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IL DOSSIER DI CANDIDATURA NELLA WHL
Premessa
1972 – WORLD HERITAGE LIST
Istituita con la Convenzione sulla
Protezione del Patrimonio Mondiale,
culturale e naturale dell'Umanità del
1972 .
A tutto il 2011 è composta da 936 beni
di cui 725 culturali, 183 naturali e 28
misti in 153 Stati Parte. Al Marzo 2012
189 Stati Parte hanno ratificato la
Convenzione del Patrimoio Mondiale.
• Ogni Stato Parte è tenuto a presentare una ’’lista propositiva’’ (tentative list) in cui
vengono segnalati i beni che si intendono iscrivere nell’aro di 5-10 anni.
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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO
I siti si distinguono in culturali,naturali, misti. Con l'adozione delle Linee Guide operative
del 2005 esiste un unico elenco di criteria strutturato con 6 criteria che si riferiscono ai
siti culturali e gli altri 4 a quelli naturali.
In base alle indicazioni degli "Orientamenti applicativi", per poter essere considerato di "valore
universale eccezionale" un monumento, un complesso od un sito deve rispondere ad uno dei
seguenti criteri:
• rappresentare un capolavoro del genio creativo dell'uomo
• aver esercitato un'influenza considerevole in un dato periodo o in un'area culturale determinata,
sullo sviluppo dell'architettura, delle arti monumentali, della pianificazione urbana o della
creazione di paesaggi
• costituire testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione
culturale scomparsa
• offrire esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o di paesaggio
che illustri un periodo significativo della storia umana
• costituire un esempio eminente di insediamento umano o d'occupazione del territorio
tradizionale, rappresentativi di una culturale (o di culture) soprattutto quando esso diviene
vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili
• essere direttamente o materialmente associato ad avvenimenti o tradizioni viventi, idee credenze
o opere artistiche e letterarie con una significanza universale eccezionale (criterio da applicare
solo in circostanze eccezionali o in concomitanza con altri criteri)
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I Criteria sono regolarmente revisionati in modo da riflettere l'evoluzione del concetto stesso
di Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Una significativa revisione si è avuta nel 1995 quanto il
Centro del Patrimonio Mondiale ha revisionato e ampliato le indicazioni degli Orientamenti,
definendo i criteri relativi ai paesaggi culturali, intesi come opere congiunte della natura e
dell’uomo.
Tale categoria di beni, che "illustrano l’evoluzione della società e degli insediamenti umani
nel corso dei secoli, sotto l’influsso di sollecitazioni e/o di vantaggi originati nel loro
ambiente naturale e delle forze sociali, economiche e culturali successive, interne ed
esterne" (dal "Regolamento per l’attuazione della Convenzione sul Patrimonio Mondiale"),
devono rispondere al requisito di valore universale eccezionale sulla base della loro
rappresentatività in termini di regione geo-culturale chiaramente definita e del loro potere di
illustrare gli elementi culturali essenziali e distinti di tali regioni.
Questo riconoscimento dei beni paesaggistici riflette una mutata sensibilità e consapevolezza
del valore che il contesto può rivestire, al di là o in aggiunta al valore intrinseco
dell'emergenza monumentale; una scala territoriale in cui le singole testimonianze
monumentali sono collegate alla storia, all'immagine ed ai valori culturali di interi contesti
paesaggistici.
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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO
• giardini e parchi creati dall'uomo, intesi come paesaggi chiaramente definiti, spesso associati a
costruzioni o a complessi religiosi, concepiti e creati intenzionalmente dall’uomo per ragioni estetiche;
• paesaggi di tipo evolutivo, ovvero paesaggi che, derivati da un’esigenza in origine sociale, economica,
amministrativa o religiosa, riflettono nella loro forma attuale il processo evolutivo della loro associazione
e correlazione con l’ambiente naturale. Il paesaggio culturale di tipo evolutivo può essere reliquia - cioè
nel quale il processo evolutivo in passato si è arrestato ma le cui caratteristiche essenziali restano
materialmente visibili - o vivente - che conserva cioè un ruolo sociale attivo con le modalità che
continuano la sua tradizione precedente, di cui sono manifeste le testimonianze dell’evoluzione nel corso
del tempo.
• paesaggio di tipo associativo,(intangibile) intesi come paesaggi in cui prevale, più che la presenza di
tracce culturali tangibili, la forza di associazione dei fenomeni religiosi, artistici o culturali dell’elemento
naturale.
• paesaggio storico urbano (historic urban landscape) (definizione tratta dalle raccomandazioni UNESCO
comunicate agli Stati Parte il 25 marzo 2011)
8. Il paesaggio storico urbano è l’area urbana intesa come risultato di una stratificazione
storica di valori e caratteri culturali e naturali che vanno al di là della nozione di “centro
storico” o “ensamble” sino a includere il più ampio contesto urbano e la sua posizione
(setting) geografica.
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9. Questo più ampio contesto include in particolare la topografia, la geomorfologia,
l’idrologia e le caratteristiche naturali del sito; il suo ambiente costruito, sia storico che
contemporaneo; le sue infrastrutture sopra e sotto terra; i suoi spazi aperti e giardini, i suoi
modelli di utilizzo del suolo (land use patterns) ed organizzazione spaziale; percezioni e
relazioni visive, così come tutti gli altri elementi della struttura urbana. Esso include anche le
pratiche e i valori sociali e culturali, i processi economici e le dimensioni intangibili del
patrimonio così come collegate a diversità e identità.
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SITI INTANGIBILI (dalla Convenzione internazionale per la salvaguardia dei beni culturali
intangibili -17 ottobre 2003)
Art. 2 Definizioni
Ai fini della presente Convenzione,
1. per “patrimonio culturale immateriale” s’intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le
conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati
agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro
patrimonio culturale.
Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente
ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla
loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la
diversità culturale e la creatività umana. Ai fini della presente Convenzione, si terrà conto di tale
patrimonio culturale immateriale unicamente nella misura in cui è compatibile con gli strumenti esistenti
in materia di diritti umani e con le esigenze di rispetto reciproco fra comunità, gruppi e individui nonché di
sviluppo sostenibile.
2. Il “patrimonio culturale immateriale” come definito nel paragrafo 1 di cui sopra, si manifesta tra l’altro
nei seguenti settori:
a) tradizioni ed espressioni orali, ivi compreso il linguaggio, in quanto veicolo
del patrimonio culturale immateriale;
b) le arti dello spettacolo;
c) le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi;
d) le cognizioni e le prassi relative alla natura e all’universo;
e) l’artigianato tradizionale.
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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO
2004 – A partire dal 2004, il limite per ogni paese è stato elevato a due
candidature, di cui almeno una relativa a beni naturali, mentre il tetto
massimo da esaminare è stato portato a 45 siti, compresi i siti rinviati
dagli anni precedenti.
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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO
REQUISITI – Fasi procedurali in Italia
Perché un sito sia iscritto nella Lista del patrimonio mondiale, deve presentare un
eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri di
selezione illustrati nelle Linee Guida per l’applicazione della Convenzione del
patrimonio mondiale del 2008
Deve anche soddisfare le condizioni di integrità e/o autenticità così come definite
nelle Linee Guida e deve essere dotato di un adeguato sistema di tutela e di
gestione che ne garantisca la salvaguardia.
PROTEZIONE E GESTIONE
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PIANO DI GESTIONE PER I SITI ITALIANI
2004 – Linee guida per la redazione ed attuazione del Piano di Gestione
2005 – Modello per la realizzazione del piano di gestione (Ernst & Young) dopo
i piani di Val di Noto (2002) e Val d’Orcia (2004).
Il modello rinnova le finalità di preservazione nel tempo dei valori del
sito proponendo un modello di sviluppo fondato su identità locale e
valorizzazione delle risorse endogene del territorio. Il piano dei piani
definito come sistema integrato di gestione che identifichi obiettivi
sostenibili di sviluppo e stabilisca i piani, i programmi, le azioni e misuri i
risultati ‘’ex ante’’, ‘’in itinere’’ ed ‘’ex post’’ proponendo i necessari
correttivi.
MONITORAGGIO
I siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale sono sottoposti da parte del Centro
del Patrimonio ad un costante monitoraggio, che ha l’obiettivo di verificare la
conservazione nel tempo dei valori universali eccezionali per i quali essi hanno
ottenuto l’iscrizione. All’interno delle Linee Guida sono previste tre modalità di
verifica dello stato di conservazione e gestione dei siti:
• il Rapporto periodico, che deve essere redatto ogni sei anni per tutti i siti iscritti;
• il Monitoraggio reattivo, che viene effettuato di volta in volta nel caso di siti
interessati da particolari situazioni di rischio;
• la Lista del Patrimonio in pericolo, in cui vengono iscritti i siti soggetti a gravi e
puntuali pericoli che possono causarne la perdita o il grave danneggiamento.
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PROCEDURA – IL DOSSIER
1995 – L’Italia ha redatto la lista propositiva o ‘’tentative list’’ così come previsto dalla
convenzione del 1972
1996 – La lista è stata inoltrata al WHC con 85 siti da inserire gradualmente a partire
dal 1997
1997 – Questo documento è stato successivamente sottoposto ad un
aggiornamento, che ha tenuto anche conto delle nuove condizioni imposte dal
Centro del Patrimonio Mondiale. Dall’inizio degli anni ’90 in poi, infatti, in
coincidenza col crescere del numero dei Paesi che ratificano la Convenzione, si
è manifestata l’esigenza di un riequilibrio nella composizione della Lista per
accrescere la presenza di beni (culturali o naturali) appartenenti ad aree
geografiche o culture sottorappresentate e sono state poste delle restrizioni al
numero di candidature da presentare ogni anno
2002 – Un solo sito all’anno
2004 – Due siti all’anno. Comunque i siti proposti devono entrare a far parte della
‘’tentative list’’ o lista propositiva. Questo rappresenta una condizione
necessaria.
Qualora un sito non sia già presente nella Lista propositiva italiana è possibile
proporne l’iscrizione alla autorità competente che, per i siti culturali, è il
MiBAC mentre per i siti naturali è il Ministero dell’Ambiente; per i siti misti
(culturali e naturali) la domanda andrà inoltrata ad entrambi i Ministeri
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REDAZIONE DELLA DOMANDA
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REDAZIONE DELLA DOMANDA
DOCUMENTAZIONE
1a verifica di completezza
b)
CARTOGRAFIA
rinviato
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IL DOSSIER DI CANDIDATURA
Attivazione della candidatura
La richiesta di iscrizione di un sito nella Lista del Patrimonio Mondiale può essere
avviata solo se il sito è già presente nella Lista Propositiva. Annualmente l’autorità
competente individua, nell’ambito dei beni elencati nella Lista propositiva, quelli da
proporre per l’iscrizione. A tal fine chiede alle autorità preposte alla tutela e alla
gestione dei singoli siti di predisporre e trasmettere, entro tempi indicati, tutta la
documentazione richiesta dall’UNESCO.
Il dossier di candidatura deve essere predisposto, in accordo con quanto stabilito dal
Centro del Patrimonio Mondiale, secondo il modello allegato alle Linee Guida e in
accordo con le indicazioni fornite nell’allegato 3. Il dossier rappresenta la base sulla
quale il Comitato prende in considerazione la richiesta di iscrizione.
Il modello comprende le seguenti sezioni:
1. Identificazione del sito
2. Descrizione del bene
3. Giustificazione per l’iscrizione
4. Stato di conservazione e fattori che influiscono sul sito
5. Tutela e Gestione
6. Monitoraggio
7. Documentazione
8. Recapiti delle autorità responsabili
Il documento si conclude con la firma da parte dell’Autorità competente, la quale provvede
all’invio della richiesta al Centro del Patrimonio Mondiale, per il tramite del Ministero per gli
Affari Esteri. La responsabilità per la tutela del sito dovrà essere condivisa da tutte le parti
interessate, comprese le amministrazioni locali e regionali, associazioni e organizzazioni non
governative e la popolazione locale. 198
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IL DOSSIER DI CANDIDATURA
Tale documentazione dovrà contenere:
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IL DOSSIER DI CANDIDATURA
Fasi della Candidatura
La candidatura segue un processo di valutazione che parte dalla presentazione del dossier al
Centro del Patrimonio Mondiale fino alla decisione del Comitato, ed è scandito dalle seguenti
fasi:
• Anno 1°
• 30 settembre: termine per l’invio, da parte degli Stati delle bozze di proposta di
candidatura. L’invio di una bozza di proposta è a discrezione dello Stato parte
• 15 novembre: termine entro cui il Centro del Patrimonio risponde in merito alla
completezza delle bozze di proposta inviate entro il 30 settembre. Se la proposta è
incompleta verranno richieste delle integrazioni
• Anno 2°
• 1 febbraio: termine per l’invio delle richieste complete. Se una richiesta perviene
successivamente a questa data sarà presa in considerazione l’anno successivo.
• 1 marzo: termine entro il quale il Centro del Patrimonio Mondiale verifica la
documentazione arrivata ed informa lo Stato parte circa la completezza del dossier di
candidatura. Le candidature complete vengono trasmesse per la valutazione agli Organi
consultivi, che svolgono le necessarie verifiche sulla base della documentazione trasmessa
e dei sopralluoghi effettuati.
• Anno 3°
• 31 gennaio: termine entro il quale gli Organi consultivi possono richiedere l’invio di
ulteriori informazioni
• 31 marzo: termine entro cui devono essere inviate le eventuali integrazioni richieste
• 6 settimane prima della sessione annuale del Comitato per il Patrimonio Mondiale: gli
Organi consultivi trasmettono la loro valutazione.
• giugno/luglio: sessione annuale del Comitato per il Patrimonio Mondiale: il Comitato
esamina le candidature e decide sulle nuove iscrizioni. 200
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IL DOSSIER DI CANDIDATURA NELLA WHL
Premessa
1972 WORLD HERITAGE RISK Viene Istituita con la Convenzione sulla Protezione del
Patrimonio Mondiale, culturale e naturale dell'Umanità
(art.11.4) Alcuni dei siti della lista dell'Unesco sono
inseriti anche nella "lista del patrimonio mondiale in
pericolo". Si tratta dei siti le cui condizioni destano serie
preoccupazioni, per i quali esiste una minaccia "grave e
precisa" di degrado e che richiedono grandi lavori di
manutenzione. Attualmente son 34 i siti inseriti in
tale lista.
Afghanistan Democratic Republic of the Congo
Cultural Landscape and Archaeological Remains of the Bamiyan Garamba National Park (1996)
Valley (2003) Kahuzi-Biega National Park (1997)
Minaret and Archaeological Remains of Jam (2002) Okapi Wildlife Reserve (1997)
Belize Salonga National Park (1999)
Belize Barrier Reef Reserve System (2009) Virunga National Park (1994)
Central African Republic Egypt
Manovo-Gounda St Floris National Park (1997) Abu Mena (2001)
Chile Ethiopia
Humberstone and Santa Laura Saltpeter Works (2005) Simien National Park (1996)
Colombia Georgia
Los Katíos National Park (2009) Bagrati Cathedral and Gelati Monastery (2010)
Côte d'Ivoire Historical Monuments of Mtskheta (2009)
Comoé National Park (2003) Guinea
Mount Nimba Strict Nature Reserve (1992) * Mount Nimba Strict Nature Reserve (1992) *
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Honduras Philippines
Rìo Platano Biosphere Reserve (2011) Rice Terraces of the Philippine Cordilleras (2001)
Indonesia Senegal
Tropical Reinforest Heritage of Sumatra (2011) Niokolo-Koba National Park (2007)
Iran (Islamic Republic of) Serbia
Bam and its Cultural Landscape (2004) Medieval Monuments in Kosovo (2006)
Iraq Tanzania, United Republic of
Ashur (Qal'at Sherqat) (2003) Ruins of Kilwa Kisiwani and Ruins of Songo Mnara
Samarra Archaeological City (2007) (2004)
Jerusalem (Site proposed by Jordan) Uganda
Old City of Jerusalem and its Walls (1982) Tombs of Buganda Kings at Kasubi (2010)
Madagascar United States of America
Rainforests of the Atsinanana (2010) Everglades National Park (2010)
Niger Venezuela (Bolivarian Republic of)
Air and Ténéré Natural Reserves (1992) Coro and its Port (2005)
Pakistan Yemen
Fort and Shalamar Gardens in Lahore (2000) Historic Town of Zabid (2000)
Peru
Chan Chan Archaeological Zone (1986)
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Il World Monuments Fund- Il World Monument Watch
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WORLD MONUMENTS FUND
WMF è la principale organizzazione indipendente
dedicata alla salvaguardia dei luoghi più preziosi del
mondo.
Dal 1965, in oltre 90 paesi, gli esperti del WMF hanno intrapreso una lotta
contro il tempo, applicando tecniche collaudate per conservare importanti siti
del patrimonio architettonico e culturale di tutto il mondo.
Quasi il 85 per cento delle entrate del WMF va direttamente verso progetti di
conservazione, lavoro sul campo, protezione e programmi educativi.
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PATROCINIO
Sensibilizzare circa l'importanza della
conservazione dei beni e sulle nuove
minacce verso i siti del patrimonio.
Ogni progetto è l'occasione per sensibilizzare
l'opinione pubblica, agenzie governative,
organizzazioni comunitarie, e potenziali
donatori circa l'importanza della
conservazione del patrimonio. Attraverso
La missione del WMF è quella programmi come il World Monuments Watch,
di preservare il patrimonio WMF parla a sostegno della tutela di siti in
architettonico del mondo di tutto il mondo.
monumenti significativi, edifici
e siti.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Formazione artigiani e professionisti
emergenti nelle arti perdute e con metodi
moderni per garantire che la conservazione
del patrimonio rimanga un’attività vivace.
World Monuments Fund educa il pubblico,
facilita lo scambio di informazioni fra i
professionisti, e le categorie di artigiani e
commercianti nelle arti perdute e nella
moderna interpretazione degli standards.
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EREDITA’ CULTURALE
Salvataggio di capolavori architettonici del mondo e
importanti siti del patrimonio culturale da eventuali
danni e distruzioni.
Il programma prevalente del World Monuments Fund è
sempre stato la conservazione del patrimonio
architettonico e culturale del mondo, rappresentato da
grandi edifici e siti, monumenti singolari che
definiscono un periodo particolare di espressione
artistica o simbolizzano un'epoca culturale. Questa
parte del programma fornisce sostegno finanziario e
La missione del WMF è quella tecnico per la conservazione di strutture e siti, in
di preservare il patrimonio collaborazione con partner locali.
architettonico del mondo di
monumenti significativi, edifici CAPACITY BUILDING
e siti. Aiutare le comunità di tutto il mondo nella
costruzione di infrastrutture per proteggere e
preservare il loro patrimonio nel lungo termine.
Aiutare le comunità locali è un elemento fondamentale
del lavoro del World Monuments Fund's. Nelle zone in
cui gli strumenti e le competenze per l'approccio a
progetti di conservazione su larga scala sono carenti,
WMF assembla team di specialisti internazionali per
aiutare nella progettazione di piani di conservazione,
per effettuare progetti pilota, sviluppare programmi di
formazione, e piani per la gestione a lungo termine dei
siti. 206
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RECUPERO CONSEGUENTE I DISASTRI
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Ogni giorno, luoghi di grande importanza culturale sono
minacciati dalla negligenza, da demolizioni, o da
disastri.
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Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Lanciato nel 1996 e pubblicato ogni due anni, il World Monuments
Watch chiede l'attenzione internazionale per il patrimonio culturale di
tutto il mondo che è minacciato da incuria, vandalismo, conflitti o
calamità. WATCH 2012 continua questa tradizione di identificare i siti
in pericolo, oltre ricomprendere i siti con problemi impellenti.
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AMMISSIONE
• Ciascun sito prescelto per il WATCH è incluso sul sito della WMF e in
una pubblicazione speciale dedicata a ogni ciclo Watch. Il WATCH
riceve ampia pubblicità nei media internazionali, a partire
dall'annuncio pubblico della WMF della selezione nella lista. I
designatori di siti selezionati ricevono un kit per la stampa, che può
essere utilizzato per organizzare conferenze stampa locali e copie di
materiali speciali WMF's Watch.
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Il corpus delle carte e dei documenti ICOMOS
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ICOMOS ADCOM 2009/10 - Articolo 9-2
Proposta circa i criteri e la terminologia per i testi dottrinali per guidare lo sviluppo
futuro dei testi
Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LA SITUAZIONE ATTUALE
Creati ed adottati da una molteplicità di
settori dell'ICOMOS, dall'Assemblea
Esistenza di molti testi teorici \operativi Generale ai Comitati Nazionali
deIl'ICOMOS: Carte, Principi ed altri dell'ICOMOS, in conferenze, incontri o
Documenti da gruppi di professionisti del settore
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1
Dati i vari significati di "dottrina" e "dottrinale"
in inglese e in francese e tenuto conto della
riluttanza di molti esperti in materia legislativa
ad utilizzare questi termini
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2
Peso legale di Carte, Principi e Documenti ICOMOS
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2.1
Peso giuridico dei testi ( o strumenti) prodotti da un'organizzazione intergovernativa: l'esempio dell'UNESCO
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2.1
Peso giuridico dei testi ( o strumenti) prodotti da un'organizzazione intergovernativa : l'esempio dell'UNESCO
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2.2
Peso giuridico dei testi ( o strumenti) prodotti dall’ICOMOS, un’organizzazione non governativa
Possono essere
definiti
I testi non sono raccomandazioni
giuridicamente dichiarazioni
vincolanti documenti
per somiglianza
Altri testi non
giuridicamente Tuttavia il termine "documento", già
vincolanti come utilizzato dall'ICOMOS per alcuni dei
le suoi testi, può individuarsi come
raccomandazioni appropriato in termini di peso
prodotte da giuridico. L’ICOMOS usa anche il
organizzazioni termine CARTA ed il termine
intergovernative PRINCIPIO
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2.2
CARTA
DEFINIZIONE
" il principio fondamentale di un 'organizzazione"
PRINCIPIO
DEFINIZIONE
"una verità fondamentale o generale o una legge" oppure" una teoria di
base o di guida o una tradizione" (Collins).
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 – punto 3
Attuale e futura terminologia per i testi ICOMOS
Sono riportati alcuni esempi della terminologia usata per nominare alcuni dei
principali testi dell'ICOMOS:
• Carta: Carta di Venezia (1964), Carta di Firenze (1981)
• Principi: Principi per i dipinti murali (2003)
• Dichiarazione: Dichiarazione di Xi'an (2005)
• Documento: (Documento di Nara sull'autenticità (1994)
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 – punto3
DICHIARAZIONE
DEFINIZIONE
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 2
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 2 punto 4.1
Criteri per la scelta della terminologia dei futuri testi ICOMOS
Una procedura per l'adozione della maggior parte dei testi ICOMOS è stata
adottata dal Comitato Esecutivo dell'ICOMOS alla 31a sessione nel Maggio 1984 ed
è stato rivisto e modificato durante la 33a sessione nel Novembre 1984 a Parigi. Da
notare che la decisione del Comitato Esecutivo si riferisce alla terminologia dei testi
dottrinali, che si raccomanda di non definire più in questo modo:
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 3 e punto 4.2
Data la decisione presa dal Comitato esecutivo in occasione della sua 33a sessione
nel Maggio 1984 relativamente alla procedura per l'adozione dei testi ICOMOS, si
propone che tutte le future "Carte" e "Principi" ICOMOS siano formalmente
adottati dall' Assemblea Generale ICOMOS attraverso una delibera.
4.2 Criteri legati alla forma e al contenuto
La tipologia dei testi dell'ICOMOS è articolata secondo criteri legati alla forma e al
contenuto : soggetto, forma di adozione, lunghezza (numero di pagine), struttura
formale del testo, durata.
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 3 e punto 4.2
CARTE • Investono o tutta disciplina del Patrimonio culturale ( per es. La Carta di
Venezia) o un tipo di patrimonio (es. il patrimonio culturale subacqueo)
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 3 e punto 4.2
PRINCIPI • O sono contenuti in una Carta o sono raggruppati sotto il nome di
"Principi";
• Sono limitati nello scopo, poiché riguardano solo un tipo di eredità ( per
es. i Principi di Tutela e Conservazione- Restauro dei dipinti murali) o
un'attività connessa al Patrimonio (per es. Principi per l'Analisi, la
Conservazione e il Restauro strutturale del Patrimonio Architettonico);
• Si intende che siano complementari alle Carte sviluppando approcci,
pratiche utili e\o consigli per un'attuazione caratterizzata per regione
• Non sono necessariamente brevi: possono avere dozzine di pagine, in
base all'argomento trattato
• Possono essere revisionati ed aggiornati, possono anche richiedere una
revisione periodica.
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 3 e punto 4.2
DOCUMENTI Questi sono tutti gli altri testi, qualunque sia la loro provenienza.
E' la categoria di testi con la maggiore flessibilità: la loro lunghezza, la
struttura e gli scopi non sono definiti. Questa categoria include
documenti che forniscono spiegazioni sulle carte e sui Principi, e
illustrazioni e presentazioni delle migliori pratiche. I documenti
possono essere modificati o un nuovo documento può sostituire il
vecchio. Cosa più importante, non sono necessariamente redatti in
vista di ispirare politiche nazionali ed internazionali e regole adottate
da organi governativi. I Documenti si possono trasformare, in una fase
successiva, in Principi o Carte.
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 4
In base all'analisi dei testi attuali, si propone che le seguenti caratteristiche siano
adottate per Carte, Principi e Documenti: (schema A)
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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte
LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 5
Si propone che il comitato Consultivo, usando la tipologia esposta nello schema A, analizzi
tutte le proposte per futuri testi teorici\operativi che saranno sottoposti all’Assemblea
Generale e faccia raccomandazioni al Comitato esecutivo sulla loro categoria (Carte,
Principi , Documenti).
PROPOSTA 6
Si propone che il Comitato Esecutivo sviluppi inoltre una struttura da utilizzare per le carte
e i Principi a partire da (data)
PROPOSTA 7
La necessità di futuri testi teorici\operativi dell'ICOMOS dovrebbe essere valutata con
cautela dal Comitato Consultivo e dal Comitato Esecutivo, in base alle caratteristiche delle
tre categorie proposte di Carte, Principi e Documenti.
PROPOSTA 8
Si propone che il Comitato Esecutivo modifichi la procedura per l'adozione di Carte, Principi
e Documenti ICOMOS, in seguito alle discussioni e raccomandazioni del Comitato Consultivo
che avrà luogo nel prossimo incontro che si terrà nell'Ottobre 2009 a Malta.
PROPOSTA 9
Particolare impegno andrebbe messo per accrescere la conoscenza di Carte, Principi e
Documenti ICOMOS con la prospettiva di promuovere il loro uso ed attuazione, Ciò è in linea
con la discussione tenutasi nel Comitato Consultivo e nell'Assemblea Generale
233
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Il Piano di Gestione - introduzione
234
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Il piano di gestione
Per sottolineare l’importanza di un’adeguata gestione del patrimonio, nel 2002, nel
corso della sua 26° sessione, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha adottato la
Dichiarazione di Budapest invitando tutti i partner a sostenere la salvaguardia del
Patrimonio Mondiale attraverso degli obiettivi strategici fondamentali, cercando di
assicurare un giusto equilibrio tra conservazione, sostenibilità e sviluppo, in modo che i
beni del Patrimonio mondiale possano essere tutelati attraverso attività adeguate che
contribuiscono allo sviluppo socio-economico e alla qualità della vita delle nostre
comunità; attraverso strategie di comunicazione, educazione, ricerca, formazione e
sensibilizzazione; ricercando il coinvolgimento attivo degli enti locali, a tutti i livelli,
nella individuazione, tutela e gestione dei beni del Patrimonio mondiale.
Ciascuna richiesta di iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale deve quindi essere
accompagnata da un Piano di gestione in cui viene descritto in che modo l’eccezionale
valore del sito sarà tutelato. Obiettivo primario del Piano di gestione è quello di
assicurare un’efficace protezione del bene, per garantirne la trasmissione alle future
generazioni. Per questo motivo il Piano di gestione deve tener conto delle differenze
tipologiche, delle caratteristiche e delle necessità del sito, nonché del contesto
culturale e/o naturale in cui si colloca. Può inoltre recepire i sistemi di pianificazione già
esistenti e/o altre modalità tradizionali di organizzazione e gestione del territorio. Nel
caso di siti seriali, e/o transnazionali, il Piano di gestione deve garantire il
coordinamento nella gestione delle componenti separate del sito.
235
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
In ambito nazionale, la Legge 20 febbraio 2006, n.77 “Misure speciali di tutela e
fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti
nella 'lista del patrimonio mondiale’, posti sotto la tutela dell’UNESCO” introduce i
Piani di gestione per i siti italiani già iscritti nella Lista, al fine di assicurarne la
conservazione e creare le condizioni per la loro valorizzazione; la legge prevede
l’approvazione dei Piani di gestione e misure di sostegno anche per la loro
elaborazione.
236
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Metodologia
Per dare seguito alle richieste dell’UNESCO relative alla necessità per i siti inseriti nella
Lista del Patrimonio Mondiale di dotarsi di un Piano di gestione, il Ministero per i Beni e
le Attività Culturali ha avviato diverse iniziative specifiche:
Tale modello, partendo dalle migliori esperienze internazionali (in particolare quelle
anglosassoni) e dalle prime, sperimentali applicazioni italiane (piani di gestione del Val di
Noto, e Val d’Orcia), rinnova le finalità di preservazione nel tempo dei valori del sito
alla luce delle più recenti riflessioni che attribuiscono al patrimonio culturale un ruolo,
sempre più significativo, nel quadro dei modelli di sviluppo fondati sulle identità locali e
sulla valorizzazione delle risorse endogene di un territorio.
237
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Metodologia (segue)
Il documento tecnico di programmazione per l’avvio operativo del Piano di gestione del
sito “Le città tardo barocche del Val di Noto” (9), redatto da Mecenate 90, ha portato
un ulteriore contributo alla metodologia, individuando un percorso di programmazione
negoziata atto ad assicurare un coinvolgimento ed una condivisione quanto più ampi
possibile al processo gestionale. Il documento definisce ulteriormente il sistema di
monitoraggio del Piano di gestione, individuando un set di indicatori di realizzazione, di
risultato e di impatto.
238
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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
Commissione Nazionale Siti UNESCO e Sistemi turistici Locali
www.unesco.beniculturali.it
239
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IL MODELLO DEL PIANO DI GESTIONE
dei Beni Culturali iscritti alla Lista del Patrimonio dell’Umanità
Linee Guida
240
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
IL MODELLO DEL PIANO DI GESTIONE
dei Beni Culturali iscritti alla Lista del Patrimonio dell’Umanità
Linee Guida
Per essere inseriti o continuare ad essere iscritti alla Lista del Patrimonio Universale
(WHL) L’UNESCO richiede la formulazione di un Piano di Gestione- le cui finalità sono
quelle di garantire nel tempo la tutela e la conservazione alle future generazioni dei
motivi di eccezionalità che ne hanno consentito il riconoscimento.
Il presente documento descrive gli elementi concettuali del modello di piano basato
sull’esperienza maturata nel nostro Paese in materia di conservazione e valorizzazione
dei beni culturali. E’ anche il primo atto applicativo del nuovo Codice dei Beni culturali
emanato con Decreto Legislativo del 16 gennaio 2004 , entrato in vigore il primo maggio
2004.
Il modello del piano di gestione posto alla base del documento considera, quindi,
implicitamente definito il Sito, come luogo attivo di produzione di cultura
contemporanea, ampliando il semplice e tradizionale concetto di luogo di conservazione
della cultura storica.
241
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Il documento intende fornire alle autorità locali una indicazione come collegare
il piano di gestione alla pianificazione del territorio e di come una corretta
organizzazione della gestione possa fornire un contributo originale allo sviluppo
del sistema economico locale, in particolare, alla crescita del turismo culturale.
……. La presentazione del modello alla Conferenza di Paestum del 25/26 maggio
2004 è solo un punto di partenza: attiva cioè un procedimento che durerà sino
alla condivisione di un metodo di lavoro uniforme in grado di accogliere tutti i
suggerimenti utili.
Nella gestione dei siti sono infatti coinvolte ed intrecciate le funzioni di tutela
con quelle della valorizzazione e della promozione ma anche con quelle dello
Stato garante in ordine agli obblighi assunti a livello internazionale. E queste
connessioni suggeriscono una gestione coordinata in cui si dovrà realizzare un
meccanismo di ripartizione delle funzioni amministrative il più possibile
flessibile, in ogni caso, basate sui principi della sussidiarietà, della
differenziazione e dell’ adeguatezza.
Le line guida dovranno pertanto essere condivise e successivamente portate al
livello di regolamento. Esse quindi non sono definitive, saranno aggiornate e
poi riviste con le buone pratiche e la prassi applicative tenendo bene in mente
le differenze tipologiche dei siti : seriali, paesaggio culturale, siti monumentali,
centri storici.
242
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
243
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.1 Il Principio del valore universale
244
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.2 Il concetto di Sistema Culturale
245
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.2 Il concetto di Sistema Culturale
246
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.2 Il concetto di Sistema Culturale
a) Il sub sistema delle risorse territoriali che assieme al sito eccellente, coniuga in un
prodotto globale di esperienza distinta, i beni ambientali del territorio (riserve e parchi
naturali, giardini storici, ); la cultura materiale ed immateriale locale (feste,
gastronomia, ); i prodotti tipici della sua industria agroalimentare (vini, formaggi, ) e la
stessa produzione di eventi (festival, mostre, ecc.);
b) Il sub sistema risorse umane e sociali, che comprende il “capitale umano” (ovvero
la disponibilità sul territorio di una forza lavoro qualificata), i processi formativi
innovativi collegati alle esigenze dello sviluppo assieme alle relazioni sociali ;
247
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.2 Il concetto di Sistema Culturale
d) Il sub sistema dei servizi di accoglienza, che comprende sia i servizi ricettivi
(alberghi, bar, ristoranti, ecc.) che quelli per il tempo libero e per lo sport (commercio,
cinema, teatri, piscine, campi da tennis, ecc.). In questo caso si tratta prima di tutto di
integrare l’offerta in termini di standard qualitativi ;
f) Il sub sistema delle imprese, fornitrici degli input o utilizzatrici degli output del
processo di valorizzazione. Si tratta di imprese appartenenti a diversi settori, come
l’artigianato , l’agro alimentare, la comunicazione, il restauro, Essi devono incorporare,
in termini di tipicità e qualità, i segni distintivi della centralità che si vuole realizzare. In
altri termini la “qualità” del processo di valorizzazione deve rispecchiarsi anche nel
carattere dei prodotti e servizi offerti dalle imprese direttamente connesse, in modo
tale che anche le offerte delle imprese possano essere rese distinguibili sulla base di
un marchio che dovrà caratterizzare l’insieme dei prodotti del territorio.
248
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.3 Il metodo della democrazia deliberativa
garantire un elevato
livello di protezione Esiste infatti uno stretto
del bene eccellente legame tra le emergenze
antropologiche ed artistiche
IL PIANO DEVE del sito e la produzione attiva
promuovere la sua
di cultura materiale.
integrazione nei piani
e programmi finalizzati
allo sviluppo locale
Il legame attribuisce un valore
caratteristico allo sviluppo
Questi momenti sono alla base dell’identità’ economico il che suggerisce di
storica del sito e della vitalità della cultura tenere distinti i due momenti:
che esso esprime
(a) della stima dei valori del sito
Per ciascun sito, quindi, è possibile definire una serie di scenari o opzioni, probabili,
ma non certe, della loro valorizzazione, ed è all’interno di tale complesso di
possibilità che va ricercata una definizione del possibile modello di sviluppo della
realtà che ruota intorno al sito.
251
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.5 Caratteri distintivi dei valori culturali
La stessa concezione di bene culturale è una categoria dinamica in costante evoluzione storica.
Si è passati dalla trama storica urbana alla stretta interazione che questa intrattiene con
l’ambiente, allargando l’interesse fino al territorio ed al paesaggio.
La realizzazione dei Piani di Gestione è una procedura che può portare al riesame dei
valori universali di iscrizione del sito. Molti dei beni italiani, già inseriti nella Lista del
Patrimonio Mondiale, potrebbero estendere l’iscrizione ad un contesto più ampio: le
opere singole, i monumenti isolati o i siti archeologici potrebbero configurare nuove
trame estese di relazioni e significati, i centri storici possono essere interpretati come
ecosistemi urbani o come paesaggi culturali, entrambi possono estendere la loro
classificazioni ad altri siti.
252
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.6 Il modello dello sviluppo endogeno
I tentativi di politiche di sviluppo economico degli ultimi 50 anni hanno dimostrato che
lo sviluppo è possibile solo se esso è radicato nel territorio in modo endogeno, ossia
fondato su un circolo virtuoso capace di autosostenersi.
Lo sviluppo endogeno è quindi possibile solo se esiste una fonte potenziale locale di
economie di scala (o di accumulazione) e una struttura degli scambi sociali ed
economici in grado di liberare tali potenzialità, in modo che lo sviluppo riesca ad
autoalimentarsi.
Per le loro caratteristiche di essere locali, relazionali ed universali nei loro messaggi, i
beni e le attività culturali, appaiono quindi essere i candidati naturali a sostenere uno
sviluppo endogeno, attraverso il dispiegamento di economie di accumulazione che si
rafforzano a vicenda e si autoalimentano.
Il governo delle attività culturali è quindi, almeno in parte, esso stesso una
componente della natura evolutiva e relazionale di una cultura di successo. Come
tale, esso non può essere imposto ma deve essere prodotto dalla capacità del modello
di sviluppo di esprimere l’identità delle comunità locali.
253
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.7 La forza della cultura locale
Un fattore di forte successo nella valorizzazione di un sito è il suo legame con la
cultura locale. La natura idiosincratica e localizzata del bene cultura e della
produzione basata sui valori dei beni e servizi identificano il capitale per lo sviluppo
e la valorizzazione di un sito.
Sotto questo profilo le radici culturali debbono essere analizzate non soltanto dal
punto di vista storico, ma come asset di valorizzazione attuale. Un centro storico,
che fu centro di cultura nei secoli passati, per esempio, dovrebbe essere analizzato
anche rispetto alla sua capacità attuale di produrre cultura. Dove si produce cultura
oggi ?
Nelle botteghe, nelle accademie, nelle scuole, nei musei, negli atelier di moda, etc.
Il sistema informativo di un sito (SIS) che sarà spiegato nella seconda sezione dovrà
essere in grado di cogliere il sistema attuale di produzione di cultura.
254
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.8 Lo sviluppo locale della cultura a- crea e sostiene un’industria culturale e turistica
significativa.
Il patrimonio culturale (materiale ed
b- appone un marchio di qualità sul territorio di
immateriale) può sostenere un riferimento
processo di sviluppo locale se è in
grado di trasformarsi in una nuova c- valorizza le risorse culturali con la tipicità e le
centralità territoriale che: proprietà che partecipano, a pieno titolo, alla
definizione della “marca” distintiva di quel territorio.
Lo strumento dei diritti di proprietà collettivi gode di una notevole flessibilità istituzionale, ma
va usato con cautela perché il suo successo dipende fortemente dal controllo sulla qualità del
bene o servizio collettivo tutelato.
257
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.11 La mappa del declino La Carta del Rischio
L’idea di fondo è la conoscenza del grado di
E’ una metodologia messa a punto da rischio di deterioramento, spesso irreversibile,
studiosi italiani del Ministero per i Beni e del patrimonio storico-artistico, monumentale,
le Attività Culturali, dell’Istituto Centrale naturale e archeologico che consente una
del Restauro. migliore programmazione degli interventi di
conservazione e di restauro.
capacità di carico di tipo fisico che può essere definita sulla base
di un insieme di parametri di tipo prestazionale e che ha lo scopo
di evitare che le attività di gestione possano procurare un
Dal punto di vista operativo i vincoli consumo fisico irreversibile del patrimonio collettivo.
potrebbero esprimersi in “soglie”
entro le quali gli effetti derivanti dai
processi di gestione e
valorizzazione devono essere capacità di carico di tipo culturale che può essere determinata
attraverso l’introduzione di parametri di tipo qualitativo e che
contenuti. Queste soglie possono, serve ad evitare che le risorse possano essere gestite in modo
come per i beni ambientali, essere tale da erodere il loro stato ;
espresse in termini di “capacità di
carico”. Per quanto riguarda i beni
culturali sarà, quindi, necessario
specificare una: capacità di carico di tipo sociale, anche questa definita
attraverso l’introduzione di parametri qualitativi, che ha
l’obiettivo di non permettere che una particolare valenza
associata alle risorse culturali possa diluirsi o perdersi a causa
delle caratteristiche dei processi di gestione messi in atto.
259
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.11 La mappa del declino La Carta del Rischio
Particolare attenzione deve quindi essere rivolta all’analisi dei rischi che il bene corre e
degli elementi di imponderabilità.
Modelli come il LAC (Limit of Acceptabile Change) possono essere usati per identificare e
monitorare i fattori della vulnerabilità in relazione alle pressioni esistenti sul bene. Cosi
come nella definizione delle opzioni si deve valutare il grado di reversibilità ed i fattori di
incertezza sui risultati attesi.
260
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.12 La gestione integrata
Non separare le attività di tutela da quelle di conservazione e
valorizzazione poiché solo una programmazione integrata di queste
attività può far sì che le attività gestionali siano coerenti con i vincoli
prima illustrati. La non separabilità delle tre attività di base non
esclude la possibilità di attribuire la loro gestione (integralmente o
Aspetti parzialmente) a soggetti diversi.
fondamentali
Mettere in atto processi di esternalizzazione, solo quando l’agire dei
della gestione singoli soggetti sia coordinato e monitorato nell’ambito di un processo
integrata di programmazione, valutazione e monitoraggio, in grado di dare
unitarietà e coerenza ad attività gestite in modo separato.
La struttura di un corretto
Favorire la partecipazione delle collettività ai processi di
piano di gestione risponde a valorizzazione. La crescita di identità deve diventare un obiettivo
tale “visione dinamica” che strategico delle attività e dei processi di gestione anche perché più
coinvolge in modo analogo forte è la percezione dell’utilità sociale di un bene da parte delle
sia le fasi di analisi che quelle collettività e maggiore sarà la loro accettazione dei vincoli d’uso ed il
propositive stabilendo loro contributo alle attività di conservazione. Contributo che può
l’attuazione di continui esprimersi o attraverso una auto censura dei comportamenti dannosi
o attraverso la messa in atto di processi cooperativi.
controlli che ridefiniscono
costantemente il piano La “gestione integrata” va proiettata oltre le logiche di tutela e
stesso. conservazione per assumere una struttura complessa in cui
l’attuazione delle diverse fasi attiva organismi e competenze
differenti, richiedendo costanti momenti di controllo (monitoraggio) e
continui aggiustamenti nella definizione delle metodiche di
attuazione delle strategie. 261
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.13 Il concetto di paesaggio culturale
262
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.13 Il concetto di paesaggio culturale
263
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.13 Il concetto di paesaggio culturale
Restaurare il paesaggio e gli ecosistemi urbani non è congelare un’identità o
un’autenticità fissa ma intervenire in una dinamica di inarrestabile mutamento.
Così nel piano dei paesaggi culturali e degli ecosistemi urbani la tutela si fonde
con la problematica della sostenibilità ambientale, sociale ed economica e la
conservazione diventa restauro integrato nel contesto evolutivo del territorio.
265
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.1 Cos’è un piano di gestione
MODELLO CONCETTUALE DEL PIANO DI GESTIONE
VALORI
D’AREA
SCENARI
INDICATORI DI RISULTATI
266
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.1 Cos’è un piano di gestione Informa sulle stato di fatto dei beni
culturali
5- Progetto monitoraggio
268
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.3 Il progetto delle conoscenze
Raccolta e monitoraggio continuo dello
stato delle risorse dei beni
COSTRUZIONE DI UN SISTEMA
INFORMATIVO GEO-REFERENZIATO
E DINAMICO Identificazione dei problemi da risolvere,
comprensione dei fenomeni responsabili
dei cambiamenti
269
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.4 Il progetto di tutela e conservazione
270
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.4 Il progetto di tutela e conservazione
271
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.4 Il progetto di tutela e conservazione
Danni
strutturali
Attacchi Alterazioni
biologici superficiali
272
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione
DICOTOMIA
273
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione Si tratta di due categorie di
territorio, ma anche di due
il perimetro fisso, cartesiano, logiche:
segnato dai confini amministrativi,
o urbanistici (il limite comunale, il quella per procedure propria dei
limite del centro storico, il bene territori amministrativi
tutelato e iscritto,…)
DICOTOMIA
tra due e quelle di
categorie di
territorio la geometria variabile dello processo, proprie dei progetti di
sviluppo definita dagli ambiti valorizzazione che difficilmente si
dinamici dei fenomeni adattano a perimetri prestabiliti
culturali, o dalle dinamiche e
spesso spontanee logiche di
aggregazione dei fenomeni Ulteriore termine di
economici. complessità che introduce un
nuovo parametro di variabilità
di cui ciascuna azione
strategica e ciascun attore
coinvolto dovrà farsi carico
274
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione
Il piano di gestione, deve essere applicato anche Il concetto di Sistema Turistico Locale,
alla restante parte del territorio e ai contesti
enunciato dalla legge 135/2001, risolve la
ambientali, ancorché non compresi nei perimetri
della Lista del Patrimonio Mondiale, per evitare dicotomia, nel momento in cui pone a base del
che discrepanze di prescrizioni fra le zone progetto di valorizzazione, il sistema turistico e
protette e le restanti parti del territorio le filiere produttive sottese ai beni culturali
immettano dei pericolosi differenziali. tutelati.
275
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione
276
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione
strategie di conservazione
strategie di marketing e
strategie di partecipazione comunicazione territoriale 277
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione
PROGETTI COLLEGATI AGLI ASSI STRATEGICI
Conoscenza Tutela Partecipazione
Tutela,Conservazione Democrazia
GIS, Ricerca,
Salvaguardia, deliberativa,
Osservatorio
Detrattori Coinvolgimento
Formazione
identità
279
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.6 Progetto del controllo e del monitoraggio
MODELLO DPSIR
Responses
Driving
Forces
Impact
Pressures
State
280
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 3
ORGANIZZAZIONE
3.1 La cooperazione istituzionale
Il primo quello di uscire da una sterile
contrapposizione che vorrebbe dividere
sotto il profilo gestionale le due
funzioni–tutela e valorizzazione-
affidandole a livelli di responsabilità
differenti: Stato/Regioni, pubblico/
Questa fase del piano di
privato
gestione deve risolvere due
problemi
281
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 3
ORGANIZZAZIONE
3.1 La cooperazione istituzionale
Il terzo comma dello stesso art. 117 assegna invece alla competenza concorrente
Stato/Regioni le materie relative alla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali nonché
la promozione e l’ organizzazione di attività culturali.
Nello specifico dei siti, esiste la esigenza di mantenere allo Stato il ruolo di garante degli
accordi internazionali tra i quali la convenzione UNESCO sul patrimonio culturale mondiale
Modello organizzativo
condizionato da Il nostro ordinamento offre una gamma assai
vasta di formule giuridiche istitutive dei
soggetti ai quali affidare la responsabilità nella
gestione dei beni culturali. Si va dalla semplice
gestione in economia, alle aziende speciali,
alla concessione, convenzione e/o
associazione con soggetti privati, imprese
pubblico/ private, fondazioni, , volontariato.
283
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SEZIONE 3
ORGANIZZAZIONE
3.3 Le funzioni organizzative del modello Il primo mette insieme in una delle formule
associative o di patto , anche consortili, “la
proprietà” dei siti, ovvero tutti gli interessi
pubblici e privati coinvolti con il compito di
realizzare il progetto di conoscenza tramite
un GIS unitario collegato in rete con il SITAP
Attività dell’organo (o degli del MiBAC, e le altre fasi del piano di gestione
organi) destinati al ruolo di sino alle azioni del controllo.
integratore nella realizzazione
due livelli
del piano di gestione le cui
organizzativi
azioni, spesso sono di Il secondo livello del modello presuppone la
competenza delle singole concessione ad una azienda di diritto privato
Autorità responsabili. con capitale a maggioranza pubblica il
compito imprenditoriale di realizzare il
Sistema Turistico Culturale Locale per la
gestione dei fattori dello sviluppo. Il Sistema
organizza il “prodotto del sito”, svolge le
attività di integratore e si propone come
agenzia per attrarre investimenti.
284
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE PRIMA: ISCRIZIONE E SIGNIFICATO UNIVERSALE DEL SITO
In questa prima parte del piano vanno descritti i motivi che hanno consentito ( potrebbero
consentire) la iscrizione alla WHL del bene patrimonio universale, ampliando tuttavia il concetto del
riconoscimento a tutti i beni materiali e immateriali che insistono nell’area vasta, nel tentativo di
considerare il bene da tutelare al centro di un sistema di valori e di territori da valorizzare.
INDICE
1.1 Analisi descrittiva del sito e dei territori da tutelare
1.2 I valori culturali del sito e la sua identità storica
1.3 I valori naturali del sito e le sue specificità distintive
1.4 I valori contemporanei del sito tempo libero e turismo
1.5 I valori organizzativi del sito per l’ economia locale
1.6 I valori sociali e politici del sito per le collettività residenti
285
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE SECONDA: IL PROGETTO DELLE CONOSCENZE
Il sistema informativo territoriale del sito
In questa seconda parte sono riportati tutte le informazioni desunte dalle situazioni di fatto e dalle ricerche
originali sull’ambiente, sulla domanda e offerta culturale sotto forma di relazioni, cartografie, elaborati
multimediali, informazioni scientifiche, tecniche, sociali ed economiche il tutto definendo problemi e criticità ,
opportunità e sviluppo. Le basi di dati devono essere rappresentate in uno strumento di osservatorio permanete
informatizzato (GIS) e tradotte in supporti alle decisioni. Devono cioè esprimere il problema e le possibili
alternative di soluzioni.
INDICE
2.1 Basi di dati digitali geografici
2.2 Basi di dati e immagini delle risorse storiche
2.3 Basi di dati e immagini delle risorse dell’ecosistema
2.4 Basi di dati e immagini delle risorse archeologiche
2.5 Basi di dati e immagini delle risorse ambientali
2.6 Basi di dati e immagini offerta culturale e sua fruibilità
2.7 Basi di dati e immagini produzioni tipiche e artigianato
2.8 Basi di dati e immagini delle tradizioni degli usi e costumi
2.9 Basi di dati del sistema demografico e comportamentale
2.10 Basi di dati della situazione economico e produttiva
2.11 Basi di dati e immagini del paesaggio e dei vincoli
2.12 Basi di dati pianificazione territoriale ed urbanistica
2.13 Sistema degli Indicatori stato di fatto e scenari
2.14 Sistema degli Indicatori qualità criticità di allarme
2.15 Sistema degli Indicatori sulla pressione, cause ed effetti
2.16 Sistema degli Indicatori di governo, norme, interventi
286
2.17La mappa dei rischi, delle tutele e delle protezioni
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE TERZA: IL PROGETTO DELLA TUTELA E LA CONSERVAZIONE
Il sistema informativo territoriale del sito
In questa parte del modello si valuta lo stato di conservazione dei manufatti; del danno e dei fattori
di rischio; si individuano le risorse, ai vari livelli organizzativi, tecnico e finanziari. La tutela si realizza
con la definizione o adeguamento dell’operatività degli strumenti legislativi e urbanistici, la
conservazione si concretizza nella stesura organica dei programmi di protezione, definendo le
misure di breve e lungo periodo per conservare alle future generazioni i beni tutelati si definiscono
gli ambiti e le metodiche dei progetti di conservazione materica.
INDICE
• 3.1 Le risorse finanziarie locali, regionali e nazionali
• 3.2 I limiti e le condizioni del carico antropico
• 3.3 I limiti e le condizioni flussi ed accessibilità
• 3.4 I danni attuali e potenziali ,impliciti, espliciti
• 3.5 Progetto ed interventi per Danni strutturali
• 3.6 Progetto ed interventi per disgregazione materiale
• 3.7 Progetto ed interventi per l’ umidità
• 3.8 Progetto ed interventi per gli attacchi biologici
• 3.9 Progetto ed interventi alterazione strati superficiali
• 3.10 Progetto ed interventi per le parti mancanti
• 3.11 Recupero sistemazione dei tratti storici
• 3,12 Recupero e sistemazione degli edifici di pregio
• 3.13 Recupero e protezione dell'ambiente 287
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE QUARTA: PROGETTI STRATEGICI DEL SISTEMA CULTURALE LOCALE
Il momento focale del modello di piano è la formulazione dei piani progetti, ognuno dettagliato
in obiettivi, strategie, tattiche, azioni, e simulazione dei risultati attesi.
I progetti sono proiettati almeno a 5 anni e successivamente declinati al livello annuale
L’individuazione delle priorità di intervento e l’articolazione delle azioni secondo programmi con
durate temporali differenti garantisce la reale applicabilità delle azioni proposte.
INDICE
4.1 Il sistema degli obiettivi culturali 2005- 2010
4.2 Il sistema degli obiettivi conoscitivi 2005 -2010
4.3 Il sistema degli obiettivi economici 2005- 2010
4.4 Il sistema degli obiettivi occupazionali 2005 -2010
4.5.Il progetto della ricerca scientifica e tecnologica
4.6 Il progetto del coinvolgimento delle comunità locali
4.7 Il progetto della viabilità, permeabilità sosta e accessibilità
4.8 Progetto dei servizi di segnaletica turistica
4.9 Progetto delle professioni e attività del restauro
4.10 Il progetto delle Reti, itinerari, aree attrezzate,
4.11 Progetto di sviluppo delle tipicità artigianali e alimentari
4.12 Progetto di sviluppo delle coltivazioni biologiche
4.13 Progetto per i servizi di collegamento collettivi ecologici
4.14 Progetto per la formazione e la sensibilità locale
4.15 Progetto per il sistema turistico locale
288
4.16 Progetto per il marketing e la comunicazione territoriale
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE QUINTA: IL PROGETTO DEL CONTROLLO E DEL MONITORAGGIO
In questa parte conclusiva del piano si disegna il sistema degli indicatori che misurano in
continuo gli obiettivi raggiunti ed i motivi del mancato raggiungimento. La gestione di tale
sistema deve però avvenire a stretto contatto con il territorio, costruendo negli ambiti
amministrativi interessati (comuni) i poli informativi, costantemente connessi in rete telematica
che devono attivare fasi di raccolta codificata delle informazioni in un Data Base comune.
INDICE
5.1 Il controllo delle opere di manutenzione
5.2 Il controllo delle opere riconversione
5.3 Il controllo delle opere di prevenzione
5.4 Il controllo delle opere di tutela
5.5 Il controllo delle opere di trasformazione
5.6 Il controllo delle opere di protezione
5.7 Il controllo delle opere di valorizzazione
5.8 Il monitoraggio delle fonti da inquinamento
5.9 Il controllo dei flussi e del carico antropico
5.10 Il controllo del consenso alle opere del residente
289
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Legge 20 febbraio 2006, n. 77
"Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale,
paesaggistico e ambientale, inseriti nella "lista del patrimonio mondiale",
posti sotto la tutela dell' UNESCO
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 58 del 10 marzo 2006
Art. 1.
(Valore simbolico dei siti italiani UNESCO)
1. I siti italiani inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», sulla base delle tipologie
individuate dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio mondiale culturale
e ambientale firmata a Parigi il 16 novembre 1972, dai Paesi aderenti
all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura
(UNESCO), di seguito denominati «siti italiani UNESCO», sono, per la loro unicità,
punte di eccellenza del patrimonio culturale, paesaggistico e naturale italiano e
della sua rappresentazione a livello internazionale.
Art. 2.
(Priorità di intervento)
1. I progetti di tutela e restauro dei beni culturali, paesaggistici e naturali inclusi nel
perimetro di riconoscimento dei siti italiani UNESCO acquisiscono priorità di intervento
qualora siano oggetto di finanziamenti secondo le leggi vigenti.
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Legge 20 febbraio 2006, n. 77
Art. 3.
(Piani di gestione)
1. Per assicurare la conservazione dei siti italiani UNESCO e creare le condizioni per la
loro valorizzazione sono approvati appositi piani di gestione.
2. I piani di gestione definiscono le priorità di intervento e le relative modalità
attuative, nonché le azioni esperibili per reperire le risorse pubbliche e private
necessarie, in aggiunta a quelle previste dall'articolo 4, oltre che le opportune forme di
collegamento con programmi o strumenti normativi che perseguano finalità
complementari, tra i quali quelli disciplinanti i sistemi turistici locali e i piani relativi alle
aree protette.
3. Gli accordi tra i soggetti pubblici istituzionalmente competenti alla predisposizione
dei piani di gestione e alla realizzazione dei relativi interventi sono raggiunti con le
forme e le modalità previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il
codice dei beni culturali e del paesaggio, di seguito denominato «Codice».
Art. 4.
(Misure di sostegno)
1. Ai fini di una gestione compatibile dei siti italiani UNESCO e di un corretto rapporto
tra flussi turistici e servizi culturali offerti, sono previsti interventi volti:
a) allo studio delle specifiche problematiche culturali, artistiche, storiche, ambientali,
scientifiche e tecniche relative ai siti italiani UNESCO, ivi compresa l'elaborazione dei
piani di gestione;
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Legge 20 febbraio 2006, n. 77
4. All'onere derivante dall'applicazione del comma 1, lettera b), pari a 500.000 euro per l'anno
2006 e a 300.000 euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008, si provvede mediante
corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2006-2008,
nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di
previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2006, allo scopo
parzialmente utilizzando:
a) quanto a 500.000 euro per l'anno 2006, l'accantonamento relativo al Ministero per i beni e
le attività culturali;
b) quanto a 300.000 euro per l'anno 2007, l'accantonamento relativo al Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
c) quanto a 300.000 euro per l'anno 2008, l'accantonamento relativo al Ministero degli affari
esteri.
5. A decorrere dall'anno 2009, agli oneri derivanti dall'applicazione del comma 1 si provvede
ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive
modificazioni.
6. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le
occorrenti variazioni di bilancio.
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Legge 20 febbraio 2006, n. 77
Art. 5.
(Commissione consultiva per i piani di gestione dei siti UNESCO e per i sistemi turistici
locali)
1. La Commissione consultiva per i piani di gestione dei siti UNESCO e per i sistemi
turistici locali, costituita presso il Ministero per i beni e le attività culturali, oltre a
esercitare le funzioni previste dal decreto 27 novembre 2003, rende pareri, a richiesta
del Ministro, su questioni attinenti i siti italiani UNESCO e si esprime ai sensi dell'articolo
4, comma 2, secondo periodo, della presente legge.
2. I componenti della Commissione di cui al comma 1 esercitano le loro funzioni
nell'ambito delle rispettive competenze istituzionali. Ad essi non sono attribuiti gettoni
o indennità di funzione.
3. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio designa tre rappresentanti tra i
componenti della Commissione di cui al comma 1.
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CIRCOLARE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
CRITERI E MODALITA' DI EROGAZIONE DEI FONDI DESTINATI ALLE MISURE DI SOSTEGNO
PREVISTE DALL'ARTICOLO 4 DELLA LEGGE 20 FEBBRAIO 2006, N° 77 RECANTE "MISURE
SPECIALI DI TUTELA E FRUIZIONE DEI SITI ITALIANI DI INTERESSE CULTURALE, PAESAGGISTICO E
AMBIENTALE, INSERITI NELLA 'LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE', POSTI SOTTO LA TUTELA
DELL 'UNESCO".
295
SI STABILISCONO l SEGUENTI CRITERI E MODALITÀ PER L'ATTUAZIONE DELLA
LEGGE 20 FEBBRAIO 2006, N° 77
l. Possono beneficiare dei finanziamenti a valere sugli stanziamenti previsti dall'art. 4 comma 3 della legge del 20
febbraio 2006, n° 77 "Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e
ambientale, inseriti nella 'lista del patrimonio mondiale', posti sotto la tutela dell'UNESCO", di seguito indicata come
"legge 77/06" i soggetti responsabili della gestione dei siti italiani culturali e naturali iscritti nella Lista del
Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, di seguito definiti "sitì UNESCO". L'elenco di tali siti, aggiornato al 31luglio 2006,
costituisce l'Allegato al presente decreto. L'elenco viene aggiornato ogni anno a cura del Ministero per i beni e le
attività culturali, di seguito indicato come "Ministero", e viene reso pubblico attraverso il sito WEB del Ministero.
2. La gestione dei siti UNESCO fa capo ad un insieme di soggetti istituzionalmente e/o giuridicamente competenti.* I
soggetti responsabili della gestione, in maniera autonoma o in maniere coordinata secondo le tipologie dei beni che
costituiscono i diversi siti, sono: il Ministero per i beni e le attività culturali , di seguito indicato come «Ministero», le
regioni, le province, i comuni, le comunità montane, gli enti parco o gli altri enti pubblici istituzionalmente
competenti a livello territoriale, gli enti ecclesiastici. Sono inoltre soggetti responsabili della gestione specifiche
strutture di gestione di carattere pubblico oppure soggetti aventi personalità giuridica privata al cui capitale
partecipino anche o esclusivamente soggetti pubblici. Tali strutture possono essere appositamente costituite per la
gestione del sito UNESCO, oppure possono essere strutture già esistenti alle quali siano state conferite dai soggetti
istituzionalmente competenti le attività di coordinamento della gestione.
3. Oltre ai soggetti beneficiari individuati nel comma l, per quanto riguarda le attività previste dall'art. 4 comma l
lettera d) della legge 77/06 possono essere soggetti beneficiari di finanziamenti anche le "istituzioni scolastiche"
pubbliche o legalmente riconosciute, comprese le "istituzioni scolastiche" localizzate sul territorio di Regioni che per
il momento non hanno siti UNESCO. Per quanto riguarda le attività previste dal comma l lettera b) possono essere
soggetti beneficiari di finanziamenti anche le persone giuridiche private che sono titolari o gestori di musei, gallerie,
pinacoteche, aree archeologiche o di raccolte di altri beni culturali o universalità di beni mobili comunque soggetti ai
vincoli e alle prescrizioni di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, presenti nel perimetro dei siti UNESCO,
funzionalmente organizzati ed aperti al pubblico per almeno cinque giorni alla settimana con orario continuato
o predeterminato. Nei due casi sopra indicati, le richiesta di finanziamento devono essere presentate attraverso il
"soggetto referente" come indicato nell'art. 2, comma 2.
296
4. Possono essere soggetti beneficiari dei finanziamenti l'Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO,
altre eventuali associazioni di siti UNESCO, formalmente costituite o consorzi temporanei di siti UNESCO costituiti con
l'obiettivo di realizzare specifici progetti di interesse comune. In quest'ultimo caso viene individuato dai singoli siti un
unico "coordinatore " che svolge le funzioni di "referente" indicate nell'art. 2, comma 3. Per i finanziamenti previsti
dall'art. 4 comma l lettera d) della legge 77/06 due o più Regioni possono associarsi per la presentazione di specifici
progetti di interesse comune, individuando un unico "coordinatore" che svolge la funzione di "referente ".
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ART.3
(Interventi ammessi, composizione ed entità del finanziamento , attività a supporto di insiemi di siti)
l. Sono ammessi al finanziamento gli interventi elencati nell'art. 4 comma l della legge 77/06. Gli interventi possono
riguardare un solo sito o raggruppamenti di siti UNESCO.
2. Il finanziamento può coprire al massimo il 90% dell'importo totale del costo dell' intervento. La rimanente parte
rimane a carico del soggetto o dei soggetti proponenti l'intervento.
3. Ogni singolo progetto di intervento ammesso può beneficiare di un finanziamento, a carico della legge 77/06, non
superiore a euro 100.000,00 se riguarda un solo sito UNESCO, non superiore ad euro 150.000,00 per ognuno dei siti
UNESCO coinvolti in un progetto unitario presentato da una associazione o da un consorzio temporaneo che
rappresenti da due a cinque siti, ovvero non superiore ad euro 200.000,00 per ognuno dei siti UNESCO coinvolti in un
progetto unitario presentato da una associazione o da un consorzio temporaneo che rappresenti almeno sei siti.
Per i siti seriali, per i paesaggi culturali e per i siti che riguardano più comuni ogni singolo progetto di intervento
ammesso può beneficiare di un finanziamento, a carico della legge 77/06, non superiore a euro l 00.000,00 per
ognuno dei comuni del sito coinvolti in un progetto unitario. L'importo complessivo di ogni singolo progetto non può
in ogni caso superare il 50% dell'importo complessivo previsto per ogni anno dall' art. 4 della legge 77/06.
4. Al Ministero- Ufficio del Segretario Generale - Area ricerca, l'innovazione e organizzazione e al Ministero
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare viene assegnata una quota parte del finanziamento previsto
dall'art. 4 della legge 77/06, pari al 5% dell'importo complessivo previsto per ogni anno dallo stesso articolo. Tale
finanziamento è destinato all'attuazione di interventi, tra quelli individuati dalla art. 4 della legge 77/06, utili a fornire
un supporto alle attività di tutti i siti UNESCO, o di insiemi di siti, ed a favorire una corretta attuazione della legge. Se
tali interventi vengono realizzati in maniera disgiunta per i siti culturali e per i siti naturali, ad ognuno dei due
Ministeri spetta una quota di finanziamento proporzionale al numero dei siti presenti nella categoria di propria
competenza nel corso dell'anno a cui si riferisce il finanziamento. A tal fine, si fa riferimento all'elenco dei siti
UNESCO, suddiviso per categorie, di cui all'Allegato.
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Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
ART.4 (Concessione del finanziamento Scadenze presentazione domande - Commissione per la valutazione degli
interventi da finanziare)
l. La domanda di finanziamento, redatta secondo le indicazioni e nei tempi previsti dalle istruzioni di cui all'art. 2
comma 2, deve essere trasmessa al Ministero- Ufficio del Segretario Generale Area ricerca, l' innovazione e
organizzazione - Servizio I - Ufficio Lista per il Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. Le domande pervenute secondo le
modalità prescritte vengono sottoposte all 'esame di un'apposita "Commissione per la valutazione degli interventi da
finanziare ai sensi della legge del 20 febbraio 2006 n. 77'', di seguito definita "Commissione".
La Commissione viene nominata con Decreto del Segretario Generale ed è presieduta dal responsabile dell'Area
ricerca, innovazione e organizzazione presso l 'Ufficio del Segretario Generale. Nella commissione devono essere
inseriti, oltre ai rappresentanti del Ministero, un rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, un rappresentante della Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e Bolzano e un rappresentante della "Commissione consultiva per i piani di gestione dei
siti UNESCO e per i sistemi turistici locali".
2. La Commissione redige la graduatoria degli interventi ammessi sulla base dei criteri e delle priorità indicati nell'art.
5 ed indica l' importo del finanziamento assegnato a ciascun intervento.
La graduatoria viene approvata a maggioranza semplice dei membri. In caso di parità, prevale il voto del Presidente. Le
sedute della Commissione sono valide se risulta presente almeno la metà dei membri, compreso il presidente o un
suo delegato.
3. A conclusione dei suoi lavori, la Commissione predispone il decreto di cui all'art. 4, comma 2, della legge 77/06 e lo
trasmette agli uffici competenti per il seguito d eli 'istruttoria e la firma del Ministro.
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ART.5 (Criteri di valutazione delle domande. Definizione delle priorità)
l. La Commissione di cui all'art. 4, comma l , valuta le domande sulla base della completezza della documentazione
prodotta, della qualità della proposta di intervento e della capacità di spesa comprovata dalla rendicontazione di cui
all'art. 2, comma 5. Quindi la Commissione redige la graduatoria tenendo conto delle priorità indicate nei commi
successivi.
2. Per i siti sforniti di piano di gestione, le domande di finanziamento devono prioritariamente riguardare le azioni
necessarie per la redazione dei piani di cui all' art. 3 della legge 77/06 e secondo quanto previsto dall'art. 4, comma l,
lettera a), della medesima legge.
3. In presenza di piani di gestione, gli interventi oggetto di domande di finanziamento si devono riferire all' attuazione
di progetti inseriti all'interno degli stessi piani, di cui costituiscono priorità strategiche.
4. Compatibilmente con le risorse disponibili indicate nell'art 4, commi 3, 4 e 5, della legge 77/06 e tenuto conto
della valutazione formulata in base ai criteri indicati nel comma l, per consentire un'equilibrata distribuzione dei
fondi, nel redigere la graduatoria degli interventi ammessi la Commissione deve dare priorità al finanziamento di
interventi che riguardino tutti i siti UNESCO o che coinvolgano più siti. Sarà cura delle Commissione prevedere in via
prioritaria un solo intervento per ogni sito, considerando a tal fine sia i progetti presentati in forma autonoma sia
quelli presentati congiuntamente da più siti. Tale criterio di priorità si applica limitatamente agli interventi che
rispondano ai criteri indicati nel comma l. Ulteriori interventi potranno essere finanziati con le risorse eventualmente
ancora disponibili .
5. Nella formulazione della graduatoria la Commissione tiene conto della quota fissa di finanziamento assegnata agli
interventi indicati nell'art. 4, comma l, lettera b), della legge 77/06.
6. Nella predisposizione della graduatoria ai fini del finanziamento, la Commissione non prende inconsiderazione gli
interventi realizzati ai sensi dell'art. 3, comma 4. **
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ART. 7 (Norme transitorie)
l. Limitatamente all'anno 2006, viene concessa ad ogni sito UNESCO , iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale entro il
30 luglio 2006, la somma di euro 50.000,00 finalizzata alla redazione o al completamento del piano di gestione. I siti che
hanno completato la redazione del piano, compresa la definizione degli indicatori per il monitoraggio, possono utilizzare
la suddetta somma per ulteriori studi o per gli altri interventi indicati nell'art. 4, comma l, delle legge 77/06. Per acquisire
il finanziamento è comunque necessario che i soggetti responsabili delle gestione del sito UNESCO individuino il soggetto
referente ai sensi dell'art. 2, comma l, cui spetta il compito di inoltrare la richiesta per il trasferimento dei fondi. La quota
restante del finanziamento disponibile per il 2006 viene assegnata secondo i criteri e le modalità indicate negli articoli
precedenti, dando comunque priorità agli interventi che riguardino tutti i siti UNESCO o che riguardano più siti. Le relative
domande sono presentate entro 60 giorni dalla pubblicazione della presente circolare sul sito internet del Ministero.
Il Segretario Generale
Giuseppe Proietti
* Soggetti istituzionalmente competenti non sono necessariamente i soggetti responsabili. Essi possono destituire
specifici soggetti giuridici, pubblici, misti, anche di diritto privato a cui affidare la responsabilità della tutela e gestione
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