Sei sulla pagina 1di 34

12

CAPITOLO

[numerazione
[numerazione devanagari] [numerazione cinese]
araba]

I LIMITI

NON PUÒ FARE PIÙ FREDDO DI COSÌ!


Non c’è limite al caldo, ma esiste un limite al
freddo. La temperatura più bassa teoricamente
raggiungibile nell’Universo si definisce «zero as-
soluto» ed è pari a –273,15 °C.

Perché il termometro non può scendere


sotto lo zero assoluto?

La risposta a pag. 765


TEORI CAPITOLO 12. I

1. GLI INTORNI
● Il termine topologia Esponiamo alcune nozioni fondamentali della topologia dell’insieme R dei nume-
significa «studio del luogo» ri reali riguardanti loro particolari sottoinsiemi. Poiché esiste una corrispondenza
e deriva dalla parola greca biunivoca tra R e i punti di una retta orientata r, detta retta reale, possiamo iden-
topos che significa appunto
«luogo». tificare ogni sottoinsieme di R (insieme numerico) con un sottoinsieme di punti
della retta r e quindi parlare anche di topologia della retta.

● Un intervallo è un sot- Gli intorni di un punto


toinsieme di numeri reali
che corrisponde a una DEFINIZIONE
semi- retta (intervallo Intorno completo
illimitato)
o a un segmento (intervallo
limitato) della retta reale. Dato un numero reale x 0, si chia- 1 2
Un intervallo può essere ma intorno completo di x 0 un
chiuso o aperto, a seconda x0 – x0 x0 + 2
qualunque intervallo aperto I (x 0) 1
che gli estremi apparten-
gano o meno all’intervallo. contenente x 0:
Parlando di punto di un I (x 0) = ] x 0 - d1; x 0 + d2[, (x0)
intervallo intenderemo sia il con d1, d2 numeri reali positivi.
numero reale, sia il punto
del segmento che lo rappre-
senta.
ESEMPIO
Se x 0 = 1, l’intervallo aperto I = ] 0; 3 [ è un intorno completo di 1. In
questo caso d1 = 1 e d2 = 2, perché possiamo scrivere:
I = ]1 - 1; 1 + 2 [.
0 1 3 Questo intorno ha ampiezza (x0 + d2) - (x0 - d1) = d1 + d2 = 1 + 2 =

Ð1 1 2 3. Anche ] - 1; 2 [ e E 1 ; 4; sono intorni completi di 1.


2
1
– – Quando d1 = d2, il punto x 0 è il punto medio dell’intervallo. In questo caso parlia-
21 4
mo di intorno circolare di x 0.
DEFINIZIONE
Intorno circolare
Dato un numero reale x 0 e un   raggio
numero reale positivo d, si chiama
intorno circolare di x 0, di raggio d,
x0   x0 x0  
l’intervallo aperto I d(x 0) di centro
(x0)
x 0 e raggio d:
I d(x 0) = ] x 0 - d; x 0 + d[.
2 2
L’intorno circolare del punto 5 di raggio 2 è ] 5 - 2; 5 + 2 [, ossia ] 3; 7 [.
3 5 7
(5) Poiché l’intorno circolare di x 0 di raggio d è l’insieme dei punti x e R tali che
x 0 - d 1 x 1 x 0 + d,
● Ricorda che A (x) 1
è equivalente a cioè tali che - d 1 x - x 0 1 d, possiamo anche scrivere:
- k 1 A (x) 1 k I (x ) = $x e x- 1 d..
R x

71
d 0 0
e viceversa.

71
PARAGRAFO 1. GLI INTORNI TEORIA
TEORI CAPITOLO 12. I

Per gli intorni completi e circolari di un punto x 0 vale la seguente proprietà.


PROPRIETÀ
L’intersezione e l’unione di due o più intorni di x 0 sono ancora degli intorni di x 0.

L’intorno destro e l’intorno sinistro di un punto


Dato un intorno di un punto x 0, talvolta interessa considerare soltanto la parte
dell’intorno che sta a destra di x 0 oppure quella che sta a sinistra.
In generale, dato un numero d e R+, chiamiamo:
+
• intorno destro di x 0 l’intervallo Id (x 0) = ] x 0; x 0 + d[;
-
• intorno sinistro di x 0 l’intervallo Id (x 0) = ] 0
0
- d; x [.
x
E Figura 1
x0 –  x0
intorno sinistro di x0
–(x0) ● Per esempio:
+(x0)
intorno destro di x 0 1
x0 x0 +  intorno
destro di
intorno 1
sinistro di
1
Per esempio, l’intervallo ] 2; 2 + d[ è un intorno destro di 2; l’intervallo ] -5; -3 [
–(1) +(1)
è sia un intorno sinistro di -3, sia un intorno destro di -5.

Gli intorni di infinito


Dati a, b e R, con a 1 b, chiamiamo:
• intorno di meno infinito un qualsiasi intervallo aperto illimitato inferiormente:

I (- 3) = @-3; a6 = " x e R x 1 a, ;

• intorno di più infinito un qualsiasi intervallo aperto illimitato superiormente:

I (+ 3) = @b; + 36 = " x e R x 2 b , .

Si definisce inoltre intorno di infinito l’unione tra un intorno di - 3 e un


intorno di + 3, cioè:

I (3) = I (- 3) U I (+ 3) = "x e R x 1 a 0 x 2 b,.

● La scrittura 3, priva di segno, indica contemporaneamente sia -3 che +3. Quindi, se si


vuole indicare solo +3, bisogna esplicitamente scrivere il segno + davanti al simbolo 3.

Analogamente al caso di un punto reale x 0, possiamo parlare di intorno circolare


di infinito:

Ic (3) = @-3; - c 6 U @c; + 36 (c e R+).

71
TEORI CAPITOLO 12. I

I punti di accumulazione
● Il termine accumula- DEFINIZIONE
zione indica che i punti di Punto di accumulazione
A si addensano intorno a Si dice che il numero reale x 0 è un punto di accumulazione di A, sottoinsie- me di R, se ogni i
x0 .

ESEMPIO
Consideriamo l’insieme:
1 2 3 4 5 6 n
A = &0, , , , , , , f, 0 , n e N.
2 3 4 5 6 7 n+1
All’aumentare di n , i corrispondenti valori di A si avvicinano al valore
1, come si può osservare dalla tabella:

n 10 100 1000 10 000 f

10
= 0, 90 100 1000
1001 = 0, 10
10 000 = 0, 9999000 f
11 101 = 0, 001
9900 999000

È possibile verificare che il punto 1 gode della seguente proprietà: comunque


scegliamo un intorno completo di 1 (anche di raggio molto piccolo), questo
● Osserva che il punto 1 contiene infiniti elementi di A. Quindi 1 è un punto di accumulazione di A.
è punto di accumulazione Per esempio l’intorno ]0,9; 1,1[ del punto 1 contiene infiniti punti di A:
di A, ma non appartiene ad
A. 10 11 12
, , ,f
11 12 13
100 101 102
L’intorno ] 0,99; 1,01 [ contiene altri infiniti punti di A: , , , f
101 102 103
E così via.

► Figura 2 Disegniamo
alcuni punti dell’insieme 0,99 1 1,01 1,1
A contenuti in ] 0,9; 1,1 1 0 1
0,9 – – – – –
[. 1– –1–2–
Ingrandiamo poi la figura e
11 12 13
disegniamo alcuni punti di
A, contenuti in ] 0,99; 1,01
[. Questo procedimento
può
essere ripetuto considerando 0,99 1–0–0– –1–0–1– –1–0–2– 1 1,01
–101 102 103
un intorno con raggio preso
piccolo a piacere.

Ogni punto di un intervallo è di accumulazione per l’intervallo stesso. Anche


gli estremi dell’intervallo sono suoi punti di accumulazione.

● Si dimostra che è equivalente alla definizione data dire che x0 è punto di accumulazione di A
se ogni intorno completo di x0 contiene almeno un elemento di A distinto da x0.

71
PARAGRAFO 2. LA DEFINIZIONE DI li f( ) 4

2. LA DEFINIZIONE DI f( ) 4
li 0

Sia D un sottoinsieme di R. Consideriamo la funzione f  D " R, y = f (x ) e


sup- poniamo che il suo grafico sia quello rappresentato nella figura 3.

● Negli esempi che consi-


y dereremo, D sarà spesso
y
un intervallo o un’unione
f(x) f(x) di intervalli.
9 = f(x0)
9

f(x)

O x0x x O x0 x x
x

a. Nel caso di una funzione f come


quella disegnata in figura vediamo b. Possiamo porci la stessa domanda
che, se x si avvicina a x0, allora f(x) anche nel caso in cui x0 è punto
si avvicina a 9 = f(x0). di accumulazione per D, ma x0 Ø
D e quindi l’espressione f(x0) non
ha significato. A quale valore 9 si
avvicina f(x) quando x si avvicina a ► Figura 3 Quando x si
x0? avvi- cina a x0, f(x) si avvicina
a 9?

Introduciamo uno strumento matematico che permetta di descrivere con precisione


la proprietà che vediamo nella figura 3: più scegliamo x vicino al valore x0 e più
la sua immagine f (x) si avvicina a un certo valore l.
● Vedremo che l può
Consideriamo, per esempio, la funzione, definita in D = R - {3}: coin- cidere con f (x 0), ma
può anche essere diverso.
.
y = f (x) 2x2 - 6x
= x-3

Vogliamo studiare il comportamento della funzione vicino al punto x 0 = 3.


Osserviamo che f (x ) non è definita in 3, quindi non ha senso considerare f
(3). Cerchiamo allora a quale valore l si avvicina la funzione quando x si
approssima
al valore 3.
Diamo alla variabile x dei valori che si avvicinano sempre più (per eccesso o per
difetto) a 3 e calcoliamo le loro immagini f (x).

x f(x) x f(x)
2,9 5,8 3,1 6,2
2,99 5,98 3,01 6,02
2,999 5,998 3,001 6,002
2,9999 5,9998 3,0001 6,0002
f f f f

71
TEORI CAPITOLO 12. I

▲ Tabella 1 ▲ Tabella 2

Vediamo che quanto più x si avvicina a 3, tanto più f (x ) si avvicina al valore 6.

Più in generale, se prendiamo un qualunque valore di x in un intorno di 3


sempre più piccolo, allora f (x ) si trova sempre più vicino a 6, cioè si trova in un
intorno di 6 sempre più piccolo. Per comodità, consideriamo degli intorni
circolari.

72
PARAGRAFO 2. LA DEFINIZIONE DI li f( ) 4

Possiamo allora dire che, se consideriamo un qualunque intorno circolare di 6


di ampiezza f, che indichiamo con If(6), esiste sempre un intorno di 3 i cui
punti x (con x ! 3) hanno immagine f (x ) contenuta in If(6).
Infatti i punti dell’intorno If (6) sono quei valori di f(x) per cui si ha:
2x2 - 6x x - 3
● Ricordiamo che i
punti di un intorno f (x) - 6 1 f, - 6 1 f.
circolare ossia
I f(x 0) sono i numeri reali
x tali che x0 - f 1 x 1 x0 Svolgendo i calcoli, otteniamo:
+ f ossia x - x0 1 f.
2x2 - 6x - 6x + 18 2 (x2 - 6x + 9)
1 f 1 f "
x-3 x-3
"
(x - 3) 2
● Stiamo studiando il f
" x-3 1 f x- f 1 x- 31 ,
$ 2 " 3 1 "
f-
comportamento di f(x) in 2 2 2
un intorno di 3, ma non in
3, quindi possiamo cioè 3 -
conside- rare x ! 3 e
f
f 2 1 x 1 3 + 2 . Quindi le soluzioni della disequazione sono i punti
semplificare.
f f
● L’ampiezza dell’intorno dell’intorno I (3) = E3 - ;3 + ;.
di 3 dipende dalla scelta
2 2
dell’intorno di 6. Riassumendo: per ogni f 2 0 esiste un intorno I (3), che dipende da f, tale che per
ogni x e I (3), con x ! 3,
f (x) - 6 1 f.

Diciamo allora che «per x che tende a 3, f (x ) ha limite 6» e scriviamo:

l i m f (x) = 6.
x " 3

● Come abbiamo visto, non è necessario che il punto x 0 = 3 appartenga al dominio D della
funzione, ma poiché dobbiamo considerare le immagini di punti sempre più vicini a x 0, occor-
re che la funzione sia definita in questi punti. Ciò significa che x 0 deve essere un punto di accu-
mulazione per D.

In generale possiamo dare la seguente definizione.


DEFINIZIONE

Limite finito per x che tende a x0 Si dice che la funzione f (x ) ha per limite il numero re
y y = f(x)
9+ f(x) 9
f(x)–9 <
9Ð

xlim
"x0 f (x) = l ,

quando, comunque si scelga un numero reale positivo f si può determinare un intorno comp
● La validità della condi-
zione f (x) - l 1 f pre- O x0 x1 x
suppone che f (x) sia defi- (x0)
nita in I (escluso al più
x0). Il punto x 0 è di
zione per il dominio l - f 1 f (x) 1 l + f, ossia f (x) - l 1 f,
della per ogni x appartenente a I, diverso (al più) da x 0. 72
TEORI CAPITOLO 12. I

accumula-

funzione. Non ci interessa il


valore che la funzione f (x)
assume eventualmente in x 0.

72
PARAGRAFO 2. LA DEFINIZIONE DI li f( ) 4

In simboli la definizione di xli"mx f (x) = l si può formulare così:


0

6f 2 7I (x0) f (x) - 1 f, 6x e I (x0), x ! ● 6 significa comunque,


0 l x0. per ogni; 7 significa esiste;

Il significato della definizione significa tale che.

Nella definizione appena data, considerando f, pensiamo a valori che


diventano sempre più piccoli. Diremo che f è preso «piccolo a piacere».
Inoltre, se esplicitiamo il valore assoluto nell’espressione f (x) - l 1 f otteniamo

- f 1 f (x ) - l 1 f " l - f 1 f (x ) 1 l +

f, ossia f ( x) appartiene all’intorno ]l - f; l + f[.

Interpretiamo la definizione
La definizione dice che l è il limite di f (x ) se, fissato un f qualsiasi, anche «molto
piccolo», troviamo sempre un intorno di x 0 tale che, per ogni x ! x0 di quell’intor-
no, f (x ) appartiene a ] l - f; l + f[, cioè f (x ) è «molto vicino» a l (figura 4).
▼ Figura 4

y y y

9+
f(x) 9+ 9+
9 f(x) 9
9 f(x)
9– 9– 9–

O x0 x
x O x0 x O xx0 x


x



a. Fissiamo  > 0. Individuiamo un b. Se riduciamo , troviamo c. Più piccolo scegliamo , più
intorno I di x0 tale che un intorno di x0 più piccolo. piccolo diventa, in genere, l’intorno
f(x) c ]9 – ; 9 + [ per ogni x c I.
I.

La verifica
Per eseguire la verifica del limite xli"mx f (x) = l , applichiamo la definizione.
0

ESEMPIO

Verifichiamo che l i m (2x - 1) = 3.


x " 2

Dobbiamo provare che, scelto f2 0, esiste un intorno completo di 2 per ogni x


del quale (escluso al più 2) si ha:
(2x - 1) - 3 1 f 2x - 1 f.
" 4
Esplicitiamo il valore assoluto: - f 1 2x - 4 1 f.
Aggiungiamo 4 ai tre membri: 4 - f 1 2x 1 4 + f.

72
TEORI CAPITOLO 12. I

f f
Dividiamo ciascun membro per 2: 2 - 2 1 x 1 2 + 2 .
L’insieme delle soluzioni della disequazione è quindi: E2 - f ; 2 + f ;.
2 2

72
PARAGRAFO 2. LA DEFINIZIONE DI li f( ) 4

● Il raggio d dell’intorno
trovato dipende da f: Abbiamo trovato un intorno circolare di 2 per cui è vera la condizione
inizia- le, quindi il limite è verificato.
f
d=2.
Osserviamo nell’esempio precedente che l i m f (x) = f (2).
x " 2
● Facendo un esempio
numerico, possiamo In generale, l’esistenza del limite di una funzione in un punto x0 è indipendente
dire
che se scegliamo f = 0, 6, dal comportamento della funzione in x0. Sono possibili i seguenti casi:
troviamo l’intorno di 2,
] 2 - 0, 3; 2 + 0, 3[, ossia • esiste li m
x "0 x
f (x) = l e l = f (x 0);
] 1, 7; 2, 3 [. Preso un valore
di x appartenente all’in- • esiste li m
x "0 x
f (x) = l e l ! f (x 0);
torno, per esempio
x = 2, 02, abbiamo • esiste li m
x "0 x
f (x) = l e non esiste f (x 0).
f (2, 02) = 3, 04 .
Risulta vero che:
3 - f 1 3, 04 1 3 + f, Le funzioni continue
ossia 2, 4 1 3, 04 1 3, 6. Se per una funzione f(x) si verifica che, per un punto x0 appartenente al
dominio di f, esiste il limite di f(x) per x " x0 e si ha
li m f (x) = f (x0),
x "0 x

allora si dice che f è continua in x0. Diciamo poi che f è continua nel suo dominio
D quando risulta continua in ogni punto di D.
Sono funzioni continue nel loro dominio quelle il cui grafico è una curva senza
interruzioni; è il caso, per esempio, di una retta o di una parabola.
● Per esempio, sapendo Se una funzione è continua in un punto, il calcolo del limite in quel punto
che la funzione f (x) = 2x è
risulta semplice, perché basta calcolare il valore della funzione in quel punto.
continua nel punto 7,
risulta Elenchiamo le funzioni continue in R (o in intervalli di R) più utilizzate.
l i m 2x = 2 $ 7 = 14 . La funzione polinomiale
x " 7

La funzione f (x) = 3x2 - 2x + 5, espressa mediante un polinomio, è continua in


R. In generale, è continua in tutto R ogni funzione polinomiale, ossia ogni
-1
funzione del tipo f (x) = a 0 x n + a 1 x n + … + an - 1 x + an .

La funzione radice quadrata


● La funzione radice qua-
drata è un caso particolare La funzione, definita in R+ U {0}, y = x è continua per ogni x reale positivo o
della funzione potenza nullo.
con esponente reale. Più in generale, sono continue le funzioni potenza con esponente reale, definite in
Infatti
1
f (x) = x 2 x. R+: y = x (a e R).
= a

Le funzioni goniometriche
Sono continue in R le funzioni sen x e cos x.
r
● La funzione tg x non È continua anche la funzione tangente in R - & + k e Z0.
2
r
è definita per x =2 + kr, La funzione cotangente è continua in R - {kr, k e
kr.
Z }.
● La funzione cotg x non
è definita per x = kr. Infine, si può dimostrare che le funzioni secante, cosecante, arcoseno, arcocoseno,

72
TEORI CAPITOLO 12. I

arcotangente,
arcocotangente sono
continue nel loro
dominio.

La funzione
esponenziale e la
funzione logaritmica
La funzione esponenziale
y = ax, con a 2 0, è
continua in R.
La funzione logaritmica y
= loga x, con a 2 0, a !
1, è continua in R+.

72
PARAGRAFO 2. LA DEFINIZIONE DI li f( ) 4

Il limite destro e il limite sinistro


Il limite destro
Il limite destro di una funzione viene indicato con il simbolo: lim f (x) = l .
x " x0+
La definizione del limite destro è analoga a quella già data di limite, con la sola
differenza che la disuguaglianza | f (x ) - l | 1 f deve essere verificata per ogni x
appartenente a un intorno destro di x 0, ossia a un intorno del tipo ] x 0; x 0 + d[.

Il limite sinistro
Il limite sinistro di una funzione viene indicato con il simbolo: lim- f (x) = l .
x " x0

Anche per il limite sinistro valgono le stesse considerazioni fatte per il limite
destro, con la sola differenza che f (x) - l 1 f deve essere verificata per ogni
x appartenente a un intorno sinistro di x 0, ossia un intorno del tipo ] x 0 - d; x 0 [.
ESEMPIO
Consideriamo la funzione il cui grafico è illustrato nella figura 5.
3x -
f (x) = se x 1 1
1 )
se x $ 1
2x + 1
Verifichiamo che lim f (x) = 2, lim f (x) = 3.
-
x " 1+
mentre
x" 1
Infatti, per ogni numero reale f 2 0, è possibile trovare rispettivamente un
intorno sinistro e un intorno destro di 1 in cui:

f (x) -
1 f, con x 1 1. f (x) - 1 f, con x 2 1.
2
3
Verifichiamolo:

(3x - 1) - 2 1
(2x + 1) - 3 1 f
f
3x - 3 1 f 2x - 2 1 f

-f 1 3x - 3 1 f -f 1 2x - 2 1 f
3 - f 1 3x 1 3 + 2 - f 1 2x 1 2 + f
f
f f
1-
f 1 x 11+ 1- 1 x 11+
, con x 11 f , con x 2 1

3 3 2 2

1 f f
- 3 1 x 1 1. 1 1 x 1 1 +2 .

La disuguaglianza iniziale La disuguaglianza iniziale


è verificata in un intorno è verificata in un intorno
sinistro di 1. destro di 1.
Osserviamo che il li mx
x " 0

72
TEORI CAPITOLO 12. I

e sinistro e coincidono:
f (x) = l esiste se e solo se esistono entrambi i limiti destro

li mx
x " 0 f (x) = - lim f (x) = / lim f (x) = l .
+ x " x-0
l l La scrittura x " x +0
x " x0 si legge «x tende a x0 da destra». Signi
Infatti, fissato f 2 0, la disuguaglianza f (x) - l 1 f è verificata in un intorno
completo I di x 0, con al più x ! x0, se e solo se è verificata sia in un intorno
destro di x 0 sia in un intorno sinistro di x 0.

La scrittura x " x si - 0
legge «x tende a x 0 da sinistra». Significa che x si avvicina a x 0 restando però sempre minore di x0.

y  2x  1
3
2

y  3x  1

O 1 x

▲ Figura 5

72
PARAGRAFO 2. LA DEFINIZIONE DI li f( ) 4

3. LA DEFINIZIONE DI li f( )
0

● Per questi limiti e per i Il limite è +3


successivi, gli esempi di 1
verifica si trovano negli Consideriamo la funzione f (x) = definita per x ! 1.
esercizi. (x -

1)2
Calcoliamo i valori della funzione per valori di x che si avvicinano sempre di più
(per eccesso o per difetto) a 1.

x f(x) x f(x)
0,9 100 1,1 100
0,99 10000 1,01 10000
0,999 1000000 1,001 1000000
0,9999 100 000 000 1,0001 100 000 000
f f f f
▲ Tabella 3 ▲ Tabella 4

Osserviamo che, per valori di x sempre più vicini a 1, i valori di f(x) crescono
sempre di più.
Diciamo allora che per x che tende a 1 la funzione tende a + 3.
Per essere sicuri che l’avvicinamento non sia dovuto ai particolari valori che abbia-
mo scelto, ma sia vero sempre, è necessario poter affermare che, preso un numero
reale positivo M grande quanto vogliamo, esiste sempre un intorno di 1 in cui f(x)
è ancora più grande del valore scelto. Diamo allora la seguente definizione.
DEFINIZIONE
Limite + 3 per x che tende a x0
● La funzione è definita in Sia f (x ) una funzione non definita in y y  f(x)
tutti i punti di I tranne che x 0.
in x0.
Si dice che f (x ) tende a + 3 per x che tendef(x)
a x0Me si scrive

f(x)
xli"mx
f (x) =+ 3
0

quando per ogni numero reale positi- vo M si puòMdeterminare un intorno completo I di x


● Nella definizione, f (x ) 2 M
quando diciamo «per ogni O
per ogni x appartenente a I e diverso da x 0. x x0 x
numero reale positivo M», I
pensiamo a valori di M che
diventano sempre più
x  x0
grandi. Diremo allora che
M è preso grande a
piacere.

Sinteticamente possiamo dire che xli"mx f (x) =+ 3 se:


0

6M 2 0 7I (x0) f (x) 2 M, 6x e I (x0) - "x0,.

Se xli"mx f (x) =+ 3, si dice anche che la funzione f diverge positivamente.


0

72
PARAGRAFO 3. LA DEFINIZIONE DI li f( TEORI

Il limite è —3 ▼ Figura 6

Ci sono anche funzioni che decrescono sempre di più in prossimità di un certo y


punto x 0, ossia che tendono a - 3 per x che tende a x 0, come per esempio la
fun- zione disegnata nella figura 6. In questo caso diciamo che la funzione ha
limite x0
O x
- 3 per x che tende a x 0. In generale vale la seguente definizione.
DEFINIZIONE
Limite - 3 per x che tende a x0 Sia f (x ) una funzione non definita in x0. Si dice che f (x ) tende a - 3 per x ch
x  x0
xli"mx0 f (x) 3 y

=- y  f(x)
I
x x0 un intorno completo I di x 0 tale che risulti:
quando per ogni numero reale positivo M si può determinare
O x
f (x ) 1 - M
per ogni x appartenente a I e diverso da x 0.

M
f(x)

In simboli, diciamo che xli"m


0 x
f (x) =-3 se:

6M 2 0 7I (x0) f (x) 1-M, 6x e I (x0) - "x0,.

Se xli"mx f (x) =- 3, si dice anche che la funzione f diverge negativamente.


0

I limiti destro e sinistro infiniti


Anche per i limiti infiniti si possono distinguere limiti destri e sinistri.

Se... la disequazione... è soddisfatta per, in un...

lim+ f (x) =+ 3 f (x) 2 M intorno destro di x0


x " x0

lim- f (x) =+ 3 f (x) 2 M intorno sinistro di x0


x " x0

lim+ f (x) =-3 f (x) 1-M intorno destro di x0


x " x0
y 3
y  —1
x
lim- f (x) =-3 f (x) 1-M intorno sinistro di x0
x " x0

ESEMPIO O x
1
Consideriamo la funzione y = x (figura a lato). Nel grafico puoi osservare
1 1
che: lim =+ 3 e lim- =-3.
3
x" 0 x x" 0 x
+

72
TEORI CAPITOLO 12. I

1 1
Questa scrittura significa che f (x ●
) appartiene a unlim
Le scritture intorno=+
circolare
3 e limdi 3. =- 3 si possono riassumere in una sola,
x " 0+ x yxf(x)
" 0- Mx
I
Ox0x lim 1
x" 0
, x =3
M
f(x)f(x) M cioè scrivendo «infinito» senza segni + o - e lo 0 senza specificare se da destra o da sinistra.
Quando scriviamo xli"mx f (x) , intendiamo dire che f diverge, ma non importa specificare
0
=3
se positivamente o negativamente.

La definizione di xli"m
0 x
f (x) = 3 è analoga alle precedenti, ma con la seguente
variazione:
per ogni M 2 0, è possibile trovare un intorno I di x0 tale che f 2 M, per
ogni x e I nel dominio di f, con x ! x0. (x)
La disequazione
f 2 M si può scrivere in modo equivalente come
(x)
f (x ) 2 M 0 f (x ) 1 - M,
e quindi le sue soluzioni sono l’unione delle soluzioni delle singole disequazioni.

Gli asintoti verticali


In particolare, può accadere che
DEFINIZIONE
lxi"mc f (x) = + 3 oppure
Asintoto
lxi"mc f (x) = - 3. y
Una retta è detta asintoto del gra- fico di una funzione se la asintoto
distanza di un generico punto de
H
r
P(x; y)
y  f(x)

O x

y
Per x "  3, PH " 0

P H Studiamo ora gli asintoti verticali.


DEFINIZIONE
O x Asintoto
x  c asintoto verticale verticale
y  f(x)
Data la funzione y = f (x), se si verifica che lxi"mc f (x) = 3,
si dice che la retta x = c è asintoto verticale per il grafico della funzione.
Figura 7

y
La distanza di un generico punto del grafico di una funzione da un suo asintoto
y  lnx verticale, di equazione x = c, tende a 0 quando x " c (figura 7).
Infatti, essendo P(x; y) il generico punto del grafico, si ha:
O 1 x lxi"mc PH = lxi"mc x - = 0.
c
La definizione di asintoto verticale è ancora valida se consideriamo il limite destro
+ -
( x " x ) o il limite sinistro ( x " x ) e i due limiti sono entrambi infiniti, ma
con y =
▲ Figura 8 Il grafico della funzione
0
ln x ha come asintoto verticale l’asse y, cioè x = 0.
0
segno opposto, oppure solo uno dei due limiti è infinito.
ESEMPIO

72
PARAGRAFO 3. LA DEFINIZIONE DI li f( TEORI

Prendiamo in esame la funzione logaritmo y = ln x, per la quale:


x" 0
lim ln x =-3.
+

La retta x = 0 è asintoto verticale del grafico della funzione.

72
PARAGRAFO 4. LA DEFINIZIONE DI lim f ( ) 4
x

● Il grafico di una funzione può avere più asintoti verticali, anche infiniti, come nel caso di
y = tg x .

4. LA DEFINIZIONE DI
x
im f ( ) 4
x tende a +3
Dicendo «x tende a + 3» intendiamo dire che consideriamo valori di x
sempre più grandi e tali da superare qualsiasi numero reale positivo c fissato.9
3x + 2
Consideriamo la funzione f (x) = x , definita per x ! 0.
Assegniamo a x valori positivi sempre più grandi e otteniamo per f(x) i valori
indicati nella tabella 5.
Osserviamo che per valori di x crescenti, i valori della funzione si avvicinano
x f(x)
al valore 3, ossia per x che tende a + 3 la funzione tende a 3.
Per essere sicuri che l’avvicinamento non sia dovuto ai particolari valori che 10 3,2
abbiamo scelto ma sia vero sempre, occorre che, preso a piacere un intorno di 100 3,02
3, anche molto piccolo, esista un intorno di + 3 in cui per ogni valore di x il 1000 3,002
valore corrispondente di f(x) appartiene all’intorno di 3 scelto.
10000 3,0002
Più precisamente, diciamo che, per ogni f 2 0, si può trovare un intorno I di + 3
100000 3,00002
tale che per ogni x di I la funzione differisce dal limite 3 per meno di f:
f f
3x + 2
- 3 1 f " 2 "
x f 1 ▲ Tabella 5
x
x 2
" 1 x
2 " 2 1- 0 x2 .

2 f f f

DEFINIZIONE
Limite finito di una funzione per x che tende a + 3
Si dice che una funzione f (x ) tende
al numero reale l per x che tende a y
● Per valori di x crescenti,
+ 3 e si scrive 4
la distanza tra f(x) e l, cioè
y44
xl"im+ 3 f (x) = l f(x) f (x) - l , diventa sempre
4 più piccola.
quando, comunque si scelga un nu- mero reale positivo f, si può deter- minare un intorno I di + 3 tale che:
f (x) - l 1 f per ogni x e I . I(+3)
O c x x

y  f(x)

Considerato che un intorno di + 3 è costituito da tutti gli x maggiori di un


nume- ro c, possiamo dire che x l"im f (x) = l se:
+3

72
TEORI CAPITOLO 12. I

6f 2 0 7c 2 0f (x) - l 1 f, 6x 2 c .

72
PARAGRAFO 4. LA DEFINIZIONE DI lim f ( ) 4
x

L’interpretazione della definizione è data nella figura 9.

y f(x)  4  y y
4   f(x)  4  f(x)  4 
4   4  
4 4 3 4
2 f(x) f(x)
1 f(x) 4   4  
4  
y  f(x) y  f(x)
y  f(x)
O c1 x x O c2 x x O c3 x x

a. Fissiamo   0. Individuiamo c1 
b. Se  diventa più piccolo, la c. Scegliamo  ancora più piccolo.
0 tale che f(x)  4   per ogni x 
disuguaglianza f(x)  4   è ancora In genere, perché f(x) sia distante
c1, ossia per ogni punto dell’intorno
di vera, purché scegliamo valori di x da 4 meno di , dovremo prendere
più grandi di c2  c1. c3 ancora più grande.
+3: ]c1; +3[.

▲ Figura 9
Ciò significa che, al crescere dei valori di x, f (x ) si avvicina al valore l.

x tende a —3
Il caso in cui «x tende a -3» è analogo al precedente.
DEFINIZIONE

Limite finito di una funzione per x che tende a -3


Si dice che una funzione f (x ) ha
y
limite reale l per x che tende a -
4
3 e si scrive 4 y4
f (x)
l im f (x) = l 4
x " -3

se per ogni f 2 0 fissato è possibi- I( ∞)


le trovare un intorno I di - 3 tale x  O x
che risulti: c

f (x) - l 1 f per ogni x e I.

In simboli, x l"im f (x) = l se:


-3

6f 2 0 7c 2 f (x) - 1 f, 6x 1-c.
0 l

x tende a 3
I due casi precedenti possono essere riassunti in uno solo se si considera un intor-
no di 3 determinato dagli x per i quali

● x 2 è un intorno cir-
colare di 3. c 0 c
x

72
TEORI CAPITOLO 12. I

x 2 c , ossia
x1-c 0 x
2 c,
o anche x e ]-3;
- c [ U] c ; + 3[,
dove c è un
numero reale
positivo grande a
piacere. Diciamo
allora che x tende
a 3 omettendo il
segno + o -.

Si dice che xli"m f (x)


3
= l quando per ogni f
2 0 è possibile trovare
un intorno
I di 3 tale che f (x) -
l 1 f per ogni x e I.

73
PARAGRAFO 5. LA DEFINIZIONE DI lim f TEORI
x

ESEMPIO
y
Consideriamo la funzione y = 4x +
, definita in D = R - {0}. y = –4–x–+––5–
Nel grafico puoi osservare che: 5 x
4x + 5 x
4
li m = 4.
x " 3 x
O x
Gli asintoti orizzontali
DEFINIZIONE
● Se il limite esiste finito
Asintoto orizzontale soltanto per x " + 3 (o
Data la funzione y = f (x), se si verifica una delle condizioni x "- 3), abbiamo un asin-
toto orizzontale destro (o
sinistro). Se sono valide
l im
x "
f (x) = q o x l"im f (x) = q o xli"m entrambe le condizioni, pos-
+3 -3 3
f (x) = q,
si dice che la retta y = q è asintoto orizzontale per il grafico della funzione. siamo anche scrivere:

li m f (x) = q .
x " 3
La distanza di un generico punto P del
asintoto
grafico di una funzione da un suo asin- y orizzontale
toto orizzontale, di equazione y = q, yq
H
tende a 0 quando x tende a + 3.
Detto P (x; f (x)) il punto, si ha: P y  f(x)

l im
x "
PH = f (x) - = 0.
+3
l im q
x " +3

Considerazioni analoghe si hanno per O M x


x " 3 o x "-3.
▲ Figura 10

ESEMPIO
Prendiamo in esame una funzione E Figura 11 Il grafico della
nota, la funzione esponenziale y = ex, y funzione y = ex ha come
asintoto orizzontale sinistro
il cui grafico è rappresentato nella l’asse x, cioè y = 0.
figura 11. Sappiamo che x l"im e x
-3 y  ex
= 0,
quindi la retta y = 0 è asintoto oriz- 1
zontale sinistro.

O x

5. LA DEFINIZIONE DI li f ( ) =
x
"

72
TEORI CAPITOLO 12. I

Il limite è +3 quando x tende a +3 o a —3


In questo caso si può anche dire che la funzione diverge positivamente.
Studiamo i due casi:

l im
x "
f (x) =+ 3 e x l"im f (x) =+ 3.
+3 -3

73
PARAGRAFO 5. LA DEFINIZIONE DI lim f TEORI
x

yy  x3 Consideriamo la funzione y = x 3, il cui grafico è nella figura a lato.


Se attribuiamo a x valori positivi crescenti, per esempio 1, 2, 3, 4, …, i corrispon-
denti valori x 3, ossia 1, 8, 27, 64, …, aumentano sempre più.
O
x Diciamo che quando x tende a + 3 i valori della funzione tendono a + 3 e
scri- viamo x l"im x3 =+ 3.
+3

DEFINIZIONE
Limite + 3 di una funzione per x che tende a + 3
Si dice che la funzione f (x ) ha per
limite + 3 per x che tende a + 3 y
y  f(x)
f(x) M
e si scrive
xl"im+ 3 f (x) =+ 3

quando per ogni numero reale po- sitivo M si può determinare un in- torno I di + 3 tale che
f (x ) 2 M per ogni x e I.
O c x x
()
+∞

In simboli, x l"im f (x) =+ 3 se:


+3

6M 2 0 7c 2 0 f (x) 2 M, 6x 2 c.

y Consideriamo ora la funzione y = x 2, il cui grafico è nella figura a lato.


y  x2
Se attribuiamo a x valori negativi decrescenti, per esempio -1, -2, -3, -4, …,
i corrispondenti valori x 2, ossia 1, 4, 9, 16, …, aumentano sempre più. Diciamo
che quando x tende a - 3 i valori della funzione tendono a + 3 e scriviamo
l im x 2 =+ 3.
x " -3
O x DEFINIZIONE
Limite + 3 di una funzione per x che tende a -3
Si dice che la funzione f (x ) ha per
limite + 3 per x che tende a -3 y  f(x) y
e si scrive f(x)

xl"im-3 f (x) =+ 3
M
quando per ogni numero reale po- sitivo M si può determinare un in- torno I di - 3 tale che
f (x ) 2 M per ogni x e I.
x —c O x
(— ∞)

In simboli, x l"im f (x) =+ 3 se:


-3

6M 2 0 7c 2 0 f (x) 2 M, 6x 1-c.

Il limite è —3 quando x tende a +3 o a —3


In questo caso si può anche dire che la funzione diverge negativamente.
Studiamo i due casi:

l im
x "
f (x) =- 3 e x l"im f (x) =-3.
+3 -3

73
PARAGRAFO 6. PRIMI TEOREMI SUI TEORI

DEFINIZIONE
Limite - 3 di una funzione per x che tende a + 3 y
Si dice che la funzione f (x ) ha per limite - 3 per x che tende a + 3 e si O I(+∞ )
scrive xl"im f (x) =- 3 quando per ogni numero reale positivo M si x
+3
M
può determinare un intorno I di + 3 tale che risulti f (x) 1 - M per ogni
x e I. y  f(x)
M  0 c  0 
DEFINIZIONE f(x)   M, x  c

Limite - 3 di una funzione per x che tende a -3


y
Si dice che la funzione f (x ) ha per limite - 3 per x che tende a - 3 e
si
scrive xl"im f (x) =- 3 quando per ogni numero reale positivo M si I(—∞) O
può -3 x

determinare un intorno I di - 3 tale che risulti f (x ) 1 - M per ogni x e I. M

Un esempio di verifica di questo limite si trova negli esercizi, dove y  f(x)


esaminiamo anche il caso di xli"m f (x). M  0 c  0 
3 f(x)   M, x   c
Nella figura 12 mostriamo i limiti della funzione esponenziale e della funzione
logaritmica agli estremi del dominio.
▼ Figura 12

∞ y y ∞  ∞ y y  logax (a  ∞ y
1)
y  ax y  bx y  logbx (0  b  1)
1 (a  1) (0  b  1)
1 O 1 x O x
O x 1
O
x

lim ax 3 x" x"


x" 3
∞ ∞
lim ax  0 ∞ ∞
x" 3
a  lim bx  0 lim loga x   lim logb x   3
x" 3 x"
3
x"
x
lim b   3 lim log x   3
3 b
x" 3 x"
lim log x   3
x" 3 a

I teoremi valgono
6. PRIMI TEOREMI SUI LIMITI anche se invece di l
abbiamo + 3, - 3 o
I teoremi e le proprietà che enunceremo in questo paragrafo sono validi per
funzioni definite in un qualsiasi dominio D 3 R e per punti x 0 (in cui cal- 3. Valgono inoltre nei
coliamo il limite) di accumulazione del dominio D. Valgono inoltre per casi di limite destro o
limite sinistro.
x "+ 3 oppure x "-3.
Tuttavia, per semplicità, penseremo sempre a particolari domini D, ossia a TEOREMA
inter-
Teorema di
valli di R o a unioni di intervalli, e a x 0 come punto di D o estremo di uno degli
unicitˆ del limite
intervalli che costituiscono D.
Se per x che

73
TEORI CAPITOLO 12. I

tende a x 0 la funzione f (x ) ha per limite il numero reale l, allo- ra tale


limite è unico.

● Il teorema vale anche


per i limiti con x " + 3 o
x "- 3.

73
PARAGRAFO 6. PRIMI TEOREMI SUI TEORI

● Il teorema afferma che TEOREMA


in un intorno di x 0 la
funzione f (x ) ha lo stesso
Teorema della permanenza del segno
segno di l se l ! 0. Se il limite di una funzione per x che tende a x 0 è un numero l diverso da 0, allora esiste

● Il teorema vale anche TEOREMA


per i limiti con x " 3.
Teorema del confronto
Siano h (x), f (x) e g (x) tre funzio- ni definite nello stesso dominio D 3 R, escluso al più
y  g(x)
h (x) # f (x) # g (x) y y  f(x)
y  h(x)
e il limite delle due funzioni h (x) e g (x), per x che tende a x 0, è uno stesso numero l , all

● Poiché la funzione f O x0 x
viene «costretta», da h e da
g, a tendere a l, il teorema h(x)  f(x)  g(x)
viene anche detto teorema lim h(x)  4 lim f(x)  4
dei due carabinieri.
x  x0  x  x0

lim g(x)  4
x  x0

DIMOSTRAZIONE

Fissiamo f 2 0 a piacere. È vero che:


h (x) - l 1 f, per ogni x e I1 + D , perché h (x) " l per x " x0;
g (x) - l 1 f, per ogni x e I2 + D , perché g (x) " l per x " x0.
Le disuguaglianze valgono entrambe per ogni x del dominio appartenente
all’intorno I = I 1 + I 2, escluso al più x0. Quindi, per ogni x e I , abbiamo:
l - f 1 h (x) 1 l + f, l - f 1 g (x) 1 l + f.

► Figura 13
Tenendo conto della relazione fra le
funzioni, abbiamo y
9+ 
l - f1h (x) # f (x) # g (x)1l + f, 9
9–
per ogni x e I , che implica
O
l - f 1 f (x ) 1 l + f, x0 x
2
per ogni x e I , ossia:
f (x) - l 1 f, 6x e I. 1

Quest’ultima relazione significa pro-


1 2

● h(x) e g(x) sono funzioni prio che xli"mx f (x) = l .


0
polinomiali e quindi conti-
nue: ESEMPIO
Sono date le funzioni
l i m h (x) = h (1),
x " 1
h (x) = - x 2 + 4x - 2, f (x) = 2x - 1, g (x) = x
l i m g (x) = g (1). 2
x " 1
, rappresentate nella figura 14a .

73
PARAGRAFO 7. SUCCESSIONI E TEORI

Noto che:
l i m h (x) = l i m (- x 2 + 4x - 2) =
x " 1 x " 1 l i m g (x) = l i m x 2 = 1,
x " 1 x " 1

1 e
calcoliamo l i m f (x).
x " 1
Possiamo osservare che per ogni valore x appartenente all’intervallo ] 0; 3[, i
rispettivi valori delle tre funzioni h, f e g sono, nell’ordine, uno minore dell’al-
tro, ossia h (x) # f (x) # g (x). ● Il teorema vale anche
per i limiti con x " + 3 o

y y  x2 y  x2 x "- 3.
y Un esempio grafico nel caso
g(x)
y  2x  1 y  2x  1 x " + 3 è illustrato nella
g g
f(x) figura sotto.
g(x)
f(x) f
h(x) f
h(x) y
1 h y   x2  4x  y   x2  4x 
2 1 h
2 y = g(x)
y = f(x)
O 1 x 3 x O 1 x 3 x

y = h(x)

a. Consideriamo un valore x e i b. Se x tende a 1, h(x) e g(x) O x


corrispondenti valori h(x)  f(x)  g(x). tendono a 1. Anche f(x), essendo
compreso fra h(x) e g(x), deve
tendere a 1. E Figura 14

Il teorema permette di affermare che è anche vero:

l i m f (x) = l i m (2x - 1) = 1.
x " 1 x " 1

7. SUCCESSIONI E LIMITI
Le successioni
DEFINIZIONE
Successione numerica
Una successione numerica a è una funzione che associa a ogni numero
naturale n un numero reale a n :
● an si legge «a con n» e
a: N " R sostituisce il simbolo a(n).
n 7 an.

n è la variabile indipendente e si dice indice della successione. a n è la variabile ● In generale l’indice, o


dipendente e si dice termine della successione. pedice, è un numero natu-
In particolare, quando non si specifica il numero n, an si chiama termine generico. rale che si pone in basso a
destra, rispetto a una lettera.
Una successione è costituita da un insieme di numeri ordinato e infinito: Esso indica la posizione
che occupa il termine nella
a 0, a 1, a 2, a 3, …, a n , …

73
TEORI CAPITOLO 12. I

successione: a0 è il primo termine, a1 il secondo e così via.

73
PARAGRAFO 7. SUCCESSIONI E TEORI

ESEMPIO
La successione costituita da tutti i quadrati dei numeri naturali è una funzione
a che associa a ogni numero naturale il suo quadrato.
a: N " R
07 a0=0 17 a1= 1 27 a2= 4 37 a3=9 …
L’insieme immagine di questa successione, cioè il codominio, è proprio l’in-
sieme dei quadrati dei numeri naturali.

La rappresentazione di una successione


I numeri naturali sono infiniti; sarebbe dunque impossibile descrivere la
succes- sione tramite tutte le assegnazioni. Da questo nasce l’esigenza di scrivere
in modo chiaro e sintetico i termini. In alcuni casi è possibile rappresentare una
successio- ne come una lista ordinata.
Rappresentazione per enumerazione
Per rappresentare una successione, a volte si possono indicare in sequenza i primi
cinque o sei termini seguiti dai puntini di sospensione, sottintendendo che l’in-
dice equivale alla posizione nella lista. Questo tipo di rappresentazione prende il
nome di rappresentazione per enumerazione.
ESEMPIO

0, 10, 20, 30, 40, 50, 60, …


è la successione dei multipli di 10.

La rappresentazione per enumerazione è consigliabile soltanto se, leggendo i pri-


mi termini, si possono dedurre gli altri senza ambiguità.
Rappresentazione mediante espressione analitica
Il modo più comune di rappresentare una successione numerica (per non dare
luogo ad ambiguità) consiste nello scrivere esplicitamente la relazione che lega
l’indice n e il termine an. Questo tipo di rappresentazione si chiama rappresenta-
zione mediante espressione analitica.
ESEMPIO

1. an = 2n + 1, n e N.
Volendo scrivere i primi termini della successione basta sostituire alla let-
tera n, nell’espressione 2n + 1, i valori 0, 1, 2, 3, …
Si ha a0 = 1, a1 = 3, a2 = 5, a3 = 7, …
Si vede facilmente che si tratta della successione dei numeri naturali dispari.
2. Consideriamo la seguente successione definita tramite espressione analitica:
2n + 1
an = 3 + n2 , n e N.
Sostituendo a n i valori 0, 1, 2, 3, 4, …, si ottengono i seguenti termini:
1 3 5 7 9
, , , , ,
3 4 7 12 19 f
In questo caso non è facile capire quali sono i termini successivi, dunque la
rappresentazione per enumerazione può essere inefficace.

73
TEORI CAPITOLO 12. I

A volte si indica il primo termine di una successione con a1, oppure con ak se
la successione non è definita per numeri minori di k. Consideriamo la
successione:
n+1
an= n - , n e N - {0, 1}.

L’espressione 1analitica del termine generico an perde significato per n = 1, pertan-


to i termini della successione partono da a 2.
Rappresentazione ricorsiva
Un ulteriore tipo di rappresentazione di una successione consiste nel fornire il
primo termine della successione a0 e una relazione che lega il termine generale an
a quello precedente a n - 1 :
a0
* a = f (a ) se n 2 0
n n-1

Questo tipo di rappresentazione si chiama rappresentazione ricorsiva o per


ricorsione.
ESEMPIO

a0 = 1
)
an = a n - 1 + 2 se n 2 0
Ogni termine si ottiene dal precedente sommando 2. A partire dal primo
ter- mine, si determinano quelli successivi:
a1 = a0 + 2 = 1 + 2 = 3,
a2 = a1 + 2 = 3 + 2 = 5,
a3 = a2 + 2 = 5 + 2 = 7,

Osserviamo che abbiamo riottenuto la successione dei numeri dispari.

A volte la rappresentazione ricorsiva è data fornendo i primi k termini della


suc- cessione e una relazione che lega il termine generale ai k termini
precedenti.
ESEMPIO
a0 = 0, a1 = 1
)
an = an - 1 + an - se n 2 1
2 a2 = a1 + a0 = 1,
a3 = a2 + a1 = 2,
a4 = a3 + a2 = 3,
a5 = a4 + a3 = 5,
f
Questa successione è detta successione di Fibonacci.

Le successioni monotòne
Una successione si dice:
• crescente se ogni termine è maggiore del suo precedente, ossia:

73
PARAGRAFO 7. SUCCESSIONI E TEORI

an 1 an + 6n e N;
1,

73

Potrebbero piacerti anche