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Hegel
Hegel
HEGEL
(1770 – 1831)
PRINCIPI LOGICI:
Principio di identità di ideale e reale: le leggi della mente e quelle che fondano la realtà sono
uguali a ciò che rende possibile la conoscenza
Principio di contraddizione: nella realtà non esiste nulla di identico a sé stesso, ma tutto sottostà
alla dialettica dell'affermazione e negazione
Principio di relazione: se nulla è identico a sé stesso, esiste una relazione fra questi due momenti,
intesa come una relazione interna che modifica la natura della cosa stessa
Principio dello storicismo: tutta la realtà si risolve nella storia, quindi storia e assoluto sono
un'unica cosa identica, che hanno come legge il divenire che spinge al continuo superamento di sé.
il divenire si caratterizza dunque come movimento libero perché spontaneo e necessario perché
inevitabile.
Come detto l’assoluto è il divenire. La legge che regola questo divenire è la DIALETTICA, che è allo
stesso tempo, legge di sviluppo della realtà (ontologia – vedi il processo: idea in sé, all’infuori di sé e che
ritorna a sè) e la legge di comprensione della realtà (logica).
3. SPECULATIVO o POSITIVO-RAZIONALE: si
coglie l’unita delle determinazioni opposte INTELLETTO: organo del finito
RAGIONE: organo dell’infinito ,
strumento tramite cui il finito
(l’astratto e il parziale) si risolve
nell’infinito (il totale e il concreto)
1. Coscienza → tesi = condizione del soggetto che pone l'oggetto come altro da sé
2. autocoscienza → antitesi = condizione della coscienza che nel rapportarsi in maniera conflittuale
ad altre coscienze diviene autocoscienza, quando viene riconosciuta da altri esseri pensanti.
3. ragione→ sintesi = condizione della coscienza che, avendo compreso la razionalità della realtà,
diviene consapevole di essere essa stessa l'intera realtà. È l'affermazione che l'intera realtà è
l'idea.
Appare ricca e sicura. In realtà non rende certi che di una cosa sola, ‘questa cosa ’, ma la cosa può essere
un albero o una casa etc.., cui siamo certi non in quanto albero o casa, ma in quanto questo albero o
questa casa, cioè in quanto presenti qui ed ora davanti a noi. Ciò implica che la certezza sensibile non è
certezza della cosa particolare ( infatti in un insieme di alberi io ho coscienza di un solo albero che non
identifico ancora in una determinata categoria: è un QUESTO, nient’altro), ma del questo qui ed ora
davanti a noi (ho coscienza sensibile solo di questo, che sia l’albero o qualunque altra cosa), al quale la
particolarità della cosa è indifferente e che perciò è universale (un GENERICO ‘QUESTO’). Inserire il
‘questo’ in una categoria vorrebbe dire far fare alla mente un passo in più.
Quindi CERTEZZA SENSIBILE => percezione che ho di un oggetto hic et nunc → certezza indiscutibile in
quanto la mente non ha ancora cominciato a lavorarci sopra
1.2. PERCEZIONE
Le cose che mi si presentano, pongono problemi di comprensione. Per distinguere gli oggetti (la
molteplicità di ‘questi qui ed ora’), per dare loro un nome, per identificarli, il soggetto fa uso del pensiero
astratto giungendo così al momento della percezione.
Ci troviamo nell'antitesi: la conoscenza che prima era considerata la più certa, ora è considerata come
vuota percezione.
In questa fase ogni ente della realtà viene identificato rispetto agli altri in modo netto attraverso il
meccanismo di affermazione-negazione. La negazione è fondamentale per poter dire che cosa è la cosa di
cui abbiamo coscienza.
La coscienza percepisce un'infinità di oggetti che riceve attraverso le sensazioni. Tra questi oggetti non vi
sono legami formali concettuali, si tratta di una semplice collezione di elementi particolari irrelati.
La percezione comprende le cose, ma la sua certezza entra in crisi quando si tratta di comprenderne la
genesi e il movimento, ovvero, il dinamismo. È qui che interviene l'intelletto, terza figura di questo primo
processo dialettico della coscienza.
1.3. INTELLETTO
Il soggetto prende consapevolezza del legame tra le cose, intese come espressioni delle leggi che
muovono l'universo, attraverso le quali le cose si trasformano l'una nelle altre in un incessante e perenne
movimento. La coscienza prende consapevolezza di sé come parte della natura. La coscienza avendo
acquisito un primo grado di capacità di comprensione di se in rapporto alle cose, è divenuta autocoscienza.
L'autocoscienza deve essere messa alla prova. Per affermarsi deve essere riconosciuta anche dagli altri
esseri pensanti.
2.1. SIGNORIA E SERVITÙ (L’AMBITO SOCIALE)
Il riconoscimento tra le varie autocoscienze non avviene attraverso l'amore, che era considerato da Hegel
“miracolo per cui due cose diventano una”, (in quanto all'amore mancano serietà, dolore, pazienza e
travaglio del negativo”, che sono ritenuti elementi necessari), ma attraverso momenti di lotta che si
concludono non con la morte di una delle autocoscienze, ma con la subordinazione di una autocoscienza
all'altra nel rapporto servo-signore.
Signore= colui che, pur di affermare la propria indipendenza, ha messo a repentaglio la propria vita, fino
alla vittoria
Servo= colui che ha preferito la schiavitù, pur di avere salva la vita.
Con un'analisi dialettica argomentata da Hegel, la dinamica sviluppa un'inversione dei ruoli, ovvero, il
Signore diviene servo del servo e il servo signore del signore. Infatti, il signore che inizialmente è
indipendente, continuando a godere passivamente del lavoro del servo, finisce per diventarne lui stesso
servo. Invece quest'ultimo, inizialmente dipendente, continuando a padroneggiare e a trasformar le cose
da cui il padrone riceve il proprio sostegno, finisce per rendersi indipendente.
A) Paura della morte: schiavo è tale perché ha avuto paura della MORTE: con questa esperienza si è
reso indipendente dal mondo di realtà e certezze naturali che prima gli apparivano come
qualcosa di fisso; l’angoscia di perdere la sua intera essenza lo ha fatto tremare nel profondo di sé,
e ciò che vi era di fisso ha vacillato.
B) Servizio: con il servizio la coscienza si auto-disciplina e impara a vincere i suoi impulsi naturali. (Al
signore i suoi impulsi naturali (come la fame) vengono invece sempre soddisfatti dal servo, che
rinuncia al soddisfacimento delle sue necessità imparando così a gestirle) = Indipendenza dagli
impulsi naturali.
C) Lavoro: attraverso il lavoro, il servo da vita ad un opera che permane e che ha una sua autonomia,
che è riflesso, nelle cose, della raggiunta indipendenza del servo rispetto alle cose. Formando le
cose, il servo, forma se stesso e imprime nell’essere quella forma che è dell’autocoscienza, e così
trova se stesso nella propria opera.
Entrambi gli enti di questo rapporto hanno un alto, benché ineguale, livello di coscienza di sé e dei
loro rapporti, ma non hanno piena consapevolezza: il signore non comprende di dipendere dal servo, e il
servo non comprende il proprio potere.
Indipendenza rispetto alle cose, che è il risultato della dialettica tra servo signore, trova la sua
manifestazione filosofica nello STOICISMO: celebra l'autosufficienza e la libertà del saggio nei confronti di
ciò che lo circonda. Però nello stoicismo l’Autocoscienza raggiunge in questo senso un’astratta libertà
interiore, in quanto, i condizionamenti permangono e la realtà esterna non viene negata.
Questo mondo esterno da cui lo stoicismo si sente indipendente (nonostante lo lasci sussistere) è messo tra
parentesi dallo scetticismo = visione del mondo che sospende l’assenso su tutto ciò che è comunemente
ritenuto per vero e reale.
Scetticismo ha in se una contraddizione. Hegel fa leva sul tradizionale argomento: lo scettico si auto
contraddice perché da un lato dichiara che tutto è vano e non vero, mentre dall’altro dichiara di dire
qualcosa di vero.
Così la contraddittorietà sta nella scissione tra una coscienza che vuole andare oltre l’accidentalità e non-
verità della vita e una coscienza che si scopre vittima dell’inessenzialità e non-verità della vita. inoltre la
coscienza di cui parla lo scettico è una coscienza SINGOLA, la quale non può fare a meno di entrare in urto
con le altre coscienze: Ciò CHE ESISTE è, E DEVE ESSERE, perché è NECESSARIO!
→ In altre parole: se si deve dubitare dell’esistenza del mondo materiale = si deve dubitare di tutto,
coscienza compresa.
Il risultato dello scetticismo è che la coscienza stessa, insieme a tutto il resto, perde valore in se stessa: è
quello che Hegel designa col nome di “momento della coscienza infelice”
→ Quando lo scetticismo prende consapevolezza della sua contraddittorietà, sorge la coscienza infelice.
La coscienza infelice ha quindi al suo interno la scissione tra una coscienza immutabile e una mutevole che
assume la forma di una separazione radicale tra l'uomo e Dio. Il superamento di questa infelicità avviene
attraverso i tre momenti:
Questo punto più basso toccato dal singolo è destinato a trapassare dialetticamente al punto più
alto:
C) NEL RINASCIMENTO E NELL’Età MODERNA: La coscienza , nel suo vano sforzo di unificarsi a Dio, SI
RENDE CONTO DI ESSERE, LEI STESSA, DIO, ovvero, L’UNIVERSALE, IL SOGGETTO ASSOLUTO.
La coscienza infelice non rappresenta una semplice figura della seconda tappa della Fenomenologia, ma
rappresenta LA CHIAVE DI VOLTA di tutto il racconto.
Si parla di “CERTEZZA di essere ogni realtà” non di “SAPERE di essere ogni realtà”. Il sapere di esserlo sarà il
punto di arrivo!
Per divenire VERITÀ deve giustificarsi. Questa giustificazione avviene attraverso 3 momenti:
La ragione non ha ancora preso come soggetto della propria ricerca sé stessa. Perciò, al fine di giustificarsi
per divenire verità, passa attraverso momenti come la fase del Naturalismo del Rinascimento e
dell’empirismo, in cui si impone come obbiettivo di giustificazione ‘un inquieto cercare’. Ricerca
oggettivamente nella realtà elementi di quella razionalità che sta cercando.
Si determina la ragione osservativa del mondo naturale (dalla descrizione approfondisce la realtà con leggi
ed esperimenti) organico e infine quello della coscienza, con la PSICOLOGIA.
Per quanto riguarda quest’ultimo ambito dello studio della coscienza mediante la psicologia, HEGEL
esamina due scienze che erano di moda ai suoi tempi:
1) FISIOGNOMICA (di Johann Lavater): attraverso la fisionomia di una persona si poteva determinare
il carattere dell’individuo.
2) FRENOLOGIA (Franz Gall) attraverso forma e protuberanza del cranio era possibile conoscere il
carattere dell’individuo.
In tutte queste ricerche sulla natura, sugli organismi, sulla coscienza, la ragione, pur cercando
apparentemente altra cosa, in realtà cerca se stessa. L’uomo conosce ed indaga ma così la ragione perde
il senso di se stessa e diviene di nuovo una cosa fra le tante.
Dalla ragione osservativa si passa a quella attiva: essendosi riconosciuta come una cosa fra le tante, la
ragione si impone di realizzare lei stessa l’unità tra IO e MONDO, in quanto non è qualcosa di dato.
Tale progetto è destinato a fallire, come testimoniano le 3 FIGURE della ragione attiva:
a) Il piacere e la necessità= l’individuo si getta nella vita e va alla ricerca del proprio godimento.
L’autocoscienza incontra la necessità del destino, che, incurante delle sue personali esigenze di
felicità, la travolge inesorabilmente.
+ Questa modalità Hegel la personifica in Faust, che cerca di dominare la natura in ogni modo
facendone l’oggetto del proprio piacere.
b) Legge del cuore e delirio della presunzione = l’autocoscienza cerca di opporsi al corso ostile del
mondo, ma entra in conflitto con altri portatori di progetti di miglioramento della realtà.
c) La virtù e il corso del mondo = individuo cerca di creare un rapporto tra sé e il mondo
contrapponendo, ai fanatismi, la virtù, ossia un modo di agire in grado di procedere oltre
l’immediatezza del sentimento e delle inclinazioni del soggetto. Persiste però un contrasto tra
la virtù, che è il bene ASTRATTAMENTE esaltato dall’individuo nella speranza che riporti il
mondo sulla giusta strada, e la CONCRETA REALTÀ. Questo contrasto porterà all’annullamento
di questo progetto di moralizzazione dell’esistenza.
In questa fase sintetica dello sviluppo dialettico della ragione Hegel mostra come l'individualità, pur
mirando a raggiungere la propria realizzazione, rimane tuttavia astratta e inadeguata.
Per mostrarlo egli si serve ancora delle "figure":
a) Regno animale dello spirito e l’inganno, o la cosa stessa. Agli sforzi e alle ambizioni di una virtù che
dovrebbe realizzare il bene di tutti ma che fallisce, succede l'atteggiamento dell'onesta dedizione
ai propri compiti particolari. Ma c'è un inganno. L'individuo tende a spacciare la sua opera come il
dovere morale stesso, mentre essa esprime soltanto il proprio interesse personale. Non esiste vera
morale se non è universale. (traspare una traduzione filosofica della moralità borghese)
b) Ragione legislatrice. l'autocoscienza avvertendo l'inganno, cerca in se stessa delle leggi che
valgano per tutti. Tuttavia tali leggi che pretendono d'essere universali, in effetti, nascono dalla
propria volontà individuale.
c) Ragione esaminatrice delle leggi. l'autocoscienza cerca delle leggi assolutamente valide che
s'impongano a tutti nessuno escluso. Ma così facendo l'individuo si deve porre al di sopra delle leggi
stesse, riducendone quindi la validità e l'incondizionatezza.
Con tutte queste figure Hegel vuole dirci che se ci si pone dal punto di vista dell'individuo si è
inevitabilmente costretti a non raggiungere mai l'universalità. Quest'ultima si trova soltanto nella fase
dello "Spirito". → denominerà “spirito oggettivo” ed “eticità”. Ragione reale non è quella dell’individuo , ma
quella dello spirito o dello stato, che, per Hegel, rappresentano lo strato che regge e rende possibile ogni
atto della vita individuale.
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Con lo spirito si entra nella SECONDA PARTE DELLA FENOMENOLOGIA che comprende 3
sezioni:
- SPIRITO
- RELIGIONE
- SAPERE ASSOLUTO
Questa parte, in una redazione più concisa della fenomenologia, verrà eliminata da Hegel.
1. SPIRITO: H. intende l’individuo nei suoi rapporti con la comunità sociale di cui ne è parte. questa
sezione comprende 3 tappe fenomenologiche:
1) Lo spirito vero; l’ETICITÀ. Questo primo momento è costituito da ciò che H. chiama “bella
eticità” del mondo greco, riferendosi alla spontanea uniione attuata dai Greci di ciò che in
epoche successive andrà frantumandosi, ovvero l’unione tra oggettività/soggettività,
singolo/collettività e perfino Uomo/natura/Dio, visto che per i Graci gli dei, espressione della
natura, altro non erano se non uomini all’ennesima potenza. Il mondo greco per Hegel è si
positivo ma destinato a morire in quanto indifeso di fronte a possibili lacerazioni. Allo stesso
tempo però è considerato NEGATIVAMENTE in quanto l’unità originaria dei Greci non è ancora
passata per il dramma della frantumazione.
Socrate era ancora esempio della bella eticità, ma in quegli anni cominciava ad affiorare
l’imminente rottura di essa e conseguente frammentazione: con l’Antigone, tragedia di Sofocle.
Antigone, seguendo i valori della famiglia, vuole seppellire il fratello defunto, ma il re Creonte,
seguendo i valori dello stato, riconosce nel fratello di Antigono un traditore dello stato e non
glielo permette. È segnata la rottura dell’identità tra uomo e cittadino. Ci si avvia al secondo
momento dello spirito
2) Lo spirito che si è reso estraneo a sé; LA CULTURA: arriva fino ai giorni di Hegel ed è
caratterizzato da forti contrapposizioni. Si riscontra un tipo di cultura che tende a criticare e
distruggere tutto, rivolgendosi alla fine contro sé stessa. Es. è la Rivoluzione Francese: cultura
voleva instaurare un regno della libertà
origine a società del Terrore.
3) Lo spirito certo di sé; LA MORALITÀ: momento di riconquista etica e armonia tra individuo e
comunità, in cui lo spirito si riconosce come sostanza etica dello stato.
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Lo spirito soggettivo è lo spirito individuale, considerato nel suo progressivo emergere dalla
natura, attraverso un processo che va dalle forme più elementari di vita psichica alle più elevate
attività conoscitive e pratiche. Lo spirito deve ancora liberarsi però dalla finitudine che ancora
appare in esso.
; Queste attività presentano lo stesso contenuto: Dio o Assoluto (che
coincidono). Perciò non differiscono tanto per la materia trattata ma quanto per la forma con cui viene
trattata.
Analisi delle 3 attività attraverso cui, dialetticamente, lo spirito prende consapevolezza di far parte di
qualcosa di più grande di lui: l’ASSOLUTO.
A) ARTE SIMBOLICA: tipica nei popoli orientali; squilibrio tra contenuto e forma, reso evidente dal
ricorso al SIMBOLO, che sta a sottolineare l’immaturità di questo primo momento dell’arte. Le
rappresentazioni appaiono come bizzarre.
B) ARTE CLASSICA: equilibrio tra contenuto spirituale e forma sensibile, attuato mediante la figura
umana → in essa l’arte riesce a manifestarsi compiutamente. Arte classica è il CULMINE DELLA
PERFERIONE ARTISTICA.
C) ARTE ROMANTICA: squilibrio tra contenuto spirituale e forma sensibile. In questo periodo domina
la concezione secondo cui non vi è alcuna forma che possa rappresentare in modo compiuto
l’interiorità spirituale. Così il contenuto si volge verso la FILOSOFIA, o tenta di fare dell’arte stessa
una sorta di filosofia, in cui il contenuto trabocca dalla forma.
alla fine di questo percorso si nota il determinarsi di una ‘crisi’ moderna dell’arte → in nessuna
opera d’arte si riesce a rappresentare l’espressione più elevata dell’idea. Inoltre l’artista è vincolato
dall’influsso della cultura razionale, dalla quale comunque dipende il giudizio stesso dell’opera da parte
dell’autore.
Rimarrà una categoria dello spirito ma non sarà mai manifestazione COMPIUTA di esso.
Dato che non è in grado di pensare Dio dialetticamente, l’uomo finisce per arenarsi di fronte a un
presunto mistero dell’assoluto.
1) Religione naturale: Dio è sepolto nella natura. È potenza e sostanza assoluta dei fenomeni.
(animisti)
2) Religioni naturali che trapassano in religioni della libertà: Dio è spirito libero ma ha ancora un
carattere naturalistico (Egitto).
3) Religioni dell’individualità spirituale: Dio appare in forma spirituale
4) Religione assoluta = RELIGIONE CRISTIANA. Dio appare come puro spirito.
Religione cristiana più vicina alle verità della filosofia. Infatti, Cristo, l’uomo-Dio, è rappresentazione
naturale di quella coincidenza tra finito e infinito; Trinità Padre, Figlio e Spirito Santo = triade
dialettica di idea, natura e spirito.
Ha dei limiti: unico sbocco coerente della religione è la filosofia, che parla anch’essa di Dio, non più
nella forma della rappresentazione ma in quella più adeguata del concetto.
Filosofia = è l’intera storia della filosofia giunta a compimento con Hegel. Momenti filosofici che
precedono Hegel non sono stati vani e succedutisi in modo caotico e disordinato, ma sono stati tappe
necessarie del farsi della verità, che supera quello che precede ed è superata da quello che segue.
Storia filosofia ha inizio con i greci e termina con filosofia Hegeliana: L’IDEALISMO
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Hegel delinea la storia come frutto di una struttura razionale di fondo. Anche la stessa fede nella
provvidenza, ovvero nel governo divino nel mondo, implica razionalità nella storia. Ha dei limiti in quanto
l’uomo si nasconde dietro l’incapacità umana di comprendere i disegni provvidenziali. L’uomo deve
svincolarsi → deve essere in grado di determinare il fine, i mezzi e i modi della razionalità della storia.
FINE → che lo spirito manifesti oggettivamente se stesso. Spirito del mondo si incarna negli spiriti dei
popoli che si succedono all’avanguardia della storia.
Il fine ultimo è la realizzazione della libertà dello spirito. LIBERTÀ → si realizza nello STATO (è il fine
supremo)
In questo senso la storia del mondo è un susseguirsi di forme statali che costituiscono i momenti di un
divenire assoluto. si definiscono 3 momenti
Questa libertà si può realizzare solo in uno STATO ETICO che risolve l’individuo nell’organismo universale
della comunità stato liberale: individuo pretende di far valere il proprio arbitrio e i suoi bisogni
particolari.
MEZZI → individui con le loro passioni. Passioni sono i mezzi della storia, ma spesso arrivano a fini diversi
da quelli a cui miravano. Azione dell’individuo sarà tanto efficace quanto egli sarà conforme allo spirito del
popolo cui l’individuo appartiene. (hegel: “ogni individuo è figlio del suo popolo [..] nessuno può saltare
oltre lo spirito del suo popolo ..”)
La tradizione, la storia, non è solo conservazione, ma è anche PROGRESSO.
CONSERVAZIONE → trova i suoi strumenti di sviluppo negli individui conservatori
PROGRESSO → trova i suoi strumenti di sviluppo negli eroi della storia del mondo. Gli eroi sanno quale sia
la verità del loro mondo, quale sia la tendenza ideologica prossima a sorgere.
Apparentemente questi eroi seguono la loro passione, ma si tratta di un’astuzia della ragione, dello spirito,
che si serve degli individui e delle loro passioni come mezzi per attuare i fini.
Il disegno provvidenziale della storia si rileva nella vittoria che di volta in volta consegue il popolo che ha
espresso il concetto più alto dello spirito.
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