendo un'altra anima, ma reintroducendo quella che era uscita, e
sed eam quae exierat reinducens, et velut ex somno erigens, u~ come sollevandola dal sonno, per prepararli, con ciò che vedevano a
ante viam faciat per visum jì.dei resurrectionis; et non solum puel- credere alla sua risurrezione. Non solamente egli risuscita la fanci~l­
lam resuscita!, sed et cibum ei iubet dari, ut a/ii Evangelistae la, ma le fa anche dare da mangiare, affinché si veda bene che ciò che
dicunt, ut non videatur phantasma esse quod factum est. era avvenuto non era un sogno.
Sequitur «Et exiit fama haec in universam terram illam». Segue: e se ne sparse la/ama in tutta quella regione. GLOSSA: Ciò
GLOSSA [non occ.}: Quod ad magnitudinem et novitatem miraculi riguarda la grandezza e la novità del miracolo, e la sua manifesta ve-
pertinet, et ad manifestam veritatem ipsius, ne confictum putetur. rità, affinché non venga ritenuto una finzione.
HILARIUS {PL 9,965A]: Mystice autem Dominus domum princi- ILARIO: In senso mistico invece il Signore entra nella casa del
pis, scilicet synagogam, ingreditur, cui in canticis legis hymnus capo'. cioè nella sinagoga, per la quale nei cantici della legge risuona-
luctum personabat. HIERONYMUS {PL 26,58C]: Usque enim hodie va l'mno del dolore. GIROLAMO: Infatti fino ad ora giace nella casa
iacet in domo principis mortua; et qui videntur magistri, tibicines del capo morta, e coloro che sembrano dei maestri sono dei flautisti
sunt, carmen lugubre canentes; turba quoque Judaeorum non est che cantano un lugubre carme; e la folla dei Giudei non è la folla dei
turba credentium, sed tumultuantium. Sed cum intraverit plenitu- credenti, ma di ~oloro che si agitano. Ma quando sarà entrata la pie-
do Gentium, tunc omnis Israel salvus fiet. HILAR IUS {ibid.j: nezza delle genti, allora tutto Israele sarà salvo. ILARIO: Affinché ci si
Ut autem rarus ex lege credentium electionis numerus posset potesse convincere che il numero dei credenti provenienti dalla legge
intelligi, turba omnis expulsa est; quam utique sa/vari Dominus era scarso, la folla intera fu cacciata fuori. Il Salvatore avrebbe desi-
optasset; sed irridendo dieta, gestaque eius, resurrectionis non derato salvarla; ma essa, deridendo le sue parole e le sue azioni non
fuit digna consortio. HIERONYMUS {ibid.]: Tenuit autem manum fu degna di assistere alla risurrezione. GIROLAMO: Prese la sua ~ano
eius, et surrexit puella: quia nisi prius mundatae fuerint manus e la fanciulla si alzò; poiché se prima non vengono mondate le mani
ludaeorum, quae sanguine plenae sunt, synagoga eorum mortua d.ei Giu?ei, che son? piene di ~angue, la loro sinagoga, morta, non
non consurget. HILARIVS {ibid.}: Exeunte autem fama in univer- nsorgera. IL~o:_ Diffondendosi la sua fama in tutta quella regione,
sam terram illam, electionis salus, donum Christi, atque opera vengono predicati la salvezza dell'elezione, il dono di Cristo e le sue
praedicantur. RABANUS [PL 107,882}: Moraliter autem puella in opere. RABANO: In senso morale la fanciulla morta nella sua casa è
domo mortua, est anima mortua in cogitatione. Dicit autem quod l'anima morta nel pensiero. Dice poi che la fanciulla dorme poiché
puella dormit, quia qui peccant in praesenti, adhuc per poeniten- coloro che peccano nel presente possono ancora essere risuscitati con
tiam resuscitari possunt. Tibicines sunt adulatores, qui fovent la penitenza. l flautisti sono gli adulatori, che assecondano la morta.
mortuam. GREGORIUS, Mor. {18,43, PL 76, 78C]: Foras autem GREGORIO: La folla viene cacciata fuori affinché la fanciulla risusciti·
turba eicitur, ut puella suscitetur: quia nisi prius a secretioribus poic~é s~ prima dai luoghi più segreti del cuore non viene espulsa I~
molt1tudme delle preoccupazioni secolari l'anima che all'interno
cordis expellatur saecularium multitudo curarum, anima quae
giace morta non risorge. RABANO: La fanci~lla risorge nella casa alla
intrinsecus iacet mortua, non resurgit. RABANUS {ibid.}: In domo
pres~nza _di pochi, il giovane fuori della porta, Lazzaro di fronte a
autem puella paucis arbitris surgit, iuvenis extra portam, et
molti: po_1ché un delitto pubblico richiede un rimedio pubblico, men-
Lazarus coram multis; quia publica noxa publico eget remedio;
tre uno lieve un rimedio più lieve, che può essere cancellato con la
levis, leviori et secreta potest de/eri poenitentia. penitenza segreta.
't
744 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 27-31 745

VERSUS 27-31 VERSETTI 27-31

Et, transeunte inde lesu, secuti sunt eum duo caeci cla- Mentre Gesù si allontanava di là, lo seguirono due ciechi
mantes et dicentes: Miserere nostri, fili David. Cum autem che gridavano: Pietà di noi, figlio di Davide! Entrato in casa, i
venisset domum, accesserunt ad eum caeci. Et dicit eis ciechi gli si accostarono. E Gesù dice loro: Credete che vi
lesus: Creditis, quia hoc possum tacere vobis? Dicunt ei: possa fare questo? Gli dicono: Sì, Signore. Allora toccò i loro
Utique, Domine. Tunc tetigit ocu/os eorum dicens: Secun- occhi d icendo: Avvenga di voi secondo la vostra fede. E si
dum fidem vestram fiat vobis. Et aperti sunt oculi eorum. aprirono i loro occhi. E Gesù li ammonì dicendo: Badate che
Et comminatus est i/lis lesus dicens: Videte ne quis sciat· nessuno lo sappia! Ma essi uscendo ne sparsero la fama in
i/li autem exeuntes diffamaverunt eum in tota terra i/la. ' tutta quella regione.

HJERONYMUS [PL 26,59B]: Priori signo de principisfilia et mor- GIROLAMO: Al primo segno della figlia del capo della sinagoga e
bosa muliere, consequenter signum de duobus caecis adiungitur, ut della donna malata segue il segno dei due ciechi, per dimostrare qui la
quod ibi mors et debilitas, hic caecitas demonstraret; et ideo dicitur cecità come là la morte e la debolezza; per questo si dice: Mentre
«Et transeunte inde lesu», scilicet a domo principis, «secuti sunt Gestì si allontanava di là, cioè dalla casa del capo, lo seguirono due
eum duo caeci, clamantes, et dicentes: Miserere nostri, fili David». ciechi che gridavano: Pietà di noi, _figlio di Davide. CRISOSTOMO: Qui
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [32,1, PG 57,377]: Non autem parva hic non c'è una piccola accusa per i Giudei: poiché questi, privi degli
ludaeorum accusatio est: cum hi quidem oculis carentes, ex auditu occhi, ricevono la fede dal solo udito; mentre quelli, avendo la vista,
solo fidem suscipiant; il/i autem habentes visum non attestantur non credevano ai miracoli che avvenivano. Vedi poi anche il loro desi-
m iraculis quae fiebant. Vide autem et eorum desiderium: neque derio: infatti non si avvicinarono semplicemente, ma gridando, e non
enim simpliciter accesserunt, sed cum clamore, et nihil aliud quam chiedendo altro che la misericordia. Lo chiamavano poi figlio di Da-
misericordiam postulantes. Filium autem David vocabant quia vide poiché sembrava essere un nome onorifico. REMIGIO [GLOSSA]:
nomen honoris esse videbatur. REMIGJUS [GLOSSA, PL 162,1251}: Giustamente dunque lo chiamano figlio di Davide, poiché la Vergine
Recte ergo filium David vocant, quia Virga Maria de stirpe David Maria trasse origine dalla stirpe di Davide, GIROLAMO: Ascoltino
originem duxit. HIERONYMUS: Audiant Marcion et Manichaeus, et Marciane e Manicheo, e gli altri eretici, essi che stracciano l'Antico
ceteri haeretici, qui vetus laniant testamentum : et discant Testamento, e imparino che il Salvatore è chiamato figlio di Davide:
Salvatorem appellari filium David: si enim non est natus in carne, se infatti non è nato nella carne, perché è detto figlio di Davide?
quomodo vocatur filius David? CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.j: CRISOSTOMO: Bisogna però considerare che il Signore molte volte ha
Considerandum autem quod multoties Dominus voluit rogatus voluto guarire dopo essere stato pregato, affinché nessuno pensasse
sanare, ut non aliquis aestimet eum propter captandam honoris che compisse i miracoli per ricevere la magnificenza dell'onore.
magnificentiam ad miracula insilire. HIERONYMUS [ibid.}: Et tamen GIROLAMO: E tuttavia essi non furono guariti in viaggio, come si pen-
rogantes non curantur in itinere; non transitorie, ut putabant; sed sava, ma dopo che egli era già giunto in quella casa. Allora essi si
postquam venit in domum illam, accedunt ad eum, ut introeant; et avvicinano per entrare; e innanzitutto la loro fede è messa alla prova,
primum eorum discutitur fìdes; ut sic verae fidei lumen accipiant; affinché possano giungere alla luce della vera fede; per cui segue:
unde sequitur «Cum autem venisset Dominus, accesserunt ad eum Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono. E Gesù dice loro: Credete
caeci; et dixit eis lesus: Creditis quia hoc possum facere vobis?». che vi possajàre questo? CRISOSTOMO: Di nuovo ci comanda qui di
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Rursum autem hic erudit nos glo- rifiutare la gloria della moltitudine: poiché infatti era vicino alla casa,
riam multitudinis expellere: quia enim prope erat domus, ducit eos li conduce là per guarirli singolarmente. REMIGIO [GLOSSA]: Chi pote-
illuc singulariter curaturus. REMIGIUS [GLOSSA, PL l 62,l 337B}: Qui va rendere la vista ai ciechi non ignorava la loro fede; ma li interrogò
autem caecis reddere poterat visum, non ignorabat si crederent; sed
746 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 27-31 747

ideo interrogavi!, ut fides eorum, quae gestabatur corde, dum confi- affinché la loro fede nascosta nel loro cuore, essendo manifestata con
terentur ore, digna fieret amp/iori mercede, secundum illud Apostoli la bocca, divenisse degna di una più ampia ricompensa, secondo le
(Rom. 1 O, I O): «Ore confessio fit ad salutem». CHR YSOSTOMUS, parole dell'Apostolo (Rm 1O, 1O): «Con la bocca si fa la confessione
In Matth. [ibid.]: Et non propter hoc solum: sed ut ostenderet per la salvezza». CRJSOSTOMO: E non solo per questo, ma per mostra-
quoniam digni erant curatione; et ut non aliquis dicat, quoniam si re che erano degni di guarigione, e affinché qualcuno non dicesse
misericordia solum salvabat, omnes salvari oportebat. Ideo etiam che, se solo la misericordia salva, tutti dovevano essere salvati. Per
fidem ab eis expetit, ut ex hoc ad excelsius eos reducat: quia enirn questo chiede ad essi anche la fede, per condurli in base a ciò a cose
dixerant eum filium David, erudit quod oportet de eo maiora sen- più alte; poiché infatti avevano detto che era figlio di Davide, insegna
tire: unde non dixit: Creditis quoniam possum rogare Patrem? sed loro che bisogna giudicare di lui qualcosa di più grande; per cui non
«Creditis quoniam possum hoc facere?» de quorum responsione ha detto: credete che possa pregare il Padre?, ma: Credete che possa
sequitur «Dicunt ei: Utique, Domine». Non ultra filium David fare questo?, a cui segue la risposta: Gli dicono: Sì, Signore. Non lo
eum vocant, sed altius elevantw~ et dominationem confitentw: chiamano più figlio di Davide, ma vengono portati più in alto, e con-
Ex tunc iam ipse imponit eis manum; unde sequitur «Tunc tetigit fessano la sua s ignoria. Allora egli impone loro la mano; per cui
oculos eorum, dicens: Secundum fidem vestram fiat vobis». Dicit segue: Allora toccò i loro occhi dicendo: Avvenga di voi secondo la
autem hoc fidem eorum affirmans, et contestans quoniam non vostra fede. Dice questo affermando la loro fede e attestando che le
adulationis erant verba quae dixerant. Postea curationem subiun- loro parole non erano di adulazione. Dopo la guarigione aggiunge:
git, dicens «Et aperti sunt oculi eorum». Deinde post sanationem E si aprirono i loro occhi. Poi, dopo la guarigione, dice di non dire
iubet nulli dicere; et non simp/iciter iubet, sed cum multa vehe- nulla ad alcuno; e non lo comanda semplicemente, ma con molta
mentia; unde sequitur «Et comminatus est eis dicens: Videte ne forza, per cui segue: E li ammonì dicendo: Badate che nessuno lo
quis sciat. fili autem exeuntes, dif!amaverunt eum in tota terra». sappia! Ma essi uscendo ne sparsero la fama in tutta quella regione.
HIERONYMUS [ibid.]: Dominus quidem propter humilitatemfugiens GIROLAMO: Certamente il Signore aveva comandato questo fuggendo
iactantiae gloriam, hoc praeceperat; et illi propter memoriam per umiltà la gloria della ostentazione, ed essi per la memoria della
gratiae non possunt tacere beneficium. CHRYSOSTOMUS, In Matth. grazia non possono tacere il beneficio. CRISOSTOMO: Ciò che poi dice
[ibid.}: Quod autem alteri dixit (Luc. 8, 39): «Vade, et annuntia a un altro (Le 8, 39): «Va', e annunzia la gloria di Dio», non è contra-
gloriam Dei», non est contrarium: erudit enim nos prohibere eos rio: ci insegna infatti a fennare coloro che vogliono lodarci a causa di
qui vo/unt nos propter nos laudare. Si autem ad Domini gloriam noi stessi. Se invece ci si riferisce alla gloria di Dio, non dobbiamo
refertur, non debemus prohibere, sed magis iniungere ut hoc fiat. impedirlo, ma piuttosto ingiungere che ciò avvenga. ILARJO: Oppure,
HILARIUS [PL 9,965C}: Ve! silentium caecis Dominus imperat, impone il silenzio ai ciechi poiché era una prerogativa degli Apostoli
quia Apostolorum proprium erat praedicare. GREGORJUS, Mor. predicare. GREGORIO: Ci si può chiedere come mai il Signore onnipo-
[19,23, PL 76, 120D]: Quaerendum autem nobis est quid sit hoc tente, per cui volere e potere sono la stessa cosa, abbia vo luto
quod ipse Omnipotens, cui hoc est velie quod posse, et taceri vir- nascondere i suoi miracoli e sia stato svelato come contro la sua
tutes suas voluit, et tamen ab eis qui illuminati sunt quasi invitus volontà da coloro a cui aveva reso la vista. Ciò non poté essere se
indicatur: nisi quod servis suis se sequentibus exemplum dedit, ut non perché ha voluto insegnare ai suoi discepoli che lo seguivano a
ipsi quidem virtutes suas occultari desiderent; et tamen ut a/iis desiderare di nascondere le loro virtù, e tuttavia a lasciarle divulgare
eorum exemplo proficiant, prodantur inviti. Occultentur ergo stu- loro malgrado affinché possano servire agli altri. Che essi si nascon-
dio, necessitate publicentur; et eorum occu/tatio sit custodia pro- dano du?que con l 'impegno, e siano svelati per necessità; il loro
pria, eorum publicatio sit utilitas aliena. R EMIGJUS {GLOSSA'. nascond1mento sia la custod ia propria, il loro svelamento l'utilità
PL J62,l 336Dj: Allegorice autem per hos duos caecos duo popult altmi. REMIGIO [GLOSSA] : ln senso allegorico poi con questi due cie-
designantur, idest Iudaicus et gentilis vel duo populi Judaicae ~hi vengono indicati i due popoli, cioè il giudaico e il pagano, oppure
gentis: nam tempore Roboam, regnum eius divisum est i~ dua~ 1 due popoli della gente g iudaica: infatti al tempo di Roboamo il suo
partes. De utroque autem populo in se credentes Christus illum1- regno fu diviso in due parti. I credenti di entrambi i popoli, Cristo li
1

748 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 27-31 749

navit in domo, per quam intelligitur Ecc/esia, quia absque unitale ha ill~in~t} nella cas_a, mediante la quale si intende la Chiesa, poiché .
Ecc/esiae nullus salvari potesi. Il/i autem qui ex Iudaeis credide- senza 1 uruta della Chiesa nessuno può salvarsi. Quelli poi fra i Giudei
runt adventum Domini, per universum orbem diffamaverunt. che credettero proclamarono la venuta del Signore in tutta la terra.
RABANUS [PL J07,885A}: Domus autem principis synagoga est RAB:v:1o: La casa del capo è la sinagoga soggetta a Mosè, la casa di
subdita Moysi; domus Jesus caeiestis est Ierusalem. Domino ergo Gesu e la celeste ~erusalemme. Mentre il Signore passava attraverso
per hoc saeculum transe~n te, et _domum suam. revertente, duo qu~st? mon~o e r.1tornava alla sua casa, due ciechi lo seguirono:
caeci secuti sunt eum: quia praedicato Evangelw per Apostolos, po1che, predicato 11 Vangelo dagli Apostoli molti dei Giudei e dei
multi ex Judaeis et Gentibus coeperunt eum sequi. Sed postquam Gentili cominciarono a seguirlo. Ma dopo eh~ sali al cielo entrò nella
in caelum conscenderat, intravit in domum, idest in Ecc/esiam, et casa, cioè nella Chiesa, e lì ricevettero la vista.
ibi illuminati sunt.
750 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 32-34 751

VERSUS 32-34 VERSEITI 32-34

Egressis autem il/is, ecce obtulerunt ei hominem mutum Usciti costoro, ecco che gli presentarono un muto indemo-
daemonium habentem. Et, eiecto daemonio locutus est niato. E scacciato il demonio il muto parlò, e la folla presa da
mutus et miratae sunt turbae dicentes: Nunquam apparuit stupore diceva: Non si è mai visto nulla di simile in Israele!
sic in Jsrael. Pharisaei autem dicebant: In principe daemo- I Farisei invece dicevano: Scaccia i demoni per opera del prin-
niorum eicit daemones. cipe dei demoni.

REMIG!US [non occ.}: Pulchre, illuminatis caecis, muto loque- REMIGIO: In modo molto bello, guariti i ciechi, rese la parola al
lam reddidit, et obsessum a daemone curavit: in quo facto osten- muto, e guarì l' indemoniato: in ciò si mostrò Signore della potenza e
dit se Dominum virtutis, et caelestis medicinae auctorem: nam per autore della medicina celeste; infatti fu detto da Isaia (35, 5): <<Allora
Jsaiam dictum est (35,5): «Tunc aperientur oculi caecorum, et si apriranno gli occhi dei ciechi e gli orecchi dei sordi, e la lingua dei
aures surdorum patebunt, et aperta erit lingua mutorum». Unde muti». Per cui si dice: Usciti costoro, ecco che gli presentarono un
dicitur «Egressis autem illis, ecce obtulerunt ei hominem mutum, muto indemoniato. GIROLAMO: La parola greca cofòs significa piutto-
daemonium habentem». HIERONYMUS [PL 26,60A]: Quod autem sto sordo che muto, ma è uso della Scrittura di prenderla indifferente-
dicitur graece Kaxp6c;, coph6s, magis tritum est sermone commu- mente nei due sensi. CRISOSTOMO: Questa infermità non veniva dalla
ni, ut tam surdus quam mutus intelligatur; sed moris est Scriptu- natura, ma dalle insidie del demonio; per cui egli ebbe bisogno di un
rarum Kaxp6v, coph6n, indifferenter vel surdum ve/ mutum dicere.
soccorso esterno per arrivare, e non poteva pregare con la sua propria
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {32, 1, PG 57,378}: Non autem naturae
erat haec passio, sed ex daemonis insidiis: ideoque et aliis indi- voce, avendola perduta, né supplicare, poiché il demonio teneva la
guit qui eum adducerent; neque enim per seipsum rogare poterai sua.lingua leg~ta: per questo non gli domanda la fede, ma fo guarisce
sine voce existens, neque aliis supplicare, daemone animam cum subito; per cm segue: E scacciato il demonio il muto parlò. lLAR!O:
lingua colligente: propter hoc neque exl!etit fidem. ab eo; sed co.n- In ciò fu conservato l'ordine naturale delle cose: infatti prima viene
festim aegritudinem sanat; unde sequztur «Et ezecto daemonio, scacciato il demonio, e poi le altre parti del corpo riprendono la loro
locutus est mutuS». HILAJUUS [PL 9,966A}: In quo rerum ardo ser- funzione. Segue: E la folla presa da stupore diceva: Non si è mai
vatus est: nam daemon prius eicitur, et tunc reliqua corporis offi- vist? nulla di simile in Israele! CRISOSTOMO: Lo anteponevano agli
cia succedunt. Sequitur «Et miratae sunt turbae dicentes: altn non solo perché guariva, ma poiché risanava facilmente e rapida-
Nunquam apparuit sic in Israel». CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: mente malattie innumerevoli e insanabili. Proprio questo rattristava so-
Praeponebant quidem ceteris eum, non quia curabat solum, sed prattutto i Farisei, poiché lo anteponevano a tutti, non solo ai contem-
quoniam facile et velociter infinitas aegritudines et insanab~les poranei, ma anche a coloro che erano nati in precedenza in Israele. Per
sanabat. Hoc autem maxime Pharisaeos contristabat: quonzam cui i Farisei, infiammati all'opposto, lo denigravano; e così segue:
omnibus eum praeponebant, non solum his qui tunc erant, sed.et 1 Farisei invece dicevano: Scaccia i demoni per opera del principe dei
his qui antea geniti fuerunt in Israel: unde. Pharisaei_ con.citati e demoni. REMIGIO [RABANO]: Infatti gli Scribi e i Farisei negavano le
contrario detrahebant: propter quod sequztur «Pharzsaet autem ?pere del Signore per .quanto potevano; e se non potevano negarle, le
dicebant: In principe daemoniorum eicit daemones». REMJG/US
Interpretavano negativamente, secondo quelle parole (Sai 65, 3):
[RABANUS, PL 107,886B]: Scribae namque et Pharisaeifacta D~­
mini negabant quae poterant; et quae non poterant negare, lii «Nella grandezza della tua potenza mentiranno riguardo a te i tuoi
sinistram partem interpretabantur, secundum il/ud Psalmi 65, 3: nemici>>. CRISOSTOMO: Che cosa c'è di più stolto di questa affermazione?
«In multitudine virtutis tuae mentientur tibi inimici tui». CHRYSO-
STOMUS, In Matth. [ibid.}: Eorum autem dieta quid est dementius?
752 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 32-34 753

Non enim con.fingi potest, proicere daemonem alterum daemonem: Infatti non si può pretendere che un demonio scacci un altro demonio:
suis enim applaudere consuevit, non dissolvere sua. Christus poiché egli è solito applaudire ciò che viene da lui, non distruggerlo.
autem non solum daemones eiciebat, sed et leprosos mundabat, et Cristo poi non solo scacciava i demoni, ma guariva anche i lebbrosi e
mortuos suscitabat, et peccata solvebat, et regnum Dei praedicabat, risuscitava i morti, assolveva i peccati, predicava il regno di Dio,
et ad Patrem homines adducebat, quae daemon neque posset e conduceva gli uomini al Padre, cose che il demonio né poteva né
facere neque vellet. voleva fare.
RABANUS {GLOSSA, PL} 62, l 336C}: Mystice autem, sicut in RABANO [GLOSSA]: In senso mistico, come nei due ciechi fu indi-
duobus caecis signatus est uterque populus, Iudaeorum et cato l'uno e l'altro popolo, i Giudei e i Gentili, così nell'uomo muto
Gentium, ila in homine muto et daemoniaco genera/iter signatum e indemoniato viene indicato in generale tutto il genere umano.
est omne genus humanum. H!LARIVS [ibid.}: Ve/ in muto surdo et ILARIO: Oppure nel muto sordo e indemoniato viene presentata la
daemoniaco Gentium plebs indigna totius salutis infertur: omnibus moltitudine delle Genti indegna di ogni salvezza, poiché era avvolta
enim undique malis circumsessa, totius corporis vitiis implicabatu1: nei suoi vizi e in tutti i mali del corpo. REMIGIO [RABANo]: Infatti il
REMIGIVS [RABANUS, hom. 154, PL 110,441}: Gentilis enim popu- popolo dei Gentili era muto: poiché non poteva aprire la bocca nella
lus mutus erat: quia in confessione verae fidei et in laude sui confessione della vera fede e nella lode del suo creatore. Oppure non
creatoris os aperire non poterat; sive quia mutis idolis cultum sarà perché, dedito al cu lto degli idoli, era divenuto simile ad essi?
impendebat, similis illis factus. Daemoniacus erat quia per mor- Era posseduto poiché era morto a motivo della sua mancanza di fede
tem infidelitatis diaboli imperiis subditus erat. HtLARJUS [ibid.}: che l'aveva sottomesso ai demoni. ILARIO: Messa in fuga la follia di
Dei autem cognitione, superstitionum omnium vesania effugata, et tutta la superstizione con la conoscenza di Dio, ritornano insieme la
visus et auditus et sermo salutis invehitw: HJERONYMUS [ibid.}: vista, l'udito e la parola di salvezza. GIROLAMO: Come infatti i ciechi
Sicut enim caeci lumen recipiunt, sic et muti ad loquendum lingua ricevono la vista, così anche la lingua del muto si apre a parlare, per
laxatur, ut confiteatur eum quem antea denegabat. In turba autem confessare colui che prima negava. Nella folla che si meraviglia vi è
admirante confessio nationum est. Pharisaei autem per suam poi la confessione delle nazioni. l Farisei invece, con la lòro calun-
calumniam usque hodie Judaeorum infidelitatem demonstrant. nia, mostrano fino ad oggi l'incredulità dei Giudei. ILARIO: Allo stu-
HtLARIVS [ibid.]: Admirationem autem turbae talis confessio sub- pore della folla segue questa confessione: Non si è mai visto nulla di
secuta est: «Nunquam apparuit sic in Israel»: quia is cui per simile in Israele; poiché colui che non poté essere aiutato dalla legge
legem nihil opis afferri potuit, Verbi virtute salva.tur. REMIGIUS viene salvato dalla potenza del Verbo. REMlGIO [GLOSSA]: In coloro
[GLOSSA, PL 162,1337B]: Jlli vero qui mutum sanandum Domino poi che portarono il muto al Signore perché venisse guarito vengono
obtulerunt, intelliguntur Apostoli et praedicatores, qui aspectibus intesi gli Apostoli e i predicatori, che presentarono agli sguardi della
divinae pietatis gentilem populum salvandum obtulerunt. divina misericordia il popolo dci Gentili perché venisse salvato.
AUGUSTINUS, De cons. ev. [2,29,69, PL 34,1111]: Quod autem hic AGOSTINO: Ciò che qui si dice dei due ciechi e del demonio muto,
dicitur de duobus caecis et daemonio muto, solus Matthaeus solo Matteo lo pone. Quei due ciechi di cui gli altri parlano non sono
posuit. fili duo caeci de quibus a.lii narrant, non sunt isti; sed questi, tuttavia l'avvenimento fu simile. Si potrebbe confonderlo se
tamen simile factum est; ila ut si ipse Matthaeus non etiam illius Matteo non raccontasse egli stesso questo fatto riferito dagli altri
facti meminisset, posset putari hoc quod mmc narrat, dictum fuis- evangelisti. Non dobbiamo mai dimenticare che nel Vangelo si incon-
se etiam ab aliis duobus. Quod commendare memoriae diligenter trano spesso de i fatti simili, e lo prova il fatto che il nostro
debemus, esse quaedam /acta similia, quod probatur non esse Evangelista li racconta entrambi. Ciò dovrebbe portarci a concludere,
idem, cum ipse Evangelista utrumque commemorat; ut, si quando quando troviamo delle somiglianze in altri passaggi accompagnati da
talia singula apud singulos invenerimus, atque in eis contrarium varianti che noi non possiamo accordare, che non si tratta dello stesso
quod solvi non possit, occurrat nobis, non esse factum idem, sed fatto, ma di un fatto simile o avvenuto in modo simile.
aliud simile, vel similiter factum.
754 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 35-38 755

VERSUS 35-38 VERSETTI 35-38

Et circuibat /esus omnes civitates et castel/a docens in Gesù andava attorno in tutte le città e i villaggi, insegnando
synagogis eorum et praedicans evangelium regni et curans nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e gua-
omnem languorem et omnem infirmitatem. Videns autem rendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo poi le folle ne
turbas misertus est eis, quia erant vexati et iacentes sicut ebbe compassione, poiché erano oppresse e sfinite come pe-
oves non habentes pastorem. Tunc dicit discipu/is suis: core senza pastore. Allora dice ai suoi discepoli: La messe è
Messis quidem multa, operarii autem pauci; rogate ergo molta ma gli operai sono pochi; pregate dunque il padrone
dominum messis, ut mittat operarios in messem suam. della messe perché mandi operai nella sua messe.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {32,2, PG 57,378): Voluit Dominus CRISOSTOMO: Il Signore ha voluto, con le sue stesse azioni, redar-
ipso facto redarguere accusationem Pharisaeorum dicentium guire l' accusa dei Farisei che dicevano: Scaccia i demoni per opera
«In principe daemoniorum eicit daemonia»: daemon enim convi- del principe dei demoni; infatti il demonio, quando è umiliato, non fa
cium passus non benefacit, sed nocet eis qui eum inhonorant. benefici, ma danneggia coloro che lo disonorano. TI Signore invece fa
Dominus autem contrarium facit, qui post convicia et contumelias il contrario, poiché dopo gli oltraggi e le offese non solo non punisce,
non solum non punit, sed etiam nec increpavit, quinimmo beneficia e nemmeno rimprovera, ma elargisce dei benefici; per cui segue: Ges1ì
praestitit; unde sequitur «Et circuibat Iesus omnes civitates et andava attorno in tutte le città e i villaggi. Così ci insegna a non ri-
castel/a». In quo erudit nos accusatoribus nostris retribuere non spondere alle accuse con delle accuse, ma con dei benefici. Chi infatti,
accusationes, sed beneficia. Qui enim post accusationem desistit a dopo l'accusa, desiste dal beneficio mostra che fa il bene per la lode
beneficio, monstrat quoniam propter hominum laudem benefacit. degli uomini. Se invece fai il bene per Dio, qualunque cosa ti facciano
Si vero propter Deum benefacis conservis, quicquid illi fecerint, non non desistere dal fare il bene, affinché la ricompensa sia più grande.
desistis benefaciens, ut maior sit merces. HJERONYMUS [PL 26,60B]: GIROLAMO: Vedi poi come ha predicato il Vangelo ugualmente nei vil-
Vides autem quod aequaliter et vicis et urbibus et castellis, idest et laggi, nelle città e nelle borgate, cioè nelle città grandi e piccole, non
magnis et parvis, Evangelium praedicaverit, ut non consideraret per considerare la potenza dei nobili, ma la salvezza dei credenti.
nobilium potentiam, sed salutem credentium. Segue: insegnando nelle loro sinagoghe, compiendo cioè l'opera
Sequitur «Docens in synagogis eorum»: hoc scilicet habens che gli aveva comandato il Padre, e soddisfacendo la sete di salvare i
operis quod mandaverat Pater, et hanc esuriem ut doctrina sa/vos
non credenti mediante l'insegnamento; ora, insegnava nelle sinagoghe
jàceret infide/es. Docebat autem in synagogis Evangelium regni;
il Vangelo del regno, per cui segue: e predicando il vangelo del regno.
unde sequitur «Et praedicans Evange/ium regni». REMJGIUS
REMIGIO: Bisogna intendere di Dio. Sebbene infatti si annunzino dei
[non occ.]: Inte//igendum est Dei. Quamvis enim annuntientur
bona temporalia, tamen non dicitur Evange/ium. Hinc est quod /ex beni temporali, tuttavia non si dice Vangelo. Da ciò deriva che la leg-
non nominatur Evangelium: quia suis observatoribus non promit- ge non è denominata Vangelo, poiché ai suoi osservanti non promette-
tebat bona caelestia, sed terrena. HIERONYMUS [ibid.]: Post praedi- va beni celesti, ma terreni. GIROLAMO: Dopo la predicazione e l'inse-
cationem autem et doctrinam curabat omnem languorem et omnem gnamento curava ogni maJattia e ogni infermità, affinché coloro che il
infirmitatem, ut. Quibus sermo non suaserat, opera persuaderent; discorso non persuadeva venissero persuasi dalle opere; per cui segue:
unde sequitur «Curans omnem /anguorem et omnem infinnitatem»; guarendo ogni malattia e ogni infermità; il che è detto propriamente
quod de ipso proprie dicitur, nihil quippe ei impossibile est. di lui, non essendo nulla impossibile per lui. GLOSSA: Chiama malattia
GLOSSA [PL 162,1337D]: Languorem vocat diuturnam infirmita- un'indisposizione durevole; infermità, invece, i mali leggeri. REMIGIO:
te m, infirmitatem autem leves morbos. R EMIGIUS [non occ.]: Bisogna poi sapere che quelli che guariva esternamente nel corpo, li
Sciendum est autem quia illos quos corpore sanabat forinsecus, risanava all' interno nell 'anima. G li altri invece non possono fare que-
mente sanabat intrinsecus. A/ii vero hoc facere non possunt sua sto per loro potere, ma per la grazia di Dio.
potestate, sed p er Dei gratiam.
756 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 35-38 757

CHRYSOSTOMVS, In Matth. {ibid.): Non autem in hoc stai Christi CRISOSTOMO: Ma la bontà di Cristo non si ferma qui, bensì mostra
bonitas, sed et aliam providentiam circa eos ostendit, viscera mise- anche un'altra sollecitudine verso di essi, espandendo su di loro le
ricordiae circa eos expandens; unde sequitur «Vìdens autem tur- viscere di misericordia; per cui segue: Vedendo poi le folle ne ebbe
bas, misertus est eis». REMJGJVS [non occ.]: Per quod officiurn compassione. REMIGIO: Con ciò Cristo mostra in sé la funzione di
boni pastoris magis quam mercenarii in se Christus ostendit. buon pastore più che quello di mercenario. Perché poi abbia avuto
Quare autem misertus sit subiungit «Quia erant vexati et iacentes misericordia appare dalle parole: poiché erano oppresse e sfinite come
sicut oves non habentes pastorem»: vexati quidem a daemonibus: pecore senza pastore; oppresse certamente dai demoni, poiché erano
sive quia a diversis infirmitatibus et languoribus erant attriti. afflitte da diverse infermità e malattie. RABANO [GLOSSA]: Oppure
RABANUS [GLOSSA, PL 162, 1338A}: Vel vexati per diversos errores, oppresse dai diversi errori, e sfinite, cioè languenti, incapaci di solle-
et iacentes, idest tOJpentes, non valentes surgere: et cum haberent varsi; e pur avendo dei pastori, era come se non ne avessero.
pastores, erant quasi non haberent pastorem. CHRYSOSTOMUS, CRISOSTOMO: Questa era l'accusa ai capi dei Giudei, che essendo
In Matth. [ibid.j: Haec principum ludaeorum accusatio, quoniam pastori mostravano ciò che era proprio dei lupi: infatti non solo non
pastores existentes, ea quae luporum erant ostendebant: non solum correggevano la moltitudine, ma nuocevano anche al loro progresso.
enim non emendabant multitudinem, sed et nocebant eorum pro- Mentre infatti quelli si stupivano e dicevano: Non si è mai visto nulla
fectui. Illis enim admirantibus et dicentibus: «Nunquam apparuit di simile in Israele, questi al contrario dicevano che scacciava i demo-
sic in Israel», e contrario dicebant, quoniam «in principe daemo- ni per opera del principe dei demoni. REMIGIO: Dal momento in cui il
niorum eicit daemonia». REMJGJVS [non occ.]: Postquam autern Figlio di Dio guardò sulla terra per udire il gemito dei prigionieri, subi-
Dei Filius de caelo prospexit in terram ut audiret gemitus compe-
to molta messe cominciò a crescere: infatti le folle del genere umano
ditorum, mox multa messis coepit augeri: turbae namque humani
non si sarebbero avvicinate alla fede se l'autore dell'umana salvezza
generis fidei non appropinquassent, nisi quia auctor humanae
non avesse guardato dal cielo sulla terra; per questo segue: La messe è
salutis de caelis prospexit in terram; et ideo sequitur «Tunc dixit
discipulis suis: Messis quidem multa, operarii autem pauci». molta ma gli operai sono pochi. GLOSSA: Messe sono dunque detti gli
GLOSSA [PL 162,1338A}: Messis ergo dicuntur homines, quipossunt uomini, che possono essere mietuti dai predicatori e separati dal gmp-
meli a praedicatoribus, et de collectione perditorum separari, ut po dei perduti, come il grano scosso dalla paglia viene poi riposto nei
grana excussa a paleis, postea in horreis reponantur. HJERONYMUS granai. GIROLAMO: La molta messe indica la moltitudine dei popoli, i
[ibid.): Messis multa, populorum signat multitudinem; operarii pochi operai la penuria dei maestri. REMIGIO: Infatti il numero degli
pauci, penuriam magistrorum. REMJGJUS [non occ.]: Parvus enim Apostoli era piccolo in confronto a un così abbondante seminato. Così
erat numerus Apostolorum ad comparationem tantarum segetum. il Signore esorta i suoi predicatori, cioè gli Apostoli e i loro seguaci, a
Hortatur autem Dominus suos praedicatores, idest Apostolos, et chiedere ogni giorno l'aumento del loro numero; per cui aggiunge:
eorum sequaces, ut quotidie sui numeri augmentationem expo- pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua
scant; unde subdit «Rogate ergo dominum messis ut mittat opera- messe. CrusosrnMo: Il Signore si mostra in modo latente: è lui infatti
rios in messem suam». CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.]: Latenter che è il padrone della messe. Se infatti mandò gli Apostoli a mietere
seipsum Dominum ostendit: ipse enim est qui messis est dominus. ciò che non avevano seminato, è chiaro che non li mandò a mietere co-
Si enim metere misit quae Apostoli non seminaverunt, manifestum se altrui, ma quelle che egli aveva seminato mediante i Profeti. Ma es-
est quoniam non aliena metere misit, sed ea quae ipse per prophe- sendo i dodici Apostoli gli operai, disse: pregate dunque il padrone
tas seminavit. Sed cum duodecim Apostoli sint operarii, dixit della messe perché mandi operai nella sua messe; e tuttavia non ag-
«Deprecamini dominum messis ut mittat operarios in messem giunse nessuno ad essi, poiché moltiplicò loro dodici già esistenti non
suam»: et tamen nullum eis adiecit, quia scilicet eos iam duodecim aumentando il loro numero, ma elargendo un potere più abbondante.
existentes multiplicavit, non numero adiciens, sed virtutem largiens.
758 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 9, versetti 35-38 759

REMIGJUS [non occ.}: Ve/ tunc augmentatus est quando designavi/ REMIGIO: Oppure li aumentò sia quando designò anche altri settantadue,
et alios septuaginta duos, et quando sunt facti multi praedicatores, sia quando furono costituiti molti predicatori alla discesa dello Spirito
Spiritu sancta descendente super credentes. CHRYSOSTOMus Santo sopra i credenti. CRISOSTOMO: Mostra poi che questo è un gran-
In Matth. [ibid.}: Ostendit autem quia magnum donum sit hoc' de dono, quello cioè che uno abbia la virtù di predicare conveniente-
scilicet ut aliquis habeat virtutem decenter praedicandi, per ho~ mente, per cui dice che bisogna pregare per questo. Ricorda poi, in
quod dicit hoc esse orandum. Commemorat autem in hoc loco questo punto, le parole di Giovanni sull'aia e il ventilabro e la paglia
verborum Joannis de area et ventilabro et palea et frumento. e il grano.
HJLARJUS [PL 9,966A}: Mystice autem, salute gentibus data ILARIO: In senso mistico poi, data la salvezza alle Genti, tutte le cit-
civitates omnes et castel/a omnia, virtute et ingressu Christi il/umi~ tà e i villaggi sono illuminati dalla potenza e dall'ingresso di Cristo,
nantur, et omnem inflrmitatem veterni languoris evadunt. Immundi e sfuggono alle conseguenze del loro vecchio male. Il Signore ha
autem spiritus dominante violentia vexatam et sub legis onere pietà del suo popolo tormentato dalla_violenza d~ll_o spirito impu1:0: e
aegrotam plebem Dominus miseretur: quia nullus adhuc eis pastor malato sotto il fardello della legge; gli rende la v1g1lanza dello Spmto
erat custodiam sancti Spiritus redditurus. Erat autem doni istius Santo dopo averlo trovato senza pastore. Il frutto di questo dono era
copiosissimus fructus, cuius copia haurientium multitudinem vincit; molto abbondante, e la sua abbondanza superò i bisogni di tutti colo-
nam quantumlibet assumatur a cunctis, ad largiendum tamen sem- ro che ne avevano sete: infatti, per quanto uno ne prendesse, era sem-
per exuberat: et quia plures esse utile est per quos ministratui; pre in sovrabbondanza; e poiché c'è bisogno di un grande numero d!
rogari dominum messis iubet, ut ad capessendum quod praepara- operai per distribuirlo, ci ordina di pregare il padrone della messe dt
batur donum Spiritus sancti messorum copiam Deus praestet: mandare un grande numero di ministri del dono dello Spirito Santo:
per orationem enim hoc munus a Deo nobis effunditur. con la preghiera infatti questo dono viene da Dio effuso su di noi.
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CAPUT 10 CAPITOLO 10

VERSUS 1-4 VERSETTI 1-4

Et, convocatis duodecim discipulis suis, dedit illis pote- E chiamati i suoi dodici discepoli diede loro potere sugli
statem spirituum inmundorum, ut eicerent eos et curarent spiriti immondi, affinché li scacciassero e curassero ogni
omnem /anguorem et omnem infirmitatem . Duodecim malattia e ogni infermità. I nomi poi dei dodici Apostoli sono
autem apostolorum nomina sunt haec: primus Simon, qui questi: primo Simone, che è chiamato Pietro, e Andrea suo
dicitur Petrus, et Andreas frater eius, lacobus Zebedaei et fratello, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, Filippo e
/ohannes frater eius, Philippus et Bartholomaeus, Thomas Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di
et Matthaeus publicanus, /acobus Alphaei et Thaddaeus, Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale
Simon Chananeus et ludas /scariotes, qui et tradidit eum. poi lo tradì.

GLOSSA [ord.}: A curatione socrus Petri usque huc continuatio- GLOSSA: Dalla guarigione della suocera di Pietro fino a qui vi è
nem habuerunt relata miracula; et fu erunt ante sermonem in
una continua relazione di miracoli; e furono fatti prima del discorso
monte habitum /acta: quod ex electione Matthaei, quae inter ipsa
sulla montagna, che conosciamo proprio grazie alla scelta di Matteo
refertur, indubitanter habemus: fuit enim unus de duodecim electus
in monte ad Apostolatum. Hic autem redit ad ordinem rei, sicut che la riferisce, dato che Matteo era stato uno dei dodici scelti sulla
gesta est, post curatum centurionis servum, dicens «Et convocatis montagna per l'apostolato. Qui egli ritorna all'ordine degli .avveni-
duodecim discipulis». REMIGIUS {HAYMO, hom. 17, PL 118,121B}: menti e riprende il suo discorso dal momento della guarigione
Narraverat enim supra Evangelista quia cohortatus est Dominus del servo del centurione, e dice : E chiamati i dodici discepoli.
discipulos rogare dominum messis ut mitteret operarios in messem REMIGIO [AIMONE]: L'Evangelista infatti aveva detto prima che il
suam; et quod hortatus est, hoc mmc implere videtur. Duodenarius Signore aveva esortato i discepoli a pregare il padrone della messe
enim numerus perfectus est: nascitur enim a senario, qui pe1fectio- affinché mandasse operai nella sua messe; e ciò a cui aveva esortato,
nem habet, eo quod ex suis partibus, quae sunt unum, duo, et tria, sembra che qui lo compia. Infatti il dodici è un numero perfetto: nasce
in seipsum formatur: senarius autem duplicatus duodenarium infatti dal sei, che ha perfezione in quanto è formato dalle sue parti,
gignit. GLOSSA : Quae quidem duplicatio ad duo praecepta caritatis, che sono l'uno, il due e il tre; ora, il dodici nasce dal doppio di sei.
vel ad duo testamenta pertinere videtur. RABANUS [BEDA, In Io. 6, GLOSSA: Questo raddoppio sembra appartenere ai due precetti della
PL 92, 723A}: Duodenarius etiam numerus, qui conficitur ex terna- carità, o ai due testamenti. RABANO [BEDA] : Inoltre il numero dodici,
rio et quaternario, designai eos p er quatuor mundi climata fidem che è formato dal tre e dal quattro, li designa in quanto predicatori
sanctae Trinitatis praedicaturos. [RABANUS, PL 107,891A}: lste della Santa Trinità nelle quattro parti del mondo. [RABANO]: Questo
etiam numerus per multas fig uras in veteri testamento praesigna- numero poi è indicato da molte figure dell'Antico Testamento.
tus est. Per duodecim filios lacob, p er duodecim principes filiorum Dai dodici figli di Giacobbe, dai dodici capi dei figli di Israele,
Jsrael, p er duodecim fontes viventes in Helim, per duodecim lapi-
dalle dodici sorgenti d'acqua a Elim, dalle dodici pietre sul pettorale
des in rationali Aaron, p er duodecim panes propositionis, per duo-
decim exploratores a Moyse missos, per duodecim lapides unde di Aronne, dai dodici pani dell ' offerta, dai dodici esploratori mandati
factum est altare, per duodecim lapides sublatos de Ior~ane! per da Mosè, dalle dodici pietre pres e dal Giordano, dai dodici
duodecim boves qui sustinebant mare aeneum. in novo etian~ testa- buoi che sostenevano il bacino di bronzo. Anche nel Nuovo
mento per duodecim stellas in corona sponsae, per duodecun fun- Testamento, dalle dodici stelle della corona della sposa, dalle dodici
damenta Jerusalem, quae vidi! Ioannes, et per duodecim portas. fondamenta di Gerusalemme, che Giovanni vide, e dalle dodici porte.
i
762 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetti 1-4 763

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [32,3, PG 57,380]: Non solum autem eos CRISOSTOMO: Ma non solo li fa confidare chiamando il loro ministero
confidere fecit, eorum ministerium vocando missionem in messem missione nella messe, ma dando anche loro i poteri per il ministero;
sed et faciendo eos potentes ad ministerium; unde sequitur «Dedit per cui segue: diede loro potere sugli spiriti immondi, affinché li
illis potestatem spirituum immundorum, ut eicerent eos, et curarent scacciassero e curassero ogni malattia e ogni infermità. REMIGIO:
omnem languorem et omnem infirmitatem». REMIGJUS [non occ.}: In ciò viene ape1tamente dimostrato che l'oppressione delle folle non
In quo aperte demonstratur quia vexatio turbarum non fuit tantum fu soltanto una e semplice, ma varia; e questo è avere pietà della
una aut simplex, sed varia; et hoc est misereri turbis, dare discipu- folla: dare ai discepoli il potere di curare e risanare. GIROLAMO:
Lis potestatem curandi et sanandi eas. HIERONYMUS [PL 26,61A]: Infatti il Signore e Maestro clemente e benigno non è geloso nell'at-
Benignus etenim, et clemens Dominus ac Magister non invidet ser- tribuire i suoi poteri ai servi e ai discepoli; e come egli aveva curato
vis atque discipulis virtutes suas; et sicut ipse curaverat omnem ogni malattia e infermità, dà anche agli Apostoli il potere di curare
languorem et infirmitatem, Apostolis quoque suis tribuit potesta- ogni malattia e ogni infermità. Ma c'è molta differenza fra l'avere e
tem ut curent omnem languorem et omnem infirmitatem. Sed multa l'attribuire, fra il donare e il ricevere. Qualunque cosa costui faccia,
differentia est inter habere et tribuere, donare et accipere. Iste lo fa per il potere del Signore; se essi fanno qualcosa, confessano la
quodcumque agit, potestate Domini agit; illi, si quid f aciunt, imbe- loro debolezza e il potere del Signore, dicendo (At 3, 6): «Nel nome
cillitatem suam et virtutem Domini confitentur, dicentes (Act. 3, 6):
di Gesù alzati e cammina».
«In nomine Iesu surge et ambula».
Viene messo poi l'elenco degli Apostoli affinché gli pseudo-apo-
Catalogus autem Apostolorum ponitw~ ut extra hos, qui pseudo
Apostoli sunt, excludantur; unde sequitur «Duodecim autem stoli, che non sono del loro gruppo, vengano esclusi; per cui segue:
Apostolorum nomina sunt haec: Primus Simon qui vocatur Petrus, J nomi poi dei dodici Apostoli sono questi: primo Simone, che è chia-
et Andreas frater eius». Ordinem quidem Apostolorum et meritum mato Pietro, e Andrea suo fratello. Stabilire l'ordine degli Apostoli e il
uniuscuiusque, illius fuit distribuere qui cordis arcana rimatur. merito di ciascuno spettò a colui che scruta i segreti del cuore. Per
Primus scribitur Simon cognomine Petrus, ad distinctionem alte- primo viene scritto Simone detto Pietro, per distinguerlo dall 'altro Si-
rius Simonis qui appellatur Chananaeus de vico Galilaeae Chana, mone che è detto il Cananeo dal paese di Cana di Galilea, dove il Si-
ubi Dominus aquas convertii in vinum. RABANUS [PL 107,888A]: gnore cambiò l' acqua in vino. RABANO: Pietro in greco o in latino
Idem est autem graece sive latine Petrus, quod syriace Cephas; et equivale a Cefa in siriaco, e in entrambe le lingue il nome deriva da
in utraque lingua nomen a petra derivatum est. Nec dubium quin pietra. E non vi è dubbio che sia quella di cui parla Paolo (1 Cor 1O, 4):
i/la de qua Paulus ait (I Cor.10, 4): «Petra autem erat Christus». «E quella pietra era Cristo». REMIGIO [GIROLAMO]: Vi furono però
REMIGIUS [HIERONYMUS, De nom. heb., PL 23,853]: Fuerunt autem alcuni che in questo nome, cioè Pietro in greco e in latino, cercando
nonnulli qui in hoc nomine, graeco scilicet atque latino, quod est un' interpretazione della lingua ebraica, videro il significato di toglie-
Petrus, quaerentes hebraicae linguae interpretationem, dixerunt, re i sandali, o sciogliere, o riconoscere. Ma quanti dicono così si
quod interpretatur discalcians, sive dissolvens vel agnoscens. Sed imbattono in due contraddizioni. La prima deriva dalla proprietà
illi qui hoc dicunt, duabus tenentur contrarietatibus. Prima est ex della lingua ebraica, nella quale la p non viene espressa, ma in suo
proprietate hebraicae Linguae, in qua «p» non exprimitur, sed loco luogo si pone ph. Per cui Pilato viene detto Philato. La seconda deri-
eius "ph" ponitw: Unde Pilatum dicunt Philatum. Secunda ex va dall' interpretazione dell'Evangelista, secondo il quale il Signore ha
interpretatione Evangelistae, qui narrai Dominum dixisse detto (Gv 1, 42): «Tu sarai chiamato Cefa», ed egli aggiunge di suo:
(lo. 1,42): «Tu vocaberis Cephas», et ipse de suo addit: «Quod «Che significa Pietro». Simone viene interpretato come obbediente;
interpretatur Petrus». Simon interpretatur obediens: obedivit enim obbedì infatti alle parole di Andrea, e con lui venne a Cristo; sia
verbis Andreae, et cum eo venit ad Christum; sive quia obedivit anche perché obbedì ai comandi divini, e con un solo comando della
praeceptis divinis, et quia ad unius iussionis vocem secutus est voce seguì il Signore; oppure, come piace ad alcuni, viene interpreta-
Dominum; sive, ut quibusdam placet, interpretatur deponens,_moe- to come colui che depone il suo dolore e che ode una cosa triste:
rorem, et audiens tristitiam: Domino enim surgente depos!fit moe- infatti alla risurrezione del Signore depose il dolore della sua passio-
rorem dominicae passionis, et tristitiam audivit, dicente ei Domino ne e udì una cosa triste quando il Signore gli disse (Gv 21, 18):
(lo. 21,18): «Alius te cingei, et ducet quo tu non vis». «Un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vuoi» .
i
764 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 1-4 765

Sequitur «Et Andreas frater eiuS». CHRYSOSTOMUS, In Matth. Segue: e Andrea suo fratello. CRISOSTOMO: Anche questa lode
[ibid.]: Non parva autem et haec laus est. Petrum enim denominavit non è piccola. Infatti denominò Pietro dalla virtù, Andrea invece
a virtute, Andream vero a nobilitate, quae est secundum morem, in dalla nobiltà, che è secondo la parentela, in quanto lo disse fratello di
hoc quod eum fratrem Petri dixit. Marcus autem post duos vertices, Pietro. Marco invece lo nomina come terzo dopo i due capi, Pietro e
scilicet Petrum et Ioannem, Andream numerai; hic autem non ita: Giovanni; Matteo non fa così poiché non segue, diversamente da
Marcus enim secundum dignitatem eos ordinavit. REMIGIUs Marco, l'ordine della dignità. REMIGIO: Andrea invece viene interpre-
[non occ.}: Andreas autem interpretatur virilis. Sicut enim apud tato virile. Come infatti presso i latini virile deriva da vir (uomo),
latinos a viro derivatur virilis, ita apud graecos ab av8p6r;, andr6s, così presso i greci Andrea da andròs (uomo). E giustamente è detto
derivatur Andreas. Bene autem virilis dicitur, quia relictis omnibus virile perché, lasciate tutte le cose, seguì Cristo, e virilmente perse-
secutus est Christum, et viriliter in mandatis eius perseveravit. verò nei suoi comandamenti.
GIROLAMO: L'Evangelista mostra una certa parità fra i differenti
HIERONYMUS [ibid.}: Evangelista autem paria iuga Apostolo-
Apostoli, presentandoli associati insieme a due a due. Egli congiunge
rum quaeque consociai. Iungit enim Petrum et Andream fratres,
Pietro e Andrea non tanto a causa della loro parentela temporale,
non tam carne quam spiritu; Iacobum et Ioannem qui patrem cor-
quanto a causa di quella dello spirito; Giacomo e Giovanni poiché,
poris relinquentes, verum patrem secuti sunt: unde sequitur
abbandonando il loro padre secondo la carne, si misero al seguito del
«lacobus Zebedaei et Ioannes frater eiu.rn: Iacobum quoque loro vero Padre che è in cielo; per cui segue: Giacomo di Zebedeo e
appella! Zebedaei, quia et alius sequitur Jacobus Alphaei. Giovanni suo fratello; dice anche di Zebedeo, poiché segue anche un
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Vìde autem quia non secundum altro Giacomo di Alfeo. CRISOSTOMO: Vedi poi che non ordina secon-
dignitatem ordinat. Mihi enim videtur Joannes non aliis solum, do la dignità. Mi sembra infatti che Giovanni fosse più grande non
sed etiam fratre maior esse. REMIGJUS [RABANUS, PL 107,899A]: solo degli altri, ma anche di suo fratello. REMIGIO [RABANO]: Giacomo
Interpretatur autem Iacobus supplantans, sive supplantator: quia si interpreta anche come colui che distrugge, ossia distruttore; poiché
non solum vitia carnis supplantavit, sed etiam eamdem carnem non distrusse soltanto i vizi della carne, ma disprezzò anche· la carne
Herode trucidante contempsit. Ioannes interpretatur Dei gratia, stessa quando fu ucciso da Erode. Giovanni viene interpretato grazia
quia prae omnibus diligi a Domino meruit: unde ab praecipui di Dio, poiché meritò di essere amato dal Signore più di tutti: per cui a
amoris gratiam, super pectus Domini in coena recubuit. motivo di un amore particolare riposò nella cena sul petto del Signore.
Sequitur «Philippus et Bartholomaeus». Philippus inte1preta- Segue: Filippo e Bartolomeo. Filippo viene interpretato come
tur os lampadis, sive lampadarum, quia lumen quo illuminatus est bocca di splendore, cioè delle lampade, poiché, non appena ebbe tro-
a Domino, mox invento .fratri per officium oris studuit propinare. vato il fratello, si affrettò a diffondere con il ministero della parola la
Bartholomaeus syrum nomen est, non hebraeum, et interpretatur luce da cui fu illuminato. Bartolomeo è un nome siro, non ebreo, e
filius suspendentis aquas id est Christi: qui corda suorum praedi- viene interpretato figlio di colui che solleva le acque, cioè di Cristo,
catorum de terrenis ad caelestia sublevat et suspendit, ut quo che eleva il cuore dei suoi predicatori dalle cose terrene a quelle del
magis caelestia penetra!, eo corda suorum auditorum gutta sanc- cielo, e li solleva affinché quanto più penetrano le cose del cielo
tae praedicationis magis inebriet et infundat. tanto più irrorino e inebrino l'anima dei loro uditori con la rugiada
Sequitur «Thomas et Matthaeus publicanus». HIERONYMUS della santa predicazione.
[ibid.]: Celeri Evangelistae in coniunctione nominum primum Segue: Tommaso e Matteo il pubblicano. GIROLAMO: Gli altri
ponunt Matthaeum, postea Thomam; nec publicani nomen ascri- Evangelisti, nell'abbinamento dei nomi, pongono prima Matteo e poi
bun t, ne antiquae conversationis recordantes sugillare Tommaso, e non aggiungono l'epiteto di pubblicano affinché non
Evangelistam viderentur; iste vero et post Thomam se ponit, et sembrino oltraggiare questo Evangelista ricordando la sua antica pro-
publicanum appellat: ut ubi abundavit peccatum, superabundet et fessione. Ma egli pone se stesso dopo Tommaso e si dice pubblicano,
gratia. REMIGJUS [RABANUS, ibid.}: Thomas autem interpfe tatur per mostrare la grazia sovrabbondante là dove il peccato aveva ab-
abyssus, sive geminus, qui graece dicitur Didymus. Bene autem bondato. REMIGIO [RABANO]: Tommaso viene interpretato abisso, o
gemello, che in greco si dice Didimo. E opportunamente Didimo
766 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetti 1-4 767

Didymus abyssus interpretatur; quia quo diutius dubitavit, eo pro- viene interpretato abisso, poiché quanto più a lungo dubitò, tanto più
fundius effectum Dominicae passionis credidit, et mysterium divi- profondamente credette l'effetto della passione del Signore, e il miste-
nitatis agnovit: unde dixit (lo. 20, 28): «Dominus meus et Deus ro della divinità; per cui disse (Gv 20, 28): «Mio Signore e mio Dio».
meus». Matthaeus autem interpretatur donatus, quia Dei munere Matteo invece viene interpretato donato, poiché per dono di Dio da
de publicano Evangelistafactus est. pubblicano divenne Evangelista.
Sequitur «Et Iacobus Alphaei et Thaddaeus». RABANUS {ibid.): Segue: Giacomo di Alfeo e Taddeo. RABANO: Questo Giacomo è
Jste Jacobus est qui in Evangeliis frater Domini nominatur, et etiam quello che è denominato fratello del Signore nei Vangeli, e anche
in Epistola ad Galatas: quia Maria uxor Alphaei, soror fait Mariae nella lettera ai Galati: poiché Maria, moglie di Alfeo, fu sorella di
matris Domini, quam Ioannes Evangelista Mariam Cleophae nomi- Maria madre del Signore, che Giovanni Evangelista ha chiamato Ma-
navi!: fortasse quia idem Cleophas et Alphaeus est dictus. Ve! ipsa ria di Cleofa, forse perché la stessa persona è detta Cleofa e Alfeo.
Maria, defuncto Alphaeo, post Jacobum natum, nupsit Cleophae. Oppw·e la stessa Maria, morto Alfeo, dopo la nascita di Giacomo
R EMJGJUS [RABANUS, PL 107, 890Aj: Et bene dicitur «Filius sposò Cleofa. REMIGIO [RABANO]: E opportunamente è detto figlio di
Alphaei», idest iusti, sive docti: quia non solum vitia carnis sup- Alfeo, cioè del giusto, o del dotto: poiché non solo distrusse i vizi
plantavit, sed etiam curam carnis contempsit: nam cuius meriti fue- della carne, ma anche disprezzò la cura della carne; infatti di quanto
rit, testes sunt Apostoli qui eum Episcopum hierosolymitanae grande fu il suo merito sono testimoni gli Apostoli, i quali lo ordina-
Ecclesiae ordinaverunt: unde et Ecclesiastica historia inter cetera rono Vescovo della Chiesa gerosolimitana; per cui anche la storia
de eo dicit, quia carnem nunquam comedit, et vinum et siceram non ecclesiastica, fra l'altro, dice di lui che non mangiò mai carne, né vino
bibit, balneis et lineis vestibus non est usus, die noctuque jlexis o birra, non fece uso di bagni o di vestiti di lino, e pregava giorno e
genibus orabat. Adeo etiam magni meriti fuit ut ab omnibus iustus notte stando in ginocchio. E fu di un merito così grande da essere
vocaretur. Thaddaeus autem ipse est quem Lucas ludam Iacobi, chiamato giusto da tutti. Taddeo poi è quello stesso che Luca chiama
idest fratrem Jacobi appellat, cuius Epistola in Ecclesia legitur, in Giuda di Giacomo, cioè fratello di Giacomo, la cui lettera ·si legge
qua se fratrem Jacobi nominat. A UGUSTJNUS, De cons. ev. [2,30, 70, nella Chiesa, dove dice di essere fratello di Giacomo. AGOSTINO:
PL 34,1112}: Nonnulli autem codices habent «Lebbaeum». Quis Alcuni codici hanno Labbeo. Ma chi ha proibito di chiamare un unico
autem unquam prohibuit duobus ve/ tribus nominibus unum homi- uomo con due o tre nomi? REMIGIO: Giuda poi è interpretato come
nem vocari? REMJGJUS [non occ.}: ludas autem interpretatur confes- colui che ha confessato, poiché confessò il Figlio di Dio. RABANO:
sus, eo quod Filium Dei confessus sit. RABANUS [ibid.}: Thaddaeus Taddeo o Labbeo viene interpretato assennato, cioè cultore del cuore.
autem sive Lebbaeus interpretatur corculus, idest cordis cultor. Segue: Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.
Sequitur «Simon Chananaeus, et ludas Iscariotes, qui et tradi- GIROLAMO: Simone il Cananeo è lo stesso che da un altro Evangelista
dit eum». H JERONYMUS [ibid.}: Simon Chananaeus ipse est qui ab viene detto Zelota; Cana infatti viene interpretata come «zelo». Giuda
a/io Evangelista scribitur Zelotes, Chana quippe zelus interpreta- Iscariota, infine, prende il nome o dal paese in cui è nato, o dalla tribù
tur. Iudas autem Iscariotes, ve/ a vico in quo ortus est, ve/ ex tribu di Issacar, in modo che nel suo nome sia scritto come un vaticinio
Issachar vocabulum sumpsit, ut quodam vaticinio in condemna- della sua condanna. Jssacar infatti si interpreta mercede, che indic::a il
tionem sui natus sit. Issachar enim interpretatus est merces, ut premio del traditore. REMlGIO [BEDA] : Iscariota si interpreta memoria
significetur pretium proditoris. REMJGJUS [BEDA, PL 92,52A]: del Signore, poiché seguì il Signore; oppure memoriale della morte,
Interpretatur autem lscariotes memoria Domini, quia secutus est poiché ha meditato nel suo cuore di consegnare il Signore alla morte;
Dominum; sive memoriale mortis, quoniam meditatus est in corde oppure soffocamento, poiché si strangolò. E bisogna sapere che due
suo ut Dominum traderet in mortem; seu suffocatio, quia seipsum discepoli sono chiamati con questo nome, e mediante essi sono desi-
strangulavit. Et sciendum, quod duo discipuli hoc nomine sunt gnati tutti i cristiani: in Giuda di Giacomo quelli che perseverano nella
vocati, per quos omnes Christiani designantur: per Judam Jacobi confessione della fede; in Giuda Iscariota coloro che, abbandonata la
i/li qui in confessione fidei perseverant; per Judam Jscariotem il/i
768 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 1-4 769

qui relicta fide retro convertuntur. GLOSSA: Duo et duo nominatim fede, si volgono indietro. GLOSSA: Sono nominati a due a due perché
e.xprirnuntw; ut iugalis societas approbetur. AUGUSTINUS, De civ. Dei sia riconosciuta l'unione nel portare il medesimo giogo. AGOSTINO:
[18,49, PL 41,611]: Elegit ergo hos in discipulos, quos et Aposto/os Scelse dunque come discepoli, nominandoli anche Apostoli, costoro,
norninavit, hurniliter natos, inhonoratos, illitteratos, ut quicquid di umili natali, senza onori, illetterati, affinché tutto ciò che di grande
magnum essent et facerent, ipse in eis esset et Jaceret. Habuit inter fossero e facessero fosse lui stesso a esserlo e a farlo in loro. Ebbe tra
eos unurn quo malo utens bene, et suae passionis impleret disposi- loro uno cattivo che egli usò per il bene, sia per adempiere la disposi-
tum, et Ecclesiae suae tolerandorum malorurn praeberet e.xemplum. zione de.ila s~a passione, sia per dare l'esempio alla sua Chiesa di sop-
RABANUS {AMBROSIUS, in Le. 5,45, PL 15,1648B}: Qui etiarn non per portare ~ catt1.vt. RABANO [AMBROGIO): Egli non fu poi eletto fra gli
imprudentiam inter Apostolos eligitur: magna est enim veritas Apostoli per imprudenza: grande è infatti la verità che nemmeno un
quam nec adversarius minister infirmat. [RABANUS, ibid.]: Voluit ministro avverso indebolisce. [RABANO]: Volle inoltre essere tradito da
etiam a discipulo prodi, ut tu a socio proditus, modeste feras tuum un discepolo affinché tu, tradito da un compagno, abbia ad accettare
errasse iudicium, periisse beneficium. modestamente sia che il tuo giudizio era sbagliato, sia la perdita del
beneficio.
770 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetti 5-8 771

VERSUS 5-8 VERSETTI 5-8

Hos duodecim misit /esus praecipiens eis et dicens: Questi dodici Gesù li mandò dopo averli così istruiti: Non
In viam gentium ne abieritis et in civitates Samaritanorum ne andate dai pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; anda-
intraveritis; sed potius ite ad oves quae perierunt domus te piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele. Andando
lsrael. Euntes autem praedicate dicentes quia appropinquavit poi predicate d icendo che si è avvicinato il regno dei cieli.
regnum cae/orum. lnfirmos curate, mortuos suscitate, lepro- Curate i malati, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate
sos mundate, daemones eicite: gratis accepistis, gratis date. i demoni: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

GLOSSA [interi.): Quia manifestatio spiritus, ut Apostolus dicit, GLOSSA: Poiché la manifestazione dello spirito, come dice l 'Apo-
ad utilitatem Ecclesiae datw; post datam Apostolis potestatem, stolo, è data per l'utilità della Chiesa, dopo aver dato agli Apostoli
mittit eos ut potestatem ad aliorum utilitatem exequantur: unde il potere li manda affmché esercitino questo potere per l'utilità altrui;
per cui si dice: Questi dodici Gesù li mandò. CRISOSTOMO: Conside-
dicitur «Hos duodecim misit lesus». CHRYSOSTOMUS, In Matth.
rate l'opportunità della missione. Infatti, dopo che l'avevano visto
[32,3, PG 57,380): Attendile autem opportunitatem missionis.
risuscitare un morto, rimproverare il mare e fare altro del genere,
Postquam enim viderunt mortuum suscitantem, mare increpantem,
e avevano ricevuto dalle parole e dalle opere una sufficiente dimo-
et cetera huiusmodi, et suj]ìcienter virtutis eius demonstrationem
strazione della sua potenza, allora li manda. GLOSSA: Mandandoli
susceperant per verba et per opera, tunc eos mittit. GLOSSA [ord.): poi, li istruisce su dove devono andare e su che cosa devono predica-
Mittens autem docet eos quo eant, quid praedicent, et quid re e fare. Prima, su dove devono andare; per cui si dice: dopo averli
faciant. Primo quidem quo eant: unde dicitur «Praecipiens eis, et così istruiti: Non andate dai pagani e non entrate nelle .città dei
dicens: In viam Gentium ne abieritis, et in civitates Samaritano- Samaritani; andate piuttosto alle pecore perdute della casa
rum ne intraveritis: sed potius ile ad oves quae perierunt domus di Israele. GIROLAMO: Questo punto non è in contrasto con il precetto
lsrael». HIERONYMUS [PL 26,62A]: Non est autem contrarius locus che viene in seguito (Mt 28, 19) in cui si dice: «Andando insegnate
iste ei praecepto quo postea dicitur (infra 28,19): «Euntes docete a tutte le genti», poiché questo è stato dato prima della risun-ezione,
omnes genteS»: quia hoc ante resurrectionem, illud post resurrec- quello invece dopo. Ed era necessario annunziare la venuta di Cristo
tionem praeceptum est. Et oportebat primum adventum Christi innanzitutto ai Giudei , affinché non avessero una giusta scusa
nuntiare ludaeis, ne iustam haberent excusationem, dicentes, dicendo che il Signore li aveva rigettati da sé avendo mandato
ideo a se Dominum reiecisse, quia ad Gentes et Samaritanos gli Apostoli ai pagani e ai Samaritani. CRISOSTOMO: Li manda
Apostolos miseri!. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ideo etiam per primi ai Giudei affinché, esercitati in Giudea come in una certa
primo ad ludaeos mittit, ut quasi in quadam palaestra in ludaea palestra, entrassero nell'arena del mondo per combattere, e così li
exercitati, ad agones orbis terrarum intrarent, et velut quosdam istruì come degli uccellini ancora inabili al volo. GREGORIO: Oppure
pullos debiles ad volandum eos inducens. GREGORIUS, In Ev. perché volle essere annunciato prima di tutto ai Giudei e poi essere
[1,4, PL 76, 1089D]: Ve/ quia prius soli ludaeae voluit, et postmo- predicato ai Gentili affinché si vedesse che non si indirizzava ai
dum gentibus praedicari, quatenus Redemptoris nostri praedica- Gentili se non come a stranieri dopo essere stato respinto dai suoi.
tio a propriis repulsa, genti/es populos quasi extraneos quaereret. Tuttavia si trovavano anche fra i Giudei coloro che dovevano essere
Erant etiarn lune quidam qui de ludaeis vocandi essent et de chiamati, e fra i Gentili coloro che non dovevano esserlo: ciò affm-
Genti/ibus vocandi non essent; qui nec ad vitam reparari mere- ché, pur essendo immeritevoli di essere recuperati alla vita divina,
rentur, nec tamen gravius de contempla praedicatione iudicari. non fossero tuttavia giudicati più severamente per il disprezzo della
HILARIUS [PL 9,967B]: Legis etiam Lectio obtinere privilegium predicazione ricevuta. ILARIO: La lettura della legge doveva avere il
Evangelii debebat, hoc minus Israel sceleris sui excusationem privilegio del Vangelo, e Israele doveva essere ritenuto tanto più ine-
habiturus, quod plus sedulitatis in admonitione sensisset. scusabile del suo peccato quanto più spesso era stato avvertito.
772 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetti 5-8 773

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Item ne aestimarent, quia CRISOSTOMO: Così pure, affinché non pensassero che c'era stato per
Christo conviciabantur et daemoniacum eum vocabant, quod loro dell'odio, nonostante che l' avessero oltraggiato e chiamato inde-
propter hoc eos odio haberet, primum eos emendare studuit, et ab moniato, egli si applica a correggerli e, elevando i suoi discepoli a
omnibus aliis discipulos abducens, eis medicos et doctores mittit; tutt' altro ministero, li invia come dottori e medici, e non solo proibi-
et non solum prohibuit aliis annuntiare antequam Iudaeis, sed sce agli Apostoli di predicare ad altri se non ai Giudei, ma ancora
neque viam quae ad Gentes fert, pertingere concedebat: quod non permette loro di seguire la via che li avrebbe condotti ai Gentili;
signat cum dicit «in viam Gentium ne abieritis». Et quia Samari- e sottolinea ciò quando dice: Non andate dai pagani. E poiché i
tani contrarti erant ludaeis, quamvis fa ciliores essent ut converte- Samaritani erano contrari ai Giudei, sebbene fossero più inclini a
rentur ad fidem, tamen neque Samaritanis priusquam ludaeis essere convertiti mediante la fede, tuttavia non permise di predicare
praedicari permisit: unde dicit «Et in. civitates Samaritan.orum ne nemmeno ai Samaritani prima che ai Giudei ; per cui dice: e non
intraveritis». GLOSSA [PL 162, l 340C]: Samaritani quidem fuerunt entrate nelle città dei Samaritani. GLOSSA: I Samaritani erano dei
Genti/es dimissi in terra Israel a rege Assyriorum post captivita- Gentili lasciati dal re degli Assiri nella terra di Israele dopo la prigio-
tem ab eo factam, et multis periculis coacti ad Iudaismurn sunt nia da lui fatta: essi, costretti da molti pericoli, si convertirono al
conversi, circumcis ionem, et quinque libros Moysi recipientes, Giudaismo, accogliendo la circoncisione e i cinque libri di Mosè, ma
cetera vero omnino abhorrentes: unde ludaei Samaritanis non respingendo totalmente il resto. Per cui i Giudei non si mescolavano
commiscebantur. CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.}: Ab his ergo con i Samaritani. CRISOSTOMO: Tenendo lontano dunque i discepoli
discipulos avertens, ad filios Israel mittit, quos oves pereuntes da costoro, li manda ai figli di Israele, che chiama pecore perdute,
vocat, non absede ntes, undique ve niam eis excogitans, et non infedeli, cercando in ogni modo di perdonarle e attraendo la loro
attrahens eorum mentem. HILARJUS [ibid.}: Qui tamen licet oves disposizione d'animo. ILARIO: Costoro tuttavia, sebbene siano chia-
vocentur, in Christum luporum ac viperarum linguis et faucibus mati pecore, infierirono contro Cristo con fauci di lupi e lingue di
saevierunt. HIERONYMUS [ibid.}: luxta tropologiam vero praecipi- vipere. GIROLAMO: In senso figurato viene comandato a noi, che
tur nobis qui Chris ti censemur nomine, ne in viam genlium, abbiamo il nome di cristiani, di non andare per la via dei pagani e
et haereticorum ambulemus errorem; ut quorum religio separata l'errore degli eretici, in modo che dove c'è separazione di religione ci
est, separetur et vita. sia anche separazione di vita.
GLOSSA [non occ.]: Postquam autem docuit eos quo eant, insi- GLOSSA: Dopo che ha insegnato ad essi dove andare, comunica
nuai quid praedicent: unde subditur «Euntes autem praedicate che cosa devono predicare; per cui si aggiunge: Andando poi predi-
dicentes, quia appropinquavit regnum caelorum» . RABANUS cate dicendo che si è avvicinato il regno dei cieli. RABANO: Qui si
[PL 107, 892A]: Hic appropinquare dicitur regnum caelorum per dice che si avvicina il regno dei cieli per il dono a noi fatto della fede
collatam nobis fidem invisibilis creatoris, non aliqua motione ele- nel creatore invisibile, non per qualche mozione degli elementi.
mentorum. Recte autem caeli vocantur sancii, qui Deum fide reti- Giustamente poi i santi sono detti cieli poiché contengono Dio con la
nent, et diligunt caritate. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.} : fede e lo amano con la carità. CRISOSTOMO: Vedi la grandezza del
Vìdes mysterii magnitudinem, vides Apostolorum dignitatem. Nihil mistero, vedi la dignità degli Apostoli. Non viene comandato loro di
sensibile praecipiuntur dicere, ut Moyses et Prophetae; sed nova dire alcunché di sensibile, come a Mosè e ai Profeti, ma cose nuove e
quaedam et inopinata; i/li enim terrena bona praedicaverunt, hi impensate: quelli infatti predicarono beni terreni, questi invece il
autem regnum caelorum, et omnia quae illic sunt bona. regno dei cieli e tutti i beni che esso contiene.
GREGORIUS, in Ev. [ibid.}: Adiuncta sunt autem praedicatori- GREGORIO: Ai predicatori santi furono aggiunti anche i miracoli,
bus sanctis miracu/a, ut fidem verbis daret virtus ostensa, et affinché la potenza mostrata desse forza alle parole, e facessero cose
nova facerent qui nova praedicarent: unde sequitur «lnfirmos nuove coloro che predicavano cose nuove; per cui segue: Curate i
curate, mortuos suscitate, Leprosos mundate, daemones eicite». malati, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate i demoni.
774 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo I O, versetti 5-8 775

HIERONYMUS [ibid.}: Ne enim hominibus rusticanis, et absque elo- GIROLAMO: Affinché non capitasse che nessuno credesse a uomini
quii venustate, indoctis et illitteratis nemo crederet pollicentibus rustici, e senza alcuna bellezza nel parlare, ignoranti e illetterati,
regna caelorum, dat potestatem praedicta faciendi, ut magnitudi- quando promettevano il regno dei cieli, dà loro il potere di fare le co-
nem promissorum probet magnitudo signorum. HILARJUS [ibid.]: se predette affinché la grandezza dei segni provasse la grandezza
Tota autem virtutis dominicae potestas in Apostolis refertur: delle promesse. lLARJo Tutto il potere del Signore passa agli Apostoli,
ut qui in Adam imagine et similitudine Dei erant figurati, nunc affinché coloro che in Adamo erano s tati plasmati a immagine e
perfectam Christi imaginem sortiantur; et quicquid malorum somiglianza di Dio ricevessero ora la pcfetta immagine di Cristo, e
Adae corpori Satanae instinctus intulerat, hoc rursum ipsi de tutti i mali con cui l'istinto infernale ci aveva colpiti nella persona di
communione Dominicae potestatis emendent. GREGORJUS, In Ev. Cristo fossero guariti dalla nostra comunione alla passione di Cristo.
[2,29, PL 76, 1215B]: Haec autem signa in exordio Ecclesiae GREGORIO: Questi segni furono necessari ali 'inizio della Chiesa: per-
necessaria fuerunt: ut enim jìdes crescere! credentium, miraculis ché infatti la fede dei credenti crescesse, andava nutrita dai miracoli.
erat nutrienda. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Postea autem ste- CRJSOSTOMO: Più tardi essi si fermarono, quando la fede fu seminata
terunt, reverentia fidei ubique piantata. Si autem et postea /acta in tutti i luoghi. Se poi furono fatti anche dopo, furono pochi e rari; è
sunt, pauca et rara fuerunt; consuetudo enim est Deo talia facere consuetudine infatti di Dio fare tali cose quando i mali sono aumen-
cum auctafuerint mala: Lune enim suam demonstrat potentiam. tati: allora infatti egli dimostra la sua potenza.
GREGORIVS, In Ev. [ibid.]: Sancta tamen Ecclesia quotidie spiri- GREGORIO: Tuttavia la santa Chiesa ogni giorno fa spiritualmente
tualiter facit quod tunc per Apostolos cotporaliter faciebat; quae ciò che allora faceva corporalmente mediante gli Apostoli: cose che
nimirum tanto maiora sunt, quanto per haec non corpora, sedani- sono tanto maggiori quanto più attraverso di esse non vengono risu-
mae suscitantur. REMIGJUS [non occ.]: Infirmi quippe sunt ignavi scitati i corpi, ma le anime. REMIGIO: I malati sono certamente gli apa-
qui non habent vires bene vivendi; leprosi sunt immundi opere, ve/ tici, che non hanno le forze per vivere bene; i lebbrosi sono gli im-
delectatione carnali; mortui sunt qui opera mortis agunt; daemo- mondi nelle opere o nei piaceri carnali; i morti sono coloro che fanno
niaci fiunt qui in potestatem diaboli sunt redacti. HIERONYMUS opere di morte; gli indemoniati divengono tali se cadono sotto il pote-
re del diavolo. GIROLAMO: E poich6 la distribuzione dei doni so-
[ibid.]: Et quia semper dona spiritualia, si merces media sit, vilio-
prannaturali perde il suo valore quando si interpone una ricompensa
ra sunt, adiungitur avaritiae condemnatio, cum subdit «Gratis
temporale, egli condanna l'avarizia in questi termini: gratuitamente
accepistis, gratis date»; quasi dicat: Ego magister et dominus
avete ricevuto, gratuitamente date; come se dicesse: io, maestro e si-
absque pretio vobis hoc tribui: ergo et vos sine pretio date. GLOSSA
gnore, vi ho dato ciò senza prezzo, quindi anche voi date senza prezzo.
[PL 114,118A]: Hoc autem dicit ne Iudas, qui loculos habebat, de
GLOSSA: Dice questo affinché Giuda, che aveva la borsa, non volesse
praedicta potestate pecuniam congregare vellet, damnans etiam hic
ammassare dei soldi per il suddetto potere, condannando anche qui la
perfidiam simoniacae haereseos. GREGORJUS, In Ev. [ibid.]: perfidia dell'eresia simoniaca. GREGORIO: Prevedeva infatti che alcuni
Praesciebat namque nonnullos donum accepti spiritus i11 usum avrebbero fatto oggetto di commercio il dono dello spirito ricevuto, e
negotiationis inflectere, et miraculorum signa ad avaritiae obse- avrebbero inclinato i segni dei miracoli verso l'avarizia. CRISOSTOMO:
quium declinare. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Vide autem qua- Vedi poi come abbia una diligenza non minore nei costumi che nei
liter morum diligentiam non minus habet quam signorum, mon- segni, mostrando che questi senza quelli non sono nulla. Infatti repri-
strans quoniam signa sine his nihil sunt. Etenim superbiam eorum me la loro superbia dicendo: gratuitamente avete ricevuto; e comanda
comprimit, dicens «Gratis accepistis»; et ab amore pecuniarum di non lasciarsi contaminare dalla brama di denaro dicendo: gratuita-
mundos esse praecipit dicens «Gratis date». Ve/ ut non videatur mente date. Oppure, affinché non sembri che il beneficio appartenga a
eorum esse beneficium, ait «Gratis accepistis»; quasi dicat: Nihil loro, dice: gratuitamente avete ricevuto. Come se dicesse: voi non
vos de vestro largimini suscipientibus: neque enim mercede hoc acce- date prendendo da ciò che vi appartiene; voi non l'avete ricevuto né
pistis, neque laborantes in ea gratia: «Gratis» enim «accepistis»; ila ?al v?stro lavoro né come un salario qualsiasi; si tratta di una grazia:
igitur aliis date; neque enim est condignum pretium eorum invenire. mfatt1 gratuitamente avete ricevuto; così dunque date agli altri: infatti
non si può trovare un prezzo degno di tali cose.
Capitolo 10, versetti 9-10 777
776 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

VERSUS 9-10
VERSETTI 9-10

Non abbiate né oro né argento né denaro nelle vostre cin-


No/ite possidere aurum nequ~ arf}entum neque pe_cu- ture, non bisaccia in viaggio né due tuniche, né calzari né
niam in zonis vestris, non peram m via neque. duas tumcas bastone: infatti l'operaio è degno del suo cibo.
neque ca/ceamenta neque virgam; dignus emm est opera-
rius cibo suo.
CRISOSTOMO: Poiché prima il Signore aveva proibito il commercio
delle cose spirituali, di conseguenza, estirpando la radice di tutti i mali,
CHRYSOSTOMUS, in Matth. {32,4, PG 57,382}: Quia spiritualium dice: Non abbiate né oro né argento. GIROLAMO: Se infatti predicano
mercationem supra Dominus prohibuerat, consequenter radicem senza ricompensa, è superfluo il possesso dell'oro e dell'argento delle
omnium malorum evellens, ait «Nolite possidere aurum neque monete: infatti, se avessero avuto queste cose, sarebbe sembrato che
argentum». HIERONYMUS [PL 26,62C]: ~i enim si~ praedicant ut predicassero non per la salvezza degli uomini, ma per il guadagno.
pretium non accipiant, superjl~a est ai.m et argenti. nummorumqu.e CRISOSTOMO: Con questo precetto innanzitutto fa sì che i discepoli
possessio; nam si haec habwssent, vtdebantur non causa salut1s non siano sospetti; poi li libera da ogni sollecitudine, così che si pos-
hominum, sed causa lucri praedicare. CHRYSOSTOMUS, In Matth. sano dedicare totalmente alla parola di Dio; infine insegna ad essi il
[ibid.}: Per hoc ergo praeceptum primo q~idem disc.iP_ulo~ facit suo potere, e infatti dopo dice loro (le 22, 35): «Forse vi è mancato
non esse suspectos; secundo ab omni eos ltberat solhcttudme, 11t qualcosa quando vi ho mandato senza borsa e senza bisaccia?».
vacationem omnem tribuant verbo Dei; tertio docet eos suam vir- GIROLAMO: Colui che aveva stroncato le ricchezze, indicate dall'oro,
tutem. Hoc nempe eis postea dixit (Luc. 22,35): «Numquid aliquid dall'argento e dal bronzo, giunge a proibire anche le cose necessarie
defuit vobis quando misi vos sine sacculo et pera?». HIERONYMUS alla vita, in modo che gli Apostoli, maestri della vera religione, i quali
[ibid.]: Qui autem divitias detruncaverat'. quae per a.urum et insegnavano che tutte le cose sono rette dalla divina provvidenza,
argentum et aes signantur, propem~d~m .et vit~~ ne~essana ampi~­ mostrassero che essi stessi non si preoccupavano in nulla del futuro.
tat, ut Apostoli doctores verae relzgzoms, quz znst!t~eban~ omnia GLOSSA: Per cui aggiunge: né denaro nelle vostre cinture. Infatti sono
Dei providentia gubernari, seipsos ostenderent mhil cogit~re ~e due i generi delle cose necessarie: uno mediante il quale si comprano
crastino. GLOSSA [PL 114,J JBB}: Unde addit «Neque pecunzam ll1 le cose necessarie, il che viene inteso del danaro nelle cinture; l'altro
zonis vestriS». Duo enim sunt genera necessariorum: unum quo le stesse cose necessarie, il ch e viene inteso della bisaccia.
emuntur necessaria, quod intelligitur per pecuniam in zonis;. a.liud GIROLAMO: In quanto poi dice: né bisaccia in viaggio, redarguisce i
ipsa necessaria, quod intelligitur per peram: HI~RONYMUS. [lb1~.}: filosofi che volgarmente sono detti bactroperiti, cioè che portano basto-
Per hoc autem quod dicit «Neque peram zn via», argult phtlo- ne e bisaccia, i quali, pur sprezzando il mondo e considerando ogni
sophos qui vulgo appellantur bactroperat~e, quod contemptores cosa come un nulla, tuttavia portano con sé il necessario.
saeculi et omnia pro nihi/o ducentes, cellanum sec!"'!" vehant. . . Segue: né due tuniche. Queste due tuniche sono due vestiti com-
Sequitur «Neque duas tunicas». In d!"abu~ tumcts. duplex m~h1 pleti, in modo che non è proibito a quanti viaggiano in Scizia o sotto
videtur innuere vestimentum: non quod m locts Scythtae et glacia- altri climi rigorosi di avere due tuniche, ma è soltanto proibito riser-
li nive rigentibus, una quis tunica debeat es~e cont~~tus; .sed quo~ varsi un vestito diverso da quello che si porta comunemente, per pre-
in tunica vestimentum intelligamus, ne alto vestttt, altud nob1s munirsi contro le incertezze dell'avvenire.
futurorum timore reservemus. . . . Segue: né calzari. Anche Platone prescrisse di non coprire quelle
Sequitur «Neque calceamenta». Et Plato etiam praeczp~t tllas due estremità del corpo, e di non abituarsi alle comodità della testa e
duas corporis summitates non esse v.elandas, nec as~uefien. debe- dei piedi: quando infatti queste due parti hanno fermezza, le altre
re mollitiei capitis et pedum: cum enzm haec habuerznt firmttatem, sono più robuste.
cetera robustiora sunt.
778 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetti 9-10 779

Sequitur «Neque virgam»: qui enim Domini habemus auxi- Segue: né bastone; se infatti abbiamo il Signore per aiuto, perché
lium, baculi praesidium cur quaeramus? REMIGIUS [non occ.j- cerchiamo l'aiuto del bastone? REMIGIO: Il Signore mostra anche con
Ostendit etiam Dominus his verbis, quia sancti praedicatores quest~ parole che_ i santi predicatori sono stati richiamati alla dignità
revocati sunt ad primi hominis dignitatem: qui quamdiu caelestes del pnmo uomo: il quale, finché possedette i tesori celesti non desi-
possedit thesauros, ista non concupivit: sed mox ut peccando il/a derò queste cose; ma appena le perse con il peccato, comidciò a desi-
amisit, ista desiderare coepit. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.j: derarle. CRISOSTOMO: Ma questo scambio è felice: infatti al posto del-
Felix autem est ista commutatio: nam pro auro et argento et huiu- l'oro e dell'argento e di cose simili ricevettero il potere di curare i
smodi, acceperunt potestatem curandi infirmos, suscitandi mor- malati, di risuscitare i motti e altre cose simili; per cui non disse loro
tuos, et alia huiusmodi: unde non a principio dixit eis «Non possi- al principio: Non abbiate né oro né argento, ma solo dopo aver detto:
deatis aurum vel argentum»; sed quando dixerat «Leprosos rnun- mondate i lebbrosi, scacciate i demoni. Dal che risulta che li costituì
date, daemones eicite». Ex quo patet quod Angelos eos ex hornini- Angeli fra gli uomini, per così dire, liberandoli da ogni sollecitudine
bus, ut ita dicam, constituit, ab omni solvens vitae huius sollicitu- per questa ~ita; in modo che avessero una sola preoccupazione, che è
dine: ut una sola detineantur cura, quae est doctrinae; a qua et quella dell'msegnaI?e~to; e anche da questa li libera dicendo (v. 19):
eos solvit, dicens (infra v. 19): «Ne so/liciti sitis quid loquamini». «Non preoccupatevi d1 che cosa dovete dire». Poiché mostra ad essi
Quare quod videtur esse va/de onerosum et grave, hoc maxime che ciò che sembra molto oneroso e grave è massimamente lieve e
leve eis ostendit, et facile: nihil enim est ita iucundum, ut a cura f~cile: infatti nulla~ pi~ piacevole dell'essere sciolti dalla preoccupa-
et sollicitudine erutum esse; et maxime cum possibile fuerit ab z10ne e dalla sollec1tudme, soprattutto quando è possibile che coloro
hac erutos in nullo minorari, Deo praesente, et pro omnibus nobis che ~e sono ~iberati non vengano minacciati in nulla, essendo presen-
ejfecto. HIERONYMUS [ibid.}: Et quia nudos quodammodo et expe- te Dio che c1 provvede tutto. GIROLAMO: E poiché li aveva inviati a
ditos ad praedicandum Apostolos miserat, et dura videbatur esse predicare liberi e privi di tutto, e la condizione dei maestri sembrava
conditio magistrorum, severitatem praecepti sequenti sententia dura, ha temperato la severità del precetto con l'espressione seguente:
temperavit, dicens «Dignus est enim operarius cibo suo»; quasi infatti l'operaio è degno del suo cibo; come se dicesse: ·prendete
dicat: Tantum accipite quantum in vestitu et victu vobis necessa- quanto vi è neces~ario nel vestito e nel vitto; per cui l' Apostolo dice
rium est: unde Apostolus (1 Tim. 6,8): «Habentes victum et vesti- (I Tm 6, 8): «Se abbiamo il vitto e il vestito, accontentiamoci»;
tum, his contenti simus»; et alibi (Gal. 6,6): «Communicet is qui e altrove (Gal 6, 6): «Chi viene catechizzato faccia parte di ciò che
catechizatur ei qui se catechizat in omnibus bonis»; ut quorum P?ssi~de a chi ~o istrn~sc~»; in modo che i discepoli facciano parteci-
discipuli metunt spiritalia, consortes faciant eos carnalium suo- pi d~1 lo~o _bem matenali coloro da cui mietono i beni spirituali, non
nell avar1z1a, ma nella necessità. CRISOSTOMO: Era necessario che gli
rum, non in avaritiam, sed in. necessitatem. CHRYSOSTOMUS,
Apostoli venissero nutriti dai discepoli, affinché questi non potessero
In Matth. {ibid.}: A discipulis autem Apostolos cibari oportebat:
ut neque ipsi magna saperent adversus eos qui docebantw; sicut lasciarsi andare a disprezzarli in quanto donavano tutto senza nulla
ric~vere, e che quelli non se ne andassero come disprezzati da loro.
omnia praebentes, et nihil accipientes; neque rursus i/li absce-
Poi affinché gli Apostoli non dicano: ci ordina di vivere come mendi-
dant, quasi ab his despecti. Deinde ut non dicant Apostoli:
canti, e in ciò non si vergognino, mostra che ciò è dovuto ad essi chia-
Mendicantes ergo nos iubet vivere, et in hoc verecundarentur,
mandoli operai, e chiamando mercede ciò che viene dato· infatti non
monstrat hoc eis debitum esse, operarios eos vocans, et quod
si doveva stimare un piccolo beneficio la predicazione' orale degli
datur mercedem appe/lans: non enim quia Apostolorum in senno-
Apostoli; e così dice: l'operaio è degno del suo cibo. Queste parole non
nibus operatio erat, aestimare debebant parvum esse beneflcium
quod praestabant; et ideo dicit «Dignus est operarius cibo suo».
?i
stabilisc?no il prezzo cui è degno il lavoro apostolico, ma danno agli
Apostoli una _regola d1 condotta, convincendo chi dona la propria parte
Hoc autem dixit, non quidem ostendens tanto pretio Apostolicos
che quanto viene dato da essi è un debito. AGOSTINO: Il Vangelo non
dignos esse labores, sed Apostolis legem inducens, et tribuentibus sua-
è dunque venale, cosi da essere predicato per un salario terreno.
dens, quia quod ab ipsi datur, debitum est. ÀUGVST!NUS, De pasto1:
[senn. 46,2,5, PL 38,273): Non ergo est venale Evangelium, ut
780 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetti 9-1 O 781

pro temporalibus praedicetur. Si enim sic vendunt, magnam rem Se infatti vendono così, vendono per poco una cosa grande. Dunque i
vili vendunt. Accipiant ergo praedicatores sustentationem necessi- predicatori ricevano il sostentamento necessario dal popolo, e la
tatis a populo, mercedem dispensationis a Deo. Non enim a popu- ricompensa del ministero da Dio. Infatti ciò che viene reso dal popo-
lo redditur quasi merces illis qui sibi in caritate Evangelii ser- lo a coloro che lo servono nella carità del Vangelo non è dato come
viunt; sed tamquam stipendium datur, quo, ut possint laborare, ricompensa, ma come stipendio, mediante il quale siano sostenuti per
pascantur. poter lavorare.
AUGUSTINUS, De cons. ev. [2,30, PL 34,1113} ve/ a/iter: Cum Aoo~TINO oppure diversamente: Dopo che il Signore ha detto agli
dixerit Dominus Apostolis «Nolite possidere aurum», continuo Apostoh: Non abbiate oro, subito aggiunge: l'operaio è degno del
subiecit «Dignus est operarius cibo suo»; unde satis ostendit cur suo cibo; per cui mostra sufficientemente perché non vuole che lo
eos possidere hoc ac /erre noluerit: non quod necessaria non sint possiedano e lo portino: non perché non sia necessario al sostenta-
sustentationi huius vitae, sed quia sic eos mittebat ut eis hoc debe- mento di questa vita, ma per far loro comprendere che li inviava in
ri demonstraret ab illis quibus Evangelium credentibus annuntia- modo tale che il loro salario doveva essere loro pagato da quanti
rent, tamquam stipendia militantibus. Appare! autem hic non andavano a evangelizzare, come lo è ai soldati. TI Signore non ha
praecepisse Dominum ita tamquam evangelice vivere aliunde non voluto, con queste parole, ordinare agli Apostoli di non vivere se non
debeant, quam eis praebentibus quibus annuntiant Evangelium: di ciò che avrebbero loro offerto coloro che dovevano evangelizzare
alioquin contra hoc praeceptum fecit Paulus, qui victum de poiché allora Paolo sarebbe andato contro questo precetto, dato eh~
manuum suarum laboribus transigebat. Sed appare! potestatem viveva del lavoro delle sue mani. Egli ha voluto invece dare loro que-
dedisse Apostolis, domum in qua starent, sibi ista debere. Cum sto potere, e indicare che a motivo di tale potere era loro dovuta una
autem a Domino aliquid imperatw; nisi fiat, inobedientiae culpa casa in cui abitare. Non obbedire a un precetto del Signore è una
est; cum autem a Domino potestas datur, licet cuique non uti, et mancanza contro l'obbedienza; ma quando viene dato dal Signore un
tamquam de suo iure recedere. Hoc ergo ordinans Dominus, quod potere, è lecito a chiunque non fame uso, e rinunciarvi come a un
proprio diritto. Ciò che il Salvatore diceva, che colui che arniunzia il
qui evangelium annuntiant, de Evangelio vivant, i/la Apostolis
Vangelo deve vivere del Vangelo, si indirizzava agli Apostoli affin-
loquebatur, ut securi non possiderent, neque portarent huic vitae
ché, pieni di sicurezza, non po1tassero alcuna delle cose necessarie
necessaria, nec magna nec minima; ideo posuit «Nec virgam»,
all a vita, grandi o piccole; per questo dice: né bastone, mostrando
ostendens afidelibus suis omnia deberi ministris suis nulla super- che dai suoi fedeli tutte le cose sono dovute ai suoi ministri che non
flua requirentibus. Hanc ergo potestatem, virgae nomine signifi- ricercano nulla di superfluo. Questo potere lo ha indicato col nome di
cavit, cum dixit, secundum Marcum (6,8), ne quid tollerent in via bastone, quando ha detto, secondo Marco (6, 8), di non prendere per
nisi virgam tantum. Sed et calceamenta cum dicit Matthaeus in strada se non il bastone. Invece ciò che viene qui detto sulle calzature
via non esse portanda, curam prohibuit, qua ideo portanda cogi- che non vanno portate proibisce la preoccupazione e il timore che
tantur ne desini. Hoc et de duabus tunicis intelligendum est, ne esse vengano a mancare. Ciò va inteso anche delle due tuniche affm-
quisquam eorum praeter eam qua esset indutus, aliam portandam ché nessuno di loro si preoccupi di portarne un'altra oltre a 'quella
putaret, sollicitus ne opus esset; cum ex potestate i/la possit acci- che indossa ritenendola necessaria: infatti in base a quel potere
pere. Proinde Marcus dicendo calceari eos sandaliis ve/ soleis, potrebbe riceverla. Marco, insegnandoci che erano calzati di sandali
aliquid hoc calceamentum mysticae signifìcationis habere admo- ci mette sulla strada di un senso mistico che queste parole rafforzano'.
net, ut pes neque tectus sit desuper, neque nudus ad terram; idest, Questa calzatura lascia scoperto il piede di sopra e lo copre di sotto:
non occultetur Evangelium, nec terrenis commodis innitantur. così il Vangelo non deve né essere coperto né appoggiarsi su interessi
Et quia non portari duas tunicas, sed expressius indui prohibet, terreni. E quando dice di non portare due tuniche ci ammonisce
monet non duplicite1; sed simpliciter ambulare. Jta Dominum omnia di camminare non in modo doppio, ma con semplicità. Così in nes-
dixisse nullo modo dubitandum est, partim proprie, partim figurate; sun modo si può dubitare che iI Signore ha detto tutte queste cose in
sed Evangelistas alia istum, alia illum inseruisse scriptis suis. parte in sen so proprio e in parte in senso figurato, e dei due
Evangelisti l'uno ha inserito nella sua narrazione alcune cose, l'altro
Capitolo 10, versetti 9- 10 783
782 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

altre. Chi poi ritiene che il Signore non abbia potuto in un unico
Quisquis autem putat non potuisse Dominum in uno sermone disco~so porre alcune cose in senso figurato e altre in senso proprio,
quaedam figurate, quaedam proprie po~ere e~oquia, . cetera ei~s guardi alle altre sue parole, e vedrà quanto temeraria e rozza sia la
inspiciat; et videbit quam temere atque znerudtte _arbztretur: quza sua opinione: poiché infatti il Signore ammonisce che non sappia la
enim Dominus monet ut nesciat sinistra quid Jaczt dextera, ipsas sinistra ciò che fa la destra, egli riterrà che le stesse elemosine e tutto
eleemosynas, et quicquid hic aliud prae~ipit,_ figu:at~ accipien- ciò che qui egli comanda vada preso in senso figurato. G IROLAMO:
dum putabit. HIERONYMUS [ibid.}: Haec hzston ce dzxerzmus; cete- Alcune di queste cose vanno prese in senso storico, altre secondo l' a-
ra secundum anagogem. Non licet magistris aurum et arg~ntum et nagogia. Non è lecito a l maestro avere oro, argento e denaro nelle
pecuniam quae in zonis est possidere. Aurum saepe leg_zmus pr? cinture. Spesso leggiamo che l'oro indica il senso, l'argento il discor-
sensu, argentum pro sermone, aes pro voce: haec non lzcet vobts so, il bronzo la voce: queste cose non è lecito riceverle da altri, ma
ab aliis accipere, sed data a Domino possidere; neque haeretico- possederle come date dal Signore; e non è lecito ricevere gli insegna-
rum et philosophorum perversae doctrin~e. sus?.ipere disciplinas. menti della perversa dottrina degli eretici e dei filosofi. ILARIO:
HILARIUS [PL 9,968A}: Quia vero zona mznzstem app~ratus e~t, ~t Poiché la cintura rende pronti per il ministero e serve all'efficacia
ad efficaciam operis praecinctio; per hoc quod ae~zs zn zona mhz- dell'azione, la proibizione di avere in essa delle monete ammonisce a
betur possessio, ne quid in ministe1:io ~enale sit, a_~monemw: non avere nulla di venale nel ministero. Siamo ammoniti anche a non
Admonemur etiam nec peram habere in via, curam sczlzcet saecu- avere alcuna bisaccia in viaggio, cioè a lasciare la preoccupazione di
laris substantiae relinquendam: quia omnis thesaurus in terra ogni bene terreno: poiché ogni tesoro in terra è pericoloso per il
perniciosus est cordi, illic futuro ~bi c~ndatu~ thesaurus. f!icit cuore, che si troverà là dove c'è il tesoro. Dice poi: né due tuniche; ci
autem «Non duas tunicas»: sufficzt enim nobts semel Chnstus basta infatti Cristo rivestito una volta sola; e dopo esserci avvolti di
indutus; neve post inte/ligentiam veram, altera deinceps. vel hae- questa vera comprensione, non indossiamo in seguito le vesti dell'e-
resis ve/ legis veste induamur. «Non calceamenta», quza zn s~n~ta resia o della legge. Né calzari, poiché posti a piedi nudi su una te1Ta
terra, peccatorum spinis atque aculeis non obsessa, u! Moysr dzc- santa priva delle spine e degli aculei dei peccati, come fu detto a
tum est, nudis pedibus statuti, admonemur non alzum gressus Mosè, siamo ammoniti a non avere altra preparazione al nostro cam-
nostri habere, quam qu em accipimus a Christo appara!um_. mino oltre a quella che abbiamo ri cevuto da Cristo. G IROLAMO:
HJERONYMVS [ibid.}: Vel docet Dominus pedes nostros mortiferts Oppure il Signore insegna a non lasciarci legare i piedi dai vincoli
vinculis non a/ligari, sed sanctam terram ingredientes es~e nu~os, della morte, ma a entrare a piedi nudi nella terra santa, a non avere un
neque habere virgam quae vertatur in ~ol~brum, neque zn alzqu? bastone che si cambi in serpente e a non basarci su qualche aiuto
praesidio carnis inniti: quia huius~nodz vz~ga et baculus arundz- della carne; poiché tali verghe e bastoni non sono che delle canne che
neus est, quem si paululum presserzs, frangztur, et manum tran~fo­ appena vengono sollecitate si rompono, e traforano la mano di chi vi
si appoggia. ILARIO: Non cerchiamo il diritto di un potere estraneo,
rat incumbentis. H ILARIUS [ibid.}: Potestatis autem externae zure
avendo la verga dalla radice di fesse.
non sumus indigni habentes virgam de radice lesse.
784 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 11-15 785

VERSUS 11-15 VERSETfl 11-15

In quamcumque autem civitatem aut castellum intraveri- In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi
tis interrogate, quis in ea dignus sit, et ibi manete donec sia una persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
exeatis. lntrantes autem in domum salutate eam dicentes: Entrando poi nella casa salutatela dicendo: Pace a questa
Pax huic domui: et, si quidem fuerit domus il/a digna, veniat casa; e se quella casa sarà degna, la vostra pace verrà su di
pax vestra super eam; si autem non fuerit digna, pax vestra essa; ma se non ne sarà degna la vostra pace ritornerà a voi.
revertatur ad vos. Et quicumque non receperit vos neque E chiunque non vi riceverà né ascolterà i vostri discorsi ,
audierit sermones vestros, exeuntes foras de domo ve/ civi- uscendo fuori dalla casa o dalla città scuotete la polvere
tate excutite pulverem de pedibus vestris. Amen, dico dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese
vobis, tolerabilius erit terrae Sodomorum et Gomor- di Sodoma e di Gomorra avrà una sorte più tollerabile di
rhaeorum in die iudicii, quam il/i civitati. quella città.

CRISOSTOMO: Il Signore, poiché aveva detto sopra (v. 10) che


CHRYSOSTOMUS, In Matth. {32,5, PG 57,383}: Quia dixerat supe-
«l'operaio è degno della sua mercede», affinché non si credesse che
rius Dominus (v. 10): «Dignus est operarius cibo suo», ne credere- con ciò fossero aperte loro le porte di tutti, qui comanda di usare
tur propter hoc omnium eis ianuam aperire, multam diligentiam hic molta diligenza nello scegliere l'ospite; per cui si dice: In qualunque
iubetfacere de hospite eligendo: unde dicitur «in quamcumque civi- città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia una persona degna.
tatem aut castellum intraveritis, interrogate quis in ea dignus sit». GIROLAMO: Gli Apostoli, entrando in una nuova città, non potevano
HIERONYMUS [PL 626, 63D]: posto/i novam introeuntes urbem sapere chi avesse queste qualità: quindi l'ospite va scelto se<;:ondo la
scire non poterant quis qualis esset: ergo fama hospes eligendus stima del popolo e il giudizio dei vicini, affinché la dignità dei predi-
est populi et iudicio vicinorum; ne praedicatoris dignitas, susci- catori non venga deturpata dalla cattiva fama di chi li ospita.
pientis infamia deturpetur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: CRISOSTOMO: Perché dunque C1isto stesso rimaneva presso il pubblicano?
Qua/iter ergo ipse Christus apud publicanum manebat? Quia scili- Perché era stato reso degno dalla conversione; e questo consiglio del
cet dignus ejfectus erat ex conversione; hoc etiam non solum in glo- Signore doveva tendere non soltanto alla fama degli Apostoli, ma
riam eis proderat, sed in cibationem. Si enim dignus est, omnino anche al modo di essere trattati; poiché, se il loro ospite è degno del
dabit cibum; et maxime cum nihil amplius necessariis peteretw'. Vangelo, questo ve1Tà incontro ampiamente a tutti i loro bisogni, dal
Intende autem qualiter omnibus eos denudans, omnia eis dedit, momento soprattutto che non gli si domanderà se non il necessario.
permittens in domibus eorum qui docebantur, manere. lta enim Considera poi come, privandoli di tutto, ha dato loro tutte le cose,
et ipsi a sollicitudinibus eruebantw; et aliis suadebant quoniam permettendo loro di rimanere nelle case di coloro a cui insegnavano.
propter eorum advenerant salutem solam, in hoc quod nihil In tal modo infatti sia essi stessi venivano liberati dalle preoccupazioni,
deferebant, et nihil amplius necessariis expetebant. Et non ad sia persuadevano gli altri che erano venuti solo per la loro salvezza,
omnes simpliciter introibant: non enim signis solum volebat eos in quanto non portavano nulla e non chiedevano nulla più del neces-
c/aros apparere, sed magis virtute. Nihil autem ita virtutem desi- sario. E non entravano da tutti puramente e semplicemente: infatti
gnat, sicut non superjluis uti. HIERONYMUS [ibid.]: Hospes unus voleva che essi risplendessero non solo per i segni, ma ancora di più
etiam eligitur non tribuens beneficium ei qui apud se mansurus per la virtù. Ora, nulla designa la virtù più del fatto di non fare uso
est, sed accipiens; hic enùn dicitur «Quis in ea dignus sit», del superfluo. GIROLAMO: Con questa scelta dell'ospite è chiaro che
ut magis se noveri! accipere gratiam quam dare. CHRYSOSTOMUS, costui non fa una grazia, ma la riceve e il fatto che si dica: se vi sia
In Matth. [ibid.]: intende autem quia nondum omnia eis tribuit; una persona degna, esprime assai bene il fatto che egli riceve una gra-
zia piuttosto che darla. CRISOSTOMO: Comprendi inoltre che non attri-
786 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetti 11-15 787

neque enim eis largitur ut sciant quis sit dignus, sed iubet scrutari . buisce loro ancora tutto; infatti non dà loro di sapere chi sia degno, ma
non solum autem dignos iubet quaerere, sed neque de domo i;1 comanda di esaminarlo; non solo poi chiede di cercare chi è degno,
domum transmutari, cum subdit «Et ibi manete donec exeatiS»: ma anche di non passare di casa in casa, quando aggiunge: e lì rima-
ut neque suscipientem contristent, neque ipsi opinionem accipiant nete fino alla vostra partenza; affinché né contrist~o colui che li ha
levitatis, aut gulae. AMBROSJUS, In Le. [6,66, PL 15, 1685Cj: accolti né diano un' impressione di leggerezza, o di gola. AMBROGIO:
Non ergo otiose domus quam ingrediantur Apostoli, eligenda
' . .
Gli Apostoli devono cercare con cura la casa m cui eni:are per non
decernitur, ut mutandi hospitii causa non suppetat; non tamen avere un motivo di cambiarla; invece tale cautela non viene coman-
eadem cautio receptori mandatw; ne dum hospes eligitw; hospita- data all ' ospitante, così che scegliendo l'ospite l'ospitalità non venga
litas minuatur. diminuita.
Sequitur «lntrantes autem domum, salutate eam; dicentes: Pax Segue: Entrando nella casa salutatela dicendo: Pace a questa
huic domui» . GLOSSA {RABANUS, PL 107,895Dj: Quasi diceret: casa. GLOSSA [RASANO]: Come se dicesse: invocate la pace sull'ospite,
Pacem hospiti precamini, ut sopiatur omnis repugnantia contra affinché venga sopita ogni ripugnanza contro la verità. GIROLAMO:
veritatem. HJERONYMUS In hoc etiam occulte salutationem hebraei Con ciò esprime velatamente il saluto secondo lo stile ebraico e siriaco;
ac syri sermonis expressit; quod enim graece dicitur Xaì.pc., ciò che infatti v iene detto in greco Chaire, e in latino Ave, in ebraico e
«chere», et latine «Ave», hoc hebraico syroque sermone appellatur in siriaco si dice Salemlach o Samalach, ossia la pace sia con te. Ora,
«Salemlach», sive «Samalach», idest pax tecum. Quod autem prae- ciò che comanda consiste in ciò: entrando invocate la pace sull'ospite,
cipit tale est: Introeuntes autem, pacem imprecamini hospiti, et e per quanto sta in voi sedate le guerre della d.iscordia. Se era nato un
quantum in vobis est, discordiae bella sedate. Sin autem orta fuerit contrasto, avrete la ricompensa per la pace riportata; ma coloro che
contradictio, vos mercedem habebitis de i/lata pace; il/i qui habere non hanno voluto averla avranno la guerra; per cui segue: e se quella
noluerunt, bellum possidebunt: unde sequitur «Et si quidem fuerit casa sarà degna, la vostra pace verrà su di essa; ma se non ne sarà
domus il/a digna, veniet pax vestra super eam,· si autem non fuerit degna, la vostra pace ritornerà a voi. REMIGIO [RASANO]: 1_n quanto
digna, pax vestra ad vos revertetun>. REMJGJUS [RABANUS, cioè o vi sarà uno predestinato alla vita che segue la parola celeste che
PL 107,896A]: Quia scilicet aut erit quisque praedestinatus ad ascolta; oppure, se nessuno la vuole ascoltare, ciò nonostant~ il predi-
vitam, et caeleste verbum sequitw; quod audit; aut si nullus audire catore non sarà senza frutto, poiché la sua pace ritorna a lui, quando
voluerit, ipse praedicator sine fructu non erit: quia ad eum pax v ien e ricompens ato dal Signore per il lavoro della sua opera.
revertitur, quando ei a Domino pro labore sui operis recompensa- CRISOSTOMO: Il Signore li istruisce sul fatto che, benché siano maestri,
tw~ CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Jnstruit ergo eos Dominus tuttavia non devono cercare di essere salutati prima dagli altri, ma
quod non propter hoc expectent ab aliis praesalutari, quia doce- piuttosto devono onorarli salutandoli per primi. E poi i:nostra .loro che
bant; sed antecedere salutatione, alios honorando. Deinde mon- non solo de v ono sa lutare, ma anche benedire, dic endo :
strat quod non sola salutatio, sed benedictio, per hoc quod dicit se quella casa ne sarà degna, la vostra pace verrà su di essa.
«Si fuerit domus il/a digna, veniet pax vestra super eam». REMJGJUS REMIGIO: Il Signore ha dunque insegnato ai suoi discepoli a dar~ la
[non occ.j: Docuit ergo Dominus discipulos suos offerre pacem in pace entrando nella casa in modo che con il sal~to della p_ace verusse
introitu domus ut salutatione pacis eligeretur domus dig11a, ve/ scelta una casa degna, o un ospite; come se dicesse pazientemente:
hospes; ac si patienter diceret: Omnibus offerte pacem: quia aut date la pace a tutti, poiché o si mostreranno degni ricevendola, o inde-
accipiendo dignos, aut 11on accipiendo indignos se manifestabunt: gni rifiutandola; sebbene infatti l'ospite .sia stato scelto come. ~no
quamvis enim fama populi dignus electus sit hospes, tamen salu- secondo la reputazione del popolo, tuttavia va salutato, affinche 1 pre-
tandus est, ut magis sua dignitate praedicatores vocentu1; quam dicatori siano detti tali più per la loro dignità che perché si introduco-
ultro se ingerere videantur. Haec autem pax paucorum verborum no da soli. Questo saluto di pace in poche parole può certamente esse-
ad totam explorationem dignae domus ve/ hospitis potest re/erri. re riferito a tutta l' indagine della dignità della casa o dell ' ospite.
788 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 11-15 789

HILARJUS [PL 9,969C]: Sa/utant ergo Apostoli domum cum pacis ILARIO: Gli Apostoli salutano dunque la casa con un sentimento di
ajfectu; sed ila ut potius pax dieta sit quam data. Porro autern pace, ma essi esprimono la pace piuttosto cbe_ do~arla._ La pace de!
pacem propriam, quae viscera miserationis sunt, non oportere in Signore, che nasce dalle viscere della sua m~sencordia, non verr~
eam venire nisi sil digna; quae si digna reperta non fuerit, sacra- sugli abitanti di una casa se non _qua~d~ essi se ne sono mostrati
mentum pacis caelestis in tra propriam Apostolorum conscientiam degni; e se questa casa non menta ?1 nceve~la, ques~a pace non
est continendum., In eos autem qui caelestis regni praecepta lascerà uscire il suo mistero dalla coscienza degli Apostoli nella quale
respuerint, egressu Apostolorum et signo pulveris a pedibus egli l' ha racch~usa. So_lo _la i:naledizione eterna_ r~sta ~ coloro cbe
hanno rigettato 1 precetti d1 Cnsto, e questa maledlZlone e loro annun-
excussi, aeterna maledictio relinquatur; unde sequitur «Et qui-
ciata dalla partenza degli Apostoli, e dal fatto che uscend~ s~uotan,o l ~
cumque non receperit vos, neque audierit sermones vestros,
polvere dai loro piedi; per cui segue: E_ chiunque non vz nc_ev:ra ne
exeuntes foras de domo vel de civitate, excutite pulverem de pedi- ascolterà i vostri discorsi, uscendo fuori dalla casa o dalla cztta sc~o­
bus vestris». Existenti enim in loco cum loco videtur esse commu- tete la polvere dai vostri piedi. Sembra _i nf~tti che~~ sia una con;mmo-
nio. Totum ergo quod est i/lius domus, excusso pulvere pedum, ne fra chi sta nel luogo e i1 luogo. Qumd1 tutto c1? che appa_rhene. a
relinquitur, nihilque sanitatis de insistentium Apostolorum vesti- quella casa, scos~a la polvere _dai_ piedi, viene lasciato, e il g10mo m
giis mutuatur. HIERONYMUS [ibid.}: Pulvis etiam excutitur de pedi- cui gli Apostoli siederanno a giudicare non otterranno n~ll~ p~r la lor?
bus in testimonium laboris sui, quod ingressi sint civitatem, et salvezza. GIROLAMO: Infatti viene scossa la polvere dai p1ed1 a testi-
praedicatio Apostolica ad i/los usque pervenerit. Sive e.xcutitur monianza della loro fatica, con l'ingresso nella città e la predicazion.e
pulvis, ut si tolerabi/ius erit terrae sodomorum quam i/li civitati apostolica giunta fino a l~ro. Oppure vi_ene _scossa la polvere affinche,
quae non recipit Evangelium, nihil ab eis accipiant, nec ad victum se la terra di Sodoma sara trattata meglio d1 quella che non ha ac~olto
quidem necessaria, qui Evangelium spreverint. RABANVS [ibid.) il Vangelo, non ricevano nulla da loro, nemmeno le cose ~ecessane al
ve/ aliter: Pedes discipulorum ipsum opus incessumque praedica- vitto avendo essi disprezzato il Vangelo. RA.BANO oppure diversamente:
tionis signant. Pulvis vero quo asperguntur, terrenae levitas est I pi;di dei discepoli significano la fatica e il progre_sso de_llayredic~­
cogitationis, a qua etiam summi doctores immunes esse nequeunt, zione. La polvere che li copre è la leggerezza dei p~nsien. terreni,
cum pro auditoribus solliciti salubribus curis incessanter inten- dalla quale nemmeno i sommi maestri possono essere 1mmuru, essen-
dunt, et quasi per itinera mundi, uno calcaneo terrae pulverem do sempre preoccupati e inquieti per i loro udit~ri, ~ome ammassand~
legunt. Qui ergo spreverint doctrinam docentium, sibi labores et per le strade di questo mond.o nella. lo~o pred1caz10ne la pol'.'ere dt
pericula taediumque sollicitudinum ad testimonium suae damna- questa terra, ma soltanto con 1 loro p1ed1_. Col?ro dunque che d~ sprez­
tionis injlectunt. Qui vero receperint verbum, ajjlictiones cura- zano il loro insegnamento volgono a testimonianza per la propna con-
danna i travagli, i pericoli e i fastidi di tante preoccupaz1oru. Co~or~
sque doctorum quas pro se tolerabunt, in argumentum sibi vertunt
invece che accetteranno la loro parola sapranno trovare delle lez10m
humilitatis. Et ne levis culpa videatur esse Apostolos non recipere,
di umiltà nelle pene e nelle angosce che per essi hanno sopportato
subdit «Amen dico vobis: tolerabilius erit terrae Sodomorum et quelli che li hanno evangelizzati. E affinché il non aver a_ccolto
Gomorrhaeorum in die iudicii quam i/li civitati». HIERONYMUS gli Apostoli non passi come una mancanza leggera, aggrnnge:_
[ibid.]: Quia Sodomitis et Gomorrhaeis non fuit praedicatum; Jn verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sodoma e di
huic autem cum praedicatum sit, non recipit Evangelium. Gomorra avrà una sorte più tollerabile di quella città. GIROLAMO:
REMIGJUS [RABANVS, ibid.}: Ve/ quia Sodomitae et Gomorrhaei Poiché agli abitanti di Sodoma e di Gomorra non fu predica~o; costoro
inter vitta carnis et hospitales fuisse leguntur; quamvis non tales invece, pur avendo ricevuto la predicazione, non accolgono il Va~gelo.
hospites receperint sicut Apostoli. HIERONYMVS {ibid.}: Si autem REMIGIO [RA.BANO]: Oppure perché gli abitanti di Sodoma e d1 Go-
tolerabilius erit terrae Sodomorum quam il/i civitati quae non morra, pur tra i vizi della carne, furono ospitali, anche se non ricevette-
recipit Evangelium, ergo inter peccatores supplicia diversa sunt. ro degli ospiti pari agli Apostoli. GIROLAMO: Se du~que la sorte della
città di Sodoma sarà più tollerabile di quella della città che non_ acco-
glie il Vangelo, ciò significa che fra i peccatori vi sono pene diverse.
Capitolo 10, versetti 11-15 791
790 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

REMIGIO: Tuttavia fa menzione specia lmente di Sodoma e di


REMIG!US [non occ.}: Specialiter tamen Sodomorum et Gomor- Gomorra per mostrare così che sono più odiosi a Dio i peccati che
rhaeorum mentionem facit, ut per hoc demonstret quia illa pecca- vengono fatti contro natura, per i quali il mondo fu distrutto dalle
ta sunt Deo magis odibilia quae fiunt contra naturam, pro quibus acque del diluvio, quattro città furono sommerse e il mondo è ogni
deletus est mundus aquis diluvii, quatuor civitates subversae, giorno afflitto da vari mali.
et mundus quotidie diversis malis ajjligitw: . ILARIO: In senso mistico il Signore ci insegna a non entrare nelle
H1LAR/US [ibid.}: Mystice autem instruit nos Dominus non case e nella familiarità di coloro che combattono Cristo o lo ignorano,
immisceri eorum domibus aut familiaritatibus qui Christum aut e in ogni città a domandare chi è degno di darci l'abitazione, cioè se
insectantur aut nesciunt,' et in quacumque civitate interrogare quis vi sia una Chiesa e Cristo vi abiti; e di non andare altrove poiché que-
eorum habitatione sit dignus, idest, sicubi Ecclesia sit, et Christus sta è la casa degna e l'ospite giusto. Ci sarebbero stati infatti molti
habitator,- neque quoquam alibi transire, quia haec est domus Giudei il cui attaccamento alla legge era così grande, malgrado la
digna et iustus hospes. Judaeorum autem plures. er~nt futuri quo- loro fede in Cristo motivata dai suoi miracoli, che essi non potevano
rum tantus in favorem legis affectus esset, ut quamvis per admira- uscire dalle opere della legge. Altri potevano soltanto simulare la
tionem operum in Christum credidissent, tamen in legis operibus loro conversione dalla legge al Vangelo, e non giungere a questo se
morarentur; alii vero explorandae libertatis, quae in Christo est, non attirati dal desiderio curioso di sperimentare la libertà che pro-
curiosi, transire se ad Evangelia ex lege essent simulaturi,- multi metteva. Ce ne potevano essere anche di coloro che, sviati dalla loro
etiam in haeresim per intelligentiae perversitatem traducerentw: intelligenza, potevano essere trascinati da essa nell'errore. E poiché
Et quia istiusmodi omnes penes se esse veritatem catholicam men- tutto ciò si riveste a torto del falso nome di verità cattolica, bisogna
tiuntur, domo ipsa, idest Ecclesia, caute utendum est. fare uso cautamente della casa stessa, cioè della Chiesa.

)
792 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo I O, versetti 16-1 8 793

VERSUS 16-18 VERSETTI 16-18

Ecce ego mitto vos sicut o ves in medio luporum. Estote Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Siate dun-
ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut colum- que prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
bae. Cavete autem ab hominibus; tradent enim vos in con- Guardatevi poi dagli uomini: vi consegneranno infatti ai loro
ciliis et in synagogis suis flagellabunt vos, et ad praesides tribunali e vi flagell eranno nelle loro sinagoghe, e sarete con-
et ad reges ducemini propter me in testimonium illis et dotti davant i ai governatori e ai re per causa mia, per dare
Gentibus. testimonianza a loro e alle Genti.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [33,1, PG 57,388}: Quia superius CRISOSTOMO: Avendo rimosso ogni sollecitudine e ansietà dagli
Apostolorum removit sollicitudinem, et signorum suorum ostensio- Apostoli e avendoli fortificati con la dimostrazione dei suoi segni, di
ne eos armavit, consequenter praedicit eis mala quae debebant conseguenza predice loro i mali che sarebbero loro accaduti. Primo,
eis contingere. Primo quidem ut discerent praescientiae eius vir- affinché apprendessero la potenza della sua prescienza; secondo,
tutem; secundo ut nul/us suspicaretur, quoniam propter imbecilli- affinché nessuno sospettasse che quei mali sopraggiungevano ad essi
tatem magistri haec eis supervenirent mala; tertio ut ipsi sustinen- per la sprovvedutezza del maestro; terzo, affinché non si meraviglias-
tes non obstupescerent, dum inopinabiliter et praeter spem eveni- sero, qualora fossero avvenuti inaspettatamente e a loro insaputa;
rent; quarto ut hoc audiente non turbentur in tempore crucis; quarto, affinché udendo ciò non si turbassero nel tempo della croce;
deinde ut discant quoniam nova haec praelii /ex est. Nudos enim infine affi~ché app~ende~sero. che q~esta è la .n~ova leg~e ?el comb~
mittit, a suscipientibus iubet cibari; neque in hoc sistit, sed ulte- timento. Lt manda infatti nudi e ordina loro d1 ncevere ti cibo da quel-
rius suam virtutem ostendit dicens «Ecce ego mitto vos, sicut oves li che li accolgono; e non si fe1ma qui, ma mostra ulteriormente il suo
in medio luporum». Ubi considerandum, quod non simpliciter ad potere dicendo: Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi.
lupos, sed in medio luporum mittit, ut sic suam virtutem magis Dove bisogna considerare che non li manda semplicemente ai lupi,
demonstrent, cum oves lupos superaverint, etiam in medio lupo- ma in mezzo ai lupi, in modo che dimostrino così maggiormente il
rum existentes; et plurimos morsus accipientes ab eis, non solum suo potere, dato che le pecore avrebbero vinto i lupi, anche trovando-
non consumuntur, sed et illos convertunt: multo autem mirabilius si in mezzo ad essi; e ricevendo da essi molti morsi, non solo non
est et maius, transmutare mentes eorum quam inteifzcere eos., Inter vengono uccise, ma anche li convertono: infatti è una cosa molto più
mirabile e maggiore cambiare le loro menti che ucciderli. ln mezzo ai
lupos autem ovium mansuetudinem eos docet ostendere. GREGORIVS,
lupi poi insegna loro a mostrare la mansuetudine delle pecore.
In Ev. [1,17, PL 76,1140A}: Qui enim locum praedicatoris suscipit,
GREGORIO: Chi infatti prende il posto di predicatore non deve fare del
mala in/erre non debet, sed tolerare; ut ex ipsa sua mansuetudine
male, ma tollerarlo, cosi che con la sua stessa mansuetudine possa
iram saevientium mitiget, et peccatorum vu/nera ipse in aliis calmare il furore di quanti incrudeliscono contro di lui, e ferito dai
ajjl.ictionibus vulneratus sanet. Quoniam et si quando zelus recti- colpi degli altri sani le ferite dei peccatori. Se qualche volta l'amore
tudinis exigit ut erga subditos saeviat, furor ipse de amore sit, non per la giustizia lo obbliga a punire quelli che gli sono sottomessi, che
de crudelitate: quatenus et iura disciplinae foris exhibeat, et intus la sua collera venga dall'amore e non dalla crudeltà, e al momento in
paterna pietate diligat quos foris castigai. Multi autem cum regi- cui egli infligge al di fuori ciò che comanda la regola ami con amore
minis iura suscipiunt, ad lacerandos subditos inardescunt, terro- paterno nel suo cuore coloro che egli castiga esteriormente. Invece
rem potestatis exhibent, Domini videri appetunt, patres se esse molti, nel momento in cui ricevono il potere di comandare, si mostra-
minime recognoscunt, humilitatis locum in elationem dominatio- no ardenti a straziare coloro che sono ad essi sottomessi, mostrano il
terrore del p otere, des iderano compari re quali s ign ori, non
794 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 16-1 8 795

nis immutant, et si quando extrinsecus blandiuntw; intrinsecus riconoscono in alcun modo di essere padri, cambiano il posto dell'u-
saeviunt: de quibus dicitur (7, 15): «Veniunt ad vos in vestimentis miltà nell'arroganza del dominio, e se talora esternamente lusingano,
ovium, intrinsecus autem sunt lupi rapaceS». Contra quae nobis all'interno incrudeliscono; di questi si dice (7, 15): «Vengono a voi in
considerandum est, quia sicut oves inter lupos mittimur, ut sensum veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci». Contro queste cose noi
servantes innocentiae, morsum malitiae non habeamus. dobbiamo considerare che siamo mandati come agnelli in mezzo ai
lupi, in modo che, conservando il senso dell' innocenza, non abbiamo
HIERONYMUS [PL 26,64C}: Lupos autem Scribas et Pharisaeos
vocat, qui sunt clerici Iudaeorum. HJLARJUS [PL 9,970B}: Lupos il morso della malizia. GIROLAMO: Chiama lupi gli Scribi e t -Farj_sei,
che sono i sacerdoti dei Giudei. ILARIO: Con i lupi sono anche indicati
etiam signijìcat omnes hos qui vesano fitrore in Apostolos desae-
tutti coloro che dovevano, nel loro furore insensato, scatenarsi contro
vituri erant. CHRYSOSTOMUS, In Matth . [ibid.}: Malorum autem
gli Apostoli. CRISOSTOMO: Consolazione dei mali era per essi la
erat eis consolatio mittentis virtus: et ideo ante omnia posuit
potenza di colui che li mandava: cosi prima di tutto dice: Ecco, io vi
dicens «Ecce ego mitto vos»; quasi dicat: Ne turbemini, quoniam mando, come se dicesse: non turbatevi se siete mandati in mezzo ai
in medio luporum mittimini: possum enim facere ut nihil mali lupi; infatti posso far sì che non ne abbiate alcun male: non solo non
sustineatis; non solum lupis non suppositi, sed leonibus terribilio- soggetti ai lupi, ma resi più terribili dei leoni. Ma conviene che avven-
res ejfecti. Sed ita expedit fieri; hoc enirn vos clariores facit, et ga così: ciò infatti vi rende più illustri e divulga maggiormente il mio
meam virtutem magis divulgat. Deinde ut aliquid etiam a seipsis potere. Poi, affinché portino qualcosa anche da se stessi e non senza
inferant, et non sine causa coronari aestimentur, subdit «Estote motivo siano ritenuti degni della corona, aggiunge: Siate dunque pru-
ergo prudentes sicut serpentes, et simplices sicut columbae». denti come i serpenti e semplici come le colombe. GIROLAMO:
HJERONYMUS [ibid.}: Ut per prudentiam devitent insidias, per sim- Affinché con la prudenza evitino le insidie e con la semplicità non
plicitatem non faciant malum. Et serpentis astutia ponitur in facciano il male. E viene posta come esempio l'astuzia del serpente,
exemplum: quia toto c01pore occultai capitt, ut il/ud in quo vita poiché con tutto il corpo nasconde il capo, per proteggere la parte in
est, protegat. Jta et nos toto periculo corporis caput nostrum, qui cui si trova la vita. Così anche noi, in ogni pericolo del corpo, custo-
Christus est, custodiamus,- idest jidem integram et incorruptam diamo il nostro capo, che è Cristo, cioè impegniamoci a conservare
servare studeamus. RABANUS [PL 107,897D]: Solet etiam se1pens integra e incorrotta la fede. RABANO: Il serpente suole anche scegliere
eligere strictas rimas, per quas transiens veterem pellem exuat: delle strette fenditure passando attraverso le quali lascia la vecchia
similiter praedicator transiens per angustam viam, veterem homi- pelle; similmente il predicatore, passando per la strada stretta, depon-
nem omnino deponat. R EMIGIUS [non occ.}: Pulchre etiam ga totalmente l 'uomo vecchio. REMIG IO: Splendidamente poi il
Dominus praedicatores se1pentis prudentiam monet habere: quia Signore ammonisce i predicatori ad avere la prudenza del serpente, poi-
primus homo per se1pentem deceptus est,- ac si diceret: Quia hostis ché il primo uomo fu ingannato da un serpente; come se dicesse: poi-
callidus fuit ad decipiendum, vos prudentes sitis ad liberandum: ché il nemico fu astuto nell'ingannare, voi siate prudenti per liberare;
il/e laudavit lignum, vos laudate crucis virtutem. HILARJUS [ibid.}: egli lodò l'albero, voi lodate la potenza della croce. ILARIO: Egli
f ile animum primo mollioris sexus aggressus est, spe deinde attaccò per prima l'anima del sesso meno resistente, la allettò poi con
i/lexit, et communionem immortalitatis spopondit. Pari ergo la speranza e le promise una partecipazione all'immortalità; cosi
opportunitate, introspecta uniuscuiusque natura et voluntate, ugualmente, tenendo conto della natura e delle disposizioni di ciascuno,
verborum adhibenda prudentia est, spes futurorum bonorum reve- bisogna servirsi di parole prudenti, rivelare la speranza dei beni eterni
landa; ut quod il/e mentitus est, nos praedicemus ex vero, secun- e predicare in tutta verità ciò che egli disse mentendo, che cioè secon-
dum sponsionem Dei, Ange/is similes futuros esse qui credant. do la promessa del Signore i credenti saranno simili agli Angeli.
796 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetti 16-18 797

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Sicut autem prudentiam serpentis CRISOSTOMO: Come poi dobbiamo avere la prudenza del serpente per
oportet habere, ut in principalibus non laedamur, sic et simplicita- non essere danneggiati nelle cose principali, co~ì anche la .se~plicità
tem columbae in non vindicando cum iniusta patimur, neque per della colomba non vendicand?ci. q~ando soffnarno ~.o~e i~giuste, e
insidias alicui nocendo. REMIG/US [non occ.}: Ideo autem Dominus non nuocendo ad alcuno con ~ns1~1e. REMI~!~: , Pereto 11 Signore ha
haec duo sociavit: quia simplicitas absque prudentia facile decipi associato queste due cose: po1che la sempllc1ta, senz? la prudenza,
potest; et prudentia periculosa est, nisi simplicitate temperetur, ali- può essere facilmente ingannata; e anche la prudenza e pencolosa se
cui non nocendo. HIERONYMUS: Simplicitas autem columbarum non è temperata dalla semplicità, non nuocendo ad alcui:io. G~o1~0:
La semplicità delle colombe è poi mostrata dalla figura m cm e
ex Spiritus sancti specie demonstratur: unde dici~ Apostolus
(1 Cm: 14,20): «Malitia parvuli estate». CHRYSOSTOMUS, In Matth. !
apparso lo ~p.irito Santo : per. c.ui l'Apostolo dice (J Cor ~' .20).:
{ibid.}: Quid autem durius his .fiet iussionibus? Non enim suffi- «Siate bambmi quanto alla malizia». CRISOSTOMO: Che cosa e e d1 pm
ciens est patì mala; sed neque turbari conceditur, quod est colum- gravoso di questi comandi? ~fatti non è s~~ciente. patire .il male, ma
non è concesso nemmeno d1 essere turbati, il che e propno della .co-
bae: ira enim non per iram, sed per mansuetudinem extinguitu1:
lomba: infatti l'ira viene estinta non dall'ira, ma da.Ha ma~sue~d1;11e.
RABANUS [PL 107,898A}: Quod autem lupi, de quibus supra dixerat,
RABANO: Che poi i lupi di cui aveva parlato sopra siano gh uommt lo
sint homines, ostendit cum subdit «Cavete autem ab hominibus».
mostra quando aggiunge: Guardatevi poi dagli .uo~1it!i. Gu:~SSA: Pe~
GLOSSA [PL 162, J343D): Ideo autem necessarium est ut sitis sicut
questo è necessario che siate come i serpenti, c1oe astuti. In~att1
serpentes, idest astuti: nam secundum suam consuetudinem «tra-
secondo la loro consuetudine vi consegneranno. dappnm~
dent vos» primum «in conciliis», prohibendo ne praedicetis
ai tribunali, proibendovi di predicare nel mio nome; poi, se non v1
in nomine meo; deinde incorrectos «flagellabunt vos»;
correggerete, vi flagelleranno ; e infine sorel~ condotti da_vanti ai
tandem «ad reges et praesides ducemini». HILARIUS {ibid.j: governatori e ai re. ILARIO: I quali tentano dt estorcere o il vostro
Qui extorquere silentium vestrum, aut conniventiam tentant. silenzio o la vostra connivenza.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Mirandum est autem qua/iter CRISOSTOMO: C'è da meravigliarsi che sentendo ciò questi uomini
hoc audientes non statim abscesserint homines, qui stagnum illud non si siano subito ritirati, essi che non avevano mai lasciato il bordo
nunquam egressifuerant, circa quod piscabantur: quod non virtu- del lago nel quale gettavano le loro reti. Il che indica~a non ~olo la
tis eorum erat solum, sed sapientiae doctoris. Unicuique enim loro virtù, ma anche la sapienza del maestro. Infatti a ogm male
malorum mitigationem. adiungit: unde et hic dicit «Propter me»: aggiunge la sua mitigazione; per c.ui anch~ qui dice:. per ca~1sa, mia;
non enim parva consolatio est propter Christum patì: quoniam non è infatti una piccola consolazione patire per Cnsto; po1che .non
non ut perniciosi et nocivi haec patiebantur. Et iterum addit pativano queste cose in quanto pericolose o noc.iv~. E anc?ra aggiun-
«In testimonium illiS». GREGORIUS, In Ev. {2,35, PL 76, l 261Aj: ge: per dare testimonianza a loro. GREGORIO: C1oe a quelli che pe~s~­
Qui scilicet persequendo, mortem intulerunt, ve! qui videndo non guitando hanno inflitto la morte, o che vedendo non sono cambiati.
sunt mutati. Mors quippe sanctorum bonis est in adiutorium, infatti la morte dei santi è di aiuto ai buoni e di testimonianza per i
malis in testimonium: ut inde perversi sine excusatione pereant, cattivi: affinché i perversi periscano senza scusa là dove gli eletti
unde electi e.xemplum capiunt et vivunt. CHRYSOSTOMUS, In Matth. traggono l'esempio per vivere. CRIS?ST0'."10: Ciò però li ~on~olava
[ibid.}: Hoc autem eos consolabatw; non quia aliorum cupiebant non perché desideravano la pena degli altri, ma per la ~duc~a d1 aver-
poenam; sed ut confldentiam habeant quoniam ubique eu.m lo sempre presente e presciente. ILARJO: Questa testl~oman~a non
habent praesentem et praescientem. H!LAR/US {ibid.]: Non solum solo toglie ai persecutori la scusa di non aver conoscmto D10, .ma
autem hoc testimonio e.xcusatio ignoratae divinitatis adimenda est apre anche alle Genti la via della fede in Cristo, tenacemente predica-
persequentibus; sed etiam Gentibus via pandenda credendi in to dalle voci dei confessori fra le pene dei persecutori; e ciò è quanto
Christum, pertinaciter, inter saevientium poenas, confessorwn aggiunge: e alle Genti.
vocibus praedicatum: et hoc est quod subiungit «Et Gentibus».
798 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 19-20 799

VERSUS 19-20 VERSETTI 19-20

.cum aute_fT! trad~nt v~s, nolite. cC?gitare quomodo aut Quando poi vi consegneranno, non pensate in che modo o
qwd loquamm1; dab1tur emm vob1s m 11/a hora quid toquam- che cosa dovete dire: vi sarà dato infatti in quell'ora che cosa
ni. Non enim vos estis qui loquimini, sed Spiritus Patris dire. Non siete infatti voi che parlate, ma lo Spirito del Padre
vestri qui loquitur in vobis. vostro che parla in voi.

CHRYSOSTOMUS, in Matth. {33,3, PG 57,392}: Cum praemissis CRISOSTOMO: Con le premesse consolazioni ne pone anche un'altra
consolationibus non parvam et aliam apponit: ut enim non dice- non piccola; affinché infatti non dicessero: come potremo persuadere
rent: qua/iter suadere poterimus hominibus talibus persequenti- tali uomini che ci perseguitano, in tempo di persecuzione?, comanda
bus, p~rsecutionibus e.xistentibus? iubet ~os de ~espansione confi- )oro di confidare nella risposta dicendo: Quando poi vi consegneranno,
dere dtcens «Cum autem tradent vos, nollte cogttare quomodo aut 11011 pensate in che modo o che cosa dovete dire. REMIGIO: Dice due
quid loquamini». R EMIGJUS [non occ.}: Duo autem dicit: cose: in che modo o che cosa; di queste una si riferisce alla sapienza,
«Quomodo aut quid»; quorum unum refertur ad sapientiam, alte- l'altra alla parola. Infatti egli procurava sia le parole da dire, sia la
rum ad oris officium. Quia enim et ipse subministrabat verba sapienza con cui dirle: e così ai santi predicatori non era necessario
quae loquerentur, et sapientiam qua ea proferrent: non fuerat pensare a che cosa dire o in che modo. GIROLAMO: Quando infatti
necesse sanctis praedicatoribus cogitare quid loquerentur aut siamo condotti davanti ai giudici a motivo di Cristo, dobbiamo
mostrare soltanto la nostra volontà per Cristo. Per il resto lo stesso
quomodo. HJERONYMUS [PL 26,65A}: Cum enim propter Christwn
ducamur ad iudices, voluntatem tantum nostram pro Christo debe-
mus offerre. Ceterum ipse Christus qui in nobis habitat, loquitur
Cristo che abita in noi parla per se stesso, e nelle risposte sarà elargi-
ta la forza dello Spirito Santo. ILARJO: Infatti la nostra fede tesa verso
J
pro se, et spirltus sancti in respondendo gratia ministrabitw'. tutti i precetti della divina volontà sarà istruita per sapere che cosa
HILARIUS [PL 9,971 C]: Fides enim nostra omnibus praeceptis rispondere, avendo come esempio Abramo, al quale, davanti a Isacco
divinae voluntatis intenta, ad responsionem scientiae instruetw; in che Io interrogava sulla vittima, non mancò l'ariete; e così segue :
exemplo habens Abraham, cui postulanti ad hostiam Isaac, non Non siete infatti voi che parlate, ma lo Spirito del Padre vostro che
defuit aries ad victimam; et ideo sequitur «Non enim vos estis qui parla in voi. REMIGIO [RABANO]: E il senso è: voi vi accingete alla
loquimini, sed Spiritus Patris vestri qui loquitur in vobis». battaglia, ma sono io che combatto; voi pronunciate le parole, ma
REMIGIUS [RABANUS, PL 107,898C]: Et est sensus: Vas acceditis sono io che parlo. Per questo Paolo dice (2 Cor 13, 3): <<Forse volete
ad certamen, sed ego sum qui praelior; vos verba editis, sed ego una prova di colui che parla in me , Cristo?». GIROLAMO
sum qui loquor. Hinc Paulus ait (2 Cor. 13,3): «An e.xperientiam [CRISOSTOMO]: Con ciò li ha ricondotti alla dignità dei profeti, i quali
quaeritis eius qui in me loquitur Christus?». HIERONYMUS cioè parlarono nello spirito di Dio. Ma mentre qui dice: Non preoccu-
[CHRYSOSTOMUS, In Matth. 33,5, PG 57,394}: Per hoc autem ad patevi di che cosa direte, altrove dice (1 Pt 3, 15): «Siate sempre
prophetarum dignitatem eos reduxit, qui scilicet Dei spiritu sunt pronti a rispondere a chiunque vi chiede di rendere ragione della spe-
locuti. Cum autem hic dicat «Ne solliciti sitis quid loquamini», ranza che è in voi». Quando infatti la battaglia è in mezzo agli amici,
alibi dicitur (1 Pt 3, 15): «Parati semper ad satisfactionem omni siamo invitati a essere solleciti, mentre quando vi è un giudizio terri-
pascenti vos rationem reddere de ea quae in vobis est spe». Cum bile, e le folle inferocite, e il timore dovunque, viene dato l'aiuto da
enim in medio amicorum certamen erit, iubemur esse solliciti, Cristo, in modo da parlare senza timore, e senza stupirsi.
cum autem est iudicium terribile, et plebes insanientes, et timor
undique, auxilium a Christo praebetw~ ut confidenter loquantur,
et non obstupescant.
800 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo lO, versetti 21 -22 801

VERSUS 21-22 VERSETTI 21-22

Tradet autem frater fratrem in mortem, et pater filium, et Il fratello consegnerà alla morte il fratello, e il padre il figlio,
insurgent filii in parentes et morte eos afficient, et eritis odio e insorgeranno i figli contro i genitori e li uccideranno, e sarete
omnibus propter nomen meum; qui autem perseveraverit in odio a tutti gli uomini per il mio nome: ma chi persevererà
usque in finem, hic sa/vus erit. sino alla fine sarà salvato.

GLOSSA [PL 162,13448}: Praemissa consolatione subdit graviora GL?S.sA: Premessa la consolazione, aggiunge dei pericoli più gravi;
pericula: unde dicitur «Tradet autem frater fratrem in mortem, et per cui s1 dice: il fratello consegnerà alla morte il fratello, e il padre il
pater filium ; et insurgent filii in parentes, et morte eos afficient». figlio, e insorgeranno i .figli contro i genitori e li uccideranno.
GREGORIUS, lnEv. [2, 35, PL 76,126JB}: Minorem enim dolorem inge- GREGORIO: Infatti aJTecano minor dolore i mali che provengono dagli
runt mala quae ab extraneis, maiorem quae ab illis patimw; de quo- estranei, maggiore invece quelli che patiamo da parte di coloro della
rum mentibus praesumebamus: quia cum damno corporis mala nos cui intenzione presumevamo: poiché con il danno corporale ci afflig-
cruciant caritatis amissae. HtERONYMUS [PL 26, 65A}: Hoc autem in gono i mali della carità perduta. GIROLAMO: Vediamo che ciò accade
persecutionibus fieri crebro videmus: nec ullus est inter eos jìdus spesso nelle persecuzioni; e non c'è nessun affetto fidato là dove c'è
ajfectus quorum diversa est jìdes. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [33,5, diversità di fede. CRISOSTOMO: Po i aggiunge ciò che è molto più orribi-
PG 57,394]: D einde quod est multo horribilius apposuit, dicens le, dicendo: Sarete in odio a tutti gli uomini. Infatti cercavano di \
«Et eritis odio omnibus hominibus». Ut enim communes orbis terra- respingerli come si fa con i comuni nemici terreni. Anche qui viene
rum hostes, ita eos expe/lere tentabant. Hinc etiam rursus apponitur nuovamente posta accanto una consolazione, quando dice: per il mio
consolatio, cum dicit «Propter nomen meum». Et cum hoc rursus nome. E con questo viene posto anche un altro motivo di consolazione
aliud consolatorium ponitur, cum subditur «Qui autem perseveraverit quando si aggiunge: ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato'.
usque in finem, hic salvus erit». Quoniam enim consueverunt multi in Poiché infatti molti furono soliti essere forti in principio ma poi dissol-
principio quidem esse vehementes, postea vero dissolvi, propter hoc versi, per questo dice: poiché ricerco la fine. Qual è infatti l'utilità dei
ait: Quoniam finem requiro. Quae enim utilitas est seminum in princi- semi ~he in prin~ipio fioriscono ma poi si corrompono? Ora, per que-
pio quidem florescentium, postmodum autem tabescentium? Propter sto chiede ad essi una adeguata perseveranza. GIROLAMO: Infatti è pro-
hoc autem sufficientem perseverantiam expetit ab ipsis. HtERONYMUS prio della virtù non il cominci are, ma il portare a compimento.
[ibid.j: Non enim coepisse sed pe1fecisse virtutis est. REMIGJUS REMIGIO [AUTORE INCERTO]: E il premio non viene attribuito a chi
[AUCTOR JNCERTUS, D e modo bene vivendi, 6,15, PL 184,1209Aj: comincia, ma a chi persevera. CRISOSTOMO: Affinché poi nessuno dica
Nec inchoantibus, sed perseverantibus praemium tribuitur. CHRYSO- che avendo fatto tutto Cristo nei suoi Apostoli non era sorprendente
STOMUS, In Matth. [ibid.}: Ne autem aliquis dicat, quia omnia Chri- che ess.i fossero divenuti tali, non avendo nulla di penoso da sopporta-
stus in Apostolos fecit, nihil mirabile est tales i/los esse effectos, nihil re, aggmnge che la perseveranza era loro necessaria. Infatti, anche se
patientes onerosum, propter hoc ait quod perseverantia eis est opus. furono liber~ti ? ai primi pericoli, vengono serbati per altri più difficili;
Etsi enim ex primis eruti fuerint pericu/is, aliis difficilioribus conser- e dopo quelh di nuovo ne succederanno altri, e per tutta la vita non sa-
vantur; et post il/a rursus alia succedent, et non stabunt quin insidias ranno mai privi di insidie; e ciò lo suggerisce in modo velato dicendo:
patiantur donec vivunt: et hoc occulte insinuai, dicens «Qui perseve- Chi persevererà sino alla fine sarà salvato. REMIGIO [RABANo]: Ossia:
raverit usque in finem, hic salvus erit». REMJGJUS [RABANUS, Ali., chi non abbandonerà i precetti della fede e non verrà meno nelle perse-
PL Jl 2,932B}: Jdest qui praeceptafidei non deseruerit, et in persecu- cuzioni sarà salvato: poiché per le persecuzioni terrene riceverà il pre-
tionibus non defecerit, salvus erit: quia pro persecutionibus terrenis mio del regno celeste. E bisogna notare che la fine non sempre indica
percipiet praemia regni caelestis. Et notandum, quiafinis non semper la consumazione, ma talora la perfezione, secondo quelle p aro le
signat consumptionem, sed aliquando peifectionem, iuxta il/ud (Rm 10, 4): «Il fine della legge è Cristo». Per cui ci potrebbe anche
(Rom. 10,4): «Finis legis Christus est». Unde etiam potest esse essere questo senso: Chi persevererà sino alla fine, cioè in Cristo.
sensus: «Qui p erseveraverit usque in finem», idest in Christo. AGOSTINO: Perseverare in Cristo infatti è rimanere nella sua fede, che
AuGUS71NUS, De civ. Dei [21,25,4, PL 41, 742}: in Christo namque per- opera mediante la carità.
severare, est in fide eius permanere, quae per dilectionem operatur.
i
802 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 1O, versetto 23 803

VERSUS 23 VERSETTO 23

Cum autem persequentur vos in civitate ista, fugite in Quando poi vi perseguiteranno in una città fuggite in un'al-
aliam. Amen dico vobis, non consummabitis civitates Jsrae/ tra. In verità vi dico, non fini rete di percorrere le città di Israele
donec veniat Filius hominis. ' finché non venga il Figlio dell'uomo.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [34,1, PG 57,397]: Postquam prae- CRISOSTOMO: Dopo che ha predetto cose terribili che sarebbero
dixit terribilia quae post crucem et resurrectionem et ascensionem, loro capitate dopo la croce, la risurrezione e l'ascensione, di nuovo li
eis erant ventura, rursus duci! eos ad mansuetiora; non enim iussit conduce a cose più miti; infatti non prescrisse loro di andare audace-
eos ad persecutionem audacter ire, sed fugere: unde dicit «Cum mente verso la persecuzione, ma di fuggire; per cui dice: Quando poi
autem persequentur vos in civitate ista, ji1gite in aliam». Quia vi perseguiteranno in una città fuggite in un'altra. Poiché infatti quel
enim interim principium erat conversionis eorum, condecente uti- momento era il principio della loro conversione, fa uso di un discorso
tur sermone. HIERONYMUS [PL 26,65B]: Hoc enim ad illud tempus condiscendente. GIROLAMO: Ciò infatti va riferito a quel tempo in cui
referendum est, cum ad praedicationem Apostoli mittebantur, qui- gli Apostoli venivano mandati a predicare, ai quali fu anche detto in
bus et proprie dictum est (v. 5): «In viam Gentium ne abieritis»; particolare (v. 5): «Non andate dai pagani»; poiché non dovevano
quod persecutionem timere non debeant, sed declinare. Quod qui- temere la persecuzione, ma evitarla. E vediamo che al principio i cre-
d e m videmus in principio fecisse credentes, quando orta denti fecero così, quando sorta la persecuzione a Gerusalemme furo-
Hierosolymis persecutione, dispersi sunt in universam Iudaeam, ut no dispersi in tutta la Gi udea, affinché l'occasione della persecuzione
tribulationis occasio fieret Evangelii seminarium. AVGUSTJNUS, divenisse semina del Vangelo. AGOSTINO: Tuttavia il Salvatore pote-
Contra Faustum [22,36, PL 42,423]: Neque tamen Salvator non va volendo custodire i suoi discepoli, ai quali invece comandò di fug-
poterat tueri discipulos suos, quibus fugere praecipit; et huius rei gire, e dette per primo l'esempio di ciò; m a istruiva la debolezza del-
prior exemplum praebuit; sed instruebat hominis inflrmitatem, ne l' uomo, affinché non tenti Dio quando ha un'altra soluzione, così da
Deum tentare audeat quando habet quid faciat, ut quod cavere
oportet, evadat. AUGUSTINUS, De civ. Dei [1,22, PL 41,36]: Potuit
sfuggire a ciò che bisogna temere. AGOSTINO: Poteva poi ammonirli a
porre le mani su se stessi, per non cadere nelle mani dei persecutori. )
autem eos admonere ut sibi manus inferrent, ut non in manus per- D'altra parte se non ha comandato né consigliato di lasciare questa
sequentium devenirent. Porro si hoc il/e non iussit aut monuit, ut vita in tale modo ai suoi, ai quali aveva promesso che avrebbe loro
hoc modo sui ex hac vita emigrarent, quibus migrantibus se man- preparato una dimora eterna, è chiaro che nonostante gli esempi
sionem aeternam praeparaturum esse promisi!: quaelibet exempla offerti dai pagani che non conoscono Dio ciò non è lecito ai credenti
opponant gentes quae ignorant Deum, manifestum est hoc non nell'unico vero Dio.
licere credentibus unum verum Deum. CRISOSTOMO: Affinché poi non dicano: che cosa accade allora
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Ne autem dicant: quid igitur se fuggendo la persecuzione andiamo in un paese da cui ci scacciano
si p ersecutionem passi fugerimus, et rursus hinc nos abiecerint? di nuovo?; distruggendo questo timore aggiunge: In verità vi dico,
hunc destruens timorem ait «Amen dico vobis, non consummabitis», non finirete di percorrere, cioè non giungerete a me girando attorno
idest non pervenietis ad me, circumeuntes palaestinam, donec alla Palestina prima che vi abbia preso con me. RABANO: Oppure pre-
vos assumam. RABANUS [PL 107,899Cj: Ve / praedicit quod dice che non condurranno alla fede con le loro predicazioni tutte
non ante praedicationibus suis ad fidem perducent omnes civita- le città di Israele prima che si sia compiuta la risurrezione del Si-
tes Israel, quam resurrectio Domini fuerit perpetrata, et in toto gnore e sia concesso il potere di predicare il Vangelo in tutta la ten-a.
orbe terrarum praedicandi Evangelium potestas concessa.
804 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetto 23 805

HILARJUS [PL 9,971C] ve/ a/iter: Ex una in aliamfugam suadet: ILARIO oppure diversamente: Egli consiglia loro di fuggire da una
quia praedicatio eius primum a ludaea effugata transit ad terra all'altra poiché la predicazione della sua parola, fuggendo la
Graeciam; deinde diversis in tra Graeciae urbes Apostolorum pas- Giudea, è passata alla Grecia. In seguito si è dispersa per tutte le città
sionibus fatigata, tertio in imiversis Gentibus demoratur. Sed ut della Grecia per le diverse persecuzioni degli Apostoli, e infine risie-
ostenderet gentes quidem Apostolorum praedicationi credituras· de nell'universalità delle nazioni. Ma al fine di mostrare che, dopo la
verum ut reliquum l srael crederet esse adventui suo debitum, aÙ conversione dei popoli per la parola degli Apostoli, ciò che resta di
«Non consummabitis civitates fsraei»; idest, post plenitudinem Israele non crederà la verità che alla sua venuta, dice: non finirete di
Gentium, quod erit reliquum lsrael ad implendum numerum sancto- percorrere le città di Israele; cioè dopo la pienezza delle Genti, per
rum, futuro claritatis Christi adventu est in Ecclesia convocandum. completare il numero dei santi ciò che resta di Israele venà a riunirsi
AUGUSTINUS, Ad Hono1~ [ep. 228,2, PL 33,1014): Faciant ergo alla Chiesa alla futura venuta di Cristo nella gloria. AGOSTINO: I servi
servi Christi quod praecepit ve! permisit: sicut ipse fugit in di Cristo facciano dunque ciò che egli ha comandato o permesso:
Aegyptum, fugiant omnino de civitate in civitatem, quando eorum come egli fuggì in Egitto fuggano cetto di città in città, quando uno
quisquam specialiter a persecutoribus quaeritur: ut ab aliis qui di loro è specialmente cercato dai persecutori; in modo che la Chiesa
non ita requiruntur, non deseratur Ecclesia; sed praebeant cibaria non venga abbandonata dagli altri che non sono ricercati in tal modo,
conservis, quos a/iter vivere non posse noverunt. Cum autem ma essi diano il cibo a quelli che sono veramente bisognosi e non
omnium, idest Episcoporum, clericorum et laicorum, est commune possono vivere in altro modo. Quando poi vi è un pericolo per tutti,
periculum, hi qui aliis indigent non deserantur ab his quibus indi- vescovi, chierici e laici, coloro che hanno bisogno degli altri non
gent. Aut igitur ad loca munita ornnes transeant; aut qui habent siano abbandonati da quelli dei quali hanno bisogno. O allora vadano
necessitatem remanendi, non relinquantur ab eis per quos illorum tutti insieme in un luogo sicuro, oppure coloro che devono restare
Ecclesiastica est supplenda necessitas: ut vel pariter vivant, non siano abbandonati da quelli che devono sovvenire ai bisogni
ve/ pariter sujferant quod eos paterfamilias volet pali. REMIGIUS delle loro anime, così che soffrano insieme ciò che il capofamiglia
[non ace.): Praeterea sciendum est, quod sicut praeceptum perse- vuole che patiscano. REMIGIO: Inoltre bisogna sapere che come il pre-
verandi in persecutionibus specialiter ad Apostolos pertinet et ad cetto di perseverare nelle persecuzioni spetta soprattutto agli Apostoli
eorum successores viros fortes, sic licentia fugiendi satis convenit e agli uomini forti loro successori, così il permesso di fuggire convie-
infirmis in fide, quibus condescendit pius magister: ne si se ultro ne ai deboli nella fede, ai quali il giusto maestro condiscese: affinché,
ad martyrium obtulissent, fortassis positi in tormentis negarent: posti davanti ai tormenti del martirio, non rinnegassero la fede: infatti
levius enim erat fugere quam negare. Sed quamvis fugiendo per- era più lieve fuggire che rinnegare. Ma sebbene fuggendo non
fectae fidei constantiam in se non ostenderent, tamen magni meriti mostrassero in sé la costanza della perfetta fede, tuttavia avevano un
erant; quoniam omnia pro Christo parati erant deserere, scilicet grande merito, poiché erano disposti a lasciare tutto per Cristo, fug-
fugiendo. Nisi autem illis licentiam fugiendi dedisset, dicerent eos gendo. Se poi non avesse dato loro il permesso di fuggire, alcuni
aliqui alienos esse a gloria regni cae/estis. avrebbero detto che essi erano esclusi dalla gloria del regno celeste.
HIERONYMUS [ibid.}: Spiritualiter autem possumus dicere «Cum GIROLAMO: In senso spirituale poi possiamo dire: Quando vi per-
persecuti vos Juerint in una ci vitate», hoc est, in uno Scripturarum seguiteranno in una città, cioè in un libro o in una testimonianza
libro ve[ testimonio, nos fugiamus ad alias civitates, idest ad alia della Scrittura, fuggiamo nelle altre città, cioè negli altri volumi: seb-
volumina: quamvis enim contentiosus fuerit persecuto1; ante prae- bene infatti l'avversario sia polemico, tuttavia l'aiuto del Salvatore
verrà prima che la vittoria sia concessa ai nemici.
sidium Salvatoris adveniet quam adversariis victoria concedatur.
806 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 24-25 807

VERSUS 24-25 VERSETTI 24-25

Non est discipulus super magistrum, nec servus super Il discepolo non è più del maestro, né il servo più del suo
dominum suum. Sufficit discipulo ut sit sicut magister eius, padrone. Basta al discepolo di essere come il suo maestro, e
et servo sicut dominus eius. Si patremfamilias Beelzebub al servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebul il
vocaverunt, quanto magis domesticos eius? padrone di casa, quanto più i suoi familiari!

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {34,l, PG 57,398}: Quiafuturum erat CRISOSTOMO: Poiché sarebbe accaduto per i discepoli che alle per-
ut discipuli cum praemissis persecutionibus etiam diffamati malam secuzioni già annunziate dovesse aggiungersi anche la diffamazione,
opinionem paterentur, quod multis onerosius esse videbatur, hic eos che a molti appariva più onerosa, qui li consola con se stesso, e con
consolatur a seipso, et ab his quae de ipso sunt dieta; cui consola- le cose dette di lui; e a questa consolazione nessuna poteva essere
tioni nulla poterat esse aequalis. HrLARIUS [PL 9,972A}: Dominus uguale. ILARIO: Infatti il Signore, luce eterna, capo dei credenti e
enim lumen aeternum, dux credentium, et immortalitatis parens, padre dell' immortalità, ha premesso ai suoi discepoli la consolazione
discipulis suis futurarum passionum solatium ante p raemisit, delle future sofferenze, affinché noi considerassimo una gloria l'esse-
ut gloriae loco amplectamur, si Domino nostro ve/ passionibus re messi allo stesso livello del Signore, almeno nelle sofferenze; per
adaequemur; unde dicit «Non est discipulus super magistrum, nec cui dice: Il discepolo non è pili del maestro, né il servo più del suo
servus super dominum suum». CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.]: padrone. CRISOSTOMO: Bisogna capire: finché sarà discepolo e servo,
Intelligendum, donec faerit discipulus et servus: non est, inquam, egli non è, dico, sopra il maestro e il signore, secondo la natura del-
super magistrum et Dominum, secundum honoris naturam . l'onore. E non obiettarmi le eccezioni, ma intendi questo discorso
Nec mihi ea quae raro contingunt hic obicias; sed ab his quae sunt secondo ciò che si verifica di solito. REMIGIO: Chiama se stesso mae-
in pluribus, suscipe hunc sermonem. REMIGIUS [non occ.j: stro e signore e vuole che si intendano per servi e discepoli i suo i
Magistrum autem et dominum semetipsum appella!; per servum et Apostoli. GLOSSA: Come se dicesse: non indignatevi se soffrite ciò
discipulum, suos vult intellig i Apostolos. GLOSSA [PL 114,119A]: che io soffro, poiché io sono signore, facendo quanto voglio, e maestro,
Quasi dicat: Ne indignemini tolerare quae tolero, quia Dominus insegnando ciò che so essere utile. REM IGIO: E poiché questa senten-
sum, faciens quod volo, et magister, docens quod utile scio. za sembrava accordarsi meno con le parole dette sopra, mostra la sua
REMIGIUS [non occ.}: Et quia haec sententia minus videbatur supe- intenzione dicendo: Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa,
rioribus verbis congrua, quo tendant verba, manifestatur cum sub- quanto piiì i suoi familiari! CRISOSTOMO: Non ha detto servi, ma
ditur «Si p a tremfamilias Beelzebub vocaverunt, quanto magis familiari, per mostrare la sua grande familiarità con loro; come anche
domesticos eius?». CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Non dixit: ser- altrove di sse ( Gv 15, 15): «Non vi chiamo più servi, ma amici».
vos, sed: domesticos, ut multam ad eos familiaritatem ostenderet; REMIGIO: Come se dicesse: non cercate dunque gli onori temporali e
sicut et alibi dixit (Io. 15, 15): «Non dicam vos servos, sed amicos la gloria umana, mentre mi vedete redimere il genere umano attraver-
meos». REMJGIUS [non occ.}: Quasi dicat: Vos ergo tempora/es so le derisioni e gli obbrobri. CRISOSTOMO: Non ha detto solo: se han-
honores et humanam gloriam non quaeratis, dum me videtis per no oltraggiato il padrone della casa, ma ha indicato anche la specie
irrisiones et opprobria genus humanum redimere. CHRYSOSTOMU~, dell'oltraggio, poiché lo hanno chiamato Beelzebul. GIROLAMO:
In Matth. [ibid.}: Non solum autem dixit: Si domus dominum convt-
Beelzebul è un idolo di Accaron, che nel libro dei Re è chiamato
ciati sunt; sed ipsam speciem convicii, quoniam Beelzebub eum idolo delle mosche: Beel è lo stesso Bel, o Baal; zebub invece signi-
vocaverunt. HIERONYMUS [PL 26,65C}: Beelzebub idolum est
fica mosca. Chiamavano dunque il principe dei demoni con il nome
Accaron, quod vocatur in Regum volumine idolum muscae: Bee!,
di un idolo sporchissimo, che è detto mosca per l'immondezza, che
ipse est Bel, sive Baal; zebub autem musca dicitur. Princip~m ergo
distrugge la soavità dell'olio.
daemoniorum ex spurcissimi idoli appellabant vocabulo, quz musca
dicitur propter immunditiam, quae exterminat suavitatem olei.
808 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 26-28 809

VERSUS 26-28 VERSETTI 26-28

Ne ergo timueritis eos. Nihil enim est opertum quod non Non temeteli dunque. Non vi è infatti nulla di nascosto che
revelabitur, et occultum, quod non scietur. Quod dico vobis non debba essere rivelato, e di occulto che non debba essere
in tenebris dicite in lumine, et quod in aure auditis praedica- conosciuto. Ciò che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce e ciò
te super tecta. Et no/ite timere eos qui occidunt corpus, che udite nell'orecchio ditelo sopra i tetti. E non temete ~oloro
animam autem non p ossunt occidere; sed potius timete che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima· temete
eum qui potest et animam et corpus perdere in gehennam. piuttosto colui che può perdere l'anima e il corpo nella g~enna.

REMIGJUS [non occ.}: Post praemissam consolationem, aliam RE~IGio: J?opo la consolazione premessa ne aggiunge un 'altra
non minorem subiungit, dicens «Non ergo timueritis» eos scilicet non rumore, dicendo: Non temeteli dunque, cioè i persecutori . Perché
persecutores. Quare autem non esset timendum manifestat cum poi non vi sia da temere lo manifesta quando aggiunge: Non vi è
subiungit «Nihil enim est opertum quod non reveletur et occultum infatti nulla di nascosto che non debba essere rivelato, e di occulto
quod non sciatun>. HIERONYMUS [PL 26,65D]: Quomodo ergo in che non debba essere conosciuto. GIROLAMO: In che modo dunque
praesenti saeculo multorum vitia nesciuntur? Sed de faturo tem- nel mondo presente i vizi di molti non sono conosciuti? Ma si scrive
pore scribitur, quando iudicabit Deus occulta hominum, et illumi- d~l t~mpo.fu~r~, quan?o Dio giudicherà le cose nascoste degli uomi-
nabit latebras tenebrarum, et manifesta faciet consilia cordium nt e 1llummera 1 segreti delle tenebre, e manifesterà le intenzioni dei
(1 Cor. 4,5). Et est sensus: Nolite timere persecutorum saevitiam, cuori (1 C:or ~' 5). E il senso è: non temete la crudeltà dei persecutori
et blasphemantium rabiem: quia veniet dies iudicii, in quo et e la rabbia dei bestemmiatori, poiché verrà il giorno del giudizio nel
vestra virtus, et i/forum nequi tia demonstrabi tur. H ILARIUS quale anche la vosn·a virtù e la loro malvagità saranno di~ostrate.
[PL 9, 972B]: Jgitur non minas, non convicia, non potestates lLARJO: ~unque am~onis.ce a non temere le minacce, gli oltraggi, il
insectantium monet esse metuendas; quia dies iudicii nulla haec potere dei persecuton , poiché il giorno del giudizio rivelerà che que-
fiLisse atque inania revelabit. CHRYSOSTOMUS, In Matth . [34, i , ste cose erano delle vane nullità. CRISOSTOMO oppure diversamente:
PG 57,399] ve/ a/iter: F igura quidem eorum quae dicuntw; uni- La figura delle cose che vengono dette sembra avere un valore uni-
versalem videtur enuntiationem habere; verum non de omnibus, versale, ma in realtà si rifer isce solo a lle cose dette prima, non a
sed de praemissis solum dictum est: quasi dicat: Si doletis audien- tutte; come se dicesse: se vi dolete udendo gli oltraggi, pensate che
tes convicia, hoc cogitate, quia et ab hac suspicione post parum fra poco sarete liberati anche da questa diffidenza. Vi chiamano infat-
eruemini. Vocant quidem vos ariolos et magos et seductores; sed ti indovini, maghi e seduttori; ma aspettate un poco e tutti vi chiame-
expectate parum, et salvatores vos orbis terrarum universi dicent; ranno salv~tori ~el mo~~o; poiché in base alle cose stesse apparirete
cum per res ipsas apparueritis benefactores: nec illorum attendent benefattori; e gh UOID1D1 non considereranno i loro discorsi ma la
sermonibus homines, sed rerum veritati. REMIGIUS [non occ.]: ~eri~à delle cose. REMIGIO: Alcuni però dicono che con quest~ parole
Quidam autem dicunt, quod his verbis promiserit Dominus disci- 11 Signore ha promesso ai suoi discepoli che essi avrebbero rivelato
pulis suis quod per eos esseni revelanda omnia occulta mysteria, tutti i misteri nascosti che si celavano sotto il velo della lettera della
quae sub velamine litterae legis latebant: unde Apostolus dicit legge; per cui l'Apostolo dice (2 Cor 3, 16): «Quando si convertiran-
(2 Cor. 3, 16): «Cum conversi fuerint ad Christum, tunc auferetur no a Cristo, allora il velo sarà to lto». E il senso è: perché dovete
velamen». Et est sensus: Quare debetis timere vestros persecuto- temere i yostri p~rsecutori pur avendo una dignità così grande per cui
res, cum tantae sitis dignitatis ut per vos occulta mysteria legis et sarete voi a mamfestare i misteri nascosti della legge e dei Profeti?
Prophetarum sint manifestata?
810 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 26-28 811

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Deinde quia eos ab omni CRISOSTOMO: In seguito, avendoli liberati da ogni timore e resi
timore liberaverat, et a/tiores opprobriis fecerat, nunc opportuno superiori alle ingiurie, al tempo opportuno parla loro della libertà
tempore eis loquitur de libera propalatione, quae est in praedica- della predicazione dicendo: Ciò che vi dico nelle tenebre ditelo nella
tione, dicens «Quod dico vobis in tenebris, dicite in lumine; et luce, e ciò che udite ne/l'orecchio ditelo sopra i tetti. ILARJO: Non
quod in aure auditis, praedicate super tecla». HILARIUS {ibid.j: leggiamo che il Signore fosse solito parlare di notte, o trasmettere la
Non legimus Dominum solitum fuisse noctibus sermocinari, aut dottrina nelle tenebre, ma dice questo poiché ogni suo discorso è te-
doctrinam in tenebris tradidisse; sed hoc dicit, quia omnis sermo nebra per gli uom ini carnali, e la sua parola per gli increduli è notte.
eius carnalibus tenebrae sunt, et verbum eius infidelibus nox est. Così ciò che fu detto da lui va annunciato con la libertà della fede e
Jtaque quod ab eo dictum est, cum libertate f ìdei et confessionis della confessione. REMIGIO: Il senso è dunque: Ciò che vi dico nelle
est loquendum. REMIG/US [non occ.}: Est ergo sensus: «Quod dico tenebre, cioè fra i Giudei incredu li, voi ditelo nella luce, cioè predi-
vobis in tenebris», idest inter I udaeos incredulos, vos «dicite in catelo ai fedeli; e ciò che udite nell'orecchio, ossia quanto vi dico
lumine», idest fidelibus praedicate; «et quod in aure auditis», segretamente, predicate/o sui tetti, cioè davanti a tutti. Siamo infatti
idest quod dico vobis secrete, «praedicate super tecla», idest soliti dire: gli si parla all'orecchio, cioè segretamente. RABANo: Cer-
palam coram omnibus. Solemus enim dicere: in aurem loquitur tamente quando dice: predicate/o sui tetti, è secondo il costume della
i/li, idest secrete. RABANUS [PL 107,900C]: Sane quod ait provincia della Palestina, dove si è soliti risiedere sui tetti, poiché non
«Praedicate super tecla», iuxta morem provinciae Palaestinae sono appuntiti, ma piani. Quindi si predicherà sui tetti ciò che sarà detto
loquitur, ubi solent in tectis residere: quia non sunt cacuminata, davanti a tutti. GLOSSA oppure diversamente: Ciò che vi dico nelle
sed aequalia. Ergo praedicabitur in tectis quod cunctis audienti- tenebre, cioè mentre siete ancora nel timore carnale, ditelo nella luce,
bus palam dicetur. GLOSSA [ ord. In Le.] ve/ a/iter: «Quod dico cioè nella fiducia della verità, quando sarete illuminati dallo Spirito
vobis in tenebriS», idest dum adhuc in timore carnali estis, «dicite Santo; e ciò che udite ne/l'orecchio, cioè percepite col solo udito, pre-
in lumine», idest in fiducia veritatis, cum a Spiritu sancto eritis dicatelo, compiendolo nell'opera, stando sopra i tetti, cioè nei vostri
illuminati; «et quod in aure auditis», idest solo auditu percipitis, corpi che sono la dimora delle anime. GIROLAMO oppure diversamente:
«praedicate», opere compiendo, «super tecla» existentes, idest Ciò che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, ossia ciò che vi dico
corpora vestra quae sunt domicilia animarum. HIERONYMUS [ibid.} nel mistero predicatelo apertamente; e ciò che udite nell'orecchio,
vel a/iter: «Quod dico vobis in tenebris, dicite in lumine»; idest, predicatelo sopra i tetti, ossia ciò che vi ho insegnato nella piccola
quod auditis in mysterio, apertius praedicate; «et quod in aure region e de lla Giudea insegnatelo audace mente in tutte le città
auditis, praedicate super tecla>>. idest, quod vos erudivi in parvulo de l mondo . CRISOSTOMO: Come poi quando diceva (Gv 14, 12):
Judaeae loco, universis urbibus in toto mundo audacter edicite. «Chi crede in me, anch'egli farà le opere che io faccio, e ne farà
CHRYSOSTOMUS, I n Matth. [ibid.]: Sicut autem quando dicebat anche di più grandi», così anche qui mostra che egli opera tutte le
(lo. 14, 12): «Qui credit in me, opera quae ego facio et i/le faciet, cose fatte da loro, anche più di quelle fatte da lui stesso, come se
et maiora his faciet», ita et hic monstrat quoniam omnia per eos dicesse: io vi ho dato il principio, ma ciò che è di più voglio compier-
operatur, etiam plusquam per seipsum; quasi dicat: Principium lo per mezzo di voi. Ora, ciò non è solo di chi ingiunge, ma anche di
ego dedi; sed quod plus est, per vos explere volo. H oc autem non chi predice il futuro e mostra che supereranno tutto. ILARIO: Bisogna
iniungentis est solum, sed et futurum praedicentis et ostendentis dunque diffondere costantemente la conoscenza di Dio, e rivelare con
quoniam omnia superabunt. HILARIUS [ibid.}: Constanter ergo il lume della predicazione i profondi segreti della dottrina evangelica,
ingerenda est Dei cognitio, et profundum doctrinae evangelicae non temendo coloro che, pur avendo potere sui soli corpi, non hanno
secretum lumine praedicationis revelandum, non timendo eos qui- alcun diritto sulle anime; per cui si aggiunge: E 11011 temete coloro
bus cum sit licentia in corpora tantum, in animam ius nullum est: che uccidono il c01po ma non possono uccidere l'anima.
et ideo subditur «Et nolite timere eos qui occidunt corpus, animam
autem non possunt occidere».
812 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 26-28 813

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Vide qua/iter omnibus eos CRISOSTOMO: Vedi come li ha stabiliti superiori a tutto, persuaden-
statuit superiores: non sollicitudinem solum et maledictionem doli a disprezzare per il timore di Dio non soltanto la preoccupazione
neque pericula, sed et ipsam quae omnibus videtur terribilio; e la maledizione, o i pericoli, ma anche ciò che sembra più temibile
mortem suadens propter Dei timorem contemnere: unde subdÙ di tutto, cioè la morte: per cui aggiunge: temete piuttosto colui che
«Sed potius eum timele qui potesi et animam et corpus perdere in può perdere l'anima e il c01po nella geenna. GIROLAMO: Il nome di
gehennam». HIERONYMUS [ibid.}: Nomen gehennae in veteribus geenna non si trova nei libri antichi, ma viene usato per la prima
libris non invenitur; sed primo a Salvatore ponitur. Quaeramus volta dal Salvatore. Cerchiamo dunque quale sia l'occasione di que-
ergo quae sit huius sermonis occasio. Idolum Baal fuisse iuxta sto discorso. Non leggiamo una sola volta che l'idolo di Baal fu pres-
lerusalem ad radices montis Moria, in quibus Siloa jluit, non so Gerusalemme alle radici del monte Moria, nella quale fu Siloe.
semel legimus. Haec vallis et parva campi planities irrigua erat et Questa valle e questa pianura erano irrorate e ombreggiate, e vera-
nemorosa, plenaque deliciis, et lucus in ea idolo consecratus. mente deliziose, e in esse c'era un luogo consacrato all'idolo. Ma la
In tantam autem populus Israel dementiam venerat ut, deserta follia del popolo di Israele era giunta al punto di abbandonare i luo-
templi vicinia, ibi hostias immolaret, et rigorem religionis deliciae ghi vicini al tempio per andare a immolare là le loro vittime, e preva-
vincerent, filiosque suos incenderent daemoni: et appellabatur lendo le delizie sulla severità della religione, bruciava davanti ai de-
locus ipse Gehennon, idest vallis filiorum Hennon. Hoc Regum moni i suoi figli; e questo luogo veniva chiamato Geennon, cioè valle
volumen, et Paralipomenon et Ieremias scribunt pienissime; et dei figli di Ennon. Questo nome è spesso ripetuto nei libri dei Re,
comminatur Deus se locum ipsum impleturum cadaveribus mor- delle Cronache e di Geremia. Dio vi fa ascoltare la minaccia di riem-
tuorum, ut nequaquam vocetur Tophet et Baal, sed vocetur pire questo luogo di cadaveri, così che non lo si chiamerà più Tofet e
1wllvav8pwv, «polyandrion», idest tumulus mortuorum. Futura Baal, ma poliandrion, cioè tumulo dei morti. Infatti i futuri supplizi e
ergo supplicia et poenae perpetuae quibus peccatores cruciandi pene perpetue da cui saranno tormentati i peccatori vengono qui
sunt, huius loci vocabulo denotantur. A UGUSTINUS, De civ. Dei denotati con queste parole. AGOSTINO: Ciò però non avverrà prima
[I 3,2, PL 41,377]: Hoc autem non antea fiet quam anima corpori che l'anima si sia riunita al corpo, con un'unione che non sarà più
fuerit copulata, ut nulla direptione separentur; et tamen lune recte distrutta; e tuttavia giustamente si parla ancora di morte dell'anima,
mors animae dicitur, quia non vivit ex Deo; mors autem corporis, perché allora essa non vive più di Dio; e anche di morte del corpo,
quia in damnatione novissima quamvis homo sentire non desinat, poiché in quest'ultima dannazione, sebbene l'uomo non perda il sen-
tamen quia sensus ipse nec voluntate suavis, nec quiete salubris, tire, tuttavia, dato che questo sentire non gli apporterà più alcuna dol-
sed dolore poenalis est, mors potius appellata quam vita. cezza né alcuna pace, ma il solo dolore della pena, questo stato me-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Vide autem rursus, quia non pro- rita di essere chiamato più morte che vita. CRISOSTOMO: Vedi ancora
mittit eis liberationem a morte, sed suadet contemnere mortem; che non promette loro la liberazione dalla morte, ma li persuade a non
quod multo maius est quam erui a morte; et quod hoc sermone ea temere la morte, il che è molto di più che essere strappati dalla morte;
quae de immortalitate sunt dogmata eis infigit. e con questo discorso imprime in essi il dogma dell'immortalità.
814 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 29-31 815

VERSUS 29-31 VERSETTI 29-31

Nonne duo passeres asse veneunt, et unus ex illis non Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure
cadet super terram sine Patre vestro? Vestri autem capii/i neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo
capitis omnes numerati sunt. Nolite ergo timere: multis pas- voglia. I capelli del vostro capo poi sono tutti contati. Non
seribus meliores estis vos. temete dunque: voi valete più di molti passeri.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {34,2, PG 57,400}: Postquam timo- CRISOSTOMO: Dopo avere escluso il timore della morte, affinché
rem mortis excluserat, ne aestimarent Apostoli quod si interficeren- gli Apostoli non pensassero che se venivano uccisi fossero stati
tur, essent derelicti a D eo, rursus sermonem de providentia Dei abbandonati da Dio, di nuovo introduce il discorso della provvidenza
inducit, dicens «Nonne duo passeres asse veneunt; et unus ex illis di Dio, dicendo: Due passeri non si vendono forse per un soldo?
non cadet super terrarn sine Patre vestro?». HIERONYMUS Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro
[PL 26,67A}: Et est sensus: Si parva anirnalia absque Deo non /o voglia. GIROLAMO: E il senso è: se i piccoli animali non cadono
decidunt auctore, et in omnibus est providentia, et quae in his peri- senza che Dio lo voglia, e in tutte le cose c'è la provvidenza, e le
tura sunt, sine voluntate Dei non pereunt, vos qui aeterni estis, non cose che sono destinate a perire non periscono senza la volontà di
debetis timere quod absque Dei vivatis providentia. HILAR1US Dio, voi, che siete eterni, non dovete temere di vivere senza la prov-
[PL 9,973B}: Mystice autem quod venditur, corpus atque anima videnza di Dio. ILARIO: In senso mistico ciò che si vende è il corpo e
est; et cui venditur, peccatum Est. Qui ergo duos passeres asse l'anima, e ciò a cui si vende è il peccato. Coloro dunque che vendono
vendunt, seipsos peccato minimo vendunt, natos ad volandum, et due passeri per un soldo si vendono al peccato a un prezzo minimo,
ad caelum pennis spiritualibus efferendos; sed capti pretiis prae- pur essendo nati per volare e andare al cielo con le ali spirituali. Presi
sentium voluptatum, et ad luxum saeculi vena/es totos se talibus dal piacere delle cose presenti e venduti alla vanità del mondo, si
actionibus nundinantur. Dei autem voluntatis est ut unus ex illis prostituiscono a tale prezzo. La volontà di Dio è che uno di loro voli
magis evo/et; sed /ex constitutione Dei perfecta decernit unum ex più alto, ma la legge procedente dalla disposizione di Dio stabilisce
eis potius decidere. Quemadmodum enim si evolarent, unum che uno di loro debba piuttosto cadere. Se essi fossero volati insieme
essent, fieretque corpus spiritale, ita peccatorum pretio venditis, non avrebbero fatto che un solo e unico corpo spirituale, ma venduti
anima terrenam contrahit ex vitiorum sorde materiam, fitque unum l'uno e l'altro al peccato, l'anima divi ene terrestre al contatto del
ex illis quod tradatur in terram. H!ERONYMUS [ibid.}: Quod autem male, e si forma di loro un solo corpo che cade per terra. GIROLAMO:
ait «Vestri autem capi/li capitis omnes numerati sunt», immensam Ciò che poi dice: I capelli del vostro capo poi so1w tutti contati,
Dei erga homines ostendit providentiam, et inejfabilem signat mostra l'immensa provvidenza di Dio riguardo agli uomini e designa
ajfectum, quod nihil nostrorum Deum lateat. HILARIVS [ibid.]: la sua ineffabile carità per cui nulla di nostro gli è nascosto. ILARIO:
ln numerum enim aliquid colligi, diligentiae est. CHRYSOSTOMUS, Infatti contare qualcosa è segno di diligenza. CRISOSTOMO: Per cui ha
In Matth. [ibid.): Unde hoc dixit, non quod pilos Deus numeret; sed detto ciò non nel senso che Dio enumeri i singoli capelli, ma per mo-
ut diligentem cognitionem et multam circa eos providentiam ostendat.
H1ERONYMUS [ibid.}: Derident autem intelligentiam ecclesiasticam strare la diligente conoscenza e la grande provvidenza riguardo a loro.
GrROLAMO: Deridono il pensiero della Chiesa su questo punto coloro
in hoc loco qui carnis resurrectionem negant; quasi nos et capil/os
qui numerati sunt, et a tonsore decisi, omnes dicamus resurgere, che negano la risurrezione della carne, quasi che noi dicessimo che i
cum Salvator non dixerit: Vestri autem et capi/li omnes salvandi capelli contati e tagliati dal tosatore risorgano tutti, mentre il
sunt, sed «Numerati sunt». Ubi numerus est, scientia numeri de- Salvatore non ha detto: anche i vostri capelli saranno tutti salvati, ma:
monstratul'; non eiusdem numeri conservatio. AuGUST!NUS De civ. sono contati. Dove c'è il numero si dimostra la conoscenza del
Dei [22,12,1, PL 41, 775}: Quamvis et de ipsis capillis possit inquiri, numero, non la conservazione del numero stesso. AGOSTINO: Sebbene
utrum redeat quicquid tondentibus decidit: quod si rediturum est, anche dei capelli si possa indagare se ritorni tutto ciò che è stato
Capitolo 10, versetti 29-31 817
816 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

tagliato: m.a se ritorna, chi non inorridirebbe di quella deformità? Ma


quis non exhorreat illam deformitatem? Semel autem intellecto, una vo!ta mteso che nulla perirà del corpo in modo che non vi sia
ita nihil periturum esse de corpore, ila ut deforme nihil sit in cor- nulla d1 deforme nel corpo stess?, si intende insieme che tutte le parti
pore, simul intelligitur, ea quae deformemfacturafuerant enormi- che avrebbero causato una sm isurata grandezza irregolare saranno
tatem, massae ipsi accessura esse, non locis quibus membrorum aggiunte all'insieme non in quei punti in cui sarebbe sfigurata la
forma turbetur: velut si de limo vas fieret quod rursus in eumdem forma delle membra; così se si costruisse con la creta un vaso che
limum redactum, totum de toto iterum fieret; non esset necesse ut ridotto di nuovo in c~eta, fosse ricos~ruito tutto dal tutto delle parti:
i/la pars limi quae in ansa fuerat, ad ansam rediret; aut quae fun- non sarebbe necessano che la parte d1 creta che era nel manico tomi
dum fecerat, ipsa rursus faceret fundum; dum tamen totum rever- al manico o quella che aveva costituito il fondo torni a essere il
teretur in totum; idest, totus i/le limus in totum vas, nulla sui parte fondo, purché il tutto ritorni nel tutto, cioè che tutta la creta, senza
perdita, remearet. Quapropter, si capilli toties tonsi ad sua loca perdere al.cu?a parte, tomi a essere il vaso. Per cui se i capelli tante
deformiter redeunt, non redibunt, quia in eamdem carnem, ut v.olte tagliati dovesser~ tornare in modo deforme ai loro posti, non
quemcumque locum ibi corporis teneant, servata partium con- nt~m~rebbero; e tuttavia .no? andrannoyerduti per chi risorgerà poi-
gruentia, materiae in utilitatem vertentur. Quamvis quod dicit che, r~spettate le proporz10nt delle parti, con la trasformazione della
(Luc. 21, 18): «Capillus capitis vestri. non peribit», non de longitu- matena saranno ricongiuntj alla medesima carne affinché jn essa
dine, sed de numero capillorum posset intelligi: unde hic dicitur costituiscano una qualsivoglia parte del corpo. Sebbene ciò che dice
«Capilli capitis vestri numerati sunt». HILARIUS [ibid.]: Neque ~uca (2 1, 18): «Nessun capello del vostro capo perirà», possa essere
enim dignum negotium est peritura numerare: ut igitur nihil ex 11'.teso non de~la lunghezza, ma del numero dei capelli: per cui qui si
nobis periturum esse cognosceremus, ipso capillorum nostrorum d~ce: I capelli del vostro capo sono contati. ILARIO: Non vale la pena
supputatorum numero indicatur. Nullus igitur corporum nostrorum d1 cnu':11er~re c.o~e ~he p.eri~anno : affinché dunque sappiamo che
casus est pertimescendus: et ideo subditur «Nolite ergo timere: nulla d1 noi p~nra, viene md1cato anche il numero dei nostri capelli.
e.osi non dobbiamo temere alcuna caduta dei nostri corpi, per cui si ag-
multis passeribus meliores estis vos». HIERONYMUS [ibid.]: In quo
gmng~:, N~n temete dunque: voi valete piLì di molti passeri. GIROLAMO:
manifestius superior expositionis sensus expressus est, quod time-
~on c10 viene ~anifestato meglio il senso delle cose dette prima, che
re non debeant eos qui possunt corpus occidere: quoniam si sine
c10è n?n .dobb.iam.o te?'lere coloro che uccidono il corpo: poiché se
Dei scientia, parva quoque animalia non decidunt, quanto magis
a?~h~ 1 p1cc?h a~1mah non. ca.dono senz~ che Dio lo sappia, quanto
homo, qui apostolica fultus sit dignitate? HJLARIUS [ibid.]: Vel cum p~u I uomo r.1vestJto della d1g01tà apostohca! ILARIO: Oppure, quando
dicit plurimis eos antestare passeribus, ostendit multitudini infide- dice che essi valgono più di molti passeri mostra che l'elezione dei
lium electionem fidelium praeesse: quia his casus in terra est, illis ~edeli vale pi~ della moltitudine degli incr~duli: poiché questi cadono
volatus in caelum. REMIGJUS [non occ.]: Mystice autem Christus m terra, quelli volano al cielo. REMIGIO: In senso mistico Cristo è il
caput est, Apostoli capi/li; qui pulchre numerati dicuntur, quia capo, ~li ~p~s.toli i .cap~lli; i. quali convenientemente vengono detti
nomina sanctorum scripta sunt in caelis. contati po1che 1 nomi dei santi sono scritti nei cieli.
818 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 32-33 819

VERSUS 32-33 VERSETTI 32-33

Omnis ergo qui confitebitur me coram hominibus, confi- Chiunque dunque mi confesserà davanti agli uomini,
tebor et ego eum coram Patre meo, qui in caelis est. Qui anch'io lo confesserò davanti al Padre mio che è nei cieli. Chi
autem negaverit me coram hominibus, negabo et ego eum invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò
coram Patre meo, qui in cae/is est. davanti al Padre mio che è nei cieli.

CHRYSOSTOMUS, in Matth. {34,3, PG 57,401}: Eiciens Dominus CRISOSTOMO: Il Signore, scacciando il timore che scuoteva l'animo
timorem qui discipulorum concutiebat animam, per ea quae con- dei discepoli, li conforta nuovamente con le cose che seguono, non
sequuntur rursus eos conforta!, non solum timorem eiciens, sed et solo scacciando il timore, ma anche sollevandoli alla libera diffusione
spe praemiorum maiorum eos erigens in liberam propalationem della verità con la speranza di premi maggiori, dicendo: Chiunque
veritatis, dicens «Omnis ergo qui conjìtebitur me coram homini- dunque mi confesserà davanti agli uomini, anch'io lo confesserò
bus, confitebor et ego eum coram Patre meo qui est in caeliS». davanti al Padre mio che è nei cieli. Considera poi attentamente che
Considera autem diligenter, quod non dixit «Qui confitebitur me», non ha detto: Chi mi confesserà, ma, come si legge in greco, Chi con-
sed, quemadmodum graece legitur, «Qui confitebitur in me; ut tibi fesserà in me, per mostrarti che chi lo confessa lo confessa non per
ostenderet non propria virtute, sed gratia superiore adiutum, con- propria virtù, ma aiutato da una grazia superiore. ILARIO: Dice questo
fiteri eum qui confitetur. HILARIUS [PL 9,974]: Hoc concludendo a modo di conclusione, poiché bisogna avere la libera costanza di con-
dicit, quia doctrinis talibus confirmatos oportet liberam Dei con- fessare Dio essendo stati confermati da tali insegnamenti. REMIGIO
fitendi habere constantiam. REMIGIUS [RABANUS, PL 107,902Dj: [RABANO]: Qui va intesa quella confessione di cui l'Apostolo dice
Confessio autem hic i/la intelligenda est de qua dicit Apostolus (Rm 10, 10): «Con il cuore si crede per la giustizia, con la bocca
(Rom. I O, 1O): «Corde creditur ad iustitiam, ore fit confessio ad avviene la confessione per la salvezza». Affinché dunque uno non
salutem». Ne etgo aliquis putaret se absque oris confessione pensi di potersi salvare senza la confessione della bocca, non solo
passe sa/vari, non solum ait «Qui me confessus fuerit», sed addit dice: Chi mi confesserà, ma aggiunge: davanti agli uomini; e ancora
«Coram hominibus»; et iterum addit «Qui autem negaverit me aggiunge: Chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch 'io lo
coram hominibus, negabo et ego eum coram Patre meo qui est in rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. ILARIO: Con ciò
caelis». HILARJUS [ibid.j: i n quo ostendit, quales nos testes homi- mostra che noi l'avremo come testimone davanti a suo Padre nello
nibus fuerimus, tales apud D eum Patrem testimonio eius usuros. stesso modo in cui saremo stati suoi testimoni davanti agli uomini.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.j: Ubi considerandum est, quia in CRISOSTOMO: Dove bisogna considerare che nella pena il supplizio è
poena amplius est supplicium, et in bonis maior retributio. Quasi più ampio e nei beni la retribuzione è maggiore. Come se dicesse: tu
dicat: Superabundasti prius, me hic confitendo aut negando; prima hai sovrabbondato, confessandomi o negandomi; sovrabbon-
superabundabo et ego, ineffabiliter tibi maiora dando: illic enim derò anch'io, dandoti cose ineffabilmente maggiori: là infatti ti con-
ego te confitebor aut negabo. Propter hoc si feceris aliquod bonum, fesserò o ti rinnegherò; per questo, se farai qualche bene e non rice-
et non susceperis retributionem, ne turberis: cum additamento verai la retribuzione, non turbarti: infatti nel tempo futuro ti aspetta
enim in futuro tempore retributio te expectat. Et si feceris aliquod una retribuzione aumentata; e se farai qualche male e non verrai
malum, et non exsolveris vindictam, non contemnas; illic enim te punito, non lasciarti andare al disprezzo: là infatti ti aspetta la pena,
excipiet poena, nisi transmuteris, et melior fias. RABANUS se non cambi e diventi migliore. RABANO: E bisogna sapere che nega-
[PL 107,902Dj: Et sciendum, quod negare quod Deus non sit, nec re l'esistenza di Dio non lo possono fare neanche i pagani, ma che
pagani possunt; sed quod non sit Deus Filius et Pater, negari ab Dio non sia Figlio e Padre può essere negato dai non credenti. Quindi
820 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 32-33 821

infidelibus potest. Confitebitur ergo aliquem Filius apud patrem, quia il Figlio confesserà qualcuno presso il Padre poiché mediante il
per Filium habebit accessum ad Patrem, et quia Filius dicet Figli? avrà acce~so al Padre, ~ poiché il Figlio dirà (Mt 25, 34):
(infra 25,34): «Venite, benedicti Patris mei». REMIGJUS [RABANUs «Venite, ~enedett1. del Padre m10». REMIGIO [RABANO]: Rinnegherà
ibid.]: Negabit autem negantem se, quia per ipsum non habebit ac~ invece chi lo ha rlilllegato poiché mediante lui non avrà accesso al
cessum ad Patrem, et a conspectu suae divinitatis et Patris repelletur. Padre, e sarà scacciato dal cospetto della divinità sua e del Padre.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ideo autem non solumfidem quae CRISOSTOMO: Quindi esige non solo la fede che è secondo la mente
est secundum mentem, sed et confessionem exigit oris, ut erigat nos ma .anche la confessione della bocca, per elevarci a una libera predi~
in liberam propalationem et ampliorem amorem, excelsos nos caz1one e a un amore più ampio, rendendoci di condizione elevata.
faciens. Haec autem verba ad universos loquitur: et neque in perso- ~ues~e parole??~ le rivolge a .tutti, e non parla solo degli Apostoli:
na Apostolorum loquitur solum: non enim solos Apostolos, sed et mf~tt1 rende ~mli non solo gli Apostoli, ma anche i loro discepoli.
discipulos eorum facit viri/es. Qui nunc hoc servat, non solum cum Chi osserva c10 adesso, non solo insegnerà con una libera predicazione
libera propalatione docebit, sed et omnibus facile suadebit: huius ma anche persuaderà facilmente chiunque: infatti l'osservanza di
enim verbi observatio multos ad Apostolos adduxit. RABANUS questa parola ,ha condotto molti agli Apostoli. RABANO: Oppure uno
[ibid.}: Ve/ confitetur quis Jesum ea fide quae per dilectionem confessa Gesu con quella fede che opera mediante la carità adem-
operatur; mandata eius fide/iter implendo; negat qui praeceptis piendo fedelmente i suoi comandamenti; lo rinnega invece ~hi non
obbedisce ai precetti.
non obedit.
822 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 34-36 823

VERSUS 34-36 VERSETTI 34-36

Nolite_ arbitrari quia pacem venerim mittere in terram: Non pensate che sia venuto a portare la pace sulla terra;
non ~em pacem m1ttere, sed g/adium; veni enim «Separare non sono venuto a portare la pace, ma la spada: sono venuto
hommem adversus patrem suum et filiam adversus matrem infatti a dividere il figlio dal padre e la figlia dalla madre e la
suam e~ ny~um adversus socrum suam»; et «inimici hominis nuora dalla suocera; e nemici dell'uomo saranno quelli della
domest1c1 e1us». sua casa.

f!IE_RONYMU~ [P~ ?6,67C}: Supra dixerat (v. 27): «Quod dico GIROLAMO: Sopra aveva detto (v. 27): «Ciò che vi dico nelle tene-
vc:bis tn tenebns, d!czte in lumine»," nunc infert quid post praedica- bre, ditelo nella luce»; ora c i dice che cosa deve seguire una tale pre-
tzone.m sequatw: dtcens «Nolite arbitrari quia venerim pacem mit- dicazione, dicendo: Non pensate che sia venuto a portare la pace
te~e zn ter~am. N~n veni pacem mittere, sed gladium». GLOSSA, Ve/ sulla terra,- non sono venuto a portare la pace, ma la spada. GLOSSA:
alzter continua: szcut timor mortis non debet attrahere, sic nec car- Oppure continua diversamente: come il timore della morte non deve
nalis. affec_tu~. _CHR.YSOS~OMUS, in Matth. [35,1, PG 57,405): attrarre, così nemmeno l'affetto carnale. CRISOSTOMO: Come ha potu-
Qualzte~ ez.s znzunxlt ut m unamquamque domum ingredientes to comandare che in qualunque casa entrassero invocassero la pace
pacem zndzcerent (Matth. i0,i2.- Luc. 10,5), qua/iter etiam et (Mt 10, 12; Le 10, 5), come gli Angeli dissero (Le 2, 14): «Gloria a
Angeli dixerunt (Luc. 2,14): «Gloria in excelsis Dea, et in terra Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini»? li fatto è che la
pax homi~ib.u~», quoni~m haec maxime est pax, cum id quod pace è soprattutto quella di tagliare ciò che era malato, di allontanare
aegrotat, znczdztur.- cum id quod /item infert, separatur: ita enim ciò che portava la divisione: è soltanto allora che il cielo e la terra
possibile erit cae/um terrae copu/ari. Nam et medicus ita reliquum potranno unirsi. Così anche il medico conserva il corpo rimanente
conservai corpus, cum id quod insanabiliter se habet absciderit. quando taglia ciò che è inguaribile. Cosi avvenn~ anche nella torre di
lt~ quide": et in !urri Babe/ gestum est: malam enim pacem bona Babele: infatti una buona divisione dissol se una cattiva pace. Così
dzssonantta solvlt. lta et Paulus eos qui adversus eum consona- anche Paolo divise coloro che si accordavano a suo danno. Infatti non
bant, divisit. Non enim ubique concordia bonum est: nam et latro- dappertutto la concordia è un bene, poiché anche i briganti vanno
nes consonant. Hoc autem prae/ium non est sui propositi, sedi/lo- d'accordo. Questo combattimento non vien e dall'intenzi one
rum consilii. Hll:,'RONYMUS [ibid.): Ad fidem enim Christi totus orbis di Cristo, ma da quella dei suoi nemici. GIROLAMO: Infatti all'avvento
contra se divisus est. Unaquaeque domus et ùifìdeles habuit et cre- della fede cristiana tutto il mondo si divise contro se stesso. Ogni
dentes, et propterea bellum missum est bonum, ut rumperetur pax casa ebbe degli increduli e dei credenti, e per questo fu mandata una
m.al~. CHRYSOSTOMUS, in Matth. [ibid.]: Hoc autem dixit quasi guerra buona per rompere una pace cattiva. CRISOSTOMO: Questo
dzsczpu~os co~solan~" ac si diceret: Ne turbemini, quasi praeter lo disse come consolando i discepoli, come se dicesse: non turbatevi
spem hzs contmgentzbus: propter hoc enim veni, ut praelium mit- come se queste cose avvenissero contro la speranza: infatti io sono
tam. Et non dixit: Praelium.- sed, quod difficilius est, «Gladiunw. venuto a portare la guerra. E non ha detto: guerra, ma, ciò che è
Voluit enim asperitate verborum eorum excitare auditum ut non in più difficile, spada. Volle infatti, con l'asprezza delle parole, suscita-
difficultate rerum deflciant: ne aliquis dicat, quod bla~da suasit, re il loro ascolto~ affinché non venissero meno nelle difficoltà delle
sed difficilia occultavi!. Melius est enim in rebus mansuetudinem cose; perché uno non dica che ha indicato delle cose blande e
videre, quam in verbis," et propter hoc in his non stetit, sed expo- ha nascosto quelle difficili. È meglio infatti vedere la mansuetudine
n~ns praelii. sp~ciem, ostendit hoc esse civili bello difficilius, nei fatti piuttosto che nelle parole; e per questo non si fermò a queste,
~z~ens « Vem enzm separare hominem adversus patrem suum, et ma indicando il genere della battaglia mostrò che questa era più diffi-
fzlzam adversus matrem suam, et nurum adversus socrum suam». ci le della guerra civile, dicendo: sono venuto infatti a dividere
il figlio dal padre e la figlia dalla madre e la nuora dalla suocera.
824 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 34-36 825

In quo ostendit quod non solum in familiaribus erit hoc praeliu Con ciò mostrò che questa guerra non sarà solo tra i familiari in gene-
. . . . Id m, re, ma fra quelli più intimi; il che mostra al massimo grado il potere di
sed m amantiss1mzs et va e necessariis: quod maxime Christi vir-
tute~. ostendit: quia discif!uli haec au~ientes et ipsi susceperunt, Cristo: poiché i discepoli che udirono ciò lo accolsero in sé e lo comu-
et alus suaserunt. Quamv1s autem non zpse Christus hanc sepa . _ nicarono agli altri convincendoli. Anche se questa divisione non la
tionem fecerit, sed i/forum ma/itia; tamen dicit se facere, sec~~­ fece Cristo stesso, ·m a la loro malizia, tuttavia dice di farla egli stesso
dum ~cril!turae consuetudinem. Scriptum est enim (h 6, 10): secondo la consuetudine della Scrittura. È scritto infatti (Js 6, 1O):
«Dedzt ezs Deus oculos ut non videant». Hoc autem maxime «Il Signore ha dato loro occhi perché non vedessero». Ciò poi mostra
ostendit, vetus. testamentum novo esse cognatum. Etenim zn · in modo chiarissimo che l'Antico Testamento è unito al Nuovo. Infatti
. fra i Giudei ognuno uccideva il prossimo, quando fecero il vitello, e
1u d aezs unusquisque proximum interficiebat, quando vitulum fece-
quando immolarono a Beelfagor: per cui, al fine di mostrare che è lo
runt, et quando Beelphegor immolaverunt: unde, ut monstraret
stesso colui al quale queste e quelle cose piacquero, ricorda la profe-
e~mdem esse cui haec et il/a placuerunt, prophetiae meminit
zia dicendo: e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. E fra i
dzcens «Et inimici hominis, domestici eius». Et in ludaeis tale ali~
Giudei qualcosa di simile accadde: c'erano infatti dei Profeti e degli
qufd contigit: erant enim Prophetae et pseudoprophetae; et plebes pseudo-profeti e il popolo si divideva, e la casa si divideva: e questi
scmdebatur, et domus dividebantur; et hi quidem his credebant credevano a questi e queUi a quelli. GrROLAMO: Questo passo è scritto
alii autem illis. HIERONYMUS [ibid.}: Hic autem focus prope iisden; quasi con le stesse parole nel profeta Michea (7, 5). E bisogna notare,
verbis in Michaea Propheta (7,5) scribitur. Et notandum, ubicum- ovunque si pone una testimonianza dell'Antico Testamento, se vi sia
que de veteri testamento testimonium ponitw,; utrum sensus tan- concordanza solo del senso, o anche delle parole.
tum, an et verba consentiant. ILARIO: In senso mistico la spada è la più acuta di tutte le armi,
lliLARJUS [PL 9,975C}: Mystice autem gladius telorum omnium nella quale vi è il diritto del potere, e la severità del giudizio e la
acutissimum est, in quo est ius potestatis, et iudicii severitas et conoscenza dei peccati. Ricordiamo dunque che nella spada è indica-
animadversio peccatorum. Dei igitur verbum nuncupatum me'nzi- ta la parola di Dio, e questa spada fu mandata sulla terra, cioè la sua
ner~mu~ in gla~io; qui gladius missus est in terram; idest, praedi- predicazione fu infusa nel cuore degli uomini. Qui dunque in una
~atzo ezus hominum cordibus infusa. Hic igitur quinque habitantes sola casa divide cinque abitanti, tre con due e due con tre, e i tre li
zn una domo dividit, tres in duos, et duos in tres: et tria ad homi- riferiamo all'uomo, cioè il corpo, l'anima e la volontà: infatti come
nem referimus; idest, corpus et animam et voluntatem: nam ut l'anima fu data al corpo, così fu concesso all 'uomo il potere di usare
corpori anima data es t, ita et potestas homini utendi di entrambe le cose come vuole; e per questo la legge fu proposta alla
utroque _ut vellet, indulta est; atque ob il/ud lex est proposita volontà. Ciò si vede innanzitutto in coloro che per primi sono usciti
voluntati. Sed hoc tantum in illis deprehenditur qui primi a Deo dalla mano di Dio, ma per il peccato e l'infedeltà del nostro progeni-
figurati_ sunt. Sed ex peccato atque infidelitate primi parentis, tore, il peccato divenne per le generazioni seguenti il padre del nostro
sequentzbus generationibus coepit esse corporis nostri pater pec- corpo, l' infedeltà la madre della nostra anima, e la volontà aderisce
ca~um, mater ~nimae_ infide/itas. Voluntas autem sua unicuique all'una e all'altra: è così che si trovano cinque abitanti nella stessa
adzacet: ergo zam unzus domus quinque sunt. Cum ergo innova- casa. Ma quando siamo rinnovati dal lavacro del battesimo, la virtù
mu~ baptismi lavacro, per virtutem verbi ab originis nostrae pec- della parola ci separa dai peccati della nostra origine, e con questi
cat1s separamur, recisique quadam absectione gladii Dei, a patris tagli che opera la parola di Dio ci ritroveremo separati dagli attacca-
et matris ajfectionibus dissidemus, fitque gravis in domo una dis- menti di nostro padre e di nostra madre. Così nella stessa casa si
sensio, et domestica novo homini erunt inimica: quia ille manere in eleva un grave contrasto, e ciò che vi è di più familiare in lui diventa
un nemico per l'uomo rigenerato; egli trove~à la sua felicità in questo
spiritus novitate gaudebit; ea vero quae a prosapiae antiquitate
rinnovamento del suo spirito, finché ciò che resta in lui della sua vec-
deducta sunt, consistere in his quibus oblectantur concupiscunt.
chia origine si arresterà di fronte ai desideri della concupiscenza.
826 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
" Capitolo 1O, versetti 34-36 827

AUGf!STINUS, De q. ev. [1,3, PL 35,1365] vela/iter: «Veni separare AGOSTINO oppure diversamente: Sono venuto a dividere il figlio dal
ho.mzn~m a~versus pa~rem suunw: quia renuntiat quis diabolo qui padre poiché rinunzia al diavolo chi fu suo figlio; e la figlia dalla
fuzt.fillus eius; «et fibam adversus matrem suam», idest, plebem madre, cioè il popolo di Dio contro la città mondana, ossia la dannosa
Dei adversus mundanam civitatem, hoc est perniciosam societa- società del genere umano, che la Scrittura designa ora Babilonia, ora
tem generis humani, quam nunc Babylonia, nunc Aegypto, nunc Egitto, ora Sodoma, ora con molti altri nomi. La nuora dalla suocera:
Sodoma, nunc aliis atque aliis nominibus Scriptura signat. la Chiesa contro la sinagoga, che secondo la carne ha generato Cristo
«Nurum adversus socrum suam»: Ecclesiam adversus synago- sposo della Chiesa. Sono divisi poi con la spada dello spirito, che è la
gam, quae secundum carnem Christum peperit sponsum Ec- parola di Dio. E nemici del/ 'uomo saranno quelli della sua casa, ai
clesiae. Dividuntur autem in gladio spiritus, quod est verbum Dei. quali prima era legato dalla consuetudine. RABANO : Non si può
«Et inimici hominis domestici eius», cum quibus ante consuetudi- custodire alcun diritto presso coloro che sono in guerra per la fede.
ne implicatus erat. RABANUS [PL 107,905A}: Nulla apud eos iura GLOSSA oppure diversamente: Dice questo come per dire: non sono
custodiri possunt inter quos fidei bellum est. GLOSSA [interi.] vel venuto fra gli uomini per confermare gli affetti carnali, ma per taglia-
a/iter: Hoc dicit, quasi dicat: non ad hoc inter homines veni ut re con la spada dello spirito; per cui rettamente si dice: e nemici del-
carnales affectus confirmem, sed spiritali gladio dissecem; unde / 'uomo saranno quelli della sua casa. GREGORIO: Infatti l'astuto
recte dicitur «Et inimici hominis domestici eius». GREGORIUS, MOJ: avversario, quando si vede scacciato dal cuore dei buoni, cerca quanti
[3,8, PL 75,605C}: Callidus namque adversarius, cum a bonorum sono molto amati da loro, e parla per mezzo di essi con parole carez-
cord~b~s repelli se conspicit, eos qui ab illis valde diliguntui;
zevoli, poiché sono amati più degli altri: affinché, penetrato il cuore
exquzrzt; et per eorum verba blandiens loquitur quia plus ceteris con la forza dell'amore, la spada della sua persuasione irrompa facil-
amantur: ut dum vis amoris cor pe1forat, facile persuasionis eius mente nelle fortificazioni della rettitudine interiore.
gladius ad intimae rectitudinis munimina irrumpat.
4f
828 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 37-39 829

VERSUS 37-39 VERSETTI 37-39

. Qui amat patrem aut matrem plusquam me non est me Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me, e
d~gnus et qu! amat fif~u'!1 aut filiam super me non est me chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me, e chi
dtgnus e~ qw non ~<?c1p1t. cru~em suam et sequitur me non non prende la propria croce e mi segue non è degno di me.
est "!e d!gnu.s. Qw mvemt ammam suam perdet illam et qui Chi trova la sua vita la perderà e chi perderà la sua vita per me
perdtdent ammam suam propter me inveniet eam. la troverà.

HIERON_YMUS [PL. 26, 68Aj: Quia ante praemiserat (vv. 34-35): GIROLAMO Poiché prima aveva premesso (vv. 34-35): «Non sono
«Non venz pacem mzttere, sed gladium, et dividere hominem adver- venuto a portare la pace, ma la spada, e a dividere il figlio dal padre,
sus patr~m. et n:atrem et ~ocrum», ne quis pietatem religioni aufer- dalla madre e dalla suocera», affinché uno non togliesse la pietà alla
ret, subzecit, dzcens «Quz amat patrem aut matrem plusquam me religione aggiunse: Chi ama il padre o la madre più di me non è
non ~st n~e . dignuS» .. Et in Cantico legimus Canticorum (2, 4/ degno di me. E nel Cantico dei Cantici leggiamo (2, 4): <<Ha ordinato
«O~dznavzt zn me cantatem». Hic enim ordo in omni affectu neces- in me La carità». Questo ordine infatti è necessario in ogni affetto.
sarzus est. Ama post Deum, patrem aut matrem aut jilios. Si autem Ama dopo Dio il padre o la madre o i figli. Se poi si presenterà la
necessitas venerit ut amor parentum aut filiorum Dei amori com- necessità che l'amore dei genitori o dei figli sia confrontato con l'a-
paretur, et non possit utrumque salvari, odium in suos, pietas in more di Dio, e non sia possibile salvarli entrambi, l'odio verso i pro-
Deum est. Non ergo prohibuit amari patrem aut matrem; sed pri familiari è pietà verso Dio. Non ha proibito dunque di amare il
signanter addidit «Plusquam me». HILARJUS [PL 9,939} : flli enim padre o la madre, ma ha aggiunto esplicitamente: più di me. ILARIO:
qui domesticas hominum caritates dilectioni eius praetulerint,fatu- Coloro infatti che anteporranno gli amori familiari all'amore verso di
rorum bonorum indigni erunt hereditate. CHRYSOSTOMUS, In Matth. lui saranno indegni dell'eredità dci beni futuri. CRISOSTOMO: Se poi
[35,1, PG 57,407}: Si autem Paulus iubet per omnia parentibus Paolo comanda di obbedire ai genitori in tutto, non meravigliarti:
obedire, non mireris: in illis enim solum dicit obediendum quae infatti dice che bisogna obbedire solo in quelle cose che non compro-
non nocent pietati: etenim sanctum est omnem eis alium reddere mettono la pietà; è invece santo rendere ad essi ogni altro onore. Se
honorem. Cum autem plus debito exegerint, non oportet assentire. però esigono più del dovuto, non è necessario assentire. Queste paro-
~unt autem haec veteri t.estamento consonantia: etenim illic eos qui le sono poi in accordo con l'Antico Testamento: lì infatti coloro che
zdola colebant, non odw habere solum, sed et lapidare Dominus davano culto agli idoli, il Signore non comanda solo di odiarli, ma di
iubet: et in Deuteronomio (33,9) dicitur: «Qui dixerit patri suo, ucciderli; e nel Deuteronomio (33, 9) si dice: «Chi dirà a suo padre e
et matri suae: Nescio vos; et fratribus suis: Ignoro illos; hi custo- a sua madre: Non vi conosco, e ai suoi fratelli: Vi ignoro, costoro
dierunt eloquium tuum». GLOSSA [interi.}: Vìdetur autem id in pluri- hanno custodito la tua parola». GLOSSA: Sembra però che accada per
bus accidere ut parentes plus diligant jilios, quam filii diligant eos: lo più che i genitori amino i figli più che i figli i genitori: e così, dopo
et ideo gradatim postquam suum amorem amori parentum esse avere insegnato che il suo amore va anteposto a quello dei genitori,
praeponendum docuit, docet consequenter praeferendum esse filio- insegna in seguito che esso va preferito all'amore dei figli, dicendo:
rum amori, dicens «Et qui amat jilium aut jiliam super me, non est e chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me. RABANO:
me dignus». RABANUS [PL 107,905D}: Per quod signat illum divino Con ciò insegna che è indegno della comunione divina colui che
consortio esse indignum qui consanguinitatis carnalem amorem antepone l'amore carnale della consanguineità all'amore spirituale.
CRISOSTOMO: Poi, affinché coloro a cui viene preferito l'amore di
praeponit spiritali amori Dei.
Dio non se ne abbiano a male, porta a un discorso più alto. Nulla
CHRYSOSTOMUS, in Matth. [ibid.}: Deinde ut non moleste ferant
infatti è più familiare a qualcuno della vita; e tuttavia anche questa
il/i, scilicet quibus amor Dei praefertw; ad altiorem adducit ser-
monem. Anima enim nihil estfamiliarius alicui, sed tamen et hanc non comanda semplicemente di averla in odio, ma anche di conse-
gnarla in preda alle uccisioni e al sangue, mostrando che non solo
non simpliciter eam haberi odio iussit, sed ut eam quis tradat in
q -
830 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 37-39 831

occisiones et sanguines; ostendens quod non solum ad mortem bisogna essere preparati alla morte, ma anche a una morte violenta e
oportet esse paratum, sed ad mortem violentam et reprobatissi- temutissima, cioè alla morte di croce; per cui segue: e chi non prende
mam, scilicet mortem _crucis; unde sequitur «Et qui non accipit la propria croce e mi segue non è degno di me. Egli non aveva anco-
crucem suam et sequitur me, non est me dignus». Nihil autem ra detto nulla della propria passione; tuttavia li istruisce nel frattempo
adhuc eis de propria dixerat passione; sed interim in his eos erudit su queste cose, così che s iano più pronti ad accogliere le parole
ut sern:wne'!' _de passion_e eius magis suscipiant. HJLARIUS {ibid.j: riguardanti la sua passione. ILARIO: Oppure coloro che sono di Cristo
Ve! q~~ Chrz~tl ~unt, crucifix~run.t c~rpus suum cum vitiis et concupi- hanno crocifisso il loro corpo con i vizi e le concupiscenze; ed è
scentus; et mdignus est Chnsto quz non crucem suam, in qua com- indegno di Cristo chi non lo segue prendendo la sua croce nella quale
patimur, commorimur, consepelimur, consurgimus, accipiens, Do- patiamo, m oriamo, siamo sepolti, risorgiamo con lui, vincendo in
minum sit secutus, in hoc sacramento fidei spiritus novitate victurus. questo segno della fede nella novità dello spirito. GREGORIO: La paro-
GREGORIUS, In Ev. [2,37, PL 76,1277A]: Crux quippe a cruciatu la croce viene da tormento (cruciatus), e in due modi portiamo la
dicit~1r: e: duobus modis ~r~cem Domini baiulamus: cum aut per croce del Signore: o quando affliggiamo la carne con l'astinenza,
abstmentiam carnem affiigimus, aut per compassionem proximi o quando, mediante la compassione del prossimo, riteniamo nostra la
necessitatem illius nostram putamus. Sciendum vero est, quod sunt sua necessità. Bisogna però sapere che vi sono alcuni i quali mostra-
nonnulli qui carnis abstinentiam non pro Dea, sed pro inani gloria no l'astinenza della carne non per Dio, ma per vanagloria; e vi sono
exhibent; et sunt nonnulli qui compassionem proximo non spirita/i- alcuni che hanno compassione del prossimo non spiritualmente, ma
ter, sed carnaliter impendunt, ut ei non ad virtutem, sed quasi carnalmente, spingendoli non alla virtù, ma alle colpe, con la loro
miserando ad culpas Javeant. Hi itaque crucem videntur /erre sed falsa misericordia. Così questi sembrano portare la croce, ma non
Dominum non sequuntur: et ideo ait «Et sequitur me». seguono il Signore; per questo dice: e mi segue. CRISOSTOMO: Poiché
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.J: Quia vero praecepta haec quae però questi precetti che vengono ingiunti sembrano onerosi, dichiara
iniunguntur, onerosa videbantur, ponit et utilitatem eorum maxi- anche la loro grandissima utilità dicendo: Chi trova la sua vita la
mam existentem, dicens «Qui invenit animam suam, perdet eam»; perderà; come se dicesse: non solo queste cose che ho premesso non
quasi dicat: Non solum haec quae praemisi, non nocent, sed maxi- nuocciono, ma saranno di sommo giovamento; le contrarie invece
me proderunt; contraria vero nocebunt. Et hoc ubique facit. Ab his saranno dannose. E ciò lo fa ovunque. Egli introduce partendo dalle
enim quae homines concupiscunt inducit, sicut si dicat: propter cose che gli uomini desiderano, come se dicesse: perché non vuoi di-
quid non vis contemnere animarn tuam? Quia diligis earn? sprezzare la tua anima? Perché la ami! Allora per questo disprezzala,
Quocirca propter hoc contemne, et lune ei maxime proderis. e così le gioverai al massimo. REMIGIO [R.ABANO): Qui la parola ani-
REMIGIUS [RABANUS, ibid.}: Anima autern in hoc loco non substan- ma non si riferisce alla sostanza, ma alla vita presente, e il senso è:
tia est intelligenda, sed haec vita praesens; et est sensus: Qui inve- chi trova la sua anima, cioè questa vita presente; vale a dire: chi desi-
nit animam suam, scilicet hanc praesentem vitam; idest, qui hanc dera questa luce e il suo amore e i suoi piaceri bramando di poterli
lucem et eius dilectionem et voluptates ad hoc desidera! ut semper sempre trovare, li perderà, e prepara la sua anima all'eterna dannazio-
in.venire possit, istam quam semper servare cupit, perdet, et animam ne. RA.BANO oppure diversamente: Chi cerca la salvezza eterna della
suam aeternae damnationi praeparat. RABANUS [ibid.} ve! a/iter: sua anima non dubita di perderla, cioè di darla alla morte. E a
Qui salutem animae suae quaerit aeternam, eam perdere, hoc est entrambi i sensi conviene quanto segue: e chi perderà la sua vita (la sua
in mortem dare, non dubitat. Utrique autem sensui congrui! apte anima) per me, la troverà. REMIGIO [RABANO): Vale a dire: chi in
quod sequitur «Et qui perdiderit animam suam propter me, inve- tempo di persecuzione disprezzerà per la confessione del mio nome
niet eam». REMTGIUS [RABANUS, ibid.}: Idest, qui hanc tempora/em questa luce temporale e i suoi amori e piaceri, troverà la salvezza
lucem, et eius dilectiones et voluptates tempore persecutionis prop- eterna della sua anima. ILARIO: Così dunque il guadagno della vita
ter confessionem nominis mei contempserit, animae suae inveniet serve alla morte, e il danno alla salvezza: col sacrificio infatti di una
aeternam salutem. HILARIUS [ibid.}: Sic ergo proficit lucrum ani- vita breve si acquista il frutto dell ' immortalità.
mae in mortem, et damnum in salutem: detrimento enim brevis
vitae, fenus immortalitatis acquiritur.
1

832 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 40-42 833

VERSUS 40-42 VERSETTI 40-42

Qui recipit vos me recipit et qui me recipit recipit eum Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie
qui me misit. Qui recip it prophetam in nomine prophetae colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta nel nome del
mercedem proph etae accipiet, et qui recipit iustum profeta riceverà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un
in nomine iusti mercedem iusti accipiet, et quicumque giusto nel nome del giusto riceverà la ricompensa del giusto,
potum dederit, uni ex minimis istis calicem aquae frigidae e chiunque avrà dato da bere a uno di questi piccoli soltanto
tantum in nomine discipuli amen, dico vobis, non perdet un bicchiere di acqua fresca nel nome del discepolo, in verità
mercedem suam. vi dico che non perderà la sua ricompensa.

HlERONYMUS [PL 26,68C}: Dominus ad praedicationem disci- GIROLAMO: TI Signore, mandando i discepol i alla predicazione,
pulos mittens, docet pericula non timenda, et ajfectum subicit re/i- insegna a non temere i pericoli e sottomette l'affetto alla religione;
gion i; aurum supra tulerat, aes de zona excusserat: dura prima aveva tolto l'oro e aveva fatto cadere il bronzo dalla cintura:
Evangelistarum conditio. Unde ergo sumptus, unde victus, unde è dura la condizione degli Evangelizzatori! Da dove dunque le spese,
necessaria, et cetera? Et ideo austeritatem praeceptorum spe tem- da dove il vitto, da dove le cose necessarie e le altre? Per questo tem-
pera! promissorum, inquiens «Qui recipit vos, me recipit»: ut in pera l'austerità dei precetti con la speranza delle promesse, dicendo:
suscipiendis Apostolis unusquisque credentium Christum se Chi accoglie voi accoglie me; così che, ricevendo gli Apostoli, cia-
suscepisse arbitretur. C11RYSOSTOMUS, I n Matth. [35,2, PG scun credente pensi di avere accolto Cristo. CRISOSTOMO: Le cose
57,408]: Sufficientia siquidem erant praemissa ad persuadendum dette erano certamente sufficienti a persuadere coloro che avrebbero
eis qui erant Apostolos suscepturi. Quis enim eos qui ita erant accolto gli Apostoli. Chi infatti non riceverebbe con ogni desiderio
fortes, et omnia contemnebant ut alii salvarentur, non susciperet coloro che erano così forti e disprezzavano tutto perché gli altri fosse-
omni cum desiderio? Et superius quidem poenam comminatus est ro salvati? Precedentemente aveva comminato la pena a coloro che
his qui non reciperent; hic autem retributionem promittit recipien- non li avrebbero ricevuti, qui invece promette la retribuzione a chi li
ti bus. Et primo quidem reprom ittit honorem suscipientibus accoglie. E innanzitutto promette a chi riceve gli Apostoli l'onore di
Apostolos, ut Christum suscipiant, et etiam Patrem; unde subdit ricevere Cristo stesso, e anche il Padre; per cui aggiunge: e chi acco-
«Et qui me recipit, recipit eum qui me misit». Quid autem huic glie me accoglie colui che mi ha mandato. Ora, che cosa sarà uguale a
honori fiet aequale, ut quis Patrem et Filium recipiat? HILARIUS questo onore di accogliere il Padre e il Figlio? ILARIO: In queste parole
[PL 9,977D]: In quibus verbis docet etiam in se mediatoris offi- mostra anche il suo ufficio di mediatore: essendo egli ricevuto da noi,
cium; qui cum sit receptus a nobis, atque ipse profectus ex Deo ed essendo egli senza dubbio da Dio, ci trasmette Dio stesso; e attra-
sit, Deus per illum trans/usus in nobis sit; et per hunc ordinem verso questo ordine di grazie ricevere gli Apostoli è accogliere Dio
gratiarum non est aliud Apostolos recepisse quam Deum: quia et stesso, poiché Cristo abita in essi e Dio in Cristo. CRISOSTOMO: Pro-
in illis Christus, et in Christo Deus habitat. CHRYSOSTOMUS, In mette dopo questa anche un'altra retribuzione dicendo: Chi accoglie
Matth. [ibid.]: Promittit autem post haec et aliam retributionem, un pmfeta nel nome del profeta riceverà la ricompensa del profeta.
dicens «Qui recipit Prophetam in nomine Prophetae, mercedem Non ha detto semplicemente: Chi accoglie un profeta, o chi riceve un
Prophetae accipiet». Non autem simpliciter dixit «Qui suscipit giusto, ma aggiunge: nel nome del profeta e 11el nome del giusto; cioè se
Prophetam», aut «Qui suscipit iustum»; sed addit «In nomine non lo accoglie per l'eccellenza di questa vita, o per qualcos'altro di tem-
Prophetae», et «in nomine iusti»; hoc est, si non propter vitae porale, ma perché è o Profeta o giusto. GIROLAMO oppure diversamente:
huius eminentiam, neque propter aliud temporalium susceperit,
sed quia ve/ Propheta est ve/ iustus. HJERONYMUS [ibid.} vel a/iter:
-
834 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 40-42 835

Quia ad susceptionem magistrorum discipulos provocaverat, pote- Poiché aveva invitato i discepoli ad accogliere i maestri, poteva sor-
gere una segreta obiezione presso i fedeli: dobbiamo allora ricevere
rai credenti~m occulta esse respo~sio: Ergo et pseudoprophetas, et
Iudam prodztorem debemus suscipere. Unde Dominus dicit no anche i falsi profeti e Giuda il traditore. Per cui il Signore dice che
' n
· · da~ esse, sed. non:ina; et mercedem non perire non vanno accolte le persone, ma i nomi; e non si perde la ricompen-
p ers?n.as ~usc.zpze~
susczpientzs,. l~cet in~ti!nus fuerzt quz susceptus sit. CHRYSOSTOMUs, sa di chi accoglie, anche se chi è accolto è indegno. CRISOSTOMO:
In Matth. {lbtd.}: D1c1t autem «Mercedem Prophetae» et «merce- Dice poi che riceverà la ricompensa del profeta e la ricompensa del
dem. i~sti accipiet»; id~st qualem decens est accipere eurn, qui giusto , cioè quella che si addice a colui che riceve un Profeta o un
suscipzt prophetam ve/ zustum; ve! qualem Propheta aut iustus est giusto; oppure che si addice a un profeta o a un giusto. CRISOSTOMO
accepturus. Cl-!RYSOSTOMUS, In Matth. [GREGORIUS, In Ev. J,20 [GREGORIO]: Non dice infatti: la ricompensa dal profeta o dal giusto,
PL 76,1165D}: Non enim ait mercedem de Propheta, ve/ iusto, sed ma del profeta e del giusto; forse costui è giusto, e più è povero in
mercedem Prophetae ve/ iusti. Iste enim /orlasse iustus est· et questo mondo più parlerà con fiducia a favore della giustizia. Colui
quanto in hoc munda nihil possidet, tanto loquendi pro ius;itia che possiede qualcosa sulla terra e lo sostenta parteciperà al merito
fiduciam maiorem habet. Hunc cum il/e sustentat qui in hoc mundo della sua libertà, e avrà parte alla ricompensa di giustizia di colui che
aliquid possidet, illius iustitiae libertatem sibi participem facit, et ha soccorso. Quest'uomo è pieno dello spirito di profezia, e tuttavia ha
cum eo pariter iustitiae proemia recipiet quem sustentando adiuvit. bisogno di alimento per il suo corpo; ed è certo che se il suo corpo non
I/le prophetiae spiritu plenus est, sed tamen corporeo eget alimen- è sostenuto, gli mancherà la voce. Colui dunque che nutre il profeta gli
to: et si corpus non reficitur, certum est quod vox ipsa subtrahatur. dà la forza di parlare: con il profeta riceverà dunque la ricompensa del
Qui igitur Prophetae alimenta tribuit, vires illi ad loquendum profeta colui che lo avrà aiutato sostenendolo davanti agli occhi di Dio.
dedit; cum Propheta ergo mercedem Prophetae accipiet qui hoc GIROLAMO: E in senso mistico poi chi riceve un profeta in quanto
ante Dei oculos exhibuit quod adiuvit. profeta, e capisce che parla del futuro, costui riceverà la ricompensa
HIERONYMUS [ibid.}: Mystice autem qui Prophetam recipit ut del profeta. Dunque i Giudei che intendono carnalmente i profeti non
Prophetam, et intelligit eum de futuris loquentem, hic Prophetae riceveranno la ricompensa dei profeti. REMIGIO: Alcuni però intendo-
mercedem accipiet. Igitur ludaei carnaliter intelligentes Prophe- no per profeta il Signore Gesù Cristo, di cui Mosè dice (Dt 18, 15):
tas, mer~edem non accipient Prophetarum. REMIGJUS [non occ.j: «Dio susciterà per voi un Profeta» ; e lo intendono anche similmente
Non.nulli vero Prophetam intelligunt Dominum Iesum Christum, come il giusto, poiché è incomparabilmente giusto. Chi dunque nel
de quo Moyses dicit (Deut. 18,15): «Prophetam vobis suscitabit nome del giusto e del profeta, cioè di Cristo, riceve un profeta o un
Deus»; quem similiter per iustum intelligunt, quia incomparabili- giusto, riceverà la ricompensa da colui per amore del quale li riceve.
ter iustus est. Qui ergo in nomine iusti et Prophetae, scilicet GIROLAMO: Però qualcuno poteva addurre pretesti e dire: la povertà
Christi, Prophetam ve/ iustum suscipit, ab eo recipiet rernunera- mi impedisce di essere ospitale; confuta allora questa scusa con un
tionem pro cuius amore recipit. esempio assai piccolo, cioè il porgere con tutto il cuore un bicchiere di
HJERONYMUS [ibid.}: Poterat autem aliquis causari et dicere: acqua fresca, dicendo: e chiunque avrà dato da bere a uno di questi
Paupertate prohibeor ut hospitalis esse non possim; et piccoli soltanto un bicchiere di acqua fresca nel nome del discepolo,
hanc excusationem levissimo exemplo diluit, ut calicem aquae fri- in verità vi dico che non perderà la sua ricompensa. Dice fresca,
gidae toto animo porrigamus, dicens «Et quicumque potum dede- non calda, affinché nel caso della calda non si trovi la scusa della
rit uni ex minimis istis, aquae frigidae calicem tantum in nomine povertà e della scarsità della legna. REMIGIO: Dice poi a uno di questi
dis cipuli, amen dico vobis, non perdei mercedem suam». piccoli, cioè non a un profeta, o a un giusto, ma a uno dei più piccoli.
Frigidae, in.qui!, non calidae; ne et in calida paupertatis et penu-
ri ae lignorum occasio quaereretu1: R EMJGIUS: Dicit autem
«MinimiS», idest non Prophetae, non iusto, sed alicui ex minimis.
836 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 10, versetti 40-42 837

GLOSSA [PL JJ4,120B}: Ubi nota, Deum magis ad pium affectum GLOSSA: Dove nota che Dio guarda più all 'amorevole affetto di chi dà
dantis respicere quam ad quantitatem rei exhibitae. Vel minimi che alla quantità della cosa offerta. Oppure i piccoli sono quelli che
sunt qui nihil penitus habent in hoc mundo, et iudices erunt cum non hanno assolutamente nulla in questo mondo, e saranno giudici con
Christo. HILARJUS [ibid.}: Vel praevidens plures futuros tantum Cristo. ILARIO: Oppure, prevedendo che vi sarebbero stati molti glorio-
Apostolatus nomine gloriosos, omni vero vitae suae opere impro- si soltanto per il nome dell'apostolato, ma degni di disapprovazione
babiles, obsequium quod ipsis sub religionis opinione delatum est, per tutta la loro vita, non priva di ricompensa l'ossequio che viene
mercede non fraudat: nam licet et ipsi minimi essent, idest pecca- dato loro a motivo della religione: anche se essi fossero i più piccoli,
torum omnium ultimi, non inania tamen in eos, etiam levia, sub cioè gli ultimi di tutti i peccatori, non ritiene tuttavia vani gli aiuti loro
frigidae aquae nomine designata, o.f]ìcia esse dece~-nit. Non enim dati, anche se lievi, come un bicchier d'acqua fresca. Infatti l'onore
peccatis hominis, sed discipuli nomini honor praestitus est. non è stato reso ai peccati dell ' uomo, ma al nome del discepolo.
4
838 839

CAPUT 11 CAPITOLO 11

VERSUS J VERSETTO 1
Et factum est cum consummasset lesus praecipiens
E avvenne che avendo Gesù terminato di insegnare ai do-
duodecim discipulis suis, transiit inde, ut doceret et praedi-
dici discepoli, si allontanò da lì per insegnare e predicare nelle
caret in civitatibus eorum. loro città.

RABANUS [PL 107, 907D]: Postquam discipulos suos Dominus


RABANO: Il Signore, avendo inviato i suoi discepoli a predicare
ad praedicandum mittens, praemissis verbis eos instruxit, ipse con le suddette istruzioni, mette ora egli stesso in pratica ciò che
etiam quod docuerat verbis, factis implevit, offerens primam prae- aveva insegnato a parole, offrendo in primo luogo la sua predicazio-
dicationem Judaeis; et hoc est quod dicitur «Et factum est cum ne ai Giudei; e perciò si dice: E avvenne che avendo Gesù terminato.
consummasset /esus». Dicit autem «Transiit inde». CHR YSOSTOMUS, Dice poi : si allontanò da lì. CRJSOSTOMO: Avendoli mandati innanzi,
In Matth. [36,1, PG 57,413): Quia enim eos misit, subtraxit sei- egli si ritirò, dando loro l'opportunità e il tempo di fare le cose che
psum dans locum eis et tempus facere quae iniunxerat: eo enim egli aveva comandato; poiché, mentre egli era presente e disposto a
praesente et curante, nullus ad discipulos vellet accedere. guarire, nessuno sarebbe andato dai suoi discepoli. REMIGIO: Oppor-
REMIGIUS [non occ.}: Pulchre autem de speciali d?ct~ina,_ ~ua _sci- tunamente egli passa dall ' insegnamento particolare con cui aveva
licet Apostolos instruxerat, ad generalem transit, in_ ctvitatibus istruito i suoi discepoli a quello generale che egli predicava nelle città;
praedicando; quia in hoc de caelis a~ terras de_scendit,_ ut omnes discendendo, per così dire, dal cielo alla ten-a, in modo da poter illu-
illuminaret: in quo facto monentur ettam sanctz praedicatores ut minare tutti; con questa azione del Signore anche i santi predicatori
omnibus prodesse studeant. vengono ammoniti a impegnarsi a giovare a tutti.
840 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 2-6 841

VERSUS 2-6 VERSETII 2-6

loannes autem, cum audisset in vinculis opera Christi Giovanni, avendo udito dalla prigione le opere di Cristo,
mittens duos de discipulis suis ait il/i: Tu es qui venturus es' mandando due dei suoi discepoli gli disse: Sei tu colui che
an alium expectamus? Et respondens lesus ait illis: Eunte~ deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro? E Gesù rispon-
renuntiate loanni quae audistis et videstis: caeci vident dendo disse loro: Andate e annunziate a Giovanni ciò che
e/audi ambulant, leprosi mundantur; surdi audiunt, mortJ; avet e udito e visto: I c iec hi vedono , gli zoppi camminano,
i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono, i poveri
resurgunt, pauperes evange/izantur; et beatus est qui non
sono evangelizzati, e beato chi non si scandalizzerà di me.
fuerit scandalizatus in me.

GLOSSA: L'Evangel ista aveva p recedentemente esposto come


GLOSSA [ord.j: Posuerat supra Evangelista quomodo per rnira- attraverso i miracoli e l'insegnamento di Cristo erano stati istruiti
cula et doctrinam Christi tam discipuli quam turbae instruebantu,.. sia i suoi discepoli, sia le moltitudini; ora egli dimostra come questo
nunc ostendit quomodo haec instructio usque ad discipu/o~ insegnamento avesse raggiunto persino i discepoli di Giovanni, così
Ioannis perveniret, qui ad Christum aemulationem habere vide- che essi sembravano provare qualche gelosia verso Cristo, dove dice:
bantur: unde dicit «Ioannes autem cum audisset in vinculis opera Giovanni, avendo udito dalla prigione le opere di Cristo, mandando
Christi, mittens duos ex discipulis suis, ait i/li: Tu es qui venturus due dei suoi discepoli gli disse: Sei tu colui che deve venire o ne dob-
es, an alium expectamus?». GREGORJUS, In Ev. [1,6, PL 76,1095C]: biamo aspettare un altro? GREGORlO: Ci dobbiamo chiedere: Giovanni,
Quaerendum autem nobis est: Ioannes Propheta, et plusquam che è un Profeta e più che un Profeta, che mostrò il Signore quando
Propheta, qui venientem ad baptismum Dominum ostendit, dicens egli venne per essere battezzato, dicendo (Gv 1, 29): «Ecco l'Agnello
(Io. 1,29): «Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi», cur in di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo», come mai quando
carcere p ositus mittens discipulos requirit «Tu es qui venturus es, fu poi messo in prigione mandò i suoi discepoli a domandare: Sei tu
an alium exp ectamus? » tamquam si ignorare! quem ostenderat; et colui che deve venire o ne dobbiamo aspettare un altro?, come se
an ipse sit nesciat quem ipse prophetando, baptizando, ostenden- ignorasse colui che aveva mostrato, e non sapesse se era colui che egli
do, ipsum esse clamaverat. AMBROS!US, i n Le. Lucam [5,98, PL aveva proclamato profetando, battezzando e indicandolo presente?
15, 1662D]: Nonnulli autem hoc sic intelligunt. Magnum quidem AMBROGIO: Alcuni intendono questo fatto così. Era una gran cosa che
ita Prophetam esse Ioannem, ut Christum agnosceret, annuntiaret Giovanni fosse un Profeta al punto da riconoscere Cristo e predicare la
remissionem peccatorum futuram; sed tamen, tamquam pium remissione dei peccati; tuttavia, come un pio vate, non pensava che colui
vatem, quem venturum crediderat, non credidisse moriturum. Non che credeva essere colui che doveva venire dovesse subire la morte.
igitur fide, sed pietate dubitavit. Dubitavit etiam Petrus dicens Quindi non dubitò nella fede, ma nella pietà. Così anche dubitò Pietro,
(infra 16,22): «Propitius libi esto, Domine : non fiat hoc». dicendo (Mt 16, 22): <<Lungi da te, Signore, questo non ti accadrà».
CRISOSTOMO: Ma ciò non sembra ragionevole: poiché Giovanni non
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [36,2-3, PG 57,416]: Sed non utique hoc
ignorava la sua morte, ma fu il primo a predicarla dicendo
habet rationem. Ioannes enim neque hoc ignorabat: sed hoc pri-
(I. cit. ): «Ecco l' Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del
mum testatus est dicens (/oc. cit.): «Ecce agnus Dei, ecce qui tollit mondo». Per cui in tal modo, chiamandolo Agnello, mette chiaramen-
p eccata mundi». Agnum enim vocans, crucem divulga!: nec a/iter te in evidenza la croce; e in nessun altro modo all' infuori della croce
quam per crucem p eccatum abstulit mundi. Qua/iter autem maior egli tolse i peccati del mondo. E come poi poteva essere un Profeta più
Propheta est hic si neque quae Prophetarum sunt noscit? Etenùn grande se non conosceva nemmeno le cose che competono ai Profeti?
l saias (53, 7) dicit: «Sicut o vis ad occisionem duc tus est». Infatti Isaia dice (53, 7): «Fu condotto come un agnello al macello».
4Jf

842 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 2-6 843

GREGORJVS, In Ev. [ibid.}: Sed aliter haec quaestio so/vitur, si GREGORIO: Ma a questa domanda si può rispondere bene se badiamo
gestae rei tempus pensatur. Ad Jordanis enim jluenta positus, quia all'ordine temporale. Alle acque del Giordano aveva affermato che
ipse Redemptor mundi esset, asseruit; missus vero in carcerem, an questi era il Redentore del mondo; dopo che fu gettato in prigione,
ipse veniat, requirit: non quia ipsum esse mundi Redemptorem chiede se questi era colui che deve venire: non perché dubita che egli
dubitat; sed quaerit, ut sciat si is qui per se in mundum venerat, per sia il Redentore del mondo, ma chiede di poter sapere se colui che
se etiam ad inferni claustra descendat. HJERONYMVS [PL 26,69Dj: per se stesso era venuto nel mondo sarebbe per se stesso disceso
Unde non ait: Tu es qui venisti? sed «Tu es qui venturus es?» et anche agli inferi. GIROLAMO: Perciò egli formula così la sua doman-
est sensus: Manda mihi, quia ad injèrna descensurus sum, utrum da: Sei tu colui che deve venire?, non: sei tu colui che è venuto? E il
te etiam injèris debeam nuntiare, an alium ad haec sacramenta senso è: dimmi, dato che sto per discendere negli inferi, se devo
missurus es? CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.]: Sed qualiter et hoc ann unziarti anch e laggiù, o manderai un altro a compiere ciò.
habet rationem? Cuius enim gratia non dixit: tu es qui venturus es CRISOSTOMO: Ma anche questa spiegazione come può essere ragione-
in infernum? sed simpliciter: «Qui venturus es?». Quamvis et vole? Perché infatti non ha detto: sei tu che andrai negli inferi?, ma
derisibilius videatur quod propter hoc ei dixerit, ut et illuc abiens semplicemente: che deve venire? E sembra anche più ridicolo che gli
praedicaret: praesens enim vita, gratiae tempus est; post obitum abbia detto questo per predicare anche là: infatti la vita presente è il
autem iudicium est et poena: quare in nullo opus erat praecursore tempo della grazia; dopo la morte invece c'è il giudizio e la pena: per
illic. Sed a/iter. Si infide/es post mortem credentes essent salvandi, cui in quel luogo non c'era alcun bisogno di un precursore. Ma si
nullus peribit aliquando: omnes enim poenitebunt tunc, et adorabunt. spiega diversamente. Se i non credenti che credono dopo la morte
«Omne enim genu jlectetur, caelestium, terrestrium, et infernorum» dovessero essere salvati, nessuno perirebbe mai: infatti allora tutti si
(Phil. 2, I O). GLOSSA [ord.}: Considerandum autem est, quod non pentiranno e adoreranno: «Ogni ginocchio si piegherà, in cielo, in
ideo Hieronymus et Gregorius dixerunt, quod Ioannes adventum terra e sotto terra» (Fil 2, l O). GLOSSA: Ma si dovrebbe osservare che
Christi in infernum praenuntiaturus esset, quia eius praedicatione Girolamo e Gregorio non hanno detto che Giovanni dovesse procla-
aliqui non credentes converterentur ad /idem; sed ut iustis in mare la venuta di Cristo negli inferi nel senso che i non credenti là
expectatione Christi manentibus ex vicino adventu conso/ationem potessero essere convertiti alla fede, ma nel senso che i giusti che
ajferret. HJLARIUS [PL 9,978D}: Certum est tamen quod qui ventu- erano in, attesa di Cristo fossero confo1tati dalla sua prossima venuta.
rum ut praecursor nuntiavit, consistentem ut Propheta agnovit, ILARIO: E certo tuttavia che colui che come precursore proclamò la ve-
adeuntem ut confessar veneratus est, eius abundanti scientiae nuta di Cristo, come Profeta lo riconobbe mentre egli stava davanti a
errar non obrepsit. Nec sane credi potest, Spiritus sancii gratiam lui, e come confessore lo venerò quando egli venne verso di lui, non
in carcere posito defuisse, cum Aposto/is virtutis suae lumen esset poté cadere in errore possedendo una tale abbondante conoscenza.
in carcere positis ministraturus. HJERONYMVS [ibid.}: Non ergo GIROLAMO: Perciò egli non chiede perché egli stesso ignorava, ma
quasi ignorans interrogat, sed quomodo Salvator interrogat ubi come il Salvatore chiede dove è sepolto Lazz.aro affinché coloro che
sit Lazarus positus; ut qui locum sepulcri indicabant, saltem sic gli mostravano il sepolcro fossero preparati alla fede e a vedere un
pararentur ad fidem, ut viderent mortuum resurgentem; sic et morto che risorgeva; così anche Giovanni, che doveva essere ucciso
Joannes interficiendus ab Herode discipulos suos mittit ad da Erode, manda i suoi discepoli a Cristo in modo che in questa occa-
Christum, ut per hanc occasionem videntes signa atque virtutes, sione, vedendo i segni e i miracoli, credessero in lui, e così potessero
crederent in eum, et magistro interrogante sibi discerent. Quod venire istruiti attraverso la domanda del loro maestro. Che poi i discepoli
autem haberent discipuli Joannis aliquid mordacitatis ex invidia di Giovanni avessero qualche avversione e gelosia verso il Signore lo
adversus Dominum, superior quoque interrogatio demonstravit, dimostra anche la domanda precedente, quando dicono (Mt 9, 14):
cum dixerunt (9, 14): «Quare nos et Pharisaei ieiunamus frequenter, «Perché noi e i Farisei digiuniamo frequentemente mentre i tuoi
discipuli tui non ieiunant?». CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: discepoli non digiunano?». CRISOSTOMO: Giovanni dunque finché
Donec igitur Joannes erat cum ipsis, suadebat eis continue de rimase con loro, li mantenne uniti a Cristo; ma poiché ormai stava
Christo: quia autem iam erat obiturus, amplius studium facit.
844 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 2-6 845

Etenim formidabat, ne relinquat in discipulis suis perniciosi dog- per morire, si preoccupò maggiormente di loro. Temeva infatti di
matis conditionem, et maneant abiecti a Christo, cui et a principio lasciare nei suoi discepoli un germe di errore, e che essi dovessero
omnes suos afferre studuit. Si autem dixisset eis: «Abite ad ipsum, rimanere separati da Cristo, al quale fin dall'inizio era stata sua cura
quia melior me est», non utique persuasisset, sed aestimaretur portare tutti i suoi seguaci. Se egli avesse detto loro: andate da lui,
humilia de se sentiens hoc dicere; et sic magis essent ei affixi. poiché egli è migliore di me, non li avrebbe comunque persuasi, dato
Quid igitur facit? Expectat ab eis audire quod Christus miracula che avrebbero supposto che egli diceva ciò per umiltà, e questa opi-
facit. Neque omnes misit; sed duos quosdam, quos noverat fortas- nione li avrebbe maggiormente stretti a lui. Che cosa fa allora? Egli
sis aliis persuasibiliores existentes, ut insuspicabilis interrogatio aspetta di venire a sapere attraverso di loro che Cristo opera miracoli.
fieret, et ex rebus ipsis discerent distantiam inter eum et Iesum. E nemmeno li mandò tutti, ma due soltanto, che forse sapeva come
H!lARIUS [ibid.}: Ioannes igitur non suae, sed discipulorum igno- più pronti a credere degli a ltri, in modo che l'interrogazione fosse
rantiae consulit: ut enim scirent non alium a se praedicatum, ad insospettabile, e dai fatti stessi conoscessero la distanza fra lui e
opera eius intuenda discipulos suos misit, ut auctoritatem dictis Gesù. ILARIO: Giovanni quindi sta provvedendo non per la sua stessa
suis illius opera conferrent; nec Christus alius expectaretur quam ignoranza, ma per quella dei suoi discepoli; affinché infatti essi
cui testimonium opera praestitissent. CHRYSOSTOMUS, In Matth. potessero sapere che egli non aveva annunziato un altro, mandò i
[ibid.}: Idem Christus autem mentem noscens Joannis, non dixit: discepoli a vedere le sue opere, affinché le sue opere conferissero
«Quoniam ego sum», quia per hoc rursus obsisteret audientibus: autorità alle sue parole, e non fosse atteso un altro Cristo ali 'infuori
excogitassent enim, etsi non dixissent, quod Judaei ad ipsum dixe- di quello che veniva indicato dalle sue opere. CRISOSTOMO: Lo stesso
runt (lo. 8, 13): «Tu de teipso testimonium perhibes». Et propter Cristo, poi, conoscendo l'intenzione di Giovanni, non disse: sono io;
poiché in questo modo avrebbe messo un ostacolo sulla strada di
hoc a miraculis fecit eos discere, insuspicabilem doctrinam
coloro che lo udivano, i quali avrebbero forse pensato dentro di sé, pur
faciens et manifestiorem. Testimonium enim quod est a rebus, cre-
non dicendolo, quanto i Giudei veramente dissero a Gesù (Gv. 8, 13):
dibilius est testimonio quod est a verbis. Unde confestim curavi!
«Tu dai testimonianza a te stesso». E per questo li istruì attraverso i
caecos et claudos et alias multos, non ut doceret Ioannem scien-
miracoli, dando un insegnamento insospettabile e più manifesto.
tem, sed hos qui dubitabant: et ideo sequitur «Et respondens lesus Infatti la testimonianza che viene dalle cose è più credibile della
ait illis: Euntes renuntiate Joanni quae audistis et vidistis. Caeci testimonianza che viene dalle parole. Per cui subito guarì ciechi e
vident, claudi ambulant, leprosi mundantw; surdi audiunt mortui zoppi e molti altri, non per insegnare a Giovanni che già sapeva, ma
resurgunt, pauperes evangelizantun>. HIERONYMUS [ibid.}: Quod a coloro che dubitavano; per cui segue: E Gestì rispondendo disse
praemissis non minus est. Pauperes autem evangelizatos intellige, loro: Andate e annunziate a Giovanni ciò che avete udito e visto:
ve/ pauperes spiritu, ve/ certe opibus pauperes: ut nulla inter I ciechi vedono, gli zoppi camminano, i Lebbrosi sono mondati,
nobiles et ignobiles, inter divites et egenos in praedicatione i sordi odono, i morti risorgono, i poveri sono evangelizzati .
distantia sit: haec magistri rigorem, haec praeceptoris compro- GIROLAMO: Ciò non è meno importante delle cose dette prima. E per
bant veritatem, quando omnis apud eum qui salvare potest aequa- poveri evangelizzati intendi i poveri in ispirito, oppure i poveri mate-
lis est. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Quod autem ait: «Et bea- rialmente, così che nella predicazione non ci sia alcuna distanza fra i
tus est qui non fuerit scandalizatus in me», internuntios percutit: nobili e gli sconosciuti, fra i ricchi e i pove1i. Ciò prova il rigore del
quia enim scandalizabantur in ipso, dubitationem eorum non maestro, ciò prova la veridicità dell' insegnante, quando presso colui
divulgans, et soli eorum conscientiae derelinquens, redargutionem che può salvare ognuno è uguale. CRISOSTOMO: Ciò che poi dice: e
eorum latenter induxit. HILARJUS [ibid.}: ltaque cui rei Ioannes beato chi non si scandalizzerà di me, è diretto contro i messaggeri;
cavisset, ostendit dicens beatos eos in quibus aliquid in se scan- poiché infatti si scandalizzavano di lui , non divulgando il loro dubbio
dali non fuisset: quia metu eius, scilicet ne scandalizarentw; ma lasciandolo solo alla loro coscienza, introduce in modo latente un
rimprovero per loro. ILARIO: Quale fosse la preoccupazione di
Giovanni lo mostra dicendo beati coloro che non si scandalizzavano
Capitolo 11 , versetti 2-6 847
846 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

di lui: poiché Giovanni, proprio per paura di questa cosa, che cioè si
discipulos suos l oannes, ut Christum audirent, misit. GREGORiUS, scandalizzassero, aveva mandato i suoi discepoli a udire Cristo.
In Ev. [ibid.) vel a/iter: Infide/ium mens grave in Christo scanda- GREGORJO oppure diversamente: La mente dei non credenti era assai
lum pertulit, cum eum etiam post tot miracula morientem vidit: scandalizzata riguardo a Cristo, poiché anche dopo i molti miracoli
unde Paulus dicit (1 Cor. 1,23): «Nos praedicamus Christum cru- compiuti lo vide morire; per cui Paolo dice (/ Cor 1, 23): «Noi pre-
cifixum, Iuda eis quidem scandalum». Quid ergo est dicere: dichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei». Che cosa è dunque
«Beatus qui non fuerit scandalizatus in me», nisi aperta voce dire: beato chi non si scandalizzerà di me, se non indicare apertamente
abiectionem mortis suae humilitatemque signare? ac si patenter l'abiezione della sua mo1te e l' umil tà? Come se dicesse chiaramente:
dicat: Mira quidem facio, sed abiecta p erpeti non dedignor. Quia faccio senza dubbio delle cose mirabili, ma non disdegno di patire
ergo moriendo te subsequor, cavendum valde est hominibus ne in cose abbiette. Poiché dunque ti seguo nella morte, gli uomini devono
me mortem despiciant qui signa venerantur. HILARJUS [ibid.]: stare attenti a non disprezzare in me la mia morte mentre onorano i
Praebetur etiam mystice in his quae in Joanne gesta sunt, intel/i- miei miracoli. ILARJO: In senso mistico, in questo fatto di Giovanni
gentia ampliar, ut Propheta ipso conditionis suae genere propheti- Battista si trova un significato più largo. Proprio la condizione e le cir-
zaret, quia in eo forma legis lata est: Christum enim /ex annuntia- costanze del Profeta sono di per se stesse una profezia. Giovanni rive-
vit, et remissionem peccatorum praedicavit, et regnum caelorum la la legge, poiché la legge proclamava Cristo, predicava la remissione
spopondit; et Ioannes totum hoc opus legis explevit. lgitur, ces- dei peccati e dava la promessa del regno dei cieli; e Giovanni adempì
sante iam lege (quae peccatis p/ebis inclusa, ne Christus posset tutto questo aspetto della legge. Quindi, cessata ormai la legge (qu ella
intelligi, quasi vinculis et quasi carcere continebatur), ad legge che era come prigioniera per i peccati del popolo, e che era
Evangelia contuenda /ex mittit, ut infidelitas fidem dictorum con- come coperta di catene e chiusa in carcere in modo che Cristo non
templetur in factis. ÀMBROSIUS, In Le. {5,96, PL l 5,l 662A}: potesse essere inteso), essa manda a guardare i Vangeli, affinché l'in-
Et fortasse isti discipuli quos misit, sunt duo populi: unus qui ex credulità possa riconoscere la verità delle parole contemplando i fatti.
Judaeis credidit, alter qui ex Gentibus. AMBROGIO: E forse questi discepoli che ha mandato sono i due ·popoli,
il primo formato dai Giudei credenti, il secondo dai Gentili.
848 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11 , versetti 7-10 849

VERSUS 7-10 VERSETTI 7-10

11/is autem abeuntibus, coepit /esus dicere ad turbas de Essendosene quelli andati, Gesù cominciò a dire alle folle ri-
loanne: Quid existis in desertum videre? arundinem vento agi- guardo a Giovanni: Che cosa siete andati a vedere nel deserto?
tatam? Sed quid existis videre? hominem mollibus vestitum? Una canna agitata dal vento? Che cosa siete andati a vedere?
Ecce, qui mollibus vestiuntur in domibus regum sunt. Sed Un uomo vestito di morbide vesti? Coloro che sono vestiti di
quid existis videre? Prophetam? Etiam dico vobis, et plu- morbide vesti abitano nei palazzi dei re. Che cosa siete andati a
squam prophetam. Hic est enim de quo scriptum est: vedere? Un Profeta? Sì, vi dico, e più che un Profeta. Egli è
infatti colui di cui fu scritto: Ecco, io mando il mio Angelo da-
«Ecce ego mitto angelum meum ante faciem tuam, qui
vanti al tuo volto, che preparerà la tua via dinanzi a te.
praeparabit viam tuam ante te».

CRISOSTOMO: Era stato fatto abbastanza quanto ai discepoli di


CHRYSOSTOMUS, In Matth. [37, I, PG 57,419}: Quantum ad Giovanni; essi tornarono rassicurati riguardo a Cristo a causa delle
discipulos Ioannis, satis actum erat: certificati enim de Christo opere che avevano visto. Ma era necessario che anche la folla venisse
per signa quae viderant, recesserunt. Sed oportebat etiam turbas corretta, poiché essa aveva immaginato molte cose in modo sbagliato
sanari, quae ex interrogatione discipulorum loannis multa incon- in seguito alla domanda dei discepoli di Giovanni, non conoscendo
venientia subintellexerint, ignorantes mittentis consilium. l'intenzione di Giovanni nell'inviarli. Essi potevano comunque dire:
Poterant utique dicere: Qui tanta testatus est de Christo, a/iter egli, che ha portato una tale testimonianza su Cristo, è ora di un'altra
persuasus est nunc et dubitat utrum sit ipse. Numquid ergo alter- opinione. Agisce così perché prova gelosia verso Gesù? La prigione
cans ad Iesum hoc dicit? Numquid timidior a carcere factus? gli ha tolto il coraggio? O prima egli non diceva che parole vuote e
Numquid vane et inaniter priora dixit? HJLARJUS [PL 9,980A}: inutili? ILARIO: Perciò, affinché ciò non potesse condurli a pensare che
Ac ne illud quod immediate praemiserat, re/erri posset ad Giovanni si fosse scandalizzato riguardo a Cristo, si aggiunge:
Ioannem, tamquam scandalizatus esset de Christo, subditur «Illis Essendosene quelli andati, Gestì cominciò a dire alle folle riguardo a
autem abeuntibus, coepit I esus dicere ad turbas de Ioanne». Giovanni. CRISOSTOMO: Essendosene quelli andati, affinché non sem-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Propter hoc autem abeuntibus brasse un'adulazione dell' uomo. E nel correggere l'enore delle folle,
eis, ut non videatur homini adulari. Corrigens autem et plebem, egli non svela apertamente i loro segreti sospetti, ma formulando le
non ducit in medium suspicionem eorum, sed solutionem cogita- sue parole contro ciò che era nei loro cuori, mostra di conoscere le co-
tionum eorum induci!, quae eos in dubitationem mittebant, se nascoste. Infatti non disse come ai Giudei (Mt 9, 4): «Perché pensa-
demonstrans se nosse occulta. Neque enim dixit sicut Judaeis te cose cattive?», benché in effetti fosse male ciò che avevano pensato;
(9, 4): «Quis cogitatis mala?» etsi mala cogitaverint; non tamen ex infatti il male non proveniva dalla malvagità, ma dall'ignoranza; per-
ciò egli non parlò loro severamente, ma rispose a favore di Giovanni,
malitia, sed ex ignorantia; unde non Loquitur eis dure, sed respon-
mostrando che egli non si era allontanato dalla sua precedente opinione.
det pro Ioanne, ostendens quod non excidit a priore opinione.
Egli insegna questo non solo con La sua parola, ma con la loro stessa
Hoc autem docet, non solum proprio verbo, sed eorum testimonio; testimonianza; non solo mediante ciò che dissero, ma anche mediante
non tantum per ea quae dixerunt, sed per ea quae egerunt: ideoque ciò che fecero; per questo dice: Che cosa siete andati a vedere nel
ait «Quid existis in desertum vide re?» ac si diceret: Propter deserto?, come se dicesse: perché, lasciando le città, siete andati nel
quid civitates dimittentes convenistis in desertum? Non enim deserto? Infatti una folla così grande e con un così grande desiderio
plebs tanta cum tanto desiderio in eremum venisse!, nisi magnum non sarebbe andata nel deserto se non perché pensava
quemdam et mirabilem et petra solidiorem se videre existimans. di vedere una persona grande e mirabile e più solida della pietra.
4

850 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 7-1 O 85 1

GLOSSA [Ps. CHRYSOSTOMUS, 27, PG 56, 773]: Non autem tunc exie- GLOSSA [Ps. CRISOSTOMO]: Però allora non erano andati nel deserto
rant in desertum ad hoc ut viderent Ioannem: nec enim erat tunc in per vedere Giovanni: infatti allora non era nel deserto, ma in carcere;
deserto, sed in carcere: sed praeteritum refert, quia frequenter ma riferisce il passato, poiché frequentemente il popolo era uscito nel
exierat populus in desertum videre Joannem, cum adhuc esset in deserto per vedere Giovanni, finché era nel deserto. CRISOSTOMO:
deserto. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Et vide quia, omnem E nota che, tralasciando ogni altro difetto, egli esclude da Giovanni
aliam malitiam praetermittens, removet a Ioanne levitatem, de qua l'incostanza di cui la folla lo aveva sospettato, dicendo: Una canna
turba e dubitabant, dicens «Àrundinem vento agitatam? ». agitata dal vento? GREGORIO: Questo naturalmente lo disse non per
GREGORTUS, In Ev. [1,6, PL 76,1096Cj: Quod videlicet non asse- affermare, ma per negare. Poiché se anche soltanto un soffio d'aria
rendo, sed negando intulit. Arundinem quippe, max ut aura contin- tocca una canna, essa si piega in una direzione o nell' altra; ed essa
git, in partem jlectit; per quam carnalìs animus designatw; qui designa la mente carnale, che pende da quel lato secondo che l'alito
mox ut favore et detractione tangitur, in partem quamlibet dec!ina- della lode o della denigrazione la raggiunge. Dunque Giovanni non
tur. Arundo ergo vento agitata Ioannes non erat, quem a status sui era una canna agitata dal vento, poiché nessuna variazione di cose
rectitudine nulla rerum varietas inflectebat. Ac si Dominus diceret lo faceva flettere dalla rettitudine del suo stato. Come se il Signore
[HIERONYMUS, PL 26,71A}: Numquid ob hoc existis in desertum ut dicesse [GIROLAMO]: forse che siete usciti nel deserto per vedere un
uomo simile a una canna, portato in giro da ogni vento, così che per
videretis hominem calamo similem, qui omni vento circumfertur, et
leggerezza di spirito egli dubiti riguardo a colui che egli aveva una volta
levitate mentis de eo ambigeret quem antea praedicaret? An forsi-
annunciato? O forse è spinto dagli stimoli dell'invidia contro di me, e la
tan stimulis invidiae contra me cogitur, et praedicatio eius vanam sua predicazione cerca la vanagloria per cercarne guadagno? Perché
sectatur gloriam, ut ex ea quaerat lucra? Cur divitias cupiat? dovrebbe bramare la ricchezza? Per poter avere un cibo squisito? Il
Ut affluat dapibus? Locustis vescitur et melle silvestri. An ut molli- suo cibo sono le locuste e il miele selvatico. Per poter indossare mor-
bus vestiatur? Pili camelorum sunt tegmen eius; et ideo subdit bide vesti? I suoi vestiti sono peli di cammello; per questo aggiunge:
«Sed quid existis videre? Hominem mollibus vestitum?». Che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito di morbide vesti?
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.] ve! alìter: Quod non sit loannes CRISOSTOMO oppure diversamente: Che Giovanni non sia simile
similis calamo mobili per vestrum studium signifìcastis, scilicet in a una mobile canna lo avete indicato con il vostro impegno,
desertum exeuntes. Non tamen potest aliquis dicere, quod Ioannes cioè uscendo nel deserto. Né qualcuno può dire che Giovanni una
quidem constans erat, sed postea lasciviae serviens factus volta era risoluto, ma in seguito, servendo alla auto-indulgenza,
est mobilis: sicut enim aliquis est iracundus natura, alius per infir- div enne incostante: poiché come alcuni sono propensi all'ira per
mitatem longam, ita aliqui sunt mobiles per naturam, alii vero disposizione naturale e altri lo diventano attraverso una prolungata
lasciviae serviendo mobiles fiunt. Ioannes autem neque natura debolezza, così alcuni sono incostanti per natura, altri lo diventano
mobilis erat; propter quod dixerat «Num existis videre arundinem cedendo al capriccio e ali 'indulgenza verso se stessi. Ma Giovanni
vento agitatam?» neque lasciviae dans se ipsum, perdidit quam non era né incostante per disposizione naturale, per cui il Signore
habebat excellentiam: quod enim non servierit lasciviae, monstrat aveva detto: Forse che siete andati a vedere una canna agitata
stola, solitudo et carcer. Si enim vellet mollibus vestiri, non ere- dal vento?; né aveva corrotto una natura eccellente attraverso l'auto-
mum inhabitasset, sed regum palatia: unde sequitur «Ecce qui indulgenza, poiché che egli non fosse schiavo della carne è mostrato
mollibus vestiuntur, in domibus regum sunt». HIERONYMUS [ibid.}: dai suoi vestiti, dal suo alloggio nel deserto, dalla sua prigione.
Ex hoc ostenditur rigidam vitam et austeram praedicationem vita- Se egli avesse cercato morbide vesti, non sarebbe vissuto nel deserto,
re debere aulas regum, et mollium hominum palatia declinare. ma nei palazzi dei re; per cui segue: Coloro che sono vestiti di morbi-
de vesti abitano nei palazzi dei re. GIROLAMO : Con ciò si mostra
che una vita austera e una predicazione severa devono evitare le
corti dei re e rifuggire dai palazzi degli uomini amanti del lusso.
;
852 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 7-10 853

G.REGORJ~S, In Ev. [ib~d.}: Nemo autem existimet in luxu atque stu- GREGORJO: Che nessuno supponga che non ci sia alcunché di peccami-
dw pretwsarum vestzum p eccata deesse: quia si hoc culpa non noso nello sfarzo e nei vestiti costosi; poiché se la ricerca di tali cose
esset, nullo modo loannem Dominus de vestimenti sui asperitate fosse senza colpa, in nessun modo il Signore avrebbe lodato Giovanni
lau~asset. Et nequaquc:m Petrus f èminas a pretiosarum vestium ap- per la ruvidezza del suo vestito. E mai Pietro avrebbe tenuto a freno il
petztu compesceret, dzcens (1 Petr. 3,3): «Non in veste pretiosa» desiderio dei bei vestiti nelle donne dicendo (1 Pt 3, 3): «Non in vesti
AV?VSTINUS, De doctl: chi: [3, 12, 18, PL 34,73}: Cum in omnibu; preziose». AGOSTINO: In tutto ciò non è colpevole l'uso delle cose, ma
tal~bus non usus .re1:um, sed libido utentis in culpa est. Quisquis la cupidigia di coloro che le usano. In colui che fa uso di queste cose in
enz.m reb.u~ restnctzus utitur quam se habent mores eorum cum una maniera più ristretta di quanto non comportino gli usi di coloro
q~zbu~ vzvzt, aut temperans, aut superstitiosus est. Quisquis vero con cui vive, c'è o temperanza o profezia. Chi invece le usa in una
src utztw~ ut metas consuetudinis bonorum inter quos versatur misura superiore alJa consuetudine delle persone buone tra le quali
excedat, aut aliquid significat, aut jlagitiosus est. CHRYSOSTOMus vive, o ha qualche proposito al riguardo, oppure è scandaloso .
in Matth. [ibid.}: A loco autem et vestimentis, et a concursu homi~ CRISOSTOMO: Dopo aver parlato del luogo, dei vestiti e del concorso di
num, eius mori.bus designatis, inducit iam et Prophetam eum esse popolo che testimoniavano in favore della sua virtù, egli conclude pre-
dicens «Sed quid existis videre? Prophetam ? Dico vobis etiam pizi; sentandolo come Profeta, dicendo: Che cosa siete andati a vedere?
qi~a~ Pr?phetam». GREGORJUS, In Ev. [ibid.}: Prophetae enim Un Profeta? Sì, vi dico, e pizì che un Profeta. GREGORIO: Il compito
mzmsterzum est ventura praedicere, non etiam demonstrare. del Profeta infatti è di predire le cose future, non di mostrarle presen-
loannes ergo plusquam Propheta est: quia eum quem praecurren- ti. Giovanni è perciò più che un Profeta poiché colui che aveva pre-
do prophetaverat, etiam ostendendo nuntiabat. HJERONYMUS detto precedendolo lo annunziò anche mostrandolo. GIROLAMO: Egli
[i.bi~.}: In quo etiam ceteris Prophetis maior est, et quia ad privi- è superiore agli altri Profeti anche p erché ai privilegi profetici si
legium prophetale etiam baptismi accessit praemium, ut suum aggiunse per il Battista la ricompensa del battesimo, in quanto bat-
D ominum baptizaret. tezzò il suo Signore.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: D einde monstrat secundum CRISOSTOMO: Poi mostra sotto quale aspetto egli è più grande,
qu_id est maior, dicens «Hic est enim de quo scriptum est: ecce dicendo: Egli è infatti colui di cui .fu scritto: Ecco, io mando il mio
mztto .Angel~m meum an.te faciem tuam». H!ERONYMVS [ibid.}: Angelo davanti al tuo volto. GIROLAMO: Per aumentare infatti il meri-
Ut enzm mentorum loannzs augmentum.faceret, de Malachia testi- to di Giovanni, adduce una testimonianza di Malachia, in cui si parla
m.oni~n: in.fert, in quo etiam Angelus praedicatw: Angelum autem di lui come di un Angelo. Dobbiamo supporre che qui Giovanni
h1c dz~z Joanne~ non ~utemus naturae societate, sed officii digni- venga chiamato Angelo non in quanto partecipe della natura angeli-
tate; zdest nuntzum qui venturum Dominum nuntiavit. GREGORJUS, ca, ma per la dignità del suo incarico di annunciatore del Signore che
In Ev. [ibid.}: Qui enim graece Angelus, hic latine Nuntius dicitw: doveva venire. GREGORIO: Chi infatti è detto in greco Angelo è detto
R ecte ergo qui nuntiare supernum nuntium venera!, Angelus in latino Annunziatore. Giustamente dunque colui che è venuto a
vocatur, ut dignitatem servet in nomine, quam explet in operatione. portare un messaggio celeste è chiamato Angelo, in modo che possa
CHRYSO~TOMUS, In Matth. {ibid.}: Monstrat igitur secundum quid conservare nel suo nome la dignità che esplica nell 'attività. CRISO-
est mawr .loannes Prophetis, secundum id scilicet quod est STOMO: Mostra dunque in che senso Giovanni è maggiore dei Profeti,
prope Chrzstum: et ideo dicit «Mitto ante faciem tuam», hoc est in quanto cioè è vicino a Cristo; per questo dice: mando davanti al
prope te: sicut enim qui prope currum regis incedunt, aliis sunt tuo volto, cioè presso di te; come infatti coloro che camminano vici-
clariores, ita et l oannes prope Christi praesentiam. GLOSSA: no al carro del re sono più illu stri degli altri, così similmente
D einde a/ii prophetae missi sunt ut adventum Christi annuntia- Giovanni vicino alla presenza di Cristo. GLOSSA: Poi furono mandati
rent; iste autem, ut praepararet viam ipsius: unde sequitur altri Profeti ad annunziare l'avvento di Cristo, ma questo a preparare
«Qui praeparabit viam tuam ante te»: idest, pervia reddet Libi la sua via; per cui segue: che preparerà la tua via dinanzi a te, cioè ti
corda auditorum, poenite ntiam pra edicando et baptizando. apri rà i cuori degli uditori predicando la penitenza e battezzando.
854 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11 , versetti 7-10 855

ILARIO: In senso mistico il deserto è ciò che è abbandonato dallo


HJLARJU~ [ibid.]:_ Mystice autem desertum Spiritu sancto vacuurn
est. sentLend1:'m, zn quo. habitatio Dei nulla sit; in arundine homo Spirito Santo, dove non c'è dimora di Dio; nella canna è manifestato
tahs ostendztur de gloria quell'uomo che esteriormente vive una vita pia, ma nell'interno è
. . saeculi vitae suae inanitate speciosus.zn ·
privo di tutti i frutti reali, bello ali 'esterno, vuoto ali 'interno, mosso
Se au tem frute u verztat1s cavus, exterior placens, et nullus interior.
ad omnem ventorum motum, idest, immundorum spirituum jlatum' da ogni alito di vento, cioè da ogni impulso di spiriti immondi, che
non ha la fermezza per rimanere calmo, privo del midollo dell'anima;
moven~u~, n~que ad consistendi firmitatem valens, et anima~
daU'abito di cui il suo corpo è rivestito è mostrata la sua mente, per-
medullLs znanzs. Ves~e .~utem, co1p_us quo induitur anima signatur,
duta nel lusso e nell'autoindulgenza. I re sono gli angeli caduti: essi
quod luxu ac lasci~11s mollesc1t. In regibus transgressorum
infatti sono i potenti e i dominatori del mondo. Quindi coloro che sono
Angelorur:z nuncupatzo est: hi enim saeculi sunt potentes, mundi-
rivestiti di morbide vesti sono nei palazzi dei re: cioè coloro i cui corpi
~ue ~omzna~tes. Ergo vestiti r:zollibu~ in domibus regum sunt;
sono dissoluti e snervati dal lusso, è chiaro che sono abitazione dei
zdest zllos qwbus per luxum jlwda et dLssoluta sunt corpora, patet
demoni. GREGORIO: Giovanni poi non era vestito di morbide vesti
es~e daem~num ha~itationem. GREGORIUS, In Ev. [ibid.]: Joannes
poiché non incoraggiava i peccatori nella loro vita peccaminosa par-
et.Lam "!ollzb~s vestlt~s non fuit, quia vitam peccantium non blan- lando di cose sdolcinate, ma li rimproverava con asprezza e severità
dzmenf:ls Jovzt, ~e~ rzgore asperae invectionis increpavit, dicens
dicendo (Mt 3, 7): «Razza di vipere ... ».
(Mt. 3, 7): «Genzmzna viperarum ... ».
856 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetto 11 857

VERSUS 11 VERSETTO 11

Amen, dico vobis, non surrexit inter natos mulierum In verità vi dico: Fra i nati di donna non è sorto uno più
maior /oanne Baptista; qui autem minor est in regno caelo- grande di Giovanni Battista; ma il più piccolo nel regno dei
rum maior est i/lo. cieli è più grande di lui.

CltRYSOSTOMUS, In Matth. [37,2, PG 57,421): Praemissa com- CRISOSTOMO: Premessa la raccomandazione di Giovanni in base
mendatione ioannis ex Prophetae testimonio, non hic stetit, sed alla testimonianza de l Profeta, non si ferma qui, ma esprime anche il
iam sententiam propriam de ipso inducit, dicens «Amen dico suo giudizio su di lui dicendo: in verità vi dico: Fra i nati di donna
vobis, non surrexit maior inter natos mulierum Ioanne Baptista». non è sorto uno piiì grande di Giovanni Battista. RASANO [GLOSSA]:
RABANUS {GLOSSA, PL 162, 1350C}: Ac si diceret: Quid dicere per Come se dicesse: perché enumerare una per una le lodi di Giovanni?
singula de commendatione Ioannis? «Amen dico vobis, inter In verità vi dico: Fra i nati di donna ... Fra i nati di donna, dice,
natos mulierum ... ». lnter natos, inquit, mulierum, non virginum: senza parlare di vergini: si dicono infatti propriamente donne quelle
mulieres enim proprie corruptae vocantur. Si autem Maria ali- corrotte. Se poi Maria qualche volta nel Vangelo è detta donna, biso-
quando mulier in Evangelio nuncupatur, sciendum est, interpre- gna sapere che l'interprete ha messo donna per femmina, come in
tem, mulierem pro /emina posuisse, sicut ibi (lo. 19,26): «Mulier, Gv 19, 26: «Donna, ecco tuo figlio». GIROLAMO: Viene quindi ante-
ecce filius tuus». HIERONYMUS [PL 26, 71 CJ: His ergo praefertur posto a tutti coloro che sono nati da un vincolo coniugale, e non a
hominibus qui de mulieribus nati sunt et de concubitu viri, et non colui che nacque dalla Vergine e dallo Spirito Santo; e tuttavia queste
ei qui natus est ex Vìrgine et Spiritu sancta; quamvis in eo quod parole: non è sorto fra i nati di donna uno pitì grande di Giovanni
dicit «Non surrexit inter natos mulierum maior Ioanne Baptista», Battista, non implicano che Giovanni debba essere posto al di sopra
non ceteris Prophetis et Patriarchis cunctisque hominibus Ioannem dei Profeti e dei Patriarchi e di tutti gli uomini, ma mostrano Gio-
praetulit, sed Ioanni ceteros exaequavit: non enim statim sequitur vanni loro uguale: infatti non segue immediatamente che se gli altri
ut si a/ii maiores eo non sunt, ille maior aliorum sit. non sono maggiori di lui egli sia maggiore di loro. CRISOSTOMO [Ps.]:
CHRYSOSTOMUS, Super Matth. {Ps., 27, PG 56, 775): Sed tanta cum Ma essendo l'altezza della giustizia così elevata che in essa nessuno
sit iustitiae altitudo ut in il/a nemo possit esse perfectus nisi solus può essere perfetto se non Dio solo, ritengo che tutti i santi, quanto
Deus, puto quia omnes sancti quantum ad subtilitatem divini iudi- all'acutezza del divino giudizio, vengano gli uni prima degli altri.
cii invicem sibi inferiores sunt aut priores. Ex quo intelligimus Da ciò comprendiamo che chi non ba uno maggiore di sé è più gran-
quoniam qui maiorem se non habet, maior omnibus est. de di tutti. CRISOSTOMO: Ma ancora, affinché l' abbondanza di questa
CHRYSOSTOMUS, in Matth. [ibid.]: Ne autem rursus superabundan- lode non potesse generare qualche inconveniente presso i Giudei che
tia laudum pariat aliquod inconveniens ludaeis ioannem praeferen- preferivano Giovanni a Cristo, in modo appropriato rimuove ciò
tibus Christo, convenienter hoc removet dicens «Qui autem minor dicendo: ma il più piccolo nel regno dei cieli è phì grande di lui.
est in regno caelorum hic maior est ilio». A UGUSTJNUS, Contra adv. AGOSTINO: L'eretico argomenta da questo versetto per dimostrare
[2,5, PL 42,649): Argumentatur autem ex hoc haereticus ita, velut che, poiché Giovanni non apparteneva al regno dei cieli, molto meno
ratiocinando, tamquam loannes non pertineat ad regnum caelo- vi appartenevano gli altri Profeti di quel popolo, dei quali Giovanni
rum, et ob hoc multo minus celeri Prophetae illius populi, quibus è maggiore. Ma queste parole del Signore possono essere interpretate
maior est loannes. H aec autem verba Domini duobus modis pos- in due maniere: o infatti ha chiamato regno dei c ieli c iò ch e
sunt intelligi: aut enim regnum caelorum appellavit hoc quod non abbiamo ancora ricevuto, di cui alla fine dirà (Mt 25, 34):
nondum accepimus, de quo in fine dicturus est (infra 25,34):
4 -
858 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetto 11 859

«Venite, benedicti Patris mei, percipite regnum»; et quia ibi «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno»; e poiché lì vi sono
A ngel i,. qui·1l·bet m
· ·
ezs
. sunt gl i Angeli, il minore fra di loro è maggiore di qualunque giusto che
. mmor maior est quolibet iusto portante cor- possiede un corpo corruttibile. Oppure, se ha voluto intendere con
pus qu.o d cor~umpr~~r. Aut si .reg?ur'! caelorum intelligi voluit
Eccleszam, cuius jìlzz sunt ab mstztutione generis humani us regno dei cieli la Chiesa, di cui sono figli dalla creazione del genere
n . t. D . . . . que umano fino ad ora tutti i giusti, il Signore ha indicato se stesso, che
une. omnes zus i, omm~s seipsum signavl/: qui nascendi tempo-
r~ minor erat loanne,. mazor autem divinitatis aeternitate et domi-
quanto al tempo della nascita era minore di Giovanni, ma era maggio-
n~c~ po~estate. P_ro~nde secundum priorem expositionem, ita
re per l'eternità della divinità e la somma autorità. Per cui secondo la
dzstmguztur: prima spiegazione si distingue così: Chi è il più piccolo nel regno dei
.,, . «Qui mznor
. est in regno caelorum»' ac deinde s•.1b l/1-
·
cieli, e poi si aggiunge: è più grande di lui. Secondo invece l' altra
fiertu: «1v.iawr .est ilio». Secundum hanc autem posteriorem, ita . spiegazione leggiamo: Chi è il più piccolo, e poi si aggiunge: nel
«Q~i autem: nunor est», ac deinde subirifertur «In regno caelorun~
mawr est zllo». CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Dicit autem regno dei cieli è più grande di lui. CRISOSTOMO: Dice poi: nel regno
«in regno caelorum», .idest in spiritualibus, et universis quae sunt dei cieli, cioè nelle realtà spirituali e in tutto quanto si riferisce al
cielo. Alcuni però dicono che Cristo ha detto questo degli Apostoli.
s~c~ndum_ caelum. Qutdam autem dicunt quoniam de Apostolis hoc
GIROLAMO: Noi invece intendiamo semplicemente che ogni santo che
dmt Chns~us. H~ERONYMUS [ibid.): Nos autem simpliciter intel/i-
è già con il Signore è più grande di colui che è ancora nella battaglia:
gm.nus, quta om~z~ s~nctus qui iam cum Domino est, sit maior ilio
altro è infatti possedere la corona della vittoria, altro stare ancora a
qui ~dhuc c~nszsttt m prae/io: a/iud est enim victoriae coronam
posszdere, altud adhuc in acie dimicare. combattere sul campo.
860 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 12-15 861

VERSUS 12-15 VERSETTI 12-15

A diebus autem loannis Baptistae usque nunc regnum Dai giorni di Giovanni Battista. fino a ora .il. regno. ~ei ci.eli
caelorum vim patitur, et violenti rapiunt il/ud. Omnes enim patisce violenza, e i violenti lo ~ap1scon.o. Tutti. 1Profeti infatti e
prophetae et /ex usque ad loannem prophetaverunt et si la legge hanno profetizzato fino a G10.vanrn;. e se lo v~lete
vu/tis recipere, ipse est Elias qui venturus est. Qui habet accogliere, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi per
aures audiendi audiat. intendere intenda.

GLOSSA (interi.): Quia dixerat superius (v. 11): «Qui minor est in GLOSSA: Poiché sopra (v. 11) aveva detto: «Chi è il più piccolo nel
regno caelorum, est maior Ioanne», ne videretur Ioannes a regno regno dei cieli è più grande di lui ~>, ~f~inché non. ~emb~asse che
caelorum esse alienus, hoc removet subdens «A die autem loannis Giovanni fosse estraneo al regno dei c1eh esclude c10 aggiungendo:
Baptistae usque nunc regnum caelorum vim patitur, et violenti Dai giorni di Giovanni Battista fino a ora il reg~o dei ciel~ PC:ti~~e vi~­
rapiunt illud». GREGORIUS, In Ev. {l,20, PL 76,ll68Dj: Per re- /enza e i violenti lo rapiscono. GREGORIO: Con il regno dei cieh e des1-
gnum caelorum supernum solium signatur, quo cum peccatores gnat~ il trono soprannaturale, poiché qua~do i peccatori, macchiati d~
quolibet facinore polluti ad poenitentiam redeunt, et semetipsos qualsiasi crimine, fanno ritorno con la penitenza e correggo~o se stessi,
corrigunt, quasi praedatores in locurn a/ienum intrant et violenter entrano quasi fossero predatori in un luogo e~trai:ieo e r~p1sc~no con
regnum caelorwn rapiunt. HtERONYMUS [PL 26, 7JC}: Si autem pri- violenza il regno dei cieli. GIROLAMO: Se poi Giovanni Batttsta p~r
mus loannes Baptista poenitentiam populis nuntiavit dicens (3,2): primo annunziò la penitenza ai popoli di.ce?d? (M_t 3, 2): <<Fate yem:
«Poenitentiam agite, appropinquabit enim regnum caelorum», con- tenza, poiché si è avvicinato il regno dei c1elm, giustamente dai suo~
venienter a diebus illius «regnum caelorum vim patitur et violenti giorni il regno dei cieli patisce violenza e i violenti lo rapiscon9. lnfatt~
rapiunt illud». Grandis est enim violentia, in terra nos esse genera- è una grande violenza essere stati generati in terra e cercare la sede dei
tos, et caelorum sedem quaerere, et possidere per virtutem quae cieli, e possedere mediante la virtù ciò che non avevamo p~r natura:
non tenuimus per naturam. HILARIUS [PL 9, 981 A} ve! a/iter: ILARIO oppure diversamente: Il Signore aveva comandato agli ~po~toh
Dominus Apostolos ire ad oves perditas Israel iusserat; sed omnis di andare dalle pecore perdute di Tsraele, ma tutta 9uesta pred.icaz10.ne
haec praedicatio profectum publicanis et peccatoribus ajferebat. recava vantaggio ai pubblicani e ai peccatori. Così il regno patisce v10-
ltaque vim regnum patitur, et violenti diripiunt: quia gloria lsrael lenza e i violenti lo rapiscono: poiché la gloria di Israele dovuta ai
patribus debita. Prophetis nuntiata, a Christo oblata, fide Gentium padri: annunziata dai Profeti , offerta da C1isto'. viene ~arpita e ~api~a
occupatur et rapitw'. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {37,3, PG 57,422}: dalla fede dei pagani. CRISOSTOMO: Oppure rapiscono il regno d1 D10
Ve/ rapiunt regnum Dei perfidem Christi omnes qui cum festinatio- mediante la fede di Cristo tutti quelli che vengono in fretta; per cui
ne veniunt: unde dicit «A diebus autem loannis usque nunc»; et ila dice: Dai giorni di Giovanni fino a ora; e così spinge e fa affrett~e alla
impellit et festinare facit ad fidem suam, simul autem et his quae sua fede e insieme confenna le cose che erano state dette pnma da
antea dieta sunt a loanne opitulatw'. Si enim usque ad Ioannem Giovanni. Se infatti tutte le cose furono compiute fino a Giovanni, egli
omnia completa sunt, ipse est qui venturus est: unde subdit «Omnes è colui che deve venire; per cui aggiunge: Tutti i Profeti infatti e la
enim Prophetae et !ex usque ad /oannem prophetaverunt». legge hanno profetizzato fino a Giovanni. G~ROLA~.m: ~on c~e esclud~
HIERONYMUS [ibid.}: Non quod post l oannem excludat Prophetas; dei Profeti dopo Giovanni: leggiamo infatti negh Atti degli Apostoli
legimus enim in Actibus Apostolorum (21,8-11) et Agabum propheti- (21 , 8-11) che profetizzarono Aga bo ~ le quattro ~erg!n_i figlie ?,i
zasse et quatuor virgines filias Philippi; sed quod !ex et Prophetae Filippo; ma la legge e i Profeti dei quali leggiamo gh scntti, tu~o .c10
quos scriptos legimus, quicquid prophetizaverunt, de Domino vatici- che profetizzarono lo vaticinarono de.I Signor~. Quando ?un~ue s1 dice:
nati sunt. Quando ergo dicitur «Usque ad Joannem prophetaverunt>>, hanno profetizzato fino a Giovanni, s1 mostra il tempo d1 Cnsto; e colui
Christi tempus ostenditur; et quem i/li dixerunt esse venturum, che essi dissero che doveva venire, Giovanni mostrò che era venuto.
Ioannes venisse ostendit.
4
862 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 12-15 863

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {ibid.}: Deinde aliam coniecturam CRISOSTOMO: Poi pone un'altra congettura sulla sua venuta, dicendo:
sui adventus ponit, dicens «Et si vultis recipere, ipse est Elias, qui e se lo volete accogliere, egli è quell'Elia che deve venire. Dice il
venturus est». Dici! Dominus, in Malachia (4,5): «Mittam vobis Signore in Malachia (4, 5): «Vi manderò Elia il Tesbita»; e di questo
Eliam Thesbitem»: et de isto dicit «Ecce ego mitto Ange/um meum dice: «Ecco, io mando il mio Angelo davanti al tuo volto». GIROLAMO:
ante faciem tuam». HIERONYMUS [ibid.}: Elias ergo Ioannes dicitw; Giovanni dunque è detto Elia non secondo gli stolti filosofi e certi
non secundum stultos philosophos, et quosdam haereticos, qui eretici che introducono la metempsicosi, cioè la migrazione dell'ani-
metempsychosin, idest animae ex uno in aliud corpus migratio- ma da un corpo all'altro, ma perché, secondo un' altra testimonianza
nem introducunt; sed quod, iuxta aliud testimonium Evangelii, del Vangelo, è venuto nello spirito e nella potenza di Elia, ed ebbe la
venerit in spiritu et virtute Eliae, et eamdem Spiritus sancti ve/ stessa grazia o misura dello Spirito Santo. Ma anche l'austerità della
gratiam habuerit ve/ mensuram. Sed et vitae austeritas rigorque vita e la severità dei pensieri di E lia e Giovanni sono pari: entrambi
mentis Eliae et Ioannis pares sunt: uterque in eremo, uterque zona nel deserto, entrambi avvolti da una cintura di pelle; quello, poiché
pellicea cingebatur: il/e, quoniam regem Achab et Iezabel impie- rimproverò di empietà il re Acab e Gezabele, fu costretto a fuggire;
tatis arguit,fugere compulsus est; iste, quia Herodis et Herodiadis questo, poiché rimproverò le illecite nozze di Erode ed Erodiade, fu
illicitas arguit nuptias, capite truncatur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. decapitato. CRISOSTOMO: E bene ha detto: se lo volete açcogliere, mo-
[ibid.}: Et bene dixit «Si vultis recipere», libertatem ostendens, et strando la libertà e richiedendo un animo volontario. E allora quello
voluntariam expetens mentem. Est enim i/le hic, et hic il/e: quia questo e questo quello, poiché entrambi sono divenuti precursori.
praecursores facti sunt utrique. H!ERONYMUS [ibid.}: Hoc autem GIROLAMO: Ciò che poi viene detto: egli è quell'Elia, il discorso che
quod dictum est, «Ipse est Elias», mysticum esse, et egere intelli- segue mostra che va inteso in senso mistico; il Signore infatti dice:
gentia, sequens Domini sermo demonstrat, dicens «Qui habet Chi ha orecchi per intendere intenda. REMIGIO [GLOSSA]: Come se
aures audiendi audiat». REMIGIUS [GLOSSA}: Ac si diceret: Qui dicesse: chi ha le orecchie del cuore per udire, cioè per intendere,
habet aures cordis audiendi, idest intelligendi, intelligat: quia non intenda; poiché non aveva detto che Giovanni era Elia in pers?na, ma
dixit Ioannem Eliam esse in persona, sed in spiritu. in ispirito.
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864 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 16- 19 865

VERSUS 16-19 VERSETII 16-19

Cui autem similem aestimabo generationem istam? A chi paragonerò questa generazione? È simile ai bambini
Similis est pueris sedentibus in foro, qui c/amantes coae- che siedono nella piazza, che chiamando i loro compagni
qualibus dicunt: Cecinimus vobis, et non saltastis; lamenta- dicono: Abbiamo cantato per voi e non avete ballato, abbiamo
vimus; et non planxistis. Venit enim loannes neque mandu- intonato un lamento e non avete piant o. È venuto infatti Gio-
cans neque bibens, et dicunt Daemonium habet. Venit vann i che non mangia e non beve e dicono: Ha un demonio.
Fi/ius hominis manducans et bibens et dicunt: Ecce homo È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve e dicono: Ecco un
vorax et potator vini, publicanorum et peccatorum amicus. mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.
Et iustificata est sapientia a filiis suis. E alla sapienza è stata resa giustizia dai suoi fig li.

HILARIUS [PL 9,981 C]: Totus hic sermo infidelitatis oppro- ILARIO: Tutto questo passo è l'obbrobrio dell'incredulità, e viene
brium est, et de affectu superioris querimoniae descendit: quia dall'affetto del precedente lamento, poiché la plebe insolente non era
insolens plebs per diversa sermonum genera docta non fuerit. stata istruita dai diversi generi di discorsi. CRISOSTOMO: Per cui fa
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [37,3, PG 57,423]: Unde et interroga- uso anche dell'interrogazione, mostrando che nulla di ciò che doveva
tione utitur, monstrans quoniam 11ihil quod deberet fieri ad salu- essere fatto per la loro salvezza fu tralasciato, dicendo: A chi parago-
tem eorum, derelictum est, dicens «Cui autem similem aestimabo nerò questa generazione? GLOSSA: Come se dicesse: Giovanni è
generationem istam?». GLOSSA [PL 162, I 352B]: Quasi dicat: tanto grande, ma voi non voleste credere né a lui né a me: quindi a
Tantus est l oannes; sed vos nec sibi nec mihi voluistis credere: chi vi paragonerò? Per generazione intende insieme sia i Giudei, sia
et ideo cui vos similes aestimabo? Per generationem accipit com- egli stesso con Giovanni. REM IGIO: Subito però risponde a se stesso,
muniter et ludaeos, et se cum l oanne. REMIGIUS [non occ.]: Mox aggiungendo: È simile ai bambini che siedono nella piazza, che chia-
autem sibi ipsi respondet, subiungens «Similis est p ueris sedenti- mando i loro compagni dicono: Abbiamo cantato per voi e non avete
bus in f oro, qui clamantes coaequalibus dicunt: Cecinimus vobis, ballato, abbiamo intonato un Lamento e non avete pianto. ILARIO:
et non sa/tastis; /amentavimus, et non p la nxis tis». HILARIUS Con i bambini sono indicati i Profeti, i quali hanno predicato nella
{ibid.]: In p ueris Prophetae signantw; qui in simplicitate sensus, semplicità del cuore, come i bambini; essi hanno predicato e fatto
ut pueri, p raedicaverunt, et in medio synagogae tamquam in in tendere i loro rimproveri nel mezzo de lla sinagoga, come nel
publico fo ri conventu coarguunt, quod cantantibus sibi officio mezzo di una pubblica piazza; i loro contemporanei non armonizza-
corporis non obsecundaverint, et quod dictis suis non paruerint: rono le loro azioni con il canto dei Profeti, e non obbedirono alle loro
ad cantantium enim modum sa/tantium motus aptatur. Prophetae parole: la danza infatti segue i movimenti del canto. I Profeti, come si
enim ad confessionem psal/endi Deo provocaverunt, ut cantico può vedere nei cantici d i Mosè, di Isaia e di Davide, invitarono il
Moysi tenetw; ut lsaiae, ut David. HIERONYMUS {PL 26, 73B}: popolo a confessare Dio mediante i Salmi. GIROLAMO: Dicono dun-
Dicunt ergo «Cecinimus vobis et non saltastiS»: idest, provocavi- que: Abbiamo cantato per voi e non avete ballato, cioè: vi abbiamo
mus vos ut ad nostrum canticum bona operafaceretis, et noluistis. invitato col nostro canto a fare opere buone, e non avete voluto. Ci
Lamentati sumus, et vos ad poenitentiam provocavimus; et nec siamo lamentati, e vi abbiamo invitati alla penitenza, e non avete
hoc quidemfacere voluistis, spernentes utramque praedicationem, voluto fare nemmeno questo, disprezzando entrambe le predicazioni,
tam exhortationis ad virtutes, quam poenitentiae post peccata. tanto di esortazione alle virtù quanto di penitenza dopo i peccati.
REMIGIUS: Quid est autem quod dicit «Coaequalibus?» Numquid REMlGIO: In che senso dice: compagni? Forse che i Giudei increduli
infide/es ludaei coaequales erant sanctis Prophetis? Sed hoc dicit, erano compagni dei santi Profeti? Ma dice questo perché erano nati
quoniam de una stirpe orti jìterunt. HIERONYMUS [ibid.]: Pueri da un 'unica stirpe. GIROLAMO: l bambini sono anche quelli di cui
etiam sunt de quibus Jsaias (8, 18) loquitur: «Ecce ego et pueri parla Isaia (8, 18): «Ecco io e i miei bambini che mi ha dato il
866 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 16-19 867

mei quos dedit mihi Dominus». Isti ergo pueri sedent in foro, ubi Signore». Questi bambini dunque siedono nella piazza, dove ci sono
multa venalia sunt, et dicunt {CllRYSOSTOMUS, In Matth., ibid.]: molte cose in vendita, e dicono [CRJSOSTOMO]: Abbiamo cantato per
«Cecinimus vobis, et non saltastis»; hoc est, remissam vitam voi e non avete ballato, cioè: vi ho mostrato una via agevole e non
ostendi, et non persuasi estis; «Lamentavimus, et non planxistis»: siete stati persuasi; abbiamo intonato un lamento e non avete pianto,
hoc est, Ioannes duram sustinuit vitam, et non attendistis. Non cioè Giovanni sostenne una vita dura e voi non gli avete badato. Però
autem dicit i/le il/ud et ego hoc, sed communiter: quia una inten- non nel senso che lui abbia detto una cosa e io un'altra, ma entrambi
tio utriusque erat; unde sequitur « Venit enim Ioannes neque man- in comune, poiché l'intenzione di entrambi era unica; per cui segue:
ducans neque bibens; et dicunt: Daemonium habet. Venit Filius È venuto infatti Giovanni che non mangia e non beve e dicono:
hominis ... ». AuausTJNUS, Contra Faustum [16,31, PL 42,337): Ha un demonio. È venuto il Figlio dell 'uomo ... AGOSTINO: Vorrei ora
Vellem autem ut mihi Manichaei dicerent quid manducabat et che i Manichei mi dicessero che cosa mangiava e beveva Cristo, che
quid bibebat Christus, qui in comparatione Joannis non mandu- qui, in confronto a Giovanni che non mangiava e non beveva, si di-
cantis neque bibentis, hic se dixit manducantem ac bibentem. Non chiara uno che mangia e beve. Infatti non è detto che Giovanni non
enim dictum est quod Ioannes omnino non biberet; sed quod beveva in alcun modo, ma che non beveva vino né bevanda inebriante:
vinum et siceram non biberet: bibebat ergo aquam. Cibus autem dunque beveva acqua. Il suo cibo poi non era del tutto inesistente, ma
eius non omnino nullus erat, sed locustae, et me/ silvestre. Unde consisteva in locuste e miele selvatico. Perché dunque si dice che non
ergo dictus est non manducans neque bibens, nisi quia ilio victu mangiava e non beveva se non perché non faceva uso del cibo comu-
quo Iudaei utebantw; non utebatur? Hoc ergo Dominus nisi utere- ne dei Giudei? Se quindi il Signore non ne avesse fatto uso, non sa-
tur, non in eius comparatione manducans bibensque diceretur. rebbe stato considerato a suo confronto uno che mangiava e beveva.
Mirwn autem si non manducans dicitur qui locustas et me/ come- C 'è da meravigliarsi invece se si dice che non mangia colui che si
di t, et manducans dicitur qui pane et o/ere contentus est. ciba di locuste e miele selvatico, e si dice che mangia chi si acconten-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Dicit ergo «Venit Jesus»; ac si ta di pane e legumi. CRISOSTOMO: Dice dunque: È venuto Gesù, come
dicat: Per contrariam viam venimus ego et Ioannes et idem feci- se dicesse: io e Giovanni siamo venuti per vie contrarie e abbiamo
mus: sicut si venatores per duas contrarias vias aliquod animai fatto la medesima cosa; come quando dei cacciatori, per due vie con-
insequantur, ut in alterum incidat. Universum autem hominum trarie, inseguono un certo animale e si incontrano nel medesimo
genus ieiunium et duram vitam admiratur; et propter hoc dispen- punto. Ora, tutto il genere umano .ammira il digiuno e la vita dura, e
satum est a prima aetate ita nutriri Joannem, ut per hoc dignafide per questo fu disposto che Giovanni sin dalla prima età fosse nutrito
essent quae dicerentur ab ipso. Incessi! siquidem Dominus per in modo che così fossero degne di fede le cose da lui dette. Anche il
hanc viam quando quadraginta diebus ieiunavit; sed tamen et a/i- Signore camminò per questa via quando digiunò quaranta giorni, e
ter docuit quod sibi esset credendum; multo enim maius erat quod tuttavia insegnò anche in modo diverso che bisognava credergli :
testaretur pro eo Joann es qui per hanc viam incesserat, quam infatti valeva molto di più che Giovanni, il quale camminava per
quod ipse per hanc viam incedere!. A/iter Ioannes nihil plus quella via, testimoniasse per lui piuttosto che egli stesso vi cammi-
ostendit praeter vitam et iustitiam; Christus autem et a miraculis nasse. Giovanni non mostrò nulla di più oltre la vita e la giustizia,
testimonium habebat. Dimittens ergo Ioannem ieiunio fulgere, mentre Cristo aveva la testimonianza anche dei miracoli. Lasciando
ipse contrariam incessit viam, ad mensam intrans publicanorum, dunque che Giovanni risplendesse per il digiuno, egli camminò per
et manducans et bibens. HJERONYMUS [ibid.]: Si ergo ieiunium vobis una via contraria, entrando nella mensa dei pubblicani, e mangiando
placet, cur Ioannes displicuit? Si saturitas, cur Filius hominis? e bevendo. GIROLAMO: Se dunque vi piace il digiuno, perché vi
Quorum alterum daemonium habentem, alterum voracem et dispiacque Giovanni? Se la sazietà, perché il Figlio dell' uomo?
ebrium nuncupastis. Perché avete chiamato uno indemoniato e l' altro mangione e beone?
4

868 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo I l , versetti 16-19 869

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Qualem igitur iam excusatio- CRISOSTOMO: Quale scusa ormai prenderanno? Per questo aggiunge:
nem accipient? Propter hoc subdit «Et iustificata est sapientia a E alla sapienza è stata resa giustizia dai suoi figli; cioè, anche se voi
filiis suiS»: hoc est, etsi vos persuasi non estis, sed me iam ~nc~sare non siete persuasi, non avete di che accusarmi; poiché anche del Padre
non habetis: quod et de Patre ait Propheta (Ps. 50,6): «Ut 1ustifìce- il Profeta dice (Sai 50, 6): «Affinché tu sia giustificato nelle tue parole»;
ris in sermonibus tuis»: etsi enim nihil in vobis expleatur a procu- infatti, anche se non ricevete alcun profitto dal ministero che egli eser-
ratione Dei, quae est circa vos; omnia quae sunt ex parte sua, com- cita a vostro riguardo, tuttavia egli compie tutto ciò che a lui compete,
plet, ut inverecundis neque umbram relinquat i~gra.tae duk~tatio~is. e non lascia agli empi alcuna ombra di ragione per un dubbio così
HIERONYMUS [ibid.]: «Iustificata est ergo sapientia a jìlllS sws»; ingiusto. GIROLAMO: Alla sapienza è stata dunque resa giustizia dai
idest, Dei dispensatio atque doctrina, ve/ ipse Christus, qui est Dei suoifigli; cioè: l'insegnamento e la condotta di Dio, o lo stesso Cristo,
che è la potenza di Dio e la sua sapienza, sono sta~i dichiarati g iusti
virtus et Dei sapientia, iuste fecisse, ab Apostolis suis filiis com-
da lla sapienza d egli Apostoli suoi figli. ILARIO: E infatti la stessa
probatus est. HILARIUS [ibid.}: Est autem ipsa sapientia non ex sapienza, non per l'effetto, ma per la natura. Alcuni infatti sogliono
ejfèctu, sed ex natura. Plures enim dictum Apostolicum, quod ait eludere il detto apostolico (1 Cor 1, 24) che dice: «Cristo sapienza di
(1 Cm: I ,24): «Christum Dei sapientiam et Dei virtutem», his Dio e potenza di Di0» sostenendo che la sapienza e la potenza di Dio
modis solent eludere, quod in eo ex Virgine creando ejfìcax Dei si erano mostrate nella sua nascita da una Vergine; ma affinché non si
sapientia et virtus extiterit. Sed ne tale posset intel!igi, ipsum se potesse intendere nulla di simile, ha chiamato se stesso sapienza,
sapientiam nuncupavit, eam in se, non quae s~nt ez~s ost~ndens. mostrando che non soltanto possiede la virtù della sapienza, ma che
Non enim idem opus virtutis et virtus; et ejfìczens discermtur ab egli è la sapienza in se stessa. Infatti l'opera di una virtù non è la virtù
effectu. AUGUSTINUS, De q. Ev. [2,11, PL ~5,1337): .v<:l «iustificata in se stessa, e ogni effetto è distinto da colui che lo ha prodotto.
est sapientia a filiis suis»: qui a sanctz Apostoli mtellexerunt AGOSTINO: Oppure alla sapienza è stata resa giustizia dai suoi figli:
regnum Dei non esse in esca et potu, sed in aequanimitate toleran- poiché i santi Apostoli intesero che il regno di Dio non era nel cibo e
di; quos nec copia sublevat, nec deprimit eges~as; un~e et Paulus nella bevanda, ma nella benevolenza della sopportazione; in quanto
dicebat (Phil. 4, 12): «Scio abundare et penurzam patì». HILARIUS l'abbondanza non li esaltava e la povertà non li deprimeva; per cui
[HIERONYMUS, ibid.}: In quibusdam libris legitur «Iustific~ta e~t anche Paolo diceva (Fil 4, 12): «So essere nell'abbondanza e patire la
sapientia ab operibus suis»: sapientia namque non quaen~ ~ocis miseria». ILARIO [GIROLAMO]: In certi libri si legge: Alla sapienza è
testimonium, sed operum. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [lbzd.]: stata resa giustizia dalle sue opere; la sapien za infatti non cerca la
Si autem exempla vilia sunt de pueris, non mireris: ad imbecillita- testimonianza delle parole, ma delle opere. CRISOSTOMO: Non meravi-
tem enim audientium loquebatur: sicut Ezechiel multa dicit exem- glia1ti poi se gli esempi dei bambini sono di poco conto: parlava infat-
pla Iudaeis convenientia, Dei magnitudine indigna. . . ti alla debolezza degli ascoltatori; così anche Ezechiele porta molti
HILARIUS [ibid.}: Mystice autem Iudaeos nec loannzs praedzca- esempi adeguati ai Giudei, ma indegni della grandezza divina.
tio inflexit, quibus et lex gravis visa est, potibus cibisque prae- ILARIO: In senso mistico, la predicazione stessa di Giovanni Battista
non riuscì a convertire i Giudei. La legge era apparsa loro pesante, dif-
scriptis, et difficilis et molesta peccatum in se, quod daemoniu~t
ficile e fastidiosa a causa di certe prescrizioni sulle bevande e sui cibi.
nuncupat, habens: quia per observantiae dijfìcultate"!! neces~e e~s
Era loro impossibile non peccare nella legge, a causa della difficoltà di
esset in lege peccare: rursusque in Christo evangelu praedzcatw
osservarla, ed è così che la legge li sottometteva al demonio; e d'altra
vitae libertate non placuit, per quam difficultates legis et onera parte la predicazione del Vangelo in Cristo non piacque loro malgrado
laxata sunt, et ad eam publicani peccatoresque crediderunt. Atque la libertà che essa rendeva alla vita, e le difficoltà e i fardelli della legge
ita tot et tantis admonitionum generibus frustra habitis, nec per che faceva cessare: solo i pubblicani e i peccatori credettero. E così i
gratiam iustificantw; et a lege sunt abdicati: «et iustificata es~ Giudei, dopo così grandi e vani avve1timenti, non furono giustificati
sapientia a filiis suis», ab his scilicet qui regnum caelorum fidez dalla grazia e furono abbandonati dalla legge. E allora alla sapienza fu
iustificatione diripiunt, confitentes iustum sapientiae opus, quod resa giustizia dai suoi.figli, va le a dire da coloro che rubano il regno dei
munus suum adfideles a contumacibus transtulerit. cieli mediante la g iustificazione per la fede, professando la giusta opera
della sapienza, che aveva trasferito il suo dono dagli ostinati ai fedeli.
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870 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 20-24 871

VERSUS 20-24 VERSETTI 20-24

Tunc coepit exprobrare civitatibus, in quibus factae sunt Allora cominciò a rimproverare le città nelle quali aveva
plurimae virtutes eius, quia non egissent paenitentiam: Vae compiuto il maggior numero di miracoli, poiché non avevano
tibi, Corazaim, vae tibi, Bethsaida, quia, si in Tyro et Sidone fatto penitenza: Guai a te Corazin, guai a te Betsaida, poiché
factae essent virtutes quae factae sunt in vobis, olim in cili- se a Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono
cio et cinere poenitentiam egissent! Verumtamen, dico stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto peni-
vobis, Tyro et Sidoni remissius erit in die iudicii quam vobis. tenza nel cilicio e nella cenere. Ebbene, vi dico: Tiro e Sidone
Et tu, Capharnaum, numquid usque in caelum exaltaberis? nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della
«Usque in infernum descendes»; quia si in Sodomis factae vostra. E tu Cafarnao, forse che sarai elevata fino al cielo?
fuissent virtutes, quae factae sunt in te, forte mansissent Fino all'inferno discenderai. Poiché se a Sodoma fossero stati
usque in hunc diem. Verumtamen dico vobis, quia terrae compiuti i miracoli fatti presso di te, forse sarebbe rimasta fino
Sodomorum remissius erit in die iudicii, quam tibi. a oggi. Ebbene, io vi dico che nel giorno del giudizio la terra di
Sodoma avrà una sorte meno dura della vostra.

GLOSSA [PL 162,1352D]: Hucusque Iudaeos communiter incre- GLOSSA: Finora ha rimproverato i Giudei in generale; ora invece
paverat; nunc autem quasi nominatim quasdam civitates increpat, rimp~overa, chiamandole per nome, certe città alle quali aveva predi-
quibus specialiter praedicaverat, nec tamen converti volebant: c~to. lll modo speciale, e tuttavia non si volevano convertire; per cui
unde dicitur «Tunc coepit exprobrare civitatibus in quibus factae s1 dice: Allora cominciò a rimproverare le città nelle quali aveva
sunt plurimae virtutes eius, quia non egissent poenitentiam». compiuto il maggior numero di miracoli, poiché non avevano fatto
HIERONYMUS [PL 26, 74A}: Exprobratio enim civitatum Corozaim
penitenza. GIROLAMO: Infatti il rimprovero alle città di Corazin di
et Bethsaidae et Capharnaum, capituli huius titulo panditur, quod
Betsaida e di Cafamao appare chiaramente all ' inizio di questo pa~so,
ideo exprobraverit eis, quia post factas virtutes et signa quamplu-
e il motivo è che dopo tanti miracoli e segni non avevano fatto peni-
rima, non egerint poenitentiam: unde subdit « Vae tibi, Corozaim,
tenza; per cui aggiunge: Guai a te Corazin, guai a te Betsaida .
vae tibi, Bethsaida». CHRYSOSTOMUS, In Matth. {3 7,4, PG 57, 424):
Ut autem non dicas a natura ipsos esse malos, ponit nomen civita- CRISO_STOMO: Affinché però tu non dica che essi sono cattivi per natura,
tis, scilicet Bethsaida, a qua quandoque processerunt Apostoli; pone il nome di una città, cioè Betsaida, dalla quale provennero alcuni
etenim Philippus et duo binarii principalium Apostolorum hinc ~p?st?li : infatti Filippo e quattro dei principali Apostoli furono di qui,
fuerunt: scilicet P e trus et Andreas, Jacobus et Ioannes. c10e Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. GIROLAMO: Ma per il fatto
HIERONYMUS [ibid.}: Sed per hoc quod dicit « Vae», hae urbes che dice: Guai, il Salvatore si lamenta di queste due città della Galilea
Galilaeae a Salvatore planguntur, quod post tanta signa atque poiché dopo tanti segni e miracoli non hanno fatto penitenza.
virtutes non egerint poenitentiam. RABANUS [PL 107, 9 J4A]: RABANO: Corazin poi, che si interpreta «mio mistero», e Betsaida, che
Corozaim autem, quae interpretatur mysterium meum, et si interpreta «casa dei frutti», o «casa dei cacciatori», sono città della
Bethsaida, quae domus fructuum, ve/ domus venatorum dicitur, Galilea situate sulla costa del mare di Galilea. li Salvatore si Lamenta
civitates sunt Galilaeae sitae in littore maris Galilaeae. Plangit dunque delle città che un tempo possedettero il mistero di Dio, e
ergo Dominus civitates quae quondam mysterium Dei tenuerunt, dovevano già generare il frutto delle virtù, e nelle quali furono manda-
et virtutum iam fructum gignere debuerunt, et in quas spiritales ti i cacciatori spirituali. GIROLAMO: E sono preferite ad esse Tiro e
venatores sunt missi. HIERONYMUS {ibid.}: Et praeferuntur eis Sidone, città idolatre e dedite ai vizi; quindi segue: poiché se a Tiro e
Tyrus et Sidon urbes idololatriae et vitiis deditae; et ideo sequitur Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a
«Quia si in Tyro et Sidone factae esseni virtutes quae factae voi, già da tempo avrebbero fa tto penitenza nel cilicio e nella cenere.
sunt in vobis, olim in cilicio et cinere poenitentiam egissent».
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872 Santo Vangelo di Gesù. Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 20-24 873

GREGORJUS, Mor. [35,6, PL 76, 753C]: In cilicio quidem asperitas, GREGORIO: Nel cilicio si mostra l'asprezza, che è la puntura dei pec-
quae punctio peccatorum, in cinere autem pulvis ostenditur mor- cati, nella cenere invece la polvere dei morti : e queste due cose ven-
tuorum: et idcirco utrumque hoc adhiberi ad poenitentiam so/et, gono solitamente usate per la penitenza in modo che nella puntura
ut in punctione cilicii cognoscamus quid per culpam fecimus, et in del cilicio conosciamo che cosa abbiamo fatto mediante la colpa, e
favilla cineris perpendamus quid per iudicium facti sumus. nella favilla della cenere valutiamo che cosa siamo diventati median-
RABANUS [ibid.}: Tyrus autem et Sidon sunt urbes Phoenicis. te il giudizio. RABANO: Tiro e Sidone poi sono città della Fenicia.
Jnterpretatur autem Tyrus angustia, et Sidon venatio; et significat Tiro viene interpretato «angustia» e Sidone «caccia»; e significano i
Gentes quas venator diabolus in angustia peccatorum comprehen- pagani che il diavolo cacciatore lega nell'angustia dei peccati, ma
dit, sed Salvator Jesus per Evangelium absolvit. che il Salvatore Gesù assolve mediante il Vangelo.
HIERONYMUS [ibid.}: Quaerimus autem ubi scriptum sit quod in GIROLAMO: Ci chiediamo però dove è scritto che in Corazin e
Corozaim et Bethsaida Dominus signafecerit. Supra (9,35) legimus: Betsaida il Signore fece dei segni. In precedenza (Mt 9, 35) leggiamo:
«Et circuibat civitates omnes et vicos, curans omnem infirmita- «E andava attorno a tutte le città e i villaggi, curando ogni infennità»,
tem», et reliqua; inter ceteras ergo urbes et viculos existimandum e altre cose; quindi, fra le altre città e villaggi, bisogna pensare che a
est in Corozaim et in Bethsaida Dominum signa fecisse. Corazin e Betsaida il Signore fece dei segni. AGOSTINO: Dunque non
AUGUSTJNUS, De dono [9,23, PL 45,1005}: Non ergo verum est è vero dire che il Vangelo non è stato predicato nei tempi e nei luoghi
quod his temporibus et his locis Evangelium eius praedicatum che egli prevedeva dover essere simili ai tempi e ai luoghi nei quali,
non est, in quibus tales omnes futuros esse praesciebat, quales lui presente, non si era voluto credere ai morti che egli aveva risusci-
multi in eius corporali praesentia fuerunt, qui in eum nec suscita- tato. Ecco che il Signore ci assicura che la penitenza di Tiro e
tis ab eo mortuis credere voluerunt. Ecce enim Dominus attestatur di Sidone sarebbe stata piena di umiltà se i miracoli della divina
quod Tyrii et Sidonii acturi essent magnae humilitatis poeniten-
potenza fossero stati fatti nel loro seno. Ora, se i morti sono giudicati
tiam, si in eis /acta essent divinarum signa virtutum. Porro si
secondo ciò che avrebbero fatto se fossero vissuti, dato che costoro
etiam secundum /acta quae facturi essent si viverent, mortui iudi-
sarebbero stati cettamente cristiani se il Vangelo fosse stato predicato
cantur; profecto quia fide/es futuri erant isti, si eis cum tantis
miraculis Evangelium fuisset praedica tum, non sunt utique presso di loro con tanti miracoli , bisogna concluderne che non
puniendi, et tamen in die iudicii punientur: sequitur enim sono degni di punizione, e tuttavia nel giorno del giudizio saranno
«Verumtamen dico vobis ... ». Severius ergo punientur il/i, isti puniti secondo queste parole: Ebbene io vi dico ... Dunque quelli
remissius. HIERONYMUS [ibid.}: Quod ideo est, quia Tyrus et Sidon saranno puniti più severamente, questi meno. GIROLAMO: E ciò poi-
naturalem tantum legem calcaverant: istae vero civitates post ché Tiro e Sidone violarono soltanto la legge naturale, mentre queste
transgressionem naturalis legis et scriptae, etiam signa quae apud città, dopo la violazione della legge naturale e scritta, stimarono poco
eos /acta sunt, parvi duxerunt. RABANUS [ibid.}: lmpletum autem anche i segni che furono fatti presso di esse. RABANO: Vediamo
hodie videmus dictum Salvatoris: quia scilicet Corozaim et adempiuto oggi il detto del Salvatore: che cioè Corazin e Betsaida,
Bethsaida praesente Domino credere noluerunt; Tyrus autem et presente il Signore, non vollero credere; mentre Tiro e Sidone, dopo
Sidon, postea evangelizantibus discipulis crediderunt. REMJGIUS l 'evangelizzazione dei discepoli , credettero. REMIGIO [BEDA]:
[BEDA, PL 92, 45B}: Capharnaum autem metropolis erat Cafarnao era una città della Galilea insigne in quella provincia, e
Galilaeae, et insignis civitas illius provinciae: et ideo Dominus quindi il Signore ne fa speciale menzione dicendo: E tu Cafarnao,
specialiter mentionem illius facit, dicens «Et tu, Capharnaum, forse che sarai elevata fino al cielo? Fino all'inferno discenderai.
numquid usque in caelum exa ltaberis? Usque ad infernum GIROLAMO: In un'altra copia troviamo: E tu Cafarnao, che sei stata
descendes». HIERONYMUS [ibid.}: In altero e..wmplari reperimus: innalzata fino al cielo, fino agli inferi discenderai; e vi è una duplice
«Et tu, Capharnaum, quae usque ad caelum exaltata es, usque ad interpretazione. O discenderai agli inferi poiché molto superbamente
inferna descendeS»; et est duplex intelligentia. Ve! ideo ad infern~ hai resistito alla mia predicazione; oppure, poiché sei stata esaltata
descendes, quia contra praedicationem meam superbissime resti-
874 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 20-24 875

tisti; vel ideo quia exaltata usque in caelum meo hospitio, et meis fino al cielo accogliendomi come ospite, e avendo avuto un così
signis atque virtutibus tantum habens privilegiun:z, _maioribus grande privilegio per i miei segni e miracoli, sarai punita con mag-
plecteris suppliciis, quod his quoque credere noluzstz. REMIGJUS giori supplizi perché non hai voluto credere nemmeno a motivo di
[non occ.]: Non solum autem Tyri et Sidonis, sed ipsa Sodomorum questi. REMIGIO: Non solo i peccati di Tiro e Sidone, ma anche quelli
et Gomorrhaeorum fuerunt levia peccata per comparationem: di Sodoma e Gomorra furono peccati leggeri in confronto; per questo
et ideo sequitur «Quia si in Sodomis factae essent virtutes quae fac- segue: Poiché se a Sodoma fossero stati compiuti i miracoli fatti
tae sunt in te, forte mansissent usque in hunc diem». CHRYSOSTOMUS, presso di te, forse sarebbe rimasta fino a oggi. CrusosTOMO: Con ciò
In Matth. [ibid.]: In quo augetur eorum accusatio: etenim maxima viene aumentata la loro accusa: infatti è la massima dimostrazione di
malitiae demonstratio est, cum non solum his qui lune erant, sed malizia quella di apparire peggiori non solo di quelli che erano cattivi
his qui unquam fuerant mali, apparent deteriores. HIERONYMUS allora, ma anche di quelli che lo furono in passato. GIROLAMO: In
[ibid.]: In Capharnaum autem, quae inte1pretatur v~lla pulcherri- Cafarnao, poi, che si interpreta vi lla bellissima, è condannata
ma, condemnatur Ierusalem, cum dicitur per Ezechielem (16,48): Gerusalemme, quando si dice attraverso Ezechiele (16, 48):
«lustifìcata est Sodoma ex te». REMIGIUS [non oc~.]: _Ideo aute'!' «Sodoma, per causa tua è stata giustificata». REMIGIO: Per questo il
Dominus, qui omnia novit, in hoc loco verbum dubztatzvum posuit, Signore, che conosce tutto, ha posto in questo passo una parola dubi-
scilicet «forte», ut demonstraret quia liberum arbitrium conces- tativa, cioè forse, per dimostrare che agli uomini è stato concesso il
sum est hominibus. libero arbitrio.
Sequitur « Verumtamen dico vobis, quia terrae Sodomorum Segue: Ebbene, io vi dico che nel giorno del giudizio la terra di
remissius erit in die iudicii quam vobis». Et sciendum est, quod Sodoma avrà una sorte meno dura della vostra. E bisogna sapere che
nomine civitatis ve/ terrae, non aedifìcia ve/ domorum parietes con il nome di città o di terra il Signore non rimprovera gli edifici o le
Dominus increpat, sed homines in eis commorantes; secundum pareti delle case, ma gli uomini che vi abitano; ciò secondo una specie
speciem tropi, quae est metonymia, in qua per hoc quod cont~n~t di figura che è la metonimia, nella quale si mostra con chi contiene il
id quod continetur ostenditur. Per hoc autem q~od_dzcit contenuto. In quanto poi dice: nel giorno del giudizio avrà una sorte
«Remissius erit in die iudicii», aperte demonstrat quia diversa meno dura, dimostra chiaramente che nell'inferno i supplizi sono
sunt supplicia in inferno, sicut et diversae sunt mansiones in diversi, come anche nel regno dei cieli sono diverse le dimore.
regno caelorum. . GIROLAMO: Il lettore previdente si ponga però questa domanda: se
HIERONYMUS [ibid.]: Quaerat autem prudens lector, et dtcat: Tiro, Sidone e Sodoma potevano fare penitenza di fronte alla predica-
Si Tyrus et Sidon et Sodoma potuerunt agere poenitentiam ~d zione del Salvatore, e ai segni e ai miracoli, non sono in colpa per
praedicationem Salvatoris, signorumque miracula, non s~nt tn non aver creduto; ma la colpa del silenzio ricade su chi non ha voluto
culpa, quia non crediderunt; sed vitii silentium in_~o est qui actu- predicare a chi avrebbe fatto penitenza. A ciò è facile e chiara la
ris poenitentiam noluit praedicare. Ad quod fa_cilis ~t ap_erta est risposta: noi non conosciamo i giudizi di Dio, e i misteri della distri-
responsio: ignorare nos iudicia Dei, et singularzum ei~s dtspensa- buzione della sua provvidenza. Era stato prestabilito dal Signore di
tionum sacramenta nescire. Propositum fuerat Domino ludaeae non oltrepassare i confini della Galilea, per non dare ai Farisei e ai
fines non excedere, ne iustam Pharisaeis et sacerdo~bus occasio- sacerdoti una giusta occasione di persecuzione; per cui anche agli
nem persecutionis daret: unde et Apostolis praec~pit (10,5): «In Apostoli comandò (10, 5): «Non andate dai pagani». Corazin e
viam Gentium ne abieritiS». Corozaim et Bethsaida damnantur, Betsaida sono condannate poiché non vollero credere essendo pre-
quod praesente Domino credere noluerunt; Tyrus et Sidon iustifì- sente il Signore; Tiro e Sidone sono giustificate poiché credettero ai
cantur, quod Apostolis illius crediderunt. Non quaeras temp~ra, suoi Apostoli. Non chiedere il tempo quando consideri la salvezza
cum credentium intuearis salutem. REMIGIUS [ibid.}: Solvitur dei credenti. REMIGIO: Si risolve anche in un altro modo. Forse c'era-
autem et aliter. Fortassis erant plurimi in Corozaùn et Bethsaida no moltissimi, a Corazin e Betsaida, che avrebbero creduto; e c'erano
qui credituri erant; et erant multi in Tyro et Sidone qui non erant molti, a Tiro e Sidone, che non avrebbero creduto: quindi non erano
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876 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 20-24 877

credituri; et ideo non erant digni Evangelio. Dominus ergo ideo de~ni del _Yangelo. quindi il Signore predicò agli abitanti di Corazin
habitatoribus Corozaim et Bethsaidae praedicavit, ut il/i qui cre- e ~1 B~ts~1d~ affin~he coloro che dovevano credere credessero; e agli
dituri erant, crederent; et habitatoribus 1}'ri et Sidonis praedicare abttanh d1 Trro e Sidone non volle predicare affinché forse coloro che
noluit, ne forte il/i qui non erant credituri, contemptu Evange/ii non avrebbero ~reduto, divenuti peggiori per il disprezzo del
deteriores facti atrocius punirentur. Vangelo, non verussero puniti più atrocemente.
AUGUSTINUS, De dono [10, PL 45,1006}: Quidam autem dispu- AGOSTINO: Un c~rto studios.o c~ttolico non ignoto spiega questo
tator catholicus non ignobilis hunc Evangelii locum sic exposuit pas~o del ".'angelo dicendo che Il Signore sapeva in anticipo che Tiro
ut diceret, praescisse Dominum 1}'rios et Sidonios a fide faisse e Sidone s1 .sarebbero in seguito allontanate dalla fede, pur avendo
creduto per i ~iracoli compiuti presso di loro; ed egli non Ii compì in
postea recessuros, cum fa ctis apud se miraculis credidissent;
quel luogo pmttosto per misericordia, poiché avrebbero commesso
et misericordia potius non ewn illic ista fecisse, quoniam graviori una colpa m~ggiore lasciando la fede già avuta piuttosto che non
poenae obnoxii fierent, si fidem quam tenuerant reliquissent,
avendola ~a1 avuta. Opp~re ~i versamente . Certamente il Signore
quam si eam nullo tempore tenuissent. Ve/ a/iter. Praescivit pro- con?sceva m antecedenza 1 suoi benefici, con i quali si degna di libe-
fecto Deus beneficia s ua, quibus nos liberare dignatur. Haec rarci. or.a, ques!a è la predestinazione dei santi: la prescienza e la
autem est praedestinatio sanctorum, praescientia scilicet et prae- prep.araz1~ne d~1 benefici di Dio, con i quali certissimamente vengo-
paratio beneficiorum Dei, quibus certissime liberantur quicumque n? hber~ti ~~ti c.ot.oro che vengono liberati. Gli altri invece, per un
liberantw: Celeri autem non nisi in massa perditionis iusto divino gmsto grnd1z10 d1vmo, non vengono lasciati se non nella massa della
iudicio relinquuntur, ubi Tyrii relicti sunt et Sidonii, qui etiam cre- perdizione, dove sono stati lasciati quelli di Tiro e di Sidone, i quali
dere poterant, si multa Christi signa vidissent; sed quoniam ut po~ev~no anche credere se avessero visto molti segni di Cristo; ma
crederent non eis erat datum, et unde crederent est negatum. po1che. non era stato dato loro di credere, fu loro negato anche ciò
Ex quo apparet habere quosdam in ipso ingenio divinum natura/i- con cui avrebbero potuto credere. Dal che appare che alcuni. hanno
ter munus intelligentiae, quo moveantur ad fidem, si congrua suis naturalmente nel. loro ingegno un divino dono di intelligenza per cui
mentibus ve! audiant verba ve/ signa conspiciant: et tamen si Dei verr~bbero m.oss1. alla fede se avessero udito delle parole o visto dei
altiore iudicio a perditionis massa non sunt gratiae praedestina- s~grn. co~vernenti alle loro menti; e tu ttavia, se per un più alto giudi-
tione discreti, nec ipsa eis adhibentur ve! dieta divina ve! /acta, zio d1 D10 non sono separati con la grazia della predestinazione dalla
p er quae possent credere, si audirent utique talia ve! viderent. In m,a~sa ~ella pe1:dizione, non vengono loro offerti né le parole divine
eadem perditionis massa relicti sunt etiam ludaei, qui non potue- ne 1 fatti per cui possano credere, udendo tali cose o vedendole. Nella
runt credere factis in conspectu suo tam magnis clarisque virtuti- stessa massa di perdizione furono abbandonati anche i Giudei che
bus. Cur enim non poterant credere, non tacuit Evangelium dicens non poterono credere ai fatti che avvenivano sotto i loro occhi e a
(lo. 12,37-40): «Dum autem tanta signa fecisset coram eis, non tanti grandi e splendenti miracoli. Perché infatti non potevano dede-
poterant credere, quia dixit Isaias: Excaecavi oculos illorum, et re non lo tacque l'Evangelista dicendo (Cv 12, 37-40): «Pur avendo
induravi cor eorum». Non erant ergo sic excaecati oculi nec sic fa~o c?sì grandi segni d~vanti a loro non potevano credere, poiché
lsaia disse: Ho accecato 1 loro occhi, e indurito il loro cuore». Non
induratum cor Tyriorum et Sidoniorum: quia credidissent, si qua-
er~no ~un.qu~ così ~cc~cati gli ~echi né così indurito il cuore degli
lia viderunt isti, signa vidissent. Sed nec illis profuit quod pote- a?1tantt d1 Tiro e d1 Sidone, poiché avrebbero creduto se avessero
rant credere quia praedestinati non erant, nec istis obfaisset quod visto ~ei segni quali costoro videro. Ma nemmeno a loro giovò il
non poterant credere, si ita praedestinati esseni ut eos caecos fatto ~1 poter credere, poiché non erano predestinati, né sarebbe stato
Dominus illuminaret, et induratis cor lapideum vellet auferre. lor? .d1 ostacolo il fatto di non poter credere se fossero stati predesti-
nati m modo che, essendo ciechi, Dio li illuminasse ed essendo indu-
riti di cuore Dio volesse togliere loro il cuore di pietra.
<f

878 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 20-24 879

À UGUSTINUS, De cons. ev. [2,32,79, PL 34, 1115]: Hoc autem A GOSTINO : Ciò che viene qui detto, anche Luca lo ricorda,
quod hic dicitur, etiam Lucas commemorai, continuatim cuidam aggiungendo parole sue a un discorso del Signore: per cui sembra
sermoni Domini etiam hoc ex ipsius ore coniungens; unde magis rispettare meglio l ' ordine del le parole dette dal Signore stesso;
videtur ipse hoc ordine il/a commemorare quo a Domino dieta Matteo invece segue l'ordine da lui ricordato. Oppure ciò che Matteo
sunt; Matthaeus autem suae recordationis ordinem tenuisse. Aut dice: Allora cominciò a rimproverare Le città, va inteso nel senso che
illud quod Matthaeus ait «Tunc coepit exprobrare civitatibus», sic l' avverbio esprime il momento preciso del tempo in cui sono state
accipiendum putant ut punctum ipsum temporis voluisse credatur pronunciate le parole, e questo è il senso di Allora; e non uno spazio
exprimere, in hoc quod est «Tunc»; non autem ipsum tempus ali- di tempo più lungo dove avrebbero luogo più azioni e discorsi del
quanto latius quo hic multa gerebantur et dicebantur. Quisque Signore. Chi dunque crede questo ammette che queste parole sono
ergo hoc credìt, credat hoc esse bis dictum. Cum enim apud unum state pronunciate due volte, poiché in un solo Vangelo si trovano
Evangelistam inveniantur quaedam quae bis dixerat Dominus, spesso ripetute, in circostanze differenti, le stesse parole del Signore,
sicut apud Lucam de non tollenda pera in via; quid mirum si ali- come per esempio quelle che raccomandano ai discepoli di non por-
quid aliud bis dictum sigillatim a singulis dicitur eodem ordine tare la borsa per il viaggio. Che cosa c'è di sorprendente se una paro-
quo dictum est? Et ideo diversus orda apparet in singulis: quia et la che è stata ripetuta due volte dal Signore viene ricordata da due
tunc quando il/e, et lune quando iste commemorai, dictum est. Evangelisti in un ordine diverso? Questo ordine diverso di narrazione
appare quando uno colloca una parola in una tale circostanza, e un
altro in un'altra.
4

880 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 25-26 881

VERSUS 25-26 VERSETTI 25-26

In il/o tempore respondens /esus dixit: Confiteor tibi, In quel tempo Gesù rispondendo disse: Ti confesso, o Padre,
Pater Domine caeli et terrae, quia abscondisti haec Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste que-
a sapientibus et prudentibus et revelasti ea parvulis. ste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Jta, Pater, quoniam sic fuit placitum ante te. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.

CHRYSOSTOMVS~ Super Matth. [Ps., 28, PG 56, 776}: Quia scie- CRJSOSTOMO [Ps.]: Il Signore, poiché sapeva che molti avrebbero
bat Dominus multos de superiori quaestione dubitaturos, scilicet avuto dei dubbi sulla questione precedente, che cioè i Giudei non rice-
quod Judaei Christum non receperunt, quem gentilitas tam prona vettero Cristo mentre i pagani lo accolsero con tanta disposizione,
suscepit, respondet his cogitationibus eorum; et ideo dicit risponde a questi loro pensieri; e per questo si legge: Gesù risponden-
«Respondens Jesus dixit: Confiteor tibi, Pater Domine caeli et terrae». do disse: Ti confesso, o Padre, Signore del cielo e della terra.
GLOSSA [PL 114,122D]: ldest, qui facis caelos, et relinquis in ter- GLOSSA: Cioè: che fai i cieli, e lasci nelle cose terrene quelli che vuoi.
renitate quos vis. Vel ad litteram. AUGUSTINUS, De verb. Dom. Oppure in senso letterale. AGOSTlNO: Se Cristo ha detto: Confesso, lui
[serm. 67, 1, PL 38,433}: Si Christus dixit «Confiteor», a quo dal quale è lontano ogni peccato, la confessione non è del solo pecca-
longe est omne peccatum, confessio non est solius peccatoris, sed tore, ma talvolta anche di chi loda. Confessiamo dunque sia lodando
aliquando etiam laudatoris. Confitemur ergo sive laudantes Deum, Dio, sia accusando noi stessi. Ha detto dunque: TI confesso, cioè lodo te,
sive accusantes nosmetipsos. Dixit ergo «Confiteor tibi»; idest, non accuso me. GIROLAMO: Ascoltino dunque coloro che bestenunian-
laudo te, non accuso me. HtERONYMUS [PL 26, 75B]: Audiant ergo do sostengono che il Salvatore non è nato, ma creato: egli chiama
qui Salvatorem non natum, sed creatum calumniantur, quod Padre suo il Signore del cie lo e della terra. Se infatti anche lùi è una
Patrem suum vocet caeli et terrae Dominum. Si enim et ipse crea- creatura, e la creatura può chiamare padre il suo creatore, era stolto
tura est, et creatura conditorem suum patrem appellare potest, non chiamarlo similmente creatore e padre del cielo e della terra e non
stultum fitit non et sui, et caeli, et terrae Dominum, ve! Patrem di se stesso. Ora, rende grazie poiché ha manifestato agli Apostoli i
similiter appellare. Gratias autem agit, quod Apostolis adventus misteri della sua venuta, ignorati dagli Scribi e dai Farisei, che si rite-
sui aperuerit sacramenta, quae ignoraverunt Scribae et Pharisaei, nevano sapienti e prudenti ai loro occhi; per questo segue: perché hai
qui sibi sapientes videntur et in conspectu suo prudentes: et ideo tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rive-
sequitur «Quia abscondisti haec a sapientibus et prudentibus, et late ai piccoli. AGOSTINO: Egli stesso ha spiegato che col nome
revelasti ea parvulis». AUGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 67,5, di sapienti e intelligenti si possono intendere i superbi, quando dice:
PL 38,436}: Nomine sapientum et prudentum superbos intelligi le hai rivelate ai piccoli; che cosa significa infatti i piccoli se non
passe ipse exposuit, cum ait «Revelasti ea parvulis»: quid enim est gli umili? GREGORIO: Poiché infatti non aggiunge: le hai rivelate
«parvulis», nisi humilibus? GREGORJUS, M01: [27,13, PL 76,412Cj: agli stolti, ma ai piccoli, mostra di aver condannato il gonfiarsi, non
Quod enim non subiungit: «Revelasti ea» stultis, sed «parvulis», l'acutezza. CRISOSTOMO: Oppure, parlando dei sapienti, non parla
tumorem se damnasse innuit, non acumen. CHRYSOSTOMUS, de lla vera sapienza, ma di quella che appariva negli Scribi e nei
In Matth. [38, 1, PG 57,429}: Vel dicens sapientes, non veram Farisei in base all'eloquenza. Per questo non dice nemmeno: le hai
sapientiam dicit, sed eam quam videbantur Scribae et Pharisaei rivelate agli stolti, ma ai piccoli, cioè agli ignoranti o ai rozzi: nel che
ab eloquentia habere. Propter hoc neque dixit: «Revelasti ea» ci insegna a sottrarci in tutto alla superbia, e a cercare invece l' umiltà.
stultis, sed «parvulis», idest informibus aut rusticis; in quo
erudit nos per omnia ab elatione erui, humilitatem autem zelare.
882 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11 , versetti 25-26 883

HILARJUS [PL 9,983C]: Caelestium ergo verborum arcana atque ILARIO: I segreti delle parole celesti si nascondono ai saggi e si rive-
virtutes sapientibus absconduntw; et parvulis revelantur; parvulis lano ai piccoli, cioè a quelli che sono piccoli nella malizia, non nella
malitia, non sensu; sapientibus vero stultitiae suae praesumptio- conoscenza; e si nascondono a coloro che sono sapienti agli occhi
ne, non sapientiae causa. CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.]: della loro stolta presunzione, e non nel giusto motivo della sapienza.
Revelatum autem esse his, dignum est laetitia; occultari autem his, CrusOSTOMO: Che sia rivelata a questi è causa di gioia; che sia nasco-
non laetitia, sed lacrymis dignum est. Non ergo propter hoc laeta- sto a questi altri non è causa di gioia, ma di lacrime. Non si rallegra
tur, sed quoniam quae sapientes non cognoverunt, cognoverunt hi. dunque per questo, ma perché le cose che i sapienti non hanno cono-
HILARIUS [ibid.}: Facti autem huius aequitatem Dominus paternae sciuto, questi le hanno conosciute. ILARIO: Il Signore conferma l'e-
voluntatis iudicio confirmat,· ut qui indignantur parvuli in Deo quità di questo fatto con il giudizio della volontà del Padre: in modo
fieri, stulti deinceps in sapientia sua fiant: et ideo subditur che quanti disdegnano di divenire piccoli in Dio divengano poi stolti
«lta, Pater, quoniam sic placitum fuit ante te». GREGORIUS, Mor. nella loro sapienza; per questo si aggiunge: Sì, o Padre, perché così è
[25,14, PL 76,342B}: Quibus verbis exempla humilitatis accipi- piaciuto a te. GREGORJO: Da queste parole riceviamo un esempio di
mus, ne temere discutere superna consilia de aliorum vocatione, umiltà, affinché non presumiamo di discutere temerariamente i giudi-
aliorum vero repulsione praesumamus: ostendens quod iniustum zi divini sulla vocazione degli uni e la riprovazione degli altri: egli ci
esse non potest quod placuit iusto. HIERONYMUS {ibid.}: In his mostra che non ci può essere ingiustizia in ciò che è piaciuto al
etiam verbis blandientis affectu loquitur ad Patrem, ut coeptum in Giusto. GIROLAMO: Con queste parole egli offre anche con tenerezza
Apostolis compleatur beneficium. CHRYSOSTOMVS, In Matth. al Padre l'omaggio del suo affetto, affinché egli compia l'opera ini-
[ibid.}: Haec autem quae Dominus discipulis dixit, studiosiores ziata nei suoi Apostoli. CrusoSTOMO: Queste cose poi che il Signore
eos fecerunt: quia enim consequens erat eos de se magna sapere, disse ai discepoli li resero più attenti: poiché infatti era logico che
quia daemones abigebant, ideo hic eos reprimit: revelatio enim avessero un'alta idea di sé coloro che scacciavano i demoni, egli
reprime questa idea, dato che ciò che aveva fatto in loro favore non
erat quod eis factum est, non i/forum studium; ideoque Scribae,
era il frutto del loro zelo, ma di una rivelazione divina. Per questo gli
sapientes et prudentes existimantes se esse, exciderunt propter
Scribi, ritenendo di essere sapienti e intelligenti, caddero per la loro
proprium tumorefr!; unde si propter hoc ab eis abscondita sunt
vanità; per cui, se per questo furono loro nascosti i misteri di Dio,
Dei mysteria: Timete, dicit, et vos, et manete parvuli: hoc enim
temete, dice, anche voi, e rimanete piccoli: ciò infatti vi ha reso capa-
fecit vos revelatione potiri. Sicut autem cum P aulus dicit
ci della rivelazione. Come poi quando Paolo dice (Rm 1, 26): «Dio li
(Rom. 1,26): «Tradidit illos Deus in reprobum sensum», non hoc
ha abbandonati a passioni infami» non attribuisce ciò a Dio, ma a quel-
dicit inducens Deum hoc agentem, sed illos qui causam tribue-
li che furono la causa di ciò, così anche qui: hai tenuto nascoste queste
runt, ita et hic «Abscondisti haec a sapientibus et prudentibus».
cose ai sapienti e agli intelligenti. E per che cosa furono loro nascoste?
Et propter quid abscondita sunt ab illis? Audi Paulum dicentem
Ascolta Paolo che dice (Rm 10, 3): «Cercando di stabilire una propria
(Rom. 10,3) quoniam «quaerentes propriam iustitiam statuere,
giustizia, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio».
iustitiae Dei non sunt subiecti».
884 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11 , versetto 27 885

VERSUS 27 VERSETTO 27

Omnia mihi tradita sunt a Patre meo, et nemo novit Tutto mi è stato dato dal Padre mio, e nessuno conosce
Filium, nisi Pater; neque Patrem quis novit, nisi Filius et cui il Figlio se non il Padre, né alcuno conosce il Padre se non
vo/uerit Filius revelare. il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [38,2, PG 57,430]: Quia dixerat CRISOSTOMO: Poiché aveva detto (v. 25): «Ti confesso, o Padre,
(v. 25): «Confiteor tibi, Pater, quoniam abscondisti haec a sapientibus», perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti», affinché tu non
ut non existimes quoniam ita gratias agit Patri, sicut si ipse sit abbia a pensare che egli renda grazie al Padre essendo egli stesso
hac virtute privatus, consequenter adiungit «Omnia mihi tradita privo di questa virtù, di conseguenza aggiunge: Tutto mi è stato dato
sunt a Patre meo». Cum autem audieris quoniam «tradita sunt», dal Padre mio. Quando poi senti che è stato dato, non pensare ad
nihil humanum suspiceris: ut enim non duos deos ingenitos esse alcunché di umano: pone questa distinzione perché tu non abbia a ri-
aestimes, hanc ponit dictionem. Simul enim cum genitus est, tenere che ci siano due dèi ingenerati. Infatti non appena fu generato,
omnium dominator fuit. HJERONYMUS [PL 26,75C]: Alioquin si fu insieme dominatore di tutte le cose. GIROLAMO: Altrimenti, se
iuxta nostram fragilitatem sentire volumus, cum coeperit habere vogliamo giudicare secondo la nostra fragilità, quando cominciò ad
qui accepit, incipiet non habere qui dedit. Ve/ tradita sibi omnia, avere colui che ricevette, cominciò a non avere colui che diede.
non cae/um et terra et elementa intelligenda sunt, et cetera quae Oppure, in tutte le cose che gli furono date non vanno intesi il cielo e
ipse fecit et condidit,- sed hi qui per Filium accessum habent ad la terra e gli elementi, e le altre cose che egli fece e creò, ma coloro
Patrem. HJLARJUS [PL 9,983C]: Ve/ hoc dixit ne quid in ilio minus che mediante il Figlio hanno accesso al Padre. ILARIO: Oppure ha
quam quod in Deo est, aestimaretur. AUGUSTJNUS, Contra detto questo affinché non si pensasse che in lui c'era quakosa di
Maximum [2,12, PL 42, 767]: Nam si minus habet in potestate ali- meno di quanto c'era in Dio. AGOSTINO: Infatti, se nel potere ha qual-
quid quam Pater, non sunt eius omnia quae habet Pater: gignendo cosa dj meno del Padre, non sono sue tutte le cose che ha il Padre:
enim dedit Pater potentiam Filio, sicut omnia, quae habet in sub- infatti il Padre generando ha dato la potenza al Figlio, come generan-
stantia sua, gignendo dedit ei quem genuit de substantia sua. do diede a colui che generò dalla sua sostanza tutte le cose che ha
HILARJUS [ibid.}: Deinde in mutua cognitione Patris et Filii dat nella sua sostanza. ILARIO: Poi nella reciproca conoscenza del Padre e
intelligere non a/iud in Fi/io quam quod in Patre extitisse: sequitur del Figlio fa intendere che nel Figlio non c'era nulla di diverso da
enim «Et nemo novit Filium nisi Pater, neque Patrem quis novit quanto c'era nel Padre; segue infatti: e nessuno conosce il Figlio se
nisi Fi/iuS». CHRYSOSTOMUS, in Matth. [ibid.}: Ex eo enim quod non il Padre, né alcuno conosce il Padre se non il Figlio. CRISOSTOMO:
so/us Patrem novit, latenter ostendit eiusdem se esse substantiae,- ln quanto infatti egli solo conosce il Padre, si intuisce che egli è della
ac si diceret: Quid mirum est, si omnium sum dominator, cum a/i- stessa sostanza, come se dicesse: perché meravigliarsi che io sia il
quid aliud maius habeam, scilicet scire Patrem, et eiusdem esse dominatore di tutte le cose dal momento che ho qualche cosa di più
substantiae? HJLARJUS [ibid.}: Eamdem enim utriusque in mutua grande, ossia conoscere il Padre, ed essere della sua stessa sostanza?
cognitione docet esse substantiam,- cum qui Fi/ium cognosceret, ILARIO: Insegna infatti che questa stessa sostanza dell'uno e dell'altro
Patrem quoque cogniturus esset in Filio, quia omnia ei a Patre è in questa mutua conoscenza, in quanto colui che conosce il Figlio
sunt tradita. CHRYSOSTOMUS, in Matth. [38,2, PG 57,431]: Cum conoscerà anche il Padre nel Figlio, poiché tutte le cose gli sono state
consegnate dal Padre. CRISOSTOMO: Dicendo poi: nessuno conosce il
autem dicat «Neque Patrem a/iquis cognoscit nisi FiliuS», hoc ait
non quoniam eum omnes omnino ignorent, sed quoniam cognitione Padre se non il Figlio, non vuole affermare che tutti lo ignorino com-
pletamente, ma che nessuno lo conosce con la conoscenza con cui
qua ipse eum novit, nullus eum scit,- quod et de Fi/io dicendum est.
egli lo conosce; il che va detto anche del Figlio. E non ha detto que-
886 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetto 27 887

Neque etiam de ignoto quodam Deo hoc dixit, sicut Marcion ait. sto di un Dio ignoto, come sostiene Marcione. AGOSTINO: Infine,
AUGUSTINVS, De Trin. [1, 8, PL 42,832): Denique propter substan- essendo la sostanza divina inseparabile, basta nominare o il solo
tiae inseparabilitatem sufficienter aliquando nominatur ve/ solus Padre o il .solo Figlio, e con ciò non si separa lo Spirito di entrambi,
Pater .ve/ ~~lus Filf~s: nec ~nde separatur utriusque Spiritus, qui che propriamente è detto Spirito di verità. GIROLAMO: Si vergogni
proprze dicztur Spzrztus verztatis. HIERONYMUS [ibid.): Erubescat dunque l'eretico Eunomio che ri vendica per sé una conoscenza del
ergo Eunomius haereticus tantam sibi notitiam Patris et Filii Padre e del Figlio pari a quella che essi hanno l'uno dell'altro. Se le
quantam ad alterutrum inter se habent, vindicans. Quod si inde parole seguenti: e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare, servono
contendi!, et suam consolatur insaniam, quia sequitur «Et cui di base alla sua asserzione, e di conforto alla sua fo lle pretesa, che
voluerit Filius revelare»; aliud est naturae aequalitate nosse quod egli sappia che altro è ciò che si conosce per uguaglianza di natura e
noveris, aliud revelantis dig nation e. A UGUSTJNUS, De Trin . altro ciò che si conosce per grazia di rivelazione. AGOSTINO: Ora, il
[ 7,3, PL 42,937): Revelatur autem Pater per Filium, idest p er Padre è rivelato dal Figlio, cioè dal suo Verbo. Se dunque la parola
Verbum suum. Si enim hoc verbum quod nos proferimus tempora- temporale e transitoria che noi proferiamo mostra sia se stessa sia ciò
le et transitorium, et seipsum ostendit, et il/ud de quo loquimw; di cui parliamo, quanto più la Parola di Dio, per mezzo della quale
quanto magis Verbum Dei, per quod /acta sunt omnia, quod ita sono state fatte tutte le cose! Egli mostra il Padre quale il Padre è poi-
ostendit Patrem siculi est Pater, quia et ipsum ita est et hoc est ché egli stesso è come il Padre ed è ciò che è il Padre. AGOSTINO:
quod Pater? A UGUSTJNUS, De q. ev. {1,1, PL 35,1323): Cum autem Quando però ha detto che nessuno conosce il Figlio se non il Padre,
diceret «Nemo novit Filium nisi Pater», non dixit: Et cui voluerit non ha aggiunto: e colui al quale il Padre voglia rivelare il Figlio;
Pater Filium revelare; sed cum diceret «Nemo novit Patrem nisi mentre quando ha detto: nessuno conosce il Padre se non il Figlio, ha
FiliuS», addidit «Et cui voluerit Filius revelare»: quod non ita aggiunto: e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Ciò non va inte-
intelligendum est quasi Filius a nullo possit agnosci nisi a Patre so nel senso che il Figlio possa essere conosciuto solo dal Padre, il
solo, Pater autem non solum a Filio, sed etiam ab eis quibus reve- Padre invece non solo dal Figlio, ma anche da coloro a cui il F.iglio Io
laverit Filius: sic enim p otius dictum est, ut intelligamus Patrem ha rivelato; bisogna intendere invece che il Padre e lo stesso Figlio
et ipsum Filium per Filium revelari, quia ipse est mentis nostrae sono rivelati dal Figlio, poiché egli è la luce della nostra mente; e ciò
lumen; et quod postea intulit «Et cui voluerit Filius revelare», non che ha aggiunto dopo: e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare,
tantum Patrem, sed etiam Filium accipiamus: ad totum enim quod dobbiamo riferirlo non solo al Padre, ma anche al Figlio; infatti si
dixit, illatum est: Verbo enim suo se Pater declarat; verbum riferisce a tutto ciò che ha detto, poiché il Padre dichiara se stesso
autem non solum id quod per verbum declaratur, sed etiam con il suo Verbo, e il Verbo dichiara non solo ciò che è dichiarato dal
s~ipsum declarat. CHRYSOSTOMUS, In Matth. {38,2, PG 57,430):
Verbo, ma anche se stesso. CRISOSTOMO: Se dunque il Verbo rivela il
Sz ergo Patrem revelat, et seipsum revelat. Sed hoc quidem ut Padre, rivela anche se stesso. Ma ha tralasciato questo punto in quan-
manifestum dimisi!; il/ud autem posuit, quia scilicet poterat esse to manifesto, mentre ba messo l'altra cosa poiché poteva essere
oggetto di dubbio. Con ciò inoltre insegna che egli concorda con il
dubium. Per hoc etiam instruit quod adeo concordai Patri quod
non est possibile aliquem venire ad Patrem nisi per Filium: hoc Padre a tal punto che non è possibile che uno venga al Padre se non
mediante il Figlio: ciò infatti scandalizzava moltissimo, poiché appa-
enim maxime scandalizabat, quod videbatur Deo contrarius; et
riva un attentato alla divi nità, e per questo egli si impegna a distrug-
ideo per omnia hoc destruere studuit.
gere queste idee in tutte le maniere.
888 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 28-30 889

VERSUS 28-30 VERSETTI 28-30

Venite ad me, omnes qui /aboratis et onerati estis, et ego Venite a me voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi
reficiam vos. Tollite iugum meum super vos et discite a me ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me
quia mitis sum et humilis corde; et «invenietis requiem ani- che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vo-
mabus vestris»; iugum enim meum suave est, et onus stre anime; il mio giogo infatti è dolce, e il mio carico leggero.
meum leve.
CRISOSTOMO: Con le cose dette aveva stabilito nel desiderio di lui i
CHRYSOSTOMUS, In Matth. {38,2, PG 57,431}: Per ea quae
suoi discepoli, mostrando l'ineffabile sua potenza; ora invece li chiama
dieta sunt, in desiderium sui discipulos constituerat, ostendens
ineffabilem suam virtutem; nunc autem eos ad se vocat, dicens a sé, dicendo: Venite a me voi tutti, che siete affaticati e oppressi.
«Venite ad me, omnes qui laboratis et onerati estis». A UGUSTINUS, AGOSTINO: Perché infatti siamo affaticati se non perché siamo uomini
De verb. Dom. [serm. 69,J,1, PL 38,40}: Quare enim omnes labo- mortali, portando vasi di creta che ci mettono nella più grande angustia?
ramus, nisi quia sumus homines morta/es, lutea vasa portantes, Ma se si angustiano i vasi di carne, si dilatino gli spazi della carità.
quae faciunt invicem angustias? Sed si angustiantur vasa carnis, Perché dunque dice: Venite a me voi tutti, che siete affaticati, se non
dilatentur spatia caritatis. Ad quid ergo dici! «Venite ad me, omnes per liberarci dalla fatica? ILARIO: Chiama a sé anche coloro che fati-
qui laboratis», nisi ut non laboretis? HlLARIUS [PL 9,984A}: Legis cavano per le difficoltà della legge ed erano oppressi dai peccati del
etiam difficultatibus laborantes et peccatis saeculi oneratos ad se mondo. GIROLAMO: Che infatti il peso dei peccati sia grave lo attesta
advocat. HIERONYMUS [PL 26, 75D]: Gravia enim esse onera pec- anche il Profeta Zaccaria (5, 7), il quale dice che l'iniquità siede su
cati, et Zacharias Propheta testatur (5, 7) iniquitatem dicens sede- un peso di piombo. E il Salmista completa (Sal 37, 5): «Le mie ini-
re super talentum plumbi. Et Psalmista complevit (Ps. 37,5): quità si sono appesantite sopra di me». GREGORIO: Infatti è un ·gravo-
«lniquitates meae aggravatae sunt super me». GREGORIUS, Mor. so giogo e un duro peso di servitù sottostare alle cose temporali,
[30,15, PL 76,552B}: Asperum etiam iugum et durum servitutis ambire le cose terrene, trattenere le cose fuggevoli, stare saldi nelle
pondus est subesse temporalibus, ambire terrena, retinere laben- cose instabili, desiderare le cose che passano, eppure non voler pas-
tia, velie stare in non stantibus, appetere quidem transeuntia, sed sare con le cose che passano. Mentre infatti contro il nostro desiderio
cum transeuntibus no/le transire. Dum enim contra votum cuncta tutte le cose fuggono, il nostro spirito, che prima di acquistare un bene
fugiunt, quae prius mentem ex desiderio adeptionis ajjlixerant, era stato sottomesso all 'affiizione del desiderio, più tardi subisce lo
post ex pavore amissionis premunt. CHRYSOSTOMUS, In Matth. sgomento della perdita. CRISOSTOMO: Non dice: Venite questo o que-
[ibid.]: Non autem dicit: «Venite» ille et i/le; sed «omnes» qui in st'altro, ma tutti voi che siete nelle preoccupazioni, nelle tristezze, nei
sollicitudinibus, qui in tristitiis, qui in peccatis estis; non ut expe- peccati; non perché vi castighi, ma perché vi perdoni i peccati. Venite
tam noxas, sed ut solvam peccata. «Venite», non quoniam indigeo non perché abbia bisogno della vostra gloria, ma perché voglio la vo-
vestra gloria, sed quia volo vestram salutem: unde dicit «Et ego stra salvezza; per cui dice: e io vi ristorerò; non ha detto: vi salverò,
reficiam vos»; non dixit: Salvabo solum; sed, quod multo amplius ma, ciò che era molto di più, vi ristorerò, cioè vi costituirò in un
erat, «Reficiam vos»; idest, in omni quiete constituam. RABANUS pieno riposo. RABANo [GLOSSA]: Non solo vi libererò dal peso, ma vi
[GLOSSA, PL 162,1355D}: Non solum exonerabo, sed interna sazierò con un interno ristoro. REMIGIO: Venite, dice, non con i piedi,
refectione saturabo. REMIGJUS [hom. 10, PL 131,920}: «Venite», ma con un buon comportamento; non con il corpo, ma con la fede.
dicit, non pedibus, sed moribus; non corpore, sed fide. Iste nam- Questo è infatti l'accesso spirituale con cui ciascuno si avvicina a
que est spiritualis accessus, quo quisque Deo appropinqua!; et Dio; e così segue: Prendete il mio giogo sopra di voi. RABANO:
ideo sequitur « Tallite iugum meum super vos». RABANUS li giogo di Cristo è il Vangelo di Cristo, che congiunge e associa nel-
[PL 107,917A]: Iugum Christi est Evangelium Christi, quod 1'unità della fede i Giudei e i pagani. Ci viene comandato di prender-
Iudaeos et Gentes in unitate jìdei coniungit et sociat. Hoc autem
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890 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11, versetti 28-30 891

super nos iubemur sumere, idest in honore habere, ne forte subtus lo sopra di noi, cioè di averlo in onore, in modo che forse ponendolo
ponentes, idest illud prave contemnentes, lutulentis pedibus vitio- sotto, cioè disprezzandolo, non lo abbiamo a calpestare con i piedi
rum conculcemus: unde subditur «Discite a me». AUGUSTINus infangati dai vizi; per cui si aggiunge: imparate da me. AGOSTINO:
De verb. Dom. [ibid.}: Non mundumfabricare, non in ipso mund~ Non a fare il mondo, non a compiere miracoli nel mondo, ma perché
miracu/a facere; sed «quia mitis sum et humilis corde». Magnus sono mite e umile di cuore. Vuoi essere grande? Comincia da ciò che
esse vis? A minimo incipe. Cogitas magnam fabricam constituere è minimo. Pensi di costruire un edificio grande e sublime? Pensa
celsitudinis? De fundamento prius cogita humilitatis. Et quanto innanzitutto al fondamento dell'umiltà. E quanto più alto è l'edificio,
quisque vult superponere maius aedificium, tanto altius fodiat fun- tanto più profondo sia il fondamento. Ora, fin dove salirà la vetta del
damentum. Quo autem perventurum est cacumen nostri aedificii? nostro edificio? Fino al cospetto di Dio. RABANO: Dobbiamo quindi
Usque ad conspectum Dei. RABANUS [ibid.}: Discendum ergo imparare dal nostro Salvatore a essere miti nel modo di agire e umili
nobis est a Salvatore nostro ut simus mites moribus et humiles nelle menti; non danneggiamo nessuno, non disprezziamo nessuno, e
mentibus: neminem laedamus, neminem contemnamus, et virtutes le virtù che mostriamo esternamente nelle opere custodiamole inter-
quas foris ostendimus in opere, intus teneamus in corde. namente nel cuore. CRISOSTOMO: Quindi, nell'esposizione delle leggi
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Et ideo incipiens divinas leges, divine, comincia dall'umiltà, e mette il massimo premio dicendo:
ab humilitate incipit; et maximum praemium ponit, dicens e troverete ristoro per le vostre anime. Questo è il massimo premio:
«Et invenietis requiem animabus vestriS». Hoc maximum est prae- così tu non solo diventerai utile agli altri, ma darai riposo a te stesso.
mium: non enim alteri efficeris utilis solum, sed teipsum requie- Riceverai questa ricompensa prima di quella che ti è destinata nel-
scere facis; et ante futura hanc tibi dat promissionem; in futuro 1'avvenire; in futuro godrai di un riposo eterno. CRISOSTOMO: E affin-
autem perpetua gaudebis requie. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: ché non temessero di fronte alle parole: giogo e carico, aggiunge:
Et ne formidarent quia dixerat «onus» et «iugum», subdit «lugum il mio giogo infatti è dolce, e il mio carico leggero. ILARIO: P ropone
enim meum suave est, et onus meum leve». HJLARJUS [ibid.}: lugi gli addolcimenti del giogo soave e del carico leggero per dare a colo-
autem suavis et levis oneris blandimenta proponi!, ut credentibus ro che crederanno in lui un presentimento di quella felicità cfle egli
eius boni scientiam praestet quod ipse solus novit in Patre. solo ha conosciuto nel Padre. GREGORIO: Quale pesante fardello
GREGORJUS, Mor. [4,33, PL 75,673B]: Quid grave mentis nostrae impone alle nostre anime colui che ci comanda di fuggire ogni desi-
cervicibus imponit qui vitare omne desiderium quod perturbat derio che turba, che esorta a evitare i sentieri laboriosi di questo
praecipit, qui declinare laboriosa mundi huius itinera monet? mondo? ILARIO: Che cosa c'è di più soave di questo giogo, di più leg-
HJLARIUS [ibid.]: Et quid iugo ipso suavius, quid onere levius? gero di questo fardello? Diventare più gradito, astenersi dai crimini,
Probatiorem fieri, scelere abstinere, bonum velie, malum nolle, volere il bene, respingere il male, amare tutti gli uomini, non dete-
amare omnes, odisse nullum, aetema consequi, praesentibus non starne nessuno, perseguire le realtà eterne, non lasciarsi prendere
capi, nolle inferre alteri quod sibi perpeti sit molestum. RABANUS dalle cose presenti, non fare a un altro ciò che non vorremmo fosse
[ibid.}: Sed quomodo iugum Christi suave, cum supra dicatur fatto a noi stessi? RABANO: Ma in che modo il giogo di Cristo è soave
(7,14): «Arcta est via quae ducit ad vitam?». Sed quod angusto quando sopra è detto (7, 14): «Stretta è la via che conduce alla vita»?
initio incipitur, processu temporis ineffabili dilectionis dulcedine Si deve dire che ciò che all'inizio è stretto, in seguito viene dilatato
dilatatur. A uGUSTJNUS, D e verb. Dom. [serm. 70,1,1, PL 38,43}: con l'ineffabile dolcezza dell'amore. AGOSTINO: Coloro che hanno
Item qui iugum Domini intrepida cervice subierunt, tam difficilia preso in modo intrepido il giogo del Signore sul loro capo hanno da
pericu/a patiuntu1; ut non a laboribus ad quietem, sed a quiete ad patire dei pericoli così difficili che a loro sembra di passare non dalla
laborem vocari videantw: Sed profecto aderat Spiritus sanctus, fatica al riposo, ma dal riposo alla fatica. Tuttavia lo Spirito Santo è
qui in exterioris hominis corruptione interiorem re1wvaret de die certamente là, egli che di giorno in giorno rinnova l'uomo interiore in
in diem; et gustata requie spirituali in affluentia deliciarum Dei in mezzo alle rovine dell'uomo esteriore, e una volta che egli ha gustato
spe futurae beatitudinis, omnia praesentia deliniret aspera, et il riposo spirituale nell'abbondanza delle delizie di Dio, nella speran-
omnia gravia relevaret. Secari et uri se homines patiuntur, ut za della futura beatitudine, il presente perde il suo rigore e tutte le
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892 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 11 , versetti 28-30 893

dolores non aeterni, sed aliquanto diuturnioris ulceris, acriorum cose si sollevano. Gli uomini sopportano di essere straziati o bruciati
1olorum pretio redimantur. Quibus tempestatibus vel poenis per essere liberati, con un ferimento alquanto durevole ma non eter-
11n~ortunz sunt mercatores, ut divitias perituras acquirant? Sed no, dalle pene di sofferenze più forti. Quali non sono le tempeste, le
qui has n?n amant, eadem gravia patiuntur; qui vero amant, pene da cui sono molestati i mercanti che vogliono acquistare delle
eadem quidem, sed non gravia patiuntur. Omnia enim saeva et ricchezze che andranno perdute? D'altra parte coloro che non le
imn:~nia, prorsus facili~ et prope nulla efficit amor; quanto ergo amano sopportano le medesime pene; coloro che le amano, pur sop-
faczlius ad veram beatitudinem caritas .facit quod ad miseriam po1tando queste pene, non ne soffrono. Si può dire dei primi: l'amore
qi~antum potuit, cupiditas .fecit? HIERONYMUS [ibid.}: Quomod~ rende facile e quasi inesistente ciò che vi è di più difficile e crndele;
etiam levzus est lege Evangelium, cum in lege homicidium et adul- quanto più si può affe1mare della carità, che porta alla vera beatitudine,
terium, in Evangelio ira concupiscentiaque puniantur; in lege ciò che è vero degli sforzi che compie la cupidigia per raggiungere
enim. m_ulta praec~pta sunt, quae Apostolus non passe compleri un bene miserabile! GIROLAMO: In che modo il Vangelo è più leggero
plemsszme docet: m lege opera requiruntur; in Evangelio volun- della legge quando nella legge sono puniti l'omicidio e l'adulterio,
tas quaeritur, quae etsi effectum non habuerit, tamen praemium e nel Vangelo l'ira e la concupiscenza? Infatti nella legge vi sono
non amittit. Evangelium ea praecipit quae possumus, ne scilicet molti precetti che, secondo l'Apostolo, non possono essere compiuti
concupiscamus: hoc in nostro arbitrio est; !ex cum voluntatem pienamente; nella legge si richiedono le opere, nel Vangelo si richie-
non_ puniat'. punit eJJe~tum, ne adulterium facias. Finge in perse- de la volontà, che, anche se non raggiunge l'effetto, tuttavia non
cu~ione alzquam virgmem prostitutam: haec apud Evangelium, perde il premio. Il Vangelo ci comanda quelle cose che possiamo,
qwa voluntate non peccat, virga suscipitur; in lege quasi corrupta affinché cioè non le desideriamo: ciò è nel nostro arbitrio; la legge,
repudiatw: pur non punendo la volontà, punisce l'effetto, affinché tu non compia
l'adulterio. lrnrnagina in qualche persecuzione una vergine stuprata:
costei nel Vangelo, poiché non pecca nella volontà, è ritenuta vergine;
ne lla legge viene ripudiata in quanto corTotta.
894 895

CAPUT 12 CAPITOLO 12

VERSUS J-8 VERSETTI 1-8

In ilio. tempore abiit lesus per sata sabbato; discipuli In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato·
autem e1Us esurientes coeperunt veliere spicas et mandu- ora, i suoi discepoli, avendo fame, cominciarono a coglier~
car~; Pharisaei aut~m videntes dixerunt ei: Ecce discipuli tui spighe e a mangiarne; i Farisei vedendo ciò gli dissero: Ecco,
fac1Unt quod non /Jcet tacere sabbatis. At il/e dixit eis: Non i tuoi discepoli fanno ciò che non è lecito fare di sabato. Ma
legistis quid fecerit David, quando esuriit, et qui cum eo egli disse loro: Non avete letto ciò che fece Davide quando
erant: quomodo intravit in domum Dei et panes propositio- ebbe fame, insieme con quelli che erano con lui; come entrò
nis comedit, quos non licebat ei edere neque his qui cum nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non gli era
eo. erant, ni.si solis sacer~otibus? Aut non legistis in lege lecito mangiare, e nemmeno a coloro che erano con lui ma ai
qwa sabbat1s sacerdotes m templo sabbatum violant et sine soli sacerdoti? Oppure non avete letto nella legge ~he di
crimine sunt? Dico autem vobis quia templo maior est hic. sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e sono senza
Si autem sciretis quid est «misericordiam volo et non sacri- colpa? Ora, io vi dico che qui c'è uno più grande del tempio.
ficium», numquam condemnassetis innocentes. Dominus Se avest.e. ~apito che cosa significa: «misericordia voglio e
enim est Filius hominis etiam sabbati. non sacnf1c10», non avreste mai condannato degli innocenti.
Infatti il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato. .

GLOSSA [PL 114,123D]: Narrata praedicatione cum miraculis


unius anni ante quaestionem Joannis factis, transit ad ea quae GLOSSA: Dopo avere nainto i miracoli e le predicazioni che ebbe-
/acta sunt in alio anno, scilicet post mortem Joannis, quando iam ro luogo nell'anno che precedette la discussione dei fatti di Giovanni
in omnibus Christo contradicitur," unde dicitur «In ilio tempore Battista_, p~ssa a ciò che ebbe luogo nell'anno seguente, dopo la
abiit Iesus per sata sabbato». AucusTJNUS, De cons. ev. [2,34, 11:orte di Giovanni, quando in tutto ci si opponeva a Cristo; per cui si
PL 34, 1116]: Hoc autem quod hic sequitur, sine ulla repugnantiae dice: In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato.
quaestione commemoratur a Marco et a Luca,' sed il/i non dicunt AGOSTINO: Ciò che qui segue viene ricordato senza problemi da
«In ilio tempore»: unde fortassis Matthaeus rei gestae hic ordinem Marco e Luca; ma essi non dicono: In quel tempo; per cui Matteo
forse seguì l'ordine cronologico, gli altri invece il loro ricordo; a
tenuit,' i/li autem recordationis suae: nisi latius accipiatur quod
meno che non si intenda in senso più ampio l'espressione: In quel
dictum est, «In ilio tempore», idest quo haec multa et diversa gere-
~empo, nel quale cioè avvenivano molte e svariate cose; per cui si
bantur," unde concipitur ista omnia post mortem Ioannis completa
mtende che tutte queste cose furono compiute dopo la morte di Gio-
esse. Cum enim Ioannes discipulos suos ad Christum misisset, cre-
vanni. Avendo infatti Giovanni mandato i suoi discepoli a Cristo, si
ditur post paululum decollatus fitisse: unde cum dicitur «In ilio
pensa che poco dopo fu decapitato: per cui quando si dice: In quel
tempore», interminatum tempus ponere videtur. CHRYSOSTOMUS,
tempo, sembra che venga posto un tempo indeterminato. CRISOSTOMO:
In Matth. [39,1, PG 57,433]: Quare autem «per sata sabbato» eos

I
Perché poi li conduceva tra le messi in giorno di sabato, egli che
ducebat qui omnia praescivit, nisi quia volebat so/vere sabbatum?
conosceva tutte le cose, se non perché voleva sciogliere il sabato? Lo
Volebat quidem, sed non simpliciter,· ideoque non sine causa id vo.Iev~ certo, ma non puramente e semplicemente; per questo non lo
solvit, sed dans occasionem rationabilem, ut et legem cessare sc10ghe senza un motivo, ma dà un'occasione ragionevole per far
4

896 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 1-8 897

.faciat, et legem non ojfendat: et ideo hic, ut Judaeos mitiget, natu- cessare la legge e non offendere la legge: quindi qui, per calmare i
rae necessitatem praemittit; et hoc est quod dicitur «Discipuli Giudei, premette la necessità della natura; e questo è ciò che si dice:
autem eius esurientes coeperunt vellere spicas, et manducare». ora, i suoi discepoli, avendo fame, cominciarono a cogliere spighe e
Quamvis in peccatis quae manifesta sunt, nulla sit excusatio: a mangiarne. Sebbene nei peccati che sono manifesti non vi sia alcu-
neque enim occidens, ad sui excusationem potest.furorem p raeten- na scusa (infatti chi uccide non può portare a sua scusa il furore, né
dere, neque qui adulterat, concupiscentiam, sed nec ullam aliam chi commette adulterio la concupiscenza, né qualsiasi altra causa),
causam, hic tamen .famem inducens, discipulos ab omni accusa- qui tuttavia adducendo la fame libera i discepoli da ogni accusa.
ti o ne liberal. HIERONYMUS [PL 26, 76B}: Ut autem in alio GIROLAMO: Come però leggiamo in un altro Evangelista, i discepoli,
Evangelista legimus, propter nimiam importunitatem, nec vescen- per l'importunità della folla, non avevano tempo nemmeno di man-
di quidem habebant locum; et ideo quasi homines esuriebant. giare, e come uomini avevano fame. Sfregando tra le mani le spighe
Quod autem segetum spicas manibus c01~fricant, et in eisdem con- della messe, essi saziano la loro fame, segno di una vita austera; essi
solantur, vitae austerioris indicium est; non praeparatas epulas, non cercavano un pasto preparato, ma il nutrimento più semplice.
sed simplicem cibum quaerentium. CHRYSOSTOMUS, in Matth. CRISOSTOMO: Tu però ammira i discepoli che erano così oppressi da
[ibid.}: Tu autem admirare discipulos, qui ita erant oppressi quod non avere alcuna cura delle cose corporali, e trascuravano la mensa
nullam corporalium habebant curam, sed contemnebant carnalem carnale; e pur essendo combattuti dalla fame, tuttavia non si allonta-
mensam; et fame oppugnabantur, nec tamen des istebant a navano da Cristo: se infatti non li avesse costretti una fame violenta,
Christo: nisi enim eos cogeret vehementer esuries, nequaquam non avrebbero mai fatto questo. Che cosa poi i Farisei abbiano detto
hoc .fecissent. Quid autem Pharis aei ad hoc dicerent, subditur di fronte a ciò, viene precisato subito dopo: 1 Farisei vedendo ciò gli
«Pharisaei autem videntes, dixerunt ei: Ecce discipuli tui .faciunt dissero: Ecco, i tuoi discepoli fanno ciò che non è lecito fare di sabato.
quod non licet facere sabbatiS». AUGUSTJNUS, De oper. monach. AGOSTINO: I discepoli furono accusati quanto al sabato piuttosto che
[23,28, PL 40,570]: De sabbato autem potius quam de.furto disci- quanto al furto: poiché al popolo giudaico fu prescritto per legge di
pulos Domini ludaei calumniati sunt: quia papula Is rael per non ritenere nessuno come ladro nei loro campi a meno che non
legem praeceptum est ut in agris suis fùrem nullum tenerent, nisi volesse portare via qualcosa: infatti chi si limitava a mangiare sul
qui secum aliquid vellet au.ferre: nam qui nihil aliud attigisset luogo, dovevano lasciarlo andare libero e impunito. GIROLAMO: Nota
quam id quod comedisset, liberum impunitumque abire sinerent. poi che i primi Apostoli del Salvatore distruggono la lettera del saba-
HIERONYMUS [ibid.}: Nota vero quod primi Apostoli Salvatoris lit- to contro gli Ebioniti, i quali, pur accogliendo gli altri Apostoli, ripu-
teram sabbati destruunt adversus Ebionitas, qui cum ceteros reci- diano Paolo come trasgressore della legge. Quindi a loro discolpa si
piant Apostolos, Paulum tamquam transgressorem legis repu- aggiunge: Ma egli disse loro: Non avete letto ciò che f ece Davide
diant. Deinde ad excusationem eorum subditur «At il/e dixit eis: quando ebbe fam e? Per confutare l'accusa dei Farisei ricorda loro
Non legistis quid .fecerit David, quando esuriit?». Ad confùtan- l'antica storia di Davide che, fuggendo da Saul, venne a Nob e rice-
dam siquidem calumniam Pharisaeorum, veteris recordatur histo- vuto dal sacerdote Achimelech, gli chiese del cibo (1 Re 2 1, 3);
r iae: quando David .fugiens Saulem, venit in Nobe, et ab costui, non avendo dei pani comuni, gli diede dei pani consacrati, dei
Abimelech sacerdote susceptus postulavi! cibos (1 Reg. 21,3), qui quali non era lecito mangiare se non ai sacerdoti e ai leviti: pensando
cum panes laicos non haberet, dedit eis consecratos panes, quibus che era meglio liberare degli uomini dal pericolo della fame che
non licebat vesci nisi solis sacerdotibus et levitis: melius arbitra- offrire un sacrificio a Dio; infatti la salvezza degli uomini è una vitti-
tus de .famis periculo homines liberare, quam Dea sacrificium ma gradita a Dio. Il Signore ribatte dunque dicendo: se Davide è
ojferre: hostia enim Dea placabilis est hominum salus. Opponi! santo e il sacerdote Achimelech non è biasimato da voi, ed entrambi
ergo Dominus, et dicit: Si et David sanctus est, et Abimelech pon- hanno violato la legge basandosi su una scusa accettabile a motivo
tifex a vobis non reprehenditur, et legis utrique mandatum proba- della fame, perché non approvate ugualmente negli Apostoli la fame
bili excusatione transgressi sunt, et fames in causa est, cur eam- che approvate negli altri? Sebbene anche in ciò vi fosse una grande
dem .famem non probatis in Apostolis quam probatis in ceteris?
898 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 1-8 899

Quamquam et in hoc multa distantia sit. Isti spicas in sabbato diffe~enza. questi sfregano con le mani le spighe in giorno di sabato,
manu confricant; i/li panes comederunt leviticos, et ad sabbati quelli mangiarono i pani riservati ai levìti. Inoltre alla solennità del
solemnitatem accedebant Neomeniarum dies, quibus requisitus in sabato si aggiungevano i giorni del novilunio, poiché era in quel
convivio fugit ex aula regia. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.): ~omento che Davide, che doveva sedersi alla tavola del re, era fug-
Excusans autem discipulos, David in medium adducit. Etenim g1 to. lontano ?alla c~rte: CRISOSTOMO: Scusando i discepoli cita
multa Prophetae huius erat gloria apud Iudaeos. Nec potest Davide. infatti la glona di questo Profeta era grande presso i Giudei.
responderi, quod David Propheta erat: quia nec propter hoc ei E nemmeno si può rispon&"re che Davide era un Profeta: poiché in
licebat, sed sacerdotibus so/is. Tanto autem magis discipulos ab ~ase a ~i~ non gl_i era !ecito, ma lo era ai. soli sacerdoti. Ora, tanto più
accusatione liberal, quanto maior invenitur qui hoc fecit, sed etsi IIbera 1 discepoli dall accusa quanto più risulta grande colui che ha
David Propheta erat, non tamen qui cum ipso erant. HJERONYMVS fatto questo. D 'altra parte, se Davide era un Profeta, non lo erano tut-
[ibid.]: Observa tamen, quod panes propositionis nec David nec tavia quelli che stavano con lui. GIROLAMO: Osserva però che i pani
pueri eius acceperunt, antequam mundos se a mulieribus esse d~ll'offerta né ~avide né i suoi servi li presero prima di aver risposto
responderint. CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.): Sed dicet aliquis: d1 essere mondi da donne. CRISOSTOMO: Ma qualcuno dirà: a che
Quid est exemplum hoc ad id quod quaeritur? Non enim David sab- serve questo esempio riguardo a ciò che si chiede? Infatti Davide non
batum transgressus est. Sed in hoc ostenditur Christi sapientia, trasgredì il sab~to. ~a in ciò si mostra la sapienza di Cristo, il quale
qui exemplum fert sabbatis maius. Neque enim est aequale tran- P?rt~ ~ esem~10 pm grande del sabato. Infatti non è uguale trasgre-
sgredi sabbati diem, quod multoties factum est, et sacram illam dire Il giorno di sabato, il che è avvenuto molte volte, e toccare quel-
tangere mensam, quod nulli fas erat. Deinde rursus et a/iter sol- la sacra mensa, cosa che non era lecita a nessuno. Poi risolve nuova-
vit, principaliorem inducens solutionem, cum dicit «Aut non legi- mente anc?e in un altro modo, indicando una soluzione più importante,
stis in lege, quia sabbatis sacerdotes in templo sabbatum violant, quando dice: Oppure non avete letto nella legge che di sabato i
et sine crimine sunt?». H!ERONYMUS [ibid.]: Ac si diceret: sacerdoti nel tempio violano il sabato, e sono senza colpa?
Calumniamini discipulos meos cur sabbato spicas triverint, famis GLROLAMO: Come se dicesse: voi accusate i miei discepoli p.o iché di
necessitate cogente, cum ipsi sabbatum violetis in templo immo- saba~o ~frega~o le spighe, sotto la necessità della fame, quando voi
lantes victimas, caedentes tauros, holocausta super lignorum stessi v10late Il sabato nel tempio immolando le vittime, uccidendo i
struem incendio concremantes; et iuxta alterius Evangelii fidem, tori, bruciando gli olocausti sopra cataste di legna; e secondo quanto
circumciditis parvulos in sabbato, ut dum aliam legem servare attesta un a~tro Vangelo circoncidete i bambini di sabato, in modo che
cupitis, sabbatum destruatis. Numquam autem leges Dei sibi con- mentre desiderate osservare un'altra legge, distruggete il sabato. Ma
trariae sunt; et prudenter, ubi discipuli sui argui poterant tran- le leggi ~i Di? n_on son? mai contrarie fra di loro; e prudentemente,
q~ando 1 suoi discepolt potevano essere accusati di trasgressione,
sgressionis, et Abimelech et David dicit exempla sectantes; veram
dice che hanno seguito gli esempi di Achimelech e di Davide· ritorce
autem, et absque necessitatis obtentu, sabbati praevaricationem
poi sugli stessi accusatori la vera e non necessaria prevaricazione del
in ipsos refert qui calumniam fecerant. CHRYSOSTOMVS, In Matth.
s~ba~o. C~sosTOMO: Non dirmi poi che citare un altro peccatore non
[ibid.]: Ne autem mihi dicas, quoniam afferre in medium alium
significa ltberare dall'accusa: quando infatti non si accusa chi l'ha
peccantem, non est erui ab accusatione: cum enim non accusatur
fatto, ~iò che è stato fatto viene scusato. Ma ciò non basta, ed egli va
qui feci!, excusatio fit circa id, quod factum est. Verum hoc non
oltre dicendo che sono senza colpa. Vedi quanto grandi sono le prove
sufficit, sed quod maius est dixit quod sine crimine sunt. Vide
c?e pr~senta. Il !~ogo, quando dice: nel tempio; il tempo, quando
autem quanta posuit. Locum, ubi dicit «In templo»; tempus, cum
dice: d~ sabato; 1 mdulgenza della legge, quando dice: violano, e non
dicit «Sabbatis»; legis remissionem, cum dicit «Vìolant», et non solo sc10lgono; e che non solo vengono liberati dalla pena, ma anche
solum solvunt; et quod non solum liberantur a poena, seda culpa dalla colpa; per cui dice: sono senza colpa. E questa seconda cosa
liberati sunt: unde dici! «Sine crimine sunt». Neque autem hoc non è simile a quella che prima ha detto di Davide: quella infatti
secundum simile est priori quod dixerat de David; il/ud enim et avvenne una volta sola, e da Davide non sacerdote, e fu causata dalla
semel factum est, et a David non sacerdote, et necessitatis causa
900 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 1-8 90 l

Juit; hoc autem secundum singulo sabbato, et a sacerdotibus, necessità; questa invece in ogni sabato, e dai sacerdoti, e secondo la
et secundum legem. Et ideo non secundum veniam, _u t in primo legge. Quindi i discepoli sono stati liberati dall'accusa non secondo
exemplo; sed secundum legem sunt discipuli ab accusatione libe- l'indulge~z~, com~ nel primo esempio, ma secondo la legge. Ma
rati. Sed numquid discipuli sunt sacerdotes? lmmo sunt sacerdoti- forse eh~ 1 dis~epol! sono sacerdoti? Non solo, ma anzi, sono più che
bus maiores: ipse enim aderat, qui templi est Dominus, qui veritas sace:dot1: e~a, mfatt1 presente colui stesso che è il Signore del tempio,
est, et non typus: et ideo subditur «Dico autem vobis, quia templo che e la venta, e non la figura; per questo si aggiunge: Ora, io vi dico
maior est hic». HJERONYMUS [ibid.]: Hic non pronomen, sed adver- che qui c'è uno più grande del tempio. GIROLAMO: Qui è avverbio di
bium loci legendum est, quod maior templo sit focus qui Dominum l~ ogo, poiché è più grande del tempio il luogo che racchiude il
templi teneat. ÀUGUSTINUS, D e q. ev. [l,10, PL 35,1367]: S1gn_ore ~el temp_10. AGOSTINO: Bisogna poi notare che l'esempio di
Notandum autem, unum exemplum datum esse regiae potestatis de Davide nguarda 11 potere regale, l'altro quello sacerdotale, in riferi-
David, alterum sacerdotalis, de his qui propter ministerium templi mento a quanti per il ministero del tempio violano i sabati. Così colui
sabbata violant; ut multo minus ad ipsum evulsarum sabbato spi- che .è il vero Re e il vero Sacerdote deve essere ben al di sopra di
carum crimen pertineat, qui verus Rex et verus Sacerdos est. ogrn colpevolezza per qualche spiga strappata in giorno di sabato.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Deinde, quia grave audientibus CRISOSTOMO: In seguito, dato che ciò che aveva detto poteva sem-
videbatur esse quod dixerat, rursus convolai ad misericordiam, ser- brare duro ai suoi ascoltatori, di nuovo ricorre alla misericordia intro-
mo nem cum quadam vehementia inducens, cum dicit ducendo un discorso appassionato, quando dice: Se aveste captto che
«Si autem sciretis quid est "misericordiam volo, et non sacrificium ", cosa significa: «misericordia voglio e non sacrificio», non avreste mai
nunquam condemnassetis imzocentes». HIERONYMUS [ibid.}: Quid condannato degli innocenti. GIROLAMO: Che cosa sia: Misericordia
autem est «Misericordiam volo, et non sacri.ficium», supra dixi- voglio e non sacrificio, l'abbiamo detto sopra; ciò che poi dice: non
mus. Quod autem dicit «Nunquam condemnassetis innocentes», avreste condannato degli innocenti, va inteso degli Apostoli, e il senso è:
de Apostolis inte//igendum est; et est sensus: Si misericordiam se avete approvato la misericordia di Achimelech poiché .ristorò
comprobastis Abimelech, eo quod periclitantem fame David refo- ~avide ~he era in pericolo per la fame, perché condannate i miei
cillavit, quare meos discipu/os condemnatis? CHRYSOSTOMUS, In d1scepoh? CRISOSTOMO: Vedi poi di nuovo come riconducendo il
Matth. [ibid.]: Vìde autem rursus qua/iter ad veniam ducens ser- dis~orso all 'in~ulgenza, mostra nuovamente i d{scepoli superiori
monem, discipulos rursus venia superiores ostendit in hoc quod all'mdulgenza m quanto li dichiara innocenti , il che prima aveva
dicit eos innocentes; quod quidem supra et de sacerdotibus dixe- detto ~oche dei_sac_erdoti. Aggiunge poi anche w1 altro motivo per cui
rat. Deinde et aliam causam dicit quare sunt innocentes, dicens sono mnocenti, dicendo: il Figlio del/ 'uomo è signore anche del
«Dominus est Filius hominis etiam sabbati». REMJGJUS [non ace.]: sabato. REMIGIO: Chiama se stesso Figlio dell'uomo, e il senso è:
Fi/ium autem hominis seipsum appe//at; et est sensus: I/le quem colui che voi ritenete un puro uomo è Dio Signore di tutte le creature
e anche del sabato; quindi può mutare la legge secondo la su~
vos purum hominem putatis, Deus est omnium creaturarum
".ol?ntà, poiché eg~ l'ha fatta. AGOSTINO: Non proibì ai suoi discepo-
Dominus, et etiam sabbati; et ideo potest legem mutare pro sua
voluntate, quia fecit eam. AUGUSTINUS, Contra Faustum [5, 6, li d1 strappare le spighe di sabato per convincere con ciò sia i Giudei
presenti sia i Manichei futuri, che non strappano l'erba per non com-
PL 42,224]: Discipu/os autem suos veliere spicas sabbato non mettere un omicidio.
prohibuit, ut inde convincerei et praesentes Iudaeos et futuros
lL_ARio: I~ sens~ ~istico b,isogna osservare innanzitutto che que-
Manichaeos, qui herbam non eve//unt, ne homicidium perpetrent.
sto ~1scors? e commciato cosi: In quel tempo, quando cioè egli rese
HJLAR!US [PL 9,984C]: Mystice autem in principio est contuen-
grazie a _D10 Pad~e ~er la salvezza data alle Genti. Il campo poi è il
dum, sermonem hunc ita coeptum esse: «in i/lo tempore», quo sci-
mondo, ti sabato 11 nposo, le spighe il progresso di coloro che avreb-
licet Deo Patri gratiam, data Gentibus salute, confessus est. Ager
bero creduto e che dovevano crescere verso la maturità. Quindi que-
autem mundus est, sabbatum otium est, seges crediturorum pro-
sta entrata nel campo in giorno di sabato è l'entrata del Signore nel
.fectus in messem: ergo sabbato in agrum profectus in legis otio,
4

902 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 1-8 903

Domini progressus in hunc mundum est; esuries fames est salutis mondo, quando la legge era caduta nell' inazione; la fame è il deside-
humanae. RAJJANUS [PL 107,919B]: Spicas vellunt durn singulos rio della salvezza del mondo. RA.BANO: Strappano le spighe quando
homines a terrena intentione retrahunt; fricant dum a concupi- ritraggono i singoli uomini dall'intenzione terrena; le sfregano quan-
scentia carnis mentes exuunt; grana comedunt dum emendatos in do Ii_berano le menti dalla concupiscenza della carne; mangiano i
corpus Ecclesiae traiciunt. AUGUSTINUS, De q. ev. [1,2, grani quando portano nel corpo della Chiesa quelli che sono stati
PL 35,1323]: Nullus autem transit in co1pus Christi nisi carnalibus emendati. AGOSTINO: Ora, nessuno passa nel corpo di Cristo se non
spoliatus fuerit indumentis, secundum illud Apostoli (Col. 3,9): è stato spogliato degli indumenti, secondo le parole dell'Apostolo
«Exuite vos veterem hominem». GLOSSA [ord.]: Sabbato hoc agunt, «;oz 3, 9): '.<Spogliatevi dell 'uomo_ vecchio». GLOSSA: Fanno questo
scilicet spe quietis aeternae, ad quam alios invitant. RABANUS d1 sabato, c1oe nella speranza del nposo eterno, al quale invitano gJi
[PL 107,919C]: Item ambulant per sala cum Domino, qui in altri. RABANO: Così camminano tra le messi con il Signore quelli che
Scripturarum meditatione delectantur; esuriunt dum panem vitae, si dilettano nella meditazione delle Scritture; hanno fame del pane di
idest Dei amorem, in eis invenire desiderant; vellunt spicas et vita, cioè dell'amore di Dio, quando desiderano di trovarlo in sé·
terunt dum testimonia discutiunt, donec inveniant quod latebat in strappano le spighe e le sfregano quando discutono le testimonianze'.
littera; et hoc, sabbato, dum a turbidis cogitationibus vacant. finché non trovano ciò che è nascosto nella lettera; e questo di sabato,
HILARIUS [ibid.]: Pharisaei, qui penes se clavem caelorum esse quando sono liberi dai disordinati pensieri. ILARIO: I Farisei, che rite-
existimabant, i/licita agere discipulos arguunt; quos Dominus fac- nevano di avere con sé la chiave dei cieli, rimproverano i discepoli di
torum, in quibus sub rerum argumento Prophetiae ratio contine- fare cose illecite; l'avvertimento che il Signore dà loro contiene una
tur, admonuit; atque ut ostenderet omnium rerum efficaciam, spe- profezia per i tempi futuri; ed è per mostrare che questo avvenimento
ciem futuri operis continere, adiecit «Si autem sciretis quid est racchiude tutto l'insegnamento del l 'avvenire che aggiunge:
"misericordiam volo"»: opus enim salutis nostrae non in sacrifi- Se aveste capito che cosa significa: «misericordia voglio»; infatti l'o-
cio legis, sed in misericordia est; et lege cessante, in Dei bonitate pera della nostra salvezza non è nel sacrificio della legge, ma nella
salvamur. Cuius rei donum si intellexissent, nunquam condemnas- misericordia; e cessando la legge siamo salvati nella bontà di Dio. Se
sent innocentes, idest Apostolos suos, quos insimulaturi erant avessero compreso questo dono, non avrebbero mai condannato degli
transgressae legis invidia, cum sacrificiorum vetustate cessante, innocenti, cioè i suoi Apostoli, che essi accusavano per gelosia di
avere trasgredito la legge, mentre, cessando la vecch iezza dei sacrifi-
universis per eos misericordiae novitas subveniret.
ci tutti sarebbero stati soccorsi attraverso di essi dalla novità della
misericordia.
904 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 9-13 905

VERSUS 9-13 VERSETTI 9-13

Et cum inde transisset, venit in synagogam eorum . Allont anatosi di là, andò nella loro sinagoga. Ed ecco un
Et ec~e homo manum habens aridam: et interrogabant eum uomo che aveva una mano inaridita; e lo interrogavano dicen-
dicentes: Si licet sabbatis curare? ut accusarent eum. Ipse do: È lecito curare di sabato?, per accusarlo. Ma egli disse
autem dixit i/lis: Quis erit ex vobis homo; qui habeat ovem loro: Chi di voi, se ha una pecora, e questa gli cade di sabato
unam et, si ceciderit haec sabbatis in foveam, nonne tenebit in una fossa, non la prende e la tira fuori? Ora, quanto più è
et levabit eam? Quanto magis melior est homo ove. ltaque prezioso un uomo di una pecora. Quindi è lecito fare del bene
licet sabbatis benefacere. Tunc ait homini: Extende manum di sabato. Allora disse all 'uomo: Stendi la tua mano; e la
tuam; et extendit, et restituta est sanitati sicut altera. stese, e quella rit ornò sana come l'altra.

HIERONYMUS [PL 26, 77C}: Quia destructionem sabbati, qua GIROLAMO: Poiché aveva scusato la demolizione del sabato, di cui
discipulos arguebant, probabili exemplo excusaverat, ipsum essi accusavano i discepoli, con argomenti irrefutabili, ora vogliono
calumniari volunt: imde dicitur «Et cum inde transisset, venit in accusare lui in persona; per cui si dice: Allontanatosi di là, andò
synagogam eorum». HILARJUS [PL 9,985D): Haec enim quae nella loro sinagoga. ILARIO: Le cose riferite prima infatti furono dette
praemissa sunt, in campo dieta gestaque sunt, et post haec syna- e compiute nei campi, e dopo di queste entra nella sinagoga.
gogam ingreditur. AUGUSTJNUS, De cons. ev. [2,35, PL 34,1116): AGOSTINO: Ora, si potrebbe ritenere che il fatto delle spighe e di que-
Posset autem putari eodem die factum et de spicis et de isto sanato, sta guarigione siano avvenuti nello stesso giorno, poiché anche qui si
quoniam et sabbatum hic commemoratur; nisi Lucas aperuisset, ricorda il sabato; ma Luca ci fa sapere che questa mano fu ril!anata in
alio sabbato factum fuisse. Proinde quod dicit Matthaeus un altro sabato. Per cu i ciò che dice Matteo: Allontanatosi di là, andò
«Et cum inde transisset venit in synagogam eorum», non quidem nella loro sinagoga, non significa a ltro che egli entrò nella sinagoga
venit nisi cum inde transisset; sed post quot dies in synagogam dopo aver lasciato i campi, senza che sia indicato dopo quanti giorni
eorum venerit p osteaquam a segete il/a tra ns iit, an recte che ebbe lasciato il campo ciò ebbe luogo, o se immediatamente; e
continuoque illuc ierit, non expressum est: ac per hoc focus datur così si dà luogo alla narrazione d i Luca, il quale dice che questa
narrationi Lucae, qui dicit a/io sabbato huiusmodi manum fuisse mano fu risanata in un altro sabato. lLARIO: Dopo che fu entrato nella
sanatam. HJLARIUS [ibid.): Ingresso autem synagogam, hominem sinagoga, gli presentarono un uomo dalla mano inaridita, interrogan-
aridae manus ojferunt, interrogantes an curare sabbatis liceret, dolo se era lecito guarire in giorno di sabato, cercando nella sua
occasionem arguendi eum ex responsione quaerentes; unde sequitur risposta un'occasione per accusarlo; per cui segue: Ed ecco un uomo
«Et ecce homo manum habens aridam, et interrogabant eum che aveva una mano inaridita; e lo interrogavano dicendo: È lecito
dicentes: si licet sabbato curare?». C11RYSOSTOMUS, In Matth. curare di sabato? CRISOSTOMO: Però non lo interrogano per imparare,
[40,1, PG 57,439): Non autem interrogant ut addiscant, se~ ma per accusarlo; per cui segue: per accusarlo. Sebbene anche la
«Ut accusent eum»: unde sequitur «Ut accusarent eum». Quamv1s stessa opera sarebbe bastata se volevano accusarlo; ma volevano
et ipsum opus sufficeret si accusare volebant; sed et per prenderlo in fallo anche nelle parole, preparando per se stessi una
verba volebant captionem invenire, maiorem copiam arguitionum maggiore abbondanza di argomenti. GIROLAMO: E lo interrogano se è
sibi praeparantes. HJERONYMUS [ibid.): Et interrogant, utrum lecito guarire di sabato: in modo che, se non guariva, potevano accu-
liceat curare sabbatis: ut si non curaverit, crudelitatis aut sarlo di crudeltà o di debolezza; se guariva, di peccato di trasgressione.
imbecillitatis; s i curaverit, transgressionis vitio eum accusent.
906 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 9-1 3 907

AUGUSTINUS, De cons. ev. [ibid.): Sed potest movere quomodo AGOSTINO: Ma può fare difficoltà ciò che dice Matteo, che cioè essi
Matthaeus dixerit, quod ipsi interrogaverunt Dominum «Si Licet interrogarono il Signore: È lecito curare di sabato?; mentre Marco e
sabbato curare?» cum Marcus et Lucas illos p otius a Domino Luca (6, 9) dicono che piuttosto furono essi a venire interrogati dal
interrogatos esse perhibeant (Luc. 6,9): «Licet sabbato bene face- Signore: «E lecito di sabato fare del bene o del male?». Così bisogna
re, an male?». Jtaque intelligendum, quod il/i prius interrogave- intendere che prima furono essi a interrogare il Signore: È lecito
runt dominum «Si licet sabbato curare?» deinde intelligens cogita- curare di sabato?; e in seguito egli stesso, intendendo i loro pensieri,
tiones eorum, aditum ·accusandi quaerentium, constituit in medio tendenti a trovare un moti vo di accusa, pose nel mezzo colui che
illum quem erat sanaturus, et interrogavit quae Marcus et Lucas doveva essere risanato, e fece la domanda ricordata da Marco e Luca.
eum interrogasse commemorant: et tunc illis tacentibus, proposuit E allora, dato che essi tacevano, propose la similitudine della pecora
similitudinem de ove, et conclusi! quod licet sabbato benefacere; e concluse che è lecito fare del bene in g iorno di sabato; per cui
unde sequitur «ipse autem dixit illis: Quis erit ex vobis homo, qui segue: Ma egli disse loro: Chi di voi, se ha una p ecora, ... ?
habens ovem unam? ... ». HIERONYMUS [ibid.}: Uhi sic solvit propo- GIROLAMO: Dove scioglie la questione proposta in modo da condan-
sitam quaestionem, ut interrogantes avaritiae condemnaret. Si vos, narli per l'avidità. Se voi, dice, quando cade nella fossa una pecora o
inquit, in sabbato ovem et aliud quodlibet animai in foveam decidens un altro animale, vi affrettate a tirarlo fuori, badando non all 'animale
eripere f estinatis, non animali sed vestrae avaritiae consulentes, quan- ma alla vostra avidità, quanto più io devo liberare un uomo, che vale
to magis ego hominem, qui multo melior est ove, debeo liberare? molto più di una pecora? RABANO [GLOSSA]: Risolve dunque la loro
RABANUS [GLOSSA, PL 114,125A}: Competenti ergo exemplo solvit domanda con un esempio adatto, mostrando che violavano il sabato
quaestionem eorum, ut eos ostendat sabbatum violare in opere per un 'opera di cupidigia quelli stessi che lo accusavano di violare il
cupiditatis, qui eum violare arguunt in opere caritatis; legem male sabato per un'opera di carità; interpretano male la legge quanti dico-
interpretantes, qui dicunt in sabbato a bonis feriandum in quo a no che bisogna astenersi dal fare il bene di sabato, mentre bisogna
malis tantumferiandum est. Unde Levitico (23, 7): «Opus servile astenersi solo dal male. Per cui nel Levitico (23, 7) si dice: «Non
non fac ietis in eis», hoc est peccatum. Sic in aeterna requie a farete in esso un lavoro servile», cioè il peccato. Così nel riposo eter-
malis tantum feriabitur, non a bonis. AUGUSTINUS, De cons. ev. no ci si asterrà solo dai mali, non dai beni. AGOSTINO: Proposta la
[ibid.): Proposita autem similitudine de ove, concludit, quod liceat similitudine della pecora, conclude che è lecito fare del bene di sabato
sabbato benefacere, dicens «ltaque licet sabbatis benefacere». di cendo: Quindi è lecito fare del bene di sabato. CRISOSTOMO:
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.) : intende autem qua/iter varias Comprendi allora in che modo introduce le va1ie soluzioni del proble-
excusationes de solutione sabbati inducit. Sed quia iam insanabili- ma del sabato. Ma poiché onnai il malato era inguaribile, passa all'o-
ter aegrotabat, ad opus processi!; unde sequitur «Tunc ait homini: pera, per cui segu e: Allora disse alt 'uomo: Stendi la tua mano;
Extende manum tuam; et extendit, et restituta est sanitati sicut e la stese, e quella ritornò sana come l'altra. GIROLAMO: Nel Vangelo
altera». HIERONYMUS [ibid.}: In Evangelio quo utuntur Nazaraei et di cui fanno uso i Nazareni e gli Ebioniti (che abbiamo da poco tra-
Ebionitae (quod nuper in graecum de hebraico sermone transtuli- dotto in greco dall'ebraico, e che è considerato da molti quello auten-
mus, et quod vocatur a plerisque Matthaei authenticum) homo iste tico di Matteo), quest' uomo che ha una mano inaridita è chiamato
qui aridam habet manum, caementarius scribitur, istiusmodi voci- muratore, e prega in questi tennini: «Ero un muratore, e chiedevo il
bus auxilium precans: «Coementarius eram manibus victum quae- nuù·imento alle mie mani; io ti domando, Gesù, di rendenni la salute,
ritans; precor te, Jesu, ut mihi restituas sanitatem, ne turpiter men- affinché non sia più obbligato a mendicare il cibo vergognosamente».
dicem ciboS». RABANUS [PL 107,922B]: Sabbatis autem praecipue RABANO: Gesù insegna e opera soprattutto di sabato non solo per il
docet et operatur Jesus, non solum propter spirituale sabbatum, sabato spirituale, ma anche per il maggiore assembramento del popo-
sed etiam propter celebriorem populi conventum, quaerens salu- lo, cercando egli la salvezza di tutti.
tem omnium.
q

908 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 9-13 909

HILARJUS [ibid.]: Mystice autem post reditum de segete, ex qua ILARIO: In senso mistico poi, dopo il ritorno dalla messe dove i
iam Apostoli frnctus sationis acceperant, ad synagogam venit, iam discepoli si erano saziati, venne alla sinagoga, dove stava pe~ prepa-
illic messis suae opus paraturus: quia plures postmodum una cum rare l'opera della sua propria messe, poiché molti di coloro che furo-
Apostolis extiterunt qui curabantur. HIERONYMUS [ibid.]: Usque no guariti si trovarono più tardi con gli Apostoli. GIROLAMO: Fino
autem ad adventum Domini Salvatoris arida manus in synagoga alla venuta del Signore Salvatore, la mano era arida nella sinagoga
Judaeorum fidt, et Dei opera non jìebant in ea; postquam autem dei Giudei, e le opere di Dio non avvenivano in essa; ma dopo che
il/e venit in terras, reddita est in Aposto/is credentibus dextera, et egli venne in terra, fu resa negli Apostoli credenti la destra, restituita
operi pristino restituta. HILARJUS [ibid.] : Curatio autem omnis in all 'opera precedente. ILARIO: Ora, ogni guarigione è nella parola, e la
verbo est: et manus sicut altera redditur: idest, similis ministerio mano viene resa come l' altra, cioè viene resa simile al ministero
Apostolorum in officium dandae salutis eff i citur; docetque degli Apostoli nel compito di dare la salvezza; e insegna ai Farisei
Pharisaeos aegre /erre non oportere operationem humanae salu- che non bisogna sopportare di malanimo il ministero di salvezza
tis in Apostolis, cum ipsis ad officii eiusdem ministerium manus negli Apostoli, e che diventeranno anch'essi capaci di questo mini-
sit reformanda, si credant. RABANUS [ibid.] ve/ a/iter: Homo qui stero, se hanno la fede. RABANo oppure diversamente: Quest'uomo la
habebat manum aridam, humanum genus indicat, sterilitate boni cui mano è inaridita è il genere umano, che è divenuto incapace di
operis arefactum per manum ad pomum extensam, quam sanavit buone opere a causa di questa mano che esso ha steso verso il frutto
manus innocens in cruce extensa. Et bene manus in synagoga erat proibito, e che viene guarita dalla mano innocente stesa sulla croce.
arida; quia ubi maius donum scientiae, ibi gravius est inexcusabi- E giust~ente la mano era arida nella sinagoga, poiché dove è più
lis noxae periculum. Sananda autem manus arida iubetur extendi; grande 11 dono della scienza, più grave è il pericolo di una colpa ine-
quia infructuosae debilitas animae nullo melius ordine quam elee- sc~sabile. Si comanda poi alla mano arida da guarire di stendersi,
mosynarum largitate curatur. Habebat autem homo dexteram poiché l' infermità di un ' anima arida non può essere guarita da un
manum languidam, quia ab e/eemosynis torpebat; sinistram rimedio migliore di quello dell' elemosina. Ora, l' uomo aveva la
sanam, quia suae utilitati intendebat. Sed veniente Domino, dexte- mano destra inaridita poiché aveva cessato di fare elemosine, la sini-
ra sanatur ut sinistra: quia quod congregaverat avide, modo stra invece sana poiché era tesa alla propria utilità. Ma venendo il
distribuit caritative. Signore, la destra viene sanata come la sinistra, poiché ciò che aveva
ammassato con avidità, adesso lo distribuisce con carità.
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9 I O Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 14-21 91 I

VERSUS 14-21 VERSETTI 14-21

Exeuntes autem pharisaei consi/ium faciebant adversus Ma i Farisei uscendo facevano consiglio contro di lui, su
eum, quomodo perderent eum. lesus autem sciens recessit come farlo morire. Gesù però sapendo ciò si allontanò di là,
inde, et secuti sunt eum multi, et curavit eos omnes. Et prae- e molti lo seguirono, e li guarì tutti. E comandò loro di non
cepit eis ne manifestum eum facerent, ut adimpleretur quod manifestarlo, affinché si adempisse ciò che era stato detto dal
dictum est per lsaiam prophetam dicentem: «Ecce puer meus, Profeta Isaia: «Ecco il mio servo che io ho scelto, il mio predi-
quem ego elegi, di/ectus meus, in quo bene complacuit ani- letto nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra
mae meae. Ponam spiritum meum super eum, et iudicium di lui~e ~nn~n~ierà. il giudi~io alle genti. Non contenderà,
gentibus nuntiabit. Non contendet neque c/amabit, neque né grìdera, ne s1 udra nelle piazze la sua voce. Non spezzerà
audiet aliquis in plateis vocem eius; arundinem quassatam non la canna incrinata, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché
confringet et linum fumigans non extinguet donec eiciat ad non abbia fatto trionfare il giudizio; nel suo nome spereranno
victoriam iudicium. Et in nomine eius gentes sperabunt». le genti».

HILARJUS [PL 9,986B}: Invidia autemfacti Pharisaeos commo- ILARIO: L'invidia del fatto tocca i Farisei, poiché vedendo l'uomo
vet: quia contuentes hominem in corpore, Deum in operibus non nel corpo, non intendevano Dio nelle opere; per cui si dice: Ma i
intelligebant; unde dicitur «Exeuntes autem Pharisaei consilium Farisei uscendo facevano consiglio contro di lui, su come farlo
faciebant adversus eum, quomodo eum perderent». RABANUS morire. RABANo: Uscendo dice, poiché la loro mente si era allontanata
[PL 107,924A}: «Exeuntes» dicit, quia eorum mens a Domino dal Signore. Fecero consiglio su come perdere la vita, non su come
aversa fuit. Consilium fecerunt quomodo vitam perderent, non trovarla. ILARIO: Conoscendo i loro pensieri se ne andò, per allontanar-
quomodo ipsi vitam invenirent. H!LARIUS [ibid.}: Sciensque eorum si dalle deliberazioni dei malvagi; per cui segue: Gesù però sapendo
consilia secessit, ut a consiliis malignantium procul abesset; unde ciò si allontanò di là. GIROLAMO: Conoscendo, dico, le loro insidie, si
sequitur «lesus autem sciens secessit in.de». HI ERONYMUS allontanò per togliere ai Farisei un 'occasione di empietà verso di lui.
[PL 26, 78C}: S ciens, inquam, eorum insidias recessi!, ut
REMIGIO [RABANO]: Oppure si al lontanò di là come un uomo che
Pharisaeis contra se occasionem impietatis auferret. R EMIGIUS
fugge le insidie dei suoi persecutori, poiché non era ancora il tempo né
[RABANUS, PL 107,924B]: Sive secessit inde quasi homo fugiens
il luogo di patire: infatti «non è conveniente che un Profeta perisca
insidias suorum persequentiwn; sive quia non erat tempus neque
focus patiendi; «non enim capit perire Prophetam extra fuori Gerusalemme», come egli stesso dice (Le 13, 33). Il Signore
Jerusalem», sicut ipse dicit (Luc. 13,33). Declinavit etiam sfuggì anche a coloro che lo perseguitavano con odio e giunse
Dominus odio se persequentes, et pervenit illuc ubi invenit pluri- là dove trovò molti che lo amavano; per cui leggiamo: e molti lo
mos se per amorem diligentes; unde sequitur «Et secuti sunt eum seguirono. Colui che i Farisei con unanime deliberazione vogliono eli-
multi». Quem Pharisaei unanimi consilio perdere quaerunt, turba minare, è seguito dalla folla senz.a istruzione con unanime amore; per
indocta unanimi dilectione sequitur: unde mox sui desiderii con- cui subito conseguono l'effetto del loro desiderio; segue infatti: e Li
seq uuntur effectum: nam sequitur «Et curavi! eos omnes». guarì tutti. lLARro: Però a quelli che aveva curato comandò il silenzio;
HILARIUS {ibid.}: His autem quos curavi!, silentium imperavit: per cui segue: E comandò loro di non manifestarlo; infatti la salute
unde sequitur «Et praecepit eis ne manifestum eum facerent»: resa a ciascuno era testimonianza per lui. Ma comandando di tenere il
nam salus unicuique reddita, erat sibi ipsi testis. Sed iubendo silenzio, allontana da sé ogni occasione di vanto, e d'altra parte offre
silentium teneri, et gloriandi de se iactantiam declinat, et nihilo- in ciò stesso la conoscenza di se stesso, ammonendo di tacere di lui,
minus cognitionem sui praestat in eo ipso, cum admonet de se poiché l'osservanza del silenzio procede da una realtà che va taciuta.
laceri; quia observatio silentii ex re quae sit silenda proficiscift11'.
4

912 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 14-21 913

RABANUS [ibid.]: In hoc etiam nos instruit, ne cum aliquid magni RABANO: Inoltre ci insegna con ciò a non cercare la lode di fuori
fecerimus, laudem foris quaeramus. REMIGIUS [RABANUS, ibid.]: quando abbiamo fatto qualcosa di grande. R EMIGIO [RABANO]:
Ideo etiam praecepit ut non manifestarent eum, ne persequentes Ordinò poi di non manifestarlo affinché i suoi persecutori non dive-
ipsum deteriores fierent. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [40,2, nissero peggiori. CRISOSTOMO: Inoltre, affinché tu non sia turbato per
PG 57,440): Deinde ut non turberis in his quaefiunt insania ino- quelle cose che avvengono per il sorprendente furore dei Farisei, cita
pinabili Pharisaeorum, inducit Prophetam hoc praedicentem; il Profeta che ha predetto questo: infatti la diligenza dei Profeti era
tanta erat enim Prophetarum diligentia, ut neque hoc derelinque- così grande da non lasciare neppure ciò, ma profetizzarono sia le sue
rent; sed et vias eius et transitus prophetizarent, et intentionem vie che i suoi passaggi, e l' intenz ione che lo muoveva ad agire; affin-
cum qua hoc faciebat; ut discas quoniam omnia a Spiritu sancta ché tu apprenda che tutte le cose erano state dette dallo Spirito Santo:
loquebantur: si enim cogitationes hominum impossibile est scire, se infatti è impossibile conoscere i pensieri degli uomini, molto di
multo magis Christi intentionem, nisi Spiritus sanctus revelaret. più l' intenzione di Cristo, a meno che non la riveli lo Spirito Santo.
Sequitur ergo «Ut impleretur quod dictum est per lsaiam Prophe- Segue dunque: affinché si adempisse ciò che era stato detto dal
tam dicentem: Ecce puer meus quem elegi». REMIGIUS [non ace.): Profeta Isaia: «Ecco il mio servo che io ho scelto». REMIGIO: Il Si-
Dominus quidem Iesus Christus puer omnipotentis Dei dictus est, gnore Gesù Cristo è detto servo di Dio onnipotente non secondo la
non secundum divinitatem, sed secundum assumptae carnis djvinità, ma secondo l'aspetto della carne assunta: poiché con la coo-
dispensationem: quia cooperante Spiritu sancta carnem suscepit perazione dello Spirito Santo prese la carne da una Vergine senza
ex Vìrgine absque macula peccati. Quidam libri habent: «Electus, macchia di peccato. Alcuni libri han no: «l'eletto, che ho scelto»; fu
quem elegi»: electus enim fuit a Deo Patre, idest praedestinatus, infatti scelto da Dio Padre, cioè predestinato, per essere il Figlio di
ut esset Filius Dei proprius, non adoptivus. RABANUS [ibid.j: Dio proprio, non adottivo. RABANO [GLOSSA]: Dice: Che ho scelto
«Quem elegi», dicit, ad opus quod nemo alius fecit, ut redimeret per un' opera che nessun al tro ha fatto, cioè per redimere il genere
genus humanum, et pacificare! mundum cum Deo. umano e pacificare il mondo con Dio. .
Sequitur «D ilectus meus, in quo bene complacuit animae Segue: il mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto; poiché egli
meae»: quia ipse solus est agnus sine macula peccati, de quo solo è l'agnello senza macchia di peccato, di cui il Padre in seguito dice
Pater dicit (infra 17, 5): «Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi ( 17, 5): «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto».
bene complacui». REMJGJUS [GLOSSA ord.j: Quod autem dicit REMIGIO: L'espressione latina «complacuit animae meae», cioè piac-
«Animae meae», non ita intelligendum est quod Deus Pater ani- que alla mia anima, non va intesa nel senso che Dio Padre abbia un'a-
mam habeat;. sed translative anima in Deum ascribitur, ut per nima, ma l'anima viene attribuita a Dio in modo traslato, per mostrare
eam demonstretur Dei affectus. Nec mirum si anima translative in così l'affetto di Dio. E non c'è da meravigliarsi se l'anima viene detta
Deo dicitur, cum etiam cetera corporis membra ei ascribantur. di Dio in senso metaforico, dato che anche le altre membra del corpo
CllRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Hoc autem in principio propheta gli vengono attribuite. CRISOSTOMO: TI Profeta pone ciò in principio
ponit, ut discas quia hoc quod hic dicitur, fuit secundum consilium affinché tu apprenda che ciò che quj è detto è secondo la deliberazione
patris: dilectus enim secundum consilium eius qui diligitfacit. Sed del Padre: infatti l'amato agisce secondo la deliberazione di colui che
iterum electus, non ut adversarius solvit legem, neque ut inimicus ama. L'eletto poi adempie la legge non come avversario, né come
existens legislatori, sed ei concordans. Quia ergo dilectus est, nemico del legislatore, ma concordando con lui. Poiché dunque è il
«ponam spiritum meum super eum». REMIGIUS [RABANVS, ibid.}: prediletto, porrò il mio spirito sopra di lui. REMJGIO [RABANO]: Dio
1ì111c etiam Deus Pater posuit spiritum suum super eum, cum ope- Padre pose il suo spirito sopra di lui anche quando, con l'opera dello
rante Spiritu sancto suscepit carnem ex Vìrgine, et mox ut homo Spirito Santo, egli prese la carne dalla Vergine, e non appena divenne
factus est, plenitudinem Spiritus sancti suscepit. HJERONYMUS uomo ricevette la pienezza dello Spirito Santo. GIROLAMO: Lo Spirito
[ibid.}: Ponitur autem Spiritus sanctus non super Dei Verbum, sed Santo viene posto però non sopra il Verbo di Dio, ma sopra l'Unigenito
super Unigenitum, qui de sinu Patris processi!, scilicet super eum che procedette dal seno del Padre, cioè su colui di cui fu detto: Ecco il
914 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, ver setti 14-21 915

de quo dictum est «Ecce p uer meus». Quid autem p er ipsum factu- mio servo. Che cosa poi egli avrebbe fatto viene indicato con le parole:
rus sit, subditur: «Et iudicium Gentibus nuntiabit». AUGUSTLNUS e annunzierà il giudizio alle Genti. AGOSTTNO: Poiché cioè preannunziò
De civ. Dei [20,30, PL 41, 707] : Quia scilicet iudicium praenun~ il giudizio futuro, che era nascosto alle Genti.
tia vitfuturum, quod Gentibus erat occultum. CRJSOSTOMO: Po i, manifestando la sua umiltà, dice: Non conten-
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.} : Deinde humilitatem eius derà, poiché come a lui piacque s i offrì e si consegnò nell~ mani dei
manife stans, dicit «Non contende!>>," quia sicut i/li placuit oblatus persecutori; né griderà, poiché tacque come un agnello d1 ~~nte al
est, et manibus persequentium se ultra obtulit; «neque clamabit»: tosatore; né si udrà nelle piazze la sua voce. GIROLAMO: Infatti e larga
quia sicut agnus coram tondente se obmutuit; «neque audiet ali- e spaziosa la via che conduce alla perdi zi o~e, e molti vi entran?:
quis in plateis vocem eius». HIERONYMUS [ibid.}: Lata enim est et costoro non odono la voce del Salvatore, poiché non sono nella via
spatiosa via quae ducit ad p erditionem, et multi ingrediuntur p er stretta, ma in quella spaziosa. REMIGIO: Infatti il termine greco platea
eam; qui multi non audiunt vocem salvatoris, quia non sunt in (piazza) si traduce in latino larghezza. Ora, nelle P.iazze nessu°:o u dì I~
arcta via, sed in spatiosa. REMJGJUS [non occ.}: Platea namque sua voce poiché a coloro che lo amano non promise le cose piacevoli
graece, latine latitudo dicitur. In p/ateis ergo vocem eius nemo di questo mondo, ma quelle aspre. CRJSOSTOMO: Ora, il Signore con
audivit: quia suis dilectoribus non delectabilia in hoc munda pro-
questa mansuetudine voleva g uarire i G iudei. Ma sebbene essi si rifiu-
misit, sed aspera. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Volebat autem
tassero, tuttavia non resistette lo ro, distruggendoli; per cui il Profeta,
Dominus p er huiusmodi mansuetudinem curare Iudaeos. Sed /icet
mostrando la sua forza e la loro debo lezza, d ice (Is 42, 3): Non spez-
isti renuerent, non tamen eis restitit, eos destruendo: unde et eius
virtutem et i/forum imbecillitatem Propheta (Is. 42,3) ostendens zerà la canna incrinata, e non spegnerà il lucignolo f umigante.
dicit: «Arundinem quassatam non confringet, et linum fumigans GI ROLAMO: Chi non porge la mano al peccatore e non porta il peso del
non extinguet». HIERONYMUS [ibid.}: Qui p eccatori non porrigit suo fratello spezza la canna incrinata; e chi disprezza nei piccoli una
manum nec portat onus fratris sui, iste quassatum calamum con- picco la scintilla di fede spegne il lucig no lo fumigante. AGOSTINO:
fringit; et qui modicam scintillam fidei contemnit in parvulis, hic Quindi non frantumò, non estinse i G iudei persecutori, paragonati .a
linum extinguit fumigans. AUGUSTINUS, De civ. Dei [ibid.}: Unde una canna incrinata per la perdita de ll ' integrità e a un luc1gnolo fumi-
p ersecutores Iudaeos, qui calamo quassato, perdita integritate, gante per la perdita della luce : infatti li risparmiò, .in 9uanto non era
et lino f umanti, amisso lumine, comparati sunt, non contrivit, non ancora venuto per giudicarl i, m a pe r essere g1 ud1 cato da loro.
extinxit: quia pep ercit eis, quod nondum venera! eos iudicare, sed AGOSTINO: Bisogna inoltre notare che il lucigno lo fumigante, quando
iudicari ab eis. AUGUSTJNUS, De q. ev. [1,3, PL 35,1324}: In lino perde la luce, emette cattivo odore. CRJSOSTOMO: .O ppure, .dicendo eh~
etiam fumigante notandum est, quia deserto lumine facit putorem. non ~pezzerà la canna incrinata, mostra che gli era facile spezzarh
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ve! in hoc quod dicit «Arundinem tutti come una canna, e addirittura già incrinata. Dicendo invece che
quassatam non confringet» ostendit quod ita facile erat ei omnes non spegnerà il lucignolo fum igante, mostra sia il loro furore a~ces~,
eos frangere, s icut arundinem; et non s impliciter arundinem, sia la potenza di Cristo capace di estinguere tale furore con ogru faci-
sed iam contritam. In hoc autem quod dicit «Linum fumigans non lità: per cui in ciò si mostra la grande mansuetudine di Cristo. ILARIO:
extinguet», demonstrat et illorum f urorem accensum, et virtutem Oppure, dicendo che la canna che è incrinala non è stata ~pezzata,
Christi p otentem ad extinguendum huiusmodi furorem cum omni mostra che i corpi caduchi e incrinati delle Genti non sono stah spezza-
fac ultate: unde in h oc multa mansuetudo Christi ostenditur. ti, ma piuttosto riservati per la salvezza. In quan~o ~~ece dice che no~
HILARJUS [ibid.]: Vel p er hoc quod dicit, arundinem quae quassata spegnerà il lucignolo fumigante, mos~a che l '~1gu 1t~ ~el fu?co ~rmat
est, non esse confractam, ostendit caduca et quassata gentium soltanto fumigante nel lucignolo non e stata estmta, c1oe fra 1 resti del-
corpora non fuisse contrita, sed in salutem potius reservata. Per !'antica grazia lo spirito non è stato completamente tolto a l.sraele,
hoc autem quod dicit «Linum fumigans non extinguet», ostendit potendo esso riacquistare tutta la luce nel tempo della p emtenza.
exiguitatem ignis iam tantum fumigantis in lino non extinctam,
idest Israel ex reliquiis veteris gratiae spiritum non ablatum, quia
resumendi totius luminis in tempore poeniten tiae sit facultas.
916 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 14-21 917

RABANUS [HIERONYMUS, ep. 121,2, PL 22, 1010]: Ve/ e converso RA.BANO [GIROLAMO]: Oppure, al contrario, la canna incrinata indica i
arundinem quassatam vocat l udaeos, quod a vento agitatos, et Giudei , che, agitati dal vento e come dispersi lontano gli uni dagli
quasi ab invicem dissipatos, non statim Dominus condemnavit altri, non furono condannati immediatamente dal Signore, ma soppor-
sed patienter supportavit; linum autem fumigans vocat populu,;, tati pazientemente; invece il lucignolo fumigante indica il popolo
de Gentibus congregatum, qui, extincto naturalis legis ardore, radunato dalle Genti il quale, estinto l'ardore della legge naturale, era
fumi amarissimi et oculis noxii, tenebrosaeque caliginis involve- avvolto da errori simili a fumi assai acri e dannosi agli occhi, e a tene-
batur erroribus; quem non solum non extinxit et redegit in cine- brosa caligine; popolo che il Signore non solo non estinse e ridusse in
rem, sed e contrario de parva scintilla et pene moriente maxima cenere, ma al contrario dal quale suscitò, come da piccola scintilla
suscitavit incendia. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Sed posset quasi m orente, i più grandi incendi. CRISOSTOMO : Ma qualcuno
aliquis dicere: Quid igitur? Semper haec erunt; et feret usque in potrebbe dire: che cosa allora? Sarà sempre cosi, ed egli sopp01terà
finem eos qui sic insidiantur et insaniunt? Absit: sed cum sua sino alla fine coloro che sino a questo punto sono traditori e insensati?
omnia fàcta erunt tunc et i/la operabitur. Et hoc signavit dicens Non sia mai, ma quando saranno compiute tutte le cose che lo riguar-
«Donec eiciat ad victoriam iudicium»,· ac si dicat: Cum ea quae dano, allora farà anche quelle. E ciò lo ha indicato dicendo: finché non
ex se sunt, omnia compleverit, tunc perfectam ultionem inducet; abbia fatto trionfare il giudizio; come se dicesse: dopo che avrà com-
tunc enim punientur cum claram fecerit suam victoriam, ut non piuto tutte le cose che appartengono alla sua missione, farà venire un
relinquatur eis inverecunda contradictionis occasio. HILARJUS castigo perfetto; allora infatti saranno puniti, poiché con la chiarezza
[ibid.}: Ve/ «donec eiciat ad victoriam iudicium»; sub/ata scilicet della sua vittoria non ci sarà più spazio per una contraddizione inso-
mortis potestate, iudicium et claritatis suae reditum introducat. lente. ILARIO: Oppure: finché 11011 abbia fatto trionfare il giudizio,
RABANus [ibid.}: Ve! donec il/ud iudicium quod in eo agebatur, ad cioè, tolto il potere della morte, non abbia introdotto il giudizio e il
victoriam pervenire/: quia postquam mortem resurgendo supera- ritorno del suo splendore. RABANO: Oppure finché quel giudizio che si
vit, expulso p rincipe huius mundi, victor ad regnum rediit in compiva in lui non giunga alla vittoria: poiché dopo che risorgendo
Patris dextera sedens, donec ponat sub pedibus omnes inimicos vinse la morte, scacciato il principe di questo mondo, tornò vincitore
suos. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Sed non in hoc stabunt ea al regno sedendo alla destra del Padre, finché non abbia posto tutti i
quae sunt dispensationis, ut solum puniantur qui non crediderunt; nemici sotto i suoi piedi. CRISOSTOMO: Ma la sua missione non si limi-
sed et orbem terrarum ad se trahet; unde sequitur «Et in nomine terà al fatto di punire quelli che non hanno creduto, bensì trarrà a sé
eius Gentes sperabunt». AUGUSTINUS, De civ. Dei [ibid.}: Hoc tutta la terra; per cui segue: nel suo nom e spereranno le genti.
autem ultimum iam videmus impletum: et sic per hoc quod negari AGOSTINO: Quest'ultima cosa già la vediamo compiuta; e così attra-
non potest, creditur et il/ud quod imprudenter a quibusdam nega- verso ciò che non può essere negato v iene creduto anche ciò che in
tur, novissimum iudicium, quod ponet in terra, cum venerit ipse de modo imprudente viene negato da alcuni, il giudizio ultimo che pon-à
caelo. Quis enim speraret Gentes in Christi nomine speraturas, in terra, quando verrà egli stesso dal cielo. Chi infatti avrebbe sperato
quando tenebatur, ligabatur, caedebatur, illudebatur et crucifige- che le Genti sperassero nel nome di Cristo quando egli veniva arrestato,
batur; quando et ipsi discipuli spem perdiderant, quam in ilio legato, percosso, deriso e crocifisso; quando anche gli stessi discepoli
habere iam coeperant? Quod tunc vix unus latro speravi! in cruce, avevano perso la speranza che avevano già cominciato ad avere in
nunc sperant Gentes longe lateque diffusae. Et ne in aeternum lui? Ciò che a stento sperò uno dei ladroni sulla croce, ora lo sperano
moriantur, ipsa in qua i/le mortuus est cruce signantw: Nullus igi- le Genti diffuse in lungo e in largo. E per non morire in eterno
tur dubitet per l esum Christum tale quale praenuntiatur novissi- si segnano con quella stessa croce sulla quale egli mori. Nessuno dun-
mum futurum esse iudicium. REMIGIUS {RABANUS, PL 107,925B}: que dubiti che l'ultimo giudizio sarà fatto da Gesù Cristo nel modo
Sciendum est autem, quia non solum istius foci sensus, sed et mul- in cui fu preannunziato. REMIGIO [RABANO]: Bisogna sapere però
torum aliorum hoc testimonio confirmatur: nam quod dicit «Ecce che non solo il senso di questo passo, ma anche que llo di molti altri è
puer meus», ad illum locum refertur ubi dixerat Pater (3, 17): confermato da questa testimonianza; infatti le parole: Ecco il mio
servo, si riferiscono a quel passo dove il Padre aveva detto (3, 17):
918 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 14-21 919

«Hic est Filius meuS»; quod vero ait «Ponam spiritum meum «Questo è il mio figlio»; le parole invece: Porrò il mio spirito sopra
super eum», ad hoc refertur quod Spiritus sanctus descendit super di lui, si riferiscono al fatto che lo Spirito Santo discese sul Signore
Dominum baptizatum; quod autem subiungit «l udicium Gentibus battezzato; ciò che iz_oi aggiunge: annunzierà il giudizio alle Genti, si
nuntiabit», refertur ad id quod infra dicitur (25,31): «Cum sederit riferisce a quanto verrà detto in seguito (25, 31 ): «Quando il Figlio del-
Filius hominis in sede maiestatis suae»; quod autem subdit «Non 1'uomo siederà sul trono della sua maestà»; ciò che invece aggiunge:
contendei neque clamabit», ad hoc refertur quod Dominus pauca Non contenderà, né griderà, si riferisce al fatto che il Signore rispose
respondit principi sacerdotum et Pilato, Herodi vero nulla; quod poche cose al principe dei sacerdoti e a Pilato, e nulla a Erode; le
vero dicitur «Àrundinem quassatam non conji-inget», ad hoc per- parole poi: Non spezzerà la canna incrinata, riguardano il fatto che il
tinet quod Dominus suos persecutores declinavit, ne fierent dete- Signore abbandonò i suoi persecutori affinché non divenissero peg-
riores; quod vero dicit «i n nomine eius Gentes sperabunt», ad hoc giori; ciò che infine dice: nel suo nome spereranno le Genti, si riferi-
refertur quod ipse dixit (infra 28, 18): «Euntes docete omnes sce a quanto egli stesso ha detto (28, 18): «Andate e ammaestrate
Gentes». tutte le Genti».
·-,
920 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 22-24 921

VERSUS 22-24 VERSETTI 22-24

Tunc oblatu_s est e_i daemonium habens, caecus et Allora gli fu presentato uno che aveva un demonio, cieco e
mutus, et curavJt eum, 1ta ut loqueretur et videret. Et stupe- muto, e lo guarì, così che parlava e vedeva. E tutta la folla si
ban~ omnes. tur~ae et dicebant: Numquid hic est Filius stupiva e diceva: Non è costui il figlio di Davide? Ma i Farisei
Dav1d? Pha~1~~e1 autem audientes dixerunt: hic non eicit udendo ciò dissero: Costui non scaccia i demoni se non in
daemones ms1 m Bee/zebub principe daemoniorum. nome di Beelzebub, principe dei demoni.

C!L?SS~ [interi.]: Confataverat superius Dominus Pharisaeos GLOSSA: Prima il Signore aveva confutato i Farisei che biasima-
Chnsti miracula calumniantes ex hoc quod sabbatum so/vere vide- vano i miracoli di Cristo poiché sembrava che violasse il sabato; ma
batur: sed quia maiori nequitia ipsa Christi miracula divina virtute poiché con maggiore malvagità distruggevano gli stessi miracoli di
/acta pervertebant, attribuentes ea immundo spiritui, ideo Cristo fatti per virtù divina, attribuendoli allo spirito immondo, così
Evangelista praemittit miraculum ex quo blasphemandi occasio- l'Evangelista premette il miracolo dal quale presero l'occasione di
nem sumpserunt, dicens «Tunc oblatus est ei daemonium habens bestemmiare dicendo: Allora gli fu presentato uno che aveva
caecus et mutus». REMJG!US [non occ.j: Quod autem dicit «Tunc>» un demonio, cieco e muto. REMIGIO: La parola allora si riferisce alle
ad superiora refertur, quando sanato homine qui habebat manun; cose dette prima, quando, risanato l'uomo che aveva la mano inaridi-
arida"!, exivit de synagoga. Sive quod dicit «Tunc», potest re/erri ta, uscì dalla sinagoga. Oppure l'espressione allora si può riferire a
ad latius atque prolixius tempus; ut sit sensus: Tunc quando haec un tempo più ampio e prolungato, in modo che il senso sia: quando
ve/ il/a diceban~r ve/ gerebantur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [40,3, queste o quelle cose venivano dette o compiute. CRISOSTOMO:
1:G 57,441): A-fir~nda est autem nequitia daemonis. Utrumque Bisogna poi stupirsi della malvagità del demonio. Ostacolò ogni
mgressum oppllavll per quem il/e erat crediturus, scilicet et audi- accesso per cui egli poteva essere creduto, cioè l'udito e la vista.
tum et vis~m. Sed_ Christus utrumque aperuit; unde sequitur Ma Cristo li aprì ambedue, per cui segue: e lo guarì, così che parlava
«Et curavit eum ita ut loqueretur et videret». HIERONYMUS e vedeva. GIROLAMO: Furono fatti insieme tre segni in un solo uomo:
[PL 26, 79B}: _Tria autem signa simul in uno homine perpetrata il cieco vede, il muto parla, l' indemoniato è liberato. Ciò avvenne
sunt: caecus videt, mutus loquitur, possessus a daemone liberatur. allora fisicamente, ma si compie ogni giorno nella conversione dei
<:Juod et tu~c quidem carnaliter factum est; sed quotidie completur credenti; cosi che, scacciato il demonio, vedano innanzitutto la luce
in conver~z~ne cre~enti~m: ut expulso daemone, primum fidei
della fede, poi aprano la bocca che prima taceva nella lode di Dio.
ILARIO: Non è senza ragione che dopo averci mostrato le folle guarite
lumen aspzczant, demde m laudes Dei tacentia prius ora laxentur.
HrLARIUS [PL 9,987B}: Non autem sine ratione cum turbas omnes in massa l'Evangelista ci mostri a parte un indemoniato che è allo
curatas in communi dixisset, nunc seorsum daemonium habens, stesso tempo cieco e muto. Era opportuno infatti che dopo che I 'uo-
caecus et mutus o.flertur. Oportebat enim ut postquam manus ari- mo dalla mano inaridita fu guarito nella si nagoga, la guarig ione
dei Gentili avesse un simbolo simile a quello che ci presenta la guari-
dae homo oblatus est, qui in synagoga curabatur, in unius huiu-
gione di questo indemoniato; in modo che noi vedessimo capace
smodi h~minis forrna Gentium salus fieret; ut qui erat habitatio
del possesso di Dio colui che era prima dimora del demonio, e cieco
daemonu, et caecus et mutus, Deo capax pararetur, et Deum conti-
e muto. Così in Cristo noi vediamo Dio, nello stesso tempo in cui
n eret in Christo, et Christi opera Dei confessione laudaret.
le opere di Cristo confessano il nome di Dio. AGOSTINO: È indemo-
AUGUSTINUS, De q. ev. [1,4, PL 35,1324): Daemonium enim habens,
niato, cieco e muto colui che non crede, ed è suddito al diavolo chi
~aec~s ~t mutus est qui non credit, et subditus est diabolo qui non
non intende e non confessa la stessa fede, o non dà lode a Dio .
mtellzglt et non confitetur ipsam fidem, ve/ non dat laudem Deo.

I
922 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 22-24 923

A UGUSTJNUS, De cons. ev. [2,37, PL 34,1118}: Hoc autem non isto AGOSTINO: Questo fatto viene riferito da Luca non in questo ordine,
ordine, sed post multa alia Lucas commemorat; et mutum dicit tan- ma dopo molte altre cose; e dice che è soltanto muto, non cieco. Ma
tum et non caecum. Sed non ex eo quod aliquid tacet, de alio dice- per il fatto che tace qualcosa non si deve pensare che parli di un altro:
re putandus est: ea enim sequentia et ipse contexit quae infatti la narrazione è simile a quella di Matteo. ILARIO: Tutte le folle
Matthaeus. HtLARJUS [ibid.}: Stupueruntfacti istius omnes turbae· si stupirono di questo fatto, ma l'invidia dei Farisei crebbe; per cui
sed Pharisaeorum ingravesdt invidia: unde sequitur «Et stupeban~ segue: E tutta la folla si stupiva e diceva: Non è costui il figlio di
omnes turbae et dicebant: Numquid iste estfilius David?». GLOSSA Davide? GLOSSA [RASANO]: Per la misericordia e i benefici predica-
[RA~ANUS, P~ 107,926D}: Ob misericordiam et beneficia filium no il Fig lio di Davide. RASANO: Mentre le folle che sembravano
Davtd praedzcant. RABANUS [ibid.}: Turbis autem quae minus eru- meno erudite ammiravano sempre le opere del Signore, quelli al con-
ditae videbantur, Domini semper /acta mirantibus, illi contra vel trario si sforzavano o di negare ciò, o di pervertire con una sinistra
negare hoc, vel quae negare nequiverant sinistra interpretatione interpretazione ciò che non potevano negare, come se quelle opere
pervertere laborabant; quasi haec non divinitatis, sed immundi non fossero della divinità, ma dello spirito immondo, cioè di
spiritus opera fuissent, idest Beelzebub, qui Deus erat Accaron: Beelzebub, che era la dlvtfiità di Accaron; per cui segue: Ma i Farisei
unde sequitur «Pharisaei autem audientes dixerunt: Hic non eicit udendo ciò dissero: Costui non scaccia i dernoni se non in nome di
daemones nisi in Beelzebub principe daemoniorum». REMIGJUS Beelzebub, principe dei demoni. REMIGIO [RASANO]: Beelzebub si
[RABANUS, De un., 6, PL 11l,428A]: Beelzebub autem, ipse est Bee! identifica con Bee! e Baal di Beelfegor. Bee! fu il padre di Nino, re
et Baal et Beelphegot: Bee/ fitit pater Nini regis Assyriorum; Baal degli Assiri, Baal venne cosi chiamato poiché il suo culto avveniva
dictus est, quia in excelso colebatur; Beelphegor a Loco, idest a nelle altezze; Beelfegor dal luogo, cioè dal monte Fega; Zebub fu
monte Phega; Zebub servus fuit Abimelech fili i Gedeonis, qui occi- servo di Abimelech figlio di Gedeone, che, uccisi i settanta fratelli,
sis septuaginta fratribus aedifì.cavit templum Baal, et constituit edificò un tempio a Baal e lo costituì sacerdote per scacciare le
eum sacerdotem in ipso ad abigendas muscas quae ibi congrega- mosche che si radunavano per l'abbondanza del sangue delle vittime.
bantur propter nimium cruorem victimarum. Zebub namque musca Zebub infatti significa mosca, quindi Beelzebub si interpreta uomo
dicitw; Beelzebub ergo vir muscarum interpretatur: unde propter delle mosche; per cui a motivo di questo rito assai sudicio veniva
spurcissimum ritum colendi, dicebant eum esse principem daemo- detto principe dei demoni. Non avendo quindi nulla di più sordido da
niorum. Nihil ergo sordidius invenientes quocl Domino obicerent, opporre al Signore, dicevano che scacciava i demoni nel nome di
dicebant eum in Beelzebub eicere daemonia. Et sciendum quod Beelzebub. E bisogna notare che questo nome va letto con una b [o
non est legendum per "d" ve/ "t" in fine, ut quaedam mendosa una /] alla fine, e non con una d o una t, come si riscontra in alcuni
exemplaria habent, sed per "b ". esemplari corrotti.

I
J
924 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 25-26 925

VERSUS 25-26 VERSETII 25-26

lesus autem sciens cogitationes eorum dixit eis: Omne Ma Gesù conoscendo i loro pensieri disse loro: ogni regno
regnum divisum contra se desolabitur; et omnis civitas ve/ diviso in se stesso andrà in rovina, e ogni città o casa divisa
domus divisa contra se non stabit. Et, si satanas satanam eicit contro se stessa non reggerà. E se satana scaccia satana è divi-
adversus se divisus est; quomodo ergo stabit regnum eius? ' so contro se stesso: come dunque starà in piedi il suo regno?

HJERONYMUS [PL 26, 79C}: Pharisaei opera Dei principi daemo- GIROLAMO: I Farisei attribuivano le opere di Dio al principe dei
niorum deputabant; quibus Dominus non ad dieta, sed ad cogitata demoni; il Signore non risponde alle loro parole, ma ai loro pensieri,
respondit, ut ve/ sic compellerentur credere potentiae eius qui cor- affinché almeno così fossero costretti a credere alla potenza di colui
dis videbat occulta: unde dicitur «Iesus autem sciens cogitationes che vedeva i segreti dei cuori; per cui si dice: Ma Gesù conoscendo i
eorum, dixit eis». CHRYSOSTOMUS, In Matth. {41, l, PG 57,445}: loro pensieri disse loro. CRISOSTOMO: Prima avevano accusato Cristo
Superius quidem et de hoc Christum accusaverant, quia in anche di questo, cioè di scacciare i demoni in nome di Beelzebub; ma
Beelzebub eiceret daemonia; sed tunc quidem eos non increpavit, allora non li rimproverò, concedendo loro sia di conoscere la sua
concedens eis et a pluribus signis cognoscere eius virtutem, et a potenza in base ai molti segni, sia di apprendere la sua grandezza in
doctrina discere eius magnitudinem. Sed quia permanebant base al suo insegnamento. Ma poiché continuavano a dire le stesse
eadem dicentes, iam increpat eos, quamvis eorum accusatio valde cose, ora li rimprovera, sebbene la loro accusa fosse del tutto irragio-
irrationabilis esset. Invidia autem non quaerit quid dicat, sed nevole. Ma l' invidia non bada a ciò che dice, ma solo a parlare.
solum ut dicat. Neque tamen Christus eos contempsit, sed respon- Tuttavia Cristo non li disprezzò, ma risponde con bella mansuetudine,
det cum decenti mansuetudine, docens nos mites esse inimicis, et insegnandoci a essere miti con i nemici, e a non turbarci anche se
non turbari, etiam si talia dicant quae nos in nobis non recogno- dicono delle cose che non riconosciamo in noi stessi, e non hanno
scimus, neque habent aliquam rationem. In quo etiam ostendit alcuna ragione. E con ciò mostra anche che sono menzognere le cose
mendacia esse quae ab ipsis sunt dieta: neque enim est daemo- da loro dette: infatti un indemoniato non mostra una così grande man-
nium habentis, tantam ostendere mansuetudinem, et cogitationes suetudine, e non conosce i pensieri. E poiché il loro sospetto era del
scire. Et quia va/de irrationabilis erat eorum suspicio, et multitu- tutto irragionevole, e temevano la folla, non osavano rendere pubblica
dinem timebant, non audebant publicare Christi accusationem, l'accusa fatta a Cristo, ma la pensavano nella mente; per cui dice:
sed in mente volvebant: propter quod dicit «Sciens cogitationes conoscendo i loro pensieri. Egli però non mette l' accusa nella risposta,
eorum». Ipse autem accusationem quidem in respondendo non né divulga la loro malvagità, bensì adduce la soluzione: infatti la sua
poni!, neque divulgat eorum nequitiam; solutionem autem inducit: preoccupazione era di giovare ai peccatori, non di denunciarli pubbli-
studium enim eius era! prodesse peccantibus, non publicare. Non camente. Non risponde poi loro mediante le Scritture, poiché essi
autem respondet eis a Scripturis, quia non attenderent a/iter expo-
avrebbero trovato un'altra spiegazione, ma in base alle opinioni comuni:
nentes; sed a communibus opinionibus: non enim ita exteriora
infatti le guerre esterne non corrompono come quelle interne, e ciò
praelia corrumpunt, sicut ea quae interiora: hoc enim.fit in corpo-
avviene nei corpi e in tutte le cose; prende così gli esempi dalle realtà
ribus, et in omnibus rebus; sed interim a magis cognitis exempla
più conosciute dicendo: ogni regno diviso in se stesso andrà in rovina.
duci!, dicens «Omne regnum contra se divisum desolabitur». Nihil
enim est in terra regno potentius; sed tamen per altercationem Nulla infatti vi è in terra di più potente di un regno, e tuttavia esso
p erii. Quid autem dicendum est de civitate, vel de domo ? Sive perisce per i dissensi interni. Che dire poi di una città, o di una casa?
magnum sive parvum fuerit, co ntra seipsum pugnans peri!. Sia grande o sia piccolo, ciò che combatte contro se stesso perisce.

I
926 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 25-26 927

HILARIUS [PL 9,988A}: Unde domus, et civitatis eadem est hic ILARIO: Quindi per la casa o la città vale la stessa ragione del regno;
ratio quae est regni: propter quod sequitur «Et omnis civitas ve/ per cui segue: e ogni città -ò casa divisa contro se stessa non reggerà.
domus divisa contra se, non stabit». HtERONYMUS {ibid.]: GIROLAMO: Come infatti per la concordia le cose piccole crescono,
Quomodo enim concordia parvae res crescunt, sic discordia maxi- così le più grandi per la discordia si dissolvono. ILARIO: li discorso di
mae dilabuntur. HILARIUS [ibid.]: Sermo autem Dei dives est; et Dio è ricco; e semplicemente inteso, oppure esaminato intimamente è
ve! simpliciter inte/lectus, ve! inspectus interius, ad omnem pro- necessario a ogni progresso. Lasciando dunque le cose evidenti per
fectum est necessarius. Relictis ergo his quae ad communem intel- tutti, fermiamoci sulle cause interiori. li Signore, dovendo rispondere
ligentiam patent, causis interioribus immoremur. Responsurus a ciò che era stato detto di Beelzebub, ritorce la fondazione della
enim Dominus ad id quod de Beelzebub dictum erat, in ipsos qui- risposta contro coloro a cui rispondeva. Infatti la legge viene da Dio, e
bus respondebat, responsionis conditionem retorsit: !ex enim a le promesse del regno di Israele promanano dalla legge: se questo
Dea est, et regni Israel pollicitatio ex lege est: si regnum legis regno della legge si di vide contro se stesso, necessariamente si
contra se dividitur, dissolvatur necesse est; et sic Israel amisit distrugge, ed è così che il regno di Israele ha perduto la legge, nel
legem, quando impletionem legis in Christo plebs legis impugnat. momento in cui il popolo della legge attaccava in Cristo il compimen-
Sed civitas hic Ierusalem indicatur, quae postquam in Dominum to della legge. È la città di Gerusalemme che così è designata, la
suum furore plebis exarsit, et Apostolos eius cum credentium tur- quale, dopo aver riversato la ribellione della popolazione contro il suo
bis fugavit, post divisionem non stabit; atque ita (quod per hanc Signore, e messo in fuga i suoi Apostoli e la folla dei credenti, in
divisionem max consecutum est) civitatis illius denuntiatur exci- seguito alla divisione non resse; e cosi dopo questa divisione seguì
dium. Deinde assumit «Et si satanas satanam eicit, adversus se ben presto l'eccidio di quella città. Prosegue poi: E se satana scaccia
divisus est: quomodo ergo stabit regnum eius?». HIERONYMUS satana è diviso contro se stesso: come dunque starà in piedi il suo
[ibid.]: Ac si diceret: Si satanas pugna! contra se, et daemon ini- regno? GIROLAMO: Come se dicesse: se satana combatte contro se
micus est daemoni, deberet iam mundi venire consummatio; nec stesso, e il demonio è nemico del demonio, dovrebbe già venire la fine
habent in eo locum adversariae potestates, quarum inter se bel- del mondo; e in esso non hanno luogo le potenze avversarie, la giierra
lum, pax hominum est. GLOSSA [PL 114, l 26A}: Necessaria ergo reciproca delle quali è la pace degli uomini. GLOSSA: li Signore dun-
complexione eos arguit. Ve/ enim Christus in virtute Dei daemo- que li confuta con un dilemma invincibile. O infatti Cristo scaccia i
nes eicit, ve! in principe daemoniorum. Si virtute Dei, fi'ustra demoni con la potenza di Dio, o nel nome del principe dei demoni. Se
calumniantur; si in principe daemoniorum, regnum eius divisum con la potenza di Dio, invano è calunniato; se nel nome del principe
est nec stabit: et ideo a regno eius recedant; quod innuit sibi eos dei demoni, il suo regno è diviso e non reggerà; si allontanino dunque
elegisse, dum in se non credunt. CHRYSOSTOMUS, in Matth. [ibid.]: dal suo regno che, egli insinua, essi si sono scelti non credendo in lui.
Ve/ sic: Si divisus est, imbecillior factus est, et perit; si autem perit, CRISOSTOMO: Oppure così: se è diviso, è divenuto più debole e peri-
qua/iter potest alium proicere? HtLARIUS [ibid.] ve/ a/iter: Si ad sce; ora, se perisce, come può scacciare un altro? ILARIO oppure diver-
divisionem suam coactus est daemon, ut daemones perturbare!, samente: Se il demonio è stato forzato a questa divisione interna, così
hinc quoque aestimandum est plus in eo qui diviserit, quam in his da turbare i demoni, si deve dedurre che ha più potere colui che divide
qui divisi sunt, esse virtutis; ergo regnum diaboli, divisione /acta, a piuttosto che coloro che sono divisi: quindi il regno del diavolo, fatta
Christo est dissolutum. HIERONYMUS [ibid.}: Si autem putatis, o la divisione, è stato dissolto da Cristo. GIROLAMO: Se poi pensate, o
Scribae et Pharisaei, quod recessio daemonum obedientia sit in Scribi e Farisei, che l'allontanamento dei demoni è obbedienza verso
principem suum, ut homines ignorantes fraudulenta simulatione il loro capo, affinché con questa finzione siano ingannati gli uomini
deludantur, quid potestis dicere de corporum sanitatibus quas ignoranti, c~e cosa potete dire della salute dei corpi che il Signore ha
Dominus perpetravi!? Aliud est, si membrorum quoque debi/itates, procurato? E una cosa diversa se voi attribuite ai demoni anche queste
et spiritualium virtutum insignia daemonibus assignetis. guarigioni e gli altri prodigi delle potenze spirituali.

I
928 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 27-28 929

VERSUS 27-28 VERSETTI 27-28

. ~t, si ego i'! B.e_elzf!bub eicio daemones, filii vestri in quo E se io scaccio i demoni in nome di Beelzebub, i vostri figli
etcwn_t?. lcfeo 1ps1 1ud1ce~ .vestri erunt. Si autem ego in spiri- in nome di chi li scacciano? Per questo essi stessi saranno i
tu Det e1c10 daemones, 1g1tur pervenit in vos regnum Dei. vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni nello spirito di
Dio, allora è giunto in voi il regno di Dio.

CHRYSOSTOMVS, In Matth. {41,1, PG 57,446}: Post primam


solutionem, venit ad secundam prima manifestiorem, dicens «Et si CRISOSTOMO: Dopo la prima soluzione viene alla seconda, più
ego in Beelzebub eicio daemones, filii vestri in quo eiciunt? Ideo manifesta della prima, dicendo: E se io scaccio i demoni in nome di
ipsi iudices vestri erunt». HJERONYMVS [PL 26, 79D}: Filios fu- Beelzebub, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo essi
daeorum vel exorcistas gentis illius, ex more signat, ve/ Apostolos stessi saranno i vostri giudici. GIROLAMO: Chiama figli dei Giudei,
ex eorum stirpe generatos. Si exorcistas, qui ad invocationem secondo l' uso, o gli esorcisti di quel popolo, o gli Apostoli generati
Dei eiciebant daemones, coarctat Pharisaeos interrogatione pru- dalla loro stirpe. Se gli esorcisti scacciavano i demoni invocando
Dio, costringe i Giudei con un' interrogazione saggia a confessare che
denti, ut confiteantur Spiritus sancti esse opus eorum. Quod si
la loro opera apparteneva allo Spirito Santo. Infatti se, dice, l'espul-
expulsio, inquit, daemonum in filiis vestris, Dea, non daemonibus
sione dei demoni nei vostri figli è deputata a Dio, non ai demoni, per-
deputatur, quare in me idem opus non eamdem habeat et causam?
ché in me la stessa opera non ha anche la stessa causa? Quindi essi
Ergo ipsi vestri iudices erunt, non potestate, sed comparatione;
saranno i vostri giudici non per il potere, ma per il confronto: mentre
dum il/i expulsionem daemonum Deo assignant, vos principi dae- essi assegnano l' espulsione dei demoni a Dio, voi al principe dei
r:zoni~rum. Sin autem et de Apostolis dictum est (quod et magis
demoni. Se invece è stato detto degli Apostoli (cosa che dobbiamo
zntelhgere debemus), ipsi erunt iudices eorum: quia sedebunt in ritenere più probabile), essi saranno i loro giudici: poiché siederanno
duodecim soliis, iudicantes duodecim tribus l srael. HJLARJUS su dodici troni a giudicare le dodici tribù di fsraele. ILARIO: È a ragio-
[PL 9,988C]: ldcirco autem digne iudices sunt in eos constituti, ne che essi saranno stabiliti loro giudici, essendo stato loro affidato
quibus id dedisse Christus adversus daemones potestatis reperitur da Cristo il potere di scacciare i demoni, che essi gli negavano.
quod ips e est nega tus habuisse. RABANUS [PL J 07, 928A}: RABANO: Oppure perché gli Apostoli erano ben consci di non avere
Ve/ quia Apostoli bene sibi conscii erant, nihil malae artis se ab eo appreso da lui alcuna arte cattiva. CRISOSTOMO: Non ha detto: i miei
didicisse. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Non autem dixit: discepoli, né gli Apostoli, ma: i vostri jìgli ; al fine di presentare
Discipuli mei, neque Apostoli, sed «Filii vestri»: ut si quidem un 'abbondante occasione a coloro che avrebbero voluto risalire al
voluerint reverti ad illorum dignitatem, multam hinc accipiant pensiero della loro dignità, e se invece si fossero mostrati ingrati non
occasionem; si autem ingrati fuerint, neque inverecundam avessero la più piccola scusa. Ora, gli Apostoli scacciavano i demoni
habeant excusationem. Eiciebant autem Apostoli daemones, quia poiché egli stesso ne aveva dato loro il potere; tuttavia non erano loro
acceperant potestatem ab ipso, et tamen nihil eos incusabant: non che essi accusavano, poiché ad essi non interessava il fatto in se stes-
enim rebus, sed personae Christi adversabantur. Volens igitur so, ma la persona di Cristo; egli offre allora l'esempio degli Apostoli
monstrare quoniam invidiae erant quae dicebantur de ipso, per provare che era per invidia che essi parlavano cosi di lui stesso.
Apostolos in medium ducit. Rursus autem ad sui cognitionem Egli quindi li riconduce al loro proprio pensiero e mostra loro che sono
inducit eos, demonstrans quoniam propriis adversantur bonis, et gli avversari della loro propria felicità e i nemici della loro salvezza.
contrariantur suae saluti,· cum deceret eos laetari, quod magna Non dovevano al contrario rallegrarsi? Poiché egli non è venuto se non
bona illis advenerat donaturus; unde sequitur «Si autem ego in per distribuire loro dei grandi beni; per cui segue: Se invece io scaccio i
spiritu Dei eicio daemones, igitur pervenit in vos regnum Dei». demoni nello spirito di Dio, allora è giunto in voi il regno di Dio.

(
930 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 27-28 931

Per hoc autem demonstrat quod magnae virtutis opus est daemo- Con ciò dimostra che è opera di una grande potenza scacciare i
nes eicere, et non cuiuslibet gratia. Et ob hoc quidem syllogizat demoni, e non un dono ordinario. E così conclude dicendo: allora è
dicens «Ergo pervenit in vos regnum Dei»; ac si dicat: Si hoc est, giunto in voi il regno di Dio; come se dicesse: se si verifica questo,
profecto Filius Dei advenit. Hoc autem obumbrate dicit, ut non certamente il Figlio di Dio è giunto. Ma ciò lo dice in modo velato,
illis sit grave. Deinde ut illos alliciat, non dixit simpliciter perché non sia grave per essi. Quindi per attirarli non ha detto sem-
«Pervenit regnum», sed «in vos»; quasi dicat: Vobis veniunt plicemente: è giunto il regno, ma in voi; come se dicesse: A voi sono
bona: propter quid vestram impugnatis salutem? Hoc enim est giunti i beni; perché vi opponete alla vostra salvezza? Questo è infatti
signum a prophetis traditum praesentiae Filii Dei, tanta fieri il segno trasmesso dai Profeti della presenza del Figlio di Dio : che
potestate divina. HJERONYMUS [ibid.}: Regnum enim Dei seipsum delle cose così grandi siano fatte per la potenza divina. GIROLAMO:
signat, de quo in a/io loco scriptum est (Luc. 17,21): «Regnum Infatti indica se stesso come il regno di Dio, del quale in un altro
Dei in.tra vos est»,· et (Io. 1,26): «Medius stat in.tra vos quem passo fu scritto (Le 17, 21): «Il regno di Dio è in mezzo a voi»,
nescitis». Ve/ certe il/ud regnum quod et Joannes et ipse Dominus e (Gv l , 26): «C'è in mezzo a voi uno che voi non conoscete».
praedicaverant (4,17): «Poenitentiarn agite: appropinquabit enim Oppure senza dubbio quel regno che predicarono sia Giovanni che il
regnum caelorum». Est et tertium regnum Scripturae sanctae, Signore (4, 17): «Fate penitenza: si avvicinerà infatti il regno dei
quod auferetur a Judaeis, et tradetur genti facienti fructus eius. cieli». È questo terzo regno della Sacra Scrittura che sarà tolto ai
HlLARIUS [ibid.]: Si ergo discipuli operantur per Christum, et ex spi- Giudei, e passerà alle Genti che produrranno i suoi frutti. !LARIO: Se
ritu Dei Christus operatur, adest regnum Dei iam in Apostolos dunque i discepoli operano per mezzo di Cristo e Cristo opera in base
mediatoris officio transfusum. [GLOSSA, PL 162,1361B]: Diminutio allo spirito di Dio, è presente il regno di Dio già trasmesso negli
etiam regni diaboli, est augmentatio regni Dei. AUGUSTINVS, De q. ev. Apostoli per l'opera del Mediatore. [GLOSSA]: Infatti la diminuzione
[1,5, PL 35,1324]: Unde potesi etiam hic esse sensus: «Si ego in del regno del diavolo è l'aumento del regno di Dio. AGOSTINO:
Beelzebub eicio daemones», etiam secundum vestram sententiarn Per cui il senso potrebbe anche essere questo: Se dunque scaçcio i
«pervenit in vos regnum Dei»: quia regnum diaboli stare non demoni nel nome di Beelzebub, anche secondo il vostro giudizio è
potest, quem adversum se divisum fatemini. Regnum enim Dei giunto in voi il regno di Dio; poiché il regno del diavolo non può reg-
nunc dixit quo damnantur impii, et a fide!ibus de peccatis suis gere, quel regno che voi riconoscete diviso per se stesso. Quel regno
poenitentiam nunc agentibus decernuntw: di Dio di cui parla è la condanna degli empi, e la loro separazione dai
fedeli che fanno adesso penitenza dei loro peccati.
932 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetto 29 933 l
VERSUS 29 VERSETTO 29

Aut quomodo potest quisquam intrare in domum fortis O come può uno entrare nella casa di un forte e rubargli le
et vasa eius diripere, nisi prius alligaverit fortem? et tunc sue cose se prima non ha legato il forte? Allora saccheggerà
domum illius diripiet. la sua casa.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {41,2, PG 57,447-448): Posita secun- CRISOSTOMO: Posta la seconda soluzione, ne induce anche una terza,
da solutione, inducit et tertiam, dicens «Aut quomodo potest qui- dicendo: O come può uno entrare nella casa di un forte? Che infatti
squam intrare in domum fortis?». Quod enim non potest satanas satana non possa scacciare satana è manifesto in base alle cose dette.
satanam eicere, manifestum ex dictis est. Sed quoniam neque alius Ma che uno non possa scacciarlo se prima non lo ha vinto, è manifesto a
potest eum eicere nisi prius eum superaverit, omnibus est manife- tutti. Ciò che il Salvatore adesso dice è dunque la continuazione di ciò
stum. Constituitur ergo quod et antea ex manifestiori abundantia: che precede, e un'espressione più abbondante; è come se dicesse:
dicit enim: Tantum absisto ab hoc quod utar diabolo coadiutore, io sono così lontano dal servirmi del diavolo come cooperatore che io
quod praelier cum eo et ligem eum: et huiusmodi coniectura est combatto contro di lui e lo tengo legato; la prova è che io lo disarmo.
quod vasa eius diripio. Et sic contrarium eius quod illi tentabant È così che egli dimostra il contrario di ciò che essi volevano dire: essi
dicere, demonstrat. Il/i enim volebant ostendere quod non propria volevano insinuare che non era per la sua propria potenza che egli scac-
virtute eicit daemones, ipse autem ostendit quod non solum dae- ciava i demoni, ed egli dimostra di avere legato non solo i demoni, ma
mones, sed et eorum principem ligavit: quod rnanifestum est ab his anche il loro capo: il che è manifesto in base a ciò che era avvenuto.
quae /acta sunt. Qua/iter enim principe non vieto, hi qui subiacent In che modo infatti, se non è vinto il principe, sono sconfitti i demoni
daemones direpti sunt? Hoc autem mihi prophetia videtur esse, che gli sono soggetti? A me sembra poi che sia una profezia ciò che si
quod dicitur: non enim solum daemones eicit, sed et errorem uni- dice: infatti non solo scaccia i demoni, ma dissipa anche l'errore da ogni
versi orbis terrarum abiget et machinationem diaboli dissolve!. parte della terra e rende vane tutte le macchinazioni del diavolo; egli non
Et non dixit: Rapiet, sed «Diripiet», ostendens quod hoc cum pote- dice: rapirà, ma saccheggerà, volendo mostrare che lo farà con potenza.
state fiat. HJERONYMUS [PL 26,80C]: Domus illius mundus est, in GrROLAMO: La sua casa, cioè il mondo, posto sotto il maligno non per la
maligno positus, non creatoris dignitate, sed magnitudine delin- dignità di creatore ma per la grandezza di chi è caduto. Il forte è legato e
quentis. Alligatus est fortis, et religatus in tartarum, et Domini relegato nell'inferno, e schiacciato"dal piede del Signore. Però non dob-
pede contritus. Non autem debemus esse securi: adversarius biamo sentirci sicuri, poiché il nostro avversario è chiamato il forte dalla
noster fortis victoris quoque vocibus comprobatur. CHRYSOSTOMUS, bocca stessa del suo vincitore. CRISOSTOMO: Lo chiama forte mostrando
In Matth. [ibid.}: Fortem autem eum vocat, antiquam eius osten- la sua antica tirannide, che è nata dalla nostra ignavia. AGOSTINO: Coloro
dens tyrannidem, quae ex nostra desidia orta est. ÀUGUSTINUS, che egli teneva non potevano strapparsi dalle sue mani con la loro pro-
De q. ev. [1,5, PL 35,1324): Quos scilicet ipse tenebat, ne possent pria fomi, ma per la grazia di Dio. Chiama sua proprietà tutti coloro che
viribus suis ab illo se homines eruere, sed per gratiam Dei. Vasa non credono: egli ha legato il forte togliendogli il potere di impedire la
eius dicit omnes infide/es. Alligavit autem fortem, quia potestatem volontà dei fedeli che seguono Cristo verso la conquista del regno di Dio.
il/i ademit impediendi voluntatem fidelium a sequendo Christo et RABANO: Ha saccheggiato dunque la sua casa poiché ha riunito nella
obtinendo regno Dei. RABANUS [PL 107,929A}: Domum ergo eius Chiesa coloro che egli aveva previsto dover essere suoi, e che aveva
diripuit; quia ereptos a diaboli laqueis eos quos suos esse praevi- liberati dai lacci del diavolo, oppure poiché assegnò tutte le parti del
dit, Ecclesiae adunavit; ve[ quia omnes mundi partes Apostolis et
mondo agli Apostoli e ai loro successori affinché le convertissero.
eorum successoribus convertendas distribuii. Ostendit igitur per Mostrò dunque con un esempio manifesto che egli non concordava con i
manifestam parabolam, dicens, quia non concorda! in fallaci ope-
demoni in una ingannevole operazione, come veniva accusato, ma in
ratione cum daemonibus ut calumniabantur, sed virtute divinitatis
vi1tù della divinità liberava gli uomini dai demoni.
homines a daemonibus liberavit.
934 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetto 30 935

VERSUS 30 VERSETTO 30

Qui non es~ mecum contra me est, et qui non congregat Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con
mecum sparg1t. me disperde.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {41,3, PG 57,448}: Posita tertia solutio- . CRISOST~Mo: ~roposta ~a terza so luzione, qui pone la quarta,
ne, hic ponit quartam, dicens «Qui non est mecum, contra me est». d.tcendo: Chz non e con me e contro di me. lLARIO: Qui mostra come
fl_ILARIUS [PL 9,989~}: In quo ostendit longe a se esse ut aliquid a sia lontano dall'aver ottenuto qualche potere dal diavolo, e ci fa intra-
dzabolo mutuatus szt potestatis; et ex hoc ingentis periculi res inte/- vedere quale immenso danno sia pensare male di lui, poiché non
ligitur male de eo opinari, cum quo non esse, idipsum est quod con- essere con lui è essere contro di lui. GIROLAMO: Nessuno però pensi
tra esse. HIERONYMUS [PL 26,80D]: Non tamen putet hoc quisquam ~he ciò si .r~pporti agli eretici e agli scismatici, sebbene si possa
de hae~etici~ ~ictum et schismaticis; quamquam et ita ex supeifluo mtendere c10 per sovrabbondanza; ma da ciò che segue e dal contesto
posset zntellzgz; sed ex consequentibus textuque sermonis ad diabo- si vede che si deve rapportarlo al diavolo, nel senso in cui non si
lum refertur, eo 9uod non possint opera Salvatoris Beelzebub operi- devono paragonare le opere del Signore alle opere di Beelzebub.
Quest'ultimo non desidera che una cosa, tenere prigioniere le anime
bus ~omp~ran. !~le cupit animas hominum tenere captivas,
?egl.i uomini, mentre il Signore le vuole liberare; quello predica gli
Domznus liberare; zlle praedicat idola, hic unius Dei notitiam; i/le
1?01~, questo la .co,noscenza dell'unico Dio; quello attira ai vizi, questo
trahit ad vitia, hic revocat ad virtutes. Quomodo ergo possunt inter
richiama alle virtù. Come possono dunque avere concordia fra di loro
se habere concordiam quorum op era sunt diversa? CHRYSOSTOMUS
se le loro opere sono diverse? CrusosTOMO: Chi dunque non raccoglie
In Matth. [ibid.}: Qui ergo non mecum congregat, neque mecur:z
con me e non è con me, non dovrà essere paragonato a me, nel senso
est, non erit mihi comparandus, ut mecum daemones eiciat: sed
che scacci con me i demoni, ma piuttosto desidera disperdere le cose
magis desiderat quae mea sunt spargere. Sed dic mihi: Si oportue-
che sono mie. Ma dimmi: se bisognasse combattere contro qualcuno
rit cum aliquo praeliari, qui non vult libi auxiliari, hoc ipso non est
che non vuole aiutarti, per ciò stesso egli sarebbe contro di te?
adve.rsum te? Ipse etiam Dominus a/io loco dixit (Luc. 9,50): Lo stesso Signore in un altro luogo dice (Le 9, 50): «Chi non è contro di
«Quz non est adversum vos, pro vobis est». Sed non est contra-
voi, è con voi». Ma non c'è opposizione con ciò che qui viene detto.
rium hoc quod hic dicitur. Hic enim loquitur de diabolo adversa- Qui infatti parla del diavolo, che è l'avversario, lì invece dell'uomo
rio ex~stente, ibi autem de homine qui in parte erat cum eis, de che i? part~ era con loro, del quale era stato detto (Mc 9, 37):
quo dzctum erat (Mare. 9,37): «Vìdimus quemdam in nomine tuo <<Abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome». Sembra
eicientem daemonia». Vìdetur autem ludaeos hic occulte insinua- p~rò che qu.i .insin~i velatamente i Giudei, ponendoli dalla parte del
re, cum diabolo statuens eos: ipsi enim adversus eum erant, et diavolo: essi infatti erano contro di loro, e disperdevano ciò che egli
spargebant quae ipse congregabat. Sed et decens est credere hoc raccoglieva. Ma è anche lecito credere che abbia detto ciò di se stesso:
de seipso dixisse: quia adversus diabolum erat, et quae illius sunt poiché era contro il diavolo e disperdeva le cose che appartengono a lui.
dispergebat.
936 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 31-32 937

VERSUS 31-32 VERSETTI 31-32

Ideo dico vobis: Omne peccatum et b/asphemia remittetur Perciò vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà rimessa agli
hominibus; spiritus autem b/asphemia non remittetur. Et, qui- uomini, ma la bestemmia dello Spirito non sarà rimessa.
cumque dixerit verbum contra Filium hominis, remittetur ei; E chiunque avrà parlato contro il Figlio dell'uomo sarà perdo-
qui autem dixerit contra Spiritum sanctum, non remittetur ei nato, ma chi avrà parlato contro lo Spirito Santo non sarà per-
neque in hoc saeculo neque in futuro. donato, né in questo secolo né nel futuro.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [41,3, PG 57,448]: Quia Dominus


Pharisaeis excusando respondebat, iam eos terret. Est enim hoc CRISOSTOMO: Il Signore, poiché aveva risposto ai Farisei portando
correctionis non parva pars, non solum excusando respondere, dei motivi, ora li spaventa. Infatti non è una piccola parte della corre-
sed et comminari. HtLARIUS [PL 9,989A}: Pharisaeorum enim sen- zione non solo rispondere portando dei motivi, ma anche minacciare.
tentiam, et eorum qui ita cum his sentiunt, perversitatem severis- ILARIO: Egli condanna la parola dei Farisei e di coloro che sono ad
sima definitione condemnat; peccatorum omnium veniam promit- essi uniti con una determinazione molto severa, promettendo il per-
tens, et blasphemiae spiritus indulgentiam abnegans: «Ideo dico dono di tutti i peccati e rifiutando la sua misericordia alla sola
vobis: omne peccatum et blasphemia remittetur hominibuS». bestemmia contro lo Spirito: Perciò vi dico: Ogni peccato e bestem-
REMJGJUS [RABANUS, PL 107,929C]: Sciendum est tamen, quod mia sarà rimessa agli uomini. REMIGIO [RADANO]: Bisogna sapere
non passim quibuscumque dimittuntur; sed illis qui pro suis reati- tuttavia che non sono rimessi indiscriminatamente a tutti, ma a coloro
bus dignam poenitentiam egerint. Destruitur autem his verbis che hanno fatto degna penitenza delle Loro colpe. Si distrugge con
error Novatiani, qui dicebat, quod fide/es post lapsum per poeni- queste parole L'errore di Novaziano, il quale diceva che i fedeli non
tentiam non possunt surgere, neque peccatorum suorum veniam possono risorgere mediante la penitenza dopo la caduta, né meritare
promereri; maxime il/i qui in persecutione positi negabant. il perdono dei loro peccati, soprattutto coloro che hanno rinnegato La
Sequitur «Spiritus autem b/asphemia non remittetur». AuGUSTINUS, fede durante la persecuzione.
De verb. Dom. [serm. 71,8, PL 38,451}: Quid enim interest ad rem Segue: ma la bestemmia dello Spirito non sarà rimessa.
utrum dicatur «Spiritus blasphemia non remittetun>, an dicatur: AGOSTINO: Che differenza c'è fra dire: la bestemmia dello Spirito non
«Qui blasphemaverit in Spiritum sanctum, non ei remittetun>, ut sarà rimessa, e «Chi bestemmierà contro lo Spirito Santo non sarà
Lucas dicit (12,1 O), nisi forte quod eadem sententia apertius isto perdonato», come dice Luca (12, 10), se non forse che il concetto
modo quam ilio dicitur; et alium Evangelistam non destruit alius, viene espresso più esplicitamente qui che là? Un Evangelista non
sed exponit? Spiritus enim blasphemia clause dictum est, quia non distrugge l'altro, ma lo spiega. Infatti La bestemmia dello spirito è
est expressum cuius spiritus; et ideo ad huiusmodi expositionem un'espressione oscura, poiché non si dice di quale spirito; quindi a
subditur «Et quicumque dixerit verbum contra Filium hominis, tale spiegazione segue: E chiunque avrà parlato contro il Figlio del-
remittetur ei». Ideo post universalem commemorationem omnis / 'uomo sarà perdonato. Quindi, dopo aver ricordato in generale ogni
blasphemiae, eminentius voluit exprimere blasphemiam quae dici- bestemmia, vuole menzionare in particolare la bestemmia che è detta
tur contra Filium hominis, quam in Evangelio secundum loannem contro il Figlio dell'uomo, che egli dichiara particolarmente grave
va/de gravem ostendit (16,8), ubi ait de Spiritu sancto: «llle nel Vangelo di Giovanni (16, 8), dove dice dello Spirito Santo: «Egli
argue! mundum de peccato, de iustitia, et de iudicio: de peccato convincerà il mondo quanto al peccato, quanto alla giustizia e quanto
quidem, quia non credunt in me». al giudizio: quanto al peccato, poiché non credono in me».
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938 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 31-32 939

Sequitur «Qui autem dixerit contra Spiritum sanctum verbum, Segue: ma chi avrà parlato contro lo Spirito Santo non sarà per-
non remittetur ei neque in hoc saeculo neque in futuro». Non ergo donato, né in questo secolo né ne/futuro. Evidentemente il motivo di
hoc dicitur propterea quia in Trinitate maior est Filio Spiritus ciò non è che nella Trinità lo Spirito Santo sia superiore al Figlio,
errore che nessuno ha mai sostenuto, nemmeno un eretico. ILARIO:
sanctus: quod nullus unquam vel haereticus dix it. H!LA RIUS
Che cosa c'è di così imperdonabile quanto il negare in Cristo ciò che
[ibid.}: Quid autem tam extra veniam est quam in Christo negare
è di Dio, e di togliergli la presenza sostanziale dello Spirito del Padre
quod Dei est, et consistentem in eo paterni spiritus substantiam
suo, quando egli compie tutte le sue opere nello Spirito di Dio e in lui
adimere, cum in spiritu Dei omne opus consummet, et in eo Deus
si trova la divinità che riconcilia il mondo? GIROLAMO: Oppure que-
sit mundum reconcilians sibi? H!ERONYMUS [PL 26,81 B]: Vel ita
sto passo va inteso così. Se uno dirà una parola contro il Figlio del-
focus iste est intelligendus. Qui verbum dixerit contra Filium
1' uomo, scandalizzato dalla mia carne, e ritenendo che io sia soltanto
hominis, scandalizatus carne mea, et me hominem tantum arbi-
un uomo, tale opinione e bestemmia, sebbene non sia priva della
trans; talis opinio atque blasphemia, quamquam culpa non careat
colpa dell'errore, tuttavia merita indulgenza perché il corpo è cosa
erroris, tamen habet veniam propter corporis vilitatem. Qui autem infima. Se uno invece, intendendo manifestamente le opere di Dio,
manifeste intelligens opera Dei, cum D ei virtutem negare non non potendo negare la potenza di Dio le biasima istigato dall'ostilità,
possit, eadem calumniatur stimulatus invidia, et Christum Dei e dice che Cristo Verbo di Dio e le opere dello Spirito Santo sono di
Verbum et opera Spiritus sancti dicit esse Beelzebub, isti non Beelzebub, non gli sarà perdonato né in questo secolo né in quello
remittitur neque in hoc saeculo, neque in futuro. ÀUGVSTJNUS, futuro. AGOSTINO: Ma se ciò fosse detto in questo senso, certamente
De verb. Dom. [serm. 71,14, PL 38,458}: Sed si hoc propterea non si parlerebbe di bestemmia, e sembrerebbe remissibile solo quel-
dictum esset, profecto de omni blasphemia taceretur, et haec sola la che viene detta contro il Figlio dell ' uomo, ritenuto soltanto un
remissibilis videretur quae contra Filium hominis dicitur, quasi uomo. Ma poiché è stato premesso che ogni peccato o bestemmia
cum homo solum putatur. Cum vero praemissum sit «Omne pecca- sarà rimessa agli uomini, senza dubbio anche quella bestemmia che
tum et blasphemia remittetur hominibus», proculdubio et il/a bla- viene detta contro il Padre viene inclusa in questo genere; e tuttavia
sphemia quae contra Patrem dicitur, ista generalitate concluditur; viene definita irremissibile solo quella che è detta contro lo Spirito
et tamen haec sola irremissibi/is definitur quae dicitur contra Santo. Forse che anche il Padre ha preso la forma di servo, quasi che
Spiritum sanctum. Numquidnam et Pater formam servi accepit, lo Spirito Santo sia maggiore? Chi inoltre non è dimostrato colpevole
quasi sit maior Spiritus sanctus? Quis etiam non convincitur di avere detto qualche parola contro lo Spirito Santo prima di diven-
dixisse verbum contra Spiritum sanctum antequam Christianus tare cristiano o cattolico? Innanzitutto gli stessi Pagani, quando dico-
ve! Catholicus fieret? Primo ipsi Pagani, cum dicunt Christum no che Cristo ha compiuto i miracoli con arti magiche, non sono
magicis artibus f ecisse miracula, nonne similes sunt his qui dixe- fo rse s imili a coloro che dissero che egli scacciava i demoni nel
run t eum in p rincip e daemoniorum eiecisse daemonia? Judaei nome del principe dei demoni? E anche i Giudei, e tutti gli eretici che
etiam, et quicumque haeretici qui Spiritum sanctum confitentu1; confessano lo Spirito Santo ma negano che esso sia nel corpo di
sed negant eum esse in corpore Christi, quod est Ecclesia catholi- Cristo che è la Chiesa cattolica, sono simili ai Farisei, i quali negava-
ca, similes sunt Pharisaeis, qui negabant Spiritum sanctum esse no che lo Spirito Santo era in Cristo. Alcuni eretici, inoltre, o sosten-
in Christo. Quidam etiam haeretici ipsum Spiritum sanctum ve/ gono che lo Spirito Santo è una creatura, come gli Ariani, gli Etmo-
creaturam esse co ntendunt, sicut Ariani, Eunomiani e t miani e i Macedoniani, oppure lo negano del tutto così da negare che
Macedoniani; ve/ eum prorsus ita negant ut Deum negent esse Dio sia Trinità, dicendo che solo il Padre è Dio, che è chiamato talvolta
Trinitatem; sed solum Patrem esse Deum asseverant; et ipsum ali- Figlio, talvolta Spirito Santo, come sostengono i Sabelliani. Anche i
quando vocari Filium, aliquando Spiritum sanctum, sicut Sabelliani. Fotiniani, dicendo che solo il Padre è Dio e il Figlio soltanto ~n uomo,
Photiniani quoque Patrem solum esse dicentes Deum, Filium vero negano del tutto che lo Spirito Santo sia la terza Persona. E dunque
non nisi hominem, negant omnino tertiam esse personam Spiritum manifesto che dai Pagani, dai Giudei e dagli eretici è bestemmiato lo
sanctum. Manifestum est igitw~ a Paganis, Iudaeis et haereticis bla-
940 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 31-32 941

sphemari Spiritum sanctum. Numquid ergo deserendi sunt, et sine Spirito Santo. Vanno dunque abbandonati e ritenuti senza alcuna spe-
ulla spe deputandi? Quibus si non est dimissum verbum quod ranza? Se ad essi non è perdonata la parola che hanno detto contro lo
dixe':'nt co_ntr~ Spiritum sanctum, inaniter eis promittitur quod in Spirito Santo, inutilmente viene promesso ad essi che nel battesimo o
baptzsmo szve zn Ecclesia remissionem accipiant peccatorum. Non nella Chiesa riceveranno la remissione dei peccati. Infatti non è stato
enim dictum est: Non remittetur ei in baplismo; sed «Neque in hoc detto: non sarà loro rimesso nel battesimo, ma né in questo secolo né
saeculo neque in futuro»: et sic i/li soli aestimandi sunt ab huiu- in quello futuro; e così vanno ritenuti liberi da questo gravissimo pec-
smodi gravissimi peccati reatu liberi qui ab infantia sunt catholi- cato solo coloro che dall'infanzia sono cattolici. Tuttavia ad alcuni
ci. Nonnullis autem videtur eos tantummodo peccare in Spiritum sen:1bra che pecchino contro lo Spirito Santo solo coloro che, purifi-
sa~c~m qui lavacro regenerationis abluti in Ecclesia, et accepto
cati dal lavacro di rigenerazione nella Chiesa, e ricevuto lo Spirito
Spmt.u sancto, velut ta_nto postea dono Salvatoris ingrati, mortife- Santo, ingrati verso un così grande dono del Salvatore si immergono
ro abquo peccato se zmmerserunt; qualia sunt ve/ adulteria, ve/ in qualche peccato mortale, come ad esempio l'adulterio, l'omicidio
homicidia, ve/ ipsa discessio a nomine christiano, sive catholica o lo stesso abbandono del nome cristiano o della Chiesa cattolica. Ma
come si possa provare questa interpretazione lo ignoro, dato che nella
E~cle~ia. Sed iste sensus unde probari possit ignoro; cum et poe-
Chiesa non viene negata la penitenza per qualsivoglia crimine, e
nzt~ntzae quorur:zcumque criminum locus in Ecclesia non negetur,
l'Apostolo dice, riferendosi senz'altro agli eretici (2 Tm 2, 25): <<A
et zpsos haeretzcos ad hoc utique corripiendos dicat Apostolus
meno che il Signore non conceda a loro di convertirsi per conoscere
(2 Ti.m. 2,25): «Ne forte det illis Deus poenitentiam ad cognoscen-
la verità». Da ultimo, il Signore non ha detto: se un fedele cattolico
dam veritatem». Postremo non ait Dominus: Quifidelis catholicus
dirà una parola contro lo Spirito Santo, ma: chiunque dirà, senza
dixerit verbum contra Spiritum sanctum; sed «Qui dixerit», hoc eccezioni, non sarà perdonato né in questo secolo né nel futuro.
est quicumque dixerit, «non remittetur ei neque in hoc saeculo AGOSTINO: oppure diversamente: Dice l'Apostolo Giovanni (1 Gv 5, 16):
neque in futuro». AUGUSTINUS, De serm. Dom. [1,22, 73, «C'è un peccato che conduce alla morte: per esso non dico di pregare».
PL 34,1266} ve/ a/iter: Dicit Joannes Apostolus (I l o. 5,16): «Est Ora, io dico che il peccato di un fratello conduce alla morte quando,
peccatum ad mortem, non pro eo dico, ut roget quis». Peccatum dopo la conoscenza di Dio mediante la grazia del Signore nostro
aute'!" fratris .a~ mort~m dico esse, cum post Dei agnitionem per Gesù Cristo, uno si oppone alla fraternità; oppure, dopo essere stato
gratzam Domznz nostri Jesu Christi quisquam oppugnatfraternita- riconciliato con Dio per la grazia, mosso dall 'ardore della gelosia,
tem, aut adversus ipsam gratiam qua reconciliatus est Deo, invi- attacca questa grazia stessa. Questo peccato è così grave che non per-
denti~e jàc~b.us agitatw: Huius peccati tanta labes est ut depre- mette l'umiltà della preghiera, anche quando il rimorso della coscien-
candz humzlztatem subire non possit, etiam si peccatum suum za la costringe a riconoscere e a confessare il suo peccato. Bisogna
mala conscientia et agnoscere et annuntiare cogatur. Quam men- riconoscere che la gravità del peccato produce in qualche anima qual-
tis affectionem propter peccati magnitudinem iam de damnatione cosa della dannazione; e ciò è forse peccare contro lo Spirito Santo
aliquos habere credendum est: et hoc fortasse est peccare in cioè combattere per malizia e per invidia la carità fraterna, dopo ave;
Spiritum sanctum; idest, per malitiam et invidiam, fraternam ricevuto la grazia dello Spirito Santo; e il Signore dice che questo
impugnare caritatem, post acceptam gratiam Spiritus sancti; peccato non sarà rimesso né in questo secolo né in quello futuro. Per
quod peccatum Dominus neque hic, neque in futuro saeculo dimit- cui ci si può chiedere se i Giudei hanno peccato contro lo Spirito
ti dici~. Unde quae~i potest utrum in Spiritum sanctum ludaei pec- Santo quando hanno detto che in Beelzebub, principe dei demoni, il
caverznt, quando dzxerunt, quod in Beelzebub principe daemonio- Signore scacciava i demoni. Per questo noi non abbiamo che da
rum Dominus daemonia expellebat. Utrum enim hoc in ipsum ricordare quella parola che il Signore ha detto in un'altra circostanza
Dominum dictum accipiamus, quia de se dicit alio loco (10,25): (10, 25): «Se hanno chiamato Beelzebub il padrone di casa, quanto
«Si patremfamilias Beelzebub vocaverunt, quanto magis domesti- più i suoi familiari?». Bisogna credere che, spinti a questa parola dal-
cos eius?». An quoniam de magna invidentia dixerant, ingrati tam l'eccesso della loro gelosia, ingrati verso tanti benefici, essi peccaro-
praesentibus beneficiis, quamvis nondum Christiani fuerint, no a causa di questo eccesso di gelosia contro lo Spirito Santo, anche
942 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 31-32 943

tamen propter ipsam invidentiae magnitudinem in Spiritum sanc- se non erano ancora cristiani? Ciò tuttavia non risulta dalle parole del
tum peccasse credendi sunt? Non enim hoc colligitur de verbis Signore, e si può credere che egli ancor più li abbia ammoniti perché
Domini. Vìderi tamen potest adhuc eos monuisse, ut accedant ad si disponessero alla grazia e non ricadessero di nuovo nel peccato
gratiam, et post acceptam gratiam non ita peccent ut nunc pecca- dopo averla ricevuta. Essi avevano detto una parola cattiva contro il
verunt. Neque enim in Filium hominis dixerunt verbum nequam; et Figlio dell'uomo, ma essa poteva essere loro perdonata se si fossero
potest eis dimitti, si conversi fuerint et ei crediderint. Si autem post- convertiti e avessero creduto; ma se, dopo aver ricevuto lo Spirito
quam Spiritum sanctum acceperint, ji-aternitati invidere, et gratiam Santo, essi avessero continuato a mostrarsi ostili alla fraternità e alla
quam acceperunt, oppugnare voluerint, non eis dimittitur neque in grazia che avevano ricevuta, non sarebbero stati perdonati né in que-
hoc saeculo, neque in fitturo. Nam si eos sic haberet condemnatos sto mondo né nell'altro. Se egli li avesse considerati come già con-
ut nulla spes reliqua illis esset, non adhuc monendo indicaret, cum dannati in modo che non rimanesse alcuna speranza, non li avrebbe
addidit dicens «Autfacite arborem bonam... ». AUGUSTTNUS, In Lib. prevenuti ancor di più dicendo loro: Diventate un albero buono, ...
retract. [l,19,7, PL 32,616}: Hoc autem non confirmavi, quia hoc AGOSTINO: Ciò in ogni modo è una m ia opinione; tuttavia bisogna
putare me dixi; sed tamen addendum fuit: si in hac tamen scelerata aggiungere: se però finiscono la loro vita in questa scellerata perver-
mentis perversitate finierit hanc vitam: quoniam de quocumque sità del! 'anima; poiché non bisogna disperare del tutto quaggiù di
pessimo in hac vita constituto non est utique desperandum; nec pro alcun peccato, per quanto grande sia, e non si prega imprudentemente
ilio imprudenter oratur de quo non desperatur. per colui del quale non si dispera.
A UGUSTINUS, De verb. Dom. [senn. 71,4, PL 38,449}: Est autem AGOSTINO: Questo passo contiene un grande mistero: chiediamo-
magnum secretum huius quaestionis. Lumen ergo expositionis a ne la soluzione alla luce divina. lo lo dico alla vostra carità: forse in
Domino quaeratur. Dico autem caritati vestrae, forte in omnibus tutte le Scritture non si trova una questione più difficile, più impor-
Scripturis sanctis nulla maior quaestio, nulla difficilior invenitur. tante. Vi prego innanzitutto di notare che il Signore non ha detto:
Prius ergo ut advertatis admoneo, non dixisse Dominum: Omnis ogni bestemmia dello spirito non sarà rimessa; né ha detto: chi avrà
blasphemia spiritus non remittetur; neque dixisse: qui dixerit detto qualunque parola contro lo Spirito Santo, ma: chi avrà parlato.
quodcumque verbum contra Spiritum sanctum; sed «Qui dixerit Quindi non è necessario che si disperi del perdono per ogni bestem-
verbum». Quapropter non est necesse ut omnem blasphemiam et mia o parola contro lo Spirito Santo, però è chiaro che c'è qualche
omne verbum quod dicitur contra Spiritum sanctum, remissionem parola che, se è detta contro lo Spirito Santo, non è degna di alcun
quisquam existimet non habere; sed necesse est piane ut sit ali- perdono. Le Sacre Scritture infatti sono solite esprimersi in modo
quod verbum quod si dicatur contra Spiritum sanctum, nullam che, quando qualcosa non può essere intesa insieme del tutto e della
remissionem mereatur. Solent enim Scripturae ita loqui, ut quando parte, non è necessario che ciò che non può essere inteso del tutto
aliquid sic dicitur ut neque ex toto, neque ex parte dictum sit, non non possa essere inteso della parte; ad esempio, quando il Signore
sit necesse ut ex toto fieri possit, ut ex parte non intelligatur: sicut disse ai Giudei (Gv 15, 22): «Se non fossi venuto, e non avessi parla-
cum Dominus dixit Judaeis (Io. 15,22): «Si non venissem, et locu- to a loro, non avrebbero colpa», non bisogna intendere ciò nel senso
tus eis non fuissem, peccatum non haberent». Non enim ita dictum che, se Cristo non fosse venuto e non avesse parlato ai Giudei, questi
est ut sine ullo omnino peccato veliet intelligi futuros fuisse sarebbero stati senza alcun peccato, ma nel senso che non avrebbero
Iudaeos; sed esse aliquod peccatum quod non haberent nisi avuto quel peccato. L'ordine delle idee ci chiede di dire che cosa sia
Christus venisse!. Quis autem sit iste modus contra Spiritum sanc- questo modo di peccare contro lo Spirito Santo. Senza dubbio ci
tum, ardo postulat ut dicamus. Insinuatur siquidem nobis in Patre viene suggerita l'autorità nel Padre, la nascita nel Figlio, la comunio-
auctoritas, in Filio nativitas, in Spiritu sancta Patris Filiique ne del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. Essi hanno voluto che
communitas. Quod ergo commune est Patri et Filio et per hoc nos noi, per ciò che è comune al Padre e al Figlio, fossimo in comunione
voluerunt habere communionem et inter nos et secum. «Caritas fra noi e con loro. «Infatti la carità è stata diffusa nei nostri cuori
enim Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum sanctum qui mediante lo Spirito santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5); e dato che i
datus est nobis» (Rom. 5,5), et quia peccatis alienabamur a pos-
944 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 31-32 945

sessione bonorum verorum, «caritas operi! multitudinem peccatorum» peccati ci avevano resi estranei al possesso dei veri beni, «la carità
(1 Petr. 4,8). Quod enim Christus in Spiritu sancta peccata dimittat, copre la moltitudine dei peccati» (1 Pt 4, 8). Che sia nello Spirito
hinc _in_tellig_i potest quod cum dixisset discipulis (lo. 20,23): Santo che Cristo ci rimette i peccati va concluso in base alle sue
«AccLpLte Spmtum sanctun1», continuo subiecit: «Si cui dimiseri- parole agli Apostoli (Gv 20, 23): «Ricevete lo Spirito Santo; a chi
ti~ peccat~, dim!t~entur illis». Primum itaque credentium benefi- rimetterete i peccati saranno rimessi». Il primo beneficio che ricevo-
cwm est zn Spintu sancta remissio peccatorum. Contra hoc no i credenti è la remissione dei peccati nello Spirito Santo: è contro
donum gratuitum loquitur cor impoenitens: ipsa ergo impoeniten- questo dono della grazia che parla il cuore impenitente; quindi la
tia est spiritus blasphemia; quae non remittetur neque in hoc sae- stessa impenitenza è la bestemmia dello spirito, che non sarà rimessa
culo, neque in futuro. Contra enim Spiritum sanctum, quo peccata né in questo secolo né nel futuro. Infatti contro lo Spirito Santo, da
dimittuntur, verbum va/de malum, sive cogitatione sive lingua sua cui vengono rimessi i peccati, dice una parola molto cattiva, o col
dicit qui secundum duritiam cordis sui et cor impoenitens thesau- pensiero o con la lingua, colui che secondo la durezza del suo cuore e
rizat sibi iram in die irae. Haec omnino impoenitentia non habet il cuore impenitente accumula per sé l' ira nel giorno dell'ira. Questa
remissionem neque in hoc saeculo, neque in futuro: quia poeni- impenitenza non ha remissione né in questo secolo né nel futuro: poi-
tentia impetra! remissionem in hoc saeculo, quae valeat in futuro. ché la penitenza impetra la remissione in questo secolo in vista del
Sed ista impoenitentia, quamdiu quisque in hac carne vivit, non futuro. Ma questa impenitenza, finché uno vive in questa carne, non
potesi iudicari: de nullo enùn desperandum est quamdiu patientia può essere giudicata: infatti non si deve disperare di nessuno finché
Dei ad poenitentiam adducit. Quid enim, si isti quos in quocum- la pazienza di Dio invita alla penitenza. Che cosa dirai infatti se colo-
que genere etToris notas et tamquam desperatissimos damnas, ro che tu noti come immersi in ogni sorta di errori e che condanni
come senza speranza, prima che finiscano questa vita fanno peniten-
antequam istam vitam finiant, agant poenitentiam et inveniant
veram vitam in futuro? Haec autem blasphemia, quamvis prolixa, za e trovano la vera vita nel futuro? Questa bestemmia è molteplice e
et pluribus verbis contexta sit, so/et tamen Scriptura etiam multa ha molte espressioni diverse, ma la Scrittura suole chiamare «parola»
verba verbum appellare: neque enim unum verbum locutus est al singolare anche molte parole distinte: infatti il Signore non lia pro-
nunciato una sola parola con i Profeti, e tuttavia si legge: la parola
Dominus cum Propheta; et tamen legitur: Verbum quod factum est
che fu rivolta a lui, cioè a quel Profeta. Qui poi forse uno si chiederà
ad illum, ve/ ad illum Prophetam. Hic autem fortassis aliquis
se solo lo Spirito Santo rimetta i peccati, o anche il Padre e il Figlio.
quaerat utrum tantummodo Spiritus sanctus peccata dimittat, an
Rispondiamo: anche il Padre e il Figlio; infatti lo stesso Figlio dice
et Pater et Filius. Respondemus, quia et Pater et Filius: ipse enim del Padre (Mt 6, 14): «Il Padre rimetterà a voi i vostri peccati»; e di
Filius de Patre dicit (Mt. 6, 14): «Dimittet vobis Pater vester pec-
se stesso dice (Mt 9, 6): «Il Figlio dell' uomo ha il potere sulla terra di
cata vestra»; et de se ait (Mt. 9, 6): «Filius hominis potestatem
rimettere i peccati». Perché dunque quell'impenitenza che non viene
habet in terra dimittendi peccata». Cur ergo il/a impoenitentia
mai rimessa si dice che appartiene solo alla bestemmia contro lo
quae numquam dimittitur, solum ad Spiritus sancti blasphemiam Spirito Santo? Il fatto è che colui che è colpevole di questo peccato
dicitur pertinere? Tamquam il/e qui in hoc impoenitentiae peccato di impenitenza si mostra ribelle al dono dello Spirito Santo, dono
fuerit obligatus, dono Spiritus sancti resistere videatur, quod eo mediante il quale si opera la remissione dei peccati. Infatti i peccati,
dono fiat remissio peccatorum. Sed peccata, quia praeter dato che non vengono rimessi fuori della Chiesa, devono essere
Ecclesiam non dimittuntur, in eo spiritu dimitti oportebat quo in rimessi in quello Spirito da cui la Chiesa è radunata in unità. Quindi
unum Ecclesia congregatur. Remissio ergo peccatorum, quam tota la remissione dei peccati, che è operata da tutta la Trinità, si dice che
Trinitas facit, proprie ad Spiritum sanctum dicitur pertinere: ipse appartiene propriamente allo Spirito Santo; egli è infatti «lo Spirito
enim est «Spiritus adoptionis filiorum, in quo clamamus: Abba di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre» (Rm 8, 15),
Pater» (Rom. 8, 15), ut ei possimus dicere: «Dimitte nobis debita così che gli possiamo dire: «Rimetti a noi i nostri debiti» (Mt 6, 12).
nostra» (supra 6, 12). «Et hinc cognoscimuS», sicut dicit l oannes E, come dice Giovanni (1 Gv 4, 13): «da questo conosciamo
(ep. 1,4,13), «quoniam Christus manet in nobis, de Spiritu sancta che Cristo rimane in noi, cioè dallo Spirito Santo che ci ha dato».
quem dedit nobis». Ad ipsum etiam pertinet societas qua ejjìcimur
946 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 31-32 947

unum corpus unici Filii Dei: quia quodammodo societas Patris et Ad esso appartiene anche la società per cui diveniamo ~·~co corpo
Filii est ipse Spiritus sanctus. Quisquis ergo reus jùerit impoeni- dell'unico Figlio di Dio: poiché in un ce:to senso l_a socie~ del Padre
tentiae contra Spiritum sanctum in quo unitas et societas commu- e del Figlio è lo stesso Spirit~>_Santo. Chi dunque s1 _rend~ra co,lpe~~Je
nionis congregatur Ecclesiae, numquam il/i remittitur. di impenitenza contro lo Spmto _Santo, nel quale _si realizza l umta e
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.} vel a/iter: secundum primam la società di comunione della Chiesa, non sarà mai perdonato.
expositionem: Judaei quidem ignorabant Christum quis esset; CRISOSTOMO oppure diversamente: secondo la pri~~ spiegazione:
Spiritus autem sancti sujjiciens acceperunt experimentum; etenim i Giudei ignoravano chi fosse Cristo; invece dello Spmto Santo ave-
Prophetae per eum locuti sunt. Quod ergo dicit hoc est: Esto quia vano una sufficiente esperienza, poiché i Profeti avevano parlat~ gra-
me ojfendistis propter carnem circumpositam,· numquid et de zie a lui. Questo è dunque ciò che egli dice: io ammetto. c~e v01 pec-
Spiritu sancta habetis dicere: Quoniam ignoramus eum? Propter chiate contro di me a motivo di questa carne che m1 riveste; ma
hoc non ignoscibilis est vobis haec blasphemia, et hic et i/Zie dabi- anche dello Spirito Santo potete dire che lo ignorate?.Pe~ q~esto tal_e
tis vindictam; quia enim daemones eicere et sanitates perficere bestemmia non vi può essere perdonata. Le _vostre mg1~1e_ che ri-
Spiritus sancti est: non ergo mihi contumelias irifertis solum, sed guardano le malattie guarite da me e i d.er_nom da me ca:ciatt, saran-
Spiritui sancta; ideoque vobis ùzevitabilis erit condemnatio et hic no punite in voi, poiché questi ?ue prod1g1 _sono entrambi opera dello
et illic. Etenim hominum hi quidem hic solum puniuntur, sicut qui Spirito Santo. 11 vostro oltt·agg10 non ragg1ung,e .so l~nto. m~, ma an-
che lo Spirito Santo, e la vostra condanna sara ~ev1tab1le rn questo
indigni participaverunt mysteriis apud Corinthios; hi autem illic
secolo e nel futuro. Vi sono infatti alcuni che ncevon? la loro. con-
solum, sicut dives in inferno; hi autem hic et illic, sicut et ipsi
danna solo in questo mondo, come coloro che partecipavano mde-
Iudaei, qui et hic intolerabilia passi sunt, Ierusalem capta, et ibi
gnamente ai sacramenti presso i C?r~i; al~ri invece solo nel _futuro~
difficillimam sustinent poenam. RABANUS [GLOSSA, PL 162,l 362D}:
come il ricco nell 'infemo; alcum qui e la, come anche gh stessi
In hac autem auctoritate extinguitur haeresis Origenis, qui asserit,
Giudei, che qui patirono cose intollerabili, con la presa di Gerus:ii~~e:
post multa saecula omnes peccatores veniam consecuturos; quae
e Jà saranno puniti molto severa.me~te. ~BAN~ [GLOSSA]: L_autonta
refellitur per hoc quod dicitur, quod non remittetur neque in hoc
di questo testo distrugge l 'eresta ?1 Ongen~, il qu.ale assensce -~h~
saeculo, neque in futuro. GREGORJUS, Dia/. [4,39, PL 77,396A]: dopo molti secoli tutti i pecca ton conse~u1ranno ,il. perdono; c10 e
Datur enim intelligi quasdam culpas in hoc saeculo, quasdam confutato in quanto si dice che non sarà nrnesso ne m questo secolo
vero in futuro relaxari: quod enim de uno negatw; de quibusdam né nel futuro. GREGORIO: Si intende infatti che alcune colpe vengono
con.ceditur. Sed tamen hoc de parvis minimisque peccatis fieri rimesse in questo secolo, alcune invece in quello fu~ro; _poiché ciò
passe credendum est; sicut est assiduus otiosus sermo, immodera- che è negato di una cosa è concesso di ~lc~ne. :rutta~1~ b~sogna cre-
tus risus, ve/ peccatum curae rei familiaris, quae vix sine culpa dere che ciò possa avvenire dei peccati p1ccoh e .m1mm~, come un
ve! ab ipsis agitur qui culpam qua/iter debeant declinare sciunt; continuo discorso ozioso, un riso immoderato, un difetto d1 cura nella
aut in non gravibus culpis error ignorantiae, quae etiam post gestione della casa, il che difficilmente può _accadere s7~a colpa ~a
mortem gravant, si nobis in hac vita adhuc positis minime fuerint parte di chi sa come dovrebbe comportarsi; oppure 1 ignoranza m
relaxata. Hoc tamen sciendum est, quia illic saltem de minimis nil cose non gravi, che peseranno anche dopo la morte se saranno state
quisque purgationis obtinebit nisi qui hoc bonis actibus in hac trascurate da noi durante questa vita. Ma bisogna sapere che uno no_n
vita positus ut obtineat, promeretw: otterrà il perdono nemmeno delle colpe più piccole se non avrà men-
tato ciò con le buone azioni in questa vita.
948 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 33-35 949

VERSUS 33-35 VERSETTI 33-35

~ut tacite arborem bonam, et tructum eius bonum; aut Prendete un albero buono, e anche il suo frutto sarà
tacite arborem malam, et tructum eius malum; siquidem ex buono; prendete un albero cattivo, e anche il suo frutto sarà
tructu .arbor agnoscitur. Progenies viperarum, quomodo cattivo: infatti dal frutto si riconosce l'albero. Discendenza di
potest1s bona loqui cum sitis mali? ex abundantia enim cor- vipere, come potete dire delle cose buone se siete cattivi?
dis os loquitur. Bonus homo de bono thesauro protert bona Infatt i la bocca parla dall 'abbondanza del cuore. L'uomo
et malus homo de malo thesauro protert mala. ' buono dal buon tesoro trae cose buone, e l'uomo cattivo dal
cattivo tesoro trae cose cattive.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. [42, 1, PG 57,451]: Post priores redar-


gutiones rursus eos a/iter confundit. Hoc autem facit non ut sei- CRISOSTOMO: Dopo i precedenti rimproveri, di nuovo li confonde
psum accusatione liberet (ad hoc enim suj]ìciebant priora), sed eos in un altro modo. Ma fa ciò non per liberarsi da un'accusa (per que-
corrigere volens: unde dicit «Autfacite arborem bonam etfructum sto infatti bastavano le cose precedenti), ma volendoli correggere; per
eius bonum; aut facile arborem malam et fructum eius malum»; ac cui dice: Prendete un albero buono, e anche il suo frutto sarà buono;
si dicat: Nullus vestrum dixit quod malum est aliquos a daemone prendete un albero cattivo, e anche il suo frutto sarà cattivo; come se
liberare. Sed quia operibus non maledicebant, sed diabolum dice- dicesse: nessuno di voi ba detto che è un male liberare qualcuno da
bant hoc operantem, demonstrat quod haec accusatio est praeter un demonio. Ma poiché non parlavano male delle opere, dicendo
consequentiam rerum, et praeter communes conceptiones. però che era il diavolo che le compiva, dimostra che questa accusa è
Talia autem confingere est immensae verecundiae. HIERONYMUS al di fuori della conseguenza delle cose, e al di fuori delle concezioni
[PL 26,8JC]: Constringit ergo eos syllogismo quem Graeci comuni. Era infatti immensamente vergognoso inventare tali cose.
~ocant aphyct~n, ~os inevitabilem possumus appellare: quia GIROLAMO: Li costringe dunque con un ragionamento che i Greci
interrogatos hznc znde concludi! et utroque cornu premit. Si, chiamano aphycton, e che noi possiamo chiamare inconfutabile, poi-
inquit, diabolus malus est, bona operafacere non potest; si autem ché incalza gli interrogati da entrambe le parti del dilemma. Se, dice,
bona sunt quae /acta cernitis, sequitur ut non sit diabolus qui il/a il diavolo è cattivo, non può fare opere buone; ora, se sono buone le
fecit; neque enim fieri potest ut ex malo bonum, aut ex bono oria- cose che voi vedete, segue che non è stato il diavolo a farle: non è
tur malum. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Etenim arboris diiu- infatti possibile che da una cosa cattiva ne venga una buona, o da una
dicatio a fructu apparet, non Jructus ab arbore: unde sequitur buona una cattiva. CRISOSTOMO: Infatti il giudizio sull'albero appare
«Siquidem ex fructu arbor cognoscitur>>. Etsi enim arbor fructus dal frutto, non così il frutto dall'albero; per cui segue: infatti dal frut-
est causa, sed tamen fructus arboris est demonstrativus. Vos to si riconosce l'albero. Poiché, sebbene l'albero sia causa del frutto,
autem contrarium facitis: in operibus enim nihil accusare haben- tuttavia è il frutto che mostra l'albero. Voi invece fate il contrario:
tes, contrariam de arbore fertis sententiam, me daemoniacum non potendo infatti accusare nulla nelle opere, esprimete un giudizio
appellantes. HILARIUS [PL 9,990Aj: Sic ergo in praesens Iudaeos contrario sull'albero, chiamandomi indemoniato. ILARIO: Così dun-
refe/lit: quia cum intelligerent Christi opera ultra humanam esse que al presente confuta i Giudei, i quali, dopo aver visto che le opere
virtutem, noluerunt tamen ea quae Dei sunt confiteri. Futuram di Cristo superavano la potenza umana, non volJero tuttavia confessa-
vero omnem fidei perversitatem coarguit, eorum scilicet qui divi- re le opere di Dio. Insieme confuta anche ogni futura perversità nella
nitatem et communionem paternae substantiae Domino detrahen- fede, di quelli cioè che, sottraendo al Signore la divinità e la comu-
tes, in diversa haeresum studia ceciderunt, neutrum facientes: nec nione della sostanza paterna, caddero in diverse fazioni eretiche, non
inter Gentes sub venia ignorationis habitantes, nec in veritatis facendo nessuna di queste due cose: abitare fra le Genti con la scusa
dell' ignoranza, aderire alla conoscenza della verità. L'albero rappre-
cognitione versantes. Arborem se in corpore positum signat; quia
950 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo L2, versetti 33-35 951

per interiorem virtutis suae fecunditatem exeat ubertas omnis in senta l' umanità di Cristo, poiché con la fecondità della sua virtù può
fructus. lgi~r arbor bona facienda cum fructibus bonis est, aut produrre ogni buon frutto . Così un albero sarà buono producendo
mala constztuenda cum malis fructibus: non quia arbor mala pos- frutti buoni, e sarà cattivo producendo frutti cattivi; un albero cattivo
sit co~stituf qua~ bona est, nec e converso; sed ut per hanc signi- non può essere ritenuto buono, e viceversa. Ma questa comparazione
ficantzam mtellzgeremus Christum tamquam inutilem relinquen- qui significa che Cristo o deve essere abbandonato come inutile,
dum, aut tamquam bonorum fructuum utilitate retinendum. o abbracciato come sorgente di buoni frutti. Voler stare in mezzo,
Ceterum "!edium se agere, et in Christum aliqua de/erre, negare attribuire ce1ie cose a Cristo, rifiutargli le sue maggiori prerogative,
quae maxzma sunt, venerari tamquam Deum, Dei communione rispettarlo come Dio e negargli la comunione alla divinità è una
spoliare, blasphemia Spiritus est: ut cum per admirationem tanto- bestemmia contro lo Spirito; tu non osi rifiutargli il nome di Dio a
rum operum Dei nomen detrahere non audeas, p er malevolentiam causa del sentimento di ammirazione che ti ispirano le sue grandi
mentis generositatem eius, abnegata paternae substantiae com- opere, e per sostenere la tua malizia rifiuti la sua nobiltà e neghi la
munione, deturpes. A UGUSTJNUS, De verb. Dom. [serm. 72, 1,1, sua comunione alla sostanza del Padre. AGOSTINO: Oppure in ciò il
PL 38,467]: Ve/ in hoc admonuit nos Dominus ut bonae arbores Signore ci ha ammonito a essere alberi buoni, in modo da poter pro-
simus, ut bonos fructus producere possimus: ubi enim ait «Facile» durre frutti buoni; dove infatti dice: Prendete un albero buono, e
enim «arbo:em b?na~1, et fructum eius bonum», est praeceptum anche il suo frutto sarà buono, ci dà un precetto salutare a cui è
salubre, cuz obedzentza est necessaria. Quod autem dicit «Facite necessario obbedire. Quando al contrario dice: Prendete un albero
arborem malam, et fructum eius malum», non praeceptum est ut cattivo, e anche il suo frutto sarà cattivo, non è un precetto da ese-
faciatis, sed monitio ut caveatis: contra hos enim dixit qui puta- guire, ma un ammonimento su che cosa evitare; infatti lo ha detto
bant se cum mali essent, bona loqui posse, ve/ bona opera habere: contro coloro che ritenevano, pur essendo cattivi, di poter dire cose
hoc Dominus dicit esse non posse. Prius enim est mutandus homo buone o fare opere buone: il Signore afferma che ciò è impossibile.
ut opera mutentur: si enim manet homo in eo quod malus est'. Prima infatti bisogna che muti l' uomo perché mutino le opere.: l' uo-
bona opera habere non p otest; si manet in eo quod bonus est, mo infatti che rimane cattivo non può fare opere buone, e se rimane
mala opera habere non potest. Omnes ergo malas arbores buono non può fare opere cattive. Dunque Cristo ha trovato tutti
Christus invenit,- sed dedit potestatem filios Dei fieri credentibus a lberi cattivi, ma ha dato ai credenti nel suo nome il potere di diven-
in nomine eius. tare figli di Dio nel suo nome.
CHRYSO~T?MUS, In M_a~th. {ibid.}: Quia vero non pro seipso, CRISOSTOMO: Poiché però egli non parlava in favore di sé, ma
s~d pro Spmtu ~anc~o jeczt sermonem, eos convenienter increpat dello Spirito Santo, li rimprovera con queste parole: Discendenza di
d~~ens «f!rogenzes vzperarum, quomodo potestis bona loqui, cum vipere, come potete dire delle cose buone se siete cattivi? Disse que-
sztzs malz?». Hoc autem dixit et eos incusans, et eorum quae dieta sto accusando sia loro sia le cose che erano state dette, dando la
sunt, demonstrationem ex ipsis praebens, quasi dicat: Ecce vos dimostrazione in base a loro stessi, come se dicesse: ecco, voi, essen-
cum sitis arbores malae, non potestis portarefructum bonum. Non do alberi cattivi, non potete portare un frutto buono. Quindi non mi
ergo miror quod haec loquimini: etenim male nutriti estis a malis meraviglio che diciate così: infatti siete stati nutriti nel male da catti-
progenitoribus, et mentem malam habetis. Et vide, quod non dixit: vi progenitori, e avete una mente cattiva. E vedi che non ha detto: co-
qua/iter potestis bona loqui, cum sitis progenies viperarum? Nihil me potete dire delle cose buone essendo una discendenza di vipere?
enim hoc ad il/ud pertinet; sed «Qua/iter potestis bona loqui, cum Questa infatti è un'altra cosa, ma ha detto: come potete dire delle
siti~ mali?» ..Progenies autem viperarum eos dici, quia in progeni- cose buone se siete cattivi? Li chiama invece discendenza di vipere
torzbus glorzabantur; ut ergo excluderet eorum superbiam, sepa- poiché si gloriavano nei progenitori : per escludere la loro superbia li
r~vit eos a cognatione Abraham, attribuens eis progenitores simi-
ha separati dalla discendenza di Abramo, attribuendo ad essi dei pro-
lium rnorum. RABANUS [PL 107,93 1}: Ve! «progenies viperarum», genitori di simili costumi. RABANO: Oppure li chiama Discendenza di
vipere nel senso di figli e imitatori del diavolo, poiché consapevol-
Capitolo 12, versetti 33-35 953
952 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

mente denigrano le buone opere, il che è diabolico; per cui, segue:


idest filios et imitatores diaboli, eos appellat: quia scienter bonis
Infatti la bocca parladall'abbondan~a del cuore. Pa!la da~! abbon-
operibus detrahunt, quod diabolicum est; unde sequitur danza del cuore quell'uomo che non ignora da quale mtenz10n~ pro-
«Ex abundantia enim cordis os loquitur». Il/e homo ex abundan- manano le parole; e volendo mostrare ciò più apertamente aggiunge:
tia cordis loquitur qui non ignorai ex qua intentione verba pro- L'uomo buono dal buon tesoro trae cose buone, e l'uomo cattivo dal
mantur; quod apertius ostendere volens, subiungit «Bonus homo cattivo tesoro trae cose cattive. Il tesoro del cuore è l'inten~ione ~el
de bono thesauro profert bona, et malus homo de malo thesauro pensiero, ed è da questa che il giudice inter.i?re app~e~a ti mento
profert mala». Thesaurus cordis intentio est cogitationis, ex qua dell'azione in modo che talvolta le cose pm grandi ncevono una
interius arbiter iudicat proventum operis, ut aliquando maiora minore rico,mpensa, e a causa dell'incuria di .un cuor~ ti~p!d~ coloro
minorem habeant mercedem, aliquando ob incuriam cordis tepidi, che fanno mostra al di fuori di opere delle pnì grandi virtù n cevono
maiorum virtutum opera ostentantes, minora a domino praemia dal Signore dei premi minori. CRIS?ST~Mo: C,::on ~iò _dim~st1:a anche
sortiantur. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Ex his etiam demon- la sua divinità che conosce i segreti dei cuori: po1che egh c1 mos~~
strat suam Deitatem scientem cordis occulta: quoniam non verbo- che non soltanto le parole, ma anche i pensieri cattivi saranno pui:u~i.
rum solum, sed etiam malarum cogitationum exsolvent vindictam. È una conseguenza naturale che la sovrabbondan~~ della mahz1a
Est autem naturae consequentia supereminentis inter nequitiae interiore si spanda al di fuori per mezzo della mahz1a della boc~a.
verba per os extra effundi. Quare cum audieris hominem male Per cui, quando ascolti un uomo che proferisce il ~aie'. conclu?1 a
loquentem, multo ampliorem aestimes nequitiam quam verba una corruzione interiore più grande di quella che egh espni:ie.;ymch~
demonstrant. Quod enim exterius dicitur, est superefjluentia eius ciò che giunge all'esterno non è che una sovrabbondanza d1 c10 che s1
quod intus est; in quo eos vehementer tetigit. Si enim quod dictum trova ali ' interno· e con ciò egl i li colpisce in modo veemente. Se
est ab eis, ita est malum, excogita radix verborum quam maligna infatti ciò che fu 'detto da loro è così cattivo, pensa quanto sarà mali-
est. Contingit autem hoc decenter; lingua enim confusa multoties gna la radice delle parole. Ma bisogna intendere ~iò c?n ri.sei:v~:
non repente effundit nequitiam: cor autem nullum hominum spesso infatti la lingua di un uomo non espande al d1 fu~n la mahz1a
habens testem, sine timore quaecumque vult parturit mala: ali' improvviso, essendo legata dalla vergogna, .mentre 11 .c.uore'. non
Dei enim non multa cura est ei. Sed cum augetur multitudo malo- avendo alcun uomo a testimone, genera senza timore tutti 1 mah che
rum quae intus sunt, quae interim occultabantw; extra per verba vuole: infatti si preoccupa poco di Dio. Quand? però aumenta la
proveniunt: et ideo dicit «Ex abundantia cordis os loquitur»; eo quantità dei mali che sono dentro, le ~ose che pnma erano n.ascoste
quod homo de thesauris cordis loquitur. H!ERONYMUS [ibid.}: prorompono nelle parole; per questo dice: la bocc.a parla. dal! abbon-
In hoc autem quod dicit «Bonus homo de bono thesauro profert danza del cuore, in quanto l'uomo parla dai teson del cuore.
bona ... », ve/ ipsos Iudaeos Deum b/asphemantes ostendit, de GIROLAMO: Dicendo però: L'uomo buono dal buon tesoro trae c~se
quali thesauro blasphemiam proferant. Ve! cum superiori quae- buone .. ., o mostra da quale tesoro gli stessi Giudei che ~este~ia­
stione haeret sententia, quod quomodo non possit bonus homo vano Dio proferivano la bestemmia, oppure questa espress1on~ s1 rap-
proferre mala, nec malus bona, sic non possit Christus mala, nec porta a ciò che precede, poiché come un uomo buo~o non puo profe-
diabolus bona opera facere. rire cose cattive, né uno cattivo cose buone, cosi Cnsto non potrebbe
fare cose cattive, né il diavolo cose buone.
954 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 36-37 955

VERSUS 36-37 VERSETTI 36-37

Dico autem vobis quoniam omne verbum otiosum, quod Ma io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detto
locuti fuerint homines, reddent rationem de eo in die iudicii. gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio. Infatti in
Ex verbis enim tuis iustificaberis et ex verbis tuis base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole
condemnaberis. sarai condannato.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {42,2, PG 57,453}: Post praemissa, CRISOSTOMO: Dopo le cose premesse il Signore incute loro molto
eis Dominus multum timorem incutit, ostendens quod ultimam timore, mostrando l' ultima punizione che subiranno coloro che
dabunt vindictam qui talia deliquerunt: unde dicit «Dico enim avranno mancato in quel modo; per cui dice: vi dico infatti che di
vobis, quod omne verbum otiosum quod loculi fuerint homines, ogni parola oziosa che avranno dett~ gli uorr:ini renderanno c?nto
reddent rationem de eo in die iudicii». HJERONYMUS [PL 26,82A}: nel giorno del giudizio. GIROLAMO: E 11 senso e: se una parola oziosa,
Et est sensus: si otiosum verbum, quod nequaquam aedifìcat che in nessun modo edifica gli uditori, non è senza pericolo di colui
audientes, non est absque periculo eius qui loquitw; et indie iudi- che parla, e nel giorno del giudizio ciascuno renderà ragione delle
cii reddet unusquisque rationem sermonum suorum, quanto magis sue parole, quanto più voi, che biasimate le opere dello Spirito Santo
vos, qui opera sancti Spiritus calumniamini, et dicitis me in e dite che io scaccio i demoni nel nome di Beelzebub, renderete
Beelzebub eicere daemonia, reddituri estis rationem calumniae ragione della vostra calunnia? CRISOSTOMO: Non ha detto però: che
vestrae? CIIRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: Non autem dixit: Quod avete detto voi, istruendo cosi insieme tutto il genere umano, e nello
loculi estis vos, simul quidem omne hominum erudiens genus; stesso tempo rendendo meno oneroso il suo discorso. Ora, è oziosa la
simul autem minus onerosum faciens suum sermonem. Otiosum parola che è menzognera, che contiene una calunnia. Alcuni p~rò
autem verbum est quod mendax est, quod calumniam habet. intendono anche la parola vana, quale è quella che muove a un nso
Quidam autem dicunt quoniam et vanum quale est quod risum disordinato, o indegno, o sfacciato. GREGORIO: Oppure è oziosa quel~
movet inordinatum, ve/ twpe, ve/ inverecundum. GREGORIUS, In Ev. la parola che è priva o dell'utilità della rettitudine, o della ragione dt
[1,6, PL 76, 1098D}: Ve! otiosum verbum est quod aut utilitate rec- una giusta necessità; [GIROLAMO]: che cioè è detta senza utilità di chi
titudinis, aut ratione iustae necessitatis caret: [HIERONYMUS, ibid.}: parla e di chi ascolta; se, omesse le cose serie, parliamo di cose frivo-
quod scilicet sine utilitate et /oquentis dicitur et audientis: si omis- le e raccontiamo vecchie dicerie. Invece chi dice cose scurrili, e
sis seriis, de rebusfrivolis loquamur, etfabulas narremus antiquas. scoppia in grasse risate, e preferisce qualcosa di osceno, questo non
Ceterum qui scun-ilia replicat, et cachinnis ora dissolvi!, et aliquid sarà ritenuto colpevole di parola oziosa, ma criminosa. REMIGIO
profert twpitudinis, hic non otiosi verbi, sed criminosi tenebitur reus. [RABANO]: Dalle parole dette sopra dipende l'affermazione seguente,
REMIGIUS [RABANUS, PL 107,932A}: Ex superioribus autem verbis quando si dice: Infatti in base alle tue parole sar~~ giusti[zcato e _in
adhuc sequens dependet sententia, cum dicitur «Ex verbis enim base alle tue parole sarai condannato. Ora, non c e dubb10 che cia-
tuis iustifìcaberis, et ex verbis tuis condemnaberis». Non est autem scuno sarà condannato per le sue parole cattive; invece per le parole
dubium quia unusquisque de verbis suis malis quae loquitur con- buone non sarà giustificato se non chi le proferisce dall'intimo del
demnabitur; verumtamen ex bonis verbis non iustificatur quis, nisi cuore e con devota intenzione. CRISOSTOMO: Vedi poi che non è one-
ex intimo corde et devota intentione ea proferat. CHRYSOSTOMUS, roso questo giudizio. Il giudice emetterà la sentenza non in base a ciò
In Matth. [ibid.j: Vide autem quia non est onerosum hoc iudicium. che un altro ha detto di te, ma in base a ciò che tu avrai detto. Quindi
Non ex quibus alius dixit de te, sed ex quibus ipse locutus es, sen- non devono aver timore gli accusati, ma gli accusatori: infatti quelli
tentiam iudex feret. Non igitur accusatos timere oportet, sed accu- non sono obbligati ad accusare se stessi per le parole cattive che
santes: non enim il/i coguntur accusare se pro his malis quae hanno udito, ma questi per quelle cattive che hanno detto.
audierunt, sed hi pro his quae male dixerunt.
956 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 38-40 957

VERSUS 38-40 VERSETTI 38-40

Tunc responderunt ei quidam de Scribis et Pharisaeis Allora alcuni degli Scribi e dei Farisei gli replicarono dicen-
dicentes: Magister, volumus a te signum videre. Qui do: Maestro, vogliamo vedere da te un segno. Egli risponden-
respondens ait illis: Generatio mala et adultera signum do disse loro: Una generazione cattiva e adultera chiede un
quaerit, et signum non dabitur ei, nisi signum lonae prophe- segno, ma non le sarà dato un segno al di fuori del segno del
tae; sicut enim fuit lonas in ventre ceti tribus diebus et tri- Profeta Giona; come infatti Giona fu nel ventre del pesce per
bus noctibus, sic erit Filius hominis in corde terrae tribus tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo sarà nel cuore della
diebus et tribus noctibus. terra per tre giorni e tre notti.

CHRYSOSTOMUS, In Matth . [43,1 , PG 57,456-457]: Quia CRISOSTOMO: Poiché il Signore in precedenza aveva molte volte
Dominus superius multoties verbis inverecundam Pharisaeorum legato la lingua impertinente dei Farisei, nuovamente essi vengono
alle opere, ed è con stupore che l'Evangelista dice: Allora alcuni
obstruxerat linguam, rursus ad opera veniunt: quod admirans
degli Scribi e dei Farisei gli replicarono dicendo: Maestro, vogliamo
Evangelista dicit «Tunc responderunt ei quidam de Scribis et
vedere da te un segno; allora, cioè quando si sarebbe dovuto inchi-
Pharisaeis, dicentes: Magister, volumus a te signum videre»; tunc
narsi, ammirare e meravigliarsi; e invece non desistono dalla malizia.
scilicet cum jlecti oportebat, cum admirari, cum obstupescere; sed
Dicono infatti: vogliamo vedere da te un segno, per coglierlo in fallo.
tunc a malitia non desistunt. Dicunt enim «Volumus a te signum GIROLAMO: Così chiedono dei segni come se le cose che avevano
videre», ut eum capiant. HIERONYMUS [PL 26,82B]: Sic signa visto non fossero segni; ma in un altro Evangelista viene spiegato più
postulant, quasi quae viderant signa non fuerint; sed in a/io pienamente che cosa chiedono (Le 11, 15): «Vogliamo vedere da te
Evangelista quid petant plenius explicatur (Luc. 11,15): «Volumus un segno dal cielo»; o al modo di Elia desideravano vedere il fuoco
a te signum videre de caelo»; ve/ in morem Eliae ignem de sublimi venire dall'alto; oppure, al modo di Samuele, in tempo d' estate con-
venire cupiebant; ve/ in similitudinem Samuelis tempore aestivo tro la natura del tempo, il rimbombare dei tuoni, il lampeggiare delle
contra naturam loci mugire ton.itrua, coruscare fulgura, imbres folgori, il cadere delle piogge; come se non potessero biasimare
ruere; quasi non possint et illa calumniari, et dicere ex occultis et anche quelle cose, e dire che accadevano per occulti e mutevoli tur-
variis aeris passionibus accidisse: nam qui calumniaris ea quae bamenti dell'aria: se infatti biasimi le cose che vedi con gli occhi,
oculis vides, manu tenes, utilitate sentis; quid facturus esses in his tieni con le mani, e di cui senti l'uti lità, che cosa farai con le cose che
quae de caelo veniunt? Utique respondebis et magos in Aegypto vengono dal cielo? Certamente risponderai che anche i maghi in
multa signa fecisse de caelo. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Egitto hanno fatto molti segni dal cielo. CRISOSTOMO: Le loro parole
Verba autem eorum adulatione et ironia sunt piena. Et prius qui- sono piene di adulazione e di ironia. Prima lo oltraggiavano dicendo-
dem conviciabantu1; daemoniacurn eum dicentes; nunc autem adu- lo demoniaco, adesso invece lo adulano chiamandolo maestro. Per
lantur, vocantes eum magistrum. Propter hoc et Dominus eos vehe- questo anche il Signore li accusa con veemenza; per cui segue: Egli
menter arguit: unde sequitur «Qui respondens ait illis: Generatio rispondendo disse loro: Una generazione cattiva e adultera chiede
mala et adultera signum quaerit». Et quidem cum ei conviciaban- un segno. E certamente, quando lo oltraggiavano, rispondeva loro
tur, mansuete eis respondebat; cum autem adulabantur, conviciose, con mansuetudine; quando invece lo adulavano, rispondeva con viva-
demonstrans quod utraque passione erat superior: et neque convi- cità, dimostrando che era superiore a entrambe le passioni; e non è
ciis in iram deducitu1; neque ab adulatione mollitur. Quod autem trascinato né all'ira dagli oltraggi, né alla mollezza dall'adulazione.
dicit, tale est. Quid mirum, si hoc in me facitis, qui ignotus sum Ciò che dice, in sostanza, è questo. Che cosa c'è di strano che voi
vobis,· cum in Patrem, cuius tantam accepistis experientiam, hoc facciate questo contro di me, che vi sono sconosciuto, voi che agite
nello stesso modo verso mio Padre, di cui avete una così grande
-
958 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 38-40 959

idem fecistis.. ~erelicto ~o, ad daemones currentes? Propter hoc scienza, e che voi abbandonate per correre ai demoni? Egli li chiama
autem. eos dicit generationem malam, quia ingrati semper facti generazione malvagia perché si sono resi sempre ingrati verso i bene-
sunt Cl:ca benef~~tores, et bene patientes deteriores fiunt; quod fattori, e ricevendo il bene diventano peggiori, il che è l'estremo del-
est ultimae malttiae. HJERONYMUS [ibid.}: Egregie autem dixit la perversità. GIROLAMO: Egregiamente poi ha detto e adultera, poi-
«Et adultera», quia dimiserat virum, et iuxta Ezechielem, multis ché aveva abbandonato il marito e, secondo Ezechiele, si era unita a
se amatoribus copul~vit. CHRYSOSTOMVS, In Matth. [ibid.}: Unde molti amanti. CRISOSTOMO: Per cui mostra anche di essere uguale aJ
et monstrat se Patrt aequalem, si ei non credere generationem Padre, se il fatto di non credere in lui rende una generazione adultera.
adulteram facit. RABANO: Poi comincia a rispondere, dando loro un segno non dal
. RABANUS [PL 107,933B}: Deinde respondere incipit, non eis cielo, cosa di cui erano indegni, ma dal profondo dell' inferno. Invece
Slf!num de ~aefo. ~uod indigni erant videre, sed de profundo inferni ai suoi discepoli diede un segno dal cielo mostrando loro una figura
trzbuens. J?lS~tP_ulls a~tem suis signum de caelo dedit, quibus aeter- della sua gloria e della beatitudine eterna sulla montagna, e più tardi
n<!m keatitudmis glorzam et prius in monte figura/iter et post vera- elevandosi realmente verso il cielo sotto i loro occhi; per cui segue:
czter m caelum superelevatus ostendit; unde sequitur «Et signum ma non le sarà dato un segno al di fuori del segno del Profeta Giona.
non dabitur ei, nisi signum lonae Prophetae». CHRYSOSTOMUS CRISOSTOMO: Poiché faceva dei segni non per convincere quelli
In 1!fatth. [ib~d.}: Quia non ut eos induceret signafaciebat (scieba~ (sapeva infatti che erano di pietra), ma per correggere gli altri; oppu-
enzrr: eos laP_1deos esse), sed ut alios emendaret; aut quoniam non re era affinché non ricevessero un segno quale era quello che chiede-
acc1perent szgnum, quale est il/ud quod petebant: signum enim eis vano: ci fu infatti un segno per loro quando dal proprio castigo co-
factum est quando per propriam poenam cognoverunt eius virtu- nobbero la sua potenza. Insinuando ciò in modo velato dice che non
tem.. H?c igitur occulte insinuans dicit «Signum non dabitur ei»; le sarà dato un segno; come se dicesse: vi ho mostrato molti benefici;
ac si dzceret: Multa beneficia demonstravi; nihil horum vos allexit nessuno di essi vi ha spinto a venerare la mia potenza, che conoscere-
ad vener~n~um meam virtutem, quam cognoscetis per poenam te attraverso la punizione quando vedrete la vostra città prostrata a
quando czvllatem vestram in terram proiectam videbitis. Interim terra. Ma nel frattempo interpone un discorso sulla risurrezion.e, che
autem sermonem de resurrectione interponi!, quem cognituri erant conosceranno attraverso le cose che patiranno, dicendo: ali 'infuori
per ea quae postea erant passuri, dicens «Nisi signum lonae del segno del Profeta Giona. Infatti la croce non sarebbe certamente
Proph~tae». C:rux enim profecto eredita non esset, nisi signa s tata creduta se non avesse avuto dei segni che la attestavano.
testa~tza habuisset. Haec autem non eredita, et resurrectio utique Se questa non fosse stata creduta, non lo sarebbe stata nemmeno la
cred~ta non esset. P_ropter hoc et signum hoc vocat, et figuram in risun-ezione. Per cui richiama anche questo segno, e per fame cono-
medium fert, ut verztas credatur: unde sequitur «Sicut fuit Jonas in scere la verità ne richiama una figura profetica; per cui segue: come
ventre ~eti tribus d~ebus et tribus noctibuS». RABANUS [ibid.]: Giona fu nel ventre del pesce per tre giorni e tre notti. R ABANO:
Ostendit luda.eo~ ad zn~tar Ninivitarum criminosos, et nisi poenite- Mostra che i Giudei erano colpevoli come i Niniviti, e se non avesse-
rent, subverswnz prox1mos. Sed sicut illis denuntiatur supplicium ro fatto penitenza erano prossimi alla rovina. Ma come a quelli viene
et ~emon~tratur remedium, ita ludaei non debent desperare fatto conoscere il castigo e mostrato il rimedio, così i Giudei non
v.enzam, si sal~em .post Christi resurrectionem egerint poeniten- devono disperare del perdono se, almeno dopo la risurrezione di
tiam. I onas en~m, l~~st columba, ve/ dolens, signum est eius super Cristo, faranno penitenza. Giona infatti, cioè colomba, o dolente, è
quem descendtt Spmtus sanctus in specie columbae, et qui dolores un segno di colui sopra il quale discese lo Spirito Santo in forma di
nostros portavit. J>_iscis qui lonam devoravit in pelago, signifìcat colomba, e che portò i nostri dolori . Il pesoe che divorò Giona nel
mortem quam Chrzstus passus est in mundo. Tribus diebus et nocti- mare significa la morte che Cristo patì nel mondo. Quello rimase tre
bu~ .fuit il/e in ventre ceti, et iste in sepulchro; il/e eiectus est in giorni e tre notti nel ventre del pesce, e questo nel sepolcro; quello fu
artdam, iste resurr_exit in gloriam. AUGUSTJNVS, De cons. ev. [3,24, gettato sulla spiaggia, questo risorse nella gloria. AGOSTINO: Alcuni
PL 34,1199): Quzdam autem modum locutionis Scripturae ne- però, non conoscendo il modo di esprimersi de lla Scrittura, hanno
960 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 38-40 961

scientes, noctem voluerunt advertere tres illas horas a sexta usque voluto intendere per notte quelle tre ore che passavano tra sesta e
ad nonam, quibus sol obscuratus est; et diem tres horas alias, qui- nona, durante le quali il sole si oscurò, e per giorno le altre tre ore, da
bus iterum terris est redditus, idest a nona usque ad eius occasum. nona fino alla sera, durante le quali il sole fu ridato alla terra; poi
Sequitur enim nox futura sabbati, qua cum suo die computata, viene la notte che precede il sabato che, contata con il giorno che la
erunt iam duae noctes et duo dies. Porro autem post sabbatum precedette, dà per risultato due giorni e due notti. Dopo il sabato
sequitur nox primae sabbati, idest i/lucescentis diei dominici, in segue immediatamente la notte del primo giorno dopo il sabato, vale
qua tunc Dominus resurrexit. Erunt ergo duae noctes et duo dies a dire quella che apre la domenica: è allora che il Signore risuscitò.
et una nox, etiam si tota posset intelligi; nec ostenderemus quod Ci sono dunque due giorni e due notti, e in più un 'altra notte,
il/ud diluculum pars eius extrema sit; quapropter nec annumeratis quand'anche la si prendesse in tutta la sua estensione, se consideria-
illis sex horis quarum tribus tenebratus est et tribus illuxit, con- mo l'aurora della risurrezione come la parte estrema di questa notte.
stabit ratio trium dierum et trium noctium. Restat ergo ut hoc È così che nemmeno contando le sei ore, tre di tenebre e tre di pieno
inveniatur ilio Scripturarum usitato loquendi modo, quo a parte giorno, si trovano tre giorni e tre notti. Resta dunque che dobbiamo
totum intelligitur. HJERONYMUS [ibid.]: Non quod omnes tres dies ricorrere al modo di parlare delle Scritture secondo cui la parte viene
et tres noctes in inferno fuerit, sed quod in parte parasceves, et presa per il tutto. GIROLAMO: Non che fosse nell'inferno per tutti i tre
dominicae, et tota die sabbati, tres dies et tres noctes intelligantur. giorni e le tre notti, ma contando la parte della veglia di Pasqua,
AUGUSTJNUS, De Trin. [4,6, PL 42,894]: lpsum enim triduum non e della domenica, e tutto il sabato, si intendono tre giorni e tre notti.
plenum et totum fuisse Scriptura testis est, sed primus dies a parte AGOSTINO: Infatti la Scrittura testimonia che il triduo non fu pieno e
extrema totus annumeratus est; dies vero tertius a parte prima et totale, ma il primo giorno viene considerato in base alla sua parte estre-
ipse totus; medius autem inter eos, idest secundus dies, absolute ma, e il terzo giorno dalla sua prima parte; quello in mezzo invece,
lotus vigintiquatuor horis suis, duodecim nocturnis et duodecim cioè il secondo giorno, consta di ventiquattro ore, dodici di notte e
diurnis: nox enim usque ad diluculum, quo Domini resurrectio dodici di giorno: infatti la notte fino all'alba in cui fu dichiarata la
declarata est, ad tertium pertinet diem. Sicut enim primi dies risurrezione appartiene al terzo giorno. Come infatti i primi giorni, a
propter futurum hominis lapsum a luce in noctem, ila isti propter motivo della futura caduta dell'uomo, vengono computati dalla luce
hominis reparation em a tenebris in lucem computantur. alla notte, così questi, a motivo della riparazione dell'uomo, vengono
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Non autem manifeste dixit quod computati dalle tenebre alla luce. CRISOSTOMO: Non disse però mani-
resurgeret, quia eum derisissent; sed occulte insinuat, ut et il/i festamente che sarebbe risorto, poiché lo avrebbero deriso, ma lo
crederent quod praescivit. Non autem dixit: In terra, sed insinua in modo velato, affinché anch'essi credessero ciò che egli già
«In corde terrae», ut et sepulchrum ostenderet, et quod nullus sapeva. Non disse poi: nella terra, ma nel cuore della terra, sia per
solam mortis apparentiam suspicetur. Et tres dies propter hoc indicare il sepolcro, sia perché nessuno sospettasse la sola apparenza
posuit, ut credatur quod mortuus est. Sed ipsa figura veritatem della morte. E pose i tre giorni proprio perché si credesse che era
demonstrat: non enim fuit Jonas in ventre ceti in phantasia, sed in morto. Ma la stessa figura dimostra la verità: infatti Giona non rima-
veritate; neque figura fuit in veritate, et veritas in imaginatione. se nel ventre del pesce secondo la fantasia, ma nella verità; né ci fu
Propter quod manifestum est quod filii sunt diaboli Marcionem figura nella verità e verità nell'immaginazione. Per cui è chiaro che
sequentes, qui Christi passionem phantasticam esse asseruit; sono figli del diavolo coloro che seguono Marcione, il quale asserì
et quod pro eis esset passurus, licet eis non proficeret, ostendit per che la passione di Cristo fu secondo la fantasia; e che avrebbe patito
hoc quod innuit quod il/i generationi signum daretur lonae per loro, anche senza giovare ad essi, lo mostra indicando che a quel-
Prophetae. la generazione sarà dato il segno del Profeta Giona.
-
962 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 41-42 963

VERSUS 41-42 VERSE'ITI 41-42

Viri Ninivitae surgent in iudicio cum generatione ista et Gli abitanti di Ninive sorgeranno nel giudizio con questa ge-
condemnabunt eam, quia poenitentiam egerunt in praedi- nerazione e la condanneranno, poiché essi fecero penitenza
catione lonae; et ecce plus quam lonas hic. Regina Austri alla predicazione di Giona: ed ecco, più di Giona c'è qui. La re-
surget in iudicio cum generatione ista et condemnabit eam, gina del Sud sorgerà nel giudizio con questa generazione e la
quia venit a finibus terrae audire sapientiam Salomonis; condannerà, poiché venne dai confini della terra per ascoltare
et ecce plusquam Salomon hic. la sapienza di Salomone; ed ecco, più di Salomone c'è qui.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {43,2, PG 57,458}: Ne aliquis aesti- CRISOSTOMO: Affinché nessuno pensasse che in seguito sarebbero
maret quod talia deinceps futura essent in ludaeis qualia Ninivitis accadute presso i Giudei quelle cose che accaddero ai Niniviti, in
contigerant, ut sicut Ionas illos convertii, et civitas fuit a periculo modo che come Giona li converti e la città fu liberata dal pericolo,
liberata, ita isti post resurrectionem converterentur; Dominus nunc così anche questi si sarebbero convertiti dopo la risurrezione, il Si-
totum contrarium ostendit, quoniam scilicet ex beneficio passionis gnore mostra qui tutto il contrario, che cioè non ricevettero alcun
nullum fructum perceperunt; sed et gravia patientur, ut infra osten- frutto dal beneficio della passione, ma avrebbero patito anche cose
dit per exemplum daemonis. Interim autem ostendit quod iuste gravi, come mostra sotto con l'esempio del demonio. Ma intanto
patientur, dicens « Vìri Nini vitae surgent in i udicio cum generatio- mostra che patiranno giustamente, dicendo: Gli abitanti di Ninive
n e ista». REMIGIUS [RABANVS, PL 107,935A}: Ostendit autem sorgeranno nel giudizio con questa generazione. REMIGIO [RABANO]:
Dominus his verbis unam esse malorum et bonorum resurrectio- Il Signore mostra poi con queste parole che ci sarà un' unica risurre-
nem futuram, contra quosdam haereticos, qui dixerunt unam esse zione dei cattivi e dei buoni, contro certi eretici i quali disséro che
resurrectionem bonorum, et alteram malorum. Destruitur etiam his una è la risurrezione dei buoni e un 'altra quella dei cattivi. Viene
verbis fabula Iudaeorum, qui solent dicere, quod ante iudicium distrutta inoltre con queste parole la favola dei Giudei, i quali sono
mille annis celebretur resurrectio; aperte his verbis ostendens quia soliti dire che prima del giudizio per mille anni si celebrerà la risurre-
mox ut celebrabitur resurrectio, celebrabitur et iudicium. zione, mostrando apertamente con queste parole che, non appena
«Et condemnabunt eam». HIERONYMUS [PL 26,82D]: Non sen- verrà celebrata la risuITezione, si celebrerà anche il giudizio.
tentiae potestate, sed comparationis exemplo: unde subditur E la condanneranno. GIROLAMO: Non con il potere della sentenza,
«Quia poenitentiam egenmt in praedicatione Jonae; et ecce plu- ma con l'esempio della comparazione; per cui si aggiunge: poiché
squam Ionas hic». «Hic» adverbium loci, non pronomen intelligas. essi fecero penitenza alla predicazione di Giona: ed ecco, più di
Giona c'è qui. La parola latina hic va intesa come avverbio di luogo,
Ionas, secundum septuaginta Jnterpretes, triduum praedicavit:
non come pronome. Giona, secondo i Settanta, predicò per tre giorni:
ego tanto tempore; i/le Assyriis genti incredulae, ego Iudaeis
io per tanto tempo; quello agli Assiri, gente incredula: io ai Giudei,
populo Dei. Ille voce locutus est simplici, nihil signorum faciens,
popolo di Dio. Egli parlò con la sola voce, non facendo alcun segno;
ego tantafaciens, Beelzebub calumniam sustineo. io, facendone di così grandi, ricevo la calunnia di Beelzebub.
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Non autem hic stat Dominus, CRISOSTOMO: Ma il Signore non si ferma qui, e fa un altro annun-
sed et aliam annuntiationem adiungit dicens «Regina Austri sur- cio dicendo: La regina del Sud sorgerà nel giudizio con questa gene-
get in iudicio cum generatione ista, et condemnabit eam: quia razione e la condannerà, poiché venne dai confini della terra per
venit a finibus terrae audire sapientiam Salomonis». lstud plus ascoltare la sapienza di Salomone. Questa fu una cosa più grande
fuit quam prius. Jonas enim ad illos abiit; regina autem Austri della precedente. Giona infatti andò da loro, mentre la regina del Sud
non expectavit Salomonem ad ipsam ire, sed ipsa ad eum accessit: non aspettò che Salomone andasse da lei, ma essa stessa si recò da
et mulier, et barbara, et tantum remota, non mortem formidans, ltù; e donna, e straniera, e tanto lontana, non temendo la morte, solo
964 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
Capitolo I 2, versetti 41-42 965

sola cupidine verborum sapientium. Jbi ergo mu/ier advenit, hic per il deside~o di parole sapien~i. Lì d~nque venne una donna: qui
ego veni; et ipsa quidem afinibus terrae surre.xit, ego autem civita- sono venuto 10; ed essa sorse dai confini della terra mentre io vado
tes et castra circumeo; et i/la quidem de arboribus et lignis dispu- !nto~o per l~ .citt~ e l.e campagne; ella disputò di alberi e di vegetali,
tavi!, ego autem de ineffabilibus mysteriis. HJERONYMUS [ibid.]: 10 d1 meffab1h rrusten. GIROLAMO: Quindi la regina del Sud condan-
Eodem ergo modo condemnabit regina Austri populum ludaeorum, n~r~ il popolo dei Giudei nello stesso modo in cui gli abitanti di
quo condemnabunt viri Ninivitae Israelem incredulum. !sta est Nm1ve condanneranno Israele incredulo. Essa è la regina di Saba di
regina Saba, de qua in Regum volumine et in Paralipomenon legi- cui leggiamo nei libri dei Re e nelle Cronache, che attraverso così
mus, quae per tantas difficultates, gente sua et imperio derelictis, g~andi difficoltà, lasciata la sua gente e il suo impero, venne in
venit in Iudaeam sapientiam audire Salomonis, et ei multa munera Gmdea per ascoltare la sapienza di Salomone, e gli portò molti doni.
obtulit. In Ninive autem et in Regina Saba occulte fides nationum Ora, in Ninive e nella regina di Saba la fede delle nazioni venne
praefertur Israeli. RABANUS [ibid.}: Ninivitae signifìcant eos qui mostrata in modo velato a Israele. RABANO: I Niniviti significano
peccare desistunt, Regina vero eos qui peccare nesciunt: poeniten- coloro che desistono dal peccare, la regina invece coloro che non
tiam enim peccatum abolet, sapientia cavet. REMJGJUS [non occ.}: sanno peccare: infatti la penitenza abolisce il peccato, la sapienza ne
Pulchre autem Ecclesia de Gentibus congregata regina dicitur, sta lontano. REMIGIO: Inoltre, giustamente la Chiesa radunata dalle
quia mores suos regere novit: de qua ?salmista (Ps. 44,10): Genti è detta regina, poiché ha imparato a reggere i suoi costumi· di
«Àstitit regina a de.xtris tuis». Austri autem regina est, quia ardore essa il Salmista dice (Sai 44, IO): «Sta la regina alla tua dest;a».
Spiritus sancti superabundat: auster enim ventus calidus signi.ficat È poi regina del Sud poiché sovrabbonda nell'ardore dello Spirito
Spiritum sanctum. Salomon autem, qui interpretatur pacifìcus, Santo: infatti l'austro, vento caldo, significa lo Spirito Santo.
significa! ipsum de quo dictum est (Eph. 2, 14): «Ipse est Salomone poi, che è interpretato pacifico, significa colui di cui fu
pax nostra». detto (E/2, 14): «Egli è la nostra pace».
966 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 43-45 967

VERSUS 43-45 VERSETTI 43-45

Cum autem inmundus spiritus exierit ab homine, ambu- Qu~nd? .lo spirito immondo è uscito da un uomo, va per
Jat per loca arida quaerens requiem et non invenit. Tunc luoghi aridi cercando riposo e non lo trova. Allora dice:
dicit: Revertar in domum meam, unde exivi. Et veniens inve- Tornerò nella mia casa da cui sono uscito. E venendo la trova
nit vacantem scopis mundatam et ornatam. Tunc vadit et vuota, spazzata e adorna. Allora va e prende con sé altri sette
adsumit septem a/ios spiritus secum nequiores se, et spiriti peggiori di lui, ed entrando vi abitano; e l'ultima condi-
intrantes habitant ibi; et fiunt novissima hominis illius peiora zione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così sarà di
prioribus. Sic erit et generationi huic pessimae. questa generazione malvagia.

CHRYSOSTOMUS, In Matth. {43,3, PG 57,460}: Quia Dominus CRISOSTOMO: II Signore, poiché aveva detto ai Giudei: «Gli abi-
dixerat Judaeis: «Vìri Ninivitae surgent in iudicio, et condemna- tan~i di N inive so~geranno nel giudizio e condanneranno questa gene-
bunt generationem istam>>, ne propter temporis tardationem con- razione», affinche per la lentezza del tempo non disprezzassero ciò e
temnerent et fierent pigriores, ostendit quod non solum in futuro divenissero più pigri, mostra che non solo nel secolo futuro ma
saeculo, sed et hic gravissima patientur, futuram in eis poenam sub anche. qui pati_ranno cose gravissime, presentando la loro pena futura
quodam aenigmate subdens; unde dicit «Cum autem immundus sotto il velo d1 una figura; per cui dice: Quando lo spirito immondo è
spiritus exierit ab homine». HIERONYMUS [PL 26,83B}: Quidam u_scito da i~n uomo. GIROLAMO Alcuni ritengono che questo passo
istum locum de haereticis dictum putant: quod immundus spiritus, ng~arda gh eretici: poiché lo spirito immondo, che prima abitava in
qui in eis ante habitaverat, quando Gentiles erant, ad confessionem essi quando erano pagani, viene scacciato con la confessione della
verae fidei eiciatur; postea vero cum se ad haeresim transtulerint, vera fede; ma poi, quando sono passati all 'eresia e hanno adornato la
et simulatis virtutibus ornaverint domum suam, tunc aliis septem loro anima di virtù simulate, a llora il diavolo ritorna da loro con altri
nequam spiritibus adiunctis, revertatur ad eos diabolus, et habitet se~e spiriti, e abita in loro; e la loro situazione diventa peggiore della
in illis; .fìantque novissima eorum p eiora prioribus. Multo quidem pn.ma. C~1,'1amente gli eretici sono in una condizione molto peggiore
peiori conditione sunt haeretici quam Gentiles: quia in illis spes dei Gentili: poiché in questi c'è la speranza della fede, in quelli la
fidei, in istis est pugna discordiae. Cum haec intelligentia plausum gueJTa della discordia. Sebbene questa interpretazione abbia un certo
quemdam et colorem doctrinae praeferat, nescio an habeat verita- pregio e il tenore della sana dottrina, tuttavia non so se abbia verità·
tem; ex eo enim quod, finita vel parabola vel exemplo, sequitur, i~fatti, dato che, terminata la parabola o l'esempio, segue: Così sard
«Sic erit genera/ioni huic pessimae», compellimur non ad haereti- dz ques~a ge~~razione ~alvagia, siamo spinti a riferire la parabola
cos et quosque homines, sed ad Judaeorum populum re/erre para- no~ a?lt e~etic1 o a non unporta quale classe di uomini, ma al popolo
bolam, ut contextus loci non passim et vagus in diversum jluctuet dei Gmde1. TI contesto non è vago e indeterminato, fluttuando a caso
atque insipientium more turbetur, sed haerens sibi vel ad priora o con la possibilità di essere sviato dal suo senso come ciò che
vel ad posterior{l respondeat. Unde immundus spiritus exiit a manca di ordine, ma offre un'unità compatta e forma ~n tutto con ciò
ludaeis quando acceperunt legem; expulsus autem a Judaeis, che segue e precede. Per cui lo spirito immondo uscì dai Giudei
ambulavit per Gentium solitudines: unde sequitur «Ambulat qu~nd~ ~icevettero la legge; scacciato dai Giudei, camminò per le
per loca arida, quaerens sibi requiem». REMIGJUS [HAYMO, hom. 31, s~h~dm1 delle Genti; per cui segue: va per luoghi aridi cercando per
PL 118,260D}: Loca arida appellat corda Gentium ab omni humo- se rLf!OS~. REMIGIO [AIMONE]: C hiama luoghi aridi il cuore delle
re salutarium aquarum, hoc est sanctarum Scripturarum et Genti, a heno da ogni umore delle acque salutari cioè dalle Sacre
spiritualium donorum, et ab infi1s ione sancii Spiritus aliena. Scritture e dai doni spirituali, e dall ' infusione d~llo Spirito Santo.
968 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 43-45 969

RABANO: Oppure i luoghi aridi sono i cuori dei fedeli, i quali, dopo
RABANUS [PL 107,935C]: Ve! loca arida sunt cordafidelium, quae
che sono stati purificati dalla mollezza dei pensieri dissoluti, vengono
a mollitie jluxae cogitationis ex.purgata, callidus insidiator explo- esplorati da colui che astutamente insidia, che cerca se può fissare lì i
rat, si quos gressus ibi figere possit; sed castas mentes effugiens suoi passi; ma fuggendo le menti caste, il diavolo può trovare un
diabolus in solo corde pravorum gratam sibi potesi invenire quie- riposo a lui gradito nel solo cuore dei cattivi; per cui segue: e non lo
tem; unde sequitur «Et non invenit». REMIGIUS [HAYMO, ibid.]: trova. REMIGIO [AIMONE]: Il diavolo pensava di poter avere un perpe-
Putabat autem diabolus se perpetuam quietem posse habere in tuo riposo nel popolo pagano, ma si aggiunge: e non lo trova, poiché,
gentili populo: sed subditur «Et non invenit», quia apparente Dei apparendo il Figlio di Dio mediante il mistero della sua incarnazione,
Filio per mysterium incarnationis suae, gentilitas credidit. i pagani credettero. GlROLAMO: Avendo questi creduto al Signore, non
HIERONYMUS [ibid.]: Quae cum Domino credidisset, il/e non avendo il diavolo trovato un luogo fra le nazioni, disse: Tornerò nella
invento loco in nationibus, dixit «Revertar in domum meam unde mia casa da cui sono uscito. Ho i Giudei che prima avevo lasciato.
ex.ivi». Habeo Iudaeos quos ante dimiseram. «Et veniens invenit E venendo la trova vuota, spazzata e adorna. Infatti il tempio dei
eam vacantem, scopis mundatam et ornatam». Vacabat enim tem- Giudei era vuoto, ed essi non avevano come ospite Cristo che aveva
plum Judaeorum et Christum hospitem non habebant dicentem detto (Gv 14, 31): «Alzatevi e andiamo via da qui». Poiché dunque
(Io. 14,31): «Surgite et abeamus hinc». Quia igitur et Dei et non avevano il presidio di Dio e degli Angeli, ed erano adornati delle
Angelorum praesidia non habebant, et orn~ti erant superfl.uis superflue osservanze della legge e delle tradizioni dei Farisei, il diavo-
observationibus legis, et traditionibus Pharisaeorum, revertitur lo ritorna alla sua prima sede, e con l'aggiunta di sette demoni abita la
diabolus ad sedem suam pristinam, et septenario numero sibi casa di prima; e la situazione di quel popolo diventa peggiore della
addito daemonum, habitat pristinam domum: et fiunt novissima prima: infatti ora sono posseduti da un maggior numero di demoni,
illius populi peiora prioribus; multo enim nunc maiore daemonum bestemmiando nelle loro sinagoghe Cristo Gesù, rispetto alla situazio-
numero possidentur, blasphemantes in synagogis suis Christum ne di quando erano in Egitto prima della conoscenza della legg~; poi-
Jesum, quam in Aegypto possessi fuerant ante Legis notitiam: quia ché altro è non credere che egli verrà, altro non accoglierlo quando è
aliud est venturum non credere, aliud non suscepisse qui venerit. venuto. Inoltre il numero sette attribuito ai demoni che si sono aggiun-
Septenarium autem numerum adiunctum diabolo, vel propter sab- ti va inteso o a motivo del sabato, o a motivo del numero dello Spitito
batum intellige, ve/ propter numerum Spiritus sancti: ut quomodo Santo: in modo che come in Isaia si dice che sette spiriti di virtù
in Isaia super florem qui de radice lesse descendit, septem spiri- discesero sul fiore nato dalla stirpe di lesse, cosi al contrario viene
tus virtutum descendisse narrantur, ita e contrario vitiorum nume- indicato nel diavolo lo stesso numero di vizi. Giustamente dunque si
rus in diabolo consecratus sit. Pulchre ergo septem spiritus assu- dice che sono stati assunti sette spiriti, o per la violazione del sabato, o
mi dicuntur, ve/ propter violationem sabbati, ve/ propter crimina- per i peccati capitali che sono contrari ai sette doni dello Spirito
lia peccata quae contraria sunt septem donis Spiritus sancti. Santo. CRISOSTOMO: Oppure qui mostra il loro castigo: dice infatti che
CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.]: Ve/ hic poenam eorum demon- quelli che sono stati posseduti da un demonio, quando ne vengono
strat: dicit enim quod sicut cum daemoniaci liberati fuerint ab liberati, se cadono nel rilassamento si attirano dei mali più grandi; e
injìrmitate, si desidiores efficiantw; graviorem attrah~nt adv~r~us così sarà di voi stessi: voi eravate un tempo schiavi del demonio,
se phantasiam, ita et in vobis fiet: etenim ante detmebami~i a quando adoravate gli idoli e immolavate i vostri figli ai demoni; tutta-
daemone, quando idola adorabatis, et filios vestros daemonzbus via io non vi ho abbandonati, e ho scacciato quel demonio mediante i
occidebatis; sed tamen non dereliqui vos; sed expuli daemonem Profeti, e sono venuto io stesso a liberarvi ancora di più; ma poiché
illum per Prophetas, et per memetipsum rursus veni, amplius voi non volete corrispondere a un cosi grande beneficio, e siete caduti
expurgare vos volens. Quia igitur non vultis attendere, sed in in una malvagità più grande (è più grave infatti uccidere Cristo che i
maiorem excidistis nequitiam (gravius enim est occidere Christum Profeti), per questo patirete cose più dure. Le cose infatti che accadde-
quam Prophetas), propter hoc difficiliora patiemini. Quae enim ro loro sotto Vespasiano e Tito furono molto più gravi di quelle che
sub Vespasiano et Tito contigerunt eis, multo graviora fuerunt patirono in Egitto e a Babilonia e sotto Antioco. E non mostra solo
his quae passi sunt in Aegypto et in Babylone et sub Antiocho.
970 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 43-45 971

questo, ma che saranno privati di tutte le virtù e soggetti all'opera dei


Nec hoc solum ostendit, sed quoniam ab omni virtute erunt deso-
demoni più di prima. Che però queste cose siano state dette non solo a
lati et daemonum actibus occupabiles magis quam ante. Haec
loro, ma anche a noi, è ragionevole: se, illuminati e strappati ai mali
aut~m non solum ad il/os, sed ad nos etiam dieta esse, rationem
precedenti, siamo nuovamente posseduti dalla stessa malvagità; infatti
habet· si illuminati et a prioribus eruti malis, rursus ab eadem
la pena sarà più dura dopo i peccati successivi; per cui Cristo dice al
possideamur nequitia: etenim difficilior iam ~rit poen~ poste~i~­ paralitico (Gv 5, 14): «Ecco che sei stato guarito: non peccare, affin-
rum peccatorum: propter quod paralytLco Chrzstu~ dl~l~ ché non ti capiti qualcosa di peggio».
(lo. 5,14): «Ecce sanus factus es: noli peccare, ne detenus tLbz RABANO: Infatti da ogni uomo convertito alla fede il diavolo è
aliquid contingat». scacciato mediante il battesimo, e scacciato di là viaggia per luoghi
RABANVS [ibid.]: Homo enim quilibet ad fidem conversus est, aridi, cioè nei cuori dei fedeli. GREGORIO: infatti i luoghi aridi e
a quo diabolus per baptismum eicitw~ qui eiectus inde «loca senz'acqua sono i cuori dei giusti, che per la forza della disciplina
arida» peragrat, idest corda fidelium. GREGORIUS, Mar. (33,3, sono disseccati da ogni umore di concupiscenza carnale. Invece i luo-
PL 76,674A]: Loca enim arentia atque inaquos~ sunt c?rda lUSt~­ ghi umidi sono le menti degli uomini terreni che l'umore della con-
rum, quae per disciplinae .fortitudinem ab omn~ carnalzs conc~pl­ cupiscenza carnale, riempiendoli, rende molli; e in essi il diavolo
scentiae humore siccantur. Loca vero humentw sunt terren.01 um imprime le tracce della sua iniquità tanto più profondamente quanto
hominum mentes, quas humor carnalis con.cupiscentiae, q_u~a più è disceso con i suoi passaggi nelle loro menti come in molle terra.
replet, fluidas facit: in quibus diabolus iniqui~atis suae vesti~za RABANO: Tornando poi alla sua casa da cui era uscito, la trova
tanto altius imprimit quanto in eisdem mentzbus per transltus vuota di buone azioni per la negligenza, spazzata dai vizi precedenti
illius, quasi in fluxa terra, descendit. . grazie al battesimo, adorna di virtù simulate mediante l'ipocrisia.
RABANUS [ibid.}: Rediens autem ad domum su_am u_nde exzera~, AGOSTINO: Quindi con queste parole il Signore indica che alcuni cre-
«invenit eam vacantem» a bonis actibus per neghgentzam; «scoplS deranno in modo da non poter sopportare la fatica della continenza, e
mundatam», scilicet a vitiis pristinis per baptismum; «ornatam» ritorneranno al mondo. L'espressione prende con sé altri sètte spiriti
simulatis virtutibus per hypocrisim. AVGUSTINVS De q. ev. va intesa nel senso che chi cadrà dalla giustizia avrà anche la simula-
[1,8, PL 35, J325]: Unde per haec verba signat Dm~inus_ quosdam zione. Infatti la cupidigia della carne, espulsa con la penitenza delle
ila credituros, ut non possint .ferre laborem contmentwe, et ad buone opere, non trovando in quali piaceri riposare, ritorna più avida-
saeculum redituri sint. Quod dicit «Assumit secwn alias septem», mente, e occupa nuovamente la mente dell'uomo, se è seguita la ne-
intelligitur, quia cum quis ceciderit de iustitia, eti~m si.mulationem gligenza, così che non si introduca come abitante della casa mondata
habebit. Cupiditas enim carnis expulsa per poen~ten.twm consu_e- la conversazione con Dio mediante la sana dottrina; e poiché non
tis operibus, cum non invenerit in quibus delectatl.o~zb~ con1uie- solo avrà quei sette vizi che sono contrari alle sette virtù spirituali,
scat, avidius redit, et rursus occupa! mentem homLms, sz negligen- ma anche simulerà con l'ipocrisia di avere le virtù, di conseguenza,
tia subsecuta est, ut non introduceretur tamquam habitat?r mun- presi con sé sette spiriti peggiori degli altri, cioè la stessa settenaria
datae domus sermo D ei per sanam doctrinam; et quomam non simulazione, ritorna la stessa concupiscenza, in modo che l'ultima
solum habebit i/la septem vitia quae septem virtutibus sunt co~­ condizione di quell'uomo è peggiore della prima. GREGOruo: Capita
traria spiritualibus, sed etiam per hypocrisim se ipsas,_habere _vz~­ anche spesso che l'anima, quando si lascia gonfiare dai primi pro-
tutes simulabit, propterea assumptis secum septem alus neq~iori­ gressi della perfezione e si erge a motivo delle virtù, apra la porta
bus, hoc est ipsa septenaria simulatione, redi~ iP_Sa concupzscen- all'avversario che infierisce contro di lei, e questi si precipiti attra-
tia ut sint novissima hominis illius peiora pnonbus. GREGORJVS, verso questa apertura dell'anima con tanta più veemenza quanto più
M~r. [7, 17, PL 75, 776Cj: Plerumque etiam fi,t ut cum_ men~ ex si doleva di essere stato per qualche tempo scacciato.
ipso exordio sui profectus extollitw; cumq_ue se.iam quasz d~ virtu-
tibus erigit, saevienti contra se adversarw adztum pandat. tanto-
que se vehemen.tius in eius confraction.e exhibet, quanto et gra-
vius, quia ve! ad modicum fuerat proiectus, dolet.
972 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 46-50 973

VERSUS 46-50 VERSETTI 46-50

Adhuc eo loquente ad turbas, ecce mater eius et fratres Mentre egli parlava ancora alle folle, sua madre e i suoi fra-
stabant foris quaerentes /oqui ei. Dixit autem ei quidam: telli stavano fuori chiedendo di parlargli. Gli disse un tale:
Ecce mater tua et fratres tui foris stant quaerentes te. Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e ti cercano. Ma
At ipse respondens dicenti sibi ait: Quae est mater mea, et egli rispondendogli disse: Chi è mia madre e chi sono i miei
qui sunt fratres mei? Et extendens manum in discipulos fratelli? E stendendo la mano verso i suoi discepoli disse:
suos dixit: Ecce mater mea et fratres mei. Quicumque enim Ecco mia madre e i miei fratelli. Chiunque infatti farà la volontà
fecerit voluntatem Patris mei qui in caelis est ipse meus et del Padre mio che è nei cieli è mio fratello e sorella e madre.
frater et soror et mater est.

H!LARIUS [PL 9,993A): Quia praedicta omnia in paternae ILARIO: Poiché tutte le cose precedenti le aveva dette in virtù della
maiestatis virtute loquebatw; nuntianti sibi, quod foris a matre maestà del Padre, che cosa risponde a colui che gli annunziava che
atque fratribus expectaretur, quid responderit Evangelista demon- fuori era atteso dalla madre e dai fratelli lo mostra l'Evangelista
strat subdens «Adhuc eo loquente ad turbas, ecce mater eius et dicendo: Mentre egli parlava ancora alle folle, sua madre e i suoi
fratres foris stabant, quaerentes /oqui ei». AUGUSTJNUS, fratelli stavano fuori chiedendo di par/mg/i. AGOSTINO: Senza dub-
De cons. ev. [2,40, PL 34,lll9]: Hoc sine dubio convenienter bio dobbiamo intendere che ciò sia stato fatto in modo conveniente;
gestum intelligere debemus: praemisit enim cum ad hoc narran- l'Evangelista ha infatti premesso, prima di passare a parlare di questo
dum transire! «Adhuc eo loquente ad turbas». Quid est autem episodio: Mentre egli parlava ancora alle folle. Ora, che cosa significa
«adhuc», nisi quando illud loquebatur? Nam et Marcus post il/ud mentre se non che egli stava ancora parlando? Infatti anche Marco,
quod de blasphemia Spiritus sancti retulerat, dixit (3,31): dopo ciò che aveva detto riguardo alla bestemmia contro lo Spirito
«Et veniunt mater eius et fratres». Lucas autem non huius rei Santo, scrive (3, 31): «E vengono sua madre e i fratelli». Luca invece
gestae ordinem tenuit, sed praeoccupavit hoc, et recordatum ante non ha tenuto l'ordine di questo episodio, ma lo ha messo prima,
narravit. HIERONYMUS, Contra Helvidium [14, PL 23,196): Hinc secondo l'ordine dei suoi ricordi. GIROLAMO: Da qui viene desunta
Helvidii una propositio sumitur, ex hoc quod fratres Domini in una proposizione di Elvidio, in quanto nel Vangelo si parla di fratelli
Evangelio nominantur. Unde, inquit, fratres Domini dicti sunt qui di Gesù. Perché, dice, sono stati chiamati fratelli coloro che non
non erant fratres? Sed iam nunc sciendum est quatuor modis in erano fratelli ? Ma bisogna sapere che ne lle d ivine Scritture
Scripturis divinis fratres dici: natura, gente, cognatione, et affec- si parla di fratelli in quattro modi: per natura, per stirpe, per parente-
tu. Natura, ut Esau et l acob. Gente, ut omnes ludaei fratres inter se la, per affetto. Per natura, come Esaù e Giacobbe. Per stirpe, come
vocantur; ut in Deuteronomio (1 7, 15): «Non poteris constituere tutti i Giudei sono detti fratelli tra di loro, come si legge (Dt 17, 15):
super te hominem alienum qui non est frater tuus». Porro cogna- «Non potrai costituire su di te uno straniero che non sia tuo fratello».
tione fratres vocantur qui sunt de una familia, sicut in Genesi Per parentela sono detti fratelli quelli che appartengono a un'unica
(13,8): «Dixit Abraham ad Lot: Non sit rixa inter te et me, quo- fam iglia, come si legge (Gen 13, 8): «Disse Abramo a Lot: Non vi
niam fratres sumus». Affectu etiam fratres dicuntur: quod in duo sia lite fra me e te, poiché siamo fratelli». Si parla anche di fratelli
dividitur: in speciali et in communi: in speciali, quia omnes per l'affetto, in due modi: speciale e comune; in modo speciale, perché
Christiani fratres dicuntur; ut Salvator dicit (Io. 20, 17): «Vade, tutti i cristiani sono detti fratelli, come dice il Salvatore ( Gv 20, 17):
dic fratribus meis»; porro in communi, quia omnes homines ex «Va', e dì ai miei fratelli»; in modo comune, poiché tutti gli uomini na-
uno patre nati, pari inter nos germanitate coniungimur, sicut ibi ti da un solo padre sono uniti fra di loro da una stessa parentela, come
(Is. 66,9): «Dicite his qui oderunt vos: Fratres nostri vos estiS». si legge (Js 66, 9): «Dite a coloro che vi odiano: Voi siete nostri fratelli».
974 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 46-50 975

Interrogo ergo, iuxta quem modum fratres Domini in Evangelio ~oman?o qui?di secondo quale modo vengono chiamati nel Vangelo
appellentur. luxta naturam? Sed Scriptura non dicit, nec Mariae 1 fratelli del Signore. Secondo la natura? La Scrittura non lo dice non
eos vocans filios, nec l oseph. luxta gentem? Sed absurdum est ut chiamandoli figli né di Maria né di Giuseppe. Secondo la strrPe? È
pauci ex Judaeis vocati sint fratres, cum omnes qui ibi fuerunt assurdo che pochi fra i Giudei siano chiamati fratelli quando tutti lì
ludaei, fratres potuerint appellari. Juxta affectum humani iuris, erano Giudei, e quindi potevano essere chiamati fratelli. Secondo l'af-
et spiritus? Verum sit: qui magis erant fratres quam Apostoli, fetto del diritto umano e dello spirito? Ammettiamolo pure: chi era
quos Dominus docebat intrinsecus? Aut si omnes quia homines, più fratello degli Apostoli, che il Signore ammaestrava dall'interno?
sunt fratres, stultum fuit nuntiare quasi proprium: «Ecce fratres Oppure se tutti, in quanto uomini, sono fratelli era stolto annunziare
tui quaerunt te». Restat igitur ut fratres eos intelligas appellatos in sens? proprio: Ecco, i tuoi fì"atelli ti cercan;. Resta dunque che tu
cognatione, non affectu, non gentis privilegio, non natura. debba mtendere che sono stati chiamati fratell i per la parentela, non
HIERONYMUS [PL 26,84D]: Quidam vero fratres Domini de alia per l'affetto, non per un privilegio di stirpe, non per natura. GIROLAMO:
uxore losephfilios suspicantur, sequentes deliramenta apocrypho- A!cuni però pensano che i fratelli del Signore fossero figli che
rum, et quamdam Escham mulierculam confingentes. Nos autem G~usep~e ave~a avuto da un'altra moglie, seguendo i deliri degli apo-
fratres Domini, non filios Joseph, sed consobrinos Salvatoris, crifi, e unmagmando una certa donnicciola chiamata Esca. Noi inve-
sororis Mariae materterae Domini filios intelligimus: quae esse ce pens.ia~o che i fratelli del Signore non furono figli di Giuseppe,
dicitur mater Jacobi minoris et loseph et ludae, quos in a/io ma cug1m. del Salvatore, figli della sorella di Maria, zia del Signore;
Evangelii loco fratres Domini /egimus appe/latos. Fratres autem la. quale v1e~e detta madre di Giacomo il minore e di Giuseppe e di
Giuda, che m un altro passo del Vangelo vengono chiamati fratelli
consobrinos dici omnis Scriptura demonstrat. CHRYSOSTOMUS,
del Signore. Che poi i cugini siano detti fratelli tutta la Scrittura lo
In Matth. [44,1, PG 57,464}: Vide autem et fratrum eius elatio-
dimostra. CRISOSTOMO: Vedi poi la superbia dei suoi fratelli: conveni-
nem: cum enim deceret eos ingredi, et audire cum turba,- ve! si va infatti che essi entrassero e ascoltassero assieme alla folla; oppure,
hoc non vel/ent, expectare finem sermonis, et lune eum adire: hi se non volevano, che aspettassero la fine del discorso, e poi andasse-
extra eum vocant; et coram omnibus hoc faciunt; et superjluum ro da lui; essi invece lo chiamano fuori , e fanno ciò davanti a tutti
honoris amorem ostendentes, et monstrare volentes quod cum mostrando anche un amore eccessivo dell 'onore, e volendo far vede~
omni potestate Christo aliquid iniungunt: quod et Evangelista re che con ogni potere ingiungono qualcosa a Cristo; il che mostra
ostendit, hoc ipsum obscure insinuans, cum dicit «Adhuc eo anche l'Evangelista, insinuandolo in modo più velato, quando dice:
loquente»," ac si diceret: Numquid non erat tempus aliud? Quid Mentre egli parlava ancora; come se dicesse: forse che non c'era un
autem et loqui volebant? Si pro veritatis dogmatibus, communiter altro momento? E di che cosa volevano parlare? Se si trattava di verità
hoc proponere oportebat, ut et alias lucrarentur,- si autem de aliis do~matiche, conveniva proporre ciò in comune, affmché anche gli
sibiipsis pertinentibus, non oportebat ita festinanter vocare: unde altri ne usufruissero; se invece si trattava di altre cose che riguarda-
manifestum est quoniam so/um ex vana gloria hoc faciebant. vano loro, non era necessario chiamarlo così di fretta; per cui è mani-
ÀUGUSTINUS, De natura et gratia [36, PL 44,267}: Sed quidquid festo ~he. facev~no ciò solo per vanagloria. AGOSTINO: Ma qualsiasi
dicatur de fratribus, de sancta Vìrgine Maria, propter honorem cosa s1 dica dei fratelli, non voglio che, della santa Vergine Maria,
Christi, nullam prorsus, cum de peccatis agitur, habere volo quae- per l'onore di Cristo, si faccia alcuna discussone quando si tratta di
stionem. lnde enim scimus quod ei plus gratiae collatum fuerit ad peccati. .Noi s~ppiam? infatti che le fu concessa una maggiore abbon-
vincendum omni ex parte peccatum, quod concipere et parere d~nza d1 ~azia per vmcere da ogni parte il peccato in quanto meritò
meruit eum quem constat nullum habuisse peccatum. di concepire e generare colui che sappiamo non ebbe alcun peccato.
976 Santo Vangelo di Gesù Cristo sec?ndo Matteo Capitolo 12, versetti 46-50 977

Sequitur «Dixit autem ei quidam: Ecce mater tua etfratres tui Segue: Gli disse un tale: Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno
foris stant, quaerentes te». HtERONYMUS [ibid.]: Videtur mihi iste fuori e ti cercano. GIROLAMO: Mi sembra che costui che annunzia
qui nuntiat, non fortuito et simpliciter nuntiare, sed insidias ten- non lo faccia per caso e con semplicità, ma tenda delle insidie, per
dere, utrum spirituali operi carnem et sanguinem praeferat: unde sapere se preferiva la carne e il sangue all'opera spirituale: per cui
et Dominus non quod matrem negaret et fratres, exire contempsit, anche il Signore rifiutò di uscire non per r innegare la madre e i fratel-
sed quod responderet insidianti. CHRYSOSTOMUS, In Matth. [ibid.}: li, ma per rispondere a chi gli tendeva una insidia. CRISOSTOMO: Non
Neque autem dixit: vade, dic ei quoniam non est mater mea; ha poi detto: va', e dille che non è mia madre, ma rivolge il suo
sed ad eum qui nuntiaverat extendit sermonem: sequitur enim discorso a colui che gli aveva parlato; segue infatti: Ma egli rispon-
«Àt ipse respondens dicenti sibi ait: Quae est mater mea et qui dendogli disse: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? ILARI.O:
suntfratres mei?» HILARIUS [PL 9,993B]: Non autemfastidiose de Non si deve pensare che abbia avuto fastidio di sua madre, alla quale
matre sua sensisse existimandus est, cui in passione positus maxi- nella passione dimostrò l'affetto della più grande sollecitudine. CRr-
mae sollicitudinis tribuit ajfectum. CHRYSOSTOMUS, In Matth. SOSTOMO: Se avesse voluto rinnegare sua madre, l'avrebbe certamen-
[ibid.}: Quod si negare vellet matrem, tunc utique negasset quan- te rinnegata quando i Giudei lo oltraggiavano con riferimento a sua
do Iudaei exprobrabant ei de matre. HtERONYMUS [ibid.]: madre. GIROLAMO: Quindi non rinnegò sua madre, come sostengono
Non ergo, iuxta Marcionem et Manichaeum, matrem negavit, ut Marciane e Manicheo, così da sembrare di essere nato da un fanta-
natus de phantasmate putaretur, sed Apostolos cognationi praetulit, sma, ma antepose gli Apostoli alla parentela, affinché anche noi, nel
ut et nos in comparatione dilectionis, carni spiritum praeferamus; confronto fra gli amori anteponiamo lo spirito alla carne. AMBROGIO:
AMBROSJUS [In Le., 6,36, PL 15, 1678A] nec maternum refutat E non rifiuta l'ossequio di pietà verso la madre, su cui c'è il precetto
obsequium pietatis, cuius praeceptum est (Ex. 20,12): «Honora (Es 20, 12): «Onora tuo padre e tua madre», ma dimostra che egli
patrem tuum et matrem tuam», sed paternis se mysteriis ve/ affecti- deve anteporre i segreti o gli affetti paterni a quelli materni; per cui
bus amplius quam maternis debere demonstrat: unde sequitur «Et segue: E stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: Ecco mia
extendens manum in discipulos dixit: Ecce mater mea et fratres mei». madre e i miei jì-atelli. GREGORIO: Il Signore si è degnato di chiamare
GREGOR!US, In Ev. {1,3, PL 76,1086C}: Fide/es quidem discipulos fratelli i discepoli fedeli, dicendo (Mt 28, 10): «Andate, e annunziate ai
fratres nominare dignatus est Dominus, dicens (infra 28,10): «Ite, miei fratelli». Chi dunque, venendo alla fede, è potuto divenire fratel-
nuntiate fratribus mei.rn. Qui ergo frater Domini fieri ad fidem lo del Signore, ci chiediamo come possa anche essere madre. Ma
veniendo potuit, quaerendum est quomodo etiam esse possit mater. dobbiamo sapere che colui che è fratello o sorella di Cristo nel crede-
Sed sciendum nobis est, quia qui Christi frater ve! soror est in cre- re diventa madre nel predicare; infatti è come se generasse il Signore,
dendo, mater efficitur praedicando: quasi enim parit Dominum, che infonde nel cuore di chi ascolta; e diventa sua madre se mediante
quem cardi audientis infundit; et mater eius efficitur, si per eius la sua voce l'amore del Signore è generato nell'anima del prossimo.
vocem amor Domini in proximi mente generatur. CHRYSOSTOMUS, CRISOSTOMO: Con queste cose dette ci insegna anche altro: che cioè
In Matth. [ibid.]: Cum his autem quae dieta sunt et aliud nos non dobbiamo trascurare la virtù nonostante qualsiasi parentela. Se
docuit: videlicet in nulla cognatione confidentes, virtutem negligere. infatti alla madre non giova nulla essere madre se non ci fosse la
Si enim matri nihil prodest matrem esse, nisi virtus adesset, quis uti- virtù, chi altro si salverà per la parentela? Infatti l'unica nobiltà è fare
que alius per cognationem salvabitur? Una enim nobilitas sola est la volontà del Signore; per questo segue: Chiunque infatti farà la
Dei facere voluntatem: et ideo sequitur «Quicumque enim fecerit volontà del Padre mio che è nei cieli ... Molte donne proclamarono
voluntatem Patris mei, qui in caelis est...». Multae mulieres beatijica- beata quella santa Vergine e il suo grembo, e desiderarono essere
verunt sanctam Virginem illam et eius uterum, et optaverunt tales fieri madri in quel modo. Che cosa c'è dunque che lo impedisce? Ecco, ha
matres. Quid est igitur quod prohibeat? Ecce latam vobis constituit preparato per voi una via larga; e non soltanto per le donne, ma anche
viam; et licet non mulieribus solum, sed et viris fieri matrem Dei. per gli uomini è possibile divenire madre di Dio.
978 Santo Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo Capitolo 12, versetti 46-50 979

HIERONYMUS [ibid.}: Dicamus autem et alite1: Salvator foquitur ad GIROLAMO: Diciamo anche in altro modo. li Salvatore parla alle
turbas: intrinsecus erudit nationes; rnater eius et fratres, hoc est folle; all'interno istruisce i pagani; sua madre e i suoi fratelli, cioè la
synagoga et populus Iudaeorumforis stant. HILARIUS [ibid.}: Cum sinagoga e il popolo dei Giudei, stanno fuori. ILARIO: Così pur aven-
itaque ingrediendi ad eum haberent, ut celeri, potestatem, quia do, come gli altri, il potere di entrare da lui, poiché tuttavia «venne tra i
tamen «in sua venit, et sui eum non receperunt» (Io. 1,11), ingressu suoi, e i suoi non lo accolsero» (Gv 1, 11 ), si astengono dall 'entrare e
eius atque aditu abstinent. GREGORJUS, In Ev. [ibid.}: Unde et dallo stare con lui. GREGORIO: Per cui si dichiara che anche sua madre
m_ate1~ eius cum quasi non agnoscitw; foris stare perhibetur: quia sta fuori, come se non fosse riconosciuta; in quanto cioè la sinagoga
vtd~ltcet synagoga idcirco ab auctore suo non recognoscitur, quia non viene riconosciuta dal suo autore poiché, conservando l'osservan-
legts observationem tenens, spiritualem inte/lectum perdidit, et se za della legge, aveva perso l' intelligenza spirituale, ed era rimasta fuori
ad custodiam litterae foris jìxit. HIERONYMUS [ibid.}: Cumque per custodire la lettera. GIROLAMO: E quando avranno chiesto e cerca-
rogaverint et quaesierint et nuntium miserint, responsum acci- to, e mandato un messaggero, riceveranno la risposta: che cioè aveva-
pient, liberos eos esse arbitrii, et intrare passe, si ve/int et ipsi no il libero arbitrio e potevano entrare, se volevano anch'essi credere.
credere.
981

INDICE

PRESENTAZIONE .. . ................... . ..... . ............. . ....... . ....... . ..... .......... p. 5

BIBLIOGRAFIA ................... ·········· .................................. ······· ... ....p. 21


BREVE CRONOLOGIA
DELLA VlTA E DELLE OPERE DI SAN T OMMASO .... ....................... p. 23

ABBREVIAZIONI E SIGLE .............................................................p. 27


NOTE SUGLI AUTORI CITATI NELLA CATENA AUREA ................. .... p. 29
OPERE CITATE NELLA CATENA AUREA ............................. . ............p. 35

CATENA AUREA
Glossa contin ua
sul
Vangelo secondo Matteo

Al Papa Urbano IV
Lettera di dedica della Catena sul Vangelo secondo Matteo .. p. 45
P REFAZIONE DI SAN T OMMASO ...................................................p. 49
Capitolo 1
versetto 1 ....................................................................................p. 63
versetto 2 .................................................................................... p. 77
versetti 3-6a ................................................................................ p. 81
versetti 6b-8a ..............................................................................p. 91
982 983

versetti 8b-11 ...... .···············

~:~:~~ 1:~15.... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . .. . . . . :~!


Capitolo 4
: ~:~:~: ;:~ .•. ..•.•.•.. .. .. .•.... ..•. .. ....•. ..•. .. ..•...•.•......•...•.. ..•.•.•.. .. ..•. . •: ;;~
versetti 1-2

versetto 18 ....... .. .............................................. p 115 versetti 8- 1 i"...............................·...... ·.... ·........ ·..........................


p. 289
versetto 19 .......••••••••••••••••••••••••••••••••••••..................................... p 121 versetti 12-16:::::::· ......................................................................p . 295
versetto 20 ........... .......................................p. 131 versetto 17 .......................................................................p. 303
versetto 2 J .................................................................................. p. 135 versetti 18-22 ................................................................... ...........
p. 311
versetti 22-23 ....... ::::····· ..............................................................p. 141 versetti 23-25 ..............................................................................p. 31 S
versetti 24-25 ........... ::::::::::·········· ....................................... ........p. 145 .................................. ............................................p . 325
.................................... ..................... p. 155
Capitolo 5
Capitolo 2
versetti
versetto 1-3
4 ................................ ..................................................p. 333
versetti 1-2

~ ~ ~t~ ,· · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · · ~· i!!
versetti 3-6 ::::::········· ............................. .

versetti 13- 15 ...................................................................... p. 195


versetto 16 ... ... .. . ...................................................................p 199 versetti 11-1 2 .........................................................................p . 359
versetti 17-18 .... :::::::::··· .............................................................. 205p: versetto 13 ..... · ..... · ...... ·.... ....... ·........... ·....... ·.. ·... · .. .... ·· ............p. 365
versetti 19-20 ......................................................... p 209 versetti J 4-i·6:::::::::::: ....... .. ............................................... ..........p. 369
versetti 2 1-23 .... .. .......... .. ..................... .. ............................. ::: .. ···p· 213 versetti 17- 19 .................................................................. p. 373
......................................................................... :::::p: 2 17 versetti 20-22 ......................................... .. ............................ p. 38 1
versetti 23-24 ..............................................................................p. 395
Capitolo 3
versetti 1-3 ....... . versetti 25-26 .......................................................................... p. 407
versetto 4 ·············· ......................................... p. 223 versetti 27-28 ....... ....................................................................... p. 411
versetti 5-6:::::::::: ......... ............................................................... p. 23 1 versetti 29-30 .............................................................................. p. 417
versetti 7- 10 ........ :.......................................................................p. 235 versetti 3 1-32...................... .. ...................................................... p. 421
versetti 11- 12 ....... ::::::::::::::·························································P·
versetti 13- 15................ .. .......................................................p. 247
239 versetti 33-37 ................................. .......................... ................... p. 427
versetti 38-42 .. .......... .. ......................... .. .....................................p. 433
versetto 16 ......... .. ............................................................ p. 259 versetti 43-48 ............................... · ............................................ ·.p. 441
versetto 17 ......... :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::~: ~~~ ..............................................................................p. 455
984
985

Capitolo 6
versetto l Capitolo 8

~~~~~ • p ~ . : 4 : 7 ; 9 ~
1-4 ...... ..... ..... .................................................................. p. 641
versetti 5-9
versetti 1 o-i·3··········· ..
·································································P· 651
H·•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••-••••••••••••••••••••••·
···································
versetti 14-15 ..............................................................................p. 661
~:::::~:~ ~~ ······· ................ :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::~: :~~ versetti 16-1 7 .............................................................................. p.
versetti 18-22 ... ................................................ ...........................p.
669
673
versetto l o~ · ................................................................................ p. 497
versetti 23-27:::::::·················· ·· ··································· .. ··············P· 677
~:;::~:~ i~b .............................. :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::.·pp. 450991
·················· ············
versetti 28-34 ....................... ......................................... .. .....p. 685
.......................................................... ....................p. 693
············· ····················
~:;::~:~ ~;~·:::································:::::: :::::::::::::::::::: ::::::::::::::::::::: ~~~ Capitolo 9
Verset to13b ....................... ·· ············· .......................................... p. 515 1-8 ............... ........... .. ......................................................p. 705
versetti 9-13
versetti J4-15 ..................... :······························· .........................µ. 519 versetti 14-l 7···· ··········································································P· 715
versetto 16 ........ ........ ·········· ··· ·· ·············· · ····· ········ ...p. 525 versetti 18-22 ..............................................................................p. 725
versetto 17-18 ........... ::······················· .........................................p. 527 versetti 23-26 .............................................................................. p. 733
versetti 19-21............... ·····································P· 531 versetti 27-31 .............................................................................. p. 741
versetti 22-23.... .............·············· ................................................. p. 535 versetti 32-34 .. ............................................................................ p. 745
versetto 24 ············ ·························· ·· ········....... p 541
versetti 35-38 .................................................................... .......... p. 751
versetto 25 :::::::::···································································::::::µ: 547 ... ................................................................. ..........p. 755
versetti 26-27 .....:::::····································································P· 55 l
versetti 28-30 ....................... ... ......................... .............. p 557 Capitolo 10
versetti 3 1-33 ....... ................ .. ... ........ ................... .................... 563:··p· 1-4 ..... .......... ...................................................................p. 761
versetti 5-8
versetto 34 ······························································ ·········· ..p. 569 versetti 9-10 ................................................................................p. 771
············· ...... .
·················· ......................................... p. 575
versetti l l-lS·:::::::····································.. ·································P· 777
Capitolo 7 versetti 16-18 ·· ·· · ·· · ········· ···· ··· ··· ········· ················ ········ · ········· .p. 785
versetti l-2 ···················· .................................................... p. 579 versetti 19-2o:::::::::::···································································P· 793
versetti 3-5 ················ versetti 21 -22 ·················· ······ ······ ···· ··· ········ ...................... p. 799
versetto 6 .......... ········ ············ ................................p. 583 versetto 23 ........................................................................... ... p. 801
versetti 7-8 .................................................................................p. 587
versetti 24-2.s··············································································P· 803
versetti 9-11..... ...... ... ....... ············ ··· ····· ··· ······················· .........p. 593 versetti 26-28 .............................................................................. p. 807

::;:~~~ 113~ 14.. ............••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• •••••••••••••• : ~~; versetti 29-31 ..............................................................................p.


versetti 32-33 ............................................. ................................. p.
809
815
versetti 15-20........ ............................................... p. 607
versetti 34-36::::······························································-···········P· 819
versetti 2 1-23 ........ ::····································································P· 61 l versetti 37-39 ..........................................................................p. 823
versett~ 24-27 .......... :::::::::::::::::::::·:········ ..................................... p. 621 versetti 40-42 ... ...........................................................................p. 829
versetti 28-29 · ·· ····· ·· .. ··· ·· .... ·... · ··· ···· ·· ..... p 631 ............................................... ...... ..... ....................p. 833
........................................................................ ::::::p: 635
986

Capitolo 11
versetto 1 ....................................................................................p. 839
versetti 2-6 .......... ..... ..................... .. .......... .......... ........................p. 841
versetti 7-10 ................................................................................p. 849
versetto 11 ..................................................................................p. 857
versetti 12-15 ..............................................................................p . 861
versetti 16-19 ... ..................... ..... ... .... .................... ...................... p. 865
versetti 20-24 ............................. ........ ....... ....................... ........ ...p. 871
versetti 25-26 ........................................................................ ...... p. 881
versetto 27 .................................................................................. p. 885
versetti 28-30 ........... .. ... ............................................. ............... ..p . 889

Capitolo 12
versetti 1-8 ..................................................................................p. 895
versetti 9- 13 ................................................................................p . 905
versetti 14-21 .... ............... ........................................................... p. 911
versetti 22-24 .................................................................... .......... p. 921
versetti 25-26 ........................................................................ ......p. 925
versetti 27-28 ............ ............ .............. ........... ............................. p. 929
versetto 29 ................. ... ............................................. ................ .p. 933
versetto 30 ......................... ...................................... ...... .............p. 935
versetti 3 J-32 ....... ............ ........................... ......... .............. ......... p. 937
versetti 33-35 ....... ... ....................................................................p. 949
versetti 36-37 ............................................................................. .p. 955
versetti 38-40 ................................................... ........................... p. 957
versetti 41-42 ........ .................................... .... .............................. p. 963
versetti 43-45 ..................................................................... .... ..... p. 967
versetti 46-50 ............................................ ..................................p. 973
988 989

Testi di Tommaso d'Aquino editi dalle ESD Opuscoli politici: Il governo dei principi, Lettera alla duchessa del
Brabante, La dilazione nella compravendita, introd., trad. it, pp. 464.
(Edizioni Studio Domenicano) La perfezione cristiana nella vita consacrata: Contro gli avversari del
culto di Dio e della vita religiosa, La perfezione della vita spirituale,
La Catena aurea, Catena aurea, voi. 1 (Mt 1-12), introd., testo latino Contro la dottrina di quanti distolgono dalla vita religiosa, introd.,
e trad. it., pp. 992. trad. it., pp. 446.
Commento ai libri di Boezio, De Trinitate - D e Ebdomadibus, Le Questioni Disputate: La Verità, De Veritate, introd., testo latino
introd., testo latino e trad. it., pp. 320 e trad. it., voi. 1 (I-IX) pp. 968; voi. 2 (X-XX) pp. 894; vol. 3
Commento ai Nomi Divi ni di Dionigi , Super librum Dionysii de (XXI-XXIX) pp 992.
Divinis Nominibus, introd., testo latino e trad. it., voi. I (I-IV) Le Questioni Disputate: L 'anima umana, De Anima; Le creature spi-
pp. 584; voi. 2 (V-XIII) pp. 566. rituali, De spiritualibus creaturis, introd., testo latino e trad. it.,
Commento al Corpus Paulinum, Expositio et lectura super Epistolas voi. 4, pp. 824.
Pauli Apostoli, introd., testo latino e trad. it., voi. 1 (Rm) pp. 1024; Le Questioni Disputate: Le virtù, De virtutibus in communi, De cari-
vol. 2 (1 Cor) pp. 924; voi. 3 (2 Cor; Gal) pp. 924. /ate, De correctione fraterna, De spe, De virtutibus cardinalibus;
Com.me~to a l .L ibro di Boezio De Ebdomadibus. L'essere e la parte- L 'unione del Verbo Incarnato, De Unione Verbi Incarnati, introd.,
c1paz10ne, mtrod., testo latino e trad. it., pp. 152. testo latino e trad. it., voi. 5, pp. 686.
Commento al Libro di Giobbe, introd., trad. it., pp. 528. Le Questioni Disputate: Il male, De malo, introd., testo latino e trad. it.,
Commento all'Etica N icomachea di Aristotele, introd., trad. it., voi. I voi. 6 (I-VI) pp. 624; voi. 7 (VII-XVI) pp. 740.
(I-V) pp. 664; voi. 2 (VI-X) pp. 608. Le Questioni Disputate: La potenza divina, De Potentia, introd., testo
Co~mento alla Fi~ica di Aristotele, Sententia super Physicorum, latino e trad. it., voi. 8 (I-V) pp. 784; voi. 9 (VI-X) pp. 672.
mtrod., testo latmo e trad. it., voi. I ( T-Jll) pp. 638; voi. 2 (IV-VI) Le Questioni Disputate: Su argomenti vari, Quaestiones quodlibetales,
pp. 776; voi. 3 (VII-VIII) pp. 704. introd., testo latino e trad. it., voi. 1O (VII-XI) pp. 520; voi. 11
Co mm e nto alla Metafi s ica di Aristote le, Sententia super (1-Vl, XII) pp. 848.
Metaphysicorum, introd., testo latino e trad. it., voi. I (I-IV) Sermoni e le due Lezioni Inaugurali, introd., commento e trad. it.,
pp. 798; voi. 2 (V-VIII) pp. 840; voi. 3 (IX-XII) pp. 848. pp. 368.
Commento alla Politica di Aristotele, introd., trad. it., pp. 464. La Somma contro i Gentili, Summa contra Genti/es, introd., testo
Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, Scriptum super Libros latino e trad. it.: voi. 1 (I-II), pp. 780; voi. 2 (lii) pp. 625 ; vol. 3
Sententiarum, introd ., testo latino e trad. it., vol. l (I, 1-21 ) (IV) pp. 458.
pp. 1098; voi. 2 (I, 22-48) pp. 1044; voi. 3 (II, 1-20) pp. 1000; vol. 4 La Somma Teologica, trad. it.: voi. l (I) pp. 1036; voi. 2 (I-II)
(II, 2 1-44) pp. 1122; vol. 5 (Ili, 1-22) pp. 1072; voi. 6 (III, 23-40) pp. 974; voi. 3 (Il, 1-79) pp. 612; voi. 4 (Il, 80-189) pp. 816;
pp. 1082; vol. 7 (lv, 1-13) pp. 1020; voi. 8 (IV, 14-23) pp. 1016; voi. 9 voi. 5 (III) pp. 920; voi. 6 (Suppi.) pp. 842.
(IV, 24-42) pp. 912; voi. 10 (IV, 43-50) pp. 998. La Somma Teologica, Summa Theologiae, introd., testo latino e trad. it.,
Compendio di Teologia, introd., trad. it., pp. 384. in 35 voli.
La conoscenza sensibile. Commenti ai libri di Aristotele: n senso La Somma Teologica, Summa Theologiae, testo latino e trad. it. in
e il sensibile; La memoria e la reminiscenza, introd., trad. it., CD-ROM.
pp. 258.
Fondamenti dell 'ontologia tomista. Il trattato De ente et essentia
introd., commento, testo latino e trad. it, pp. 320. '
Logica dell ' enunciazione. Commento al libro di Aristotele Peri Her-
meneias, introd., trad. it., pp. 264.
Opuscoli spirituali: commenti al Credo, Padre Nostro Ave Maria
Dieci Comandamenti, Ufficio del Co1pus Domini, introd., trad. it.'.
pp. 352.

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