Sei sulla pagina 1di 10

Civici corsi di Jazz

Manuale di armonia
Corso I

copyright@Gabriele Comeglio2014
tutti i diritti riservati
Indice degli argomenti

Lezione 1: prerequisiti del corso – gli intervalli

Lezione 2: prerequisiti del corso – scale e modi

Lezione 3 : prerequisiti del corso – accordi e loro simboli

Lezione 4 : accordi diatonici nel modo maggiore e scale relative – area tonica

Lezione 5 : accordi diatonici nel modo maggiore e scale relative – area di sottodominante e
dominante

Lezione 6: progressioni diatoniche , rivolti , principi di analisi armonica

Lezione 7 : guide-tones e voice-leading

Lezione 8: accordi di dominante secondaria e scale relative

Lezione 9: progressioni con dominanti secondarie

Lezione 10 : accordi di dominate estesa e scale relative

Lezione 11: progressioni con dominanti estese

Lezione 12 : riepilogo generale ed analisi

Il corso viene completato con 4 sessioni di preparazione all'esame, 12 sessioni di esercitazioni e


ripasso in classe e 2 sessioni di correzione degli elaborati d'esame con registrazione del voto sul
libretto.

Non è prevista frequenza da parte di uditori ma solo di allievi effettivi.


Lezione 1

Gli intervalli

Definiamo come intervallo la distanza che intercorre tra due suoni .

E' un concetto importante per definire gli elementi che poi comporranno tutti gli accordi e tutte le
scale che esamineremo durante il triennio.

Naturalmente è necessaria una buona capacità di lettura della chiave di violino e di basso, cosa che ,
a 19 (o più) anni dovrebbe essere scontata, ma l'esperienza mi ha fatto capire che non è cosi .

D'altro canto sarebbe assurdo aspettarsi da chi si iscrive a ingegneria che sappia la tabellina del
due , oppure che chi si iscrive a medicina distingua il malleolo dalla clavicola fin da subito , per cui
ecco un breve ripasso dei nomi delle note nelle due chiavi, chiedendo scusa ai pochi eletti che lo
sanno già e sono stati ammessi solo al primo corso con la lungimiranza tipica dell'organizzazione
scolastica italiana .
Questo per dire in breve che quest'anno alcuni si annoieranno a morte , altri prenderanno tutto sotto
gamba perchè secondo loro per cantare e suonare la batteria tutto questo non serve (e quindi si
trasferiranno ad altra scuola dove rompono meno le palle), altri impareranno le nozioni di base che
distinguono un musicista da un analfabeta , ossia un professionista vero da una persona che ha fatto
carriera.
Stabilito questo , un intervallo può essere melodico o armonico.

E' melodico se riguarda due note scritte una dopo l'altra (quindi vengono suonate una dopo l'altra ,
come in una melodia) ed è invece armonico se le note sono scritte una sopra l'altra (quindi vengono
suonate contemporaneamente, come avviene per gli accordi)

Ma come si misurano gli intervalli ?

Dobbiamo prima contare quante note lo compongono, inclusa la prima , a prescindere da eventuali
alterazioni (almeno cos'è un alterazione lo sapete, vero ? Ditemi di si, vi prego !!!)

Le note della prima misura sono do e sol . Quindi conto : 1 do, 2 re, 3 mi, 4 fa , 5 sol per cui si tratta
di un intervallo di 5.a .

Anche per quanto riguarda la seconda misura procedo allo stesso modo, indipendentemente dal fatto
che la prima nota sia do# e la seconda solb. Si tratta sempre di una quinta.

In realtà ho solo classificato parzialmente l'intervallo : oltre alla distanza numerica tra le note devo
calcolare anche la distanza effettiva .
Per fare questo mi servirò di alcuni aggettivi qualificativi (maggiore , minore, etc. ) che mi
indicheranno con precisione la distanza, secondo la seguente tabella.
Va da sé che dobbiamo anche sapere cos'è un tono e cos'è un semitono (non ci crederete ma c'è
persino su wikipedia)
Intervallo qualità distanza effettiva

2.a M 1 tono
2.a m ½ tono

3.a M 2 toni
3.a m 1tono e ½

6.a M 4 toni e ½
6.a m 4 toni

7.a M 5 toni e ½
7.a m 5 toni

4.a P 2 toni e ½
5.a P 3 toni e ½
8.a P 6 toni
unisono P 0 toni

N.B.: M=maggiore , m=minore , P=giusta (dall'inglese perfect)


Attenzione : non esiste , musicalmente parlando, la terza giusta , la quinta minore etc.

Sarebbe come parlare di portiere in una squadra di basket , di secondo sax alto in un orchestra
d'archi, di arpista in una marching band.

A questa classificazione dobbiamo aggiungere quella degli intervalli diminuiti e quella degli
intervalli eccedenti (aumentati) :°=diminuito, +=eccedente

Un intervallo diventa diminuito se è di ½ tono MENO ampio di un intervallo minore o perfetto.


Diventa eccedente (o aumentato) se è di ½ tono PIU' ampio di un intervallo maggiore o perfetto.

Esistono pure gli intervalli più che eccedenti (½ tono più ampi rispetto agli eccedenti) e quelli più
che diminuiti (½ tono meno ampi dei diminuiti) ma lasciamoli ai virtuosi del calcolo matematico.

Noi cerchiamo almeno di non fare confusione : prima contiamo le note (sapremo così se l'intervallo
è una 2.a, una 3.a etc.) poi gli effettivi toni e semitoni (ci diranno se è maggiore, minore, etc.)

Attenzione agli intervalli che , pur avendo la stessa ampiezza effettiva, hanno nomi diversi : è
importante non confonderli
Gli intervalli composti sono quelli che hanno ampiezza superiore all'ottava .

La nona quindi sarà un ottava più una seconda, la tredicesima sarà un ottava più una sesta, e così
via .

Eccoci pronti per classificare gli intervalli e per svolgere alcuni esercizi.

L'ultimo riguarda il cosiddetto “trasporto” , ossia la riformulazione di una melodia a una distanza
prefissata dall'originale.
Estremamente utile perchè ci permette di scrivere parti adeguate per quegli strumenti (sax,
clarinetto, tromba,etc.) che non leggono le note reali.

In pratica se vogliamo che un clarinetto suoni le stesse note del piano, la sua parte dovrà essere
scritta un tono sopra.
Esercitazione per il capitolo primo

Classifica i seguenti intervalli armonici


Classifica gli intervalli melodici
Trasporta le seguenti melodie secondo le indicazioni

Potrebbero piacerti anche