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Capitolo 1

Nel primo capitolo il protagonista ci racconta un piccolo di lui da bambino, cioè che quando lo era gli
accadevano delle cose strane ogni mese quasi dove sentiva un distacco da ciò che lo circondava e
un'amplificazione dei sensi.

Non ne parlò con nessuno per un bel po’ di tempo ma rilevò il tutto quando stava a casa di un suo
compagno, mentre giocavano è stato travolto da una cacofonia e dopo un po’___0 si risvegliò sulla
poltrona. Quando si svegliò trovo la madre di Ernesto che gli accarezzava il viso, poi gli chiese cosa fosse
successo e infine chiamarono i suoi genitori, o almeno la madre dato che erano divorziati. Presero
appuntamento dal medico Placini che dopo vari esercizi e controlli concluse che si trattava un disturbo
neurovegetativo, un disturbo normalissimo che si causa nei bambini e che con l'adolescenza.

Capitolo 2

Passarono gli anno e la diagnosi del dottore si rilevò esatta. Gli eventi capitavano sempre più raramente e
Antonio di rassicurava. Fin quando un giorno tornò da scuola si sedette su una sedia e i rumori si
intensificarono, i colori divennero minacciosi come se l'avessero travolto violentemente. Si coprì le orecchie
e poi non si ricordò nulla, pochi anni dopo la madre gli raccontò che lo trovò per terra con gli occhi
rovescianti e incosciente. Ma nel suo film si ritrovò in un letto d'ospedale con sua madre e suo padre
insieme a degli uomini in camice bianco. Rimase in ospedale per più settimane insieme ad un altro
bambino. Capì dalle parole dei medici il nome della sua malattia cioè Epilessia Idiopatica, ovvero un
epilessia dove i medici non sanno la causa. Il ragazzo in seguito venne rilasciato, dopo un piano terapeutico
dei medici.

Capitolo 3

Tornato a casa Antonio dovette seguire alcune regole che potessero eliminare le situazioni epilettiche. E
inoltre doveva assumere determinati farmaci, 2 anti epilettici e vitamine e un quarto farmaco, già queste
cose rendevano al vita di Antonio impegnativa. Tutto ciò venne spiegato ad Antonio dalla madre nella vigilia
del primo giorno di scuola facendogli capire anche che la malattia doveva rimanere segreta.

capitolo 4

Non andò tutto bene, Antonio venne esaltato dalle lezioni di educazione fisica che non aiutò nella sua
risocializzazione. Si sentiva invalido e diverso dato che professori bidelli e compagni lo trattavano con
maggiore cautela. I pomeriggi dato che non poteva uscire a giocare passava le giornate guardando la tv e
mangiando di tutto, abbandonandosi a quel mondo di malattia e morte. Un giorno di febbraio venne il
padre a casa con un annuncio. Dovevano andare a Marsiglia in Francia per studiare meglio la malattia di
Antonio, e dopo alcuni rifiuti dell’idea da parte del ragazzo partirono.

Capitolo 5

Il centre Saint-Paul per la cura dell’epilessia era un fabbricato moderno un po’ ignoto. Seguirono 2 giorni in
cui fecero di tutto al povero Antonio. Arrivò il momento di incontrare il professor Gastaut,in seguito
all’entrata del personaggio c’è una sua descrizione fisica. Gli fece alcune domanda tra cui se gli piaceva
qualcosa da fare tipo disegnare. Dopo gli chiese di fargli un ritratto, Antonio glielo diede e il professore
rimase sorpreso e diede una diagnosi. L’epilessia di Antonio non era grave e si sarebbe sistemata negli anni
fino a prendere anche un solo farmaco invece di migliaia. Poteva di nuovo giocare a calcio ma evitando gli
sport di combattimento. Poi rilevò il perché chiese un ritratto. La risposta fu che stava studiando
l’associazione tra epilessia e talento e disse anche che molti artisti e filosofi come Aristotele Van Gogh
Leonardo da Vinci fossero epilettici. Da quell’affermazione Antonio si sentì elogiato e non più emarginato
aspettando con gioia i 3 anni di attesa per poter rivedere il professore
Capitolo 6

La vita di Antonio riprese. La depressione se ne andò e tornò a fare quello che faceva tutti i giorni. Il fatto è
che, invece di viverle, le esperienze, le immagina, infatti la sua adolescenza non fu piena di episodi
indimenticabili, ci furono pochi fatti tra cui la sua sottospecie di relazione con Mara e l’episodio del ragazzo
suicidato nella sua scuola. Proprio perché quei 3 anni sembravano lunghissimi gli sembrava assurdo che suo
padre gli disse che sarebbero partiti a giugno. Ovviamente ad Antonio non piaceva questa idea, a lui andava
bene prendere quei farmaci ormai era diventato come lavarsi i denti, aveva rimosso completamente la sua
malattia. Dopo qualche disaccordo di Antonio, il padre riuscì a convincerlo e partirono per Marsiglia.

Capitolo 7

La madre non venne con loro, Antonio si sentì sollevato non voleva replicare lo stesso viaggio di tre anni fa.
L’edificio in cui soggiornarono era molto moderno e la zona assomigliava a una normalissima città europea,
quasi come casa. Ma procedendo verso il porto si trasformava in una metropoli sud africana. Videro pure
un inseguimento tra dei poliziotti e un ragazzo. Riuscirono a prenderlo e il poliziotto lo prese a pugni, il
collega invece sparò due colpi di pistola in aria per far arretrare la folla che si era creata. Antonio rimase un
po scioccato infatti non riuscì a dormire molto bene quella notte pensando all’accaduto. Poi sognò Gastaut
che diceva che la sua epilessia era peggiorata e che non avrebbe mai avuto una vita normale.

Capitolo 8

L’appuntamento era alle 10, c’era un’aria limpida non era né troppo caldo né troppo freddo. L’ospedale era
diverso da come Antonio lo ricordava, non c’erano più bambini con denti rotti e pieni di lividi. Per i controlli
Antonio non ricordò nulla, ricordò solo l’entrata da Gastaut. Quando lo vide Gastaut gli strinse la mano e
disse:”Ormai sei diventato adulto Antonio. Guardò le analisi e annunciò che Antonio era guarito all’80%,
doveva fare un’ultima prova cioè stare sveglio per 2 giorni e prendere dei farmaci ogni 8 ore per farlo
rimanere sveglio, poteva fare qualsiasi cosa ma senza esagerare, una vacanza ma senza dormire.

Capitolo 9

Presero una camera vistosa per altri 2 giorni comprarono alcuni vestiti di importanza vitale e Antonio e il
padre discussero sul futuro del figlio e l'università da fare.

Capitolo 10

Antonio aveva un nuovo libro “Il nome della rosa” ma non l’aveva ancora cominciato, dato che era
affezionato ancora a Franny e Zooey. All’improvviso il padre disse “ che sensazione strana” staccando la
vista dalla guida, dicendo “da quanto tempo non mi succede di avere davanti due giorni senza nessun
impegno, senza nulla di specifico da fare, senza nessun dovere.” Poi gli chiese se conosceva Kavafis, lui
rispose di no e gli cantò una sua poesia. Antonio disse che era molto bella, lui la recitò nuovamente e
Antonio la trascrisse sul quaderno.

Capitolo 11

Il portiere gli consigliò un ristorante, che era sotto la guida di suo cugino. Per l’andata verso il ristorante
Marsiglia sembrava un città tranquillissima, tanto che Antonio si sforzò a cercare delle macchie di sangue
per terra, ma nulla. Arrivarono al ristorante mangiarono bevvero del vino e dissero al proprietario che tutto
era buonissimo. Prima di quel momento Antonio non aveva mai visto per bene il viso del padre, avrebbe
avuto delle difficoltà nel saperlo descrivere prima. E mentre lo guardava notò una cicatrice sul sopracciglio
sinistro. Il padre rispose che era stata fatta per goliardia ai tempi universitari, per aiutare una ragazza da
una gettata in fontana(quella ragazza era la madre), fin’ in una rissa contro un energumeno. Prese 2 colpi in
faccia e si ruppe l’arcata sopraccigliare sinistra. Andarono al pronto soccorso e la mamma venne con lui,
uscirono bevvero qualcosa e si fumarono una sigaretta. Antonio incuriosito chiese per quanto tempo stette
insieme alla mamma, ma il padre rispose che dopo 3 anni si lasciarono.

Capitolo 12

In questo capitolo c’è un cambio temporale, un ricordo di Antonio quando i suoi genitori di pomeriggio si
lasciarono, ormai era una cosa normale. Voleva prendere una pausa dai compiti passò per la cucina e vide
la madre sul tavolo con le mani in testa. Gli disse di venire da lei, gli chiese scusa per non essere una brava
madre e poi entrambi piansero.

Capitolo 13

C’era un ritmo ambiguo nel racconto del padre, sembrava sollevato e felice per poter raccontare quella
storia. Antonio chiese di continuare la storie e il padre rispose che si fidanzarono qualche mese dopo
l’incidente della fontana e rimasero insieme per 2 anni e mezzo, era pure diventato assistente ordinario.
Ma in un giorno mentre dovevano uscire per andare al cinema, la madre gli chiese di fare una passeggiata e
li lo lasciò, ma lo fece solo perché era molto confusa in testa voleva fare molte esperienze e viaggi, ma si
rincontrarono dopo qualche anno e in pochi mesi si sposarono. Poi arrivò il proprietario Dominic
chiedendo se volevano dell’acquavite, ma il padre di Antonio chiese se conosceva un posto per passare la
notte senza dormire, Dominic prese un foglio e scrisse l’indirizzo di un locale jazz, erano le 10 e mezza ma
non suonavano prima di mezzanotte quindi decisero di aspettare 1 oretta per poi incamminarsi al locale.

Capitolo 14

Si sedettero al bar e ordinarono 2 caffè, i peggiori della loro vita. Poi Antonio gli chiese com’era alla sua età,
e cosa gli piaceva davvero. Rispose che gli piaceva la musica e la matematica e avrebbe voluto fare il
musicista jazz e un grande matematico. Nelle sue aspirazioni ne avverò mezza. È solo diventato un bravo
matematico e sperava di poter fare successo spiegando il teorema di Fermat, un matematico francese del
Seicento, nella solo pochissimi matematici andarono vicino al vero teorema. Poi gli spiegò che ai
matematici piaceva essere superiori attraverso una barzelletta, ovvero:” Ci sono un astronomo, un fisico e
un matematico che stanno attraversando la Scozia in treno. A un certo punto vedono una pecora nera in un
prato. L'astronomo esclama: «Interessante, dunque in Scozia le pecore sono nere!» Il fisico lo guarda con
lieve disgusto: «Le solite generalizzazioni arbitrarie di voi astronomi. In realtà l'unica affermazione
inconfutabile è che in Scozia c'è almeno una pecora nera». Il matematico li guarda entrambi sospira e
conclude, didattico: «Non so come fare con voi due. Le sole cose che possiamo dire sono che in Scozia c'è
almeno una pecora e almeno un lato di questa pecora è nero»”. Antonio disse che era buona e lui rispose
che era buona. Poi il padre disse che era stanco, stanco della sua vita dato che il suo convincimento di
sapere si era infranto, disse che doveva morire giovane, no fisicamente ma come matematico. Antonio gli
chiese quando si era appassionato alla matematica, lui gli disse che era all’inizio delle medie quando il suo
professore gli raccontò la storia di Gauss un matematico, aveva nove anni e un giorno mentre erano
irrequieti gli scolari il loro professore gli disse di sommare tutti i numeri tra 1 a 100. Antonio disse che il
risultato era 5050, il padre rimase stupito e chiese come avesse fatto. Antonio disse:” Allora, ho visto i
numeri disposti su un segmento. Tutti, da I a 100. Poi questo segmento si è mosso, come in un cartone
animato e si è trasformato in un cerchio , dove gli estremi, 100 e I, si toccavano. A quel punto mi è venuto
naturale sommarli: IO!. Poi ho visto il diametro del cerchio, che partiva dal punto esatto fra I e 100 e
arrivava nel punto esatto fra 50 e 5!. Ho sommato anche quelli, ho visto che il risultato era lo stesso e mi
sono reso conto che il numero 100 si divide in 50 coppie la cui somma è ogni volta IO!. Cosi ho moltiplicato
101 x 50, cioè 100 x 50 + 50. Poi finì di raccontare la storia del suo appassionamento alla matematica
dicendo che solo lui(il padre) e un altro ragazzo sono riusciti a risolvere quella formula, concludendo col
dire:” non bisogna buttare il talento”.
Capitolo 15

Si erano fatte le undici, per arrivare al locale jazz ci volevano almeno quaranta minuti a piedi, il padre chiese
se voleva prendere un taxi ma Antonio rifiutò, almeno passava il tempo. Per la strada incontrarono diversi
pornoshop, per la bellezza 2, e quando videro il terzo decisero di entrare. Il padre di Antonio pareva che si
sentisse a suo agio, si muoveva tra uno scaffale e l’altro ispezionando qualsiasi cosa. Alla fine non
comprarono nulla e uscirono dal negozio. Per un po’ camminarono in silenzio, fin quando Antonio chiese un
po’ della carriera musicale del padre. Disse che andò da un maestro per diversi anni per poi ai tempi
dell’università con tre suoi amici fece un gruppo nella quale prendevano qualche soldo suonando a balli o
matrimoni, componevano anche delle canzoni. Il padre poi disse che non sapeva quasi nulla di suo figlio, di
cosa gli piacerebbe fare. Antonio allora si rilevò al padre riferendogli che tanto tempo fa avesse pensato al
suicidio, il padre a sua volta gli rilevò che anche lui ai tempi del liceo avesse avuto lo stesso pensiero,
durante quella chiacchierata erano quasi arrivati a destinazione.

Capitolo 16

Passo dopo passo la città divenne una periferia semideserta. Il locale si trovavo un po’ nascosto tra tutte
quelle vie poco raccomandabili di Marsiglia tanto che Antonio prese un tondino di ferro arrugginito nel caso
li attaccassero. Alla fine riuscirono a trovare il locale e dopo qualche disdetto con i buttafuori riuscirono ad
entrare, si sedettero al bancone e presero due drink. I musicisti sul palco si alternavano ogni quarto d’ora,
solo il pianista rimaneva a suonare, fin quando dovette assentarsi per un po’. Chiesero se ci fosse qualcuno
che potesse sostituire il pianista per un po’, il padre di Antonio si mosse un po’ dalla sedia e grazie la grinta
di Antonio riuscì a salire sul palco. All’inizio andava un po’ in secondo piano, ma dopo l’assolo del trombista,
riuscì a dare il suo massimo con anche un assolo. Il vecchio pianista ritornò ma gli fece un cenno come
dire:” tranquillo continua”. In quella notte Antonio capì davvero lo jazz.

Capitolo 17

Decisero di tornare a casa a piedi per “passare il tempo”. Durante la passeggiata Antonio disse che non si
aspettava che suonasse così e che grazie a lui ora il jazz gli piaceva. Il padre rispose che il bello del jazz era
l’imperfezione ogni artista jazz non sa il brano che sta per suonare è lui l’autore. Si persero ma alla fine non
importava tanto non avevano impegni e videro un bar in lontananza, il padre disse di posare il tondino, non
si sapeva mai.

CAPITOLO 18:

Il bar non era molto accogliente ma dopo aver chiesto al padrone se potessero accomodarsi, si sedettero
ad un tavolo. Antonio chiese al padre se volesse tornare in albergo e andare a dormire, ma il padre non
voleva, anzi gli piaceva restare sveglio, vedeva il sonno come un dovere. Decisero quindi di ordinare e
intanto decidere cosa fare il giorno successivo. Tra una domanda e l’altra Antonio pose una domanda molto
personale al padre: “a quanti anni sei stato con una ragazza, per la prima volta?”. Il padre cominciò a
parlare, la sua prima volta fu a diciannove anni e affermò di non aver mai parlato di questo argomento con i
suoi amici.

Antonio dopo un po’ si rese conto per l’età che la prima volta di suo padre non fu con la mamma e questo
rendeva la discussione meno difficoltosa. Tuttavia lei non doveva saperlo poiché il padre di quella sua prima
esperienza si pente e se fosse tornato indietro non l’avrebbe fatto: non gli era piaciuta davvero
nessun’altra donna oltre sua madre. Alla fine della discussione il padre fece ad Antonio la sua stessa
domanda, ma lui non era mai stato con una ragazza, a volte pensa addirittura che non ci starà mai.

Parlarono per breve anche di come il padre avesse cominciato a fumare, insomma anche quella notte si
parlò del più e del meno.
CAPITOLO 19:

Anche in questo capitolo si ha un salto temporale, un altro flashback, di quando i genitori diedero la notizia
ad Antonio di starsi prendendo una pausa per superare alcune difficoltà, ma lui doveva stare tranquillo,
sarebbe rimasto tutto uguale e non sarebbe cambiato nulla, con l’unica differenza che il papà sarebbe
andato a vivere in una casa diversa da quella in cui vivevano lui e la madre. Ma Antonio aveva capito già
tutto, i genitori stavano mentendo, nulla sarebbe rimasto uguale e cominciò a pensare che il padre se ne
stesse andando di casa per andare da una studentessa ventenne, come il professore che spesso veniva a
cena da loro. Fu così che cominciò a nutrire una forte ostilità nei confronti di suo padre, ma anche di sua
madre: avevano sbagliato entrambi ma secondo lui, il padre maggiormente. Tuttavia la frase del padre “non
mi è mai piaciuta davvero nessun'altra donna» pronunciata quella notte, non quadrava con ciò che avevo
sempre immaginato sulla separazione dei genitori.

CAPITOLO 20:

Uscirono dal bar alle quattro e mezza e mentre camminavano il padre si accorse che Antonio come anche
lui da ragazzo negli anni dell’università scansava i tombini. Il padre evitava i tombini quando aveva un
esame nonostante sapesse che non c’era un rapporto di causa e d’effetto , ma preferiva evitare. .Il padre
sembrava contento di poter raccontare ad Antonio aneddoti e spiegare cose e ancor più contento che lui
glielo permettesse, non succedeva da quando era bambino.

Il cielo cominciava a schiarire e strade a popolarsi. Arrivarono in albergo che era ormai mattina, dovevano
stare attenti a non addormentarsi ed era giunta l’ora per Antonio di prendere una di quelle pillole per
restare sveglio. Mentre il padre andò in doccia, Antonio si mise ad ascoltare un po’ di musica ma nel mentre
si stava appisolando, dunque per evitare che si addormentasse il padre lo fece rientrare in doccia e subito
dopo scesero per andare a fare colazione e nel mentre organizzarsi la giornata.

CAPITOLO 21:

Il protagonista e suo padre dopo aver fatto colazione ritornano sui loro letti per riposare, ma senza dormire
iniziando a discutere sui posti da visitare lì in Francia.

Padre e figlio arrivano a Notre-Dame-de-la-Garde, dove il padre indicando delle isole racconta al figlio che
su una di loro si trova un luogo tratto dal Conte DI Montecristo, uno dei romanzi preferiti da Antonio, che
incredulo lo guarda.

Più tardi presero un altro taxi e andarono al baracchino della biglietteria per le gite in battello.

Giunti lì una donna chiese ad entrambi se avessero i costumi, ma loro risposero in maniera negativa dato
che non sapevano si potesse fare il bagno; così la donna indico ai due uomini un posto dove poter
comprare dei costumi, per non sprecare l’occasione di farsi il bagno in quell’acqua limpida.

Tornarono lì con i costumi e salirono a bordo della “barca” dove c’erano una decina di persone.

Prima di entrare in acqua il protagonista inizia a guardare l’acqua, e quella calma gli fece pensare
all’eternità; una volta entrati in acqua padre e figlio nuotarono insieme fino ad una spiaggetta quando il
marinaio gli fece segno di ritornare sulla barca, per sbarcarli poco dopo sul molo.

Proseguirono poi verso un villaggio che sembrava disabitato, dove però c’era un bar in cui i due entrarono a
prendere un caffe. Il barista consigliò loro di andare su una spiaggia lì vicina, e loro ci andarono.

Sulla spiaggia c'erano soltanto cinque persone: tre ragazzi con zaini e barbe, sudatissimi, che
evidentemente erano arrivati 11 via terra, e due donne accampate - con seggioline, una borsa frigorifero,
addirittura un tavolino. I due stesero i loro asciugamani e andarono in acqua. Al ritorno decisero di spostare
gli asciugamani all’ombra, e si spostarono accanto a due donne, chiedendo loro il permesso di mettersi lì.
I 4 iniziarono a parlare del più e del meno, e bevettero un caffe.

La sera tardi, si trovavano ancora con le due donne, che chiesero ad entrambi se volessero partecipare ad
una festa della loro amica; i due accettarono e tornando all’albergo si trovarono con un biglietto per una
festa a Marsiglia.

CAPITOLO 22:

Padre e figlio iniziarono a discutere sulla festa, ma alla fine decisero di andarci entrambi.

il padre disse ad Antonio di fare una doccia Fredda per rimanere sveglio prima di prendere le pillole che gli
erano state date dal medico, e lui così fece.

Dopo aver preso la pillola si sedette fuori con un libro, non riuscendo però a leggerlo perché tutto gli
sembrava sbagliato, ed iniziò ad avere anche un forte mal di testa seguito da forte nausea: capì subito di
cosa si trattasse, era un altro di quegli attacchi.

Cercò di parlare ed urlare, invano, era seduto sulla sedia e non poteva fare nulla e ripensò alle vecchie crisi
che aveva avuto, domandandosi se l’epilessia fosse innocua oppure stesse morendo.

Il padre uscì dalla doccia e gli chiese e stesse bene, e lui rispose di si, visto che l’attacco si era
apparentemente fermato.

Il padre aggiunse che anche a lui girava la testa, e gli propose di fare un caffe e rimasero entrambi sul
balcone ad osservare le stelle e le nuvole nel cielo. La sensazione che aveva Antonio gli piaceva tanto, visto
che era come se lui e suo padre fossero diventati amici. Tornarono in strada e la pillola cominciò a fare
effetto.

Andarono la festa, dove incontrarono altre amiche delle due donne e stettero con loro fino alla fine della
loro festa, tra le altre donne c’era anche Marianne

Capitolo 23

Marianne si presentò ad Antonio e il padre, Antonio riuscì a presentarsi anche col suo pessimo francese.
Marianne gli disse che doveva rimediare ma alla fine parlarono italiano. Marianne disse che stasera
festeggiavano l’addio di Adèle e Lucie, le sue migliori amiche, ma loro già le conoscevano. Dopo gli presentò
il bancone pieno di cibo, e non esitarono a mangiare quel cibo magrebino per poi separarsi nel vedere
l’ambiente circostante. Ad Antonio attirò l’attenzione un uomo che assomigliava a Marty Feldman stava
pure per chiedergli un autografo, quando si ricordò che era morto un anno prima. All’improvviso si
materializzò Adèle dietro le sue spalle che lo abbracciò e bacio, arrivò anche Lucie che fece lo stesso, poi
prese un piatto e un bicchiere di vino e si diresse da suo padre. Poi un gatto salì su di loro, facendo per sino
le fusa, il padre di Antonio lo chiamò lo Stregatto. Ogni tanto si alzavano per prendere del vino in
alternanza, ma senza esagerare. Mentre Antonio mangiava un torrone di mandorle, Marianne comparve
davanti a loro, chiese ad Antonio cosa studiasse e quando sentii che doveva finire il liceo rimase stupita
dato che credeva fosse uno studente dell’università, poi si alzò per salutare delle persone e Antonio notò
un tatuaggio sul suo avambraccio, a quei tempi non si portavano tanto. Quando tutti se ne stavano
andando, anche per colpa della pioggia, Marianne tornò a sedersi da loro e gli domandò perché si
trovavano a Marsiglia. Antonio senza nessun problema raccontò la sua situazione e la sua malattia. Se ne
stavano per andare quando Marianne li obbligò a stare a casa per prendere un caffè e per poi andarsene la
mattina dopo.

Capitolo 24

Antonio si era addormentato per qualche minuto, il suo ricordo sono lui e Marianne seduti sul tappeto. Gli
chiede cosa rappresenta il suo tatuaggio, e lei gli risponde che è un grifone al contrario, non sa il perché
forse solo per il suo atteggiamento infantile. Da una porta sbucano Adèle e Lucie, pronte per andare a
dormire , lo salutano e lo baciano. Marianne prepara il caffè, e lo bevono sul tavolo, intanto era tornato
anche il padre, ad Antonio dispiaceva che restasse sveglia, ma a Marianne non cambiava tanto il giorno
dopo non aveva impegni. Antonio gli chiese il perché si preoccupasse per lei, e lei rispose perché la
situazione era belikwas (È una parola tagalog, la principale lingua delle Filippine. È difficile da tradurre.
Significa qualcosa come: saltare all'improvviso in un'altra situazione e sentirsi sorpreso, cambiare il proprio
punto di vista, vedere cose che credevamo di conoscere in un modo diverso). Mentre parlano Antonio
pensa che abbia un viso molto bello, aveva qualche goccia di sudore sul labbro, e siccome non poteva
disegnarlo decise di baciarlo. Si baciano amorevolmente Marianne lo porta in camera da letto e fanno
l’amore.

Capitolo 25

Quando tornarono al salone suo padre era fuori, fumava dandogli le spalle per poi voltarsi lentamente
come qualche personaggio di un film. Si fecero un altro caffè, e poi Marianne li accompagnò alla porta.
Abbracciò il padre e diede un bacio sulle labbra ad Antonio. Le strade del Panier erano deserte e lucide di
pioggia; sembravano contenere tutte le promesse del futuro. Arrivammo al Vieux Por t proprio mentre la
luce del giorno accendeva enormi nuvole bianche. Erano stanchissimi anche preparare le valigie faceva
male, non si parlavano richiedeva troppa fatica. Presero un taxi e li portò all’ingresso di Centre Saint-Paul
con qualche minuto di anticipo sull'ora dell' appuntamento, il padre gli diede un buffetto quasi una carezza
e si avviò verso l’ospedale.

Capitolo 26

Antonio era guarito, ripeté testualmente le frasi di due giorni prima che sembravano anni. Ad Antonio
parvero due emozioni, un’euforia ormai era un ragazzo normale, e uno sgomento, abbandonare l’alibi delle
pillole che gli permetteva di evitare ogni responsabilità. Dopo dormirono, nel taxi al gate d’imbarco e
durante tutto il viaggio in aereo .Papà mi riaccompagnò a casa in taxi. Eravamo di nuovo svegli e abbastanza
riposati, ma fra noi era calato un silenzio impacciato. Disse al tassista di aspettarlo e scese con me dalla
macchina, che si era fermata a qualche metro dal portone. lo presi la mia valigia dal portabagagli e rimasi li.
Poggiai la valigia a terra e abbracciai mio padre, l’ultima volta aveva nove anni. Prima di entrare
nell’androne si voltò e lui alzò il braccio stranamente non fumava, e ancora ora Antonio lo sogna lì, vicino
quel taxi un po’ spaesato che lo saluta con la mano

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