Sei sulla pagina 1di 2

Il paesaggio come costrutto strategico.

A proposito del rapporto tra paesaggio e


pianificazione
Tesi di Dottorato XVII Ciclo di Barbara Pizzo

(Una più ampia sintesi di questo lavoro di dottorato è pubblicata sul n. 133 della rivista
Urbanistica).

A partire da una riflessione critica sul rapporto tra paesaggio e pianificazione e sulle implicazioni
che ogni concezione di paesaggio porta con sé, la tesi si propone, quale contributo
«potenzialmente operativo», di risolvere il nesso tra oggetto, disciplina e strumento. Perseguendo
questo obiettivo sono stati circoscritti i campi all’interno dei quali si direbbe possibile rintracciare
soluzioni praticabili.
La tesi sostiene che ogni concezione e ogni modo della pianificazione non può che contenere una
definizione di paesaggio. In particolare, che nella sua complessità il paesaggio si possa esprimere
molto più attraverso pratiche di pianificazione «debolmente» codificate e istituzionalizzate, e
attraverso quei modi della pianificazione che sono stati definiti della «concertazione territoriale»,
nonché attraverso politiche. Le ragioni devono essere rintracciate in parte nella stretta
connessione al tema delle politiche «come pratiche di “beni comuni”», in parte nella definizione
stessa del loro campo di azione. Esse risultano le più congruenti con le definizioni di paesaggio
proposte - paesaggio come stato sottoprodotto, paesaggio come costrutto strategico - (anche)
perché appartengono allo stesso paradigma: in sostanza, sono le sole a poterlo «comprendere».
Inoltre, nelle ragioni del riavvicinamento dei concetti di paesaggio e immagine, e all’interno del
discorso sul ruolo delle immagini come strumento di conoscenza, decisione e azione, sembra
trovare giustificazione lo spostamento del paesaggio verso una dimensione strategica della
pianificazione: con questo intendendo che il paesaggio costruito attraverso un tale approccio può
essere considerato come una cornice di riferimento per le politiche e le azioni, ed assumere valore
strategico.
Il ricorso a tali pratiche inserisce i discorsi sul paesaggio in una dimensione costruttiva. Al suo
interno, l’elaborazione di immagini di paesaggio come quadri di senso condivisi non va solo in
direzione della formazione del consenso su obiettivi di sviluppo o di tutela, ma può essere intesa
come un vero e proprio processo di costruzione (via rielaborazione) del paesaggio.

Il nucleo centrale di questo lavoro si struttura in tre capitoli, nei quali il rapporto tra i due oggetti
principali della riflessione (il paesaggio e la pianificazione), assume una diversa configurazione.
Nell’Introduzione (Essere costruttivi a proposito del paesaggio), si cerca di chiarire il senso
complessivo e le ragioni della ricerca, si dà conto della scelta dei presupposti teorici sui quali la
ricerca stessa si fonda, nonché delle definizioni di paesaggio proposte: «paesaggio come
sottoprodotto» e «paesaggio come costrutto strategico». Il medesimo itinerario è quindi ripercorso
nelle conclusioni, alla luce dei risultati raggiunti.
Il primo capitolo (Paesaggio e pianificazione) ragiona sul concetto di paesaggio (rinunciando a
ripercorrerne la lunga storia delle definizioni), e sulla pianificazione intesa nel senso più ampio
(planning). Ne risulta come i ragionamenti sul paesaggio facciano emergere nodi critici e questioni
irrisolte più generali (come ad esempio la relazione tra oggetto, strumento e disciplina). Il
paesaggio, come particolare oggetto disciplinare, può (fin qui) essere inteso anche solo come un
pretesto, o, meglio, come una sorta di «cartina di tornasole» per ragionare su ciò che si intende
per pianificazione.
Il secondo capitolo (Il paesaggio della pianificazione) è dedicato alle questioni nodali che
emergono considerando il paesaggio come «oggetto» della pianificazione. Anche in questo caso,
le esperienze, le pratiche, fanno da sfondo, mentre il discorso è di tipo concettuale. Nella
declinazione che assumono in riferimento al paesaggio, temi quali quello dell’incertezza,
dell’attribuzione di valore, del pubblico, emergono chiaramente e aiutano a mettere in luce in modo
inequivocabile aspetti decisivi di tipo disciplinare: la riflessione sul paesaggio si è rivelata quindi
(anche) un'occasione per approfondire, da un punto di vista per certi aspetti poco esplorato, temi di
interesse più generale per il planning.
Nel terzo capitolo (Il paesaggio per la pianificazione), si fa più esplicito il radicale cambiamento di
prospettiva verso cui si muove l’intero lavoro. Esso comporta lo sganciamento del discorso sul
paesaggio da quelle forme e modi della pianificazione che si sono rivelate incompatibili con
l’oggetto (quantomeno nel modo in cui di norma si dichiara di volerlo considerare). Viene, quindi,
ricercata per il paesaggio una dimensione più congrua, e soprattutto, si prefigura il ruolo positivo
che esso potrebbe assumere all’interno della pianificazione.
Se pure evidente è la teoreticità dell’impianto proposto, non dovrà sfuggire che esso è in realtà
provocato dalle prassi, e a queste è orientato, nell’intento di individuare un punto di vista nuovo per
affrontare tali tematiche.

Potrebbero piacerti anche