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S.

Tommaso d'Aquino
Catena aurea
5. Vangelo secondo Luca (capitoli 11-24)
S. TOMMASO D'AQUINO

CATENA AUREA
Glossa continua super Evangelia

VolumeS
VANGELO SECONDO LUCA

capitoli 11-24
Traduzione di R OBERTO C OGGI

~ESl)~ EDIZIONI STUDIO DOMENICANO


AVVERTENZA
Il testo latino riportato e tradotto è quello pubblicato da Marietti,
Torino-Roma 1953, a cura di Angelo Guarienti O.P. con qualche
lieve c01Tczionc sulla base dell'edizione di Jean Nicolai O.P. pubbli-
cata a Parigi nel 1657.
Per quanto riguarda le citazioni dei Padri bisogna tener presente
che Tommaso cita i passi delle opere dei Padri talvolta letteralmente
e talvolta «ad sensum», come era abituale alla sua epoca e come egli
stesso ricorda nella Prefazione. In alcuni casi Tommaso, non cono-
scendo l'autore o l'opera, usa il termine «Graecus» o «Glossa».
Nella nostra traduzione abbiamo conservato la suddivisione dei
singoli capitoli del testo evangelico operata dal padre Guarienti, rag-
gruppando i versetti secondo la materia trattata.

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CATENA AUREA CATENA AUREA

Glossa continua Glossa continua


super sul
Evangelium secundum Lucam Vangelo secondo Luca
8 9

CAPUT 11 CAPITOLO 11

VERSUS J-4 VERSETTI 1-4

1Et factum est, cum esset in loco quodam orans, ut cessavit, 1Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare, e quando
dixit unus ex discipulis eius ad eum: Domine, doce nos orare, ebbe finito uno dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a
sicut docuit et loannes discipulos suos. 2Et ait illis: Cum oratis pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli.
dicite: Pater, sanctificetur nomen tuum, adveniat regnum 2Ed egli disse loro: Quando pregate dite: Padre , sia santificato il
tuum. 3Panem nostrum quotidianum da nobis hodie 4et dimit- tuo nome, venga il tuo regno; 3dacci ogni giorno il nostro pane
te nobis peccata nostra, siquidem et ipsi dimittimus debenti quotidiano, 4e perdonaci i nostri peccati come anche noi per-
nobis, et ne nos inducas in tentationem. doniamo a ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione.

BEDA: Post historiam sororum, quae duas Ecclesiae vitas BEDA: Dopo il racconto delle due sorelle che significano i due tipi
signifìcaverunt, non frustra Dominus et ipse arasse, et discipulos di vita della Chiesa, è scritto che non inutilmente il Signore ha egli
arare docuisse scribitur; quia et oratio quam docuit, utriusque in stesso pregato e ha anche insegnato ai suoi discepoli a pregare; poi-
se vitae continet mysterium et ipsarum perfectio vitarum, nostris ché la preghiera che egli insegna contiene in se stessa il mistero di
entrambe le vite e la perfezione di queste non va ottenuta con le
non viribus est obtinenda, sed precibus; unde dicitur «Et factum nostre forze, ma con le preghiere; perciò si dice: Un giorno Gesù si
est cum esset in quodam loco orans». CYRILLUS: Cum autem trovava in un luogo a pregare. CIRILLO: Ora, poiché possiede la pie-
habeat omnis boni plenitudinem, cur orat, si plenus est, et in nullo nezza di ogni bene, perché prega se è pieno e non manca di nulla? A
penitus eget? Ad hoc dicimus, quod competit ei ex modo dispensa- ciò rispondiamo che secondo l'economia della carne gli compete di
tionis in carne, cum voluerit, humana prosequi tempore ad hoc seguire, poiché così ha voluto, le regole umane secondo il tempo con-
conveniente. Si enim comedit et bibit, non incongrue utebatur veniente. Infatti se mangiava e beveva, non impropriamente egli face-
oratione: ut doceat nos non esse erga hoc tepidos, sed attentius va uso della preghi era: per insegnarci a non essere tiepidi in questo
insistere orationibus. T1rus: Cum autem novam conversationem dovere, ma anzi a stare più attenti nella preghiera. TITO: Ora, poiché i
vidissent discipuli, novam formam orationis postulaverunt, cum suoi discepoli avevano notato una nuova condotta di vita, essi chiese-
plures orationes continerentur in Veteri Testamento; unde sequitur ro una nuova forma di preghiera, dato che nell'Antico Testamento
«Ut cessavi!, dixit unus ex discipulis eius ad eum: Domine, doce esistevano molte preghiere; perciò prosegue: quando ebbe finito uno
nos arare»; ne scilicet contra Deum peccemus, alia quaerentes dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare; cioè affin-
pro aliis, ve/ Dea assistentes in oratione non eo modo quo expe- ché non pecchiamo contro Dio chiedendo una cosa per un 'altra,
dit. ORJGENES: Et ut orationis doctrinam proferat, infert «Sicut oppure insistendo nella preghiera secondo un modo che non convie-
Ioannes docuit discipulos suos»; de quo scilicet nos docuisti, ne. ORIGENE: E perché presenti una dottrina sulla preghiera aggiunge:
quod inter natos mulierum nullus eo maior surrexit: et quia prae- come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli; di lui tu ci hai
cepisti nobis petere aeterna et grandia; unde erit nos ad horum insegnato che tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande: e
poiché ci hai comandato di chiedere cose eterne e grandi; da chi
pervenire notitiam, nisi a te Deo et Salvatore nostro?
potremo noi averne notizia se non da te, Dio e Salvatore nostro?
GREGORfUS NYSSENUS: Orationis ergo doctrinam explicat disci-
GREGORIO NISSENO : Perciò egli spiega la dottrina sulla preghiera
pulis, qui solerter notitiam orationis expostulant; ostendens qua/i- ai discepoli, i quali gli chiedono con insistenza la conoscenza della
ter ùnplorari oporteat divinum auditum. BASJLJUS: Duo autem sunt preghiera; mostrando loro in che modo l'ascolto divino dev'essere
modi orationis. Unus quidem laudis cum humilitate: secundus implorato. BASILIO: Ora, esistono due modi di pregare. Il primo è
10 Cap. 11, vv. 1-4 Cap. 11, vv. 1-4 11

vero petitionis, remissior. Quoties ergo oras, non prius ad peten- quello della lode con umiltà, mentre il secondo è quello della doman-
dum prorumpas. Sin autem tuum criminaris ajfectum, quasi da, che è più pacato. Perciò quando preghi, non prorompere subito
nella domanda; altrimenti condanni il tuo affetto, supplicando Dio
necessitate coactus supplices Deo. Sed cum incipis arare, quamli-
come spinto dalla necessità. Ma quando cominci a pregare, lascia
bet desere creaturam visibilem et invisibilem; sumas autem exor-
qualsiasi creatura visibile e invisibile e inizia con la lode di colui che
dium a laude illius qui cuncta creavit; unde subditur «Et ait illis:
ha creato tutte le cose; perciò si aggiunge: Ed egli disse loro: Quando
Cum oraveritis, dicite: Pater». AUGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 28}: pregate dite: Padre. AGOSTINO: La prima parola, quanto è piena di
Primus sermo quantae gratiae? Faciem tuam non audebas ad grazia? Tu non osavi alzare la tua faccia al cielo, e improvvisamente
caelum levare, et subito accepisti gratiam Christi. Ex malo servo hai ricevuto la grazia di Cristo. Da servo cattivo sei stato reso un
factus es bonus filius; ideo praesume non de tua operatione, sed figlio buono. Perciò non presw11ere delle tue azioni, ma affidati alla
de Christi grafia. Non ergo hic arrogantia est, sed fides: praedi- grazia di Cristo. Infatti qui non c'è posto per l'arroganza, ma per la
care quod acceperis, non est superbia, sed devotio. Ergo attolle fede; proclamare ciò che hai ricevuto non è superbia, ma devozione.
oculos ad Patrem; qui te per lavacrum genuit, qui per Filium te Perciò innalza gli occhi al Padre che con il battesimo ti ha generato e
redemit: Patrem dicas quasi Filius; sed noli tibi aliquid speciali- per mezzo del Figlio ti ha redento; invoca il Padre come un figlio;
ter vindicare: solius Christi specialis est Pate1: nobis est Pater non rivendicare per te stesso qualche cosa di particolare: infatti in
omnibus in communi: quia illum solum genuit, nos autem creavit. particolare egli è Padre solo del Cristo, mentre rispetto a noi egli è
Et ideo secundum Matthaeum (6,9) dicitur: «Pater noster», et Padre in generale; perché lui solo ha generato, noi invece ci ha creati.
additur: «Qui es in caelis»; in illis scilicet caelis de quibus dictum Perciò secondo Matteo (6,9) si dice: «Padre nostro» e si aggiunge:
est (Ps. 18, 2): «Caeli enarrant gloriam Dei». Caelum est ubi «Che sei nei cieli», cioè di quei cicli dci quali è stato detto (Sai 18,2):
culpa cessavi!, ubi nullum mortis est vulnus. THEOPHYLACTUS: Non «l cieli narrano la gloria di Dio». Il cielo è il luogo dove la colpa è
autem dicit: «Qui es in caelis», tamquam ibi circumscribatur; sed cessata; dove non esiste più alcuna ferita mo1tale. TEOFILATTO: Ora
ut ad caelos erigat auditorem et abstrahat a terrenis. GREGOJUUS non dice: «Che sei nei cieli» come se vi fosse circoscritto, ma per
NrssENUS: Vide autem quantae praeparationis opus est ut audac- innalzare l'ascoltatore verso il cielo e per distaccarlo dalle cose terre-
ter possis Deo dicere «Pater»; quia si ad res mundanas intuitum ne. GREGORIO NISSENO: Ora, guarda quanto lavoro di preparazione è
dirigis, aut humanam gloriam ambis, aut sordes passibilis appeti- necessario affinché tu possa dire con audacia: Padre; perché se tu
tus, et hanc orationem enunties; audire mihi videor Deum dicen- indirizzi il tuo sguardo verso cose mondane, o aspiri alla gloria
tem: Cum corruptae fueris vitae, si Patrem vocas incorruptibilita- umana o sei schiavo delle passioni e formuli questa preghiera, mi
tis genitorem, foeda voce inquinas incorruptibile nomen: nam qui sembra di ascoltare il Padre che dice: Poiché conduci una vita corrot-
Patrem mandavit vacare, pro/erre mendacium non concessi!. ta, se chiami Padre chi genera l' inconuttibilità, inquini con una voce
Omnium vero bonorum exordium est glorificare nomen Dei in vita contaminata il nome incorruttibile. Infatti chi ha comandato di invo-
nostra; unde subdit «Sanctificetur nomen tuum». Quis enim est care il Padre non tollera che sia detta una bugia. Veramente l' inizio di
adeo bestialis qui videns in credentibus vitam puram, non glorifi- tutti i beni è glorificare il nome di Dio nella nostra vita; perciò sog-
cet nomen invocatum in tali vita ? l g itur qui dicit in oratione giunge: sia santificato il tuo nome. Infatti chi è così brutale che
«Sanctificetur» in me invocatum «nomen tuuni», hoc orat: Fiam, vedendo la vita pura dci credenti non glorifichi il nome invocato in
tuo concurrente subsidio, iustus, et abstinens a quolibet malo. tale vita? Perciò chi dice nella sua preghiera: sia santificato in me
CtIRYSOSTOMUS [hom. 18}: Sicut enim cum quis caeli pulchritudi- l' invocato tuo nome, chiede questo: che col tuo aiuto io diventi giusto
nem aspicit, dicit: gloria tibi, Deus, sic etiam cum aspicit alicuius e mi astenga da ogni male. CRISOSTOMO: infatti come quando qualcu-
virtutem: quia hominis virtus multo magis quam caelum glorifica! no vede la bellezza del cielo, dice: Gloria a te, o Dio, così pure, quan-
Deum. AUGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 27}: Ve/ dicitur do vede la virtù di qualcuno, poiché la virtù dell ' uomo rende gloria a
«Sanctificetur nomen tuum», in nobis, ut ad nos possit eius sancti- Dio molto più del cielo. AGOSTINO. Oppw-e si dice: sia santificato il
ficatio pervenire. TITUS: Ve/ dicit «Sanctificetur nomen tuum»: tuo nome in noi, affinché la sua santificazione possa giungere sino a
noi. TITO: Oppure dice: sia santificato il tuo nome, ossia che la tua
idest, nota sit tua sanctitas loti munda, et laude! te decente1'.
12 Cap. 11, vv. 1-4 Cap. 11, vv. 1-4 13

«Rectos autem decet collaudatio» (Ps. 32,1). lussit igitur orare santità sia nota a tutto il mondo e che ti si lodi nel modo conveniente.
pro emendatione mundi totius. CYRJLLUS: Quoniam penes eos ad Sal 32,1: «Ai retti conviene la lode». Perciò ha ordinato di pregare
quos nondum pervenit fides, contemnitur adhuc nomen Dei; sed per la purificazione di tutto il mondo. CIRILLO: Infatti presso coloro
ubi iubar veritatis super eos illuxerit, eum fatebuntur sanctum ai quali non è ancora giunta la fede si disprezza ancora il nome di
sanctorum. T1rus: Et quia in nomine l esu est gloria Dei Patri.~·; Dio, mentre dove brilla lo splendore della verità, essi confesseranno
tunc nomen Patris sanctifìcabitw~ quando Christus erit notus. il santo dei santi. TITO: E poiché nel nome di Gesù c'è la gloria di
OR!GENES: Vel quia nomen Dei ab errantibus attribuitur culturis et Dio Padre, il nome dcl Padre sarà glorificato allorché Cristo sarà
creaturis, nondum est sanctifìcatum, ut sit separatum a quibus conosciuto. ORIGENE: Oppure poich6 dagli idolatri il nome di Dio
debuit separari. Decet ergo nos orare ut nomen Dei adaptetur soli viene attribuito agli idoli e alle creattu-e, non viene ancora santificato,
vero Deo, cui adaptatur quod subditur «Adveniat regnwn tuuni»: sicché sia separato da ciò da cui dev' essere separato. Per questo ci
ut scilicet evacuetur principatus, et potestas, et virtus, et regnum conviene pregare affinché il nome di Dio sia attribuito soltanto al
mundi, quin etiam peccatum, quod regnat in mortalibus nostris vero Dio, a cui soltanto appartiene ciò che segue: venga il tuo regno;
corporibus. GREGOR!US NYSSENUS: Imploramus etiam a Domino così che sia annientato il governo, il potere, la forza e il regno del
liberari a corruptione, eximi a morte. Ve/ secundum quosdam, mondo, nonché il peccato , c he regna nei nostri corpi mortali.
«Adveniat regnum tuum», idest, venia! super nos Spiritus sanctus GREGORIO NISSENO: Imploriamo anche dal Signore di venire liberati
tuus, ut purifìcet nos. A VGUST!NUS, De verb. Dom. [serm. 28): dalla corruzione e di essere esentati dalla morte. Oppure, secondo
Tunc enim venit regnum Dei quando eius sumus gratiam consecu- alcuni, venga il tuo regno, cioè venga su di noi il tuo Spirito Santo,
perché ci purifichi. AGOSTINO: Infatti il regno di Dio viene quando
ti: ipse enim ait (17,21): «Regnum Dei intra vos est». CYRJLWS:
abbiamo ottenuto la sua grazia; poiché egli stesso dice: «Il Regno di
Ve! qui hoc dicunt, videntur optare rursum refulgentem in munda
Dio è dentro di voi». CIRILLO: Oppure quelli che dicono ciò, sembra-
omnium Salvatorem. Mandavi! autem in oratione petere illud tem- no desiderare che il Salvatore di tutti tomi a risplendere in questo
pus revera terribile, ut sciant quod vivere decet eos non lente ve! mondo. Ma egli ci ha comandato che nella preghiera noi chiediamo
remisse, ut illud tempus non paret eis flammam et vindictam, sed quel tempo veramente terribile, affmché gli uomini sappiano che a
magis honeste secundum voluntatem ipsius, ut eis tempus il/ud loro conviene vivere non pigramente e languidamente, affinché quel
nectat coronas: unde, secundum Matthaeum (6, 1 O) sequitur: tempo non prepari loro il fuoco e la vendetta, ma piuttosto onesta-
«Fiat voluntas tua, sicut in caelo et in terra». C1rRYSOSTOMUS: mente e secondo la sua volontà, cosicché quel tempo possa tessere
Quasi dicat: Praesta nobis, Domine, conversationem imitari per loro corone di gloria; perciò, secondo Matteo (6, 10) segue: «Sia
caelestem, quatenus quaecumque tu vis, nos etiam velimus. fatta la tua volontà come in ciclo così in terra». CRISOSTOMO: Come
GREGORrus NrssENUS: Quoniam enim vitam humanam post resur- se dicesse: Accordaci, o Signore, di imitare la condotta celeste, in
rectionem similem dicit esse venturam vitae Angelicae, conse- quanto tutto ciò che tu vuoi, lo vogliamo anche noi. GREGORIO NISSE-
quens est vitam mundanam ad vitam quae postmodum speratur, NO: Tnfatti, poiché dice che la vita dell ' uomo dopo la risurrezione
disponi, ut in carne viventes, carnaliter non vivamus. Per hoc sarà simile a quella degli Angeli, ne deriva la conseguenza che la vita
autem verus medicus animae solvit morbi naturam; ut quos occu- mondana sia ordinata alla vita futura che viene sperata, sicché viven-
pavi! infirmitas per hoc quod a voluntate divina recesserant, a do nella carne non viviamo carnalmente. Con ciò il vero medico del-
morbo denuo liberet copulatio ad voluntatem divinam. Est enim l'anima distrugge la natw·a della malattia; sicché coloro dei quali si è
sanitas animae executio debita voluntatis divinae. impadronita la debolezza per il fatto che si sono allontanati dalla
A UGUSTINUS, in Enchir. (capp. 25 et 116): Apud Evangelistam volontà divina, mediante l' unione con la stessa volontà divina siano
igitur Matthaeum septem petitiones continere videtur dominica ora- liberati finalmente da questa malattia. Infatti la realizzazione della
tio; Evangelista vero Lucas in oratione dominica petitiones non volontà divina costituisce la salute dell ' anima.
septem, sed quinque complexus est, nec ab ilio utique discrepavit. AGOSTINO: Pertanto nell'Evangelista Matteo pare che la preghiera
Sed quomodo il/a septem sint intelligenda, ipse sub brevitate com- del Signore contenga sette domande, mentre nella preghiera del
monuit. Nomen quippe Dei sanctifìcatur in Spiritu; Dei autem Signore l'Evangelista Luca abbraccia non sette ma cinque domande; e
14 Cap. 11, vv. 1-4 15
Cap. 11, vv. 1-4

regnum in resurrectione futurum est. Ostendens ergo Lucas tertiam tuttavia non è in disaccordo con lui, poiché Luca con la sua brevità
petitionem duarum superiorum esse quodammodo repetitionem, suggerisce in che modo quell e se tte devo no e~s.erc intcs~.
magis eam praetermittendo voluit intelligi. Deinde tres alias Indubbiamente il nome di Dio viene santificato nello Spmto, mentre Il
adiunxit; et primo de pane quotidiano, dicens «Panem nostrum quo- regno di Dio si realizzerà nella risurrezione. ~ere.i~ Luca, mostrando
tidianum da nobis hodie». AucusTJNUS, De verb. Dom. [serm. 28): che la terza domanda è in un certo modo una npctlz1one delle due pre-
In graeco dicitur epiusion, hoc est supersubstantialem. Non iste cedenti voleva piuttosto lasciarlo intendere tralasciandola. Poi aggiun-
est panis qui vadit in c01pus, sed ille panis vitae aeternae, qui ge le aÌtrc tre, e anzitutto circa il pane quotidian~, ~icend~: d~cci O!fgf
animae nostrae substantiam fulcit. Latinus autem hunc quotidia- il nostro pane quotidiano. AGOSTINO: In greco s1 dice epwusw'.i, c10c
num panem dicit, quem Graeci dicunt advenientem. Si quotidia- sovrasostanziale. Questo non è il pane che cnlrn nel corpo, ma 11 pane
nus i/le est panis, cur post annum illum sumas, quemadmodum della vita eterna, che sosti ene la sostanza della nostra ~ni~na. Ora, i
Graeci in oriente facere consueverunt? Accipe quotidie quod quo- Latini dicono questo pane: quotidiano, mentre i Greci dicono: che
tidie libi prosit: sic vive quod quotidie merearis accipere. Mors viene. Se è un pane quotidiano, perché viene mangiato dopo un anno,
Domini signi.ficatur, et remissio peccatorum. Qui vulnus habet, come usano fare i Greci in oriente? Prendi quotidianamente ciò che
medicinam quaerit; vulnus est, quia sub peccato sumus,· medicina quotidianamente ti giova: vivi così c~e ogni giorno ~e~iti di ri~everlo.
est caeleste et venerabile sacramentum. Si quotidie accipis, quoti- Con ciò viene indicata la morte del Signore e la rcm1ss10ne dei pecca-
die tibi est hodie; Christus tibi quotidie resurgit: hodie est enim ti. Chi ha una ferita cerca la medicina; c'è la ferita perché ci troviamo
quando Christus resurgit. TJTus: Ve/ panis animarum divina est sotto il peccato; la medicina è celeste e venerabile sa~ramcnto . S~ lo
virtus ajferens futuram vitam perennem, sicut panis ex terra pro- ricevi quotidianamente, quotidianamente è per te «o~gm; per te Cn sto
diens vitam temporalem conserva!. Cum autem quotidianum dixis- risorge quotidianamente: infatti l'oggi è quando Cnsto nsorg~. TITO:
set, divinum qui advenit et futurus est, signi.ficat; quem nobis Oppure il pane delle anime è la virtù divina che conduce alla vita futu-
hodie praestari requirimus, poscentes quoddam eius principium ra perenne, come il pane che proviene dalla terra cons~1".a Ja vita te!11-
atque gustum, quando Spiritus in nobis inhabitans virtutem ope- porale. Ma dicendo «quotidiano», cg.li ~ndica il pan~ ~ivlllo che am _va
ratw; quae supera! omnem virtutem. hwnanam; puta castitatem, e arriverà che noi cerchiamo che c1 sia dato quotidianamente, chie-
humilitatem, ... CYRILLUS: Putant autem forsan aliqui indecens dendo un ~erto inizio e gusto di esso, il che avviene quando lo Spirito
esse, sanctos a D ea quaerere corporalia; et ob hanc causam che di mora in noi produce u na virtù che supera tutte le capacità
applicant quod dicitw; ad spiritualem considerationem. Ego umane, quali la castità, l'umiltà e altre simili. CTRILLO: C?ppure for~e
autem concedam quod oportet sanctos praecipue satagere ad alcuni pensano che per i santi non sia una cosa decente chiedere a D10
obtinenda spiritualia dona; illud !amen decet inspicere quod irre- cose corporali, e per questo motivo applicano ciò ~he viene detto ~ un
prehensibiliter petunt, Domino praecipiente, panem communem: senso spirituale. Ma pur concedendo che la mag~1or~ preo.ccupaz1?n~
dei santi dovrebbe essere quella di ottenere dom spmtuah, tuttavia e
ex eo enim quod panem iussit quaerere, idest quotidianum alimen-
conveniente per loro chiedere in modo ineprensibile, in base al co-
tum, videtur quod nihil concedat eos habere, sed magis honestam
mando del Signore, il pane comune: infatti ordinando loro di chiedere
colere paupertatem: non enim est habentium panem petere, sed
il pane, vale a dire l'alimento qu,otidian?, è evidc~te c~e egli n~n con-
oppressorum penuria. BASILJUS: Quasi dicat: Panem quotidianum, cede loro di possedere alcunche, ma pmttosto d1 coltivare un onesta
qui nostrae substantiae competit ad vitam diurnam, non tibi ipsi povertà. Infatti non è proprio degli abbienti chiedere il pane, ma lo è
commendes; sed ad Deum causa eius refugias, exponens ei neces- piuttosto di coloro che sono oppressi dalla necessità. B ASILIO: Come
sitate m naturae. CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 24): se dicesse: per il tuo pane quotidiano, cioè che ti occon:e p~r l~ .nece~­
Postulanda ergo sunt divinitus necessaria vitae, non ciborum sità di ogni giorno, non confidare in te stesso, ma nfugrnt1 m D~~
diversitates et vina odorifera, et cetera quae delectant guttw; one- facendogli conoscere i bisogni della tua ~atura. <?RISOSTOMO: ~e~c1~
rant autem ventrem, et mentem perturbant; sed panis, qui potest bisogna domandare a Dio le cose ncccssane alla v1t.a,. non la v~ncta d1
substantiam corporis sustentare; et illum qui nobis hodie tantum- cibi e i vini profumati e le altre cose che sono dehz1os,e. per 11 gusto?
modo sufjicit, ut de crastino non cogitemus. Unam autem solam ma appesantiscono il ventre e disturbano la mente; bens1 11pane, che e
16 Cap. 11, vv. 1-4 17
Cap. 11, vv. 1-4

petitionem sensibilem quaerimus, ut praesentibus non affigamur. in grado di sostenere la sostanza del corpo cd è sufficiente per un gior-
GREGORTUS /l(YSSENUS: Postquam autem per bona opera fiduciam no, cosi che non abbiamo pensieri per il domani. Dunque noi faccia-
sume~e docu~t, consequenter remissionem reatuum docet implorare; mo una sola richiesta per le realtà sensibili e non siamo attaccati alle
sequitur emm «Et dimitte nobis peccata nostra». T1rus: Ho c cose presenti. GREGORIO NISSENO: Poi, dopo avere insegnato ad avere
autem_ additu~i est .necessario, pro eo quod nullus sine peccato fiducia attraverso le opere buone, ci insegna a implorare la remissione
repentw; ne imp~dzamur a sacra participatione propter humana dei nostri peccati; infatti continua: e p erdonaci i nostri peccati. TITO:
P.eccata. Cum enun teneamur exhibere Christo omnimodam sanc- Ora, ciò è stato aggiunto necessariamente, dato che non c'è nessuno
t1tatem, ~ui Spiritum sanctum habitare facit in nobis, redarguendi senza peccato, per non essere impediti dalla sacra partecipazione a
su~us, si ~on observemus ei templum mundum. Huic autem defec-
causa dei peccati dell'uomo. Infatti, poiché siamo tenuti a presentare a
Cristo una completa santità, a lui che fa abitare in noi lo Spirito Santo,
tui subvemtur p~r. Dei bonitatem indulgentem humanae .fragilitati
dobbiamo essere biasimati se non conserviamo per lui il nostro tempio
peccatorz!m p~tnzt~onem. Hoc autem iuste jìt a iusto Deo, quando puro. Ora, a questo difetto viene posto rimedio dalla bontà di Dio che
nos qu.asi debitor~bus relaxamus, his scilicet qui nobis nocuerunt, rimette alla fragilità umana la punizione severa del peccato. Ma ciò
e~ deb1ta n~n exhzb~1erun:; unde subditur «Siquidem et ipsi dimit- viene fatto giustamente dal Dio giusto quando noi perdoniamo ai
tzm~s ~mm debentz ~obzs». CYIULLUS: Vult enim, ut ila loquaJ; nostri debitori, cioè a coloro che ci hanno fatto del male e non hanno
pati~ntz~e q~am homznes colunt, imitatorem fieri Deum, ut qua- pagato per i loro debiti; perciò soggiunge: come anche noi perdonia-
1,em ipsz exhzbuerun: ~onservis bonitatem, talem p ari lance recipe- mo a ogni nostro debitore. CIRILLO: Infatti egli vuole, per così dire,
1e petant a Dea, qui zuste recompensat, et novit omnium misereri. che Dio divenga imitatore di quella pazienza che gli uomini praticano,
CHR.YSO~TOMUS: Jf_aec igitur animadvertendo grates agendae sunt affinché quella stessa bontà che hanno mostrato verso i compagni di
~ebztonb~s nostns: fiunt enùn nobis, si sapimus, causa indulgen- servizio, chiedano di riceverla in uguale misura da Dio, il quale ricom-
tzae maxzmae; et pauca exhibentes, plurima reperiemus: nam et pensa in modo giusto e sa avere misericordia di tutti. CRISOSTOMO:
nos multa debemus et magna debita Domino; quorum si minimam Considerando queste cose, noi dobbiamo mostrare misericordia verso
partem a nobis vellet exigere, iam perissemus. AUGUSTINUS, De i nostri debitori. Se infatti siamo saggi, essi diverranno per noi la
verb. IJ_om. [serm . .28}: D~bi.tum autem quid est nisi peccatum? causa della più grande indulgenza; e facendo poche cose ne ritrovere-
f!rgo si non accep1sses alzenz fenoris p ecuniam, non deberes · et mo molte; infatti noi abbiamo verso Dio molti e grandi debiti; dei
quali, se egli volesse esigere da noi anche una minima parte, saremmo
z~eo peccatum .tibi im?uta':''~ Habuisti enim p ecuniam, cum ~ua tutti condannati a perire. AGOSTINO: Il debito che altro è se non il pec-
dive~ ~a~cererzs, ad tmagmem et similitudinem factus D ei; sed cato? Perciò, se tu non avessi ricevuto nulla non saresti debitore; per-
perdtdzst1 quod habebas; sicut dum arrogantiam desideras vindi- ciò ti viene imputato il peccato. Infatti hai avuto il danaro con cui sei
care, perdidisti humilitatis pecuniam; accepisti a diabolo debitum nato ricco, e sei stato fatto a immagine e somiglianza di Dio, ma hai
quod non erat necessarium: cautionem tuam tenebat inimicus · sed perduto ciò ch e possedev i ; come qu ando desideri ve ndicare
eam Dominus cruclfzxit, et suo cruore delevit. Potens est a~tem l' arroganza, hai perduto l'oro dell 'umiltà; hai ricevuto dal diavolo un
Dominus, qui abstulit peccatum, et debita nostra donavit custodi- debito che non era necessario: il nemico teneva la tua cauzione, ma il
re nos adv.ersus diaboli insidias, qui culpam generare ; onsuevit; Signore la crocifisse e la cancellò con il suo sangue. Ora, il Signore
unde sequztur «Et ne nos inducas in tentationem», quam scilicet che ha tolto il peccato e ha pagato il nostro debito, ha il potere di pro-
ferre non possumus. Sed quasi athleta talem vult tentationem teggerci dalle insidie del demonio, che è abituato a generare la colpa.
quamferre possit humana conditio. T1rus: A diabolo enim non ten~ Perciò prosegue: e non ci indurre in tentazione, che cioè noi non
tari est impossibile; sed ne a Deo relinquamur ad tentationes, hoc siamo in grado di sopportare, come un atleta desidera una tentazione
deprecamur. Quod autem ex permissione divina contingit, illud tale che la condizione umana sia in grado di sopportare. TITO: Infatti
Deus. quandoque.facere dicitur in Scriptura; et secundum hoc, nisi non essere tentati dal diavolo è impossibile; ma noi preghiamo per
non essere abbandonati da Dio nella tentazione. Ora, ciò che accade
~rohibea.t tenta~onis invalescentiam, quae sup ra nos est, tunc nos
per divina permissione, nella Scrittura talvolta si dice che viene fatto
m tentatwnem znducit. MAXTMUS: Ve! mandat Dominus ut p etamus da Dio. E in questo modo non impedendo l' intensificarsi della tenta-
18 Cap. Il, vv. 1-4 Cap. 11 , vv. 1-4 19

«Ne nos inducas in tentationem»; idest, non permittas voluptu- zio ne c he supera le nostre forze, cgl i ci induce in tentazione.
osarum et sp ontanearum tentationum nos experientiam pati. MASSIMO: Oppure il Signore ci ordina di chiedere di non indurci in
l~cobu~· autem docet, pro veritate certantes non remitti tentatio- tentazione, cioè di non pennettere che subiamo l'esperienza di tenta-
nibus. mvolu~ta~-iis et causativis laborum, dicens (1,2): «Omne zioni piacevoli e volontarie. Giacomo ci insegna che coloro che com-
f!a~dtu.~ exzsttmate, fratres mei, cum in tentationes varias battono per la verità non devono rassegnarsi alle tentazioni involonta-
u.iczderztzS». B AS!LJUS:. Non t~men decet nos orando petere aj}lic- rie e che causano fatica dicendo: «Voi , fratelli miei, dovete stimare
twnes. corpora/es,· unzversaltter enim praecepit orare, non subire vero gaudio le diverse prove alle quali vi trnverete esposti». BASILIO:
Tuttavia non è conveniente che noi, pregando, domandiamo dell e
t~ntatwnem,· sed P?stquam aliquis subiit, expedit a Domino petere
pene temporali; infatti egli comanda in generale di pregare per non
vzrtu~em r_e1ferendt, ut consummetur in nobis il/ud (Matth. J0,22):
subire tentazioni; ma, una volta che uno le subisce, conviene chiedere
«Quz sustmet usque ad flnem, salvus erit». A uousnNus, in Enchùé al Signore la forza di sostenerle, affinché si realizzi in noi il detto di
[~ap. 116}: At vero qu?d Matthaeus in ultimo posuit (v. 13): «Sed Mt 10,22: «Chi avrà perseverato sino alla fi ne sarà salvo». AGOSTINO:
lzber~ nos a malo», zste non posuit, ut intelligamus ad illud Ciò che Matteo pone alla fine: «Ma liberaci dal male», Luca non lo
S~P_erzus, ~uod de tent~tione ~ictum est, pertinere: ideo quippe pone, affinché capiamo che ciò appartiene a quanto è stato detto in
azt. «Sed lzbera», n:'n azt: «et ltberaS»,- tamquam unam petitionem precedenza della tentazione. Per questo dice: «Ma liberaci» e non: «e
dem_onstr~ns: nolt hoc, sed hoc. Sed sciat unusquisque in eo ci liberi»; come se si trattasse di una stessa domanda: «non fa re que-
se llberarz a malo quod non infertur in tentationem. A UGUSTTNUS, sto, ma questo». Ciascuno sappia che è liberato dal male per il fatto
D e ver?. P?m. [serm. 28}: Unusquisque enim petit ut a malo, hoc che non viene indotto in tentazione. AGOSTINO: Infatti ciascuno chiede
est ab znzmzco et peccato, liberetur,- sed qui D eo se committit dia- di essere liberato dal male, cioè dal nemico e dal peccato; ma chi si
bolum non timet. «Si enim Deus pro nobis, quis contra ,;os?» affida a Dio non teme il demonio: «Se infatti Dio è per noi, chi sarà
(Rom. 8,31). contro di noi?» (Rm 8,31).

VERSUS 5-8 VERSETTI 5-8


5
~t ait ad illos: Quis vestrum habebit amicum et ibit ad illum 5Poi aggiunse: Se uno di voi ha un amico e va da lui a mez-
mec:Jia nocte et dicet il/i: Amice, commoda mihi tres panes 6quoniam zanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da
~m1cus rn_eus Vf!nit de via ad me, et non habeo quod ponam ante me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;
11/un:; 7et 11/e demtus respondens dicat: Noli mihi molestus esse; iam 7e se quegli dall'interno gl i risponde: Non mi importunare, la
ost1um c/ausum ~s.t, et pueri mei mecum sunt in cubiti; non possum porta è chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso
s':1rgere et ?~~ tib1? 8Et, si il/e perseveraverit pulsans, dico vobis: et alzarmi per darteli; Svi dico che, se anche non si alzerà a dar-
s1non dab1t ~/11 surgens eo quod amicus eius sit, propter improbita- glieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono
tem tamen e1us surget et dabit il/i quotquot habet necessarios. almeno per l'insistenza.

(;_YRILLUS:D ocuerat supra Salvator ad petitionem Apostolorum, CIRILLO: In precedenza, alla richiesta degli Apostoli, il Salvatore
quabter oportet orare: poterat autem contingere eos qui hoc saluta- aveva insegnato in che modo si deve pregare; ora, poteva accadere
re documentum receperant, effimdere quidem preces iuxta traditam che quanti avevano ricevuto questo insegnamento salutare, effondes-
formar:i, sed negligenter et remisse hoc facere: deinde cum non sero le loro preghiere secondo la forma che era stata impartita loro,
ma in modo negligente e fiacco: sicché, dopo che non fossero stati
exa~du~entur per primam vel secundam orationem, desistere ab
esauditi per la prima o la seconda preghiera, essi smettessero di prega-
oratwmbus. Itaque ne hoc pateremur, per modum parabolae mani- re. Ma affinché ciò non accada egli mostra con una parabola che la
festa!, quod pusillanimitas in orationibus damnosa est. Utilissimum
20 Cap. 11, vv. 5-8 Cap. 1 1, vv. 5-8 21

vero est in eis patientiam habere; unde dicitur «Et ait ad illos: Quis pusillanimità nella preghiera è dannosa, mentre è una cosa utilissima
ve~trum habebit amicum?». THEOPHYLACTUS: Amicus iste Deus est, avere pazienza in essa. Perciò si dice: Poi aggiunse: Se uno di voi ha
quz om~es ar:i~t et omnes salvos vult .fieri. AMBROSIUS: Quis etiam un amico. TEOFILATTO: Questo amico è Dio, che ama tutti e vuole che
est nobts anucwr quam qui pro nobis corpus suum tradidit? Datur tutti siano salvi. AMBROGIO: Infatti chi è più amico di colui che ha
autem n?bis hic alius praecepti modus, ut omnibus momentis, non dato il suo corpo per noi? Ora, ci viene dato un altro modo di questo
solu~i ~tebu~, sed etiam noctibus, oratio deferatur; sequitur enim comando, cioè che la preghiera venga offerta in qualsiasi momento,
«Et zbtt ad zllum "!edia nocte»: sicut petiit David quando dixit non solo di giorno ma anche di notte. Infatti prosegue: e va da lui a
(P~. 1~8,6~): «~edza noc:e surgebam ad confitendum tibi»; neque mezzanotte; come chiese Davide quando disse: «A mezzanotte mi
emm tz~~Utt excttare dormzentem, quem scit semper esse vigilantem. levo a lodarti» (Sal 118,62). Né ebbe timore di svegliare chi dormiva,
Nam_ sz ~Ile ~am sanctus, et ~ui ref!ni erat necessitatibus occupatus, sapendo che era sempre sveglio. Infatti se Davide, così santo e occu-
SeP_tzes tn dz~ laudem Domino dzcebat; quid nos facere debemus, pato negli affari del suo regno, trovava il tempo per lodare il Signore
qw ~o. amplzus_ rogare debemus quo frequentius carnis ac mentis sette volte al giorno, che cosa dovremmo fare noi, che dovremmo pre-
fragzlztate delznquimus? Quid quod diligendo Dominum D eum gare ancora di più, visto che pecchiamo più frequentemente per la fra-
tuum, _non .s~lum t~bi, sed etiam aliis poteris mereri? Sequitur enim gilità della carne e della mente? Infatti se tu ami il Signore Dio tuo,
«Et dzcet .tllz: Anuce, commoda mihi tres panes, quoniam amicus sarai in grado di ottenere dci favori non solo per te, ma anche per gli
meus ventt ad me de via, et non habeo quod ponam ante illunw. altri. Dunque continua: E gli dice: Amico, prestami tre pani, perché è
AucvsT~Nf!S, De verb. Dom. [serm. 29]: Quid autem sunt isti tres giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli
panes nzsz 1~ysterii caelestis alimentum? Fieri enim potest ut aliquis davanti. AGOSTINO: Ora, che cosa sono questi tre pani se non il cibo
pass~1s fuent amicum aliquid interrogantem quod respondere 11011 del mistero celeste? Infatti può accadere che uno abbia un amico che
gli chiede qualche cosa a cui non può rispondere; e allora trova di non
posstt,: ~t tw~c se invenit non habere quando coactus est dare. Venit
avere ciò che è costretto a dare. Perciò un amico viene da te dalla via
ergo ttbz amtcus de via huius saeculi, in qua omnes velut peregrini
di questo mondo, che tutti percorrono come pellegrini senza che al-
transeunt, nec u/Lus quasi possessor manet; sed omni homini dici- cuno vi rimanga presente come padrone; ma ad ogni uomo vien detto:
tur: «Transi, da venturo locunw (Eccli. 29,33), aut forte de via «Va' (o forestiero), lascia il posto a chi sta per venire» (Ecci. 29,33); o
r:zala,. hoc est_ de vita mala, fatigatus nescio quis amicus tuus non piuttosto viene dalla via cattiva, cioè da una vita cattiva, angustiato e
mvemens ventatem, qua audita et percepta beatus fiat. Venit ad te alla vana ricerca della verità, ascoltando e ricevendo la quale egli
tamquam ad Christianum, et dicit: «Redde mihi rationem»: et inter- possa diventare felice. Egli viene da te come a un Cristiano e dice:
rogat quo~ forte tu per simplicitatem fidei nesciebas; et non est «Dammi una ragione», e forse ti chiede qualche cosa che tu a causa
u_nd.e r~ficzas esurientem et compelleris quaerere in dominicis della semplicità della tua fede non sai, e non avendo ciò con cui sod-
ltbrzs: fortassis _enim quod il/e interrogavi!, in libro positum est; sed disfare la sua fame sei costretto a cercarlo nei libri dcl Signore. Infatti
?bscurum est; zpsur:z P~ulu.m, aut !etrum, aut aliquem Prophetam ciò che egli chiede forse si trova nel libro, ma è oscuro. Non ti è per-
znten:og~re non sznerzs: tam entm requiescit familia ista cum messo di interrogare Paolo o Pietro o qualcuno dei Profeti: infatti tutta
Dom_mo zsto suo; et saeculi huius ignorantia valida est, hoc est nox questa famiglia ora riposa con Dio, e l'ignoranza di questo mondo è
medza, _et urget amicus esuriens, cui simplex fides non sufficit. molto grande, cioè è mezzanotte e il tuo amico affamato ha fretta, e a
N_umqw~ des_erendus est? Ergo ad ipsum Dominum, cum quofami- lui la semplice fede non basta. Forse che lo si deve abbandonare?
lta reqwescz~, pulsa arando; de quo subditur «Et ille de intus Perciò bussa pregando lo stesso Signore, con il quale ora la famiglia
resp01:dens dz_cat: Noli mihi molestus esse». Qui differt dare, vult ut riposa. A questo riguardo si aggiunge: e quegli dal/ 'interno risponde:
amp~zus d~szderes dilatum, ne vilescat cito datum. BASILJUS: Non mi importunare. Chi dilaziona il dare, vuole che ciò che viene
Forsztan_ etzam ob hoc differt quasi ingeminans tui assiduitatem et dilazionato sia desiderato maggiormente, affinché ciò che viene dato
fì'equentiam e~ga se, et ut agnoscas quid donum Dei sit, et in timore in fretta non sia svilito. BASILIO: Inoltre, forse, dilaziona per raddop-
donata cust?dws. Quicquid enim aliquis multo labore acquirit, niti- piare la tua assiduità e affluenza presso di lui, e affinché tu conosca
tur custodire, ne cum il/ud perdiderit, suum laborem amittat. quale sia il dono di Dio e custodisca le cose donate con timore. Infatti
tutto ciò che uno guadagna con grande fatica si sforza di custodirlo,
22 Cap. 11, vv. 5-8 Cap. 11, vv. 5-8 23

GLOSSA [ordin.]: Non ergo aufert impetrandi licentiam, sed vehe- affinché, se lo perde, non renda vana la sua f~,ti~a. GLOSSA: P?rciò ~on
mentius accendi! desiderium orandi, ostensa difficultate consequen- elimina la facoltà di chiedere, ma accende pm. mtensa~e~te Il d~s1de~
di; sequitur enim «iam ostium clausum est». AMBROSIUS: Hoc est rio di pregare vista la difficoltà di ottenere (ciò. che s1 chiede): mfatti
ostium quod aperiri sibi etiam Paulus exposcit, non solum suis, sed prosegue: la porta .è .chiusa. AM~ROGIO: C?ssia la po~t~ che an~he
etiam populi orationibus obsecrans se iuvari, ut aperiatur sibi Paolo chiede che gh sia aperta, chiedendo dt essere assist~to non ~o~o
ostium ad loquendum mysterium Christi. Et fortasse illud est ostium per Je sue preghiere, ma anche ~er quel.le d.el popolo, c~s1 che gh sta
quod apertum vidit Ioannes, cui dictum est (Apoc., 4, 1): «Ascende aperta Ja pm~a ~er parlare de_l m1st.ero di Cr'.sto. E for~e e q~ella p~rta
huc, et ostendam tibi quae oportet fieri». AuousrINus, De quaest. che Giovanru vide aperta, lui a cui fu detto. (Ap 4,1). «Sah quassu, e
Evang. [2,21}: Signifìcatur ergo tempusfamis verbi cum intelligen- ti mostrerò ciò che deve accadere dopo queste ~o~~». ~GOSTIN~: Per-
tia clauditur, et illi qui apostolicam sapientiam tamquam panem ciò viene indicata la fame della parola allorchc I mt~lhgenza nm~ne
erogantes per orbem terrae praedicaverunt, iam sunt in secreta chiusa, e coloro che predicarono nel mondo la ~apicnza apostohc~
quiete cum Domino; et hoc est quod subditur «Et pueri mei mecum distribuendola come pane, ora già si trovano nel np~so se~e~o con 11
sunt in cubili». GREGORJUS NYSSENUS: Opportune eos qui per arma Signore; e questo è quanto viene aggiunto: e i nue.z ba_mbim sono. ~
iustitiae impassibilitatem vindicaverunt sibi, pueros appellat, letto con me. GREGOlUO NISSENO: Giustamente egh chiama bam~mi
docens quod bonum, quod per studia in nobis acquiritur, ab initio coloro che con le armi della giustizia hanno reclamato. per se ste~s1 la
faerat in natura repositum: nam quando aliquis abrenuntians carni libertà dalla passione, insegnando che il b~nc eh; ~b?iai:no a~quistato
con la pratica era stato posto nella natu~a sm ?~Il i~1z10: m~att1 9uando
per rationem, exercitio vitae virtuosae passionem confutavi!, tunc
rinunciando alla carne e vivendo nell eserc1z10 di ~ma vita .v.irtuos~,
quasi puer insensibiliter se habet erga passiones. Cubi/e autem uno supera la passione, allora. diviene e.o.mc un. fanc1.ull_o ed e ~nsens~­
requiem intelligimus salvatorum. GLOSSA: Et propter praemissa bile alle passioni . Con il letto illV~ce noi mtcnd1am,o 11 nposo di co~mo
subdit «Non possum surgere, et dare tibi»: quod est ad difficultatem che sono stati salvati. GLOSSA: E 10 base a quanto e stato de~to aggmn:
impetrandi referendum. A UGUSTJNUS [ibid.}: Vel alita Amicus ad gc: non posso alzarmi per darteli. Il che si riferisce alla dtffic~ltà. dt
quem venitur media nocte, ut accommodet tres panes, utique ad chiedere. AGOSTINO: Oppure in un altro senso. La par~bola dell amico
similitudinem ponitur secundum quam quis rogat Deum in media dal quale si va a mezzanotte per c~iedere ~·e pam, viene P?sta coi:ne
tribulatione constitutus, ut ei tribuat intelligentiam Trinitatis, qua similitudine di una persona che ~i tr~va m ~c~~o alle ?1~ficolta e
praesentis vitae consoletur labores. lpsa enim angustia media nox prega il Signore che gli conceda d1 capire la.Tnm~a, da c,m, sia c~ns.o­
est, qua cogitur vehementer instare. In tribus autem panibus etiam lato nelle fatiche della vita presente. Infatti la d1ffic~lta. e costituita
illud signifìcatur, unius substantiae esse Trinitatem. Amicus autem dalla stessa mezzanotte, per cui uno è costrctt~ ~ ~n~1s~ere mag-
veniens de via intelligitur hominis appetitus, qui debet rationi servi- giormente. Inoltre nei tre yani si i?dica che la. Tru:uta. e. d1 una ~ola
re: serviebat autem consuetudini temporali: quam viam vocat prop- sostanza. Invece con l'amico che viene da un viagg10 si 1~tende 1 a~­
ter omnia transeuntia. Converso autem homine ad Deum, etiam ille pctito dell'uomo che de~e scrv_ire a_lla ragio,ne, mentre scrv1Va alle abi-
appetitus a consuetudine revocatur. Sed si non consoletur interius tudini mondane· e lo chiama viaggio perche sono tutte cose che passa-
gaudium de doctrina spirituali, qua Creatoris Trinitas praedicatw; no. Però una voÌta che l' uomo si è convertito a Dio, .anche quell'appe-
tito viene sottratto alla consuetudine. Se però non viene consolato dal
magnae angustiae sunt in homine quem premit aerumna mortalis,
gaudio interiore che nasce dalla .dottrin~ ~piritua,le che proclan:a la
cum ab his quae foris delectant praecipitur abstinentia, et intus non Trinità del Creatore, uno si trova rn gravi d1fficolta, esse?do oppi ~sso
est refectio de laetitia doctrinae spiritualis: et tamen arando effici- da una mortale tribolazione, visto che gli s~ con:ianda d1 a,ste~ers1 da
tur ut accipiat desiderans intellectum a Domino, etiamsi homo desit tutto ciò che è esteriormente piacevole, e mtenormente e pnvo del
per quem sapientia praedicetur; sequitur enim «Et illesi persevera- ristoro della gioia della dottrina spirituale. Tuttavia a~cade ~on. la pre-
verit pulsans, dico vobis: Et si non dabit illi surgens eo quod ami- ghiera che chi lo desidera riceva .una ce1ta .comprens!one d~ D10~ s~b­
cus eius sit, propter improbitatem tamen eius surget, et dabit illi bcnc manchi un uomo dal quale sia annunciata la sapienza; 1ll~a~t1 yro~
quotquot habet necessarios». Comparatio est a minori: si enim segue: vi dico che se anche non si alzerà a darglieli per amzczzia, sz
24 Cap. 11, vv. 5-8 25
Cap. 11, vv. 5-8

amicus hom~ surgit de lecto et dat, non amicitia sed taedio compu/sus, alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insi-
quanto mag1s Deus dat, qui sine taedio largissime donat quod peti- stenza. Il confronto è fatto dall'inferiore: infatti se un uomo amico si
tur? A ucusr1NUs, De verb. Dom. [serm. 29}: Cum autem perveneris alza dal letto e dà, non spinto dall' amicizia ma dal fastidio, quanto più
ad trespanes, hoc est ad cibum et intelligentiam Trinitatis, habes et dà Dio che senza alcun fastidio dona in modo assai abbondante ciò
un~e vivas, e~ un.de p~scas. Ne ti~i~as, n~fìnias: non enim panis il/e che gli viene chiesto? AGOSTINO: Ora, quando arriverai ai tre pani,
fimetur, sed zndigenttam tuam jzniet; disce et doce, vive et pasce. cioè al cibo e alla comprensione della Trinità, hai di che vivere e di
THEOPHYLAcrr:s: Ve/ a~ite1~ Media nox finis est vitae, in quo multi ad che saziarti. TEOFILATTO: Oppure in un altro modo. La mezzanotte è la
Deum a~vemunt. Amicus autem est Angelus, qui accipit animam. fine della vita, in cui molti raggiungono Dio. Invece l'amico è
Ve! media nox est profit~dum ten~~tionum, in quo constitutus petit l'Angelo che accoglie l'anima. Oppure la mezzanotte è l'abisso delle
a Deo tres.panes, ~ec~ssitatem scdicet corporis, animae et spiritus, tentazioni in cui uno si trova e chiede a Dio tre pani per fronteggiare i
p~r qua.e z~ tentatiombus non periclitamur. Amicus autem qui de bisogni del corpo, dell'anima e dello spirito, per non cadere nel peri-
vza venll, zpse Deus est, qui in tentationibus nos probat: cui non colo delle tentazioni. Mentre l' amico che viene da un viaggio è Dio
habet quod apponat qui in tentatione irifìrmatur. Quod autem dicit stesso il quale ci mette alla prova con le tentazioni; e al quale non ha
«lit clausa est ianua», intelligendum est, quod docet nos ante tenta- nulla da mettere davanti chi è indebolito dalle tentazioni. L' espressio-
ne: la porta è chiusa va cosi intesa: dobbiamo essere preparati davanti
twnes. pr~er:aratos esse; postquam vero tentationi incidimus, prae-
alle tentazioni, ma dopo che siamo caduti nella tentazione la porta
paratzoms zanua clauditur, et imparati inventi, nisi Deus adiuvet
p ericlitamur. ' della preparazione viene chiusa, e se ci troviamo impreparati, a meno
che Dio non ci aiuti, siamo in pericolo.

VERSUS 9-13 VERSETTI 9-13


9
. f=t ego dico vobis: Petite, et dabitur vobis; quaerite et inve- 9Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e trovere-
m.et1s; pu(sate, ~t ~peri~tur vobis. 10Qmnis enim qui petit acci- te, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede ottiene,
ptt, et qw quaent mvemt, et pulsanti aperietur. 11Quis autem ex chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi,
v~bis patrem petit panem: numquid lapidem dabit il/i? aut se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede
p1scem: numquid pro pisce serpentem dabit il/i? 12aut si un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? 120 se gli chie-
petieri'. .ovum~ num9uid porriget il/i scorpionem? 135; ergo ; 0 s, de un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se dunque voi che siete
cum s1t1s ma/1, nostts bon~ da~a. dare filiis vestris; quanto magis cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre
Pater vester de cae/o dabtt spmtum bonum petentibus sei vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono?

A ucuSTINUS, De verb. Dom. [serm. 29}: Posita similitudine AGOSTINO: Terminata la parabola, il Signore aggiunge un'esortazio-
adiunxit exhortationem Dominus, et omnino stimulavit nos quae~ ne e ci incoraggia a cercare, a chiedere, a bussare fino a quando non
rere, pete1:e, pulsare, donec accipiamus quod petimus; unde dicit riceviamo ciò che chiediamo; perciò dice: Ebbene io vi dico: Chiedete e
«Et. ego dic? vobi~: Petite, et dabitur vobiS». CYRILLUS: Quod dicit vi sarà dato. CIRILLO: L' espressione: io vi dico, ha la forza del giura-
«Dico vobzs», vzm habet iuramenti: Deus enim non mentitur. mento: Dio infatti non mente. Ora, ogniqualvolta agli ascoltatori accen-
Quandocumque autem innuit audientibus aliquid cum iuramento na qualcosa con giuramento, egli mostra la pochezza inescusabile della
ostendit inexcusabilem nostrae fidei parvitatem. CHRYSOSTOMus' nostra fede. CrusosTOMO: Con la domanda dunque egli illustra la pre-
ghiera, mentre con la ricerca illustra lo studio e la diligenza, quando
In Matthaeum [hom. 34]: Per petitionem autem orationem osten~
aggiunge: cercate e troverete. Infatti le cose che sono ricercate richiedo-
dit," p er inquisitionem vero studium et sollicitudinem, cum subdit
no una grande cura; il che accade soprattutto con Dio. Infatti ci sono
26 Cap. li, vv. 9-13 Cap. 11, vv. 9-13 27

~<Q~taerite, et invenietis»: Quae enim quaeruntur, plurima cura molte cose che impediscono i nostri sensi. Perciò come cerchiamo l'oro
zndzgent: quod maxime est in Deo. Plura namque sunt quae sen- perduto, altrettanto sollecitamente dobbiamo cercare Dio. Egli fa inoltre
s~m nostrum _i"'!pediunt.. Sicut ergo aurum perditum quaerimus, vedere che sebbene non apra subito la porta, tuttavia occorre insistere;
stc D~um_ s~llzcz_te perquzramus. Ostendit etiam quod quamvis non perciò soggiunge: bussate e vi sarà aperto; perché se chi cerca insisterà,
aperzat zlltco zanuam, tamen immorandum est; unde subdit certamente riceverà; la porta è stata chiusa per farti bussare; perciò non
«Pulsat~, _et aperietur vobis»: quia si quaerens immoraberis, uti- acconsente immediatamente per farti pregare. ll GRECO: Oppure con
que reczpzes; ob hoc reclusum est ostium ut faciat te pulsare: ideo l'espressione: bussate forse vuol dire di cercare effettivamente; infatti
non mox annui! ut ~XP_Oscas. GJUECUS: Ve/ per hoc quod dicit uno bussa con la mano, e la mano è il segno di un buon lavoro. Oppure
«P~lsate», forsztan znsznuat petere cum effectu: pulsat enim ali- queste tre cose possono essere distinte anche in un altro modo. Infatti
quts manu: boni autem operis signum est manus. Ve! haec tria l'inizio della virtù è chiedere di conoscere la via della verità; invece il
P_os~u~t a/iter_ di~tingui: virtutis enùn initium est petere notam secondo grado è cercare in che modo convenga percorrere la via. Il terzo
.fzen vzam ver~tatzs; se~undus vero gradus est quaerere qua/iter grado è quando uno ha raggiunto le virtù, bussa alla porta per entrare in
oporteat transire per vzam; tertius gradus est ut cum virtutes atti- un'ampia conoscenza. Tutte cose che uno acquista con la preghiera.
geri~, pulset ad ?st~um, u~ ~ntret spatiosam cognitionem: quae Oppure chiedere è effettivamente pregare; cercare è fare con le buone
omnza arando alzquzs acquznt. Vel petere quidem est orare: quae- opere cose degne della preghiera; bussare è insistere nella preghiera
rere ver~, P_e': bona Of!era agere orationi condigna; pulsare autem senza interruzioni. AGOSTI NO: Ora, non ci esorterebbe così tanto a chie-
est oratzonz zmmorarz, nec desistere. AUGUSTJNUS: Non autem nos dere a meno che non voglia dare. Perciò an-ossisca la pigrizia umana:
tantum hortaretur ut peteremus, nisi dare vellet. Erubescat huma- infatti è maggiore la sua volontà di dare che la nostra di ricevere.
AMBROGIO: Ma chi promette qualche cosa deve addurre una speranza di
na pigritia; f!l~s v~lt ~Zie dare quam nos accipere. AMBRosrus: Qui ciò che promette, cosicché ai comandamenti sia resa l'obbedienza, e alle
auten: p~omzttzt ahquzd, spem debet ajferre promissi, ut mandatis promesse la fede. Perciò soggiunge: Perché chiunque chiede ottiene, chi
obedzentia deferatur, promissis fides; et ideo subdit «Omnis enim cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
qui petit accipit, et qui quaerit invenit, et pulsanti aperietur». ORIGENE: Qualcuno domanderà per quale motivo alcuni che pregano
ORJ_GENES: Quaeret autem aliquis qua/iter quidam orantes non non sono esauditi. Al che si deve dire che chiunque si accosta per
exaudzantur. Ad quod dicendum, quod quicumque recto tramite ad domandare nel modo giusto, non tralasciando nulla di ciò che contribui-
quaerendum acced~t, .nil omittens ex his quae conferunt ad petito- sce a ottenere ciò che è richiesto, ottcn-à indubbiamente quanto ha pre-
rum obt~ntum, acczpzet revera quod precatus est dari sibi: si quis gato che gli sia concesso; ma se qualcuno si allontana dall'intento della
autem dzverta~ a proposito debitae petitionis, cum non petat ut buona domanda, quando non chiede come si conviene, allora non
dec~t, non petzt; quo fit ut cum non recipiat, quod hic dicitur, non domanda. Perciò accade che quando uno non riceve come viene qui pro-
falsificetur; ~a": ~t magistro dicente: Quicumque veniet ad me, messo, non c'è nessuna falsità; infatti anche quando un maestro dice:
~sequetur dzsctplznarum peritiam, adire magistrum rea/iter acci- chiunque verrà da me riceverà il dono dell' istruzione, accostarsi al mae-
pzmus, hoc est ut fe:venter et diligenter vacet documentis ipsius; stro viene inteso realmente, cioè nel senso che uno attenda in m odo fer-
unde ~t Iaco_b~s dzczt (4,3): «Petitis et non accipitis, eo quod male vente e assiduo ai suoi insegnamenti; perciò anche Giacomo dice (4,3):
f!etatzS», sczl~ce~ causa voluptatum vanarum. Sed dicet aliquis: «Chiedete e non ottenete, perché chiedete malamente», ossia per la
u·:imo c.um alzquz rogant pro divina notitia obtinenda et recupera- causa di vani desideri. Ma qualcuno dirà: anche quando alcuni pregano
twne vzrtutum, non obtinent. Cui dicendum, quod non propter se per ottenere la conoscew...a di Dio e per il ricupero delle virtù, non sono
b~na peti~erunt accipere, sed ut commendentur per ea. BASJLIUS: esauditi. Al che si deve rispondere che essi non hanno chiesto di ottene-
Sz q~zs etzam ob torporem exhibeat se desideriis, et traditor sui re cose buone in se stesse, ma per essere lodati per loro mezzo. BASILIO:
fiat zn manus hostium, hunc Deus nec adiuvat, nec exaudit, eo Se qualcuno a causa del torpore si concede alle passioni e abbandona se
quod pe'. pe~ca!um alienum se fecit a Deo. Decet ergo ojferre qui- stesso nelle mani dei nemici, costui Dio non lo aiuta né esaudisce, per-
dem qutcqu1d znterest sua; clamare autem ad Deum, ut adiuvet ché mediante il peccato egli si è allontanato da Dio. Perciò uno deve
offrire tutto ciò che lo interessa; gridare a Dio per essere aiutato da lui. E
eum. Est autem divinum subsidium implorandum non remisse, nec
si deve implorare l' aiuto divino non in modo blando e con la mente che
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Cap. 11, vv. 9-13 Cap. 11, vv. 9-13 29

mente huc illucque vagante: eo quod talis non solum non impetra- vaga di qua e di là, perché in questo m.odo ~no non i.m~lora ciò ~he cl~ie­
bit quod petit, sed magis Dominum irritabit: nam si aliquis coram dc ma piuttosto irrita il Signore: se mfatti un? che s1 trova dm~nz1 ~l
principe stans, fìxum habet et intrinsecum et extrinsecum oculum, principe tiene l'occhio fisso sia dentro che fuon, forse per paura dt vem-
ne forsitan puniatur: quanto magis coram Deo attentum ac treme- punito quanto più dinanzi a Dio deve stare attento e tremebondo? Ma
bundum oportet assistere? Si vero debilitatus a p eccato fixe ;: indeb~lito dal peccato non puoi pregare stabil~ente, .c?nt:rolla .te stes-
nequis arare, quantumcumque potes te ipsum cohibeas, ut stando so quanto più puoi, sicché stando davanti a Dio ~u dmga a lui la tu.a
coram Deo ad eum dirigas intellectum; et Deus ignoscit, eo quod mente; e Dio perdona per il fatto che non.per n~ghgenza, .ma per fr~~J­
non ex negligentia, sed ex fragilitate non potes, ut oportet, assi- lità non puoi stare dinanzi a Dio come st conv1en.e. ~e tI c~ncentn ~~
stere coram Deo. Si sic ergo teipsum compellis, ne discedas donec t odo non andartene fino a quando non v1e111 esaudito. Perc10
accipias. Ideo ergo quandoque petis et non accipis, quia perpe- ~~:~~o ~hiedi e non 1icevi è perché hai pregato i?gi~stamentc, s~nz~
o
ram postulasti, vel infide/iter, ve/ leviter, ve/ non coriferentia tibi, fede 0 leggermente, 0 chiedendo cose non. converuentl a, te, o ~erche ~a1
ve/ destitisti. Saepius autem quidam obviant dicentes: quare ora- smesso. Ma più spesso alcun~ _ob~e~o ~ccndo:. Perche dobbia~o pre-
are? Forse che Dio ignora c10 di cm abbiamo b~ogno? Indubbtame.nte
~io lo sa e ci dà in modo più abbondant~, e pr~a anc.ora che. noi le
mus? An ignorat Deus quibus opus est nobis? Novit quippe, et
omnia spiritualia uberius dat nobis et antequam postulemus; sed
opera virtutis et regnum caelorum oportet prius optare, optantem domandia'rno, tutte le cose spirituali; ma ~01 dobbiamo pnma des1?enu:e
vero quaerere, ingerentem per fidem et patientiam quicquid inte- le opere buone e il regno dci cieli; e po1, avendo ~es1derato, ~?1ede1~
res t sua, in nullo delicto redargutum a propria conscientia. con fede e pazienza, includendo nelle nos~e preghiere tutto ~10 che ~
buono per noi, non venendo rimproverati dalla nostra coscienza per
ÀMBROSIUS: Ergo p raeceptivus focus frequenter orandi spes est
A· ~ROGIO: Perciò l'argomento che persuade a frequcn-
impetrandi. Ratio autem persuadendi prius fuit in praecepto, qua1ehe offìeSa. filVW . di Il "' d
tare la preghiera è la speranza di ottenere ciò che don~an amo. ton a~
postea fit in exemplo; quod ostendit subdens «Quis autem ex vobis mento della persuasione sta anz~tu~o nel coman~o e 111 se~ondo luogo .e
patrem petit panem, numquid lapidem dabit illi?». CYRILLUS: contenuto nell' esempio che egh c1 propone agg!ungend?. Quale padr~
In quo instruit nos Salvator quiddam necessarium: frequenter tra voi se il figlio gli chiede un pane, gli dara unl! pzetra? .ei~t LLO :
enim inconsulto, voluptatum impetu, irruimus ad perniciosa In questo testo il Salvatore ci insegna qualche cosa ~1 ~ec~ssan?: .ll?fattt
desideria. Cum igitur aliquid talium a Deo petimus, nequaquam spesso, imprudentemente, sotto la spinta ~ell~ passio~ c1 prec1p1t1amo
impetrabimus: ad quod ostendendum utitur patenti exemplo ex his verso desideti dannosi. Perciò quando ch1ed1amo a D10 un~ dt ~ueste
quae penes nos sunt: cum enim filius tuus petit panem, gratanter cose non la otteffemo; per mostrare ciò ricone a un es~m~10 ~v1dente
propinas, quia cibum petit opportunum; quando vero sensus tratt~ da quanto accade fra di noi: infatti quai:ido tuo figlio tI chiede de~
penuria lapidem poscit ut comedat, non affers ei, sed potius p ro- pane glielo dai volentieri perché chiede ~ cibo adatto. ~a quando .pe1
hibes eum a nocivo desiderio: ut sit sensus: «Quis autem ex vobis man~anza di intelligenza egli chiede un~ p1ea·a per .ma~giar~'. non glte~a
patrem petit panem», quem scilicet pater dat, «numquid lapidem dai ma piuttosto lo dissuadi da quel cattivo des1deno: s1cche il senso .s1~
dabit illi?» scilicet si petierit. Eadem quoque ratio est in serpente il s~guente: Quale padre tra voi, se il figlio gli chi.ede un.Pane, che c10e
et pisce, de quo subdit «Aut piscem; numquid pro pisce serpentem il padre dà, gli darà una pietra? nel caso che ~liel~ chieda. Lo stesso
dabit illi?». Et similiter in ovo et scorpione, de quo subdit «Aut si motivo c'è nel serpente e nel pesce, del quale s1 aggmnge: o,un pesce,
petierit ovum, numquid porriget il/i sc01pio11em?». 0RrGENES: Tu gli darà al posto del pesce una serpe? E analogamente per l uovo e I~
tamen attende, si panis quidem est animae cibus in cognitione, scorpione, a proposito del quale soggiun.ge: O s~. chie~e un u?~o, .glt
sine quo non contingit sa/vari: puta perspicax ratio vitae debitae: darà uno scorpione? ORJGENE: Fa' attenzione a c10: se 11 pane e 11 c1~0
piscis autem est amor disciplinae; puta mundi constitutionem dell 'anima nella conoscenza, senza cui non .c'è salve~: ,per esempio
agnoscere, elementorum efjèctum, et quaecumque consequenter una regola intelligente di vita onesta, allora il pesce sara I amo~e deU~
disserit sapientia. ltaque nec vice panis Deus propina! lapidem, studio come la conoscenza della costituzione del moi:ido e gli ~ffetb
quem volebat diabolus a Christo manducari; nec vice piscis ser- degli ~lemcnti e di qualsiasi altra cosa di ~ui tratta l~ s~p1enza. ~osi nep-
pure Dio al posto del pane ~resent~ una pietra, che 11 diavolo ~retendeva
pentem, quem comedunt Aethiopes, indigni pisces comedere,· nec che fosse mangiata dal Cnsto; ne al posto del pesce un serpente, che
30 Cap. 11, vv. 9-13
Cap. 11, vv. 9-13 31

similiter .dat vice nutritivi et utilis, non comestibilia et nociva: mangiano gli Etiopi che non sono degni di mangiare i pesci; similmente
quod refertur ad scorpionem et ovum. AUGUSTINUS, De quaest. al posto di qualche cosa di nutriente e utile non dà cose non commestibi-
Evan~. [2,22}: Ve! potius intelligitur caritas propter maiorem li e nocive: il che si riferisce allo scorpione e ali 'uovo. AGOSTINO:
al?petztum et tam necessarium, ut sine illa cetera nihil sint, sicut O piuttosto per il pane si intende la carità, perché noi abbiamo un grande
szn~ P_ane mensa .est ~nol?s: cui contraria est cordis duritia, quam desiderio di essa, la quale è così necessaria che senza di essa tutte le
lapzdz comparavzt. Ptsczs autem intelligitur jides invisibilium ve! altre cose sono nulla, così come la mensa senza pane è povera. Il suo
propter ~quam baptfsmi, ve/ quia de invisibilibus locis capitur. contrario è la durezza del cuore, che egli paragona a una pietra. Con il
Quod etzam .(id~s huzus mundi jluctibus circumiactata non frangi- pesce invece viene indicata la fede nelle cose invisibili, o in riferimento
tur, recte p zsct ?Omp.a ratur; cui contrarium posuit serpentem alle acque del battesimo, o perché viene tratto fuori da luoghi invisibili
propter venena f allaczae, quae etiam primo homini male suaden- che l' occhio non può raggiungere. Anche perché la fede, sebbene sbattu-
do praeseminavit. In ovo intelligitur spes; ovum enim nondum est ta dalle onde di questo mondo, non viene distrutta, per cui essa viene
paragonata giustamente al pesce, in contrasto con il quale egli colloca il
f~tus peife~tus, sed fovendo speratur; cui contrarium posuit scor-
serpente per il veleno dell'inganno, che per una suggestione cattiva fu
p~onem, ~uzus aculeus venenatus retro timendus est, sicut contra-
seminato nel primo uomo. Oppure con l'uovo si intende la speranza.
rzum spez est retrospicere, cum spes faturorum in il/a quae ante Infatti l'uovo non è ancora il feto completo, ma atteso nella speranza
s~1~t se ~tendat. À UGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 29}: Quanta quando è covato; a cui viene contrapposto lo scorpione, del quale biso-
tt?z ;oquztur mun.dus, quanta post dorsum strepit, ut retro respi- gna temere il pungiglione avvelenato, come contrario alla speranza è il
ctas. O .mun~e tmmunde, quid strepis, quid avertere conaris? guardare indietro: poiché la speranza del futw·o si estende alle cose che
Tene1~e vz~ perzens; qu_id faceres si maneres? Quem non deciperes ci stanno davanti. AGOSTINO: Di quali grandi cose ti parla il mondo? Di
dulczs, sz amarus alzm~nta. mentiris? CYRILLUS: Ex praemisso quali cose ti strepita alle spalle perché tu rivolga il tuo sguardo all'indie-
autem exemplo concluda «St ergo vos, cum sitis mali», idest cum tro? O mondo immondo, perché strepiti, perché cerchi di stornarci? Ci
mente"! suscepti~am pravitatis geratis, non autem uniformem et v01Testi trattenere mentre tu stai morendo, ma che cosa faresti se durassi
fixam m bono, szcut Deus. BEDA: Ve/ malos vocat saeculi amato- per sempre? Chi non sedurresti con la dolcezza quando con l'amarezza
res, qui dant il/a quae secundum sensum suum iudicant bona· hai falsificato gli alimenti? Crruuo: Dal precedente esempio egli ricava la
qua~ etiam in sua natura sunt bona, et ad usum infìrmae vita~ conclusione: Se dunque voi che siete cattivi, cioè voi che portate una
pertzne~t," ~nde su_bdit ~<Nostis bona data dare filiis vestriS». mente suscettibile di cattiveria e non unifo1mc e fissa nel bene come
Apostolz etzam, qut mento electionis bonitatem humani generis Dio. BEDA: Oppure chiama cattivi gli amanti del mondo che danno quel-
exc~sse~a.nt, supernae bonitatis respectu, mali esse dicuntur: le cose che secondo il loro modo di vedere giudicano buone e che anche
«quz~ nzhzl per semetipsum bonum, nisi deitas sola». Quod vero secondo la loro natura sono buone e appartengono all' uso di una vita
subdztur «Quanto magis Pater vester de caelo dabit spiritum impe1fetta. Perciò soggiunge: sapete dare cose buone ai vostri figli.
bonum peten~ibus se?». Pro quo Matthaeus posuit (7,11): «Dabit Anche gli Apostoli, i quali grazie all'elezione superavano la bontà del
bona petent~bus ~e», ostendit Spiritum sanctum plenitudinem genere umano, rispetto alla bontà suprema sono detti cattivi, poiché
don01·:u:rz Dez: quz~ omnes utilitates quae ex donorum Dei gratia nulla è buono in se stesso se non la sola divinità. Mentre quanto viene
su~c~pzuntur, ex tsto fonte emanant. ATHANASIUS: Nisi autem
aggiunto: quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a
Sptrztus sanc~us esset de substantia Dei, qui solus est bonus, coloro che glielo chiedono? al posto del quale Matteo pone (7,11):
«TI Padre darà cose buone a quelli che gliele domandano», presenta lo
nequaquam hzc appellaretur bonus, quando Dominus renuit dici
Spirito Santo come la pienezza dei doni di Dio: poiché tutti i vantaggi
bonus in eo quod homo factus est. A UGUSTJNUS, De verb. Dom. che si ricavano dalla grazia dei doni di Dio traggono origine da lui.
[~e:m. 29f: Erg_o, avare, quid quaeris? Aut si aliud petas, quid ATANASIO: Infatti a meno che lo Spirito Santo non sia della stessa sostan-
tzbz sufficzat, cuz Deus non sujjicit?
za di Dio che è il solo buono, neppure lui sarebbe chiamato buono; men-
tre anche nostro Signore ha rifiutato di essere chiamato buono in quanto
era diventato uomo. AGOSTINO: O uomo avaro, che cerchi? O se cerchi
altre cose, che ti basterà se Dio non ti basta?
32 Cap. 11, vv. 14-16 Cap. 11 , vv. 14- 16 33

VERSUS 14-16 VERSETTI 14-16

14Et erat lesus eiciens daemonium, et il/ud erat mutum. Et, 14Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito
cum eiecisset daemonium, locutus est mutus, et admiratae il demonio, il muto cominciò a_parlare e le folle rimasero mera~
sunt turbae. 15Quidam autem ex eis dixerunt: In Bee/zebub vigliate. 15Ma alcuni diss~ro : E in _nome ?i B~elzebul , capo dei
principe daemoniorum eicit daemonia. 16Ef a/ii tentantes, demoni, che egli scaccia 1 demoni. 1 6Al~n poi, per metterlo alla
signum de caelo quaerebant ab eo. prova, gli domandavano un segno dal cielo.

GLOSSA: Promiserat Dominus quod Spiritus bonus daretur GLOSSA: Il Signore aveva promesso che a coloro che pregano
orantibus: cuius quidem beneficium subsequenti miraculo demon- sarebbe stato concesso lo Spirito buono, il cui beneficio egli dimostra
strat; unde dicitur «Et erat l esus eiciens daemonium, et illud erat con il miracolo seguente; perciò dice: Gesù stava_ sca~c.ia~id~ un
mutum». THEOPHYLACTUS: Cophos, quem Latini interpretantur demonio che era muto. TEOFILATIO: Kophos, che per I Latm1 s1~1~ca
mutum, apud Graecos frequenter dicitur qui non loquitur; dicitur muto, per i. Greci frcqucnt~~ente ~i dice d~ chi 1_10n parla, e s1 dice
anche di chi non ode; ma pm propnamente e colui che non ode e non
etiam et qui non audit; sed magis proprie qui nec audit nec loqui-
parla. Ora, chi non udì dalla nascita, nccessa_1iamente neppure ~aria:
tur. Qui autem a nativitate non audivit, ex necessitate non loquitur: infatti noi esprimiamo quelle cose che abbiamo appr~so media_nte
ea enim loquimur quae per auditum loqui docemur. Si quis tamen l' udito. Ma se qualcuno ha perso l'udito per w1a malattia, nulla vieta
ex aliqua passione superveniente auditum amiserit, hunc nihil che possa parlare. Quella persona dunque che fu presentata a G~sù ~ra
prohibet loqui. Qui autem Domino oblatus fuit, et mutus erat lin- muta quanto alla lingua e sorda quanto all'.udito. TITO: Ora,_ cgh chia-
gua et surdus auditu. TITUS: Mutum autem ve[ surdum dicit daemo- ma il demonio sordo o muto, essendo cgh la causa, per cu~ la parola
nium quod hanc ingerii passionem, quod non audiatur divinum divina non poteva essere udita. Infatti i demoni, toglie~do l ' ido~~it_à
verbum. Nam daemones auferentes aptitudinem humani affectus, del sentimento umano, logorano l'udito della nostra amma. Pereto i~
obtundunt animae nostrae auditum. ldcirco venit Christus ut eiciat Cristo viene per scacciare il demonio e per farci udir~ la parola d1
daemonium, et audiamus verbum veritatis; unum enim sanavit, ut verità. Egli ha guarito uno, per creare una pregustaz10nc generale
universalem praegustationem facia t humanae salutis; unde della salvezza umana; perciò prosegue: Uscito il demonfo, il mu_to
sequitur «Et cum eiecisset da emon ium, locutus est mutus» . cominciò a parlare. REMIGIO: In Matteo si dice che questo mdemorua-
REMIGJUS: Daemoniacus autem iste apud Matthaeum non solum to non era soltanto muto, ma anche cieco. Perciò in un solo uom?
mutus, sed et caecus fuisse narratu1~ Tria igitur signa simul in uno sono stati compiuti tre miracoli nello stesso tempo. ~l cieco_ vede, _11
homine perpetrata sunt. Caecus videt, mutus loquitur, possessus a muto parla, il posseduto ~al dem?nio vie~e ~iber?to, il c~e s1 co!llp1c
daemone liberatur quod quotidie completur in conversione creden- tutti i giorni nella convcrs10nc dei credenti, s1_cche, scacciato anzitutto
tium, ut, expulso primum daemone, fidei lumen aspiciant; deinde il demonio essi vedono la luce della fede, e m secondo luogo le boc-
ad laudes Dei tacentia prius ora laxentur. CYRJLLUS: Hoc autem che che p;ima tacevano ora sono liberate per rendere gloria a Dio:
miraculo peracto, extollebat eum multitudo praeconiis, et gloria CIRILLO: Compiuto questo miracolo, la folla lo esaltava con grandi
quae Deum decet; unde sequitur «Et admiratae sunt turbae». lodi, rendendo a Dio la gloria che gli è dovuta. Perciò continua: e le
BEDA: Turbis autem, quae minus eruditae videbantur, Domini sem- folle rimasero meravigliate. BEDA: Ora, la folla che ~ra m~no colta~
per /acta mirantibus, Scribae et Pharisaei ve[ negare, ve/ sinistra era sempre meravigliata dalle opere compiute d_al Cnst~; mvece gli
Scribi e i Farisei si sforzavano o di negarle o d1 pervertrrle con una
interpretatione pervertere laborabant; quasi non divinitatis, sed
cattiva interpretazione, come se non fossero opere della div_inità, ma
immundi spiritus opera fuissent; unde sequitur «Quidam autem ex dello spirito immondo. Perciò prosegue: Ma alcuni dissero: E in nome
eis dixerunt: in Beelzebub principe daemoniorum eicit daemonia». di Beelzebul, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni. Beelzebul
Beelzebub Deus erat Accaron: nam Beef quidem ipse Baal, Zebub era il Dio di Ekron: infatti Bee! veniva chiamato lo stesso Baal, men-
autem musca vocatur. Dicit autem Beelzebub, quasi vir muscarum; tre Zebub era la mosca. Ora, dice Beelzebul come se si trattasse di un
34 Cap. 11, vv. 14-16 Cap. 11, vv. 14-16 35

ex cuius spurcissimo ritu principem daemoniorum cognominabant. uomo delle mosche, e per questo lurido rito lo denominavano principe
CYRTLLUS: Alii vero paribus stimulati livoris aculeis, petebant ab eo dei demoni. CIRILLO: Altri invece, spinti da simili pungiglioni di invidia,
caeleste videre portentum; unde sequitur «Àlii tentantes signum de gli chiedevano di vedere un prodigio celeste. Donde prosegue: Altri poi,
caelo quaerebant ab eo»: quasi dicerent: quamvis ab homine dae- per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo; come se
monium eieceris, non tamen hoc est divinae operationis argumen- dicesse: sebbene tu abbia scacciato da un uomo il demonio, questa
tum: nondum enim vidimus aliquid prioribus simile miraculis: non è la prova di un'operazione divina: infatti non abbiamo ancora vi-
Moyses enim transduxit populum per medium maris, losue vero sto qualcosa di simile a miracoli precedenti; poiché Mosè condusse il
successor eius solem retardavit in Gabaon; tu vero nihil horum popolo in mezzo al mare, mentre Giosuè suo successore fermò il sole
ostendisti. Quaerere enim prodigia de caelo innuit, quod huiusmo- a Gabaon: tu invece non hai mostrato nessuna di queste cose. Infatti il
di cogitationibus tunc temporis affìciebantur erga Christum. domandare segni dal cielo mostrava che gli interlocutori erano allora
spinti da simili pensieri verso il Cristo.

VERSUS J 7-20 VERSETTI 17-20

17/pse autem, ut vidit cogitationes eorum, dixit eis: Omne 17Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: Ogni regno diviso
regnum in seipsum divisum deso/abitur, et domus supra in se stesso va in rovina, e una casa cade sull'altra. mora, se
domum cadet. 1BSi autem et satanas in seipsum divisus est, anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il
quomodo stabit re~num eius? quia dicitis in Beelzebub me s uo regno? Voi dite che io scaccio i demoni in nome di
eicere daemonia. 1 Si autem ego in Beelzebub eicio daemo- Beelzebul. 19Ma se io scaccio i demoni in nome di Belzebul, i
nia, ti/ii vestri in quo eiciunt? Ideo ipsi iudices vestri erunt. vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi
20Porro, si in digito Dei eicio daemonia, profecto pervenit in saranno i vostri giudici. 2ose invece io scaccio i demoni con il
vos regnum Dei. dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.

CHRYSOSTOMUS, i n Matthaeum [hom. 42]: Cum Pharisaeorum CRISOSTOMO: Poiché il sospetto dei Farisei era irragionevole, per
suspicio irrationabilis esset, metu multitudinis non audebant eam paura della folla non osavano divulgarlo, ma lo rimuginavano nel lo-
divulgare, sed in animo suo eam vertebant; unde dicitur «Ipse ro animo; perciò si dice: Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: Ogni
autem ut vidit cogitationes eorum, dixit eis: Omne regnum in se regno diviso in se stesso va in rovina, e una casa cade sull'altra.
divisum desolabitur, et domus supra domum cadet». B EDA: Non ad BEDA: Egli risponde non alle cose dette, ma alle cose pensate; per
dieta, sed ad cogitata respondit; ut ve/ sic compellerentur credere costringerli così a credere alla sua potenza che vedeva i segreti del
potentiae eius, quae cordis videbat occulta. CHRYSOSTOMUS: Non cuore. CRISOSTOMO: Ora, non risponde loro in base alle Scritture, poi-
autem respondebat ex Scripturis, quia non attendebant, falso eas ché non prestavano ad esse nessuna attenzione, spiegandole in modo
exponentes; sed ex his respondet quae communiter accidunt. errato, ma risponde loro sulla base di ciò che accade normalmente.
Infatti una casa o una città divise in se stesse vanno facilmente in
Domus enim et civitas si fuerit divisa, velociter dissipatw: et
rovina, e anche un regno, di cui non c'è nulla di più forte: infatti la
etiam regnum, quo nihil est validius: firma! enim regna et domos
concordia dei sudditi sostiene le case e i regni . Perciò, dice, se io
subditorum concordia. Si ergo, inquit, ego per daemonem daemo- scaccio i demoni per opera dei demoni, c'è discordia tra di loro e la
nia eicio, dissensio inter eos est, et perit virtus eorum; unde sub- loro forza viene meno. Quindi soggiunge: Ora, se anche satana è
dit «Si autem et satanas in seipsum divisus est, quomodo stabit diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Poiché voi
regnum eius, quia dicitis me in Beelzebub eicere daemonia?». dite che io scaccio i demoni in nome di Beelzebul. Infatti satana non
Non enim satanas sibiipsi repugnat, nec suis satellitibus nocet, combatte contro se stesso né danneggia i propri compagni, ma piutto-
36 Cap. 11, vv. 17-20 Cap. 11, vv. 17-20 37

sed potius statuit regnum suum. Restat ergo quod divina virtute sto rafforza il suo regno. Così non ci resta altro che io schiacci satana
conteram satanam. AMBROSIUS: In hoc etiam os tendit regnum con la potenza di Dio. AMBROGIO: Con ciò egli fa vedere che il suo
suum individuum esse, atque perpetuum: et ideo qui non in regno è unito e perpetuo, mentre coloro che non ripongono la loro
Christo spem gerunt, sed in principe daemoniorum eicere dae- speranza in Cristo, ma pensano di scacciare i demoni in nome del
mones opinantw: eos regni negat esse perpetui, quod spectat principe dei demoni, egli nega che abbiano un regno perpetuo, il che
etiam ad populum Iuda eorum. Quomodo enim potest regnum tocca anche il popolo dci Giudei. In che modo infatti può il regno dei
Judaeorum esse perpetuum, quando a legis populo Iesus negatur, Giudei essere perpetuo, quando dal popolo della Legge Gesù Cri sto è
negato, lui che viene promesso dalla Legge? Così in parte la fede del
qui ex lege debetur? Ita ex parte se fides ludaicae plebis impu-
popolo d'Israele combatte se stessa: e combattendo si divide, e divi-
gna!, impugnando dividitur, dividendo dissolvitur; et ideo regnum dendosi si dissolve; mentre il regno della Chiesa resterà in eterno,
E cclesiae manebit aeternum, quia individua fides corpus est poiché la fede una e indivisibile costituisce un solo corpo. BEDA: An-
unum. BEDA : Regnum etiam Patris et Filii et Spiritus sancti non che il regno del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo non è diviso,
est divisum, quod est aeterna stabilitate mansurum. Desistant igi- e resterà con una stabilità eterna. Perciò gli Ariani smettano di dire
tur Ariani iuniorem Patre Filium, filio vero Spiritum sanctum che il Figlio è più giovane del Padre e lo Spirito Santo del Figlio;
dicere: quia quorum unum est regnum, horum est et una maiestas. perché di coloro dei quali il regno è uno solo, unica è anche la mae-
CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 42]: Haec est prima solutio; stà. CRfSOSTOMO: Questa è la prima risposta; la seconda, che riguarda
secunda vero, quae est de discipulis, quam ponit subdens «Si i discepoli, la presenta nel modo seguente: Ma se io scaccio i demoni
autem ego in Beelzebub eicio daemonia, filii vestri in quo in nome di Beelzebul, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano?
eiciunt?». Non dicit: Discipuli mei, sed <<filii vestri», volens eorum Non dice: I miei discepoli, ma i vostri discepoli, volendo addolcire il
permulcere furorem. CYRIUUS: Judaei namque, et a Iudaeis, secun- loro furore. CIRILLO: Infatti i discepoli di Cristo erano Giudei ed era-
dum carnem, exorti sunt Christi discipuli: qui potestatem in spiri- no sorti dai Giudei secondo la carne, e avevano ottenuto da Cristo il
tus immundos adepti erant a Christo, et oppressos ab eis in nomine potere sugli spiriti immondi e nel nome di Cristo Liberavàno quanti
Christi liberabant. Cum ergo filii vestri satanam in nomine meo erano da loro oppressi. Perciò, poiché i vostri figli distruggono satana
conterunt, quomodo non habet multam amentiam, dicere me a nel mio nome, non è una pazzia affc1mare che io ricevo il mio potere
Beelzebub virtutem habere? Damnabimini igitur ex fide natorum da Bcelzebul? Così voi siete condannati dalla stessa fode dei vostri fi-
gli . Perciò soggiunge: essi stessi saranno i vostri giudici. CRISOSTOMO:
vestrorum; unde subditur «Ideo ips i iudices vestri erunt» . Quindi, poiché coloro che discendono da voi obbediscono a me, è
CHRYSOSTOMUS [ibid.]: Quoniam enim ex vobis emanantes mihi evidente che essi condanneranno coloro che fanno il contrario. BEDA:
obediunt, liquet quod condemnabunt operantes contraria. BEDA: Oppure secondo un altro senso. Per figli dei Giudei egli intende gli
Ve! a/iter. Filios Iudaeorum exorcistas Gentis illius significa!, qui esorcisti della nazione che cacciano i demoni invocando il nome di
ad invocationem Dei eiciebant daemones; quasi dicat: Si expulsio Dio; come se dicesse: se la cacciata dei demoni tra i vostri figli viene
daemonum in filiis vestris Deo, non daemonibus deputatur: quare attribuita a Dio e non ai demoni, perché nel mio caso la stessa opera
in me idem opus non eamdem habeat causam? «Ergo ipsi vestri non avrebbe la stessa causa? Perciò essi stessi saranno i vostri giudi-
iudices erunt», non potestate, sed operatione, dum illi expulsionem ci, non nel potere ma nell 'operazione, poiché essi assegnano a Dio la
daemonum Deo assignant, vos Beelzebub principi daemoniorum. cacciata dci demoni mentre voi la assegnate a Bcclzebul, il capo dei
CYRTLLUS: Postquam ergo quod dicitis, calumniae notam habet, demoni. CIRILLO: Perciò, dato che quanto voi dite ha la caratteristica
manifestum est quod in Spiritu Dei eicio daemonia; unde subdit di una calunnia, è evidente che io scaccio i demoni con lo Spirito di
«Porro si in digito Dei eicio daemonia, profecto pervenit in vos Dio; perciò soggiunge: Se io invece scaccio i demoni con il dito di
regnum Dei». A uGUSTINUS, De cons. Evang. [2,38]: Quod Lucas Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. AGOSTINO: Che Luca parli
digitum Dei dicit, ubi Matthaeus dixit spiritum, ab eadem sententia di dito di Dio là dove Matteo aveva parlato di Spirito, non è per un
non recedit; quin potius et aliquid docet, ut noverimus quemadmo- allontanamento dalla stessa sentenza, ma anzi, insegna piuttosto qual-
dwn intelligamus ubicumque Scripturarum Legerimus digitum Dei. che cosa: perché così sappiamo che significato dare all'espressione
«dito di Dio» ogniqualvolta la incontriamo nella sacra Scrittura.
F
38 Cap. 11, vv. 17-20 Cap. 11, vv. 17-20 39

A UGUSTINUS, De quaest. Evang. [2, 1 7]: Dicitur autem Spiritus AGOSTINO: Lo Spirito Santo viene detto dito di Dio per la distribuzio-
sanctus digitus Dei, propter partitionem donorum, quae in eo ne dei doni che sono concessi per mezzo di lui, a ciascuno il proprio
dantur unicuique propria, sive hominum, sive Angelorum; in nul- dono, sia che si tratti degli Angeli o degli uomini; infatti in nessun'al-
lis enim membris nostris magis appare! partitio quam in digitis. tra delle nostre membra la divisione appare così chiara come nelle
CYRJLLUS: Vel Spiritus sanctus dicitur digitus Dei: Filius enim dita. CCRILLO: Oppure lo Spirito Santo viene detto dito di Dio poiché il
manus et brachium Patris dictus est: operatur enim Pater cuncta Figlio viene detto mano oppure braccio del Padre: infatti il Padre fa
per eum. Sicut igitur digitus non est alienus a manu, sed ei natu- tutto per mezzo di lui. Perciò, poiché il dito non è diverso dalla mano
ra/iter insitus; sic Spiritus sanctus consubstantialiter connexus est ma le appartiene natmalmente, così lo Spirito Santo è congiunto al
Figlio in modo consustanziale e per mezzo di lui il Figlio opera ogni
Filio, et per eum omnia Filius operatur. ÀMBROSJUS: Nec tamen
cosa. AMBROGIO: E neppure nel compattarsi insieme delle nostre
tibi membrorum compactione nostrorum portio quaedam videatur
membra si deve pensare che debba essere fatta qualche divisione di
facienda virtutis; individuae enim rei non potest esse divisio,· et potere, poiché non ci può essere alcuna divisione in una cosa indivisi-
ideo ad formam unitatis, non ad distinctionem potestatis referen- bile. Perciò il richiamo dcl dito dev'essere riferito alla fo1ma dell'u-
da digiti nuncupatio est. ÀTHANAS!US, Contra Arianos [orat. 2}. Ad nità e non alla distinzione del potere. ATANASIO: Ora, nel momento
praesens autem non renuit Dominus gratia suae humanitatis dice- attuale il Signore non ricusa per la sua umanità di dirsi inferiore allo
re se minorem Spiritu sancta, dicens se in eo daemones eicere, Spirito Santo, affermando che per mezzo di lui egli scaccia i demoni,
quasi non sujfìciente humana natura ad daemonum expulsionem, in quanto senza l'aiuto dello Spirito Santo l'umana natLU"a non è suffi-
nisi virtute Spiritus sancti. CYRILLUS: Et ideo convenienter dicitur ciente a tale espulsione. CCRILLO: Perciò si dice opportunamente: è dun-
«Pervenit in vos regnum Dei»; idest, si ego, homo existens, in que giunto a voi il regno di Dio; cioè: se io che sono un uomo scaccio i
Spiritu divino eicio daemones, ditata est humana natura in me, et demoni nello Spirito di Dio, in me la natura umana è stata anicchita ed
advenit regnum Dei. CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 42}: è giunto il regno di Dio. CRISOSTOMO: Ora, dice a voi (Super vos), per
Dicit autem «Super vos», ut eos attraheret; quasi dicat: Si vobis attrarli; come se dicesse: Se giunge a voi la prosperità, perché disprez-
adveniunt prospera, cur vestra bona fastiditis? A MBROSIUS: Simul zate i vostri beni? AMBROGIO: Allo stesso tempo egli fa vedere che c'è
ostendit etiam imperialem quamdam esse Spiritus sancti potesta- un potere regale che lo Spirito Santo possiede, nel quale c'è il regno
tem, in quo regnum est Dei: nos quoque, in quibus habitat di Dio, e che noi, nei quali dimora lo Spirito, siamo una casa regale.
Spiritus, esse regalem domum. TJTUS: Vel dicit «Pervenit in vos T1TO: Oppure dice: è giunto a voi (in vos) il regno di Dio, affinché si
regnum Dei», ut intelligatur, pervenit contra vos, non pro vobis: intenda che è venuto contro di voi e non per voi. Infatti la seconda
horrendus enim est perfidis Christi secundus adventus. venuta di Cristo sarà tenibile per i cristiani infedeli.

VERSUS 21-23 VERSETTI 21-23

21Cum fortis armatus custodit atrium suum, in pace sunt ea 21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo
quae possidet. 22Si autem fortior eo superveniens vicerit eum, palazzo, tutti i suoi beni sono al sicuro. 22Ma se arriva uno più
universa arma eius auferet, in quibus confidebat, et spolia eius forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale con-
distribuet. 23Qui non est mecum contra me est, et qui non co/- fidava e ne distribuisce il bottino. 23Chi non è con me è contro
ligit mecum dispergit. di me; e chi non raccoglie con me, disperde.

CYRILLUS: Quia necessarium erat per multas considerationes CIRILLO: Siccome era necessario per molte ragioni confutare gli
detrahentium retractare sermonem, utitur nunc exemplo manifestis- argomenti dei suoi detrattori, nostro Signore ora ricon-e a un esempio
simo, quod demonstrat volentibus intueri, quod principem huius chiarissimo, con cui mostra a coloro che vogliono esaminarci che
40 Cap. 11, vv. 21-23 Cap. 11, vv. 21-23 41

saeculi virtute sibi insita vicit, dicens «Cum fortis armatus custodi! egli trionfa con il suo potere intrinseco sul principe di questo mondo,
atrium suum, in pace sunt ea quae possidet». CHRYSOSTOMUS, In dicendo: Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo
Matthaeum [hom. 42}: Fortem vocat diabolum, non quia natura/i- palazzo, tutti i suoi beni sono al sicuro. CRISTOSTOMO: Egli chiama
ter huiusmodi sit, sed innuens antiquam eius tyrannidem, quam forte il diavolo non perché sia tale naturalmente, ma alludendo alla
pusillanimitas nostra causavit. CYRILLUS: Erat enim ante Salvatoris sua antica tirannide che fu causata dalla nostra pusillanimità.
adventum violentia multa, rapiens alienos greges, scilicet Dei, et CIRILLO: Infatti prima della venuta del Salvatore c'era una grande
quasi ad proprium ducens ovile. T!IEOPHYLACTUS: Arma autem eius violenza che rapinava i greggi degli altri, cioè di Dio, e li trascinava
sunt omnes species peccatorum, in quibus confidens invaluit contra dentro il proprio ovile. TEOFILATIO: Ora, le sue armi sono ogni gene-
homines. BEDA: Atrium vero illius mundum vocat, qui in maligno re di peccati, confidando nei quali egli prevale sugli uomini. BEDA:
positus est, in quo usque ad Salvatoris adventum potiebatur impe- Egli chiama suo palazzo il mondo, che si trova nella malvagità e sul
rio; quia in cordibus infidelium sine ulla contradictione quiescebat, quale fino alla venuta del Salvatore egli godeva di un potere assoluto,
sed fortiori potentia Christus victor, omnes homines liberando, poiché sostava nei cuori degli infedeli senza alcuna opposizione; ma
con un potere più forte Cristo vincitore, liberando tutti gli uomini, lo
ipsum eiecit; unde subditur «Si autemfortior ilio superveniens vice-
ha scacciato; perciò soggiunge: Ma se uno più forte di lui arrivando
rit eum, universa arma eius auferet, in quibus confidebat, et spolia
lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distri-
eius distribuet». CrRTLLUS: Postquam enim Dei summi Verbum, buisce il bottino. CIRILLO: Infatti dopo che il Verbo del sommo Dio,
totius fortitudinis dator, et Dominus virtutum, factum est homo, datore di ogni fortezza e Signore delle potenze, è divenuto uomo, lo
invasit illum, et arma eius abstulit. BEDA: Sunt ergo arma eius astutiae assalì e lo spogliò delle sue armi. BEDA: Le sue armi sono l'astuzia e
dolique nequitiae spiritualis; spolia vero eius ipsi homines sunt ab l'inganno della frode spirituale, mentre il bottino sono gli uomini
eo decepti. CYRILLUS: Nam qui dudum in-etili fuerant ab eo Judaei stessi ingannati da lui. CJRILLO: Infatti i Giudei che in precedenza
in divinam ignorantiam et errorem, evocati sunt per sanctos erano stati irretiti nell'ignoranza di Dio e nell'errore, sono stati chia-
Apostolos ad notitiam veritatis, et oblati sunt Deo Patri per fidem mati dagli Apostoli alla conoscenza della verità e sono stati offerti a
adhibitam Filio. BASILIUS: Distribuit etiam spolia, exhibens fideles Dio Padre mediante la fede che avevano nel Figlio. BASILIO: Inoltre
custodias Angelorum ad hominum salutem. BEDA: Victor etiam egli distribuisce il bottino, fornendo la custodia fedele degli Angeli
Christus spolia distribuit, quod est insigne triumphantis: quia capti- per la salvezza degli uomini. BEDA: Come vincitore il Cristo distri-
vam ducens captivitatem, dedit dona hominibus: quosdam quidem buisce il bottino, che è il segno del trionfatore, poiché conducendo i
Apostolos, alios Evangelistas, hos Prophetas, illos pastores ordi- prigionieri portò doni agli uomini: cioè ordinando alcuni Apostoli,
nans et doctores. C11RYSOSTOMUS: Deinde ponitur quarta solutio, altri Evangelisti, altri Profeti, altri pastori e dottori. CRISOSTOMO: Poi
cum subditur «Qui non est mecum, adversum me est»; quasi dicat: è posto il quarto argomento quando soggiunge: Chi non è con me è
Ego volo homines ojjerre Deo, satanas autem contrarium. Qualiter contro di me. Come se dicesse: io voglio offrire gli uomini a Dio;
ergo qui mihi non cooperatur, sed dissipa! quae mea sunt, tam mihi satana vuole il contrario. Perciò in che modo chi non coopera con
consentaneus fiere! ut una mecum eiceret daemones? me, ma dissipa le mie cose, può accordarsi con me fino al punto da
Sequitur «Et qui non colligit mecum, dispergit». CYRTLLUS: scacciare i demoni?
Quasi dicat: Ego veni ut filios Dei ab eo dispersos congregem; at Prosegue: chi non raccoglie con me disperde. CrRILLO: Come se
ipse satanas, cum mecum non sit, quae collegi et salvavi, tentat dicesse: io sono venuto a raccogliere i figli che sono stati dispersi da
lui ; ma lo stesso satana che non sta con me, ciò che io bo raccolto e
dispergere. Qua/iter ergo qui meis dispensationibus refragatur,
salvato egli cerca di disperderlo. Perciò in che modo chi si oppone a
virtutem mihi ministrat? CllRYSOSTOMUS [ibid.}: At si qui non coo-
tutti i miei sforzi mi può assistere con il suo potere? CRISOSTOMO: Ma
peratur, adversarius est, multo magis qui obstat. Videtur tamen se è un avversario chi non coopera con me, molto più lo è chi mi si
mihi et ludaeos ad praesens sub aenigmate tangere, ordinans eos oppone. Tuttavia a me sembra che qui egli sfiori in modo oscuro
cum diabolo: nam et ipsi agebant contra eum, et dispergebant anche i Giudei, mettendoli insieme con il diavolo; infatti anch'essi
quos congregabat. agivano contro di lui e disperdevano coloro che egli raccoglieva.
42 Cap. 11, vv. 24-26 Cap. 11, vv. 24-26 43

VERSUS 24-26 VERSETTI 24-26

24Cum immundus spiritus exierit de homine, ambulat per 24Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per
loca inaquosa quaerens requiem et non inveniens dicit: luoghi aridi in cerca di riposo e non trovandone dice: ritornerò
Revertar in domum meam unde exivi. 25Et, cum venerit, invenit nella mia casa dalla quale sono uscito. 25Venuto, la trova
eam scopis mundatam et ornatam. 26Tunc vadit et assumit spazzata e adorna. 26Allora va, prende con sé altri sette spiriti
septem alias spiritus secum nequiores se, et ingressi habitant peggiori di lui ed essi, entrati, vi alloggiano e la condizione
ibi. Et fiunt novissima hominis i/lius peiora prioribus. finale di quell'uomo diventa peggiore della prima.

CIRILLO: Dopo quanto è stato detto il Signore mostra donde deriva


CYRILLUS: Post praemissa ostendit Dominus unde contigit al popolo dei Giudei il fatto di cadere in siffatte opinioni riguardo al
popu/o ludaeorum ut ad huiusmodi opiniones laberentur de CJisto, dicendo: Quando lo spirito immondo esce dal/ 'uomo si aggira
Christo, dicens «Cum immundus spiritus exierit ab homine, ambu- per Luoghi aridi in cerca di riposo. Infatti che questo esempio riguardi
lat per loca inaquosa, quaerens requiem». Quod enim hoc exem- i Giudei Matteo lo afferma dicendo (12,45): «Così accadrà anche a
plum ad l udaeos spectet, Matthaeus expressit dicens (I 2,45): «Sic questa generazione perversa». Infatti per il tempo in cui si trovavano
erit et generationi huic pessimae». Quamdiu enim erant in in Egitto, vivendo secondo le pratiche degli Egiziani, abitava in essi lo
Aegypto viventes ritu Aegyptiorum, inhabitabat in eis spiritus spi.Lito maligno, che fu cacciato da loro quando uccisero l'agnello che
malignus, qui expulsus est ab eis, quando mactaverunt agnum in raffigurava il Cristo, e furono lavati nel suo sangue, e in questo modo
jìgura Christi, et Liniti sunt eius sanguine, et sic evitaverunt evitarono il distruttore. AMBROGIO: Così c'è un confronto tra un solo
destructorem. AMBROSJUS: Jtaque in uno homine totius populi uomo e tutto il popolo Giudaico, dal quale per m ezzo della Legge lo
Iudaici comparatio est, a quo per legem spiritus immundus exie- spirito immondo era uscito. Ma poiché nei Gentili, i cuoù dei quali
rat. Sed quia in Gentibus, quorum corda prius arida erant, sed prima erano aridi ma poi nel battesimo venivano ilrnrati dalla rugiada
postmodum per baptisma rore Spiritus humescebant, propter dello Spirito, il demonio non riusciva a trovare riposo per la loro fede
fìdem Christi requiem diabolus invenire non potuit (immundis in Cristo (infatti per lo spit·ito immondo Cristo è un fuoco acceso),
enim spiritibus Christus incendium est) : ideo regressus est ad perciò fa ritorno al popolo dei Giudei; quindi prosegue: Ritornerò
plebem ludaeorum; unde sequitur «Et non inveniens, dicit: nella mia casa dalla quale sono uscito. OR!GENE: Cioè a coloro che
Revertar in domum meam unde exivi». ORJGENES: ldest ad eos qui appartengono a Israele, che scopri che non avevano in se stessi nulla
sunt ex lsraet: quos vidit nihil divinum in se continentes, sed di divino, ma erano incolti e restavano disponibili alla sua abitazione;
desertos et vacantes habitationi eius; unde sequitur «Et cum perciò prosegue: Venuto, la trova spazzata e adorna. AMBROGIO:
venerit, invenit eam scopis mundatam». AMBROSTUS: Forensi enim Poiché Israele era ornato esteriormente con una bellezza superficiale,
et perfunctoria specie compta animo manet interiore pollutior: mentre interiormente il suo animo era più macchiato che mai e non
lavava o estingueva il fuoco con l'irrigazione del sacro fonte, giusta-
neque enim sacri fontis irriguo aut abluebat aut restinguebat
mente lo spirito immondo faceva ritorno a questa dimora, portando
ardorem: meritoque ad eam spiritus redibat immundus, adducens
con sé sette spiriti peggiori di lui; perciò continua: Allora va, prende
secum septem spiritus nequiores; unde sequitur «Et tunc vadit, et con sé altri sette spiriti peggiori di Lui ed essi entrati vi alloggiano:
assumit septem alias spiritus secum nequiores se; et ingressi habi- poiché aveva profanato il mistero della settimana della legge e dell'ot-
tant ibi»: quoniam scilicet in hebdomada legis et octavae mysterium tavo giorno. Così, come in noi si moltiplica la grazia del settifo1me
commisit. Itaque, ut nobis multiplicatur septiformis Spiritus gra- Spirito, parimenti su di loro piomba l' intero assalto degli spiriti
tia; ita illis immundorum spirituum omnis cumulatur iniuria: uni- immondi: infatti col numero sette spesse volte si intende la totalità.
versi tas enim hoc numero aliquoties comprehenditur. CRISOSTOMO: Ora, i cattivi spiriti che dimorano nelle anime dei Giudei
CHRYSOSTOMUS, in Matthaeum [hom. 44): Incolunt autem animas erano peggiori di quelli precedenti: infatti allora si accanivano contro i
ludaeorum daemones peiores prioribus: nam tunc temporis in Profeti, mentre ora oltraggiano lo stesso Signore dei Profeti; perciò da
44 Cap. 1 i, vv. 24-26 Cap. 1 L, vv. 24-26 45

Prophetas saeviebant, nunc vero ipsi Domino Prophetarum iniu- Vespasiano e da Tito patirono cose peggiori che in Egitto e in Babilo-
riantur; atque ideo a Vespasiano et Tito peiora passi fuerunt quam nia. Quindi prosegue: e la condizione finale di quell'uomo diventa
in Aegypto et in Babylone; unde sequitur «Et jìunt novissima peggiore della prima. Tnfatti allora c'era la provvidenza divina e la
hominis illius peiora prioribus». Tunc etiam aderat eis divina pro- grazia dello Spirito Santo, ora sono privati anche di questa assistenza;
visio et gratia Spiritus sancti; nunc vero etiam hac cura privan- quindi c'è una maggiore scarsità di forze, e le loro sofferenze sono più
tur; propter quod virtutis maior penuria mmc, et aerumna inten- gravi e la tirannia dei cattivi spiriti più tenibile. CIRILLO: Tnoltre la
siot; et daemonum exactio saevior. CYRILLUS: Sunt etiam «novissi- condizione finale diventa peggiore della prima, secondo quel detto
apostolico (2 Pt 2,2 1): «Meglio infatti sarebbe stato per loro non
ma peiora prioribus», secundum illud Apostolicum (2 Pet1" 2,21):
conoscere la via della verità, anziché retrocedere dopo averla cono-
«Melius erat eis veritatis viam non cognoscere, quam post agni-
sciuta». BEDA: Ciò può essere inteso anche di qualsiasi eretico o sci-
tam retroire». BALJA: Potest etiam hoc accipi de haeretico quolibet smatico, o anche di un cattivo cattolico, dal quale al tempo del battesi-
ve/ schismatico, ve/ etiam malo catholico, de quo, tempore bapti- mo era uscito lo spirito immondo. E va girovagando per luoghi aridi;
smatis, spiritus exierat immundus, locaque inaquosa peragrat; cioè i cuori dei fedeli che sono stati pw-ificati da ogni conoscenza
idest, corda fidelium, quae a mollitie jluxae cogitationis expurga- instabile e passeggera, il malizioso tentatore li va esplorando per
ta sunt, callidus insidiator explorat, si quos ibi nequitiae suae vedere se riesce a piantarvi le orme della sua malizia. Poi dice:
gressus figere possit. Dicit autem «Revertar in domum meam unde Ritornerò nella mia casa dalla quale sono uscito. E qui dobbiamo
exivi»: in quo timendum est ne culpa, quam in nobis extinctam stare attenti affinché il peccato che noi credevamo estinto, a causa
credebamus, per incuriam nos vacantes opprimat. Jnvenit autem della nostra negligenza non tomi a opprimerci. Tnfatti la trova spazza-
eam scopis mundatam, hoc est gratia baptismatis a peccatorum ta, cioè ripulita per la grazia del battesimo dalla macchia del peccato,
labe castigatam, sed nulla boni operis industria cumulatam. Per ma non attrezzata con l' industria delle opere buone. Mediante i sette
septem autem malos spiritus, quos assumi!, universa vitia desi- spiriti cattivi che sono indicati egli designa tutti i vizi. E sono detti
gnat. Nequiores autem dicuntur, quia non solum habebit i/la septem peggiori degli altri perché non solo avrà i sette vizi contrari alle sette
vitia quae septem spiritualibus sunt contraria virtutibus, sed virtù spirituali, ma anche per mezzo dell' ipocrisia simulerà di posse-
etiam per hypocrisim ipsas se virtutes habere simulabit. dere le virtù stesse. CRISOSTOMO: Prendiamo le parole che seguono
CiIRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 45]: Non solum autem illis, come se fossero state rivolte non solo a loro, ma anche a noi: e La con-
sed et nobis fare dieta accipiamus quae sequuntur «Et erunt dizione finale di quel/ 'uomo diventa peggiore della prima. Infatti se
novissima hominis illius peiora prioribuS»: quia si illustrati et a illuminati e liberati dai nostri peccati precedenti noi facciamo di
pristinis malis remoti, denuo redimus ad eamdem nequitiam, nuovo ritorno alla stessa cattive1ia, una pena più grave accompagnerà
gravior deinceps erit poena sequentium peccatorum. BEDA: i nostri peccati seguenti. BEDA: Si potrebbe intendere anche semplice-
Posset etiam simpliciter intelligi, Dominum haec ad distinctionem mente che il Signore abbia aggiunto queste parole per distinguere le
proprie opere da quelle di satana: che cioè egli purifica sempre le cose
suorum et satanae operum adiunxisse, quod scilicet ipse semper
macchiate, mentre satana si affretta a contaminare con più gravi soz-
polluta mundare, satanas vero mundata gra vioribus sordibus con-
zure le cose mondate.
taminare festinet.

VERSUS 27-28 VERSETTI 27-28

2 7Factum
est autem, cum haec diceret, extollens vocem 27Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo
quaedam mulier de turba dixit il/i: Beatus venter qui te portavit, alla folla e disse: Beato il ventre che ti ha portato e il seno da
et ubera quae suxisti. 2BAt il/e dixit: Quinimmo beati qui cui hai preso il latte. 28Ma eg li disse: Beati piuttosto coloro che
audiunt verbum Dei et custodiunt il/ud. ascoltano la parola di Dio e la osservano.
46 Cap. 11, vv. 27-28 Cap. 11, vv. 27-28 47

BEDA: Scribis et Pharisaeis Dominum tentantibus, simul et bla- BEDA: Agli Scribi e ai Farisei che tentavano e bestemmiavano il
sphemantibus, incarnationem eius magna fiducia quaedam mulier Signore, una donna confessa con grande fiducia la sua incarnazione.
confitetur; unde sequitur «Factum est autem cum haec diceret, Perciò continua: Mentre diceva questo una donna alzò la voce di
extollens vocem quaedam mulier de turba, dixit il/i: Beatus venter mezzo alla folla e disse: Beato il ventre che ti ha portato e il seno da
qui te portavit, et ubera quae suxisti»: ubi et praesentium calum- cui hai preso il latte: dove confuta la calunnia dei presenti e la perfi-
niam, et futurorum confundit haereticorum perfidiam; nam sicut dia degli eretici futuri ; perché come allora i Giudei, bestemmiando le
tunc Judaei, sancti Spiritus opera blasphemando, verum D ei opere dello Spirito Santo, negavano il vero Figlio di Dio, così in
Filium negabant; sic haeretici postea negando Mariam semper seguito gli eretici, negando che la beata vergine Maria, con la coope-
virginem, Spiritus sancti cooperante virtute, nascituro unigenito razione dello Spirito Santo, abbia offerto la materia della sua carne
Deo camis suae materiam ministrasse, verum consubstantialem- alla nascita dell 'unigenito Figlio di Dio, dicevano che non bisognava
que Patri Filium hominis fàteri non debere dixerunt. Sed si caro confessare che colui che era Figlio dell'uomo fosse veramente conso-
Verbi Dei secundum carnem nascen.tis, a carne virginis matris stanziale al Padre. Ma se la carne del Verbo di Dio che nasce secondo
pronuntiatur extranea, sine causa venter qui eum portasset, et la carne viene dichiarata estranea rispetto alla carne della Vergine
ubera quae lactassent, beatifìcantw~ Qua vero consequentia eius Madre, senza alcun motivo sono dichiarati beati il ventre che lo ha
Lacte credatur nutritus ex cuius semine n.egatur conceptus, cum ex portato e il seno da cui ha preso il latte. Ma con quale ragionamento
unius et eiusdem fontis origine, secundum physicos, uterque pensano che egli sia stato nutrito con il latte di colei dal seme della
liquor manare perhibetur? Non autem tantummodo eam quae quale essi negano che sia stato concepito? infatti secondo i medici
Verbum Dei corpora/iter generare meruerat, sed et omnes qui entrambi i fluidi provengono dalla stessa fonte. Ma egli afferma che è
idem Verbum spiritualiter auditu fidei concipere, et boni operis beata non solo colei che meritò di generare corporalmente il Verbo di
custodia ve! in suo, ve/ in proximorum corde parere et quasi alere Dio, ma sono beati anche coloro che concepiscono lo stesso Verbo
studuerint, asserit esse beatos; sequitur enim «A t ille dixit: spiritualmente mediante l'ascolto della fede, e con la pratica delle o-
Quinùnmo beati qui audiunt verbwn Dei, et custodiunt illud». pere buone cercano di generarlo e alimentarlo o nel proprio cuore o in
CI-tRYSOSTOMUS, in Matthaeum [hom. 45]: Nonfuit hoc responsum quello del prossimo. Infatti prosegue: Ma egli disse: beati piuttosto
repudiantis matrem, sed ostendentis quod nihil ei partus profìtis- coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano. ClusosTOMO:
set, nisi valde bona et fidelis fùisset. Ceterum si Mariae non Questa risposta non era per ripudiare la madre, ma per mostrare che
proderat sine virtutibus animae Christum ab ea ortum traxisse: il parto non le avrebbe affatto giovato a meno che fosse stata molto
multo magis nobis sive patrem, sive fratrem, sive fìlium virtuosum buona e fedele. Ma se Maria non avrebbe ricavato alcun vantaggio
habeamus, nos autem absistamus ab iilius virtute, nequaquam hoc dal fatto che il Cristo fosse nato da lei qualora fosse stata priva delle
prodesse valebit. BEDA: Eadem autem Dei genitrix et inde quidem virtù dell'anima, a fortiori neppure noi ricaveremo alcun vantaggio
beata, quia verbi incarnandi ministra est /acta temporalis; sed dal fatto che abbiamo il padre, il fratello o il figlio virtuosi mentre
inde multo beati01~ quia eiusdem semper amandi custos manebat noi siamo privi della loro virtù. BEDA: Ora, la stessa madre di Dio è
aeterna. Hac etiam sententia sapientes Judaeorum percutit, qui indubbiamente beata perché è stata resa ministra temporale dell' in-
Verbum Dei non audire et custodire, sed negare et blasphemare carnazione del Verbo; ma ancora più beata perché divenne la custode
quaerebant. eterna di colui che si doveva amare per sempre. Questa sentenza
colpì però anche i sapienti dei Giudei, i quali cercavano non di ascol-
tare e custodire, ma di negare e bestemmi are il Verbo di Dio.
48 Cap. JJ, vv. 29-32 Cap. 11, vv. 29-32 49

VERSUS 29-32 VERSETTI 29-32

29Turbis autem concurrentibus coepit dicere: Generatio 29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: Questa
haec generatio nequam est; signum quadri, et signum non generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno,
dabitur ei, nisi signum lonae prophetae. 30Nam sicut lonas fuit ma non le sarà dato alcun segno fuorché il segno di Giona. 30Poi-
signum Ninivitis, ita erit et Fi/ius hominis generationi isti. 31 Re- ché come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Fi-
gina Austri surget in iudicio cum viris generationis huius et con- glio dell'uomo lo sarà per questa generazione. 31 La regina del sud
demnabit illos; quia venit a finibus terrae audire sapientiam sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione
Sa/omonis et ecce plusquam Salomon hic. 32Viri Ninivitae sur- e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per
gent in iudicio cum generatione hac et condemnabunt illam ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone
. . ' c'è qui. 32Quelli di Ninive sorgeranno nel giudizio insieme con
qwa poemtentiam egerunt ad praedicationem /onae, et ecce
plusquam lonas hic. questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predica-
zione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui.

BEDA: Duplici Dominus fiterat quaestione pulsatus. Quidam BEDA: Il Signore era stato assalito con due domande. Infatti alcuni lo
enim calumniabantur eum in Beelzebub eiecisse daemonia, quibus calunniavano dicendo che aveva scacciato i demoni con l'aiuto di
hactenus est responsum; et a/ii tentantes, signum de caelo quaere- Beelzebul, e ad essi ora ha risposto; alni mettendolo alla prova gli chiede-
bant ab eo, quibus ab hinc respondere incipit; unde sequitur vano un segno dal cielo, c a questi comincia a rispondere da questo punto.
«Turbis autem concurrentibus, coepit dicere: Generatio haec, Perciò prosegue: Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
generatio nequam est». AMBROSJUS: Ut scias Synagogae populum Questa generazione è una generazione malvagia. AMBROGIO: Perché tu
deformari, ubi Ecclesiae beatitudo laudatur. Sicut autem fuit sappia che il popolo della Sinagoga viene disonorato, mentre viene esalta-
Ionas signum Ninivitis, ita erit et Filius hominis Judaeis; unde ta la beatitudine della Chiesa. Ora, come Giona fu il segno dato ai Niniviti,
subditur «Signum quadri; et signum non dabitur ei, nisi signum così il Figlio dell'uomo sarà il segno concesso ai Giudei; perciò soggiun-
Ionae Prophetae». BAS!L!US: Signum est res in propatulo posita, ge: essa cerca un segno, ma non le sarà dato altro segno fùorché il segno
alicuius occulti continens in se declarationem; sicut Jonae signum di Giona. BAsruo: Il segno è una cosa posta in vista che contiene in se
descensum ad in/eros ac iterum ascensum Christi, et resurrectio- stesso la manifestazione di qualche cosa di nascosto; come il segno di
nem a mortuis repraesentat; unde subditur «Nam sicut Ionas fuit Giona rappresenta la discesa di Cristo agli inferi e la sua risalita e la sua
signum Ninivitis, ita et Filius hominis generationi isti». B EDA: 1isurrezione dai m01ti. Perciò soggiunge: Poiché come Giona fu un segno
Signum eis tribuit, non de caelo, quia indigni erant videre,· sed de per quelli di Ninive, così anche il Figlio del/ 'uomo lo sarà per questa
profundo inferni: signum scilicet incarnationis, non divinitatis; generazione. BEDA: Egli concede loro un segno, ma non dal ciclo, perché
passionis, non glorificationis. AMBROSIUS: Ut autem Ionae typus erano indegni di vederlo, bensì dalla più bassa inferiorità: cioè il segno
dell'incarnazione e non della divinità; della passione e non della glorifica-
signum dominicae passionis est, ita etiam gravium, quae Iudaei
zione. AMBROGIO: Ora, come la figura (typus) di Giona è il segno della
commiserunt, testificatio peccatorwn est. Simul advertere licet et
passione del Signore, così è anche un'attestazione dei gravi peccati che
maiestatis oraculum, et pietatis iudicium: namque Ninivitarum
commisero i Giudei. Bisogna subito osservare sia la grandezza dell'oraco-
exemplo et denuntiatur supplicium, et remedium demonstratur;
lo, sia la dichiarazione della misericordia: infatti con l'esempio dei Niniviti
unde etiam debent ludaei non desperare indulgentiam, si velint
si annunzia il supplizio e allo stesso tempo si mostra il rimedio; perciò
agere poenitentiam. THEOPHYLA CTUS: Sed lonas post exitum suum
anche i Giudei non devono disperare nell'indulgenza, purché vogliano fare
a ventre ceti, sua praedicatione Ninivitas convertit; Christo vero penitenza. T'EOFILATIO: Ma Giona, dopo la sua uscita dal ventTe del ceta-
resurgenti ludaeorum generatio non credidit: unde praeiudicium ceo, con la sua predicazione convertì i Niniviti; invece la generazione dei
50 Cap. 11, vv. 29-32 Cap . 11, vv. 29-32 51

fuit eis; de quo praeiudicio subdit duplex exemplum, cum dicitur Giudei non volle credere alla risurrezione del Cristo; perciò nei loro con-
«Regina Austri surget in iudicio cum viris generationis huius, et fronti fu emesso un giudizio di cui egli fornisce un duplice esempio, quan-
condemnabit illos». BEDA: Non utique potestate iudicii, sed com- do dice: La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di
paratione facti melioris; unde sequitur «Quia venit a finibus ter- questa generazione e li condannerà. BEDA: Indubbiamente non in forza di
rae audire sapientiam Salomonis: et ecce plusquam Salomon un'assoluta autorità di giudicare, ma per un confronto con un fatto miglio-
hic». Hic in isto loco non pronomen est, sed adverbium loci, et re. Perciò continua: perché essa venne dalle estremità della terra per
~ignificat: ~~est, in praesentiarum inter vos conversatur qui
ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.
zncomparabtltter est Salomone praestantior. CYRILLUS: Non autem L'espressione hic in questo luogo non è un pronome, ma un avverbio di
dixit: maior Salomone ego sum; ut persuadeat nobis humiliari luogo e significa: tra i presenti c'è qui uno che è incomparabilmente più
etsi fecundi swnus spiritualium gratiarwn,· quasi dicat: FestinavÙ grande di Salomone. CJR ILLO: Egli non dice: Io sono più grande di
ad audiendum Salomonem mulier barbara, per tam longum iter Salomone, per insegnarci a essere umili, sebbene fecondi di grazie spiri-
auditura scientiam visibilium animantium, et vires herbarum; vos tuali; come se dicesse: Si affrettò per ascoltare Salomone una donna stra-
autem cum assistatis et audiatis de invisibilibus et caelestibus niera, e affrontò un viaggio così lungo per apprendere la scienza dei viven-
ipsam sapientiam vos instruentem, et verba signis et operibus ti visibili e le virtù delle erbe; invece voi, mentre assistete e ascoltate la
comprobantem; alienamini contra verbum, et miracula insensibi- stessa divina sapienza che vi istruisce circa le cose invisibili e celesti e che
vi comprova le parole con i segni e le opere, vi allontanate dalla parola e
liter praeteritis. BEDA: Si autem regina Austri, quae electa esse
siete insensibili ai miracoli. BEDA: Ma se la regina del Sud, che è indub-
non dubitatur, surget in iudicio cum reprobis, ostenditur una
biamente tra gli eletti, sorgerà nel giudizio insieme con i reprobi, abbiamo
cunctorum, bonorum scilicet malorumque, resurrectio mortalium;
una prova dell'unica risurrezione di tutti gli uomini, sia buoni che cattivi; e
et hoc non iuxta fabulas Iudaeorum mille annis ante iudicium sed
questo non accadrà, come secondo le favole dei Giudei, mille anni prima
in ipso esse futura iudicio. AMBROSJUS: in hoc quoque ludae~rum del giudizio, ma nel giudizio stesso. AMBROGIO: Inoltre qui, condannando
~lebem_ damnans'. Ecclesiae mysterium vehementer exprimit, quae
il popolo dei Giudei, egli esprime fo1temente il mistero della· Chiesa, la
zn Regzna Austrt per studium percipiendae sapientiae de totius quale nella regina del Sud, mediante il deside1io di ottenere la sapienza,
orb~s finibus conr;regatur, ut pacifici Salomonis verba cognoscat:
viene raccolta dalle parti più estreme della tc1Ta, per ascoltare le parole dcl
regzna piane, cutus regnum est indivisum, de diversis et distanti- pdncipe della pace Salomone; veramente regina, il cui regno è indiviso e
bus populis in unum corpus assurgens. GREGORJUS NYSSENUS: che da popoli diversi e lontani forma un solo corpo. GREGORIO NISSENO:
Sicut autem il/a regina erat Aethiopum, et longe distans; sic in Ora, come quella era regina degli Etiopi ed era molto lontana, così all'ini-
principio nigra erat Ecclesia Gentium, et multum distabat a veri zio la Chiesa dei Gentili era nera ed era molto lontana dalla conoscenza di
Dei notitia,· at ubi pacificus Christus emicuit, tunc, caecutientibus Dio; ma quando apparve il Cristo re della pace, allora, mentre i Giudei
Iudaeis, accedunt Gentiles, ojferuntque Christo pietatis aromata, erano accecati, venivano i Gentili e offrivano al Cristo gli aromi della
et aurum divinae notitiae, et gemmas, obedientiam scilicet prae- pietà, l'oro della conoscenza di Dio, e le gemme, cioè l'obbedienza ai
ceptorum. THEOPHnACTVS: Vel quia Auster laudatur in Scriptura, comandamenti. TEOFILATIO: O perché nella Sc1ittura il vento del sud viene
sicut calidus et vivifìcans. Anima igitur regnans in Austro, idest in lodato come caldo e vivificante. Perciò un'anima che regna nel sud, cioè
spirituali conversatione, venit audire sapientiam Salomonis regis secondo una condotta spirituale, viene per ascoltare la sapienza di
pacifici Domini Dei nostri; idest, in contemplationem erigitur, ad Salomone, re della pace del Signore Dio nostro; cioè viene sollevata alla
quam nullus perveniet, nisi regnet in bona vita. Ponit autem contemplazione a cui nessuno perviene a meno che non regni nella vita
consequenter exemplum de Ninivitis, dicens «Viri Ninivitae sur- buona. Poi presenta logicamente l'esempio dei Niniviti dicendo: Quelli di
gent in iudicio cum generatione hac, et condemnabunt illam». Ninive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la con-
CHRYSOSTOMUS, Super Matthaeum [op. imperf, hom. 44}: Con- danneranno. CRJSOSTOMO: Il giudizio di condanna viene fatto con situa-
demnationis iudicium ex similibus ve! dissimilibus fit: ex similibus zioni simili e dissimili: simili come nella parabola delle dieci vergini; dis-
quidem sicut in parabola de decem virginibus; ex dissimilibus simili, come quando i Niniviti condannano coloro che esistevano al tempo
52 Cap. 11, vv. 29-32 Cap. 11 , v v. 29-32 53

autem, sicut cum Ninivitae condemnant eos qui erant tempore di Ctisto, affinché in questo modo la condanna diventi più evidente; infatti
Christi, ut sic fiat condemnatio clarior: nam i/li quidem barbari, m entre i primi erano barbari, questi sono invece Giudei; questi, nutriti
hi vero Judaei; hi refecti Propheticis documentis, il/i numquam dagli insegnamenti profetici, mentre quelli non aveva~o m~i ricevuto il
acceperant auditum divinum: illuc ivit servus, huc Dominus; i/le divino ascolto; là si recò il servo, qui il padrone; qucgh predicava la con-
eversionem praedicabat, iste regnum caelorum annuntiat. Notum versione; questi annuncia il regno dei cieli. Perciò è chiaro a tutti che
est ergo cuilibet quod Judaeos decebat potius credere; accidit sarebbe stato conveniente ai Giudei credere, mentre accadde il contraiio;
autem contrarium; unde subdit «Quia poenitentiam egerunt in perciò soggiunge: perché essi alla predicazione di Giona si c.onv~rtirono.
praedicatione lonae; et ecce plusquam lonas hiC». AMBROSIUS: Ed ecco, ben più di Giona e 'è qui. AMBROGIO: Ora, secondo il mistero, la
Secundum mysterium autem, ex duobus constat Ecclesia: ut aut Chiesa è costituita di due elementi: o dal non saper peccare, che si 1iferisce
peccare nesciat, quod scilicet pertinet ad Austri Reginam; aut piincipalmente ~lla regin~ d~I ~~~' oppu~·~ dal c~ssare di peccare~ che si
peccare desinat, quod scilicet pertinet ad Ninivitas poenitentiam rife1isce al pentunento det Nimv1tt. Infatti 11 pentlll1ento cancella I offesa,
agentes. Poenitentia enim delictum abolet, sap ientia cavet. mentre la sapienza custodisce contro di essa. AGOSTINO: Luca propone
A ucusTJNUS, De cons. Evang. [2,39]: Hoc autem Lucas narrat eo questo racconto nello stesso luogo ?i Matteo, ma con ~n ordine di~ers~.
loco quidem quo Matthaeus, sed aliquanto dispari ordine. Quis Ma c hi non vede che è una questione vana cercare m quale ordme il
autem non videat supetfluo quaeri quo i/la ordine Dominus dixerit; Signore abbia detto queste cose, tenendo conto dcl fatto che dalla prezio-
cum et hoc discere debeamus per Evangelistarum excellentissi- sissima autorità degli Evangelisti noi dovremmo imparare che non vi è fal-
mam auctoritatem, non esse mendacium, si quisque non hoc ordi- sità, se uno non ripeterà le parole di un altro nello stesso ordine seco.ndo
ne cuiusquam sermonem digesserit quo i/le a quo processit, cum cui procedono da quello, visto che l'ordine stesso non causa alcuna diffe-
ipsius ordinis nihil intersit ad rem, sive ita sit, sive ita? renza rispetto al fatto, se accadde in questo o quel modo.

VERSUS 33-36 VERSETTI 33-36

33Nemo lucernam accendit et in abscondito ponit neque sub 33Nessuno accende una lucerna e la mette in un luogo na-
modio sed supra candelabrum, ut qui ingrediuntur lumen scosto o sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché quanti
videant. 34Lucerna corporis tui est oculus tuus. Si oculus tuus entrano vedano la luce. 34La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se
fuerit simplex, totum corpus tuum lucidum erit; si autem nequam il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se
fuerit, etiam corpus tuum tenebrosum erit. 35 Vide ergo, ne è perverso tutto il tuo corpo sarà tenebroso. 35Bada dunque che
lumen, quod in te est, tenebrae sint. 36Si ergo corpus tuum la luce che è in te non sia tenebra. 36Se il tuo corpo è tutto lumi-
totum lucidum fuerit non habens aliquam partem tenebrarum, noso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà lumino-
erit lucidum totum et sicut lucerna fulgoris illuminabit te. so, e come la lucerna della folgore ti illuminerà.

CYR!LLUS: Dicebant ludaei Dominum exercere miracula, non CIRILLO: l Giudei dicevano che il Signore compiva i miracoli non in
propter fidem, sed propter applausus videntium. Reprobat igitur vista della fede, ma per ottenere l'applauso della gente. Perciò egli critica
praesentem calumniam, inducens exemplum lucernae, cum dicit questa calunnia portando l'esempio de lla lucerna, quando dice: Nessuno
«Nemo lucernam accendit et in abscondito ponit, neque sub accende una lucerna e La mette in un Luogo nascosto o sotto il moggio,
modio; sed supra candelabrum, ut qui ingrediuntur lumen ma sopra il lucerniere perché quanti entrano vedano la luce. BEDA. Qui
videant». BEDA : De se ipso Dominus hic loquitw: ostendens, etsi il Signore parla di se stesso, mostrando che, sebbene in precedenza abbia
supra dixerit «nullum generationi nequam, nisi signum lonae detto che a questa generazione non sarebbe stato dato altro segn o se non
dandum», nequaquam tamen lucis suae claritatemfidelibus occul- quello di Giona, tuttavia il fulgore della sua luce non sarebbe stato tenuto
54 Cap. 11, vv. 33-36 Cap. 11 , vv. 33-36 55

tandam. Ipse quidem lucernam accendi! qui testam humanae nascosto ai fedeli. Infatti accende la lucerna lui che riempì il vaso della
naturae fiamma suae divinitatis implevit: quam p rofecto lucernam natura umana con la fiamma della sua divinità; né volle nascondere que-
nec credentibus abscondere, nec modio supponere, hoc est sub sta lucerna ai credenti, né metterla sotto il moggio, cioè includerla nella
mensura legis includere, ve/ intra unius ludaeae Gentis terminos misura della Legge, né cost:J.ingerla dentro i confini della sola gente della
voluit cohibere; sed supra candelabrum posuit, idest Ecclesiam, Giudea; ma la collocò sopra il candelabro, ossia la Chiesa, poiché piantò
quia in nostris frontibus fidem suae incarnationis ajjìxit, ut qui la fede dell' incarnazione sulla nost:J.·a fronte, affinché quanti vogliono
Ecclesiam fide liter ingredi voluerint, lumen veritatis palam entrare con la vera fede nella Chiesa, possano vedere chiaramente la luce
queant intueri. Denique praecepit ne opera tantummodo, sed et della ve1ità. Quindi egli ordina loro di ripulire e purificare non solo le
cogitati~nes,_ et ipsas etiam cordis intentiones mundare et castiga- loro opere, ma anche i loro pensieri e le intenzioni del loro cuore. Perciò
re mem znerznt; nam sequitur «Lucerna corporis tui est oculus continua: La lucerna del tuo corpo è l'occhio. AMBROGIO: Oppure la
tuus». AMBROSJUS: Vel lucerna .fides est; iuxta quod scriptum est lucerna è la fede secondo quanto sta scritto nel Sai 118, 105: «La lucerna
(Ps. 118, 105): «Lucerna pedibus meis verbum tuum, Domine». ai miei passi è la tua parola, o Signore». Infatti la parola di Dio è la
Verbum enim Dei fides nostra est. Lucerna autem lucere non potest, nostra fede. Ma la lucerna non può far luce se non l'ha ricevuta da altro-
nisi aliunde lumen acceperit: unde et virtus nostrae mentis et sen- ve: pertanto si accende la capacità della nostra mente e dei nosbi sensi
sus accenditw~ ut mna quae perierat possit reperiri. Nemo ergo perché si possa trovare la moneta che è stata perduta. Perciò nessuno col-
fidem sub lege constituat: !ex enim intra mensuram est, ultra men- lochi la fede sotto la Legge; infatti la Legge è legata a certi limiti, mentre
suram gratia: !ex obumbrat, gratia clarificat. THEOPHYLACTUS: Vel la grazia è illimitata; la Legge oscura, mentre la grazia rischiara.
a/iter. Quia l udaei videntes miracula accusabant ex eorum mentis TEoFILATTO: O in un alt:J.·o modo. Poiché i Giudei, vedendo i miracoli, per
malitia, propter hoc dicit Dominus quod accipientes lucernam a la malvagità della loro mente lo accusavano, per questo motivo il
Deo, intellectum scilicet, aemulatione obscurati, miracula et Signore dice che ricevendo la lucerna da Dio, avendo la mente oscurata
beneficia non cognoscebant. Sed ad hoc intellectum a Deo susce- dall' invidia, non riconoscevano i miracoli e i benefici. Ma noi abbiamo
pimus ut supra candelabrum poneremus, ut etiam alii qui ingre- ricevuto la nosb·a intelligenza da Dio per porla sopra il candelàbro, affm-
diuntw~ lumen videant. Sapiens quidem iam ingressus est; qui ché coloro che entrano possano vedere la luce. Quindi il sapiente è già
vero addiscit, adhuc ambulat. Quasi Pharisaeis dicat: op ortet vos entrato, mentre chi apprende è ancora in cammino. Come se dicesse ai
uti intellectu ad miraculorum notitiam, et aliis declarare: quo- Farisei: è necessario che voi usiate la vostra intelligenza per conoscere i
niam quae videtis sunt opera non Beelzebub, sed filii Dei; unde miracoli e per m anifestarli agli altri; poiché le cose che vedete non sono
secundum hunc intellectum subdit «Lucerna corporis tui est ocu- opera di Beelzcbul, ma del Figlio di Dio. Perciò alla luce di questa com-
lus tuus». OJUGENES: Oculwn quippe appella! proprie intellectum prensione soggiunge: La lucerna del tuo corpo è l'occhio. ORIGENE:
indubbiamente egli chiama propriamente occhio il nostro intelletto; qui
nostrum; totam autem animam, quamvis non corpoream, hic tro-
però chiam a tutta l'anima, sebbene incorporea, corpo in senso t:J.·opologi-
pologice vocat corpus: illustratur enim ab intellectu anima tota.
co: infatti dall'intelletto viene illw11inata tutta l'anima. TEOFILATTO: Ora,
THEOPHYLACTUS: Sicut autem corporis oculus si lucidus fuerit,
se l'occhio del corpo è limpido anche il corpo è limpido, mentre se è
corpus lucidum erit: si vero tenebrosus, et corpus similiter tene-
tenebroso anche il corpo diviene tenebroso, allo stesso modo viene para-
brosum: sic comparatur intellectus ad animam; unde subditur «Si
gonato l'intelletto con l'anima; perciò soggiunge: Se il tuo occhio è sem-
oculus tuus fiierit simplex, totum corpus tuum lucidum erit: si
plice, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è perverso, tutto il tuo
autem nequam, totum corpus tuum tenebrosum erit». OR!GENES:
corpo è nelle tenebre. OR1GENE: Infatti l' intelletto dal suo inizio cerca
lntellectus enim a suo principio in solo simplicitatis studio est,
solo la semplicità, non contenendo in se stesso né doppiezza, né dolo, né
nullam continens duplicitatem et dolum et divisionem in se.
divisione. CRISOSTOMO: Perciò, se corrompiamo l'intelletto che può dis-
C:llRYSOSTOMUS, Super Matthaeum [op. imperf., hom. 21}: Si ergo solvere la passioni, danneggiamo tutta l'anima e soffriamo una terribile
mtellectum corruperimus, qui potest so/vere passiones, totam lae- oscurità avendo un intelletto accecato dalla perversione; perciò soggiun-
simus animam, patimurque diram caliginem, p erversione excae- ge: Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Egli non parla
56 Cap. 11, vv. 33-36 Cap. 11, vv. 33-36 57

cati iniellectus; unde subdit «Vide ergo ne lumen quod in te est delle tenebre sensibili, ma delle tenebre che hanno un 'origine interiore e
tenebrae sint». Non sensibiles dicit tenebras, sed intrinsecam che talvolta portiamo con noi, quando è stato eliminato l'occhio dell'ani-
habentes originem, et quas nobiscum passim deferimus, extincto ma; mentre a proposito del suo potere soggiunge: Se il tuo corpo è tutto
nobis oculo animae; de cuius luminis virtute subdit, dicens «Si luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, e
ergo corpus tuum totum lucidum jiterit, non habens aliquam par- come la lucerna della folgore ti illuminerà. ORIGENE: Cioè: se il tuo
te~i te~ebrarum, erit lucidum totum, et sicut lucerna fulgoris illu- corpo sensibile è stato reso luminoso, essendo stato rischiarato dalla
mznabzt te». 0RJGENES: Idest, si corpus tuum sensibile factum est lucerna, sicché non ci sia più in te qualche parte nelle tenebre, molto di
lum~nosum, illustrato corpore a lucerna, adeo ut non amplius in più, quando tu non pecchi, diverrà luminoso tutto il tuo corpo spirituale,
te szt -;nemb~um tenebrosum; multo magis te non peccante, intan- sicché il suo splendore è comparato alla lucerna che illumina, mentre la
tum fzet luczdum totum tuum corpus spirituale, ut comparentur luce che era nel corpo, che prima era nelle tenebre, ora viene indirizzata
splendores eius illustranti lucernae, dum lux quae erat in corpore, dovunque comanda l'intelletto. GREGORIO NAZlANZENO: Oppme in un
~uae consueverat esse caliga, dirigitur quocumque praeceperit altro modo. La lucerna e l'occhio della Chiesa è il vescovo. Pe1tanto è
mtellectus. GR.EGORJUS NAZfANZENUS: Vel aliter. Ecclesiae lucerna necessario che, come il corpo viene guidato dall'occhio pmo che possie-
et oculus est praelatus. Necesse est ergo ut, sicut oculo puro de il vero, mentre esso devia quando l'occhio è impw·o, così anche nel
verum habente corpus dirigitur, impuro vero existente deviat: sic vescovo, secondo il modo del suo comportamento, accade necessaria-
et in praelato, qualitercumque se habet, oportet pariter naufra- mente che la Clùesa o subisca un naufragio oppure si salvi GREGORIO:
gium pati Ecclesiam, ve/ sa/vari. GREGOJUUS, Moralium [28,13]: Oppure in un altro modo. Col nome di corpo viene intesa qualsiasi azio-
Vel a/iter. Appellatione corporis unaquaeque actio intelligitw; ne che segue la sua intenzione come se si trattasse degli occlù degli spet-
q~a_e intentionem suam quasi intuentium oculum sequitur; unde tat01i. Perciò si dice: La lucerna del tuo corpo è l'occhio, perché con il
dzcltur .«Lucerna itaque corporis tui est oculus tuus», quia per raggio della buona intenzione vengono illuminati i meriti dell'azione. Se
bonae mtentionis radium merita illustrantur actionis. «Si ergo il tuo occhio è semplice tutto il tuo corpo sarà luminoso; poiché se ci
o~ulus tu.us simplex fuerit, totum corpus tuum lucidum erit»: quia muoviamo rettamente con la semplicità del pensiero viene compiuta una
sz re~te mt~ndzm_us per simplicitatem cogitationis, bonum opus buona azione, anche se può sembrare che sia meno buona; ma se è per-
efficztur, etzam si mznus bonum esse videatur; «et si oculus tuus verso tutto il tuo corpo sarà tenebroso; poiché se si fa qualcosa con
nequam fuerit, totum corpus tuum tenebrosum erit»; quia cum un'intenzione cattiva, anche se apparentemente è giusto, sebbene dinanzi
perversa intentione quid ve/ rectum agitur, etsi splendere coram agli uomini appaia splendente, tuttavia all'esame del giudice interiore
hominibus cernitur, tamen apud examen interni iudicis obscura- diviene oscuro; perciò giustamente si aggiunge: Bada dunque che la luce
tur; unde et recte subditur «Vide ergo ne lumen quod in te est, che è in te non sia tenebra. Perché se ciò che noi crediamo di fare bene
tenebrae sint»: quia si hoc quod bene nos agere credimus, ex lo oscuriamo con una cattiva intenzione, quante saranno le cose cattive
mala intentione fascamus; quanta ipsa mala sunt quae mala esse, che noi non ignoriamo che sono cattive nel momento in cui le facciamo?
et cum agimus, non ignoramus? BEDA: Cum autem subdit «Si ergo B EDA: Ora, quando soggiunge: Se il tuo c01po è tutto luminoso ccc. tutto
corpus tuum lucidum fuerit ... », totum corpus nostrum omnia il nostro corpo indica tutte le nostre opere. Se dunque compirai il bene
opera nostra dicit. Si igitur bonum bona intentione patraveris, con w1a buona intenzione, non portando nella tua coscienza alcuna parte
non habens in tua conscientia aliquam partem tenebrosae cogita- di un pensiero oscuro, anche se per caso il tuo prossimo viene danneg-
tionis; etsi contigerit aliquem p roximorum tua bona actione noce- giato dalla tua buona azione, tuttavia per la semplicità del tuo cuore sarai
ri, ti~ tamen pro tuo simplici corde, et hic gratia, et in futitro Lucis ricompensato con la grazia nella vita presente, e con la luce gloriosa in
g~or:a do~abe!'is. Quod significa! subdens «Et sicut lucernafulgo- quella futura. U che viene indicato soggiungendo: come la lucerna della
rzs zllummabzt te». Haec contra hypocrisim Pharisaeorum sub folgore ti illuminerà. Queste cose sono state dette specialmente contro
dolo signa quaerentium, specialiter dieta sunt. l' ipocrisia dei Faiisei, i quali con malizia gli chiedevano dei segni.
p

58 Cap. Il , vv. 37-44 Cap. 11, vv. 37-44 59

VERSUS 37-44 VERSETTI 37-44

37Et, cum loqueretur, rogavit illum quidam pharisaeus ut pran- 37Dopo che ebbe finito di parlare, un F~riseo. lo invi~ò -~
deret apud se. Et ingressus recubuit. 3BPharisaeus autem coepit pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. 3811 Fariseo s1 meravigli?
intra se reputans dicere, quare non baptizatus esset ante pran- che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. 39Allora 11
dium. 39Et ait Dominus ad illum: Nunc vos, pharisaei, quod de Signore gli disse: Voi Farisei pur_ific'.ite l'e~teri~re dell~ ?O_PP~ _e
foris est ca/icis et catini mundatis, quod autem intus est vestrum del piatto, ma il vostro interno e pieno d1 rapina e d1 1n1qu1ta.
plenum est rapina et iniquitate. 40Stulti, nonne qui fecit quod 40Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha fatto forse anche
deforis est etiam id, quod de intus est, fecit? 41Verumtamen l'interno? 41 Piuttosto date in elemosina ciò che avanza e tutto
quod superest date e/eemosynam et ecce omnia munda sunt sarà puro anche in voi. 42Ma guai a voi Farisei, che pagate la
vobis. 42Sed vae vobis pharisaeis, quia decimatis mentham et decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio e poi trasgre-
rutam et omne olus et praeteritis iudicium et caritatem Dei! Haec dite il giudizio e l'amore di Dio ; queste c?s~ bisognava fa~~
autem oportuit tacere et il/a non omittere. 43Vae vobis pharisaeis, senza trascurare le altre. 43Guai a voi Farisei che avete cari 1
quia diligitis primas cathedras in synagogis et salutationes in primi posti nelle Sinagoghe e i ~aiuti sulle ~iazze. 44 Guai a voi
foro! 44Vae vobis, qui estis ut monumenta quae non apparent, et perché siete come quei sepolcri che non s1 vedono e la gente
homines ambulantes supra nesciunt! che vi passa sopra non lo sa.

CYRJLLUS: Pharisaeus quamvis tenax esset sui propositi, Domi- CIRILLO: Un Fariseo, sebbene fosse attaccato alle sue idee, invitò il
num tamen in propriam domum vocat; unde dicitur «Et cum lo- Signore nella propria casa: infatti si dice: Dopo che ebbe finito di p~rlare,
queretur, rogavit illum quidam Pharisaeus ut pranderet apud se». un Fariseo lo invitò a pranzo. B EDA: Prudentemente Luca non dice: E
B EDA: Consulte Lucas non ait: Et cwn haec loqueretur; sed «Cum dopo avere detto queste cose; ma Dopo che ebbe finito di parlare, per
loqueretur», ut ostendat eum non statim jìnitis quae proposuerat mostrare che non subito dopo aver finito ciò che si era proposto di dire,
verbis, sed aliquot inte1positis, apud Pharisaeurri-prandere roga- ma dopo essersi frapposto un po' di tempo, egli venne pregato di andar~~
tum. ÀUGUSTINUS, De cons. Evang. [2,26]: Ut enim hoc Lucas nar- pranzo dal Fariseo. AGOSTINO: Infatti per narrare. queste cos~ Luca s1.~
rare!, digressus est a Matthaeo circa illum locum ubi ambo comme- allontanato da Matteo in quel luogo dove entrambi avevano ncordato c10
moraverant quod dictum est a Domino designo lonae, et de regina che era stato detto dal Signore liguardo al segno di Giona, alla regina dcl
Austri, et de Ninivitis, et de spiritu immundo: post quem sermonem Sud, i Niniviti e lo spirito immondo: dopo questo discorso Matteo (12,46)
dicit Matthaeus (I 2,46): «Adhuc eo loquente ad turbas, ecce mater dice: «Mentre parlava ancora alle turbe, sua madre e i suoi fratelli stavano
eius et fratres stabant jòris, quaerentes ei loqui». Lucas autem in eo li fuori cercando di parlare con lui». Qui Luca, avendo riferito in quel
sermone Domini, commemoratis etiam quibusdam quae Matthaeus discors~ dcl Signore alcuni detti del Signore che Matteo tralascia, ora si
dixisse Dominum praetermisit, ab ordine quem cum Matthaeo allontana da quell' ordine che fmora aveva mantenuto assieme a Matteo.
tenuerat, digreditur. B EDA: !taque postquam nuntiatis sibi foris B EDA: Così dopo che gli viene riferito che sua madre e i suoi fratelli st~­
matre et fratribus ait (Matth. 12, 5 O): «Qui enim fecerit voluntatem vano fuoli, Matteo (12,50) dice: «Chiunque fa la volontà del Padre rmo
Domini, hic fi'ater meus, et soror mea, et mater est», datur intelligi, che è nei cieli, quegli è mio fratello, sorella e madre», per cui si intende
rogatu Pharisaei intrasse convivium. che su invito del Fariseo era già entrato nella sala da pranzo.
CYRJLLUS: Sed ipse Christus, qui eorum Pharisaeorum nequitiam CIRILLO: Ma il Cristo stesso, conoscendo la malizia dei Farisei, inten-
novera!, dispensative condescendit, satagens commonere eos, ad zionalmente accondiscese, cercando di avvertirli come fanno i buoni medi-
similitudinem optimorum medicorum, qui g ravius infirmantibus ci che agli ammalati più gravi recano i iimedi della propria arte; perci~
afferunt remedia suae industriae; unde sequitur «Et ingressus recu- segue: entrò e si mise a tavola. Ma ciò che offrì l'occasione alle parole d1
buit». Dedit autem occasionem verbis Christi indocilis Pharisaeus Ctisto fu il fatto che il Fariseo indocile si era scandalizzato perché Gesù,
60 Cap. I I, vv. 37-44 Cap. 11, vv. 37-44 61

scandalizatus, quia cum opinaretur eum iustum et Prophetam, non mentre egli pensava che fosse un grande uomo e un Profeta, non si ade-
conformabatur irrationabili eorum consuetudini,· unde subditur guava alle loro consuetudini irragionevoli. Perciò soggiunge: Il Fariseo si
«Pharisaeus autem coepit intra se reputans dicere, quare non bapti- meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. AGOSTINO:
zatus.ess~t a~te pran~ium». AucuSTINUS, De verb. Dom. [serm. 30}: Infatti i Farisei ogni giorno, prima di pranzare, si lavavano con l'acqua,
Omn~ enun_ ~ze Phansaei antequam pranderent, abluebant se aqua; come se l'abluzione quotidiana potesse essere una purificazione del cuore.
quasi quotz~zana lavat~o possit cordis esse mundatio. Apud seipsum Ora, il Fariseo pensava queste cose dentro di sé, ma non le espresse con la
~ute~i Phansaeus cogitavit, voce non sonuit: ille tamen audivit qui voce; le ascoltò però chi vedeva nell'intimo; perciò continua: Allora il
mterwra cernebat,· unde sequitur «Et ait Dominus ad illum: Nunc Signore gli disse: voi farisei purificate l'esteriore della coppa e del piatto,
vos, P~arisaei, quod de foris est calicis et catini mundatis; quod ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. CIRILLO: Ora il Signore
autem mtus est vestrum, plenum est rapina et iniqui tate». CYRTLLUS: avrebbe potuto servirsi anche di altre parole nell'ammonire lo stolto
Poterat autem Dominus et aliis uti verbis, commonens Pharisaeum Fariseo; ma prende tempo e dalle cose che aveva tra le mani costruisce il
insanu':",· captat tamen tempus, et ex his quae erant prae manibus suo insegnamento. Nell 'ora del pranzo egli assume come esempio la
contextt documentum. Hora namque mensae et pabuli, sumit pro coppa e il piatto per mostrare che è proprio dei since1i servitori di Dio di
exemplo calicem et catinum, ostendens quod mundos et lotos decet essere lavati e puliti non solo dalle impurità corporee, ma anche da ciò che
~sse sincere ministrantes Deo non solum a spurcitia cotporali, si trova nascosto all'interno della mente: come i vasi che si usano quando
tmmo ab ea .quae lat~t intrinsecus penes mentem: sicut aliquod si serve la mensa è bene che siano privi di qualsiasi impu1ità esterna e
vasorum qutbus servitur in mensa, bonum est et extrinsecis et interna. AMBROGIO: Ora, osserva che i nostri corpi sono indicati menzio-
intrinsecis carere contagiis. ÀMBRosrus: Vide autem corpora nostra nando cose fragili e terrene che, quando sono lasciate cadere, vanno in
terren?''!''m et .fragilium expressione significari, quae brevi Zapsu pezzi, e le cose che la mente medita interiormente le esprime facilmente
praectpztata franguntur, et facile ea quae mens volvit interne, per mediante i sensi e le azioni del corpo, proptio come quelle cose che la
sensus et gesta corporis prodit, sicut i/la quae ca/ix interius conti- coppa contiene dentro, risplendono all'esterno. Perciò osserva che non
net, foris lucent: unde et in posterioribus non dubium est vocabulo l'esterno della coppa e del piatto ci contamina, ma le patti interne. Perciò
calicis passionem corporis declarari. Cernis igitur quod nos non dice: ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. AGOSTINO: Ma
ex_t~riora hui~s calicis et catini, sed interiora contaminant,· quia perché non perdona all'uomo che l'aveva invitato? In effetti gli perdona di
dzxzt «Quod ~n~us est vestrum, plenum est rapina et iniquitate». più rimproverandolo, sicché, una volta c01Tetto, lo possa risparmiare nel
1 u~usrm,us [zb~d.]: Sed quomodo non pepercit homini a quo fuerat giudizio. Inoltr·e ci fa vedere che anche il battesimo, che viene concesso
una sola volta, puiifica mediante la fede; ma la fede si trova dentr·o e non
znvztatus? Magzs quidem obiurgando pepercit, ut correcto in iudicio
parceret. Deinde ostendit nobis quia et baptisma quod semel adhi- fuori. Senonché i Farisei disprezzavano la fede, e lavavano le patti esterne;
betur, per fidem munda!; fides autem intus est, non foris. Fidem mentr·c interimmcnte restavano contaminatissimi; cosa che il Signore con-
autem contemnebant Pharisaei, et quod foris erat lavabant intus danna dicendo: Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha fatto forse anche
inquinatissimi manebant,· quod Dominus improbat dicens <;Stulti l'interno? B EDA: Come se dicesse: Chi ha fatto tutte e due le natme del-
nonne qui f~ci~ quod ~e .foris est, etiam id quod intus est fecit?»'. l'uomo vuole che entrambe siano purificate. Questo è detto contro i
B EDA: Q_uasz. dzcat: Quz utramque hominis naturam .fecit, utramque
Manichei, i quali pensano che solo l'anima venga creata da Dio, mentre il
mundarz deszderat. Hoc est contra Manichaeos qui animam tantum corpo sarebbe creato dal diavolo. Ciò è detto anche contro coloro che dete-
a Deo, carnem vero putant a diabolo creatam. Hoc etiam est contra stano come gravissimi i peccati corporali, ossia la fornicazione, il furto e
altri peccati simili, mentre i peccati spirituali, che l'Apostolo condanna in
illo.s qui corporalia peccata, fornicationem scilicet, furtum, et cetera
modo non meno severo, li disprezzano come leggeri.
talza p.eccata, quasi gravissima detestantur; spiritualia vero, quae
AMBROGIO: Ora il Signore, come un buon insegnante, ci mostra in che
non mmus damnat Apostolus, ut levia contemnunt.
modo dobbiamo purificru·e il nostro corpo dalle sue impurità, dicendo:
ÀMBROSJUS: Dominus autem, quasi bonus praeceptor, docuit
Piuttosto date in elemosina ciò che avanza, e tutto sarà puro anche in voi.
quomodo nostri corporis mundare contagium debeamus, dicens
Vedi quanti sono i rimedi. Ci purifica la misericordia; ci purifica la parola
62 Cap. 11, vv. 37-44 Cap. 11 , vv. 37-44 63

« Verumtamen quod superest date eleemosynam; et ecce omnia di Dio; a questo proposito sta scritto (Gv 15,3): «Voi siete già mondati
munda sunt vobis». Vides quanta remedia. Mundat nos misericor- dalla parola che vi ho annunziata». AGOSTINO: TI misericordioso ci racco-
dia, mundat nos Dei senno: iuxta quod scriptum est (lo. 15,3): manda di mostrare misericordia; e poiché egli cerca di salvare coloro che
«lam vos mundi estis propter sermonem quem locutus sum vobis». ha redento a gran prezzo, insegna che quanti si sono macchiati dopo la gra-
A UGUSTINUS, De eleemosyna: Misericors monet misericordiam fieri: zia del battesimo possono essere nuovamente purificati. CRISOSTOMO: Ora
et quia servare quaerit quos magno redemit pretio, post gratiam egli dice: date in elemosina, non come giustizia; infatti l'elemosina non ha
baptismi sordidatos, docet denuo passe purgari. CHRYSOSTOMUS: bisogno di nessuna giustizia: essa rende monde tutte le cose ed è superiore
Dicit autem «Date eleemosynam», non iniustitiam; est enim elee- al digiuno; perché sebbene questo sia più faticoso, quella è più lucrativa.
mosyna quae caret iniustitia qualibet: haec omnia facit munda, et Illumina l'anima, la arricchisce, la rende buona e bella. Chi pensa di avere
ieiunio est praestantior,- quod quamvis sit laboriosius, illa tamen mise1icordia verso colui che chiede, rinuncia in fretta al peccato. Infatti
est lucrosior. Illustrai animam, impingua!, bonam efficit et deco- come il medico che ha l'abitudine di guaiire gli ammalati si rattrista facil-
ram. Qui cogitat misereri roganti, citius a p eccatis desiste!. Sicut mente delle disgrazie altrui, così noi, se ci siaino dedicati all'aiuto degli
enim medicus qui crebro vulneratis medetur, frangitur de facili in altri, disprezzeremo facilmente le cose presenti e ci innalzeremo verso il
aerumnis aliorum; sic et nos si vacaverimus egenorum auxiliis, de cielo. Perciò non è piccola cosa il medicinale dell'elemosina, che è in
facili contemnemus praesentia, et in caelum levabimw: Non par- grado di essere applicato a tutte le ferite. BEDA: Ma dice ciò che avanza,
vum est igitur eleemosynae cataplasma, cum valeat omnibus appo- ossia oltre ciò che occorre per il vitto e il vestito. Infatti non ti viene
ni vulneribus. BEDA: Dicit autem «Quod sup erest», scilicet neces- comandato di fare l'elemosina fino al punto di ridurre te stesso alla mise-
sario victui et vestimento. Neque enim ita facienda iubetur eleemo- ria; ma affinché, dopo che ti sei preso cura del tuo corpo, tu soccorra
syna ut teipsum consumas inopia; sed ut tui cura corporis expleta, l'indigente facendo del tuo meglio. Oppure il testo va inteso nel modo
inopem quantum va/es sustentes. Ve! ila intelligendum: «Quod seguente: ciò che avanza, ossia fa' ciò che resta in tuo potere, vale a dire,
superest», idest quod tam multo scelere praeoccupatis solum reme- ciò che costituisce il solo rimedio per coloro che finora sono stati coinvolti
dium restat, «date eleemosynam»: qui senno ad omnia quae utili in tale cattiveria che rimane un solo rimedio: date in elemosina. E questo
miseratione fiunt, valet: non enim solum qui dat esurienti cibwn et discorso vale per tutte le cose che si fanno con una misericordia vantaggio-
cetera huiusmodi, verum etiam qui dat veniam peccanti, atque orat sa: infatti non solo chi dà all'affamato il cibo e cose del genere, ma anche
pro eo; et qui corripit, et aliqua emendatoria poena plectit, elee- chi concede il perdono al peccatore, oppure prega per lui; e anche chi cor-
mosynam dat. THEOPl!YLACTUS: Vel dici! «Quod superset»: nam regge, punendolo con qualche pena che purifica, fa l'elemosina.
facultates praesident cupido cordi. ÀMBROSIUS: Totus itaque pul- TuoFILATTO: Oppure dice: ciò che avanza: infatti le ricchezze dominano il
cherrimus ab hinc dirigitur focus, ut quoniam nos ad studium sim- cuore avido dell'uomo. AMBROGIO: Tutto questo bellissimo discorso è
plicitatis invitai, superflua ludaeorum et terrena condemnet. Et rivolto a questo fine, che mentre ci invita allo studio della semplicità, allo
tamen ipsis peccatorum abolitio promittitw; si misericordiam con- stesso tempo condanna le cose superflue e teJTene dei Giudei. E tuttavia si
sequantur. ÀUGUSTJNUS, De verb. Dom. [serm. 30}: Si autem mun- promette loro l'eliminazione dei peccati se essi ticeveranno misericordia.
dari non possunt nisi credentes in eum qui fide mundat c01; quid AGOSTINO: Ora, se non possono essere mondati se non coloro che credono
est quod dicit «Date eleemosynam, et ecce omnia munda sunt in colui che purifica i c uori mediante la fede, perché afferma: fate
vobis»? Attendamus: forte et ipse exponit. Illi enim de omnibus l'elemosina e tutto sarà puro anche in voi? Prestiamo attenzione, perché
suis fructibus decimam partem detrahebant, et eleemosy nas forse egli stesso ci offre la spiegazione. Infatti essi da tutti i frutti sottraeva-
dabant; quod non facile aliquis facit Christianus. Irriserunt ergo no la decima parte e la davano in elemosina; ma il cristiano fa ciò raramen-
illum eis hoc dicentem, quasi hominibus qui eleemosynas nonface- te. Perciò essi lo deridevano, giudicando i cristiani come uomini che non
rent. Hoc Deus sciens subiungit «Sed vae vobis Pharisaeis, qui facevano l'elemosina. Sapendo ciò il Signore soggiunge: ma guai a voi
decimatis mentham et rutam et omne olus, et praeteritis iudicium Farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio e
et caritatem Dei». Non ergo est hoc facere eleemosynam; facere poi trasgredite il giudizio e l'amore di Dio. Infatti questo non è fare
64 Cap. 11, vv. 37-44 Cap. 11, vv. 37-44 65

enim eleemosynam, est facere misericordiam. Si intelligis, a te l'elemosina, poiché fare l'elemosina è operare la misericordia. E se capi-
incipe: quomodo enim es misericors alteri, si crudelis es tibi? Audi sci, comincia da te stesso; come infatti sarai misericordioso verso gli altri
Scripturam dicentem (Eccli. 30,24): «Miserere animae tuae, p/a- essendo crudele con te stesso? Ascolta la Scrittura che dice (Eccli 30,24):
cens Deo». Redi ad conscientiam tuam quicumque male aut infide- «Abbi pietà della tua anima, rendendoti accetto a Dio». Fa' ritorno alla tua
/iter vivis; et ibi invenis mendicantem animam tuam, vel forte ege- coscienza tu che vivi nel male e nell'incredulità, e vi troverai la tua anima
state obmutescentem. In iudicio et caritate fac eleemosynam cum mendicante o ammutolita dalla miseria. Nella giustizia e nella carità fa'
anima tua. Quid est iudicium ? Displice tibi. Quid est caritas? l'elemosina con la tua anima. Che cos'è il giudizio? Prova dispiacere per te
Dilige Deum, dilige proximum. Hanc eleemo5ynam si praetermittis, stesso. Che cos'è la caiità? Ama Dio, ama il prossimo. Se tralasci questa
quantumvis ames, nihil facis quando tecum non facis. CYRILLUS: elemosina, ama quanto vuoi, tu non fai nulla perché non lo fai per te stes-
Ve/ hoc dicit in Pharisaeorum reprehensionem: quia i/la sola prae- so. CIRJLLO: Oppure afferma questo come critica dei Farisei, i quali
cepta attentius observari iubebant a populis subiectis quae causa comandavano che venissero osservati dal popolo solo quei comandamenti
erant illis reddituum fecundorum; unde nec minima olerum post- che erano per loro la causa di un buon profitto. Perciò non tralasciavano
ponebant, opus autem ingerendae dilectionis ad Deum et iudicii nepptrre le erbe più piccole, ma disprezzavano le opere che stimolano
iustam censuram negligebant. TIIEOPHYLACTUS: Quia enim Deum l'amore di Dio e la giusta censura del giudizio. TEOFILATIO: Infatti poiché
contemnebant, indifferenter sacra tractantes, praecipit eis dilec- disprezzavano Dio e trattavano indifferentemente le cose sacre, egli
tionem Dei habere. Per iudicium vero dilectionem innuit proximi; comanda loro di avere l'amore di Dio. Con il giudizio invece allude all'a-
nam quod aliquis iuste iudicet proximo, ex eius dilectione provenit. more del prossimo; poiché il fatto che uno giudichi giustamente il prossi-
AMBROsrus: Vel iudicium, ideo quia non omnia quae agunt in iudi- mo dipende dall'amore che gli porta. AMBROGIO: Oppure il giudizio, per-
cium referunt: caritatem, ideo quia non ex ajfectu diligunt Deum. ché non sottopongono ad esame tutto ciò che fanno; la carità, perché non
Sed ne rursus fidei studiosos nos faciat operum negligentes, per- amano Dio con il loro cuore. Ma per non renderci zelanti nella fede menb:e
fectionem fidelis viri brevi sermone concludit, ut et fide et operibus trascuriamo le opere, conclude con un sermone breve sulla perfezione del-
approbetw; dicens «Haec autem oportuitfacere, et i/la non omitte- l'uomo di fede, sicché sia riconosciuto sia con la fede sia cori le opere,
dicendo : Queste cose bisognava fare senza trascurare le altre.
re». CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 74): Ubi quidem sermo
CRISOSTOMO: Quando l'argomento trattato era la ptu-ificazione giudaica, in
Iudaicae mundationis agebatur, tota/iter praeterivit; sed quia deci-
generale passò oltre; ma poiché la decima è una elemosina speciale e non
ma e/eemosyna quaedarn est, et nondum erat tempus expresse inte-
era ancora giunto il tempo di cancellare espressamente le opere legali, per
rim end i legalia, propter hoc dicit «Haec oportuit facere».
questo motivo dice: Queste cose bisognavajàre. AMBROGIO: Egli biasima
AMBROSJUS: Arrogantiam quoque iactantium ludaeorum redarguit,
l'aIToganza dei Giudei vanagloriosi che cercano di primeggiare; infatti
dum primatus appetunt; sequitur enirn «Vae vobis Pharisaeis, qui
continua: Guai a voi Farisei che avete cari i vostri posti nelle Sinagoghe e
diligitis primas cathedras in synagogis, et salutationes in foro».
i saluti sulle piazze. CIRILLO: Con quelle cose con cui li critica, ci rende
CYRILWS: Per ea quibus illos reprehendit, nos facit meliores: vult
migliori: infatti egli vuole che siamo senza ambizione e che non andiamo
etenim nos ambitione carere, et non plus venari apparentiam quam alla caccia dell'apparenza anziché di ciò che veramente è; come facevano
veri existentiam; quod tunc Pharisaei agebant. Salutari enim ab invece allora i Farisei. Infatti l'essere salutati da alcuni e il comandare a
aliquibus, et praesidere eis, non vere nos idoneos esse ostendit; loro non dimostra che noi siamo veramente idonei; ciò accade infatti a
pluribus enim haec contingunt, cum boni non sint; unde subdit molti che non sono affatto buoni. Perciò soggiunge: Guai a voi perché
«Vae vobis qui estis ut monumenta quae non apparent». Volentes siete come quei sepolcri che non si vedono. Infatti coloro che vogliono
enim ab hominibus salutari et eis praesidere ut magni aestimentw; essere salutati dagli uomini e che vogliono comandare per essere stimati
ab occultis sepulchris non differunt, quae nitent quidem extrinse- ~andi, non sono affatto diversi dai sepolcri che non si vedono; poiché essi
cus ornamentis, sunt autern piena omni spurcitia. AMBROSJUS: Et n.splendono esteriormente di ornamenti, mentre sono ripieni di ogni sporci-
quasi sepulchra quae non apparent, specie fallunt visuque deci- zia. AMBROGIO: Infatti come i sepolcri che non si vedono, essi ingannano
piunt transeuntes; unde sequitur «Et homines arnbulantes supra nell'aspetto e alla vista ingannano coloro che passano; perciò continua:
66 Cap. 11, vv. 37-44 Cap. 11 , vv. 37-44 67

nesciunt»,· ita scilicet ut cumforis speciosa promittant, piena intus e la gente che vi passa sopra non lo sa. Sicché mentre all'esterno promet-
foetoris includant. CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 74]: Sed tono cose meravigliose, dentro sono pieni di fetore. CrusosroMo: Che tali
quod tales extiterint Pharisaei, non est mirabile; si autem nos fossero i Farisei non c'è da meravigliarsi. Ma se noi, che siamo reputati
digni reputati fieri tempia Dei, fiamus repente sepulchra solum degni di essere templi di Dio, improvvisamente diventiamo sepolcri che
foetorem continentia, hoc est extremae miseriae. CYRTLLUS: Ait contengono solo del fetore, questa è davvero l'estrema miseria. CIRILLO:
autem hic apostata l ulianus, vitanda esse sepulchra, quae Christus Ora, qui l'Apostata Giuliano dice che noi dobbiamo evitare i sepolcri che il
ipse ait esse immunda; sed ignoravi! vim verborum Salvatoris; Signore chiama immondi; ma egli ignorava la forza delle parole del
non enim iussit a monumentis discedere, sed eis comparavit Salvatore. Infatti egli non comandava di stare lontani dai sepolcri, ma para-
Pharisaeorum fictitium populum. gonava ad essi il popolo ipocrita dei Farisei.

VERSUS 45-54 VERSETTI 45-54

45Respondens autem quidam ex legisperitis ait il/i: Ma- 45LJno dei dottori della legge intervenne: Maestro, dicendo
gister, haec dicens etiam contumeliam nobis facis. 46At il/e ait: questo, offendi anche noi. 46Egli rispose: Guai anche a voi, dot-
Et vobis /egisperitis vae, quia oneratis homines oneribus, quae tori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili e
portare non possunt, et ipsi uno digito vestro non tangitis sar- quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito. 47Guai a voi
cinas! 47Vae vobis, qui aedificatis monumenta prophetarum; che costruite i sepolcri dei Profeti, e i vostri padri li hanno uccisi.
patres autem vestri occiderunt il/osi 4BProfecto testificamini 48Così voi date testimon ianza e approvazione alle opere dei
quod consentitis operibus patrum vestrorum; quoniam ipsi vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. 49Per
quidem eos occiderunt, vos autem aedificatis eorum sepu!chra. questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò loro Profeti e
49Propterea et sapientia Dei dixit: Mittam ad illos prophetas Apostoli, ed essi li uccideranno e perseguiteranno; 50perché sia
et aposto!os, et ex il!is occident et persequentur, 50ut inquira- chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i Profeti,
tur sanguis omnium prophetarum, qui effusus est a constitu- versato fin dalla creazione del mondo, 51 dal sangue di Abele
tione mundi a generatione ista, 51a sanguine Abel usque ad fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso fra l'altare e il santua-
sanguinem Zachariae, qui periit inter altare et aedem. !ta, dico rio. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
vobis, requiretur ab hac generazione. 52Vae vobis legisperitis, 52Guai a voi dottori della legge, che avete tolto la chiave della
quia tulistis c!avem scientiae: ipsi non introistis et eos qui scienza. Voi non siete entrati e a quelli che volevano entrare
introibant prohibuistis! 53Cum autem haec ad illos diceret, l'avete impedito. 53Quando fu uscito di là gli Scribi e i Farisei
coeperunt pharisaei et /egisperiti graviter insistere et os eius cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti
opprimere de multis, 54insidiantes ei et quaerentes a!iquid argomenti, 54tendendogli insidie per sorprenderlo in qualche
capere de ore eius, ut accusarent eum. parola uscita dalla sua stessa bocca, e così poterlo accusare.

CIRILLO: Il rimprovero che rende migli01i i mansueti, normalmente


CrRILL US: Redargutio quae mansuetos transfert in melius,
suole essere intollerabile agli uomini superbi. Perciò allorché il Signore
superbis hominibus communiter intolerabilis esse so/et; unde cum
biasimava i Farisei perché si allontanavano dal retto cammino, la tmba dei
Salvator reprehenderet Pharisaeos tamquam deviantes a recto
dottori della Legge era sconvolta; perciò si dice: Uno dei dottori della
calle, percellebatur ex hoc legisperitorum caterva; unde dicitur
Legge intervenne: Maestro, dicendo questo offendi anche noi. BEDA:
«Respondens autem quidam ex legisperitis, ait i/li: Magister, haec Quanto è miserabile la coscienza di colui che, avendo ascoltato le parole di
dicens, etiam nobis contumeliamfacis». B EDA: Quam misera con- Dio, ritiene di essere stato offeso, e 1i cordando la pena dci perversi, vi
68 Cap. 11, vv. 45-54 Cap. 11, vv. 45-54 69

scientia, quae audito Dei verbo, sibi contumeliam fieri putat: et coglie la sua stessa condanna. TEOFILATIO: Ora, tra i Giudei c'erano anche
commemorata poena perfidorum, se semper intelligit esse dam- al~i dott?1i d~lla Legge distinti dai Farisei; infatti i Farisei, che erano scpa-
nandam. THEOPHYLACTUS: Erant autem alii legisperiti a Phari- rah dagli altrl, erano una specie di setta religiosa, mentre gli esperti nella
saeis: nam Pharisaei divisi ab aliis, quasi religiosi videbantur; Legge erano_ gli _Scribi e i Dotto1i che risolvevano le questioni legali.
legis autem periti Scribae erant, doctoresque quaestiones legis C~r~L~: Ma d Cnsto porta una severa accusa contro i dottori della Legge e
solventes. CYRILLUS: Christus autem legisperitis invectivam inge- Utmha 11 loro stolto orgoglio; perciò continua: Egli rispose: Guai anche a
rit, et deprimit vanum eorum supercilium; unde sequitur «Àt ille voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili e
ait: Et vobis legisperitis vae: Quia homines oneratis oneribus quei pesi voi non li toccate neppure con un dito. Egli si serve di un chiaro
quae portare non possunt, et ipsi uno digito non tangitis sarci- esempio per guidarli. Per i Giudei la Legge era pesante, come confessano i
nas». Exemplo patenti utitur ad eos dirigendum. Erat lex onerosa discepoli di Cristo; ma questi dottori della Legge, legando insieme fardelli
ludaeis, utfatentur Christi discipuli; ipsi vero fasces importabiles legali che non potevano essere sopportati, li collocavano sulle spalle dei
legis colligantes, et subditis supe1ponentes, ipsi nullatenus opera- loro inferi ori, mentre essi stessi badavano a non fare nessuna fatica.
TE~FIL~TTO: Infatti ogniqualvolta il maestro fa ciò che insegna, egli alleg-
ri curabant. THEOPIIYLACTUS: Quoties etiam doctor facit quae
docet, alleviat fascem, tradens ad exemplum seipsum: quando gensce 11 fardello presentando se stesso come un esempio da seguire, men-
vero nil agit eorum quae docet, tunc graves fasces videntur eis qui tre quando non fa nulla di quanto insegna, allora a coloro che ricevono
doctrinam suscipiunt, utpote qui nec a doctore possunt portari. l'insegnamento i fardelli appaiono gravi in quanto non possono portarli
BEDA: Recte autem audiunt quod sarcinas legis uno digito non neppure i.maestri. B EDA: Essi intendono rettamente che non sono disposti
a toccare 11 p~so della Legge neppure con un dito; cioè essi non adempiono
tangerent; hoc est, nec in minùnis quidem eam perficerent, quam
neppure m1mmamente quella Legge che pretendono di osservare e tra-
se contra morem pah-um sine fide et gratia Christi servare, et ser-
smettere all'osservanza degli alni senza la fede e la grazia di Cristo andan-
vanda !radere praesumebant. GREGOJUUS: Tales quoque modo plu-
do co_ntr~ il costun:e dci loro padri. GREaoruo: Così ci sono molti giudici
res sunt iudices severi peccantium, et debiles agonistae; intolera-
seven. dei peccaton, mentre sono dei deboli combattenti; intollerabili legi-
biles legislatores, et debiles portatores; neque appropinquare
slatori e deboli portatori dei pesi; che non vogliono né accostarsi né toccare
volentes, nec palpare vitae honestatem, quam irremediabiliter exi-
la probità della vita, che essi pretendono inesorabilmente dai loro sudditi.
gunt a subiectis. CIRll..LO: Dopo avere c1iticato l'oneroso laboratmio dei dottori della
CYRILLUS: Postquam igitur reprobavit onerosam legisperitorum
L_egge, porta una condanna generale conu·o tutti i p1incipi dei Giudei,
officinam, inducit communem invectivam in cunctos principe.~·
dicendo: Guai a voi che costruite i sepolcri dei Profeti, e i vostri padri li
Judaeorum, dicens « Vae vobis qui aedificatis monumenta hanno uccisi. AMBROGIO: Questo testo è una buona risposta alla futilissima
Prophetarum, et patres vestri occiderunt illos». AMBROSJUS: Bonus superstizione dei Giudei, che costruendo i sepolcri dei Profeti condannava-
est hic focus adversus superstitionem vanissimam Iudaeorum: no le gesta dei loro padJi, ma emulando la loro malizia ritorcevano su se
quia aedificando sepulchra Prophetarum, patrum suorum /acta stessi la sentenza (di condanna). Infatti non la costruzione ma l'imitazione
damnabant; aemulando autem paterna scelera, in seipsos senten- è considerata un misfatto; perciò soggiunge: cosi voi dat~ testimonianza e
tiam retorquebant: non enim aedificatio, sed aemulatio loco cri- approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite
minis aestimatur; unde subdit «Profecto testificamini quod con- loro i sepolcri. BEDA: Per conquistare il favore del popolo essi maschera-
sentitis operibus patrum vestrorum: quoniam quidem ipsi eos vano se stessi detestando la perfidia dei loro padri, e così onoravano alta-
occiderunt, vos autem aedificatis eorum sepulchra» . BEDA: mente la memoria dei Profeti che erano stati da loro uccisi; ma con la loro
Simulabant quidem se, ob favorem vulgi captandum, patrum suo- stessa bocca essi attestano fino a che punto concordano con la malizia
rum horrere perfidiam, memorias Prophetarum qui ab eis occisi p~tema, u·attando con oltraggio il Signore che i Profeti avevano preannun-
sunt, magnifice honorando; sed ipso ore testificantur quantum ziato. Perciò soggiunge: Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò
paternae nequitiae consentiant, iniuriis agendo D ominum a loro Profeti e Apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno.
Prophetis praenuntiatum; unde subditur «Propterea et sapientia AMBROGIO: Cristo è la sapienza di Dio. Quindi in Matteo si dice (23,34):
70 Cap. 11, vv. 45-54 Cap. 11, vv. 45-54 71

Dei dixit: Mittam ad illos Prophetas et Apostolos, et ex illis occi- <<Ecco, io vi mando Profeti e Sapienti>>. BEDA: Ora, se la stessa sapienza di
dent et p ersequentur». ÀMBROSJUS: D ei sapientia Christus est. Di? ha mand~t~ ~ Profeti e _gli Apostoli, gli eretici cessino di assegnare al
D enique in Matthaeo (23 ,34) habes: «Ecce ego mitto ad vos Cnsto come m1z10 la Vcrgmc; smettano di annunziare che uno è il Dio
Prophetas et Sapientes». B EDA: Si autem eadem sapientia Dei della Legge e dei Profeti e un altro quello del Nuovo Testamento; sebbene
Prophetas Apostolosque misi!, cessent haeretici Christo ex Virgine frequent~mente la stessa Sciittura apostolica chiami Profeti non solo quelli
principium dare,- omittant alium legis et Prophetarum, alium novi che pred1~0?0 la futura incarnazione di Cristo, ma anche coloro che predi-
testamenti Deum praedicare,- quamvis saepe etiam apostolica cono _le ~101.e future del regno celeste. Tuttavia io non supporrei mai che
Scriptura Prophetas non eos solwn qui .fitturam Christi incarna- questi ulturu dovrebbero essere prefc1iti agli Apostoli nell'ordine del cata-
tionem, sed eos qui fittura caelestis regni gaudia praedicunt logo. ATANASIO: Ora, sia che uccidano, la motte degli uccisi griderà alta
appellet. Sed nequaquam hos crediderim Apostolis in catalogi contl"O di loro; sia che perseguitino, essi lasceranno il ricordo delle loro ini-
ordine praeferendos. ATHANASIUS: Sive autem occidant, mors occi- quità. Infatti la fuga di coloro che subiscono la persecuzione fa scatutire la
gran~ezza del crimine d~I persecutore: nessuno infatti fugge da una perso-
sorum altius contra eos clamabit,- sive persequantur, memorialia
na p1.~ e mansueta, ma pmttosto da una persona crudele e piena di iniquità.
suae iniquitatis emittunt. Fuga enim persecutionem passorum in
P~rc10_ ~rosegu~: perchè sia chiesto conto a questa generazione del sangue
magnum redundat p ersequentium crimen: nemo enim pium et
di tutti 1 Profeti versato fin dalla creazione del mondo. BEDA: Si domanda
mansuetum fugit, sed potius austerum et moribus imbutum ini-
in che modo si chieda conto del sangue di tutti i Profeti e dei giusti a una
quis; et ideo sequ itur «Ut inquiratur sanguis omnium
sola.generazione dei Giudei, quando molti santi sia p1ima dell'incarnazio-
Prophetarum, qui ejjùsus est a constitutione mundi a generatione ne sia dopo sono stati uccisi. Ma è un uso frequente della Scrittura di anno-
ista». BEDA: Quaeritur quomodo sanguis omnium Prophetarum
verare ins~cm~ due generazioni di uomini, buoni e cattivi. CIRILLO: Perciò,
atque iustorum ab una Judaeorum generatione requiratw: cum sebbene dica m modo dimostrativo: a questa generazione, non indica solo
multi sanctorum, sive ante incarnationem, sive post, ab aliis la gente che è presente e ascolta, ma qualsiasi omicida: infatti il simile è
nationibus sint interempti. Sed moris est Scripturarum duas saepe applicato al simile. CrusosTOMO: D'altronde, se dice che i Giud~i avrebbe-
generationes hominum, bonorum malorumque computare. ro patito cose peg~iori, questo non accade in modo immeritato, perché essi
CYRJLLUS: Etsi ergo dicat demonstrative «A generatione ista», non hanno osato compiere cose peggiori di qualsiasi altro, e non sono stati cor-
exprimit solum tunc astantes et audientes, sed quemlibet homici- rett~ da alcwm delle loro precedenti calamità; ma quando videro che gli
dam: astruitur enim simili simile. CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum altn a".evano peccato ed erano stati puniti non diventarono migliori, bensì
[hom. 75]: Ceterum si dicat, Iudaeos graviora passuros; hoc non ~omm1s_ero l~ stesse cose; ciò però non significa che uno subirà la pena per
immerito fit, eo quod et peiora omnibus ausi sunt, et nullo praete- t pe~catI degli ~1~1. ~OFILATTO: ~oi il Signore mostra che i Giudei sono gli
ritorum castigati fuerunt; sed cum vidissent alias peccasse et eredi della malizia di Cruno, per 11 fatto che soggiunge: dal sangue di Abele
punitos fuisse, non fuerunt meliores effecti, sed similia commise- fino al sangue di Zaccaria, chejit ucciso tra l 'altare e il santuario. Poiché
runt; non autem ita quod pro commissis aliorum alii luant poe- Abele fu ucciso da Caino, mentre Zaccaria fu ucciso tJ·a l'altare e il santua-
nam. THEOPHYLACTUS: Ostendit autem Dominus Judaeos esse ri~, alcuni affe1mano che si tratti dell' antico Zaccaria, figlio del Sacerdote
heredes malitiae Cain, ex eo quod subdit «À sanguine Abel usque Joia~a_. BEDA: Perché dal sangue di Abele, il quale ha subito per primo il
ad sanguinem Zachariae, qui periit inter altare et aedem». Abel martlno, non sorprende; ma bisogna cercare il perché di.fino al sangue di
siquidem a Cain occisus est; Zachariam autem, quem occiderunt Zaccaria; poiché molti furono uccisi dopo di lui fino alla nascita di Gesù e
inter altare et aedem, quidam dicunt esse antiquum Zachariam dopo la sua nascita i bambini innocenti; a meno forse che non siano indi~­
filium Ioiadae Sacerdotis. BEDA: Quare igitur «a sanguine Abel», ti con ~o stesso vocabolo poiché Abele era un pastore di pecore, mentre
qui primus martyrium passus est, mirum non est; sed quare Zaccana era un Sacerdote, e quegli fu ucciso nel campo e questi nell'atlio
«usque ad sanguinem Zachariae», quaerendum est, cum et multi d~l tempio, ciascuno mrutire nel proprio grado: uno dedicato all'ufficio di
post eum usque ad nativitatem Christi, et ipso mox nato innocen- laico e l' altro di sacerdote. GREGOJUO NISSENO: Ma alcuni affermano che
tes perempti sint; nisi forte, quia Abel pastor ovium, Zacharias Zaccaria, padre di Giovanni, congetturando con lo spitito della profezia il
72 Cap. 11, vv. 45-54 Cap. 11, vv. 45-54 73

Sacerdos fuit, et hic in campo, ille in atrio templi necatus est, mistero della verginità inviolata della madre di Dio, non la separò affatto
utriusque gradus martyres, et laici scilicet, et altaris officio man- dalla parte del tempio riservato alle vergini, volendo mostrare che era nel
cipati, sub eorum intimantur vocabulo. GREGORJUS NYSSENUS: potere dcl Creatore di tutte le cose manifestare una nuova nascita, mentre
Quidam autem dicunt, quod Zacharias pater loannis spiritu non privava la madre della gloria della sua verginità. Ora, questa paite si
prophetiae coniciens mysterium virginitatis intactae Dei genitri- trovava tra l'altare e il tempio, dove era collocato l'altare acceso; e per
cis, nequaquam sequestravi! illam a loco templi virginibus depu- questa ragione lo uccisero. Dicono inoltre che quando udirono che stava
tato, volens ostendere quod in potestate conditoris omnium erat per venire il Re del mondo, per paura della sottomissione assalirnno inten-
novum ortum ostendere, qui enixae vigorem caelibatus non aufer- zionalmente colui che rendeva testimonianza della sua venuta e uccisero il
ret. Erat autem hic locus medius inter altare et aedem, in qua erat Sacerdote nel tempio. Il GRECO: Altri invece dicono che la causa della
altare aeneum situm, ubi propter hoc eum occiderunt. Aiunt morte di Zaccatia sia un'altra; infatti, quando furono uccisi i bambini, il
etiam, quod, cum audirent regem mundi venturum, dispensative beato Giovanni doveva essere ucciso insieme con i suoi coetanei; ma
metu subiectionis aggrediuntur eum qui attestabatur ortum ipsius, Elisabetta, strappando il figlio dal mezzo della slJ:age, si rifugiò nel deserto:
mactantes sacerdotem in templo. GRAECUS: Alii autem aliam cau- perciò quando i compagni di Erode non riuscirono a trovare Elisabetta e
sam dicunt esse interitus Zachariae: cum enim occiderentur suo figlio, concentrarono la loro ira su Zaccatia e lo uccisero mentre servi-
infantes, magnus loannes cum coaetaneis suis occidendus erat; va nel tempio.
sed Elisabeth eripiens filium de medio caedis, petiit eremum: Prosegue poi dicendo: Guai a voi dottori della Legge, che avete tolto la
unde cum satellites Herodis Elisabeth et puerum non invenirent, chiave della scienza. BASILro: Questa parola, guai, che viene proferita con
convertunt iram in Zachariam, occidentes ipsum ministrantem in dolori insopportabili, si addice a coloro che poco dopo sarebbero stati tra-
templo. volti da una grave condanna. CnuLLO: Ora, noi chiamiamo chiave della
Sequitur «Vae vobis legisperitis, qui tulistis clavem scientiae». scienza la stessa Legge: infatti la Legge era un'ombra e una figura della
BASJLIUS: Haec vox vae, quae intolerabilibus profertur doloribus, giustizia di Cristo. Perciò era oppo1tuno che i dottori della Legge, in quan-
eis convenit qui Paulo post detrudendi erunt in grave supplicium. to indagavano la Legge di Mosè e i detti dei Profeti, aprissero in qualche
CYR!LLUS: Clavem autem scientiae ipsam dicimus esse legem: erat modo al popolo dei Giudei le p011c della conoscenza di Cristo. Ma essi
enim !ex umbra et figura iustitiae Christi. Decebat ergo legisperi- non lo fecero; al contrario, essi o ltraggiavano i miracoli divini e gridavano
tos quasi indagantes legem Moysi et dieta Prophetarum, reserare contro i suoi insegnamenti: Perché lo ascoltate? Pertanto in questo modo
quodammodo populo ludaeorum ianuas notitiae Christi. Hoc essi hanno tolto, anzi hanno sottratto, la chiave della conoscenza; perciò
prosegue: Voi non siete entrati e a quelli che volevano entrare l'avete
autem non fecerunt; sed e contra derogabant divinis miraculis, et
contra eius dogmata clamabant: quid eum auditis? Sic igitur impedito. Ma anche la fede è la chiave della conoscenza; infatti la cono-
scenza della verità avviene mediante la fede, secondo il detto di Is (7,9):
tulerunt, idest abstulerunt, clavem scientiae; unde sequitur «!psi
«Se non crederete non capirete». I dottoti della Legge hanno portato via la
non introistis, et eos qui introibant prohibuistis». Sed et fides est
chiave della conoscenza, non pe1mettendo agli uomini di credere in Cristo.
clavis scientiae: fìt enim per fidem veritatis cognitio, secundum AGOSTINO: Ma la chiave della conoscenza è anche l'umiltà di Cristo, che
illud (Is. 7,9): «Nisi credideritis, non intelligetis». Sustulerunt igi- essi non capivano e non volevano che fosse compresa neppure dagli altri.
tur legisperiti clavem scientiae, non permittentes homines credere AMBROGIO: Sono pure condannati sotto il nome di Giudei e sottomessi al
in Christum. AUGUSTINUS, De quaest. Evang. [2,23}: Sed et clavis castigo futuro coloro che, mentre usmpano l'insegnamento della divina
scientiae est humilitas Christi, quam nec ipsi intelligere, nec ab conoscenza, lo impediscono agli altri ed essi stessi non riconoscono ciò
aliis intelligi volebant. AMBROSIUS: Arguuntur etiam adhuc sub che confessano. AGOSTINO: Ora, Matteo narra tutte queste cose come dette
nomine Judaeorum, et futuro supplicio statuuntur obnoxii: quia dopo che il Signore era andato a Gerusalemme, mentre Luca le racconta
cum doctrinam sibi divinae cognitionis usurpent, et alias impe- mentre Gesù era ancora in viaggio verso Gerusalemme; perciò a me questi
diant, nec ipsi quod profltentur agnoscunt. AUGUSTJNUS, De cons. sermoni sembrano simili, e di essi Matteo ha dato una versione e Luca
Evang. [2, 75]: Haec autem omnia Matthaeus narrat esse dieta un'altra.
74 Cap. 11, vv. 45-54 Cap. 11, vv. 45-54 75

postquam Dominus in Jerusalem venerat. Lucas autem hic narrat, BEDA : Ma quanto vere fossero le accuse di incredulità, ipocrisia e
cum adhuc Dominus iter ageret in Ierusalem: unde mihi similes empietà addotte contro i Farisei e i dottori della Legge, lo provano essi
videntur esse sermones, quorum il/e alterum, iste alterum narravit. stessi non ravvedendosi, ma cercando di aggredire con insidie il Maestro
B EDA: Quam autem vera perfidiae, simulationis et impietatis della verità; infatti continua: Quando fu uscito di là gli Scribi e i Farisei
suae crimina audierint Pharisaei et legisperiti, ipsi testantu1~ qui cominciarono a trattarlo ostilmente. CIRJLLO: Questo trattarlo ostilmente
non resipiscere, sed doctorem veritatis insidiis moliuntur aggredì; (insistere) viene preso o come incalzare o come invidiare o come incrude-
sequitur enim «Cum autem hoc ad illos diceret, coeperunt lire. Infatti cominciarono a interrompere il suo discorso su molti punti, per-
Pharisaei et legisperiti graviter insistere». CYJULLUS: Sumitur ciò prosegue: e a farlo parlare su molti argomenti. TEOFILAITO: Infatti,
autem insistere pro instare, ve/ invidere, vel saevire. Coeperunt quando molti interrogano una persona su diversi argomenti, poiché essa
autem interrumpere sermonem eius in pluribus,· unde sequitur «Et non può lispondere contemporaneamente a tutti, la gente stolta pensa che
os eius opprimere de multis». THEOPHYLACTUS: Cum enim plures dubiti. Infatti con questo tranello essi cercavano di metterlo in difficoltà·
interrogant unum de diversis materiis, cum nequeat simul ma si sforzavano di tappargli la bocca anche in un altro modo, ossia indu~
omnibus respondere, videtur insipientibus quod dubitet. Hoc igi- ccndolo a dire qualche cosa con cui potesse venire condannato; perciò pro-
tur ingeniabantur et il/i nefarii contra ipsum; sed et a/iter quaere- segue: tendendogli insidie per so1prenderlo in qualche parola uscita dalla
bant os eius opprimere; scilicet ut provocarent eum ad aliquid sua stessa bocca e così poterlo accusare. Ciò che in precedenza aveva
dicendum, unde posset damnari; unde sequitur «lnsidiantes ei, et detto forzandolo (opprimere), ora dice sorprendendolo (capere) oppure
quaerentes aliquid capere de ore eius, ut accusarent eum». Quod prendendolo in qualche parola uscita dalla sua bocca. Ora, essi lo interro-
primo dixerat «Opprimere», nunc dicit «Capere», vel rapere, gavano riguardo aJla Legge per cliticarlo come un bestemmiatore in quan-
«aliquid ex ore eius». Jnterrogabant eum nunc quidem de lege, ut to accusava Mosè, mentre altre volte lo interrogavano 1iguardo a Cesare,
arguant eum quasi blasphemum obloquentem de Moyse,- mmc per poterlo accusare come un traditore e un ribelle contro la maestà
vero de Caesare, ut accusent eum tamquam insidiosum et hostem impe1iale.
maiestatis caesareae.
76 77

CAPUT 12 CAPITOLO 12

VERSUS J-3 VERSETTI 1-3

autem turbis circumstantibus, ita ut se invicem con-


1Multis 1 Nel frattempo , adunatasi così gran folla da accalcarsi gli
culcarent, coepit dicere ad discipulos suos: Attendite a fer- uni sugli altri, Gesù cominciò a dire ai suoi discepoli: Guardatevi dal
mento pharisaeorum, quod est hypocrisis. 2Nihil autem oper- lievito dei Farisei, che è l'ipocrisia. 2Non c'è nulla di segreto che non
tum est, quod non reveletur, neque absconditum, quod non sarà svelato, né di nascosto che non sarà conosciuto. 3Quindi ciò
sciatur. 3Quoniam quae in tenebris dixistis in lumine dicentur, che avete detto nelle tenebre, sarà detto nella luce e ciò che avete
et quod in aurem /ocuti estis in cubicu/is praedicabitur in tectis. detto all'orecchio nelle stanze più interne sarà predicato sui tetti.

THEOPHYLACTUS: Pharisaei quidem conabantur Jesum capere T EOFILATIO: TFaiisei cercavano di sorprendere Gesù nei suoi discorsi
in sermone, ut populos ab eo abducerent; hoc autem in contra- per allontanare il popolo da lui; ma ciò si trasfonnava nel contrario; infat-
rium vertitur: magis enim adibant popuLi per millenarios congre- ti la gente si accostava maggio1mente a lui, riLmcndosi a migliaia; cd era
gati, adeo cupientes haerere Christo ut se invicem comprimerent: talmente bramosa di attaccarsi a Cristo che si accalcavano gli uni sugli
tam vaLidum quid est veritas, et dolus imbecilLis ubique; unde altri. Così potente è la verità, mentre così debole è sempre l' inganno.
dicitur «Multis autem turbis circumstantibus, ita ut se invicem Perciò si dice: Nel frattempo adunatasi così gran folla da accalcarsi gli
conculcarent, coepit dicere ad discipulos suos: Attendile a fer- uni sugli altri, Gesù cominciò a dire ai suoi discepoli: Guardatevi dal lie-
mento Pharisaeorum, quod est hypocrisis». GREGORJUS: Quia vito dei Farisei, che è I 'ipocrisia. GREGORIO: Poiché erano cavillosi, per
enim cavillatores erant, ob hoc Christus ab eis sibi cavere admo- questo m otivo ammonisce i discepoli a guardarsi da loro. GREGOR IO
nebat discipulos. GREGOJUUS NAZJANZENUS: Est autem, quando fer- NAZIANZENO: Ora, quando il lievito viene lodato è perché rende il pane
mentum laudatur, tamquam effic iens panem vitalem; est autem vitale, mentre quando viene biasimato è perché significa una durevole e
quando vituperatw: significans vetustam et acidam malitiam. amara cattiveria. TEOFILATTO: Egli chiama la loro ipocrisia lievito, in
THEOPHYLACTUS: Vocat igitur fermentum hypocrisim tamquam quanto perve1te e corrompe le intenzioni degli uomini nei quali si infiltra:
alterantem et corrumpentem intentiones hominum, quibus se infatti nessun 'altra cosa altera talmente i costumi come l'ipocrisia. B EDA:
ingesserit: nihil enim sic altera! mores ut hypocrisis. BEDA: Nam Infatti come poco lievito co1Tompe tutta la m assa della farina, così
sicut modicum fermentum totam farinae massam corrumpit, sic l'ipocrisia priva la mente cli ogni purità c integrità delle sue virtù .
simulatio animwn tota virtutum sinceritate et veritate fraudabit. AMBROGIO: Il nostro Salvatore introduce un bellissimo argomento per
AMBROSIUS: Pulcherrimum autem locum tenendae simplicitatis et salvaguardare la semplicità c per emulare la fede; affinché secondo l'uso
aemulandae .ftdei Salvator intexuit, ne Judaicae more perfidiae, della perfidia dei Giudei noi non esprimiamo una cosa con l'affetto men-
aLia promamus in ajfectu, alia voce simulemus; cum ultimo tem- tre ne simuliamo un'altra con le parole, mentre alla fine dei tempi i pen-
pore occulta cogitationum accusantium aut etiam defendentium sieri nascosti che accusano o difendono riveleranno il segreto della nostra
secretum nostrae mentis aperitura videantur; unde subditur mente, perciò soggiunge: Non c'è nulla di segreto che non sarà svelato
«Nihil autem opertum est quod non reveletur, neque absconditum né di nascosto che non sarà conosciuto. 0RIGENE: Perciò, o dice questo
quod non sciatur». ORIGENES: Aut ergo de i/lo tempore hoc dicit con rifc1irnento a quel tempo in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini,
quando iudicabit Deus occulta hominum; aut id dicit, quia quan- oppure lo dice poiché, per quanto uno cerchi di nascondere le cose buone
tumcumque conetur a/iquis occultare bona aliorum infamiis, degli altri con il disonore, il bene in forza della sua stessa natura non può
bonum natura/iter latere non potest. CHRYSOSTOMUS, In Matth. essere tenuto nascosto. CrusosTOMO: Come se dicesse ai discepoli: sebbe-
78 Cap. 12, vv. 1-3 Cap. 12, vv. 1-3 79

[hom. 35]: Quasi dicat discipulis: Quamvis mmc quidam vocent ne ora ci siano alcuni che vi chiamano maghi e seduttori, il tempo farà
vos seductores et magos, deteget omnia tempus, et arguet eorum luce su ogni cosa, manifesterà le loro calunnie e dichiarerà la vostra virtù:
calumniam, et vestram declarabit virtutem: unde quaecumque perciò tutto quello che vi ho detto in un piccolo angolo della Palestina,
vobis in parvo angulo Palaestinae locutus sum, haec audacter et voi predicatelo a tutto il mondo con audacia, a JTonte scopetta e senza
fi'onte detecta et qualibet sublata formidine toti orbi praedicate; alcuna paura. Perciò soggiunge: Ciò che avete detto nelle tenebre, sarà
et ideo subdit «Quoniam quae in tenebris dixistis, in lumine detto nella luce, e quanto avete detto all'orecchio nelle stanze più interne
dicentur; et quod in aure loculi estis et in cubiculis, praedicabitur sarà predicato sui tetti. BEDA: Dice questo perché tutte le cose che gli
in tectis». B EDA: Ve! hoc dicit, quia quae inter tenebra.\· quondam Apostoli hanno detto o hanno sofferto in mezzo alle tenebre dell'oppres-
pressurarum carcerumque umbras locuti ve/ passi sunt Apostoli, sione e nell'oscurità del carcere sono ora glorificate dalla Chiesa nel
nunc clarifìcata per orbem Ecclesia, lectis eorum actibus pub/ice mondo, mentre le loro gesta sono lette e proclamate in pubblico. Le paro-
praedicantur. Sane quod dicit «Praedicabitur in tectiS», iuxta le: sarà predicato sui tetti, sono dette secondo l'uso della regione della
morem provinciae palaestinae Loquitur, ubi solent in tectis reside- Palestina, dove si suole vivere sui tetti delle case: infatti i tetti non termi-
re: non enim tecla nostro more culminibus sublimata, sed plano nano a punta come da noi, ma sono piatti. Perciò dice: sarà predicato sui
schemate faciunt aequalia. Ergo dicit «Praedicabitur in tectis»: tetti, cioè a tutti gli ascoltatori sarà detto pubblicamente. TuoFlLATTO:
idest cunctis audientibus palam dicetwé THEOPHYLACTUS: Ve/ hoc Oppure questo viene presentato ai Farisei, come se dicesse: O Farisei, ciò
proponitur Pharisaeis, quasi dicat: O Pharisaei, «quae in tene- che avete detto nelle tenebre, cioè tutti i vostri sforzi di tentanni nel
bris dixistiS», idest quod in opacis cordibus vestris tentare me segreto dei vostri cuori, sarà udito nella luce: infatti io sono la luce e
conamini, «in lumine dicentur»: Ego enim sum lux, et in me Luce nella mia luce diventerà noto tutto ciò che la vostra tenebra trama contro
notum jìet quicquid vestra machinatur caliga; «et quod in aure di me. E ciò che avete detto all'orecchio nelle stanze più interne, cioè
loculi estis et in cubiculis», idest quicquid mutuis susurris vestris tutto ciò di cui con sussLuTi reciproci avete 1iempito le vostre orecchie,
auribus instillastis, «praedicabitur in tectis»; idest, ita mihi fait sarà predicato sui tetti, cioè sarà da me così udibile come se fosse predi-
audibile ac si in tectis praedicatum fuisset. Hic etiam intelligere cato sui tetti. Qui si può anche intendere che la luce sia il Vangelo, men-
potes quod Lux sit Evangelium, tecla vero altae Apostolorum ani- tre i tetti sono le nobili anime degli Apostoli. Ma tutte le cose che furono
mae. Quotquot vero consiliati sunt Pharisaei, divulgata sunt post- complottate dai Farisei più tardi vennero divulgate e furono udite nella
modwn, et audita in Evangelii luce, flante magno praecone luce del Vangelo, mentre il grande banditore, lo Spirito Santo, spirava
Spiritu Sancto super Apostolorum animas. sulle anime degli Apostoli.

VERSUS 4-7 VERSETTI 4-7

4Dico autem vobis amicis meis: Ne terreamini ab his qui 4A voi, miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il
occidunt corpus, et post haec non habent amplius quid corpo e dopo non possono fare più nulla. svi mostrerò invece
faciant. 5Qstendam autem vobis quem timeatis: timete eum chi dovete temere: Temete colui che, dopo aver ucciso, ha il
qui, postquam occiderit, habet potestatem mittere in geenna. potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete costui.
lta, dico vobis, hunc timete. 6Nonne quinque passeres veneunt 6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure
dipondio, et unus ex illis non est in oblivione coram Dea? 7Sed nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7Anche i
et capii/i capitis vestri omnes numerati sunt. Nolite ergo timere: capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque,
mu/tis passeribus pluris estis vos. voi valete più di molti passeri.
80 Cap. 12, vv. 4-7 Cap . 12, vv. 4-7 81

CYRILLUS: Quoniam gemina est causa pel':fidiae, quae aut ex CIRILLO: Poiché è duplice la causa della perfidia, dato che essa nasce
inolita malitia aut ex accidenti metu nascitur; ne quis metu terri- o da una malizia inveterata oppure da un timore improvviso, affinché
tus Deum, quem corde cognoscit, negare cogatur, pulchre addit qualcuno, atterrito dal timore, non sia costretto a negare Dio che egli
«Dico autem vobis amicis meis, ne terreamini ab his qui occidunt riconosce con il suo cuore, aggiunge nobilmente: A voi miei amici dico:
corpus». CYIULLUS: Non quibuscumque enim simpliciter hic sermo non temete coloro che uccidono il corpo. Cmn..Lo: Sembra che queste
convenire videtur, sed his qui Deum ex tota diligunt mente: quibus parole non si addicano assolutamente a tutti, ma solo a coloro che
convenit dicere (Rom. 8,35): «Quis nos separabit a caritate amano Dio con tutta la loro mente, ai quali spetta dire: «Chi ci separerà
Christi?». Qui autem non tales sunt, tabi/es sunt, et ad prosilien- dalla carità di Cristo?». Infatti coloro che non sono di questa categoria,
dum parati. Porro Dominus dicit (Io. 15,J 3) : «Maiorem hac dilec- sono deboli e pronti a cadere. Inoltre il Signore dice (Gv 15,13):
tionem nemo habet quam ut animam suam ponat quis pro amicis «Nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per i suoi
suiS». Quomodo autem non est inconvenientissimum Christo non amici». Perciò, come non è estremamente ingrato nei confronti di Cristo
rependere quod ab eo recepimus? AMBROSJUS: Mortem etiam docet chi non lo ricambia per quello che ha ricevuto da lui? AM BROGIO: Egli
non esse terribilem, quam locupletiore fenore sit immortalitas dice inoltre che non è affatto terribile quella morte il cui frutto più
redemptura. CYJULLUS: Est ergo advertendum, quod laboribus lucroso sarà qu ell'immortalità che verrà guadagnata. CIRILLO: Perciò
parantur coronae et honores, quibus morta/es usque ad tempus bisogna considerare che con le loro fatiche si preparano le corone e gli
suam iram extendunt, fitque illis nostrae persecutionis finis cor- onori con cui i mortali giungono al tempo della loro vendetta e, per loro
poralis interitus; unde subdit «Et post hoc non habent amplius la morte del corpo, rappresenta la fine delle persecuzioni. Perciò sog-
quidfaciant». B EDA: Ergo supervacuafariunt insania qui mortua giunge: e dopo non possono fare più nulla. BEDA: Perciò delirano di una
martyrum membra feris avibusque discerpenda proiciunt, cum stolta pazzia coloro che gettano le membra morte dei martiri alle bestie
nequaquam omnipotentiae Dei, quin ea resuscitando vivificet, feroci e agli uccelli perché siano lacerate, visto che essi non possono
resistere possint. CHRYSOSTOMUS, i n Matthaeum [hom. 35}: impedire all'onnipotenza di Dio di restituirle alla vita con la.risurrezio-
Considera qua/iter Dominus discipulos omnibus superiores con- ne. CRISOSTOMO: Guarda attentamen te come Dio costituisce i suoi
stituit, ipsam mortem cunctis terribilem hortans contemnere. discepoli superiori a tutti, esortandoli a disprezzare quella morte che è
Simul autem et documenta immortalitatis animae ostendit eis, terribile per tutti. Ma allo stesso tempo egli mostra loro gli argomenti
cum subdit «Ostendam autem quem timeatis: Timele eum qui dell'imm01talità dell'anima, quando soggiunge: Vì mostrerò invece chi
postquam occiderit, habet potestatem mittere in Gehennam». dovete temere: Temete colui che, dopo aver ucciso, ha anche il potere di
AMBROSJUS: Mors enim naturae finis, non poenae est; et ideo gettare nella Geenna. AMBROGIO: Infatti la morte è la fine della natura,
mortem supplicii corporalis esse defectum, poenam vero animae ma non della pena; perciò egli conclude che la m01te è la cessazione
esse pe1petuam, Deumque solum esse metuendum, cuius potestati della pena corporale, mentre la pena dell'anima è perpetua. Solo Dio
non natura praescribat, sed eadem natura subiaceat, concludit: dev'essere tem uto, al cui potere la natura non può prescrivere nulla, poi-
«i ta dico vobis, hunc timele». THEOPHYLACTUS: Hinc nota, quod ché essa stessa gli è interamente soggetta; perciò conclude: S~ ve lo
peccatoribus quidem mors ad supplicium fertw~ et hic cruciatis dico, temete costui. TEOFILAITO: Qui nota che la morte viene addotta
ipsis per interitum, et consequenter in Gehennam detrusis; sed si come un supplizio per i peccatori: qu i tonnentati dalla morte e poi, di
sermonem discusseris, quiddam aliud intelliges: non enim dicit: conseguenza, sprofondati nella Geenna. Ma se esamini più accmata-
Qui mittit in Gehennam; sed «Qui potestatem habet mittere»: non mente le parole, scopri qualche cosa d'altro. Infatti non dice: getta nella
enim quicumque cum peccato moriuntu1~ semper mittuntur in Geenna ma ha il potere di gettare nella Geenna: infatti non tutti coloro
Gehennam. Hoc autem dico propter oblationes et distributiones che muoiono in peccato sono sempre gettati nella Geenna. Dico questo
quae fiunt pro defunctis, quae non parum conducunt etiam his qui a causa delle offerte e delle preghiere che sono fatte per i defunti, che
in gravibus peccatis mortui sunt. giovano non poco anche a coloro che sono morti in peccato grave.
82 Cap. 12, vv. 4-7 Cap. 12, vv. 4-7 83

AMBROSIUS: Jnspiraverat el'gO Dominus simplicitatis affectum, AMBROGIO: Perciò il Signore ispirò il sentimento della semplicità,
virtutem mentis erexerat; fides sola nutabat: bene eam de rebus risvegliò la virtù della mente; soltanto la fede era incetta, cd egli fece
vilioribus roboravit, subdens «Nonne quinque passeres veneunt bene a fortificarla rispetto alle cose di più scarso valore aggiungendo:
dipondio, et unus ex illis non est in oblivine coram Dea?» quasi Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno
dicat: Si Deus oblivlonem passerum non habet, hominum quomo- uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Come se dicesse: Se Dio non
do habere potest? BEDA: Dipondius genus est ponderis levissimi, si dimentica degli uccelli, come può farlo degli uomini? BEDA: 11
ex duobus assibus compositi. GLOSSA [ordin.}: Quod autem in dipondius è una moneta dal peso assai leggero e che equivale a due
assi. GLOSSA: Ora, ciò che nei numeri è l'unità, nei pesi è l'asse; perciò
numeris est unum, hoc in ponderibus assis; quod duo, hoc
due assi un dipondius. AMBROGIO: Forse qualcuno dirà: In che modo
dipondius. AMBJWSIUS: Fortasse autem dicat aliquis: quomodo l'Apostolo dice (1 Cor 9,9): «Forse che Dio si dà pensiero dei buoi?»
Apostolus dixit (1 Coi~ 9,9): «Nonne de bobus cura est Dea?» quando il bue è molto più prezioso del passero? Ma una cosa è darsi
cum bos passere pretiosior sit? Sed aliud est cura, aliud scientia. pensiero e un' altra avere conoscenza. ORIGENE: Quindi alla lettera con
ORJGENES: Ad litteram igitur, acumen divinae provisionis, quae ciò si indica la finezza della divina provvidenza, la quale procede fino
procedit usque ad minima, per hoc significatur; mystice autem ai minimi particolari; mentre in senso mistico i cinque passeri signifi-
quinque passeres spirituales sensus iuste signifìcant, qui excelsa cano i cinque sensi spirituali, i quali sentono le cose più alte e superiori
et supra homines sentiunt, Deum intuentes, vocem audientes divi- all'uomo: vedono Dio, ascoltano la voce divina, gustano il pane della
nam, gustantes panem vitae, olfacientes odorem unguentorum vita, avvertono il profwno degli unguenti di Cristo, palpano il Verbo di
Christi, palpantes vivum Verbum: qui dipondio veneuntes, idest Dio vivo. E questi, essendo venduti per due soldi, ossia essendo poco
vilipensi ab eis qui ea quae sunt spiritus, stultitiam iudicant, non stimati da coloro che ritengono stolte le cose dello spirito, non cadono
dantur in oblivlone coram Dea. Dicitur autem Deus aliquorum nel dimenticatoio dinanzi a Dio. Si dice invece che Dio dimentica
immemor fieri propter eorum facinora. THEOPHYLACTUS: Ve/ hi qualcuno a causa delle sue iniquità. TEOFILATIO: Oppure questi cinque
quinque sensus duobus assibus venduntw; novo scilicet et veteri sensi sono venduti per due assi, cioè per l 'Antico e il Nuovo
testamento: et ideo non dantur oblivloni a Dea: quorum enim sen- Testamento, e perciò non sono consegnati da Dio al dimenticatoio: di
sus traduntur verbo vitae, ut sint apti ad spirituale pabulum, quelli i cui sensi si dedicano al Verbo della vita, per essere adatti al
horum semper memor est Dominus. AMBROS!US: Vel alita Passer cibo spirituale, di costoro Dio è sempre memore. AMBROGIO: Oppure
bonus est cui volandi natura suppeditat: volandi enim nobis g ra- in tm altro modo. Un buon passero è quello che la natura ha provvisto
tiam natura dedit, voluptas abstulit, quae malorum escis gravat della capacità di volare; infatti la natura ci dà la grazia di volare, ci
animam, atque in naturam corporeae molis inclinat. Quinque igi- toglie il piacere che appesantisce l'anima con i cibi cattivi e la trascina
tur corporis sensus si terrenarum sordium cibum quaerant, ad verso la natura della massa corporea. Perciò se i cinque sensi del corpo
cercano il sordido cibo delle cose terrene, non possono volare verso i
superiorum operum fructus revolare non possunt. Est ergo malus
flutti delle opere superiori. Quindi è un passero cattivo quello che ha
passer qui volandi usum terrenae vitio labis aboleverit, qua/es
perso la capacità di volare a causa dcl vizio della caduta terrena: tali
sunt isti passeres, qui dipondio veneunt, luxuriae scilicet pretio sono quei passeri che sono venduti per due soldi , cioè al prezzo della
saecularis: adversarius enim tamquam captiva mancipia vilioris lussuria mondana. Infatti il nemico vende le sue proprietà a basso
pretio aestimationis addicit,· at Dominus tamquam speciosa servi- costo; invece il Signore, come servi preziosi che egli fece a sua imma-
tia, quae ad imaginem sui fecit, idoneos sui operis aestimat et gine, ci ritiene idonei alla sua opera e ci riscatta a caro prezzo. CIRILLO:
magno pretio nos redemit. CYIULLUS: Est igitur sibi curae diligen- Perciò è sua cura conoscere diligentemente la vita dei santi; perciò sog-
ter nasse sanctorum vitam; unde subditur «Sed et capilli capitis giunge: Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati: con ciò indi-
vestri omnes numerati sunt»; per quod significat quod omnia ca che tutto ciò che li riguarda lo conosce con la massima diligenza;
quae ad eos spectant, diligentissime novit: diligentiam enim curae infatti l ' enumerazione manifesta la diligenza della cura prestata.
adhibitae numeratio manifesta!. AMBROSrus: Denique numerum AMBROGIO: Quindi l 'enumerazione dei capelli non va presa con
capi/forum non in actu computationis, sed in facilitate cognitionis riferimento all'atto della computazione, ma alla capacità di conoscere.
accipitur. Bene tantum numerati dicuntur, quia ea quae volumus Ma dice bene che sono numerati, infatti quelle cose che noi vogliamo
F
84 Cap. 12, vv. 4-7 Cap. 12, vv. 4-7 85

servare, numeramus. CYRILLUS: Mystice autem caput quidem ho- conservare, le contiamo. CIR.ILLO: Ora, in senso mistico capo dell 'uo-
minis est intellectus, capi/li vero cogitationes, quae patent Dea. mo è l'intelletto, mentre i capelli sono i pensieri che sono evidenti a
THEOPHYLACTUS: Vel caput uniuscuiusque fidelium intelliges Dio. TEOFILATIO: Oppure per capo di ciascuno dei fedeli intendi la giu-
aptam Christo conversationem; crines autem eius, mortificativa sta condotta con Cristo; mentre per capelli le opere della mortificazio-
corporis opera, quae numerantur a Dea, et digna sunt provisione ne corporea che sono contate da Dio e sono degne della divina provvi-
divina. ÀMBROSJUS: Si igitur tanta Dei est maiestas ut unus ex pas- denza. AMBROGIO: Perciò, se la maestà divina è talmente grande che un
seribus, aut nostrorum numerus capillorum praeter scientiam Dei passero o il numero dei nostri capelli n?n ~esta fuori dalla scie_nza d!
non sit: quam indignum est aestimare quod fidelium corda Dio, quanto è cosa indegna pensare che 11 Signore non conosca 1 cuon
Dominus aut ignoret, aut spernat, qui viliora cognoscat? Un.de dei fedeli o che li disprezzi, lui che conosce le cose più vili? Perciò con-
convenienter concludit «Nolite ergo timere: Multis passerihus clude convenientemente: Non temete, voi valete più di molti passeri.
BEDA: Non si deve leggere: Voi siete di più (pluris estis), che si riferi-
pluris estis vos». BEDA: Non «plures estis» legendum est, quod ad
sce a un paragone numerico, ma voi siete di maggior valore: pluris
comparationem numeri pertinet; sed «pluris estis», hoc est, apud
estis, cioè avete maggior dignità davanti a Dio. ATANASIO: Ora chiedo
Deum maioris dignitatis. ÀTHANASTUS: Quaero autem ab Arianis,
agli Ariani: se Dio, come se disdegnasse di. f~re ~e altre cose, fe~e sol-
si quasi dedignaretur Deus alia facere, solum Filium fecit, cetera tanto il Figlio, e deputò le altre cose al F1gho, m che modo s1 serve
vero Filio subrogavit; quomodo provisione utitur usque ad tam della sua provvidenza fino alle cose più piccole come i capelli e i pas-
modica, capillum et passerem? Quorum enim provisione fimgitur, seri? Infatti delle cose verso le quali esercita la sua provvidenza, Dio è
horum creator est suo Verbo. anche il creatore per mezzo dcl suo Verbo.

VERSUS 8-12 VERSETTI 8-12

BDico autem vobis: Omnis quicumque confessus fuerit me Blnoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini,
coram hominibus, et Filius hominis confitebitur illum coram anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli Angeli di Dio.
angelis Dei; 9qui autem negaverit me coram hominibus nega- 9Ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti
bitur coram angelis Dei. 10Et omnis qui dicit verbum in Filium agli Angeli di Dio. 10Chiunque parlerà contro il Figlio dell 'uomo, gli
hominis, remittetur il/i; ei autem qui in Spiritum sanctum sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà
blasphemaverit, non remittetur. 11Cum autem inducent vos in perdonato. 11 Quando vi condurranno davanti alle Sinagoghe, ai
synagogas et ad magistratus et potestates, nolite so/liciti esse magistrati e alle autorità non preoccupatevi di come discolparvi o
qua/iter aut quid respondeatis aut quid dicatis; 12Spiritus enim che cosa rispondere o che cosa dire; 12perché lo Spirito Santo vi
sanctus docebit vos in ipsa hora quid oporteat vos dicere. insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire.

BEDA: Supra dictum est, opera quaelibet et verba abscondita BEDA: In precedenza è stato detto che tutte le opere e le parole nasco-
esse revelanda: mmc autem concludit hanc revelationem non in ste devono essere rivelate; ora conclude che questa rivelazione non
vili quolibet conciliabulo, sed in conspectu supernae civitatis dev'essere fatta in qualche vile conciliabolo, ma alla presenza della città
aeternique regis ac iudicis agendam, dicens «Dico autem vobis: celeste e dell'eterno re e giudice, dicendo: Inoltre vi dico: Chiunque mi
Oomnis quicumque confessus fuerit me coram hominibus, et Fi- riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio del! 'uomo Lo ricono-
lius hominis confitebitur illum coram Angelis Dei». ÀMBROSIUS: scerà davanti agli Angeli di Dio. AMBROGJO: Egli ha anche bene intro-
Praeclare etiam fidem acuendo intexuit, et .fidei ipsi virtutum dotto la fede, incitandoci alla sua confessione e ha posto la virtù come
fimdamenta subiecit: nam ut fortitudin is incentivum est jìdes, ita fondamento alla fede stessa. Infatti come la fede è uno stimolo della for-
fidei fundamentum est fortitudo. CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum tezza, così la fortezza è un valido sostegno della fede. CRISOSTOMO:
86 Cap. 12, vv. 8-12 Cap. 12, vv. 8-12 87

[hom. 35]: Non est ergo Dominus contentus intrinseca fide, sed Perciò il Signore non si accontenta della fede interna, ma chiede anche la
exteriorem confessionem expostulat, urgens nos ad fìduciam, et confessione esterna, incitandoci alla fiducia e a un amore più grande. E
maiorem ajfectum. Et quia hoc omnibus utile est, communiter poiché questo è utile a tutti, egli parla generalmente dicendo: Chiunque
loquitur, dicens «Omnis quicumque confessus fuerit me». mi riconoscerà. CIR.ILLO: Ora, Paolo dice (R.m 10,9): «Se tu confessi con
CYRJLLUS: Ait autem Paulus (Rom. 10,9): «Si confitearis ore tuo la bocca il Signore Gesù e nel tuo cuore hai fede che Dio lo ha 1isuscitato
Dominum Jesum, et credas in corde tuo quod Deus eum a mortuis dai mo1ti, sarai salvo». 1n queste parole è racchiuso tutto il mistero di
suscitavit, salvus eriS». Totum Christi mysterium in his interpre- Cristo. Infatti dobbiamo anzitutto confessare che il Verbo nato da Dio
tatur: decet enim prius ortum a Deo Patre Verbum, idest Unigeni- Padre, cioè il Figlio unigenito dalla sua sostanza, è il Signore di tutto,
tum ex ipsius substantia, fateri Dominum omnium, non tamquam non come uno che ha ottenuto la sua signoria da faori e con un farto, ma
ab extrinseco et .fùrtivum sortitum dominium, sed existentem re- che è in verità Signore in forza della sua stessa natura, come anche il
vera et natura/iter Dominum, sicut et Pater. Consequenter oportet Padre. Di conseguenza bisogna confessare che Dio lo ha risuscitato dai
jàteri quod Deus hunc a mortuis suscitavit; ipsum scilicet factum morti; cioè lui stesso che si è fatto uomo e ha patito nella carne per noi;
hominem, et passum in carne pro nobis: sic enim resurrexit a così infatti è risorto dai morti. Perciò chi così confesserà il Cristo davanti
mortuis. Quisquis ergo sic confitebitur Christum coram homini- agli uomini, ossia come Dio e uomo, Ctisto lo riconoscerà davanti agli
bus, videlicet ut Deum et Dominum, Christus eum confitebitur co- Angeli di Dio; in quel tempo in cui discenderà con i suoi santi Angeli
ram Angelis Dei, tunc temporis cum descendet cum sanctis Ange- nella gloria del Padre suo, alla fine del mondo. EUSEBIO: Ora, che cosa ci
lis in gloria Patris sui, in saeculi consummatione. EUSEBJUS: Quid sarà di più glorioso del fatto che lo stesso Unigenito Verbo di Dio attesti
autem erit gloriosius quam ipsum Unigenitum Dei verbum attesta- per noi nel giudizio divino, e che con il suo stesso amore ricaviamo,
ri pro nobis in divino iudicio, ac ipso ejfectu remunerationem te- come 1icompensa per la nostra confessione, una dichiarazione a favore
stimonii promere indicium in animam eius cui testimonium perhi- dell'anima per la quale egli reca testimonianza? Infatti egli non renderà
betur? Non enim manens extra eum cui testimonium reddetur, sed testimonianza restando faori da colui per il quale testimonia, ma abitan-
habitans in eo, et implens eum lumine suo, testimonium dabit. do in lui e riempiendolo della sua luce. Dopo averli con:oboi·ati con la
Cum autem corroborasse! eos spe bona per tanta promissa, iterum buona speranza mediante promesse così grandi, egli nuovamente li sti-
eos inducit terribilioribus minis, dicens «Qui autem negaverit me mola con minacce più tetTibili dicendo: ma chi mi rinnegherà davanti
coram hominibus, denegabitur coram Angelis Dei». CHRYSOSTOMUS agli uomini sarà rinnegato davanti agli Angeli di Dio. CRISOSTOMO: E
[ibid.]: Et in damnatione maius supplicium, et in bonis maior viene assegnato per i condannati un maggiore supplizio; mentre per i
recompensatio ponitur; quasi dicat: Tu hic confiteris, aut negas; buoni una più grande ricompensa; come se dicesse: Tu qui riconosci
ego autem illic: bonorum enim malorumque retributio cum aug- oppure neghi, m entre io lo farò là: nel mondo fatw·o ti attende una ben
mento in futuro saeculo te praestolatur. EUSEBIUS: Opportune più grande ricompensa per il bene e per il male. EUSEBIO: Oppo1tuna-
autem hanc comminationem ponit, ne confessionem ipsius con- mente egli presenta questa minaccia, affinché nessuno abbia a rifiutare di
temnerent propter poenam, quae est negari a Filio Dei, quod est a confessarlo a motivo del castigo, che consiste nell'essere sconfessato dal
sapientia denegari, et a vita deficere, et lumine privari, et omni- Figlio di Dio, nell 'essere rinnegato dalla sapienza, nell'essere allontanato
bus destituì bonis; sed et haec cuncta pati coram Patre, qui est in dalla vita, nel venire privato della luce e nell'essere destituito di ogni
caelis, et Angelis Dei. CYRILLUS: Negantes autem sunt primo qui- bene; ma tutte queste cose andranno sopportate dinanzi al Padre che è
dem qui imminente persecutione fidem postposuerunt: abnegant nei cieli e agli Angeli di Dio. CIRILLO: Ora, coloro che negano sono anzi-
etiam haeresum doctores et discipuli. CHRYSOSTOMUS: Sunt etiam tutto quelli che in tempo di persecuzione abbandonano la fede; in secon-
alii abnegationis modi, quos Paulus describit dicens (Tit. 1,16): do luogo sono i maestri delle eresie e i loro discepoli. CRISOSTOMO: Ci
«Confìtentur se nosse Deum, fàctis autem negant»; et iterum sono anche altri modi di rifiuto che san Paolo descrive dicendo (Tt 1,16)
(1 Tim. 5,8): «Si quis suorum, et maxime domesticorum, curam «Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti»; ancora (1
non habet, fidem negavi!, et infideli est deterion>; item (Col. 3,5): Tm 5,8): «Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di
«Avaritiam fitgite, quae est idololatria». Postquam ergo tot sunt quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede cd è peggiore di un
88 Cap. 12, vv. 8-12 Cap. 12, vv. 8-12 89

modi negationis, palam est quod totidem sunt confessionis; quos infedele»; inoltre (Col 3,5): «Evitate quell'avarizia insaziabile che è
quicumque servaverit, audiet illam beatissimam vocem, qua l'idolatria». Perciò, se tanti sono i modi del rifiuto è chiaro che altrettanti
Christus laudabit omnes qui confessi faerint eum. Attende autem sono i modi della confessione; e chiunque li osserverà ascolterà quella
verborum cautelam. In graeco enim dicit «Quisquis confitebitur beatissima voce con cui il Cristo loderà tutti coloro che l'avranno ricono-
in me», ostendens, quod non propriis viribus, sed adiutus superna sciuto. Ma fa' attenzione alla prudenza delle parole. Infatti in greco egli
gratia, Christum aliquis confztebitur. De negante vero non di.xit: dice: Chiunque mi riconoscerà (con.fitebitur in me), facendo vedere che
in me, sed «me»; nam destitutus gratia denegat; redarguitur non con le proprie forze, ma con l'aiuto della grazia celeste ciascuno
tamen, quia destitutio propter eum qui deseritur fit. confessa Cristo. Mentre di chi nega non dice: in me ma me; infatti rinne-
BEDA: Ne autem ex eo quod ait, eos qui se negaverint esse ga chi è p1ivo della grazia; ma viene condannato perché la privazione
denegandos, una cunctorum, hoc est eorum qui studio, et eorum della grazia è dovuta alla stessa persona che egli rinnega.
B EDA: Ma affinché da quanto egli dice, che cioè chi lo rinnegherà sarà
qui infirmitate vel ignorantia negant, conditio putaretur, continuo
a sua volta rinnegato, non si supponga che la condizione è uguale per
subiecit «Et omnis qui dicit verbum in Filium hominis, remittetur
tutti, ossia di coloro che lo rinnegano deliberatamente e di coloro che lo
illi; ei autem qui in Spiritum sanctum blasphemaverit, non remit- rinnegano per debolezza oppure per ignoranza, egli aggiunge immediata-
tetur». CYRILLUS: Sed si hoc vult innuere Salvator, quod si quod mente: Chiunque parlerà contro il Figlio del/ 'uomo gli sarà perdonato;
iniuriosum verbum dicatur a nobis in hominem communem, obti- ma chi bestemmierà contro lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
nebimus, si poeniteamus, veniam; nulla difficultas est in sermone,· ClRrLLO: Ma se con queste parole il Signore vuole accennare al fatto che
quia cum naturaliter bonus sit Deus, emendat volentes poenitere. se da noi viene pronunciata una parola ingiu1iosa contro un uomo qualsia-
Verum si ad ipsum Christum retorqueatur sermo, qualiter incon- si, se ci pentiamo, ven-emo perdonati, non si dà alcuna difficoltà in questo
demnabilis est qui dicit verbum in eum? AMBROSIUS: Utique discorso, poiché, essendo Dio buono per natura, egli con-egge coloro che
Filium hominis Christum intelligimus, qui de Spiritu Sancta gene- fanno penitenza. Ma se le parole sono tiferite a Ctisto, come non sarà
ratus ex Virgine est, eo quod parens eius in terris sola sit virga. condannato chi parla contro di lui? A MBROGIO: Certamente con il Figlio
Nwnquid ergo maior Spiritus sanctus Christo, ut in Christum pec- dell'uomo noi intendiamo il Cristo, il quale per opera dello Spirito Santo
cantes veniam consequantur, in Spiritum sanctum delinquentes nacque da una Vergine, visto che il suo unico genitore sulla terra è la
remissionem non mereantur adipisci? Sed ubi unitas potestatis Vergine. Ma forse che lo Spirito Santo è più grande del Cristo, sicché
est, nulla comparationis est quaestio. ATHANASIUS: Viri quidem coloro che peccano contro Cristo ottengono il perdono, mentre coloro che
antiqui, studiosus Origenes: et mirandus Theognostus, hanc con- peccano contro lo Spirito Santo non meritano di essere perdonati? Ma
scribunt esse Spiritus sancti blasphemiam, quando qui digni repu- dove c'è unità di potere non esiste alcuna ragione di confronto. ATANASIO:
Gli scritto1i antichi, l'erudito Origcne e il grande Teognosto affermano
tati sunt dono Spiritus sancti per baptismum, regrediuntur ad pec-
che c'è bestemmia contro lo Spi1ito Santo quando coloro che erano stati
candum: ab hoc enim aiunt illos nec veniam obtinere, prout riconosciuti degni del dono dello Spirito Santo cadono nuovamente in
Paulus dicit (Hebr. 6, 6): «Impossibile est eos qui facti sunt parti- peccato; per questo motivo essi affermano, che costoro non ottengono il
cipes Spiritus sancti, et prolapsi sunt, revocari rursum ad poeni- perdono, come dice san Paolo (Eb 6,6): «E impossibile che quanti sono
tentiam». Addidit autem uterque intentionem propriam. Nam divenuti partecipi dello Spirito Santo, se cadono un 'altra volta, siano con-
Origenes: causam huius sic explicat: Deus quidem Pater omnia dotti al ravvedin1ento». Ma ciascuno fornisce una propria ragione. Infatti
percurrit et singula continet; virtus autem Filii ad sola rationalia Origene spiega così la causa di questa verità: indubbiamente il Padre
extenditur; Spiritus vero sanctus solus inest participantibus eum penetra e contiene ogni cosa; invece il potere del Figlio si estende soltanto
in dono baptismatis. Quando ergo Cathecumeni peccant, et alle creature razionali; il potere dello Spilito Santo poi si trova soltanto in
Genti/es, p eccant in Filium, qui in eis manet; possunt tamen coloro che partecipano di lui · con il dono del battesimo. Perciò quando
veniam obtinere, cum digni fiunt dono regenerationis: quando peccano i Catecumeni e i Gentili, peccano contro il Figlio che dimora in
vero baptizati delinquunt, dicit hoc nefas attingere Spiritum, ad loro; essi possono tuttavia ottenere il perdono quando diventano degni del
quem cum pervenissent, peccaverunt: et ideo irrevocabilem fare dono della rigenerazione. Ma quando peccano i battezzati, egli affe1ma
90 Cap. 12, vv. 8-12 Cap. 12, vv. 8-12 91

damnationem. Theognostus vero ait, quod qui primum et secun- che la loro offesa colpisce lo Spirito, e in questo modo hanno peccato, e
dum excessit limen, minorem poenam meretur; sed qui tertium perciò la loro condanna sarebbe ilTevocabile. Invece Teognosto dice che
quoque pertransit, non amplius accipiet veniam. Primum quidem chi supera il primo e il secondo confine, merita una pena inferiore, mentre
et secundum limen vocavit doctrinam Patris et Filii; tertium vero chi scavalca il terzo confine non Iiceverà più perdono. Egli chiama primo
in participatione Spiritus sancti, secundum illud (Io. 16, 13): e secondo confine la dottrina del Padre e del Figlio, mentre chiama terzo
«Cum venerit Spiritus veritatis, docebit vos omnem veritatenrn: confine la paiiecipazione dello Spirito Santo, secondo il detto di Gv
non tamquam doctrina Spiritus dogma Filii superet, sed quia 16,13: «Quando verrà lo Spirito Santo vi insegnerà ogni verità». Non
Filius condescendit ùnpe1fectis, Spiritus vero signaculum est come se la dottrina dello Spirito fosse superiore a quella del Figlio, ma
perché il Figlio è accondiscendente con coloro che sono imperfetti, men-
eorum qui perficiuntur. Sic igitur, non quia superet Spiritus
tre lo Spirito è il sigillo di coloro che sono stati resi perfetti. Perciò la
Filium, expers est veniae blasphemia Spiritus, sed quia impe1fec-
bestemmia contro lo Spirito Santo non viene perdonata non perché lo
torum quidem est remissio, perfectis vero nulla restat excusatio. Spirito è supeliore al Figlio, ma perché c'è perdono per gli impe1fctti,
Sed cum Filius sit in Patre, est in illis in quibus est Pater, nec mentre per i perfetti non esiste alcuna scusa. Ma poiché il Figlio è nel
abest Spiritus; indivisibilis est enim sancta Trinitas. Ad haec, si Padre, egli si trova in quelli in cui è il Padre, e lo Spi1ito non è assente;
omnia per Filium facta sunt, et omnia in ipso consistunt, erit ipse infatti la santa Trinità è indivisibile. Inoltre, se tutte le cose sono state
nimirum in omnibus, ut necessarium sit peccantem in Filium, in create per mezzo del Figlio e tutte in lui sussistono, egli si troverà vera-
Patrem et in Spiritum sanctum peccare. Sacrum autem baptisma mente in ogni cosa; così avviene necessariamente che chi pecca contro il
in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti datur: et sic peccantes Figlio pecca anche conh·o il Padre e contro lo Spirito Santo. Ma il santo
post baptismum in sanctam Trinitatem exercent blasphemiam. Battesimo viene dato nel nome dcl Padre e del Figlio e dello Spi1ito
Ceterum si Pharisaei baptismum non susceperant, qua/iter redar- Santo. E così coloro che peccano dopo il Battesimo esprimono una
guebat eos ac si blasphemassent in Spiritum sanctum, cuius non- bestemmia contro la T1inità. Del resto se i Fruisci non hanno iicevuto il
dum erant facti participes; praesertim cum non de peccatis sim- battesimo, come poteva rimproverarli come se essi bestemmiassero lo
pliciter, sed de blasphemia eos increpabat? Differunt autem: quo- Spirito santo, del quale non erano ancora stati resi partecipi, specialmente
niam qui peccat, transgreditur legem; qui vero blasphemat, in dal momento in cui non li si accusa semplicemente di peccati, ma di
ipsam offendi! deitatem. Sed a/iter. Si eis qui delinquunt post bap- bestemmia? Ma tra queste due cose (il peccato e la bestemmia) c'è diffe-
tisma, non indulgetur vindicta reatuum, qua/iter Apostolus poeni- renza, perché chi pecca trasgredisce la Legge, mentre chi bestemmia
offende direttamente la Divinità. Ma di nuovo, se a coloro che peccano
tenti in Corintho condona!: retrogressos vero Galatas parit,
dopo il battesimo non viene concessa alcuna remissione dei castighi per le
quousque Christus denuo formetur in eis? Cur autem et Novatum loro offese, perché l'Apostolo concede il perdono a chi si pente a Corinto
arguimus interimentem poenitentiam post baptismum? Apostolus e partorisce nuovamente i Galati che erano iicaduti, fino al punto che in
igitur ad Hebraeos non dissipat poenitentiam peccatorum. Sed ne loro si formi nuovamente il Cristo? Inoltre perché biasimiamo Novato che
putarent secundum ritum legis, poenitentiae causa multa fare et rifiuta la penitenza dopo il battesimo? L'Apostolo agli Ebrei non rifiuta la
quotidiana baptismata, ob hoc poenitere quidem monet; unicam penitenza dei peccatori, ma affinché non credano che come secondo i riti
autem fare insinua! per baptisma renovationem. Talia vero con- della Legge a causa della penitenza ci sarebbero stati numerosi e quotidia-
siderans recurro ad dispensationem quae fit in Christo, qui Deus ni battesimi, per questo motivo li esorta ce11amente a fare penitenza, ma
existens, homo jàctus est: tamquam Deus suscitabat mortuos; accenna anche al fatto che ci sarebbe stato un solo rinnovamento median-
sicut carne vestitus sitiebat, laborabat et patiebatur. Quando igi- te il battesimo. Ma con tali considerazioni faccio ritorno all'economia che
tur aliqui spectantes humana, vident Dominum sitientem et si realizza in Cristo, che essendo Dio si fece uomo: in quanto Dio risu-
patientem, et obloquuntur in Salvatorem velut in hominem, pecca- scitò i mo1ti, in quanto iivestito di carne soffriva la sete, si affaticava e
nt quidem, possunt tamen cito cum poenituerint, accipere veniam, pativa. Perciò quando uno, considerando le cose umane, vede il Signore
praetendentes pro causa fragilitatem corporis; quando vero rur- assetato e sofferente e parla contro il Signore come contro un uomo,
sus aspicientes aliqui opera deitatis, dubitant de natura corporis, pecca indubbiamente, ma se si pente può ricevere il perdono, adducendo
92 Cap. 12, vv. 8-12 Cap. 12, vv. 8-12 93

ipsi quoque nimium peccant; sed et his poenitentibus cito potest come scusa la fragilità del co1po. Quando invece alcuni, considerando le
ignosci, eo quod et ipsi excusationem habent ab operum magnitu- opere della divinità, dubitano circa la natura del cmpo, peccano grave-
dine. Quando vero divinitatis opera retorquent ad diabolum, merito mente; ma se si pentono, anche ad essi viene concesso subito il perdono,
irrevocabilem ferunt scientiam, quoniam arbitrati sunt diabolum per il fatto che hanno una scusa nella grandezza delle opere. Ma quando
/ore Deum, et verum Deum nihil plusquam daemones in operibus riferi scono le oper e della divinità al diavolo, essi sottostanno a
putaverunt habere. Ad hanc ergo perfidiam Pharisaei pervenerant: un'ùTevocabilc sentenza, perché hanno pensato che il diavolo fosse Dio, e
Salvatore enim ostendente Patris opera, mortuos suscitans, caecos nelle opere pensavano di avere come vero Dio null'altro che i demoni. A
illuminans, et similia faciens, huiusmodi opera dicebant esse questa perfidia giunsero dunque i Farisei: poiché m entre il Salvatore com-
Beelzebub: aeque enim dicere poterant videntes mundi ordinem et piva le opere del Padre, risuscitando i morti, concedendo la vista ai ciechi
erga eum provisionem quod mundus a Beelzebub est creatus. e compiendo altre cose di questo genere, essi affcnnavano che queste
Quamdiu igitur ad humana spectantes mente claudicabant dicentes erano opere del diavolo. Egualmente essi potevano dire, vedendo l'ordine
(Matth. 13,55): «Nonne hic est carpentarii .filius?» et (Io. 7, 15): del mondo e la provvidenza usata nei suoi confronti, che il mondo è stato
creato da Beelzebul. Perciò, finché vedendo le cose umane zoppicavano
«Quo modo litteras quas non didicit, novit? >>, sustinebat eos
con la loro mente dicendo (Mt 13,55): «Non è egli forse il figlio del car-
tamquam in Filium hominis peccantes; sed ubi magis insaniunt
pentiere?», e (Gv 7,15): «Come mai questi conosce le Scritture, senza
dicentes opera Dei esse Beelzebub, non amplius eos sustinuit. Sic avere studiato?», li sopportava in quanto peccavano contro il Figlio del-
enim et tamdiu patres eorum sustinebat, quamdiu causa panis et l'uomo; ma quando essi perdevano la ragione dicendo che le opere di Dio
aquae murmurabant; sed postquam vitulum conjlantes, in eum col- erano opere di Bcclzebul, egli non li sopportò più. Allo stesso modo Dio
lata sibi divinitus beneficia referunt, puniti sunt: primo quidem non sopportò i loro padti quando monnoravano a causa del pane e dell 'acqua,
paucis eorum occisis, postmodum dixit (Ex. 32,35): «Ego autem in ma dopo che si erano costruiti un vitello e attribuivano ad esso i benefici
die ultionis visitabo hoc peccatum eorum». Talem ergo et nunc loro conferiti divinan1ente, vennero puniti. Anzitutto un gran numero di
Pharisaei audiunt sententiam, ut in fiamma diabolo parata perpe- loro fu ucciso e poi Dio disse (Es. 32,35): «Nel giorno della m_ia visita, li
tuo corrodantur cum eo. Non igitur faciendo collationem inter bla- punirò per il loro peccato». Questa è pertanto la sentenza che i Farisei
sphemiam dictam in ipsum et Spiritum sanctum, haec dixit, tam- ascoltano: che nel fuoco preparato per il demonio, essi vengano insieme
quam maior sit Spiritus; sed utraque blasphemia in ipsum prolata, con lui consumati per sempre. Perciò facendo un confronto fra la bestem-
hanc minorem, illam validiorem ostendit: ipsum enim videntes mia detta contro se stesso e lo Spirito Santo, egli non dice queste cose
hominem vituperabant, et eius opera Beelzebub esse dicebant. come se lo Spirito fosse più grande, ma dato che tutte e due le bestemmie
ÀMBROSJUS: Sic igitur videtur quibusdam, ut eumdem et Filium et erano dette contro lui stesso, egli fa vedere che una bestemmia è più gran-
Spiritum sanctum intelligamus, salva distinctione personarum, et de e l'altra meno grande: infatti, vedendo in lui solo un uomo, lo critica-
unitale substantiae: quia unus et Deus et homo Christus est vano e dicevano che le sue erano opere di Beelzebul. AMBROGIO: Perciò
Spiritus, sicut scriptum est (Thren. 4,20): «Spiritus ante faciem ve- sembra ad alcuni che noi dobbiamo credere che sia il Figlio sia lo Sp.ùito
stram Christus DominuS». Idem Spiritus sanctus, qui et Pater sanc- Santo siano lo stesso Cristo, salvando la distinzione delle Persone nell'u-
tus, et Filius sanctus, et Spiritus sanctus. Si ergo utrumque Christus nicità della sostanza, poiché il Cristo Dio e uomo è un solo Spirito come
est, quae est diversitas nisi ut sciamus quia divinitatem Christi sta scritto (Lam 4,20): «Lo Spirito dinanzi al nostro volto, Cristo del
nobis negare non liceat? Signore». Lo stesso Spirito è santo, infatti il Padre è santo, il Figlio
BEDA: Vel alitet: Qui opera Spiritus sancti dicit esse Beelzebub, è santo e lo Spirito è santo. Ma se Clisto è entrambe le cose, che differen-
i/li non dimittetur neque in praesenti saeculo, neque in futuro; non za c'è se non che noi sappiamo che non ci è lecito negare la divinità
quod negamus ei, si poenitentiam agere possit, passe dimitti a Deo; del Ciisto?
sed quod credamus eum blasphemum, exigentibus meritis, sicut B EDA: Oppure in un altro modo. A chi affcnna che le opere dello
numquam ad remissionem, ita nec ad ipsos dignae poenitentiae Spirito Santo sono prodotte da Bcelzebul non sarà perdonato né nel
fructus esse perventurum, secundum il/ud (Js. 6,10): «Excaecavi mondo presente né in quello futuro; non perché neghiamo che se fa peni-
oculos eorum ne convertantur, et sanem illoS». CYRJLLUS: Quod si tenza possa essere assolto da Dio, m a perché crediamo che questo
94 Cap. 12, vv. 8-12
r Cap. 12, vv. 8- 12 95

creatura esset Spiritus sanctus, non autem de divina substantia bestemmiatore, secondo l'esigenza dei suoi meriti, come non arriverà mai
Patris et Filii, qua/iter acta in eum contumelia tantam fert poe- alla remissione così non giungerà mai ai frutti di una degna penitenza,
nam quanta promulgatur contra blasphemantes in Deum? BEDA: secondo il detto di Ts 6,10: «Accecai i loro occhi, affinché non si conver-
Neque tamen quicumque Spiritum sanctum non esse, aut Deum tano in modo da essere guariti». CrRILLO: Poiché se lo Spirito Santo fosse
una creatura e non della stessa sostanza del Padre e del Figlio, quale
non esse, sed Patre Filioque minorem conjìtentur, hoc irremissibi-
ingiuria fatta contro di lui può comp01tare una pena così grande come
lis blasphemiae crimine tenentur: quia humana ignorantia ducti quella comminata a coloro che bestenuniano contro Dio? BEDA: Tuttavia
faciunt, non invidentia diabolica, sicut principes Judaeorum. non chiunque affenna che non esiste lo Spi.rito Santo, oppure dice che
AuGUSTINUS, De verb. Dom. [serm.1]: Ve! aliter. Si hic diceretur: non è Dio, ma confessa che è inferiore rispetto al Padre e al Figlio, è col-
«Qui blasphemaverit» quamcumque blasphemiam in Spiritum pevole del crimine imperdonabile della bestenunia, perché lo fa indotto
sanctum, omnem intelligere deberemus; sed quia dictum est «Qui da ignoranza umana e non dall'invidia diabolica, come i capi dei Giudei.
blasphemaverit in Spiritum sanctuni», ille intelligatur qui non AGOSTINO: Oppure in un altro modo. Se fosse detto: Chi pronunciasse
omni modo, sed eo modo blasphemaverit ut ei numquam possit qualsiasi bestemmia contro lo Spiiito Santo, dovremmo intendere con ciò
ignosci: sic enim dictum est (Iac. I , 13): «Deus neminem tentat», «ogni bcstenunia», ma poiché viene detto: chi bestemmierà contro lo
scilicet non omni, sed quodam tentationis modo. Quis autem sit Spirito Santo, bisogna intenderlo di chi non bestemmia in un modo qual-
iste modus blasphemandi contra Spiritum sanctum, dicamus. siasi, ma in una maniera tale da non poter essere mai perdonato: così
Primum quidem credentium beneficium est in Spiritu Sancto viene detto (Gc 1,13): «Dio non tenta nessuno al male», cioè non in qual-
remissio peccatorum: contra hoc donum gratuitum loquitur cor siasi modo, ma secondo un cc1to modo di tentazione. Ora, vediamo che
impoenitens: ipsa ergo impoenitentia est Spiritus blasphemia; specie di bestemmia è quella contro lo Spirito Santo. Indubbiamente la
quae non remittitur neque in hoc saeculo, neque in futuro: quia p1ima grazia di coloro che credono è il perdono dei peccati nello Spirito
poenitentia impetrat remissionem in hoc saeculo quae valeat Santo: contro questo dono gratuito parla il cuore impenitente. Perciò
l'ostinazione stessa è la bestemmia contro lo Spirito, che non viene perdo-
in futuro .
nata né in questo mondo né in quello futuro: poiché la penitenza ottiene il
CYIULLUS: Cum autem tantum metum incusserit Dominus disce- perdono in questo secolo in modo che valga per quello futuro.
dentibus a recta cor1fessione, praecepit de cetero non curare de CIRILLO: Ora, dopo avere suscitato un grande timore in coloro che si
responso, eo quod fide/iter dispositis constituit verba congrua allontanavano dalla retta confessione, il Signore ordinò loro di non
Spiritus tamquam doctor inhabitans; unde sequitur «Cum autem preoccuparsi riguardo alla risposta perché, a coloro che sono ben dispo-
inducent vos in synagogas, et ad magistratus et potestates, nolite sti, lo Spirito, nella sua qualità di maestro che dimora in loro, fornirà le
solliciti esse qua/iter aut quid respondeatis, aut quid dicatiS». parole appropriate; perciò continua: Quando vi condurranno davanti
GLOSSA [interi.]: Dicit autem «qua/iter», quantum ad modum profe- alle Sinagoghe, ai magistrati e alle autorità non preoccupatevi di come
rendi; «quid», quantum ad modum inveniendi; «respondeatis», discolparvi o che rispondere o che cosa dire. GLOSSA: Dice come,
interrogantibus, «aut quid dicatis», discere volentibus. B EDA: Cum riguardo al modo di esprimersi; che cosa, riguardo al modo di scoprire;
enim propter Christum ducimur ad iudices, voluntatem tamen discolparvi, riguardo a coloro che interrogano, o che cosa dire, riguardo
nostram pro Christo debemus ojferre; ceterum in respondendo a coloro che vogliono apprendere. BEDA: Infatti quando siamo condotti
Spiritus sancti gratia ministrabitur; unde subditur «Spiritus enim davanti ai giudici per Cristo, noi dobbiamo offiire la nostra volontà per
sanctus docebit vos in ipsa hora quid oporteat vos dicere». amore di Cristo; del resto nel rispondere sarà concessa la grazia dello
CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 34}: Alibi vero dicitur (i Petri Spirito Santo. Perciò viene aggiunto: perché lo Spirito Santo vi inse-
3, i 5): «Estote parati cunctis ad respondendum, quicumque quaesi- gnerà in quel momento ciò che bisogna dire. CRISOSTOMO: Altrove si
dice (1 Pt 3,15): «Siate pronti sempre a rispondere a chiunque vi
verint a vobis rationem spei quae fovet vos». Quando namque ori-
domandi ragione della speranza che è in voi». Quando sorge qualche
tur inter amicos agon, praecipit nos meditari; quando vero terribile contrasto tra amici, egli raccomanda di riflettere; ma quando ci si trova
est praetoriwn, et pavor circumquaque, dat proprium monimentum, nella terribile cotte di giustizia o in qualsiasi situazione di te1TOre, allora
ut audendum sit et loquendum, non autem obstupescendum. li es01ta a essere coraggiosi e a parlare e a non lasciarsi te1rnrizzare.
96 Cap. 12, vv. 8-12 Cap. 12, vv. 8-12 97

THEOPHYLACTUS: Quoniam igitur duplex est nostra infirmitas, et TEOFJLATIO: Poiché la nostra debolezza è duplice, così che o fuggiamo il
aut poenae formidine martyrium fugimus, aut quia rudes sumus, martirio per paura della pena, oppure perché siamo rozzi e non sappiamo
et nescimus reddere rationem fidei, utrumque exclusit: metum qui- dar ragione della nostra fede, egli Li esclude entrambi: la paura della pena
dem poenarum in eo quod dixit «Ne timeatis occidentes corpus»; quando dice: Non temete coloro che uccidono il corpo; il timore dell'i-
timorem vero inscientiae in hoc quod dixit «Nolite solliciti esse gnoranza quando dice: non preoccupatevi di come discolparvi o che
qua/iter aut quid respondeatis». cosa dire.

VERSUS 13-15 VERSETTI 13-15

13Ait autem quidam ei de turba: Magister, dic fratri meo ut 13Uno della folla gli disse: Maestro, di' a mio fratello che di-
dividat mecum hereditatem. 14At il/e dixit ei: Homo, quis me vida con me l'eredità. 14Ma egli rispose: O uomo, chi mi ha co-
constituit iudicem aut divisorem super vos? 150ixitque ad illos: stituito giudice o mediatore sopra di voi? 15E disse loro: Guar-
Videte et cavete ab omni avaritia; quia non in abundantia datevi e tenetevi lontano da ogni avarizia ; perché se anche
cuiusquam vita eius est ex his quae possidet. uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni.
AMBROSIUS: Totus superior focus ad subeundam pro confessio- AMBROGIO: Tutto il testo precedente è stato costruito per prepararci ad
ne Domini passionem, aut contemptu mortis, aut spe praemii, aut affrontare le sofferenze per la confessione del Signore, o mediante il
mansuri denuntiatione supplicii, cui nunquam venia laxetur, disprezzo della morte, o con la speranza della ricompensa, o con
instruitur. Et quoniam avaritia plerumque solet tentare virtutem, l'annuncio del supplizio che attenderà colui al quale non sarà mai conces-
etiam huius abolendae rei praeceptum subicitur et exemplum, cum so il perdono. E poiché l'avmizia è solita tentare la virtù, al fine di elimi-
dicitur «Àit autem ei quidam de turba: Magister, dic fratri meo ut narla viene offerto un comando e un esempio, quando si dice: Uno della
dividat mecum hereditatem». THEOPHYLACTUS: Hi duo fratres, quia folla gli disse: Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità.
de hereditate paterna dividenda contendebant, consequens erat ut TEOFJLAITO: Poiché questi due fratelli litigavano per la divisione dell'ere-
alter alterum fraudare intenderet. Dominus autem docens nos dità paterna, era logico che uno cercasse di defraudare l'altro. Ma il
quod non oportet ad terrena flecti, repe lli! vocantem eum ad Signore, il quale ci insegna a non piegarci alle cose teITene, rimprovera
hereditatis divisionem; unde sequitur «Àt ille dixit ei: Homo, quis chi lo aveva chiamato per la divisione dell'eredità. Perciò prosegue: Ma
me constituit iudicem aut divisorem», scilicet facultatum, «super egli rispose: O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di
vos?». BEDA: Qui magistro supernae pacis gaudia commendanti, voi? B EDA: Chi vuole impotTe il disturbo della divisione dell'eredità
terrenae divisionis vult ingerere molestiam, merito homo vocatur, patema al Maestro che raccomanda le gioie della pace celeste, viene giu-
secundum illud (1 Cor. 3,3): «Cum sit inter vos zelus et contentio, stamente chiamato uomo, secondo quanto si dice in 1 Cor 3,3: «Quando
c'è tra voi invidia e discordia, non è forse vero che siete carnali e vi con-
nonne homines estis?». CYRJLLUS: Fuit autem Dei Filius quando
ducete in maniera tutta umana?» Clru:LLO: Ora, il Figlio di Dio, quando fu
factus est similis nobis, constitutus a D eo Patre in regem et
fatto simile a noi, venne costituito da Dio Padre come re e principe sul
principem super Sion montem sanctum eius, annuntians manda- santo monte di Sion, per far conoscere il comando divino. AMBROGIO:
tum divinum. ÀMBROSJUS: Bene ergo terrena declinat qui propter Perciò rifiuta giustamente le cose terrene colui che era disceso per le
divina descenderat, nec iudex dignatur esse litium et arbiter realtà divine, e non si degna di diventare giudice di liti e arbitro di leggi,
facultatum, virorum habens mortuorumque iudicium arbitriumque possedendo il giudizio e l'arbitrio dei meriti dei vivi e dei morti. Perciò tu
meritorum. Non ergo quid petas, sed a quo postules, intuendwn dovresti fare attenzione non a che cosa chiedi, ma a chi lo chiedi; né con
est; nec maioribus intento animo putes minoribus obstrependum: animo ardente dovresti supporre che i superiori debbano essere disturbati
unde non immerito refittatur hic frate1; qui dispensatorem caele- dagli infeiimi. P erciò qui viene respinto giustamente il fratello che cerca-
98 Cap. 12, vv. 13-15 Cap. 12, vv. 13-15 99

stium gestiebat corruptibilibus occupare, cum inter fratre~ f!atri- va di indutTe chi ha cura delle cose celesti a occuparsi delle cose corrutti-
monium non iudex medius, sed pietas debeat sequestra dividere: bili, poiché per il patrimonio tra fratelli non esiste alcun giudice interme-
quamquam immortalitatis patrimonium, non pecuniae, sit homini- dio, ma la pietas dovrebbe dividere il patrimonio; sebbene non le iicchcz-
ze, ma l'immortalità dovrebbe essere il pattimonio che gli uomini devono
bus expectandum. . . . . . attendere.
B EDA: Occasione autem huius stultz petitorzs, adversus avarz-
B EoA: Prendendo lo spunto da questo stolto richiedente, egli si sforza
tiae pestem, et turbas et discipulos praecep~is pari~er et exemplis
di aimare contro la peste dell'avarizia la folla e i suoi discepoli sia con i
munire satagit; unde sequitur «Dixitque ~d zllo:s·: Vzdete, et ~avet~ comandamenti, sia con i precetti. Perciò prosegue: E disse loro:
ab omni avaritia». Dicit autem «Ab omnL», quza nonnulla sz~:pt~­ Guardatevi e tenetevi lontano da ogni avarizia. Ora dice: da ogni, perché
citer geri videntw~ sed internus arbiter qu~ .intenti~~e fiant duudz- può sembrare che alcune cose siano fatte onestamente, ma il giudice inte-
cat. CYRILLUS: Vel dicit «Ab omni avarztza», scdzcet magna et riore decide con quale intenzione sono state fatte. CIRILLO: Oppure dice:
parva. Est enim inutilis avaritia, dicente. Do.m_in? (~nios 5,19:. da ogni avarizia, cioè sia grande che piccola. Infatti l'avaiizia è contro-
«Domos zelatas aedificabitis, et non habztabztzs zn ets»; et alibi producente, come dice il Signore (Amos 5,11): «Vi edificherete case di
(Is. 5,10): «Decem iugera vinearumf~cient lagunculam unam, et pietre squadrate, ma non le abiterete», e (Is 5,10): «Perché dieci jugeri di
triginta modii sementis facient modzos. tres». Sed et s~cundu'!1 vigna daranno un solo barile, e tt·enta moggi di sementi ne renderanno
alium modum est inutilis, quem ostendit subdens «Quza non zn solo tre». Ma è inutile anche secondo un altro modo, che fa vedere
abu ndan tia cuiusquam vita eius est ex his quae po~s ide~». aggiungendo: perché anche se uno è ne/L 'abbondanza, la sua vita non
THEOPHYLACTUS: Hoc dicit Dominus refellens avarorum zntentw- dipende dai suoi beni. TEOFILAITO: li Signore dice questo confutando le
nes, qui videntur coacervare divitias qua~·i ~i~ victuri'.· sed num.- intenzioni degli avari, i quali sembrano accumulare le ricchezze come se
quid te opulentia longaevum efficiet? Quid igzt.:1r manifeste susti- vivessero a lungo; ma forse che l'opulenza ti allunga la vita? Perché dun-
nes mala, incertae causa quietis? Nam dubzum est an debeas que soppo1ti i mali in vista di un riposo ince1to? Infatti c' è da dubitare se
attingere senium, cuius gratia thesaurizas. raggiungerai l'anzianità, per amore della quale accumuli tesori . .

VERSUS 16-21 VERSETTI 16-21

160ixit autem similitudinem ad illos dicens: Hominis cuiusdam 16Disse poi loro una parabola: La campagna di un uomo
divitis uberes tructus ager attulit, 17et cogitabat intra se di- ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che
cens: Quid faciam, quod non habeo quo congregem fru~tus farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18E disse: Farò
meos? 1BEt dixit: Hoc faciam: destruam horrea mea. e_t ma1ora così : demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi
faciam et ilfuc congregabo omnia quae nata sunt m1h1 et bon~ raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso:
mea . 19Et dicam animae meae: Anima, habes .
multa bona posi-
200 · 't
Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripo-
ta in annos plurimos: requiesce, comede, b1be, epulare. 1x1 sati , mangia, bevi e datti alla gioia. 20Ma Dio gli disse: Stolto,
autem illi Oeus: Stulte, hac nocte animam tuai:i :epetunt a .te; questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita, e quello che hai
quae autem parasti cuius erunt? 2 1Sic est qw s1b1 thesaunzat preparato di chi sarà? 21Così è di chi accumula tesori per sé e
et non est in Oeum dives. non arricchisce davanti a Dio.

THEOPHYLACTUS: Dicto quod ex afjluentia opum non proten- T EOFILKrro: Dopo aver detto che la vita dell'uomo non viene pro-
datur vita humana, ad huius .fìdem parabolam subdit, dicens lungata dall'abbondanza delle ricchezze, egli aggiunge una pai·abola
«Dixit autem similitudinem ad illos, dicens : Hominis c~i.usdan: per incrementare la fede in questa verità, dicendo: Disse poi loro una
divitis uberes fructus ager attulit». BASJLJUS [hom. de dzvit. ag ri parabola: La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon fi'utto
100 Cap. 12, vv. 16-21 Cap. 12, vv. 16-21 101

fertilis]: Nonfacturi quidem ex ubertatefructuwn aliquid boni, ut (raccolto). _BASILIO: Non per produrre dall'abbondanza dei frutti qual-
magis divina longanimitas pateat, quae usque ad malos suam che cosa d1 buono, ma affinché sia più evidente la div ina longanimità,
bonitatem extendit, pluens super iustos et iniustos. Quae vero sunt che estende la sua bontà fino ai cattivi, facendo piovere sui giusti e
quae hic homo benefactori recompensat? Non meminit communis sugli ingiusti. Quali sono infatti le cose con cui quest'uomo ripaga il
naturae, nec arbitratus est oportere quod superfluit, di,\ pensari suo Benefattore? Egli non si ricorda della natura in generale, né ritiene
egentibus: et horrea quidem crepabant prae copia conditorum: che sia necessario dare il superfluo ai bisognosi: in verità i suoi granai
avarus tamen animus nequaquam implehatur, nolens veteribus scoppiano per l'abbondanza dei raccolti, ma il suo animo avaro non è
mai soddisfatto, non volendo abbandonare le cose vecchie a causa del-
cedere propter avaritiam, nova non. valens suscipere propter mul-
1'avarizia; e non essendo in grado di accogliere le nuove a causa della
titudinem: propter quod imperfecta erant eius consilia, et steri/es
quantità, per questo i suoi disegni erano imperfetti e le sue attenzioni
curae; unde sequitur «Et cogitabat intra se, dicens: Quid faciam, erano sterili . Perciò prosegue: Egli ragionava tra sé: Che f àrò, poiché
quia non haheo quo congregem fructus meos?». Conqueritur no~i ho d?ve rip?r~e i miei raccolti? L~ sua lament~la è come quella
aeque pauperibus. An non quem premi! inopia, dicit: Quid faciam? det povcn. Infatti 1 uomo oppresso dal bisogno non dice forse: Che co-
Unde victus, un.de calceamenta? Talia et locuples profert: sa farò, d.a dove posso ricevere del cibo, da chi il vestito? Queste stesse
urgent enim ipsius animam divitiae a promptuariis emanantes, ne cose le dice anche il ricco. Infatti opprimono la sua mente le ricchezze
forte cum exiverint prosint egentibus; a simili gulosorum, qui che provengono dai suoi granai, per timore che andando fuori esse tor-
mallent edacitate crepare quam in.digentibus de reliquiis ùnpar- n~no a vantaggio del povero; cm:ne il goloso, che preferisce scoppiare
tiri. GREGOR!US, Moralium [15,2]: O angustia ex satietate nata. piuttosto che dare qualcosa dt quello che rimane agli indigenti.
Dicens enim «Quidfaciam?» profecto indicat quia votorum suo- GREGORIO: Quale difficoltà, nata dall'abbondanza! Infatti, dicendo: Che
rum ejfectibus pressus, sub quodam rerum fasc e laborabat. f~rò~ in?ubbiamente egli attesta che, oppresso dal successo dei propti de-
BAsruus [hom. 6 ut supra]: Erat quidem in promptu dicere: aperi- s1den, s1 tonnenta come se si trovasse sotto il peso delle sue ricchezze.
am horrea, convocabo egenos; sed cogitat non ut distribuat, sed BASILIO:, C,::ertam~nte per .lui sarebbe stato facile dire: Ap1irò i granai,
ut congreget; sequitur enim «Et dixit: Hoc faciam : destruam hor- chiamcro 1 povcn; ma egh non pensa a distribuire, bensì ad ammassare·
.,
perc10 prosegue: Farò così: demolirò i miei granai. Fai bene: infatti i
'
rea mea». Bene facis: nam digna destructione nequitiae prom-
ptuaria: dissolve horrea, ex quibus nullus consolationem accepit. magazzini d'iniquità sono degni di essere distrutti. Abbatti i granai dai
Subdit «Et maiora faciam ». At si et hoc ùnpleveris, numquid quali nessuno riceve qualche consolazione. Aggiunge: e ne costruirò di
destrues iterum? Quid stultius, quam in. infznitum laborare? più grandi. Ma anche se li farai, non tornerai poi a distruggerli? Che
Horrea sunt tibi, si vis, pauperwn domus. Sed dices: Cui iniuriam c'è di più stolto che continuare ad affaticarsi all'infinito? Se vuoi, ci
facio, propria retinendo? Nam et sequitur «Et illuc congregabo sono anche per te dei granai: le case dei poveri. Ma dirai: A chi reco
omnia quae nata sunt mihi, et bona mea». Dic mihi: Quae tua? ingiuria conservando per me le mie cose? Infatti prosegue: e vi racco-
Unde ea sumens in vitam titlisti? Sicut qui praeveniens spectacula glierò tutto il grano e i miei beni. Ma dimmi: quali cose sono tue? Da
d~ve le hai prese per portarle in questa vita? Come chi, giungendo per
prohiberet advenientes, appropriando sibi quod ad usum co_mmu-
p~1mo a uno spettacolo, vietasse agli altri di venire, appropriandosi di
nem ordinatur; similes sunt divites, qui communia quae p raeoccu- ciò che è destinato all'uso comune; tali sono i ricchi che, avendo occu-
paverunt, aestimant sua esse; si enim quilibet suae necessitatis pato J?Cf pr~ le cose comuni, ritengono che siano di loro proprietà;
sufficientiam recipiens, relinqueret superfluum indigenti, non mfa~ti se _ciascuno, assumendo ciò che basta alle proprie necessità,
esset dives nec pauper. CYRILLUS: Attende et aliter esse frivolum lasciasse Il superfluo ai bisognosi, non ci sarebbe né ricco né povero.
eius verbum, cum dicit «Congregabo omnia quae nata sunt mihi»: Crn..rLLO_: Fa' attenzione a come anche sotto un altro aspetto la sua paro-
quasi non putaret ea divinitus obtinere, sed fructus esse laborum la sta fnvola, quando dice: e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni:
suorum. BASILTUS [ut supra}: Ceterum, si fateris ea tibi divinitus come se non pensasse di averli ottenuti da Dio, ma che siano il frutto
provenisse, an iniustus est Deus inaequaliter res nobis dis- delle sue fatiche. BASILIO: Ma se tu ammetti che quelle cose ti sono
tribuens? Cur tu abundas, ille vero mendicat, nisi ut tu bona e state concesse da Dio, forse che Dio è ingiusto distribuendo le cose in
dispensationis merita consequaris, i/le vero patientiae braviis modo ineguale? Perché tu abbondi mentre l'altro mendica se non per-
102 Cap. 12, vv. 16-21 Cap. 12, vv. 16-21 103

decoretur? At tu nonne spoliator es, quae dispensanda suscepisti, ché tu sia ricompensato per una generosità meritoria, mentre costui
propria reputando? Est panis famelici quem tu tenes, nudi tunica riceve il premio della sua pazienza? Non sei tu un ladro per il fatto che
quam in conclavi conservas, discalceati calceus qui penes te annoveri le cose come c~se tue proprie mentre ti sono state affidate
Marcescit, indigentis argentum quod possides inhumatum; quocir- perché siano distribuite? E il pane dell'affamato quello che tu ricevi; la
ca tot iniuriaris quot dare valeres. CHRYSOSTOMUS [hom. 8 in Ep. 2 tunica dell'ignudo quella che tu tieni nascosta nell'armadio; i calza1i di
ad Tim.]: Sed et in hoc errat, quod bona putat quae sunt ind~ffer­ chi è scalzo quelli che marciscono in casa tua; il danaro dell'indigente
entia: rerum enim quaedam sunt bonae, quaedam malae, quello che tu possiedi sotterrato: per questo tu rechi offesa a tanti quan-
ti sei in grado di aiutare. CRISOSTOMO: Ma egli cade in errore anche su
quaedam mediae. Bona quidem sunt castitas et humilitas et huius-
questo punto: egli stima ce1te cose buone che invece sono semplice-
modi; quae cum homo eligit, fit bonus. His autem apposita sunt
mente indifferenti. Delle cose infatti alcune sono buone, altre cattive,
mala; quae homo dum eligit, fit malus. Media vero sunt, ut divi- altre ancora intermedie. Sono certamente buone la castità, l'umiltà e
tiae; quae quandoque quidem ordinantur in bonum, scilicet ad simili; quando l'uomo sceglie queste virtù, diviene buono. Mentre le
eleemosynam; quandoque ad malum, scilicet ad avaritiam,· et cose che sono opposte a quelle precedenti sono cattive, e l'uomo che le
similiter inopia quandoque ad blasphemiam, quandoque ad sceglie diviene cattivo. Ci sono poi le cose intermedie, come le ric-
sapientiam secundum ajfectum utentium. chezze; queste talvolta sono ordinate al bene come all'elemosina, men-
CYRILLUS: Dives igitur non parat permanentia horrea, sed tre talvolta sono ordinate al male come all'avarizia; e analogamente la
caduca; et, quod stultius est, vitae longitudinem sibi taxat; sequi- miseria, la quale talora viene indirizzata alla bestemmia mentre talora
tur enim «Et dicam animae meae: Anima, habes multa bona posi- viene indirizzata alla sapienza secondo i sentimenti di coloro che la
ta in annos plurimoS». Sed, o dives, fructus quidem habes in hor- vivono.
reis, sed annos plurimos unde poteris obtinere? ÀTHANASJUS: Si CIRILLO: Pertanto il ricco non prepara granai permanenti, ma cadu-
quis autem sic vivat quasi quotidie moriturus, eo quod incerta est chi, e, ciò che è ancora più stolto, calcola per se stesso una lunga vita.
natura/iter vita nostra, non peccabit: semper enim maior timor Infatti prosegue: Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione
plurimum voluptatis dissolvit. Sed e contrario dives longaevitatem molti beni. Ma, o ricco, hai certamente i frutti nei tuoi granai, ma
sibi repromittens, ad voluptates aspirat; sequitur enim «Requiesce», donde puoi ottenere molti anni di vita? ATANASIO: Se uno vive come se
scilicet a labore, «comede, bibe, epulare», magno scilicet appara- stesse ogni giorno per morire, poiché la nostra vita è naturalmente
tu. BASILIUS [hom. 6}: Tam improvidus es erga bona animae, ut incerta, non peccherà; infatti un più grande timore distrugge intera-
escas corporeas animae ascribas: si quidem virtutem habet, si mente il piacere. Per contro, invece, il ricco si ripromette la longevità,
fecunda est operationum bonarum, si Deo adhaesit, bona plurima e così aspira ai piaceri; infatti prosegue: Riposati, cioè dalle fatiche,
possidet, et bono gaudio gaudet. Verum quia totus carnalis es passio- mangia, bevi e datti alla gioia, cioè con grande sfarzo. BASILIO: Sei
nibus subiectus, a ventre, non ab anima clamas. CHRYSOSTOMUS: Non così imprevidente verso i beni dell'anima da ascrivere i cibi del corpo
alla stessa anima. Invece se questa è dotata di virtù, se è ricca di buone
autem decet vacare deliciis, et impinguare corpus, et attenuare
operazioni, se aderisce a Dio, possiede molti beni e gode di un piace-
animam, fascemque ei gravare, et tenebras obducere, spissumque
vole gaudio. Ma poiché, essendo interamente carnale, sei soggetto alle
ve/amen: eo quod in deliciis dominativum animae servit, servile passioni, tu parli con il ventre e non con l'anima. CRISOSTOMO: Ora,
vero corporis dominatur. Alimentorum autem indiget corpus, non non conviene dedicarsi ai piaceri e ingrassare il corpo, sminuire
deliciarum: ut nutriatu1; non ut scindatur et jluat: neque enim ani- l'anima e caricarla con un grave peso, coprirla di oscurità e con un
mae soli, sed et ipsi corpori sunt nocivae deliciae: eo quod ex pesante velo: poiché nel piacere la nostra parte dominante che è
forti fit debite, ex sano aegrotativum, ex agili grave, ex formoso l'anima diviene schiava, mentre la patte che funge da suddita, ossia il
deforme, ex iuvene veternosum. BASILIUS [ut supra]: Permissus corpo, diviene la parte dominante. Ma il corpo non ha bisogno di pia-
autem est deliberare in omnibus, et man~festare propositum pro- ceri, bensì di cibo: per essere nutrito, non per essere lacerato e prostra-
prium, ut condignam mereatur sui ajfectus sententiam. Sed dum in to; infatti i piaceri non sono nocivi solo all'anima, ma anche al corpo,
abdito loquitur, eloquia eius examinantur in caelo, unde sibi poiché da forte viene reso debole, da sano ammalato, da agile pesante,
responsa proveniunt; sequitur enim «Dixit autem illi Deus: Stulte, da bello defo1me, da giovane vecchio. BASILIO: Ora, in ogni cosa è
104 Cap. 12, vv. 16-21 Cap. 12, vv. 16-21 105

hac nocte animam tuam repetent a te». Audi conveniens tibi stulti- lecito deliberare e manifestare i propri propositi, affinché si possa otte-
tiae nomen, quod tibi nullus imposuit hominum, sed ipse Deus. nere una sentenza conforme alle proprie inclinazioni. Ma mentre il
GREGORIUS, Moralium [22, 12]: Eadem nocte sublatus est qui ricco parla di nascosto, le sue parole sono esaminate in cielo, da dove
multa tempora fùerat praestolatus, ut scilicet qui in longum sibi gli giunge la risposta; infatti prosegue: Ma Dio gli disse: Stolto, questa
subsidia colligendo prospexerat, subsequentem diem ve/ unum notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. Ascolta il nome di stoltezza
minime videret. CHRYSOSTOMVS, In Matthaeum [hom. 29] et in che ti conviene, e che non ti impone alcun uomo ma Dio stesso .
GREGORIO: Quella stessa notte fu portato via chi si aspettava molti
orat. De Lazaro: Dicit autem «Repetent a te»: exposcebant enim
eam forsan terribiles quaedam virtutes ad hoc missae; quoniam si anni, c~me chi aveva programmato per se stesso un lungo tempo per
raccogliere delle provviste e invece vede al massimo il giorno seguen-
de civitate in civitatem transeuntes egemus ductore, multo magis
te. CRISOSTOMO: Egli dice poi: ti sarà richiesta: infatti forse alcune ter-
anima absoluta a corpore, et ad fi1turam vitam transmigrans, ribili potenze erano state inviate per reclamarla, e poiché se abbiamo
indigebit ducatu. Ob hoc multoties recusat anima, et regreditur in bisogno di una guida per recarci da una città all'altra, a fortiori l'anima
profundum, cum debet exire a corpore; semper enim stimulat nos liberata dal corpo e in cammino verso la vita eterna ha bisogno di un
conscientia peccatorum, sed praecipue cum debemus trahi ad ter- condottiero. Per questo motivo spesse volte l'anima protesta e retroce-
ribile iudicium. Tunc enim tota congeries criminum innovatur, et de nelle profondità, quando deve uscire dal corpo; infatti ci incalza
prae oculis posita mentem percellit: et sicut carcerati semper qui- continuamente la coscienza dei peccati, soprattutto quando dobbiamo
dem dolorosi sunt, tunc autem praecipue cum debent iudici prae- essere condotti al terribile giudizio. Allora tutta la massa dei peccati si
sentari; sic et anima maxime in ipso tempore de peccato cruciatur rinnova infatti e posta dinanzi agli occhi si abbatte sulla mente. E come
et dolet; multo autem magis cum fuerit evulsa. GREGORJUS, i prigionieri sono sempre t:Iisti, specialmente quando si devono presen-
Moraliwn [15,J]: In nocte autem ablata est anima quae in obscu- tare in giudizio, così l'anima si affligge e si pente del peccato soprattut-
ritate cordis est emissa: in nocte ablata est quae considerationis to in quel tempo, ma molto di più nel momento in cui è stata strappata
lucem habere noluit, ut quod pali poterat praevideret. dal corpo. GREGORIO: Ma durante la notte è portata via l'anjma che va
Subdit autem «Quae autem parasti, cuius erunt?». CHRYSOSTOMUS: avanti nelle tenebre del suo cuore: viene portata via durante la notte
Hic enim ea deseres, non solum nullum inde percipiens commo- quella che non ha voluto avere la luce dell'esame, per prevedere ciò
dum, sed et sarcinam peccatorum portans super humeros pro- che poteva patire.
prios. Et quae quidem a te congesta sunt, plerumque in manus ini- Poi soggiunge: quello che hai preparato di chi sarà? CRISOSTOMO :
micorum pervenient; a te vero super his ratio requiretur. Infatti lo lascerai qui, non solo senza ricavare alcun vantaggio, ma an-
Sequitur «Sic est qui sibi thesaurizat et non est in Deum dives». che pmtando sulle tue spalle il peso dei tuoi peccati. E le cose che sono
BEDA: Hic enim stultus est, et in nocte rapiendus. Ergo qui vult esse state da te accumulate spesso cadranno nelle mani dei tuoi nemici,
in Deum dives, non sibi thesaurizet, sed pauperibus possessa distri- mentre di tutto ciò ti sarà chiesta una spiegazione.
buat. ÀMBROSIUS: Frustra enim congrega! opes qui se his nescit Poi continua: Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce
usurum: neque enim nostra sunt quae non possumus auferre nobi- davanti a Dio. B EDA: Questi infatti è uno stolto, e dovrà essere po1tato
via durante la notte. Perciò chi vuole essere ricco davanti a Dio non
scum: sola virtus comes est defunctorum, sola nos sequitur miseri-
accumuli ricchezze per se stesso, ma distribuisca i suoi possedimenti ai
cordia, quae tabernacula dejùnctis acquirit aeterna. poveri. AMBROGIO: Infatti accumula inuti lmente le ricchezze chi non sa
come le userà: poiché non sono nostre le cose che non possiamo pmta-
re via con noi: solamente la vùtù è compagna dci defunti; ci seguirà
soltanto la misericordia, che guadagna per i defunti una dimora eterna.
Cap. 12, vv. 22-23 Cap. 12, vv. 22-23 107
106

VERSUS 22-23 VERSETTI 22-23

220ixitque ad discipulos suos: Ideo, dico vobis, no/ite so/li- 2 2Poi disse ai suoi discepoli: Per questo io vi dico: Non
citi esse animae vestrae quid manducetis neque corpori vestro date~i pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né
quid induamini. 23Anima plus est quam esca, et corpus p.er 11 v?stro co~~o, come lo vestirete; 23La vita vale più del
plusquam vestimentum.
cibo, e 11 corpo p1u del vestito.

Tf-IEOPllYLACTUS: Paulatim Dominus provehit ad perfectiorem TEOFILATTO: Un po ' alla volta il Signore procede verso una dottri-
doctrinam; docuit enim supra cavendum esse ab avaritia, subdi- na pi~ per~etta; in~atti in precedenza ha insegnato a guardarsi dall'a-
ditque parabolam divitis, insinuans per eam quod stultus est qui vanzia, p01 ha aggmnto la parabola dcl ricco, accennando con essa al
fatto che è uno stolto chi brama il superfluo; poi, mentre il suo
superflua cupit; deinde procedente sermone, neque de necessariis
discorso. va a".anti, ci proib~sce persino di preoccuparci delle cose
sinit nos sollicitudinem gerere, avaritiae radicem evellens; unde necessane, estupando la radice stessa dell'avarizia. Perciò dice: Per
dicit «Ideo dico vobis»; quasi dicat: Postquam stultus est qui sibi questo io vi dico; come se dicesse: poiché è uno stolto chi si attribui-
maiorem vitae mensuram attribuit, et exinde magis efficitur cupi- sce ~a mis_ura più lunga della vita e così diviene più bramoso, «non
dus, «nolite so/liciti esse animae vestrae quid manducetis»; non ~ate.vi p~nste1~0 .d~lla vostr<: vita, di che cosa mangerete»: non perché
quia intelligibilis anima comedat, sed quia non videtur a/iter ani- 1 amma mtelh.g1blle mangi, ma perché non sembra possibile all'ani-
mam passe coniunctam manere corpori, nisi dum nutrimur. Ve! ma restar~ umta .al corpo. se non nutrendosi. O perché è proprio del
quia animati corporis est nutrimentum suscipere, congrue animae co~o. anm~ato r!c~vere i~ n.utrime.nto, si ~ttribuisce congruamente
nutriri attribuit; nam et virtus nutritiva dicitur anima; ut sic intel- all amma d~ nutrH.s1; e co~1 s1 deve mtcndere: non datevi pensiero per
ligatur: «Ne solliciti sitis» nutritivae parti «animae quid edatis». la vostra ~zta (am~a), ~t quello. 9he n~angerete. Ma anche un corpo
Potest autem etiam corpus mortuum vestiri; unde subdit «Neque morto puo es.sere nvestito, pcrc10 aggmn~e: né per il vostro cmpo,
corpori vestro quid induamini». Cl-IRYSOSTOMUS, In Matthaeum come lo. vesttrete. CRISOSTOMO. L'espressione: Non datevi pensiero
[hom. 22]: Quod autem dicitur «Nolite so/liciti esse», non idem non eqmvalc a <<non lavorate» ma a: «non abbiate le vostre menti
est quod nolite operari, sed nolite rebus mundanis mente afjìgi: attaccate alle cose tetTene»; infatti accade che c'è chi lavora senza
contingit enim aliquem operantem nihil sollicitum esse. CYR!LLUS: pre~ccuparsi; CIRIL~O: O~a, l'anima è superiore rispetto al cibo, men-
Praeeminet autem anima cibo, et corpus vestitui; unde subdit tre ~l corpo e supen ore n spctto al vestito; perciò soggiunge: la vita
«Anima plus est quam esca, et corpus plusquam vestimentum»; (anzma) vale più del cibo e il corpo più del vestito· come se dicesse:
quasi dicat: Deus, qui quod maius est exhibuit, quomodo non Dio che dona ciò che conta di più, come non darà ciò che conta di
dabit quod minus est? Non ergo multum nostra intentio modicis meno? Perciò il nostro pensiero non insista sulle cose piccole, né la
insista!, nec intellectus noster serviat ad vestitum et victum quae- n?stra mente si de~ichi alla rice~ca .del vestito e dcl cibo, ma pensi
rendum; magis autem cogitet quaecumque salvant animam, et piuttosto a tutto c10 che salva I amma ed eleva al regno dei cieli.
AMBROGIO: Ora, nulla è più adatto a creare nei credenti la convinzio-
sublevant ad regnum caelorum. ÀMBROSJUS: Nihil autem moralius
ad faciendam fldem omnia credentibus a Dea passe con/erri, ne c~e ~io ci P.uò dare og~ cosa del fati:o che il soffio celeste perpe-
tua l un10ne vitale tra amma e corpo m stretta familiarità fino a
quam quod aereus i/le spiritus vitale collegium, animae corporisque
contubernio foederatum non deficit, nisi cum venerit dies suprema
~uai:ido ~oi;i ve1:rà il giorno supremo della morte. Pertanto,' poiché
I a!11ma e nve~tJta dcl c~rp? co~e di un suo indm:nento .e il corpo è
moriendi. Cum igitur anima indumento corporis vestiatur, et vigore ammato dal vigore dell amma, e assurdo che noi pensiamo che ci
animae corpus animetur, absurdum est ut victus nobis copiam manchi l'abbondanza di cibo, a noi che possediamo la duratura
defuturam putemus, qui vivendi iugem substantiam consequamw~ sostanza della vita.
108 Cap. 12, vv. 24-26 Cap. 12, vv. 24-26 109

VERSUS 24-26 VERSETTI 24-26

24Considerate corvos, quia non seminant neque metunt; qui- 24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno
bus non est cellarium neque horreum, et Oeus pascit illos. Quanto ripostiglio né granaio e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi
magis vos pluris estis i/lisi 25Quis autem vestrum cogitando potest valete! 25 Chi di voi per quanto si affanni può aggiungere un solo
adicere ad staturam suam cubitum unum? 26Si ergo neque quod cubito alla sua statura? 26Se dunque non avete potere neanche
minimum est potestis, quid de ceteris so/liciti estis? per la più piccola cosa, perché vi affannate per il resto?

CYRILLUS: Sicut supra erigendo nos ad spiritualem audaciam, CIRILLO: Come sopra (v. 2) innalzandoci all'audacia spirituale ci
per aves induxit, dicens: «Multis passeribus pluris estis vos», sic rassicura con l'esempio degli uccelli, dicendo: «Quanto più degli uc-
et nunc ex volatilibus fìrmam et indubitabilem fiduciam nobis celli voi valete», così ora, pa1tcndo dall 'esempio degli uccelli, ci por-
adducit, dicens «Considerate corvos, quia non seminant neque ta a un'incrollabile fiducia dicendo: Guardate i corvi: non seminano
metunt», scilicet ad acquirendum cibum, «quibus non est cella- e non mietono, cioè per raccogliere il cibo, non hanno ripostiglio né
rium, neque horreum», scilicet ad conservandum; «et Deus pascit granaio, cioè per conservarlo, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli
illos. Quanto magis vos pluris estis illis?». BEDA: ldest, carius vos voi valete? BEDA: Cioè voi valete di più: poiché un animale ragione-
valetis: quia rationale animai, sicut homo, sublimius ordinatum vole come l'uomo nella natura delle cose appa1tiene a un ordine supe-
est in rerum natura, quam irrationabilia, sicut sunt aves. riore rispetto alle cose i1Tazionali quali sono gli uccelli. AMBROGIO:
AMBROSIUS: Magnum autem quod fide sequamur exemplum: nam Ora, è una gran cosa seguire questo esempio nella fede. Infatti agli
uccelli dell'aria, ai quali non occorre l' esercizio del coltivare né c'è
volatilibus caeli, quibus nullwn exercitium cultionis, nullus de
alcun provento per la fecondità delle messi, la divina provvidenza
messium fecunditate proventus est, indeficientem providentia divi- assicura un continuo sostentamento. Perciò la causa della nostra
na Largitur alimoniam. Verum est igitur causam inopiae nostrae povertà sembra essere l'avarizia. Infatti senza fatica essi fanno un
avaritiam videri: etenùn illis idcirco sine labore pabuli usus e.xu- uso abbondante di cibo perché non assegnano al dominio privato i
berat, quo fructus ad escam communem datos, speciali quodam prodotti destinati all' uso comune. Noi invece abbiamo perduto il
nesciunt vindicare dominatu. Nos communia amisimus, dum pro- diritto alle cose comuni , rivendicandole come proprie. Infatti non c'è
pria vindicamus: nam nec proprium quicquam ubi perpetuum nulla di proprio dove non c'è nulla di eterno; né un 'abbondanza sicu-
nihil, nec certa copia ubi incertus eventus. Cl!RYSOSTOMUS, In ra dove l'esito è incerto. CRISOSTOMO: Ora, mentre avrebbe potuto
Matthaeum [hom. 22]: Cum autem posset Dominus e.xemplum ab prendere l'esempio da uomini che non si erano curati minimamente
homin.ibus sumere qui minime terrena curaverunt, Eliam dico, delle cose terrene, come Mosè e Giovanni e altri simili, il Signore
Moysen et loannem, et ceteros huiusmodi, commemoravit volati- rammenta gli uccelli , seguendo l'Antico Testamento che ci rinvia
Lia, sequens vetus testimonium, quod ad apem transmittit et formi- all'ape e alla fo1mica, in cui il Creatore ha inserito alcuni istinti natu-
cam, et alia huiusmodi; quihus natura/es quosdam mores inseruit rali. TEODORETO: Pertanto, lasciato in disparte il ricordo degli altri
conditor. Tl!EODORETUS [in Ps. 146]: Ideo autem omissa mentione uccelli , egli fa menzione dei corvi, poiché Dio nutre con una speciale
aliorum volatilium, corvorum mentionem facit, quia pullos corvo- provvidenza i pulcini dci corvi; infatti i corvi pa1toriscono ma non
rum speciali providentia Deus nutrit: nam corvi pariunt quidem, nutrono e abbandonano i loro pulcini, ai quali in modo mirabile il
non autem nutriunt, sed negligunt pullos suos: quibus miro modo cibo giunge dall'aria po1tato dal vento, e che essi ricevono tenendo la
ab aere pabulum quadam aura delatum ad os pervenit, quod hian- bocca ape1ta, e così vengono alimentati. Forse queste cose sono dette
tes suscipiunt, et sic nutriuntur. Forsan etiam et talia per synecdo- con una sineddoche, in cui il tutto viene indicato mediante una pa1te:
chen dieta sunt, toto significato per partem: unde in Matthaeo perciò in Matteo il Signore rimanda agli uccelli dell'aria, mentre qui
Dominus remittit ad volatilia caeli, hic vero specialiter ad corvos, si fa menzione soltanto dei corvi, in quanto sono più golosi e più
tamquam gulosiores et rapaciores. EVSEBIUS: In corvis etiam ali- rapaci. EUSEBIO: Nei corvi egli indica qualche cosa di più: agli uccelli
Cap. 12, vv. 24-26 Cap. J2, vv. 24-26 111
110

quid plus significat: avibus enim colligentibus legu!nin~ pr?1:zptius est che raccolgono legumi il cibo è più pronto, mentre agli uccelli che si
alimentum vescentibus vero carnibus, sicut corvis, difficiltus est ad cibano di carne è più difficile ottenere il cibo; tuttavia neppme questi
uccelli scarseggiano di cibo, per la provvidenza divina che si trova
habendui:z · nec tamen huiusmodi aves defectum pabuli patiuntur
diffusa ovunque. Allo stesso fine si ser ve anche di un terzo sillogi-
propter pr~videntiam Dei diffitsam ubique. Utitu~ autem ad ide~ et smo, dicendo: Chi di voi per quanto si affanni può aggiungere un
tertio syllogismo, dicens «Quis autem vestrum cogitando potest adtce- solo cubito alla sua statura? CRISOSTOMO: Osserva come Dio dà
re ad staturam suam cubitum unum?». CHRYSOSTOMUS [ut supra]: l'essere all'anima una sola volta e poi essa procede inalterata, mentre
Nota quod animam quidem semel dedit Deus, et _eade~i_perse~erat; il corpo è sempre suscettibile di crescita. Perciò passando sopra all'a-
sed corpus quotidie sumit incrementum. Pertransiens t~ztur a~unam nima come se non ricevesse alcun aumento, egli fa menzione sola-
quasi non recipientem augmentum, de solo corpore facll mentim~e~n, mente del corpo, facendo intendere che esso non cresce soltanto con
dans intelligere quod non augetur per solum alune~t~mi, sed ;:ro~LSLO­ il cibo, ma anche con la divina provvidenza, per il fatto che nessuno,
ne divina, per hoc quod nullus nutrimentum acctpzendo alzquzd ad ricevendo il nutrimento, può aggiungere qualche cosa alla propria
suam staturam adicere potest; unde concluditur «Si ergo neque quo~ statura. Perciò si conclude: Se dunque non avete potere neanche per
minimum est potestis, quid de ceteris solliciti estis?». EusEB!US: Quasi la più piccola cosa, perché vi affannate per il resto? EUSEBIO: Come
dicat: Si nullus sua cura corpoream ingeniatus est sibi staturam; sed se dicesse: Se nessuno con la propria abilità ha potuto inventare la
neque tennino tempari\· vitae potest aliquis ve/ brevissimum -~emr:us propria statura, né può escogitare di aggiungere al termine fi ssato
horae excogitando adicere, cur oportet supeiflue de ne~essa_nzs vz~ae della propria vita anche il brevissimo spazio di un'ora, perché do-
cogitare? B EDA: llli ergo tegendi corporis curam relm~uite, cuzus vremmo essere vanamente ansiosi per le cose necessarie della vita?
videtis cura factum esse ut tantae staturae corpus habeat1s. A 1:fGVSTI- B EDA: Perciò lasciate la cura di coprire il corpo a colui con il cui
NUS, De quaest. Evang. [2,28]: Cum autem de aug~~da co1pons statu- aiuto voi vedete che è avvenuto che avete un corpo di una ce11a misu-
ra loqueretw~ dicit quod minimum est hoc, scilzcet Deo corpora ra. AGOSTINO: Parlando dell'aumento della statura del corpo, affenna
che questa è una cosa di poco conto, cioè per Dio fare i corpi.
operari.

VERSUS 27-31 VERS.ETTT 27-31

27Considerate lilia quomodo crescunt: non laborant non 27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono;
nent; dico autem vobis: Nec Salomon in omni gloria su.a eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria,
vestiebatur sicut unum ex istis. 28Si autem fenum, quod hodte vestiva come uno di loro. 28Se dunque Dio veste così l'erba del
est in agro et cras in clibanum mittitur, Deus sic ves~it, quanto campo, che oggi c'è e domani si butta nel forno, quanto più voi
magis vos pusillae fidei! 29Et vos. nolite _quaere~e qwd mand~­ gente di poca fede? 29Non cercate perciò che cosa mangerete e
cetis aut quid bibatis et no/ite m sublime to/11. 30Hae_c entm berrete e non state con l'animo in ansia: 30di tutte queste cose
omnia gentes mundi quaerunt. Pater a~tem. vester sc1t, quo-. infatti si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa
niam his indigetis. 31 Verumtamen quaente pn'!1um regnum Det che ne avete bisogno. 31 Cercate piuttosto il regno di Dio e la
et iustitiam eius, et haec omnia adicientur vobts. sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

C11RYSOSTOMVS, In Mattha eum [hom. 23} : Sicut superius CRISOSTOMO: Come in precedenza il Signore li aveva istruiti circa
Dominus de alimentis monehat, ita et nunc monet de vestitu, il cibo, così ora li istruisce circa il vestito, dicendo: Guardate i gigli,
dicens «Considerate lilia agri, quomodo crescunt: non laborant come crescono: nonfìlano, non tessono, per farsi dci vestiti. Ora come
neque nent», ut scilicet sibi faciant indumenta. Sic~~ autem supra in precedenza (v. 24), q1mndo il Signore aveva detto: «gli uccelli non
(v. 24) cum Dominus dixit: «Non seminant» volatzlta, non repro- seminano», non disapprovava la semente, ma la cura eccessiva, così
J 12 Cap. 12, vv. 27-31 Cap. 12, vv. 27-3 1 11 3

bavit sementem, sed supe1:fluam curam, sic cum dixit «Non labo- quando dic~: non filano, non tessono, non condanna il lavoro, ma la
rant neque nent», non opus interemit, sed cogitationem. EuSEBTUS: preoccupaz10ne. EusEnIO: Se qualcuno dei mortali si vuole ornare con
Si quis autem mortalium vult decorari pretioso vestitu, videat ocu- un vestito prezioso, che egli osservi attentamente come persino i fiori,
late quod Deus etiam usque ad flores, qui ex terra oriuntur, multi- che nascono dalla terra, sfoggiando la sua molteplice sapienza Dio
plicem sui sapientiam propagans, ornavit hos diversis coloribus, ornò con svariati colori, adattando alle delicate membrane dci fiori
tenuibus membranis jlorum, murice et auro longe meliores tinctu- tinte molto superiori a quelle dell'oro e della porpora, al punto che
ras accommodans, adeo quod nec penes aliquem regem delicio- nessun re elegante, neppure lo stesso Salomone, che tra gli antichi fu
sum, nec etiam ipsum Salomonem, qui apud antiquos tam in divi- famoso sia per le ricchezze sia per la sapienza e i piaceri, ha compiuto
tiis quam in sapientia et in deliciis celeber .fùit, tam pretiosum un'opera così bella; perciò prosegue: eppure io vi dico che neppure
opus fùerit inventum; unde sequitur «Dico autem vobis, quia nec Salomone con tutta la sua gloria vestiva come uno di loro.
CRJSO~TOMO: .Qui egli non si avvale dell'esempio degli uccelli, per
Salomon in omni gloria sua vestiebatur sicut unum ex istiS».
esempio del cigno o del pavone, ma dei gigli, poiché egli vuole corro-
CHRYSOSTOMUS [ut supra]: Non utitur hic volatilium exemplo,
borare l'argomento da entrambe le parti, cioè dalla debolezza delle
cygnum commemorans aut pavonem, sed lilia: vult enim utrinque
cose, che hanno ricevuto un tale splendore, e dall'eccellenza dell'ono-
declarare hyperbolem, scilicet ab irifirmitate rerum, quae tantum re che è stato concesso ai gigli; perciò più avanti non li chiama più
sunt sortitae decorem, et a pretio decoris, qui concessus est liliis; gigli ma erba, quando soggiunge: se dunque l'erba del campo che oggi
unde postmodum non vocat ea lilia, sed fenum, cwn subditur «Si c'è: non dice che domani non esiste, ma soggiunge: domani si butta
autem fenum quod in agro est hodie»: nec dicit: Cras non entia; nel forno; e neppure dice semplicemente: Dio veste, ma: Dio veste
sed subdit: «Et cras in clibanum mittetur»: neque dicit simplici- così, che ha un grande significato, e poi aggiunge: quanto più voi?,
ter: Deus vestit, sed dicit «Deus sic vestii», quod multam habet che è una espressione della preziosità e della provvidenza verso il
expressionem; et subdit «Quanto magis vos?» quod est exprimen- genere umano. Poi quando è opportuno rimproverare, lo fa con dolcez-
tis pretiositatem et providentiam fiumani generis. Denique, cum za, criticandoli non per la mancanza di fede, ma per la pochezza della
increpare deceret, utitur et hic moderantia, non infidelitatis, sed loro fede, quando soggiunge: gente di poca fede; per eccitarci in que-
paucitatis fidei arguens, cum subdit «Pusillae fidei»; ut per hoc sto modo a credere nelle sue parole: affinché non solo non pensiamo ai
magis excitet nos ad dictorum persuasionem; ut non solum non vestiti, ma neppure facciamo sfoggio del! 'eleganza dei vestiti.
cogitemus de vestibus, sed nec a.ffectemus vestimentorum CIRILLO: Infatti è sufficiente all ' uomo prudente, soltanto per necessità
decorem. CYRILLUS: Sufficit enim prudentibus solius causa neces- avere un vestito confacente, e avere riguardo ai cibi quanto basta.
s itatis aptum habere vestitum, modestiam non excedentem, et Anche ai santi bastano le gioie spirituali che si trovano in Cristo e la
ciborum quod satis est. Sufficiunt etiam sanctis quae sunt in gloria ?he verrà dopo. AMnROGIO: Non sembri una cosa leggera che un
Christo spirituales deliciae, et subsequens gloria. AMBROS!US: Non fiore sia paragonato a un uomo o che all'uomo sia preferito Salomone·
otiosum autem videtur quod jlos vel homini confertur, ve/ certe affinché in paragone con lo splendore del colore noi riteniamo espres~
plus pene quam hominibus in Salomone praefertur: ut prae clari- sa la gloria degli Angeli celesti, i quali sono veramente i fiori di questo
tate coloris Angelorum caelestium gloriam putemus expressam, mondo, poiché con i loro splendori il mondo viene ornato ed essi
qui vere mundi istius jlores sunt, quod eorum claritatibus mundus respirano il profumo della santità: e non essendo impediti da alcuna
ornatur, et bonum odorem sanctificationis aspirant: qui nulla sol- preoccupazione né estenuati da alcuna fatica, salvaguardano la grazia
licitudine praepediti, nullo usu laboris exerciti, divinae in se lib- della divina liberalità nei loro confronti e i doni della loro natura cele-
eralitatis gratiam, et caelestis servant dona naturae. Unde bene et ste. Perciò opportunamente Salomone viene qui descritto come vestito
hic vestitus gloria sua Salomon, et alibi coopertus ostenditur, con la sua gloria e in un altro passo come velato, poiché egli rivestiva
quod infirmitatem cOJporeae naturae, velut virtute quadam mentis la fragil ità della sua natura corporea come coprendola con la virtù
adopertam, operum gloria vestiebat. Angeli vero, quorum natura d~l~a mente e con la gloria delle opere. Ma gli Angeli, la cui natura più
divinior expers manet iniuriae corporalis, recte licet maximo viro d1vma resta libera dalle seduzioni del corpo, sono da preferire anche se
114 Cap. 12, vv. 27-31 Cap. 12, vv. 27-31 115

praeferuntw: Nec tamen in nobis misericordiam Dei desperare si tratta dell'uomo più grande. Però noi non dobbiamo disperare della
debemus, quibus per resurrectionis gratiam Dominus similem misericordia di D io nei nostri confronti, poiché con la grazia della sua
risurrezione egli ci ha promesso la somiglianza con gli Angeli.
Angelorum speciem pol/icetur.
CIRILLO: Ma poteva sembrare una cosa stonata che i discepoli, i
CYRJLLUS: Absonum autem erat discipulos debentes normam et
quali dovevano presentare agli altri la regola e il modello di vita,
exemplar conversationis honestae aliis tradere, in ea incidere a
cadessero negli stessi difetti che era un loro dovere raccomandare agli
quibus discedendum esse oportebat eos consulere. E t ideo uomini di evitare; perciò il Signore aggiunge: Non cercate perciò che
Dominus subdit «Et vos nolite quaerere quid manducetis, aut quid cosa mangerete e berrete. Inoltre qui il Signore raccomanda fortemen-
bibatis». In hoc etiam Dominus consuluit non modicum studio te lo studio della sacra predicazione, suggerendo ai suoi discepoli di
sacrarum praedicationum, monens discipulos sollicitudinem allontanare qualsiasi preoccupazione mondana. BEDA: Si deve tuttavia
humanam abicere. BEDA: Notandum tamen est, quod non ait: osservare che egli non dice: Non cercate oppure non preoccupatevi del
Nolite quaerere, aut solliciti esse de cibo, aut potu, aut indumen- cibo, delle bevande o dei vestiti; ma: che cosa mangerete e berrete;
to; sed «Quid manducetis aut bibatis»: ubi mihi videntur argui dove mi sembra che siano criticati coloro che, disprezzando il cibo e il
qui, spreto victu ve/ vestitu communi, lautiora sibi ve/ austeriora vestito comune, cercano indumenti e alimenti più lauti o più austeri
prae his cum quibus vitam ducunt, alimenta ve/ indumenta requi- rispetto a quelli usati da coloro con i quali convivono. GREGORIO
runt. GREGOJUUS NYSSENUS: Sed dicetur: Aliqui obtinuerunt domi- NISSENO: Ma si dirà: Alcuni, pregando, ottennero poteri, onori e ric-
nia, honores et divitias, cum orassent; qualiter ergo prohibes nos chezze; perché dunque ci proibisci di chiedere queste cose con la pre-
talia orando quaerere? Et quidem quod omnia haec ad divinum ghiera? Ora, è evidente a chiunque che tutte queste cose appartengono
consilium pertineant, omnibus patet; haec tamen a Deo conferun- al divino consiglio; tuttavia queste cose sono concesse da Dio a chi le
tur petentibus, ut discentes Deum nos exaudire in minoribus peti- chiede affinché, imparando che Dio ci ascolta nelle petizioni più pic-
tionibus, elevemur ad altiorem affectum; sicut in pueris videmus, cole, siamo ùmalzati a un sentimento più alto; come vediamo nei bam-
qui mox nati maternis adhaerent uberibus; si vero pubuerit parvu- bini, che, appena nati, si attaccano alle mammelle materne; .ma, quan-
lus, spernit mammas, quaerit autem monile, aut aliquid talium, do il fanciullo cresce, disprezza le mammelle e cerca una collana o
quibus oculus delectatur; postquam autem mens cum corpore cre- cose del genere, che allietano la vista; ma dopo che con il corpo è cre-
sciuta anche la mente, lasciando in disparte tutti i desideri puerili,
verit, cedens cunctis puerilibus desideriis, quaerit a parentibus
domanda ai genitmi ciò che conviene a una vita perfetta.
quae conveniunt vitae per.fectae. AGOSTINO: Poi, dopo avere vietato la preoccupazione per gli ali-
A UGUST!NUS, De quaest. Evang. [2,29]: Prohibita autem solli- menti, egli procede logicamente ad ammonire gli uomini a non esaltar-
citudine de alimentis, consequenter ne extollantur admonuit, si, dicendo: non state con l'animo in ansia (nolite in sublime talli).
dicens «Nolite in sublime tolli». Primo enim haec ad necessitatem Infatti all'inizio l'uomo cerca queste cose per soddisfare alla necessità;
complendam homo quaerit; cum autem his abundaverit, incipit de ma poi, quando raggiunge l'abbondanza, incomincia a inorgoglirsi.
talibus superbire. Tale est hoc ac si se vulneratus aliquis iactet, Questo è come se un ferito dovesse vantarsi di possedere in casa molti
quia habeat multa emplastra in domo, cum illi bonum esset ut vul- medicamenti, mentre per lui sarebbe un bene se non avesse alcuna
nera non haberet, et ne uno quidem indigeret emplastro. ferita e non avesse bisogno di alcun medicamento. TEOFILATTO:
THEOPHYLACTUS: Vel elevationem nihil aliud vocat quam vagum Oppure chiama innalzamento nient'altro che un vago movimento della
mentis motum, alias aliud meditantis, et ex hoc salientis ad aliud, mente, che medita ora una cosa ora un'altra, saltando dall' una all'altra
et sublimia cogitantis. BASILIUS: Et ut intelligas huiusmodi eleva- e immaginando cose sublimi. B ASI LIO: E perché tu possa comprendere
tionem, memento vanitatis propriae iuventutis; si quando manens un innalzamento di questo genere, ricordati delle vanità della tua gio-
solus cogitasti de vita et promotionibus, discurrens a principatu in ventù; quando, restando solo, hai pensato alla vita e alle promozioni,
principatum, amplexus es divitias, aedificasti palatia, amicis bene passando velocemente da una dignità a un'altra, hai afferrato ricchez-
fecisti, ultus es inimicos. Est autem peccatum talis abstractio: ze, costruito palazzi, beneficato gli amici, ti sei vendicato dei tuoi
intenta enim circa superflua delectatio a veritate seducit; unde nemici. Ma queste ash·azioni sono peccaminose, poiché conccnh·are il
116 Cap. 12, vv. 27-31 Cap. 12, vv. 27-31 117

convenienter subdit «Haec enim omnia gentes mundi quaerunt», proprio diletto su cose superflue allontana dalla verità; perciò aggiunge
scilicet voluptatem, divitias et huiusmodi. GREGORJUS NrsSENUS: opportunamente: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo:
Adhibere enim sollicitudinem rebus apparentibus proprium est cioè dci piaceri, delle ricchezze e cose simi li. GREGOR IO NISSENO:
eorum qui nullam supponunt spem fitturi saeculi, neque metum Infatti essere preoccupati di cose apparenti è proprio di coloro che non
iudicii. BASILIUS: Sed de necessariis vitae subdit «Pater autem hanno alcuna speranza nella vita futura e non nutrono alcun timore del
vester scit quoniam his indigetis». CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum giudizio che arriverà. BASILIO: Ma per le cose necessarie alla vita
[hom. 23]: Non dixit: Deus, sed «Pater», ut ipsos ad maiorem aggiunge: Il Padre vostro sa che ne avete bisogno. CRISOSTOMO: Non
promoveret jìduciam: quis enim est pater qui patiatur necessaria dice: Dio ma Padre, per indurli a una maggiore fiducia: infatti qual è il
filiis non ministrare? Sed et aliud adicit. Non enim p oteris dicere, padre che sopporti di non procurar e ai figli le cose necessarie?
quod pater quidem est, ignorat tamen his nos indigere; nam «Qui Aggiunge un'altra cosa: infatti non potresti dire che egli è un padre se
ignora le cose necessarie ai figli: infatti chi ha creato la natura conosce
naturam creavit», eius indigentiam novit. ÀMBROSIUS: Ostendit
anche i suoi bisogni. AMBROGIO: Poi fa vedere logicamente che ai
autem consequenter nec ad praesens, nec in reliquum fìdelibus
fedeli non verrà a mancare la grazia né nel momento presente né in
gratiam defuturam, si modo qui divina desiderant, terrena non seguito, se solamente col?ro che cercano le realtà divine non si affan-
quaerant. lndecorum quippe est homines curare de cibo, qui mili- nano per le cose terrene. E una cosa indegna curarsi dcl cibo per uomi-
tant pro regno. Novit rex quemadmodum familiam suam pascat, ni che combattono per il regno dei cieli. Il Re sa come pascere, alimen-
alat et vestial; unde sequitur « Verumtamen quaerite primum tare e vestire la proptia famiglia; perciò prosegue: Cercate piuttosto il
regnum Dei; et haec omnia adicientur vobis». CHRYSOSTOMUS: regno di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non modo regnum, sed etiam opes Chrislus pollicetur cum eo. Si CRJSOSTOMO: Non solo il regno, ma con esso Cristo promette anche le
enim nos a curis eos eripimus qui praetermittentes sua, nostrorum ricchezze. Infatti se noi affranchiamo dalle preoccupazioni coloro che
diligentiam habent, multo magis Deus. B EDA: Indicat enim aliud tralasciando le proprie cose mostrano diligenza verso di noi, a fortiori
esse quod principaliter datw~ aliud quod superadditur: quia nobis lo farà Dio. BEDA: Egli dichiara infatti che una cosa è ciò. che viene
in intentione aeternitas, in usu vero temporalitas esse debet. dato in modo principale e un 'altra ciò che viene aggiunto: infatti dob-
biamo avere come fine l'eternità, e come strumento la temporalità.

VERSUS 32-34 VERSETTI 32-34

32Nolite timere, pusil/us grex, quia complacuit Patri vestro dare 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciu-
vobis regnum. 33Vendite quae possidetis et date eleemosynam. to di darvi il suo regno. 33Vendete ciò che possedete e datelo in
Facite vobis sacculos qui non veterescunt, thesaurum non defi- elemosina: fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribi-
cientem in caelis, quo fur non appropiat, neque tinea corrumpit. le nei cieli, dove il ladro non arriva e la tignola non consuma.
34LJbi enim thesaurus vester est, ibi et cor vestrum erit. 34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

GLOSSA: Postquam Dominus temporaliwn curam a cordibus GLOSSA: Dopo aver rimosso dal cuore dei suoi discepoli la preoccupa-
discipulorum removit, hic e:xcludit ab eis timorem, ex quo super- zione per le cose temporali, qui il Signore esclude da loro il timore, dal
flua cura procedit, dicens «Nolite timere, pusillus grex». quale procede la preoccupazione eccessiva, dicendo: Non temere, piccolo
THEOPHYLACTUS: Pusillum gregem Dominus vocat volentes disci- gregge. T EOFILJ\1TO: Il Signore chiama piccolo gregge coloro che voglio-
pulos eius fieri: vel quia in hoc saeculo sancti parvi videntur no diventare suoi discepoli: o perché in questo mondo i santi sembrano
causa voluntariae paupertatis, vel quia superantur a multitudine piccoli per la loro povertà volontaria, oppure perché sono superati dalla
Angelorum, qui incomparabiliter praecellunt quae nostra sunt. moltitudine degli Angeli, che sovrastano in modo incomparabile le nostre
118 Cap. 12, vv. 32-34 Cap. 12, vv. 32-34 119

BEDA: Pusillum etiam Dominus gregem electorum nominat, vel ad cose. BEDA: Il Signore chiama anche piccolo il gregge degli eletti o a con-
comparationem maioris numeri reproborum, vel potius ab humili- fronto del maggior numero dei reprobi, oppure piuttosto per la loro devo-
tatis devotionem. CYR!LLUS: Quare autem timere non debent, ta umiltà. CIRILLO: Ora egli fa vedere per quale motivo essi non devono
ostendit subdens «Quia complacuit Patri vestro dare vobis temere, aggiungendo: perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo
regnum», quasi dicat: Eum qui tam pretiosa largitw: qua/iter regtio. Come se dicesse: come può colui che fa dono di cose così preziose
pigebit erga vos clementiam exercere? Quamvis enim hic grex essere restio nel mostrare la sua misericordia verso di voi? Infatti benché
parvus sit et natura, et numero, et gloria, bonitas tamen Patris questo gregge sia piccolo per natma, numero e gloria, tuttavia la bontà dei
concessit et huic pusillo gregi caelestium spirituum sortem, scili- Padre ha concesso anche a questo piccolo gregge la stessa sorte degli spi-
cet regnum caelorum. Ergo ut possideatis regnum caelorum, opes riti celesti, ossia il regno dei cicli. Quindi per possedere il regno dei cieli,
terrenas contemnite; unde subditur «Vendite quae possidetis et disprezzate le ricchezze terrene; perciò soggiunge: vendete ciò che posse-
date eleemosynam». BEDA: Quasi dicat: Nolite timere ne propter dete e datelo in elemosina. BEDA: Come se dicesse: Non temete che a
regnum Dei militantibus huius vitae necessaria desint; quin etiam coloro che combattono per il regno di Dio manchino le cose necessarie a
questa vita, anzi vendete i vostri possedimenti per darli in elemosina: que-
possessa propter eleemosynam vendite: quod tunc digne fìt, quan-
sto viene fatto degnamente quando un uomo che per il suo Signore ha
do quis semel pro Domino suo omnibus spretis, nihilominus post abbandonato tutto ciò che aveva, poi lavora con le prop1ie mani così da
hoc labore manuum operatw: unde et victum transigere, et elee- essere in grado di guadagnarsi da vivere e dare agli altri in elemosina.
mosynam dare queat. CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 26]: CRISOSTOMO: Infatti non c'è peccato che l'elemosina non riesca ad aboli-
Non est enim peccatum quod eleemosyna nequeat abolere; antido- re, essendo un antidoto adatto a qualsiasi fe1ita; ma l'elemosina non si fa
tum est cuilibet conveniens vulneri: sed et eleemosyna non solum in solo con il danaro, bensì anche con le cose, come quando un uomo soc-
pecuniis fit, sed et in rebus, dum aliquis alium protegit, dum medicus corre un altro, per esempio quando un medico guarisce o un uomo saggio
medetur, dum sapiens consulit. GREGORJUS NAZIANZENUS: Vereor dà dei consigli. GREGORIO NAZIANZENO: Ora, temo che tu pensi che gli
autem ne putes pietatis tibi necessitatem non esse, sed arbitrium. atti di compassione non siano necessari, ma liberi. Io stesso ero di questo
Opinabar et ipse hoc; sed terrent me hoedi ad sinistram statuti, parere; ma sono stato tc1rnrizzato dai capri situati sul fianco sinistro, non
non quia rapuerunt, sed quia Christum in egentibus non placave- perché rapinavano, ma perché non si riconciliavano con Cristo soccorren-
runt. CHRYSOSTOMUS: Nam sine eleemosyna impossibile est do i bisognosi. CrusosTOMO: Infatti senza l'elemosina è impossibile vede-
regnum videre. Sicut enim fans, si aquas in se continuerit, vitia- re il regno di Dio. Come infatti una sorgente, se trattiene le acque in se
tur; sic et divites, cum omnia penes se teneant. BASILIUS: Sed stessa, si guasta, altrettanto i ricchi quando conservano ogni cosa per se
quaeret aliquis: quid considerantem oportet vendere quae possi- stessi. B ASILIO: Ma qualcuno domanderà: su quale base si deve pensare
dentur? Numquid tamquam eis natura/iter noxiis, vel propter ten- che sia necessario vendere ciò che si possiede? Forse perché queste cose
tationem accidentem animabus ab eis? Ad hoc dicendum est, sono naturalmente dannose, o a causa delle tentazioni che suscitano nelle
primo quidem quod singulum eorum quae sunt, si per seipsum nostre anime? A ciò si deve rispondere in primo luogo che ogni singola
malum existeret, non esset creatura Dei; omnis enim creatura Dei cosa che esiste, se fosse cattiva in se stessa, non sarebbe una creatura di
bona: consequenter autem, quia mandatum dominicum non docuit Dio; infatti ogni creatura di Dio è buona; in secondo luogo perché il
comando divino non insegna a gettare via come cattive le cose che si pos-
abicere tamquam mala quae possidentw: sed dispensare, dicens
seggono, ma a distribuirle, dicendo: datele in elemosina. CIRILLO: Forse
«Et date eleemosynani». CYRILLUS: Molestum autem forte est hoc
questo comando è fastidioso per i ricchi; ma per coloro che sono sani di
mandatum divitibus; sanam tamen mentem habentibus non est mente non è inuti le: infatti tesorizzano per sé il regno dei cieli. Perciò pro-
inutile: thesaurizant enùn sibi regnum caeleste; unde sequitur segue: fatevi borse che non invecchiano. BEDA: Ossia compiendo elemo-
«Facile vobis sacculo.~· qui non veterascunt». BEDA: Eleemosynas sine la cui 1icompensa resterà in eterno: dove questo precetto non dev'es-
videlicet operando, quarum merces in aeternum maneat: ubi non sere inteso in modo tale che i santi non debbano salvaguardare nessuna
hoc praeceptum esse putandum est, ut nil pecuniae reservetur a moneta per il prop1io uso o per l'uso dci poveri; poiché il Signore stesso,
sanctis, vel suis, vel pauperum usibus; cum et ipse Dominus, cui che era assistito dagli Angeli, si dice che avesse una cassa in cui conser-
120 Cap. 12, vv. 32-34 Cap . 12, vv. 32-34 121

Angeli ministrabant, loculos habuisse legatur, a fidelibus oblata vava Je offerte dei fedeli; ma affinché Dio non fosse obbedito per amore
conservans; sed ne Dea propter ista serviatur, et ab inopiae timo- di queste cose, e per timore della povertà la giustizia non venisse abban-
rem iustitia deseratur. GREGOJUUS NYSSENUS: Praecipit autem sen- donata. GREGORIO NISSENO: Egli ci ordina poi di fondare in alto le nostre
sibiles et terrenas opes sursum concedere, quo virtus corruptiva ricchezze sensibili e ten-ene, dove non aniva la potenza della cmrnzione;
non attingit; unde subdit «Thesaurum non deficientem in caelis, perciò soggiunge: un tesoro inesauribile nei cieli, dove il ladro non arriva
quo fur non appropiat, neque linea corrumpit». THEOPJJYLACTUS: e la tignola non consuma. TEOFILAITO: Come se dicesse: Qui la tignola
Quasi dicat: Hic tinea demolitur, non autem in caelis. Deinde distrugge, ma non nei cieli. E poiché c'è una tignola che non consuma,
aggiunge il ladro; infatti l'oro non viene distrutto dalla tignola, ma il ladro
quia tinea quaedam non demolitw; addidit de fare: «Aurum enim
lo porta via. BEDA: Quindi sia che ciò venga inteso semplicemente nel
non demolitur tinea, sed.fur tollit». Br,lJA: Sive igitur hoc simplici-
senso che il danaro salvaguardato viene meno, m a dato al prossin10 pre-
ter accipiendum est, quod pecunia servata deficiat, data autem para un frutto perenne nei cieli; sia nel senso che il tesoro delle opere
proximo, perennem fructum confera! in caelis: seu ita quod the- buone, se viene accumulato in vista di un vantaggio terreno, si corrompe
saurus boni operis si commodi terrestris occasione condatw; faci- subito e perisce, ma se viene accumulato soltanto con una finalità celeste
le corruptus intereat: at si caelesti solum intentione congeratur, (non per il favore esterno degli uomini, che viene come portato via dall'e-
non exterius hominum favore, quasi a fare qui defòris rapii, non stemo dai ladri, né per quello interno della vanagloria, che viene come
intus inani gloria, quasi a tinea quae interius scindi!, valet macu- consumato dalla tignola che lacera dal\ 'interno), non può essere contami-
lari. GLOSSA: Vel fares sunt haeretici, et daemones, qui ad hoc nato. GLOSSA: Oppure i ladri sono gli eretici e i demoni, che sono occupa-
intenti sunt ut spiritualibus nos spolient. Tinea, quae vestes laten- ti a spogliarci delle cose spirituali. La tignola che cmrnde di nascosto le
ter rodit, invidia est, quae studium bonum lacera!, et compactio- vesti è l'invidia che rovina i sani desideri e distrugge la compagine dell' u-
nem unitatis dissipa!. THEOPJJYLACTUS: Porro, quia non omnia nità. TEOFILATTO: Inoltre, poiché con il furto non sono tolte tutte le cose,
furto tolluntw; addit p otiorem rationem et nullam prorsus patien- adduce lllla ragione più fotte che non ammette alcuna obiezione dicendo:
tem instantiam, dicens «Ubi enim thesaurus vester est, ibi et cor Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore: come se
vestrum erit»: quasi dicat: Esto quod nec linea demoliatur, nec dicesse: Sia pure che né la tignola con-ompa né il ladro sottragga, il sem-
fur tollat; hoc ipsum quod est habere cor ajjìxum thesauro sepul- plice avere un cuore attaccato a un tesoro nascosto e sprofondare sotto
to, et divinum opus, scilicet animam, terrae immergere, quanto est terra l'opera di Dio, cioè l'anima, di quale grande castigo non è degno?
dignum supplicio? EUSEBIUS: Nam quilibet homo natura/iter EUSEBIO: Infatti l'uomo è naturalmente legato a ciò che costituisce
dependet ab eo erga quod studet; illuc totum animum applicat ubi l'oggetto dei suoi deside1i , e concentra la sua anima dove suppone che si
totum commodum possidere putavit. Unde si quis in rebus prae- trovi il proprio bene. Perciò se qualcw10 concentra tutta la sua mente e la
sentis vitae habeat totam mentem et intentionem, quam cor nomi- sua intenzione, che qui egli chiama «cuore», nelle cose terrene, egli vive
navit, in terrenis versatur: si vero mentem applicaverit ad caele- per le cose ten-ene, mentre se concentra la sua mente nelle cose celesti, là
stia, ibi mentem habebit, ut videatur solo corpore cum hominibus sarà fissata la sua mente, così che sembri che viva con gli uomini soltanto
con il corpo, mentre con l'anin1a egli ha già fatto il suo ingresso nelle
conversari, animo vero iam sit aggressus mansiones caelestes.
mansioni celesti. BEDA: Ciò non va inteso soltanto del danaro, ma di tutte
BEDA: Hoc autem non solum de pecunia, sed de cunctis passioni-
le passioni: per i lussuriosi sono tesori i banchetti, per i lascivi i giochi,
bus sentiendum est: luxuriosi epulae sunt thesauri, lascivi ludicra, per i dissoluti i piacc1i.
amatoris libido.
122 Cap. 12, vv. 35-40 Cap. 12, vv. 35-40 123

VERSUS 35-40 VERSETTI 35-40

35Sint /umbi vestri praecincti, et lucernae ardentes in mani- 35Siate pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese
bus vestris, 36et vos similes hominibus expectantibus domi- nelle vostre mani; 36siate simili a coloro che aspettano il loro
num suum, quando revertatur a nuptiis; ut, cum venerit et pu/- pad rone quando torna dalle nozze per aprirgli subito, appena
saverit, confestim aperiant ei. 37Beati servi il/i quos, cum vene- arriva e bussa. 37 Beati quei servi che il padrone al suo arrivo
rit dominus, invenerit vigilantes; amen dico vobis quod prae- troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le vesti, li farà
cinget se et faciet i//os discumbere et transiens ministrabit illis. mettere a tavola e passando li servirà. 38E se giungendo nel
38Et, si venerit in secunda vigilia et si in tertia vigilia venerit et mezzo della notte o prima dell'alba li troverà così, beati loro!
ita invenerit, beati sunt servi i/li. 39Hoc autem scitote quoniam, 39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che
si sciret paterfamilias qua hora fur veniret, vigilaret utique et ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40An-
non sineret perfodi domum suam. 40Et vos estate parati, quia, che voi tenetevi pronti perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora
qua hora non putatis, Filius hominis veniet. che non pensate!

THEOPHYLACTUS: Postquam suum discipulum modestum statuit TEOFILATIO: Il Signore, dopo avere insegnato ai suoi discepoli la
Dominus, spolians eum qualibet vitae cura et elevatione, iam moderazione, sottraendoli a qualsiasi preoccupazione o presunzione
nunc ad ministrandum inducit, dicens «Sint lumbi vestri praecincti», della vita, ora li induce al servizio dicendo: Siate pronti con la cintu-
idest semper proclives ad exequenda opera Domini vestri; «et ra ai fianchi, ossia sempre inclinati a compiere le opere del Signore,
lucernae ardentes», idest, non ducatis vitam in tenebris, sed adsit e le lucerne accese, cioè non conducete le vostre vite nelle tenebre,
vobis lux rationis, ostendens vobis agenda et fugienda: est enim ma ci sia in voi la luce della ragione che vi fa vedere che cosa dovete
hic mundus nox. Cincti vero lumbos sunt qui practicam exequun- fare e da che cosa dovete fuggire: poiché questo mondo è una notte.
tur; nam talis est ministrantium habitus, quibus oportet adesse et Ma sono cinti ai fianchi coloro che si dedicano alla vita attiva; tale è
lucernas ardentes, idest discretionis donum: ut valeat dignoscere infatti la disposizione dei servitori, essere muniti di lucerne accese,
practicus non solum quid oporteat agere, sed et quomodo: alio- cioè dcl dono del discernimento: affinch6 l'uomo attivo sia in grado
di distinguere non solo che cosa bisogna fare, ma anche in quale
quin in praecipitium superbiae homines ruunt. Notandum autem modo; altrimenti gli uomini precipitano nel butTone della superbia.
quod primo iubet lumbos praecingi, secundo lucernas ardere: Ora, bisogna osservare che in primo luogo egli dice che bisogna por-
nam primo quidem est operatio, deinde speculatio, quae est illu- tare la cintura ai fianchi, e in secondo luogo che è necessario che le
stratio mentis. i deo studeamus exercere virtutes, ut duas lucernas lucerne siano accese; infatti per prima viene l'operazione e per se-
habeamus ardentes, scilicet conceptum mentis iugiter in anima conda la speculazione, che è un'illuminazione della mente. Cerchia-
emicantem, quo nos illustramw~ et doctrinam, qua ceteros illumi- mo quindi di esercitare le vitiù, per avere due lucerne accese, ossia la
namus. MAXTMUS: Ve! lucernas accensas docet habere per ora- concezione della mente, che brilla continuamente nell'anima e da cui
tionem et contemplationem, et spiritualem dilectionem. CYJULLUS: siamo illuminati, e l'insegnamento con cui illuminiamo gli altri.
Ve/ subcingi significa! agilitatem et promptitudinem ad sustinenda MASSIMO: Oppure insegna che dobbiamo avere le lucerne accese con
mala intuitu divini amoris; lucernae autem accensio signifìcat, ut la preghiera, la contemplazione e l'amore spirituale. CIRILLO: Oppure
non patiamur aliquos in tenebris ignorantiae vivere. GREGORJUS, essere cinti significa l' agilità e la prontezza nel sopportare i mali in
in Evang. [hom. 13}: Ve/ a/iter. Lumbos praecingimus cum carnis considerazione dell 'amore di Dio, mentre la lucerna accesa significa
luxuriam per continentiam coarctamus: viris enim luxuria in lum- che non dobbiamo sopportare che gli altri vivano nelle tenebre dell'i-
bis est, feminis in umbilico. A principali igitur sexu lumborum gnoranza. GREGORIO: Oppure in un altro modo. Noi cingiamo i nostri
nomine luxuria designatu1é Sed quia minus est mala non agere, fianchi quando freniamo la lussuria della carne con la penitenza:
nisi etiam quisque studeat bonis operibus insudare, additur «Et infatti negli uomini la lussuria si trova nei fianchi, nelle donne nel-
124 Cap. 12, vv. 35-40 Cap. 12, vv. 35-40 125

lucernae ardentes»; quas in manibus tenemus cum per bona l'ombelico. Perciò dal sesso principale col nome di fianchi si designa
opera, proximis nostris lucis exempla monstramus. AuGUSTJNUS, la lussuria. Ma poiché è una piccola cosa non fare il male, a meno
De quaest. Evang. [2,25}: Vel docet et lumbos praecingere che gli uomini non si sforzino anche di compiere delle opere buone,
propter continentiam ab amore rerum saecularium, et lucernas si aggiunge: e Le lucerne accese; che noi te~ia~o nelle mani quand?
ardentes habere, ut hoc ipsum vero fine et recta intentione jìat. con Je opere buone facciamo vedere esempi d1 luce al nostro pross1-
GREGORJUS [ut supra}: Sed si utrwnque horum agitur, restat ut mo. AGOSTINO: Oppure insegna a cingere i fianchi con la continenza
quisquis ille est, totam spem suam in Redemptoris sui adventu dall'amore delle cose mondane, e ad avere le lucerne accese affinché
constituat; unde subditur «Et vos similes hominibus expectantibus ciò avvenga per il vero fine e con retta intenzione.
GREGORIO : Ma se si compiono entrambe queste cose, chiunque
Dominum suum quando revertatur a nuptiis». Ad nuptias quippe
egli sia non gli rimane altro da fare che ripoJTe tutta la sua speranza
Dominus abiit, quia ascendens in caelum supernam sibi multi-
nella venuta del suo Salvatore; perciò soggiunge: siate simili a coloro
tudinem Angelorum novus homo copulavit. THEOPHYLACTus: che w,pettano il padrone quando torna dalle nozze. Il Signore se ne
Quotidie etiam in caelis desponsat sanctorum animas, quas ei andò alle nozze perché, salendo al cielo come uomo nuovo, unì a se
Paulus vel alius similis offert virginem castam. Redit autem a stesso la moltitudine degli Angeli. T EOFrLATTO: Ogni giorno anche
nuptiis celebratis in caelis, forsan quidem universaliter in con- nei cieli il Signore sposa le anime dei santi, che Paolo e altri gli
summatione totius mundi, quando veniet de caelo in gloria Patris; offrono come una vergine casta. Ma egli ritorna dalla celebrazione
forsan etiam singulis horis astans inopinate particulari unius- delle nozze celesti, forse per tutti alla fine dcl mondo, quando veJTà
cuiusque consummationi. CYRILLUS: Considera etiam, quod a nup- dal cielo nella gloria del Padre; forse anche nelle singole ore trovan-
tiis quasi a solemnitate venit, in qua semper existit divinitas: nihil dosi presente alla morte di ogni singolo individuo. CIRILLO: Conside-
enim potesi incorruptibili naturae in/erre tristitiam. GREGORIUS ra anche il fatto che egli viene dalle nozze come da una festa, nella
NYSSENUS: Ve/ a/iter. Consummatis nuptiis, et desponsata sibi quale si trova sempre la divinità; infatti nulla può recare affiizione
Ecclesia, et admissa ea in thalamum secretorum, praestolabantur alla natura incorruttibile. GREGOR IO NISSENO: Oppure secondo un'al-
Angeli reditum regis ad naturalem beatitudinem; quibus similem tra interpretazione. Concluse le nozze e sposata la Chiesa, e dopo
fieri decet nostram vitam; ut sicut i/li sine malitia conversantes averla ammessa al talamo dei segreti, gli Angeli attendono il ritorno
parati fuerint dominicum regressum recipere; sic et nos vigilantes del re alla sua beati tudine naturale. E noi dobbiamo regolare la nostra
ad obedientiam promptos nos faciamus cum advenerit pulsans; vita sul loro esempio (degli Angeli); perché come loro, vivendo
sequitur enim «Vt cwn venerit et pulsaverit, confestim aperiant senza peccato, erano pronti ad accogliere il ritorno del Signore, così
illi». GREGORJUS, i n Evang. [hom. 13}: Venit quippe cum ad iudi- anche noi, vigilanti, ci rendiamo pronti all 'ubbidienza quando verrà e
cium properat; pulsat vero cum iam per aegritudinis molestiam busserà alla porta; infatti prosegue: per aprirgli subito, appena arriva
esse mortem vicinam designat. Cui confestim aperimus, si hunc e bussa. GREGORJO: Egli viene cettamente quando si affretta a giudi-
cum amore suscipùnus. Aperire enim iudici pulsanti non vult, qui care; invece bussa quando con la molestia della malattia fa sentire
ex.ire de cOJpore trepidat, et eum quem contempsisse se meminit, che la morte è ormai vicina. Noi gli apriamo subito se lo accogliamo
con amore. Infatti non vuole aprire al giudice che bussa chi si agita
videre iudicem formidat: qui autem de sua spe et operatione secu- per l'uscita dal corpo e ha paura di incontrare il giudice che si ricorda
rus est, pulsanti corifestim aperit: quia cum tempus propinquae
di avere disprezzato; invece chi è tranquillo nella sua speranza e nella
mortis agnoverit, de gloria retributionis hilarescit unde subditur sua operazione, apre subito a chi bussa: poiché quando scopre che il
«Beati servi il/i, quos cum venerit Dominus, invenerit vigilantes». tempo della morte si avvicina, si rallegra per la gloria della ricom-
Vìgilat qui ad aspectum veri luminis mentis oculos apertos tenet; pensa; perciò soggiunge: Beati quei servi che il padrone al suo arrivo
qui servat operando quod credit; qui a se torporis et negligentiae troverà ancora svegli (vigilantes). Vigila chi tiene gli occhi della sua
tenebras repellit. GREGORIUS NrssENUS: Propter hanc igitur vigiliam mente ape1ti per vedere la vera luce; chi con le sue opere conserva
observandam supra Dominus monuit, ut sint lumbi praecincti, ciò che crede; chi respinge da sé le tenebre del torpore e della negli-
et lucernae ardentes: lumen enim oppositum oculis pellit som- genza. GREGORIO NISSENO: Perché si osservi questa vigilanza in pre-
nolentiam oculorum, lumbi etiam cingulo perstricti reddunt cor- cedenza il Signore aveva esortato a cingere i propri fianchi e ad
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pus insusceptibile somni; nam qui praecinctus est castitate, et accendere le lucerne: infatti la luce opposta agli occhi allontana la
pura conscientia illustratus, persevera! insomnis. sonnolenza degli occhi stessi, e i fianchi stretti con la cintw·a fanno sì
CYRJLLUS: Cum igitur Dominus veniens suos insomnes invenerit, che il corpo non si addormenti; infatti chi è cinto con la castità e illu-
et praecinctos, cor illuminatum habentes, tunc eos promulgabit minato dalla coscienza pura, persevera insonne.
beatos; sequitur enim «Amen dico vobis, quia praecinget se»: ex CrIULLO: Perciò, quando il Signore venendo troverà i suoi servi
quo percipimus quod similia nobis retribuet, dum cum succinctis se vigilanti con la cintura ai fianchi e dotati di un cuore illuminato, li
praecinget. ORtGENES: Erit enim praecinctus iustitia circa Lumbos proclamerà beati: infatti prosegue: in verità vi dico: si cingerà le
suos, secundum l saiam. GREGORJUS [ut supra}: Per quam prae- vesti; dal che comprendiamo che egli ci ricompenserà allo stesso
modo, visto che si cinge assieme a coloro che portano la cintura ai
cingit se, idest ad retributionem se praeparat. THEOPHYLACTUS: Ve!
fianchi. OIUGENE: Infatti sarà cinto ai fianchi con la cintura della giu-
praecinget se in eo quod non totam ubertatem bonorum Largitur, stizia, secondo Isaia. GREGORIO: Con essa egli si cinge, ossia si pre-
sed hanc cohibet secundum certam mensuram. Quis enim Deum para al giudizio. TEOFILATTO: Oppure si cinge per il fatto che non
capere potest quantus est? Unde Seraphim velari dicuntur propter elargisce tutta J'abbondanza delle sue benedizioni, ma la riduce
excellentiam divini splendoris. secondo una certa misura. Infatti ch i può ricevere Dio in tutta la sua
Sequitur «Et faciet illos discumbere», idest omnino requie- grandezza? Perciò si dice che i Serafini si coprono con un velo a
scere: sicut enim discwnbens totum corpus jàcit quiescere, sic in causa dell'eccellenza del divino splendore.
futuro adventu sancti totaliter requiescent. Hic enim non Continua: li jàrà mettere a tavola, cioè completamente a riposo:
habuerunt requiem corporis, illic vero simul cum animabus spiri- infatti chi si trova a tavola fa riposare tutto il suo corpo; così nella
tualia corpora incorruptionem sortita, piena gaudebunt quiete. seconda venuta i santi si riposeranno interamente. Qui infatti non
CYJULLUS: Faciet igitur illos discumbere, quasi fessos refocillans, avranno il riposo dcl corpo, mentre là i corpi spirituali, avendo rice-
apponens spirituales delicias, et statuens dapsilem donorum suo- vuto insieme con l'anima anche l'incorruttibilità, godranno di un
rum mensam. DIONYSJUS, Ad Titum [epist. 9}: Discubitum enim completo riposo. CIRILLO: Li farà dunque sedere a tavola, come per
opinamur quietem a multis laboribus, et vitam sine Laesione, et rifocillare delle persone stanche, presentando loro dei piaceri spiri-
conversationem divinam in lumine et regione viventium; universo tuali e ordinando una mensa copiosa dei suoi doni. DrONIGI: Infatti
sancta affectu adimpletam et copiosam donationem omnium noi concepiamo il sedersi a tavola come un riposo da molte fatiche,
donorum, secundum quam laetitia adimplentur; hoc est enim una vita senza ferite, la divina conversazione di coloro che dimorano
quod lesus faciet eos recumbere, dans eis perpetuam quietem, et nella regione della luce arricchita di santi sentimenti e un abbondante
distribuens eis bonorum multitudinem; unde sequitur «Et tran- versamento di tutti i doni, con cui sono riempiti di gioia. La ragione
siens ministrabit illis». THEOPIIYLACTUS: Quasi vicem aequalem per cui Gesù li fa mettere a sedere è perché egli possa concedere loro
eis reddens, ut sicut ipsi ministraverunt ei, ila et ipse eis ministre!. un riposo perpetuo, e per distribuire loro una grande moltitudine di
beni. Perciò prosegue: e passando li servirà. TEOFILATTO: Come ren-
GREGORIUS, In Evang. [hom. 13}: «TransienS» vero dictum est
dendosi uguale a loro: allo stesso modo in cui essi gli avevano presta-
«Cum de iudicio ad regnum redit». Vel Dominus nobis post iudicium
to servizio, così anche lui lo presta loro. GREGORIO: E passando,
transit, qui ab humanitatis forma in divinitatis suae contempla- viene detto di quando farà ritorno per il giudizio relativo al suo
tionem nos elevat. CYRILLUS: Novit autem Dominus Lubricum regno. Oppure il Signore passa da noi dopo il giudizio, e ci innalza
fragilitatis humanae ad peccandum; sed quoniam bonus est, dal la forma dell'umanità alla contemplazione della sua divinità.
desperare non sinit, sed magis miseretur, et dat nobis poenitentiam in CIRILLO: Ora, il Signore conosceva l'inclin azione della fragilità
salutis antidotum; et ideo subdit «Et si venerit in secunda vigilia, umana verso il peccato, però, essendo buono, non ammette che di-
et si in tertia vigilia venerit, et ita invenerit, beati sunt servi illi». speriamo, ma ha compassione e ci dà il pentimento come un rimedio
Dividunt enim excubantes in moeniis civitatum, et hostium ser- salutare. Perciò soggiunge: E se giungendo nel mezzo della notte o
vantes aggressus, noctem in tres aut quatuor vigilias. GREGORJUS prima dell'alba li troverà così, beati loro! Coloro che fanno la guar-
[ut supra}: Prima ergo vigilia primaevum tempus est vitae dia alle mura della città e la difendono dall'assalto dei nemici divido-
nostrae, idest pueritia; secunda, adolescentia ve/ iuventus; tertia no la notte in tre o quattro veglie. GREGORIO: La prima veglia è il
128 Cap. 12, vv. 35-40 Cap. 12, vv. 35-40 129

autem senectus accipitwé Qui ergo vigilare in prima vigilia noluit, primo periodo della nostra vita, ossia la puerizia; la seconda l'adole-
custodiat in secunda: et qui in secunda noluit, tertiae vigiliae scenza o la giovinezza; la terza la vecchiaia. Perciò chi non ha voluto
vigilare nella prima veglia, faccia la guardia nella seconda e chi non
remedia non amittat: ut qui converti in pueritia neglexit, saltem in
ha voluto vigilare nella seconda non tralasci di rimediare ~ella terza:
tempore iuventutis ve! in senectute resipiscat. CYRILLUS: De prima cosicché chi ha omesso di convertirsi nella puerizia, si ravveda
tamen vigilia mentionem non facit, quia pueritia non punitur a durante la gioventù o la vecchiaia. CrRJLLO: Della prima veglia non fa
Deo, sed veniam meretur. Secunda vero et tertia aetas, debet obe- alcuna menzione perché l' infanzia non viene punita da Dio, ma meri-
dientiam Deo, et vitam honestam ducere ad voluntatem ipsius. ta il perdono. Invece la seconda e la terza età devono l'obbedienza a
GRAECUS: Vel ad primam vigiliam pertinent diligentius viventes, Dio e devono condurre una vita onesta secondo la sua volontà. Il
quasi primum gradum sortiti; ad secundam vero mediae conver- GRECO: Oppure alla prima veglia appartengono coloro che vivono in
sationis mensuram tenentes; ad tertiam vero qui sunt infra hos; et modo più diligente avendo ottenuto il primo grado; alla seconda
idem de quarta putandum est, et, si contingat, de quinta: diversae appartengono coloro che mantengono la misura di una conversazione
enim sunt conversationum mensurae, et bonus remunerator meti- moderata; alla terza quelli che sono inferiori a questi due; lo stesso si
tur unicuique quod dignum est. THEOPHYLA CTUS: Ve/ quia vigiliae deve pensare della quarta e, se succede, anche della quinta: infatti le
misure della condotta sono diverse e il giusto remuneratore distribui-
sunt horae noctis provocantes soporem hominibus, intelligas
sce a c_iascuno secondo i propri meriti. TEOFILATTO: Oppure, poiché
etiam in vita nostra esse quasdam horas quae jaciunt nos beatos, ~e veg~ie sono le ore della notte ~he l?rovocano il sonno negli uomini,
s i insomnes reperti fuerimus. Rapuit tibi aliquis facultates, mtend1 che anche nella nostra vita c1 sono alcune ore che ci rendono
defuncti sunt tibi filii, accusatus es: sed si in his temporibus non beati _se. sian~o ~ro.vati svegli. 9ual~uno ti ha sottratto i tuoi possedi-
feceris contra Dei mandata quidquam, vigilantem te inveniet in menti, l tuoi !1glt s~no morti; sei stato accusato, ma se in questo
secunda et tertia vigilia, idest in tempore malo perniciosum som- tempo non hm compmto alcuna cosa contro i comandamenti di Dio
num animabus lentis inferente. egli ti tro~erà vigilante nella seconda e nella terza veglia, cioè neÌ
GREGORIVS [ut supra}: Ad excutiendam vero nostrae mentis tempo cattivo che produce un sonno cattivo alle anime oziose.
desidiam, etiam exteriora damna per similitudinem ad medium GR EGORIO : Ma per scuotere la pigrizia della nostra mente ci sono
deducuntur; nam subditur «Hoc autem scitote: Quoniam si sciret presentati anche i danni esterni mediante una similitudin~. Perciò
soggi~nge:. Sappiate ben~ questo: se il padrone di casa sapesse a che
paterfamilias qua hora fur veniret, vigilaret utique, et non sineret
ora viene 1l ladro, non s1 lascerebbe scassinare la casa. TEOFILATTO:
pe1fodi domum suam». THEOPHYLACTUS: Quidam hunc jitrem intel-
Alcuni pensano che questo ladro sia il demonio che la casa sia
ligunt esse diabolum, domum animam, patremfamilias hominem: l'anima, che il padrone sia l'uomo; ma questa acce~ionc non sembra
non tamen videtur haec acceptio consonare sequentibus: adventus cmTispondere con le cose seguenti: infatti la venuta del Signore viene
enim Domini comparatur huic /uri tamquam ex inopinato prove- paragonata al ladro in quanto arriva all'insaputa, secondo quanto dice
niens, secundum illud Apostoli (J Thess. 5,2): «Dies Domini sicut l'Apostolo (1 Ts 5,2): «Il giorno del Signore velTà come un ladro di
fìtr, ita in nocte veniet»; unde et hic subditur «Et vos estate parati: ~ott~» ..Perciò ,qui viene so,ggiunto: Anche voi tenetevi pronti perché
Quia qua hora non putatis Filius hominis veniet». GREGORIUS, In 1/ F1glw. del/ uomo verra nell'ora che non pensate. G REGORIO:
Evang. [hom. 13): Ve/ a/iter. Nesciente patrefamilias, far domwn Oppure m un. alt~·o modo. All 'i_n~aputa del padrone il ladro ilTompe
perfodit: quia dum a sui custodia Spiritus dormit, improvisa mors n~lla ca~a, po1che, mentre lo spinto dorme anziché vegliare, la mo1te
veniens carnis nostrae habitaculum irrumpit; fi1ri autem resisteret giunge mattesa e irrompe nell'abitazione della nostra carne· mentre
si vigilaret.· quia adventum iudicis, qui occulte animam capit, se vigilasse, si oppor~ebbe al ladro, poiché, stando in guardi~ rispett~
alla vcnu~a del gmd1ce, che prende segretamente la sua anima, gli
praecavens, ei poenitendo occurreret, ne impoenitens periret.
a~clrebbe mcontro pentendosi, per non perire senza pentimento. Ma il
Horam vero ultimam Dominus idcirco nobis voluit esse incogni- Signore vuole che l'ultima ora ci sia sconosciuta, affinché non riu-
tam, ut dum illam praevidere non possumus, ad illam sine inter- scendo a prevederla, ci prepariamo incessantemente ad essa.
missione praeparemur.
130 Cap.12, vv. 41 -46 Cap. 12, vv. 41-46 131

VERSUS 41-46 VERSETTI 41-46

41 Ait autem ei Petrus: Domine, ad nos dicis hanc parabo- 41Allora Pietro disse: Signore, questa parabola la dici per noi
lam an et ad omnes? 42Dixit autem Dominus: Quis, putas, est 0 anche per tutti? 4211 Signore rispose: Qual è dunque l'ammini-
fide/is dispensator et prudens, quem constituit dominus supra stratore fedele e saggio che il Signore porrà a capo della sua ser-
familiam suam, ut det illis in tempore tritici mensuram? vitù per distribuire a tempo debito la razione del cibo? 43Beato
43Beatus il/e servus, quem, cum venerit dominus, invenerit ita quel servo che il padrone, arrivando, troverà impegnato in questo
facientem. 44Vere dico vobis quoniam supra omnia quae pos- modo. 441n verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
sidet constituet iflum. 45Quod si dixerit servus il/e in corde suo: 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a veni-
Moram facit dominus meus venire, et coeperit percutere ser- re, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare e
vos et ancif/as et edere et bibere et inebriari; 46veniet dominus bere e a ubriacarsi, 46ii padrone di quel servo arriverà nel giorno
servi illius in die qua non sperat et hora qua nescit et dividet in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con
eum partemque eius cum infidelibus ponet. rigore assegnandogli il posto tra gli infedeli.

THEOPHYLACTUS: Petrus, cui iam commissa Ecclesia fùerat, TEOFILAITO: Pietro, al quale era già stata affidata la Chiesa, chiese
quasi omnium curam gerens, inquirit utrum ad omnes Dominus se il Signore avesse proposto la parabola per tutti; perciò dice: Allora
parabolam protulisset; unde dicitur «Ait autem ei P etrus: Pietro disse: Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?
Domine, ad nos dicis parabolam hanc, an ad omnes?». BEDA: BEDA: Nella precedente parabola il Signore li aveva istruiti su due cose:
Duo Dominus in praemissa parabola monuerat; et se videlicet che egli sarebbe arri vato ali 'improvviso e che essi dovevano essere
subito venturum, et illum eos paratos expectare debere. Sed pronti ad attenderlo. Ma non è facile capire su quale di queste due cose,
de quo horum, an de utroque Petrus interrogaverit, quosve sibi o se su entrambe, Pietro lo abbia inte!Togato, oppure a chi egli paragona
sociisque suis comparaverit, cum ait «Ad nos dicis, an ad omnes?» se stesso e i suoi colleghi, quando chiede: lo dici per noi oppure per
non facile patet. Et quidem in eo quod ait «1ws», et «01nnes», non tutti? In ve1ità con queste parole noi e tutti, si deve suppone che egli
alias quam Apostolos Apostolorumque similes et ceteros fìdeles; non significhi nessun altro se non gli Apostoli e coloro che sono simili
ve! Christianos et infìdeles, ve! eos qui viritim, idest sigillatim agli Apostoli, e tutti i fedeli; oppure i cristiani e gli infedeli; oppure
morientes, sui iudicis adventum nolentes volentesque suscipiunt, quelli che, morendo separatamente, ossia individualmente, volontruia-
et eos qui in universali iudicio vivi sunt in carne reperiendi, signi- mente e involontariamente accolgono la venuta del giudice, e coloro
jìcare putandum est. Mirum est autem si Petrus dubitavit, vel che, quando alTiva il giudizio universale, saranno trovati ancora vivi
nella carne. Ma è strano che Pietro abbia dubitato se tutti gli uomini
omnibus sobrie et pie et iuste vivendum expectantibus beatam
debbano vivere in modo sobrio, pio e giusto, aspettando la beata spe-
spem; ve! inopinatum singulorum et omnium .fìtturum esse iudi-
ranza; oppure che il giudizio dei singoli e di tutti arriverà di sorpresa.
cium. Unde restat intelligi, his scilicet duobus iam bene cognitis, Quindi non ci resta se non pensare che, conoscendo queste due cose,
ea quae nescire poterat, quaesisse; videlicet si sublimia illa vitae egli abbia chiesto riguardo a ciò che poteva non sapere, cioè se quei
caelestis instituta, quibus possessa vendere, sacculos qui non comandi sublimi di una vita celeste con cui egli ci invitava a vendere
veterascerent facere, lumbis praecinctis lucernisque ardentibus ciò che abbiamo e ad acquistare borse che non invecchiano e a essere
vigilare praeceperat, ad Apostolos solum similesque eorum, aut pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese, appartenessero sol-
ad omnes qui salvandi sunt, pertineant. tanto agli Apostoli e ai loro simili o a tutti coloro che si devono salvare.
CYRILLUS: Validam autem mentem habentibus conveniunt CIRILLO: Ora, a coloro che hanno una mente robusta si addicono le
ardua et excellentia mandatorum sanctorum; his vero qui nondum cose ardue ed eccellenti dei divini comandi, mentre a coloro che non
ad hanc virtutem attigerunt conveniunt ea a quibus d~fficultas hanno raggiunto una tale virtù convengono quelle cose dalle quali la
excluditur: unde Dominus exemplo manifestissimo utitur, osten- difficoltà viene esclusa: per cui il Signore si serve di un esempio chia-
132 Cap.12, vv. 41-46 Cap. 12, vv. 41-46 133

dens mandatum praemissum convenire his qui admissi sunt in rissimo, facendo vedere che il comando precedente conviene a coloro
gradum discipulorum; sequitur enim «Dixit autem Dominus: che sono stati inseriti nel grado dei discepoli; infatti continua: Il
Quis, putas, est fidelis dispensator ?». AMBROSIUS: Vel a/iter. Signore rispose: Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio?
Superioris quidem in omnes praecepti forma est generalis; verum AMBROGIO: O in un altro modo. La forma del primo comando è gene-
series sequentis exempli dispensatoribus, hoc est sacerdotibus, rale e adatta a tutti, ma l'esempio seguente sembra che sia proposto
videtur esse proposita; unde sequitur «D ixit autem D ominus: agli amministratori, cioè ai sacerdoti; perciò continua: Il Signore ri-
Quis, putas, est fidelis dispensator et prudens quem constituit spose: Qual è dunque l'amministratorefedele e saggio che il Signore
Dominus super jamiliam suam, ut det illis in tempore tritici men- porrà a capo dei/a sua servitù per distribuire a tempo debito la razio-
ne del cibo? TEOFILATTO : Come se dicesse: la parabola precedente
suram? ». THEOPHYLACTUS: Quasi dicat: Praedicta p arabola com- tocca tutti i fedeli in generale, ma ora ascoltate ciò che conviene a voi,
muniter omnes fìdeles attingit; sed quid vobis Apostolis et doc- Apostoli e maestri. Infatti io cerco un amministratore che sia dotato di
toribus conveniat, audiatis. Quaero enim quis dispensator inve- fedeltà e prudenza: come infatti nell'anuninistrazione delle ricchezze
niatur in se habens fidelitatem et prudentiam: sicut enim in dis- se u? uomo è sbadato anche se fedele al suo padrone, oppure è saggi~
pensationibus facultatum, sive aliquis incautus sit fidelis Domino ma mfedele, le cose del padrone vanno in rovina, così anche nelle
existens, sive etiam prudens sit et infìdelis, dispereunt res Domini; cose del Signore c'è bisogno di fedeltà e di prudenza. Infatti ho cono-
sic et in rebus divinis opus est fidelitate et prudentia: novi enim sciuto molti fedeli adoratori di Dio che, poiché non riuscivano a tratta-
multos Deum colentes et fide/es; quia vero non poterant prudenter re gli affari ecclesiastici con prudenza, distruggevano non soltanto le
Ecclesiastica tractare negotia, non solum possessiones, sed etiam proprietà ma anche le anime, esercitando verso i peccatori un ÌlTagio-
animas destruebant, utentes in peccatores indiscreta virtute per nevole potere con penitenze smodate, oppure con una mansuetudine
immoderata poenitentiae mandata, ve/ importunam mansue- inopportuna. CRISOSTOMO: Ora, il Signore domanda non come se non
tudinem. CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 78]: Quaerit autem conoscesse l'anuninistratore fedele e prudente, ma volendo accennare
hic Dominus non quasi fidelem et prudentem dispensatorem igno- alla rarità della cosa e alla grandezza di q uesto ufficio. TEOFILATIO:
rans, sed volens innuere raritatem rei, et huiusmodi praesulatus Perciò chiunque sia trovato fedele e prudente presieda alla famiglia
magnitudinem. THEOPIJYLACTUS: Quisquis ergo fìdelis fuerit inven- del Signore, cosicché a tempo debito distribuisca la razione di cibo:
cioè la parola d.ell 'insegnamento con cui le anime vengono nutrite,
tus et prudens, praesideat jamiliae Domini, ut singulis temporibus
oppure l'esemp10 delle opere con cui la loro vita v iene modellata.
det tritici mensuram, vel sermonem doctrinae, quo pascantur ani- AGOSTINO: Egli parla poi di misura per il modo della capacità di cia-
mae, vel operum exemplum, quo vita informetwé A UGUSTINUS, De scun ascoltatore. ISIDORO: Si aggiunge anche a tempo perché un dono
quaest. Evang. [2,27]: Mensuram autem dicit p ropter modum che non viene dato a tempo debito è vanificato e perde il nome di
capacitatis quorumcumque audientium. fSIDORUS: Additum est dono. Così il pane per chi ha fame è appetibile, mentre per chi è sazio
etiam «In tempore», quod beneficium non suo tempore datum red- non conta molto. Ma con riferimento alla ricompensa del servo per la
ditur cassum, et nomen beneficii perdit. Idem panis esurienti qui- sua amministrazione egli aggiunge: Beato quel servo che il padrone
dem appetibilis est, satiato autem non multum. D e huius autem arrivando troverà impegnato in questo modo. B ASILIO: Non parla di
servi dispensatoris praemio subdit, dicens «Beatus il/e servus uno che agisce per caso, ma impegnato in questo modo (sic facien-
quem cum venerit Dominus, invenerit sic facientem». B AS!LIUS: tem ): infatti non basta solo vincere, ma occorre anche combattere in
Non dicit agentem a casu, sed «sic facientem»: non enim vincere modo lecito; ciò accade quando eseguiam o puntualmente le singole
solum convenit, sed etiam certare legitime: hoc autem est sic sin- cose come ci vengono com andate.
gula exequi sicut recipimus in mandatis. CIRILLO: Così dunque il servo fedele e prudente che a tempo debi-
CYRILLUS: Sic ergo fìdelis servus et prudens, opportuno tem- to distribuisce il cibo ai domestici, ossia i cibi spirituali, sarà beato,
pore distribuens prudenter cibaria jamulis, hoc est spirituales secondo le parole dcl Salvatore: per il fa tto che riceverà cose ancora
escas, beatus erit, iuxta dictum Salvatoris: in hoc scilicet quod più grandi e meriterà i premi dovuti ai familiari; perciò continua: In
verità vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi averi. BEDA: Quanto
obtinebit adhuc maiora, et merebitur praemia .familiaribus debita;
più grande è la distanza dei meriti tra i buoni ascoltatori e i buoni
Cap. 12, vv. 41 -46 Cap. 12, vv. 41-46 135
134

unde sequitur «Vere dico vobis, quia super omnia quae possidet maestri •. tanto più gr~nde è anche la distanza dei premi: infatti coloro
che egh quan~o arriverà troverà vigilanti, li fa rà sedere a tavola,
constituet illum». BEDA: Quanta enim inter bonos auditores et
mentre gh altri che sono fedeli e saggi amministratori li stabilirà
bonos doctores est meritorum distantia, tanta est etiam praemio- s?p~·a tutto ciò che possiede, cioè sopra tutte le gioie d~I regno dei
rum: hos enim, adveniens, cum vigilantes invenerit, faciet discum- c1eh; non nel senso che solo loro avranno il potere su di essi, ma nel
bere; illos autem cwn fide/iter prudenterque di.spensantes invenerit, senso che potra?no ~oder.e del loro eterno possesso in modo più
super omnia quae possidet constituet, idest super omnia caelestis a~bon~a?-te d~gh a~tn sant1. TEOFILATTO: Oppure: lo metterà a capo
regni gaudia: non utique ut horum soli dominium teneant; sed ut di tutti i suot averi, non ~olo a capo della sua famiglia, ma anche
eorum abundantius ceteris sanctis aeterna possessione fruan tw: delle cose terrene e celesti perché gli obbediscano· come accadde a
THEOP!-IYLACTUS: Vel «super omnia bona sua constituet eum», non Giosuè (tiglio di Nun) e ad Elia: il primo comandò ~l sole il secondo
solum super suam familiam, sed ut tam terrena quam caelestia ei al~e nubi; e tu~i i santi, come amici di Dio, si servono d~lle cose di
obediant; qualis fuit Jesus Nave et Elias; alter soli, alter nubibus ~10. !noltr~ c?1~n~_ue conduce una vita virtuosa e dispone rettamente
mandans: et omnes sancti, quasi Dei amici, rebus Dei utuntur. 1 suoi se~v1, c1~e 1 ira e la concupiscenza, distribuendo a tempo debi-
Quicumque etiam vitam virtuose peragit, et servos suos, idest to la raz10ne dr frumento: all'ira, perché colpisca coloro che odiano
iram et concupiscentiam, recte disposuit, exhibens temporibus Dio, e alla concupiscenza, perché faccia uso di ciò che è necessario
singulis mensuram frumenti, irae quidem, ut afficiatur in habentes alla ca~·!1e, or?in~ndolo a Dio: costui, dico, sarà costituito capo di
odio Dewn, concupiscentiae vero ut necessaria utatur carnis pro- tutto ~1 0 che 11 Signore possiede; essendo ritenuto degno di vedere
visione, ordinans eam in Deum: talis, inquam, constituetur super con l' rntelletto speculativo qualsiasi cosa.
<;rusos:roMo: Ma il Signore, non solo con gli onori tenuti in serbo
omnia quae possidet Dominus, dignus omnia per speculativum
per I ?uoru, ma ~nche con la minaccia di castighi per i cattivi, conduce
intellectum intueri. 1 ~uo1 a~coltaton alla correzione; perciò continua: Ma se quel servo
CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 78]: Dominus autem non
dicesse in cuor suo: ll padrone tarda a venire. BEDA: Nota che tra i vi-
solum ex honore bonis reservato, sed ex minis poenae in malos zi di un servo cattivo si annovera il fatto che egli consideri la venuta
corrigit auditorem; unde sequitur «Quod si dixerit servus ille del suo padrone lenta, mentre non si annovera tra le virtù del servo
in corde suo: Moram facit Dominus meus venire». BEDA: Nota, buono la speranza che il suo arrivo sia veloce, ma soltanto che lo serva
inter vitia servi mali ascriptwn quod tardum Domini sui reditum fedelrne~~e. Perciò .~on c'è nic?tc ?i meglio che sopportare paziente-
putaverit; non autem inter boni virtutes annumeratum, quod mente dr ign?~are c~o che non s1 puo conoscere; soltanto lavoriamo per
hunc citum speraverit, sed tantum fìdeliter ministraverit. Nil essere trovati idonei. TEoFILATTO: Ora, per il fatto che non si considera
ergo melius est quam ut patienter sustineamus ignorare quod l'ora della fi~e, si commettono molti peccati; infatti, se pensassimo alla
sciri non potest; sed tantum laboremus ut idonei inveniamw: :enuta del s.1gnore .e che il ter~~e della nostra vita è vicino, pccchc-
THEOPHYLACTUS: Ex eo autem quod non consideratur hora finis, 1en:imo s.enz altro dr meno; pcrc10 prosegue: e cominciasse a percuote-
multa peccata eveniunt: nam si cogitaremus Dominum venire, et re z ser~L. e ~e serve, a mangiare e bere e a ubriacarsi. BEDA: In questo
praesto esse terminum vitae nostrae, minus utique peccaremus; servo. s1. md1ea la c~ndanna di tutti i superiori cattivi: i quali, abbando-
unde sequitur «Et coeperit percutere pueros et ancillas, et edere, nato il tunore del Signore, non solo si dedicano alla lussuria ma anche
et bibere, et inebriari». B EDA: In hoc servo cunctorum praesulum provocano con in~urie i loro sudditi; sebbene si possa intendere anche
m modo figurato rl fatto che percuotono i servi e le serve: che cioè cor-
malorum n.arratur damnatio: qui neglecto Domini timore, non
rompono i cu~ri dei. deboli con il loro cattivo esempio; mentre mangia-
modo ipsi luxuriae vacant, sed etiam subditos iniuriis stimulant;
r~, bere e ~bn~ca:s.1, che fanno perdere la ragione all'uomo, indicano
quamvis et typice possit intelligi pueros et ancillas percutere, l occu~ars1 ~e1 v1z1 e nelle seduzioni dcl mondo. Riguardo alla loro
corda infirmorwn pravo exemplo vitiare; edere autem, bibere et pena s1 soggmnge: il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui
inebriari, facinoribus et saeculi illecebris, quae hominem demen- m~n? se l'aspetta, cioè ~el giu~zio oppure della morte, e lo punirà
tant, occupari. De eius autem poena subditur «Veniet Dominus (dzvtdet eum). BASILIO: D1 fatto il corpo non viene diviso in modo tale
servi illius die qua non sperat», scilicet iudicii ve! mortis, «et divi- che una parte verrebbe esposta ai tormenti mentre un'altra li sfoggircbbc.
136 Cap. 12, vv. 41-46 Cap. 12, vv. 41-46 137

det eum». BASILIUS: Non quidem dividitur cmpus, ut hoc quidem Infatti questa è una favola, poiché non è proprio di un giusto giudizio
exponatur tormentis, illud vero dimittatur: nam fabulosum est che, quando ha mancato il tutto, solo la metà patisca la pena· né
hoc, neque iusti iudicii, cum deliquerit totum, dimidium pati poe- l'anima viene divisa, visto che tutta insieme possiede una cattiva
nam: nec anima secatur, tota criminosam conscientiam possidens, coscienza e coopera nel male con il corpo, ma la sua divisione è la per-
et cum corpore mala cooperans; sed divisio eius est perpetua petua se~a~·azionc d?ll 'anima dallo Spirito. Infatti sebbene ora la grazia
alienatio animae a Spiritu. Nunc enim etsi non sit gratia Spiritus dello Spmto non sia presente negli indegni, tuttavia sembra che sia
com~que presente attendendo il loro ritorno alla salvezza; solo allora
indignis, videtur tamen utcumque adesse, conversionem eorum
sarà mteramente amputata dall'anima. Perciò lo Spirito Santo è sia il
expectans ad salutem; tunc vero tota/iter amputabitur ab anima.
premio dei giusti, sia la principale condanna dei peccatori poiché colo-
Spiritus ergo sanctus et bravium est iustorum, et prima condem- ro che sono indegni lo perdono. BEDA: Oppure lo divide;à, separando-
natio peccatorum, quoniam eum indigni amittent. BEDA: Ve! «divi- lo dalla compagnia dei fedeli e unendolo con coloro che non hanno
det eum», a jìdelium consortio segregando, et eis qui nunquam ad mai raggiunto la fede; perciò continua: lo punirà assegnandogli
fidem pertinuerant sociando; unde sequitur «Partemque eius cum il posto tra gli infedeli; poiché, come dice l'Apostolo (1 Tm 5,8):
infidelibus ponet»; quia «qui suorum et domesticorum curam non «Se qualcuno non pensa ai suoi, soprattutto a quelli di casa, costui ha
habet, fidem negavit, et est infide/i deterior», ut ait Apostolus (1 rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele». TEOFILATIO: Giusta-
Tim. 5,8). THEOPHYLACTUS: Recte etiam infidelis dispensator cum mente anche l'amministratore infedele riceverà la sua parte con gli in-
infidelibus partem accipiet, quia vera caruit fide. fedeli, perché era privo della vera fede.

VERSUS 47-48 VERSETTI 47-48

47f11e autem servus, qui cognovit voluntatem domini sui et non 47 11 servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà
se praeparavit et non fecit secundum voluntatem eius, vapulabit disposto .o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;
48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli
multis; 4Bqui autem non cognovit et fecit digna plagis vapulabit
paucis. Omni autem cui mu/tum datum est, mu/tum quaeretur ab di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato mo lto, molto
eo; et cui commendaverunt multum, plus petent ab eo. sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

THEOPHYLACTUS: Hic nobis Dominus maius aliquid et terribilius !E?,FILA'.f!'~: 0L:Li il s.i~ore ~i fa vedere qualche cosa di più grande
ostendit; non enim solum dispensator infidelis accepta privabitur e di pm. tcrnb1le:. mfatt1 il cattivo amministratore verrà privato della
grafia, ut nihil eum iuvet ad vitandum supplicia; sed magis fìet ei grazia ncevuta, sicché nulla gli servirà per evitare i castighi, ma la
damnationis causa dignitatis immensitas; unde dicitur «llle autem grandezza della sua dignità diventerà piuttosto la causa della sua con-
servus, qui cognovit voluntatem Domini sui, et non fecit secundum danna. Perciò si dice: il servo che conoscendo la volontà del padrone
non avrà disposto o agito .secondo la sua volontà, riceverà molte per-
voluntatem eius, plagis vapulabit multis». CHRYSOSTOMUS, In
cosse. CiusosTOMO: Infatti non tutte le cose sono giudicate allo stesso
Matthaeum [hom. 27]: Non enim similiter in omnibus omnia iudi-
~~do, ma una c?~~scenza più grande diventa argomento di una pena
cantur, sed maior cognitio fit maioris poenae materia: unde pm ~ande; ~erc10 il sacerdote che com mette con il suo popolo i suoi
sacerdos eadem peccans cum populo, multo graviora patietur. stessi peccati, sarà punito molto più severamente. CIRILLO: Infatti un
CYRILLUS: Homo enim perspicax, qui turpioribus suam voluntatem uomo sagace che ha indotto la sua volontà alle azioni più turpi ha
inclinavit, inexcusabile peccatum commisit, quasi propter malitiam commesso un peccato inescusabile, come se si allontanasse dalla vo-
recedens a Domini voluntate; sed homo rusticanus rationabilius l~ntà di Dio a causa della sua malizia; mentre un uomo rozzo con mag-
implorabit veniam vindicantis; unde subditur «Qui autem non gior ragione implorerà il perdono di chi si vendica. Perciò prosegue:
138 Cap. 12, vv. 47-48 Cap. 12, vv. 47-48 139

cognovit, etfecit digna, plagis vap ulabit paucis». TJ-JEOPJ-JYLACTUS: quello invece che, non conoscendola, avrà fàtto cose meritevoli di
Hic obiciunt aliqui: Merito punitur qui sciens voluntatem Domini, percosse, ne riceverà poche. TEOFILAITO: Qui alcuni obiettano: viene
non prosequitur; sed cur punitur ignorans? Quia cum ipse scire punito giustamente chi, conoscendo la volontà del Signore, non la
potuisset, noluit; sed pigritans ipse fuit ignorantiae suae causa. segue; ma perché viene punito l' ignorante? Perché mentre avrebbe
B ASIL!US: Sed dices: si hic quidem multa sustinet verbera, hic potuto conoscerla, non ha voluto; ma per la sua pigrizia egli stesso
autem pauca, qua/iter dicunt quidam, quod non imponit finem divenne causa della propria ignoranza. B ASILIO: Ma dirai : Se il primo
suppliciis? Sed sciendwn est, quod hoc quod hic dicitur non riceve molte percosse, e il secondo poche, in che modo, dicono alcuni
numerum poenarum, sed differentiam indicat: potest enim aliquis egli non pone fine ai castighi? Ma bisogna dire che qui non si par!~
esse dignus inextinguibili fiamma, ve! remissiori, ve! intensiori,- et del numero delle pene, ma della loro diversità: infatti uno può essere
indeficienti verme, ve/ mitius torquente, ve! fòrtius. degno di una fiamma inestinguibile più languida o più intensa; oppw-e
di un verme che non muore con un morso più o meno forte.
THEOPIIYLACTUS [ut supra}: Ostenditur autem consequenter
TEOFILATIO: Ora si fa vedere logicamente perché ai maestii e ai dotti
quare doctoribus et scientibus intensior poena debeatur, cum dici- si deve una pena più intensa, quando si dice: A chiunque fu dato molto,
tur «Omni autem cui multum datum est, multum quaeretur ab eo, molto sarà chiesto, e a chifu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
et cui commendaverunt multum, plus petent ab eo». Datur quidem Ai maestri è data la grazia di fare miracoli, mentre viene affidata la gra-
doctoribus gratia faciendi miracula,- sed commendatur eis sermo- zia della parola e dell ' insegnamento. Ma in quanto viene dato egli non
nis et doctrinae gratia. Sed in dato quidem non dicit aliquid plus dice che dev'essere chiesto qualcosa di più, ma solo in quanto viene
petendum, sed in commendato sive deposito: nam gratia verbi affidato o depositato: infatti la grazia della parola esige di essere accre-
incremento eget, et a doctore requiritur amplius: non enim decet sciuta ed è richiesta maggiormente nel maestro; infatti egli non deve
eum torpere, sed augere verbi talentwn. BEDA: Ve! alite1é Multum restare ozioso, ma deve migliorare il talento della sua parola. B EDA:
saepe datur etiam quibusdam privatis, quibus etiam cognitio ~ppur~ in. un altro modo. Spesso viene concesso molto anche ai privati,
dominicae voluntatis et exequendi quae cognoscunt fàcultas ai quah viene assegnata la facoltà di conoscere la volontà di Dio e di
ùnpenditur,- multum autem commendatur il/i cui cum sua salute portare a compimento ciò che conoscono; ma viene molto lÒdato colui
dominici quoque gregis pascendi cura committitwé Maiori ergo al quale assieme alla propria salvezza viene affidata anche la cura del
grafia donatos, si deliquerint, maior vindicta sequetur,- mitissima ~~gge del Sign~rc. Perciò su q~elli ai quali viene elargita una grazia
autem omnium poena erit eorum qui praeter peccatum quod ori- pm abbonda~te ncade una maggior pena; ma la pena più leggera di tutte
gina/iter traxerunt, nullum insuper addiderunt; et in ceteris qui sar~ qu~lla d1 coloro che, oltre al peccato originale, non ne aggiunsero
addiderunt tanto quilibet ibi tolerabiliorem habebit damnationem, alt11; e m coloro che ne hanno aggiunto, avranno una condanna tanto
quanto hic minorem habuit iniquitatem. più sopportabile, quanto più piccola sarà stata la loro iniquità.

VERSUS 49-53 VERSETTI 49-53


4
49/gnem veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accenda- 9Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei
tur? 50Baptismo autem habeo baptizari, et quomodo coarctor che fosse già acceso! soc ·è un battesimo che devo ricevere· e
usque dum perficiatur? 51 Putatis quia pacem veni dare in ter- come sono angosciato finché non sia compiuto! s1Pensate che
ram ? Non, dico vobis, sed separationem. 52Erunt enim ex hoc io sia venuto a portare la pace sulla terra? No vi dico ma la
quinque in domo una divisi: tres in duo, et duo in tres 53dividen- divisione . 52 D'ora in poi in una casa di cinque p~rsone s3si divi-
tur: pater in filium, et filius in patrem suum; mater in filiam, et filia ~e~anno tre contro due e due contro tre: padre contro figlio e
in matrem; socrus in nurum suam, et nurus in socrum suam. f1gho contro padre ; madre contro figlia e figlia contro madre,
suocera contro nuora e nuora contro suocera.
140 Cap. 12, vv. 49-53 Cap. 12, vv. 49-53 14 1

ÀMBROsrus: Dispensatoribus, idest sacerdotibus, praemissa AMBROGIO: Agli amministratori, cioè ai sacerdoti, sembra che le paro-
videntur esse proposi/a, quo sciant sibi gravem in futurum le precedenti siano state indirizzate affinché essi sappiano che in futuro li
poenam esse subeundam, si familiam Domini gubernare neglexe- attende un castigo più grave se, assorbiti nei piaceri del mondo, hanno tra-
rint. Sed quia exiguus est profectus metu supplicii ab errore revo- scmato l'incaiico della casa del loro Signore e del popolo affidato alle
cari, ideo Dominus ad quaerendam cupiditatem divinitatis injlam- loro cure. Ma siccome si fa poco progresso con l'essere richiamati dall'er-
mat, dicens «lgnem veni mittere in terram»: non utique illum con- rore per il timore della pena, perciò il Signore accende negli uomini il
sumptorem bonorum, sed bonae voluntatis auctorem, qui aurea desiderio di ottenere la natura divina, dicendo: Sono venuto a portare il
dominicae domus vasa meliorat, fenum vero consumi! et stipulam. fuoco sulla terra. Non perché egli sia il distruttore dei buoni, ma l'autore
CYRILLUS: Mos est autem sacrae Scripturae ignem quandoque della buona volontà, che purifica i vasi d'oro della casa del Signore, men-
dicere sacros et divinos sermones; sicut enim qui aurum et argen- tre distrugge il fieno e la paglia. CIRlLLO: Ora, è un costmne della sacra
tum purgare noverunt, per ignem consumunt eorum sorditiem; sic Sc1ittura di chiamare fooco le sacre e divine parole; infatti come coloro
Salvator per evangelica documenta in virtute Spiritus abstergit che sanno come purificare l'oro e l'argento distruggono la ruggine con il
intellectum eorum qui credunt in eum. Rie est igitur ignis salubris fuoco, così il Salvatore con l'insegnamento del Vangelo nella potenza
et utilis, quo habitatores terrae, frigidi quodammodo et extincti dello Spirito pu1ifica le menti di coloro che credono in lui. Perciò questo è
propter peccatum, incalescunt ad pietatis vitam. CHRYSOSTOMUS: quel fuoco utile e salutare con cui gli abitanti della tclTa, in qualche modo
Terram enim ad praesens vocat, non eam quam pedibus terimus, freddi e spenti per il peccato, sono riaccesi alla vita di pietà. CRISOSTOMO:
sed plasmatam manibus eius, scilicet hominem, cui Dominus Ora, con la terra egli non intende quella che noi calpestiamo con i piedi,
ignem ingerit ad consumptionem peccatorum et innovationem ma quella che viene plasmata dalle mani dell'uomo, nel quale il Signore
animarum. TITus: Est autem intelligendum eum de caelo venisse; infonde il fuoco per la distruzione dei peccati e per il rinnovamento delle
non enim, si de terra venisset in terram, diceret «lgnem veni mit- anime. 1ìro: Ora, è necessmio comprendere che egli è disceso dal cielo:
tere in terram». CYRILLUS: Huius autem ignis Dominus accelera- infatti, se venisse in teffa dalla ten-a, non direbbe: sono venuto a portare il
bat incendium; unde sequitur «Et quid volo nisi ut accendatur?». .fiwco sulla terra. CIRILLO: Di questo fuoco il Signore accelerava la fiam-
Credebant enim iam quidam ex Jsrael, quorum exordium fuerant ma; per questo prosegue: e come von-ei che fosse già acceso! Infatti alcu-
venerandi discipuli; sed ignis semel in ludaea accensus totum ni tra i Giudei, tra i quali i primi furono i santi Apostoli, credevano che il
orbem occupare debebat, consummata tamen passionis eius fuoco, una volta acceso nella Giudea, dovesse poi occupare tutta la terra,
dispensatione; unde sequitur «Baptismo autem habeo baptizari». ma non fino a quando l'economia della sua Passione non fosse stata com-
Nam ante venerabilem crucem, et eius resurrectionem a mortuis, piuta. Perciò continua: C'è un battesimo che devo ricevere. Infatti prima
in sola Iudaeafiebat mentio praedicationis et miraculorum ipsius: della sua croce adorata e della sua 1isurrezione dai morti soltanto nella
postquam autem principem vitae insanientes occiderunt, tunc Giudea c'era la notizia della sua predicazione e dei suoi miracoli; ma
Apostolis praecepit dicens (Matth. 28,19): «Euntes, docete omnes dopo che i folli Giudei uccisero il principe della vita, egli ordinò agli
gentes». GREGORJUS, Super Ezech. [hom. 12): Vel alita l gnis in Apostoli (Mt 28,19): «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni».
terram mittitur cum per ardorem sancti Spiritus affiata terrena GREGOIUO: O in un altro modo. Il fuoco viene p01tato Slùla terra quando
mens a carnalibus suis desideriis crematur; succensa autem spiri- dal soffio infuocato dello Spi1ito Santo i desidcii carnali dell'anima ven-
tuali amore, malum quod fecit plangit, et sic terra ardet quando gono bruciati, e, infiammata dall 'amore spirituale, l'anima piange il male
accusante se conscientia, cor peccatoris in dolore poenitentiae che ha fatto, e così la terra arde quando, mentre la coscienza accusa se
crematur. BEDA: Addit autem «Baptismo habeo baptizari»; idest stessa, il cuore del peccatore si conswna nel dolore della penitenza. B EDA:
sanguinis proprii tinctione prius habeo perfimdi; et sic corda cre- Poi aggiunge: C'è un battesimo che devo ricevere, cioè prima devo essere
dentium Spiritus igne injlammare. ÀMBROSJUS: Tanta autem est spruzzato con le gocce dcl mio sangue, e così infimnmare il cuore dei cre-
Domini dignatio ut infandendae nobis devotionis, et consumman- denti con il fuoco dello Spirito. AMBROGIO: Ma la condiscendenza del
dae per:fectionis in nobis, et maturandae pro nobis passionis stu- Signore è così grande che egli ci dice che desidera ispirarci la devozione,
142 Cap. 12, vv. 49-53 Cap. 12, vv. 49-53 143

dium sibi inesse testetur; unde sequitur «Et quomodo coarctor compiere in noi la perfezione e affrettare la sua Passione per noi; perciò
usque dum perjìciatur?». Quidam codices habent «et coangor», prosegue: e come sono angosciato finché non sia compiuto! Alcwù codici
idest contristar: cum enim in se nihil habuerit quod doleret, banno coangor, cioè sono ratt:Iistato: infatti, pur non avendo in se stesso
nostris tamen angebatur aerumnis, et tempore mortis moestitiam nulla di cui dolersi, tuttavia egli era affiitto per le nostre pene, e nel
praetendebat, quam non ex metu mortis suae, sed ex mora nostrae momento della m01tc manifestò l' angoscia che dovette affrontare non per
redemptionis assumpserat. Qui enim usque ad pe1jectionem angi- la paura della morte, ma per il differimento della nostra redenzione. Infatti
tur, de perfectione securus est: quia eum conditio corporalis chi è angustiato fino al raggiungimento della perfezione, è già sicuro della
affectus, non formido mortis offendit: nam qui corpus suscepit, pe1fezione, poiché non la paura della morte, ma la condizione della dispo-
omnia debuit subire quae corporis sunt, ut esuriret, sitiret, ange- sizione corporea lo conturba: infatti chi assLUne il corpo deve subire tutte
retur et contristaretur. Divinitas autem per hos affectus nescit le cose che sono proprie del corpo, come avere fame, sete, angustiarsi e
commutari. Simul etiam ostendit quod in certamine passionis contristarsi. Ma la natura divina non conosce alcun cambiamento per que-
mors corporis, absolutio anxietudinis, non coacervativa sit ste disposizioni Inoltre egli fa anche vedere che nel combattimento della
do Loris. Passione la morte del corpo fu liberazione dall'ansietà, non incremento
BEDA: Quomodo autem post baptisma suae passionis, post del dolore.
ignis spiritualis adventum terra sit arsura, declarat subdens S EDA: Poi, dopo il battesimo della sua Passione, dopo la venuta del
«Putatis quia pacem veni dare in terram? Non, dico vobis, sed fuoco spirituale con cui la terra fu incendiata, egli dichiara: Pensate che io
separationenw. CYRILLUS: Quid dicis, Domine? Non venisti pacem sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.
daturus qui factus es nobis pax, pacifìcans per crucem caelestia et Crn1LLO: Che cosa dici, o Signore? Non sei venuto a portare la pace, tu che
terrestria: qui dixisti (lo. 14,27): «Pacem meam do vobiS». Sed sei diventato per noi la pace? Facendo la pace tra le cose celesti e quelle
manifestum est quod utilis quidem est pax; quandoque autem teJTestJ.i con la croce: tu che hai detto (Gv 14,27): «Vi do la mia pace».
damnosa, et separans ab amore divino, per quam scilicet consen- Ora, è evidente che la pace è utile, ma talvolta è dannosa, in quanto separa
titur his qui a Deo dissident: et ob hoc foedera terrena docuit dall 'amore divino, cioè quando con essa noi ci uniamo con ·coloro che
vitarefideles; unde sequitur «Erunt enim quinque ex hoc in domo allontanano da Dio. Per questo motivo egli ci insegna a evitare i vincoli
tetTeni. Perciò prosegue: D'ora in poi, in una casa di cinque persone, si
una divisi; tres in duos, et duo in tres dividentw; pater infìlium».
divideranno tre contro due e due contro tre: padre contro figlio e figlio
AMBROSIUS: Cum sex personarum videatur /acta subiectio, patris contro padre. AMBROGIO: Sebbene i rappo1ti di sottomissione sembrino
etfìlii, matris etfì.liae, socrus et nurus; quinque tamen sunt, quia coinvolgere sei persone: il padre e il figlio, la madre e la fig lja, la suocera e
eadem mater quae socrus accipi potest: quae enùn est mater filii, la nuora, di fatto sono cinque: infatti la madre può essere presa anche come
socrus eius uxoris est. CHRYSOSTOMUS: Per hoc autem futurum suocera; poiché quella che è madre rispetto al figlio, è suocera 1ispetto a
eventum protulit. Contingebat enim in eadem domo aliquem esse sua moglie. CrusosTOMO: Con ciò egli presenta un evento futuro. Lnfatti
fidelem, cuius pater vellet eum ad infidelitatem protrahere; sed accadeva che nella stessa casa uno volesse essere credente, menti·e il padre
intantum praevaluit virtus doctrinae Christi, ut filii patres dimit- lo volesse costringere all' incredulità; ma il potere della dottrina di Oisto
terent, matresque jìliae, et liberos parentes. Libuit enim .fide/es ebbe Llll tale sopravvento che i padri furono abbandonati dai figli, le madri
Christi non solum contemnere propria, sed et cuncta simul pati, dalle figlie, i figli dai genitori. Infatti ai fedeli di Cristo non piacque soltan-
dummodo cultu fìdei non careant. Si autem purus homo esset, to disprezzare le cose proprie, ma anche soffrire qualsiasi cosa, pur di non
unde supp eteret ei hoc passe meditari, quod a patribus plus ama- perdere il culto della loro fede. Ma se egli fosse un puro uomo, donde poté
retur quam filii, et a filiis plusquam patres, et a viris plusquam giungere a concepire come possibile di essere amato dai pad.ti più che i
coniuges; et hoc non in una domo aut centum, sed ubique terra- figli, dai figli più che i pad.ti e dai mariti più che le mogli, e questo non in
rum: et non solum hoc praedixit, sed etiam opere consummavit. una sola casa o in cento, ma su tutta la tem1; e questo non lo ha semplice-
ÀMBROSIUS: Mystica autem interpretatione domus una, homo unus mente predetto, ma lo ha anche p01tato a compimento. AMBROGIO: Invece
est. Duos autem legimus ji-equenter, animam et corpus; quod si secondo l' interpretazione mistica una è la casa e uno è l'uomo. Ma spesso
duobus convenerit, efficit utraque unum: aliud est quod servi!; leggiamo che sono due, l'anima e il corpo. Se però le due cose si tmiscono,
144 Cap. 12, vv. 49-53 Cap. 12, vv. 49-53 145

aliud cui subicitur. Tres autem animae affectiones sunt: una ratio- ciascuna svolge la sua pa1te: una obbedisce e l'altra comanda. Ora, tre
nabilis, alia concupiscibilis, tertia irascibilis. Duo ergo in tres, et sono le affezioni dell'anima, una quella razionale, l'altra quella irascibile e
tres in duo dividuntUJé Etenim per adventum Christi homo, qui Ja terza quella concupiscibile. Perciò due sono divise contro tre e tre contro
erat irrationabilis, rationabilis factus est. Eramus carnales, terre- due. Infatti con la venuta di Cristo l'uomo che era ùrazionale è diventato
ni; misit Deus Spiritum suum in corda nostra, facti sumus filii spi- razionale. Eravamo carnali, terreni; Dio ha mandato il suo Spirito nei
rituales. Possumus etiam dicere, quod in hac domo sunt alii nostri cuori e siamo diventati figli spirituali. Possiamo anche dire che in
quinque, idest od01: tactus, gustus, visus et auditus. Si ergo secun- questa casa ci sono altri cinque elementi: cioè l'odorato, il tatto, il gusto, La
dum ea quae audimus, aut legimus sensu visus atque auditus, vista e l'udito. Se infatti secondo quelle cose che ascoltiamo o leggiamo
excludamus superjluas voluptates co1poris, quae gustu tactuque con il senso della vista o dell'udito escludiamo i piaceri superl1ui del cmpo
et odore percipiuntur; duo in tres dividimus, eo quod mentis habi- che sono percepiti con il gusto, il tatto e l'odorato, noi dividiamo due sensi
contro tre, poiché l'abitudine della mente non viene catturata dagli adesca-
tus vitiorum non capiatur illecebris. Aut si quinque sensus acce- menti dei vizi. Oppure, se intendiamo i cinque sensi corporei, i vizi e i pec-
perimus corpora/es, vitia iam corporis et peccata se separant. cati del cmpo sono già divisi tra loro. La carne e l'anima possono sembrare
Possunt etiam caro videri atque anima ab odore, tactu gustuque separate dall'odorato, dal tatto e dal gusto dci piaceri sensuali; infatti il
luxuriae separata: fortior enim rationis sexus velut in viriles fer- sesso più forte rappresentato dalla ragione è spinto da molti sentùnenti, i
tur ajfectus, haec molliorem studet tenere rationem. Ex his itaque quali cercano di rendere la ragione più molle. Così da essi emergono i moti
diversarum cupiditatum motus inolevit; sed uhi in se anima redit, di vari desideri; ma dove l'anima iicntra in se stessa, essa rinnega i discen-
degeneres ahiurat heredes; caro quippe cupiditatihus suis, quas denti degeneri. Inoltre la carne si lamenta di essere incatenata dai suoi desi-
sibi ipsa generavi!, tamquam sentibus mundi doluit esse con- deri, che essa stessa ha generato, come dai rovi del mondo; ma come una
fìxam: sed velut corporis quaedam atque animae nurus, voluptas nuora del corpo e dell'anima la voluttà è sposata ai moti dei cattivi deside-
motui pravae cupiditatis innubit. Ergo quamdiu mansit in una ri. Perciò, finché in una casa dove dominano i vizi rimane un comune
domo, conspirantibus vitiis, individua consensio, nulla videhatur accordo, non sembra che esista alcuna divisione; ma dove il Cristo porta
esse divisio; uhi vero Christus ignem, quo delicta cordis exureret, sulla te1rn il fuoco, con cui distmgge i crimini del cuore, oppure la spada
ve/ gladium, quo secreta penetrantur, misit in terras; tunc caro che colpisce i segreti del cuore, allora la came e l'anima, rinnovate dai
atque anima regenerationis innovata mysteriis, copulam posteri- misteri della rigenerazione, eliminano i legami della loro discendenza, sic-
tatis eliminat, ut dividantur parentes in fìlios, dwn intemperans ché si divideranno i padti contro i figli, mentre l'uomo intemperante si
motus intemperantiam abdica!, et anima declinat consortium cul- libera dai suoi desideri intemperanti, e l'anima si libera dalla compagnia
pae. Filii quoque in parentes dividuntw: dum renovati homines della colpa. Inoltre i figli si dividono dai genitori quando gli uomini ormai
vitia vetusta declinant, voluptasque adolescentior seriosae domus 1innovati rinunciano ai loro vizi antichi, e il piacere giovanile ricusa la
refugit disciplinam. B EDA: Ve! alite1é Per tres signifzcantur qui disciplina di una casa troppo severa. BEDA: Oppure in un altro modo. Con
fidem 7hnitatis hahent; per duo infide/es, qui a jìdei unitale dis- il tre si indicano coloro che hanno la fede nella T1inità; con il due gli infe-
sentiunt. Pater autem diabolus est, cuius filii imitando eramus; deli che dissentono dall'unità della fede. li padre è il diavolo, del quale noi
sed postquam venit ignis il/e caelestis, nos ab invicem separavit, eravamo figli imitandolo; ma quando è venuto quel fuoco celeste, ci ha
separati gli uni dagli altri e ci ha mostrato un altro Padre che sta nei cieli.
et ostendit alterum patrem, qui est in caelis. Mater synagoga, filia La madre è la Sinagoga, la figlia è la Chiesa antica, che dovette sopportare
est Ecclesia primitiva, quae et eamdem, de qua genus ducit, syna- la persecuzione di quella stessa Sinagoga da cui trasse la propria origine, e
gogam fidei persecutricem sustinuit, et ipsa eidem synagogae che essa contraddisse con la ve1ità della fede. La suocera è la Sinagoga, la
fidei veritate contradixit. Socrus synagoga, nurus Ecclesia de nuora è la Chiesa dei Gentili; poiché lo sposo della Chiesa di Ciisto è figlio
Gentibus: quia sponsus Ecclesiae Christus filius est Synagogae della Sinagoga secondo la carne. Perciò la Sinagoga è divisa contro la
secundum carnem. Synagoga ergo in nurum et in fìliam est divisa, nuora e contro la figlia, poiché perseguita i credenti di ciascun popolo; ma
quae credentes de utroque populo persequitur; sed et illae in esse sono divise anche contro la suocera e la madre, perché non vogliono
socrum et in matrem sunt divisae, quia nolunt carnalem circumci- accogliere la circoncisione della carne.
sionem suscipere.
146 Cap. 12, vv. 54-57 Cap. 12, vv. 54-57 147

VERSUS 54-57 VERSETTI 54-57

54Qicebat autem et ad turbas: Cum videritis nubem orien- 54Diceva poi alle folle: Quando vedete una nuvola salire da
tem ab occasu, statim dicitis: Nimbus venit, et ita fit. 55Et, cum ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. 55E
austrum f/antem, dicitis quia aestus erit, et ita fit. 56Hypocritae, quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e cosi accade.
faciem caeli et terrae nostis probare; hoc autem tempus quo- 561pocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo,
modo non probatis? 57Quid autem et a vobis ipsis non iudica- come mai questo tempo non sapete giudicarlo? 57E perché
tis quod iustum est? non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?

THEOPllYLACTUS: Cum de praedicatione disceptasset, et eam TEOFILATTO: Avendo trattato della predicazione e avendola chia-
nominasset gladium, poterant audientes turbari, nescientes quid mata spada, i suoi ascoltatori potevano essere turbati non sapendo che
diceret; et ideo Dominus subdit, quod sicut aereas dispositiones cosa volesse dire; perciò il Signore soggiunge che, come si possono
per quaedam signa cognoscunt, sic deberent eius adventum conoscere le disposizioni del cielo mediante certi segni, allo stesso
cognoscere; et hoc est quod dicit «Cum videritis nubem orientem modo essi possono conoscere la sua venuta; e questo è quanto egli
ab occasu, statim dicitis: Nimbus venit, et ita fit; et cum austrum dice: Quando vedete una nuvola salire da ponente subito dite:viene la
jlantem, dicitis, quia aestus erit, et itafit»; quasi dicat: Verba mea pioggia, e cosi accade; quando soffia lo scirocco dite: ci sarà caldo e
cosi accade; come se dicesse: le mie parole e le mie opere mi presen-
et opera mea me indicant contrarium vobis: potestis igitur coniec- tano come contrario a voi; potreste quindi pensare che io non sono
tare quia non veni pacem dare, sed imbrem et turbinem. Ego enim venuto a po1tare la pace, ma la pioggia e la tempesta. infatti io sono la
sum nubes, et venia ab occasu, idest ab humana natura pridem nube e vengo dall'occidente, ossia dalla natura umana in precedenza
multa induta peccatorum caligine: veni etiam ponere ignem, idest tivestita da una grande caligine di peccati; sono anche venut9 a po1ta-
aestum incitare: sum enùn auster ventus calidus, et oppositus re il fuoco, cioè a fomentare il caldo; infatti io sono il caldo vento
boreali frigiditati. BEDA: Ve! qui ex elementorum immutatione fla- australe opposto al freddo vento boreale. BEDA: Oppure quelli che dal
tum aurarum, quia voluerunt, facillime praenoscere potuerunt, cambiamento degli clementi potevano faci lmente conoscere le condi-
possent etiam si vellent tempus adventus Domini ex dictis intefli- zioni dcl tempo, potrebbero, se vogliono, in base ai detti dei Profeti
gere Prophetarum. CYRJLLUS: Prophetae enim multifarie praenun- predire il tempo della venuta del Signore. CIR ILLO: I Profeti hanno
tiaverunt Christi mysterium. Decebat ergo, si prudentes essent, ad preannunziato il mistero di Cristo in molti modi. Infatti, se erano
futura prospectum intendere; nec ignorare .fitturas tempestates saggi, era conveniente che estendessero il loro sguardo verso il futuro
post vitam praesentem valerent: erit enim ventus et pluvia et sup- e non ignorassero le future tempeste dopo la vita presente; infatti ci
plicium futurum per ignem; et hoc significatur cum dicitur saranno il vento, l'acqua e il supplizio, mediante il fuoco. E questo
«Nimbus venit». Decebat etiam salutis tempus non ignorare, scili- viene indicato dalle parole: viene la pioggia. Infatti era conveniente
cet adventum Salvatoris, per quem perfecta pietas intravit mun- non ignorare il tempo della salvezza, ossia la venuta del Salvatore, per
dum; et hoc sign~fìcatur cum dicitur «Dicitis, quia aestus erit». mezzo del quale entrò nel mondo la perfetta religione, e ciò viene in-
dicato con le parole: dite: ci sarà caldo. Poi a loro critica si aggiunge:
Unde in eorum reprehensionem subditur «Hypocritae, faciem ipocriti! Sapete giudicare /'aspetto della terra e del cielo; come mai
caeli et terrae nostis probare; hoc autem tempus quomodo non questo tempo non sapete giudicarlo? BASILIO: Ora, bisogna osservare
probatis?». BASILIUS, in Exameron [hom. 6}: Est autem notandum, che alla vita umana sono necessarie le ipotesi riguardo agli astri, pur-
quod necessariae sunt humanae vitae siderum coniecturae, dum- ché non spingiamo le nostre ricerche circa i loro segni oltre i limiti.
modo quis ultra mensuram non perquirat eorum indicia. Est enim lnfatti è possibile capire alcune cose circa le p iogge future, e molte
nonnulla de pluviis jùturis percipere; plura quoque de aestibus, et cose anche riguardo all 'estate, e all'impeto dei venti, sia nei casi parti-
impetu ventorum, ve! particularibus ve! universalibus, ve! violen- colari che in generale, sia violenti che leggeri. E chi ignora quale
tis ve! levibus. Quanta vero commoditas ex eorum coniectura grande vantaggio recano le ipotesi relative a loro circa la nostra vita?
148 Cap. 12, vv. 54-57 Cap. 12, vv. 54-57 149

vitae praestetur, quis nescit? lnterest enim nautae pronosticari Infatti è importante per il maiinaio prevedere i pericoli delle tempe-
procellarum pericula, viatori mutationem aeris, colono fructuum ste, per il viandante il cambiamento dell ' aria, per il contadino
copiam. BEDA: Sed ne aliqui de turba se propheticae lectionis l'abbondanza dei frutti. B EDA: Ma affinché qualcuno della folla non
ignaros, temporum cursus probare non passe causarentur, vigilan- adducesse l' ignoranza dci libri profetici come una scusa dcl fatto che
ter adiungit «Quid autem et a vobis ipsis non iudicatis quod essi non riuscivano a discernere il corso dei tempi, egli aggiunge con
iustum est?» ostendens eos, etsi litteras nesciant, naturali tamen cura: E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? facendo loro
ingenio passe dignoscere ewn, qui opera fecit quae nullus alius vedere che, benché ignorassero le Scritture, potevano con la loro abi-
fecisset, supra hominem et Deum esse: unde post huius saeculi lità naturale conoscere colui che ha fatto opere che nessun altro ha
iniustitias, iustum Creatoris iudicium esse venturum. OIUGENES, In fatto, un essere superiore all' uomo, Dio stesso; e che perciò, dopo le
Lucam [hom. 35}: Nisi autem esset nobis natura insitum id quod ingiustizie di questo mondo, arriverà il giusto giudizio del Creatore.
ORJGENE: Se poi non fosse insito nella nostra natura giudicare ciò che
iustum est iudicare, nunquam Salvator hoc diceret.
è giusto, il Salvatore non avrebbe mai detto queste cose.

VERSUS 58-59 VERSETTI 58-59

SBCum autem vadis cum adversario tuo ad principem, in via 58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato,
da operam liberari ab il/o, ne forte trahat te ad iudicem, et lungo la strada procura di accordarti con lui perché non ti tra-
iudex tradat te exactori, et exactor mittat te in carcerem: scini davanti al giudice e il giudice ti consegni all' esecutore e
59Qico tibi: Non exies inde, donec etiam novissimum minutum questi ti getti in prigione. 59Ti assicuro, non ne uscirai finché
reddas. non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo.
TJJEOPHYLA CTUS: Postquam ostendit Dominus laudabilem TEOFILATIO: Dopo avere mostrato una lodevole discordia, da qui
discordiam, ex hinc docet laudabilem pacem, cum dicit «Cum in poi il Signore insegna la giusta pace, quando dice: Quando vai con
autem vadis cum adversario tuo ad principem, in via da operam il tuo avversario davanti al magistrato, lungo La strada cerca di
liberari ab ilio»,- quasi dicat: Cum trahit te adversarius ad iudi- accordarli con lui, come se dicesse: quando il tuo avversario ti con-
cium, «da operam», idest omnibus modis excogites, ut absolvaris duce in giudizio, procura, ossia escogita tutti i modi, per essere
ab i/lo. Ve/ «da operam»," idest, etsi nihil habeas, mutuum accipe, assolto da lui, perché non ti potti dinanzi al giudice; perciò prosegue:
ut absolvaris ab ilio, ne te coram iudice conveniat,- unde sequitur perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice non ti consegni
«Ne forte trahat te apud iudicem, et iudex tradat te exactori, et all'esecutore e questi ti getti in prigione. CIRILLO: Dove tu soffrirai
exactor mittat te in carcerem». CYRJLLUS: In quo angustias patie- grandi angustie fino a pagare l'ultimo centesimo, e questo è ciò che
ris donec etiam novissimum assem exigent: et hoc est quod subdit egli aggiunge: Ti assicuro, non ne uscirai jìnché non avrai pagato
«Dico libi, non exibis inde, donec etiam novissimum minutum red- fino all'ultimo spicciolo. CRISOSTOMO: A me sembra che parli dei
das». CHRYSOSTOMVS, In Matthaeum [hom. 16}: Videtur mihi de giudici presenti e dcl viaggio verso il presente giudizio e della prigio-
praesentibus iudicibus dicere, et de itinere ad praesens iudicium ne di questo mondo: infatti attraverso le cose che appaiono e che so-
et de carcere huius mundi: per haec enim quae apparent et in no alla loro po1tata gli uomini ignoranti sono abituati a correggersi;
così spesso egli li consiglia non solo con i beni e i mali futuri, ma anche
promptu sunt, irrationabiles homines se corrigere consueverunt:
con quelli presenti, a causa degli ascoltatori più rozzi. AMBROGIO:
frequenter enim non solum ex futuris bonis ve/ malis commonet,
Oppure il nostro avversario è il diavolo, il quale tesse gli adescamenti
sed etiam ex praesentibus, propter g rossiores auditores . dei peccati per avere partecipi nel castigo coloro che aveva avuto
AMBROSTUS: Ve/ adversarius noster diabolus est, qui serit illece- come compagni nell' errore; inoltre è nostro avversario qualsiasi com-
f
150 Cap. 12, vv. 58-59 Cap. 12, vv. 58-59 151

bras delictorum, ut habeat in supplicio participes quos habuit in portamento vizioso; infine è un'avversaria qualsiasi coscienza catti-
errore consortes: adversarius etiam nobis est omnis vitiorum va, che ci colpisce già ora e in futuro ci accuserà e ci consegnerà.
usus: denique adversaria est nobis mala conscientia, quae nos et Perciò procuriamo che fino a quando ci troviamo nel cunicolo della
hic ajjìcit, et in futurum accusabit et prodet. Demus igitur operam vita presente possiamo essere liberati da qualsiasi atto cattivo come
ut dum in hoc sumus vitae curriculo constituti, tamquam a malo da un nem ico; affinché, mentre ci rechiamo con l 'avvcrsario dal
adversario, ita ab improbo liberemur actu; ne dum imus cum magistrato, lungo la via egli non condanni il nostro errore. Ora, chi è
adversario ad magistratum, in via nostrum condemnet errorem. il magistrato se non colui presso il quale si trova ogni potere? Questo
Quis autem est magistratus nisi penes quem omnis potestas est? magistrato consegna il reo al giudice, cioè a colui al quale ha conse-
Hic autem magistratus tradit reum iudici, ei scilicet cui vivorum gnato il potere sui vivi e sui morti, cioè a Gesù Cristo, per mezzo del
et mortuorum tribuit potestatem, scilicet Iesu Christo, per quem quale le cose nascoste sono rese manifeste e viene ordinata la pena
occulta redarguuntw; et improbi operis poena mandatw: Ipse delle opere cattive. Egli lo consegna all'esecutore e questi lo getta in
exactori tradit, et in carcerem mittit; dicit enim (Matth. 22,13): prigione: dice infatti (Mt 22, 13): «Legatelo e gettatelo fuori nel
«Tallite et mittite illwn in tenebras exteriores». Et exactores suos buio». E fa vedere che i suoi esecutori sono gli Angeli, dei quali si
dice (ivi, 13,49): «Verranno gli Angeli a separare i cattivi dai buoni,
monstrat esse Angelos, de quibus dicit (!b. 13,49): «Exibunt
per gettarli nella fornace di fuoco». Ma si aggiunge: Ti assicuro che
Angeli, et separabunt malos de medio iustorum, et mittent eos in non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo.
caminum igniS». Sed subditur «Dico tibi: Non exies inde donec Infatti come coloro che pagano il danaro con l'i nteresse non si libera-
etiam novissimum minutum reddas». Si enim qui pecuniam no del debito dell'interesse fino a quando la somma del debito princi-
solvunt, non prius evacuant fenoris nomen quam totius sortis pale non viene pagata fino all'ultimo spicciolo, così la pena del pec-
usque ad minimum quocumque solutionis genere quantitas univer- cato viene abolita nel compenso dell'amore e degli altri atti o in qual-
sa solvatur; sic compensatione caritatis actuumque reliquorum, siasi soddisfazione particolare.
ve! satisfactione quacumque peccati poena dissolvitw: ORIGENE: Oppure in un altro modo. Qui egli presenta quattro per-
0RIGENES [ut supra}: Ve/ a/iter. Quatuor personas hic ponit, sone: l'avversario, il magistrato, l'esecutore e il giudice; invece in
adversarii, principis, exactoris, et iudicis; apud Matthaeum vero Matteo viene omessa la persona del magistrato e al posto dell'esecu-
persona praetermissa est principis, et pro exactore minister inser- tore viene inserito un servo. C'è inoltre disaccordo per il fatto che
tus. Discrepant etiam, quod il/e quadrantem, iste minutum posuit; uno pone il quadran te e l' altro lo spicciolo, mentre entrambi dicono
uterque autem dixit «novissimum». Cunctis autem hominibus duos «fino all'ultimm>. Ora, noi leggiamo che due Angeli accompagnano
Angelos adesse legimus; malwn qui adversa exhortatw; bonum qui tutti gli uomi ni: uno cattivo che consiglia le cose perverse; uno
optima persuadet. !Ile autem adversarius noste1,; quotiescumque buono che persuade alle cose migliori. Da parte sua il nostro avversa-
peccamus, exultat, sciens quoniam habet potestatem apud rio, ogniqualvolta noi pecchiamo, esulta, sapendo che gode del potere
principem saeculi huius, qui se miserat, exultandi et gloriandi. In presso il principe di questo mondo che lo ha inviato. Nella lingua
graeco autem cum articulo tu, qui singularitatis signifìcator est, greca egli pone l'avversario con l'a1ticolo tou, che è il segno della
adversarium posuit, ut ostenderet singulis hominibus singulos singolarità, per mostrare che per i singoli uomini esistono singoli
adversarios esse, qui ubique eos sequantur; principem vero sine avversari che li seguono ovunque; pone invece il magistrato senza
articulo posuit, ne certum videretur ostendere, sed unum de l'articolo perché non sembri che sia uno determinato, bensì uno per
molti; infatti ciascuno di noi non ha il proprio magistrato ma un
pluribus: non enim unusquisque nostrum habet proprium
magistrato comune alla propria nazione. Perciò procura di liberarti
principem, sed suae Genti communem. Da ergo operam ut libereris
sia dal tuo avversario, sia dal magistrato a cui il tuo avversario ti tra-
ab adversario tuo, sive a principe, ad quem te adversarius trahit, scina, con la sapienza, la giustizia, la fo1tezza e la temperanza. Ora,
habendo sapientiam, iustitiam, fortitudinem et temperantiam. Si se ti darai da fare, starai con colui che di ce (Gv 14,6): «Io sono la
autem dederis operam, esto in eo qui dicit (Io. 14,6): «Ego sum via», altrimenti il tuo avversario ti trascinerà dal giudice. Dice poi: ti
via»; alioquin trahet te adversarius ad iudicem. Dicit autem trascinerà per far vedere che sei costretto alla condanna contro la tua
«Trahit», ut ostendat nolentes ad condemnationem compelli, volontà. Ma io non conosco altro giudice che il Signore nostro Gesù
152 Cap. 12, vv. 58-59
r Cap. 12, vv. 58-59 153

Iudicem autem alium nescio nisi Dominum nostrum Iesum Chri.stum Cristo che trascina dall'esecutore. Ciascuno di noi ha il suo esecuto-
qui tradit exactori. Singuli exactores proprios habemus'.- re; gli esecutori _esercit~no il _lo:~ do~inio su di !1oi se ~ob~iamo
Dominantur exactores, si debuerimus aliquid: si omnibus universa qualche cosa: se mvcce 10 rcst1tu1ro ogru cosa a tutti, non c1 sara nes-
reddidero, nemo exactor est, et intrepida mente respondeo: Nihil sun esecutore, e risponderò con mente imperterrita: non ti devo nulla.
tibi debeo. Quod si debitor faero, mittet me exactor in carcerem, Se invece sarò un debi tore, l'esecutore mi getterà in carcere e non mi
nec patietur exire, nisi debitum omne perso/vero: non enim habet lascerà uscire fino a quando non avrò pagato tutto il debito: infatti
exactor potestatem ut mihi saltem quadrantem concedat. Qui dona- l'esattore non ha il potere di abbonarmi neppure un quadrante. Chi
vit debitori quingentos denarios, et alii quinquaginta, Dominus abbonò a un debitore cinquecento denari e a un altro cinquanta, era il
erat; iste qui exactor est, Dominus non est; sed a Domino ad exi- padrone; invece questi che è l'esecutore non è il padrone, ma è pre-
genda debita praepositus. Novissimum autem minutum dicit gracile posto dal pad:one per la ris_cossi?~e dei _debiti. ?gli chiama l~ultimo
et tenue: peccata enim nostra aut pinguia sunt, aut tenuia. Beatus spicci?lo sottile _e leggero: mfatt1 i no~tn pe~cati sono pesanti o leg-
geri. E beato ch1 non pecca. Ma se ha1 compiuto un peccato leggero,
igitur est qui non peccat. Secundo autem si tenue peccatum habeat, anche tra i peccati leggeri c'è diversità; altrimenti non direbbe: finché
inter ipsa quoque tenuia diversitas est: alioquin non diceret «Donec non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo. Infatti se sei debitore di
novissimum redderet minutunw. Si enim parum debet, non egredie- poco, verrà a richicd~rti fmo. all '~ltim? _cc~tesimo; inv_ece chi è debi-
tur nisi solvat minimum quadrantem; qui autem magno debito fait tore di un grande debito, avra un mfimta d1 tempo per 11 pagamento.
obnoxius, infinita ei ad reddendum saecula numerabuntu1é B EDA: Oppure in un altro modo. Lungo la via (in via) il nostro
BEDA: Ve/ a/iter. Adversarius noster in via est sermo Dei con- avversario è la parola di Dio, che nella vita presente è contraria ai
trarius nostris carnalibus desideriis in praesenti vita: a quo libe- nostri desideri carnali: da essa viene liberato chi si sottomette ai suoi
ratur qui praeceptis eius subditur: A lioquin tradetur iudici, quia precetti; diversamente uno viene trascinato davanti al giudice, per-
sermone Domini contemplo, peccator reus tenebitur in examine ché, avendo disprezzato la parola di Dio, il peccatore sarà ritenuto
iudicis: quem iudex exactori tradet, idest maligno spiritui, ad colpevole nel giudizio del giudice; e il giudice lo consegnerà all'ese-
ultionem: qui mittetur in carcerem, idest in infernum; ubi quia cutore, allo spirito cattivo, per il castigo. Sarà gettato in prigione,
semper so/vere poenas patiendo, sed nunquam perso/vendo, cioè nell' inferno , dove paga sempre la pena soffrendo senza mai
veniam consequi non poterit, numquam exinde exibit; sed cum assolverla, e quindi non riuscirà mai a ottenere il perdono; perciò non
terribilissùno serpente diabolo perpetuas poenas luet. uscirà mai di là, ma con il terribile serpente, il diavolo, espierà le
pene eterne.
154 155

CAPUT 13 CAPITOLO 13

VERSUS 1-5 VERSETTI 1-5

1Aderant autem quidam ipso in tempore nuntiantes il/i de 11n quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli
Galilaeis, quorum sanguinem Pilatus miscuit cum sacrificiis circa quei Galilei il cu i sangue Pi lato aveva mescolato con
eorum; 2et respondens dixit il/is: Putatis quod hii Galilaei prae quello dei sacrifici. 2 Rispondendo disse loro: Credete che quei
omnibus Galilaeis peccatores fuerunt, quia talia passi sunt? Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei per aver subito tale
3Non, dico vobis; sed, nisi paenitentiam habueritis, omnes simi- sorte? 3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo
liter peribitis. 4Sicut il/i decem et octo, supra quos cecidit turris stesso modo. 4Come quei diciotto sopra i quali rovinò la torre
in Si/oam, et occidit eos, putatis quia et ipsi debitores fuerunt di Siloe e li uccise, credete che anche loro fossero più colpe-
praeter omnes homines habitantes in lierusa/em? 5Non, dico voli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, vi dico, ma se
vobis: sed si non paenitentiam egeritis omnes similiter peribitis. non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.

GLOSSA: Quia de poenis peccantium fecerat mentionem, oppor- GLOSSA: Poiché aveva fatto menzione delle pene dei peccatori, oppor-
tune nuntiatur quorumdam peccantium poena, ex cuius e.xemplo tunamente gli viene riferita la pena di alcuni peccatori, da cui egli prende
etiam aliis peccatoribus poenam comminatur; unde dicitur lo spunto per minacciare la pena anche ad altri peccatoti; per cui si dice:
«Aderant quidam ipso in tempore nuntiantes illi de Galilaeis, In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei
quorum sanguinem miscuit Pilatus cum sacrificiis eorum». Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei sacrifìci.
CYJULLUS: Erant enim sequaces dogmatum ludae Galilaei, cuius CIRILLO: Infatti c'erano alcuni seguaci delle dottrine di Giuda il Galileo,
mentionem Lucas in Actibus Apostolorum (5,3 6) jècit, qui dice- di cui Luca fa menzione negli Atti degli Apostoli (5,36), il quale diceva:
bat: Non oportet quemquam vocari Dominum: unde quamplures Non si deve chiamare nessuno Signore; perciò da Pilato furono puniti
eorum, quia Caesarem non fa tebantur Dominum, a Pilato puniti molti di loro, i quali non chiamavano Signore Cesare. Dicevano inoltre
sunt. Dicebant etiam non oportere alias a statutis victimis in lege che non bisognava offrire a Dio altre vittime all'infuori di quelle stabilite
Moysi offèrre Deo; unde prohibebant statutas a populo victimas da Mosè nella Legge. Perciò vietavano di offrire per la salute dell'Impe-
pro salute imperatoris et populi Romani ofjèrre. Pilatus ergo ratore e del popolo romano le vittime stabilite dal popolo. Perciò Pilato,
indignato contro i Giudei, ordinò che essi fossero uccisi tra le vittime che
indignatus in Galilaeos, iussit inter ipsas victimas, quas ritu legis
essi ritenevano di dover offrire secondo il rito della Legge; in modo tale
se offerre putabant, occidi, ita quod sanguis offerentium oblatis
che il sangue dell'offerente fosse mescolato con quello delle vittime
victimis misceretur. Credente autem vulgo, iustissime praedictos
offerte. Ora, poiché la gente riteneva che questi Galilei fossero stati giu-
talia passos esse, quasi scandala seminantes in populo, incitantes
stamente puniti in quanto seminavano scandalo tra il popolo, i capi,
principes in odiwn subditorum, narraverunt haec Salvatori,
bramosi di eccitare contro di lui l'odio del popolo, raccontarono queste
volentes percipere quid ei super hoc videretur. Ipse autem pecca- cose al Salvatore cercando di scop1i re che cosa egli pensasse a questo
tores hos esse ponit; non tamen hic asserit talia passos esse, tam- riguardo. Ora, egli ammette che essi erano dei peccatoti; però non affer-
quam peiores non patientibus; unde sequitur «Et respondens dixit ma che avevano subito queste pene in quanto peggiori di quanti non
illis: Putatis quod hi Galilaei prae omnibus Galilaeis peccatores erano stati puniti; perciò prosegue: Rispondendo disse loro: Credete che
juerunt, quia talia passi sunt? Non, dico vobis». CltRYSOSTOMUS quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei per aver subito tale
[hom. 5 de Lazaro}: Punit enim Deus quosdam peccatorum, sorte? No, vi dico. CrusosTOMO: Infatti Dio punisce alcuni peccatori eli-
156 Cap. 13, vv. 1-5 Cap. 13, vv. 1-5 157

amputans eorum nequitiam, et poenam illis statuens leviorem, et minando la loro malizia, stabilendo per essi una pena più leggera sepa-
piene semovens eos ab aliis, et viventes in malitia corrigens per randoli completamente dagli alai e correggendo coloro che vivono nella
horum damnationem. Rursus alias hic non punit, ut si sibi cave- malizia con la loro condanna. Inoltre qui non punisce altri, cosicché se
rint poenitentes, praesentem poenam effugiant, et futurum suppli- essi fanno attenzione a se stessi con il pentimento, possono fuggire sia la
cium: si vero perseveraverint, maius patiantur tormentum. TJTUS: pena presente sia il futuro supplizio; ma se essi perseverano nel male,
Man~festat et hic, quia quaecumque ex iudiciis accidunt in reorum subiranno un maggiore tormento. TITO: Anche qui egli manifesta chiara-
supplicium, non solum iudicantium potestate, sed etiam nutu mente che qualsiasi cosa accada in base al giudizio come pena dci colpe-
Dei contingunt; unde sive iusta conscientia puniat iudex, sive voli, non avviene solo per il potere dei giudici, ma anche per la volontà di
aliud intendens condemnet, commendandum est negotium divinae Dio; perciò sia che il giudice punisca in base a una retta coscienza, sia
censurae. che condanni mirando ad altre cose, noi dobbiamo ascrivere la cosa al
CYRJLLUS: Removens ergo populares ab intestinis insidiis occa- giudizio divino.
sione religionis concitatis, subiungit «Sed nisi poenitentiam ClRILLO: Perciò allontanando la plebe dalle sedizioni intestine che
habueritis», et nisi cessaveritis conspirare contra principes, quod scoppiano a causa della religione, soggiunge: ma se non vi convertite e
nutu divino non agitis, «omnes simul», ve/ «similiter, p eribitiS», non cessate di cospirare contro i capi, il che non fate per volontà divina,
et vester sanguis vestris victimis coniungetur. CHRYSOSTOMUS perirete tutti allo stesso modo, e il vostro sangue sarà unito a quello delle
[ut supra]: In hoc autem ostendit quod illos permisit talia pali, ut vostre vittime. CRISOSTOMO: Qui fa vedere che egli permise loro di sop-
viventes alienis periculis territi jìerent regni heredes. Quid igitur, portare queste cose perché, da vivi, spaventati dai pericoli degli altri,
dices, ut melior ego fiam, ille punitur? Non ideo; sed punitur qui- diventassero eredi del regno. Ma dirai: è necessario che un altro sia puni-
dem propter propria crimina; fit vero ex hoc videntibus salutis to perché io diventi migliore? Certamente no: infatti egli viene punito per
materia. B EDA: Sed quia poenitentiam non habuerunt, quadrage- i propri peccati; ma questo, per coloro che vedono, diventa un'occasione
simo dominicae passionis anno venientes Romani, quos designa- di salvezza. BEDA: Dato però che non fecero penitenza, il quarantesimo
bat Pilatus ad eorum gentes pertinens, et incipientes a Galilaea, anno dopo la passione del Signore, airivarono i Romani, cui fa rifc1imen-
unde dominica praedicatio coeperat, radicitus impiam gentem to Pilato in quanto appartenente alla stessa nazione, i quali distrussero sin
deleverunt; et non solum atria templi, quo sacrifzcia deferri con- dalle radici quella gente empia, cominciando dalla Galilea, da dove aveva
sueverant, sed interiora domus humano sang uine foedarunt. avuto inizio la predicazione del Signore; e macchiarono non solo gli atri
CiIRYSOSTOMUS [ut supra}: Iterum autem a/ii decem et octo obruti dcl tempio, dove erano soliti offiire i sacrifici, ma anche gli interni delle
fuerant a quadam turre,· de quibus eadem subdit, dicens «Sicut i/li case con il sangue umano. CRISOSTOMO: Alai diciotto furono a·avolti da
decem et octo super quos cecidit turris in Siloa, et occidit eos, una torre; e a loro riguardo soggiunge: O quei diciotto sopra i quali
putatis quia et ipsi debitores fuerunt praeter omnes homines habi- rovinò La torre di Siloe e Li uccise, credete che fossero più colpevoli di
tantes in Ierusalem? Non, dico vobis». Non enim hic omnes punit, tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico. Poiché egli non punisce
dans aliis inducias poenitendi; nec tamen cunctos faturae punitio- tutti in questa vita, concedendo loro del tempo per fare penitenza, e nep-
ni reservat, ne plures providentiam abnegarent. TITus: Una autem pure riserva tutti per la punizione futura, affinché gli uomini non neghino
turris comparatur toti civitati, ut pars totum p erterreat; unde la provvidenza. TrTo: Ora una sola totTe è paragonata a un'intera città,
subditur «Sed si non poenitentiam egeritis, omnes similiter peribitis»; perché la distruzione di una patte attenisca il tutto. Perciò soggiunge: ma
quasi dicat: Tota civitas Paulo post occupabitur, si perseverave- se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo; come se dicesse: tutta
rint indigenae in infidelitate. la città sarà presto distiutta se i suoi abitanti continuano nell'incredulità.
ÀMBROSJUS: Mystice autem in illis, quorum sanguinem Pilatus AMBROGIO: Ora, in senso mistico, in coloro il cui sangue Pilato
miscuit cum sacrifzciis eorum, figura quaedam videtw; eos tan- mescolò con i loro sacrifici sembra apparire una certa raffigurazione,
gens, qui coactu diabolico non pure offerunt sacrifìcium, quorum riguardante coloro che sotto la costlizione del demonio non offrono un
oratio est in peccatum, sicut de !uda scriptum est, qui proditionem sacrificio puro, poiché la loro preghiera è compiuta in peccato, come sta
158 Cap. 13, vv. 1-5 Cap. 13, vv. 1-5 159

sanguinis dominici inter sacrificia positus cogitabat. B EDA: Pilatus scritto di Giuda il quale, mentre si trovava nel contesto dei sacrifici, esco-
enim, qui interpretatur os malleatoris, diabolum signifìcat, sem- gitava il tradimento dcl sangue dcl Signore. BEDA: Infatti Pilato, che
per caedere paratum,- sanguis peccatum, sacrifìcia bonas actiones significa bocca dcl fabbro, indica il diavolo, che è sempre pronto a colpi-
exprimunt. Pilatus ergo sanguinem Galilaeorum cum sacrijìciis re; il sangue il peccato, mentre i sacrifici esprimono le buone azioni.
eorum miscet, quando diabolus eleemosynam et cetera bona jìde- Perciò Pilato mescola il sangue dci Giudei con i loro sacrifici quando il
lium, vel carnis delectatione, vel humanae laudis ambitione, ve! diavolo macchia l'elemosina e le altre opere dei fedeli o con i piaceri
qualibet alia peste commaculat. Il/i etiam Hierosolimytae a ruina della carne, o con l'ambizione della lode umana, o con qualsiasi altra
turris oppressi significant Judaeos, qui poenitere noluerunt, cum impmità. Inoltre quegli uomini di Gernsalemme che furono schiacciati
moenibus suis esse perituros. Non frustra decem et octo, qui dalla caduta della torre significano che quei Giudei che 1ifiutano di pentir-
numerus apud Graecos ex I (greco) et e, (greco) hoc est eisdem si periranno dentro le loro mura. Né è ptivo di mistero il numero diciotto
litteris quibus nomen Jesu incipit, exprimitur: signifìcat enim che presso i greci è composto di iota e eta, cioè delle stesse lettere con cui
ludaeos hinc maxime perituros, quod nomen Salvatoris recipere inizia il nome di Gesù. E ciò significa che i Giudei sarebbero periti soprat-
noluerunt. llla turris significa! illum qui est turris fortitudinis, tutto perché non vollero ricevere il nome del Salvatore. Quella ton-e rap-
quae merito est in Siloe, quae interpretatur missus,- signijicat presenta colui che è la torre della fortezza, che si trova giustamente in
enim eum qui missus a Patre venit in mundum, qui omnes super Siloe, che si interpreta «inviato»; infatti indica colui che viene in questo
quos cecidi! conteret. mondo inviato dal Padre, e che schiaccerà tutti coloro sui quali cade.

VERSUS 6-9 VERSETTI 6-9


6Dicebat autem et hanc similitudinem: Arborem fici habebat
6Diceva anche questa parabola: Un tale aveva un fico pian-
quidam plantatam in vinea sua et venit quaerens fructum in il/a
tato nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
et non invenit. 7Dixit autem ad cultorem vineae: Ecce anni tres
7Allora disse al vignaiolo: Ecco, sono tre anni che vengo a cercare
sunt, ex quo venia quaerens fructum in ficulnea hac et non
invenio. Succide ergo illam: ut quid etiam terram occupat? BAt frutti in questo fico, ma non ne trovo. Taglialo dunque. Perché
il/e respondens dixit il/i: Domine, dimitte illam et hoc anno deve sfruttare il terreno? 8Ma quegli rispondendo disse: Pad rone,
usque dum fodiam circa illam et mittam stercora; 9et si quider/i lascialo ancora quest'anno, finché gli zappi attorno e vi metta il
fecerit fructum, sin autem, in futurum succides eam. concime, 9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no lo
taglierai.
TITUS: Iactabant se Judaei ex eo quod decem et octo perierant,-
ipsi vero omnes remanserunt illaesi,- unde proponi! eis fìci para- TITO: I Giudei si vantavano perché diciotto erano periti mentre loro
bolam,- dicit enim «Dicebat autem hanc similitudinem: Arborem restarono illesi; perciò presenta loro la parabola del fico; infatti dice:
fici habebat quidam plantatam in vinea sua». AMBROSJUS: Vìnea Diceva anche questa parabola: un tale aveva un fico piantato nella sua
Domini Sabaoth erat quam dedit in rapinam Gentium. Apta autem vigna. AMBROGIO: C'era una vigna del Dio degli eserciti che egli conces-
synagogae arboris istius comparatio est: quia sicut arbor ista se ai Gentili perché la saccheggiassero. Ora, il paragone della Sinagoga
redundans foliis fluentibus, spem possessoribus suis cassa spera- con quest'albero è appropriato: poiché come quest'albero che abbonda di
torum proventuum expectatione destituit: ita etiam in ~ynagoga fogliame frondoso inganna le speranze di chi lo possiede con la falsa atte-
dum doctores eius operibus in.fecundi, verbis tamen velut foliis sa dcl frutto promesso, così nella Sinagoga mentre i suoi maestri sono
redundantibus gloriantw~ inanis umbra legis exuberat. Ha ec infecondi nelle opere; gloriandosi tuttavia con le parole come con un
etiam sola arbor ab initio germinat poma pro jloribus, et poma abbondante fogliame la vana ombra della legge sovrabbonda. Inoltre, sol-
160 Cap. l 3, vv. 6-9 Cap. 13, vv. 6-9 161

decident ut poma succedant; manent tamen aliqua priorum perra- tanto quest'albero sin dall ' inizio produce frutti anziché fiori, e i frutti
ra, nec decidunt. Etenim primus synagogae populus velut inutilis cadono perché altri frutti prendano il loro posto; ma alcuni rimangono e
decidit fructus ut de pinguedine religionis antiquae novus non cadono. Infatti il primo popolo della Sinagoga cadde come un frutto
Ecclesiae populus emergeret; primo tamen ex lsrael, grossi matu- inutile, affinché dalla pinguedine della religione antica emergesse il
rescentis exemplo, pulcherrimorum grafia fructuwn caeteris prae- nuovo popolo della Chiesa; però i primi frutti di Israele come esempio di
stiterunt: quibus dicitur (Matth. J9,28): «Sedebitis super duode- fichi che maturano superarono tutti gli altti a causa della bellezza dci frut-
cim trono». Nonnulli tamen jìcum istam non synagogae, sed mali- ti, riguardo ai quali si dice (Mt 19,28): «Siederete su dodici ù·oni». Però
tiae et improbitatis figuram putant: hi tamen in nullo distant, nisi alcuni pensano che questo fico non rappresenti la Sinagoga, ma la malizia
quod pro specie genus eligunt. e la cattiveria: questi non sono affatto lontani se non per il fatto che scel-
BEDA: Ipse autem Dominus synagogam per Moysen instituit, in gono il genere per la specie.
carne natus apparuit, et crebrius in synagoga docens fructum B EDA : Ora, lo stesso Signore istitul la Sinagoga per mezzo di Mosè;
fidei quaesivit, sed in Pharisaeorum mente non invenit; unde nato nella carne apparve, e, insegnando assiduamente nella Sinagoga, vi
sequitur «Et venit fructum quaerens in i/la, et non invenit». cercò il frutto della fede, ma nella mente dei Fatisci non lo trovò; perciò
AMBROSIUS: Quaerebat autem Dominus, non quia fructum ficul- continua: e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. AMBROGIO: Il Si-
neae deesse nesciret; sed ut ostenderet in figura, quia fructum gnore cercava i frutti non perché non sapesse che mancavano i frutti del
synagoga iam habere deberet. Denique ex sequentibus docet non fico, ma per mostrare con la figura che la Sinagoga doveva già avere dei
se ante tempus venisse, qui per triennium venit; sic enim habes: frutti. Quindi da quanto segue risulta che egli insegna che non era arrivato
«Dixit autem ad cultorem vineae: Ecce anni tres sunt ex quo venia p1ima del tempo, perché era già anivato da tre anni; così abbiamo: Ecco,
quaerens fructum in ficulnea hac et non invenio». Venit ad sono tre anni che vengo a cercare frutti in questo fico, ma non ne trovo.
Abraham, venit ad Moysen, venit ad Mariam, hoc est, venit in Egli venne da Abramo, venne da Mosè, venne da Maria; cioè venne nel
signaculo, venit in lege, venit in co1pore: adventum eius ex bene- sigillo dell'alleanza, venne nella legge, venne nel corpo; noi riconosciamo
ficiis recognoscimus: alibi purifìcatio, alibi sanctifìcatio, alibi la sua venuta attraverso i suoi benefici: una volta la purificazione, un'altra
iustificatio est; circumcisio purifìcavit, !ex sanctificavit, gratia volta la santificazione, un'altra volta la giustificazione. La circoncisione
iustificavit. Ergo populus ludaeorum neque purificari potuit, quia ha purificato, la legge ha santificato, la grazia ha giustificato. Pertanto il
circumcisionem corporis, non animi habuit; neque sanctifìcari, popolo dei Giudei non poté essere purificato perché ricevette la circonci-
quia virtutem legis ignorans, carnalia magis quam Spiritualia sione del corpo e non dell'anima, né poté essere santificato, perché igno-
sequebatur; neque iustificari, quia delictorum suorum poeniten- rando la forza della legge seguiva le cose carnali più di quelle spirituali;
tiam non gerens, gratiam nesciebat. Merito ergo nullus fructus in né poté essere giustificato, perch6 non facendo penitenza dei propri pec-
synagoga inventus est; et ideo iubetur excidi; sequitur enim
cati ignorava la grazia. Perciò giustamente nella Sinagoga non fu ù·ovato
«Succide ergo illam: ut quid etiam terram occupat?». Bonus
alcun frutto, e per questo fu ordinato che venisse tagliata. Infatti continua:
autem cultor, et fortassis i/le in quo Ecclesiae fundamentum est,
praesagiens, alterum ad gentes, se autem ad eos qui ex circumci- tagliala dunque. Perché deve sfruttare il terreno? Ma il coltivatore mise-
ricordioso, forse significando colui sul quale la Chiesa è fondata, preve-
sione sunt, esse mittendum, religiose ne excidatur intervenit, fre-
tus vocatione sua etiam populum Judaeorum per Ecclesiam posse dendo che un altro sarebbe stato inviato ai Gentili mentre egli stesso era
sa/vari; unde sequitur «Al i/le respondens, dixit illi: Domine, inviato a coloro che erano stati circoncisi, intercede piamente perch6 il
dimitte illam et hoc anno». Cito duritiam superbiamque fico non venga tagliato, essendo fiducioso che mediante la sua vocazione
Iudaeorum causas esse sterilitatis agnovit. Itaque venit excolere anche il popolo dei Giudei avrebbe potuto salvarsi per mezzo della
qui novit vitia reprehendere; unde subdit «Usque dum fodiam Chiesa. Perciò prosegue: Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora
circa illam». Pollicetur dura cordis eorum Apostolicis ligonibus quest'anno. Egli riconosce in1mediatamentc che la durezza e la superbia
esse fodienda, ne radicem sapientiae, terrarum acervus obruat et dei Giudei erano state la causa della sua sterilità. Andò quindi alla ricerca
abscondat. Subdit autem «Et mittam stercora», idest humilitatis di chi sapeva porre rimedio ai vizi; perciò soggiunge: finché gli zappi
162 Cap. 13, vv. 6-9 Cap. 13, vv. 6-9 163

ajfectum, per quem in Evangelium Chris:i et~am Judae~ts fare attomo. Egli promette che la durezza del loro cuore sarà sradicata dalle
existimatur fructuosus; unde subdit «Et si quidem f~cen~ fruc- zappe degli Apostoli, affinché un mucclùo di terra non copra e nasconda
tum», bene scilicet erit; «Sin autem, in futurum succzdes illam». Je radici della sapienza. Perciò soggiunge: e vi metta il concime, ossia il
BEDA: Quod quidem per Romanos Jactum est, a quibus gens sentimento dell'umiltà, mediante il quale anche il Giudeo sarà stimato
Judaea succisa, et a terra promissionis expulsa est. fruttuoso nel Vangelo di Cristo, perciò soggiunge: e vedremo se porterà
AUGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 31]: Ve! a/iter totum. Arbor frutto per !'avvenire, cioè se si comporterà bene; se no lo taglierai. BEDA:
fìculnea genus humanum est. Primus enim homo qui p~cca vit, Il che fu fatto dai Romani, dai quali il popolo venne massacrato cd esptù-
fòliis ficulneae pudenda velavit, hoc est mef1!-bra und~ na_ti sumu~. so dalla terra promessa.
THEOPHYLAC1VS: Sed et quisque nostrum ficus est in vmea Dei, AGOSTINO: Oppure in un senso completamente diverso. L'albero del
hoc est in Ecclesia, vel in hoc mundo piantata. GREGORIUS, In fico è il genere umano. Infatti il primo uomo che peccò nascose con foglie
Evang. [hom. 31]: Tertio autem Dominus adficulneam v~nit: quia di fico le parti vergognose: tali sono le membra da cui siamo nati.
naturam generis humani ante legem, sub lege, sub gratza, expec- TEOFILATIO: Ma anche ciascuno di noi è un albero di fico nella vigna dcl
tando, admonendo, visitando requisivit: sed tamen tribus annis Signore, cioè nella Chiesa, e si trova piantato in questo mondo. GREGORIO:
f ructum se non invenisse conqueritur: 9i~ia quorumdam pravo~·um Ora, il Signore venne dal fico una terza volta; poiché indagò la natura del
mentes nec inspirata lex naturalis corrtgit, nec praecepta erudiu~t, genere umano prima della legge, dopo la legge e sotto la grazia, attenden-
nec incarnationis eius miracula convertunt. TIIEOPHYLACTUS: Tertio do, ammonendo e visitando; ma si lamenta che per tre anni non vi ha tro-
autem natura nostra fructum petita non tribuit: semel quide'!1- cum vato alcun fiutto; poiché né la legge naturale infusa corregge, né i coman-
in Paradiso praevaricati sumus praeceptum, secundo cum in leg_e damenti istruiscono, né i miracoli della sua incarnazione convertono le
vitulum conflaverunt, tertio cum Salvatorem renuerunt. Sed id menti di alcuni uomini perversi. T EOFILATIO: Ora, per la terza volta la
triennium intelligendum est pro tribus aetatibus'. puerili, v~rili, et nostra natura che viene visitata non dà fiutto: una prima volta in Paradiso
senili. GREGORIUS [ut supra]: Sed cum magno timore audiendum quando abbiamo violato il comandamento (di Dio); una seconda volta
est quod dicitur «Succide ergo illam: ut quid et~am terram occu- quando sotto la legge costruirono il vitello d' oro; la terza volta quando rin-
pat?». Unusquisque enim iuxta modum suum, ~nq~antum lo?um negarono il Salvatore. Ma questo triennio va inteso per le tre età dell 'uo-
vitae praesentis tenet, si fructum bonae ope~att.onis non e~htbet, mo: bambino, adul to e anziano. GREGORIO: È con grande timore che si
velut infructuosa arbor terram occupat: quza m eo loco in ~uo deve ascoltare ciò che è detto: Taglialo dunque. Perché continua ad occu-
ipse est, aliis operandi occasionem .negat. BASILIU~: 1:ropnum pare inutilmente il terreno? Infatti ciascuno a suo modo, in quanto occupa
enim est divinae propitiationis non sden:er p.oenas .znflige'.·e~ ~e~ un posto nella vita presente, se non presenta il frntto delle buone opere,
praemittere minas, revocando ad poenztentzam; sicut Nuu.vztzs occupa la terra come un albero infruttuoso; poiché nel posto in cui egli si
Jecit, et nunc cultori dicens «Succtde ea~i» : pr~vocans quzdem trova nega l'opportunità ad altri di operare. BASILIO: Infatti è proprio della
ipsum ad curam eius, suscitans vero sterzlem animam ad produ- divina misericordia di non infliggere le pene in modo silenzioso, ma di
cendos debitos fructus. . premettere delle minacce, tichiamando alla penitenza, come fece con i
GREGORIUS NAZIANZENUS [orat. In sanct. Lavacr.]: Igitur nec Niniviti; e così ora dice al contadino: Tagliala; incitandolo invero a pren-
nos feriamus subito, sed praevaleamus misericordia; ne s~cem~~ dersi cura di essa; spronando l'anima sterile a produrre i fiutti dovuti.
ficum potentem adhuc fructum facere, quam forsitan curabit pe~l~l GREGORIO NAZIANZENO: Ma non abbattiamola subito, ma facciamo
custodis studium; unde et hic subditur «Àt il/e respondens dmt
prevalere la misericordia; non tagliamo il fico che può ancora dare fiutto
illi: Dimitte illam hoc anno, usque dum fodiam circa illam».
e che forse può ancora essere curato dall'attenzione di un esperto custode;
GREGORTUS [ut supra]: Per cultorem vineae praepositorwn orda
perciò qui viene soggiunto: Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora
exprimitw; qui dum praesunt Ecclesiae, dominicae vineae curam
quest 'anno, .finché gli zappi attorno. GREGORIO: Con il coltivatore della
gerunt. THEOPHYLACTUS: Vel paterfamilias Deus Pater ~s:, cult01:
vigna si intende l'ordine dei superiori, che mentre governano la Chiesa,
vero Christus, qui ficum amputari ut sterilem non permittit:· qu~si
hanno cura della vigna del Signore. TuoFILATIO: Oppme il padrone è Dio
ad Patrem diceret: Si per legem et Prophetas fructum poenitentiae
164
Cap. 13, vv. 6-9 Cap. 13, vv. 6-9 165

non dederunt, meis eos irrigabo passionibus et doctrinis; et forsi- Padre, mentre il coltivatore è Cristo, il quale non consente che il fico steri-
tan dabunt obedientiae fructum. A UGUSTJNUS, De verb. Dom. le sia tagliato; come se dicesse al Padre: Se mediante la Legge e i Profeti
[serm 36}: Vel colonus, qui intercedit, est omnis sanctus qui in_tra non diedero fiutto, li irrorerò con le mie sofferenze e dottrine, e forse
Ecclesiam orat pro eis qui sunt extra Ecclesiam, dicens «Domzne, daranno il frutto dell'obbedienza. AGOSTINO: Oppure il contadino che
dimitte illam hoc anno», idest tempore isto sub gratia, «usque intercede è qualsiasi santo che nella Chiesa prega per coloro che si trova-
dum fodiam circa illam». Circumfodere est humilitatem et patien- no fuori della Chiesa, dicendo: Signore, lascialo ancora per un anno,
tiam docere. Fossa enim est humilis terra, stercus autem zn bono ossia durante questo tempo sotto la grazia, affinché gli zappi attorno.
intellige: sordes sunt, sed fructum dant: sordes cultoris dolor est Zappare intorno è insegnare l'umiltà e la pazienza. Infatti il terreno scava-
peccatoris. Qui autem agunt poenitentiam, in sordibus. agant et to è basso; il concime va inteso bene: infatti sono sudici, m a producono
veraciter agant. GREGORJUS [ut supra}: Ve/ peccata carnts, sterco- fiutti. Il sudiciume del coltivatore è il dolore del peccatore. Pertanto colo-
ra vocantw~ Ex stercore igitur adfructum reviviscit arbor, quia de ro che fanno penitenza operino nel sudiciume e operino in modo verace.
consideratione peccati, ad bona se opera resuscita! anin~us. ~ed GREGORIO: Oppure i peccati della carne sono chiamati concime. Perciò
sunt plerique qui increpationes audiunt, et tamen ad poenztenttam medi.ante i~ concime l'albero riprende a dare fiutto, poiché in seguito alla
redire contemnunt; propter quod subditur «Et si quidem fecerit cons1deraz1one del peccato l'anima si risveglia a fare opere buone. Ma ci
fructuni». AUGUSTINVS, De verb. Dom. [serm. 31]: Bene.s~ilic~t sono molti che ascoltano i rimproveri e tuttavia disprezzano il ritorno alla
erit; «sin autem, in futurum succides eam», quando sczhcet zn penitenza; perciò si aggiunge: se porterà.frutto per l'awenire. AGOSTINO:
iudicio venies iudicare vivos et mortuos. Interim modo parcitur. Così .sta. b.ene? se n~ lo taglierai, quando cioè nel giudizio veU"ai a giudi-
GREGORIUS [ut supra}: Qui autem nunc non vult ad fecunditatem care i VIVI e 1 morh. Nel frattempo sarà risparmiato. GREGORIO: Ma chi
pinguescere per increpationem, illic cadit unde iam resurgere per mediante la correzione non vuole crescere fino a fruttificare, cade là dove
poenitentiam non valet. non c'è più la possibilità di risorgere per mezzo della penitenza.

VERSUS J 0-17 VERSETTI 10-17

11 10 una volta stava insegnando in una Sinagoga in giorno di


10Erat autem docens in synagoga eorum sabbatis. Et ecce
mulier; quae habebat spiritum infirmitatis anni~ decem et octo et sabato. 11 Ed ecco una donna, che aveva da diciotto anni uno
erat inclinata nec omnino poterat sursum resp1cere. 12Quam cum spirito che la teneva inferma, era curva e non poteva in nessun
videret /esus, vocavit eam ad se et ait il/i: Mulier; dimissa es ab modo guardare in alto. 12Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse:
infirmitate tua. 13Et imposuit il/i manus, et confestim erecta est et Donna sei libera dalla tua infermità. 13Le impose le mani e subito
g/orificabat Deum. 14Respondens autem archisynagogus, in<çJi- quella si raddriz~ò e g~orificava Dio. 14Ma il capo della sinagoga,
gnans quia sabbatis curasset /esus, dicebat '.urbae: Sex .d~es sde9nato perc~e Gesu aveva operato quella guarigione di saba-
sunt, in quibus oportet operari; in his ergo venite et. curamm'. ~t to, nvolgendos1 alla folla disse: Ci sono sei giorni in cui si deve
non indie sabbati. 15Respondit autem ad il/um Dommus et d1x1t: lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di
Hypocritae, unusquisque vestrum sabbato non solvit bovem s~bato. 15 11 Signore replicò: Ipocriti, non scioglie forse di sabato
suum aut asinum a praesepio et ducit adaquare? 16Hanc aute:n ciascuno di. voi il bue o l'asino dalla mangiatoia per condurlo ad
filiam Abrahae, quam alligavit satanas ecce decem et octo anms, abbeverarsi? 16E questa figlia di Abramo che satana ha tenuto
non oportuit so/vi a vinculo isto die sabbati? 17Et, cum haec l~gata di~iott'anni non doveva essere sciolta da questo legame in
diceret, erubescebant omnes adversarii eius, et omnis popu/us giorno d1. s~bato? 17Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi
gaudebat in universis quae gloriose fiebant ab eo. avversari s1 vergognavano, mentre la folla intera esultava per
tutte le meraviglie da lui compiute.
Cap. 13, vv. 10-17 Cap. l3, vv.10-17 167
166

AMBROGIO: D?po avere sp,iegato c~e parlava della Sinagoga, egli fa


AMBROSIUS: Cito quod de synagoga dixerat indicavit; ad ipsam
vedere che era egh _stesso quell albero d1 cui stava predicando; perciò dice:
utique arborem venisse se monstrat qui in eadem praedicabat;
Una volta stava i~segna~do in una Sinagoga in giorno di sabato.
unde dicitur «Erat autem docens in 5ynagoga eorum sabbatiS».
CRrsos:oMo: Non msegna m un luogo separato, ma in una Sinagoga in
CIIRYSOSTOMUS: Docet quidem non seorsum, sed in synagogis
modo sicuro, no~ dubitan~o di nessuna cosa e non sostenendo alcuna cosa
secure, in nullo dubitans, nec aliquid contra legem Moysi contro la legge d1 Mosè; di sabato, perché in quel giorno i Giudei si dedica-
statuens; sabbato autem, quia tunc Iudaei legi vacabant. CYRJLLUS:
van?. al~a _Legge.. CIRILLO:. Per I~ sconfitta .d~lla conuzione e della morte e
Ad expugnationem autem corruptionis, et mortis, et invidiae dia- dell invidi~ ?el diavolo ne1 nostn conrrontJ s1 fece avanti l'incarnazione del
boli contra nos, prodiit incarnatio Verbi; et hoc apparet ex ipsis Verbo, e c10 appare dagli stessi eventi; infatti continua: Ed ecco /à una
eventibus; sequitur enim «Et ecce mulier quae habebat spiritum donna ~he avev~. da diciotto anni uno spirito che la rendeva inferma. Egli
infìrmitatis annis decem et octo». Dicit autem spiritum infirmita- parla di u~~ spmto che la rendeva inferma, perché questa donna soffiiva
tis, quia mulier haec patiebatur atrocitate diaboli, derelicta a Deo de_ll~ atrocità del demo?io, ed_ era abbandonata da Dio a causa dei propri cri-
propter propria crimina, vel propter transgressionem Adae, ob mmJ, oyer la ~~sgress1one di Adamo per la quale i corpi umani incapparo-
quam humana corpora infirmitatem et mortem incurrerunt. Dat no ne~ m.ferIDit_à _e nella ~01te. Ora, Dio concede questo potere al demonio
autem super hoc Deus diabolo potestatem, ut homines mole perche ?h. u~Illl111 _oppressi dal peso della sventura possano rivolgersi verso
adversitatis depressi, velint ad meliora transire. Genus autem cose rm_ghon. Egli mostrd il genere di infennità dicendo: era curva e non
infirmitatis ostendit, dicens «Et erat inclinata, nec omnino poterat pote_v~ l~ nessun mo~o guardare in alto. BASILIO: Poiché mentre la testa dei
sursum respicere». BAS!LIUS: Brutorum siquidem caput humi biut:I
dejlexum est, terram cernit; caput hominis erectum est in caelum, · l e nvoltail verso
·
il basso e guarda la terra invece la testa dell'
. ' uomo e'
n~o ta verso c1e1o e i su~i sguardi rimirano le cose celesti: perciò gli con-
oculi superna conspiciunt: convenit enim ei quaerere superna, vieneC cercare le
Q cose· celesti e t:I-ascendere con il suo sguardo le realtà' teITene.
transcendere terrena intuitu. I RIL~O: ra, 11 Sig_no~e, mostrando che la sua venuta .in questo
CYRJLLUS: Ostendens autem Dominus adventum suum in hunc mo~?o d1~trugge le_ pas,s1oru, uman~, guarisce la donna; perciò prosegue:
mundum dissolutivum esse humanarum passionum, mulierem G~s~ la vide, la chiamo_ a se e le d1~se: ponna sei libera dalla tua fnjèr-
sanavit; unde sequitur «Quam cum vidisset lesus, vocavit eam ad n~ita. Questa_voce, ~ssa1 idonea a Dio, piena della maestà celeste, caccia
se, et ait illi: Mulier, dimissa es ab infirmitate tua». Vox aptissima ~ia la_ mal~ttia con ~ suo comando regale: egli le impone anche le mani;
Deo, piena maiestate superna: Jugat enim morbum imperatorio m~a~1 cont111~1a: le unpos~ le mani. Subito essa si raddrizzò e glorificava
motu: qui etiam manus illi imponit; sequitur enim «l mposuit illi Dw, dov~ ~1so~na considerare che la sacra carne si era rivestita della
manus; et confestim erecta est, et glorificabat Deum»: in quo potenza d_1v~a: .infa~ era la carne di Dio stesso e non di qualche altro,
oportet perpendere sacram carnem induisse virtutem divinam: come se Il Figlio ~ Dio esistesse separatamente dal Figlio dell'uomo,
erat enim ipsius D ei caro, non autem a licuius alterius, quasi c?me falsamente ~parso a qualcuno. Ma il superiore della ingrata
separatim existente Filio hominis a Filio Dei, sicutfalso aliquibus Smagoga, q~ando vide che la donna curva verso te11"a con un solo tocco
visum est. Sed ingratae synagogae praesul, postquam vidit Jemi- venne rad~nzza~a d~ Cristo, e riferiva l'evento alla grandezza divina
nam humi repentem solo tactu erectam, et divina referentem dando glona a D10, viene preso dall'invidia e contesta il miracolo così d~
magnalia, ardens Domini gloria, irretitur invidia, arguitque mira- sembrare geloso per il sabato. Perciò prosegue: Ma il capo della' sinago-
culum, quasi videretur sollicitari pro sabbato; unde sequitur g~, sdegna!? perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato
«Respondens autem archisynagogus indignans quia sabbato nvolg_endosz alla !_olla diss~: ci sono sei giorni in cui si deve lavorare,- ù~
curasse! hominem l esus, dicebat turbae: Sex dies sunt in quibus ~uelb dunq~e venite a farv! cur~~e e non in giorno di sabato. Egli esmta
oportet operari; in his venite et curamini, et non in die sabbati>>. olor? che _s1 trova~o spars_1 dediti alle proprie opere a non vedere e a non
Hortatur ceteris diebus dispersos, et propriis vacantes operibus, at~lfare 1 pr?dig~ del Signore in giorno di sabato, forse perché non
non sabbato, videre et mirari prodigia Domini, ne forte credant. c~edano .. Ma dimìni, la legge prescrive di astenersi dai lavori manuali in
Sed dic, lex prohibuit ab opere manuali die sabbati abstinere; giorno di sabato: forse da quello che si fa con le parole e con la bocca?
168 Cap. 13, vv. 10-17 Cap. 13, vv. 10-17 169

numquid ab eo quod verbo et ore fit? Cesses ergo comedere et Perciò smetti di mangiare e di parlare e di cantare durante il sabato. E se
potare ac loqui et psallere in sabbato. Et si nec legem legis, cur non leggi la Legge, perché ti preoccupi del sabato? D'altronde se la
tibi sabbatum? Ceterum, si manuale opus !ex prohibuit, quomodo Legge proibisce il lavoro manuale, in che modo è un'opera manuale il
manuale opus est feminam verbo erigere? rimettere in piedi una donna con la parola?
ÀMBROSJUS: Denique et Deus ab operibus mundi quievit, non AMBROGlO: Quindi anche Dio si riposò dalle opere di questo mondo,
operibus quibus sempiterna et iugis operatio est, sicut Filius ait ma non dalle opere con cui si svolge il suo operare eterno e continuo,
(Io. 5,17): «Pater meus usque modo operatur, et ego operar», ut come dice il Figlio (Gv 5,17): «Il Padre mio opera fino al presente e io
ad similitudinem Dei saecularia nostra opera, non religiosa ces- opero come lui», perché a somiglianza di Dio cessino le nostre opere mon-
sarent. Unde Dominus specialiter ei respondit; sequitur enim dane ma non quelle religiose. Perciò il Signore risponde a lui in pmticola-
«Respondit autem ad illum Dominus, et dixit: Hypocritae, unu- re; infatti continua: n Signore replicò: Ipocriti, non scioglie forse di sabato
squisque vestrum in sabbato non solvit bovem suum aut asinum a ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia per condurlo ad abbeve-
praesepio, et ducit adaquare? ». BASJL!US: Hypocrita est qui in rarsi? BASILIO: Ipocrita è colui che in teatro assume il volto di un'altra per-
theatro assumit alienam personam; sic et in vita praesenti quidam sona; così nella vita presente alcuni fanno una cosa con il cuore e un'altra
alia gerunt in corde, et alfa superficialiter ostendunt hominibus. estemamente di fronte agli uomini. CRISOSTOMO: Perciò egli chiama giu-
CHRYSOSTOMUS: Bene igitur dicit hypocritam principem synago- stamente ipocrita il capo della Sinagoga; perché aveva il volto di un cultore
gae: quia Jaciem habebat legis cultoris, mens vero eius erat ver- della Legge, ma la mente di uno scaltro e di un invidioso; infatti non viene
suti et invidi: non enim turbatur propter sabbatum, quia violatur, tw-bato per il sabato che viene violato, ma per il Cristo che viene glorifica-
sed propter Christum, quia glorifìcatur. Tu tamen attende, quod to. Tuttavia tu fa' attenzione che là dove egli comanda che qualche cosa sia
ubi quidem opus fieri iussit, sicut cum paralytico iussit grabatum fatta, come quando comanda al paralitico di portar via il suo letto, trasferi-
tollere, transtulit sermonem ad maius, convincens eos per dignita- sce il suo discorso più in alto, convincendoli che egli opera mediante la
tem Patris, cum dicit (Io. 5, 17): «Pater meus usque modo opera- maestà del Padre, quando dice (Gv 5,17): «Il Padre mio opera fino al pre-
tur, et ego operar»; hic autem ubi totum Jaciens verbo, nihil aliud sente e io opero con lui». Ma qui, facendo ogni cosa con la parola, non
adicit, ex his quae ipsi faciebant, calumniam solvit. CYJULLUS: aggiunge nulla di più, confutando la loro calunnia con le cose stesse che
Arguitur autem archisynagogus ut hypocrita, dum bruta quidem egli compie. CIRILLO: Ora, il capo della sinagoga viene criticato come un
adaquat in sabbato, mulierem vero non magis genere quam fide ipocrita perché, mentre abbevera i suoi animali in giorno di sabato, non
filiam Abrahae, non dignam putat so/vi ab aegritudinis vinculo; ritiene che una figlia di Abramo appattenga a un genere superiore e sia
unde subdit «Hanc autem filiam Abrahae, quam alligavit Satanas degna di essere liberata dalle catene della malattia. Perciò soggiunge:
ecce decem et octo annis, non oportuit solvi a vinculo isto die E questa figlia di Abramo che satana ha tenuto legata diciott'anni non
sabbati?». Malebat siquidem mulierem tamquam quadrupedia doveva essere sciolta da questo legame in giomo di sabato? Infatti egli
cernere terram, quam hominum staturam recipere, dummodo preferiva che la donna guardasse la temt come i quadmpedi anziché 1ice-
Christus non magn!ficaretur. Non autem erat eis quid responde- vcsse la posizione eretta degli uomini, purché il Cristo non venisse glorifi-
cato. Ora, non c'era tra loro nessuno che potesse rispondergli, ed essi vede-
rent; sed ipsi sibi ipsis erant irrefragabilis reprehensio; unde
vano chiaramente che il rimprovero era rivolto a loro stessi; perciò prose-
sequitur «Et cum haec diceret, erubescebant omnes adversarii
eiuS»; sed populus, quasi commoda ex miraculis consequens, lae- gue:_Quando egli diceva queste cose tutti i suoi avversari si vergognavano.
Ma ~~ popo~o, raccogliendo i vantaggi dai miracoli, era felice per i segni;
tabatur de signis; unde sequitur «Et omnis populus gaudebat in
perc10 contmua: mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da
universis quae gloriose fiebant ab eo». Nam claritas operum
omnem quaestionem solvebat apud eos qui non quaerebant menti- lui compiute. Infatti lo splendore delle opere risolveva qualsiasi questione
presso coloro che non lo cercavano con le menti corrotte.
bus perversis. GREGOJUO: Ora, in senso mistico il fico infruttuoso significa la donna
GREGORIUS, In Evang. [hom. 31]: Mystice autem hoc sign(ficat
rattrappita; infatti la natura umana d i sua volontà precipitò nel peccato,
.fìculnea infructuosa quod mulier inclinata: humana enim natura
170 Cap. 13, vv. 10-17 Cap. 13, vv. 10-17 171

ad peccatum ex voluntate corruens, quia fructum obedientiae perché non volle portare il fiutto dell'obbedienza, e così ha perso la stato
/erre noluit, statum rectitudinis amisit; et hoc signifìcat jìculnea della beatitudine; il fico rispaimiato significa invece la donna raddrizzata.
reservata quod mulier erecta. AMBROSIUS: Vel ficus synagogam AMBROGIO: Oppure il fico raffigura la Sinagoga. Quindi nella donna
figurat. Denique in muliere in.firma quasi Ecclesiae figura succe- infe1ma subentra per così dire la figura della Chiesa, la quale, avendo
dit; quae cum mensuram legis et resurrectionis impleverit, in i/la completata la misura della Legge e della Risunezione e avendo raggiunto
quiete perpetua in sublime erecta fastigium, inclinationem nostrae il luogo dell'eterno riposo, non può sentire le inclinazioni della nostra
infirmitatis sentire non potuit. Nec a/iter curari potuisset haec debolezza. E questa donna non avrebbe potuto essere curata a meno che
mulie1~ nisi quia legem implevit et gratiam: nam in decem verbis non avesse adempiuto la Legge e la Grazia. Infatti nelle dieci parole della
legis perfectio est, in octavo numero resurrectionis plenitudo. Legge c 'è la perfezione, e nel numero otto c'è la p ienezza della
GREGORJUS [ut supra}: Ve/ a/iter. Sexto die homo factus est, atque Risurrezione. GREGORIO: Oppure in un altro modo. Nel sesto giorno
eodem sexto die opera cuncta Domini perfecta sunt. Senarius l'uomo è stato creato e nello stesso sesto giorno tutte le opere del Signore
autem numerus in trigonum ductus, decem et octo facit. Quia ergo sono state tcnninate. Ora, il numero sei moltiplicato per tre fa diciotto.
homo qui sexto die factus est, perfecta opera habere noluit, sed Perciò, poiché l'uomo fu creato il sesto giorno, non poteva compiere
ante legem, sub lege, atque in exordio inchoantis gratiae in.firmus opere perfette, ma era ammalato prima della Legge, sotto la legge e agli
extitit, decem et octo annis mulier curva fuit. AUGUSTINUS: de inizi della Grazia; così la donna restò rattrappita per diciotto anni.
verb. Dom. [senn. 31}: Quod ergo significa! triennium in arbore, AGOSTINO: Perciò quello che significa un triennio nell'albero, la stessa
hoc decem et octo anni in il/a muliere, quia ter seni decem et octo cosa significano i diciotto anni in quella donna, perché tre volte sei fa
faciunt. Curva autem erat, sursum aspicere non poterat, quia diciotto. Ora, essa era rattrappita e non poteva guardare in alto, per cui
Sursum corda sine causa audiebat. GREGOIUUS: Omnis enim pec- udiva invano le parole: «In alto i cuori». GREGORIO: Infatti ogni peccatore,
cator terrena cogitans, caelestia non requirens, sursum respicere pensando alle cose tetTene e non cercando le cose celesti, non riesce a
non va/et; quia dum desideria in.feriora sequitur, a mentis suae guardare in alto; poiché, mentre segue i desideri inferiori, è reso curvo
rectitudine curvatur; et hoc semper videt, et sine intermissione rispetto alla rettitudine della sua mente; e vede e pensa continuamente a
cogitat. Vocavit eam Dominus et erexit: quia illuminavit et audi- questo. Il Signore chiama la donna cd essa si raddrizza: poiché egli la illu-
vit. Vocat enim quandoque, sed non erigit: quia p lerumque vide- minò ed essa lo ascoltò. Infatti talvolta egli chiama ma non raddrizza: poi-
mus quae agenda sunt, sed opera non implemus: usitata enim ché spesso vediamo ciò che dobbiamo fare, ma non compiamo le opere
culpa obligat mentem, ut nequaquam surgere possit ad rectitudi- dovute; infatti la colpa radicata costringe la mente, sicché non riesce ad
nem. Conatur, et labitur: quia ubi diu spante perstitit, ibi cum alzarsi verso la rettitudine. Si sforza ma cade; poiché là dove è stata ferma
noluerit cadit. ÀMBROSJUS: Opus autem sabbati signum futuri est, per lungo tempo spontaneamente, là cade anche quando non vuole. AM-
quod unusquisque perfunctus lege et gratia, per misericordiam BROGIO: Ora, questo miracolo è un segno del sabato futuro, allorché
Dei corporeae fragilitatis molestiis exuetur. Cur autem aliud ani- chiunque abbia adempiuto la Legge e la Grazia, per la misericordia di Dio
mai non indicavi!, nisi ut ostenderet futurum ut Judaicus et sarà spogliato dai fastidi della fragilità del co1po. Ma perché non ricorda
Gentilis populus, sitim corporis, aestusque mundi huius, dominici altri animali, oltTe il bue e l'asino, se non per mostrare che giungerà il
fontis ubertate deponat; et sic per vocationem duorum populorum tempo in cui le nazioni dei Giudei e dei Gentili avrebbero placato la loro
Ecclesiam salvamfuturam? B EDA: Filia autem Abrahae est anima sete corporea e l'arsura di questo mondo nella pienezza della fonte dcl
quaecumque jìdelis, ve/ Ecclesia de utroque populo ad fidei unita- Signore, e così, attraverso la chiamata di due popoli, la Chiesa sarebbe
tem collecta. Idem ergo mystice est bovem ve/ asinum solutum a stata salvata? B EDA: La figlia di Abramo è qualsiasi anima fedele, oppmc
praesepio potum duci, quod est filiam Abrahae a vinculo nostrae la Chiesa raccolta da entrambi i popoli nell'unità della fede. Perciò in
inclinationis erigi. senso mistico sono la stessa cosa il bue o l'asino sciolti dalla mangiatoia e
condotti ad abbeverarsi, e la figlia di Abramo che viene liberata dalle
catene delle nostre inclinazioni.
172 Cap. I 3, vv. 18-21 Cap. 13, vv. 18-21 173

VERSUS 18-21 VERSETTI 18-21

1BDicebat ergo: Cui simile est regnum Dei, et cui simile exi- 1BDiceva dunque: A che cç>sa è simile il regno di Dio e a
stimabo il/ud? 19Simile est grano sinapis, quod acceptum che cosa lo rassomiglierò? 19E simile a un granello di senapa
homo misit in hortum sum, et crevit et factum est in arborem che un uomo prese e mise nel suo orto ; qui crebbe e divenne
magnam, et volucres caeli quieverunt in ramis eius. 20Et iterum un grande albero, e gli uccelli del cielo si posarono tra i suoi
dixit: Cui simile aestimabo regnum Dei? 21 Simile est fermento, rami. 20_E disse ancora: A che cosa rassomiglierò il regno di
quod acceptum mulier abscondit in farinae sata tria, donec Dio? 21E simile al lievito , che una donna ha preso e nascosto
fermentaretur totum. in tre staia di farina, finché tutto sia fermentato.

GLOSSA: Erubescentibus adversariis, et populo gaudente de his GLOSSA : Mentre gli awersari a1rnssiscono e il popolo gode delle cose
quae gloriose flebant a Christo, prof ectum Evangelii consequen- che sono state fatte da Cristo in modo glorioso, conseguentemente egli
ter sub qu ibusdam sim ilitudinibus manifestat; unde dicitur mostra il progresso del Vangelo con alcune sim ilitudini. Perciò si dice:
«Dicebat ergo: Cui simile est regnum Dei, et cui simile aestimabo Diceva dunque: A che cosa è simile il regno di Dio e a che cosa Lo rasso-
il/ud? Simile est grano sinapis». À MBROSJUS: Alio loco granum miglierò? È simile a un granello di senapa. AMBROGIO: In un altro passo
sinapis legitw~ ubi fldei confertur. Ergo si regnum caelorum sicut viene introdotto il grano di senapa che viene paragonato con la fede.
granum sinapis est, et fides sicut granum sinapis, fldes est utique Pertanto se il regno dei cieli è come un grano di senapa e la fede è come
regnum caelorum quod intra nos est. Granum quidem sinapis res un grano di senapa, quindi la fede è il regno dei cieli che si trova dentro di
est vilis et simp lex: si teri coeperit, vim suam .fimdit: et fides sim- noi. Indubbiamente il grano di senapa è una realtà vile e semplice: se
plex primo videtur: sed si atteratur adversis, g ratiam suae virtutis viene tritato perde la sua forza; anche la fede a prima vista sembra sempli-
effundit. Grana sinapis martyres sunt. Habebant odorem fidei, sed ce, ma se viene calpestata dai nemici sparge la grazia della ·sua vi1tù. l
latebat: venit persecutio, contriti sunt gladio, per totius mundi granelli di senapa sono i maitiii. Essi avevano il profumo della fede, che
terminos grana sui sparsere martyrii. i pse etiam Dominus granum però rimaneva nascosto: venne la persecuzione, fmono colpiti con la
est sinapis: teri voluit, ut diceremus: «Christi bonus odor sumus» spada, attraverso tutti i confini dcl mondo sparsero i grani dcl loro maiti-
(2 Cor. 2, 15); seminari voluit velut granum sinapis, quod accep- rio. Anche il Signore è un grano di senapa: egli volle essere pestato, affm-
tum homo misit in hortum suum: in horto enim Christus captus et ché dicessiino: <<li profumo di Ciisto siamo no i»; egli volle essere semi-
sepultus est, ubi etiam resurrexit et factus est arbor; unde sequitur nato come il granello di senapa, che, una volta raccolto, l'uomo ha posto
«Et fac tum est in arborem magnant». Dominus enim noster nel suo orto: infatti Cristo è stato preso e sepolto nell'mto, dove è pure
granum est cum sepelitur in terra, arbor cum elevatur in caelwn. risorto ed è diventato un albero; perciò prosegue: e divenne un grande
Est e ti am arbo r mundum obumbrans; unde sequitur «Et albero. Infatt i nostro Signore, quando viene seppellito in te1Ta, è ancora
requieverunt volucres caeli in ramis eius», idest potestates caelo- un grano, ma diventa un albero quando viene elevato in ciclo. È anche un
rum, et quicumque spiritualibus factis evolare meruerunt. Ramus albero che adombra il mondo; perciò contin ua: e gli uccelli del cielo si
est Petrus, ramus est Paulus, in quorum sinus per quosdam di5pu- posarono tra i suoi rami, cioè le potenze celesti e chiunque, mediante le
tationum recessus, qui eramus longe, assumptis virtutum remigiis sue opere spiiituali, si è reso capace di volare in alto. Un ramo è Pietro e
advolamus. Ergo semina in horto tuo Christum. Hortus utique un ramo è Paolo, nelle braccia dei quali, attraverso q ualche profonda
locus est plenus.florum, in quo gratia tui operis ejjloreat, et multi- disputa, noi che ci trovavamo lontani ora voliai110, dopo che abbiamo
plex odor variae virtutis exhalet. l bi ergo Christus ubi fructus est assunto le ali delle virtù. Quindi è un giardino pieno di fimi, in cui fiorisce
seminis. CYR!LLUS: Ve! alite1é Regnum Dei est Evangelium, per la grazia dcl tuo lavoro e si eleva il molteplice profumo di svariate viltù.
quod acquirimus passe regnare cum Christo. Sicut igitur sinapis Infatti là c'è Ciisto, dove si trova il frutto del suo seme. CIRrLLO: Oppure
semen superatur quidem quantitate a seminibus olerum, cresci! in un altro m odo. TI regno di Dio è il Vangelo con il quale noi acquistiamo
174 Cap. 13, vv. 18-21 Cap. 13, vv. 18-21 175

autem adeo ut plurium fiat umbraculum avium; sic et Salvatoris il potere di regnare con Cristo. Perciò come il seme della senapa è indub-
doctrina penes paucos erat in principio, sed postea recepit aug- biamente superato per quantità dai semi delle altre erbe, ma cresce fino al
mentum. BEDA: Homo autem Christus est, hortus est Ecclesia, punto di fare ombra a molti uccelli, così anche la dottrina del Salvatore
eius disciplinis colenda; qui bene dicitur granum accepisse, quia all'inizio era presente presso pochi, ma poi ebbe una grande crescita.
dona quae nobis cum Patre tribuit ex divinitate, nobiscum accipit B EDA: Ora, l'uomo è Cristo, l'orto è la Chiesa, che va coltivata con i suoi
ex humanitate. Crevit autem Evangelii praedicatio cunctum disse- insegnamenti. Si dice bene che egli ha ricevuto il grano, perché i doni che
minata per orbem; crescit et in mente cuiusque credentis, quia egli assieme al Padre ci ha donato dalla sua divinità, li ha ricevuti assieme
nemo repente fit perfectus. Crescendo autem non herbarum, quae con noi dalla sua umanità. Ora, la predicazione del Vangelo crebbe disse-
velociter arescunt, sed arborum instar exurgit. Rami huius arboris minata per tutto il mondo, e cresce nel cuore di ogni fedele, perché nessu-
dogmatum sunt diversitates, in quibus animae castae virtutum no diviene perfetto all'improvviso. Però nella sua crescita non è come le
pennis ad superna tendentes nidificant et requiescunt. erbe che rapidamente inaridiscono, ma si svi luppa come gli alberi. I rami
THEOPllYLACTUS: Vel homo quilibet granum sinapis, idest evan- di quest'albero sono le molteplici dottrine, su cui le anime caste, volando
gelicum sermonem, accipiens, et in horto anùnae suae serens, in alto sulle ali della vittù, nidificano e riposano. TEOFILA"ITO: Oppure
arborem magnam facit, ut et ramos produca!, et caeli volatilia, qualsiasi uomo è un grano di senapa, cioè chi accoglie la parola del
idest qui terrenis supereminent, in ramis praedicationis, idest in Vangelo e seminandola nell'orto della sua anima la fa diventare un grande
expansis considerationibus, requiescunt. Paulus enim quasi albero, tanto da produrre rami e da farci riposare sopra gli uccelli del
granum modicum accepit Ananiae rudimentum; sed plantans il/ud cielo, cioè coloro che sovrastano le cose ten-ene, con i rami della predica-
in viridario suo, produxit multa.~' et bonas doctrinas, in quibus zione, cioè con le sublimi considerazioni. Infatti Paolo ricevette i rudi-
habitant qui sunt intellectu excelsi, puta Dionysius, Hierotheus, et menti cLi Anania come un piccolo grano; ma piantandolo nel suo giardino,
alii quamplures. produsse molte e buone dotttine, nelle quali dimorano coloro che sono
Deinde simile dicit fermento regnum Dei; sequitur enim dotati di un altissimo intelletto, per esempio Dionigi, Icroteo e molti altri.
«Et dixit: Cui simile aestimabo il/ud? Simile est fermento». Poi dice che il regno di Dio è simile al lievito. Perciò prosegue:
AMBROSJUS: Pleriquefermentum Christum putant, quiafermentum E disse ancora: A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? È simile al lie-
ex farina virtute, non specie generi suo praestat: sic et Christus vito. AMBROGIO: Molti pensano che il lievito sia il Cristo; infatti il lievito
patribus aequalis corpore, sed dignitate incomparabilis praeemi- che è 1icavato dalla pasta la supera per la forza ma non per l'apparenza:
nebat. Igitur sancta Ecclesia typum mulieris figura!, de qua sub- così anche il Cristo, eguale ai padri nel corpo, li superava it1comparabil-
ditur «Quod acceptum mulier abscondit in farinae sata tria, mentc per la dignità. Perciò la santa Chiesa rappresenta il tipo di quella
donec fermentaretur totum». BEDA: Satum est genus mensurae, donna della quale si aggiunge: che una donna ha preso e nascosto in tre
iuxta morem provinciae palaestinae, unum et dimidium modium staia di.fàrina,finché tutto sia fermentato. BEDA: Lo staio (satum) è una
capiens. ÀMBROSJUS: Farina huius mulieris nos sumus, quae specie di misura, secondo il costume della provincia della Palestina, che
Dominum lesum in interioribus nostrae mentis abscondit, donec contiene un moggio e mezzo. AMBROGIO: La farina di questa donna
nostra secreta penetralia calar sapientiae caelestis abducat. Et siamo noi: essa nasconde il Signore Gesù all 'interno delle nostre menti,
quia in tribus mensuris absconditum dicit esse fermentum, con- fino a quando il calore della sapienza celeste non ci conduce nei nostri
grue visum est ut Dei Filium crederemus absconditum in lege, ac luoghi segreti. E poiché dice che il lievito viene nascosto in tre misure,
opertwn in Prophetis, evangelicis praedicationibus adimpletum. opp01tunan1ente è stato giudicato che noi credessitno che il Figlio di Dio
Me tamen sequi iuvat quod ipse Dominus docuit, fermentum esse sia nascosto nella Legge, cope1to nei Profeti, adempito dalla predicazione
spiritualem doctrinam Ecclesiae. Eccfesia autem renatum homi- evangelica. Tuttavia qui io sono invitato ad andare più avanti, poiché il
nem in corpore et anima et spiritu, fermento .spirituali sanctificat, Signore stesso ci ha insegnato che il lievito è la dottiina spit"ituale della
cum tria haec pari quadam cupiditatum lance consentiunt, et Chiesa. Ora, la Chiesa santifica con il fct111ento spit·ituale l'uomo che è
aequalis aspirat concordia voluptatum. Itaque si in hac vita tres rinato nel corpo, nell 'anima e nello spirito, essendo queste tre cose unite
mensurae in eodem manserint donec fermententur et .fìant unum, da una eguale misura del desiderio e vi si respira una perfetta concordia
176 Cap. 13, vv. 18-21
r Cap. 13, vv. 18-21 177

erit in futurum diligentibus Christum incorrupta communio. delle volontà. Perciò, se in questa vita le tre misure permangono nella
THEOPHYLACTUS: Ve! pro /emina intelligas animam; tria vero sata stessa persona fino a quando sono lievitate e divenute una cosa sola, per
trinam partem eius, rationabilem, irascibilem et concupiscibilem. coloro che amano il Cristo ci sarà in futuro una comunione inconuttibile.
Si igitur aliquis in hac trina parte condiderit verbum Dei, faciet TEOFILAJTO: Oppure per la donna intendi l'anima, mentre le tre staia sono
hoc totum Spirituale, ut nec rationale peccet in documentis, nec le sue tre parti, quella razionale, quella irascibile e quella concupiscibile.
ira aut concupiscentia enormiter ferantur, sed conformentur verbo Perciò se qualcuno tiene nascosta in questa triplice parte la parola di Dio,
Dei. AUGUST!NUS, De verb. Dom. [serm. 32}: Ve/ tria satafarinae, renderà il suo essere totalmente spirituale, cosicché la parte razionale non
genus humanum est; quod de tribus Noe filiis est reparatum. pecchi nelle dottrine, né l'ira e la concupiscenza siano trasportate in modo
Mulier quae abscondit fermentum, Dei sapientia est. EuSEB!US: abnorme, ma siano rese conformi alla parola di Dio. AGOSTINO: Oppure le
Vela/iter. Fermentum Dominus nominat Spiritum sanctum, quasi tre staia di fatina sono il genere un1ano, che è stato restaurato dai tre figli
virtutem procedentem ex semine, idest Verbo Dei. Tria autem sata di Noè. La donna che nasconde il lievito è la sapienza di Dio. E USEBIO:
farinae significant notitiam Patris et Filii et Spiritus san.cli, quam Oppure in un altro modo. TI Signore chiama lievito lo Spirito santo, come
mulie1; idest divina sapientia, et Spiritus sanctus largitw~ BEDA: se si trattasse della forza che procede dal seme, cioè dal Verbo di Dio,
Ve! fermentum dilectionem dicit, quae fervere facit, et excitat men- mentre le tre staia di faiina significano la conoscenza del Padre e del
tem. Abscondit ergo mulier, idest Ecclesia, fermentum dilectionis Figlio e dello Spirito santo, che la donna, cioè la divina sapienza, e lo
in sata tria: quia praecepit ut diligamus Deum ex toto corde, ex Spirito santo concedono. B EDA: Oppure il lievito indica l'amore, il quale
tota anima et ex tota virtute. Et hoc donec fermentetur totum, fa ardere ed eccita la mente. Pe1tanto la donna, cioè la Chiesa, nasconde il
idest donec caritas totam mentem in sui perfectionem commutet; lievito dell'amore in tre staia: perché comanda che amiamo Dio con tutto
quod hic inchoatur, sed in futurum per.ficietw~ il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. E questo fino a quando il
tutto sia fermentato, cioè fino a quando l'amore trasfonni tutta l'anima
nella sua perfezione; e questo ha inizio in questa vita, ma sarà reso perfet-
to nella vita futura. ·

VERSUS 22-30 VERSETTI 22-30

22Et ibat per civitates et castel/a docens et iter faciens in 22Passava per città e villaggi insegnando, mentre andava verso
lerusalem. 23Ait autem il/i quidam: Domine, si pauci sunt qui sal- Gerusalemme. 23LJn tale gli chiese: Signore, sono pochi quelli che
vantur? Ipse autem dixit ad illos: 24Contendite intrare per angu- si salvano? Egli disse loro: 24Sforzatevi di entrare per la porta stret-
stam portam; quia multi, dico vobis, quaerunt intrare et non pote- ta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi ma non ci riusciran-
runt. 25Cum autem intraverit paterfamilias et cluserit ostium, et no. 25Quando il padrone di casa entrerà e chiuderà la porta, rimasti
incipietis foris stare et pulsare ostium dicentes: Domine, aperi fuori comincerete a bussare alla porta dicendo: Signore, aprici. Ma
nobis; et respondens dicet vobis: Nescio vos unde sitis. 26Tunc egli vi risponderà: Non so di dove siete. 26Allora comincerete a dire:
incipietis dicere: Manducavimus coram te et bibimus, et in plateis Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato
nostris docuisti. 27Et dicet vobis: Nescio vos unde sitis: discedite a nelle nostre piazze. 27Ma egli dichiarerà: Non so di dove siete.
me, omnes operarii iniquitatis. 2Blbi erit fletus et stridor dentium, Allontanatevi da me voi tutti, operatori di iniquità. 28Là ci sarà pianto
cum videritis Abraham et lsaac et lacob et omnes prophetas in e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e
regno Dei, vos autem expel/i foras. 29Et venient ab oriente et occi- tutti i Profeti nel regno di Dio, e voi cacciati fuori. 29Verranno da
dente et ab aquilone et austro et accumbent in regno Dei. 30Et ec- oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e siede-
ce sunt novissimi qui erunt primi, et sunt primi qui erunt novissimi. ranno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco: ci sono alcuni tra gli
ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi.
178 Cap. 13, vv. 22-30 Cap. 13, vv. 22-30 179

GLOSSA: Praemissis similitudinibus de multiplicatione evange- GLOSSA: Dopo aver parlato in parabole riguardo alla crescita dell'inse-
licae doctrinae, eius diffusioni ubique praedicando intendit; unde gnamento del Vangelo, egli mira alla sua diffusione in ogni luogo con la
dicitur «Et ibat per civitates et castella, docens, et iter faciens in sua predicazione; perciò si dice: Passava per città e villaggi insegnando,
Ierusalem». THEOPHYLACTUS: Non enim sola parva loca visitabat, mentre andava verso Gerusalemme. TuOFILATIO: Infatti non visitava sol-
sicut faciunt qui simplices fallere volunt, neque solas civitates, ut tanto le piccole località, come fanno coloro che vogliono imbrogliare la
ostentatores faciunt et gloriam quaerentes; sed sicut communis gente semplice, e neppure soltanto le grandi città, come fanno i vanaglo-
Dominus et pater omnibus providens, omnia circuibat. Non autem riosi, i quali cercano la gloria, ma come Signore comune e come un padre
visitabat municipia, vitans Ierusalem, ac si timeret legisperitorum cbe provvede a tutti percol1'cva ogni luogo. Né visitava soltanto le città
reprehensiones, aut mortem, quae poterat inde contingere; unde municipali evitando Gcrnsalemme, come se temesse le critiche dei dottori
subdit «Et iter faciens in lerusalem». Nam ubi plures erant aegro- de!Ja legge o la motte che ne poteva derivare; perciò soggiunge: mentre
ti, ibi se medicus magis ingerebat. andava verso Gerusalemme. Infatti dove c'erano molti ammalati, là
Sequitur «Ait autem quidam i/li: Domine, si pauci sunt qui sal- soprattutto il medico si rendeva presente.
vantur? ». GLOSSA: Quae quidem quaestio ad hoc pertinere videtur Continua: Un tale gli chiese: Signore, sono pochi quelli che si salvano?
de quo supra agebatur: nam in praemissa similitudine dixerat, GLOSSA: Questa domanda sembra appmtenere all'argomento di cui si tratta-
quod «requieverunt volucres caeli in ramis eius»; per quod intelli- va in precedenza: infatti nella parabola precedente aveva detto che gli uccel-
gi potest multos esse qui salutis requiem consequentur. Et quia ille li del cielo riposavano sui suoi rami; per cui si può pensare che sono molti
unus pro omnibus quaesierat, Dominus non singulariter ei quelli che ottengono il riposo della salvezza. E poiché quel singolo chiede-
respondet; unde sequitur «Ipse autem dixit ad illos: Contendile va in nome di tutti, il Signore non gli dà una risposta personale; perciò pro-
intrare p er angustam portam». BASILIUS: Sicut enim in via terrena segue: Egli disse loro: Sforzatevi di entrare per la porta stretta. BASILIO:
exitus a recto multam latitudinem habet; sic qui egreditur a trami- Come nella vita te1rnna l'allontanamento dal retto cammino è molto grande,
te ducente ad regnum caelorum, in multa latitudine erroris reperi- così chi si allontana dal cammino che conduce al regno dei cieli ritrova se
tw~ Rectum autem iter est angustum, qualibet declinatione pericu-
stesso in una vasta distesa di errori. Invece la retta via è angusta, a causa
losa existente, sive dextrorsum, sive sinistrorsum; sicut in ponte, a delle tante deviazioni pericolose sia a dtitta sia a manca; come nel caso dcl
quo utrinque divertens jlumini immergitur. CYRILLUS: Angusta ponte, allontanandosi da entrambe le parti del quale si precipita nel fiume.
etiam porta aerumnam et patientiam sanctorum signifìcat. Sicut CIRILLO: La porta stretta significa anche il travaglio e la pazienza dei santi.
enim pugnarum victoria attestatur militis strenuitati, sic praeclarum Infatti come la vitt01ia in battaglia attesta la valenz.a del soldato, così una
efficiet valida perpessio laborum et tentationum. Cl!RYSOSTOMUS, valida sopportazione delle fatiche e delle tentazioni rende un uomo valoro-
In Matthaeum [hom. 24}: Quid est ergo quod Dominus alibi dicit so. CRISOSTOMO: Perché dunque altrove (Mt 11,30) il Signore dice: «Il mio
(Matth. 11,30): «lugum meum suave est, et onus meum leve»? giogo è soave; il mio peso è leggero»? In effetti non si contraddice, ma que-
sto viene detto per la natura delle tentazioni, mentre quello è detto riguardo
Non quidem contradicit; sed hoc dictum est propter tentationum
al sentimento di coloro che le superano. Infatti ciò che è gravoso alla nostra
naturam, illud vero propter affectum transeuntium. Est enim
natura può sembrare leggero se viene affrontato con coraggio. E anche se la
molestum aliquid naturae, facile reputari quando id affectanter
via della salvezza è stretta all'inizio, tuttavia attraverso di essa si giunge
amplectimur. Si etiam via salutis angusta erit in introitu, tamen
all'ampiezza; mentre al contrario la via larga conduce alla perdizione.
per eam pervenitur ad latitudinem; e contrario vero lata deduci!
G~oruo: Ora, mentre stava per dire che l'ingresso della porta è stretto,
ad interitum. GREGOR!US, Moralium [2,28]: Dicturus autem angu- c~li premise: Sforzatevi, poiché, a meno che la mente non combatta corag-
stae portae introitum, praemisit «Contendile»: quia nisi mentis giosamente, non viene superata l'ondata del mondo, dalla quale l'anima
contentio ferveat, unda mundi non vincitu1: per quam anima sem- ~ene sempre risospinta verso il fondo. CIRILLO: Non sembra però che il
per ad ima revocatw~ CYRTLLUS: Non videtur autem Dominus Signore risponda a colui che chiede se siano pochi coloro che si salvano,
satisfacere quaerenti utrum pauci sint qui salventur, dum declarat mentre indica la via attraverso la quale uno può diventare giusto. Ma si deve
viam per quam quisque potest fieri iustus. Sed dicendum, quod dire che era un'abitudine del Salvatore non rispondere a coloro che lo inter-
180 Cap. 13, vv. 22-30 Cap. J3, vv. 22-30 181

mos erat Salvatoris non respondere interrogantibus secundum rogavano secondo il loro punto di vista ogniqualvolta che chiedevano cose
quod eis videbatur, quoties inutilia quaerebant, sed respiciendo inutili, guardando invece a ciò che sarebbe stato utile agli ascoltatori. Ora,
quod utile audientibus foret. Quid autem commodi proveniret che vantaggio sarebbe derivato agli ascoltatori dal sapere se coloro che si
audientibus scire an multi sint qui salventur, an pauci? salvano sono molti o pochi? Invece sarebbe stato più necessario conoscere
Necessarium autem magis erat scire modum quo aliquis pervenit il modo con cui uno raggiunge la salvezza. Perciò intenzionalmente egli
ad salutem. Dispensative ergo ad quaestionis vaniloquium nihil non dice nulla iiguardo alla questione oziosa, ma indirizza il suo discorso
dicit, sed transfert suum sermonem ad rem magis necessariam. verso un argomento più importante. AGOSTINO: Oppure in un altro modo. Il
AuGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 31]: Vel a/iter. Confirmavit Signore confe1ma la domanda che gli era stata fatta, cioè che sono pochi
Dominus quod audivit, scilicet quod pauci sunt qui salvantur, quia quelli che si salvano, poiché sono pochi quelli che passano attraverso una
per angustam portam pauci intrant. Alio autem loco hoc idem porta stretta, e altrove egli dice (Mt 7,14): «Menh·e stretta è la porta e angu-
ipse ait (Matth. 7, 14): «Àrcta est via quae ducit ad vitam, et pauci sta è la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che Ja trovano»; perciò
sunt qui ingrediuntur per illam»; unde subditur «Quia multi, dico soggiunge: perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi. B EDA: Indotti dal-
vobis, quaerent intrare». BEDA: Salutis amore provocati; «et non l'amore della salvezza, ma non ci riusciranno, atterriti dall'asperità del per-
poterunt», itineris asperitate deterriti. BASTLIUS: Vacillat enim corso. BASILIO: Infatti l'anima vacilla quando considera le realtà eterne sce-
anima, quando quidem considerat aeterna, eligendo virtutem: gliendo la vittù; quando guarda alle realtà presenti dando la preferenza alle
quando praesentia respicit, praeferendo illecebras: hic intuetur seduzioni; infatti qui si considerano gli ozi della carne mentre là si bada al
otia carnis, illic subiectionem. ipsius; hic ebrietatem, illic sobrie- suo assoggettamento; qtù l'ebbrezza, là la sobrietà; qui il riso sguaiato, là
tatem; hic dissolutos risus, illic copiam lacrymarum; hic choreas, l'abbondanza delle lacrime; qui le danze, là le preghiere; qui la zampogna,
illic orationes; hic fistulas, illic jletus; hic luxuriam, illic castimo- là il pianto; qui la lussuria, là la castità. AGOSTINO: Ora, non si contraddice il
niam. AUGUSTJNVS, De verb. Dom. [serm. 32]: Non autem contra- Signore quando dice che sono pochi quelli che entrano per la porta stretta,
rius sibi est Dominus, qui dixit, quod «pauci sunt qui intrant per mentre altrove (Mt 8,11) dice: <<Molti verranno dall'oriente e dall'occiden-
angustam portam»; et alibi dicit (Matth. 8, Il): «Multi ab oriente te». Infatti sono pochi se vengono messi a confronto con coloro che si per-
et occidente venient». Pauci sunt in comparatione p erditorum, dono, mentre sono molti in compagnia degli Angeli. A stento si vedono i
multi in societate Angelorum. Vix videntur grana quando area tri- grani quando il campo viene trebbiato; ma da questo campo esce una massa
turatur; sed tanta massa processura est de area hac ut impleat così grande da riempire i granai dcl cielo.
horreum caeli. CIRILLO: Ora, che siano condannabili coloro che non possono entrare lo
CYRILLUS: Quod autem detestabiles sint qui intrare non pos- chiarisce con un esempio evidente, aggiungendo: Quando il padrone di
sunt, per evidens exemplum declaravit, subdens «Cum autem casa entrerà e chiuderà la porta, rimasti jiwri comincerete a bussare alla
intraverit pate1familias, et clauserit ostium, incipietis joris stare, porta dicendo: Signore, aprici. Come se, dopo che il padrone di casa, che
et pulsare ostium, dicentes: Domine, aperi nobiS». Sicut si patre- ha invitato molti a un pranzo, è entrato con i convitati e ha chiuso la potia,
familias, qui multos ad convivium vocavit, ingresso cum convivis, arrivassero poi altri a bussare alla p01ta. BEDA: Ora, il padrone di casa è
et ostio recluso, postmodum pulsantes adveniant. BEDA: Est autem Cristo, il quale, poiché si trova ovunque con la divinità, si dice che è già
pater:familias Christus, qui cum ubique ex divinitate sit, illis iam entrato rispetto a coloro che già allieta in cielo con la visione di se stesso;
me~tre si trova fuori 1ispetto a coloro i quali combattono nel presente pel-
intus esse dicitur quos in caelo praesens sua visione laetificat; sed
quasi foris est his quos in hac peregrinatione certantes occultus legimaggio, aiutandoli di nascosto. Ma egli entrerà quando condurrà tutta
adiuvat. Jntrabit vero cum totam Ecclesiam ad sui contemplatio- la Chiesa alla contemplazione di se stesso; chiuderà la porta quando pri-
nem perducet; claudet Ostium, cum reprobis locum poenitentiae verà i reprobi del luogo della penitenza; e questi busseranno stando di
tollet; qui foris stantes pulsabunt, idest a iustis segregati miseri- fuori, cioè segregati dai giusti, imploreranno inutilmente la misc1icordia
cordiam quam contempserunt, frustra implorabunt; unde sequitur che hanno disprezzato. Perciò prosegue: Ma egli rispondendo vi dirà: Non
«Et respondens dicet vobis: Nescio vos unde sitis». GREGORJUS, so di dove siete. GREGORIO: Per Dio non conoscere è riprovare; come il
182 Cap. 13, vv. 22-30 Cap. 13, vv. 22-30 183

Moralium [2,4]: Nescire Dei improbare est; sicut et nescire men- non saper mentire si dice di un uomo verace che evita di cadere mediante
tiri vir verax dicitur qui labi per mendacium dedignatur: la menzogna: non che, se volesse mentire, non lo saprebbe fare, ma perché
non quod, si mentiri velit, nesciat, sed quod falsa loqui veritatis condanna il dire il falso per amore della verità. Perciò la luce della verità
amore contemnat. Veritatis igitur lumen tenebras, quas reprobat, ignora le tenebre che essa condanna.
ignorat. Qwndi prosegue: Allora comincerete a dire: abbiamo mangiato e
Sequitur «Tunc incipietis dicere: Manducavimus coram te, et bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. CIRILLO:
bibimus, et in plateis nostris docuisti». CYRTLLUS: Hoc Jsraelitis Questo si riferisce agli Israeliti, i quali, secondo la pratica della loro
convenit, qui secundum ritum legis ojferentes Dea victimas ede- Legge, quando offrivano le vittime a Dio mangiavano ed erano festosi.
bant et gaudebant. Audiebant quoque in synagogis libros Moysi, Inoltre nelle sinagoghe essi ascoltavano i libri di Mosè, il quale nei suoi
qui in suis scriptis non quae sua sunt, sed quae Dei tradebat. scritti non tramandava cose sue, ma quelle di Dio. TEOFILATIO: Oppure si
TIIEOPHYLACTUS: Vel simpliciter ad Jsraelitas dicitur: eo quod ex rivolge soltanto agli Israeliti poiché da loro il Cristo secondo la carne è
eis Christus secundum carnem natus est, et cum eo comedebant et nato e con lui essi mangiavano e bevevano e lo ascoltavano mentre predi-
bibebant, et eum praedicantem audiebant. Sed et Christianis haec cava. Ma queste cose si addicono anche ai c1istiani: infatti noi mangiamo
congruunt; nos enim comedimus corpus Christi et bibimus san- il corpo di Ctisto, accostandoci alla mensa mistica, ed egli insegna nelle
guinem eius quotidie, ad mensam mysticam accedentes, docetque strade delle nostre anime che sono aperte per 1iceverlo. BEDA: O in senso
in plateis animarum nostrarum. BEDA: Ve/ mystice manducat mistico, mangia e beve dinanzi al Signore chi riceve avidamente il cibo
coram Domino et bibit qui verbi pabulum avide suscipit; unde della parola; perciò, come se dovesse spiegare, soggiunge: tu hai insegna-
quasi exponendo subditur «ln plateis nostris docuisti». Scriptura to nelle nostre piazze. Infatti la Scrittura è un cibo nei punti più oscuri,
enim in obscurioribus cibus est, quia quasi exponendo frangitur, poiché mentre viene spiegata è come se fosse spezzata e inghiottita. Nei
et manducando glutitur; potus est in apertioribus, ubi ita sorbetur passi più chiari invece essa viene bevuta, poiché viene sorbita così come
sicut invenitur. Non autem festivitatum epulatio iuvat quem fidei si trova. Ma in una festa il banchetto non delizia chi non approya la pietà
pietas non commendat; non scientia Scripturarum notum Dea della fede; la scienza delle Scritture non fa conoscere Dio a chi si mostra
facit quem operum iniquitas indignum ostendit; unde subditur «Et indegno con la malvagità delle sue opere. Perciò continua: Ma egli
dicet vobis: Nescio vos unde sitis. Discedite a me, operarii iniqui- dichiarerà: Non so di dove siete. Allontanatevi da me, operatori di ini-
tatis». BASILIUS: lllis forsitan Loquitur quos describit Apostolus in quità. B ASILIO: Forse egli parla di coloro che 1' Apostolo descrive nella
propria persona, dicens (J Cor. 13, 1-3): «Si linguis hominum propria persona dicendo (1 Cor 13, 1-3): «Se anche parlassi le lingue degli
loquar et Angelorum, et habeam omnem scientiam, et distribuero uomini e degli Angeli, e avessi tutta la scienza, e distribuissi tutte le mie
omnes facultates meas in cibos pauperum, caritatem autem non sostanze in cibo dei pove1i, ma non avessi la carità, niente mi giova».
habuero, nihil mihi prodest». Quod enim non fit divini amoris Infatti ciò che non viene fatto in vista del divino amore, ma per acquistare
intuitu, sed ad acquirendam ab hominibus laudem, non invenit la lode degli uomini, non trova lode dinanzi a Dio. TEOFILATIO: Fa' anche
laudem apud Deum. THEOPHYLACTUS: Attende etiam quod detesta- attenzione al fatto che sono detestabili coloro sulle piazze dei quali il
biles sunt il/i in quorum plateis Dorninus docet: unde si docentem Signore insegna: perciò se ascoltiamo lui che insegna non sulle piazze,
eum audierimus, non in plateis sed in angustiis, et humilibus ma nelle tribolazioni e nei cuori umili, non saremo detestabili.
cordibus, non erimus detestabiles. B EDA: Ora fa vedere che la pena è duplice, ossia il freddo e il caldo.
BEDA: Duplex autem ostenditur gehennae poena; scilicet frigoris Perciò prosegue; Là ci sarà pianto e stridore di denti: il pianto per il calo-
et fervoris; unde sequitur «!bi erit jletus et stridor dentium»: re, lo stridore di denti per il freddo. Oppure lo stridore di denti tradisce il
jletus enim de ardore, stridor dentium de /rigore solet excitari. Ve/ sentimento di indignazione, indignazione tardiva in colui che si pente trop-
stridor dentium prodit indignantis affectum, quod qui sera poeni- po tardi. GLOSSA: Oppure strideranno i denti di coloro che qui godevano
tet, sera sibi irascatur. GLOSSA: Vel stridebunt dentes qui hic de per la loro voracità, mentre piangeranno gli occhi di coloro che si lasciaro-
edacitate gaudebant, flebunt oculi qui hic per concupiscentias no distrarre dalla concupiscenza. Con ciascuno di loro egli rappresenta la
vagabantw~ Per utrumque autem veram ùnpiorum resurrectionem reale risurrezione dei perversi. TEOFU,ATIO: Anche questo si 1iferisce agli
184 Cap. 13, vv. 22-30 Cap. 13, vv. 22-30 185

designat. THEOPHYLACTUS: Pertinet etiam hoc ad Israelitas, cum Israeliti con i quali parlava, perché essi ricevono un durissimo colpo per il
quibus loquebatur; qui ex hoc maxime percelluntur quod Genti/es fatto che, mentre i Gentili riposano con i loro padri, essi stessi sono esclusi;
cum patribus requiescunt, ipsi vero excluduntur; unde addidit perciò continua: quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i
«Cum videritis Abraham, Isaac et Iacob, et omnes Prophetas in Profeti nel regno di Dio, e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da
regno Dei, vos autem expelli foras. Et venient ab oriente et occi- occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel
dente, et ab Aquilone et Austro, et accumbent in regno Dei». regno di Dio. E USEBIO: Infatti i Padri suddetti, prima dci tempi della
EUSEBIUS: Praedicti enim patres ante tempora legis, secundum Legge, abbandonando il peccato del politeismo per seguire la via del
evangelicam formam errorem multorum Deorum derelinquentes, Vangelo, ottennero la conoscenza dcl Dio sublime, e ad essi si conformaro-
assumpserunt sublimis Dei notitiam, quibus pares facti sunt multi no anche molti Gentili mediante una vita simile; ma i loro figli si allonta-
Gentilium ab similem vitam; filii autem eorum alienationem sunt narono dalla disciplina evangelica. Perciò prosegue: Ed ecco: ci sono alcu-
passi ab evangelica disciplina; unde sequitur «Et ecce sunt novis- ni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi.
sùni qui erant primi, et sunt primi qui erant novissimi». CYRILLUS: CIRILLO: Infatti ai Giudei, che occupavano il primo posto, sono stati prefe-
Judaeis enim, qui primum locum tenebant, praelatae sunt gentes. 1iti i Gentili. TEOFILATIO: Ora noi, come pare, siamo primi perché abbiamo
THEOPHYLACTUS: Nos autem, ut videtur, primi sumus, qui ab ipsis ricevuto i rudimenti (della dottrina cristiana) sin dall'infanzia; ma forse
cunabulis rudimenta accepimus; et forsitan erimus novissimi saremo ultimi rispetto ai Gentili che hanno creduto verso la fine della vita.
respectu Gentilium, qui circafinem vitae crediderunt. BEDA: Multi B EDA: Inoltre molti in precedenza fervorosi, più tardi diventano tiepidi;
etiam prius ferventes, postea torpent: multi prius frigidi, subito molti dapprima frigidi, all'improvviso diventano ardenti; molti che nel
inardescunt; multi in saeculo despecti, in futuro sunt glorificandi; mondo sono disprezzati, nella vita futura saranno glorificati; altri che pres-
alii apud homines gloriosi, in fine sunt damnandi. so gli uomini sono gloriosi, alla fine saranno dannati.

VERSUS 31-35 VERSETTI 31-35

31 /n ipsa die accesserunt quidam Pharisaeorum dicentes 31 In quel momento sì awìcìnarono alcuni Farisei a dirgli: Partì e
il/i: Exi et vade hinc, quia Herodes vult te occidere. 32Et ait iflis: va' via dì qui, perché Erode ti vuole uccidere. 32Egli rispose: Andate
/te et dicite vulpi il/i: Ecce eicio daemonia et sanitates perficio a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio ì demoni e compio guarigioni
hodie et cras et tertia consumo. 33Verumtamen oportet me oggi e domani e il terzo giorno avrò finito. 33Però è necessario che
hodie et cras et sequenti die ambulare, quia non capit prophe- oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché
tam perire extra lerusalem. 34/erusalem, lerusa/em, quae occi- non è possibile che un Profeta muoia fuori dì Gerusalemme.
dis prophetas et lapidas eos, qui mittuntur ad te: quotiens 34Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi ì Profeti e lapidi coloro
volui congregare filios tuos, quemadmodum avis nidum suum che sono mandati a te; quante volte ho voluto raccogliere ì tuoi figli
sub pinnis, et noluisti? 35Ecce «relinquetur vobis domus vestra come un uccello la sua covata sotto le ali, e voi non avete voluto!
deserta». Dico autem vobis, quia non videbitis me donec 35 Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che
veniat cum dicetis: «Benedictus qui venit in nomine Domini». non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: «Benedetto colui che
viene nel nome del Signore».
CYR!LLUS: Praedicta Domini verba, Pharisaeorum animos
provocaverunt ad iram; videbant enim populos iam contritos CnuLLo: Le parole suddette del Signore indussero all 'ira gli animi dei
fidem eius arripere. Itaque quasi perdentes o.fficium populis prae- Giudei; infatti essi vedevano che il popolo già contrito era trascinato alla
sidendi et deficientes in lucro, simulantes se eum diligere, suadent sua fede. Così, quasi abbandonando il loro ufficio di guidare il popolo e
illi ut inde discederet; unde dicitur «In ipsa die accesserunt qui- perdendo il loro profitto, fingendo di amarlo, lo persuadono a lasciare
186 Cap. 13, vv. 31-35 Cap. 13, vv. 31-35 187

dam Pharisaeorum dicentes illi: Exi et vade hinc, quia Herodes quel posto; perciò si dice: In quel momento si avvicinarono alcuni Faris~i
vult occidere te». Christus autem qui renes et corda scrutatw; eis a dirgli: Parti e va' via di qui, perché Erode ti vuole uccidere. Ma 11
leniter et figuraliter respondet; unde sequitur «Et ait illis: l te et Cristo, che scruta le reni e i cuori, risponde loro pacatamente e in modo
dicite vulpi illi». B EDA: Propter dolos et insidias Herodem vulpem figurativo; perciò continua: Egli rispose: Andate a dire a quella volpe.
appellat, quod plenum fraudis est animai, in fovea propter insi- BBDA: A causa dei suoi inganni e insidie egli chiama Erode volpe, che è
dias latens, odore foetens, nunquam rectis itineribus incedens; un animale pieno di frode, che si nasconde nei fossi per le insidie, emet-
quae omnia haereticis conveniunt, quorum typum Herodes tenet, tendo un cattivo odore e non percmTendo mai degli itinerari diritti, tutte
qui Christum, idest humilitatem Christianae fidei in credentibus, cose che appartengono agli eretici, dci quali Erode è il modello, i quali si
conantur extinguere. CYRTLLUS: Vel alita Videtur hic sermo muta- sforzano di spegnere nei credenti l'umiltà della fede cristiana. CIR.ILLO: O
tus esse, et non spectare ad personam Herodis, ut aliqui putave- in un altro modo. Sembra che questo discorso sia stato mutato e non
runt, sed magis ad Pharisaicas fiction es: pene enim ipsum riguardi la persona di Erode, come alcuni hanno pensato, ma piuttosto le
Pharisaeum ostendit prope manentem, dum dixit «ite et dicite simulazioni dei Farisei: infatti il Signore sembra indicare un Fariseo non
vulpi huic», sicut in graeco habetur; unde hoc praecepit dicen- lontano quando dice: Andate a dire a questa volpe; come si ha nella lin-
dum, quod poterat urgere Pharisaeorum turbam: «Ecce», inquit, gua greca; perciò ordinò di dire ciò che avrebbe potuto incitare le folle:
«eicio daemonia, et sanitates perficio hodie et cras, et tertia die Ecco, disse, io scaccio i demoni e compio guarigioni oggi e domani e il
consummor». Hoc se promittit operaturum quod ludaeis displice- terzo giorno avrò finito. Egli promette di fare ciò che dispiaceva ai
bat: scilicet quod immundis imperare! spiritibus, et eriperet a Giudei: ossia di comandare agli spiriti inunondi e di strappare gli infermi
morbis infirmantes, usque dum propria spante sustineret crucis dalle loro malattie fino a quando avrebbe affrontato spontaneamente il
patibulum. Quia vero Pharisaei credebant quod manum trepidaret patibolo della croce. Ma poiché i Farisei pensavano che colui che era il
Herodis qui Dominus erat virtutum, hoc excludit dicens «Verum- Signore delle virtù avesse paura delle mani di Erode, egli esclude ciò
tamen oportet me hodie et cras et sequenti die ambulare». Quod dicendo: Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada
dicit «Oportet», nequaquam sibi necessitatem ingruentem osten- per la mia strada. li fatto che dice è necessario, non mostra che su di lui
dit, sed magis arbitrio propriae voluntatis pergere quo volebat, sovrasta una qualche necessità, ma piuttosto che con l'arbitrio della sua
quousque finem venerandae crucis subiret, cuius iam Christus immi- volontà egli va dove vuole, fino a quando subiJà la fine della croce glmio-
nere tempus ostendit cum dixit «Hodie et craS». THEOPHYLACTUS: Ac sa, della quale mostra che il tempo è ormai imminente quando dice: oggi
si dicat: Quid de morte mea cogitatis? Ecce fiet post modicum. e domani. T EOFILATTO: Come se dicesse: che cosa pensate della mia
Quod autem dicitur «Hodie et craS», hoc multos dies signifìcat, morte? Ecco, essa accadrà tra poco. Infatti l'espressione: oggi e domani,
sicut et nos in communi sermone soliti sumus dicere: hodie et cras significa molti giorni, come siamo abituati a dire nel linguaggio comune:
fit hoc, quod .fiat in tanta distantia temporis. Et ut evangelicum oggi e domani accadrà ciò, che non significa in un detenninato intervallo
sermonem evidentius exponamus, non intelligas quod oportet me hodie di tempo. E per spiegare più chiaramente le parole del Vangelo, non
et cras ambulare, sed sistas in «hodie et cras», deinde subiungas intendi che per me sia necessaiio camminare per la mia strada oggi e
«et sequenti die ambulare»; sicut et pluries numerando consue- domani; ma fermati anzitutto su oggi e domani, e poi soggiungi: e il gior-
vimus dicere: die dominica, et secunda feria, et tertia egredia!; no seguente io vada per la mia strada; come spesso, quando contiamo,
quasi computando duas, ut tertia denotetw; sic et Dominus quasi siamo soliti dire: Nel giorno dcl Signore e nella seconda e nella terza feria
computando dicit «Oportet me hodie et cras, et postea tertia die io uscirò, come se contando due noi denotassimo il terzo; così anche
ire lerusalem». A uGUSTINUS, De cons. Evang. [2, 75}: Vel mystice nostro Signore parla come calcolando: devo fare così oggi e anche doma-
ah ilio haec dieta intelliguntur, ut referantur ad corpus eius, quod ni, e poi il terzo giorno devo salire a Gerusalemme. AGOSTINO: Oppure in
est Ecclesia. Expelluntur enim daemonia, cum relictis illis super- senso mistico, da lui vengono dette queste cose perché siano riferite al suo
stitionibus, credunt in eum gentes; et perficiuntur sanitates, cum corpo che è la Chiesa. Infatti sono cacciati i demoni quando, abbandonate
secundum praecepta eius, posteaquam fuerit diabolo et huic le superstizioni, i Gentili credono in lui; e sono realizzate le guarigioni
saeculo renuntiatum, usque in finem resurrectionis, qua tamquam quando, secondo i suoi precetti, dopo che si è 1inunciato al diavolo e a
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tertia consummabitur, ad plenitudinem angelicam per c01poris questo mondo fino al termine della risurrezione, che si compirà il terzo
etiam ùnmortalitatem pe1jìcietur Ecclesia. giomo, sarà realizzata la Chiesa fino alla pienezza angelica mediante
THEOPHYLA CTUS: Sed quia il/i dicebant ei «Exeas hinc, quia l'immortalità del corpo.
Herodes quaerit te occidere»: in Ga/ilaea loquentes, ubi regnabat TEOFILATTO: Ma poiché gli dicevano: va' via di qui perché Erode li
Herodes, ostendit quod non in Galilaea, sed in lerusalem praeor- vuole uccidere, dato che parlavano in Galilea dove regnava Erode, mostra
dinatum faerat ei pali,- unde sequitur «Quia non capit Prophetam che era stato preordinato che egli avrebbe patito non in Galilea, ma a
perire extra l erusalem». Cum audis «non capit», idest non decet Gerusalemme. Perciò prosegue: perché non è possibile (non capit) che un
extra l erusalem Prophetam interimi, non putes vim coactivam Profeta muoia jitori di Gerusalemme. Quando dice non è possibile, cioè
l udaeis inductam, sed quantum ad eorum affectum sanguinis non si addice che un Profeta sia ucciso fuori di Gemsalemme, non devi
avidum convenienter hoc dicit,- velut si quis praedonem atrocissi- pensare che nei Giudei fosse stata introdotta una forza costrittiva, ma ciò
mum videns dicat: non oportet hanc viam, in qua praedo viene detto opportunamente con iifeiimento ai loro sentimenti avidi di
insidiatur viatoribus, immunem esse a sanguine: sic et non opor- sangue; come se uno che vede un predone atrocissimo dicesse: Questa
tebat alibi quam ubi morabantur praedones perire Dominum strada, sulla quale il predone insidia i viandanti, non può che essere insan-
Prophetarum: nam assueti Prophetarum sanguinibus occident et guinanta; così il Signore dei Profeti non può che morire nel luogo dove
Dominum,- unde sequitur «lerusalem, l erusalem, quae occidis abitano i predoni. Infatti, abituati al sangue dci suoi Profeti, essi uccide-
Prophetas, et lapidas eos qui mittuntur ad te>>. BEDA: lerusalem ranno anche il Signore; perciò continua: Gerusalemme, Gerusalemme che
non saxa et aedificia civitatis, sed habitatores vocat, quam patris uccidi i Profeti e lapidi coloro che sono mandati a te. BEDA: Egli chiama
plangit affectu. CHRYSOSTOMUS: Geminatio enim verbi, miserantis Gerusalemme non i sassi o gli edifici della città, ma i suoi abitanti, che
est, aut nimium diligentis: nam tamquam ad amicam negligentem piange con affetto di padre. CRISOSTOMO: La 1ipetizione della parola è
amatorem, et ideo puniendam, Dominus loquitur GRAECUS: Sed et propria di colui che ha misericordia o un grande amore; infatti il Signore
nominis geminatio vehementem reprehensionem ostendit: nam parla, per così dire, come farebbe un amante con l'amica che lo disprezza
quae novit D eum, quomodo Dei ministros p ersequ itur? e che pertanto dev'essere punita. ILGRECO: Inoltre la ripetizione del nome
C11RYSOSTOMUS: Quod autem essent immemores divinorum bono- mostra la severità dcl 1improvcro. Infatti chi conosce Dio, come può per-
rum ostendit subdens «Quoties volui congregare filios tuos, que- seguitare i suoi ministii? CrusosTOMO: Ora, che non si ricordassero dei
madmodum avis nidum suum sub pennis, et noluisti?». Manuduxit benefici ricevuti lo mosti·a soggiungendo: quante volte ho voluto racco-
eos per sapientissimum Moysen, monuit per Prophetas, voluit sub gliere i tuoi figli come un uccello la sua covata sotto le ali e voi non avete
alis, idest sub tegmine suae virtutis, i/Los habere,- at i/Li caruerunt voluto? Li condusse per mano per mezzo del sapientissimo Mosè; li
tam desiderabilibus bonis ingrati existentes. A UGUSTTNUS, In ammonì per mezzo dei Profeti; volle tenerli sotto le sue ali, ossia sotto la
Enchir.: Dicit autem: Ego volui, et tu noluisti,- quasi dicat: protezione della sua potenza, ma essi si sono privati di tutti questi beni
Quotquot aggregavi mea voluntate semper eff ic aci, te nolente desiderabili perché erano ingrati. AGOSTINO: Ora dice: Io ho voluto e tu
feci, quia ingrata semper fuisti. B EDA: Pulchre autem qui hai rifiutato; come se dicesse: tutte le volte che vi ho radunati con la mia
Herodem de sua nece tractantem vulpem vocaverat, seipsum avi volontà sempre efficace l'ho fatto contro la vostra volontà, poiché eravate
comparat: quia vulpes ji-audulenter semper avibus insidias inten- sempre ingrati. BEDA: Tn modo stupendo colui che parlando della prop1ia
dunt. BASILIUS: Filios etiam l erusalem pullis in nido comparavit,- motte chiamò Erode una volpe, paragona se stesso a un uccello; perché le
ac si dicat: aves quae in altum consueverunt volare, exceptae sunt volpi in modo sleale tendono continuan1cnte delle insidie agli uccelli .
a nocumentis insidiantium,- tu tamen eris ut pullus egens alieno BASILIO: Inoltre egli paragona i figli di Gerusalemme agli uccelli nel nido;
suffragio. Matre igitur avo/ante aiifereris a nido, quasi impotens come se dicesse: gli uccelli che sono abituati a volare in alto, sono esenti
ad tutelam et debilis ad fagam; unde sequitur «Ecce relinquetur dai pericoli di coloro che pongono loro delle insidie; invece tu sei come
domus vestra deserta». BEDA: lpsam civitatem, quam nidum voca- un pulcino che ha bisogno di aiuto da parte di altri. Perciò quando la
verat, etiam mmc domum l udaeorum appellat. Occiso enim madre se n'è volata via, sarai tolto dal nido, come se fossi impotente alla
Domino venerunt Romani, et quasi nidum vacuum diripientes, difesa e troppo debole per la fuga. Perciò continua: Ecco, la vostra casa vi
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tulerunt eorum locum, gentem et regnum. THEOPHYLA CTUS: Ve! viene lasciata deserta. BEDA: Quella stessa città che aveva chiamato nido,
«domus vestra», idest templum; ac si dicat: quamdiu virtus erat in ora la chiama anche casa dei Giudei. Infatti dopo che il Signore era stato
vobis, templum erat meum; sed postquam fecistis ipsum spelun- ucciso, vennero i Romani e, saccheggiandola come un nido vuoto, li pri-
cam latronum, non est de cetero domus mea, sed vestra. Ve/ varono del loro luogo, della loro nazione e del loro regno. TEOFCLATIO:
domum dicit totam gentem l udaeorum, iuxta il/ud (Ps. 134,19): Oppure la vostra casa, cioè il tempio, come se dicesse: Finché in voi
«Domus Iacob, benedicite Domino», per quod ostendit quod ipse c'era la virtù, il tempio era mio; ma dopo che l'avete ridotto a una spelon-
erat qui gubernabat eos, et eripiebat ab hostium minibus. ca di lachi, non è più la mia casa ma la vostra. Oppme chiama casa tutta
Sequitur «Dico autem vobis, quia non videbitis me donec la razza dei Giudei, secondo quanto detto in Sal 134, 19: «0 casa
veniat, cum dicetis: Benedictus qui venit in nomine Domini». d' Israele, benedite il Signore»; per cui egli mostra che era colui che li
AUGUSTINUS, De cons. Evang. [2,75]: Huic narrationi Lucae non governava e che li sottraeva dalle mani dei loro nemici.
videtur adversari quod turbae dixerunt, veniente Domino in Continua: Vì dico infatti che voi non mi vedrete più fino al tempo in
l erusaLem: «Benedictus qui venit in nomine Domini»: quia nondum cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore. AGOSTINO :
illuc venera!, et nondum dictum erat. CYR1LLUS: Discesserat enim Con questa narrazione non sembra contrastare quanto la folla dice all'ani-
Dominus a Hierosolymis, tamquam indignos existentes sui prae- vo di Gesù in Gerusalemme: Benedetto colui che viene nel nome del
s enti a deserens; deinde muLtis miracuLis factis, rursum Signore: perché non vi è ancora andato e non è ancora stato detto.
HierosoLymam redit, ubi ei turba occurrit dicens (Matth. 21,9): CIRILLO: li Signore si era allontanato da Gerusalemme, in quanto erano
«Hosanna filio David: benedictus qui veni! in nomine Domini». indegni della sua presenza; poi, dopo aver compiuto molti miracoli, vi fa
A UGUSTINUS: Sed quia non dicit Lucas quo inde tunc accessit di nuovo ritorno, e allora la folla gli corre incontro dicendo (Mt 21 ,9):
Dominus, ut non veniret nisi eo tempore quo iam illud diceretur «Osanna al Figlio di Davide: Benedetto colui che viene nel nome del
(persevera! quippe in itinere suo donec venia! lerusalem); de ilio suo Signore». AGOSTINO: Poiché Luca non dice da quale posto il Signore si
adventu quo in claritate venturus est, hoc significa!. THEOPHYLACTUS: mosse verso quel luogo, sicché egli non arrivasse che in quel tempo di cui
Tunc enim et inviti confitebuntur eum Salvatorem et Dominum, si è detto (quindi egli procede nel suo viaggio fino a quando aniva a
quando nullus erit eis inde profectus. Dicens autem «Non videbitis Gerusalemme), perciò questo va inteso della venuta nel suo splendore.
me donec veniat ...», non significa! illam horam, sed tempus crucis; TEOFILATIO: Infatti allora anche coloro che lo faranno per forza lo confes-
quasi dicat: Postquam cruciftxeritis me, non amplius videbitis me, seranno come loro Signore e Salvatore, quando non ne ricaveranno alcun
donec iterum veniam. AUGUSTINUS [ut supra]: Jntelligendus est vantaggio. Ora, dicendo: non mi vedrete più fino al tempo ecc., non signifi-
ergo Lucas ve/le praeoccupasse, antequam eius narratio Dominum ca quell'ora, ma il tempo della croce. Come se dicesse: Dopo avcnni cro-
perduceret l erusalem, aut eidem civitati iam appropinquantem talia cifisso non mi vech·ete più, fino a quando farò di nuovo ritorno. AGOSTINO:
respondisse monentibus ut caveret Herodem, qualia Matthaeus Luca dev'essere inteso come se qui volesse anticipare, prima che il suo
dicit esse locutum cum iam pervenisse! Ierusalem. BEDA: Vel dicit racconto conducesse nostro Signore a Gerusalemme, oppure mentre egli
«Non me videbitis», quasi dicat: Nisi poenitentiam egeritis, et con- si avvicinava a quella città, le cose che egli aveva risposto a coloro che lo
fessi faeritis me Filium omnipotentis Patris, in secundo adventu ammonivano di guardarsi da Erode, che sono le stesse cose che secondo
faciem meam non videbitis. Matteo egli ha detto dopo che era già arrivato a Gerusalemme. B EDA:
Oppure dice non mi vedrete, come se dicesse: A meno che non facciate
penitenza e abbiate confessato che io sono il Figlio del Padre Onni-
potente, alla mia seconda venuta non vedrete il mio volto.
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CAPUT 14 CAPITOLO 14

VERSUS 1-6 VERSETTI 1-6

1Et factum est, cum intraret /esus in domum cuiusdam 1Avvenne che un sabato, essendo entrato nella casa di uno
principis Pharisaeorum sabbato manducare panem, et ipsi dei capi dei fari sei per pranzare, la gente stava a osservarlo.
observabant eum. 2Et ecce homo quidam hydrop icus erat 2Ed ecco, davanti a lui stava un idropico. 3Rivolgendosi ai dot-
ante illum . 3Et respondens /esus dixit ad legisp eritos et tori della Legge e ai Farisei , Gesù disse: È lecito , curare di
Pharisaeos dicens: Si licet sabbato curare? 4At i/li tacue- sabato? 4 Ma essi tacquero. Egli, presolo per mano, lo guarì e
runt. Ipse vero apprehensum sanavit eum ac dimisit. 5Et lo congedò. 5 Poi disse: Chi di voi se un asino o un bue gli cade
respondens ad il/os dixit: Cuius vestrum asinus aut bos in nel pozzo non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato? 6E non
puteum cadet, et non continuo extrahet illum die sabbati? potevano rispondere nu lla a queste parole.
6Et non poterant ad haec respondere il/i.
CnuLLO: Sebbene il Signore conoscesse la malizia dei Farisei, tutta-
CYRILLUS:Quamvis Dominus malitiam Pharisaeorum co- via si faceva loro commensale per giovare ai presenti con le parole e con
gnosceret, tamen eorum fiebat con vi va, ut prodesset praesentibus i miracoli. Perciò continua: Awenne che un sabato, entrato nella casa di
per verba et miracula; unde subditur «Etfactum est cum introis- uno dei capi dei farisei per pranzare, la gente stava a osservarlo:
set Jesus in domum cuiusdam principis Pharisaeorum sabbato per vedere se disprezzasse l'osservanza della legge e facesse in giorno
manducare panem, et ipsi observabant eum»: si scilicet reverentiam di sabato qualcuna delle cose proibite. Perciò quando uri idropico
legis contemneret, et an quicquam prohibitorum faceret in die venne in mezzo a loro, con una domanda egli rimprovera l'insolenza
sabbati. Jtaque hydropico veniente in medium, interrogatione dei Farisei, i quali volevano criticarlo; per cui si dice: Davanti a lui
reprehendit insolentiam P harisaeorum, eum arguere volentium; stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai Farisei
unde dicitur «Et ecce homo quidam hydropicus erat ante illum. Et Gesù disse: È lecito curare di sabato? BEDA: Ciò che si dice che Gesù
respondens Jesus dixit ad legi!!.peritos et Pharisaeos, si licet sab- abbia risposto riguarda quanto era stato detto in precedenza: la gente
bato curare». B EDA: Quod dicitur respondisse Iesus, ad hoc respi- stava a osservarlo: infatti il Signore conosceva i pensieri degli uomini.
cit quod praemissum est: «et ipsi observabant eum» : Dominus TEOFILATIO: Ora, con la sua domanda egli li deride come fossero degli
enim novit cogitationes hominum. THEOPHYLACTUS: In sua autem stupidi: infatti mentre Dio benedice il sabato, essi impediscono di fare
interrogatione deridet eos, sicut amentes: Deo enim benedicente opere buone in esso; ma il giorno che non ammette di operare cose
sabbatum, ipsi prohibent operari bona in eo; dies autem quae buone, è un giorno maledetto. B EDA: Giustamente gli inte1rngati fanno
bonorum operam non admittit, maledicta est. BEDA : Sed merito silenzio, perché si rendevano conto che qualsiasi cosa avessero detto
interrogati tacent, quia contra se dictum, quicquid dixerit, vident. sarebbe andata contro di loro. Se infatti è lecito curare di sabato, per-
Nam si licet sabbato curare, quare Salvatorem an curet observant? ché stanno a guardare se il Salvatore risana? Se invece non è lecito,
Si non licet, quare ipsi sabbato pecora curant? Unde sequitur «Àl perché si prendono cura dei loro annenti anche di sabato? Perciò pro-
illi tacuerunt». CYRILLUS: Neglectis igitur Judaeorum insidiis, segue: Ma essi tacquero. CIRILLO: Perciò, trascurate le insidie dei Giu-
liberal a morbo hydropicum: qui metu Pharisaeorum remedia non dei, egli libera l'idropico dal suo male: il quale, per paura dei Farisei,
postulabat propter sabbatum, sed solum astabat, ut ex aspectu non chiedeva il ri medio a causa del sabato, ma soltanto stava fc1mo di-
misertus eius salvaret eum: quod Dominus cognoscens, non nanzi a lui, sicché alla sua vista egli potesse avere compassione di lui e
postulat ab eo si vellet salvus jìeri; sed protinus eum sanavit; lo guarisse. E il Signore, sapendo ciò, non gli chiede se vuole essere
194 Cap. 14, vv. 1-6 Cap. 14, vv. 1-6 195

unde sequitur «Ipse vero apprehensum sanavi! eum ac dimisi!». guarito, ma lo guarisce immediatamente; perciò continua: Egli, presolo
THEOPHYLACTUS: In quo non hoc prospexit Dominus, ne scandali- per mano, lo guarì e lo congedò. TEOFILATTO: In ciò nostro Signore
zaret Pharisaeos; sed ut benefaciat egenti remediis: decet enim non badava a non offendere i Farisei, ma soltanto a beneficare colui
nos, cum magna resultat utilitas, non curare si stulti scandalizen- che aveva bisogno di essere guarito: infatti è conveniente che, quando
tur. CYRILLUS: Sed quia Pharisaei inepte tacuerunt, solvit Christus c'è un grande vantaggio, noi non facciamo caso se gli stolti si scanda-
inflexibilem eorum impudentiam, considerationibus seriis ad hoc lizzano. CIRILLO: Ma poiché inoppo1tunamente i Farisei tacevano, il
utens; unde sequitur «Et respondens ad illos dixit: Cuius vestrum Cii sto smonta la loro inflessibile tracotanza, servendosi di argomenti
asinus aut bos in putewn cadet, et non continuo extrahet illum die seri; perciò continua: Poi disse: Chi di voi se un asino o un bue gli ca-
sabbati?». THEOPHYLACTUS: Quasi dicat: Si prohibuit !ex misereri de nel pozzo non lo tirerà subito fiwri in giorno di sabato? TEOFILATTO:
in sabbato, ne curam habeas filii tui periclitantis in sabbato; sed quid Come se dicesse: se la Legge proibisce di avere compassione di sabato,
dico, filii, quando nec bovem praeteris, si periclitantem videris? non ti devi prendere cura di tuo figlio che si trova in pericolo di sabato?
BEDA: In quo sic observatores suos Pharisaeos convincit, ut Ma che dico dcl figlio, quando non h·ascuri neppure il bue se lo vedi in
eosdem etiam avaritiae condemnet, qui in liberatione animalis pericolo? BEDA: Con queste parole egli confuta i suoi scrutatori, i Farisei,
suae avaritiae consulebant. Quanto ergo magis Christus homi- tanto da condaimarli anche per la loro avarizia, poiché nella liberazione
nem, qui multo melior est pecore, debuit liberare? AucuSTINUS, dell'animale essi provvedevano anche alla loro avarizia. Perciò quanto
De quaest. Evang. [2,29): Congruenter autem hydropicwn anima- più Cristo doveva liberare un uomo, il quale vale molto di più di una
li quod cecidit in puteum comparavi!, humore enim laborabat; pecora? AGOSTINO: Ora, egli paragona convenientemente l'idropico a
sicut illam mulierem quam alligatam dixerat, et ipse solvebat, un animale che cade nel pozzo: infatti era disturbato dall'acqua; come
comparavit fumento, quod solvitur ut ad aquam ducaft11é aveva paragonato a una bestia da soma, che viene slegata per essere
BEDA: Competenti ergo exemplo solvit quaestionem, ut osten- condotta a bere, quella donna che egli aveva detto che era legata.
dat eos violare sabbatum in opere cupiditatis qui eum violare BEDA: Perciò con un esempio appropriato egli risolve la questione,
arguerunt in opere caritatis; unde sequitur «Et non poterant ad per far vedere che essi violano il sabato con un'opera di cupidigia,
haec respondere i/li». Mystice autem hydropicus comparatur ei mentre criticano lui che compie un 'opera di carità; perciò continua:
quem jluxus carnalium voluptatum exuberans aggravat: hydropicus E non potevano rispondere a queste parole. Ora, in senso mistico
enim morbus ab aquoso humore vocabulum trahit. ÀUGUSTJNUS, l'idropico viene paragonato a chi è gravato dal peso del flusso esube-
De quaest. Evang. [2,29): Vel hydropicum recte comparamus divi- rante dei piaceri carnali: infatti la malattia dell'idropisia ricava il suo
ti avaro: sicut enim ille quanto magis abundat humore inordinato, nome da un umore acquoso. AGOSTINO: Oppure paragoniamo giusta-
tanto amplius sitit; sic et iste quanto est copiosior divitiis, quibus mente l'idropico a un ricco avaro: infatti quanto più quegli abbonda di
non bene utitur, tanto ardentius talia concupiscit. GREGORIUS, un umore disordinato, tanto più ha sete; così quanto più questi abbonda
Moralium [14,1) : Recte ergo hydropicus ante Pharisaeum cura- nelle 1icchezze di cui non fa buon uso, tanto più le desidera ardente-
tur: quia per alterius aegritudinem corporis, in altero exprimitur mente. GREGORIO: Pertanto l'idropico viene curato opportunamente
langu01~ seu aegritudo cordis et mentis. BEDA: Bene autem in davanti a un Fariseo; perché mentre in uno viene espressa la malattia
exemplo bovem. et asinum nominat, ut vel sapientes et hebetes, ve! del corpo, nell'altro viene indicato il languore, ossia la malattia, del
utrumque populum signifìcet, scilicet Iudaeum iugo legis pressum, cuore e della mente. BEDA: Inoltre in questo esempio egli nomina giu-
et Gentilem nulla ratione domitum: omnes enim a puteo concupi- stamente il bue e l'asino, così da rappresentare o il saggio e lo stolto
scentiae demersos Dominus extrahit. oppure entrambi i popoli, cioè i Giudei oppressi dal peso della legge e i
Gentili non soggetti ad alcuna ragione: infatti il Signore trae fuori dal
pozzo della concupiscenza tutti coloro che vi sono piombati dentro.
196 Cap. 14, vv. 7-11 Cap. 14, vv. 7-11 197

VERSUS 7-11 VERSETTI 7-11

7Dicebat autem et ad invitatos parabo/am, intendens ?Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti,
quomodo primos accubitus eligerent, dicens ad il/os: BCum disse anche a loro una parabola: 8Quando sei invitato a nozze,
invitatus fueris ad nuptias, non discumbas in primo loco, ne non metterti al primo posto, perché non vi sia un altro invitato
forte honoratior te sit invitatus ab il/o, 9et veniens is qui te et più ragguardevole di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a
illum vocavit dicat tibi: Da huic locum, et tunc incipias cum dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna cominciare a
rubore novissimum /ocum tenere. 10Sed, cum vocatus fue- occupare l'ultimo posto. 101nvece, quando sei invitato va' a
ris, vade, recumbe in novissimo loco, ut, cum venerit qui te metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato
invitavit, dicat tibi: Amice, ascende superius. Tunc erit tibi ti dica: Amico, sali più in alto. Allora ne avrai onore davanti a
gloria coram simul discumbentibus. 11Quia omnis qui se tutti i commensali. 11 Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e
exaltat humiliabitur, et qui se humiliat exaltabitur. ch i si umilia sarà esaltato.

AMBROSIUS: Prius curatus est hydropicus, in quo fluxus carnis AMBROGIO: Anzitutto viene cmato l'idropico, in cui l'esuberante flusso
exuberans, animae gravabat officia, spiritus extinguebat ardorem: della carne appesantiva i compiti dell'anima e soffocava l'ardore dello spi-
Deinde docetur humilitas, dum in convivio nuptiali appetentia rito; poi si insegna l'umiltà, mentre si critica la brama dei primi posti in un
loci superioris arcetur; unde dicitur «Dicebat autem ad invitatos pranzo nuziale; per cui si dice: Osservando poi come gli invitati sceglieva-
parabolam, intendens quomodo primos accubitus eligerent, no i primi posti, disse anche a loro wia parabola: Quando sei invitato a
dicens ad illos: Cum invitatus fiteris ad nuptias, non discumbas in nozze non metterti al primo posto. CIRILLO: Assaltare celermente onori che
primo loco». CYRILLUS: Prosilire enim prompte ad honores qui non ci convengono, indica che siamo dei temerari e riempie le nostre azioni
nobis non conveniunt, indicat nos temerarios esse, et nostra /acta di disonore; perciò continua: perché non vi sia un altro invitato più rag-
vituperio replet,· unde sequitur «Ne jòrte honoratior te sit invita- guardevole di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il
tus ab ilio, et veniens is qui te et illum vocavit, dicat tibi: Da huic posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. C RISOSTOMO:
locum; et tunc incipias cum rubore novissimum locum tenere». E così l'ambizioso di onore non ha ottenuto ciò che desiderava, ma ha subi-
CHRYSOSTOMUS: Et sic quod concupivi!, nequaquam obtinuit ambi- to un ii.fiuto, e chi cercava in che modo abbondare di onori, non viene ono-
tiosus honoris, sed passus est repulsam; et satagens qua/iter rato. E poiché non c'è nulla di così importante come la modestia, egli con-
abundet honoribus, non honoratur. Et quia nihil est aequipollens duce il suo ascoltatore all'opposto. Egli non proibisce soltanto l'ambizione
dei primi posti, ma anzi comanda loro di andare alla caccia degli ultimi.
modestiae, auditorem ad oppositum ducit. Non solum prohibet
Perciò continua: invece, quando sei invitato va' a metterti ali 'ultimo posto.
ambire primatum, sed et venari iubet ultima; unde sequitur «Sed
CrRJLLO: Poiché colui che non desidera di essere messo dopo gli altri, lo
cum vocatus fiteris, vade, recumbe in novissimo loco». CYRILLUS:
ottiene giustamente dalla divina sentenza, per cui segue: perché venendo
Si enim aliquis non vult aliis praelocari, nanciscitur hoc ex divina
colui che ti ha invitato ti dica: Amico, sali più in alto. Con queste parole
sententia; unde sequitur «Ut cum venerit qui te invitavit, dicat
egli non rimprovera severamente, ma raccomanda soavemente: infatti pres-
tibi: Amice, ascende superiuS». Haec dicens, non graviter obiur- so i discreti è sufficiente l'esortazione, e così per l'umiltà uno viene incoro-
gat, sed leniter iniungit: sufficit enim monitio apud discretos; et nato con l'onore; perciò prosegue: Allora ne avrai onore davanti a tutti i
sic pro humilitate aliquis coronatur honore; unde sequitur «Tunc commensali. BASILIO: Occupare gli ultimi posti in un pranzo, secondo il
erit tibi gloria coram simuf discumbentibus». BAS!LIUS [in quaest. comandamento del Signore, è cosa opportuna, m entre ilrnmpere ostinata-
expl., qu. 21]: Occupare igitur locum ultimum in conviviis, iuxta mente viene riprovato come intenuzione dell'ordine e causa di tumulto, e
mandatum dominicum, conveniens est, sed rursum in hunc con- una contesa mossa a questo riguardo equipara voi a coloro che litigano per
tentiose irruere reprobatum tamquam interemptorium ordinis et i primi posti. Perciò, come dice qui il Signore, è opportuno che chi fa un
f
198 Cap. 14, vv. 7-11 Cap. 14, vv. 7-11 199

causativum tumultus: et de eo mota contentio aequiparabit vos pranzo organizzi l'ordine dei posti a sedere. Così nella pazienza e nell 'a-
litigantibus de primatu. Quapropter, sicut hic Dominus dicit, more noi dovrcnuno sopportarci reciprocamente, eseguendo ogni cosa
expedit convivium facienti committere accubitus ordinem. Sic et in secondo un ce1to ordine, e non per l'apparenza 1ispetto a molti; né sembre-
patientia nos mutuo sustinebimus honeste, et secundum ordinem remo studiare l'umiltà a causa di violenti contrasti; infatti è più facile otte-
omnia prosequentes, non ad apparentiam plurium; nec videbimur nere l'umiltà con la pazienza. Poiché è maggior segno di superbia il contra-
humilitatem pertractare per vehementem contradictionem; magis sto che la Jicerca del p1imo posto a tavola, soprattutto se lo otteniamo per
autem humilitatem per patientiam obtineremus: maius est enim ex ordine dcll'autoiità. TEOFILATIO: E qualcuno non pensi che la suddetta dot-
repugnantia superbiae indicium quam ex primo accubitu, quando trina sia di poco conto e indegna della sublimità e grandezza dcl Verbo di
eum cum imperio obtinemus. THEOPHYLACTUS: Nemo autem putet Dio; infatti non chiamerai pio un medico che si dedica alla cura della gotta
praemissam Christi doctrinam modicam esse, et indignam culmi- mentre si 1ifiuta di curare la puntura di un dito o il dolore di denti. Inoltre,
nis Dei Verbi; non enim pium dices esse medicum pollicitum sana- in che modo la passione della vanagloria può sembrare piccola se induceva
re podagram, ictum vero digiti ve! dentis dolorem nolentem cura- a cercare i primi posti a tavola? Pertanto era conveniente che il maestro del-
re. Porro quomodo parva passio vanae gloriae, quae versabat l'umiltà tagliasse ogni ramo dalla cattiva radice. Ma osserva anche il fatto
primos perquirentes accubitus? Decebat igitur humilitatis magi- che quando la cena era pronta e gli invitati miserabili si contendevano i
primi posti a tavola sotto gli occhi del Salvatore, c'era un'occasione propi-
strum omnem ramum pravae radicis amputare. Sed et illud consi-
zia per l'anunonizione.
dera, quia praesto coena, et passione primatus coram Salvatore
CJR!LLO: Dopo aver mostrato con un esempio così piccolo la degrada-
vexante miseros, opportunitatem habebat monitio.
zione degli ambiziosi e l'esaltazione degli umili, egli aggiunge una gran
CYRTLLUS: Ostenso igitur tam modico exemplo ambitiosorum cosa a una piccola, pronunciando una sentenza generale, quando conti-
contemptu, et non ambitiosorum exaltatione adicit magnum nua: Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chiunque si umilia sarà
parvo, generalem sententiam proferens, cum subditur «Quia esaltato; il che viene detto secondo il giudizio divino e non secondo la
omnis qui se exaltat, humiliabitur; et qui se humiliat, exaltabi- consuetudine umana, per la quale molti ottengono l'onore che bramano,
tun>: quod dicitur secundum divinum iudicium, non secundum mentre molti altri che si umiliano restano senza onore. TEOFILATTO:
humanam consuetudinem, secundum quam plures concupiscentes Inoltre non dev'essere rispettato alla fine, né da tutti, chi si immischia
honorem consequuntw~ a/ii vero se humiliantes inglorii remanent. negli onori; perché, mentre da alcuni egli viene onorato, da altri viene
THEOPHYLACTUS: Porro non finaliter nec omnibus hominibus est disprezzato, e talvolta da quegli stessi uomini che esteriormente lo onora-
reverendus qui se honoribus ingerit,· sed dum a quibusdam hono- no. BEDA: E poiché l'Evangelista chiama questo ammonimento una pa-
ratw: a/ii detrahunt ei, et quandoque etiam ipsi honorantes. rabola, si deve vedere che cosa essa significhi dal punto di vista mistico.
BEDA: Sed quoniam hanc admonitionem Evangelista parabolam Chiunque, essendo invitato, si presenta alle nozze tra Cristo e la Chiesa,
vocat, breviter intuendum quid mystice significet. Quisquis nup- essendo unito agli altri membri della Chiesa per mezzo della fede, non si
tias Christi et Ecclesiae invitatus adierit, membris Ecclesiae per esalti come se fosse superiore agli altii, vantandosi dei propri meriti.
jìdem coniunctus, non se extollat, quasi sublimior ceteris, de Infatti dovrà cedere il posto a un altro più degno che viene invitato dopo
meritis gloriando: dabit enim locum honoratiori post invitato, di lui, essendo andato davanti a coloro che lo hanno preceduto nella
cum i/forum qui se in Christo secuti sunt agilitate praeitur, et cum sequela di C1isto; così va ad occupare con vergogna l'ultimo posto ora
rubare novissimum locum tenet, quando de aliis meliora cogno- che conosce le cose migliori fatte dagli altri, e abbassa l'alta stima che
scens, quicquid de sua operatione celsum sentiebat humiliat. Sed una volta aveva delle proprie azioni. Ora, uno si siede all'ultimo posto
recumbit aliquis in novissimo loco, secundum illud (Eccli. 3,20): secondo il detto dell'Eccli 3,20: «Quanto più tu sei grande, tanto più umi-
«Quanto magnus es, humilia te in omnibus». Veniens autem liati in tutto». Ma venendo il Signore, beatifica col nome di anlico chi tro-
Dominus, quem humilem invenerit, amici nomine beatificans, va umile, e gli comanda di passare più avanti: «Infatti chiunque si farà
ascendere superius praecipiet: «Quicumque enim humiliaverit se piccolo come questo fanciullo sarà il più grande nel regno dei cieli»
sicut parvulus, hic est maior in regno caelorum» (Matth. 18,4). (Mt I 8,4). Ora si dice in modo assai bello: Allora ne avrai onore davanti
200 Cap. 14, vv. 7-11 Cap. 14, vv. 7-11 201

Pulchre autem dicitur «Tunc erit libi gloria», ne nunc quaerere a tutti i commensali, perché ora non cominci a pensare che cosa ti sarà
incipias quod libi servatur in fine. Potesi etiam et hoc in hac vita riservato alla fine. Ciò può essere inteso anche per questa vita, poiché
intelligi; quia quotidie Dominus suas nuptias intrat, superbos de- quotidianamente Dio viene per il suo banchetto nuziale, disprezzando i
spiciens, et humilibus saepe tanta sui Spiritus dona praestans, ut superbi e concedendo agli umili così grandi doni del suo Spirito che
discumbentium, idest fidelium, coetus, eos admirando glorifìcet. l'assemblea dei commensali, cioè dci fedeli, dia loro gloria ammirandoli.
Ex conclusione vero generali, quae subditur, manifeste claret Però, dalla conclusione generale che viene aggiunta egli chiarisce in
praeced entem D omini sermonem typice intelligendum. Neque modo evidente che il precedente discorso dcl Signore va inteso in modo
enim omnis qui se coram hominibus exaltat, humiliatur; aut qui se figurato (typice). Infatti non tutti quelli che si esaltano dinanzi agli uomini
in conspectu hominum humiliat, exaltatur ab eis : sed qui se de sono umiliati, né coloro che si umiliano dinanzi agli uomini sono da loro
meritis elevat, humiliabitur a Domino; et qui se de beneficiis esaltati: ma chi si vanta dei propri metiti sarà umiliato da Dio, mentre chi
si umilia per le proprie opere buone, ven-à da lui esaltato.
humiliat, exaltabitur ab eo.

VERSUS 12-14 VERSETTI 12-14

12Dicebat autem et ei qui se invitaverat: Cum facis pran- 12 Diceva poi a colui che l'aveva invitato: Quando offri un
dium aut cenam, noli vocare amicos tuos neque fratres tuos pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i
neque cognatos neque vicinos divites, ne forte te et ipsi te tuoi parenti né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a
reinvitent, et fiat tibi retribuitio. 13Sed, cum facis convivium, loro volta e tu abbia il contraccambio. 13AI contrario, quando
voca pauperes, debi/es, claudos et caecos. 14Et beatus eris, dai un banchetto, invita poveri , storpi, zoppi e ciechi; _14e sarai
quia non habent retribuere tibi; retribuetur enim tibi in resur- beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua
ricompensa alla risurrezione dei giusti.
rectione iustorum.
TEOFILAlTO: Essendo il banchetto costituito di due parti, cioè degli
THEOPHYLACTUS: Ex duabus partibus coena composita, scilicet
invitanti e degli invitati, egli ha già ammonito la parte degli invitati all'u-
ex vocantibus et vocatis, partem vocatorum ad humilitatem iam
miltà; ora logicamente egli ricompensa con il proprio consiglio chi invi-
monuerat,- consequenter vocantem monendo remunera!, retrahens
ta, ammonendolo a non celebrare il banchetto per accaparrarsi il favore
eum ne gratia hominum convivaret; unde dicitur « Dicebat autem
degli uomini. Perciò dice: Disse poi a colui che l'aveva invitato: Quando
ei qui se invitaverat: Cum facis prandium aut coenam, noli vacare offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i
amicos tuos neque Jratres neque cognatos neque vicinos neque ricchi vicini. CRISOSTOMO: Ci sono molti motivi con cui si stringe un
divites». CHRYSOSTOMUS [hom. 14 in Ep. ad Col.]: Multae causae legame di amicizia; ora tralasciamo i motivi illeciti, per presentare
sunt quibus amicitiae foedus contrahitur; et illicitas quidem praeter- solt~nto i motivi naturali e morali: quelli naturali, come del padre verso il
mittimus, proponemus autem natura/es et morales: natura/es qui- fi_gho, del fratello verso il fratello e altri casi del genere; che indica
dem, pula patris ad filium, fratris ad fratrem, et a/iorum huiusmodi; d1~e~do: né i tuoi fratelli né i tuoi parenti; i motivi morali: per esempio
quod signifìcat dicens «Neque fratres neque cognatos»,- mora/es sei diventato un commensale o un vicino e a questo riguardo dice: né i
autem: puta conviva factus est, aut convicinus est,- et quantum ad vicini. B EDA: Pertanto egli non proibisce di celebrare i banchetti con i
hos dicit «Neque vicinos». BEDA: Fratres igitur et amicos et divi- frat~lli, ~l~ arnie~ e i ricchi come se fosse un delitto; ma fa vedere che per
tes alterutrum convivia celebrare non quasi scelus interdici!; sed, mer~tarsi i premi della vita eterna non servono a nulla, come gli altri rap-
sicut cetera necessitatis humanae commercia, ad promerenda porti necessari alla vita umana. Perciò soggiunge: perché anch'essi non
vitae caelestis praemia, nil valere ostendit,- unde subdit «Ne forte ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Non dice: e sarà per
202 Cap. 14, vv. 12-14 Cap. 14, vv. 12-14 203

et ipsi te reinvitent, etfiat tibi retributio». Non ait: Etfiet tibi pec- te un peccato. Questo è simile a ciò che viene detto altrove (6,33): «E se
catum. Cui simile est id quod alibi dicit (6, 33): «Et si benefeceri- fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avete?».
tis his qui vobis bene faciunt, quae vobis est gratia?». Sunt tamen Tuttavia ci sono banchetti tra fratelli e tra vicini che non solo ricevono la
quaedam mutua fratrum vicinorumque con vi via, quae non solum loro ricompensa nella vita presente, ma anche la dannazione nella vita
in praesenti retributionem, sed et damnationem percipiunt in futu- futura. E questi sono celebrati con le riunioni generali o per l'ospitalità
ro; quae aut collatione omnium celebrantur; aut vicibus solent a reciproca di ciascuno membro di una associazione, e in essi ci si incontra
contubernalibus exhiberi: in quibus ad hoc convenitur ut foeda per compiere dei ctimini, e perché, con l'abbondanza del vino, siano sol-
gerantur, et ex copia in citetur libidinis diversa voluptas. lecitate le molteplici forme di libidine. CrusosTOMO: Perciò non diamo
CHRYSOSTOMUS [hom. 1 in Ep. ad Col.]: Non igitur hac spe aliis dei benefici agli altri con la speranza che ci siano retribuiti; perché que-
beneficia conferamus ut nobis retribuant; haec enim frigida est sto è un motivo freddo, e perciò questa amicizia sparisce presto. Ma se tu
intentio: unde talis amicitia celerius evanescit. Si vero pauperem inviti un povero, Dio, che non dimentica mai, diventerà il tuo debitore,
vocaveris, Deum numquam obliviscentem habebis debitorem; perciò prosegue: AL contrario, quando dai un banchetto, invita poveri,
unde sequitur «Sed cum facis convivium, voca pauperes, debiles, st01pi, zoppi e ciechi. Infatti quanto più umile è il nostro fratello tanto
claudos et caecos». Quanto enim minor estfrate1; tanto magis per più il Cristo viene per mezzo di lui e ci visita. Infatti chi accoglie un
eum Christus accedi! et visitat. Nam qui magnum suscipit, saepe grande uomo spesso lo fa per vanagloria; più spesso si cerca l'utilità, per
propter vanam gloriam facit: sed et utilitas pluries quaeritur, ut essere promossi per mezzo di lui. Potrei ricordare molti che corteggiano i
promoveatur per illum. Possem quidem plures proponere ob hoc senatori più famosi al fine di ottenere per loro mezzo una grazia più
celeberrimos senatorum colentes, ut illis mediantibus ampliorem grande da parte del sovrano. Perciò non invitiamo coloro che possono
g ratiam obtineant principum. Non igitur illos quaeramus qui restituire il contraccambio. Prosegue infatti: e sarai beato perché non
nobis retribuere possunt; sequitur enim «Et beatus eris, quia non hanno da ricambiarti. E non agitarti quando non ricevi la ricompensa,
habent retribuere tibi». Non ergo turbemur cum non recipimus ma piuttosto quando la ricevi; perché se la riceviamo in ques.to mondo,
beneficii recompensationem, sed cum receperimus: quoniam si non la riceveremo più nell'altro, e se l'uomo non la dà affatto, allora Dio
receperimus, non amplius recipiemus illic; sed si minime retribuat la concederà; perciò continua: Riceverai infatti la tua ricompensa alla
homo, tunc ibi Deus retribuet; unde sequitur «Retribuetur enim in risurrezione dei giusti. BEDA: Sebbene tutti risorgano, tuttavia si dice
resurrectione iustorum». B EDA: Et si omnes resurgunt, iustorum risutTezione quella dei giusti, perché in questa rismTezione essi non dubi-
tamen resurrectio dicitur, quia in hac resurrectione beatos se esse tano di essere beati; perciò coloro che invitano i pove1i al banchetto, in
non dubitant; ergo qui pauperes ad convivium vocant, in jùturo futuro riceveranno i premi; invece coloro che invitano gli amici, i fratelli
praemia recipient; qui autem amicos, Ji'atres et divites vocat, e i ricchi ricevono già ora la loro mercede. Se invece uno fa questo per
recepit mercedem suam. Sed si hoc propter Deum facit in exem- amore di Dio sull'esempio dei figli di Giobbe, Dio, che ha comandato i
plum filiorum lob, sicut cetera fra ternae dilectionis officia, ipse doveri dell'amore fraterno, gli concederà la 1icompensa. CRISOSTOMO:
qui iussit remunerat. CHRYSOSTOMUS [ut supra]: Sed dicitis: Ma direte: il povero è immondo e sporco. Allora, lavalo e fallo sedere
immundus est pauper et sordidus. Lava eum, et fac tecum in alla tua mensa. Se ha dei vestiti sporchi, dagli un indumento pulito. Per
mensa sedere. Si vestes sordidas habet, mundum indumentum mezzo di lui è Cristo che viene, e tu racconti cose futili? GREGORIO
exhibeas. Christus accedi! per eum, et tu frivola loqueris? NISSENO: Non trascurare gli ammalati come se non fossero degni di
GREGOJUUS NYSSENUS: Non ergo negligas iacentes, quasi nullo sint nulla; pensa chi sono e scoprirai la loro dignità. Essi hanno rivestito
digni; cogita qui sint, et pretiositatem eorum invenies. Salvatoris l'immagine del Salvatore, sono eredi dei beni futuri, posseggono le chia-
induerunt imaginem, fitturorum bonorum heredes, regni clavigeri, vi del regno, capaci di accusare e di scusare, non parlando loro stessi, ma
accusatores et excusatores idonei, non loquentes, sed inspecti a esaminati dal giudice. CRISOSTOMO: Perciò è opportuno che tu li accolga
iudice. CHRYSOSTOMUS: Decet ergo eos sursum in solario suscipe- su nel terrazzo; e se non piace, almeno in basso, dove stanno gli animali
re; si non placet, saltem deorsum, ubi sunt subiugalia et famuli, e la servitù, perché è Cristo che tu accogli. Che il povero sia trattato
Christum suscipias: fiat saltem pauper aedituus: ubi enim est almeno come un guardiano; infatti , dove si fa l'elemosina, il diavolo non
204 Cap. 14, vv. 12-14 Cap. 14, vv. 12- 14 205

eleemosyna, non audet intrare diabolus: et si non secum conse- osa entrare; e se non lo fai sedere con te, fagli almeno giungere le vivan-
deas, mitte saltem eis de mensa fercula. ORJGENES: Mystice vero de della tua mensa. ORJGENE: In senso mistico chi evita la vanagloria
qui vanam gloriam vitat, vocat ad spirituale convivium pauperes, invita i poveri al banchetto spirituale, cioè gli inesperti, per arricchirli; i
ides t imperitos, ut ditet; debiles, hoc est laesam conscientiam deboli, cioè coloro che hanno una coscienza ammalata, per guarirli; gli
habentes, ut sanet,· claudos, idest declinantes a ratione, ut rectas zoppi, cioè quelli che si allontanano dalla ragione, per ricondurli sulla
semitas faciant; caecos, idest qui carent contemplatione veritatis, retta via; i ciechi, cioè coloro che sono privi della contemplazione della
ut veram lucem videant. Quod autem dicitur «Non possunt retri- verità, per far loro vedere la luce vera. Mentre viene detto: perché non
buere tibi», idest non noverunt responsum pro/erre. hanno da ricambiarti, ossia essi non sanno come risponderti.

VERSUS J5-24 VERSETTI 15-24

15Haec cum audisset quidam de simul discumbentibus, dixit 1suno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: Beato chi
il/i: Beatus qui manducabit panem in regno Dei! 16At ipse dixit ei: mangerà il pane nel regno di Dio. 16Gesù rispose: Un uomo diede
Homo quidam fecit cenam magnam et vocavit multos. 17Et misit una grande cena e fece molti inviti. 17All'ora della cena mandò il
servum suum hora cenae dicere invitatis, ut venirent, quia iam suo servo a dire agli invitati di venire, poiché tutto era pronto. 18Ma
parata sunt omnia. 1BEt coeperunt simu/ omnes excusare. tutti all'unanimità si misero a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato
Primus dixit ei: Villam emi et necesse habeo exire et videre illam: un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustifi-
rogo te, habe me excusatum. 19Et alter dixit: fuga boum emi cato. 19LJn altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a
quinque et eo probare il/a; rogo te, habe me excusatum. 20Et provarli; ti prego, considerami giustificato. 2oun altro .disse: Ho
alius dixit: Uxorem duxi et ideo non possum venire. 21 Et reversus preso moglie e perciò non posso venire. 21 Al suo ritorno il servo
servus nuntiavit haec domino suo. Tunc iratus paterfamilias dixit riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato,
servo suo: Exi cito in plateas et vicos civitatis et pauperes ac disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e
debiles et caecos et claudos introduc huc. 22Et ait servus: conduci qui i poveri, storpi, ciechi e zoppi. 2211 servo disse: Signo-
Domine, factum est, ut imperasti, et adhuc focus est. 23Et ait re, è stato fatto come hai ordinato ma c'è ancora posto. 2311 padro-
dominus servo: Exi in vias et sepes et compelle intrare, ut ne allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili
impleatur domus mea. 24Dico autem vobis, quod nemo virorum a entrare perché la mia casa si riempia. 24Perché vi dico: Nessuno
illorum, qui vocati sunt, gustabit cenam meam. di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena.

EuSEBJUS: Docuerat supra Dominus praeparare convivium EUSEBIO: In precedenza il Signore aveva insegnato a preparare il ban-
rependere nequeuntibus, cum sit recompensandum in resurrectio- chetto a coloro che non possono contraccambiare, perché la iicompcnsa
ne iustorum: et ideo quidam intelligens unum et idem esse resur- avverrà nella risuJTezione dei giusti. Perciò qualcuno, supponendo che la
rectionem iustorum et regnum Dei, recompensationem praedictam risurrezione dci giusti sia la stessa cosa che il regno di Dio, loda la suddet-
commendat; sequitur enim «Haec cum audisset quidam de simul ta 1icompensa; quindi prosegue: Uno dei commensali, avendo udito ciò,
discumbentibus, dixit illi: Beatus qui manducabit panem in regno gli disse: Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio. CIRILLO: Quest'uo-
Dei». CYRJLLUS: Homo iste animalis erat, non diligenter percipiens mo era un animale, che non capiva intelligentemente le cose che Cristo
ea quae Christus protulerat: putavit enim corporeas esse re- aveva detto; egli credeva infatti che le ricompense dei santi fossero corpo-
munerationes sanctorum. A UGUSTJNUS, De verb. Dom. [serm. 33}: rali. A GOSTINO: O perché sospirava qualche cosa di molto lontano, mentre
Vel quia in Longinqua iste suspirabat, et panis iste quem desiderabat, il pane che egli desiderava stava davanti a lui. Infatti chi è il pane del re-
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r Cap. 14, vv. 15-24 207

ante illum discumbebat. Quis enim est panis regni Dei, nist qui gno di Dio se non colui che dice (Gv 6,41): <<lo sono il pane vivo disceso
dicit (Io. 6,41): «Ego sum panis vivus, qui de caelo descendi»? dal cielo»? Perciò non preparate la bocca ma il cuore.
Nolite parare fauces, sed COI': B EDA: Ma siccome alcuni ricevono questo pane solo con la fede come
BEDA: Sed quia nonnulli hunc panem fidetenus odorando per- odorandolo, mentre provano fastidio di fronte alla dolcezza che si gusta
cipiunt, dulcedinem vero eius attingere veraciter gustando fasti- ricevendolo veramente, il Signore con una parabola condanna coloro che
diunt; subiecta parabola Dominus talium torporem caelestibus provano un torpore non degno di chi si accosta al banchetto celeste; infatti
epulis dignum non esse redarguit; sequitur enim «Àt ille dixit ei: prosegue: Gesù rispose: Un uomo diede una grande cena e fece molti
Homo quidam fecit coenam magnam, et vocavit multos». inviti. CIRILLO: Quest'uomo è Dio Padre, allo stesso modo secondo cui le
CYRflLUS: Homo iste Deus Pater est, secundum quod imagines ad immagini sono foggiate secondo la somiglianza del vero. CRISOSTOMO:
similitudinem veritatis jìgurantur. CHRYSOSTOMUS: Quoties enim Infatti tutte le volte che Dio vuole indicare il suo potere punitivo, è chia-
punitivam suam virtutem indicare vult Deus, ursa, pardus, Leo et mato con i nomi di orso, leopardo, leone e simili, mentre, quando vuole
huiusmodi nuncupatur, quando vero misericordiam exprimere esptimere la sua misericordia, egli si awale dcl nome di uomo. CIRILLO:
vult, dicitur homo. CYRILLUS: Hic ergo conditor omnium, atque Perciò qui il Creatore di tutte le cose e il Padre della gloria prepara una
gloriae Pater, paravit coenam magnam in Christo peractam. In grande cena che viene realizzata in Cristo. Infatti negli ultimi tempi e
novissimis enim temporibus, et quasi in occasu nostri saeculi, quasi al tramonto del nostro mondo risplendette in mezzo a noi il Figlio di
illuxit nobis Dei Filius; et mortem pro nobis sustinens, dedit nobis Dio; e sostenendo la morte per noi ci diede da mangiare il suo corpo; p er-
proprium corpus comedere: unde et agnus in vespere immolaba- ciò l'agnello fu sacrificato di sera secondo la legge mosaica. Perciò giu-
tur iuxta Legem mosaicam. Merito igitur in coena dictum est para- stamente si dice che nella cena venne preparato in Cristo un banchetto.
tum in Christo convivium. GREGORIUS, In Evang. [hom. 36}: Vel GREGORIO: Oppure diede una grande cena perché ci preparò la sazietà
fecit coenam magnam, quia satietatem nobis dulcedinis aeternae della dolcezza eterna: egli invitò molti, ma pochi vengono; perché talvolta
praeparavit: qui vocavit multos, sed pauci veniunt: quia nonnun- quelli stessi che gli si sono sottomessi con la fede contraddicono con la
quam ipsi qui ei per fldem subiecti sunt, aeterno eius convivio loro vita quel banchetto eterno. Ora, tra i piace1i del corpo e quelli del
vivendo contradicunt. Hoc autem distare inter delicias corporis et cuore suole esserci la seguente differenza: che i piaceri cmporali, quando
cordis solet, quod corpora/es deliciae cum non habentw; grave in non ci sono, accendono un forte desiderio, mentre, dopo che si sono avuti,
se desideriwn accedunt; cum vero habitae eduntur, comedentem si mutano subito in nausea a causa della sazietà; invece, al contrario, i pia-
protinus in fastidium per satietatem vertunt; at contra, spirita/es ceri spi1ituali, quando non si posseggono, sono detestati, mentre, quando
deliciae cum non habentur, in fastidio sunt; cum vero habentur, in si posseggono, sono bramati. Ma la celeste misericordia richiama agli
desiderio. Sed superna pietas contemptas illas delicias ad memo- occhi della memoria quei piaceri disprezzati e ci invita a respingere la
riae nostrae oculos revocat, atque ut fastidium nostrum repellere loro nausea. Perciò continua: AIL 'ora della cena mandò il suo servo a dire
debeamus invitat: unde sequitur «Et misi! servum suum hora coe- agli invitati di venire, poiché tutto era pronto. CIRILLO: Questo servo che
nae dicere invitatis ut venirent». CYRILLUS: lste servus qui missus viene mandato è lo stesso Cristo, il quale, essendo per natura Dio e vero
est, ipse Christus est, qui cum esset natura/iter Deus, et verus Dei Figlio di Dio, svuotò se stesso assumendo la forma di servo. Egli venne
Filius, exinanivit seipsum formam servi accipiens. Missus est inviato all'ora della cena; infatti il Verbo dcl Padre non assunse sin dall'i-
autem hora coenae: non enim a principio Verbum Patris nostram nizio la nostra natura, ma negli ultimi tempi. Poi aggiunge che tutto era
naturam suscepit, sed in novissimo tempore. Subdit autem «Quia pronto. lnfatti il Padre preparò in Cristo le cose buone che egli confeiì al
parata sunt omnia»; paravi! enim Pater in Christo bona ca/lata mondo per mezzo di lui; la rimozione dei peccati, la partecipazione dello
mundo per ipsum, peccatorum amotionem, Spiritus sancti partici- Spirito santo, lo splendore dell'adozione. A tali cose Cristo invitò gli uo-
pationem, adoptionis splendorem; ad hoc vocavit Christus per mini con l'insegnamento del Vangelo. AGOSTINO: Oppure diversamente.
evangelica documenta. AUGUSTTNUS, De verb. Dom. [serm. 33]: Questo uomo è il mediatore tra Dio e l'uomo, Cristo Gesù. Egli si impe-
Vel aliter. Homo iste mediator est Dei et hominis Christus Jesus. gnò per far venire gli invitati, cioè coloro che furono chiamati per mezzo
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Misit ut venirent invitati, idest per missos vocati Prophetas. Qui dei Profeti che egli inviò. Questi, che invitavano alla cena del Cristo,
olim invitabant ad coenam Christi, saepe missi sunt ad populum spesso furono inviati al popolo di Israele, spesso li chiamarono perché
Israet, saepe vocaverunt ut ad horam coenae venirent: illi invitan- venissero all'ora della cena: quelli accolsero gli invitanti, ma rifiutarono
tes acceperunt, coenam repudiarunt; Prophetas legerunt, la cena; lessero i Profeti, ma uccisero il Cristo, e allora senza saperlo
et Christum occiderunt; et tunc nobis coenam nescientes parave- hanno preparato la cena per noi. Dopo che la cena venne preparata, ossia
runt. Parata iam coena, idest immolato Christo, missi sunt dopo che il Cristo fu immolato, fw·ono inviati gli Apostoli a coloro ai
Apostoli ad quos missi fuerant ante Prophetae. GR EGOR!US quali p1ima erano stati mandati i Profeti. GREGORIO: Perciò con questo
[ut supra]: Per hunc ergo servum qui a patrefamilias ad invitan- servo che viene inviato dal capo della famiglia per fare gli inviti si indica
dum mittitw~ praedicatorum orda sign~ficatur. Saepe autem so/et l'ordine dei predicatori. Ma spesso accade che una persona potente abbia
evenire ut persona potem,. famulum habeat despectum; cumque un servo spregevole, e, quando per mezzo di lui il padrone ordina qual-
per eum Dominus aliquid mandat, non despicitur persona loquen- che cosa, non si disprezza la persona del servo che parla perché si con-
tis servi, quia servatur in corde mittentis reverentia Domini. serva nel cuore la riverenza dovuta al padrone che invia. Pertanto Dio
Offert ergo Deus quod rogari debuit, non rogare: dare vult quod offre di non pregare per ciò per cui si doveva pregare: egli vuole dare
vix sperari poterat; et tamen simul omnes excusant; sequitur enim ciò che a stento poteva essere sperato; e tuttavia tutti si scusano; infatti
«Et coeperunt omnes sùnul excusare». Ecce homo dives invitat, et segue: Ma tutti all'unanimità si misero a scusarsi. Ecco, un ricco invita e
pauperes occurrere festinant; ad Dei invitamur convivium, et nos i poveri si affrettano ad accorrere; noi siamo invitati al banchetto di Dio e
excusamus. ci scusiamo.
A UGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 33]: «Tres» autem fuerunt AGOSTINO: Ora, tre furono le scuse riguardo alle quali si aggiunge: Il
excusationes, de quibus subditur «Primus dixit ei: Villam emi, et primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego,
necesse habeo exire, et videre illam. Rogo te, habe me excusa- considerami giustificato. Nel podere che è stato acquistato si indica il
tum». In villa empta dominatio notatur: ergo superbia castigatur dominio. Perciò la superbia è il primo vizio che viene condannato; infatti
vitium primum: primus enim homo dominari voluit, qui domin\um il primo uomo voleva dominare mentre non vo leva avere un padrone.
habere noluit. GREGORIVS [ut supra]: Vel per villam terrena sub- GREGORIO: Oppure con il podere si indica la sostanza terrena. Perciò esce
stantia designatur. Exit ergo videre illam qui sola exteriora cogi- per andarlo a vedere chi pensa soltanto alla sostanza delle cose esterne.
tat propter substantiam. AMBROSIUS: Sic igitur emeritae militiae AMBROGIO: Perciò, all' uomo che ha esercitato una milizia eme1ita viene
viro contemnendarum stipendium praescribitur facultatum, quod prescritto uno stipendio di beni spregevoli, cosi colui che, intento nelle
neque i/le qui studiis intentus inferioribus possessiones sibi terre- ricerche inferiori, compera possedimenti terreni, n on può ottenere il regno
nas coemit, regnum caeli possit adipisci, cum Dominus dicat dei cieli, poic hé il Signore dice (Mt 19,21 ): «Vendi tutto ciò che hai; poi
(Matth. 19,21): «Vende omnia tua, et sequere me». vieni e seguimi».
Sequitur «Et alter dixit: fuga boum emi quinque, et eo probare Segue: Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a pro-
illa». AUGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 33]: Quinque iuga boum varli. AGOSTfNO: Con le cinque paia di buoi si enumerano i cinque sensi
sensus carnis huius quinque numerantu1é In oculis visus est, in della nostra carne. Negli occhi c'è la vista, negli orecchi l'udito, nelle
auribus auditus, in naribus odoratus, in faucibus gustus, in narici l'odorato, nella gola il gusto, in tutte le membra il tatto. Ma che si
omnibus membris tactus. Sed quia iuga sunt, in tribus prioribus tratti di paia risulta più evidente nei primi tre sensi: infatti sono due gli
sensibus facilius appare!: duo sunt oculi, duae aures, geminae occhi, due le orecchie, due le narici: ecco tre paia; e nella gola, cioè nel
nares: ecce tria iuga: et infaucibus, idest sensu gustandi, gemina- senso del gusto, c'è pure un certo abbinamento, poiché, gustando, nulla
tio quaedam invenitur, quia nihil gustando sapit nisi lingua et ha sapore a meno che non sia toccato dalla lingua e dal palato; mentre il
palato tangatur: voluptas carnis, quae ad tactum pertinet, occulte piacere della carne, che apprutiene al tatto, è duplice in modo occulto,
geminatur: est et forinsecus et intrinsecus. Dicuntur autem iuga poiché è estemo e interno. Sono dette paia di buoi, perché con questi sensi
boum, quia per sensus istos carnis terrena requiruntur: hoves si cercano le cose tctTene: infatti i buoi iivoltano la terra; ora gli uomini
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t Cap. 14, vv. 15-24 211

enim terram versant; homines autem remoti a fide, terrenis dediti, lontani dalla fede e dediti alle cose terrene, non vogliono credere se non a
nolunt credere aliquid nisi ad quod sensu corporis perveniunt ciò che raggiungono con i cinque sensi dcl corpo. Essi dicono: non cre-
quinquepartito. «Non», inquit, «ego credo, nisi quod video». Si diamo se non vediamo. Se pensassimo simili cose, saremmo impediti dal
talia cogitaremus, quinque illis iugis boum a coena impediremur. cenare da quelle cinque paia di buoi. Ma perché sappiate che riguardo a
Ut noveritis autem istorum quinque sensuum, non delectationem questi sensi non è il godimento che alletta e trasmette piacere, ma è deno-
quae mulcet et ingerii voluptatem, sed curiositatem quamdam tata una certa curiosità, egli non dice: Ho comprato cinque paia di buoi,
notatam faisse, non ait «Quinque iuga boum emi», eo pascere illa, vado a pascolarli, ma: vado a provarli. GREGORIO: Inoltre, poiché i sensi
sed «eo probare illa». GREGORJUS, In Evang. [hom. 36): cmporei non riescono a cogliere le cose interne, ma conoscono soltanto le
Corpora/es etiam sensus, quia interna comprehendere nequeunt, cose esterne, con essi si designa giustamente la curiosità, la quale, mentre
sed sola exteriora agnoscunt, recte per eos curiositas designatur; cerca di discutere la vita degli alai, ignorando la prop1ia vita interiore,
quae dum alienam quaerit vitam discutere, semper sua intima pensa soltanto alle cose esterne. Ma si deve osservare che chi si scusa
nesciens studet exteriora cogitare. Sed notandum, quod is qui dalla cena di chi lo invi ta o per l'acquisto dcl podere o perché deve andare
propter villam, et is qui propter probanda iuga boum a coena sui a provare le paia di buoi, confonde le parole di umiltà, poiché, mentre
invitatoris se excusat, humilitatis verba permiscet; dum enim dicit dice ti prego e allo stesso tempo si rifiuta di andare, nella sua voce risuona
«Rogo», et venire contemnit, humilitas sonat in voce, superbia l'wniltà, mentre nell'azione agisce la superbia.
in actione. Continua: Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.
Sequitur «A lius dixit: Uxorem duxi, et ideo non possum veni- AGOSTI NO: Tale è il piacere della carne che ostacola molti: volesse il cielo
re». ÀUGUSTJNUS, De verb. Dom. [serm. 33): !sta est voluptas car- che fosse soltanto al di fuori e non anche al di dentro. Infatti colui che
nis, quae multos impedit: utinam foris, et non intus. Qui enim dixit dice: Ho preso moglie, abbraccia la carne, gode dei piaceri della carne, si
«Uxorem duxi», carnem amplexatur, carnis voluptatibus iucun- scusa dalla cena: ma stia attento a non morire per la fame interna.
datur, a coena excusatur: observet ne fame interna moriatur. BASILIO: Egli dice: non posso venire, poiché l'intelletto umano rivolto agli
BASILJUS: Dicit autem «Non possum venire», eo quod intellectus allettamenti mondani diventa debole nell'agire. GREGORIO: Ora, sebbene
humanus vergens ad mundanas illecebras debilis est ad agendum. il matrimonio sia una cosa buona e sia stato costituito dalla divina provvi-
GREGORIUS [ut supra}: Quamvis autem bonum sit coniugium, denza per la propagazione della prole, tuttavia alcuni con esso mirano non
atque ad propagandam sobolem divina providentia constitutum, alla generazione della prole, ma ai desideri del piacere; perciò con una
nonnulli tamen per hoc non fecunditatem prolis, sed desideria cosa giusta si può significare non impropriamente una cosa ingiusta.
expetunt voluptatis: et idcirco per rem iustam significari potest AMBROGIO: Oppure, il matrimonio non viene censurato, ma l'integrità
non incongrue iniusta. AMBROSIUS: Vel coniugium non reprehendi- viene elevata a un maggior onore; poiché «la donna non maritata e la ver-
tw; sed ad maiorem honorem vocatur integritas: quoniam «mulier gine si danno pensiero delle cose del Signore volendo essere sante di
innupta cogita! quae sunt Domini, ut sit sancta corpore et spiritu: corpo e di spirito, mentre la maritata è preoccupata delle cose del
quae autem nupta est, cogitat quae sunt mundi» (J Cor. 7,34). mondo». AGOSTINO: Tnvece Giovanni, dicendo (Epist 1, 2,16): «Poiché
AUGUSTTNUS [ut supra]: Ioannes autem dicens (Epist. 1, 2,16): tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza
«Omne quod est in mundo, concupiscentia carnis est, et concupi- degli occhi e superbia della vita», inizia là dove il Vangelo poneva la fine.
scentia oculorum, et ambitio saeculi», inde coepit uhi Evangelium La concupiscenza della carne: Ho preso moglie; la concupiscenza degli
terminum posuit. Concupiscentia carnis, «uxorem duxi»; concupi- occhi: Ho comprato cinque paia di buoi; la superbia della vita: Ho com-
scentia oculorum, «quinque iuga boum emi»; ambitio saeculi, prato un campo. Ora, prendendo una pru.te per il tutto, i cinque sensi sono
«villam emi». A parte autem in totum commemorati sunt quinque ricordati attraverso gli occhi, i quali tra i cinque sensi detengono il prima-
sensus per solos oculos, quorum est in quinque sensibus principa- to: perciò, poiché propriamente agli occhi compete la vista, abbiamo
tus: propterea cum proprie ad oculos pertineat visus, ipsum videre l'abitudine di ascrivere l'atto dcl vedere a tutti i cinque sensi.
per omnes quinque sensus solemus appellare.
212 Cap. 14, vv. 15-24 Cap. 14, vv. 15-24 213

CYRJLLUS: Quos autem intelligemus fuisse eos qui renuerunt CIRILLO: Ora, chi pensiamo che siano stati coloro che rifiutarono cli
praedictorum causa venire, nisi praesides ludaeorum, quos per venire per una delle cause suddette se non i p1incipi dei Giudei, che noi
totam sacram paginam de his redargutos esse videmus? vediamo censurati proprio per questo attraverso tutta la sacra pagina?
ORIGENES: Vel a/iter. Hi qui villam emerunt, et refutant coenam ORIGENE: Oppure diversamente. Coloro che hanno comperato un campo e
sunt qui receperunt alia dogmata divinitatis, nec experti sunt rifiutano la cena sono coloro che harmo ricevuto altre dottrine della divi-
Verbum quod possidebant. Is autem qui quinque paria boum emit, nità e non hanno fatto espe1ienza del Verbo che possedevano. Invece chi
est qui naturam intellectualem contemnit, et sensibilia sequitur: ha comperato cinque paia di buoi è chi disprezza la natura intellettuale e
unde incorpoream naturam comprehendere non potest. Qui autem segue le cose sensibili; perciò non riescono a capire la natura incorporea.
uxorem duxit, est qui coniunctus est carni, voluptatum magis ama- Cbi invece ha preso moglie è chi si è unito alla carne, cd è un amatore dei
tor quam Dei. ÀMBROSJUS: Vel tria genera hominum a consortio piaceri più che di Dio. AMBROGIO: Oppure pensiamo che vengano esclusi
istius coenae aestimemus excludi, Gentilium, ludaeorum et haere- dalla compagnia di questa cena tre gencii di persone: i Gentili, i Giudei e
ticorum. Judaei corporali ministerio iuga sibi Legis imponunt. gli eretici. l Giudei con il loro servizio corporeo si impongono il giogo
Quinque autem iuga sunt verborum decem, vel quinque libri vete- della Legge. I cinque gioghi sono le dieci parole, oppure i cinque libri
ris legis. At vero haeresis velut Eva femineo rigore fidei tentat dell'Antico Testamento. L'eresia invece, come Eva con la sua ostinazione
af!ectum. Et Apostolus dicit avaritiam esse fugiendam, ne impediti femminea, mette a dura prova il sentimento della fede. E l'Apostolo dice
more Gentili ad regnum Christi pervenire nequeamus. Ergo et il/e che bisogna fuggire l'avarizia, perché, impigliati nelle abitudini dei
qui villam emit, alienus a regno est, et il/e qui iugum potius legis Gentili, non riusciamo più a raggiungere il regno di Cristo. Perciò colui
quam gratiae munus elegit, et il/e qui se propter ducendam excu- che ha comperato un campo è estraneo rispetto al regno, e così quello che
sat uxorem. ha scelto il giogo della Legge anziché il dono della grazia, e colui che si
Sequitur «Et reversus servus nuntiavit haec domino suo». scusa perché ha preso moglie.
AVGVSTJNUS, Super Gen. (5, 19): Non propter inferiorum scientiam Segue: Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. A GOSTINO:
Deus nuntiis indiget, quasi per eos fiat scientior; sed novit omnia Dio non ha bisogno cli messaggc1i per la conoscenza delle cose inferiori,
stabiliter atque incommutabilitet: Habet autem nuntios propter come se con il loro aiuto egli divenga più sapiente; infatti egli conosce
nos, et propter ipsos; quia i/lo modo Dea parere et assistere, ut tutte le cose in modo stabile e incomunicabile. Egli si avvale dci messag-
eum de inferioribus consulant, eiusque supernis iussis obtempe- geri per noi e per loro stessi; infatti essere presenti a Dio e stare dinanzi a
rent, bonum est eis in ordine propriae naturae. CYRJLLUS: lui per consigliarsi con lui circa le cose inferiori e obbedire ai suoi ordini
Iudaeorum autem primatibus vocationem renuentibus, sicut ipsi celesti è una cosa buona per loro, e corrisponde all'ordine della loro natura.
CrRILLO: Ma con i principi dei Giudei che rifiutavano la loro vocazione,
dicebant (Io. 7,48): «Numquid aliquis principum credidit in
eum?» indignatus est paterfamilias, quasi eis dignis indignatione come confessavano loro stessi (Gv 7,48): «Vi è forse uno dei capi che
et ira; unde sequitur «Tunc iratus paterfamilias». BASJLJUS [in abbia creduto in lui?», il capo famiglia si indignò, come con coloro che
Psal. 37]: Non quod irae passio divinae substantiae accidat; sed sono degni di indignazione e di ira. Perciò segue: Allora il padrone di
talis operatio, quae in nobis ab ira fit, Dei ira et indignatio dici- casa, adirato. B ASILIO: Non perché la passione dell'ira tocchi la divina
sostanza, ma quell'operazione che in noi avviene a causa dell'ira, si dice
tur. CYRJLLUS: Sic ergo indignatus dicitur paterfamilias in
ira e indignazione cli Dio. CIRILLO: Perciò si dice che il padrone di casa si
principes Judaeorum, et vocati sunt loco eorum, qui erant de mul-
indignò contro i principi dei Giudei, e al loro posto furono invitati coloro
titudine Iudaeorum, fragilem et impotentem mentem habentes.
che appartenevano alla folla dci Giudei, i quali avevano una mente fragile
Loquente enim Petra (Act. 2,41 et 4,4), primo quidem tria millia,
e debole. Infatti, secondo le parole di Pietro (At 2,41 e 4,4), credettero in
deinde quinque mi/Zia crediderunt, et postmodum plurimus popu-
un ptimo tempo tremila, e più tardi cinquemila e molta gente; perciò si
lus; unde dicitur «Dixit servo suo: Exi cito in plateas et vicos civi- dice: disse al setvo: Esci subito per Le piazze e per le vie della città e con-
tatis, et pauperes ac debiles, caecos et claudos introduc huc». duci qui i poveri, storpi, ciechi e zoppi. Ora invita i poveri, i deboli e i cie-
AMBROSIUS: lnvitat autem pauperes, debiles et caecos, ut ostenda- chi per mostrare che la debolezza del corpo non esclude nessuno dal regno,
214 Cap. 14, vv. 15-24 r Cap. 14, vv. 15-24 215

tur quod nullum debilitas corporis excludit a regno, rariusque e più raramente viene meno chi abbandona le attratt!ve ?el p~ccato; ?ppure
delinquat cui desit illecebra peccandi; ve! quod infìrmitas pecca- che le infennità del peccato sono perdonate dalla 1TI1sencordia del Signore;
torum per misericordiam Domini remittatur; unde mittit ad pla- perciò invia nelle piazze, perch~ d~ ~ioni pi~ v~s~ an-ivino. a ~a strada
teas, ut de latioribus vicis ad angustam venirent viam. GREGORJus, angusta. GREGORIO: Pertanto, pmchc 1 superbi s1 nfiutano d1 verure, sono
In Evang. [hom. 36}: Quia ergo venire superbi renuunt, pauperes scelti i poveli: infatti si chiamano deboli e poveri quelli che secondo il loro
eliguntur: dicuntur enim debiles et pauperes qui iudicio suo apud giudizio sono deboli p~r se stessi: u:ra~ ci sono poveri. che, co1'!1e s~ fosse-
semetipsos infirmi sunt: nam pauperes et quasi fortes sunt qui ro fmti, pur trovandosi nella povertà diventano superbi; sono e1cch1 coloro
positi in paupertate superbiunt; caeci sunt qui nullius ingenii che sono p1ivi della luce dell'intelletto; sono zoppi coloro che non cammi-
lumen habent; claudi sunt qui rectos gressus in operatione non nano dllitti nelle loro azioni. Ma mentre le loro mancanze sono significate
habent. Sed dum horum vitia in membrorum debilitate signtfìcan- nella debolezza delle membra, come erano peccatori coloro che, invitati,
tur, sicut illi peccatores fuerunt qui vocati venire noluerunt, ita hi non vollero venire, così pure quelli che sono invitati e vengono; ma i pec-
quoque qui invitantur et veniunt; sed peccatores superbi respuun- catori superbi sono respinti, mentre quelli umili sono accolti. Così Dio
tU1: hwniles eliguntw" Hos itaque elegit Deus quos despicit mun- accoglie coloro che il mondo disprezza: poiché spesso lo stesso disprezzo
dus: quia plerumque ipsa despectio hominem revocat ad semeti- degli uomini fa rientrare in se stessi; e tanto più celermente alcuni ascolta-
psum; et tanto celerius vocem Dei aliqui audiunt, quanto in hoc no Ja voce di Dio, quanto più in questo mondo non trovano ciò con cui
munda non habent unde delectentwé Cum ergo de vicis et plateis dilettarsi. Perciò quando Dio chiama alcuni alla cena dalle vie e dalle piaz-
ad coenam quosdam Dominus vocat, illum populum designat qui ze indica q uel popolo che sapeva compmiarsi fedelmente secondo la
tenere legis urbanam conversationem noverat. Sed multitudo quae L;gge. Ma la moltitudine che credette dal popolo di Israele non 1iempì il
ex lsrail populo credidit, locum superni convivii non implevit; posto del banchetto celeste; perciò prosegue: n seryo disse: Signore, ~
unde sequitur «Et ait servus: Domine, factum est ut imperasti, et stato fatto come hai ordinato ma c'è ancora posto. E entrata la folla det
adhuc focus est». Intravit enim iam frequentia Iudaeorum; sed Giudei, ma nel regno rimane ancora del posto vuoto, in cui va -accolto un
adhuc focus vacat in regno, ubi suscipi debeat numerositas gran numero di Gentili; perciò soggiunge: n padrone allora disse al servo:
Gentium; unde subditur «Et ait dominus servo: Exi in vias et Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare perché la mia casa si
sepes, et compelle intrare, ut impleatur domus mea». Cum convi- riempia. Quando ordina che i c01m11ensali siano raccolti dalle strade e
vas suos colligi ex viis et sepibus praecipit, agrestem populum, lungo le siepi, egli va alla ricerca dcl popolo agreste, cioè dei Gentili.
idest Gentilem, quaerit. ÀMBROSIUS: Ve/ mittit ad vias et circa AM13ROGIO: Oppure invia per le strade e lungo le siepi perché sono adatti al
sepes, quia hi apti sunt regno caeforum qui nullis praesentium regno dci cieli coloro che, non essendo trattenuti da nessuna delle presenti
cupiditatibus occupati ad jìttura festinant, in quodam bono volun- cupidigie, si affrettano verso le cose future, stabilizzati in qualche bene
tatis tramite constituti; et qui modo sepis, quae ab incultis culta mediante la volontà. E chi, come una siepe, che separa il ten-eno coltivato
secerna!, et incursus arceat bestiarum, norit bona malaque distin- da quello incolto e impedisce l'invasione delle bestie feroci, sa distinguere
guere, et adversus tentamenta nequitiae spiritualis, jìdei munimen il bene dal male e mantenere fem10 lo scudo della fede contro le tentazioni
praetendere. AUGUSTJNUS, De verb. Dom. [serm. 33}: Venerunt de della nequizia spirituale. AGOSTINO: Vennero dalle piazze e dalle strade i
plateis et vicis gentes, veniunt de sepibus haeretici: nam sepes qui Gentili; vengono dalle siepi gli eretici: infatti le siepi che essi costrniscono
construunt, divisiones quaerunt. Abstrahantur a sepibus, evellan- fo1mano delle divisioni. Che siano trascinati via dalle siepi, che siano
tur a spinis. Sed cogi nolunt: voluntate, inquiunt, nostra intremus. strappati dalle spine. Ma essi non vogliono essere costretti: noi entriamo,
Non hoc Dominus imperavit: «Coge», inquit, «intrare». Foris dicono, volontariamente. Il Signore però non ha comandato questo:
inveniatur necessitas, nascitur inde voluntas. GREGORIUS [ut costringili, dice, a entrare. Se la necessità si trova al di fuori, allora sorge la
supra]: Qui ergo huius mundi adversitatibus fracti ad Dei amo- volontà. GREGOIUO: Pertanto coloro che, colpiti dalle disgrazie di questo
rem redeunt, compelluntur intrare. Sed valde tremenda est senten- mondo, fanno ritorno all'amore di Dio, sono costretti a entrare. Ma assai
tia quae subinfertur «Dico autem vobis, quod nemo virorum i/lo- tenibile è la sentenza che viene subito dopo: Perché vi dico: Nessuno di
1
216 Cap. 14, vv. 15-24 r Cap.14, vv. 15-24 217 I
rum qui vocati sunt, gustabit coenam meam». Nemo ergo contem- quegli uomi~ii che .erano stati invitati assaggerà I~ mia cena. ~erci~ nessu-
nat; ne dum vocatus excusat, cum voluntatem habuerit, intrare no dispreZZI la chiamata non accettando, affinche, mentre pnma s1 scusa,
non valeat. volendo poi entrare non sia più in grado di farlo.

VERSUS 25-27 VERSETTI 25-27


25/bant autem turbae multae cum eo, et conversus dixit ad 25Qra, siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e
illos: 26Si quis venit ad me et non odit patrem suum et matrem et disse: 26se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre,
uxorem et filios, et fratres et sorores, adhuc autem et animam sua moglie, i figli , i fratelli , le sorelle e perfino la sua stessa
suam, non po test meus esse discipulus; 27et qui non baiulat cru- vita, non può essere mio discepolo. 27Chi non porta la propria
cem suam et venit post me non potest meus esse discipulus. croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

. GREG?RJVS, In Evang. [hom. 37}: Ad audita caelestia praemia GREGORIO: Udendo i premi celesti, l'animo si accende e brama di tro-
mardesclt animus, iamque illic cupit assistere ubi se spera! sine varsi già là dove spera di godere senza fine. Ma non può :raggiungere
fine gaudere. Sed ad magna praemia perveniri non potest nisi per grandi premi senza grandi fatiche; perciò si dice: Siccome molta gente
magnos labores; unde dicitur «lbant autem turbae multae cum eo andava con lui, egli si voltò e disse: Se uno viene a me e non odia suo
et con versus dixit ad illos: Si quis venit ad me, et non odit patrer:i padre, sua madre, sua moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua
suum et matrem et uxorem et filios et fratres et sorores, adhuc stessa vita, non può essere mio discepolo. TEOFILAITO: Infatti, poiché
autem et animam suam, non potest esse meus discipulus». molti di coloro che l'accompagnavano non lo seguivano con tutto il loro
THEOPHYLACTUS: Quia enim multi comitantium ipsum non ex toto affetto ma tiepidamente, egli mostra come dev'essere il suo discepolo.
affectu, sed tepide sequebantur, ostendit qualem deceat esse suum G REGOIUO: Ma è lecito chiedersi: Come è possibile che ci sia ordinato di

discipulum. GREGOJUUS [ut supra}: Sed p ercunctari libet: quomo- odiare i genitori e coloro che ci sono carnalmente vicini, quando ci viene
~o parentes et carnaliter propinquos praecipùnur odisse, qui comandato di amare persino i nem ici? Ma se esaminiamo il valore dcl
tubemur et inimicos diligere? Sed si vùn praecepti perpendimus, comando, con la debita distinzione siamo in grado di fare entrambe le
utrumque agere per discretionem valemus: ut eos qui nobis carnis cose: cioè amare coloro ai quali siamo legati dalla parentela carnale e che
cognatione coniuncti sunt, et quos proximos novimus, diligamus; riconosciamo come nostro prossimo, e ignorare con l'odio e con la fuga
coloro che sopportiamo come avversari sulla strada di Dio. Infatti è come
et quos adversarios in via Dei patimur, odiendo et fugiendo
se venisse amato con odio chi, nella sua sapienza carnale, riversando nelle
nesciamus. Quasi enim per odium diligitur qui carnaliter sapiens,
nostre orecchie cose malvagie, non viene ascoltato. AMBROGIO: Infatti se
dum prava ~obis ingerit, non auditur. AMBROSIUS: Etenim si prop-
per te il Signore rinuncia a sua madre, dicendo (Mt 12,48): «Chi è mia
ter te Domznus suae renuntiat matri, dicens (Matth . 12,48):
madre, e chi sono i miei rratelli?», perché tu vuoi essere anteposto al tuo
«Quae est mater mea et qui fratres mei?» Cur tu Domino tuo
Signore? Ma il Signore non comanda né di ignorare la natura né di acca-
cupias ante/erri? Sed neque ignorare naturam, neque saevire nirsi contro di essa, bensì di assecondare talmente la natura da venerare il
Dominus iubet; sed ita indulgere naturae ut venereris auctorem, suo autore e da non allontanaiti da D io per amore dei genitori. G REGORIO:
nec a Deo parentum amore desistas. GREGORTUS [ut supra}: Ut Ora il Signore, per dimostrare che quest'odio verso il prossimo non proce-
autem Dominus demonstraret hoc erga proximos odium non de de dall'affetto ma dalla catità, aggiunge: perfino la sua stessa vita. Perciò
affectione procedere, sed de caritate, addidit dicens «Adhuc è evidente che, amando, uno dovrebbe odiare il suo prossimo odiandolo
autem et animam suam». Consta! ergo quia amando debet odisse come se stesso. Infatti noi odiamo giustamente la nostra anima quando
proximum qui sic eum odit sicut seipsum: seipsum: enim bene ani- non accondiscendiamo ai suoi desideri carnali, quando colpiamo il suo
218 Cap. 14, vv. 25-27
f Cap. 14, vv. 25-27 2 19

mam nostram odimus, cum eius carnalibus desideriis non acquie- appetito e quando respingi~o le s~e p,assioni. Chi con il dispre~o di
scimus, cum eius appetitum fi'angimus, eius voluptatibus reLucta- queste cose è condotto verso 11 megh~, e coi:ie se fo~s~ amato mediante
mur. Quae ergo contempla ad meLius ducitur, quasi per odium l'odio. CIRILLO: Però non si deve fuggire la vita che s1 VIve nel corpo, ma
amatw~ CYR!LLVS: Non est autem fugienda vita qua in corpore essa va salvaguardata come fece Paolo per annunziare il Cristo mentre
vivitw: sed servanda, sicut et PauLus servavi!, ut Christum adhuc viveva nel suo corpo. Quando però fu necessario disprezzare la vita così
vivens in corpore praedicaret; sed ubi oportebat vitam contemne- da completare il suo corso, non ritenne che la sua vita fosse pre.ziosa per
re ut cursum consummaret, nec animam pretiosam sibi esse fate- lui. GREGORIO: Poi quale debba essere l'odio da avere verso la vita egh lo
tw~ GREGORIVS [ut supra]: Hoc autem animae odium quaLiter fa vedere aggiungendo: Chi non porta la propria croce e non viene dietro
exhiberi debeat, man~festat subdens «Qui non baiulat crucem di me, non può essere mio discepolo. CRISOSTOMO: Ora, non dice questo
suam et venit post me, non potest meus esse discipulus». perché noi ci mettiamo sulle spalle una trave, ma percl~é tenia~o .sempre
CHRYSOSTOMUS: Non autem hoc dicit ut trabem super humeros dinanzi agli occhi la morte: come anche Paolo monva ogm g10rno e
apponamus, sed ut semper mortem prae oculis nostris habeamus; disprezzava la morte. BASILIO: Inoltre portando la sua croce c~li annuncia-
sicut et Paulus moriebatur quotidie, et mortem contemnebat. va la m01te del Signore, dicendo (Gal 6, 14): «La croce del Signore nostrn
BASILIUS: Crucem etiam toL/ens, mortem Domini annuntiabat Gesù Cristo, per la quale il mondo è stato per me crocifisso e io per il
dicens (Gal. 6,14): «Mihi mundus crucifixus est, et ego munda»:. mondo». E noi anticipiamo questo nel battesimo, nel quale il nostro uomo
quod etiam nos in ipso baptismate anticipamus, ubi vetus homo vecchio viene crocifisso, affinché venga distrutto il corpo del peccato.
noster crucijìxus est, ut destruatur corpus peccati. GREGOJUVS GREGORIO: Oppure, poiché la croce viene detta da tormento, noi portiamo
[ut supra]: Ve! quia crux a cruciatu dicitw: duobus modis crucem la croce del Signore in due mocli: o quando affliggiamo la carne con
Domini baiulamus; cum aut per abstinentiam carnem ajjligimus, l'astinenza, oppure quando con la compassione verso il prossimo conside-
aut per compassionem proxùni, necessitatem illius nostram puta- riamo i suoi bisogni come nostri. Ma siccome alcuni offrono l' astinenza
mus. Sed quia nonnulli carnis abstinentiam non pro Deo, sed pro della carne non per Dio, ma per la vanagloria, e usano la compassione non
inani gloria exhibent, et compassionem non spiritualiter sed car- in modo spirituale ma carnale, si aggiunge giustamente: e viene dietm di me.
naliter impendunt, recte additur «Et venit post me». Baiulare enim Infatti portare la croce e andare dietro al Signore è dimostrare che ~·asti­
crucem, et post Dominum ire est veL carnis abstinentiam, ve! com- nenza della carne o la compassione per il prossimo sono con la ncerca
passionem proximorum pro studio aeternae intentionis exhibere. intesa all'eternità.

VERSUS 28-33 VERSETTI 28-33

28Quis enim ex vobis volens turrim aedificare nonne prius 2achi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima
sedens computat sumptus, qui necessarii sunt, si habeat ad a calcolare la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?
perficiendum; 29ne, posteaquam posuerit fundamentum et 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il
non potuerit perficere, omnes qui vident incipiant illudere ei lavoro tutti coloro che vedono comincino a deriderlo dicendo:
30dicentes: Quia hic homo coepit aedificare et non potuit con- 30Costui ha iniziato a costruire ma non è stato capace di finire il
sumare? 31Aut quis rex iturus committere bellum adversus lavoro. 31Qppure quale re, partendo in guerra contro un altro re,
alium regem nonne sedens prius cogitat, si possit cum decem non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila
millibus occurrere ei, qui cum viginti milfibus venit ad se? uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre
32Afioquin, adhuc il/o longe agente, /egationem mittens rogat l'altro è ancora lontano, gli manda una ambasciata di pace.
ea quae pacis sunt. 33Sic ergo omnis ex vobis, qui non renun- 33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi non può
tiat omnibus quae possidet, non potest meus esse discipu/us. essere mio discepolo.
220 Cap. 14, vv. 28-33 Cap. 14, vv. 28-33 221

GREGOR!US, In Evang. [hom. 37}: Quia sublimia praecepta GREGOIUO: Poiché sono stati dati precetti sublimi, si aggiunge im-
data sunt, protinus comparatio aedificandae sublimitatis adiungi- mediatamente il paragone della costrnzione di una torre quando si dice:
tur cum dicitur «Quis enim ex vobis volens turrim aedijìcare, Chi di voi, volendo costruire una ton·e, non si siede prima a calcolare
nonne prius sedens computat sumptus qui necessarii sunt, si fa spesa necessaria, se ha i mezzi per portarla a compimento? lnfatti
habeat ad perficiendum?». Omne enim quod agimus, praevenire tutto ciò che facciamo dovrebbe essere anticipato da un 'attenta conside-
per studium considerationis debemus. Si igitur humilitatis turrim razione. Perciò se vogliamo costruire la toITc dell'umi ltà, prima dobbia-
construere cupimus, prius nos praeparare ad adversa huius sae- mo prepararci ad affrontare le avversità di questo mondo. BASILIO:
culi debemus. BASILJUS: Ve/ turris est alta speculatio ad custodiam Oppw-e la torre è l'alto osservatorio adatto per la difesa della città e per
civitatis et perceptionem hostilium occursuum apta: ad huius cogliere l'assalto dei nemici. Allo stesso modo ci è stato concesso
instar nobis datus est intellectus conservativus bonorum, praeme- l'intelletto per conservare il bene e per difenderci dal male. Per la
ditativus contrariorum; ad huius aedificationem praecipit costruzione di queste cose il Signore ci ordina di sederci per fare il cal-
Dominus sedentes po nere calculum, si suppetat facultas ad finem. colo per vedere se i mezzi sono sufficienti per lo scopo prestabilito.
GREGORIUS NYSSENUS: Insistendum est enim ut cuiuslibet ardui GREGORIO NISSENO: Infatti occorre insistere affinché il termine di qual-
propositi terminus attingatur variis augmentis mandatorum Dei, siasi ardua impresa sia raggiunto con l'aumento progressivo dei coman-
consummando opus divinum; nam neque lapis unus est tota turris damenti di Dio, portando a compimento l' impresa divina. Infatti una
fabrica, neque unicum mandatum ducit ad animae perfectionem; sola pietra non costituisce l' intero edificio, né un solo comandamento
sed fundamentum oportet subsistere, et secundum Apostolum conduce l'anima alla perfezione. Bisogna dunque porre le fondamenta,
insuper apparatus est auri, et argenti, et pretiosorum lapidum e secondo l'Apostolo per questo scopo occorre investire oro, argento e
apponendus; unde subditur «Ne posteaquam posuerit fundamen- pietre preziose. Perciò si aggiunge: per evitare che se getta le fonda-
tum, et non potuerit perficere, omnes qui viderint, incipiant illude- menta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a
re ei dicentes, quia hic homo coepit aedifìcare, et non potuit con- deriderlo dicendo: costui ha iniziato a costruire ma non è stato capace
sumare». THEOPHYLACTUS: Non enim debemus ponere fimdamen- di finire il lavoro. TuOFILATIO: Infatti non dobbiamo p01Te le fòndamen-
tum, idest sequi Christi initium, et fìnem non imponere, sicut il/i ta, ossia iniziare a seguire il Cristo, e non andare fino in fondo, come
de quibus Ioannes dicit (6,66) quod «multi ex discipulis eius abie- quelli di cui Giovanni dice (Gv 6,66): «Da allora molti dei suoi discepo-
runt retrorsum». Vel fimdamentum intellige doctrinalem senno- li si ritrassero e non andarono più con lui». Oppure per fondamento
nem, puta de abstinentia. Opus est igitur praedicto fùndamento intendi il discorso dottrinale, per esempio sull'astinenza. C'è bisogno
operationis aedificium, ut perficiatur nobis «turris fortitudinis a del suddetto fondamento per la costruzione dell'opera, sicché sia realiz-
facie inimici» (Ps. 3,4). Alioquin deridetur homo a videntibus zata «la torre della salvezza di fronte ai miei nemici» (Sai 3,4).
eum, tam hominibus quam daemonibus. Diversamente quell'uomo verrà deriso da coloro che lo vedono, sia
GREGORJUS [ut supra}: in bonis enim operationibus intenti, nisi dagli uomini che dai demoni.
contra malignos spiritus sollicite vigilemus, ipsos irrisores GREGORIO: Infatti, mentre siamo occupati in buone operazioni, a
patimur, quos ad malum persuasores habemus. Sed ex minori ad meno che vigiliamo attentamente contro gli spiriti cattivi, noi incontria-
maius similitudo subditw~ ut ex rebus minimis maiora pensentur; mo gli schernitori, che sono quelli che ci inducono al male. Ma viene
nam sequitur «Aut quis rex iturus committere bellum adversus aggiunta una similitudine dal più piccolo al più grande, affinché dalle
alium regem, nonne prius sedens cogitat si possit cum decem mil- cose piccole possiamo giudicare le più grandi; infatti segue: Oppure
i i bus occurrere ei qui cum viginti millibus ve nit ad se?». quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esa-
CYRILLUS: Incumbit enim nobis praelium contra spiritalia nequiti- minare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro
ae in caelestibus; urget autem nos et aliorum hostium multitudo, con ventimila? CIRILLO: Infatti incombe su di noi una battaglia contro le
carnale jlagitium, lex saeviens in membris nostris, et variae pas- inimicizie spirituali nei cicli; inoltre urge contro di noi la moltitudine
siones, hoc est dira hostium multitudo. AuGUSTJNUS, De quaest. dei nemici spirituali: il flagello della carne, la legge del peccato che
Evang. [2,31}: Ve! decem millia praeliaturi cum rege qui habet infmia nelle nostre membra e le varie passioni; questa è la tenibile mol-
222 Cap. 14, vv. 28-33 Cap. 14, vv. 28-33 223

viginti millia, significant simplicitatem Christiani hominis, dimi- titudine dei nemici. A GOSTINO: Oppure i diecimila che combatteranno
caturi cum duplicitate diaboli. THEOPHYLACTUS: Est autem rex contro un re che ne possiede ventimila significano la semplicità dcl cri-
peccatum regnans in nostro mortali c01·pore; sed et noster intel- stiano che combatte con la doppiezza dcl demonio. T EOFI LATTO: Ora, il
lectus creatus est rex. Ergo si repugnare velit peccato, toto animo peccato è il re che domina nel nostro corpo m01talc; ma anche il nostro
cogitet secum: nam daemones sunt peccati satellites, qui videntur intelletto creato è un re. Perciò, se vuole respingere il peccato, uno deve
viginti millium numero praecellere decem millia nostra: quia cum vigilare con tutta la sua mente; infatti i demoni sono i compagni del
incorporei sint, nobis comparati corporeis, multo maioremfortitu- peccato, c?e ~embrano su~~rare con ~l num~ro di ventimila i no~tri die-
dinem habere censentur. AUGUSTINUS [ut supra]: Sicut autem de cimila: poiche essendo essi mcorporc1, messi a confronto con no1 corpo-
turri non perfecta per opprobrium deterruit dicentium «Quia hic rei, si considerano in possesso di una fortezza molto maggiore.
homo coepit aedifìcare, et non potuit consumare»,· sic in rege cum A GOSTINO: Ma come con riferimento alla torre incompiuta uno viene
quo dimicandum est, ipsam pacem accusavit, cum subdit dissuaso dalla derisione di coloro che dicono: Costui ha iniziato a
«Alioquin, adhuc ilio longe agente, legationem mittens, rogat ea costruire ma non è stato capace di finire il lavoro, così da un re con cui
quae pacis sunt»: signifìcans etiam minas imminentium tentatio- si deve combattere si invoca la pace quando si aggiunge: se no, mentre
num .a diabolo non sustinere eos qui non renuntiant omnibus quae /'altro è ancora lontano, gli manda un 'ambasciata di pace: significan-
posszdent, et p acem cum eo facere, consentiendo il/i ad commit- do anche le minacce delle imminenti tentazioni del diavolo che non
tendum peccata. GREGORJUS [ut supra]: Ve! a/iter. In i/lo tremendo possono sostenere coloro che non rinunciano a tutto ciò che posseggono
examine cum rege nostro ex aequo ad iudicium non venimus · e fanno la pace con lui, acconsentendo con lui a compiere i peccati.
decem millia quippe ad viginti millia, simplum ad duplum sunl. GREGORIO: Oppure diversamente. Jn quel tremendo esame non entriamo
Cum duplo ergo exercitu contra simplum venit, quia nos vix in in giudizio alla pari con il nostro re; infatti diecimila sta a ventimila
solo opere praeparatos simul de opere et cogitatione discutit. come il semplice al doppio. Egli viene con una doppia annata contro
Dum ergo adhuc longe est, quia adhuc praesens per iudicium non una sola. Infatti mentre noi siamo appena preparati nei fatti, egli ci esa-
videtur, mittamus ad eum legationem lac1ymas nostras, misericor- mina sia sui fatti che sulle intenzioni. Perciò mentre egli è ancora lonta-
diae opera, hostias placationis; haec est nostra legatio, quae no, perché non compare ancora con il giudizio, mandiamogli come
regem venientem placat. AUGUSTINUS, Ad Laetam [epist. 38]: ambasciata le nostre lacrime, le opere di misericordia, le vittime per pla-
Quomodo autem pertineant istae similitudines, ipsa conclusione carlo; questa è la nostra ambasciata che placa il re che viene. AGOSTINO:
satis aperuit, dicens «Sic ergo omnis ex vobis qui non renuntiat Ora, in che modo queste similitudini siano pertinenti lo fa vedere in
omnibus quae possidet, non potest meus esse discipulus». Jtaque modo abbastanza chiaro nella conclusione, dicendo: Così chiunque non
sumptus ad turrim aedificandam, e t valentia decem millium rinunzia a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo. Così le spese
adversus regem qui viginti millia habet, nihil aliud est, quam ut per la costrnzione della torre e il valore di diecimila uomini contro un re
renuntiet unusquisque omnibus quae sunt eius. Praelocutio autem che viene con ventimila non sono altro che il 1inunciarc a tutto ciò che
superior cum extrema locutione concordat: in eo enim quod ali- ci appaitiene, compreso che si odi il padre, la madre, la moglie, i figli, i
quis renuntiat omnibus quae sunt eius, etiam il/ud continetur ut fratelli, le sorelle e persino la propria vita. Infatti tutte queste cose sono
oderit patrem suum, et matrem, et uxorem, et filios, et .fratres, et proprie dell 'uomo: esse lo avvolgono grandemente e gli impediscono di
sorores, adhuc et animam suam. Omnia enim haec propria ali- ottenere non tanto le cose passeggere nel tempo, ma le cose comuni che
cuius sunt, quae plerumque implicant et impediunt ab obtinenda rimangono per sempre. BAS1L10: Ora, con gli esempi suddetti l' intenzio-
non ista propria tempora/iter transitura, sed in aeternum mansura ne di nostro Signore non è di conferire il potere di diventare suoi disce-
communia. BASJlfUS: Est autem intentio Domini per exempla poli oppure no, di stabilire se sia lecito non poJTe le fondamenta oppure
praedicta non utique praebere potestatem eius discipulum fieri vel trattare la pace, ma di mostrare l' impossibilità di osservare ciò che piace
non fieri, sicut licet vel non inchoare fundamentum vel tractare a Dio tra quelle cose che distraggono l' anima e nelle quali ci si trova nel
pacem; sed ostendere impossibilitatem divini beneplaciti obser- pericolo di diventare facilmente preda delle astuzie del demonio. B EDA:
vandi inter distrahentia animam, inter quae periclitatur fàcta Ora, c'è differenza tra rinunciare a tutte le cose e abbandonare ogni
224
t
Cap. 14, vv. 28-33 Cap. 14, vv. 28-33 225

venalis ab astutiis daemonis. BEDA: Distat autem inter renuntiare cosa. Infatti abbandonare tutto è di pochi perfetti, cioè posporre le cure
omnibus et relinquere omnia: paucorum enim perfectorum est di questo mondo, mentre rinunciare a tutte le cose è proprio di tutti i
relinquere omnia, hoc est curas mundi postponere; cunctorurn fedeli, cioè tenere le cose di questo mondo in modo tale da non essere
autem fidelium est renuntiare omnibus, hoc est sic tenere quae tenuti da esse nel mondo.
mundi sunt, ut tamen per ea non teneantur in munda.

VERSETTI 34-35
VERSUS 34-35
3411 sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con
34Bonum est sai; si autem sai evanuerit, in quo condietur? che cosa lo si salerà? 35Non serve né per la terra né per il con-
35Neque in terram neque in sterqui/inium utile est, sed foras cime, e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere intenda.
mittetur. Qui habet aures audiendi audiat.
BEDA: In precedenza aveva detto che non si deve soltanto iniziare la
BEDA: Dixerat superius turrim virtutum non solum inchoan- tone delle virtù, ma bisogna anche portarla a tennine; a ciò appartiene il
dam, sed etiam consummandam: ad quod pertinet quod dicitur detto: Il sale è buono. È buono il sale della sapienza spirituale con cui si
«Bonum est sai». Bonum est sal sapientiae spiritualis cordis arca- condiscono i segreti del cuore, anzi, si diviene con gli Apostoli sale della
na condire, immo cum Apostolis sai terrae fieri. E usEBIUS: tena. E USEBIO: Infatti il sale nella sua sostanza consta di acqua e aria
Sai enim secundum substantiam quidem ex aqua consta! et spiritu, avendo un pochino di terra. Esso dissecca la fluida natura dei corpi cor-
modicum quid terrestreitatis participans. Desiccat autern rotti, sicché esso conserva i corpi m01ti. Egli paragona giustamente i suoi
jluidam naturam corruptorum corporum, ut mortua corpora con- discepoli al sale in quanto sono stati rigenerati con l'acqua e lo Spirito; e
serve!. Merito igitur discipulos suos compara! sali, eo quod ipsi in quanto vivono completamente in modo spirituale e non secondo la
regenerati sunt per aquam et Spiritum. Cumque toti spiritualiter carne, essi come il sale cambiano la vita corrotta degli uomini che vivo-
viverent, et non secundum carnem, ad modum salis corruptarn no sulla tena, e con le loro vite virtuose divertono e allietano i loro
vitam hominum in terra degentium convertebant, et virtuosa vita seguaci. TEOFILATIO: Ma non solo coloro che sono dotati della grazia di
suos sequaces oblectando condiebant. THEOPHYLACTUS: Non maestri, ma anche le persone incolte egli le prega di diventare come il
solum autem eos qui donati sunt magistrali gratia, sed etiam idio- sale utili al prossimo. Mentre se uno che doveva essere utile agli altri,
tas exposcit ad modum salis fieri utiles proximis. Si vero qui futu- diviene cattivo, non potrà più essere utile; perciò segue: ma se il sale
rus est utilis aliis, jìat reprobus, iuvari non poterit; unde sequitur perdesse il sapore con che cosa lo si salerà? BEDA: Come se dicesse: se
«Si autem sal evanuerit, in quo condietur?». BEDA: Quasi dicat: uno che una volta era stato illuminato dal sole divino della verità fa ritor-
Si quis semel condimento veritatis illuminatus ad apostasiam no all'apostasia, da quale altro maestro verrà corretto? Poiché egli o ha
redierit, quo alio doctore corrigetur? Qui scilicet eam quam ipse gettato via la dolcezza della sapienza che aveva gustato o si è spaventato
gustavit sapientiae dulcedinem, vel adversis saeculi perterritus, per le avversità del secolo, o si è lasciato adescare dalle sue attrattive;
vel illecebris illectus abiecit; unde sequitur «Neque in terram, perciò continua: Non serve né per la terra né per il concime, e così lo
neque in sterquilinium utile est; sed foras mittetur». Sai enim buttano via. Infatti quando il sale cessa di essere adatto per condire i cibi
cum ad condiendos cibos carnesque siccandas valere desierit, o per seccare le carni, non serve più a nessun uso; non infatti è utile per
nulli iam usui aptum erit: neque enim in terram utile est, cuius la terra, perché quando vi viene gettato essa non produce più frutti, né è
iniectu germinare prohibetur, neque in sterquilinium agriculturae vantaggioso all'agricoltura come concime: così chi, dopo la conoscenza
profuturum: sic qui post agnitionem veritatis retrocedi!, neque della verità, regredisce non è più in grado di produrre il frutto di opere
ipse fructum boni operis /erre, nec alias excolere va/et; sed buone né di educare gli alni; ma dev'essere buttato via, cioè dev'essere
foras mittendus est, hoc est ab Ecclesiae unitate secernendus. separato dall'unità della Chiesa. TEOFfLATrO: Ma siccome il suo discorso
226 Cap. 14, vv. 34-35 Cap. 14, vv. 34-35 227

THEOPHYLACTUS: Verum, quia senno parabolicus et obscurus erat, era in parabole e oscuro, il Signore, sollecitando gli ascoltatori a non
excitans Dominus auditores, ne qualitercumque acciperent quod intendere in qualsiasi modo quanto aveva detto sul sale, soggiunge: Chi
dictum est de sale, subdit «Qui habet aures audiendi, audiat»; hoc ha orecchi per intendere intenda: cioè se uno è dotato di sapienza, inten-
est, si cui sapientia inest, intelligat: aures enim hic cognoscitivam da; infatti per orecchi qui dobbiamo intendere la potenza conoscitiva del-
vim animae et aptitudinem intelligendi accipere debemus. B EDA: l'anima e la sua attitudine a capire. B EDA: Inoltre ascolti non disprezzan-
Audiat etiam non contemnendo, sed obediendo, et faciendo quae do, ma obbedendo, e facendo ciò che dice.
dicit.
f 229
228

CAPUT 15 CAPITOLO 15

VERSUS 1-7 VERSETTI 1-7

1Erant autem appropinquantes ei publicani et peccatores, ut 1Si avvicinavano a lui i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
audirent illum. 2Et murmurabant pharisaei et scribae, dicentes: 21 Farisei e gli Scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e
quia hic peccatores recipit et manducat cum illis. 3Et ait ad illos mangia con loro. 3Allora egli disse loro questa parabola. 4Chi
parabolam istam dicens: 4Quis ex vobis homo, qui habet centum di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novan-
oves et, si perdiderit unam ex illis, nonne dimittit nonaginta novem tanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la
in deserto et vadit ad illam quae perierat, donec inveniat eam? 5Et, ritrova? 5Ritrovatala, se la mette sulle spalle tutto contento, 6e,
cum invenerit eam, imponit in humeros suos gaudens, 6et veniens andando a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegra-
domum convocat amicos et vicinos dicens illis: Congratulamini tevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
mihi, quia inveni ovem meam, quae perierat. 70ico vobis quod ita 7Cosi vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore che si
gaudium erit in caelo super uno peccatore poenitentiam agente, pente che per novantanove giusti che non hanno bisogno di
quam supra nonaginta novem iustis, qui non indigent poenitentia. penitenza.

ÀMBROSIUS: Didiceras in superioribus, saecularibus occupatio- AMBROGIO: Da quanto è stato detto in precedenza hai imparato a non
nibus non teneri, caduca non praeferre perpetuis. Sed quia fragi- lasciarti prendere dagli affari di questo mondo, e a non preferire le cose
litas humana firmum nequit in tanto saeculi lubrico tenere vesti- transitorie a quelle eterne. Ma siccome la fragilità umana non riesce a
gium, etiarn adversus errorem remedia tibi bonus medicus demon- mantenere fenne le orme in un mondo così scivoloso, il buon medico ti
stravit, spem veniae iudex misericors non negavit; unde subditur ha mostrato un rimedio anche contro l'errore, e il giudice misericordioso
«Erant autem appropinquantes ei publicani et peccatores ut audi- non ba negato la speranza del perdono. Pe1tanto si continua: Si avvicina-
rent eunw. GLOSSA: Idest, qui publica exigunt vectigalia, vel condu- vano a lui i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. GLOSSA: Ossia coloro
cunt, et qui lucra saeculi per negotia sectantw: T HEOPHYLACTUS: che raccolgono o impongono le imposte e coloro che inseguono un pro-
Hoc enim exequebatur cuius causa carnem susceperat, admittens fitto con gli affari mondani. TEOFILATIO: Infatti a questo egli era abi-
peccatores, sicut medicus aegrotantes. Sed Pharisaei vere crimi- tuato, per amore di coloro per i quali aveva assunto la carne, accogliendo
nosi l1t1ic pietati murmura recompensabant; unde sequitur «Et i peccatori come il medico accoglie gli ammalati. Ma i Farisei che erano
murmurabant Pharisaei et Scribae, dicentes, quia hic peccatores veramente maligni ricompensavano il suo atto di misericordia mor-
recipit et manducat cum illiS». GREGORJUS, In Evang. [hom. 34}: morando; perciò continua: I Farisei e gli Scribi mormoravano: Costui
Ex qua re colligitur quia vera iustitia compassionem habet, falsa riceve i peccatori e mangia con loro. GREGORIO: Da ciò si ricava che la
dedignationem; quamvis et iusti soleant recte peccatoribus indi- vera giustizia ha compassione, mentre la falsa giustizia ha lo sdegno;
gnari. Sed aliud est quod agitur typo superbiae, aliud quod zelo sebbene anche i giusti siano soliti indignarsi con i peccatori. Ma è una
disciplinae: quia fusti, etsi foris increpationes per disciplinam cosa agire per lo stimolo della superbia e un'altra per lo zelo della disci-
exaggerant, intus tamen dulcedinem per caritatem servant: prae- plina: infatti i giusti, sebbene di fuori esagerino i rimproveri per la disci-
ponunt sibi in animo ipsos plerumque quos corrigunt: quod agen- plina, tuttavia di dentro conservano la dolcezza mediante la carità: nelle
tes per disciplinam subditos, et per humilitatem custodiunt semeti- loro menti essi pongono coloro che vengono corretti prima di se stessi, e
psos. At contra hi qui de falsa iustitia superbire solent, ceteros in questo modo li mantengono soggetti con la disciplina e custodiscono
quosque despiciunt, nulla infirmantibus misericordia condescen- se stessi con l'umiltà. Al contrario coloro che sono soliti inorgoglirsi per
230 Cap. 15, vv. 1-7
r Cap. 15, vv. 1-7 231

dunt; et quo se peccatores esse non credunt, eo deterius peccato- la loro falsa giustizia e disprezzare gli altri, e che non sono mai accondi-
res fiunt: de quorum numero Pharisaei erant, qui diiudicantes scendenti verso il debole con la misericordia quanto più credono di non
Dominum quod peccatores susciperet, arenti corde ipsum fontem essere peccatori, tanto peggiori diventano: del loro numero erano i
misericordiae reprehendebant. Sed quia aegri erant ita ut aegros Farisei, i quali, condannando il Signore perché accoglieva i peccatori,
se esse nescirent, quatenus quod erant agnoscerent, caelestis con il loro arido cuore criticavano la sorgente stessa della misericordia. E
medicus blandis eos fomentis curat; sequitur enim «Et ait ad illos poiché erano così ammalati che ignoravano di esserlo, con l'obiettivo di
parabolam islam, dicens: Quis ex vobis homo?». Similitudinem far loro conoscere ciò che erano, il medico celeste cerca di curarli con
dedit quam in se homo recognosceret, et tamen ad auctorem rimedi leggeri. Infatti prosegue: Allora egli disse loro questa parabola:
hominum pertineret: quia enim centenarius perfectus est numerus, Chi di voi? Egli presenta una parabola che l'uomo poteva riconoscere in
ipse centum ovem habuit, cum sanctorum Angelorum et hominum se stesso, sebbene essa si riferisse al Creatore dell'uomo. Infatti poiché
naturam possedit; unde subditur «Qui habet centum oves». cento è numero perfetto, egli possedeva cento pecore, poiché possedeva
CYRTLLUS: Hinc percipe latitudinem regni Salvatoris nostri. Dicit la natura degli Angeli e degli uomini; perciò continua: egli ha cento
enim oves esse centum, referens numerum subiectarum sibi ratio- pecore. CIRILLO: Da qui comprendi l'ampiezza del regno del nostro
nalium naturarum ad integram multitudinem: est enim centena- Salvatore. Infatti dice che le pecore sono cento, conducendo alla smmna
rius numerus perfectus ex decem decadibus constitutus. Sed ex his perfetta il numero delle nature razionali che gli sono soggette: infatti
una oberravit, scilicet genus humanum, quod terram colit. cento è il numero perfetto costituito di dieci decadi. Ma di queste una ba
ÀMBROSJUS: Dives pastor, cuius nos omnes centesima portio errato, cioè il genere umano, che coltiva la terra. AMBROGIO: È 1icco il
sumus; unde sequitur «Et si perdiderit unam ex illis». GREGORIUS pastore del quale noi tutti insieme siamo soltanto la centesima parte.
[ut supra]: Una ovis tunc periit quando peccando homo pascua Perciò continua: se ne perde una. GREGORIO: Una pecora andò perduta
vitae reliquit. In deserto autem nonagintanovem remanserant: quando con il peccato l'uomo abbandonò il pascolo della vita. Ora,
quia rationalis creaturae numerus, Angelorum videlicet et homi- novantanove restarono nel deserto: poiché il numero delle cre&ture razio-
num, qui ad videndum Deum conditus fuerat, pereunte homine, nali, ossia degli Angeli e degli uomini, che erano stati creati per vedere
erat imminutus; unde sequitur «Nonne dimittit nonaginta novem Dio, con la caduta dell'uomo era diminuito; perciò continua: non lascia
in deserto?» quia scilicet Angelorum choros reliquit in caelo. le novantanove nel deserto?, poiché infatti ha lasciato in cielo i cmi degli
Tunc autem homo caelum deseruit, cum peccavit. Et ut perfecta Angeli. Mentre l' uomo lasciò il cielo quando peccò. E perché fosse inte-
summa ovium integraretur in caelo, homo perditus quaerebatur in grata la somma pe1fetta delle pecore in cielo, l'uomo che era perduto
terra; unde sequitur «Et vadit ad illam quae perierat, donec inve- viene cercato sulla terra. Perciò prosegue: e non va dietro a quella smar-
niat illam». CYRTLLUS: Numquid autem saeviens in reliquas motus rita finché non l'abbia ritrovata? CIRILLO: Forse che, restando insensibi-
est pietate unius? Nequaquam: sunt enim illae in tuta, circumse- le verso le altre, è stato mosso dalla pietà verso una in particolare? No:
piente illas potentissima dextera: sed magis oportebat misereri infatti le altre si trovano al sicuro poiché le circonda la sua potentissima
pereuntis, ne imperfecta videretur residua multitudo: una enim destra. Ma era maggimmcntc necessario avere pietà di quella che stava
reducta, sortitur centenarius propriam speciem. AUGUSTJNUS, De per morire, affmché la moltitudine rimasta non sembrasse imperfetta.
quaest. Evang. [2,32}: Ve! illas nonaginta novem dixit quas reli- Infatti una volta che quell'una è stata ricondotta, il cento recupera la sua
quit in deserto, superbos significans, tamquam solitudinem geren- forma. AGOSTINO: Oppure egli parla delle novantanove che ha lasciato
tes in animo, dum solos se videri volunt; quibus ad perfectionem nel deserto, indicando i superbi che portano la solitudine nella loro
unitas deest: cum enim quisque a vera unitale divellitur, superbe mente in quanto essi cercano di sembrare soli; ad essi manca l'unità per
divellitur: suae quippe potestatis esse cupiens, non sequitur unum, la perfezione: infatti quando qualcuno si lascia strappare dall'unità, ciò
quod est Deus. Uni autem deputa! omnes per poenitentiam recon- avviene per lorgoglio; poiché, volendo essere padrone di se stesso, egli
ciliatos, quae humilitate obtinetur. GREGORIUS NYSSENUS: Cum non segue più l'Uno che è Dio. Ora, a quell'Uno sono destinati tutti
autem pastor invenisset ovem, non punivit: non duxit ad gregem coloro che sono riconciliati con la penitenza che si ottiene per mezzo
urgendo,· sed superponens humero, et portans, clementer annu- dell'umiltà. GREGORIO NISSENO: Quando il pastore ritrova la pecora, non
232 Cap. 15, vv. 1-7 Cap.15, vv. 1-7 233

meravit gregi; unde sequitur «Et cum invenerit ovem, imponit in la punisce; non la riconduce al gregge costringendola, ma, caricandola
humeros suos gaudens». GREGORJUS [ut supra]: Ovem humeris sulle spalle e portandola, la riconduce con clemenza al gregge; perciò
suis imposuit, quia humanam naturam suscipiens, peccata nostra continua: Ritrovata/a se la mette sulle spalle tutto contento. GREGORIO:
ipse portavit. Inventa autem ove, ad domum redit, quia pastor Egli si mette la pecora sulle spalle perché, assumendo la natura umana,
noster, reparato homine, ad regnum caeleste rediit; unde sequitur egli stesso pmtò i nostri peccati. Infatti, trovata la pecora, fa ritorno a
«Et veniens domum, convocat amicos et vicinos, dicens illis: casa poiché il nostro pastore, dopo avere restaurato l'uomo, fece ritorno
Congratulamini mihi, quia inveni ovem meam quae perierat». al regno celeste; perciò prosegue: andando a casa, chiama gli amici e i
Amicos et vicinos vocat Angelorum choros; quia amici eius sunt, vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che
quia voluntatem eius continue in sua stabilitate custodiunt; vicini era perduta. Egli chiama amici e vicini i cori degli Angeli, perché sono
quoque eius sunt, quia claritatem visionis illius sua assiduitate suoi amici, in quanto custodiscono continuamente e stabilmente la sua
perfruuntur. THEOPHYLACTUS: Supernae igitur virtutes oves dicun- volontà; inoltre gli sono vicini, perché godono con la loro assiduità lo
tur in eo quod omnis natura creata aspectu Dei bestialis est; in splendore della sua visione. TEOFILATIO: Perciò le potenze celesti sono
eo vero quod rationalis est, amici et vicini dicuntur. GREGOJUUS chiamate pecore perché ogni natura creata, paragonata a Dio, è come un
[ut supra]: Et notandum, quod non dicit «Congratulamini» inven- animale, ma per il fatto che è razionale è chiamata amica e vicina.
tae ovi, sed «mihi»: quia videlicet eius est gaudium vita nostra; GREGORJO: Si deve inoltre osservare che non dice: Rallegratevi con la
et cum nos ad caelum reducùnw~ solemnitatem laetitiae illius pecora ma con me; perché la nostra vita è la sua gioia e quando noi
implemus. siamo riportati in ciclo, noi riempiamo la festa della sua gioia.
AMBROSJUS: Angeli autem, quoniam sunt rationales, non imme- AMBROGIO: Ora gli Angeli, poiché sono razionali, non a torto si ralle-
rito hominum redemptione laetantur; unde sequitur «Dico vobis, grano della redenzione degli uomini; perciò segue: Così vi dico: ci sarà
quod ita gaudium erit in caelo super uno peccatore poenitentiam più gioia in cielo per un peccatore che si pente che per novantanove
agente, quam supra nonaginta novem iustis, qui non indigent poe- giusti che non hanno bisogno di penitenza. Che ciò serva come incenti-
nitentia». Hoc proflciat ad incentiva probitatis, si unusquisque vo alla bontà, qualora si creda che la propria conversione è gradita
conversionem suam gratam /ore credat coetibus Angelorum, quo- all'assemblea degli Angeli, il favore dei quali si dovrebbe ricercare e
rum aut affectare patrocinium, aut vereri debet offensam. l'offesa temere. GREGORIO: Si dice che in cielo ci sarà più gioia per un
GREGORJUS [ut supra]: Plus autem de conversis peccatoribus peccatore convertito che per i giusti perseveranti; poiché frequentemente
quam de stantibus iustis in caelo gaudium esse fatetur; quia ple- quelli che sanno di non essere oppressi dalla mole dei peccati, si trovano
rumque hi qui nullis se oppressos peccatorum molibus sciunt, veramente sulla via della giustizia, ma non sono per nulla ansiosi della
stant quidem in via iustitiae, sed tamen ad caelestem patriam patria celeste, e per Io più rimangono pigri nel compiere le opere buone,
anxie non anhelant, et plerumque pigri remanent ad exercenda poiché sono sicuri dcl fatto che non hanno commesso peccati gravi. Per
bona praecipua, quia securi sibi sunt quod nulla commiserint contro, talora, coloro che si ricordano di certe mancanze che hanno com-
mala graviora: at contra nonnunquam hi qui se aliqua i/licita messo, compunti da un sincero dolore, ardono di amore verso Dio, e
egisse meminerunt, ex ipso suo dolore compuncti, ad amorem Dei poiché sanno di essersi allontanati da Lui, si rifanno dei danni precedenti
inardescunt, et quia errasse se a Dea considerant, damna praece- con i guadagni successivi. Perciò c'è più gioia in cielo, poiché anche il
dentia lucris sequentibus recompensant. Maius ergo gaudium fit condottiero di una battaglia ama maggiormente quel soldato che, dopo
in caelo, quia et dux in praelio plus eum mi/item diligit qui post essersi dato alla fuga, tornato indietro, combatte fortemente conh·o il
fi1gam reversus hostem fortiter premit, quam eum qui numquam nemico, piuttosto che colui che non ha mai voltato le spalle al nemico e
terga praebuit, et numquam aliquid fortiter fecit. Sic agricola tuttavia non ha mai fatto nulla di valoroso. Così il contadino ama di più
illam amplius terram amat quae post spinas uberes fructus pro- quella tc1rn che dopo le spine produce frutti ubertosi, piuttosto che quel-
fert, quam eam quae numquam spinas habuit, et numquam fer- la che non ha mai avuto le spine, ma non produce mai un raccolto
tilem messem producit. Sed inter haec sciendum est, quia sunt ple- abbondante. Ma allo stesso tempo dobbiamo sapere che ci sono molti
234 Cap. 15, vv. 1-7 Cap. 15, vv. 1-7 235

rique iusti, in quorum vita tantum est gaudium, ut eis quaelibet giusti nella vita dei quali c'è così tanta gioia che a loro non si può prefe-
peccatorum poenitentia praeponi nullatenus possit. Hinc ergo rire alcuna penitenza dei peccatori. Dal che possiamo dedurre quale
colligendum quantum Deo gaudium faciat quando humiliter plan- grande gioia si produce in Dio quando il giusto piange umilmente, se si
git iustus, si .facit in caeio gaudium quando hoc quod male gessit, produce gioia in ciclo quando l' ingiusto con la sua penitenza condanna
per poenitentiam damnat iniustus. il male che ha fatto.

VERSUS 8-10 VERSETTI 8-10

BAut quae mulier habens drachmas decem, si perdiderit so quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non
drachmam unam, nonne accendit lucernam et everrit domum accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente fin-
et quaerit diligenter, donec inveniat? 9et, cum invenerit, convo- ché non la ritrova? 9E dopo averla trovata chiama le amiche e
cat amicas et vicinas dicens: Congratulamini mihi, quia inveni le vicine dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la
drachmam quam perdideram? 10/ta, dico vobis, quia gaudium dramma che avevo perduta? rncosì vi dico: ci sarà gioia da-
erit ange/is Dei super uno peccatore poenitentiam agente. vanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che fa penitenza.

CrRILLUS: Per praecedentem parabolam, in qua genus huma- CIRILLO: Con la precedente parabola in cui si diceva che il genere
num dicebatur ovis erratica, docebamur nos fore creatura subli- umano è una pecora sperduta, ci si insegna che noi siamo creature del Dio
mis Dei, qui fecit nos, et non ipsi nos; cuius pascuae oves sumus: altissimo, il quale ci ha prodotti e non siamo stati noi stessi a crearci; e
subiungitur secunda parabola, qua genus humanum comparatur siamo le pecore del suo pascolo: ora aggiunge una seconda parabola, in
drachmae quae perii!; per quam ostendit nos ad similitudinem et cui il genere umano viene paragonato a una dramma che era perduta; per
mezzo della quale egli fa vedere che noi siamo stati fatti a immagine e
imaginem regiam factos esse, scilicet summi Dei: nam drachma
somiglianza regale, ossia del sommo Dio; infatti la dramma è una moneta
nummus est impressam habens regiam fìguram; unde dicitur
che porta impressa la figura del re; perciò si dice: Quale donna che ha
«Aut quae mulier habens decem dracma». GREGORIUS, i n Evang.
dieci dramme. GREGORIO: Colui che viene indicato con il pastore è lo stes-
[hom. 34]: Qui significatur per pastorem, ipse per mulierem; ipse
so che viene indicato con la donna: infatti è lo stesso Dio e la stessa
enim Deus, ipse et Dei sapientia. A ngelorum autem et hominum sapienza di Dio. Ora, Dio ha creato la natura degli Angeli e degli uomini
naturam ad cognoscendum se Dominus condidit, et ad simili- perché conoscano Lui stesso, e li ha creati secondo la sua somiglianza.
tudinem suam creavit. Decem ergo drachmas habuit, quia novem Perciò aveva dieci dramme, perché nove sono i cori degli Angeli, ma per-
sunt chori Angelorum," sed ut compleretur electorum numerus, ché fosse completato il numero degli eletti l'uomo venne creato come de-
homo decimus est creatus. AUGUSTJNUS, De quaest. Evang. [2,33}: cimo. A GOSTINO. Oppure nelle nove dramme, così come nelle novantano-
Ve! in novem drachmis, sicut et in nonaginta novem ovibus, ponit ve pecore, indica coloro che antepongono se stessi alla salvezza dei pec-
eorum significationem qui de se praesumentes peccatoribus ad catori presumendo di se stessi: infatti per fare dieci ai nove ne manca uno
salutem redeuntibus se praeponunt: unum enim deest a novem ut come ai novantanove per fare cento. E questo uno viene identificato con
decem sint, et a nonaginta novem ut centum sint," cui uni deputat tutti coloro che sono liconciliati per mezzo della penitenza. GREGORIO:
omnes p er poenitentiam reconciliatos. GREGORIUS [ut supra]: Et Dato poi che l'immagine viene espressa nella dramma, la donna ha perso
quia imago exprimitur in drachma, mulier drachmam perdiderat, la d.raimna quando l'uomo, che era stato creato a immagine di Dio, pec-
quando homo, qui conditus ad imaginem Dei fuerat, peccando a cando si è allontanato dalla somiglianza. con il suo Creatore, e questo è
similitudine sui conditoris recessit; et hoc est quod subditur «Si quanto viene aggiunto: se ne perde una non accende La lucerna? La donna
perdiderit drachmam unam, nonne accendi! Lucernam?». Accendit accende la lucerna perché la sapienza di Dio appaive nell' umanità. Ora, la
236 Cap. 15, vv. 8-10 Cap. 15, vv. 8-10 237

mulier lucernam, quia Dei sapientia apparuit in humanitate. lucerna è la luce in un vaso di terra, ma la luce in un vaso di terra è la divi-
Lucerna quippe lumen in testa est; lumen vero in testa est divini- nità nella carne; così, accesa la lucerna, continua: spazza (evertit) la casa.
tas in carne: accensa autem lucerna, sequitur «Et evertit Poiché quando la sua divinità risplendette per mezzo della carne, tutta la
domum»: quia scilicet mox ut eius divinitas per carnem claruit, nostra coscienza iimase scossa; poiché il termine spazza (evertit) non è
omnis se nostra conscientia concussit: quia eversionis senno non diverso da quello che si legge in altri codici: pulisce (emundat): poiché se
discrepai in eo quod in aliis codicibus legitur «Emundat»: quia la mente cattiva non viene prima distrutta (spazzata) per il timore, non
prava mens si non prius prae timore evertitur, ab assuetis vitiis viene mondata dai vizi abituali. Ora, spazzata la casa, si trova la dramma;
non mundatur. Eversa autem domo, invenitur drachma; sequitur infatti continua: e cerca attentamente finché non la ritrova. Poiché, quan-
enim «Et quaerit diligenter donec inveniat»; quia scilicet cum do viene sconvolta la coscienza dell'uomo, viene ristabilita nell ' uomo
perturbatur conscientia hominis, reparatur in homine similitudo J'irrunagine del Creatore. GREGOIUO NAZIANZENO: Una volta trovata la
conditoris. GREGORIUS NAZIANZENUS: Inventa autem drachma, cae- dranuna, egli rende le potenze celesti, che aveva fatto ministri della sua
lestes virtutes facit participes gaudii, quas ministras dispensatio- economia, paitecipi della gioia; perciò segue: E dopo averla trovata chia-
nis fecit; unde sequitur «Et cum invenerit, convocat amicas et ma le amiche e le vicine dicendo: Rallegratevi con me perché ho ritrovato
vicinas dicens: Congratulamini mihi, quia inveni drachmam quam la dramma che avevo perduta. GREGORIO: Le potenze celesti sono tanto
perdideram». GREGORJUS [ut supra]: Supernae enim virtutes tanto più vicine alla sapienza divina quanto più le si accostano mediante la gra-
divinae sapientiae iuxta sunt, quanto ei per gratiam continuae zia di una visione continua. TEOFILAITO: Oppure sono amiche in quanto
visionis appropinquant. THEOPHYLACTUS: Vel amicae sunt, ut exe- eseguono la sua volontà, e vicine in quanto sono incorporee; oppure forse
quentes voluntatem ipsius: vicinae vero, ut incorporeae; vel forte sono sue amiche tutte le potenze celesti, mentre sono vicine quelle più
amicae ipsius sunt omnes supernae virtutes, vicinae vero sunt pro- prossime, cioè i Troni, i Chcrnbini e i Serafirù. GREGORIO NISSENO:
pinquiores, scilicet Throni, Cherubim et Seraphim. GREGORTUS Oppure in un altro modo. Questo è quanto il Signore ci presenta nella
NYSSENUS: Ve/ alite1~ Hoc reor Dominum nobis proponere in inqui- 1icerca della dramma perduta: noi non iicaviarno alcwJ vantaggio dalle
sitione perditae drachmae, quia nulla nobis a ceteris virtutibus altre virtù che egli chiama dramme, sebbene siano tutte nostre, fino a
utilitas provenit, quas drachmas vocat, quamvis praesto sint quando manca all'anima spogliata e come vedova quella sola con cui essa
omnes, una sola deficiente animae viduatae, qua scilicet divinae riceve lo splendore della divina immagine. Perciò egli ordina anzitutto di
similitudinis nitorem sortitur: propter quod primo quidem iubet accendere la lucerna, ossia il Verbo divino che manifesta le cose nascoste.
lucernam accendere, scilicet Verbum divinum, quod abscondita Oppure forse la lampada della penitenza; ma è nella propria casa, cioè in
patefacit. Vel.forsan poenitentiae lampadem, sed in domo propria, se stessi e nella prop1ia coscienza, che è necessario ricercare la drarruna
idest in seipso et in sua conscientia, oportet perquirere drachmam perduta, ossia l' irrunagine del re che non è stata interamente scalfita ma è
perditam, idest regis imaginem, quae non penitus deperiit, sed est ricoperta dal fango che indica il contagio della carne; così dopo che l'ha
tecla sub fimo, qui signifìcat carnis contagia; quibus studiose ripulita da queste cose con cma, ossia, dopo che l'ha lavata con la solerzia
abstersis, idest dilutis per solertiam vitae, elucescit quod quaeri- della vita, brilla nuovamente quello che ricerca: perciò è conveniente che
tur: unde oportet ipsam quae invenit gratulari; necnon ad partici- colei che l'ha trovata si rallegii e che chiami le vicine a prutecipare alla
pia gaudii vacare vicinas, idest contubernales virtutes, idest ratio- propria gioia, cioè le facoltà che le stanno vicino: quella razionale, quella
nabilem et concupiscibilem et innatum iracundiae ajjectum, et si concupiscibile e il sentimento innato dell'ira, e tutte le facoltà che si trova-
quae sint tales vires circa anùnam consideratae, quas docet gau- no intorno all'anima e che devono godere nel Signore. Poi concludendo la
dere in Domino. Deinde concludens parabolam, subdit «ila dico parabola aggiunge: Così vi dico: ci sarà gioia davanti Angeli di Dio per
vobis, gaudium erit A ngelis super uno peccatore poenitentiam un solo peccatore che fa penitenza. GREGORIO: Fare penitenza è piangere i
agente». GREGORTUS [ut supra]: Poenitentiam agere est praeterita peccati passati e non compiere quelli che poi si dovrebbero piangere.
mala piangere, et plangenda non perpetrare. Nam qui sic alia Infatti chi deplora i prop1i mali in modo tale che ne corrunette ancora, o
deplorat ut tamen alia committat, adhuc poenitentiam agere aut ignora che cosa significhi far penitenza, oppme finge. Inoltre egli deve
238 Cap. 15, vv. 8-10 Cap. 15, vv. 8-10 239

ignora! aut dissimulat. Cogitandum est etiam ut per hoc conditori riflettere che facendo così non soddisfa il suo Creatore, poiché chi ha fatto
suo satisjaciat: ut qui commisi! prohibita, sibi abscindere debeat ciò che è proibito si deve separare anche da ciò che è lecito, e così dovreb-
etiam concessa; et se reprehendat in minimis qui se meminit in be essere severo con se stesso nelle cose piccole mentre si ricorda di avere
maximis deliquisse. mancato in quelle grandi.

VERSUS 11-16 VERSETTI 11-16

11Ait autem: Homo quidam habuit duos filios, 12et dixit 11Disse ancora: Un uomo aveva due figli. 12 11 più giovane
adulescentior ex illis patri: Pater, da mihi portionem substan- disse al padre : Padre, dammi la parte del patrimonio che mi
tiae, quae me contingit. Et divisit il!is substantiam. 13Et non spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13Dopo non molti
post multos dies, congregatis omnibus, adulescentior filius giorni il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per
peregre profectus est in regionem longinquam et ibi dissi- un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da
pavit substantiam suam vivendo /uxuriose. 14Et, postquam dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne
omnia consummasset, facta est fames valida in regione il/a, una grande carestia, ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno .
et ipse coepit egere. 15Et abiit et adhaesit uni civium regionis 15Allora andò e si mise al servizio di uno degli abitanti di quella
illius, et misit illum in villam suam, ut pasceret porcos. 16Et regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16E desi-
cupiebat implere ventrem suum de siliquis, quas porci man- derava saziarsi con le carrube che mangiavano i porci, ma
ducabant; et nemo il/i dabat. nessuno gliene dava.

AMBROS!US: Tres ex ordine Lucas parabolas posuit: ovis quae AMBROGIO: Luca ha posto successivamente le tre parabole: la pecora
perierat et inventa est; drachmae quae perierat, et inventa est; che era perduta e venne ritrovata; la dramma che era perduta e venne
filii qui erat mortuus et revixit; ut triplici remedio provocati vul- ritrovata; il figlio che era morto e fu 1icondotto in vita, affinché, indotti da
nera nostra curemus. Christus ut pastor te suo corpore vehit, un triplice rimedio, noi curiamo le nostre ferite. Cristo come pastore ti
quaerit ut mater Ecclesia, recipit Deus Pater: prima misericordia, porta al suo corpo, la Chiesa come madre ti cerca, Dio Padre ti accoglie:
secunda suffragatio, tertia reconciliatio. CHRYSOSTOMUS [hom. de la prima parabola rappresenta la misericordia, la seconda l'intercessione,
patre et duo bus filiis}: Est etiam inter parabolas supradictas la te1za la riconciliazione. CRISOSTOMO: Tra le tre parabole suddette c'è
anche un motivo di distinzione secondo le persone o le disposizioni dei
ratio distinctionis secundum personas ve/ mentes peccantium, ut
peccatori. Il padre riceve il figlio contrito il quale usa la libertà del suo
pater jìlium recipiat poenitentem, qui arbitrii sui libertate utitur,
arbitrio per conoscere da dove è caduto; invece il pastore cerca la pecora
ut cognoscat unde ceciderit; pastor vero ovem errantem et non
sbandata e che non conosce la via dcl ritorno, e la pmia sulle sue spalle,
sapientem reverti requirat, et humeris suis referat, irrationabili
paragonando l'uomo stolto a un animale ilrngionevole, il quale, raggirato
animali imprudentem hominem comparans, qui alieno dolo cir- dall'inganno altrui, si è perduto come una pecora. Perciò la presente para-
cumventus, erraverat sicut ovis. Praesens ergo parabola proponi- bola viene presentata quando si dice: Disse ancora: un uomo ave.va due
tur cum dicitur «Ait autem: homo quidam habuit duos filios». figli. Ci sono alcuni che dicono che di questi due figli il più vecchio sono
Sunt qui dicant de duo bus fìliis istis seniorem A ngelos esse, iunio- gli Angeli, mentre affermano che il più giovane è l'uomo, il quale
rem vero hominem ponunt, qui in longinquam peregrinationem affrontò un lungo viaggio quando cadde dal cielo e dal Paradiso sulla
abierit, quando in terram de caelis et Paradiso cecidit: et aptant ten-a; essi adattano le conseguenze facendo rifetimento alla caduta o alla
consequentia, respicientes ad casum vel statum Adae. Sed hic sen- condizione di Adamo. Ora, questo senso appare senz'altro pio, ma non so
sus pius quidem videtur, nescio tamen si verus sit: quia iunior se sia vero: poiché il figlio più giovane accede alla penitenza spontanea-
240 Cap. 15, vv. ll -16
t Cap. 15, vv. 11-16 241

filius ad poenitentiam venit sua spante, recordatus praeteritae mente, ricordandosi della passata 1icchezza del padre; invece il Signore,
abundantiae patris sui; Dominus autem veniens ad poenitentiam venendo, chiama il genere umano alla penitenza, poiché spontaneamente
vocavit humanum genus, dum spante sua regredi, unde ceciderat, non pensava affatto di far ritorno al luogo da dove era caduto. Pertanto il
non cogitare!. Deinde senior jìlius in reditu et salute fratris sui figlio maggiore si ratttista per il ritorno e per la salute di suo fratello; men-
tristatur; cum Dominus dicat laetitiam esse apud Angelos super tre il Signore afferma che c'è gioia davanti agli Angeli per un solo pecca-
uno peccatore poenitentiam agente. CYRlLLUS: Quidam vero per tore che si converte. CIRJLLO: invece alcuni affcnnano che con il figlio
seniorem fìlium dicunt sign(ficari Israel secundum carnem; per maggiore viene indicato Israele secondo la carne, mentre con il figlio che
alium vero qui discessit a patre describitur multitudo Gentium. si è allontanato dal padre si descrive la folla dei Gentili. AGOSTINO:
AUGUST!NUS, D e quaest. Evang. [2,34}: Hic ergo homo habens Perciò, con questo uomo che ha due figli si intende Dio che ha due popo-
duos filios, Deus habens duos populos intelligitur, tamquam duas li come le due razze del genere umano: una di coloro che restarono fenni
stirpes generis humani: unam eorum qui permanserunt in unius n~l culto dell'unico Dio, l'altra di coloro che cancellarono Dio fino al
Dei cultu, alteram eorwn qui usque ad colendum idola deserue- punto di adorare gli idoli. Quindi sin dall'inizio della creatura dei mmtali,
runt Deum. Ab ipso ergo exordio creaturae mortalium maior il figlio maggiore resta fedele al culto dell 'unico Dio, mentre il figlio
fìlius ad cultum unius Dei pertinet, minor autem petit ut sfbi pars minore chiede al padre che gli sia data la parte del patrimonio che gli
substantiae quae eum tangeret, daretur a patre; unde sequitur «Et spettava; quindi continua: Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la
dixit adolescentior ex illis patri: Pater, da mihi portionem sub- parte del patrimonio che mi spetta: come un'anima che si compiace del
stantiae quae me contingit»; tamquam anima potestate sua delec- proprio potere, cioè di vivere, intendere, ricordare e di eccellere per un
tata, id quod il/i est vivere, intelligere, meminisse, vel ingenio ala- ingegno solerte, chiede ciò che di fatto sono doni divini. Tuttavia egli
cri excellere, petit, quae divina sunt munera. Haec autem in pote- riceve queste cose in suo potere mediante il libero arbitrio, perciò conti-
state sua accepit per liberum arbitrium; unde sequitur «Et divisit nua: E il padre divise tra loro le sostanze. TuOFILATIO: La sostanza del-
illis substantiam». TllEOPHYLACTUS: Hominis substantia rationali- 1'uomo è la razionalità, la quale viene accompagnata dal libero.arbitrio, e
tas est, quam comitatur libertas arbitrii; et similiter quaecumque similmente tutte le altre cose che il Signore ci ha dato sono considerate
Dominus dedit nobis, pro substantia nostra putabitur, ut caelum, come nostre sostanze come il cielo, la terra e ogni creatura, la Legge e i
terra et universa creatura, /ex et Prophetae. AMBROSIUS: Vides Profeti. AMBROGro: Ora, considera che a coloro che chiedono viene con-
autem, quod divinum patrimonium petentibus datur; nec putes cesso il patrimonio, e non ti tenere che sia colpa del padre che l'abbia dato
culpa patris, quod adolescentiori dedit: nulla Dei regno infirma al figlio più giovane: infatti per il regno di Dio nessuna età è debole; né la
aetas, nec fides gravatur annis. ipse certe se iudicavit idoneum fede viene appesantita dagli anni. Chi chiede giudica se stesso indubbia-
qui poposcit: atque utinam non recessisset a patre,· impedimentum mente idoneo, e se non si fosse allontanato dal padre non avrebbe ignora-
nescisset aetatis; sequitur enim «Et non post multos dies, congre- to l'impedimento dell'età; infatti continua: Dopo non molti giorni il.figlio
gatis omnibus, adolescentior filius peregre profectus est in più giovane, raccolte le sue cose, pard per un paese lontano. CRISOSTOMO:
regionem longinquam». CHRYSOSTOMUS [ut supra]: Minor filius in li figlio minore se ne andò in un paese lontano, allontanandosi da Dio non
regionem longinquam profectus est, non loca/iter a Deo decedens, localmente, perché egli è presente ovunque, ma affettivamente: infatti il
qui ubique est, sed affectu: fugit enim Deum peccator ut a longin- peccatore fugge da Dio per starsene lontano. AGOSTINO: Chiunque vuole
quo stet. AucusrINUS, De verb. Dom. [serm. 34}: Quisquis enim essere così simile a Dio da affidare a lui la sua fortezza, non si allontani
ita vult esse similis Dea ut fortitudinem suam ad illum custodiat, da lui, ma piuttosto rimanga stretto a lui sicché egli possa conservare la
non ab ilio recedat, ei cohaerendo, ut custodiat similitudinem et somiglianza e l' immagine nelle quali fu creato. Ma se perfidamente egli
imaginem ad quam factus est. Porro si perverse vult imitari vuole imitare Dio in modo tale che come Dio non ha nessuno che lo
Deum, ut quomodo Deus non habet a quo regatur, sic ipse velit governi, così anch'egli vuole esercitare il suo potere come se non fosse
sua potestate uti, ut nullo regente vivat,· quid resta! nisi ut rece- sotto alcuna regola, che cosa gli rimane se non che, allontanandosi da
dens ab eius calore torpescat, recedens a veritate vanescat? qualsiasi calore, egli divenga freddo e allontanandosi dalla verità svanisca
242 Cap. 15, vv. 11-16 Cap. J 5, vv. 11-16 243

AUGUSTINUS, De quaest. Evang. [2,33): Quod autem non post mul- del tutto? AGOSTINO: Ciò che dice essere accaduto dopo non molti giorni,
tos dies dixit factum, ut congregatis omnibus peregre proficiscere- ossia che, raccolte tutte le sue cose, si mise in viaggio verso una regione
tur in regionem longinquam, quae est oblivio Dei; hoc est quia lontana, che è la di menticanza di Dio, significa che non molto dopo
non multo post institutionem humani generis placuit animae per )'istituzione del genere umano l'anima dell' uomo scelse con il suo libero
liberum arbitrium /erre secum velut quamdam potentiam naturae arbitti o di disporre di se stessa come di un potere della propria natura, e di
suae, et deserere eum a quo condita est, fldens de viribus suis; abbandonare colui dal quale era stata creata, avendo fiducia nelle prop1ie
quas vires tanto consumit citius, quanto eum deseruit a quo datae forze; ed egli consumò queste forze tanto più in fretta, quanto più lo
sunt; unde sequitur «Et ibi dissipavit substantiam suam vivendo abbandonò colui dal quale esse erano state conferite. Perciò prosegue: e là
luxuriose». Luxuriosam vero vel prodigam vitam vocat amantem sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Chiama dissoluta una vita
fimdere atque spatiari pompis exterioribus, intus inanescentem, prodiga che ama diffondersi e dissiparsi nei fasti esteri01i, ma che svuota
cum ea quisque sequitur quae ad alia procedunt, et relinquit eum inte1iormente, poiché ciascuno rincorre ciò che rinvia sempre ad altro ma
qui sibi est interior; unde sequitur «Et postquam consummasset abbandona colui che gli è interiore; perciò segue: quando ebbe speso
omnia, /acta est fames magna in regione illa». Fames est indigen- tutto, in quel paese venne una grande carestia. La carestia è la mancanza
tia verbi veritatis. della parola di ve1ità.
Sequitur «Et ipse coepit egere». AMBROSIUS: Merito egere Poi continua: e cominciò a trovarsi nel bisogno. AMBROGIO: Giusta-
coepit qui thesauros sapientiae et scientiae Dei, divitiarumque mente cominciò a sentire la miseria chi ha abbandonato i tesori della sa-
caelestium altitudinem dereliquit. pienza e della scienza di Dio e l'altezza delle 1icchezze celesti.
Sequitur «Et abiit, et adhaesit uni civium regionis illius». Prosegue: Allora andò e si mise al servizio di uno degli abitanti di
A UGUSTJNUS [ut supra}: Unus civium regionis illius aliquis aereus quella regione. AGOSTINO: Uno dei cittadini di quella regione è un princi-
princeps est ad militiam diaboli pertinens, cuius villa est modus pe dell'aria che appartiene all'esercito del diavolo, il cui territorio è il
potestatis ipsius; de qua sequitur «Et misit illum in villam suam, modo dcl suo potere, con riferimento al quale si aggiunge: e lo mandò nei
ut pasceret porcos». Porci sunt immundi spiritus qui sub ipso campi a pascolare i porci. T porci sono gli spiriti immondi che stavano
erant. BEDA: Porcos autem pascere est ea quibus immundi spiritus sotto di lui. BEDA: Ora, pascolare i porci è operare quelle cose delle quali
gaudent, operari. gli spiriti immondi godono.
Sequitur «Et cupiebat implere ventrem suum de siliquis quas Continua: E desiderava saziarsi con le carrube che mangiavano i
porci manducabant». AMBROsrus: Siliqua genus leguminis est, porci. AMIJROGIO: La carruba appaitiene al genere dei legumi, vuota dcn-
intus inanis, foris mollis, quo corpus non refìcitw~ sed impletur, ut tt·o e molle fuori, da cui il corpo non viene 1i storato ma viene riempito,
sit magis oneri quam usui. AUGUSTJNUS [ut supra}: Siliquae ergo, cosicché è più un peso che un vantaggio. AGOSTINO: Pe1tanto le carrube
quibus porcos pascebat, saeculares doctrinae sunt, steri/es, vani- con cui pascolava i porci sono gli insegnan1enti di questo mondo, sterili e
tatem personantes, de quibus laudes idolorum fabularumque ad che risuonano di vanità, secondo i quali in prosa e in versi gli uomini ripe-
Deos Gentium pertinentium vario sermone atque carminibus per- tono le lodi degli idoli e le favole che riguardano le divinità dei Gentili
crepant; quibus daemonia delectantur: unde cum iste saliari con cui i demoni si deliziano: quindi, allorché questi desiderava essere
cupiebat, aliquid solidum et rectum, quod ad beatam vitam per- saziato e voleva tTOvare in queste cose alcunché di solido e di sano che
tineret, invenire volebat in talibus, et non poterat; unde sequitur conducesse alla vita beata, e non ci riusciva, allora segue; ma nessuno
«Et nemo illi dabat». gliene dava.
CYR!LLUS: Sed cum Judaei multipliciter arguantur in sacra CIRILLO: Ma poiché nella sacra Scrittura i Giudei vengono spesso bia-
Scriptura de multis criminibus, quomodo populo illi convenient verba simati per i loro crimini, in che modo si applicano a questo popolo le
maioris filii dicentis «Ecce tot annis servio tibi, et numquam manda- parole del figlio maggiore il quale dice: Ecco, io ti servo da tanti anni e
tum tuum praeterivi»? Est ergo hic sensus parabolae. Arguentibus non ho mai trasgredito un tuo comando? Perciò il senso della pai·abola è
eum Pharisaeis et Scribis quod reciperet peccatores, proponit il seguente. Ai Farisei e agli Scribi che lo criticavano perché accoglieva i
244 Cap. 15, vv. 11-16 Cap. 15, vv. 11-16 245

praesentem parabolam, in qua hominem vocat Deum, qui pater peccatori, egli propone la parabola presente, in cui chiama Dio il padre di
est duorum fratrum, iustorum scilicet et peccatorum; quorum due fratelli, cioè dei giusti e dei peccatoti, tra i quali il primo grado è dei
primus gradus est iustorum ab initio iustitiam sequentium, secun- giusti che seguono la giustizia sin dall'inizio; il secondo è di coloro che
dus gradus est hominum per poenitentiam ad iustitiam reducto- sono 1icondotti alla giustizia mediante la penitenza. BASILIO: Inoltre eon-
rum. BAs1uus: Facit etiam ad antiquioris consistentiam magis uibuisce maggimmente al carattere dell'anzianità il possesso della mente
anùnus senilis et gravitas, quam canities capillorum; nec qui e della gravità da patte di un vecchio, che la canizie dei capelli; né viene
secundum aetatem est iuvenis increpatur, sed iuvenis moribus, qui biasimato chi è giovane secondo l'età, ma chi è giovane secondo i costu-
secundum passiones vivit. TJTUS: Abiit ergo adolescentior nondum mi, che vive secondo le passioni. TITO: Se ne va via il più giovane, non
adultus mente, petitque a patre id quod ei de hereditate contingit, ancora mahu-o nella mente, e chiede al padre ciò che gli spetta dell'ere-
ut scilicet non ex necessitate serviat: sumus enim animalia ratio- dità, per non dover servire per necessità. Infatti noi siamo animali ragio-
nalia liberum arbitrium habentia. CHRYSOSTOMUS [ut supra]: Dicit nevoli dotati di libero arbitrio. CRISOSTOMO: Ora, la Scrittura dice che il
autem Scriptura dividere patrem ex aequo flliis duobus substanti- padre divide equamente la sua proprietà, cioè la scienza del bene e dcl
am suam, idest scientiam boni et mali, quae verae et pe1petuae male, che è la iisorsa vera e durahJTa dell'anima che l'adopera bene. La
sunt opes animae bene utentis. Quae enim ex Deo est in prima sostanza razionale che procede da Dio agli uomini nella prima nascita,
nativitate hominibus substantia rationalis, aequaliter cunctis viene concessa allo stesso modo a tutti coloro che nascono. Ma in base
nascentibus datur. De subsequenti au tem conversatione alla successiva condotta si trova che uno possiede più o meno di questa
unusquisque plus aut minus huius substantiae possidere invenitur, sostanza; mentre uno, credendo che ciò che riceve sia del padre, lo custo-
dum unus ea quae sumpserit patris esse credens, quasi paterna disce come proprietà patema; un altro, u·attandola come una sua proprietà,
custodit; alius sicut propriae possessionis licentia dissipandis si avvale della licenza di disperderla. In questo modo si mostra la libertà
abutitw: Ostenditur autem libertas arbitrii: quia pater neque dell'arbitrio: infatti il padre non trattiene colui che vuole partire, per non
discedere volentem retinuit, ne liberi arbitrii auferat potestatem; privarlo del potere del libero arbittio; e neppure costringe ad .andarsene
neque manere cupientem cogit abscedere. Abiit autem longe, non colui che vuole restru.·e. Ora, se ne va lontano non con il trasferimento di
locorum translatione, sed mentis declinatione; unde sequitur luogo, ma con la deviazione della mente. Quindi prosegue: se ne andò in
«Peregre profectus est in regionem longinquam». AMBROSIUS: un paese lontano. AMBROGLO: Che cos'è più lontano che separarsi da se
Quid enim longinquius est quam a se recedere, nec regionibus, stessi non territorialmente, ma distaccarsi nei costumi? Infatti chi si separa
sed moribus separari? etenim qui se a Christo separat, exul est dal Cristo, è un esule rispetto alla sua patria e un cittadino del mondo.
patriae, et civis mundi. Merito ergo prodegit patrimonium qui Pertanto disperde in senso proprio il patrimonio chi si allontana dalla
recessit ab Ecclesia. TITUS: Unde et denominatus est prodigus, Chiesa. Trro: Perciò viene anche chiamato prodigo colui che dissipa la sua
dissipans substantiam suam, idest intellectum rectum, castimoni- sostanza, cioè il retto intelletto, la castità, l'insegnamento della verità, il ri-
am, documenta veritatis, notitiam genitoris, memoriam creationis, cordo del padre, la memoria della creazione. AMBROGIO: Ora, in quella re-
sensum. AMBROSIUS: Facta est autem in regione illa fames non gione ci fu una fame non di banchetti, ma di opere buone e di virtù, che è il
epularum, sed bonorwn operum atque virtutum, quae sunt misera- più miserabile dci digiuni. Infatti chi si allontana dalla parola di Dio è affa-
biliora ieiunia: etenim qui recedit a verbo Dei, esurit, «quia non mato, «perché non si vive di solo pane, ma di ogni parola di Dio» (Mt 4,4).
in solo pane vivit homo, sed in omni verbo Dei» (Matth. 4,4), et E chi si allontana da questo tesoro diviene bisognoso. Quindi egli comin-
qui recedit a thesauro eget. Egere ergo ideo coepit et famem pali, ciò ad avere bisogno e a soffrire la fame, poiché nulla è sufficiente a una
quia nihil prodigae satis est voluntati. Abiit itaque, et adhaesit uni volontà prodiga. Allora si mise in cammino e si pose al servizio di uno
civium: qui enim haeret, in laqueo est; et videtur civis iste princeps degli abitanti; ma chi si pone al servizio si lascia prendere nel laccio; e
esse istius mundi. Denique ad villam eius mittitur, quam emit qui questo abitante sembra che sia un principe di questo mondo. Finalmente
se excusat a regno. B EDA: In villam enim mitti est substantiae egli viene mandato nel suo campo, che ha comperato chi rifiuta il regno.
B EDA: Essere inviato nel campo è essere sottomessi alla cupidigia della
i
246 Cap. 15, vv. I 1-Z6 Cap. L5, vv. 11-16 247

mundialis cupiditate subiugari. ÀMBROSJUS: Pasci! autem porcos sostanza mondana. AMBROGIO: Egli pascola quei porci nei quali il diavolo
illos in quos peti! diabolus introire, in sordibus ac foetore viven- cercava di entrare, che vivono nello sterco e nella puzza. TEOFILAITO:
tes. T HEOPHYLACTUS: Hos igitur pasci! qui alias praecellit in vitio, Pertanto egli pascola coloro che superano gli altri nel vizio, come sono i
ut sunt lenones, archipraedones, archipublicani, qui aliis sunt mezzani, i capi dei ladroni, i capi dei pubblicani che sono maestri degli
doctores operationis malae. CIIRYSOSTOMUS [ut supra}: Vel spiritu- altri nelle operazioni cattive. CrusosTOMO: Oppure, privato delle opera-
alibus destitutus operibus, quasi prudentia et intellectu, porcos zioni spirituali, come la prndenza e l'intelletto, si dice che pascola i porci,
pascere dicitw~ hoc est, sordidas et immundas in anima sua cogi- cioè che egli nutre nella sua an ima pensic1i sordidi e immondi, e mangia i
tationes nutrire: et edit escas irrationabiles pravae conversation- cibi irrazionali di una condotta perversa, che sono senz'altro dolci per chi
is, dulces quidem egenti bonorum: quia suave p erversis videtur è piivo delle cose buone: poiché ai perversi qualsiasi opera dcl piacere
omne opus carneae voluptatis, quae virtutes animae penitus ener- carnale, che snerva e uccide interam ente le virtù dell 'anima, appare dolce.
va! et p erimit. Huiusmodi cibos quasi porcinos et male dulces, Questi cibi, in quanto da porci e malamente dolci, cioè gli adescamenti
idest carnalium delectationum illecebras, siliquarum nomine dei piaceri carnali, la Sc1ittura li indica col nome di carrube. AMBROGIO:
Scriptura designa!. AMBROSIUS: Cupiebat autem siliquis ventrem Egli bramava di riempire il suo ventre con le carrube, poiché non esiste
implere suum: nec enim alia est cura luxuriosis nisi ut ventrem altra cura per i lussuriosi se non quella di riempire il ventre. T EOFILAITO:
suum impleant. THEOPllYLACTUS: Quibus nullus dat saturitatem Ma ad essi nessuno procura una sazietà nel male: infatti è lontano da Dio
malorum; dista! enim a Deo qui talibus vescitur. Daemones autem chi si ciba di tali cose. E i demoni si applicano a che non si giunga mai
ad hoc student, ne unquam saturitas malorum proveniat. GLOSSA: alla sazietà dei mali. GLOSSA: Oppure: ma nessuno gliene dava, perché
Ve! «Nemo il/i dabat», quia cum diabolus aliquem suum facit, quando il diavolo si impossessa di qualcuno, non gli procura nessun'altra
ultra ei abundantiam non procura!, sciens eum esse mortuum. abbondanza sapendolo morto.

VERSUS J 7-24 VERSETTI 17-24

17/n se autem reversus dixit: Quanti mercennarii patris mei 17Allora, rientrato in se stesso, disse: Quanti salariati nella
abundant panibus, ego autem hic fame pereo! 18Surgam et ibo casa di mio padre hanno pane in abbondanza, e io qui muoio
ad patrem meum et dicam ei: Pater, peccavi in caelum et di fame ! 18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho
coram te: 19iam non sum dignus vocari fi/ius tuus; fac me peccato contro il Cielo e contro di te ; 19non sono più degno di
sicut unum de mercennariis tuis. 20Et surgens venit ad essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati.
patrem suum. Cum autem adhuc /onge esset, vidit illum 20Partì e si incamminò verso suo pad re. Quando era ancora
pater ipsius et misericordia motus est et accurrens cecidit lontano, il padre lo vide e si commosse e gli corse incontro, gli
super col/um eius et osculatus est eum. 21Dixitque ei filius: si gettò al collo e lo baciò. 2111 figlio gli disse: Padre, ho pecca-
Pater, peccavi in caelum et coram te: iam non sum dignus to contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere
vocari filius tuus. 22Dixit autem pater ad servos suos: Cito chiamato tuo figlio. 22Ma il padre disse ai suoi servi: Presto,
proferte stolam primam et induite illum, et date anulum in portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al
manum eius et calceamenta in pedes eius 23et adducite dito e i calzari ai piedi. 23Portate il vitello grasso, ammazzatelo,
vitulum saginatum et occidite, et manducemus et epulemur; mang iamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era
24quia hic fi/ius meus mortuus erat et revixit, perierat et morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E
inventus est. Et coeperunt epu/ari. cominciarono a far festa.
i

248 Cap. 15, vv. 17-24 Cap. 15, vv. 17-24 249

GREGORIUS NYSSENUS: Contempserat patrem in primo recessu GREGORIO NISSENO: Il figlio più giovane aveva disprezzato il padre
adolescentior filius, et opes paternas profaderat: at ubi lapsu tem- quando si era allontanato da lui e aveva dissipat? le sos~e paterne; i:ia
poris est attritus laboribus, dum mercenarius fieret, et eodem cum quando nel corso dcl tempo ~ pros~ato ~alle fatt~he e dive~ne un salana-
porcis pabulo pasceretw; rediit in domum paternam castigatus; to, e si cibava dello stesso cibo dei porci, fece ntomo, pUlllto, nella casa
unde dicitur «ln se autem reversus dixit: Quanti mercenarii in del padre. Perciò si dice: Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti sala-
domo patris mei abundant panibus? Ego autem hic fame pereo». riati nella casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di
ÀMBROSIUS: Bene in se revertitw; quia a se recessi!: etenim qui ad fame! AMBROGIO: Egli fa bene a 1ientrare in se stesso, perché si era allon-
Deum regreditur, se sibi reddit; et qui recedit a Christo, se sibi tanato da sé; infatti chi ritorna a Dio fa anche ritorno a se stesso, e chi si
abdicat. A UGUSTFNUS, De qua est. Evang. [2, 3 3}: In se autem allontana da Cristo abdica anche da se stesso. AGOSTINO: Ora, egli rientrò
reversus est cum ab eis quae forinsecus fi-ustra illiciunt et sedu- in se stesso quando da quelle cose che esteriormente attraggono e seduco-
cunt, in conscientiae suae interiora suam intentionem reduxit. no invano iicondusse la sua mente nelle profondità della propria coscien-
GREGORIUS NAZIANZENUS [orat. In sanct. Lavacr.}: Est autem za. GREGOIUO NAZIANZENO: C'è una distinzione fra tre differenti specie di
secundum tres differentias obedientiae discretio: aut enim obbedienza. Infatti o per timore del castigo ci teniamo lontani dal male, e
metuentes supplicia declinamus a malo, et sumus in dispositione allora ci troviamo nella disposizione dcl servo; oppure facciamo quanto
servili; aut mercedis lucra venantes exequimur quae mandantw; viene comandato inseguendo il lucro della ricompensa, come fanno i sala-
mercenariis assimilati; aut ipsius gratia boni et dilectionis ad eum riati; oppure obbediamo alla legge per amore del bene stesso e per amore
qui dedit legem servimus; et sic dispositionem redofemus filiorum. verso colui che l'ha imposta e allora abbiamo la disposizione del figlio.
AMBROSFUS: Filius enim, qui habet sancti Spiritus pignus in corde, AMBROGIO: Infatti il figlio che conserva nel cuore il pegno dello Spirito
saecularis mercedis lucra non quaerit, sed ius servat heredis. Sunt Santo non cerca affatto il lucro della ricompensa m ondana: ma preserva il
etiam mercenarii boni qui conducuntur ad vineam; isti non sili- di.Jitto dell'erede. Ci sono anche i buoni sala1iati che sono condotti a lavo-
quis, sed panibus abundant. A uGUSTJNUS [ut supra}: Unde autem rare nella vigna: questi hanno abbondanza non di carrube ma di pane.
hoc scire poterat in quo tanta erat oblivio Dei, sicut in omnibus AGOSTINO: Ma da dove poteva sapere ciò colui nel quale l'oblio di Dio
idololatris fitit, nisi quia ista recogitatio resipiscentis est, cum era cosi grande come accade in tutti gli idolatri, se non perché questa
Evangelium praedicaretur? Tam poterat talis animadvertere, mul- riflessione è prop1ia di chi si pente, quando il Vangelo viene annunciato?
tos praedicare veritatem; inter quos quidam essent non ipsius Una tale anima poteva già rendersi conto che molti predicano la ve1i tà; tra
amore veritatis ducti, sed cupiditate comparandorum saecularium i quali però ci sono alcuni che non sono spinti dall'amore della verità, ma
commodorum; qui tamen non aliud annuntiant, sicut haeretici: dalla brama di ottenere vantaggi mondani; i quali tuttavia non annunciano
unde mercenarii recte appellantur: in eadem quippe domo sunt un altt·o Vangelo come fanno gli eretici: perciò sono detti giustamente
eumdem panem verbi tractantes, non tamen in hereditatem aeter- salariati; infatti si tt·ovano nella stessa casa e trattano lo stesso pane della
nam vocati, sed temporali mercede conducti. CHRYSOSTOMUS: parola; però non sono chiamati all'eredità eterna, ma sono condotti alla
Signanter autem subdit «Ego autem hic fame pereo»: quasi dice- ricompensa temporale. CRISOSTOMO: Poi soggiunge espressamente: io qui
ret: Ego non alienus, sed filius boni patris, et frater fili i obsequen- muoio di fame, come se dicesse: io non sono un estraneo, ma il figlio di
tis, ego liber et generosus, factus sum miserior mercenariis, a un buon padre, e fratello di un figlio obbediente; io, libero e generoso,
summa celsitudine primae nobilitatis ad infimam humilitatem sono diventato più misero dei salaiiati, decaduto dalla massima altezza di
delapsus. una grande nobiltà alla condizione più bassa.
GREGORIUS NYSSENUS: Non prius autem rediit ad pristinam feli- GREGORIO NISSENO: Ora, egli non fece ritorno alla felicità precedente
citatem, quam in se rediens sentiret opprimentis aerumnae prae- prima che, ritornando in se stesso, non avesse fatto l'esperienza del la
sen tiam, et meditaretur poenitentiae verba, quae subduntur: disgrazia che l'opprime e non avesse meditato sulle parole di penitenza
«Surgam». A uGUSTJNUS [ut supra}: Quia iacebat; «Et ibo», quia che sono aggiunte: Mi leverò. AGOSTINO: Poiché giaceva; e andrò perché
longe aberat; «ad patrem meum», quia sub principe porcorum si trovava lontano; da mio padre, perché era sotto il padrone dei porci.
250 Cap. 15, vv. 17-24 Cap. 15, vv. 17-24 251

erat. Cetera vero sunt poenitentiam meditantis in confessione pec- Le altre parole sono di chi sta m~ditando la ye~tenza nella confessione
cati, nondum tamen agentis: non enim iam dicit patri, sed dictu- dei peccati, ma ancora non la realizza. Infatti e~h n?n parl~,a~cora ~suo
rum se esse promittit cum veneri!. lntelligas igitur, hoc nunc acci- re ma promette che gli parlerà quando arnvera. Pereto mtend1 che
padesto' andare dal padre dev'essere preso come Il · trovarsi. ne11a Chiesa
piendum esse venire ad Patrem, in Ecclesia constitui per fidem,
quer mezzo della fede, dove ci può essere una confìess10ne · 1eg1·tt1ma
· e
ubi peccatorum legitima et fructuosa iam possit esse confessio.
Dicit ergo dicturum se esse patri: «Pater». AMBROSJUS: Quam ~ruttuosa. Egli afferm a che allora dirà al padre.: Padr~. AM~ROGIO:
misericors qui offensus!. Nec paternum nomen dedignatur audire! Quanto misericordioso è chi è stato offeso! E~h non. nfiu~a t1, nome
«Peccavi». Haec est prima c01~fessio apud auctorem naturae, aterno! Ho peccato. Questa è la prima confessione dmanz1 all autore
praesulem misericordiae, arbitrum culpae. Sed si D eus novit ~ella natura, il capo della misericordia, l'arbitro della colpa. Ma anc~e se
omnia, vocem tamen tuae c01ifessionis expectat: «ore» enim «con- Dio conosce ogni cosa, tuttavia egli aspetta la voce della tua confessione:
fessio flt ad salutem» (Rom. i O, 1O) quia allevia! pondus erroris «Con la bocca si fa la confessione che porta alla salvezza» (Rm 10,10!;
quisquis ipse se onerat; et accusationis excludit invidiam qui ac- poiché alleggerisce il peso dell'errore chi si carica il peso sulle propne
cusatorem praevenit confltendo. Frustra velis occultare quem spalle, e chi confessando. p~·eviene l'ac~usator~, esclude lo sdegno del-
nihil fallit, et sine periculo prodas quod scias esse iam cognitum: l'accusa. Invano cercherai dt nascondertt a colui al quale nulla sfugge, ed
confitere magis ut interveniat pro te Christus, roget pro te Eccle- espon-ai senza pericolo ciò che sai che è già. noto: piu~osto con'.essa per-
sia, illacrymet populus; nec verearis ne non impetres. Advocatus ché Cristo intervenga a tuo favore, la Chiesa preghi per te, 11 popolo
spondet veniam, patronus promittit gratiam, reconciliationem tibi pianga per te; e non temere di non essere esau?ito.: il tuo Avvo~ato p~o­
paternae pietatis pollicetur assertor. mette il perdono, il tuo Patrono il suo favore, ti Liberatore la nconc1lia-
Subdit autem «i n caelum et coram te». CHRYSOSTOMUS [hom. ut zione con la pietà paterna.
supra}: Dicens «Coram te», ostendit hunc patrem Deum debere Poi soggiunge: contro il Cielo e contro di te. CRISOSTOMO: Dicendo
intelligi: Deus enim solus conspector est omnium, a quo nec in contro di te, mostra che con questo padre si deve intendere Di~. Infatti
corde meditata peccata abscondi possunt. AUGUSTINUS [ut supra}: Dio è l'unico che scruti tutti, al quale non possono restare nascostt neppu-
Utrum autem hoc est peccatum in caelum quod est coram te, ut re i peccati di pensiero. AGOSTINO: O forse che il peccato contro il Cielo è
caelum appellaverit ipsam summitatem patris; an p otius «peccavi lo stesso peccato contro di te, sicché ha chiamato Cielo la stessa sovranità
in caelum» coram sanctis animabus, «coram te» autem in ipso del Padre, oppure ho peccato contro il Cielo significa alla presenza delle
penetrali conscientiae? CHRYSOSTOMUS [hom. ut supra}: Ve! anime sante, e contro di te nell' intimo della coscienza? CRISOSTOMO:
caelum hoc loco intelligatur Christus: qui enim in caelum peccat, Oppure con Cielo qui si intende il Clisto. Infatti chi pecca contro il Cielo,
quod etsi supernum, tamen visibile elementum est, ipse est qui il quale, benché celestiale, tuttavia è un elemento visibile, è lo stesso che
peccat in hominem quem suscepit filius Dei pro salute nostra. pecca contro l'uomo, che il Figlio di Dio ha assun!~ per la no~t:ra s~lvez­
AMBROSJUS: Vel peccato animae caelestia significantur dona za. AMBROGIO: Oppure con il peccato dell'anima s1 mtendono 1 dom cele-
Spiritus imminuta; ve/ quia ab illius gremio matris lerusalem sti dello Spirito santo che sono stati lesi, oppure che non si deve deviare
quae est in caelo non oportuit deviari. Deiectus autem se exaltare da quel grembo della madre Gerusalemme che è nei cieli. Ora chi è stato
non debet; unde subdit «l am non sum dignus vocari filius tuus». abbattuto non deve esaltarsi; perciò soggiunge: non sono più degno di
Et ut merito suae humilitatis possit atto/li, subdit «Fac me sicut essere chiamato tuo figlio. E per innalzarsi con il merito della sua umiltà
unum de mercenariis tuiS». B EDA: Ad filii affectum, qui omnia soggiunge: Trattami come uno dei tuoi salariati. B EDA: All'affetto cti
quae patris sunt, sua esse non ambigit, aspirare nequaquam prae- figlio, che non dubita che tutte le cose che appaitengono al padre sono
sumit; sed mercenarii statum iam pro mercede serviturus deside- sue, egli non presume in alcun modo di aspirare, ma desidera soltanto la
ra!; verum nec hunc quidem nisi paterna dignatione se mereri conctizione di salariato che lavora per la paga; ammette però che non
posse testatur. merita neppure questo se non con l'approvazione di suo padre.
252 Cap. I 5, vv. 17-24 Cap. 15, vv. 17-24 253

GREGORIUS NYSSENUS: Hunc autem fllium prodigum Spiritus GREGORIO N ISSENO: Lo Spirito Santo ci ha descritto questo figliol pro-
sanctus nobis descripsit, ut instruamur nos qua/iter deheamus digo per istruirci in qual modo noi dobbiamo deplorare i nostri peccati.
cordis deplorare peccamina. CHRYSOSTOMUS [hom. 10 in epist. Ad CRISOSTOMO: Egli, dopo aver detto: Andrò da mio padre, che conferisce
Rom.]: Qui postquam dixit «lbo ad patrem meum», quod ei cunc- ogtU bene, non si ferma, ma percorre tutta la strada; infatti continua: Partì
ta attulit bona, non mansit, sed totum iter transivit; sequitur enim e si incamminò verso suo padre. Così dobbiamo fare anche noi, senza
«Et surgens venit ad patrem suum». Sic et nos faciamus, nec lasciarci scoraggiare dalla lunghezza della strada, perché, se volessimo, il
pigeat nos longitudinis viae: quia si voluerimus, fiet regressus ritorno sarebbe celere e facile, purché abbandoniamo il p eccato che ci ha
celer et facilis, dummodo deseramus peccatum, quod nos a domo portato lontano dalla casa patema. Infatti il padre è clemente con coloro
paterna eduxit. Est autem pater redeuntibus clemens: nam subdi- che ritornano. Per questo soggiunge: Quando era ancora lontano il padre
tur «Cum autem adhuc Longe esset, vidit illum pater suus». lo vide. AGOSTINO: Infatti prima di conoscere Dio stando lontano, ma cer-
AucusTINUS [ut supra}: Ante enim quam intelligeret Deum longe candolo con animo pio, suo padre lo vide. Si dice infatti convenientemen-
existens, cum tamen iam pie quaereret, vidit illum pater ipsius. te che Dio non vede gli empi e i superbi in quanto non li ha davanti agli
lmpios enim, et superbos convenienter non videre dicitur tam- occhi: infatti si suol dire c he hanno davanti agli occhi soltanto quelli che
quam ante oculos non habens: ante oculos enim haberi nonnisi si amano. CrusosTOMO: Ora, il padre sentì la penitenza e non attese di
qui diliguntur, dici soleni. CHRYSOSTOMUS [ut supra]: Sensit autem ricevere le parole della confessione, ma precedette la domanda agendo in
pater poenitentiam; non expectavit recipere confessionis verba, modo misericordioso. Perciò soggiunge: e ne ebbe pietà. GREGORIO
sed praevenit petitionem, misericorditer agens: unde subditur «Et NISSENO: La meditazione della confessione lo ha riconciliato con il padre
misericordia motus est». GREGORIUS NYSSENUS: Confessionis medi- fino al punto che questi gli corse incontro e gli si buttò al collo baciando-
tatio placavi! ei patrem, ut obviam iret ei, et oscula collo confer- lo; continua: gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Questo
ret; sequitur enim «Et accurrens cecidit super collum eius, et significa il ragionevole giogo imposto sulla bocca dell'uomo dalla tradi-
osculatus est euni». Quod signifìcat rationale iugum hominis ori zione evangelica, che cancella l'osservanza della Legge. CRISOSTOMO:
impositum per evangelicam traditionem, quae abiecit observan- Infatti che altro è accaduto se non che noi, a causa dci p eccati che ci osta-
tiam legis. CHRYSOSTOMUS [hom. de patre et duo bus filiis}: Quid colavano, con le nostre forze non eravamo in grado di ritornare a Dio?
enim est aliud quod occurrit, nisi quia nos, peccatis impedienti- Invece Dio è in grado di raggiungere il debole discendendo verso di lui.
bus, nostra virtute ad Deum pervenire non poteramus? ipse autem Ora, viene baciata la bocca, attraverso la quale era passata la confessione
potens ad invalidos pervenire descendit. Osculatur autem os, per del penitente, sorgendo dal cuore, che il padre accolse con p iacere.
quod emissa de corde confessio poenitentis exierat, quam pater AM:rlROGIO: Quindi ti corre incontro, perché ti ascolta mentre mediti i
laetus excepit. ÀMBROS1us: Occurrit igitur tibi, quia audit te intra segreti del tuo cuore, e quando sei ancora lontano ti c01Tc incontro, affin-
mentis secreta tractantem: et cum adhuc longe sis, occurrit, ne ché qualcuno non ti ostacoli; poi ti abbraccia: nel correre incontro c'è la
quis impediat: complectitur quoque: in occursu enim praescientia prescienza, nell'abbraccio la clemenza; e come spinto da un certo impulso
est, in complexu clementia; et quasi quodam patrii amoris ajfectu di affetto paterno g li si getta al collo per sollevare colui che giace e ricon-
supra collum cadit, ut iacentem erigat, et oneratum peccatis atque dwTe verso il cielo chi è oppresso dai peccati e piegato verso le cose terre-
in terrena dejlexum rejlectat ad caelum. Malo ergo .filius esse, ne. Perciò preferisco essere il figlio che la pecora; infatti la pecora viene
quam ovis: ovis enim a pastore reperitu1~ a patre filius honoratw'. ritrovata dal pastore, mentTe il figlio viene onorato dal padre. AGOSTINO:
AucusTINUS, De quaest. Evang. [2,33}: Ve! «Accurrens cecidit Oppure: gli corse incontro e gli si gettò al collo; infatti il Padre non
super collum eius»: non enim P ater Unigenitum Filium suum abbandonò il Figlio suo unigenito, nel quale egli continuò a correre dietro
deseruit, in quo usque in nostram longinquam peregrinationem al nostro lontano peregiinare: giacché «era Dio colui che in Cristo ricon-
cucurrit: quia «Deus erat in Christo mundum reconcilians sibi» ciliava a sé gli uomini». Ora, gettarsi al suo collo è abbassare nell'amples-
(2 Cor: 5,19). Cadere autem super collum eius, est humiliare in so il proprio braccio, che è nostro Signore Gesù Cristo. Essere poi confor-
amplexum eius brachium suum, quod est Dominus Jesus Christus. tati dalla parola della gi·azia di Dio fino alla speranza del perdono dci pec-
254 Cap. 15, vv. 17-24 f Cap.15, vv.17-24 255

Consolari autem verbo gratiae Dei ad spem indulgentiae peccato- cati questo è far ritorno dopo un lungo viaggio per ottenere dal padre
rum, hoc est post longa itinera remeantem mereri a patre osculum !'abbraccio dell'amore. Ora, già costituito nella Chiesa, comincia a con-
caritatis. Incipit autem iam constitutis in Ecclesia peccata confite- fessare i prop1i peccati, ma non dice tutto ciò che si era ripromesso di
ri, nec dicit omnia quae dicturum se esse promiserat; sequitur dire; infatti continua: Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il ci~lo ~
enim «Dixitque filius ei: Pater, peccavi in caelum et coram te: iam contro di te, non sono più degno di essere chiamato tuo.figlio. Infatti egh
non sum dignus vocari filius tuuS». Hoc enim vult fieri per gra- vuole diventare ciò per mezzo della grazia, mentre confessa di esserne
tiam, quo se indignum per merita fàtetur. Non addit quod in illa indegno per mezzo dei meriti. Non aggiunge ciò che aveva detto in quella
meditatione dixerat «Fac me sicut unum de mercenariis tuis»: meditazione: Trattami come uno dei tuoi salariati: infatti, quando non
cum enim. panem non haberet, ve! mercenarius esse cupiebat; aveva il pane, poteva accontentarsi di essere un garzone; ma dopo il bacio
quod post osculum. patris generosissime iam dedignabatur. del padre ciò viene generosamente ricusato.
CHRYSOSTOMUS: Pater autem ad filium sermonem non dirigi!, CRISOSTOMO: Il padre non rivolge la parola a suo figlio, ma parla diret-
sed m.inistris loquitur: quia qui poenitet orat: sed responsum tamente ai servi, poiché chi si pente di fatto prega, ma non riceve nessuna
verbo vere non accipit, misericordiam vero efficaciter in effectu iisposta a parole, perché vede l'efficacia della misericordia negli effetti;
intuetur; sequitur enim «Dixit autem pater ad servos suos: Cito prosegue infatti: Ma il padre disse ai servi:· ~resto: por~ate qu~ il ves~it?
proferte stolam primam, et indulte illum». THEOPHYLACTUS: Servos più bello e rives~i~elo. TEOFIL~TIO: Per ~erv1 mten?-i o gh ~ngeh amrmm-
ve! Angelos intelligas administratorios Spiritus, ve! sacerdotes, strat01i dello Spmto, oppure 1 sacerdoti che con 11 battesm10 e la parola
qui baptism.ate et verbo doctrinae animam vestiunt in ipso della dottrina rivestono l'anima di Cristo stesso. Infatti tutti noi che siamo
Christo. Quotquot enim in Christo baptizati sumus, Christum battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo. AGOSTINO: Oppure la veste
induimus. AUGUSTINUS [ut supra}: Ve! stola prima est dignitas migliore è la dignità che Adamo aveva perduto; i servi che la presentano
quam perdidit Adam; servi qui eam proferunt, sunt reconciliationis sono i predicat01i della riconciliazione. AlvmROGIO: Oppure la stola è il
praedicatores. ÀMBROSIUS: Vel stola est amictus sapientiae, quo rivestimento della sapienza, con cui gli Apostoli ricoprono la nudità del
nuda corporis Apostoli tegunt. Accepit autem sapientiam primam: corpo. Ricevette la prima sapienza; infatti cc n'è anche un'altra che ignora
est enim et alia quae mysterium nescit. Annulus autem est sincerae il mistero. L'anello invece è il segno della fede sincera e l'espressione
fidei signaculum et expressio veritatis; de quo sequitur «Et della ve1ità; riguardo a cui continua: mettetegli l'anello al dito. B EDA:
date annulum in manum eius». BEDA: Jdest in operatione, ut per Cioè nell'operazione, affinché per mezzo delle opere la fede risplenda e
opera fides clarescat, et per fidem opera confirm.entur. per mezzo della fede le opere siano rafforzate. AGOSTINO: Oppure l'anello
ÀUGUSTTNUS [ut supra}: Vel annulus in manu pignus est Spiritus nella mano è un pegno dello Spirito santo a causa della partecipazione
sancti, propter gratiae participationem, quae digito bene signifi- della grazia, che viene segnalata molto bene con il dito. CRISOSTOMO:
catur. CHRYSOSTOMUS [hom. de patre et duobus filiisj: Vel iubet Oppure comanda che venga dato l'anello che è il simbolo del sigillo,
annulum dari, sive signaculum. salutaris symbolum, seu magis ossia il pegno più insigne degli sponsali e delle nozze, con cui Cristo
desponsationis insigne et nuptiarum pignus, quibus Christus sposa la Chiesa, quando l'anima che si ravvede viene unita mediante
Ecclesiam sponsat, cum anima resipiscens per annulum jidei iun- l'anello della fede. AGOSTINO: Oppure i calzari ai piedi sono la prepara-
gitur. AUGUSTJNUS [ut supra]: Calceamenta autem in pedes prae- zione alla predicazione del Vangelo, affinché non si tocchino le cose teffe-
paratio est evangelizandi ad non tangenda terrena; de quibus
ne, e a questo proposito si dice: e i calzari ai piedi. CRISOSTOMO: Oppure
sequitur «et calceamenta in pedes eius». CHRYSOSTOMUS [ut
comanda che siano imposti i calzari ai piedi o per coprire le impronte dei
supra}: Ve! mandat calceamenta pedibus imponi, aut propter coo-
piedi affinché possa camminare sicuro sulle strade sdrucciolevoli di que-
perienda vestigia, ut per lubricum mundi istius iter jixus incedat;
sto mondo, oppure per la mortificazione delle membra. Infatti nella
aut propter mortificationem membrorum: vitae enim nostrae cur-
Sc1ittura il corso della nostra vita viene chiamato piede, e una specie di
sus in Scripturis pes appellatur; et mortificationis species calcea-
mortificazione ha luogo nei calzari, perché sono fatti con le pelli di ani-
mentis imponitur, quia de animalium mortuorum pellibus confi-
mali m01ti. Aggiunge poi che il vitello grasso sia ammazzato per la cele-
ciuntu1" Addit et vitulum illi saginatum, iugulandum in convivii
256 Cap. 15, vv. 17-24
t 257
Cap. 15, vv. 17-24

exhibitione; sequitur enim «Et adducile vitulum saginatum», idest brazione della festa. Infatti continua: e portate il vitello grasso, ossia
Dominum Iesum Christum; quem vitulum nominat propter Nostro Signore Gesù C1isto, che chiama vitello in ragione del sacrificio
hostiam corporis immaculati: saginatum autem dixit, quia pinguis del suo corpo immacolato; inoltre lo dice grasso, affinché sia tanto grasso
et opimus intantum est ut pro totius mundi salute siifjìciat. Non e pingue da poter bastare alla salvezza di tutto il mondo. E non fu il Padre
autem ipse pater vitulum immolavit, sed aliis immolandum tradi- stesso ad immolare il Figlio, ma lo consegnò ad altri perché lo immolas-
dit; permittente enim patre consentiens Filius ab hominibus cruci- sero; infatti con il permesso del Padre, il Figlio acconsente a essere croci-
fixus est. ÀUGUS11NUS [ut supra]: Ve! vitulus saginatus est ipse fisso dagli uomini. AGOSTINO: Oppure il vitello grasso è lo stesso Signore,
Dominus, secundum carnem satiatus opprobriis. Quod autem il quale secondo la carne viene caricato di obbrobrii. Ora, il fatto che egli
imperat ut adducant eum, quid aliud est nisi ut praedicent eum, et comandi che sia portato, che altro è se non che essi lo predichino, e
annuntiando faciant vivere in exhausta fame viscera filii esurien- annunciandolo facciano vivere le viscere sfinite del figlio affamato?
tis? Nam etiam ut occidant eum iubet: hoc est, ut mortem eius Infatti egli comanda anche di ucciderlo, alludendo alla sua morte. Infatti
insinuent: tunc enim cuique occiditur cum credit occisum: egli è ucciso per ogni uomo che crede che sia stato ucciso. Infatti conti-
sequitur enim «Et manducemus». ÀMBROSJUS: Bene carnem vituli, nua: e mangiamo. AMBROGIO: Giustamente la carne del vitello, poiché è
quia sacerdotalis est victima, quae pro peccatis.fiebat. Epulantem la vittima sacerdotale che veniva offerta per i peccati. Ma introduce colui
autem induci!, cum dicit «Epulemur», ut ostenderet quoniam che banchetta quando dice: facciamo festa, per mostrare che, trattandosi
paternus est cibus, salus nostra; et patris est gaudium, nostrorum del cibo paterno, è la nostra salvezza, mentre la gioia del Padre è la reden-
redemptio peccatorum. CHRYSOSTOMUS [ut supra]: Ipse enim pater zione dei nostri peccati. CRISOSTOMO: Infatti il padre gode del ritorno del
gaudet in reditu filii, et convivatur in vitulo: quia misericordiae figlio e lo celebra con il vitello poiché il Creatore, godendo per l' acquisto
suae fructum in immolatione filii sui gaudens Creator, in acquisitio- di un popolo credente, celebra una festa. Donde prosegue: poiché questo
ne populi credentis epulatur; unde sequitur «Quia hic filius meus mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato.
mortuus erat et revixit,- perierat, et inventus est». AMBROSJUS: Ille AMBROGIO: È morto chi è stato. Così i Gentili non ci sono, mentre i
perii! qui fuit. Itaque gentes non sunt, Christianus est. Potest C1istiani ci sono. Tuttavia qui si può anche intendere una specie. del gene-
tamen et hic una species accipi generis humani. Fuit Adam, et in re umano. Ci fu Adamo e in lui eravamo presenti tutti noi. Adamo cadde
illo fuùnus omnes; perii! Adam, et in ilio omnes perierunt. Homo e in lui siamo tutti caduti. Perciò l'uomo che cadde in quell'uomo viene
igitur in ilio homine qui perierat reformatw~ Potest et de agente !innovato. Il testo può essere inteso anche di chi fa penitenza, perché non
poenitentiam dictum videri, quia non moritur nisi qui aliquando vixe- muore se non colui che una volta è stato in vita. E invero le Genti che cre-
rit. Et gentes quidem cum crediderint, per gratiam vivificantur; qui dettero per mezzo della grazia sono vivificate; e chi era caduto per mezzo
vero lapsus fuerit, per poenitentiam reviviscit. THEOPHYLACTUS: della penitenza ritorna in vita. TEOFILATTO: Perciò mentre in riferimento
Quantum ergo ad vitiorum conditionem mortuus fi1erat despera- alla condizione dei prop1i peccati uno si dice disperato, così in riferimento
tus,- sed quantum ad humanam naturam, quae mutabilis est, et alla natura umana, che è mutevole e che può cambiare dal vizio alla virtù,
potest a vitio ad virtutem converti, deperditus dicitur: nam minus si dice che uno è perduto. Infatti è una cosa minore essere perduto che
est perdi quam mori. Quilibet autem revocatus et mundatus a mmto. Ora, chiunque viene richian1ato e purificato dal peccato, diviene
crimine, saginati vituli particeps causa laetitiae fit patri et famulis partecipe dcl vitello grasso ed è causa di gioia per il padre e per i suoi
eius, idest Angelis et sacerdotibus; unde sequitur «Et coeperunt domestici, cioè per gli Angeli e i sacerdoti; perciò continua: E comincia-
omnes epulari». AuauSTJNUS [ut supra]: Istae epulae atquefestivi- rono a far festa. AGOSTINO: Questo banchetto e questa festa sono celebrati
tas nunc celebrantur, per orbem terrarum Ecclesia dilatata atque ora dalla Chiesa dilatata e diffusa in tutta la te1rn: infatti quel vitello nel
diffusa: vitulus enim ille in corpore et sanguine Dominica et offer- corpo e nel sangue del Signore viene offe1to al Padre e alimenta tutta la
tur Patri, et pascit totam domum. casa.
258 Cap. 15, vv. 25-32 Cap. 15, vv. 25-32 259

VERSUS 25-32 VERSETTI 25-32

25Erat autem fi/ius eius senior in agro et, cum veniret et 2511 figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu
appropinquaret domui, audivit symphoniam et chorum 26et vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò un s~rvo e gli
vocavit unum de servis et interrogavit quid haec essent. domandò che cosa fosse tutto ciò. 27Questi gli disse: E tornato
27/sque dixit il/i: Frater tuus venit, et occidit pater tuus vitulum tuo fratello e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, per-
saginatum, quia sa/vum illum recepit. 28 /ndignatus est autem ché lo ha riavuto sano e salvo. 28Egli si indignò e non voleva
et no/ebat introire. Pater ergo il/ius egressus coepit rogare entrare. Il padre allora uscì e cominciò a pregarlo. 29Ma lui
illum. 29At il/e respondens dixit patri suo: Ecce tot annis rispondendo disse a suo padre: Ecco, io ti servo da ta~ti a~ni ~
servio tibi et nunquam mandatum tuum praeterivi, et nun- non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non m1 hai mai
quam dedisti mihi hoedum, ut cum amicis meis epularer; dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che
30sed postquam filius tuus hic, qui devoravit substantiam questo tuo figlio, che ha divorato i tuoi averi con le p~o~titute, ~
suam cum meretricibus, venit, occidisti il/i vitulum saginatum. tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31Gli rispose 11
31 At ipse dixit il/i: Fili, tu semper mecum es, et omnia mea tua padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
sunt. 32Epulari autem et gaudere oportebat, quia frater tuus 32ma bisognava far festa e rallegrarsi perché questo tuo fratello
hic mortuus erat et revixit, perierat et inventus est. era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.
B EDA : Murmurantibus de peccatorum susceptione Scribis et BEDA: Agli Scribi e ai Farisei che monnoravano per l'accoglienza dei
Pharisaeis; tres per ordinem parabolas Salvator posuit: duabus peccatori il Salvatore, ha presen~to ordina~mente n:e para~ole. Nelle pri-
primis quantum ipse cum Angelis de poenitentium salute gaudeat me due accenna alla gioia che egli prova assieme agh Angeli per la salvez-
insinuat; in hac vero tertia non suum tantummodo suorumque za di chi fa penitenza. Invece nella terza non solo proclama la gioia sua e
gaudium demonstrat, sed et invidentium murmur reprehendit; degli Angeli, ma biasima anche i monn orii di coloro che lo invidian?.
dicitur enim «Erat autem .fìlius eius senior in agro». AUGUSTINUS, Infatti si dice: lL figlio maggiore si trovava nei campi. AGOSTINO: Il figlio
De quaest. Evang. [2,33]: Maior filius populus l srael est, non maggiore è il popolo di Israele, il quale non è andato in una regione lonta-
quidem profectus in longinquam regionem, sed tamen in domo na, e tuttavia non si trova a casa, ma nel campo: ossia egli preferisce ope-
non est: in agro autem est; idest, in ipsa hereditaria opulentia rare nell'opulenza ereditaria della Legge e dei Profeti. Ora, ritornando dal
legis et Prophetarum terrena potius operatur. Veniens autem de campo egli comincia ad avvicinarsi alla casa, ossia, screditato il lavoro
agro domum appropinquare coepit; idest, labore servilis operis servile, da11a stessa Scrittura egli considerava la libertà della Chies~.
improbato, ex eisdem Scripturis Ecclesiae libertatem considera- Perciò prosegue: quando fit vicino a casa udì la musica e le danze, ossia
vit; unde sequitur «Et cum veniret, et appropinquaret domui, uomini ripieni di Spirito Santo che predicavano il Vangelo con voci mm o-
audivit symphoniam et chorum»; idest, Spiritu Sancta plenos niose. Infatti continua: chiamò un servo e gli domandò che cosa f osse
vocibus consonis Evangelium praedicare; sequitur enim «Et voca- tutto ciò: cioè prende a leggere qualche Profeta e investigando in esso si
vit unum de servis, et interrogavit quid hoc esset»: idest, sumit ad chiede donde si celebrano queste feste nella Chiesa, nella quale egli non
legendum aliquem Prophetarum, et in eo quaerens quodammodo vede di trovarsi. Gli risponde il servo del Padre, il Profeta. Infatti conti-
interroga! unde ista festa in E cclesia celebrantw; in qua se esse nua: Il servo gli rispose: è tornato tuo ji-atello e tuo padre ha fatto
non videt. Respondet ei servus patris Propheta; sequitur enim ammazzare il vitello grasso perché lo ha riavuto sano e salvo: come se
«isque dixit il/i: Frater tuus venit et occidit pater tuus vitulum dicesse: Tuo fratello si trovava nelle regioni più lontane della te1rn, di qui
saginatum, quia salvum illum recepit»; quasi dicat: In extremis la maggiore esultanza di coloro che cantano un canto nuovo, poiché la sua
terrae fuit .fi'ater tuus; sed inde maior exultatio cantantium Domi- lode proviene dalle parti più lontane della te1rn, e per chi era assente fu
no canticum novum, quia laus eius ab extremis terrae, et propter ucciso l' uomo che sa come portare le nostre infennità: poiché coloro che
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f
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eum qui absens erat, occisus est vir sciens /erre imbecillitatem: non furono informati di lui, lo hanno veduto. AMBROGIO: Rispetto al figlio
quia quibus non est narratum de eo viderun t. AMBROSJUS: più giovane, cioè iispetto al popolo dei Gentili, Israele, cioè il fratello
Adolescentiori autem filio, idest populo ex Gentibus, Israel, tam- maggiore, invidiava il beneficio della benedizione patema; ciò facevano i
quam maior frater, beneficium paternae benedictionis invidit; Giudei, poiché il Clisto banchettava con i Gentili; perciò segue: Egli si
quod faciebant ludaei, quia Christus cum Gentibus epularetur; indignò e non voleva entrare. AGOSTINO: Ed è indignato anche ora e non
unde sequitur «l ndignatus est autem, et nolebat introire». vuole entrare. Ma quando saranno entrati tutti i Gentili, nel tempo conve-
AUGUSTJNUS [ut supra}: fndignatur etiam et nunc, et adhuc non niente uscirà il padre suo affinché anche il popolo d'Israele venga salvato;
vult intrare. Cum ergo plenitudo Gentium introierit, egredietur perciò continua: n padre allora uscì a pregarlo. Infatti resterà aperta la
opportuno tempore pater eius, ut etiam omnis lsrael salvus fiat; chiamata di Israele alla salvezza dcl Vangelo, la manifestazione della cui
unde sequitur «Pater ergo illius egressus coepit rogare ewn». Erit chiamata egli denomina uscita del padre per pregare il figlio. Poi le cose
enim quandoque aperta vacatio l udaeorum in salutem Evangelii; che il figlio maggiore risponde contengono due domande; infatti prose-
quam manifestationem vocationis tamquam egressum patris gue: Ma lui rispondendo disse a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni
appellat ad rogandum maiorem filium. D einde quae respondit e non ho mai trasgredito un tuo comando. Quanto al comandamento non
maior jìlius, quaestiones duas habent; sequitur enim «Àt il/e trasgredito viene facilmente alla memoria che non sia detto di qualsiasi
respondens dixit patri suo: Ecce tot annis servio tibi, et nunquam comandamento, ma di quello più importante di ogni altro, cioè che non è
mandatum tuum preterivi». De mandato non praetergresso facile mai stato visto adorare nessun altro Dio all'infuori dell'unico Creatore di
il/ud occurrit, non de omni mandato dictum, sed de uno maxime tutte le cose. Né questo figlio va inteso come rappresentante di tutti gli
necessario, quod nullum alium Deum praeter unum creatorem Israeliti, ma solo di coloro che non si sono mai convertiti dall'unico Dio
omnium ca/ere visus est. Neque iste filius in omnibus lsraelitis, agli idoli. Infatti, sebbene egli desiderasse cose terrene, le chiedeva sola-
sed in his intelligitur personam habere qui numquam ab uno Deo mente a Dio, per quanto fosse assimilabile al gregge: perciò nel Sal 72,23
ad simulacra conversi sunt. Quamquam enim terrena desiderare!, si dice: <<Davanti a te stavo com e una bestia. Ma io sono con te sempre».
ab uno tamen Dea iste desiderabat bona, quamvis communia cum Ma chi è quel capretto che non gli è mai stato dato per far festa? Infatti
pecoribus: unde et in Psalmo 72, 23 dicitur: «Ut iumentumfactus continua: e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei
swn apud te, et ego semper tecuni». Sed quis est hoedus quem amici. Col nome di capretto può essere indicato il peccatore. AMBROGIO:
numquam accepit ad epulandum? Sequitur enim «Et nunquam Il Giudeo cerca il capretto; il Cristiano l'agnello; perciò ai Giudei viene
dedisti mihi hoedum, ut cum amicis meis epularen>. Peccator rilasciato Barabba, mentre per noi Cristiani viene immolato l' agnello.
hoedi nomine signiflcari valet. AMBROSIUS: l udaeus hoedum requi- Questa cosa si vede anche nel capretto, perché i Giudei hanno perso il 1ito
rit, Christianus agnum; et ideo illis Barabbas solvitur, nobis antico del sacrificio. Oppure quelli che cercano il capretto, attendono
agnus immolatur. Quae res etiam in hoedo videtw: quia Iudaei l'Anticristo. AGOSTINO: Ma io non vedo l'esito di questa. sentenza. Infatti
ritum veteris sacrificii perdiderunt. Ve/ qui hoedum quaerunt, è altamente assurdo che colui al quale poi sarà detto: tu sei sempre con
expectant Antichristum. A UGUSTINUS [ut supra}: Sed non invenio me, abbia chiesto al padre di credere nell'Anticristo. Né bisogna intendere
exitum huius sententiae. Multum enim absurdum est eum cui post che ques to figlio sia uno di quei Giudei che avrebbero creduto
dicitur «Tu mecum es sempen>, hoc a patre optasse ut Antichristo nell'Anticristo. Ora, in che modo potrebbe far festa con quel capretto, se è
crederet. Neque omnino aliquem Judaeorum, qui Antichristo cre- lo stesso Anticristo chi non crede in lui? Ma se questo è far festa con
dituri sunt, istum filium fas est intelligi. Quomodo autem epulare- l'uccisione del capretto, cioè rallegrarsi per la distmzione dell'Antic1isto,
tur ex ilio hoedo, si ipse est Antichristus, qui ei non crederet? At si in che modo il figlio che è ricevuto dal padre dice che questo non gli è
hoc est epulari ex hoedi occisione, quod est de Antichristi perdi- stato concesso, mentre tutti i figli si rallegreranno della sua distruzione?
tione laetari; quomodo dicitfilius quem recepit pater, hoc sibi non Perciò egli si lamenta che il Signore stesso gli fosse stato negato per il
fitisse concessum, cum omnes filii de eius perditione laetaturi banchetto perché egli lo riteneva un peccatore: infatti poiché egli è un
sint? Jpsum igitur sibi Dominum negatum ad ep ulandum conque- capretto per quella nazione che lo considera come uno che viola e profana
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ritur, dum eum peccatorem putat: cum enim hoedus est illi Genti, il sabato, essa non meritava di rallegrarsi del suo banchetto. GREooruo:
idest cum eum sabbati violatorem et profanatorem aestimat, L'espressione: con i miei amici va intesa o secondo la relazione dei capi
iucundari epulis illius non meruit. GREGORJUS: Quod autem dicit con il popolo, oppure secondo la relazione del popolo di Gerusalemme
«Cum amicis meis», aut ex persona principum cum plebe intelli- con le altre popolazioni della Giudea. GIROLAMO: Oppure dice: non
gatur, aut ex persona populi Hierosolymitani, cum ceteris populis mi hai mai dato un capretto, cioè ncssllll sangue di sacerdote o di Profeta
!uda. H IERONYMUS [in tractatu de /ilio prodigo]: Vel dicit ci ha liberato dall'Impero Romano. AMBROGIO: Ora, il figlio insolente
«Nunquam dedisti mihi hoedum»; idest, nullus sanguis Prophetae è simile al pubblicano che si giustificava perché osservava la legge secon-
ve! sacerdotis a Romano imp erio nos liberavit. A MBROSJUS: do la lettera e accusava il fratello per avere dissipato le sostanze del padre
Jmpudens autem filius similis est publicano iustijìcanti se, quia con le meretrici; infatti continua: Ma ora che questo tuo figlio, che
legem servabat in littera: impie accusabat Jratrem, quod cum ha divorato i tuoi averi con le prostitute, è tornato, per lui hai ammazzato
meretricibus paternam substantiam prodegisset; sequitur enim il vitello grasso. AGOSTINO: Le prostitute sono le prostituzioni dei Gentili
«Sed postquam filius tuus hic, qui devoravit substantiam suam con i quali divora le sostanze del padre chi, abbandonato il vero sposalizio
cum meretricibus, venit, occidisti illi vitulum saginatum». con il vero Dio, spinto da brama immonda, si dà alla fornicazione con
A UGUSTJNUS [ut supra]: Meretrices autem sunt superstitiones il demonio. GIROLAMO: Con le parole: per lui hai ammazzato il vitello
Gentilium, cum quibus substantiam dissipat qui, relicto vero con- grasso confessa che è venuto il Cristo, ma per invidia non vuole essere
nubio veri Dei, cum dae m one foeda cupiditate fornicatur. salvato.
H!ERONYMUS [ut supra}: In hoc autem quod dicit «Occidisti i/li AGOSTINO: Ora, il padre non lo rimprovera come se fosse un bugiardo,
vitulum saginatum», confìtetur venisse Christum, sed invidia non ma approvando la sua perseveranza lo invita alla perfez ion e di
vult salvari. un'esultanza migliore e più felice. Perciò prosegue: Gli rispose il padre:
AUGUSTTNUS [ut supra}: Non autem pater eum quasi mentientem figlio, tu sei sempre con me. GIROLAMO: Oppure quanto aveva detto è pre-
redarguit, sed secum perseverantiam eius approbans, ad pe1fectio- sunzione, non verità; il padre non lo approva, ma lo reprime con un altro
nem potioris atque iucundioris exultationis invitat; unde sequitur motivo, dicendo: tu sei sempre con me, mediante la Legge a cui sci vinco-
«At ipse dixit i/li: Fili, tu semper mecum es». H!ERONYMUS lato: non perché non abbia peccato, ma perché Dio con il castigo sempre
[ut supra]: Vel quod dixerat, iactantia est, non veritas; cui pater lo ritrae. Né c'è da meravigliarsi se chi invidia il fratello mente al padre.
non consentit, sed alia compescit ratione, dicens «Mecum es», AMBROGIO: Ma il buon padre voleva ancora salvare questo figlio, dicen-
lege qua stringeris: non quia non peccaverit, sed quia Deus eum do: tu sei sempre con me, o come lll1 Giudeo nella Legge, o come un giu-
semper castigando retraxit. Nec mirum si patri mentitur qui fratri sto nella comunione. AGOSTINO: Ma che cosa vuol dire quando aggiunge:
invidet. AMBROSJUS: Sed bonus pater etiam hunc salvare cupiebat, tutto ciò che è mio è tuo, come se gli averi non fossero anche del fratello?
dicens «Tu mecum semper es», vel quasi Iudaeus in lege, vel Ma dai figli pe1fetti e immortali tutte le cose sono possedute così che ogni
quasi iustus in communione. AUGUSTINUS [ut supra]: Quid autem singola cosa sia di tutti e tutte siano di ciascuno, e come la cupidigia non
sibi vult quod addidit «Et omnia mea tua sunt», quasi non sint et possiede nulla senza ansietà, così la catità non tiene nulla con ansietà. Ma
fratris? Sed sic a perfectis et immortalibus filiis habentur omnia, in che modo tutte le cose? Si deve supporre che Dio abbia assoggettato
ut sint et omnium singula, et omnia singulorum: ut enim cupiditas anche gli Angeli al possesso di questo figlio? Se intendi possesso cosi che
nihil sine angustia, ita nihil cum angustia caritas tenet. Sed quo- il possessore sia lo stesso signore, non ce1to tutto: infatti non saremo
modo omnia? Nonne et Angelos Deus in possessionem tali filio s~l?i°ori, quanto piuttosto compagni degli Angeli. Se invece per possedere
subiecisse putandus est? Si possessionem sic accipias ut eius pos- si mtendc nel modo ù1 cui dician10 correttamente che l'anima possiede la
sessor ipse sit dominus, non utique omnia: non enim domini eri- verità, io non vedo alcun motivo per cui non possiamo dirlo colTcttamcn-
mus, sed consortes potius Angelorum. Si vero possessio sic intelli- te. Infatti noi non parliamo in modo tale da chiamare le anime padrone
gitur; quomodo recte dicimus possidere animas veritatem, non della verità. Ma se con la parola «possesso» noi siamo impediti da questo
invenio cur non vere ac proprie id possimus accipere: non enim senso, allora lasciamolo perdere: infatti il padre non dice: tu possiedi ogni
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illud loquimur ut dominas veritatis dicamus animas. Aut si nomi- cosa, ma: tutto ciò che è mio è tuo, e neppure come se tu fossi il signore.
ne possessionis ab hoc sensu impedimur, illud quoque auferatur: Infatti ciò che è nostra proprietà può essere cibo per la nostra famiglia
non enim ait pater: Omnia possides, sed «Omnia mea tua sunt»; oppure ornamento o qualche altra cosa dcl genere. E indubbiamente, poi-
nec tamen ut ipsius domini. Quod enim est in nostra pecunia, ché egli può chiamarlo suo padre, non vedo per qual motivo quelle cose
potest familiae nostrae ve! alimentum esse, ve! ornamentum, ve! che appartengono a lui non le possa giustamente chiamare sue, sebbene in
aliud huiusmodi. Et certe cum ipsum patrem recte ille possit suum modi diversi. infatti, quando otterremo quella beatitudine, saranno nostre:
dicere, non video quomodo quae ipsius sunt, non etiam recte sua le cose superiori per vederle, quelle eguali per vivere insieme, quelle infe-
vacare possit, diversis dumtaxat modis. Cum enim beatitudinem ri.01i per dominarle. Perché il fratello maggiore possa tranquillamente u-
illam obtinuerimus, nostra erunt ad videndum superiora, ad con- nirsi nella gioia. AMBROGIO: Infatti se smette di invidiare, tutte le cose so-
vivendum aequalia, ad dominandum inferiora. Congaudeat igitur no sue, o possedendo come Giudeo i sacramenti dell'Antico Testamento,
securissimus maior frater. AMBROSIUS: Si enim desinat invidere, oppure come Ciistiano i sacramenti del Nuovo.
omnia sua sunt, vel Iudaeus sacramenta veteris testamenti, ve! TEOFILAITO: Oppure in modo totalmente diverso. La persona del figlio
baptizatus nova etiam possidens. che sembra lamentarsi è presa per tutti coloro che si scandalizzano nei
THEOPHYLACTUS: Ve! a/iter totum. Persona filii, qui videtur sudditi; come Davide presenta uno che si scandalizza per la pace dei pec-
murmurare, sumitur pro omnibus quicumque scandalizantur in catori. Trro: Perciò il tiglio maggiore si occupava di agricoltura, scavando
subditis; sicut David introduci/ personam passam scandalum in non il campo della terra, ma dell'anima, piantando gli alberi della salvez-
peccatorum pace. TITUS: Maior igitur filius sicut agricola insiste- za, cioè le virtù. TEOFILAITO: Oppure era nel campo, cioè nel mondo, col-
bat agriculturae, non terrestrem, sed animae agrum fodiens, et tivando la propria carne per riempirla di pane, e seminando nelle lacrime
salutis arbores inserens, scilicet virtutes. THEOPHYLACTUS: Ve/ erat per mietere nella gioia; ma quando seppe ciò che era accaduto egli non
in agro, hoc est in munda, colens propriam carnem, ut repleatur voleva partecipare al gaudio comune. CRISOSTOMO: Ora, ci si chiede se
panibus, et seminans in lacrymis ut in gaudio metat: sed cognitis chi soffre per la prosperità degli altri sia preso dalla passione dell'invidia.
gestis nolebat intrare ad commune gaudium. CHR YSOSTOMUS: Bisogna dire che nessuno dci santi soffre per tali cose, ma piuttosto stima
Quaeritur autem si ajfìcitur passione livoris dolens in prosperis le cose buone degli altri come proprie. Ora, non bisogna prendere alla let-
aliorum. Dicendum est autem, quod nullus sanctorum do/et in tal- tera qualsiasi cosa che una parabola contiene, ma, traendo fuori il senso a
ibus; immo bona aliorum sua existimat. Non autem oportet omnia cui l'autore mirava, non cercare null 'altro. Perciò questa parabola è stata
quaecumque parabola continet, ad litteram pertractare; sed sen-
composta affinché i peccatori non abbiano timore di conve1tirsi, sapendo
sum elicientes cuius causa componitur, nihil aliud perscrutari.
che otterranno cose grandi. Perciò egli inh·oduce alcuni così turbati da
Haec ergo parabola ad hoc est composita ut peccatores non d#ffi-
queste cose buone da venire dish·utti dall'invidia, poiché coloro che si
dant reverti, scientes quod magna consequentur: unde introduci!
convertono sono trattati con onori così grandi da divenire oggetto di invi-
alias turbatos in eorum bonis, ut indicet eos livore tabescentes,
dia per altri. TEOFILArro: Oppure con la presente parabola il Signore cor-
sed tanto decore honoratos redeuntes, ut etiam invidiosi possint
aliis fieri. THEOPHYLACTUS: Ve! Pharisaeorum intentionem corrigit regge l'intenzione dci Farisei, che ipoteticamente egli chiama giusti,
Dominus per praesentem parabolam, quos ex hypothesi nominat come se dicesse: supponiamo che siate veramente giusti, non avendo vio-
iustos; quasi dicat: Esto vere vos iustos esse, nec transgressos ali- lato nessun comandamento della legge: dobbiamo forse per questo moti-
quod mandatorum: numquid igitur propter hoc non oportet admit- vo rifiutare di accogliere coloro che si erano allontanati per le loro man-
tere a flagitiis redeuntes? HrERON!MUS [in lib. de filio prodigo]: canze? GIROLAMO: Oppure diversamente. Ogni giustizia a confronto con
Vel aliter. Omnis iustitia in comparatione Dei est iniustitia; unde Dio è un'ingiustizia; perciò Paolo d ice (Rom 7,24): «Chi mi libererà da
Paulus (Rom. 7,24): «Quis me liberabit de corpore mortis questo corpo di morte?». Per questo gli Apostoli si sono sdegnati per la
huius?». Unde Apostoli indignati sunt pro petitione matris filio- richiesta della madre dci figli di Zebedeo. CIRILLO: Questo talora lo sof-
rum Zebedaei. CYJULLUS: Quod et nos ipsi quandoque patimur; friamo anche noi; infatti ci sono alcuni che vivono una vita ottima ed
vivunt enim quidam praestantissimam et optimam vitam,· alius eccellente, mentre altri si convertono a Dio solo nella vecchiaia e forse
266 Cap. 15, vv. 25-32 Cap. l 5, vv. 25-32 267

autem in ipso senio multoties ad Deum convertitur, vel forsitan quando stanno per chiudere l'ultimo giorno, grazie alla mise1icordia di
extremum diem claudere debens, ac diluit reatus, Domino mise- Dio che lava la loro colpa. Ma alcuni, per la meschinità della loro mente,
rante. Hoc quidem aliquando respuunt ex importuna pusillanimi- respingono questa misericordia, non tenendo conto della volontà dcl
tate, non attendentes mentem Salvatoris, qui de salute pereuntium nostro Salvatore, il quale gode della salvezza di coloro che stanno per
gaudet. THEOPHYLACTUS: Dicit ergo filius patri: gratis duxi in perire. TuOFlLAITO: Perciò il figlio dice al padre: ho condotto la mia vita
doloribus vitam, a peccatoribus molestatus; et numquam causa di dolori per nulla, molestato dai peccatori, e per me non hai mai fatto
mei decrevisti mactandum esse hoedum, idest persequentem me uccidere un capretto, cioè un peccatore che mi perseguitava, perché mi
peccatorem, ut paululum recrearer; qualis hoedus filit Achab potessi iicreare un tantino; tale capretto fu Acab per Elia, il quale diceva
Eliae qui dicebat (3 Reg. 19,10): «Domine, Prophetas tuos occi- (3 Re 19, l O): «0 Signore, hanno ucciso i tuoi Profeti». AMBROGIO:
derunt». ÀMBROSTUS: Vela/iter. Notatur hic frater usque adeo ut de Oppure diversamente. Questo fratello è presentato come uno che viene
villa venire dicatur, hoc est terrenis operibus occupatus, ignorans dai campi, cioè come uno occupato nelle cose ten-ene e che ignora le cose
quae sunt spiritus Dei, ut denique numquam pro se ve/ hoedum che appartengono allo spitito di Dio, fino al punto di lamentarsi che per
quaeratur occisum: non enim pro invidia, sed pro venia mundi lui non è mai stato ucciso neppure un capretto: infatti l'agnello non fu
agnus est immolatus. Invidus hoedum quaerit, innocens agnum immolato per l'invidia, ma per il perdono del mondo. L' invidioso cerca il
pro se desidera! immolari. Ideo «et senior» dicitur, eo quod cito capretto; mentre l'innocente desidera che per se stesso venga immolato
quis per invidiam consenescat; ideo et foris stat, eo quod malevo- l'agneJJo. Inoltre viene detto più vecchio, perché uno invecchia più in
lentia eum excludat; ideo chorum et symphoniam audire non pote- fretta a causa dell'invidia; inoltre egli rimane fuori, poiché la sua cattive-
st, hoc est nonnulla theatralis incentiva lasciviae, sed plebis con- ria lo esclude; pe1tanto non può ascoltare il coro e la sinfonia, cioè non gli
cordiam concinentis quae de peccatore salvato dulcem laetitiae incentivi teatrali della lascivia, ma i canti armoniosi del popolo che rie-
suavitatem resultat; qui enim sibi iusti videntur, indignantur quan- cheggia la dolce soavità della letizia per un peccatore che è stato salvato:
do alicui peccatum fatenti venia laxatur. Quis tu es qui Domino infatti coloro che sembrano giusti a se stessi si irritano quando viene con-
contradicas, ne videlicet culpam relaxaret, cum tu cui volueris cesso il perdono a chi confessa i propri peccati. Ora, chi sei tu che con-
ignoscas? Sed remittendis post poenitentiam debemus /avere pec- traddici il tuo Signore, sicché egli non dovrebbe perdonare una colpa,
catis; ne dum veniae alterius invidemus, ipsi eam non mereamur a quando tu perdoni a chi vuoi? Ma noi dobbiamo favorire il perdono dei
Domino. Non invideamus de longinqua regione remeantibus, quia peccati dopo la penitenza; affinché non succeda che, mentre abbiamo
et nos fuimus in regione longinqua. invidia del perdono degli altri, noi stessi non meritiamo il perdono da
parte di Dio. Non invidiamo coloro che farmo ritorno da una regione lon-
tana, perché anche noi ci siamo trovati in una lontana regione.
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CAPUT 16 CAPITOLO 16

VERSUS 1-7 VERSETTI 1-7

1Dicebat autem et ad discipulos suos: Homo quidam 1 Diceva anche ai suoi discepoli: C'era un uomo ricco che
erat dives, qui habebat vilicum, et hic diffamatus est apud aveva un amministratore e questi fu accusato dinanzi a lui di sper-
il/um quasi dissipasset bona ipsius. 2 Et vocavit illum et ait perare i suoi beni. 2Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento
il/i: Quid hoc audio de te ? Redde rationem villicationis tuae; dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non
iam enim non poteris vilicare. 3Ait autem vilicus intra se: potrai più essere amministratore. 3L'amministratore disse tra sé:
Quid faciam, quia dominus meus aufert a me villicationem ? Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione?
Fodere non va/eo, mendicare erubesco. 4Scio quid faciam, Zappare, non ho forza; Mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa
ut, cum amotus fuero a villicatione, recipiant me in domos fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione,
suas. 5Con vocatis itaque singu/is debitoribus d omini sui, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. 5Chiamati così uno
dicebat primo: Quantum debes domino meo? 6At il/e dixit: per uno i debitori del padrone, disse al primo: 6Tu quanto devi al
Centum cados olei. Dixitque il/i: Accipe cautionem tuam et mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi
sede cito: scribe quinquaginta. 7Deinde a/ii dixit: Tu vero la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. 7Poi disse a un
quantum debes? Qui ait: Centum coros tritici. Ait i/li: Accipe altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse:
litteras tuas et scribe oc toginta. prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.

BEDA: Postquam murmurantes de poenitentium receptione tri- BEDA: TI Salvatore, dopo aver biasim ato con tre parabole coloro che
bus parabolis Salvator redarguit, quartam mox quintamque de mormoravano perché accoglieva i penitenti, subito dopo ne aggiunge una
eleemosyna danda et parsimonia sequenda subiungit; quia et quarta e una quinta circa il fare l'elemosina e il seguire la parsimonia; poi-
ardo praedicandi aptissimus est ut post poenitentiam eleemosyna ché questo ordine della predicazione è adattissimo: che alla penitenza sia
subiungatur; unde dicitur «Dicebat autem ad discipulos suos: aggiunta l'elemosina. Perciò si dice: Diceva anche ai suoi discepoli: C'era
Homo quidam erat dives, qui habebat villicum». Cl-t RYSOSTOMUS: un uomo ricco che aveva un amministratore. CRISOSTOMO: Presso gli
Opinio quaedam erronea aggravata mortalibus auget crimina, uomini c'è un'opinione errata che aumenta il male e diminuisce il bene: es-
minuit bona: ea vero est opinari quod ea quaecumque possidemus sa consiste nel pensare che ciò che noi possediamo nel corso della nostra
in usu vitae, possideamus ut domini; et ideo etiam opportune ea vita, lo possediamo come padroni; perciò coerentemente noi trattiamo que-
apprehendimus tamquam bona praecipua. Sed contrarium est: ste cose come i nosb.i beni principali. Ma è vero il contrario: infatti nella
non enim nos ut domini in vita praesenti collocati sumus in pro- vita presente noi non siamo collocati come padroni nella propria casa, ma
pria domo, sed tamquam hospites et advenae quo nolimus duci- come ospiti e stra1ùcri vi siam o condotti dove non vogliamo e per una
mur, et quo tempore non putamus: qui nunc locuples est, in brevi durata di tempo che non conosciamo; e chi attualmente è ricco, in breve
fit mendicus. Ergo quicumque sis, noveris te esse dispensatorem tempo diviene un mendicante. Perciò, chiunque tu sia, sappi che sei un
alienorum, et quod transitorii usus et brevis tibi iura concessa amministratore di cose altrni, e che ti sono concessi dci ptivilegi per Lm uso
sunt. Abiecto ergo ab anima dominii fastu, sumas humilitatem et breve e passeggero. Allontanato dunque dalla tua anima l' orgoglio dcl
modestiam villici. B EDA: Villicus quippe villae gubernator est, dominio, assumi l' umiltà e la modestia dell'amministratore. B EDA: Il fatto-
unde et a villa nomen accepit; oeconomus autem tam pecuniae re è il custode di una tenuta, perciò prende il nome da tenuta (villa); mentre
quam ji-ugum et omnium quae habet dominus, dispensator est. l'economo è l'amministratore sia del denaro sia dei raccolti e di qualsiasi
270 Cap. 16, vv. 1-7 Cap. 16, vv. 1-7 271

AMBROSIUS: Ex hoc ergo discimus non ipsos esse dominos, sed altra cosa che il padrone possiede. AMBROGIO: Perciò da questo testo impa-
potius villicos alienarum facultatum. THEOPHYLACTUS: Deinde riamo che noi non siamo padron.i, ma piuttosto amm.inistratori delle pro-
quod cum non exercemus dispensationem opum ad libitum prietà altrui. TuOFILATIO: Quindi, per il fatto che noi non esercitiamo l'am-
domini, sed ad proprias illecebras commissis abutimur, criminosi rrùn.istrazionc delle sostanze secondo la volontà dcl padrone, ma abusiamo
villici sumus; unde sequitur «Et hic diffamatus est apud illum, delle cose che ci sono affidate per i nostri allettamenti, noi siamo dei cattivi
quasi dissipasset bona illiuS». CHRYSOSTOMUS: Interea evulsus a ammin.istratori; perciò continua: questi fu accusato dinanzi a lui di sperpe-
villicatione eripitur; sequitur «Enim et vocavit illum, et ait ei: rare i suoi beni. CRISOSTOMO: Pertanto egli viene preso e gettato fuori dal-
Quid hoc audio de te? Redde rationem villicationis tuae: Iam J'amrn.inistrazione; poi prosegue: Lo chiamò e gli disse: Che è questo che
enim non poteris villicare». Quotidie talia nobis per effectus sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai
exclamat Dominus, ostendens nobis fruentem in meridie sospitate, più essere amministratore. Attraverso gli eventi che accadono giorno per
priusquam vesperascat, exanimem, et alium inter prandia expi- giorno il Signore proclama queste cose, facendoci vedere che chi a mezzo-
rantem; et diversimode ab hac villicatione discedimus. Sed fidelis giorno godeva di ottima salute, prima che giunga la sera è già morto, e un
dispensatm; qui de propria dispensa/ione confidit, desidera! cum altro spira in mezzo ai banchetti; e in vario modo noi abbandoniamo
Paulo dissolvi et esse cum Christo; is autem cuius sunt vota terre- l'amministrazione della nostra vita. Ma l'amministratore fedele, che ha
na, anxiatur in exitu: unde de hoc villico subditur «Ait autem villi- fiducia nella propria arnmin.istrazione, desidera assieme a Paolo andarsene
cus intra se: Quid faciam, quia dominus meus aufert a me villica- ed essere con Cristo. Colu.i invece i cui desideri sono 1iposti su questa terra
tionem? Fodere non valeo, mendicare erubesco». l mpotentem è angosciato per la sua dipmtita. Perciò di questo amministratore si aggiun-
esse in opere crimen est vitae inertis; non enim timeret, si consue- ge: L 'amministratore disse tra sé: Che jàrò ora che il mio padrone mi
visset affectare labores. Quod si secundum allegoriam accipiamus toglie l'amministrazione? Zappare, non ho jòrza; mendicare, mi vergogno.
parabolam, post transmigrationem hinc factam non est tempus L'incapacità di agire è il difetto di una vita ine1te; poiché non avrebbe timo-
operandi. Vita praesens habet exercitium mandatorum, futura re chi fosse abituato a lavorare. Ma se noi prendiamo la parabqla allegori-
camente, dopo la nostra dipartita non ci rimane più tempo per lavorare: la
vero solatium. Si nihil operatus es hic, frustra in fitturum curas;
vita presente contiene la pratica dei comandamenti; la futura la consolazio-
sed nec mendicando profìcies. Huius indicium sunt virginesfatuae:
ne. Se tu non hai fatto nulla qui, allora ti preoccupi invano del futuro; e non
quae imprudenter a prudentibus mendicaverunt, sed reversae sunt
fm·ai alcun progresso mendicando. Prova di ciò sono le vergini stolte, le
vacuae; quilibet enim suam conversationem ut tunicam induit;
quali imprndentemente mendicarono da quelle prudenti e ritornarono a
non est autem eam exuere, nec ambire cum a/io. Sed debitorum mani vuote; infatti ognuno riveste la proptia condotta come una tunica, e
remissionem ingeniatus est nequitiae villicus, statuens sibi malo- non è possibile togliersela né scambiarla con un altro. Ma il cattivo an11ni-
rum remedium in conservis; sequitur enim «Scio quid faciam, ut nistratore ha escogitato la rerrùssione dei propri debiti, fissando un rimedio
cum amotus fuero a villicatione, recipiant me in domos suas». dei propri mali con i compagni di servizio; infatti continua: So io che cosa
Quoties enim quis exitum suum percipiens, levat beneficio sarci- fare perché, quando sarò stato allontanato dal/ 'amministrazione, ci sia
nam peccatorum, ve! relaxando debita debitori, ve! tribuens qualcuno che mi accolga in casa sua. Infatti, ogni volta che uno coglie una
inopibus copiam, ea quae sunt domini largiens: multos amicos via d'uscita, alleggerisce con qualche beneficio il peso dci propri peccati, o
conciliat praebituros sibi coram iudice testimonium veritatis non allentando il debito al debitore, o dando copiosamente ai poveri, elargendo
vocibus, sed bonorum operwn ostensione; quin etiam paraturos le cose che sono del padrone: si fa molti arn.ici i quali, dinanzi al giudice,
per testimonium refrigerii mansionem. Nihil autem est nostrum, renderanno testimonianza non con le parole, ma con la dimostrazione delle
sed omnia sunt ditionis Dei; unde sequitur «Convocatis itaque opere; anzi procureranno con la loro testimonianza un luogo di refiige1io.
debitoribus domini sui, dicebat primo: Quantum debes domino Infatti nulla ci appmtiene; tutto è nelle mani di Dio. Perciò continua:
meo? At ille dixit: Centum cados olei». BEDA: Cados Graece est Chiamati così uno per uno i debitori del padrone, disse al primo: 'Iìt quan-
amphora continens urnas tres. to devi al mio padrone? Quello rispose: cento barili d'olio. BEDA : Kados
in greco è un'anfora che contiene tre rnne.
272 Cap. 16, vv. 1-7 Cap. 16, vv. 1-7 273

Sequitur «Dixitque il/i: Accipe cautionem tuam, et sede cito, et Prosegue: Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cin-
scribe quinquaginta»; dimidiam ei partem dimittens. quanta, perdonandogli così la metà. . .
Sequitur «Deinde a/ii dixit: Tu vero quantum debes? Qui ait: Poi continua: Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento
Centum coros tritici». Corus modiis triginta completu1é misure di grano. Il corus è costituito di trenta staia.
Sequitur «Ait il/i: Accipe litteras tuas, et scribe octoginta»; Continua: Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi: ottanta; perdonan-
quintam partem ei dimittens. Simpliciter ergo sic potest accipi. dogli così la quinta parte. Pertanto il testo può essere inteso semplicemente
Quisquis indigentiam pauperis vel ex dimidia, ve/ ex quinta alleviat in questo modo: chiunque alleggerisce l'indigenza d~l P?ver~ o della metà
parte, misericordiae suae mercede donandus est. A UGUSTINUS, De 0 della quinta patte riceverà la mercede della sua rrusencordia. AGOSTINO:
quaest. Evang. [2,34]: Vel quod de centum cadis olei quinquaginta Oppure il fatto che faccia scrivere al debitore al posto di cento bru·ili d'olio
fecit scribi a debitore, et de centum coris tritici octoginta, ad hoc cinquanta e al posto di cento staia di grano ottanta penso che equivalga a
valere arbitrar, ut ea quae in sacerdotes atque levitas ludaeus ciò: che quello che qualsiasi Giudeo compie per il sacerdote e il levita, nella
quisque operatur, in Ecclesia Christi abundet, ut cum illis decimas Chiesa di Cristo dev'essere fatto in maniera più abbondante: cosicché là
darent, isti dimidias dent, sicut de bonis suis fecit Zachaeus; aut dove venivano pagate loro le decime, ora venga pagata la metà, come fece
certe duas decimas dando, idest unam quintam, superent impendia Zaccheo con i suoi ave1i; oppure indubbiamente dando due decime, cioè
Iudaeorum. una quinta parte, superino i pagamenti dei Giudei.

VERSUS 8-13 VERSETTI 8-13

BEt laudavit dominus villicum iniquitatis, quia prudenter s11 padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché
ferisse; quia filii huius saeculi prudentiores filiis lucis in aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo infatti verso i
generatione sua sunt. 9Et ego vobis dico: Facite vobis ami- loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene io vi dico:
cos de mammona iniquitatis; ut, cum defeceritis, recipiant Procuratevi degli amici con la disonesta ricchezza, perché,
vos in aeterna tabernacula. 10Qui fidelis est in minimo et in quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
maiori fidelis est, et qui in modico iniquus est et in maiori 10Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto; e chi è diso-
iniquus est. 11si ergo in iniquo mammona fide/es non fuistis, nesto nel poco è disonesto anche nel molto. 11se dunque non
quod verum est quis credet vobis? 12Et, si in alieno fide/es siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella
non fuistis, quod vestrum est quis dabit vobis? 13Nemo vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi
servus potest duobus dominis servire: aut enim unum odiet darà la vostra? 13Nessun servo può servi re a due padroni: o
et alterum diliget, aut uni adhaerebit et alterum contemnet. odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all 'uno e
Non potestis Dea servire et mammonae. disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona.

AUGUST!NUS, De quaest. Evang. [2,34]: Villicum quem AGOSTINO: Il padrone che ha allontanato l'amministratore dall'am-
Dominus eiciebat a villicatu, laudavi! dominus, eo quod in fi1tu- ministrazione, lo ha lodato perché egli ha provveduto per il prop1io futu-
rum sibi prospexerit; unde dicitur «Et laudavit dominus villicum ro; perciò si dice: n padrone lodò quell'amministratore disonesto perché
iniquitatis, quia prudenter egisset». Non tamen omnia debemus ad aveva agito con scaltrezza. Tuttavia non dobbiamo prendere tutto per
imitandum sumere; non enim domino nostro facienda est in aliquo imitarlo: infatti non dobbiamo mai operare in modo fraudolento con il
fraus, ut de ipsa fraude eleemosynas faciamus. ORIGENES: Verwn, padrone, per poter con la frode fare l'elemosina. 0RIGENE: Invero, poi-
quia Genti/es dicunt prudentiam esse virtutem, et definiunt ché i Gentili dicono che la prudenza è una virtù, e la definiscono come
274 Cap. 16, vv. 8-13
t Cap. 16, vv. 8-13 275

eam peritiam bonorum, malorum et neutrorum; vel cognitionem esperienza delle cose buone, ca.ttive e neu~·e; oppure come conosc~n2:'1
agendorum et non agendorum: considerandum est utrum haec delle cose da farsi oppure no, bisogna considerare se questo detto s1gru-
dictio plura aut unum signifìcet. Dicitur enim quod Deus paravit fichi molte cose oppure una sola. Infatti si dice che il Signore dispose i
caelos prudentia: consta! bonam esse prudentiam, qua D ominus cieli con prudenza: e risulta che fu buona la prudenza con cui Dio predi-
caelos paravi!. Dicitur etiam in Genesis (3,1) secundum LXX, spose i cieli. Nella Genesi (3, 1) si dice anche, secondo i LXX, che il ser-
quod serpens prudentissimus erat: ubi prudentiam non virtutem pente era prudenti~sim~: dove pe~ò la prudenza n~n ~ndica una virtù, m~
dicit, sed astutiam ad mala inclinationem habentem; et secundum l'astuzia nel compiere 11 male; e m questo senso si dice: Tl padrone lodo
hoc dicitur quod «dominus laudavi! villicum, quia prudenter egisset»; quell 'amministratore perché aveva, agito c~n prudenza, cioè in modo
hoc est callide et perperam. Et forsitan quod dixit «L audavi!», astuto e falso. E forse la parola lodo non va intesa secondo la vera lode,
non secundum veram commendationem, sed abusive dictum est· ma secondo un uso abusivo; come quando diciamo che qualcuno viene
ut cum dicimus aliquem commendari in mediocribus et indifferen~ lodato in cose mediocii o indifferenti e che in qualche modo sono da
tibus rebus, et quodammodo mirandos esse concursus et acumen, anunirare il talento e l'acutezza con cui si esprime il vigore della propria
quibus vigor mentis elicitw: A UGUSTJNUS [ut supra}: E contrario mente. AGOSTINO: Al contrario, questa parabola viene detta perché com-
dicuntur istae similitudines, ut intelligamus, si laudari potuit il/e a prendiamo che, se poteva essere lodato dal suo padrone quell'ammini-
domino qui fraudem faciebat, quanto amplius placeant Deo qui stratore che operava la frode, quanto più è gradito a Dio chi compie
secundum eius praeceptum opera i/la faciunt. ORTGRNES: Filii quelle opere secondo i suoi com andi. ORJGENE: Inoltre i figli di questo
quoque huius saeculi non sapientiores, sed prudentiores dicuntur mondo non sono detti più sapienti, ma più prudenti dei figli della luce, e
lucis filiis; et hoc non absolute et simplicite1; sed in genere suo; questo non in senso assoluto e semplicemente, ma nel loro genere; pro-
sequitur enim «Quia filii huius saeculi prudentiores filiis lucis in segue infatti: I figli di questo mondo infatti verso i loro pari sono più
generatione sua sunt». BEDA: Filii lucis et filii huius saeculi prudenti dei figli della luce. BEDA: Si parla di figli della luce e di figli di
vocantur, quomodo filii regni et fil ii perditionis; cuius enim questo mondo come dei figli del regno e dei figli della perdizione. Infatti
unusquisque agit opera, eius cognominatur et filius . quali sono le azioni che uno fa, di esse viene detto figlio. TEOFILAITO:
THEOPHYLACTUS: Filios ergo huius saeculi vocant cogitantes quae Per figli di questo mondo egli intende coloro che pensano alle cose van-
sibi commoda sunt in terra; .fìlios vero lucis spirituales opes trac- taggiose che ci sono sulla tetTa, mentre per figli della luce intende coloro
tantes intuitu divini amoris. lnvenimur autem in humanis quidem che compiono cose spirituali per amore di Dio. Ora, si trova che nel-
administrationibus prudenter omnia disponentes et summopere l'amministrazione delle cose umane noi ordiniamo tutte le cose pruden-
satagentes, ut si desierimus ab administratione, habeamus vitae temente e ci accingiamo ad agire intensamente affinché, quando lascere-
refugium; cum vero dispensare debemus divina, non praemedita- mo l'amministrazione, troviamo un rifugio per la nostra vita. Ma quando
mur quae nobis postmodum sunt profutura. dobbiamo amministrare le cose di Dio, non ci preoccupiamo di quanto
GREGORJUS, Moralium [18,11}: Ut ergo in sua manu homines ci sarà utile in futuro.
post mortem quidquam inveniant, ante mortem divitias suas in GREGORJO: Perciò affinché gli uomini dopo la morte possano trovarsi
pauperum manibus ponant; unde sequitur «Et ego vobis dico: qualche cosa nelle mani, prima di morire mettano nelle mani dei poveri
Facite vobis amicos de mammona iniquitatiS». A UGUSTTNUS, De le loro ricchezze; perciò segue: Ebbene io vi dico: Procuratevi degli
verb. Dom. [serm. 35}: Quod H ebraei vocant mammona, latine amici con la disonesta ricchezza. AGOSTINO: Ciò che gli Ebrei chiamano
divitiae vocantur; ac si diceret: Facite vobis amicos de divitiis mammona, in latino si chiama ricchezza. Come se dicesse: Fatevi degli
iniquitatis. Hoc autem quidam male intelligendo rapiunt aliena, et amici con le ricchezze dell'ingiustizia. Ci sono alcuni i quali, intendendo
inde aliquid pauperibus largiuntur; et putant se facere quod prae- male questo testo, rubano le cose altrui per darle in pa1te ai poveri, e
ceptum est. lntellectus iste corrigendus est. De iustis laboribus pensano di fare così quello che viene comandato. Questa interpretazione
eleemosynas facite: non enim corrupturi estis iudicem Christum. va cmretta: date l'elemosina frutto delle vostre giuste fatiche; infatti non
Si de praeda inopis dares aliquid iudic i ut pro te iudicaret, si riuscirete a corrom pere Cristo giudice. Se dalla rapina fatta a un povero
l

276 Cap. 16, vv. 8-13


T Cap. 16, vv. 8-13 277

iudex il/e pro te iudicabit, tanta vis est iustitiae ut etiam tibi tu dai qualche cosa al giudice perché decida a tuo favore, e così egli
displiceat. Noli tibi pingere talem Deum; fons iustitiae est. Noli farà, tale è la forza della giustizia che dispiacerà anche a te. Non raffigu-
ergo eleemosynas facere de fenore et usuris: fidelibus dico, quibus rarti un tale Dio: poiché Dio è la fonte della giustizia. Perciò non fare
corpus Christi erogamus: sed si pecunias tales habetis, de malo l' elemosina in base all'interesse e all'usura; parlo ai fedeli, ai quali
est quod ~a~e~is. l am nolite malum facere. Zachaeus dixit (infra doniamo il corpo di Cristo. Ma se avete questo danaro, lo avete ricavato
19,8): «Dzmzdzum rerum mearum do pauperibus». Ecce quomodo dal male. Ma non operate il m ale. Zaccheo dice (più avanti, 19,8):
currit qui curritfacere amicos de mammona iniquitatis: et ne reus «Darò metà delle m ie sostanze ai poveri». Ecco in che modo cotTc chi
aliunde teneretur (ibid.): «Si cui aliquid tuli, quadruplum red- cotTe per farsi degli amici dal mammona di ingiustizia; e per non essere
dam». Est et alius intellectus. Mammona iniquitatis divitiae sae- considerato colpevole da qualsiasi punto di vista (ibid.): «Se ho frodato
culi sunt omnes, undecumque sint. Si enim veras divitias quaeris qualcuno, gli rendo il quadrnplo». Ma esiste anche un'altra interpreta-
aliae sunt, quibus l ob nudus abundabat, quando in Deum co~ zione. Sono mammona di ingiustizia tutte le ricchezze di questo mondo,
plenum habebat. lstae autem ab iniquitate appellantur divitiae da qualsiasi parte esse provengano. Infatti se cerchi le vere ricchezze, le
quia verae non sunt: paupertate enim plenae sunt, et sempe~ trovi altrove, e sono quelle di cui Giobbe, nudo, abbondava quando
obnoxiae casibus: si enim verae divitiae essent, securitatem tibi aveva il cuore interamente rivolto a Dio. Le altre sono dette ricchezze di
darent. AUGUSTINUS, De quaest. Evang. [2,34}: Ve/ divitiae iniqui- ingiustizia perché non sono vere; infatti sono ripiene di miseria e sempre
tatis dicuntur, quia non sunt istae divitiae nisi iniquis, et qui in eis esposte al caso. Perché, se fossero vere ricchezze, ti darebbero la sicu-
constituunt spem, atque copiam suae beatitudinis. A iustis vero rezza. AGOSTINO: Oppure si dicono ricchezze di ingiustizia perché que-
cum hic possidentur, est quidem ista pecunia, sed non sunt illis ste ricchezze appartengono soltanto ai cattivi e a coloro che ripongono
divitiae nisi caelestes et spirituales. A MBROSIUS: Vel iniquum in esse la loro speranza e la fonte della loro felicità. Ma quando queste
«mammona» dixit, quia variis divitiarum il/ecebris nostras avari- cose sono possedute dai giusti in questo mondo, hanno certamente la
tias tentat affectus, ut velimus servire divitiis. BASILIUS: Vel si suc- funzione del denaro; tuttavia per loro le vere ricchezze non sono che
cesseris patrimonio, ab iniustis congregata cepisti: in pluribus quelle celesti e spirituali. AMBROGIO: Oppure lo chiama mammona diso-
enim praedecessoribus necesse est aliquem reperiri qui iniuste nesto perché con le attrattive delle ricchezze l' ava1izia conompe i nostri
usurpaverit aliena. Ponatur autem ut nec pater exegerit; sed cuori, affinché noi serviamo alle ricchezze. BASILIO: Oppure, se tu hai la
aurum unde habes? Si quidem dicis: A me, ignarus Dei es, non successione in un patrimonio, hai ricevuto cose raccolte da persone
habens notitiam Creatoris; si vero a Deo, dic nobis rationem ingiuste: infatti nel nun1ero dei predecessori si trova necessariamente
propter quam eas accepisti: an non «Dei est terra et plenitudo qualcuno che si è impadronito ingiustamente della proprietà degli altri.
eius» (Ps. 23,1)? Ergo si communis Domini nostra sunt, erunt et Ma supponi che tuo padre non sia colpevole di esazione, allora da dove
conservorum nostrorum. ricavi il tuo oro? Se dici: Da me, allora trascuri Dio, non avendo cono-
THEOPHYLACTUS: lllae ergo dicuntur opes nequitiae quascum-
scenza del Creatore; se invece viene da Dio, dicci la ragione per cui le
hai ricevute; forse che non «è del Signore la tena e ciò che la 1iempie»
que Dominus dedit ad impendia necessitatis fratrum ac conservo-
(Sai 23,1)? Perciò se tutto ciò che abbiamo appartiene a un Padrone
rum nostrorum; nos vero tenemus nobis. Decebat igitur a princi-
comune, esso apparterrà anche ai nostri compagni di servizio.
pio omnia pauperibus tradì; verum, quia iniquitatis fuimus villici,
TEOFILATIO: Perciò sono chiamate ricchezze di ingiustizia quelle che
nequiter retinentes quod deputatum est ad aliorum opus, non est
il Signore ci ha dato per le necessità dci nostri fratelli e compagni di ser-
omnino manendum in hac crudelitate, sed impartiendum est pau-
vizio, ma noi le teniamo per noi stessi. È quindi opportuno sin dall'ini-
peribus, ut recipiamur ab eis in caelestibus tabernaculis; sequitur
zio dare tutte le cose ai poveti; ma poiché siamo diventati amministrato-
enim «Ut cum dejeceritis, recipiant vos in aeterna tabernacula».
ri disonesti trattenendo perfidamente ciò che era destinato all'aiuto degli
GREGORJUS, Moralium [21,24}: Si autem eorum amicitiis aeterna
altri, non dobbiamo restare sempre chiusi in questa crudeltà, ma dobbia-
tabernacula acquirimus, dantes pensare debemus quia patronis mo donare ai poveri per essere ricevuti da loro nelle dimore eterne.
potius munera ojferimus quam egenis dona largimur. À UGUST!NUS, Infatti prosegue: perché quando essa verrà a mancare, vi accolgano
278 Cap. 16, vv. 8-13 Cap. 16, vv. 8-13 279

De verb. Dom. [serm. 35): Qui sunt enim qui habebunt taberna- nelle dimore eterne. GREGORIO: Se però per mezzo delle loro amicizie
cula aeterna nisi sancti Dei? Et qui sunt qui ab ipsis accipiendi noi otteniamo dimore eterne, dovremmo pensare che quando noi donia-
sunt in tabernacula aeterna, nisi qui eorum indigentiae serviunt, mo facciamo doni più ai noshi protettori che ai bisognosi. AGOSTINO:
et quod eis opu5~ est hilariter subministrant? lsti sunt minimi Infatti chi sono coloro cbe hanno dimore eterne se non i santi di Dio? E
Christi qui omnia sua dimiserunt, et secuti sunt eum: et quicquid chi sono quelli che saranno ricevuti da loro nelle dimore eterne se non
habuerunt, pauperibus distribuerunt, ut Deo sine saeculari com- coloro che servono alla loro indigenza e che forniscono gioiosamente
pede expediti servirent, et ab oneribus mundi liberatos, velut pen- ciò cbe è loro necessario? Tali sono i più piccoli di Cristo, che hanno
natos sursum humeros tollerent. ÀUGUSTINUS, De quaest. Evang. abbandonato tutte le loro cose e lo hanno seguito, e hanno distribuito ai
[2,34): Non ergo eos a quibus recipi volumus in tabernacula poveri tutti i loro averi per servire Di~ essend? s~iolti da ogni catena ~
aeterna, tamquam debitores Dei .fas est intelligi; cum iusti et liberati dai pesi del mondo, elevandosi verso il cielo come su delle ah.
sancti significentur hoc loco, qui eos introducant qui necessitati- AGOSTINO: Perciò non dobbiamo intendere come debitori di Dio coloro
bus suis terrena bona communicaverunt. ÀMBROSIUS: Ve! aliter. dai quali vogliamo essere ricevuti nelle dimore eterne, visto che i giusti
«Facite vobis amicos de iniquo mammona», ut largiendo pauperi- e i santi sono indicati in questo passo come coloro che aiutano a entrare
bus, Angelorum ceterorumque sanctorum gratiam comparemus. quelli che servirono alle loro necessità facendo loro ?ono ?elle. c? se ter-
CHRYSOSTOMUS [hom. 33 ad pop. Antioch.]: Attende etiam, quod rene. AMBROGIO: Oppure diversamente. Procuratevi degli amzc1 con la
non dixit: Ut suscipiant vos in suis mansionibus: non enim ipsi disonesta ricchezza, affinché, donando ai pove1i, noi ci procuriamo la
sunt qui suscipiunt; unde cum dixisset «Facile vobis amicos», grazia degli Angeli e degli altri santi. CRISOSTOMO: Fa' anche attenzione
addidit «De mammona iniquitatis»: ostendens quod non simplici- al fatto che non dice: perché vi accolgano nelle loro dimore, perché non
ter eorum amicitia nobis patrocinabitur, nisi bona opera nos sono essi che accolgono; perciò, dopo aver detto: procuratevi degli
comitentur, nisi evacuemus iuste divitias congestas iniuste. Ars amici, aggiunge: con la disonesta ricchezza, per mostrare che la loro
igitur artium peritissima est eleemosyna: non enim nobis domos amicizia da sola non ci proteggerà, a meno che non ci accompagnino le
.fabricat luteas; sed vitam perennem impendit. Singularum artium opere buone e gettiamo via tutte le ricchezze che abbiamo ammassato in
alia alterius adminiculo indiget; cum autem misereri oportet, nul- modo disonesto. Perciò la più esperta di tutte le arti è quella di fare
lius alterius, sed solius voluntatis est opus. l'elemosina: infatti essa non ci costruisce delle dimore di fango, ma ci
CYR!LLUS: Sic igitur docebat Christus, ajjluentes divitiis sum- ripaga con la vita eterna. In ogni arte ciascuna ha bisogno del sostegno
mopere diligere amicitiam pauperum et thesaurizare in caelis. dell'altra; invece quando dobbiamo avere misericordia, abbiamo biso-
Noverat autem humanae mentis desidiam, quomodo ambientes gno solamente della volontà.
divitias nullum caritativum opus impendunt egentibus. Quod igi- CIRILLO: Così dunque Cristo insegnava a coloro che abbondavano
tur talibus nullus spiritualium donorum fructus proveniat, mani- nelle ricchezze ad amare soprattutto l'amicizia dei poveri e a prepararsi
.festis exemplis ostendit, subdens «Qui fidelis est in minimo, et in dei tesori nei cieli. Ma egli conosceva la pigrizia della mente umana:
maiori fidelis est; et qui in modico iniquus est, et in maiori iniqu- come coloro che ambiscono alle ricchezze non compiano alcuna opera
us est». Aperit autem nobis Dominus oculum cordis, exponens di carità verso i bisognosi. Quindi egli fa vedere con alcuni esempi che a
quod dixerat, cum subdit «Si ergo in iniquo mammona fide/es non costoro non viene concesso alcun frutto di beni spirituali, aggiungendo:
filistis, quod verum est quis credet vobis?». Est igitur minimum Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto, e chi è disonesto nel
iniquitatis mammona, idest terrenae divitiae; quae superna sa- poco è disonesto anche nel molto. Il Signore apre l'occhio del nostro
pientibus nihil esse videntur. Arbitrar ergo aliquem esse in modico cuore spiegando ciò che aveva detto dicendo: Se non siete stati fedeli
.fidelem, cum de his minimis, oppressis aerumna subsidium imper- nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? Infatti esiste un
titur. ltaque si in modico fiterimus perfidi, quo pacto ab eo minimo di ricchezza disonesta, cioè le ricchezze terrene, che a coloro
obtinebimus verum, idest divinorum charismatum, uber donum, che conoscono le realtà eterne sembrano una nullità. Pertanto penso che
animae humanae imprimens divinam speciem? Quod autem ad uno sia fedele nel poco quando offre aiuto a coloro che sono prostrati
280 Cap. 16, vv. 8-13 r Cap. 16, vv. 8-13 281

hoc tendat intentio verborum Domini, per sequentia patet; dicit dal dolore. Così, se siamo disonesti nel poco, in che modo potremo otte-
enim «Et si in alieno non fuistis jìdeles, quod vestrum est quis nere le vere ricchezze, cioè il dono fruttuoso della grazia divina, che
dabit vobis?». ÀMBROSJUS: Alienae nobis divitiae sunt, quia imprime l'immagine di Dio nell'anima umana? Ora, che questo sia ciò
praeter naturam sunt, neque nobiscum nascuntur, neque nobiscum che hanno di mira le parole del Signore risulta evidente da quanto segue;
transeunt: Christus autem nos ter est; quia hominum vita est infatti dice: E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà
denique in propria venit. ' la vostra? AMBROGIO: Rispetto a noi sono ricchezze altrui perché sono
THEOPHYLACTUS: Sic igitur hucusque docuit nos quam fide/iter al di fuori della natura: infatti non nascono con noi né scompaiono con
deceat dispensare divitias; sed quia opum dispensatio secundum noi; invece Cristo è nostro, perché è la vita dell'uomo e perciò è venuto
Deum non a/iter obtinetur quam per impassibilitatem animi ad nella sua proprietà.
divitias non ajfecti, subiungit «Nemo servus potest duobus TEOFILATTO: Così fino a questo punto il Signore ci ha insegnato in che
Dominis servire». ÀMBROSIUS: Non quia duo, sed unus est modo dobbiamo amministrare le ricchezze fedelmente; ma poiché
Dominus: nam etsi sint qui mammonae serviant, tamen non il/e l'amministrazione della ricchezza secondo Dio non si ottiene in altro
novit aLiqua iura dominatus, sed ipsi sibi iugum servitutis impo- modo che con l'indifferenza della mente che resta inalterata nei confronti
nunt. Unus est Dominus, quia unus est Deus: unde patet patris et delle ricchezze stesse, egli aggiunge; Nessun servo può servire a due
filii unum esse dominatum: et huius rationem assignat subdens padroni. AMBROGIO: Non perché il Signore sia du_e, m~ uno. ~ebbene
«Aut enim unum odio habebit, et alterum diliget; aut uni adhaere- infatti ci siano quelli che servono mammona, tuttavia egli non nconoscc
bit, et alterum contemnet». A ucusTINUS, De quaest. Evang. alcun diritto di dominio; ma è l'uomo stesso che si è posto sulle spalle il
[2,36]: Haec autem non passim aut quasi temere dieta sunt; nemo giogo della schiavitù. Il padrone è uno perché uno è Dio; pertanto è evi-
enim interrogatus utrum diligat diabolum, respondet se diligere, dente che uno è il potere di governo del Padre e del Figlio, e fornisce la
sed polius adisse; Deum autem se diligere omnesfere proclamant. ragione di ciò aggiungendo: o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affe-
Ergo «aut unum odiet», scilicet diabolum, «et alterum diliget», zionerà all'uno e disprezzerà l 'altro. AGOSTINO: Queste cose. non sono
scilicet Deum; «aut alteri adhaerebit», scilicet diabolo, cum quasi state dette a caso o sconsideratamente; infatti se a uno viene chiesto se
eius praemia temporalia sectatur, «et alterum contemnet», scilicet ama il diavolo, non 1ispondcrà mai che lo ama, ma piuttosto che lo odia;
Deum,· sicut solent minas eius postponere cupiditatibus suis qui mentre quasi tutti dichiarano di amare Dio. Perciò o odierà l'uno, cioè il
de bonitate eius ad impunitatem sibi blandiuntur. diavolo, e amerà l'altro, cioè Dio; oppure si affezionerà all'uno, cioè al
CYRILLUS: Conclusio autem est totius sermonis quod sequitur: diavolo, quando si seguono le sue ricompense mate1iali, e disprezzerà
«Non potestis Deo servire et mammonae». Totum igitur studium l'altro, cioè Dio, come quando gli uomini frequentemente mettono in
transferamus ad alterum, divitiis abrenuntiantes. BEDA: Audiat disparte le sue minacce per le loro brame, e a causa della sua bontà si
ergo hoc avarus non passe simul divitiis Christoque serviri; et illudono di poter agire impunemente.
tamen non dixit: Qui habet divitias, sed: «Qui servit divitiis»; qui CIRCLLO: Ora, la conclusione riguarda tutto il discorso ed è la seguente:
enim divitiarum servus est, divitias custodi! ut servus; qui autem Non potete servire a Dio e a mammona. Perciò tr·asferiamo tutta la no-
servitutis excussit iugum, distribuit eas ut dominus. Sed qui servit stra devozione verso il primo, m ettendo in dispaitc le ricchezze. BEDA:
mammonae, il/i utique servit qui rebus istis terrenis merito suae Quindi l'avaro ascolti questo: egli non può servire simultaneamente le
perversitatis praepositus et princeps huius saeculi nominatur. ricchezze e Cristo; e tuttavia non dice: chi possiede le ricchezze, ma: chi
serve le ricchezze; infatti chi è servo delle ricchezze, custodisce le ric-
chezze come un servo; chi invece si è liberato dal giogo della schiavitù,
le distribuisce come fa un padrone. Così chi serve mammona, serve
indubbiamente colui che è posto al di sopra delle cose terrene a causa
della sua perversità, e viene chiamato principe di questo mondo.
282 Cap. 16, vv. 14-18 Cap. 16, vv. 14-1 8 283

VERSUS 14-18 VERSETTI 14-18

14Audiebant autem omnia haec pharisaei, qui erant avari, 141Farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte que-
et deridebant illum. 15Et ait illis: Vas estis qui iustificatis vos ste cose e lo deridevano. 15Egli disse: Voi vi ritenete giusti davanti
coram hominibus. Deus autem novit corda vestra; quia agli uomini, ma Dio conos?e il vostr? cu~re: ciò che è esa~tato fr8:
quod hominibus altum est abominatio est apud Deum. gli uomini è cosa detestabile davanti a 010. 16La Legge e 1Profeti
16Lex et prophetae usque ad loannem; ex eo regnum Dei fino a Giovanni; da allora in poi yiene annunziato il regno di Dio, e
evangelizatur, et omnis in il/ud vim facit. 17Facilius est autem ognuno si sforza per entrarvi. 17E più facile che abbiano fine. il cielo
caelum et terram preterire, quam de lege unum apicem e la terra, anziché cada un solo punto della legge. 18Ch1unque
cadere. 1BQmnis qui dimittit uxorem suam et alteram ducit ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette ad~lterio, e
moechatur, et qui dimissam a viro ducit moechatur. chi sposa una donna ripudiata dal marito commette adulterio.

BEDA: Monuerat Christus Scribas et Pharisaeos de sua iustitia BEDA: Il Signore aveva ammonito gli Scribi e i Farisei a non vantarsi
non praesumere, sed peccatores poenitentes recipere et eleemosynis della loro giustizia, ma ad accogliere i peccatori che fanno penitenza e a
sua peccata redimere; sed illi praeceptorem misericordiae, humili- riscattare i propri peccati con le elemosine; ma essi deridevano colui che
tatis, et parsimoniae deridebant: unde dici! «Audiebant autem raccomandava la misericordia, l'umiltà e la parsimonia; perciò dice:
omnia haec Pharisaei, qui erant avari, et deridebant eunw; duas ab J Farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e lo
causas: quia ve! minus utilia imperare!, ve/ a se iamfacta supetflue deridevano; facevano questo per due motivi: o perché egli comandava ciò
ingereret. THEOPHYLACTUS: At Dominus detegens in eis occultam che non era abbastanza vantaggioso, o perché biasimava le loro azioni
malitiam, ostendit eos simulare iustitiam; unde subditur «Et ait superflue. T EOFILAITO: Ma il Signore, scoprendo la loro malizia occulta, fa
illis: Vas estis qui iustificatis vos coram hominibus». lustificant se vedere che essi simulano la giustizia; perciò soggiunge: Egli disse:· Voi vi ri-
coram hominibus qui peccatores tamquam ù1firmos desperatosque tenete giusti davanti agli uomini. Si giustificano davanti agli uomini coloro
contemnunt, se autem ipsos tamquam perfectos eleemosynarum che disprezzano i peccatori come ammalati e disperati, mentre, giudicando
remedio opus non habere credunt; sed noxii tumoris altitudo quam se stessi perfetti, litcngono di non avere bisogno dcl rimedio delle elemosi-
sit iuste damnanda vide! il/e «qui illuminabit abscondita tene- ne; ma quanto sia giustamente da condannare l'altezza della loro sfacciata
brarum» (1 Cm: 4,5); unde sequitur «Deus autem novit corda vestra». rurnganza lo vede chi «dru·à luce ai nascondigli delle tenebre» (I Cor 4,5).
THEOPHYLACTUS: Et ideo abominabiles ei estis ab arrogantiam Perciò prosegue: ma Dio conosce il vostro cuore. TEOFILAITO: Perciò voi
et ambitum humani favoris; unde subditur «Quia quod hominibus siete esecrabili dinanzi a lui per la vostra arroganza e per la ricerca dell'u-
altum est, abominatio est apud Deum». BEDA: Disputantem autem mano favore; perciò aggiunge: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa dete-
contra avaritiam Salvatorem Pharisaei deridebant, quasi contraria stabile davanti a Dio. BEDA: I Farisei de1idevano il Salvatore che disputava
legi Prophetisque praeciperet, ubi multi ditissimi D ea placuisse contro l'avarizia, come se avesse comandato qualche cosa di contrario alla
leguntur; sed et ipse Moyses populum quem regebat, si legem Legge e ai Profeti, dove si legge che molti uomini ricchissimi sono piaciuti
sequeretur, omnibus terrenis bonis abundaturum praedixit: quibus a Dio; e lo stesso Mosè promise che il popolo che egli guidava, se avesse
Dominus occurrens ostendit inter legem et Evangelium, sicut seguito la Legge, avrebbe licevuto un'abbondanza di beni terreni: a loro il
promissionum, ita et praeceptorum non minimam esse differentiam; Signore risponde mostrando che tra la Legge e il Vangelo, sia nelle promes-
unde subditur «Lex et Prophetae usque ad loannem». ÀMBJWSJUS: se che nei comandi, c'è una grande differenza; perciò continua: La Legge e
Non quia !ex defecit, sed quia incepit Evangelii praedicatio: i Profeti sino a Giovanni. AMBROGIO: Non che la Legge sia venuta meno,
videntur enim minora compl eri, cum potiora succedunt. ma perché ha avuto inizio la predicazione del Vangelo; infatti, quando acca-
CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 38}: Per hoc autem reddit dono cose più grandi, sembra che le cose inferiori siano compiute.
eos celeres ad sui fidem: quia s i usque ad tempus Ioannis CrusoSTOMO: Ora, in questo modo egli li dispone a credere cele1mente in
284 Cap. 16, vv. 14-18

consummata sunt omnia, ego sum qui veni: non enim destitissent Pro-
r Cap. l 6, vv. 14-18

Jui: perché, se per quanto concerne il tempo di Giovanni tutte le cose si


285

phetae, nisi venissem ego. Sed dices: qua/iter Prophetae usque ad sono compiute, io sono colui che doveva venire: infatti i Profeti non sareb-
loannem, cum multo plures Prophetae in novo quam in veteri bero scomparsi se io non fossi venuto. Ma dirai: In che modo si parla dei
testamento fuerint? Sed de illis Prophetis dicit qui praenuntiave- Profeti fino a Giovanni, dato che ci furono molti più Profeti nel Nuovo che
runt Christi adventum. EusEBIUS: Noverant autem priores nell'Antico Testamento? Ma egli parla dei Profeti che hanno preannunciato
Prophetae praedicationem regni caelorum; sed nullus eorum la venuta di Oisto. EUSEBIO: Ora, i Profeti precedenti avevano conosciuto
expresse annuntiaverat papula ludaeorum: eo quod puerilem la predicazione del regno dei cieli, ma nessuno di loro lo annunciò espressa-
r:ientem _Iudaei habentes, imbecilles erant circa praedicationis mente al popolo dei Giudei: poiché i Giudei, che avevano una mente anco-
tmmen.~'ztatem. Primus autem loannes manifeste praedicavit ra infantile, erano assolutamente incapaci di accogliere un insegnamento
al!propmquasse regnum caelorum, necnon et peccatorum remis- così sublime. Giovanni fu il primo a predicare apertamente che il regno dei
swnem per lavacrum regenerationis; unde sequitur «Ex eo re- cieli era vicino, e la remissione dei peccati mediante il lavacro della tigene-
gnum Dei evangelizatur, et omnis in illud vim facit». AMBRosrus razione. Perciò prosegue: da allora in poi viene annunziato il regno di Dio,
In Lucam [lib. 8}: Lex enùn multa secundum naturam tradidit u~ e ognuno si sforza di entrarvi. AMBROGIO: Infatti la Legge trasmetteva
naturalibus indulgentior desideriis ad iustitiae studium nos vo,ca- molte cose secondo natura, affinché essendo più indulgente con i nostri
ret; Christus naturam incidit, quia naturales quoque amputat deside1i naturali, ci potesse [più facilmente] chiamare alla sequela della giu-
voluptates. Sed ideo vim facimus naturae ut non ad terrena stizia. Cristo invece recide profondamente la natura, poiché taglia persino i
~emerg~t, sed ad_supe~'na se erigat. EusEB!US: Magna enim pugna deside1i naturali. Perciò noi facciamo violenza alla natura affinché non
zncumbtt mortalzbus in ascensu caelorum: quod enim homines sprofondi nelle cose terrene, ma si innalzi alle cose supe1iori. Eusnrno: Una
carne mortali vestiti subiugent voluptatem et omnem illicitum grande battaglia incombe sui mortali per l'ascesa verso i cieli: infatti che gli
appetitum, ~mitari vol~ntes vitam A ngelicam, quomodo non fit vio- uomini rivestiti di una carne mo1tale possano soggiogare i piaceri e ogni
lenter? Quis ~~ttem vzdens divino insudantes cultui, et pene suam appetito illecito, desiderando di imitare la vita degli Angeli, come accadrà
carnem mortifzcantes, non revera fatebitur illos vim in/erre regno senza violenza? Infatti chi, vedendo coloro che si affaticano se1iainente nel
caelorum? Sed et si quis indagaverit mirandum propositum vene- servizio di Dio e mortificano continuamente la propria carne, non confes-
randorum martyrum, fatebitur eos vim irrogare in regnum caelo- serà che costoro fanno davvero violenza al regno dei cieli? E se anche uno
rum. AUGUSTTNUS, De quaest. Evang [2,37]: Vim etiam faciunt in indaga l'intenzione ammirabile dei santi martiri, confesserà che essi fanno
regnum caelorum, ut non solum temporalia ista contemnant sed violenza al regno dei cieli. AGOSTINO: Inoltre fanno violenza al regno dei
etiam linguas deridentium se talia contemnentes: hoc ~nim cieli coloro che disprezz.ano non solo le cose temporali, ma anche le lingue
subiungit Evangelista, cum dixisset derisum fuisse Jesum cum de di quelli che deridono coloro che le disprezzano. Infatti l'Evangelista
contemnendis terrenis divitiis loqueretw~ aggiunge questo quando dice che Gesù venne deriso quando disse che le
BEDA: Ne autem putarent in eo quod dixit «Lex et Prophetae ricchezze terrene dovevano essere disprezzate.
usque ad loannem», legis vel Prophetarum ab eo destructionem BEDA: Affinché poi non credessero che con l'espressione: La Legge e i
praedicari; hoc excludit subdens «Facilius autem est caelum et Profeti fino a Giovanni da lui venisse predicata la distruzione della Legge e
terram praeterire, quam de lege unum apicem cadere». «Praeterit dei Profeti, egli esclude questa interpretazione aggiungendo: È più facile
eni_m figu_ra huius mundi» (1 Cor. 7. 31); de lege autem nec unius che abbiano fine il cielo e la terra anziché cada un solo punto della Legge.
q_iude1~ _htte~ae summitas, idest nec minima quaeque a sacramen- «Infatti passa la figura del mondo attuale» (I Cor 7,31). Ma della Legge
tzs spzntualzbu'.'ì vacant: et tamen «Lex et Prophetae usque ad neppure la sommità di una lettera, cioè neppure le cose più piccole, sono
loann_eni»; qut~ n?n potuit ultra venturum Prophetizari qui prive di una sacramentalità spirituale, e tuttavia: La Legge e i Profeti sino a
Ioannzs praeconzo tam venisse clarebat. Quod autem de lege in Giovanni: perché non poteva essere profetizzato come colui che sarebbe
perpetuum non violanda praedixerat, uno exempli grafia de i/la venuto colui che Giovanni aveva precisato che era già venuto. Ma ciò che
aveva detto in precedenza iiguardo alla perpetua inviolabilità della Legge,
sumpto confirmat testimonio, dicens «Omnis qui dimittit uxorem
lo conferma ora con una testimonianza presa a mo' d'esempio dicendo:
286 Cap. 16, vv. 14-18 Cap. 16, vv. 14-1 8 287

suam, et ducit alteram, moechatur; et qui dimissam a viro ducit Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un 'altra commette adulte-
moechatur>>: ut ex hoc uno discerent etiam in ceteris eum non ad rio; e chi sposa una donna ripudiata dal marito commette adulterio; affin-
so/venda, sed implenda decreta legis venisse. THEOPHYLACTUS: ché imparassero da ciò che anche negli altri casi egli non era stato manda-
Quod enim cum imperfectis !ex imperfecte loqueretur, ex hoc patet to per sciogliere i decreti della Legge, ma per dare ad essi compimento.
quod duris praecordiis Judaeorum ait (Deut. 24,1): «Si vir odio TEOFlLATIO: Infatti, poiché con gente imperfetta la Legge parlava in modo
habuerit coniugem, dimittet eam»; quia cum homicidae essent et imperfetto, risulta evidente che egl i parlava ai duri sentimenti dei Giudei
gauderent in sanguine, nec astrictorum sibi miserebantur: adeo ut (Dt. 24, l ): «Se un uomo ha preso moglie e poi la ripudia»; poiché, essendo
filios et filias mactarent daemonibus. Nunc vero perfectioris doc- essi omicidi e sanguinari, non avevano pietà neppure di quanti erano a loro
trinae opus est; ob hoc igitur dico, quod si quis repudiat coniu- uniti, sicché essi sac1ificavano i figli e le figlie ai demoni. Ma ora c'è biso-
gem, non incumbente causa fornicationis, moechatur, et qui aliam gno di una dottrina più pe1fetta. Perciò dico che se uno ripudia sua moglie,
duxerit, moechatu1: AMBROSJUS: Prius autem dicendum arbitrar de senza avere come scusa la fornicazione, egli commette adulterio, e colui
lege coniugii, ut postea de prohibendo divortio disputemus. che sposa un'altra donna commette adulte1io. AMBROGIO: lo penso che
Quidam putant omne coniugium a Dea esse, quia scriptum est prima era necessario parlare della legge dcl matrimonio, e successivamente
(Matth. 19,6): «Quod Deus coniunxit, homo non separet». trattare del divieto del divorzio. Alcuni pensano che ogni matrimonio pro-
Quo modo ergo Apostolus dixit (1 Cor. 7, 15): «Si infidelis discedit cede da Dio, poiché sta scritto (Mt 19,6): <<Non divida dunque l'uomo quel-
discedat»? In quo ostendit non a Dea esse omne coniugium'.- lo che Dio ha congiunto». Perciò in che modo l'Apostolo dice (1 Cor 7, I5):
neque enim Christiani Gentilibus Dei iudicio coniunguntur. Noli «Se poi il non credente si separa, si sepa1i pure»? In ciò dimostra che non
ergo uxorem dimittere, ne Deum tuae cupulae difjìtearis aucto- ogni mabimonio procede da Dio. Infatti i Cristiani non sono congiunti con
rem. Etenim si alienos, multo magis uxoris debes tolerare et i Gentili con l'approvazione di Dio. Perciò non lipudiare tua moglie, per
emendare mores: quae cum parvulis feta dimittitur: durum si non negare che Dio è l'autore della tua unione. Pertanto, se devi tollerare e
excludas parentem, pignora teneas, ut ad contumeliam parentis correggere la condotta degli altri, molto di più quella di tua ~oglie: se
addas etiam pietatis iniuriam,· durius si propter matrem etiam viene ripudiata gravida e con fanciulli, è una cosa dura escludere la genitri-
filios simul pellas. Patierisne liberos tuos vivente te esse sub vitri- ce e allo stesso tempo salvare il pegno d'amore, così da aggiungere all'in-
co; ac incolumi matre, esse sub noverca? Quam periculosum si giuria della genitrice anche la perdita dell 'affetto filiale; è poi una cosa
fì-agilem adolescentiae aetatem errori offeras,· quam impium, si ancor più dura se per causa della madre cacci anche i figli. Infatti sopp01te-
eius destituas senectutem cuius defloraveris iuventutem. Pone si resti che i tuoi figli, mentre tu sei ancora vivo, si trovino sotto il patrigno; e
repudiata non nubat; et hoc tibi debuit displicere, cui adultero mentre la madre è ancora sana, si trovino sotto la matrigna? Quanto è pe1i-
fidem servat. Pone si nubat; necessitas illius tuum crimen est; et coloso se esponi all'errore la fragile età dell'adolescenza, e quanto è cosa
quod coniugiwn putas, adulterium est. Hoc mora/iter tamen: quia empia se plivi dell'anzianità colei che hai sfiorito in gioventù! Supponi
supra proposuerat regnum Dei evangelizari; et cum dixisset de che una volta ripudiata essa non si sposi: anche questo ti deve dispiacere,
lege unum apicem non posse cadere, subiecit «Omnis qui dimittit perché, sebbene tu sia un adultero, essa mantiene fede al suo giuramento.
uxorem suam et ducit alteram, moechatw: .. »; vir Christus est, Supponi invece che si sposi: la sua necessità è una tua colpa; e ciò che
uxor Ecclesia, caritate uxor, integritate virga. Ergo quem Deus consideri un matrimonio, di fatto è adultc1io. Tuttavia ciò può essere inteso
traxit ad Filium, non separet persecutio, non avertat luxuria, non moralmente: poiché in precedenza aveva a:ffe1mato che il regno di Dio
philosophia depraedetw; haereticus non inficiat, Iudaeus non dev'essere annunziato, e aveva detto che è impossibile che cada un solo
separet. Adulteri sunt omnes qui adulterare cupiunt fidei et punto della legge, ora soggiunge: Chiunque ripudia sua moglie e ne sposa
sapientiae veritatem. un 'altra ccc. Lo sposo è Cristo, la sposa è la Chiesa; sposa per la carità,
vergine per l'integrità. Perciò colui che Dio ha condotto al Figlio, la perse-
cuzione non separi, la lussuria non allontani, la filosofia non spogli,
l'eretico non inquini, il Giudeo non divida. Sono adulteri tutti coloro che
cercano di corrompere la verità della fede e della sapienza.
288 Cap. 16, vv. 19-21 Cap. 16, vv. 19-21 289

VERSUS 19-21 VERSETTI 19-21

19Homo quidam erat dives, et induebatur purpura et 19C'era un uomo ricco che vestiva di porpora e di bisso e
bysso et epulabatur quotidie splendide. 2DEt erat quidam tutti i giorn i banchettava lautamente. 20E c'era un mendicante
mendicus nomine Lazarus, qui iacebat ad ianuam eius ulce- di nome Lazzaro che giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
ribus plenus, 21 cupiens saturari de micis, quae cadebant de 21 bramoso di sfamarsi delle briciole che cadevano dalla mensa
mensa divitis, et nemo il/i dabat; sed et canes veniebant et del ricco, ma nessu no gliene dava. Perfino i cani venivano a
lingebant ulcera eius. leccare le sue piaghe.
BEDA: Admonuerat supra Dominus facere amicos de mammo- BEDA: In precedenza il Signore aveva es01tato a farsi degli amici con le
na iniquitatis; quod audientes Pharisaei deridebant: Deinde illa ricchezze ingiuste, e udendo ciò i Fatisei lo deridevano: successivamente
quae proposuerat exemplis astruit, dicens «Homo quidam erat confe1ma con esempi le cose che aveva proposto dicendo: C'era un uomo
dives». CHRYSOSTOMUS: «Erat», non est, quia praeteriit quasi ricco. CRISOSTOMO: C'era, non «c'è», perché è passato come un'ombra
umbra fugiens. Non autem omnis sancta paupertas, aut divitiae fuggente. Perciò non ogni povertà è santa, oppure non ogni ricchezza è cat-
criminosae; sed ut luxuria infamat divitias, ita paupertatem com- tiva, ma come la lussuria discredita le ricchezze, così la santità esalta la
menda! sanctitas; sequitur enim «Et induebatur purpura et pove1tà; perciò continua: e vestiva di p01pora e di bisso. AMBROGIO: La
bysso». AMBROSJUS: Purpura color regii habitus est, ex conchis porpora è il colore del vestito del re: essa si ottiene dalle conchiglie marine
marinis ferro circumcisis emissa; byssus vero genus lini candidi et incise con un coltello; il bisso invece è una specie di lino bianco e morbi-
mollissimi. GREGORIUS, In Evang. [hom. 40}: Si autem subtilium dissimo. GREGORIO: Ora, se il culto di vesti sottili e preziose non fosse una
pretiosarumque vestium cultus culpa non esset, nequaquam sermo colpa, neppure la parola di Dio si esprimerebbe a questo proposito con
D ei hoc tam vigilanter exprimeret. Nemo quippe vestimenta pre- tanta cura. Infatti nessuno cerca i vestiti preziosi se non per vanagloria, per
tiosa nisi ad inanem gloriam quaerit, ut honoratior ceteris esse sembrare più degno d'onore degli altti; nessuno infatti vuole portare vestiti
videatur: nemo enim vult ibi pretiosis vestibus indui ubi ab a/iis
preziosi là dove non può essere visto dagli alni. CRISOSTOMO: Egli nascon-
n~n possit videri. CHRYSOSTOMUS [hom. de divite, ex Luca}:
deva la cenere, la polvere e la terra con la porpora e la seta; in confonnità
Cznerem et pulverem et terram purpura et serico protegebat:
con i vestiti sono anche i banchetti; e così è anche per noi: quale il nostro
secundum vestimenta eius, ita et epulae: ergo et nobis quales epu-
lae, talia et vestimenta; unde sequitur «Et epulabatur quotidie cibo, tale sia il nostro vestito. Perciò prosegue: e tutti i giorni banchettava
splendide». GREGOR!US, Moralium [1, super lob 1,5}: Ubi solerter lautamente. GREGORIO: Qui bisogna prestare particolare attenzione, perché
intuendum est, quia celebrari sine culpa convivia vix possunt: è assai difficile celebrare i banchetti senza macchia: infatti quasi sempre i
pene semper epulas comitatur voluptas. Nam dum cmpus in refe- piaceri accompagnano i banchetti, poiché, mentre il corpo si dissipa nel
ctionis delectatione resolvitur, cor ad inane gaudium relaxatu1'. piacere del cibo, il cuore si abbandona a vane gioie.
Sequitur «Et erat quidam mendicus nomine Lazarus». Prosegue: E c'era un mendicante di nome Lazzaro. AMBROGIO: Sembra
AMBROSIUS: Narratio magis quam parabola videtur, quando etiam più un racconto che una parabola, poiché viene indicato anche il nome.
nomen exprimitur. CHRYSOSTOMUS [ut supra}: Parabola vero il/a CRISOSTOMO: Infatti si dà una parabola là dove viene posto un esempio e si
est ubi exemplum ponitur, et tacentur nomina. Interpretatur autem tacciono i nomi. Ora, per Lazzaro si intende uno che viene aiutato: infatti
Lazarus, qui adiutus est: pauper enim erat, et illum D ominus era povero e il Signore venne in suo aiuto. CIRILLO: Oppure diversamente.
adiuvabat. CYR!LLUS: Vel a/iter. Praesens sermo de divite et Questo discorso relativo al ricco e a Lazzaro è scritto come una parabola
Lazaro similitudinarie scriptus est in parabola, ut innotescat quod perché si sappia che coloro che abbondano nelle ricchezze terrene, a men~
qui terrenis ajjluunt opibus, nisi velint opitulari necessitatibus che non vadano incontro ai bisogni dei povcii, saranno colpiti da una seve-
pauperum, gravem incurrent sententiam. Refert autem traditio ra condanna. Ora, una tradizione dci Giudei riferisce che in quel tempo
f
290 Cap. 16, vv. 19-21 Cap. 16, vv. 19-21 29 1

Iudaeorum, Lazarum quemdam fuisse tunc temporis in c'era a Gerusalemme un certo Lazzaro oppresso dalla povertà e dalla
Hierosolymis extrema pressum inopia et infirmitate, cuius meminit rnaJattia; ticordandosi di lui, il Signore lo inserisce nel!' esempio per rendere
Dominus, introducens eum in exemplum ad maiorem sermonis più evident~ il suo discorso._ G_RE~o~o: S~ dc~c.inol.tre osserva:e c.he tra I~
manifestationem. GREGORIUS, In Evang. [hom. 40]: Notandum gente di sohto sono conoscmtl pm i nomi dei ncch1 che quelh dei poven.
etiam est, quia in populo plus solent nomina divitum quam paupe- Invece il Signore dice il nome del povero e non dice il nome del ricco, per-
rum sciri. Dominus autem nomen pauperis dici!, et nomen divitis ché Dio conosce e approva gli umili e ignora i superbi. E affinché fosse
non dicit: quia D eus humiles novit atque approbat, superbos maggiormente provato che era povero, la povertà e la malattia lo andavano
ignora!. Ut autem amplius probaretur paupe1~ simul hunc et pau- divorando; infatti continua: giaceva alla sua porta coperto di piaghe.
perta.\· et aegritudo tabefecit; sequitur enim «Qui iacebat ad CRISOSTOMO: Giaceva alla po1ta affinché il 1icco non potesse dire: Non l'ho
ianuam eius ulceribus plenus». Cl-IRYSOSTOMUS [ut supra]: Ideo visto, nessuno me lo ha comunicato. Lo vedeva entrando e uscendo. Inoltre
iacebat ad ianuam, ne dives diceret: Non vidi, nemo mihi nuntia- era pieno di ulcere per mostrare con il suo corpo la crudeltà del ricco. O
vit. Videbat eum exiens et revertens. Ideo ulceribus plenus, ut infelicissimo tra gli uorrùni, vedi giacere davanti alla porta la morte del tuo
crudelitatem divitis suo corpore demonstraret. Infelicissime cmpo e non hai pietà. Se non consideri i comandamenti di Dio, almeno
hominum, mortem corporis lui vides iacere ante ianuam, et non abbi compassione della tua condizione e temi di diventare come lui. Infatti
misereris. Si D ei praecepta non consideras, saltem conditionis la malattia ottiene qualche sollievo se riceve aiuto. Perciò quanto grande è
tuae miserere, et time ne ipse talis efficiaris. Aegrotatio autem la pena in questo corpo se fra tante ferite egli non ricorda neppure il dolore
habet aliquod solatium, si opes habet; quanta ergo in isto poena delle piaghe, ma solo della fame? Continua infatti dicendo: bramoso di sfa-
est in quo inter tanta vulnera non meminit dolores plagarum, sed marsi delle briciole che cadevano dalla mensa del ricco; come se dicesse:
famem? Sequitur enim «Cupiens saturari de micis quae cadebant Quello che getti via dalla tua mensa, donalo in elemosina: ricava un guada-
de mensa divitiS»; quasi dicat: Quod proicis de mensa, hoc prae- gno da ciò che perdi. AMBROGIO: L'insolenza e la superbia del ricco viene
be in eleemosynam; fac damna Lucrum. ÀMBROSJUS: Insolentia manifestata con segni chiarissimi; infatti continua: ma nessuno gf.iene dava.
autem et turnar divitum indiciis competentibus subinfertur; sequi- Infatti essi sono talmente smemorati della condizione umana che, come se
tur enim «Et nemo illi dabat». lta enim sunt conditionis humanae fossero collocati sopra la natura, traggono dalle disgrazie del povero un
immemores, ut tamquam supra naturam siti de miseriis pauperum incentivo al loro piacere: essi deridono il povero, insultano il bisognoso e
incentiva suarum capiant voluptatum, rideant inopem, insultent derubano coloro che invece avrebbero dovuto aiutare. AGOSTINO: Infatti
egenti, et quorum misereri deceat, his auferant. AuGUSTINUS, D e l'avarizia insaziabile dei ricchi non teme Dio, non ha riguardo dell'uomo,
verb. Dom. [s·erm. 25}: lnexplebilis enim avaritia divitum nec non rispmmia il padre, non presta fede all'amico, opprime la vedova, assale
timet D eum, nec hominem veretur,· non parei! patri, amico fidem la proprietà dei fanciulli. GREGORIO: Inoltre il povero vedeva il ricco uscire
non serva!, viduam opprimi!, rem pupilli invadi!. GREGORIUS [ut accompagnato dagli adulatori, mentre egli si trovava nella malattia e nel
supra]: lnsuper pauper videbat procedentem divitem ab obse- bisogno, non visitato da nessuno; e che non ci fosse qualcuno a visitarlo lo
quentibus circumfidciri, se in infirmi/ate et inopia a nullo visitari: attestano i cani, i quali venivano a leccare le sue piaghe; infatti prosegue:
nam quia nemo ei ad visitandum aderat, testantur canes, qui Persino i cani venivano a leccare le sue piaghe. CRISOSTOMO: Le piaghe
licenter vulnera eius /ingebant; sequitur enim «Sed et canes che nessun uomo si degnava di lavare e fasciare, le bestie leccano con
veniebant, et lingebant ulcera eius». CHRYSOSTOMUS [ut supra]: mitezza. GREGORIO: Da una sola cosa Dio onnipotente ricavava due giudizi,
Ulcera quae nullus hominum lavare dignabatur et contrectare, mentre permetteva che il povero Lazzaro giacesse alla porta del ricco: che
ferae mites lambunt. GREGORIUS [ut supra}: Ex una ergo re omni- per il cattivo perverso aumentasse la punizione della sua condanna e che
potens Deus duo iudicia exhibuit, dum Lazarum pauperem ante per il povero, così provato, accrescesse la ricompensa: poiché l'uno vedeva
ianuam divitis iacere permisi!: ut et dives impius damnationis sibi ogni giorno colui del quale doveva avere misericordia, e l'altro vedeva
augeret ultionem, et tentatus pauper crescere! ad remuneratio- colui da cui sarebbe stato provato.
nem: quia conspiciebat il/e quotidie cui misereretur, videbat iste
de quo probaretur.
292 Cap. 16, vv. 22-26
r Cap. 16, vv. 22-26 293

VERSUS 22-26 VERSETTI 22-26

22Factum est autem ut moreretur mendicus et portaretur 22un giorno il povero morì e fu portato dagli Angeli nel seno
ab angelis in sinum Abrahae; mortuus est autem et dives et di Abramo . Morì anche il ricco e fu sepolto nell'inferno. 23Stan-
sepultus est in inferno. 23E/evans autem ocu/os suos, cum do fra i tormenti levò gli occhi e vide da lontano Abramo e Laz-
esset in tormentis, vidit Abraham a longe et Lazarum in sinu zaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: Padre Abramo, ab-
eius; 24et ipse clamans dixit: Pater Abraham, miserere mei bi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta
et mitte Lazarum, ut intingat extremum digiti sui in aquam, del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
ut refrigeret linguam meam, quia crucior in hac fiamma. 25Et 25Abramo gli disse: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni
dixit il/i Abraham: Fili, recordare, quia recepisti bona in vita durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è
tua, et Lazarus similiter mala; nunc autem hic consolatur, tu consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più tra noi e
vero cruciaris. 26Et in his omnibus inter nos et vos chaos voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono
magnum firmatum est, ut hi, qui volunt hinc transire ad vos, passare da voi non possono, né di costì si può attraversare
non possint, neque inde huc transmeare. fino a qui.

CHRYSOSTOMVS [in hom. de divite, ex Luca]: Audivimus quid CRISOSTOMO: Abbiamo udito le vicissitudini che toccarono a entram-
utrique in terra passi sunt; videamus quid utrique patiantur apud bi su questa terra; ora passiamo a vedere le sorti che toccano loro negli
ù~feros. Quod temporale fuit, praeteriit; quod sequitw: aeternum inferi. Ciò che accade nel tempo passa, mentre ciò che segue è etemo.
est. Uterque mortuus est: illum Angeli, hunc poenae susceperunt; Tutti e due morirono. Il primo fu accolto dagli Angeli, il secondo dai
dicitur enim «Factum est autem ut moreretur mendicus, et to1menti. Infatti si dice: Un giorno il povero morì e fa portato nel seno
portaretur in simun Abrahae». Tantae poenae repente deliciis di Abramo. Pene così grandi sono state improvvisamente cambiate nella
commutantur. Portatur post tantos labores, quia defecerat, ne felicità. Dopo tutte le sue fatiche viene portato, perché era indebolito o
saltem ambulans laboraret; et portabatur ab Angelis. Non siif!e- perché non si affaticasse camminando, e viene portato dagli Angeli. Per
cerat ad portandum pauperem unus Angelus; sed propterea plures portare il povero non bastava un solo Angelo, perciò arrivano in molti
veniunt ut chorum laetitiae faciant. Gaudet unusquisque Angelus per fare un coro gioioso. E ciascun angelo affronta con gioia questa fati-
tantum onus tangere; libenter talibus oneribus praegravantw: ut ca. Essi soppo1tano volentieri questi pesi per condurre gli uomini nel
ducant homines ad regna caelorum. Portatus est autem in sinum regno dei cieli. Egli venne portato nel seno di Abramo perché potesse
Abrahae, ut illum palparet et refocillatet. Sinus Abrahae, paradisus essere abbracciato e sfamato da lui. Il seno di Abramo è il Paradiso. E
est. I deo autem Angeli ministrantes tulerunt pauperem et gli Angeli servizievoli portarono il povero e lo collocarono nel seno di
locaverunt eum in sinu Abrahae, quia licei despectus iaceret, non Abramo perché, sebbene giacesse disprezzato, tuttavia non aveva né
tamen desperavit, nec blasphemavit, dicens: Hic dives in nequitia disperato né bestemmiato, dicendo: Questo ricco vivendo nella malizia
vivens gaudet, et tribulationem non patitur; ego vero nec obtinere gode e non soffre alcuna tribolazione, mentre io non riesco neppure ad
valeo necessariam escam. AUGVSTINVS, De orig. an. [4,16]: Quod avere il cibo necessario. AGOSTINO: Ora, nel pensare al seno di Abramo
autem Abrahae sinum existimas esse co1poreum, vereor ne in re come a qualcosa di corporeo temo che tu tratti una cosa così importante
tanta ioculariter, non serio agere credaris. Neque enim usque in un modo più leggero che scrio. Infatti 110 11 ti lascerai ingannare fino al
adeo deciperis, ut arbitreris c01poreum sinum hominis unius /erre punto di credere che il seno corporeo dell'uomo porti tante anime, o, per
tot animas; immo, ut secundum te loquar, tot corpora quot illuc usare le tue stesse parole, tanti corpi quanti gli Angeli portarono al di là
Angeli, sicut Lazarum, pe1ferunt: nisi opineris fortasse illam come fecero con Lazzaro; a meno che, forse, tu non pensi che solo quel-
unam animam solam ad eumdem simun pervenire meruisse. Si l'anima abbia meritato di raggiungere quel seno. Se non vuoi sbagliare
errare pueriliter non vis, sinum Abrahae intellige remotam sedem in modo puerile intendi per seno di Abramo una sede remota e quieta di
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t Cap. 16, vv. 22-26 295 1
quietis atque secretam, ubi est Abraham; et ideo Abrahae dictam, riposo, dove si trova Abramo; e perciò è detta di Abramo non perché
non quod ipsius tantum sit, sed quod ipse multarum Gentium sia soltanto sua, ma perché egli è il padre di molte generazioni, cd è
pater sit, qui ad imitandum fidei principatum praepositus est. stato preposto come esempio perché venga imitata la sua preminenza
GRECORIUS, In Evang. [hom. 40]: Cum autem duo essent nella fede.
inferius corda, pauperis scilicet et divitis; unus desuper erat GREGORIO: Ora, poiché esistevano quaggiù due cu01i, cioè quello del
inspector, qui et pauperem tentando exercebat ad gloriam, et povero e quello dcl ricco, al di sopra c'era uno scrutatore (dei cuori), il
divitem tolerando expectabat ad poenam; unde sequitur «Mortuus quale, mettendo alla prova il povero, lo preparava alla g101ia, e soppor-
est autem et dives». CHRYSOSTOMUS [serm. 2 de Lazaro]: Mortuus tando il ricco lo aspettava per la pena; perciò segue: Morì anche il ricco
quidem est tunc corpore; sed erat il/i ante anima mortua: nihil e fu sepolto. CRJSOSTOMO: Indubbiamente egli mo1ì nel corpo, ma era
enim agebat ex operibus animae: nam totus fervor eius qui già m01io prima nell'anima; infatti egli non compiva nessuna delle
provenit ex dilectione proximi, expiravit, et erat corpore defuncto opere dell'anima: tutto il fervore che proviene dall'amore verso il pros-
defunctior. Nullus autem est qui sepeliendo diviti ministrasse simo in lui era morto, ed egli era più defunto del suo corpo defunto. Ora,
dicatur ut Lazaro: eo namque quod in lato itinere delectatus mul- di nessuno si dice che abbia prestato servizio nella sepoltura del ricco
tos habuit obsequentes adulatores, ut pervenit ad finem, privatus come invece era stato detto di Lazzaro. Poiché, quando egli viveva
est omnibus; simpliciter enim sequitur «Et sepultus est in infer- fastosamente, sulla via larga aveva molti assidui adulatori, ma, quando
giunse alla fine, tutti lo abbandonarono; infatti prosegue semplicemente:
no». Sed etiam anima eius dum vivere! sepeliebatur, obruta corpo-
e fu sepolto nel/ 'inferno. Ma anche la sua anima, mentre viveva, era
re quasi sepulchro. AUGUSTINUS, De quaest. Evang. [2,38]:
sepolta, sommersa nel corpo come in un sepolcro. AGOSTINO: Ora, la
Sepultura autem inferni poenarum profunditas est, quae superbos
sepoltura dell'inferno è la profondità delle pene che divora i superbi e i
et immisericordes post hanc vitam vorat. BASJLIUS: Est autem
crudeli dopo la vita presente. BASILIO: L'inferno è un luogo comune
infernus quidam locus communis in intimo terrae, obumbratus
nella profondità della terra, ombreggiato da tutte le parti e o~curo, nel
undique, et opacus, cuius est quoddam orificium in profundum quale c 'è una specie di ape1iura verso il basso, dove avviene la discesa
tendens, per quod patet descensus animabus ad mala damnatis. delle anime che sono condannate alla perdizione. CRJSOSTOMO: Oppure,
CHRYSOSTOMUS: Ve! sicut regum carceres extra manent, sic et extra come le prigioni dei re sono situate fuori della città, così anche l'inferno
mundum foris alicubi est infernus, unde «et exteriores tenebrae» si trova fumi, lontano dal mondo; per questo motivo si parla anche di
dictae sunt. THEOPHYLACTUS: Quidam vero dicunt infernum esse tenebre esteriori. TEOFILATIO: Però alcuni dicono che l'inferno è il pas-
transitum ab apparenti ad disparens, et deformitatem animae: saggio da ciò che appare a ciò che scompare, e la deformazione dell' ani-
quamdiu enim anima peccatoris in corpore est, appare! per pro- ma. Infatti, finché l'anima del peccatore si trova nel corpo, essa è visibi-
prias operationes; ut autem evolat de corpore, fit deformis. le per mezzo delle sue operazioni; ma quando se ne vola via dal corpo,
CHRYSOSTOMUS [ut supra]: Sicut autem pauperi dum viveret grav- diviene senza forma. CRISOSTOMO: Ora, come al povero, mentre viveva,
iorem poenam reddebat iacere ante ianuam divitis, et aliena bona rendeva più grave la pena il giacere alla porta del ricco e il guardare ai
prospicere; sic diviti mortuo augebat exitium accubitus in beni altrui, così per il ricco defunto la visione della felicità di Lazzaro
Gehenna, et prospectus delectationis Lazari; ne solum tormento- accresceva la disgrazia di trovarsi nell'inferno; quindi non solo la natura
rum natura, sed et collatione honoris illius intolerabilius sentire! dei tormenti, ma anche il confe1imento di un tale onore a Lazzaro rende-
supplicium; unde sequitur «Elevans autem oculos suos, cum esset va più penoso il suo supplizio; perciò prosegue: Stando nell 'iriferno fra i
in tormentis, vidit Abraham a longe». Elevavi! quidem oculos ut tormenti levò gli occhi e vide da lontano Abramo. Quindi innalzò gli
inspiceret, non ut despiceret. Lazarus enim sursum erat, il/e deor- occhi per vedere e non per disprezzare. Infatti Lazzaro stava in alto e lui
sum; illum plures Angeli portabant, istum infinita tormenta pos- in basso. Quello era portato da molti Angeli, mentre costui era colpito da
sidebant; unde non dicit «Cum esset» in tormento, sed «in tor- infiniti tormenti; perciò non dice: Stando in un torn1ento, ma fra i tor-
mentis »: lotus enim in tormentis erat, oculos solos liberos menti: infatti si trovava tutto nei tormenti: solo i suoi occhi erano liberi
habebat, ut alterius laetitiam posset aspicere, ut magis torqueatur, perché potessero vedere la gioia altrui, affinché fosse maggiormente tor-
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quia non habet quod alius habet: aliorum divitiae, eorum qui zn mentato, non avendo ciò che altri possiede: le ricchezze degli altri sono
paupertate sunt, tormenta sunt. GREGORJUS: Si autem Abraham un tormento per coloro che si trovano nella povertà. GREGORIO: Ora, se
adhuc in imis non esset, hunc dives in tormentis positus non Abramo non si trovasse nelle profondità, il ricco posto nei tormenti non
videret. Eos enim qui caelestis patriae vias secuti sunt, post egres- lo vedrebbe. Infatti coloro che avevano seguito le vie della patria celeste,
sum carnis, inferni claustra tenuerunt, non ut poena quasi pecca- dopo l' abbandono della carne, vennero trattenuti dai recinti dell'inferno,
tores plecteret, sed ut i/los in locis remotioribus requiescentes, non affinché la pena li punisse come dei peccatori, ma perché, riposando
quia necdum intercessio mediatoris advenerat, ab ingressu regni in qualche luogo remoto - dato che l'intercessione del Mediatore doveva
reatus primae culpae retineret. CHRYSOSTOMUS: Multi autem erant ancora arrivare -, il reato della ptima colpa continuasse a trattenerli dal-
pauperes iusti; sed qui iacuit ad limina eius, aspectui occurrit ad l'ingresso nel regno dei cieli. CRISOSTOMO: Infatti c'erano molti giusti
eius tristitiam; sequitur enim «Et Lazarum in sinu eius». tra i poveri, ma colui che giaceva alla sua porta incontrò il suo sguardo e
ClIRYSOSTOMUS [ut supra}: Hinc innotescit quod omnes qui a nobis accrebbe il suo dolore; quindi prosegue: e Lazzaro accanto a lui.
offenduntur, obiciuntur nostro conspectui. Dives autem Lazarum CRJSOSTOMO : Dal che risulta che tutti coloro che sono offesi da noi sono
non penes alium iustum, sed in sinu Abrahae videt: erat enim esposti alla nostra vista. Ma il ricco vede Lazzaro non assieme a un giu-
Abraham caritativus, hic autem crudelitatis arguitur; il/e sedens sto qualsiasi, ma nel seno di Abramo: infatti Abramo era caritatevole,
ante fores venabatur transeuntes, et in domum propriam ingere- mentre questi viene accusato di crudeltà; quello, sedendo fuori della
bat; hic vero et manentes intus avertebat. GREGOR!US, In Evang.: porta, inseguiva i passanti e li portava in casa sua; invece questi allonta-
Qui nimirum dives eum cuius in hac vita misereri non voluit, in nava persino coloro che stavano dentro. GREGORIO: Indubbiamente il
suo iam supplicio positus patronum quaerit. ricco che in questa vita non volle avere pietà del povero, ora, condanna-
THEOPHYLACTUS: Non tamen dirigit sermonem ad Lazarum, sed to al suo supplizio, invoca il suo patrocinio.
ad Abraham: quia forsan erubescebat, et putabat Lazarum remi- TEOFILAITO: Tuttavia egli non indirizza il suo discorso a Lazzaro, ma
nisci malorum, ex propriis iudicans de ilio; unde sequitur «Et ipse ad Abramo, forse perché arrossiva e pensava che Lazzaro ·si sarebbe
clamans dixit». CHRYSOSTOMUS: Magnae enim poenae magnam iicordato delle proprie disgrazie; ma egli lo giudicava secondo se stesso.
vocem reddebant. «Pater Abraham»; quasi dicat: Patrem te vaco Quindi segue: Allora gridando disse. CRJSOSTOMO : I grandi dolori ren-
natura, quomodo filius qui perdidit suam substantiam, licet meo devano grande anche la voce. Padre Abramo; come se dicesse: Ti chia-
vitio te patrem perdiderim. «Miserere mei». Frustra agis poeni- mo padre per natura, come il figlio che ha perso la sua proprietà, sebbe-
tentiam ubi non est poenitentiae locus. Tormenta te cogunt, non ne a causa della mia mancanza ti abbia perduto come padre. Abbi pietà
mentis affectus. Quicumque in regno caelorum est, nescio an eius di me. Fai inutilmente penitenza là dove manca il luogo della penitenza.
qui in inferno est valeat misereri. Creator creaturae miseretur I to1menti ti costringono, non il sentire della mente. Non so se chi si
suae. Unus venit medicus qui sanaret morbos; a/ii sanare non trova in cielo sia in grado di avere compassione di chi è ali 'inferno. li
poterant. «Mitte Lazaruni». Erras, miser; Abraham mittere non creatore ha pietà della sua creatura. Ed è venuto un solo medico per gua-
potest, sed suscipere potest. «Ut intingat extremum digiti sui in rire le malattie; gli altri non potevano guatire. Manda Lazzaro. Ti sbagli,
aquam». Lazarum videre non dignabaris, et nunc digitum eius o misero: Abramo non può inviare, ma può ricevere. A intingere nell'ac-
desideras: hoc quod petis, tu ei debebas facere cum adhuc viveret. qua la punta del dito. Non ti degnavi neppure di vedere Lazzaro, e ora
Aquam desideras, qui delicatos cibos ante fastidiebas. Vide con- desideti il suo dito: ciò che domandi dovevi farlo finché eri in vita.
sci en tiam peccatoris: non totum audet pascere digitum. Desideri l'acqua tu che prima ti nauseavi dei cibi delicati. Osserva la
Instruimur autem quam sit utile in divitiis non confidere. Ecce coscienza dcl peccatore: non osa neppure chiedere tutto il dito. Veniamo
dives indiget paupere, qui quandoque esuriebat. Mutantur res, et istruiti anche su come sia vantaggioso non fidarsi delle ricchezze. Vedi
notificatur omnibus quis esset dives, quis esset pauper; sicut enim come il ricco ha bisogno dcl povero che prima moriva di fame. Le cose
in theatris cum advesperascit, et astantes recedunt, exeuntes et cambiano, e viene fatto sapere a tutti chi era ricco e chi era povero. In-
amictum deponentes, qui reges et praetores visi fi1erant, omnibus fatti come nei teatri, quando si fa sera e gli spettatori se ne vanno via, gli
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r Cap. 16, vv. 22-26 299

ulceribus pieni videntur ut sunt; sic et adveniente morte, et soluto attori mettono in disparte i loro vestiti, e coloro che sembravano re e
spectaculo, universi, larvis egestatis et divitiarum depositis, ex generali sono visti per ciò che sono, cioè ricolmi di ogni specie di pia-
solis operibus diiudicantur quinam vere sint divites, qui pauperes, ghe, così all'avvento della morte e chiuso lo spettacolo dell'universo,
qui gloriosi, qui inglorii. GREGORIVS [ut supra}: Dives enim iste deposte le maschere della p overtà e della ricchezza, in base alle sole
qui ulcerato pauperi mensae suae vel minuta dare noluit, in infer- opere si giudica chi sono i veri ricchi e i ve1i poveri, chi i gloriosi e chi
no positus usque ad minima quaerenda pervenit.· nam guttarn gli abietti. GREGORIO: Infatti questo ricco che non volle dare al povero
aquae petivit, qui micas panis negavit. BASILIVS: Condignum piagato neppure le briciole della sua mensa, posto nell'inferno giunse a
autem praemium redditur diviti i/li ignis et infernalis poena, lin- chiedere persino le cose più piccole; e lui che aveva negato una biiciola
gua arejacta; vice lyrae sonantis, gemitus; vice potus, desideriurn di pane, ora chiede una goccia d'acqua. B ASILIO: A quel ricco viene resa
stillae; vice speculorum enormium, caligo profimda; vice ambitus una ricompensa proporzionata: la pena del fuoco infernale, l'arsma della
incessantis, pervigil vermis; unde sequitur «Ut refrigeret linguam lingua; al posto della lira che suona, il pianto, al posto dell'acqua il desi-
meam, quia crucior in hac fiamma». CIIRYSOSTOMVS [hom. 2 in derio di una goccia; al posto di enonni specchi una profonda tenebra; al
Epist. Ad Phil.}: Non autem quia dives fùerat, torquebatur, sed posto di un fasto incessante, un verme sempre sveglio. Perciò prosegue:
quia misertus non fuit. GREGORIVS [ut supra]: Hinc colligendum e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. CRISOSTOMO:
est qua poena mulctandus sit qui aliena diripit, si inferni damna- Egli veniva torturato non p erché era stato ricco, ma perché non aveva
tione percutitur qui propria non largitur. AMBROSJUS: Cruciatur avuto pietà. GREGORIO: D a ciò possiamo apprendere con quale pena sarà
etiam, quia luxurioso carere deliciis poena est; aqua autem est punito chi deruba un altro, se è colpito con la condanna all'inferno colui
refectio animae in doloribus constitutae. GREGORIVS [ut supra]: che non distribuisce le proprie ricchezze. AMBROGIO: Viene torturato
Quid autem est quod in tormentis positus linguam suam refrigera- anche perché l'essere privo dei p iaceri per il lussurioso è una pena; ora,
ri postulat, nisi quod is qui convivando de loquacitate peccaverat, per un'anima che si trova nelle sofferenze, anche l'acqua costituisce un
per retributionis iustitiam in lingua atrocius ardebat? Abundare sollievo. GREGORIO: Ma che cosa significa che, mentre viene torturato,
enim in conviviis loquacitas solet. CHRYSOSTOMVS: Multa etiam egli desidera che la sua lingua sia bagnata se non che, avendo peccato
lingua eius superba locuta est; ubi peccatum, ibi et poena; et quia nel parlare durante i banchetti, ora per la giustizia di compensazione la
plurimum lingua p eccavit, amp lius torquetur. AVGUSTINVS, sua lingua bruciava più atrocemente? Infatti nei banchetti suole prevale-
De quaest. Evang. [2,38}: Ve/ quod linguam suam vult refrigerari re la loquacità. CRISOSTOMO: Inol tre la sua lingua aveva detto molte cose
cum in fiamma lotus arderet, significai quod scriptum est superbe. Dove c'è il peccato, là c'è anche la pena, e poiché la lingua ha
(Prov. 18,21): «Mors et vita in manibus linguae», et quia «ore peccato molto, essa viene anche molto to1turata. AGOSTINO: Oppure, il
confessio fit ad salutem» (Rom. I O, 1O), quod per superbiam i/le fatto che voglia che la sua lingua venga b agnata mentre brucia tutto
non fecit. Extremum autem digiti vel minimam operationem signi- nelle fiamme, significa ciò che sta sc1itto (Prov. 18,21): «La morte e la
fica!, qua per Spiritum sanctum subvenitur. vita nelle mani della lingua», e perché (Rm 10, 1O): «Con la bocca si fa
A VGVSTINVS, De orig. an. [2, 16}: Dicis autem: Membra hic la confessione che porta alla salvezza», cosa che egli non fece a causa
animae describuntur; et vis per oculum totum caput intelligi, quia della superbia. Invece la punta del dito significa l'opera più piccola in
dictus est elevare oculos suos, per linguam fauces, per digitum cui l'uomo è assistito dallo Spirito Santo.
manum. Quid autem causae est ut nomina ista membrorum in Dea AGOSTINO. Dirai dunque: qui si descrivono le membra dell'anima, e
tibi corpus non faciant, in anima faciant? An vero quando de con l'occhio intendi tutto il capo, poiché si dice che innalza i suoi occhi,
creatura dicuntur, proprie accipienda sunt; quando autem de con la gola la lingua, con il dito la mano. Ma per quale ragione questi
creatore, tropice atque transiate? Pennas itaque corporeas datu- nomi delle membra, se detti di Dio, non fonnano un corpo, mentre, se
rus es nobis, quoniam non Creator, sed creatura, idest homo, dicit dette dell'anima, lo fanno? Forse p erché, quando sono detti della creatu-
(Ps. 138,9): «Si assumpsero pennas meas diluculo». Porro si ra, vanno intesi in senso proprio, mentre, quando sono detti del Creatore,
propterea linguam habuit dives ille corpoream, quoniam dixit vanno intesi in senso traslato? Ci darai forse delle ali corporee, poiché
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t Cap. 16, vv. 22-26 301

«1!-efr~geret linguam meam»; in nobis quoque adhuc in carne non il Creatore, ma la creatma, cioè l'uomo, dice (Sal 138,9): «Se pi-
viventibus manus habet ipsa lingua corporea: quia scriptum est glierò le ali mie sul mattino». Inoltre, se il ricco aveva una lingua corpo-
(Prov. 18,21): «Mors et vita in manibus linguae». GREGOR!US rea, poiché disse: per bagnarmi la lingua, anche in noi che viviamo nel-
NYSSENVS: ~icut a~ttem_praestantissima speculorum tales reprae- la carne, la lingua possiede mani corporee, poiché sta scritto (Pr 18,21 ):
sentant facierum imagznes qua/es et ipsae obiectae facies extant <<La morte e la vita nelle mani della lingua». GREGORIO NISSENO: Come
laetas quidem laetantium, tristium vero tristes; sic ~t iustum Def un ottimo specchio raffigura l'immagine della faccia proprio nello stesso
iudicium simile fit dispositionibus nostris: unde quia dives non modo in cui la faccia si contrappone ad esso, lieta quella delle persone
fitit misertus pauperis iacentis ad ianuam, cum misericordia liete, triste quella delle persone tristi, così il giusto giudizio di Dio avviene
egeat, non exauditur; sequitur enim «Et dixit i/li Abraham: Fili in modo simile alle nostre disposizioni; perciò, poiché il ricco non ebbe
recordare quia recepisti bona in vita tua». CHRYSOSTOMUS {serm. 2 pietà del povero che giaceva alla sua porta, ora che ha bisogno di mise-
et 3 de Lazaro}: Aspice Patriarchae bonitatem: vocat illum filiurn ricordia non viene ascoltato; infatti continua: Ma Abramo gli rispose: Fi-
quo~ _mans~etu~inem eius potest exprimere; nullum tamen praebe~ glio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita. CrusoSTOMO:
auxzlzum ei qui se remedio privaverat; unde dicit «Recordare» · Guarda la bontà del Patriarca: lo chiama figlio, il che può esprimere la
idest, animadvertas peccata: ne obliviscaris quod jiteris oblecta~ sua mansuetudine, tuttavia non presta alcun aiuto a colui che si era pti-
tus divitiis. «Recepisti bona in vita tua», idest i/la quae vera bona vato di ogni rimedio; perciò dice: ricordati, cioè considera il tuo pecca-
e~se putabas; non potes et in terra regnasse et hic regnare; divi- to; non dimenticare che ti sci divertito con le tue ricchezze. Hai ricevuto
tiae non possunt esse verae et in terra et in inferis. i tuoi beni durante la vita, cioè quelle cose che tu ritenevi veri beni. Non
Sequitur «Et Lazarus similiter mala». Non quod Lazarus ea potevi regnare in terra e non puoi regnare nemmeno qui; le ricchezze
mala putaverit; sed ex censura divitis hoc dicebat, qui inopiam et non possono essere vere sia in terra che negli inferi.
J_arnem_ et_ duram aegritudinem aestirnabat mala. Quando igitur Continua: e Lazzaro parimenti i suoi mali. Non che Lazzaro li rite-
mfirmztatis et aegrotationis magnitudo nos premit, Lazarum cogi- nesse dei mali, ma parlava così secondo il giudizio del ricco çhe consi-
temus, et laetanter accipiamus mala in vita nostra. AUGVSTINUS derava mali la pove1tà, la fame e la dura malattia. Perciò, quando siamo
De quaest. Evang. [2,38]: Haec igitur ei dicuntw; quiafelicitate~ oppressi dall' infennità e dalla grandezza della malattia, pensiamo a
dilexit saeculi, nec aliam vitam praeter illam in qua superbus Lazzaro e accettiamo volentie1i i mali nella nostra vita. AGOSTINO: Gli
~umebat'. ada:navit. Lazarum autem dicit mala recepisse: quia vengono dette queste cose perché aveva amato la felicità dcl mondo, e
intellexlt huzus saeculi mortalitatem, labores, et dolores, et non aveva amato nessWl'altra vita all'infuori di quella in cui si gonfiava
aerumnas poenam esse peccati: quia omnes in A dam morimur qui il superbo. Dice che Lazzaro ha ricevuto i suoi mali: perché intese la
factus est transgressione mortalis. CHRYSOSTOMUS [serm. 3 de mo11alità di questo mondo, le fatiche, i dolori, le calamità come pene del
Lazaro}: Dicit etiam «Recepisti bona in vita tua», quasi debita; peccato, poiché tutti moriamo in Adamo, che è divenuto mortale a causa
quasi dicat: Si quid boni fecisti unde praemiwn daretur, omnia del peccato. CRJSOSTOMO: Inoltre dice: hai ricevuto i tuoi beni durante la
accepisti in ilio munda, epulans, ditatus, oblectatus successibus vita, come dovuti. Come se dicesse: Se hai fatto qualche cosa di buono
prosperis; hic autem, si quid mali commisit, universa recepit pau- per cui si dovesse conced ere un premio, hai ricevuto tutto in questo
pertate, fame et extremis oppressus miseriis: et uterque vestrum mondo, banchettando, abbondando nelle ricchezze, dilettandoti per i
hu~ nudus ac~essit: hic quidem a peccatis, propter quod et conso- successi nella prosperità. Mentre costui, se ha fatto qualche cosa di
latwnem sortitur; tu vero a iustitia, propter quod immitigabilem male, ha ricevuto ogni specie di pena: oppresso dalla pove11à, dalla fame
perferes poenam; unde sequitur «Nunc autem hic consolatur, tu e dall'estrema mise1ia. E ciascuno di voi venne qua nudo: questi invero
vero ~ruciaris». GREGORJUS, In Evang. [hom. 40}: Quaecurnque spoglio dei peccati, per cui ri ceve la sua consolazione, mentre tu sei
venuto spoglio della giustizia, per cui devi sopportare una pena che non
ergo m hoc saeculo bene habetis, cum vos bona egisse recolitis,
può essere mitigata. Perciò continua: ora invece lui è consolato e tu sei
va/de de ipsis pertimescite, ne concessa vobis prosperitas eorumdem
remuneratio sit bonorum; et cum quoslibet pauperes nonnulla in mezzo ai tormenti. GREGORIO: Se qualsiasi cosa in questo mondo vi
sta bene, e vi ricordate di avere fatto del bene, abbiate timore: perché la
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rep:ehensibifia_pe1petrare conspicitis; quia jòrtasse quos super- prosperità che vi viene concessa non sia la ricompensa per questo bene.
.fluztas tenutsstmae pravitatis coinquinat, caminus paupertatis E quando vedete i poveri che fanno qualcosa di biasimevole non abbiate
purgat. paura, perché forse coloro che la minima pravità guasta, il focolare della
. Ct!~Y~OSTO~S [ut supra]: Sed dices: Nonne est aliquis qui et povertà purifica.
htc et zllzc venia perfruatur? Hoc quidem difficile est, et de nume- CRJSOSTOMO: Ma dirai: forse non c'è nessuno che riceve il perdono
ro impossibilium: nam etsi paupertas non urgeat, urget tamen sia qui che là? Ora, questo è difficile e rientra tra le cose impossibili.
ambi~io,- si aegritudo non stimulet, ira in.flammat; si tentationes Infatti anche se non spinge la povertà, almeno spinge l'ambizione; se la
non zmpetunt, emergunt saepius cogitationes iniquae. Non est malattia non sollecita, l' ira si accende; se le tentazioni non assalgono,
autem parvus labor iracundiam refrenare, compescere i/licita emergono più spesso i pensieti cattivi. Non è una piccola impresa tenere
desideria, ostentationes sedare, desperationem remittere, vitam a freno l'irascibiLità, reprimere i desideri illeciti, sedare l' ostentazione,
asperam ducere. Talia vero non agentem impossibile est sa/vari. 1i gettare la disperazione, condurre una vita aspra. Chi non compie que-
GREGORIUS [ut supra}: Responderi etiam potest, quod mali in hac ste cose è impossibile che si salvi. GR EGORIO: Si può anche rispondere
vita bona recipiunt, quia omne suum gaudium jèlicitatem transito- che i cattivi ricevono dei beni in questa vita perché essi 1ipongono tutta
riam p~tant. !usti autem habere hic quidem possunt bona, nec la loro gioia in una felicità transitoria. lnvece i giusti possono avere cer-
tamen zn recompensatione recipere: quia dum meliora, idest tamente dei beni in questo mondo, ma non li 1icevono come una ricom-
aeterna, appetunt, eorum iudicio quaelibet bona affuerint bona pensa, perché, mentre essi cercano cose migliori, ossia eterne, a loro
minime videntw: ' giudizio tutte le cose buone che sono presenti non sono affatto buone.
CHRYSOSTOMUS [serm. 4 de Lazaro}: Post misericordiam autem CRISOSTOMO: Ora, dopo la misericordia di Dio, per poterci salvare
Dei, in propriis studiis sperandum est de salute, non numerando dobbiamo impegnarci personalmente, e non contando sui padri, sui vici-
p atres aut proximos ve! amicos: fi'ater enim non liberal,- et ideo ni, sugli amici: infatti il fratello non libera. Perciò soggiunge: Per di più
subditur «Et in his omnibus magnum chaos jìrmatum est inter nos tra noi e voi è stabilito un grande abisso. TEOFILATIO: Chasi:na mega,
et VOS». THEOPHYLACTUS: Xacrµa µéya, Chasma mega, hoc est cioè una grande spaccatura, che significa la distanza che separa i giusti
hiatus ingens, significat iustorum a peccatoribus distantiam: nam dai peccatori; infatti come i loro sentimenti furono molto diversi, così
sicut ajfectus eorum varii fueran t, sic etiam mansiones non mod- anche le loro mansioni sono molto differenti. CRISOSTOMO: E viene detto
icum differunt. CHRYSOSTOMUS: Quod flrmatum dicitur; quia non stabilito, perché non può essere eliminato, smosso o abbattuto.
potest dissolvi, agitari, vel concuti. AMBROSIUS: Inter divitem igi- AMBROGIO: Perciò tra il ricco e il povero c'è un grande abisso, perché
tur ~t paupe~em chaos m_agnum est, quia post mortem nequeunt dopo la morte neppure i meriti possono più cambiare; perciò prosegue:
menta mutarz; unde sequttur «Vt hi qui volunt hinc ad nos transi- coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costi si può
re non possint, neque inde huc transmeare». CHRYSOSTOMUS: attraversare/ìno a qui. CRISOSTOMO: Come se dicesse: possiamo vedere
Quasi dicat: Videre possumus, transire non possumus; et nos ma non possiamo passare; e noi vediamo da che cosa siamo fuggiti
videmus quid fugerimus, et vos videtis quid perdideritis; et nostra mentre voi vedete che cosa avete perduto; e le nostre gioie accrescono i
gaudia cumulant vestra tormenta, et vestra tormenta cumulant vostri tormenti, mentre i vostri tormenti accrescono le nostre gioie.
nostra gaudia. GREGORJUS [ut supra]: Sicut enim transire reprobi GREGORIO: Infatti come i reprobi desiderano passare dalla parte degli
ad ~lectos cuP_iunt, idest a suppliciorum suorum ajjlictione migra- eletti, cioè allontanarsi dai tormenti dei loro supplizi, così il passare dei
re: zta ad ajjltctos atque in tormentis positos transire iustorum est giusti dalla parte degli afllitti posti nei tormenti è volerli raggiungere
mente ire per misericordiam, eosque velie liberare. Sed iustorum mentalmente con la misericordia e liberarli. Ma le anime dei giusti,
animae, quamvis in suae naturae bonitate misericordiam habeant benché nella bontà della natw·a posseggano la misericordia, tuttavia,
iam tamen auctoris sui iustitiae coniunctae, tanta rectitudine con~ essendo già unite alla giustizia del loro autore, sono così costrette da
stringuntur ut nulla ad reprobos compassione moveantUJ: Nec tale giustizia da non essere più mosse a compassione verso i reprobi. Gli
ingiusti non possono passare dalla parte dei beati perché sono prigionieri
iniusti ergo ad beatorum sortem transeunt, quia damnatione p er-
di una dannazione eterna; e i giusti non possono passare dalla parte dei
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petua constringuntur; nec iusti ad reprobos transire possunt, quia reprobi perché, fortificati in un giusto ~udizio, in nessun modo posso~?
erecti iam per iustitiam iudicii, eis nullo modo ex aliqua compassio- essere toccati da una qualche compassione per loro. TEOFILATTO: Da c10
ne miserentwé THEOPHYLACTUS: Hinc elicias argumentum contra ricavi un argomento contro i seguaci di Origene i qual_i aff~IT?ano: poi~
Origenis sequaces, qui dicunt: cum terminus sit imponendus sup- ché bisogna poffe una fine alle pene, verrà il tempo rn cm 1 peccaton
pliciis, erit tempus quo aggregabuntur peccatores iustis et Deo. saranno 1iuniti ai giusti e a Dio. AGOSTINO: Infatti si è mostrato m~dian~e
AUGUSTINVS, De quaest. Evang. [2,38}: Ostenditur enim per incom- l'immutabilità del giudizio divino che non può essere portato agli uonu-
mutabilitatem divinae sententiae nullum auxilium misericordiae ni alcun aiuto pietoso da parte dei giusti, anche se desiderassero di farlo.
posse praeberi peccatoribus a iustis, etiam si velint praebere; quo Con ciò egli ammonisce gli uomini affinché in questa vita prestino aiuto
admonet ut in hac vita homines subveniant quibus p ossunt; ne si quando possono; perché, anche se poi saranno b_ene accolti, noi~ sa~à
postea etiam optime recepti jiterint, eis quos dilig unt opitulari non loro concesso di aiutare coloro che amano. Infatti quanto sta scntto m
valeant. l llud enim quod scriptum est hoc capite (v. 9): «Ut et ipsi questo capitolo (v. 9): <<Perché vi accolgano ne~le_ d~~re, eterne>~, non è
recipiant vos in aeterna tabernacula», non de superbis et immiseri- stato scritto dei superbi e di coloro che sono pnv1 di pietà, ma di coloro
cordibus scriptum est, sed de his qui sibi eos amicos de operibus che si sono fatti degl i amici con le opere di misericordia, che i giusti
misericordiae fecerunt, quod iusti non velut propria potestate, quasi accolgono, non come se facessero loro del bene per proprio potere, ma
gratificando recipiunt, sed permissione divina. per il permesso divino.

VERSUS 27-31 VERSETII 27-31

27Et ait: Rogo ergo te, pater, ut mittas eum in domum 27Quegli replicò: Allora, padre, ti prego _di mand_arlo a cas~
patris mei 2B(habeo enim quinque fratres), ut testetur illis, ne di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. L1 ammonisca perche
et ipsi veniant in hunc locum tormentorum. 29Et ait il/i non vengano anch 'essi in questo luogo di tormento. 29 M~
Abraham: Habent Moysen et prophetas; aud ia nt illos. Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro . 30 E lui:
30At il/e dixit: Non, pater Abraham; sed si quis ex mortuis No, pad re Abramo, ma se qualcuno dai morti and rà da loro,.
ierit ad eos, poenitentiam agent. 31 Ait autem il/i: Si Moysen si ravvederanno. 31 Abramo rispose : Se non ascoltano Mose
et prophetas non audiunt, neque, si quis ex mortuis resur- e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero
rexerit, credent.
persuasi.
GREGORJUS, in Evang. [hom. 40]: Postquam ardenti diviti de se GREGORIO: Dopo che al ricco che si trova nel fuoco viene tolta ogni
spes tollitw; eius animus ad propinquos quos reliquerat, incurrit;
speranza per se stesso, la sua mente ripiega verso i vicini che aveva
unde dicitur «Et ait: Rogo te, Pater, ut mittas eum in domum patris
lasciato; perciò si dice: Quegli replicò: allora, padre, ti prego di mandar-
mei». AUGUSTJNUS, De quaest. Evang. [2,38}: Lazarum petit mitti,
lo a casa di mio padre. AGOSTINO: Egli chiede che sia inviato Lazzaro
quia sensit se indignum qui testimonium perhibeat veritati: et quia
perché si sente indegno di rendere testimonianza alla verità; e_poiché no~
non impetraverat paululwn reji-igerari, multo minus credit se re-
era 1iuscito a ottenere di rinfrescarsi un poco, tanto meno s1 attende di
laxari passe ab inferis ad praedicationem veritatis. C!mrsoSTOMUS
venire liberato dall' inferno per la predicazione della ve1ità. CRISOSTOMO:
[hom. de divite]: Vide autem perversitatem: nec in ipsis poenis
continet veritatem. Si pater est Abraham, quomodo dicis «Mitte Ora, guarda la perversità: neppme nelle pene conserva la verità. Infatti, se
eum in domum patris mei?». Sed non es oblitus patris tui, quia ille il padre è Abramo, in che modo dici: Ti prego di mandarlo a casa di mio
te perdidit. GREGORIUS [ut supra}: Reproborum autem mentem padre? Ma non ti sei dimenticato di tuo padre, perché egli è stato la caus~
poena sua quandoque inutiliter erudit ad caritatem, ut iam tunc della tua rovina. GREGORIO: l cuori dei perversi sono talvolta ammaestrati
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T Cap. 16, vv. 27-31 307

etiam suos specialiter diligant, qui hic dum peccata diligerent, dai loro castighj a esercitare la carità, ma invano; affinché anche allora
nec se amabant; unde sequitur «Habeo enim quinque ji-atres, ut essi amino i loro cari in un modo speciale, poiché qui, mentre amavano i
testetur i/Lis, ne et ipsi veniant in hunc locum tormentorum». peccati, non amavano neppure se stessi; perciò prosegue: perché ho cin-
ÀMBROS!US: Serius autem dives iste magister esse incipit, cum iam que fratelli. Li ammonisca perché non vengano anch'essi in questo luogo
nec d~scendi tempus habeatur vel docendi. GREGORJUS [ut supra]: di tormento. AMBROGIO: Troppo tardi questo ricco ha cominciato a essere
Qua zn re notandum est ardenti diviti quanta supplicia cumulan- maestro, quando non c'è più tempo né per apprendere né per insegnare.
tur: ad poenam namque suam ei cognitio servatur et memoria: GREGORIO: Qui si deve osservare quali te1Tibi li sofferenze si accumulano
cognovit enim L azarum quem despexit, et fratrum suorum memi- sul ricco che si trova nelle fiamme. Infatti per il suo castigo gli sono sal-
nit, quos reliquit: ut enim peccatores in supplicio amplius punian- vaguardate la conoscenza e la memoria: conosce Lazzaro che aveva
tur, et eorum vident gloriam quos contempserunt, et de illorum disprezzato e si ricorda dei frate! li che ha lasciato; infatti, perché i pecca-
poena torquentur quos inutiliter amaverunt. Petenti autem diviti to1i siano maggionnente pw1iti nei supplizi, vedono la gloria di coloro che
ut Lazarus mitteretur, ab Abraham protinus respondetur; unde hanno disprezzato e sono torturati dalla pena ili coloro che hanno amato
sequitur «Et ait i/li Abraham: Habent Moysen et Prophetas; audi- invano. Ora, al ricco che domanda che sia inviato Lazzaro, subito rispon-
ant illos». C11RYSOSTOMUS [serm. 4 de Lazaro]: Quasi dicat: Non de Abramo; perciò continua: Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i
sint tibi magis curae fratres tui quam Dea, qui eos creavit, statuit- Profeti; ascoltino loro. CRISOSTOMO: Come se dicesse: Non preoccuparti
que eis doctores, qui eos commonerent et sollicitarent. Vocat maggiormente dei tuoi fratelli che di Dio, che li creò, diede loro dei dotto-
autem hic Moysen et Prophetas scripta mosaica et Prophetica. ri che li ammonissero e li spronassero. Qui chiama Mosè e Profeti gli
ÀMBROSIUS: Quo loco evidentissime declarat Dominus vetus testa- sctitti mosaici e profetici. AMBROGIO: ln questo testo il Signore dichiara
mentum esse jidei firmitatem, retundens perfidiam Iudaeorum, et molto chiaramente che l'Antico Testamento è il fondamento della fede,
excludens nequitias haereticorum. GREGORJUS [ut supra}: Sed qui rintuzzando la perfidia dei Giudei ed escludendo la malvagità degli eretici.
Dei verba despexerat, hoc audire non passe suos sequaces aes- GREGOIUO: Ma chi aveva ilisprezzato le parole di Dio, pensava che nep-
timabat; unde sequitur «At i/le dixit: Non, pater Abraham; sed si pure i suoi seguaci avrebbero potuto udirle. Perciò continua: E lui: No,
quis ex mortuis ierit ad illos, poenitentiam agent». CHRYSOSTOMVS padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro si ravvederanno.
[in hom. de divite}: Quia enim audiendo Scripturas contemnebat CRISOSTOMO: Infatti, poiché quando aveva udito le Scritture egli le aveva
et .fabulas esse putabat, ex his quae passus fiterat, ipse quoqu; disprezzate e le aveva ritenute favole, perciò in base alle proprie esperien-
diiudicabat de fratribus. GR.EGORTUS NYSSENUS: Sed et aliud quod- ze egli giudicava anche i propri fratelli. GREGORJO NISSENO: Ma siamo
dam dogma docemur: quod Lazari quidem anima non est erga ammaestrati anche circa un'altra ve1ità: che l'anima di Lazzaro non è più
praesentia sollicita, nec retorquet se ad aliquod relictorum; at preoccupata delle cose attuali né si rivolge alle cose trascorse; invece il
dives quasi quodam visco, etiam post mortem a vita detinetur car- ricco, come da una specie di visclùo, anche dopo la morte viene trattenuto
nali; nam si quis omnino carnalis secundum mentem fiat, nec dalla vita carnale; infatti, se uno diviene interamente carnale secondo la
postquam corpus exuerit, removetur a passionibus eius. mente, neppure dopo che ha lasciato il corpo si libera dalle sue passioni
GREGORJUS, In Evang. [hom. 40): Sed max diviti veraci sententia GREGORIO: Ma si risponde immediatamente con le parole ili verità; infatti
respondetur; sequitur enim «Ait autem il/i: Si Moysen et continua: Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se
Prophetas non audiunt, neque si quis ex mortuis resurrexerit, cre- uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi. Infatti coloro che disprez-
dent ei»: quia qui verba legis despiciunt, Redemptoris praecepta, zano le parole della Legge, troveranno i comandi del Salvatore che iisu-
qui ex mortuis resurrexit, quanto subtiliora sunt, tanto hic diffici- scitò dai morti, quanto più sublimi, tanto più difficili da adempiere.
lius implebunt. CHRYSOSTOMUS [serm 4 de Lazaro}: Quod autem CRISOSTOMO: Ora, che sia vero che chi non ascolta le Scritture non ascolta
verum sit quod qui non ausculta! Scripturis, nec mortuis redivivis neppure i risuscitati dalla morte lo fecero vedere i Giudei, i quali prima
ausculta!, ostenderunt Iudaei, qui nunc quidem volebant occidere volevano uccidere Lazzaro, e poi cercavano ili mettere le mani sugli Apo-
lazarum, nunc vero invadebant Apostolos; cum tamen a mortuis stoli, sebbene alcuni fossero risuscitati dai morti nell' ora della croce.
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nonnulli resurrexerint hora crucis. Sed et il/ud considera, quod Inoltre considera il fatto che qualsias i morto è un servo. Infatti ogni
quisque mortuus servus est. Quaecumque vero dicunt Scripturae, cosa detta dalle Scritture viene detta anche dal Signore; perciò anche se
dicit Dominus: unde etsi resurgat mortuus, etsi caelitus descen- risorge un m01to, sebbene discenda un Angelo dal cielo, di tutte queste
derit Angelus, omnibus magis sunt dignae fide Scripturae: nam cose sono più degne di fede le Sctitturc: infatti le ha istitLùtc il Signore
Angelorum Dominus, vivorum et mortuorum, eas instituit. Si degli Angeli, dei vivi e dei defunti. Ora, se Dio sapesse che i morti
autem sciret hoc Deus, quod mortui resurgentes prodessen.t viven- risorgendo gioverebbero ai vivi, non avrebbe omesso questa cosa, lui
tibus, non hoc omisisset, qui pro utilitate nostra singula quaeque che tratta ogni singola cosa per il nostro vantaggio. Inoltre se i morti
tractat. Sed etsi crebro resurgerent mortui, hoc iterum tempore 1isorgessero con frequenza, anche questo fatto col tempo vclTebbe disat-
contemneretur; sed et diabolus facile introduceret perversa dog- teso. E il diavolo insinuerebbe facilmente dotttine perverse, escogitando
mata, id quoque per organa sua fingens, non quidem suscitans la risurrezione con i propri mezzi, non facendo risorgere realmente i
vere defimctos, sed quibusdam fallaciis spectantium frustrans morti, ma ingannando lo sguardo degli spettatori con certe illusioni o
intuitum, ve/ ingenians quosdam mortem simulare. simulando la morte di qualcuno.
AuGUSTJNUS, De curis pro mortuis habendis [cap. 14 et 15]: AGOSTINO: Ma forse qualcuno dirà: se i morti non si curano affatto dei
Diceret autem aliquis: si nulla est mortuis cura de vivis, quomodo vivi, in che modo il ricco pregò Abramo di inviare Lazzaro ai suoi cinque
dives rogavit Abraham ut mitteret Lazarum ad quinque fratres fratelli? Ma poiché quel ricco disse ciò, forse che sapeva che cosa faceva-
suos? Sed numquid, quia hoc dives il/e dixit, ideo quid fratres no i suoi fratelli o che cosa soffi:ivano in quel tempo? La sua preoccupa-
agerent ve/ quid paterentur in ilio tempore scivit? Jta i/li curafùit zione per i vivi era tale anche se ignorava che cosa facevano; così come la
de vivis, quamvis quid agerent omnino nesciret, sicut nobis est nostra preoccupazione per i morti esiste anche se ignoriamo completa-
cura de mortuis, quamvis quid agant omnino nesciamus. Sed rur- mente che cosa essi fanno. Ma si affaccia un'altra questione: In che modo
sus occurrit quaestio: quomodo hic Abraham esse sciebat Moysen Abramo conosceva Mosè e i Profeti, cioè i loro lib1i? Da dove aveva
et Prophetas, idest libros eorum? Ubi etiam novera! divitem illum appreso che quel ricco era vissuto nei piaceri, e Lazzaro nelle sofferenze?
in deliciis, Lazarum vero in doloribus vixisse? Verum non cum Non mentre queste cose accadevano ai vivi, ma, dopo la loro morte, le
haec agerentur in vivis, sed eis mortuis potuit Lazaro indicante poté conoscere su info1mazione di Lazzaro, perché non sia falso ciò che
cognoscere, nefalsum sit quod ait Propheta (Js 63, 16): «Abraham dice il Profeta (Is 63, 16): «Abramo non ci conobbe». I m mti possono
nescivit nos». Possunt et ab Angelis, qui rebus quae aguntur hic, sapere qualche cosa anche dagli Angeli, che sono sempre presenti alle
praesto sunt, audire aliquid mortui; possunt etiam aliqua quae cose che vengono compiute quaggiù. E possono anche conoscere alcune
necessarium est eos nasse, non solum praeterita, verum etiam cose che era necessario che essi conoscessero, non solo passate, ma anche
fittura :,piritu Dei revelante cognoscere. future, mediante la ti velazione dello spirito di Dio.
AuGUSTTNUS, De quaest. Evang. [2,38}: Per allegoriam autem AGOSTINO: Allegoricamente, poi, queste cose possono essere intese
haec sic accip i possunt, ut in divite intelligantur superbi anche nel m odo seguente: nel ricco sono intesi i superbi tra i Giudei, i
Iudaeorum ignorantes Dei iustitiam, et suam volentes constituere. quali ignorando la giustizia di Dio volevano istituire quella propria. La
Purpura et byssus dignitas regni est: «et auferetur (inquit Matth. porpora e il bisso sono la dignità del regno; e dice Matteo 2 1,43: «Vi sarà
21,43) a vobis regnum Dei». Epulatio splendida, iactantia legis tolto il regno di Dio». Il banchetto splendido è la tt·acotanza della Legge
est, in qua gloriabantur, plus ad pompam elationis abutentes ea, di cui si vantavano, abusando di essa per gonfiare il loro orgoglio, anziché
quam ad necessitatem salutis utentes. Mendicus autem nomine adoperarla come mezzo di salvezza. li mendicante di nome Lazzaro che
Lazarus, qui interpretatur adiutus, signifìcat indigentem, veluti viene interpretato come «aiutato» significa un bisognoso, come per esem-
Gentilem aliquem, aut publicanum, qui tanto magis adiuvatur, pio un Gentile oppure un Pubblicano, che viene tanto più aiutato quanto
quanto minus de suarum copia facultatum praesumit. GREGORIUS meno presume dall'abbondanza delle sue risorse. GREGORIO: Perciò
[ut supra}: Lazarus igitur ulceribus plenus Gentilem populum Lazzaro 1ipieno di piaghe esprime figurativamente il popolo dei Gentili,
figuraliter exprimit, qui dum ad Deum con versus peccata sua con- che, convertendosi a Dio, non mrnssì nel confessare i propri peccati: la
310 Cap. 16, vv. 27-31 Cap. 16, vv. 27-31 3 11

fiteri non erubuit, huic vulnus in cute fuit: quid enim est peccato- sua feiita era nella pelle. Tnfatti che cosa è la confessione dei peccati se
rum confessio, nisi quaedam vulnerum ruptio? Sed Lazarus vulne- non uno squarcio delle ferite? Ma Lazzaro coperto di piaghe era bramoso
ratus «cupiebat saturari de micis quae cadebant de mensa divitis; di sfamarsi delle briciole che cadevano dalla me~1sa del ricc~; ma nessu-
et nemo i/li dabat»: quia Gentilem quemque ad cognitionem legis no gliene dava: poiché quel popolo superbo dtsd~gn~va di ammettere
admittere superbus il/e populus despiciebat; et quia ei verba qualsiasi Gentile alla conoscenza della Legge; ~ po1che le parole scorre-
defluebant de scientia, quasi micae cadebant de mensa. vano verso di lui dalla scienza, come le bnc1ole che cadevano dalla
AuousT!NUS [ut supra}: Canes autem, qui ulcera pauperis linge- mensa. AGOSTINO: Tcani poi che leccavano le piaghe del povero sono gli
bant, nequissimi homines sunt, amantes peccata, qui lata lingua uomini pe1versi, amanti del peccato, i quali con la bocca spalancata non
etiam laudare non cessant opera mala, quae in se alius gemens et cessano di lodare le opere cattive, che un alh·o piange in se stesso e dete-
confitens detestatur. GREGORIUS [ut supra}: Nonnumquam etiam sta confessandole. GREGORIO: Però talvolta nel linguaggio sacro con i cani
solent in sacro eloquio per canes praedicatores intelligi, secun- si intendono i predicatori, secondo il detto dcl Sal 67,24: «E la lingua dei
dum illud (Ps. 67,24): «Lingua canum tuorum ex inimicis ab tuoi cani abbia la sua parte dai nemici». Inoltre la lingua dei cani, mentre
ipso». Canum etiam lingua vulnus dum lingit curat: quia doctores lecca le ferite, le cura: poiché i santi dottori, mentre ci ishuiscono nella
sancti dum in confessione peccati nostri nos instruunt, quasi vul- confessione dei peccati, è come se con la lingua toccassero le ferite della
nus mentis per linguam tangunt. Dives autem sepultus est in infer- mente. Ora, il ricco viene seppellito nell'inferno, mentre Lazzaro viene
no, in sinum vero Abrahae Lazarus ab Angelis ductus est, idest in poitato dagli Angeli nel seno di Abramo, ossia_ nel iiposo .segr~to, di cui. la
secretam requiem, de qua Veritas dicit (Matth. 8,11): «Multi Verità dice (Mt 8,11): «Molti verranno dall 'Oncnte e dall Occidente e sie-
venient ab oriente et occidente, et recumbent cum Abraham et deranno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli;
Isaac et Iacob in regno caelorum: filii autem regni eicientur in mentre i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori». Poi il ricco
tenebras exteriores». De longinquo autem ad videndum Lazarum da lontano alza gli occhi per vedere Lazzaro, poiché, mentre per la loro
oculos dives levat, quia dum per damnationis suae supplicia infi- condanna gli infedeli si trovano nel mondo più basso, prima del giorno
de/es in imo sunt, fide/es quosque ante diem extremi iudicii super del giudizio finale essi fissano il loro sguardo sui fedeli che riposano
se in requie attendunt, quorum post gaudia contemplari nullate- sopra di loro, e dei quali più tardi non potranno in alcun modo contempla-
nus possunt. Longe vero est quod conspiciunt, quia illuc per meri- re la felicità. lnvero ciò che vedono è lontano, perché non vi giungono
tum non attingunt. In lingua autem amplius ardere ostenditw~ con i loro meriti. Ma si dice che egli brucia soprattutto nella lingua, per-
quia in:fìdelis populus verba legis in ore tenuit, quae opere servare ché il popolo infedele conservava sulla bocca le parole della Legge, men-
contempsit. !bi ergo amplius ardebit ubi se amplius ostendit scire tre con i fatti si rifiutava di osservarla. Perciò egli brucia di più dove mag-
quod facere noluit. Abraham autem filium eum vocat, quem tamen gi01m ente mostra di conoscere ciò che non volle fare. Ora, Abramo lo
a tormento non liberal: quoniam huius infidelis populi patres, chiama figlio, benché non lo liberi dal tormento, poiché i padri di questo
quia multos a sua fide deviasse considerant, eos nulla compassio- popolo infedele, vedendo che molti di loro si sono allontanati dalla fede,
ne a tormentis eripiunt, quos tamen per carnem filios recogno- con nessuna pietà li strappano dai tonnenti, mentre li riconoscono come
scunt. AuGUST!NUS [ut supra}: Quinque autemfratres, quos habe- loro figli nella carne. AGOSTfNO: Con i cinque fratelli che egli dice di
re dicit «In domo Patris sui», Judaeos significant qui appellati avere nella casa di suo padre, si intendono i Giudei, che erano detti cinque
sunt quinque, quia sub Lege detinebantur, quae per Moysen data perché erano vincolati dalla Legge che fu consegnata lor? da Mosè, ~l
est, qui quinque libros conscripsit. CHRYSOSTOMUS [hom. de quale scrisse cinque libri. Cru.sOSTOMO: Oppure aveva cmque fratelli,
di vite]: Vel habuit quinque fratres, idest quinque sensus, quibus ossia i cinque sensi di cui si era se1vito in precedenza, e perciò non poteva
ante servierat: et ideo Lazarum amare non poterat, quia i/li fra- amare Lazzaro, perché quei fratelli non amano la povertà. Quei fratelli ti
tres non amant paupertatem. !lii te fratres in haec tormenta mise- cacciarono in questi tormenti: essi non possono essere salvati a meno che
runt: sa/vari non possunt nisi moriantur,' alioquin necesse est ut non muoiano· d'altronde è necessatio che i fratelli abitino con il loro fra-
fratres habitent cum fratre suo. Sed quid quaeris ut mittam tello. Ma pe;ché chiedi che io invii Lazzaro? Hanno Mosè e i Profeti.
312 Cap. 16, vv. 27-JJ Cap. 16, vv. 27-31 313

Lazaru_m? «l~abent ~o;:sen et Prophetas». Moyses, Lazarus pau- Mosè fu il povero Lazzaro che considerò la povertà di Cristo più grande
per fuzt'. r:z.aiores dzvzt~as esse _arb_itratus paupertatem Christi, delle ricchezze dcl Faraone. Geremia, gettato in una fossa, si nutd col
q_ua~i dzvztzas Pharaonzs. Ieremzas m lacum missus pane tribula- pane della tribolazione, e tutti i Profeti ammaestrano i loro fratelli. Ma
tzoms vesceba_tur; et omnes Prophetae istos fratres docent; sed isti questi fratelli non possono essere salvati a meno che qualcuno non risu-
fi'a~res sa/van non possunt nisi aliquis ab inferis resurrexerit. Jsti sciti dai m01ti. Prima che Cristo risuscitasse, questi fratelli mi conduceva-
enzm fra~res antequam Christus resurgeret, me ducebant in no alla morte: egli è morto, mentre questi fratelli sono risuscitati: ora il
mortem: zlle n:ortuus. est, sed isti fratres resurrexerunt: nunc ocu- mio occhio vede Cristo, il mio orecchio lo ascolta, il mio tatto lo abbrac-
lus meus Chrzstum vzdet, auris eum audit, tactus amplectitur. E cia. Da quanto abbiamo detto, abbiamo la determinazione della sentenza
hoc ~utem qu?d diximus, locum determinamus Marcioni e~ contro Marciane e Manicheo, che distruggono il Vecchio Testamento.
Manzchaeo, q~z destruunt vetus testamentum. Vide ergo quid dicat Pertanto considera che cosa dice Abramo: Se non ascoltano Mosè e i
Abraham.: «Sz Moysen et Prophetas non audiunt»; quasi dicat: Profeti, come se dicesse: Fai bene ad aspettare colui che risorgerà; ma
Bene faczs eum qui resurrecturus est expectando: sed in m· Cristo parla in essi; se li ascolterai, ascolterai anche lui. GREGORIO: Ma il
Christus loquitu~: si illos audies, et illum auditurus es. GREGOR!~~ popolo giudaico, il quale si rifiutò di intendere spiritualmente le parole di
[ut ~upraj: ludazcus autem populus, quia Moysi verba spirituali- Mosè, non raggiunse colui del quale Mosè aveva parlato.
ter zntellzgere contempsit, ad eum de quo Moyses locutus fuerat AMBROGIO: Oppure diversamente. Lazzaro è povero nel mondo, ma è
non pervenit. ' ricco rispetto a Dio; infatti non qualsiasi povertà è santa, oppure le ric-
. ÀMBROSJUS: ~el alite1: Lazarus est pauper in saeculo, sed Deo chezze maligne; ma come la lussutia degrada le ricchezze, così la santità
dzves: neque enzm omnis sancta paupertas, aut divitiae crimino- esalta la povertà Oppure qualche uomo apostolico povero nelle parole,
sae; sed sicut luxuria infamat divitias, ita paupertatem commen- ma liceo nella fede e che si attiene alla fede vera, non ha bisogno della
~at sancti~as. Sive Apostolicus aliquis pauper in verbo, locuples fasciatura delle belle parole: questi lo ritengo simile a chi, percosso più
1~ fi_de, q_uz veram ten~at fidem, verborum infitlas non requirit: cui volte dai Giudei, offriva le piaghe del suo corpo perché fossero leccate
s~mllem zllum pu:o quz caesus saepius a Judaeis, ulcera sui corpo- come dai cani. Beati quei cani, nei quali si distilla l'umore di queste pia-
rzs lambenda quzbusdam, velut canibus, offerebat. Beati canes in ghe, così da ricolmare il cuore di coloro il cui compito è quello di custodi-
quos ulcerum talium distillat humm; ut impleat coi~ quo custodire re la casa, difendere il gregge e tenere lontani i lupi. E poiché la parola è il
domum, servare gregem, cavere assuescat lupos. Et quia panis pane, e la fede è della parola, le briciole sono come alcune vc1ità della
verkum est, fides _ aule~~ verbi est; micae velut quaedam dogmata fede, cioè i misteri delle Scritture. Ma gli A.tiani, i quali cercano di procu-
fidez sunt, mY_sterza scz(zcet Scripturarum. Ariani autem, qui socie- rarsi l'appoggio del potere imperiale per impugnare la verità della Chiesa,
tatem potentzae regalts a.ffectant ut impugnent Ecclesiae verita- non ti sembrano forse rivestiti di porpora e bisso, loro che, mentre difen-
tem, nonne t~bi .videntur ~n quadam pwpura et bysso iacere; qui dono il falso come se fosse vero, abbondano di fastosi discorsi? La ricca
cu!n pro verzs fucata defendant, divitibus abundant sermonibus? eresia ha composto molti Vangeli, mentre la povera fede ha conservato
Dzves haeresis. Evangelfa multa composuit, et pauper fides hoc quel solo Vangelo che ha ricevuto. La ricca filosofia si creò molte divi-
s?l~tm Eva~g~llum teniat quod accepit. Dives philosophia plures nità; la povera Chiesa ha conosciuto un solo Dio: non ti pare che quelle
szbz Deos feczt, pauper Ecclesia unum Deum novit: nonne illae ricchezze siano povere, e quella povertà sia iicca?
videntur egere divitiae, et redundare paupertas? AGOSTINO: Quel racconto può essere inteso anche in un altro modo,
A U~USTINUS, pe quaest. Evang. [2,38): Aliter etiam intelligi così che Lazzaro significhi il Signore che giace alla porta del ricco, poi-
potest zlla na:ratzo, ut Lazarum Dominum significare accipiamus ché si abbassò con l'umiltà della sua incarnazione alle orecchie superbis-
sime dei Giudei, desiderando di venire saziato con le briciole che cadeva-
zacentem ad_ zanuam _illi~s divitis, quia se ad aures superbissimas
no dalla mensa dcl ricco, ossia cercando da loro almeno le più piccole
lu~~eorum mcarnatwnzs humilitate deiecit, cupiens saturari de
opere di giustizia, che mediante l'orgoglio essi non adoperassero per la
m~cz~ quae cad~ba~~ de mensa divitis, idest quaerens ab eis ve/
loro mensa, cioè per il loro potere: queste opere, benché molto piccole e
mznzma opera zustztzae, quae suae mensae, idest suae potestati,
senza la disciplina della perseveranza nella vita onesta, almeno qualche
3l4 Cap. 16, vv. 27-JJ
T Cap. 16, vv. 27-31 315

per superbiam non uswparent: quae opera quamvis minima, et volta o per caso essi potrebbero compierle, come di solito le briciole
sine disciplina perseverantiae vitae bonae, saltem interdum ve/ cadono dalla tavola. Le piaghe sono i patimenti del Signore, i cani che le
casu facerent, sicut micae de mensa cadere solent. Ulcera, passio- leccano sono i Gentili che i Giudei chiamavano immondi, e tuttavia, con
nes sunt Domini; canes qui ea lingebant, gentes sunt, quos la soavità dolcissima della devozione, essi leccano le piaghe del Signore
immundos Iudaei dicebant; et tamen passiones Domini in sacra- nel sacramento del suo Corpo e del suo Sangue in tutto il mondo. Con il
mentis corporis et sanguinis eius per totum iam orbem suavitate seno di Abramo si intende il luogo segreto del Padre, dove, in seguito alla
devotissima lambunt. Sinus Abrahae intelligitur secretum Patris, sua passione, nostro Signore risorgendo venne assunto e dove, a mio
quo post passionem resurgens assumptus est Dominus, quo eum parere, si dice che fu p01tato dagli Angeli, perché quell'accoglienza per
portatum ab Angelis ideo dictum puto, quia ipsam receptionem, cui Ciisto raggiunse il luogo segreto del Padre, gli Angeli l'annunziarono
qua in secretum Patris accessit, Angeli annuntiaverunt discipulis. ai discepoli. Le altre cose possono essere intese secondo l'interpretazione
Cetera secundum superiorem expositionem accipi possunt: quia precedente, poiché si può intendere giustamente che il luogo segreto del
secretum patris bene intelligitur ubi etiam ante resurrectionem Padre sia quello in cui, prima della riswTczione, le anime dei giusti vivo-
iustorum anùnae vivunt cum Deo. no con Dio.
316 r 317

CAPUT 17 CAPITOLO 17

VERSUS 1-2 VERSETTI 1-2

1Et ait ad discipulos suos: Impossibile est ut non veniant 1Disse ancora ai suoi discepoli: È inevitabi le che avvenga-
scandala: vae autem il/i per quem veniunt! 2 Utilius est il/i, si no scandali , ma guai a colui per cu i avvengono. 2 È meglio per
lapis molaris imponatur circa col/um eius, et proiciatur in lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga get-
mare, quam ut scandalizet unum de pusillis istis. tato nel mare, piuttosto che scandalizzi uno di questi piccoli.

THEOPHYLACTUS: Quia Pharisaei existentes avari convitiaban- TEOFILATTO: Poiché i Farisei, i quali erano avari, insultavano il
tur Christo de paupertate praedicanti, induxit p arabolam divitis Cristo che predicava la povertà, egli portò la parabola del ricco e di
et Lazari. Deinde cum discipulis confert de Pharisaeis, indicans Lazzaro. Poi con i discepoli egli tratta dei Farisei, mostrando che sono
eos schismaticos et divinae viae impeditores esse; unde dicitur scismatici e che ostacolano la via divina; perciò si dice: Disse ancora ai
«Et ait ad discipulos suos: Impossibile est ut non veniant scanda- suoi discepoli: È inevitabile che awengano scandali, cioè ostacoli a una
la», idest impedimenta bonae et Deo placitae conversationis. condotta buona e gradita a Dio. CRISOSTOMO: Ora, ci sono due tipi di
CHRYSOSTOMUS: Sunt autem duplicia scandala: quorum haec qui- scandali, dci quali uno contrasta la gloria di Dio, mentre l'altro procura
dem divinae gloriae refragantur, haec vero p rodeunt solum ad solo un ostacolo ai fratelli: infatti l'invenzione di eresie e qualsiasi
irrogandum fratribus impedimentum: nam excogitationes haere- discorso contro la verità si oppone alla gloria di Dio. Tuttavia nel
sum, et quicumque contra veritatem fit sermo, divinae gloriae momento presente non sembra che si tratti di questi scandali, ma piutto-
refragatur. Non !amen ad praesens memorari videntur huiusmodi sto di quelli che avvengono tra fratelli e amici, come liti, maldicenze e
scandala, sed magis ea quae contingunt inter amicos et fratres; simili; perciò poi si aggiunge: Se tuo fratello pecca contro di te.
sicut iurgia, detractiones et huiusmodi; unde p ostea subdit «Si TEOFILATIO: Oppure dice che è necessario che emergano molti ostacoli
peccaverit in te f rater tuu.S'». THEOPllYLACTUS: Ve! dici!, quod alla predicazione e alla verità, come i Farisei impedivano la predicazio-
necesse est emergere multa praedicationis et veritatis obstacula, ne di Cristo. Ma a lcuni domandano: se è necessario che avvengano
sicut Pharisaei impediebant Christi praedicationem. Quaerunt scandali, perché il Signore biasima l'autore degli scandali? Infatti conti-
autem aliqui: si necesse est ut veniant scandala, cur Dominus nua: ma guai a colui per cui awengono: infatti tutto ciò che è causato
arguit scandalorum auctorem? Sequitur enim «Vae autem i/li per dalla necessità è peccato veniale. Ma fa' attenzione che questa necessità
quem veniunt»: quidquid enim pari! necessitas veniale est. Sed trae origine dal libero arbitrio. Infatti il Signore, vedendo in che modo
attende, quod necessitas ista ex libero arbitrio sortitur originem. gli uomini sono radicati nel male e non intendono alcunché di bene,
Videns enim Dominus qua/iter homines innituntur malo, nec pro- dice che, per quanto dipende da ciò che si vede, è necessario che avven-
ponunt aliquid boni, dixit quod quantum est ex consequentia gano scandali: come se un medico, vedendo che uno fa un cattivo uso
eorum quae videntw; necesse est contingere scandala: sicut si della dieta, dicesse: è necessario che questi si ammali; per questo moti-
medicus videns quemquam mala dieta utentem, dicat: necesse est vo dice: guai a colui che causa gli scandali, e gli comnùna la pena di-
hunc aegrotare; et ideo inducenti scandala «vae» dici!, et poenam cendo: È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino
ei comminatw; dicens «Utilius est illi si lapis molaris imponatur e venga gettato nel mare piuttosto che scandalizzi uno di questi piccoli.
circa collum eius, et proiciatur in mare, quam ut scandalizet unum B EDA: Qui si parla secondo l' usanza della provincia della Palestina:
de p usillis istis». BEDA: Secundum morem provinciae Palaestinae quando presso gli antichi Giudei la pena per i crimini maggiori era che
loquitur; cum maiorum criminum apud veteres l udaeos fuerit il colpevole, legato a un sasso, venisse sprofondato nel mare. In verità è
318 Cap. 17, vv. 1-2 Cap. 17, vv. 1-2 319

poena, ut in profimdum ligato saxo demergerentur. Et revera uti- meglio per un colpevole terminare la sua vita corporea con una pena
lius est innoxium poena, quamvis atrocissima, temporali tamen temporale, per quanto atroce, piuttosto che meritare per il fratello inno-
vitam finire corpoream, quam fratri nocentem mortem anima; cente la mo1te eterna della propria anima. Ora, si dice giustamente pic-
mereri perpetuam. Recte autem qui scandalizari potest, pusillus colo chi può essere scandalizzato; infatti chi è grande non abbandona la
appellatur: qui enim magnus est, quodcumque viderit, quodcum- fede, qualsiasi cosa veda o soffra. Perciò, in quanto possiamo farlo
que passus fiterit, non declina! a fide. lnquantum ergo sine pecca- senza peccato, dobbiamo evitare di dare scandalo al prossimo. Ma se si
to possumus, evitare proximorum scandalum debemus. Si autem prende scandalo dalla verità, è più utile che venga lo scandalo piuttosto
de veritate scandalwn sumitur, utilius permittitur scandalum che si abbandoni la verità. CrusOSTOMO: Comunque, attraverso il casti-
quam veritas relinquatur. CHRYSOSTOMUS: P er scandalizanti; go di chi scandalizza, apprendi la 1icompcnsa di chi salva. Infatti se la
autem poenam bravium salvantis addisce: nisi enim unius animae salvezza di un'anima non avesse causato una preoccupazione così gran-
salus esset sibi nimium curae, non comminaretur scandalizantibus de a Cristo, egli non avrebbe minacciato un tale castigo contro coloro
tantam poenam. che scandalizzano.

VERSUS 3-4 VERSETTI 3-4

. 3Attend!te vo~is. Si peccaverit in te frater tuus, increpa 3State attenti a voi stessi. Se un tuo fratello pecca, rimpro-
11/i:m et, s1 PC?e:i1tentiam egerit, dimitte il/i: 4et s i septies in veralo, ma se si pente perdonagli. 4E se pecca sette volte al
dte peccavent m te et septies in die conversus fuerit ad te giorno contro di te e sette volte si rivolge a te dicendo: Mi
dicens: Poenitet me, dimitte il/i. pento, tu perdonagli.

AMBROS1us: Post divitem qui cruciatur in poenis subicit prae- AMBROGIO: Dopo la parabola del ricco che è tormentato nel castigo,
ceptum veniae largiendae his qui se ab errore convertunt, ne Cristo aggirn1ge il com ando di perdonare coloro che si convertono dai loro
quem desperatio non revocet a culpa; unde dicitur «Attendite e1rnri, affinché la disperazione non faccia perseverare qualclmo nella
vobis». THEOPHYLACTUS: Quasi dicat: Necesse est scandala con- colpa; perciò dice: State attenti a voi stessi. TEOFILATIO: Come se dicesse:
È inevitabile che avvengano scandali; ma non è inevitabile che voi dobbia-
ti.ngere; non tamen necessarium est vos perire, si peccaveritis;
te perire, se cadete in peccato; come non è necessario che le pecore muoia-
szcut non est necesse oves perire lupo veniente, si vigilet pasto1: Et
no quando aiTiva il lupo, se il pastore sta sveglio. E poiché ci sono grandi
quoniam multae sunt scandalizantium diflerentiae: quidam enim
differenze fra coloro che scandalizzano: infatti alcuni sono sanabili e altri
sunt insanabiles, quidam sanabiles; ideo subiungit «Si peccaverit
insanabili, perciò soggiunge: Se un tuo fratello pecca, rimproveralo, ma se
in te frater tuus, increpa illum; et si poenitentiam egerit, dimitte
si pente perdonagli. AMBROGIO: Ma affinché il perdono non sia difficile né
illi». ÀMBROSIUS: Ut neque dif.ficilis venia, nec remissa sit indul- l'indulgenza sia fiacca, né un austero rimprovero atterrisca oppure la con-
gentia: neque austera percellat invectio, ve/ conniventia non invi- nivenza non inviti alla colpa, perciò altrove si dice (Mt 18,15): «Va' e
tet ad culpam; unde et alibi dicitur (Matth. 18, 15): «Corripe riprendilo fra te e lui solo». Infatti giova di più una correzione amichevole
ipsum inter te et ipsum solum»: plus enim proficit amica correctio che una denuncia violenta. Quella incute pudore, questa induce all'indi-
quam accusatio turbulenta. Illa pudorem incutit, haec indignatio- gnazione. Chi viene ammonito è più facile che sia salvato, perché teme di
nem movet. Servetur potius quod prodi metuat qui monetur: essere distrutto. Infatti è bene che chi viene corretto creda che tu sei suo
bonum quipp e est ut amicum magis te qui corripitur credat, quam amico piuttosto che un nemico. Infatti uno trova più facilmente pace nei
inimicum: f acilius enim consiliis acquiescitur quam iniuriae suc- consigli che nel piegarsi alle ingiw·ie. È il debole custode di un possesso
cumb itur. l nfirmus custos diuturnitatis est timor, pudor autem duraturo il timore, mentre il pudore è un maestro eccellente del proptio
320 Cap. 17, vv. 3-4 Cap. 17, vv. 3-4 321

bonus magister officii: qui enim metuit reprimitur, non emendatur. dovere: infatti chi teme viene frenato, ma non viene emendato. Si dice poi
Pulchre autem posuit «Si peccaverit in te»: non enim est aequa molto bene: se ha peccato contro di te: infatti non è la stessa cosa peccare
conditio in Deum hominemque peccare. BEDA: l ntuendum est contro Dio e peccare contro l'uomo. BEDA: Ma dobbiamo osservare che
autem, quia non passim peccanti dimittere iubet, sed poenitentiam egli non ci comanda di perdonare a tutti coloro che peccano, ma soltanto a
agenti: hoc enim ordine scandala declinare possumus, si nullum chi si pente dei suoi peccati. Noi possiamo evitare di dare scandalo osser-
laedamus, si peccantem zelo iustitiae corripimus, si poenitenti vando il seguente ordine: se non offendiamo nessuno, se correggiamo il
misericordiae viscera pandimus. TllEOPHYLACTUS: Sed quaereret peccatore con un giusto zelo, se spalanchiamo le viscere della misericordia
aliquis: si cum pluries indulserim fratri, iterum fit nocivus, quid a chi fa penitenza. T EOFILATIO: Ma qualcuno domanderà: se quando ho per-
agendum est secum? Ideo quaestioni huic respondens subdit «Et donato varie volte a mio fratello egli torna a peccare contro di me, che cosa
si sep ties in die peccaverit in te, et septies in die conversus fuerit devo fare con lui? Pertanto, rispondendo a questo intetrogativo, egli soggiun-
ad te dicens: Poenitet me, dimitte illi». BEDA: Septenario numero ge: E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte si rivolge a te
non veniae dandae terminus ponitur, sed ve/ omnia peccata dimit- dicendo: Mi pento, tu perdonagli. Il numero sette non viene posto come ter-
tenda, ve/ semper poenitenti dimittendum praecipitur: so/et enim mine del perdono da dare, ma o perché tutti i peccati siano perdonati,
saepe per septem, cuiusque rei aut temporis universitas indicari. oppure perché si perdoni sempre a chi si pente. Infatti col numero sette si
ÀMBROSIUS: Ve/ quia septima die requievit Deus ab operibus suis, suole indicare l'universalità o di qualsiasi cosa oppure del tempo.
post hebdomadam istius mundi requies nobis diuturna promittitur, AMBROGIO: Oppure, poiché nel settimo giorno Dio si riposò dalle sue
ut quemadmodum mala istius mundi opera cessabunt, ita etiarn opere, dopo la settimana di questo mondo ci viene promesso un riposo
vindictae severitas conquiescat. eterno, cosicché come cesseranno le opere cattive di questo mondo, così si
fe1merà anche la severità della vendetta.

VERSUS 5-6 VERSETTI 5-6

5Et dixerunt apostoli Domino: Adauge nobis fidem. 60ixit 5Gli Apostoli dissero al Signore: Aumenta la nostra fede! Il
autem Dominus: Si habueritis fidem sicut granum sinapis, Signore rispose: Se aveste fede quanto un granellino di senapa,
dicetis huic arbori moro: Eradicare et transplantare in mare; 6potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel
et obediet vobis. mare, ed esso vi ascolterebbe.
THEOPHYLACTUS: Audientes discipuli Dominum de quibusdam TEOFILAITO: I discepoli che ascoltano il Signore che tratta di alcune
arduis disserentem, puta de paupertate, et scandalis evitandis, cose difficili, per esempio della povertà e degli scandali che bisogna
petunt sibi fidem augeri, per quam possent paupertatem sequi: evitare, chiedono che accresca la loro fede, con cui possano seguire la
nihil enim adeo cultum suggerit paupertatis, sicut credere et spe- povertà: poiché nulla suggerisce una vita di povertà come la fede e la
rare in Domino: et ut per jìdem scandalis valeant resistere; unde speranza nel Signore; e mediante la fede essere in grado di resistere agli
dicitur «Et dixerunt Apostoli Domino: Adauge nobis fidem». scandali; perciò si dice: Gli Apostoli dissero al Signore: Aumenta la
GREGORJUS, Moralium [/. 22}: Utque iam accepta per initiumfue- nostra fede! GREGORIO: Cioè affinché quella fede che era già stata rice-
rat, quasi per augmentum graduum ad perfectionem venire!. vuta sin dall'inizio, possa crescere sempre più fino a raggiungere la per-
AUGUSTJNUS, De quaest. Evang. [2,39]: Potest quidem intelligi fezione. AGOSTINO: Si può senz'altro intendere che abbiano chiesto che
hanc fìdem sibi augeri postulasse qua creduntur ea quae non fosse loro aumentata quella fede con cui si credono le cose che non si
videntur,- sed tamen dicitur etiam .fìdes rerum, quando non verbis, vedono; ma si parla anche di una fede nelle cose, con cui noi crediamo
sed ipsis rebus praesentibus creditur quod jùturum est, cum iam non solo alle parole, ma anche alle cose stesse che sono presenti. E ciò
322 Cap. 17, vv. 5-6
T Cap. 17, vv. 5-6 323

per speciem manifestam se contemp/andam praebebit sanctis ipsa accadrà quando la sapienza di Dio, dal quale tutte le cose sono state
D ei Sapientia, per quam facta sunt omnia. THEOPH YLACTUS: create, manifesterà apertamente se stesso ai santi faccia a faccia.
Dominus autem ostendit eis quod bene peterent, et quod credere TEOFILATIO: Ma il Signore fa loro vedere che devono chiedere corretta-
deberent constante1; ostendens eis quod fldes multa potest; unde mente e che devono credere fennamente, mostrando loro che la fede
sequitur «Dixit autem Dominus: Si habueritis fldem sicut granum può molte cose; perciò continua: Il Signore rispose: Se aveste fede
sinapis, dicetis huic arbori moro: Eradicare et transplantare in quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradi-
mare, et obediet vobis». Duo magna concurrunt in idem, transpo- cato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe. Nello stesso evento
sitio radicati in terra, et plantatio in mari: quid enim in undis accadono due cose grandi: la trasposizione di ciò che è radicato nella
plantatur? Per quae duo virtutemfldei manifestat. CHRYSOSTOMUS, terra, e il suo trapianto nel mare; che cosa infatti viene piantato nelle
In Matthaeum [hom. 58}: Mentionem autem facit sinapis, quia onde? Con queste due cose manifesta la forza della fede. CRtSOSTOMO:
eius granum, etsi sit parvum quantitate, est tamen potestate vir- Egli fa menzione della senapa perché il suo grano, benché sia quantitati-
tuosius omnibus. Insinuat igitur quod minimum suae fìdei magna vamente piccolo, tuttavia per il suo potere è più robusto di tutti gli altri.
potest. Si autem morum non transposuerunt Apostoli, non calumnie- Allude inoltre al fatto che il minimo di fede può fare cose grandi. Ma
ris: non enim dixit: Transferetis, sed: «Trans/erre poteritiS»; sed sebbene gli Apostoli non abbiano trapiantato il gelso, non accusarli; poi-
noluerunt, quia opus non erat, cum maiora fecerint. CHRYSOSTOMUS ché il Signore non disse: voi trapianterete, ma avrete il potere di trapian-
[hom. 32 in Epist. 1 ad C01~J: Quaeret autem aliquis: quomodo tare. Ed essi non lo fecero perché non c'era nessun bisogno, visto che
Christus dicit minimam partem esse fldei, quae morum ve/ mon- essi fecero cose più grandi. C1usosTOMO: Qualcuno domanderà: come
tem potest transponere, cum Paulus dicat hanc esse omnem fidem mai Clisto dice che è una minima parte della fede quella che può tra-
quae montes transfert? Dicendum igitur est, quod Apostolus attri- piantare il gelso o il monte, mentre san Paolo dice che è tutta la fede
bui! toti fidei montem transponere, non tamquam tota fldes solum quella che trasporta le montagne? Bisogna dire che san Paolo attribuisce
hoc possit, sed quia hoc carnalihus magnum videbatur propter a tutta la fede il traspo1to delle montagne non come se solo tutta la fede
eminentiam corporis. BEDA: Ve! fldem pe1fectam Dominus hic possa fare questo, ma perché ciò sembrava una cosa grande agli uomini
grano sinapis compara!, eo quod sit in facie humilis, et in pectore carnali per la grandezza del corpo in questione. BEDA: Oppure il
fervens. Mystice autem per morum, cuius colore sanguineo fruc- Signore paragona la fede perfetta a un grano di senapa poiché a prima
tus et virgulta rubent, Evangelium crucis exprimitw; quae per vista è umile, mentre nel cuore è fervente. In senso mistico con il gelso,
fldem Apostolorum de gente ludaeorum, in qua velut in stirpe i cui ft11tti e virgulti sono rossi per il loro colore sanguigno, si esprime il
generis tenebatur, verbis praedicationis eradicata, et in mare Vangelo della croce, la quale, mediante la fede degli Apostoli, fu sradi-
Gentium piantata est. AMBRosrus: Vel hoc dicitur quando fldes cata con la parola della predicazione dalla nazione giudaica, dove era
spiritum excludit immundum: nam fructus mori primo albet in stata conservata come nella sua terra primitiva, e fu trapiantata nel mare
flore, qui inde iam formatus erutilat, maturi tate nigrescit. dei Gentili. AMBROGIO: Oppure ciò si dice quando la fede elimina lo
Diabolus quoque, ex a/benti A ngelicae flore naturae, et potestate spirito immondo: infatti il frutto del gelso anzitutto biancheggia nel
rutilanti, praevaricatione deiectus, tetro inhorruit odore peccati. fiore, poi, una volta formato, diventa rosso, e quando matura diventa
CHRYSOSTOMUS: Morum etiam diabolo aptabis: nam sicut mori nero. Anche il diavolo con la sua disobbedienza, essendo caduto dal
frondibus vermes aluntur, sic diabolus per cogitationes exortas ab bianco fiore della natura angelica e dalla potenza scintillante, diviene
eo, a lit nobis vermem perpetuum. Sed hanc morum po test fldes ab orrido per il tetro odore del peccato. CRISOSTOMO: Il gelso può essere
anirnabus nostris evellere, et in abyssum demergere. anche applicato al diavolo: infatti come dalle foglie del gelso si nutrono
i vermi, così il demonio, con le immaginazioni che procedono da lui,
alimenta in noi un verme che non muore mai. Ma la fede può estirpare
dalle nostre anime questo gelso, e immergerlo nel profondo del mare.
324 Cap. 17, vv. 7-10
r Cap. 17, vv. 7-10 325

VERSUS 7-10 VERSETTI 7-10

7Quis autem vestrum habens servum arantem aut pa- 7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli
scentem, qui regresso de agro dicat i/li: Statim transi, dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?
recumbe, Bet non dicat ei: Para quod coenem et praecinge BNon gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la
te et ministra mihi, donec manducem et bibam, et post veste e servimi, finché io non abbia mangiato e bevuto, e dopo
haec tu manducabis et bibes? 9Numquid gratiam habet mangerai e berrai anche tu? 9Si terrà obbligato verso il suo servo
servo il/i, quia fecit quae ei imperaverat? Non puto. 10Sic et perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Non credo. rncosì anche
vos, cum feceritis omnia quae praecepta sunt vobis, dicite: voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è stato ordinato, dite:
Servi inutiles sumus: quod debuimus tacere fecimus. Siamo servi inutili; abbiamo fatto quanto dovevamo fare.

THEOPHYLACTUS: Quia fides proprium possessorem f acit divino- TEOFILATIO: Poiché la fede rende chi la possiede osservante dei precetti
rum mandatorum observatorem, vivificis eum exornans operibus, divini, ornandolo con opere vivificanti, da ciò può sembrare che l'uomo
e..'Cinde videbatur hominem incurrere posse superbiae vitium: unde incorra nel vizio della superbia; perciò il Signore premunisce gli Apostoli
praemonuit Dominus Apostolos ne superbiant in virtutibus suis, perché non insuperbiscano per i loro poteri, ricorrendo a un esempio
per exemplum conveniens, dicens «Quis autem vestrum habens oppmtuno, dicendo: Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il
servwn arantem aut boves pascentem, qui regresso de agro dicat gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vìeni subito e mettiti a tavola?
illi: Statim transi et recumbe?». AUGUSTINUS, De quaest. Evang. AGOSTINO. Oppure diversamente. Perciò a molti che non hanno compreso
[2,39]: Vela/iter. Hanc ergofìdem praestantissimae veritatis ple- questa fede in una verità eccelsa, può sembrare che il Signore non abbia
risque non intelligentibus, videri potesi D ominus discipulis suis 1isposto a ciò che i suoi discepoli gli avevano chiesto. Tuttavia a me pare
non ad id quod p etierant respondisse. Difficile autem mihi appa- difficile, a meno che non intendiamo un passaggio da fede a fede, cioè da
ret; nisi intelligamus ex fide in fìdem, idest ex fide ista, qua mini- questa fede con cui si serve Dio, a quella fede con cui godiamo Dio. Infatti
stratur Deo, in eam s ignificasse transferri ubi f ruantur D eo. la fede aumenta quando in un primo tempo noi crediamo nella parola di
Augebitur enim f ìdes cum p rimo verbis p raedicantibus, deinde coloro che predicano, e poi nelle cose che appaiono; ma otterrà il sonuno
rebus apparentibus creditur: sed illa contemplatio summam quie- riposo quella contemplazione che sarà concessa nel regno eterno di Dio. E
tem habet, quae in aeterno Dei regno retribuitur. Summa vero quel perfetto riposo è la ricompensa per quelle giuste fatiche che sono
quies illa p raemium est iustorum laborum, qui in Ecclesiae admi- compiute nella amministrazione della Chiesa; perciò, sebbene il servo nel
nistratione peraguntur: et ideo quamvis in agro aret servus aut campo ari o pascoli, cioè in questa vita mondana si occupi di affari mate-
pascal, hoc est in vita saeculari ve/ terrena verset negotia, vel riali oppure serva uomini stolti come se fossero pecore, è necessario che,
stultis hominibus tamquam pecoribus serviat; op us est ut post dopo queste fatiche, tomi a casa, ossia che si riunisca alla Chiesa. B EDA:
illos Labores domum veniat; hoc est Ecclesiae societur. BEDA: Ve/ Oppure un servo rientra dal campo quando, abbandonato per qualche
servus de agro egreditw: cum intermisso ad tempus opere praedi- tempo il lavoro della predicazione, fa ritorno alla propria coscienza pren-
candi, ad conscientiam doctorem recurrit, sua secum acta vel dendo in esame i propri atti o detti; a lui il Signore non dice subito: vieni,
dieta retractans; cui non statim Dominus dicit «Transi», de hac da questa vita mortale; mettiti a tavola, cioè ristorati nella sede eterna della
vita mortali; «Recumbe», idest in aeterna sede beatae vitae re/a- vita beata. AMBROGIO: Infatti si capisce che nessuno si mette a tavola se
vere. AMBROSTUS: Jntelligitur enim quia nullus recumbit nisi ante prima non è anivato. Infatti anche Mosè prima è passato oltre, per poter
transierit. Denique et Moyses ante transivit, ut magnum visum poi avere la grande visione. Pertanto come tu non dici al tuo servo soltanto:
videret. Sicut ergo tu non solum non dicis servo tuo «recumbe», mettiti a tavola ma gli chiedi anche qualche altro servizio, così il Signore
sed exigis ab eo aliud ministerium; ita nec in te patitur Dominus non si accontenta da parte tua solo di qualche lavoro e fatica: poiché, men-
unius usum esse operi.~' et Laboris: quia dum vivimus, debemus tre viviamo, dobbiamo sempre operare; perciò continua: non gli dirà piut-
326 Cap. 17, vv. 7-10
r Cap. 17, vv. 7-10 327
...

semper operari; unde sequitur «Et non dicat ei: Para quod coe- tosto: preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io ab-
nem, et praecinge te, et ministra mihi, donec manducem et bia mangiato e bevuto? BEDA: Egli comanda di preparare per la cena, cioè
bibam?». BEDA: lubet parari quod coenet, hoc est post laborem dopo le fatiche della predicazione raccomanda anche l'umiltà di considera-
apertae locutionis humilitatem quoque considerationis propriae re se stessi: il Signore desidera cibarsi di questa cena. Rimboccarsi la veste
exhibere: tali coena Dominus pasci desiderat. Praecingi autem è raccogliere la mente umiliata da tanti pensieri fluttuanti, dai quali vengo-
est mentem humiliatam ab omnibus fluctuantium cogitationem no solitamente impediti i passi delle opere buone. Infatti chi si rimbocca le
jìnibus, quibus operum gressus impediri solet, constringere: nam vesti lo fa con l'obiettivo di non cadere quando cammina. Ma servire Dio è
qui vestimenta praecingit, hoc agit ne incedens involvatur ad confessare che noi non abbiamo nessuna forza senza l'aiuto della sua gra-
lapsum. Ministrare vero Dea, est absque gratiae eius auxilio nihil zia. AGOSTINO: Mentre i suoi servi amministrano, cioè annunciano il
virium habere profiteri. AuGUSTINUS, De quaest. Evang. [2,39]: Vangelo, nostro Signore mangia e beve la confessione e la fede dei Gentili.
Ministrantibus etiam, hoc est evangelizantibus servis suis, mandu- Continua: e dopo mangerai e berrai anche tu. B EDA: Come se dicesse:
cat et bibit Dominus confessionem et fidem Gentium. Dopo che mi sarò deliziato con l'opera della predicazione e dopo che mi
Sequitur «Et post haec tu manducabis et bibes». B EDA: Quasi sarò 1ifocillato con il banchetto della tua compunzione, finalmente passerai
dicat: Postquam tuae praedicationis opere delectatus, tuaeque e ti ristorerai al banchetto eterno della mia sapienza per tutta l'eternità.
compunctionis epulis fuero refectus, tunc demum transies, et CIRILLO: Poi il Signore insegna che il di1itto di autorità da parte del padro-
aeternis meae sapientiae dapibus in aeternum reficieris. CYRJLLVS: ne richiede nei servi la dovuta soggezione, quando dice: Si terrà obbligato
Docet autem Dominus quod ius potestatis dominicae quasi debitam verso il suo servo perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Non credo. In
subiectionem requirit a famulis, cum subdit « Numquid gratiam questo modo viene eliminata la malattia della superbia. Perché ti gonfi?
habet servo illi, quia fecit quae sibi imperaverat? Non puto». Ignori che se non paghi il debito, un pericolo incombe su di te, mentre se lo
Per hoc morbus superbiae tollitur. Quid superbis? l gnoras quod paghi, non fai nulla degno di lode, secondo il detto di S. Paolo (1 Cor 3, 16):
si non perso/vis debitum, periculum imminet; si vero persolvas, «Se io predico il Vangelo, non ne ho gloria; è per me una necessità il farlo;
nullam gratiamfacis? Secundum il/ud Pauli (1 Cor. 3,16): «Si guai a me se non predicassi!». Pe11anto osserva che quelli che tra noi
evangelizavero, non est mihi gloria; necessitas enim mihi est: Vae governano non rendono grazie quando i loro sudditi svolgono i compiti
mihi si non evangelizavero». Considera ergo, quod qui apud nos loro assegnati, ma guadagnano con la loro benevolenza l'affetto del loro
dominantur, non referunt gratias, cum aliqui subditorum statuta popolo, e alimentano in esso un maggiore desiderio di servire. Similmente
sibi prosequuntur numquid gratiam habet servo illi, quia fecit Dio rivendica su di noi il diritto di sudditanza, ma poiché è clemente e
quae sibi imperaverat? Obsequia; sed ex benevolentia saepius buono promette una ricompensa a coloro che lavorano, e la grandezza
suorum provocantes ajfectum, maiorem eis appetitum serviendi della sua benevolenza supera di gran lunga i sudori dei suoi sudditi.
aggenerant. Sic et D eus petit quidem a nobis famulatum iure AMBROGIO: Perciò non vantm1i se hai reso un buon servizio, perché hai
servitii; verum, quia clemens et bonus est, honores laborantibus fatto quello che dovevi fare. Accondiscende il sole, obbedisce la luna, ser-
pollicetur; et supereminet sudoribus subiectorum benevolentiae vono gli Angeli: perciò non cerchiamo lodi da noi stessi. Quindi conclu-
magnitudo. AMBROSJUS: Non e1go te iactes, si bene servisti, quod dendo soggiunge: Così anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è
facere debuisti. Obsequitur sol, obtemperat luna, serviunt Angeli; stato ordinato, dite: Siamo servi inutili: abbiamo fatto quanto dovevamo
et nos ergo non a nobis laudem exigamus. Unde concludens sub- fare. BEDA: Indubbiamente servi, perché siamo stati acquistati a caro prez-
dit «Sic et vos, cum omnia Jeceritis, dicite: Quia servi inutiles zo; inutili, perché il Signore «non ha bisogno dei nostri beni» (Sai 15,2),
sumus: quod debuimus facere, JecimuS». B EDA: Servi quidem, quia oppure «poiché io ritengo che le sofferenze del tempo presente non sono
pretio empti; inutiles, quia Dominus «bonorum nostrorum non paragonabili alla gl01ia che dev'essere manifestata in noi» (Rm 8, 18).
indiget» (Ps. 15,2), ve/ «quia non sunt condignae passiones huius Perciò questa è la petfezione della fede negli uomini: se, dopo aver com-
temporis ad futuram glorianw (Rom. 8, 18). Haec igitur est in piuto tutte le cose che ci sono state prescritte, riconosciamo ancora di esse-
hominibus fidei perfectio, si omnibus quae sunt praecepta imple- re impetfetti.
tis, imperfectos esse se noverint.
328 Cap. 17, vv. 11-19
T Cap. 17, vv. 11-19 329

VERSUS 11-19 VERSETTI 11-19

11Et factum est, dum iret in lerusalem, transibat per mediam 11 Du rante il viaggio verso Gerusalemme Gesù attraversava
Samariam et Galilaeam. 12Et, cum ingrederetur quoddam la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio gli vennero
castellum, occurrerunt ei decem viri /eprosi, qui steterunt a incontro dieci lebbrosi, i quali, fermatisi a distanza, 13alzarono
longe 13et Jevaverunt vocem dicentes: lesu praeceptor, la voce dicendo: Gesù maestro, abbi pietà di noi. 14Appena li
miserere nostri. 14Quos ut vidit, dixit: /te, ostendite vos sacer- vide Gesù disse: Andate a presentarvi ai sacerdoti. E mentre
dotibus. Et factum est, dum irent, mundati sunt. 15LJnus autem essi andavano , furono sanati. 15Uno di loro, vedendosi guarito,
ex illis, ut vidit quia mundatus est, regressus est cum magna tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si gettò ai piedi di
voce magnificans Deum 16et cecidit in faciem ante pedes eius Gesù per ringraziarlo. Era un samaritano. 17Ma Gesù osservò:
gratias agens: et hic erat Samaritanus. 17Respondens autem Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?
Jesus dixit: Nonne decem mundati sunt? et novem ubi sunt? 18Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio all'infuori
1BNon est inventus qui rediret et daret gloriam Deo, nisi hic alie- di questo straniero? E gli disse: 19Alzati e va', poiché la tua
nigena. 19Et ait il/i: Surge, vade quia fides tua te salvum fecit. fede ti ha salvato !

AMBROSIUS: Post praedictam parabolam reprehenduntur AMBROGIO: Dopo la parabola suddetta vengono biasimati gli in-
ingrati; dicitur enim «Et factum est, dum iret Iesus in Ierusalem, grati; infatti si dice: Durante il viaggio verso Gerusalemme Gesù
transibat per mediam Samariam et Galilaeam». TITUS: Ut osten- attraversava la Samaria. TITO: Per mostrare che i Samaritani erano
dat quod Samaritani quidem benevoli, Judaei vero praedictis benevoli, mentre i Giudei erano ingrati riguardo ai benefici suddetti;
beneficiis sunt ingrati: erat enim discordia inter Samaritanos et infatti c'era dissidio tra i Samaritani e i Giudei, e per mettere la pace
Judaeos: quam ipse quasi pacificans inter utrosque transit, ut tra di loro passa in mezzo a entrambi per fare di essi un uomo nuovo.
utrosque compingat in unum novum hominem. CYRTLLUS: Deinde CIRILLO: Quindi il Salvatore manifesta la sua gloria attraendo Israele
suam gloriam Sa lvator manifestat, attrahens ad fidem Israel; alla fede; perciò continua: Entrando in un villaggio gli vennero in-
unde sequitur «Et cum ingrederetur quoddam castellum, occurre- contro dieci lebbrosi, che erano stati espulsi dalle città e dai castelli,
runt ei decem viri leprosi», ab urbibus et oppidis expulsi, et quasi ed erano come immondi secondo il rito della Legge mosaica. TITO:
immundi ritu legis mosaicae. TITUS: Conversabantur autem ad Essi vivevano in comune sentendosi solidali fra loro in quanto parte-
invicem, quia fecerat eos unanimes communitas passionis; et cipi della stessa disgrazia; e aspettavano il passaggio di Gesù, guar-
praestolabantur transitum Iesu, so/liciti donec advenientem dando ansiosamente alla sua venuta; perciò prosegue: fermatisi a
Christum viderent; unde sequitur «Qui steterunt a longe»: eo distanza: e questo perché la legge dei Giudei giudicava la lebbra
quod /ex l udaeorum lepram immundam iudicat; !ex autem evan- immonda, mentre la legge evangelica considera immonda non la leb-
gelica non externam, sed internam asserit esse immundam. bra esteriore, ma quella interiore. TEOFILATTO: Si fermarono a distan-
THEOPHYLACTUS: A longe ergo stabant quasi verecundantes de za quasi vergognandosi per l'immondizia che veniva loro attribuita;
immunditia quae eis imputabatur: putabant enim quod Christus essi pensavano infatti che Gesù li avrebbe guardati con ribrezzo
eos fastidiret ad modum aliorum. Sic ergo astiterunt loco, sed come facevano gli altri. Perciò si fermarono a distanza; ma poi si
facti sunt p roximi deprecando: «prope» enim «est Dominus avvicinarono supplicando: infatti «Il Signore è vicino a quanti lo
omnibus invocantibus eum in veritate» (Ps. 145,18); unde invocano, a quanti Io cercano con cuore sincero» (Sal 144,18); perciò
sequitur «Et levaverunt vocem, dicentes: I esu praeceptor, continua: alzarono la voce dicendo: Gesù maestro, abbi pietà di noi.
miserere nostri». T1ros: Dicunt nomen Jesu, et lucrifaciunt rem; nam Tiro: Dicono il nome di Gesù e ottengono la realtà; infatti Gesù
Jesus interpretatur Salvator: dicun t «Miserere nobis», propter viene interpretato come Salvatore: dicono: abbi pietà di noi, grazie
experientiam virtutis eius; neque argentum petentes neque aurum, all 'esperienza del suo potere; infatti non chiedono né oro né argento,
330 Cap. 17, vv. 11-19 Cap. 17, vv. 11-19 331

sed ut aspectum corporis sanum obtineant. THEOP/JYLACTUS: Nec ma la guarigione dcl loro corpo con il solo sguardo. T EOFILAITO: Non
simpliciter obsecrant eum, nec rogant eum ut mortalem: vocat Io supplicano semplicemente, né lo pregano come un essere mortale,
eum praeceptorem, idest D ominum, quo pene videntur hunc ma lo chiamano maestro, ossia Signore, come se lo considerassero
opinari Deum. At ipse iubet illis ut ostenderent se sacerdotibus · Dio. Ma egli chiede loro di presentarsi ai sacerdoti; perciò continua:
unde sequitur «Quos ut vidit, dixit: !te, ostendite vos sacer~ Appena li vide Gesù disse: Andate a presentarvi ai sacerdoti: infatti
dotibus»: ipsi enim experiebantur si mundati forent a lepra vel quelli verificavano se fossero stati liberati dalla lebbra oppure no.
n?n. CYRTLLUS: Lex etiam mundatos a lepra iubebat ojferre sacrifi- CIRILLO: Inoltre la Legge prescriveva che i mondati dalla lebbra of-
czum causa purgationis. THEOPHYLACTUS: lubere ergo eis ut irent frissero un sacrificio per la purificazione. T EOFILATTO : Pertanto co-
ad sacerdotes, nihil aliud innuebat nisi quod debebant curari · mandare loro di recarsi dai sacerdoti significava che dovevano essere
unde sequitur «Et factum est, dum irent, mundati sunt». CYRJLLus'.· curati; perciò prosegue: E mentre essi andavano furono sanati.
In quo Iudaeorum pontifices aemuli g loriae eius cognoscere CIRILLO: Con ciò i sommi sacerdoti dei Giudei, che erano gelosi della
poterant quod inopinate et mirifice sanati sunt, concedente sua gloria, potevano conoscere che erano stati guariti improvvisa-
Christo eis salutem. mente e miracolosamente da Cristo, il quale aveva concesso loro
THEOPHYLA CTUS: Cum autem decem essent, novem, qui la salute.
TEOFILATIO: Ora, essendo in dieci, nove di loro, che erano Israeliti,
lsraelitae erant, ingrati fuerunt; sed alienigena Samaritanus
reversus, voces emittebat benignas; unde sequitur «Unus autem furono ingrati, mentre il Samaritano, che era uno straniero, ritornò
ex illis ut vidit quia mundatus est, regressus est cum magna voce emettendo ad alta voce parole di riconoscenza; perciò continua: Uno
magnificans Deum». TITus: Dedit autem ei appropinquandi fidu- di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce.
ciam suscepta purgatio; unde sequitur «Et cecidit in jaciem suam TITO: La purificazione che aveva ricevuto gli diede la confidenza di ac-
ante pedes eius, gratias agenS», ex procubitu et supplicatione costarsi; perciò prosegue: e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo,
fidem suam simul cum benevolentia pandens. con la sua prostrazione e la sua supplica egli manifestò .allo stesso
Sequitur «Et hic erat Samaritanus». THEOPHYLACTUS: Hinc tempo la sua fede e la sua gratitudine.
Prosegue: Era un samaritano. T EOFTLAITO: Dal che si può arguire
poterit quisquis conicere quod nihil impedit quemquam p iacere
che nulla impedisce a chiunque di piacere a Dio, anche se proviene
Deo, etsi de genere profano processerit, dummodo bonum gerat
da una stirpe profana, purché agisca secondo la retta intenzione.
propositum. Nullus etiam natus ex sanctis superbia!; novem enim
Anche se nato da santi genitori, nessuno si inorgoglisca; infatti nove
qui Israelitae erant, ingrati fuerunt; unde sequitur «Respondens che erano Israeliti, furono ingrati; perciò continua: Ma Gesù osservò:
autem Iesus dixit: Nonne decem mundati sunt? Et novem ubi Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è
sunt?. Non est inventus qui rediret, et daret gloriam Deo, nisi hic trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio ali 'infuori di questo straniero?
alienigena». T1rus: Per hoc ostenditur quod promptiores ad fidem TITO: Con ciò si mostra che gli stranieri erano più pronti alla fede e più
erant alienigenae: lentus enim erat ad fidem Israe/; unde subditur lento alla fede era Israele; perciò soggiunge: E gli disse: Alzati e va', poi-
«Et ait il/i: Surge, vade, quiafides tua te salvumfecit». ché la tua fede ti ha salvato.
A UGUSTINUS, De quaest. Evang. [2,40}: Mystice autem leprosi AGOSTINO: Ora, in senso mistico, per lebbrosi si possono intendere
intelligi possunt qui scientiam verae fidei non habentes, varias coloro che non posseggono la vera scienza della fede e professano di-
doctrinas profitentur erroris: non enim abscondunt imperitiam verse dottrine en-onee: infatti non nascondono la loro imperizia ma la
suam, sed pro summa peritia proferunt in lucem, et iactantiam mostrano in pubblico, come se fosse la più grande sapienza, e mostrano
sermonis ostendunt. Coloris quippe vitium lepra est; vera ergo la pomposità dei loro discorsi. Certamente la lebbra è un vizio del co-
falsis inordinate permixta in una disputatione ve! narratione lore: infatti le cose vere mischiate con le false in una disputa o in un rac-
hominis, tamquam in unius corporis colore apparentia, significant conto di un uomo, come se fossero il colore di uno stesso corpo, signifi-
lep~am, tamquam veris falsisque colorum facis humana c01pora cano la lebbra, come ciò che cambia e deturpa i corpi umani con vere e
vanantem atque maculantem. Hi autem tam vitandi sunt Ecc/e- false tinte di colori. Ora, questi lebbrosi devono essere tenuti lontani
332 Cap. 17, vv. 11-19 Cap. 17, vv. 11-19 333

siae ut, si fieri potest, longius remoti magno clamore Christum dalla Chiesa così che, se è possibile, essendo più distanti, invochino
interpellent. Quod autem praeceptorem eum invocaverunt, satis il Cristo con forti grida. Ma poiché lo chiamano Maestro, io penso
puto signifìcari vere lepram falsam esse doctrinam, quam bonus che ciò significhi veramente che la lebbra è una falsa dottrina che il
praeceptor abstergat. Nullum autem eorum quibus haec corpo- buon maestro toglie detergcndo. Ora, nessuno di coloro ai quali il
ralia beneficia Dominus praestitit, invenitur misisse ad sacer- Signore ha accordato benefici corporal i è stato inviato ai sacerdoti
dotem nisi leprosos. Sacerdotium enim Tudaeorum figura fuit sa- eccetto il lebbroso. Infatti il sacerdozio dei Giudei rappresenta il
cerdotii quod est in Ecclesia. Cetera autem vitia per seipsum inte- sacerdozio della Chiesa. Il Signore coiTcgge e guarisce tutti i vizi con
rius in conscientia Dominus sanat et corrigit; doctrina vero ve/ il suo potere operando interiormente nella coscienza; invece la dottri-
imbuendi per sacramenta, ve/ catechizandi per sermonem Ec- na o di iniziare con i sacramenti o di catechizzare con la parola, è
clesiae tributa est. Qui «dum irent, mundati sunt»: quia Genti/es, stata assegnata alla Chiesa. Mentre essi andavano furono sanati.
ad quos venerat Petrus, nondum accepto baptismatis sacramento, Poiché i Gentili , ai quali Pietro fu inviato, non avendo ricevuto il
per quod spiritualiter ad sacerdotes pervenitw; infasione Spiritus sacramento del battesimo, mediante il quale noi arriviamo spiritual-
sancti mundati declarantur. Quisquis ergo in Ecclesiae societate mente ai sacerdoti, con l' infusione dello Spirito Santo sono dichiarati
doctrinam integram veramque assequitur, eo quod manife stetur, mondi. Perciò chiunque segue l' integra e vera dottrina nella società
varietate mendaciorum tamquam lepra caruisse, et tamen ingra- della Chiesa, proclamando se stesso libero dalla confusione delle
tus Deo mundatori suo gratiarum agendarum pia humilitate non menzogne, come se si trattasse della lebbra, e tuttavia, ancora ingrato
prosternitw; similis est illis de quibus dicit Apostolus (Rom. 1,21) verso Dio che lo ha purificato, non si prostra dinanzi a lui per render-
quod «cum Deum cognovissent, non ut Deum magn~fìcaverunt, gli grazie con pia umiltà, è simile a coloro dei quali l'Apostolo dice
aut gratias egerunt». Ideo tales in novenario numero tamquam (Rm 1,2 1): «Perché avendo conosciuto Iddio non l'hanno glorificato
impe1fecti remanebunt: novem enim indigent uno ut quadam uni- come Dio, né l' hanno ringraziato». Perciò questi tali resteranno nel
tatis forma coagulentur, ut decem sint. llle autem qui gratias egit, numero nove come imperfetti; infatti i nove hanno bisogno di uno
unicae Ecclesiae significatione approbatus est. Et quia illi erant perché si coagulino nella forma dell'unità e diventino così dieci. Ma
ludaei, amisisse per superbiam dee/arati sunt regnum caelorum, colui che rese grazie venne approvato come un esempio dell ' unica
ubi maxime unitas custoditur. Iste vero, qui erat Samaritanus, Chiesa. E poiché essi erano Giudei, si è dichiarato che hanno perso, a
quod interpretatur custos, i/li a quo accepit tribuens quod accepit, causa della superbia, il regno dei cieli, dove viene custodita l'unità
secundum illud (Ps. 58, 1 O): «Fortitudinem meam ad te custo- nel modo migliore. Invece costui che era Samaritano, che viene inter-
diam», unitatem regni humili devotione servavi!. B EDA: Cecidit pretato come un custode, attribuendo ciò che ha ricevuto a colui dal
autem in faciem, quia ex malis quae se perpetrasse meminit, eru- quale lo ha ricevuto, secondo il detto del Salmo 58,10: «La mia for-
bescit: qui surgere et ire praecipitur: quia qui infirmitatem suam tezza affido a te», con l' umile devozione conservò l'unità del regno.
cognoscens humiliter iacet, per divini verbi consolationem ad for- B EDA: Ora, egli si prostrò ai suoi piedi, poiché, al ricordo dei mali
tia opera proficere iubetur. Si autem jìdes salvum fecit eum qui se che aveva compiuto, a1Tossì; ma gli viene comandato di alzarsi e di
ad agendas gratias inclinavit: ergo perfidia perdit eos qui de camminare, poiché a colui che, conoscendo la propria debolezza, gia-
acceptis beneficiis Deo dare gloriam neglexerunt, quapropter ce disteso per terra con umiltà, viene comandato di progredire verso
.fìdem per humilitatem augeri debere, sicut in parabola superiori opere più grandi dalla consolazione della divina parola. Ma se la fede
decernitur, ita hic ipsis rebus ostenditur. ha salvato chi si prostrò per rendere grazie, la perfidia perde coloro
che trascurano di rendere gloria a Dio per i benefici ricevuti; perciò
che noi dobbiamo aumentare la nostra fede con l'umiltà, come si di-
chiara nella parabola precedente, viene qui mostrato con la realtà
stessa.
334 Cap. 17, vv. 20-21 Cap. 17, vv. 20-21 335

VERSUS 20-21 VERSETTI 20-21

20/nterrogatus autem a pharisaeis quando venit regnum 201nterrogato dai Farisei: Quando verrà il regno di Dio?,
Dei, respondens eis dixit: Non venit regnum Dei cum obser- rispose: 2111 regno di Dio non ver~à in modo ?a attira~e. l'atten-
vatione, 21 neque dicent: Ecce hic, aut ecce illic. Ecce enim zione, e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo la. Perche 11 regno
regnum Dei intra vos est. di Dio è in mezzo a voi.

CYR!LLUS: Cum Salvator in sermonibus quos ad alias dirigebat, CIRILLO: Poiché il Salvatore nei discorsi che indirizzava alla gente
fi'equenter regnum Dei meminisset, ob hoc Pharisaei eum deride- aveva spesso ricordato il regno di Dio, per questo motivo i Giudei lo
bant,- unde dicitur «lnterrogatus autem a Pharisaeis: Quando deridevano; perciò si dice: Interrogato dai Farisei: Quando verrà il
venit regnum Dei?» quasi irrisorie dicerent: Antequam veniat de regno di Dio? Come se dicessero in modo ilTisorio: Prima che giunga
quo loqueris, mors crucis te occupabit. Dominus autem patien- ciò di cui parli, la morte di croce ti sorpren derà. Ma il Signore,
tiam ostendens, increpatus non increpat; sed potius malos existen- mostrando una grande pazienza, oltraggiato non oltraggia; e benché
tes suo non dedignatur responso; sequitur enim «Respondit eis, et essi fossero cattivi, non restituisce loro una risposta sdegnosa. Perciò
dixit: Non veniet regnum Dei cum observatione»; quasi dicat: prosegue: rispose: Il regno di Dio non ver~à in modo ~a attirar~ l 'at~
Non quaeratis de temporibus quibus iterum instabit tempus regni tenzione. Come se dicesse: Non cercare di conoscere 11 tempo m cui
caelorum. BEDA: Il/ud enim tempus neque ab hominibus, neque ab il regno dei cieli sarà di nuovo presente. BEDA: Tnfatti quel tempo
Angelis potest observari, sicut tempus incarnationis Prophetarum non può essere osservato né dagli uomini né dagli angeli, come il
vaticiniis et Angelorum est manifestatum praeconiis; unde subdit tempo dell ' incarnazione che fu proclamato dai vaticini dei Profeti e
«Neque dicent: Ecce hic, aut: Ecce illic». Ve/ a/iter. Interrogant fu manifestato dagli annunci degli Angeli; perciò soggiunge: e nessu-
de tempore regni Dei, quia, sicut ù~fra dicitw; existimabant quod no dirà: Eccolo qui o eccolo là. O diversamente. Essi chiedono circa
veniente Hierosolymam Domino, confestim regnum Dei manife- il tempo del regno di Dio perché, come si dirà più avanti, pensavano
staretur,- unde Dominus respondet, quod «regnum Dei non veniet che con l'arrivo del Signore a Gerusalemme si sarebbe manifestato
cum observatione». CYJULLUS: Solum autem ad utilitatem cuiusli- immediatamente il regno di Dio; perciò il Signore risponde che il
bet hominis esse fatetur il/ud quod subditur «Ecce enim regnum regno non verrà attirando l 'attenzione. CIRILLO: Ora, è solo per
Dei intra vos est», idest, in vestris ajfectibus et in potestate vestra l'utilità di ciascun uomo che egli dice che avvenà quanto segue:
id capere: potest enim quilibet homo iustifìcatus per fidem Christi Perché il regno di Dio è in mezzo a voi, cioè il poterlo cogliere con i
et virtutibus ornatus regnum obtinere caelorum. GREGORJUS vostri affetti e con il vostro potere: infatti qualsiasi uomo giustificato
NAZIANZENUS: Vel forsitan regnum nobis insitum dicit inditam ani- mediante la fede in Cristo e ornato con le virtù può ottenere il regno
mabus nostris laetitiam per Spiritum sanctum: ea enim est velut di Dio. GREGORIO NAZIANZF.NO: Oppure forse il regno dei cieli che si
imago et arrha perennis laetitiae, qua in fùturo saeculo sanctorum trova in mezzo a noi dice la letizia infusa nelle nostre anime per
animae gaudent. B EDA: Ve/ regnum Dei seipsum dicit intra illos opera dello Spirito Santo: infatti essa è come un'immagine e una
positum, hoc est in cordibus eorum per fidem regnantem. caparra della letizia perenne di cui godono nel secolo futuro le anime
dei santi. B EDA: Oppure il regno di Dio significa che egli stesso
è posto in mezzo a loro, cioè che regna nei loro cuori per mezzo della
fede.
336 Cap. 17, vv. 22-25 r Cap. 17, vv. 22-25 337

VERSUS 22-25 VERSETTI 22-25

22Et ait ad discipu/os suos: Venient dies quando deside- 22Disse ancora ai suoi discepoli, verrà un tempo in cui desi-
retis videre unum diem Filii hominis et non videbitis. 23Et dererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo,
dicent vobis: Ecce hic et ecce illic. Nolite ire neque secte- ma non lo vedrete. 23Vi diranno: Eccolo qua, eccolo là; non
mini. 24Nam, sicut fu/gur coruscans de sub caelo in ea quae andateci, non seguiteli. 24Perché come il lampo guizzando bril-
sub caelo sunt fulget, ita erit Filius hominis in die sua. la da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel
25Primum autem oportet illum multa pati et reprobari a suo giorno. 25Prima però è necessario che egli soffra molto e
generatione hac. venga ripudiato da questa generazione.

CYRILLUS: Quia Dominus dixerat «Regnum Dei intra vos est», CIRILLO: Poiché il Signore aveva detto: Il regno di Dio è in mezzo
voluit discipulos esse paratos ad patientiam, ut ejfecti strenui a voi, volle che i suoi discepoli fossero pronti a patire, perché, diven-
intrare valeant regnum Dei. Praedicit ergo eis, quod antequam de tati valorosi, fossero in grado di entrare nel regno di Dio. Quindi pre-
caelo veniat, in fine saeculi persecutio irruet super eos; unde dici- dice loro che prima del suo arrivo dal cielo alla fine del mondo scop-
tur «Et ait ad discipulos suos: Venient dies quando desideretis pierà la persecuzione contro di loro. Perciò si dice: Disse ancora ai
videre unwn diem Filii hominis, et non videbitis»; sign~ficans suoi discepoli: Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno
quod tanta erit persecutio, quod unum diem eius videre cupiant, solo dei giorni del Figlio dell'uomo ma non lo vedrete; indicando che
illius scilicet temporis quo adhuc conversabantur cum Christo. la persecuzione sarà così grande che desidereranno di vedere anche
Sane Iudaei Christum multis angustiaverunt improperiis et iniu- uno solo dei suoi giorni, ossia del tempo in cui vivevano ancora con
riis; sed in comparatione malorum maiorum minora eligenda il Cristo. In verità i Giudei spesso tom1entarono il Cristo con insulti e
videntur. THEOPHYLACTUS: Tunc enim absque so!Licitudine vive- ingiurie, ma a confronto di mali maggiori sembra che si debbano pre-
bant, Christo eos procurante, et protegente; sed futurum erat ferire quelli minori. TEOFILATIO: Ma allora vivevano senza preoccu-
quando Christo absente traderentur periculis, ad reges et princi- pazioni, quando il Cristo aveva cura di loro e li proteggeva. Ci sareb~
pes ducti; et tunc tempus primum cuperent quasi tranquillum. be però stato un tempo in cui il Cristo sarebbe stato assente, cd essi
BEDA: Ve! diem Christi dicit regnum Dei, quod speramus futurum; sarebbero stati esposti a pericoli, condotti davanti a re e a principi; e
et bene dicit «unum dienw, quia in il/a beatitudinis gloria tene- al lora avrebbero desiderato la tranquillità del tempo precedente.
brarum interruptio nulla est. Bonum ergo est diem Christi deside- B EDA: Oppure chiama il giorno di Cristo regno di Dio, che noi aspet-
rare. Nec tamen magnitudine desiderii nobis somnia fingere debe- tiamo come futuro, e dice correttamente «uno solo dei giorni», per-
mus, quasi instet dies Domini; unde sequitur «Et dicent vobis: ché in quella gloriosa beatitudine non ci sarà nessuna interruzione
Ecce hic, ecce illic: Nolite ire, neque sectemini». EUSEBIUS: Quasi delle tenebre. Perciò desiderare il giorno di Cristo è una cosa buona.
dicat: Si adveniente Antichristo, fama de eo volet quasi apparue- Tuttavia la grandezza del desiderio non deve farci sognare, come se il
rit Christus, non egrediamini, neque sequamini: nam impossibile giorno dcl Signore fosse imminente. Perciò continua: e vi diranno:
est eum qui semel in terra visus est, iterum in angulis terrae con- Eccolo qua, eccolo là: non andateci, non seguiteli. E USEBIO: Come
versari. Erit igitur hic de quo dicitur, non verus Christus,- manife- se dicesse: Se alla venuta dell'Anticristo si diffonde la fama come se
stum enim signwn secundi adventus Salvatoris nostri hoc est quod fosse apparso il Cristo, non uscite e non seguitelo: infatti è impossibi-
subito totum orbem claritas eius adventus replebit,· unde sequitur le che chi una volta è stato visto sulla terra, si trovi ancora a vivere in
«Nam sicut fulgur coruscans de sub caelo, in ea quae sub caelo un angolo della terra. Perciò colui del quale si parla, non è il vero
suntfulget,- ita erit Filius hominis indie sua». Non enim apparebit Cristo. Infatti questo è un segno evidente della seconda venuta del
super terram ambulans, sicut quidam homo communis, sed uni- nosh·o Salvatore, che all'improvviso lo splendore della sua venuta
versaliter irradiabit, ostendens cunctis iubar p ropriae Deitatis. riempirà tutto \' uni verso; perciò prosegue: Perché come il lampo
338 Cap. 17, vv. 22-25 Cap. 17, vv. 22-25 339

B EDA: Et pulchre ait «Coruscans de sub cae/0>>: quia iudicium guizzando brilla da un capo a.ll 'al~ro del cielo, ~o~i sarà il Figlio de~­
sub caelo, hoc est in aeris medio, geretur, secundum il/ud Apostoli /'uomo nel suo giorno. Tnfatt1 egh non companra sulla terra cammi-
(l Thess. 4, 16): «Simul rapiemur cum illis in nubibus obviam nando, come un uomo comune, ma illuminerà tutto l'universo,
Ch~isto in aera»..si autem Dominus in iudicio sicut fulgur appa- mostrando a tutti gli uomini lo splendore della sua divinità. B EDA: E
rebtt, nullus tunc in sua mente latere permittitur: quia ipso iudicis dice giustamente: brilla da un capo all'altro del cielo, perché il giu-
fulgore penetratur. Potest autem haec Domini responsio et de ilio dizio sarà emesso sotto il cielo, cioè nel mezzo dcli' aria, secondo
eius adventu quo quotidie venit in Ecclesiam accipi. lntantum quanto dic.e l'Apostolo (1 Ts 4,16): ~<S~rcmo rapiti nelle °:uv~l~ p~r
enim saepe haeretici turbaverunt Ecclesiam, dicendo in suo muovere mcontro al Signore nell an a» . Ora, se nel g1ud1z10 t1
dogmate fidem Christi manere, ut .fide/es i/forum temporum desi- Signore comparirà come un fulmine, a nessuno sarà concesso di tene-
derare~t Dominum, ve/ uno die, si fieri posset, redire ad terras, ut re nascosta la propria mente: perché sarà penetrato dal fulgore del
per setpsum quomodo se habeat fidei veritas, intimaret. «Et non giudice. Ma questa risposta del Si~nor~ siyuò anc~e .intendere come
videbitis», inquit: quia non est opus c01porali visione Dominum riferita a quella sua venuta con cui egh viene quotidianamente nell~
redi:e:. quia semel per universum mundum Evangelii vigorem sua Chiesa. Infatti spesse volte gli eretici, affermando che la fede d1
exh zbwt. CYRJLLUS: Opinabantur autem discipuli quod vadens Cristo si trovava nelle loro dottrine, angustiarono talmente la Chiesa,
Hierosolymam statim ostenderet regnum Dei. Hanc igitur opinio- che i fedeli in quei tempi desideravano che il Signore, se fosse stato
nem resecans, notum facit eis quod primo decebat eum salubrem possibile, ritornasse sulla terra anche per un solo giorno e facesse ~gli
passionem sujferre, deinde ad Patrem ascendere, et desuper fulge- stesso conoscere qual fosse la vera fede. Ma non lo vedrete, dice:
re, ut per orbem terrarum in iustitia iudicet; unde subdit «Primum perché non è necessario che i.I Signore c~~provi con una visione cor-
autem oportet illum multa pali, et reprobari a generatione hac». porea ciò che è stato mamfestato spmtu.almen.te dalla. luce del
B EDA: Generationem non tantum Iuda eorum, verum etiam Vangelo, una volta che sia stato sparso e diffuso 111 tutto 11 mond~.
omnium reproborum appellat; a quibus etiam mmc Filius hominis CIRILLO: Ma i discepoli pensavano che, salendo a Gerusalemme, li
in corpore suo, hoc est in Ecclesia, multa patitur, et reprobatur. Salvatore avrebbe subito manifestato il regno di Dio. Perciò, correg-
Inserit autem de sua passione, loquens de gloria sui adventus, ut gendo questa opinione, egli rende loro noto che prima era necessari~
d?lorem su~e passionis spe promissae clarificationis mitigarent, che egli sopportasse la passione, causa della nostra salve.zz~, e p~1
szmulque sezpsos pararent, si gloriam regni diligerent, mortis non ascendesse al Padre e da lassù risplendesse, per poter gmd1care 11
horrere periculum. mondo secondo giustizia. Perciò soggiunge: Ma prima è necessario
che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione. B EDA:
Egli chiama generazione non solo quella dei Giudei, ma di tutti i per-
versi, ad opera dei quali anche ora il Figlio dell'uomo soffre molto e
dai quali viene respinto nel suo corpo, cioè nella Chiesa. Ma mentre
egli diceva molte cose circa il suo avvento glorioso, intr?duce~~
qualche cosa riguardante la sua passione, affinché, quando gh ~orrum
l'avessero visto morire, avendo udi to che sarebbe stato glonficato,
potessero sia alleviare il loro dolore per le sue sofferenze con la spe-
ranza della gloria promessa, sia, allo stesso tempo, preparare se stes-
si, se amavano le glorie dcl suo regno, ad affrontare senza paura
l'esame della morte.
340 Cap. 17, vv. 26-30 Cap. 17, vv. 26-30 341

VERSUS 26-30 VERSETTI 26-30

26Et, sicut factum est in diebus Noe, ita erit et in diebus 26Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del
Filii hominis: 27edebant et bibebant, uxores ducebant, et Figlio dell'uomo; 27ma.ng i av~no , .bev~vano : si a~mogl i avano ~
dabantur ad nuptias usque in diem qua intravit Noe in arcam; si maritavano fino al giorno in cui Noe entro nell arca e venne 11
et venit di/uvium et perdidit omnes. 2BSimiliter, sicut factum di luvio e fece perire tutti. 28Simi lmente , come avvenne al
est in diebus Lot: edebant et bibebant, emebant et vende- tempo di Lot: mangiavano, bevevano, ?omp~avan.o , vend~va­
bant, plantabant et aedificabant; 29qua die autem exiit Lot a no, piantavano , costruivano ; 29ma ne~ giorno. in cui Lot.usci d~
Sodomis, p luit ignem et sulphur de cae/o et omnes perdidit. Sodoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e 11 fece perire tutt1.
30Secundum haec erit qua die Filius hominis revelabitur. 30Cosi sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà.

BEDA: Adventum Domini quem fulguri cito transvolanti com- BEDA: La venuta dci Signore, che aveva paragonato al lampo che guiz-
paraverat, nunc compara! diebus Noe et Lot, quando repentinus za velocemente da un capo all'altro del ciclo, ora la paragona ai giomi di
mortalibus supervenit interitus; unde dicitur «Et sicut factum est Noè e di Lot, quando ai mo1tali sopraggiunse improvvisamente la fine.
in d iebus Noe, ila erit in die Filii hominiS». CHRYSOSTOMus, In Perciò si dice: Come awenne al tempo di Noè, cosi sarà nei giorni del
Matthaeum [hom. 78}: Quia enim tunc non crediderunt commina- Figlio dell'uomo. CRISOSTOMO: lnfatti, poiché ~ora non_cr~~ettero alle
toriis verbis, passi sunt repente reale iudicium. Eorum autem parole minacciose, subirono improvvisamente _il rc~le gt~d1z10 . ~ra, la
incredulitas ex anima Lenta procedebat: nam quaecumque vult ali- loro incredulità procedeva dalla lentezza dell'arurna: mfattt qualsiasi cosa
quis et intendit, ea etiam expectat; unde sequitur «Edebant et uno v uole e ambisce, egli pure la attende; perciò prosegue: mangiavano,
bibebant, uxores ducebant et dabantur ad nuptias usque in diem bevevano, si ammogliavano e si maritavano fìno al giorno in cu~ N_oè
qua intravit Noe in arcam; et venit diluvium, et perdidit omnes». entrò nell'arca e venne il diluvio e fece perire tutti. AMBROGIO·: Egh dice
AMBROSIUS: B ene causam diluvii de nostris asseri! processisse giustamente che la causa del diluvio è ~erivata dai nostri pe~ca~: poi~~~
peccatis: quia Deus malum non creavit, sed nostra sibi merita Dio non ha creato il male, ma lo hanno inventato le nostre az1oru: pcrc10 1
reperierunt: non quia coniugia damnentur: neque enim alimenta matrimoni o i cibi non sono condannati, in quanto in questi esiste l'aiuto
damnantu1~ cwn in istis successionis, in illis naturae subsidia sint; alla successione e in quelli alla natura; ma tutto dev'essere fatto con misu-
sed in omnibus modus quaeritur: quicquid enim abundantius est, ra: infatti ogni esagerazione proviene dal male.
a malo est. BEDA: Invece, in senso m istico, Noè costruisce l'arca quando il
BEDA: Mystice autem Noe arcam aedificat, cum Dominus Signore costruisce la Chiesa dei servi fedeli di Ciisto, fo1mand? una s_ol~
Ecclesiam de Christi fide libus quasi lignis Laevigatis adunando cosa come da legni ben levigati, e, quando è pe1fcttamente firuta, cgh v1
construit: quam pe1:fecte consummatam ingreditur, cum hanc in entra: come nel giorno del giudizio, colui che abi ta sempre nella _sua
die iudicii praesentia suae visionis aeternus habitator illustrai. Chiesa la rischiara con la sua presenza visibile. Ma mentre l'arca viene
Sed cum arca aedificatur, iniqui luxuriantur: cum vero intratur, costruita, i cattivi si danno agli eccessi, mentre, quando si entra, que~ti
intereunt: quia qui sanctis hic certantibus insultant, eis illic coro- vengono uccisi, poiché coloro che oltraggiano i santi che con:ibatlono 1~
natis aeterna damnatione plectentur. questo mondo, nell 'altro mondo, mentre costoro saranno mcoronatt,
EUSEBIUS: Quia vero usus est D ominus exemplo diluvii, ne saranno colpiti con la condanna eterna.
putaret aliquis futurum diluvium ex aqua, utitur secundo exemplo EUSEBIO: Avendo fatto l'esempio dcl diluvio, affinché qualcuno non
Lot, docens modum perditionis imp iorum, quod igne dimisso cae- attenda un futuro diluvio di acqua, il Signore ricorda, in secondo luogo,
litus superveniet impiis ira Dei; unde subditur «Similiter sicut l'esempio di Lot, insegnando in che modo saranno_distrutti ~~ emp~ , cioè
factum est in diebus Lot: Edebant et bibebant, emebant et vende- l'ira di Dio discenderà su di loro come fuoco dal ciclo; perc10 soggmnge:
bant, p lantabant et aedifìcabant». BEDA: P raetermisso ilio infan- Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, comprava-
342 Cap. 17, vv. 26-30 Cap. 17, vv. 26-30 343

do Sodomorum scelere, sola ea quae Levia ve! nulla putari pote- no, vendevano, piantavano, costruivano. BEDA: Tralasciato quel crimine
rant delicta commemora!: ut intelligas illicita quali poena ferian- nefando dei Sodomiti, egli ricorda soltanto quelle che possono essere rite-
tw; si licita immoderatius acta igne et sulphure puniuntur; sequi- nute offese leggere o da nulla; perché tu comprenda in che modo sono
tur enim «Qua die autem exiit Lot a Sodoma, pluit ignem et puniti i piaceri assolutamente illeciti, quando i piaceri leciti assunti in
sulphur de caelo, et omnes perdidit». EVSEBJUS: Non prius dixit modo eccessivo ricevono come ricompensa il fuoco e lo zolfo; perciò con-
ignem caelitus decurrisse super impios Sodomorum quam Lot tinua: ma nel giorno in cui Lot usci da Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal
exisset ab eis; sicut et diluvium non prius terrae incolas perdidit cielo e li fece perire tutti. EUSEBIO: Egli non dice che il fuoco piovve dal
quam Noe arcam intrasset: quia quamdiu Noe ve! Lot conversa- cielo sugli empi Sodomiti prinm che Lot si fosse allontanato da loro, pro-
bantur cum impiis, Deus non irrogabat iram, ne una cum peccato- prio come il diluvio non inghiottì gli abitanti della terra prima che Noè
ribus deperirent; volens autem eos perdere, subtraxit iustum. Sic fosse entrato nell'arca: poiché, fintanto che Noè o Lot vivevano con gli
et in consummatione saeculi non prius erit finis quam omnes iusti empi, Dio non faceva valere la sua ira, affinché essi non perissero assieme
sint semoti ab impiis; unde sequitur «Secundum hoc erit qua die ai peccatori; ma volendoli distrnggere, egli sottrasse il giusto. Così anche
Filius hominis revelabitur». BEDA: Quia qui interim non apparens alla fine del mondo, non veni la fine prima che tutti i giusti siano separati
omnia videt, tunc apparens omnia iudicabit; apparebit autem dagli empi; perciò prosegue: Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell 'uo-
iudicaturus eo maxime tempore quo cunctos iudiciorum eius obli- mo si rivelerà. B EDA: Poiché colui che non apparendo vede ogni cosa,
tos, huic saeculo conspexerit esse mancipatos. THEOPHYLACTUS: quando appruirà giudicherà ogni cosa; ed egli apparirà per giudicare spe-
Postquam enim venerit Antichristus, homines fient lascivi, dediti cialmente in quel tempo in cui vedrà tutti coloro che, dimentichi del suo
enormibus vitiis, secundum illud Apostoli (2 Tim. 3,4): giudizio, sono diventati schiavi di questo mondo. TEOFILATIO: Dopo la
«Voluptatum amatores magis quam Dei». Si enim Antichristus est venuta dell'Anticristo, gli uomini diveffanno sensuali, dediti a vizi en01111i
cuiuslibet peccati habitaculum, quid aliud inferet misero tunc tem- secondo il detto dell'Apostolo (2 Tm 3,4): «Gonfi d'orgoglio, amanti del
poris hominum generi nisi sua? Et hoc Dominus innuit per exem- piacere più che di Dio». Infatti se l'Anticristo è la sede d'ogni peçcato, che
pla diluvii et Sodomitarum. altro porterà alla misera razza umana se non ciò che gli appartiene? E a
BEDA: Mystice autem Lot, qui interpretatur declinans est popu- questo il Signore allude con gli esempi del diluvio e dei Sodomiti.
lus electorum, qui dwn in Sodomis, idest inter reprobos, ut adve- BEDA: In senso mistico Lot, che è interpretato come «chi si allontana»,
na, moratur, quantum va/et, eorum scelera declinat. Exeunte è il popolo degli eletti, il quale, mentre si trova con i Sodomiti, cioè tra i
autem Lot, Sodoma perit: quia «in consummatione saeculi exibunt malvagi, per quanto può si tiene lontano dai loro delitti. Ora, quando Lot
Angeli, et separabunt malos de medio iustorum, et mittent eos in patte, Sodoma viene distrutta; poiché, «alla fine del mondo, verranno gli
caminum ignis» (Matth. 13,49). Ignis tamen et sulphur, quae de Angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ru·dcn-
caelo pluisse commemora!, non ipsam perennis supplicii flam- te» (Mt 13,49). Il fuoco e lo zolfo, che, come egli ricorda, piovvero dal
mam, sed subitaneum diei illius significat adventum. cielo, non significano la fiamma del perenne supplizio, ma l'improvvisa
venuta di quel giorno.
344 Cap. 17, vv. 31-33 Cap. 17, vv. 31-33 345

VERSUS 31-33 VERSETTI 31-33

31 fn il/a hora qui fuerit in tecto, et vasa eius in domo, ne 31 In quel giorno chi si troverà s~lla t~rra~z~. e i su?i vasi so-
descendat tal/ere il/a, et qui in agro similiter non redeat
retro. 32Memores estate uxoris Lot. 33Quicumque quaesierit po, non torni indietro. 32R1co~dat~v1 della mog~1e d1_ ~ot. Chi
3
no in casa, non scenda a ~renderli ; _cosi chi s1 t~ove~a nel f am~

animam suam salvam facere perdet il/am; et quicumque cercherà di salvare la propria vita la perdera, chi invece la
perdiderit illam vivificabit eam. perde la salverà.

AMBROSTUS: Quia propter improbos necesse est ut probi in hoc AMBROGIO: Poiché a causa dei cattivi è necessario che in questo mo~do
saeculo contritionem cordis animique patiantur, quo uberiorem mer- i buoni soffrano la contrizione del cuore e dell'anima, perché po~sano n ce-
cedem accipiant in futurum, quibusdam remediis instruuntur cum vere una ricompensa più abbondante n~l i:nondo futur~, essi v~n~ono
dicitur «in i/la hora qui fuerit in tecto, et vasa eius in domo, non ammaestrati circa alcuni rimedi quando s1 dice: in quel giorno chz _sz ~r~­
descendat tollere illa»; hoc est, si quis superiora iam domus suae verà sulla terrazza e i suoi vasi sono in casa, non scenda a pre~derlz~ c1oe,
eminentiumque virtutum culmen ascendi!, ad terrena mundi huius se qualcuno è salito ai piani superiori della sua casa e ha raggmn~o ti cul-
opera non accedat. AUGVSTINUS, De quaest. Evang. [2,41 et 42): In mine di virtù eminenti, non faccia ritorno alle opere telTene di 9.ue~to
tecto enim est qui excedens carnalia tamquam in aura libera spi- mondo. AGOSTINO: Si trova sul tetto chi, superando le r~altà carna!t, vive
ritualiter vivit; vasa enim in domo sunt sensus carnales, quibus ad spiritualmente come nell'aria li~er~; infa~ i vasi ~he s1 trovano ~n, casa
investigandum veritatem quae intellectu capitur, multi utentes, sono i sensi carnali, servendosi dei quah per la ncerca della ven tà che
penitus erraverunt. Caveat ergo spiritualis homo ne in die tribula- viene colta dall' intelletto, molti sono caduti profondamente nell'errore.
tionis rursus vita carnali, quae per sensus corporis pascitw: Perciò l'uomo spirituale nel giorno della tribolazione si ~di dalprendere
delectatus, ad vasa huius mundi tollenda descendat. piacere nella vita carnale che si nutre con i sensi corporei, e dal discendere
Sequitur «Et qui in agro similiter non redeat retro»; idest, qui a prendere i vasi di questo mondo. .. . . , .
operatur in Ecclesia, sicut Paulus plantans, et sicut Apollo rigans, Poi continua: così chi si troverà nel campo non torm indietro; c10e eh.i
non respiciat spem saecularem, cui renuntiavit. THEOPHYLA CTUS: lavora nella Chiesa, come Paolo che pianta e come Apollo che irliga, non
Haec autem omnia Matthaeus pro captione Hierosolymorum a faccia attenzione alla speranza secolare, a cui ha 1inunci~to. TuoF1Li:-rr~:
Domino dieta fatetur, ut, supervenientibus Romanis, nec domi Matteo afferma che tutte queste cose sono state dette dal S~gnore _con n fen_-
consistentes descendere deberent pro quocumque necessario, sed mento alla distruzione di Gerusalemme, affinché, all'amvo de1 Romar_n,
protinus arripere fi1gam, nec in agro manentes redire domum. Et coloro che stavano in casa non discendessero a prendere le cose necessane,
nimirum in captione Hierosolymorum constat haec evenisse, et ma si dessero subito alla fuga, e coloro che si trovavano nei campi non
iterum /ore ventura in A ntichristi adventu; magis autem in ipso facessero ritorno a casa. E senza dubbio consta che queste cose sono acca-
tempore consummationis, cum et tunc intolerabilis sitfutura cala- dute nella presa di Gerusalemme, e accadranno di nuovo nella venuta
mitas. EUSEBJUS: lnnuit ergo per hoc futuram esse persecutionem dell'Anticristo· ma ancora di più accadranno alla fine del mondo, quando
a filio perditionis in Christi jìdeles. Diem igitur illam vocat tem- avverrà quell: distruzione intollerabile. EUSEBIO: Perciò allude _con c~ò ~
pus praecedens finem mundi,· in quo qui fo.git, non revertatur, et fatto che ci sarà, da parte del figlio della perdizione, la persecUZ1one di chi
amittens bona non curet, nec imitetur coniugem Lot, qui post crede irI Cristo. Dunque egli chiama quel giorno il tempo c~e preced~ I~
fugam in exitu de civitate Sodomorum reversa mortua est, et fine del mondo, in cui chi fugge non si volti indietro e non s1 preoccupi d1
columna salis effecta,· unde sequitur «Memores estate uxoris Lot». perdere i propri beni, e non imiti la moglie di ~t, la quale, durante l~ fuga
AMBROSTUS: Quae ideo quia retrospexit, perdidit naturae suae dalla città di Sodoma voltatasi indietro, mori e divenne una colonna di sale.
munus: retro enùn Satanas, retro enim Sodoma. Quapropter fuge Perciò prosegue: Ric~rdatevi della moglie di Lot. AMBROGI?: Co.sì, p~ic~~
intemperantiam, declinato lu.xuriam, recordare quia il/e qui se essa guardò indietro, perdette il dono della sua natura: dietro mfatt1 c e
346 Cap. 17, vv. 31-33

veteribus studiis non rejlexit, ideo evasit quia pervenit ad mon-


r Cap. 17, vv. 31-33

Satana, dietro c'è Sodoma. Quindi~ fug~ !'~temperanza, decl.ina d~lla


347

t~m;. il/a, quoniam ad post~riora r~spexit, nec mariti adiuta suf- lusswia, 1icordati che colui che non s1volse mdictro alle sue vecchie aspira-
f ragw, ad montem pervemre potwt, sed remansit. AUGUSTINUS zioni, evase perché raggiunse la montagna; mentre .quella donn.a, guar~n­
De quaest. Evang. [2,42}: Signifzcat igitur uxor Lot eos qui in tri~ do indietro a ciò che aveva lasciato, neppure con l'aiuto del marito .rag~un­
bulatione retrospiciunt, et se a spe divinae promissionis avertunt: se la montagna, ma restò per strada. AGosm:o: .Pertant~ la moghe di Lot
et ideo statua salis /acta est ut admonendo homines ne hoc significa coloro che nelle difficoltà si v?,l~no. md1etro e s1 allonta~ano ~~la
faciant, tamquam condiat cor eorum, ne sintfatui. anza nella divina promessa, e perc10 e divenuta una statua di sale. s1e-
sper . . . , . . "
THEOPHYLACTUS: Consequenter subiungit subsequentia praemisso- bé ammonendo gli uorruru perche non s1comportmo cosi, e come se con-
rum, dicens «Quicumque quaesierit salvare animam, perdet illanw: ~is;e i toro cuori affinché non siano insipidi. . . . .
quasi dicat: Non quaerat aliquis in persecutionibus Antichristi curare TEOFil..ATIO: Logicamente dalle premesse giunge alle conclu~1oru dicen-
propriam animam; nam perdet eam; quisquis autem caedibus et peri- do: Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, come se .dic~sse:. nell~
culis se dederit, salvus erit; unde sequitur «Et quicumque perdiderit persecuzioni dell'Anticristo ~essuno cerchi di salv~e I~ pr~pn~ VJta? infa~
illam, vivifzcabit eam»; nequaquam se tyranno subiciens propter vitae la perderà; invece chiunque s1 abbandona alle ~trag1 e ~1 penc?li, sara salvo,
amorem. CYRJLLUS: Quomodo etiam aliquis perdat propriam animam perciò continua: chi inv~ce la perde la salvera; pur~he non s1 sottom~tta. al
ut salvam eam faciat, manifestat Paulus dicens (Gal. 5,24) de quibus- tiranno per amore alla vita. CIRILLO: In che modo poi s1. perda.la propna VJta
dam: «Qui carnem suam cruciftxerunt cum vitiis et concupiscentiis», r salvarla lo manifesta S. Paolo dicendo (Gal 5,24) dt alcuru: «Coloro che
labore scilicet et pietate aggredientes agones. hanno crocifisso la carne con i suoi vizi e le sue concupiscenze», affrontan-
do cioè i combattimenti con la fatica e la pietà.

VERSUS 34-37 VERSETTI 34-37

34Dico vobis: In il/a nocte erunt duo in lecto uno: unus 34Vi dico: In quella notte due si troveran~o in un letto: l'uno
assumetur, et alter relinquetur: 35Duae erunt molentes in verrà preso e l'altro lasciato. 35Due donne s1 troveran~o a ma-
unum: una assumetur, et altera relinquetur; duo in agro: cinare nello stesso luogo: l'una verrà P!esa e l'altr~ lasciata..Due
unus assumetur, et alter relinquetur. 36Respondentes dicunt uomini saranno nel campo: uno sara preso e I altro l a~c1.ato.
~lii: Ubi, Domine? 37Qui dixit illis: Ubicumque fuerit corpus, 36Allora i discepoli gli chiesero: Dove, Signore? 37 Ed ~g li disse
11/uc congregabuntur et aquilae. loro: Dove sarà il corpo là si aduneranno anche le aquile.
BEDA: DU:erat supra Dominus, eum qui in agro sit, retro redire BEDA: In precedenza il Signore aveva detto.che e~~ si.trova nel campo
non debere; quod ne de his tantum qui aperte de agro redituri, hoc non deve tornare indietro; e perché tu non pensi che c10 sia stato detto sol-
est palam Dominum negaturi sunt, dictum putares, pergit ostende- tanto di coloro che fanno ritorno dal campo, ossia che negano ape1tamen-
re nonnullos esse qui cum faciem habere in anteriora videantur, te il Signore, egli procede mostrando che ci sono alcuni i quali, men~e
animo tamen retro respiciunt; unde dicitur «Dico autem vobis: In sembrano tenere la loro faccia volta in avanti, nel loro cuore guardano m-
i/la nocte erunt duo in lecto uno: Unus assumetu1: et alter relin- dietro. Perciò si dice: Vì dico: In quella notte due si troveranno in un let-
quetur». ÀMBROSIUS: Bene noctem dicit, quia Antichristus hora to; l'uno ve1rà preso e l'altro lasciato. AMBROGIO: Dic~ be11;e ~da ~otte»,
tenebrarum est, eo quod pectoribus hominum tenebras An- poiché l'Anticristo è l'ora delle tenebre, per il '.atto .che 1 ~l:tcn.sto mfon-
tichristus infundat, cum dicat se esse Christum; Christus autem de le tenebre nel cuore degli uomini quando dice di essere il Cnsto; men-
sicut fulgur coruscans fulget, ut in illa nocte resurrectionis glo- tre il Cristo risplende con il suo fulgore lampeggiante, affin~hé nella notte
riam videre possimus. AUGUSTINUS, De quaest. Evang. [2,44}: Vel della sua risurrezione noi possiamo vedere la sua glona. AGOSTINO:
348 Cap. 17, vv. 34-37 Cap. 17, vv. 34-37 349

«In ~Ila 1:octe» dicit, hoc est in i/la tribulatione. THEOPHYLACTUS: Oppure dice: in quella notte, ossia in quella tribolazione. TEOFILATIO:
Ve/ tnopznatum docet esse Christi adventum, quem futurum esse Oppure insegna che la venuta di Cristo è inattesa, e per questo motivo ci
noctu docemur. Cum autem dixisset, divites vix salvari, ostendit viene insegnato che avverrà di notte. Ora, quando aveva detto che i ticchi
quod nec omnes divites pereunt, nec omnes pauperes salvantur. si salvano a stento, mostra che né tutti i ricchi si dannano, né tutti i pove1i
C.YR!LLUS: '.er duos ~nim existentes in uno fecto, videtur designar~ si salvano. CIRILLO: Con i due che si trovano in un solo letto pare che
dt~tt~s quzescentes zn mundanis deliciis: lectus namque signum voglia designare i ricchi che 1iposano nei piace1i mondani, poiché il letto
qu.zetz~· est. Non autem quicumque divitiis affluunt sunt impii, sed è segno di 1iposo. Non tutti coloro ai quali affluiscono le 1icchezzc sono
alzqws ~st p'.obus et in fide electus; hic igitur assumetur, alter dei perversi, ma qualcuno è giusto e prescelto nella fede: questi verrà
ver~, q~a. talts ~on existit, dimittetw: Descendens enim Dominus scelto; mentre l'altro, che non si compo1ta in questo modo, sarà lasciato.
ad tudtctum, mzttet Angelos suos, qui ceteris in terra derelictis Infatti scendendo (sulla tena) per il giudizio, il Signore invia i suoi
poenam. passuris, sanctos et iustos ei adducent, secundum il/ud Angeli, che, lasciati gli altri sulla tc1rn perché siano puniti, porteranno da
Apostolt (1 Thess. 4, I 6): «Rapiemur in nubibus obviam Christo in lui i santi e i giusti, secondo il detto dell'Apostolo (1Ts4,16): «Saremo
ae1~a». ~MB~OSJUS: Ve/ ex uno strato infirmitatis humanae unus rapiti nelle nuvole per muovere incontro al Signore nell'aria>>. AMBROGIO:
relu~quttur, zdest improbatur; alter vero assumitur, idest rapitur Oppure, dallo stesso letto dell'umana debolezza, uno è lasciato, cioè
obvzam Christo in aera. viene condannato, mentre un altro viene preso, cioè viene trasportato con
Sequit~tr «Duae erunt molentes in unum: una assumetur, et Ciisto nell'aria.
altera relznquetur». CY_RlllUS: Per molentes innuere videtur pau- Prosegue; due donne si troveranno a macinare nello stesso luogo:
peres ~t pressos labonbus; ad quod etiam pertinet quod subditur l'una verrà presa e l'altra lasciata. C!:RILLO: Con coloro che macinano
«Duo zn agro: unus assumetur, et alter relinquetun>. In his enim sembra alludere ai poveri e agli oppressi dalla fatica; infatti a ciò appartie-
non modicum differt: nam hi sarcinam paupertatis viri/iter susti- ne anche quanto viene aggiunto: due uomini saranno nel campo: uno sarà
nent, vitam agentes honestam et humilem, qui assumentur; hi vero preso e l'altro lasciato. Infatti tra costoro non c'è una piccola differenza,
sunt ad profana promptissimi, qui relinquentur. AMBROSIUS: Ve/ poiché i primi che sono assunti sostengono virilmente il peso dclfa povertà
per mol~ntes signifìcari videntur qui ex occultis alimenta quae- conducendo una vita onesta e umile, mentre i secondi, che vengono lascia-
~unt, ~t li~ apertum ex inferioribus proferunt. Et jòrtasse mundus
ti, sono prontissimi alle cose mondane. AMHROGIO: Oppure, con coloro
~ste pz~trznum est; anima autem nostra velut quodam carcere
che macinano sembra che siano indicati coloro che cercano il nutrimento
da fonti occulte, e da luoghi oscrni lo traggono all'aperto. E forse questo
mclud~tur cOJporali. ln hoc ergo pistrino ve/ Synagoga, ve/ anima
mondo è il mulino e la nostra anima viene come rinchiusa in una prigione
obnoxta delictis, triticum mo/endo madejàctum et gravi humore
corporea. E in questo mulino o la Sinagoga o l'anima esposta al peccato,
co~rupt~m, non potest interiora ab exterioribus separare; et ideo
come il frumento tritato con l'wnidità e gravemente corrotto, non può più
reltnqwtur, quia eius similago displicuit. At vero sancta Ecclesia
separare la parte esterna da quella interna, e perciò viene abbandonato per-
ve/ anima nullis maculata contagiis delictorum, quae tale triticun~
ché il fior di farina non piace più. Invece la santa Chiesa o l'anima che
molit quod .~olis aete:ni calore torridum sit, bonam similaginem non è macchiata da nessun contagio di misfatti, che macina il frumento
de penetraltbus ~omznum Dea offert. Qui sint autem agricolae, che è maturato con il calore del sole eterno, offre a Dio il fior di farina dai
possumus reperire, si advertamus duas mentes esse in nobis: segreti degli uomini. Chi siano i contadini lo possiamo scoprire se faccia-
unam exterioris hominis, quae corrumpitur; aliam interioris, quae mo attenzione che in noi esistono due mentalità: una dell'uomo esteiiore
per sacramentum renovatw: Jstae igitur sunt operantes in agro che si corrompe; l'altra dell'uomo interiore che viene rinnovata dai sacra-
~ostr~; quarum altera bonum fructum diligentia dat, altera amittit menti. Queste pertanto operano nel nostro campo; e mentre una con la sua
zncuna. Vel duos populos inte1pretemur in hoc munda, qui agro diligenza produce buon fìutto, l'altra con la sua incuria viene lasciata. Op-
~ompa:atur: quorum alter, qui fidelis est, assumitur; alter, qui pure possiamo interpretare i due contadini come i due popoli che si trova-
tnfide!zs est, relinquitur. AUGUSTJNUS, De quaest. Evang. [2,44]: no in questo mondo, che è paragonato a un campo: di essi uno, che è fede-
Ve/ trza genera hominum hic videntur significari. Unum eorum qui le, è assunto, mentre l'altro, che è infedele, è lasciato. AGOSTINO: Oppure
350 Cap. 17, vv. 34-37

otium .et q_u.ietem elig_unt, n~que negotiis saecularibus, neque


r Cap. 17, vv. 34-37

sembra che qui siano indicati tre genc1i di uomini. Di questi il primo è
35 1

Ecclesiasticzs occupati; quae zllorum quies lecti nomine significa- di coloro che scelgono l'ozio e il riposo e non sono occupati né dagli
t~ est. Alterum eorum qui in plebibus constituti reguntur a docto- affrui secolari né da quelli ecclesiastici; e il loro riposo viene indicato
rzbu~, ag_en~es ea quae sunt huius saeculi; quos et feminarum col nome del letto. Il secondo genere è di coloro che, essendo costituiti
nomine szg~if!cavi.t, quia consiliis praelatorum regi his expedit; et dalla plebe, sono guidati dai maestri, e operano le cose di questo
molentes dzxzt, quza temporalium orbem negotiorum atque circui- mondo: costoro li indica con il nome di donne, perché è opportuno per
~u~ vertunt; quasi !amen in unum molentes dixit, inquantum de )oro essere guidate dai consigli dei superiori; e dice che macinano per-
zstzs rebus et negotiis suis praebent usibus Ecclesiae. Tertium ché con le loro mani fanno girare la ruota e il cerchio degli affari terreni.
Efenus est e?rum 9ui operantur in Ecclesiae ministerio, tamquam Dice poi che macinano insieme, in quanto prestano i loro servizi a bene-
zn ag_ro D~z. I~ h1s ~rgo tribus generibus bina sunt rursus genera ficio della Chiesa. TI terzo genere è quello di coloro che operano nel
honunum zn sznl[Ulz~: quorum aliqui in Ecclesia permanent, qui ministero della Chiesa come nel campo di Dio. ln questi tre generi ci
as~wn.u~tur; alzquz cadunt, qui relinquuntur. AMBROSJUS: Non sono due classi di uomini, dei quali una resta nella Chiesa e viene
~mr:z zmquus est Deus, ut pares studiis in societate vivendi atque assunta, mentre l'altra cade e viene abbandonata. AMBROGIO: Ma Dio
zndzscreta actuu~i qualitate, meritorum remuneratione discernat. non è ingiusto così che nelle ricompense dci meriti egli separi uomini
Non autem merz~a hominum copulae usus exaequat, quia non che sono alla pari nel loro modo di vivere e nella qualità delle loro azio-
omnes quod adonuntur efficiunt, sed «qui perseveraverit usque in ni. Tuttavia l'abitudine di vivere insieme non rende eguali i meriti degli
flnem, hic salvus erit» (Matth. J0,22). uomini: infatti non tutti portano a compimento ciò che iniziano, e «sol-
CYRILLUS: Quia ergo dixit quod quidam assumerentur. utiliter tanto chi persevera sino alla fine sru·à salvato» (Mt 10,22).
et bene inquirun: discipuli quo assumerentur; unde ;equitur CIRILLO: Perciò, poiché disse che alcuni sarebbero stati assunti, i disce-
«Respondentes d1cunt i/li: Ubi, D omine?». B EDA : Duo autem poli domandano con profitto, e giustamente, dove sarebbero stati assm1ti;
Sal.vator int~rrogatus, ubi scilicet sint boni assumendi, et ubi mali perciò prosegue: Allora i discepoli gli chiesero: Dove, Signore? BEDA: D
relznquen~z, «unu'!1». dixit, aliud subintelligendum «reliquit»; Signore viene intc1rngato su due punti: dove si trovano i buoni che vengo-
unde sequztur «Quz d1xit eis: Ubicumque fuerit corpus, illuc con- no assunti e dove i cattivi che vengono lasciati; riguardo al primo punto
gregabuntur et aquilae». CYRJLLUS: Quasi dicat: Sicut deiecto risponde (apertamente), mentre riguardo al secondo lo lascia intendere;
cadavere, aves quarum pabulum sunt carnes, ad illud conveniunt · perciò continua: Egli disse loro: Dove sarà il corpo là si aduneranno
«lta cum venerit Filius hominis, tunc omnes aquilae», idest sanctf. anche le aquile. CIRILLO: Come se dicesse: come, una volta abbandonato
«concurrent ad eum». AMBROSJUS: lustorum enim animae aquilis il cadavere, gli uccelli il cui cibo sono le carni si radunano intorno ad esso,
comparantur, eo. quod alta petant, humilia derelinquant, et lon- così, quando arriverà il Figlio dell'uomo, allora tutte le aquile, ossia i
gaevam ducere feruntur aetatem. De corpore autem dubitare non santi, gli andranno incontro. AMBROGIO: Infatti le anime dei giusti vengo-
pos~umus, max!"1:e ~i meminerimus quod a Pilato loseph co1pus ac- no paragonate alle aquile per il fatto che cercano le realtà elevate e abban-
cepzt. Nonne tzbz v1dentur aquilae circa corpus, mulieres Aposto- donano quelle più umili, e si dice che vivono a lungo. Riguardo al corpo
lorumque conventus circa Domini sepulturam? Nonne tibi videntur non possiamo dubitare, soprattutto se ci ricordiamo che Giuseppe ricevette
aquilae circa corpus, quando veniet in nubibus, et videbit eum il corpo da Pilato. Forse che non rassomigliano alle aquile intorno a un
corpo le donne e gli Apostoli iiuniti presso il sepolcro del Signore? E forse
omnis oculus? Est au_tem corf!us, de quo dictum est (lo. 6,56):
che non ti paiono aquile intorno a un corpo quando verrà sulle nubi e ogni
«C:aro mea vere. e~t cz?us». Circa hoc corpus aquilae sunt, quae
occhio potrà vederlo? Inoltre è un corpo quello di cui si dice (Gv 6,56):
czrcumvolant sptrztuallbus alis. Sunt etiam circa corpus aquilae,
«La mia carne è un vero cibo». Intorno a questo corpo sono aquile quelle
quae credunt l esum Christum in carne venisse. Est etiam Eccle-
che volano con le ali spirituali. Sono inoltre aquile presso il cmpo quelle che
sia, in qua per baptismi gratiam spiritu renovamw: EusEBIUS: Ve!
credono che Gesù Cristo è venuto nella carne. E lo è anche la Chiesa, nella
per aquilas mortua animalia depascentes, principes huius saeculi
quale siamo rinnovati nello spirito per mezzo della grazia del battesimo.
denotavi!, et eos qui tunc temporis sanctos Dei persequentw~
EUSEBIO: Oppure con le aquile che si cibano degli animali morti, indica i
f
352 Cap. 17, vv. 34-37 Cap. 17, vv. 34-37 353

penes quos relinquuntur assumptionis indigni, qui corpus ve/ ca- p1incipi di questo mondo e coloro che durante questo tempo perseguitano
daver dicuntur: vel punitrices virtutes, quae facturae sunt impio- i santi di Dio, mentre restano in loro potere tutti coloro che sono indegni di
rum, hic per aquilas denotantur. AUGUSTJNUS, De cons. Evang. essere assunti e per questo motivo sono chiamati corpo o cadavere; oppure
[2, 77}: Haec autem quae Lucas hic ponit (non in eo sermone in con le aquile sono indicate le potenze vendicatti ci che opereranno sugli
quo Matthaeus) vel recordatur praeoccupando, ut prius comme- empi. AGOSTINO: Quelle cose che Luca presenta in questo testo (e che non
morare! quae post a Domino dieta sunt, vel bis a Domino dieta si trovano nel discorso di Matteo), egli le riferisce com e anticipazione,
facit intelligi. così da menzionare in anticipo ciò che il Signore avrebbe detto più tardi;
oppure egli vuole farci intendere che queste cose sono state dette dal
Signore due volte.
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CAPUT 18 CAPITOLO 18

VERSUS 1-8 VERSETTI 1-8

1Dicebat autem et parabolam ad il/os, quoniam oportet 1 Diceva loro anche una parabola sulla necessità di pregare
semper orare et non deficere, 2dicens: ludex quidam erat in sempre senza stancarsi: 2C'era in una città un giudice che non
quadam civitate, qui Oeum non timebat, et hominem non reve- temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. sin quella città
rebatur. 3Vidua autem quaedam erat in civitate il/a et veniebat c'era anche una vedova che andava da lui e gli diceva: Fammi
ad eum dicens: Vindica me de adversario meo. 4Et nolebat per giustizia contro il mio avversario. 4Per molto tempo egli non volle;
multum tempus. Post haec autem dixit intra se: Etsi Deum non ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di
timeo nec hominem revereor, 5tamen, quia molesta est mihi nessuno, tuttavia, 5poiché questa vedova è così molesta, le farò
haec vidua, vindicabo illam, ne in novissimo veniens suggillet giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi. 6E il
me. 6Ait autem Dominus: Audite quid iudex iniquitatis dicit. Signore soggiunse: Avete udito ciò che dice il giudice disonesto.
70eus autem non faciet vindictam electorum suorum claman- 7E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte
tium ad se die ac nocte, et patientiam habebit in illis? BQico verso di lui e li farà a lungo aspettare? svi dico che farà loro giusti-
vobis quia cito faciet vindictam illorum. Verumtamen Fi!ius zia prontamente. Ma pensi che il Figlio dell'uomo, quando verrà,
hominis veniens, putas, inveniet fidem in terra? troverà la fede sulla terra?

THEOPHYLACTUS: Postquam aerumnarum et periculorum T EOFILATTO: Dopo avere menzionato le pene e i pericoli, il Si-
Dominus meminit, subdit horum remedium, quod est oratio iugis gnore suggerisce il loro rimedio, che è la preghiera continua e preme-
et premeditata,· unde dicit «Dicebat autem et parabolam ad illos, ditata; perciò dice: Diceva loro anche una parabola sulla necessità di
quoniam oportet semper arare, et non deficere». CHRYSOSTOMUS: pregare sempre senza stancarsi. CRISOSTOMO: Colui che ti ha redento
Qui te redemit, quid te facere voluit demonstravit. Non vult te ces- ti ha anche mostrato che cosa vuole che tu faccia. Non vuole che tu
sare a precibus; vult te benefìcia meditari dum petis : vult te smetta di pregare; vuole che tu ponderi nel tuo cuore le benedizioni
rogando accipere quod benignitas desidera! impertiri. Nec che chiedi; vuole che pregando tu riceva ciò che la sua benignità
unquam oranti benefìcia denegat qui ut orantes non deficiant, sua desidera concederti. Egli non rifiuta mai a chi prega le benedizioni,
pietate instigat. Hortamenta Domini libenter admitte: quod prae- ma piuttosto sprona gli uomini con la sua misericordia perché non
cepit, velie debes; nolle, si ipse Dominus prohiberet. Denique vengano meno nella preghiera. Accogli volentieri le esortazioni del
considera quanta est tibi concessa felicitas, orationibus fabulari Signore: devi volere ciò che egli comanda, e non volere ciò che egli
cum Dea, quod desideras postulare; qui et si verbis silet, tamen proibisce. Quindi medita quanto grande è la feli cità che ti viene con-
benefzciis respondet; non aspernatur quod petis, non taedet nisi cessa di poter parlare con Dio nelle tue preghiere e di fargli conosce-
forte tacueris. BEDA: Dicendum est autem, ewn semper arare et re tutti i tuoi bisogni; Egli, anche se fa silenzio con le parole, tuttavia
non deficere qui canonicis horis rogare non desisti!; aut omnia risponde con le benedizioni; non disprezza quanto chiedi e non si an-
quae iustus secundum Deum gerit et dicit, ad orationem sunt noia, a meno che tu non faccia silenzio. BEDA: Ora, bisogna dire che
reputanda. A uGUSTENUS, De quaest. Evang. [2,45}: Parabolas prega sempre senza stancarsi mai chi non cessa di recitare le ore ca-
autem Dominus aut secundum similitudinem ponit, sicut de fene- noniche; oppure, tutte le cose che un giusto fa e dice secondo Dio,
ratore, qui cum duobus debitoribus donasse! quod debebant, ab sono da contarsi come preghiera. AGOSTINO: Il Signore propone le
eo plus dilectus est cui plus donavit; aut de ipsa similitudine ali- sue parabole o come una similitudine, come nel caso dcl creditore il
l
356 Cap. 18, vv. I -8 r Cap . 18, vv. 1-8 357

quid probat, veluti est il/ud, quod «si fenum agri, quod hodie est, quale, avendo fatto dono a due debitori di quanto gli dovevano, viene
et cras in clibanum mittitur, Deus sic vestit, quanto magis vos, amato di più da colui al quale ha donato di più; oppure mediante la
modicae fidei?» (Matth. 6,30). Hic ergo iniquus iudex non ex similitu dine stessa dimostra qualche cosa; com e per esempio, «Se
similitudine, sed ex dissimilitudine adhibitus est, de quo subditur dunque Dio riveste così l'erba del campo, che oggi è e domani viene
«ludex quidam erat in quadam civitate, qui Deum non timebat, et buttata nel forno, quanto più a maggior ragione vestirà voi, o uomini
hominem non reverebatur». THEOPHYLACTUS: Vide quod impuden- di poca fede?» (Mt 6,30). Perciò in questo caso il giudice perverso
tem erga homines esse, gravioris est mali indiciwn: Deum enim viene usato non per la sim ilitudine ma per il contrasto. Di lui infatti si
quamplures non timent, attamen humano cohibentur pudore, et dice: C'era in una città un giudice che non temeva Dio e non aveva
ideo minus peccant; cum vero fit aliquis impudens etiam quoad riguardo per nessuno. T EOFILATTO: Nota che la sfacciataggine verso
homines, lune excrescit cumulus vitiorum. gli uomini è il segno di una grande perversità: infatti m olti non temo-
Sequitur «Vìdua autem quaedam erat in illa civitate». AUGUSTINUS no Dio, tuttavia sono trattenuti dal pudore umano, e perciò peccano
[ut supra}: Jsta vidua potest habere similitudinem Ecclesiae, quae meno gravemente; mentre se uno è sfacciato anche verso gli uomini,
desolata videtur donec veniat Dominus, qui mmc in secreto curam allora la montagna dei suoi vizi diventa ancora più grande.
eius gerit. Sed quia sequitur «Et veniebat ad eum dicens: Vìndica Segue: In quella città e 'era anche una vedova. AGOSTINO: Questa
me de adversario meo. Et nolebat per multum tempus», hic monet vedova può esser e una similitudine della Chiesa, la quale sembra
cur electi Dei se vindicare deprecentur, quod etiam in Apocalypsi essere abbandonata sino all ' an-ivo del Signore, il quale nel momento
Ioannis de martyribus dicitur, cum apertissime moneamur ut pro presente si prende cura di lei nel segreto. Ma poiché continua: che
nostris inimicis et persecutoribus oremus. Intelligendum est autem andava da lui e gli chiedeva: Fammi giustizia contro il mio avversa-
eam vindictam esse iustorum ut omnes mali pereant. Pereunt
rio. Per molto tempo egli non volle, qui ci viene indicata la ragione
autem duobus modis: aut conversione ad iustitiam, aut amissa per
per cui i prescelti da Dio pregano di essere vendicati, cosa che ritro-
supplicium potestate. Jtaque si omnes homines convertentur ad
viamo anche nell'Apocalisse di Giovanni a proposito dei martiri, seb-
Deum, diabolus tamen remaneret in saeculi fine damnandus;
bene allo stesso tempo siamo anche esortati a pregare per i nostri
quem jìnem cum fusti videre desiderant, non absurde vindictam
nemici e persecutori. Questa vendetta dei giusti va intesa nel senso
desiderare dicuntur. CYRTLLUS: Vela/iter. Quoties nobis ab aliqui-
che tutti i cattivi periscano . Ora, possono perire in due modi: o
bus irrogantur offensae, tunc gloriosam esse putabimus oblivio-
nem malorum: quo ties vero a liquid ad ipsam D ei gloriam mediante la convers ione alla giustizia o con la perdita del potere
peccant, contra dogmatis divini ministros bellantes, tunc Deum mediante il castigo. Così, se tutti gli uomini si conve1tono a Dio, ci
adimus postulantes subsidium, et exclamantes contra impugnan- resterà ancora il diavolo a essere condannato alla fine del mondo. E
tes gloriam eius. AUGUSTTNUS [ut supra}: Apud iniquissimum ergo poiché i giusti desiderano questa fine, si dice in modo non irragione-
iudicem usque ad effectum implendi desiderii valuit trahere perse- vole che essi desiderano la vendetta. CIRILLO: Oppure diversamente.
verantia deprecantis; unde sequitur «Post haec autem dixit intra Ogni volta che ci vengono profuse offese da qualcuno, allora dobbia-
se: Etsi Deum non timeo, neque hominem revereor, tamen quia mo pensare che sia una nobile cosa dimenticare il male; ma quando
molesta est mihi haec vidua, vindicabo illam, ne in novissimo offendono la gloria di Dio, combattendo contro i ministri della dottri-
veniens sugillet me». Multo igitur certiores esse debent qui Deum na divina, allora ci accostiamo a Dio per implorare il suo aiuto,
perseveranter rogant, fontem iustitiae atque misericordiae; unde levando u n grido contro co loro che offendono la sua gloria.
sequitur «Ait autem Dominus: Audite quid iudex iniquitatis dicat. AGOSTINO: Pe1tanto la perseveranza del richiedente indusse il catti-
Deus autem non faciet vindictam electorum suorum clamantium ad vissim o giudice a soddisfare il suo desiderio; perciò segue: ma poi
se die ac nocte et patientiam habebit in illis?». THEOPHYLACTUS: disse tra sé: anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poi-
Quasi dicat: Si iudicem imbutum quolibet scelere demulsit assi- ché questa vedova è cosi molesta le farò giustizia, perché non venga
duitas, quanto magis P atrem misericordiae Deum jlectemus ad continuamente a importunarmi. Quindi devono essere molto più
pietatem o rand o? Unde sequitur «Dico autem vobis, quia cito sicuri coloro che pregano con perseveranza il Signore, Lui che è la
358 Cap. 18, vv. 1-8
r Cap. 18, vv. 1-8 359

faciet vindictam illorum». Tentaverunt autem quidam subtilius fonte della giustizia e della misericordia. Donde segue: E il Signore
hanc indagare parabolam; dicunt enim viduam esse quamlibet disse: Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giu-
animam quae pristinum virum, scilicet diabolum, excludit, ob hoc stizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui e li farà a
ei adversantem quod accedit ad Deum iustitiae iudicem; qui lungo aspettare? TEOFILATTO: Come se dicesse: se la perseveranza
neque Deum timet, nam ipse solus est Deus; sed nec veretur homi- addolcì un giudice ripieno di ogni delitto, quanto più con la nostra
nem, non est enim apud Deum personarum acceptio. Huius igitur preghiera indurremo alla pietà il padre d'ogni misericordia? Quindi
viduae, idest animae supplicantis, iugiter sibi contra diabolum segue: Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Alcuni hanno cer-
miseretur Deus, demulcente eum instantia eius. Postquam autem cato di indagare questa parabola più in profondità; infatti dicono che
Dominus docuit quod utendum sit in tempore consummationis la vedova è qualsiasi anima che scaccia l'uomo vecchio, cioè il dia-
o ratio ne pro tunc futuris periculis, subdit «Verumtamen Filius volo, che è il suo avversario, poiché essa si avvicina a Dio, il giusto
hominis veniens, putas, invenietfidem in terra?». À UGUSTINUS, De giudice, che né teme Dio, infatti egli solo è Dio, e neppure teme
verb. Dom. [serm. 36]: Dicit autem Dominus dejìde quae perfec- l'uomo, infatti in Dio non c'è preferenza di persone. A questa vedova
ta est: ipsa enim vix invenitur in terra. Ecce piena est Ecclesia o anima che continua a pregare Dio contro il demonio, Dio mostra
Dei: quis huc accederet, si nulla esset fides: quis non montes misericordia, venendo addolcito dalla sua insistenza. Dopo che il
transferret, si piena esse! fides ? B EDA : Cum autem omnipotens Signore ha insegnato che nel tempo della fine del mondo bisogna
conditor in forma Filii hominis apparuerit, tanta erit raritas elec- ricorrere alla preghiera contro i pericoli futuri, soggiunge: Ma, il
torum, ut non tam ob clamorem fidelium, quam torporem aliorum, Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?
totius mundi sit acceleranda ruina. Quod autem dominus hic AGOSTINO: Ora, il Signore parla della fede perfetta, che si trova rara-
quasi dubitative dicit, non dubitat, sed arguit: nam et nos aliquan- mente sulla tena. Ma guarda come ne è ripiena la Chiesa di Dio:
do de rebus quas certas habemus, increpative verbum dubitationis infatti se non ci fosse la fede, chi vi entrerebbe? Chi non trasporte-
promimus; ut si dicatur servo: considera, forsitan dominus tuus rebbe le montagne, se fosse piena di fede? BEDA: Quando il.Creatore
swn. A UGUSTJNUS [ut supra]: Hoc autem dominus adicit, ut osten- onnipotente comparirà nella forma del Figlio dell'uomo, gli eletti
dat quod si fides deficit, oratio perit. Ergo ut oremus credamus, et saranno così rari che la fine del mondo sarà affrettata non tanto dalle
ut ipsa fides non deficiat oremus. Fides fimdit orationem, fusa grida dei fedeli, quanto dal torpore degli altri. Sembra che qui il
o ratio fide i impetrat firmitatem. Signore parli in modo dubitativo; però di fatto egli non dubita, ma
critica; infatti anche noi talora, di cose che teniamo per certe, pronun-
ciamo una parola di dubbio; per esempio, rimproverando un servo:
Ricordati che io sono il tuo padrone! AGOSTINO: Il Signore soggiunge
questo per mostrare che, se manca la fede, viene meno anche la pre-
ghiera. Quindi per pregare crediamo, e perché la stessa fede non
venga meno preghiamo . La fede sfocia nella preghiera, mentre
l'effusione del cuore nella preghiera ottiene la fermezza della fede.
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VERSUS 9-14 VERSETTI 9-14

9Qixit autem et ad quosdam, qui in se confidebant tamquam 9Disse ancora questa parabola per alcuni che presumeva-
iusti et aspernabantur ceteros, parabolam istam: 1oouo homi- no di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10Due uomini sali-
nes ascenderunt in templum ut orarent: unus pharisaeus, et rono al tempio a pregare: uno era Fariseo e l'altro pubblicano.
alter pub/icanus. 11 Pharisaeus stans haec apud se orabat: 1111 Fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti rin-
Deus, gratias ago tibi, quia non sum sicut ceteri hominum, rap- grazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulte-
tores, iniusti, adulteri, velut etiam hic publicanus. 121eiuno bis in ri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte la
sabbato, decimas do omnium quae possideo. 13Et publicanus settimana e pago le decime di quanto possiedo. 1311 pubblica-
a longe stans nolebat nec oculos ad caelum levare, sed per- no invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare
cutiebat pectus suum dicens: Deus, propitius esto mihi pecca- gli occhi al cielo ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi
tori. 14Qico vobis, descendit hic iustificatus in domum suam ab pietà di me peccatore. 1410 vi dico: questi tornò a casa sua giu-
il/o, quia omnis qui se exaltat humiliabitur, et qui se humiliat stificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umilia-
exaltabitur. to e chi si umilia sarà esaltato.

ÀUGUST!NUS, D e verb. Dom. [serm. 36): Quia .fìdes non est AGOSTINO: Poiché la fede non è propria dei superbi ma degli umili, alle
superborum, sed humilium, praemissis subiecit parabolam de precedenti egli aggiunge la parabola dell'umiltà, contro la superbia. Perciò
humilitate, et contra superbiam,- unde dicitur «Dixit autem et ad si dice: Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esse-
quosdam qui in se confidebant tamquam iusti, et aspernabantur re giusti e disprezzavano gli altri. TEOFILAITO: Infatti, poiché la superbia
ceteros, parabolam istam». THEOPHYLACTUS: Quia enim superbia t01menta le menti degli uomini più delle altre passioni, perciò egli spesso
plus quam aliae passiones vexat hominum mentes, ideo crebrius ammonisce a questo riguardo. Ora, la superbia è un disprezzo di Dio.
de hac monet. Est autem superbia Dei contemptus: quoties enim Infatti ogni volta che uno attribuisce le cose buone che compie a se stesso e
aliquis non Deo sed sibi ascribit bona quae facit, quid est aliud non a Dio, che altro è se non una negazione di Dio? A causa di coloro che
quam Dei n egatio? Causa igitur confidentium in seip sis, hanno fiducia in se stessi e non solo non attlibuiscono tutto a Dio, ma
non autem totum attribuentium Deo, sed ob hoc etiam ceteros anche per questo motivo disprezzano gli allli, egli presenta una parabola in
contemnentium, parabolam proponit, ostendens quod iustitia quamvis cui fa vedere che la giustizia, sebbene possa condurre l'uomo a Dio, tutta-
hominem approximet Deo, si tamen assumat superbiam, ad infer- via, se si veste di orgoglio, lo getta nell'inferno. Perciò prosegue: Due
mum deicit hominem,- unde sequitur «Duo homines ascenderunt in uomini salirono al tempio a pregare: uno era Fariseo e l 'altro pubblicano.
templum ut orarent: unus Pharisaeus, et alter publicanus» . Il G RECO: Con la vedova e il giudice ci aveva insegnato a essere diligenti
GRAECUS: Diligentiam quidem orationis docuit nos p er viduam et nella preghiera; qui con il Faiiseo e il pubblicano ci insegna in che modo
iudicem,- hic autem per Pharisaeum et publicanum docet nos quo- dobbiamo indirizzare a Dio le nostre preghiere, affinché esse non debba-
modo sint ei dirigenda precamina, ne sit infructuosum orationis no restare infruttuose. Ora, il Fariseo viene condannato, perché pregava
negotium. Condemnatus est autem Pharisaeus, cum incaute in modo incauto. Infatti continua: fl Fariseo stando in piedi pregava così
oraret,- nam sequitur «Pharisaeus autem stans, haec apud se ora- tra sé. TEoFILAITo: Con l'espressione: stando in piedi, egli mette in evi-
bat». THEOPHYLACTUS: Per hoc quod dicit «Stans», elatum eius denza il suo animo superbo; poiché la sua stessa posizione mostra che era
animum notat: ipso e nim habitu superbissimus videbatur. assai superbo. B ASILIO: Poi dice: pregava così tra sé; come se col peccato
BASILIUS: Dicit autem «Àpud se orabat»,- quasi non apud Deum, di superbia egli rientrasse in se stesso e non si elevasse verso Dio; perciò
quia ad seipsum redibat per peccatum superbiae,- sequitur enim segue: O Dio, ti ringrazio. AGOSTINO: Non viene tipreso perché rende gra-
«Deus, gratias ago tibi». A UGUSTJNUS [ut supra}: Non reprehendi- zie a Dio, ma perché non desidera null'alll·o. Poiché sei già pieno e straboc-
tur quia Deo gratias agebat, sed quia nihil sibi addi cupiebat. chi, perciò non hai motivi per dire: «Perdonaci i noslli peccati» (Mt 6, 12).
362 Cap. 18, vv. 9-14
T Cap. 18, vv. 9-14 363

Ergo iam plenus es, iam abundas; non est quare dicas: «Dimitte Qual è dunque la colpa di chi combatte impunemente la grazia, se viene
nobis debita nostra» {Matth. 6,12). Quis est igitur qui impune condannato chi rende grazie in modo superbo? Ascoltino quelli che dico-
oppugnat gratiam, si reprehenditur qui superbe agit gratias? no: Dio mi ha fatto uomo; io mi faccio giusto. O peggiore e più detestabile
Audiant qui dicunt: Deus me hominem fecit; ego me iustum facio. del Fmiseo, che si proclamava giusto in modo superbo e tuttavia poi rende-
O peior et detestabilior Pharisaeo, qui superbe iustum se dicebat, va grazie a Dio. TEOFILATIO: Ora, fa' attenzione all'ordine della preghiera
sed tamen inde gratias Dea agebat. THEOPHYLACTUS: Attende del Fariseo. In primo luogo egli indicò ciò che non gli apparteneva; poi
autem seriem orationis Pharisaei. Primo namque dixit quae ei aggiunse ciò che aveva; quindi continua: Non sono come gli altri uomini,
aberant, deinde subiungit quae habebat; sequitur enim «Quia non ladri, ingiusti, adulteri. AGOSTINO: Egli avrebbe potuto almeno dire: Come
sum sicut ceteri hominum, raptores, iniusti, adulteri». A uGUST!NUS molti uomini. Che cosa significa: gli altri uomini, se non tutti gli altri meno
[ut supra}: Diceret saltem: sicut multi homines. Quid est ceteri se stesso? Io, dice, sono giusto, gli altri peccatori. GREGORIO: Ci sono quat-
homines, nisi omnes praeter ipsum? «Ego», inquit, «iustus sum, tro diverse modalità con cui si presenta il fermento dell'arroganza. In
celeri peccatoreS». GREGORJUS, Moralium [23, 7]: Quatuor quippe p1i mo luogo quando gli uomini immaginano che il bene che si trova in
sunt species quibus omnis tumor arrogantium demonstratur: cum loro dipenda da loro stessi; oppure, in secondo luogo, quando credono che
bonum aut a semetipsis habere se aestimant; aut si sibi datum quanto viene dato loro dall 'alto è dovuto ai loro meriti; oppw·e, in terzo
desuper credunt, pro suis se hoc accepisse meritis putant; aut luogo, quando si vantano di possedere ciò che di fatto non hanno; oppw·e,
certe cum iactant se habere quod non habent; aut despectis finalmente, in quarto luogo, quando, disprezzando gli altri, cercano di
ceteris singulariter videri app etunt habere quod habent; unde et apparire singolati nel possesso di ciò che hanno. Pertanto qui il Fai·iseo
Pharisaeus hic bonorum sibi operum merita singulariter tribuit. attribuisce specialmente a se stesso i meriti delle opere buone. AGOSTINO:
AUGUSTJNUS [ut supra}: Ecce autem ex vicino publicano maioris Ora, vedi come dal vicino pubblicano si presentò al Fariseo un'occasione
erat ei ttanoris occasio,· sequitur enim «Velut etiam hic publi- maggiore di orgoglio; infatti segue: neppure come questo pubblicano;
canus»; quas i di cat: Ego solus su m, iste de ceteris est. come se dicesse: Io solo sono giusto; mentre costui appartiene·alla schiera
CHRYSOSTOMUS [serm. De pharisaeo et publicano]: Non enim sati- degli altri. CRISOSTOMO: Il disprezzo dell' intera natura umana non gli
averat contemptum eius tota humana natura, sed et publicanum bastava; egli aggredisce anche il pubblicano. Ora, avrebbe peccato più leg-
aggressus est. Moderatius autem peccasse!, si publicanum gennente se avesse eccettuato il pubblicano; invece con una sola parola
excepisset; mmc autem uno verbo et absentes invadit, et vulnera egli attacca gli assenti e colpisce le fe1ite di chi è presente. Rendere grazie
praesentis lacessit. Non est autem gratiarum actio invectiva alio- non è inveire contro gli altri. Quando tu rendi grazie a Dio, ti basti soltanto
rum. Si regratiaris Dea, ipse tibi tantum sufficiat, nec te ad lui: non rivolgere il tuo pensiero agli uomini e non condannare il prossimo.
homines tran sferas, nec proximum condemnes. BA SJLJUS: BASILIO: La differenza tra chi si esalta e chi oltraggia sta soltanto nella
Discrepa! autem elatus a conviciatore sola habitudine: is enim in fonna esterna. Il secondo si serve degli oltraggi contro gli altri, mentre il
alias utitur conviciis, hic autem se mentis temeritate extollit. primo esalta se stesso in modo presuntuoso. CRISOSTOMO: Ora, chi oltrag-
CHRYSOSTOMUS [ut supra}: Qui autem aliis conviciatur, sibi et aliis gia gli altri, fa molto male sia a se stesso che agli altri. Infatti, in primo
multa mala facit. Primo enim audientem reddit peiorem: quia si luogo, egli rende peggiore chi l'ascolta; perché, se questi è un peccatore, è
sit peccator, fit laetior, criminis invento collega; si sit iustus,
felice di trovare uno cattivo come lui stesso; mentre, se è un giusto, si esal-
extollitur, p er aliena crimina inductus de se magna putare.
ta, essendo indotto dagli altmi delitti a pensare cose grandi di se stesso. In
Secundo communitatem Ecclesiae laedit: non enim omnes audien-
secondo luogo, egli offende la comunità della Chiesa: infatti non tutti gli
tes vituperant eum solum qui peccavi!, sed ritui Christiano contu-
ascoltatori condannano solo chi ha peccato, ma scagliano ingiurie anche
melias innectunt. Tertio Dei gloriam blasphemare fa cit: sicut enim
contro la religione cristiana. In terzo luogo, causa bestemmie contro la glo-
nobis recte agentibus nomen Dei glor~ficatur, sic nobis peccanti-
ria di Dio: infatti, quando noi agiamo bene il nome di Dio viene glorifica-
bus blasphematur. Quarto eum qui audivit opprobria, confundit,
impudentiorem eum et adversarium fa ciens. Quinto statuit se poe- to, così, quando pecchiamo, il suo nome viene bestemmiato. In quarto
nae obnoxium, rebus prolatis quae sibi non conveniunt. luogo, egli sostiene chi ascolta l' oltraggio rendendolo più impudente e
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THEOPHYLA CTUS: Expedit autem non solum declinare a malo nemico. In quinto luogo, egli rende se stesso reo di pena, pronunciando
sed etiam agere bonum; et ideo cum dixisset: «Non sum sicu~ parole che non gli si addicono.
adulteri», subiungit per oppositum «l eiuno bis in sabbato». TEOFILATIO: Ora, conviene non solo evitare il male, ma anche ope-
Sabbatum hi dicebant hebdomadam ab ultima die quietis. rare il bene; perciò, dopo aver detto: <<non sono come gli adul teri», per
l eiunabant enim Pharisaei secunda et quinta feria. Sic igitur ieiu- contrasto soggiunge: digiuno due volte la settimana (di sabato). Essi
nia obiecit contra passionem adulterii: nam ex voluptate est lasci- chiamavano la settimana sabato dall ' ultimo giorno di riposo. Infatti i
via. Rapacibus vero et iniustis opp osuit decimarum solutionem · Farisei digiunavano il secondo e il quinto giorno. Perciò egli contrap-
sequitur enim «Decimas do omnium quae possideo»; quasi dica/. pose il digiuno alla passione dell' adulteri o; infatti dal piacere nasce la
Adeo rap ina.\' et nequitias refugio ut etiam mea contribuam. lussuria. Invece ai ladri e agli ingiusti egli contrappone il pagamento
GREGORIUS, Moralium [19,17}: Ecce civitatem cordis sui insidian- delle decime; infatti prosegue: pago le decime di quanto possiedo ;
tibus hostibus p er elationem aperuit, quam frustra per ieiunium et come se dicesse: rifuggo le rapine e le ingiustizie fino al punto da
orationem clausit. Tncassum munita sunt cetera, cum locus unus, dare persino del mio. GREGORIO: Ecco che con la superbia egli spalanca
de quo hosti patet aditus, munitus non est. ai nemici che l'assediano le porte del suo cuore, che aveva chiuso invano
A UGUSTINUS [ut supra]: Quaere autem in verbis eius: nihil con il digiuno e la preghiera. Non servono a nulla le altre fortificazioni fino a
invenies quod D eum rogaverit: ascendit quidem arare, noluit quando ci rimane un luogo indifeso, attraverso il quale risulta possibile
Deum rogare, sed se laudare, et roganti insultare. Publicanum l'accesso del nemico.
autem cordis conscientia removebat, sed pietas applicabat; unde A GOSTINO: Ora cerca nelle sue parole e non vi troverai nulla in cui egli
sequitur «Et publicanus a longe stans nolebat nec oculos ad preghi Dio; in verità egli sale per pregare, ma non vuole pregare Dio, bensì
cae/um levare». THEOPHYLACTUS: Quamvis autem publicanus lodare se stesso e insultare colui che prega. Invece il pubblicano risvegliava
stetisse dicatw~ distabat tamen a P harisaeo tam verbis quam la coscienza del suo cuore e si accostava alla pietà. Perciò segue: n pubbli-
habitu, nec non et corde contrito: nam verebatur oculos levare in cano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al
caelum, censens indignos visionis supernae eos qui maluerunt cielo. TEOFILATTO: Ora, sebbene si dica che il pubblicano stava in piedi, tut-
bona terrena spectare et quaerere; necnon et pectus tundebat; tavia egli si teneva lontano dal Fariseo sia con le parole che con il contegno,
unde sequitur «Sed percutiebat pectus sum», cor quodammodo e inoltre con il suo cuore contrito; infatti non osava nemmeno alzare gli
pungens causa cogitationum pravarum, nec non et excitans ut occhi al cielo, ritenendo indegni della visione celeste coloro che avevano
dormitans: unde non aliud quam D eum propitiatorem p etebat; preferito considerare e cercare i beni teffeni; inoltre si batteva il petto poiché
sequitur enim «dicens : Deus, propitius esto mihi p eccatori». il cuore gli pungeva per i pensieri cattivi e cercava di svegliarsi come se
C11RYSOSTOMUS [ut supra}: Audivit quia «non sum velut hic publi- stesse ancora dmmcndo; per cui non chiedeva altro che la pietà divina; per-
canus» (v. 11), nec indig natus est, sed compunctus: detexit i/le ciò continua: dicendo: O Dio abbi pietà di me peccatore. CRISOSTOMO.
vulnus, quaerit hic medicinam. Nemo igitur illud jl-igidum profe- Poiché aveva udito: ''Non sono come questo pubblicano", non si era indi-
rat verbum: non audeo, pudorosus sum, non possum ap erire os. gnato, ma compunto: infatti l'uno aveva scoperto la feri ta, mentre l'altro
Talis reverentia est diabolica: vult enim diabolus obserare tibi cerca il rimedio. Perciò nessrn10 proferisca parole così fredde come: Non
.fores accessus ad Deum. oso, sono vergognoso, non posso spalancare la bocca. Siffatta riverenza è
A UGUST!NUS [ut supra]: Quid igitur miraris si D eus ignoscit, diabolica: infatti il diavolo vuole chiudere ogni porta di accesso a Dio.
quando ipse agnoscit? De longinquo stabat; Dea tamen appropin- A GOSTINO: Dunque perché ti meravigli se Dio perdona quando egli
quabat, et eum Dominus de prope attendebat: «excelsus» enùn stesso riconosce? Si era fermato a distanza; ma si accostava a Dio e il
«Dominus, et humilia respicit» (Ps. 137, 6); nec oculos ad caelum Signore lo attendeva da vicino; infatti «Eccelso è il Signore, e vede le cose
levabat ut respiceret; tremebat conscientia, spes sublevabat; per- umili>>(Sal 137,6); e non alzava neppure gli occhi al cielo per g uardare; la
cutiebat pectus suum, poenas de s eipso exigebat: propterea coscienza tremava, ma la speranza lo innalzava; percuoteva il petto, cd esi-
Dominus confltenti parcebat. Audisti superbum accusatorem, geva delle pene per se stesso: per questi motivi il Signore perdonava a chi
audisti humilem reum: audi nunc iudicem dicentem «Amen dico era pentito. Hai ascoltato il superbo accusatore; hai ascoltato l'tunile reo
366 Cap. 18, vv. 9-14 Cap. 18, vv. 9-14 367

vobis: descendit hic iustificatus in domum suam ab ilio». che confessa; ora ascolta il giudice che dice: lo vi dico: questi tornò a casa
CHRYSOSTOMUS [ut supra]: Geminos aurigas et duas bigas in sta- sua giustificato. CrusosTOMO: Questa parabola raffigura due alllighi e due
dio positas sermo praesens proponit: in altera peccatum et humi- bighe posti nello stadio: in una c'è il peccato e l'umiltà, e vedi che la biga
litatem: et vides bigam peccati superare iustitiam, non propriis del peccato supera quella della giustizia, ma non per la propria forza, bensì
virtutibus, sed humilitatis coniunctae; illam vero devictam non per l'eccellenza dell'umiltà congiunta con essa; mentre l'altra vi~ne .scon~
fragilitate iustitiae, sed mole et tumore superbiae: nam sicut fitta non dalla giustizia, ma dal peso e dal gonfiore della superbia: infatti
hwnilitas per sui eminentiam peccati pondus superat, et saliens mentre l'umiltà con la sua eccellenza supera il peso del peccato e salendo
attingit Deum; sic superbia oh sui molem de facili iustitiam depri- raggiunge Dio, così la superbia con il suo peso opprime fa~i~ente l~ giu-
mi!. Si ergo plura /acta strenue geras, putas autem te posse prae- stizia. Peitanto se compi molte cose strenuamente ma pensi di potertt van-
sumere, tota caruisti oratione,· si vero mille feras in conscientia tare tu sci completamente privo dello spirito della preglùera; mentre se
fasces reatuum, et hoc solum de te credas quod es infimus poi~i nella tua coscienza una moltitudine di mancanze, e per q~1esto ~redi .di
omnium, multam obtinebis ante Deum jìduciam. Et ideo suae sen- essere il più piccolo di tutti, otteffai una grande confidenza dinanzi a Dio.
tentiae causam assignans subdit «Quia omnis qui se exaltat, Perciò indicando la ragione della sua sentenza, soggiunge: perché chi si
humiliabitur; et qui se humiliat, exaltabitur». Humilitatis nomen esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. L'umiltà è un nome che
multiplex est. Est enim quaedam virtus humilitas, iu.xta illud (Ps. ha molti significati. Infatti l'umiltà è una virtù, secondo il detto del Salmo
50,19): «Cor contritum et humiliatum, Deus, non despicieS». Est 50,19: «Un cuore cont:J.ito e umiliato, o Signore, tu non lo disprezzi»; c'è
et humilitas ab aerumnis, iuxta illud (Ps. 142,3): «Humiliavit in poi l'umiltà che nasce dal dolore, secondo quanto dice il Salmo 142,3: «Ha
terra vitam meam». Est et humilitas a peccatis et superbia et insa- buttato a terra la mia vita>>. C'è ancora un'umiltà che deiiva dal peccato,
tiabilitate divitiarum: quid enim humilius his qui se submittunt in dall'orgoglio e dalla insaziabilità delle ricchezze; infatti che c'è di più
divitiis et potentatu, et haec reputant magna? BAsruus: Similiter basso (vile) di coloro che sono sommersi nelle ricchezze e nel potere, e le
etiam et exaltari laudabiliter contingit, quando scilicet non humi- considerano cose grandi? BAS1uo: Similmente accade che tu sia esaltato
lia cogitas, sed mens tua est per magnanimitatem in virtutem lodevolmente, quando cioè non pensi cose umili, ma la tua mente attraver-
erecta. Talis autem animi celsitudo est eminentia in tristitiis, ter- so la magnanimità viene sollevata verso la virtù, Ora, questa altezza
renorum contemptus, conversatio in caelis: et videtur huiusmodi d'animo consiste nell'essere elevato nel dolore, nel disprezzare le cose ter-
mentis sublimitas eamdem habere dif.ferentiam ad elationem quam rene, nel vivere in ciclo. E questa altezza della mente rispetto all'esaltazio-
arrogantia parit, quam habet corpulentia corporis bene dispositi ne che genera l'mroganza sembra avere la stessa differenza, che ha la cor-
ad inflationem carnis cum ex hydropisi tumet. CHRYSOSTOMUS: pulenza di un corpo ben disposto 1ispetto al gonfiore della carne in un idro-
Haec igitur fastus injlatio ab ipsis caelis potest deprimere non pico. CRISOSTOMO: Questo rigonfiamento dell'orgoglio può trascinare giù
caventem; humilitas vero et ab ipsa abysso reatuum hominem dal cielo chi non sta attento; menti·c l'umiltà può innalzare verso il ciclo
sublimare: haec enim prae Pharisaeo publicanum salvavi!, latro- dalle caverne più profonde del peccato; essa ha salvato il pubblicano apre-
nem ante Apostolos in Paradisum duxit; illa vero etiam incorpo- ferenza del Fariseo, e ha portato il ladrone in paradiso prima degli
ream ingressa est potestatem. Ceterum si iuncta delicto humilitas
Apostoli; mentre l'orgoglio è penet:J.-ato persino nelle potestà spirituali. Ma
tam facile currit, ut superbiam iustitiae transeat; si iustitiae
se l'umiltà, benché unita al peccato, ha fatto progressi così rapidi da oltre-
coniun.xeris eam, quomodo non ibit? Assistet ipsa tribunali divino
passare la superbia con la giustizia, quanto più veloce sarà il suo cammino
in medio Angelorum cum fiducia multa. Rursus si f astus coniunctus
quando unirai ad essa la giustizia? Sarà presente anch'essa al tribunale
iustitiae eam deprimere potuit, si coniunctus sit peccato, in
quantam Gehennam detrudet? Hoc dico, non ut negligamus iusti- divino in mezzo agli Angeli con grande fiducia. Inoltre se l'orgoglio unito
tiam, sed ut fastum vitemus. THEOPHYLACTUS: Sed forsitan mirabi- alla giustizia la può sommergere, se è unito al peccato fino a che punto non
tur aliquis, quomodo Pharisaeus, cum pauca verba suae laudis sprofonderà l'uomo nella Geenna? Dico questo non perché trascwiamo la
protulerit, condemnatur,· lob vero cum plurima fuderit, coronatw'. giustizia, ma perché evitiamo l'orgoglio. TEOFILATIO: Forse qualcuno si
Eo scilicet quod Pharisaeus talia dicebat criminando alios, nulla meraviglierà del fatto che il Fariseo venga condannato per aver detto
368 Cap. 18, vv. 9-14
r Cap. 18, vv. 9-14 369

ratione cogente; lob vero, urgentibus eum amicis, et pressuris poche parole a propria lode, mentre Giobbe, che ne ha dette molte, vien~
prementibus, coactus est proprias virtutes rejèrre ad Dei gloriam, incoronato. Ciò accade perché il Faiiseo diceva queste cose accusando gli
ne homines desisterent a profectu virtutis. BEDA: Typice autem alni, senza essere costretto da alcun motivo; invece Giobbe, costretto dagli
Pharisaeus est populus ludaeorum, qui ex iustificationibus legis amici e dalle gravi pressioni, fu costretto a elencare le proprie virtù per la
extollit merita sua; publicanus vero Gentilis est, qui longe a Deo gloria di Dio, affinché gli uomirù non si allontanassero dalla via della virtù.
positus, confitetur peccata sua; quorum unus superbiendo recessit SEDA: In senso figurato il Fariseo è il popolo dei Giudei, che, esalta i pro-
humiliatus, alter lamentando appropinquare meruit exaltatus. pri meriti in base alla giustificazio!1e della Legg~; mentre il ~ubblic_ano è il
popolo dei Gentili, che, trovandosi lontano da D10, confessa 1 propn pecca-
ti; di costoro l'uno, con la sua superbia, se ne andò umiliato, mentre l'altro,
con la sua contrizione, fu ritenuto degno di avvicinarsi e di essere esaltato.

VERSUS 15-17 VERSETTI 15-17

15Adferebant autem ad illum et infantes, ut eos tangeret. 15Gli presentavano anche dei bambini perché li toccasse,
Quod cum viderent discipuli, increpabant illos. 16/esus ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. 16Allora Gesù li
autem convocans illos dixit: Sinite pueros venire ad me et fece venire avanti e disse: Lasciate che i bambini vengano a
nolite vetare eos: talium est enim regnum Dei. 17Amen, dico me e non glielo impedite, perché a chi assomiglia a loro appar-
vobis, quicumque non acceperit regnum Dei sicut puer non tiene il regno di Dio. 171n verità vi dico: Chi non accoglie il
intrabit in il/ud. regno di Dio come un bambino, non vi entrerà.

T!IEOPllYLACTUS: P ost praedicta, humilitatem Dominus docet TEOFILATIO: Dopo quanto è stato detto, il Signore insegna l'umiltà attra-
per ea quae fecit, non repellens, sed gratanter parvulos admit- verso le sue azioni, non respingendo, ma accogliendo cordialmente i fan-
tens; unde dicitur «Afferebant autem ad illum infantes, ut eos tan- ciulIi. Perciò si dice: Gli presentavano anche dei bambini perché li
gere!». AUGUSTINUS, De verb. Dom. [serm. 36): Cui afferuntur toccasse. AGOSTINO: A chi venivano portati perché fossero toccati se non al
tangendi nisi Salvatori? Sed si Salvator est, salvandi ojfèruntur Salvatore? Ma se egli è il Salvatore, sono offerti, perché fossero salvati, a
i/li qui venit salvum facere quod perierat. Ubi isti perierant, colui che era venuto a salvare ciò che era perduto. Ma quanto a questi inno-
quantum ad ipsos pertinet innocentes? Sed secundum Apostolum centi, quando erano andati perduti? Secondo l'Apostolo (Rm 5, 12): <<A
(Rom. 5, 12), «per unum hominem intravit peccatum in orbem ter- causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo». Perciò vengano i
rarunw. Veniant ergo parvuli, ut languidi ad medicwn, perditi ad fanciulli, come ammalati dal medico, come perduti dal Salvatore.
Redemptorem. AMBROSIUS: Durum autem aliquibus videri potest AMBROGIO: Ora, a qualcuno può sembrare una cosa grave il fatto che i
quod discipuli Dominum infantulos adire prohibebant; sequitur discepoli cerchino di vietare ai fanciulli di accostarsi al Signore; infatti con-
enim «Quod cum viderent discipuli, increpabant illos». Ubi vel tinua: i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Qui si deve intendere o il
mysterium intelligas, ve/ ajfectwn. Neque enim hoc invidia aut in mistero o il sentimento. Infatti essi facevano ciò non per invidia o per
pueros mentis asperitate faciebant; sed sedulae servitutis obse- l'ottusità della loro mente nei confronti dei fanciulli, ma essi manifestavano
quia Domino deferebant, ne comprùneretur a turbis. Respuenda un santo zelo nel servizio del loro Signore, affinché non fosse oppresso
quippe est utilitas nostra ubi divinitatis iniuria est. In mysterio dalla folla. La nostra utilità dev'essere respinta dove si incappa nell'offesa
autem, quia prius sa/vari populum ludaeorum, ex quo secundum della divinità. Ma si può intendere che il mistero fosse che venisse salvato
carnem natifuerant, gestiebant. Sciebant quidem mysteriwn quod per primo il popolo di Israele, al quale essi appartenevano secondo la carne.
utrisque populis vocatio deberetur: nam et pro chananaea muliere Indubbiamente essi conoscevano il mistero che la vocazione doveva essere
370 Cap. 18, vv. 15-17
T Cap. 18, vv. 15- 17 371

supplicarunt; sed fortasse adhuc ordinem nesciebant; unde sequi- rivolta a entrambi i popoli: infatti essi supplicarono anche per la donna
tur «lesus autem convocans eos dixit: Sinite parvulos venire ad Cananea; ma probabilmente essi non conoscevano ancora l'ordine della
me, et nolite velare eos: talium est enim regnum Dei». Non aetas chiamata; perciò segue: Allora Gesù li fece venire avanti e disse: Lasciate
praefertur aetati: alioquin obesset adolescere. Cur ergo pueros che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi assomiglia
dicit aptos esse regno caelorum? Fortasse quia malitiam nesciant, a loro appartiene il regno di Dio. Qui l'età non viene preferita all'età, altri-
fraudare non noverint, referire non audeant, scortari ignorent, menti crescere sarebbe uno svantaggio. Ma allora perché dice che i fanciulli
opes, honorem, ambitionem non appetant. Sed non ignorare i.sta, sono adatti per il regno dei cieli? Forse perché essi ignorano la malizia, non
virtus est, sed contemnere: non enim virtus est non posse peccare, sanno ingannare, non osano deferire, non conoscono la lussuria, non hanno
sed nolle. Non igitur pueritia, sed aemula puerilis simplicitatis nessun desiderio delle ricchezze, degli onori e dell 'ambizione. Però la virtù
bonitas designatur. BEDA: Unde signanter dixit «Talium», non non consiste nell' ignorare queste cose, ma nel disprezzarle; infatti la virtù
istorum, ut ostenderet non aetatem regnare, sed mores; et his qui non consiste nel non poter peccare, ma nel non volerlo. Ora, qui non viene
similem haberent innocentiam et simplicitatem, praemia repromit- indicata l'infanzia, ma quella bontà che equivale alla semplicità dell'infan-
ti. AMBROS!US: Denique hoc Salvator expressit dicens «Amen dico zia. B EDA: Perciò dice espressamente: a chi assomiglia a loro, non di costo-
vobis: Quicumque non acceperit regnum Dei sicut pue1: non ro, per mostrare che non è l'età a regnare, ma i costumi, e i premi sono pro-
intrabit in il/ud». Quis puer imitandus est Apostolis Christi, nisi messi a coloro che sono dotati di una simile innocenza e semplicità.
de quo l saias (9,6) dixit: «Puer natus est nobis», qui cum maledi- AMBROGIO: Il Salvatore espresse queste cose dicendo: In verità vi dico: Chi
ceretur, non maledicebat» (1 Petr. 2,23)? Itaque in pueritia est non accoglie il regno di Dio come un bambino non vi entrerà. Qual è il
quaedam venerabilis morum senectus, et in senectute innocens bambino che dev'essere imitato dagli Apostoli di Cristo, se non quello del
pueritia. BASILJUS: Suscipiemus autem regnum Dei ut pue1: si quale Isaia (9,6) dice: «Ci è nato un ban1bino», il quale <<maledetto, non
dispositi fuerimus erga doctrinam Domini ut pue1; in disciplina, malediceva» (1 Pt 2,23)? Così nell'infanzia c'è una certa anzianità di costu-
nequaquam contradicens nec disputans cum magistris, sed credi- mi e nell'anzianità una certa infanzia innocente. B ASILIO: Ora, noi ricevere-
b iliter et obedienter imbibens documenta. THEOPHYLA CTUS: mo il regno di Dio come un fanciullo se saremo disposti verso la dotttina
Gentilium ergo sapientes quaerentes sapientiam in mysterio, quod del Signore come un bambino, con disciplina, in nessun modo contraddi-
est regnum Dei, nec volentes hoc absque fide syllogisticae proba- cendo o disputando con i maest:li, ma assorbendo gli insegnamenti con fidu-
tionis admittere, merito exclusi sunt ab hoc regno. cia e obbedienza. TEOFILA'.ITO: Pertanto i sapienti dei Gentili che cercano la
sapienza del mistero del regno di Dio, ma non lo vogliono riconoscere
senza l'evidenza della din10st:razione sillogistica, sono giustamente esclusi
da questo regno.
r
l

372 Cap. 18, vv. i 8-23 Cap. 18, vv. 18-23 373

VERSUS 18-23 VERSETTJ 18-23

1BEt interrogavit eum quidam princeps dicens: Ma~ister 18LJn certo notabile lo interrogò: Maestro buono, che devo
bone, quid faciens vitam aeternam possidebo? 1 Dixit fare per ottenere la vita eterna? 19Gesù gli rispose: Perché mi
autem ei lesus: Quid me dicis bonum? Nemo bonus nisi dici buono? Nessuno è buono se non Dio solo. 2DTu conosci i
so/us Deus. 2DMandata nosti: «non occides, non moecha- comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non
beris, non furtum facies, non falsum testimonium dices, rubare, non testimoniare il falso , onora tuo padre e tua madre.
honora patrem tuum et matrem». 21Qui ait: Haec omnia 21costui disse: Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia giovi-
custodivi a iuventute mea. 22Quo audito, lesus ait ei: Adhuc nezza. 22LJdito ciò, Gesù gli disse: Una cosa ancora ti manca:
unum tibi deest: omnia quaecumque habes vende et da vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nei
pauperibus et habebis thesaurum in caelo; et veni, sequere cieli; poi vien i e seguimi. 23Ma quegli, udite queste parole,
me. 23His il/e auditis, contristatus est, quia dives erat va/de. divenne triste, perché era molto ricco.

BEDA: Audierat princeps quidam a Domino, tantum eos qui BEDA: Un notabile aveva udito dal Signore che sarebbero entrati nel
puerorum vellent esse similes, regnum Dei intraturos; atque ideo regno di Dio soltanto coloro che si fossero resi simili a dei fanciulli; per-
poscit sibi non per parabolani, sed palam, quibus operum meritis ciò egli chiese che gli fosse spiegato non con una parabola, ma aperta-
vitam aeternam consequatw; exponi; unde dicitur «Et interrogavit mente, con i meriti di quali opere egli avrebbe potuto ottenere la vita
eum quidam princeps, dicens: Magister bone, quid faciendo vitam eterna. Perciò si dice: Un certo notabile lo interrogò: Maestro buono,
aeternam possidebo ?». AMBROSJUS: Tentator princeps iste magi- che devo fare per ottenere la vita eterna? AMBROGIO: Questo notabile,
strum bonum dixit, qui Deum bonum dicere debuisset: nam licet mettendolo alla prova, lo chiama «maestro buono», mentre avrebbe
in divinitate bonitas sit, et in bonitate divinitas, tamen addendo dovuto dire «Dio buono»: infatti, benché nella divinità ci sia la bontà e
«Magister bone», in portione bonum dixit, non in universitate: nella bontà la divinità, tuttavia, dicendo Maestro buono, lo dice buono
nam Deus in universitate bonus, homo ex parte. CYRTLLUS: Putavit parzialmente e non universalmente; infatti Dio è buono universalmente,
autem se Christum capere, dum vituperaret mosaicum praecep- mentre l'uomo è buono solo parzialmente. CIRILLO: Ora, egli credeva
tum, introduceret vero sua statuta. Accedit ergo ad magistrum, et che avrebbe guadagnato a sé il Cristo oltraggiando il precetto mosaico e
bonum eum nuncupans, dicit se velie doceri. Quia ergo tentative introducendo i propri statuti. Perciò si accosta al Maestro e, chiamandolo
quaerebat, qui apprehendit sapientes in astutia sua, convenienter buono, dice che vuole essere ammaestrato da lui, mentre cercava di ten-
ei respondet," nam sequitur «Dixit autem ei lesus: Quid me dicis tarlo. Ma chi coglie il sapiente nella sua astuzia gli risponde appropriata-
bonum? Nemo bonus nisi solus DeuS». AMBROSIUS: Non bonum se mente; infatti segue: Gesù gli rispose: Perché mi chiami buono?
negat, sed Deum designat. Bonus quidem non est, nisi plenus Nessuno è buono se non Dio solo. AMBROGIO: Egli non nega di essere
bonitatis. Quod si quem moveat quia <<nemo bonus», moveat et buono, ma indica Dio. Infatti non è buono se non colui che è pieno di
il/ud <<nisi Deus». Quod si a Dea Filius non excipitur, utique nec a bontà. Ma se ti colpiscono le parole: nessuno è buono, allora anche: se
bono Christus excipitur: nam quomodo non bonus ex bono natus? non solo Dio. E se il Figlio non è escluso da Dio, indubbiamente neppure
«Arbon> enim «bonafructus bonosfacit» (Matth. 7,17). Quomodo il Cristo è escluso dal bene; infatti in che modo il non buono è nato dal
non bonus, cum bonitatis suae substantia ex Patre assumpta non buono? Infatti «ogni albero buono produce frutti buoni» (Mt 7, 17). E
degeneravit in Filio, quae non degeneravit in Spiritu? «Spiritus come non sarà buono, visto che la sostanza della sua bontà che egli prese
tuus (inquit Ps. 142,10) bonus deducet me in terram rectam». dal Padre non è degenerata nel Figlio, come non è degenerata nello
Quod si bonus Spiritus qui accepit a Filio, bonus utique et i/le qui Spirito? «Il tuo Spirito buono mi guidi per la via diritta» (Sai 142, 10).
tradidit. Jtaque quia legisperitus est iste qui tentat, sicut in libro Ma se è buono lo Spirito che 1icevette dal Figlio, è indubbiamente buono
a/io demonstratw; ei bene dixit «Nemo bonus nisi unus DeuS»: ut colui che lo ha donato. Perciò, poiché è un dottore della legge che lo
374 Cap. 18, vv. 18-23
T Cap. 18, vv. 18-23 375

admoneret, quia scriptum est (Deut. 6,16): «Non tentabis Dominum mette alla prova, come è mostrato chiaramente in un altro libro, gli
Deum tuum»; sed magis conftteretur Domino, quoniam bonus. risponde giustamente: Nessuno è buono se non Dio solo: per ricordargli
ClIRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 64]: Vela/iter. Avarum qui- che stava scritto (Dt 6,16): «Non tenterai il Signore Dio tuo»; anzi, egli
dem dicere hunc principem non verebor: nam hoc Christus ei deve confessare al Signore che Egli è buono. CRISOSTOMO: Oppure
improperat; tentatorem autem minime. TITUS: Ergo cum dicit diversamente. Non esiterò a chiamare questo notabile un avaro: è infatti
«Magister bone, quidfàciendo vitam aeternam possidebo?» idem quanto il Cristo gli rimprovera; ma non lo chiamerei un tentatore. TI~O:
est ac si dicat: Bonus es: dignare me responso in eo quod quaero: Perciò, quando dice: Maestro buono, che devo fare per ottenere la vlla
doctus sum vetus testamentum, te tamen praestantiorem video non eterna?, è come se dicesse: Sei buono; degnati di 1ispondenni su ciò che
promittentem terram, sed praedicantem regnum caelorum. Dic ti chiedo: sono colto nel Vecchio Testamento; ma trovo il tuo insegna-
ergo mih i, quid faciendo vitam aeternam potero possidere? mento più avanzato in quanto non prometti la tetTa, ma predichi il regno
Intentionem igitur attendens Salvator, quia fides est via ad op era, dei cieli. Perciò dimmi: che cosa devo fare per ottenere la vita eterna?
cum dixisset ille «Quid fàciam?», hac quaestione omissa, in noti- Quindi, tenendo conto dell' intenzione, poiché la fede è la via alle opere,
tiam .fidei eum ducit: velut si quis interrogaret medicum: quid il Salvatore, avendo egli detto: Che devo fare?, tralasciata questa doman-
comedam? Et ille ostenderet quae deberent cibum praecedere; et da, lo conduce alla conoscenza della fede; come se uno chiedesse al
ideo eum ad Patrem remittit, dicens «Quid me dicis bonum?». medico: Che cosa devo mangiare?, e quegli rispondesse mostrandogli
Non quod ipse bonus non esset: erat enim bonum ex bono Patre ciò che deve precedere il cibo. E così lo conduce al Padre, d icendo:
germen, bonus boni Filius. A uGUSTINUS, De cons. Evang. [2,63}: Perché mi dici buono? Non perché egli stesso non fosse buono; infatti
Potest autem videri distare aliquid quod secundum Matthaeum egli era un buon seme da un buon Padre, un buon Figlio da un buon
(19,17) dicitur: «Quid me interrogas de bono?». Quod ad illud Padre. AGOSTINO: Questo testo può sembrare alquanto diverso da quanto
magis referri po test quod ait ille quaerens (ib. v. 16): «Quid boni dice Matteo (19, 17): «Perché mi interroglù sul bene?», che si può riferire
faciam?». !bi enim et bonum nominavi!, et interrogatio est. maggiormente a quanto quegli dice domandando (ivi, v. 16): <~Che cosa
Commodissùne ergo intelligitur utrumque dictum: «Quid me dicis devo fare di bene?». Lì infatti egli lo chiama buono e pone la questione
bonum?», et: «Quid me interrogas de bono?», quod ad illud circa il bene. La cosa mig liore è che si intenda che sono state dette
magis refèrri potest. entrambe le cose: Perché mi dici buono? e «Perché m i intetTogbi circa il
TITUS: Denique postquam docuit cognitionem fidei, subiungit bene?», il che concorda meglio con quanto detto.
«Mandata nosti»; quasi dicat: Quando prius Deum noveris, tunc TITO: Poi, dopo avere insegnato la conoscenza della fede, soggiunge:
optime quaeres quid facias. CHRYSOSTOMUS: Expectante autem Tu conosci i comandamenti, come se dicesse: conosci anzitutto Dio, poi
principe audire Christum dicentem: recedas a mandatis mosaicis, cerca giustamente ciò che devi fare. CRISOSTOMO: Mentre il notabile si
et meis attende, ad mosaica eum mittit; unde sequitur «Non occi- attende di udire dal Cristo: abbandona i comandam enti di Mosè e
des, non moechaberis». THEOPHYLACTUS: Primo quidem !ex ea abbraccia i miei, invece il Signore lo rinvia alle leggi mosaiche; perciò
corrigit ad quae facilius labimur, ut moechari, cuius incentivum segue: non uccidere, non commettere adulterio. TEOFILAJTO: In primo
est intrinsecum et naturale; et occidere, quia immanis bellua luogo la Legge c01Tegge nelle cose in cui cadiamo più facilmente, come
furor; sed furtum et falsi testimonii culpam raro contingit incurre- l'adulterio il cui incentivo è dentro di noi e naturale; e l'omicidio, poi-
re. Sed et graviora illa existunt; et ideo secundario furtum et fa/- ché il furo;·e è un mostro terribile; mentre si cade più raramente nel furto
sum testimonium ponit, ut rarius fàllentia et leviora; sequitur e nella colpa della falsa testimonianza. Inoltre i primi sono anche i pec-
enim «Non furtum facies, non falsum testimonium diceS». cati più gravi; perciò egli pone il furto e la falsa testimonianza al secondo
BASTLJUS: Non est autem intelligendum fures esse solum bursarum posto, in quanto sono più rari e di minor peso 1ispetto agli altri. Perciò
incisores, ve/ latrocinantes in balneis; sed et si qui duces legio- segue: non rubare, non testimoniare il falso. BASILIO: Non si devono
num statuti, ve/ commisso sibi regimine civitatum aut Gentium, ritenere ladri soltanto i tagliatori di borse o i ladri nei bagni, ma anche
hoc quidem furtim tollunt, hoc vero vi ac pub/ice exigunt. Tirus: coloro che sono nominati generali delle legioni o governatori di stati o di
Sed videas in non agendo praecepta consistere: quoniam si moe- nazioni, e si rendono colpevoli ncll ' impadronirsi di cose di nascosto
376 Cap. 18, vv. J8-23 377
Cap. 18, vv. 18-23

chatu~ non f~e:is, castus es; si non fureris, benevolus; si falso non oppure nel reclamarle con la violenza. TITO: Ma puoi notare che questi
testerzs,. verzdicus. ~!tende virtutem iam facilem per bonitate comandamenti consistono nel non operare: poiché se non compi adulte-
statuentzs:· nam m?-lzfugam ingerit, non boni exercitium; quaelib: rio, sci casto; se non rubi, sci benevolo; se non rendi falsa testimonianza,
~utem qwes quolzb~t est facilior opere. THEOPHYLACTUS: Sed quia sei verace. Vedi come la virtù viene agevolata dalla bontà del legislatore:
zn parentes. c?mmzttere qi~amqu~m magnum sit crimen, raro infatti egli introduce la fuga al male, ma non l'esercizio del bene. E qual-
tamen accidzt, post omnza ponit «Hon ora patrem tuum et siasi riposo è più facile di qualsiasi lavoro. TEOFtLATIO: Ma poiché il
~iatrerr:»· AMBR?SI~S: Est autem honor non solum honorificentiae, peccato contro i genitori, sebbene sia un crimine molto grave, avviene
sed etzam largztatz. Honor enim est de.ferre pro meritis. Pasce raramente, per questo motivo lo ricorda per ultimo dicendo: onora tuo
patrem tuum, pasce matrem; et si paveris, adhuc non reddidisti padre e tua madre. AMBROGIO: L'onore non riguarda soltanto la benefi-
dolores et. cruciatus quos pro te mater passa est. /lii debes quod cenza, ma anche la generosità. Infatti l'onore è ricompensare secondo i
habes, huzc debes quod es. Quantum iudicium, si pascat Ecclesia meriti. Alimenta tuo padre, alimenta tua madre, e se esiti, non hai ancora
~u~s tu pa~cere nolis? Sed dices: Quod eram parentibus collatu- restituito i dolori e le pene che tua madre ba patito per te. Al padre devi
1us, Eccl~szae mallem con/erre. J.(on quaerit Deus donum de fame quello che possiedi, alla madre quello che sci. Quale condanna, se la
parentum'. sed ut pascendos Scrzptura dicit parentes, ita propter Chiesa dovesse alimentare coloro che dovresti alimentare tu stesso! Ma
Deum re!znquend~s, ~i impediant devotae mentis affectum. dirai: ciò che stavo per dare ai miei genitori, preferirei darlo alla Chiesa.
Sequztur «Quz ~zt: Haec omnia custodivi a iuventute mea». Dio non cerca un dono che causa la fame ai genitori, ma la Scrittura
f!IERONYMUS: Mentltur adolescens. Si enim quod postpositum est
insegna che bisogna nutrire i genitori e allo stesso tempo che bisogna
zn mandatzs (Matth. 19, 19): «Diliges proximum tuum sicut tei-
abbandonarli per amore di Dio, se si oppongono ai sentimenti di
psum», opere complesse!, quomodo postea audiens (ibid. v. 21)"
un'anima devota.
« Va~e, ~; vend~ omnia quae habes, et da pauperibus», tristi~ Poi segue: Costui disse: Tillto questo l'ho osservato fin dalla mia giovi-
ab~cesszf. B_EDA. _Y_el non est putandus esse mentitus, sed simplici-
te1 ut vzxe:'zt, sczlzcet ex~erius, esse confessus: alioquin nequa- nezza. GIROLAMO: Quel giovane dice il falso. Infatti, se quanto viene pre-
scritto nel comandamento (Mt 19, 19): «Ama il prossimo tuo come te
quam Mwcus (10,21) dzceret quod <<lesus intuitus eum dilexit
eunw. stesso», l'avesse tradotto in pratica, in che modo successivamente, ascol-
TITus: Ostendit autem consequenter Dominus quod si aliquis tando (ivi, v. 21): «Va, vendi tutto ciò che hai e dallo ai povc1i», si allon-
vetu~ test~mentum pe!'egit, perfectus non est, sed deest ei sequi
tanò rattristato? BEDA: E non dobbiamo pensare che egli abbia mentito,
c_h:zstum, unde_ subdttur «Quo audito Tesus ait ei: Adhuc unum ma che abbia semplicemente confessato di aver vissuto onestamente
ttbt de~st: Omnia qi~aecumque habes vende, et da pauperibus, et almeno all'esterno; altrimenti Marco non avrebbe detto: «Gesù, fissatolo,
habe~zs thes~urum tn caelo»; qu~si dicat: Quaeris quomodo sit lo amò».
p~ss~denda vzta aeterna: sparge .facultates pauperibus, et obtine- TITO: Di conseguenza il Signore fa vedere che uno, anche se ha
bts zllam. Parva su.nt quae impendis, magna quae recipis. adempiuto l'Antico Testamento, non è perfetto, perché gli manca la
ATf!ANASTUS:_ Non enz~1 mundum despicientes putemus grandia sequela di Cristo; perciò soggiunge: Udito ciò Gesù gli disse: Una cosa
q~t~em abdicasse, quia tota terra est in comparatione caeli bre- ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e avrai un
vt~s~ma.: quapropter si toti terrae dominaremw; ei abrenuntiantes tesoro nei cieli; come se dicesse: Tu cerchi in che modo possedere la vita
nih!l dzgnum esset in comparatione regni caelorum. BEoA'.- eterna: distribuisci le tue proprietà ai poveri e la otten-ai. Piccole sono le
Quicumque ergo perfe~tus esse voluerit, oportet vendere quae cose che spendi, grandi quelle che ricevi. ATANASIO: Infatti non iitenia-
habet, non ex parte, sicut Ananias fecit et Saphira, sed totum. mo che coloro che disprezzano questo mondo abbiano rinunciato a cose
THEOPHYLACTUS: Unde dicens «Omnia quae habes», summam grandi: infatti tutta la te1rn, in confronto al cielo, è una realtà minima:
paupertat~m suadet; si quid enim restiterit, illius servus est. perciò se dominassimo tutta la terra e rinunciassimo ad essa, non farem-
BASJLIUS [m quaest. in comp. explic., qu. 92}: Non tamen docet mo nulla di degno in confronto al regno dei cieli. BEDA: Così chi vuole
facultates vendere eo quod natura/iter sint pravae; alioquin crea- essere perfetto è necessmio che venda ciò che ha, però non parzialmente,
378 Cap. 18, vv. 18-23 Cap. 18, vv. 18-23 379

t~ra Dei non ess~nt: unde eas non tamquam malas abicere, sed come fecero Anania e Safira, ma interamente. TEOFILA'ITO: Perciò dicen-
dtspensare monuit: et condemnatur aliquis, non quia eas possidet do: tutto quello che hai, egli invita alla più completa povertà; infatti se ti
sed quia eis abusus est: quo fit ut jàcultatum secundum mandat~ rimane qualche cosa, resti suo schiavo. BASILIO: Tuttavia egli non insegna
Dei dispensatio,_ et crimina deleat, et regnum confera!; unde subdit a vendere le proprie sostanze perché esse sono naturalmente cattive;
«Et da paupenbus». CHRYSOSTOMUS: Poterat quidem Deus a/ere altrimenti non sarebbero creature di Dio; perciò egli esorta a non rifiutar-
paupere~ et sine hoc quod nos misereremur eorum; sed vult le come cattive, ma a distti buirlc; e uno viene condannato non perché le
dantes ~tlectione astringi accipientibus. BASILJUS [in hom. super possiede, ma perché ne ha abusa~o; ~osì accade ~he la di~tribuzion~ dell~
ho~}: D icente_ autem Domino «da pauperibus», puto non expedire sostanze secondo il comando d1 Dio cancella I peccah e confensce 11
c~iquam neg~igenter Eferere, sed omnia diligenter disponere, prae- regno dei cieli. Quindi soggiun~e: da~lo ai poveri" CR IS?STO~o;
cip_ue per seipsum, si ex parte se habeat; sin autem, per eos de Indubbiamente Dio poteva sfamare 1 poven senza che n01 avessimo p1eta
quzbus consta! quod fide/iter et prudenter disponant: «Male- di loro, ma egli vuole che il donatore sia legato dal vincolo dell'amore
dictus» enim «qui neg_ligenter per.(kit opera Domini» (ler. 48,10). con colui che riceve. BASILIO: Quando il Signore dice: dallo ai poveri,
CHRYSOSTOMUS: Sed il/ud quaentur quomodo Christus erogare penso che non convenga che ~n u~mo si compo~i negligentemente, ma
c~nct~ pauperibus perfectionis esse fatetur; Paulus autem absque che disponga accuratamente di ogru sua cosa, anzitutto da se stesso nella
dile~tw~e hoc ass~rit esse imperfectum. Sed va/de consonat quod misma in cui può farlo, e, qualora non sia in grado di farlo direttamente,
subiunxit «Et veni, sequere me»: quod ostenditur ex dilectione per mezzo di coloro che sono riconos~iuti come cap~ci e pru_de~ti ~ella
e~s~: «l~ hoc» enim «cognoscent omnes quod mei estis discipuli, loro condotta: infatti: <<Maledetto colm che esegue 1 opera d1 D10 mfe-
si dilectwnem habueritis ad invicem» (lo. 13,35). THEOPHYLA CTVS: delmente» (Ger 48,10). CRISOSTOMO: Ma si domanderà in che modo
Cum paupertate enim ceteras quoque virtutes hominem habere Cristo affermi che il distribuire ogni cosa ai poveri appartiene alla perfe-
oportet; ob hoc ait «Et veni, sequere me»: idest, in ceteris esto zione, mentre san Paolo dichiara che questa cosa compiuta senza amore
1_neus _d~scipulu~, iugiter me sequaris. CYRILLUS: Princeps autem è imperfetta. Si deve dire che il loro accordo è evidenziato da ciò che
zlle vint recentzs capax non fitit, vetus uter existens; sed tristitia soggiunge: poi vieni e seguimi; il che dimostra che dipende dall'amore:
r~ptus est; unde sequitur «His ille auditis, contristatus est, quia infatti «Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli: se vi ame-
dzves erat valde». BASILTUS: Mercator non tristatur in nundinis rete scambievolmente» (Gv 13,35). TEOFILAITO: Bisogna però che assie-
paciscendo quae possidet, acquirendo sibi opportuna; tu vero tri- me alla povertà l'uomo possegga anche tutte le altt·e virtù; per questo
staris pulverem dans, ut acquiras vitam beatam. motivo dice: vieni e seguimi, cioè: in tutte le altre cose siate miei disce-
poli, seguendomi continuamente. CIRILLO: Il notabile non fu in grado di
1icevere la parola nuova, così come un otre vecchio scoppia se riceve del
vino nuovo; ed è scoppiato dal dolore; perciò segue: Ma quegli, udite
queste parole, divenne triste, perché era molto ricco. BASILIO: Il mercan-
te, quando va al mercato, non si rattJista nel 1inunciare a ciò che possiede
per acquistare ciò di cui ha bisogno; invece tu ti rattristi nel dare via della
polvere per ottenere la vita eterna.
380 Cap. 18, vv. 24-30
T Cap. 18, vv. 24-30 38 1

VERSUS 24-30 VERSETTI 24-30

24Videns autem illum lesus tristem factum dixit: Quam 24Gesù , vedendo che era divenuto triste, disse: Quanto è
difficile qui pecunias habent in regnum Dei intrabunt! difficile, per c~loro che possiedono ricchezze, .entrare nel re~
25Facilius est enim camelum p er foramen acus transire gno di Dio! 25E più facile che un cam~~llo passi P.e r la cruna d1
quam divitem intrare in regnum Dei. 26Et dixerunt qui audie~ un ago che un ricco entri nel regno d1 010 ! 26 Que111. che ascolt~.­
bant: Et quis potest salvus fieri? 27Ait il/is: Quae impossibilia vano dissero: Allora chi potrà essere salvato? 27 0 1sse loro: C10
sunt apud homines possibilia sunt apud Deum. 2BAit autem che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. 28 Pietro allora
Petrus: Ecce nos dimisimus omnia et secuti sumus te. 29Qui disse: Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. 29 Egli
dixit eis: Amen, dico vobis, nemo est qui reliquerit domum rispose: In verità vi dico, non .c'è ~e~sun~ che ab~ia .lasciato
aut parentes aut fratres aut uxorem aut filios propter casa o genitori o fratelli o moglie o figli per 11 regno d1 010 30che
regnum Dei 30et non recipiat multo plura in hoc tempore et non riceva molto di più nel tempo presente e nel secolo futuro
in saeculo venturo vitam aeternam. la vita eterna.

THEOPHYLACTUS: Quoniam dives, audita opum abiectione, tri- TEOFILA1TO: Poiché il 1i cco, dopo avere ascoltato l'invito a rinunciare
status fuit, Dominus admiranter locutus est; dicit enim «Videns alle ricchezze, si rattristò, il Signore parlò in modo mirabile; segue infatti:
autem l esus illum tristem factum, dixit: Quam difficile qui pecu- Gesù vedendo che era divenuto triste, disse: Quanto è difficile per coloro
nias habent in regnum Dei intrabunt!». Non dicit: Impossibile est che possiedono ricchezze entrare nel rer;i10 di Di?! Non di~e che .è .i mpos-
eos intrare, sed «difficile»; possunt enim per divitias adip isci sibile entrare, ma che è difficile; infatti con le ricchezze e poss1b1le rag-
superna, sed difficile est: quia viscosiores sunt visco divitiae, et giungere le realtà eterne, ma è difficile, poiché le ricchezze sono più
vix evellitur animus occupatus ab eis: sed subsequenter ut impos- vischiose del vischio ed è difficile sradicare l'animo che è preso da ~sse;
sibile hoc indicat, cum dicit «Facilius est enim camelum per fora- ma poi dice che questa è una cosa impossibile, quando afferma: E più
men acus transire, quam divitem intrare in regnum Dei». Nam facile che un cammello passi per la cruna di .u~i ago eh~ u~i ricco entri nel
sive per camelum animai intelligas, si ve jimem nauticum cras- regno di Dio. Infatti sia che per canuncllo s1 mtenda I arumale oppure la
sum; quocumque modo impossibile est quod foramen acus totum fune grossa delle navi, in ogni modo è impossibile che il foro di un ago
capiat camelum. Si igitur facilius est camelum per foramen acus contenga tutto il cammello. Perciò se è più facile per un cammello passare
transire quam divitem sa/vari, et hoc quod jacilius est, impossibile attraverso la cruna di un ago che per un ricco salvarsi, e ciò che è più faci-
est; impossibilius ergo est sa/vari divitem. Quid igitur dicendum? le è di fatto impossibile, allora è ancora più impossibile che un ricco si
Equidem quod vere sic habet, divitem servari non passe. Neque salvi. Che si deve dire dunque? Infatti se le cose stanno veramente così,
mihi dicas, quod salvatus sit dives quispiam, qui sua dederit: non allora un ricco non può salvarsi. E non dirmi che un 1i cco che dà via le
enim dives salvatus est, sed quia pauper jàctus, ve/ dispensator sue cose sia salvato: infatti non viene salvato il iicco, ma perché è diven-
existens servatus est, non dives. Aliud est enim dispensator, aliud tato povero, o perché è un amministratore, non un 1icco. Infatti una cosa è
dives: dives est qui sibi divitias reservat, dispensator vero cui essere amministratore e un'altra essere ricco: ricco è colui che conse1va le
divitiae propter alias concreditae sunt. CHRYSOSTOMUS, In Joan- ricchezze per se stesso, mentre l'amministratore è colui che conse1va le
nem [hom. 18}: Ahraham quidem possidebat opes pauperibus; et ricchezze a beneficio di alhi CRISOSTOMO: Certamente anche Abramo
qui iuste eas possident, quasi suscipientes a Deo dispensant in possedeva delle ricchezze per i poveri, e chi le possiede in modo ~or~·c~~·
divinis mandatis; qui vero contra Deum acquisierunt, et in expen- come ricevendole da Dio, le distribuisce secondo i comandamenti d1v1m;
dendo faciunt illud idem, meretricibus et parasitis dantes, ve/ coloro invece che le banno acquistate contro Dio, fanno la stessa cosa
humi abscondentes, egenis vero nihil impendentes. Non ergo anche usandole, dandole alle prostitute e ai parassiti, oppure nasconden-
prohibet ditari, sed opibus famulari: vult necessariis ut eis uta- dole sotto terra, senza dare nulla ai poveri. Perciò non proibisce di essere
382 Cap. 18, vv. 24-30 Cap. 18, vv. 24-30 383

mur, non ut custodiamus: nam famuli est custodire, sed domini 1icchi, ma di essere schiavi delle ricchezze; vuole che le adoperiamo in
dispensare. Si conservari eas vellet, non tradidisset eas homini- quanto necessarie, ma non che ne diventiamo i custodi. Infatti spetta allo
bus, sed sineret in terra iacere. THEOPHYLACTUS: Porro attendas schiavo la custodia, mentre spetta al padrone la distribuzione. Se volesse
il/ud quod divitem quidem impossibile dicit sa/vari, possidentem che siano conservate, non le avrebbe consegnate agli uomini, ma le avreb-
vero divitias difficile; quasi dicat: Dives, qui captus est a divitiis, be lasciate giacere nella terra. TuOFILATTO: Inoltre fa' attenzione al fatto
et famulatur eis, non salvabitur; habens vero illas, scilicet qui eis che dice che è impossibile che il 1icco si salvi, mentre afferma che è diffi-
dominatu1~ vix salvabitur causa humanae fragilitatis. Conatur cile che si salvi chi possiede la ricchezza; come se dicesse: il ricco che è
enùn nos diabolus supplantare quoadusque possidemus divitias, stato preso dalle ricchezze ed è diventato loro schiavo non si salverà;
et difficile est aufÌtgere decipulas eius: ideoque bonum est pauper- invece chi possiede le 1icchezze ed è il loro padrone si salverà a stento a
tas, et quasi tentatione carens. CHRYSOSTOMUS: Nulla enim est causa della fragilità umana. Infatti il d iavolo cerca di farci inciampare fin-
divitiarum commoditas, anima patiente penuriam; nec laesio pau- ché possediamo le ricchezze, ed è difficile sfuggire ai suoi tranelli; pertan-
pertatis, anima divitiis affluente. Si autem ditescentis indicium est to la pover tà è una benedizione, ed è quasi es ente da tentazioni.
nullius egere, et pauperascentis indigere; palam est quod magis CRISOSTOMO: Non c ' è alcun vantaggio nelle 1icchezze mentre l'anima
esse pauperem facit magis ditescere: facilius est enim quod quis soffre la povertà, né danno alcuno a causa della povertà mentre l'anima
in paupertate quam in divitiis opes contemnat: neque enim talis abbonda nelle ricchezze. Ora, se il segno di chi si arricchisce è non essere
est ambitus ut per magis habere sedetur; sed per hoc consuevit privo di nulla e di chi si impove1isce è l'avere bisogno, è evidente che
magis accendi, sicut ignis quando maiorem suscipit escam. Quae quanto più uno è povero tanto più diventa ricco. Infatti è molto più facile
autem mala videntur esse inopiae, communia sunt; quae vero per chi è in povertà disprezzare le ricchezze, che per il ricco. Né l'avaiizia
divitiarum, propria sunt earum. A UGUSTTNUS, De quaest. Evang. si abitua a essere soddisfatta avendo di più; anzi, da ciò gli uomini sono
[2,47]: Divitem ergo hic appella! cupidum rerum temporalium, et maggionnente infiammati, così come il fuoco si allarga man mano che
de talibus superbientem. His divitibus contrarti sunt pauperes viene alimentato. Quelli che sembrano essere mali della povertà, sono in
spiritu, quorum est regnum caelorum. Mystice autem facilius est effetti mali com uni; invece i mali della ricchezza le sono propri.
Christum pati pro dilectoribus saecuii, quam dilectores saeculi ad AGOSTINO: Perciò qui chiama ricco chi brama le cose temporali e si insu-
Christum passe converti. Cameli enim nomine se intelligi voluit, perbisce per esse. A questi ricchi si oppongono i pove1i di spirito, ai quali
quia spante humiliatus infirmitatis nostrae onera sustulit. Per apprut icne il regno dci cieli. In senso mistico è più facile per Cristo patire
acum autem punctiones significa!, p er punctiones dolores in pas- per coloro che amano il mondo, che per coloro che amano il mondo con-
sione susceptos; .foramen autem acus dicit angustiam passionis. vertirsi a Cristo. Col nome di cammello ha voluto indicare se stesso, poi-
CHRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 64]: Hic autem sermo ché umiliò se stesso spontaneamente a sopportare i pesi della nostra infer-
quasi gravis transcendebat discipuiorum virtutem; unde sequitur mità. Con l'ago significa le punture e con le punture i dolori sopportati
«Et dixerunt qui haec audiebant: Et quis potest salvus fieri?». nella passione; mentre la cruna dell'ago indica la strettezza della passione.
Hoc dixerunt discipuli, non de se, sed de toto mundo timentes. CRISOSTOMO: Questo grave discorso superava la capacità dei suoi
A UGUSTTNUS [ut supra]: Cum autem incomparabiliter maior sit discepoli, per cui continua: Queili che ascoltavano dissero: Allora chi
turba pauperum, quae, divitibus perditis, potest sa/vari; intellexe- potrà essere salvato? I discepoli dissero ciò non per se stessi, ma temendo
runt, omnes qui divitias amant, etiam si adipisci nequeant, in divi- per tutto il mondo. AGOSTINO: Poiché è infinitamente più grande la folla
tum numero deputari. dei poveri che, perse le ricchezze, si può salvare, essi intesero che tutti
Sequitur «Àit illis: Quae impossibilia sunt apud homines, pos- coloro che amano le ricchezze, anche se non le possono acquisire, devono
sibilia sunt apud Deum»: quod non ita intelligendum est, quasi essere annoverati tra i ricchi.
dives cum cupiditate et superbia in regnum Dei sit intraturus; sed Poi segue: Disse loro: Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a
possibile est Deo ut a cupiditate et superbia ad caritatem et humi- Dio. Il che non va inteso nel senso che un ricco, con la sua cupidigia e
litatem convertatur. THEOPHYLACTUS: Apud homines ergo, quorum superbia, può entrare nel regno di Dio, ma che è possibile a Dio che
serpit intentio ad terrena, impossibilis est salus, ut dictum est; venga conve1tito dalla cupidigia e dalla superbia alla carità e all'umiltà.
T
384 Cap. 18, vv. 24-30 Cap. 18, vv. 24-30 385

apud Deum vero possibilis est. Cum enim homo consiliarium TEOFILAJTO: Perciò presso gli uomini la cui intenzione striscia per terra, la
habet Deum, et iustificationes et doctrinas paupertatis imbiberit, salvezza è impossibile, come si è detto, mentre presso Dio è possibile.
necnon eius auxilium invocet, hoc fiet possibile. CYRJLLUS: Infatti quando l'uomo ha Dio per consigliere, e assorbe le giustificazioni e
Congrue autem dives cum multa contempserit, recompensationem Je dottrine della povertà, e invoca il suo aiuto, ciò diventa possibile.
expectabit; qui vero parva possidens ea abdicavit, quid ei speran- CIRILLO: Perciò il ricco che ha disprezzato molte cose si attenderà giusta-
dum esset, quaerere decebat; unde sequitur «Ait autem Petrus: mente la ricompensa, mentre a chi ha rinunciato alle poche cose che aveva,
Ecce dimisimus omnia». Matthaeus (19,27) addit: «Quid ergo erit conveniva chiedere che cosa dovesse sperare; donde segue: Pietro allora
nobis?». BEDA: Quasi dicat: Fecimus quod iussisti: quid igitur disse: Noi abbiamo lasciato tutto. Matteo (19,27) aggiunge: «Che cosa ci
dabis nobis praemii? Et quia non suflìcit dimittere omnia, iungit toccherà dunque?». BEDA: Come se dicesse: abbiamo fatto ciò che hai
quod perfectum est, dicens «Et secuti sumus te». CYJULLUS: Illud comandato, perciò che cosa ci darai in premio? E poiché non basta lasciare
autem necesse est dicere, quod paucis abrenuntiantes, quantum ogni cosa, aggiunge ciò che è perfetto dicendo: e ti abbiamo seguito.
spectat ad propositum et obedientiam, pari lance cum opulentis CJRILLO. Era necessario dire ciò, perché coloro che abbandonano poche
penduntur, paribus utentes aflèctibus, dum rerum quas possident cose, per quanto riguarda i motivi e l'obbedienza, sono esaminati con la
abiectionem ultra inferunt; unde sequitur «Amen dico vobis: stessa bilancia dei ricchi, in quanto agiscono con gli stessi sentimenti
Nemo est qui reliquerit domum aut parentes aut fratres aut uxores rinunciando volontariamente a tutto ciò che possiedono. Perciò continua:
aut filios aut agros propter regnum Dei, et non recipiat multo Egli rispose: In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa, o
plura in hoc tempore, et in saeculo futuro vitam aeternam». genitori, o fratelli, o moglie, o figli, o campi per il regno di Dio, che non
riceva molto di più nel tempo presente e nel secolo futuro la vita eterna.
Elevat ad acceptissimam spem omnes audientes, iureiurando pro-
Egli innalza tutto l' uditorio alla speranza più gradita, promettendo con giu-
mittens, dum apponit sermoni «Amen». Doctrina enim divina
ramento, mentre inizia il suo discorso con Amen. Infatti, quando l'insegna-
mundum vacante ad fidem Christi, forsitan aliqui respicientes
mento divino invita il mondo alla fede di C1isto, forse alcuni, guardando ai
parentes infide/es, noluerunt eos turbare veniendo ad fidem; et genitori infedeli, non li vogliono rattristare con l' accettazione della fede, e
similis est ratio aliorum germanorum. Deserunt autem quidam lo stesso motivo vale per gli altri parenti; mentre alcuni lasciano il padre e
patrem et matrem, et totius parentelae amorem despiciunl propter la madre e disprezzano l'amore per tutta la parentela, per amore di Ciisto.
amorem Christi. BEDA: Perciò il senso è questo: chi per la ricerca del regno di Dio
BEDA: Sensus igitur iste est: qui propter regnum Dei inquiren-
disprezza ogni affetto terreno, tutte le ricchezze di questo mondo, calpesta
dum omnes ajfectus contempserit, omnes saeculi divitias, delicias i p iaceri e i divertimenti, otterrà molto di più nella vita presente.
risusque calcaverit, multo plura in praesenti recipiet. Cuius sen- Prendendo lo spunto da questa sentenza, alcuni Giudei costmiscono la
tentiae occasione, quidam !udaicam mille annorum fabulam post favola del millennio dopo la 1isurrezione dci giusti, allorché tutte le cose a
resurrectionem iustorum aedificant, quando omnia quae propter cui noi abbiamo rinunciato per amore di Dio ci saranno restituite con gli
Deum dimittimus, multiplici nobis sint fenore reddenda, et insuper interessi, e ci sarà concessa la vita eterna. Ma a causa della loro ignoranza
vita aeterna donanda: nec vident inexperti, quod si in ceteris non si accorgono che, sebbene nelle altre cose questa sia una promessa
digna sit repromissio, in uxoribus tamen, iuxta alias Evangelistas degna, nel caso delle mogli, che secondo altri Evangelisti saranno cento
centenis, appareat turpitudo,' praesertim cum Dominus in resur- volte di più, sarebbe una cosa immonda; soprattutto p erché il Signore
rectione non esse nubendum testetur; et iuxta Marcum, ea quae afferma che nella rismrezione non ci saranno sposalizi; e secondo Marco,
dimissa jùerint, in hoc tempore cum persecutionibus accipienda quelle cose che si sono lasciate, egli affe1ma che in questo tempo saranno
confirmet, quasi in illis mille annis abesse dogmatizant. CYRJLLUS: 1icevute assieme a persecuzioni, che invece essi affe1mano saranno assenti
Hoc ergo dicimus, quod omissis temporalibus et carnalibus, multo in quei mille anni. CIRILLO: Perciò noi affermiamo che coloro che abban-
maiora sibi aliquis vindicabit: quoniam et Apostoli, cum pauca donano le cose temporali e carnali reclameranno per se stessi cose molto
dimiserint, obtinuerunt multiplicia dona charismatum, et celebres più grandi; poiché gli Apostoli, che lasciarono poche cose, 1icevettero
reputati sunt ubique. Erimus ergo similes illis: si domum quis molteplici doni di cmismi e sono considerati famosi in tutto il mondo. Noi
386 Cap. 18, vv. 31-34 Cap. 18, vv. 24-30 387

dimittat, recipiet mansiones supernas, si patrem, patrem habebit saremo simili a loro: se qualcuno abbandona la casa, riceverà dimore cele-
caelestem; si a germanis recesserit, in fratrem hunc recipiet sti; se il padre, avrà un padre celeste. Se ba lasciato i suoi familiari, rice-
Christus; cum dimiserit coniugem, inveniet divinam sapientiam, a verà come fratello Cristo; se abbandona la moglie, troverà la sapienza divi-
qua procreabit spirita/es fi-uctus, inveniet lerusalem caelestem, na, dalla quale procreerà fiutti spi1ituali, troverà la Gerusalemme celeste,
quae est mater nostra; a fratribus etiam et a sororibus sui propo- che è nostrn madre; inoltre dai fratelli e dalle sorelle uniti alla sua risolu-
siti glutino spirituali colligatis, multo in hac vita gratiosiorem zione da un legame spirituale, egli iiceverà già in questa vita tm amore
recipiet caritatem. molto più ricco di grazia.

VERSUS 31-34 VERSETTI 31-34

3 1Assumpsit autem lesus duodecim et ait illis: Ecce ascen- 31 Poi prese con sé i Dodici e disse loro: Ecco, noi saliamo a
dimus lerosolymam, et consummabuntur omnia quae scripta Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai Profeti riguardo al
sunt per prophetas de Filio hominis. 32Tradetur enim gentibus Figlio dell'uomo si compirà. 32Sarà consegnato ai pagani ,
et illudetur et flagellabitur et conspuetur; 33et, postquam fla- schernito, oltraggiato, coperto di sputi. 33E dopo averlo flagel-
gellaverint occident eum, et die tertia resurget. 34Et ipsi nihil lato lo uccideranno, e il terzo giorno risorgerà. 34Ma non com-
horum intellexerunt, et erat verbum istud absconditum ab eis, presero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per
et non intellegebant quae dicebantur. loro e non capivano le cose che venivano dette.

GREGORIUS, In Evang. [hom. 2}: Praevidens Salvator ex pas- GREGORIO: TI Salvatore, prevedendo che gli animi dci discepoli sareb-
sione sua discipulorum animos turbandos, eis longe ante et pas- bero stati turbati dalla sua passione, predice loro molto prima sia la pena
sionis suae poenam et resurrectionis suae gloriam praedicit; unde della sua passione sia la gloria della sua risurrezione. Perciò si dice: Poi
dicitur «Assumpsit autem Tesus duodecim et ait illis: Ecce ascen- prese con sé i Dodici e disse loro: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e
dimus Hierosolymam, et consummabuntur omnia quae scripta tutto ciò che fii scritto dai Profeti riguardo al Figlio del! 'uomo si
sunt per Prophetas de Filio hominiS». BEDA: Praevidens enim compirà. BEDA: Infatti, prevedendo che alcuni futuri eretici avrebbero
quosdam haereticos futuros, qui Christum dicerent legi detto che il Cristo aveva insegnato cose contrarie alla Legge e ai Profeti,
Prophetisque docuisse contraria, ostendit quod per Prophetarum egli mostra che già le voci dei Profeti avevano proclamato il compimento
praesagia suae passionis et posterioris gloriae sit celebrata per- della sua passione e la gloria che ne sarebbe derivata. CRISOSTOMO: Egli
fectio. CJJRYSOSTOMUS, In Matthaeum [hom. 66]: Seorsum autem tratta della sua passione in dispa1te con i discepoli; infatti non era conve-
de passione cum discipulis confert: non enim oportebat hunc ser- niente che questo discorso fosse divulgato a molta gente, perché non
monem pluribus divulgari, ne turbarentwé Hoc autem praedicebat fosse turbata. Invece la prediceva ai discepoli, perché, essendo stati prepa-
discipulis, ut exercitati per expectationem facilius sustinerent. rati dall'attesa, potessero affi:ontarla più facilmente. CIRD...LO: E affinché
CYRJLLUS: Et ut sciant quoniam passionem praenovit, et sponta- sapessero che egli aveva previsto la passione e che l'accolse volontaria-
neus ad eam accessi!; ne dicerent: qualiter in manus hostium inci- mente, e perché non dicessero: «in che modo cadde nelle mani dci suoi
dit qui nos promittebat salvare? Unde seriatim ordinem passionis nemici colui che ci prometteva la salvezza?», perciò egli racconta ordina-
enarrat, subdens «Tradetur enim Gentibus et illudetur et jla- tamente gli eventi della passione, aggiungendo: Sarà consegnato ai paga-
gellabitur et conspuetur». Ct!RYSOSTOMUS: Hoc Isaias praedixerat ni, schernito, oltraggiato, coperto di sputi. CRISOSTOMO: Isaia aveva pre-
dicens (50,6): «Obtuli scapulas meas ad verbera, genas meas ad detto questo dicendo (50,6): <ilio dato il mio corpo a quelli che mi per-
alapas, et faciem meam non diverti a sputorum dedecore». Sed et cuotevano e le mie guance a quelli che mi strappavano la barba, non
388 Cap. 18, vv. 31-34
T Cap. 18, vv. 31-34 389

crucis patibulum praedixit Propheta cum ait (53,12): «Tradidit in nascosi il mio volto a quelli che mi schernivano e mi sputacchiavano».
mortem animam suam, et cum sceleratis reputatus est». Unde et Ma il Profeta predisse anche il patibolo della croce quando dice (53,12):
hic subditur «Et postquam jlagellaverint, occident eum». Sed et «Egli ha offerto se stesso alla mo1te e fu messo nel novero degli scellera-
resurrectionem eius David praedixit dicens (Ps. 15, 1 O): «Non ti». Perciò qui viene aggiunto: e dopo averlo flagellato lo uccideranno.
derelinques animam meam in inferno». Unde hic subditur «Et ter- Ma Davide predisse anche la sua risurrezione dicendo (Sal 15,10):
tia die resurget». l SIDORUS: Admiror autem dementiam quaeren- «Perché tu, o Signore, non abbandonerai la mia anima negli inferi».
tium cur Christus ante triduum resurrexit: si enim resurgeret Perciò qui si aggiunge: e il terzo giorno risorgerà. ISIDORO: Mi stupisce la
tardius quam praedixerat, impotentiae esset; celerius vero est demenza di coloro che domandano perché il Cristo sia ris01to prima dcl
summae virtutis indicium. Si quem enim cum spoponderit suo cre- terzo giorno: infatti se fosse risorto più tardi di quello che aveva predetto,
ditori post triduum perso/vere debitum, eadem die satisfacientem ciò avrebbe indicato impotenza; mentre il iisorgere prima è un segno di
viderimus; non fallacem, sed potius ut veridicum eum mirabimur. grandissima virtù. Così quando vediamo che un uomo che ha promesso al
D icam etiam quod non dixit se post tres dies resurrecturum, sed suo creditore di pagargli il debito entro tre giorni, adempie la sua promes-
die tertia. Habes parasceven, habes sabbatum usque ad solis sa proprio quel giorno, lungi dal vedere in lui un imbroglione, piuttosto
occasum; et post sabbatum resurrexit. ammiriamo in lui la sua veracità. Dirò inoltre che egli non disse che sa-
CYRILLUS: Discipuli autem nondum noverant exquisite quod rebbe risuscitato dopo tre giorni, ma al terzo giorno. Infatti abbiamo anzi-
Prophetae praedixerant; sed postquam resurrexit, aperuit eis sen- tutto la parasceve, poi il sabato fino al tramonto, e dopo il sabato iisuscitò.
sum ut intelligerent Scripturas; unde sequitur «Et ipsi nihil horum ClRILLO: I discepoli non conoscevano ancora esattamente che cosa i
intellexerunt». B EDA : Quia enim discipuli, eius vitam maxime Profeti avevano predetto; ma dopo la iisurrezione egli svelò loro il senso
desiderabant, eius mortem audire non poterant: et quoniam non perché comprendessero le Scritture; quindi segue: Ma non compresero
solum hominem innocentem, sed et Deum verum sciebant, hunc nulla di tutto questo. B EDA: Infatti, poiché i discepoli avevano in grandis-
nullatenus mori passe putabant; et quia p arabolas eum saepe sima considerazione la sua vita, non volevano sentire parl ar~ della sua
loquentem audire consueverant, quoties aliquid de sua passione m01te, e poiché sapevano che egli non era soltanto un uomo innocente,
dicebat, ad aliud allegorice rejèrendum esse credebant; unde ma anche vero Dio, credevano che non potesse affatto morire; e poiché
sequitur «Erat autem verbum istud absconditum ab eis, et non erano abituati a sentirlo raccontare parabole, ogniqualvolta lo sentivano
intelligebant quae dicebantun>. Judaei vero, quia in eius necem parlare della sua passione, credevano che ciò andasse riferito allegorica-
conspiraverant, quod de passione sua loqueretur dicens (Io. 3,14): mente a qualche cosa d'altro; perciò continua: quel parlare restava oscu-
«Oportet exaltari Filium hominiS», intelligebant; unde dixerunt ro per loro, e non capivano le cose che venivano dette. Invece i Giudei, i
(ib. 12,34): «Nos audivimus ex lege, quia Christus manet in aeter- quali complottavano la sua m01te, intendevano che parlasse della sua
num; et quomodo tu dicis: oportet exaltari Filium hominis?». morte quando diceva (Gv. 3,14): «È necessario che il Figlio dell'uomo sia
innalzato»; per questo m otivo dissero (ivi, 12,34): «Noi abbiamo impara-
to dalla legge che il Cristo vivrà in eterno. Come dunque puoi dire che il
Figlio dell'uomo deve essere innalzato?».
390 Cap. 18, vv. 35-43
r Cap. 18, vv. 35-43 391

VERSUS 35-43 VERSETTI 35-43

35Factum est autem, cum appropinquaret lericho, cae- 35Accadde che, mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era
cus quidam sedebat secus viam mendicans. 36Et, cum seduto a mendicare lungo la strada. 36Sentendo passare la
audiret turbam praetereuntem, interrogabat quid hoc esset. gente, domandò che cosa accadesse. 37 Gli risposero: passa Ge-
370ixerunt autem ei quod lesus Nazarenus transiret. 38Et sù il Nazareno. 38Allora gridò dicendo: Gesù, fig lio di Davide,
clamavit dicens: lesu, Fili David, miserere mei. 39E qui abbi pietà di me! 39Quelli che camminavano avanti lo sgridavano
praeibant increpabant eum ut taceret: ipse vero multo perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: Figlio di
magis clamabat: Fili David, miserere mei. 40Stans autem Davide, abbi pietà di me! 40Gesù allora si fermò e gli ordinò che
lesus iussit illum adduci ad se. Et, cum appropinquasset, glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: 41Che
interrogavit illum 41dicens: Quid tibi vis faciam? At il/e dixit: cosa vuoi che io faccia per te? Egli rispose: Signore, che io
Domine, ut videam. 42Et lesus dixit il/i: Respice, fides tua te veda. 42E Gesù gli disse: Guarda! La tua fede ti ha salvato.
salvum fecit. 43Et confestim vidit et sequebatur illum ma- 43Subito ci vide e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il
gnificans Deum. Et omnis plebs, ut vidit, dedit laudem Dea. popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.
GREGOJUUS, In Evang. [hom. 21]: Quia carnales adhuc disci- GREGORIO: Poiché i discepoli, che erano ancora carnali, non erano in
puli non valebant capere verba mysterii, venitur ad miraculum: grado di capire le parole del mistero, si viene a un miracolo: dinanzi ai
ante eorum oculos caecus lumen recipit, ut eos ad jìdem caelestia loro occhi un cieco riceve la vista, sicché m ediante un'opera divina la
facta solidarent; unde dicitur «Factum est autem cwn appropin- loro fede venisse fo1tificata. Perciò si dice: Accadde che mentre si
quaret Iericho, caecus quidam sedebat secus viam mendicans». avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.
THEOPHYLACTUS: Et ne incessus Domini esset inutilis, in via fecit TEOFILATIO: Perché il cammino del Signore non fosse inutilé, lungo la
caeci miraculum, hoc documentum discipulis suis dans, ut in via operò il miracolo del cieco, fornendo così ai discepoli l'insegnamen-
omnibus simus projìcui, et nihil sit in nobis otiosum. ÀUGUSTTNUS, to che dobbiamo essere proficui in tutto e che non dobbiamo essere mai
De quaest. Evang. [2,48}: Possumus de appropinquantibus l ericho oziosi. AGOSTINO: Possiamo intendere l' espressione «si avvicinavano a
sic intelligere, ut iam inde egressi, prope tamen adhuc essent Gerico» in modo tale che, sebbene fossero già fuori città, tuttavia erano
ad eam civitatem: quod quidem minus usitate dicitur; sed tamen ancora vicini ad essa; il che, sebbene meno comune in questo senso,
videri posset hoc dictum, quoniam Matthaeus, egredientibus eis potrebbe sembrare che sia detto in questo modo poiché Matteo racconta
ab Iericho dicit illuminatos duos caecos, qui iuxta viam sedebant. che, mentre uscivano da Gerico, due ciechi, che erano seduti lungo la
De numero quidem nulla esset quaestio, si alter Evangelistarum via, ricevettero la vista. Indubbiamente il numero non fa problema, se
de uno tacuisset, unius reminiscens: nam et Marcus unum comme- uno degli Evangelisti, ricordando un cieco, tace dell ' altro; infatti anche
morat, cum et egredientibus eis ab Iericho dicit illuminatum; Marco ne ricorda solamente uno, quando dice che, uscendo da Gerico,
cuius et nomen dixit et patrem, ut intelligamus eum fuisse potissi- uno ricevette la vista; egli ci ha lasciato anche il suo nome e quello di
mum, alterum ignotum, ut merito ille notus etiam solus decenter suo padre, perché comprendiamo che si trattava di un personaggio
commemoraretur. Sed quoniam quae sequuntur in Evangelio molto imp ortante, mentTe l' altro era uno sconosciuto; sicché giustamen-
secundum Lucam, aptissime ostendunt illud quod ipse narrat, te quello noto viene decorosamente 1icordato. Ma poiché le cose che
adhuc venientibus ipsis Iericho j àctum esse, nihil aliud restat seguono nel Vangelo secondo Luca m ostrano precisamente che ciò che
intelligere, nisi bis esse factum hoc miraculum; semel in uno egli nana è accaduto m entre essi si recavano a Gerico, non è illecito
caeco, cum adhuc veniret in illam civitatem; iterum in duobus, suppone che questo miracolo sia stato compiuto due volte: una prima
cum inde egrederetur: ut illud unum Lucas, alterum Matthaeus volta su un cieco mentre si recava in quella città; e poi una seconda
enarret. CYRTLLUS: Multus autem erat populus circa Christum, et volta su due ciechi mentre usciva dalla città: e Luca racconta il primo e
392 Cap. l 8, vv. 35-43
T Cap. 18, vv. 35-43 393

caecus eum quidem non noverat, sentiebat autem effectum, et Matteo il secondo. CIRILLO: Ora, intorno al C1isto c'era molta gente e il
rapiebat per affectum quod non hausit aspectus; unde subditur cieco non lo conosceva, ma ne avvertiva l'effetto, e il cuore gli faceva
«Et cum audiret turbam praetereuntem, interrogabat quid sentire l'affetto per ciò che non coglieva con lo sguardo. Perciò sog-
hoc esset». Et oculati quidem secundum opinionem loquebantur; giunge: Sentendo passare La gente domandò che cosa accadesse. E
sequitur enim «Dixerunt autem ei, quod Iesus Nazarenus coloro che vedevano parlarono di lui secondo l'opinione comune; infatti
transire!». Caecus vero vera clamabat: alia docetur, et alia praedicat; segue: Gli risposero: Passa Gesù il Nazareno. Ma il cieco continuava a
nam sequitur «Et clamavit dicens: lesu Fili David, miserere mei». gridare, e mentre gli viene detta una cosa, egli ne proclama un'altra;
Quis te docuit haec, o homo? Num perlegisti libros privatus lumi- infatti continua: Allora gridò dicendo: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà
nibus? Unde igitur nosti luminare mundi? Vere Dominus illuminat di me. Chi ti ha insegnato queste cose, o uomo? Essendo senza vista,
caecos. CYRILLUS: In Iudaismo autem nutritus non ignoravit quod non lo hai letto nei libri. Perciò donde hai conosciuto la luce del
de progenie David Deus secundum camem nasceretur; et ideo ei mondo? Veramente è il Signore che illumina i ciechi. CIRILLO: Poiché
ut Deo loquitur, dicens «Miserere mei». Hunc imitentur qui in duo era stato allevato nel giudaismo, non ignorava che dalla progenie di
dividunt Christum: hic enim Christum tamquam Deum adit, et fllium Davide sarebbe nato Dio secondo la carne, e perciò si rivolge a lui come
David eum nominat. Mirentur autem instantiam confessionis eius: a Dio dicendo: abbi pietà di me. Imitino costui coloro che dividono
quidam enim eum confìtentem fidem compescebant. Cristo in due: infatti egli si avvicina a Cristo come a Dio e lo chiama
Sequitur «Et qui praeibant increpabant eum ut taceret». Sed figlio di Davide. Si ammiri l'insistenza della sua confessione: infatti
per inhibitiones huiusmodi non impediebatur eius audacia. Novit c'erano alcuni che cercavano di frenare la sua confessione di fede.
enim fides omnibus repugnare et in omnia triumphare: utile enim Segue: Quelli che camminavano avanti Lo sgridavano perché tacesse.
est pro cultu divino pudorem deponere: nam si causa pecuniae Ma la sua audacia non veniva impedita da siffatti divieti. Infatti la fede
sunt impudentes nonnulli, pro animae salute non decet bonam è in grado di opporsi a tutti e di trionfare su ogni cosa: infatti è una cosa
induere impudentiam? Unde sequitur «Ipse vero multo magis cla- buona per il culto divino accantonare qualsiasi timore. Se infatti alcuni
mabat: Fili David, miserere mei». Sistit autem Christum vox invo- sono coraggiosi per amore del danaro, non è opportuno ammantarsi di
cantis in .fide, et invocantes in fide respicit; et ideo merito vocat una buona impudenza per la salvezza dell 'anima? Perciò prosegue: ma
caecum, et accedere iussit; unde sequitur «Stans autem Jesus ius- lui continuava ancora più forte: Figlio di Davide, abbia pietà di me. La
sit illum adduci ad se», ut scilicet qui prius fìde eum tetigerat, voce di uno che invoca con fede fa fem1are il Cristo: infatti egli guarda
appropinquare! et corpore. Appropinquantem caecum Dominus indietro verso coloro che lo invocano con fede. Perciò a buon di1itto
interroga!; nam sequitur «Et cum appropinquasse!, interrogavit egli chiama il cieco e gli comanda di avvicinarsi; quindi segue: Gesù
illum, dicens: Quid tibi vis faciam?». Dispensative interrogat, non allora si fermò e gli ordinò che glielo conducessero; affinché chi ptima
quasi ignorans; sed ut scirent astantes quod non petebat pecu- l'aveva toccato con la sua fede, ora si avvicini anche con il corpo. TI
niam, sed divinam efficaciam, ut a Deo; unde sequitur «At il/e Signore interroga il cieco che si è avvicinato; infatti prosegue: Quando
dixit: Domine, ut videam». CllRYSOSTOMUS: Vel quia calumniatores gli fu vicino, gli domandò: Che cosa vuoi che io faccia per te? Egli lo
veritatis Iudaei possent dicere, ut in caeco nato: non est hic, sed inten-oga intenzionalmente, non come uno che ignora; ma perché i pre-
similis eius; voluit ut caecus prius ostenderet defectum naturae, et senti sapessero che non chiedeva denaro, bensì la potenza divina che
tunc cognoscat gratiae maiestatem. At ubi petitionis modum cae- viene da Dio, perciò segue: Egli rispose: Signore, che io veda .
cus explicuit, tunc cum summa maiestate praecepit ei ut videret: CRISOSTOMO: Oppure perché i Giudei che raggiravano la verità potesse-
unde sequitur «Et dixit illi Iesus: Respice»: Quod redundabat in ro dire, come nel caso del cieco nato: questi non è lui ma qualcuno che
crimen per.fidiae Iudaeorum: Quis enim Prophetarum talia dixit? gli assomiglia; perciò volle che anzitutto egli facesse vedere il difetto
Aspice tamen quid assumat medicus ab eo cui collata est sanitas; della natura e poi confessasse la grandezza della grazia. E appena il
sequitur enim «Fides tua te salvum fecit». Pro fide enim vendun- cieco ebbe spiegato la natura della sua domanda, con parole della mas-
tur beneficia; diffunditur enim gratia quam suscepit fides. Et sicut sima autorità gli comandò di vedere. Donde segue: E Gesù gli disse:
ab aliquo fonte hi quidem parvis vasis modicum aquae hauriunt, Guarda: il che accrebbe il delitto di perfidia dei Giudei, i quali dicevano:
T
394 Cap. 18, vv. 35-43 Cap. 18, vv. 35-43 395

hi vero maioribus multum, fonte non distinguente mensuras; et Quale Profeta disse cose come queste? Tuttavia considera che cosa il
secundum fenestras quae aperiuntur magis ve/ minus, splendor medico richieda da colui al quale viene conferita la salute; infatti segue:
solis infunditur; ifa secundum capacitatem intentionis hauritur La tua fede ti ha salvato. Per la fede si vendono i benefici; e si diffonde
gratia. Vertitur autem vox Christi in lucem languentis; erat enim la grazia che la fede 1iceve. E come dalla stessa sorgente alcuni in pic-
Verbum verae lucis; unde sequitur «El confestim vidit». A t caecus coli vasi raccolgono poca acqua, mentre all:l.i in grandi vasi ne raccolgo-
et ante beneficium jìdem ostendit fervidam, et post beneficium no molta, pur non avendo la fonte nessuna diversità di misura; e a
benevolentiam observavit; sequitur enim «Et sequebatur illum seconda delle finestre che vengono aperte lo splendore del sole penetra
magnificans Deum». CYRILLUS: Ex quo patet quod a duplici di più o di meno, così secondo la misura delle motivazioni dell 'uomo si
caecitate liberabatur, corporali scilicet et intellectuali: neque attinge la grazia. Ora, la voce di Cristo si cambia nella luce dell'amma-
enim glorifìcasset ut Deum nisi vere vidisset; sed et aliis factus est lato; infatti egli era il Verbo della vera luce. Quindi segue: Subito ci
occasio glorifìcandi Deum; sequitur enim «Et omnis plebs ut vide. Ma il cieco che, prima di 1icevere il dono, aveva mostrato una fede
vidit, dedit laudem Deo». BEDA: Non solum pro impetrato munere fervente, dopo avere ricevuto il dono diede chia1i segni di gratitudine.
lucis, sed et merito fidei impetrantis. CIIRYSOSTOMUS: Hic autem Quindi continua: e cominciò a seguirlo lodando Dio. CIRILLO: Dal che
necesse est quaerere cur Christus daemoniacum quidem curatum risulta che egli fu liberato da una doppia cecità, corporale e intellettuale:
sequi volentem prohibet, caecum autem illuminatum sequentem infatti non l'avrebbe glorificato come Dio a meno che non avesse visto
non prohibet? Sed neutrum irrationale puto: illum enim mittit veramente; ma è diventato anche per gli altri un'occasione per glorifi-
praeconem, ut ex sua consistentia benefactorem praedicet: erat carlo; infatti segue: E tutto il popolo alla vista di ciò diede lode a Dio.
enim excellens miraculum, videre fitriosum sanae mentis effec- BEDA: Non solo per il dono richiesto della luce, ma anche per il merito
tum: caecum vero permittit sequi, quando Hierosolymam ascende- della fede che l'aveva chiesto. CRJSOSTOMO: Qui è necessario doman-
bat per crucem pe1fecturus altum mysterium, ut recentem haben- darsi perché il Cristo proibisce all' indemoniato, che glielo chiede, di
tes miraculi mentionem, non existimarent eum infirmitate potius seguirlo dopo essere stato guarito, mentre non lo vieta al cieco che ha
quam misericordia pali. ricevuto la vista. Non ritengo irragionevole nessuna di queste due cose:
AMBROSJUS: In hoc autem caeco typus populi Gentilis est, qui infatti invia il primo come banditore affinché con la sua consistenza
sacramento dominico recepii amissi luminis claritatem. Nihil arumnci il benefattore: infatti era un miracolo grandioso vedere un furi-
autem interest utrum in uno caeco medicinam, an in duobus acci- bondo con la mente sana; invece permette al cieco di seguirlo, poiché
piat; quoniam ex Cham et Iaphet, Noe fìliis, originem ducens, in stava per salire a Gerusalemme al fine di realizzarvi il grande mistero
duobus caecis, duos generis sui praetendebat auctores. della Croce, affinché, avendo il vivo ricordo del miracolo, non pensas-
GREGORIUS, In Evang. [hom. 2]: Ve/ caecum est genus humanum, sero che egli soffrisse per debolezza anziché per misericordia.
quod in parente primo claritatem supernae lucis ignorans, AMBROGIO: Questo cieco è la figura del popolo Gentile, che con il
damnationis suae tenebras patitur. Iericho autem interpretatur sacramento del Signore ha ricevuto lo splendore della luce perduta. E
luna, quae dum menstruis momentis decresci!, defectum nostrae non conta nulla se la medicina viene ricevuta da uno o da due ciechi, in
mortalitatis designai. Dum igitur Conditor noster appropinqua! quanto, derivando la loro 01igine dai figli di Noè, Cam e Jafet, nei due
l ericho, caecus ad lumen redit: quia dum divinitas defectum ciechi essi presentarono gli autori della loro duplice razza. GREGORIO:
nostrae carnis suscepit, humanum genus lumen quod amiserat Oppme il cieco è il genere umano, il quale nei progenitori, trascurando
recepii. Qui ergo aeternae lucis claritatem nescit, caecus est. Si lo splendore della luce celeste, ha patito le tenebre della propria condan-
autem tantum Redemptorem credidit, qui dixit (Io. 14,6): «Ego na. Gerico significa la luna, la quale con la sua decrescita mensile indica
sum via», iuxta viam sedet: si vero credidit, et exorat ut aeternum la debolezza della nostra mortalità. Perciò menu·c il nostro Creatore si
lumen recipiat, iuxta viam sedet et mendica!. liii autem qui lesum avvicina a Gerico, il cieco ritorna alla luce; poiché nel momento in cui
venientem praecedunt, designant carnalium desideriorum turbas, la divinità assume la debolezza della nostra carne, il genere umano rice-
tumultusque vitiorum, qui priusquam Iesus ad cor nostrum perve- ve la luce che aveva perduto. Perciò chi non conosce lo splendore della
niat, dissipant cogitationem nostram, et in ipsa nos nostra oratio- luce eterna, è cieco. Ma se crede in un Redentore cosi grande il quale
396 Cap. 18, vv. 35-43 Cap. 18, vv. 35-43 397

ne conturbant. «Ipse vero magis clamabat»: quia quanto graviori disse (Gv 14,6): «lo sono la via», siede lungo la via; se invece crede e
tumultu cogitationum premimur, tanto orationi insistere ardentius chiede di ricevere la luce eterna, siede lungo la via e chiede l'elemosina.
debemus. Cum autem adhuc turbas phantasmatum in oratione Ora quelli che precedevano Gesù che anivava, designano la folla dci
patimw~ Jesum aliquatenus transeuntem sentimus; cum vero ora- desideri carnali e il tumulto dei vizi che, prima che Gesù raggiunga il
tioni vehementer insistimus, Deus in corde flgitur, et lux amissa nostTo cuore, disperdono i nostri pensieti e ci disturbano nella nostra
reparatur. Vel transire humanitatis est, stare divinitatis. Caecum stessa preghiera. Ma lui continuava ancora più forte, perché quanto più
igitur clamantem Dominus transiens audivit, stans illuminavit: siamo schiacciati dal twnulto dei pensieri, tanto più ardentemente dob-
quia per humanitatem suam vocibus nostrae caecitatis compatien- biamo insistere nella preghiera. Però, mentre nella preghiera continuia-
do misertus est, sed lumen nobis gratiae per divinitatis potentiam mo a subire l'affollarsi dci fantasmi, talvolta avvertiamo la presenza di
infundit. Ad hoc autem requirit quid velit, ut cor ad orationem Gesù che passa; mentre, quando insistiamo con veemenza nella
excitet: peti enim hoc vult quod et nos petere et se concedere preghiera, Dio si stabilisce nel nostro cuore e la luce perduta viene rav-
praenoscit. AMBROSJUS: Ve/ interrogavit caecum, ut crederemus vivata. Oppure il passare è proprio dell'umanità, mentre lo star fcimo è
nisi confltentem non posse sa/vari. GREGORIUS [ut supra}: Caecus proprio della divinità. Perciò il Signore che passava udì il cieco e, fer-
autem a Domino non aurum, sed Lucem quaerit; et nos non falsas matosi, gli restituì la vista; poiché con la sua umanità, condividendo i
divitias, sed lucem quaeramus, quam videre cum solis Angelis nostri dolori, ha avuto misericordia delle voci della nostra cecità, ma ha
possimus; ad quam lucem via fldes est; unde recte caeco dicitur infuso in noi il lmne della grazia con la potenza della sua divinità. Ora
«Respice: fldes tua te salvum fecit». Qui videt et sequitur, quia egli chiede che cosa vuole per sollecitare il suo cuore alla preghiera;
bonum quod intelligit operatur. A UGUST!NUS, De quaest. Evang. infatti egli vuole che si chieda ciò che egli conosce in anticipo: ossia ciò
[2,48}: Si autem Jericho lunam, et ob hoc mortalitatem interpreta- che gli domanderemo e ciò che egli ci concederà. AMBROGIO: Oppure
mw~ morti propinquans Dominus ludaeis solis lumen Evangelii interrogò il cieco affinché noi potessimo credere che senza la con-
iusserat praedicari; quos signiflcavit il/e unus caecus quem Lucas fessione nessun uomo può essere salvato. GREGORIO: Ora il cieco non
commemora!: a morte autem resurgens, atque discedens, et chiede al Signore oro, ma la luce; anche noi dobbiamo chiedere non false
Judaeis et Gentibus; quos duos populos signifìcare videntur duo ricchezze, ma la luce che possiamo vedere soltanto con gli Angeli, e la
caeci commemorati a Matthaeo. fede è la via a questa luce; perciò si dice giustamente al cieco: Guarda!
La tua fede ti ha salvato. Ed egli vede e lo segue, perché opera il bene
che ha compreso. AGOSTINO: Se Gerico significa la luna e perciò la mor-
talità, nostro Signore, avvicinandosi alla morte, ordinò che la luce del
Vangelo fosse predicata soltanto ai Giudei, che sono indicati dall' unico
cieco di cui parla Luca; ma la sua risun-ezione dalla morte e il suo con-
gedo dovevano essere predicati sia ai Giudei che ai Gentili, e pare che i
due ciechi ricordati da Matteo significhino questi due popoli.
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CAPUT 19 CAPITOLO 19

VERSUS 1-10 VERSETTI 1-10

1Et ingressus perambulabat lericho. 2Et ecce vir nomine 1 Entrato in Gerico, attraversava la città. 2Ed ecco un uomo
Zaccheus, et hic princeps erat publicanorum et ipse dives, 3et di nome Zaccheo, capo dei pubblican i e ricco, 3cercava di
quaerebat videre lesum, quis esset, et non poterat prae turba vedere chi fosse Gesù, ma non riusciva a causa della folla poi-
quia statura pusillus erat. 4Et praecurrens ascendit in arborer/-i ché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e per poterlo
sicomon~m, ut videret eum, quia inde erat transiturus. 5Et, vedere salì su un sicomoro poiché doveva passare di là.
cum vemsset ad locum, suspiciens /esus vidit illum et dixit ad 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo, lo vide e
eum: Zacchee, festinans descende, quia hodie in domo tua disse: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a
oportet me manere. 6Et festinans descendit et excepit illum casa tua. 61n fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo
gaudens. 7Et, cum viderent omnes, murmurabant dicentes ciò, tutti mormoravano: È andato ad alloggiare da un peccato-
quod ad hominem peccatorem devertisset. BStans autem re! 8Ma Zaccheo, alzatosi , disse al Signore: Ecco, Signore, io
Zaccheus dixit ad Dominum: Ecce dimidium bonorum meo- do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno
rum, Domine, do pauperibus et, si quid aliquem defraudavi, restituisco il quadruplo. 9Gesù gli disse: Oggi la salvezza è
reddo quadruplum. 9Ait /esus ad eum: Quia hodie sa/us domui entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;
huic facta est, eo quod et ipse filius sit Abrahae. 10Venit enim 1011 Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò
Filius hominis quaerere et sa/vum tacere quod perierat. che era perduto.

AMBROGIO: Zaccheo sul sicomoro, il cieco lungo la via: di costoro il


AMBROSJUS: Zachaeus in sicomoro, caecus in via: quorum alte-
rum Dominus miseraturus expectat, alterum suae mansionis clari- Signore attende l'uno per mostragli la sua mise1icordia, mentre rende
tate nobilita!; de quo dicitur «Et ingressus Jesus perambulabat famoso l'altro fermandosi in casa sua. Di costui si dice: Entrato in
l ericho: et ecce vir nomine Zachaeus: et hic erat princeps publi- Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo
canorum, et ipse dives». Et bene princeps inducitur publicano- dei pubblicani e ricco. Qui viene felicemente introdotto il capo dci pub-
blicani: perché, d'ora innanzi, chi dispererà di se stesso, visto che ha
rum: quis enim de se desperet, quando iste pervenit ad gratiam,
ottenuto la grazia colui che si guadagnava da vivere con la frode? Ed egli
cui census ex fraude? Et ipse quidem dives, ut scias non omnes
stesso era 1icco così che possiamo sapere che non tutti i ricchi sono avaii.
divites avaros. CYRJLLUS: Sed Zachaeus in his moram non traxit·
CIRILLO: Zaccheo però non indugiò in questa situazione, ma divenne
sed factus est dignus propitiatione Dei, qui caecos illuminat, ~t
degno del favore di Dio, che dà la vista ai ciechi e chiama a sé i lontani.
longinquos vocat. T!TUS: Pu!lulaverat autem in eo semen salutis, TITO: TI seme della salvezza aveva cominciato a gennogliare in lui, che
quia cupiebat Iesum videre; unde sequitur «Et quaerebat videre desiderava di vedere Gesù. Quindi segue: cercava di vedere chi fosse
Iesum quis esset», utpote qui numquam eum viderat: quia si vidis- Gesù, in quanto non lo aveva mai visto, perché, se l'avesse già visto, già
set, dudum iam recessisset a nequitia publicana. Si quis enim da tempo avrebbe abbandonato la sua malizia di pubblicano. Infatti
Iesum videt, non potest nequitiis immorari. Duo autem erant se uno vede Gesù, non può perseverare nella sua malizia. Ora, c'erano
ùnpedimenta huic visioni: nam retardabat eum populus, non tam due ostacoli a questa visione; anzitutto la folla, non tanto di persone
virorum quam peccatorum; erat autem parvus statura; unde quanto di peccatori, e poi il fatto che fosse piccolo di statura. Perciò con-
sequitur «Et non poterai prae turba, quia statura pusillus erat». tinua: ma non riusciva a causa della fòlla, poiché era piccolo di statura.
400 Cap. 19, vv. 1-10 Cap. 19, vv. J-10 401

AM_BROSTUS: Q_~id sibi vult quod nullius alterius staturam quam AMBROGIO: Che cosa vuol dire l'Evangelista indicando soltanto la sta-
hutus expressit? Vide ne forte malitia pusillus, aut adhuc pusillus tura di questa persona e di nessun' altra? Forse perché era piccolo quan-
.fide:. nondum enim pronus erat cum ascendere!, nondum viderat to alla malizia, oppure perché era ancora piccolo riguardo alla fede;
Chnstum_. TJTUS: Sed il/e bonum adinvenit ingenium: nam prae- infatti non era incline al male mentre saliva (sull'albero), ma non aveva
cun:ens in ar~orem sicomorum ascendi!, et transeuntem Jesum ancora visto il Cristo. Tno: Egli però trova un buon stratagemma:
desideratum videbat; unde sequitur «Et praecurrens, ascendit in corse avanti e salì su un sicomoro, e così poté vedere Gesù che passa-
ar?orem sicomorum, ut videret illum, quia inde erat transiturus». va. Quindi segue: Allora corse avanti e per poterlo vedere salì su un
Hic ergo so!am visionem desideravi!; sed qui novit plus facere sicomoro, poiché doveva passare di là. Pertanto, questi desiderava sol-
quam quaen~nus, dedit ei supra id quod expectabat; unde sequitur tanto di vedere Gesù, ma colui che sapeva fare più di quanto noi gli
«f!t.cum .vemsset ad locum, suspiciens Iesus vidit ilhan». CYRILLUS: domandiamo, gli diede più di quello che egli si attendeva; perciò conti-
V!_dlt quidem hominis animam promptissime nitentem ad sancte nua: Quando giunse sul luogo Gesù alzò lo sguardo e lo vide. CIRILLO:
Vide l'anima di un uomo che si sforzava con grande zelo di vivere san-
viven.dum, et e~m _ad pietatem converti!. AMBROSJUS: Apud eum se
tamente, e allora lo convertì alla vera religione. AMBROGIO: Senza esse-
non mvitatus mvitat; unde sequitur «Et dixit ad eum: Zachaee
re invitato, egli invita se stesso a casa sua. Quindi segue: e gli disse:
festinans descende, quia hodie in domo tua oportet me manere» '.
sciebat enim uberem hospitii sui esse mercedem; sed tamen etst Zaccheo scendi subito, perché oggi devo fèrmarmi a casa tua. Sapeva
infatti quale sarebbe stata la cospicua ricompensa della sua ospitalità, e
non vocem, invitantis audierat affectum. BEDA: Ecce autem
perciò, pur non udendo la sua voce, avvertiva l'affetto di chi lo invitava.
camelus, deposita ibi sarcina, per foramen acus transit: hoc est
BEDA: Pertanto ecco il cammello che, deposto il suo carico, passa attra-
dives et publicanus, relicto amore divitiarum, contemplo cens~
verso la cruna dell'ago; cioè il ricco e il pubblicano, abbandonato
fraudum'. benedictionem Dominicae susceptionis accipit.
l'amore delle ricchezze, disprezzato il sistema delle frodi, accoglie la
Sequttur «Et festinans descendit, et excepit illum gaudens».
benedizione dell 'accoglienza di Dio.
AMBROS1us: Discant divites non in facultatibus crimen haberi sed Continua: In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. AMBROGJO:
in his qui uti nesciunt facultatibus: nam divitiae sicut impedi~ien­ Imparino i ricchi che i beni in se stessi non costituiscono un crimine,
ta sunt improbis, ita bonis sunt adiumenta virtutis. CHRYSOSTOMUS: ma solo in coloro che non sanno usarli : infatti come le ricchezze sono
Sed considera nimiam Salvatoris bonitatem. lnsons cum sontibus un ostacolo per i cattivi, così per i buoni sono un mezzo per progredire
co1:ver~atur; fans iustitiae cum avaritia, quae est materia pravi- nella virtù. CRISOSTOMO: Ma considera la grande bontà del Salvatore.
tatis: mgressus domum publicani, nullam ex avaritiae nebula L' innocente vive assieme ai colpevoli ; la sorgente della giustizia con
iniuriam patitu1; sed.fitlgore iustitiae avaritiam delet. Sed mordaces l'avarizia, che è la fonte della malvagità: entrato nella casa del pubbli-
et cri!ninati~nis amatores invehi tentant in his quae ab eo fiebant; cano, non soffre alcun oltraggio dalla foschia dell'avarizia, ma con lo
sequitur emm «Et cum viderent omnes, murmurabant, dicentes splendore della giustizia distrugge l'avarizia. Gli insolenti e i calunnia-
quod ad hominem peccatorem divertisse!». Ipse vero incusatus ut tori cercano però di contestare ciò che cgl i faceva; infatti prosegue:
epulo et publicanorum amicus, spernebat haec, ut consummaret Vedendo ciò, tutti mormoravano: È andato ad alloggiare da un pecca-
p:opositum: quia et medicus nisi patiatur saniem aegrotorum, non tore! Ma egli, benché fosse accusato di essere un beone e un amico dei
liberal a morbo; quod et tunc contigit, quoniam conversus est pubblicani, non ci fece caso, per raggiungere il suo scopo; come il
publicanus, et factus est melior. medico talora non _può guarire un ammalato dalla sua malattia senza
Sequitur «Stans autem Zachaeus, dixit ad Jesum: Ecce dimidium sporcarsi con il suo sangue; ciò accade anche qui, poiché il pubblicano
bonorum '!1eorum, Domine, do pauperibus; et si quid aliquem si conve1tì e divenne migliore.
defraudavi, reddo quadruplum». Audi mirabile. Nondum didicit Continua: Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: Ecco, Signore, io
et obedit; et sicut sol p er radios infusus in domum non illustrat do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno restituisco
ver?~· sed opere; ita Salvator radiis iustitiae, nequitiae fugavit il quadruplo. Ascolta una cosa mirabile: senza avere imparato, egli già
cahgmem: nam «lux in tenebris lucet». Quodlibet autem unitum obbedisce. E come il sole, che con i suoi raggi penetra nella casa, non
+
402 Cap. 19, vv. 1-10 Cap. 19, vv. 1-10 403

est validum, divisum autem debite; et ideo bipartit substantiam. la rischiara con la parola ma con l'azione, così il Salvatore con i raggi
Est autem diligentius attendendum, quod opes Zachaei non solum della sua giustizia mette in fuga l'oscurità della malizia; infatti «la luce
no_n er~nt iniustae, sed etiam ex patrimonio fiterunt congregatae; splende nelle tenebre». Ora, tutto ciò che è unito è saldo, mentre ciò
alwquzn quomodo poterat extorta inique restituere in quadru- che è diviso è debole; perciò Zaccheo divide le sue sostanze. Ma dob-
plum? Sciebat enim legem iubentem restituere in quadruplum biamo osservare attentamente che le sue sostanze non erano il frutto di
male ablata, ut si !ex non terreat, damna mitigent. Non ergo un guadagno ingiusto, bensì del suo patrimonio; altrimenti, come
expectat Zachaeus legis censuram, ipse sibi iudex effectus. avrebbe potuto restituire il quadruplo da quanto egli aveva estorto
TH_~OPJ/YLACTUS: Sed si subtilius indagare velimus, nihil de pro- ingiustamente? Egli conosceva che la legge comandava di restituire
p~us restabat_facultatibus. Data enim medietate bonorum paupe- quattro volte quanto era stato tolto malam ente, cosicché se la legge non
rtbus, ex restduo reddebat laesis in quadruplo. Nec solum hoc incute paura, il danno possa mitigare. Dunque Zaccheo non aspetta il
promittebat, sed faciebat: non enim ait: Dabo medietatem et resti- giudizio severo della legge, facendosi giudice di se stesso. TEOFILATIO:
tuam quadruplum, sed «do» et «redo». At Christus i/li salutem Ma se vogliamo scrutare la cosa più sottilmente, a Zaccheo non rimane
annuntiat: sequitur enim «Ait Jesus ad eum, quia hodie salus huic nulla delle sue sostanze. Infatti dopo aver dato la metà ai poveri, il
domui facta est»; ipsum Zachaeum significans assecutum faisse resto lo restituiva quattro volte di più a chi aveva danneggiato. E non
salutem, per domum habitatorem sign~ficans; sequitur enim «Eo solo prometteva questo, ma anche lo faceva; infatti non dice: darò la
~uod_ et ipse fllius sit A brahae»: non enim vocasset A brahae fìlium metà e restituirò il quadruplo: ma do e restituisco. Ma Cristo gli annun-
znammatam fabricam. B EDA : Filius autem Abrahae Zachaeus cia la salvezza; infatti segue: Gesù gli disse: Oggi la salvezza è entrata
dicitur, non quia de eius stirpe genitus, sed quia eius est fidem in questa casa; significando che lo stesso Zaccheo ha conseguito la sal-
imitatus: ut sicut il/e terram domumque paternam deseruit, ita iste vezza, indicando con la casa colui che la abita. Prosegue infatti: perché
bona sua partiendo pauperibus relinqueret. Pulchre autem dicit anch'egli èfiglio di Abramo, e certo non chiama figlio di Abramo una
«Et ipse», ut non solum eos qui iuste vixerant, sed et eos qui ab costruzione inanimata. B EDA: Ora, Zaccheo viene detto figlio di
iniustitia resipiscunt, ad fllios promissionis pertinere declaret. Abramo non perché fosse nato dalla sua stirpe, ma perché avèva imita-
TllEOl!HYLACTUS: Non autem dixit quod filius erat Abrahae, sed to la sua fede: com e quegli aveva abbandonato la ten-a e la casa pater-
quomam ~u~c.est: _nam prius quando erat publicanorum princeps, na, così costui aveva lasciato i suoi beni dividendoli con i povc1i. Dice
nullam stm zhtudinem habens ad Abraham iustum, non erat bene: anch'egli per dichiarare che appartengono ai figli della promessa
Abrahae filius. Sed quia murmurabant quidam eo quod moraretur non solo coloro che hanno vissuto giustamente, ma anche quelli che si
cum viro peccatore, ad compescendos illos, subdit «Venit enim ravvedono dall'ingiustizia. TEOFJLATTO : Non dice che era figlio di
Filius hominis quaerere et salvum facere quod perierat». Abramo, ma che lo è adesso; infatti prima, quando era capo dei pubbli-
Cl-IRYSOSTOMUS: Quasi dicat: Quid me criminamini, si rectifico cani, non aveva alcuna somiglianza con Abramo il giusto, e perciò non
peccatores? Tam enim procul est a me odium peccatorum quod era figlio di Abramo. Ma siccome alcuni mo1moravano per il fatto che
eorum causa advenerim: nam medicus veni, non iudex; ob hoc era andato ad alloggiare da un peccatore, per frenarli soggiunge: il Fi-
conviva fio languentium, patiorque foetorem, ut praestem reme- glio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
CRISOSTOMO: Come se dicesse: Perché mi rimproverate se rendo giusti
d~a. quaeret autem aliquis: quomodo Paulus iubet (1 Cor. 5,11),
i peccatori? Infatti è talmente lontano da mc l'odio dei peccatori, che
si quzs frater fuerit procax aut avarus, cum huiusmodi nec cibwn
sono venuto proprio a causa loro: infatti sono venuto come medico e
esse sumendum? Chris tus autem erat publicanorum conviva.
non come giudice; per questo motivo sono un commensale degli
Sed nondum provecti erant isti ut flerent ji-atres. Sed et tunc
ammalati, sopporto l'odore ripugnante, proprio per procurare i rimedi.
vitare praecepit Paulus fratres, cum perstant in malo; hi vero
Ma qualcuno domanderà: in che modo S. Paolo comanda (1 Cor 5,11)
erant mutati.
di non m angiare assieme ai fratelli fornicatori o avmi, menh·c Gesù era
BEDA: Mystice autem Zachaeus, qui interpretatur iustificatus, un comm ensale dei pubblicani? Ma essi non erano ancora talmente
credentem ex Gentibus populum significat, qui per occupationem avanzati da meritarsi il nome di fratelli. InoltTc Paolo ordina di evitare i
404 Cap. 19, vv. 1-10 Cap. 19, vv. 1- 10 405

te"!P_oralium dep~essus erat et mini':1us, sed a Dea sanctificatus; fratelli quando perseverano nel male, mentre quelli di cui parla Gesù
quz zntrante"! Ierzc~o. Salvatorem vzdere voluit, dum fidem quam erano profondamente cambiati.
r:zund~ attulzt, partzczpare quaesivit. CYRILLUS: Turba autem est B EDA: In senso mistico Zaccheo, che significa giustificato, indica il
zmp~rzt~e confusio multitudinis, quae verticem nequivit videre popolo credente tra i Gentili, il quale era oppresso e il minimo per
sapz_entzae. Ergo Za~haeus quamdiu in turba est, non vidit l'occupazione delle cose temporali, ma era stato santificato da Dio;
Ch~zstum; sed J?lebezam transgressus inscitiam, meruit quem egli, all'entrata di Gesù a Gerico, volle vedere il Salvatore, e chiese di
deszderabat aspzcere. B EDA: Ve/ turba, idest vitiorum consuetudo partecipare alla fede che aveva portato in questo mondo. CIRILLO: La
quae caec~m clama~tem increpabat, etiam hunc suspicientem tar- folla (turba) è la condizione di una moltitudine ignorante che non può
dat; sed szc~1t ampltus cfamando caecus turbam vicit, ila pusillus vedere il vertice della sapienza. Così finché Zaccheo si trovava nella
terrena relznquendo, et arborem crucis ascendendo, turbam folla, non vedeva Gesù; ma superata l ' ignoranza della plebe, egli
obstantem transcendit. Sicomorus namque, quae est arbor fio/·· meritò di vedere chi desiderava. B EDA: Oppure La folla, cioè l'abitudine
moro szmt. ·1·ts, s~d a /titudine praestans, unde et a Latinis ce/sa nun-
llS al vizio, che se la prendeva con il cieco che gridava, cerca di frenare
cupatw: ficu~ Jatua dicitur: et eadem dominica crux credentes alit anche Zaccheo che guarda in alto, perché non vedesse Gesù; e come
ut ficus, ab zncredulis irridetur ut fatua. Quam arborem pusillus gridando più forte il cieco supera la folla, così quel piccolo uomo,
stat~r_a Zachae~s, ut coexaltari possit, ascendi!, cum quilibet abbandonando le cose terrene e salendo sull'albero della croce, oltre-
~~m~lzs ~t _P~'oprzae consci~s _inflrmi~atis clamat: «Mihi absit glo- passa la folla che gli si oppone. Infatti il sicomoro, che è un albero
' zarz, ntsz zn cruce D omzni nostri l esu Christi» (Gal. 6,14). simile al gelso nelle foglie ma che lo supera in altezza, per cui dai
AMBR_osws: Pufc~re autem addidit, quia i/la parte erat transiturus Latini è chiamato celso, viene detto fico fatuo; e la stessa croce dcl
Domznus, ve/ ubz sicomorus, ve! ubi crediturus, ut mysterium ser- Signore alimenta i credenti come il fico, mentre dagli increduli viene
var~t, et gratiam seminaret: sic enim venerat ut per Judaeos derisa come fatua. Zaccheo, piccolo di statura, sale su questo albero
v~n~ret ad g_e~tes. Vidit itaque Zachaeum sursum; iam enim sub- per poter essere esaltato con esso; come qualsiasi cristiano umile e con-
lzm~tas fldet znter fructus bonorum operum, inter Jecundae alti- sapevole della propria debolezza grida: «Quanto a me, sia lungi il glo-
tu~znem arboris eminebat. Zachaeus autem supra arborem est, riarmi d'altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo» (Gal 6,14).
quza est supra legem. B EDA : Peramhufans autem Dominus venit AMBROGIO: Egli aggiunge in modo bello che il Signore passava da

ad locum ubi 'Z_acha~us sicomorum ascenderat: quia missis per quelle parti, ma non dice dove si trovava il sicomoro o dove egli stava
mundum praedzcatorzbus, in quibus ipse loquebatur et ibat, venit per credere, per conservare il mistero e per seminare la grazia; infatti
ad populum nationum, qui passionis eius fide iam sublimis erat· egli venne perché per mezzo dei Giudei arrivasse ai Gentili. Così
qu_em suscipiens vidit, quia per gratiam elegit. Manebat aute1~ Zaccheo guardò in alto, poiché l'eccellenza della sua fede già splende-
alzquan~o Dominus in domo principis Pharisaeorum; sed eum
va tra i frutti delle opere buone, al ve1tice dell'albero fecondo. Zaccheo
opera dzgna Dea facientem lingua venenata carpebant: unde stava sopra l'albero, perché stava sopra la Legge. BEDA: Camminando,
eorum perosus facinora discessit dicens: «Relinquetur domus il Signore giunse a w1 luogo dove Zaccheo era salito su un sicomoro:
poiché inviati nel mondo i predicatori nei quali parlava e camminava
vestra ~eserta». (Matth. 23,38). Hodie autem in domo pusilli
egli stesso, giunse al popolo delle nazioni, che era già elevato dalla
~achae! _oportet zllum manere, idest novae legis gratia coruscante
fede nella sua passione, e che egli vide accogliendolo perché lo scelse
z~ humzlzum nationum corde quiescere. Quod autem descendere de
per mezzo della grazia. Ora, il Signore si fcnnò per qualche tempo
sz~omoro, et sic mansionem in domo parare iubetur, hoc est quod
nella casa del capo dci Farisei, i quali però coglievano con una lingua
azt Apostolus (2 Cor 5,16): «Etsi cognovimus secundum carnem
avvelenata colui che compiva opere degne di Dio; perciò, detestando i
Christum, sed iam mmc non novimus... Etsi enim mortuus est ex loro crimini, li lasciò dicendo: «La vostra casa sarà deserta» (Mt
irifìrmitate, sed vivit ex virtute Dei» (ibid. 13, 4). Manifestum est 23,38). Invece oggi è opportuno per lui fermarsi nella casa del piccolo
au_tem ludaeos Gentium semper adisse salutem; sed salus, quae Zaccheo, ossia brillando con lo splendore della grazia della nuova
o/un l udaeorum domos implebat, hodie populum nationum illuxit, Legge egli si riposa nel cuore delle umili nazioni. Il fatto che gli si
406 Cap. 19, vv. 1-IO Cap. 19, vv. 1-10 407

eo quod et ipse populus filius sit Abrahae, credendo in Deum. comandi di scendere dal sicomoro e di preparare una dimora nella sua
THEOPHYLACTUS: Sed et facile est hoc ad moralem utilitatem retor- casa, questo è quello che dice l'Apostolo (2 Cor 5,16): «Noi non cono-
quere. Quisquis enim in malitia pluribus praeest, parvus est statu- sciamo più nessuno nella carne e se anche abbiamo conosciuto Cristo
ra spirituali, et non potest videre Iesum prae turba: nam per- secondo la carne . . . Fu crocifisso sì per debolezza, ma vive per la
plexus a passionibus et saecularibus rebus non aspicit Iesum potenza di Dio» ( 13.'4). ~r~, è evidente che i <":Jiudci h~o se~prc
ambulantem, idest in nobis operantem, nullum opus eius odiato la salvezza dei Gcntth; ma la salvezza che m passato ncmp1va le
cognoscens. Ascendit autem super sicomorum, idest voluptatis case dei Giudei, oggi ha illuminato il popolo dei Gentili, poiché creden-
dulcedinem, quae signiflcatur per ficum, deprimens eam; et sic do in Dio è diventato anch'esso figlio di Abramo. TEOFILAITO: Ma è
sublimior factus, videt, et videtur a Christo. G REGORJUS, Moralium facile piegare questo testo all 'uso morale. Infatti chiunque supera gli
[27,26]: Vel quia sicomorus ficus fatua dicitw; pusillus Zachaeus altri nella malizia, è piccolo nella statura spirituale e non può vedere
sicomorum subii!, et Dominum vidit: quia qui mundi stultitiam Gesù a causa della folla; così, preso dalle passioni e dalle cose secolari,
humiliter eligunt, ipsi Dei sapientiam subtiliter contemplantur. non vede Gesù cbe passa, ossia che opera in noi, poiché non conosce
Quid enim in hoc mundo stultius quam amissa non quaerere, pos- nessuna delle sue opere. Ma egli sale sopra il sicomoro, cioè sopra la
sessa rapientibus relaxare, nullam pro acceptis iniuriis iniuriam dolcezza del piacere, che viene indicato con il fico, e lo piega; così,
reddere? Per hanc autem sapientem stultitiam, et si nondum soli- diventando più alto, vede e viene visto da C1isto. GREGORIO: Oppure,
de ut est, iam tamen per contemplationis lumen Dei sapientia poiché si chiama sicomoro un fico fatuo, il piccolo Zaccheo sale sul
videtw~ THEOPHYLACTUS: Dicit autem ei Dominus «Festinans sicomoro e così vede il Signore: poiché coloro che scelgono umilmente
descende»; hoc est, ascendisti per poenitentiam ad altiorem la stoltezza di questo mondo, contemplano in modo penetrante la
locum, descende per humilitatem, ne te supplantet elatio: oportet sapienza di Dio. Infatti che c'è di più stolto in questo mondo che non
enim me in humilis domo manere. Geminis autem bonis in nobis cercare ciò che si è perduto, dare le proprie ricchezze ai ladri, non resti-
existentibus, corporalibus scilicet et spiritualibus, cuncta corpo- tuire le offese per le offese? Tuttavia mediante questa sapicnt~ stoltez-
ralia derelinquit iustus pauperibus, sed spiritualia non deserit za, si riesce a vedere la sapienza di Dio, non già come è realmente, tut-
bona, sed si quid exegit ab aliquo, reddit quadruplum: signiflcans tavia mediante la luce della contemplazione. TEOFILATIO: Poi il Signo-
per hoc quod si quis per poenitentiam pergit in contrario tramite re gli dice: scendi subito: cioè con la penitenza sei salito a un luogo più
priscae pravitatis, per multiplices virtutes sanat omnia pristina alto; ora scendi con l'umiltà, per non essere sopraffatto dall'an-oganza:
delicta; ac sic promeretur salutem, vocaturque filius Abrahae, eo infatti bisogna che io mi fenni nella casa di una persona umile. Mentre
quod a propria cognatione exierit, scilicet ab antiqua nequitia. infatti sussistono in noi entrambi i beni, cioè spirituali e corporali, il
giusto lascia tutti i beni corporali ai poveri; ma non lascia i beni spi1i-
tuali; e se ha strappato con la forza qualche cosa a qualcuno, gliela
restituisce quattro volte tanto: significando con ciò che se uno con il
pentimento cammina nella direzione contraria alla sua precedente diso-
nestà, con la pratica di molte virtù guarisce dalle offese precedenti e
così si merita la salvezza, e viene chiamato figlio di Abramo, perché ha
abbandonato la sua passata parentela, ossia l'antica depravazione.
408 Cap. 19, vv. 11-27 Cap. 19, vv. 11-27 409

VERSUS 11-27 VERSETTI 11-27

11 Haec illis audientibus, adiciens dixit parabolam, eo 11 Mentre essi ascoltavano queste cose, Gesù dis~e ancora
quod esset prope lerusalem, et quia existimarent quod con- una parabola perché era vicino a Ge~usale~me ed essi credeva-
festim regnum Dei manifestaretur. 12Dixit ergo: Homo qui- no che il regno di Dio dovesse m~rnfe~tars~ da un !11omento al-
dam nobilis abiit in regionem longinquam accipere sibi 9J
l'altro. 12Disse dunque: Un ~omo d1 nobile s~ir~e parti P u~ pae~
1
regnum et reverti. 13Vocatis autem decem servis suis, dedit se lontano per ricevere un titolo regale e poi ntorn~re. Ch1~mat1
illis decem mnas et ait ad il/os: Negotiamini dum venio. dieci servi consegnò loro dieci mine dicendo: 1n:ip1egatele fino . al
14Cives autem eius oderant eum et miserunt legationem mio ritorno. 14Ma i suoi cittadini lo _odiavano e gli ~and~rono. d1e.-
post illum dicentes: Nolumus hunc regnare super nos. 15Et tro un'ambasciata a dire: Non vogliamo che_ c?stu1 r~grn su d1 n?1.
factum est ut redirect, accepto regno, et iussit vocari ser- 15Quando fu di ritorno dopo avere ottenuto 11 titolo d1 re, fece chia-
vos, quibus dedit pecuniam, ut sciret quantum quisque mare i servi ai quali aveva consegnato il d~na~o per v~dere guan-
negotiatus esset. 16Venit autem primus dicens: Domine, to ciascuno avesse guadagnato. 16Venne 11 pnmo e disse: Signo-
mna tua decem mnas acquisivit. 17Et ait il/i: Euge, bone re, la tua mina fruttò altre dieci mine. 17Gli disse :_ Be~~· bravo ser-
serve: quia in modico fuisti fidelis, eris potestatem habens vitore; poiché ti sei mostrato fedele ~el poco ncev1 _11 pot_ e re su
super decem civitates. 18Et alter venit dicens: Domine, mna dieci città. 18Poi venne il secondo e disse: La tua _mina, signore,
tua fecit quinque mnas. 19Et huic ait: Et tu esto super quin- ha fruttato altre cinque mine. 19Anche a questo disse: Anc~e tu
que civitates. 20Et alter venit dicens: Domine, ecce mna tua sarai a capo di cinque città. 20venne poi anche l'.altro e disse:
quam habui repositam in sudario; 21timui enim te, quia ho- Signore, ecco la tua min~, che ho t~nuta nascosta 1n un f~zzolet­
mo austeris es: tollis quod non posuisti et metis quod non to· 21infatti avevo paura d1 te, che sei uomo severo e pre~d1 qu_ello
seminasti. 22Dicit ei: De ore tuo te iudico, serve nequam; che non hai messo in deposito, e mieti quello che non hai sem1n.a-
sciebas, quod ego homo austerus sum, tollens quod non to. 22Gli dice: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio!
posui et metens quod non seminavi, 23et quare non dedisti Sapevi che sono un uomo severo che prendo qu~llo che non h~
pecuniam meam ad mensam, ut ego veniens cum usuris messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23 per~he
utique exegissem il/ud? 24Et adstantibus dixit: Auferte ab allora non hai consegnato il mio denaro a una ~a~ca? Al r:n10 nt?r-
il/o mnam et date il/i qui decem mnas habet. 25Et dixerunt no l'avrei riscosso con gli interessi. 24 Disse poi a1 presenti: Toglie-
ei: Domine, habet decem mnas. 26Dico autem vobis, quia tegli la mina e datela a colui che ne ha die~i. 25Gli rispo~ero :, Ha
omni habenti dabitur, ed abundabit; ab eo autem qui non già dieci mine! 26Vi dico: A chiunque ha sara dato, e sara nell ab-
habet, et quod habet auferetur ab eo. 27Verumtamen inimi- 27
bondanza· ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E
cos illos, qui noluerunt me regnare super se, adducite huc quei miei ~emici che non volevano che diventassi loro re, condu-
et interficite ante me. ceteli qui e uccideteli davanti a me.

EUSEBIUS: Aestimabant quidam in primo Salvatoris adventu EUSEBIO: A lcuni hanno creduto che con la prima ve~uta del
regnum eius venire; et hoc putabant mox tunc fieri cum ascensu- Salvatore sarebbe giunto anche il suo regno; e pensavano che ciò sareb~
rus erat Hierosolymam: adeo obstupefecerant eos miracula divina be avvenuto quando fosse salito a Gerusalemme: perciò erano stupe~ath
quae fecerat. Et ideo instruit eos non prius se recipere regnum a per i miracoli che egli faceva. Così in~egna loro _che n?~ avrebbe n ce-
Patre, quam ab hominibus iret ad Patrem; et ideo dicitur «Haec vuto il regno dal Padre prima del suo ntomo dagli uo~t al Padre; per-
illis audientibus, adiciens dixit parabolam, eo quod esset prope ciò si dice: Mentre essi ascoltavano queste cose, Gesu disse ancora un~
Ierusalem, et quia aestùnarent quod confestim regnum Dei mani- parabola perché era vicino a Gerusalemme, ed essi credevano che tl
fèstaretur». THEOPHYLACTUS: Sed Dominus ostendit eis quod vana regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento ali 'altro .
410 Cap. 19, vv. 11-27 Cap. 19, vv. 11-27 411

quaedam aestimarent: non enim est sensibile regnum Dei. TEOFILATIO: Ma il Signore fece loro vedere che essi pensavano cose
Ostend~t etiam quod quasi Deus novit cogitationes eorum, propo- vane: infatti il regno di Dio non è una realtà sensibile. Inoltre mostrò
nens ets subsequentem parabolam; unde sequitur «Dixit ergo: che come Dio conosceva i loro pensieri, presentando loro la seguente
Homo quidam nobilis abiit in regionem longinquam accipere sibi parabola: Disse dunque: Un uomo di nobile stùpe partì per un paese
regnum, et reverti». CYRFLLUS: Describit autem sensus huius lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. CIRILLO: Il signifi-
parabolae mysteria Christi a primo usque ad ultimum. Homo cato di questa parabola descrive i miste1i di Cristo dal primo fino all'ul-
enim factus est Deus Verbum existens: et quamvis servus factus timo. Dio, sussistente come Verbo, si è fatto uomo, e benché sia diven-
sit, est tamen nobilis secundum ineffabilem ortum a Patre. tato un servo, tuttavia resta nobile secondo la sua ineffabile origine dal
BAsruus: Non solum secundum genus hwnanum, ex semine David Padre. BASILIO: Nobile non solo riguardo alla sua divinità, ma anche
secundum carnem exortus. «Abiit» autem «in regionem longin- riguardo alla sua umanità, essendo nato dal seme di Davide secondo la
quanw, non tam locali distantia separatam quam rerum conditio- carne. Partì per un paese Lontano, non tanto per una distanza spaziale
ne: ipse enùn Deus prope est unicuique nostrum, cum nostra bona quanto per la disposizione delle cose: infatti Dio è vicino a ciascuno di
opera nos ei astringunt; et distat quoties nos haerendo perditioni noi, quando le nostre opere buone ci legano a lui, ed è distante tutte le
elongamur ab eo. Ad hanc igitur terrenam regionem accessi! lon- volte che noi ci allontaniamo da lui aderendo alla perdizione. Si recò
ginquam a Deo, ut Gentium regnum acciperet, secundum il/ud dunque in questa regione lontana da Dio, per ricevere un regno dei
(Ps. 2,8): «Postula a me, et dabo tibi Gentes hereditatem tuam». Gentili, secondo il detto del Sai 2,8: «Chiedi a me e ti darò in possesso
AucusTINUS, De quaest. Evang. [2,46}: Vel regio longinqua le Genti». AGOSTINO: Oppure la regione lontana è la Chiesa dei Gentili,
Ecclesia Gentium est, usque ad fines terrae: abiit enim ut plenitu- fino ai confini della terra; se ne andò infatti perché entrasse la pienezza
do Gentium intraret; revertetur ut omnis Israel salvus fiat. delle Genti e poi ritorna perché tutto Israele venga salvato. EUSEBIO:
EUSEBIUS: Ve/ per hoc quod profectus est ad regionem longin- Oppure il fatto che se ne è andato in una regione lontana designa la sua
quam, ascenswn proprium a terra in caelos designat; cum vero ascesa dalla terra in cielo. Mentre, quando aggiunge: per ricevere un
subdit «Àccipere sibi regnum, et redire», secundam sui appari- titolo regale e poi ritornare, indica il suo ritorno glorioso e regale. E in
tionem gloriosam et regiam ostendit. Et primo quidem hominem primo luogo si dice uomo per la sua nascita nella carne, e poi nobi le, ma
se vocat propter nativitatem in carne, deinde nobilem; nondum non si chiama ancora re, perché nella sua prima comparsa (sulla terra)
autem se regem appellat, quia nondum in prima apparitione regia non esercitava ancora la maestà regale. Si dice però giustamente: per
fangebatur maiestate. Sed et bene dicitur obtinere sibi regnum; ricevere il regno; infatti mentre il Padre glielo concede egli lo ottiene,
secondo il detto di Dn 7,13: «Ecco, il Figlio dell 'uomo veniva in mezzo
nam dante sibi Patre illud obtinuit, secundum il/ud (Dan. 7, 13):
alle nubi del cielo, e gli fu conferita la potestà, l'onore e il regno».
«Ecce Filius hominis veniebat in nubibus, et datum est ei
regnunw. CYRJLLUS: Ascendens enim ad caelos, sedet ad dexteram CIRILLO: Infatti, salito in cielo, siede alla destra della maestà nell 'alto·
salendo, poi, distribuì a coloro che credono in lui una varietà di divini
maiestatis in excelsis; ascendens autem dispensavit credentibus in
carismi, come ai servi venivano affidate le sostanze del padrone affin-
eum divinorum charismatum differentiam, sicut servis committun-
ché guadagnando qualche cosa rip01tassero la lode del loro servizio.
tur dominicae facultates, ut aliquid lucrantes, famulatus sui ferant
Perciò continua: Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine. La
praeconia; unde sequitur « Vocatis autem decem servis suis, dedit
sacra Scrittura, come segno di perfezione, è abituata a servirsi del
illis decem mnas». Consuevit sacra Scriptura in signum perfectio- numero dicci; perciò se qualcuno vuole andare oltre, deve cominciare
nis uti numero denario: quem si quis numerando excedere velit, nuovamente dall'unità, avendo raggiunto con il di eci il suo temline.
ab unitale iterum inchoabit, quasi denario perducto ad metam: et Perciò, nella distribuzione dei talenti, a:ffe1ma che chi ha raggiunto la
ideo in dispensatione talentorum eum qui metam attingit divini meta del dovere divino ha ricevuto dieci mine. AGOSTINO: Oppure con
ojjìcii, decem ait mnas recepisse. AUGUSTINUS [ut supra}: Ve! per le dieci mine indica la Legge a causa del decalogo, mentre con i dieci
decem mnas legem signifìcat propter Decalogum; per decem servi c?loro ai quali, trovandosi essi ancora sotto la Legge, venne
autem servos, hos quibus sub il/a positis gratia praedicata est. Sic annunciata la grazia. Infatti noi dobbiamo intendere che le dieci mine
f
412 Cap. 19, vv. 11-27 Cap. 19, vv. 11-27 413

enim intelligendum est eis datas mnas ad usum, cum intellexerunt furono consegnate loro per il corrunercio quando capirono che la Legge,
legem remoto velamine ad Evangelium pertinere. BEDA: Min~ una volta rimosso il velo, appartiene al Vangelo. B EDA: Una mina, che i
namque, quam Graeci mnam, vocant, centum drachmis appendi- Greci chiamano mna, equivale a cento dramme, e ogni parola della
tur: et omnis Scripturae sermo, quia vitae caelestis perfectionem Scrittura, in quanto ci suggerisce la perfezione della vita celeste,
suggerii, quasi numeri centenarii pondere fulgescit. EUSEB1us· risplende, per così dire, della grandezza del numero cento. EUSEBIO:
Significat ergo per eos qui mnas recipiunt, suos discipulos, quibu~ Perciò con coloro che hanno ricevuto le dieci mine egli indica i suoi
mnas exhibens singulis, parem cunctis dispensationem committens discepoli, e dando a ciascuno le mine, poiché affida a ciascuno lo stesso
negotiari iussit. servizio, comanda di fame uso.
Sequitur «Et ait ad illos: Negotiamini dum venio». Nullum Continua: e disse loro: Impiegatele fino al mio ritorno. Ora, non
autem aliud negotium erat nisi dogma regni sui intentis mortali- c'era alcun altro impiego che predicare la dottrina del suo regno a colo-
bus praedicandum per suos discipulos. Idem autem est omnium ro che volevano ascoltarla, per mezzo dci suoi discepoli. Per tutti, poi,
documentum eademque fides, unum baptisma; et ob hoc mna una c'è lo stesso insegnamento, la stessa fede, lo stesso battesimo; per que-
singulis datur. CYJULLUS: Multa autem est horum differentia ad sto motivo una stessa mina è data a ogni singolo discepolo. CIRILLO: Ma
illos qui inficiati sunt regnum Dei; de quibus subditur «Cives c'è una grande differenza tra loro e quelli che negarono il regno
a~tem eius oderant illum, et miserunt legationem post illum, di Dio, dei quali si dice: Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandaro-
dicentes: Nolumus hunc regnare super nos». Ho c est quod no dietro un 'ambasceria a dire: non vogliamo che costui venga a
Christus improperavit ludaeis dicens (Io. 15, 24): «Nunc vero regnare su di noi. È ciò che il Cristo rimproverava ai Giudei dicendo
viderunt et oderunt me et Patrem». Renuerunt autem regnum eius, (Gv 15,24): «Ma ora che hanno veduto le mie opere, hanno odiato me e il
dicentes Pilato (ibid. 19, 15): «Non habemus regem nisi Padre mio». Essi rinnegarono il suo regno dicendo a Pilato (ivi, 19, 15):
Caesarem». EUSEBJUS: Per hoc enim quod dicit «Cives eius» «Non abbiamo altro re che Cesare». EUSEBIO: Con l'espressione: i suoi
ludaeos significai ortos ex eadem progenie secundum carnem, et cittadini egli significa i Giudei nati dalla stessa stirpe secondo. la carne,
quoniam ritu legis cwn illis pariter utebatur. A UGUSTJNUS, De e che si comportavano allo stesso modo secondo l'usanza della Legge.
qu~est. Evang. [2,61}: Miserunt autem legationem post eum, quia AGOSTINO: Ora, gli mandarono dietro un'ambasceria, poiché anche
etzam post resurrectionem eius immiserunt persecutiones dopo la sua risurrezione perseguitarono gli Apostoli e respinsero la pre-
Apostolis, et praedicationem Evangelii respuerunt. EUSEB!US: dicazione del Vangelo. EUSEBIO: Ma dopo avere insegnato queste cose
Postquam autem Salvator haec docuit pertinentia ad primum eius relative alla sua prima venuta, conseguentemente mostra il suo glmioso
adventum, consequenter gloriosum et regium eius reditum osten- e regale ritorno, dicendo: Quando fu di ritorno dopo avere ottenuto il
dit, dicens «Et fàctum est ut rediret accepto regno, et iussit vocari titolo di re, fece chiamare i suoi servi ai quali aveva consegnato il
servos, quibus dedit pecuniam, ut sciret quantum quisque negotia- danaro per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. CRISOSTOMO:
tus esset». CHRYSOSTOMUS: Duo regna Dei novit sacra Scriptura: La Scrittura conosce due regni di Dio: uno della creazione, per cui è re
alterum quidem ex creatione, secundum quod est rex omnium cre- di ogni cosa per diritto di creazione; l'altro dell'approvazione, per cui
ationis iure: alterum autem ex approbatione, secundum quod domina sui giusti che gli sono soggetti spontaneamente, e qui si dice
iustis dominatur, propria spante ei subiectis; et hoc regnum hic che questo è il regno che ha ricevuto. AGOSTINO: Ritorna anche dopo
dicitur accepisse. AUGUST!NUS, De quaest. Evang. [2,41}: Redit aver ricevuto il regno, perché un giorno ritornerà in uno splendore chia-
etiam accepto regno, quia in manifestissima claritate venturus est rissimo colui che era apparso loro come umile, quando diceva (Gv
qui eis humilis apparuit, cum diceret (lo. 18,36): «Regnum meum 18,36): «Il mio regno non è di questo mondo». CtRILLO: Al ritorno di
non est de hoc munda». CYRJLLUS: Redeunte autem Christo, sumpto Cristo, dopo che ha assunto il regno, i ministri della parola meriteranno
regno, merebuntur praeconia, et delectabuntur verbi ministri in gli elogi e godranno di onori celesti perché hanno moltiplicato i talenti
supernis honoribus, quia multiplicaverunt talentum p luribus guadagnandone altri, come è detto: Venne il primo e disse: Signore la
acquisitis; unde subditur «Venit autem primus dicens: Domine, tua mina fruttò altre dieci mine. BEDA: Il primo servo rispecchia
414 Cap. 19, vv. ll-27 Cap. 19, vv. 11-27 415

mina tua decem minas acquisivi!». BEDA: Primus servus orda doc- l'ordine dei dottori inviati ai circoncisi, i quali ricevettero una mina per
torum est in circumcisione missorum; qui unam mnam negotiatu- trarne profitto, poiché fu loro ordinato di predicare una sola fede; ~a d_a
rus accepit, quia unam fidem praedicare iussus est; sed haec mna questa mina ne ricavarono dicci, poiché con il loro insegnamento nuru-
decem mnas acquisivit, quia populum sub lege constitutum sibi- rono a sé il popolo che si trovava sotto la Legge.
met docendo sociavit. Continua: Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato
Sequitur «Et ait illi: Euge, serve bone: quia in modico filisti fedele nel poco ricevi il potere su diec_i c~ttà. Il se_rvo è s~~to fed?lc ~el
fidelis, eris potestatem habens super decem civitates». ln modico poco perché non contamma la parola di Dio. Infatti ~tto c~o che _n,cev1a-
servus est fidelis, quia non adultera! verbum Dei. Quidquid enim mo come dono nella vita presente, a confronto con i dom futun e poca
in praesenti percipimus donorum, in comparatione fitturorum cosa. Il GRECO: Ma siccome riceve la ticompensa per i propri beni, si
paucum est. GRAECUS: Sed quia mercedem propriorum bonorum dice che riceve il potere su dieci città. Alcuni, pensando a queste pro-
accipit, decem dicitur civitatibus praeesse. De his promissis qui- messe in modo distorto, si immaginano che essi stessi vengano preferiti
dam infime coniectantes existimant se praeturis et praefecturis ai magistrati e ai prefetti nella Gemsalemme terrena, che è costruita con
danari in terrena Ierusalem reparata lapidibus pretiosis, si hone- pietre preziose, perché si sono comportati onestamente con Cristo; non
ste in Christo fuerint conversati, ambitum potestatis et praelatio- mettendo minimamente in disparte dalla loro anima l'ambizione dcl
nis ab anima minime deponentes. AMBROSJUS: Sed civitates decem potere e della dignità. AMBROGIO: Le ~cci città sono le anim~, dell~
sunt animae, quibus iure praeponitur qui pecuniam Domini et elo- quali è messo a capo giustamente chi ha deposto nelle menti degh
quia casta probata sicut argentum mentibus hominum feneraverit: uomini il danaro del Signore e le sue sante parole, che sono provate
nam sicut lerusalem dicitur aedificata ut civitas, ita sunt animae come l'argento nel fuoco. Infatti come Gerusalemme si dice che è
pacificae; et sicut Angeli praesunt, ita hi qui vitam meruerunt costruita come una città, altrettanto si dice delle anime pacifiche; e
Angelorum. come gli Angeli comandano, altrettanto fanno coloro che hanno merita-
Sequitur «Et alter venit dicens: Domine, mina tua fecit quin- to una vita da Angeli.
que mnas». BEDA: Servus i/le coetus est eorum qui praeputio Segue: Poi venne il secondo e disse: La tua mina, signore, ha frutta-
evangelizare missi sunt, cuius mna, idest evangelica jìdes, quin-
to altre cinque mine. BEDA: Questo servo è la schiera di coloro che sono
que mnas fecit: quia gentes corporis sensibus antea mancipatas stati inviati a evangelizzare gli incirconcisi, la cui mina, ossia la fede
adfidei evangelicae gratiam converti!.
evangelica, produsse cinque mine, poiché conve1tì alla grazia della fede
Sequitur «Et huic ait: Et tu esto super quinque civitates»; hoc
evangelica i Gentili, che prima erano stati liberati dai sensi del corpo.
est, ex earum quas imbueras animarum .fìde et conversatione
Segue: Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque
sublimis fulgeas. AMBROSIUS: Ve! a/iter fortasse. lste qui quinque
città· cioè che tu risplenda in modo sublime mediante la fede e la
mnas acquisivi!, moralia habet, quia quinque sunt corporis sen- ' ' quelle anime che hai illuminato. AMBROGIO: O forse
condotta di
sus; ille qui decem, duplicia; idest mystica legis, et moralia probi-
tatis. Possumus et hic decem mnas decem verba intelligere, idest diversamente. Costui che ha guadagnato cinque mine ha le virtù
legis doctrinam; quinque mnas magisteria disciplinae; sed legis- morali, poiché sono cinque i sensi del corpo, mentre chi ne ha guada-
peritum in omnibus volo esse perfectum. Bene autem quia de gnate dieci ne ha il doppio, cioè i misteri della Legge e le virtù mora-
Judaeis dicit, duo soli multiplicatam pecuniam deferunt, non uti- li. Inoltre si possono intendere le dieci mine come significanti le dicci
que aeris, sed disputationis usuris. CHRYSOSTOMUS: Alia est enim parole, ossia l'insegnamento della Legge, mentre le cinque mine gli
pecunia fenoris, alia doctrinae caelestis usura. In terrenis enim insegnamenti della disciplina; ma voglio che il dottore della Legge
opibus non evenit unum fieri divitem, nisi alter depauperetur; sed sia esperto in ogni cosa. E giustamente, poiché sta parlando dei
in spiritualibus non evenit quemquam ditari, nisi faciat et alium Giudei, ci sono solo due che portano le mine moltiplicate: in verità
locupletem: in co1poreis enim participatio minuit, sed in spiritua- non con gli interessi dcl danaro, ma dell'amministrazione proficua.
libus auget. AuousTTNUS, De quaest. Evang. [2,46]: Ve! alite1: CRISOSTOMO: Infatti c'è una specie di usura del danaro prestato con
Quod unus eorum qui bene usi sunt, decem acquisivi!, et alter gl i interessi, e un 'altra usura della dottrina celeste. Infatti nelle realtà

416 Cap.19, vv.11-27 Cap. 19, vv. 11-27 417

quinque, significat eos esse acquisitos in gregem Domini, a qui- terrene non accade che uno diventi ricco senza che un altro diventi
bus iam !ex per gratiam intellecta est, sive propter decem legis povero, mentre nelle realtà spirituali non succede mai che uno si arric-
praecepta, si ve quia ille per quem /ex lata est, quinque libros con- chisca senza che renda ricchi anche gli altri: infatti nelle realtà corporee
scripsit. Ad hoc pertinent decem et quinque civitates, quibus eos la partecipazione diminuisce, mentre in quelle spirituali aumenta.
praeponit: multiplicatio enim intelligentiae in ipsa varietale, quae AGOSTINO: Oppme diversamente. Che uno di quelli che hanno impiega-
de unoquoque praecepto vel de unoquolibet libro pullulat, ad to bene il loro denaro guadagni dieci mine e un altro cinque, significa
unum reducta, quasi civitatem facit viventium rationum aeterna- che le hanno guadagnate per il gregge del Signore, da essi la Legge è
rum: est enim civitas, non quorumlibet animantium, sed rationa- già compresa mediante la grazia, sia attraverso i dieci precetti della
lium multitudo, legis unius societate devincta. Quod ergo servi legge, sia perché colui mediante il quale la legge è stata consegnata
reddentes rationem ex eo quod acceperant, laudantur qui lucrati scrisse cinque libri. E a questo fatto appartengono le dieci e le cinque
sunt, significat eos bonam reddere rationem qui bene usi sunt eo città sulle quali egli li destina a comandare. Infatti i molteplici significa-
quod acceperunt ad augendas divitias Domini per eos qui credunt ti o interpretazioni che derivano da un qualsiasi precetto o da un qual-
in eum. Quod qui facere nolunt, in ilio signati sunt qui mnam siasi libro, ricondotti a uno solo, producono per così dire una città di
suam in sudario servavit; de quo sequitur «Et tertius venit dicens: viventi ragioni eterne; infatti una città non è l'insieme di qualsiasi realtà
Domine, ecce mina tua quam habui repositam in sudario». Sunt animate, ma una moltitudine di esseri ragionevoli, tenuti insieme dalla
enim homines hac sibi perversitate blandientes, ut dicant: Sufficit comunanza della legge. Perciò che tra i servi che rendono conto di
ut de se unusquisque rationem reddat; quid opus est aliis praedi- quanto hanno ricevuto, siano lodati quelli che ne hanno tratto profitto,
care et ministrare ut etiam rationem de ipsis quisque reddere significa che quanti danno il loro resoconto hanno impiegato bene ciò
cogatur? Cum apud Dominum etiam i/li sint inexcusabiles quibus che hanno ricevuto, aumentando le ricchezze del loro padrone per
lex data non est, neque etiam qui audito Evangelio non obedive- mezzo di coloro che credono in lui. Mentre coloro che non hanno volu-
runt: quia per creaturam poterant cognoscere creatorem; unde to agire sono indicati in colui che conserva la sua mina in un fazzoletto;
sequitur «Timui enim te, quia homo austerus es: tollis quod non del quale si dice: Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua
posuisti, et metis quod non seminasti». Hoc est enim quasi metere mina, che ho tenuta nascosta in un.fazzoletto. Ci sono infatti uomini che
ubi non seminavit, idest eos impietatis reos tenere, quibus verbum si vantano della propria perversione a tal punto da dire: Basta che cia-
aut legis, aut Evangelii ministratum non est. Hoc autem veluti scuno renda conto di se stesso; perché bisogna predicare e dirigere
iudicii periculum devitantes pigro labore a verbi ministratione anche gli altri per essere poi costretti a rendere conto anche di loro?
conquiescunt: et hoc est quasi in sudario ligare quod acceperunt. Poiché presso il Signore sono ingiustificabili anche coloro ai quali non è
TIIEOPHYLACTUS: Sudario enim mortuorum facies velatur: merito stata data la Legge e che non erano svegli nel momento della predica-
ergo hic piger dicitur mnam in sudario involvisse, quia eam mor- zione del Vangelo; poiché mediante la creatura essi potevano conoscere
tifzcans, et otiosam dimittens, non tractavit nec auxit. BEDA: Ve/ il Creatore; perciò continua: Avevo paura di te che sei uomo severo e
pecuniam in sudario ligare, est percepta dona sub otio lenti cor- prendi quello che non hai messo in deposito, e mieti quello che non hai
poris abscondere. Quod autem putaverat se per excusationem seminato. Questo è, per così dire, mietere dove uno non ha seminato,
dixisse, in culpam propriam vertitur; unde sequitur «Dicit ei: De cioè ritenere colpevoli di empietà coloro ai quali la parola della Legge e
ore tuo te iudico, serve nequam». Servus nequam vocatur quasi del Vangelo non è stata predicata. Ora, evitando questo pericolo di giu-
piger ad exercendum negotium, et superbus ad accusandum dizio, con poca fatica essi si astengono dall'amministrazione della paro-
Domini iudicium. «Sciebas quod austerus homo ego sum, tollens la: e questo è come se legassero in un fazzoletto quanto hanno ricevuto.
quod non posui, et metens quod non seminavi; et quare non dedi- TEOFILATTO: Infatti con il sudario si copre la faccia dei morti; perciò
sti pecuniam meam ad mensam?». Quasi dicat: Si durum me esse giustamente si dice che questo pigro ha avvolto la sua mina in un sudaiio,
noveras, et aliena sectari; quare non tibi haec cogitatio incussi! perché, trattandola da m01ta e lasciandola improduttiva, non l'ha né toc-
timorem, ut scires me mea diligentius quaesiturum? Pecunia cata né accresciuta. BEDA: Oppure avvolgere il denaro in un fazzoletto
t
418 Cap. 19, vv. I 1-27 Cap. 19, vv. 11-27 419

autem ve/ argentum praedicatio Evangelii est, et sermo divinus, è nascondere i doni ricevuti sotto l'ozio di un corpo indolente. Ma ciò
quia «eloquia Domini eloquia casta, argentum igne examinatum» che egli aveva creduto di dire come sua scusa, viene commutato in
(Ps. 11,7), qui sermo Domini dari debuit ad mensam, hoc est colpa; perciò segue: Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico,
promptis paratisque cordibus intimari. AuGUSTJNUS [ut supra]: Ve/ servo malvagio! Egli viene chiamato servo malvagio in quanto pigro
mensa ad quam danda erat pecunia, professionem ipsam religio- nel compiere il proprio ufficio e superbo nel giudicare il proprio padro-
nis accipimus, quae tamquam pub/ice proponitur ad usum neces- ne. Sapevi che sono un uomo severo che prendo quello che non ho
sarium saluti. CHRYSOSTOMUS: In sensibilibus autem divitiis debi- messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora
tores solius observationis obnoxii sunt; quantum enim recipiunt, non hai consegnato il mio danaro a una banca? Come se dicesse: Se
tantum eos reddere necesse est, et nihil plus ab eis quaeritur. In sapevi che sono severo e che cerco ciò che non è mio, perché questo
divinis autem eloquiis non solum ad custodiam obligamur, sed pensiero non ti incusse un timore tale da sapere che avrei richiesto ciò
etiam multiplicare monemur; unde sequitur «Et ego veniens cum che è mio con maggior diligenza? TI denaro o l'argento è la predicazio-
usuris utique exegissem illam». BEDA: Qui enim verbi pecuniam a ne del Vangelo e la parola divina, poiché «le parole del Signore sono
doctore percipit credendo, necesse est ut eam cum usuris solvat parole sincere, argento saggiato al fuoco in un crogiuolo di terra»
operando; ve/ ut ex eo quod audivit, etiam alia studeat intelligere, (Sai 11,7); e questa parola del Signore dovrebbe essere consegnata alla
quae necdum ex praedicatoris ore didicit. CrIULLUS: Doctorum banca, ossia posta in cuori miti e pronti ad accogliere. AGOSTINO:
enim est inserere auditoribus salutarem et proficuum sermonem; Oppure per la banca a cui si doveva consegnare il denaro si intende la
opus autem divinae virtutis est attrahere obedientes ad audientiam, professione stessa della religione, che viene presentata pubblicamente
et fertilem eorum reddere intellectum. Non est autem hic servus per l'uso necessario della salvezza. CRISOSTOMO: Nel pagamento delle
laudatus, neque honorem promeruit; sed potius tamquam iners est ricchezze teITene i debitori sono tenuti soltanto alla rigida osservanza:
condemnatus; unde sequitur «Et adstantibus dixit: Auferte ab eo infatti quanto ricevono, altrettanto sono tenuti a restituire, e non viene
mnam, et date il/i qui decem mnas habet». A ucusTJNUS [ut supra]: loro richiesto nulla di più. Invece per quanto concerne la parola di Dio,
Per quod significatur et illum passe amittere munus Dei qui non solo siamo tenuti a custodire, ma siamo anche esortati ad aumenta-
habens non habet, idest eo non utitur; et eo augeri qui habens re. Perciò p rosegue: Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.
BEDA: Infatti chi riceve dal maestro il denaro della parola credendo è
habet, idest bene utitur. BEDA: Mystice autem hoc, ut reor, indicat,
neccssaiio che lo ripaghi con usura mediante le opere; oppure da qua~to
intrante plenitudine Gentium, omnem Jsrael salvum jìtturum, et
ha ascoltato si sforzi di imparare altre cose che non ha appreso dalla
tunc abundantiam gratiae spiritualis, quam modo nos tepide exer-
bocca del predicatore. CIRILLO: Infatti è compito dei maestri impiantare
cemus, illius populi doctoribus esse conferendam. CHRYSOSTOMUS:
nelle menti dei loro uditori parole sane e utili; mentre è compito della
Ideo autem dicit adstantibus «Aiiferte ei mnanw, quia non est pru-
virtù divina attirare gli uditori all'obbedienza e rendere fruttuoso il loro
dentis animi punire,· sed a/io quodam, scilicet ministro, eget ad
intelletto. Pertanto questo servo non viene lodato e non si è guadagnato
puniendum officio iudicis; nam et Deus non ipsemet poenas irro-
alcu~ onore, ma piuttosto viene condannato in quanto ozioso; perciò
gat, sed mediantibus Angelis. AMBROS!US: De aliis servis siletur,
contmua: Disse poi ai presenti: toglietegli la mina e datela a colui che
qui quasi prodigi debitores quod acceperant perdiderunt. In duo-
ne ha dieci. AGOSTINO: Significando con ciò sia che perderà il dono del
bus servis illis qui lucrati sunt, pauci signati sunt qui per duas Signore chi, avendolo, non lo possiede, ossia non lo usa, sia che lo
vices ad cultores vineae sunt destinati, in reliquis omnes Judaei. accrescerà chi, avendolo, lo usa giustamente. BEDA: li senso mistico
Sequitur «Et dixerunt i/li: Domine, habet decem mnaS». Et ne penso, è il seguente: che cioè all'entrata della pienezza dei Gentili tutt~
hoc iniustum videretur, subdit «Dico autem vobis, quia omni Israele sarà salvato, e la grazia abbondante dello Spirito che finora
habenti dabitur>>. THEOPHYLACTUS: Quia cum decem auxerit decu- abbiamo esercitato tiepidamente sarà allora conferita ai dottori di quel
plando, palam est quod et plura decuplans pluris lucri fìet occa- popolo. CRISOSTOMO: Perciò dice ai presenti: Toglietegli la mina, poiché
sio Domino. A deside vero et otioso, qui non satagit augere quod non spetta a un uomo saggio la punizione, ma gli occorre qualcun altro
acceperat, ipsum quoque quod possidet aiiferetur; unde sequitur per svolgere il compito dcl giudice che punisce; infatti anche Dio non
t
420 Cap.19, vv.11-27 Cap. 19, vv. 11-27 421

«Ab eo autem qui non habet, et quod habet auferetur ab eo»: ne infligge egli stesso le pene, ma per mezzo degli Angeli. AMBROGIO: Egli
vacet census dominicus; cum posset dari aliis, et multiplicari. passa sotto silenzio gli altri servi che come debitori prodighi hanno
Haec autem non solum ad sermonem et doctrinam referenda sunt, perso tutto ciò che avevano ricevuto. Con quei due servi che guadagna-
sed etiam ad mora/es virtutes: quoniam et in his dat nobis Deus rono trafficando il danaro ricevuto, sono indicati quei pochi che per ben
sua charismata, hunc dotans ieiunio, illum oratione, alium man- due volte furono destinati a coltivare la vigna, mentre i rimanenti sono
suetudine ve! humilitate: quibus si invigilaverimus, multiplicabi- tutti i Giudei.
mus ea; si vero tepeamus, extinguemus. Deinde de adversariis sub- Continua: Gli risposero: Ha già dieci mine. E affinché ciò non sem-
dit «Verumtamen inimicos meos, illos qui noluerunt me regnare brasse ingiusto, soggiunge: Vì dico: A chiunque ha sarà dato. TEOFILATIO:
super se, adducite, et inte1jìcite ante me». AUGUSTJNUS [ut supra]: Poiché, avendo aumentato il d ieci decuplicando, è evidente che, avendo
Per quod designat impietatem Judaeorum, quia ad eum noluerunt altre cose da moltiplicare, ci sarebbe un 'occasione di maggior guadagno
converti. T HEOPHYLACTUS: Quos tradidit morti, mittens eos in per il Signore. Ma al fannullone e ozioso che non si sforza di accrescere
ignem exteriorem; sed et in hoc munda mactati sunt jlebiliter ab ciò ch e ha ricevuto, sarà tolto anche quello che possiede; perciò segue:
exercitu Romanorum. CIIRYSOSTOMUS: Haec contra Marcionistas ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha: affinché non ci siano
competunt; nam et Christus dicit «Adducile hostes meos, et occi- dei vuoti nei registri del Signore, potendo dare ad altri e così moltiplica-
dite coram me»: cum tamen il/i bonum dicant Christum, Deum re le sue 1icchezze. Queste parole non si devono riferire solo ai discorsi
vero veteris testamenti malum. Patet autem quod pater et filius e alla dottrina, ma anche alle virtù morali; poiché anche in queste cose il
eadem facit: nam pater ad vineam destinat exercitum; filius autem Signore concede i suoi carismi, dando a uno il carisma del digiuno, a un
hostes coram se trucidari facit. Haec autem quae in Luca altro quello della preghiera, a un terzo quello della mansuetudine o del-
scribitur parabola alia est ab ea quae in Matthaeo narratur de l'wniltà; e se saremo vigilanti li moltiplicheremo, mentre, se saremo tie-
talentis: nam hic quidem ex uno capitali accepto, varii fuere pidi, li soffocheremo. Poi riguardo agli awersari soggiunge: E quei miei
proventus: quia ex una mna accepta, hic quinque talenta, i/le nemici che non volevano che diventassi re, conduceteli qui e uccideteli
obtulit decem; sed apud Matthaeum contrarium: nam qui duo davanti a me. AGOSTINO: Con ciò indica l'empietà dei Giudei, che non
accepit, duo superaddidit: et qui quinque, tantumdem; unde et si vollero convertire a lui. TEOFILATIO: Che egli consegnò alla mo11e,
praemiis donantur imparibus. mandandoli n el fuoco esterno; ma già in questo mondo sono stati massa-
crati in modo rovinoso dall'esercito romano. CrusosTOMO: Queste cose
sono dette contrn i Marcioniti, infatti anche il Cristo dice: Conduceteli
qui e uccideteli davanti a me; poiché essi dicono che Cristo è buono,
mentre il Dio dell'Antico Testamento sarebbe cattivo. Ora, è evidente
che il Padre e il Figlio fanno le stesse cose: infatti il Padre invia il suo
esercito nella vigna e il Figlio costringe i suoi nemici a essere uccisi
davanti a lui. E quelle cose che in Luca sono descritte mediante una
parabola, sono narrate in modo diverso in Matteo trattando dei talenti;
infatti qui da un capitale che viene distribuito, sono vari i proventi; poi-
ché là per una mina, qui per cinque talenti, egli ne offre dieci. Ma in
Matteo succede il contrario: infatti chi riceve due talenti ne aggiunge
alni due; e chi ne riceve cinque fa altrettanto; perciò sono ricompensati
con premi diversi.
422 Cap. 19, vv. 28-36 Cap. 19, vv. 28-36 423

VERSUS 28-36 VERSEITI 28-36

2BEt, his dictis, praecedebat ascendens in lerosolyman:. 29Et 28Dette queste cose, Gesù precedeva gli altri salendo verso
factum est, cum appropinquasset ad Bethfage et Bethamam ad Gerusalemme. 29Quando fu vicino a Betfage e a Betania,
montem qui vocatur Oliveti, misit duos discipulos suos 30dicens: presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:
/te in castel/um quod contra est; in quod introeuntes invenietis 30Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro di
pullum asinae alligatum, cui n~mo. unqu~m hominur:i sedit: asina legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e por-
so/vite il/um et adducite. 31 Et, s1 qws vos mterrogavent: Quare tatelo qui. 31 E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?
solvitis? sic dicetis ei: Quia Oominus operam eius desiderat. direte cosi: Perché il Signore ne ha bisogno. 32Gli inviati an-
32Abierunt autem qui missi erant et invenerunt, sicut dixit illis, darono e trovarono il puledro che stava là come aveva detto.
stantem pullum. 33So/ventibus autem illis pullu:n_, d!xerunt dom!- 33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: per-
ni eius ad il/os: Quid solvitis pul/um? 34At 11/1 d1xerunt: Qwa ché sciogliete il puledro? 34Essi risposero : Perché il Signore
Dominus eum necessarium habet. 35Et duxerunt il/um ad Jesum. ne ha bisogno. 35Lo condussero allora a Gesù, e gettati i loro
Et iactantes vestimenta sua supra pullum imposuerunt Jesum. mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Via via che egli
36Eunte autem il/o, substernebant vestimenta sua in via. avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.

TTTuS: Quia Dominus dixerat (10,9): «Appropinquavi! regnum Trro: Poiché il Signore aveva detto (I 0,9): «Il Regno di Dio si è avvi-
Dei» videntes illum in Jerusalem ascendentem, putabant ideo cinato», vedendo che Gesù saliva a Gerusalemme pensavano che salisse
asce~dere ut regnum Dei inchoaret. Consummata ergo parab_ol~, per dare inizio al regno di Dio. Perciò, conclusa la parabola in cui coITeg-
in qua errorem praedictum correxit, et ostenso quod_nondum znsi- geva questo e1rnre, e mostrato che non aveva ancora sconfitto chi macchi-
diantem sibi mortem devicerat, procedebat ad passzonem, ascen- nava la morte contro di lui, egli avanzava verso la sua passione, salendo a
dens Hierosolymam; unde dicitur «Et his dictis, praecedebat Gerusalemme; perciò si dice: Dette queste cose Gesù precedeva gli altri
ascendens Jerusalem». BEDA: Ostendens etiam de eiusdem civita- salendo verso Gerusalemme. BEDA: Mostrando allo stesso tempo che era
tis eventu parabolam Juisse praemissam, quae et ipsum erat occi- stata premessa la parabola circa il destino di quella stessa città, che cioè
sura, et hostili clade peritura. essa l'avrebbe ucciso e a sua volta essa avrebbe subìto la strage da patte
Sequitur «Et factum est, cum appropinquasse! ad Bethphage et dei suoi nemici.
Bethaniam, ad montem qui vocatur oliveti, misit duos discipulos Segue: Quando jù vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto
suos». Bethphage erat focus sacerdotum in monte Oliveti; degli Ulivi, inviò due discepoli. Betfage era la sede dei sacerdoti sul
Bethania quoque civitas, sive villula, ex latere montis ei~1sderr:, monte degli Ulivi. Betania era una città, o meglio una cittadina, sul fianco
quasi stadiis quindecim a Jerusalem. C11RYSOST0Mu_s: Et quz~em zn dello stesso m onte, alla distanza di quindici stadi da Gerusalemme.
exordiis indifferenter se Dominus ingerebat l udaezs; sed ubz suffi- CRISOSTOMO: All'inizio dcl suo ministero, nostro Signore si comportava
cienter edidit suae potestatis experimentum, auctoritate multa sfn.- in modo indifferente con i Giudei; ma dopo che egli ha fornito segni suffi-
gula quaeque pertractat. Multa igitur fiunt miracula. Praed~xzt cienti del suo potere, tratta ogni cosa con grande autorità. Molti sono i mi-
quoniam invenietis pullum indomitum; et hoc est quo_d subdztur racoli che allora ebbero luogo. Predisse che avrebbero trovato un puledro
«Dicens: !te in castellum quod contra vos est; quod zntroeuntes indomito; e questo è ciò che egli soggiunge: Andate nel villaggio di fron-
invenietis pullum asinae alligatum, cui nemo unquam hominum te; entrando troverete un puledro di asina legato sul quale nessuno è mai
sedit». Praedicit etiam quod nemo prohibebit, sed cum audierint, salito. Predice inoltre che nessuno porrà ostacoli, ma, quando avranno
silebunt; unde sequitur «Solvite illum, et adducile. Si quis vos udito, taceranno; perciò continua: scioglietelo e portatelo qui. E se qual-
interrogaverit: Quare solvitis? Sic dicetis ei: Quia Dominus ope- cuno vi chiederà: Perché lo sciogliete? direte così: Perché il Signore ne
ram eius desidera!». TITUS: In hoc autem divinamfore vocationem ha bisogno. TlTo: Qui era evidente che ci sarebbe stata una chiamata divina.

424 Cap. 19, vv. 28-36 Cap. 19, vv. 28-36 425

patuit: non enim potest aliquis resistere Dea quae sua sunt evo- Infatti nessuno può opporsi a Dio che chiede ciò che è suo. Ora, i disce-
canti. Discipuli autem iussi ducere pullum, non refutaverunt hoc poli ai quali viene ordinato di condurgli il puledro, non ricusaron? ques~~
compito come troppo piccolo, ma andarono per condurlo da lui; perc10
officium ut parvum, sed abierunt ut adducerent eum; unde sequi-
prosegue: Gli inviati andarono e trovarono il puledro che stava là come
tur «Abierunt autem qui iussi erant, et invenerunt, sicut dixit, pul-
aveva detto. B ASILIO: In questo modo ci insegna ad affrontare anche le
lum stantem». BASILIUS: Sic quoque docet nos et infima opera plu-
opere più piccole con grande affetto e impegno, sapendo che tutto ciò
rimo cum affectu et studio aggredi, scientes quod quicquid intuitu
che viene fatto in vista di Dio non è una cosa piccola, ma è degna del
Dei fit, non est p arvum, sed dignum in regno caelorum. TITUS:
regno dei cieli. 1ìTo: Coloro che tenevano l'asino legato, restano ammu-
Obmutescunt autem ob excellentiam fortis virtutis, nequeuntes
toliti a causa della grandezza della sua maestà, e non riescono a opporsi
resistere Salvatoris eloquiis, qui ligaverunt asinum; sequitur enim
alle parole del Signore; infatti continua: Mentre scioglievano il puledro i
«Solventibus autem illis, dixerunt domini eius ad illos: Quid solvi-
proprietari dissero loro: Perché sciogliete il puledro? Essi risposero:
tis pullum? At illi dixerunt: Quia Dominus eum necessarium Perché il Signore ne ha bisogno. Ora, «Signore» è un nome maiestatico:
habet». Maiestativum enim nomen est Dominus: Rex enim erat infatti stava per arrivare il Re davanti alla moltitudine. AGOSTINO: Né si
venturus in conspectu multitudinis. À UGUSTTNUS, De cons. Evang. obietti che Matteo parla di un'asina e di un puledro, mentre gli altri evan-
[2,66): Nec moveat quod Matthaeus asinam et pullum dicit, celeri gelisti non parlano dell'asina: poiché, quando tutte e due le cose possono
autem de asina tacent: ubi enim utrumque factum potest intelligi, essere pensate, non esiste contrasto, anche se uno riferisce una cosa e un
nulla repugnantia est, nec si alius alia commemorare!; quanto altro un'altra, e ancora di meno quando uno riferisce una cosa e un altro
minus ubi alius unum, et alius utrumque? GLOSSA : Nec solum tutte e due. GLOSSA: T discepoli non solo obbedirono a Cristo quanto al
discipuli obsecuti sunt Christo in pullo alieno, sed etiam in propriis puledro che apparteneva ad alni, ma misero a sua disposizione anche i
vestimentis, quae partim asino imposuerunt, partim sternebant in propri vestiti, che in parte misero sull'asino e in parte stendevano sulla
via; unde sequitur «Et duxerunt illum ad Jesum, et iacientes vesti- strada; perciò continua: Lo condussero allora a Gesù, e ge_ttati i loro
menta sua supra pullum, imposuerunt Jesum. Exeunte autem ilio, mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Vza via che egli avanzava,
substernebant vestimenta sua in via». BEDA: luxta alias Evange- stendevano i loro mantelli sulla strada. BEDA: Secondo gli altri evangeli-
listas, non discipuli tantum, sed etiam plurimi de turba vestimenta sti non solo i discepoli, ma anche molti della folla stendevano i loro
sternebant in via. mantelli sulla strada.
AMBROSJUS, In Lucam [/. 9): Mystice autem D ominus venit ad AMBROGIO: In senso mistico, il Signore andò sul monte degli Ulivi per
montem Oliveti, ut novellas oleas in sublimi veritate plantaret; et piantare nella sublime verità nuovi ulivi; e forse quello stesso monte è
fortasse ipse mons Christus est: quis enim alius tales fructus fer- Cii sto: infatti chi altri potrebbe produrre i frutti degli ulivi fecondati dallo
ret olearum Spiritu Sancta fecundarum? BEDA: Pulchre autem Spirito Santo? B EDA: Ora vengono indicate opportunamente le città poste
civitates positae in monte Oliveti referuntur, hoc est in ipso Domino, sul monte Oliveto, cioè sul Signore stesso, il quale riscalda con la luce
qui unctionem spiritualium charismatum scientiae pietatisque l'unzione dei carismi spirituali della scienza e della pietà. 0RIGENE:
luce refovet. ORTGENES: Bethania autem interpretatur domus obe- Betania significa casa dell'ubbidienza; Betfagc invece casa delle mascel-
dientiae; Bethphage vero domus maxillarum, sacerdotalis quidam le, ed era la sede dei sacerdoti: infatti le mascelle erano offerte ai sacerdo-
locus: maxillae enim sacerdotibus dabantur, sicut in lege praecipitur: ti, come viene prescritto dalla Legge: in verità là dove veniva comandata
illuc vero ubi obedientia, et ubi locus sacerdotibus mancipatur, l'obbedienza e dove c'era la sede dei sacerdoti il Signore manda i suoi
mittit Salvator discipulos suos, ut solvant asinae pullum. discepoli, perché sciolgano il puledro dell'asina. AMBROGIO: Infatti si tro-
AMBROSJUS: In castello enim erant, et erat ligatus pullus cum vavano in un villaggio, e vi si trovava legato un puledro con l'asina, né
asina, nec poterat salvi nisi iussu Domini. Solvit eum manus apo- poteva essere sciolto che su ordine del Signore. E lo scioglie la mano
stolica. Talis actus, talis vita, talis gratia. Esto talis, ut ligatos degli Apostoli. Tale l'azione, tale la vita, tale la grazia. Sii tale da poter
possis so/vere. In asina quidem Matthaeus Evangelista quasi sciogliere coloro che sono legati. Senza dubbio l'Evangelista Matteo nel-
matrem figuravit erroris,· hic autem in pullo generalitatem populi l'asina raffigurò una specie di madre dell'c1TOre; mentre qui con il pule-
426 Cap. 19, vv. 28-36
' Cap. 19, vv. 28-36 427

Gentilis expressit. Et bene «i n quo nemo sedit», quia nullus ante dro [Luca] esprime il popolo dei Gentili in generale. E dice bene: sul
quam Christus nationum populos vocavit ad Ecclesiam. Alligatus quale nessuno è mai salito, poiché nessuno prima di Cristo clùamò le
autem perfidiae vinculis tenebatur, iniquo addictus domino erroris nazioni dei Gentili alla Chiesa. Ma questo popolo era legato dalle catene
fami~latu; sed dominatum vindicare sibi non poterat, quem dell'iniquità, essendo soggetto a un padrone ingiusto, servo dell'errore; né
domznum fecerat non natura, sed culpa; et ideo cum «Dominus» poteva reclamare per sé l'autorità colui che era stato fatto signore non
dicitur, unus agnoscitur. Misera servitus cui vagum ius est: plures dalla natura m a dalla colpa; perciò quando si dice Signore, si riconosce
enim habet dominos qui unum non habet. Alieni alligant ut possi- uno solo. È una misera servitù quella il cui diritto è incerto: infatti ha
deant; iste solvit, ut teneat: vehementiora enim dona novit esse molti padroni chi non ne ha uno soltanto. Gli altri legano per poter posse-
quam vincula. ORTGENES: Multi ergo erant domini huius pulli, dere; questi invece scioglie per poter tenere, perché egli sa che i doni sono
antequam Salvator eum haberet necessarium; postquam vero il/e più fotti delle catene. ORIGENE: Pertanto c'erano molti padroni di questo
coepit esse Dominus, plures esse domini cessaverunt: nemo enim puledro, prima che il Signore ne avesse bisogno; ma dopo che il Signore
potest Dea servire et mammonae. Quando malitiae servimus, mul- cominciò a essere il suo padrone, molti padroni sparirono, infatti nessuno
tis sumus passionibus vitiisque subiecti. Necessarium autem habet può servire a Dio e a mammona. Quando serviamo alla malizia, siamo
Dominus p ullum, quia cupit nos salvi vinculis peccatorum. soggetti a molte passioni e vizi. Ora, il Signore ha bisogno del puledro
0RJGENES, Super !oannem: Ego autem opinar non frustra castel- perché vuole che noi siamo sciolti dalle catene del peccato. 0RIGENE: lo
lum esse hunc locum, ubi stabat asina ligata et pullus: quasi penso che non vanamente quel luogo dove erano legati l'asina e il puledro
castellum enim respectu totius orbis caelestis tota terra despicitur fosse un villaggio: come se il villaggio, senza l'aggiunta di un altro nome,
absque adiectione alterius nominis nuncupatum. AMBROSIUS: Nec significasse che, rispetto all'intera orbe celeste, tutta la terra viene disprez-
il/ud est otiosum quod duo discipuli diriguntur, P etrus ad zata come un villaggio. AMBROGIO: Né deve sembrare una cosa inutile
Cornelium, Paulus ad reliquos: et ideo non personas destinavit, che due discepoli siano indil"izzati: Pietro a Cornelio, Paolo agli altri.
sed ~umerus definivit. Tamen si quis est qui personas exigat, potest Perciò egli non fissò le persone, ma definì il numero. Se però_qualcuno
aestimare de Philippo, quem Spiritus sanctus misit in Gazam vuole anche le persone, può pensare a Filippo, che lo Spirito Santo mandò
quando Candacis reginae baptizavit eunuchum. THEOPHYLACTUs'.· a Gaza, quando battezzò l'eunuco della regina Candace. TEOFILATTO:
Ve! duo missi hoc innuunt, quod ad introductionem Gentilis populi Oppure i due inviati alludono al fatto che con l'introduzione del popolo
et subiectionem eius ad Christum, duos fa ciunt gradus Prophetae dei Gentili e la sua sottomissione a Cristo, sono istituiti i due gradi di
et Apostoli. Ducunt autem eum a quodam castello, ut innotescat Profeta e Apostolo. Ora, essi conducono il pu ledro da un villaggio per
farci sapere che questo era un popolo rustico e ignorante. AMBROGIO:
nobis quod hic populus rusticanus erat et indoctus. AMBROSIUS:
Quelli inviati per sciogliere il puledro non si sono avvalsi delle proprie
llli ergo directi cum solverent pullum, non suis verbis sunt usi, sed
parole, ma si espressero come aveva detto loro Gesù: perché tu sappia che
dixerunt sicut dixerat illis Jesus; ut agnoscas quod non suo ser-
non con le proprie parole, ma con la parola di Dio, non nel proprio nome,
mone, sed verbo Dei, nec proprio, sed Christi nomine fidem populis
ma nel nome di Cristo, essi radicarono la fede tra i Gentili; e su comando
infudere Gentilibus: atque adversariae potestates, quae sibi
di Dio cessarono le potenze ostili che rivendicavano per se stesse
nationum obsequia vindicabant, mandato cessere divino.
l'ossequio delle nazioni. ORIGENE: Quindi i discepoli mettono i loro man-
ORJGENES, In Lucam [hom. 37]: Deinde mittunt discipuli vestes telli sull'asina e vi fanno sedere il Salvatore, mentre assumono la parola
suas super asinam, et sedere faciunt Salvatorem, dum assumunt
di Dio e la impongono sulle anime degli ascoltatori. Si tolgono i mantelli
sermonem Dei, et imponunt eum super animas audientium. e li stendono sulla strada: poiché i mantelli degli Apostoli sono le loro
Vestibus exuuntur, et substernunt eas in via: quia vestimenta opere buone. E in verità l'asino sciolto dai discepoli e che porta Gesù
Apostolorum, opera eorum bona sunt. Et revera solutus a disci- cammina sui mantelli degli Apostoli quando imita la loro dottrina e la
pulis asinus, et portans Jesum incedit super vestimenta loro vita. Chi di noi è cosi beato da portare seduto su di sé Gesù?
Apostolorum, quando doctrinam eorum imitatur et vitam. Quis AMBROGIO: Infatti non piacque al Signore del mondo di essere portato
nostrum ita beatus est ut sedeat super illum Jesus? AMBRosrus: sulla schiena di un asino, ma, secondo un mistero nascosto, per un interio-
428 Cap. 19, vv. 28-36 Cap. 19, vv. 28-36 429

Non enim mundi Dominum gestari super dorsum asinae delec- re permesso nel segreto delle anime, il mistico condottiero si siede gui-
tavit: sed ut latente mysterio in secretis animarum interiore con- dando i passi della mente e mettendo i freni alla lussLUia della carne. La
cessu, mysticus rector insideret, regens mentis vestigia, lasciviam sua parola è una briglia e un pungolo.
carnis infrenans, sermo eius habena est, stimulus est.

VERSETTI 3 7-40
VERSUS 37-40
37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi quando
37Et, cum apdpropinquaret iam ad descensum montis Oli- tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a
veti, coeperunt omnes turbae discipulorum gaudentes laudare gran voce per tutti i prodigi che avevano vedut~ dicendo: 3BB~­
Deum voce magna super omnibus, quas viderant, virtutibus nedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in
38dicentes: «Benedictus qui venit rex in nomine Domini, pax in cielo e gloria nel più alto dei cieli. 39Alcuni Farisei tra la folla gli
caelo et gloria in excelsis». 39Et quidam pharisaeorum de turbis dissero: Maestro, rimprovera i tuoi discepoli. 40Ma egli rispose:
dixerunt ad illum: Magister, increpa discipulos tuos. 40Quibus Vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre.
ipse ait: Dico vobis, quia, si hi tacuerint, lapides clamabunt.
ORJGENE: Fintanto che il Signore era sul monte, egli restò solo con i
0RJGENES, I n Lucam [hom. 37]: Quamdiu in monte fuit suoi Apostoli; ma quando si awicinò il momento della discesa, allora lo
Dominus, cum solis Apostolis morabatur; quando autem vicinus circondò una gran folla; perciò si dice: Era ormai vicino alla discesa del
coepit esse descensui, tunc occurrit ei turba populorum; unde monte degli Ulivi quando tutta la jòlla dei discepoli esultando cominciò a
dicitur «E t cum iam appropinquarent ad descensum montis lodare Dio a gran voce. TuOFILATIO: Egli chiama discepoli non solo i
Oliveti, coeperunt omnes turbae descendentium discipulorum a
dodici oppure i settanta, ma tutti coloro che seguivano Gesù o causa dei
gau dentes laudare Deum voce magna». THEOPHYLACTUS: miracoli o per il piacere dcl suo insegnamento; e ad essi si possono
Discipulos vocat non solum duodecim, aut septuaginta, sed omnes aggiungere anche i fanciulli, come raccontano gli alai Evangelisti. Perciò
qui Christum sequebantw~ seu causa miraculorum, seu ad ali- continua: per tutti i prodigi che avevano veduto. B EDA: Infatti avevano
quam delectationem doctrinae; quibus ingerì pueri potuerunt, ut visto molti miracoli del Signore, ma erano meravigliati soprattutto per la
narrant alii Evangelistae; unde sequitur «Super omnibus quas risurrezione di Lazzaro; infatti, come scrive Giovanni (l 2, 18): «E il
viderant virtutibuS». BEDA: Multas quidem virtutes Domini viderant, popolo gli era andato incontro perché aveva sentito che egli aveva fatto
sed maxime Lazari resurrectionem stupebant: nam, ut Ioannes ait questo miracolo». Si deve inoltre osservare che allora il Salvatore n~n
(12,18): «Propterea obviam veni! ei turba, quia audierunt eum salì a Gerusalemme per la prima volta, ma era già accaduto molte volte m
fecisse hoc signum». Notandum enim est, non lune primum precedenza, come Giovanni 1icorda.
Salvatorem lerusalem adiisse, sed multoties antea, sicut Joannes AMBROGIO: Perciò la folla, riconoscendolo Dio, lo chiama re, richiede
commemorat. la profezia e proclama che è giunto l'atteso figlio di Davide secondo la
AMBROSIUS: Turba igitur agnoscens Deum, regem appella!, came. Perciò prosegue: Benedetto colui che viene, il re, nel nome del
Prophetiam repetit, expectatum quoque secundum carnem David Signore. BEDA: Cioè nel nome di Dio Padre, sebbene lo si possa intende-
filium venisse declarat; unde sequitur «Dicentes: Benedictus qui re anche nel suo nome, perché anche lui è il Signore. Ma guidano il
venit rex in nomine Domini». BEDA: ldest in nomine Dei Patris, nostro intelletto le sue stesse parole, con le quali egli dice (Gv 5,43):
quamvis possit intelligi et in nomine suo, quia et ipse Dominus «Sono venuto nel nome dcl Padre mio»; infatti è maestro di umiltà il
est. Sed melius verba eius nostrum dirigunt intellectum, quibus ait Cristo. Poiché il Cristo non viene chiamato re per esigere il tributo, oppu-
(lo. 5,43): «Ego veni in nomine Patris mei»; humilitatis enim re per armare un esercito con le anni e per sconfiggere i nemici con la
magister est Christus. Non autem rex Christus dicitur ad exigen- guerra, ma per governare sulle menti e per condurre i credenti nel regno
430

Cap. 19, vv. 37-40 Cap. ·19, vv. 37-40 431

dum tributum, vel ferro exercitum armandum, hostesque visibiliter dei cieli; e che abbia voluto essere re di Israele è indizio di misericordia e
debellandos: sed quod mentes regat, et in regnum caelorum cre- non d i aumento di potere. Ma siccome Cristo comparve nella carne,
dentes perducat: quod enim rex esse voluit Israel, miserationis come redenzione e luce di tutto il mondo, fanno bene il cielo e la terra a
indicium est, non potestatis augmentum. Verum quia Christus in cantare insieme le sue lodi; infatti nel momento della sua nascita gli eser-
carne totius mundi propitiatio illuxit, pulchre sibi invicem in citi celesti cantano, mentre nel momento del suo ritorno in cielo gli uom.i-
laude eius caelestia simul et terrena concinunt: eo enim nascente ni ricambiano le loro lodi. Per cui segue: Pace in cielo. TEOFILATIO: Cioè
caelestium agmina cantant; eodem autem caelis se reddituro' il conflitto antico, per cui eravamo nemici di Dio, cessa. E gloria nel più
mortales vicem laudis rependunt: unde sequitur «Pax in caelo»'. alto dei cieli, in quanto g li Angeli glorificano Dio per questa riconcilia-
THEOPHYLACTUS: Hoc est, bellum antiquum, quo Dea adversaba- zione; poiché il fatto stesso che Dio cammina nel tenitorio dei suoi nemi-
mw~ evanuit. «Et gloria in excelsis», laudantibus scilicet Angelis ci significa che egli stesso si trova in armonia con noi. Ma i Faiisei che
Deum in tali reconciliatione; nam hoc ipsum quod Deus visibiliter udivano queste cose monnoravano per il fatto che la folla lo chiamava re
ambulat in territorio inimicorum suorum, signifìcat ipsum nobis- e lo lodava come Dio, riferendo il nome di re alla sedizione, e il nome di
cum habere concordiam. Sed Pharisaei hoc audientes murmura- Dio alla bestemmia; perciò prosegue: Alcuni Farisei tra la folla gli disse-
bant, eo quod turba eum regem vocabat, et laudabat ut Deum; ro: Maestro, rimprovera i tuoi discepoli. BEDA: Stupefacente è la demen-
referentes nomen regis ad seditionem, nomen vero Domini ad bla- za degli invidiosi: essi non dubitano che egli debba essere chiamato mae-
sphemiam; unde sequitur «Et quidam Pharisaeorum de turbis stro, perché sapevano che insegnava la verità, ma ritengono che i suoi
dixerunt ad illum: Magister, increpa discipulos tuos». BEDA: Mira discepoli fossero degni di rimprovero, come se essi stessi avessero rice-
invidorum dementia; quem magistrum appellandum non dubitant, vuto un migliore insegnamento. CIRILLO: Ma il Signore non frena coloro
quia vera docentem noverant, huius discipulos, quasi melius che lo lodano come Dio, ma piuttosto, frenando i critici, rese testimonian-
edocti, redarguendos aestimant. CrRJLLUS: Sed Dominus non com- za a se stesso per quanto concerne la gloria della divinità; quindi segue:
pescuit laudantes eum ut Deum, sed magis reprehensores compe- Ma egli rispose: Vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre.
scem;, attestatur sibi super gloria Deitatis; unde sequitur «Quibus TEOFILATro: Come se dicesse: non senza ragione gli uomini nii lodano in
ipse ait: Dico vobis, quia si hi tacuerint, lapides clamabunt». questo modo, ma perché sono stati avvisati dai miracoli che hanno veduto.
THEOPHYLACTUS: Quasi dicat: Non sine causa homines me taliter B EDA: Quando il Signore fu crocifisso, m entre coloro che l'avevano
laudant, sed commoniti virtutibus quas viderunt. BEDA: Crucijìxo conosciuto tacevano per la paura, i sassi e le pietre cantavano; e nel
etiam Domino, notis eius tacentibus prae timore, lapides et saxa momento in cui egli emise il suo spirito, la teJTa si mosse, le pietre si
canebant, dwn postquam emisit Spiritwn, terra mota est, et petrae spezzarono e i sepolc1i si aprirono. AMBROGIO: Né è una cosa sorpren-
scissae sunt, et monwnenta aperta sunt. AMBROSJUS: Neque etiam dente che le pietre contro la loro natura cantino le lodi del Signore e che i
mirum est si laudes Domini contra naturam suam saxa respon- suoi uccis01i , più duri della roccia, sono obbligati a riconoscere, ossia la
deant, quem scopulis duriores praedicant peremptores, scilicet folla che dopo crocifiggerà Dio, negando con il sentimento colui che con
turba post exiguum cruc!fìxura Deum, negans ajfectibus quem la voce ha confessato: o forse, poiché dopo la passione i Giudei tacercn-
vocibus confitetur: aut fortasse, quia obmutescentibus ludaeis no, le pietre vive, come le chiama Pietro, gr ideranno ad alta voce.
post Domini passionem, vivi erant secundum Petrum lapides cla- 0RIGENE: Anche quando noi facciamo silenzio, ossia la carità di molti si
maturi. 0RIGENES, In Lucam [hom. 37]: Quando etiam nos tace- raffredda, le pietre gridano: «Infatti Dio può suscitare da queste pietre
mus, idest refrigescit caritas multorum, lapides clamant: «Potest figli di Abramo». Giustamente leggiamo che la folla che lodava Dio lo
enim Deus suscitare de lapidibus filios Abrahae» (3,8). Pulchre incontrò nella discesa dalla montagna, il che può significare che colui che
autem turbas laudantes Deum ad descensionem montis occurrisse opera il mistero celeste è loro giunto dal ciclo. BEDA: Mentre il Signore
legimus, ut operatorem mysterii spiritualis significarent sibi discende dal monte degli Olivi, anche la folla discende, poiché, umiliato
venisse de caelo. BEDA: Descendente etiam Domino de monte oli- l'autore della misericordia, è necessario che coloro che hanno bisogno
varwn, turbae descendunt: quia humiliato misericordiae auctore, della mise1icordia seguano le sue orme.
necesse est eos qui misericordia indigeni, eius vestigia imitari.
432 Cap. 19, vv. 41-44 Cap. 19, vv. 41-44 433

VERSUS 41-44 VERSETTI 41-44

41 Et, ut appropinquavit, videns civitatem flevit super illam 41 Quando fu vicino alla vista della città, pianse su di essa
dicens: 42Quia si cognovisses et tu, et quidem in hac die dicendo: 42Se avessi compreso anche tu , in questo tuo giorno,
tua, quae ad pacem tibi! Nunc autem abscondita sunt ab la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.
oculis tuis. 43Quia venient dies in te, et circumdabunt te ini- 43Verranno per te giorni in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trin-
mici tui vallo et circumdabunt te et coangustabunt te undi- cee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; 44abbat-
que 44et ad terram prosternent te et filios tuos, qui in te teranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra
sunt, et non relinquent in te /apidem super lapidem; eo su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata
quod non cognoveris tempus visitationis tuae. visitata.

ORTGENES, In Lucam [hom. 38}: Omnes beatitudines quas locu- ORIGENE: TI Signore conferma con l'esempio tutte le beatitudini di cui
tus est lesus in Evangelio suo, firmat exemplo; sicut quod dixerat ha parlato nel Vangelo; come ciò che aveva detto (Mt 5,4): «Beati i
(Matth. 5,4): «Beati mites», probat dicens (ibid. 11,29): «Discite a miti», lo prova dicendo (ivi, 11 ,29): «Imparate da me che sono mite»; e
me quia mitis sum»; et quia dixerat (Matth. 5,5): «Beati jlentes», poiché aveva detto (Mt 5,5): «Beati quelli che piangono», egli stesso
ipse quoque flevit super civitatem; unde dicitur «Et ut appropinqua- pianse sulla propria città; perciò si dice: Quando fa vicino alla vista della
vi!, videns civitatem, jlevit super illam». CYRILLUS: Miserebatur città, pianse su di essa. CIRILLO: Cristo che vuole salvare tutti gli uomini,
enim eorum Christus, qui omnes homines vult sa/vari: quod nobis ha misericordia di loro; ma di ciò non saremmo stati certi se non fosse
non patuisset, nisi per aliquod humanum fieret evidens: effi1sae stato reso evidente da qualche indizio umano; ora l'effusione delle lacri-
enim lacrymae sunt signa tristitiae. GREGORIUS, In Evang. [hom. me è segno di mestizia. GREGORIO: Perciò il pio Redentore pianse sulla
39}: Flevit igitur pius Redemptor ruinam per.fidae civitatis, quam rovina della perfida città, che la stessa città non sapeva che avrebbe subì-
ipsa civitas sibi non cognoscebat esse venturam; unde subditur to; perciò soggiunge: Se avessi compreso anche tu, sottintendi: piangere-
«Dicens: Quia si cognovisses et tu»: subaudi: jleres, quae modo, sti; mentre, poiché ignori quello che ti sovrasta, tu gioisci; perciò si
quia nescis quod imminet, exultas; unde subditur «Et quidem in hac aggiunge: in questo tuo giorno, la via della pace. Infatti quando si dedi-
die tua, quae ad p acem tibi». Cum enim carni.~· se voluptatibus cava ai piaceri della carne, essa aveva le cose che nei suoi giorni poteva-
daret in die sua, quae ad pacem ei esse poterant habebat. Cur vero no costituire la sua pace. Ma perché considerasse i beni presenti come la
bona praesentia ad pacem habuerit, man~fèstatur cum subditur sua pace, viene spiegato da ciò che segue: Ma ormai è stata nascosta ai
«Nunc autem abscondita sunt ab oculis tuis». Si enim a cordis eius tuoi occhi. Infatti se agli occhi dcl suo cuore non fossero stati nascosti i
oculis mala quae imminerent, abscondita non essent, laeta in prae- mali che la sovrastavano, non sarebbe stata felice nelle prosperità presen-
sentibus prosperis non fitisset; unde mox eius poena, quae immine- ti; ma presto la pena che la minacciava sarebbe giunta, quando segue:
bat, adiuncta est, cum sequitur «Quia venient dies in te». CYRILLUS: Verranno per te giomi. CIRILLO: Oppure diversamente. Se avessi com-
Vel alite1" Quia si cognovisses et tu: non enim erant digni percipere preso anche tu; infatti non erano degni di capire le Scritture divinamente
divinitus inspiratas Scripturas, quae narrant Christi mysterium: ispirate, che narrano il mistero di Cristo: poiché ogni volta che si legge
quoties enim legitur Moyses, ve/amen obnubila! cor eorum. Et quia Mosè, un denso velo ottenebra il loro cuore. E poiché non hanno visto la
non sunt intuiti veritatem, indignos se fecerunt salute, quae manata verità, si sono resi indegni della salvezza, che emana da Cristo; perciò
Christo; unde sequitur «Et quidem in hac die tua quae ad pacem continua: in questo giorno la via della pace. EUSEBIO: Dove osserva che
libi». EuSEBIUS: Ubi notat, suum adventum ad pacem totius mundi la sua venuta era destinata alla pace di tutto il mondo; infatti è venuto per
factum fitisse; venit enim ad hoc ut pacem praedicaret propinquis et predicare la pace ai vicini e ai lontani. Ma siccome essi rifiutarono di
longinquis. Sed quia annuntiatam sibi pacem recipere noluerunt, ricevere la pace che era loro annunciata, essa rimase loro nascosta; per-
hoc eos latebat; unde subditur «Nunc autem abscondita sunt ab ciò soggiunge: Ma ormai è rimasta nascosta ai tuoi occhi. Quindi
434 Cap. 19, vv. 41 -44 Cap. 19, vv. 41-44 435

oculis tuis». Et ideo obsidionem, quae in brevi erat ei superventura, annuncia in m odo chiarissimo l'assedio che entro breve tempo sarebbe
expressissime praenuntiat subdens «Quia venient dies in te, et cir- sopravvenuto, dicendo: Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cin-
cumdabunt te inimici tui vallo». CREGORJUS [ut supra]: Ubi Romani gera11110 di trincee. GREGORIO: Con queste parole sono indicati i capi
principes denuntiantur. Jlla enim Hierosolymorum subversio descri- romani. Infatti viene descritta quella distruzione di Gerusalemme che fu
bitur quae a Vespasiano et Tito Romanis Principibus jacta est; unde compiuta dagli imperatori romani Vespasiano e Tito; p erciò viene
subditur «Et circumdabunt te, et coangustabunt te undique, et ad aggiunto: ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno
terram prosternent te, et filios tuos qui in te sunt». E uSEBTUS: te e i tuoi figli dentro di te. EUSEBIO: Ora, in che modo queste cose siano
Quomodo autem. haec completa sint, ex his quae tradita sunt a andate lo possiamo capire da quanto viene narrato da Giuseppe, il quale,
losepho, colligere possumus, qui cwn esset ludaeus, singula quoque essendo Giudeo, ha narrato i singoli eventi in modo consono con quanto
gesta narravit consona his quae sunt a Christo praedicta. era stato previsto da Cristo. GREGORIO: Viene inoltre aggiunto: e non
CREGORJUS [ut supra]: Hoc quoque quod additur: «Et non relin- lasceranno in te pietra su pietra. E viene inoltre attestata la trasfollllazio-
quent in te lapidem super lapidem», et ipsa iam eiusdem civitatis ne della città: poiché ora è costruita nel luogo dove il Signore venne cro-
transmigratio testatur: quia dum nunc in eo loco constructa est ubi cifisso fuori della porta, mentre la città precedente fu interamente distrut-
extra portam Dominus fuerat crucifìxus, prior illa, ut dicitur, ta. E si aggiunge il crimine per cui essa venne distrntta: perché non hai
lerusalem funditus est eversa. Cui ex qua culpa eversionis poena riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata. TEOFlLATIO: Cioè quello
fuerit illata, subiungitur «Eo quod non cognoveris tempus visitatio- della mia venuta: infatti sono venuto per visitarti e salvarti. Se avessi
nis tuae». TnEOPHYLACTUS: Jdest, mei adventus: veni enim visurus et conosciuto questo e avessi creduto in me, saresti stata un paese amico
salvaturus te. Quod si cognosceres, et in me crederes, esses pacata dei Romani e saresti stata libera da ogni pe1icolo; come ne sono stati
Romanis, et ex omnibus exempta periculis; sicut omnes qui cre- esenti tutti coloro che credettero in Ciisto. 0 RIGENE: Infatti non nego che
diderunt in Christum Evaserunt. ORTGENES, In Lucam [hom. 38]: quella Gernsalemme fu distrntta per i c1imini dei suoi abitanti, ma mi
Non nego igitur et illam Jerusalem propter habitatorum scelera chiedo se quel pianto non iignardi piuttosto la Gerusalemm(;: attuale.
fuisse destructam; sed quaero ne forte ad hanc Ierusalem jletus iste Poiché se qualcuno ha peccato dopo aver 1icevuto i miste1i della verità,
pertineat. Si enim post mysteria veritatis aliquis peccaverit, plange- dev'essere compianto. Ora, nessun Gentile viene compianto, ma solo chi
tur: nemo enim Gentilis jletur, sed i/le qui fuit de Jerusalem, et esse appaiteneva a Gerusalemme e ha cessato di appartenervi. GREGORIO:
cessavit. CREGORJUS, In Evang. [hom. 39]: Redemptor enim noster Infatti il nostro Redentore non cessa di piangere per mezzo dei suoi elet-
per electos suos piangere non cessai, cwn quosdam ex bona vita ad ti, tutte le volte che egli conosce che qualcuno si è allontanato dalla vita
mores reprobos pervenisse considerai," qui si damnationem suam buona per abbracciare i cattivi costumi; mentre se costoro avessero cono-
quae eis imminet, agnovissent, semetipsos cum laCJymis electorum sciuto la condanna che li sovrasta, piangerebbero su se stessi assieme
plangerent. Suam autem diem hic habet anima perversa, quae tran- alle lac1ime degli eletti. Ma l'anima corrotta ha qui i suoi giorni, goden-
sitorio gaudet in tempore; cui ea quae adnmt, ad pacem sunt, dum do il tempo che passa; per essa le cose presenti sono la pace, v isto che
ex rebus temporalibus laetatur. Haec praevidere futura refugit, gioisce delle realtà temporali. Essa rifiuta di prevedere il futuro, che
quae praesentem laetitiam perturbent; unde dicitur «Nunc autem potrebbe turbare la letizia presente; perciò si dice: Ma ormai è stata
abscondita sunt ab oculis tuis». ORTGENES [ut supra]: Fletur autem nascosta ai tuoi occhi. 0 RIGENE: Ma è compianta anche la nostra
et nostra lerusalem, quod post peccata circumdant eam inimici, Gerusalemme, poiché dopo i peccati i nemici la circondano, ossia gli spi-
idest spiritus nequam, et immittunt in circuitu eius vallum, ut riti cattivi, e la circondano con una hincea per shingerla d'assedio, e per
obsideant eam, et lapidem super lapidem non relinquant; maxime si non lasciarvi pieu·a su pietra; e ciò accade soprattutto quando qualcuno,
post multam continentiam, si post aliquot annos castitatis victus dopo una lunga continenza, dopo anni di castità, è vinto e viene attratto
quis fuerit, et blandimentis carnis illectus, patientiam pudici- dalle lusinghe della carne, e così perde la pazienza e la purezza e com-
tiamque amiserit, si .fiterit fornicatus; lapidem super lapidem non mette fornicazione; in lui non resterà pietra su pieu·a, secondo il detto di
relinquent in eo, secundum illud (Ezech. 18,24): «Non recordabor Ez 18,24: «Tutte le opere giuste che avrà compiute non saranno più
primarum iustitiarum eius». ricordate».
t
436 Cap. 19, vv. 4 l -44 Cap. 19, vv. 41-44 437

GREGORIUS [ut supra}: Ve! alite!': Maligni spiritus animam a GREGORIO: Oppure in un altro senso. Tcattivi spiriti assediano l'anima
corpore exeuntem obsident, quam in carnis amore positam decep- che esce dal corpo, e circondandola con l'amore della carne la accarezza-
toriis delectationibus fovent; qui vallo circumdant, quia ante men- no con piaceri illusori; e la circondano con una trincea, poiché portando
tis eius oculos reductis iniquitatibus quas perpetravit, hanc socie- tutte le malvagità che ha commesso dinanzi agli occhi della mente, la
tate suae damnationis coarctant, ut in ipsa extremitate vitae costringono nella società della sua condanna, sicché, presa nella fase
deprehensa, a quibus hostibus circumclusa sit videat, et tamen estrema deJla vita, veda da quali nemici è circondata, senza tuttavia riusci-
evadendi aditum invenire non possit: quia operari iam non licet re a scorgere una via d'uscita: perché non può compiere opere buone,
bona, quae cum licuit agere contempsit. Undique etiam animam giacché, quando le poteva compiere, ha disprezzato di farle. Inoltre angu-
coangustant, quando ei non solum operis, verum etiam Locutionis stiano l'anima da ogni paite quando le presentano le sue malvagità non
atque cogitationis iniquitates replicant: ut quae prius se per multa solo delle opere, ma anche delle parole e del pensiero; cosicché quella che
dilatavit in scelere, in extremum de omnibus angustetur in retribu- prima si era molto ingrandita nei crimini, nel momento estremo della vita
tione. Tunc autem anima per conditionem reatus sui ad terram sia angosciata di tutto riguai·do al giudizio. Allora l'anima, a causa delle
consternitur, cum caro, quam vitam suam credidit, redire ad pul- sue colpe, si trova prostrata per te1Ta, nel momento in cui la carne, con cui
verem urgetw: Tunc in morte filii illius cadunt, cum cogitationes si fa coincidere la vita, sta per far ritorno alla polvere. Allora sono travolti
illicitae, quae modo ex i/la prodeunt, in extrema ultione dissipan- dalla morte anche i suoi figli (dell'anima), quando tutti i cattivi pensieri,
tur: quae etiam cogitationes per lapides significari valent: perver- ora che procedono da essa, nell ' ultima punizione vengono dissipati.
sa enim mens, cum perversae cogitationi perversiorem adicit, Questi pensieri possono essere indicati anche dalle pietre: infatti una
quasi lapidem supra lapidem ponit; sed cum ad ultionem suam mente corrotta, quando aggiunge a un pensiero corrotto uno più corrotto,
anima ducitur, omnis cogitationum constructio dissipatur. Pravam pone pietra su pietra. Ma quando l'anima è condotta al giudizio, ogni
autem animam Deus assidue visitat praecepto, aliquandoflagello, costrnzione dcl suo pensiero viene distrutta. Dio però visita assiduamente
aliquando autem miraculo, ut vera quae nesciebat audiat; et ea l'anima con i comandi, talvolta con i castighi, talvolta con i miracoli, per
contemnens, aut dolore compuncta redeat, aut beneficiis devicta, farle ascoltai·e le verità che ignora, e disprezzandole o faccia ritorno in se
malum quod jecit erubescat. Sed quia visitationis suae tempus non stessa compunta dal dolore, oppure, vinta dai benefici, si vergogni dcl
cognoscit, in extremo vitae traditur suis inimicis. male che ha fatto. Ma siccome non conosce il tempo deJla sua visita, alla
fine della vita viene consegnata ai suoi nemici.

VERSUS 45-48 VERSETTI 45-48

45Et ingressus in templum coepit eicere vendentes in il/o 45Entrato poi nel tempio, com inciò a cacciare i venditori e i
et ementes 46dicens i/lis: Scriptum est, «quia domus mea compratori 46dicendo: Sta scritto: La mia casa sarà una casa
domus orationis est»; vos autem fecistis il/am «speluncam di preghiera; ma voi ne avete fatto una spe lonca di ladri.
latronum». 47Et erat docens quotidie in templo. Principes 47Qgni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scri-
autem sacerdotum et scribae et principes plebis quaere- bi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;
bant i/lum perdere 48et non inveniebant quid facerent il/i; 4Bma non sapevano come fare perché tutto il popolo pendeva
omnis enim populus suspensus erat audiens illum. dalle sue parole.
GREGORlUS, In Evang. [hom. 39}: Qui narraverat mala ventu- GREGORIO: Dopo avere descritto i mali futuri della città, egli entrò
ra, protinus templum ingressus est, ut de ilio vendentes et ementes immediatamente nel tempio per scacciare da esso i venditori e i com-
eiceret, ostendens quod ruina populi maxime ex culpa sacerdotum prat01i, mostrando che la rovina del popolo dipendeva soprattutto dai
438 Cap. 19, vv. 45-48 Cap. 19, vv. 45-48 439

fitit; unde dicitur «Et ingressus in templum, coepit eicere venden- sacerdoti. Perciò si dice: Entrato poi nel tempio cominciò a cacciare i
tes in ilio et ementes». AMBROSIUS: Deus enim templum suum non venditori e i compratori. AMBROGIO: Infatti Dio non vuole che il tem-
mercatoris vult esse diversorium, sed domicilium sanctitatis; nec pio diventi una casa di commercio, ma un luogo di santità; e non fa
vendibili religionis officio, sed obsequ!o gratuito usum ministerii consistere l'uso dcl m inistero sacerdotale in un ufficio commerciale
sacerdotalis informa!. CYRJLLUS: Erat autem in templo multitudo della religione, ma in un servizio gratuito. CIRILLO: Ora, nel tempio
mercatorum, qui vendebant animalia ritu legis mactanda in c'era una moltitudine di mercanti che vendevano gli animali secondo
hostiis. Sed iam aderat tempus desinendi umbram, rejitlgendi vero l'usanza della Legge per immolarli nei sacrifici. Ma era ormai giunto il
Christi veritatem: ob hoc Christus, qui cum Patre simul colebatur tempo in cui doveva sparire l'ombra per far risplendere la verità di
in templo, iussit ritus corrigi legis, fieri vero templum orationis Cristo; per questo motivo Cristo, che nel tempio veniva adorato assie-
domum; unde subditur «Dicens illis: Scriptum est, quia domus me al Padre, comandò che venisse corretta l'usanza della Legge e che
mea domus orationis est; vos autem fecistis eam speluncam latro- il tempio diventasse la casa della preghiera; perciò si aggiunge: dicen-
num». GREGORIUS [ut supra]: Qui enim ad accipienda munera in do: Sta scritto: La mia casa sarà una casa di preghiera; ma voi ne
templo residebant, quia quibusdam non dantibus laesiones exqui- avete fatto una spelonca di ladri! GREGORIO: Infatti coloro che erano
rerent, dubium non erat. Tl!EOPHYLACTUS: Ho c etiam Dominus seduti nel tempio, senza dubbio ricorrevano alle percosse con coloro
fecit in principio praedicationis suae, ut narrat loannes; et nunc che non davano le offerte. T EOFILATIO: La stessa cosa fece il Signore
iterum il/ud fècit: quod ad maius crimen Judaeorum redundat, qui all'inizio della sua predicazione, come racconta Giovanni; e ora fa la
non fuerunt ex priori admonitione castigati. AUGUSTINUS, De stessa cosa: poiché il crimine dei Giudei si era molto ingrandito, non
quaest. Evang. [2,48]: Mystice autem templum ipsum hominem essendo stati corretti dall 'ammonimento precedente. AGOSTINO: In
Christum intelligas, vel etiam adiuncto corpore eius quod est senso mistico intendi per tempio lo stesso Cristo uomo, oppw-e, con il
Ecclesia. Secundum autem id quod est caput Ecclesiae, dictum est corpo a lui unito, la Chiesa. Ma in quanto è il capo della Chiesa viene
{lo. 2, 19): «So/vite templum hoc, et in triduo suscitabo illud»; detto (Gv 2, 19): «Distruggete questo tempio e in tre giorni I.o riedifi-
secundum id vero quod est adiuncta Ecclesia, intelligitur templum cherò». In quanto invece la Chiesa gli è congiunta, si deve intendere il
de quo videtur dixisse (ibid. v. 16): «Aujèrte ista hùic». Significa- tempio di cui egli sembra avere parlato (ivi, v. 16): «Portate via di qui
vit enim futuros in Ecclesia qui sua negotia potius agerent, ve/ re- queste cose». Infatti indicò i futuri membri della Chiesa che avrebbero
ceptacula ibi haberent ad occultanda scelera sua, quam ut carita- preferito curare i propri interessi, o che avrebbero trovato in essa un
tem Christi sequerentw~ et peccatorum confessione, accepta ve- rifug io per nascondervi i propri delitti, anziché seguire la carità
nia, corrigerentw~ di Cristo e, con la confessione dei loro peccati, ricevuto il perdono,
GR.EGORIUS, In Evang. [hom. 39]: Redemptor vero noster prae- correggersi.
dicationis verba nec indignis, nec ingratis subtrahit; unde post- GREGORIO: In verità il nostro Redentore non sottrae la parola della
quam rigorem disciplinae eiciendo perversos tenuit, donum his sua predicazione né agli indegni né agli ingrati. Perciò, dopo avere con
gratiae ostendit; nam subditur «Et erat docens quotidie in tem- la cacciata dei corrotti salvaguardato il rigore della disciplina, mostra
plo». CYRILLUS: Decebat autem ex his quae Christus dixerat et loro il dono della grazia; infatti si aggiunge: Ogni giorno insegnava nel
fecerat, eum adorare ut Deum; sed ipsi nequaquam hoc facientes tempio. CIRILLO: Ora, sarebbe stato conveniente che in base a quanto il
quaerebant eum occidere; sequitur enim «Principes autem sacer- Cristo diceva e faceva, fosse adorato come Dio; invece lungi dal fare
dotum et Scribae et principes plebis quaerebant illum perdere». questo, essi cercavano di ucciderlo. Infatti continua: I sommi sacerdoti
BEDA: Vel quia quotidie docebat in templo, vel quia Latrones eie- e gli scribi cercavano di farlo perire. BEDA: O perché insegnava ogni
cerat de templo, vel quia veniens illuc quasi rex et Dominus acre- giorno nel tempio, o perché aveva scacciato i briganti dal tempio, o
dentium turba laudem hymni caelestis accepit. CYRILL US: Sed perché, arrivando là come Re e Signore, fu salutato dalla folla dci cre-
populus graviorem aestimationem accepit de Christo quam denti con la lode di un inno celeste. CIRILLO: Ma il popolo aveva del
Scribae, et Pharisaei, et principes Judaeorum, qui .fidem Christi Cristo una stima più grande di quella degli Scribi e dei Farisei e dei
non acceptantes, alios increpabant; unde sequitur «Et non inve- capi dei Giudei, i quali, non accogliendo la fede in Cristo, sgridavano
y
440 Cap. 19, vv. 45-48 Cap. 19, vv. 45-48 441

niebant quid jàcerent il/i; omnis enim populus suspensus erat gli altri; perciò prosegue: ma non sapevano com~ fare p~rché ti_1tto il
audiens illum». BEDA: Quod duobus modis intelligi potest: quia popolo pendeva dalle sue P.arole. BEDA: 11 che puo essere mteso m due
ve! timentes populi tumultum, non inveniebant quid facerent de modi: o perché, temendo il tumulto del popolo, non sapevano come
Iesu, quem perdere disposuerant; vel ideo l esum perdere quaere- procedere con Gesù che avevano deciso di sopprimere; ~~pure cerca-
bant, quia, suo magisterio neglecto, plures ad eum audiendum vano di far perire Gesù perché vedevano che la loro autonta era trascu-
conjluere cernebant. rata e che molti correvano ad ascoltarlo.
GREGORTUS [ut supra}: Mystice autem sicut templum Dei in GREGORIO: In senso mistico, come il tempio di Dio è in una città,
ci vitate est, ita in plebe fide/i vita religiosorum. Et saepe nonnulli così è la vita dei religiosi nel popolo dei credenti. E spesso alcuni pren-
religionis habitum sumunt, et dum sacrorum ordinum locum per- dono l'abito della religione, e mentre ricevono il privilegio degli ordini
cipiunt, sanctae religionis o.fficium in commercium terrenae nego- sacri, trasfonnano l'officio della santa religione in un affare cor~1mcr­
tiationis trahunt. Vendentes quippe in templo sunt qui hoc quod ciale. Certamente venditori nel tempio sono coloro che danno via per
quibusdam iure competit, ad praemium largiuntur; iustitiam enim un certo guadagno ciò che spetta agli altri di diritto: infa11:i vendere l~
vendere est, hanc pro praemii acceptione servare. Ementes vero in giustizia è amministrarla 1icevendo u~ compens?. Invece i cor~1prato:,i
templo sunt qui dum hoc perso/vere proximo quod iustum est nel tempio sono coloro che, mentre nfiutano di dare al prossimo c10
nolunt, dumque rem iure debitam facere contemnunt, dato patro- che è giusto, e disdegnano di fare ciò che è dovuto, pagando un prezzo
nis praemio emunt peccatum. ORIGENES, In Lucam [hom. 38}: Si ai loro padroni comprano un peccato. ORIGENE: Perciò s~ qualcuno
quis ergo vendit, eicietur; et praecipue si vendit columbas. Si vende viene scacciato, soprattutto se vende colombe. Infatti, se quelle
enim ea quae mihi a Spiritu Sancta sunt revelata et eredita, aut in cose che mi sono state rivelate e affidate dallo Spirito Santo, le vendes-
vulgus pretio vendidero, aut absque mercede non docuero; quid si alla plebe dietro compenso, o se non insegnassi s~nza un~ ~etribuzio­
aliud facio nisi columbam, idest Spiritum sanctum, vendo? ne che cosa farei se non vendere la colomba, ossia lo Spmto Santo?
AMBROSJUS: Genera/iter itaque Dominus docet saeculares a Dei ~BROGIO: Così in generale il Signore insegna che tutti gli affari tem-
templo abesse debere contractus. Spiritualiter autem nummula- porali devono essere esclusi dal tempio di Dio. Inoltre spiritualmente
rios repulit, qui de pecunia Domini, idest Scriptura divina, lucrum scaccia i cambiavalute, coloro cioè che cercano un profitto dalla mone-
quaerunt, nec bona malaque discernunt. GREGOJUUS [ut supra}: ta del Signore, ossia dalla sacra Scrittlu·a, e non fanno distinzione ~ra ~e
Qui domum Dei speluncam latronum faciunt, quia dum perversi cose buone e quelle cattive. GREGOIUO: Costoro riducono la casa di Dio
homines locum religionis tenent, ibi malitiae suae gladiis occidunt a una spelonca di ladri, perché quando uomini corrott.i ~~cupano dell.e
ubi vivificare proximos orationis suae intercessione debuerunt. cariche religiose, uccidono con la spada della pervers1ta il loro pr?ss1-
Templum quoque est ipsa mens fidelium; quae si in laesione mo che dovevano vivificare con l'intercessione delle loro preghiere.
proximi perversas cogitationes profert, quasi in spelunca latrones Inoltre, il tempio è la mente dci fedeli, che, se .esi~isce pensieri. catti~i
resident; cum autem mentem fìdelium ad cavenda mala subtiliter che offendono il prossimo, diventa una specie d1 spelonca di ladn;
erudit, quotidie veritas in templo docet. mentre, quando la mente dei fedeli viene sapientemente ~maestrata a
evitare il male, la verità insegna quotidianamente nel temp10.
r.:

443
442

CAPUT20 CAPITOL020

VERSUS J-8 VERSETTI 1-8

1Et factum est in una dierum, docente il/o populum in templo 1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunzia-
et evangelizzante, convenerunt principes sacerdotum, et scribae va la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scri-
cum senioribus, 2et aiunt dicentes ad illum: Dic nobis in qua po- bi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo: 2Dicci con quale
testate haec facis? aut quis est qui dedit tibi hanc potestatem? autorità fai queste cose , o chi è che ti ha dato questa autorità.
3Respondens autem lesus dixit ad illos: lnterrogabo vos et ego 3Gesù rispondendo disse loro: Vi farò anch'io una domanda, e
unum verbum. Respondete mihi: 4Baptismum /oannis de cae/o voi rispondetemi: 411 battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o
erat aut ex hominibus? 5At il/i cogitabant intra se dicentes: dagli uomini? 5Allora essi discutevano fra loro: Se diciamo «dal
Quia, si dixerimus de caelo, dicet: Quare ergo non credidistis Cielo», risponderà: Perché non gli avete creduto? 6Se diciamo:
il/i? 6Si autem dixerimus ex hominibus, plebs universa lapidabit «dagli uomini», tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto
nos; certi sunt enim loannem prophetam esse. 7Et responde- che Giovanni è un Profeta. 7Risposero dunque di non saperlo.
runt se nescire unde esset. BEt lesus ait illis: Neque ego dico SE Gesù disse loro: Nemmeno io vi dico con quale autorità fac-
vobis in qua potestate haec facio. cio queste cose.

AUGUSTINUS, De cons. Evang. [2,69}: Cum memorasset lucas AGOSTINO: Quando Luca ricordò i vendito1i e i compratori che furono
eiectos de templo ementes et vendentes, praetermisit quod exibat cacciati dal tempio, tralasciò di dire che aveva lasciato Betania ed era
in Bethaniam et regrediebatur in civitatem, et quod de ficulnea rienh·ato in città, e ciò che accadde alla pianta di fico e la risposta che
factum est, et quod mirantibus discipulis de fidei virtute respon- venne data ai discepoli sbalorditi, riguardante il potere della fede. E aven-
sum est. Atque his praetermissis, non quasi ex ordine dies prose- do tralasciato tutte queste cose, non segue, come Marco, il racconto degli
quens, sicut Marcus intulit, dicens «Et factum est in una dierum, eventi secondo il loro ordine quotidiano, dicendo: Un giorno, mentre
docente ilio populum in templo, et evangelizante, convenerunt istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicina-
principes sacerdotum et scribae cum senioribus». Quod dicit fac- rono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani. Quando dice che ciò è
tum in una dierum, ea dies intelligitur in qua id gestum Matthaeus avvenuto in uno di quei giorni, si deve intendere quel giorno in cui è
et Marcus retulerunt. E uSEBIUS: Cum autem p rincipes mirari accaduto ciò che riferiscono Matteo e Marco. EUSEBIO: Ma mentre i capi
deberent docentem caelestia dogmata, et cognoscere per dieta et avrebbero dovuto ammirare chi insegnava dottrine celesti, e riconoscere
facta hunc esse Christum quem Prophetae praecinerant, incum- mediante le sue parole e i suoi fatti che costui era il Cristo che i Profeti
bentes subversioni populi, Christum prohibebant; sequitur enim avevano preannunziato, promovendo invece la ribellione del popolo
«Et aiunt dicentes ad illum: Dic nobis, in qua potestate haec ostacolavano il Cristo; infatti continua: e si rivolsero a lui dicendo: Dicci
facis? Aut quis est qui dedit tibi hanc potestatem?». CYRJLLUS: con quale autorità fai queste cose, o chi è che ti ha dato questa autorità.
Quasi dicant: Secundum legem mosaicam solis exorcistis ex CIRILLO: Come se dicessero: secondo la Legge m osaica solo gli esorcisti
Levitico sanguine data est auctoritas docendi, necnon sacrorum di sangue levitico hanno l'autorità di insegnare e il potere sui sacri recin-
atriorum potestas: at tu ortus ex !uda commissos nobis fasces ti; ma tu che sei della stirpe di Giuda usurpi il potere che è stato affidato
usurpas. Sed si novisses, o Pharisaee, Scripturas, recoleres quod a noi. Ma, o Fariseo, se tu conoscessi le Sc1itture, ti ricorderesti che qui
~ic est sacerdos, qui secundum ordinem Melchisedech o.ffert Deo abbiamo il Sacerdote che, secondo l'ordine di Melchisedek, offre a Dio
tn se credentes per cultum qui legem transcendit. Quid igitur coloro che credono in lui mediante il culto che trascende la Legge.
444 Cap. 20, vv. 1-8 Cap. 20, vv. 1-8 445

anxiaris, eiectis ab atriis sacris quae opportuna videbantur lega- Perché dunque ti angusti? Egli scaccia dai sacri recinti le vittime legali
lihus victimis, eo vacante ad veram iustificationem per fidem? che parevano necessarie, mentre invita alla vera giustificazione per
BEDA: Vel quando dicunt «In qua potestate haec facis?» de Dei mezzo della fede. BEDA: Oppure, quando dicono: Con quale autorità fai
dubitant potestate, et subintelligi volunt diaboli esse quod facit. queste cose?, essi dubitano che lo faccia con il potere di Dio, e vogliono
Addentes quoque aut quis est qui dedit tibi hanc potestatem? sottintendere che lo faccia con il potere del diavolo. E aggiungendo: o
Manifestissime Dei Filium negant, quem putant non suis, sed alie- chi ti ha dato questa autorità?, chiarissimamente negano il Figlio di Dio,
nis viribus signa facere. Poterat autem Dominus aperta respon- poiché pensano che egli compia i miracoli non con il suo potere, ma di
sione tentatorum calumniam confutare; sed prudenter interrogat, altri. Ora, il Signore avrebbe potuto confutare la calunnia di coloro che lo
ut suo silentio ve! sententia condemnentur; sequitur enim tentavano con una risposta aperta; ma egli interroga con prudenza perché
«Respondens autem dixit ad illos: Interrogabo et ego vos unum venissero condannati dal loro stesso silenzio o dalla loro risposta; infatti
verbum,· respondete mihi: Baptismus Ioannis de caelo erat, an ex segue: Gesù rispondendo disse loro: Vi farò anch'io una domanda, e voi
hominibus?». THEOPHYLACTUS: Ut enim ostenderet eos semper rispondetemi: fl battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?
fuisse Spiritui sancta rebelles, et nedum Isaiae, cuius non erat TEOFILATIO: Per mostrare che essi erano stati sempre libelli allo Spirito
memoria, sed nuper viso Ioanni credere noluerunt, ab hoc versa Santo, e che non vollero credere solo a Isaia, del quale non si fa memo-
vice opponit eis hanc quaestionem, ostendens quod si tanto ria, ma neppme a Giovanni, che era stato visto da poco, per questo moti-
Prophetae Joanni, qui apud eos maior videbatur, minime credide- vo a sua volta contrappone questa domanda, mostrando loro che, se non
runt, perhibenti testimonium eius, qua/iter ei crederent responden- hanno minimamente creduto al Profeta Giovanni, che presso di loro
ti qua auctoritate hoc faceret? EusEBIUS: Quaerit autem de Ioanne pareva il più grande, quando egli testimoniò a suo favore, in che modo
baptista, non unde erat oriundus, sed unde legem suscepisset avrebbero creduto a lui che rispondeva con quale auto1ità faceva questo?
baptismatis. CYRJLLUS: Sed il/i fugere veritatem non horruerunt. EusEBIO: Ora, di Giovanni Battista chiede non dove fosse nato, ma da
Deus enim misit loannem sicut vocem clamantem (3,4): «Parate chi avesse 1icevuto la legge dcl battesimo. CIRILLO: Ma essi non ebbero
viam Domino». Timuerunt autem dicere veritatem, ne diceretur paura dj fuggire la verità. Infatti Dio inviò Giovanni come la voce di
eis: cur non credidistis? Et cavent reprehendere praecursorem, colui che grida (3,4): «Preparate la via dcl Signore». Ora, avevano paura
non metu divino, sed populi; unde sequitur «At illi cogitabant di dire la verità perché non venisse detto loro: Perché non gli avete cre-
intra se dicentes: Quia si dixerimus: De caelo, dicet: Quare ergo duto? E temevano di biasimare il precLu·sore per timore non di Dio, ma
ei non credidistis?». BEDA: Quasi dicat: Quem confitemini de del popolo; perciò continua: Allora essi discutevano fra loro: Se dicia-
caelo habuisse Prophetiam, mihi testimonium perhibuit; et ab ilio mo: «dal Cielo», risponderà: Perché non gli avete creduto? BEDA:
audistis in qua potestate haec faciam; sequitur enim «Si autem Come se dicesse: Colui che voi dite che ha ricevuto la profezia dal Cielo
dixerimus: Ex hominibus, plebs universa lapidabit nos: certi sunt mi ha reso testimonianza, e avete udito da lui in base a quale potestà io
enim Joannem Prophetam esse». Viderunt ergo, quomodolibet faccio queste cose; quindi prosegue: e se diciamo: «dagli uomini», tutto
respondissent, in laqueum se casuros, timentes lapidationem, sed il popolo ci lapiderà perché è convinto che Giovanni è un Profeta. Essi
magis veritatis confessionem; unde sequitur «Et responderunt se constatarono che in qualsiasi modo avessero risposto, sarebbero caduti in
nescire unde esset». Quia ergo nolunt fateri hoc quod sciunt, re- un laccio, e temendo di essere lapidati, non vollero dire la verità; perciò
pulsi sunt ut eis Dominus non diceret quod sciebat; unde sequitur prosegue: Risposero dunque di non saperlo. Poiché dunque non voglio-
«Et ait illis l esus: Neque ego dico vobis in qua potestate haec no confessare ciò che sanno, sono confutati così che neppure il Signore
facio». Ob duas enim causas maxime scientia veritatis est occul- dice loro ciò che sapeva; onde segue: E Gesù disse loro: Nemmeno io vi
tanda quaerentibus: cum scilicet is qui quaerit minus capax est ad dico con quale autorità faccio queste cose. La conoscenza della ve1ità
intelligendum ea quae quaerit; aut odio vel contemptu veritatis dev'essere tenuta nascosta a coloro che la cercano soprattutto per due
indignus est cui debeat aperiri quod quaerit. ragioni: quando chi la cerca non è in grado di capire ciò che cerca, oppu-
re per odio e disprezzo della verità non è degno che gli sia svelato ciò
che cerca.
446 Cap. 20, vv. 9-18 Cap . 20 , vv. 9-18 447

VERSUS 9-18 VERSETTI 9-18

9Coepit autem dicere ad p/ebem parabolam hanc: Homo 9Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: Un uomo
p/antavit vineam et /ocavit eam colonis et ipse peregre fuit piantò una vigna, l'affidò a dei coltivatori e se ne andò lontano
multis temporibus. 10Et in tempore misit ad cultores ser- per molto tempo. 10A suo tempo mandò un servo da q_ uei colti-
vum, ut de fructu vineae darent i/li: qui caesum dimiserunt vatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna, ma
eum inanem. 11 Et addidit a/terum servum mittere; i/li autem i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a man i vuote.
hunc quoque caedentes et afficientes contumelia dimise- 11Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo
ru nt inanem. 12Et addidit tertium mittere; qui et illum insultarono e lo rimandarono a mani vuote. 12Ne mandò anco-
vulnerantes eiecerunt. 130ixit autem dominus vineae: Quid ra un terzo , ma anche qu esto lo ferirono e lo cacciarono.
faciam? Mittam filium meum dilectum: forsitan, cum hunc 130isse allora il padrone della vigna: Che devo fare? Manderò
viderint, verebuntur. 14Quem cum vidissent coloni, cogita- il mio figlio diletto; forse, vedendolo, lo rispett~ranno. 14 0u~n,­
verunt intra se dicentes: Hic est heres: occidamus illum, ut do lo videro, i coltivatori discussero fra loro dicendo: Costui e
nostra fiat haereditas. 15Et eiectum illum extra vineam l'erede. Uccidiamolo e cosi l'eredità sarà nostra. 15E cacciatolo
occiderunt. Quid ergo faciet i/lis dominus vineae? 16Veniet dalla vigna, lo uccisero . Che cosa farà dunque a costoro il pa-
et perdet colonos istos, et dabit vineam aliis. Quo audito, drone della vigna? 16Verrà e metterà a morte quei coltivatori, e
dixerunt il/i: Absit. 1711/e autem aspiciens eos ait: Quid est affiderà ad altri la vigna. Ma essi, udito ciò, esclamarono: Non
ergo quod scriptum est: «Lapidem, quem reproba verunt sia mai. 17Allora egli si volse verso di loro e disse: Che cos'è
aedificantes, hic factus est in caput anguli»? 1BQmnis qui dunque ciò che è scritto : La pietra che i costruttori hanno scar-
ceciderit super illum lapidem conquassabitur, super quem tata è divenuta testata d'angolo? 18Chiunque cadrà su quella
autem ceciderit, comminuet illum. pietra si sfracellerà, e a chi cadrà addosso, lo stritolerà.

E uSEBIUS: Congregatis in unum principibus populi Judaeorum EUSEBIO: Egli espose ai capi del popolo dei Giudei che si erano riuniti
in ipso temp lo, ea quae contra ipsum facturi erant, et sup erventu- nel tempio ciò che avrebbero compiuto contro cli lui, e lo stenninio che li
rum eis exterminium figurate per parabolam protulit; dicitur enim avrebbe colpiti, in modo figurato mediante una parabola; infatti si dice:
«Coepit autem dicere ad plebem parabolam hanc. Homo p lantavit Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: Un uomo piantò una
vineam». Aucusr!NUS, De cons. Evang. [2, 70] : Tacuit M atthaeus vigna. AGOSTINO. Per motivi di brevità Matteo tace ciò che Luca non tace,
brevitatis causa quod Lucas non tacet, parabolam istam non ad che cioè questa parabola non viene detta soltanto ai capi che lo interroga-
solos principes dictam, qui de potestate interrogaverunt, sed vano sull'autorità con cui egli agiva, ma anche alla plebe. AMBROGIO:
etiam ad plebem. AMBROS!US: Plerique autem varie signifzcationes Ora, molti diversi significati derivano dalla parola <<Vigna», ma Isaia rife-
de vineae appellatione derivant; sed evidenter Isaias vineam risce chiaramente la vigna del Signore degli eserciti alla casa di Israele.
Domini Sabaoth domum lsrael esse memorat. Hanc vineam quis Infatti chi altri ha piantato la vigna se non il Signore? B EDA: Perciò
alius nisi Deus condidit? BEDA: Homo ergo qui piantavi! vineam l'uomo che ba piantato la vigna è lo stesso che, secondo un'altra parabola,
ipse est, qui iuxta aliam parabolam conduxit operarios in vineam inviò gli operai nella sua vigna. Eusrn10: Ma la parabola cli Isaia rimpro-
suam. EuSEB IUS: Sed parabola quam l saias dicit, vineam vera la vigna, mentre la parabola del Salvatore non è naimta contro la
reprehendit; Salvatoris vero parabola non est contra vineam vigna, ma contro i vignaioli, riguardo ai quali si aggiunge: L'affidò a dei
dieta, sed de cultoribus vineae, de quibus subditur «Et locavi! coltivatori, cioè agli anziani del popolo, ai principi dei sacerdoti, ai dottori
eam colonis», idest senioribus populi, et principibus sacerdotum, e a tutti i notabili. TEOFILATTO: Oppw·c qualsiasi membro del popolo è la
et doctoribus, et optimatibus cunctis. THEOPHYLACTUS: Ve/ quilibet vigna, e ciascuno è un coltivatore; infatti ognuno di noi coltiva se stesso.
de p apula est vinea, idem est etiam cultor: quilibet enim nostrum Perciò una volta affidata la vigna ai coltivatori, egli se ne andò: cioè lasciò
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seipsum colit. Hac igitur vinea commissa cultoribus, abiit: idest che ciascuno procedesse secondo il proprio arbitrio; perciò prosegue: e se
dimisit illos progredì suo arbitrio; unde sequitur «Et ipse peregr~ ne andò lontano per molto tempo. AMBROGIO: Non perché il Signore sia
fuit multis temporibus». AMBROSJUS: Non quia ex loco ad locum andato da un luogo a un altro, poiché egli è sempre presente, ma perché è
profectus est Dominus, qui ubique semper praesens est; sed quia maggiormente presente ai diligenti, mentre sta lontano dai negligenti. Egli
praesentior est diligentibus, negligentibus abest. Multis autem poi se ne andò lontano per molto tempo, affinché la riscossione dei frutti
temporibus abfuit, ne praepropera videretur exactio: nam quo non sembrasse troppo affrettata: infatti quanto più grande è la generosità,
indulgentior liberalitas eo inexcusabilior pervicacia. CYRILLUS: tanto più inescusabile è l'ostinazione. CIRILLO: Oppure il Signore si allon-
Ve! Deus absentavit se a vinea plurium annorum curriculis: quia tanò dalla vigna per un periodo di molti anni: infatti dopo che si era
postquam visus est in specie ignis descendisse in montem sina, mostrato sotto fmma di fuoco sul monte Sinai, non mostrò più la sua pre-
non amplius visibiliter praebuit eis suam praesentiam. Nulla senza in modo visibile. Ma non ci fu nessuna interpolazione in cui Dio
tamen interpolatio contigit qua non mitteret Deus Prophetas et non inviasse Profeti e giusti per ammonirli; donde segue: A suo tempo
iustos commonentes; unde sequitur «Et in tempore vindemiae, ille mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del rac-
misit ad cultores servum, ut de fructu vineae darent illi». colto della vigna. TEOFILATIO: Ora dice: una parte del raccolto della
THEOPHYLACTUS: Dicit autem «De fructu vineae», quia non totum vigna, perché non voleva ricevere tutto il frutto ma solo una parte. Infatti
fructum, sed aliquid de Jructu volebat accipere. Nam quid quale guadagno ricava il Signore da noi se non la conoscenza che noi
lucratur Deus a nobis nisi suam notitiam, quae etiam est nostra abbiamo di Lui, che è anche il nostro vantaggio? B EDA: Ora parla giusta-
utilitas? BEDA: Bene autem fructum posuit, non proventum: nullus mente di frutto e non di rendita; infatti in questa vigna non esiste alcuna
enim huius vineae proventus inventus est. Servus ergo primus mis- rendita. TI primo servo a essere inviato fu Mosè, il quale per quarant'anni
sus est Moyses, qui per quadraginta annos fructum aliquem legis richiese ai coltivatori della Legge che aveva dato, un qualche frutto; ma
quam dederat, a cultoribus requirebat; sed vexatus est propter venne m altrattato da loro, in quanto esasperarono il suo spirito; perciò
eos, quia exacerbaverunt spiritum eius; unde sequitur «Qui cae- segue: Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote.
sum dimiserunt eum inanem». AMBROGIO: Ora, accadde che il Signore assegnasse loro molti altri, che i
AMBROSIUS: Factum est autem ut plures alios destinaret, quos Giudei rinviarono a mani vuote e disonorati, senza che ricavassero alcun
Iudaei inhonoros et inanes sibi, de quibus nihil potuerunt proficere, profitto; perciò continua: Mandò un altro servo. BEDA: Con l'altro servo vie-
dimiserunt; unde sequitur «Et addidit alterum servum mittere». ne indicato Davide, il quale fu inviato affinché, dopo i comandamenti della
BEDA: Servus alter David significatur, qui missus est, ut post edicta Legge, con la musica dei suoi salmi potesse eccitare i coltivatori della vigna
legalia cultores vineae Psalmodiae modulamine ad exercitium boni all'esercizio delle opere buone. Ma al contrario essi dissero (3 Re 12,16):
operis excitaret; sed et contra hunc dixerunt (3 Reg. 12, 16): «Quae «Che abbiamo noi da fare con Davide? O quale eredità abbiamo noi con il
nobis pars in David, aut quae haereditas in .fìlio !sai?». Unde figlio di lsai?». Donde segue: ma essi percossero anche questo, lo insulta-
sequitur «Illi autem hunc caedentes et afficientes contumelia, dimi- rono e lo rimandarono a mani vuote. Ma non si fermò qui; infatti continua:
serunt inanem». Sed nec sic destitit; sequitur enim «Et addidit ter- Ne mandò ancora un terzo, con il quale intendi il coro dei Profeti, che visi-
tium mittere»: per quem Prophetarum chorum intellige, qui con- tarono il popolo con continue testimonianze. Ma quale Profeta non fu per-
tinuis attestationibus populum convenerunt. Sed quem Propheta- seguitato? Perciò prosegue: ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono.
rum non sunt persecuti? Unde sequitur «Qui et illum vulnerantes Ma sotto questi tre gradi di servi, altrove nostro Signore mostra di com-
eiecerunt». His autem tribus servorum gradibus omnium sub lege prendere, figurativamente, tutti i dottori sotto la Legge, quando dice (più
doctorum figuram passe comprehendi, Dominus alibi manifestat, avanti 24,44): «Non era forse necessario che si adempissero tutte le cose
dicens (infra 24,44): «Quoniam necesse est impleri omnia quae che i Profeti e i salmi hanno detto di me?».
sunt in lege Moysi et Prophetis et Psalmis de me». TEOFILATIO: Dopo che i Profeti sofft-irono cosi tanti mali, fu inviato
THEOPFmACTUS: Prophetis igitur talia mala passis, filius desti- il Figlio; infatti segue; Disse allora il padrone della vigna: Che devo
natur; sequitur enim «Dixit autem Dominus vineae: Quid.faciam?». fare? BEDA: Che il padrone della vigna parli in modo dubitativo non
BEDA: Quod Dominus vineae dubitative loquitur, non de ignoran- dipende dall'ignoranza. Infatti, che cosa Dio Padre non conosce? Ma si
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tia venit: quid enim nesciat Deus Pater? Sed ambigere dicitur, ut parla di modo dubbioso per salvaguardare la libera volontà dell'uomo.
libera voluntas hominis servetur. CYRtLLUS: Deliberat etiam secum CIRILLO: Inoltre il padrone delibera con se stesso sul da farsi non perché
Dominus vineae quid agat, non quasi carens ministris, sed quia sia privo di servi, ma perché, compiuto ogni tentativo per la salvezza
pertentato quolibet ingenio salutis humanae, populo vero nequa- dell'uomo e non essendo il suo popolo affatto aiutato, aggiunge qualche
quam adiuto, aliud maius adiungit; unde consequenter dicit cosa di più grande; perciò dice logicamente: Manderò il mio figlio dilet-
«Mittam filium meum dilectum: forsitan cum hunc viderint, vere- to; forse vedendolo lo rispetteranno. TEOFILATIO: Ora, dice questo non
buntur». THEOPHYLA CTUS: Dixit autem hoc, non tamquam igno- come se ignorasse che essi avr ebbero trattato il Figlio peggio dci
rans quod peius eum essent tractaturi quam Prophetas: sed quia Profeti, ma perché il Figlio avrebbe dovuto essere rispettato da loro. Se
oportebatfilium eis fieri reverendum. Quod si contumaces fuerint poi si fossero resi contumaci uccidendolo, ciò avrebbe accresciuto il
occidendo, hoc cumulat eorum crimen. Ne ergo dicerent aliqui loro crimine. Perciò affinché q ualcuno non dicesse che la divina pre-
divinam praescientiam necessario fuisse inobedientiae causam, scienza sarebbe necessaiiamente la causa della disobbedienza, presenta
ideo sic figurai sermonem. AMBROS/US: Filium igitur Unigenitum il discorso in modo dubitativo. AMBROGIO: I perfidi Giudei uccisero
sibi missum perfidi Judaei, quasi heredem removere cupientes, crocifiggendolo il Figlio unigenito che era stato loro inviato, cercando
occiderunt crucifigendo, et eiecerunt negando; unde sequitur in questo modo di eliminare l'erede, e lo respinsero rifiutandolo. Perciò
«Quem cum vidissent coloni, cogitaverunt intra se dicentes: Hic segue: Quando lo videro, i coltivatori discussero fra loro dicendo:
est heres: Occidamus eum, ut nostra fiat hereditas». Heres Costui è l'erede. Uccidiamolo e cosi l'eredità sarà nostra. Cristo è
Christus est, idemque testator; heres, quia morti propriae supervi- l'erede e inoltre è anche il testatore; erede perché sopravvive alla sua
vit, et testamentorum quae ipse contulit tamquam hereditaria in morte, e del testamento che egli stesso ci ha portato come nostra eredità
nostris profectibus emolumenta consequitur. BEDA: Manifestissime egli ha conseguito il guadagno. BEDA: Ora, il Signore dimostra in mod~
autem Dominus probat, Judaeorum principes non per ignoran- chiarissimo che i capi dei Giudei non crocifissero il Figlio di Dio per
tiam, sed per invidentiam crucifixisse Filium Dei. Intellexerunt ignoranza, ma per invidia. Infatti avevano compreso che egli era colui
enim hunc esse cui dictum est (Ps. 2,8): «Dabo tibi gentes haere- del quale era stato detto (Sai 2,8): «Ti darò le genti per tua eredità».
ditatem tuam»; sequitur enim «Et eiectum extra vineam occide- Infatti prosegue: E cacciatolo fuori della vigna lo uccisero; perché
runt»; quia «lesus, ut sanctiflcaret per suum sanguinem populum, «anche Gesù, per santificare con il suo sangue il popolo, soffrì fuori
extra portam passus est» (Hebr. 13, 12). THEOPHYLACTUS: Sed quia delle mma» (Eb 13,12). TuoFILATTO: Ma poiché in precedenza abbiamo
superius populum, non Jerusalem, loco vineae sumpsimus; forsan ~teso.~) popolo, e non Gerusalemr~1e, ~l posto della vigna, forse si può
magis proprie dici potest, quod occidit quidem eum populus extra drre p1u esattamente che lo ha ucciso il popolo fuori della vigna ossia
vineam; idest, extra populi manus passus est Dominus, quia scili- che il Signore ha patito fuori delle mani dcl popolo, perché non I~ con-
cet populus ei non propriis manibus necem intulit, sed tradens dusse alla morte con le proprie mani, ma consegnandolo a Pilato e ai
hunc Pilato et Gentibus. Quidam autem per vineam Scripturam Gentili. Alcuni invece intesero per vigna la Scrittura, non credendo alla
intellexerunt, cui non credentes, Dominum necaverunt: unde quale essi uccisero il Signore; per questo motivo si dice che è stato ucci-
«extra vineam», idest extra Scripturam, dicitur Dominus passus. so fuori della vigna, ossia fuori della Scrittma. B EoA: Oppure fu caccia-
BEDA: Sive eiectus extra vineam et occisus est, quia prius est to fuori della vigna e fu ucciso perché anzitutto fu respinto dal cuore
ab infidelium corde repulsus, ac deinde cruci addictus est. degli infedeli, e poi fu condannato a mo1te. ausosTOMO: Che il Cristo
CHRYSOSTOMUS: Dispensationis autem, non negligentiae est post sia venuto dopo i Profeti è dovuto all 'economia (della salvezza) e non a
Prophetas Christum venisse: non enim Deus omnia repente prose- negligenza: infatti Dio non compie tutte le cose improvvisamente, ma si
quitur, sed condescendit propter sui pietatem: quia si post servos adatta con la sua misericordia all'umanità; se infatti essi disprezzarono
venientem filium contempserunt, multo magis nec antea eum suo Figlio venuto dopo i suoi servi, molto meno lo avrebbero ascoltato
audirent: qui enim non audiebant minora praecepta, quomodo se fosse venuto prim a. Infatti se non hanno prestato ascolto ai comandi
audivissent maiora? min01i, come avrebbero ascoltato quelli maggiori?

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AMBROSIUS: Pulchre autem interrogat, ut sua se ipsi damnent AMBROGIO: Ora egli convenientemente li inte1TOga, affinché essi stessi
sententia; sequitur enim «Quid ergo faciet illis Dominus vineae?». si condannino con il proprio giudizio; continua infatti: Che cosa farà dun-
BAS!l!US: Hoc autem fìt, quasi his qui damnantur nihil habentibus que il padrone della vigna? BASILIO: Ora, ciò avviene come se da parte di
opponere evidentiae iuris. Proprium autem est divinae miserationis coloro che vengono condannati non sia possibile opporre alcuna difesa
non infligere poenas silentio, sed praedicere minis, revocando eos giwidica. Ma è proprio della divina misericordia non infliggere le pene
ad poenitentiam; unde et hic sequitur «Veniet, et perdet colonos segretam ente, ma predirle con le minacce, iichiamando gli uomini alla I

istos, et dabit vineam aliis». AMBROSJUS: Venturum Dominum dicit penitenza; perciò qui continua: Jiérrà e metterà a morte quei coltivatori, e I
«vineae», quod in jìlio adsit etiam paterna maiestas; vel quod ulti- affiderà al altri la vigna. AMBROGIO: Egli dice che il Signore della vigna
mis temporibus p raesentior humanis aspiret affectibus. CYRILLUS: venà, perché nel Figlio è presente anche la maestà del Padre, o perché
Exclusi sunt igitur Iudaeorum prùnates, quasi dominicae voluntati negli ultimi tempi egli sarà presente in modo più efficace con il suo Spirito
repugnantes, et sterilem reddentes vineam sibi commissam; est nel cuore degli uom ini. CIRILLO: Sono quindi esclusi i capi dei Giudei,
autem datus cultus vineae sacerdotibus novi testamenti. Cum autem come se avessero respinta la volontà del Signore e avessero resa sterile la
virtutem aenigmatis senserunt, recusant il/ud pali; unde sequitur vigna che era stata loro affidata; invece la coltivazione della vigna viene Il
«Quo audito, dixerunt illi: Absit». Nec tamen evaserunt ob sui per- affidata ai sacerdoti del Nuovo Testamento. Ma gli Scribi e i Farisei, appe-
tinaciam et inobedientiam erga fìdem Christi. THEOPHYLACTUS: na avvertirono la forza della parabola, non la tollerarono; e così prosegue:
A/iter autem videtur Matthaeus (21,40) dicere, Dominum scilicet Ma essi udito ciò esclamarono: Non sia mail Tuttavia a causa della loro
quaesivisse: «Quid faciet illis cultoribus Dominus vineae ?», ostinazione e disobbedienza essi non si mossero verso la fede in Cristo.
Judaeos vero respondisse (ib. v. 41) : «Malos male perdet». Non est TEOFILA1TO: Ma Matteo (21,40) sembra dire diversamente: cioè alla
autem repugnantia: nam utrumque factum est: primo enim ipsi pro- domanda del Signore: «Che cosa farà il Signore ai coltivatori della
mulga verunt illam sententiam; postea sentientes quo tendebat vigna?», i Giudei risposero (ivi, v. 41): «Egli colpirà senza pietà quei mal-
parabola, dixerunt «Absit», ut Lucas hic narrat. A UGUS11NUS, fattori». Ma non c'è contrasto: infatti sono state fatte tutte e due le çosc:
De cons. Evang. {2, 70]: Ve! alite1'. In illa de qua loquimur turba anzitutto essi stessi promulgano quella sentenza; poi, comprendendo ciò a I
I
erant qui dolose Dominum interrogaverant, in qua potestate face- cui mirava la parabola, dicono: Non sia mai, come 1ifeiisce Luca a questo
ret; erant etiam qui non dolose, sed .fide/iter acclamaverunt: punto. AGOSTINO: Oppure diversamente. Nella folla di cui si parla qui I'

«Benedictus qui venit in nomine Domini» (Mare. 11,9), ac per hoc c'erano quelli che interrogavano Gesù in modo fazioso, chiedendogli in
erant qui dicerent «Perdet illos, et vineam suam dabit aliis»: quae base a quale potere egli operasse; c'erano però anche quelli che non lo
vox recte etiam ipsius Domini fuisse intelligitw~ sive propter verita- interrogavano in m odo fazioso, ma lo acclamavano lealmente dicendo:
tem, sive propter membrorum eius cum suo capite unitatem. Erant «Benedetto colui che viene nel nome dcl Signore» (Mc 11,9); per questo
etiam qui talia respondentibus dicerent «Absit»: quia intelligebant motivo c'erano quelli che dicevano: Manderà a morte quei coltivatori e
in seipsos hanc parabolani dictam; sequitur enim ((me autem aspi- affiderà ad altri la vigna. Si dice giustamente che queste parole furono
ciens eos ait: Quid est ergo quod scriptum est: Lapidem quem dette anche da Cristo stesso, o a causa della loro ve1ità, o per l'unione
reprobaverunt aedificantes, hic jactus est in caput anguli?». BEDA: delle membra con il capo; ma ci sarebbero stati anche altri che avrebbero
Quasi dicat: Quomodo implebitur haec Prophetia, nisi quia detto a coloro che diedero questa risposta: Non sia mai, perché capivano
Christus a vobis reprobatus et occisus, credituris est Gentibus prae- che la parabola era stata detta contro di loro; infatti continua: Allora egli si
dicandus, ut quasi lapis angularis ex utroque populo unum sibi tem- volse verso di loro e disse: Che cos'è dunque ciò che è scritto: la pietra 11
plum aedificet? EuSEBJUS: Lapis autem dicitur Christus propter ter- che i costruttori hanno scartata è divenuta testata d'angolo? BEDA: Come
restre corpus, abscissus sine manibus: secundum visionem Danielis se dicesse: in che modo si avvererà questa profezia se non perché il Cristo,
propter ortum ex Virgine. Lapis autem non argenteus aut aureus, da voi respinto e ucciso, viene annunciato ai Gentili che credono, cosicché
quia non rex aliquis gloriosus, sed homo humilis et abiectus; quale pietra angolare egli costruisce da due popoli un solo tempio?
propter quod aedifìcantes eum reprobaverunt. THEOPHYLACTUS: EusEs10: Ora, il Cii sto viene detto pietra per il corpo te1Testre, staccato
Reprobaverunt enim eum principes populi, cum dixerunt (Io. 9,16): senza mani, come nella visione di Daniele, a motivo della sua nascita da

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«Hic a Deo non est». Jlle vero tam utilis fu it, tam electus, ut in ~a Vergine. È una pie.tra n~n d'argento o d'oro, perché non è un re glo-
capite anguli poneretur. CYRILLUS: Angulo vero compara! sacra noso, ma un uomo umile e ngettato; per questo i costruttori lo scartarono.
Scriptura concursum utriusque populi, Isra elitici scilicet et TEOFILAITO: Infatti i capi del popolo lo biasimavano, allorché dicevano
Gentilis, in unam fidem: compegit enim Salvator utrumque popu- (Gv 9,16): «Quest'uomo non può venire da Dio». Ma egli fu talmente
lum in unum novum hominem, concilians eos in uno corpore Patri. utile e co~ì nobile, da venire posto come pietra angolare. CIRILLO: Ora, la
Salubris ergo est lapis angulo facto ab eo; detrimentum autem Sacra Scnttura paragona a un angolo l'incontro dei due popoli cioè dei
infert Iudaeis impugnantibus hunc spiritualem concursum. Giudei e dei Gentili, in un 'unica fede: infatti il Salvatore ha riunito
THEOPHYLACTUS: Duas autem condemnationes commemorat: unam ~ntrambi i popo~ in ur~ uomo n_uovo, riconciliandoli in un solo corpo con
quidem animarum suarum, quam passi sunt scandalizati in Christo; 11 Padre: P~rc10_ e salu~fera la pietra che è divenuta testata d'angolo; men-
et hoc tangit cum dicit «Omnis qui ceciderit super illum lapidem, tr~ per_ 1 Gmdet che s1 oppongono a questa unione spirituale, è causa di
conquassabitur»; aliam vero captivitatis et exterminii, quam intulit d1struz1one. T EOFILATIO: Ora, egli ricorda due condanne: una delle loro
eis lapis ab ipsis contemptus; et hoc tangit cum subdit «Supra quem anime, che hanno subìto coloro che si sono scandalizzati del Cristo e
autem ipse ceciderit, comminuet illunw, ve[ «ventilabit eum»: sic ~ccenna a ciò ~u~n~o dice: Chiunqu.e ~adrà su quella pietra si sfracelle;·à;
enim ventilati sunt Judaei a ludaea per universum orbem, ut ab l altr~ della pngioma e dello stenrumo, che la pietra da loro disprezzata
area paleae. Et attende ordinem: nam praeambulum est scelus in causo loro, e accenna a questo quando soggiunge: e a chi cadrà addosso
eum commissum, sequitur autem iusta Dei vindicta. BEDA: Ve! ali- lo stritolerà: così infatti sono stati stritolati i Giudei dalla Giudea attraver-
te1'. Qui peccator est, et tamen il/i credit, cadit quidem super lapi- so tutto il mondo, come la paglia nell'aia. E fa' attenzione all'ordine: infat-
dem et conquassatur, reservatur enim per poenitentiam ad salutem; ti prima viene il crimine commesso contro di lui, e poi segue la giusta ven-
«supra quem vero» ille «ceciderit», hoc est, cui lapis ipse irruerit, detta. B EDA: Oppure diversamente. Un peccatore che crede in lui cade
quia ipsum negavit, «Comminuet eum», ut nec testa quidem rema- sulla pietra e si sfracella, tuttavia viene conservato mediante la penitenza
neat, in qua hauriatur aquae pusillum. Si ve de his dicit quod cadunt p~r la salvezza; e~ ~hi cadrà addosso, lo stritolerà, ossia colui sul quale la
super eum, qui illum modo contemnunt; ideo nondum penitus inte- p_1et:ra stessa prec1p1ta, perché l'ha rifiutata, lo stritolerà, sicché non ci
reunt, sed conquassantw; ut non recti ambulent: super quos autem n;111anga neppure _un framm~nto del vaso che possa cogl iere un po'
cadit, veniet illis desuper in iudicio cum poena perditionis; ideo d acqua. Oppur~ viene detto di coloro che cadono su di essa in quanto lo
comminuet eos, ut sint «tamquam pulvis, quem proicit ventus a hanno soltanto ?1s~rezzato, e per questo non sono completamente distrutti,
facie terrae» (Ps. 1,4). ~~ s_ono scossi violentemente cosicché non riescono più a camminare
AMBROSJUS: Vinea etiam typus noster est: agricola quippe d~n.tti: ma su quelli sui quali cade, egli giungerà su di loro nell'ora del giu-
omnipotens Pater, vitis Christus; at vero nos palmites. Recte vinea d1z10 con la pena della condanna; perciò li stritolerà perché diventino
Christi populus nominatur: vel quod crucis in fronte praetexat «come polvere che il vento disperde dalla faccia della terra» (Sai 1,4).
indicium; ve! quod fructus ex postrema anni legatur aetate; ve/ ~MBROGIO: La vigna è anche nostra figura: l'agricoltore è il Padre
quod omnibus, ut ordinibus vinearum, ita pauperibus atque diviti- o~potente, la vite il Cristo, mentre noi siamo i tralci. II popolo è chiama-
bus, servis et dominis in Ecclesia aequa dimensio, nulla discretio to gmstamente la vigna di Cristo: o perché ne offre l'indizio il segno della
sit; et ut vitis maritatur arboribus, ita corpus animae. H anc croce; o perché i suoi frutti sono raccolti nell'ultima parte dell'anno· 0
vineam diligens agricola fodere et tondere consuevit, ne luxuriet pe:ch~ a tutti gli uomini, come nei filari delle viti, sia ai poveri che ai 1ic-
umbra foliorum, verborumque infructuosa iactantia maturitatem c~1, sia ai servi che ai padroni, nella Chiesa appartiene un'equa distiibu-
indolis naturalis impediat. Decet totius orbis hic esse vindemiam, z10ne, se~ distinzione di p_ersone, e come la vite si sposa con gli alberi,
ubi totius orbis est vinea. B EDA: Ve/ morali intellectu cuique altrettanto 11 corpo con l' amma. L'agricoltore diligente ha l'abitudine di
.fidelium vinea quam excolat locatur, dum mysterium baptismi s;avare e di potare questa vigna, affinché non sovrabbondi di fogliame e
quod exerceat sibi committitur. Mittitur servus unus, alter, tertius, I infruttuosa tracotanza delle parole non impedisca la maturazione della
cum lex, psalmodia et prophetia legitur. Sed missus servus contu- sua indole naturale. Qui deve esserci la vendemmia di tutto l'universo
poiché la vigna abbraccia tutto l'universo. B EDA: Oppure, secondo I~
Cap. 20, vv. 9-18 Cap. 20, vv. 9-18 457
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meliis affectus vel caesus dicitur, cum senno auditus contemnitur comprensione morale, a ciascun fedele viene affidata la vigna da coltivare
vel blasphematur. Missum heredem quantum in se est occidit qui quando gli viene assegnato il mistero del battesimo affinché lo eserciti.
Filium Dei peccando conculcat. Perdita malo cultore, vinea datur Viene mandato un sc1vo e poi un secondo e un terzo, quando vengono letti
alteri, cum dono gratiae, quod superbus sprevit, humilis ditatw: la Legge, i Salmi e i Profeti. Si dice poi che il servo viene insultato e per-
cosso quando si disprezza o si bestemmia la parola che è stata ascoltata.
Per q_ua~to _sta ~n l~i, uccide l'erede che viene inviato chi calpesta col pec-
cato il F1gho di D10. Una volta condalU1ato il cattivo agricoltore, la vigna
viene consegnata a un altro quando col dono della grazia, che il superbo
ha disprezzato, viene arricchito l'umile.

VERSUS 19-26 VERSETTI 19-26

19Et quaerebant principes sacerdotum et scribae mittere 19Gli scribi e _i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli
in il/um manus il/a hora et timuerunt populum; cognoverunt addosso le mani ma ebbero paura del popolo. Avevano capito
enim quod ad ipsos dixerit similitudinem hanc. 20Et obser- che quella parabola l'aveva detta per loro. 20Postisi in osserva-
vantes miserunt insidiatores, qui se iustos simularent, ut zione, mandarono informatori che si fingessero persone one-
caperent eum in sermone, ut traderent illum princ~patui et ste per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo
potestati praesidis, 21et inte:r?gaverunt eum d1cent~~ : all'autorità e al pote~e del governatore. 21 Costoro lo interroga-
Magister, scimus quia recte d1c1s et doces et n?n acc1p~s rono: Maestro, sappiamo che parli e che insegni con r~ttitud ine
personam, sed viam Dei in veritate doces. 22Ltcet nobts e non g~ardi in faccia a nessuno ma insegni con verità la via di
dare tributum Caesari an non? 23Considerans autem do/um Dio. 22 E lecito o no che noi paghiamo il tributo a Cesare ?
i/forum dixit ad eos: Quid me tentatis? 24Qstendite mihi 23Considerando la loro malizia, disse loro: Perché mi tentate?
denarium. Cuius habet imaginem et inscriptionem? Mostratemi un denaro: 24Di chi è l'immagine e l'iscrizione? Ri-
Respondentes dixerunt ei: Caesaris. 25Et ait illis: Re~cgte sposero: Di Cesare. 25E disse loro: Rendete dunque a Cesare
ergo quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo. Et ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. 26Così non pote-
non potuerunt verbum eius reprehendere coram plebe, et r?no coglierlo in fallo davanti al popolo, e meravigliati della sua
mirati in responso eius tacuerunt. risposta tacquero.

CYRILLUS: Decebat quidem principes ludaeorum, intelligentes CIRILLO: Sarebbe stato conveniente che i capi dei Giudei, che aveva-
quod de ipsis parabola diceretur, a malo sic discedere, quasi de no capito che la parabola si riferiva a loro, lasciassero il male, essendo
futuris instructos; sed hoc non considerantes, occasionem suorum stati così ammoniti circa il loro futw·o; ma non badando a questo, essi
colligunt criminum; unde dicitur «Et quaerebant principes sacer- colgono l'occasione per accrescere i loro crimini. Perciò si dice: Gli
dotum et Scribae mittere in illum manus in illa hora>>. Nec refre- scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani.
navit eos legis praeceptum, quod dicit (Ex. 23,7): «lnnocentem et E non li frenò neppure il comandamento della Legge, che dice (Es 23,7):
iustum non occides»; sed compescuit eorum nefàndum propositum «Non ucciderai l'innocente e il giusto»; ma il timore del popolo frenò il
plebis timor; sequitur enim «Et timuerunt populum». Praeferunt loro infame proposito; perciò segue: ma ebbero paura del popolo. Infatti
enim divinae reverentiae humanum timorem. Quae autem huius antepongono il timore umano all 'ossequio divino. La ragione di questo
propositi fuerit occasio, subditur «Cognoverunt enim quod ad proposito viene indicata quando soggiunge: Avevano capito che quella
ipsos dixerit similitudinem istam». B EDA: Et ita quaerendo ipsum parabola l'aveva detta per loro. BEDA: E così, cercando di ucciderlo,

458 Cap. 20, vv. 19-26 Cap. 20, vv. 19-26 459

occidere, docebant vera esse quae in parabola dixerat. ipse enim mostravano che erano vere le cose che aveva detto nella parabola. Infatti
est heres, cuius iniustam necem dicebant esse vindicandam; i/li egli stesso era l'erede, la cui morte ingiusta essi affermavano di voler
nequam coloni, qui Dei Filium quaerebant occidere. Hoc etiam punire; essi erano i cattivi agricoltori che volevano uccidere il Figlio di
quotidie geritur in Ecclesia, cum quilibet solo nomine frate1; eam Dio. Ciò accade quotidianamente nella Chiesa, allorché uno che è fratel-
quam non diligit Ecclesiasticae fidei ac pacis unitatem, propter lo solo di nome, non ama l'unità della fede ecclesiale e della pace per
bonorum multitudinem, vel erubescit, vel timet impugnare. Et quia amore della moltitudine dei buoni, ma si vergogna o ha paura di com-
principes quaerebant Dominum comprehendere, quod per se non battere. E poiché i capi cercavano di impadronirsi del Signore, cosa che
poterant, praesidis manibus efficere tentabant; unde sequitur «Et non potevano fare direttamente, cercavano di farlo ath·averso le mani del
observantes miserunt insidiatores, qui se iustos simularent». governatore; perciò continua: Postisi in osservazione, mandarono irifor-
CYJULLVS: Videbantur enim esse Leves; erant autem graves, obliti matori che si fingessero persone oneste. CIRILLO: Essi sembravano esse-
Dei dicentis (lob. 42,2): «Quis hic qui mihi abscondit consilium?». re frivoli, mentre erano estremamente seri, dimenticandosi di Dio il
Adeunt enim Christum omnium Salvatorem quasi hominem commu- quale dice (Gb 42,2): «Chi è costui che nasconde a me il consiglio?».
nem; unde sequitur «Ut caperent eum in sermone, et traderent eum Infatti si accostano a Cristo Salvatore di tutti come se fosse un uomo
principatui, et potestati praesidis». TJ-JEOPHYLACTUS: Paraverunt comune; perciò segue: per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi con-
autem Domino laqueos; illaqueati sunt tamen in eis pedes eorum. segnarlo all'autorità e al potere del governatore. TEOFILATIO: Essi pre-
Audi namque astutiam. «Et interrogaverunt illum dicentes: disposero per il Signore dci lacci: ma i loro piedi furono irretiti in essi.
Magister, scimus quia recte dicis et doces». BEDA: Blanda etfrau- Ascolta infatti la loro astuzia: Costoro lo interrogarono: maestro, sap-
dulenta interrogatio illuc provocat respondentem ut magis Deum piamo che parli e che insegni con rettitudine. BEDA: Questa domanda
quam Caesarem timeat; sequitur enim «Et non accipis personam lusinghiera e ingannahice induce l'interrogato a rispondere che conta di
hominis, sed in veritate viam Dei doceS». Et hoc dicunt ad hoc ut più il timore di Dio che quello di Cesare. Perciò segue: e non guardi in
dicat non debere tributa so/vi, ut statim audientes ministri praesi- faccia a nessuno ma insegni con verità la via di Dio. E affermano ciò
dis, qui, iuxta alias Evangelistas, aj]ùisse leguntur, seditionis eum perché egli dica che non si deve pagare il tributo a Cesare, cosicché i
contra Romanos auctorem teneant; unde consequenter quaerunt: ministri del governatore, che secondo gli altri Evangelisti erano presenti,
«Licet nobis dare tributum Caesari, an non?». Erat enim in popu- potessero immediatamente ritene rlo autore di , sedizione contro i.
lo magna seditio, dicentibus aliis, pro securitate, qua Romani pro Romani; perciò di conseguenza essi domandano: E lecito o no che 1wz
omnibus militabant, debere tributa persolvi,· Pharisaeis contra paghiamo il tributo a Cesare? Infatti esisteva un grande contrasto nel
dicentibus non debere populum Dei, qui decimas et primitias
popolo: alcuni dicevano che per la sicurezza, che i Romani procuravano
daret, humanis legibus subiacere. THEOPHYLACTUS: Jntendebant
a tutti, si doveva pagare il tributo, mcnh·e i Farisei dichiaravano che il
ergo, quod si diceret oportere dari censum Caesari, criminaretur
popolo di Dio, che già offi:iva le decime e le primizie, non era soggetto
a populo quasi servituti subiciens gentem; si vero prohiheret cen-
alle leggi umane. TEOFILATIO: Perciò si deve intendere che nel caso che
sum reddere, eum repraesentarent ut schismaticum praesidi. Ipse
avesse detto che era necessario pagare il tributo a Cesare, sarebbe stato
vero laqueos eorum effugit; sequitur enim «Considerans autem
accusato dal popolo come se avesse messo la nazione sotto il giogo della
dolum eorum, dixit ad eos: Quid me tentatis? Ostendite mihi
schiavitù; se invece avesse vietato di pagare il tributo, l'avrebbero pre-
denarium. Cuius habet imaginem et superscriptionem? ».
sentato al governatore come un dissidente. Ma egli sfugge ai loro lacci;
ÀMBROSTUS: Docet hoc loco Dominus circumspectos nos in respon-
dendo adversus haereticos vel Judaeos esse debere; sicut alibi infatti continua: Considerando la loro malizia disse loro: Perché mi ten-
dixit (Matth. IO, 16): «Estate astuti sicut serpenteS». BEDA: Qui tate? Mostratemi un denaro. Di chi è l'immagine e l'iscrizione?
autem putant interrogationem Salvatoris ignorantiam esse, AMBROGIO: In questo passaggio il Signore ci insegna a essere circospetti
discant ex praesenti Loco, quod potuerit scire Jesus cuius imago nel rispondere agli eretici e ai Giudei; come dice altrove (Mt 10,16):
esset in nummo; sed interrogai, ut ad sermonem eorum competen- «Siate astuti come i serpenti». BEDA: Ora, coloro che pensano che la
ter respondeat; sequitur enim «Respondentes dixerunt: Caesaris». domanda del Signore fosse dovuta a ignoranza, sappiano dal testo pre-

460 Cap. 20, vv. 19-26 Cap. 20, vv. 19-26 46 1

Non putemus Caesarem Augustum, sed Tiberium significari. sente che il Signore poteva conoscere di chi era l'effigie presente nella
Omnes enim Romani reges a primo Caio Caesare, Caesares ap- moneta; ma egli lo chiede per 1ispondere alle loro parole in modo con-
pellati sunt. Ex eorum autem responsione convenienter Dominus veniente. Infatti segue: Risposero: Di Cesare. Non pensiamo che si tratti
quaestionem solvit; sequitur enim «Et ait illis: Reddite ergo quae di Cesare Augusto, ma di Tibc1io. Infatti tutti gli imperatori romani dal
sunt Caesaris Caesari, et quae sunt Dei Deo». TiTUS: Quasi dicat: primo Caio Cesare, erano chiamati Cesare. Sulla base della loro risposta
Verbis tentatis, operibus obedite: subiistis Caesaris servitutem, il Signore risolve la questione in modo appropriato; infatti prosegue: E
suscepistis quae eius sunt: Date ergo illi censum, Deo timorem: disse loro: Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che
non enim exigit Deus denarium, sed fidem. BEDA: Reddite etiam è di Dio. TITO: Come se dicesse: con le parole mi tentate, ora obbeditemi
Dea quae Dei sunt, decimas scilicet, primitias, oblationes et victi- nelle opere: siete soggetti a Cesare e avete assunto i suoi uffici, perciò
mas. Tl!EOPJJYLACTUS: Et attende quod non dixit: Date, sed «reddi- dategli il tributo, mentre a Dio il timore; infatti Dio non vuole il denaro,
te»; debitum enim est: tuetur enim te princeps tuus ab hostibus, ma la fede. B EDA: Inoltre rendete a Dio ciò che è Dio, ossia le decime, le
vitam tuam reddit tranquillam; pro his ergo teneris ei in censu. primizie, le offerte e i sacrifici. TEOFILATTO: E fate attenzione che non
Sed et hoc ipsum quod ojfers, numisma scilicet, ab eo habes. dice: date, ma rendete; infatti è una cosa dovuta, poiché il tuo principe ti
Reddes ergo numisma regium Regi. Deus etiam tibi tradidit intel- protegge dai nemici e rende tranquilla la tua vita; così per queste cose
lectum et rationem: restituas hoc ei non comparatus bestiis, sed in sei tenuto a pagargli il tributo. Ma la cosa stessa che tu offri, cioè la
omnibus rationabiliter procedens. A MBROSIUS: Tu ergo si vis non moneta, la 1icevi da lui. Perciò rendi la moneta regia al Re. Inoltre Dio ti
esse obnoxius Caesari, noli habere quae mundi sunt. Et bene ha dato l'intelletto e la volontà: quindi restituisci al Signore non come le
prius quae Caesaris sunt reddenda decernit: neque enim potest bestie, ma procedendo in ogni cosa in modo razionale. AMBROGIO:
quis esse Domini, nisi prius renuntiaverit mundo. Quam gravia Perciò se non vuoi essere sottomesso a Cesare, non volere avere le cose
vincula promittere Deo et non so/vere. Maior est contractus fidei di questo mondo. E ti insegna giustamente a dare anzitutto le cose che
quam pecuniae. ORJGENES: Habet autem focus iste aliquid mystici. sono di Cesare a Cesare. Perché nessuno può essere di Dio se.prima non
Duae enim sunt imagines in homine: una quam accepit a Deo, ha rinunciato a questo mondo. Come sono pesanti le catene di promette-
altera inimici. Sicut enim denarius habet imaginem imperatorum re a Dio e poi non pagare! È più importante l' impegno della fede che
mundi: sic qui facit opera tenebrarum, portat imaginem eius cuius quello del denaro. ORIGENE: Questo testo ha qualche cosa di mistico.
habet opera. Dicit ergo «Reddite quae sunt Caesaris Caesari», Infatti nell'uomo ci sono due immagini: una che egli 1iceve da Dio e
hoc est, abicite terrenam imaginem, ut possitis, vobis imaginem l'altra dal suo avversario. Come infatti il denaro ha l'immagine degli
caelestem imponentes, reddere quae Dei sunt D eo, ut scilicet Imperatoti di questo mondo, così chi compie le opere delle tenebre porta
Deum diligamus, ... quae, ut Moyses dicit, Deus requirit a nobis. l'immagine di colui del quale possiede le opere. Perciò dice: Rendete
Postulat autem a nobis Deus, non quia necessarium habet ut ei dunque a Cesare ciò che è di Cesare, ossia liberatevi dalle immagini ter-
aliquid tribuamus; sed ut postquam ei dederimus, hoc ipsum nobis rene affinché possiate, assumendo l'immagine celeste, rendere a Dio ciò
tribuat in salutem. BEDA: Qui autem credere debuerant, ad tantam che è di Dio, affinché cioè noi amiamo Dio e le cose che, come dice
sapientiam mirati sunt, quod calliditas eorum insidiandi non Mosè, Dio ci domanda. Ora, Dio ci clùede qualche cosa non perché egli
invenisset locum; unde sequitur «Et non potuerunt verbum eius abbia bisogno che noi gliela restituiamo, ma affinché, dopo che gliela
reprehendere coram plebe, et mirati in responso eius tacuerunt». abbiamo data, egli ce la restituisca per la nostra salvezza. BEDA: Coloro
THEOPHYLACTUS: Ho c enim erat quod praecipue intendebant, che avrebbero dovuto credere, di fronte a tanta sapienza rimasero stupe-
increpare eum coram populo; quod obtinere nequiverunt propter fatti; perché la loro astuzia non era riuscita a sotprenderlo; quindi prose-
sapientissimam eius responsionem. gue: Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo, e meravi-
gliati della sua risposta tacquero. TEOF1LA1TO: TI loro scopo principale
era di biasimarlo dinanzi al popolo; ma non ci 1iuscirono a causa della
sua sapientissima risposta.

462 Cap. 20, vv. 27-40 Cap.20, vv. 27-40 463

VERSUS 27-40 VERSETTI 27-40

27Accesserunt quidam sadducaeorum, qui negant esse 27Gli si avvicinarono poi alcuni Sadducei i quali negano che
resurrectionem, et interrogaverunt eum 2Bdicentes: Magister, vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda. 2 8Maestro,
Moyses scripsit nobis: «Si frater a/icuius mortuus fuerit Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha
habens uxorem et hic sine liberis fuerit, ut accipiat eam frater moglie ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia
eius uxorem et suscitet semen fratri suo»; 29septem ergo una discendenza al proprio fratello. 2 9C'erano dunque sette
fratres errant, et primus accepit uxorem et mortuus est sine filiis, fratelli: Il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Al-
30et sequens accepit illam et ipse mortuus est sine filio, lora la prese il secondo, 31e poi il terzo e cosi tutti e sette; e
31 et tertius accepit illam, simi!iter et omnes septem et non reli- morirono tutti senza lasciare figli. 32Da ultimo morì anche la
querunt semen et mortui sunt. 32 Novissime omnium mortua donna. 33Questa donna, dunque, nella risu rrezione di chi sarà
est et mulier. 33 fn resurrectione ergo cuius eorum erit uxor? moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta per moglie. 34Gesù
siquidem septem habuerunt eam uxorem. 34 Et ait illis lesus: disse loro: I figli di questo mondo prendono moglie e prendono
Filii huius saeculi nubunt et traduntur ad nuptias; 35 il/i vero, qui marito; 35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo
digni habebuntur saeculo il/o et resurrectione ex mortuis, e della risurrezione dai morti non prenderanno né moglie né
neque nubent neque ducent uxores 36neque enim ultra mori marito; 36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali
poterunt; aequales enim ange/is sunt et filii sunt Dei, cum sint agli Angeli , ed essendo figli della risurrezione sono figli di Dio.
filii resurrectionis. 37 Quia vero resurgant mortui, et Moyses 37Che poi i morti risorgano lo ha indicato anche Mosè a propo-
ostendit: secus rubum, sicut dicit: «Dominum, Deum Abraham sito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio
et Deum lsaac et Oeum lacob». 3BOeus autem non est mor- di Isacco, Dio di Giacobbe. 38Dio non è il Dio dei morti, ma dei
tuorum, sed vivorum; omnes enim vivunt ei. 39 Respondentes vivi, pe rché tutti vivono per lui. 39Dissero allora alcuni scribi:
autem quidam scribarum dixerunt ei: Magister, bene dixisti; Maestro, hai parlato bene. 40E non osavano più fargli alcuna
40et amp!ius non audebant eum quidquam interrogare. domanda.

B EDA : Duae erant haereses in ludaeis: una Pharisaeorum, qui BEoA: C'erano due eresie tra i Giudei: una dci Faiisei, i quali prefe1i-
traditionum et observationum iustitiam praeferebant: unde et divi- vano la giustizia mediante l'osservanza delle tradizioni, e per questo
si vocabantur a papula; altera Sadducaeorum, qui inte1pretantur motivo erano chiamati dal popolo «separati»; l'altra dei Sadducei, che
iusti, vindicantes sibi quod non erant. lllis ergo abeuntibus, hi ad significa «giusti», reclamando per se stessi ciò che non erano. Mentre
tentandum accedunt; unde dicitur «Accesserunt autem quidam quelli si allontanavano, costoro gli si accostarono per tentarlo. Perciò si
sadducaeorum qui negant esse resurrectionem». 0RIGENES: dice: Gli si avvicinarono poi alcuni Sadducei, i quali negano che vi
Sadducaeorum haeresis non solum resurrectionem mortuorum sia la risurrezione. ORIGENE: L'eresia dei Sadducei non nega sola-
negat, sed etiam putat animam interire cum c01pore. Hi ergo ver- mente la risurrezione dei morti, ma ritiene anche che l'anima pe1isca
bis Salvatoris insidiantes, eo tempore quaestionem proposuerunt assieme al corpo. Pertanto costoro, tendendo un ' insidia alle parole
quo eum viderunt de resurrectione docere discipulos; unde sequi- del Salvatore, gli presentarono una domanda allorché lo videro inse-
tur «Et interrogaverunt eum, dicentes: Magister, scripsit nobis gnare ai suoi discepoli la risurrezione. Perciò segue; e gli posero que-
Moyses, si frater alicuius mortuus fuerit habens uxorem, et hic sta domanda: Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore
sine jìliis fuerit, ut accipiat eam frater eius in uxorem, et suscitet un fratello che ha moglie ma senza figli, suo fratello si prenda la ve-
semen fratri suo». ÀMBROSIUS: Secundum legis litteram, nubere dova e dia una discendenza al proprio fratello. AMBROGIO: Secondo
cogitur etiam invita, ut dejimcti semen excitet frater; spiritus la lettera della Legge, benché nolente, una vedova è costretta a spo-
autem magister est castitatis. TllEOPHYIACTUS: Sadducaei autem sarsi affinché il fratello possa suscitare il seme del fratello defunto;
+
464 Cap. 20, vv. 27-40 Cap. 20, vv. 27-40 465

fragile fimdamentum substituentes, non credebant resurrectionis ma lo spirito insegna la castità. TEOFILATIO: Ora, i Sadducei basando-
sermonem. Opinantes enim carnalem esse fitturam vitam, in si su un fragile argomento, non credevano nella dottrina della risurre-
resurrectione merito fallebantur; et ideo tamquam impossibile zione. infatti, ritenendo che la vita futura fosse di tipo carnale, natu-
calumniantes dogma resurrectionis, fingunt hanc narrationem, ralmente cadevano in errore riguardo alla risurrezione, e perciò,
dicentes «Septem ergo fratres erant: et primus accepit uxorem, et oltraggiando la dottrina della riswTczione come una cosa impossibile,
mortuus est sine filiis; et sequens accepit illam, et mortuus est costrniscono la storia seguente, dicendo: C 'erano dunque sette fratel-
sine filio; et tertius accepit illam; et similiter omnes septem, et li. Il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese
non reliquerunt semen, et mortui sunt. Novissime autem omnium il secondo, e poi il terzo e così tutti e sette, e morirono tutti senza la-
mortua est et mulier». BEDA: Hancfabulam confingunt, quae deli- sciare figli. Da ultimo morì anche la donna . B EDA: Essi compongono
ramenti arguat eos qui resurrectionem asserunt mortuorum. questa favola per accusare di vaneggiamento coloro che sostengono
Turpitudinem ergo fabulae opponunt, ut resurrectionis denegent la risurrezione dei morti. Contrappongono dunque l'indecenza della
veritatem; unde subditur «in resurrectione ergo cuius eorum erit favola per negare la verità della risurrezione; perciò si aggiunge:
uxor? Siquidem habuerunt septem eam uxorem». AMBROS!US: Questa donna dunque nella risurrezione di chi sarà moglie? Poiché
Mystice haec mulier Synagoga est, quae septem viros habuit, sicut tutti e sette l'hanno avuta per moglie. AM.13ROGIO: In senso mistico
dicitur Samaritanae (Io. 4, 18): «Quinque viros habuisti», quia questa donna è la Sinagoga, la quale ebbe sette mariti, come si dice
Samaritana tantum quinque libros Moysi, Synagoga septem della Samaritana: «Hai avuto cinque mariti» (Gv 4,18), poiché la Sa-
sequitur principaliter, et de nullo propter perfidiam suam heredi- maritana seguiva soltanto i cinque libri di Mosè, mentre la Sinagoga
tariae posteritatis semen accepit; et ideo partem cum viris suis in ne possiede soprattutto sette, ma da nessuno di essi, a causa della sua
resurrectione habere non potuit, quia spirituale praeceptum perfidia, riceve il seme della posterità; perciò non poté avere parte
secundum sensum carnis inverti!: non enim frater carnalis aliquis alla risurrezione insieme con i suoi mariti, perché prese un precetto
denuntiatus est, qui semen fratris suscitaret defimcti, sed ille qui spirituale secondo il senso carnale. Infatti non viene indicato nessun
de mortuo populo Judaeorum, sapientiam sibi divini cultus asci- fratello carnale che dovrebbe fornire il seme al fratello defunto, ma
sceret in uxorem, atque ex ea semen in Apostolis suscitare!, qui invece quel fratello che alla morte del popolo dei Giudei prese per
quasi defunctorum reliquiae ludaeorum, informes adhuc in sposa la sapienza dcl culto divino e ne fece nascere dci figli spirituali
Synagogae utero derelicti, secundum electionem gratiae reservari nella persona degli Apostoli. Questi, essendo come i resti del popolo
navi seminis admixtione meruerunt. BEDA: Sive septem hi fratres giudaico, che erano stati come abbandonati nel seno della Sinagoga
reprobis congruunt, qui per totam huius saeculi vitam, quae prima di essere formati, hanno meritato di essere salvati secondo
septem diebus volvitur, a bonis operibus steri/es existunt: quibus l'elezione della grazia come frutti di questa unione tutta spirituale.
viritim morte praereptis, ad ultimum et ipsa mundana conversatio B EDA: Oppure questi sette fratelli corrispondono ai malvagi che per
quasi uxor infecunda transibit. THEOPHYLACTUS: Dominus autem tutta la vita di questo mondo, che si svolge in sette giorni, riguardo alle
ostendens in resurrectione non esse futuram conversationem car- opere buone restano sterili; costoro, strappati singolarmente dalla mor-
nalem, eorum dogma evulsit simul cum fragili fundamento; unde te, porranno fine ali ' esistenza umana come una moglie infeconda.
sequitur «Et ait illis lesus: Filii huius saeculi nubunt et traduntur TEOFCLATTO: Ora, il Signore mostra che nella riswTezione non ci sarà
ad nuptias». A uGUSTTNUS, De quaest. Evang. [2,49}: Quia connu- alcuna relazione carnale, e così demolisce la loro dottrina assieme al
bia propter filios, filii propter successionem, successio propter loro fragile argomento. Perciò segue: Gesù disse loro: I figli di que-
mortem. Ubi ergo mors non est, neque connubia; unde sequitur sto mondo prendono moglie e prendono marito. AGOSTINO: Infatti i
«fili vero qui digni habebuntur saeculo ilio et resurrectione ex matrimoni sono per i figli, i figli per la successione, la successione
mortuis, neque nubent, neque ducent uxores; neque enim ultra per la morte. Perciò dove non c'è morte, non ci sono neppure matri-
mori poterunt». BEDA: Quod non ita intelligendum est quasi soli moni. Donde segue: ma quelli che sono giudicati degni dell'altro
digni ve! resurrecturi, ve! sine nuptiis fitturi sint; sed omnes etiam mondo e della risurrezione dai morti non prenderanno né moglie né
peccatores resurrecturi, et absque nuptiis sunt in saeculo ilio marito; e nemmeno possono più morire. B EDA: Il che non va inteso
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Cap. 20, vv. 27-40

mansuri. Dominus autem ut ad resurrectionis gloriam inquiren- come se soltanto coloro che ne sono degni ris.or~eranno e non pren-
dam animos incitare!, de electis tantum voluit facere sermonem. deranno moglie, ma tutti, compresi i peccaton, nsorg~ranno ~ r~ste­
AucusTJNUS, De quaest. Evang. [2,49]: Sicut autem nunc senno ranno senza moglie nel secolo futw-o. Il ~ignor~ tuttavia, pe~ incitare
noster decedentibus et succedentibus syllabis peragitur atque per- gli animi alla ricerca della gloria della_ n surrez10nc, voll_e discorrer~
jicitur, ita et ipsi homines, quorum sermo est, decedendo et succe- soltanto degli eletti. AGOSTINO : Come ti nostr? parlare s1 .svolge e s~
dendo peragunt atque petfì.ciunt ordinem huius saeculi, qui tem- realizza attraverso la sparizione e la success10ne delle sillabe, c~s1
porali rerum pulchritudine contexitur. In il/a autem vita, quoniam anche gli uomini, dci quali qui si parla, con la loro morte e _success10-
Verbum Dei, quo fi'uemur, nulla decessione atque successione syl- ne, svolgono e realizzano l'ordine di questo mondo eh~ si c01:np~n.e
labarum completur, sed omnia quae habet, semper manendo, della bellezza temporale delle cos~. In~ece ncll '~ltr~ v.ita, po1chc 11
simul habet; ita participes eius, quibus ipsum solum erit vita, Verbo di Dio di cui fruiremo non s1 realizza con l estmztone e la suc-
neque moriendo decedent, neque nascendo succedent; sicut nunc cessione delle sillabe, e tutto ciò che ha, restando per se.mpre, l_o pos~
est in Angelis; unde sequitur «Aequales enim Angelis sunt». siede simultaneamente, così coloro che ne ~01~0 partec1p1, e ai , quali
CYRILLUS: Sicut enim multitudo Angelorum plurima quidem soltanto apparte1Tà la vita, non cesseranno di vivere morend~, ne su~­
est, non autem propagata per generationem, sed ex creatione cederanno ad altri nascendo; come accade attualmente agli Angeli.
consistens; ita et his qui resurgunt non est opus ulterius nuptiis; Perciò continua: perché sono uguali agli Angeli. CrRILLO: Con:ie la
unde sequitur «Et fìlii Dei sunt, cum sint filii resurrectionis». moltitudine degli Angeli è grandissima ma non_ si propa~a mediante
THEOPHYLACTUS: Quasi dicat: Quia Deus est qui operatur in
la generazione esistendo per ?pera ?c~la cre~z1o~e, cos~ ,col.oro eh~
resurrectione, merito dicuntur Dei jilii qui per resurrectionem
risorgono non sono il frutto di ultenon matnn:o~1; ~erc10 prosegue:
regenerantur: non enim aliquid carnale in resurgentium genera-
ed essendo figli della risurrezione sono flglL dz f!w. T~OF I LATTO .
tione conspicitur, non coitus, non matrix, non partus. BEDA: Ve!
Come se dicesse: poiché è Dio che opera nell~ nsurr~z10n~, sono
«Aequales Angelis, et fìlii sunt Dei»: quia gloria resurrectionis
detti a buon diritto figli di Dio coloro che sono ngenerat1 me~iante l~
innovati, sine ullo mortis metu, sine ulla tabe corruptionis, sine
risurrezione; infatti non c' è alcunché di carnale nella gcneraz10nc dei
ullo terreni status actu, perpetua Dei visione fruuntur. ORIGENES:
risorti: né il rapp01to sessuale, né l'utero, né il parto. BEDA: <?ppure:
Sed quia Dominus in Matthaeo (22,29) dicit quod hic praetermit-
titur: «Erratis nescientes Scripturas», propone Scripturam, ubi uguali agli Angeli e figli ~i Dio: poiché, rinnovati dalla ~lor~a d~~ l a
ristmezione, senza alcun timore della morte, senza macchia di ~~1rn­
scriptum sit (ib. v. 30): «Neque nubent, neque nubentur».
zione senza alcun atto della condizione terrena, godono della v1s10ne
Quantum enim ego aestimo, neque in veteri, neque in novo testa-
mento quicquam tale reperitur. Sed omnis eorum error de perp~tua di Dio. ORIG ENE:_ 1:1a poiché ~l Signor.e ?~ce in Matte.o
Scripturae lectione, quam non intelligunt, subrepsit; dicitur enim (22,29) qualche cosa che qui viene tralasc~ato: «Voi v1 mgan~ate p01~
in Isaia (65, 13): «Electi mei bibent»; et putant haec et similia ché non capite le Scritture», ti c~i edo ~1 pres,en~a~c la Scn~tur~ l~
fatura esse in resurrectione. Paulus autem omnes has benedictio- dove sta scritto (ivi, v. 30) «Alla n surrcz1one ne c1 s1 ammoglia ne et
nes spirita/iter interpretans, et sciens non esse carnales dicit si marita» . Per quanto mi risulta, né nell'Antico _né. nel Nuovo
(Eph. 1,3): «Benedixisti nos in omni benedictione spirituali». Testamento si incontra alcunché di simile. Ma qualsiasi loro errore
TIIEOPHYLACTUS: Ve/ Dominus rationi suprapositae Scripturae nella lettura della Scrittw-a, che essi non capiscono, è subentrato con
testimonium addit, subdens «Quia vero resurgant mortui, et l'inganno· infatti in Isaia si dice (65,13): «Ecco, i miei servi berran-
Moyses ostendit secus rubum, sicut dicit Dominum Deum no» e pedsano che queste cose accadranno nella risun_c~io~e. Invece
Abraham et Deum lsaac et Deum lacob»; quasi dicat: Si semel Paolo, interpretando spiritualmente tutte ques~e bened 1~10m e sapen-
redierunt in nihilum Patriarchae, ne viverent apud Deum, in spe do cbe non sono carnali, dice (Ef 1,3): «C1 ?a1 .benedetti ~on ogm ?e-
resurrectionis non dixisset: Ego sum, sed: «Fueranw; consuevi- nedizione spirituale». TEOF!LATIO: Oppw-c 11 Signore ~ggmnge un al-
mus enim de rebus corruptis et praeteritis dicere: eram Dominus tra testimonianza alla ragione già proposta della Scnttura, dicendo:
illius rei. Nunc vero quoniam dixit: «Ego sum», ostendit quod che poi i morti risorgono lo ha indicato anche Mosè a proposito del
468 Cap. 20, vv. 27-40 Cap. 20,vv.27-40 469

viventium est Deus et Dominus; et hoc est quod subditur «Deus roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio
autem non est mortuorum, sed vivorum: omnes enim vivunt ei»: di Giacobbe; come se dicesse: Se una volta i Patriarchi fecero ritorno
quamvis enim exanimes sunt, vivunt tamen apud Deum in spe al nulla tanto da non vivere ulteriormente presso Dio, non avrebbe
resurgendi. BEDA: Vel hoc dicit, ut cum probaverit animas per- detto con la speranza della risurrezione: lo sono, ma Io sono stato;
manere post mortem, quod Sadducaei negabant, consequens infatti è nostra consuetudine dire delle cose corrotte e passate: sono
introduceretur et corporum resurrectio, quae cum animabus bona stato padrone di quella cosa. Ma poiché ora dice: Io sono, mostra che
ma/ave gesserunt. Est autem vera vita qua iusti Dea vivunt, etiam egli è Dio dei viventi e loro Signore, e questo è quanto viene sog-
quando corpore moriuntur. Ad comprobandam autem resurrectio- giunto: Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono
nis veritatem, multo man(festioribus exemplis ex Prophetis uti per lui: infatti, benché siano mo1ti, essi vivono presso Dio con la spe-
valuit, sed sadducaei quinque tantum libros Moysi recipiebant, ranza di risorgere. B EDA: Oppure dice questo affinché, dopo aver di-
Prophetarum vaticinia respuentes. CHRYSOSTOMUS: Sicut autem mostrato che le anime sussistono dopo la moite, cosa che i Sadducei
sancti communem orbis Dominum sibi appropriant, non derogan- negavano, fosse introdotta logicamente anche la risurrezione dei cor-
tes eius dominio, sed proprium affectum pandentes, secundum pi, i quali insieme con le anime hanno compiuto il bene e il male.
morem amantium, qui non patiuntur cum multis diligere, sed Quella che i giusti vivono per Dio è una vita vera, anche quando i
volunt p raecipuam et specialem quamdam dilectionem exprimere; corpi muoiono. Per comprovare la verità della risurrezione ci si servi-
sic et Deus specialiter se horum Deum dicebat, non coarctando va di esempi assai più chiari tratti dai Profeti, ma i Sadducei acco-
suum dominium, sed ampliando. Non enim sic multitudo subdito- glievano soltanto i cinque libri di Mosè e respingevano gli annunci
rum sicut virtus famulantium pandit eius dominium; unde non sic dei Profeti. CRISOSTOMO: Come i santi reclamano come proprio il Si-
gaudet dici Deus caeli et terrae, sicut cum dicitur «Deus Abraham, gnore comune del mondo senza nulla togliere al suo dominio, ma e-
Deus Tsaac et Deus l acob». Et apud morta/es quidem a Dominis sprimendo il loro affetto come fanno gli amanti che non soppmtano
denominantur famuli; dicimus enim: Villicus talis Ducis; e con- di amare assieme agli altri, volendo esprimere un loro amor~ pmtico-
trario autem Deus dicitur A brahae. lare e speciale, così anche Dio si diceva loro Dio in modo speciale,
THEOPHYLACTUS: Confutatis autem sadducaeis, favent Jesu non restringendo il proprio dominio ma ampliandolo. Infatti la molti-
Scribae tamquam sadducaeorum appositi; unde sequitur «Re~pon­ tudine dei sudditi non manifesta il suo dominio come la virtù dei
dentes autem quidam Scribarum dixerunt: Magister, bene dixisti». servi; perciò non gode di essere detto Dio dcl cielo e della terra allo
BEDA: Et quia in sermonibus confutati sunt, ultra non interrogant; stesso modo in cui viene detto Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di
unde sequitur «Et amplius non audebant eum quidquam interro- Giacobbe. Infatti tra i mortali i servi sono denominati dai loro padro-
gare»: sed comprehensum Romanae tradunt potestati; ex quo ni; così diciamo: il servo di tale Capo; mentre, al contra1io, si dice
intelligimus venena invidiae passe quidem superari, sed dijjìcile Dio di Abramo.
conquiescere. TEOFILATIO: Ora, confutati i Sadducei, sono favorevoli a Gesù gli
Scribi che erano gli avversari dei Sadducei; perciò prosegue: Dissero
allora alcuni Scribi: Maestro, hai parlato bene. BEDA: E poiché erano
stati confutati nei discorsi, non lo interrogano più; perciò continua:
E non osavano più fargli alcuna domanda, ma lo presero e lo con-
segnarono all'autorità romana; dal che possiamo apprendere che il ve-
leno dell' invidia può essere superato, ma è difficile tenerlo a bada.
'f
470 Cap. 20, vv. 41-44 Cap. 20, vv. 41-44 471

VERSUS 41-44 VERSETTI 41-44


41 Dixit autem ad illos: Quomodo dicunt Christum filium 41Egli poi disse loro: Come mai dicono che il Cristo è figlio
esse David, 42et ipse Oavid dicit in libro Psalmorum: «Oixit di Davide, 42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: Ha detto
Domi'.11.!s .Domino meo: Sede a dextris meis, 43donec po- il Signore al mio Signore: 43siedi alla mia destra finché io pon-
nam ~mm1c_os tuos scabellum pedum tuorum »? 44 David ergo ga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi? 44Davide dunque lo
Dommum 11/um vocat; et quomodo filius eius est? chiama Signore; come dunque può essere suo figlio?

TJJEOPHYLACTUS: Quamvis Dominus ad passionem erat iturus TuOFILATTO: Sebbene il Signore si avviasse in breve tempo alla sua
in brevi, praedicat propriam deitatem: nec hoc tamen incaute aut passione, continuava ad annunciare la sua divinità; e non lo faceva in
arroganter; sed modeste quaerit; unde dicitur «Dixit autem ad modo incauto o arrogante, ma chiede modestamente; per questo motivo si
ìllos: Quomodo dicunt Christumfilium David esse?». AMBROSIUS, dice: Egli poi disse loro: Come mai dicono che il Cristo è figlio di
i n Lucam [I. 10]: Non reprehenduntur hoc loco quia Davidfilium Davide? AMBROGIO: l n questo testo non vengono rimproverati perché lo
confitentur, quia caecus i/le, David filium confitendo, meruit sani- hanno chiamato figlio di Davide, poiché il cieco, confessando che era
tatem; et pueri dicentes (Matth. 21,9): «Hosanna filio David», figlio di Davide, meritò la guarigione; e perché dicendo (Mt 21,9) :
praecelsae praedicationis gloriam Deo deferebant; sed reprehen- «Osanna al figlio di Davide» rendevano gloria a Dio per l'eminente predi-
duntur, quia non credunt Filium D ei; unde subditur «Et ipse cazione, ma li rimprovera perché non credono che sia il Figlio di Dio; per
David dicit in libro Psalmorum: Dixil Dominus Domino meo». Et questo soggiunge: se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: Ha detto il
Pater Dominus, et Filius Dominus; sed non duo Domini, sed unus Signore al mio Signore. E il Padre è Signore, e il Figlio è Signore, ma non
est Dominus: quia Pater in Filio, et Filius in Patre: ipse ad dexte- sono due Signmi, ma un solo Signore; perché il Padre è nel Figlio e il
ra~i Patris sedet, quia Patri consors, nulli secundus est; sequitur Figlio nel P adre; egli stesso siede alla destra del Padre, perché è consocio
emm «Sede a dextris meis». Nec praefertur qui ad dexteram sedet, dcl Padre, in nulla a lui secondo; continua infatti: siedi alla mia destra. E
n.ec ini~triam patitur qui admittitur: gradus non quaeritur dignita- non c'è preferenza per chi siede alla destra, né soffre ingiuria chi vi viene
tis, ~bi plenitudo est divinitatis. AUGUST!NUS, De symbolo [2, 7]: ammesso; infatti dove c'è la pienezza della divinità non si cerca il grado
Sessione autem ista non accipiamus humanis membris positum, della dignità. A GOSTINO: Con il sedersi qui non si deve intendere la posi-
zione delle membra umane, come se il Padre si sedesse alla sinistra e il
tamquam Pater sedeat in sinistra et Filius sedeat ad dexteram ·
Figlio alla destra, ma dobbiamo intendere con la destra quel potere che ha
sed ipsam dexteram intelligamus potestatem quam accepit ili~
ricevuto quell'uomo che fu assunto da Dio, perché venga per giudicare
homo susceptus a Deo, ut veniat iudicaturus qui primo venerat
colui che anzitutto era venuto per essere giudicato. CIRILLO: Oppw-c il
iudicandus. CYRILLUS: Ve! quod sedet ad dexteram Patris, super-
fatto che siede alla destra del Padre prova la sua gloria celeste; infatti
nam eius gloriam probat: nam quorum est thronus aequalis, et
coloro che hanno eguale il trono, hanno eguale anche la maestà. In ve1ità
maiestas. Sessio vero in Deo significa! regnum, et omnium pote-
lo stare a sedere in Dio significa il regno e il potere su ogni cosa. Perciò
statem. Sedet ergo a dextris Dei Patris, quia Verbum ex paterna siede alla destra del Padre perché il Verbo, procedendo dalla sostanza
substantia p rodiens, factum caro, divinam non exuit dignitatem. paterna, si è fatto carne senza spogliarsi della sua divina dignità.
THEOPHYLACTUS: Manifestat ergo quod adversarius Patris non est, TuoFILATIO: Perciò chiaiisce che non è un rivale del Padre, ma che con-
sed secum concordat; cum Pater repugnet adversariis eius; sequi- corda con lui; infatti il Padre combatte i suoi rivali; continua infatti: finché
tur enim «Donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum». io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi. AMBROGIO: Pe1tanto cre-
AMBROSJUS: Ergo et Deum Christum, et hominem esse credamus; diamo che il C1isto è sia Dio sia uomo; al quale dal Padre vengono sotto-
cui a Patre subiciuntur inimici, non per infìrmitatem potestatis messi i suoi nemici non per la debolezza del suo potere, ma per l'unità
suae, sed per unitatem naturae, quia in altero alter operatur: nam della loro natura, poiché nell'uno opera anche l' altro: infatti anche il
t
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et Filius subicit inimicos Patri, quia Patrem clarifìcat super ter- Figlio assoggetta i nemici al Padre, per~hé egli ren?c glo~a al Padre sulla
ram. THEOPHYLACTVS: Quaerit ergo ipse, et mota dubitatione sinit terra. TEOFILATIO: Perciò egli stesso chiede, e con il dubbio pe1mette loro
illos colligere quid sequatur; unde subdit «David ergo Dominurn di capire ciò che segue; perciò soggiunge: Davide dunque lo chiama
illum vocat, et quomodo filius eius est?». CHRYSOSTOMUS: David Signore; come dunque può essere suo figlio? CRISOSTOMO: Certamente
quidem pater Christi et servus; hoc quidem secundum carnem, Davide è sia padre del Cristo che suo servo: l'una cosa secondo la carne;
illud secundum spiritum. CYRILLUS: Et nos ergo novis Pharisaeis, l'altra cosa grazie allo spirito. CIRILLO: Perciò noi, ai nuo_vi !'arisei che
qui nec verum Dei Filium, neque Deum esse fatentur natum ex non 1iconoscono il vero Figlio di Dio né confessano che D10 e nato dalla
sacra Virgine, sed dividunt unum Filiwn in duos, talem obicimus santa Vergine, ma dividono l'unico Figlio in due, sottoponia~o la seguen-
quaestionem: Quo pacto filius David Dominus eius est, et non te obiezione: per quale motivo il figlio di Davide è il suo signore, e non
humano dominio, sed divino? per una signoria umana, ma divina?

VERSUS 45-47 VERSETTI 45-47

45Audiente autem omni populo, dixit discipulis suis: 45E mentre tutto il popolo asco ltava, disse ai discepoli:
46Attendite a scribis, qui volunt ambu/are in stolis et amant 46Guardatevi dagli Scribi che amano passeggiare in l~ng.h~
salutationes in foro et primas cathedras in synagogis et vesti e hanno piacere a essere salutati nelle piazze, avere 1pnm1
primos discubitus in conviviis, 47qui devorant domos vidua- seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; 47di~orano I~
rum simu/antes longam orationem. Hi accipient damna- case delle vedove e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi
tionem maiorem. riceveranno una condanna più severa.
CHRYSOSTOMUS: N ihil autem est fortius quam ex Prophetis CRISOSTOMO. Non c'è nulla di più forte che argomentare dai Profeti;
disputare: hoc enim est et ipsis rebus validius: nam Christo infatti questo procedimento è in realtà il più valido: poiché il Cristo,,
facien te miracula contradicebant multoties; cum vero allegavi! che compiva miracoli, era spesso contraddetto, mentr~, qu~do allego
Prophetiam, tacuerunt, quia non habebant quid dicerent. Eis la profezia, essi tacquero perché 1:ion avevan~ al.cu?che da dire. Mentre
autem tacentibus, contra eos invehitur; unde dicitur «Audiente tacevano, egli si scaglia contro d1 loro; perc10 s1 dice: E_ m~ntr:e. tut!o Li
autem omni populo, dixit discipulis suis». THEOPHYLA CTUS: Quia popolo ascoltava disse ai discepol!·. TEO.FILATIO: .Po1che h 1~v~ ava
enim eos orbis doctores mittebat, merito monet non esse eis imi- come maestri del mondo, a buon diritto h ammonisce a non 11mtare
tandam Pharisaeorum ambitionem,- unde sequitur «Attendite a l'ambizione dei Farisei; donde segue: Guardatevi dagli Scribi che
Scribis, qui volunt ambulare in stolis». BEDA: Jdest, cultioribus amano passeggiare in lunghe vesti. BEDA: Cioè presentarsi ~ p~bblico
vestimentis induti ad publicum procedere,- in quo inter cetera vestiti con abiti molto eleganti; in cui, tra le altre cose, s1 dice che
dives peccasse describitur. CrRILLUS: Passiones autem erant pecca il ricco. CIRILLO: Queste erano passio~~ tipi~h~ degli. Sc~ibi,
Scribarum, amor gloriae inanis et lucri. Ut igitur tam pessima l'amore della vanagloria e del lucro. E affinche 1 sum discepoli ev1tas-
crimina evitarent discipuli, commonet eos subdens «Et amant sero vizi così gravi, li avverte dicendo: e hanno piacere a essere salu-
salutationes in foro». THEOPHYLACTUS: Quod est blandientium, et tati nelle piazze. TEOFILATIO: Il che è proprio di chi blandisce e va a
venantium opinionem famae,- ve/ agunt hoc causa congregandae caccia di una buona riputazione; oppure si comportano in questo modo
pecuniae; sequitur enim «Et primas cathedras in Synagogis et per collezionare denaro; infatti prosegue: ave1:e i prim! ~egg~ n~ll~
primos discubitus in conviviis». BEDA: Non primos sedere, vel Sinagoghe e i primi posti nei conviti. BEDA: Egh non pro1b1sce 1 pn~
discumbere vetat eos quibus hoc officii ordine competi!, sed eos seggi o i p1imi posti a coloro ai quali ciò spetta gr~ie al loro uffic10,
qui hoc indebite amant, docet esse cavendos, animum, non gra- ma da coloro che amano ciò in modo indebito egh raccomanda che
472 Cap. 20, vv. 41-44 Cap. 20, vv. 41 -44 473

et Filius subicit inimicos Patri, quia Patrem clarifìcat super ter- Figlio assoggetta i nemici al Padre, perché egli rende gloria al Padre sulla
ram. THEOPHYLA CTUS: Quaerit ergo ipse, et mota dubitatione sinit terra. TEOFILAITO: Perciò egli stesso chiede, e con il dubbio pc1mette loro
illos colligere quid sequatur; unde subdit «David ergo Dominum di capire ciò che segue; perciò soggiunge: Davide dunque lo chiama
illum vocat, et quomodo .filius eius est?». CHRYSOSTOMUS: David Signore; come dunque può essere suo figlio? CRISOSTOMO: Certamente
quidem pater Christi et servus; hoc quidem secundum carnem, Davide è sia padre del Cristo che suo servo: l'una cosa secondo la carne;
il/ud secundum spiritum. CYR!LLUS: Et nos ergo novis Pharisaeis, l'altra cosa grazie allo spirito. CIRILLO: Perciò noi, ai nuovi Farisei che
qui nec verum Dei Filium, neque Deum esse fatentur natum ex non riconoscono il vero Figlio di Dio né confessano che Dio è nato dalla
sacra Virgine, sed dividunt unum Filium in duos, talem obicimus santa Vergine, ma dividono l'unico Figlio in due, sottoponiamo la seguen-
quaestionem: Quo pacto .filius David Dominus eius est, et non te obiezione: per quale motivo il figlio di Davide è il suo signore, e non
liumano dominio, sed divino? per una signoria umana, ma divina?

VERSUS 45-47 VERSETTI 45-47

45Audiente autem omni popu/o, dixit discipulis suis: 45E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli:
46Attendite a scribis, qui volunt ambulare in stolis et amant 46Guardatevi dagli Scribi che amano passeggiare in lunghe
salutationes in foro et primas cathedras in synagogis et vesti e hanno piacere a essere salutati nelle piazze, avere i primi
primos discubitus in conviviis, 47qui devorant domos vidua- seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; 47 d i~orano I~
rum simulantes /ongam orationem. Hi accipient damna- case delle vedove e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi
tionem maiorem. riceveranno una condanna più severa.
CHRYSOSTOMUS: N ihil autem est fortius quam ex Prophetis CRISOSTOMO. Non c'è nulla di più forte che argomentare dai Profeti;
disputare: hoc enim est et ipsis rebus validius: nam Christo infatti questo procedimento è in realtà il più valido: poiché il C1isto,
faciente miracula contradicebant multoties; cum vero aflegavit che compiva miracoli, era spesso contraddetto, mentre, quando allegò
Prophetiam, tacuerunt, quia non habebant quid dicerent. Eis la profezia, essi tacquero perché non avevano alcunché da dire. Mentre
autem tacentibus, contra eos invehitur; unde dicitur «Audiente tacevano egli si scaglia contro di loro; perciò si dice: E mentre tutto il
autem omni populo, dixit discipulis suis». THEOPHYLACTUS: Quia popolo ~scollava disse ai discepoli. TEOFILATTO: Poiché li i~v~ava
enim eos orbis doctores mittebat, merito monet non esse eis imi- come maestri del mondo, a buon diritto li ammonisce a non 1m1tare
tandam Pharisaeorum ambitionem; unde sequitur «Attendile a l'ambizione dei Farisei; donde segue: Guardatevi dagli Scribi che
Scribis, qui volunt ambulare in stolis». BEDA: Idest, cultioribus amano passeggiare in lunghe vesti. BEDA: Cioè presentarsi ~ p~bblico
vestimentis induti ad publicum procedere; in quo inter cetera vestiti con abiti molto eleganti; in cui, tra le altre cose, s1 dice che
dives peccasse describitw~ CYRTLLUS: Passiones autem erant pecca il ricco. CIRJLLO: Queste erano passio?! tipi~h~ degli. Sc~·ibi,
Scribarum, amor gloriae inanis et lucri. Ut igitur tam pessima l'amore della vanagloria e del lucro. E affinche 1 suoi discepoh evitas-
crimina evitarent discipuli, commonet eos subdens «Et amant sero vizi così gravi, li avverte dicendo: e hanno piacere a essere salu-
salutationes in foro». TrrEOPHYLACTUS: Quod est blandientium, et tati nelle piazze. TEOFILATIO: Il che è proprio di chi blandisce e va a
venantium opinionem famae; ve! agunt hoc causa congregandae caccia di una buona riputazione; oppure si comportano in questo modo
pecuniae; sequitur enim «Et primas cathedras in Synagogis et per collezionare denaro; infatti prosegue: avere i primi seggi nelle
primos discubitus in conviviis». BEDA: Non primos sedere, ve! Sinagoghe e i primi posti nei conviti. BEDA: Egli non proibisce i pri~i
discumbere vetat eos quibus hoc officii ordine competit, sed eos seggi o i primi posti a coloro ai quali ciò spetta grazie al loro uffic10,
qui hoc indebite amant, docet esse cavendos, animum, non gra- ma da coloro che amano ciò in modo indebito egli raccomanda che
474 Cap. 20, vv. 45-47
' Cap.20, vv.45-47 475

dum redarguens; quamvis et hoc culpa non careat, si iidem in foro devono guardarsi, biasimando lo spirito e non il grado; sebbene anche
litibus velint interesse qui in synagoga magistri desiderant appel- questo non sia privo di colpa, quando gli stessi che vogliono pa1tecipa-
lari. Duplici autem ratione a vanae gloriae cupidis attendere re ai litigi nel mercato, desiderano di essere chiamati maestri nella
iubemur: ne ve! eorum simulatione ducamw; aestimantes bona Sinagoga. Ora, ci si ordina di guardarci dai bramosi di vana gloria per
esse quae faciunt; ve/ aemulatione injlammemur, frustra gauden- due motivi: o perché non siamo condotti dalle loro pretese, consideran-
tes in bonis laudari quae simulant. Non solum autem laudes ab do buone le cose che essi fanno; o per non essere accesi dall'emulazio-
hominibus, sed et pecunias quaerunt; sequitur enim «Qui devo- ne desiderando invano di essere lodati per le cose buone che essi osten-
rant domos viduarum, simulantes longam orationem». l ustos enim tano. Ma essi non cercano solo la lode degli uomini, bensì anche il
et magni meriti apud Deum se simulantes, ab infirmis et peccato- danaro; infatti continua: divorano le case delle vedove e in apparenza
rum suorum conscientia turbatis, quasi patroni pro eis in iudicio fanno lunghe preghiere. Infatti, simulando di essere giusti e di possede-
Ji1turi, pecunias accipere non dubitant. CHRYSOSTOMUS: lngurgi- re grandi meriti presso Dio, non dubitano di ricevere denaro dai deboli
tantes etiam se viduarum bonis, paupertatem atterunt, non quali- e da quelli che sono turbati nella loro coscienza per i propri peccati, co-
tercwnque comedentes, sed devorantes, et ad pravitatem oratione me se fossero loro patroni nel giudizio futuro. CRISOSTOMO: Riempen-
utentes; quod graviori poenae facit eos obnoxios; unde sequitur dosi anche dei beni delle vedove, calpestano la loro povertà, non sem-
«Hi accipient maiorem damnationem». T HEOPHYLACTUS: Quia non plicemente mangiando ma divorando, e usando la preghiera per i loro
solum mala faciunt, sed orationes praetendunt, et virtutem faciunt misfatti; e questo li rende rei di una pena più grande; perciò segue: essi
pravitatis excusationem. Viduas etiam depauperant, quarum opor- riceveranno una condanna più severa. TEOFlLATIO: Poiché non solo
tebat misereri, dum ab sui praesentiam eas cogunt exponere. compiono il male, ma avanzano la pretesa della preghiera, rendendo
B EDA: Ve/ quia laudes ab hominibus et pecunias quaerunt, maiori così la virtù una scusa del loro peccato. Inoltre spogliano le vedove,
damnatione plectuntw: delle quali dovevano invece avere compassione, costringendole a gran-
di spese. B EDA: Oppure, poiché richiedono per la loro assistenza agli
uomini lodi e denaro, sono colpiti con una condanna più grave'.
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CAPUT21 CAPITOL021

VERSUS J-4 VERSETTI 1-4

1Respiciens autem, vidit eos, qui mittebant munera in 1Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro
gazophylacium, divites; 2vidit autem et quamdam viduam pau- offerte nel tesoro (gazofilacio). 2Vide anche una vedova pove-
perculam mittentem aera minuta duo. 3Et dixit: Vere dico vobis ra che vi gettava due spiccioli 3e disse: In verità vi dico: questa
quia vidua haec pauper plusquam omnes misit; 4nam omnes vedova povera ha messo più di tutti. 4Tutti costoro, infatti, han-
hi ex abundanti sibi miserunt in munera Dei, haec autem ex eo no deposto come offerta a Dio del loro superfluo, questa in-
quod deest illi, omnem victum sum, quem habuit, misit. vece, nella sua miseria, ha dato tutto quanto aveva per vivere.

GLOSSA: Postquam Dominus redarguit Scribarum avaritiam qui GLOSSA: Dopo aver biasimato l'avarizia degli Scribi che divoravano
domos viduarum devorabant, commenda! viduae eleemosynam; le abitazioni delle vedove, il Signore loda l' elemosina della vedova; quin-
unde dicitur «Respiciens autem vidit eos qui mittebant munera sua di si dice: Alzati gli occhi vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte
in gazophylacium divites». BEDA: Quia sermone graeco phylattin, nel tesoro. B EDA: Poiché nella lingua greca phylattein significa «conser-
servare dicitw; et gaza lingua persica divitiae vocantur, gazophyla- vare», e nella lingua persiana gaza vengono dette le ricchezze, si suole
cium locus appellari so/et quo divitiae servantur. Erat autem arca chiamare gazophylacium il luogo dove si conservano le ricchezze. Ora,
foramen habens desuper posita iuxta altare ad dexteram ingredien- c'era una cassa con un buco in alto collocata vicino all'altare sul fianco
tibus domum Domini, in quam mittebant sacerdotes, qui custodie- destro di coloro che entravano nella casa del Signore, in cui i ·sacerdoti
ban t hostias, omnem pecuniam quae deferebatur ad templum che custodivano le vittime iiponevano tutto il denaro che veniva portato
Domini. Dominus autem, sicut operantes in domo sua discuti!, ita et nel tempio del Signore. Ora il Signore, come discute con coloro che ope-
dona ferentes respicit; et quem dignum viderit, laudat; quem repro- rano nella propria casa, così guarda coloro che recano dci doni e loda chi
bum, damnat; unde sequitur «Vidit autem et quamdam viduam pau- vede degno, mentre condanna i malvagi ; perciò prosegue: Vide anche
perculam mittentem aera minuta duo». CYJULLUS: Duos obolos offe- una vedova povera che vi gettava due spiccioli. CIRlLLO: Essa offriva due
rebat, quos cum sudoribus ad diurnum victum acquisierat; ve/ quae spiccioli che si era guadagnati con il sudore per il pane quotidiano; oppu-
quotidie per aliena poscit sufji'agia, Deo donat, ostendens ei suam re, ciò che ogni giorno questuava dalle mani degli altri, lo dona a Dio
paupertatem fructiferam. Vincit igitur alias, et iusta censura coro- mostrando così che la sua pove1tà diviene fruttuosa per lei. Quindi supera
natur a Deo; unde sequitur «Et ait illis: Vere dico vobis, quia vidua gli altri e secondo un giusto giudizio viene incoronata da Dio. Poi conti-
haec pauper plusquam omnes misit». BEDA: Acceptabile enim est nua: In verità vi dico: questa vedova povera ha messo più di tutti. B EDA:
Deo quicquid bono animo obtulerimus, qui cor, et non substantiam Tutto ciò che gli offriamo con animo ben disposto è accettabile a Dio, il
pensat, nec pe1pendit quantum in eius sacrificio, sed ex quanto pro- quale soppesa non la sostanza ma il cuore, e non esamina la quantità che
feratur; unde sequitur «Nam omnes hi ex abundanti sibi miserunt in viene sacrificata, ma da quale quantità viene offerta. Donde segue: Tutti
munera Dei; haec autem ex eo quod illi deest, omnem victum quem costoro infatti hanno deposto come offerta del loro supeifluo, questa
habuit misit». Ci-JRYSOSTOMUS: Non enim paucitatem oblati, sed invece, nella sua miseria, ha dato tutto quanto aveva per vivere.
copiam affectus intuitus est Deus. Non est eleemosyna ex pluribus CRISOSTOMO: Infatti Dio non guarda alla parvità dell 'offerta, ma alla
pauca impendere; sed illud viduae, quae totam sibi evacuavi! quantità dell'affetto. L'elemosina non è dare poche cose tra molte, ma
substantiam. Quod si nequis tantum offèrre sicut et vidua, offer fare ciò che fece la vedova, che si svuotò di ogni sua prop1ietà. E se non
saltem totum supe1jluum. puoi offrire tanto quanto la vedova, offri almeno tutto il tuo superfluo.
478 Cap. 21, vv. 1-4
T Cap. 21, vv. 1-4 479

BEDA: Mystice autem divites qui in gazophylacium munera BEDA: In senso mistico i ricchi che gettavano nel tesoro i loro doni
mittebant, significant ludaeos de iustitia legis elatos; vidua pau- indicano i Giudei fieri della giustizia della Legge; mentre la vedova
per Ecclesiae simplicitatem; quae paupercula vocatur, quia ve! povera significa la semplicità della Chiesa; essa viene detta povera per-
superbiae spiritum, ve/ peccata tamquam mundi divitias abiecit· ché o rifiuta lo spirito di superbia, oppure le ricchezze del mondo come
vidua vero, quia vir eius pro ea mortem pertulit. Haec in gazophy~ peccati; in verità vedova, perché il suo sposo sopp01t ò la morte per causa
lacium duo aera minuta mittit, quia in conspectu Dei, apud quem sua. Essa mette nel gazofilacio due spiccioli, perché al cospetto di Dio,
nostri operis oblationes conservantur, munera sua defert, sive presso il quale sono conservate le offerte delle nostre opere, essa offre i
dilectionem Dei et proximi, sive fidei et orationis: quae cunctis propri doni, sia l'amore di Dio e del prossimo, sia la fede e la preghiera,
superborum Iudaeorum operibus praestant: ex abundanti enim in che superano tutte le opere dei superbi Giudei. Infatti i Giudei, che si
munera Dei ùnmittunt Judaei, qui de iustitia sua praesumunt: vantano della propria giustizia, mettono nel tesoro il superfluo, mentre la
Ecclesia autem omnem victum suum mittit, quia omne quod vivit, Cruesa mette tutto quanto ha per vivere, perché tutto ciò che vive lo con-
Dei esse muneris intelligit. THEOPHYLACTUS: Ve! vidua potest intel- sidera un dono di Dio. TEOFILAITO: Oppure con la vedova si può inten-
ligi quaelibet anima, orbata, quasi primo viro, p ristina lege, et dere qualsiasi anima, priva, come del primo marito, della Legge antica, e
non digna copula Verbi Dei; quae loco arrhae offert Deo fidem et non degna dell'unione con il Verbo di Dio; la quale oftTe come capa!Ta a
conscientiam bonam; et ideo plus videtur offerre divitibus in ser- Dio la fede e la retta coscienza; e perciò sembra offrire più dei ricchi a
mone, et superjluentibus moralibus Gentilium virtutibus. parole e più di coloro che abbondano nelle virtù morali dei Gentili.

VERSUS 5-8 VERSETTI 5-8


5 Et quibusdam dicentibus de templo, quod bonis lapidibus
et donis exornatum esset, dixit: 6Haec quae videtis, venient 5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei
dies, in quibus non relinquetur lapis super Japidem, qui non doni votivi che lo adornavano, disse: 6Verranno giorni in cui di
destruatur. 7/nterrogaverunt autem illum dicentes: Praeceptor, tutto quello che vedete, non resterà pietra su pietra che non
quando haec erunt, et quod signum, cum fieri incipient? BQui venga distrutta. 7 Gl i domandarono : Maestro, quando accadrà
dixit: Videte ne seducamini; multi enim venient in nomine meo questo, e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi? BRispose:
Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio
dicentes: Quia ego sum, et tempus appropinquabit. Nolite
ergo ire post il/os. nome dicendo: «Sono io» e: «Il tempo è prossimo»; non seguiteli.

EUSEBIO: Quanto fosse bello tutto ciò che apparteneva alla struttura
EUSEBJUS: Quod spectanda forent quae pertinebant ad templi
del tempio, ci viene naffato dalla storia e ci sono stati conservati dei resti
structuram, manifestant historiae; et hucusque quaedam conser-
fino ad oggi, dai quali si possono tuttora cogliere le tracce dell'antica
vantur reliquiae, quibus percipiuntur quae dudum erant fabri-
costruzione. Ma a coloro che ammiravano la costruzione dcl tempio il
carum vestigia. Sed Dominus mirantibus templi fab ricas, promul-
Signore rende noto che di esso non resterà pietra su pietra; infatti si dice:
gavi! quod in eo lapis super lapidem non maneret; dicitur enim Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi
«Et quibusdam dicentibus de templo, quod lapidibus bonis et che lo adornavano, disse: Verranno giorni in cui di tutto quello che vede-
donis exornatum esset, dixit: Haec quae videtis, venient dies in te non resterà pietra su pietra che non venga distrutta. Era infatti conve-
quibus non relinquetur lapis super lapidem qui non destruatur». niente che quel luogo, a causa dell'orgoglio dei suoi adoratori, subisse
Decebat enim locum illum, propter cultorum audaciam, omni- una devastazione totale. BEDA: Anche l'economia divina fece sì che la
modam desolationem pati. BEDA: Divina etiam dispensatio procu- città stessa e il tempio fossero distrutti, affinché qualcuno forse, scarso
ravi! ut civitas ipsa et templum subverteretur, ne quis forte adhuc nella fede, vedendoli esistere e restando attonito di fronte al rito dei sacri-
f
480 Cap. 21, vv. 5-8 Cap. 21, vv. 5-8 481

parvulus in fide, videns i/la constare, dum sacrificiorum riturn fici, non venisse preso dalla vista della loro bellezza. AMBROGIO: Pertanto
attonitus stuperet, raperetur intuitu. AMBROSJUS: Verum igitur si dice con verità, riguardo al tempio fatto dalle mani dcli 'uomo, che
dictum est de templo manufacto, quod esset subvertendum: nihil sarebbe stato demolito. Infatti non c'è nulla di fatto da mani d'uomo che
enim est manufactum quod non aut vetustas confìciat, aut vis l'età non consumi, o la violenza non rovesci, o il fuoco non distrugga. Ma
subruat, aut ignis exurat. Tamen est et aliud templum, scilicet c'è anche un altro tempio, ossia la Sinagoga, la cui vecchia struttura con
Synagoga, cuius structura vetus, Ecclesia surgente, dissolvitur. la nascita della Chiesa si dissolve. E c'è anche il tempio in ciascuno di
Est etiam templum in unoquoque, quod deficiente fide labitur, et noi, che cade quando viene meno la fede, soprattutto se uno si copre fal-
maxime si quis falso Christi nomen obtendat, quo interiorem expugnet samente con il nome di Oisto, con cui egli cancella il suo affetto interio-
affectum. CYRTLLUS: Nequaquam autem discipuli adverterant vim re. CIRILLO: Ora, neppure i discepoli colsero la forza di quelle parole e
dictorum; sed arbitrabantur de consummatione saeculi dictum pensavano che tiguardassero la fme del mondo. Per questo motivo essi
esse; et ideo quaerebant quo tempore deberent accidere; unde chiedevano quando ciò sarebbe accaduto. Pertanto segue: Gli domanda-
sequitur «lnterrogaverunt autem illum, dicentes: Praeceptor, mno: Maestm, quando accadrà questo? E quale sarà il segno che ciò sta
quando haec erunt, et quod signum cum fieri incipient? ». per compiersi? AMBROGIO: Matteo aggiunge una terza domanda, che cioè
ÀMBRosrus: Matthaeus tertiam interrogationem addidit, ut et tem- dai discepoli venne chiesto il tempo della distruzione del tempio e un
pli tempora destruendi, et signum adventus et consummatio sae- segno dell'avvento del Signore e della fme del mondo. Ora, quando il
culi a discipulis quaereretur. Interrogatus autem Dominus quando Signore fu interrogato riguardo al tempo in cui sarebbe avvenuta la distrn-
templi fi1tura esset destructio, et quod signum esset eius adventus, zione del tempio e su quale sarebbe stato il segno della sua venuta,
de signis docet, de tempore non curat intimandum; sequitur enim iisponde riguardo al segno mentre non si preoccupa di indicare il tempo.
«Qui dixit: Videte ne seducamini». ATHANASJUS: Cum enim sint Poi continua: Rispose: Guardate di non lasciarvi ingannare. ATANASIO:
nobis a Deo charismata et dogmata quae sunt super hominem, Infatti, poiché ci sono stati affidati da Dio carismi e dottrine che superano
tradita, scilicet caelestis conversationis forma, virtus contra dae- le forze dell'uomo, ossia, per esempio, la regola di una vita celeste, il
mones, et adoptio, et notitia Patris, et Verbi et Spiritus Sancti potere contro gli spiriti cattivi, l'adozione, la scienza del Padre e del
donum; adversarius noster diabolus circuit, quaerens nobis surri- Figlio e il dono dello Spirito Santo, il diavolo, nostro avversario, ci circui-
pere insita semina Verbi; Dominus autem tamquam sua pretiosa sce, cercando di sottrarci i semi dcl Verbo impiantati in noi; ma il Signore,
dona in nobis sua documenta concludens, monet ne seducamur. chiudendo in noi il suo insegnamento quale suo dono prezioso, ci ammo-
Magnum autem quoddam donum tribuit nobis Dei Verbum, ut non nisce a non lasciarci sedurre. Ora, il Verbo di Dio ci consegna un grande
solum ex apparentibus non decipiamur, sed etiam si qua latentia dono, cioè non solo di non lasciarci ingannare dalle cose che appaiono,
sint, diiudicemus per Spiritus gratiam. Cum enim sit odiosus dia- ma anche, se ci sono cose nascoste, di giudicarle per mezzo della grazia
bolus inventar malitiae, hoc quod ipse est occultat, nomen vero dello Spi1ito. Infatti, poiché il diavolo è l'odioso inventore della malizia,
egli cerca di nascondere ciò che egli stesso è, mentre il suo nome che tutti
cunctis cupitum simula! callide: pula, si quis subicere sibi volens
desiderano conoscere lo presenta in modo fazioso: come se un uomo,
filios alienos, parentibus absentibus finga! eorum vultus, et filios
volendo avere il possesso di figli che non sono suoi, in assenza dci suoi
desiderantes seducat. Ergo in unaquaque haeresum diabolus figu-
genitori prendesse le loro sembianze e ingannasse i figli che desiderano il
ratus dicit: «Ego sum Christus, et apud me veritas est»; unde
loro ritorno. Perciò in qualsiasi eresia il demonio, trasfigurato, dice: Io
sequitur «Multi enim venient in nomine meo, dicentes: Quia ego
sono il Cristo; presso di mc si trova la verità; perciò continua: Molti verran-
sum; et tempus appropinquabit». CYRTLLUS: Ante suum enim
no sotto il mio nome dicendo: «Sono io» e: «Il tempo è prossimo».
descensum de caelo, provenient aliqui, quibus acquiescere non
CIRILLO: Infatti prima della sua discesa dal ciclo, vc1ranno alcuni ai quali
oportet: voluit enim unigenitum Verbum Dei, cum venit ut mun- non dobbiamo concedere nessun credito. Poiché l'Unigenito Verbo di
dum salvare!, latere, ut crucem sustineret pro nobis; sed secundus Dio, quando venne per salvare questo mondo, si nascose per sopportare la
eius adventus non erit clanculo, ut ante, sed terribilis et manifestus: croce per noi, mentre la sua seconda venuta non avvenà di nascosto come
descendet enim in gloria Dei Patris, ministrantibus Angelis, in precedenza, ma sarà tenibile e manifesta; infatti discenderà nella glo1ia
482 Cap. 21, vv. 5-8 Cap. 2 1, vv. 5-8 483

ut mundum in iustitia iudicet; unde concludit «Nolite ergo ire post di Dio Padre, con il servizio degli Angeli, per giudicare il mondo con giu-
illoS». Tnvs: Vel forsitan non dicit p seudochristos ante consum- stizia; perciò conclude: non seguiteli. TITO: Oppure non si rifeiisce ai falsi
mationem veniente.\', sed eos qui fuere tempore Apostolorum . Cristi che arriveranno p1ima della fine dci tempi, ma a coloro che c'erano
B EDA: Multi enim imminente Hierosolymorum excidio principes ai tempi degli Apostoli. BEDA: Infatti nell'imminenza dello stenninio di
extitere qui se dicerent esse Christos, tempusque libertatis appro- Gerusalemme ci furono molti personaggi che dicevano di essere i Cristi, c
pinquare. Multi etiam in Ecclesia haeresiarchae diem Domini che si stava avvicinando il tempo della libertà. E anche molti eretici nella
instare praedicaverunt; quos Apostolus ad Thessalonicenses dam- Chiesa annunciava no che era imminente il giorno dcl Signore, e
nat. Multi etiam in nomine Christi venere Antichristi; quorum pri- l'Apostolo, nella lettera ai Tessalonicesi, li condanna. Inoltre vennero
mus est Simon Magus, cui dicebant: hic est virtus Dei, quae voca- molti Anticristi nel nome di Cristo; tra i quali il p1imo fu Simon Mago, al
tur magna. quale dicevano: Costui è la potenza di Dio, che viene detta grande.

VERSUS 9-11 VERSETTI 9-11

9Cum autem audieritis proelia et seditiones nolite terreri: 9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi
oportet primum haec fieri, sed nondum statim finis. 1DTunc terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma
dicebat illis : Surget gens contra gentem et regnum non sarà subito la fine. 10Poi disse loro: Si solleverà popolo
adversus regnum. 11 Et terraemotus magni erunt per loca contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in
et pestilentiae et fames terroresque de caelo et signa luogo grandi terremoti e pestilenze e carestie e vi saranno
magna erunt. anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.

GREGOR!US, In Evang. [hom. 35}: Perituri mundi praecurrentia GREGORIO: Il Signore annuncia i mali che precedono la distruzio-
mala denuntiat Dominus, ut eo minus perturbent venientia, quo ne del mondo, affinché, quando sopraggiungeranno, essendo stati
jiterint praescita: minus enim iacula feriunt quae praevidentur; previsti, turbino di meno; infatti le frecce che sono state previste feri-
unde dicit «Cum autem audieritis p raelia et seditiones, nolite ter- scono di meno. Quindi dice: Quando sentirete parlare di guerre e di
reri». Bella ad hostes pertinent, seditiones ad cives. Ut ergo nos rivoluzioni non vi terrorizzate. Le guerre riguardano i nemici, le rivo-
indicet exterius interiusque turbari, aliud nos fatetur ab hostibus, luzioni i cittadini. Per mostrarci che noi saremo terrorizzati dall'inter-
aliud afratribus perpeti. AMBROS!US: Verborum autem caelestium no e dall 'esterno, egli dichiara che dovremo subire l 'una cosa dai
nulli magis quam nos testes sumus, quos mundi finis invenit. nemici e l' altra cosa dai fratelli. AMBROGIO: Ora, delle parole celesti
Quanta praelia et quas opiniones accepimus praeliorum? non ci può essere nessun altro teste migliore di noi , per i quali è
GREGOR!US [ut supra}: Sed his malis praevenientibus, quia non ormai giunta la fine del mondo. Di quante guerre e di quante notizie
statim finis sequatur, adiungitur «Oportet haec primum fieri; sed di guenc siamo stati informati? GREGORIO: Ma poiché all'avvento di
nondum statim jìnis». Ultima enim tribulatio multis tribulatio- questi mali non succederà subito la fine, si aggiunge: Devono infatti
nibus praevenitur: quia multa debent mala praecurrere, ut malum accadere prima queste cose, ma non sarà subito La fine. Infatti
valeant sine fine nuntiare; unde sequitur «Tunc dicebat illis: l' ultima tribolazione è preceduta da molte altre tribolazioni, poiché
Surget gens contra gentem, et regnum adversus regnum»: quia devono precedere molti mali per poter annunciare il male che non ha
necesse est ut alia ex caelo, alia ex terra, alia ab elementis, alia fine. Onde segue: Poi disse loro: Si solleverà popolo contro popolo e
ab hominibus patiamur. Hic ergo signatur perturbatio hominum; regno contro regno: perché è necessario che soffriamo alcune cose
sequitur enim «Et terraemotus magni erunt per loca»: ecce dal cielo, altre dalla terra, altre dagli elementi e altre dagli uomini;
respectus irae desupe1: CHRYSOSTOMUS: Terraemotus enim quan- qui sono indicati i disordini degli uomini; infatti poi segue: e vi saran-
t
484 Cap. 21, vv. 9-lJ Cap. 21, vv. 9- 11 485

doque irae signum est, nam et quando crucijìxus est Dominus, no di luogo in luogo grandi terremoti; ciò riguarda l' ira che viene dal-
mota est terra; quandoque vero provisionis indicium, sicut oran- l'alto. CRISOSTOMO: Infatti talora il terremoto è segno dell'ira: così,
tibus Apostolis commotus est locus in quo erant congregati. quando il Signore fu crocifisso, la terra si mosse; altre volte è segno
Sequitur «Et pestilentiae». GREGORJUS [ut supra}: Ecce inae- della divina provvidenza: così, mentre gli Aposto li pregavano, i l
qualitas corporum; «et fames»: ecce sterilitas terrae; «terro- luogo dove erano riuniti fu sconvolto.
resque de caelo, et signa magna erunt»: ecce inaequalitas aeris: Poi continua: e pestilenze. GR EGORIO: Ecco la diseguaglianza dei
quod ad eas tempestates referendum est, quae nequaquam corpi; e carestie: ceco la ste1ilità della tc1rn; e vi saranno anche fa lli
ordinem lemporum servant: quae enim ordinate veniunt, signum terrificanti e segni grandi dal cielo: ecco la diseguaglianza dell' aria: il
non sunt. Omnia enim quae ad usum vitae accepimus, ad usum che si r iferisce a quelle tempeste che in nessun modo osservano
convertimus culpae; sed cuncta quae ad usum pravitatis injle- l'ordine dci tempi; poiché le cose che accadono ordinatamente non
ximus, ad usum nobis vertuntur ultionis. AMBROSTUS: Occasum ergo sono segni. Infatti tutto ciò che abbiamo ricevuto ad uso della vita, lo
saeculi praecedent quaedam aegritudines mundi, scilicet fames, trasfonniamo ad uso della colpa; ma tutto ciò che abbiamo piegato al-
pestilentia et persecutio. THEOPHYLACTUS: Quidam autem haec l'uso del male, viene trasformato ad uso della punizione. AivrnROGIO:
non solum in consummatione fittura, sed et tempore captionis Perciò il tramonto del secolo viene preceduto da alcuni travagli del
lerusalem fuisse impleta voluerunt. Auctore namque pacis mondo, quali la farne, la peste e la persecuzione. T EOF!LATTO: Ci so-
perempto, merito in eis seditiones et bella locum habuerunt. Ex no però alcuni i quali hanno voluto che queste cose non riguardino
bellis autem pestis et jàmes consequitur: haec quidem aere cada- soltan to la distruzione futura, ma che si siano avverate anche nel
veribus infecto, illa incultis manentibus agris. Sed et losephus tempo della presa di Gerusalemme. Infatti con la morte dell'autore
intolerabiles aerumnas evenisse recitat propter famem; et tempore della pace, a buon diritto tra l oro ebbero luogo ribelli oni e guerre.
Claudii caesaris fames invaluit, ut in Actibus legitur: et plurima Ora, alle guene fan no seguito la peste e la farne: quella per l'aria
terribilia contigerunt captionem lerusalem indicantia, ut losephus guastata dai cadaveri, questa perché i campi rimangono incolti. Ma
narrat. C!tRYSOSTOMUS: Dicit autem, quod non statùnfìnis civitatis anche Giuseppe Flavio racconta che intollerabili calamità avvennero
eveniet, ut scilicet Hierosolyma capiatur, sed post praelia multa. a causa della fame; e ci fu una grande farne al tempo di Claudio,
BEDA: Admonentur etiam Apostoli, ne terreantur his praecurren- come si legge negli Atti: e molte cose tenibili accaddero nella p resa
tibus, ne Hierosolymam ludaeamque deserant. Potest autem di Gerusalemme, come racconta lo stesso Giuseppe. CRISOSTOMO:
regnum contra regnum, et pestilentia eorum quorum sermo serpit Dice ancora che la fine della città non ebbe luogo subito, ma dopo
ut cancer, etjàmes audiendi verbi Dei, et commotio universae ter- molte battaglie. BEDA: Egli esorta inoltre gli Apostoli a non lasciarsi
rae, et a vera jìde separatio, etiam in haereticis intelligi, qui con- spaventare dalle cose che precedono affinché non abbandonassero
tra se invicem dimicantes, Ecclesiae victoriam jàciunt. ÀMBROSJUS: Gerusalemme e la Giudea. Ma il regno con tro regno, e la peste di
Sunt autem et alfa bella, quae vir sustinet christianus; diversarum coloro la cui parola striscia come un cancro, la farne di ascoltare la
quoque praelia cupiditatum, studiorumque co11/lictus. Multo etiam parola di Dio, il terremoto che scuote tutta la terra e l'allontanamento
graviores sunt domestici hostes quam extranei. dalla vera fede, possono essere intesi anche negli eretici, i quali,
combattendo tra loro, procurano la vittoria della Chiesa. AMBROGIO:
Ci sono anche altre guerre che il cristiano deve affrontare: le battaglie
delle varie passioni e i conflitti della volontà. Inoltre i nemici di casa
sono molto più pericolosi di quelli esterni.
486 Cap. 21, vv. 12-19 Cap. 2 1, vv. 12-19 487

VERSUS 12-19 VERSETTI 12-19

12Sed ante haec omnia inicient vobis manus suas et perse- 12Ma prima di tutte queste cose metteranno le mani su di voi e
quentur tradentes in Synagogas et custodias, trahentes ad vi perseguiteranno, consegnandovi alle Sinagoghe e alle prigioni, e
reges et praesides propter nomen meum; 13continget autem trascinandovi davanti a re e a governatori a causa del mio nome.
vobis in testimonium. 14Ponite ergo in cordibus vestris non 13Ciò vi darà occasione di rendere testimonianza. 14Mettetevi
praemeditari quemadmodum respondeatis. 15Ego enim dabo bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò
vobis os et sapientiam, cui non poterunt resistere et contradi- lingua e sapienza, a cui tutti i vostri awersari non potranno resiste-
cere omnes adversarii vestri. 16Trademini autem a parentibus re né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli,
et fratribus et cognatis et amicis, et morte afficient ex vobis, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi.
17et eritis odio omnibus propter nomen meum, 1Bet capillus 17Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 1BMa nemmeno un
de capite vestro non peribit: 19in patientia vestra possidebitis capello del vostro capo perirà. 19Con la vostra pazienza posse-
animas vestras. derete le vostre anime.

GREGORIUS, In Evang. [hom. 35): Quia cuncta quae praedicta GREGORIO: Poiché tutte le cose che sono state profetizzate non dipen-
sunt, non de iniustitia ferientis sunt, sed de merito mundi patien- dono dall'ingiustizia di Colui che colpisce, ma dalle colpe del mondo che
tis, facta pravorum hominum praenuntiantur, cum dicitur «Sed le soppmta, vengono anzitutto predetti i fatti degli uomini cattivi, quando
ante haec omnia inicient vobis manus suas, et persequentur, tra- si dice: Ma prima di tutte queste cose metteranno le mani su di voi e vi
dentes in synagogas et custodias, trahentes ad reges et praesides perseguiteranno, consegnandovi a/Le Sinagoghe e alle prigioni, e trasci-
propter nomen meum»; ac si dicat: Prius corda hominum, post nandovi davanti a re e a governatori a causa del mio nome; come se
elementa turbabuntur, ut, cum rerum ardo confimditur, ex qua tri- dicesse: saranno turbati per primi i cuori degli uomini e poi gli ·elementi,
bulatione veniat demonstretur. Nam quamvis .fìnis mundi ex ipso affinché, quando l'ordine delle cose sarà preso dalla confusione, sia chia-
suo ordine pendeat, perversiores tamen quosque inveniens, quia ro da quale tribolazione essa provenga. Infatti è evidente che, sebbene la
digne ruinis illius opprimantur, innotescit. CYRTLWS: Vel hoc dicit, fine del mondo dipenda dal suo stesso ordine, tuttavia il trovarsi in esso di
quia priusquam a Romanis Jerusalem caperetur, passi persecutio- alcuni più perversi è perché costoro sono degni di essere oppressi dalle
sue rovine. CIRil.LO: Oppure dice questo perché, prima che Gerusalemme
nes a Iudaeis discipuli incarcerati sunt, et praesentati principati-
fosse presa dai Romani, i discepoli, colpiti dalla persecuzione, furono
bus. Missus est Paulus Romam ad Caesarem, astititque Festa
imprigionati dai Giudei e consegnati alle Autorità; Paolo fu inviato a
et Agrippae. Roma da Cesare, e fu posto davanti a Festo e ad Agrippa.
Sequitur «Continget autem vobis in testimonium». GRAECUS:
Continua; Ciò vi darà occasione di rendere testimonianza. Il GRECO:
«In martyrium», idest, in martyrii gloriam. GREGORTUS [ut supra): In martyrium, cioè nella gloria del martirio. GREGORIO: Oppure rendere
Ve! «in testimonium», videlicet eorum: quia vos persequendo, testimonianza, ossia contro coloro che vi perseguitano e vi mettono a
mortes inferunt, aut videndo non imitantur: ut inde perversi sine morte, o vivendo non vi imitano, così da petirc senza scusa, pur avendo
excusatione pereant unde electi exemplum capiunt ut vivant. Sed davanti agli occhi un esempio di come vivere. Ma all'ascolto di tanti terro-
auditis tot terroribus, turbari poterant auditorum corda; unde ad ii. i cuori degli ascoltatoti potevano essere turbati; così, per consolarli, ag-
eorum consolationem subdit «Ponile ergo in cordibus vestris non giunge: Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa.
praemeditari quemadmodum respondeatis». THEOPl!YLACTUS: TuoFILATTO: Poiché, infatti, erano impreparati e inesperti, il Signore dice
Quia enim idiotae erant et imperiti, hoc eis Dominus dicit, ne loro di non lasciarsi turbare nel momento in cui avrebbero dovuto rendere
conturbarentur reddituri sapientibus rationem; et causam subdit ragione ai sapienti. E ne dà il motivo quando soggiunge: Io vi darò lingua
«Ego enim dabo vobis os et sapientiam, cui non poterunt resistere e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere né contro-
488 Cap. 21, vv. 12-19 Cap. 21, vv. 12-19 489

et contradicere omnes adversarii vestri»; quasi dicat: Statim a me battere; come se dicesse: riceverete subito da mc facondia e sapienza, sic-
sortiemini facundiam et sapientiam, ut nec omnes adversarii vestri ché neppure tutti i vostri nemici riuniti insieme 1iusciranno a resistere a
si in unum conveniant, resistere valeant vobis, nec in sapientia, voi, tanto nella sapienza, ossia nella fo17...a della speculazione, quanto nel-
idest speculationum vi, nec in eloquentia et sermonis tepore. Saepe l'eloquenza e nella grazia dcl parlare. Infatti ci sono molti che sono dotati
enim multi sapientiam quidem habent in mente; sed cum sint di sapienza nella mente, ma, poiché sono suscettibili di turbamento, quan-
provocabiles ad turbationem, totum confundunt, cum tempus fi1erit do è giunto il m omento del l'esposizione confondono ogni cosa. Non furo-
proponendi. Non autem tales fuerunt Apostoli; sed utrinque no però così gli Apostoli, che erano fomiti di entrambi questi doni.
gratiosifuerunt. GREGOR!US [ut supra}: Ac si Dominus suis dicat: GREGORIO: Come se il Signore dicesse ai suoi: Non spaventatevi: voi
Nolite terreri: vos ad certamen acceditis, ego praelior: vos verba scendete in battaglia, io combatterò; voi pronunciate le parole, ma sarò io
editis, sed ego sum qui Loquor. AMBROSJUS: Alibi autem Christus a parlare. AMBROGIO: In un luogo, come qui, è Cristo che parla nei suoi
in discipulis, alibi Pate1~ alibi Spiritus loquitur Patris. Non discepoli, in un allrn è il Padre, in un altro ancora è lo Spirito del Padre a
discordant ista, sed congruunt: quod unus loquitw; tres loquuntw; parlare. Tra queste cose non c'è nessun contrasto, ma concordano; poiché
quia vox est una Trinitatis. dove uno parla, parlano tutti e tre, poiché una sola è la voce della Trinità.
THEOPHYLACTUS: His autem dictis, et propulso imperitiae timo- !EOFILATIO: Dette queste cose e scacciato il timore dell'inesperienza,
re, subdit et aliud quiddam necessarium, quod eorum animos aggiunge qualche altra cosa necessaria, che avrebbe potuto toccare i loro
poterat commovere, ne subito irruens eos turbaret; sequitur enim animi, affinché, affacciandosi all'improwiso, non li dovesse sconcertare·
«Trademini autem a parentibus et fratribus et cognatis, et morte quindi prosegue: Sarete traditi persino dai genitori, dai fratelli, daf
afficient ex vobis». GREGOR!US [ut supra): Plus in nobis ea tor- parenti e dagli amici e metteranno a morte alcuni di voi. GREGORIO:
Siamo colpiti maggimmente dalle persecuzioni che soffriamo da parte di
menta saeviunt quae ab illis patimur de quorum moribus praesu-
coloro nelle cui disposizioni eravamo fiduciosi, perché, assieme al danno
mebamus: quia cum damno corporis mala nos cruciant amissae
del corpo, ci tormenta il male della perdita della carità. GREGORIO
caritatis. GREGORIUS NrssENUS: Consideremus autem statum qui
NISSENO: Ora esaminiamo la situazione in cui ci si trovava in quel tempo.
tunc temporis erat. Omnibus suspectis, ad invicem dividebantur
Sospettati da tutti, i parenti erano divisi tra loro, disgregati vicendevol-
cognationes, invicem disgregatae per cultus; et jìlius gentilis pro-
mente dalla religione; il figlio non credente diventava traditore dci genito-
ditor fiebat parentum fidelium; et in jìlium qui crediderat, pater in
ri credenti, mentre, rispetto al figlio che credeva, il padre ostinato nella
infidelitate obstinatus accusatorfìebat. Omnis aetas erat exposita
sua u:icredulità diventava l'accusatore. Qualsiasi età era esposta ai perse-
persequentibus fidem, nec mulieribus succurrebat naturalis sexus cuton della fede, e non era un vantaggio per le donne la fragilità naturale
fragilitas. del loro sesso.
THEOPHYLACTUS: His autem dictis, et de odio subiungit quod ab TEOFILATTO: Dette queste cose, parla poi dell'odio che avrebbero
omnibus patientur; sequitur enim «Et eritis odio omnibus dovuto sopportare da parte di tutti; perciò continua: sarete odiati da tutti a
hominibus propter nomen meum». GREGORJUS [ut supra}: Sed causa ~el ~iio nom~. GREGORIO: Ma poiché sono le cose che vengono
quia dura sunt quae praedicuntur de afjlictione mortis, protinus dette ci.rea 1 tormenti della morte, viene aggiunta subito la consolazione
consolatio subditur «de gaudio resurrectioniS», cwn dicitur «Et della gioia della risurrezione, quando si dice: Ma nemmeno un capello del
capillus de capite vestro non peribit»; quasi dicat martyribus vostro capo perirà: come se dicesse ai suoi martiri: Perché temete che
suis: Cur timetis ne pereat quod inciswn dolet, quando et illud in perisca ~iò che, tagliato, duole, quando in voi non può perire neppure ciò
vobis perire non potest quod incisum non dolet? BEDA: Vel alitei: che, tagliato, non duole? BEDA: Oppure diversamente. Neppure un capel-
Capillus de capite discipulorum Domini non peribit: quia non lo del capo dei discepoli dcl Signore pc1ù·à: perché non solo i fatti e i detti
solum jortia /acta vel dieta sanctorum, sed et tenuissima cogitatio emu:ienti dei santi riceveranno una degna ricompensa, ma anche il pensie-
digna mercede donabitur. GREGORJUS, Moralium [5,14): Qui ro ~1ù debole. GREGORIO: Chi conserva la pazienza nelle avversità, diven-
autem patientiam in adversis tenet, inde contra adversa omnia ta f01te contro tutte le cose avverse: e così, conquistando se stesso uno
fortis efficitur: unde sibi et seipsum vincendo dominatur; unde ottiene il governo di se stesso. Donde prosegue: Con la vostra pazfenza
490 Cap. 2 1, vv. 12-19 Cap. 2 1, vv. 12-19 491

sequitur «In patientia vestra possidebitis animas vestras». Quid enim possederete le vostre anime. Che significa possedere le anime se non
est animas possidere nisi perfecte in omnibus vivere, cunctisque vivere pc1fettamente in ogni cosa e dominare come dalla roccaforte della
mentis motibus quasi ex aree virtutis dominari? G REGORIUS virtù tutti i moti della mente? GREGORIO: Infatti con la pazienza noi posse-
[hom. ut supra]: Per patientiam igitur animas nostras posside- diamo le nostre anime; poiché, mentre impariamo a dominare noi stessi,
mus; quia dum nobismetipsis dominari discimus, hoc ipsum inci- cominciamo a possedere ciò che siamo. Perciò il possesso dell'anima
pimus possidere quod sumus. Idcirco autem possessio animae in viene posto nella virtù della pazienza, poiché la pazienza è la radice e la
virtute patientiae ponitur, quia radix omnium custosque virtutum custode di tutte le virtù. In ve1ità la pazienza è sopportare con moderazio-
patientia est. Patientia vero est aliena mala aequanimiter p e1peti; ne i mali che sono inflitti dagli alni, e inoltre non avere alcun sentimento
contra eum quoque qui mala irrogat nullo dolore morderi. di indignazione contro colui che li infligge.

VERSUS 20-24 VERSETTI 20-24

20cum autem videritis circumdari ab exercitu lerusa/em, 20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti,
tunc scitote quia appropinquavit deso/atio eius. 21Tunc qui sappiate allora che la sua devastazione è vicina. 21 Allora coloro
in Judaea sunt fugiant in montes, et qui in medio eius sunt che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, e coloro che sono
discedant, et qui in regionibus non intrent in eam. 22Quia dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino
dies u/tionis hi sunt, ut impleantur omnia quae scripta sunt. in città; 22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è
23Vae autem praegnatibus et nutrientibus in illis diebus! Erit stato scritto si compia. 23Guai alle donne che sono incinte e nutro-
enim pressura magna super terram et ira papula huic. 24Et no in quei giorni, perché vi sarà grande calamità sulla terra e ira
cadent in ore gladii et captivi ducentur in omnes gentes, contro questo popolo. 24Cadranno a fil di spada e saranno condotti
et Jerusalem calcabitur a gentibus donec impleantur tempora prigionieri fra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai paga-
nationum. ni finché i tempi delle Genti siano compiuti.

B EDA: Hactenus ea quae per quadraginta annos, necdum fìne B EDA: Fino a questo punto il Signore aveva parlato di quelle cose che
adveniente, futura erant, dieta sunt; hic ipse .fìnis desolationis sarebbero accadute nei quarant'anni seguenti, senza tuttavia giungere alla
quae a Romano exercitu /acta est, Domini verbis exponitur, cum fine; ora egli descrive la fine stessa della devastazione che avvenne per
dicitur «Cum autem videritis circumdari ab exercitu l erusalem, opera dell'esercito romano, quando si dice: Ma quando vedrete Gerusa-
tunc scitote quia appropinquavit desolatio eius». EVSEBIUS: lemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è
Desolationem Ierusalem vocat non amplius eam a suis, nec secun- vicina. EUSEBIO: Con la devastazione di Gerusalemme egli significa quel-
dum ritum legalem constitui, ita quod nullus expectet post faturam la rovina che non sarebbe mai stata riparata dai suoi neppure con i suoi riti
obsidionem aliam innovationem fieri, sicut accidit tempore regis legali, sicché nessuno potesse attendere che dopo l'assedio ci sarebbe sta-
Persarum, et illustris Antiochi, et iterum tempore P ompeii. ta la ricostruzione, come era accaduto al tempo dei re di Persia, dell'illu-
AUGUSTJNUS, Ad Hesychium: Haec autem Domini verba ideo Lucas stre Antioco e nuovamente al tempo di Pompeo. AGOSTINO: In questo
hoc loco commemoravit, ut ostendat lune factam fuisse abominatio- testo Luca ii corda queste parole del Signore per mostrare che allora av-
nem desolationis quae a Daniele praedicta est, de qua Matthaeus et venne l'abominio della devastazione che era stata predetta da Da1ùcle,
Marcus loculi sunt, quando expugnata est Ierusalem. AMBROSJUS: della quale hanno parlato Matteo e Marco, quando Gerusalemme venne
Judaei enim putaverunt abominationem desolationis lune factam, eo espugnata. AMBROGIO: Infatti i Giudei pensarono che l'abominio della
quod capitt porci in templo iecerunt illuden tes Romani Iudaicae devastazione si fosse vc1ificata allorché i Romani gettarono nel tempio la
ritum observantiae. testa di un maiale, deridendo così il rito dell'osservanza giudaica.
492 Cap. 21, vv. 20-24 Cap. 21, vv. 20-24 493

EusEBIUS: Dominus autem fi1turam in civitate praevidens famem, EUSEBIO: Ora il Signore, prevedendo che in città ci sarebbe stata la
monebat discipulos ne in fi1tura obsidione in civitatem confugerent fame, ammoniva i discepoli affinché nel futuro assedio non si rifugiassero
tamquam ad locum tutum et a D eo protectum; sed magis inde in città come in un luogo sicw·o e protetto da Dio, ma piuttosto si allonta-
discederent, et ad montes confugerent; unde sequitur «Tunc qui in nassero da essa e si rifugiassero sui monti; donde segue: Allora coloro che
ludaea sunt, fitgiant in montes». BlìDA: Ecclesiastica narrat historia, si trovano nella Giudea fuggano ai monti. BEDA: La St01ia Ecclesiastica
cunctos qui in Judaea erant Christianos, imminente Hierosolymorum racconta che tutti i cristiani che si trovavano nella Giudea, nell'imminenza
excidio, commonitos a Domino, loco discessisse, et trans lordanem del massacro di Gerusalemme, avve1titi dal Signore, abbandonarono quel
habitasse in civitate quadam Pella nomine, donec desolatio ludaeae luogo e andarono ad abitare al di là dcl Giordano in una città chiamata
compleretur. AucusrINUS, Ad Hesychium [epist. 80}: Pro hoc autem Pella, fino a quando la distruzione della Giudea non fosse compiuta.
Matthaeus et Marcus dixerunt (Mare. 13, 15): «Et qui supra tectum AGOSTINO: Per questo motivo Matteo e Marco dicono (Mc 13,15): «Chi si
est, non descendat in domunw; addit autem (ibid.): «Nec introeat ut trova sulla tcn-azza non scenda» c poi questo aggiunge: «e non entri per
tollat aliquid de domo»; pro quo Lucas subdit «Et qui in niedio eius prendervi qualche cosa» (ivi); al posto di ciò Luca dice: coloro che si trova-
sunt discedant». BEDA: Sed quomodo ab exercitu civitate iam circum- no dentro la città se ne allontanino. BEDA. Ma in che modo avrebbero potu-
data, qui in medio eius sunt discedent? Nisi forte quod pmmisit tunc, to allontanarsi se la città era già circondata dall'esercito? Forse ciò che pre-
non ad ipsum tempus obsidionis referatw; sed ad proximum ante obsi- disse non si iiferiva al momento stesso dell'assedio, ma al tempo che prece-
dionem tempus, cum se primum mi/es Romanus per Galilaeae vel Sa- deva immediatamente l'assedio, quando i soldati romani cominciarono a
mariae fines coepit dijfundere. A UGUSTINUS, Ad Hesychium [epist. 80]: spargersi per i confini della Galilea o della Samaria. AGOSTINO: Al posto di
Pro eo autem quod Matthaeus et Marcus posuerunt (Mare. 13, 16): ciò che Matteo e Marco hanno ripmtato (Mc 13,16): E chi si trova nel
«Et qui in agro erit, non revertatur retro tollere vestimentum suum», campo non tomi indietro a prendere i suoi vestiti, qui si dice più esplicita-
apertius iste subdit «Et qui in regionibus, non intrent in eam; quia dies mente: E quelli in campagna non tornino in città; saranno ù?fatti giorni di
ultionis hi sunt, ut impleantur omnia quae scripta sunt». BEDA: Dies vendetta, perché tutto ciò che è stato scriLLo si compia. BEDA: Ora, i giorni
autem ultionis hi sunt, dies videlicet dominici sanguinis ultionem della vendetta sono questi, cioè i giorni che chiedono la vendetta del sangue
petentes. AucusrJNUs [ut supra}: Deinde similiter Lucas prosequitw; del Signore. AGOSTLNO: Poi similmente Luca prosegue come gli altti due
sicut et alii duo «'file autem praegnantibus et nutrientibus in illis die- Evangelisti: Guai alle donne che sono incinte e nutrono in quei giorni.
bus». Et sic ergo Lucas pat~fecit quod poterat esse incertum, scilicet Pertanto in questo modo Luca svela ciò che poteva essere incetto, che cioè
id quod dictum est de «abominatione desolationis», non ad saeculi quanto viene detto della abominazione della desolazione non 1iguarda la
fìnem, sed ad expugnationem lerusalem pertinere. BEDA: Dicit ergo fine del mondo, ma l'espugnazione di Gemsalemmc. BEDA. Quindi dice:
« Vae praegnantibus», praesente captivitate, «et nutrientibuS» sive Guai alle donne che sono incinte, durante questo assedio, e nutrono, cioè
«mamman.tibus», ut quidam interpretantu1~ quarum vel uteri, ve/ allattano, in quei giorni, come alcuni interpretano, le quali saranno non
manus fìliorum sarcina praegravatae .fugae necessitatem non mini- poco ostacolate, nella necessità della fuga, dal peso del grembo o delle mani
mum impediunt. THEOPHYLACTUS: Quidam vero dicunt, Dominum per dei loro bambini. TEOFILATIO: Ma alcuni dicono che qui il Signore significa
hoc significare filiorum esum , quem et losephus narrat. il mangiare i bambini, come racconta Giuseppe. CRISOSTOMO: Quindi asse-
CHRYSOS10MUS: Deinde praedictorum assignat causam, dicens «Erit gna la causa delle cose che erano state previste dicendo: perché vi sarà una
enim pressura magna super terram, et ira populo huic». Talia enim grande calamità sulla ten·a e ira contro questo popolo. Li colsero infatti tali
mala eos occupaverunt ut nulla deinceps aerumna possit eorum cala- mali che da allora nessuna afflizione potrebbe essere paragonata con quelle
mitatibus adaequari, ut losephus narravi!. EuSEBIUS: Qua/iter scilicet calamità, come racconta Giuseppe. EUSEBIO: Con l'anivo dei Romani e con
advenientibus Romanis, et urbem capientibus, multae catervae iudaici la presa della città un'enorme quantità del popolo ebreo pclÌ di spada; per-
populi in ore gladii periere; unde sequitur «Et cadent in ore gladii».
ciò continua: cadranno a fil di spada. Ma molti morirono anche di fame.
Sed et plures necati sunt fàme. Haec vero accidebant primo quidem
Queste cose accaddero anzitutto sotto Tito e Vespasiano; ma dopo di loro
sub Tito et Vespasiano, post hos autem tempore Hadriani principis
anche al tempo dell' imperatore Adriano, quando la teJTa natale divenne
Romanorum, quando natale solum Iudaeis inaccessibile est factum;
-- --
494 Cap. 21, vv. 20-24 Cap. 21 , vv. 20-24 495

unde sequitur «Et captivi ducentur in omnes gentes». Totum enim inaccessibile ai Giudei; per cui segue: saranno condotti prigionieri jì-a tutti i
orbem Judaei repleverunt, et usque ad jìnes terrae pervenerunt; et popoli. Infatti i Giudei si sparsero per tutto il mondo e giunsero fino agli
cum eorum terra ab alienigenis inhabitetur, solis ipsi~ est inaccessibi- estremi confini della tc1Ta; e la loro tcn-a, mentre ern occupata dagli stranie-
lis /acta; unde sequitur «Et Jerusalem calcabitur a Gentibus, donec 1i, diventava inaccessibile soltanto a loro; onde segue: Gerusalemme sarà
ùnpleantur tempora nationwn». BEDA: Quae scilicet Apostolus com- calpestata dai pagani finché i tempi siano compiuti. BEDA: Queste cose
memora! dicens (Rom. 11,25-26): «Caecitas ex parte facta est in sono rievocate dall'Apostolo quando dice (Rm 11,25-26): «È avvenuto un
Israel... Et sic omnis Jsrael salvus fiet»; qui cum promissa salute faerit indurimento in una parte di Isi-aclc... Allorn tutto Isrnclc si salverà»; il quale,
potitus, ad patrium solum rediturus non temere speratur. quando avrà raggiunto la salvezza promessa, non spcrn senza ragione di
AMBROSJUS: Mystice autem abominatio desolationis, adventus fare ritorno al patrio suolo.
Antichristi est: eo quod sacrilegiis infaustis mentium interiora con- AMI3ROG10: In senso mistico l'abominio della devastazione è l'avvento
taminet, sedens iuxta historiam in templo, ut sibi vindicet divinae dell'Anticristo, poiché contaminerà con sacrilegi funesti le paiti più intime
solium potestatis. Juxta interpretationem autem .~piritualem pulchre dcl cuore, sedendo alla lettern nel tempio, per rivendicare per sé il trono della
inducitw; eo quod in ajfèctibus singulorum vestigium perfidiae suae divina maestà. Ma secondo l'intc1pretazione spi.rituale egli viene introdotto
confirmare desideret, ex Scripturis disputans se esse Christum. Tunc in bel modo, per il fatto che vuole imprin1ere fcnnamente nei sentimenti le
appropinquabit desolatio, quoniam a vera religione plerique lapsi impronte della sua incredulità, argomentando dalla Scrittura che egli è il
desistent; tunc erit Domini dies, quoniam sicut primus adventus Cristo. Allora ai1iverà la devastazione, perché molti si allontancrnnno dalla
Domini .fitit propter redimenda peccata, ita et secundus erit propter vera religione; allora verrà il giorno del Signore, perché, come la p1ima
reprimenda delicta, ne plures pe1fìdiae errore labantut'. Est et alius venuta del Signore fu per redimere i nostri peccati, così la seconda sarà per
Antichristus, idest diabolus, qui Ierusalem, idest animam pacificam, reprimere i delitti, affinché molti non abbiano a cadere nell'e1TOrc della mala
obsidere nitatur suae legis exercitu. Ergo quando in medio templi est fede. C'è poi anche un altro Anticristo, cioè il diavolo, che cerca di assediai·e
diabolus, desolatio abominationis est. Cum autem unicuique labo- con l'esercito della sua legge Gemsalemme, cioè l'anima pacifica. Perciò
ranti, Christi praesentia spiritualis illuxerit, tollitur iniquus ex quando il diavolo si trova nel mezzo del tempio, si realizza la devastazione
medio, et incipit regnare iustitia. Est etiam tertius Antichristus, ut dell'abominio. Ma quando a chiunque si affatica risplenderà la presenza spi-
Arius et Sabellius et omnes qui nos prava intentione seducunt. Hae rituale del Cristo, verrà tolto di mezzo il nemico e incomincerà a regnare in
autem sunt praegnantes quibus «vae» dicitw; quae arvinam suae lui la giustizia. C'è anche un terzo Anticristo, come A.rio e Sabellio e tutti
carnis extendant, et quibus intimorum gressus pigrescat anùnorum, coloro che ci seducono con pc1verse dottrine. Tnvece le donne incinte, alle
et effetae virtutum,fetaeque vitiorum. Sed nec illae praegnantes con- quali si dice «guai», sono i cristiani che accarezzano gli istinti della carne, e i
demnationis expertes sunt, quae in bonorum actuum molimine cui spi1iti avanzano lentamente, privi di viltù e pieni di vizi. Ma neppure le
constitutae, necdum aliquos suscepti operis dedere processus. Sunt donne gravide sono esenti dalla condanna, poiché, sebbene siano fenne nella
quae D ei timore concipiunt, sed non omnes pariunt: sunt enim quae risoluzione di atti buoni, non hanno ancora prodotto alcun frutto dell 'azione
abortivum excludunt Verbum antequam pariant. Sunt etiam quae in intrapresa. Ci sono poi quelle che concepiscono con il timore di Dio, ma non
utero Christum habeant, sed nondum formaverunt. Ergo quae parit tutte partoriscono; infatti alcune espellono il Verbo prima di partorire. Ma ci
iustitiam, Christum parit. Nos etiam parvulos nostros ablactare sono anche quelle che portano nel loro seno il Ciisto, ma che non lo hanno
properemus, ne nos quasi impe1fectorum parentes, aut iudicii dies ancora formato. Perciò chi parto1isce la giustizia partorisce il Ciisto. Inoltre
aut mortis inveniat. Quod ita flet, si omnia dieta iustitiae in corde affrettiamoci ad allattare i nostti piccoli, affinché il giorno del giudizio o
custodias, nec senectutis tempus expectes; sed in prima aetate della morte non ci trovi genitori di una prole impe1fetta. Ciò accadrà se
sapientiam sine corruptela c01poris tui cito concipias, cito nutrias. custodisci nel tuo cuore tutti i dettami della giustizia, senza aspettare il
In fine autem Judaea omnis a nationibus credituris subicietur in ore tempo della vecchiaia; ma sin dalla giovane età, senza la conuzione del
gladii spirita!~, qui est sermo bis acutus. c01po, concepisci rapidamente la sapienza e rapidamente nutrila. Tn ogni
modo, alla fine, tutta la Giudea sarà assoggettata alle nazioni che crederanno,
mediante il filo della spada spitituale che è la parola a doppio taglio.
496 Cap. 21, vv. 25-27 Cap. 21, vv. 25-27 497

VERSUS 25-27 VERSETTI 25-27

25Et erunt signa in sole et luna et stellis, et in terris pres- 2svi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla
sura gentium p rae confusione sonitus maris et fluctuum terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei
26arescentibus prae timore et expectatione, quae superve~ flutti , 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa
nient universo orbi; nam virtutes caelorum movebuntur, 27et di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti
tunc videbunt Filium hominis venientem in nube cum pote- saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire
state magna et maiestate. su una nube con grande potenza e maestà.

BEDA: Quid impletis nationum temporibus sequatur, ex ordine BEDA: Che cosa segua dopo che si sono compiuti i tempi delle nazionj
manifesta!, dicens «Erunt signa in sole et luna et stellis». lo spiega secondo un ordine regolare dicendo: Vì saranno segni nel sole,
AMBROSIUS: Quae quidem signa secundum Matthaeum evidentius nella luna e nelle stelle. AMBROGIO: Secondo Matteo questi segni sono
exprimuntur: «Tunc», inquit (24,29), «sol obscurabitw: et luna espressi in modo ancora più chiaro: <<Allora», dice (24,29), «il sole si
non dabit lumen suum, et stellae cadent de caelo». EuSEBJUS: Tunc oscurerà, la luna non darà più la sua luce e le stelle cadranno dal ciclo».
enim cum vitae corruptibilis consummatio agetw~ et secundum EusErno: Infatti, allorché avrà luogo il compimento della vita corruttibile
Apostolum sp ecies huius mu ndi transibit, et no vum succedet e, secondo l Apostolo, la faccia di questo mondo passerà, succederà un
saeculum, in quo vice sensibilium luminarium ipse Christus fulge- nuovo mondo in cui, al posto degli astri sensibili, risplenderà Cristo stesso,
bit quasi iubar et rex novi saeculi: cuius erit tanta luminis virtus come stella e sovrano del nuovo mondo: e la potenza della sua luce e della
et gloria, ut sol, qui nunc radiat, atque luna et cetera sidera, sua gloria sarà così grande che il sole, che ora manda i suoi raggi, e la luna
adventu maioris luminis occultentur. CHRYSOSTOMUS: Sicut enim in e gli alni asn·i, all'avvento dell'asn·o più grande, svaniranno. CRISOSTOMO:
hoc saeculo luna et sidera max obfi1scantur orto sole; sic in glo- Infatti come in questo mondo la luna e le stelle si offuscano immediata-
riosa Christi apparitione sol obtenebrescet, et luna non dabit pro- mente al sorgere del sole, così nella gloriosa apparizione di Cristo il sole si
prium iubar, et stellae cadent de caelo, priore spoliatae amictu, ut ottenebrerà e la luna non darà più la prop1ia luce, e le stelle cadranno dal
potioris lucis amictu potiantw~ EusEBtUS: Quae autem evenient ciclo, dopo essere state spogliate del loro mantello, per essere rivestite con
orbi post lwninarium obtenebrationem, ex quibus .fzet angustia un manto di luce superiore. EUSEBIO: Quindi egli parla logicamente delle
cose che accadranno al mondo dopo l'oscuramento degli asn·i, da cui deri-
gentium, consequenter exprimit, dicens «Et in terris pressura gen-
va l'ansia delle nazioni, dicendo: e sulla terra angoscia di popoli in ansia
tium prae confusione sonitus maris et fluctuum»: ubi videtur
per il fragore del mare e dei flutti: dove pare insegnare il principio della
docere principium transmutationis universi futurum ex defectu
trasfo1mazionc dell'universo derivante dalla carenza della sostanza umida.
substantiae humidae. Hac enim prima devorata, vel congelata, ut
InfaUi, dopo che questa è stata assorbita o congelata, sicché il rnmore del
non amplius audiatur sonitus maris, nec contingant arenam jluc- mare non esiste più né le onde raggiungono più la sponda a causa dell 'ec-
tus eius, causa exuberantis siccitatis, ceterae mundi partes non cessiva siccità, tutte Le altre patti dcl mondo che non ricevono più il con-
amplius obtinentes vaporem solitum, emissum ex substantia humi- sueto vapore emesso dalla stai12a umida, vengono trasformate. E così, poi-
da, transmutationem patientur; et sic cum app aritio Safvatoris ché l'appai·izione di Ctisto deve abbattere i prodigi che si oppongono a
conji1tare debeat repugnantia Dea prodigia, exordium sument Dio, gli inizi dell' ira avranno luogo dalle siccità, cosicché non si udrà più
fitroris prooemia ex siccitatibus, ut nec tempestas, nec fremitus né l'uragano né il fragore del mare. Da questi eventi nasce l'angoscia de-
maris ulterius audialU!é Quo facto subsequetur angustia supersti- gli uomini superstiti. Onde segue: mentre gli uomini moriranno per la
tum hominum; unde sequitur «Arescentibus», idest tabescentibus, paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Conseguente-
«hominibus prae timore et expectatione», eorum scilicet «quae mente egli mostra le cose che piombano addosso al mondo, soggiungen-
supervenient universo orbi». Quae autem tunc ingruant munda, do: Le potenze dei cieli irifatti saranno sconvolte. TEOFILATIO: Oppw·e
498 Cap. 21, vv. 25-27 Cap. 21, vv. 25-27 499

consequenter ostendit, subdens «Nam virtutes caelorum movebun- diversamente. Quando il mondo superiore sarà alterato e a buon diritto gli
tun>. THEOPHYLA CTUS: Ve/ alite1é Cwn alterabitur superior orbis elementi inferiori subira1mo una rovina, perciò segue: e vi sarà costerna-
et elementa inferiora merito patientur iacturam; unde sequitu;· zione tra i popoli smarriti per il rimbombo del mare e dei flutti; come se
«Et in terris pressura gentium prae confusione sonitus maris et dicesse: il mare trema in modo terribile e la spiaggia del mare viene scon-
jluctuum»; quasi dicat: Mare terribiliter fremet, et littus maris volta dalla tempesta, sicché tra gli abitanti della terra ci sia una grande
agitabitur tempestate, ita ut sit papula terrae pressura, idest com- costernazione e si struggano per la paura e per l'attesa di gravi mali che
munis miseria, et tabescant timore et expectatione malorum irru- minacciano questo mondo: perciò continua: gli uomini verranno meno
entium munda; unde sequitur «Arescentibus hominibus prae timo- dallo spavento nel! 'aspettazione delle cose che staranno per accadere
re et expectatione, quae supervenient universo orbi». al mondo.
AUGUSTINUS, Ad Hesychium [epist. 80}: Sed dices: c01~fìteri vos AGOSTINO: Ma dirai: i tuoi castighi ti costringono a confessare che la
poena vestra compellit adesse iam fines, dum impletur quod prae- fine è 01mai prossima, visto che si stanno adempiendo le cose che sono
nuntiatum est. Nullam enim patriam, nullum locum, nostris tem- state predette. Infatti è sicuro che nei nostri tempi non c'è patria, né luogo
poribus non ajjligi aut tributari certum est. Sed si ista mala quae che non sia colpito o tribolato. Ma se i mali che ora il genere umano pati-
nunc patitur genus humanum, certa sunt indicia iam Dominum sce sono sicuri indizi della venuta del Signore, perché l'Apostolo dice
esse venturum, quid est quod dicit Apostolus (I Thess. 5,3): «Cum (1 Ts 5,3): «Quando diranno: Pace e sicurezza»? Perciò vediamo se forse
dixerint: pax et securitas»? Videamus ergo ne forte melius intelli- non sia meglio capire che le parole predette si sono compiute in modo
gatur non eo modo impleri quae praedicta sunt his verbis; sed diverso; che cioè esse si realizzeranno quando la tribolazione di tutto
lune potius esse ventura, quando sic erit tribulatio universo orbi l'universo colpirà la Chiesa, la quale sarà tribolata in tutto l'universo, e
ut ad Ecclesiam pertineat, quae universo orbe tribulabitw: non ad non coloro che saranno la causa delle sue tribolazioni. Perché essi sono
eos qui tribulabunt eam: ipsi enim sunt dicturi: «Pax et securi- quelli che diranno: «Pace e sicurezza». Ora noi vediamo che questi mali,
tas». Nunc autem ista mala quae tamquam summa extremaque che si crede che siano i più grandi ed estremi, sono comuni a tutti e due i
creduntur, utrique regno, Christi scilicet et diaboli, videmus esse regni, cioè di Cristo e del diavolo, e da essi sono colpiti sia i buoni che i
communia: pariter quippe his boni afjliguntur et mali; interque cattivi, e tra questi grandi mali c'è il ricorso ai banchetti voluttuosi. È forse
tanta mala adhuc usquequaque frequentantur luxuriosa convivia. questo l'essere inaridito dalla paura o non piuttosto l'essere bmciato dalla
Ho ccine est arescere prae timore, an potius inardescere prae concupiscenza? TuOFILATro: Quando il mondo cambierà, non saranno
libidine? THEOPHYLACTUS: Non solum autem morta/es jluctuabunt colpiti solamente i mortali, ma anche gli Angeli resteranno stupefatti per i
cum alterabitur mundus, sed etiam Angeli stupebunt in tam terri- cambiamenti così terribili dell'universo; perciò continua: Le potenze dei
bilibus mutationibus universi; unde sequitur «Nam virtutes caelo- cieli ùifatti saranno sconvolte. GREGOIUO: Infatti chi altro chiama potenze
dci cieli se non gli Angeli, le Dominazioni, i Principati e le Potestà? I
rum movebuntur». GREGORIUS, In Evang. [hom. I]: Quid enim
quali, all'avvento del giudice rigoroso, appariranno visibilmente ai nostri
virtutes caelorum, nisi Angelos, Dominationes, et Principatus,
occlù, per esigere da noi in modo rigoroso ciò che finora il nostro Creatore
et Potestates appella!? Quae in adventu districti iudicis, nostris
invisibile ha sopportato pazientemente. EUSEl310: Quando anche il Figlio
tunc oculis visibiliter apparebunt, ut districte tunc a nobis exigant
di Dio velTà nella sua gloria, e confuterà la superba tirannide del figlio del
hoc quod nos modo invisibilis Conditor aequanimiter portat.
peccato, con l'assistenza degli Angeli, le p01te del cielo che erano state
EUSEBJUS: Cum etiam Dei Filius sit venturus in gloria, et confu-
chiuse sin dalla fondazione del mondo saranno riape1te, affinché possano
taturus elatam tyrannidem filii peccati, ministrantibus Angelis,
essere vedute le cose celesti. CRISOSTOMO: Oppme le potenze celesti
caeli fores a saeculo clausae patebunt, ut spectentur excelsa. saralUlo scosse, sebbene esse stesse non lo sappiano: infatti, quando esse
CllRYSOSTOMUS: Ve! virtutes caelicae movebuntur, quamvis sibi vedranno la moltitudine dei condannati, non potranno restare tranquille.
consciae non sint: videntes enim infinitas multitudines condem- BEOA: Perciò anche in Gb 26, 11 si dice: <<Le colonne dci cieli traballano,
nari, non intrepide stabunt illic. BEDA: Unde et in lob (26,11) restano attonite alle rampogne di lui». Infatti che fanno le travi quando le
dicitur: «Columnae caeli contremiscunt, et pavent ad nutum colonne traballano? Che cosa soffrono gli arbusti del deserto, quando i
500 Cap. 21, vv. 25-27 Cap. 2 l , vv. 25-27 501

eius». Quid ergo faciun.t tabulae, quando tremunt colwnnae? ccdli del paradiso sono scossi? E USEBIO: Oppure le potenze dei cieli sono
Quid virgula deserti patitw~ cum cedrus paradisi con.cutitur? quelle che governano le parti sensibili dell'universo: esse saranno mutate
EUSF:B!US: Ve/ virtutes caelorum sun.t quae praesunt sensibilibus per raggiungere uno stato superiore. Infatti nel nuovo mondo sararmo libe-
partibus universi: quae quidem tunc movebuntw~ ut potiorem rate daJ ministero con cui servono Dio circa i corpi sensibili nella loro
statwn attingant. Absolventur enim in saeculo novo a ministerio condizione di conuzione.
quo Deo serviunt circa sensibilia corpora secundum corruptioni; AGOSTINO: Ma perché il Signore, all'approssimarsi della sua seconda
statum. venuta, non semb1i avere previsto come grandiose le cose che sono abi-
AUGUST!NUS [ut supra}: Sed ne Dominus, propinquante secundo tualmente accadute in questo mondo anche p1ima della sua prima venu-
adventu suo, ea pro magno praedixisse videatur quae huic munda ta, e siamo così derisi da coloro che nella sto1ia dei popoli hanno letto
etiam ante primum eius adventum fieri consueverant anche cose più grandiose, Jitengo che le cose che sono state dette si
et rideamur ab eis qui plura in historia gentium et maiora legerunl applichino meglio alla Chiesa. Infatti la Chiesa è il sole, la luna, le stelle,
haec quae dieta sunt, melius in Ecclesia existimo intelligi. Ecclesi~ a cui viene detto (Ct 6,9): «Bella come la luna, splendida come il sole»,
enùn est sol, et luna, et stel/ae, cui dictum est (Cant. 6,9): «Pulchra ma così allora non apparirà, in quanto colpita duramente dai suoi persc-
ut luna, electa ut sol»; quae lune non apparebit, persecutoribus cut01i. AMBROGIO: Mentre molti si allontanano dalla religione, la fede viva
ultra modum saevien.tibus. AMBROSJUS: Plurimis etiam a religione sarà oscurata dalle nubi dell'incredulità: infatti per mc il Sole di giustizia
defìcientibus, e/ara fide.s· obscurabitur nube p erfidiae; quia sol climinuisce oppure cresce secondo la mia fede; e come la luna nelle sue
caelestis in ea, fide minuitur ve/ augetur; et sicut menstruis, idest variazioni mensili oppure quando si trova opposta al sole per l'interposi-
mensium, dejectibus, Luna ve/ terrae oppositu, cum fuerit ex regio- zione della tena, subisce l'eclissc, così anche la santa Chiesa, quando i
ne solis, vanescit; sic et sancta Ecclesia, cum lumini caelesti vitia peccati della car11e si oppongono alla luce del cielo, non può ricevere il
carnis obsistunt, fulgorem divini luminis de Christi radiis non fulgore della luce divina dai raggi di Cristo. Infatti nelle persecuzioni
potest mutuari: nam in persecutionibus lucem divini so/is plerum- l'amore cli questo mondo generalmente ostacola la luce del Sole divino;
que amor vitae huius excludit. Cadunt etiam stellae, idest gloria anche le stelle cadono, cioè gli uomini che risplendono per la loro gloria
micantes viri, si persecutionis acerbitas convalescat, quae oportet cadono quando si inasprisce la durezza delle persecuzioni, e ciò accade
fieri donec Ecclesiae multitudo cumuletur: sic enim probantur nccessruiamentc quando la moltitudine della Chiesa aumenta: poiché così
boni, sic produntur infirmi. A UGUSTINUS [ut supra]: Quod autem i buoni sono messi alla prova, mentre i deboli sono resi manifesti.
dictum est «Et in terris pressura gentiunt», gentes voluit in.te/ligi, AaosTlNO: L'espressione: sulla terra angoscia di popoli viene intesa con

non quae in semine Abrahae benedicentw~ sed quae ad sinistram riferimento ai popoli che non sono benedetti nel seme di Abramo, ma che
stabunt. ÀMBROSIVS: Ergo varii animorum aestus ita graves erunt si troveranno alla sinistra. AMBROGIO: I calori delle nostre anime saranno
ut delictorum multitudine male consciis faturi iudicii metu, sacri così gravi che con le coscienze perve1tite dalla moltitudine dei peccati, a
nobis ros fonti.s· arescant. Quemadmodum autem Domini expec- causa della nostra paura per il futuro giudizio, si essiccherà in noi la sor-
tatur adventus, ut eius praesentia in toto fiat ve! hominis orbe ve! gente della sacra rugiada. Ma allo stesso modo in cui si aspetta la venuta
del Signore, sicché la sua presenza si trovi in tutto l'universo sia personale
mundi, quae flt in singulis, cum omnibus affectibus receperint
sia cosmico, che si realizza nei singoli allorché ricevono il Cristo con tutto
Christum; sic virtutes caelorum in adventu Domini augmentum
il loro affetto, così le potenze dei cieli alla venuta del Signore 1icevcranno
gratiae consequentur, et plenitudine divinitatis propius se infun-
un awnento della grazia e saranno mosse dalla pienezza della divinità che
dente movebuntw: Sunt etiam virtutes caelorum, quae enarrant
infonde se stessa più da vicino. Ci sono inoltre le potenze dei cieli che nar-
gloriam Dei, quae pleniore Christi infitsione movebuntur, ut
rano la gloria di Dio, le quali saranno mosse da una più piena infusione di
videant Christum. AUGUST!NUS [ut supra}: Ve/ «virtutes caelorum
Cristo, affinché possano vedere Cristo stesso. AGOSTINO: Oppure: Le
movebuntur», quia impiis persequentibus, quidam fide/es fortissi- potenze dei cieli saranno sconvolte, perché con la persecuzione degli empi
mi turbabuntw: ·
alcuni fedeli fmtissirni saranno turbati.
502 Cap. 21, vv. 25-27 Cap. 21, vv. 25-27 503

Sequitur «Et tunc videbunt Filium hominis». THEOPHYLACTUS: Segue: Allora vedranno il Figlio del! 'uomo. TEOFILATIO: Lo vedranno
Tam fide/es quam infideles: radiahit enim amplius sole tam ipse sia i fedeli che gli infedeli; infatti irradierà più del sole sia egli stesso che
quam crux eius: unde ab omnibus cognoscetur. AUGUSTTNUS, Ad la sua croce, così che lutti lo conosceranno. AGOSTINO: L'espressione:
Hesychium [epist. 80): Quod autem dicit «Venientem in nube», venire su una nube può essere intesa in due modi: sia nella Chiesa come
duobus modis accipi potest: sive in Ecclesia sua tamquam in nube chi viene su una nube, com e ora non cessa di venire; ma soprattutto
venientem, sicut mmc venire non cessat; sed ideo tunc cum pote- allora, quando verrà con maestà e potere grande, poiché appaiirà più
state magna et maiestate, quia maior maiestas et potestas illius grai1de la sua maestà e il suo p~tere nei santi ai q~ali con~e~erà gran~e
apparebit sanctis, quibus magnam virtutem dabit, ne tanta perse- vut ù, perché non siano sconfitti da una persecuzmne cosi vmlenta; sia
cutione vincantur; sive in corpore suo, in quo sedet ad dexteram nel suo corpo con cui siederà alla destra del Padre; infatti si deve crede-
Patris, merito credendus est non solum in eodem corpore, verum re giustamente che egli verrà non solo nello stesso corpo, ma anche su
etiam in nube venturus: quoniam sic veniet sicut abiit; «nubes una nube; perché egli così venà come se ne è andato via: «Si levò in
autem suscep it eum ab oculis eorum» (Act. 1,9). CHRYSOSTOMUS: alto e una nube lo nascose ai loro occhi» (At 1,9). CRISOSTOMO: Infatti
Semper enim Deus in nube appare!, secundum il/ud (Ps. 96,2): Dio compare sempre nella nube, secondo il detto del Salmo 96,2: «Nubi
«Nubes et caliga in circuitu eiuS»: unde et Filius hominis in e caligine gli stanno d'intorno», per cui anche il Figlio dell'uomo verrà
nubibus veniet, ut Deus et Dominus, non latenter, sed in gloria su una nube, come D io e Signore, non di nascosto ma in una gloria
digna Deo; et ideo subdit «Cum potestate magna et maiestate». degna di Dio; quindi soggiunge: con potenza e gloria grande. CIRILLO:
CrRILLUS: Intelligendum est similiter magna. Primam enim Grande dev'essere intesa allo stesso modo. Infatti egli realizzò la sua
apparitionem prosecutus est cum infirmitate et humilitate nostra; prilna comparsa nella nostra debolezza e umiltà, m a celebrerà la secon-
sed secundam celebrabit cum propria potestate et magna maie- da con potenza e gloria grande. GREGORIO: Vedranno nella potenza e
state. GREGORJUS, In Evang. [hom. 1): In potestate enim et maie- nella gloria colui che non vollero ascoltare quando si trovava nell' u-
state visuri sunt quem in humilitate positum audire noluerunt; ut miltà; s icché essi possano sentire la sua potenza in modo ~on meno
virtutem eius tanto tunc districtius sentiant, quanto cervicem acuto di quanto non avessero inchinato l'apice del loro cuore davanti
cordis ad eius patientiam non inclinant. alle sue sofferenze.

VERSUS 28-33 VERSETTI 28-33

2BHis autem fieri incipientibus, respicite et levate capita 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e
vestra, quoniam appropinquat redemptio vestra. 29Et dixit levate il capo perché la vostra liberazione è vicina. 29E disse loro
illis similitudinem : Videte ficu/neam et omnes arbores: una parabola: Guardate il fico e tutte le piante : 30quando già ger-
30cum producunt iam ex se fructum, scitis quoniam prope mogliano, guardandole capite da voi stessi che ormai l'estate è
est aestas. 31 /ta et vos cum videritis haec fieri, scitote quo- vicina; 31così pure quando vedrete accadere queste cose, sap-
niam prope est regnum Dei. 32Amen dico vobis quia non piate che il regno dei cieli è vicino. 321n verità vi dico: non pas-
praeteribit generatio haec, donec omnia fiant. 33Caelum et serà questa generazione finché tutto ciò sia aw enuto. 3311 cielo e
terra transibunt; verba autem mea non transibunt. la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

GREGORIUS, In Evang. [hom. /}: Quia praemissa contra repro- GREGORIO: Poiché le cose precedenti sono state dette contro i reprobi,
bos dieta sunt, mox ad electorum consolationem verba vertuntur; ora le parole sono rivolte alla consolazione degli eletti; infatti si aggiun-
nam subditur «His autem fieri incipientibus, resp icite et levate ge: Quando cominceranno ad accadere queste cose alzatevi e levate il
capita v estra, quoniam appropinquat redemp tio vestra»; ac si capo perché la vostra liberazione è vicina; come se dicesse: mentre le
504 Cap. 21, vv. 28-33 Cap. 21, vv. 28-33 505

dicat: Cum plagae mundi crebrescunt, «levate capita», idest exhi- piaghe del mondo aumentano, levate il capo, ossia rallegrate i vostri
larate corda: quia dum fìnitur mundus, cuius amici non estis cumi; perché quando finisce il mondo, del quale voi non siete amici, si
prope fit redemptio quam quaesistis. in Scriptura enùn sacr~ avvicina la redenzione che cercate. Nella Scrittura si pone spesso il capo
saepe capitt pro mente ponitur: quia sicut capite reguntur mem- per la mente: poiché come le membra sono rette dal capo, così i pensic1i
bra, ita cogitationes mente disponuntw'. Capita itaque levare, est sono disposti dalla mente. Perciò alzare il capo è innalzare le nostre
mentes nostras ad gaudia patriae caelestis erigere. EuSEBJUS: Vel menti alle gioie della patria celeste. EUSEBIO: Oppure diversamente.
a/iter. Transactis c01poralibus aderunt intelligibilia et caelestia, Passate le cose temporali, resteranno le cose intelligibili e celesti, ossia il
scilicet regnum saeculi non amplius transituri; et tunc dignis salubria regno di un mondo che non passerà più, e allora a coloro che ne saranno
promissa tribuentur,- unde dicitur «His autem fieri incipientibus, degni saranno concesse le promesse della salvezza; perciò si dice:
respicite et levate capita vestra, quoniam appropinqua! redemptio Quando cominceranno ad accadere queste cose alzatevi e levate il capo,
vestrcl». Acceptis enùn Dei promissis quae speramus, erigemur perché la vostra liberazione è vicina. Infatti, ricevute le promesse di Dio
qui ante curvi fueramus, et elevabimus capita nostra, humiliati che speravamo, ci raddrizzeremo, mentre prima eravamo ricurvi, cd ele-
quondam, eo quod redemptio nostra quam sperabamus, aderit, veremo i nost:Ji capi, che in passato erano stati umiliati, poiché la reden-
il/a scilicet quam tota creatura expectat. THEOPHYLACTUS: Jdest zione che speravamo sarà presente, quella cioè che ogni creatura attende.
pe1jecta libertas co1poris et animae. Sicut enùn primus adventu; TEOHLATI"O: Ossia la pe1fetta libertà del co1po e dell'anima. infatti, come
Domini fuit ad reformationem animarum nostrarum, sic secundus la prima venuta del Signore fu per il rinnovamento delle nostre anime,
ad reformationem corporum celehrabitw: EusEBrus: Dici! autem così la seconda celebrerà il rinnovamento dci nostri corpi. EUSEBIO: Ora,
haec ad discipulos suos, non tamquam ad eos qui durare deberent egli dice queste cose ai suoi discepoli non come se avessero dovuto dura-
in vita ista usque ad terminum mundi,- sed quasi uno corpore re in questa vita fino alla fi ne del mondo, ma come se tutti insieme, noi e
existente ipsis, et nobis, et posteris usque ad consummationem i posteri che crederanno in Cristo fino alla fine del mondo, formassimo
mundi credituris in Christum. GREGORIUS [ut supra]: Quod autem un solo corpo. GREGORIO: Che poi si debba calpestare e disp~·ezzare il
calcari mundus atque despici debeat, provida comparatione mondo lo illustra con un paragone intelligente quando soggiunge :
manifesta! cwn subdit « Videte ficulneam, et omnes arbores: cum Guardate il fico e tutte le piante: quando già germogliano, guardandole
producunt ex se fructum, scitis quoniam prope est aestas: lta et capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina: così pure quando vedrete
vos, cwn videritis haec jìeri, scitote quoniam prope est regnum accadere queste cose, sappiate che il regno dei cieli è vicino. Come se
Dei»: quasi dicat: Sicut ex.fì'uctu arboris vicina aestas agnoscitur, dicesse: come dai frutti dell'albero si conosce che l'estate è vicina, così
ita ex ruina mundi prope cognoscitur esse regnum Dei. Et ex hoc dalla rovina del mondo si conosce che il regno di Dio è ormai vicino. E
ostenditur quia fructus mundi ruina est. Ad hoc enim germina!, ut con ciò si mostra che il frutto è la rovina del mondo. Infatti per questo
quaecumque germine aluit, cladibus consumat. Bene autem germoglia, perché tutto ciò che cresce con i suoi germogli, sia dist:Jutto
regnum Dei aestati comparatw~ quia tunc moeroris nostri nebulae dalle rovine. Giustamente poi il regno di Dio viene paragonato all'estate,
transeunt, et vitae dies aeterni solis claritate fulgescu nt. perché allora passano le nubi dcl nostro dolore e risplendono i giorni
ÀMBROSJUS: Matthaeus autem de sola dixit <<fìculnea», hic de della vita sotto la luce del Sole eterno. AMBROGIO: Mentre Matteo parla
arboribus omnibus. Duplicem autem habet jiguram jiculnea,- ve! solo del.fico, qui si parla di tutti gli alberi. Ora, il fico possiede una dop-
cum dura mitescunt, ve/ cum peccata luxuriant. Sive ergo cum pia figura, o l'ammorbidimento di ciò che è duro, oppure l'esuberanza
fructus in omnibus virescit arboribus et ficulnea fecunda iam flo- del peccato. Perciò, quando i fiutti maturano su tutti gli albeti e il fico
ret,- idest cum omnis lingua confttetur Deo, conjitente etiam papu- fecondo abbonda, cioè quando ogni lingua confessa Dio, incluso il popo-
la Iudaeorum, sperare Domini debemus adventum, quo tamquam lo ebreo, dobbiamo sperare nella venuta del Signore, con cui, come
temporibus aestivis resurrectionis fructus metentur: sive durante la stagione estiva, si raccoglieranno i frutti della risutTezione;
cum levem fragilem que iactantiam, tamquam /olia Synagogae, oppure, quando l'uomo del peccato si vestirà con la sua debole e fragile
homo iniquitatis induerit, conicere debemus appropinquare iudi- ostentazione, come con le foglie della Sinagoga, dobbiamo suppone che
506 Cap. 21, vv. 28-33 Cap. 21 , vv. 28-33 507

ciw:i: nam remunerare fidem Dominus et delinquendi finem affer- stia avvicinandosi il giudizio; infatti il Signore si affretta a ricompensare
re jestinat. Ja fede e a por fine al peccato.
AUGUSTINUS, ad Hesychium [epist. 80}: Cum autem dicit «Cum AGOSTINO: Ora, quando dice: Quando vedrete accadere queste cose,
videritis haec fieri», quae intelligere poterimus nisi ea quae supra che cosa possiamo intendere se non le cose dette in precedenza? Ma tra di
memorata sunt? ln his autem est quod ait «Et tunc videbunt esse si legge: Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire. Perciò, quando
Filium hominis venienteni». Proinde cum hoc visum fuerit, non avranno visto questo, non ci sarà ancora il regno di Dio, ma la sua venuta
iam erit regnum Dei, sed prope erit. An dicendum est, non omnia sarà prossima. O bisogna dire che non tutte le cose dette in precedenza
quae supra commemorata sunt, esse intelligenda, ubi ait «Cum devono essere intese, dove dice: quando vedrete accadere queste cose, ma
videritis haec fieri», sed aliqua eorwn, hoc scilicet excepto quod soltanto alcune di esse, eccettuata cioè l'espressione: Allora vedranno il
dictum est, «Et tunc videbunt Filium hominiS»? Sed Matthaeus Figlio dell 'uomo? Ma Matteo fa vedere che l'espressione va presa senza
aperuit, nullis exceptis esse accipiendum, dicens (24,33): «lta et alcuna eccezione, dicendo (24,33): «Così anche voi, quando vedrete tutte
vos cum videritis haec omnia»: inter quae est quod videbitur queste cose»; tra le quali c'è che si vedrà il Figlio dell'uomo venire, affin-
Filius hominis veniens, ut intelligatur de adventu quo nunc venit ché ciò si intenda della venuta con cui egli viene ora nelle sue membra
in membris suis tamquam in nubibus, veL in EccLesia tamquam in come sulle nubi, oppure nella Chiesa come in una grande nube. nro:
nube magna. TJTUS: Ve/ alite1: Dicit «Prope est regnum Dei», quia Oppure diversamente. Egli dice: il regno dei cieli è vicino, perché, quando
dwn haec fient, nondum uLtimus finis rerum eveniet, sed iam in accadranno queste cose, non si realizzerà ancora la fine estrema delle cose,
Jìnem tendent: nam et ipse adventus Domini eliminans omnium ma già tenderanno verso la loro fine: infatti la stessa venuta del Signore,
principatum et potestatem praeparat regno Dei. E uSEBJUS: Sicut eliminando qualsiasi principato e potestà, prepara il regno di Dio. EUSEBIO:
enim in hac vita sol hieme recedente, ac succedente vere, radium Come infatti in questa vita il sole, col trascoJTere dell'inverno e l'anivo
calidum mittens fovet ac vivifica! humi condita semina, exuentia della primavera, inviando raggi caldi riscalda e vivifica i semi nascosti
priscam Jìguram, pulluLant autem nova varium virorem habentia; nella ten-a, i quali, spogliandosi della struttura precedente, si sviluppano
sic et gloriosus Unigeniti Dei adventus viv!fìcativis radiis illu- secondo vari gradi di vegetazione, cosi l'avvento glorioso· del Dio
strans novum saeculum, dudum condita per totum mundum semi- Unigenito, illuminando il nuovo mondo con i suoi raggi vivificanti, po1terà
na, scilicet dormientes in pulvere terrae, potioribus corporibus alla luce, con corpi più eccellenti che in passato, i semi nascosti per lungo
quam prius produce! in lucem, ac confutata morte regnabit dein- tempo in tutto il mondo, cioè che dormivano nella polvere della tena. E
ceps vita saeculi no vi. dopo aver vinto la mo1te, regnerà la vita del nuovo mondo.
GR.EGORJUS [ut supra}: Omnia autem praedicta sub magna cer- GREGOIUO: Tutte le cose che sono state dette in precedenza sono ora
titudine confirmantur, cum subditur «Amen dico vobis, quia non confe1mate con grande certezza, quando egli aggiunge: In verità vi dico:
praeteribit generatio haec donec omnia .fìant». BEDA: Multum non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. BEDA: Egli
commendat quod ita praenuntiat. Et, si dicere fas est, iuratio eius raccomanda fortemente ciò che predice, e, se si può dirlo, il suo giuramen-
est quod dicit «Amen dico vobiS»: amen quippe interpretatur to è il seguente: In verità (Amen) vi dico: Amen significa «in verità>>.
verum. Igitur veritas dicit: Verum dico vobis: quod si non diceret, Pertanto la Verità dice: io vi dico il vero, e se non parlasse così, non potreb-
mentiri omnino non posset. Generationem autem, aut omne genus be assolutamente mentire. Mentre con «generazione» significa o tutto il
humanum dicit, aut specialiter Judaeorum. E USEBJUS: Vel genera- genere umano o in particolare i Giudei. EUSEBIO: Oppure «generazione»
tionem dicit novam generationem Ecclesiae sanctae suae, osten- indica la nuova generazione della sua santa Chiesa, mostrando che il popo-
dens duraturum populum fidelium usque ad id tempus quo visurus lo dei fedeli durerà fino al tempo in cui vedrà ogni cosa, e coglierà con gli
sit omnia et eventus verborum Salvatoris oculis apprehendet. occhi gli effetti delle parole del Salvatore. TEOFILATIO: Poiché il Signore
THEOPHYLACTUS: Quia enim turbationes et bella et alterationes aveva predetto che ci sarebbero stati disordini, guen-e e cambiamenti sia
tam elementorum quam ceterarum rerum fitturum esse praedixe- degli elementi che delle altre cose, affinché a qualcuno non venisse in
rat; ne quis suspicaretur quod et ipsa Christianitas perituraforet, mente che la cristianità stessa si sarebbe estinta, soggiunge: Il cielo e la
subiungit «Caelum et terra transibunt, verba autem mea non terra passeranno, ma le mie parole non passeranno; come se dicesse:
508 Cap. 21, vv. 28-33 Cap. 21 , vv. 28-33 509

transibunt»; quasi dicat: Etsi cuncta commoveantw; fides tamen anche se tutte le cose saranno scosse, la mia fede tuttavia non veJTà meno;
mea non deficiet: ex quo innuit Ecclesiam praeferri toti creatu- dal che allude che la Chiesa viene preferita a tutte le creature: ossia le
rae: siquidem creatura patietur alterationem; fidelium vero creature subirmmo una trasformazione, mentre la Chiesa dei fedeli e le
Ecclesia et sermones Evangelii permanebunt. G REGORIUS [ut parole dcl Vangelo rimarranno. GREG01uo: Oppure diversmn entc: Il cielo
supra]: Vel a/iter. «Caelum et terra transibunt ... », quasi dicat: e la terra passeranno ecc., come se dicesse: Tutto ciò che presso di noi è
Omne quod apud nos durabile est, sine mutatione durabile ad durevole, senza Lma trasformazione radicale non è durevole fino all'eter-
aeternitatem non est; et omne quod apud me transire cernitur, nità; ma tutto ciò che con mc sembra passare è tenuto fisso e immutabile,
fixum et sine transitu tenetur: quia sine mutabilitate manentes perché la mia parola che passa proferisce sentenze che rimangono senza
sententias exprimit sermo meus, qui transit. B EDA: Caelum autem mutazione. BEDA: Ora, col cielo che passerà non dobbiamo intendere
quod transibit, non aethereum, sive sidereum, sive aereum, a quo quello etereo, sia sidereo sia aereo, da cui sono denominati gli uccelli
aves caeli nominantur, intelligere debemus. Si autem terra transi- dell'aria. Ma se la terra passerà, in che modo !' Ecclesiaste dice (1 ,4):
bit, quomodo Ecclesiastes dicit (1,4): «Terra in aeternum stat»? «La te1rn sussiste sempre»? Chiaramente il cielo e la terra cambieranno
Sed aperta ratione caelum et terra per eam quam mmc habent, la figura che hanno attualmente, ma nella loro essenza sussistera1mo
imaginem transeunt, attamen per essentiam sine fine subsistunt. senza fine.

VERSUS 34-36 VERSETTI 34-36

34Attendite autem vobis, ne forte graventur corda vestra 34State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano
in crapula et ebrietate et curis huius vitae, et superveniat in in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita, e che quel
vos repentina dies il/a; 35tamquam /aqueus enim superve- giorno non vi piombi addosso improvviso. 35Come uh laccio
n iet in omnes qui sedent super faciem omnis terrae. esso si abbatterà sopra tutti coloro che sono seduti sulla su-
36Vigilate itaque omni tempore orantes, ut digni habeamini perficie di tutta la terra. 36Vegliate e pregate in ogni momento,
fugere ista omnia quae futura sunt et stare ante Filium perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accade-
hominis. re e di comparire davanti al Figlio dell'uomo.

THEOPHYLACTUS: Posuit supra Dominus terribilia et sensibilia T EOFILATIO: In precedenza il Signore ha posto gli indizi di mali terribi-
malorum indicia quae occupabunt peccatores, sed contra haec li e sensibili che assedieranno i peccatori, ma contro tali mali esiste come
mala remedium est cautela et oratio; unde dicitur «A ttendite rimedio la prudenza e la preghiera. Perciò si dice: State bene attenti che i
autem vobis, ne fòrte graventur corda vestra in crapula et ebrieta- vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni e ubriachezze. B ASILIO:
te». BASJL!US {in serm. super Attendite tibi}: Singulum animalium Ogni singolo animale iiccve intrinsecamente da Dio creatore di ogni cosa
a conditore omnium Deo habet intrinsecus causas facien tes ad le cause che contribuiscono alla sicurcZ7..a del proprio essere; per questo
tutelam consistentiae propriae: propter quod et Christus nobis motivo anche il Cristo ci avverte che quelle cose che agli animali vengono
dedit hanc monitionem, ut quae illis a natura, haec nobis auxilio fornite dalla natura a noi accadono con l'aiuto della ragione e della prn-
rationis et cautela contingant: fugientibus quidem peccatum, ut denza: che noi fuggiamo il peccato come gli animali evitano i cibi veleno-
irrationabilia fugiunt mortifera pabula, inquirentibus vero iusti- si; e che noi iicerchiamo la giustizia come essi cercano gli erbaggi nutrien-
tiam, sicut illa herbas nutritivas requirunt; et ideo dicit «Attendile ti. Perciò dice: State bene attenti, sicché voi possiate distinguere ciò che è
vobiS», ut scilicet discernere possitis a salubri nocivum. Sed quo- nocivo da ciò che è sano. Ma poiché c'è un duplice modo di stare attenti,
niam dupliciter contingit attendere, hinc quidem corporis oculis, uno con gli occhi del corpo e l'altro con la capacità intellettiva, e la capa-
cità degli occhi corporei non attinge la virtù, perciò iimane che si tratti di
5 10 Cap. 2 l, vv. 34-36 Cap. 21, vv. 34-36 511

illinc vero per intellectivam virtutem, oculus corporis virtutem un lavoro dell'intelletto: state attenti; cioè guardatevi da ogni parte, aven-
non attingit: restat igitur dictum esse de opere intellectus, «Atten- do a custodia della vostra anima un lume sempre sveglio. E non dice:
dile»; hoc est, undique circumspicite vos, pervigil habentes ad State bene attenti alle vostre cose o alle cose che vi circondano, ma ai
vestram custodiam animae lumen. Neque autem dixit «Attendite» vostri cuori: infatti voi siete intelletto e anima, mentre il vostro corpo è il
vestris, aut eis quae circa vos sunt, sed «vobiS»: vos enim estis senso, e le cose che vi circondano sono le ricchezze, le arti e le suppelletti-
intellectus et anima; vestrum autem corpus est sensus; circa vos li rimanenti della vita, per le quali non dice di stare attenti, ma solo per
autem opes, artes et reliqua vitae supellex; quibus non monet l'anima, della quale bisogna prendersi massimam ente cura. Lo stesso
attendendum, sed animae, cuius praecipua cura habenda. Eadem ammonimento tende a guarire gli ammalati e a petfczionare i sani, a con-
vero admonitio aegrotantes sanat, et sanos p erficit; servatores servare i custodi del presente e coloro che prevedono il futuro, a non esse-
praesentium, et provisores fùturorum; non alienorum censores, re giudici degli altri ma scvc1i scrutatori di noi stessi, a essere coloro che
sed suorum scrutatores; non dimittentes intellectum servum fieri non penn ettono che il prop1io intelletto diventi schiavo delle passioni, ma
passionum, sed irrationale animae subicientes rationali. Cur sottomettono l'anima ùrnzionale a quella razionale. Ora, per far capire per
autem sit attendendum, subiungit dicens «Ne forte graventur quale motivo bisogna stare attenti soggiunge: che i vostri cuori non si
corda vestra in crapula et ebrietate et curis huius vitae». TITus: appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. TITO:

Quasi dicat: Cavete ne lumina mentis vestrae graventur: cura Come se dicesse: State attenti che gli occhi della vostra mente non si
namque praesentis vitae, et crapula, et ebrietas fugant pruden- appesantiscano: infatti gli affanni della vita presente, le dissipazioni e le
tiam, quassant fidem, operantur naufragia. BASILIUS: Est autem ubriachezze rifuggono la prudenza, rovinano la fede, operano naufragi.
BASILIO: L'ubriachezza consiste nell'uso eccessivo del vino; invece la dis-
ebrietas nimius usus vini; crapula vero anxietas et nausea quae
sipazione (crapula) consiste nell'ansietà e nella nausea che derivano dal-
est in ebrietate, a motione capitis graeco vocabulo dieta. Sicut
l'ubriachezza, e viene detta, in greco, dal movimento del capo. Quindi,
igitur cibis ne esuriamus, sic et potibus ne sitim patiamur, uten-
come ci si deve servire dei cibi per non patire la farne, così delle bevande
dum est, vitando diligentius lapsum. Fallax enim est vini ingestio.
per non patire la sete, ma evitando sempre l'esagerazione. L'irrimissione
Anima autem vino libera prudentissima erit et optima; sed humectata
del vino è ingannevole. Invece l'anima libera dal vino è molto prudente e
vini vaporibus quasi quadam nube velatur. Curiositas autem huius buona, mentre, imbevuta dai fumi del vino, si trova come circondata dalle
vitae quamvis nihil inhibitorum continere videatur, si tamen ad nuvole. Ora, l'attenzione per questa vita, sebbene non contenga nulla di
cultum divinum non coadiuvet, vitanda est; et quare hoc dixerit, vietato, se non giova al culto divino va evitata; e per qual motivo abbia
ostendit subdens «Et superveniat in vos repentina dies illa». detto questo, lo mostra aggiungendo: che quel giorno non vi piombi
THEOPHYLACrus: Non enim cum deliberatione venie! dies illa, sed addosso improvviso. T EOFILATID: Infatti quel giorno non arriverà con deli-
ex improviso et .furtim capiens tamquam laqueus non caventes; berazione, ma all'improvviso, e coglie di nascosto come il laccio per chi
unde sequitur «Tamquam laqueus enim superveniet in omnes qui non sta attento; donde segue: come un laccio esso si abbatterà sopra tutti
sedent super faciem omnis terrae». Quod diligentius discuti potest. coloro che sono seduti sulla supe1ficie di tutta la terra. Ciò può essere
Capiet enim dies il/a sedentes in superficie terrae quasi imprae- esaminato più diligentemente. lnfatti quel giorno coglierà coloro che sono
meditatos et inertes. Quotquot vero sunt solertes et agi/es ad seduti sulla superficie della ten-a come impreparati e inerti. invece tutti
bonum, non sedentes, et otiantes in terrenis; sed surgentes ab eis, coloro che sono solleciti e pronti al bene non stanno seduti sulla terra
sibi dicentes: Surge, vade, quoniam non est hic tibi requies; tal- oziando, ma alzandosi da ten-a dicono a se stessi: Alzati, cammina perché
ibus non est i/la dies, ut laqueus, in discrimen, sed ut dies .festivus. questo non è il tuo luogo di riposo; per costoro quel giorno non è come un
EusEBIUS: Praedicta igitur docuit esse attendenda ad cavendam laccio a loro danno, m a come un giorno di festa. EUSEBIO: Perciò egli inse-
gravedinem inde provenientem; unde sequitur «Vigilate itaque, gna loro a prestare attenzione alle cose che sono state appena ricordate,
omni tempore orantes, ut digni habeamini fagere ista omnia quae per non cadere nell'indolenza che ne deriva. Perciò continua: Vegliate e
futura sunt». THEOPHYLACTUS: Scilicet famem, pestem, et cetera pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò
huiusmodi, quae tempora/iter electis et aliis imminent, et ea quae che deve accadere. T EOFTLATTO: Ossia la fame, la peste e altre cose del
5 12 Cap. 21, vv. 34-36 Cap. 2 1, vv. 34-36 513

postmodwn accidunt reis perenniter: il/a enim a/iter cavere non genere, che sovrastano, nel tempo, gli eletti e gli altri, e quelle che colpi-
possumus, nisi per vigilias et orationes. A UGUSTINUS, De cons. ranno i rei perennemente; ora, noi possiamo guardarci da quelle cose sol-
Evang. [2, 77]: Haec intelligitur il/a fuga quam Matthaeus com- tanto con le veglie e le preghiere. AGOSTINO: Con questa fuga si intende
memorat, quae non debet jìeri in hieme vel sabbato. Ad hiemem quella che ricorda Matteo: che non deve accadere né d'inverno né di saba-
p ertinent curae huius vitae, quae tristes sunt velut hiems: ad sab- to. All' inverno appartengono le preoccupazioni della vita presente, che
batum vero crapula et ebrietas, quae carnali laetitia luxuriaque sono dure come l'inverno; invece al sabato appartengono le seduzioni e le
cor submergit atque obruit; quod malum sabbati nomine signifì- ubriachezze, le quali con la gioia e il piacere carnale sommergono e tra-
catw; quia illo die Judaei deliciis afjluunt, dum spirituale sabba- volgono il cuore; questo male viene indicato col nome del sabato perché
tum ignorant. THEOPHYLACTUS: Et quia Christianum decet non in quel giorno gli Ebrei abbondano di piaceri, mentre ignorano il sabato
solum jitgere mala, sed etiam niti ad gloriam assequendam, subdit spirituale. TEOFILAITO: E poiché è conveniente che il cristiano non solo
«Et stare ante Filium hominis»: haec est enim angelica gloria fugga il male, ma anche si sforzi di conseguire la gloria, aggiunge: e di
stare ante Filium hominis Deum nostrum, et faciem eius iugiter comparire davanti al Figlio dell'uomo. In questo infatti consiste la glo1ia
cernere. BEDA: Et certe si quis sapiens medicus praeciperet atten- angelica: comparire davanti al Figlio dell'uomo nostro Dio, e contemplare
dere a succo alicuius herbae, ne repentinus interitus superveniat, continuamente il suo volto. BEDA: E indubbiamente, se un medico saggio
magno studio medici mandata servaremus: mmc autem Salvatore ordinasse di guardarsi dal succo di qualche erba, perché non sopraggiunga
admonente ebrietatem, et crapulam, et curas saeculi esse caven- una m01te improvvisa, noi osserveremmo con gran cw-a la sua prescrizio-
das, his sauciari et consumi non timent: quia jìdem quam medici ne; ora invece, mentre il Salvatore ci ammonisce contro l'ubriachezza e la
dictis praebent, Domini verbis praebere contemnunt. dissipazione e a guardarci dalle preoccupazioni di questo mondo, essi non
temono di lasciarsi ferire e uccidere da queste cose; perché, mentre presta-
no fede alle parole del medico, essi disprezzano di prestarla alle parole
dcl Signore.

VERSUS 37-38 VERSETTI 37-38

37Erat autem diebus docens in templo, noctibus vero 37Durante il giorno insegnava nel tempio, di notte invece usci-
exiens morabatur in monte, qui vocatur Oliveti. 38Et omnis va e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi. 38E tutto il
populus manicabat ad eum in templo audire eum. popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.

BEDA: Quae verbis praeceperat Dominus, suis confirmat exem- B EDA: Il Signore conferma con i suoi esempi le cose che aveva pre-
plis: nam qui nos ante iudicis adventum, et incertum singulorum scritto con le parole: infatti colui che prima della venuta del giudice e
exitum, ad vigilandum hortat:us est, et orandum, et ipse, imminente dell 'esito incerto dei singoli eventi ci aveva esortato a vigilare e apre-
tempore pa.ssionis suae, doctrinae, vigiliis et precibus instat; unde gare, egli stesso, mentre ormai incombe il tempo della sua passione, si
dicitur «Erat autem diebus docens in templo»: in quo suo exemplo applica all'insegnamento, alle veglie e alle preghiere; per cui si dice:
insinuat hoc esse digne Deo vigilare, ve! dieta vel facto proximis Durante il giorno insegnava nel tempio; e così con il suo esempio ac-
viam veritatis ostendere. CYRJLLUS: Quae autem erant quae docebat cenna al fatto che vigilare è cosa degna di Dio, ossia mostrare al pros-
nisi transcendentia cultum legis? Instabat enim tempus quo debebat simo con i detti e con i fatti la via della verità. CIRILLO: Ora, quali cose
umbra in veritatem transformari. THEOPHYLACTUS: Tacuerunt autem insegnava se non ciò che trascendeva il culto della Legge? Infatti era
Evangelistae pleraque docwnentorum Christi, qui, cum per trien- imminente il tempo in cui l' ombra sar ebbe stata trasformata nella
nium fere praedicaverit, documenta eius quae conscripserunt, verità. TEOFILATTO: Ora, gli Evangelisti non parlano di molti degli insc-
514 Cap. 21, vv. 37-38 Cap. 2 1, vv. 37-38 515

dicet aliquis vix ad unius diei sermonem sufficere. Ex pluribus ergo gnamenti di Cristo, il quale predicò per quasi un triennio, mentre i suoi
pauca describentes, dederunt nobis quemdam gustum dulcedinis insegnamenti che sono stati registrati per iscritto, come dice qualcuno,
doctrinae ipsius. Ostendit autem nobis Dominus quod oporteat bastano a stento per il discorso di un giorno. Perciò, descrivendo poche
noctu et quiete alloqui Deum, et in die prodesse hominibus; et colli- cose tra molte, ci fornirono il gusto della dolcezza della sua dotttina.
gere quidem in nocte, distribuere vero collecta in die; unde subditur Ora, il Signore ci mostra che bisogna parlare con Dio di notte e nella
«Noctibus vero exiens morabatur in monte qui vocatur Oliveti»; quiete, mentre dLu-ante il giorno bisogna servire gli uomini: perciò rac-
non quasi opus habens oratione, sed ad exemplum dandum hoc cogliere durante la notte e distribuire di giorno quanto è stato raccolto.
egit. CYIULLUS: Quia vero eloquium eius in potestate erat, et pote- Perciò si aggiunge: di notte invece usciva e pernottava ali 'aperto sul
stative transferebat in spiritualem cultum quae per Moysen et monte detto degli Ulivi: non perché avesse bisogno della preghiera, ma
Prophetas tradita fi1erant in figuris, populus eum avidius audiebat; lo fece per dare un esempio. CIRJLLO: Ora, poiché il suo parlare avveni-
unde sequitur «Et omnis populus manicabat», idest mane venire va con autorità e con autorità trasferiva al culto spirituale ciò che da
accelerabat, «ad eum in templo, audire eum». Populo autem ante Mosè e i Profeti era stato trasmesso sotto figura, il p.opolo lo ascoltava
lucanum venienti ad eum, congruum erat dicere (Ps. 62,2): «Deus, avidamente; perciò segue: E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino
Deus meus, ad te de luce vigilo». BEDA: Mystice autem et nos, cum nel tempio per ascoltarlo. Di un popolo che corre da lui prima del sor-
inter prospera sobrie et pie et iuste conversamur, diebus in templo gere del sole era giusto dire (Sal 62,2): «Dio mio, dall 'aurora ti cerco».
docemus, quia formam boni operis fidelihus praebemus; noctibus BEDA: Tn senso mistico, anche noi, quando nella nostra prosperità vivia-
vero in monte Oliveti moramw~ quia in tenebris angustiarum mo in modo sobrio, pio e giusto, insegniamo durante il giorno nel tem-
spiritali consolatione respiramus: et ad nos quoque populus mani- pio, poiché presentiamo al popolo il modello del bene operare; invece
ca!, cum ve! discussi.\' operibus tenebrarum ve/ cunctis nebulis pres- dw-ante la notte restiamo nel monte degli Ulivi, poiché nelle tenebre
surarum nos imitatur. delle nostre angustie respiriamo la consolazione spirituale, e anche a noi
viene il popolo nel primo mattino, quando, o dopo avere sbaragliato le
opere delle tenebre, o dopo aver disperso le nubi delle afflizioni, esso
segue il nostro esempio.
2Qf

516 517

CAPUT22 CAPITOL022

VERSUS J-2 VERSETTI 1-2

1Appropinquabat autem dies festus azymorum, qui dici- 1Si


avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, 2e i
tur Pascha, 2et quaerebant principes sacerdotum et scribae sommi sacerdoti e gli Scribi cercavano come toglierlo di mezzo,
quomodo /esum interficerent, timebant vero plebem. ma temevano il popolo.

CHRYSOSTOMUS: Umbra nostrorum fuerunt festa ludaica; et CRISOSTOMO: Le feste dei Giudei furono un'ombra delle nostre; quindi,
ideo si quaesieris a Iudaeo de Pascha et azymis, nil magni profe- se chiedi ai Giudei riguardo alla Pasqua e agli Azzimi, non ti risponde-
ret, commemorans liberationem ab Aegypto. Si quis autem a me ranno nulla di grandioso, ricordando la liberazione dall'Egitto. Se invece
quaesierit, non audiet Aegyptum nec Pharaonem, sed absolutio- qualcuno lo chiede a me, non riceverà per risposta 1'Egitto o il Faraone,
nem erroris et tenebrarum diaboli, non per Moysen, sed per ma la liberazione dall'errore e dalle tenebre del diavolo, non per mezzo
Filium Dei. GLOSSA: Ad cuius passionem enarrandam accedens di Mosè, ma del Figlio di Dio. GLOSSA: Avvicinandosi al racconto della
Evangelista praemittit de figura, dicens «Àppropinquabat autem sua passione, l'Evangelista premette ciò che riguarda la figura, dicendo:
dies festus azymorum, qui dicitur Pascha». BEDA: Pascha quidem, Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua. B EDA: La Pasqua,
quod hebraice dicitur phase, non a passione, seda transitu nomi- che in ebraico viene detta «phase», non viene denominata dalla passione,
natur; eo quod exterminator videns sanguinem in foribus ma dal passaggio, per il fatto che lo sterminatore, vedendo il sangue sulle
lsraelitarum pertransierit, nec percusserit primogenita eorwn. Ve/ po1te degli Israeliti, passò oltre, e non colpì i loro primogeniti. O il
ipse Dominus praebens auxilium populo suo desuper ambulavit. Signore stesso, recando aiuto al suo popolo, passò sopra di loro. Ora, tra
Hoc autem inter Pascha et azyma distat, quod Pascha ipse solus la Pasqua e gli Azzimi c'è questa differenza, che si chiama Pasqua solo il
dies appellatur in quo agnus occidebatur ad vesperam, hoc est giorno in cui, verso sera, era ucciso l'agnello, ossia la quattordicesima
decima quarta luna primi mensis; decima quinta autem luna, luna del primo mese, mentre nella quindicesima luna, quando ci fu
quando egressus est de A egypto, succedebat festivitas azymorum l'uscita dall'Egitto, seguiva la festa degli Azzimi, per sette giorni, fino al
septem diebus u.sque ad vigesimam primam diem eiusdem mensis; ventunesimo giorno dello stesso mese; per questo motivo il Vangelo
unde Evangelii Scriptura indifferenter unum pro a/io ponere so/et; pone indifferentemente un giorno per l'altro; perciò qui si dice: festa
unde hic dicitur «Dies azymorum, qui dicitur Pascha». degli Azzimi, chiamata Pasqua. Ora, viene significato con il mistero che
Signifìcatur autem per mysterium, quod Christus semel pro nobis Cristo, avendo patito per noi una sola volta, ci ha comandato che attra-
passus, per totum tempus huius saeculi, quod septem diebus agi- verso tutto il tempo di questo mondo che trascorre in sette giorni noi
tw; in azymis sinceritatis et veritatis praecepit esse vivendum. viviamo negli azzimi della sincerità e della verità. CRISOSTOMO: Ma i
CHRYSOSTOMUS: Principes autem sacerdotum nefarias res tractant sommi sacerdoti durante la festa compiono cose nefande; perciò segue:
in festa; unde sequitur «Et quaerebant principes sacerdotum et e i sommi sacerdoti e gli Scribi cercavano come toglierlo di mezzo. Mosè
Scribae quomodo Jesum interficerent». Moyses quidem unum aveva prescritto che ci fosse soltanto un sommo sacerdote, e che alla sua
praecepit esse principem sacerdotum, et illo defimcto creari morte ne fosse creato un altro. Ma allora, quando i riti giudaici comincia-
alium. Tunc vero, cum inciperent Iudaici ritus dissolvi, multi erant rono a dissolversi, venivano creati ogni anno molti sacerdoti. Perciò
principes sacerdotum annuatim creati. Hi ergo volentes Iesum costoro, volendo uccidere Gesù, non temono la legge divina, che cioè il
occidere, non metuunt divina, ne scilicet ex tempore sacro maius tempo sacro potesse aggravare l'iniquità del loro peccato, mentre invece
incurrant peccati contagiwn: sed ubique tùnent humana; unde temono la legge umana; perciò prosegue: ma temevano il popolo. B EDA:
518 Cap. 22, vv. 1-2 Cap. 22, vv. 1-2 5 19

sequitur «Timebant vero plebem». BEDA: Non quidem seditionem Veramente non temevano qualche sedizione, ma temevano che con
metuentes, sed caventes ne auxilio populi de suis manibus tolleretur. l'aiuto del popolo egli fosse sottratto dalle loro mani. Ora, Matteo riferi-
Haec autem ante biduum Paschae congregatis eis in atrio sce che queste cose ebbero luogo due giorni prima di Pasqua, quando
Caiphae Matthaeus acta attestatw~ erano riuniti nel c01tile della casa di Caifa.

VERSUS 3-6 VERSETTI 3-6

3/ntra vit autem satanas in ludam, qui cognominabatur 3Allora satana entrò in Giuda detto Iscariota , uno dei Dodici.
/scariotes, unum de duodecim. 4Et abiit et locutus est cum 4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle
principibus sacerdotum ~t. magistratibu~, quemadm.odu'!1. guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. 5 Essi si ralle-
illum traderet eis. 5Et gav1s1 sunt et pact1 sunt pecumam 11/1 grarono e si accordarono di dargli del denaro. 6Egl i fu d'accor-
dare. 6Et spopondit et quaerebat oportunitatem, ut traderet do e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di na-
illum sine turbis. scosto dalla folla.

THEOPHYLACTUS: Quia dictum est quod principes sacerdotum TEOFILATIO: Poiché è stato detto che i sommi sacerdoti cercavano
quaerebant modum quo interficientes Jesum, nullum incurrerent come uccidere Gesù, senza incorrere in alcun pericolo, di conseguenza
periculum, consequenter modus qui eis occurrit, narratur cum viene narrato il modo che si presentò loro quando si dice: Allora satana
dicitur «lntravit autem Satanas in Judam». TJTUS: In ludam entrò in Giuda. T1TO: Satana entrò in Giuda non con la forza, ma trovando
Satanas in.travi!, non impellens, sed patulum inveniens ostium: la porta aperta: infatti, dimenticando tutte le cose (meravigliose) che aveva
nam oblitus omnium quae viderat, ad solam avaritiam dirigebat visto, egli badava soltanto alla sua avaiizia. CRISOSTOMO: Ora egli indica il
intuitum. CHRYSOSTOMUS: Ponit autem eius cognomen, subdens suo cognome, soggiungendo: detto Iscariota: infatti c'era anche un altro
«Qui cognominabatur IscarioteS»: erat enim alius Iudas. Tirus: Giuda. TITO: Poi aggiunge: uno dei Dodici; infatti completava il numero,
Subdit «Autem unum de duodecim»: nam numerum adimplebat, ma non svolgeva veramente l'auto1ità apostolica. CRISOSTOMO: Oppure
non autem vere fimgebatur apostolica dignitate. CHRYSOSTOMUS: l'Evangelista aggiunse questo come qualcosa di dissonante, come se dices-
Ve/ hoc addit Evangelista velut absonum quidem, ac si diceret: se: apparteneva alla prima assemblea di coloro che erano stati scelti più
Erat de primo choro diligentius electorum. BEDA: Non est autem accuratamente. BEDA: Ora, ciò non va contro a quanto dice Giovanni, che
huic contrarium quod Ioannes dicit, post bucellam intrasse in eum dopo aver preso un boccone entrò in lui satana: poiché la ptima volta entra
Satanam: quia nunc intravit ut quasi alienum tentaret, tunc autem in lui come un estraneo, mentre la seconda entra in lui come suo, così che
quasi proprium ad quaecumque vellet agenda attraheret. poteva condurlo a fare tutto ciò che voleva. CRISOSTOMO: Fa' attenzione
CHRYSOSTOMUS: Attende autem magnam Judae nequitiam, tum alla grande cattiveria di Giuda, sia perché egli si fa avanti per proprio
quia per se proficiscitur, tum quia pro pretio hoc facit; sequitur conto, sia perché fa ciò per il denaro. Quindi prosegue: Ed egli andò a
enim «Et abiit, et locutus est cum principibus sacerdotum et ma- discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di conse-
gistratibus quemadmodum illum traderet eis. Et gavisi sunt». gnarlo nelle loro mani. Essi si rallegrarono. TEOFILATTO: Qui sono chia-
THEOPHYLACTUS: Magistratus hic appellantur praepositi constru- mati <<magistrati» coloro che erano stati prescelti per la custodia degli edi-
ctionum templi, ve/ etiam illi quos Romani populo praefecerant ne fici del tempio, oppure coloro che i Romani avevano messo a capo del
proruerent in tumultus, erant enim seditiosi. CHRYSOSTOMUS: popolo perché non scoppiassero dei tumulti; infatti erano sediziosi.
Propter avaritiam autem Judas factus est talis; sequitur enim «Et CRISOSTOMO: A causa dell'avarizia Giuda era diventato tale; infatti conti-
pacti sunt pecuniam il/i dare». Tales enim avariti~ gene~-at p~s­ nua: e si accordarono di dargli del denaro. Infatti l'avarizia genera queste
sion.es: reddit impios, et Deum ignorare compelltt; et si milltes passioni: essa rende empi e costringe a negare Dio stesso, e anche se uno
520 Cap. 22, vv. 3-6 Cap. 22, vv. 3-6 521

benefactum sit eis, ad nocendum impellit; unde et hic sequitur «Et ha ricevuto migliaia di benefici da lui, viene spinto a recar danno; donde
spopondit». THEOPHYLACTUS: Jdest, pepigit et promisi!. «Et qui continua: Eglifi1 d'accordo: TEoFILAITo: Cioè pattuì e promise. E cer-
quaerebat opportunitatem ut eum traderet sine turbis»; idest, cava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.
quaerebat eum !radere quando videret eum seorsum existentem Ossia cercava di consegnarlo quando vedeva che egli si trovava da solo
sine turbis. B EDA: Multi autem Judae scelus exhorrent, nec tamen senza la folla. BEDA: Molti inorridiscono davanti ai crimini di Giuda, e tut-
cavent: qui enim caritatis et veritatis iura spernit, Christum, qui tavia non si guardano da essi: infatti chiunque disprezza le leggi della
est veritas et caritas, prodit; maxime cum non infirmitate ve/ igno- ve1i tà e dell'amore, tradisce Cristo che è la verità e l'amore. Soprattutto
rantia peccet, sed ad similitudinem Judae quaerat opportunitatem, quando pecca non per debolezza o per ignoranza, ma, come Giuda, cerca
ut arbitris absentibus veritatem mendacio, virtutem crimine l'occasione, quando nessuno è presente, di cambiare la verità in menzogna,
immutet. la virtù in vizio.

VERSUS 7-13 VERSETTI 7-13

7Venit autem dies azymorum, in qua necesse erat occidi 7Venne il giorno degli Azzimi nel quale si doveva immolare
Pascha. BEt misit Petrum et /oannem dicens: Euntes parate la vittima di Pasqua. BGesù mandò Pietro e Giovanni dicendo:
nobis Pascha, ut manducemus. 9At il/i dixerunt: Ubi vis Andate a preparare per noi la Pasqua perché possiamo man-
paremus? 10Et dixit ad eos: Ecce, introeuntibus vobis in ci- giare. 9Gli chiese ro: Dove vuoi che la prepariamo? 10Ed egli
vitatem occurret vobis homo quidam amphoram aquae por- rispose: Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che
tans: sequimini eum in domum in quam intrat 11 et dicetis porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà
patrifamilias domus: Dicit tibi Magister: Ubi est diversorium, 11e direte al padrone di casa : Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza
ubi Pascha cum discipulis meis manducem? 12Et ipse in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 12Egli
ostendet vobis coenaculum magnum, stratum, et ibi parate. vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata;
13Euntes autem invenerunt sicut dixit illis et paraverunt là preparate. 13Essi andarono e trovarono tutto come aveva
Pascha. loro detto e prepararono la Pasqua.

TITUS: Ut nobis Dominus caeleste Pascha dimitteret, typicum TITO: Per lasciarci la Pasqua celeste, il Signore mangiò una Pasqua
manducavit, figuram removens, ut veritas locum obtineret; unde esemplare (typicum) eliminando la figura affinché si realizzasse la ve1ità.
dicitur «Venit autem dies azymorum, in qua necesse erat occidi Perciò si dice: Venne il giorno degli Azzimi nel quale si doveva immolare
pascha». B EDA: Dies azymorum Paschae quartamdecimam primi la vittima di Pasqua. B EDA: Egli chiama giorno degli Azzimi della Pasqua
mensis appella!, quando, fermento abiecto, Pascha, idest agnus, il quattordicesimo del primo mese, quando, avendo gettato via il lievito, la
occidi ad vesperam consueverat. EVSEBJUS: Si quis autem dicat: si Pasqua, ossia l'agnello, veniva ucciso verso sera, secondo la tradizione.
prima die azymorum discipuli Salvatori parant Pascha, ergo et EUSEBIO: Se qualcuno però dicesse: Se i discepoli dcl Salvatore prepararo-
eadem die oportet nos Pascha celebrare: dicemus, hoc non fuisse no la Pasqua nel primo giorno degli Azzimi, conseguentemente anche noi
monitionem, sed historiam facti quod accidit tempore salutiferae dovre1mn o celebrare la Pasqua quello stesso giorno; al che noi rispondia-
passionis. Aliud autem est narrare gesta vetera, et aliud sancire, mo: questo non fu un comando, ma il racconto di un fatto che accadde al
ac posteris statuta relinquere. Quin etiam Salvator non egit tempo della passione salutare. Infatti è una cosa raccontare i fatti e un'altra
Pascha cum Judaeis, quando agnum immolabant: nam i/li quidem cosa sanzionare e lasciare ai posteri degli statuti. Inoltre il Salvatore non
hoc egerunt in parasceve, quando passus est Dominus; unde non celebra la Pasqua con i Giudei, quando essi sacdficavano l'agnello; infatti
introierunt in atrium Pilati, ut manducarent Pascha: ex quo enim essi celebravano questo sac1ificio il giorno della Preparazione, quando il
t
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veritati insidiati sunt, verbum veritatis a se expulerunt, non primo Signore patì la sua passione; perciò essi non entrarono nel cortile di Pilato
die azymorum, quo die debebat immolari Pascha, manducantes per mangiare la Pasqua. Infatti dal momento in ctù cospiravano contro la
solitum sibi P ascha (erant enim erga aliud attenti), sed die ve1ità, essi si allontanarono dalla Parola della verità. Né lo fecero nel primo
sequenti post illam, quae erat azymorum secunda. Dominus vero giorno degli Azzimi, in cui si doveva celebrare la Pasqua - infatti la loro
prima die azymorum, hoc est quinta feria sabbati, Pascha cum attenzione era concentrata altrove -, ma il giorno seguente, che era il
discipulis peregit. secondo giorno degli Azzimi. Invece il Signore celebrò la Pasqua con i
THEOPJ-JYLACTUS: Eadem autem quinta feria mittit duos ex suoi discepoli nel primo giorno degli Azzimi, cioè nel quinto giorno della
discipulis suis ad parandum Pascha, P etrum scilicet et Ioannem, settimana.
alterum scilicet ut diligentem, alterum ut dilectum; unde sequitur TEOFILATIO: Ora, in quello stesso quinto giorno il Signore invia due
«Et misit Petrum et loannem, dicens: Euntes parate nobis Pascha, dei suoi discepoli per preparare la Pasqua, cioè Pietro e Giovanni, il
ut manducemwm: per omnia manifestans quod usque ad extre- primo come chi lo amava e il secondo come chi era amato; perciò prose-
mum vitae non est adversatus legi. Mittit autem eos ad alienam gue: Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: Andate a preparare per noi
domum: nam nulla domus erat ei, neque discipulis suis; alioquin la Pasqua, perché possiamo mangiare: per mostrare che fino alla fine
apud aliquem eorum Pascha celebrasset,· et ideo subditur «At i/li della sua vita non era un nemico della Legge. Li invia nella casa di un
dixerunt: Ubi vis paremus?». BEDA: Quasi dicant: Non habemus estraneo, infatti egli non possedeva alcuna casa e neppure i suoi discepoli,
domicilium, non habemus tabernaculum. Audiant quibus aedifi- altrimenti l'avrebbe celebrata presso uno di loro; quindi soggiunge: Gli
candarum domorum cura est: cognoscant Christum omnium Do- chiesero: Dove vuoi che la prepariamo? BEDA: Come se dicessero: non
minum, locum ubi caput reclinare! non habuisse. CHRYSOSTOMUS: abbiamo nessuna dimora e nessuna tenda. Ascoltino coloro che si preoc-
Cum autem ignorarent ad quem mitterentur, signum dedit eis, cupano della costruzione delle case; sappiano che il Cristo, padrone di
ogni cosa, non possedeva un luogo dove chinare il capo. CRISOSTOMO:
sicut et Samuel Sauli; unde subditur «Et dixit ad eos: Ecce in-
Poiché non sapevano a chi erano inviati, diede loro un segno.come fece
troeuntibus vobis in civitatem, occurret vobis homo amphoram
Samuele con Saul; perciò soggiunge: Ed egli rispose: Appena entrati in
aquae portans: Sequimini eum in domum in quam intrat».
città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua: seguitelo
ÀMBROSJUS: Primum maiestatem divinitatis adverte: cum discipu-
nella casa dove entrerà. AMBROGIO: Anzitutto osserva la grandezza della
lis loquitur, et iam novit quid alibi sit futurum; deinde dignatio-
potenza divina: egli parla con i suoi discepoli, e tuttavia sa ciò che acca-
nem eius intuere: quia non persona divitis aut potentis eligitw;
drà altrove; poi ammira la sua condiscendenza, poiché non sceglie la per-
sed pauper ambitur, et angustum hospitium pauperis amplis nobi-
sona di un ricco o di un potente, ma un povero, e preferisce l'alloggio
lium aedibus antefertur. Sciebat autem Dominus nomen eius,
angusto del povero ai grandi palazzi dei nobili. Ora, il Signore non igno-
cuius sciebat mysterium et occursum; sed ideo sine nomine desi- rava il nome dell'uomo di cui conosceva il mistero e che avrebbe accolto
gnatur, ut ignobilis aestimetur. THEOPHYLACTUS: Ve! ideo mittit eos i suoi discepoli, ma esso viene indicato senza fare il suo nome, perché
ad hominem ignotum, ut ostendat quod passionem voluntarie fosse stimato come di umile condizione. TEOFILATIO: Oppure li invia da
subiit. Qui enim mentem huius ignoti viri subegit ut eos suscipe- un uomo sconosciuto per far vedere che egli affronta la passione volonta-
ret, poterat quodcumque voluisset cum Iudaeis tractare. Dicunt riamente. Infatti colui che indusse la mente di quest'uomo sconosciuto ad
autem quidam quod ideo non dixit nomen hominis, ne proditor accoglierli, poteva trattare con i Giudei di qualsiasi cosa avesse voluto.
cognito nomine domum panderet Pharisaeis, qui venientes cepis- Ma alcuni dicono che non indicò il nome dell 'uomo perché il traditore,
sent eum priusquam coena fieret, et spiritualia mysteria discipulis una volta conosciuto il nome, non svelasse la casa ai Farisei, i quali sareb-
traderet: sed quibusdam indiciis in quamdam domum dirigit eos; bero venuti a catturarlo p1ima che facesse la cena e che rivelasse ai disce-
unde sequitur «Et dicetis patrifamilias domus: Dicit tibi Magister: poli i misteri spirituali; ma attraverso alcuni indizi li diresse a una casa;
Ubi est diversorium ubi Pascha cum discipulis meis manducem? perciò segue: e dite al padrone di casa: il Maestro ti dice: Dov'è la stanza
Et ipse vobis ostendet coenaculum magnum stratum; et ibi para- in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà
te». GLOSSA: Quibus signis inventis, discipuli sollicite quae man- una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate. GLOSSA:

524 Cap. 22, vv. 7-13 Cap. 22, vv. 7-13 525

data eis fuerant, impleverunt; unde sequitur «Euntes autem inve- Trovate queste indicazioni, i discepoli adempirono sollecitamente i co-
nerunt sicut praedixit illis Jesus, et paraverunt Pascha». B EDA mandi che avevano ricevuto; perciò continua: E~si andarono e tmvarono
[super Veni! dies azymorum]: Hoc Pascha exponens Apostolus ait tutto come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. B EDA: Spiegando
(I Cm: 5, 7): «Pascha nostrum immolatus est ChristuS»; quod qui- questa Pasqua l'Apostolo dice (1 Cor 5,7): «Cristo nostra Pasqua fu
dem Pascha tunc necesse erat occidi, quasi paterno consilio ac immolato». Questa Pasqua doveva essere immolata allora come era stato
definitione sancitum, qui licel die sequenti, hoc est decimaquinta ordinato dal consiglio e dalla definizione patema. Così, sebbene sia stato
luna sit crucifixus, hac !amen nocte, qua agnus immolabatur a crocifisso il giorno seguente, cioè nella quindicesima luna, tuttavia in que-
ludaeis, tentus ac ligatus, immolationis, hoc est passioni.\' suae, sta notte in cui l'agnello era ucciso dai Giudei, dopo essere stato preso e
sacravit exordium. THEOPllYLACTUS: Jntelligamus autem diem qui- legato, egli consacrò l'inizio del suo sac1ificio, cioè della sua passione.
dem azymorum totam conversationem quae est in luce spiritali, TEOFILATIO: Con il giorno degli Azzimi intendiamo tutta la condotta del-
nullam redolentem vetustatem primae praevaricationis Adae, in ]'uomo nella luce spi1ituale, senza nulla della vetustà della ptima trasgres-
qua viventes non decet delectari in Christi mysteriis. Haec autem sione di Adamo; e vivendo in questo modo ci conviene godere dei misteri
mysteria Petrus et Ioannes parant, idest actio et contemplatio, di Cristo. Ora, Pietro e Giovanni preparano questi misteri, ossia l'azione e
fervor zeli et mansuetudo pacifica. His autem paratoribus occur- la contemplazione, il fervore dello zelo e la mansuetudine pacifica. E con
rit homo: quia per praedicta reperimus statum hominis qui crea- questi che preparano si incontra un uomo, poiché nelle cose che sono
tus est ad imaginem Dei: qui portat amphoram aquae, quae signi- state dette si ritrova la condizione dcli 'uomo che era stato creato a imma-
gine di Dio; il quale porta una brocca d 'acqua, che significa la grazia
fica! gratiam Spiritus sancti: amphora autem est humilitas cordis:
dello Spirito Santo: infatti la brocca è l'umiltà di cuore, poiché egli conce-
humilibus enim dat gratiam, qui se cognoscunt esse terram et pul-
de la sua grazia agli umil i, che riconoscono di essere terra e polvere.
verem. AMBROSIUS: Ve/ amphora est mensura perfectior; aqua
AMBROGIO: Oppure la brocca è una m isura più perfetta; ora, l'acqua è
autem est quae sacramentum Christi esse meruit; quae lavare
quella che è diventata degna di essere il sacramento di Cristo, che è degna
merilit, non !avari. B EDA: Parant autem Pascha ubi aquae infertur
di lavare e non di essere lavata. BEDA: Essi preparano la Pasquà nella casa
amp~O'.'a; quia tempus adest quo veri Paschae cultoribus typicus
in cui viene portata l'anfora, poiché è giunto il tempo in cui ai cultori
de hnune auferatur cruor; et ad tollenda crimina vivifici fontis
della vera Pasqua il sangue tipico viene tolto dalla soglia di casa, e per
baplisma consecratw: O RIGF:NRS, Super Matth.: Ego autem puto
togliere i peccati viene consacrato il battesimo della fonte che dà la vita.
quod homo qui ingredientibus discipulis in civitatem occurrit ORIGENE: Però io penso che l'uomo con cui si incontrnno i discepoli men-
amphoram aquae portans, erat quidam minister patrisfamilias, tre entrano in città e che po1ta una brocca d'acqua, fosse un servo del
portans mundatoriam aut potabilem aquam in vase fictili; quem padrone di casa che portava in un vaso di terra l'acqua potabile e per
puto esse Moysen, spiritalem doctrinam portantem in cmporali- lavarsi; e penso che questi fosse Mosè, il quale trasmetteva la dottrina spi-
bus historiis. Qui autem non consequuntur spiritualiter eum, non rituale in nanazioni storiche. Ora, quelli che non lo seguono nel senso spi-
celebrant Pascha cwn Iesu. Ascendamus ergo, ipso Domino con- rituale, non celebrano la Pasqua con Gesù. Dunque ascendiamo insieme
stituto nobiscum, ad superiorem locum in quo est diversorium, con Gesù nella patte superiore della casa dove c'è la sala degli ospiti, che
quod demonstratur ab intellectu, qui est in unoquoque homine viene indicata dall ' intelletto, che in ogni uomo è il padrone di casa, ai
paterfamilias, discipulis Christi. Haec autem domus superior sit discepoli di Cristo. Ma questa patte superiore della nostra casa deve esse-
nobis magna, ut capiat Jesum Verbum Dei, quod non capitw; nisi re larga abbastanza per ricevere Gesù Verbo di Dio, che non può essere
a magnis sensu. Et sit domus haec a patrefamilias, idest intellectu, compreso se non da quanti sono dotati di un grande intendimento. E que-
praeparata Filio Dei, et sit mundata, nullo modo habens malitiae sta casa sia preparata per il F iglio di Dio dal padrone di casa, ossia dall'in-
sord~s. Sit etiam domus illius princeps non qualibuscumque telletto, e sia ripulita, non avendo in nessun modo la sporcizia del male.
cognztum habens nomen: unde mystice dicit secundum Matthaeum Inoltre il padrone di casa non dev'essere una persona comune che ha un
(26, 18): «lte ad quemdam». AMBROSIUS: In superioribus autem nome conosciuto. Perciò egli d ice misticamente in Matteo (26,18):
magnum habet stratum, ut magnum meritum eius advertas, in quo «Andate da un tale». AMBROGIO: Nella pa1te superiore della casa egli ha
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Dominus cum discipulis sublimium virtutum eius delectatione una grande sala addobbata, sicché tu possa capire il suo grande merito, in
requiesceret. O RJGENES, Super Matth.: Scire autem debemus quo- cui il Signore con i suoi discepoli potesse riposare godendo delle sue
niam qui in epulationibus et sollicitudinibus saecularibus sunt sublimi virtù. ORIGENE: Ora, bisogna sapere che coloro che si trovano nei
non ascendunt in domum illam superiorem, et propterea non cele~ banchetti e nelle sollecitudini mondane, non ascendono in quella parte
brant cum lesu Pascha. Post sermones enim discipulorum quibus supe1iore della casa e quindi non celebrano la Pasqua con Gesù. Dopo i
catechizaverunt p atremfamilias, idest intellectum, venit et divini- discorsi dei discepoli con cui istruirono il padrone di casa, cioè l'intelletto,
tas coepulans discipulis in domo praedicta. la persona divina entrò in quella casa per celebrarvi la festa insieme con i
suoi discepoli.

VERSUS 14-18 VERSETTI 14-18


14Et, cum facta esset hora, discubuit, et duodecim 14Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli Apostoli con
Apostoli cum eo. 15Et ait i/lis: Desiderio desideravi hoc lui, 15e disse: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa
Pascha manducare vobiscum, antequam patiar. 16Dico Pasqua con voi, prima di patire; 16poiché vi dico: Non la man-
enim vobis quia ex hoc non manducabo il/ud, donec gerò più , finché essa non si compia nel regno di Dio. 17E,
impleatur in regno Dei. 17Et, accepto calice, gratias egit et preso un calice, rese grazie e disse: Prendetelo e distribu itelo
dixit: Accipite et dividite inter vos. 1BDico enim vobis quod tra voi, 1Bpoiché vi dico: non berrò più del frutto della vite fin-
non bibam de generatione vitis, donec regnum Dei veniat. ché non venga il regno di Dio.

CYRILLUS: Postquam discipuli Pascha paraverant, agitur de CIRJLLO: Dopo che i discepoli avevano preparato la Pasqua, si tratta del
Paschae comestione; unde dicitur «Et cum facta esset hora, consumare la Pasqua, perciò si dice: Quando fu l'ora, prese posto a tavola e
discubuit, et duodecim Apostoli cum eo». BF:DA : Hora manducan- gli Apostoli con lui. B EDA: L'ora di consumare la Pasqua designa il quattor-
di Paschae designa! quartamdecimam diem primi mensis perduc- dicesimo giorno del primo mese giunto ormai ai vespri, quando cioè la
tam ad vesperam, quintadecima luna iam terris apparente. quindicesima luna già compare all'orizzonte. TEOFILATl'O: Ma perché si
THEOPHYLACTUS: Sed qua/iter Dominus discumbere dicitur, cum dice che il Signore si sedette quando i Giudei mangiavano la Pasqua stando
ludaei stantes Pascha manducarent? Dicunt ergo, quod cum man- in piedi? Essi dicono che, dopo che avevano mangiato la Pasqua legale, essi
ducavissent legale Pascha, accubuerunt secundum communem si sedettero, secondo l'uso comune, per mangiare alcuni altri cibi.
usum, manducantes quosdam alias cibos. Poi continua: E disse: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa
Sequitur «Et ait illis: Desiderio desideravi hoc Pascha mandu- Pasqua con voi, prima di patire. CIRILLO: Dice questo, perché il discepolo
care vobiscum, antequam patiar». CYJULLUS: Quod ideo dicit, quia avaro stava cercando il tempo per tradirlo; ma perché non lo tradisse prima
discipulus avarus proditionis tempus explorabat; sed ne traderet dcl tempo della Pasqua, il Signore non aveva indicato la casa oppure
eum ante festum Paschae, non exp/;caverat Dominus domum, vel l'uomo presso il quale avrebbe compiuto la Pasqua; e la ragione di ciò
virum penes quem Pascha perageret; cuius causam per haec viene indicata da queste parole. TEOFlLAITO. Oppure dice: Ho desiderato
verba ostendit. T 11EOP1JYLACTUS: Vel dicit «Desiderio desideravi» ardentemente, come se dicesse: Questa è l'ultima cena che faccio con voi,
quasi dicat: Haec ultima mihi coena vobiscum est, propter quod per cui mi è particolarmente cara; oppme coloro che stanno per partire per
et amabilis est mihi; sicut et qui peregre profecturi sunt, ultima un lungo viaggio, proferiscono ai loro cari la ultime parole in modo più
verba suis dulcius proferunt. CHRYSOSTOMUS: Vel hoc dicit, quia affettuoso. CRISOSTOMO: Oppure dice questo perché, dopo quella Pasqua,
post il/ud Pascha crux imminebat. Invenimus autem pluries eum era imminente la croce. Infatti lo abbiamo incontrato molte volte mentre
predice la sua passione e mentre desidera che essa anivi. B EDA: Perciò egli

528 Cap. 22, vv. 14-18 Cap. 22, vv. 14-18 529

praedicantem suam passionem, et eam cupientem evenire. BEDA: desidera anzitutto di mangiare con i suoi discepoli la Pasqua tipica e annun-
Desiderat etgo primo typicum Pascha cum discipulis manducare, ciare così i misteri della sua passione. EusEDIO: Oppure diversamente.
et sic passionis suae mundo mysteria declarare. EusEBJUS: Ve! ali- Mentre il Signore celebra la nuova Pasqua, dice opportunamente: Ho de~i­
ta Cum Dominus novum Pascha celebrare!, opportune dixit derato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, cioè il nuovo
«Desiderio desideravi hoc pascha», idest, novum mysterium novi mistero del Nuovo Testamento che trasmetteva ai suoi discepoli, e che
testamenti, quod tradebat discipulis, quod plures ante eum molti Profeti e giusti avevano desiderato prima di lui; ma egli stesso, essen-
Prophetae et iusti cupiverant," sed et ipse sitiens communem salu- do assetato della salvezza comune, trasmetteva questo mistero che riguarda-
tem, hoc tradebat mysterium quod toti mundo competere!. Pascha va tutto il mondo. Però da Mosè era stato stabilito che la Pasqua venisse
vero Moysi statutum erat in uno loco, scilicet in Ierusalem cele- celebrata in un solo luogo, ossia a Gernsalemme; perciò non riguardava
brari: unde non congruebat omnibus Gentibus,· et ideo non erat tutte le Genti; e perciò non era neppure desiderata (da tutti). EPIFANIO: Con
desideratum. EPJPHANJUS, Contra haeres. (J,30): Ex hoc ebionita- ciò si può confutare la follia degli Ebioniti 1iguardante il mangiare la carne,
rum dementia de carnis esu redargui poterat, Domino manducan- vedendo che nostro Signore mangia la Pasqua dei Giudei; perciò dice
te Pascha Tudaeorum," unde signanter dixit «Hoc p ascha», ne quis espressamente: questa Pasqua, perché qualcuno non l'abbia a cambiare con
ad aliud invertere posset. BEDA: Sic ergo Dominus legalis paschae qualche altra. BEDA: Perciò in questo modo il Signore approvò la Pasqua
approbator extitit,· et hoc ad suae dùpensationis figuram docendo legale; ma insegnando che essa appa1tcneva alla figura della sua economia,
pertinuisse, vetat ultra carnaliter exhiberi," unde subdit «Dico egli proibisce che essa sia nuovamente ripetuta secondo la carne; donde
enim vobis, quia ex hoc non manducabo illud donec impleatur in re- soggiunge: poiché non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno
gno Dei»," idest, nequaquam ultra Mosaicum Pascha celebrabo, di Dio, cioè, non celebrerò più la Pasqua mosaica, fino a quando non si
donec in Ecclesia spirita/iter intellectum compleatur: ipsa enim est compia in senso spiiituale nella Chiesa: infatti essa stessa è il regno di Dio,
regnum Dei, secundum il/ud (17,21): «Regnum Dei intra vos est». Ad secondo il detto (17,21): «Il regno di Dio è dentro di voi». Ora, a quella
vetus autem illud Pascha, cui finem desiderabat imponere, perti- Pasqua antica a cui desiderava po1Te fine appartiene anche ciò che si sog-
net etiam illud quod subditur «Et accepto calice, gratias egit, et giLmge: E preso un calice re.se grazie e disse: Prendetelo e distlibuitelo tra
dixit: Accipite, et dividile inter vos». Ob hoc gratias egit, quia voi. Egli rese grazie per il fatto che i riti antichi passavano, mentre quelli
vetera transitura, et ventura fuerant omnia nova. CIIRYSOSTOMUS: futu1i erano totalmente nuovi. CRISOSTOMO: Ricordati che quando siedi a
Memento ergo cum ad mensam sederis, quod post mensam tavola, dopo aver mangiato si deve pregare; inoltre riempiti il ventre in
oportet te orare,· atque ideo ventrem impleas sobrie, ne gravatus modo sobrio, affinché, appesantito, non succeda che tu non possa più né
nequeas genujlectere, ac supplicare Deo. Non igitur post esca.\· ad genuflettere né supplicare Dio. E dopo aver pranzato non andare a letto, ma
lectum, sed ad orationem vertamur: evidenter enim hoc Christus piuttosto torna alla preghiera. Infatti Ciisto indica precisamente questo, che
significavi!, quod post escas non somnus, non cubi/e, sed oratio, cioè il cibarsi non dev'essere accompagnato dal sonno o dal riposo, ma
et sacrarum lectio Scripturarum succedere debeat. dalla preghiera e dalla lettura della sacra Scrittura.
Sequitur «Dico enùn vobis, quod non bibam de generatione Poi segue: poiché vi dico: non berrò più del frutto della vite finché non
vitis, donec regnum Dei veniat». BEDA: Potest quidem hoc et sim- verrà il regno di Dio. BEDA: Questo può essere preso anche alla lettera, che
pliciter accipi, quod ab hac hora coenae usque ad tempus resur- cioè da quest'ora della cena fino al tempo della risurrezione, in cui il regno
rectionis, quo in regno Dei erat venturus, vinum hibiturus non di Dio sarebbe anivato, non avrebbe più bevuto il vino; infatti in seguito
esset: postea namque cibum potumque sumpsisse eum testatur Pietro attesta che egli ha assunto sia il cibo che la bevanda (At 10,41),
Petrus (Act. 10,41) dicens: «Qui manducavimus et bibimus cum dicendo: «Noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua iisulTe-
ilio postquam resurrexit a mortuis». THEOPHYLACTUS [super Donec zione dai mo1ti». TEOF!LATIO: La 1istmezione viene chiamata regno di Dio,
regnwn Dei veniat]: Dicitur autem resurrectio regnum Dei, quia perché ha distrutto la morte; perciò anche Davide dice (Sal 92,1): «TI
mortem exterminavit: unde et David ait (Ps. 92,1): «Dominus Signore regna; di maestà si è rivestito», cioè di uno splendido vestito,
regnavi!, decorem indutus est», scilicet formosi amictus, secun- secondo Isaia, esente dalla conuzione del co1po. Con la venuta della rismTc-

530 Cap. 22, vv. 14-18 Cap. 22, vv. 14-18 531

dum Isaiam, exuta corporis corruptela. Resurrectione autem zione, egli torna a bere con i suoi discepoli per dimostrare che la risurrezio-
adveniente, iterum cum discipulis bibit, ut probaret quod resur- ne non era una cosa immaginaria. BEDA: Ma è molto più logico che, come
rectio non erat phantastica. BEDA: Sed multo consequentius est, ut prima il cibarsi tipico dell'agnello, così ora egli nega che gusterà la bevanda
sicut supra typicum agni esum, sic et potum Paschae neget se della Pasqua fino a quando, dimostrata la glo1ia del regno di Dio, arriverà la
gustaturum, donec ostensa gloria regni Dei fides mundi adveniat; fede di tutto il mondo; cosicché mediante i due principali comandamenti
ut p er duo maxima legis edicta, escam scilicet et potum pascha- della Legge, ossia il cibo e la bevanda pasquali, trasformati spiritualmente,
lem, spirita/iter immutata, disceres omnia legis sacramenta ad tu possa apprendere che tutti i sacramenti della Legge sarebbero stati trasfe-
spiritalem observantiamfuisse transferenda. riti in un'osservanza spirituale.

VERSUS J9-20 VERSETTI 19-20

19Et, accepto pane, gratias egit et fregit et dedit eis dicens: 19Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
Hoc est corpus meum, quod pro vobis datur: hoc tacite in dicendo: Questo è il mio corpo, che è dato per voi : fate questo
meam commemorationem. 20Similiter et calicem, postquam in memoria di me. 20Allo stesso modo, dopo aver cenato,
coenavit, dicens: Hic est ca/ix Novum Testamentum in san- prese il calice dicendo : Questo calice è il Nuovo Testamento
guine meo, qui pro vobis fundetur. nel mio sangue che viene versato per voi.
B EDA: Finitis Paschae veteris solemniis, transiit ad novum,
B EDA: Esauriti i riti della Pasqua antica, egli passa alla nuova, che desi-
quod in suae redemptionis memoriam Ecclesiam frequentare dera che venga ripetuta dalla Chiesa in memoria della sua redenzione,
desiderai, pro carne agni et sanguine, suae carnis sanguinisque ponendo, al posto della carne e dcl sangue dell'agnello, il sacramento della
sacramentum in p anis ac vini figura substituens, sacerdos in sua carne e del suo sangue sotto le specie del pane e del vino, divenuto
aeternum factus secundum ordinem Melchisedech; unde dicitur sacerdote in eterno secondo l'ordine di Mclchisedek; perciò si dice: Poi,
«Et accepto pane, gratias egit»; sicut et de veteribus terminandis
preso un pane, rese grazie, come già aveva reso grazie alla fine della festa
gratias egerat, nobis exemplum tribuens in omni boni operis
antica, lasciandoci l'esempio di glo1ificare Dio all'inizio e alla fine di ogni
inchoatione et perfectione Deum esse glorificandum.
buona azione.
Sequitur «E t fregi!». Frangit ipse panem quem porrigit, ut
ostendat corporis suifractionem non sine sua spontejitturam. Poi segue: lo spezzò. Egli stesso spezza il pane che distribuisce, per
far vedere che la futura frattura del suo corpo non sarebbe avvenuta senza il
«Et dedit eis dicens: Hoc est co1pus meum, quod pro vobis
tradetun>. G REGORIUS NYSSENUS: Panis enim ante consecrationem suo volere.
communis panis est; sed ubi consecratur mysterio, fit et dicitur E lo diede loro dicendo: Questo è il mio co1po, che è dato per voi.
GREGORIO NISSENO: Infatti, p1ima della consacrazione, il pane è un pane
corpus Christi. CYRJLLUS [in oratione catechetica]: Nec dubites an
hoc verum sit, eo manifeste dicente «Hoc est cotpus meum»; sed comune; ma, dopo che è stato consacrato dal mistero, djviene e si dice
potius suscipe verba Salvatoris in fide. Cum enim sit veritas, non corpo di Cristo. CIRILLO: E non dubitare che ciò sia vero, poiché egli dice
mentitur. Insaniunt igitur dicentes mysticam benedictionem a ape11arnentc: Questo è il mio corpo. Piuttosto accogli le parole del Salvatore
sanctificatione cessare, si quae reliquiae remanserint eius in diem con fede, poiché, essendo egli stesso la Verità, non mente. Perciò sono stolti
subsequentem: non enim mutahitur sacrosanctum corpus Christi; coloro che dicono che la mistica benedizione smette di santificare se alcuni
sed virtus benedictionis, et vivificativa gratia iugis in eo est. frammenti rimangono nel giorno seguente: infatti non muta il sacrosanto
Virtus enim vivificativa Dei Patris unigenitum Verbum est, quod corpo di Cristo, ma la forza della benedizione e la sua grazia vivificante
caro factum est, non desinens esse Verbum, sed efficiens carnem continua a essere presente in esso. Infatti la forza vivificante di Dio Padre è

532 Cap. 22, vv. 19-20 Cap. 22, vv. 19-20 533

vivificativam. Si enim in aliquo liquore modicum panis immiseris, il suo Verbo unigenito, che si è fatto carne, senza smettere di essere il Verbo,
reperies hunc imbibitum qualitate illius. Jgitur vivifìcativwn Dei ma rendendo la carne vivificante. Se infatti immergi un po' di pane in un
Verbum uniens seipsum propriae carni, fecit eam vivificativam. liquore, lo troverai imbevuto della sua qualità. Perciò il Verbo vivificante ~i
Numquid ergo et quoniam in nobis vita Dei est, Dei Verbo existen- Dio, unendo se stesso alla sua carne, la rese vivificante. Ma forse che, poi-
te in nobis, vivifìcativum erit nostrum corpus? Sed aliud est ché c'è in noi la vita di Dio ed esiste in noi il Verbo di Dio, anche il nostro
secundum participationis habitudinem nos habere in nobis Dei corpo diventerà vivificante? No, perché lma cosa è il possedere in noi il
Filium; aliud ipsum fitisse .factum carnem, idest corpus sumptum Figlio di Dio secondo un rapporto di pa1tecipazionc, e un'altra cosa il suo
ex alma Virgine proprium corpus effecisse. Decebat ergo eum essersi fatto carne, ossia l'aver reso proprio il corpo assunto dalla beata
nostris quodammodo uniri cotporibus per sacram eius carnem et Vergine. Perciò era conveniente che egli si unisse ai nost:ti corpi con la sua
pretiosum sanguinem, quae accipimus in benedictionem vivificati- sacra carne e il suo prezioso sangue, che noi 1iceviamo grazie alla benedi-
vam in pane et vino. Ne enim horreremus carnem et sanguinem zione vivificante nel pane e nel vino. Ma affinché noi non siamo terrorizzati
apposita sacris altaribus, condescendens Deus nostris fragilitati- vedendo il corpo e il sangue posti sui sacri altaii, Dio, essendo comprensivo
bus, injluit oblatis vim vitae convertens ea in veritatem propriae della nostra fragilità, versa nelle offc1te la forza della vita cambiandole nella
carnis, ut c01pus vitae quasi quoddam semen vivificativum inve- verità della sua carne, affinché si trovi in noi il corpo della vita come un
niatur in nobis; unde subditur «Hoc facite in meam commemora- certo seme vivificante; perciò viene aggiunto: fate questo in memoria di me.
tionem». CHR YSOSTOMUS, Super Ioann em: Hoc fecit Christus CRISOSTOMO: Cristo fece questo guidandoci verso un patto di maggiore
ducens nos ad maius amicitiae foedus, suamque caritatem decla- amicizia, dichiarando la sua carità verso di noi, e offrendo se stesso non solo
rans erga nos, praestans se non solum videri desiderantibus, sed a coloro che desiderano di vederlo, ma anche a coloro che vogliono toccare,
et palpare, et comedere, et amplecti, et totwn affectum explere. mangiare e abbracciare e manifestargli tutto il loro affetto. Perciò, come i
lgitur ut leones jlammam spirantes, sic ab illa mensa discedimus leoni che emettono fuoco, così anche noi usciamo da quella tavola resi teni-
terribiles facti diabolo. BAS!l!US: Disce autem quo pacto decet bili per il diavolo. BASILIO: Ora, impara in che modo devi mangiare il corpo
edere corpus Christi, in memoriam scilicet obedientiae Christi di Cristo, cioè in memoria dell'obbedienza di Cristo fino alla mmte; sicché
usque ad mortem; ut qui vivunt, non amplius in se vivant, sed in coloro che vivono non vivano più in se stessi, ma in colui che è morto ed è
eo qui pro eis mortuus est et resurrexit. TJJEOPHYLA CTUS: Duos
risorto per loro. TEOFILATIO: Ora Luca ricorda due calici; di uno aveva detto
autem calices Lucas commemora!; de altero quidem supra dixit
in precedenza (v. 17): «Prendetelo e disnibuitelo tra voi», e qualcuno d~ce
(v. 17): «Accipite et dividile inter vos»; quem dice! aliquis esse
che questo è un tipo dell'Antico Testamento; menn·c l'alt:t·o, dopo la frazio-
typwn veteris testamenti: alterum vero post panis fractionem et
ne e la distribuzione dcl pane, egli stesso lo condivide con i discepoli, per
distributionem ipse partitur discipulis; unde subditur «Similiter et
calicem postquam cenavi». BEDA: Subauditur «Dedit eis», ut sit cui si aggiunge: Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice. BEDA:
piena constructio. AuGUSTINUS, De cons. Evang. [3,1}: Ve/ quod Viene sottinteso: <<lo diede loro», perché la cost:tuzione della frase sia com-
Lucas bis de calice commemoravi!, prius antequam panem daret, pleta. AGOSTINO: Oppure, Luca menziona due volte il calice: la prima volta
inde postquam panem dedit: il/ud quod superius dixit praeoccupavit, prima di dare il pane, e la seconda volta dopo che l'ha distribuito: n~lla
ut so/et; il/ud vero quod ordine suo posuit, non commemoraverat prima circostanza egli aveva fatto un'anticipazione, secondo u~1a sua ab1.tu-
superius. Utrumque autem coniunctum eamdem sententiam facit dine; mentre nella seconda, ciò che aveva disposto secondo il suo ordine
quae illorum est, scilicet Matthaei et Marci. THEOPHnACTUS: naturale, non lo aveva 1icordato in precedenza. Ma le due parti riunite insie-
Nomina! autem Dominus hunc calicem novi testamenti; unde me fanno Wla sola sentenza, che è la stessa che troviamo anche in Matteo e
sequitur «Dicens: Hic est ca/ix novum testamentum in sanguine Marco. TEOFILATIO: TI Signore denomina questo come il calice del Nuovo
meo, qui pro vobis fundetur»: significans novum testamentum in Testamento; donde segue: Questo calice è il Nuovo Testamento nel mio
suo sanguine exordium sumere: nam in veteri testamento sanguis sangue, che viene versato per voi: significando che il Nuovo Testamento ha
animalium ajjìtit cum data fitit /ex; mmc vero sanguis Verbi Dei inizio nel suo sangue: infatti ncll' Antico Testamento fu presente il sangue
significa! nobis novum testamentum. Cum autem dicit «Pro degli animali, quando fu consegnata la Legge, mentre ora il sangue del
ys

534 Cap. 22, vv. 19-20 Cap. 22, vv. 19-20 535

vobiS», non significa! pro solis Apostolis corpus Christi datum et Verbo di Dio significa per noi il Nuovo Testamento. Ora, quando dice per
sanguinem ejjùsum fuisse; sed causa totius humanae naturae. Et voi non significa che il corpo di Cristo fosse dato e che il suo sangue fosse
vetus quidem Pascha ad removendam servitutem Aegypti flebat, versato solo per gli Apostoli, ma in vista di tutta la natura umana. L'antica
sanguis autem agni ad primogenitorum custodiam: novum vero Pasqua era celebrata per liberare dalla sclùavitù dell'Egitto, mentre il san-
Pascha ad peccatorum remissionem, sanguis autem Christi ad gue dell'agnello era versato per la custodia dei primogeniti; invece la nuova
conservationem eorum qui dedicati sunt Dea. CHRYSOSTOMUS: Hic Pasqua viene celebrata per la remissione dei peccati, mentre il sangue di
enim sanguis operatur in nobis imaginem regiam, nobilitatem ani- Ctisto viene versato per la conservazione di coloro che si sono dedicati a
mae non permittit marcescere, protinus irrigans animam, ma- Dio. CRISOSTOMO: Tnfatti questo sangue fissa in noi un'immagine regale,
gnamque inspirans virtutem. Hic sanguis fugat daemones, advocat non pennette che la nobiltà dell'anima imputridisca, inigando allo stesso
Angelos et Dominum Angelorum. Hic sanguis effusus lavit orbem, tempo I' aninm e ispirandole una grande viltù. Questo sangue mette in fuga i
et adibile fecit caelum. Huius participes sanguinis, sunt supernis demoni e raduna gli Angeli e il Signore degli Angeli. Questo sangue versa-
virtutibus amicti, regio pallio, magis autem ipso rege induti. Et to lava il mondo e apre le porte del cielo. Coloro che sono paitecipi di que-
sicut si mundus accesseris, salubriter accessisti; sic si imbutus sto sangue, sono rivestiti delle vi1tù celesti, di una specie di veste regale,
conscientia prava, damnose accedis in poenam et supplicia. Nam anzi, sono cinti dallo stesso re. E se ti accosti puro, tu ti accosti in modo
si qui imperatoriam coinquinant purpuram, pari poena plectuntur salutare, se invece sei imbevuto di u na coscienza cattiva, ti accosti in modo
cum eis qui divellunt; absurdum non est si et qui obscoena mente dannoso per la pena e il castigo. Infatti, se qualcuno macchia la porpora
corpus Christi recipiunt, pari poena plectuntur cum his qui illud imperiale, viene punito con la stessa pena di coloro che la strappano; pertan-
clavis transfoderunt. BEDA [super Similiter et calicem}: Quia vero to non è una cosa assurda se coloro che ricevono il corpo di Cristo con un
panis conjìrmat, vinum vero sanguinem operatur in carne; hoc ad cuore impuro sono colpiti con la stessa pena di coloro che l'hanno perforato
corpus Christi, illud refertur ad sanguinem. Verum, quia et nos in con i chiodi. B EDA: Perciò mentre il pane rafforza e il vino produce sangue
Christo et in nobis Christum manere oportet, vinum dominici nella carne, il primo è 1iferito al corpo di Cristo, e il secondo al su9 sangue.
calicis aqua miscetur; teste enim Ioanne (Apoc. 17,15): «Aquae Ma poiché è necessario che noi restiamo in Ctisto e che Cristo rimanga in
multae populi sunt». THEOPHYLACTUS: Primo autem datur panis, noi, il vino del calice del Signore viene mescolato con l'acqua, secondo la
secundario calix: prior enim est in spiritualibus laboriosus actus testimonianza di Giovanni (Ap 17,15) : <<Le acque sono folle e popoli» .
velut panis, non solum quia in vultus sudore laboratur, sed etiam TEOFILATTO: Ora, per primo viene dato il pane, e poi il calice: infatti nelle
quia dum comeditur, non est facilis ad glutiendum; deinde post cose spirituali viene per p1imo l'atto laborioso come il pane, non solo per-
labores sequitur exultatio divinae gratiae, quae est calix. BEDA [ut ché viene guadagnato con il sudore della fronte, ma anche perché, quando
supra}: Ideo autem tunc coenati communicarunt Apostoli, quia viene mangiato, non è facile da inghiottire; poi anche perché, dopo la fatica,
necesse erat Pascha typicum ante consummari, et sic ad veri viene il gaudio della grazia divina, che è il calice. BEDA: Perciò, dopo aver
Paschae sacramenta transiri; nunc autem in honorem tanti sacra- cenato, gli Apostoli si comunicarono, poiché era necessario che prima fosse
menti placuit magistris Ecclesiae, prius nos spiritualibus epulis conswnata la Pasqua tipica, e così si passasse poi ai sacramenti della vera
refi.ci, ac deinde terrenis. GRAECUS: Totum autem corpus et san- Pasqua; ora, in onore di un sacramento così grande i maestri della Chiesa
guinem Domini suscipit communicans, etiam si mysteriorum par- pensano giustamente che noi dobbiamo anzitutto essere ristorati con i ban-
tem accipiat. Sicut enùn unum sigiilum diversis totam suam figu- chetti spirituali e poi con quelli terreni. Il GRECO: Chi si comunica iiceve
ram ùnpartitur, et integrum manet post distributionem, et sicut tutto il corpo e il sangue del Signore, anche se assume solo una parte del
una vox penetra! ad multorum auditus; sic nulli dubium sit, cor- sacramento. Infatti, come un sigillo distribuisce tutta la sua figura a cose
pus et sanguinem Domini totum in omnibus reperiri. Fractio diverse e rimane integro dopo la distribuzione, e come la stessa voce pene-
autem panis venerandi passionem significat. tra in diverse orecchie, così nessuno deve dubitare che il corpo e il sangue
del Signore si h·ovi tutto in tutti. Tnvece la frazione del pane significa la pas-
sione di coltù che ad01iamo.

536 Cap. 22, vv. 21-23 Cap. 22, vv. 21-23 537

VERSUS 21-23 VERSETTI 21-23

21verumtamen ecce manus tradentis me mecum est in mensa. 21 Ma, ecco, la mano di chi mi tradisce è con me sulla tavola.
22Et quidem Fi/ius hominis, secundum quod definitum est, vadit; 2211 Figlio dell'uomo se ne va secondo quanto è stabilito; ma guai a
verumtamen vae homini il/i per quem tradetur! 23Et ipsi coeperunt quell'uomo dal quale è tradito! 23Allora essi cominciarono a do-
quaerere inter se, quis esset ex eis qui hoc facturus esset. mandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

AUGUSTINUS, De cons. Evang. [3,1}: Cum tradidisset Dominus AGOSTINO: Dopo avere consegnato il calice ai suoi discepoli, il
discipulis calicem, rursus de traditore suo locutus est, dicens Signore tornò a parlare del suo traditore, dicendo: Ma ecco la mano di chi
« Verumtamen ecce manus tradentis me, mecum est in mensa». mi tradisce è con me sulla tavola. TEOFILATIO: Disse questo non solo per
THEOPHYLACTUS: Quod dixit, non solum ut ostendat se scire jùtura, mostrare che conosceva il futuro, ma anche per farci vedere la sua bontà,
sed etiam ut ostendat nobis propriam bonitatem, secundum quam per cui non tralasciava di perseguire le cose che riguardavano Dio: infatti
non praetermisit quin prosequeretur ea quae spectabant ad ci dà l'esempio affinché cerchiamo di guadagnare i peccatori fino alla
Deum: dat enim nobis exemplum ut usque ad finem satagamus fine; e per mostrare la malvagità del traditore che non arrossiva di farsi
lucrari peccatores: et ut ostendat proditoris nequitiam, qui et con- anche commensale. CRISOSTOMO: E pur essendo partecipe dei misteri,
viva fieri non erubuit. CHRYSOSTOMUS: Et particeps existens myste- non si è convertito; e il suo crimine divenne ancora più grave, sia perché,
riorum, conversus non est: fit enim scelus eius utique immanius, impregnato di questo disegno, si accostò ai misteri, sia perché, ascoltando
tum quia tali proposito imbutus adiit mysteria, twn quia adiens le parole del Signore, non divenne migliore né per .la p~ura, né per ~l
melior factus nonfitit nec metu, nec beneficio, nec honore. BEDA: beneficio, né per l'onore. BEDA: E tuttavia non lo designa m modo parti-
Et tamen non designat specialite1; manifestius correptus impuden- colare, affinché, venendo corretto apertamente, non diventasse più sfron-
tior fieret. Mittit autem crimen in numero, ut agat conscius poeni- tato. Egli lancia poi l'accusa contro tutto il gruppo dei dodici, affinché il
tentiam. Praedicit autem et poenam, ut quem pudor non vicerat, colpevole fosse condotto al pentimento. Inoltre predice anche la pena,
corrigant denuntiata supplicia; unde sequitur «Et quidem Filius affinché colui che non era vinto dal timore, venisse corretto dai castighi
hominis, secundum quod dejìnitum est, vadit». C11RYSOSTOMUS: preannunciati; donde segue: Il Figlio dell'uomo se ne va secondo quanto
Sed quia Judas ea quae sunt scripta, prava intentione agebat, ne è stabilito. CRISOSTOMO: Ma poiché Giuda compiva con una intenzione
quis putet eum innoxium tamquam dispensationis ministrum, sub- perversa quanto era scritto di lui, affinché nessuno lo potesse ritenere
dit «Verumtamen vae homini illi per quem tradetun>. BEDA: Sed et innocente, poiché era il custode della dispensa, soggiunge: ma guai a
vae homini illi qui ad mensam Domini indignus accedens in exem- quell'uomo dal quale è tradito! BEDA: Ma guai anche a quell'uomo che,
plum Judae Filium hominis tradit, non quidem ludaeis, sed pecca- accostandosi indegnamente alla mensa del Signore, sull'esempio di Giuda
toribus membris suis. Et quamvis scirent undecim Apostoli quod consegna il Figlio dell'uomo non ai Giudei, ma alle sue membra peccatri-
nihil contra Dominum cogitarent; quia tamen plus credunt ci. E sebbene gli undici Apostoli sapessero di non pensare nulla contro il
magistro quam sibi timentesfragilitatem suam, quaerunt de peccato, Signore, tuttavia, poiché credevano più al loro Maestro che a se stessi,
cuius conscientiam non habebant; sequitur enim «Et ipsi coepe- temendo la propria fragilità, chiesero circa il peccato di cui non avevano
runt quaerere inter se quis esset ex eis qui hoc facturus esset». coscienza; infatti continua: Allora essi cominciarono a domandarsi a
BASJLIUS: Sicut enim in c01poralibus passionibus sunt multae quas vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò. BASILIO: infatti come nelle malattie
non sentiunt patientes, porro magis adhibent jìdem coniecturae corporali ce ne sono molte che i pazienti non avvertono, ma essi preferi-
medicorum quam propriam insensibilitatem attendant; sic et in scono affidarsi al parere dei medici piuttosto che basarsi sulla propria
animae passionibus si quis in se peccatum non sen.tiat, credere insensibilità, così anche nelle malattie dell'anima, sebbene uno non sia
tamen debet his qui plus possunt cognoscere sua peccata. consapevole del proprio peccato, tuttavia dovrebbe credere a coloro che
possono conoscere meglio le sue mancanze.

538 Cap. 22, vv. 24-27 Cap. 22, vv. 24-27 539

VERSUS 24-27 VERSETTI 24-27

24Facta est autem et contentio inter eos, quis eorum 24Sorse anche una discussione fra di essi , su chi di loro
videretur esse maior. 25Dixit autem eis: Reges gentium poteva essere considerato il più grande. 25Ma eg~i disse loro: ~
dominantur eorum, et qui potestatem habent super eos re delle nazioni le governano e coloro che hanno 11 potere su d1
benefici vocantur. 26Vos autem non sic; sed qui maior est in esse si fanno chiamare benefattori. 26Per voi però non sia così;
vobis fiat sicut minor, et qui praecessor est sicut ministrator. ma chi è il più grande fra di voi diventi come il più piccolo, e chi
27Nam quis maior est, qui recumbit an qui ministrat? Nonne governa come colui che serve. 271nfatti chi è più grande, chi sta
qui recumbit? Ego autem in medio vestrum sum sicut qui a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure
ministrat. io sto in mezzo a voi come colui che serve.

THEOPimACTUS: Cum inter se quaererent quis esset Dominum TEOFILATIO: Mentre si domandavano vicendevolmente chi avreb-
traditurus, consequens erat ad invicem sibi dicere: tu proditurus be tradito il Signore, era logico che si dicessero l'un l'altro: Tu lo tra-
es; et ex hoc coacti sunt dicere: ego poti01; ego maior, et similia; dirai, e p er questo motivo essi furo no costretti a dire: Io sono il
unde dicitur: «Facta est autem et contentio inter eos, quis eorum migliore; Io sono il p iù grande, e cose del genere; perciò si dice:
videretur esse maior». GRAECUS: Vel haec contentio videtur Sorse anche una discussione fra di essi su chi di loro poteva essere
habuisse motivum, quod cum Dominus ab hominibus transmi- considerato il più grande. Il GRECO: Oppure sembra che la ragione di
graret, oportebat aliquem eorum fieri aliorum principem, quasi questa contesa potesse derivare dal fatto che, poic.hé il Si~ore stav.a
Domini vicem gerentem. BF:DA: Sicut autem boni in Scripturis per lasciare gli uomini, era necessario eh~ uno d1 loro d1ven~asse i~
exempla patrum, quibus proficiant et humilientur, requirunt; sic capo, facendo in un certo modo le sue veci. B EDA: Ora, come 1 bu~m
reprobi, si quid forte in electis reprehensibile repererint, quasi cercano nelle Scritture gli esempi dei Padri con cui fare progressi e
suas ex eo nequitias obtecturi, libenter solent amplecti. Ideo multi diventare umili, così i cattivi, se per caso hanno scoperto qualche
ardentius legunt quod /acta est contentio inter discipulos Christi. cosa di biasimevole negli eletti, lo accolgono volentieri p er coprire
ÀMBROSJUS: S i enim contendebant Apostoli, non excusationi le proprie iniquità. Perciò molti leggono con particolare ardore che
obtenditur, sed cautioni proponitw~ Caveamus ergo ne in perditio- tra i discepoli di Gesù si accese una contesa. AMBROGIO: Che però tra
nem aliqua inter nos de praelatione possit esse contentio. BEDA: gli Apostoli ci sia stata una contesa n.on vien~, alleg~to come u.na
Potius autem videamus, non quid carnales adhuc discipuli gesse- scusa, ma viene proposto come un momto. Perc10 facciamo attenz10-
rint, sed quid iusserit spiritalis magister; sequitur enim «Dixit ne che qu alsiasi contesa circa la precedenza non diventi la causa
autem eis: Reges Gentium dominantur eoruni». CHRYSOSTOMUS: della nostra rovina. BEDA: Piuttosto non consideriamo che cosa ab-
G entilium meminit, ut ex hoc rem vituperandam ostenda t: biano fatto i discepoli ancora carnali , ma che cosa abbia loro coman-
Gentilium enim est ambire primatum. CYRJLLUS: Sed et blandi ser- dato il Maestro spirituale; infatti prosegue: Ma egli disse loro: I re
mones eis offeruntur a subditis; unde sequitur «Et qui potestatem delle nazioni le governano. CRISOSTOMO: Egli ricorda i Gentili, per
habent super eos, benejìci vocantun>. Sed illi quidem quasi extor- mostrare che questa era una cosa riprovevole: infatti è proprio dci
res a sacris legibus, huiusmodi subiacent morbis; vestrum autem Gentili cercare di primeggiare. CIRILLO: Ma oltre a ciò, dai sudditi
culmen est in humilitate; unde sequitur «Vos autem non sic; sed sono presenta te loro dolci parole; perciò continua : e coloro ~l~e
qui maior est in vobis, j ìat sicut minor». BASILIUS: Non ergo extol- hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Infatti m
lat praesidentem dignitas, ne ab humilitatis beatitudine corruat. quanto estranei alla sacra Legge, essi sono soggetti a questi mali;
I llud autem noveri! quod humilitas vera ministerium plurium est. invece )a vostra preminenza consiste nell'umiltà; perciò continua:
Sicut enim qui p luribus ministra! vulneratis, et abstergit cuiuslibet Per voi però non sia così, ma chi è il più grande fra di voi diventi
vulneris saniem, non sumit ministerium in causam elationis; sic come il più piccolo. BASILIO: Perciò la dignità non esalti chi presiede,
540 Cap. 22, vv. 24-27 Cap. 22, vv. 24-27 541

multo magis cui commissae sunt curae fraternorum fanguorum, ut affinché non precipiti dalla beatitudine dell 'umiltà. Deve poi sapere
omnium minister redditurus pro omnibus rationem, cogitare che la vera umiltà è un servizio di molti. Infatti chi serve molti feriti
debet, et esse sollicitus; et sic «qui maior est, fiat sicut minor». e pulisce la piaga di una ferita, non assume il servizio per la lode;
Decet autem et corporale obsequium ab his qui praesident afferri, così a fortiori colui al quale sono state affidate le cure delle malattie
exemplo Domini lavantis pedes discipulorum; unde sequitur «Et dei fratell i, per diventare servitore di tutti, deve pensare a tutti ed es-
qui praecessor est, sicut ministraton>. Non est autem timendum ne sere sollecito di tutti; e così: chi è il più grande tra di voi diventi co-
in subdito solvatur humilitatis propositum dum ei a maiori servi- me il più piccolo. Ma è conveniente che da coloro che presiedono sia
tur, sed imitatione panditur humilitas. AMBROSIUS: Contuendum reso anche il servizio corporale, sull 'esempio del Signore che lava i
est autem, quia non omnis honorificentiae studio humilitas defini- piedi dci suoi discepoli; perciò segue: e chi governa come colui che
tur: potes enim de/erre alicui propter saeculi gratiam, potentiae serve. Ora, non si deve temere che nel suddito venga indebolito lo
metum, utilitatisque contuitum: tua aedificatio quaeritur, non alte- spirito di umiltà, quando egli viene servito dal superiore; anzi, con
rius honor; et ideo una datur omnibus forma sententiae, ut non de l'imitazione l'umiltà si diffonde. AMBROGIO: Ma occorre osservare
praelatione iactantia sit, sed de humilitate contentio. BEDA [super che l' umiltà non v iene definita con qualsiasi espressione di deferen-
Reges gentium]: In hac tamenforma a Domino tradita maiores non za. Infatti si può esprimere deferenza a qualcuno per qualche favore
minima discretione opus habent; ne scilicet, ad instar regum Gen- mondano, per il timore del potere o in vista di qualche vantaggio: in
tium, dominari subiectis, seque ab eis gaudeant laudibus attoffi: et questo caso cerchi di edificare te stesso, e non l'onore degli altri; per-
tamen contra delinquentium vitia per zelum iustitiae sint erecti. Ad ciò non esiste una definizione generale per evitare la tracotanza della
verba autem exhortationis, suimet adiungit exemplwn; unde sequi- prelazione, ma esiste la ricerca del l'umiltà. B EDA: Secondo questa
tur «Nam quis maior est: Qui recwnbit, an qui ministrat? Nonne norma data dal Signore, i più grandi hanno bisogno di non poca
qui recwnbit? Ego autem in medio vestrum sum, sicut qui mini- discrezione per non spadroneggiare sui loro sudditi come fanno i re
stra!». CHRYSOSTOMUS: Quasi dicat: Non putes discipulum tui dei Gentili, e per non esaltarsi a causa delle loro lodi; tuttavia siano
egere, te vero non illius: Ego enim, qui nullo egeo, quo universa pieni di zelo per la giustizia contro i vizi dci delinquenti. Afte parole
egent caelestia et terrestria, ad ministerialem gradum condescen- di esortazione aggiunge poi il proprio esempio; perciò segue: infatti
di. TIIEOPHYLA CTUS: Ostendit autem se ministrantem eis, cum chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che
panem et calicem distribuit, cuius ministerii mentionem facit, sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
rememorans eos quod si de eodem pane comederunt et de eodem CRISOSTOMO : Come se dicesse: Non pensare che il tuo discepolo
calice biberunt, si ipse Christus omnibus ministravi!, unum debent abbia bisogno di te, mentre tu non hai bisogno di lui; infatti io, che
omnes sentire. B EDA [super Qui est maior}: Ve! loquitur de mini- non ho bisogno di nessuno e di cui hanno bisogno tutte le realtà cele-
sterio quo secundum loannem eorum pedes lavit Dominus et sti e ten-estri, ho accettato il grado di servo. TEOFTLATIO: Si presenta
Magister: quamvis etiam verbo ministrandi possint omnia quae in come colui che serve quando distribuisce il pane e il calice, del quale
carne gessit intelligi; sed et suum sanguinem se pro nobis effim- ser vizio ha fatto menzione, ricordando loro che se hanno mangiato lo
dere ministrando significat. stesso pane e hanno bevuto allo stesso calice, e lo stesso Cristo si è
fatto servo di tutti, devono sentire tutti allo stesso modo. BEDA: Op-
pure parla del servizio con cui, secondo Giovanni, il Signore e Mae-
stro lava loro i p iedi. Sebbene con la parola «servire» si possa inten-
dere tutto ciò che egli compì nella carne; così mediante il servizio
egli può anche significare che ha versato il suo sangue per noi.
542 Cap. 22, vv. 28-30 Cap. 22, vv. 28-30 543

VERSUS 28-30 VERSETTI 28-30

28 Vos autem estis qui permansistis mecum in tentationi- 28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie
bus meis, 29et ego dispono vobis, sicut disposuit mihi Pater prove, 29e io preparo per voi un regno come il Padre l'ha pre-
meus, regnum, 30ut edatis et bibatis super mensam meam parato per me, 30pe rché possiate mangiare e bere alla mia
in regno meo et sedeatis super trono duodecim iudicantes mensa nel mio reg no e siediate in trono a giudicare le dodici
duodecim tribus lsrael. tribù di Israele.

THEOPHYLACTUS: Sicut Dominus proditori praenuntiaverat vae, T EOFILAITO: Come il Signore al traditore aveva preannunziato «Guai»,
sic discipulis remanentibus e contrario bona praenuntiat, dicens agli altri discepoli, al contrario, preannuncia le benedizioni, dicendo: Voi
«Vas autem estis qui permansistis mecum in tentationibus meiS». siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove. B EDA: Infatti
BEDA : Non enim inchoatio patientis, sed perseverantia, caelestis non l'inizio della pazienza, ma la perseveranza viene ricompensata con la
regni gloria donatur: quia perseverantiam, quae constantia, seu gl01ia del regno dei cieli; perché noi diciamo che la perseveranza - e viene
fortitudo mentis vocatur, dicimus esse cunctarum columnam virtu- così chiamata la costanza o fortezza della mente - è la colonna di ogni
tum. Filius ergo Dei secum permanentes in tentationibus aeter- virtù. Perciò il Figlio di Dio conduce al regno eterno coloro che rimangono
num ducit ad regnum. Si enim complantati facti sumus similitudini con lui nelle prove. Poiché se siamo stati come innestati alla somiglianza
mortis eius, simul et resurrectionis erimus; unde sequitur «Et ego della m01tc di lui, lo saremo anche a quella della risUITczione. Perciò pro-
dispono vobis, sicut disposuit mihi Pater meus regnum». segue: e io preparo per voi un regno come il Padre l'ha preparato per me.
ÀMBROSJUS: Regnum Dei non est de hoc mundo. Non autem AMBROGIO: T1 regno di Dio non è di questo mondo. E ciò a cui l'uomo
aequalitas ad Dominum, sed similitudinis aemulatio est: solus aspira non è l'uguaglianza con Dio, ma una sua somiglianza. Infatti solo il
enim Christus piena imago Dei est, propter expressam in se pater- C1isto è l'imm agine perfetta di Dio, a causa dell'unità della gloria del
nae claritudinis unitatem; iustus autem homo ad imaginem Dei Padre espressa in lui. Il giusto è invece ad immagine di Dio, se, per imitare
est, si propter imitandam divinae conversationis similitudinem la somiglianza con la condotta divina, con la conoscenza di Dio disprezza
mundum hunc Dei cognitione contemnat: unde et corpus Christl questo mondo: perciò mangiamo il c01po di Cristo per poter divenire par-
edimus, ut vitae aeternae possimus esse participes; propter quod tecipi della vita eterna; per questo motivo prosegue: perché possiate man-
sequitur «Ut edatis et bibatis super mensam meam in regno meo». giare e bere alla mia mensa nel mio regno. Poiché il premio che ci viene
Non enim victus et potus vobis praemii loco spondetur; sed com- promesso non è il cibo e la bevanda, ma la comunicazione deJla grazia e
municatio gratiae caelestis et vitae. BEDA: Ve/ mensa proposita della vita celeste. BEDA: Oppure la mensa che viene promessa a tutti i santi
omnibus sanctis ad fruendum, caelestis est gloria vitae; qua, qui perché ne fruiscano, è la gloria della vita celeste; con cui saranno saziati
esuriunt et sitiunt iustitiam, saturabuntu1: ji-uendo desiderato gau- coloro che hanno fame e sete di giustizia, godendo del sospirato gaudio del
dio veri boni. THEOPHYLA CTUS: Non autem hoc dixit quasi futuris vero bene. TEOFILAITO: Disse questo non come se là ci fosse un cibo cor-
illis corporalibus escis, et quasi regno suo sensibili futuro: erit poreo o come se il suo Regno fosse un regno sensibile; poiché la loro vita
sarà la vita degli Angeli, come aveva detto in precedenza ai Sadducei. Ma
enim illic Angelica conversatio, sicut Sadducaeis praedixit. Sed et
anche san Paolo dice (Rrn 14,17) che il Regno di Dio non è costituito di
Paulus (Rom. I 4, I 7) dicit non esse regnum Dei escam et potum.
cibo e di bevanda. CIRlLLO: Con le cose che ci sono b:a noi egli designa
CYRJLLUS: Sed ex his quae sunt apud nos, spiritualia designa!: nam
dunque le cose spitituali: poiché presso i re della te1m è un segno di distin-
praerogativa quadam funguntur apud reges terrenos qui eis quasi
zione sedere con loro come commensali; perciò in base al giudizio umano
convivae consident. Ex humano ergo iudicio ostendit qui apud eum
egli mostra coloro che saranno situati presso di lui negli onmi più alti.
in primis honoribus statuentur. BEDA [super Et sedeatis}: Haec est
BEDA: Infatti questo è il cambiamento che ha luogo alla destra dell 'Altissi-
enim immutatio dexterae Excelsi, ut qui nunc humiles gaudent
mo: che quanti ora umilmente godono d i prestare servizio ai propri soci di
544 Cap. 22, vv. 28-30 Cap. 22, vv. 28-30 545

ministrare conservis, lune super Domini mensam sublimes, vitae servizio, allora alla mensa del Signore parteciperanno al banchetto della
perpetuae dapibus alantur; et qui hic in tentationibus iniuste iudi- vita ctcma; e quanti nella prova restano con il Signore giudicati ingiusta-
cati, cum Domino permanent, illic cum eo super tentatores suos mente, allora verranno con lui come giudici giusti di coloro che li hanno
iusti iudices veniant; unde sequitur «Et sedeatis super thronos messi alla prova; perciò continua: e sediate in trono a giudicare le dodici
duodecim iudicantes duodecim tribus Jsrael». THEOPHYLACTUS: tribù di lsraele. TEOFILATIO: Cioè, condannando gli infedeli tra le dodici
Hoc est, ~ondemnantes ex duodecim tribus infide/es. AMBROS!US: tribù. AMBROGIO: I dodici troni non vanno intesi come luoghi per sedute
Non autem duodecim throni tamquam aliqua corporalis sunt corporee, ma, dato che Cristo giudica secondo la conoscenza dei cuori e
receptacula sessionis; sed quia secundum divinam similitudinem non con l' esame delle azioni, ricompensando la virtù e condannando
iudicat Christus cognitione cordium, non interrogatione factorum, l'empietà, così gli Apostoli vengono formati per un giudizio spirituale
virtutem remunerans, impietatem condemnans; ita Apostoli in mediante la ricompensa della fede, l'esecrazione della perfidia, respingen-
iudicium spiritale formantur remuneratione fìdei, execratione per- do l'etrnre con la virtù e punendo i sacrileghi con l'odio. CRlSOSTOMO:
fidiae, virtute errorem redarguentes, sacrilegos odio persequen- Forse che vi siederà anche Giuda? Ma considera che la Legge è stata data
t es. CHRYSOSTOMUS: Numquid autem illic sedebit et ludas ? da Dio secondo Geremia (18,10?): «Qualsiasi bene io abbia promesso, se
Sed considera, quod !ex est data a Dea per l eremiam (18,10?): ne sarai giudicato indegno, te ne priverò». Perciò, parlando con i suoi
«Si quid boni promisero, si censearis indignus, mulctabo te». Et discepoli, non semplicemente promette loro, ma aggiunge: voi che avete
ideo loquens cum discipulis, non simpliciter promisit, sed addidit perseverato con me nelle mie prove. BEDA: Dall'eccellenza di questa pro-
«Qui permansistis mecum in tentationibuS». BEDA: Ab eius ergo messa viene dunque escluso Giuda. lnfatti prima che il Signore dicesse
sub/imitate promissi Judas excipitur: nam et antequam haec questo, si deve credere che Giuda fosse già uscito; e come lui sono esclusi
Dominus diceret, exisse credendus est: excipiuntur et illi quicum- anche quelli che, avendo ascoltato le sue parole relative all'incomprensibi-
que, auditis incomprehensibilis sacramenti verbis, abierunt retro. le sacramento, sono tornati indietro.

VERSUS 3J-34a VERSETTI 31-34a

31 Ait autem Dominus: Simon, Simon, ecce satanas s111 Signore disse ancora: Simone, Simone, ecco satana vi
expetivit vos ut cribraret sicut triticum; 32ego autem rogavi ha cercato per vagliarvi come il grano, 32ma io ho pregato per
pro te, ut non deficiat fides tua, et tu aliquando conversus te affinché non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravve-
confirma fratres tuos. 33Qui dixit ei: Domine, tecum paratus duto, conferma i tuoi fratelli. 33Pietro disse: Signore, con te
sum et in carcerem et in mortem ire. 34aAt il/e dixit: Dico sono pronto ad andare in prigione e alla morte. 34aG li rispose:
tibi, Petre, non cantabit hodie gallus, donec ter abneges Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre
nasse me. volte avrai negato di conoscermi.
BEDA: Ne gloriarentur undecim Apostoli, et suis viribus tribue- BEDA: Affinché gli undici Apostoli non si vantassero e non attribuis-
rent quod soli pene inter tot millia ludaeorum dicerentur in tenta- sero alle propiie forze il fatto che essi, quasi soli fra tante migliaia di
tionibus permansisse cum Domino, ostendit, eos si non iuvantis se Giudei, avevano perseverato con il Signore durante le sue prove, egli
Domini essent opitulatione protecti, eadem procella cum ceteris mostra che, se non fossero stati protetti dall'aiuto del loro Maestro che
potuisse conteri; unde sequitur «Ait autem Dominus Simoni: era venuto in loro soccorso, anch'essi sarebbero stati colpiti dalla stessa
Simon, ecce Satanas expetivit vos, ut cribraret sicut triticum»; tempesta; perciò continua: e disse: Simone, Simone, ecco satana vi ha
idest, expetivit vos tentare, et, velut qui triticum purgat, ventilando cercato per vagliarvi come il grano; cioè egli ha cercato di tentarvi e di
concutere: in quo docet nullius jìdem a diabolo, nisi Deo permit- abbattervi come chi vaglia il grano con il ventilabro. Con ciò insegna che
546 Cap. 22, vv. 31-34a Cap.22,vv. 31-34a 547

tente tentari. TtIEOPHYLACTUS: Hoc autem Petro dixit, eo quodfor- la fede di nessun uomo viene messa alla prova a meno che Dio non lo
tior aliis erat, et superbire poterat in his quae promissa erant a pennetta. TEOFILATIO: Ora, disse questo a Pietro perché egli era più forte
Christo. CYRTLLUS: Vel ut ostendat quod homines nihil existentes, degli altri e si poteva vantare delle cose che il Cristo gli aveva promesso.
quantum pertinet ad humanam naturam et lubricum mentis nostrae, CIRILLO: O per mostrare agli uomini che sono una nullità per quanto con-
non decet ut praeesse ceteris velint; et ideo omissis ceteris, cerne la natura umana e la fragilità della nostra mente, per cui non con-
venit ad Petrum ceteris praelatum; unde sequitur «Ego autem viene che desiderino stare sopra gli altri. Perciò, lasciando in disparte il
rogavi pro te, ut non deficiat fides tua». CHRYSOSTOMUS: Non gruppo, egli va da Pietro che era a capo degli altti, e continua: ma io ho
autem dixit «Ego» permisi, sed «Oravi»: humiliter enim Loquitur pregato per te affinché non venga meno la tua fede. CRISOSTOMO: Ora,
tendens ad passionem, ut humilitatem demonstret; nam qui non egli non dice: Io ho pennesso, ma: lo ho pregato. Infatti, mentre si sta
deprecatione, sed imperio dixerat (Matth. 16, 18): «Super hanc avvicinando alla passione, egli parla umilmente, per manifestare l' wniltà
petram aedificabo Ecclesiam meanw; et (ibid. v. 19): «Tibi dabo della sua natura; colui infatti che aveva detto, non con la preghiera, ma
claves regni caelorum»; quomodo opus habebat oratione, ut con il comando (Mt 16, 18): «Sopra questa pietra edificherò la mia
concitatam unius hominis animam coerceret? Non autem dixit: Chiesa» e (ivi, v. 19): «A te darò le chiavi del regno dei cicli», in che
Rogavi, ut non neges, sed Ne deseras fidem. THEOPHYLACTUS: modo aveva bisogno della preghiera per trattenere l'anima agitata di un
Nam et si paululum agitandus sis, habes tamen reconditum semen uomo? Ma egli non ha detto: Ho pregato perché non neghi, ma: perché
fidei: quamvis Deiecerit folia spiritus tentatoris, viget tamen non venga meno la tua fede. TEOFILAITO: Anche se sei alquanto scosso
radix. Petit ergo Satanas te laedere tamquam invidens libi de mea tuttavia tu conservi nascosto il seme della fede; e sebbene lo spirito deÌ
dilectione; sed quamvis egomet pro te sim deprecatus, tu tamen tentatore abbia strappato le foglie, tuttavia la radice sopravvive. Perciò
delinques; unde sequitur «Et tu aliquando conversus confirma satana, in quanto ti invidia per il mio amore, cerca di molestarti; e sebbe-
fratres tuos»; quasi dicat: Postquam me negato ploraveris, ac ne io abbia pregato per te, tuttavia tu cadrai; perciò continua: e tu, una
poenitueris, corrobora ceteros; cwn te principem Apostolorum volta raweduto, coriferma i tuoi .fratelli, come se dicesse: dopo che per
deputaverim: hoc enim decet te qui mecum robur es et petra avermi rinnegato piangerai e ti pentirai, allora c01Tobora gli altri; poiché
Ecclesiae. Hoc autem intelligendum est non solum de Apostolis ti ho fatto principe degli Apostoli, e questo ti spetta perché insieme con
qui tunc erant, ut roborarentur a Petro; sed et de omnibus qui me sei la forza e la pietra della Chiesa. Ciò va inteso non solo degli
usque ad finem mundi fitturi sunt fìdelibus: ne scilicet aliquis cre- Apostoli che c'erano allora, perché fossero confermati da Pietro ma
dentium diffidat, videns ewn qui, cum esset Apostolus, denegavit, anche di tutti i fedeli che ci saranno tino al la fine del mondo: cioè ;ffm-
ac iterum per poenitentiam obtinuit praerogativam, ut esset anti- ché qualcuno dei fedeli non perda la fiducia vedendo che chi era capo
stes mundi. Admirare igitur exuberantiam divinae patientiae: ne degli Apostoli rinnegò il suo Signore, ma poi con la penitenza ottenne
diffidere discipulum faceret, nondum patrato crimine largitus est nuovamente il suo privilegio di essere il capo del mondo. Perciò ammira
veniam, ac iterum ipsum in Apostolico gradu restituit, dicens la sovrabbondanza della pazienza divina: per non provocare nel discepo-
«Confirmafratres tuos». BEDA: Quasi dicat: Sicut ego tuamfìdem lo la sfiducia, ancor prima che commettesse il misfatto, gli concede il
ne deficiat arando protexi, ila tu infirmiores fratres, ne de venia perdono e lo restituisce alla sua dignità apostolica, dicendo: conferma i
desperent, confortare memento. AMBROSTUS: Cave ergo iactantiam, tuoi fratelli. BEDA: Come se dicesse: come io ho protetto la tua fede con
cave saeculum. !Ile iubetur confirmare fratres suos qui dixit la preghiera perché non venga meno, così anche tu ricordati di fortificare
(Matth. 19,27): «Omnia reliquimus, et secuti sumus te». i fratelli più deboli, perché non disperino dei loro peccati. AMBROGIO:
BEDA: Quia vero se Dominus dixerat pro fide Petri rogasse, Guardati dalla tracotanza, guardati dal mondo. Viene ora comandato di
conscius il/e praesentis aflectus, fìdeique ferventis, sed fi1turi fortificare i suoi fratelli a chi aveva detto (Mt 19,27): «Noi abbiamo
casus nescius, non credit se ullatenus ab eo posse deficere; unde abbandonato ogni cosa e ti abbiamo seguito».
sequitur «Qui dixit ei: Domine, tecum paratus sum et in carcerem BEDA: Ma poiché il Signore aveva detto che aveva pregato per la
et in mortem ire». THEOPHYLA CTUS: Prae nimia quidem dilectione fede di Pietro, ed essendo questi consapevole dcl suo affetto attuale e
jlammescit et impossibilia sibi pollicetur. Decebat autem, audito della sua fede fervente ma non conoscendo la sua futw-a caduta, non ere-
548 Cap. 22, vv. 31 -34a Cap. 22, vv. 31-34a 549

semel a Veritate quod tentandus esset, non amplius contendere. dette che sarebbe mai potuto cadere; perciò continua: E Pietro disse:
Sed Dominus videns eum praesumptuose loquentem, promit tenta- Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte.
tionis speciem, scilicet quod negaturus esset; unde sequitur «Et TEOFILATTO: Egli è acceso di un amore troppo grande e promette ciò che
il/e dixit: Dico tibi, Petre, non cantabit hodie gallus, donec ter per lui è impossibile. Ma era più conveniente, dopo aver udito dalla
abneges nasse me». AMBROSIUS: Petrus quidem, etsi spiritu Verità che sarebbe stato tentato, non più discutere. Così il Signore,
promptus, corporis tamen adhuc infirmus aflectu, denuntiatur vedendo che parlava in modo presuntuoso, gli rivela la natura della ten-
Dominum negaturus: neque enim poterat divinae constantiam tazione, cioè che l'avrebbe rinnegato; perciò prosegue: Gli rispose:
intentionis aequare. Passio Domini aemulos habet, pares non Pietro, lo ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte
habet. THEOPHYLACTUS [super Non cantabit gallus}: Hinc autem avrai negato di conoscermi. AMBROGIO: Pietro, benché pronto con lo
magnam doctrinam haurimus: quod non sufficit humanum spi1ito, ma ancora debole nei sentimenti del corpo, viene avvertito che
propositum absque divino subsidio. Petrus enim, quamvis fervens negherà il Signore: infatti egli non poteva eguagliare l' immutabilità dcl
esset, derelictus tamen a Deo, supplantatus fuit ab hoste. B EDA: divino volere. La passione del Signore ha dei rivali, ma non degli eguali.
Sciendum autem, quod Deo permittente, timorati lapsum patiun- TEOFILAITO: Da qui noi ricaviamo un grande insegnamento: che senza
tur quandoque ad fastus praecedentis remedium. Sed quamvis l'aiuto divino l'impegno umano non basta. Infatti Pietro, benché fosse
idem videatur esse delictum timorati et aliorum, refert non un'anima fervente, tuttavia, abbandonato da Dio, fu sopraffatto dal nemi-
modicum: nam timoratus ex quibusdam insidiis et pene prout noluit, co. BEDA: Ora, bisogna sapere che Dio pe1mette che anche le persone pie
peccavit; alii vero nullam gerendo curam neque sui, neque Dei, subiscano delle cadute come un rimedio a precedenti atti di orgoglio. Ma
peccant, non distinguentes inter peccare et agere virtuose. Unde sebbene il misfatto delle persone pie e degli altri sembri lo stesso, tutta-
reor et iussionis modum in eis debere fare diversum: nam timora- via c'è una non piccola differenza: infatti la persona pia pecca a causa
tus quodam iuvamine indigens, circa eamdem rem erga quam pec- delle insidie e quasi non volendo, mentre gli altri lo fanno non prestando
cavit, iussa debet per/erre; a/ii vero cum totum bonum animae alcuna attenzione né a Dio né a se stessi, senza fare distinzione.tra il pec-
destruxerint, affligi et moneri, et praeceptis subici debent, care e l'agire virtuosamente. Perciò penso che tra loro dev'essere diffe-
quousque ratum sit illis Dewn iustum iudicem esse, et contremiscant. rente anche il modo dcl comando: infatt i la persona pia, sebbene biso-
AuGUSTTNUS, D e cons. Evang. [3,2}: Hoc autem quod hic gnosa di qualche aiuto, deve compiere i comandi circa la stessa cosa
dicitur de Petri negatione praedicta, omnes quidem Evangelistae verso cui ha peccato, mentre gli altri, che hanno distrutto ogni bene del-
commemorant; sed non omnes ex una eademque occasione ser- l'anima, devono essere aimnoniti e puniti c devono sottostare ai precetti
monis ad eam commemorandam veniunt: nam Matthaeus et fino a quando riconoscono che Dio è un giudice giusto, e tremino per
Marcus eam subnectunt postea quam Dominus egressus est ex il/a questo. AGOSTINO: Ora, ciò che qui viene detto circa la prevista negazio-
domo ubi manducaverant Pascha; Lucas vero et Ioannes ante- ne di Pietro, viene ricordato da tutti gli Evangelisti; ma non tutti arrivano
quam inde esset egressus. Sed facile possemus intelligere aut illos a ricordarla in base alla stessa circostanza del discorso: infatti Matteo e
duos ea recapitulando posuisse, aut istos praeoccupando; nisi Marco la collocano dopo che il Signore è uscito da quella casa dove
magis moveret quod tam diversa non tantum verba, sed etiam sen- aveva mangiato la Pasqua; invece Luca e Giovanni la collocano prima
tentias Domini praemittunt, quibus permotus Petrus illam prae- che fosse uscito. Ma è facile capire che o quei due l'hanno posta ricapi-
sumptionem praeferret, ve/ pro Domino vel cum Domino morien- tolando, oppure questi due anticipando; a meno che non si obietti che
di, ut magis cogant intelligi, ter eum expressisse praesumptionem tale diversità non tocca tanto le parole quanto le sentenze stesse del
suam diversis locis sermonis Christi, et ter il/i a Domino respon- Signore, colpito dalle quali Pietro espresse quella presunzione di morire
sum, quod eum ante galli cantum ter esset negaturus. o per il Signore o con i I Signore; così che si debba piuttosto intendere
che Pietro in diversi luoghi per tre volte aveva espresso la sua presunzio-
ne iispetto alle parole di Cristo, e per tre volte gli era stato risposto dal
Signore che prima che il gallo cantasse l'avrebbe iinnegato per tre volte.
2Qf

550 Cap. 22, vv. 34b-38 Cap. 22, vv. 34b-38 551

VERSUS 34b-38 VERSETTI 34b-38

34bEt dixit eis: 35Quando misi vos sine sacculo et pera et 34bPoi disse: 35Quando vi ho mandato senza borsa né bi-
ca/ceamentis, numquid aliquid defuit vobis? 36At il/i dixerunt: saccia né sandali, vi è forse mancato qualcosa? Risposero :
Nihil. Dixit ergo eis: Sed nunc qui habet saccu/um tollat similiter Nulla. 360isse dunque loro: Ma ora chi ha una borsa la prenda,
et peram; et qui non habet vendat tunicam suam et emat gla- e così una bisaccia e chi non l'ha, venda il mantello e compri
dium. 370 ico enim vobis quoniam adhuc hoc quod scriptum una spada. 37Perché vi dico che deve compiersi in me questa
est oportet impleri in me: «Et cum iniquis deputatus est». parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti
Etenim ea quae sunt de me finem habent. 3BAt il/e dixerunt: tutto quello che mi riguarda volge al suo termine. 38Ed essi dis-
Domine, ecce duo gladii hic. At il/e dixit eis: Satis est. sero: Signore, ecco qu i due spade. Ma eg li disse: È sufficiente.

CYRJLLUS: P raedixerat autem Dominus Petra quod eum esset CIRILLO: Il Signore aveva predetto a Pietro che lo avrebbe rinnegato,
negaturus, tempore scilicet suae captionis; sed quia semel facta cioè al momento della sua cattura. Ma W1a volta fatta la menzione della sua
est mentio de captione eius, consequenter nuntiat supervenientem cattura, egli annuncia il conflitto che sorse contro i Giudei; perciò si dice:
contra I udaeos conflictum; unde dicitur «Et dixit eis: Quando Poi disse: quando vi ho mandato senza borsa né bisaccia né sandali vi è
misi vos sine sacculo, et pera, et calceamentis, numquid aliquid forse mancato qualcosa? Infatti il Signore aveva mandato i santi Apostoli
defuit vobis?». Miserat enim Salvator sanctos Apostolos praedi- ad annunziare alle città e ai castelli il regno dei cieli, comandando loro di
care civitatibus et oppidis regnum caelorum, praecipiens ut euntes non avere alcuna preoccupazione per le cose corporali, riponendo tutta la
nullius corporalium curam gererent, sed in eo totam spem vivendi loro fiducia di vivere in lui. CRISOSTOMO: Ora, come coloro che insegnano a
reponerent. CHRYSOSTOMUS: Sicut autem qui docent natare, circa nuotare all' inizio mettono le loro marù sotto gli allievi e li sostengono con
principium quidem manus suas supponentes, attentius sustentant premura, ma poi, togliendo più volte le mani, comandano loro di arrangiarsi
suos discipulos, p ostea vero plerumque manum abstrahentes per proprio conto, e persino petmettono loro di sprofondare, così fece Cristo
iubent ut sibi opitulentur, quinimmo et paululum emergi permit- con i suoi discepoli. Agli inizi egli stava accanto a loro in ogni cosa, assicu-
tunt; ita et Christus fecit discipulis. In exordiis quidem praesto in rando una grande abbondanza in tutto; perciò prosegue: Risposero: Nulla.
cunctis eis aderat, parans eis uberrime af]luentiam omnium; unde Ma quando fu necessmio contare sulle proprie forze, sottrasse loro per un
sequitur «At il/i dixerunt: Nihil» . At ubi oportebat et p roprias po' il suo aiuto, ordinando loro di fare alcune cose da sé; perciò prosegue:
vires ostendere, subtraxit eis aliquantulum gratiam, iubens eis ex Disse dunque loro: Ma ora chi ha una borsa , cioè con cui si porta il dana-
se nonnulla peragere; unde sequitur «Dixit ergo eis: Sed nunc qui ro, la prenda, e così una bisaccia, con cui si pmtano le vettovaglie. E indub-
habet sacculum», quo scilicet portatur pecunia, «tollat similiter et biamente, quando non avevano né i calzari, né la cintura, né il bastone, né il
peram», qua scilicet portantur cibaria. Et quidem quando nec danaro, non soffiirono scarsità di nulla; ma poi, quando concesse loro la
calceamenta, nec zonam habebant, nec baculum, nec aes, nullius borsa e la bisaccia, essi sembrarono patire la fame, la sete e la nudità; come
passi sunt penuriam; ut autem marsupium concessit eis, et peram, se dicesse loro: prima eravate riforniti abbondantemente di tutte le cose; ora
esurire videntur, et sitire, et nuditatem pati; ac s i eis diceret: voglio che sperimentiate la povertà: perciò non vi affido più all'antica
legge, ma vi ordino di avere la borsa e la bisaccia. Ora, Dio avrebbe potuto
Hactenus cuncta vobis uberrime af]luebant; nunc autem volo vos
costituirli fino alla fine in una grande abbondanza, ma non volle farlo per
et inopiam experiri: ideoque non addico necessitati pristinae
molti motivi: in primo luogo perché non ascrivessero nulla a se stessi, ma
legis, sed mando et loculum habere et p eram. Poterai autem et
riconoscessero che tutto proveniva dalla divina provvidenza; in secondo
Deus usque in flnem eos in tanta constituere copia; sed noluit ob
luogo perché sapessero moderarsi; in terzo luogo perché non pensassero in
multas causas: p rimo quidem ut nihil sibi tribuerent, sed recogno- modo troppo alto di se stessi. Così per questi motivi, pc1mettendo loro di
scerent totum emanasse divinitus; secundo ut m oderari sibi incappare in molti imprevisti, egli alleggerl il ii gore della legge precedente,

552 Cap. 22, vv. 34b-38 Cap.22, vv.34b-38 553

sciant; tertio ne maiora de se opinentur. Horum igitur causa per- affinché non rendesse loro la vita pesante e intollerabile. BEDA: Infatti egli
mittens eos incurrere multa inopinatorum, relaxavit prioris legis insegna ai suoi discepoli che non è la stessa la regola di vita durante la pace
rigorem, ne gravis et intolerabilis fieret eis vita. BEDA [super e durante la guerra. Quando inviò i suoi discepoli a predicare, perché non
Quanto misi vos sine sacculo]: Non enim eadem vivendi regula portassero con sé nulla lungo la strada, ordinò loro che chi annuncia il
persecutionis qua pacis tempore discipulos informat. Missis qui- Vangelo viva del Vangelo. Ma nel pericolo di morte, quando tutta la nazio-
dem discipulis ad praedicandum, ne quid tollerent in via, praece- ne perseguita sia il pastore che il gregge, egli propone una legge confmme
alle esigenze del tempo, concedendo loro di prendersi le cose necessarie per
pit, ordinans scilicet ut qui Evangelium nuntiat, de Evangelio
la vita, fino a quando la furia dei persecutori non si plachi, e ritorni il tempo
vivat. Instante vero mortis articulo, et tota i/la gente pastorem
di annunziare il Vangelo. Qui egli ci dà anche un esempio: che, quando c'è
simul et gregem persequente, congruam tempari regulam decer-
W1 valido motivo, noi possiamo tralasciare senza colpa qualche cosa del
nit, permittens ut tollant victui necessaria, donec, sopita insania
iigore dei nostri propositi. AGOSTINO: Perciò non a causa dell'incostanza di
persecutorum, tempus evangelizandi redeat: ubi nobis quoque dat colui che ordina, ma in ragione di colui che dispensa, secondo la diversità
exemplum, iusta nonnunquam causa instante, quaedam de nostri dei tempi cambiano i comandi, i consigli e i permessi. AMBROGIO: Ma come
propositi rigore passe sine culpa intermitti. AuGUSTINUS, Contra mai chi vieta di colpire comanda di comperare una spada, se non forse
Faustum [22, 77]: Nulla ergo inconstantia praecipientis, sed affinché sia pronta la difesa, non perché sia necessaria la vendetta; e perché
ratione dispensantis, pro temporum diversitate praecepta, vel fosse evidente che avrebbe potuto vendicarsi, ma che non lo ha voluto?
consilia, ve/ permissa mutantur. AMBROSJUS: Qui autem ferire Perciò segue: chi non l'ha, ossia una borsa, venda il mantello e compri una
prohibet, cur emere gladium iubet, nisi forte ut sit parata defen- spada. CRISOSTOMO: Che è questo? Chi aveva detto ai suoi discepoli
sio, non ultio necessaria, et videatur potuisse vindicari, sed (Mt 5,39): «Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche la sini-
noluisse? Unde sequitur «Et qui non habet», scilicet sacculum, stra», ora arma i discepoli e solo con una spada: infatti se conveniva armarli
«vendat tunicam suam, et emat gladium». CHRYSOSTOMUS: Quid adeguatamente, sarebbe stato necessario che possedessero non solo la
est hoc? Qui dixerat (Matth. 5,39): «Si quis te percusserit in dex- spada, ma anche lo scudo e l'elmo. Ma anche se possedessero migliaia di
tera gena, vertas ei et aliam»; mmc armat discipulos, et solo gla- armi di questo tipo, come potrebbero gli undici essere pronti per tutti gli
dio: nam si penitus armare decebat, non solum oportebat gladium assalti e le imboscate del popolo, dci tiranni e dcUc nazioni, e come gli
possidere, sed et scuta et galeas. Sed et si mille huiusmodi posside- undici potrebbero prepararsi e non tremare alla sola vista degli eserciti
rent arma, pro tot insultibus et insidiis populorum, tyrannorum, schierati nei laghi e nei fiumi? Pertanto non pensiamo che egli abbia ordina-
urbium, nationum, qua/iter undecim comparerent, et ex solo aspec- to di possedere delle mmi, ma mediante le spade egli accennava alle immi-
tu agminum non contremiscerent, nutriti in stagnis et jluviis? Non nenti imboscate dci Giudei; donde segue: Perché vi dico che deve compiersi
ergo putemus eum iussisse ut gladios possiderent; sed per gladios in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori.
innuit imminentes insidias ludaeorum; unde sequitur «Dico enim TEOFILATIO: Infatti, mentre essi discutevano tra loro circa le prerogative,
vobis, quoniam adhuc hoc quod scriptum est oportet impleri in disse: non è tempo di prerogative, ma di pericoli e di stragi; infatti io, il
me: Et cum iniquis deputatus est». THEOPHYLACTUS: Cum enim ipsi vostro Maestro, sono condotto a una morte non onorevole, condannato
inter se supra de praerogativis contenderint: non est, inquit, tem- assieme agli empi: Infatti tutto ciò che mi riguarda, ed è stato predetto,
pus praerogativarum, immo periculorum et caedium: nam ego volge al suo termine, cioè al suo compimento. Perciò, volendo alludere
magister vester ducor ad mortem non honorabilem, cum impiis all'insulto violento, ricorda la spada; ma senza rivelarlo interamente, affin-
deputandus; «etenim ea quae sunt de me», scilicet praedicta, ché non fossero assaliti dallo sgomento; e neppure volle tacere del tutto per-
<<fìnem habent», idest impletionem. Volens ergo violentum insul- ché non fossero titubanti dinanzi ad attacchi improvvisi, e cosi più tardi,
tum innuere, meminit gladii: nec prorsus revelavit, ne tangerentur 1icordandosene, potessero meravigliarsi di come egli avesse offerto se stes-
acedia; nec prorsus obticuit, ne repentinis aggressibus jluctua- so alla passione come prezzo per la salvezza degli uomini. BASILIO: Oppw·e
rent; sed postea recolentes mirarentur quomodo se ipsum pretium il Signore non comanda di portare con sé la borsa e la bisaccia e comperare
exhibuit passioni pro salute humana. BASJLIUS: Ve! Dominus non una spada, ma predice il futuro; che cioè gli Apostoli, dimenticando il

554 Cap. 22, vv. 34h-38 Cap. 22,vv.34b-38 555

iubet portare marsupium et p eram et emere gladium; sed praedi- tempo della passione, i doni e la legge del Signore, osassero armarsi di
cit futurum, quod scilicet Apostoli obliti temporis passionis, dono- spade: infatti la Scrittura spesso si serve del linguaggio imperativo al posto
rum et legis Domini, auderent sumere gladios: saepius enim della profezia. Inoltre in molti libri noi non troviamo: prenda, venda o com-
Scriptura utitur imperativa sermonis specie loco prophetiae. ln pri, ma <<prenderà» e «comprerà>>. TEOFILATIO: Oppure con ciò egli prean-
pluribus tamen libris non invenitur «Accipiat, tollat», ve/ «emat»; nuncia loro che sarebbero incorsi nella fame e nella sete, a cui accenna con
sed «tal/et» et «emet». THEOPHYLACTUS: Ve/ per hoc praenuntiat la bisaccia; e in molte avversità, a cui accenna con la spada. Oppure diver-
eis quod incurrerent famem et sitim, quod innuit per peram; et samente. L'espressione del Signore; chi ha una borsa la prenda e così una
adversitates nonnullas, quod innuit per gladium. Ve/ a/iter. Quod bisaccia, sembra un discorso 1ivolto ai discepoli, ma in verità riguarda qual-
Dominus dicit «Qui habet sacculum, tollat similiter et peram», siasi persona dei Giudei, come se dicesse: Se uno dei Giudei abbonda negli
videtur sermo ad discipulos fieri; sed revera respicit quamlibet ave1i, li raccolga tutti e fugga. Ma se qualcuno in questa regione è oppresso
ludaei personam; quasi dicat: Si quis Iudaeorum abundat facul- da un'estrema povertà, venda anche il mantello e comperi una spada: infatti
tatibus, congestis omnibus fugiat; si autem quis ultima oppressus saranno assaliti da un tenibile attacco di battaglia, tanto che nulla basterà
penuria colit regionem, hic etiam amictum vendat et gladium per la difesa. Poi fa loro conoscere la causa di questi mali: che cioè egli ha
emat: invadet enim eos intolerabilis impetus pugnae, ut nihil ad patito la pena dovuta ai pc1vcrsi, essendo stato crocifisso assieme ai malfat-
resistendum sufficiat. Deinde pandit horum malorum causam: tori. E quando è giunto a questo punto, ha tem1ine il discorso dell'econo-
quia scilicet passus est poenam profanis debitam, cum latronibus mia; ma ai persecutori accadrà tutto ciò che è stato predetto dai Profeti.
crucifìxus. Et cum ad hoc perventum fuerit, sumet finem verbum Pertanto il Signore predisse queste cose per quanto concerne il futuro del
dispensationis; persecutoribus autem accident quae a Prophetis paese dei Giudei; ma i suoi discepoli non capivano la profondità dei suoi
sunt praedicta. Haec igitur Dominus praedixit de faturis regioni detti, pensando che ci fosse bisogno di spade contro il futuro assalto del tra-
Judaeorum; sed discipuli non intelligebant profimditatem dicto- ditore. Perciò prosegue: Ed essi dissero: Signore, ecco qui due spade. Ma
rum, putantes ob futurum proditoris insultum gladiis opus esse; egli disse: È siifficiente. CRISOSTOMO: E ce1tamcnte, se egli avesse voluto
unde sequitur «At illi dixerunt: Domine, ecce duo gladii hic. At se1virsi dell'aiuto umano, non sarebbero state sufficienti neppure cento
i/Le dixit eis: Satis est». Cl-IRYSOSTOMUS: Et quidem si humano eos spade; menu·e, se non si voleva servire dell'aiuto umano, anche due spade
volebat uti auxilio, nec centum siifjìcerent gladii; quod si nolebat erano eccessive. TEOFILATIO: Il Signore non volle rimproverarli come se
eos uti hu mano subsidio, etiam duo supervacui sunt. non l'avessero compreso; ma dicendo è sufficiente, egli li congedò. Alcuni
THEOPHYLACTUS [super Satis est}: Noluit ergo Dominus eos repre- però dicono che il Signore abbia dclto è siifficiente in modo ironico, come
hendere quasi non intelligentes; sed dicens «Satis est», eos se dicesse: per il fatto che ci sono due spade, ci bastano per affrontare la
dimisit. Quidam autem dicunt, Dominum ironice dixisse «Satis grande moltitudine che ci deve assali.re. BEDA: Oppure le due spade bastano
est»; quasi dicat: Ex quo duo sunt gladii, sufficiant nobis ad tan- per testimoniare che il Salvatore ha patito volontariamente: una per mostra-
tam multitudinem quanta nos debet invadere. BEDA: Ve/ duo gladii re che negli Apostoli c'era il coraggio di combattere per il Signore e per far
sufficiunt ad testimonium spante passi Salvatoris: unus qui et vedere che nel Signore c'era il potere di guarire; l'altra, senz.a essere estratta
Apostolis audaciam pro Domino certandi et Domino virtutem dal fodero, per mostrare che a loro non era concesso neppure di fare tutto
medicandi doceret inesse; alter qui nequaquam vagina exemptus, ciò che potevano per la difesa del loro Signore. AMBROGIO: Oppure perché
ostenderet eos nec totum quod potuere pro eius facere defensione la Legge non vieta di replicare, forse a Picu·o che offie due spade egli dice
permissos. AMBROSIUS: Vel quia /ex referire non vetat, fortasse che sono sufficienti, come se bastassero fino al Vangelo; affinché nella
Petra duos gladios offerenti satis esse dicit, quasi licuerit usque Legge ci fosse la conoscenza della giustizia, e nel Vangelo la perfezione
ad Evangelium; ut sit in lege aequitatis eruditio, in Evangelio della bontà. Inoltre la spada spirituale sta nella vendita degli averi e nella
bonitatis perfectio. Est etiam gladius spiritalis ut vendas patrimo- compera della parola con cui sono rivestite le profondità della mente. E c'è
nium, et emas verbum quo mentis penetralia vestiuntur. Est etiam anche la spada della sofferenza, affinché ti possa liberare dal corpo e con le
gladius passionis ut exuas corpus, et immolatae carnis exuviis spoglie della carne immolata tu possa acquistare la sacra corona dcl marti-

556 Cap. 22, vv. 34b-38 Cap.22, vv. 34b-38 557

ematur tibi sacra corona martyrii. Movet adhuc quod duos gla- rio. Commuove anche il fatto che i discepoli presentino due spade: a meno
dios discipuli protulerunt: ne forte unum navi, unum veteris testa- che una non rappresenti il Nuovo Testamento e l'altra lAntico, con cui noi
menti sit, quibus adversus diaboli armamur insidias. Deinde dicit siamo armati contro le insidie del demonio. Poi il Signore dice: È
Dominus «Satis est», quasi nil desit ei quem utriusque testamenti sufficiente, come se non manchi nulla a chi è munito della dottrina di
doctrina munierit. entrambi i Testamenti.

VERSUS 39-42 VERSETTI 39-42

39Et egressus ibat secundum consuetudinem in montem 39LJscito, se ne andò come di solito al monte degli Ulivi; anche i
O/ivarum. Secuti sunt autem illum et discipuli. 40Et, cum perve- discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: Pregate per
nisset ad locum, dixit illis: Orate ne intretis in tentationem. 41 Et non entrare in tentazione. 41 Poi si allontanò da loro quasi un tiro di
ipse avulsus est ab eis quantum iactus est lapidis et, positis sasso e , inginocchiatosi, pregava dicendo: 42Padre, se vuoi, allon-
genibus, orabat 42dicens: Pater; si vis, transfer calicem istum a tana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua
me; verumtamen non mea voluntas, sed tua fiat. volontà.

B EDA: Tradendus a discipulo Dominus consueti secessus locum, BEDA : Il Signore, sul punto di essere tradito dal suo discepolo, si
quo facillime reperiri possit, adit; unde sequitur «Et egressus ibat ritirò nel luogo consueto, dove poteva essere trovato più facilmente;
secundum consuetudinem in montem Oliveti». CYRJLLUS: De die onde segue: Uscito, se ne andò come di solito al monte degli Ulivi.
namque conversabatur Hierosolymis, obscura vero nocte succe- CIRILLO: Durante il giorno egli era a Gerusalemme, ma quando di-
dente in montem olivarum cum suis conversabatur discipulis; scendeva la notte si ritirava con i suoi discepoli sul monte degli
unde subditur «Secuti sunt autem illum et discipuli». BEDA: Ulivi; pertanto continua: anche i discepoli lo seguirono. BEDA : Ora,
Pulchre autem sui corporis mysteriis imbutos in montem olivarum giustamente egli conduce sul monte degli Ulivi i discepoli che erano
discipulos educit, ut omnes in morte sua baptizatos sancti Spiritus stati istruiti nei misteri dcl suo corpo, per significare che tutti coloro
charismate confirmandos esse designet. THEOPHYLACTUS: Post che saranno battezzati nella sua m01te devono essere confermati con
coenam autem nequaquam inertia, et locus, et somnus occupant il dono dello Spirito Santo. TEOFILATTO: Dopo la cena non occupano
Dominum; sed o ratio et doctrina; unde sequitur «Et cum per- il Signore né l' inerzia né i giochi né il sonno, ma la preghiera e l 'in-
venisset ad locum, dixit illis: Orate ne intretis in tentationem». segnamento. Perciò prosegue: Giunti sul luogo, disse loro: Pregate
B EDA: Impossibile quidem est humanam animam non tentari; per non entrare in tentazione. BEDA: È impossibile che un 'anima
unde non ait: Orate ne tentemini; sed «Orate ne intretis in tentatio- umana non sia tentata; perciò non dice: pregate per non essere tentati,
nem»; hoc est ne tentatio vos superet ultima. CYRTLLUS: Sed ne ma: Pregate per non entrare in tentazione. cioè pregate affinché la
solis verbis eis prodesset, procedens paululum orabat; unde tentazione alla fine non vi superi. CIRILLO: Ma per non giovare loro
sequitur «Et ipse avulsus est ab eis quantum iactus est lapidis». soltanto con le parole, egli, allontanatosi alquanto, pregava; perciò
Ubique invenies eum semotum orantem, ut discas quod animo continua : Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso. Lo trovi
attento et corde quieto colloquendum est cum Dea sublimi. Non ovunque isolato a pregare, perché impari che con lo spirito attento e
autem quasi egens alieni suf]'ragii precibus insistebat qui est il cuore tranquillo si deve parlare con Dio altissimo. Ora, egli non in-
omnipotentissima virtus Patris; sed ut discamus non esse in tenta- sisteva nella preghiera come se avesse bisogno dci suffragi altrui , lui
tionibus dormitandum, sed magis orationibus insistendum. BEDA: che è la potenza infinita del Padre, ma perché impariamo che nelle
Solus etiam orat pro omnibus qui solus erat passurus pro omni- tentazioni non si deve donnire, ma si deve piuttosto insistere nella
bus, significans tantum orationem suam quantum et passionem a preghiera. BEDA: Prega per tutti da solo colu i che da solo avrebbe

558 Cap. 22, vv. 39-42 Cap. 22, vv. 39-42 559

nostra distare. AucusTTNUS, De quaest. Evang. [2,50}: «Avulsus patito per tutti, indicando come siano distanti dalle nostre sia la sua
est» autem «ab eis quantum iactus est lapidis», tamquam typice preghiera sia anche la sua passione. AGOSTINO: Poi si allontanò da
admonuerit ut in eum dirigerent /apidem: idest, usque ad ipsum loro quasi un tiro di sasso, come se li avvisasse in modo figurato che
perducerent intentionem legis, quae scripta erat in lapide. indirizzassero la pietra fino a lui: cioè conducendo fino a lui l'inten-
GREGORTUS NYSSENUS: Quid autem sibi vult jlexus genuum, de zione della Legge che era stata scritta su una pietra.
quo dicitur «Et positis genibus orabat?». Humanus quidem usus GREGORIO NISSENO: Ma che cosa significa il suo inginocchiarsi, di
est pronos terrae supplicare maioribus, facto ostendentes fortiores cui si dice: e inginocchiatosi pregava? Tndubbiamente è un'usanza
esse qui rogantur. Palam est autem humanam naturam nihil umana, prostrati per te1Ta, supplicare i superiori, mostrando di fatto che
habere Deo condignum: et ideo honorifica signa quae invicem coloro ai quali si rivolge la preghiera sono più grandi. Ora, è evidente
exhibemus, fatentes nos humiliores esse respectu excellentiae che la natura umana non ha nulla di degno di Dio: perciò i segni onori-
proximi, transumpsimus ad obsequia incomparabilis naturae: fici che ci mostriamo reciprocamente, che confessano che siamo infe-
unde ille qui nostros languores portavi!, ac pro nobis intercessit, riori rispetto all'eccellenza del nostro prossin10, li h·asferiamo a onora-
per hominem quem sumpsit genuflectit arando, sanciens non esse re la natura incomparabile di Dio: perciò colui che sopportò le nostre
superbiendum orationis tempore, sed per omnia humilitati confor- debolezze e intercedette per noi, mediante l'uomo che assunse si mise
mandum: quia «Deus superbis resisti!, dat autem humilibus gratiam» in ginocchio e pregò, dandoci un esempio di come nella preghiera noi
(1 P etr. 5,5). CHRYSOSTOMUS: Quaelibet autem ars verbis et non dovremmo insuperbirci ma in ogni cosa conformarci ali 'umiltà:
operibus ostenditur ab eo qui docet. Quia ergo Dominus venerat poiché «Dio resiste ai superbi, e dà la grazia agli umili» (1 Pt 5,5).
docturus nos quamlibet virtutem, ob hoc eadem dicit et facit: ClusosroMO: Ora, qualsiasi arte viene mostrata con le parole e con le
unde, quia iusserat verbis arare ne intrarent in tentationem, hoc opere da chi insegna. Poiché dunque era venuto per insegnarci qualsia-
etiam opere docet; sequitur enim dicens: «Pater, si vis, transfer si virtù, per questo motivo egli dice e fa le stesse cose; quindi, poiché
calicem istum a me». Non dicit «Si vis», quasi ignorans an Patri aveva comandato con le parole di pregare per non entrare in tentazio-
placeret: neque enim magis ardua cognitio est cognitione pater- ne, egli lo insegna anche con l'azione; infatti segue: Padre, se vuoi,
nae substantiae, quam ipse solus perspicaciter novit, secundum allontana da me questo calice. Non dice se vuoi come se non cono-
illud (lo. 10,15): «Sicut novit me Pate1; et ego navi Patrem»; scesse se ciò piaceva al Padre. Infatti questa conoscenza non era più
neque hoc dicit quasi respuens passionem: qui enim comminatus difficile della conoscenza della sostanza del Padre, che egli solamente
est discipulo volenti eius passionem impedire, ut Satanam eum conosceva perfettamente, secondo Giovanni (1O,15): «Come il Padre
vocaret post multa praeconia, qua/iter crucifigi no/ebat? Cur igi- conosce me, anch'io conosco il Padre»; né dice ques to come se
tur ita dictum est, co11sideres. Quantum erat audire quod Deus respingesse la passione: infatti colui che aveva minacciato il discepo-
ine.ffabilis, qui quemlibet intellectum transcendit, vo/uit uterum lo che voleva impedire la sua passione, tanto da chiamarlo satana
subire virgineum, lac sugere, et humana quaeque pati. Quoniam dopo molti elogi, in che modo poteva rifiutare di essere crocifisso?
ergo /ere incredibile erat quod erat .futurum, primo quidem misit Perciò considera il motivo per cui ha detto questo. Com'era cosa
Prophetas hoc nuntiantes, postea ipse indutus carne veniens, ut grande sentire che il Dio ineffabile che supera ogni intelligenza volle
11011 phantasma putaretur, permittit carnem /erre natura/es defec- soppmtarc il grembo di una vergine, succhiare il latte e patire ogni
tus, esurire, sitire et dormire, laborare, ajjìci et anxiari; ob hoc et sofferenza umana! Poiché dunque era quasi incredibile ciò che sareb-
recusat mortem, veram humanitatem demonstrans. AMBROSJUS: be accaduto, anzitutto inviò i Profeti che annunziarono ciò, poi,
Dicit ergo «Si vis, transfer a me calicem istunw; quasi homo mor- venendo egli stesso in questo mondo rivestito della carne umana per
tem recusans, quasi Deus sententiam suam servans. B EDA: Ve! non essere ritenuto un fantasma, permise che la carne soppo1tassc i
trans/erri a se calicem postula!, non quidem timore patiendi, sed difetti naturali: aver fame, aver sete, dormire, faticare, essere maltrat-
misericordia prioris popu/i, ne ab illo bibat ca/icem propinatwn; tato e angosciato; per questo motivo, rifiutando la mo1te, egli rivela
unde et signanter non dicit «Trans.fèr a me» calicem, sed «calicem la sua umanità vera. AMI3ROG10: Egli dice dunque: Padre, se vuoi,
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istum», hoc est populi ludaeorum, qui excusationem ignorantiae allontana da me questo calice, come un uomo che rifiuta la morte,
habere non potest, qui me quotidie vaticinatur. DIONYS!US come Dio che mantiene salda la sua sentenza. BEDA: Oppure egli
ALEXANDRINUS: Vel quod dicit «Transfer calicem istum a me», non chiede che sia allontanato il calice non per il timore di soffrire, ma
est hoc: Non adveniat mihi; nisi enim advenerit, trans/erri non per la compassione verso il primo popolo, per non bere il calice che
potest. lgitur ut sensit iam praesentem, coepit affici et tristari, et gli era da esso presentato; per cui espressamente non dice: allontana
quasi iam propinquante eo dicit «Transfer calicem hunc>>. Sicut da me il calice, ma questo calice, cioè del popolo dei Giudei, i quali
enim quod praeterit, nec intactum est, nec permanens; sic et non potevano addurre alcuna scusa di ignoranza, poiché la Legge e i
Salvator leviter invadentem tentationem flagitat pelli; et hoc est Profeti hanno continuamente parlato di mc. DIONIGI ALESSANDRrNO:
non intrare in tentationem, quod consulit esse orandum. Per- Oppure l'espressione: allontana da me questo calice non dice: non
fectissimus autem modus tentationes evitandi manifestatur cum avvenga a me, poiché, se non avvenisse, non potrebbe essere allonta-
dicitur « Verumtamen non mea voluntas, sed tua fiat» . Deus enùn nato. Perciò, avve1tendolo già presente, cominciò a essere colpito e
inexpertus est malorum. Vult autem nobis bona largiri supra id rattristato, ed essendo ormai vicino egli dice: allontana da me questo
quod petimus ve! intelligimus. Ergo perfectam voluntatem Patris, calice. Infatti ciò che è passato non si può dire né che è intatto né che
quam ipse noverat, petit sortiri effectum, quae eadem est et sua permane, così anche il Sa lvatore chiede anzitutto che la tentazione
secundum deitatem. Renuit autem impleri humanam voluntatem, che comincia ad assalirlo sia allontanata da lui; e questo è non entrare
quam dicit suam, paterna voluntate minorem. ATIIANAS!US: Gemi- in tentazione, per cui consiglia che si deve pregare. Ma viene indica-
num enim hic velie ostendit: alterum quidem humanum, quod est to il modo più perfetto di pregare quando si dice: Tuttavia non sia
carnis; alterum vero divinum: humanitas enim ob carnis fragili- fatta la mia, ma la tua volontà. Infatti Dio è esente da qualsiasi male, e
tatem recusat passionem: sed divinus eius ajfectus affectanter ci vuole concedere beni che superano ciò che chiediamo o compren-
eam subiit, eo quod non esset possibile eum detineri a morte. diamo. Perciò egli chiede che la perfetta volontà del Padre, che egli
GREGOR!US NYSSENUS: Apollinaris autem asserit quod Christus stesso conosceva, avesse il suo effetto, cd è la stessa sua volontà se-
non habuit secundum terrenam naturam propriam voluntatem; condo la divinità. Ora, egli ricusa di compiere la volontà uìnana che
sed solum in Christo est voluntas Dei, qui de caelo descendit. egli chiama sua, e che è inferiore alla volontà del Padre. ATANASIO: In-
Dicat ergo: quam voluntatem vult Dominus nequaquam evenire? fatti qui egli manifesta il suo duplice volere: uno umano che è pro-
Neque enim deitas aufert propriam voluntatem. BEDA: Appropin- prio della carne, e l'altro divino: infatti l'umanità, per la fragilità del-
quans etiam p assioni Salvat01~ infirmantium in se vocem sumpsit, la carne, rifiuta la passione, ma la sua volontà divina l'abbraccia ar-
ut cum hoc imminet quod jìeri nolumus, sic per infìrmitatem peta- dentemente, poiché era impossibile che egli venisse trattenuto dalla
mus ut non fiat, quatenus per fortitudinem parati sùnus ut volun- morte. GREGORIO NISSENO: Apollinare sostiene che il Cristo, secondo
tas Conditoris nostri, etiam contra nostram voluntatem, fiat. la natura umana, non era dotato di una sua volontà e che in Cristo che
discese dal cielo c'è solo la volontà di Dio. Ma allora ci dica: qual è la
volontà che Dio vuole che non accada? Infatti la divinità non toglie la
sua volontà. BEDA: Inoltre, avvicinandosi alla passione, il Salvatore
prese su se stesso la voce dei deboli, affinché, quando è imminente
ciò che noi vorremmo che non accadesse, a causa della nostra debo-
lezza chiediamo che ciò non accada, ma con la nostra fortezza siamo
pronti a fare, anche contro la nostra volontà, la volontà del nostro
Creatore.
562 Cap. 22, vv. 43-46 Cap . 22, vv. 43-46 563

VERSUS 43-46 VERSETTI 43-46

43Apparuit autem il/i Angelus de caelo confortans eum. 43Gli apparve allora un Angelo dal cielo a confortarlo. 44 1n
Et factus in agonia prolixius orabat. 44Et factus est sudor preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo s~~or~
eius sicut guttae sanguinis decurrentis in terram. 45Et, cum diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi,
surrexisset ab oratione et venisset ad discipulos suos, rialzatosi dalla preghiera, andò dai suoi discepoli, e li tr~vò che
invenit eos dormientes prae tristitia. 46Et ait illis: Quid dor- dormivano per la tristezza. 46E disse loro: Perche dormite? Al-
mitis? Surgite, et orate, ne intretis in tentationem. zatevi e pregate per non entrare in tentazione.

THEOPHYLACTUS: Ut nobis innotesceret orationis virtus, quatenus TEOFILATTO: Per farci conoscere la potenza della preghiera, perché la
eam in adversis praeponamus, orans Dominus ab Angelo confor- anteponiamo nelle avversità, il Signore, mentre prega, viene conf~rtato
tatur; unde dicitur «Apparuit autem illi Angelus de caelo confortans da un Angelo. Perciò si dice: Gli apparve allora un Angelo. dal cie~o ~
eum». B EDA: Alibi legimus (Matth. 4, 1!) quia «Angeli accesserunt confortarlo. B EDA: Altr~ve leggiamo. 01t 4,1~): «~entre ~h A~geh gh
et ministrabant ei». In documento ergo utriusque naturae, Angeli et si accostarono e lo servivano». Pcrc10, a testimonianza di enl:l ambe le
ei ministrasse, et eum confortasse dicuntur. Creator enùn creaturae nature si dice che gli Angeli servono e confortano il Signore. Infatti il
suae non eguit praesidio; sed homo factus, sicut propter nos tristis Crcat~re non aveva bisogno della protezione della s ua creatura, ma
est, ila propter nos confortatur. THEOPHYLACTUS: Quidam autem diventato uomo, come per causa nostra divenne triste, così per causa
dicunt quoniam apparuit ei Angelus glorificans eum, et dicens: nostra venne confo1tato. T EOFILATIO: Ma alcuni dicono che l'Angelo
Domine, tua est virtus: Tu namque potes contra mortem et infer- apparve al Signore glorificandolo e dicendogli: O Signore, tu~ è la
num genus humanum Liberare. C11RYSOSTOMUS: Et quia non phan- potenza: infatti tu puoi liberare il genere umano dalla morte e d~ll'infer­
tastice, sed vere nostram carnem suscepit; ut approbet dispensa- no. CRISOSTOMO: E poiché egli assunse la nostra carne non m modo
tionis veritatem, et oppi/et haereticorum ora, quaeque humana immaginario ma vero, per provare la verità dell'economia~ sba_rrare la
sustinet; sequitur enim «Et factus in agonia prolixius orabat». porta agli eretici, egli sopporta qualsiasi situazione umana; mfatti prose~
AMBROSJUS: Horrent plerique hoc loco, qui tristitiam Salvatoris ad guc; In preda ali 'angoscia pregava più intensament.e. AMBROGIO: Molti
argumentum inolitae potius a principio quam susceptae ad tem- sono scossi da questo testo, poiché essi piegano la tnstezza de~ Salva,t?~c
pus inflrmitatis inclinant. Ego autem non solum excusandum non a provare che si tratta di una debolezza che lo accompagna sm dall llll-
puto, sed nusquam magis pietatem eius maiestatemque demiror: zio, anziché di qualche cosa di assunto in quel m?m~nto. Per~onalmentc
minus enim contulerat mihi, nisi meum suscepisset affectum: invece non solo non ritengo che questo testo abbia bisogno d1 scuse, ma
suscepit enim tristitiam meam ut mihi suam laetitiam largiretw~ in nessun altro caso ammiro maggiormente la sua misericordia e la sua
Confidenter tristitiam nomino, quiq. crucem praedico. Debuit ergo maestà; infatti egli mi avTebbe arrecato qualcos~ d~ men~ se ~1on avesse
dolorem suscipere, ut vinceret. Neque enim habent fortitudinis assunto anche i miei sentimenti: egli prese su d1 se la nua t11stezza, per
laudem qui stuporem magis vulnerum tulerint quam dolorem. Nos faimi dono della sua letizia. Io nomino la tristezza con fiducia, perché
ergo voluit erudire, quemadmodum mortem, et quod est amplius, predico la croce. Perciò egli dovette assumersi il d?lor~ per vincerl?:
faturae mortis moestitiam vinceremus. Do/es ergo, Domine, non Infatti non iicevono lode per la fortezza coloro le cw fcnte cau.sano ~m
mea, sed tua vulnera. Infirmatus est enim propter delicta nostra: stupore che dolore. Cosi egli ci volle i~se~a:e in eh~ modo n01 dobbia-
et fortasse tristis est ideo quia post Adae lapsum, tali transitu mo vincere la mo1te e ciò che conta d1 più, l angoscia della morte futu-
nobis erat ex hoc saeculo recedendum ut mori esset necesse. Nec ra. Pertanto, 0 Signor~, ti aftliggi non per Le tue, ma per le mie feiite.
il/ud distat a vero; sed tristis erat pro persecutoribus suis quos Infatti sei stato ferito per i nostri peccati; e forse sei triste perché, dopo la
sciebat immanis sacrilegii poenas daturos. GR.EGORIUS, Moralium caduta di Adamo, il passaggio con cui ~oi dobbiamo la~ciare questo
[24, 17): Appropinquante etiam morte, nostrae mentis in se certa- mondo è tale per cui la morte è necessana. E questo non e lontano dal

564 Cap. 22, vv. 43-46 Cap. 22, vv. 43-46 565

men expressit, qui vim quamdam terroris ac formidinis patimw; vero; m a era triste soprattutto per i suoi persecutori, perché sapeva che
cum per solutionem carnis aeterno iudicio propinquamus; nec avrebbero ricevuto pene terribili per l'immane sacrilegio. GREGORIO:
immerito, quoniam anima post pusillum hoc invenit quod in aeter- Egli ha dato anche espressione al conflitto che la nostra mente ha in se
num mutare non possit. stessa nel momento in cui la morte si awicina, perché noi soffriamo la
THEOPHYLACTUS: Quod autem humanae naturae foret praemis- forza del terrore e dello spavento, allorché, attraverso la dissoluzione
sa oratio, non autem divinae, ut dicunt Ariani, patet etiam ex eo della carne, ci awiciniamo all'eterno giudizio; e non a to1to, poiché
quod subdit; sequitur enim «Et factus est sudar eius sicut guttae l'anima trova in un m omento ciò che non può più essere mutato per tutta
sanguinis decurrentis in terram». BEDA: Nemo sudorem hunc l'etcrnità.
infirmitati deputet, quia contra naturam est sudare sanguinem; T EOFILAJTO: Ora, che la preghiera suddetta fosse propria della natura
sed potius intelligat, per hoc nobis declaratum quod effectum iam wnana e non di quella divina, come dicono gli A1iatù, è evidente anche
suae precis obtineret, ut scilicet fidem discipulorum, quam terrena da quanto egli aggiunge; infatti prosegue: e il suo sudore diventò come
adhuc fragilitas arguebat, suo sanguine purgaret. PROSPER, in gocce di sangue che cadevano a terra. BEDA: Nessuno ascriva questo
libro Sententiarum Augustini [sent. 68}: Orans etiam cum sudore sudore a una debolezza, perché sudare sangue è contro natura; piuttosto
sanguineo Dominus sign~fìcabat de corpore suo toto, quod est si intenda che con ciò viene manifestato che egli ha già conseguito
Ecclesia, manatura martyria. THEOPilYLACTUS: Ve/ hoc proverbia- l'effetto delle sue preghiere, che cioè con il suo sangue avrebbe purifica-
liter dicitur de eo qui vehementer sudavi!, quod sudavi! sangui- to la fede dei discepoli, che la fragilità terrena metteva in crisi.
nem. Volens igitur Evangelista innuere, quod grossis sudorum PROSPERO: Inoltre pregando con il sudore di sangue, il Signore significa-
guttis madebat, sumit guttas sanguinis ad exemplum. Post hoc va che i martiri sru·ebbero emanati dal suo intero corpo che è la Chiesa.
autem inveniens discipulos dormientes prae tristitia, improperat TEOFILAITO: Oppure viene detto in modo proverbiale che chi suda in
eis, simul admonens ut orarent; sequitur enim «Et cum surrexisset modo così veemente, suda sangue. Perciò l'Evangelista, volendo allude-
ab oratione, et venisset ad discipulos suos, invenit eos dormientes re al fatto che era madido di grosse gocce di sudore, assume come esem-
prae tristitia». CHRYSOSTOMUS: Erat enim intempestum noctis, et pio le gocce di sangue. Ma poi, trovando i discepoli addonnentati per la
discipulorum oculi prae angustia premebantw; et erat somnus tristezza, li rimprovera e allo stesso tempo li eso1ta a pregare; infatti
non t01poris, sed moeroris. AUGUSTINUS, De cons. Evang. [3,4]: segue: Poi rialzatosi dalla preghiera, andò dai suoi discepoli e li trovò
Non autem expressit hic Lucas quota oratione Dominus ad disci- che dormivano per la tristezza. CRISOSTOMO: Infatti era notte fonda e gli
pulos venerit; nihil tamen hoc Matthaeo et Marco repugnant. occhi degli Apostoli erano oppressi dalla pena, e il loro sonno era dovu-
BEDA: Demonstrat autem Dominus consequenter quia pro discipulis to non al torpore, ma al dolore. AGOSTINO: Luca non dice dopo quale
oraverit, quos monet orationum suarum vigilando et arando preghiera il Signore andò dai suoi discepoli; però questo non contrasta
existere participes; sequitur enim «Et ait illis: Quid dormitis? in alcun modo con ciò che riferiscono Matteo e Marco. BEDA: li Signore
Surgite et orate, ne intretis in tentationem>>. THEOPHYLA CTUS: Hoc prova di conseguenza che egli aveva pregato per i suoi discepoli, che
est, ne a tentatione superentur: hoc enim est non induci in tenta- egli esorta a vigilare e a pregare per essere partecipi delle sue preghiere;
tionem, non demergi ab ea. Ve/ simpliciter nos iubet arare, ut infatti prosegue: E disse loro: Perché dormite? Alzatevi e pregate per
tranquilla sit nostra vita, nec immergamur in aliquod molestorwn. non entrare in tentazione. TEOFILATIO: Cioè per non essere superati
Diabolicum enim est et superbum, quemquam se in tentationem dalla tentazione: infatti non essere indotti in tentazione è la stessa cosa
praecipitare; unde et Tacobus (1,2) non dixit: lnicite vos in tenta- che non essere sommersi da essa. Oppure egli ci comanda semplicemen-
tiones, sed: «Cum incideritis, omne gaudium aestùnate», de invito te di pregare perché la nostra vita sia tranquilla e non siamo sommersi
voluntarium facientes. da qualche molestia. Infatti è diabolico e superbo per un uomo precipi-
tarsi nella tentazione; perciò anche Giacomo (1,2) non dice: Gettatevi
dentro le tentazioni, ma: «Dovete stimare vero gaudio le diverse prove
alle quali vi troverete esposti», trasformando in volontario ciò che è
involontario.
566 Cap. 22, vv. 47-53 Cap. 22, vv.47-53 567

VERSUS 47-53 VERSETTI 47-53

47Adhuc eo loquente, ecce turba; et qui vocabatur ludas, 47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li
unus de duodecim, antecedebat eos et appropinquavit lesu, precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei dodici, e si
ut oscularetur eum. 48/esus autem dixit il/i: /uda, osculo Filium accostò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: Giuda, con un
hominis tradis? 49Videntes autem hi, qui circa ipsum erant, bacio tradisci il Figlio dell'uomo? 49Allora quelli che erano con
quod futurum erat dixerunt ei: Domine, si percutimus in gla- lui , vedendo ciò che stava per accadere , dissero: Signore,
dio? 50Et percussit unus ex illis servum principis sacerdotum dobbiamo colpire con la spada? 50E uno di loro colpì il servo
et amputavit auriculam eius dexteram. 51Respondens autem del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. 51 Ma Gesù
/esus ait: Sinite usque huc. Et, cum tetigisset auriculam eius, rispose dicendo: Lasciate, basta così. E toccandogli l'orecchio
sanavit eum. 520ixit autem /esus ad eos, qui venerant ad se, lo guarì. 52Poi Gesù disse a coloro che gli erano venuti contro,
principes sacerdotum et magistratus templi et seniores: sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: Siete
Quasi ad latronem existis cum g/adiis et fustibus. 53Cum usciti con spade e bastoni come contro un brigante? 53Qgni
quotidie vobiscum fuerim in templo, non extendistis manus in giorno ero con voi nel tempio, e non avete steso le mani contro
me; sed haec est hora vestra et potestas tenebrarum. di me; ma questa è la vostra ora, e il potere delle tenebre.

GLOSSA: Praemissa oratione Christi, subicitur de eius proditio- GLOSSA: Dopo aver trattato della preghiera di Cristo, si procede a parla-
ne, qua a discipulo proditur; dicitur enim «Adhuc eo loquente, re del tradimento con cui viene tradito dal suo discepolo; si dice infatti:
ecce turba, et qui vocabatur ludas, unus de duodecim, antecede- Mentre ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si
bat eoS». CYRILLUS: D icit autem «Qui vocabatur l udaS», quasi chiamava Giuda, uno dei dodici. CIRILLO: Ora dice: che si chiamava
nomen eius habens exosum; addit autem «Vnus de duodecim», ad Giuda, come se il suo nome avesse qualcosa di odioso; però aggiunge: uno
significantiam nequitiae proditori.s·: nam qui honoratus fuerat dei dodici, per indicare l' iniquità del traditore; infatti colui che era stato
aeque Apostolis, factus est occisionis causa in Christum. onorato come un Apostolo divenne la causa dell'uccisione dcl Cristo.
C11RYSOSTOMUS: Sicut enim insanabilia vulnera nec austeris medi- CRISOSTOMO: Come infatti le feiite ingua1ibili non obbediscono né alle
camentis obediunt nec demulcentibus, sic anima, ubi semel est severe né alle soavi cure, così l'anima, una volta fatta prigioniera e dopo
captivata, et seipsam dederit cuicumque peccato, nullum emolu- essersi abbandonata a qualsiasi peccato, non trarrà alcun beneficio dalle
mentum ex admonitionibus consequetur; quod et ludae accidit a anunonizioni; e ciò accadde anche a Giuda, che non abbandonò il suo tra-
proditione non cessanti, quamvis omni modo doctrinae esset a dimento, sebbene ne fosse stato frenato in tutti i modi dagli insegnamenti
Christo cohibitus; unde sequitur «Et appropinquavit l esu, ut oscu- di Cristo; perciò prosegue: e si accostò a Gesù per baciarlo. CIRILLO:
laretur eum». CYRILLUS: Immemor enim gloriae Christi, putavit Infatti, dimenticando la gloria di Cristo, forse pensò di poter agire di nasco-
forsitan passe latenter agere, ausus praecipuum dilectionis sto, e osò trasformare il segno piincipalc di amore in strumento di inganno.
signum organum efjìcere doli. CHRYSOSTOMUS: Non autem disce- CRISOSTOMO: Non si deve abbandonare l'esortazione dei fratelli, sebbene
dendum est a fratrum admonitione, quamquam nihil propter non si cavi fuori nulla dalle nostre parole; infatti i corsi d'acqua scorrono
nostra verba eveniat: nam et rivuli, etsi nullus hauriat, fluunt; et anche se nessuno vi attinge, e anche se non riesci a persuadere oggi, forse
si forsan non persuaseris hodie, poteris jòrsan cras. Piscator ci iiuscirai domani. Infatti il pescatore trasse le reti vuote durante tutto il
enim per totam diem vacua trahens retia, circa sero piscem capit; giorno, ma verso sera finalmente catturò i pesci; perciò il Signore, sebbene
unde Dominus, etsi sciret Iudam non convertendum, non destitit sapesse che Giuda non si sarebbe convertito, non smise di fare le cose che
facere quae sua intererat; sequitur enim «lesus autem dixit il/i: lo riguardavano. Quindi prosegue: Gesù gli disse: Giuda, con un bacio tra-
]uda, osculo Filium hominis tradis?». ÀMBROSJUS: Per interroga- disci il Figlio dell'uomo? AMBROGIO: Penso che con questa domanda egli
tionem pronuntiandum puto, quasi amantis ajfectu corripiat pro- volesse quasi afferrare il traditore con l'affetto di un amante. CRISOSTOMO:
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• T

Cap. 22, vv. 47-53 Cap. 22, vv. 47-53 569

dito~em. CHRY_SOSTOMUS: Proprium autem nomen ponit, quod Egli pone il nome proprio quasi più per esprimere dolore e rimprovero che
magzs dolentzs erat et revocantis, quam provocati ad iram. non sdegno. AMBROGIO: Ora dice: con un bacio tradisci? Cioè, con il
ÀMBROSJUS: Dicit autem «Osculo tradis?»; hoc est, amoris pi- pegno d'amore infliggi una ferita e con uno strumento di pace produci la
gnore vulnus infligis, et pacis instrumento mortem irrogas? morte? Il servo tradisce il padrone, il discepolo il maestro, l'eletto colui che
Servus dominum, discipulus prodi! magistrum, electus auctorem. sceglie. CrusoSToMo: Ora non dice: tradisci il tuo maestro, il tuo padrone,
CHRYSOSTOMUS: Non autem dicit: Tradis Magistrum tuum il tuo benefattore, ma il Figlio dell'uomo, cioè una persona mansueta e
Dominum tuum, benefactorem tuum, sed «Filiwn hominis»; ho~ mite, che, se anche non fosse maestro e padrone, non dovrebbe essere da te
est, mansuetum et mitem,· qui si non esset magister et Dominus tradito, perché ha agito con te in modo così soave. AMBROGIO: O Signore,
quia tamen tam suaviter erga te gessit, non esset a te prodendus'. quanto è grande la manifestazione della divina potenza, quanto grande
A1:1s~o~rus: ~ag_na, o Domine, significatio potestatis, magna l'insegnamento della virtù! E mentre viene 1i velato il disegno del tradi-
dzsctplma vrrtutts. Et consilium proditionis aperitw~ et adhuc mento, tuttavia la pazienza non viene rinnegata. Egli manifesta chi è colui
patientia non negatw~ Ostendit quem proderet, dum occulta mani- che Giuda tradisce, mentre rivela i disegni occulti; indica chi è colui che
festa!; osten~i~ ~uem traderet, dum dicit «Filium hominis», quia tradisce menn·e dice il Figlio dell'uomo, perché viene presa la came e non
~aro, non dtvrmtas comprehenditur. l llud tamen plus confutat la divinità. Ciò che però confuta maggimmcnte l'ingrato è il pensiero che
rngrat~r:z quod. e~m tradiderit qui, cum esset Dei Filius, propter ha consegnato colui che, sebbene fosse il Figlio di Dio, tuttavia per nostro
~os Fzlzus hommzs esse vo/uisset; quasi dicat: Propter te suscepi, amore ha voluto diventare il Figlio dell'uomo, come se dicesse: Per te ho
zngrate, quod tradis, .hypocrita. AUGUSTTNUS, De cons. Evang. assunto, ingrato, ciò che tu tradisci, ipocrita. AGOSTINO: Perciò il Signore,
[3,5}: Hoc ergo Dommus, cum traderetur, primo dixit quod ait nel momento in cui fu tradito, disse anzitutto ciò che riferisce Luca: Giuda,
Lucas: «l uda, osculo Filium hominis tradis?», deinde quod con un bacio tradisci il Figlio del! 'uomo, e poi quanto dice Matteo (26,50):
Matthaeus (26,50): «Amice, ad quid venisti?», deinde id quod «Amico, a che sei venuto?», e poi ciò che ricorda Giovanni (18,4): «Chi
l oannes commemora! (J 8, 4): «Quem quaeritis?». ÀMBROSIUS: cercate?». AMBROGIO: Il Signore lo ha baciato, non per insegnarçi la simu-
Osculatus est autem eum Dominus, non quo simulare nos doceat, lazione, ma per mostrare che non si deve evitare neppure un n·aditore, e per
sed ut neque proditorem refugere videretur, et plus afficeret prodi- toccare più fortemente il traditore al quale non rifiuta il dovere dell'amore.
torem, cui amoris officia non negare!. T EOFrLATIO: Ora i discepo li sono mossi dallo zelo e sguainano le
THEOPHYLAcrus: Zelantur autem discipuli, et gladios spade; perciò prosegue: Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che
evaginant; i~nde sequitur «Videntes autem hi qui circa ipsum stava per accadere, dissero: Signore, dobbiamo colpire con la spada? Ma
erant quod faturum erat, dixerunt ei: Domine, si percutimus in in che modo posseggono delle spade? Perché avevano ucciso l'agnello ed
gladio?». Se~ qua/iter habent gladios? Quia mactaverant agnum, erano poi paititi dalla mensa. Gli altri discepoli chiedono se devono colpi-
et a mensa dzscesserant. A lii autem discipuli quaerunt an percute- re, ma Pien·o, sempre ai·dente per il suo Signore, non aspetta nessun ordine
rent; sed Petrus ubique fèrvens pro Domino, persuasionem non e percuote il servo del sommo pontefice. Pertanto continua: E uno di loro
expectat, sed percutit servum pontificis; unde sequitur «Et percus- colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.
sit unus ex illis servum principis sacerdotum, et amputavi! auricu- AGOSTINO: Secondo Giovanni colui che percosse fu Pietro, mentre il per-
lam eius dexteranw. AUGUSTINUS [ut supra}: Qui percussit, secun- cosso si chiamava Malco. AMBROGIO: Pietro, esperto nella Legge e spinto
dum l oannem Petrus erat,- quem autem percussit, Ma/chus voca- dall'affetto, sapendo che Finecs era stato ritenuto giusto quando uccise i
ba~r. ~MBRO~rus: Eruditus enim in lege Petrus promptus affectu, sacrileghi, percosse il servo dcl capo dci sacerdoti. AGOSTINO: Poi Luca
q~t scrret Phmees reputatum ad iustitiam quod sacrilegos pere- dice: Ma Gesù rispose dicendo: Lasciate, basta così. E questo è quanto
mrsset, percussit principis servum. AuousrJNUS [ut supra]: Deinde ricorda Matteo (26,52): «Rimetti la spada nel fodero». Né si obbietti come
Lucas dicit «Respondens autem lesus ait: Sinite usque huc». Et se fosse qualcosa di contrai·io ciò che qui Luca dice, che cioè il Signore
hoc e~t quod Matthaeus commemora! (26,52): «Converte gladium abbia risposto: Lasciate, basta così; come se dopo questo colpo venisse
tuum m locum sum». Nec moveat quasi contrarium sit quod Lucas detto che quanto era stato fatto fino a quel punto era piaciuto al Signore,
ma che egli non voleva che ci si spingesse più in là; mentre nelle parole
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~ic dicit D01n:inum :esp?ndisse «Sinite usque huc»; quasi post dette da Matteo si deve piuttosto intendere che il fatto che Pietro avesse
tstam percussw.nem ita. dzctum fuerit ut placuerit ei usque huc fac- fatto uso della spada era dispiaciuto al Signore. Infatti è vero che, quando
tum, sed ampilus fieri noluent; cum in verbis quae Matthaeus lo interrogavano dicendo: Signore, dobbiamo colpire con la :..pada?, egli
posuit, intel.ligat~tr f!Ot.ius, totum factum quo usus est gladio rispose: Lasciate, basta così; cioè, non preoccupatevi per quanto succederà
Petrus, Domino disphcutsse. lllud enim verum est quod cum inter- in futuro: si deve loro pennetterc di procedere fino al punto di catturanni,
rogassent dicentes «Domine, si percutimus in gladio?» tunc affinché siano così compiute le cose che sono state scritte a mio riguardo.
respondit .«Sini~e usque huc»; idest, non vos moveat quodfuturum Infatti non avrebbe detto: Gesù rispose dicendo, se non avesse risposto alla
est: perm.ittendt sunt hucusque progredi, hoc est ut me apprehen- loro domanda, e non a quanto fece Pietro. Ma tra la lentezza delle parole di
dant, et unpleantur quae de me scripta sunt. Non enim diceret coloro che inte1rngavano il Signore e la sua risposta, Pietro, spinto dalla
«R espondens autem l esus», nisi ad interrogationem eorum brama di difenderlo, percosse il servo. Ma non poterono essere dette simul-
responderet, non facto Petri. Sed inter moras verborum interro- taneamente le cose che poterono accadere simultaneamente. Allora, come
g~nt~um Domi~um, et illius respondentis, Petrus aviditate defen- dice Luca, il Signore guarì chi era stato percosso; infatti segue: E toccan-
swnis percusstt. ~ed n?'~ potuerunt simul dici quae simul fieri dogli l'orecchio lo guarì. BEDA: Il Signore non si dimentica mai della sua
potuerunt. Tunc, stcut dictt Lucas, sanavit eum qui percussus erat· misericordia. Essi conducono alla morte il giusto; questi guarisce le fe1ite
sequitur enim «Et cum tetigisset auriculam eius, sanavit eum»'. dei suoi persecutori. AMBROGIO: Ma mentre il Signore ripulisce la ferita
B EDA: Numquam enim pietatis suae Dominus obliviscitur. Jlli sanguinante, rivela un mistero divino, che cioè il servo del principe di que-
iusto mortem inferun t, iste persequentium vulnera sanat. sto mondo, non per la condizione della natura, ma della colpa, venisse feri-
À':'f~ROSJUs:· S~d cum Dominus vulnere cruentum detersit, mysteria to all'orecchio non avendo udito le parole della sapienza. Oppure, volendo
divina subiecit, ut servos principis mundi, non naturae conditione, che Pietro colpisse l'orecchio, il Signore insegna che non deve possedere
s~d culpae'. auris vulnus exciperet, qui non audisset verba sapien- la realtà dell'orecchio chi non lo possiede nel mistero. Ma perché proprio
tiae..Aut si Petrus volens percussit aurem, docuit quod aurem in Pietro? Perché egli ha ricevuto il potere di legare e sciogliere, e perciò con
specie habere non deberet, quam in mysterio non haberet. Sed la spada spirituale egli toglie l'orecchio interiore di chi intende malamente.
quare P~trus? Quia ipse ligandi et so/vendi adeptus est potesta- Però il Signore stesso restituisce l'udito, dimostrando che, se si converto-
tem; et tdeo tollit gladio spiritali aurem interiorem male intelli- no, possono essere guariti quegli stessi che sono stati feriti nella passione
g~ntis. Sed Dominus ipse refundit auditum, demonstrans, et ipsos, del Signore: affinché qualsiasi peccato sia lavato mediante i misteri della
sz convertantw; passe sanari qui in passione Domini vulnerati fede. BEDA: Oppure questo servo rappresenta il popolo d'Israele, divenuto
sunt: eo quod omne peccatum, fidei mysteriis abluatur. BEDA: Ve/ schiavo per opera dei sommi sacerdoti di un potere indebito; il quale, nella
servus iste populus est Iudaeorum, principibus sacerdotum inde- passione del Signore, perse l'orecchio destro, cioè l'intelligenza spirituale
bito mancipatus officio: qui in passione Domini dexteram auricu- della Legge. E quest'orecchio viene di fatto tagliato dalla spada di Pietro:
lam, idest spiritualem legis intelligentiam, perdidit; quae scilicet non che egli privi dcl senso di comprendere coloro che ascoltano, ma
auri~, P_etri gladio deci~i~ur; non quod ille sensum intelligendi mostra che esso viene tolto dal giudizio di Dio a coloro che sono negligen-
audzenttbus tollat, sed dzvino ablatum iudicio negligentibus pan- ti. Tuttavia lo stesso orecchio destro, a coloro che in quello stesso popolo
dat. Verum eadem dextera auris in his qui in eodem populo credi- hanno creduto, viene restituito dalla condiscendenza divina al suo compito
derunt, divina dignatione pristino est restituta officio. origina1io.
Sequitur «Dixit autem l esus ad eos qui venerant ad se, princi- Poi segue: Poi Gesù disse a coloro che gli erano venuti contro, sommi
pes sacerdotum et magistratus tempii et seniores: Quasi ad latro- sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: Siete usciti con spade e
nem existis cum gladiis et fustibus». CHRYSOSTOMUS: Accesserunt bastoni come contrv un brigante? CRISOSTOMO: Si accostarono di notte,
eni": nocte, timentes muftitudinis impetum; et ideo dicit: Quid avendo timore dell'attacco della folla; perciò dice: che bisogno c'era di
vobis opus erat his armis in eum qui vobiscum est semper?. Et armi contro chi è sempre con voi? Ed è quanto segue: Ogni giorno ero con
hoc est quo~ se.quitur: «C~tm quotidie vobiscum fuerim in templo, voi nel tempio, e non avete steso le mani contro di me. CIRILLO: Qui il
non extendzstzs manus in me». CYRILLUS: Ubi non inculpat Signore non accusa i capi dei Giudei per non avere preparato per tempo le
q

572 Cap. 22, vv. 47-53 Cap. 22, vv. 47-53 573

Dominus praesides ludaeorum, quod non sibi mature paraverant loro trame di morte, ma li biasima perché avevano pensato che l'avrebbero
insidias mortis, sed arguit eos qui temere opinabantur eum se aggredito contro la sua volontà; come se dicesse: ~lora non ~ avete
invasisse ipso in vito; ac si dicat: Tunc non cepistis me, quia nole- preso perché non volevo; e ne~pw·e potreste pre~den~ _adesso se 10 spon-
bam; et nec nunc possetis, nisi me spante vestris subicerem taneamente non mi consegnassi nelle vostre maru; percio segue: ma questa
manibus; unde sequitur «Sed haec est hora vestra>>; idest, parvum è la vostra ora, cioè vi è concesso un po' di tempo per esercitare contro di
tempus concessum est vobis exercendae in me vestrae saevitiae me la vostra violenza, mentre il Padre mio aderisce alla mia volontà. Egli
Patre votis meis /avente. Dicit etiam quod haec potestas est tene~ dice anche che questo potere viene dato alle tenebre, cioè al diavolo e ai
bris data, idest diabolo et Iudaeis, insurgendi in Christum, et hoc Giudei, cioè di insorgere contro di lui; e questo è quanto viene aggiunto: e
est quod subditur «Et potestas tenebrarum». B EDA: Quasi dicat: il potere delle tenebre. BEDA: Come se dicesse: Quindi vi 1iunite contro di
Ideo adversum me in tenebris congregamini, quia potestas vestra, me nelle tenebre, perché il vostro potere, con cui voi vi armate così contro
qua sic contra lucem mundi armamini, in tenebris est. Quaeritur la luce dcl mondo, si trova nelle tenebre. Ma ci si chiede in che modo si
autem quomodo Iesus principes sacerdotum, magistratus templi et possa dire che Gesù parla ai sommi sacerdoti, ai capi delle.gua~die dcl te~n:
seniores qui ad se venerunt, alloqui dicatur, cum apud alias pio e agli anziani che si recaro?o da ~ui, quando presso gh ~ltri_Ev~nge1_1st1
Evangelistas non ipsos venisse, verum in atrio Caiphae expectan- si dice che non andarono essi stessi, ma, aspettando nell atrio d1 Caifa,
tes, ministros misisse perhibeantw~ Sed huic contrarietati respon- inviarono dei servi. A questa difficoltà si risponde che quelli non vennero
detw~ quod il/i non per seipsos, sed per eos quos miserunt ad da se stessi, ma per mezzo di coloro che mandarono a prendere il Cristo in
apprehendendum Christum in suae iussionis potestate venerunt. base al potere del loro comando.

VERSUS 54-62 VERSETTI 54-62

54Comprehendentes autem eum duxerunt ad domum prin- 54Dopo averlo preso, lo condussero nella casa del sommo
cipis sacerdotum: Petrus vero sequebatur a tange. 55Accenso sacerdote; Pietro lo seguiva da lontano. 55Avendo acceso un
autem igne in medio atrii et circumsedentibus illis, erat Petrus fuoco in mezzo al cortile ed essendosi seduti attorno, anche
in medio eorum. 56Quem cum vidisset ancil/a quaedam Pietro era in mezzo a loro. 56Vedutolo seduto presso la fiamma,
sedentem ad lumen et eum fuisset intuita, dixit: Et hic cum i/lo una serva, fissandolo, disse: Anche questi era con lui. 57Ma egli
erat. s7At i/le negavit eum dicens: Mulier, non novi illum. 5BEt negò dicendo: Donna, non lo conosco. 58Poco dopo un altro,
post pusillum a/ius videns eum dixit: Et tu de i/lis es. Petrus vedendolo, disse: Anche tu sei uno di loro. Ma Pietro rispose:
vero ait: O homo, non sum. 59Et, intervallo facto quasi horae o uomo, non lo sono. 59Passata circa un'ora, un altro insisteva: In
unius, a/ius quidam affirmabat dicens: Vere et hic cum il/o verità anche questo era con lui; infatti anche lui è un Galileo.
erat; nam et Ga/i/aeus est. 60Et ait Petrus: O homo, nescio 60Pietro disse: O uomo, non so che cosa dici. E in quell'istan-
quid dicis. Et continuo, adhuc illo loquente, cantavit gallus. te mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore,
61 Et conversus Dominus respexit Petrum. Et recordatus est v~ltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il
Petrus verbi Domini, sicut dixerat: Quia «priusquam gallus Signore gli aveva detto: Prima che il gallo canti , tre volte mi
cantet, terme negabis». 62Et egressus foras f/evit amare. rinnegherai. 62E uscito fuori, pianse amaramente.

ÀMBROS!US: Non intellexerunt infelices mysterium, nec venerati AMBROGIO: Quegli infelici non compresero il mistero, né apprezzarono
sunt tam clementem pietatis affectum, quo etiam hostes suos non il sentimento così delicato di misericordia per cui egli non sopportò che
passus est vulnerari,· dicitur enim «Comprehendentes autem eum neppure i suoi nemici fossero fetiti; si dice infatti: Dopo averlo preso lo
duxerunt ad domum principis sacerdotum». Cum legimus teneri condussero nella casa del sommo sacerdote. Quando leggiamo che Gesù
574 Cap. 22, vv. 54-62 Cap. 22, vv. 54-62 575

lesum, caveamus ne putemus eum teneri secundum divinitatem et viene preso, guardiamoci bene dal pensare che venisse preso secondo la
i~vitu~ quasi infirmum'.· tenetur enim et ligatur secundum corpo- divinità e costretto a causa della debolezza: infatti viene preso e legato
rzs verz~atem. B EDA: Prmceps autem sacerdotum Caipham signifi- secondo la verità del suo corpo. B EDA: 11 sommo sacerdote significa Caifa,
cat, qui, secundum Ioannem, erat pontifex anni illius. ÀUGUST!NUS il quale, secondo Giovanni, era il capo dei sacerdoti di quell'anno.
De cons. Evang. [3,6]: Sed primo ad Annam ductus est socerur:z AGOSTINO: Ma anzitutto egli fu condotto da Anna, suocero di Caifa, come
Caiphae, sicut Ioannes dicit, quam ad Caipham, ut Matthaeus dice Giovanni, prima che da Caifa, come dice Matteo. Invece Marco e
dicit. Marcus autem et Lucas nomen non dicunt pontificis. Luca non rife1iscono il nome del pontefice. CIUSOSTOMO: Si dice che viene
CHRYSOSTOMUS: Ideo autem ducitur ad domum pontificis, ut de condotto nella casa del sommo sacerdote, perché ogni cosa fosse fatta con
consensu principis sacerdotum singula quaeque facerent: illuc il suo consenso: li infatti si radunarono coloro che aspettavano il Cristo.
e.nim omnes convenerant Christum praestolantes. Magnus autem Ora si mostra il grande fervore di Pietro, il quale non fugge, sebbene avesse
fervor Petri ostenditur, qui non aufugit, cum alias jitgientes vidis- visto che tutti gli altri fuggivano; infatti prosegue: Pietro lo seguiva da lon-
set; sequitur enim «Petrus vero sequebatur eum a Longe». tano. AMBROGIO: Logicamente, segue da lontano colui che era prossimo
ÀMBROSJUS [lib. 1O in Lucam, cap. De proditione Petri per ancil- alla negazione: infatti non avrebbe potuto negare se avesse aderito a C1isto
Lam}: Bene a longe sequebatur iam proximus negator: neque enim da vicino. Ma in questo egli si rende degno di ammirazione, perché non
negare potuisset, si C~risto proximus adhaesisset. Sed in hoc fit abbandona il Cristo nonostante la paura: infatti la paura è propria della
reverendus, quod Dommum non reliquit etiam cum timeret: metus natura, mentre il rimedio è proprio della pietà. BEDA: Il fatto poi che, men-
naturae est, cura pietatis. BEDA: Quod autem ad passionem eun- tre il Signore si avvicina alla passione, Pietro lo segua da lontano, significa
tem Dominum a longe sequitur Petrus, significat Ecclesiam secu- che la Chiesa lo seguirà indubbiamente, ossia imiterà la passione di Ciisto,
turam quidem, i~est ~mitaturam passionem Domini; sed longe dif- ma in un modo molto diverso: infatti la Chiesa soffre per se stessa, mentre
ferenter: Ecclesta emm pro se patitur, at iLLe pro Ecclesia. Cristo soffre per la Chiesa.
ÀMBROSJUS: l am autem in domo principis sacerdotum ignis AMBROGIO: Ora, nella casa del sommo sacerdote già c'era il fuoco
ardebat; unde sequitur «Accenso autem igne in medio atrii, et cir- acceso, perciò segue: Avendo acceso un fuoco in mezzo al cortile ed essen-
cumsedentibus illis, erat Petrus in medio eorum». Accessit Petrus dosi seduti attorno, anche Pietro era in mezzo a loro. Egli si accostò per
ut calefaceret se, quia clauso Domino, ca/or mentis iam in eo scaldarsi, perché, una volta che il Signore era stato rinchiuso, il calore della
refriguerat. CllRYSOSTOMUS: Traditae enim erant P etra ciaves sua mente si era già raffreddato. CRISOSTOMO: Infatti a Pietro erano state
regni caelorum: credenda erat ei populorum innumera multitudo, affidate le chiavi del regno dei cieli; a lui vennero affidate le moltitudini
quae esset involuta peccatis. Erat autem P etrus Paulo durior della gente che era avvolta nei peccati. Pietr·o era alquanto veemente, come
sicut truncata servi principis sacerdotum declarat auricula. Hi~ mostra l'orecchio tr·oncato del servo del sommo pontefice. Perciò costui,
igitur tam durus tamque severus, si donum non peccandi fuisset così duro e severo, se avesse 1icevuto il dono di non peccare, quale perdono
avrebbe concesso al popolo che gli veniva affidato? Perciò la divina prov-
adeptus, quae venia commissis populis donaretur? Quem divina
videnza permise che egli cadesse nel peccato affinché, considerando la pro-
providentia permisit, quod primo ipse laberetur in peccatum, quo
pria caduta, addolcisse la durezza della propria sentenza verso i peccatori.
erga peccantes duriorem sententiam proprii casus intuitu tempe-
E mentre egli cercava di scaldarsi presso le braci, gli si accostò una ragaz-
raret. Et cum se calefacere vellet ad prunas, accessit ad eum puel-
za, della quale segue: Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissan-
la, de qua sequitur «Quem cum vidisset ancilla quaedam seden-
dolo disse: Anche questi era con lui. AMBROGIO: Che cosa significa che fu
tem ad Lumen, et eum fuisset intuita, dixit: Et hic cum ilio erat».
una serva a tradire per prima Pietro, dal momento che c'erano anche degli
ÀMBROSJUS: Quid sibi vult quod primo eum prodit ancilla, cum viri
uomini che potevano più facilmente 1iconoscerlo, se non che fosse evidente
utique magis potuerint eum recognoscere, nisi ut iste sexus pecca-
che anche questo sesso aveva peccato nella morte del Signore, affinché
re in nece D omini videretur, ut et iste sexus redimeretur per anch'esso venisse redento mediante la sua passione? Ma Pietro, una volta
Domini passionem? Petrus autem proditus negat: malo enim riconosciuto, nega: infatti preferisco che Pietro abbia negato piuttosto che il
negasse Petrum quam Dominum /e/ellisse; unde sequitur «Àt il/e Signore si fosse sbagliato; perciò continua: Ma egli negò, dicendo: Donna,
576 Cap. 22, vv. 54-62 Cap. 22, vv. 54-62 577

negavit, dicens: Mulier, non novi illum». CHRYSOSTOMUS: Quid ais, non lo conosco. Cru:sosTOMO: Che cosa dic~ o Pietro? La tua voce è repen-
o Petre? Vox tua repente mutata est: os enim plenum fidei et amo- tinamente cambiata, la tua bocca, piena di fede e di amore, è cambiata in
ris in odium perfidiamque conversum est: non libi flagella, non- odio e perfidia: non ti hanno ancora colpito i flagelli né gli stmmenti di tor-
dum sunt admota tormenta; qui te interroga!, nullus est eorum qui tura; clù ti interroga non è nessuno di coloro che con la loro aut01ità possa-
auctoritate sua possit formidinem incutere confitenti: mulier te no incutere terrore in chi confessa: una donna ti intc1mga con la semplice
simplici voce interrogat, et forte nec proditura confessum; nec voce e forse senza l'intenzione di denunciare chi confessa; e neppure una
tamen mulier, sed puella ostiaria, vile mancipium. ÀMBROSIUS: Sed donna, ma una pmtinaia, una vile schiava. AMBROGIO: Ma Pietro negò per-
ideo negavit Petrus, quia promisi! incaute: non negat in monte, ché aveva promesso in modo imprndcnte: non nega sul monte, non nel
non in templo, non in sua domo, sed in praetorio Iudaeorum: ibi tempio, non in casa sua, ma nel pretorio dei Giudei: nega là dove Gesù si
negat ubi lesus ligatus est, ubi veritas non est. Negans autem dicit trova legato, dove non c'è la verità. Ora, negando egli dice: non lo conosco:
«Non novi illum»: temerarium quippe erat ut diceret quia noverat indubbiamente sarebbe stata una cosa temeraria affenna.re che conosceva
eum quem mens humana non potest comprehendere: «Nemo» colui che nessuna mente umana riesce a comprendere; infatti <<Nessuno
enim «novit Filium nisi Pater» (Matth. 11,27). Rursum secunda conosce perfettamente il Figlio tranne il Padre» (Mt ll ,27). Egli nega di
vice negat Christum; sequitur enim «Et post pusillum alius videns nuovo il Ciisto per una seconda volta; infatti continua: Poco dopo un altro
eum dixit: Et tu de illis es». AUGUSTINUS, De cons. Evang. [3,6]: vedendolo disse: Anche tu sei uno di loro. AGOSTINO: Ora si deve .ritenere
Jntelligitur autem quod in hac secunda negatione a duobus est che in questa seconda negazione egli viene apostrofato da due persone:
compellatus; ab ancilla scilicet, quam commemorant Matthaeus cioè dalla serva, che ricordano Matteo e Marco, e da un'altra che viene
et Marcus, et ab alio quem commemora! Lucas. Hoc ergo quod ricordata da Luca. Perciò quello che viene detto qui da Luca: poco dopo, si
hic Lucas dicit «Et post pusillum», iam egressus erat ianuam riferisce al fatto che Pietro era già uscito dalla porta e il gallo aveva cantato
Petrus, et primum gallus cantaverat, ut Marcus dicit; iam redierat, per la prima volta, come dice Marco; e ora aveva fatto ritorno sicché, come
ut, quemadmodum dicit Ioannes, ad focum stans iterum negaret; dice Giovanni, lo potesse negare una seconda volta stando al fuoeo; 1iguar-
de qua negatione sequitur «Petrus vero ait: O homo, non do a questa negazione prosegue: Ma Pietro rispose: O uomo, non lo sono.
sum». AMBROSIUS: Maluit enim se negare quam Christum; aut AMBROGIO: Infatti egli preferì negare se stesso piuttosto che il Cristo; oppure,
quia videbatur negare Christi societatem, utique se negavit. BEDA: poiché pareva negare la compagnia con il Cristo, di fatto negava se stesso.
In hac autem negatione Petri dicimus, non solum ab eo negari BEDA: Ora in questa negazione di Pietro noi diciamo che Cristo viene
Christum qui dicit eum non esse Christum, sed ab ilio etiam qui, negato non solo da chi dice che egli non è il Cristo, ma anche da chi, essen-
cum sit, negat se esse Christianum. ÀMBROSIUS: Tertio quoque do Cristiano, dice di non esserlo. AMilROGIO: Viene poi inten-ogato una
interrogatur; sequitur enim «Et intervallo facto quasi horae terza volta; infatti continua: Passata circa un 'ora un altro insisteva: in
unius, alius quidam affirmabat dicens: Vere et hic cum ilio erat». verità anche questo era con lui. AGOSTINO: Ciò che Matteo (26,63) e
AuGUSTTNUS [ut supra]: Quod Matthaeus (26,63) et Marcus (14,70) Marco (14,70) dicono: <<Di là a poco», è precisato da Luca quando dice:
dicunt: «Post pusillum», quantum esset hoc temporis manifesta! Passata circa un 'ora; su questo intervallo Giovanni tace. Inoltre il fatto che
hic Lucas dicendo «Et intervallo facto quasi horae unius»: de hoc Matteo e Marco enumerano non al singolare ma al plurale coloro che con-
autem intervallo tacet Ioannes. Item quod Matthaeus et Marcus versavano con Pietro, mentre Luca e Giovanni parlano di uno solo, possia-
non singulari, sed plurali numero enuntiant eos qui cum Petra mo faci lmente spiegarlo dicendo che Matteo e Marco fanno uso del plw·ale
agebant; cum Lucas et loannes unum dicant: facile est intelligere, al posto del singolare secondo una forma comune del linguaggio, oppure
aut pluralem numerum pro singulari usitata locutione usurpasse che una persona in patiicolare si rivolse a Pietro, essendo quella che
Matthaeum et Marcum, aut quod unus maxùne, tamquam qui eum l'aveva visto, e gli altri, avendo fiducia in lei, le si unirono e incalzavano
viderat, affirmabat; celeri autem secuti eius fidem Petrum simul Pietro. Per quanto concerne poi le parole che Matteo dice che furono rivol-
urgebant. Jam vero illud quod Matthaeus ipsi Petra dictum asse- te allo stesso Pietro: «Forse che non ti ho visto nell'orto?», mentre Marco e
vera!: «Nonne te vidi in horto?». Marcus autem et Lucas inter se Luca affennano che esse furono dette riguardo a Pietro, noi pensiamo che
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578 Cap. 22, vv. 54-62 Cap. 22, vv. 54-62 579

illos de P etra locutos: aut sententiam intelligimus tenuisse eos qui siano nel vero coloro che sostengono che esse furono veramente rivolte a
compellatum dicunt Petrum: tantum enim valet quod de ilio Pietro: infatti ciò che fu detto di lui alla sua presenza è come se fosse stato
coram ilio dicebatur, quantum si illis diceretur; aut utroque modo detto direttamente a lui; oppure esse furono dette in entrambi i modi, e
dictum, et alias hunc, alias illum modum commemorasse. B EDA · alcuni degli Evangelisti le ripo1tarono in un modo e altri in un altro. B EDA:
Sub~it .autem «N_am et Galilaeus es»: non quia alia lingu~ Ma egli aggiunse: anche lui è un Galileo: non perché la lingua dci Galilei e
Galzlaez atqu~ alza loquerentur Hierosolymitae, qui utrique Jue- dei Gerusalemitani fosse diversa, poiché si trattava sempre di Ebrei, ma
runt Hebraez; sed quod una quaeque provincia et regio suas perché, avendo ciascuna provincia e regione le prop1ie caratteristiche, non
habendo proprietates usitatum Loquendi sonum vitare non possit. era possibile evitare un suono paiticolarc nel parlare.
Sequitur «Et ait Petrus: O homo, nescio quid dicis». AMBROSIUS: Poi segue: Pietro disse: O uomo, non so cosa dici. AMBROGfO: Cioè, io
Hoc est, sacrilegia vestra nescio. Sed nos excusamus, ipse non non conosco le vostre bestemmie. Ma noi lo scusiamo; invece egli non
excusavit; non enim satis est involuta responsio confitentis Iesum scusa se stesso. Infatti una tisposta involuta non basta per confessare Gesù,
sed aperta co11/essio: et ideo Petrus non de indust1;ia respondiss~ ma è necessaria una risposta ape1ta; quindi Pietro non viene presentato
sic inducitur; quia postea recordatus est, et tamen jlevit. co1'!1e uno che iisponde così deliberatamente; infatti più tardi se ne ricordò
B EDA: Solet autem sacra Scriptura saepe meritum causarum e pianse.
per meritum designare temporum; unde Petrus, qui media nocte BEDA: La sacra Scrittura è solita designare l'importanza delle cause
peccavi!, ad galli cantum poenituit; sequitur enim «Et continuo mediante l' importanza dei tempi; perciò Pietro, che peccò a mezza notte, al
ilio adhuc loquente, gallus cantavi!». Quia quod in tenebris obli~ canto del gallo si pentì; infatti segue: E in quel/ 'istante, mentre ancora par-
vionis erravi!, verae lucis· rememoratione correxit. A UGUST!NUS lava, un gallo cantò. L'errore che egli commise nelle tenebre dell'oblio, lo
De cons. Evang. [3,6): Galli autem cantum post trinam nega~ corresse con il ricordo della vera luce. AGOSTINO: Noi intendiamo che il
tionem P~tri int.elligim.us, sicut Marcus expressit. BEDA: Hunc gal- canto del gallo ebbe luogo dopo la terza negazione di Pietro, come dice
lum mystzce opznor alzquem doctorum intelligendum, qui iacentes Marco espressamente. B EDA: Io penso che in senso mistico con questo
et somnolentos increpat, dicens: «Evigilate, iusti, et nolite pecca- gallo si deve intendere qualche dottore che timprovera gli indolenti e i son-
re». (I <:or. I 5,3.4). CHRYSOSTOMUS: Admirare autem curam magi- nolenti dicendo: <(Riscotetevi per bene, o giusti, e non peccate» (1 Cor.
stn, qwa cum vmctus esset, multa utehatur provisione erga disci- 15,34). CrusosTOMO: Ammira la sollecitudine del Maestro, il quale, mentre
pulum, quem nutu erigens ad lacrymas provocavi!; sequitur enùn era incatenato, ebbe grande cura verso il suo discepolo, e con uno sguardo
lo attirò a se stesso e lo indusse alle lacrime; infatti continua: Allora il
«Et conversus Dominus respexit Petrum». AuGUSTINUS [ut supra]:
Signore, voltatosi, guardò Pietro. AGOSTINO: In che modo si debba prende-
Quod quomodo accipiendum sit, diligentius considerandum est.
re questo testo, va considerato più accuratamente. Infatti Matteo dice
Dici! enim Matthaeus (26, 69): «Petrus enim sedebat foris in
(26,69): «Pietro intanto era seduto fu01i nell'atrio»; ma non direbbe questo
atrio»; quod non diceret, nisi illa cum Domino intus agerentur.
se i fatti dcl Signore non si fossero svolti all'interno. Similmente anche ciò
Similiter et in eo quod dixit Marcus (14,66): «Et cum esset Petrus
che dice Marco (14,66): <<Mentre Pietro stava giù nel cortile», fa vedere che
in atrio deorsum», ostendit non solum in interioribus, sed etiam in
le cose di cui sta parlando hanno luogo non soltanto nella patte interna, ma
superioribus gesta quae dixerat. Quomodo ergo respicit Dominus
anche in quella superiore. Allora in che modo il Signore guardò Pietro con
Petrum facie cmporali? Quapropter mihi videtur il/a respectio gli occhi del corpo? A me sembra che quello sguardo fu fatto in modo divi-
divinitus facta: et sicut dictum est (Ps. 12,4): «Respice, et exaudi no; e come si dice (Sai 12,4): «Guarda e ascoltami», e (Sal 6,5): «Volgiti, o
me»; et (Ps. 6,5): «Convertere, Domine, libera animam meam», Signore, e libera l'anima mia», così penso che venga detto: Allora il
ita dictum arbitrar «Conversus Dominus re.~pexit Petrum». BEDA: Signore, voltatosi, guardò Pietro. BEDA: li suo gua.rdru·e è avere misericor-
Respicere namque eius, misereri est: quia non solum cum agitur dia: poiché non solo quando si fa penitenza, ma anche per volerla compiere
poenitentia, verum etiam ut agatur, Dei misericordia necessaria è necessaria la misericordia di Dio. AMBROGIO: Finalmente, coloro verso i
est. AMBROSIUS: Denique quos Iesus respicit, plorant delictum,· quali il Signore rivolge il suo sguardo, piangono i loro peccati; perciò pro-
unde sequitur «Et recordatus est Petrus verbi Domini quod dixerat: segue: Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: Prima
580 Cap. 22, vv. 54-62 · Cap. 22, vv. 54-62 581

Quia p rius quam gallus cantet, ter me negabis. Et egressus foras che il gallo canti, tre volte mi rinnegherai. E uscito jùori, pianse amara-
Petrus jlevit amare». Quare jlevit? Quia erravi! ut homo: lacry- mente. Perché pianse? Perché sbagliò come uomo. Io leggo delle sue lacri-
mas eius lego, satisfactionem non lego. Lavant laClymae delic- me, non leggo del suo fare ammenda. Le lacrime lavano la colpa che ci si
tum, quod voce pudor est confiteri. Negavit primo et secundo, et vergogna di confessare con le parole. Nella prima e seconda volta egli negò
non jlevit, quia adhuc non respexerat Dominus; negavit ma non pianse, perché fino a quel momento il Signore non l'aveva ancora
tertio, respexit eum Jesus, et amarissime flevit. Et tu si veniam guardato. Negò poi la terza volta, Gesù lo guardò ed egli pianse amaramente.
vis mereri, dilue lacrymis culpam tuam. CHRYSOSTOMUS: Non Anche tu, se vuoi meritare il perdono, sciogli con le lacrime la tua colpa.
autem audebat Petrus palam fiere, ne a lacrymis deprehendere- CRISOSTOMO: Ma Pietro non osava piangere in pubblico, per non venire
tur; sed foras exiens laC1ymabatur. Flebat autem non propter poe- scope1to attraverso il suo pianto; però, uscito fuori, pianse. Pianse non per il
nam; sed quia dilectum negaverat, quod molestius erat ei quolibet castigo, ma perché aveva rinnegato il suo an1ato Signore; e questo gli era
supplicio. più penoso di qualsiasi supplizio.

VERSUS 63-71 VERSETTI 63-71

63Et viri, qui tenebant il/um, illudebant ei caedentes. 64Et 63Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo scher-
velaverunt eum et p ercutiebant faciem eius et interrogaverunt nivano e lo percuotevano, 6410 bendavano e gli percuotevano il
eum dicentes: Prophetiza, quis est qui te percussit? 65Et a/ia volto e lo interrogavano dicendo: Indovina: chi ti ha percosso? 65E
multa blasphemantes dicebant in eum. 66Et ut factus est molti altri insulti dicevano contro di lui. 66Appena fu giorno, si riunì
dies, convenerunt seniores plebis et principes sacerdotum, et il consiglio degli anziani del popolo con i sommi sacerdoti e gli
scribae et duxerunt illum in concilium suum dicentes: Si tu es Scribi ; lo condussero davanti al sinedrio dicendo: 67Se tu sei il
Christus, dic nobis. 67Et ait illis: Si vobis dixero, non credetis Cristo, diccelo. Gesù rispose: Se ve lo dico, non mi crederete;
mihi; 6Bsi autem et interrogavero, non respondebitis mihi 6Bse vi interrogo , non mi risponderete né mi lascerete andare.
neque dimittetis. 69Ex hoc autem erit Filius hominis sedens a 69Ma da questo momento il Figlio dell'uomo starà seduto alla de-
dextris virtutis Dei. 70Dixerunt autem omnes: Tu ergo es Filius stra della potenza di Dio. 70Allora tutti esclamarono: Tu dunque sei
Dei? Qui ait: Vos dicitis quia ego sum. 71 At il/i dixerunt: Quid il Figlio di Dio? Ed egli disse loro: Lo dite voi stessi che io lo sono.
adhuc desideramus testimonium ? ipsi enim audivimus de 71Risposero : Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza?
ore eius. L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca.

AUGUSTINUS, De cons. Evang. [3,6]: De Petri tentatione, quae AGOSTINO: Quanto alla tentazione di Pietro che avvenne mentre il
inter Domini contumelias /acta est, non eodem ordine omnes nar- Signore veniva dileggiato, non tutti gli Evangelisti la raccontano nel-
rant: nam illas primo commemorat Matthaeus et Marcus, deinde lo stesso ordine; infatti Matteo e Marco raccontano anzitutto gli ol-
Petri tentationem: Lucas vero explicavit prius tentationem Petri, traggi dcl Signore e poi la tentazione di Pietro; invece Luca prima de-
deinde Domini contumelias, dicens «Et viri qui tenebant eum, scrive la tentazione di Pietro e poi gli oltraggi del Signore, dicendo:
illudebant ei, caedenteS». CHRYSOSTOMUS: Caeli et terrae Dominus Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e
caesus sustinet, et patitur impiorum ridicula, formam nobis patien- lo percuotevano. CRISOSTOMO: li Signore del cielo e della terra sop-
tiae praebens. THEOPHYLACTUS: Nec non Dominus Prophetarum, ut porta di essere colpito e subisce gli schemi degli empi, dandoci un
pseudopropheta deludiftt1'. esempio di pazienza. TEOFILATTO: Similmente il Signore dei Profeti
viene deriso come un falso profeta.
582 Cap. 22, vv. 63-71 Cap. 22, vv. 63-71 583

Sequitur «E t velaverunt eum, et percutiebant faciem eius; et Poi continua: lo bendavano e gli percuotevano il volto e lo interro-
interrogaverunt eum, dicentes: Prophetiza nobis: Quis est qui te gavano dicendo: Indovina: chi ti ha percosso? B EDA: Facevano que-
percussit?». BEDA: Haec quasi in contumeliamfaciebant eius qui ste cose come in oltraggio a colui che voleva essere considerato un
se a populis Prophetam voluit haberi. Sed qui tunc caesus est Profeta dalla gente. Ma colui che viene colpito dai pugni dei Giudei,
colaphis Iudaeorum, caeditur etiam nunc blasphemiis falsorum viene colpito anche ora dalle bestemmie dci falsi cristiani. Essi lo ben-
Christianorum. Velaverunt autem eum, non ut eorum illa scelera darono, non perché non vedesse i loro delitti, ma perché il suo volto
non videat, sed ut a seipsis faciem eius abscondant. Haeretici fosse loro nascosto. Gli eretici, i Giudei e i cattivi Cattolici, irritando-
autem et Iudaei et mali catholici eum reprobis actibus exacerban- lo con le loro cattive azioni, come canzonandolo, dicono: chi ti ha
tes, quasi illudentes, dicunt «Quis est qui te p ercussit?» dum ab percosso?, mentre non pensano che egli conosce i loro pensieri e le
i/lo suas cogitationes et opera tenebrarum cognosci non aesti- loro opere delle tenebre. AGOSTINO: Ora, si pensa che il Signore abbia
mant. AUGUSTINUS [ut supra]: Haec autem intelligitur passus subito questi oltraggi fino al mattino nella casa del sommo sacerdote,
Dominus usque mane in domo principis sacerdotum, quo prius dove era stato condotto in precedenza; donde segue: Appena fu giorno
adductus est; unde sequitur «Et ut factus est dies, convenerunt si riunì il consiglio degli anziani del popolo con i sommi sacerdoti e
seniores plebis et principes sacerdotum et Scribae, et duxerunt gli Scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: Se tu sei il
illum in concilium suum, dicentes: Si tu es Christus, dic nobis». Cristo, diccelo. B EDA . Non desideravano la verità, ma preparavano
BEDA: Non veritatem desiderabant, sed calumniam praeparabant. una calunnia. Poiché essi aspettavano che il Cristo sarebbe venuto sol-
Siquidem Christum hominem tantummodo de stirpe David ventu- tanto come uomo, dalla stirpe di Davide, essi cercavano di sapere que-
rum sperantes, hoc ab eo quaerebant, ut si diceret: ego sum sto da lui, cosicché, se egli avesse detto: lo sono il Cristo, essi potes-
Christus, calumniarentur, quod sibi arrogare! regiam potestatem. sero accusarlo falsamente di reclamare per se stesso il potere regale.
THEOPHYLACTUS: Ipse vero sciebat eorum praecordia, quod qui T EOFfLATIO: Egli conosceva i segreti dei loro cuori: che non avendo
non crediderant operibus, multo minus sermonibus crederent; creduto alle sue opere, ancor di meno avrebbero creduto alle sue paro-
unde sequitur «Et ait illis: Si vobis dixero, non credetis mihi». le. Donde segue: Gesù rispose: Anche se ve lo dico, non mi crederete.
BEDA: Saepe enim dixerat se Christum esse: puta cum dicebat BEDA: Infatti egli aveva detto frequentemente di essere il Cristo; per
(Io. 10,30): «Ego et Pater unum sumus»: et cetera talia. «Si esempio, quando diceva (Gv 10,30): «lo e il Padre siamo una cosa
autem interrogavero, non respondebitis mihi, neque dimittetiS». sola» e altre cose simili. Se vi interrogo, non mi risponderete né mi
Interrogaverat enim eos, quomodo dicerent Christum filium esse lascerete andare. Infatti aveva chiesto loro in che modo essi diceva-
David, cum David in spiritu Dominum num suum illum vocaverit; no che il Cristo è figlio di Davide quando Davide nello spirito lo
verum illi neque dicenti credere, neque interroganti respondere chiamava suo Signore; in verità essi non volevano credere a lui men-
voluerunt. Quia autem semen David calumniari quaerebant, plus tre parlava, né rispondere a lui mentre interrogava. Ma poiché essi
est quod audiunt. cercavano di accusare falsamente il seme di Davide, essi dovevano
Sequitur «Ex hoc autem erit Filius hominis sedens a dextris ascoltare dell 'altro.
virtutis D ei». THEOPHYLACTUS: Quasi dicat: Non est vobis de Perciò continua: Ma da questo momento il Figlio dell'uomo starà
cetero tempus sermonum et doctrinae: sed deinceps iudicii tempus seduto alla destra della potenza di Dio. TEOFILATIO: Come se dicesse:
erit, cum videbitis me Filium hominis sedentem a dextris virtutis Non c'è più tempo lasciato a voi per i discorsi e l' insegnamento, ma
Dei. CYRILLUS: Cum autem de Dea sessio dicitu1~ atque thronus, d' ora in poi ci sarà il tempo del giudizio, quando voi vedrete me, il
regia et universis principans dignitas designatur. Non enim puta- Figlio dell'uomo, seduto alla destra della potenza di Dio. CIRILLO:
mus tribuna/ quoddam positum esse, cui credamus inniti Ogniqualvolta si parla dello stare a sedere di Dio e del trono, si indi-
Dominum omnium; sed nec omnino dextrum, ve! sinistrum esse ca la dignità regale che governa tutto l'universo. Infatti non crediamo
penes divinam naturam: proprium enim est corporum figura, che ci sia una poltrona per il giudizio su cui il Signore si metta a
et fo cus et sessio. Qua/iter autem paris honoris, paris quoque con- sedere; e neppure che ci sia una destra ed una sinistra nella natura
sessus Filius videbitur esse, si non est secundum naturam Filius, divina: infatti la figura, il luogo e il sedersi sono proprietà dei corpi.

584 Cap. 22, vv. 63-71 Cap. 22, vv. 63-7 1 585

naturalem in se proprietatem habens Patris? THEOPHYLACTUS: Ma in che modo il Figlio avrà pari onore e pari dignità regale, se non
Hoc igitur audientes timere debebant; sed il/i post haec verba è Figlio secondo natura, dotato delle stesse proprietà del Padre?
magis insaniunt; unde sequitur «Dixerunt autem omnes: Tu ergo TEOFILATTO: Infatti, udendo queste cose, essi avrebbero dovuto aver
es Filius Dei?». BEDA: Quod se Filium Dei dixerat, acceperunt in paura; invece dopo queste parole essi si infmiano ancora di più; per-
eo quod ait «Erit Filius hominis sedens a dextris virtutis Dei». ciò segue: Allora essi esclamarono: Tu dunque sei il Figlio di Dio?
ÀMBROSJUS: Dominus autem maluit se regem probare, quam BEDA: Il fatto che aveva detto di essere il Figlio di Dio lo intesero in
diceret, ut condemnandi causam habere non possint qui quod obi- quanto aveva detto: starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della
chmt, hoc fatentur. potenza di Dio. AMBROGIO: Ora, il Signore aveva preferito dimostra-
Sequitur «Qui ait: Vos dicitis quia ego sum». CYR!LLUS: Hoc re piuttosto che dire che era re, affinché non avessero alcuna scusa
autem dicente Christo, succensuit Pharisaeorum cohors, usurpans per condannarlo coloro che confessano ciò che obiettano.
ignominiae vocem; unde sequitur «Àt illi dixerunt: Quid adhuc Poi continua: Lo dite voi stessi che io lo sono. CIRILLO: Mentre il
desideramus testimonium? !psi enim audivùnus de ore ehts» . Cristo diceva queste cose, la schiera dei Farisei si infiammò, pronun-
THEOPHYLACTUS: Ex quo patet quod inobedientes nulla commoda ciando parole ignominiose; quindi segue: Risposero: Che bisogno
ferunt, revelatis sibi secretioribus; sed maiorem poenam abbiamo ancora di testimonianza? L 'abbiamo udito noi stessi dalla
acquirunt, propter quod talia oportet eis esse occulta. sua bocca. TEOFILATTO: Dal che risulta che il disobbediente non rac-
coglie alcun vantaggio quando gli sono rivelati i misteri più segreti,
ma piuttosto incorre in castighi più gravi. Perciò tali cose dovrebbero
restare loro nascoste.
586 587

CAPUT23 CAPITOL023

VERSUS J-5 VERSETTI 1-5

1Et surgens omnis mu!titudo eorum duxerunt illum ad Pilatum. 1Alzatasi tutta l'assemblea, lo condussero da Pilato 2e comin-
2Coeperunt autem illum accusare dicentes: Hunc invenimus subver- ciarono ad accusarlo : Abbiamo trovato costui che sobillava il
tentem gentem nostram et prohibentem tributa dari Caesari et dicen- nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di
tem se Christum regem esse. 3pj/atus autem interrogavit eum, essere il Cristo re. 3Pilato lo interrogò: Tu sei il re dei Giudei?
dicens: Tu es rex /udaeorum? At i/le respondens ait: Tu dicis. 4Ait Rispose: Tu lo dici. 4Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla:
autem Pilatus ad principes sacerdotum et turbas: Nihil invenio causae Non trovo nessuna colpa in quest'uomo. 5Ma essi insistevano:
in hoc homine. 5At i/li invalescebant dicentes: Commovet populum Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver
docens per universam /udaeam, incipiens a Gali!aea usque huc. cominciato dalla Galilea fino a qui.

A UGVSTJNUS, De cons. Evang. [3,7]: Postquam complevit Lucas AGOSTINO: Luca, dopo aver finito di narrare il rinnegamento di
narrando Petri negationem, recapitulavit quae cum Domino gesta Pietro, riassume ciò che accadde a Gesù durante la mattinata, ricor-
sunt circa mane, commemorans quaedam quae alii tacuerunt; dando alcune cose che gli altri avevano taciuto, e così compose un
atque ita contexuit narrationem, similia alùs narrans, cum dicit racconto dando una versione simile a quella degli altri, quando dice:
«Et surgens multitudo eorum duxerunt illum ad Pilatum». BEDA: Alzatasi tutta l'assemblea, lo condussero da Pilato. BEDA: Affinché
Ut impleretur sermo Iesu quem de sua morte praedixit (18,32): si adempisse il discorso di Gesù, il quale aveva predetto la sua morte
«Tradetur Gentibus», scilicet Romanis: nam Pilatus Romanus erat, (18,32): «Sarà consegnato ai Gentili», ossia ai Romani; infatti Pilato
eumque Romani in Judaeam praesidem miserant. A UGVST!NUS, era Romano e i Romani lo avevano mandato in Giudea come gover-
De cons. Evang. [3,8]: Deinde apud Pilatum gesta sic narrat: natore. AGOSTINO: Poi narra ciò che accadde da Pilato ne l modo
«Coeperunt autem eum accusare, dicentes: Hunc invenimus sub- seguente: e cominciarono ad accusarlo: Abbiamo trovato costui che
vertentem gentem nostram, et prohibentem tributa dari Caesari, et sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affer-
dicentem se Christum regem esse». Hoc Matthaeus et Marcus non mava di essere il Cristo re. Questo non lo dicono Matteo e Marco,
dixerunt, cum tamen dicerent quod eum accusabant; sed iste etiam sebbene dicano che lo accusavano; invece Luca manifesta anche i
ipsa crimina quae fa lso obiecerunt, aperuit. THEOP!IYLACTUS: delitti che gli contestavano falsamente. TEOFILATTO: Ora, evidente-
Evidenter autem adversantur veritati: non enim Dominus prohibuit mente essi contrastano la verità: infatti il Signore non proibiva di
pagare il tributo, ma anzi aveva ordinato di pagarlo. E in che modo
dare censum, sed magis dare iussit. Qua/iter autem populum subver-
sobillava il popolo: forse per prendere possesso di un regno? Ma ciò
tebat, an ut regnum aggrederetur? Sed hoc est incredibile cunctis:
risulta incredibile a tutti, perché, mentre una gran folla voleva farlo
quia volente multitudine tota eum in regem eligere, sciens fugit.
re, egli sapendolo fuggi via. BEDA: Ora, quanto alle due accuse
BEDA: Duobus autem Domino obiectis, scilicet quod et tributa
mosse al Signore, cioè che proibiva di pagare il tributo a Cesare e si
Caesari dari prohibuerit, et se Christum regem diceret, potuit jìeri
era proclamato Cristo re, può essere accaduto che lo stesso Pilato
ut il/ud quod Dominus ait (20,25): «Reddite quae sunt Caesaris avesse udito che Gesù aveva detto (20,25): «Date a Cesare ciò che è
Caesari», etiam Pilatum audisse contigerit. Ideoque causam hanc di Cesare», e quindi, accantonando queste accuse come palesi bugie,
quasi apertum Judaeorum mendacium parvipendens, solum quod egli ritenne opportuno soffermarsi soltanto su ciò che ignorava, cioè
nesciebat, de regni verbo interrogandum putavit. sulla questione del regno.

588 Cap. 23, vv. 1-5 Cap. 23, vv. 1-5 589

Sequitur «Pilatus autem interrogavit eum, dicens: Tu es rex Quindi prosegue: Pilato lo intenvgò: Tu sei il re dei Giudei? TEoFII.AITO:
ludaeorum?». THEOPIIYLACTUS: Mihi videtur quod hoc a Christo A me sembra che egli faccia questa domanda al Cristo come per deridere
quaesierit contemptum obiecti criminis subsannando; quasi dicat: l'obiezione del crimine contestato. Come se dicesse: tu, un uomo povero,
Tu pauper, humilis, nudus, cui nullus adiut01; accusaris de regni umile e nudo, senza alcun aiuto, sei accusato di cercare un regno, per il
ambitione, ad quod opus est multorum adiutoriwn et sumptus. quale avresti bisogno che molti ti aiutassero e di molto denaro. BEDA: Egli
BEDA: Eodem autem verbo praesidi, quo et principibus sacerdotum risponde al governatore con le stesse parole che aveva adoperato per il capo
respondet, ut propria sententia condemnetur; sequitur enim dei sacerdoti, perché sia condannato con la sua stessa sentenza; infatti segue:
«At ille respondens ait: Tu diciS». THEOPHYLACTUS: llli autem, cum Rispose: Ttt lo dici. TEOFILATIO: Ora essi, poiché null'altro veniva in soccor-
nihil aliud faveret eorum calumniae, recurrunt ad clamorum so alla loro calunnia, ticorrono all'aiuto degli schiamazzi; infatti continua:
subsidia; sequitur enim «Àt illi invalescebant, dicentes: Commo- Ma essi insistevano: Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la
vet populum, docens per universam Judaeam, incipiens a Galilaea Giudea, dopo aver cominciato dalla Galileafì.no a qui. Come se dicessero:
usque huc»; quasi dicant: P erverti! populum, nec in una parte Con-ompe il popolo, non solo in una parte della nazione, ma ha cominciato
tantum, seda Galilaea incepit, et hucusque pervenit, transiens per dalla Galilea ed è giunto fin qui, attraversando la Giudea. Ritengo che essi
Judaeam. Puto autem eos non absque causa meminisse Galilaeae; ricordino la Galilea non senza motivo, ma volendo incutere timore a Pilato.
sed volentes incutere timorem Pilato. Galilaei enùn schismatici Infatti i GaWei erano degli scismatici e degli innovatori, come fu Giuda il
fuerunt, et nova tentantes, qualis fùit Judas Galilaeus, cuius in Galileo, del quale si fa menzione negli Atti degli Apostoli. B EDA : Con que-
Actibus Apostolorum fìt mentio. BEDA [super Docens per univer- ste parole, tuttavia, essi non accusano lui, ma se stessi. Infatti che avesse
sam Judaeam]: His autem verbis non illum, sed se accusant. ammaestrato il popolo e con il suo insegnamento l'avesse scosso dal torpore
Docuisse enim populum et a pristini temporis ignavia docendo del tempo passato, e agendo così avesse attraversato tutta la tena promessa,
commovisse, talique actu totam terram promissionis pertransisse, non era un indizio di c1imine, ma di vittù. AMBROGIO: Ora, il Signore viene
non criminis, sed indiciwn est virtutis. AMBROS!US: Accusatur accusato e fa silenzio perché non ha bisogno di difesa: ricon-ono alla difesa
autem Dominus, et tacet, quia defensione non indiget: ambiant coloro che temono di essere sconfitti. Infatti, tacendo, non confenna
defendi qui timent vinci. Non ergo accusationem tacendo confirmat, l'accusa, ma la disprezza proprio non respingendola. Che cosa teme infatti
sed despicit, non refellendo. Quid ergo tùneret qui non ambit salutem? chi non ticerca la salvezza? La salvezza di tutti si oppone alla sua, affinché
Salus omnium suam prodit, ut acquirat omnium. ottenga la salvezza di tutti.

VERSUS 6-12 VERSETTI 6-12

6pifatus autem audiens Galilaeam interrogavit si homo 66Pilato, avendo sentito parlare della Galilea, domandò se
galilaeus esset. 7Et, ut cognovit quod de Herodis potestate Gesù fosse Galileo, 7 e saputo che apparteneva alla giurisdi-
esset, remisit eum ad Herodem, qui et ipse lerosolymis erat zione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava
illis diebus. 8Herodes autem viso lesu, gavisus est va/de; anch'egli a Gerusalemme. 8Visto Gesù, Erode si rallegrò
erat enim cupiens ex multo tempore videre eum, eo quod molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne
audierat multa de eo et sperabat signum aliquod videre sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da
ab eo fieri. 9/nterrogabat autem eum multis sermonibus, lui. 9Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispon-
at ipse nihil il/i respondebat. 10Stabant etiam principes sa- deva nulla. 1DC'erano là anche i sommi sacerdoti e gli Scribi
cerdotum et scribae constanter accusantes eum. 11 Sprevit che lo accusavano con insistenza. 11 Allora Erode con i suoi

590 Cap. 23, vv. 6-12 Cap. 23, vv. 6-1 2 591

autem illum Herodes cum exercitu suo et illusit indutum soldati lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì per derisione con
veste alba et remisit ad Pilatum . 12Et facti sunt amici una veste bianca e lo rimandò a Pilato. 121n quel giorno Erode
Herodes et Pilatus in ipsa die; nam antea inimici erant ad e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia
invicem. tra loro.

BEDA : Pilatus de praemissa accusatione non interrogandum BEDA: Pilato, risoluto a non dar corso a ll ' inchiesta relativa alla
Dominum ratus, se ipsum magis nacta occasione cupit ab eo iudi- precedente accusa, qualora gli si fosse offerta l' occasione avrebbe
cando liberum reddere,· unde dicitur «Pilatus autem audiens desiderato piuttosto di rimanere libero dalla necessi tà di giudicare
Galilaeam, interrogavit si homo Galilaeus esset». Et ne contra Gesù. Perciò si dice: Pilato, avendo sentito parlare della Galilea,
eum quem insontem et propter invidiam traditum cognoverat, sen- domandò se Gesù fosse Galileo. E sapendo che era innocente e gli
tentiam dare cogeretur, Herodi eum misit audiendum, ut ipse era stato consegnato per invidia, per non essere costretto a pronuncia-
potius eum, qui eius patriae tetrarcha existebat, ve! absolveret ve! re una sentenza contro di lui, lo mandò da Erode perché venisse a-
puniret. scoltato, così che fosse lui, che era il tetrarca della patria del Salvato-
Sequitur «Et ut cognovit quod de Herodis potestate esset, remi- re, ad assolverlo o a punirlo.
sit eum ad Herodem, qui et ipse Hierosolymis erat illis diebuS». Quindi segue: e saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode,
TttEOPHYLACTUS: In hoc sequitur legem Romanam, quae iubebat lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusa-
quemlibet a principe suae iurisdictionis condemnari. GREGOIUUS, lemme. TEOFILATro: In ciò egli seguiva la legge romana, che ordinava
Moralium (10,30): Christi autemfamam Herodes explorare che qualsiasi delinquente fosse condannato dal sovrano della prop1ia
voluit, cum eius miracula videre concupivit. giurisdizione. GREGORIO: Erode volle esplorare la fama del Cristo, poi-
Sequitur «Herodes autem viso Iesu, gavisus est va/de: erat ché desiderava vedere i suoi miracoli.
enim cupiens ex multo tempore videre illum». THEOPHYLACTUS: Continua: Visto Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto
Non tamquam lucraturus quidquam utilitatis ex eius aspectu; sed tempo desiderava vederlo. T EOFILATTO: Non per ricavare qualche
patiens novorum cupidinem, credebat videre quemdam extraneum vantaggio dalla sua presenza, ma, spinto dal desiderio di novità, pen-
hominem; de quo audierat quod sapiens et mirificus esset; unde sava di vedere un uomo strano, del quale aveva ascoltato che era un
sequitur «Eo quod audierat multa de ilio et sperabat signum sapiente e capace di far m iracoli. Perciò segue: per averne sentito
aliquod videre ab eo .fieri». Volebat etiam audire ab eo quid diceret; parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Voleva
et ideo interroga! eum quasi derisorie se habens ad ipsum, et eum anche sentire qualche cosa da lui per sapere che cosa diceva; per que-
subsannans. sto motivo lo interroga in modo quasi canzonatorio, deridendolo.
Sequitur «lnterrogabat autem illum multis sermonibus». Jesus, Continua: Lo interrogò con molte domande. Gesù, che compiva
qui cuncta ratione peregit, et qui, teste David, suos sermones in ogni cosa con prudenza, e che, come attesta Davide, dispone tutte le
iudicio disponit, pium esse iudicavit in talibus habere silentium: cose con giustizia, ritenne cosa saggia conservare il silenzio su queste
senno enim prolatus ei cui nihil profìcit, condemnationis fit cose. Infatti la parola detta a colui che non ne trae alcun vantaggio
causa; unde sequitur «Et ipse nihil ei respondebat». AMBROSJUS: diventa motivo di condanna. Perciò continua: ma Gesù non gli rispon-
Tacuit et nihil fecit: quia nec illius credulitas merebatur videre deva nulla. AMBROGIO: Fece silenzio e non operò nulla: perché la crc-
divina; et Dominus iactantiam declinabat; et forte typice in duloneria di Erode non meritava di vedere le cose divine, e il Signore
Herode omnes impii signijìcantur, qui si legi non crediderint et rifiutava la tracotanza; e forse in m odo figurato in Erode erano rappre-
Prophetis, mirabilia Christi opera in Evangelio videre non pos- sentati tutti gli empi, i quali, se non credono alla Legge e ai Profeti,
sunt. GREGORIUS, Moralium [22, 16]: Hoc etiam audientes nos non possono vedere nel Vangelo le opere mira bili di Cristo.
oportet addiscere ut quoties auditores nostri nostra volunt quasi GREGORIO: Udendo queste cose, è opportuno che anche noi imparia-
laudando cognoscere, non autem sua perversa mutare, omnino mo che tutte le volte che i nostri ascoltator i vogliono conoscere i
592 Cap. 23, vv. 6-12 Cap. 23, vv. 6-12 593

taceamus; ne si ostentationis studio verbwn Dei loquimur, et illo- nostri insegnamenti come per lodarli, ma non vogliono cambiare la
rum quae erat culpa esse non desinat, et nostra quae non erat, loro condotta perversa, dobbiamo fare assoluto silenzio; per timore
flat. Multa autem sunt quae audientis animum produnt; maxime si che, se pronunciamo la parola del Signore ostentatamente, coloro che
auditores nostri et semper laudant quod audiunt, et nunquam erano colpevoli non cessino di esserlo e noi che non lo eravamo, lo
quod laudant sequuntur. GREGORJUS, Mora/ium [10,30]: Inquisitus diventiamo. Ci sono molte cose che tradiscono lo spirito di chi ascol-
ergo Redemptor tacuit, expectatus miracula adhibere contempsit, ta; soprattutto se i nostri ascol tatori lodano sempre ciò che ascoltano,
seseque apud se in occultis retinens, eos quos exteriora quaerere ma non seguono mai ciò che lodano. GREGORIO: infatti il nostro Re-
comperit, ingratos foris reliquit, magis eligens aperte a super- dentore, intc1rngato, fa silenzio, e sebbene fosse atteso, rifiuta di ope-
bientibus despici quam a non credentibus vacua voce laudari; rare miracoli; e conservando se stesso nei propri segreti, lascia fuori
unde sequitur «Stabant autem principes sacerdotum et scribae senza accettarli quanti egli sa che cercano le cose esteriori, preferendo
constanter accusantes eum. Sprevit autem illum Herodes cum piuttosto di venire disprezzato ape1tamente dai superbi che di essere
exercitu suo, et illusit indutum veste alba, et remisit ad Pilatum». lodato dalla vuota parola dei non credenti; perciò segue: C'erano là
AMBROSIUS: Non otioswn quod veste alba induitur ab Herode, anche i sommi sacerdoti e gli Scribi che lo accusavano con insistenza.
immaculatae tribuens indicia passionis, quod agnus Dei sine Allora Erode con i suoi soldati lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì
macula cum gloria mundi peccata susciperet. THEOPHYLA CTUS: per derisione con una veste bianca e lo rimandò a Pilato. AMBROGIO:
Tu autem considera, quod per ea quae facit diabolus, impeditur: Non è senza motivo che egli viene rivestito da Erode con una veste
congerit derisiones et opprobria in Christum, ex quibus declara- bianca, come segno della sua passione immacolata, poiché l'agnello
tur quod Dominus seditiosus non sit; alioquin non derideretur di Dio senza macchia avrebbe preso su di sé gloriosamente i peccati
plebe reddita suspecta, et novitatibus gaudente. Missio autem dcl mondo. TEOFILATIO: Ora, considera in che modo il diavolo viene
Christi a Pilato ad Herodem flt amicitiae communis exordium, ostacolato dalle cose stesse che egli compie; egli accumula derisioni e
quasi Pilato non uswpante sibi subditos ditioni Herodis; unde oltraggi contro il Cristo, dai quali risulta che il Signore non è affatto
subditur «Et facti sunt amici Herodes et Pilatus in ipso die: nam un sovversivo: altrimenti non sarebbe dctiso dalla plebe, resa sospetta
antea inimici erant ad invicenw. Attende diabolum ubique coniun- e in cerca di novità. L'invio dcl Cristo da Pilato a Erode segnò poi
gentem disiuncta, ut Christi peragat necem. Erubescamus ergo l' inizio della loro amicizia reciproca, indicando che Pilato non usmpa-
nos, si causa nostrae salutis nec amicos in proprio .foedere con- va per sé coloro che erano soggetti a Erode. Perciò si aggiunge: In
servemus. AMBROS!US: In typo etiam Herodis atque Pilati qui quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c 'era
amici ex inimicis per lesum Christum fa cti sunt, et plebis Israelis stata inùnicizia fì'a loro. Fa' attenzione al diavolo che riunisce ovun-
et populi Gentilis figura servatw~ quod per Domini passionem que cose separate, per realizzare la morte di Cristo. Pe1tanto vergo-
utriusque sit futura concordia; ita tamen ut prius populus natio- gniamoci, se per la nostra salvezza non conserviamo neppure i nostri
num capiat Dei verbum, et ad populum ludaeorum fldei suae amici in unione con noi. AMBROGIO: Inoltre nella tipologia di Erode e
devotionem transmittat, ut i/li quoque gloria maiestatis suae cor- di Pilato che per opera di Gesù Cristo da nemici sono diventati amici,
pus vestiant Christi quod ante despexerant. B EDA: Ve/ hoc Herodis viene conservata la figura del popolo di Israele e della nazione dei
et Pilati .foedus significa!, quod Genti/es et ludaei genere et Gentili, del fatto cioè che mediante la passione del Signore ci sarà
religione et mente dissidentes, in Chris tianis persequendis l'unione di entrambi; però in modo tale che anzitutto il popolo dei
consentiunt. Gentili accolga la parola di Dio e quindi trasmetta la sua professione
di fede al popolo dei Giudei, e così anch' essi con la gloria della loro
maestà possano vestire il corpo di Cristo che prima avevano disprez-
zato. BEDA: Oppure questa alleanza tra Erode e Pi lato significa che i
Gentili e i Giudei, sebbene diversi nella razza, nella religione e nella
mentalità, sono alleati nel perseguitare i Cristiani.
594 Cap. 23, vv. 13-25 Cap. 23, vv. 13-25 595

VERSUS 13-25 VERSETTI 13-25

13Pilatus autem, convocatis principibus sacerdotum et 13Pilato riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,
1

magistratibus et plebe, 14dixit ad il/os: Obtulistis mihi hunc 14disse: Mi avete portato quest'uomo come sobil latore del
hominem quasi avertentem popu/um, et ecce ego coram popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi ma non ho trovato
vobis interrogans nullam causam invenio in homine isto ex in lui nessuno dei crimini di cui voi lo accusate, 15e neanche
his in quibus eum accusatis. 15Sed neque Herodes; nam Erode; infatti vi ho rimandato a lui ed ecco, egli non è stato
remisi vos ad illum, et ecce nihil dignum morte actum est ei. convinto di nulla che meriti la morte. 16Perciò , dopo averlo
16Emendatum ergo illum dimittam. 17Necesse autem habebat castigato, lo ri lascerò. 17Pilato era in ob~lig.o n.el giorno .della
dimittere eis per diem festum unum. 1BExc/amavit autem festa di liberare un prigioniero. 18Ma essi s1 misero a gndar~
simul universa turba dicens: Talle hunc et dimitte nobis tutti insieme: A morte costui! Dacci libero Barabba. 19Quest1
Barabbam, 19qui erat propter seditionem quamdam factam in era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in
civitate et homicidium missus in carcerem. 20/terum autem città e per omicidio. 20Pilato parlò l~ro di nuovo,. ~ol~ndo ril~­
Pilatus /ocutus est ad eos volens dimittere lesum. 21 At il/i sciare Gesù. 21 Ma essi gridavano dicendo: Croc1f1gg1lo, croc1-
succlamabant dicentes: Crucifige, crucifige eum. 2211/e autem figgilo. 22Ed egli per la terza volta ?isse loro: Ma ~~e male ha
tertio dixit ad illos: Quid enim mali fecit iste? Nullam causam fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che menti la morte.
mortis invenio in eo, corripiam ergo illum et dimittam. 23At il/i Dunque lo castigherò e lo ri lascerò. 23E~~i però insistevan? a
instabant vocibus magnis postulantes ut crucifigeretur, et gran voce, chiedendo che veni.sse croc1f1sso, ~ I~ loro gnda
inva/escebant voces eorum. 24Et Pilatus iudicavit fieri petitionem crescevano. 24Pilato allora decise che la loro nch1esta fosse
eorum. 250imisit autem illis eum, qui propter homicidium eseguita. 25Rilasciò colui che era stat? messo in carcere pe!
et seditionem missus fuerat in carcerem, quem petebant; sommossa e omicidio e che essi rich iedevano e abbandono
/esum vero tradidit vo/untati eorum. Gesù alla loro volontà.

A ucuSTINUS, D e cons. Evang. [3,8]: Redìens Lucas ad ea quae AGOSTINO: Luca, tornando alle cose che si svolgevano presso il gover-
apud p raesidem gerebantur, unde digressus erat ut narraret quod natore, da cui si era scostato per narrnre quanto era accaduto presso Erode,
apud Herodem actum est, ita dicit: «Pilatus autem convocatis princi- dice quanto segue: Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo
pibus sacerdotum et magistratibus et plebe, dix ìt ad eos: Obtulistis disse: mi avete portato quest'uomo come un sobillatore del popolo; ecco
mihi hunc hominem quasi avertentem populum; et ecce ego coram l 'ho esaminato davanti a voi ma non ho trovato in lui nessww dei crimini di
vobis inten-ogans nullam causam invenio in homine isto ex his in cui voi lo accusate. Qui capiamo che egli ha omesso la parte in cui Pilato
quibus eum accusatis». Hic intellìgimus eum praetermisisse quemad- chiede al Signore che cosa aveva da rispondere ai suoi accusatori.
modum a Domino quaesierit quid accusatoribus responderet. AMBROGIO: Qui Pilato, che come giudice assolve il Clisto, diviene iJ mini-
À.MBROSIUS: Hic Pilatus Christum absolvit iudicio, crucifìgit ministen·o. Ad stro della sua crocifissione. Viene inviato a Erode e viene rispedito a Pilato.
H erodem mìttitur, ad Pilatum remittitur; unde sequitur «Sed neque Perciò segue: e neanche Erode; infàtti vi ho rimandato a lui ed ~c~o, ~gli
H erodes: Nam remisi vos ad illum; et ecce nìhil dìgnum morte actum non è stato convinto di nulla che meriti la morte. Sebbene entrambi nfiutmo
est ei». Etsì uterque reum non pronuntiat, ob metum tamen, alienae di considerar-lo colpevole, tuttavia per paura Pilato si piega alla crudele
crudelitati studùs Pilatus obsequitur. THEOPllYLACTUS: Duorum ergo volontà altrui. TEOFJLATIO: Perciò con la testimonianza di due uomini si
virorum testimonio lesus insons ostenditur; l udaei vero, qui accusa- mostra che Gesù è innocente; in verità i Giudei che lo accusavano non por-
bant, nullum testem obtulerunt, cui credere oporteret. Vide ergo quo- tarono nessun teste a cui fosse opportuno credere. Perciò guarda in che
modo superet veritas. lesus tacet, et testantur inimici: proclamant modo la verità sia superiore. Gesù tace e i suoi nemici testimoniano a suo
Judaeì, et nullus eorum attestatur clamorihus. BEDA: Pereant ergo favore; i Giudei gridano ad alta voce, ma nessuno di loro conferma il pro-

596 Cap. 23, vv. 13-25 Cap. 23, vv. 13-25 597

~cripta quae post tanto tempore contra Christum composita, non prio clamore. BEDA: Periscano pe1tanto quegli scritti che, composti tanto
zllum apu~ Pilatum 1~agicae artis accusatum, sed componentes, tempo dopo Cristo, non mostrano che egli fu accusato di arti magiche con-
apud Dommum perfidzae et falsitatis accusandos esse demonstrant. tro Pilato, ma piuttosto che gli scrittori stessi devono essere accusati di tradi-
Tffl!O~HYLACTUS: Lentus ergo Pilatus, nec satis pro veritate severus, mento e di menzogna contro il Signore. TEOFILAJTO: Perciò Pilato, indolen-
quza timebat accusationes, subiungit «Emendatum ergo illum dimit- te e non abbastanza severo per la vc1ità, poiché aveva paura delle accuse,
ta"!»: BEDA: Quasi dicat: Flagris illum et ludibriis quantum iubetis soggiunge: Perciò dopo averlo castigato lo rilascerò. BEDA: Come se
afficiam, dummodo innoxium sanguinem non sitiatis. dicesse: Lo sottopoffò a tutti i supplizi e gli schemi che voi volete, purché
Sequitur «Necesse autem habebat dimittere eis per diem festum non siate assetati del sangue di un innocente.
unum~>. Necesse habebat non imperialis legis sanctione, sed annua Poi continua: Pilato era in obbligo nel giomo della jèsta di liberare un
Gentzs consuetudine devictus, cui per talia gaudebat piacere. prigioniero. Era obbligato non per ordine di Lma legge imperiale, ma per la
l'HE?PllYLACTU_S: Romani enim ludaeis concesserant secundum leges consuetudine annuale della gente che egli era contento di compiacere.
et ntus propn~s ~onve~:sari. Mos autem patrius erat ludaeis petere TEOFTLATIO: Infatti i Romani avevano concesso ai Giudei di regolarsi
damnatos a prmczpe, szcut a Saule Jonatham petiverunt; unde et de secondo leggi e riti propri. Ora, era costume dei Giudei chiedere perdono al
eorum petitione nunc subditur «Exclamavit autem simul universa sovrano per coloro che erano stati condannati, come avevano pregato Saul
turba, dice~~: Tolle hunc, et. dimitte nobis Barabbam. Qui erat per Gionata. Così viene soggiunto riguardo a questa richiesta: Ma essi si
proP_ter sedztionem quamdam jactam in civitate, et homicidium, mis- misero a gridare tutti insieme: A morte costui! Dacci libero Barabba.
sus m carcerenw. AMBROS1us: Non immerito homicidae absolutionem Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e
petunt qui flap.tabant i~1wcentis exitium. Tcdes Leges habet iniquitas, per omicidio. AMBROGIO: Non senza ragione chiedono l'assoluzione di un
ut quod odent mnocent1a, scelus diligat. In quo tamen nominis inter- omicida coloro che sollecitano l'esecuzione di un innocente. Queste sono le
pretati? speciem dat figurae: Barabbas enim patris filius latine dici- leggi dell'iniquità, che ciò che l'innocenza odia, il delitto lo ami. Qui poi
tur. flll ergo quibus dicitur (Io. 8,44): «Vos ex patre diabolo estiS» I 'inte1prctazione del nome offre una somiglianza figurativa, poiché Barabba
vero Dei Filio, patris sui filium, idest Antichristum, praelaturi ess~ corrisponde al latino <<figlio del padre». Infatti coloro ai quali è stato detto
pr~duntur. B.EL!A: H_aeret autem Iudaeis usque hodie sua petitio: quia (Gv 8,44): «Voi avete per padre il diavolo», sono rappresentati come coloro
emm data szbz optwne, pro Iesu latronem, pm Salvatore interjecto- che preferiscono al vero Figlio di Dio il figlio del loro padre, cioè I' Anti-
rem elegerunt; merito salutem vitamque perdiderunt, et latrociniis se cristo. BEDA: La loro domanda rimane incollata ancora ai Giudei fino ad
ac s~diti?nibus intantum subiecerunt ut et patriam et regnum suum oggi. Infatti fino a quando essi ebbero la possibilità di scegliere, scelsero un
perd1dennt.. THEOPHYLACTUS: Sic ergo gens olim sancta jitrit ad cae- ladro al posto di Gesù, un assassino al posto del Salvatore; giustamente essi
dendum; Ptlatus Gentilis caedem prohibet,· sequitur enim «lterum persero sia la vita che la salvezza, e furono talmente soggetti a saccheggi e
autem Pilatus locutus est ad i/Los, volens dimittere lesum. At illi suc- 1ivoltc tra di loro da perdere il proprio paese e il regno. TEOFILATTO: Così
cl~m_abant di_c,entes: Crucifige, crucifige eum». BEDA [super dunque la gente che una volta era stata santa ora si abbandona al furore di
Cncifige, crucifige eum}: Pessimo enim genere mortis occidere inno- uccidere; e mentre il pagano Pilato proibisce l'uccisione, prosegue: Pilato
c~nt~m, ho_c est ~rucifigere'. desiderant. Pendentes enim in ligno cru- parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi gridavano dicendo:
clfa1, clavzs ad lzgnum pedzbus manibusque confìxis, producta morte Crocifiggi/o, Cmcijìggilo. Essi desiderano uccidere un innocente con un
necabantur, ne dolor citius finiretur. Verum a Domino electa erat pessimo genere di morte, cioè crocifiggendolo. Coloro che, crocifissi, pen-
n!ors cruc~, quam dia~olo superato, tamquam trophaeum, in fron- devano dal legno, inchiodati alle mani e ai piedi, venivano uccisi con una
tzbus fidelium erat poszturus. THEOPHYLACTUS: Tertio autem Pilatus morte prolungata affinché il dolore non finisse presto. Ma la mo1tc di croce
Christum absolvit; sequitur enim «ille autem tertio dixit ad illos: era stata scelta dal Signore, cosicché, vinto il diavolo, come un trofeo venis-
Quid enim mali fecit iste? Nullam causam mortis invenio in eo. se posta sulla fronte dei fedeli. TEOFILATTO: Pilato per la terza volta cerca di
Corripiam er[fo illum, et dimittam». BEDA [super Corripiam eum}: assolvere Cristo; per cui segue: Ed egli per la terza volta disse loro: Ma che
Hanc correptionem qua populo satisfacere, ne usque ad crucifigen- male ha fatto? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque lo
castigherò e lo rilascerò. BEDA: Questo castigo con cui Pilato cercò di

598 Cap. 23, vv. 13-25 Cap. 23, vv. 13-25 599

dum Salvatorem saevirent, ne Pilatus quaerebat, non solum obtulis- accontentare il popolo, per timore che la sua rabbia lo spingesse a uccidere
se, sed etiam deridendo et flagellando exhibuisse, verba loannis Gesù le parole di Giovanni attestano che egJj non solo lo minacciò, ma lo
testantur. Quia vero totam accusationem quam adversus Dominum ese~ì, accompagnandolo con gli scherni e la flagellazione. M~ p_oiché essi
detulerunt, sollicita Pilati interrogatione videbant evacuatam, tan- vedevano che tutte le accuse che avevano po1tato contro Gesu nsultavano
dem ad solas se preces convertunt; unde sequitur «At il/i instabant smontate dall' accurato interrogat01io di Pilato, alla fine essi ricon-ono sola-
vocibus magn.is, postulantes ut crucijìgeretur; et invalescebant voces mente alle suppliche; onde segue: Essi però insistevano a gran voce, chie~
eorum». THEOPHYLACTUS: Tertio clamant contra Christum, ut per tri- dendo che venisse crocifìsso, e le loro grida crescevano. TuOFILAITO: Essi
nam hanc vocem, suam esse occisionem Christi approbent, quam gridavano per la teu...a volta contro Gesù, affinché con questa terza voce
petendo extorserunt; sequitur enim «Et Pilatus adiudicavit fieri peti- facessero conoscere che l'uccisione di Cristo era loro opera, che avevano
tionem eorum. Dimisi! autem illis eum qui propter homicidium et esto1to con la supplica; infatti segue: Pilato allora decise che la loro richie-
seditionem missus .fùerat in carcerem; Iesum vero tradidit voluntati sta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in ~arcer~ per som-
eorunw. CHRYSOSTOMUS: Putabant enim hoc se passe astruere, quod mossa e omicidio e che essi richiedevano e abbandono Gesu alla loro
Jesus deterior esse! latrane, et adeo nequam ut neque pro pietate volontà. CRISOSTOMO: Infatti essi pensavano di poter affe1mare che Gesù
neque pro festi praerogativa deberet liberari. era peggiore del biigante, e così colpevole da non dover essere liberato né
per pietà né per il p1ivilegio della festa.

VERSUS 26-32 VERSETTI 26-32

26Et cum ducerent eum, apprehenderunt Simonem quemdam 26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di
cyrenensem venientem de villa et imposuerunt il/i crucem Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la cro-
portare post lesum. 27Sequebatur autem illum multa turba ce da portare dietro a Gesù. 27Lo seguiva una gran f_olla di_p~­
populi et mulierum quae plangebant et lamentabant eum. polo e di donne che piangevano e face~ano la_m~nt1 .su d1 lui.
2BConversus autem ad i/las /esus dixit: Filiae lerusalem, nolite 28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: Fig l1e d1Gerusa-
fiere super me, sed super vos ipsas flete et super filios lemme, non piangete su di me, ma su voi stesse e sui v~~tri
vestros: 29quoniam ecce venient dies, in quibus dicent: figli. 29Poiché verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e
Beatae steri/es, et ventres qui non genuerunt, et ubera quae i grembi che non hanno g~nerato e le ~am:nelle _che non
non lactaverunt. 30Tunc incipient dicere montibus: «Cadite hanno allattato. 30Allora cominceranno a dire a1 monti: Cadete
super nos», et collibus: «Operite nos». 31 Quia, si in viridi ligno su di noi! e ai colli: Copriteci! 31 Perché se trattano così il legno
haec faciunt, in arido quid fiet? 320ucebantur autem et a/ii verde, che avverrà del legno secco? 32Venivano condotti con
duo nequam cum eo, ut interficerentur. lui anche altri due malfattori, per essere giustiziati.

GLOSSA: Posita condemnatione Christi, convenienter agitur de GLOSSA: Dopo aver narrato la condanna di Cristo, Luca tratta adeguata-
crucifixione, cwn dicitur «Et cum ducerent eum, apprehenderunt mente della crocifissione, quando dice: Mentre lo conducevano via, presero
Sùnonem quemdam Cyrenensem venientem de villa, et impo- un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso
suerunt ei crucem portare post Jesum». A UGUSTJNUS, De cons. fa croce da portare dietro a Gesù. AGOSTINO: Ora, Giovanni dice che Gesù
Evang. [3,10}: Ioann es autem narrat quod lesus baiulabat sibi portava sulle spalle la croce; perciò si deve intendere che egli stes~o tra-
crucem: unde intelligitur quod ipse sibi portabat crucem cum sportava la sua croce quando usciva verso il luogo chiamato Calvano. Ma
exiret in eum qui dicitur Calvariae locum. Simon autem in itinere durante il viaggio Simone venne importunato e fu costretto a portare la
angariatus est, cui data est portanda crux usque ad locum: nuflus croce fino a quel luogo; infatti nessw1 altro accettava di portare la croce,

600 Cap. 23, vv. 26-32 Cap. 23, vv. 26-32 601

enim aliorum acceptabat crucem baiulare, eo quod lignum perché quel legno era considerat? abo~e~ole, per~iò, come se si trattasse
detestabile putabatur; et ideo Simoni Cyrenaeo, quasi in quam- di una iattura, essi imposero a Sunone tl Cireneo cli portare la cro~e, ~e~­
dam iacturam imposuerunt crucem portare, quam alii recusabant. tre gli altri si rifiutavano. Qui si adempie il detto di Isaia (9,6): «E Il pnnc1-
Hic adimpletur il/ud (Js. 9, 6): «Cuius principatus super humerum pato fu posto sulle sue spalle»; infatti il principato di Cristo è la sua eroe~,
eiuS»: principatus enim Christi est crux eius, propter quam, per causa della quale, secondo .l'~postolo, Di~ lo h~ esaltat?: E .come m
secundum Apostolum, Deus eum exaltavit. Et sicut in signum di- segno di dignità alcuni portano il cinturone, altn la mitra, cosi 11 S1~ore la
gnitatis a/ii balteum, a/ii mitram portant; sic et Dominus crucem. croce. E se indaghi, troverai che il Cristo non regna in ~oi in ~od~ di~ers~
Et si inquiras, invenies non a/iter in nobis regnare Jesum, nisi per che mediante le difficoltà; per questo accade che g h amanti dei piacen
asperitates: quo fit ut deliciosi inimici sint Christi crucis. sono nemici della croce. AMBROGIO: Perciò Ciisto, portando la croce, p01ta
AMBROSIUS: Christus ergo crucem baiulans, iam trophaeum suum da vincitore il proprio trofeo; la croce viene posta sulle spalle perché, sia
victor attulit; crux super humeros imponitw: quia si ve Sùnon, sive che la po1ti Simone o Cristo stesso, è Cristo che la p01ta nell'uomo e
ipse portaverit, et Christus in homine et homo portavi! in Christo. l'uomo in Cristo. Né i pareri degli Evangelisti cliscordano, quando il miste-
Nec discordant Evangelistarum sententiae, quando concordat ro concorda. Ed è il giusto ordine del nostro progresso che il Cristo doves-
mysterium. Et bonus ardo nostri profectus est, ut prius crucis suae se pmtare egli stesso per primo il trofeo della croce, e successivamente lo
trophaea ipse erigere!, deinde martyribus traderet erigendum. affidasse ai maitiri per erigerlo. Non è un Giudeo colui che porta la croce,
Non Judaeus est qui crucem portat, sed alienigena atque peregri- ma uno straniero e un pellegrino, e non precede ma segue, come sta scritto
nus, nec praecedit, sed sequitw~ iuxta hoc quod scriptum est (9,23): <<Prenda ogni giorno la sua croce e mi segua>>..BEDA: Ora. S~01~~
(9,23): «Tollat crucem suam, et sequatur me». BEDA [super obbedisce, infatti Cirene significa crede; perciò con lm vengono md1cat1 i
Apprehenderunt Simonem Cyrenensem}: Simon autem obediens, popoli dei Gentili, i quali, mentre in passato .erano .stati ~ell.egr~ e. ospiti
Cyrene heres interpretatur; unde per eum populi Gentium desi- dei Testamenti, ora con l'obbeclienza sono diventati erecli cli D10. Simone
gnantur, qui quondam peregrini et hospites testamentorum, nunc poi, venendo dalla campagna, porta la croce clietro a Gesù poiché, ab?an-
obediendo facti sunt Dei heredes. De villa autem Simon egrediens, donati i riti pagani, abbraccia con obbedienza le impronte della passione
crucem portat post Jesum, cum Paganis ritibus derelictis vestigia
dcl Signore. Infatti «villa» in greco viene chiamato il villaggio (pagus) d~
dominicae passionis obedienter amplectitur. Villa enim graece cui proviene il nome di «pagani». TEOFILATIO: Oppure porta la croce d1
pagos vocatw: a qua Pagani nomen trahunt. THEOPHYLACTUS: Ve! C1isto chi proviene dalla campagna, ossia abbandona questo mondo e le
il/e tollit crucem Christi, qui venit a villa, idest dimittit hunc
sue opere per tendere verso Geiusalernme, cioè verso la libertà celeste. D~
mundum et opera eius, in l erusalem, idest in supernam libertatem,
ciò si ricava un insegnamento non piccolo. Infatti chi è maestro al modo cli
tendens. Ex hoc etiam non modicum sumitur documentum. Quia
Cristo, deve anzitutto prendere egli stesso la croce, e con il timore di Dio
enim ad modum Christi magister est, debet ipse prius tollere
crocifiggere la propria carne e così imporla ai sudcliti e a coloro che obbe-
crucem, et timore Dei propriam carnem configere; et sic subditis
discono. Ora, segue il Cristo anche una moltitudine di gente e cli donne;
et obedientibus eam ùnponere. Sequitur autem Christum etiam
multitudo plebis et mulierum; nam subditur «Sequebatur autem infatti si aggiunge: Lo seguiva una gran folla di popolo e di donn~ che
illum multa turba populi et mulierum, quae plangebant et lamen- piangevano e facevano lamenti su di lui. ~E.DA: .una .~an folla segwva la
tabantur eum». BEDA: Multa quidem turba crucem Domini, sed croce dcl Signore, ma non con lo stesso spmto: infatti il popolo che aveva
non una eademque mente sequebatur: nam populus qui eius chiesto la sua morte lo seguiva per vederlo con gioia morire; le donne
mortem impetraverat, ut morientem laetus aspiceret; mulieres invece per piangere su colui che stava per morire. Però non lo accompa-
vero, ut moriturum plorarent. Non autem ideo solus muLierum gnava soltanto il pianto delle donne, perché c'era anche un numero non
planctus sequebatur, quia non etiam innumerus virorum coetus de piccolo cli uomini che era afflittissimo per la sua passione; ma ciò accade-
eius erat passione moestissimus; sed quia femineus, quasi con- va perché il sesso più debole poteva esprimere più li?eramente i p~opri
temptibilior, sexus liberius poterat quod senserat ostentare. sentimenti. CIRILLO: Amante delle lacrime è sempre il sesso fermmmle,
CYRILLUS: Amans etiam lac1ymarum est semper sexus femineus, et che è dotato di uno spirito po1tato alla pietà. TEOFJLAITO: Con ciò si inclica

602 Cap. 23, vv. 26-32 Cap. 23, vv. 26-32 603

mentem habens jlexibilem ad pietatem. T!IEOPllYLACTUS: Per hoc che anche una grande moltitudine di Giudei, che credeva in Gesù, segLùva
etiam significabatur quod multitudo magna ludaeorum esset post Ja croce. Ma, lo spirito debole, indicato dal sesso femminile, se mediante la
crucem itura, credens in Iesum. Sed et mens infirma, quae signifi- penitenza di un cuore contrito piange, segue <?csù affiittoyer la nos~a ~al­
catur per feminam, si sumpta cordis contritione per poenitentiarn vezza. Perciò le donne piangono per compassione. Non bisogna pero pian-
jleat, sequitur Jesum propter nostrani salutem ajjlicturn. Flebant gere su colui che soffre volontariamen~e, I?a bisogna piuttosto.applaudirlo:
igitur mulieres per compassionern. Eum autem qui ultra patitur, perciò Gesù vieta loro di piangere; qwnd1 prosegue: M~ Gesu, volta~dos1
jlere non oportet, sed magis ei applaudere; et ideo eas fiere vetat; verso le donne, disse: Figlie di Gerusalemme, non pzangete su d1 me.
sequitur enim «Conversus autem lesus ad illas dixit: Filiae B EDA: Poiché la sua pronta tismTezione scioglierà i legami della morte e la
Ierusalem, nolite fiere super me». BEDA: Cuius scilicet cita resur- sua m01te distmggerà sia ogni morte, sia l'autore stesso della mo1te. Va
rectio mortem so/vere potest, cuius mors et omnem mortem et osservato poi che quando egli parla di figlie di Gerusalemme, non si riferi-
ipsum mortis destructura est auctorem. Notandum autem, cum filias sce soltanto a quelle che erano venute con lui dalla Galilea, ma anche ai
lerusalem appellat, quod non solae quae cum eo venerant a cittadini e alle donne della città che si erano uniti ai seguaci di Gesù.
Galilaea, sed et eiusdem urbis cives et mulieres adhaeserunt. TEOFILAITO: Egli invita coloro che piangono su di lui a rivolgere il loro
THF:OPHYLACTUS: Mandat deplorantibus eum in futura mala sguardo ai mali futuri e a piangere su di essi; infatti continua: ma piangete
prospectum intendere, et super illis fiere; sequitur enim «Super su voi stesse e sui vostri figli. Cffill.,LO: Significando che in futuro le donne
vos ipsas fiele, et super filios vestros». CYRILLUS: Significans in sarebbero state private dei loro figli; infatti con lo scoppiare della guerra
futuro mulieres liberis esse orbandas: nam irruente bello in ter- nella tena dei Giudei molti periranno simultaneamente, sia piccoli che
ram ludaeorum, cuncti simul peribunt magni et parvi; unde grandi. Perciò segue: Poiché verranno giomi nei quali si dirà: Beate le
sequitur «Quia ecce venient dies in quibus dicent: Beatae steri/es, sterili e i grembi che non avranno generato e le mammelle che non avran-
et ventres qui non genuerunt, et ubera quae non lactaverunt». no allattato. TEOFILATIO: Cioè quando le donne in modo crudele arrosti-
THEOPHYLACTUS: Cum scilicet ferninae crude/iter suos assabunt ranno i loro figli e il ventre che aveva generato in modo doloroso avrebbe
filios, et venter qui produxerat, fiebiliter iterato recipiet genitum. ricevuto di nuovo il suo fmtto. BEDA: Con questi giorni egli significa il
BEDA: In quo die, venturae a Romanis obsidionis et captivitatis tempo dell'assedio e della prigionia che piomberà su di loro ~a parte dei
tempus significa!, de quibus supra dixerat (Matth. 24,19): «Vae Romani, dei quali in precedenza aveva detto (Mt 24, 19): «Guai ~ile d?nne
praegnantibus et nutrientibus in illis diebwm. Naturale est autem, incinte e che nutriranno in quei giornb>. Ora è naturale, sotto 11 pencolo
imminente captivitate hostili, alta vel abdita, quibus abscondantur imminente della prigionia da paite del nemico, cercare rifugio in luoghi alti
homines, rejitgia quaerere; unde sequitur «Tìmc incipient montibus e occulti, in cui gli uomini si possano nascondere; per cui si dice: Allora
dicere: Cadite super nos; et collibus: Operite nos». Refert enim
cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci.
Iosephus, instantibus sibi Romanis, certatim ludaeos cavernas
Infatti Giuseppe tiferisce che, mentre i Romani premevano, i Giude~ fac~­
montium colliumque petisse speluncas. Potest autem et ex superfluo
vano a gara a tifugiarsi nelle caverne dei monti e nelle spelonche dei colli.
quod beatifìcandas dicit steri/es, de his intelligi qui utrolibet se.xu se
Le parole «beate le sterili» possono anche essere intese di coloro di
castraverunt propter regnum caelorum; montibus collibusque dici
entrambi i sessi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli; e ciò che
«Cadile super nos, et operite nos»; cum quilibet suae fragilitatis
viene detto alle montagne: Cadete su di noi e copriteci, può riferirsi al
memores, ingruente tentationum articulo, sublimium quorumcumque
virorum quaesierint exemplis, monitis et precibus defendi. momento in cui ciascuno, memore della propria fragilità, in crisi per le ten-
Sequitur «Quia si in viridi ligno haec faciunt, in arido quid tazioni che gli piombano addosso, cerca protezione nell'esempio, nelle
fiet?». GREGORJUS, Moralium [12,4}: Se lignum viride, et nos esortazioni e nelle preghiere di alcuni grandi e santi uomini.
lignum aridum dixit: quia ipse in se vim divinitatis habuit; nos Poi segue: Perché se trattano così il legno verde, che awerrà del legno
vero, qui puri homines sumus, lignum aridum appellamur. secco? GREGORIO: Egli chiama se stesso legno verde e noi legno secco,
THEOPHYLACTUS: Quasi dicat Iudaeis: Si ergo in me, lignumfructi- perché egli ha in se stesso la forza della divinità; noi invece, che sian:o dci
jèrum, iugiter virens, taliter saevierunt Romani, quid non attenta- semplici uomini, ci chiamiamo legno secco. TEOFILATIO: Come se dicesse
604 Cap. 23, vv. 26-32 Cap. 23, vv. 26-32 605

bunt erga vos? Populum dico, quasi lignum aridum, privatum qua- ai Giudei: se i Romani si sono accaniti in modo così feroce contro di mc,
libet vivificante virtute, nec ullum fructum ferentem. BEDA: Ve! legno fruttifero, sempre verde, che cosa non faranno contro di voi, un
quasi omnibus diceret: Si ego, qui peccatum non feci, lignum vitae popolo che è un legno secco, privo di qualsiasi virtù vivificante e che non
appellatus, sine igne passionis a mundo non exeo; quid putas eis porta alcun :frutto? BEDA: Oppw·e, come se dicesse a tutti: Se io, che non
manere tormenti qui sunt fructibus vacui? THEOPJJYLACTUS: Malam ho commesso nessun peccato, chiamato legno della vita, non esco dal
autem opinionem de Domino innuere volens diabolus, etiam latro- mondo senza il fuoco della passione, quale tormento aspetterà coloro che
nes faciebat crucifìgi cum eo; unde sequitur «Ducebantur autem sono senza frutto? TEOFILATIO: Ora il diavolo, volendo prodwrc una catti-
et alii duo nequam cum eo ut interficerentur». va opinione sul Signore, fece crocifiggere con lui anche due predoni; per-
ciò segue: Venivano condotti con lui anche altri due malfattori, per essere
giustiziati.

VERSUS 33 VERSETTO 33

33Et postquam venerunt in /ocum qui vocatur Calvariae, ibi 33Quando giunsero al luogo detto Calvario, là crocifissero lui e i
crucifixerunt eum et latrones, unum a dextris et a/terum a sinistris. due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.

ÀTHANASIUS: Ubi corruptum est genus humanum, ibi Christus ATANASIO: Quando il genere umano divenne c01Totto, allora Cristo
proprium corpus exposuit; ut ubi seminata est corruptio, ibidem espose il suo corpo; affinché dove venne seminata la corruzione, ivi
incorruptio oriatur: propter quod in loco Calvariae crucifigitur,· sorgesse l' incorruzione. Perciò egli viene crocifisso nel luogo del
dicitur enim «Et postquam venerunt in locwn qui vocatur Calva- Calvario. Infatti si dice: Quando giunsero al luogo detto Calvario, là
riae, ibi crucifixerunt eum»: quem locum doctores l udaeorum crocifissero lui; questo luogo, i dottori dci Giudei atfennano che era
aiunt esse sepulcrum A dae. BEDA: Ve! alite1é Foris portam loca stato il sepolcro di Adamo. BEDA: Oppure diversamente. Fuori della
erant in quibus truncabantur capita damnatorum, et Calvariae, porta c'erano i luoghi dove erano troncate le teste dei condannati, da
idest decollatorum, sumpserunt nomen. Et sic pro omnium salute cui il nome di Calvario, ossia dei decapitati. E così, come colpevole tra
quasi noxius inter noxios crucifigitur; ut ubi abundavit peccatum, i colpevoli, egli fu crocifisso per la salvezza di tutti; affinché là dove
superabundet et gratia (Rom. 5,20). CYRILLUS: Non autem ipse aveva abbondato il peccato, sovrabbondasse la grazia (Rom 5,20).
Unigenitus Dei Filius in propria natura qua Deus est, passus est CIRlLLO: Ora, non è lo stesso unigenito Figlio di Dio nella sua natura
quae sunt corporis; sed magis in natura terrena. Decet enim divina che patì le cose proprie del corpo, ma piuttosto nella natura ter-
utrumque de uno et eodem Filio dici: scilicet et non pali divine, et rena. Infatti dello stesso unico Figlio di Dio bisogna dire che divina-
passum esse humanitus. EuSEBIUS: Si autem a/iter post conversa- mente non ha patito, ma ha patito dal punto di vista umano. EUSEBIO:
tionem cum hominibus evanescens subito evolaret, fugiens mor- Ma se diversamente, dopo essere vissuto tra gli uomini, sparendo
tem: ab hominibus compararetur phantasmati: et quemadmodum improvvisamente fosse scappato via, sfuggendo alla morte, dagli uomi-
si quis incombustibile quoddam nobis vas et praevalens ignis ni sarebbe stato paragonato a un fantasma: e come se qualcuno ci
naturae vellet ostendere, jlammae illud traderet, et consequenter volesse mostrare che un vaso è incombustibile, che cioè trionfa sulla
a fiamma illud illaesum extraheret, sic Dei Verbum volens osten- natura del fuoco, lo metterebbe tra le fiamme e poi lo estrarrebbe ille-
dere instrumentum, quo usus est ad humanam salutem, esse prae- so, così il Verbo di Dio, volendo mostrare che lo strumento di cui si
valens morti; mortale morti exposuit ad demonstrandam eius servì per l'umana salvezza era superiore alla m01te, in quanto mortale
naturam; deinde post modicum a morte il/ud eripuit in signum lo espose alla m01te per mostrare la sua natura; quindi, poco dopo, lo
divinae virtutis. Et prima quidem causa mortis Christi haec est: strappò alla mo1te come segno della sua divina potenza. Questa è la
CQf

606 Cap. 23, v. 33 Cap.23,v.33 607

secunda vero divinae potestatis ostensio, corpus Christi inhabi- prima causa della morte di Cristo. La seconda è la manifestazione della
tantis: cum enim antiquitus deificarent homines, communem exi- potenza divina dcl Cristo che abita nel corpo. Infatti, vedendo che gli
tum mortis sortito, quos heroas et divos nominabant: docuit illum uomini antichi divinizzavano coloro che avevano subito la loro stessa
solum mortuum verum esse fatendum quem bravia victoriae, fine, chiamandoli eroi e dèi, egli insegna che si deve divinizzare, dopo
morte prostrata, decorant. Tertia ratio est victima pro toto genere morto, solo colui che, vinta la morte, viene incoronato con il trofeo
hominum mactanda; qua oblata, tota potestas daemonum periit, della vittoria. La terza causa è che ci sia una vittima che sia immolata
et errar quilibet est sedatus. Est et alia causa salutiferae mortis: per tutto il genere umano; immolata la quale, tutto il potere dei demoni
ut discipuli occulta fide conspicerent resurrectionem post mortem; svanisca e ogni errore venga cancellato. Ma c'è anche un'altra causa
ad quam propriam spem erigere docebantur; ut mortem contem- della morte salvifica: perché i discepoli, con una fede segreta, potesse-
nentes, agonem contra errores inirent alacriter. CHRYSOSTOMus: ro contemplare la risurrezione dopo la morte. Pe1tanto veniva loro
Non autem sui mortem, quam non habebat, cum sit vita, sed homi- insegnato ad innalzare le loro speranze, sicché, disprezzando la morte,
num, venit consumpturus Salvator: unde non propria morte cor- potessero affrontare con coraggio la dura battaglia contro gli e1rnri.
pus deposuit, sed ab hominibus i/latam sustinuit. Sed et si aegro- CRISOSTOMO: TI Salvatore non venne a cancellare la sua mmtc, che non
tavisset corpus eius, et in conspectu omnium solveretur, inconve- aveva, essendo la vita, ma quella degli uomini; perciò non con la pro-
niens erat eum qui sanaret aliorum languores, habere proprium pria morte egli depose il propiio corpo, ma con quella infertagli dagli
corpus ajfectum languoribus. Sed et si absque aliquo morbo seor- uomini. Ma se il suo corpo si fosse ammalato, si fosse decomposto alla
sum alicubi corpus deposuisset, ac deinde rursus se offerret, non vista di tutti, sarebbe stata una cosa sconveniente che colui che guariva
crederetur ei de resurrectione disserenti: oportet enim mortem le malattie degli altri avesse un corpo soggetto alle malattie. Ma se
resurrectionem praecedere. Cur ergo resurrectionem palam qui- senza malattia egli avesse deposto il proprio corpo in qualche luogo
dem praedicaret, clanculo vero moreretur? Nimirum si latenter separato, per poi ricomparire di nuovo, nessuno gli avrebbe creduto
haec evenissent, quod excogitarent homines incredulitatis calum- quando parlava della risurrezione; infatti è necessario che la morte pre-
nias? Quomodo pateret Christi in mortem victoria, nisi coram ceda la iisurrezione. Quindi per quale motivo avrebbe dovuto predicare
omnibus eam patiens, per incorruptionem corporis probasset pubblicamente la risurrezione, mentre fo sse morto di nascosto?
extinctam? Sed dices: decebat saltem gloriosam mortem sibi Indubbiamente, se queste cose fossero accadute in segreto, quali calun-
excogitare, ut evitare! ignominiam crucis. Sed et si hoc fecisset, nie non avrebbero escogitato gli uomini increduli ? In che modo poteva
suspectum se reddidisset, quasi non habens virtutem contra quam- risplendere la vittoria di Cristo sulla morte se, dopo averla sofferta
libet mortem. Sicut ergo pug iL prosternens illum quem hostes davanti agli uomini, non la dimostrasse estinta mediante la incorruttibi-
obtulerint, ostenditur excellentior omnibus; sic omnium vita ab lità dcl corpo? Ma dirai: avrebbe dovuto almeno escogitare una morte
hostibus illatam, quam putabant esse diram et infamem et detesta- gloriosa, così da evitare l' ignominia della croce. Ma se avesse fatto
bilem, mortem in cruce suscepit, ut hac interempta, dominium questo, si sarebbe reso sospetto come se non avesse il potere nei con-
mortis totaliter destruatur. Propter quod non caput ei amputatur fronti di qualsiasi mmte. Come quindi il pugile che abbatte colui che i
ut loanni; neque sectus est, ut lsaias; ut corpus integrum et indivi- nemici gli hanno presentato, si mostra il più forte di tutti, così la vita di
sibile morti servet, et non flat occasio volentibus Ecclesiam divi- tutti gli uomini prese su di sé quella morte che i suoi nemici gli inflis-
dere. Volebat etiam supportare quam incurreramus maledictio- sero, perché era la più crudele, infame e detestabile, ossia la morte in
nem; maledictam mortem, scilicet crucis, suscipiendo, secundum croce, affinché, superata questa, venisse completamente distrutto il
il/ud Deut. 21: «Maledictus homo qui pendet in ligno». In cruce dominio della morte. Perciò non gli viene amputato il capo come a
etiam expansis manibus moritur, ut altera quidem manu veterem Giovanni; né viene segato come Isaia, affmché il suo corpo sia conser-
populum, altera eos qui sunt ex Gentibus trahat, utrosque sibi vato integro e indivisibile nella mmte, e non diventi un pretesto per
coniungens. Moriens etiam in cruce a daemonibus expiat aerem, coloro che vogliono dividere la Chiesa. Egli voleva inoltre sopportare
et ascensum nobis parat in caelum. THEOPHYLACTUS: Quia etiam la maledizione in cui eravamo incorsi, assumendo la mmte maledetta,
per lignum mors intraverat, necesse erat ut per lignum exter- cioè sulla croce, secondo quanto viene detto nel Deuteronomio 21:
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608 Cap. 23, v. 33 Cap. 23, v.33 609

minaretur; et ut Dominus per ligni dolores invictus transiens «Maledetto l'uomo che pende dal legno». Inoltre sulla croce egli
confutaret delectationem provenientem ex ligno. GREGORIVS muore con le mani distese, per attirare a sé, con una mano, il popolo
NYSSENUS: Sed et figura crucis a medio contactu in quatuor extre- antico e, con l'altra, coloro che provengono dai Gentili, e unendoli
ma partita, significat virtutem et providentiam eius qui in ea entrambi a se stesso. Ancora, morendo sulla croce egli pmifica l' aria
pependit, ubique diffusam. AUGUSTINUS, De quaest. nov. et vete1" dai demoni e ci prepara l'ascesa al ciclo. TEOFIL/\TTO: E poiché la
testam.: Non frustra etiam tale genus mortis elegit, ut latitudinis mo1te era entrata per mezzo del legno, era anche necessario che fosse
et altitudinis et longitudinis et profimditatis, de quibus Apostolus sterminata per mezzo del legno, e che il Signore, passando vittorioso
loquitur, magister existeret. Nam latitudo est in eo ligno quod attraverso le sofferenze del legno, sconfiggesse i piaceri che proveniva-
transversum desuper figitur: hoc ad bona opera pertinet, quia ibi no dal legno. GREGORIO N ISSENO: Ma la figura della croce, che da un
extenduntur manus. Longitudo in eo quod ab ipso ligno usque ad punto centrale si estende verso quattro punti terminali, significa la
terram conspicuum est: ibi enim quodammodo statur, idest persi- potenza e la provvidenza, dovunque diffuse, di colui che è ad essa
stitur et perseveratur; quod longanimitati tribuitur. Altitudo est in sospeso. AGOSTINO: Neppure scelse invano questo genere di morte, per
ea ligni parte quae ab ilio quod transversum figitur, sursum ver- essere maestro della larghezza, dell 'altezza, della lunghezza e della
sus relinquitur: hoc est ad caput crucifixi, quia bene sperantium profondità di cui parla l'Apostolo. Infatti la larghezza si trova in quel
superna expectatio est. Iam vero il/ud ex tigna quod fixum occul- pezzo di legno che è fissato in alto in modo trasversale: questo appar-
tatur, unde totum il/ud exurgit, profunditatem significat gratuitae tiene alle opere buone, perché lì si stendono le mani. La lunghezza si
gratiae. trova in quel pezzo dello stesso legno che si vede stendersi fino a terra:
CHRYSOSTOMUS: Duos etiam latrones utrinque crucifzxerunt, ut su di esso in qualche modo si sta fermi, cioè si persiste e si persevera, e
eorum suspicionis fieret particeps; unde sequitur «Et latrones, questo viene attribuito alla pazienza. L'altezza si trova in quella parte
unum a dextris, alterum a sinistris». Sed non ita evenit: nam de dcl legno che è fissata sul legno trasversale ma è orientata dal basso in
illis nihil dicitur; huius autem crux ubique honoratur. Reges alto, cioè verso la testa del crocifisso, perché è la suprema attesa di
diademata deponentes, assumunt crucem: in purpuris, in diade- coloro che sperano nelle cose m igliori. Infine quella parte del legno
matibus, in armis, in mensa sacrata, ubique terrarum crux emicat. che è nascosta e conficcata nella terra ma che tutto sorregge, significa
Non talia sunt humana: viventibus enim illis qui egerunt strenue, la profondità della grazia gratuita.
arrident propria gesta, his autem pereuntibus pereunt. Sed in CRISOSTOMO: Inolh·e crocifissero da enh·an1be le parti due malfattori,
Christo totum contrarium: nam ante crucem omnia moesta; ut per renderlo partecipe del loro sospetto; perciò segue: due malfattori,
autem crucffixus est, omnia clariora /acta sunt; ut noscas non uno a destra e l'altro a sinistra. Ma non è così che vanno le cose;
purum hominem esse crucifìxum. BEDA: Duo autem latrones cum infatti di loro due non si dice nulla, menh·e la croce di costui viene
Christo crucifzxi significant eos qui sub fide Christi, vel agonem o norata ovunque. I re che depongono i loro diademi, prendono la
martyrii vel continentiae arctioris instituta subeunt; sed qui haec croce: la croce risplende ovunque, sulle porpore, sui diadem i, sulle
pro aeterna gloria faciunt, dexteri latrones; qui autem humanae atmi, sulla sacra mensa. Non così le cose umane; infatti mentre sono in
laudis intuitu, sinistri latronis actus imitantur. vita coloro che agirono strenuamente, risplendono le loro gesta, ma,
una volta morti, muoiono anch'esse. Invece in Cristo capita tutto il
contrario: infatti prima della croce tutte le cose sono tristi, mentre, una
volta crocifisso, tutte le cose si illuminano; perché tu riconosca che
colui che è stato crocifisso non era un semplice uomo. BEDA: I due
malfattori che sono stati crocifissi con Cristo significan o coloro che
sotto la fede in Cristo soffrono o le pene del ma1t i1io oppure le regole
di una più rigorosa continenza. Ma coloro che fanno questo per l'eter-
na gloria imitano il ladro di dcsh·a; mentre coloro che lo fanno per g ua-
dagnarsi la lode degli uomini, imitano il ladro di sinistra.
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610 Cap. 23, vv. 34-37 Cap. 23, vv. 34-37 611

VERSUS 34-37 VERSETTI 34-37

34/esus autem dicebat: Pater, dimitte illis; non enim 34Gesù diceva: Padre, perdonali, perché non sanno quello
sciunt quid faciunt. Dividentes vero vestimenta eius che fanno. Dopo essersi poi divise le vesti , le tirarono a sorte.
miserunt sortes. 35Et stabat popu/us expectans, et deridebant 3511 popolo stava a vedere, i capi lo schernivano dicendo: Ha
eum principes cum eis dicentes: Alias salvos fecit, se salvato gli altri, salvi se stesso se è il Cristo di Dio, il suo elet-
sa/vum faciat, si hic est Christus Dei electus. 3611fudebant to. 36Anche i soldati lo schernivano e gli si accostavano per
autem ei et milites accedentes et acetum offerentes ei 37et porgergli dell 'aceto e dicevano: 37Se tu sei il re dei Giudei,
dicentes: Si tu es rex /udaeorum, salvum te tac. salva te stesso.

CltRYSOSTOMUS: Quia Dominus dixerat (Matth. 5,44): «Orate CrusosTOMO: Poiché il Signore aveva detto (Mt 5,44): «Pregate per i
pro persequentibus vos», hoc etiam crucem ascendens fecit; unde vostri persecutori», fece questo anche salendo sulla croce, perciò segue:
sequitur «l esus autem dicebat: Pater, dimitte illiS»: non quia non Gesù. diceva: Padre, perdona loro, non perché non potesse egli stesso
posset ipse relaxare, sed ut nos pro persequentibus arare doceret, perdonare, ma per insegnarci a pregare per coloro che ci perseguitano,
non solum verbo, sed et opere. Dixit autem «Dimitte eiS», si poe- non solo con le parole, ma anche con le opere. Ora dice: perdona, se si
nituerunt: f avet enim poenitentibus, si velint post tantam nequitiam, pentono. Infatti egli è favorevole a chi si pente se è disposto, dopo tanta
reatus per fidem diluere. BEDA: Neque putandum est hic ewn frustra malvagità, a lavare le proprie colpe con la fede. BEDA: Né si deve pen-
arasse; sed in eis qui post eius passionem crediderunt, quod sare che qui egli abbia pregato invano, ma egli ottenne il frutto della sua
orabat, impetrasse. Notandwn sane, quod non pro eis oravit qui preghiera per coloro che credettero nella sua passione. Tuttavia bisogna
Filium Dei intellexerunt crucifigere, nec confiteri voluerunt; sed osservare che egli non pregò per coloro che intendevano crocifiggere il
pro eis qui nesciebant quid facerent, zelum Dei habentes, sed non Figlio di Dio e non vollero riconoscerlo, ma per coloro che non sapeva-
secundum scientiam; unde subdit «Non enim sciunt quid faciunt». no quello che facevano, avendo lo zelo di Dio, ma non secondo scienza.
GRAECUS: Permanentes vero post crucem in infidelitate nullus per Perciò soggiunge: perché non sanno quello che fanno. Il GRECO: Ma
ignorantiam iuvari putabit, signis, miraculis, sonora voce eum quanto a coloro che dopo la crocifissione restano increduli, nessuno
praedicantibus esse Deum. AMBROSJUS: Refert ergo considerare pensi che siano scusati dall' ignoranza, a causa della gran voce con cui i
qualis crucem ascendat: nudum enim video. Talis ergo ascendat segni e i miracoli proclamavano che egli era Dio. AMBROGIO: È impor-
qui saeculum vincere parat, ut saeculi adiumenta non quaerat. tante considerare in quale condizione egli sale sulla croce: infatti lo
Victus est autem Adam qui vestimenta quaesivit; vicit i/le qui vedo nudo. Perciò allo stesso modo salga chi vuole sconfiggere il
tegumenta deposuit, et talis ascendit qua/es nos auctore Deo mondo, e non cerchi gli aiuti del mondo. Infatti Adamo, che cercava dei
natura formavit; talis in Paradiso primus homo habitaverat, talis vestiti, fu sconfitto; invece vince chi depone le coperture e ascende tale
in Paradisum homo secundus intravit. Pulchre autem ascensurus quale la natura ci ha formato, essendo Dio il nostro Creatore; tale il
crucem regalia vestimenta deposuit, ut scias quasi hominem pas- primo uomo aveva abitato nel Paradiso e tale il secondo uomo entrò nel
sum esse, non quasi Deum regem, etsi utrumque Christus. Paradiso. Giustamente, mentre saliva sulla croce, egli depose i vestiti
ATHANASIUS [in serm. de pass. Et cruc.]: Qui etiam cunctas condi- regali, perché tu sappia che egli ha patito come uomo e non come Dio
tiones nostras causa nostri suscepit, induit vestimenta nostra, re, sebbene il Cristo fosse l'uno e l'altro. ATANASIO: Colui che per causa
signa mortificationis Adae, ut exuat i/la et horum vice induat nos nostra assunse anche tutte le nostre condizioni, si vestì dei nostri indu-
vitam et incorruptionem. menti, segni della morte di Adamo, per poterli dismettere e al loro posto
Sequitur «Dividentes vero vestimenta eius, miserunt sorteS». rivestirci con la vita e l'incorruttibilità.
THEOPHYLACTUS: Forsitan enim plures eorum egebant; vel forte Prosegue: Dopo essersi poi divise le vesti le tirarono a sorte.
magis ad opprobrium hoc faciebant et ex quadam lascivia: quid TEOFILATIO: Infatti, forse, molti di loro erano bisognosi, oppure face-
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612 Cap. 23, vv. 34-37 Cap. 23, vv. 34-37 6 13

enim pretiosum inveniebant in vestibus? BEDA: In sorte autem vano questo come oltraggio e per una certa libidjne: infatti che cosa dj
gratia Dei commendata est: quia cum sors mittitur, non personae prezioso trovavano in quel vestito? BEDA: Nella sorte sembra che sia
cuiusdam vel meritis, sed occulto Dei iudicio ceditur. AuGUSTINUS, raccomandata la grazia di Dio; infatti, quando qualche cosa viene tira-
De cons. Evang. [3, 12): Hoc quidem breviter dictum est a tribus ta in sorte, non ci si affida ai meriti della persona, ma al giudizio
Evangelistis; Ioannes autem distinctius hic explicat quemadmodum nascosto di Dio. AGOSTINO: Ciò viene raccontato brevemente dai tre
hoc gestum sit. THEOPllYLACTUS: Deludentes igitur hoc agebant: Evangelisti, mentre Giovanni spiega qui in modo più dettagliato come
nam ubi principes subsannabant, quid dicere oportet de vulgo? ciò venne fatto. TEOFILATTO: Essi dunque fecero ciò in modo itTisorio:
Sequitur enim «Et stabat populus», qui scilicet petierat eum cruci- infatti, quando i capi schernivano, che cosa si deve dire della plebe?
figi, «exp ectans», scilicet jìnem; «et deridebant eum principes Infatti segue: li popolo che aveva chiesto che fosse crocifisso, stava a
cum ei.S'». A uausrtNUS, De cons. Evang. [3,13}: Quia «principes» vedere, la sua fine, i capi lo schernivano. AGOSTINO: Poiché dice
dixit, nec addidit sacerdotum, omnes primates generali nomine i capi e non aggiunge: dei sacerdoti, egli abbraccia con un nome
complexus est, ut ibi possent intelligi Scribae et seniores. BEDA: generico tutti i superiori, cosi che li si possono intendere gli Scribi e
Quia etiam nolentes confìtentur quod alias salvos facit; sequitur gli anziani. BEDA: E questi, sebbene involontariamente, confessano
enim «Dicentes: Alias salvos fecit, seipsum salvum faciat, si hic che egli ha salvato gli altri ; infatti continua: Ha salvato gli altri, salvi
est Christus D ei electus». ATHANASJUS: Dominus autem vere se stesso se è il Cristo di Dio, il suo eletto. ATANASIO: Ora, il Signore
Salvator non salvando seipsum, sed creaturam liberando, volebat voleva essere riconosciuto Salvatore vero non salvando se stesso, ma
cognosci Salvator. Neque enim medicus, quia sibi medetur, medi- liberando la creatura. Infatti neppure il medico viene riconosciuto
cus esse cognoscitw~ nisi erga languidos artem probet: sic come medico perché cura se stesso, a meno che non mostri la sua arte
Dominus Salvator existens, non habebat opus salutis, neque verso i più deboli: così il Signore, essendo il Salvatore, non aveva
descendendo de cruce volebat cognosci Salvat01: sed moriendo; bisogno della salvezza e neppure voleva essere riconosciuto come
multo namque maiorem salutem mors Salvatoris ajfert hominibus Salvatore discendendo dalla croce, ma morendo; infatti la morte del
quam descensus de cruce. GRAECUS: Videns autem diabolus nul- Salvatore porta una salvezza molto più grande che la discesa dalla
lum esse sibi defensaculum, titubabat; et quasi aliud non valens, croce. Il GRECO: Il diavolo, vedendo che non c'era nessuna difesa,
tentavit ulterius propinari Salvatori acetum ad bibendum; sequi- era alquanto confuso, e non trovando nessun altro rimedio, cercò alla
tur enim «illudebant autem ei et milites accedentes, et acetum fine di offrire dell'aceto al Salvatore. Infatti segue: Anche i soldati Lo
offerente.\' illi»: quod contra seipsum facere diabolus ignorabat: schernivano e gli si accostavano per porgergli del! 'aceto. Ma il dia-
nam amaritudinem irae ex praevaricatione /egis actam, qua cunctos volo non sapeva che faceva ciò contro se stesso: infatti egli forniva
detinebat, Salvatori praebebat; quam illa sumens consumebat, ut l'amarezza dell'ira causata dalla violazione della legge al Salvatore,
vice aceti, vinum det nobis in potum, quod sapientia miscuit. il quale, assumendola, la distruggeva, sicché, al posto dell'aceto, ci
THEOPIIYLACTUS: Obtulerunt autem milites Christo acetum, quasi dà il vino come bevanda, preparato dalla sapienza. TEOFILATTO: 1 sol-
regi subministrantes; sequitur enim «Dicentes: Si tu es rex dati presentarono a Cristo l'aceto come se servissero un re; infatti
Judaeorum, salvum te fac ». BEDA: Et notandum, quod Judaei segue: Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso. BEDA: E bisogna
vocabulum Christi Scripturae sibi auctoritate creditum blasphe- osservare che i Giudei, bestemmiando, inidono il nome di Cristo, che
man tes irrident; mi/ites vero, utpote Scripturarum nescii, non era stato loro consegnato dall 'autorità della Scrittura; mentre i solda-
Christo, sed regi Iudaeorum insultant. ti, che non conoscevano le Scritture, insultano non il Cristo scelto da
Dio, ma il re dei Giudei.
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614 Cap. 23, vv. 38-43 Cap. 23, vv. 38-43 615

VERSUS 38-43 VERSETTI 38-43

3BErat autem et superscriptio scripta super eum litteris grae- 38C'era anche una scritta sopra il suo capo in termini greci, lati-
cis et fatinis et hebraicis: Hic est rex /udaeorum. 39Unus autem ni ed ebraici: Questi è il re dei Giudei. 39Uno dei malfattori appesi
de his, qui pendebant, latronibus blasphemabat eum dicens: Si alla croce lo insultava dicendo: Se tu sei il Cristo, salva te stesso e
tu es Christus, sa/vum fac temetipsum et nos. 40Respondens noi. 40Ma l'altro lo rimproverava dicendo: Neanche tu temi Dio,
autem alter increpabat eum dicens: Neque tu times Deum, quod pur essendo condannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente,
in eadem damnatione es? 41Et nos quidem iuste, nam digna perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, ma egli non ha
factis recipimus; hic vero nihil mali gessit. 42Et dicebat ad /esum: fatto nulla di male. 42E diceva a Gesù: Signore, ricordati di me
Domine, memento mei, cum veneris in regnum tuum. 43Et dixit quando verrai nel tuo regno. 43Gesù gli disse: In verità ti dico,
il/i /esus: Amen, dico tibi, hodie mecum eris in Paradiso. oggi sarai con me in Paradiso.

THEOPHYLACTUS: Aliam attende sagacitatem daemonis agi- TEOFJLATTO: Fa' attenzione a un'altra sagacità del demonio usata con-
tatam in Christum: triplici enim litterarum figura promulgabat tro il Cristo: infatti egli promulga l'accusa contro Gesù nella triplice figu-
accusationem Jesu, ne scilicet quemquam transeuntium lateat ra dell' alfabeto, affinché a nessuno dei passanti sfuggisse la ragione per
quod ab hoc susp ensus fuerat, quia se regem faciebat; dicitur cui egli era stato sospeso al legno della croce, cioè perché si faceva re; si
enim «Erat autem et superscriptio scripta super illum litteris dice infatti: C'era anche una scritta sopra il suo capo in termini greci,
graecis, latinis et hebraicis: Hic est rex ludaeorum»: per quod latini ed ebraici: Questi è il re dei Giudei, con cui si significava che i
signiftcabatur, potentissimas Gentium quales erant Romani, pru- Romani, che erano la più potente delle nazioni, i Greci, che erano i più
dentissimas, quales Graeci, maxime Deum colentes, quale fuit saggi, e i Giudei, che adoravano massimamente Dio, dovevano essere
Judaeorum genus, subici debere imperio Christi. À MBROSJUS: soggetti aJI 'impero di Cristo. AMBROGIO: A buon diritto il titolo viene
Merito autem supra crucem ponitur titulus; quia non humani cor- posto sopra la croce, poiché il regno di Cristo non appartiene al corpo
poris, sed divinae potestatis est regnum quod habet Christus. umano, ma alla potenza divina. Leggo il titolo di re dei Giudei quando
Lego titulum regis ludaeorum, cum lego (lo. 18,36): «Regnum leggo (Gv 18,36): «Ii mio regno non è di questo mondo». Leggo la causa
meum non est de hoc mundo»; lego causam Christi super caput di Cristo sc1itta sopra il suo capo, quando leggo (Gv 1,1): «E il Verbo era
eius scriptam, cum lego (Io. 1, !) : «Et Deus erat Verbum »: Dio»; infatti «il capo di Cristo è Dio» (1 Cor I I,3).
«caput» enim «Christi Deus» (1 Cor. 11,3). CIRILLO: L'altro ladrone vomitava gli stessi improperi insieme con i
CYR!LLUS: Alter autem latronum eadem cum Judaeis eructabat; Giudei; infatti continua: Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava
sequitur enim «Unus autem de his qui pendebant latronibus blas- dicendo: Se tu sei il Cristo, salva anche noi; mentre l'altro cercava di
phemabat eum, dicens: Si tu es Christus, salvum jàc teipsum et poITe un freno alla sue parole; segue infatti: Ma l'altro lo rimproverava:
noS». Alter refrenabat voces ipsius; sequitur enim «Respondens Neanche tu temi Dio pur essendo condannato alla stessa pena? Egli inve-
autem alter increpabat eum, dicens: Neque tu times Deum, qui in ce confessa la propria colpa dicendo: Noi giustamente, perché riceviamo
eadem damnatione es?». Sed et proprium reatum confessus est, il giusto per le nostre azioni. CrusoSTOMO: Qui il condannato svolge il
subdens «Et nos quidem iuste, nam digna factis recipimus». molo di giudice, e comincia dalla verità nel valutare di aver confessato i
CHRYSOSTOMUS: Hic fungitur vice iudicis, condemnatus, et incipit propri delitti davanti a Pilato dopo molti tormenti. Poiché il giudizio del-
de veritate censere qui coram Pilato post multa tormenta confes- 1' uomo al quale sfuggono le cose segrete è di una specie, e il giudizio di
sus est scelera. Quia aliud est homo censor, quem latent intima, et Dio che penetra nei cu01i è di un' altra. Nel primo il castigo segue la con-
aliud Deus, qui mentes penetrat: et ibi quidem post confessionem fessione, mentre nel secondo la confessione è il p1incipio della salvezza.
poena subsequitw~ hic autem confessio fit ad salutem. Sed et Ma egli dichiara anche innocente lo stesso Cristo, quando soggiunge: egli
Christum pronuntiat innocentem, cum subdit «Hic vero nihil mali non ha fatto nulla di male. Come se dicesse: Vedi una nuova ingiuria:
616 Cap. 23, vv. 38-43 Cap. 23, vv. 38-43 617

fecit»; quasi dicat: Novam vide iniuriam; honestatem damnari l'innocenza viene condannata assieme al delitto. Noi viventi uccidiamo·
cum scelere. Nos viventes occidimus, hic mortuos suscitavit; nos egli ~isu.sci~a i ?101ti; noi abbiamo tubato le cose degli altri; egli ci coman~
aliena sumus /urati, hic et sua iubet tribuere. Beatus igitur latro da di .distnbmr~ le cose proprie. Cosi il beato ladrone ammaestra gli
astantes docebat, talia disserens, quibus alterum increpabat. Sed astanti, pronunciando le parole con cui rimproverava l'altro. Ma vedendo
ut videt extinctos auditus astantium, redit consequenter ad eum ~a sm:dità ~egli astanti, egli ritorna a colui che legge i segreti del cuore;
qui novit praecordia; sequitur enim «Et dicebat ad Jesum: infatti contmua: E diceva a Gesù: Signore, ricordati di me quando verrai
Domine, memento mei cum veneris in regnum tuum». Crucifixum nel tuo regno. Guardi il Crocifisso, ma confessi il Signore: vedi la figma
aspicis, at Dominum profiteris: condemnati vides jìguram, et regis dcl condannato, ma annunci la dignità del re; circondato da mille mali
praedicas dignitatem: mille malis imbutus, postulas iustitiae chiedi alla fonte della giustizia di ricordarsi della tua iniquità, e dirai: i~
fontem reminisci tuae nequitiae. Sed dices: Video quidem scopro il tuo regno nascosto dietrn il tuo obbrobrio apparente; e tu allonta-
apparens opprobrium, sed intueor Latens regnum; et tu avertis ni i miei delitti pubblici e accogli la fede delle intenzioni nascoste.
mea publica scelera, et acceptas /idem intentionis occultae. L'iniquità ha usurpato il discepolo della verità, e la ve1ità non cambierà il
Discipulwn veritatis usurpavi! nequitia, discipulum nequitiae non discepolo dell'iniquità? GREGORIO: Sulla croce i chiodi hanno fissato le
commutabit veritas? GREGORIUS, Moralium [18,25]: In cruce ma~ i ~ i p~edi; n~ll~ 1im~se libero dalle torture se non il cuore e la lingua.
clavi manus eius pedesque ligaverant; nihilque a poenis in eo Su 1sp1razione di D10, gh offiì tutto ciò che trovò libero in se stesso· affin-
liberum nisi cor et lingua remanserunt. Inspirante Dea, totum c~é, ~e~ondo quanto sta s~ritto (Rm I0,10), con il cuore si credess~ per la
il/ud ei obtulit quod in se liberum invenit; ut iuxta hoc quod scrip- gmstlzia e con la bocca s1 facesse la professione per la salvezza. Ora le
tum est (Rom. 1O, I O) corde crederet ad iustitiam, ore conflteretur tre virtù eh? Iicorda l'Apostolo, immediatamente ripieno di grazi~ il
ladrone le ncevette .e le conservò sulla croce. Infatti aveva la fede, egli
ad salutem. Tres autem virtutes quas Apostolus memorat, subito
che credette che D10 avrebbe regnato e lo vide morire con se stesso·
repletus gratia, et accepit latro, et servavit in cruce. Fidem nam-
aveva la speranza, avendo ch iesto l'entrata nel suo regno; e nella su~
que habuit, qui regnaturum Deum credidit, quem secum pariter
morte possedette veramente anche la carità, avendo rimproverato della
morientem vidit: spem habuit, qui regni eius aditum postulavi!: qui
sua in iquità il suo fratello e socio che moriva per lo stesso delitto.
caritatem quoque in morte sua vivaciter tenuit, quifratrem et colla-
AMBROGIO: Ora viene dato un esempio bellissin10 della ricerca della con-
tronem pro simili scelere morientem de iniquitate sua redarguit.
versione, visto che il perdono viene concesso così velocemente al ladro-
AMBROstus: Pulcherrimum autem datur ajfectandae conversionis
ne ..Rapidamente concede il perdono il Signore perché egli si converte
exemplum, quod tam cito latroni venia relaxatur. Cito ignoscit r~ptdamente, e la grazia è più abbondante della preghiera: infatti il
Dominus, quia cito il/e convertitur, et uberior est gratia quam
Stgno~e ?o~a sempre ~iù .di qua~to gli viene richiesto. Quegli lo pregava
precatio: semper enim Dominus plus tribuit quam rogatw~ Ille perche st ncordasse d1 lm; ma nguardo al Signore si continua: Gesù gli
rogabat, ut memor sui esset; de Domino autem sequitur «Et"dixit disse: In ve1ità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso. Infatti la vita consi-
illi Jesus: Amen dico tibi, hodie mecum eris in Paradiso». Vita est ste nell'essere con Cristo, e dov'è Cristo ivi c'è il suo regno. TEOFILATIO:
enim esse cum Christo; et ubi Christus, ibi regnum. TllEOPHYLACTUS: E come qualsiasi re che ritorna vittorioso porta con sé come trionfo il
Et quemadmodum quisque rex victoriosus rediens ex triumpho meglio delle sue prede, così anche il Signore porta con sé in Paradiso il
optima praedarum fert secum, sic et Dominus praedatus por- ladrone dopo avere spogliato il demonio di una porzione del suo bottino.
tionem diabolicarum praedarum, scilicet Latronem, ducit secum in CRISOSTOMO: Qui si può vedere il Signore tra i due Ladroni, ossia la bilan-
Paradisum. CHRYSOSTOMUS: Erat ergo videre Salvatorem in medio cia della giustizia che esamina la fede e l'infedeltà. Il demonio scaccia
Latronum, trutinam iustitiae trutinantem fldem et infldelitatem. Adamo dal Paradiso; menti·e Cristo porta il ladrone in Paradiso davanti a
Expulit diabolus de Paradiso Adam, Christus Latronem impulit tutto il mondo e davanti agli Apostoli. Con la sola parola, con la sola fede
ante totum orbem et ante Apostolos. Nudo verbo, sola .fide in lo intr?dusse in Paradiso, affinché nessuno, dopo il peccato, debba dispe-
Paradisum introivit, ne quia post errores introitum desperaret. rare d1 entrarvi. Osserva la rapidità del cambiamento: dalla croce al cielo,
Attende ce!eritatem a cruce in caelos, a condemnatione in dalla condanna al Paradiso, perché tu possa sapere che il Signore fece
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618 Cap. 23, vv. 38-43 Cap. 23, vv. 38-43 619

Paradisum, ut noveris non ad benevolentiam illius, sed ad cle- ogni cosa non in base alle buone intenzioni del ladrone, ma della sua mise-
mentiam Dominum totum fecisse. Si autem iam /acta est bonorum ricordia. Ma se è già stata concessa la ricompensa dei buoni, forse che la
retributio, numquid supervacua erit resurrectio? Si enim introduxit risun-ezione diviene superflua? Infatti, se egli introdusse il ladrone in Pa-
latronem in Paradisum, corpus autem eius corruptum remansit radiso, tuttavia il suo c01po coll"otto restò fuori, perché non esisteva ancora
foris, liquet non esse resurrectionem corporum. Haec dicunt i/li: la 1isun-ezione dei corpi. Alcuni di.ranno: ma la carne, che fu partecipe
Sed caro, quae fuit Laborum particeps, numquid privabitur delle fatiche, sarà privata dei premi? Senti Paolo che dice (1 Cor 15,53):
praemiis? Audi Paulum dicentem (1 Cm~ 15, 53): «Oportet cor- «Bisogna che questo corpo conuttibile rivesta l'incorruttibilità». Ora, se il
ruptibile hoc incorruptionem induere». Sed si Dominus pollicitus Signore ha promesso il regno dei cieli e ha introdotto il ladrone in
est regnum caelorum, introduxit autem latronem in Paradiswn, Paradiso, tuttavia non gli ha ancora concesso il premio. Ma essi dicono:
nondum ei retribuit praemia. Sed dicunt: Nomine Paradisi regnum egli chiamò Paradiso il regno dei ciel i, usando un nom e familiare nel
caelorum nominavit, usitato nomine utens dum alloqueretur iivolgersi al ladrone, che non conosceva nulla degli insegnamenti difficili.
latronem, qui nihil audierat de arduis documentis. Quidam autem Alni però non leggono in questo modo: oggi sarai con me in Paradiso,
non sic legunt «Hodie mecum eris in paradiso», sed sic: «Dico ma nel modo seguente: lo ti dico oggi, e conseguentemente: sarai con me
tibi hodie»; et consequenter: «mecum eris in paradiso». Sed in paradiso. Noi aggiungiamo una soluzione ancora più chiara, notando
adhuc evidentiorem solutionem subiungemus: nam medici cum che, come quando i medici vedendo qualcuno disperato dicono: sei già
vident aliquem desperatum, dicunt: iam mortuus est; sic et latro, morto, così anche al ladrone, poiché non aveva più paura del suo ritorno
quoniam non amplius timebatur eius regressus ad perditionem, alla perdizione, viene detto che sarebbe entrato in Paradiso. TEOFILAITO:
dicitur Paradisum intrasse. THEOPllYLACTUS: Hoc tamen est verius Ma questa è la cosa più vera di tutte, che, anche se il ladrone e gli altri
omnibus, quod quamvis non omnia promissa sortiti sunt et latro et santi non hanno ottenuto tutte le promesse, affinché essi non siano resi
a/ii sancti, ne sine nobis consummarentw; ut dicitur in epistola ad perfetti senza di noi, come si dice in Eb 11,40, ciononostante essi si trova-
Hebraeos (11,40), sunt tamen in regno caelorum et in Paradiso. no già nel regno dci cicli e in Paradiso. GREGORIO NISSENO: Ma qui dob-
GREGORIUS NrssENUS: Hoc iterum oportet discutere: quomodo biamo esaminare nuovamente in che modo il ladrone viene considerato
latro censeatur dignus Paradiso, cum sanctis jlammea ji·amea degno del Paradiso, vis to che una spada fiam meggiante impedisce
prohibeat introitum. Sed attende quod sermo divinus eum versa- l'ingresso dei santi. Ma considera che la parola del Signore dice che essa
tilem dicit, ut indignis quidem obviet, dignis vero liberum ad è versatile, così che, mentre impedisce l'ingresso agli indegni, mosn·a per
vitam patefaciat aditum. GREGORIUS, Moralium [ 12, 7]: Ve/ i/la contro il libero ingresso alla vita a coloro che ne sono degni. G REGORIO:
Romphaea jlammea versatilis dicitw; pro eo quod fa isset quando- Oppure quella spada fiammeggiante viene detta versatile perché egli
que venire tempus ut etiam removeri debuisset: quando scilicet conosceva che sarebbe venuto un tempo in cui essa sarebbe stata tolta;
veniret qui suae incarnationis mysterio Paradisi nobis iter aperi- quando egli sarebbe venuto e con il mistero dell 'incarnazione ci avrebbe
ret. AMBROSTUS: Sed et illud solvendum est, quia a/ii, scilicet aperto la via dcl Paradiso. AMBROGIO: Ma bisogna anche spiegare perché
Matthaeus et Marcus, duos conviciantes inducunt latrones; iste gli altri, cioè Matteo e Marco, presentano due ladroni che insultano, men-
unum conviciantem, unum repugnantem: /orlasse et iste prius tre Luca ne presenta uno che insulta e un altro che difende; forse perché
conviciatus est, sed repente conversus est. Potuit etiam de uno anche quest'ultimo, dapprima, aveva insultato ma poi improvvisamente si
pluraliter dici, sicut est illud (Hebr. 11,37): «In caprinis pellibus convertì. Si può anche parlare tuttavia di uno al plurale, come nel testo
ambulabant... secti sunt», cum solus Elias melotidem habuisse, degli Ebrei 11,37: «Furono lapidati, sottoposti a dure prove, segati, m01i-
lsaias sectus esse doceatur. Mystice autem duo latrones duos populos rono di spada ecc.», m entre solo Elia vestì pelli caprine e soltanto Isaia fu
peccatores significant per baptismum cruc~figendos esse cum segato. In senso mistico i due ladroni rappresentano i due popoli peccatori
Christo; quorum dissensio diversitatem pariter credentium signi- che dovevano essere crocifissi con il battesimo assieme al Cristo; mentre
fica!. BEDA [super Hodie mecum eris}: «Quicumque» enim «bap- il loro disaccordo rappresenta la diversità fra i credenti. B EDA: Infatti
tizati sumus in Christo Jesu, in morte ipsius baptizati sumus» «Quanti siamo stati battezzati in Ciisto Gesù, siamo stati battezzati nella
620 Cap. 23, vv. 38-43 Cap. 23 , vv. 38-43 621

(Rom. 6,3). Per baptismum autem, cum peccatores essemus, sua morte» (Rm 6,3). Mentre eravamo infatti peccatori, con il battesimo
abluimur: sed alii, dum Deum in carne passum laudant, coronan- siamo stati purificati; invece allli, mentre glorificano Dio che soffre nella
tur; alii, dum aut fìdem aut opera baptismi habere renuerunt, carne, sono incoronati; alni infine, poiché rifiutarono di avere la fede o le
dono quod accepere, privantur. opere dcl battesimo, sono privati dcl dono che avevano ricevuto.

VERSUS 44-46 VERSETTI 44-46


44Erat autem fere hora sexta, et tenebrae factae sunt in
44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece
universa terra usque in horam nonam. 45Et obscuratus est buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 4511 velo del
sol, et velum templi scissum est medium. 46Et clamans tempio si squarciò nel mezzo. 46Gesù, gridando a gran voce,
voce magna lesus ait: Pater, «in manus tuas commendo disse: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Dicendo
spiritum meum». Et haec dicens exspiravit.
questo spirò.
CYRJLLUS: Postquam cru ci tradiderunt Dominum omnium
CIRTLLO: Dopo aver consegnato alla croce il Signore di ogni cosa,
mundi machina lugebat proprium Dominum, «et obtenebrata est
tutta l'impalcatura del mondo piangeva il suo Signore, e «si oscurò la
lux in meridie», secundum Amos (8,9), unde dicitur «Erat autem
luce del giorno», secondo Amos (8,9); perciò si dice: Era verso mez-
/ere hora sexta, et tenebrae factae sunt in universa terra usque ad
zogiorno quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino
horam nonani»: quod erat manifestum indicium, quod.forent pas-
surae caliginem crucifigentium animae. À UGUSTINUS, D e cons. alle tre del pomeriggio, che è un indizio sicuro che le anime dei cro-
Evang. [3,17}: Hoc autem quod de tenebris dictum est, etiam alii cifissori avrebbero patito una tenebra profonda. AGOSTINO: Ciò che
duo, Matthaeus et Marcus, contestantur. Addit autem Lucas, unde viene detto circa le tenebre viene confermato anche dagli altri due,
factae sunt tenebrae, cum subdit «Et obscuratus est sol» . Matteo e Marco; ma Luca aggiunge anche la ragione per cui si fece
ÀUGUSTJNUS, De civ. Dei [3,15]: Quam solis obscurationem non buio quando soggiunge: il sole si eclissò. AGOSTINO: Egli mostra ab-
canonico cursu siderum accidisse satis ostendit, quod tunc erat bastanza bene che 1'eclisse dcl sole non si verificò secondo il corso
Pascha Iudaeorum, quod piena luna solemniter agitur; regularis normale delle stelle, perché allora era la Pasqua dei Giudei, che si fa
autem solis defectio non nisi in .fine lunae contingit. DIONYSIUS, ad solennemente durante il plenilunio; mentre la mancanza del sole si ha
Polycarpum [epist. 7]: Cum ambo apud Heliopolim essemus, soltanto con la luna nuova. DIONIGI: Quando ci trovavamo entrambi
ambo sùnul incidentem mirabiliter soli lunam notabamus (non ad Eliopoli, entrambi abbiamo osservato allo stesso tempo che la
enùn eiusce coniunctionis tunc aderat tempu5~, ipsamque rursus luna incrociava il sole in un modo meraviglioso (perché non era il
ab hora nona usque in vesperam ad solis diametrum, supra natu- tempo della luna nuova) e poi di nuovo dall'ora nona fino a sera fu
rae vires restitutam. Jnsuper et eam lunae incidentiam observavi- riportata soprannaturalmcnte al diametro del sole. Inoltre abbiamo
mus ab oriente coepisse, et usque ad solaris corporis finem perve- osservato che questo incontro della luna cominciò da oriente e, giun-
nisse: ac tum demum resilisse, nec ex ea, ut asso/et, parte luminis to alla fine del corpo solare, tornò poi indietro, e l'assenza e la resti-
defectum et restitutionem contigisse, sed ex adverso diametri. nnione non avvenne come accade di solito, ma dal lato opposto del
GRAECUS: Hoc igitur prodigium factum est ut patere! quod qui diametro. Il GRECO: Questo prodigio avvenne perché fosse evidente
mortem susceperat, gubernator esset totius creaturae. ÀMBROSIUS: che colui che aveva assunto la morte era il padrone di ogni creatura.
Sol etiam occidit sacrilegis, ut funesti spectaculum sceleris obum- AMBROGIO: Il sole tramonta per i sacrileghi, per adombrare la scena
braret; tenebrae effusae sunt oculis pe1fìdorum, ut jìdei lumen dei loro del itti; le tenebre discendono sugli occhi dei malvagi, affin-
resurgeret. ché la luce della fede possa sorgere di nuovo.
622 Cap. 23, vv. 44-46 Cap. 23, vv. 44-46 623

BEDA: Volens autem Lucas miraculum miraculo adiungere, BEDA: Ora Luca, volendo aggiungere un miracolo al miracolo, sog-
subiungit «Et velum templi scissum est medium». Hoc expirante giunge: n velo del tempio si squarciò nel mezzo. Ciò avvenne mentre _il
Domino fàctum est, sicut Matthaeus et Marcus contestantur, sed Signore spirava, come confennano Matteo e Marco, ma Luca lo narra ~
Lucas praeoccupando narravit. THEOPHYLACTUS: Per hoc autem anticipo. TuoFILATTO: Ora, in questo modo il Signore mosh·ava che il
Dominus ostendebat, quod non erunt ulterius sancta sanctorum Santo dei Santi non era più inviolabile, ma, consegnato ai Romani, sarebbe
inaccessibilia; sed tradita in manus Romanorum inquinarentw; et stato contaminato e l'ingresso aperto a lutti. AMBROGIO: Anche il velo
eorum aditus patere!. AMBROS!US: Velum etiam scinditur, quo duo- viene squarciato, e con ciò viene indicata la divisione dei due popoli e la
rum populorum divisio, et synagogae profanatio declaratur. profanazione della Sinagoga. Viene squarciato il velo antico affm_ché la
Scinditur velum vetus, ut Ecclesia nova .fìdei suae vela suspendat. Chiesa possa solJevare i nuovi veli della sua fede. Vìcne sospeso il velo
Synagogae ve/amen suspenditw~ ut religionis interna myst~ria della Sinagoga perché i segreti misteri della religione siano rivelati e li pos-
revelata, mentis cernamus intuitu. THEOPHYLACTUS: Per hoc etiam siamo vedere con lo sguardo della mente. TEOFILATIO: Tnoltre con ciò si
ostenditur quod velum, quod sequestrabat nos a sacris quae sunt mostrn che il velo che ci separava dalle cose sacre che si trovano in cielo
in caelo, disrumpitur, idest Dei inimicitia et peccatum. viene lacerato, ossia l'inimicizia di Dio e il peccato.
AMBROSJUS: Deinde etiam ubi acetum bibit, assumptae mortali- AM!3ROGIO: Tnoltre, quando bevve l'aceto, si compì ogni mistero della
mortalità che era stata assunta, e rimase soltanto l'immortalità; perciò con-
tatis impletum est omne mysterium, et ùnmortalitas sola remansit;
tinua: Gesù, gridando a gran voce, disse: Padre, nelle tue mani consegno
unde sequitur «Et clamans voce magna ait Jesus: Pate1; in manus
il mio spirito. BEDA: Invocando il Padre egli proclama di essere il Fi?lio di
tuas commendo spiritum meum». BEDA: Patrem invocando, Filium
Dio; mentre, consegnando lo spi.rito, non accenna a una mancanza d1 pote-
Dei se esse declarat: spiritum vero commendando, non defectum
re, ma insinua la sua fiducia nello stesso potere con il Padre. AMBROGIO:
suae virtutis, sed confidentiam eiusdem cum Patre potestatis insi-
Muore la carne affmché risorga lo spi1ito; si affida al Padre, affinché le
nuat. AMBROSJUS: Caro moritur, ut resurgat spiritus; Patri com-
realtà celesti siano liberate dalle catene dell'iniquità, e così ci sia pace nei
mendatur, ut caelestia quoque ab iniquitatis vinculo solverentur,
cieli in modo che anche le realtà teffene la possano seguire. CIRILLO: Ora,
et pax fìeret in caelo, quam terrena sequerentwé CYRILLUS: Haec
que;ta voce insegna che le anime dei giu~ti non _so~o. più_ 1i~c~iu~e negli
autem vox edocet quod animae sanctorum non deinceps in inferno inferi come p1ima, ma si trovano presso D10, e prmc1p10 d1 c10 e diventato
clauduntw~ ut prius; sed apud Deum sunt, huius rei facto Christo
iJ Cristo. ATANASIO: Infatti per mezzo di se stesso egli consegna al Padre
principio. ATHANAS!US: Commendat enim Patri se per universos tutti i m01tali che sono stati vivificati in lui; poiché noi siamo sue membra,
mortales in se vivificatos: nam sumus membra eius, secundum secondo il detto dell'Apostolo (Gal 3,28): «In Cristo siamo tutti una cosa
illud Apostoli (Gal. 3,28): «Omnes unum estis in Christo». sola». GREGORIO NISSENO: Ora, conviene cercare in che modo allo stesso
GREGORJUS NYSSENUS: Decet autem quaerere qua/iter in eodem tempo il Signore divide se stesso in h·e: nelle viscere della terra, come
tempore Dominus tripartitur seipsum: in viscera terrae, ut dixerat aveva detto ai Farisei; nel Paradiso di Dio, come dice al ladrone; nella
Pharisaeis; in paradisum Dei, ut dixit latroni; in manus paternas, mani del Padre, come dice adesso. Ma a chi considera le cose rettamente,
ut mmc dicitur. Sed recte considerantibus, hoc nec quaestione ciò non sembra neppure degno di discussione; infatti colui che, grazie alla
dignum videtur: nam qui ubique est per divinam potentiam, quoli- sua divina potenza, si trova presente ovunque, è presente in ogni luogo.
bet loco adest. AMBROS!US: Commendatur ergo Patri spiritus; sed AMBROGIO: Pertanto viene consegnato al Padre lo spirito; ma poiché si
cum sit in superioribus, illumina! et inferna, ut universa rediman- trova nella sfera superiore, egli illumina anche quelle cose che si trovano in
tur; etenim Christus omnia, et in Christo omnia. GREGORJUS basso, per redimere ogni cosa; infatti Cristo è ogni cosa e ogni cosa si h·ova
NYSSENUS: Alia solutio est, quod in tempore passionis neutram in Cristo. GREGORIO NISSENO: C'è anche un'altra soluzione, poiché nel
partem humanitatis semel unita divinitas dimisi!, sed animam de tempo della passione nessuna delle parti dell'wnanità, che una volta erano
corpore spante disiunxit, sed tamen in utroque permanentem unite, fu perduta dalla divinità, la quale separò spontaneament~ l'ru~a d~l
ostendit: nam per cmpus, in quo mortem suscepit, confutavit mor- corpo, ma mostrò di essere presente, i~ entrambe le cose; infatti, co~ il
tis potentiam; per animam vero latroni paravit introitum Paradisi. corpo con cui assunse la morte, confuto 11 potere della morte, e con l anima
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624 Cap. 23, vv. 44-46 Cap. 23, vv. 44-46 625

Dicit autem lsaias (49, J6) de superna lerusalem, quae a Paradiso preparò al ladrone l'ingresso in Paradiso. Isaia (49,16) dice della Ge-
non est alia: «Super manus meas depinxi moenia tua». Unde rusalemme celeste che non è diversa dal Paradiso: «Le tue mura ho prodot-
palam est quod existens in Paradiso manus Patris inhabitabat. to con le mie mani». Perciò è chiaro che chi è in Paradiso si trova nelle
DAMASCENUS: Ve! expressius loquendo, in sepulcro erat secundum mani del Padre. DAMASCENO: Oppure, parlando più espressamente, egli si
corpus, in inferno secundum anùnam; sed sicut Deus, in Paradiso trovava nel sepolcro con il corpo e negli inferi secondo l'anima, ma come
cum latrane, et in throno erat cum Patre et Spiritu Sancto. Dio si trovava in Paradiso con il ladrone, ed era sul trono della gloria insie-
THEOPHYLACTUS: Clamans vero alta voce expirat, quia inerat ei me con il Padre e lo Spirito santo. TEOFILATIO: Gridando ad alta voce
potestas ponendi animam suam, et eam resumendi; unde sequitur spirò, poiché c'era in lui il potere di dcpoffe la sua anima e di riprenderla;
«Et haec dicens, espiravit». ÀMBROSJUS: Quasi dicat: Tradidit perciò segue: Dicendo questo spirò. AMBROGIO: Come se dicesse: conse-
spiritum quia non invitus amisit: quod enim em.ittitur, vofuntarium gnò lo spirito perché non lo perdette involontariamente; infatti ciò che si
est; quod amittitur, necessarium. emette è volontario, mentre ciò che si perde è necessatio.

VERSUS 47-49 VERSETTI 47-49

47Videns autem centuria quod factum fuerat glorificavit 47Vedendo ciò che era accaduto, il centurione glorificava
Deum dicens: Vere hic homo iustus erat. 4BEt omnis turba Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». 48Anche tutte le folle
eorum, qui simul aderant ad spectaculum istud et videbant che erano accorse a questo spettacolo, e vedendo ciò che ac-
quae fiebant, percutientes pectora sua revertebantur. cadeva, se ne tornavano percuotendosi il petto. 49Tutti i suoi
49Stabant autem omnes noti eius a longe et mulieres, quae conoscenti assistevano da lontano, e così le donne che )o ave-
secutae eum erant a Ga/ilaea, haec videntes. vano seguito fin dalla Galilea, vedendo queste cose.

ÀUGUSTJNUS, De Trin. [c. 13}: Cum post illam vocem continuo AGOSTINO: Poiché dopo quella voce egli rese immediatamente lo spi-
tradidit spiritum, hoc maxime qui aderant, sunt mirati: Longa enim rito, soprattutto coloro che erano presenti ammiravano questa scena:
morte cruciabantur ligno suspensi; unde dicitur « Videns autem infatti coloro che erano sospesi in croce erano straziati da una lunga
Centuria quod factum fuerat, glor!fìcavit Deum, dicens: Vere hic morte; perciò si dice: Vìsto ciò che era accaduto il centurione glor(ficava
homo iustus erat». AucusrINUS, De cons. Evang. [3,20]: Non est Dio: Veramente quest'uomo era giusto. AGOSTINO: Infatti non c'è alcuna
autem contrarium quod Matthaeus, viso terraemotu, dicit admira- contraddizione nel fatto che Matteo dice che alla vista del terremoto il
tum Centurionem, cum Lucas dicat hoc eum admiratum fuisse centurione si meravigliò, mentre Luca dice che egli si meravigliò allor-
quod emissa i/la voce expirasset, ostendens quam potestatem ché Gesù, emesso un fo1t e grido, spirò, mostrando quale potere egli
habuit quando moreretlaé In eo autem quod Matthaeus dixit non aveva quando morì. Ora, per il fatto che Matteo parla non solo del teffe-
solum viso terraemotu, sed addidit (27,54): «Et his quae fiebant», moto, ma aggiunge (27,54): <<E le cose che succedevano», mostra che
integrum locum fuisse demonstravit Lucae, ut diceret ipsum c'era ampio spazio perché Luca dicesse che il centurione si meravigliò
Domini mortem fuisse miratum. Quod autem Lucas etiam ipse dixit della morte del Signore. Ma che Luca abbia anche detto: Vìsto ciò che
« Videns autem centurio quod factum erat», in eo genere inclusit
era accaduto, mostra che egli include in quella espressione generica tutte
omnia quae facta erant in illa hora mirabiliter, tamquam unum
le cose meravigliose che ebbero luogo in quell'ora, come se raccontasse
mirabile factum commemorans, cuius quasi membra et partes
un evento mirabile di cui tutti gli altri miracoli non sono che parti e
erant omnia i/la miracufa. Quod autem alius dixit (Matth. 27,54),
membra. Che poi un altro Evangelista dica (Matteo 27,54) che il centu-
Centurionem dixisse: «Vere jìfius Dei erat iste», Lucas autem ait,
rione affetmò: «Veramente questi era il figlio di Dio», mentre Luca dice:
quod iustus erat, putari potest diversum; sed ve! utrumque dictum
""'
626 Cap. 23, vv. 47-49 Cap. 23, vv. 47-49 627

a Centurione debemus intelligere, et aliud illum, aliud istum com- Veramente quest'uomo era giusto, può farci pensare che siano due cose
memorasse; ve/ /orlasse Lucam exprimere voluisse sententiam diverse; ma possiam o anche pensare che entrambe le frasi siano state
Centurionis, quomodo dixerit Iesum Filium Dei: forte enim non dette dal centurione, e che quello (Matteo) abbia ricordato una frase, e
Unigenitum aequalem Patri Centuria intellexerat; sed ideo fìlium costui (Luca) abbia ricordato l'altra; oppure, forse, Luca ha voluto espri-
Dei dixerat, quia iustum crediderat, sicut multi iusti dicti sunt filii mere la sentenza con cui il centurione ha detto che Gesù è il Figlio di
Dei. !am vero quia Matthaeus addidit eos qui cum Centurione Dio; infatti forse il centurione non aveva compreso che l'Unigenito è
erant, Lucas vero hoc tacuit; non est contrarium, cum alius dicit uguale al Padre, ma l'aveva detto figlio di Dio perché lo riteneva giusto,
quod alius tacet: et Matthaeus di,xit (27,54): «Timuerunt valde»; come molti giusti sono detti figli di Dio. Che poi Matteo 1icordi anche
Lucas autem non dixit: Timuit, sed «glorificavit Deuni»: quis non coloro che erano con il centurione, mentre Luca non ne parli, non impli-
intelliga t Deum timendo glorificasse? THEOPl!YLACTUS: Nunc ca contraddizione, perché uno dice ciò che l'altro tace; e Matteo sog-
autem videtur ejjèctum sortiri quod Dominus dixerat (Io 12,32): giunge (27,54): «Temettero grandement@; mentre Luca non dice: temet-
«Cum exaltatus fuero, omnia ad me traham». Exaltatus namque te, ma glorificava Dio; ora, chi non capisce che, temendo Dio, uno lo
in cruce attraxit latronem et Centurionem, sed et quosdam glorifica? TuoFILATro: Si vede così che sortisce il suo effetto ciò che il
l udaeorum, de quibus sequitur «Et omnis turba eorum qui simul Signore aveva preannunciato (Gv 12,32): «Quando sarò innalzato da
aderant ad spectaculum istud, et videbant quae fiebant, per- terra, trarrò tutto a me». Infatti, innalzato sulla croce, attirò a sé il ladrone
cutientes pectora sua revertebantun>. BEDA: Quod percutiebant e il centwfone e alcuni dci Giudei, dci quali si dice: Anche tutte le.folle
pectora, quia poenitentiae et luctus indicium est, potest dupliciter che erano accorse a questo spettacolo, e vedevano ciò che accadeva, se
intelligi: sive enim eum cuius vitam dilexerunt, iniuste occisum ne tornavano percuotendosi il petto. B ED/\: Che si battessero il petto, in
dolebant; sive cuius mortem se impetrasse meminerant, hunc in segno di lutto e di penitenza, lo si può intendere in due modi: infatti
morte amplius glorifìcatum tremebant. Notandum autem, quod coloro che l'avevano amato in vita erano addolorati per la sua mo1te
Gentiles Deum timentes, apertae confessionis voce glorifìcant; ingiusta, mentre coloro che si ricordavano di avere invocato la sua
Iudaei percutientes solum pectora, silentes domum redeunt. morte, tremavano vedendolo ulterimmente glorificato dopo m orte. Ora,
AMBROSJUS: O duriora saxis pectora ludaeorum! ludex arguit, cre- bisogna notare che i Gentili che temevano Dio, lo glorificavano con una
dit minister, proditor scelus suum morte condemnat, elementa voce di apetta confessione, mentre i Giudei, che si battevano soltanto il
fugiunt, terra concutitw~ monumenta reserantur: ludaeorum petto, facevano ritorno a casa in silenzio. AMBROGIO: O petti dei Giudei
tamen immobilis duritia manet orbe concusso. BEDA [super Videns più duri dci sassi! Il giudice assolve, l'ufficiale crede, il traditore con la
Centuria]: Unde merito per Centurionemfides Ecclesiae designa- sua m orte condanna il prop1i o delitto, gli elementi si dissolvono, la terra
tw~ quae Dei Filium tacente synagoga confirmat. lmpletur autem trem a, le tombe si spalancano, mentre la durezza dei Giudei resta immo-
quod Dominus Patri conqueritur dicens (Ps. 87, 19): «Elongasti a bile, sebbene tutto il mondo rimanga scosso. BEDA: Pc1tanto a buon di.rit-
me amicum et proximum, et notos meos a miseria»; unde sequitur to per mezzo del centurione viene indicata la fede della Chiesa, la quale,
«Stabant autem omnes noti eius a longe». THEOPHYLACTUS: mentre la Sinagoga tace, rende testimonianza al Figlio di Dio. Ora si
Sed feminarum genus olim maledictum, manet et videt haec compie quel lamento che il Signore rivolge al Padre: (Sal 87, 19): «Hai
omnia; sequitur enim «Et mulieres quae secutae erant eum a allontanato da me l'am ico e il vicino e i miei conoscenti a cagione della
Galilaea, haec videntes», et sic primae refoc illantur iustificatione, mia miselia»; perciò continua: tutti i suoi conoscenti assistevano da lon-
aut benedictione a passione projluente, sicut et resurrectione. tano. T EOFI LATro: Ma il genere femminile, una volta maledetto, rimane e
vede tutto; infatti segue: e così le donne che l'avevano seguito jì.n dalla
Galilea, vedendo queste cose. E così esse sono le prime a essere ristorate
con la giustificazione o con la benedizione che fluisce dalla passione,
come pure con la reswTezione.
628 Cap. 23, vv. 50-56 Cap. 23, vv. 50-56 629

VERSUS 50-56 VERSETTI 50-56

SOEt ecce vir nomine Joseph, qui erat decuria, vir bonus et 50C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, perso-
iustus 51 (hic non consenserat consilio et actibus eorum) ab na buona e giusta. 51 Non aveva aderito alla decisione e all'operato
Arimathia civitate ludaeae, qui expectabat et ipse regnum degli altri. Egli era di Arimatea, una città dei Giudei, e aspettava anche
Dei. 52Hic accessit ad Pilatum et petiit corpus /esu; 53et lui il regno di Dio. 52Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo
depositum involvit sindone et posuit eum in monumento calò dalla croce, lo awolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba
exciso, in quo nondum quisquam positus fuerat. 54Et dies scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.
erat parasceves, et sabbatum i//ucescebat. 55Subsecutae 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato.
autem mulieres, quae cum ipso venerant de Galilaea 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giu-
viderunt monumentum et quemadmodum positum erat cor~ seppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo
pus eius 56et revertentes paraverunt aromata et unguenta et di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati.
sabbato quidem siluerunt secundum mandatum. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.

GRAECUS: Fuerat quandoque Ioseph occultus Christi discipu- Il GRECO: C'era un ce1to Giuseppe, un discepolo segreto di Cristo:
lus: denique vinculum timoris rumpens, ferventior factus, rompendo finalmente la catena dcl timore e divenuto più fervente, depose
dominicum corpus turpiter pendens a ligno deposuit, comparans il corpo del Signore obbrobriosamente pendente dalla croce, guadagnando
pretiosam margaritam verborum modestia; unde dicitur «Et ecce così una gemma preziosa con la mitezza delle sue parole. Perciò si dice:
vir nomine loseph, qui erat decuria». BEDA: Decuria vocatur, C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio. B EDA: Viene
quod sit de ordine curiae, et officia curiae administret, qui etiam detto «decurio» perché era membro della curia e ne amministrava gli uffi-
curialis a procurando munera civilia so/et appellari. Magnae ci. Si suole inoltre chiam are curiale chi attende a uffici civili. Pertanto era
ergo loseph dignitatis apud saeculum, sed maioris apud Deum grande la dignità di Giuseppe nel mondo, ma ancora più grande il merito
meriti fitisse Laudatur," unde sequitur «Vir bonus et iustus (hic non che si guadagnò presso Dio; perlanto segue: Egli era una persona buona e
consenserat consilio et actibus eorum) ab Arimathaea civitate giusta. Non aveva aderito alla decisione e al/ 'operato degli altri. Egli era
ludaeae». Arimathaea ipsa est Ramatha civitas Aelcanae et di Arùnatea, una città dei Giudei. A1imatea è anche Ramatha, la città di
Samuelis. AUGUSTJNUS, De cons. Evang. [3,22]: D icit autem Eleana e Samuele. AGOSTINO: Giovanni dice che era un discepolo di Gesù;
Ioannes quod erat discipulus Tesu," unde et hic subditur «Qui perciò qui si aggiunge: e aspettava anche lui il regno di Dio. Ora, giusta-
expectabat et ipse regnum Dei». Merito autem movet cur ille qui mente commuove il fatto che colui che per paura era rimasto un discepolo
propter timorem occultus erat discipulus, ausus sit petere corpus segreto di Gesù, osi chiedere il suo corpo, cosa che nessuno di quelli che
eius, quod nullus eorum qui eum palam sequebantur auderet; l'avevano seguito apertamente aveva osato fare; infatti continua: Si pre-
sequitur enim «Hic accessit ad Pilatum, et petiit co1pus Iesu». Sed sentò a Pilato e chiese il co1po di Gesu. Ma si deve pensare che egli abbia
intelligendum est istum fiducia dignitatis hoc fecisse, qua praedi- fatto questo in base alla propria dignità, per cui poteva entrare facilmente
da Pilato. Nel compiere tuttavia quell'estremo 1i to funebre sembra che egli
tus poterai familiariter intrare ad Pilatum. ln extremo autem ilio
si sia preoccupato meno dei Giudei, sebbene fosse sua abitudine, nell'a-
officio funeris exhibendo minus videtur curasse de Iudaeis, quam-
scoltare il Signore, evitare la loro ostilità. B EDA: Essendo dunque adatto
vis soleret in Domino audiendo eorum inimicitias devitare. BEDA:
per la giustizia delle sue opere a seppellire il corpo del Signore, la dignità
Sic igitur pro iustitia meritorum sepeliendo corpori dominico
dcl suo potere secolare lo rendeva degno di ottenere questo pe1mcsso.
aptus, dignus fuit per nobilitatem potentiae saecularis illud impe-
Perciò continua: Lo calò dalla croce e lo avvol.~e in un lenzuolo. Con la
trare; unde sequitur «Et depositum involvit in sindone». Ex sim- semplice sepoltura del Signore viene condannata l'ambizione dei ricchi, i
plici sepultura Domini ambitio divitum condemnatw; qui nec in quali neppure nei sepolcti riescono a fare a meno delle loro ricchezze.
630 Cap. 23, vv. 50-56 Cap. 23, vv. 50-56 631

tumulis quidem possint carere divitiis. ATHANASJUS: Enormiter ATANASIO: Ancora agiscono in modo assurdo coloro che imbalsano i corpi
etiam agunt qui condiunt co1pora mortuorum, et ea non sepeliunt, dei loro morti e non li seppelliscono, sebbene siano santi; infatti che cosa
etiamsi sancta sint: quid enim sanctius aut maius Domini co1pore? c'è di più santo o di più grande dcl corpo del Signore? E tuttavia esso fu
Quod !amen in monumento positum est; donec die tertia resur- posto in un sepolcro fino a quando 1isorse di nuovo il terzo giorno. Quindi
rexit; sequitur enim «Et posuit eum in monumento exciso». B EDA: continua: e lo depose in una tomba scavata nella roccia. BED/\: Nella roc-
Scilicet de petra; ne si ex multis lapidibus aedifìcatum esset, post cia, affinché, se fosse stato costruito con molte pietre e dopo la risurrezione
resurrectionem sujfossis tumuli fimdamentis, ablatus fi1rto dicere- fossero state smosse le fondamenta della tomba, non si dicesse che era
tur. In novo etiam ponitur monumento; nam sequitur «In quo non- stato po1tato via con il fiuto. Viene inoltre deposto in una tomba nuova;
dum quisquam positus fi1erat»: ne post resurrectionem ceteris infatti continua: nella quale nessuno era stato ancora deposto: perché,
cmporibus remanentibus, surrexisse alius suspicaretur. Quia vero qualora fossero rimasti i resti di altri corpi, non venisse il sospetto che non
sexta die homo factus est, recte Dominus sexta die crucifìxus fosse stato quello del Salvatore a 1isuscitare. Dato poi che l'uomo fu creato
humanae reparationis implevit arcanum; unde sequitur «Et erat nel sesto giorno, giustamente il Signore nel sesto giorno venne crocifisso
dies parasceves», quod praeparatio interpretatur; quo nomine per compiere il mistero della salvezza umana. Poi segue: Era il giorno
sextam feriam appellabant, quia ea die, quae in sabbatum forent della Parasceve, che significa preparazione, e con questo nome chiamava-
necessaria, praeparabant. Quia vero septimo die requievit no la feria sesta, perché in quel giorno si preparavano le cose che sarebbero
Conditor ab opere suo, sabbato Dominus in sepulcro requievit; state necessarie per il sabato seguente. Ma poiché il settimo giorno il
unde sequitur «Et sabbatum illucescebat». Supra autem legimus Creatore riposò dalla sua opera, il sabato il Signore riposò nel sepolcro;
(v. 49), quia «stabant omnes noti eius a longe, et mulieres quae perciò prosegue: e già splendevano le luci del sabato. Ma in precedenza
secutae erant eum». His ergo notis Iesu post depositum eius cadav- abbiamo letto (v. 49): Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano, e cosi
er ad sua remeantibus, solae mulieres, quae arctius amabant, le donne che lo avevano seguito. Mentre questi conoscenti di Gesù, dopo
funus subsecutae, quo loco poneretur inspicere cupiebant; la deposizione del suo corpo, fecero ritorno alle loro abitazioni, soltanto le
sequitur enim «Subsecutae autem mulieres, quae cum ipso venerant donne, che lo amavano più fmtemente dopo aver eseguito il funerale, desi-
de Galilaea, viderunt monumentum, et quemadmodum positum deravano vedere il luogo dove veniva deposto; perciò segue: Le donne che
erat corpus eius»: ut scilicet ei tempore congruo munus possent suae erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservaro-
devotionis ofjerre. THEOPHYLACTUS: Neque tamen fidem debitam no la tomba e come era stato deposto il c01po di Gesù: affinché in tempo
adhuc habebant, sed quasi puro homini aromata et unguenta opporti.mo gli potessero offiire il dono della loro devozione. TuOfILATIO:
parabant more Iudaeorum, qui talia exhibebant defunctis; unde Non avevano però ancora la fede dovuta, ma secondo il rito dei Giudei,
sequitur «Et revertentes paraverunt aromata et unguenta». BEDA: come se fosse un semplice uomo, preparavano gli aromi e gli unguenti,
Sepulto enim Domino, quamdiu licebat operari, idest usque ad poiché erano queste le cose che esibivano ai defunti. Quindi prosegue: poi
solis occasum, unguentis praeparandis erant occupatae. tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. B EDA: Infatti
sepolto il Signore, fino a quando era consentito di lavorare, ossia tino al
Mandatum autem erat ut sabbati silentium, idest quies, a vespera
tramonto dcl sole, furono occupate a preparare i profumi. Esisteva il
usque ad vesperam servaretur; sequitur enim «Et sabbato quidem
siluerunt secundum mandatum». comando che nel giorno di sabato si osservasse il silenzio, ossia il 1iposo,
dalla sera fino alla sera; infatti prosegue: Il giomo di sabato osservarono il
ÀMBROS!US: Mystice autem iustus Christi corpus sepelit: talis
riposo secondo il comandamento.
enim est Christi sepultura, quae fraudem iniquitatemque non
AMBROGIO: In senso mistico un giusto seppellisce il corpo di Ctisto.
habeat. Merito autem Matthaeus hunc divitem dixit: suscipiendo
lnfatti la sepoltura di Cristo è tale da non possedere alcuna frode o iniquità.
enim divitem nescivit fide i paupertatem. lustus corpus Christi
A buon diritto Matteo chiama questo uomo 1icco, poiché, portando colui
operit sindone; vesti et tu Domini corpus gloria sua, ut et ipse sis
che è veramente ricco, ignorò la povertà della fede. Il giusto ricopre il
iustus; et si mortuum credis, operi tamen divinitatis plenitudine corpo di Cristo con una sindone; rivesti anche tu il corpo di C1isto con la
suae; sed et vestitur Ecclesia innocentiae gratia. B EDA [super sua gloria, per diventare a tua volta giusto. E se credi che sia morto, rico-
632 Cap. 23, vv. 50-56 Cap. 23, vv. 50-56 633

Revolvit eum in sindone): Tlle etiam in sindone munda involvi! prilo con la pienezza della sua divinità. Ma anche la Chiesa è vestita con la
l esum qui pura eum mente susceperit. ÀMBROSIUS: Non otiose grazia dell' innocenza. B EDA: Avvolge Gesù in una sindone immacolata chi
alius Evangelista monumentum novum dixit, alius monumentum lo riceve con una mente pura. AMBROGIO: Un Evangelista non senza ragio-
l oseph: etenim tumulus his paratur qui sub lege sunt mortis; vie- ne parla di un sepolcro nuovo, mentre un altro parla della tomba di
tar mortis tumulum suwn non habet. Quae enim communicatio Giuseppe; infatti la tomba viene preparata per coloro che sono soggetti alla
tumulo et Dea? Solus etiam tumulo includitU1; quia mors Christi, legge della m01te, mentre il vincitore della mo1tc non possiede una prop1ia
etsi sit communis secundum naturam, specialis est secundum vir- tomba. Che c'è infatti di comune fra la tomba e Dio? Egli viene rinchiuso
tutem. Bene autem Christus in monumento conditur iusti ut iustitiae nella tomba da solo perché la morte di Cristo, benché sia comune secondo
habitatione requiescat: monumen tum enim hoc in duritiae natura, è singolare secondo il suo potere. Ma Cristo viene giustamente sep-
Gentilis petra iustus excidit penetrali verbi, ut praetenderet in pellito nella tomba di un giusto, affinché egli possa riposare nella dimora
nationibus virtus Christi. Cui pulcherrime admotus est lapis. della giustizia. Infatti questa tomba, il giusto l'ha scavata nella pietra della
Quicumque in se bene humaverit Christum, diligenter custodia!, durezza dei Gentili con la parola penetrante, affinché la potenza di Cristo
ne eum perdat, neve perjìdiae sit ingressus. B EDA [super Erat dies possa estendersi sopra le nazioni. E in modo assai appropriato una pietra è
parasceves]: Quod autem Dominus sexta die crucifigitur, septima stata rotolata contro la tomba. Infatti chiunque ha seppellito in se stesso il
in sepulcro quiescit, signifìcat quod in sexta mundi aetate nos pro Cristo lo custodisca con diligenza per non perderlo e perché non ci sia
Domino pati et velut mundo crucifìgi necesse est; in septima vero, alcun ingresso per la perfidia. BEDA: Che il Signore poi venga crocifisso il
idest post mortem, corpora quidem in tumulis, animae vero cum Do- sesto giorno e che nel settimo giorno riposi nel sepolcro, significa che nella
mino requiescunt. Usque huc et mulieres sanctae, idest animae hu- sesta età del mondo dobbiamo soffrire per il Signore ed essere come croci-
miles dilectione ferventes, passioni Christi diligenter obsequuntur: fissi al mondo; mentre nella settima età, ossia dopo la morte, i corpi giace-
et si forte valeant imitari, seduta curiositate, quo ordine sit eadem ranno nella tomba mentre le anime riposeranno con il Signore. Ma anche
passio completa, perpendunt: qua lecta, audita, recordata, mox ad nel tempo presente le sante donne, cioè le anime umili, ferventi nell'amo-
paranda se opera virtutum, quibus Christus delectetur, convertunt, re, si dedicano diligentemente alla passione di Cristo, e, se per caso sono in
ut finita praesentis vitae parasceve, in requie beata tempore resw-- grado di imitarlo, considerano attentamente ogni passo secondo l'ordine
rectionis occurrere Christo valeant cum aromatibus spiritualium con cui la Passione fu compiuta. E dopo aver letto, udito e ricordato tutte
actionum. queste cose, esse passano immediatamente a preparare le opere delle virtù
in cui Cristo si diletta, affinché, terminata la Parasceve della vita presente,
possano essere in grado di incontrare il Cristo con i profumi delle azioni
spirituali nel riposo beato al tempo della risurrezione.
:q

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CAPUT24 CAPITOL024

VERSUS 1-12 VERSETTI 1-12

1Una autem sabbati va/de diluculo venerunt ad monumentum 111 primo giorno dopo il sabato di buon mattino si recarono alla
portantes quae paraverant aromata 2et invenerunt lapidem revolu- tomba portando con sé gli aromi che avevano preparato, 2e trovaro-
tum a monumento. 3Et ingressae non invenerunt corpus Domini no la pietra rotolata via dal sepolcro. 3Entrate, non trovarono il corpo
lesu. 4Et factum est, dum mente consternatae essent de isto, del Signore Gesù. 4E awenne che, mentre erano costernate per
ecce duo viri steterunt secus illas in veste fulgenti. 5Cum timerent questo, ecco due uomini apparvero vicino a loro in vesti sfolgoranti.
autem et declinarent vultum in terram, dixerunt ad illas: Quid 5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto per terra,
quaeritis viventem cum mortuis? 6Non est hic, sed surrexit: recor- dissero loro: Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 Non è qui,
damini qua/iter locutus est vobis, cum adhuc in Galilaea esset, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Ga-
7dicens quia «oportet Filium hominis tradi in manus hominum lilea, 7dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse conse-
peccatorum, et crucifigi et die tertia resurgere». BEt recordatae gnato in mano ai peccatori, e fosse crocifisso e risuscitasse il terzo
sunt verborum eius. 9Et regressae a monumento nuntiaverunt giorno. 8Ed esse si ricordarono delle sue parole, 9e, tornate dal se-
haec omnia illis undecim et ceteris omnibus. 10Erat autem Maria polcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 1OEra-
Magdalene et loanna et M aria lacobi et ceterae, quae cum eis no Maria di Magdala, Giovanna, Maria di Giacomo, e le altre che
erant, quae dicebant ad apostolos haec. 11 Et visa sunt ante illos erano con loro, e raccontarono queste cose agli Apostoli. 11 Quelle
sicut deliramentum verba ista, et non crediderunt illis. 12Petrus parole parvero loro come un vaneggiamento, e non credettero ad
autem surgens cucurrit ad monumentum et procumbens vidit lin- esse. 12Pietro tuttavia levatosi corse al sepolcro, e chinatosi vide
teamina sola posita et abiit secum mirans quod factum fuerat. solo le bende, e tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

B EDA : Religiosae mulieres non solum in die p arasceve, sed B EDA: Alcune pie dom1e, trascorso non soltanto il giorno della Parasce-
etiam sabbato transacto, idest sole occidente, max ut operandi ve, ma anche il sabato, ossia al calar del sole, appena ritornò la libertà di la-
licentia remeavit, emerunt aromata, ut venientes ungerent corp us vorare, comprarono gli aromi per andare a ungere il corpo di Gesù, come
Jesu, sicut Marcus testatur; praeoccupante tamen iam noctis arti- afferma Marco; ma finché non trascorse la notte, non si recarono al sepol-
culo, monumentum adire non valuerunt; et ideo dicitur «Una cro. Perciò si dice: li primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si reca-
autem sabbati valde diluculo venerunt ad monumentum, portantes rono alla tomba portando con sé gli aromi che avevano preparato. Un
quae paraverant aromata». Una sabbati, sive prima sabbati, prima sabato, oppure il primo sabato, è il pri mo giorno dopo il sabato, che i
est a sabbato, quam diem dominicam propter Domini resurrectio- Cristiani sono soliti chiamare dom enica a causa della risurrezione dcl
nem mos Christianus appellat. Quod autem va/de diluculo mulieres Signore. Ora, che di buon mattino le donne andassero al sepolcro esprime
venere ad monumentum, magnus quaerendi et inveniendi Dominum il gran fe1vore di carità che le spingeva a cerca.re e a trovare il Signore.
fervor caritatis ostenditw~ AMBROSIUS: Sed magna oritur hoc loco AMBROGIO: Ma da questo testo nasce una grande perplessità in molti, per-
plerisque dubitatio: siquidem hic «va/de diluculo», Matthaeus ché, mentre Luca dice: di buon mattino, Matteo dice che fu nella sera del
vespere sabbati mulieres ad monumentum venisse dixit. Sed sabato che le donne si recarono al sepolcro. Ma tu puoi supporre che gli
Evangelistas de diversis putes dixisse temporibus, ut personas alias Evangelisti parlino di occasioni differenti, così da riferirsi a differenti gmp-
mulierum, et alias conicias visiones. Quod autem scriptum est pi di donne e a differenti apparizioni. Ma il fatto che in Matteo 28,l sia
(Matth. 28, 1) «vespere sabbati, quae lucescit in prima sabbati», scritto: «Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana», il
636 Cap. 24, vv. 1-12 Cap. 24, vv. 1-12 637

resurrexisse Dominum, sic temperandum est: ut neque mane domi- Signore è rismto, dobbiamo intenderlo così che né al mattino della dome-
nica, quae est prima post sabbatum, neque sabbato resurrectio nica, che è il primo giorno dopo il sabato, e neppure nel giorno di sabato
jacta credatur: nam quomodo triduum completur? Non ergo ve.5pe- sia avvenuta la risurrezione: infatti, in questo modo, come si compirebbero
rascente die, sed vespere noctis resurrexit. Denique graecus «sera» i tre giorni? Perciò non nel giorno che diventa sera, ma nel declino della
dixit. Sero autem horam signifìcat in occasu diei, et rei cuiuslibet notte avvenne la tisurrezionc. D'altra patte in greco c'è «tardi» Oatino
tarditatem; si dicas: sero mihi suggestwn est. Est ergo et sera tem- sera). Ma «tardi» significa sia l'ora dcl tramonto del giorno, sia la lentezza
pus noctis profimdum: unde et mulieres ad monumentum accedendi di qualsiasi cosa; come se dicessi: me l'hai suggerito tardi. Perciò tardi è il
habentfacultatem, custodibus quiescentibus. Et ut scias nocte factum, tempo profondo della notte, per cui anche le donne hanno la facoltà di
mulieres aliae sciunt, aliae nesciunt: sciunt quae observant noctibus recarsi al sepolcro mentre i custodi riposano. E perché tu sappia che è
et diebus, nesciunt quae recesserunt. Nesci! una Maria M agdalene, avvenuto di notte, alcune donne lo sanno e altre lo ignorano; lo sanno colo-
secundwn Ioannem: nam eadem et ante scire et postea nescire non ro che vigilano di notte e di giorno, lo ignorano quelle che si ritirano. Non
potuit. Ergo si plures Maria e, plures etiam fortasse Mariae lo sa la sola Maria Maddalena, secondo Giovanni: infatti lei stessa non
M agdalenae; cum il/ud nomen personae sit, hoc sumatur a loco. poté saperlo prima e non poté non saperlo dopo. Perciò, se esistono molte
A UGUS11NUS, De cons. Evang. [3,24}: Ve/ Matthaeus a prima parte Marie forse ci sono anche molte Maric Maddalene: visto che quello è un
noctis, quod est vespere, ipsam voluit noctem significare; cuius nome 'di persona, questo è un nome di luogo. AGOSTINO: Oppure Matteo
noctis fine venerunt ad monumentum: et hoc ea de causa, quia iam con la prima paite della notte, che è la sera, volle indicare la notte stessa;
a vespere paraverant, et licebat aflerre aromata transacto sabbato. esse si recarono al sepolcro alla fine della notte, e questo per il motivo che
EusEBTUS: lacebat autem organum Verbi extinctum: magnus vero avevano già fatto i prepai·ativi sin dalla sera, e trascorso il sabato era ormai
lapis claudebat sepulcrum, quasi mors eum duxisset captivum; sed lecito portare gli aromi. EUSEBIO: Ora, il corpo del Verbo giaceva estinto;
nondum lapso triduo vita se promit iterum post sufficientem mortis invero una grossa pietra chiudeva il sepolcro come se la morte l'avesse
convictionem; unde sequitur «Et invenerunt lapidem revolutum a fatto prigioniero; ma dopo che non è neppure trascorso il terzo giorno, la
monumento». THF:OPHYLACTUS: Nam Angelus revolverat eum, ut te- vita si presenta di nuovo dopo una sufficiente dimostrazione della morte;
statur Matthaeus. ORJGENES: Amotus est autem lapis post resurrec- perciò segue: Trovarvno la pietra mtolata via dal sepolcro. TuoFlLATIO:
tionem propter mulieres, ut credan t resurrexisse Dominum, Tnfatti un Angelo l'aveva rotolata via, come affcrn1a Matteo. OlUGENE:
videntes monumentum vac,--uum corpore; unde sequitur «Et ingres- Ora, la pietra fu rimossa dopo la riswTcz!one per le donne,_ perché crede~:
sae non invenerunt co1pus Domini lesu». CYIULLUS: Cum igitur non sero che il Signore era riso1to vedendo il sepolcro senza 11 corpo; perc10
invenissent corpus Christi, quod resurrexerat, ducebantur diversis continua: Entrate non trovarono il co1po del Signore Gesù. Cnm.10: Non
cogitationibus: et propter amorem Christi et adhibitam sollici- avendo dunque trovato il corpo di Gesù che era iis01to, furono indotte a
tudinem meruerunt visionem Angelicam; sequitur enim «Et factum diverse ipotesi; e per il loro amore verso Oisto e per la sollecitudine che
est dum mente consternatae essent de isto, ecce duo viri steterunt avevano mostrato nei suoi confronti, esse furono degne di avere una visio-
iuxta illas in veste fulgenti». E usEBTUS: lucunditatis et gaudii indi-
ne di Angeli. Quindi continua: E avvenne che mentre erano costernate per
cia salutiferae resurrectionis nuntii, et fulgentes amictus praestant.
questo, due uomini apparvero vicino a loro in vesti sfolgoranti. EUSEBIO:
Moyses enim plagas Aegyptiis praeparans in jlamma ignis
I messaggeri della risurrezione che reca la salvezza e i loro vestiti splen-
Angelum perspexit. Sed non tales visi sunt mulieribus in sepulcro:
denti sono segni di allegrezza e di gioia. Tnfatti Mosè che preparava le pia-
sed mites et hilares, qua/es decebat conspici in regno et gaudio
ghe contro gli Egiziani vide un Angelo in una fiamma di fuoco. Essi per?
Domini. Et sicut in passione eclipsatus est sol, moeroris et angustiae
signa promens crucifigentibus Filium D ei, ita Angeli vitae ac non apparvero così alle donne nel sepolcro, ma miti e lieti, come ~onvern:
va che fossero visti nel regno e nella gioia dcl Signore. E come il sole s1
re.5·urrectionis praecones habitum salutiferi festi candidati designa-
bant. AMBROSIUS: Sed quomodo Marcus unum iuvenem in albis eclissò nella passione fornendo ai crocifissori del Figlio di Dio segni di do-
sedentem, Matthaeus unum, Joannes et Lucas duos Angelos in a/bis lore e di angoscia, così gli Angeli, messaggeri della vita e della risurrezio-
sedentes visos esse memorave runt ? A UGUSTTNUS [ut supra}: ne con le loro candide vesti indicavano la condizione della festa salutare.
'
638 Cap. 24, vv. 1- 12 Cap. 24, vv. 1-12 639

Possumus intelligere unum Angelum visum a mulieribus, et secun- AMBROGIO: Ma in che modo Marco iicorda un giovane seduto con candide
dum Marcum et secundum Matthaeum; ut eas ingressas in monu- vesti, Matteo un solo Angelo, mentJ:e Giovani e Luca ricordano che furono
mentum accipiamus, scilicet in aliquod spatium quod erat aliqua visti seduti due Angeli con candide vesti? AGOSTINO: Secondo Marco e
maceria communitum ante iLLum saxei sepulcri locum; atque ibi secondo Matteo, possiamo pensare che un solo Angelo fu visto dalle
vidisse Angelum sedentem a dextris, quod dicit Marcus; deinde donne; così, supponendo che esse siano entrate nel sepolcro in uno spazio
intus ab eis, dum inspicerent Locum in quo iacebat corpus Domini, che era stato fmtificato con una specie di muro davanti alla pietra del
visos duos alias Angelus stantes, sicut dixit Lucas, locutos ad sepolcro, esse videro sulla destra un Angelo seduto, del quale parla Marco,
earumdem exhortandum animum et aedi.ficandam jìdem; unde ma poi, quando guardarono dentro il luogo dove il Signore era stato depo-
sequitur «Cum timerent autem, et declinarent vultum in terram». sto, videro altri due Angeli in piedi, come dice Luca, i quali parlarono per
B EDA: Sanctae mulieres astantibus sibi Angelis, non in terram incoraggiare i loro cuori e per edificare la loro fede. Perciò continua:
cecidisse, sed vultum dicuntur in terram declinasse; nec quempiam Essendo le donne impaurite e avendo chinato il volto per ten-a. B EDA:
sanctorum Legimus tempore dominicae resurrectionis ve! ipsi Le pie donne, trovandosi dinanzi agli Angeli, non si dice che caddero per
Domino ve! Angelis sibi visis, terrae prostratum adorasse: unde terra, ma che chinarono il volto a ten-a; non leggiamo di alcuno dei santi,
mos obtinuit Ecclesiasticus, ut vel in memoriam dominicae, vel in nel tempo della iisurrezione di Cristo, quando apparve loro il Signore o gli
nostrae spem resurrectionis, omnibus dominicis diebus et toto Angeli, che, prostrato per tctTa, adorasse; perciò si costituì il costume
quinquagesimo tempo re non jlexis genibus, sed declinatis in terram ecclesiastico che, sia nella memoria della riswTczionc dcl Signore, sia in
vultibus oremus. Non erat autem in monumento, qui focus est mor- quella della speranza della nostra risurrezione, in tutti i giorni di domenica
tuorum, quaerendus ille qui ad vitam resun-exit a mortuis; et ideo e in tutto il tempo pasquale preghiamo non in ginocchio, ma con il volto
subditur «Dixerunt ad illaS», scilicet Angeli ad mulieres: «Quid chinato a tc1rn. Ma non si doveva cercare nel sepolcro chi è risorto dai
quaeritis viventem cum mortuis? Non est hic, sed resurrexit». Die mmti alla vita; perciò si aggiunge: dissero loro, cioè alle donne: Perché
autem tertia, sicut ipse inter discipulos tam viros quam feminas cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Come egli
praedixit, resurrectionis suae triumphum celebravi!; unde sequitur stesso aveva predetto sia agli uomini che alle donne, il terzo giorno egli
«Recordamini qua/iter locutus est vobis, cum adhuc in Galilaea celebrò il tiionfo della sua 1isurrezione; perciò continua: Ricordatevi come
esset, dicens: Quia oportet Filium hominis tradì in manus homi- vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il
num peccatorum, et crucifigi, et tertia die resurgere». Die namque Figlio del! 'uomo fosse consegn.ato in mano ai peccatori, e fosse crociftsso
parasceve hora nona spiritum tradens, vespere sepultus; mane prima e risuscitasse il terzo giorno. Infatti consegnò il suo spi1ito nell'ora nona
sabbati resurrexit. ATHANASJUS, De human. Verbi: Poterat siquidem del giorno della Parasceve, la sera stessa fu sepolto e al primo mattino del
statim suscitare corpus a morte. Sed dixisset aliquis eum nequa- sabato iisuscitò. ATANASIO: Indubbiamente egli avrebbe potuto far risusci-
quam fitisse mortuum, vel non piene mortem ei inhaesisse. Forsitan tare immediatamente il suo corpo dalla mo1tc. Ma qualcuno avrebbe potu-
quoque si eodem momento mors et resurrectio contigissent, gloria to dire che non era morto in nessun modo, oppure che non era propriamen-
incorruptibilitatis in incerto haesisset. Quapropter ut corpus vere te morto. Inoltre forse, se la morte e la risu1Tezione avessero avuto luogo
extinctum ostenderetu1; ipsa meridie mortem sustinuit, et tertia die nello stesso momento, sarebbe rimasta in dubbio la gloria dell' incorruttibi-
iLLud incorruptibile redhibuit. BEDA: Uno etiam die in sepulcro et lità. Perciò, affinché apparisse chiaramente che il corpo era veramente
duabus noctibus iacuit, quia Lucem suae simplae mortis tenebris privo di vita, sopportò la morte il mezzogiorno, mentre il terzo giorno
duplae nostrae mortis adiunxit. restituì il suo corpo senza conuzione. BEDA: Egli giacque nel sepolcro per
CYRJLLUS: l nstructae autem mulieres angelorum ajfatibus acce- un giorno e due notti, perché aggiunse alle tenebre della nostra doppia
Lerantes ea retulerunt discipulis; unde sequitur «Et recordatae sunt morte la luce della sua singola mmte.
verborum eius; et egressae a monumento, nuntiaverunt haec omnia CIRILLO: Poi le donne, dopo aver ricevuto le infom1azioni dagli Angeli,
illis undecim, et ceteris omnibus». Namque fèmina quae quondam si affrettarono a comunicarle ai discepoli; perciò continua: esse si ricorda-
mortis fitit ministra, venerandum resurrectionis mysterium prima rono delle sue parole, e tornate dal sepolcro annunziarono tutto questo
percepit et nuntiat. Adeptum est igitur femineum genus et ignominiae agli Undici e a tutti gli altri. infatti la donna che una volta era stata mini-
640 Cap. 24, vv. 1-12 Cap. 24, vv. 1-12 641

absolutionem et maledictionis repudium. AMBROS1us: Mulieribus stra della motte, per prima percepisce e annuncia il venerando mistero
autem docere in Ecclesia non permittitur; sed domi viros suos inter- della riswTezione. Perciò il genere femminile ha conseguito sia la libera-
rogant. Ad eos ergo /emina mittitur qui domestici sunt. Quae autem zione dall'ignominia che il riscatto dalla m aledizione. AMBROGIO: Alle
fuerint hae mulieres ostendit subdens «Erat autem Maria donne non è concesso di insegnare nella Chiesa, ma a casa inten-ogano i
Magdalene». BEDA: Ipsa est soror Lazari, «et Ioanna», uxor Cusae loro matiti. Perciò a coloro che stanno a casa esse sono mandate. Chi fos-
procuratoris Herodis; «et Maria Jacobi», idest mater Iacobi mino- sero queste donne lo mostra dicendo: Erano Maria di Magda/a. B EDA: È
ris et Ioseph. Et communiter de aliis subditur «Et ceterae, quae la sorella di Lazzaro, Giovanna, moglie di Cusa, procuratore di Erode, e
cum eis erant, quae dicebant ad Apostolos haec». Ut enim perpetui Maria di Giacomo, ossia la madre di Giacomo il minore e di Giuseppe. E
reatus apud viros mulier opprobrium non sustineret; quae culpam in generale delle altre si dice: Anche le altre che erano con loro racconta-
viro transfitderat, transfudit et gratiam. THEOP!lYLACTUS: Est autem rono queste cose agli Apostoli. Affinché la donna non dovesse soppo1tare
natura/iter incredibile mortalibus resurrectionis miraculum; unde per sempre l'accusa della colpa da parte dell'uomo, essa, che aveva tra-
sequitur «Et visa sunt ante illos sicut deliramentum verba ista, et smesso il peccato all'uomo, ora trasmette la grazia. TEOFfLATIO: Ma il
non credehant illis». GREGORTUS, In Evang. [hom. 29]: Quod non miracolo della risurrezione è naturalmente incredibile agli uomini; perciò
tam i/forum infirmitas, quam nostra, ut ita dicam, fittura firmitas segue: Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento, e non credet-
fuit. Jpsa namque resurrectio illis dubitantibus per multa argumenta tero ad esse. GREGORIO: Questa però non fu tanto la loro debolezza quan-
monstrata est, quae dum nos legentes agnoscimus, de eorum dubi- to, per così dire, la nostra forza. Infatti la risl.lffezione fu dimostrata a
tatione solidamur. THEOP!IYLACTUS: Petrus autem hoc audiens tollit coloro che dubitavano con molte prove, cosi che, mentre noi le leggiamo
moras, et vadit ad monumentum: quia nec ignis novit moras ingestus e le conosciamo, attraverso i loro dubbi siamo confermati nella verità.
materiae; unde sequitur «Petrus autem surgens cucurrit ad TEOFIL/\TIO: Ora Pietro, udendo ciò, rompe gli indugi e si reca al sepol-
monumentum». EuSEBJUS: Solus enim ipse credit feminis dicentibus cro; poiché neppure il fuoco applicato alla materia conosce indugi; perciò
se Angelos vidisse; et cum esset eximii affectus prae ceteris, sedu- continua: Pietro tuttavia levatosi corse al sepolcro. EUSEBIO: Infatti sol-
lum se promebat, passim circwnspiciens Dominum; unde sequitur tanto lui crede alle donne che dicono di aver visto gli Angeli; e poiché si
«Et procumbens vidit sola linteamina posita». THEOPHYLACTUS: distingueva dagli altri per il suo esimio affetto, si muove prontamente cer-
Cwn autem ad monumentum .fùisset, hoc primo consecutus est ut cando ovunque il Signore; onde segue: e chinatosi vide solo le bende.
miraretur quae prius ab ipso ve/ ab aliis deridebantur; unde T EOFIL/\TIO: Giunto al sepolcro, egli ottiene come prima cosa di anm1irare
sequitur «Et abiit, secum mirans quodfactumfùerat»: idest apud se ciò che prima egli stesso e gli altri avevano deriso; perciò continua:
mirans rei eventum, qua/iter sola linteamina derelicta fuere, co1pore E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto; cioè meravigliandosi circa
myrrha peruncto; ve/ quantam opportunitatem habuissetfiu; ut haec il modo con cui le cose erano andate: in che modo solo le bende fossero
semotim involuta dimittens, circumstantibus militibus corpus aufer- state lasciate, essendo il corpo stato unto con la mirra; o quale fortuna
ret. A UGUSTJNUS, De cons. Evang. [3, 15]: Intelligitur autem hoc avesse dovuto avere il ladro, che, dopo avere lasciato separatamente le
Lucas recapitulando posuisse de Petra: tunc enim cucurrit Petrus bende, era riuscito a portare via il corpo nonostante la presenza dei soldati.
ad monumentum quando et loannes, cum tantummodo a AGOSTINO: Ora, si deve intendere che Luca abbia riferito di Pietro ricapi-
mulieribus, praecipue a Maria Magdalene, nuntiatum eis faerat de tolando. Infatti Pietro si recò al sepolcro assieme a Giovanni, subito dopo
c01pore ablato. Postea autem facta sunt haec de visione Angelo- che erano stati informati dalle donne, specialmente da Maria Maddalena,
rum. Ideo autem Lucas Petrum solum commemoravit, quia il/i pri- che il corpo era stato p01tato via. Ma la visione degli Angeli avvenne più
mitus Maria nuntiaverat. Item potest movere quod Petrum non tardi. Perciò Luca ricorda solo Pietro, perché Maria lo disse a lui per
intrantem, sed procumbentem dicit. Lucas sola linteamina vidisse, primo. Può anche colpire il fatto che Luca dica non che Pietro è entrato,
et discessisse mirantem; cum Ioannes dicat intrasse, linteamina ma che si chinò; mentre Giovanni dice che è entrato, ha visto le bende
vidisse posita, et seìpsum post Petrum intrasse. Sed intelligendum riposte e poi è entrato lui stesso dopo Pietro. Ma si deve intendere che
est, Petrum primo procumbentem vidisse quod Lucas commemora!, Pietro per primo vide le bende chinandosi, cosa questa che Luca menzio-
Ioannes tacet: post autem ingressus est antequam loannes intraret. na mentre Giovanni tralascia, ed egli entrò prima che entrasse Giovanni.
.,
642 Cap. 24, vv. 1-12 Cap. 24, vv. 1-12 643

B EDA: /uxta intellectum vero mysticum, per hoc quod mulieres B EDA: Secondo il senso mistico, attraverso il fatto che le donne si
va/de diluculo veniunt ad monumentum, datur nobis exemplum, recarono al sepolcro di buon mattino ci viene dato l'esempio secondo
discussis vitiorum tenebris, ad Domini corpus accedere: nam et cui, una volta sbaragliate le tenebre dci vizi, ci accostiamo al corpo del
sepulcrum illud fìguram dominici habebat altaris, in quo corporis Signore: infatti quel sepolcro possedeva anche la figura dell'altare del
Christi mysterio non in serico, non in panno tincto, sed instar sin- Signore, in cui il mistero dcl corpo di Cristo, non in un panno di seta o
donis, quo eum /oseph involvit, in linteo puro debent consecrari; di porpora, ma come nella sindone con cui l'avvolse Giuseppe, dovreb-
ut sicut ipse veram terrenae naturae substantiam pro nobis morti be essere consacrato in un lenzuolo puro; affinché, come egli offrì alla
obtulit, ita et nos in commemorationem ipsius purum de terrae morte la vera sostanza della natura tcJTcna, così anche noi, in sua com-
germine, candidumque, et multimodo quasi mortifìcationis genere memorazione, dovremmo collocare sull'altare un lino puro dalla pianta
castigatum altari linum imponamus. Aromata autem, quae mulie- della teJTa e bianco e raffinato, e lavorato in molti modi da una specie di
res dejèrunt, signifìcant odorem virtutum et orationum suavitatem, mortificazione. Ora, gli aromi che portano le donne significano il profu-
quibus altari appropinquare debemus. Revolutio autem lapidis mo delle virtù e la soavità della preghiera, con cui dobbiamo accostarci
insinuat reserationem sacramentorum, quae tegebantur velamine all'altare. Il rotolamento della pietra accenna invece allo scioglimento
litterae legis, quae in lapide scripta est,- cuius ablato tegmine, dei sacramenti che erano 1imasti nascosti dal velo della lettera della
corpus Domini mortuum non invenitw; sed vivum evangelizatur: Legge, che fu scritta nella roccia; e togliendo il suo coperchio non si
quia «etsi cognovimus secundum carnem Christum, sed iam nunc trova il corpo morto del Signore, ma viene annunziato il corpo vivo;
non novimus» (2 Cor 5, I 6). Quomodo autem posito in sepulcro poiché: «anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non
corpore Domini, Angeli astitisse leguntw; ita etiam tempore conse- lo conosciamo più così» (2 Cor 5, 16). E come, quando Cristo fu posto
crationis mysterii corporis Christi assistere sunt credendi. Nos nel sepolcro, si dice che gli Angeli gli stettero accanto, così, nel tempo
ergo, exemplo devotarum mulierum, quoties mysteriis caelestibus della consacrazione del corpo del Signore, si deve credere che essi siano
appropinquamus, propter Angelicam praesentiam, seu propter presenti. Perciò anche noi, sull'esempio delle pie donne, ogniqualvolta
reverentiam sacrae oblationis, cum omni humilitate vultum decli- ci accostiamo ai misteri celesti, a causa della presenza degli Angeli,
nemus in terram, nos cinerem et terram esse recolentes. oppure per il rispetto della sacra offerta, con profonda umiltà chiniamo
il volto a terra, ricordandoci che siamo cenere e terra.

VERSUS 13-24 VERSETTI 13-24

13Et ecce duo ex illis ibant ipsa die in castellum, quod 13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cam-
erat in spatio stadiorum sexaginta ab lerusalem, nomine mino verso un villaggio distante circa settanta stadi da Gerusa-
Emmaus. 14Et ipsi /oquebantur ad invicem de his omnibus lemme, di nome Emmaus, 14e conversavano fra loro di tutto
quae acciderant. 15Et factum est, dum fabularentur et ciò che era accaduto. 15Mentre discorrevano e discutevano in-
secum quaererent, et ipse /esus appropinquans ibat cum sieme, accadde che Gesù in persona, accostatosi, camminava
illis: 16oculi autem illorum tenebantur, ne eum agnoscerent. con loro, 16ma i loro occhi erano impediti di conoscerlo. 17E
17Et ait ad illos: Qui sunt hi sermones, quos confertis ad disse loro: Che sono questi discorsi che state facendo tra voi
invicem ambulantes, et estis tristes? 1BEt respondens unus, durante il cammino, e siete tristi? Rispondendo, 1Buno di loro,
cui nomen C/eophas, dixit ei: Tu solus peregrinus es in di nome Cleopa, gli disse: Tu so lo sei così forestiero in
/erusalem et non cognovisti quae facta sunt in il/a his Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi
diebus? 19Quibus il/e dixit: Quae? Et dixerunt: De l esu giorni? 19Domandò loro: Che cosa? Gli dissero: Tutto ciò che
644 Cap. 24, vv. 13-24 Cap. 24, vv. 13-24 645

Nazareno, qui fuit vir propheta potens in opere et sermone riguarda Gesù Nazareno, che fu Profeta potente in opere e in
coram Dea et omni papula? 2Det quomodo eum tradiderunt parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i sommi sacer-
summi sacerdotes et principes nostri in damnationem mor- doti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a
tis et crucifixerunt eum? 21 Nos autem sperabamus, quia morte e l'hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che fosse lui a
ipse esset redempturus lsrael; et nunc super haec omnia liberare Israele; e ora, dopo tutto ciò, sono passati tre giorni da
tertia dies est hodie quod haec facta sunt. 22Sed et mu/ie- quando queste cose sono accadute. 22Ma anche alcune
res quaedam ex nostris terruerunt nos; quae ante /ucem donne delle nostre ci hanno sconvolti; recatesi prima del gior-
fuerunt ad monumentum 23et, non invento corpore eius, no al sepolcro 23e non avendo trovato il suo corpo, sono venu-
venerunt dicentes se etiam visionem angelorum vidisse, qui te a dirci di avere avuto anche una visione di Angeli, i quali
dicunt eum vivere. 24Et abierunt quidam ex nostris ad affermano che egl i vive . 24Alcu ni dei nostri sono andati al
monumentum et ita invenerunt sicut mulieres dixerunt, sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui
ipsum vero non viderunt. non l'hanno visto.

GLOSSA: Post manifestationem resurrectionis Christi per GLOSSA: Dopo la manifestazione della risuITezione di Cristo fatta per
A ngelos mulieribus factam, manffèstatur ulterius eadem resurrec- mezzo degli Angeli alle donne, la stessa risurrezione viene manifestata
tio per ipsius Christi apparitionem discipulis; unde dicitur «Et successivamente ai discepoli con l'apparizione di Cristo stesso; perciò si
ecce duo ex illis ibant ipsa die in castellum». THEOPHYLACTUS: dice: Ed ecco, in quello stesso giomo due di loro erano in cammino verso
Quidam alterum horum duorum Lucam inquiunt esse, et ob hoc un villaggio di nome Emmaus, distante circa settanta stadi da Gerusa-
suum nomen occultasse. AMBROSIUS: Ve! duobus discipulis seorsum lemme. TEOFILATTO: Alcuni affc1mano che uno di questi due discepoli
Dominus iam se vespere demonstrat, scilicet Ammaoni et fosse lo stesso Luca, e per questo motivo egli nascose il suo nome.
Cleophae. AUGUSTJNUS, De cons. Evang. [3,25]: Castellum autem AMBROGIO: Oppure a due discepoli il Signore si mostrò già verso sera,
illud non absurde accipimus etiam villam secundum Marcum cioè ad Ammaone e Cleofa. AGOSTINO: La fortezza di cui si parla qui può
potuisse appellari. Deinde castellum describit, dicens «Quod erat essere giustamente chiamata, secondo Marco, un villaggio. Quindi descri-
in spatio stadiorum sexaginta ab Jerusalem, nomine EmmauS». ve il villaggio, dicendo: un villaggio di nome Emmaus, distante circa ses-
BEDA: Jpsa est Nicopolis, civitas insignis palaestinae, quae post santa stadi da Gerusalemme. BEDA: Si tratta di Nicopoli, una famosa città
expugnationem ludaeae sub Marco Aurelio Antonino Principe della Palestina, che dopo la conquista della Giudea venne restaurata sotto
restaurata, cum statu mutavit et nomen. Stadium autem, quo l'imperatore Marco Aurelio Antonino, quando cambiò condizione e
Graeci, auctore ut dicunt, Hercule, viarum spatia mensurant, nome. Quanto allo stadio, di cui i Greci dicono che ne sia stato autore
octava est pars milliarii; et ideo sexaginta stadia, septem millia Ercole, è l'ottava parte dcl migliaio; perciò sessanta stadi indicano sette
passuum et quingenta significant: quod .\patium itineris eis con- in.ila e cinquecento passi. E questa era la lunghezza dcl percorso che con-
gruit qui de morte et sepultura Domini certi gradiebantur, de veniva fare ai due discepoli che erano certi della morte e della sepoltura di
resurrectione Domini dubii: nam resurrectionem, quae post septi- Gesù, ma erano dubbiosi rignardo alla sua iisurrezione: infatti nessuno
mam sabbati /acta est, octavo numero contineri nullus ambigit. dubita che la risurrezione, che è avvenuta dopo il settimo giorno, sia con-
Discipuli ergo, qui de Domino loquentes incedunt, sextum millia- tenuta nel numero otto. Ora i discepoli avevano percorso il sesto miglio
del loro viaggio parlando del Signore: poiché essi andavano compiangen-
rium coepti itineris compleverant: quia illum sine querela viven-
do colui che senza lamento era giunto fino alla morte che subì il sesto
tem usque ad mortem, quam in sexta sabbati subiit, pervenisse
giorno. Essi avevano percorso anche il settimo miglio, poiché non dubita-
dolebant. Compleverant et septimum, quia hunc in sepulcro non
vano che egli riposasse nella tomba; invece dell'ottavo miglio avevano
dubitabant quievisse,· sed de octavo dimidium tantum peregerant,
percorso soltanto la metà, poiché nella gloria della sua rismTezione già
quia gloriam iam celebratae resurrectionis non credebant pe1fecte.
celebrata essi non credevano ancora perfettamente. TEOFILATTO: Ora, i
THEOPHYLACTUS: Praedicti autem discipuli loquebantur de his ad
suddetti discepoli si scambiavano vicendevolmente i pareri su quanto era
"""
646 Cap. 24, vv. 13-24 Cap. 24, vv. 13-24 647

invicem quae acciderant; non quasi credentes, sed sicut stupentes accaduto, non come se credessero, ma come stupefatti di fronte a eventi
in rebus extraneis; unde sequitur «Et ipsi loquebantur ad invicem così straordinari. Perciò segue: e conversavano fra loro di tutto ciò che
de his omnibus quae acciderant». BEDA: Loquentes autem de se era accaduto. B EDA: Mentre parlano tra loro, il Signore si avvicina e si
Dominus appropinquans comitatur; ut et jìdem resurrectionis unisce ad essi, per accendere nelle loro menti la fede nella risurrezione e
mentibus eorum incendat, et quod se facturum promiserat, per compiere ciò che aveva promesso, cioè che «dove due o tre sono riu-
impleat, scilicet ut «ubi sunt duo ve/ tres in nomine meo congre- niti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»; perciò continua: Mentre
gati, ibi sum in medio eorum» (Matth. 18,20); unde sequitur «Et discorrevano e discutevano insieme, accadde che Gesù in persona, acco-
factum est dum fabularentw~ et secum quaererent et ipse Iesus statosi, camminava con loro. TEOFILAITO: Infatti, possedendo un corpo
appropinquans ibat cwn illis». T!!EOPHYLACTUS: Obtento enim iam spirituale, la distanza locale non gli impedisce di essere vicino a chi
spirituali corpore, non obstat foci distantia quin adesset quibus vuole; infatti il suo corpo non era più regolato dalle leggi naturali, ma da
volebat; nec ulterius naturalibus legibus corpus suum regebat, leggi spirituali e superiori alla natura. Perciò, come dice Marco, egli
sed spiritualiter et supra naturam: unde, ut Marcus dici!, sub alia apparve loro sotto una forma diversa, in cui non era concesso loro di rico-
forma eis videbatw~ in qua non concedebatur eis eius cognitio; noscerlo; infatti continua: i loro occhi erano incapaci di conoscerlo: per
sequitur enim «Oculi autem eorum tenebantur ne illum agnoscerent»; rivelare le loro idee dubbiose e perché, scoprendo le loro ferite, ricevesse-
ut scilicet totam suam dubiam intentionem revelent, et vulnus ro la giusta cura, e perché conoscessero che, benché lo stesso corpo che
detegentes, recipiant medicinam; et ut cognoscerent quod aveva patito era rismto, tuttavia non era più, come prima, visibile a tutti,
quamvis corpus ipsum quod passum fuerat, resurrexerit, non ma soltanto a coloro dai quali voleva essere visto, e affinché non dubitas-
tamen amplius tale erat ut esset omnibus visibile, sed tantum his a sero del fatto che non voleva trattare con la plebe: poiché dopo la risurre-
quibus vellet videri; et ut non dubitent quare de cetero non con- zione il suo compo1tamento non era degno degli uomini, essendo piuttosto
versatur inter plebem: quia scilicet post resurrectionem conversa- divino; il che è anche il modello della risun-ezionc futura, in cui ci compor-
tio eius non esset digna hominibus, sed divina magis: quod etiam teremo come gli Angeli e come i figli di Dio. GREGORIO: Giustamente
est forma resurrectionis futurae, in qua sicut Angeli conversabi- infatti non mostrò loro una forma con cui lo potessero 1iconoscere, ope-
mur, et filii Dei. GREGOR!US, In Evang. [hom. 23): Convenienter rando in loro cste1iormentc negli occhi del corpo ciò che essi compivano
etiam eis speciem quam recognoscerent, non ostendit; hoc agens interiom1ente con gli occhi del cuore: infatti in se stessi, interiormente,
foris in oculis corporis quod apud illos agebatur intus in oculis essi amavano e dubitavano. Mentre essi parlavano di lui, egli manifestò la
cordis: ipsi namque apud seipsos intus et amabant et dubitabant. sua presenza, ma siccome dubitavano di lui, nascose loro la sua figura.
De se ergo loquentibus, praesentiam exhibuit; sed de dubitan- Tuttavia tivolsc loro la parola; infatti continua: E disse loro: Che sono
tibus, cognitionis suae speciem abscondit: verba quidem eis con- questi discorsi che state facendo tra voi durante il cammino, e siete tristi?
tulit; nam sequitur «Et ait ad illos: Qui sunt hi sermones quos Il GRECO: Essi discotTevano tra loro come se non aspettassero più di
confertis ad invicem ambulantes, et estis tristes? ». GRAECUS: vedere il Cristo vivo, ma rattristati come se il loro Salvatore fosse morto·
perciò continua: Rispondendo uno di loro, di nome C/eopa, gli disse: T~
Conferebant quidem inter se, quasi non amplius exspectantes
Christum viventem; sed dolorosi, quasi perempto Salvatore; unde solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è acca-
sequitur «Et respondens unus cui nomen Cleopha, dixit ei: Tu duto in questi giorni? TEOFILAITO: Come se dicesse: Tu solo sei forestiero
e abiti fuori dei confini di Gerusalemme e sei ignaro di ciò che vi è acca-
solus peregrinus es in I erusalem, et non cognovisti quae facta
duto e non conosci queste cose? B EDA: Oppure dice questo perché consi-
sunt in illa his diebus?». THEOPffYLACTUS: Quasi dicat: Tu solus
deravano uno straniero colui del quale non riconoscevano il volto. Ma in
peregrinus es, et extra confinia Jerusalem habitas, et expers es
verità egli era un forestiero per loro in quanto, avendo già ricevuto la glo-
eorum quae in medio eius contigerunt, et haec ignoras? B EDA: Vel
ria della risurrezione, distava molto dalla fragi li tà della loro natura, e
hoc dicit, quia peregrinum putabant eum cuius vultum non agno-
restava estraneo alla loro fede, che non conosceva la sua risutTezione.
scebant. Sed revera peregrinus erat eis, a quorum naturae fragili- Tuttavia il Signore li intetToga; infatti continua: Domandò loro: Che
tate, percepta iam resurrectionis gloria, longe distabat, et quorum cosa? E viene indicata la loro risposta quando soggiunge: Gli dissero:
648 Cap. 24, vv. 13-24 Cap. 24, vv. 13-24 649

fide, utpote resurrectioni eius nescia, manebat extraneus. Sed Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu Profeta potente. Confes-
adhuc Dominus interroga!; nam sequitur « Quibus il/e dixit: sano il Profeta, ma passano sotto silenzio il Figlio di Dio, o perché non
Quae?». Et ponitur eorum responsio, cum subditur «Et dixerunt credevano ancora pienamente in lui, o perché erano preoccupati di non
ei: De Iesu Nazareno, qui fitit vir Propheta». Prophetam fatentur, cadere nelle mani dei Giudei che l'avevano perseguitato, o perché non
Filium Dei tacent, ve/ nondum perfecte credentes, vel soliciti ne sapevano chi fosse, oppure pcrch6 nascondevano la verità che conosceva-
inciderent in manus ludaeorum persequentium, quia nesciebant no. Essi aggiunsero a sua lode: potente in opere e in parole. TEOFJLATIO:
quis esset, ve/ quod verum credebant celantes; ad cuius commen- Prima vengono le opere e poi le parole: infatti non si approva nessuna
dationem subditur «Potens in opere et sermone». THEOPHYLACTUS: parola di un insegnamento, se colui che insegna non mostra di mettere in
Primo quidem est opus, secundo sermo: nullus enim doctrinae pratica ciò che dice: infatti l'azione precede la considerazione, e a meno
sermo approbatw: nisi prius is qui docet, se ostendat auctorem: che tu non abbia purificato lo specchio dell'intelletto mediante le opere, lo
praecedit enim opus a.\pectum. Nam nisi mundaveris intellectus splendore ricercato non compare. Perciò si aggiunge: davanti a Dio e a
speculum per opera, non emicat decor optatus. Adhuc autem tutto il popolo. Infatti anzitutto si deve compiacere Dio; poi si deve aver
subditur «Coram Deo et omni populo»: nam primo complacen- cura nei limiti del possibile dell'onestà presso gli uomini, sicché, metten-
dum est Dea; deinde curandum, quantum possibile est, de inno- do al primo posto l'onore di Dio, viviamo senza recare scandalo agli
centia apud homines, ut praecedente divino cultu vivamus sine uomini. Il GRECO: Quindi si assegna la causa dell'afflizione, cioè la con-
scandalo plurimorum. GRAECUS: Deinde assignatur causa tristi- segna e la passione di Cristo, quando segue: come i sommi sacerdoti e i
tiae, traditio et passio Christi, cum sequitur «Et quomodo tradide- nostri capi Io hanno consegnato per farlo condannare a mmte e l'hanno
runt eum summi sacerdotes et principes nostri in damnationem crocifisso. Si aggiunge la voce della disperazione quando si dice: Noi spe-
mortis, et crucifixerunt eum». Subditur autem desperantium vox, ravamo che fosse lui a liberare Israele. Essi dicono: speravamo e non
cum dicitur «Nos autem sperabamus quod ipse esset redempturus «speriamo», come se la morte dcl Signore fosse simile alla morte degli
lsrael». «Sperabamus», inquiunt, non «speramus», ac si mors altri. TEOFILATIO: Infatti essi speravano che il Ctisto avrebbe salvato e
Domini, similis esset mortibus aliorum. THEOPHYLACTUS : liberato il popolo d'Israele dai mali che lo minacciavano e dalla schiavitù
Expectabant enim Christum salvaturum et redempturum populum dei Romani; inoltre credevano che egli sarebbe divenuto un re terreno, e
Israel ab ingruentibus malis, et a servitute Romanorum; ipsum pensavano che egli avrebbe potuto sfuggire alla sentenza di m01te pro-
quoque credebant terrenum regemfì.eri, quem putabant promulga- mulgata contro di lui. BEDA: A buon di1itto, quindi, essi camminavano
tam in se mortis sententiam cavere potuisse. BEDA: Merito ergo rattristati, e in ce1to qual modo biasimavano se stessi, perché avevano
tristes incedebant: quia et seipsos quodammodo arguebant, quod riposto in lui la speranza della salvezza e ora lo vedevano morto senza
in ilio redemptionem :::.peraverint, quem iam mortuum viderant, credere che fosse risorto, e soprattutto compiangevano che fosse stato
nec resurrecturum credebant; et maxime dolebant eum sine causa ucciso senza motivo colui che essi ritenevano innocente. TEOFILATIO:
occisum, quem noverant innocentem. THEOPllYLACTUS: Videntur Tuttavia è evidente che questi uomini non erano del tutto sfiduciati, attra-
tamen hi viri non omnino increduli esse, per hoc quod subditur verso ciò che viene soggiunto: e ora, dopo ciò, sono passati tre giorni da
«Et nunc super haec omnia tertia dies est hodie quod haec facta quando que"Jte cose sono accadute; dal che risulta che essi conservavano
sunt»: in quo videntur habere memoriam eius quod eis Dominus il ricordo di ciò che il Signore aveva detto loro, cioè che il terzo giorno
dixerat, se tertia die resurrecturum. GRAECUS: Porro relatam a sarebbe risuscitato. Il GRECO: I discepoli, inoltre, 1iferiscono il racconto
mulieribus resurrectionis famam commemorant, cum subditur della risurrezione che era stato fatto dalle donne quando si aggiunge: Ma
«Sed et mulieres quaedam ex nostris terruerunt nos, quae ante lucem anche alcune donne delle nostre ci hanno sconvolti; recatesi prima del
.fùerunt ad monumentum, et non invento corpore eius, venerunt dicen- giorno al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci
tes, se etiam visionem Angelorum vidisse, qui dicunt eum vivere». di avere avuto anche una visione di Angeli i quali affermano che egli vive.
Dicunt quidem hoc quasi non credentes; propter quod referunt se ter- Riferiscono queste cose come se non le credessero; perciò si dicono scon-
ritos, idest stupe.factos: non enim quod erat eis relatum firmum aesti- volti, cioè stupefatti; infatti essi non giudicavano che quanto era stato loro
650 Cap. 24, vv. 13-24 Cap. 24, vv. 13-24 651

mabant, aut Angelicam illuminationem faisse; sed stuporis et turba- riferito fosse sicuro, oppure che si trattasse di una rivelazione angelica; e
tionis causam inde sumebant. Testimonium quoque Petri non cer- da ciò proveniva la ragione del loro stupore e turbamento. Inoltre essi non
tum aestimabant, dum diceret, se non vidisse Dominum, sed resur- ritenevano ce11a la testimonianza di Pietro, allorché diceva di non aver
rectionem eius conicere ex eo quod corpus ipsius in sepulcro non veduto il Signore, ma di avere dedotto la sua risurrezione dal fatto che il
iacebat; unde sequitur «Et abierunt quidam ex nostris ad monu- suo corpo non giaceva più nel sepolcro; perciò continua: Alcuni dei nostri
mentum, et i fa invenerunt sicut mulieres dixerunt, ipsum vero non sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma
invenerunt». AUGUST!NUS, De cons. Evang. [3,25}: Cum autem lui non l'hanno visto. AGOSTINO: Ma poiché Luca ha detto che Pietro era
Lucas dixerit Petrum accurrisse ad monumentum, et Cleopham corso al sepolcro, e ha riferito le parole di Cleofa che alcuni di loro anda-
dixisse ipse retulerit quod quidam eorum ierant ad monumentum; rono al sepolcro, si deve intendere ciò come una conferma della testimo-
intelfigitur attestari loanni, quod duo ierint ad monumentum; nianza di Giovanni, secondo il quale due si recarono al sepolcro; ma egli
sed Petrum primo soLum commemoravi!, quia il/i p rimitus Maria ricorda soltanto Pietro, poiché fu a lui che Maria diede per primo
nuntiaverat. l'annuncio.

VERSUS 25-35 VERSETTI 25-35

25Et ipse dixit ad eos: O stulti et tardi corde ad credendum 25Ed egli disse loro: O stolti e tardi di cuore nel credere alla
in omnibus quae /acuti sunt prophetae! 26Nonne haec opor- parola dei Profeti. 26Non bisognava che il Cristo sopportasse
tuit pati Christum et ita intrare in gloriam suam? 27Et inci- queste cose per entrare così nella sua gloria? 27 E comincian-
piens a Moyse et omnibus prophetis interpretabatur illis in do da Mosè e da tutti i Profeti spiegò loro in tutte le Scritture
omnibus Scripturis, quae de ipso erant. 28Et appropinqua- ciò che si riferiva a lui. 28E si avvicinarono al villaggio dove
verunt castello quo ibant, et ipse se finxit longius ire, 29et erano diretti, ed egli fece come se dovesse andare più lontano.
coegerunt illum dicentes: Mane nobiscum, quoniam adve- 29Ma essi insistettero: Resta con noi perché si fa sera e il gior-
sperascit, et inclinata est iam dies. Et intravit cum illis. 30Et no già volge al declino. Ed entrò con loro. 30Quando fu a tavo-
factum est, dum recumberet cum eis, accepit panem et la con loro prese il pane , disse la benedizione, lo spezzò e lo
benedixit ac fregit et porrigebat il/is. 31 Et aperti sunt oculi diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
eorum, et cognoverunt eum; et ipse evanuit ex oculis Ma lui sparì dalla loro vista. 32Ed essi si dissero l'un l'altro: Non
eorum. 32Et dixerunt ad invicem: Nonne cor nostrum ardens ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi
erat in nobis dum loqueretur in via et aperiret nobis lungo il cammino, e ci spiegava le Scritture? 33Partirono senza
Scripturas? 33Et surgentes eadem hora regressi sunt in indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti
/erusalem et invenerunt congregatos undecim et eos qui gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano:
cum illis erant 34dicentes quod surrexit Dominus vere et Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone. 35Essi poi
apparuit Simoni. 35Et ipsi narrabant quae gesta erant in via, riferirono ciò che era accaduto lungo la via, e come lo riconob-
et quomodo cognoverunt eum in fractione panis. bero nella frazione del pane.

THEOPHYLACTUS: Quia praedicti discipuli nimia dubietate laborabant TEOFILATIO: Poiché i suddetti discepoli erano tormentati da un dubbio
Dominus eos redarguit; unde dicitur «Et ipse dixit ad eos: O stulti». eccessivo il Signore li rimproverò; per cui si dice: Ed egli disse Loro:
Fere enim eadem dixerant quae et astantes cruci (Matth. 27,42): O stolti. Infatti avevano detto più o meno le stesse cose di coloro che sta-
«Alias salvos feci!, seipsum non potest salvum .facere». «Et tardi vano ai piedi della croce (Mc 27,42): «Ha salvato gli altri, ma non può
corde ad credendum in omnibus quae locuti sunt Prophetae». salvare se stesso». E tardi di cuore nel credere alla parola dei Profeti.
652 Cap. 24, vv. 25-35 Cap. 24, vv. 25-35 653

Contingit enim credere quae locuti sunt Prophetae, particulariter Succede infatti che uno creda alcune cose particolari di quanto viene detto
quaedam, et non universaliter omnia: pula, si aliquis credat quae dai Profeti, ma non tutto quanto è stato detto da loro; per esempio che uno
de cruce Christi dicuntur a Prophetis, sicut est illud (Ps. 21,17): creda quanto viene detto dai Profeti riguardo alla croce di Cristo, come
«Foderunt manus meas et pedes meos»; quae vero spectant ad quando si dice nel Sai 21,17: «Hanno trapassato le mie mani e i miei
resurrectionem non credat, sicut est il/ud (Ps. 15, I O): «Non dabis piedi», mentre non crede a ciò che riguarda la rismTezione del Signore,
sanctwn tuum videre corruptionem». Decet autem in omnibus fidem come avviene nel Sai 15,10: «Non lascerai che il tuo santo veda la conu-
adhibere Prophetis; tam in gloriosis quae de Christo praedixerunt, zionc». È conveniente invece prestare fede ai Profeti in tutto: sia nelle
quam in ingloriis: quia ex passione malorum est ingressus in glo- cose g l01iose che hanno predetto del Cristo, sia nelle cose inglo1iosc; poi-
riam; unde sequitur «Nonne haec oportuit patì Christum, et ita ché egli è entrato nella sua gloria attraverso la soppo1iazione di tanti mali;
intrare in gloriam suam?» scilicet secundum humanitatem. perciò continua: Non bisognava che il Cristo sopportasse queste cose per
f SIDORUS: Sed et si oportebat Christum patì, tamen qui crucifrxerunt entrare così nella sua gloria'!, cioè secondo la sua m11anità. ISIDORO: Ma
rei sunt poena: non enim satagebant perjicere quod Deus dispone- sebbene fosse necessario che Cristo patisse, tuttavia i suoi crocifiss01i
bat: unde et eorum executio fait impia; Dei vero dispensatio pru- sono me1itevoli di castigo. Infatti essi non si cmavano di eseguire il dise-
dentissima, qui nequitiam eorum in beneficia generis humani con- gno di Dio. Perciò la loro esecuzione fu una cosa empia, mentre
vertit, quasi utens vipereis carnibus ad antidoti salutiferi confectio- l'economia di Dio fu assai prudente, in quanto egli commutò la loro mali-
nem. CiJRYSOSTOMUS: Et ideo Dominus ostendit consequente1; haec zia nei benefici del genere umano, come se si adoperasse la carne della
omnia non evenisse simpliciter, sed ex Dei proposito ante praedesti- vipera quale antidoto per la salute. CRISOSTOMO: Perciò il Signore mostra
nato; unde sequitur «Et incipiens a Moyse et omnibus Prophetis, logicamente che tutte queste cose non accaddero in un modo comune, ma
inte1pretabatur illis in omnibus Scripturis quae de ipso erant»: secondo un disegno prestabilito d i Dio; perciò prosegue: E cominciando
quasi diceret: Postquam estis tardi, ego promptos vos reddam, da Mosè e da tutti i Pmfeti .!>piegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferi-
mysteria Scripturarum vobis exponendo: nam sacrificium Abrahae, va a lui; com e se dicesse: Poiché siete tardi di cuore, io vi renderò pronti
cum l saac dimisso immolatus est aries, hoc praefiguravit. Sed in spiegandovi i misteri delle Sc1itture; infatti il sacrificio di Abramo, quan-
aliis Scripturis Propheticis sparsim iacent mysteria crucis et resur- do, lasciato libero Isacco, immolò il montone, prefigurò il sac1ificio di
rectionis Christi. B EDA: Si autem Moyses et Prophetae de Christo Cristo. Ma anche nelle altre Sc1itture dei Profeti si trovano disseminati i
locuti sunt, et eum per passionem in gloriam intraturum praedixe- misteri della croce e della 1ist11Tezione di Cristo. BEDA: Ora, se Mosè e i
runt; quomodo gloriatur se esse Christianum qui neque qua/iter Profeti hanno parlato di Cristo e hanno predetto che attraverso la passione
Scripturae ad Christum pertineant investigat, neque ad gloriam sarebbe entrato nella g loria, in che modo si gloria di essere Cristiano chi
quam cum Christo habere cupit, per passionem attingere desiderat? né studia come le Scrittmc si applicano al Cristo, né desidera raggiungere
con la passione la gloria che vuole possedere con lui?
GRAECUS: Quia vero praedixit Evangelista «Tenebantur oculi
Il GRECO: Poiché in precedenza l'Evangelista aveva detto: ma i loro
eorum ne eum agnoscerent», donec senno Domini mentem eorum
moveret ad fidem; convenienter opportunum sui aspectum auditui occhi erano impediti di conoscerlo, fino a quando le parole del Signore
non li avesse aperti alla fede, egli adatta opportunamente al loro udito un
subiungit; unde sequitur «Et appropinquaverunt castello quo
aspetto conveniente. Perciò continua: E si awicinarono al villaggio dove
ibant, et ipse fìnxit se longius ire». AuGUSTINUS, De quaest. Evang.
erano diretti, ed egli finse di andare più Lontano. AGOSTINO: Ma ciò non
[2,51}: Quod non ad mendacium pertinet: non enim omne quod
riguarda la menzogna; infatti non tutto ciò che noi fingiamo è una menzo-
fingimus, mendacium est; sed quando id fingimus quod nihil
gna; ma quando fingiamo ciò che non significa nulla, allora abbiamo la
signifìcat, tunc mendacium est; cum autem fictio nostra rejèrtur
menzogna, mentre, quando la nostra finzione si riferisce a qualche signifi-
ad aliquam signifìcationem, non est mendacium, sed aliqua figura
cato, allora non abbiamo una menzogna ma qualche figura della ve1ità;
veritatis; alioquin omnia quae a sapientibus et sanctis viris, ve! altrimenti tutto ciò che viene detto figurativamente dai sapienti, dai santi e
etiam ab ipso Domino figurate dieta sunt, mendacia deputabuntw; da Dio stesso dovrebbe essere considerato menzogna, poiché, secondo il
quia secundum usitatum intellectum non consisti! veritas in talibus senso comune, in quei detti non c'è verità. E come i detti, così pme i fatti
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dictis. Sicut autem dieta, ila etiam jingunturjàcta sine mendacio ad sono simulati senza mentire per significare qualche cosa. GREGORIO:
aliquam rem signiftcandam. GREGORJUS, In Evang. [hom. 22): Quia Quindi poiché nei loro cuori egli era ancora un forestiero per quanto con-
ergo adhuc in eorum cordibus peregrinus erat a fide, ire se lon- cerne la fodc, egli finse di andare più lontano. Infatti noi chiamiamo finge-
gius fìnxit. Fingere namque componere dicimus: unde et composi- re il comporre; così noi chiamiamo vasai (figuli) i compositori del fango.
tores luti, fìgulos vocamus. Nihil ergo simplex veritas per duplici- Ora, colui che era la stessa verità non fece nulla con infingimento, ma si
tatem fecit; sed talem se exhibuit in corpore, qualis apud illos erat presentò loro nel corpo così come era presente alla loro mente. E poiché
in mente. Sed quia esse extranei a caritate non poterant hi cum non potevano essere lontani dalla cmità coloro con i quali cmmninava la
quibus caritas gradiebatw~ eum ad hospitium quasi peregrinum cmità stessa, essi lo invitano come forestiero a partecipare della loro ospi-
vocant; unde sequitur «Et coegerunt illum»: ex quo exemplo colli- talità. Perciò continua: Ma essi insistettero: da questo esempio si evince
gitur quia peregrini ad hospitium non solum invitandi sunt, sed che i forestieri non devono essere solo invitati all'ospitalità, ma possono
etiam trahendi. GLOSSA: Nec solum factis eum cogunt, sed etiam ver- anche essere costretti. GLOSSA: Non solo lo costringono con l'azione, ma
bis inducunt; sequitur enim «Dicentes: Mane nobiscum, quoniam lo inducono anche con le parole; infatti continua dicendo: Resta con noi,
advesperascit, et inclinata est iam dies», scilicet ad occasum. perché si.fa sera e il giorno già volge al declino, cioè volge verso il tra-
GREGORJUS [ut supra}: Ecce autem cum per membra sua Christus monto. GREGORIO: Ecco dunque che, quando il Clisto viene accolto dalle
suscipitur, susceptores suos etiam per semetipsum requirit; sequi- sue membra, egli a sua volta 1icerca coloro che l'accolgono; infatti prose-
tur enim «Et intravit cum illis». Mensam ponunt, cibos ajfèrunt, et gue: Ed entrò con loro. Essi preparano la tavola, portano i cibi e il Dio che
Deum quem in Scripturae sacrae expositione non cognoverant, in non avevano riconosciuto nella spiegazione della Sacra Scti ttura, ora lo
panis .fi'actione cognoscunt; sequitur enim «Et factum est, dum conoscono nella frazione del pane; infatti segue: Quando jù a tavola con
recumberet cum illis, accepit panem et benedixit ac fregit, et por- loro prese il pane, disse la benedizione, Lo spezzò e Lo diede loro. Allora si
rigebat illis. Et aperti sunt oculi eorum, et cognoverunt eum». aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. CRISOSTOMO: Il che non viene
CHRYSOSTOMUS: Quod non de sensibilibus oculis dictum est, sed de detto degli occhi sensibili, ma della vista intellettuale. AGOSTINO: Infatti
sensu mentali. A uGUSTJNUS, De cons. Evang. [3,25): Neque enim essi non camminavano con gli occhi chiusi, ma c'era in loro quaiche cosa
clausis oculis ambulabant; sed inerat aliquid, quo non sinerentur che non pennetteva loro di conoscere ciò che vedevano; il che di solito fa
agnoscere quod videbant; quod scilicet caligo et aliquis humor la caligine o qualche mnore: non perché il Signore non poteva trasformare
efjìcere so/et; non quia Dominus non poterat trans/armare la prop1ia carne sicché la sua figura fosse diversa da quella che erano soliti
carnem suam, ut alia revera esset effigies quam solebant intueri; vedere; infatti talvolta anche prima della passione egli si era trasfigurato
quandoquidem et ante passionem transformatus est in monte, ut sul monte, cosicché il suo volto risplendeva come il sole; ma ciò non acca-
fàcies eius claresceret sicut sol: sed non ita mmc factum est: non de in questa circostanza, e non interpretiamo in modo sconveniente se
enim incongruenter accipimus hoc impedimentum in oculis eorum reputiamo che questo ostacolo nei loro occhi sia stato posto da satana,
a Satana factum ji1isse, ne agnosceretur lesus. Sed tantum a affinché il Cristo non venisse conosciuto. Ciò però fu concesso da Ctisto
Christo /acta est permissio usque ad sacramentum panis, ut veri- so.ltanto fino al sacramento dcl pane, cosicché con la partecipazione alla
tate corporis eius participata, removeri intelligatur impedimen- ve1ità del suo corpo si intenda che viene rimosso l'ostacolo del nemico,
tum inimici, ut Christus possit agnosci. TIIEOPIIYLACTUS: Sed et affinché si possa conoscere il Clisto. TEOFU..ATIO: Ma egli accenna anche a
aliud innuit: quod scilicet sumentibus sacrum panem aperiuntur un'altra cosa: che cioè a coloro che assumono il pane sacro vengono apetti
oculi, ut eum agnoscant: magnam enim et ineffabilem vim gli occhi, perché lo possano riconoscere; infatti la carne di Cristo possede-
habebat Domini caro. ÀUGUST!NUS, De quaest. Evang. [2,51}: Vel va una forza grande e ineffabile. AGOSTINO: Oppure, che il Signore abbia
quod Dominus se ire longius fìnxit cum comitaretur discipulos, fi nto di voler andare più lontano quando canuninava assieme ai discepoli
exponens eis sacras Scripturas, utrum ipse esset, ignorantibus, spiegando loro le Scritture, mentre essi non sapevano ancora chi egli
significa! quia hospitalitatis officio ad suam cognitionem per- fosse, significa che, per mezzo dcl dovere dell'ospitalità, gli uomini posso-
venire passe homines intimavit; ut, cum longius ipse ab hominibus no giungere alla sua conoscenza, e che, quando egli lascia l'umanità per
abscesserit super omnes caelos, cum eis tamen sit qui haec raggiungere il cielo, rimane ancora assieme a coloro che compiono questo
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exhibent servis eius. Tenet ergo Christum, ne longius ab eo eat dovere verso i suoi servi. Perciò trattiene il Cristo, perché non se ne vada
quisquis catechizatus verbo in omnibus bonis ei qui se catechiza~ più lontano, chiunque, ammaestrato dalla parola, comunica in ogni cosa
communicat. Etenim isti catechizati erant verbo, cum exponeret buona con colui che lo catechizza. Infatti costoro venivano istruiti con la
eis Sc':ifturas: ~t quia hospitalitatem sectati sunt, quem in ipsa parola mentre il Signore spiegava loro le Scritture; e poiché hanno eserci-
expostttone Scrzpturarum non cognoverunt, in panis fractione tato l'ospitalità, colui che non avevano riconosciuto nella spiegazione
cognoscunt: «non enim auditores legis iusti sunt apud Deum, sed delle Scritture lo conoscono nella frazione del pane: «Poiché non quelli
factores legis iustifì.cabuntur>> (Rom. 2, 13). che sentono parlare della Legge sono giusti presso Dio, ma solo quelli che
GREGORIUS, ln Evang. [hom. 23]: Quisquis ergo audita vult la praticheranno saranno giustificati» (Rm 2,13).
intelligere, fèstinet ea quae iam intelligere potuit, opere implere. GREGORIO: Perciò chiunque vuole intendere ciò che ha udito, si affretti
Ecce Dominus non est cognitus dum loqueretw~ et dignatus est a compiere con le opere ciò che è riuscito a comprendere. Ecco che il
cognosci dum pascitur; sequitur enim «Et ipse evanuit ex oculis Signore non è conosciuto mentre parla, ma si degna di essere conosciuto
eoruni». THEOPHYLACTUS: Non enim tale corpus habebat ut diutius mentre mangia; infatti continua: Ma Lui spari dalla loro vista. TEOFILATIO:
cum eis commorari deberet, ut ex hoc pariter augeret af]èctum infatti non aveva un corpo tale da doven-e trattenersi più a lungo con loro
eorum; unde sequitur «Et dixerunt ad invicem: Nonne cor perché il loro affetto potesse aumentare; per cui segue: Ed essi si dissero
nostrum ardens erat in nobis dum loqueretur in via, et aperiret l'un l'altro: Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con
nobis Scripturas?». ORJGENES: Per quod innuit, quod prolati ser- noi lungo il cammino, e ci spiegava le Scritture? ORIGENE: Con ciò accen-
mones a Salvatore accendebant audientium cor ad amorem divi- na al fatto che le parole pronunciate dal Salvatore accendevano nel cuore
num. GREGORTUS, In hom. Pentec.: Ex audito enim sermone l'amore divino. GREGORIO: Infatti dalle parole ascoltate l' animo si infiam-
inardescit animus, t01poris frigus recedit, mens in superno deside- ma, la freddezza del torpore scompare, la mente diviene ansiosa nel deside--
rio flt anxia. A udire libet praecepta caelestia, et quod mandatis rio celeste. Essa ama ascoltare i precetti celesti, e man mano che viene
instruitur, quasi tot facibus injlammatw: T!IEOPHYLACTUS: Ardebat istruita nei comandamenti è come se venisse linfocolata da nuove fiaccole.
ergo cor eorum ve/ igne verborum Domini, quibus intendebant TuOFILAlTO: Pe1tanto ardeva il loro cuore o a causa del fuoco delle parole
tamquam veris: vel quia eo disserente Scripturas, percellebatur dcl Signore, che essi ascoltavano come vere, o perché, mentre egli spiegava
intrinsecus cor eorwn, quod il/e qui disserebat Dominus esset. le Sc1itture, nel loro interno il loro cuore era colpito vivamente per il fatto
Adeo ergo laetati sunt ut nullam moram passi, mox reversi sint in che colui che stava parlando era il Signore. Quindi essi erano talmente lieti
che non soffrirono nessun indugio, ma fecero subito ritorno a Gemsalenune;
l erusalem; et hoc est quod sequitur «Et surgentes eadem hora
e questo è quanto segue: Partirono senza indugio e fecero ritorno a
regressi sunt in lerusaleni». Surrexerunt quidem eadem hora, per-
Gerusalemme. Essi si alzarono in quella stessa ora, ma giunsero a
venerunt autem per plures horas, sicut oportebat sexaginta stadia
Gernsalemme dopo molte ore, quante ne occorrevano per ricoprire la
transeuntes. A uouSTJNUS, De cons. Evang. [3,25): Iam autem
distanza di sessanta stadi. AGOSTINO: Intanto si era già diffusa la fama che
fama erat quod surrexerat lesus, a mulieribus facta, et a Simone
Gesù era risorto, divulgata dalle donne e da Simon Pietro, al quale egli era
Petro, cui iam apparuerat. Etenim isti duo haec invenerunt
già apparso. Infatti questi due discepoli trovarono gli altri che parlavano di
loquentes illos ad quos in Ierusalem venerunt; sequitur enùn «Et
queste cose quando giunsero a Gerusalemme; infatti continua: dove trova-
invenerunt congregatos undecim, et eos qui cum ipsis erant, rono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano:
dicentes, quod surrexit Dominus vere, et appantit Simoni». BEDA: Dawero il Signore è risorto ed è apparso a Simone. BEDA: Sembra che il
Omnium enim virorum primo Dominus apparuisse videtur Petra Signore sia apparso in primo luogo a Simone, fra tutti coloro che sono
ex his quos Evangelistae quatuor et Paulus Apostolus commemo- iicordati dai quattro Evangelisti e da Paolo. CRISOSTOMO: Infatti egli non
raverunt. CHRYSOSTOMUS: Non enim simul omnibus se manifesta- apparve contemporaneamente a tutti, per gettare i semi della fede: infatti
bat, ut sereret fldei semina: nam qui primo viderat et certus erat, chi lo vedeva per p1irno e ne era sicuro, lo comunicava agli altri; poi con la
aliis referebat; deinde senno prodiens praeparabat animum audi- diffosione della notizia, la mente degli ascoltatori veniva preparata alla
toris visioni: et ideo primo digniori et fldeliori omnibus apparuit: visione: perciò apparve anzitutto al discepolo più degno e più fedele. Era
658 Cap. 24, vv. 25-35 Cap.24, vv.25-35 659

erat enim opus animae fidelissimae, quae prius acciperet hunc infatti necessario che l'anima più fedele 1icevesse per p1irna questa visione,
aspectum, ut minime turbaretur inopinata visione: et ideo primo in quanto essa sarebbe stata la meno disturbata da quella apparizione inatte-
videtur a Petro; ut qui primo confessus est eum Christum, primo sa; perciò viene visto anzitutto da Pietro: affinché colui che per plimo
resurrectionem videre mereatur; et etiam, quia eum negaverat, aveva confessato che lui era il Cristo meritasse di vedere per primo la sua
prius ei voluit apparere, consolans eum ne desperaret. P ost risuiTezione; inoltre, poiché l'aveva rinnegato, volle apparirgli per primo
Petrum vero aliis apparuit, quandoque paucioribus, quandoque per consolarlo, e affinché non cadesse in disperazione. Dopo Pietro appar-
pluribus; quod duo discipuli confitentur; sequitur enim «Et ve agli altri, talora a pochi e talora a molti, e ciò viene confe1mato dai due
ipsi narraverunt quae gesta erant in via, et quomodo cognoverunt discepoli; infatti continua: Essi poi rifèrirono ciò che era accaduto lungo la
eum in fractione paniS». A UGUST!NUS [ut supra}: Quod autem via, e come lo riconobbero nella fi'azione del pane. AGOSTrNO: Ora, ciò che
ait Marcus (! 6,13): «Annuntiaverunt ceteris, nec illis crediderunt», dice Marco (16,13): «Questi andarono ad annunziarlo agli altri, i quali non
cum Lucas dicat quod iam inde loquebantur vere resurrexisse credettero neppure a loro», mentre Luca afferma che già dicevano che il
Dominwn, quid intelligendum est, nisi aliquos ibi fi1isse qui hoc Signore era ris01to, che altro significa se non che c'erano alcuni che non
credere nollent? volevano credere?

VERSUS 36-40 VERSETTI 36-40


36Qum haec autem /oquuntur, stetit lesus in medio eorum, 36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona
et dicit eis: Pax vobis: ego sum, nolite timere. 37Conturbati apparve in mezzo a loro e disse: Pace a voi. Sono io. Non
vero et conterriti existimabant se spiritum videre. 3BEt dixit temete. 37Stupiti e spaventati, credevano di vedere u~ fanta-
eis: Quid turbati estis, et cogitationes ascendunt in corda sma. 38Egli disse loro: Perché siete turbati e sorgono pensieri
vestra? 39Videte manus meas et pedes, quia ego ipse sum; nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i piedi: sono pro-
palpate, et videte quia spiritus carnem et ossa non habet, prio io! Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne e
sicut me videtis habere. 40Et, cum hoc dixisset, ostendit eis ossa come vedete che io ho.40E avendo detto questo, mostrò
manus et pedes. loro le mani e i piedi.
CYRILLUS: Undique resurrectionis fama per Apostolos divulgata, CIRILLO: Attraverso gli Apostoli la fama della tisrnTezione venne di-
et ajfectu discipulorum erecto ad Christi visionem, venit desidera- vulgata ovunque, e mentre il desiderio di vedere il Ctisto si era acceso nei
tus; et quaerentibus, et expectantibus revelatur; nec disceptatur loro cuori, egli, che era così desiderato, si 1ivela a coloro che lo cercavano
de a/io, sed evidenter se o.ffert; unde dicitur «Dum autem haec e l'aspettavano; e non in modo discutibile, ma si presenta loro con la mas-
loquuntur, stetit l esus in medio eorum». ÀUGUSTJNUS, De cons. sima evidenza; perciò si dice: Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù
Evang. [3,25}: Hanc ostensionem Domini post resurrectionem, in persona apparve in mezzo a loro. AGOSTINO: Giovanni ricorda questa
Toannes commemorat. Sed quod dicit Toannes, non cum illis fuisse manifestazione del Signore dopo La risun-czione. Ma il fatto che Giovanni
Apostolum Thomam, cwn secundum Lucam duo i/li regressi in racconti che Tommaso non era presente con il resto degli Apostoli, mentre
Terusalem, invenerunt congregatos undecim, proculdubio intelli- secondo Luca i due discepoli al loro ritorno a Gerusalemme trovarono gli
gendum est quod inde Thomas exierit, antequam Dominus haec Undici riuniti insieme, lo si deve intendere indubbiamente nel senso che
loquentibus appareret. Dat enim Lucas locum in sua narratione Tommaso si era allontanato da loro prima che il Signore apparisse mentre
quomodo possit intelligi, dum haec loquerentur, prius inde exisse essi parlavano di queste cose. Infatti Luca nel suo racconto fornisce
Thomam, et postea Dominum intrasse; nisi quis dicat, non illos l'occasione di come si possa intendere che Tommaso si fosse allontanato
undecim qui iam tunc Apostoli vocabantur, sed discipulos illos mentre il resto stava dicendo queste cose, e che il Signore entrò più tardi; a
660 Cap. 24, vv. 36-40 Cap. 24, vv. 36-40 661

undecim fuisse ex multo numero discipulorum. Sed cum adiunxit meno che qualcuno non dica che non si tratta di quegli Undici che già
Lucas «Et eos qui cum ipsis erant», satis utique declaravit eviden- erano chiamati Apostoli, ma di undici discepoli tra i molti che seguivano
tius illos «undecim» appellatos qui vocabantur Apostoli, cum Gesù. Ma p oiché Luca soggiunge: e gli altri che erano con loro, egli
quibus ceteri erant. Sed videamus, cuius mysterii gratia, secun- dichiara in modo molto chiaro che si tratta di quegli Undici che erano chia-
dum Matthaeum (26, v. 32) et Marcum (14,28) resurgens ita man- mati Apostoli, e cbe si trovavano assieme agli altri. Ma vediamo qual era il
daverit: «Praecedam vos in Galilaeam, ibi me videbitis»; quod mistero per causa del quale, secondo Matteo e Marco, il Signore dopo la
etsi completum est, tamen post multa completum est; cum sic risurrezione diede loro il seguente comando: «lo vi precederò in GaWea, là
mandatum sit, ut aut hoc solum, aut hoc primum expectaretur fìeri mi vedrete»; e sebbene ciò si sia avverato, tuttavia accadde dopo molte
debuisse. ÀMBROSIUS: Unde hoc convenientius arbitrai~ quod altre cose, mentre venne ordinato come se dovesse avverarsi da solo oppu-
Dominus quidem mandaverit discipulis ut in Galilaea eum viderent; re p1ima di altre cose. AMBROGIO: Perciò io reputo più conveniente che il
sed illis ob metum intra conclave residentibus prim um se Signore abbia ordinato ai suoi discepoli di andare a vederlo in Galilea, ma
obtulisse. GRAECUS: Nec hoc est promissi transgressio; sed potius prima si presentò loro mentre si trovavano raccolti nella sala dcl cenacolo
festinata ex benignitate impletio, propter pusillanimitatem disci- per la paura. Il GRECO: Né questa era una violazione della sua promessa,
pulorum. ÀMBROSJUS: Postea vero confirmatis animis, undecim ma piuttosto un affrettato misericordioso adempimento a causa della pusil-
illos Galilaeam petiisse. Ve! nihil obstat si dicantur pauciores lanimità dei suoi discepoli. AMBROGIO: Successivamente, dopo che i loro
infra conclave, et in monte quamplures fuisse. E uSEBJUS: Duo animj divennero forti, gli Undici si recarono in Galilea. Né costituisce un
enim Evangelistae, scilicet Lucas et Joannes, solis undecim hunc ostacolo il dire che nella sala erano pochi, mentre sul monte erano molti.
scribunt apparuisse in Ierusalem; celeri vero duo in Galilaeam EUSEBIO: Infatti due Evangelisti, ossia Luca e Giovanni, scrivono cbc a
properare, non solum undecim, sed etiam universis discipulis et Gerusalemme egli apparve soltanto agli Undici, mentre gli altri due dicono
fratribus dixerunt Angelum et Salvatorem iussisse; de quibus che apparve non solo agli Undici, ma a tutti i discepoli a cui gli Angeli e il
Paulus meminit dicens: (1 C01: 15,6) «Deinde apparuit plusquam Signore avevano ordinato di recarsi in Galilea; e questa cosa viene ricorda-
quingentis fratribus simui». Est autem verior solutio, quod prius ta anche da san Paolo quando dice: «In seguito fu visto da più di cinque-
quidem in Ierusalem latitantibus, semel aut bis visus est ad eorum cento fratelli insieme» (1 Cor 15,6). Tuttavia 1isulta p iù veritiera la soluzio-
consolationem,· in Galilaea vero non in conclavi, aut semel aut ne secondo cui egli fu visto in Gernsalemme, mentre erano nascosti, una o
bis, sed cum multa potestate ostensionem suifecit, praebens se eis due volte per la loro consolazione, mentre in Galilea si mostrò non una o
viventem post passionem in signis multis, ut Lucas testatur in due volte a una piccola assemblea, ma con grande potenza, presentandosi
Actibus. AucusTJNUS, De cons. Evang. [3,25]: Ve/ quod ab vivo dopo la passione con molti miracoli, come dichiara Luca negli Atti.
Angelo, hoc est a Domino, dictum est, Prophetiae accipiendum AGOSTINO: Oppure ciò che è stato detto dall'Angelo, cioè dal Signore, va
est: in Galilaea enim, secundum transmigrationis signijìcationem, inteso come una profezia, perché con la parola «Galilea>>, secondo il suo
intelligendum occurrit, quia de populo Israel transmigraturi erant significato di trnsmigrazione, si deve intendere che essi stavano per passare
ad gentes; quibus Apostoli praedicantes Evangelium non crede- dal popolo di Israele ai Gentili, i quali non avrebbero creduto alla predica-
rent nisi ipse Dominus viam in cordibus hominum praepararet; et zione degli Apostoli se il Signore non avesse preparato la sua via nei loro
hoc intelligitur: «Praecedet vos in Galilaeam» (Matth. 28, 7). cuori. È ciò che significa: «Vi precederà in Galilea>> (Mt 28,7). Ma nel
Secundum autem illud quod Galilaea interpretatur revelatio, non caso che Galilea venga intesa come rivelazione, allora si deve comprende-
iam in forma servi intelligendum est, sed in qua est aequalis re che egli si presenta non più nella fonna di servo, ma nella forma secon-
Patri, quam promisi! electis suis; illa erit revelatio tamquam do cui è uguale al Padre, come ha promesso ai suoi eletti; quella manifesta-
vera Galilaea, «cum videbimus eum sicut est» (1 Io. 3,2). Ipsa zione sarà la vera Galilea, cbc avrà luogo «quando noi lo vedremo così
etiam erit beatior transmigratio ex isto saeculo in illam aeternita- come egli è» (1 Gv 3,2). Inoltre quella sarà la beata trasmigrazione da que-
tem, unde ad nos veniens non recessit, et quo nos praecedens sto mondo all'eternità, dalla quale, sebbene sia venuto a noi, non si allon-
non deserit. tanò; e facendo litomo ad essa non ci ha abbandonato.
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662 Cap. 24, vv. 36-40 Cap. 24, vv. 36-40 663

THEOPHYLACTUS: Primo igitur Dominus in medio discipulorum TuOFIL/\ITO: Quindi in primo luogo, trovandosi in mezzo ai suoi disce-
stans, solito pacis affatu eorum turbinem sedat, ostendens quod poli, con il consueto saluto di pace egli placa il loro dissenso, mostrando di
ipse idem est magister eorum, qui hoc verbo gaudebat, quo etiam essere lo stesso Maestro che con la sua parola li aveva ricolmati di gioia, e
eos munivi! cum ad praedicandum misit; unde sequitur «Et dixit con essa li aveva armati quando li aveva mandati a predicare. Perciò prose-
eis: Pax vobis: Ego sum, nolite timere». CYRJLLUS: Pudeat ergo gue: E disse: Pace a voi. Sono io. Non temete. CIRILLO: Pe1tanto vergo-
nos pacis munus deserere, quam nobis hinc discedens Christus gniamoci di abbandonare il dovere della pace, che il Signore ci ha lasciato
reliquit. Pax et res et nomen dulce, quam et D ei esse accepimus, p artendo da questo m ondo. La pace è dolce sia come realtà sia come
iuxta il/ud (Phili. 4, 7): «Pax Dei», et eius esse Deum, iuxta illud n ome, e noi sappiamo che è anche d i Dio, secondo il detto: «Dio della
(2 COI: 13,11): «Deus pacis», et ipsam esse Deum, iuxta il/ud pace» (Fil 4,7); anzi, essa è Dio stesso, secondo il detto (Ef 2, 14): «Egli
(Eph. 2, 14): «Ipse est pax nostra». Pax bonum commendatum ab stesso è la nostra pace». La pace è un bene lodato da tutti, ma osservato da
omnibus, observatum autem a paucis. Quae autem est causa? p ochi. Quale è il motivo? Forse l 'ambi zione del potere o dell'avere, o
Fortassis ambitio dominii aut facultatum, aut livm~ aut odium, l'inimicizia, o l 'odio o il disprezzo o altre cose del genere in cui noi vedia-
aut contemptus, aut aliquid huiusmodi ex his quae Dei ignaros mo cadere coloro che non conoscono Dio. Senza dubbio la pace appartie-
videmus incurrere. Dei quippe praecipue pax est, quae confoederat ne specialmente a Dio, il quale riunisce insieme tutte le cose; e a lui nulla
omnia; cuius nihil est adeo proprium sicut unitas naturae, et spetta come l'unità di natura e una condizione pacifica. Ma viene trasferita
pacificus status. Transumitur vero Angelis et divinis potestatibus, anche agli Angeli e alle potestà divine, che si comportano in modo pacifi-
quae ad Deum et ad invicem pacifìce se habent; diffunditur vero co tra loro e con Dio; e si diffonde anche in tutte le creature, di cui costitui-
sce il decoro; in noi rimane poi la tranquill ità, per quanto riguarda l'anima
per totam creaturam, cuius est decor; tranquillitas in nobis autem
mediante la ricerca e la comunicazione delle virtù, e per quanto riguai·da il
manet secundum anùnam quidem per investigationem virtutum
corpo nell'a1monia delle membra e degli elementi: delle quali cose l'una
et communicationem, secundum corpus vero in membrorum et
viene chiamata bellezza e l'altra salute.
elementorum commensurationem: quorum alterum pulchritudo,
B EDA: Ora, i suoi discepoli avevano conosciuto il Cristo come vero
alterum sanitas appellatur.
uomo, e con lui avevano vissuto per così lungo tempo; ma dopo la sua
BEDA: Discipuli autem noverant Christum verum hominem,
11101te essi non credono che il terzo giorno la sua carne sarebbe potuta
cum quo tanto tempore fuerant conversati; sed postquam mortuus risorgere dal sep olcro. Infatti essi pensano di vedere lo spirito che aveva
est, non credunt tertia die potuisse veram carnem de sepulcro emesso nella passione; perciò continua: Stupiti e spaventati credevano di
resurgere. Putant ergo se videre spiritum, quem emisit in passio- vedere un fantasma . Questo errore degli Apostoli costituisce l'eresia dei
ne; unde sequitur «Conturbati vero et conterriti, existimabant se Manichei. AMBROGIO : Persuasi però dagli esempi delle loro virtù, noi non
spiritum videre». Error ille Apostolorum secta est Manichaeorum. crediamo che Pietro e Giovanni abbiano potuto dubitare. Perché allora
ÀMBROS1us: Adductis autem virtutum exemplis, Petrum et Ioannem Luca riferisce che erano spavcnlati? In p1imo luogo perché il giudizio
non credimus potuisse dubitare. Cur ergo Lucas induci! fuisse tur- della maggioranza include anche il parere della minoranza; in secondo
batos? Primo omnium quia paucorum opinionem sententia maio- luogo perché, sebbene Pietro credesse nella 1ismTezione, egli poteva esse-
ris partis includit; deinde, quia, etsi P etrus de resurrectione credi- re stupefatto allorché, a p01tc chiuse, Gesù si presentò improvvisamente
derat, turbari tamen potuit, quod se Dominus cum corpore, vecti- con il suo corpo. T EOFILATIO: Poiché dunque con la parola di pace non
bus obseratis improvisus infunderet. THEOPIJYLACTUS: Verum, quia era stato sedato il turbamento negli animi dei discepoli, in un altro modo
per verbum pacis non est sedatus turbo in animabus discipulo- egli mostra di essere il Figlio di Dio, leggendo i segreti dei loro cuori; per-
rum, aliunde indicat eis se Filium Dei esse, qui mentis cognosce- ciò prosegue: Egli disse loro: Perché siete turbati e sorgono pensieri nel
bat arcana; unde sequitur «Et dixit eis: Quid turbati estis, et cogi- vostro cuore? B EDA: In verità quali pensieri se non quelli falsi e dannosi?
tationes ascendunt in corda vestra?». BEDA: Qua/es utique cogita- Infatti Cristo avrebbe perduto il frutto della passione, se non ci fosse stata
tiones, nisi falsae et perniciosae? Perdidit enim Christus fructum la verità della risurrezione; come se il buon agricoltore dicesse: ciò che vi
passionis, si non esset veritas resurrectionis; tamquam si bonus ho piantato io lo troverò, cioè la fede che scende fino al cuore, perché pro-
664 Cap. 24, vv. 36-40 Cap. 24, vv. 36-40 665

agricola diceret: quod ibi piantavi, inveniam, idest fidem, quae in cede dall'alto. Mentre questi pensieri non discendono dall'alto, ma salgo-
cor descendit, quia desuper est. Cogitationes autem istae non no nel cuore dal basso come l'erba cattiva. CIRILLO: Ora, questo era un
desuper descenderunt, sed de imo in coi~ sicut herba mala, ascen- segno chiruissimo che colui che essi vedevano non era una persona diver-
derunt. CYRILLUS: Hoc autem fuit evidentissimum signum quod sa, ma era la stessa persona che avevano visto mmto in croce e deposto
non alius est qui videtur, sed ille idem quem viderant in ligno nel sepolcro, alla quale non sfuggiva nessuna delle cose che si trovano nel
mortuum et positum in sepulcro, quem non latebat aliquid eorum cuore dell 'uomo. AMBROGIO: Ma consideriamo in che modo succede che
quae erant in homine. AMBROSIVS: Consideremus autem qua gra- gli Apostoli, secondo Giovanni, credettero e gioirono, mentre secondo
tia, secundum Ioannem, Apostoli crediderunt, et gavisi sunt, qui Luca vengono rimproverati come increduli. A me sembra che Giovanni,
secundum Lucam increduli redarguuntUl~ Et videtur mihi Ioannes essendo un Apostolo, abbia trattato delle cose più grandi e più importanti,
quasi Apostolus maiora et altiora tetigisse: his sequentia et huma- mentre Luca rifetisce le cose che sono più affini all'umano. Uno si avvale
nis proxima; hic historico usus circuitu, ille compendio: quia et de del corso storico, mentre l'altro si accontenta di un riassunto; tuttavia non
i/lo dubitari non potest, quia testimonium perhibet de his quibus si può dubitare del suo racconto, perché egli fornisce la testimonianza di
ipse inte1juit; et ideo utrumque verum putamus; nam et si in cose a cui fu personalmente presente: perciò riteniamo che entrambe le
primo Lucas eos non credidisse dicat, postea tamen credidisse versioni siano vere, perché, se all'inizio Luca dice che essi non credettero,
demonstrat. CYIULLUS: Comprobans autem Dominus devictam esse tuttavia successivamente mostra che essi hanno creduto. CIRILLO: Ora il
mortem, et humanam naturam iam in Christo corruptionem Signore, provando che la morte era stata sconfitta e che in Cristo la natura
exuisse, primo ostendit eius manus et pedes, et clavorum forami- umana era stata liberata dalla conuzione, in primo luogo mostra loro le
na; unde subdit «Videte manus meas et pedes, quia ego ipse sum». sue mani e i suoi piedi e i buchi dei chiodi; perciò soggiunge: Guardate le
THEOPHYLACTUS: Sed et aliud subiungit: palpationem scilicet mie mani e i piedi: sono proprio io. TEOfILATTO: E soggiunge un'altra
manuum atque pedum, cum dicit «Palpate, et videte quia spiritus cosa, cioè la palpazione delle mani e dei piedi, quando dice: Toccatemi e
carnem et ossa non habet, sicut me videtis habere»; quasi diceret: guardate: un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho; come
Vas putatis me esse spiritum, idest phantasma, sicut plures se dicesse: Voi credete che io sia uno spirito, ossia un fantasma, come si è
defimctorum circa sepulcra videri sunt soliti; sed scitote quod soliti vedere intorno ai sepolcri molti spiriti dei defunti; ma dovete sapere
spiritus neque carnem habet neque ossa; ego autem carnem et che i fantasmi non hanno né came né ossa, mentre io posseggo carne e
ossa habeo. AMBROSJUS: Hoc autem Dominus ideo dixit, ut ossa. AMBROGIO: Il Signore disse questo per mostrare un'immagine della
speciem nobis suae resurrectionis ostenderet: nam quod palpatur sua riSUITezione; infatti ciò che si palpa è un corpo. Ora, noi risorgeremo
corpus est. In corpore autem resurgemus; sed il/ud subtilius, hoc nel corpo; ma quello sarà più sottile mentre quello presente è più pesan-
crassius, utpote adhuc terrenae labis qualitate concretum. Non te, poiché è legato alla qualità della conuzione terrena. Quindi Cristo
ergo per incorpoream naturam, sed per resurrectionis c01poreae non penetrò attraverso le po1te chiuse per mezzo di una natura incorpo-
qualitatem Christus clausa pene travi!. GREGORJUS, Moralium rea, ma per mezzo di una qualità della rismrnzione corporea. GREGORIO:
[13,51}: Non enim i/la resurrectionis gloria c01pus nostrum erit Infatti nella gloria della 1isurrezione il nostro c01po non diverrà impalpa-
impalpabile, et ventis aereque subtilius, ut Eutychius dixit; sed bile, e più sottile dei venti e dell 'aria, come dice Eutiche; ma è sottile per
subtile quidem per effectum spiritualis potentiae, palpabile autem effetto della potenza spirituale, mentre è palpabile grazie alla vetità della
per veritatem naturae. sua natura.
Sequitur «Et cum haec dixisset, ostendit eis manus et pedes». Poi continua: E avendo detto questo mostrò loro le mani e i piedi.
BEDA: Quibus scilicet indicata clavorum vestigia claruere; sed BEDA: Sui quali erano chiaramente impressi i segni dei chiodi; ma secondo
secundum Ioannem etiam latus eis ostendit, cumfuerit lancea per- Giovanni egli mostrò loro anche il costato che era stato trafitto dalla lancia,
foratum; ut scilicet ostensa vulnerum cicatrice, dubietatis eorum affinché alla vista della cicattice delle fe1ite venisse guatita la ferita del dub-
vulnus sanaret. Solent autem in hoc loco Genti/es calumniam bio. Ora, in questo luogo i Gentili sono soliti inventru.·e una calunnia, come
struere, quasi non valuerit Dominus vulnera sibi inflicta curare: se il Signore non fosse stato in grado di curare le sue ferite; al che si deve
quibus respondendum est, quia non est consequens ut qui maiora rispondere che non è una cosa logica che colui che ha dimostrato di fru·e
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fecisse probatur, minora facere nequiverit; sed certe dispensatio- cose più grandi non fosse in grado di fare cose più piccole; ma indubbia-
nis gratia, qui mortem destruxit, signa mortis de/ere noluit: primo mente, grazie alla divina economia, colui che aveva distmtto la morte non
quidem, ut per hoc discipulis jìdem suae resurrectionis astrueret; volle cancellare i segni della morte stessa: in primo luogo per confermare in
deinde ut Patri pro nobis supplicans, quale genus mortis pro questo modo i suoi discepoli nella fede della risutTczione; in secondo luogo
homine pertulerit, semper ostendat; tertia ut sua morte redemptis perché, supplicando il Padre per noi, egli potesse sempre mostrare quale
quam misericorditer sint adiuti, propositis eiusdem mortis indi- genere di morte ha soppmtato per molti; in terzo luogo per mostrare a co-
ciis, insinuet: postremo ut in iudicio quam iuste damnentur impii, loro che sono stati redenti con la sua m01te, presentando loro i segni di tale
denuntiet. morte, con quale misericordia essi sono stati soccorsi; e per ultimo, per de-
nunciare quanto giustamente gli empi siano condannati nel giudizio finale.

VERSUS 41-44 VERSETTI 41-44


41 Adhuc autem il/is non credentibus et mirantibus prae 41 Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed
gaudio, dixit: Habetis hic aliquid quod manducetur? 42At il/i erano stupefatti, disse: Avete qui qualcosa da mangiare? 42 Gli
obtulerunt ei partem piscis assi et favum mellis. 43Et, cum offrirono una porzione di pesce arrostito e un favo di miele;
manducasset coram eis, sumens reliquias dedit eis. 44Et dixit 43dopo aver mangiato davanti ad essi, diede loro quanto era
ad eos: Haec sunt verba quae /ocutus sum ad vos, cum adhuc restato. 44Poi disse: Sono queste le parole che vi ho detto quan-
essem vobiscum, quoniam necesse est impleri omnia quae do ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose
scripta sunt in /ege Moysi et prophetis, et psalmis de me. scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi.
CYRJLLUS: Ostenderat Dominus discipulis manus et pedes, ut cer-
CIRILLO: Il Signore aveva mostrato ai discepoli le mani e i piedi per
t~fìcaret discipulos, quod corpus quod passwn fuerat resurrexit.
renderli certi che il corpo che aveva patito era ris01to. E per renderli ancora
Ut adhuc autem magis cert~ficaret, aliquid manducabile petiit; più sicuri chiese loro qualcosa da mangiare; perciò si dice: Ma poiché per
unde dicitur «Adhuc autem illis non credentibus et mirantibus la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: ~vete qui
prae gaudio dixit: Habetis hic aliquid quod manducetur? ». qualcosa da mangiare? GREGORIO NISSENO: E dato che, secondo il coma~­
GREG01uus NYSSENUS: Et iussu quidem legis Pascha cum amari-
do della Legge, la Pasqua veniva mangiata insieme con le erbe amare, p01-
cantibus edebatur; quia adhuc amaritudo manebat, post resurrec- ché dopo la rismTezione restava ancora una ce1ta amarezza, il cibo viene
tionem vero cibus favo mellis dulcoratur; unde sequitur «At i/li addolcito con un favo di miele; perciò prosegue: Gli offrirono una porzio-
obtulerunt ei partem piscis assi, et favum me!liS». B EDA: Ad insi- ne di pesce arrostito e un favo di miele. B EDA: Per dimostrare la ~erit~
nuandum ergo resurrectionis suae veritatem, non solum tangi a della sua riswTczione egli non solo si degnò di essere toccato dai su01
discipulis, sed etiam convesci cum illis dignatur, ne arbitrentur discepoli, ma volle anche mangiare insieme con loro, perché non pensasse-
eum non solide, sed imaginabiliter sibi apparere; unde sequitur ro che egli non appariva ad essi in modo concreto, ma immaginaiio; perciò
«Et cum manducasset coram eis, sumens reliquias, dedit eis». continua: e dopo aver mangiato davanti ad essi, diede loro quanto era
Manducavit quidem potestate, non ex necessitate: a/iter absorbet restato. Egli mangiò perché poteva, ma non per necessità; infatti in un
aquam terra sitiens, a/iter sol calens; i/la indigentia, iste potentia. modo assorbe l'acqua la terra e in un altro modo il sole: la tcITa lo fa per il
G1uEcus: Si damus Dominum vere comedisse, demus et omnes
bisogno, mentre il sole lo fa per il suo potere. Il GRECO: Ma qualcun~ dirà
homines post resurrectionem uti ciborum fomentis. Sed quae ex che se concediamo che il Signore ha veramente mangiato, allora dobbiamo
quadam dispensationejìunt a Salvatore, non sunt regula et norma airunettere che dopo la rismrezione tutti gli uomini faranno uso del nutri-
naturae; quoniam in quibusdam aliis dispensavi!. Resuscitabit mento e dcl cibo. Ma ciò che fa il Salvatore per qualche dispensa non è la
668 Cap. 24, vv. 41 -44 Cap. 24, vv. 41 -44 669

enim nostra corpora incorrupta, qui tamen dereliquit proprii cor- regola e la norma della natura, poiché in altre circostanze egli ha agito
poris foramina, quae clavi foraverant, et lateris cicatricem, ut diversamente. Perciò egli risusciterà i nostri corpi non imperfetti, ma per-
ostendat quod mansit post resurrectionem natura c01poris, nec est fetti e incmrntti; mentre egli conservò sul suo corpo i segni che avevano
in aliam mutatus substantiam. BEDA: Manducavit ergo post resur- lasciato i chiodi e le ferite nel suo costato, per mostrare che la natura del
rectionem, non quasi cibo indigens, nec quasi in resurrectione suo co1po era rimasta la stessa dopo la risurrezione, e non c'era stato un
quam expectamus, cibis egere signtficans; sed ut eo modo natu- cambiamento di sostanza. BEDA: Perciò dopo la risuJTezione mangiò non
ram corporis resurgentis astrueret. Mystice autem piscis assus, come se avesse avuto bisogno di cibo, né per significare che nella 1isurre-
quem Christus comedit, signijìcat Christum passum: ipse enim zionc che aspettiamo avremo ancora bisogno di alimenti, ma per affermare
latere dignatus in aquis generis humani, capi voluit laqueo mortis in questo modo la natura del corpo che risorge. In senso mistico, poi, il
nostrae; et quasi tribulatione assatus est tempore passionis suae: pesce mrnstito che il C1isto mangia significa la sua passione; ma egli,
sed favus mellis nobis extitit in resurrectione. In favo quidem mel- accettando cli nascondersi nelle acque del genere umano, volle essere preso
lis utramque naturam exprimere voluit persona.e suae. Favus nel laccio della nostra mo1te e fu come arrostito dalla tribolazione nel
quippe mellis in cera est; mel vero in cera, est divinitas in huma- tempo della sua passione; divenne però per noi un favo di miele nella risur-
nitate. THEOPHYLACTUS [super Obtulerunt ei partem piscis}: Vi- rezione. Certamente con il favo di miele egli volle esprimere entrambe le
dentur autem et comesta aliud habere mysterium: quod enim man- nature della sua persona. li favo di miele è presente nella cera, ma il miele
ducavit partem piscis assi, significavit quod naturam nostram in nella cera è la divinità nell'umanità. TEOFILAITO: Le cose mangiate sem-
huius vitae mari natantem, assans eam igne propriae deitatis, et brano contenere anche un altro mistero. Infatti mangiando una porzione di
exsiccans eius humiditatem, quam a profundis undis contraxerat, pesce an-ostito egli significa che, avendo brnciato col fuoco della sua divi-
escam fecit divinam; et eam qua.e prius erat abominabilis, prae- nità la nostra natura che nuota nel mare di questa vita, e avendola asciugata
paravit Deo cibum suavem; quod significat favus mellis. Ve/ per dall'umiclità che aveva contratto dalle acque profonde, la rese un cibo divi-
piscem assum signifìcat vitam activam consumentem nostram no; e ciò che in precedenza era abominevole lo fece diventare per Dio un
humilitatem laborum prunis; contemplationem vero significa! per cibo soave; il che significa il favo di miele. Oppure con il pesce arrostito
favum mellis, propter dulcedinem eloquiorum Dei. egli significa la vita attiva, che asciuga l'umidità con i carboni della fatica,
BEDA: Postquam autem visus est, tactus est et manducavit, ne mentre significa la contemplazione con il favo di miele, a causa della dol-
in aliquo sensus humanos ludificasse videretur, misit manus ad cezza delle parole di Dio.
Scripturas; unde sequitur «Et dixit ad illos: Haec sunt verba qua.e BEDA: Dopo essere stato visto e toccato, e dopo aver mangiato per non
locutus sum ad vos cum adhuc essem vobiscum»; idest, cum dare l'impressione di aver disatteso qualcuno dei sensi umani, egli pone
adhuc essem in carne mortali, in qua estis et vos: tunc quidem in mano alle Scritture; perciò prosegue: Poi disse: Sono queste le parole che
eadem carne resuscitatus erat, sed cum illis in eadem mortalitate vi ho detto quando ero ancora tra voi: cioè quando mi trovavo ancora nel-
non erat: et subdit «Quoniam necesse est impleri omnia qua.e la carne mo1tale in cui vi trovate anche voi; indubbiamente egli era risusci-
scripta sunt in lege Moysi et Prophetis et Psalmis de me». tato nella stessa carne, ma non si trovava più nella stessa mortalità; e sog-
AucusTJNUS, De cons. Evang. [!,li]: lllud attendant qui magicis giunge: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge
artibus Christum tanta potuisse, et nomen suum ad Apostolos in di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. AGOSTINO: Coloro che delirando si imma-
se convertendos arte ipsa consecrasse delirant, utrum potuit ginano che il Signore abbia potuto compiere così grandi cose con le ruti
magicis artibus Prophetas divino Spiritu antequam in terra nasce- magiche, e che con le stesse arti egli abbia consacrato il suo nome alla con-
retur implere. Neque enim si magicis artibus fecit ut coleretur et versione degli Apostoli, considerino se ha potuto con le arti magiche riem-
mortuus, magus erat antequam natus, cui prophetando venturo pire di spirito divino i Profeti prima di nascere su questa ten-a. Ma anche
gens una deputata est. supposto che con le arti magiche egli abbia fatto sì che fosse adorato anche
dopo la sua morte, avrebbe dovuto essere un mago prima di nascere, poi-
ché una nazione intera era stata incru·icata di annunciare la sua venuta.
670 Cap. 24, vv. 45-49 Cap. 24, vv. 45-49 671

VERSUS 45-49 VERSETTI 45-49

45Tunc aperuit illis sensum, ut intellegerent Scripturas. 46Et 45Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e
dixit eis: Quoniam sic scriptum est, et sic oportebat Christum disse: 46Così sta scritto: Il Cristo dovrà patire e risuscitare dai
patì et resurgere a mortuis tertia die 47et praedicari in nomine morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutte
eius poenitentiam et remissionem peccatorum in omnes le Genti la conversione e il perdono dei peccati cominciando
gentes, incipientibus ab /erosolyma. 48Vos autem testes estis da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49E io man-
horum. 49Et ego mitto promissum Patris mei in vos; vos autem derò su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi
sedete in civitate, quoadusque induamini virtutem ex alto. restate in città finché non siate rivestiti di potenza dall'alto.

BEDA: Postquam praebuit se videndum oculis, manibus con- BEDA: Dopo essersi offerto alla vista degli occhi, al tocco delle mani, e
trectandum, legis commemoravi! Scripturas, consequenter aperuit dopo avere ricordato loro le Sciitturc della Legge, egli conseguentemente
sensum, ut intelligatur quod legitur; unde dicitur «Tunc aperuit ne rivela il senso, perché sia compreso quanto viene letto; perciò si dice:
illis sensum ut intelligerent ScripturaS». THEOPHYLACTUS: Alioquin Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture. T EOFILATTO:
quomodo eorum anima turbata et vacillans, circa Christi myste- Infatti in che modo avrebbero potuto le loro menti agitate e perplesse com-
rium studuisset? Sed et verbis eos docuit; sequitur enim «Et dixit prendere il mistero di Cristo? Ma egli li istruì anche con le sue parole;
eis, quoniam sic scriptum est, et sic oportebat Christum pati», infatti prosegue: Così sta scritto: il Cristo dovrà patire, cioè mediante il
scilicet per lignum crucis. BEDA: Perdidit autem Christus fructum legno della croce. BEDA: Ora, il C1isto avrebbe perso il frutto della passio-
passionis, si non esset veritas resurrectionis; unde subdit «Et ne se non ci fosse stata la verità della risurrezione; perciò soggiunge:
resurgere a mortuis die tertia». Deinde post commendatam sui e risuscitare dai morti il terzo giorno. Poi, dopo aver stabilita la verità dcl
corporis veritatem, commenda! Ecclesiae unitatem, cum subdit proprio corpo, egli esalta l'unità della Chiesa, quando soggiunge: e·nel suo
«Et praedicari in nomine eius poenitentiam et remissionem pecca- nome saranno predicati a tutte le Genti la conversione e il perdono dei
torum in omnes Gentes». EUSEBIUS: Dictum enim erat (Ps. 2,8): peccati. EUSEBIO: Infatti era stato detto (Sai 2,8): «Chiedi a me e ti darò in
«Postula a me, et dabo tibi Gentes hereditatem tuanw. Oportebat possesso le Genti». Ma era necessario che coloro che erano stati convertiti
autem conversus ex Gentibus expiari a quolibet contagio et macula dai Gentili venissero purificati da ce1te macchie contagiose per mezzo
per ipsius virtutem, quasi contaminatos ab errore daemonum idolo- della sua virtù, come se fossero stati corrotti dall'errore dell'idolatria dei
latriae, et quasi nuper conversos a vita execrabili et impudica: et demoni e si fossero convertiti da poco da una vita esecrabile e impma; per-
ideo dicit, quod oportet praedicar:i prius quidem poenitentiam, ciò dice che bisogna p1ima predicare la conversione e successivamente la
consequenter remissionem peccatorum in omnes gentes: eis enim remissione dei peccati a tutte le Genti: infatti a coloro che p1ima mostrano
qui prius quidem veram ostenderunt malorum poenitentiam, salu- la penitenza per i loro peccati, con la sua grazia salvifica egli concede il
bri gratia veniam commissorum donavit, pro quibus et mortem perdono dei peccati da loro commessi, per i quali sopportò persino la
subiit. THEOPHYLACTUS: In hoc vero quod dicit «Poenitentiam et morte. TEOFILATIO: Con l'espressione: la conversione e il perdono dei pec-
remissionem peccatorum», etiam de baptismate meminit, in quo per cati egli ricorda anche il battesimo, nel quale, abbandonando i crimini pas-
depositionem priorum scelerum subsequitur venia peccatorum. Sed sati, viene concesso il perdono dei peccati. Ma in che modo si deve inten-
quo pacto intelligetur in solo Christi nomine baptisma fieri, cum dere che il battesimo dev'essere effettuato solo nel nome di Cristo, quando
alibi mandet hoc fieri in nomine Patris et Filii et Spiritus sancti? altrove si comanda che dev'essere compiuto nel nome del Padre e del
Et primo quidem dicimus, quod non intelligitur quod in solo Figlio e dello Spirito Santo? Anzitutto diciamo che non si deve intendere
Christi nomine fiat baptisma, sed quod Christi baptismate aliquis che nel solo nome di Ciisto si compie il battesimo, ma che uno viene bat-
tezzato con il battesimo di Ciisto, cioè spiritualmente, e non alla maniera
baptizetur, idest spiritualite1; non iudaice, nec tali quali l oannes
. dei Giudei; e neppure nel modo con cui battezzava Giovanni, soltanto per
672 Cap. 24, vv..45-49 Cap. 24, vv. 45-49 673

baptizabat ad solam poenitentiam, sed ad Spiritus almi participa- la penitenza, ma per la partecipazione dello Spirito Santo; come lo stesso
tionem; sicut et Christus in lordane baptizatus ostendit Spiritum Cristo battezzato nel Giordano mostra lo Spùito Santo sotto la forma di
sanctum in specie columbina. Porro baptisma in Christi nomine una colomba. Inoltre intendi il battesimo nel nome di Cristo, ossia nella
idest morte Christi, intelligas: sicut enùn ipse post mortem tridu; mo1te di Cristo; infatti com e egli è 1i suscitato il terzo giorno dopo la morte,
resurrexit, sic et nos ter in aquam mergimw; et consequenter così anche noi siamo immersi nell'acqua per tre volte, e di conseguenza
emergimur, incorruptibilitatis spiritus arrham recipientes. Hoc per tre volte emergiamo, ricevendo la capana dell'incorruttibilità dello spi-
etiam Christi nomen continet in se et Patrem quasi unctorem, 1ito. Ma questo stesso nome di Cristo contiene anche il Padre come W1tore,
et Spiritum quasi unctionem, et Filium quasi unctum, scilicet e lo Spirito santo come unzione e il Figlio come unto, ossia secondo la
secundum humanam naturam. Non autem decebat amplius bipar- natura umana. Ma non era più conveniente che il genere umano fosse spar-
titum esse humanum genus in Judaeos et Genti/es: et ideo, ut tito in due, cioè in Giudei e Gentili; così perché fonnassero una cosa sola
omnes in unum uniret, mandavit incipere sermonem a Ierusalem comandò che la predicazione cominciasse da Ge1usalemme e si conclu-
et ad gentes terminari; unde sequitur «lncipientibus ab Ierusa- desse con i Gentili; perciò continua: cominciando da Gerusalemme. B EoA:
lem». BEDA: Non solum quia eredita sunt illis eloquia Dei, et Non solo perché sono affidati a loro gli oracoli di Dio e a loro spetta
eorum est adoptio filiorwn et gloria; verum etiam ut gentes variis l'adozione a figli e la glo1ia, ma anche perché i Gentili, invischiati in vaii
erroribus implicatae, hoc maxime indicio divinae pietatis ad spem errori, possano con questo segno della divina misericordia essere spinti alla
veniae provocentur, quod eis qui Filium Dei crucifzxerunt, venia speranza del perdono, visto che anche coloro che hanno crocifisso il Figlio
concedatur. di Dio sono stati perdonati.
CHRYSOSTOMUS: Insuper ne dicerent aliqui, quod omissis notis CRISOSTOMO: Inoltre, perché qualcuno non dicesse che gli Apostoli,
iverunt se ostentaturos ad extraneos, ideo prius apud ipsos tralasciando coloro che conoscevano, si erano rivolti agli estranei, anzitutto
occisores pandunt resurrectionis signa in eadem civitate in qua essi mostrano i segni della tisurrezione presso gli stessi uccisori, nella
prorupit temerarius ausus. Ubi enim crucifìxores credere videntw; medesima città in cui era esplosa l'impresa temeraria. Infatti dove si·vede
resurrectio plurimum demonstratur. EuSEBIUS: Quod si ea quae che credono gli stessi croci:fisso1i, là la 1isunezione è sommamente prova-
Christus praedixit, iam sortiuntur effectum, et verbum eius vivax ta. EUSEBIO: Poiché se le cose che Cristo ha predetto conseguono il loro
et efficax per universum mundum oculata fide perspicitur, tempus effetto, e la sua parola viva ed efficace mediante una fede visibile viene
est non incredulos esse erga eum qui protulit verbum. Eum enim percepita in tutto il mondo, è giunto il tempo in cui non bisogna essere
necesse est divinam vitam ducere cuius opera vivida verbis con- increduli verso colui che annuncia la parola. Infatti è necessario che condu-
sona ostenduntur; quae quidem ministerio Apostolorum impleta ca una vita divina colui le cui opere feconde si mostrano conformi alle
sunt; unde subdit «Vas autem estis testes horum», mortis scilicet parole; e indubbiamente queste cose si sono compiute mediante il ministe-
et resurrectionis. THEOPHYLA CTUS: Consequenter ne turbati ro degli Apostoli. Perciò soggiunge: Di questo voi siete testimoni, cioè
cogitarent: quomodo nos homines idiotae testimonium perhibebimus della morte e della risurrezione. TuoFILAITO: Di conseguenza, perché tur-
Gentibus et Judaeis, qui te occiderunt? subiungit «Et ego mittam bati non pensassero: «In che modo noi uomini ignoranti possiamo rendere
promissum Patris mei in vos»; quod scilicet per l oelem promiserat testimonianza ai Gentili e ai Giudei che ti hanno ucciso?», egli soggiunge:
dicens (2,28): «Effundam Spiritum meum super omnem carnem». E io manderò su di voi colui che il Padre mio ha promesso, cioè che ha
CHRYSOSTOMUS: Sicut autem milites invasuros multos nemo dux promesso per mezzo di Gioele dicendo (2,28): «lo effonderò il mio Spirito
exire sinit donec armati sint; sic et discipulos ante Spiritus su tutti gli uomini». CrusosTOMO: Ma come un generale non permette ai
descensum, ad conjlictum egredi non permittit; unde subdit «Vas suoi soldati che devono fronteggiare un esercito numeroso di muoversi
autem sedebitis in civitate quoadusque induamini virtute ex alto». fino a quando non sono rumati, così il Signore non permette ai discepoli di
THEOPHYLA CTUS: Jdest, virtute non humana, sed caelesti. Nec affrontare il conflitto prima della discesa dello Spirito Santo; perciò sog-
dixit: Suscipiatis, sed «i nduamini», integram tutelam spiritualis giunge: ma voi restate in città finché non siate rivestiti di potenza dal! 'alto.
velaminis indicans. BEDA: De hac autem virtute, idest Spiritu TEOFILAITO: Cioè di una potenza non umana, ma celeste. E non dice: rice-
674 Cap. 24, vv. 45-49 Cap. 24, vv. 45-49 675

Sancta, dicit etiam Angelus Mariae (1,35): «Et virtus Altissimi verctc, ma siate rivestiti, indicando la difesa completa mediante un velo
obumbrabit tibi»; et ipse Dominus alibi (Luc. 8,46): «Nam et ego spirituale. BEDA: Ora di questa potenza, cioè dello Spitito Santo, parla
navi virtutem de me exisse». THEOPllYLACTUS: Cur autem non anche l'Angelo a Maria (1,35): <<E la potenza del!' Altissimo ti coprirà con
Christo praesente, ve/ eo discedente statim Spiritus venit? De- la sua ombra»; e altrove il Signore stesso (Luca 8,46): «Perché ho sentito
cebat enim eos fieri cupidos rei, et demum recipere gratiam: tunc che una potenza è uscita da me». TEOFILATIO: Ma perché lo Spirito non
enim magis ad Deum erigimur, cum incumbit necessitas. Oporte- viene mentre è ancora presente il Cristo, o subito dopo la sua dipartita?
bat enim interim nostram comparere naturam in caelo, etfoedera Perché era conveniente che essi diventassero bramosi della cosa, e inoltre
consummari, ac deinde Spiritum advenire et gaudia celebrari ricevessero anzitutto la grazia: infatti siamo maggio1mcnte sollevati verso
serena. Attende etiam quantam eis necessitatem imposuit Hiero- Dio quando incombe la necessità. Nel frattempo era necessario che la
solymis esse, in eo quod illic Spiritum promisit Largiri. Ne enim nostra natura si mostrasse in ciclo e i patti fossero compiuti, e allora lo
rursus post eius resurrectionem aufitgerent, hac expectatione Spir ito Santo sarebbe venuto e si sarebbero celebrate le gioie più pure. Fa'
quasi quodam vinculo omnes sùnul eos ibi detinuit. Dicit autem inoltre attenzione con quanta necessità egli impose loro di restare a
«Donec induamini virtute ex alto»; nec expressit quando, ut sint Gemsalemme, poiché promette loro che là sarà elargito lo Spirito. Infatti,
iugiter vigiles. Quid ergo miraris, si diem nobis novissimum non affinché non fuggissero subito dopo la risu1Tczione, con questa attesa,
pandit, cum diem hunc propinquum pandere noluit? GREGORJUS, come se fosse una catena, egli ve li trattenne tutti insieme. Perciò dice: fin-
Reg. Pastm: [3,26}: Admonendi sunt ergo quos a praedicationis ché non siate rivestiti di potenza dall'alto, e non dice quando, perché resti-
officio ve/ imperfectio vel aetas prohibet, et tamen praecipitatio no sempre vigilanti. Quindi perché ti meravigli se egli non ci rivela l'ulti-
impellit, ne dum sibi tantum onus officii praecipitatione arrogant, mo giorno, q uando non vu ole svelare loro un giorno così vicino?
viam sibi subsequentis meliorationis abscindant. lpsa enim veri- GREGORIO: Perciò si devono ammoni.re coloro che sono impediti quanto al
tas, quae repente quos vellet roborare potuisset; ut exemplum dovere della predicazione o dall 'impc1fezione o dall'età, e tuttavia la fretta
sequentibus daret, ne imperfecti praedicare praesumerent; post- li sospinge, affinché non si rurnghino, a causa della fretta, il peso di qiiesto
quam piene discipulos de virtute praedicationis instruxit, manda- dovere, e così non si separino dalla via di un futuro miglioramento. La
vi! eis ut in civitate sederent, donec induerentur virtute ex alto. i n stessa verità infatti, che improvvisamente potrebbe fortificare coloro che
civitate quippe sedemus, si intra mentium nostrarum nos claustra volesse, per forni.re un esempio a coloro che la seguono, affinché quanti
constringimus, ne loquendo exterius evagemur; ut cum virtute sono imperfetti non abbiano la presunzione di predicare, dopo avere istrui-
divina perfecte induimw~ tunc quasi a nobismetipsis foras etiam to pienamente i discepoli circa la potenza della predicazione, comandò
alias instruentes exeamus. AMBROSJUS: Consideremus autem quo- loro di restare in città fino a quando non fossero stati 1ivestiti di potenza
modo secundum l oannem acceperint Spiritum sanctum; hic autem dall'alto. Indubbiamente restiamo in città quando restiamo 1inchiusi dentro
in civitate iubentur sedere, quoadusque induantur virtute ex alto. le porte della nostra mente per non divagare al di fuori con le parole; affin-
Sed Spiritum sanctum vel illis undecim quasi perfectioribus insiif- ché, una volta 1ivestiti petfettamente della potenza divina, possiamo come
flavit, et reliquis postea tribuendum promittit; ve/ eisdem ibi insuf uscire da noi stessi per istruire gli alni. AMBROGIO: Consideriamo ora in
jlavit, hic spopondit. Nec videtur esse contrarium, cum divisiones che modo secondo Giovanni essi ricevettero lo Spi.rito Santo, mentre era
sint gratiarum. Ergo aliam insufflavi! ibi operationem, hic aliam stato loro comandato di restare in città fino a quando non fossero stati
pollicetur: ibi enim remittendorum gratia tributa est peccatorum; 1ivcstiti di potenza dall'alto. O egli soffiò il Santo Spirito sugli Undici in
quod videtur esse augustius: et ideo insu.fflatur a Christo, ut cre- quanto erano più pe1fetti, e promise di concederlo agli altri più tardi; oppu-
das de Deo Spiritum sanctum Christi, et credas de Deo Spiritum: re sulle stesse persone in un luogo lo soffiò e in un altro lo promise. Né
Deus enim solus peccata dimittit. Lucas autem linguarum gratiam pare che ci sia contraddizione, essendoci una diversità di grazie. Infatti là
describit effusam. CIIRYSOSTOMUS: Vel dicit (l o. 20,22): «Accipite egli soffiò in loro un'operazione, mentre qui ne promette un'ala-a; là infatti
Spiritum sanctum», ut eos idoneos .fàceret ad receptionem: aut egli concesse la grazia di rimettere i peccati, che sembra essere una cosa
quod futurum est, ut praesens indicavi!. AUGUSTINUS, De Trin. più risa·etta, e per questo motivo viene soffiata da Ctisto: affinché tu possa
credere che lo Spiti to Santo di Cristo è da Dio, e possa credere che lo
676 Cap. 24, vv. 45-49 Cap. 24, vv. 45-49 677

[J 5,26): Ve/ Dominus post resurrectionem suam bis dedit Spiri- Spirito è da Dio: infatti solo Dio rimette i peccati. Invece Luca desc1ive
tum sanctum: semel in terra propter dilectionem proximorum, et l'effusione della grazia delle lingue. CRISOSTOMO: Oppure dice (Gv 20,22):
iterum de caelo propter dilectionem Dei. «Ricevete lo Spirito Santo» per renderli idonei alla ricezione; o anche
indicò come presente ciò che sarebbe accaduto in futuro. AGOSTINO:
Oppure dopo la risurrezione elargì due volte lo Spirito Santo: una volta
sulla terra per l'amore del prossimo, e poi dal cielo per l'amore di Dio.

VERSUS 50-53 VERSETTI 50-53

soEduxit autem eos foras in Bethaniam et elevatis manibus 50Poi li condusse fuori verso Betania, e alzate le mani li be-
suis benedixit eis. s1 Et factum est, dum benediceret illis, nedisse. 51 Mentre li benediva, si staccò da loro e fu portato
recessit ab eis et ferebatur in caelum. 52 Et ipsi adorantes verso il cielo. 52Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Ge-
regressi sunt in Jerusalem cum gau<:1io magno, 53et erant rusalemme con grande gioia, 53e stavano sempre nel tempio
semper in templo laudantes et bened1centes Deum. Amen. lodando e benedicendo Dio. Amen .

BEDA : Praetermissis omnibus quae per quadraginta dies agi a BEDA: Tralasciando tutte le cose che possono essere state compiute
Domino cum discipulis potuerunt, primo diei resurrectionis eius dal Signore con i suoi discepoli durante i quaranta giorni, egli congiunge
coniungit tacite novissimum diem quo ascendit in caelum, dicens tacitamente al primo giorno della risurrezione l'ultimo giorno in· cui egli
«Eduxit autem eos foras in Bethaniam». Primo quidem propter ascese in cielo, dicendo: Poi li condusse jiwri verso Betania. Anzitutto a
nomen civitatis, quae domus obedientiae dicitur: qui enim propter causa del nome di quella città, che vuol dire casa dell'obbedienza: infatti
inobedientiam perversorum descendit, propter obedientiam con- colui che discese a causa della disobbedienza dei peccatori, a causa del-
versorum ascendi!. Deinde propter situm eiusmodi villae, quae in ! ' obbedienza dei convertiti ascende in cielo. Poi per la collocazione di
latere montis olivarum posita esse narratur: quia videlicet obe- questo villaggio che si dice che si trovi sul fianco del monte degli Ulivi;
dientis Ecclesiae domus in ipsius summi montis, idest in Christi, poiché egli ha posto le fondamenta della casa della Chiesa obbediente,
latere, jìdei, spei dilectionisque suae fundamenta locavit. Eos della fede, speranza e carità, sul fianco della montagna più alta, cioè di
autem benedicit, quibus praecepta docendi tradiderat,- unde
C1isto. Ora egli benedice coloro ai quali ha affidato il precetto dell'inse-
sequitur «Et elevatis manibus suis benedixit eis». THEOPIJYLA CTUS: gnamento. Perciò segue: e alzate le mani li benedisse. TuoFILAJTO: Forse
Forsan vim conservativam influens eis usque ad adventum
riversando su di loro una forza di conservazione, fino all'arrivo dello
Spiritus,- et fortassis instruens nos, ut quoties recedimus, benedic-
Spirito, e, forse, insegnandoci che, ogniqualvolta ci allontaniamo, dobbia-
tionibus subditos Deo commendemus. ORIGENES: Quod autem ele-
mo raccomandare a Dio con la nostra benedizione i nostri sudditi.
vatis manibus benedixit eos, significat quod deceat benedicentem
ORIGENE: Ma che egli li abbia benedetti con le mani alzate significa che è
cuiquam ornatum esse variis operibus et arduis respectu aliorum:
sic enim manus tolluntur in altum. CHRYSOSTOMUS: Attende autem, opportuno che chi benedice sia dotato di varie opere laboriose a vantaggio
quod Dominus bravia repromissa aspectui ~·ubicit. Pr?miserat degli altri. Infatti è in questo modo che si tengono le mani alzate.
quidem corporum resurrectionem: a mortuzs resurrexzt, et per CrusosTOMO: Ma fa' attenzione al fatto che il Signore sottomette al nostro
quadraginta dies discipulos certijìcat. Promittitur etiam, quod in sguardo le 1icompense promesse. Indubbiamente egli aveva promesso la
nubibus rapiemur in aera,- et hoc ipse patefecit per opera,- risurrezione dai morti, e durante i quaranta giorni ne fornisce la certezza
sequitur enim «Et factum est dum benediceret illis, recessit ab eis, ai discepoli. Viene anche promesso che saremo rapiti nelle nubi, e lo
678 Cap. 24, vv. 50-53 Cap. 24, vv. 50-53 679

et ferebatur in caelum». THEOPHYLACTUS: Et Elias quidem videba- di.mostrò egli stesso con i fatti; quindi continua: Mentre li benediceva si
tur quasi assumi in caelum; sed Salvator ipse praecursor omnium staccò da loro e fu portato verso il cielo. TEOFJLATTO: Anche Elia fu visto
ascendit in caelum, appariturus divino conspectui in sacro suo come assunto in cielo; invece il Salvatore, il preclU'sore di tutti, ascese da
corpore: et iam nostra natura in Christo honoratur a qualibet vir- se ste~s.o in ~ielo per compari.re al c?spctto divino con il suo sacro corpo;
tute angelica. CHRYSOSTOMUS: Sed dices: Quid interest mea? Quia e cosi m Cnsto la nostra natura Vlenc onorata da ogni virtù angelica.
et tu in nubibus suscipieris simiLiter: nam co1pus tuum connatura- CrusosTOMO: Ma dirai: In che modo questa cosa giova a noi? Perché
le est il/i corpori. Erit igitur et corpus tuum tam agile ut possit anche tu sarai portato allo stesso modo verso il ciclo sulle nubi· infatti il
transire per aera; nam sicut caput, sic et corpus; sicut principium, sic tu~ corpo è della stessa natura del suo corpo. Quindi il tuo corpo' sarà così
et finis. Aspice autem quomodo honoratus es per hoc principium. agile da poter passare attraverso l'aria; infatti come il capo, così anche il
lrifìma pars rationalis creaturae homo erat; sed pedes 4Jècti sunt corpo; come il principio, così anche la fine. Ora, guarda come vieni ono-
caput, sublimati in regiam sedem in suo capite. rato per mezzo di questo principio. L'uomo è la pa1te più bassa delle crea-
BEDA: Ascendente autem in caelum Domino, discipuli adorantes ture razionali; ma i piedi sono divenuti la testa, essendo stati elevati alla
ubi steterunt novissùne pedes eius, corifestim Hierosolymam redeunt, sede regale nel loro capo.
ubi promissionem Patris sunt expectare praecepti; sequitur enim BED~: Ora, mentre il Signore saliva in cielo, i discepoli, dopo aver
«Et ipsi adorantes regressi sunt in lerusalem cum gaudio magno». adorato il posto dove erano stati alla fine i suoi piedi, fecero subito ritorno
Gaudia magna agunt, quia Deum ac Dominum suum post trium- a Gernsalcnm1c, dove era stato loro ordinato di aspettare la promessa del
phum resurrectionis etiam caelos penetrasse laetantur. GRAECUS: Padre; infatti continua: Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Geru-
Et erant vigilantes: non degentes in propriis Laribus, sed expec- salemme con grande gioia. Sono ricolmi di gioia perché sono lieti che il
tantes supernam gratiam conversantur in templo, inter cetera loro Dio e Signore, dopo il trionfo della 1istll'fezione, ha attraversato i
etiam foci pietatem et honestatem adicientes; unde dicitur «Et cieli. Il GRECO: Ed erano vigilanti: infatti non vivevano nelle loro case
erant semper in templo». THEOPHYLA CTUS: Nondum aderat ma, riuniti nel tempio, aspettavano la grazia dall'alto; imparando tra l~
Spiritus, et iam spiritualiter conversantur: prius erant reclusi, iam altre cose dal luogo stesso la pietà e l'onestà; perciò si dice: e stavano
stant in medio principum sacerdotum, nec aliquo distrahuntur sempre nel tempio. TEOFILATTO: Non c'era ancora lo Spirito, e tuttavia
mundano, sed omnibus contemptis iugiter Deum laudant; sequitur essi si comportavano spiritualmente; prima se ne stavano chiusi, ora stan-
enim «Laudantes et benedicentes Deuni». BEDA: Et attende, quod no in mezzo ai capi dei sacerdoti e non si lasciano distrruTc da alcunché di
Lucas inter quatuor animalia caeli designatus accipitur per vitu- mondano, ma disprezzando ogni cosa lodano continuamente Dio· conti-
lum; cuius victima, qui in sacerdotium eligebantur, initiari sunt nua infatti: lodando e benedicendo Dio. BEDA: Fa' attenzione al f~tto che
iussi, eo quod ipse sacerdotium Christi ceteris amplius exponen- Luca, fra i quattro animali del cielo, si dice che è rappresentato dal vitello,
dum suscepit; et Evangelium suum, quod a ministerio templi per perché con il sacrificio di un vitello venivano iniziati coloro che erano
sacerdotium Zachariae coepit, in templi devotione complevit: et scelti per il sacerdozio; e Luca si propose di spiegare più ampiamente
Apostolos ibi ministros navi sacerdotii futuros, non in victimarum degli altri il sacerdozio di Cristo; e il suo Vangelo, che era iniziato con il
sanguine, sed in laude Dei et in benedictione conclusit: ut in loco ministero del tempio mediante il sacerdozio di Zaccaria, tennina con la
orationis et inter laudum devotiones promissum Spiritus sancti devozione nel tempio; e vi ha messo gli Apostoli, che erano destinati a
adventum paratis cordibus expectent. THEOPllYLACTUS: Quos nos essere i ministri del nuovo sacerdozio, non nel sangue delle vittime, ma
imitantes, in sacra vita semper degamus, laudantes et benedicen- nella lode e nella benedizione di Dio: affinché attendano con il cuore
tes Deum, cui est gloria et benedictio et virtus in saecuLa. Amen. pronto la venuta dello Spirito Santo nel luogo della preghiera e tra le lodi
d~lla devozione. TEOFILArro: E noi, imitandoli, rcstiruno sempre in una
vita santa, lodando e benedicendo Dio, al quale sia glo1ia, benedizione e
potenza per sempre. Amen.
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ABBREVIAZIONI DEI LIBRI BIBLICI


INDICE
Ab Hab. Abacuc 1 Gv llo. I Giovanni
Abd Abd. Abdia 2Gv 2/o. 2 Giovanni
Ag Agg. Aggeo 3Gv 3 lo. 3 Giovanni
Am Am. Amos ls Js. Isaia
AVVERTENZA 5
Ap Apoc. Apocalisse Lam Thren.
At Act. Atti seulam. Lamentazioni
Bar Bar. Baruc Le Le. Luca
Col Col. Colossesi Lv Lev. Levitico C ATENA AUREA
1 Cor 1 Cor. 1 Corinzi 1 Mac 1 Mach. 1 Maccabei
2Cor 2Cor. 2 Corinzi 2Mac 2 Mach. 2Maccabei Glossa continua sul Vangelo secondo Luca
1 Cr 1 Par. l Cronache Mc Mare. Marco
2Cr 2 Par. 2 Cronache Mi Mich. Miehea Capitolo 11
Ct Cant. Cantico Ml Mal. Malachia versetti 1-4 9
Dn Dan. Daniele Mt Matth. Matteo versetti 5-8 19
Dt Deut. Deuteronomio Na Nah. Naum versetti 9-13
Neh.
25
Eb Hebr. Ebrei Ne versetti 14-16
Qo Ecc/e. Qoèlet seu 2 Esdr. Neemia 33
versetti 17-20 35
Sir E ccli. Siracide Nm Num. Numeri
versetti 21-23 39
Ef Eph. Efesini Os Os. Osea
Es Ex. Esodo Pr Prov. Proverbi versetti 24-26 43
Esd Esdr. 1 Pt 1 Petr. I Pietro versetti 27-28 45
seu 1 Esdr. Esdra 2Pt 2 Petr. 2 Pietro versetti 29-32 49
Est Esth. Ester 1 Re 3 Reg. 1 Re versetti 33-36 53
Ez Ez. Ezechiele 2Re 4Reg. 2 Re versetti 37-44 59
Fil Phil. Filippesi Rm Rom. Romani versetti 45-54
Fm Philem. Filemone Rt Ruth Rut 67
Gal Gal. Galati Sal Ps. Salmi Capitolo 12
Gb lob Giobbe l Sam 1 Reg. I Samuele versetti 1-3 77
Gc Tac. Giacomo 2Sam 2Reg. 2 Samuele versetti 4-7
Gd ludas Giuda Sap Sap. Sapienza 79
versetti 8-1 2 85
Gdc ludic. Giudici Sof Soph. Sofonia
versetti 13-15 97
Gdt ludith Giuditta Tb Tob. Tobia
1 Tim. 1 Timoteo versetti 16-21 99
Gen Gen. Genesi l Tm
Ger ler. Geremia 2 Tm 2Tim. 2 Timoteo versetti 22-23 107
Gl loel Gioele l Ts 1 Thess. 1 Tessalonicesi versetti 24-26 109
Gn fon. Giona 2 Ts 2 Thess. 2 Tessalonicesi versetti 27-31 111
Gs los. Giosuè Tt Tit. Tito versetti 32-34 117
Gv lo. Giovanni Zc Zach. Zaccaiia versetti 35-40 123
682 683

versetti 41-46 131 Capitolo 17


versetti 4 7-48 137 versetti 1-2 317
versetti 49-53 139 versetti 3-4 319
versetti 54-57 147 versetti 5-6 321
versetti 58-59 149 versetti 7-10 325
versetti 11-19 329
Capitolo 13
versetti 20-21 335
versetti 1-5 155
versetti 22-25 337
versetti 6-9 159
versetti 26-30 341
versetti l 0-17 165
versetti 31 -33 345
versetti 18-21 173
versetti 34-37 347
versetti 22-30 177
versetti 31-3 5 185 Capitolo 18
versetti 1-8 355
Capitolo 14
versetti 9- I 4 361
versetti 1-6 193
versetti 15-17 369
versetti 7-11 197 versetti 18-23 373
versetti 12-14 201 versetti 24-30 381
versetti 15-24 205 versetti 31-34 387
versetti 25-27 217 versetti 35-43 391
versetti 28-33 219
versetti 34-35 225 Capitolo 19
versetti 1-1 O 399
Capitolo 15 versetti 11-27 409
versetti 1-7 229 versetti 28-36 423
versetti 8- I O 235 versetti 3 7-40 429
versetti 11-16 239 versetti 41 -44 433
versetti 17-24 247 versetti 45-48 437
versetti 25-32 259
Capitolo 20
Capitolo 16 versetti 1-8 443
versetti 1-7 269 versetti 9-18 447
versetti 8- 13 273 versetti 19-26 457
versetti 14-18 283 versetti 27-40 463
versetti 19-2 1 289 versetti 41-44 471
versetti 22-26 293 versetti 45-47 473
versetti 27-3 I 305
684 685

Capitolo 21 Capitolo 24
versetti 1-4 477 versetti 1-12
635
versetti 5-8 479 versetti 13-24
643
versetti 9-11 483 versetti 25-35 651
versetti 12-19 487 versetti 36-40 659
versetti 20-24 491 versetti 41-44
667
versetti 25-27 497 versetti 45-49
671
versetti 28-33 503 versetti 50-53 677
versetti 34-36 509
versetti 37-38 513 ABBREVIAZIONI DEI LIBRI BIBLICI 680
Capitolo 22
versetti 1-2 517
versetti 3-6 519
versetti 7-13 521
versetti 14-18 527
versetti 19-20 531
versetti 21-23 537
versetti 24-27 539
versetti 28-30 543
versetti 31-34a 545
versetti 34b-38 55 1
versetti 39-42 557
versetti 43-46 563
versetti 47-53 567
versetti 54-62 573
versetti 63-71 581
Capitolo 23
versetti 1-5 .587
versetti 6-12 589
versetti 13-25 595
versetti 26-32 599
versetto 33 605
versetti 34-37 611
versetti 38-43 615
versetti 44-46 621
versetti 47-49 625
versetti 50-56 629
O PERE DI TOMMASO D'AQUINO Commento alla Metafisica cli Ari5totele, Sententia super Metaphysicorum
edite da ESD" vol. 1, Libri I-IV, introd., testo latino e trad. it., pp. 800;
vol. 2, Libri V-VIlI, testo latino e trad. it, pp. 840;
Catena aurea, Cl.ossa continua super Evangelia
voi. 3, Libri IX-Xli, testo latino e trad. it., pp. 848.
vol. 1, Matteo 1-12, introd., testo latino e u·ad. it., pp. 992;
voi. 2, Matteo 13-28, testo latino e trad. it., pp. 1016; Commento alla Politica cli Aristotele, Sententia Libri Politicorum introd trad 1·t
pp. 464. ' ., . .,
vol. 3, Marco, testo latino e u·ad. it., pp. 656.
voi. 4, Luca 1-10, testo latino e u·ad. it., pp. 648. Commento alle Sentenze cli Pietro Lombardo, Scriptum super Ltbros Sententiarum
voi. 5, Luca 11-24, testo latino e trad. it., pp. 696. voi. 1, Libro I, dd. 1-21, introd., resto latino e trad. it., pp. 1104;
Commento ai Libri cli Boezio, Super Buetium De 'J'r1nitate, Expositio Libn· Boetù vol. 2, Libro 1, dd. 22-48, testo latino e trad. it., pp. 1056;
De Ebdomadibus, introd. e trad. it., pp. 320.
vol. 3, Libro II, dd. 1-20, testo latino e trad. it., pp. 1000;
Commento ai Nomi Divini di Dionigi, Super Ubrum Diony!iii de Divinis Nominibus
voi. 4, Libro II, dd. 21-44, testo latino e trad. it., pp. 1120;
vol. 1, Libri I-N, introd., testo latino e trad. it., pp. 584;
vol. 5, Libro III, dd. 1-22, testo latino e trad. it., pp. 1176;
vol. 2, Libri V-XIII, testo latino e trad. it., comprende anche De ente et essentia,
pp.568. vol. 6, Libro III, dd. 23-40, testo latino e trad. it., pp. 1088;
Commento al Corpus Paulinum, Expositio et lectura super Epistola.s Pauli Apostoli voi. 7, Libro IV, dd. 1-13, testo latino e trad. it., pp. 1024;
vol. 1, Romani, introd., testo latino e trad. it., pp. 1024; vol. 8, Libro IV, dd. 14-23, testo latino e trad. it., pp. 1016;
voi. 2, 1 Cortnzi, introd., testo latino e trad. it., pp. 928; vol. 9, Libro IV, dd. 24-42, testo latino e rrad. it., pp. 912;
voi. 3, 2 Corinzi, Calati, inu·od., testo latino e trad. it., pp. 928; voi. 10, Libro IV, dd. 43-50, testo latino e trad. it., pp. 1000.
voi. 4, E/esin~ F1lippes1; Cowsses·i, introd., testo latino e trad. it., pp. 760; Compenclio di teologia, Compendium theologiae, introd., trad. it., pp. 384.
voi. 5, 'l 'essal.onicesz; Timoteo, Tito, Fzlemone, introd., testo latino e trad. it., pp. 720; Credo. Commento al Simbolo degli apostoli, introd., trad. it, pp. 128.
voi. 6, Ebrei, introd., testo latino e u·ad. it., pp. 784. Fondamenti dell'ontologia tomista. ll Trattato De ente et essentia, introd., commento,
testo latino e trad. it, pp. 320.
Commento al Libro di Boezio De Ebdomadibus.
L'essere e la partecipazione, Expositio Ltbri Boetii I Se~!11o.ni e le_du: ~C:lioni inaugurali, Sermones, Principia "Rigans montes",
De Ebdomadzbus, introd., testo latino e trad. it., pp. 152. Ilzc est !tber 1 mu·od., commento e trad. it., pp. 368.
Commento al Libro di Giobbe, Expositio super Job ad litteram, introd., trad. it., pp. 528. La conoscenza sensibile. Commenti ai libri di Aristotele:
Commento all'Etica Nicomacbea di Aristotele, Sententia Ltbn· Ethicorum Il senso e il sensibile; La memoria e la reminiscenza, Sentencia Ltbri
De sensu et sensato cuius secundus tractatus est De memoria et reminiscenda
vol. 1, Libri I-V, introd. e trad. it., pp. 672; introd., trad. it., pp. 256. '
voi. 2, Libri VI-X, traci. it., pp. 608. La legge ~ell'amorc. La carità e i dieci comandamenti, In decem preceptis, introd.,
Commento alla Fisica di Aristotele, Sententia super Physicorum trad. Jt., pp. 128.
vol. 1, Libri I-III, introd., testo latino e trad. it., pp. 640; La perfezione cristiana nella vita consacrata:
voi. 2, Libri IV-VI, testo latino e trad. it., pp. 776; Contro g~ awersari del culto di Dio e della vita religiosa,
vol. 3, Libri, VII-VIII, testo latino e u·ad. it., pp. 704. La pc~ezio~e_della vita spirituale, Contro la dottrina di quanti distolgono
dalla vtta religiosa, Contra impugnantes Dei cultum et relìgionem,
De per/ectrone !ipiritualfr vitae, Contra pesti/eram doctnnam retrahentium humznes
'" Le Opere sono ordinate secondo il titolo clell'cclizione italiana. Al titolo dell'edizione
a religiunis ingressu, introd., trad. it., pp. 448.
italiana segue il titolo della tradizione latina consolidata, segnalato in carattere corsivo. Cf. La preghiera cristiana. Il Padre nosu·o, l'Ave Maria e altre preghiere introd. trad it
J.-P. T ORRELL, Amico della verità. Vita e opere di Tommaso d'Aquino, ESD, Bologna 2006.
pp. 128. • ' ..,
La Somma contro i Gentili, Summa contra Genti/es vol. 8, La potenza divina, De potentia Dei, introd., testo latino e trad. it, qq. I-V,
vol. 1, Libri I-II, introd., testo latino e trad. it, pp. 784; pp. 784;
voi. 2, Libro III, testo latino e trad. it., pp. 640; voi. 9, La potenza divina, De potentia Dei, testo latino e trad. it.,
qq. VI-X, pp. 672;
vol. 3, Libro N, testo latino e trad. it., pp. 464.
voi. 10, Su argomenti vari, Quaestiones quodlibetales, introd., testo latino e trad. it.,
La Somma Teologica, Summa 1'heologiae, in 35 volumi, introduzione a ogni sezione,
qq. VII-XI, pp. 520;
testo latino e trad. it.
voi. 11, Su argomenti vari, Quaestiones quodltbetales, testo latino e trad. it.,
La Somma Teologica, Summa Theologiae, in 6 volmni, sola u·aduzione italiana
qq. I-VI, XII, pp. 848.
voi. 1, Parte I, pp. 1040;
Logica dell'enunciazione. Commento al libro di Aristotele Pen·Hermeneias, Expositio
voi. 2, Parte I-II, pp. 976; Libn· Peryermenias, introd., trad. it., pp. 264.
vol.3, Parte II-II, qq. 1-79, pp. 616 (esaurito); Opuscoli politici: Il governo dei principi, Lettera alla duchessa del Brabante,
voi. 4, Pa1te II-II, qq. 80-189, pp. 816; La dilazione nella compravendita, De Regno ad I~egem Cypri, Epistola ad
voi. 5, Parte III, pp. 920; Ducissam Brabantiae, De emptione et venditione ad tempus, introd., trad. it.,
pp.464.
voi. 6, Supplemento, pp. 848.
Opuscoli spirituali: Commenti al Credo, Padre Nostro, Ave Maria,
La Somma Teologica (edizione 2014), Summa Theologiae, in 4 volumi, introduzioni,
Dieci Comandamenti, Ufficio e Messa per la Festa del Corpus Domini,
testo latino e trad. it. Le preghiere di san Tommaso, Lettera a uno studente, In Symbolum Apostolorum,
voi. 1, Prima Parte, pp. 1312; In orationem dominicam, In salutationem angelicam, In duo praecepta cantatis et in
vol. 2, Seconda Parte, Prima Sa.ione, pp. 1264; decem legis praecepta expositio, Officium de Festo 0.>rporis Christi, Piae Preces,
voi. 3, Seconda Parte, Seconda Sezione, pp. 1824; AdJoannem, introd., trad. it., pp. 352 (esaurito).
vol. 4, Terza Parte, pp. 1216. Pagine di filosofia: Filosofia della natura, antropologia, gnoseologia,
teologia naturale, etica, politica, pedagogia, De Principzis naturae,
La virtù della fede, Summa Theologiae II-II, qq. 1-16, introd., trad. it., pp. 248. testo latino e trad. it., introduzioni e antologia di brani, pp. 224.
La virtù della prudenza, Summa Theologiae II-II, qq. 47-56, introd., trad. it., pp. 160.
La virtù della speranza, Summa Theologiae II-II, qq.17-22, introd., trad. it., pp. 112.
L'unità dell'intelletto, De unitate intellectus, L'eteinità del mondo,
De aetermtate mundz; introd., testo latino e trad. it., pp. 240.
Le Questioni Disputate, Quaestiones Disputatae
ALTRE OPERE su TOMMASO o'AQUINO
voi. 1, La Verità, De Veniate, inuud., testo latino e trad. ic., qq. I-IX, pp. 968; edite da ESD
voi. 2, La Verità, De Ventate, introd., testo latino e trad. it., qq. X-XX, pp. 896;
vol. 3, La Verità, De Ventate, introd., testo latino e trad. it., qq. XXI-XXIX, pp. 992;
]EAN-PlElUill TORRELL, Amico della verità. Vita e opere di Tommaso d'Aquino,
vol. 4, L'anima umana, De Anima; Le creature spirituali, De Jpiritualibus creaturis, pp. 568.
introd., testo latino e trad. it., pp. 832;
BATnSTA MONDIN, Dizionario encichpedico del pensiero di san Tommaso d'Aquino, 2a ed.,
vol. 5, Le virtù, Devirtutibus in commum; Decantate, pp. 764.
De correctione fraterna, De spe, De virtutibus cardinalzbus; L'unione del
Verbo Incarnato, De unione Verbi Incarnati, introd., testo latino e trad. it.,
pp. 688;
vol. 6, Il male, De malo, introd., testo latino e trad. it., qq. I-VI, pp. 624;
voi. 7, Il male, De malo, testo latino e trad. it., qq. Vll-XVI, pp. 736;
SOURCES CHRÉTIENNES I TALENTI
Edizione italiana
Collana diretta da Moreno Morani
Collana presieduta da Paolo Siniscalco già diretta da Marta Sordi

La collezione francese Sources Chrétiennes, fondata nel 1942 a Lione da D e La collana «I Talenti», edita da Edizioni San Clemente e Edizioni Studio
Lubac e Daniélou, offre testi cristiani antichi, greci, latini e nelle lingue del Domenicano, osp ita testi fondamentali che sono all'origine delle tradizioni
Vicino Oriente, che, per qualità e p e r numero , sono unive rsalmente culturali d'Oriente e d'Occidente, cristiane e non cristiane, integrando e comple-
riconosciuti come eccellenti. D al 2006 le Edizioni Studio Domenicano promuo- tando l'edizione dei Padri della Chiesa. Si riporta il testo critico in lingua originale,
vono la traduzione di questa collana in italiano in stretto e proficuo contatto la traduzione italiana e tm apparato d i introduzioni, note e commenti con cui il let-
con la "casa mad re" di Lione. tore moderno potrà fin almente apprezzare 4ueste opere, vere pietre miliari e
L 'edizione italiana, da parte sua, si caratterizza specificamente per la scelta autentici «talenti» della cultura umana universale.
di titoli importanti, letterariamente, dottrinalmente e spiritualmente, per la
cura con cui è aggiornata la bibliografia in modo completo e sistematico, per le 1. TERTULLIANO, Difesa del cristianesimo (Apologeticum)
eventuali note aggiuntive o le appendici concernenti problematiche emerse nel 2. ELISEO L'ARMENO, Commento a Giosuè e Giudici
campo degli studi dopo la pubblicazione dell'edizione fran cese, per una loro 3. BARDFSANE, Contro z1 Fato (Peri heimarmene)
semplificazione. L'edizione italiana delle Sources si propone, infine, di conte- 4. ANONIMO, Libro dei due Principi
nere, per quanto possibile, i prezzi d i ogni volume. 5. ELISEO L'ARMENO, Sulla passione, morte e risurrezione del Signore
6. DIONIGI, I nomi divini
1. CIPRIANO DI CARTAGINE, L'unità della Chiesa 7. D IONIGI, Mistica teologia e Epistole I-V
2. CIPRIANO DI CARTAGINE, A Donato; e La virtù della pazienza 8. TERTULLIANO, Il battesimo
3. MANUELE Il PALEOLOGO, Dialoghi con un musulmano. 9. TERTULLIANO, La penitenza
4. ANONIMO, A Diogneto 10. TERTULLIANO, Questione previa contro gli eretici
5. CIPRIANO DI CARTAGINE, A Demetriano 11. TERTULLIANO, Alla sposa
6. ANONIMO, La dottrina dei dodici apostoli 12. TOMMASO D'AQU INO, L'unità dell'intelletto, L'eternità del mondo
7. CIPRIA NO Dl CARTAGINE, La beneficenza e le elemosine 13. GIOVANNI D AMASCENO, Esposizione della fede
8. CLEMENTE DT ROMA, Lettera ai Corinzi 14. MATTEO Ricet, Catechismo
9. ORIGENE, Omelie sui Giudici
10. GIUSTINO, Apologia per i cristiani Di prossima pubblicazione:
11. GREGOJUO DI NISSA, Omelie su Qoelet GREGORlO DI NAZfANZO, Cinque discorsi teologid Sulla Iiinità
12. ATANASIO, Sant'Antonio Abate. La sua vita TOMMASO n'AQUINO, Commento a La generazione e la corruzione
13. DHUODA, Manuale per mio figlio T OMMASO n'AQUINO, Commento a Il cielo e il mondo
GIROLAMO, Contro Giovanni
Di prossima pubblicazione:
UGO DI SAN VITTORE, Sei opuscoli spirituali
D IADOCO DI FoncA, Opere spirituali
GKEGOlUO DI NISSA, Discorso catechetico
GIOVANNI CRISOSTOMO, Commento a Giobbe
FILOSOFIA STRUMJA A., Introduzione alla filosofia della scienza (esaurito)
BASTI G., Il rapporto mente-corpo nella filosofia della scienza (esaurito)
AA. Vv., Etica dell'atto medico
MONDIN B., Etica e Politica, za ed. BERTUZZI G., La verità in Martin Heidegger
MONDIN B., La metafisica di San Tommaso d'Aquino e i suoi interpreti; zn ed. L ORENZ!NI M., L'uomo in quanto persona
MONDIN B. , Il problema di Dio, 2a ed.
AA. Vv., Coscienza morale e responsabilità politica
R UPFINENGO P. P., Ontonòesis, Introduzione alla metafisica
AA. Vv., Crisi e risveglio della coscienza morale del nostro tempo
per un amico pasticciere AA. Vv., Homo loquens (esaurito)
MANZI A., La paura dell'uomo contemporaneo T OMMASO D'AQUINO, Pagine difilosofia, zn ed.
GORIUP L., Il rischio è bello
MAZZANTl A. M. (ed.), Verità e mistero
VANNI ROVIGHI S., Filosofia delta conoscenza
BERTUZZI G. (ed.), L'origine dell'Ordine dei Predicatori e l'Università di Bologna
SALVIOL! M., Il Tempo e le Parole
CARPI O. L., Il problema del rapporto fra virtù e felicità nella filosofia morale
di Immanuel Kant
LOBATO A., La dignità della persona umana. Privilegio e conquista
AA. Vv., Dalla Prima alla Seconda Scolastica
PI AZZA G., Il nome di Dio. Una storia della prova ontologica
E MILIANI A., Dio è la mia speranza
EMILIANI A., Una nuova via alla ricerca di Dio
P IETROSANT! R., L'anima umana nei testi di San Tommaso
AA. Vv., Cristianesimo nella postmodernità e patdeia cristiana della libertà
B OCI-IENSKJ J., Nove lezioni di logica simbolica
B ASTI G., Filosofia dell'uomo, 3a ed.
EMILIANI A., Ascesa spirituale a Dio
SJMON B. M., Esiste una «intuizione» dell'essere?
TOMMASO o' AQUINO, L'essere e la partecipazione. Commento al libro di Boezio
«De Ebdomadibus»
MANFERDINI T., Comunicazione ed estetica in Sant'Agostino
AA. Vv., La nuova evangelizzazione e il personalismo cristiano
MANFERDINI T., Essere e verità in Rosmini
RoSSIGNOrrr M., Persona e tempo in Berdjaev
FIORENTJNO E., Guida alla tesi di laurea (esaurito)
AA. Vv., L'incontro con Dio. Gli ostacoli odierni: materialismo e edonismo
EMILIANI A., Da gli enti finiti al superente infinito e personale che conosce e ama
LORENZ D., f fondamenti dell'ontologia tomista
TEOLOGIA Coccr R, Ripensando Lutero
CA!U'IN A., Angeli e demòni nella sintesi patristica di Isidoro di Siviglia
B uzr P., La Chiesa copta. Egitto e Nubia, 2a ed. CARBONE G. M., L'uomo immagine e somiglianza di Dio
BF.RNJNI R., La vita consacrata. Teologia e spiritualità CHARAMSA C., Davvero Dio soffre?
CARPIN A., Indissolubilità del matrimonio. La tradizione della Chiesa antica CA!U'IN A., La Redenzione in Origene, sant'Anselmo e san Tommaso
TEsTI C. A., Santi pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien Surr A., Le rivelazioni private nella vita della Chiesa
PIZZORNI R., Amore e civiltà BARZAGI-Il G ., Soliloqui sul Divino
PuCCETTI R., I veleni della cont1·accezione AA. Vv., A pprofondimento concettuale della fede e inculturazione
MAGNANINI P. -MACCAFERRI A., A nalisi grammaticale dell'aramaico biblico DA CrUSPIF.RO M., Teologia della sessualità (esaurito)
MILBANK J., Il fulcro sospeso, Henri de Lubac e il dibattito intorno al soprannaturale PF.RINI G., I Sacramenti: Battesimo Confermazione Eucaristia -11
CoGGI R., Trattato di Mariologia. 1 misteri dellafede in Maria, 2a ed. PERINI G., I Sacramenti e la grazia di Cristo Redentore - I
CHIESA ORTODOSSA RUSSA, Fondamenti della dottrina sociale M KITIOLl V., La difficile sessualità (esaurito)
MONDIN B ., L'uomo secondo il disegno di Dio, 2a ed. CARPIN A., L'Eucaristia in Isidoro di Siviglia
B ARILE R (ed.), Il rosario. Teologia, storia, spiritualità AA. Vv., La coscienza morale e l'evangelizzazione oggi
PASINI G., Il monachesimo nella Rus' di Kiev GHERARDINI B., Santa o Peccatrice? (esaurito)
PANE R., La Chiesa armena. Storia, spiritualità, istituzioni SEMERARO M., Il Risorto tra noi (esaurito)
MONDIN B., La Trinità mistero d'amore, 2a ed. AA. Vv., Le sètte religiose: una s/tda pastorale
COMMISSIONE T EOLOGICA INTERNAZIONALE, Documenti 1969-2004, 2a ed. TF$fA B. (ed.), La nuova evangelizzazione dell'Europa nel Magistero di Gù:JVanni
DF.RMINE F. M ., Carismatici, sensitivi e medium, 2a ed. Paolo II
L1v1 A., Filosofia e Teologia VICARIATO DI ROMA, Prontuario teologico in preparazione agli Ordini e ai Ministeri
B ARZAGIII G ., La Somma Teologica in Compendio SPIAZZI R , Cristianesimo e cultura
Boscrn B., Due Testamenti, una sola storia AA. Vv., Il matrimonio e la famiglia
OLMI A. (ed.), Il peccato originale tra teologia e scienza CAVALCOLI C., La buona battaglia
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CARPIN A., Cipriano di Cartagine. Il vescovo nella Chiesa, la Chiesa nel vescovo
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della fede ebraica
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i testi sacri
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COMBY J.-LÉMONON J.P.-MASSONNET J.-RrCIIARD F., La civiltà greco-romana
e la civiltà giudaica
LÉMONON J.P. -RICHARD F., Gli Ebrei e l'impero Romano ai tempi di Gesù
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Finito di stampare nel mese di giugno 2015


presso SAB, Budrio, Bologna

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