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MECCANICA ANIMALE

La meccanica è una branca della fisica che si occupa della dinamica e della
statica dei corpi. Il corpo animale è una macchina complessa e, come tutte
le altre macchine, soggiace ad una serie di leggi fisiche.

Possiamo immaginare questa macchina come formata da:


 organi passivi (ossa lunghe, ossa piatte);
 organi attivi (muscoli volontari ed involontari).

Il corpo animale è formato da una serie di leve, pulegge e cunei che si


muovono in modo tale da sorreggerne l’intera impalcatura.

Lo studio particolareggiato che noi facciamo su queste macchine ed, in


particolare, sul corpo animale, è quello dell’EQUILIBRIO.
Un corpo è in equilibrio quando si verificano determinate condizioni:
l’equilibrio dipende dal PESO DEL CORPO, che possiamo immaginare come
un insieme di forze applicate in un suo punto ben preciso: ogni cellula che
compone un corpo o una macchina ha una sua linea direttrice che ha una
direzione verticale. La sommatoria di tutte queste forze direttrici va a
costituire il peso di quel corpo. Il peso, è quindi la risultante di tutte le
forze di tutte le cellule che costituiscono un corpo.

Tutte le forze che compongono un corpo si applicano in un punto ben


preciso, il cosiddetto BARICENTRO.
Trovare il baricentro in un oggetto regolare è molto facile: collego le
diagonali dei vertici opposti e il punto di incontro è il baricentro.
Per quanto riguarda gli animali ci sono diverse teorie:
il Borrelli individua il baricentro al centro del tronco. (In quel punto c’è
l’applicazione della forza di un cavallo, di una vacca, di una pecora, e
quell’animale è in equilibrio solo quando questa forza peso cade al centro
del quadrilatero formato dai quattro arti in appoggio: l’animale si trova in
una situazione statica e la può mantenere per moltissimo tempo senza
affaticamento muscolare, senza la necessità di modificare le sue
condizioni perché è in una situazione di equilibrio.);
il Lecoque (pronuncia Lecò, è uno studioso francese), invece, individua il
baricentro un po’ spostato verso il treno anteriore rispetto a quello
indicato da Borrelli. Questo perché il baricentro indicato
precedentemente, non tiene conto ne del peso del collo, ne di quello della
testa, che lo spostano leggermente in avanti.

La forza peso cade nella BASE D’APPOGGIO, che è la superficie che si


viene a creare sul suolo, delimitata dai punti più estremi che possiamo
rilevare (per esempio, la base d’appoggio di un uomo in piedi è il quadrato o
rettangolo che vengono a formare i bordi esterni dei suoi piedi).
La base d’appoggio, però, non è costante come il peso, ma variabile (se
l’uomo distanzia maggiormente le gambe, la sua base d’appoggio aumenta).

Altro elemento variabile, oltre la base d’appoggio, è la DISTANZA DEL


BARICENTRO DALLA BASE D’APPOGGIO stessa (la vicinanza e la
lontananza del baricentro dalla base d’appoggio sono in grado di
determinare anche una diversa situazione di equilibrio).

L’EQUILIBRIO è una condizione che si crea in un corpo, sia che questo


sia animato, sia che non lo sia.
Trovare l’equilibrio in un corpo inanimato o statico è molto semplice;
diventa più difficile fare questo quando il corpo è in movimento.

ESEMPIO: Supponiamo di avere un quaderno: l’equilibrio è molto stabile


quando lo poggio su di un piano sui lati maggiori (l’oggetto è nel suo
massimo equilibrio perché la distanza del baricentro, che è al centro di
questo prisma, è molto vicina alla base d’appoggio, che è molto ampia). Io
posso, quindi, traslare questo quaderno in tutte le direzioni facendolo
restare facilmente in equilibrio.
Lo stesso quaderno, invece, (mantiene, quindi, lo stesso peso) allontanando
il baricentro dalla base d’appoggio o riducendo la stessa, va subito in
disequilibrio e basta lasciarlo per farlo spostare alla ricerca di una
posizione di nuovo e più stabile equilibrio.

Le condizioni di equilibrio sono, dunque, che la linea direttrice passante


dal baricentro (quindi il peso di quell’oggetto, animale, corpo) rientri nella
base d’appoggio, altrimenti siamo in una situazione di disequilibrio.

Quali animali hanno maggior equilibrio e quali ne hanno di meno.


Nella specie equina abbiamo 3 diversi tipi costituzionali, quindi soggetti
dolicomorfi, mesomorfi e brachimorfi:
-il dolicomorfo è un animale da corsa.
È alto, lungo e stretto;
-il brachimorfo è basso, + corto e + largo.
È il soggetto che mantiene meglio l’equilibrio, perché la base d’appoggio
aumenta, è + largo, ed il baricentro, a parità di peso, si avvicina alla base.
(si pensi anche al calciatore Maradona che è riuscito tanto bene nel suo
mestiere proprio in virtù della sua particolare condizione fisica: è molto
basso, di conseguenza ha un baricentro molto basso, quindi un maggior
equilibrio nei movimenti; una persona alta e slanciata eseguirebbe gli
stessi movimenti con maggiore difficoltà perché dotata di minor
equilibrio);
-i mesomorfi sono la situazione intermedia.

La MECCANICA si divide in STATICA e CINETICA.


La MECCANICA STATICA studia il corpo animale in una situazione di
quiete (l’animale è fermo, quindi è molto facile rilevare l’equilibrio di
questo soggetto).
In questo caso l’animale si dice PIAZZATO, quando, cioè, poggia tutti e
quattro gli arti sul suolo. Questa è una posizione di massima staticità,
l’animale è in piedi, in una situazione di equilibrio, perché la forza peso
cade facilmente all’interno della base d’appoggio. Gli arti sono verticali, o
si suole dire, “in appiombo”.
La posizione piazzata è una posizione naturale in tutti gli animali escluso il
cavallo, cioè tutti gli altri animali (bovini, suini, ecc…) acquisiscono questa
posizione in modo naturale; invece nel cavallo questa è una posizione
forzata, perché il cavallo ha una stazione naturale che è TRIPEDALE,
nella quale i due arti anteriori sono sempre appoggiati sul suolo, uno
posteriore è anch’esso appoggiato sul suolo, mentre l’altro è appoggiato in
punta.
Per far mettere un cavallo in posizione forzata, cerchiamo di farlo
indietreggiare (o rinculare), e questo immediatamente andrà in stazione
quadripedale per ripristinare il proprio equilibrio. Una simile operazione
sarà necessaria nei momenti in cui avremo la necessità di osservare
l’animale in una certa posizione (per esempio per controllare che gli arti
siano in appiombo).
L’animale riesce a reggere il proprio corpo con il minor sforzo quante
meno aperture angolari ci sono tra le ossa che compongono i suoi arti, cioè
quando i segmenti ossei sono impilati tra loro, ovvero in posizione
verticale (con apertura angolare di 180°). In questo modo le ossa sono in
grado di sopportare anche carichi considerevoli.
Nel caso in cui questa apertura angolare inizi a diminuire, subentra uno
sforzo muscolare per sostenere la posizione che verrà, quindi, mantenuta
per un lasso di tempo minore.
Nell’arto anteriore (del cavallo, così come di tutti gli altri animali) gli
angoli che si formano tra i diversi segmenti ossei sono diversi da 180°
solamente nella regione della spalla, a contatto con il torace, ed al livello
del nodello (dove non c’è affaticamento perché il peso si scarica sui
tendini e non sul muscolo); tutti gli altri segmenti ossei, che sono poi quelli
liberi, sono perfettamente allineati tra loro, quindi scaricano il peso a
terra senza dispersioni e senza affaticamento da parte della muscolatura
dell’animale.
Date queste caratteristiche gli appoggi anteriori possono essere
mantenuti per lunghissimi periodi.
Nell’arto posteriore la situazione è un po’ + critica, perché le aperture
angolari sono tutte diverse rispetto a 180°, quindi abbiamo un lavoro
muscolare continuo, che affatica l’animale e lo costringe a mantenere la
stessa posizione per periodi di tempo relativamente brevi.
È proprio nell’arto posteriore che sta la differenza tra il cavallo e gli altri
animali: nell’equino gli angoli che si formano tra i segmenti ossei sono
abbastanza vicini a 180° (sono di 140°-150°), quindi lo sforzo muscolare è
ridotto, così, alternando il peso che grava su questi arti, l’animale riesce a
restare sempre in piedi in stazione tripedale (fanno eccezione i soggetti
giovani o anziani), riposando alternativamente i muscoli che comunque
subiscono un affaticamento (il cavallo dorme anche in piedi);
negli altri animali, invece, le aperture angolari sono + ridotte (per esempio
abbiamo 130°-140° nei bovini o nei suini), la muscolatura lavora
maggiormente e quindi occorre riposarla prima e con più efficacia. Per
questo motivo questi hanno la necessità di andare in decubito, cioè alla
ricerca di un altro equilibrio, che trovano poggiando il corpo sul suolo.

In un soggetto RIUNITO, cioè che porta gli arti sotto al tronco, anche se
il peso dell’animale ed il baricentro restano gli stessi, la base d’appoggio si
riduce.
L’equilibrio, in questo caso, diminuisce, perché, il baricentro può andare +
facilmente fuori dalla base d’appoggio (e quindi eventuali oscillazioni
potranno essere eseguite in modo meno accentuato rispetto ad un
soggetto “normale”).

L’equilibrio in una situazione statica aumenta quando l’animale è


DISTESO.
Questa posizione è, per esempio, assunta dalle femmine durante la
minzione (divaricazione degli arti: si allontana dal baricentro sia in senso
longitudinale che trasversale), quindi è una situazione di massimo
equilibrio).

L’animale può acquisire equilibrio non solo in una situazione di STAZIONE


(cioè la quadripedale precedentemente descritta), ma anche nella
cosiddetta posizione di DECUBITO.
Il DECUBITO si ha quando l’animale adagia sul suolo il proprio corpo.
Le posizioni di decubito possono essere le + varie possibili:
decubito sternale quando sul suolo poggiano sterno e addome. In questa
posizione gli arti anteriori sono flessi lateralmente al tronco-torace; tra
gli arti posteriori, un arto si trova sotto l’addome e l’altro libero (alcune
volte vediamo i cani che assumono questa posizione portando la testa
verso l’interno dell’addome);
decubito sterno costale + o meno è lo stesso [da cercare su appunti
scorso anno];
decubito laterale è assunto di frequente dai maiali che poggiano sul suolo
tutto un lato del corpo (quindi poggiando testa, spalla, torace, addome,
coscia e gambe);
decubito dorsale è una posizione un po’ instabile: l’animale poggia il corpo
sul suolo lungo la linea dorso-lombare con gli arti rivolti verso l’alto. Molte
volte i giovani assumono questa posizione per gioco (cane, cavallo), però è
un sinonimo di colica negli animali + anziani, in particolare nel cavallo che è
il + soggetto alle coliche;
decubito ventrale o a sfinge, molto frequente nel cane e nel gatto (anche
le statue degli Egizi riportavano questa posizione), dove gli arti posteriori
sono flessi ai lati dell’addome e gli arti anteriori sono ritti in avanti.

Il passaggio dalla situazione di stazione a quella di decubito non avviene in


modo rilassato ed automatico (perché se questo avvenisse l’animale
cadrebbe a terra di peso), ma prevede una serie di movimenti in sequenza.
In questo caso l’animale cerca di ridurre al massimo il proprio equilibrio:
da una situazione di stazione, porta sotto di sé gli arti (gli arti anteriori li
porta verso il treno posteriore e viceversa con quelli posteriori), creando
una situazione di disequilibrio, riducendo la base d’appoggio; flette poi gli
arti posteriori, quindi poggia il treno posteriore sul suolo;
successivamente flette gli arti anteriori ed assume una posizione +
idonea, quella del decubito.
Dobbiamo immaginare testa e collo come una sorta di bilanciere: il
baricentro può essere spostato in avanti o indietro a seconda se il collo e
la testa sono proiettati in avanti o indietro (nella flessione degli arti
posteriori l’animale porta tutto il corpo possibilmente indietro, quindi
testa e collo vanno verso il treno posteriore per contribuire a spostare il
baricentro posteriormente). Durante le andature l’animale cerca di
proiettare il + possibile in avanti testa e collo in modo tale da facilitare il
movimento del baricentro in progressione.
Situazione inversa: il passaggio dal decubito alla stazione.
L’animale flette in avanti gli arti anteriori, li distende, e per non
sovraccaricarli, sposta il + possibile testa e collo verso il treno posteriore
(che è in appoggio). Quando poi deve sollevare il treno posteriore,
proietta in avanti testa e collo, facilitando lo spostamento del baricentro.

La MECCANICA CINETICA o CINEMATICA studia il corpo animale in


movimento.
Daremo un’occhiata ai MOVIMENTI SUL POSTO, al SALTO ed alle
ANDATURE.

MOVIMENTO SUL POSTO


L’animale esegue un movimento rimanendo sul posto.
Tra questi movimenti abbiamo:
l’impennata,
l’animale la può eseguire in modo naturale, per gioco (i puledri vanno
facilmente in impennata) o per offesa/difesa.
È una posizione estremamente instabile, però la si può mantenere per
lungo tempo in seguito ad addestramento (gli animali da circo, per
esempio, sono in grado di rimanere in posizione di impennata e di eseguire
addirittura anche delle traslazioni nello spazio).
È una posizione instabile perché, anche se il peso è sempre lo stesso, il
baricentro si allontana leggermente dal suolo rispetto alla posizione di
stazione e si riduce la base d’appoggio che, da avere una dimensione pari
ad un rettangolo che collegava i quattro arti, in questo caso è un
rettangolo profondo quanto la dimensione dello zoccolo e largo quanto i
bordi esterni degli zoccoli.
In questo caso mantenere l’equilibrio è complicato, ma possibile
attraverso due meccanismi: o portando il baricentro sulla base d’appoggio,
o portando la base d’appoggio sotto al baricentro (il cavallo, rimanendo in
una situazione statica, agitando gli arti, sposta il baricentro sulla base
d’appoggio, oppure porta la base d’appoggio sotto al baricentro attraverso
piccoli movimenti degli arti posteriori in avanti o indietro.

il rinculo o indietreggiare,
l’animale lo esegue per timore o come azione di preparazione alla carica
(per esempio gli arieti quando lottano per la femmina in calore)
È un movimento inusuale perché le aperture angolari dei segmenti ossei
sono fatte in modo tale da avanzare e non da indietreggiare, infatti il
rinculo viene eseguito per brevissimo spazio.

la sgroppata,
l’animale solleva gli arti posteriori e li proietta indietro con forza.
Generalmente questo movimento viene eseguito per offesa.
Se il movimento viene eseguito con un solo arto, si parla del calciare.
Generalmente l’animale per sgroppare facilita il movimento con il collo,
portando il peso il + possibile sugli arti in appoggio, quindi testa e collo
vengono portati in avanti ed addirittura incappucciati verso il basso, in
modo tale da alleggerire il peso che grava sugli arti che devono andare in
sospensione. Se deve calciare, per esempio, con l’arto posteriore destro,
sposta testa e baricentro in avanti ed a sinistra (la posizione
diametralmente opposta).
Il calciare viene eseguito in modo diverso a seconda che si tratti di un
cavallo o di un bovino (questi sono gli animali di cui dobbiamo temere la
sgroppata ed il calcio): il cavallo proietta l’arto in senso longitudinale,
praticamente lo solleva e lo proietta indietro (MAI porsi dietro ad un
cavallo durante una visita, specialmente se c’è diffidenza da parte
dell’animale, ma porsi sempre lateralmente); le vacche, invece, eseguono
una sorta di rotazione, prima verso l’esterno e poi verso la porzione
caudale (quindi nelle vacche ci si pone lateralmente un po’ + avanti, MAI
lateralmente e in corrispondenza della gamba e della coscia).

ANDATURE
Lo studio delle andature è lo studio di tutti i movimenti che gli animali
eseguono durante le deambulazione, tutti gli atteggiamenti, gli atti +
semplici rispetto al suolo.
Un animale esegue questi movimenti di deambulazione perché ha la
necessità di spostarsi da un posto all’altro.

Il movimento avviene attraverso la creazione di un impulso, una forza, che


trasla, sposta in avanti, il peso del corpo.
Negli animali l’impulso si crea al livello dei GARRETTI.
Il garretto è il cosiddetto “ginocchio posteriore” (nei cavalli abbiamo il
ginocchio nell’arto anteriore e il garretto nell’arto posteriore).
Il garretto si chiude quando lo zoccolo è in posizione di appoggio, quindi
quell’apertura angolare tra i segmenti ossei, anziché essere 150°, arriva a
120°-130°, dopodiché scatta, si apre, creando una forza che va dal
garretto verso il suolo il quale, a sua volta, restituisce una forza pari e
contraria. Questa forza risale lungo tutti i segmenti ossei e, ogni volta
che incontra un’apertura angolare inferiore a 180°, c’è una perdita
d’impulso.
ESEMPIO: Supponiamo di avere due segmenti ossei, non allineati tra di
loro: l’ impulso che dal suolo risale verso l’alto, attraversato il primo
segmento osseo, incontra un’articolazione e si sdoppia in una forza che
prosegue lungo il segmento osseo successivo e l’altra che sfugge verso
l’esterno e va, quindi, persa).
Se, al contrario, i segmenti ossei fossero allineati, la forza d’impulso si
trasmetterebbe inalterata fino al punto di arrivo.
Quanto + chiusa è l’apertura angolare, tanta + forza si perde; quanto +
prossima è a 180°, tanto meno forza d’impulso viene dispersa.

Stesso dicasi al livello del garretto, dove abbiamo un’apertura angolare di


150°.
La forza prosegue sino a quando arriva (disperdendosi ulteriormente nel
passaggio dalla tibia al femore) al livello del bacino. Dal bacino poi segue
tutto il rachide, sino ad arrivare alla regione delle spalle, che subiscono un
impulso dal treno posteriore e sono costretti a ripristinare quell’equilibrio
(cioè l’impulso sposta il treno anteriore in avanti e quindi si esegue una
sorta di movimento e quindi un passo).

La deambulazione è composta da una fase di appoggio (nella quale l’arto


tocca il suolo) e da una fase di levata (nella quale l’arto è in sospensione).
Durante la fase di levata, l’arto all’inizio ha tutti i segmenti ossei distesi
(è proprio il momento in cui c’è l’impulso); poi c’è una flessione (i segmenti
ossei sì spostano reciprocamente, riducendo l’apertura angolare tra di
essi) ed un momento in cui l’arto è nella massima contrazione, quindi il
distacco di questo dal suolo e poi una rotazione dello stesso (il punto di
rotazione in questo momento si trova in alto, nella cavità acetabolare, nel
caso dell’arto posteriore). Successivamente, superata la posizione
verticale, si assiste nuovamente ad una distensione di tutti i segmenti
ossei.
Durante fase di appoggio, invece, avviene in contrario.
Il punto di rotazione si trova sul pavimento. L’arto inizialmente è tutto
disteso; portato in posizione verticale le aperture angolari si riducono e
quindi l’intero arto si accorcia per poi distendersi nuovamente superata la
posizione verticale durante la fase di impulso.

Il movimento degli arti è di tipo pendolare ed avviene: in alto quando l’arto


è sospeso; in basso, sul punto d’appoggio, quando l’arto è in appoggio, con
passaggi, in entrambi i casi, di estrema distensione dei segmenti ossei,
riduzione della lunghezza di tutto l’arto e poi nuovamente di distensione,
sia in fase di appoggio che di levata.

Vediamo ora alcune parole chiavi che ci serviranno a classificare il modo di


incedere di un animale e, quindi, le varie andature.
L’orma è l’impronta lasciata sul suolo o sul terreno dallo zoccolo.

La battuta è il rumore che si ode quando lo zoccolo va a contatto con il


suolo.

La pista è un insieme di orme e ci indica la direzione che ha percorso


l’animale durante la deambulazione.
La pista può essere:
semplice, quando l’orma dell’arto posteriore coincide perfettamente con
l’orma lasciata dall’arto anteriore;
doppia, invece, quando l’orma dell’arto posteriore non coincide con l’orma
dell’arto anteriore. La pista doppia poi può essere: accorciata o allungata.
Accorciata quando l’orma dell’arto posteriore non raggiunge, né supera
l’orma dell’arto anteriore. Allungata, o, si suole dire “si sorpassa”, quando
l’orma dell’arto posteriore supera l’orma dell’arto anteriore.
Le andature che hanno basse velocità (il PASSO, per esempio) porteranno
facilmente ad una pista doppia raccorciata (o anche ad una pista
semplice), perché l’ampiezza del passo sarà ridotta; viceversa nelle
andature a velocità alta (GALOPPO o TROTTO), l’ampiezza del passo
sarà maggiore e quindi avremo una pista doppia allungata.

Il passo è eseguito dall’animale quando tutti e 4 gli arti espletano la fase


di levata e di appoggio. Nel cavallo, così come in qualsiasi altro
quadrupede, quindi, per avere un passo dovrò udire tutte le battute di
tutti e 4 gli arti (perché tutti e 4 gli arti devono eseguire la fase di
appoggio, quindi la battuta, e la fase di sospensione).
ATTENZIONE!! Il passo NON è lo spazio intercorso tra una battuta e
l’altra.

Le andature possono essere naturali, quando l’animale esegue in modo


spontaneo una traslazione nello spazio (per esempio il PASSO, il TROTTO
e il GALOPPO, che un cavallo o un puledro fanno succedere tra loro
naturalmente man mano che aumenta la velocità della loro andatura);
artificiali, quando viene addestrato per eseguire una determinata
andatura (per esempio l’AMBIO, che è il modo d’incedere proprio della
giraffa e del cammello. Questo tipo di andatura è acquisito nella maggior
parte degli equini, ma può essere naturale in alcuni cavalli che nascono con
una predisposizione genetica ad ambiare).

L’andatura può essere camminata quando il corpo è sempre a contatto con


il suolo (per esempio il PASSO);
saltata, quando c’è un attimo in cui il corpo è completamente sospeso in
aria (sono presenti, quindi, la fase di appoggio e la fase di sospensione).
Abbiamo questo tipo di andatura con l’aumento della velocità.
L’andatura può essere, inoltre, diagonale, quando due arti in posizione
diagonale (per esempio l’anteriore destro ed il posteriore sinistro)
battono contemporaneamente sul suolo, cioè si ode una sola battuta (il
TROTTO, il GALOPPO e l’AMBIO).
La velocità è, per definizione, il numero di passi eseguiti nell’unità di
tempo.
La velocità, inoltre, è uguale al numero dei passi per l’ampiezza dei passi
nell’unità di tempo (cioè avendo, per esempio, 100 passi in un minuto, se
l’ampiezza di questi varia, varierà anche la velocità: ampiezza < = velocità
bassa; ampiezza > = velocità + elevata).

Il tempo (al singolare), ha un’unità di misura (è espresso in millesimi di


secondo).
È il lasso di tempo necessario per eseguire un passo. In questo arco di
tempo tutti e quattro gli arti hanno eseguito la fase di battuta e di
levata.
ATTENZIONE!! Il tempo NON è il periodo che intercorre tra una
battuta e l’altra; bensì il periodo che intercorre tra 2 battute dello
stesso arto.
Va da se, dunque, che anche gli altri tre arti hanno eseguito la fase di
battuta e di levata.

I tempi (al plurale), è espresso in valore assoluto, è un numero: questo


valore non ha unità di misura).
È la sommatoria delle battute e delle sospensioni per eseguire un passo.
Nel caso del PASSO, per esempio, ho 2 battute e 0 sospensioni (2 tempi);
se inizio a correre, invece, ho 2 battute e 2 sospensioni (quindi i tempi
sono 4).

Delle andature descriveremo:


il susseguirsi delle battute e delle sospensioni, se queste ultime ci sono; le
velocità che si possono raggiungere; se è un’andatura saltata o camminata
e se è riposante o faticosa per il cavallo e per il cavaliere.

Le andature sono 4: PASSO, TROTTO, GALOPPO e AMBIO.


Cominciamo con il PASSO.
È un’andatura naturale (che quindi l’animale esegue in modo spontaneo),
camminata (l’animale è sempre a contatto con il suolo),
di 4 battute (perché ogni arto quando va in appoggio, lo fa in un momento
diverso rispetto a tutti gli altri arti) e 4 tempi (quindi non ci sono fasi di
sospensione).

C’è una correlazione tra equilibrio e velocità: se l’animale esegue


l’andatura nel massimo dell’equilibrio non ha assolutamente la necessità di
velocizzare i passi e quindi esegue andature “lente”. Viceversa, nelle
andature in cui l’equilibrio viene mantenuto con maggiore difficoltà, è
necessario velocizzare i movimenti: queste sono, quindi, andature veloci
(come il TROTTO o il GALOPPO o l’AMBIO). + è precario l’equilibrio + è
veloce l’andatura.

Per quanto appena detto il passo è dunque un’andatura di massimo


equilibrio.
Come varia la base d’appoggio nell’andatura del passo?
Riportando su un grafico questa andatura possiamo raffigurare le 4
battute come linee
verticali, ognuna in
correlazione col piede che
batte sul suolo, in
sequenza: posteriore
destro (Pd), anteriore
sinistro (As), posteriore sinistro (Ps), anteriore destro (Ad).
Da fermo, o all’inizio dell’andatura, c’è un momento in cui tutti e quattro
gli arti poggiano sul suolo, quindi sono in massima estensione: il baricentro
entra tranquillamente all’interno di un quadrilatero.
Successivamente c’è una fase in cui, per esempio, l’arto anteriore destro
è in inizio di appoggio e l’arto posteriore sinistro è in inizio di levata:
l’appoggio in questo caso, diventa un triangolo e facilmente l’animale vi
porta il suo baricentro. Man mano, però, che l’arto in levata si solleva,
questa base diventa un rettangolo formato dagli arti in posizione
diagonale (in questo caso anteriore sinistro e posteriore destro), e il
baricentro, pur cadendo abbastanza facilmente al suo interno, si trova in
un’area + ridotta, dunque anche l’equilibrio risulta leggermente inferiore.
Il ripristino ad una base triangolare avviene subito dopo, non appena l’arto
che prima era in inizio di appoggio aderisce completamente al suolo.

Le velocità che un animale al passo può raggiungere sono, dunque,


abbastanza ridotte: 7-8-9 km/h.
Per quanto riguarda il baricentro, questo subisce delle leggere oscillazioni
verticali, perché l’animale facilmente poggia tre arti sul suolo.
Lateralmente non c’è nessuna oscillazione, perché ci sono sempre in
appoggio i due arti posizionati ai lati dell’animale, quindi il peso non è mai
scaricato solo su di un lato.
Questa è un’andatura riposante sia per il cavallo che per il cavaliere.

Subito e sempre dopo il passo, aumentando gradatamente di velocità (e


quindi riducendo progressivamente il suo equilibrio) l’animale passa al
TROTTO.
Può essere camminato o saltato.
È un andatura sempre naturale (l’animale la esegue in modo naturale),
diagonale (cioè due arti in posizione diagonale poggiano
contemporaneamente sul suolo).
Il trotto camminato è a 2 battute e 0 sospensioni, quindi è a 2 tempi;
il trotto saltato è a 2 battute e 2 sospensioni, quindi a 4 tempi.

Trotto camminato,
abbiamo detto che
questa è un’andatura
diagonale perché
l’appoggio è bipede in posizione diagonale: Pd-As (prima battuta), Ps-Ad
(seconda battuta)
[a lezione il prof ha detto che sul Balasini c’è un errore perché parla di
andatura a 3 tempi].
Questa andatura è leggermente + instabile rispetto al PASSO, perché in
questo caso, quando il bipede diagonale va in appoggio, l’altro è in
sospensione: la base d’appoggio, di conseguenza, è un rettangolino con,
come lunghezza, la distanza del bipede diagonale e per larghezza, quella di
una zoccolo.
Solo ad un certo punto si viene a creare un quadrilatero grande come base
d’appoggio e dunque l’equilibrio aumenta: quando un bipede è in inizio
d’appoggio e l’altro è alla fine dell’appoggio o in inizio di sospensione.

Dopo il trotto camminato aumenta l’instabilità e l’animale passa al trotto


saltato,
qui abbiamo
un’alternanza tra
battuta e sospensione
(battuta, sospensione,
battuta, sospensione)
ed in sequenza gli arti interessati sono: il Ps, l’Ad, il Pd, e l’As).

Il baricentro trasla in senso longitudinale lungo la linea direttrice, in


modo naturale cioè leggermente, perché, essendo un’andatura diagonale,
c’è sempre un appoggio di un bipede posizionato ai lati dell’animale, dunque
non si sposta molto a destra ed a sinistra; in senso verticale, invece, il
baricentro sale e scende, perché l’animale batte e si sospende e poi
ribatte, quindi le oscillazioni del baricentro sono molto avvertite.
Le velocità che si possono raggiungere con il trotto camminato
naturalmente possono andare intorno ai 10-12 km/h;
col trotto saltato queste aumentano e sono nell’ordine di 45-50 km/h,
tanto è vero che ci sono le cosiddette “gare al trotto”, dove il trotto può
essere montato o trainato.
Quello da competizione è il trotto trainato, che si esegue nelle piste,
negli ippodromi di trotto, su di una pista formata da due rettilinei e due
semicerchi (in Puglia ne abbiamo due: uno a Castelluccio dei Sauri, a
Foggia e l’altra a Paolo Sesto a Taranto);
mentre il trotto montato è molto faticoso sia per il cavallo che per il
cavaliere, appunto perché il baricentro oscilla in senso verticale. È per
questo motivo (per evitare sollecitazioni eccessive e dolorose,
soprattutto per i cavalieri di sesso maschile, durante la cavalcata) che si
suole “battere di sella”, cioè assecondare il movimento del tronco
dell’animale “molleggiando” sulle ginocchia.
Se il cavallo non dovesse eseguire la stessa andatura del TROTTO per
tutto il corso della competizione, e cioè in gergo si direbbe che “rompe “ ,
verrebbe squalificato. Va precisato comunque che mantenere questo
sincronismo diagonale per molto tempo è molto difficile per il cavallo,
soprattutto quando aumenta di velocità.

La regione maggiormente sollecitata in questa andatura è la regione del


nodello, dove i tendini devono essere piuttosto forti per poter opporre
una resistenza pari e contraria a quella del peso che si scarica, che non è
un peso in situazione statica, ma una forza in situazione di movimento;
questo perché l’animale quando va in appoggio, ammortizza qui tutto il
peso. Per questo motivo durante le competizioni si suole rinforzare la
regione dello stinco con dei finimenti o con delle fasce, in modo tale da
attenuare il carico su questi tendini.

Difficilmente l’animale che aumenta la sua velocità passa dal PASSO al


GALOPPO senza passare dal TROTTO.

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