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Tesi di
Carlo Palagi
RELATORE
Prof. Flavio Cucchi
Sir Lennox Randal Francis Berkeley by Caroline Hill oil on canvas, 1972
4
Lennox Berkeley (note biografiche)
7 Il titolo dell'opera si riferisce ad una rassegna di danza folkloristica che si teneva presso il Mont
Juic Park di Barcellona alla quale i due compositori assistettero ammirati durante la loro
permanenza in Barcellona in occasione dell'omonimo Festival, cui furono invitati come esponenti
della musica inglese contemporanea. Cfr, Dickinson, p. 35.
8 “...[Britten]..encourage me to be myself, to write, in fact, the kind of music I really wanted to write,
regardless of what the fashionable idiom of the time might be.” Cfr. Dickinson, p. 36.
9 Poeta e drammaturgo inglese, naturalizzato americano, Wystan Hugh Auden (1907-1973) è
considerato uno dei massimi esponenti della poesia anglosassone contemporanea. Artista
profondamente impegnato, assai legato ad Eliot, suo maestro ideale, per la concezione della
progressiva rovina della civiltà occidentale, aderì al marxismo, partecipando alla guerra civile
spagnola nell'esercito repubblicano. Allo scoppio della seconda Guerra mondiale si trasferì negli
Stati Uniti, dove insegnò nell'università del Michingan. Molte le sue opere poetiche e letterarie, tra
le quali spiccano il poemetto Spagna, L'età dell'ansia, Città senza mura. Fu anche autore del libretto
Carriera di un libertino per l'opera omonima di Stravinskij.
8
interesse, che verrà eseguito per la prima volta nel 1982.
Con la Serenade per orchestra d'archi (1938-39) entriamo nella fase
matura dell'attività del compositore che comincia a ricevere i primi
riconoscimenti di critica e pubblico; il brano, in quattro movimenti,
diverrà un classico del repertorio inglese del novecento, insieme alle
Variations on a Theme of Frank Bridge, di Britten, e al Concerto for
Double String Orchestradi Tippet. Nel 1940 completa il suo primo lavoro
sinfonico di ampio respiro, la Sinfonia n. 1 ed il più personale
Divertimento in Sib op.18 per piccola orchestra, dedicato a Nadia
Boulanger. Negli anni '40 Berkeley compone anche i suoi primi
capolavori di musica sacra come lo Stabat Mater, Op.28 (1947) per sei
solisti ed orchestra ed i celebri Four Poems of St. Teresa of Avila, (1948)
Op.27 per contralto ed orchestra d'archi. Durante la seconda Guerra
Mondiale il compositore trova impiego presso la BBC ed è qui che
incontra per la prima volta Elisabeth Freda Bernstein con la quale si
sposerà nel 1946, e da cui avrà tre figli dei quali uno, Michel, seguirà le
orme del padre, affermandosi come compositore. Sempre nel 1946
diviene Professore di Composizione alla Royal Academy of Music,
incarico che manterrà fino al 1968. Negli anni '50 Berkeley seguendo le
orme dell'amico Britten si dedica al teatro per il quale scriverà tre opere:
Il Nelson op. 41 messo in scena per la prima volta nel 1954; A Dinner
Engagement op. 45, opera in un atto messa in scena per la prima volta
sempre nel 1954 e Ruth dramma biblico in tre scene (prima esecuzione,
1956). Delle tre quella che riscuote più successo è la seconda, tuttora in
repertorio. Sul finire degli anni '60 il compositore scriverà un'altra opera
in un'atto Castaway mentre incompleto rimarrà il progetto di un'opera di
vaste proporzioni, Faldon Park.
Negli anni '60, comincia a sentire l'esigenza di allargare il suo linguaggio
musicale a nuove esperienze. Sono gli anni della svolta “dodecafonica” di
Stravinskij, gli anni in cui alcuni allievi di Nadia Boulanger come Carter e
Copland iniziano a sperimentare con la tecnica seriale. Berkely applica la
tecnica seriale in modo molto autonomo, quasi sempre affiancandola alla
tonalità, cui resterà sempre legato. Tra gli esempi più riusciti di questa
“tecnica mista” ricordiamo l'Aria 1 dal Concertino op. 49 per quattro
strumenti e il movimento lento del Concerto per violino e orchestra op.
59. Altri lavori non strettamente seriali ma in ogni caso suggestionati da
questo tipo di sonorità sono Voices of the Night (1973) per orchestra ed il
Guitar Concerto op. 88 (1988).
Colpito da demenza senile Berkeley interrompe definitivamente la sua
attività nel 1983. Muore il 26 Dicembre del 1989.
9
Le opere per chitarra sola
La produzione di Berkeley per chitarra sola, come abbiamo già detto, non
è molto vasta, limitandosi a tre composizioni. L'aspetto interessante è che
ognuna di esse appartiene ad un fase ben precisa della sua carriera: i
Quatre Pièces pour la guitare risalgono infatti al periodo
dell'apprendistato parigino (1927-32) e sono stati stimolati dall'enorme
suggestione esercitata sul compositore dall'arte esecutiva di Andrès
Segovia, dedicatario dell'opera; la Sonatina op. 51 è invece stata scritta
nel 1958 su richiesta del chitarrista ed amico Julian Bream nel periodo
della piena maturità stilistica del compositore; il Theme and Variations,
dedicato ad Angelo Gilardino, è stato composto nel 1970, nell'ultima fase
dell'attività del compositore, segnata da una personale apertura verso
l'atonalità ed il serialismo. Si tratta di un'arco di circa quarant'anni ed è
significativo che a stimolare la nascita di queste opere siano stati tre
chitarristi che in un modo o nell'altro hanno segnato un'epoca nella storia
della letteratura chitarristica.
I Quatre Pièces pour la guitare sono stati scoperti nel 2001 da Angelo
Gilardino, chiamato dalla vedova di Segovia a catalogare e revisionare le
opere, mai pubblicate, scritte per il Maestro di Linares da importanti
compositori del novecento, tra cui appunto lo stesso Berkeley; lo stesso
Gilardino ne ha curato l'edizione critica, coadiuvato da Luigi Biscaldi, per
le edizioni Berben10. Come egli stesso sottolinea nella nota introduttiva, il
manoscritto è stato redatto dal compositore probabilmente nel periodo in
cui stava completando la sua formazione sotto la guida di Nadia
Boulanger a Parigi, e quindi tra il 1927 e il 1932. Il manoscritto è titolato
in francese ed è dedicato ad Andrés Segovia ma non è datato, risultando
quindi impossibile precisarne l'anno esatto di composizione. Come rileva
ancora Gilardino è probabile che Berkeley sia stato spinto a scrivere
questi brani per Segovia in virtù della popolarità che il chitarrista
andaluso conobbe in quegli anni sulla scena musicale parigina,
testimoniata dai numerosi concerti di cui fu protagonista. Non è un caso
infatti che molti compositori che operavano a Parigi in quel periodo
furono ispirati a comporre per lui; diverse composizioni di cui si ignorava
l'esistenza sono state riscoperte da Gilardino e pubblicate in questi ultimi
anni, alcune di indubbio valore storico ed estetico, come ad esempio, su
tutte, la Sonatina di Cyril Scott. Tornando al lavoro di Berkeley, si tratta
di quattro brani di carattere contrastante, sulla falsariga dei Five Short
Analisi
Il primo brano, Moderato ma con brio, lungo 58 battute, in la maggiore,
è prevalentemente in 3/4 con brevi inserzioni di battute in metro binario.
La forma è chiaramente ternaria (A-B-A) con la sezione centrale nel tono
relativo minore di fa # minore.
A B A'
bb.1-20 La maggiore bb.21-38 Fa# minore bb. 39-58 La maggiore
Berkeley utilizza prevalentemente una scrittura a due o tre parti, con uso
frequente di triadi in forma di rivolto, ad armonizzare linee melodiche
procedenti per grado congiunto. Alcuni tra i procedimenti compositivi
caratteristici del suo stile sono già ampiamente individuabili in questo
brano, in particolare la concisione tematica, la frequente ripetizione degli
incisi e la trasposizione dei medesimi in registri differenti. Il primo
motivo (bb.1-4) in la maggiore è ripetuto, in forma variata, all'ottava
inferiore (bb.5-8) e poi trasposto alla sesta minore (bb.9-12), in fa
maggiore. La prima sezione si chiude con una rapida ripresa del tema (bb.
13-16) ed una frase conclusiva di 4 battute composta da una semifrase
ripetuta all'ottava superiore che termina con una cadenza al tono di
impianto.
La sezione centrale, lunga 18 misure, vuole probabilmente evocare con
l'utilizzo delle note ribattute una delle tecniche idiomatiche della chitarra
spagnola, il tremolo.
Inizio della seconda parte (bb. 21-28)
12 Il modo frigio è il terzo dei modi ecclesiastici; nella sua forma autentica è composto dalle note mi-
fa-sol-la-si-do-re-mi. Trasposto al La, tonalità di questo brano, la-sib-do-re-mi-fa-sol-la.
12
Non possiamo escludere che Berkeley sia stato spinto a utilizzare tale
tecnica avendola direttamente ascoltata da Segovia, che Berkeley
certamente ascoltò all'Opéra di Parigi nel 1931, come conferma il passo
riportato da Dickinson, tratto da una recensione dello stesso Berkeley
pubblicata sul Montly Musical Record del 1 Luglio 1931:
“Another recital that aroused great enthusiasm was Segovia's concert at
the Opéra. I think it is superfluous to praise Segovia's guitar playing- it
will suffice to say that he was at the top of his form and amply justified
his choice of the Opéra to perform in...the fact that one heard perfectly
every sound bears witness not only to Segovia's power of tone-production
but also to the acoustic properties of the Opéra.”13
Se analizziamo lo sviluppo lineare possiamo osservare come eliminando
le note ribattute il profilo melodico dell'inciso sia dal punto di vista
ritmico analogo al motivo della parte A:
20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 34 35 36
Fa#m Do#7/ Fam ReM Rm Lam Mim Fa#M Sol# Fa#M Solm FaM Sib5+ LabM Reb7+ Sibm
9- 7/9 (7+) (7+) (7+) m4/9 4/9 Do#° 9
Do#7
L'Andante con moto è tra i quattro brani, quello meno definibile dal
punto di vista formale, a causa della sua formazione a “mosaico”, basata
cioè sulla giustapposizione di sezioni contrastanti, che ne rende
problematica l'assimilazione a modelli formali di tipo “classico”. E' un
brano che lascia trapelare una certa ironia, con i suoi ritmi singhiozzanti e
i movimenti melodici che alternano sequenze procedenti per grado
congiunto ad altre formate da repentini “salti” verso l'alto e immediate
“ricadute” verso il grave. Ad aumentare l'effetto “destabilizzante”
contribuisce non poco la continua alternanza di metro nelle prime battute
che arriva a stabilizzarsi nel più rassicurante tempo di 4/4 solo nella
sezione centrale. Gilardino definisce questo brano “una riflessione serena
14
che alterna fasi di polifonia a due voci a fasi accordali, con momenti di
espansione melodica”14.
Volendo basarci su un criterio di macrosegmentazione che tenga conto di
evidenti “discontinuità” dovremmo pensare ad una struttura bipartita in
quanto l'unica cesura decisa è la pausa di due quarti di b. 32. In tal caso il
brano sarebbe segmentabile in una lunga sezione di 32 battute e di una,
assai più breve, di 9 battute. Sempre seguendo le indicazioni del
compositore è possibile segmentare ulteriormente la prima parte in tre
sottosezioni, separate l'una dall'altra da un segno di respiro; riassumendo
avremo la seguente tabella:
Parte Prima (A) bb. 1-32 Parte Seconda (B) bb. 33-41
bb.1-15 Prima sezione bb. 33-41
bb. 16-25 Seconda sezione
bb. 26-32 Terza sezione
Tuttavia, tenendo conto del carattere dei temi è anche possibile pensare ad
una struttura tripartita, in cui la seconda parte sarebbe cararatterizzata dal
tema cantabile che inizia a b.16. Accettando questo modello avremo la
seguente tabella:
A B A1
bb. 1-15 Tema principale bb. 16-32 Tema secondario bb. 33-41 Ripresa del primo
tema
16
Possiamo notare anche in questo caso l'estrema concisione del tema che si
esaurisce in una semifrase di due battute e viene poi ripetuto, trasposto di
una terza maggiore, nella semifrase successiva. Dal punto di vista
melodico il motivo si basa sul modo lidio15, con il caratteristico intervallo
di quarta aumentata, mentre l'armonia si mette in evidenza per la presenza
di accordi “sporcati” da crude dissonanze (si veda ad esempio a b.16 la
presenza contemporanea nell'accordo di mi del sol e del sol# ) e di accordi
di nona di dominante (come ad esempio a b. 16 l'accordo per toni interi di
do 7/9 con quinta diminuita o il mi 7/9 di b. 18). Da b. 20 a b.25 il
compositore utilizza la coda del secondo tema per dare vita ad un breve
episodio monodico che culmina in una successione di triadi dal sapore
“impressionistico”.
Da b.26 a b. 32 abbiamo un nuovo episodio in cui si combinano in un
dialogo serrato elementi derivati dal motivo b e dal motivo a'.
La ripresa inizia b. 33 e ripropone letteralmente solo le proposizione
introduttiva del primo tema (bb. 33-34); poi il motivo viene ripetuto a due
voci procedenti per seste parallele e attraverso una serie di trasposizioni
della cellula triadica re-sol-si si arriva alla conclusione con la riproposta
del motivo scalare, in pianissimo, nel registro acuto.
Dal punto di vista della resa strumentale il pezzo non presenta particolari
problemi, ed è perfettamente eseguibile così come è scritto; le difficoltà
maggiori sono di carattere interpretativo, proprio in virtù della struttura a
“mosaico” del brano che possiede comunque una coesione interna ed un
equilibrio formale superiore rispetto al primo brano.
18 Vlad, Roman, Modernità e tradizione nella musica contemporanea,Einaudi, Torino, 1955, p. 57.
19 Cfr. Stuckenschmidt, Op. cit., p. 173.
18
alla lettera il caratteristico percorso discendente della linea del basso; la
soluzione proposta da Gilardino nella sua revisione appare dunque la più
logica, conferendo inoltre una suggestiva “profondità” di suono alla frase
che risulta particolarmente adatta allo “spirito” di questa composizione:
20 Ibid.
20
La medesima cellula ritorna nella voce superiore a bb. 15-16 e con essa si
chiude in forma accordale sia la prima parte che il finale della
composizione (cfr. bb.27-28 e 76-77). Un secondo blocco è costituito
dalle bb. 11-16 in cui la triade iniziale si ripresenta rovesciata con il il
“motto” al basso. Elemento caratterizzante è la linea cromatica
ascendente interna che da re va al fa e poi la trasposizione alla voce
superiore del ritmo dattilico già visto in bb. 7-9. Un terzo segmento è
costituito dalle bb. 17-28. Qui una nuova forma-motivo assume una
singolare connotazione blues:
Gia sappiamo come Berkeley sia stato attratto, specie nel periodo di
apprendistato in Francia, dal particolare mood delle false relazioni tipiche
del blues e del jazz, e qui ne possediamo una significativa testimonianza.
La seconda parte (bb. 29-77) è composta da una sezione di svolgimento
del materiale tematico sempre più orientata verso sonorità “jazzistiche” e
dalla “ripresa” del tema iniziale; essa si presenta in pratica come una
libera giustapposizione di segmenti, ciascuno caratterizzato da un modulo
trattato mediante i consueti procedimenti della ripetizione e trasposizione.
Procediamo con una sintetica descrizione:
bb. 29-33: progressione melodica su una variante del motivo blues:
21
ottimisticamente risolta da Gilardino con una diteggiatura ineccepibile
sulla carta ma che, a mio parere, è incompatibile con la velocità richiesta;
un' alternativa percorribile può essere l'omissione della voce interna che,
non compromettendo più di tanto il senso musicale, facilita di molto
l'esecuzione. Un altro passo critico è la lunga progressione di accordi
arpeggiati che va da b.46 a b.59, così poco “chitarristica” nella
disposizione delle parti e che Gilardino risolve con una diteggiatura
“avventurosa” ma di indubbia efficacia, specie se la velocità di
esecuzione scelta dall'esecutore non è molto elevata. Nel manoscritto
sono presenti anche passaggi “letteralmente” ineseguibili sullo strumento,
precisamente gli accordi a sei note delle battute 37-40 che giustamente,
nell'edizione, sono stati ridotti a quattro note mantenendo inalterato il
significato armonico.
22
La Sonatina op. 51
La Sonatina op. 51 composta nel 1958 per Julian Bream veniva ritenuta,
prima della scoperta dei Quatre Pieces, la prima composizione per
chitarra di Berkeley. L'eleganza formale, la ricchezza di inventiva
melodica, la raffinatezza dell'armonia ne hanno fatto uno delle
composizioni del novecento più ammirate ed eseguite dai chitarristi di
tutto il mondo ed è significativo che Britten, piuttosto avaro di
complimenti quando si trattava di commentare opere di altri compositori,
l'abbia definito, con sottile ironia,“almost a good piece”, come ricorda
Julian Bream.21 Il termine “sonatina” fa riferimento ad una sonata di
proporzioni ridotte, sia nel numero dei tempi che nello svolgimento delle
parti di ogni singolo brano. Berkeley, notoriamente a suo agio nelle
composizioni brevi, sembra avere una particolare predilezione per questa
forma visto che molte opere del suo catalogo portano questo nome. Tra le
altre ricordiamo una Sonatina per pianoforte a quattro mani, una per due
pianoforti, una per violino e piano, una per oboe e piano. Nella letteratura
chitarristica, a parte gli antecedenti ottocenteschi, la prima composizione
di una certa importanza con questo titolo è la Sonatina di Federico
Moreno Torroba scritta nel 1923 per Segovia. Del 1927 è la Sonatina di
Cyril Scott22, riscoperta di recente da Angelo Gilardino ed eseguita
integralmente per la prima volta da Julian Bream nel 2002.23Un altra
importante composizione di stampo neoclassico, non molto eseguita, è la
Sonatina di Carlos Surinach24,scritta nel 1959, un anno dopo quella di
Berkeley, dedicata a Segovia. Tutte queste composizioni hanno in
comune, oltre al titolo, la medesima articolazione in tre movimenti, anche
se linguaggio, stile e finalità espressive sono assai differenti. Se infatti il
lavoro di Torroba è un tipico esempio di stile ispirato al folclore
nazionale, all'interno di un quadro formale ed armonico tutto sommato
convenzionale, il lavoro di Scott è invece un esempio abbastanza
singolare di stile impressionistico applicato alla chitarra, caratterizzato da
un raffinato linguaggio armonico e da una particolare scansione del tempo
musicale; in orbita stravinskiana e neoclassica si muovono invece le opere
di Berkeley e Surinach.
21 Dice Bream in una intervista: “ I remember Ben [Britten, n.d.a.] saying about the guitar Sonatina:
-You know, Julian,that is almost a good piece.- I thought this was terrific praise from him because I
never heard him praise any composer, except I think Shostakovic latterly. In Ben's book it must
been rather a good piece!” Cfr. Dickinson, p.49.
22 Cyril Meir Scott (1879-1970) compositore, pianista e letterato inglese, stilisticamente legato a
modelli impressionistici,in particolare a Debussy, scrisse composizioni di ogni genere, tra cui
l'opera The Alchemist (1925).
23 Di questa composizione pare che Segovia avesse eseguito in pubblico solo il primo tempo, con il
titolo di Berceuse. Cfr. introduzione all'edizione di Scott, Cyril, Sonatina, Bèrben, Ancona, 2002.
24 Pubblicata in AA.vv., Antologia per chitarra,Ricordi, Milano, 1961.
23
Analisi
I Tempo: Allegretto
Esposizione
bb. 1-11 I tema
bb.12-21 Transizione (Ponte)
bb. 22-29 II Tema
bb. 30-39 Codette
(progressioni)
L'apparente linearità del ritmo di 6/8 viene però ben presto messa in gioco
dallo spostamento degli accenti metrici, determinati dall'alternanza del
ritmo di 6/8 con quello di 9/8. Nella prima frase troviamo, senza
preamboli, le idee germinali del brano. Il motivo è costituito da una
cellula ritmica dattilica seguita da tre crome che insieme alla figurazione
in arpeggio discendente di sei semicrome (b.5) costituiscono il nucleo
24
generatore, attraverso i consueti processi di variazione e trasformazione,
dell'intera composizione.
Un aspetto interessante di questo primo tema è il senso del tempo: le
artificiose ripetizioni del medesimo segmento su gradi diversi come
avviene nella battute 5-11 sembrano contrastare la naturale direzionalità
del movimento; anche il segmento di collegamento al secondo tema, dà
la sensazione di un ritmo continuamente frenato e di un girare attorno in
modo quasi parossistico intorno alla stessa cellula motivica. Dal punto di
vista armonico i tre diesis in chiave suggeriscono la tonalità di la
maggiore ma è evidente che ci troviamo in un contesto modale: la scala di
riferimento è infatti quella mixolidia di mi25 ossia una scala maggiore con
il settimo grado abbassato. Anche la successione armonica non rispecchia
le consuete funzioni cadenzali di tipo tonale: considerando come centro di
riferimento tonale il mi l'armonia tocca, nella prima frase, rispettivamente,
il VII ed IV grado della scala (b.3) prima di tornare al primo grado;
quanto agli accordi, essi sono liberamente formati da aggregati di diversa
natura: ad un primo accordo di tre suoni formato dalla sovrapposizione di
due quinte (b.1) con il mi al basso segue un accordo di quattro note mi-la-
re-fa#, composto da due quarte e una terza maggiore; a b. 5 abbiamo un
accordo arpeggiato la-re-fa#-si, ossia una quarta, una terza, una quarta;
alle b. 7-10 troviamo una progressione formata da accordi di settima di
quarta specie.
Conciso ed essenziale il secondo tema che si svolge sostanzialmente
nell'arco di otto battute (bb.22-29) ed è costituito da un motivo di tre note
la-sol-fa#-(la ) poi trasposto come Berkeley è solito fare nei suoi
svolgimenti tematici, al mi e al re#.
28
Con l'indicazione di Tempo rubato si apre una seconda sezione (bb. 7-14)
ancora più misteriosa:
26 Ossia non più inquadrabili nei termini della musica tonale. Cfr. su questo tema
Mastropasqua,Mauro, Introduzione alla musica post-tonale, Bologna, CLUEB, 1995.
27 Adorno,Theodor, Filosodia della musica moderna, Einaudi, Torino 1959, p. 68.
29
semitono e variato; da notare a b. 35 la raffinata armonizzazione della
scala esatonale discendente che riconduce al motivo iniziale; ad esso
risponde, all'ottava superiore il motivo in crome di tre note mi-do#-re (che
ne è una variante) ed il brano si avvia decelerando alla conclusione, in
dissolvenza, sull' etereo accordo in armonici formato dalle sei corde a
vuoto della chitarra.
32
Il Theme and Variations
Analisi
34
Punto di riferimento tonale è adesso il fa#, dominante di si, il che lascia
trasparire ancora una volta quanto il pensiero di Berkeley sia fortemente
ancorato alla tonalità, di cui rimane però soltanto lo scheletro.
Armonicamente siamo ancora nell'ambito dell'armonia per quarte (in
questo caso l'accordo-pedale è costituito dalle note si-mi-la-re#). Nella
codetta conclusiva (bb.13-18) si ripresenta la prima idea melodica al
basso e con diversa armonizzazione. Il finale è in dissolvenza,
caratterizzato dalla ripercussione dell'accordo base a cinque voci fa#-do-
re-sol-si. Tutto il materiale presentato nel tema sembra essere orientato
intorno alla relazione di quinta giusta si-fa#, resa ambigua dalla
compresenza della relazione di tritono si-fa naturale.
La prima variazione si cararatterizza anzitutto per la notevole irregolarità
metrica: i continui cambi di tempo si accompagnano ad una parossistica
scansione ritmica interna, costituita da moduli giustapposti che
determinano un carattere irrequieto ed ansioso che si placa parzialmente
solo nella parte finale. Formalmente il brano mantiene la struttura binaria
del tema, anche se procede senza soluzioni di continuità. Anche la
lunghezza è identica (18 battute). Nella prima parte il motivo a viene
sottoposto nei sue elementi costitutivi ad un processo di camuffamento
ma è tuttavia ancora riconoscibile; lo stesso compositore indica con
accenti le note della melodia originaria. Il meccanismo compositivo
adoperato è in questo caso principalmente quello dell'espansione delle
cellule melodiche: la quartina in biscrome del tema si accresce in un
arpeggio formato da tre quartine di semicrome, mentre la cellula
melodica formata da una seminima con doppio punto e semicroma
diviene una croma con punto più una semicroma ripetuta per tre volte. Il
motivo è nel suo insieme trasposto una quarta sopra rispetto al Tema. Da
b.5 l'ossessiva ripetizione del medesimo modulo ritmico determina un
notevole depotenziamento del flusso lineare, imprimendo la sensazione di
un meccanismo che gira a vuoto intorno ai propri ingranaggi. Un
passaggio scalare prepara l'ingresso del secondo motivo b (b. 11), questo
volta enunciato con un perentorio fortissimo, e trasposto anch'esso di una
quarta rispetto al Tema. In prossimità della conclusione il ritmo si
acquieta, in corrispondenza di una stabilizzazione metrica e di un
progressivo rallentamento della pulsazione, indicato dal compositore
esplicitamente con l'indicazione Poco rit.(b.13) e poco più avanti Meno
vivo (b. 16). A questo fenomeno si accompagna un graduale assottigliarsi
del volume sonoro e una tendenziale discesa verso il registro grave (b. 16)
Un guizzo verso il registro acuto conclude la variazione. Da notare a b. 16
il modulo composto da una figurazione in crome con il basso in battere e
l'accordo in levare che anticipa quello che diverrà l'elemento
caratterististico della variazione seguente.
La seconda variazione è in tempo leggermente più lento rispetto alla
precedente (allegretto) e presenta una struttura ritmica meno frastagliata e
35
una assoluta regolarità metrica (tempo di 4/4). Essa si compone di 16
battute e, pur non presentando soluzioni di continuità, può essere
segmentata in tre sezioni rispettivamente di 6,4 e 6 battute. Il primo
motivo (a) si presenta nel registro grave, una sesta sotto rispetto alla linea
originale, cui risponde nella voci superiore una linea armonizzata in
triadi. La seconda idea (b) riemerge a b. 7 e si espande con maggiore
lirismo. Il motivo a si ripresenta, ancora nel registo grave ma un ottava
sotto rispetto al Tema, e diversamente armonizzato a b.11. Interessante
notare la tecnica di collegamento delle triadi che risolvono tutte attraverso
spostamenti minimi delle voci, in un continuo fluttuare da una regione
armonica all'altra. Il brusco accordo di Fa# chiude la variazione in modo
interrogativo.
Rarefatta e notturna è l'atmosfera della terza variazione (Lento) incentrata
sulle note ribattute di trentaduesimi che tratteggiano, parafrasando, i
motivi del Tema in forma di solitario eloquio. Il mormorio,punteggiato da
aggregati armonici dissonanti, si mantiene in un range dinamico piuttosto
compresso, dal pianissimo al piano, raggiungendo per brevi tratti, nella
sezione centrale, il mezzoforte. Seppure in forma rapsodica e flessuosa la
variazione mantiene la fisionomia strutturale del Tema: bb.1-6 motivo
(a); bb.7-15 motivo (b) e coda.
La quarta variazione (Andante) lunga 23 battute, ha il ritmo ondeggiante
di una barcarola ed un sapore diatonico modale che contrasta con le
armonie tenebrose e dissonanti delle precedenti variazioni. La forma è
bipartita e prevede, caso unico in questo ciclo di variazioni, la ripetizione
della seconda parte. I contorni più delineati rispetto alla variazione
precedente ci permettono di suddividere il brano in tre periodi,
rispettivamente di 8,7 e 8 battute. L'analisi della prima parte (bb.1-15)
evidenzia in primis, dal punto di vista metrico, una distribuzione
simmetrica delle misure: nel primo periodo (bb. 1-8) due battute in 6/8
più due in 3/4 più quattro in 6/8; la stessa disposizione per il secondo
periodo (bb.9-15) che però, essendo composto di sette misure, si chiude
con tre battute di 6/8 anziché quattro.Questa alternanza orizzontale tra
misure a suddivione ternaria con misure a suddivisione binaria ha una
corrispondenza in senso verticale nella scrittura a due voci di questa
variazione: infatti la voce superiore è in pratica sempre in 3/4, e quindi a
suddivisione binaria, mentre la voce inferiore è a suddivisione ternaria
nelle misure in 6/8, binaria in quelle in 3/4. Il profilo melodico è
perfettamente riconoscibile ed anche dal punto di vista armonico
possiamo individuare come nel Tema un recupero del significato
funzionale degli accordi nella cadenza alla dominante (b. 7-8). Il brano in
effetti presenta in chiave il fa # ed quindi orientato verso la tonalità di sol
maggiore anche se l'impianto modale di questo brano non permette di
poter interpretare in termini funzionali le concatenazioni armoniche
presenti. In realtà la prima sezione presenta caratteristiche che possono far
36
pensare ad un armonia bitonale: la voce superiore è infatti basata sul
modo eolio di si (scala minore naturale), mentre la voce inferiore è
prevalentemente basata sulle note della scala pentatonica maggiore di sol,
e precisamente sol-la-do-re-mi cui si aggiunge un sib. E' comunque una
caratteristica dello stile compositivo di Berkeley il sapiente dosaggio di
sistemi compositivi differenti, che non minano in ogni caso il significato
unitario delle sue composizioni.
La quinta variazione (Allegro), lunga 15 battute, è tra le sei quella in cui i
motivi subiscono un processo di camuffamento maggiore ed anche la
forma nelle sue articolazioni interne si presenta più frastagliata. Si tratta
di un episodio di raccordo al pensoso finale, una sorta di intermezzo dal
carattere quasi impovvisativo, dallo svolgimento prevalentemente lineare.
Il compositore indica in chiave tre diesis, a suggerire un centro tonale di
la maggiore. In effetti il brano si apre con un frammento di scala di la
maggiore ma ben presto la presenza di note estranee alla scala diatonica ci
avvisano che questo ancoraggio alla tonalità è piuttosto instabile; in realtà
nell'arco di tre battute Berkeley utilizza tutti i dodici suoni della scala
cromatica. Non possiamo tuttavia parlare di “serialità” in termini
dodecafonici in quanto tale prassi compositiva presuppone che la serie sia
costituita di dodici suoni presentati in successione senza ripetizioni ma
piuttosto di un'ennesima prova di un pensiero musicale completamente
consapevole ed in grado di gestire i diversi materiali a disposizione. Gli
arpeggi discendenti di b.2, ad esempio, interpretabili come accordi di
settima con la quinta aumentata, implicano un'armonia esatonale. La
struttura di questa variazione non permette una segmentazione agevole,
dato il suo carattere improvvisativo. L'unica cesura evidente è la corona
posta sul fa# basso della terza battuta. Per il resto il brano prosegue senza
soluzioni di continuità: spiccano comunque all'interno del continuum le
battute 9-10 per le quali il compositore prescrive un Poco largamente e in
cui vengono utilizzati accordi formati dalle corde a vuoto della chitarra
che spezzano momentaneamente la sostanziale linearità della scrittura.
Elemento caratterizzante sembra comunque essere l'intervallo di terza
sviscerato orizzontalmente per larga parte dell'estensione dello strumento,
a conferma del sostanziale carattere di improvvisazione di questa
variazione.
La sesta variazione o Epilogue, come precisa il compositore, è collegata
senza soluzione di continuità alla precedente e rappresenta con il suo
carattere meditativo la giusta conclusione di un brano completamente
estraneo ad ogni forma di esteriorità, frutto di un pensiero musicale
maturo ed assolutamente autonomo da qualsiasi dimensione banalmente
descrittiva.
Gli elementi essenziali del Tema ritornano trasfigurati in una dimensione
che sembra coglierne i più intimi significati emotivi. Il primo motivo, o
meglio la sua fisionomia si staglia, prevalentemente in figure di ottavi, su
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un regolare, ostinato accompagnamento in quarti (bb.1-4); la seconda idea
tematica (bb. 5-7) è invece fedelmente riprodotta al basso, punteggiata
discretamente da triadi consonanti sui tempi deboli della battuta; la coda è
dilatata in sette battute nelle quali al movimento discendente dei bassi
risponde come in un fremito una rapida figurazione di arpeggio che
rievoca l'arpeggio di apertura del brano che infatti puntualmente ritorna a
b. 10 con le stesse note ma con il profilo ritmico modificato. Nel finale
l'atmosfera lugubre e notturna si scioglie come per incanto nel luminoso
accordo di sesta di si maggiore ripetuto a distanza di due quarti. L'ultima
parola spetta al bicordo sol#-si, su cui cala in maniera un po' sospesa il
sipario del brano.
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Conclusioni
Dickinson, Peter, The music of Lennox Berkeley, 2nd rev., The Boydell Press,
Woodbridge, 2003.
Wright, David C. F, Sir Lennox Berkeley (British Composer), articolo pubblicato sul
sito della Lennox Berkeley Association, 2002.
Sitografia
www.musicweb-international.com/berkleyl/index
Contiene un articolo di Peter Dickinson e una selezione degli scritti di Berkeley e una
bibliografia; contiene un interessante intervista a Richard Stoker allievo di Berkeley.
http://www.musicweb-international.com/berkleyl/wright
Articolo di Wright.
http://en.wikipedia.org/wiki/Lennox_Berkeley
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