Sei sulla pagina 1di 9

Corso sulla Lettera a Tito Autore Giovanni Fantoni Lez.

CONTRASTARE I FALSI DOTTORI

A - SULLA CONOSCENZA DELLA PAROLA

1:9 attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in grado di esortare
secondo la sana dottrina e di convincere quelli che contraddicono.
In questo brano si mette in rilievo l’importanza della preparazione ‘dottrinale’, la capacità di
‘insegnare’ e quella di ‘confutare’ gli oppositori.
Attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata. Deve essere assiduo studioso delle Sacre
Scritture e fedele custode delle verità trasmesse dagli apostoli prevalentemente ancora solo
oralmente. Deve saper trarre dalle Scritture, per quanto possibile, quelle stesse verità e divulgarle
integralmente.

Per essere in grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che contraddicono.

L’attività di predicazione o insegnamento si esplica in due circostanze o modalità: da


una parte mediante la formazione dei credenti nella sana, cioè genuina e sicura dottrina,
dall’altra con la denuncia e confutazione delle posizioni degli eterodossi.1

Messaggio:

Non basta spiegare, ma occorre esortare. Il che implica convinzione e non solo sapere.
L’esortazione dev’essere conforme alla sana dottrina. Ne consegue che vi sono vere e false
dottrine. È quindi necessario ribadire che non tutte le strade conducono a Roma. Anzi, secondo
l’apostolo vi è una sola verità e vi sono molti errori. Certo, aggiungiamo noi qui, ma altrove lo dice
in qualche modo anche Paolo, Iddio usa pure altri parametri per giudicare, per distinguere i
salvati dai perduti. Per Lui è fondamentale che uno abbia un atteggiamento di ricerca della verità.
D’altronde, nessuno possiede la verità in toto. La verità, poi, sta essenzialmente e completamente
solo in Dio e nel suo Figliuolo Gesù Cristo: Via, Verità e Vita. A ogni modo, gli apostoli erano
depositari di un bagaglio di verità che era il massimo possibile in quel tempo e, perciò, la
predicazione fatta dai loro collaboratori doveva basarsi su di esso. La chiesa trovò in esso la sua
dottrina. E, per quanto riguarda gli aspetti fondamentali, continua a trovarla.

Qui non spiega quali modalità seguire per convincere quelli che contraddicono, però afferma che
per farlo occorre restare attaccati all’insegnamento ricevuto.

Oltre a una condotta morale irreprensibile, l’alta chiamata al ministero richiede capacità
intellettuale del più alto livello. Il candidato al ministero, prima della sua ordinazione (=
consacrazione – N.d.R.) deve manifestare tanto l’attitudine a capire quanto quella di
comunicare la verità.2

Convincere. Per convincere occorrono prove adeguate.3 “Solo gli argomenti che vengono costruiti
correttamente e sono, quindi, in grado di superare l’esame più attento fatto dalle menti più raffinate
potranno ‘convincere’ adeguatamente e zittire coloro che si oppongono alla ‘sana dottrina’”.4

1
FABRIS, p. 438.
2
SDABC VII, p. 361.
3
Giovanni 8:46; 1 Timoteo 5:20.

© Voce della Speranza, corsi biblici


Messaggio:

“Alcuni che entrano nel ministero non sentono il peso dell’opera. Hanno delle idee sbagliate sui
requisiti di un ministro. Pensano che esso richieda un limitato studio delle scienze o della parola di
Dio e che ciò sia sufficiente per ottenere l’attitudine al ministero. Alcuni impegnati
nell’insegnamento della verità presente sono così carenti nella conoscenza della Bibbia che per
loro è difficile citarne a memoria un testo. Con l’andare avanti così a tastoni, in modo impacciato,
essi peccano contro Dio. Essi torcono le Scritture, e fanno dire alla Bibbia delle cose che non vi
sono scritte.
“C’è chi ritiene che un’istruzione o una accurata conoscenza delle Scritture sia di scarsa
importanza, purché uno abbia lo Spirito. Ma Dio non manda il Suo Spirito per giustificare
l’ignoranza. Egli prova ed esercita la compassione benedicendo chi è realmente impossibilitato nel
farsi una cultura; e talvolta Egli acconsente a rendere la sua potenza perfetta nella debolezza di chi
si trova in tale situazione. Una carenza di conoscenza delle scienze non è una scusa per trascurare
lo studio della Bibbia; perché le parole dell’ispirazione sono così chiare che anche l’incolto le può
comprendere”.5
“Un’accurata conoscenza delle Scritture, preferibilmente nelle loro lingue originali, dovrebbe
essere il primo obiettivo del ministro. Altrimenti, potrebbe fraintenderne il vero significato. Dio
non manda lo Spirito Santo per benedire l’ignoranza. La disciplina mentale potenzierà
grandemente qualsiasi capacità dell’operaio cristiano. Il ministero richiede da chi vi si dedica
molto più di quanto possa ogni altra professione, e il bisogno di imparare continuamente non cessa
mai. Per la verità, il ministero è più che una professione, è una chiamata – una divina chiamata.
L’avanzamento della causa di Dio è troppo spesso ostacolato da uomini che cercano di
testimoniare per Lui con una preparazione scadente e disordinate abitudini mentali.
“L’opera dello Spirito Santo sulle capacità innate induce il ministro a cercare un miglioramento
personale in tutti i modi possibili. Con l’umiltà che scaturisce da un sobrio concetto di sé il vero
ministro si rende conto delle proprie lacune e del compito immenso che lo attende. Un tale uomo
non si sente oppresso, ma stimolato, dalle possibilità che ha davanti a sé, e così cerca, con spirito
di preghiera e con diligenza, di migliorare i talenti che Dio gli ha affidati. Anche nel mezzo della
pressione a cui lo sottopongono i suoi numerosi doveri mantiene la giusta scala dei valori. Non si
permetterà di giustificare, con la scusa dei pressanti impegni, la trascuratezza nel coltivare le
proprie facoltà mentali e spirituali. ‘Ciascuno deve sentire che grava su di sé l’obbligo di
raggiungere le cime della grandezza intellettuale’.6 Solo un ministro ben formato, veramente
consacrato al suo Signore, può onorarlo e glorificarlo pienamente (Vedere 1 Timoteo 3:2; 4:16).
(…)
“Soltanto un ministro esperto nella Parola di Dio può parlare con autorità di ‘sana’ dottrina. Egli
impiega i passi della Scrittura nel contesto del loro significato originario, nel senso inteso dagli
scrittori biblici che erano condotti dallo Spirito Santo”.7

B – CONTRASTARE I FALSI DOTTORI

1:10 Infatti vi sono molti ribelli, cialtroni e seduttori delle menti, specialmente tra quelli della
circoncisione, ai quali bisogna chiudere la bocca;11 uomini che sconvolgono intere famiglie,
insegnando cose che non dovrebbero, per amore di un guadagno disonesto.12 Uno dei loro,

4
SDABC VII, p. 361.
5
GW, pp. 105,106.
6
Idem, p. 279.
7
SDABC, VII, p. 361.
Corso sulla Lettera a Tito Autore Giovanni Fantoni Lez. 3

proprio un loro profeta, disse: “I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri”.13
Questa testimonianza è vera. Perciò riprendili severamente, perché siano sani nella fede,14 e
non diano retta a favole giudaiche né a comandamenti di uomini che voltano le spalle alla
verità.15 Tutto è puro per quelli che sono puri; ma per i contaminati e gli increduli niente è
puro; anzi, sia la loro mente sia la loro coscienza sono impure.16 Professano di conoscere Dio,
ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli, incapaci di qualsiasi opera buona.

10-16. Ora si passa a descrivere gli eretici, dei quali si era parlato al v. 9. Essi rappresentano
un serio pericolo per le giovani comunità cretesi, ancora malsicure, perciò è il caso di
procedere contro di loro con ogni energia. Soprattutto si deve interdire loro la partecipazione
alle assemblee comunitarie. La descrizione è molto simile ai passi che trattano degli eretici, 1
Timoteo 1:3-11; 4:1-11; 6:3-10; 2 Timoteo 2:14-18, nelle espressioni usate per caratterizzarli,
ma è importante per il riferimento che fa alla particolare situazione a Creta. L’eresia dell’Asia
Minore è venuta dietro all’apostolo fino a Creta; qui come altrove si tratta di persone che
contraddicono la dottrina e l’ordinamento della chiesa, e la moralità delle quali è giudicata
molto male.8

L’autore sviluppa una polemica antieretica in forma di catalogo (…). Singole definizioni o
caratterizzazioni degli eretici si trovano anche in altri elenchi, anch’essi redatti quasi sempre
in forma di catalogo.9 Questa forma polemica, tuttavia, non esclude che esse contengano
elementi propri della dottrina degli eretici combattuti.10

IL CARATTERE DEGLI ERETICI

1:10 Infatti vi sono molti ribelli, cialtroni e seduttori delle menti, specialmente tra quelli della
circoncisione, ai quali bisogna chiudere la bocca;
Infatti. Questo “infatti” collega quanto segue a ciò che precede. In altri termini: mostra che Paolo
sta per spiegare la ragione dell’enfasi che ha appena posta sugli alti livelli morali e intellettuali che
dovrebbero guidare nella scelta dei dirigenti della chiesa.
Vi sono molti ribelli, cialtroni e seduttori delle menti. La ribellione di cui si parla qui è nei
confronti della parola che è stata insegnata. Questi ribelli sono persone che l’hanno
precedentemente accolta con maggiore o minore sincerità, ma che ora la travisano. Un po’ come
Giuda. Sono ribelli per questo fatto o lo sono caratterialmente? Non importa. Sono comunque ribelli
in tale circostanza e così vanno definiti. Vengono accusati di cialtroneria perché i loro moventi non
sono nobili, indipendentemente dal fatto che ne siano più o meno consapevoli. Di conseguenza,
sono seduttori delle menti, sia oggettivamente che soggettivamente. Insomma, ingannano e sono,
quindi, piuttosto pericolosi.
Come eretici, e particolarmente come gnostici, era naturale la loro tendenza a non sottomettersi e a
non accettare l’organizzazione ecclesiastica. Già come tali non riconoscevano per principio ogni
struttura di carattere storico.

Specialmente tra quelli della circoncisione. Si tratta di giudeo-cristiani. Infatti la Diaspora era
molto fiorente nell’isola di Creta come testimoniano Filone e Giuseppe Flavio.11

8
JEREMIAS, p. 118.
9
OBERLINNER, Op. cit., pp. 52,53. Cfr. 1 Timoteo 1:3-11; 6:3-10; 2 Timoteo 2:14-18; 1 Timoteo 4:1-11; 2 Timoteo
1:6; 3:6; 1 Timoteo 6:5.
10
Cfr. V. HASLER, Past. 90, a cui fa riferimento Oberlinner, Ibidem.
11
Cfr. CIPRIANI, p. 129 che del primo cita Leg. ad Gaium, 282 e del secondo Antiquit. 17,327; De Bello jud. 2,103.
Flavio vi aveva preso anche la sua ultima moglie (Vita 76).

© Voce della Speranza, corsi biblici


Come accade coi movimenti dissidenti o ‘innovatori’ nelle varie confessioni religiose, è fisiologico
che loro elementi rappresentativi o particolarmente zelanti si muovano di comunità in comunità per
diffondere il loro verbo. Accadeva allora e accade ancora. Più sicuramente che probabilmente,
secondo quanto dice il Fabris nella citazione che abbiamo riportato sopra, fautori dell’eresia si
recavano, per rubarne il frutto, là dove Paolo o i suoi collaboratori avevano seminato, per inserire
nella pianta genuina il proprio amaro e selvatico innesto.
Ai quali bisogna chiudere la bocca. Non si tratta affatto di un’esortazione all’uso della forza.
Allora la chiesa non avrebbe potuto probabilmente permetterselo. Ma essa non deve comunque mai
usare la forza per far tacere i contradditori. Le armi per chiudere loro la bocca consistono nei
requisiti richiesti all’anziano, nei versi che precedono, specialmente nel versetto 9.
La “Sacra Inquisizione”, secoli dopo, prenderà esortazioni come questa più che alla lettera. Anzi le
traviserà totalmente e trascurerà tutto il contesto. L’Inquisizione sarà l’espressione di un’eresia
vincente. La verità cristiana è per la libertà religiosa nell’ambito della società. Si appartiene a una
comunità per libera scelta, come si può cambiare o non professare alcuna fede.
Però una congregazione va dottrinalmente protetta e qui Paolo intende dire che l’anziano vigilante
ha il dovere di proteggere i fedeli dalla confusione.

1:11 uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non dovrebbero, per amore
di un guadagno disonesto.
Uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non dovrebbero. L’azione di queste
persone si svolge soprattutto visitando le famiglie. È piuttosto subdola: tarda a rivelarsi
pubblicamente. Quando lo fa, significa che ha già guadagnato parecchi consensi e si sente
abbastanza forte per affrontare l’intera assemblea allo scopo di trascinare quanti più credenti
possibile con un’unica azione spinta a fondo. ma in molti casi forse non erano ancora giunti a tanto.
Per amore di un guadagno disonesto. Il guadagno consiste probabilmente nei contributi che i
membri di chiesa davano per il mantenimento dei predicatori che dovevano tralasciare, almeno in
parte, le loro attività secolari per dedicarsi all’evangelizzazione e alla cura d’anime. Forse
l’amministrazione di tali fondi non era fraudolenta in sé, ma lo era per il fatto che le offerte erano
ottenute per mezzo di una falsa predicazione. Quindi il guadagno è disonesto perché è dato in
cambio di un insegnamento disonesto. È come se un negoziante vendesse un falso abito griffato.
Esso porta la firma di un prestigioso stilista, mentre non è autentico. Così questo insegnamento reca
solo apparentemente il sigillo divino. In realtà è un falso insegnamento, è un altro vangelo.12
Al di fuori della situazione in esame, se ne può verificare un’altra, ed è questa: degli operatori
religiosi possono adoperare l’ufficio che ricoprono nella propria chiesa per ottenere un guadagno
personale e adattare i propri insegnamenti per compiacere i ricchi o la comunità che li finanzia. È
accaduto in grande e in piccolo. È storicamente accaduto che intere chiese nazionali o internazionali
abbiano approfittato di un potere secolare acquisito per assicurarsi ricchezze e altro potere. A tal
fine si è cercato di immobilizzare la società fissandola su schemi convenienti e promettendo il
benessere nell’aldilà. Questa fece dire a qualcuno che “La religione è l’oppio dei popoli”.
Un pericolo esiste anche nel piccolo, un po’ dappertutto c’è questo rischio, ma è particolarmente
incombente nelle comunità congregazionaliste. Esse godono di molta autonomia. Ma c’è da
chiedersi se i loro pastori ne abbiano altrettanta, visto che dipendono in tutto e per tutto dalla
comunità locale per il loro sostentamento e per la loro conferma in carica. Senza contare le
ingiustizie: chi sta nella comunità numerosa e abbiente, avrà con più facilità un buono stipendio
rispetto a chi guida una chiesa piccola e povera. Qui non si tratta necessariamente di guadagno
disonesto, ma di ingiustizia. Ci si espone però anche al guadagno disonesto a causa della più facile
tentazione di far contenti gli ascoltatori e i membri di chiesa, affinché diano buone offerte e ci
confermino; piuttosto che dir loro qualche verità sgradevole.

12
Cfr. Galati 1.
Corso sulla Lettera a Tito Autore Giovanni Fantoni Lez. 3

IL CARATTERE DEI CRETESI

1:12 Uno dei loro, proprio un loro profeta, disse: “I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie,
ventri pigri”.
Uno dei loro. Cita un esametro diventato proverbiale.13 Il “profeta” in questione (Epimenide di
Cnosso, poeta cretese del VI secolo a.C.) non lo è nel senso stretto e biblico del termine. Ma era un
loro portavoce autorevole, un loro uomo di cultura, uno che aveva voce in capitolo 14. Può stupire
che giudichi così i suoi conterranei, come se fossero degli estranei, tirandosene fuori. Ma stupisce
fino a un certo punto: fanno spesso così anche gli italiani. A Creta i giudeo-cristiani sono apparsi i
peggiori e più invadenti avversari; hanno preso del carattere cretese tutti i vizi qui enumerati. 15 Il
carattere bugiardo si addice particolarmente ai falsi dottori quali erano gli eretici.
Bugiardi. Paolo saggiamente cita non da un nemico dei Cretesi, ma da uno dei loro rispettati
esponenti culturali. Addirittura nel mondo antico “Cretesizzare” voleva dire “mentire”, tanto era la
fama di bugiardi di questo popolo. Purtroppo, questa perversa tendenza era presente
nell’insegnamento non veritiero che si stava diffondendo nelle chiese e in quei membri che lo erano
solo nominalmente.
Male bestie. O “bestie selvatiche”. Riferimento all’arroganza indisciplinata e alla mancanza di
responsabilità morale.
Ventri pigri. Oppure “pigri ingordi”, golosi, ghiottoni pigri. I Cretesi erano più proclivi
all’indolenza che a lavorare con impegno per migliorare il proprio status e perseguire il bene
comune.

1:13 Questa testimonianza è vera. Perciò riprendili severamente, perché siano sani nella fede,
Questa testimonianza è vera. Secondo Paolo e in base alla fama di cui, si fa per dire, godevano i
Cretesi nel mondo di allora, le aspre critiche avanzate dal loro stesso poeta, pur risalenti a 600 anni
prima, erano da considerarsi ancora attuali.
A noi ha sempre meravigliato un po’ che Paolo condivida un giudizio così negativo nei confronti di
un intero popolo, potremmo dire: di un’intera etnia. Non è razzismo? O Paolo si sbaglia oppure si
deve riconoscere che un popolo, come una famiglia o un individuo, per una serie di circostanze e
fattori, più o meno transitori, possa essere caratterizzato, in generale, da alcuni tratti sia positivi che
negativi. Qui, dato il contesto, vengono menzionati solo quelli negativi. Ciò non deve indurre al
razzismo, proprio perché, innanzitutto, certe caratteristiche non sono mai definitive e non
13
Tratto da uno scritto di Epidemide di Creta (VI secolo a. C.) intitolato teogonia (genealogia degli dèi) – informazione
di JEREMIAS, p. 119.
14
Rispetto al Jeremias, il Cipriani ci fornisce maggiori informazioni su questo ‘profeta’, sebbene non coincidenti circa
l’opera da cui è tratta la citazione. CIPRIANI, p. 129 : “ venerato addirittura come un ‘profeta’ dai suoi connazionali
(Aristotele, Rethor, 3,17), al quale offrivano anche dei sacrifici (Diogene Laerzio, 1,10,11): secondo Platone (leggi
1,642) egli avrebbe predetto, 10 anni prima, l’invasione della Grecia da parte dei Persiani. Il verso citato è ripreso da un
perduto libro De Oraculis, secondo altri da un’opera intitolata Minosse. È chiaro che, chiamandolo ‘profeta’ (v. 12),
l’apostolo si adatta al modo di parlare dei Cretesi, senza personalmente ritenere che Epimenide fosse davvero un
profeta; solo che trovava molto esatto quanto egli aveva scritto dei suoi connazionali definendoli ‘bugiardi’ (v. 12),
malefici al pari di ‘bestie’ feroci, e ‘fannulloni’. Più degli ultimi due appellativi, a S. Paolo interessa il primo, che si
applicava in pieno ai falsi dottori. La ‘falsità’ dei Cretesi era talmente riconosciuta nel mondo greco, che si era coniato
addirittura il verbo kretìzein – N.d.R.) quale sinonimo di ‘mentire’, cioè ‘essere bugiardi come i Cretesi’.
Tale nomea sembra che fosse stata loro applicata perché, al dire di Callimaco, erano riusciti a far credere che nella loro
isola si trovasse la tomba di Zeus ‘immortale’!” . FABRIS (p. 440) aggiunge: “nella tradizione greca Epimènide è
conosciuto come ‘profeta’ nel senso che ha previsto il futuro oppure ha goduto dell’ispirazione divina (DIOGENE
LAERZIO, Vite dei Filosofi, I, 110-111; ARISTOTELE, Retorica, 3, 17; PLUTARCO, Solone, XII,7; CICERONE,
Divinitat., I, 18,34)” e ancora, nella stessa pagina: “La prima parte di questa sentenza, divenuta proverbio, è citata da
CALLIMACO, Inno a Zeus, 8. I cretesi del resto nel mondo antico avevano fama di essere bugiardi (...) amanti del
danaro e senza scrupoli negli affari.”
15
cfr. JEREMIAS, p. 119.

© Voce della Speranza, corsi biblici


appartengono a tutti i componenti di un determinato popolo. Parlavamo prima degli italiani i cui
antenati erano gli antichi romani. C’è una bella differenza fra gli italiani di ora e quelli di allora. Ma
anche nelle epoche intermedie si sono prodotti parecchi cambiamenti: pensiamo, tanto per fare
soltanto un esempio fra i tanti possibili, all’Italia del Rinascimento paragonata con quella dell’età
barbarica, seguita alla caduta dell’impero romano d’Occidente. Quale differenza in uno stesso
popolo!
Se i cretesi sono in genere “bugiardi, male bestie, ventri pigri”, ciò denota che mediamente nella
popolazione di Creta, nella migliore delle ipotesi, doveva esserci una tendenza a una irrequietezza
sorniona e ipocrita; mentre, nella peggiore, una vera malizia da bestie feroci, in grado di ingannare e
sorprendere gli altri per farne preda dei propri interessi. Si capisce che i credenti, passati attraverso
la nuova nascita della conversione non dovessero più essere come prima. Ma le ricadute sono
sempre possibili e insidiose.
Perciò riprendili severamente, perché siano sani nella fede. Più che di riprendere i seduttori
pensiamo che si trattasse di riprendere i sedotti. Questi ultimi sono più facilmente recuperabili. Con
ciò non escludiamo però che anche un cialtrone possa essere convinto a cambiare e che valga la
pena di tentare, benché non all’infinito. Come dirà più avanti l’apostolo, dopo qualche tentativo,
occorre esercitare la disciplina ecclesiastica nei suoi confronti. Sarà questa la riprensione severa? Si
addice, invece, una riprensione severa ma solo verbale alla categoria dei sedotti, dei non cialtroni?
Può darsi, dipende... verso i Galati Paolo è piuttosto duro sebbene voglia recuperarli alla sanità della
fede. Mentre verso i Colossesi è più dolce. Probabilmente varia a seconda dello stadio di seduzione
al quale si è giunti. In certi casi funziona di più la dolcezza, in altri la severità. A ogni modo, lo
scopo è sempre quello: portarli a essere sani nella fede. Quindi, anche se cambia la forma, lo spirito
è sempre l’amore, un sincero interesse verso le anime.

SINCRETISMO GNOSTICO E MITI GIUDAICI

1:14 e non diano retta a favole giudaiche né a comandamenti di uomini che voltano le spalle
alla verità.
Che si riferisca soprattutto ai sedotti è reso evidente da questo versetto, dove si dice che “non diano
retta...”.
A favole giudaiche. Viene ribadito che l’origine delle deviazioni è giudaica. I cristiani non
avrebbero mai ascoltato dei giudei che non fossero a loro volta, almeno nominalmente, cristiani.
Secondo il Commentario Avventista:

“Con questo genere di problemi ebbero a che fare sia Tito che Timoteo (vedere 1
Timoteo 1:4-7). La pratica giudaica di interpretare l’AT col metodo allegorico oscurava
la verità e produceva speculazione e conflitti (vedere 1 Timoteo 1:4; 6:4,5). Questo
sistema gratificava la mente, ma lasciava arida l’anima. Le favole giudaiche
ingeneravano battaglie sulle parole (2 Timoteo 2:14) e mancavano del potere
rigeneratore dello Spirito Santo”. 16

Il citato commentario sembra trascurare la valenza gnostica delle menzionate “favole giudaiche”.
Che invece emerge dal brano che citiamo di seguito.17

Quanto al vero e proprio mito gnostico, esso sorge dalla necessità di gettare un ponte tra
il Dio assolutamente trascendente e un cosmo (e un corpo) dualisticamente concepito

16
SDABC VII, p. 362.
17
Lo abbiamo già considerato nell’introduzione all’epistola.
Corso sulla Lettera a Tito Autore Giovanni Fantoni Lez. 3

come separato in modo radicale da Dio (al punto che la sua creazione viene
concordemente attribuita a un secondo dio); un mito, dunque, che deve aiutare a
spiegare come l’Uno, fondamento dell’essere, si dispieghi, pur conservando questa sua
unicità, nella molteplicità del divenire. Si tratta di un mito che affonda le sue radici in
una particolare concezione dell’uomo e di Dio, una concezione secondo la quale Dio è
(potenzialmente) noi e, nel contempo, noi siamo (potenzialmente) Dio; una concezione
secondo la quale Dio è concepito come Anthropos e, di conseguenza, viene meno
l’abisso ontologico tra creatore e creatura (nel senso che lo gnosticismo soltanto
apparentemente, nella sua dimensione psicofisica, è una creatura del secondo dio). Tutto
ciò si traduce e trova il proprio fondamento in un mito teogonico18, che legittima la
peculiare teologia processuale gnostica: la mitologia gnostica, infatti è essenzialmente
una teogonia, la narrazione, cioè, del divenire di Dio, di un Dio che è in quanto diviene
o, meglio, per mantenere la fondamentale distinzione tra essere e ente, di un Dio il cui
essere assolutamente trascendente si manifesta nella molteplicità degli enti pleromatici e
poetici, forme intelligibili della realtà mondana e antropologica.
Di questo divenire, che i testi gnostici raccontano sub specie mythologica, preme ora
sottolineare un aspetto fondamentale. Le antiche mitologie erano mitologie della natura,
racconti, cioè, che narravano il rapporto particolare instauratosi tra l’uomo e il cosmo.
Le mitologie gnostiche narrano il rapporto dell’uomo con quel Dio particolare che è
l’Anthropos primordiale, descrivendo il dramma che ha provocato alle origini la rottura
dell’unità divina. Esse proiettano, di conseguenza, sul grande schermo del mito i
problemi fondamentali dell’uomo, nella consapevolezza, però, che si sta recitando un
dramma che non coinvolge soltanto l’uomo, ma anche il divino. I grandi problemi che
l’uomo vive, infatti, dalla tragedia del male sino alle lacerazioni indotte dal rapporto
maschile-femminile, hanno un fondamento mitico, nel senso che riproducono, sul piano
umano, un conflitto originario vissuto, nel tempo senza tempo del mito, dalla stessa
divinità. Decisive, di conseguenza, diventano, nei vari racconti mitici le vicende interne
al pleroma o mondo della pienezza divina, che perseguono lo scopo di descrivere come,
da una situazione di iniziale perfezione e autosufficienza, sia potuta sorgere la
deficienza che contraddistingue il nostro mondo e il suo creatore.19

Questo lungo brano del Filoramo ci dice quale fosse la portata teologica del mito, in base al quale si
illustra la natura di Dio e dell’uomo e da ciò si giunge ad affermare, lo dico in altri termini, che
salvando l’uomo si salva Dio; perché Dio stesso è decaduto dalla perfezione originaria perdendo
“parti” di sé unitesi con la materia malvagia che vanno, quindi, recuperate.
Da questo “assaggio” ci si può rendere conto quanto, per le lettere pastorali, a essere colpito, fosse il
cuore stesso della professione di fede cristiana.20

Né a comandamenti d’uomini. La precedente espressione “favole” si riferisce al tipo di teologia


conseguente al loro metodo ermeneutico. Questa dei “comandamenti” prende di mira l’etica che ne
scaturisce. Se la teologia è inventata, i comandamenti non possono che essere umani e non divini.21

Messaggio:
C’è più da temere da un falso insegnamento dato all’interno della chiesa, quando questo è di
grossa portata, che da una persecuzione.22 Ciò è bene saperlo. Però occorre fare attenzione a non
soffocare la ricerca e il dibattito all’interno della chiesa.Essi occorrono anche quando la religione

18
Teogonia significa generazione degli dèi e del mondo: la cosmologia mitica.
19
G. FILORAMO, Op. cit., pp. 188, 189.
20
Cfr. OBERLINNER, p. 88.
21
Cfr. Matteo 15:9.
22
Cfr. SDABC, ibidem.

© Voce della Speranza, corsi biblici


è rivelata, dato che abbiamo modi diversi di capire la rivelazione. Se vogliamo giungere a una
sintesi il più possibile comune, occorre studiare e discutere. Il principio “Ecclesia reformata
semper reformanda” vale anche per questo. Bisogna, perciò, che vi siano le sedi in cui fare queste
discussioni e che ciò non sia riservato solo agli specialisti. Gli specialisti hanno di solito più
argomenti per convincere, ma la possibilità di presentarne dev’essere lasciata anche ai normali
membri di chiesa i quali, comunque, non devono essere lasciati fuori dal dibattito. Forse non
potranno farlo a tutti i livelli, ma l’esservi in una qualche misura inclusi consente a tutti di crescere
nella conoscenza e ci si augura anche nella fede, esercitando la mente e potenziandone le facoltà
alla gloria di Dio.

Che voltano le spalle alla verità. Questi uomini che divulgano false dottrine è proprio con esse che
voltano le spalle alla verità. Certamente lo fanno col pretesto di insegnare la verità. Vi
impiegheranno indubbiamente un grande fervore e una parvenza di grande sapienza che non
mancheranno di sfoggiare a dismisura.

La loro dottrina è caratterizzata sotto un duplice aspetto: da un lato, essi danno retta a ‘miti’
giudaici, espressione con la quale si dovrebbe pensare all’interpretazione dell’Antico
testamento nel senso di speculazioni gnostiche (v. comm. a 1 Timoteo. 1:4); dall’altro, essi
esigono l’osservanza di ‘prescrizioni umane’, e cioè di prescrizioni giudaizzanti di
purificazione (caratteristica della gnosi più antica, v. comm. a 2 Timoteo 2:18).
Dunque l’essenza della loro dottrina è l’autoredenzione per mezzo della conoscenza di
mondi superiori e l’osservanza di prescrizioni rituali.23

1:15 Tutto è puro per quelli che sono puri; ma per i contaminati e gli increduli niente è puro;
anzi, sia la loro mente sia la loro coscienza sono impure.
Tutto è puro per quelli che sono puri. Le prescrizioni eretiche di purificazione non servono a nulla
e mettono fuori strada, perché tutto è puro per quelli che sono già puri interiormente. La purità è
nella rinascita, non nelle cose della natura che nei loro riti andavano purificate (non è, ovviamente,
un problema di igiene quello che si affronta qui). Se la mente e la coscienza sono macchiate, tutto è
impuro, tutto viene profanato e sporcato. Il legalismo ascetico dei settari non giova a nulla.
Omnia munda mundis. La frase è diventata famosa e in questa versione latina viene spesso citata
come proverbio. Ma che significa? Essa richiama una dichiarazione di Gesù e anche di Paolo nella
lettera ai Romani.24 La spiegazione più generale sarebbe che le azioni dei puri sono purificate
dalla nobiltà delle loro intenzioni. Purtroppo qui abbiamo, invece, a che fare con dei cialtroni
seduttori. Per loro nulla è puro. Nemmeno un’azione oggettivamente corretta è pura se uno la
compie con delle motivazioni abiette. È meglio sbagliare volendo far bene che far bene volendo far
male. Per fortuna Dio non si limita a guardare alla superficie. Per fortuna degli uni e per sfortuna
degli altri. Dio è giusto. La mente e la coscienza di queste persone sono dichiarate impure. Tali
uomini sono intimamente contaminati e la loro incredulità, in rapporto alla sana dottrina, è
considerata colpevole, praticamente voluta. La mente è impura, vale a dire che lo è il loro modo di
ragionare, la capziosità, l’astuzia e la sofisticheria delle loro argomentazioni. Anche la loro
coscienza è impura; cioè, quanto abbiamo già detto: le loro intenzioni. Il loro modo di ragionare
corrisponde e questa loro coscienza sporca, ma molti non se ne accorgono e ci vorrà del tempo,
della fatica e del dolore, magari sopportando anche parecchie calunnie (i seduttori per vocazione
non hanno gli scrupoli della gente onesta e c’è della gente onesta, ma ingenua, che gli dà credito)
per sottrarli all’inganno.

Alla purità esteriore, predicata dai falsi dottori, Paolo oppone il principio della libertà
evangelica: ‘Tutto è puro per i puri’. Infatti il male non sta nelle cose, che Dio ha create buone
23
JEREMIAS, p. 119. Grassetto aggiunto.
24
Matteo 15:11; Luca 11:41; Romani 14:14.
Corso sulla Lettera a Tito Autore Giovanni Fantoni Lez. 3

e sante (cfr. Genesi 1:4;12, ecc.; 1 Timoteo 4:4), ma nella volontà dell’uomo che può
stornarle dal loro fine (cfr. Matteo 23:25,26; Luca 11:41; Romani 14:29); è a motivo di questo
che per colui che possiede una ‘coscienza’ falsa, che a sua volta illumina tutte le azioni
dell’uomo, tutto diventa ‘contaminato’ e impuro. Anche Seneca scriveva: ‘Chi è cattivo,
rende tutto cattivo’ (Epist. 98).25

Paolo qui non sottintende che il cristiano sia libero di darsi a pratiche altrove condannate nella
Scrittura, o che le proibizioni bibliche concernenti la condotta morale o il regime alimentare
non si applichino al cristiano.26

L’ipotesi che si tratti di una tendenza o sincretismo giudaizzante si fonda sul fatto che i
precetti ‘umani’ sono posti in connessione con il problema del ‘puro’ e ‘impuro’ caratteristico
delle osservanze alimentari giudaiche.27

Però questa spiegazione non tiene conto dell’approccio particolare alle cose del creato da parte
dell’eresia gnostica. Per gli gnostici ogni cosa creata era impura. Paolo reagisce qui a tale
concezione.

Messaggio:
“La coscienza di ciò che è moralmente giusto e di ciò che è sbagliato è intorpidita quando la mente
sceglie di adagiarsi su dei desideri insoddisfatti. In tali circostanze essa non può funzionare in
modo efficace. Diventa un ago della bussola che cessa di essere una guida precisa e attendibile”.28

1:16 Professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli,
incapaci di qualsiasi opera buona.
Abbiamo già detto come si presentino da paladini della verità divina. Scoprire le contraddizioni e le
incongruenze dei loro ragionamenti richiede conoscenza e intelligenza, oltre alla buona volontà. I
fatti poi sono determinanti per mostrare la vera natura della loro fede; ma per verificarli, di solito,
occorre più tempo. Pochi sanno cogliere la differenza fra verità e falsità dai soli discorsi,
specialmente quando chi li fa è molto abile. Un anziano che abbia i requisiti menzionati da Paolo ne
sarà sicuramente più capace di qualsiasi altro membro della comunità: egli dispone, grazie al suo
attaccamento alla parola di Dio che gli fornisce il bagaglio di conoscenze necessario, di una specie
di metal-detector che individua, già dalle parole, ciò che si cerca di celare.
Questi “abominevoli e ribelli” sono incapaci di ogni opera buona così come l’acqua non potabile
non può mai fare bene alla salute. La loro natura contamina ogni loro parola e azione. Non ci
vogliamo ripetere ulteriormente: lo abbiamo appena detto. Il loro atteggiamento costituisce una
grave offesa agli occhi di Dio. Forse costoro rientrano fra quelli per i quali, secondo Gesù, sarebbe
stato meglio non aver mai conosciuto il cristianesimo.29

25
CIPRIANI, p. 131.
26
SDABC VII, p. 362.
27
FABRIS, p. 440.
28
SDABC VII, p. 363.
29
Luca 12:47,48.

© Voce della Speranza, corsi biblici

Potrebbero piacerti anche