Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
a cura di
arch. Olinda Curia
1
1 - COSTRUIRE CON LA TERRA
1.1 - Il materiale
1.2 - La storia
1.3 - La diffusione
1.4 - La riscoperta
1.5 - La compatibilità ambientale
5 – BIBLIOGRAFIA
Olinda Curia
Architetto (Reggio Calabria, 1980), Dottoranda in Tecnologia dell'Architettura XXI ciclo; dal
2005 svolge attività di didattica e di ricerca presso la Facoltà di Architettura di Reggio
Calabria, con il gruppo TRESA, coord. scientifico Prof. A. Paolella.
Si interessa ai temi della partecipazione con particolare riferimento al rapporto tra tecnologie
a basso impatto, realizzazioni a basso costo e partecipazione diretta degli abitanti alla
costruzione e trasformazione degli spazi.
In ambito scientifico ha partecipato a convegni nazionali ed internazionali sui temi della
ricerca presentando anche una mostra itinerante dal titolo "Ralph Erskine e i percorsi della
partecipazione" all'interno della borsa di studio 2005 della fondazione "Bonino-Pulejo" di
Messina (tutor della ricerca: prof.ssa Rossana Raiteri).
Svolge esperienze di studio e ricerca applicata sui temi della gestione e delle tecniche a basso
impatto in contesti sociali deboli; dal 2005 partecipa ad esperienze di cooperazione nei pvs ed
apprendimento in cantieri di autocostruzione (Madagascar, Sarajevo, Italia).
2
∗
1. COSTRUIRE CON LA TERRA
1.1 Il materiale
Per architetture in terra cruda si intendono quegli edifici realizzati utilizzando la terra stessa del
suolo, estratta al di sotto dello strato arabile, inumidita, lavorata, messa in forma e lasciata
essiccare al sole, sfruttando la capacità coesiva delle parti argillose contenute al suo interno.
È la parte di argilla contenuta nella terra , infatti, che svolge la funzione di legante (come la
calce o il cemento) permettendo di costruire solidi e durevoli edifici a più piani.
Si utilizza la terra estratta al di sotto dello strato arabile, ad almeno 20 o 30 cm di profondità,
evitando lo strato superficiale che contiene sostanze organiche putrescibili e dalla scarsa
resistenza meccanica.
Questa terra è composta di ghiaia, sabbia grossa, sabbia fine, limo e argilla, in diverse
proporzioni. in base al diametro dei granuli componenti.
La parte argillosa può andare dal 10% al 50% a seconda delle tecniche utilizzate. Ad esempio,
una terra piuttosto magra e ghiaiosa è adatta per la tecnica della
terra battuta, una terra leggermente crassa e sabbiosa è l'ideale
per il mattone crudo, mentre una terra grassa e limonosa si
presta per impasti di terra e paglia (la paglia limita la sensibilità
all'acqua: gonfiamenti, sgonfiamenti e conseguenti fessurazioni).
Terre molto grasse, con quantità di argilla maggiori, richiedono
l'aggiunta di grosse quantità di inerti minerali (es. sabbia) o
vegetali (es. paglia), e sono di difficile lavorazione (non si
sciolgono o danno impasti poco omogenei se non preessiccate e
polverizzate).
Vi sono poi una serie di prove semplificate utili per un primo livello di valutazione della qualità
del terreno per alcune specifiche caratteristiche. Esse servono per rilevare la presenza di
materiale organico, sapere se il terreno sia più o meno sabbioso, limoso o argilloso e
conoscere, con una buona approssimazione, il Tenore Ottimale d'acqua (TOA). Tali esami
vengono quindi compiuti in condizioni limite dal punto di vista dell'attrezzatura, nella
verosimile condizione di lontananza di strutture attrezzate, localizzate prevalentemente presso
le città. Queste prove utili, ad esempio, per analizzare una terra estratta dal cantiere sono in
parte di tipo sensoriale e dunque un parametro importante diviene l'esperienza
dell'analizzatore.
Esami di tipo sensoriale. Prevedono test di valutazione attraverso l'odore, il morso, il tatto, la
vista, il colore e il lavaggio delle mani.
Esami preliminari di qualità. Essi prevedono: l'analisi del ritiro, l'esame di penetrazione,
l'esame del taglio, l'esame del tenore ottimale d'acqua (TOA), l'esame di sedimentazione
semplificata e il test d'Emerson.
Esami eseguiti sulla frazione fina dei terreno (vaglio <0.4). Essi prevedono: l'esame dello
schiacciamento, l'esame di resistenza a secco, l'esame del cordone, l'esame del nastro
(coesione).
∗
Capitolo ripreso da:
Forlani M. C. (a cura di) (2001), Costruzione e uso della terra, Maggioli, Roma
Bertagnin M. (1999), Architetture di terra in Italia, Edicom, Monfalcone (Gorizia)
3
1.2 – La storia
1.3 – La diffusione
La costruzione in terra cruda è diffusa in gran parte del globo terrestre, in regioni
climaticamente molto differenti tra loro, in zone
costiere, nell'entroterra, in pianura e in aree
montagnose o collinari. La versatilità del
materiale terra, la sua reperibilità e adattività
hanno permesso e sostenuto lo sviluppo di
tecniche e modalità specifiche di ogni contesto.
In aree caldo-aride con grandi escursioni
termiche si ritrovano insediamenti compatti e
volumi cubici con tetto a terrazza, con strade e
vicoli coperti o comunque percorsi protetti dalle
ombre portate dagli edifici.
In zone temperate con normale piovosità si
ritrovano volumi parallelepipedi isolati coperti con tetti sporgenti in grado di proteggere le
murature dalla pioggia battente.
In ogni regione si sono sviluppate diverse tipologie e tecniche costruttive a seconda del tipo di
terra disponibile, del clima, dei materiali (legno, pietra, ecc.), della fauna e della flora locale
(che forniscono additivi da aggiungere alla terra), delle diverse tradizioni costruttive.
Le diverse applicazioni spaziano dalle pavimentazioni ai solai, dalle coperture alle pareti, sia
portanti che di tamponamento.
1.4 – La riscoperta
4
dell’architettura in terra”: questa mostra rappresentò la vetrina sull’intera Europa del rinnovato
interesse per questa modalità costruttiva.
Tappa importante della riscoperta è poi la firma nel 2001 dell’impegno dell’UNESCO per
accelerare la diffusione, in seno alla comunità internazionale, delle conoscenze scientifiche e
tecniche sull’architettura di terra in tre ambiti prevalenti: l’ambiente, l’economia e la
produzione.
La terra è un materiale da costruzione che, in virtù della sua versatilità, è in grado di porsi
perfettamente in equilibrio con l'ambiente, inteso in una duplice accezione:
- l'ambiente delle risorse umane. La terra si presta a realizzazioni accessibili a qualsiasi
organizzazione produttiva, dalla più semplice alla più complessa;
- l'ambiente delle risorse naturali. La terra è una risorsa facilmente reperibile nella gran parte
dei contesti geografici e la varietà delle prestazioni ottenibili dalle diverse tecniche esecutive
consente di produrre manufatti adatti a perseguire il risparmio energetico e il comfort in
differenti contesti climatici.
Un intero ciclo produttivo che coinvolge la produzione di manufatti in terra prevede inoltre
bassissimi livelli sia nella sottrazione di materie dall'ambiente, sia nell'utilizzo di energia, sia
nell'emissione di inquinanti e di scarti di lavorazione, sia infine nella dismissione.
∗
Capitolo ripreso da:
Forlani M. C. (a cura di) (2001), Costruzione e uso della terra, Maggioli, Roma
5
2.2 – La terra impilata (Bauge, massone, cob, Wellerbau)
Descrizione
Si tratta di un sistema costruttivo per erigere murature portanti che prevede l'esecuzione di un
impasto di terra paglia denso, che viene preparato e poi direttamente trasportato e impilato o
gettato a costituire una muratura spessa, modellata a mano senza casseformi. Spesso
l'esecutore sta in piedi sul muro e compatta insieme l'impasto con i piedi. La superficie viene
poi parificata e raddrizzata tagliando eventuali parti in eccesso.
Osservazioni
Si tratta di una tecnica complessa che permette di non utilizzare legname né per la struttura,
per i casseri o le casseforme dei blocchi. La gettata in opera delle murature senza guide lignee
permette inoltre di ottenere qualsiasi forma del perimetro (in particolare curvature) e di
controllare lo spessore della parete facilitando l'esecuzione di pareti rastremate verso l'alto.
D'altro lato l'uso di un impasto plastico, e dunque molto ricco d'acqua, su grandi spessori
comporta dei lunghi tempi di essiccamento e notevoli fenomeni di ritiro. Sono forse proprio
queste le ragioni che hanno fatto si che questa tecnica sia la meno studiata in Europa, e quella
sulla quale le ricerche di innovazione sono più scarse.
6
Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche e meccaniche
Si tratta di un impasto plastico prevalentemente costituito da terra e paglia.
La terra utilizzata deve avere una percentuale di argilla dal 10 al 20% (45-65% limo e 20-40%
sabbia ovvero terre grasse spesso classificate come limonose-argillose). La quantità d'acqua
contenuta nella terra varia dal 15 al 35%.
La paglia di qualsiasi tipo deve essere in proporzione dall'1 al 3% in peso rispetto alla terra.
- peso specifico: 900 - 1600 kg/mc
- resistenza a trazione: ca. 6 bar (1/5 rispetto ad un cemento classico)
- resistenza a compressione: ca. 15 bar (1120 rispetto ad un cemento classico)
- calore specifico: ca. 1,0 kg/kgK
- modulo di Young: ca. 2000-3000 bar
Conclusioni
Il bauge è adatto alla realizzazione di pareti portanti interne ed esterne. Per la capacità di
accumulo termico e di regolazione dell'umidità dell'impasto è preferibile in interni o in regioni
calde, o per pareti di accumulo dietro a serre. In particolare il sistema di costruzione si adatta
in particolare all'esecuzione di pareti curve, organiche. È anche adatto alla realizzazione di
pareti interne di tamponamento meno spesse, dalle dimensioni variabili, anche con nicchie
interne.
Descrizione
Si tratta di una tecnica sviluppatasi in Medio Oriente e diffusasi dal
Maghreb in Spagna e da qui in Europa, anche grazie ai trattati scientifici
pubblicati da Francois Cointeraux alla fine del Settecento e poi tradotti in
varie lingue, portando la diffusione di questa tecnica e dei suoi
sostenitori in Svizzera, Germania, e anche in Italia, dove Giuseppe Del
Rosso pubblica il fascicolo "Dell'economica costruzione delle case in
terra".
Edifici in pisé si trovano tradizionalmente soprattutto in Piemonte, tra le
città di Alessandria, Tortona e Novi Ligure. Qui sono state edificate ville,
palazzi, scuole, cascine ed edifici urbani, ancora oggi visibili, benché
spesso vittime di restauri distruttivi.
7
- travaso della terra nei casseri (in strati di circa 20 cm alla volta, la compattazione riduce il
volume di circa 1/3);
- distribuzione uniforme della terra;
- compattazone con mazzerange o con compressori pneumatici;
- sovrapposizione di un altro strato di terra;
- smontaggio dei casseri, loro posizionamento laterale o superiore, verifica d'ortogonalità.
…..
All'altezza dei solai è preferibile eseguire un cordolo in legno o armato con malta bastarda,
trasskalk o cemento. Nel caso in cui vengano sovrapposti blocchi prefabbricati si usa una malta
di terra o calce.
Osservazioni
Il pisé è particolarmente indicato in zone calde o con escursioni termiche g/n molto forti. Nelle
zone fredde, con un buon isolamento ulteriore esterno, permette di accumulare il calore
catturato da serre o prodotto da stufe durante il giorno, mantenendo una temperatura
costante durante tutto l'arco della giornata.
Si tratta di un materiale economico, conveniente nei casi di autocostruzione o di cantieri
altamente specializzati e utilizzanti sistemi innovativi,
come accade attualmente in Australia.
Il pisé per sua natura è adatto per la costruzione di
muri spessi (minimo 20 cm). È un muro monolitico e
prende forma a seconda della disposizione dei casseri:
solitamente essi sono rettilinei ma è possibile con dei
casseri speciali effettuare varie forme (curve, tonde,
ecc.), elementi decorativi e masse d'accumulo di
calore.
È possibile aprire ogni sorta di cavità od apertura
posizionando nei casseri delle guide o delle
casseforme rimovibili o a perdere (tipo infissi delle
finestre).
Conclusioni
La terra battuta è adatta alla realizzazione di pareti interne ed esterne sia portanti che di
tamponamento, preferibilmente entro serre per sfruttare la sue capacità di accumulo termico e
regolazione dell'umidità interna. In climi freddi è preferibile aggiungere in esterno uno strato di
materiale più leggero per migliorare l'isolamento termico.
Descrizione
Si tratta di mattoni di terra cruda, formati a mano con o senza stampo, lasciati seccare al sole.
Il mattone di adobe, utilizzato da millenni, è certamente uno dei primi materiali elaborati
dall'uomo. Attualmente in diversi paesi la fabbricazione manuale di adobe è ancora pratica
corrente, come in Egitto, in Mali, in Perù, ecc. L'adobe è un materiale flessibile, di facile
produzione e messa in opera, che ben si adatta a condizioni di scarsità di mezzi e fonti
8
energetiche, richiedendo un'attrezzatura limitata. In alcuni paesi industrializzati, come il Nuovo
Messico, l'a California e l'Australia, la produzione di adobe è entrata nei cicli produttivi
9
La messa in opera è la stessa di una muratura in mattoni cotti. I mattoni vanno però solo
leggermente bagnati (evitando di lasciarli a lungo a mollo) ed è preferibile utilizzare una malta
a base di terra e sabbia, senza calce e assolutamente senza cemento. Se possibile prevedere
nella produzione i mezzi mattoni, o è possibile dividerli in fase di messa in opera con un
semplice martello o una sega.
Adobe industriale
Se la produzione classica di adobe resta manuale, attualmente la maggior parte dei produttori
negli USA utilizza dei mezzi meccanici che variano dalla pala caricatrice, che cola il fango in
numerose forme messe una affianco all'altra, passando per delle forme a 20 scompartimenti
alimentate da una tramoggia sporgente (trèmíe depassable), fino alla fabbrica organizzata con
una stazione di preparazione fissa e una gallina ovaiola mobile (pondeuse mobile) motorizzata
che produce decine di migliaia di blocchi al giorni con solamente cinque uomini per
l'organizzazione della produzione.
Osservazioni
L’adobe è adatto alla realizzazione di pareti portanti e di tamponamento sia interne che
esterne. Per il loro scarso potere isolante e la loro buona capacità d'accumulo di calore sono da
preferirsi nelle parti interne dell'edificio o dietro pareti vetrate.
La realizzazione dei blocchi e la posa in opera a secco permette i vantaggi seguenti:
- indipendenza da fonti energetiche;
- indipendenza da attrezzature complesse;
- facilità di produzione e di messa in opera;
- facilità di calcolo dei costi del materiale;
- facilità di calcolo dei tempi di messa in opera;
- facilità e velocità di messa in opera;
- buone capacità di accumulo dei calore;
- molto economica nei casi di autocostruzione;
svantaggi:
- necessità di grandi spazi per lasciar seccare i mattoni;
- necessità di preparare il materiale molto prima della messa in opera;
- costosa se si utilizza mano d'opera qualificata o imprese edili.
10
2.5 – Terra estrusa o trafilata (mattoni industriali non cotti,
Griinlingen)
Descrizione
I blocchi estrusi o trafilati vengono prodotti con tutta l'installazione di produzione di una
fabbrica di mattoni moderna, ad eccezione del forno (e delle camere di essiccamento
artificiale). L’utilizzo di mattoni non cotti era pratica assai corrente nel passato e nelle culture
tradizionali. Di fronte alla scarsità di energia e risorse spesso non era possibile garantire la
cottura di tutti i mattoni, ed è frequente trovare delle costruzioni miste, dove i mattoni cotti
vengono utilizzati per le parti più difficili (angoli, pilastri, ecc.) utilizzando quelli crudi per altre
parti dell'edificio, o secondo una divisione netta e improvvisa ed apparentemente insensata,
che lascia presupporre l'improvvisa penuria di risorse.
Osservazioni
L’utilizzo dei mattoni non cotti permette un risparmio economico
considerevole: un'inchiesta eseguita in Germania ha messo in luce
che diverse ditte sarebbero disposte a vendere i mattoni crudi al
50% in meno rispetto a quelli cotti. Le ricerche eseguite in Francia
sui mattoni forati stabilizzati dimostrano che rendono possibile un
risparmio energetico di circa il 35-60% rispetto ai mattoni cotti. I
risultati ottenuti attualmente sono piuttosto positivi anche se l'uso
dei mattoni non cotti è ancora limitato e le ditte produttrici non
sempre sono disponibili alla vendita dei mattoni crudi, in piccole
quantità, dovendo interrompere il ciclo produttivo.
Ciò fa sì che i prezzi restino ancora poco concorrenziali, e che spesso
si ordino questi mattoni a ditte specializzate, che spesso non sono
della zona, sovraccaricando il mattone crudo dei costi, energetici ed
economici, del trasporto su lunghe distanze.
Conclusioni
Questi blocchi sono particolarmente sensibili all'umidità e alle infiltrazioni d'acqua, mutando le
loro caratteristiche. Non sono dunque adatti alla realizzazione di pareti portanti.
La loro grande capacità di accumulo termico e miglioramento del microclima interno li rende
adatti alla realizzazione di pareti interne di tamponamento.
11
2.6 - Blocchi compressi e blocchi battuti (BTC, BTCs, Lehmsteine,
Massívlehmsteine, ecc.)
Descrizione
Un altro sistema di produzione industriale di mattoni è
quello dei blocchi compressi. Si introduce in una pressa
avente delle forme di dimensioni ridotte, della terra
leggermente umida. Tramite un sistema di leve,
camme, bielle o pistoni idraulici si applica sulla terra
una forza di compressione che produce una diminuzione
del volume di circa la metà. Dopo essere uscita dalla
forma, si ottiene un blocco denso di buona finitezza,
simile dal punto di vista dell'aspetto ai mattoni cotti
pieni, e che offre gli stessi vantaggi di versatilità nella
messa in opera.
L'apparizione del mattone compresso sul mercato è recente, le tracce della sua utilizzazione
nella storia sono eccezionali. Negli ultimi 40 anni si sono fatte diverse sperimentazioni sulle
attrezzature per la produzione. Attualmente si possono acquistare macchine di piccole
dimensioni che eseguono la setacciatura, l'impasto con inerti e stabilizzanti e la compattazione
continua di blocchi che escono su un nastro trasportatore.
Osservazioni
Fabbriche "chiavi in mano", disponibili attualmente, producono dei blocchi dalle caratteristiche
equivalenti ai prodotti in terra cotta.
Nel migliore dei casi, i blocchi stabilizzati al cemento consumano dal 35
al 60% in meno di energia dei mattoni cotti.
L'affidabilità di questi sistemi e il vantaggio economico reale continuano
ad essere l'oggetto di diverse ricerche.
Nel campo della pressione da esercitare sulla materia durante la fase di
formatura, numerose esperienze condotte da diversi centri di ricerca e
laboratori hanno chiaramente dimostrato che 2 N/mq danno una qualità
accettabile, mentre 4 N/mq danno dei mattoni o blocchi di qualità
assolutamente soddisfacente.
12
Conclusioni
Per la loro resistenza a compressione e alle intemperie sono da consigliarsi nella costruzione di
pareti portanti, anche senza intonaco esterno, o per pareti portanti interne dietro a serre.
Hanno ottime capacità di accumulo di calore ma scarso potere di isolamento termico.
Descrizione
Impasto plastico di terra e paglia utilizzato per rivestire una griglia in legno, bambù o rami di
salice o nocciolo, fissata alla struttura portante. In Europa
veniva e viene utilizzato per rivestire i muri delle costruzioni
a ossatura lignea (Colombage o Fachwerkhaus).
È una tecnica costruttiva antica molto diffusa. Si trova
nell'Africa del Sud e del Nord-Ovest, in Indonesia, in Africa
del Sud-Est, in Cina e in Giappone.
In Occidente si è diffusa dal Centro Europa verso il Nord e
l'Est Europa, nonché in America del Nord e sulla costa Est
dell'America Latina. In Giappone questa tecnica era
tradizionalmente utilizzata ed è ancora molto diffusa per la
nuova costruzione essendo considerata materiale nobile in
quanto usato tradizionalmente per la costruzione di edifici
rituali come i templi e le case del té.
13
- lasciare mescolare a lungo;
- estrarre l'impasto;
- mettere l'impasto a riposare sotto un telo di plastica (min 6 ore max. 2 settimane).
La messa in opera è piuttosto laboriosa per l'esecuzione della maglia di base e per
l'applicazione, ma non è indispensabile la presenza di mano d'opera esperta, è sufficiente la
presenza della supervisione di un tecnico specializzato.
L'applicazione dell'impasto sulla struttura può essere eseguita a mano (nel caso di impasti
densi, argillosi con paglia a fibre lunghe, su strutture a maglia rada e grandi spessori) o con la
cazzuola (nel caso di impasti meno densi, magri a fibre corte, su strutture fitte). Sono state
fatte alcune sperimentazioni per applicare il torchis con una pompa pneumatica a spruzzo
(Francia e Costa d'Avorio).
Osservazioni
Notevoli ricerche ed innovazioni sono state fatte dal punto di vista del processo di produzione;
restano invece ancora da studiare nuovi sistemi per velocizzare la messa in opera.
Inoltre resta ancora faticosa e lenta la preparazione della struttura d'appoggio: in Perù e in
Brasile sono stati fatti degli studi per realizzare dei pannelli prefabbricati con struttura portante
e secondaria, da montare a terra per sollevare e fissare tutta la parete. Questi telai sono pronti
per essere poi riempiti in torchis.
Il torchis per sua natura è un impasto piuttosto pesante e di esile spessore (20 cm max.), è
quindi particolarmente indicato per pareti interne o per pareti decorative. Sviluppando un
sistema modulare rapido e flessibile per la struttura d'appoggio e con la tecnica a spruzzo
potrebbe essere possibile costruire pareti curve o dalle forme complesse.
Nel campo del restauro e della ristrutturazione è un materiale di uso piuttosto corrente, anche
se spesso viene sostituito da mattoni cotti o blocchi di cemento.
Conclusioni
Il torchis è adatto alla realizzazione di pareti interne ed esterne di tamponamento, di soffitti e
in particolare di pareti decorative ed elementi scultorei.
Per la buona capacità di accumulo di calore e di inerzia del materiale è consigliabile nelle parti
esterne dell'edificio, dietro un altro materiale isolante. La struttura della sua applicazione rende
difficile ottenere grandi spessori (max. 20 cm), per problemi di ritiro ed essiccamento.
Un torchis alleggerito con molta paglia (ca. 900 kg/mc) può offrire con questi spessori un
discreto isolamento anche da solo.
Descrizione
Si tratta di paglia dalle fibre lunghe bagnata con terra liquida (barbottina) per immersione o
per aspersione e gettata tra due casseri. Qui viene leggermente compressa e messa in forma
secondo lo spessore del muro voluto. La terra ha la sola funzione di ricoprire e tenere insieme
la paglia.
La terra paglia è una rielaborazione della tecnica tradizionale del "torchis" per il riempimento
dei muri delle case a struttura portante in legno ("colombage" o "Tachwerkhaus").
Può essere anche ricondotta alla tecnica tradizionale del bauge, ma in questo caso l'impasto
terra-paglia assumeva anche funzioni portanti.
14
Preparazione e messa in opera
Le fasi principali della preparazione sono:
- setacciare la terra qualora sia ricca di pietre, con un setaccio a
maglia grossa (ca. 1 cm);
- immergerla nell'acqua (circa 1 parte di terra per 3 parti d'acqua),
lasciare riposare almeno dodici ore;
- rimescolare la terra messa a bagno precedentemente
(barbottina);
- aprire le balle di paglia e immergere la paglia nella barbottina;
- rimestare brevemente la paglia nella barbottina con i piedi, con
un forcone o altro;
- verificare che ogni fuscello sia ricoperto di un leggero strato di
barbottina senza che si creino delle concentrazioni di liquido;
- estrarre la paglia con un forcone facendo colare il liquido in
eccesso;
- accatastare la terra-paglia su un foglio di cellophane in un cumulo
verticale;
- ricoprire con un foglio di plastica;
- lasciare riposare dalle 6 alle 24 ore (è possibile anche lasciare riposare la terra più a lungo.
La terra e paglia che si fosse eventualmente seccata può essere umidificata con acqua o
barbottina).
Operazioni per la messa in opera:
- fissare i distanziatori alla struttura, nel caso sia
interna;
- fissare i casseri alla struttura o ai distanziatori, anche
semplicemente con delle viti;
- inserire la terra e paglia a strati non maggiori di 20
centimetri;
- distribuire la terra paglia nei casseri uniformemente;
- verificare che non rimangano interstizi vuoti;
- comprimere leggermente la terra e paglia con un
bastone spingendola nei punti più difficili e negli angoli;
- quando il cassero è completato può essere rimosso
immediatamente, (è preferibile però aspettare qualche
ora prima di proseguire in verticale ulla stessa parte di
muro).
Per la struttura è consigliabile evitare delle parti in
legno a meno di 3-4 centimetri dalla superficie del
muro, meglio in quel caso lasciarli a vista (lo spessore
minimo della terra paglia perché abbia consistenza è
attorno ai 5 cm). Prima di incominciare il riempimento
in terra la struttura è totalmente montata; è preferibile
inoltre aver già montato il tetto. Il suo peso può
provocare dei movimenti di assestamento della
struttura che possono provocare delle fessurazioni nelle pareti; è importante prevedere in ogni
caso una protezione in caso di pioggia durante i lavori.
Osservazioni
La terra-paglia permette di tamponare una struttura portante
esistente o di nuova fattura rapidamente, con un materiale di
facile preparazione ed ottenendo un discreto isolamento
termico, senza dover ricorrere ad altri materiali.
Con due soli materiali si può rispondere a tutte le esigenze
costruttive: il legno per la struttura portante, la terra-paglia
per l'isolamento termico e acustico di pareti, soffitti e
sottotetti.
La terra-paglia inoltre garantisce la conservazione naturale del
legno, specialmente se questo è avvolto.
15
Per cantieri urbani o di piccole dimensioni realizzati da imprese si ricorre più spesso
attualmente attualmente ai prefabbricati in terra-paglia.
Conclusioni
Per il buon isolamento termico è particolarmente indicata nelle pareti esterne dell'edificio, in
spessori attorno ai 30 cm. La sua leggerezza la rende indicata anche nella costruzione di
tramezzi ove non si voglia caricare troppo la soletta. È anche indicata come isolamento dei
sottotetti o dei soffitti.
Descrizione
Si tratta di una variazione della terra-paglia. La paglia viene sostituita da inerti organici
(scaglie di legno) o minerali (argilla espansa, pomice, vetro riciclato espanso). La terra
utilizzata allo stato liquido-plastico ha l'unica funzione di ricoprire e tenere insieme gli inerti.
L’impasto non ha funzione portante e prende la forma dei casseri (rimovibili o a perdere) nei
quali viene riversata e leggermente compressa.
Osservazioni
Rispetto alla terra-paglia questi impasti di terra alleggerita rappresentano una buona
innovazione dal punto di vista della composizione e del processo di produzione (il processo di
assemblaggio resta lo stesso).
Entrambe le soluzioni presentano il vantaggio di lavorare con materiale di dimensioni ridotte e
facilmente manipolabile, a differenza delle lunghe fibre della paglia che presentano sempre dei
problemi utilizzando dei miscelatori meccanici.
Vantaggi (inerti vegetali):
La scaglie di legno permettono di utilizzare un materiale di scarto, con
costi ridotti e contribuendo al suo riciclo. Le fibre di legno inoltre
utilizzate secche vengono inumidite con la pasta di terra assorbendola
rapidamente ed incollandosi tra loro. Il nucleo delle scaglie resta
asciutto, l'essiccamento della massa avviene dunque rapidamente.
Questo consente la costruzione di pareti di grandi spessori (fino a 50
cm).
La struttura stessa delle scaglie, irregolare e di dimensioni attorno ai 5
cm, fa sì che esse si sovrappongano lasciando dei piccoli interstizi
vuoti che, come piccole carriere d'aria, aumentano la capacità isolante
del muro, alleggerendo ulteriormente il già leggero peso del legno.
Vantaggi (inerti minerali):
Gli inerti minerali non sono sensibili all'umidità e consentono così di
lavorare anche in punti in cui possono verificarsi rischi di condensa,
come ulteriore isolamento di basamenti in pietra o come base per i
pavimenti del piano terra.
Sono semplici da preparare ma richiedono una quantità maggiore di
terra nell'impasto.
Questi aggregati sono però spesso costosi ed energivori, come nel
caso dell'argilla espansa.
È attualmente in studio la fabbricazione con gli scarti di vetro riciclato
delle sferette espanse.
16
Composizione, dati tecnici, caratteristiche fisiche meccaniche
La terra (20-25% argilla, 20-35% acqua) deve essere molto argillosa e non deve contenere
materia organica e sassi.
Le scaglie di legno devono avere dimensioni varie attorno ai 5-6 cm massimo.
Gli inerti minerali (argilla espansa, pomice in sferette, vetro riciclato espanso, ecc.) devono
avere diametro ca. 0,5 cm.
- peso specifico: ca. 600 kg/mc (da 300 a 1000 kg)
Descrizione
Impiegata allo stato secco la terra (e la sabbia) riempie ogni sorta di contenitore e partecipa
alla struttura della costruzione.
Si tratta di tecniche sperimentali attualmente utilizzate prevalentemente per gli interventi in
situazioni di emergenza e per sistemi di habitat temporaneo.
∗
Capitolo ripreso da:
Cavalcanti O., Chimirri R. (1999), Di fango, di paglia,…, Architetture in terra cruda in Calabria, Rubbettino, soneria
Mannelli (CS)
17
Alto Mesima, promontorio del Poro, Vibonese, Lametino), il termine “bisola”, è invece
ricorrente nell'area dello Stretto.
Nonostante comunque le differenze di natura terminologica, la realizzazione del mattone si
basava sostanzialmente su identiche metodologie applicative e continuò ad essere esercitata
fino a qualche decennio fa, sia in ambito urbano che rurale.
Le dimensioni del prodotto variavano in base all'area di appartenenza; nel Vibonese e sul
rilievo del Poro si riscontrano i manufatti più grossi dal formato di cm 38x18x16, sul versante
nordoccidentale della valle del Crati e nel Lametino le misure si aggirano intorno ai cm
30x15x15 mentre lungo il litorale Reggino le dimensioni sono più contenute con cm 27x14x12.
Il legante era inevitabilmente lo stesso sterro trattato però con sola acqua, mentre gli
eventuali interstizi erano colmati con pezzi di mattoni cotti a cui si aggiungevano, in casi
sporadici, piccole pietre di fiume aventi comunque il compito di livellare la superficie; malte
composte anche da stabilizzanti artificiali come calce e cemento sono state utilizzate nel
territorio compreso tra Villa S. Giovanni e Reggio ed in qualche struttura del Lametino dove si
riscontrano inoltre ricorsi orizzontali realizzati con mattoni cotti.
18
dell’edificio da costruire e ben collegata ad una muratura accuratamente impaginata.
La soluzione si diffuse soprattutto negli agglomerati urbani ed interessò indifferentemente sia
abitazioni più umili, ad uno o due piani, che costruzioni aristocratiche ed industriali le cui
strutture complesse richiedevano studi accurati per il posizionamento dei legnami e per la
funzionalità del sistema in caso di sisma.
Le tramezzature interne
Le tramezzature interne, notevolmente snelle, venivano realizzate quasi sempre attraverso una
combinazione tra elementi vegetali e materiale argilloso allo stato informe direttamente in
opera.
I solai
Nel nuovo sistema costruttivo post-terremoto, i solai
diventarono importanti elementi strutturali di collegamento
orizzontale tra le murature. Opportunamente connessi ai
cordoli perimetrali in legno, garantivano un legame più
stretto tra murature prive di qualsiasi raccordo se non
angolare. La loro struttura, realizzata anch'essa in legno di
castagno o quercia, era composta da travi maestre parallele,
del diametro di circa 25 cm con interasse di un metro, sulle
quali venivano inchiodate tavole formanti l'assito, aventi una
larghezza intorno ai 15 cm ed uno spessore costante di 3~4
cm.
Una volta realizzati gli elementi portanti, che in alcune
abitazioni non subivano ulteriori integrazioni, si procedeva
solitamente alla stesura della pavimentazione, fissata sopra
uno strato di argilla leggermente inumidita che fungeva sia
da legante che da isolante termico.
Le coperture
Le coperture rispecchiavano la linearità delle tipologie edilizie, presentandosi semplici ed
essenziali nella struttura, con gli spioventi impostati secondo le linee di confine murario, che
nei centri abitati generavano spesso sovrapposizioni ed intrecci.
Raro era l'uso delle capriate, utilizzate soprattutto per edifici isolati di ampia volumetria; nella
maggior parte dei casi le travi maestre poggiavano
direttamente sui muri perimetrali o di spina rialzati
secondo quella giusta inclinazione necessaria al defluire
delle acque, che solitamente coincideva con tiri quinto
della luce da coprire. Il diametro delle travi principali,
era di circa 20 cm; su di esse si impostava la struttura
più leggera costituita da arcarecci di diametro intorno ai
7 cm su cui venivano appoggiati i coppi. Cordoli
perimetrali in legno e travi funzionanti come tiranti
solidarizzavano la struttura, garantendo anche alle quote
più alte il collegamento tra le murature, secondo il
principio delle costruzioni antisismiche.
In Calabria l’uso del crudo nelle costruzione è abbastanza diversificato. Nelle aree
particolarmente interessate al fenomeno, il crudo fu utilizzato indifferentemente nelle
costruzioni rurali e nell'edilizia urbana, da poveri e benestanti. Senza particolari artifizi di alta
preziosità strutturale e decorativa, ma con interessanti applicazioni tecnologiche e formali,
compare in abitazioni a schiera di varia fattura, palazzotti isolati, edifici industriali, muri di
cinta, muri di contenimento, mura difensive e case coloniche che, nonostante la loro
vecchiezza, ancora oggi è possibile apprezzare, a testimonianza della sorprendente resistenza
di questo materiale.
19
Il casolare
Appartenente al mondo rurale può essere considerato la
costruzione di fango più diffusa e maggiormente
diversificata, che simboleggia il possesso da parte del
contadino di una proprietà non molto estesa.
La sua organizzazione planimetrica può essere semplice o
complessa, in base alle diverse esigenze familiari ed alle
rispettive possibilità economiche. Le costruzioni più
elementari sono caratterizzate da un unico ambiente, non
molto ampio, adibito a pranzo, cucina e zona letto, a cui
spesso sì aggiunge una piccola appendice, bassa ed
angusta, per il ricovero di piccoli animali.
La masseria
Espressione di una realtà rurale dominata dal
proprietario o affittuario di un grosso appezzamento di
terra, si distingue per la complessa articolazione
planimetrica, caratterizzata da costruzioni
interdipendenti che ruotano intorno ad un edificio
centrale, più grande ed importante, che funziona come
fulcro d'insieme. Il fabbricato, dimora del massaro, è
costruito quasi sempre a due piani ed emerge
dall'intorno edilizio per regolarità compositiva ed un
giusto equilibrio delle parti. Il piano terra è occupato
dai locali adibiti a pranzo, cucina e magazzino, mentre
il livello superiore, raggiungibile con una scala interna o
attraverso uno scalone posto sulla facciata, ospita le camere da letto.
Le abitazioni urbane
Le abitazioni sono caratterizzate prevalentemente da
varie forme di tipologia a schiera e qualche palazzotto
isolato.
Tra le costruzioni a schiera, quelle ad un solo livello
appaiono piccole ed anguste, formate da un unico
ambiente polivalente nel quale persone ed animali
vivevano a stretto contatto, dividendo piccoli spazi,
limitati da leggere pareti di canne e paglia intrecciata,
ricoperte di argilla.
La conformazione delle unità abitative a due livelli si
presenta invece leggermente più articolata. Gli
ambienti, posti a livelli differenti e collegati tra loro da
semplici scale interne, venivano utilizzati per funzioni diverse.
Le abitazioni a schiera impostate su tre livelli sono molto meno numerose ed appartengono di
solito a famiglie di artigiani che adibivano il vano inferiore a bottega riservando gli ambienti
posti più in alto ai diversi usi domestici. Era frequente in questi casi, quando la conformazione
del terreno sì presentava scoscesa, che la costruzione si trovasse da un lato accostata al
terreno, per consentire l'apertura verso l'esterno su due quote diverse.
Gli edifici aristocratici, in cui l'uso del crudo compare soltanto nei piani alti, si distinguono
nettamente dal minuto intorno edilizio e presentano un'articolazione planimetrica molto più
complessa, con un maggiore numero di stanze. Realizzati molte volte a terrazze, secondo
l'andamento del terreno in declivio, sviluppano dai tre ai quattro piani in altezza serviti da ampi
scaloni interni costruiti con materiali lapidei. Il piano terra è solitamente occupato dai
magazzini, nei piani intermedi sono sistemate le camere da letto e poche stanze di
rappresentanza, mentre l'ultimo livello è adibito a pranzo-cucina, con spazi riservati alla
servitù.
20
4 – COSTRUIRE IN TERRA CRUDA IN ITALIA OGGI
Ci sono molte resistenze al reinserimento dell’uso del materiale terra nei testi correnti e quindi
alla puntualizzazione di una normativa e alla definizione di standards; molti paesi comunque
hanno iniziato da tempo riflessioni sui vantaggi (economici, ecologici, energetici) di questi
sistemi costruttivi. Si riportano di seguito alcuni dei riferimenti principali per la definizione di
norme utili a regolare la costruzione di “terra”!
U.S.A.
• Dal 1941 l’ufficio nazionale degli standard ha studiato su cinque casi di costruzioni in
terra la permeabilità all’acqua, il trasferimento del calore e il comportamento
strutturale, pubblicando un rapporto dettagliato.
• Due anni più tardi sono stati pubblicati dei “codici di buona pratica e di specifiche
tecniche” sulla costruzione in mattoni di terra.
• Attualmente la costruzione in adobe è integrata nei codici di costruzione nazionali
(Uniform Building Code Standards)
• Nel 1983 alcuni stati hanno regolamentato la costruzione in pisé, in blocchi
compressi, e in zolle.
Francia
• Dalla ricostruzione a seguito della seconda guerra mondiale sono stati pubblicati tre
testi ufficiali: REEF DTC 2001, 1945
• Per il progetto dell’Isle d’Abeau (63 alloggi) è stato preparato un quaderno di
raccomandazioni speciali;
Germania:
• È uno dei prima che ha elaborato delle norme DIN a partire dal 1944. E il 1956. Nel
1971 sono stati ritirati perché giudicati superati.le norme coprono le tecniche del:
pisé, blocco compresso, adobe, terra paglia, torchis.
• La letteratura tedesca abbonda di manuali di costruzione molto dettagliati e pratici.
• Nel 1981 sono state integrate le norme DIN per le caratteristiche termiche
Ad oggi non è possibile realizzare costruzioni in terra cruda in Italia non essendo, questo
sistema costruttivo, menzionato dalla legge febbraio 1974, n. 64.
Riferimento normativo principale è la
(Finalità)
1. La presente legge ha lo scopo di SALVAGUARDARE E VALORIZZARE le tipologie di
architettura rurale, quali insediamenti agricoli, edifici o fabbricati rurali, presenti sul territorio
nazionale, realizzati tra il XIII ed il XIX secolo e che costituiscono testimonianza dell'economia
rurale tradizionale.
(Programmazione)
a) definizione degli INTERVENTI NECESSARI PER LA CONSERVAZIONE degli elementi
tradizionali e delle caratteristiche storiche, architettoniche e ambientali degli insediamenti;
b) PREVISIONE DI INCENTIVI volti alla conservazione dell'originaria destinazione d'uso degli
insediamenti.
21
PROVVEDIMENTI PER LE COSTRUZIONI IN TERRA CRUDA
(Finalità)
Promuovere e sostenere l'edificazione in terra cruda, sia ATTRAVERSO LA TUTELA, il recupero
e la valorizzazione del patrimonio costruito, sia ATTRAVERSO L'INCENTIVAZIONE ALLA
PRODUZIONE, in determinate aree geografiche, di manufatti che meglio possono rispondere
alle attuali esigenze di sviluppo sostenibile, di risparmio e controllo energetico, di
miglioramento della salubrità e del microclima degli ambienti confinanti.
(Definizione)
Per "edificazione in terra cruda" si intende L'INSIEME DELLE TECNICHE COSTRUTTIVE,
TRADIZIONALI O INNOVATIVE, che utilizzano elementi gettati in opera o sagomati con
procedimenti manuali o meccanizzati, IMPIEGANTI COME MATERIA PRIMA TERRE ARGILLOSE
con possibilità di aggiunta di stabilizzanti e fibre naturali, essiccati senza processi di cottura e
impiegati sia per strutture portanti che per elementi di completamento o di finitura.
Alcune regioni nel frattempo hanno avviato un processo di tutela speciale e la definizione di
incentivi al recupero e alla valorizzazione del patrimonio di terra
(Finalità)
La Regione Piemonte con la presente legge persegue la conservazione e la valorizzazione delle
costruzioni in terra cruda ATTRAVERSO LA PROMOZIONE DELLA CONOSCENZA DEL
PATRIMONIO ESISTENTE ED IL SOSTEGNO FINANZIARIO DI INTERVENTI DI RECUPERO volti
ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione delle costruzioni stesse.
(Censimento)
I comuni effettuano il censimento delle costruzioni in terra cruda esistenti e relative
pertinenze.
22
assicura la divulgazione dei risultati delle iniziative attivate.
(Contributi per interventi di recupero)
La Regione concorre al finanziamento degli interventi di manutenzione straordinaria, restauro
e risanamento conservativo mediante contributi in conto capitale nella misura non superiore al
60 per cento della spesa ritenuta ammissibile.
Per completezza di trattazione si riportano infine alcune voci di capitolato specifiche che
possono essere utilizzate in caso di costruzioni con parti, elementi e/o componenti in terra
cruda.
Adobe
Questo tipo di mattoni crudi, preparati manualmente o meccanicamente mediante stampi in
legno, sono utilizzabili per realizzare murature o come tamponamento nelle costruzioni
portanti in ossatura di legno. Sì devono utilizzare terre medio-grasse o grasse e l'essiccazione
deve essere prevista in stabilimento o nel capannone, ma non in cantiere.
∗
Voci di capitolato riprese da:
Micelli E., Magni D. (1997), Opere bioedili, Capitolato ed elenco voci, ANAB, Edicom, Monfalcone (GO)
23
- terra alleggerita con trucioli di legno: circa 3 mesi;
- terra alleggerita con la paglia: circa 6 mesi;
- terra alleggerita con argilla espansa: circa 3 mesi.
24
TAMPONAMENTO CON TERRA BATTUTA LEGGERA
Tamponamento di strutture a scheletro in legno portante (tipo Fachwerk) con terra battuta
alleggerita con trucioli di legno, paglia, argilla espansa naturale, sughero o perlite nella
quantità di 60 Kg/mc, con l'utilizzo di casseforme a perdere costituite da pannelli in materiale
naturale o in cannucciato, compensati a parte, compreso ogni onere.
25
5 - BIBLIOGRAFIA
Storia e cultura del costruire in terra
Achenza M. (1996), Elementi di base per una corretta identificazione delle terre per adobe,
Cagliari, ed. CUEC-Cooperativa Universitaria Editori
26
Bertagnin M. (1995), Costruzione in terra cruda: manualistica ed esperienze didattiche, n. 7
della collana ESITI, Scuola di specializzazione in “Tecnologia, architettura e città nei Paesi
in via di sviluppo”, Politecnico di Torino, Torino
Bertagnin M. (1992), Il pisè e la regola d’arte: manualistica settecentesca per l’architettura in
terra. Riedizione critica del manuale di Giuseppe del Rosso: Dell’economia delle case di
terra (1793), Edilstampa, Roma
Bertagnin M. (1990), “Costruire in terra: didattica, manualistica e recenti architetture per un
nuovo approccio al costruire”", in Architettura bioecologica, Atti del convegno nazionale,
Udine, 31 marzo 1990, Edicom, Monfalcone (GO), pp. 127-132 (terza edizione 1996)
Bertagnin M. (1985), “Le tecnologie costruttive e i comportamenti termici delle case in terra”,
in Le case di terra, Memoria e realtà, C.L.U.A. Pescara (Catalogo della mostra), pp. 7-9
Bollini G., a cura di (2002) La ricerca universitaria sull’architettura di terra. Universiterra 1,
Collana Documenti di Architettura sostenibile, EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)
De Sensi Ortiz B., “Architettura di terra, architettura sostenibile”, in Parametro, n. 250/2004,
pagg. 50-53
Donati P. (1990), Legno, pietra e terra: l’arte di costruire, Giunti, Firenze
Forlani M. C. (a cura di) (2001), Costruzione e uso della terra, Maggioli editore, Rimini, 2001
Francaviglia de Gregori E., “Adobe e pisè in terra: un confronto fra Yemen e Marocco”, in
Costruire in laterizio, n. 92/2003, pagg. 52-59
Galdieri E. (1982), Le meraviglie dell’architettura in terra cruda, Laterza, Bari
Houben H., Guillaud H. (1989), Earth Constructíon: A Comprehensive Guide, Intermediate
Technology Publications, London
Labò M. (1943), “Autarchia edilizia al cento per cento. I muri di terra battuta”, in L'ingegnere,
n. 4, XXI aprile 1943, pp. 429-432
Sachs S. (1822), Der verbesserte Pisé-Bau, Berlin.
Sachs S. (1825), Anleitung zur Erd-Bau-Kunst, Berlin.
Scudo G., Narici B., Talamo C. (2001), Costruire con la terra. Tecniche costruttive, campi di
utilizzo e prestazioni, Esselibri, Napoli
Vitruvio, De Architectura (Edizione a cura di Gros P., traduzione di Corso A., Romano E.,
Enaudi, Torino, 1997)
27
Restauro e conservazione
Aga Khan Award for Architecture 1995, “Kaedi Regional Hospital, Mauritania”, in Spazio e
Società, n. 74/1996, pagg. 90-96
Bhatia G., “India: case sperimentali in terra”, in Spazio e Società, n. 60/1992
Baigi M., “Cuore di paglia. Un progetto di Sverre Fehn”, in Ville e Giardini, n. 335/1998, pagg.
10-17
28
De Colibus G., Gammella S., “Hassan Fathy. La difesa della tradizione”, in Bioarchitettura, n.
35/2004, pagg. 16-21
Fantone C. R., “Fabrizio Carola. Architettura in libertà”, in Costruire in laterizio, n. 107/2005,
pagg. 12-17
Fantone C. R., “Hernando Baraya. Omaggio al Sole nella savana di Bogotà, Colombia”, in
Costruire in laterizio, n. 107/2005, pagg. 24-31
Fantone C. R., “Gernot Minke. Colline artificiali di argilla”, in Costruire in laterizio, n. 92/2003,
pagg. 16-23
Fathy H. (1985), Costruire con la gente, Jaka Book, Milano
Ferrini P., “Gernot Minke. Due bio-architetture in Germania”, in Costruire in laterizio, n.
107/2005, pagg. 18-23
Foti M., “Terra: incipit vita nova”, in Bioarchitettura, n. 35/2004, pagg. 32-34
Gilibert A., Mattone R. (a cura di) (1998), Terra: incipit vita nova - L'architettura di terra cruda
dalle origini al presente, Atti dei Seminario, 16-17 aprile 1997, Edizioni dei Politecnico di
Torino, Torino
Grima J., “Sandbag Shelters”, in Domus, n. 879/2005, pagg. 80-81
Kapfinger O. (2001), Martin Rauch, Rammed Earth-Lehn und Architektur-Terra cruda,
Bikhauser, Berlino
Lelli G., Mazzotti V., “La scuola di Valparaiso. Ritoque. La Ciudad abierta”, in Costruire in
laterizio, n. 92/2003, pagg. 34-39
Mattone R., “La buona favela”, in Bioarchitettura, n. 41/2005, pagg. 13-15
Mattone R., “La produzione di blocchi di terra stabilizzata”, in Bioarchitettura, n. 35/2004,
pagg. 40-41
Mattone R., “La terra cruda, tra tradizione e innovazione”, in Costruire in laterizio, n. 92/2003,
pagg. 70-77
Mattone R., “Terra cruda e autocostruzione: un esperienza nel Nord-Est del Brasile”, in
Ambiente Costruito, n. 1, 2000, pp. 46-51
Mitterer W., “La cupola del mondo. Scuola per l’infanzia Oranienburg-Eden (D)”, in
Bioarchitettura, n. 35/2004, pagg. 22-25
Narici B., Facchi A., “Un'abitazione di terra a Milano”, in L’architettura naturale, n. 11-12/1999,
pagg. 99-103
Picone A., ”Hassan Fathy. Il villaggio di New Bariz: progetto urbano e autocostruzione”, in
Costruire in laterizio, n. 92/2003, pagg. 28-33
Piras S., “Autocostruzione in Sardegna”, in L’architettura naturale, n. 10/2001
Rauch M., “Ampliamento del cimitero e cappella a Batschuns”, in Detail, n. 6/2003, pagg. 616-
621
Rauch M., “Argilla-Creta-Terra. L’architettura di M. Rauch”, in L’architettura naturale, n.
6/1999, pagg. 38-44
Rogora A., Scudo G., “Centro giovanile a Moglingen (Stoccarda)”, in Ambiente costruito n.
2/1997
Sabbadini S., “Componenti in terra industrializzati”, in Il progetto sostenibile, n. 3/2004, pagg.
54-61
Sanna A., “Architettura in terra. Tradizione e innovazione nei contesti contemporanei”, in
Parametro, n. 250/2004, pagg. 56-59
Sasso U., “Tra origine e originalità”, in Bioarchitettura, n. 41/2005, pagg. 2-5
Scudo G., “Sarajevo: un cantiere Rom in autocostruzione”, in Ambiente costruite n. 3/2002
Sicignano E., “Fabrizio Carola. Tra tradizione e innovazione”, in Costruire in laterizio, n.
74/2000, pagg. 36-45
Storelli F. (a cura di) (1996), Habitat e architetture di terra, Le potenzialità delle tradizioni
costruttive, Gangemi, Roma
Torggler A., “Autocostruire in bioedilizia: alcuni esempi in Alto Adige”, in L’Architettura
Naturale, n. 10/2001
Vado A. “Così nel mondo. Edificare in argilla: soluzioni e ricerche in diverse località del
pianeta”, in Bioarchitettura, n. 35/2004, pagg. 4-7
Vado A., “Una legge per l’architettura di terra”, in Bioarchitettura, n. 35/2004, pagg. 42-43
29