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La Deposizione è un dipinto a olio su tela realizzato, tra il 1602 ed il 1604, da Michelangelo Merisi

da Caravaggio e conservato presso la Pinacoteca vaticana. Il dipinto venne commissionato da


Girolamo Vittrice per la cappella dedicata alla Pietà, di proprietà dello zio che si trova nella chiesa di
Santa Maria in Vallicella a Roma.
Il dipinto rimase nella cappella fino al 1797 quando, in seguito al trattato di Tolentino, fu rimosso
dalla cappella, trasferito a Parigi assieme a molte altre opere. Unica opera di Caravaggio ad essere
requisita dalle chiese di Roma, la Deposizione entrò a far parte della Pinacoteca di Pio VII, solo in
seguito alla sua restituzione, nel 1816.
Iconografia
L'opera ritrae il momento in cui Gesù Cristo sta per essere seppellito nella tomba interrata (non
dunque deposto nel tradizionale sepolcro): il punto di vista in cui si colloca il fruitore è basso (la pala
d'altare è posta in alto sopra l'altare) di modo che il fruito è come se guardasse da dentro la tomba,
al di qua della pietra spostata per far calare il corpo. lo stile è monumentale e composto alla stregua
di un altorilievo antico.
L'aspetto monumentale è attentamente ravvisabile nella scultorea drammatica anatomia di Cristo
che riporta alla Pietà di Michelangelo. Il braccio pendulo del Cristo senza vita rammenta la Pietà
michelangiolesca.Il braccio del Cristo che pende come peso morto si rivela come un segnale
indicatore: la mano invita a guardare la parte terrena. Nella collocazione originaria, la mano era
rivolta all’eucarestia consacrata sull’altare sottostante.
Il corpo senza vita di Cristo è sorretto con fatica e dolore dagli apostoli Giovanni e Nicodemo e si
contrappone ai gesti energici dei personaggi, accentuando dunque la drammaticità della narrazione.
Sopra il volto di Cristo, quasi nascosto, c’è Giovanni l’Evangelista che cerca di sfiorare per una ultima
carezza il corpo del Maestro amato. La figura di Nicodemo è l'unica a rivolgere lo sguardo verso
l'osservatore ed è interessante notare che l'ammirazione di Caravaggio per Michelangelo Buonarroti
si riveli anche nella figura dello stesso Nicodemo, il cui volto altro non è che il ritratto del grande
scultore fiorentino. I personaggi del dipinto sono ritratti con dovizia di dettagli: le rughe sui volti, le
pieghe degli abiti, il nodo nel lenzuolo funebre, le trecce di una delle Marie, le vene e le ferite del
corpo di Cristo, le costole e i muscoli evidenziano, ancora una volta, il naturalismo di Caravaggio.
Lo spazio che si apre in basso è pensato da Caravaggio non come sepolcro, ma come campo
antistante. Ha dipinto due piante e non una sola, come può sembrare in un primo momento A destra
notiamo una pianta ormai morta, con foglie reclinate, a sinistra, invece, una pianta viva, vigorosa. Il
segno, pur essendo semplice, è chiarissimo e conforme all’iconografia tradizionale del sepolcro e
della resurrezione. Con la morte di Cristo si sta passando dalla morte alla vita. Il riferimento è il
sudario di Cristo, splendido nella sua luce bianca che tocca la pianta viva.
L'equilibrio compositivo del dipinto non impedisce che la violenta drammaticità del temperamento
del maestro, contenuta nelle figure delle Marie e dei due apostoli, esploda in quella di Maria di
Cleofa, dalle braccia desolatamente tese in alto. I loro gesti sono espressione della teoria degli affetti
secondo la quale il dolore straziante dei personaggi nel dipinto, temperato esclusivamente dalla
consolazione spirituale della preghiera, doveva essere vissuto anche dall'osservatore perché
partecipasse in prima persona alla narrazione.
una conferma invece della conoscenza dell'arte antica si trova nella posizione del corpo di Cristo che
rimanda al trasporto di Meleagro rappresentato nei sarcofagi di età romana e ripreso a suo tempo
anche da Raffaello e da Tiziano.

Stile
Lo stile è monumentale e composto alla stregua di un altorilievo antico. Le fonti affermano che il
Caravaggio non disegnava ma dipingeva direttamente a colore copiando dal vero: i frequenti
ripensamenti in corso d’opera. L’impianto compositivo veniva sommariamente fissato con delle
incisioni eseguite a mano libera direttamente sulla preparazione della tela. Si era riscontrato in quei
tempi che certi colori, quali l’azzurro, il verde o il bianco, acquistavano maggior potenza e splendore
se applicati su uno strato rossastro. Caravaggio iniziava a dipingere con pennellate rapide e sciolte
ma al tempo stesso forti e piene, già a livello di abbozzo, la pittura appare così definita e studiata in
ogni particolare.
Linguaggio
Il segno, pur essendo semplice, è chiarissimo e conforme all’iconografia tradizionale del sepolcro e
della resurrezione. Le tonalità del dipinto vanno dal caldo arancione della veste maschile all'incarnato
chiaro. Il contrasto tra luce e ombra diviene profondo e drammatico, modellando plasticamente
l’insieme compatto dei personaggi.Le figure emergono dal fondo cupo grazie ad una forte luce
laterale, che pone in evidenza soltanto alcune parti. Il contrasto tra luce e ombra è uno strumento
utilizzato dall’artista per rappresentare la luce divina che indica la verità. Caravaggio vuole anche
celebrare i poveri e gli umili, mostrare come il saro si riveli porprio tra i sofferenti e i peccatori.
Iconologia
La deposizione di Cristo nel sepolcro è una variante della rappresentazione tradizionale della
deposizione dalla croce. Fin dall'età gotica esprime la fine di una grande speranza.
Biografia
Michelangelo Merisi, nato a Milano da famiglia proveniente da Caravaggio, dopo l’apprendistato a
Milano presso Simone Peterzano, si trasferì a Roma intorno al 1592. Qui iniziò a lavorare nella
bottega del Cavalier d’Arpino dove dipinse nature morte e scene di genere con figure adolescenti
come il Ragazzo con canestra di frutta o il Ragazzo morso dal ramarro. L’anno successivo entrò al
servizio del cardinale Francesco Maria del Monte. In fuga da Roma per aver ucciso un uomo in una
rissa giunse a Napoli nel 1607. Nel 1608 si trasferì a Malta e divenne cavaliere dell’Ordine. Fuggì
nuovamente a seguito di un litigio. Sulla via del ritorno a Roma, sbarcò a Porto Ercole, dove,
ammalato e delirante, morì il 18 luglio 1610.
Profilo artistico-culturale Caravaggio si inserisce nella pittura barocca del ‘600. Rivoluziona la pittura
introducendo un crudo realismo ma soprattutto forti contrasti tra luce e ombra. In molti suoi dipinti
le figure emergono da una profonda oscurità, come abbagliate da fasci di luce. Il “Caravaggismo” si
diffuse in Europa, creando una serie di opere inconfondibilmente legate all’arte barocca.
Aderenza ad una scuola - Caravaggio è un artista barocco, che riflette le principali esigenze
dell’epoca: la teatralità e il realismo.
Situazione storico-artistica Il dipinto fu realizzato negli ultimi anni di permanenza a Roma
Durante un restauro, sul retro della tela, fu rinvenuta una scritta di mano certamente caravaggesca
che diceva: "Ne Iacobus videat neque de hoc loquetur", tradotto in italiano "che Iacopo non veda
[quest'opera] e non parli di ciò". Si è a lungo discusso sul significato misterioso di questa
proposizione, che peraltro termina con un segno molto lungo che sembra quasi una striscia di
sangue, che probabilmente vuol rilevare l'estrema importanza del comando per l'autore della frase.

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