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Il dossier di candidatura nella WHL

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IL DOSSIER DI CANDIDATURA NELLA WHL
Premessa
1972 – WORLD HERITAGE LIST
Istituita con la Convenzione sulla
Protezione del Patrimonio Mondiale,
culturale e naturale dell'Umanità del
1972 .
A tutto il 2011 è composta da 936 beni
di cui 725 culturali, 183 naturali e 28
misti in 153 Stati Parte. Al Marzo 2012
189 Stati Parte hanno ratificato la
Convenzione del Patrimoio Mondiale.

1978 La prima lista del Patrimonio mondiale è stata compilata


nel 1978. Fra i siti allora inseriti figurano:

• la necropoli di Memphis in Egitto


• le piramidi di Giza in Egitto
• il parco di Yellowstone negli Stati Uniti
• le chiese creuse di Lalibela in Etiopia
• la città antica di Damasco in Siria.
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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO

AVVIO DELLA PROCEDURA

• Ogni Stato Parte è tenuto a presentare una ’’lista propositiva’’ (tentative list) in cui
vengono segnalati i beni che si intendono iscrivere nell’aro di 5-10 anni.

• Presentazione della documentazione: Successivamente viene predisposta e presentata la


documentazione completa (dossier di presentazione) che deve essere esaminata per
l’iscrizione definitiva nella lista

• La Commissione per il Patrimonio Mondiale riceve dal Comitato per il patrimonio


mondiale l’istruttoria esaminata con l’apporto dell’ICOMOS per i siti di valore storico-
artistico-paesaggistico e dell’IUCN per i siti naturali

• In Italia le proposte sono presentate da Amministrazioni competenti per la gestione del


sito quali il Sindaco, Soprintendenze o Ente Parco al Presidente del Gruppo di Lavoro
interministeriale presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Tale gruppo valuta le
diverse proposte pervenute ai fini della compilazione della nuova Lista propositiva. Ogni
anno il Ministero per i Beni e le Attività Culturali decide quali Siti già presenti nella lista
propositiva, debbano essere presentati al Comitato per il Patrimonio Mondiale, Comitato
che si riunisce una volta l'anno.

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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO

AVVIO DELLA PROCEDURA

I siti si distinguono in culturali,naturali, misti. Con l'adozione delle Linee Guide operative
del 2005 esiste un unico elenco di criteria strutturato con 6 criteria che si riferiscono ai
siti culturali e gli altri 4 a quelli naturali.

In base alle indicazioni degli "Orientamenti applicativi", per poter essere considerato di "valore
universale eccezionale" un monumento, un complesso od un sito deve rispondere ad uno dei
seguenti criteri:
• rappresentare un capolavoro del genio creativo dell'uomo
• aver esercitato un'influenza considerevole in un dato periodo o in un'area culturale determinata,
sullo sviluppo dell'architettura, delle arti monumentali, della pianificazione urbana o della
creazione di paesaggi
• costituire testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione
culturale scomparsa
• offrire esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o di paesaggio
che illustri un periodo significativo della storia umana
• costituire un esempio eminente di insediamento umano o d'occupazione del territorio
tradizionale, rappresentativi di una culturale (o di culture) soprattutto quando esso diviene
vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili
• essere direttamente o materialmente associato ad avvenimenti o tradizioni viventi, idee credenze
o opere artistiche e letterarie con una significanza universale eccezionale (criterio da applicare
solo in circostanze eccezionali o in concomitanza con altri criteri)
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I Criteria sono regolarmente revisionati in modo da riflettere l'evoluzione del concetto stesso
di Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Una significativa revisione si è avuta nel 1995 quanto il
Centro del Patrimonio Mondiale ha revisionato e ampliato le indicazioni degli Orientamenti,
definendo i criteri relativi ai paesaggi culturali, intesi come opere congiunte della natura e
dell’uomo.

Tale categoria di beni, che "illustrano l’evoluzione della società e degli insediamenti umani
nel corso dei secoli, sotto l’influsso di sollecitazioni e/o di vantaggi originati nel loro
ambiente naturale e delle forze sociali, economiche e culturali successive, interne ed
esterne" (dal "Regolamento per l’attuazione della Convenzione sul Patrimonio Mondiale"),
devono rispondere al requisito di valore universale eccezionale sulla base della loro
rappresentatività in termini di regione geo-culturale chiaramente definita e del loro potere di
illustrare gli elementi culturali essenziali e distinti di tali regioni.

Questo riconoscimento dei beni paesaggistici riflette una mutata sensibilità e consapevolezza
del valore che il contesto può rivestire, al di là o in aggiunta al valore intrinseco
dell'emergenza monumentale; una scala territoriale in cui le singole testimonianze
monumentali sono collegate alla storia, all'immagine ed ai valori culturali di interi contesti
paesaggistici.

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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO

Le classificazioni tipologiche dei paesaggi comprendono:

• giardini e parchi creati dall'uomo, intesi come paesaggi chiaramente definiti, spesso associati a
costruzioni o a complessi religiosi, concepiti e creati intenzionalmente dall’uomo per ragioni estetiche;

• paesaggi di tipo evolutivo, ovvero paesaggi che, derivati da un’esigenza in origine sociale, economica,
amministrativa o religiosa, riflettono nella loro forma attuale il processo evolutivo della loro associazione
e correlazione con l’ambiente naturale. Il paesaggio culturale di tipo evolutivo può essere reliquia - cioè
nel quale il processo evolutivo in passato si è arrestato ma le cui caratteristiche essenziali restano
materialmente visibili - o vivente - che conserva cioè un ruolo sociale attivo con le modalità che
continuano la sua tradizione precedente, di cui sono manifeste le testimonianze dell’evoluzione nel corso
del tempo.

• paesaggio di tipo associativo,(intangibile) intesi come paesaggi in cui prevale, più che la presenza di
tracce culturali tangibili, la forza di associazione dei fenomeni religiosi, artistici o culturali dell’elemento
naturale.

• paesaggio storico urbano (historic urban landscape) (definizione tratta dalle raccomandazioni UNESCO
comunicate agli Stati Parte il 25 marzo 2011)
8. Il paesaggio storico urbano è l’area urbana intesa come risultato di una stratificazione
storica di valori e caratteri culturali e naturali che vanno al di là della nozione di “centro
storico” o “ensamble” sino a includere il più ampio contesto urbano e la sua posizione
(setting) geografica.
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9. Questo più ampio contesto include in particolare la topografia, la geomorfologia,
l’idrologia e le caratteristiche naturali del sito; il suo ambiente costruito, sia storico che
contemporaneo; le sue infrastrutture sopra e sotto terra; i suoi spazi aperti e giardini, i suoi
modelli di utilizzo del suolo (land use patterns) ed organizzazione spaziale; percezioni e
relazioni visive, così come tutti gli altri elementi della struttura urbana. Esso include anche le
pratiche e i valori sociali e culturali, i processi economici e le dimensioni intangibili del
patrimonio così come collegate a diversità e identità.

10. Questa definizione fornisce la base per un approccio comprensivo ed integrato


all’identificazione, accertamento, conservazione e gestione del paesaggio storico urbano nel
quadro di un generale sviluppo sostenibile.

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SITI INTANGIBILI (dalla Convenzione internazionale per la salvaguardia dei beni culturali
intangibili -17 ottobre 2003)
Art. 2 Definizioni
Ai fini della presente Convenzione,
1. per “patrimonio culturale immateriale” s’intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le
conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati
agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro
patrimonio culturale.
Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente
ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla
loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la
diversità culturale e la creatività umana. Ai fini della presente Convenzione, si terrà conto di tale
patrimonio culturale immateriale unicamente nella misura in cui è compatibile con gli strumenti esistenti
in materia di diritti umani e con le esigenze di rispetto reciproco fra comunità, gruppi e individui nonché di
sviluppo sostenibile.
2. Il “patrimonio culturale immateriale” come definito nel paragrafo 1 di cui sopra, si manifesta tra l’altro
nei seguenti settori:
a) tradizioni ed espressioni orali, ivi compreso il linguaggio, in quanto veicolo
del patrimonio culturale immateriale;
b) le arti dello spettacolo;
c) le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi;
d) le cognizioni e le prassi relative alla natura e all’universo;
e) l’artigianato tradizionale.
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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO

2002 – A partire dall’anno 2002 il Comitato del Patrimonio Mondiale ha deciso di


porre una restrizione all’iscrizione di nuovi siti, limitando le richieste
ammissibili ad una sola candidatura per ogni Stato, entro il tetto
massimo complessivo di 30 siti da esaminare (oltre a siti rinviati dagli
anni precedenti

2002 – 26COM9 – Dichiarazione di Budapest relativa ai piani di Gestione

2004 – A partire dal 2004, il limite per ogni paese è stato elevato a due
candidature, di cui almeno una relativa a beni naturali, mentre il tetto
massimo da esaminare è stato portato a 45 siti, compresi i siti rinviati
dagli anni precedenti.

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I CRITERI PER L’ISCRIZIONE ALLE LISTE
Linee guida operative UNESCO
REQUISITI – Fasi procedurali in Italia

Perché un sito sia iscritto nella Lista del patrimonio mondiale, deve presentare un
eccezionale valore universale e soddisfare almeno uno dei dieci criteri di
selezione illustrati nelle Linee Guida per l’applicazione della Convenzione del
patrimonio mondiale del 2008

Deve anche soddisfare le condizioni di integrità e/o autenticità così come definite
nelle Linee Guida e deve essere dotato di un adeguato sistema di tutela e di
gestione che ne garantisca la salvaguardia.

PROTEZIONE E GESTIONE

Obiettivo della protezione e gestione è assicurare il mantenimento e il


miglioramento del valore eccezionale universale e le condizioni di integrità e/o
autenticità. La protezione deve essere gestita nel tempo e rispetto ai mutamenti e
cambiamenti climatici. Tra gli strumenti va inclusa la perimetrazione del sito e la
creazione della zona tampone. Modalità di protezione sono rappresentati e
descritti dal Piano di Gestione.

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PIANO DI GESTIONE PER I SITI ITALIANI
2004 – Linee guida per la redazione ed attuazione del Piano di Gestione

2005 – Modello per la realizzazione del piano di gestione (Ernst & Young) dopo
i piani di Val di Noto (2002) e Val d’Orcia (2004).
Il modello rinnova le finalità di preservazione nel tempo dei valori del
sito proponendo un modello di sviluppo fondato su identità locale e
valorizzazione delle risorse endogene del territorio. Il piano dei piani
definito come sistema integrato di gestione che identifichi obiettivi
sostenibili di sviluppo e stabilisca i piani, i programmi, le azioni e misuri i
risultati ‘’ex ante’’, ‘’in itinere’’ ed ‘’ex post’’ proponendo i necessari
correttivi.
MONITORAGGIO
I siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale sono sottoposti da parte del Centro
del Patrimonio ad un costante monitoraggio, che ha l’obiettivo di verificare la
conservazione nel tempo dei valori universali eccezionali per i quali essi hanno
ottenuto l’iscrizione. All’interno delle Linee Guida sono previste tre modalità di
verifica dello stato di conservazione e gestione dei siti:
• il Rapporto periodico, che deve essere redatto ogni sei anni per tutti i siti iscritti;
• il Monitoraggio reattivo, che viene effettuato di volta in volta nel caso di siti
interessati da particolari situazioni di rischio;
• la Lista del Patrimonio in pericolo, in cui vengono iscritti i siti soggetti a gravi e
puntuali pericoli che possono causarne la perdita o il grave danneggiamento.
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PROCEDURA – IL DOSSIER

1995 – L’Italia ha redatto la lista propositiva o ‘’tentative list’’ così come previsto dalla
convenzione del 1972
1996 – La lista è stata inoltrata al WHC con 85 siti da inserire gradualmente a partire
dal 1997
1997 – Questo documento è stato successivamente sottoposto ad un
aggiornamento, che ha tenuto anche conto delle nuove condizioni imposte dal
Centro del Patrimonio Mondiale. Dall’inizio degli anni ’90 in poi, infatti, in
coincidenza col crescere del numero dei Paesi che ratificano la Convenzione, si
è manifestata l’esigenza di un riequilibrio nella composizione della Lista per
accrescere la presenza di beni (culturali o naturali) appartenenti ad aree
geografiche o culture sottorappresentate e sono state poste delle restrizioni al
numero di candidature da presentare ogni anno
2002 – Un solo sito all’anno
2004 – Due siti all’anno. Comunque i siti proposti devono entrare a far parte della
‘’tentative list’’ o lista propositiva. Questo rappresenta una condizione
necessaria.
Qualora un sito non sia già presente nella Lista propositiva italiana è possibile
proporne l’iscrizione alla autorità competente che, per i siti culturali, è il
MiBAC mentre per i siti naturali è il Ministero dell’Ambiente; per i siti misti
(culturali e naturali) la domanda andrà inoltrata ad entrambi i Ministeri

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REDAZIONE DELLA DOMANDA

a) MODELLO PER LA RICHIESTA


DI INSERIMENTO NELLA LISTA
PROPOSITIVA ITALIANA
(Linee guida, allegato2)

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REDAZIONE DELLA DOMANDA

DOCUMENTAZIONE
1a verifica di completezza
b)
CARTOGRAFIA

c) VERIFICA DA PARTE DEGLI ORGANI CONSULTIVI ITALIANI

d) VALUTAZIONE DELLO STATO PARTE SULL’ISTRUTTORIA


favorevole

e) DECISIONE DEL COMITATO DEL PATRIMONIO MONDIALE contrario

rinviato

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IL DOSSIER DI CANDIDATURA
Attivazione della candidatura
La richiesta di iscrizione di un sito nella Lista del Patrimonio Mondiale può essere
avviata solo se il sito è già presente nella Lista Propositiva. Annualmente l’autorità
competente individua, nell’ambito dei beni elencati nella Lista propositiva, quelli da
proporre per l’iscrizione. A tal fine chiede alle autorità preposte alla tutela e alla
gestione dei singoli siti di predisporre e trasmettere, entro tempi indicati, tutta la
documentazione richiesta dall’UNESCO.
Il dossier di candidatura deve essere predisposto, in accordo con quanto stabilito dal
Centro del Patrimonio Mondiale, secondo il modello allegato alle Linee Guida e in
accordo con le indicazioni fornite nell’allegato 3. Il dossier rappresenta la base sulla
quale il Comitato prende in considerazione la richiesta di iscrizione.
Il modello comprende le seguenti sezioni:
1. Identificazione del sito
2. Descrizione del bene
3. Giustificazione per l’iscrizione
4. Stato di conservazione e fattori che influiscono sul sito
5. Tutela e Gestione
6. Monitoraggio
7. Documentazione
8. Recapiti delle autorità responsabili
Il documento si conclude con la firma da parte dell’Autorità competente, la quale provvede
all’invio della richiesta al Centro del Patrimonio Mondiale, per il tramite del Ministero per gli
Affari Esteri. La responsabilità per la tutela del sito dovrà essere condivisa da tutte le parti
interessate, comprese le amministrazioni locali e regionali, associazioni e organizzazioni non
governative e la popolazione locale. 198
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IL DOSSIER DI CANDIDATURA
Tale documentazione dovrà contenere:

• Dimostrazione dell’eccezionale valore universale del sito. E’ necessario fornire uno


studio che evidenzi le caratteristiche che rendono il bene unico o di eccezionale
valore universale, in relazione ai criteri definiti nelle Linee Guida.
• Analisi comparativa. E’ uno studio dettagliato che mette a confronto il bene
proposto con beni analoghi nazionali ed internazionali. Tale analisi deve dimostrare
che il bene che si intende candidare possiede i valori eccezionali a livello mondiale e
non solo locale o nazionale.
• Requisiti di integrità, autenticità e condizioni di conservazione. E’ necessario
illustrare le condizioni di integrità e autenticità così come definite nelle Linee guida,
nonché le condizioni di conservazione del bene proposto.
• Strumenti di tutela. I beni inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale devono essere
adeguatamente tutelati. E’ quindi necessaria una verifica degli strumenti di tutela
vigenti a livello nazionale o locale, anche al fine dell’individuazione del perimetro del
bene. La mancanza di efficaci norme di tutela rende improponibile la candidatura.
L’autorità competente dello Stato parte verifica le condizioni di completezza della
richiesta e la rispondenza del sito ai requisiti per l’iscrizione. Se necessario, potrà anche
richiedere ulteriori integrazioni.
Periodicamente la Lista propositiva viene aggiornata con le ulteriori richieste di
iscrizione pervenute, ed inviata al Centro del Patrimonio Mondiale. L’iscrizione di un sito
nella Lista propositiva non comporta necessariamente la successiva iscrizione del sito
nella Lista del Patrimonio Mondiale.

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IL DOSSIER DI CANDIDATURA
Fasi della Candidatura
La candidatura segue un processo di valutazione che parte dalla presentazione del dossier al
Centro del Patrimonio Mondiale fino alla decisione del Comitato, ed è scandito dalle seguenti
fasi:
• Anno 1°
• 30 settembre: termine per l’invio, da parte degli Stati delle bozze di proposta di
candidatura. L’invio di una bozza di proposta è a discrezione dello Stato parte
• 15 novembre: termine entro cui il Centro del Patrimonio risponde in merito alla
completezza delle bozze di proposta inviate entro il 30 settembre. Se la proposta è
incompleta verranno richieste delle integrazioni
• Anno 2°
• 1 febbraio: termine per l’invio delle richieste complete. Se una richiesta perviene
successivamente a questa data sarà presa in considerazione l’anno successivo.
• 1 marzo: termine entro il quale il Centro del Patrimonio Mondiale verifica la
documentazione arrivata ed informa lo Stato parte circa la completezza del dossier di
candidatura. Le candidature complete vengono trasmesse per la valutazione agli Organi
consultivi, che svolgono le necessarie verifiche sulla base della documentazione trasmessa
e dei sopralluoghi effettuati.
• Anno 3°
• 31 gennaio: termine entro il quale gli Organi consultivi possono richiedere l’invio di
ulteriori informazioni
• 31 marzo: termine entro cui devono essere inviate le eventuali integrazioni richieste
• 6 settimane prima della sessione annuale del Comitato per il Patrimonio Mondiale: gli
Organi consultivi trasmettono la loro valutazione.
• giugno/luglio: sessione annuale del Comitato per il Patrimonio Mondiale: il Comitato
esamina le candidature e decide sulle nuove iscrizioni. 200
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IL DOSSIER DI CANDIDATURA NELLA WHL
Premessa
1972 WORLD HERITAGE RISK Viene Istituita con la Convenzione sulla Protezione del
Patrimonio Mondiale, culturale e naturale dell'Umanità
(art.11.4) Alcuni dei siti della lista dell'Unesco sono
inseriti anche nella "lista del patrimonio mondiale in
pericolo". Si tratta dei siti le cui condizioni destano serie
preoccupazioni, per i quali esiste una minaccia "grave e
precisa" di degrado e che richiedono grandi lavori di
manutenzione. Attualmente son 34 i siti inseriti in
tale lista.
Afghanistan Democratic Republic of the Congo
Cultural Landscape and Archaeological Remains of the Bamiyan Garamba National Park (1996)
Valley (2003) Kahuzi-Biega National Park (1997)
Minaret and Archaeological Remains of Jam (2002) Okapi Wildlife Reserve (1997)
Belize Salonga National Park (1999)
Belize Barrier Reef Reserve System (2009) Virunga National Park (1994)
Central African Republic Egypt
Manovo-Gounda St Floris National Park (1997) Abu Mena (2001)
Chile Ethiopia
Humberstone and Santa Laura Saltpeter Works (2005) Simien National Park (1996)
Colombia Georgia
Los Katíos National Park (2009) Bagrati Cathedral and Gelati Monastery (2010)
Côte d'Ivoire Historical Monuments of Mtskheta (2009)
Comoé National Park (2003) Guinea
Mount Nimba Strict Nature Reserve (1992) * Mount Nimba Strict Nature Reserve (1992) *

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IL DOSSIER DI CANDIDATURA NELLA WHL
Premessa

Honduras Philippines
Rìo Platano Biosphere Reserve (2011) Rice Terraces of the Philippine Cordilleras (2001)
Indonesia Senegal
Tropical Reinforest Heritage of Sumatra (2011) Niokolo-Koba National Park (2007)
Iran (Islamic Republic of) Serbia
Bam and its Cultural Landscape (2004) Medieval Monuments in Kosovo (2006)
Iraq Tanzania, United Republic of
Ashur (Qal'at Sherqat) (2003) Ruins of Kilwa Kisiwani and Ruins of Songo Mnara
Samarra Archaeological City (2007) (2004)
Jerusalem (Site proposed by Jordan) Uganda
Old City of Jerusalem and its Walls (1982) Tombs of Buganda Kings at Kasubi (2010)
Madagascar United States of America
Rainforests of the Atsinanana (2010) Everglades National Park (2010)
Niger Venezuela (Bolivarian Republic of)
Air and Ténéré Natural Reserves (1992) Coro and its Port (2005)
Pakistan Yemen
Fort and Shalamar Gardens in Lahore (2000) Historic Town of Zabid (2000)
Peru
Chan Chan Archaeological Zone (1986)

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Il World Monuments Fund- Il World Monument Watch

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WORLD MONUMENTS FUND
WMF è la principale organizzazione indipendente
dedicata alla salvaguardia dei luoghi più preziosi del
mondo.

Dal 1965, in oltre 90 paesi, gli esperti del WMF hanno intrapreso una lotta
contro il tempo, applicando tecniche collaudate per conservare importanti siti
del patrimonio architettonico e culturale di tutto il mondo.

Attraverso partnership con le comunità locali, gli investitori e i governi, viene


attuato un grande impegno per la gestione del patrimonio da tramandare alle
future generazioni.

Quasi il 85 per cento delle entrate del WMF va direttamente verso progetti di
conservazione, lavoro sul campo, protezione e programmi educativi.

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PATROCINIO
Sensibilizzare circa l'importanza della
conservazione dei beni e sulle nuove
minacce verso i siti del patrimonio.
Ogni progetto è l'occasione per sensibilizzare
l'opinione pubblica, agenzie governative,
organizzazioni comunitarie, e potenziali
donatori circa l'importanza della
conservazione del patrimonio. Attraverso
La missione del WMF è quella programmi come il World Monuments Watch,
di preservare il patrimonio WMF parla a sostegno della tutela di siti in
architettonico del mondo di tutto il mondo.
monumenti significativi, edifici
e siti.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Formazione artigiani e professionisti
emergenti nelle arti perdute e con metodi
moderni per garantire che la conservazione
del patrimonio rimanga un’attività vivace.
World Monuments Fund educa il pubblico,
facilita lo scambio di informazioni fra i
professionisti, e le categorie di artigiani e
commercianti nelle arti perdute e nella
moderna interpretazione degli standards.
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EREDITA’ CULTURALE
Salvataggio di capolavori architettonici del mondo e
importanti siti del patrimonio culturale da eventuali
danni e distruzioni.
Il programma prevalente del World Monuments Fund è
sempre stato la conservazione del patrimonio
architettonico e culturale del mondo, rappresentato da
grandi edifici e siti, monumenti singolari che
definiscono un periodo particolare di espressione
artistica o simbolizzano un'epoca culturale. Questa
parte del programma fornisce sostegno finanziario e
La missione del WMF è quella tecnico per la conservazione di strutture e siti, in
di preservare il patrimonio collaborazione con partner locali.
architettonico del mondo di
monumenti significativi, edifici CAPACITY BUILDING
e siti. Aiutare le comunità di tutto il mondo nella
costruzione di infrastrutture per proteggere e
preservare il loro patrimonio nel lungo termine.
Aiutare le comunità locali è un elemento fondamentale
del lavoro del World Monuments Fund's. Nelle zone in
cui gli strumenti e le competenze per l'approccio a
progetti di conservazione su larga scala sono carenti,
WMF assembla team di specialisti internazionali per
aiutare nella progettazione di piani di conservazione,
per effettuare progetti pilota, sviluppare programmi di
formazione, e piani per la gestione a lungo termine dei
siti. 206
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RECUPERO CONSEGUENTE I DISASTRI

Rispondere con rapidità e decisione alle


catastrofi naturali e artificiali per valutare i
danni, si impegnano conservazione di
emergenza, e assistere con i piani di
La missione del WMF è quella ricostituzione a lungo termine.
di preservare il patrimonio
architettonico del mondo di WMF è pronta ad attenuare i danni causati da
monumenti significativi, edifici calamità naturali o provocate dall'uomo. E’ in
e siti. grado di fornire le missioni di esperti per una
rapida risposta, per la valutazione dei danni, e
l'assistenza nella pianificazione della
conservazione e attuazione. Gli strumenti del
WMF si sino sviluppati in tempi di crisi ed
hanno avuto ampie applicazioni nel campo che
vanno ben oltre il loro primo utilizzo in
situazioni d'emergenza

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Ogni giorno, luoghi di grande importanza culturale sono
minacciati dalla negligenza, da demolizioni, o da
disastri.

Ogni due anni, dal 1996, il World Monuments Watch focalizza


THE WATCH l'attenzione globale sui siti del patrimonio culturale di tutto il
mondo che si trovano ad affrontare questi pericoli e che
alimentano temi di attualità nel campo della conservazione del
patrimonio.

LINEE GUIDA NOMINATIONS

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Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Lanciato nel 1996 e pubblicato ogni due anni, il World Monuments
Watch chiede l'attenzione internazionale per il patrimonio culturale di
tutto il mondo che è minacciato da incuria, vandalismo, conflitti o
calamità. WATCH 2012 continua questa tradizione di identificare i siti
in pericolo, oltre ricomprendere i siti con problemi impellenti.

Il termine per la nomina del 2012 è stato il Watch 15 marzo 2011.


L’elenco 2012 sarà annunciato in autunno 2011.Le candidature per il
Watch del 2014 saranno accettate nell’ inizio dell’estate 2012

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Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
AMMISSIONE

E’ ammesso all’iscrizione al WATCH il Patrimonio di qualsiasi


periodo dal tempo antico al moderno. I siti possono essere di
tipo residenziale, civile, commerciale, militare o di architettura
religiosa, opere di ingegneria e industriale; paesaggi culturali,
siti archeologici, città e centri storici. Possono essere pubblici o
privati, anche se il WMF non può fornire sostegno finanziario a
LINEE GUIDA progetti in siti di proprietà privata.
NOMINATIONS
DESIGNATORI

I siti sono nominati per controllo da un privato o da un


rappresentante di un organismo governativo, senza scopo di
lucro, o altre organizzazione non governative che hanno
conoscenza del sito. I siti non devono essere nominati dai loro
legittimi proprietari, anche se i proprietari saranno informati
della nomina. Durante e dopo il processo di nomina e
selezione, il designatore è la persona con cui il WMF
corrisponderà direttamente circa la nomina e sarà identificato
come sponsor ufficiale del sito per il Watch.
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PROCESSO DI SELEZIONE
Tutte le candidature dovranno pervenire entro il 15 Marzo, 2011,
termine entro il quale sottoporsi ad un primo esame da parte del
personale WMF e da parte degli esperti del patrimonio in generale.
Le candidature ammissibili sono poi riviste per la selezione da una
giuria di esperti del settore, tra cui studiosi, restauratori, archeologi,
architetti, rappresentanti delle maggiori organizzazioni culturali, e
altri. I designatori comunicheranno i risultati del processo di
selezione nel mese di ottobre 2011.
LINEE GUIDA La valutazione delle candidature per il WATCH è basata sui seguenti
NOMINATIONS criteri
• Significato: Il sito è importante in termini di interesse
storico/artistico, sociale/civile, spirituale/religioso, di ricerca,
naturale, economico, e/o simbolico / per il valore di identità?

• Urgenza: Il sito ha affrontato sfide imminenti e/o di opportunità


che giustificano un intervento tempestivo?

• Acce4ssibilità: Possono le sfide e / o opportunità essere


soddisfatte attraverso un piano di azione realizzabile?

• Zone di rispetto: Le difficoltà del sito sono pertinenti al settore


dei beni culturali in generale? 211
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WATCH LISTING

• I Siti sono selezionati nella lista di controllo per un periodo di due


anni. I siti possono essere rinominati e sono considerati per la re-
listing a discrezione del WMF e nella revisione del pannello di
controllo.

• A differenza delle denominazioni nazionali e internazionali, il WATCH


LINEE GUIDA non conferisce uno status storico come punto di riferimento o di
NOMINATIONS riconoscimento permanente di un sito.

• Né una cattiva gestione o amministrazione di un sito può riflettersi


nell’ iscrizione di un Watch.

• Ciascun sito prescelto per il WATCH è incluso sul sito della WMF e in
una pubblicazione speciale dedicata a ogni ciclo Watch. Il WATCH
riceve ampia pubblicità nei media internazionali, a partire
dall'annuncio pubblico della WMF della selezione nella lista. I
designatori di siti selezionati ricevono un kit per la stampa, che può
essere utilizzato per organizzare conferenze stampa locali e copie di
materiali speciali WMF's Watch.
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Il corpus delle carte e dei documenti ICOMOS

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ICOMOS ADCOM 2009/10 - Articolo 9-2
Proposta circa i criteri e la terminologia per i testi dottrinali per guidare lo sviluppo
futuro dei testi

Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte

In seguito alla Delibera dell'Assemblea Generale GA 2008/24 e delle


decisioni del Comitato Esecutivo EXCOM 2007/10 7.a.ii. l.c, 3.e EXCOM
2008/03 e 2008/10 EXCOM 2.1.8, il Comitato Esecutivo sottopone
all'attenzione del Comitato Consultivo i criteri delineati per una guida
alla stesura dei futuri Testi Dottrinali. Questo articolo presenta
un'analisi della situazione dei Testi Dottrinali dell' ICOMOS e
comprende 9 proposte.

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LA SITUAZIONE ATTUALE
Creati ed adottati da una molteplicità di
settori dell'ICOMOS, dall'Assemblea
Esistenza di molti testi teorici \operativi Generale ai Comitati Nazionali
deIl'ICOMOS: Carte, Principi ed altri dell'ICOMOS, in conferenze, incontri o
Documenti da gruppi di professionisti del settore

Classificati con nomi diversi


Non sono registrati ufficialmente e con I termini Carte e Principi sono quelli più
numero in crescita comunemente utilizzati, ma esistono
anche Dichiarazioni, Linee-guida e
Documenti.

Contenuti non sempre coerenti: talvolta


ci sono ripetizioni o contraddizioni tra i
testi.
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Risoluzione dell' Assemblea Generale 2008\24

Considerando che l'ICOMOS ed i suoi Comitati hanno favorito la promozione e la


conservazione del patrimonio con lo sviluppo e la diffusione di Testi Dottrinali a
professionisti ed istituzioni impegnate nel campo, usando delle procedure prefissate per
tale scopo

Considerando il valido lavoro del Comitato Internazionale dell'ICOMOS sulla Teoria e


Filosofia della conservazione nell'esaminare l'attuale corpus di tali Testi Dottrinali su
richiesta del Comitato Esecutivo come parte del Piano di Azione Triennale 2005-2008 e
considerando le sue conclusioni che sono state sostenute dal Comitato Consultivo
all'incontro in Québec, Canada, il 28 Settembre 2008

sottolineando l'interesse a chiarire le definizioni, il formato e le fonti per i futuri Testi


Dottrinali dell'ICOMOS,

la 16ma Assemblea Generale dell'ICOMOS, che si è riunita in Quebec, Canada,


nell'Ottobre 2008 decide che:
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• L'esame degli attuali Testi e Dichiarazioni dell'ICOMOS, inclusi quelli


presentati alla 16ma Assemblea Generale riunitasi in Quebec, Canada, sia
completato al fine di delineare i criteri di guida alla produzione dei futuri
Testi Dottrinali ICOMOS, inclusi quelli che si prevede vengano sottoposti
all'Assemblea Generale nel 2011.

• I criteri delineati siano sottoposti al Comitato Consultivo all'incontro del


2009 per esaminarli e fornire raccomandazioni al Comitato Esecutivo per
l'adozione di questi criteri nei Testi Dottrinali previsti per la 17ma
Assemblea Generale del 2011.

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LE 9 PROPOSTE

PROPOSTA 1
Dati i vari significati di "dottrina" e "dottrinale"
in inglese e in francese e tenuto conto della
riluttanza di molti esperti in materia legislativa
ad utilizzare questi termini

E’ invalso adoperare il termine


generico di Testo Dottrinale

usare la terminologia di "Carte, Principi e


Documenti ICOMOS"

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2
Peso legale di Carte, Principi e Documenti ICOMOS

Testi prodotti dalle


organizzazioni non Solo consultivi, non giuridicamente vincolanti
governative

Testi prodotti dalle Giuridicamente vincolanti Giuridicamente non vincolanti


organizzazioni
intergovernative

Soggetti a ratifica – Testi


validati a livello nazionale

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2.1
Peso giuridico dei testi ( o strumenti) prodotti da un'organizzazione intergovernativa: l'esempio dell'UNESCO

Documenti giuridicamente non vincolanti


I testi dell'UNESCO o
strumenti sono adottati
dalla Conferenza Generale
dell'UNESCO composta
dagli stati membri
dell'UNESCO DICHIARAZIONE

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2.1
Peso giuridico dei testi ( o strumenti) prodotti da un'organizzazione intergovernativa : l'esempio dell'UNESCO

a. Documenti giuridicamente non vincolanti


DICHIARAZIONE
DEFINIZIONE
«Una Dichiarazione è un impegno puramente morale o politico, che
unisce gli stati in base alla buona fede. Una raccomandazione indirizzata
ad uno o più stati è intesa ad incoraggiarli ad adottare un particolare
approccio o ad agire in un dato modo in una specifica area culturale.»
b. Documenti giuridicamente vincolanti
CONVENZIONE
DEFINIZIONE
«Una Convenzione, sinonimo di trattato, si riferisce ad un accordo
stipulato da due o più Stati. Implica la volontà congiunta dei cosiddetti
Stati-parte ai quali la Convenzione impone degli impegni giuridicamente
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vincolanti. Sono ratificati a livello nazionale.»
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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2.2
Peso giuridico dei testi ( o strumenti) prodotti dall’ICOMOS, un’organizzazione non governativa

Possono essere
definiti
I testi non sono raccomandazioni
giuridicamente dichiarazioni
vincolanti documenti

per somiglianza
Altri testi non
giuridicamente Tuttavia il termine "documento", già
vincolanti come utilizzato dall'ICOMOS per alcuni dei
le suoi testi, può individuarsi come
raccomandazioni appropriato in termini di peso
prodotte da giuridico. L’ICOMOS usa anche il
organizzazioni termine CARTA ed il termine
intergovernative PRINCIPIO
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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 - punto2.2

CARTA
DEFINIZIONE
" il principio fondamentale di un 'organizzazione"

PRINCIPIO
DEFINIZIONE
"una verità fondamentale o generale o una legge" oppure" una teoria di
base o di guida o una tradizione" (Collins).

Per quanto concerne le Carte, l'ICOMOS le ha strutturate in un modo molto


coerente e logico, non diversamente da un codice di legge.

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 – punto 3
Attuale e futura terminologia per i testi ICOMOS

Sono riportati alcuni esempi della terminologia usata per nominare alcuni dei
principali testi dell'ICOMOS:
• Carta: Carta di Venezia (1964), Carta di Firenze (1981)
• Principi: Principi per i dipinti murali (2003)
• Dichiarazione: Dichiarazione di Xi'an (2005)
• Documento: (Documento di Nara sull'autenticità (1994)

Si noti che, parlando in senso stretto, la Carta di Venezia ed il Documento di Nara


non sono testi ICOMOS

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 1 – punto3

DICHIARAZIONE
DEFINIZIONE

" esso è usato da organizzazioni sia intergovernative che non


governative quando si intende dare una particolare importanza e
visibilità ad un evento come una conferenza o una riunione prestigiosa,
dove esperti di un certo rilievo e fama di rinomata autorità a livello
internazionale sviluppano una visione ed indicano un certo percorso da
seguire. Un'altra delle principali caratteristiche delle Dichiarazioni è il
bisogno di un follow-up : di solito esse stabiliscono dei punti di
riferimento che bisogna raggiungere in un certo limite temporale."

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 2

Considerati i seguenti punti:


• Il peso giuridico dei vari testi

• L'abitudine dell'ICOMOS ad utilizzare in passato ed oggi i termini Carte e


Principi per i quali l'ICOMOS si è guadagnata l'approvazione dei governi

• La debole connotazione di Dichiarazione, e

• L'auspicabilità di evitare che si faccia confusione con i testi dell'UNESCO


come Raccomandazioni e Linee-guida,

Si propone che l'ICOMOS si limiti ai termini Carte, Principi e Documenti.

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 2 punto 4.1
Criteri per la scelta della terminologia dei futuri testi ICOMOS
Una procedura per l'adozione della maggior parte dei testi ICOMOS è stata
adottata dal Comitato Esecutivo dell'ICOMOS alla 31a sessione nel Maggio 1984 ed
è stato rivisto e modificato durante la 33a sessione nel Novembre 1984 a Parigi. Da
notare che la decisione del Comitato Esecutivo si riferisce alla terminologia dei testi
dottrinali, che si raccomanda di non definire più in questo modo:

l. Un testo dottrinale deve essere o preparato o studiato da un Comitato


Internazionale Specializzato o da un Comitato nominato ad hoc per lo scopo dal
Comitato Esecutivo.
2. Un testo dottrinale deve essere distribuito in tutti i Comitati Nazionali ICOMOS
per dei commenti.
3. Un testo dottrinale deve avere l 'approvazione del comitato Esecutivo non più
tardi che alla fine della sessione annuale precedente l'anno dell'Assemblea Generale
4. Un testo dottrinale deve essere ridistribuito nella sua forma revisionata a tutte
le Commissioni nazionali a scopo informativo, almeno tre mesi prima l 'Assemblea
Generale.
Dopo aver seguito questa procedura, si può proporre di adottare il testo
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e che venga ratificato dall'Assemblea Generale.
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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 3 e punto 4.2
Data la decisione presa dal Comitato esecutivo in occasione della sua 33a sessione
nel Maggio 1984 relativamente alla procedura per l'adozione dei testi ICOMOS, si
propone che tutte le future "Carte" e "Principi" ICOMOS siano formalmente
adottati dall' Assemblea Generale ICOMOS attraverso una delibera.
4.2 Criteri legati alla forma e al contenuto
La tipologia dei testi dell'ICOMOS è articolata secondo criteri legati alla forma e al
contenuto : soggetto, forma di adozione, lunghezza (numero di pagine), struttura
formale del testo, durata.

Servendosi dell’analisi supplementare fornita dal Comitato Internazionale


dell'ICOMOS sulle questioni Legali, Amministrative e Finanziarie (ICLAFI), e tenendo
conto della raccomandazione n° 2 sulla proposta tipologia di testi (Carte, Principi e
Documenti), le loro maggiori caratteristiche possono essere delineate come segue:

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 3 e punto 4.2
CARTE • Investono o tutta disciplina del Patrimonio culturale ( per es. La Carta di
Venezia) o un tipo di patrimonio (es. il patrimonio culturale subacqueo)

• Contengono questioni generali ed approcci riguardanti il patrimonio

• Sono relativamente brevi: massimo 5 pagine

• Sono adottate dall'Assemblea Generale che è l'organo sovrano


dell'ICOMOS

• Possono essere completate da altri testi, come i Principi che vengono


elaborati in merito alle questioni generali contenute nella Carta, o i
Documenti che forniscono note esplicative o relazioni sulla buona pratica
ad implementare la Carta

• Si presume che non siano revisionate: quando si dimostra la necessità di


una nuova Carta con Principi e\o Documenti, si può preparare un nuovo
testo con un nuovo nome sullo stesso argomento e la vecchia Carta 229
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diventa un documento storico.
Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte

LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 3 e punto 4.2
PRINCIPI • O sono contenuti in una Carta o sono raggruppati sotto il nome di
"Principi";
• Sono limitati nello scopo, poiché riguardano solo un tipo di eredità ( per
es. i Principi di Tutela e Conservazione- Restauro dei dipinti murali) o
un'attività connessa al Patrimonio (per es. Principi per l'Analisi, la
Conservazione e il Restauro strutturale del Patrimonio Architettonico);
• Si intende che siano complementari alle Carte sviluppando approcci,
pratiche utili e\o consigli per un'attuazione caratterizzata per regione
• Non sono necessariamente brevi: possono avere dozzine di pagine, in
base all'argomento trattato
• Possono essere revisionati ed aggiornati, possono anche richiedere una
revisione periodica.

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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte

LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 3 e punto 4.2

DOCUMENTI Questi sono tutti gli altri testi, qualunque sia la loro provenienza.
E' la categoria di testi con la maggiore flessibilità: la loro lunghezza, la
struttura e gli scopi non sono definiti. Questa categoria include
documenti che forniscono spiegazioni sulle carte e sui Principi, e
illustrazioni e presentazioni delle migliori pratiche. I documenti
possono essere modificati o un nuovo documento può sostituire il
vecchio. Cosa più importante, non sono necessariamente redatti in
vista di ispirare politiche nazionali ed internazionali e regole adottate
da organi governativi. I Documenti si possono trasformare, in una fase
successiva, in Principi o Carte.

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LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 4
In base all'analisi dei testi attuali, si propone che le seguenti caratteristiche siano
adottate per Carte, Principi e Documenti: (schema A)

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Il corpus delle Carte, dei Principi e dei Documenti ICOMOS: analisi e proposte

LE 9 PROPOSTE
PROPOSTA 5
Si propone che il comitato Consultivo, usando la tipologia esposta nello schema A, analizzi
tutte le proposte per futuri testi teorici\operativi che saranno sottoposti all’Assemblea
Generale e faccia raccomandazioni al Comitato esecutivo sulla loro categoria (Carte,
Principi , Documenti).
PROPOSTA 6
Si propone che il Comitato Esecutivo sviluppi inoltre una struttura da utilizzare per le carte
e i Principi a partire da (data)
PROPOSTA 7
La necessità di futuri testi teorici\operativi dell'ICOMOS dovrebbe essere valutata con
cautela dal Comitato Consultivo e dal Comitato Esecutivo, in base alle caratteristiche delle
tre categorie proposte di Carte, Principi e Documenti.
PROPOSTA 8
Si propone che il Comitato Esecutivo modifichi la procedura per l'adozione di Carte, Principi
e Documenti ICOMOS, in seguito alle discussioni e raccomandazioni del Comitato Consultivo
che avrà luogo nel prossimo incontro che si terrà nell'Ottobre 2009 a Malta.
PROPOSTA 9
Particolare impegno andrebbe messo per accrescere la conoscenza di Carte, Principi e
Documenti ICOMOS con la prospettiva di promuovere il loro uso ed attuazione, Ciò è in linea
con la discussione tenutasi nel Comitato Consultivo e nell'Assemblea Generale
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Il Piano di Gestione - introduzione

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Il piano di gestione

Per sottolineare l’importanza di un’adeguata gestione del patrimonio, nel 2002, nel
corso della sua 26° sessione, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha adottato la
Dichiarazione di Budapest invitando tutti i partner a sostenere la salvaguardia del
Patrimonio Mondiale attraverso degli obiettivi strategici fondamentali, cercando di
assicurare un giusto equilibrio tra conservazione, sostenibilità e sviluppo, in modo che i
beni del Patrimonio mondiale possano essere tutelati attraverso attività adeguate che
contribuiscono allo sviluppo socio-economico e alla qualità della vita delle nostre
comunità; attraverso strategie di comunicazione, educazione, ricerca, formazione e
sensibilizzazione; ricercando il coinvolgimento attivo degli enti locali, a tutti i livelli,
nella individuazione, tutela e gestione dei beni del Patrimonio mondiale.

Ciascuna richiesta di iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale deve quindi essere
accompagnata da un Piano di gestione in cui viene descritto in che modo l’eccezionale
valore del sito sarà tutelato. Obiettivo primario del Piano di gestione è quello di
assicurare un’efficace protezione del bene, per garantirne la trasmissione alle future
generazioni. Per questo motivo il Piano di gestione deve tener conto delle differenze
tipologiche, delle caratteristiche e delle necessità del sito, nonché del contesto
culturale e/o naturale in cui si colloca. Può inoltre recepire i sistemi di pianificazione già
esistenti e/o altre modalità tradizionali di organizzazione e gestione del territorio. Nel
caso di siti seriali, e/o transnazionali, il Piano di gestione deve garantire il
coordinamento nella gestione delle componenti separate del sito.

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In ambito nazionale, la Legge 20 febbraio 2006, n.77 “Misure speciali di tutela e
fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti
nella 'lista del patrimonio mondiale’, posti sotto la tutela dell’UNESCO” introduce i
Piani di gestione per i siti italiani già iscritti nella Lista, al fine di assicurarne la
conservazione e creare le condizioni per la loro valorizzazione; la legge prevede
l’approvazione dei Piani di gestione e misure di sostegno anche per la loro
elaborazione.

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Metodologia

Per dare seguito alle richieste dell’UNESCO relative alla necessità per i siti inseriti nella
Lista del Patrimonio Mondiale di dotarsi di un Piano di gestione, il Ministero per i Beni e
le Attività Culturali ha avviato diverse iniziative specifiche:

• una Commissione consultiva, appositamente istituita, ha fornito le Linee guida per la


redazione ed attuazione dei Piani di Gestione
• l’Ufficio Lista Patrimonio Mondiale UNESCO, con il supporto della Società Ernst &
Young, ha definito la metodologia ed un modello per la realizzazione dei Piani di
Gestione.

Tale modello, partendo dalle migliori esperienze internazionali (in particolare quelle
anglosassoni) e dalle prime, sperimentali applicazioni italiane (piani di gestione del Val di
Noto, e Val d’Orcia), rinnova le finalità di preservazione nel tempo dei valori del sito
alla luce delle più recenti riflessioni che attribuiscono al patrimonio culturale un ruolo,
sempre più significativo, nel quadro dei modelli di sviluppo fondati sulle identità locali e
sulla valorizzazione delle risorse endogene di un territorio.

237
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Metodologia (segue)

Il modello proposto riprende l’approccio logico-metodologico del Piano di gestione


delle Necropoli etrusche. Viene definito un sistema integrato di gestione territoriale
che, partendo dai valori universali che hanno motivato l’iscrizione nella Lista del
Patrimonio Mondiale, identifica obiettivi sostenibili di sviluppo e stabilisce i piani ed i
programmi necessari per raggiungere quelli di breve e medio termine. Il modello
individua altresì le possibili modalità di attuazione e coordinamento del Piano, gli
specifici indicatori utili a verificarne il conseguimento e la struttura gestionale più
idonea alla sua implementazione.

Il documento tecnico di programmazione per l’avvio operativo del Piano di gestione del
sito “Le città tardo barocche del Val di Noto” (9), redatto da Mecenate 90, ha portato
un ulteriore contributo alla metodologia, individuando un percorso di programmazione
negoziata atto ad assicurare un coinvolgimento ed una condivisione quanto più ampi
possibile al processo gestionale. Il documento definisce ulteriormente il sistema di
monitoraggio del Piano di gestione, individuando un set di indicatori di realizzazione, di
risultato e di impatto.

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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI
Commissione Nazionale Siti UNESCO e Sistemi turistici Locali

IL MODELLO DEL PIANO DI GESTIONE


dei Beni Culturali iscritti alla Lista del Patrimonio dell’Umanità
Linee Guida

Paestum 25 e 26 maggio 2004

www.unesco.beniculturali.it

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IL MODELLO DEL PIANO DI GESTIONE
dei Beni Culturali iscritti alla Lista del Patrimonio dell’Umanità
Linee Guida

Il documento è articolato in 4 sezioni. Nella prima sono illustrati i “Fondamenti” ovvero i


principi del modello; nella seconda è descritta la “Struttura” portante del piano con la
metodologia per costruirla; nella terza si delineano i profili dell’Organizzazione, ovvero i
soggetti della gestione; nella quarta, infine, è identificato il modello sotto forma di indice
ragionato e la modulistica informatizzata dei beni.

SEZIONE 1 FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE (13 PARAGRAFI)

SEZIONE 2 STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI GESTIONE (6 PARAGRAFI)

SEZIONE 3 L’ORGANIZZAZIONE (3 PARAGRAFI)

SEZIONE 4 IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE (PARTI 1-2-3-4)

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IL MODELLO DEL PIANO DI GESTIONE
dei Beni Culturali iscritti alla Lista del Patrimonio dell’Umanità
Linee Guida

Per essere inseriti o continuare ad essere iscritti alla Lista del Patrimonio Universale
(WHL) L’UNESCO richiede la formulazione di un Piano di Gestione- le cui finalità sono
quelle di garantire nel tempo la tutela e la conservazione alle future generazioni dei
motivi di eccezionalità che ne hanno consentito il riconoscimento.

Il presente documento descrive gli elementi concettuali del modello di piano basato
sull’esperienza maturata nel nostro Paese in materia di conservazione e valorizzazione
dei beni culturali. E’ anche il primo atto applicativo del nuovo Codice dei Beni culturali
emanato con Decreto Legislativo del 16 gennaio 2004 , entrato in vigore il primo maggio
2004.

Il modello del piano di gestione posto alla base del documento considera, quindi,
implicitamente definito il Sito, come luogo attivo di produzione di cultura
contemporanea, ampliando il semplice e tradizionale concetto di luogo di conservazione
della cultura storica.

241
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Il documento intende fornire alle autorità locali una indicazione come collegare
il piano di gestione alla pianificazione del territorio e di come una corretta
organizzazione della gestione possa fornire un contributo originale allo sviluppo
del sistema economico locale, in particolare, alla crescita del turismo culturale.

……. La presentazione del modello alla Conferenza di Paestum del 25/26 maggio
2004 è solo un punto di partenza: attiva cioè un procedimento che durerà sino
alla condivisione di un metodo di lavoro uniforme in grado di accogliere tutti i
suggerimenti utili.
Nella gestione dei siti sono infatti coinvolte ed intrecciate le funzioni di tutela
con quelle della valorizzazione e della promozione ma anche con quelle dello
Stato garante in ordine agli obblighi assunti a livello internazionale. E queste
connessioni suggeriscono una gestione coordinata in cui si dovrà realizzare un
meccanismo di ripartizione delle funzioni amministrative il più possibile
flessibile, in ogni caso, basate sui principi della sussidiarietà, della
differenziazione e dell’ adeguatezza.
Le line guida dovranno pertanto essere condivise e successivamente portate al
livello di regolamento. Esse quindi non sono definitive, saranno aggiornate e
poi riviste con le buone pratiche e la prassi applicative tenendo bene in mente
le differenze tipologiche dei siti : seriali, paesaggio culturale, siti monumentali,
centri storici.
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE

sono identificate le risorse disponibili per


conseguire gli obiettivi,

Il piano di gestione è una individuate le modalità attraverso cui essi si


in cui
sequenza di azioni ordinate conseguono
nel tempo

predisposto il sistema di controllo per


essere certi di raggiungerli

Una definizione astratta che implica una


preliminare visione dei
fondamenti sui quali esso si costruisce.

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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.1 Il Principio del valore universale

Le fondamenta prioritarie sulle quali viene costruito


il piano di gestione di un sito UNESCO
sono date dal riconoscimento del valore universale (statement of significance)
che rende il sito unico o di eccezionale valore mondiale. Si tratta cioè delle
motivazioni che hanno consentito (o potrebbero consentire ai nuovi candidati) di
inserire il sito nelle WHL

Ai fini della tutela, della conservazione


Spesso , tale riconoscimento, deriva dalla presenza e della valorizzazione a scala nazionale,
di una particolare tipologia di beni o di accanto alle tradizionali tipologie di beni
testimonianze di uno specifico momento della archeologici ed architettonici, vanno
storia dell’Umanità. Tuttavia, nel caso dei siti
prese quindi in considerazione, le
italiani, accanto ai valori riconosciuti dall’UNESCO,
sono sempre presenti numerosi altri valori testimonianze storiche, materiali ed
materiali ed immateriali, forse di rilevanza non immateriali, presenti nel territorio fino
eccezionale, ma che comunque costituiscono le a comprendere, ove opportuno, l’intero
specificità di un dato territorio. paesaggio.

244
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.2 Il concetto di Sistema Culturale

Il sito è un sistema culturale, attuale o


potenziale

Conoscere il sistema nei suoi dettagli è


una operazione necessaria per poterne
mobilitare tutte le componenti.
individuando anche la “forza del
carattere” delle comunità locali, la cui
identità si rileva solo nel radicamento nel
territorio e nella storia.
oppure e’ all’interno di un sistema più
grande, e come tale, va analizzato, con
particolare riguardo alle capacità produttive
di beni e servizi fondati sulla cultura.

245
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.2 Il concetto di Sistema Culturale

a - il sub sistema delle risorse territoriali

b - il sub sistema risorse umane e sociali


Nella sua configurazione generale,
il sistema è un’ insieme di “nodi”
o sub sistemi, e più precisamente: c - il sub sistema dei servizi di accessibilità

d - il sub sistema dei servizi di accoglienza

e - il sub sistema delle imprese

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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.2 Il concetto di Sistema Culturale

a) Il sub sistema delle risorse territoriali che assieme al sito eccellente, coniuga in un
prodotto globale di esperienza distinta, i beni ambientali del territorio (riserve e parchi
naturali, giardini storici, ); la cultura materiale ed immateriale locale (feste,
gastronomia, ); i prodotti tipici della sua industria agroalimentare (vini, formaggi, ) e la
stessa produzione di eventi (festival, mostre, ecc.);

b) Il sub sistema risorse umane e sociali, che comprende il “capitale umano” (ovvero
la disponibilità sul territorio di una forza lavoro qualificata), i processi formativi
innovativi collegati alle esigenze dello sviluppo assieme alle relazioni sociali ;

c) Il sub sistema dei servizi di accessibilità che comprende l’offerta di servizi di


trasporto (sia a scala extraterritoriale che territoriale). Questo sub sistema, gioca un
ruolo rilevante, dato che i servizi culturali sono ancora prevalentemente “servizi alla
persona”, cioè servizi che devono essere acquisiti dal fruitore direttamente alla fonte;

247
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.2 Il concetto di Sistema Culturale

d) Il sub sistema dei servizi di accoglienza, che comprende sia i servizi ricettivi
(alberghi, bar, ristoranti, ecc.) che quelli per il tempo libero e per lo sport (commercio,
cinema, teatri, piscine, campi da tennis, ecc.). In questo caso si tratta prima di tutto di
integrare l’offerta in termini di standard qualitativi ;

f) Il sub sistema delle imprese, fornitrici degli input o utilizzatrici degli output del
processo di valorizzazione. Si tratta di imprese appartenenti a diversi settori, come
l’artigianato , l’agro alimentare, la comunicazione, il restauro, Essi devono incorporare,
in termini di tipicità e qualità, i segni distintivi della centralità che si vuole realizzare. In
altri termini la “qualità” del processo di valorizzazione deve rispecchiarsi anche nel
carattere dei prodotti e servizi offerti dalle imprese direttamente connesse, in modo
tale che anche le offerte delle imprese possano essere rese distinguibili sulla base di
un marchio che dovrà caratterizzare l’insieme dei prodotti del territorio.

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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.3 Il metodo della democrazia deliberativa

Un sito culturale è un luogo di


interazione complessa tra In questo caso, il quando esprime una
ambiente, cultura e attori processo decisionale capacità di coinvolgimento
differenziati. Facilitare i diventa un valore in sé degli attori;
processi di decisione attraverso positivo
la condivisione degli obiettivi
nella gestione del bene
comune - con la partecipazione quando la composizione
degli interessati in condizioni di costituisce invece un dei conflitti è affidata al
parità - è uno dei principali mero costo, freddo calcolo della
obiettivi della democrazia maggioranza.
deliberativa.
Le scelte strategiche ed i nodi conflittuali
sono quindi definiti e risolti in modo
soddisfacente creando tavoli e occasioni
strutturate di confronto e di discussione tra
gli interessati.
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.4 Valutazione e valori

garantire un elevato
livello di protezione Esiste infatti uno stretto
del bene eccellente legame tra le emergenze
antropologiche ed artistiche
IL PIANO DEVE del sito e la produzione attiva
promuovere la sua
di cultura materiale.
integrazione nei piani
e programmi finalizzati
allo sviluppo locale
Il legame attribuisce un valore
caratteristico allo sviluppo
Questi momenti sono alla base dell’identità’ economico il che suggerisce di
storica del sito e della vitalità della cultura tenere distinti i due momenti:
che esso esprime
(a) della stima dei valori del sito

(b) della creazione dei valore


per il tramite delle attività
economiche 250
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.5 Caratteri distintivi dei valori culturali I processi culturali a base dello sviluppo economico
sono processi non lineari, ovvero hanno natura di
sistema, le cui parti sono interdipendenti, e in cui gli
effetti retroagiscono sulle cause, capovolgendo
periodicamente le relazioni tra le variabili coinvolte e
la stessa dinamica in cui i processi di sviluppo si
Nel caso dei beni e attività culturali, affermano con successo.
tanto la valutazione quanto la creazione
di valore, sono processi dinamici,
complessi ed endogeni.
Allo stesso tempo, la produzione culturale è un
processo largamente non intenzionale ed incerto.
L’incertezza condiziona i valori della cultura che sono
in larga misura determinati dai cosiddetti “valori di
non uso”, ossia dai valori legati all’esistenza, anche
immaginaria, dei prodotti culturali, ed ai cosiddetti
valori di opzione.

Per ciascun sito, quindi, è possibile definire una serie di scenari o opzioni, probabili,
ma non certe, della loro valorizzazione, ed è all’interno di tale complesso di
possibilità che va ricercata una definizione del possibile modello di sviluppo della
realtà che ruota intorno al sito.
251
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.5 Caratteri distintivi dei valori culturali

La stessa concezione di bene culturale è una categoria dinamica in costante evoluzione storica.
Si è passati dalla trama storica urbana alla stretta interazione che questa intrattiene con
l’ambiente, allargando l’interesse fino al territorio ed al paesaggio.

Un’evoluzione parallela ha seguito l’UNESCO che, applicando la convenzione, scoraggia


sempre di più l’adozione di criteri di iscrizione relativi all’opera singola, frutto del genio creativo
di una personalità o l’inserimento nella Lista del monumento isolato, mentre prediligono
categorie come i paesaggi culturali, i siti multipli, gli itinerari e anche il patrimonio
immateriale.

La realizzazione dei Piani di Gestione è una procedura che può portare al riesame dei
valori universali di iscrizione del sito. Molti dei beni italiani, già inseriti nella Lista del
Patrimonio Mondiale, potrebbero estendere l’iscrizione ad un contesto più ampio: le
opere singole, i monumenti isolati o i siti archeologici potrebbero configurare nuove
trame estese di relazioni e significati, i centri storici possono essere interpretati come
ecosistemi urbani o come paesaggi culturali, entrambi possono estendere la loro
classificazioni ad altri siti.

252
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.6 Il modello dello sviluppo endogeno
I tentativi di politiche di sviluppo economico degli ultimi 50 anni hanno dimostrato che
lo sviluppo è possibile solo se esso è radicato nel territorio in modo endogeno, ossia
fondato su un circolo virtuoso capace di autosostenersi.

Lo sviluppo endogeno è quindi possibile solo se esiste una fonte potenziale locale di
economie di scala (o di accumulazione) e una struttura degli scambi sociali ed
economici in grado di liberare tali potenzialità, in modo che lo sviluppo riesca ad
autoalimentarsi.
Per le loro caratteristiche di essere locali, relazionali ed universali nei loro messaggi, i
beni e le attività culturali, appaiono quindi essere i candidati naturali a sostenere uno
sviluppo endogeno, attraverso il dispiegamento di economie di accumulazione che si
rafforzano a vicenda e si autoalimentano.

Il governo delle attività culturali è quindi, almeno in parte, esso stesso una
componente della natura evolutiva e relazionale di una cultura di successo. Come
tale, esso non può essere imposto ma deve essere prodotto dalla capacità del modello
di sviluppo di esprimere l’identità delle comunità locali.

253
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.7 La forza della cultura locale
Un fattore di forte successo nella valorizzazione di un sito è il suo legame con la
cultura locale. La natura idiosincratica e localizzata del bene cultura e della
produzione basata sui valori dei beni e servizi identificano il capitale per lo sviluppo
e la valorizzazione di un sito.

Sotto questo profilo le radici culturali debbono essere analizzate non soltanto dal
punto di vista storico, ma come asset di valorizzazione attuale. Un centro storico,
che fu centro di cultura nei secoli passati, per esempio, dovrebbe essere analizzato
anche rispetto alla sua capacità attuale di produrre cultura. Dove si produce cultura
oggi ?

Nelle botteghe, nelle accademie, nelle scuole, nei musei, negli atelier di moda, etc.
Il sistema informativo di un sito (SIS) che sarà spiegato nella seconda sezione dovrà
essere in grado di cogliere il sistema attuale di produzione di cultura.

Se il sito non ha oggi questa vocazione, andrebbe incoraggiata e riscoperti il fasto e


la grandezza passata. In questo contesto , la conoscenza e consapevolezza del
capitale culturale è essenziale per il piano di valorizzazione.

254
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.8 Lo sviluppo locale della cultura a- crea e sostiene un’industria culturale e turistica
significativa.
Il patrimonio culturale (materiale ed
b- appone un marchio di qualità sul territorio di
immateriale) può sostenere un riferimento
processo di sviluppo locale se è in
grado di trasformarsi in una nuova c- valorizza le risorse culturali con la tipicità e le
centralità territoriale che: proprietà che partecipano, a pieno titolo, alla
definizione della “marca” distintiva di quel territorio.

L’industria culturale così generata è in grado di


sostenere processi di sviluppo economico se:

1- il processo di valorizzazione è capace di realizzare un insieme diversificato di


“prodotti culturali” competitivi sul mercato esterno, rispondenti alle esigenze della
domanda dei residenti e del turismo e utilizzabili da altri processi produttivi;
2- la complessiva offerta territoriale sarà in grado di attrarre una “domanda pagante”
sufficiente ad assicurare adeguati livelli di redditività per l’investitore privato;
3- l’industria culturale sarà fortemente integrata, sia orizzontalmente che
verticalmente, con gli altri settori produttivi dell’area.
255
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FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.9 Il turismo culturale
Il turismo è una risorsa ed uno sbocco
importante per la valorizzazione di un
sito.

La potenzialità del turismo spesso non è gestita nella giusta


direzione. E’ imprescindibile una accurata identificazione della
domanda potenziale, ossia quella che a regime dovrebbe essere
attratta dal sito culturale.
a) le relazioni causali fra le caratteristiche del bene culturale
Questa dipende dalle opzioni e le probabilità di scelta preferenziale dei visitatori ;
strategiche sulla valorizzazione
del sito. b) Il processo di scelta, le intenzioni dei visitatori e la
Tali opzioni riguardano anzitutto disponibilità a pagare per i valori di esistenza e per i valori di
l’equilibrio della creazione di opzione dei beni e delle attività del sito;
valori di uso e di valori di non
uso ed è quindi indispensabile c) il bacino di provenienza e la stima della domanda
potenziale in funzione delle caratteristiche dei beni culturali
conoscere:
del sito.

La domanda turistica potenziale è dunque un indicatore economico di primaria


importanza per la gestione e per il monitoraggio del processo di valorizzazione.
256
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.10 I diritti di proprietà collettivi

Una delle condizioni che ha favorito il I diritti di proprietà collettivi (marchi


decollo economico di territori integrati in territoriali, di prodotto, relativi a un
sotto-sistemi quali cultura, turismo, servizio culturale, ecc.) sono stati una
agricoltura, servizi, tecnologie, infrastrutture condizione necessaria, che ha permesso
e industria, è stato il ruolo svolto dai diritti e favorito successive sinergie tra i
di proprietà collettivi assegnato alle risorse diversi sottosistemi.
locali.
In teoria, un diritto di proprietà collettivo è anche un
modo per offrire ai produttori locali di servizi o beni
gli incentivi per la migliore evoluzione della loro
produzione culturale.

Tali diritti proteggono inoltre dalle contraffazioni e dalla concorrenza sleale.


Rappresentano infine un grande contributo alla costruzione collettiva della
immagine del sito.

Lo strumento dei diritti di proprietà collettivi gode di una notevole flessibilità istituzionale, ma
va usato con cautela perché il suo successo dipende fortemente dal controllo sulla qualità del
bene o servizio collettivo tutelato.
257
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.11 La mappa del declino La Carta del Rischio
L’idea di fondo è la conoscenza del grado di
E’ una metodologia messa a punto da rischio di deterioramento, spesso irreversibile,
studiosi italiani del Ministero per i Beni e del patrimonio storico-artistico, monumentale,
le Attività Culturali, dell’Istituto Centrale naturale e archeologico che consente una
del Restauro. migliore programmazione degli interventi di
conservazione e di restauro.

il valore del bene culturale


E’ stata formulata una relazione
la pericolosità delle azioni umane che lo
funzionale che fa dipendere la
riguardano
dimensione del rischio da tre ordini di
cause:
la pericolosità antropica e la vulnerabilità
dell’ambiente in cui il bene si trova.

Rischio = f (valore, pericolosità, vulnerabilità)


258
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FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.11 La mappa del declino La Carta del Rischio

capacità di carico di tipo fisico che può essere definita sulla base
di un insieme di parametri di tipo prestazionale e che ha lo scopo
di evitare che le attività di gestione possano procurare un
Dal punto di vista operativo i vincoli consumo fisico irreversibile del patrimonio collettivo.
potrebbero esprimersi in “soglie”
entro le quali gli effetti derivanti dai
processi di gestione e
valorizzazione devono essere capacità di carico di tipo culturale che può essere determinata
attraverso l’introduzione di parametri di tipo qualitativo e che
contenuti. Queste soglie possono, serve ad evitare che le risorse possano essere gestite in modo
come per i beni ambientali, essere tale da erodere il loro stato ;
espresse in termini di “capacità di
carico”. Per quanto riguarda i beni
culturali sarà, quindi, necessario
specificare una: capacità di carico di tipo sociale, anche questa definita
attraverso l’introduzione di parametri qualitativi, che ha
l’obiettivo di non permettere che una particolare valenza
associata alle risorse culturali possa diluirsi o perdersi a causa
delle caratteristiche dei processi di gestione messi in atto.

259
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.11 La mappa del declino La Carta del Rischio

Particolare attenzione deve quindi essere rivolta all’analisi dei rischi che il bene corre e
degli elementi di imponderabilità.

Modelli come il LAC (Limit of Acceptabile Change) possono essere usati per identificare e
monitorare i fattori della vulnerabilità in relazione alle pressioni esistenti sul bene. Cosi
come nella definizione delle opzioni si deve valutare il grado di reversibilità ed i fattori di
incertezza sui risultati attesi.

Il Piano deve anche prevedere la possibilità di apprendere dalle esperienze realizzate ed


essere flessibile ,pronto ad essere adeguato alle nuove esigenze. Ogni fase di stato e di
intervento deve essere oggetto di una precisa documentazione utilizzando schede,
descrizioni e metodi di rappresentazione grafica, fotografica e numerica.

260
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.12 La gestione integrata
Non separare le attività di tutela da quelle di conservazione e
valorizzazione poiché solo una programmazione integrata di queste
attività può far sì che le attività gestionali siano coerenti con i vincoli
prima illustrati. La non separabilità delle tre attività di base non
esclude la possibilità di attribuire la loro gestione (integralmente o
Aspetti parzialmente) a soggetti diversi.
fondamentali
Mettere in atto processi di esternalizzazione, solo quando l’agire dei
della gestione singoli soggetti sia coordinato e monitorato nell’ambito di un processo
integrata di programmazione, valutazione e monitoraggio, in grado di dare
unitarietà e coerenza ad attività gestite in modo separato.
La struttura di un corretto
Favorire la partecipazione delle collettività ai processi di
piano di gestione risponde a valorizzazione. La crescita di identità deve diventare un obiettivo
tale “visione dinamica” che strategico delle attività e dei processi di gestione anche perché più
coinvolge in modo analogo forte è la percezione dell’utilità sociale di un bene da parte delle
sia le fasi di analisi che quelle collettività e maggiore sarà la loro accettazione dei vincoli d’uso ed il
propositive stabilendo loro contributo alle attività di conservazione. Contributo che può
l’attuazione di continui esprimersi o attraverso una auto censura dei comportamenti dannosi
o attraverso la messa in atto di processi cooperativi.
controlli che ridefiniscono
costantemente il piano La “gestione integrata” va proiettata oltre le logiche di tutela e
stesso. conservazione per assumere una struttura complessa in cui
l’attuazione delle diverse fasi attiva organismi e competenze
differenti, richiedendo costanti momenti di controllo (monitoraggio) e
continui aggiustamenti nella definizione delle metodiche di
attuazione delle strategie. 261
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.13 Il concetto di paesaggio culturale

L’UNESCO chiama paesaggio culturale vivente o


evolutivo un paesaggio che conserva un ruolo
sociale attivo nella società contemporanea
strettamente associato ad un modo di vita
tradizionale e nel quale il processo evolutivo
Il Nuovo Codice dei Beni Culturali ha
sancito, per la prima volta, il principio continua.
della tutela del paesaggio come
interazione tra bene singolo e
contesto, tra architettura e ambiente,
tra arte e società. Paesaggio culturale associativo è definito un
paesaggio che giustifica la sua iscrizione alla
Lista del Patrimonio Mondiale per la forza di
fusione dei fenomeni religiosi, artistici o culturali
con l’elemento naturale piuttosto che per delle
tracce culturali tangibili che possono essere
insignificanti o anche inesistenti.

262
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.13 Il concetto di paesaggio culturale

Qualsiasi buona pratica di restauro


deve collocarsi in un processo
dinamico, considerazione che Nel Piano di gestione la definizione di cosa è
proprio il tema del paesaggio ha importante conservare è indispensabile per la
reso evidente ponendo il individuazione delle scelte e dei mezzi adatti
restauratore di fronte a nuove allo scopo. La problematica del restauro e della
fondamentali problematiche. gestione del paesaggio si inserisce così in un
duplice processo dinamico:

Le stesse considerazioni valgono per l’


evoluzione delle categorie concettuali. la trasformazione l’evoluzione delle
Nel concetto del patrimonio culturale, continua concezioni e delle
entrano in gioco nuovi parametri dell’ambiente fisico valutazioni culturali.
sottoposti a continua rielaborazione
storica.

263
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SEZIONE 1
FONDAMENTI DEL PIANO DI GESTIONE
1.13 Il concetto di paesaggio culturale
Restaurare il paesaggio e gli ecosistemi urbani non è congelare un’identità o
un’autenticità fissa ma intervenire in una dinamica di inarrestabile mutamento.

Il Piano di gestione ha il compito quindi di cogliere e orientare la direzione di un


processo di lungo periodo, interpretare i significati sopravvissuti alla storia
proprio perché portatori di valori e favorirne il trasferimento alle generazioni
future.

Così nel piano dei paesaggi culturali e degli ecosistemi urbani la tutela si fonde
con la problematica della sostenibilità ambientale, sociale ed economica e la
conservazione diventa restauro integrato nel contesto evolutivo del territorio.

Leggere il paesaggio o un centro antico significa individuarne i valori dimenticati


o negati. Per assicurarne la salvaguardia è necessario affermare la validità
propositiva di questi valori. Occorre a tale fine dare spazio a futuri possibili, che
scaturiscano dalle qualità locali, e prefigurare scenari diversi rispetto ai destini di
degrado fisico e culturale.
264
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.1 Cos’è un piano di gestione
Seguire una precisa procedura che produca un
documento con gli strumenti giusti per la
conservazione e per lo sviluppo dell’economia
IL PIANO DI GESTIONE locale
DEVE

Evitare di seguire metodiche diverse


DEFINISCE QUINDI

le modalità per gestire le risorse di carattere storico, culturale e ambientale,


ed è in grado di orientare le scelte della pianificazione urbanistica ed
economica attraverso la conoscenza, la conservazione e la valorizzazione.

265
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.1 Cos’è un piano di gestione
MODELLO CONCETTUALE DEL PIANO DI GESTIONE

VALORI
D’AREA

Analisi del Analisi del


patrimonio patrimonio

Le forze del cambiamento

SCENARI

Progetto Progetto Progetto


Strategico1 Strategico2 Strategico N

INDICATORI DI RISULTATI
266
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.1 Cos’è un piano di gestione Informa sulle stato di fatto dei beni
culturali

identifica i problemi da risolvere


IL PIANO DI GESTIONE E’ QUINDI, IL per la conservazione e valorizzazione
DOCUMENTO CHE:

seleziona le modalità per attuare un sistema


di azioni, una politica di sviluppo locale
sostenibile valutando con sistematicità, i
Progetto integrato fra oggetti e soggetti risultati, sia sul piano strategico che su
diversi, sia in termini orizzontali che quello operativo.
verticali nelle gerarchie settoriali

Sono quindi piani di gestione integrati quelli elaborati / adottati dall’autorità


responsabile predisposti per essere approvati, mediante una procedura
amministrativa ed inviati ai competenti uffici dell’organizzazione mondiale
UNESCO, dopo l’acquisizione ed il parere tecnico della Consulta Nazionale Piani di
Gestione e Sistemi turistici Locali e del competente Ufficio UNESCO del MiBAC 267
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.2 Cosa contiene il piano MODELLO

1- Progetto delle conoscenze


L’iscrizione di un sito sancisce il
riconoscimento dell’importanza
mondiale di un dato patrimonio
culturale, ma costituisce anche un 2- Progetto tutela conservazione
importante momento di riflessione
e di analisi delle opportunità per lo
sviluppo reale capace di coinvolgere 3- Progetto valorizzazione culturale
le risorse locali in una maglia di
azioni integrate di tutela,
conservazione e valorizzazione.
4- Progetto valorizzazione economica

5- Progetto monitoraggio

268
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.3 Il progetto delle conoscenze
Raccolta e monitoraggio continuo dello
stato delle risorse dei beni
COSTRUZIONE DI UN SISTEMA
INFORMATIVO GEO-REFERENZIATO
E DINAMICO Identificazione dei problemi da risolvere,
comprensione dei fenomeni responsabili
dei cambiamenti

Il sistema informativo deve essere funzionale


alla specifica ottica della conservazione dei
beni rilevando i caratteri specifici degli stessi Monitoraggio dei fattori critici nell’uso
e il loro stato di conservazione delle risorse con il modello
MINACCE/OPPORTUNITA’
FORZE/DEBOLEZZE
OSSERVATORIO CULTURALE (Analisi SWOT)

SISTEMA TURISTICO LOCALE

269
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.4 Il progetto di tutela e conservazione

a) definizione delle misure di salvaguardia


tempificate ed ordinate in sequenze
puntuali per i singoli oggetti da tutelare

STESURA ORGANICA PER PUNTI E PER


MOTIVI DI RISCHIO DELLE AZIONI DA b) indirizzi per adeguare la strumentazione
INTRAPRENDERE PER CONSERVARE IL dei piani urbanistici alle esigenze della
BENE O I SISTEMI DEI BENI tutela dei beni

c) piani esecutivi per gli interventi di


conservazione materica

270
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.4 Il progetto di tutela e conservazione

VALUTAZIONE DELLO STATO DI


CONSERVAZIONE DEI MANUFATTI E
DELLE RISORSE
DEL PROGETTO PER LA COSTITUZIONE DELLA
CARTA DEL RISCHIO DEL PATRIMONIO
CULTURALE

TIPOLOGIE DI DANNO INDIVIDUATE E NELLA VALUTAZIONE DEL DANNO E DEI


CODIFICATE NELL’AMBITO: FATTORI DI:

RISCHIO RISCHIO O DANNO


ESTRINSECO INTRINSECO

271
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.4 Il progetto di tutela e conservazione

Danni
strutturali

Nel Piano di gestione, la conservazione


dei beni viene dettagliata seguendo la
Danni per
classificazione delle tipologie dei rischi e Parti mancanti
umidità
dei cambiamenti, ovvero suddivisa in 6 Disgregazione
categorie, come di seguito: materiale

Attacchi Alterazioni
biologici superficiali

272
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione

definizione territoriale dell’azione vincolata ai


limiti di determinati ambiti territoriali dai
ISCRIZIONE NELLA WHL singoli beni iscritti ai territori limitati dalla
zona tampone

mentre le azioni di valorizzazione travalicano


tali limiti facendo riferimento ad un concetto di
territorio che discende da logiche differenti

DICOTOMIA
273
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione Si tratta di due categorie di
territorio, ma anche di due
il perimetro fisso, cartesiano, logiche:
segnato dai confini amministrativi,
o urbanistici (il limite comunale, il quella per procedure propria dei
limite del centro storico, il bene territori amministrativi
tutelato e iscritto,…)
DICOTOMIA
tra due e quelle di
categorie di
territorio la geometria variabile dello processo, proprie dei progetti di
sviluppo definita dagli ambiti valorizzazione che difficilmente si
dinamici dei fenomeni adattano a perimetri prestabiliti
culturali, o dalle dinamiche e
spesso spontanee logiche di
aggregazione dei fenomeni Ulteriore termine di
economici. complessità che introduce un
nuovo parametro di variabilità
di cui ciascuna azione
strategica e ciascun attore
coinvolto dovrà farsi carico
274
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione

Il piano di gestione, deve essere applicato anche Il concetto di Sistema Turistico Locale,
alla restante parte del territorio e ai contesti
enunciato dalla legge 135/2001, risolve la
ambientali, ancorché non compresi nei perimetri
della Lista del Patrimonio Mondiale, per evitare dicotomia, nel momento in cui pone a base del
che discrepanze di prescrizioni fra le zone progetto di valorizzazione, il sistema turistico e
protette e le restanti parti del territorio le filiere produttive sottese ai beni culturali
immettano dei pericolosi differenziali. tutelati.

275
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione

Definiti i progetti della conservazione e della


tutela del patrimonio, il piano di gestione pone
quindi la necessità di definire e fissare per il
territorio vasto un sistema di progetti :

Progetto A Progetto B Progetto N

Ipotesi Ipotesi Ipotesi


Obiettivi Obiettivi Obiettivi
Strategie Strategie Strategie
Azioni Azioni Azioni

276
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione

stesura del modello esplicativo della realtà


in grado di rappresentare le dinamiche in atto nel
sistema dei beni culturali e delle attività collegate

elaborazione di scenari che rappresentano le


diverse possibili conseguenze delle azioni STUDI
IPOTESI GUIDA DELLA
FATTIBILITA’
definizione del sistema di obiettivi
GESTIONALE
del piano e dei singoli traguardi da conseguire nel
breve così come nel medio e lungo termine

scelta degli gli assi strategici

strategie di conoscenza strategie di sviluppo

strategie di conservazione
strategie di marketing e
strategie di partecipazione comunicazione territoriale 277
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.5 I progetti strategici per la valorizzazione
PROGETTI COLLEGATI AGLI ASSI STRATEGICI
Conoscenza Tutela Partecipazione

Tutela,Conservazione Democrazia
GIS, Ricerca,
Salvaguardia, deliberativa,
Osservatorio
Detrattori Coinvolgimento
Formazione
identità

Promozione Sviluppo Marketing

Industria cultura Attività culturali Pacchetti


Filiere produttive Sistemi culturali investimenti
Turismo culturale Impresa culturale Comunicazione
Sapori saperi
278
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.6 Progetto del controllo e del monitoraggio
Gli indicatori trasformano le informazioni e i dati in
elementi misurabili, cifre, stime, percentuali, tassi
di incremento, valutazioni quantificabili o ispezioni
ripetibili e documentabili. Costituiscono la base del
monitoraggio del bene.
Per coadiuvare il processo decisionale e
permettere la valutazione nel tempo Sono utili per avere informazioni sull’andamento di
della dinamica di realizzazione del piano un fenomeno, evidenziare le situazioni critiche,
va elaborato un sistema di indicatori. identificare i fattori chiave su cui intervenire e
governarne l’evoluzione alla luce delle politiche di
risposta adottate.

E’ necessario quindi che gli indicatori rispondano a


Il processo di valutazione e le scelte del determinate caratteristiche e quindi siano: poco
piano di gestione di tipo dinamico, numerosi, pertinenti rispetto alla problematica ,
evolutivo, interattivo e iterativo possono validi , semplici e facilmente utilizzabili, basati su
essere rappresentate secondo lo schema dati esistenti e ottenibili
DPSIR (Forze Trainanti, Pressioni, Stato,
Impatto, Risposte)

279
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SEZIONE 2
STRUTTURA E METODO DEL PIANO DI
GESTIONE
2.6 Progetto del controllo e del monitoraggio

MODELLO DPSIR

Responses

Driving
Forces

Impact

Pressures

State

280
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 3
ORGANIZZAZIONE
3.1 La cooperazione istituzionale
Il primo quello di uscire da una sterile
contrapposizione che vorrebbe dividere
sotto il profilo gestionale le due
funzioni–tutela e valorizzazione-
affidandole a livelli di responsabilità
differenti: Stato/Regioni, pubblico/
Questa fase del piano di
privato
gestione deve risolvere due
problemi

Il secondo, quello di trovare la formula o


procedura che assicuri una corretta
gestione sia sotto il profilo della tutela e
conservazione che sotto quello della
crescita di valore per la comunità e per
lo stesso patrimonio da gestire.

281
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
SEZIONE 3
ORGANIZZAZIONE
3.1 La cooperazione istituzionale

Esiste la necessità di conciliare la completa autonomia degli enti territoriali in tema di


valorizzazione con l’unità giuridica dell’ordinamento che assegna allo Stato, con il novellato
art. 117 II comma della Costituzione, la competenza legislativa esclusiva in materia di
tutela dei beni culturali.

Il terzo comma dello stesso art. 117 assegna invece alla competenza concorrente
Stato/Regioni le materie relative alla valorizzazione dei beni culturali ed ambientali nonché
la promozione e l’ organizzazione di attività culturali.

Nello specifico dei siti, esiste la esigenza di mantenere allo Stato il ruolo di garante degli
accordi internazionali tra i quali la convenzione UNESCO sul patrimonio culturale mondiale

I richiami costituzionali sono utili in questo documento poiché mettono in chiaro il


fatto che nel piano di gestione devono poter trovare la loro sintesi sia i problemi della
tutela che quella della conservazione e valorizzazione con la nuova formula dell’art.
118 della Costituzione che, in tema di competenze amministrative, prevede un
meccanismo di ripartizione delle funzioni flessibile in base ai principi di sussidiarietà,
differenziazione e adeguatezza.
282
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SEZIONE 3
ORGANIZZAZIONE
3.2 L’impresa Culturale • Identità dei soggetti e degli interessi coinvolti
• Quantità e qualità degli obiettivi da condividere
La scelta, o aggregazione di interessi, • Entità e modalità di raccolta delle risorse
finanziarie
da coinvolgere in un entità giuridica
• Tipologia e merceologia delle attività economiche
deputata a gestire le attività del Sito di sviluppo
nella logica del processo di • Capacità tecnico manageriali utili al disegno
integrazione e di sistema più volte strategico
richiamato • Intensità e completezza delle attività di ricerca e
formazione

Modello organizzativo
condizionato da Il nostro ordinamento offre una gamma assai
vasta di formule giuridiche istitutive dei
soggetti ai quali affidare la responsabilità nella
gestione dei beni culturali. Si va dalla semplice
gestione in economia, alle aziende speciali,
alla concessione, convenzione e/o
associazione con soggetti privati, imprese
pubblico/ private, fondazioni, , volontariato.

283
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SEZIONE 3
ORGANIZZAZIONE
3.3 Le funzioni organizzative del modello Il primo mette insieme in una delle formule
associative o di patto , anche consortili, “la
proprietà” dei siti, ovvero tutti gli interessi
pubblici e privati coinvolti con il compito di
realizzare il progetto di conoscenza tramite
un GIS unitario collegato in rete con il SITAP
Attività dell’organo (o degli del MiBAC, e le altre fasi del piano di gestione
organi) destinati al ruolo di sino alle azioni del controllo.
integratore nella realizzazione
due livelli
del piano di gestione le cui
organizzativi
azioni, spesso sono di Il secondo livello del modello presuppone la
competenza delle singole concessione ad una azienda di diritto privato
Autorità responsabili. con capitale a maggioranza pubblica il
compito imprenditoriale di realizzare il
Sistema Turistico Culturale Locale per la
gestione dei fattori dello sviluppo. Il Sistema
organizza il “prodotto del sito”, svolge le
attività di integratore e si propone come
agenzia per attrarre investimenti.

284
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE PRIMA: ISCRIZIONE E SIGNIFICATO UNIVERSALE DEL SITO
In questa prima parte del piano vanno descritti i motivi che hanno consentito ( potrebbero
consentire) la iscrizione alla WHL del bene patrimonio universale, ampliando tuttavia il concetto del
riconoscimento a tutti i beni materiali e immateriali che insistono nell’area vasta, nel tentativo di
considerare il bene da tutelare al centro di un sistema di valori e di territori da valorizzare.

INDICE
1.1 Analisi descrittiva del sito e dei territori da tutelare
1.2 I valori culturali del sito e la sua identità storica
1.3 I valori naturali del sito e le sue specificità distintive
1.4 I valori contemporanei del sito tempo libero e turismo
1.5 I valori organizzativi del sito per l’ economia locale
1.6 I valori sociali e politici del sito per le collettività residenti

285
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE SECONDA: IL PROGETTO DELLE CONOSCENZE
Il sistema informativo territoriale del sito
In questa seconda parte sono riportati tutte le informazioni desunte dalle situazioni di fatto e dalle ricerche
originali sull’ambiente, sulla domanda e offerta culturale sotto forma di relazioni, cartografie, elaborati
multimediali, informazioni scientifiche, tecniche, sociali ed economiche il tutto definendo problemi e criticità ,
opportunità e sviluppo. Le basi di dati devono essere rappresentate in uno strumento di osservatorio permanete
informatizzato (GIS) e tradotte in supporti alle decisioni. Devono cioè esprimere il problema e le possibili
alternative di soluzioni.

INDICE
2.1 Basi di dati digitali geografici
2.2 Basi di dati e immagini delle risorse storiche
2.3 Basi di dati e immagini delle risorse dell’ecosistema
2.4 Basi di dati e immagini delle risorse archeologiche
2.5 Basi di dati e immagini delle risorse ambientali
2.6 Basi di dati e immagini offerta culturale e sua fruibilità
2.7 Basi di dati e immagini produzioni tipiche e artigianato
2.8 Basi di dati e immagini delle tradizioni degli usi e costumi
2.9 Basi di dati del sistema demografico e comportamentale
2.10 Basi di dati della situazione economico e produttiva
2.11 Basi di dati e immagini del paesaggio e dei vincoli
2.12 Basi di dati pianificazione territoriale ed urbanistica
2.13 Sistema degli Indicatori stato di fatto e scenari
2.14 Sistema degli Indicatori qualità criticità di allarme
2.15 Sistema degli Indicatori sulla pressione, cause ed effetti
2.16 Sistema degli Indicatori di governo, norme, interventi
286
2.17La mappa dei rischi, delle tutele e delle protezioni
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE TERZA: IL PROGETTO DELLA TUTELA E LA CONSERVAZIONE
Il sistema informativo territoriale del sito
In questa parte del modello si valuta lo stato di conservazione dei manufatti; del danno e dei fattori
di rischio; si individuano le risorse, ai vari livelli organizzativi, tecnico e finanziari. La tutela si realizza
con la definizione o adeguamento dell’operatività degli strumenti legislativi e urbanistici, la
conservazione si concretizza nella stesura organica dei programmi di protezione, definendo le
misure di breve e lungo periodo per conservare alle future generazioni i beni tutelati si definiscono
gli ambiti e le metodiche dei progetti di conservazione materica.
INDICE
• 3.1 Le risorse finanziarie locali, regionali e nazionali
• 3.2 I limiti e le condizioni del carico antropico
• 3.3 I limiti e le condizioni flussi ed accessibilità
• 3.4 I danni attuali e potenziali ,impliciti, espliciti
• 3.5 Progetto ed interventi per Danni strutturali
• 3.6 Progetto ed interventi per disgregazione materiale
• 3.7 Progetto ed interventi per l’ umidità
• 3.8 Progetto ed interventi per gli attacchi biologici
• 3.9 Progetto ed interventi alterazione strati superficiali
• 3.10 Progetto ed interventi per le parti mancanti
• 3.11 Recupero sistemazione dei tratti storici
• 3,12 Recupero e sistemazione degli edifici di pregio
• 3.13 Recupero e protezione dell'ambiente 287
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE QUARTA: PROGETTI STRATEGICI DEL SISTEMA CULTURALE LOCALE
Il momento focale del modello di piano è la formulazione dei piani progetti, ognuno dettagliato
in obiettivi, strategie, tattiche, azioni, e simulazione dei risultati attesi.
I progetti sono proiettati almeno a 5 anni e successivamente declinati al livello annuale
L’individuazione delle priorità di intervento e l’articolazione delle azioni secondo programmi con
durate temporali differenti garantisce la reale applicabilità delle azioni proposte.
INDICE
4.1 Il sistema degli obiettivi culturali 2005- 2010
4.2 Il sistema degli obiettivi conoscitivi 2005 -2010
4.3 Il sistema degli obiettivi economici 2005- 2010
4.4 Il sistema degli obiettivi occupazionali 2005 -2010
4.5.Il progetto della ricerca scientifica e tecnologica
4.6 Il progetto del coinvolgimento delle comunità locali
4.7 Il progetto della viabilità, permeabilità sosta e accessibilità
4.8 Progetto dei servizi di segnaletica turistica
4.9 Progetto delle professioni e attività del restauro
4.10 Il progetto delle Reti, itinerari, aree attrezzate,
4.11 Progetto di sviluppo delle tipicità artigianali e alimentari
4.12 Progetto di sviluppo delle coltivazioni biologiche
4.13 Progetto per i servizi di collegamento collettivi ecologici
4.14 Progetto per la formazione e la sensibilità locale
4.15 Progetto per il sistema turistico locale
288
4.16 Progetto per il marketing e la comunicazione territoriale
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SEZIONE 4
IL MODELLO INDICATIVO DEL PIANO DI GESTIONE
PARTE QUINTA: IL PROGETTO DEL CONTROLLO E DEL MONITORAGGIO
In questa parte conclusiva del piano si disegna il sistema degli indicatori che misurano in
continuo gli obiettivi raggiunti ed i motivi del mancato raggiungimento. La gestione di tale
sistema deve però avvenire a stretto contatto con il territorio, costruendo negli ambiti
amministrativi interessati (comuni) i poli informativi, costantemente connessi in rete telematica
che devono attivare fasi di raccolta codificata delle informazioni in un Data Base comune.

INDICE
5.1 Il controllo delle opere di manutenzione
5.2 Il controllo delle opere riconversione
5.3 Il controllo delle opere di prevenzione
5.4 Il controllo delle opere di tutela
5.5 Il controllo delle opere di trasformazione
5.6 Il controllo delle opere di protezione
5.7 Il controllo delle opere di valorizzazione
5.8 Il monitoraggio delle fonti da inquinamento
5.9 Il controllo dei flussi e del carico antropico
5.10 Il controllo del consenso alle opere del residente

289
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Legge 20 febbraio 2006, n. 77
"Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale,
paesaggistico e ambientale, inseriti nella "lista del patrimonio mondiale",
posti sotto la tutela dell' UNESCO
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 58 del 10 marzo 2006

Art. 1.
(Valore simbolico dei siti italiani UNESCO)
1. I siti italiani inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», sulla base delle tipologie
individuate dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio mondiale culturale
e ambientale firmata a Parigi il 16 novembre 1972, dai Paesi aderenti
all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura
(UNESCO), di seguito denominati «siti italiani UNESCO», sono, per la loro unicità,
punte di eccellenza del patrimonio culturale, paesaggistico e naturale italiano e
della sua rappresentazione a livello internazionale.

Art. 2.
(Priorità di intervento)
1. I progetti di tutela e restauro dei beni culturali, paesaggistici e naturali inclusi nel
perimetro di riconoscimento dei siti italiani UNESCO acquisiscono priorità di intervento
qualora siano oggetto di finanziamenti secondo le leggi vigenti.

290
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Legge 20 febbraio 2006, n. 77

Art. 3.
(Piani di gestione)
1. Per assicurare la conservazione dei siti italiani UNESCO e creare le condizioni per la
loro valorizzazione sono approvati appositi piani di gestione.
2. I piani di gestione definiscono le priorità di intervento e le relative modalità
attuative, nonché le azioni esperibili per reperire le risorse pubbliche e private
necessarie, in aggiunta a quelle previste dall'articolo 4, oltre che le opportune forme di
collegamento con programmi o strumenti normativi che perseguano finalità
complementari, tra i quali quelli disciplinanti i sistemi turistici locali e i piani relativi alle
aree protette.
3. Gli accordi tra i soggetti pubblici istituzionalmente competenti alla predisposizione
dei piani di gestione e alla realizzazione dei relativi interventi sono raggiunti con le
forme e le modalità previste dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il
codice dei beni culturali e del paesaggio, di seguito denominato «Codice».

Art. 4.
(Misure di sostegno)
1. Ai fini di una gestione compatibile dei siti italiani UNESCO e di un corretto rapporto
tra flussi turistici e servizi culturali offerti, sono previsti interventi volti:
a) allo studio delle specifiche problematiche culturali, artistiche, storiche, ambientali,
scientifiche e tecniche relative ai siti italiani UNESCO, ivi compresa l'elaborazione dei
piani di gestione;
291
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Legge 20 febbraio 2006, n. 77

b) alla predisposizione di servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico,


nonché servizi
di pulizia, raccolta rifiuti, controllo e sicurezza;
c) alla realizzazione, in zone contigue ai siti, di aree di sosta e sistemi di mobilità, purché
funzionali ai siti medesimi;
d) alla diffusione e alla valorizzazione della conoscenza dei siti italiani UNESCO
nell'ambito delle istituzioni scolastiche, anche attraverso il sostegno ai viaggi di
istruzione e alle attività culturali delle scuole.
2. Gli interventi di cui al comma 1, nonché l'ammontare di risorse rispettivamente
destinato, nel limite delle autorizzazioni di spesa previste dal presente articolo, sono
determinati con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, d'intesa con il
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e con la Conferenza permanente per i
rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Per gli
interventi di cui al comma 1, lettera c), il decreto è adottato previo parere della
Commissione di cui all'articolo 5. Tutti gli interventi sono attuati in conformità alle
disposizioni dettate in materia dal Codice.
3. All'onere derivante dall'applicazione del comma 1, lettere a), c) e d), pari a 3.500.000
euro per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, si provvede mediante corrispondente
riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2006-2008,
nell'ambito dell'unità previsionale di base di conto capitale «Fondo speciale» dello stato
di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2006, allo scopo
parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero. 292
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Legge 20 febbraio 2006, n. 77

4. All'onere derivante dall'applicazione del comma 1, lettera b), pari a 500.000 euro per l'anno
2006 e a 300.000 euro per ciascuno degli anni 2007 e 2008, si provvede mediante
corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2006-2008,
nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di
previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2006, allo scopo
parzialmente utilizzando:
a) quanto a 500.000 euro per l'anno 2006, l'accantonamento relativo al Ministero per i beni e
le attività culturali;
b) quanto a 300.000 euro per l'anno 2007, l'accantonamento relativo al Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
c) quanto a 300.000 euro per l'anno 2008, l'accantonamento relativo al Ministero degli affari
esteri.
5. A decorrere dall'anno 2009, agli oneri derivanti dall'applicazione del comma 1 si provvede
ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive
modificazioni.
6. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le
occorrenti variazioni di bilancio.

293
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
Legge 20 febbraio 2006, n. 77

Art. 5.
(Commissione consultiva per i piani di gestione dei siti UNESCO e per i sistemi turistici
locali)
1. La Commissione consultiva per i piani di gestione dei siti UNESCO e per i sistemi
turistici locali, costituita presso il Ministero per i beni e le attività culturali, oltre a
esercitare le funzioni previste dal decreto 27 novembre 2003, rende pareri, a richiesta
del Ministro, su questioni attinenti i siti italiani UNESCO e si esprime ai sensi dell'articolo
4, comma 2, secondo periodo, della presente legge.
2. I componenti della Commissione di cui al comma 1 esercitano le loro funzioni
nell'ambito delle rispettive competenze istituzionali. Ad essi non sono attribuiti gettoni
o indennità di funzione.
3. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio designa tre rappresentanti tra i
componenti della Commissione di cui al comma 1.

294
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
CIRCOLARE DEL SEGRETARIO GENERALE DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
CRITERI E MODALITA' DI EROGAZIONE DEI FONDI DESTINATI ALLE MISURE DI SOSTEGNO
PREVISTE DALL'ARTICOLO 4 DELLA LEGGE 20 FEBBRAIO 2006, N° 77 RECANTE "MISURE
SPECIALI DI TUTELA E FRUIZIONE DEI SITI ITALIANI DI INTERESSE CULTURALE, PAESAGGISTICO E
AMBIENTALE, INSERITI NELLA 'LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE', POSTI SOTTO LA TUTELA
DELL 'UNESCO".

Protocollo n. 7279 del 6 agosto 2009


VISTA la Circolare n. 178 del 7 agosto 2008 del Direttore Generale per l'Organizzazione,
l'Innovazione, la Formazione, la Qualificazione Professionale e le Relazioni sindacali riguardante
la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di finanziamento ai sensi della
Circolare del Segretario Generale n. 24098 del 3 O maggio 2007 concernente "criteri e modalità
di erogazione dei fondi destinati alle misure di sostegno previste dall'articolo 4 della Legge
20febbraio 2006, n. 77;
VISTO il D.P.R. 26 novembre 2007, n. 233, recante Regolamento di riorganizzazione del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali così come modificato dal D.P.R. 2 luglio 2009, n.91, concernente il
Regolamento recante modifiche ai Decreti presidenziali di riorganizzazione del Ministero e di
organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali;
VISTO il D.M. 20 luglio 2009, recante l'articolazione degli uffici dirigenziali di livello non generale
dell' Amministrazione centrale e periferica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
CONSIDERATA la necessità di aggiornare la sopracitata Circolare prot. 24098 del 30 maggio
2007;

295
SI STABILISCONO l SEGUENTI CRITERI E MODALITÀ PER L'ATTUAZIONE DELLA
LEGGE 20 FEBBRAIO 2006, N° 77

ART. l (Siti UNESCO italiani - Soggetti responsabili della gestione-Soggetti beneficiari)

l. Possono beneficiare dei finanziamenti a valere sugli stanziamenti previsti dall'art. 4 comma 3 della legge del 20
febbraio 2006, n° 77 "Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e
ambientale, inseriti nella 'lista del patrimonio mondiale', posti sotto la tutela dell'UNESCO", di seguito indicata come
"legge 77/06" i soggetti responsabili della gestione dei siti italiani culturali e naturali iscritti nella Lista del
Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, di seguito definiti "sitì UNESCO". L'elenco di tali siti, aggiornato al 31luglio 2006,
costituisce l'Allegato al presente decreto. L'elenco viene aggiornato ogni anno a cura del Ministero per i beni e le
attività culturali, di seguito indicato come "Ministero", e viene reso pubblico attraverso il sito WEB del Ministero.

2. La gestione dei siti UNESCO fa capo ad un insieme di soggetti istituzionalmente e/o giuridicamente competenti.* I
soggetti responsabili della gestione, in maniera autonoma o in maniere coordinata secondo le tipologie dei beni che
costituiscono i diversi siti, sono: il Ministero per i beni e le attività culturali , di seguito indicato come «Ministero», le
regioni, le province, i comuni, le comunità montane, gli enti parco o gli altri enti pubblici istituzionalmente
competenti a livello territoriale, gli enti ecclesiastici. Sono inoltre soggetti responsabili della gestione specifiche
strutture di gestione di carattere pubblico oppure soggetti aventi personalità giuridica privata al cui capitale
partecipino anche o esclusivamente soggetti pubblici. Tali strutture possono essere appositamente costituite per la
gestione del sito UNESCO, oppure possono essere strutture già esistenti alle quali siano state conferite dai soggetti
istituzionalmente competenti le attività di coordinamento della gestione.

3. Oltre ai soggetti beneficiari individuati nel comma l, per quanto riguarda le attività previste dall'art. 4 comma l
lettera d) della legge 77/06 possono essere soggetti beneficiari di finanziamenti anche le "istituzioni scolastiche"
pubbliche o legalmente riconosciute, comprese le "istituzioni scolastiche" localizzate sul territorio di Regioni che per
il momento non hanno siti UNESCO. Per quanto riguarda le attività previste dal comma l lettera b) possono essere
soggetti beneficiari di finanziamenti anche le persone giuridiche private che sono titolari o gestori di musei, gallerie,
pinacoteche, aree archeologiche o di raccolte di altri beni culturali o universalità di beni mobili comunque soggetti ai
vincoli e alle prescrizioni di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, presenti nel perimetro dei siti UNESCO,
funzionalmente organizzati ed aperti al pubblico per almeno cinque giorni alla settimana con orario continuato
o predeterminato. Nei due casi sopra indicati, le richiesta di finanziamento devono essere presentate attraverso il
"soggetto referente" come indicato nell'art. 2, comma 2.
296
4. Possono essere soggetti beneficiari dei finanziamenti l'Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO,
altre eventuali associazioni di siti UNESCO, formalmente costituite o consorzi temporanei di siti UNESCO costituiti con
l'obiettivo di realizzare specifici progetti di interesse comune. In quest'ultimo caso viene individuato dai singoli siti un
unico "coordinatore " che svolge le funzioni di "referente" indicate nell'art. 2, comma 3. Per i finanziamenti previsti
dall'art. 4 comma l lettera d) della legge 77/06 due o più Regioni possono associarsi per la presentazione di specifici
progetti di interesse comune, individuando un unico "coordinatore" che svolge la funzione di "referente ".

ART. 2 (Modalità di presentazione della domanda di finanziamento - Soggetto referente)


l. I diversi soggetti responsabili della gestione di ogni sito UNESCO individuano, con atto d'intesa formalmente
sottoscritto, il "soggetto referente" cui spetta l'incarico a termine, rinnovabile, di svolgere funzioni di coordinamento
tra tutti i soggetti responsabili, svolgendo attività di segreteria e di monitoraggio del piano di gestione. Il "soggetto
referente" viene scelto tra i soggetti responsabili della gestione elencati nell'art. l, comma 2.
Nei casi previsti dall'art. l, comma 4, svolge le funzioni di referente ai fini della presentazione della domanda di
finanziamento illegale rappresentante dell'associazione o il "coordinatore" del raggruppamento temporaneo dei siti
UNESCO.
2. Le domande di finanziamento devono essere presentate al Ministero, che a tal fine predispone e inoltra ai soggetti
referenti dei siti UNESCO la modulistica necessaria a descrivere il progetto di intervento. La modulistica viene
pubblicata sul sito web del Ministero, nel quale viene indicato anche il termine per la presentazione delle domande.
3. Le domande di finanziamento devono essere presentate dal soggetto referente di ogni sito UNESCO anche se i
beneficiari del finanziamento sono uno o più soggetti diversi dal referente, purché tra quelli indicati nell'art. l.
4. Le domande di finanziamento devono essere accompagnate dall'impegno relativo al cofinanziamento minimo del
10% dell'importo totale del costo dell'intervento.
5. I si ti che hanno già beneficiato di un finanziamento a valere sulla legge 77/06, devono allegare ad ogni successiva
domanda di finanziamento di nuovo intervento una dichiarazione di adempimento agli obblighi di rendicontazione
tecnico/amministrativa, secondo quanto previstodall'ari.7 della presente Circolare e una dichiarazione di regolarità
nello svolgimento dell'attività secondo quanto previsto nel cronoprogramma allegato alla domanda del progetto
precedentemente finanziato.

297
ART.3
(Interventi ammessi, composizione ed entità del finanziamento , attività a supporto di insiemi di siti)
l. Sono ammessi al finanziamento gli interventi elencati nell'art. 4 comma l della legge 77/06. Gli interventi possono
riguardare un solo sito o raggruppamenti di siti UNESCO.

2. Il finanziamento può coprire al massimo il 90% dell'importo totale del costo dell' intervento. La rimanente parte
rimane a carico del soggetto o dei soggetti proponenti l'intervento.

3. Ogni singolo progetto di intervento ammesso può beneficiare di un finanziamento, a carico della legge 77/06, non
superiore a euro 100.000,00 se riguarda un solo sito UNESCO, non superiore ad euro 150.000,00 per ognuno dei siti
UNESCO coinvolti in un progetto unitario presentato da una associazione o da un consorzio temporaneo che
rappresenti da due a cinque siti, ovvero non superiore ad euro 200.000,00 per ognuno dei siti UNESCO coinvolti in un
progetto unitario presentato da una associazione o da un consorzio temporaneo che rappresenti almeno sei siti.
Per i siti seriali, per i paesaggi culturali e per i siti che riguardano più comuni ogni singolo progetto di intervento
ammesso può beneficiare di un finanziamento, a carico della legge 77/06, non superiore a euro l 00.000,00 per
ognuno dei comuni del sito coinvolti in un progetto unitario. L'importo complessivo di ogni singolo progetto non può
in ogni caso superare il 50% dell'importo complessivo previsto per ogni anno dall' art. 4 della legge 77/06.

4. Al Ministero- Ufficio del Segretario Generale - Area ricerca, l'innovazione e organizzazione e al Ministero
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare viene assegnata una quota parte del finanziamento previsto
dall'art. 4 della legge 77/06, pari al 5% dell'importo complessivo previsto per ogni anno dallo stesso articolo. Tale
finanziamento è destinato all'attuazione di interventi, tra quelli individuati dalla art. 4 della legge 77/06, utili a fornire
un supporto alle attività di tutti i siti UNESCO, o di insiemi di siti, ed a favorire una corretta attuazione della legge. Se
tali interventi vengono realizzati in maniera disgiunta per i siti culturali e per i siti naturali, ad ognuno dei due
Ministeri spetta una quota di finanziamento proporzionale al numero dei siti presenti nella categoria di propria
competenza nel corso dell'anno a cui si riferisce il finanziamento. A tal fine, si fa riferimento all'elenco dei siti
UNESCO, suddiviso per categorie, di cui all'Allegato.

298
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
ART.4 (Concessione del finanziamento Scadenze presentazione domande - Commissione per la valutazione degli
interventi da finanziare)
l. La domanda di finanziamento, redatta secondo le indicazioni e nei tempi previsti dalle istruzioni di cui all'art. 2
comma 2, deve essere trasmessa al Ministero- Ufficio del Segretario Generale Area ricerca, l' innovazione e
organizzazione - Servizio I - Ufficio Lista per il Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. Le domande pervenute secondo le
modalità prescritte vengono sottoposte all 'esame di un'apposita "Commissione per la valutazione degli interventi da
finanziare ai sensi della legge del 20 febbraio 2006 n. 77'', di seguito definita "Commissione".
La Commissione viene nominata con Decreto del Segretario Generale ed è presieduta dal responsabile dell'Area
ricerca, innovazione e organizzazione presso l 'Ufficio del Segretario Generale. Nella commissione devono essere
inseriti, oltre ai rappresentanti del Ministero, un rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e del mare, un rappresentante della Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e Bolzano e un rappresentante della "Commissione consultiva per i piani di gestione dei
siti UNESCO e per i sistemi turistici locali".

2. La Commissione redige la graduatoria degli interventi ammessi sulla base dei criteri e delle priorità indicati nell'art.
5 ed indica l' importo del finanziamento assegnato a ciascun intervento.
La graduatoria viene approvata a maggioranza semplice dei membri. In caso di parità, prevale il voto del Presidente. Le
sedute della Commissione sono valide se risulta presente almeno la metà dei membri, compreso il presidente o un
suo delegato.

3. A conclusione dei suoi lavori, la Commissione predispone il decreto di cui all'art. 4, comma 2, della legge 77/06 e lo
trasmette agli uffici competenti per il seguito d eli 'istruttoria e la firma del Ministro.

299
Prof. Ing. Arch. Maurizio Di Stefano
ART.5 (Criteri di valutazione delle domande. Definizione delle priorità)
l. La Commissione di cui all'art. 4, comma l , valuta le domande sulla base della completezza della documentazione
prodotta, della qualità della proposta di intervento e della capacità di spesa comprovata dalla rendicontazione di cui
all'art. 2, comma 5. Quindi la Commissione redige la graduatoria tenendo conto delle priorità indicate nei commi
successivi.
2. Per i siti sforniti di piano di gestione, le domande di finanziamento devono prioritariamente riguardare le azioni
necessarie per la redazione dei piani di cui all' art. 3 della legge 77/06 e secondo quanto previsto dall'art. 4, comma l,
lettera a), della medesima legge.
3. In presenza di piani di gestione, gli interventi oggetto di domande di finanziamento si devono riferire all' attuazione
di progetti inseriti all'interno degli stessi piani, di cui costituiscono priorità strategiche.
4. Compatibilmente con le risorse disponibili indicate nell'art 4, commi 3, 4 e 5, della legge 77/06 e tenuto conto
della valutazione formulata in base ai criteri indicati nel comma l, per consentire un'equilibrata distribuzione dei
fondi, nel redigere la graduatoria degli interventi ammessi la Commissione deve dare priorità al finanziamento di
interventi che riguardino tutti i siti UNESCO o che coinvolgano più siti. Sarà cura delle Commissione prevedere in via
prioritaria un solo intervento per ogni sito, considerando a tal fine sia i progetti presentati in forma autonoma sia
quelli presentati congiuntamente da più siti. Tale criterio di priorità si applica limitatamente agli interventi che
rispondano ai criteri indicati nel comma l. Ulteriori interventi potranno essere finanziati con le risorse eventualmente
ancora disponibili .
5. Nella formulazione della graduatoria la Commissione tiene conto della quota fissa di finanziamento assegnata agli
interventi indicati nell'art. 4, comma l, lettera b), della legge 77/06.
6. Nella predisposizione della graduatoria ai fini del finanziamento, la Commissione non prende inconsiderazione gli
interventi realizzati ai sensi dell'art. 3, comma 4. **

** misti, seriali, pluralisti

300
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ART. 7 (Norme transitorie)
l. Limitatamente all'anno 2006, viene concessa ad ogni sito UNESCO , iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale entro il
30 luglio 2006, la somma di euro 50.000,00 finalizzata alla redazione o al completamento del piano di gestione. I siti che
hanno completato la redazione del piano, compresa la definizione degli indicatori per il monitoraggio, possono utilizzare
la suddetta somma per ulteriori studi o per gli altri interventi indicati nell'art. 4, comma l, delle legge 77/06. Per acquisire
il finanziamento è comunque necessario che i soggetti responsabili delle gestione del sito UNESCO individuino il soggetto
referente ai sensi dell'art. 2, comma l, cui spetta il compito di inoltrare la richiesta per il trasferimento dei fondi. La quota
restante del finanziamento disponibile per il 2006 viene assegnata secondo i criteri e le modalità indicate negli articoli
precedenti, dando comunque priorità agli interventi che riguardino tutti i siti UNESCO o che riguardano più siti. Le relative
domande sono presentate entro 60 giorni dalla pubblicazione della presente circolare sul sito internet del Ministero.

Il Segretario Generale
Giuseppe Proietti

* Soggetti istituzionalmente competenti non sono necessariamente i soggetti responsabili. Essi possono destituire
specifici soggetti giuridici, pubblici, misti, anche di diritto privato a cui affidare la responsabilità della tutela e gestione

301
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