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TEORIA MUSICALE: DA CAP. III A CAP.

XVIII
- Il RITMO è la successione di movimenti che si ripetono sempre uguali per velocità e tempo.
Un esempio è il moto del pendolo, che è ISOCRONO. Un movimento che non si ripete
regolarmente è ARITMICO.
- Il TEMPO è un’indicazione posta all’inizio del brano dopo la chiave ed è composto da un
numero e da una nota. Il numero indica quanti tempi possono esserci in una misura e la nota
indica il valore di questi tempi.
- I MOVIMENTI si alternano in battere e in levare. Nel caso del 2/4 per esempio abbiamo due
movimenti, ciascuno dal valore di 1/4.
Nei tempi semplici come 2/2, 3/2, 4/4 il numeratore indica la quantità dei tempi contenuti nella
misura e il denominatore il valore di ogni singolo tempo.
Nei tempi composti come 6/8, 9/8 il numeratore indica il numero di suddivisioni contenute in una
misura e il denominatore indica il valore di ciascuna suddivisione.
Per ottenere da un tempo semplice il composto corrispondente dobbiamo moltiplicarlo per 3/2,
viceversa per ottenere da un tempo composto il semplice corrispondente dobbiamo dividerlo per
3/2. Inoltre un tempo semplice ha suddivisione binaria, mentre un tempo composto ha suddivisione
ternaria.
- La SINCOPE è lo spostamento di accento ritmico e si ottiene quando il suono al posto di
iniziare sul tempo forte, comincia su quello debole della misura e si prolunga sul tempo forte
che segue. Può essere REGOLARE quando è formata da due note dello stesso valore e
IRREGOLARE quando è formata da due note di valore diverso. Se la sincope si prolunga per
più battute si ha un ANDAMENTO SINCOPATO.
- Il CONTRATTEMPO si ottiene sempre per uno spostamento di accento ritmico ma a
differenza di questa non avviene il prolungamento sul tempo forte in quanto viene troncato
dalla pausa.
- L’ICTUS MUSICALE è inteso come l’accento della battuta, ovvero l’accento forte. In base
all’ictus iniziale il ritmo viene classificato in TETICO quando la frase musicale inizia sul
tempo forte della battuta, in ANACRUSICO quando la frase musicale inizia in levare (con
una o più note che precedono il tempo forte), in ACEFALO o TETICO DECAPITATO
quando la frase musicale inizia con una pausa sul tempo forte della battuta.
Il ritmo finale si classifica in TRONCO quando l’ultima nota del brano cade sul tempo forte
della battuta e in PIANO quando l’ultima nota cade sul tempo debole.

I GRUPPI IRREGOLARI
Sono irregolari i gruppi di note che per formazione o rispetto alla battuta in cui si trovano, sono in
contrasto rispetto all’indicazione stabilita inizialmente e si classificano in gruppi irregolari PER
ECCESSO e gruppi irregolari PER DIMINUZIONE.
- La DUINA è un gruppo regolare di due note se posta in misura semplice ma se posta in
misura composta diventa irregolare per diminuzione rispetto al tempo.
- La TERZINA è un gruppo regolare di tre note se posta in misura composta ma se posta in
misura semplice diventa irregolare per eccesso rispetto al tempo. Nella terzina viene
accentata la prima delle tre note.
- La SESTINA è un gruppo irregolare di sei note se posta in misura semplice ma se posta in
misura composta diventa regolare. Nella sestina l’accentuazione è binaria, con accenti sulla
prima, sulla terza, e sulla quinta nota. Può presentarsi anche come una doppia terzina con
accenti sulla prima nota e sulla quarta.
I gruppi con 5, 7, 11 note sono irregolari per la loro formazione. Per interpretarli bisogna
suddividere i tempi della battuta contenente il gruppo irregolare moltiplicando il numeratore della
frazione per il numero sovrapposto al gruppo irregolare. Quello che otteniamo è il numero di
suddivisioni.
- I TEMPI SOVRAPPOSTI si ottengono quando un brano musicale presenta nella stessa
misura contemporaneamente due tempi diversi. Si definisce come poliritmia.
- I RITMI MISTI si ottengono quando all’inizio del brano c’è una doppia indicazione di
tempo.

INTERVALLO MUSICALE: TONO E SEMITONO


La scala musicale è caratterizzata da una successione di sette note, chiamate gradi. Tra una nota e
l’altra (o tra un grado e l’altro) c’è un SEMITONO, l’intervallo più piccolo tra due gradi congiunti o
un TONO, l’intervallo più grande tra due gradi congiunti. Il tono è formato da due semitoni. Il
semitono può essere DIATONICO quando è formato dalla successione di due note di nome diverso,
CROMATICO quando è formato da due note dello stesso nome di cui una alterata. Dalla
successione di un semitono cromatico e uno diatonico, abbiamo un tono.

LE ALTERAZIONI
Sono segni grafici che posti davanti ad una nota modificano o verso l’alto o verso il basso
l’intonazione della nota stessa. In tutto sono cinque:
- DIESIS (alterazione semplice) altera la nota di un semitono ascendente.
- BEMOLLE (alterazione semplice) altera la nota di un semitono discendente.
- DOPPIO DIESIS (alterazione doppia) altera la nota di due semitoni ascendenti.
- DOPPIO BEMOLLE (alterazione doppia) altera la nota di due semitoni discendenti.
- BEQUADRO annulla ogni alterazione rendendo naturale la nota.
Se si ha un suono doppiamente alterato e si vuole annullare un’alterazione bisogna usare insieme
bequadro e diesis o bequadro e bemolle.
Le alterazioni possono essere COSTANTI (o PERMANENTI) quando sono poste all’inizio del
brano dopo la chiave e prima dell’indicazione di tempo e hanno valore per tutto il brano;
MOMENTANEE (o TRANSITORIE) quando si trovano saltuariamente nel brano e alterano il
suono solo nella battuta in cui sono poste; DI PRECAUZIONE (o DI RAMMENTO) quando
servono a ricordare che le note alterate nella battuta precedente devono tornare allo stato naturale e
sono indicate tra parentesi.

LE SCALE MODELLO: DO MAGGIORE E LA MINORE


La scala di Do maggiore è il modello da cui derivano le altre scale. Ad ogni scala maggiore
corrisponde la relativa minore che possiede le stesse alterazioni della scala maggiore
corrispondente. Nel caso del Do maggiore, la relativa minore è quella di La minore e si ottiene o
partendo dal 6° grado della maggiore o scendendo di una terza minore rispetto alla tonica di quella
maggiore. La scala di La minore è il modello da cui derivano tutte le altre scale minori.
A seconda della posizione che occupano nella scala, ciascun grado ha un nome ben preciso:
- 1° GRADO = TONICA è la nota iniziale da cui prende il nome la scala
- 2° GRADO = SOPRATONICA
- 3° GRADO = MEDIANTE O MODALE determina se una scala è maggiore o minore
- 4° GRADO = SOTTODOMINANTE
- 5° GRADO = DOMINANTE perché si trova al centro nella scala
- 6° GRADO = SOPRADOMINANTE
- 7° GRADO = SENSIBILE
- 8° GRADO = TONICA identica al primo grado ma un’ottava sopra

SCALA CROMATICA
La scala cromatica, rispetto a quella diatonica, si serve di tutti i gradi musicali e quindi l’ottava non
sarà composta da 5 toni e 2 semitoni ma da 12 semitoni più la ripetizione del primo suono. Se
costruiamo questa scala, procederà ad intervalli di semitoni cromatici (5 in tutto) e diatonici (7 in
tutto). Qualunque scala diatonica può essere trasformata in cromatica dividendo in due semitoni gli
intervalli di tono.

GLI INTERVALLI
L’intervallo è la distanza tra due suoni CONGIUNTI se procedono nell’ordine della scala o
DISGIUNTI se procedono per salti. Per classificarli dobbiamo calcolare i toni e i semitoni diatonici
o cromatici che comprende l’intervallo stesso. Inoltre, un intervallo può essere MELODICO se le
note che lo compongono sono eseguite una dopo l’altra, ARMONICO se sono eseguite
simultaneamente. Quello melodico può essere ascendente o discendente.
- Intervallo di 2° maggiore = 1 tono
- Intervallo di 3° maggiore = 2 toni
- Intervallo di 4° giusta = 2 toni e 1 semitono diatonico
- Intervallo di 5° giusta = 3 toni e 1 semitono diatonico
- Intervallo di 6° maggiore = 4 toni e 1 semitono diatonico
- Intervallo di 7° maggiore = 5 toni e 1 semitono diatonico
- Intervallo di 8° giusta = 5 toni e 2 semitoni diatonici
L’intervallo è SEMPLICE quando è compreso nell’ottava, COMPOSTO quando va oltre l’ottava.
Fa eccezione quello di nona, che è semplice.
L’intervallo nella sua formazione naturale è DIRETTO, mentre diventa RIVOLTATO quando
avviene la trasposizione della nota più grave dell’intervallo all’ottava superiore. La somma di ogni
intervallo diretto e il suo rivolto dà come risultato 9.

I RIVOLTI DEGLI INTERVALLI


- L’intervallo giusto, rivoltato rimane giusto
- L’intervallo maggiore, rivoltato diventa minore
- L’intervallo minore, rivoltato diventa maggiore
- L’intervallo eccedente (aumentato), rivoltato diventa diminuito
- L’intervallo diminuito, rivoltato diventa eccedente (aumentato)
- L’intervallo piucheeccedente, rivoltato diventa piuchediminuito
- L’intervallo piuchediminuito, rivoltato diventa piucheeccedente
Sono intervallo giusti: l’unisono, la quarta e la quinta.
Possono essere maggiori o minori: la seconda, la terza, la sesta e la settima.
Possono essere eccedenti (aumentati) o diminuiti: tutti gli intervalli tranne la seconda minore in
quanto non può essere diminuita e la settima maggiore in quanto non può essere aumentata.

CLASSIFICAZIONE DEGLI INTERVALLI


Il sistema pratico per classificare la natura degli intervalli è questo:
- La prima nota dell’intervallo, ovvero quella inferiore deve essere considerata come tonica.
Tale tonica può essere la base sia della scala di modo maggiore sia della scala di modo
minore. Per esempio la nota Sol può essere la tonica sia della scala di Sol maggiore sia della
scala di Sol minore.
- La seconda nota dell’intervallo viene calcolata in base al grado che rappresenta o nella scala
di modo maggiore o in quella di modo minore stabilita dalla tonica. Se questa risulta estranea
in quando è modificata da un’alterazione, allora l’intervallo sarà o aumentato o diminuito in
base ai semitoni che lo caratterizzano.

SUONI OMOFONI (o OMOLOGHI)


Osservando i tasti del pianoforte notiamo che ciascuna nota può avere tre nomi diversi ma il suono
che viene prodotto è sempre lo stesso, questi sono chiamati suoni omofoni o omologhi.

LA TONALITÀ E IL MODO
Per Tonalità intendiamo l’atteggiarsi dei suoni in rapporto a quello fondamentale, ovvero la tonica,
che dà il suo nome, la tonalità, alla scala o al brano musicale. Per esempio la tonalità di Do
maggiore sta a significare che l’inizio del brano è costruito nell’ambito tonale della scala di Do
maggiore e dopo un libero sviluppo si concluderà sul Do (tonica). La tonalità può essere di modo
MAGGIORE e di modo MINORE. Le principali differenze tra le due sono:
- L’intervallo fra il 1°grado e il 3°grado; nella scala maggiore tra questi due gradi c’è un
intervallo di terza maggiore (2 toni), nella scala minora c’è un intervallo di terza minore (1
tono e mezzo)
- Nella scala maggiore fra il 7°grado e l’8°grado abbiamo un intervallo di un semitono, mentre
nella scala minore abbiamo un intervallo di un tono (scala minore naturale).
Data una scala di modo maggiore, per trovare quella di modo minore bisogna scendere di una terza
minore dalla tonica, per trovare quella di modo maggiore dalla scala di modo minore bisogna salire
di una terza minore. Abbiamo 12 scale maggiori e 12 scale minori. Per trovare il nome delle scale
maggiori e la corrispondente tonalità si va di quinta giusta in quinta giusta, partendo dal Do per le
scale con i diesis. Si scende di quinta giusta in quinta giusta sempre partendo dal Do per le scale con
i bemolle. Per le alterazioni delle scale maggiori e minori si procede ugualmente di quinta giusta in
quinta giusta, salendo nel caso dei diesis e scendendo nel caso dei bemolli.

LE TONALITÀ VICINE O RELATIVE


Si classificano tonalità relative quelle che presentano tra loro sempre 6 note in comune e sono
differenti solo per un’alterazione. Se consideriamo il Do maggiore, le tonalità vicine saranno Fa
maggiore, Re minore, La minore, Sol maggiore e Mi minore. Ogni tonalità o tono maggiore ha 5
tonalità o toni vicini o relativi: il relativo minore, la tonalità corrispondente ad una quinta giusta
sopra e il relativo minore, la tonalità corrispondente ad una quinta giusta sotto e il relativo minore.

LA MODULAZIONE
Per modulazione intendiamo il passaggio da una tonalità ad un’altra. Può essere effettuata ai toni
vicini o ai toni lontani e può essere preparata o immediata.
- MODULAZIONE AI TONI VICINI quando viene effettuata non oltre una quinta sopra e
sotto, con i relativi maggiori o minori, partendo da una precisa tonalità
- MODULAZIONE AI TONI LONTANI quando viene effettuata oltre due o più quinte sotto e
sopra. Le nuove tonalità avranno poche note in comune con la tonalità iniziale
- MODULAZIONE IMMEDIATA quando dalla tonalità iniziale ci si porta direttamente, in
maniera immediata appunto, sulla nuova tonalità
- MODULAZIONE PREPARATA quando per arrivare alla nuova tonalità, si toccano le
tonalità che la precedono
La modulazione può anche essere:
- PASSEGGERA quando la nuova tonalità ha una durata molto breve
- CONVERGENTE quando dopo una variante armonico-tonale, torna alla tonalità iniziale
- DIVERGENTE quando si porta in maniera definitiva sulla nuova tonalità

RICERCA DELLE TONALITÀ


Per conoscere le tonalità di un brano musicale dobbiamo seguire una serie di regole:
- Osservare le alterazioni che sono in chiave e stabilire subito il nome delle due tonalità di
modo maggiore e minore che queste alterazioni determinano
- Per distinguere se un brano è di modo maggiore o minore bisogna esaminare le prime 4 o 6
misure. Consideriamo gli accordi tonali e dalla successione delle note di questi accordi
possiamo stabilire il modo della tonalità. Se consideriamo un brano con due bemolli in
chiave, le tonalità possibili sono il Si bemolle maggiore e Sol minore. Dobbiamo tenere conto
della NOTA DIFFERENZIALE che per la tonalità di Si bemolle maggiore è il Fa, mentre
nella tonalità di Sol minore è il Sol
- Se troviamo un’alterazione transitoria ascendente dinnanzi al 5° grado del modo maggiore,
quella nota alterata corrisponderà alla sensibile della relativa minore

SCALA MINORE ARMONICA


Si differenzia da quella naturale in quanto tra il 7° e l’8° grado, tra sensibile e tonica, c’è un
intervallo di un semitono diatonico, mentre nella scala minore naturale la distanza è pari a un tono.
In questo modo si formano due intervalli di seconda eccedente: fra il 6° e il 7° grado ascendendo e
fra il 7° e il 6° grado discendendo. La scala minore armonica è formata da tre toni, tre semitoni
diatonici e un tono e mezzo (tono + semitono cromatico).

SCALA MINORE MELODICA


Si differenzia da quella naturale e da quella armonica per la particolare disposizione di toni e
semitoni, che in quella ascendente è differente rispetto a quella discendente. Nel moto ascendente
troviamo il 6° e il 7° grado alterati di un semitono ascendente, mentre discendendo ritornano
entrambi allo stato naturale.

NOTE CARATTERISTICHE E NOTE TONALI


Le note caratteristiche della scala sono tre, quelle che si trovano sul 3°, 6° e 7° grado. A seconda
dell’intervallo che formano con la tonica, determinano se la scala è maggiore o minore. Nella scala
maggiore, in relazione alla tonica abbiamo una terza, una sesta e una settima maggiore.
Nella scala minore naturale, in relazione alla tonica abbiamo una terza, una sesta e una settima
minori. Le note tonali sono invece la prima, la quarta e la quinta di ogni scala.

SCALE OMONIME O OMOFONE MINORI


La stessa tonica può essere alla base di una scala maggiore e minore nelle sue tre versioni. Se in una
qualsiasi scala di modo maggiore abbassiamo di un semitono cromatico il 3°, il 6° e il 7° grado,
ovvero le note caratteristiche, otterremo da una scala di modo maggiore la relativa di modo minore.
Viceversa, se in qualsiasi scala di modo minore innalziamo di un semitono cromatico la tre note
caratteristiche, otterremo da una scala di modo minore naturale la relativa di modo maggiore.
IL TRASPORTO
È il procedimento che consente di trasportare un brano musicale da una tonalità ad un’altra più acuta
o più grave. Nel trasporto il modo non cambia mai in quanto il modo maggiore resta maggiore e il
modo minore resta minore. Le regole del trasporto sono:
- Sostituire mentalmente il rigo per leggere le note con la denominazione che assumono nella
nuova tonalità. Per esempio se voglio trasportare un tono sopra un brano in chiave di Violino,
devo leggere in chiave di Contralto (ordine: Violino, Contralto, Basso, Mezzosoprano,
Baritono, Soprano, Tenore, Violino).
- Per trasportare in tonalità discendenti, dovrò fare lo stesso procedimento ma in senso inverso.
Per esempio se voglio trasportare un tono sotto un brano in chiave di Violino, devo leggere in
chiave di Tenore (ordine: Violino, Tenore, Soprano, Baritono, Mezzosoprano, Basso,
Contralto, Violino).
- Sostituire le alterazioni costanti della tonalità iniziale con quelle della nuova tonalità.
Importante è calcolare bene le quinte giuste che separano le due tonalità
- Per le alterazioni momentanee, qualunque sia la tonalità da trasportare, per quelle ascendenti
la prima nota è il Fa diesis. Per le tonalità discendenti, la prima nota davanti a cui dobbiamo
modificare le alterazioni momentanee è il Si bemolle
- Per il trasporto di un brano musicale un tono sopra, lo spostamento equivale a due quinte
ascendenti (per esempio dal Do maggiore al Re maggiore). Le alterazioni momentanee
verranno alterate di un semitono ascendente e quindi avremo il Fa diesis e il Do diesis.
- Quando viene fatto il trasporto un tono sopra, il doppio bemolle diventerà bemolle, il bemolle
diventerà bequadro, il bequadro diventerà diesis, e il diesis diventerà doppio diesis
- Quando viene fatto il trasporto un tono sotto, il doppio diesis diventerà diesis, il diesis
diventerà bequadro, il bequadro diventerà bemolle, e il bemolle diventerà doppio bemolle

IL TRASPORTO DI UN SEMITONO CROMATICO ASCENDENTE E DISCENDENTE


Quando un brano musicale viene trasportato un semitono cromatico ascendente o discendente, si
seguono queste regole:
- Non c’è alcun cambiamento di rigo in quanto le note rimangono le medesime
- Nel trasporto di un semitono cromatico ascendente intercorrono fra la tonalità originaria e la
tonalità trasportata, sette quinte giuste ascendenti. Nel trasporto di un semitono cromatico
discendente intercorrono fra la tonalità originaria e la tonalità trasportata, sette quinte giuste
discendenti
- Tutte le alterazioni verranno alterate di un semitono, ascendente se il trasporto è ascendente,
discendente se il trasporto è discendente

IL TRASPORTO DI UN SEMITONO DIATONICO ASCENDENTE E DISCENDENTE


Quando un brano musicale viene trasportato un semitono diatonico sopra, il procedimento è il
seguente:
- Da Do maggiore a Re bemolle maggiore (intervallo di seconda minore ascendente); il calcolo
delle quinte giuste non viene fatto ascendendo ma discendendo.
- Il nuovo impianto tonale sarà nella tonalità di Re bemolle maggiore.
- Supposto che il brano sia scritto in chiave di Violino, lo sostituiremo con il rigo di Contralto.
- Tutte le alterazioni momentanee, che sono in questo caso Si, Mi, La, Re, Sol vengono
abbassate di un semitono cromatico, mentre Do e Fa rimangono immutate.
Quando un brano musicale viene trasportato un semitono diatonico sotto, il procedimento è il
seguente:
- Da Do maggiore a Si maggiore il calcolo delle quinte giuste non viene fatto discendendo ma
ascendendo.
- Il nuovo impianto tonale sarà nella tonalità di Si maggiore.
- Supposto che il brano sia scritto in chiave di Violino, lo sostituiremo con la chiave di Tenore.
- Tutte le alterazioni momentanee, che sono in questo caso Fa, Do, Sol, Re, La vengono alzate
di un semitono cromatico, mentre Mi e Si rimangono immutate.

LE NOTE REALI, DI PASSAGGIO, DI VOLTA


Ci sono note che pur essendo estranee e non determinanti armonicamente, hanno una particolare
rilevanza nella costituzione della frase melodica. Tali note sono classificate come note di passaggio,
note di volta.
- Le NOTE REALI sono quelle che sono parte integrante dell’accordo.
- Le NOTE DI PASSAGGIO sono quelle che si trovano fra le note reali e le collegano
melodicamente. Procedono per gradi congiunti, diatonici e cromatici, e possono essere
semplici, per terze e per seste parallele. Inoltre, occupano i tempi deboli della battuta o le
parti deboli delle suddivisioni dei tempi.
- Le NOTE DI VOLTA sono quelle che si trovano tra due note reali della stessa altezza. Sono
di tipo superiore se la nota di volta è più alta della nota reale, di tipo inferiore se la nota di
volta è più bassa della nota reale. Occupano i tempi deboli della battuta o le parti deboli delle
suddivisioni dei tempi e procedono per gradi congiunti e disgiunti.

GLI ABBELLIMENTI
Hanno la funzione di abbellire, variare una melodia o un accordo a scopo decorativo ed espressivo.
Si applicano sia alla musica vocale che alla musica strumentale e vengono rappresentati con simboli
particolari o con gruppi di piccole note di grandezza inferiore. Gli abbellimenti principali sono:
APPOGGIATURA, ACCIACCATURA, MORDENTE, GRUPPETTO, TRILLO e, per l’arpa e il
pianoforte, ARPEGGIO.

APPOGGIATURA
È un abbellimento formato da una nota che precede il suono reale il quale costituisce la risoluzione
dell’appoggiatura stessa. Si trova sul tempo forte della battuta e risolve sul tempo debole. Inoltre, è
superiore quando è posta ad un intervallo di seconda maggiore o minore dalla nota reale ed è
inferiore quando l’intervallo è sempre di un semitono diatonico.
Quando un’appoggiatura si trova davanti ad una nota reale puntata che RAPPRESENTA unità di
misura o unità di movimento, le toglie i DUE TERZI del suo valore.
L’appoggiatura può trovarsi anche davanti ad un accordo.

ACCIACCATURA
È un abbellimento di carattere brillante che si esegue rapidamente. Può essere IN BATTERE o IN
LEVARE. Inoltre, le acciaccature possono essere SEMPLICI, DOPPIE, TRIPLE e INTERMEDIE.
Dal punto di vista esecutivo:
- Nella musica antica e classica l’attacco coincide con l’accento ritmico e l’acciaccatura sottrae
una minima parte di valore alla nota reale. Quindi si esegue in battere.
- Nella musica moderna e romantica l’attacco è anticipato anche se è impercettibile e
l’acciaccatura sottrae una minima parte del valore alla nota che la precede. Quindi si esegue
in levare.
- L’esecuzione delle acciaccature doppie e triple è simile a quella delle acciaccature semplici
ma la loro rapidità varia a seconda dell’andamento del brano musicale.
- L’esecuzione delle acciaccature intermedie si effettua sottraendo una buona parte del valore
della nota che le precede, perdendo l’accento ritmico.
- In casi particolari, viene eseguita come un’appoggiatura.
Tra l’acciaccatura e la nota reale c’è un intervallo di seconda ma se quest’intervallo è maggiore alla
seconda, allora la nota dell’acciaccatura andrà a far parte dell’accordo.

MORDENTE
È un abbellimento formato dall’alternarsi della nota reale con la sua ausiliaria superiore o inferiore.
La sua esecuzione ha inizio sempre dalla nota reale, sulla quale cade l’accento ritmico e per questo
sottrae valore a questa nota. Il mordente può essere superiore e inferiore, semplice e doppio.
- MORDENTE SUPERIORE SEMPLICE è formato dalla nota reale, dalla sua ausiliaria
superiore e ancora dalla nota reale.
- MORDENTE INFERIORE SEMPLICE è formato dalla nota reale, dalla sua ausiliaria
inferiore e ancora dalla nota reale. Graficamente si differenzia dal mordente superiore perché
è attraversato da una linea verticale.
Il doppio mordente si differenzia da quello semplice in quanto è composto non da tre note ma da
cinque e può essere superiore e inferiore:
- DOPPIO MORDENTE SUPERIORE inizia con la nota reale, seguita dall’ausiliaria
superiore, reale, ausiliaria superiore, reale.
- DOPPIO MORDENTE INFERIORE inizia con la nota reale, seguita dall’ausiliaria inferiore,
reale, ausiliaria inferiore, reale.
Se sul mordente o anche sotto c’è un’alterazione, questa si riferisce alla seconda nota
dell’abbellimento, quindi o all’ausiliaria superiore o all’ausiliaria inferiore.
Quando il mordente è su una nota con valore troppo breve, come una croma, viene realizzato per
anticipazione, ovvero sottrae una piccola parte di valore alla nota precedente. Quando è preceduto
da un’acciaccatura allora i due abbellimenti si fondono in uno. Inoltre, può essere realizzato anche
come terzina.

GRUPPETTO
È un abbellimento formato dall’alternarsi della nota reale con la nota ausiliaria superiore e con
l’ausiliaria inferiore. Se è sulla nota, nel caso in cui inizia con l’ausiliaria superiore, il gruppetto è
DIRETTO; quando inizia con l’ausiliaria inferiore, il gruppetto è ROVESCIATO. In questi due
casi, è formato da quattro note; quando inizia con la nota reale è formato da cinque note (quintina).
Può presentarsi in vari modi:
- Su una nota isolata (esempi precedenti)
- Fra due note della stessa altezza: il gruppetto si esegue a terzina.
- Fra due note di diversa altezza: il gruppetto si esegue a quartina o a quintina sull’ultima
suddivisione.
- Su una nota puntata: il gruppetto si esegue a quartina se si trova sulla nota reale
- Su nota puntata in un tempo a suddivisione binaria: il gruppetto si esegue a terzina e si
conclude sul punto, sul quale si ripete la nota reale. In casi particolari, si realizza a quartina.
- Su una nota puntata o legata che rappresenta l’unità di misura ternaria o l’unità di tempo
delle misure composte: il gruppetto si esegue al posto del punto o delle note legate
- In un procedimento sincopato: il gruppetto si realizza sul prolungamento del tempo forte.
- Se la nota che precede il gruppetto si trova sullo stesso grado di quella d’inizio del gruppetto
allora è preferibile iniziare il gruppetto con la nota reale. Si eseguirà a quintina.
- Se si trova sopra un accordo: il gruppetto si esegue insieme all’accordo.

TRILLO
È un abbellimento formato dal rapido alternarsi della nota reale con l’ausiliaria superiore per tutta la
durata della nota sul quale c’è il segno e termina sempre con la nota reale. Può essere diretto,
rovesciato, con preparazione e con chiusura.
- TRILLO DIRETTO quando inizia con la nota reale.
- TRILLO ROVESCIATO quando inizia con la nota ausiliaria e deve essere indicato con una
piccola nota, superiore o inferiore.
- TRILLO CON PREPARAZIONE con piccole note poste prima della nota con sopra il trillo e
hanno appunto una funzione di preparazione al trillo vero e proprio.
- TRILLO CON PREPARAZIONE E CON CHIUSURA con piccole note poste anche dopo la
nota trillata che hanno funzione di chiusura o risoluzione del trillo. Ovviamente sempre gradi
congiunti.
- TRILLO CON ALTERAZIONE DELLA NOTA AUSILIARIA con il simbolo
dell’alterazione che viene messo sopra il segno grafico del trillo.
- TRILLO SU NOTA PUNTATA e in questo caso viene troncato all’inizio del valore del
punto.
- TRILLO SU DUE NOTE LEGATE ha la stessa esecuzione come per la nota puntata.

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