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Massimiliano Rocchetta – V.

le Cattolica, 20 – Riccione – RN

Dispense per pianoforte jazz – Diploma di Primo Livello – 1° e 2° annualità

Armonizzazione di un brano

Nello studio dell’armonizzazione di uno standard (o qualunque altro brano che presenti la
sola linea melodica e le sigle degli accordi), si procederà nel seguente metodo:

1. La linea melodica è il limite acuto della nostra armonizzazione. Si prenderà quindi


la nota del tema in corrispondenza della sigla data, fissandola come limite acuto.1
2. La Tonica sarà invece il nostro limite grave. Esso si fissa (anche se non è una vera
e propria regola…) sul G2 (secondo SOL partendo dal DO centrale).

A questo punto, fissati i nostri limiti, armonizzeremo dentro il range dato dalla tonica
dell’accordo (il basso) e dalle note del tema in corrispondenza delle sigle date dal nostro
brano (dette lead voice).

Si potranno scegliere più modi di organizzare l’armonizzazione, che distribuiremo nelle


due mani. Vediamo come.

Disposizione detta a “Settima Vuota”


• mano SX: tonica (limite grave), settima (dita: 5 – 1)
• mano DX: terza, tensioni, note dell’accordo, nota del tema (limite acuto).2

Disposizione a Triade
• mano SX: tonica (limite grave), terza, settima (dita: 5 – 3 – 1)
• mano DX: tensioni, note dell’accordo, nota del tema (limite acuto).

Disposizione a Decima
• mano SX: tonica (limite grave), settima, terza (dita: 5 – 2 – 1)
Mettiamo queste 3 note nella mano sinistra ma disposte su una decima, cioè suoniamo
prima la fondamentale, poi, tenendo il pedale di risonanza, in ordine dal basso all’alto, la
settima e la terza. Questa tecnica consente di non stringere le voci nel registro grave,
infatti la terza viene “catapultata” in decima.
• mano DX: tensioni, note dell’accordo, nota del tema (limite acuto).

1
La nota in questione potrebbe non essere una nota relativa all’accordo (nota di passaggio, cromatismo, ecc.); in questo
caso si prenderà la prima nota utile.
2
L’ordine dei gradi sopraindicato è casuale. La disposizione dei gradi della mano DX sarà comunque fatta in base al
limite imposto.

1
Massimiliano Rocchetta – V.le Cattolica, 20 – Riccione – RN

Considerazioni

Nell’affrontare questi esercizi, emergeranno spesso domande su come disporre alcuni


gradi rispetto ad altri. Infatti sono proprio i limiti di disposizione dell’accordo a creare
dei “distinguo”. Caso per caso si procederà valutando quali gradi siano “più importanti”.
Cerchiamo di evitare i raddoppi, inoltre facciamo attenzione all’eccessiva distanza fra
le parti di un accordo (effetto “spacing”) o alla eccessiva vicinanza se ci troviamo nel
registro grave.
Come nel principio dei suoni armonici la disposizione delle voci si stringe man mano
che si procede verso l’acuto, e non il contrario. Nel caso volessimo armonizzare un
brano senza suonarne il tema cerchiamo comunque di far coincidere la nota del canto
con quella più alta del voicing, senza paura dei “salti”.
In questo modo la nostra armonizzazione non sarà un semplice dispiegarsi di accordi,
ma ci darà già l’idea del brano che stiamo suonando. La nota del canto ha inoltre una
valenza armonica, perciò è bene capirla e cercare di non raddoppiarla nel voicing.

Cerchiamo di non creare intervalli troppo larghi, poiché determinerà uno scompenso
nell’accordo (cioè si creano dei “buchi” di frequenze). Non dimentichiamoci però che è
il nostro orecchio il miglior arbitro. Esso, più sarà abituato a sentire le diverse
possibilità armoniche, tanto più accetterà le eventuali dissonanze che queste potranno
originare.3

Si rimanda alla dispensa Selezione dai New Real Book per la scelta degli standard da studiare.

3
L’allenamento continuo a far conoscere al nostro orecchio (ear training) tutte le possibilità di intervalli che si possono
creare, è una prerogativa indispensabile.

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