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VIOLENZA, MITO E REALTÀ

DEL CONFLITTO ETNICO


IL CONFLITTO ETNICO

 Il mito del conflitto etnico” (Bowen 1996)


 Nel linguaggio giornalistico e nell’opinione pubblica si è
parlato di conflitto etnico assumendo che sia prodotto da
vecchie ostilità, pulsioni latenti, istinti primordiali basati
sul “sangue”
“Una volta tolto il coperchio, il contenuto del calderone
comincerebbe a traboccare”
 Il mito come strumento ideologico
 Questo mito è stato usato dalle élites nazionaliste in lotta
o dai gruppi al potere come strumento ideologico per
conquistare consenso nella presa di potere e territori
 Non c’è nulla di ancestrale, autentico, primordiale nella
identità serba o croata, o hutu e tutzi, nè alcun odio
naturale reciproco; sono state particolari forze al potere
(es. nazionalisti) a etnicizzare il conflitto
 “Quando gli uomini entrano in conflitto non è perchè
hanno costumi o culture diverse, ma per conquistare il
potere, e quando lo fanno seguono schieramenti etnici
perchè l’etnicità diventa il mezzo più efficace per farlo”
(Fabietti, 1995)

 l’identità etnica sembra più la conseguenza che non la


causa dei conflitti
STORIA E CRITICA DI UN CONCETTO “EQUIVOCO”
(FABIETTI U. 1995)

Le etnie servono ai gruppi per produrre una definizione


del sé e dell’altro collettive, per distinguersi dagli altri
 Carattere oppositivo e contrastivo dell’identità
 I nomi sono spesso imposti dall’esterno, frutto di un’elaborazione culturale
di un gruppo dominante (es. Beduini)

Più che realtà “assolute” appaiono “prodotte”,


“costruite”
 Carattere costruito ma operativo dell’etnicità
 Sebbene l’appartenenza etnica si basi spesso sulla manipolazione di “miti”
fittizi e memorie storiche, su un’idea di falsa autenticità di cui le persone
spesso non hanno consapevolezza (oblio della memoria), il sentimento
diviene un dato “reale” e “concreto” tanto da essere impiegata per
promuovere la “pulizia etnica”
IL CASO DEL RWANDA
La guerra civile ruandese (1990-
1993) contrappose le forze
governative e i ribelli del Fronte
Patriottico, dal punto di vista
etnico: gli Hutu e i Tutsi. Appena
un anno dopo la conclusione del
conflitto, tuttavia, l'assassinio di
Habyarimana portò a una nuova
crisi, sfociata nel genocidio
ruandese del 1994.
SECONDA METÀ 800

 Regno centralizzato composto da diversi gruppi


ciascuno individuato in base a criteri “occupazionali”
e alla proprietà della terra
 La classe aristocratica tutsi (leggende: popolo di
pastori provenienti dal Nord in epoca remota) e gli
agricoltori hutu che detenevano prerogative rituali
 I colonizzatori europei assunsero questa ripartizione
occupazionale e la rivestirono di un significato
etnico-razziale
FASE DEL DOMINIO COLONIALE

 Quando tedeschi e belgi stabilirono un dominio


coloniale abolirono la monarchia e il ruolo rituale
degli hutu e scelsero come interlocutori politici i
tutsi
 Per legittimare ciò furono imposte ideologie
razziali esplicite: considerano i tutsi di origine
ariana, come “tribù” della cristianità, adottarono
l’ipotesi “camitica” (popoli “vicini” agli europei,
formati dai discendenti di Cam, figlio di Noè)
 I cortigiani tutsi, in base a un calcolo politico, si
convertirono al cattolicesimo e abbandonarono la
regalità sacra tradizionale, adottarono l’ipotesi
camitica per legittimare il loro governo
Di conseguenza, la maggioranza hutu si vide
qualificare come “contadini” di lingua bantu,
venne negato loro l’accesso all’istruzione e
qualsiasi ruolo sul piano politico (vs i vantaggi
politici, economici e sociali dei tutsi)
All’interno della nuova struttura coloniale e di
quella post-coloniale i due gruppi iniziarono a
stratificarsi lungo due linee etniche
LE ETNIE “TRADIZIONALI” COME “CREAZIONI COLONIALI”
(J.L. AMSELLE)

 Adottare leggende che volevano i tutsi un popolo


conquistatore ebbe “effetti reali” sia sul piano
della volontà tutsi che sul piano della ribellione
hutu.

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