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Facoltà di Teologia di Lugano

Anno accademico 2022-2023

Seminario di Teologia

Il carisma della profezia e le


“profezie” degli spiriti cattivi

Approcci di Teologia fondamentale nella “Summa


contra gentiles” di san Tommaso d’Aquino

Studente Professore

Dhiancésar F. Oliveira Manfred Hauke


Indice

1 Introduzione.......................................................................................................................

2 La natura della profezia .....................................................................................................

2.1 La profezia come una conoscenza............................................................................

2.2 La profezia come anunciazione................................................................................

2.3 I miracoli come conferma della profezia ................................................................

2.4 La profezia come conferma della fede ...................................................................

2.5 Il “camino” della profezia ......................................................................................

3 L’oggetto della profezia ...................................................................................................

3.1 Ci possono esserci degli errori nella profezia?........................................................

4 Le “profezie” degli spiritti cattivi..........................................................................................

4.1 Come operano gli spiriti cattivi.................................................................................

5 Conclusione........................................................................................................................

6 Bibliografia ........................................................................................................................

1
Introduzione

Il tema della profezia è qualcosa veramente di affascinante, non solo perché essa
ci porta alla mente qualcosa di sconosciuto che verrà realizzato (talora no), ma anche
perché profetizzare ci rimette a qualcosa di sopranaturale, ci parla dal divino, dato che
da esse viene rivelata la profezia al profeta, indirizzata a un popolo, una nazione o a una
persona specifica.
Infatti, nel centro della parola profetica troviamo il desiderio di Dio di far
conoscere all’uomo qualche verità superiore alla capacità umana, proprio perché egli
vuole che l’uomo, conoscendo la sua volontà, sappia discernere il bene dal malo, e così
facendo, incontri il camino della verità che conduce a Dio stesso. Si può vedere
nell’antico testamento quest’esempio, la maniera in cui Dio durante tutta la traiettoria
del popolo d'Israele, si è servito dei suoi profeti per parlare al suo popolo nell’intento di
condurli.
San Paolo nella sua lettera ai corinzi ci parla ampiamente dei doni dello Spirito
Santo, tra cui il carisma della profezia, invitando ai suoi fratteli in Cristo a desiderare ai
doni dello Spirito, «soprattutto alla profezia»1 poiché chi profetizza «parla agli uomini
per la loro edificazione, esortazione e conforto»2.

In questo lavoro sarà presentato come il “Dottore Angelico”, il grande santo della
Chiesa, Tommaso d’Aquino, tratta questo soggetto nella sua opera “Summa contra
gentiles” e come gli spiriti cattivi si servono da questa particolare maniera di Dio di
comunicare agli uomini, per far sviare i suoi eletti.

2 La natura della profezia

Anzi tutto, si fa necessario chiarire che quando si parla di profezia non si tratta
soltanto degli avvenimenti che succederanno nel futuro, anche se questo è l’oggetto
proprio di essa. Invece come spiega Tommaso, la profezia «abbraccia le cose divine»3
ed è ancora «la manifestazione di qualche verità, superiore alle capacità umane»4
essendo compreso nella profezia il futuro, ma anche il passato e il presente.

1
I Cor 14,1
2
I Cor 14,3
3
Sum. Theol., II-II, q. 171, intro.
4
Sum. Theol., II-II, q. 174, a.2

2
Con la profezia, Dio rivela al profeta avvenimenti ignoti agli uomini facendo così
conoscere le cose future. Con la realizzazione della profezia la parola annunciata veniva
confermata dal popolo. La profezia solo diventa efficace nell’annuncio della fede, se si
rivela delle cose che solo Dio conosce, come i segreti dei cuori o il futuro contingente.
Gli uomini possono «saper il futuro» in certo senso quando riguradando gli effetti e i
segni presenti in determinata situazione in virtù di una conoscenza naturale. Però questa
conoscenza del futuro per cause naturali non sono infallibili, com’è la parola di Dio.

2.1 La profezia come una conoscenza

Tommaso ci presenta alcuni aspetti che caratterizzano la natura della profezia: In


primo luogo, la profezia è una conoscenza: «poiché i profeti conosco cose che sfuggono
alla conoscenza umana»5. Questo si verifica ampiamente nei diversi passaggi dove Il
Signore parla ai suoi profeti nell’antico testamento, per esempio, rispetto all’avvenuta
del Messia come si può leggere nel libro del profeta Isaia: «Ecco, la vergine concepirà
e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Egli mangerà panna e miele finché non
imparerà a riggettare il male»6 oppure nel passaggio d’Isaia 53: «Non ha apparenza né
bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomini dei dolori che ben conosce il patire, come
uno davanti al quale ci si copre la facci, era disprezzato e non ne avevamo alcuna
stima ».

2.2 La profezia come enunciazione

Al profetizzare, il profeta non parla da sé stesso – come si vede nel caso del
giovane Geremia, dove Dio «mette le suoi parole nella sua bocca» 7. Quindi, il profeta
riceve da Dio una parola, un messaggio proprio che rivelarà una nuova conoscenza o
anche chiarirà una conoscenza già conosciuta dall’uomo. È compreso nel compito del
profeta, l’annuncio della parola data da Dio. Questo compito è talmente proprio al
profeta che Geremia, nel ricevere la missione del Signore non si vede qualificato a
svolgerla, sebbene il Signore l’aveva detto che farebbe di lui «profeta delle nazioni» 8. Il

5
Sum. Theol., II-II, q. 171, a.1
6
Is 7,14
7
Ger 1,9
8
Ger 1,5

3
timore di Geremia9 è comprensibile nel senso che esse comprendeva l’importanza
dell’annuncio nella missione profetica e non si vedendo capace di questo, lo fa
conoscere a Dio.

2.3 I miracoli come conferma della profezia

«Ora, le cose rivelate da Dio al di là del sapere umano non possono essere
confermate dalla ragione umana, che esse trascendono. Ma solo dall’intervento o della
virtù divina, secondo le parole evangeliche: “Gli apostoli predicarono dovunque con
l’assistenza del Signore, il quale conferma la loro parola con i miracoli che
l’accompagnavano”. Perciò in terzo luogo, la profezia implica il compimento dei
miracoli, quale conferma delle parole profetiche».10

In questo passaggio si può notare come Tommaso riprende la tematica dei


miracoli come oggetti di verificazioni per la veracità della profezia. Si può trovare un
elenco considerevolmente vasto, di esempi di questo nella Bibbia, tale come
nell’appello di Mosè: «Ora va! Io ti mando dal faraone. Fa uscire dall’Egitto il mio
popolo, gli Israeliti!»11. Mosè obbedendo all’appello profetico del Signore, è
accompagnato durante tutta la sua traiettoria fino alla sua morte, dagli avvenimenti
straordinari che hanno confermato questo appelo fatto da Dio, come per esempio: le
piaghe d’Egitto, il passaggio sull’asciutto attraverso il mare, la manna caduta dal cielo,
l’acqua scaturita dalla roccia, tra tanti altri segni i miracoli che hanno accompagnato il
percorso del popolo nel deserto.

2.4 La profezia come conferma della fede

Nell’arco della storia Dio si è rivelato all’uomo in diverse maniere. La sapienza


è «propriamente la conoscenza delle cose divine»12 e Dio ha voluto che gli uomini,
attraverso la parola trasmettessero questa conoscenza agli altri con il compito di gli
istruire. Evidentemente, questi che hanno ricevuto tale missione, dovevano anche
ricevere il dono di parlare, la capacità di farlo. Tommaso ci spiega che il discorso ha
bisogno di una conferma, per essere accolto, se non è di per sé manifesto, essendo le

9
Ger 1,6
10
Sum. Theol., II-II, q. 171, a.1
11
Es 3,10
12
ScG III, cap. 154 (Uteti, 943)

4
cose di fede nascoste alla ragione umana, era necessario che venisse adoperato qualche
mezzo per confermare la parola dei predicatori della fede.

Con il dono della profezia il popolo «poteva conoscere per rivelazione divina e
indicare agli altri le cose future e altre cose che d’ordinario sono ignote agli uomini : e
così mentre si riscontrava che dicevano il vero su tali cose, potessero essere creduti
anche nelle cose della fede».13 Tommaso aggiunge ancora: «Però questo dono della
profezia non sarebbe una testemonianza efficace della fede, se non riguardasse cose che
Dio solo può conoscere: esattamente come non possono esserlo i miracoli, se non sono
di cose che solo dio può compiere». 14 Tra le cose che «solo Dio può conoscere » citato
da Tommaso, ci troviamo i futuri contingenti, che è l’oggetto proprio della profezia.

La profezia rende alla predicazione della fede anche un’altra testimonianza:


poiché, siccome vengono predicate quale oggetto di fede fatti che sono stati compiuti
nel tempo, quali la nascita di Cristo, la sua passione, la sua resurrezione, ecc, per evitare
che codeste cose siano ritenute come inventate dai predicatori stessi o prodotte
casualmente, si dimostra che molto tempo prima tali cose sono state predette dai profeti.

2.5 Il «camino» della profezia

Oltre i profeti che sono figure fondamentale nel processo di rivelazione della
volontà divina, Dio ha voluto stabilire altre figure importanti in questo ruolo di
annuncio. Così spiega Tommaso che ci presenta la necessità di avere non soltanto i
profeti ma anche quelli che sono capace – evidentemente con l’aiuto della grazia di Dio
– d’interpretare le profezie, poiché avendo essi come oggetti propri i futuri contingenti, i
fatti annunciati non sono nel momento proferiti da tutto comprensibile proprio perché se
riferiscono al futuro, da dove emerge la necessità degli «interpreti» della profezia che
trasmetteranno alla generazione da cui fa parte, il messaggio profetico. Nell’ultima
«fase» di questo processo di rivelazione da Dio agli uomini, ci troviamo propriamente
gli uomini, a chi è destinata la profezia. Una volta annunciata la parola profetica dal
profeta, si può dire che la sua missione è terminata poiché non dipende da lui
convincere gli ascoltatori ma solo annunciarle quello che Di ordena da annunciare.

13
ScG III, cap. 154 (Uteti, 944)
14
idem

5
3. L’oggetto della profezia

Come già referito al di sopra, Dio al comunicare la parola ai suoi profeti vuole che
essi conosco le verità nascoste dall’uomo. «Ora, la conoscenza profetica si compie
mediante la luce di Dio, con la quale si possono conoscere tutte le cose, umane e
divine, spirituali e corporali. E quindi la rivelazione profetica può estendersi a tutte
codeste cose».15 La profezia ha per oggetto «i dati che esulano dalla nostra conoscenza,
più una cosa è lontana dalla conoscenza umana, più propriamente appartiene alla
profezia  ».16 In questo senso, Tommaso classifica in tre gradi il livello della conoscenza
profetica: «Nel primo troviamo quelle cose che esulano dalla conoscenza, sia sensitiva
che intellettiva di un dato uomo, ma non dalla conoscenza di tutti gli uomini. Un uomo
per esempio, conosce con i propri sensi le cose che sono a lui presenti nel luogo in cui si
trova, ma esse sono ignote ai sensi di chi è assente. [...] In secondo posto troviamo
quelle verità che superano universalmente la conoscenza di tutti gli uomini, non perché
inconoscibili per se stesse, ma per i limiti della conoscenza umana: come, il mistero
della Trinità. [...] All’ultimo posto troviamo le cose che esulano dalla conoscenza di
tutti gli uomini, perché in se stesse inconoscibili: e tali sono i futuri contingenti, la cui
verità non è determinata».17

Si può conclude allora che i futuri contingenti sono, per definizione, la


conoscenza che appartiene di più alla profezia, poiché essi non sono qualcosa di
determinato e pertanto solamente la luce di Dio può far conosce all’uomo una
conoscenza perfetta del futuro – sebbene l’uomo possa prevedere degli avvenimenti a
partire dei segni della natura o dalla conoscenza tecnica di un’area specifica, essa è
imperfetta e soggetta a degli errori. A questo rispetto Tommaso ci spiega che: «certi
futuri contingenti possono essere conosciuti in precedenza anche dagli uomini: però
non in quanto futuri, bensì in quanto preesistono nelle loro cause. Conoscendo queste
ultime, o in se stesse, oppure dai loro effetti evidenti, che ne sono i segni, di certi effetti
futuri l’uomo può avere in anticipo la conoscenza: il medico, per esempio, che prevede
la morte o la guarigione futura dallo stato della virtù naturale, che egli conosce dal
polso, dall’urina e da altri segni del genere ».18

15
Sum. Theol., II-II, q. 171, a.3
16
Idem
17
Idem
18
ScG III, cap. 154 (Uteti, 944s)

6
È opportuno menzionare ancora rispetto all’oggetto della profezia che Tommaso,
citando San Gregorio19, ci ricorda che, sebbene i futuri contingenti siano l’oggetto
proprio della profezia, essa può riferirsi al passato e anche al presente, come quando
Mosè scrive: «In principio creò Dio il cielo e la terra» e così rivela all’uomo questa
«notizia» da lui sconosciuta fin a quel momento, e anche il presente, come quando San
Paolo dice: «Se tutti profetassero ed entrasse un incredulo, [...] i segreti del suo cuore
si fanno palesi».20

3.1 Ci possono esserci degli errori nella profezia?

Questa domanda si fa molto necessaria per chiarire alcune situazione dove


sembra esserci degli errori rispetto a una profezia proferita, come nel caso di Giona, in
cui Dio profetizza attraverso il profeta la distruzione della città di Ninive: «ancora
quaranta giorni e Ninive sarà distrutta  »21 ma questa profezia non viene compiuta
perché Dio «si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo
fece»22

Tommaso citando Cassiodoro ci spiega che: «la profezia è un’ispirazione o una


rivelazione divina, che annunzia con infallibile verità gli eventi futuri »23. Essendo essa
di origine divina non può abbarcare degli errori, poiché Dio è perfetto. Tommaso
aggiunge: «La profezia, l’abbiamo già visto, è una conoscenza impressa nella mente del
profeta da una rivelazione divina come un insegnamento. Ora, la verità di una nozione
è identica nel discepolo e nel maestro: poiché la conoscenza di chi impara riproduce
quella di chi insegna; come nel mondo fisico la forma dell’essere generato riproduce la
forma del generante. [...]Perciò la verità della conoscenza e della predizione profetica
è identica alla verità della cognizione divina, in cui non può esserci errore».24

Come comprendere allora, degli episodi come quello di Giona dove la profezia
non viene realizzata? Cosa importante da capire è che, il fato che nella profezia sia
compreso la prescienza divina – ed essa è perfetta - non viene escluo la contingenza
degli eventi futuri. Nel caso della profezia di Giona, il futuro della città di Ninive fu

19
Sum. Theol., II-II, q. 171, a.3
20
I Cor 14,24
21
Gn 3,4
22
Gn 3,10
23
Sum. Theol., II-II, q. 171, a.6
24
idem

7
stato profetizzato. Però, la contingenza degli avvenimenti non furono escluso. Tra le
possibilità presenti nella contingenza della città di Ninive, era presente quella della
misericordia divina, tra tanti altri. Infatti:

«La prescienza divina vede gli eventi futuri sotto due aspetti: in se stesse, cioè in
quanto li scorge come presenti, e nelle loro cause, cioè in quanto vede l’ordine delle
cause i loro effetti. E sebbene i futuri contingenti, considerati in se stessi, siano del tutto
determinanti, tuttavia considerati nelle loro cause essi non sono determinati, così da
non poter capitare diversamente. Ora questi due tipi di conoscenze, pur essendo sempre
uniti nell’intelletto divino, non sempre sono abbinati nella rivelazione profetica: poiché
l’influsso di una causa agente non sempre è adeguato alla sua virtù. Perciò talora la
rivelazione profetica è una partecipazione della prescienza divina, nella sua funzione
percettiva dei futuri contingenti come sono in se stessi. [...] Talora invece la predizione
è una partecipazione della prescienza divina nell’atto di percepire l’ordine delle cause
ai loro effetti. E allora qualche volte le cose avvengono diversamente da come sono
state profetate. Tuttavia non c’è errore nella predizione: poiché il senso della profezia
dice solo che la disposizione delle cause inferiori, sia fisiche che morali, è tale da
produrre un dato effetto».25

Dobbiamo ricordare che Dio non è soggetto al tempo ne allo spazio come le sue
creature, e che in lui, tutte le cose sono ed esistono nel momento presente, non esistendo
passato oppure futuro. Perciò, quando in Giona si legge che «ancora quaranta giorni e
Ninive sarà distrutta », la profezia ci dice che la disposizione in cui si trova la città,
dovuta i meriti della sua condotta è la distruzione. Tuttavia, questa disposizione non è
assoluta o da tutto determinata, ma anche condizionale proprio perché è contingente e
quindi legatta a una causa e effetto. L’effeto di essere distrutta è legata alla causa della
condotta cattiva. Una volta cambiata la causa – ossia, una nuova e buona condota –
l’effetto per conseguenza non è più lo stesso – la città non viene distrutta.

«La conoscenza delle cose future che si ha per rivelazione divina con il dono
della profezia è del tutto certa: come è certa la conoscenza divina. Dio infatti conosce
le cose future non solo come preesistenti nelle loro cause, ma infallibilmente come sono
in se stesse, secondo le spiegazione date in precedenza»26

25
Sum. Theol., II-II, q. 171, a.6
26
ScG I, cap. 67 (Uteti, 196s)

8
4 La “profezia” degli spiriti cattivi

Se l’uomo con la sua capacità naturale può in una certa misura, predire il futuro –
come è stato esemplificato anteriormente - gli spiriti cattivi lo possono farlo ancora
meglio rispetto agli uomini poiché essi hanno un intelletto più accurato e avanzato che
quello degli uomini – ci ricordiamo che i demoni sono di natura angelica. La loro caduta
non ha annullato la loro natura. Tuttavia, è stato detto anche, che la profezia è ispirata
da Dio ed è operata per mezzo dell’azione dello Spirito Santo. Ora, i demoni non
possono parlare in nome di Dio neanche profetizzare ispirati dallo Spirito Santo. Perciò
Tommaso classifica la loro «profezie» come essendo infatti, dei falsi profezie. È vero
che grazie all’accuttezza del loro intelletto essi «possono conoscere meglio degli uomini
come e quando gli effetti delle cause naturali possono essere impediti: perciò nel
predire il futuro sembrano più mirabili e più veraci di qualsiasi uomo per quanto
sapiente».27 Però questa conoscenza è imperfetta.

Per quanto sia perfetta la conoscenza di codesti spiriti, tale conoscenza rimane
nello spettro della contingenza, potendo allora venire realizzato oppure non. Essi
possono sbagliare prima di tutto perché partendo della contingenza della causa, gli
effetti sono anche contingenti soggetti a cambiamenti secondo il cambio della causa. In
secondo, perché c’é sempre presente nell’uomo il libero arbitrio che può fare cambiare
gli effetti di una causa.

4.1 Come operano gli spiriti cattivi

Innanzittutto, la profezia venuta da Dio ha come scopo illuminare l’uomo


dandolo l’opportunità di conoscere quello che solo Dio conosce. Dio vuole condurre,
istruire e portare l’uomo alla sapienza più alta, che è Dio stesso. Invece, gli spiriti
maligni, nemici di Dio, vogliono esattamente il contrario con le loro “profezie”.
Tommaso scrive: «Le cose che essi prevedono non le predicono illuminando la mente,
come avviene nella rivelazione divina: poiché essi non hanno l’intenzione di
perfezionare l’anima umana con la conoscenza delle verità, ma piuttosto di sviarla
dalla verità»28

27
ScG III, cap. 154 (Uteti, 946)
28
ScG III, cap. 154 (Uteti, 947)

9
Gli spiriti maligni agiscono facendo delle previsioni «talora alterando
l’immaginativa, o nel sonno, mostrando nei sogni alcuni indizi del futuro; o nella veglia
com’è evidente nel caso degli ossessi e dei pazzi, i quali predicono delle cose future;
oppure certi segni esterni, come il volo e il canto degli uccelli, le figure trovate nelle
viscere degli animali, quelle risultanti da determinati punti, e con altre cose del genere,
che sembrano dipendere dal caso; talora poi apparendo visibilmente, e predicendo a
parole le cose future».29

Davanti a questo pericolo di essere ingannati dagli spiriti cattivi, Giovanni scrive
nella sua lettera: «Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova
le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti
sono comparsi nel mondo. Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito
che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio. Ogni spirito che non
riconosce Gesù, non è da Dio».30 Questo dono si fa molto necessario davanti a quello
che è stato detto rispetto agli spiriti maligni. Essi, essendo capace di fare molte cose
simili alle grazie operate da Dio – il fatto stesso di «profetizare», per esempio - può
confondere molti credenti, le facendo credere che queste opere sono da Dio ingannado a
tutti quelli chi credono in tali «profezie».

29
idem
30
I Gv 4,1

10
5 Conclusione

Con questo lavoro è stato possibile percepire come questo carisma della profezia
fu importante e continua a essere nella vita del popolo di Dio e per la Chiesa. Infatti,
Dio vuole parlare all’uomo, vuole condurli nel suo camino, vuole anche avvertirlo ed
esortarlo perché è un padre di amore. Nella sua bontà infinita ha rivelato ai profeti i
segreti del suo cuore dando a conoscere gli uomini i gradi più alti che l’uomo poteva
conoscere, come il mistero della Trinità.

Spetta all’uomo moderno a rimanere con il cuore aperto all’ascolta della parola di
Dio. Evidentemente la Parola rivelata nelle Sacre Scritture, ma anche quella parola che
Dio vuole profetizzare per un tempo o momento specifico. Così, nei tempi difficile
come quelli che hanno trasversatto i primi cristiani e tanti altri nel corso della storia – e
ancora oggi – l’uomo avrà chiaro nella sua mente la volontà di Dio.

11
6 Bibliografia

- Tito S. Centi, Somma contra Gentiles di San Tommaso d’Aquino, Firenze 1974
- DOMINICANI ITALIANI, La Somma Teologica: Carismi e stati di perfezione,
Casa editrice Adriano Salani S.p.A 1969.
- La Bibbia di Gerusalemme, EDB, Trento 1974.

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