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INOS BIFFI
L'EUCARISTIA
IN SAN TOMMASO
"DOTTORE EUCARISTICO"
Teologia, mistica e poesia
CANTAGALLI
ISBN 88-8272-225-2
Stampato nel mese di Giugno
da Edizioni Cantagalli - Siena
E D I Z I O N I CANTAGALLI
Via Massetana Romana, 12
Casella Postale 155
53100 Siena
Tel. 0577 42102 Fax 0577 45363
http://www.edizionicantagalli.com
e-mail: cantagalli@edizionicantagalli.com
PREFAZIONE
CAPITOLO PRIMO
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la fede e i sacramenti; se ne avvera, cosi, una sua continuazione (continuatio) (STh, III, 62, 6, e ) .
Egli anche preciser, trattando del battesimo: Il battesimo trae la sua efficacia dalla passione di Cristo e dallo
Spirito Santo (STh, III, 66, 12, e.)8.
4. Ed ecco, secondo una lettura su tutta la storia della
salvezza, la splendida affermazione di Tommaso: Il
sacramento un segno commemorativo di ci che preceduto, ossia la passione di Cristo; segno dimostrativo
di ci che avviene in noi mediante la passione di Cristo,
ossia la grazia; ed segno profetico (prognosticum), cio
prenunziativo (praenuntiativum) della gloria futura (STh,
III, 60, 3, e.)9.
Quello che Tommaso qui afferma di ogni sacramento,
in modo speciale lo dir, anzi, lo canter per l'Eucaristia:
Questo sacramento ha un triplice significato: l'uno
rispetto al passato, in quanto commemorativo della
passione del Signore, che fu un vero sacrificio, e per questo viene denominato sacrificio; l'altro rispetto al presente, ed l'unit ecclesiale, alla quale gli uomini sono
aggregati con questo sacramento, per cui definito
comunione; il terzo significato riguarda il futuro, dal
momento che questo sacramento prefigura la fruizione di
Dio, che avverr nella patria, per cui chiamato viatico:
questo infatti ci apre la via per arrivarvi. Ne consegue che
si chiama anche eucaristia, cio buona grazia, poich la
Bapstmus (...) aquae efficaciam habet a passione Cbrsti et a Spiritu Saticto (STh,
III, 66, 12, e).
9
Sacramentum est signum rememorativum eias quodpraecessit, salice/ passionis Cristi,
et demonstrativum eius quod in nobis effititur per Cristi passionem, scilicet gratiae, et
prognosticum, idest praenuntiativum, futurae gloriae (STh, III, 60, 3, e.)
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7. Tommaso usa spesso i termini sacramento, rappresentazione {repraesentati) e rappresentativo (repraesentativus), memoria, memoriale: non per indicare un
semplice e labile richiamo di una realt in ogni caso passata, ma la verit di una presenza reale sostanziale
dell'avvenimento della passione nella persona del Cristo
che ha patito.
La teologia a partire specialmente da Casel amer
affermare che l'Eucaristia il sacramento dell'evento
della passione.
Ritengo che, in linguaggio diverso e senza l'esplicita
successiva tematizzazione, la teologia di Tommaso dica la
stessa cosa, ossia insegni che, nella modalit dei segni,
raggiungendo e ricevendo il Cristo che ha patito, si
entri in reale comunione con quell'evento. I sacrifici dell'antica legge contenevano il vero sacrificio della passione
Quia maxime proprium amicitiae est convivere amcis, ut Philosophus dicit IX Ethic.,
suampraesentiam corporalem nobs repromittit inpraemium {...}. Nec tamensuapraesentia
corporali in bac peregrinatone destituita sed per veritatem corporis et sanguinis sui nos sibi
coniungt in hoc sacramento. Unde dicit, loan. 6 {5 7}: Qui manducai meam carnem et bibit
meum sanguinem, in me manet et ego in eo. Unde hoc sacramentum est maximae caritatis
signum, et nostrae spei sublevamentum, ex tam familiari coniunctione Chrsti ad nos (STh, III,
75, l , c ) .
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Dicit Chrysostomus: Quia hinc suscipunt principum sacra mysteria, cum accesseris ad
tremendum calkem, velab ipsa bibiturus Christi costa ita accedas (STh, III, 79, 1, e ) .
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Sicut Ambrosius {...} dicit, una est hostia, quam scilicet Christus obtulit et nos
offerimus (STh, III, 83, 1, lm).
Per hoc sacramentum participes efficimur fructus domincae passionis. Linde et in
quadam dominicali oratone secreta dcitur: Quoties huius hostiae commemoratio cetebratur,
opus nostrae redemptionis exercetur (STh, III, 83, 1, e.)Poterat Christus dici immolari etiam in figuris veteris testamenti {...}. Sed {}
proprium est buie sacramento quod in eius celebratione Christus mmoletur (STh, III, 83,
l,c).
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CAPITOLO SECONDO
AL PRINCIPIO DELL'EUCARISTIA:
L'ISTITUZIONE E LA SIGNORIA
DI CRISTO.
IL MINISTERO ECCLESIALE IN SUO NOME
Sacramenta novae legis {,..} ab ipso Christo effluunt (STh, III, 60, 6, 3m).
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3m).
Ea quae sunt de necessitate sacramenti, sunt ab ipso Christo instituta, qui est Deus et
homo (STh, III, 64, 2, lm).
Interiorem sacramentorum effectum operatur Christus (STh, III, 64, 3, e ) .
5
Deussolus {...est} insttutorsacramentorum (STh, III, 64, 2, e ) .
Consecratio eorum est ab ipso Dea (STh, III, 83, 3, 8m).
Solus Deus operatur interiorem effectum sacramenti {...}, quia solus Deus illabitur
animae, in qua sacramenti effectus consistit (STh, III, 64, 3, e).
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Forma huius sacramenti profertur ex persona ipsius Christi loquentis, ut detur intelligi
quod mnister in perfectione huius sacramenti nihil agt nisi quodprofer verba Christi (STb,
III, 78, 1, e).
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Ac si Christus eapraesentialiterproferret (STh, III, 78, 5, e.)
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CAPITOLO TERZO
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Cristo ci spinge". Per cui dalle risorse di questo sacramento (ex virtute huius sacramenti) l'anima viene spiritualmente ristorata, in quanto si trova deliziata e, in certo
modo, inebriata dalla dolcezza della bont divina, com'
detto nel Cantico 5, [1]: "Mangiate, amici, e bevete, e
inebriatevi, o carissimi" (ibid., 2m) 4 .
Tommaso ci ha lasciato in queste righe, composte e
misurate, com' nel suo stile, uno dei suoi testi pi toccanti e ispirati: l'Eucaristia avvera l'intimit sponsale del
Sacro Cantico. In precedenza aveva scritto, e gi vi
abbiamo accennato, che questo sacramento, nel quale
avviene una unione cos familiare di Cristo, il segno
dell'amore pi grande e il sostegno della nostra speranza
(STh, III, 75, 1, e.)5.
3. Si avverte chiaramente, in queste espressioni, la
vena dei canti eucaristici del Dottore angelico, dove
come vedremo la precisione del linguaggio teologico si
fonde con gli accenti lirici e la passione mistica a dare una
poesia sublime. L'Eucaristia ricevuta saporosamente,
in un contesto di amore, di gioia e di ardore. Vi troviamo
l'abbozzo di tutta una letteratura eucaristica di cui san
Tommaso, cantore di questo sacramento, uno dei pi
significativi testimoni 6 (Raulin).
Ex virtute huius sacramenti anima spiritualiter reficitur, per hoc quod anima
delectatur et quodammodo inebriatur dulcedine bonitatis divinae, secundum illud Cant. 5 {1};
Comedite, amici, et bibite; et inebriamini, carissimi (STh, III, 79, 1, 2m).
Hoc sacramentum est maximae cartatis signum et nostrae spei sublevamentum, ex tam
familiari coniunctione Christi adnos (STh, 75, 1, e ) .
A. RAULIN, in Thomas d'Aquin, Somme Thologique, t. 4, Du Cerf", Paris 1986,
p. 614, nota 4.
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Continuando, Tommaso aggiunge che la grazia dell'Eucaristia non manca di rifluire sul corpo7: gi ora (in
praesenti), offrendo le nostre membra a Dio quali strumenti di giustizia (Rm 6, 13) e in futuro, quando il
nostro corpo otterr l'incorruzione e la gloria dell'anima
(STh, III, 79, 1, 3m) 8 .
Un ultimo esito suggerito dalla compagine delle
specie eucaristiche risultanti dalla fusione di una moltitudine di grani e di acini, ed l'unit e la carit. Tommaso
cita al riguardo la nota e mirabile esclamazione di Agostino: O sacramento della piet, o segno dell'unit, o
vincolo della carit (ibid.).
4. Su questo ordito fondamentale l'Angelico persegue, sviluppa e ribadisce tutta un'ampia e minuta trama
di frutti eucaristici.
Anzitutto il conseguimento della vita eterna e della
gloria: il significato di questo sacramento rispetto al
futuro quello di prefigurare la fruizione di Dio, che si
avr nella patria, per cui lo si definisce viatico, in quanto
ci dona la via per arrivarci (STh, III, 73, 4, e.)9.
- Si comprende questo effetto considerando, in primo
luogo, il contenuto del sacramento, ossia Cristo e la sua
passione (ipse Chrstus et passio eius repraesentata): ora,
osserva Tommaso, fu Cristo stesso mediante la sua pas7
Ex anima {...} redundat effectus gratiae in corpus (STh, III, 79, 1, 3m).
Et infuturo corpus nostrum sortietur incorruptionem et gloram animae (STb, III, 79,
1, 3m).
9
Hoc sacramentum est praefgurativum fruitionis Dei, quae erit in patria. Et secundum
hoc dicitur viatkum, quia hocpraebet nobis viam illueperveniendi (STh, III, 73, 4, e.)-
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dell'uomo. Il testo di Tommaso d una invidiabile perspicuit: La passione di Cristo, in forza della quale opera
questo sacramento, pur essendo la causa adeguata (sufficiens) della nostra gloria, non ci introduce subito in essa,
dovendo noi "prima soffrire con Cristo", per poi "essere
con lui glorificati", com' detto in Rom 8, {17]; cos, questo sacramento non ci introduce subito nella gloria, ma ci
d la capacit di giungervi (ibid., lm) 13 .
Propriamente, quindi, l'Eucaristia non il sacramento
della risurrezione del Signore; egli presente in essa
indubbiamente come Signore risorto, ma in atto di renderci consorti del suo sacrificio mediante il dono del suo
Corpo dato e del suo Sangue sparso, quali viatico della
gloria: motivo per cui commenta Tommaso questo
sacramento chiamato viatico (viaticum dicitur) (ibid.).
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Per hoc sacramentum homo sumit in se Christum per modum spirituali! nutrimenti,
quod non competit mortilo in peccato (STh, III, 79, 3, 2m).
Devote et reverenter accedens, consequeturper hoc sacramentum gratiam caritatis, quae
contritionem perficiet et remissionem peccatorum (STh, IH, 79, 3, e ) .
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ricevuto. L'Angelico avverte che, se effetto dell'Eucaristia anche un certo attuale e dolce ristoro spirituale
iquaedam actualis refectio spiri tualis dulcedinis), questo
viene certamente impedito se si accede a questo sacramento con la mente distratta {mente distracta) dai peccati
veniali {STh, III, 79, 8, e ) .
Altri effetti dell'Eucaristia ai quali solo accenniamo:
la remissione della pena dei peccati, nella misura della
devozione e del fervore {ibid., 5, e ) ; la preservazione dai
peccati futuri, in quanto, unendo a Cristo, quale cibo e
medicina spirituale, essa rinvigorisce la vita spirituale
dell'uomo {ibid., 6, e.)18 e accresce la carit {auget cantatevi) {ibid., 3m); inoltre: il giovamento anche a quelli che
non si comunicano, a motivo del carattere sacrificale
dell'Eucaristia, dove si ritrova la passione di Cristo nella
quale egli si offerto come vittima a Dio {ibid., 7, e.)19.
Si direbbe che in questi articoli Tommaso rimane
come assorto e ammirato a contemplare tutte le risorse
dell'Eucaristia, nella quale egli vede il bene comune spirituale di tutta la Chiesa {bonum commune spirituale totius
Ecclesiae) {STh, III, 65, 3, lm).
9. Ma un altro fondamentale aspetto va ricordato.
Pur non trattandone in maniera esplicita nella questione sugli effetti, ripetutamente san Tommaso presenta
la comunione ecclesiale come senso o riuscita ultima res
dell'Eucaristia. L'Eucaristia detta sacramento della
1
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Eucharistia ditur sacramentum caritatis quae est vinculum perfectionis (STh, III,
73, 3, 3m).
n
Eucharistia est sacramentum unitati* ecclesiasticae (STh, III, 82, 2, 3m).
22
Aliam significationem habet respectu reipraesentis, scilicet ecclesiasticae unitati*, cui
homines congregantur per hoc sacramentum et secundum hoc nominatur communio ve! synaxis
(STh, III, 73, 4, e ) .
39
nel caso del diluvio (STh, III, 73, le.) 23 . E altrove: Duplice la realt di questo sacramento: una significata e
contenuta, ossia Cristo stesso; e una significata e non
contenuta, cio il Corpo mistico di Cristo, che la
comunione dei santi (corpus Christi mysticum, quod est societas sanctorum). Chi dunque riceve questo sacramento, per
ci stesso mostra di essere unito a Cristo e incorporato
alle sue membra, il che avviene quando si abbia la fede
formata (ravvivata dalla carit)24: motivo per cui chi
riceve l'Eucaristia senza questa fede, ossia in peccato
mortale, contraddice il sacramento ifalsitatem in hoc sacramento committit) (STh, III, 80, 4, e ) .
Veramente si potrebbe rilevare che, essendo contenuto nei sacramento Ges Cristo Capo, vi , in un certo
senso, contenuto anche il suo Corpo mistico, come amava
sottolineare sant'Agostino.
Una volta ancora, Tommaso ha raccolto e conservato
con fedelt e lucida consapevolezza la dimensione ecclesiale dell'Eucaristia, che fa la Chiesa.
23
Res sacramenti est unitas corporis mystici, sine qua non potest esse salus. Nulli enim
patet aditus salutis extra Ecdesiam, sicut nec in diluvio absque arca Noe, quae significai
Ecdesiam (STh, III, 7 3 , 3 , e).
Duplex autem est res huius sacramenti {...} Una qudem quae est significata et
contenta, sctlicet ipse Christus; alia autem est significata et non contenta, sclicet corpus Christi
mysticum, quod est societas sanctorum. Quicumque ergo hoc sacramentum sumit, ex hoc ipso
significai se esse Christo unitum et membris eius incorporatum. Quod qudem fit per fidem
formatam (STh, III, 80, 4, e).
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CAPITOLO QUARTO
LA COMUNIONE SPIRITUALE
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Omnes tenentur saltem spiritualiter manducare {hoc sacramentum}, quia hoc est
Christo incorporai. {...}. Spiritualis autem manducatio includit votum seu desiderium
penipiendi hoc sacramentum {...}. Et ideo sine voto penipiendi hoc sacramentum non potest
homini esse salus (STh, III, 80, 11, e ) .
42
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Un secondo punto il carattere, in certo modo, transitorio del sacramento eucaristico, che contiene realmente
il Corpo e il Sangue di Cristo, ma come in uno stato di
provvisoriet e di precariet, fin che venga (1 Cor 11,
26), in attesa cio che la realt del Signore e la comunione con lui (res del sacramento), da celate divengano
manifeste, convertendosi in soddisfacente visione.
5. D'altra parte, nell'Eucaristia, per tutto il tempo in
cui le specie rimangono, il corpo di Cristo rimane presente (ibid., 3, e.)4, per cui non si sottrae neppure a
quanti non lo ricevano degnamente.
In modo efficace, tuttavia, vi partecipano solo coloro
che, mediante la fede animata dalla carit, sono uniti
vitalmente a Cristo e al suo Corpo mistico che la
comunione dei santi (ibid., 4, e.)5. Chiunque assume
questo sacramento scrive Tommaso , mostra per ci
stesso di essere congiunto con Cristo e di essere incorporato con le sue membra 6 . Fare diversamente significherebbe contraddire o smentire il sacramento.
Proprio perch questo non avvenga, devono accedervi
unicamente quelli che hanno con Cristo un legame
"reale" e non solo la disponibilit per un puro vincolo
sacramentale (ibid,, 4m), privo dell'amore fervente, che
si richiede in questo sacramento (fervor diketonis, qui
requiritur in hoc sacramento) (ibid., 5, 2m).
Manentibus speciebus, corpus Christisub eis esse non {... desinit} (STh, III, 80, 3, e ) .
Corpus mysticum, quod est societas sanctorum {STh, III, 80, 4, e.)Quicumque ergo hoc sacramentum sumit, ex hoc ipso significat se esse Christo unitum et
membris eius incorporatur (STh, IH, 80, 4, e).
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Resta, per, che per san Tommaso il massimo ostacolo alla mensa eucaristica il peccato di infedelt, cio
di colui che ha rigettato la fede e quindi si separato
dalla comunione ecclesiale, quando invece l'Eucaristia
sacramento dell'unit ecclesiale (sacramentum ecclesiasticae
unitatis) (ibid., e ) .
6. L'Angelico si chiede anche se il sacerdote possa
negare il Corpo di Cristo a un peccatore. La sua risposta
rivela quanto in lui sia vivo il senso del rispetto per il
fedele e per il suo "diritto" eucaristico inerente alla sua
condizione di battezzato. Risponde: quando si tratti di un
peccatore manifesto egli fa il caso, per esempio, di un
pubblico usuraio, di un pubblico ladro la sacra comunione non dev'essere data; quando invece il peccatore
non sia manifesto, questi conserva il diritto, acquisito nel
battesimo, di prendervi parte: Siccome ogni cristiano scrive san Tommaso per il fatto stesso di essere battezzato viene ammesso alla mensa del Signore, non lecito
sottrargli il proprio diritto, se non per una causa manifesta (ibid., 6, e.)7. Le colpe occulte non possono essere
punite pubblicamente, ma vanno rimesse al giudizio di
Dio {ibid., lm) 8 .
Il sacerdote, che al corrente del peccato egli continua lo pu ammonire in privato oppure pu richiamare in pubblico tutti in maniera generale a non acco-
Cum enim quilibet christianus ex hoc ipso quod est baptizatus sit admissus ad mensam
Dominicam, nonpotest eis ius suum folli nisipro aliqua causa manifesta (STh, III, 80,6, e).
8
Occulta nonpossuntpublicepuniti, sedsunt iudicio divino reservanda {STh, HI, 80,
6, lm).
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Potest tamen sacerdos qui est conscius criminis, occulte monere peccatorem occultum, vel
etiam in publico generaliter omnes, ne ad mensam Domini accedant antequam poeniteant et
Eccksiae reconcilientur (STh, III, 80, 6, e ) .
10
Quando iam pueri ncipiunt aliqualem usum rationis habere, ut possint devotionem
concipere huius sacramenti, fune potest eis hoc sacramentum conferri (STh, III, 80, 9, 3m).
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sta chiaramente la sua predilezione, rilevando che l'amore e la speranza, a cui continuamente ci invita la Scrittura, sono tuttavia da preferirsi al timore 11 ; e infatti, a
Pietro che esclamava: "Allontanati da me, Signore, perch sono un peccatore", Ges rispose: "Non aver paura"
{ibid., 3m).
In definitiva, quando ci siano l'amore e la speranza,
la comunione quotidiana un bene. N o n sarebbe conforme al Vangelo starsene lontani facendo prevalere il
timore. Questo non sarebbe una umilt lodevole {ibid.,
11, lm) 12 .
sorprendente come questo cos lucido insegnamento
di Tommaso sia stato nei secoli passati lungamente disatteso.
' Amor tamen et spes, ad quae semper Scriptum nosprovocat, praeferuntur timori (STh,
IH, 80, 10, 3m).
Nonpotest esse laudabili* humilitas si cantra praeceptum Christi et Ecclesiae aliquis a
comunione abstineat (STh, III, 11, lm).
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CAPITOLO QUINTO
LA CONVERSIONE EUCARISTICA
E IL MODO DI PRESENZA DI CRISTO
2. Il problema, veramente, si pone sempre, a partire dalla considerazione stessa dell'Eucaristia, dove
nessun mutamento percepibile dal profilo fenomeno51
Non est similis conversionibus naturalibus, sed est omnino supernaturatis, sola Dei
virtute effecta (STh, III, 7 5 , 4 , e ) .
2
Tota substantia panis convertitur in totani substantiam corporis Cbristi, et tota
substantia vini in totani substantiam sanguinis Christi (STh, III, 75, 4, e ) .
Virtute agentis infiniti, quodhabet actionem in totum ens (STh, HI, 75, 4, 3m).
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53
54
1
' Ormino necesse est confiteri secundum fidem catholicam quod totus Christus sit in hoc
sacramento (STb, III, 76, 1, e).
12
Secundum modum commensurationis, qui est proprius quantitati (STb, III, 76, 4,
3m).
13
Per modum substantiae, cuius natura est tota in tato et tota in qualibetparte {STh, III,
76, 4, lm).
55
Nullo modo corpus Christi est in hoc sacramento localiter (STh, III, 76, 5, e ) .
Non movetur Christus per se secundum locum {...}; neque per se movetur, secundum
esse quod habet in hoc sacramento, quacumque alia mutatone (STh, III, 76, 6, e ) .
Corpus Christi secundum modum essendi quem habet in hoc sacramento neque sensu
neque imaginationepercepibile est, sedsolo intellectu, qui dicitur oculus (STh, III, 76, 7, e).
17
Ab intellectu autem hominis viatoris nonpotest conspici nisi per/idem, sicut et caetera
supernaturala (STh, III, 76, 7, e ) .
15
56
8. Certo, la riflessione di Tommaso stata indubbiamente sottile, ma la presenza di Cristo sarebbe pensabile
diversamente, senza riflessioni di questo genere, all'interno della "sufficienza della fede"?
Si va rimproverando a Tommaso di aver usato una
terminologia filosofica nella considerazione del "mistero"
eucaristico, col rischio che questo venga ridotto. La verit
tutt'altra: proprio per conservare in tutta la sua "interezza" questo mistero del Corpo e del Sangue del
Signore, egli ha cercato di "comprenderlo" e di dirlo con
l'ausilio di una riflessione e di un linguaggio che potesse
render conto proprio delle certezze della fede, dell'esperienza e della prassi della Chiesa.
La Chiesa crede che nell'Eucaristia presente realmente il Corpo e il Sangue di Cristo; essa certa che,
spezzando il pane consacrato, nella permanenza delle specie, distribuisce nella sua integrit, di l dalla frammentazione, il Corpo di Cristo; ancora, essa conserva quel
"Pane", specialmente per distribuirlo come Corpo di Cristo nel viatico e per adorarlo.
E la fede stessa che induce alla riflessione e spinge alla
ricerca delle sue "ragioni", senza d'altra parte che queste
ragioni o altre migliori stemperino il mistero, rendendolo
accessibile alla filosofia, secondo il senso e l'intenzione
della teologia, intesa sempre non a ridurre il dogma cristiano alle dimensioni della ragione, ma a introdurre la
ragione stessa nell'impenetrabile luce della Parola di Dio,
57
nel caso nostro nella luce di quella Parola sulla quale unicamente la conversione eucaristica stabilita.
58
In Uh sacramento Christus est [De mysteriis, 9, 58] (STh, III, 76, 1, se).
59
60
CAPITOLO SESTO
Quia conversio panis et vini non terminatur ad divinitatem vel anmam Christi,
consequens est quod divinitas vel anima Christi non sit in hoc sacramento ex vi sacramenti, sed
ex reali concomitantia {STh, III, 76, 1, e ) .
61
63
Nihil derogai perfezioni huius sacramenti si populus sumat corpus sine sanguine,
dummodo sacerdos consecrans sumat utrumque (STh, III, 80, 12, 2m).
64
CAPITOLO SETTIMO
L'EUCARISTIA
NEL COMMENTO A MATTEO:
AL PRINCIPIO L'ISTITUZIONE DI GES
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67
Nostra sacramenta magis sunt antiqua quam sacramenta veteris legis, quia sacramenta
veteris legis babuerunt initium a Moyse et Aaron, sedsacramenta novae legis a Melchisedec, qui
obtulit Abrahampanem et vinum (n. 2175).
8
Per stum {fructum} benedkuntur fideles, et transit a capite ad membra (n. 2176).
68
Ut daret Ecclesiae documentimi ut, dum esset oaultus peccator, quod non prohberetur a
recepitone huius sacramenti: homines enim non habent iudicare de occulth (n. 2179).
69
9. Nelle parole di Ges: Prendete e mangiate: questo il mio corpo, san Tommaso trova anzitutto l'invito
alla comunione spirituale, poich non deve essere ricevuto se non nella fede e nella carit10, secondo quanto
detto in Giovanni (6, 55) Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue rimane in me e io in lui; alla comunione per non solo in forma spirituale, ma anche in
forma sacramentale {non solum spiritualiter, sed etiam sacramentaliter) (Agostino).
Nelle parole questo il mio corpo Cristo indica la
verit del sacramento (designat veritatem). Esse sono la
forma del sacramento e sono parole del Signore, perch
nelle parole del Signore viene effettuato il sacramento 11 .
Se la parola di Elia ebbe tale forza da far discendere dal
cielo il fuoco, molto di pi osserva san Tommaso la
parola del Signore avr la forza di trasmutare un corpo in
un altro (Ambrogio) (n. 2180) 12 .
Ed indubbio egli continua che questa forza si
trova nelle parole, dal momento che il sacerdote non le
usa a nome proprio, ma a nome di Cristo13.
Al riguardo, Tommaso precisa ulteriormente che tale
forza non immanente e autonoma in quelle parole considerate in se stesse; queste operano come una causa strumentale, dove l'efficacia passeggera, transeunte, provenendo dall'agente principale, che la possiede in modo
permanente e completo. Le parole, d'altronde, fanno
m
70
10. Tommaso si sofferma quindi sulla sottile questione del significato del termine questo (hoc) nell'espressione: Questo il mio corpo, per affermare che il
pronome, all'inizio, indica indeterminatamente la sostanza del pane, che risulta determinata alla fine come
Corpo di Cristo, per il passaggio dalla forma del pane alla
Sacramenta sunt causae, non skut causae principales, sed instrumentales, ab alio
trameuntes (n. 2181).
^Potestas Christi {...} quae ibi assistit (n. 2181).
71
forma del Corpo di Cristo, nella permanenza degli accidenti o delle specie.
L'Angelico precisa che quelle parole non si esauriscono sul piano del segno, senza toccare la realt (non ad
sensum, sed ad intellectum); non si limitano a indicare il
pane, lasciato intatto nella sua sostanza e assunto solo
come simbolo del Corpo di Cristo (non nisi ad significandum): sarebbe contro la natura dei sacramenti della
nuova Legge, che causano quello che significano16.
Neppure, proferite dal sacerdote, tali parole si riducono a una pura narrazione "materiale", a una citazione.
Se cosi fosse, non avremmo il sacramento, che comporta
l'applicazione delle parole alla materia presente, com'
detto in Agostino: La parola accede agli elementi e si
attua il sacramento 17 .
In realt: esse sono pronunciate come memoria storica
(recitative), conferendo ad esse un significato attuale, "formale", (significative) ({verbo} dicuntur et simul recitative et
significative), e con una risultanza efficace.
Occorre, infatti, distinguere da un lato le parole
umane, e dall'altro le parole sacramentali, equivalenti alle
parole divine, dal momento che il sacerdote parla nel
nome di Cristo e agisce come se Cristo fosse presente 18 .
Le parole umane hanno soltanto la prerogativa della
significazione, non dell'efficienza; le parole divine, invece,
e quindi quelle sacramentali sono dotate di potere
72
significativo e insieme fattivo19. Nelle parole del sacramento opera la stessa forza divina. Ecco perch il sacerdote parla e insieme opera20. Il frutto la trasmutazione della sostanza, nella permanenza delle specie, senza
soggetto: secondo il testo limpido di Tommaso: Comune l'accidente, differente la sostanza. La sostanza
viene trasmutata, rimane, come realt comune, l'accidente (n. 2184)21.
11. L'Angelico passa quindi alla illustrazione di altri
aspetti sulla modalit della presenza del Corpo di Cristo,
di cui ampiamente trattato nella Summa Theologiae.
Diverse annotazioni seguono a commento della consacrazione del vino. La prima osservazione per dire che il
sacramento eucaristico non stato istituito per essere
compiuto sotto una sola specie, ma sotto due, perch
anche la refezione spirituale avvenga compiutamente
col cibo e la bevanda; perch col sangue separato dal
corpo l'Eucaristia risalti come commemorativo della
passione del Signore (rememorativum dominicae passionis)
(Remigio).
Tommaso aggiunge un'altra, discutibile ragione,
presa dall'Ambrosiaster: siccome il sangue indica l'anima, mentre il pane offerto per la salvezza del
corpo, il sangue per la salvezza dell'anima (n.
2191), restando vero come sappiamo che sotto la
Verbum humanum est solum significativum, sed dvnum sgnficatvum et factvum
(ti. 2184).
Verba sacramentalia habent virtutem a virtute divina. Unde simul dicit, et ex divina
virtute facit (ri. 2184).
1
Commune est aaidens, differens est substantia. Unde substantia transmutatur,
commune aaidens manet (ri. 2184).
73
74
Per hoc significavit quod fructus suae passions decebat per alias alii ministrar!
(n. 2197).
25
No innovabantur homines, sed magis inveterabantur (n. 2202).
'Per mortem Cristi confirmata est repromissio (n. 2202).
75
14. Tommaso, cos, ha commentato la coena sacramentalis (ibid.) secondo il vangelo di Matteo, illuminandola
con un'ampia documentazione biblica sostanzialmente
quella sulla quale ancora oggi l'istituzione eucaristica
viene innestata e interpretandola alla scuola di una
larga tradizione che, anche l dove non sia esplicitamente
e analiticamente citata, egli ha di fronte e consulta nella
Catena Aurea, in cui l'ha raccolta.
Nella teologia dell'Angelico confluisce largamente il
senso eucaristico della Chiesa, che essa per parte sua
ripensa e riespone, non senza approfondimenti e linguaggio nuovi, secondo le necessit della fede del suo tempo.
1
Potest referri vel ad haereditatem aeternam vel ad Christum, qui aeternus est
(n. 2202).
16
CAPITOLO OTTAVO
I
Nel capitolo 11 della Prima Lettera ai Corinti 1 Tommaso ritrova il racconto dell'istituzione dell'Eucaristia gi commentata nella Lectura sul Vangelo di Matteo
arricchito di altri aspetti del mistero eucaristico. Vi si
riscontreranno, quindi, alcuni temi gi rilevati, che per
altro l'Angelico trovava e riportava in larga parte dalle
Glosse che li avevano raccolti dalla tradizione.
In tal modo egli si disponeva nella continuit dell'interpretazione eucaristica che lo aveva preceduto, lasciandovi l'impronta dottrinale, soprattutto "teologico-speculativa", con una serie di sviluppi e di approfondimenti.
1. Sull'affermazione di Paolo relativa alle divisioni dei
fedeli di Corinto per cui, dice, Quando vi radunate
insieme, il vostro non pi un mangiare la cena del
Signore, l'Angelico osserva, citando Agostino: Il sacramento dell'Eucaristia [...] "sacramento di unit e di
1
77
78
79
miracolosamente rimangono senza la loro sostanza propria, cos, altrettanto miracolosamente, possono nutrire e
inebriare come se essa fosse presente (nn. 642-643).
Miracolosamente (miraculose) (n. 643) scrive il
Dottore angelico : le sue impegnative spiegazioni eucaristiche, dense di rigorosi concetti ed elaborate con preciso linguaggio, alla fine si affidano al miracolo come
all'unico e ultimo fondamento della professione e della
certezza della fede. L'argomentazione come egli la
chiama nella questione che apre tutta la Summa Theologiae
(I, 1, 8), dedicata alla natura della teologia e al suo
metodo non gli ha offerto delle "prove", ma solo delle
"plausibilit", che lasciano intatto e inarrivabile il
mistero: La nostra fede si fonda sulla rivelazione fatta
agli apostoli e ai profeti, autori dei libri canonici (ibid.,
2m) 7 .
4. Nella dichiarazione di Paolo che quello che insegna
sulla dominica mena lo ha ricevuto dal Signore, Tommaso trova il risalto della dignit di questo sacramento
(n. 646), del quale Cristo personalmente l'istitutore
(n. 647) 8 .
L'apostolo non ha fatto altro che trasmettere ai
Corinzi quanto avvenuto all'origine. L'insegnamento
eucaristico dell'apostolo risale a Cristo, autore di questa
dottrina {auctor buius doctrina) (n. 645) e signore dei
sacramenti.
Tommaso ricorda qui i quattro aspetti esattamente
della signoria, o potest di eccellenza {excellentiae pote7
80
Innititur autemfides nostra revelationi apostolis et prophetis factae (STh, I, 1,8, 2m).
Institutor autem sacramenti est ipse Chrstus (n. 647).
stas), esercitata da Cristo nei sacramenti. Operano, anzitutto, in essi la sua energia e i suoi meriti 9 ; nel suo
nome, inoltre, che l'azione sacramentale riceve un valore
sacro10; d'altra parte, anche a prescindere dal sacramento,
egli ne pu comunicare l'effetto11; a lui, infine, appartiene
l'istituzione di un nuovo sacramento (institutio novi sacramenti).
In modo particolare, era di pertinenza di Cristo l'istituzione diretta e personale del sacramento eucaristico, dal
momento che in esso viene offerto il suo Corpo e il suo
Sangue, secondo quanto detto in Gv 6, 52: "Il pane che
io dar la mia carne per la vita del mondo" (n. 647)12.
5. N manca, secondo Tommaso, di una sua
"ragione" il tempo dell'istituzione: era notte, e proprio
in virt di questo sacramento l'anima viene illuminata
(per virtutem enim huius sacramenti anima illuminatur); ed
era la notte del tradimento, in cui Cristo veniva consegnato alla passione, tramite la quale pass al Padre:
ora, questo sacramento memoriale della passione
(n. 648)13.
81
82
Valet enim ad salutem corporis, et ideo offertur corpus: et valet ad saluter animat, et
ideo offertur sanguis (ri. 653).
Panis, qui ex multis granisfit, et vinum ex multis uvis, significant Eccksiae unitatem,
quae constituitur ex multis fidelibus (ri. 654).
Est autem haec eucharstia specialiter sacramentum unitatis et caritatis, ut dicit
Augustinus, Super Ioannem {Traci., 26, 13] (n. 654).
Ipse volontarie passionem accepit, cuius hoc sacramentum est memoriale (n. 656).
Ipse accepit a Patre potestatem istituendo hoc sacramentum (n. 656).
83
84
caristia il sacramento si compie nella stessa consacrazione della materia, in cui contenuto lo stesso Cristo,
che il fine di tutta la grazia santificante (n. 660)26.
Quanto alle parole: Questo il mio corpo: stanno a
indicare la verit e il contenuto del sacramento (ibid.)27.
9. Su di esse Tommaso istituisce una serie di considerazioni teologiche. Anzitutto per affermare che veramente in questo sacramento si trova il corpo di Cristo nel
quale il pane si trasmutato 28 . Viste le parole di Cristo:
Il mio corpo veramente cibo e il mio sangue vera
bevanda (Gv 6, 56), eretico {haereticum est) afferma
l'Angelico ritenere che il corpo non presente in questo sacramento secondo verit, ma puramente nel
segno, come se Cristo avesse detto: Questo il segno e
la figura del mio corpo (n. 662)2S.
Altrettanto infondata la posizione di quanti reputano che vi si trovi veramente il corpo di Cristo, ma
insieme con la sostanza del pane30; e neppure si pu
ammettere che la presenza del Corpo di Cristo risulti in
virt di un annichilamento della sostanza del pane o di
una sua risoluzione nella preesistente materia: Dio,
secondo l'affermazione di Agostino, non l'autore della
In qua contnetur ipse Christus, qui est finis totius gratiae sanctificantis (n. 660).
Continent veritatem et continentiam sacramenti (n. 660).
28
Oportet igitur dicere quod corpus Christi vere sit in hoc sacramento per conversionem
panis in ipsum (n. 662).
Hoc est signum et figura corporis mei (n. 662).
30
Est ibi vere corpus Christi sed simul cum substantia panis (n. 662).
21
85
tendenza al non essere31, senza dire che, in questa prospettiva, non ci sarebbe una conversione e un inizio di
presenza tramite un moto locale, inammissibile trattandosi di una presenza di sostanza.
10. Tommaso si sofferma ulteriormente a sottolineare che la conversione eucaristica riveste un'assoluta
singolarit: mentre le mutazioni naturali comportano
una mutazione nella forma {secundum formam), o sostanziale o accidentale, permanendo la materia come elemento comune 32 , nella conversione eucaristica avviene
il contrario: tutta la sostanza del pane e del vino viene
convertita nel Corpo e nel Sangue di Cristo, non permanendo nessun elemento comune, per cui questa
conversione definita conversione sostanziale o transustanziazione". In essa, mutata la sostanza, rimangono gli accidenti, senza il loro soggetto proprio. Questo avviene grazie alla potenza divina, la quale, come
causa prima, li sostiene senza la loro causa materiale34.
In tal modo il Corpo e il Sangue di Cristo, trovandosi
non nella loro specie propria, ma in quella del pane e
del vino (in specie aliena) possono essere assunti come
cibo e bevanda (n. 663).
Quanto alle specie, sotto cui rimane unicamente il
Corpo di Cristo, persistono nella precedente condi31
Deus non est auctor tendend in non esse (LXXXH Quaest, q. 21, PL 40, 16) (n.
662).
Actio naturae {...} non se extendit nisi ad immutandum aliquid secundum formam
vel substantalem vel accidentalem, unde omnis conversio naturalis dktur esse formalis
(n. 663).
33
Dicitur sta conversio substantialis seu transubstantiatio (n. 663).
Virtute divina, quae sicut causa prima sustentat ea sne causa materiali (n. 663).
86
zione35: conservano, quindi, le loro primitive dimensioni e le loro qualit sensibili, quasi fossero nel loro
soggetto adeguato. Ne consegue che nella frazione
dell'ostia esse vengono veramente spezzate, senza che
ne risulti toccato il Corpo di Cristo36.
Questo Corpo si conserva integro sotto qualsiasi
parte [dell'ostia} divisa37, essendo presente nella modalit sostanziale e non dimensionale, restando, per altro,
vero che anche le dimensioni del Corpo di Cristo sono
"consequenzialmente" presenti, in quanto non sono
separate dalla sua sostanza. Osserva san Tommaso:
Come prima della consacrazione tutta la verit della
sostanza e della natura del pane si trovava presente sotto
qualsiasi parte delle sue dimensioni, cos, dopo la consacrazione, tutto il corpo di Cristo si trova presente sotto
qualsiasi parte del pane spezzato (n. 664)38.
11. La frazione del pane non manca aggiunge Tommaso - di un suo significato: essa indica: la passione di
Cristo, per la quale il suo corpo venne spezzato dalle
ferite39; la distribuzione dei doni di Cristo, da lui stesso
provenienti 40 ; e secondo uno sbrigativo e sommario
allegorismo, allora diffuso, della frazione in tre parti le
35
87
II
1. Tommaso riprende la questione sulla verit dell'espressione: Questo il mio corpo {de ventate huius locutionis) (n. 666), e a suo giudizio l'unica interpretazione
valida quella che la intende come significativa e operativa della presenza del Corpo di Cristo mediante una conversione di sostanza: Le forme dei sacramenti egli
scrive non sono soltanto significative, ma anche operative; significando, operano41; nel caso dell'Eucaristia, a
partire dalla sostanza indeterminatamente indicata col
pronome "questo" 42 , le parole della consacrazione (verba
consecrationis) operano una conversione, per la quale continua a permanere come elemento comune non una
sostanza, ma soltanto le specie del pane e del vino43: Ci
che prima della consacrazione era contenuto sotto questi
accidenti non era il corpo di Cristo: corpo di Cristo lo
diventa grazie alla consacrazione (n. 669)442. Quelle parole non possono riferirsi a quanto c' al
principio dell'asserzione e quindi voler dire: Questa
sostanza del pane il mio corpo - il che sarebbe falso
1
Formae sacramentorum non solum sunt significativae, sed etiam factvae: significando
enim efficiunt (a. 669).
Poniturpronomen, quod significai substantiam sine determinata specie (n. 669).
3
Accidentia, quae etprius fuerunt etpostea manent (n. 669).
Nani ante consecrationem id quod erat contentum sub bis accidentibus non erat corpus
Christi, quod tamen fit corpus Cbristi per consecrationem (n. 669).
88
89
90
91
6. Quanto all'offerta del calice dopo la cena, essa concorre alla perfezione del sacramento eucaristico, il
quale appare, cos, un'esauriente refezione, consistente in
un cibo e in una bevanda, insieme rivelandosi pi perfettamente come rappresentazione della passione comportante spargimento di sangue e nella sua efficacia per la
salvezza dell'anima e del corpo (n. 673).
D'altronde le due forme non si attendono per
ottenere il loro effetto: esse hanno singolarmente, al
compiersi delle parole, il loro valore compiuto ({habent}
suum effectum) e il loro pieno significato (habent plenam
significationem) (n. 673); diversamente il sacerdote proporrebbe all'adorazione un'ostia non consacrata. Sappiamo che Tommaso distingue quanto avviene in
forza della consacrazione (ex vi consecrationis) o del
sacramento, e quanto invece in virt della concomitanza (ex vi concomitantiae)-: su questa concomitanza si
fonda la presenza del Sangue di Cristo, con la sua
anima e la sua divinit, l dove si trova il suo Corpo,
e la presenza del suo Corpo, con la sua anima e la sua
divinit, l dove si trova il suo Sangue.
quale fu effuso e con la quale ogni ritualit legale si concluse (n. 675)".
8. Il calice definito da Ges come Nuovo Testamento nel mio sangue, intendendo, cos, affermare
- osserva san Tommaso : Attraverso quello che contenuto nel calice viene commemorato il Nuovo Testamento confermato nel sangue di Cristo54.
Pi analiticamente: le parole di Ges indicano l'alleanza nuova sancita nel Sangue di Cristo effuso nella passione", con la promessa dell'eredit eterna (promittens
haereditatem aeternam), rispetto, invece, all'alleanza veterotestamentaria, sancita nel sangue figurativo dei tori,
con la promessa di beni temporali (nn. 678-679).
In rapporto alla forma sul calice: san Tommaso ritiene
pi probabile che per la consacrazione bastino le parole
quali sono state tramandate dalla tradizione degli apostoli, rispetto a quanto ricorre nella Scrittura, e che per
una valida consacrazione non siano sufficienti le parole:
Questo il mio sangue, ma occorra pronunziarle tutte,
cos come ricorrono nel canone della Messa, in quanto
sono finalizzate alla determinazione del predicato {determinano praedicati).
Le parole: Versato per voi e per molti specificano,
infatti, l'efficacia redentiva del Sangue versato nella pas-
Sanguis Cbristi in sacramento directe repraesentat passionem, per quam est effusus et
per quam sunt terminata omnia legalia (n. 675).
Per d quod in calice continetur commemoratur Novum Testamentum per Christi
sanguinem confirmatum (n. 679)Novum testamentum seupactum confirmatum est in sanguine Christi, qui per passionem
est effusus (n. 678).
93
9. Quanto alla frequentazione dell'Eucaristia, contenuta nel comando: Fate questo in memoria di me, ossia
in memoria della mia passione {in memoriam meae passionisi (n. 683), mentre l'aggiunta dell'acqua al vino che
avvenne probabilmente anche nella cena di Cristo per la
consuetudine di quella terra in cui, per temperare la
robustezza del vino, tutti bevono vino misto ad acqua
finalizzata a significare il popolo cristiano unito a Cristo mediante la passione58; non osservare il rito della
Chiesa che contempla tale commistione sarebbe peccato,
e tuttavia la validit della consacrazione non si troverebbe compromessa (n. 684).
5
Cristi passioni! virtutem {...} respectu nostrae culpae, quam Christi passio abolet
(n. 682).
In quam per passionem Christi introdutur (n. 682).
Aqua vino mixta significat populum christianum Christo per passionem coniunctum
(n. 684).
94
10. Quelli che comunicano al pane e al calice annunciano, secondo Paolo, la morte del Signore, in attesa della
sua venuta: essi lo fanno scrive san Tommaso rappresentandola mediante questo sacramento, fino al suo
ultimo avvento, indicando, cos, che questo rito della
Chiesa non cesser sino alla fine del mondo (n. 686)59.
' Repraesentando eam per hoc sacramentimi {,..} usque ad ultimum eius adventum, in
quo datur intelligi quod hic ritus Ea/esiae non cessabt usque ad finem mundi (n. 686).
Richiamandosi a questo testo, e aSTh, III, 7 5 , 1 , ob. 2 e 2m. Jean Borella e Jean-Eric
Stroobant de Saint-loy, in nota all'edizione francese del Commento di Tommaso
alla Prima ai Corinti (cfr. sopra, nota 1), osservano che, se l'applicazione all'Eucaristia
da parte di Tommaso del versetto di Mt 28, 20: "Ecco io sono con voi sino alla fine del
mondo" piuttosto rara, la posizione di Tommaso tuttavia meno categorica di
quanto lascino intendere autori come Gy e Mazza (p. 365, n. 1). D'altra parte, Gy
(P.-M. GY, L'Office du Corpus Christi et S. Thomas d'Aquin. tat d'une recherche, in Rev.
Se. Ph. Th. 64, 1980, p. 507) richiama due testi di Tommaso nel Commento al
Vangelo di Giovanni (nn. 963 e 1611 di S. THOMAE AQUINATIS, Super Evangelium
S. loannis Lectura, citato nella nota 1 a p. 103) in cui appare il senso eucaristico del
passo di Matteo, cos come ricorda il testo del Commento a 1 Corinti da noi riferito
(L'Office, p. 504, nota 41).
0
Aliter {...} quam a Christo traditum est (n. 688).
'' Ex hoc quod aliquis non devota mente accedit ad Eucharistiam (n. 689).
95
Talis indevotio {... impedit} fructum huius sacramenti, qui est spirtualis refectio
(a. 689).
In necessitate quidem, puta quando aliquis copiam confessionis habere non potest,
sufficit contritio ad sumptionem buius sacramenti. Regulariter autem debet confessio praecedere
cum aliqua satsfactione (n. 690).
96
gi vivo , per cui questo sacramento non e conracente ai peccatori, ancora privi della vita della grazia65; e aggiunge: dal momento che l'Eucaristia il
sacramento della carit e dell'unit ecclesiale, un loro
accesso al sacramento comporterebbe una falsit, in
quanto professerebbero di avere la carit e la comunione con la Chiesa di cui sono, invece, privi.
A un peccatore non per vietata - precisa l'Angelico
sulla scia dello Pseudo Dionigi la visione dell'Ostia,
quando abbia la fede in questo sacramento (n. 691)66.
97
67
Sicut interdum peccarti itti qui indigne sumunt hoc sacramentum (n. 693).
Bonum male sumptum nocet (ri. 694).
6li
98
9
Necesse est ut primo homo seipsumprobet, id est, diligenter examinet consaentiam suam,
ne st in eo voluntas peccandi mortaliter, ve! aliquodpeccatimi mortale, de quo non sufficienter
poenituerit (n. 697).
7
Indifferenter ipsum assumens, sicut alias cibos (n. 697).
Duplex est modus manducandi hoc sacramentum, scilicet spiritualis et sacramentalis.
Quidam ergo manducant sacramentaliter et spiritualiter, qui scilicet ita sumunt hoc
sacramentum, quod etiam rem sacramenti participant, scilicet charitatem, per quam est
ecclesiastica unitas. Et de talibus intelligitur verbum Domini {...}: Qui manducai me, vivit
propter me (n. 698).
99
72
Quidam vero manducant sacramentaliter tantum, qui scilicet ita hoc sacramentum
percipiant, quod rem sacramenti, id est charitatem, non habent (n. 698).
Ex hoc igitur quod spiritualiter sumentes hoc sacramentum acquirunt vitam,
allictuntur quidam ad hoc quod frequenter hoc sacramentum assumant (n. 699).
7
Ex hoc autem quod indigni sumentes acquirunt sibi iudicium, plures deterrentur, ut
rarius sumant (n. 699).
100
Recepit Christum gaudens in domum suam, in quo eius charitas commendatur (n. 699).
' In quo commendatur honor et reverentia eius ad Christum (n. 699).
Quia tamen amor praefertur timori, per se loquendo, commendabilius esse videtur quod
aliquis frequentius sumat, quam quodrarius (n. 699).
76
'Considerare quilibet in seipso debet, quem effectum in se habeat frequens susceptio huius
sacramenti (n. 699).
9
Si aliquis sentiat se proficere in fervore dilectionis ad Christum et in fortitudine
resistendi peccatis, quae plurimum consequantur homines, debet frequenter sumere. Si vero ex
frequenti sumptione sentiat aliquis in se minus reverentiam huius sacramenti, monendus est ut
rarius sumat (n. 699).
101
CAPITOLO N O N O
I
I PANI MOLTIPLICATI: "SEGNO" DEL PANE DI VITA
103
2. A interessarci sar esclusivamente l'esegesi al capitolo VI di Giovanni, dove la dottrina eucaristica di san
Tommaso apparir in tutta la sua profondit teologica e
mistica, esattamente come frutto del suo essere un santo
teologo, familiare di san Giovanni 4 .
Il tema di tutto il capitolo riguarda il nutrimento
spirituale col quale Cristo sostenta quelli che ha vivificato5 e va compreso all'interno del suggestivo schema
teologico in cui suddivide il Vangelo di Giovanni.
104
106
quanti venivano risanati dal Signore anche perfettamente nell'anima (n. 843)15Oppure l'enunciato su Cristo maestro: Esercitava la
funzione del dottore, sedendo con i suoi discepoli: lui,
infatti, che insegna a ogni uomo la scienza (n. 845)16.
E sulle realt spirituali: Le cose terrene non saziano
{terrena non satiani); Le cose spirituali, invece, danno
saziet {spiritualia vero satiani) {ibid.).
E gi sull'Eucaristia: Chi desidera ristorarsi col pane
della divina parola e con il corpo e il sangue di Cristo,
deve passare dai vizi alla virt (n. 846)17.
6. A Cristo, che solleva gli occhi al cielo e vede venire
a s la moltitudine, si devono ispirare secondo Tommaso i docenti, ai quali, citando il Crisostomo, egli
riserva, si direbbe, una compiaciuta e appassionata riflessione.
Quel gesto scrive stato compiuto perch
imparassimo la maturit di Cristo, che non volge i
suoi occhi qua e l, ma siede riservato e attento con i
suoi discepoli18; mentre il fatto che, com' detto in
Luca, levati gli occhi sui discepoli, parlava {Le 6, 20)
ci insegna come egli non sedeva oziosamente con i
suoi discepoli, ma, istruendoli con cura e traendo a s
15
Sic enim a Domino sanabantur in carpare ut etiam perfette sanarentur in anima
(n. 843).
' Doctoris exercebat officum, sedens cum discipuls suis: ipse enim est, qui docet omnem
hominem scientiam (n. 845).
Quisquis pane divini verbi, et corpore et sanguine Domini desiderai refici, debet
transire de vitis ad virtutem (n. 846).
Ut discamus Cristi maturitatem, oculos non erigentis bue aut illue, sedpudice sedentis
et attente cum discipulis suis (n. 848).
107
Neque otiose sedebat cum discipulis suis, sed, attente eos docens, et ad seipsum corda
eorum convertens, dscipulos quos docebat intuebatur (n. 848).
20
Ubi notandum quod omnis doctor necesse habet spirtualiter pascere turbarti ad se
venentem. Et quia nullus homo habet ex se unde pascat eam, ideo oportet quod aliunde emat
labore, studio, assiduitate orationum (n. 849).
2
' Quidquid humana ratio potest experiri et cogitare de peritate, non sufficit adperfectam
satietatem sapientiae {...}. Nani nullius philosophi tanta fuit sapientia ut per eam homines ab
errore revocaripossent, quinpotius multos aderrorem nducunt (n. 854).
Christus {...} solus interus reficit, {...} alii exterius et ut ministri reficiunt. {...}
Solus enim Christus est quipascit anmam inanem, et anmam carentem replet bonis (n. 861).
108
II
LA FEDE: COMUNIONE CON CRISTO CIBO SPIRITUALE
109
Particolarmente cibo che non perisce lo stesso Cristo, o la sua carne, in quanto congiunta al Verbo di
Dio, che il cibo di cui vivono gli angeli23: un cibo
incorruttibile, dal momento che a potersi corrompere
sono le cose corporali, mentre quelle spirituali, e massimamente Dio, sono eterne (ibid.)26.
L'"immagine" rappresentata dal miracolo ha, dunque,
adombrato Colui che l'autore, o il datore del cibo
spirituale, Ges Cristo: L'autore e il datore del cibo
spirituale Cristo27, attraverso la sua carne, assunta e
offerta a noi come alimento (n. 897).
Egli ci stato dato dal Padre, che, nell'incarnazione, ha impresso il Verbo nella natura umana 28 , lo
ha designato per la nostra salvezza e lo ha proclamato
(n. 898).
In quantum est coniuncta Verbo Dei, quodest cibus quo angeli vivunt (n. 895).
Corporalia sunt corruptibilia, spiritualia vero, et maxime Deus, aeterna (n. 895).
Auctor et datar cibi spiritualis est Christus (n. 897).
In natura humana Deus Pater impressit Verbum (n. 898).
Nihil aliud {...} cibus spiritualis quam operari opera Dei (ri. 900).
110
Fidei finis non potest esse nisi Deus; credere in Deum ut in finem, est proprium fide
formatae per caritatem; quae quidem fides sicformata, est principium omnium honorum operum
(n.901).
Alius est qui dat, quia Pater meus, non panem corporakm, sedpanem verum de cacio
(n. 907).
Figura panis spiritualis, scilicet Domini nostri lesu Christi, quem ipsum manna
significahat (n. 908).
Ili
113
114
la loro saziet rimane per sempre, com' scritto nell'Apocalisse: "Non avranno n fame n sete" (ibid.)4\
Solo che tali cose spirituali tale pane pur disponibili, sono ignorate dai Giudei, a motivo della loro incredulit: Desiderate il pane, lo avete davanti a voi, e tuttavia non lo mangiate, perch non credete (n. 9l6) 46 .
8. D'altronde, lo stesso nostro credere ci proviene dal
dono di Dio47; da un lato, i credenti che si legano a Cristo sono un dono che il Padre fa al Figlio48: il Padre che
suscita l'adesione dell'uomo alla parola del Figlio49, e, a
sua volta, il Figlio, il Verbo, l'epifania dello stesso
Padre50 e gli consegna, di rimando, il regno (n. 918).
Quanto all'opera del Padre: essa non consiste solo nel
dono della fede, ma anche neh"interiore inclinazione a
credere (interior instinctus ad credendum), dal momento
che quanto concerne la salvezza tutto dono di Dio
(n. 919)51, restando per altro vero che alla via della salvezza che a tutti aperta si pu porre un ostacolo
(n. 920) 52 .
9. Per parte sua, Cristo non getter fuori quelli che
con i passi della fede e delle buone opere (passibus fidei et
Spiritualia vero et simul sumuntur et non corrumpuntur, et ideo eorum satietas manet
inperpetuam. Apoc. VII, 16: "Non esurient neque sitient" (n. 915).
Desiderati! panem, et habets illuni corani vos, et tamen non sumitis, quia non creditis
(n. 916).
'7 Ipsum credere nostrum est nobis ex dono Dei (ri. 918).
Qui in me credunt [...} Pater mihi facit adhaerere ex dono suo (n. 918).
Pater {...} Filio dat, inquantum facit hominem verbo suo adhaerere (n. 918).
5
Verbum est manifestativum ipsius Patris (n. 918).
Quidquid autem facit ad salutem, totum est ex dono Dei (n. 919).
Cuius via, quantum in se est, omnibus est aperta (n. 920).
115
Omnia visibilia cum dicantur esse quaedam exteriora respectu spiritualum, quanto
aliquid est magis spirituale, tanto magis est intrinsecum (n. 921).
5
Unum {spirituale} est profundissimum, scilicet gaudium vitae aeternae, quod,
secundum Augustinum {In lohann, eu. tract., 25, 14}, est magis penetrale et dulce secretum
sine taedio, sine amaritudine malarum cogitationum et dolorum; de quo dicitur Matth. XXV,
21: Intra in gaudium Domini tu, Ps. XXX, 21: Abscondes eos in abscondito faciei tuae, idest
in piena visione tuae essentiae. Et ab hoc intrinseco nullus eiicietur (n. 921).
Aliud intrinsecum est rectitudo conscientiae, quae est spirituale gaudium {...} etde isto
aliqui eiiciuntur (n. 921).
116
117
Ili
CONTRO LA MORMORAZIONE:
L'ATTRAZIONE DEL PADRE A CRISTO
1. A motivo della loro incredulit, i Giudei rigettano
la manducazione del cibo spirituale {cibus spiritualis)
(n. 892), ossia di Cristo quale pane vivo disceso dal
cielo. L'affermazione di Ges, che cos si definiva, suscita
in loro la mormorazione: essi commenta san Tommaso
non comprendevano e non desideravano un tale pane.
Mormoravano, quindi, perch non avevano la mente fondata sulle realt spirituali, com'era loro antica consuetudine (n. 930)62; Chi mormora mostra che la sua mente
non stabilita su Dio; La causa della loro mormorazione la loro infedelt; Carnali com'erano, limitavano
la valutazione alla generazione carnale di Cristo, la quale
impediva loro di conoscere quella spirituale ed eterna
(nn. 9 3 1 , 933-934)".
Est ergo humana facultas deficiens ad veniendum ad Chrhtum per [idem (n. 934).
Divnum auxilium est efficax ad subveniendum (ri. 934).
1
Finis seu fructus est optimus (n. 934).
Trahit homines ad Filium demonstrando eum essefilium suum (ri. 935).
1
119
120
121
7
Deus autem omnibus ad trahendum manum porrigit quantum in se est, et, quodplus
est, non solum attrahit manum recipientis, sedetiam aversos a se convertt {...}. Deusparatus
est dare omnibus gratam, et ad se trahere (n. 937).
7
Non imputatur ei, si aliquis non acdpiat, sedei qui non accipit (n. 937).
75
Non solum ad vitam naturae, sed etiam ad vitam gloriae (n. 939).
7
Per ea quae Christus in carne sua gessit (n. 939).
122
(n. 944) 77 . Il Padre, inoltre, attrae con la massima efficacia78, lasciando, d'altronde, al libero arbitrio dell'uomo di
assentire: il dono di Dio e l'assenso libero sono necessari in ogni dottrina della fede (n. 946) 79 . Chi, dunque,
ascolta il Padre, che insegna e manifesta, e da lui impara,
offrendo il proprio assenso, accede a Cristo, rispettivamente in tre modi, con la conoscenza della verit, l'affetto dell'amore e l'imitazione delle opere. E in ognuno di
questi modi ponendosi in ascolto e imparando (ibid.f:
con un apprendimento che comporti un'adesione "affettiva".
'7 Omnes qui sunt in Ecclesia, sunt docti non ab Apostolis, non a Prophetis, sed ab ipso
Deo. Et, secundum Augustinum, hoc ipsum quod ab homine docetur, est ex Deo, qui docet
interius {}. Nam intelligentia, quae necessaria est praecipue ad doctrinam, est nobis a Deo
(n. 944).
78
Attractio autem Patris efficacissima est (n. 946).
Ista duo necessaria sunt in omni doctrina fidei (n. 946).
Per cognitionem veritatis, per amoris affectum et per operis imitationem (n. 946).
81
Qui venit per cognitionem veritatis, oportet eum audire, Deo inspirante {...} et
addiscere per affectum (n. 946).
123
(ibid.T.
Infine, si va a Cristo attraverso l'imitazione della sua
prassi83: imitazione quale indice della comprensione 84 .
Anche in tal caso, si avvera l'unione tra l'ascoltare
(audire) e il "com-prendere" (capere), o tra l'imparare
(addiscere) e l'essere operativamente "presi" (affici).
In generale, infatti, ricorda Tommaso imparare
in modo perfetto nelle scienze significa giungere alla conclusione85, sia essa di carattere speculativo od operativo.
Ora, l'imitazione esattamente paragonabile alla conclusione nelle scienze operative: Apprendere perfettamente
le parole nelle scienze operative significa arrivare alla conclusione dell'azione ad esse coerente (ibid.f6.
9. D'altra parte, l'ascolto del Padre che porta a Cristo
non avviene attraverso una sua visione immediata: solo il
Figlio, che dal Padre, lo ha veduto. La visione o la
conoscenza, infatti, osserva Tommaso, si fonda sulla
similitudine (n. 947) 87 ; questo vale anche per la conoscenza di Dio da parte delle creature: queste hanno una
Hunc oportet audire verbum Patris, et capere illud, ad hoc, ut addiscat, et affciatur.
llle enim discit verbum qui capit llud secundum rationem dicentis. Verbum autem Dei Patris
est spirans amorem; qui ergo capit illud curri fervore amoris, discit (n. 946).
Per operum imitationem itur ad Christum (n. 946).
8
Quicumque discit, venit ad Christum (n. 946).
85
In scientiis {,..} quicumqueperfecte discit, venit ad conclusionem (n. 946).
In operabilibus, qui perfecte verba discit, venit ad rectam operationem (n. 946).
87
Omnis visto sive cognitio {.. .fit} per aliquam similitudinem, secundum modum
similitudinis (n. 947).
124
infinitamente
distante
125
E fin qui l'Angelico ha illustrato l'adesione e la comunione con Cristo, quasi una sua prima manducazione,
attraverso la fede, cos fortemente e realisticamente rilevata.
Ma, seguendo il filo del testo di Giovanni, il suo
discorso diviene pi esplicitamente eucaristico.
IV
LA CARNE DI CRISTO: PANE VIVO CHE VIENE DAL CIELO
98
111
130
7. Quanto all'autore, o "artefice", di questo sacramento (auctor huius sacramenti), cio a colui che sempre
deliberatamente lo accredita e lo avvalora; anzi, in certo
senso, lo "genera": Cristo. Pur essendo il sacerdote a
consacrare, tuttavia Cristo in persona che conferisce
vigore al sacramento, dal momento che anche il sacerdote
consacra a nome e in rappresentanza di Cristo. Ecco perch, mentre negli altri sacramenti il sacerdote usa espressioni sue o della Chiesa, in questo sacramento usa le
parole di Cristo: come Cristo ha offerto, di sua volont, il
proprio corpo alla morte, cos, con la sua potenza, dona
se stesso in cibo (n. 9 6 l ) " \
In ogni celebrazione eucaristica "in atto" l'autodonazione di Cristo, la sua volont o la sua virtus termine
latino di non facile versione , che opera tramite il ministro, il quale proferisce "sacramentalmente" appunto in
persona Christi le parole della consacrazione.
Come gi abbiamo rilevato in precedenza, siamo tutt'altro che di fronte a una formula che valga in se stessa,
magicamente, ogni volta che sia ripetuta: radicalmente, a
pronunziare tali parole e ad attribuire ad esse infallibile
efficacia, sempre Cristo, presente in forma sacramentale
nella voce del "ministero" sacerdotale.
Potremmo, anzi, meglio dire che a valere, nella loro
unicit e irrepetibilit, sono sempre e solo le parole dell'Ultima Cena, con la loro intenzione e determinazione,
Licei sacerdos consecret, tamen ipse Christus dat virtutem sacramento, quia etiam ipse
sacerdos consecrat in persona Christi. Inde in aliis sacramentis utitur sacerdos verbis suis seu
Ecclesiae, sed in isto utitur verbis Christi, quia, sicut Christus corpus suum propria voluntate
dedit in mortem, ita sua virtute dat se in cibum (n. 961).
131
alle quali le ricorrenti celebrazioni sacramentali assegnano come uno spazio e un tempo nuovi.
8. Per quanto concerne la verit del sacramento,
Tommaso la trova affermata nella dichiarazione di Ges:
la mia carne. Cristo non ha detto: "significa la mia
carne", ma la mia carne, poich quello che veramente si
riceve il vero corpo di Cristo (n. 962)116; d'altra parte,
il corpo di Cristo immediatamente in virt della conversione, e integralmente Cristo in forza della "concomitanza": In quel mistico sacramento Cristo veramente
contenuto nella sua integrit, ma il corpo vi presente in
virt della conversione, e invece la divinit e l'anima grazie alla naturale concomitanza (ibid.)ul: la dottrina di
Tommaso che pu essere riveduta, osservando che il
senso biblico di "corpo" indica, propriamente, la totalit
della persona di Cristo nella sua corporeit.
9. L'ultimo aspetto preso in esame l'utilit dell'Eucaristia: una utilit grande e universale.
Un'utilit grande, dal momento che essa produce in
noi adesso la vita spirituale e, alla fine, la vita eterna" 8
(n. 963). Importa particolarmente, al riguardo, rilevare
che, secondo san Tommaso, questo avviene perch l'Eucaristia sacramento della passione del Signore e quindi
contiene Cristo nello stato della passione, per cui l'effica11
{Christus} non dicit {...}: "Carnem meam significat", sed "Caro mea est", quia
secundum rei veritatem hoc quod sumitur vere est corpus Cristi (n. 962).
1 7
' In ilio mystico sacramento totus Christus continetur secundum veritatem, sed corpus est
ibi ex vi conversionis, divinitas vero et anima per naturalem concomitantiam (n. 962).
Magna quidem quia efficit in nobis nunc vitam spiritualem, tandem, aeternam
(n. 963).
132
133
V
MANDUCAZIONE SPIRITUALE E MANDUCAZIONE
SACRAMENTALE
1. Non sorprendono la discordia e il litigio tra i Giudei suscitati dall'affermazione di Ges che il Pane vivo da
mangiare la sua carne. Osserva san Tommaso, sulla scia
di Agostino: Il Signore aveva parlato loro del cibo dell'unit, dalla cui manducazione si diventa unanimi [...]. I
Giudei litigavano tra loro perch non avevano assunto il
123
Universali! autem, quia vita quam confer, non solum est vita unius hominis, sed,
quantum in se est, vita totius mundi, ad quam sufficiens est mors Cristi; I lo. Il, 2: "Ipse est
propitiatio pr peccatis nostris, et non pr nostris tantum, sed etiam totius mundi" (n. 964).
12
In immolatane huius sacramenti effectus est universalis (n. 964).
125
Continetur in ipso ipsa causa universalis omnium sacramentorum, scilket Christus
(n. 964).
134
cibo della concordia [...} e cosi mostravano di essere carnali (n. 966)126.
Ma Cristo dinanzi alla loro reazione ribadisce la necessit imprescindibile del cibo spirituale per avere la vita
spirituale, cos che senza di esso la vita spirituale non pu
essere sostentata (n. 968)127; per altro distinguendo tra la
necessit della manducazione spirituale (spirituali* manducati) e quella della manducazione sacramentale
(manducano sacramentalis) (n. 969).
2. La vita spirituale, o vita nella carit, dipende assolutamente dalla manducazione spirituale, anzi coincide
con essa. Infatti, Chi mangia la carne di Cristo e beve il
sangue spiritualmente diviene partecipe dell'unit ecclesiale, che si attua con la carit, secondo Rm XII, 5: "Voi
tutti siete un solo corpo in Cristo". Chi invece non mangia in questo modo si trova fuori dalla Chiesa, e di conseguenza fuori dalla carit, per cui non ha la vita in se
stesso, secondo 1 Gv III, 4: "Chi non ama, rimane nella
morte" (n. 969)128.
3. Quanto alla manducazione sacramentale (sacramentalis manducatici) Tommaso la ritiene necessaria, a differenza del battesimo, soltanto per gli adulti, che possono
12
Dominus locutus fuerat eis de cibo untatis, quo qui reficiuntur, efficiuntur unanimes
{...}. Quoniam igitur ludaei cibum concordiae non sumpserant, ideo ad nvkem litigabant
{-.}. Ex hoc autem quod litigabant cum aliis, se esse carnales ostendebant (n. 966).
7
Gibus spiritualis necessarius est ad vitam spiritualem, adeo quod sine ipso vita
spritualis sustentari non possit (n. 968).
128
llle enim spiritualiter cameni Cristi manducat et sanguinem bibit qui particeps fit
ecclesiasticae unitatis, quae fit per caritatem; Rom. XII, 5: "Omnes unum corpus estis in
Christo". Qui ergo non sic manducat, est extra Ecclesiam, et per consequens extra caritatem; ideo
non habet vitam in semetipso; I Io. Ili, 4: "Qui non diligit, manet in morte" (n. 969).
135
136
137
Et ideo est cibus hominem divinum facere valens et divinitene inebrians item per
comparationem ad corpus mysticum signatum tantum, si fiat particeps unitatis Ecclesiae
(n. 972).
133
Unitas Ecclesiae fitper Spiritum Sanctum (n. 972).
llk qui spiritualiter manducat et bibit, fit particeps Spiritus Sanai, per quem unimur
Christo unione fidei et caritatis, et per quem efficimur membra Ecclesiae. Resurrectionem autem
facit mereri Spiritus Sanctus {...}. Et ideo dicit Dominus quod eum qui manducat et bibit
resuscitabit adgloriam (n. 973).
138
Secundum veritatem caro mea contnetur in cibo fidelium, et sanguis meus vere
continetur in sacramento altaris (n. 974).
13
Quasi diceret: baec refectio specialiter ad animam ordinatur (n. 974).
139
conseguenza, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (n. 975)137.
Chi mangia la sua carne e beve il suo sangue dichiara dunque il Signore entra in comunione intima
con lui, in una reciproca inabitazione. Questo avviene,
nota l'Angelico, sia con la comunione spirituale sia con
un'autentica e sincera comunione sacramentale.
Si ha la comunione "spirituale", quando uno assume
la Carne e il Sangue misticamente {mystice) "mistico"
come sinonimo di "spirituale" , per cui viene incorporato al Corpo mistico mediante l'unione della fede e della
carit: carit per la quale Dio abita nell'uomo e l'uomo in
Dio e viceversa, com' detto: "Chi rimane nella carit,
rimane in Dio", 1 Gv IV, 16 (n. 976)138.
La reciproca incorporazione si compie, inoltre, con
l'assunzione sacramentale del Corpo e del Sangue quando
essa sia interiormente animata dal desiderio dell'unione
col Signore e sia rimossa ogni finzione del cuore, cio
ogni divergenza tra il segno esteriore dell'incorporazione
e la disposizione del cuore {ibid.).
9. Essere cos incorporati a Cristo significa avere in s
la sua vita, cos come lui stesso ha in s la vita, grazie alla
Quicumque manducat meam cameni et bibit meum sanguiner coniungitur mih; sed
qui contungitur mihi babet vitam aeternam; ergo qui manducat meam cameni et bibit meum
sanguinem habet vitam aeternam (ri. 975).
llle manducat spiritualiter {} qui corpori mystico incorporaturper unionemfidei et
caritatis: caritas autem facit Deum esse in homine, et e converso; l, lo IV, 16: Qui manet in
cantate, in Deo manet, et Deus in eo (n. 976).
In sacramento autem Eucharistiae exterius quidem signatur quod Christus
incorporetur in eo quipercipit illud, et ipse in Christo. Qui ergo non habet in corde desiderium
huius unionis, nec conatur ad removendum omne impedimentum ad hoc, est /ctus. Et ideo
Christus in eo non manet nec ipse in Christo (n. 976).
140
VI
CHE COSA CERCHEREMO DI PI?:
LA FEDELT E LA SEQUELA
1. Anche i discepoli si mettono a mormorare, giudicando troppo duro il discorso di Cristo.
Filiuspropter unitatem quam habet ad Patrem recipit vitam a Patre; ergo qui unitur
Christo, recipit vitam a Christo (n. 977).
Sicut Christus homo accipit spritualem vitam per unionem ad Deum, ita et nos
accipimus spirituakm vitam in comunione sacramenti (n. 977).
Christus homo accepit vitam per unionem Verbi, cui in persona unitur; sed nos unimur
Christo per sacramentum fidei (n. 977).
141
Un discorso duro osserva san Tommaso o perch suscita resistenza nell'intelletto, o perch la suscita
nella volont, ossia quando non riusciamo a capirlo con
l'intelletto o esso non piace alla volont. Ebbene, in
ambedue i modi questo discorso riusciva loro duro. Lo era
per il loro intelletto, perch eccedeva di molto la sua
debolezza: essendo carnali, non potevano comprendere
quello che Cristo diceva, cio che avrebbe dato loro da
mangiare la propria carne. Lo era per la volont, perch
aveva detto molte cose relative alla potenza della sua
divinit: ora, essi, bench credessero in lui come profeta,
tuttavia non lo credevano Dio, per cui sembrava loro che
affermasse cose a lui superiori {...}, cose che a loro non
piacevano (n. 984)143.
13
Est {..} aliquis sermo durus, aut quia resistit ntellectui, aut quia resistit voluntati,
cum scilket illum intellectu capere non possumus, aut voluntati non placet, et utroque modo erat
istis durus sermo. Durus quidem ntellectui, quia superexcedebat imbecillitatem intellectus
eorum: cum enim carnales essent, nonpoterant capere quod dicebat, se carnem suam daturum eis
ad manducandum. Voluntati autem, quia multa dixit de potenfia suae divinitatis, et licet isti
crederent ei sicut Prophetae, non tamen credebant eum Deum, et ideo videbatur eis quod
loqueretur malora seipso {,..} eis nonplacentia (n. 984).
Cum doctores debeant vitare scandalum audientum (n. 987).
142
(ibid.y4''; lo scandalo non derivava dal vizio del suo insegnamento, ma dallo loro mancanza di fede (ibid.y46.
Tommaso aggiunge un pensiero di Agostino, e cio
che Cristo ha permesso la reazione al suo discorso per
dare a quelli che insegnano un motivo di pazienza e di
consolazione nei confronti dei contestatori del loro insegnamento, dal momento che i discepoli hanno osato criticare anche le parole di Cristo (ibid.y41.
3. A proposito dell'asserzione di Cristo: E se vedeste
il Figlio dell'uomo salire l dove era prima? (Gv 6, 63),
Tommaso osserva che egli ha voluto, cos, eliminare lo
scandalo che riguardava la sua persona e le sue stesse
parole.
Riguardo alla sua persona, pi apertamente ne proclama la natura divina, affermando che, secondo la sua
umanit, ascender l dov'era prima, dall'eternit: nella
sommit delle cose, ossia nel Padre (n. 990)' 48 .
Quanto allo scandalo suscitato dalle sue parole, Cristo
lo elimina dichiarando che lo Spirito che vivifica, mentre la carne non giova a nulla (Gv 6, 64). Cristo distingue, cos, in esse un duplice senso, quello spirituale e
quello carnale. Intese in senso spirituale sono fonte di vita
(n. 992)149, mentre non arrecano alcun vantaggio, sono
15
{Dominiti} qui venerai ut duceret in appetitum cibi spiritualis, necesse erat ut eis
proponeret doctrinam de cibo spirituali (n. 987).
1
Nec causabatur ex vito doctrinae Christi, sed ex eorum infidelitate (n. 987).
Ut bene docentbus causam patientiae et consolationis cantra malignante! eorum dieta
praeberet, cum discipuli etiam verbis Cristi detraherepraesumerent (n. 987).
18
In summo rerum vertice, scilicet in Patre (n. 990).
19
Secundum spiritualem sensum, vivificabunt (n. 992).
143
4. O secondo l'esegesi di Agostino: La carne di Cristo, in quanto congiunta col Verbo e con lo Spirito, giova
assai e in tutti i modi: diversamente invano il Verbo si
sarebbe fatto carne e invano il Padre lo avrebbe manifestato nella carne. [...] Si deve quindi dire che la carne di
Cristo, presa in se stessa, non produce alcun vantaggio,
esattamente come ogni altra carne. [...] Se invece
sopravviene lo Spirito e la divinit, vantaggiosa per
molti, dal momento che fa dimorare in Cristo quanti la
assumono: infatti mediante lo Spirito di carit che
l'uomo dimora in Dio "Da questo si riconosce che
dimoriamo in Dio ed egli in noi: egli ci ha donato il suo
Spirito", 1 Gv IV, 13 . Per questo il Signore dice: Non
dovete attribuire questo effetto, cio la vita eterna che io
vi prometto, alla carne considerata in se stessa, poich,
cos considerata, la carne non serve a nulla; se invece lo
attribuite allo Spirito e alla divinit congiunta alla carne,
150
Secundum carnalem sensum {...} nihil vobisprosunt, immo nocent (n. 992).
Sed Dominus dkebat daturum se eis sicut spiritualem cibum, non quin sit in
sacramento altaris vera caro Christi, sed quia quodam spirituali et divino modo manducatur.
Sic ergo dictorum verborum congruus sensus est non carnalis, sed spiritualis (n. 992).
151
144
5. Quanto alla causa della mormorazione dei discepoli, Ges la riscontra non nella durezza delle sue parole,
ma nella loro mancanza di fede. L'affermazione: Alcuni
di voi non credono, cos commentata da Tommaso: Il
Signore non disse: "Alcuni non comprendono", ma procede oltre, e indica la ragione della loro incomprensione:
non comprendevano perch non credevano, com' detto
in una variante di Isaia VII, 9: "Se non crederete non
comprenderete" (n. 995)153.
D'altra parte, Ges ribadisce che la venuta a lui
dono del Padre, della sua grazia attraente (gratia attrahens) come traduce l'Angelico : Dio Padre che
attira gli uomini al Figlio (n. 997)154, per cui - come
152
Caro Christi, ut coniuncta Verbo et Spiritui, multum prodest per omnem modum:
alioquin frustra Verbum caro factum esset, frustra ipsum Pater manifestasset in carne {...}. Et
ideo dicendum est quod caro Christi in se considerata non prodest quidquam, et non habet
effectumproficuum, nisi sicut alia caro. (...) Sedsi adveniat Spiritus et divintas, multis
prodest, quiafacit sumentes manere in Christo: est enim Spiritus caritatisper quem homo in Deo
manet {...}. Et ideo dicit Dominus: Hunc effectum, scilicet vitae aeternae quem ego promitto
vobis, non debetis attribuere carni in se consideratae, quia caro sic non prodest quidquam; sed si
Spiritui attribuatis et divinitati coniunctae carni, sic praestat vtam aeternam. {...} Nam,
sicut corpus vivit vita corporali per spiritum corporalem, ita et anima vivit vita spirituali per
Spirtum Sanctum (n. 993).
Non autem dixit {Dominus}: "Qui non intelligunt", sed, quod plus est, causam quare
non intelligunt insinuai: ex hoc enim non intelligebant, quia non credebant; Is. VII, 9,
secundum aliam litteram: "Nisi credideritis, non intelligetis" (n. 995).
Deus Pater est qui attrahit homines ad Filium (n. 997).
145
146
rimettendo al loro libero arbitrio il rimanere o l'andarsene, poich "Dio ama chi d con cuore lieto, com' detto
in 2 Cor IX, 7" (ibid.)162.
147
148
Risaltano, cos, una volta ancora le sorgenti che intessono e animano la sua teologia eucaristica - come tutta la
sua teologia , e che, del resto, sono evidenti ed esplicite
nella stessa trattazione eucaristica della Summa Theologiae.
Sopra, il P. Marie-Dominique Philippe affermava che
questo commento ci permette di scoprire come un "dottore", sotto il soffio dello Spirito Santo, comprende la
Scrittura, cos mostrandoci chiaramente che la teologia
scientifica di san Tommaso non si oppone in nulla a
quella dei Padri, ma la prolunga e la precisa: Con lucidit perfetta san Tommaso assume qui tutta l'interpretazione mistica dei Padri169.
In particolare, a sporgere in questo commento
dell'Angelico al capitolo 6 di Giovanni, la "mistica
dell'Eucaristia". Nutrimento spirituale col quale Cristo
sostenta quelli che ha vivificato (n. 838). La comunione
al Corpo e al Sangue di Cristo, per l'"attrazione del
Padre" e l'azione dello Spirito, porta a compimento la
"mistica" della fede che gi intimamente unisce a Cristo.
L'Eucaristia appare disposta dentro la storia di salvezza e, pi profondamente, all'interno del mistero trinitario.
1
' THOMAS D'AQUIN, Commentaire sur l'vangile de saintjean, l, Le Prologue. La
vie apostolique du Cbrist, pp. 14-15.
149
CAPITOLO DECIMO
EUCARISTIA E POESIA
IN TOMMASO D'AQUINO
151
152
I
IL C U O R E DELLA POESIA EUCARISTICA:
L A C E N A FRATERNA D I G E S
Il mistero del corpo glorioso, e del prezioso sangue {gloriosi corporis mysterium, sanguinisque pretiosi) porta alla memoria di Tommaso anzitutto l'Ultima Cena, con i tratti di
amicizia e di fraternit che l'hanno contrassegnata.
La notte dell'Ultima Cena
1. Canta l'Angelico nel Pange, lingua:
Dato a noi e per noi nato da una vergine illibata,
trascorsa nel mondo la sua vita e sparso il seme della
parola, mirabilmente concluse il suo soggiorno. La notte
dell'ultima cena, giacendo a mensa coi fratelli, osservata
fedelmente coi cibi rituali la legge antica, dona se stesso
in cibo ai dodici2.
Nobis datus, nobis natus ex intatta virgne, / et in mando conversatus, sparso verbi
semine, / sui moras incolatus miro clausit ordine. Il In supremae nocte coenae I recumhens cum
fratribus, I observata legepiene cibis in legalbus, I cibum turbae duodenae se dat suis manibus.
153
154
155
II
IL MISTERO EUCARISTICO E LA SUA TEOLOGIA
156
157
!0
uomo .
Ili
LA TESTIMONIANZA DEI SENSI
E LA CERTEZZA DELLA FEDE
Un'altra sottolineatura degli Inni eucaristici di Tommaso e di tutta la sua teologia eucaristica la necessit assoluta e imprescindibile della fede: solafides.
I sensi giudicano e si fermano secondo le apparenze: non sanno andare oltre, non riescono a raggiungere, sotto le specie, la presenza della sostanza, cio
del Corpo e del Sangue di Cristo. Vedono giusto puramente quanto alle apparenze; ma, di l da esse, non
sono in grado di percepire nulla. Perci detto che
essi vengono meno, e falliscono. La presenza reale del
Signore attestata unicamente dalla fede, che si pone
in ascolto della sua Parola:
1. Il Verbo fatto carne con la sua parola rese la propria carne pane vero, mentre il vino diventa il sangue di
1
Corpus dominicum datum discipulis I sic totum omnibus quod totum singuls, I eius
fatemur manibus (Sacris sollemniis).
159
13
Marabelli (Tommaso d'Aquino poeta eucaristico, pp. 479-480) traduce il fitque
sanguis Christi merum con: e il sangue di Cristo diventa vino autentico, osservando:
In questa frase non si tratta tanto, come qualche volta noi diremmo comunemente
si trova pure interpretato, della transustanziazione: il pane che diventa il corpo, il
vino che diventa il sangue. Qui c' un'altra sottolineatura: si parla piuttosto di carne
che diventa pane vero, di sangue che diventa vino vero (p. 480). Viene fatto in
questo modo risaltare il parallelismo con l'espressione precedente, dove si afferma che
il Verbo incarnato ha reso la sua carne pane vero; successivamente sarebbe detto che il
sangue diventato vino vero, secondo il significato di merum, vino puro. Certo,
altrove in san Tommaso non si definisce mai, come pare, il sangue di Cristo come
merum, nel senso appunto di vino vero (anche se merum in latino ha anche il
significato semplicemente di vino); sullo sfondo di Giovanni 6, 5 5 caro enim mea
verus o vere est cibus, ci si attenderebbe eventualmente la definizione del sangue
come vere o verus potus (fitpotus verus). Ci sono per ragioni di rima verum / merum I
sincerum. Il cambiamento del verbo da effcit afit e del soggetto, che non pi il
Verbum caro, la dichiarazione che il sangue diviene merum, farebbero propendere per la
versione tradizionale, che vede nel verso la dottrina della transustanziazione; in ogni
caso la versione proposta da Marabelli rimane possibile, concettualmente pi
coerente col verso precedente, e senz'altro suggestiva.
Verbum caropanem verum, I verbo carnem effcit; I fitque sanguis Christi merum, / et
si sensus deficit, I adfirmandum cor sincerum I sola fides sufficit.
1
Quod non capis, quod non vides, I animosa firmat fides / praeter rerum ordinem
(Lauda, Sion).
1
Visus, tactus, gustus, in tefallitur, I sed auditu solo tute creditur. / Credo quicquid
dixit dei filius, / nichil ueritatis uerbo uerius (Adoro te).
160
IV
LA LODE E L'ADORAZIONE
fcis).
L'azione misteriosa di Chi ha la signoria dei popoli, il cui sangue pretiosus,
perch effuso in mundi pretium, viene subito messa in relazione con l'accoglienza della
Madre, con ii fiat di Maria, con il gesto che rappresenta il miracolo della fede (C.
MARABELLI, Tommaso d'Aquino, poeta eucaristico, p. 478).
Pange, lingua, gloriosi corporis mysterum, / sanguinisque pretiosi, quem in mundi
pretium, / fructus ventris generosi rex effudit gentium)
161
V
L'IMPLORAZIONE
1. La memoria dell'istituzione dell'Eucaristia e l'adorazione del Corpo e del Sangue del Signore si accompagnano e si alternano negli Inni di san Tommaso con una
intensa e calda implorazione:
Ti chiediamo, o Dio trino e uno: come noi ti onoriamo, cos vieni a visitarci, e sulle tue vie sii guida alla
mta cui tendiamo: alla luce che tu inabiti (Te trina deitas
unaque poscimus, / sic nos tu visita, sicut te colimus, / per tuas
semitas due nos quo tendimus, I ad lucem quam inhabitas)
(Sacris sollemniis).
162
scis et vales, /qui nos pascis hic mortalesj tuos ibi commensales,!
coheredes et sodalesl fac sanctorum civium) {Lauda, Sion).
2. Ma soprattutto nell'Adoro te devote la lode al Corpo
e al Sangue del Signore mirabilmente si fonde in appassionata e lirica preghiera. La sacra dottrina del teologo,
tutta intrisa di Scrittura, e la vena ispirata del poeta si
fondono con la devozione accesa dell'orante, quasi con lo
spasimo del mistico, che parla dall'abbondanza del cuore
e che brama di vedere Cristo di l dai veli e dai nascondimenti del sacramento. L'inno stato definito una di
quelle composizioni armoniose e geniali, insieme ricche e
semplici, che sono servite, pi di molti libri, a formare la
piet cattolica20. Poema teologico21, accuratamente
strutturato nel ritmo e nelle assonanze, , insieme, tutta
una invocazione personale a Ges nell'Eucaristia:
Devotamente ti adoro, o verit nascosta, che ti celi
veramente sotto queste forme. Il mio cuore tutto a te si
sottomette, poi che a contemplarti si sente tutto venir
meno {Adoro te deuote, latens ueritas, / te que sub bis formis
uere latitas. Il Tibi se cor meum totum subicit, I quia te contemplai totum deficit).
3. La non visione di Cristo, che nell'Eucaristia assoluta, non deve attenuare l'adesione; la deve, anzi, accrescere, suscitando l'abbandono confidente del ladro in
20
163
166
INDICE
PREFAZIONE
CAPITOLO P R I M O
L'Eucaristia: Memoria della Passione di Cristo, compimento e
vertice di tutti i sacramenti
CAPITOLO S E C O N D O
Al principio dell'Eucaristia: L'istituzione e la signoria
di Cristo. Il ministero ecclesiale in suo nome
19
CAPITOLO TERZO
Gli effetti dell'Eucaristia: La comunione
con la Passione di Cristo e l'unit della Chiesa
29
CAPITOLO QUARTO
La comunione spirituale
41
CAPITOLO Q U I N T O
La conversione Eucaristica e il modo di presenza di Cristo
51
CAPITOLO SESTO
Presenza in virt del sacramento e comunione al calice
61
CAPITOLO SETTIMO
L'Eucaristia nel commento a Matteo:
Al principio l'istituzione di Ges
65
167
CAPITOLO OTTAVO
L'Eucaristia nel commento alla prima lettera ai Corinzi
77
CAPITOLO N O N O
L'Eucaristia nel commento di Tommaso a Giovanni
103
103
109
118
126
CAPITOLO DECIMO
Eucaristia e poesia in Tommaso d'Aquino
I - Il cuore della poesia eucaristica:
La Cena fraterna di Ges
l - Il mistero eucaristico e la sua teologia
III - La testimonianza dei sensi e la certezza della fede
IV - La lode e l'adorazione
V- L'implorazione
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