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A Sparta le leggi stabilivano che gli appezzamenti di tutti fossero ripartiti in maniera uguale

fra tutti, affinché i patrimoni uguali non rendessero alcun cittadino più potente di un altro.

Tutti i cittadini dovevano banchettare in forma pubblica, affinché la ricchezza o la

dissolutezza di un cittadino non restassero in segreto. Ai giovani non fu concesso di

impiegare più di una sola veste nell’intero l’anno, né (fu concesso) che alcun giovane

uscisse in pubblico con più eleganza di un altro, né che banchettasse più sontuosamente,

affinché l’imitazione non si trasformasse in dissolutezza, ma essi vivessero nel lavoro e nei

disagi. Le leggi stabilivano che le fanciulle si sposassero senza una dote, affinché venissero

scelte come mogli, non come patrimoni, ed affinché i mariti mandassero avanti i loro

matrimoni con più severità, dal momento che non erano vincolati da alcun condizionamento

della dote. Il massimo prestigio non era né dei ricchi, né dei potenti, ma degli anziani, in

base al (loro) grado d’età. E di certo in nessuna parte del mondo la vecchiaia ha una

condizione sociale più rispettata

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