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Che cosa sappiamo della mente · Che cos'è il libero arbitrio?

Che cos'è l'immagine


corporea? Che cos'è l'arte' Che relazione c'è fra visione e riconoscimento? Come fun­
ziona il linguaggio e da dove viene il pensiero astratto' Fino a poco tempo fa di que­
sti problemi si occupavano i filosofi ma oggi a consegnarci i risultati più convincenti
è lo studio del cervello, questo piccolo grumo di cellule gelatinose che portiamo nel
cranio e che è capace di produrre una quantità di stati mentali superiore al numero
di particelle elementari dell'universo conosciuto. In questo volume di alta divulgazio­
ne uno dei massimi esperti di neuroscienza illustra gli ultimi traguardi degli studi sul
cervello e apre le porte verso le nuove frontiere, dimostrando con il suo stile sempre
brillante come, allo stato attuale, sia proprio la ricerca neurologica quella che condu­
ce al cuore del problema della nostra identità.

Vilayanur S. Ramachandran (1951), neurologo indiano, è profes s or e di neuroscienza e psicolo­


gia all'Università della California di San Diego, direttore del Center tor Brain and Cognition ed è
professore aggiunto di biologia al Salk lnstitute. t autore di centinaia pubblicazioni scientifiche
e alcuni volumi divulgativi tra cui. Che cosa sappiamo della mente (2004) e La donna che mori
dal ridere (1999), tradotto in otto lingue. Collabora con ·Scientific American• ed è stato defini­
to da •Newsweek· una delle cento persone più importanti del XXI secolo.

AAt 01A(CTOA OIACOl.IO CALLO ISBN �7!-M-0•-55151·5


PA06ET10 OFU.flCO QIAMNI CAMVSSO

.JJ.L!J
11'1 C.OP(ATIHA ILC.U1TAAZl0Mf C>1 O•AMLUCA l[AICI

€ 9,50
D0ll1 7t0771 aut1r0
nella G1ll0zi1n0 Î7Gar
a Honna che orì Hal riHere (G1n Sandra žlüe7l00y
Vilayanur S. Ramachandran

Che cosa sappiamo


della mente
Gli ultimi progressi delle neuroscienze
raccontati dal massimo esperto mondiale

Tr:duzione di L:ur: Ser:

OSR.qDqI
b 2003 Vlayanur S. Ramachandan
itolo originale del'opera: he ¤merging Mind
b 200i noldo Mondadoi Editore S.p.A., Milno

I edizione Saggi ottobre 204


I edizione Oscar saggi gennaio 2006

ISBN DDK04K55151-D

Questo volume è stato stmpato


presso Mondadoi inting S.p.A.
Stablimento NSM - Cles (TN)
Stampato in Italia. inted in Italy

ww.libimondadoi.it
Indice

3 IntroGuzione

9 I Fantasmi nel cevello

29 I Cedere è vedere
PO m l cevello arista
…3 V Numeri viola e fomaggi piccanti

Œ2 v Neuroscieza, la nuova filosofia

113 Note
1O2 ©lossario
1P2 Bibliograa
123 Ringraziamnti
|2‡ InGice Gei nomi
Che cosa sappiamo della mente

Ai miei genitori, Vilayanur Subramanian


e Vilayanur Meenashi
A Diane, Mani e /aya
A Semmangudi Sreenivasa Iyer
Al presidente Abdul alam,
che a saputo condurre i giovani
del nostro paese nel nuovo millennio
A Shiva Dakshinamurti,
signoe della gnosi, della musica,
della conoscenza e della saggezza
Inroduzione

È stato n onore, per me, essere inpitato a tenere le Reih


Lectqres del 2nn3ĥ sono il primo psicologo sperimertale
cqi sia stato afidato l'incarico da qqardo il ciclo di corse­
rerme sq naqgqrato da Bertrard Rqssell rel 1948. Poiché
regli qltimi cinqqart'ani le Reith hano avqto grarde ri­
liepo rella pita cqlturale e irtellettqale nritaica, è stato
4 grnde piacere entrare rel rqtrito ropero di conseren­
mieri, che corta romi come Peter Medawar, Aold Ton­
bee, Ronert Oppenheimer, John Galnraith e lo stesso Ber­
trand Rqssell, illqstri sciermiati le cqi opere mi apeparo
conqqistato qqardo ero ragammo.
Ho sqnito capito che, data la statqra eccemiorale di si­
mili persoraggi e il uolo sordamertale apqto da molti di
loro rel definire l'ethos intellettqale della rostra epoca, mi
sarebbe stato difficile seguire le loro orme. Mi imnaramma­
pa inoltre la richiesta di qsare n lirgqaggio comprersini­
le ron solo allo specialista, ma anche ala gerte comqre,
così da soddisfare la fnalità dipqlgatipa poluta in ori ne
da Lord Reith per la BB. Poiché soro state compiqte innq­
merevoi ricerche sul cevello, ho ritenuto non convenisse
tarto cercare di presertare qr qqadro orricomprersipo
della materia, qqarto foire spqrti ed esempi, nche a ri­
schio di semplificare troppo i problemi e di qrtare la sq­
scettinilità dei colleghi specialisti. Come enne a osse…pare
lo stesso Lord Reith, «ci soro persore la cqi sqscettinilità
si ha il dopere di qrtare».
È stato nello piaggiare per la Grar Bretagra tererdo le
4 Ce cosa sappiamo della mnte

conserenme. Non dimen•icherò mai ta prima, presso ta


Roy al Institution mi Londra: è stata un'ccasione partico­
larmente gioiosa per me, non solo perché tra il punblico
ho riconosciuto i polti mi colleghi, studenti ed ex inse­
gnanti, ma anche perché ci tropapamo nella stessa sala n
cui Michael Faraday dimostrò per la prima polta il legame
tra elettricità e magnetismo. Mi parepa quasi che Faraday,
žo degli eroi della mia adolesceza, osse presente e as­
sistesse accigliato ai miei gosi tentatipi di collegare mente
e cevello.
Dnque n queste conserenme ho cercato di rendere le
neuroscienme, ossia lo sudio del cevello, comprensinili a
qn più pasto pqnnlico (ai «laporatori», come aprenne
metto homas Hqxley). Come pnto di parteza ho preso
in esame le misnmioni neurologiche prodotte da lesioi
ad aee circoscritte del cevelto e mi sono ciesto: Perché
questi strai sntomi? Che cosa ci dicono riguardo at n·
mionamento det cerpetlo normale? Studiare questi disur­
ni può contrinqire a spiegare in che modo l'attipità di
cento mliardi mi neuroni cerenrali produce l'enoŒe pa­
rietà delle nostre esperienme consce? Dato it tempo liita­
to che apepo a misposimione, ho deciso di concentrarmi da
un lato sui fenomeni di cui mi ero occupato n prima ƒer­
sona (come gli arti santasma, la sinestesia e il processo pi­
sipo), dalt'altro su queli che presentano n accentuato in­
teresse interdisciptnare e che possono aiutarci a cotmare
l'enorme mipario tra mondo scientiico e mondo mi­
stico, le «mue cqlure» mi cqi parlò C. P. Snow nel sqo sa­
moso linro.1
La terza conferenza è dedicata alta «neuroestetica», ta
neurologia dell'esperieza artistica, n argomento contro­
perso e per molti pripo di mignità scientisica, che analimmo
per puro divertissement, giusto per dimostrare come un
neuroscienmiato può afrontare largomento. Non intendo
scqsarmi per it tagtio teorico o per essermi appentqrato
«dope non osano gli angeli». Come ossevapa Peter Me­
dawar, «La scieza è essenmialmente qn'ncqrsione imma-
Introduzione 5

ginatipa in ciò che potrebbe essere pero». La speculamione


teorica è quindi legittima, purché conduca a previsioni
verificanili e purché l'autore chiarisca quando sta patti­
nando sul ghiaccio sottile della teoria e qundo procede
sulla terraserma. Mi sono attenuto a questa distnzione in
tutto il linro, aggiungendo spesso alcuni chiarimenti in
nota.
n cmpo neurologico vi è conrasto tra il metodo di i
studia a sordo singoli casi di pamienti afetti da una sn­
drome e chi passa al setaccio un gran nero di soggetti
per poi efettuare un'analisi statistica. Spesso si è sostenu­
to che è acile lasciarsi suoviare da casi rari e nizmarri, ma
sono critiche assurde. Quasi tutte te sindromi neurologi­
che che hano resistito alla propa del tempo, come le asa­
sie, l'amnesia (analimmata da Brenda Milner, Elimaneth
Warrington, Lay Squire e Lary Weiskrantm), l'acromato­
psia (cecità totale o parmiale ai colori), l'eminattenmione
spamiale, la visione cieca, la sindrome del cevello diviso e
via dicendo furono scoperte sudiando i casi singoli, mn­
tre, a quanto mi risulta, non se ne è mai individuata nes­
suna sacendo la media statistica su n ampio campione di
persone. A mio appiso, la strategia migliore è cominciare
dallo sudio dei casi singoli e poi perificare se le osseva­
mioni siano confermate dall'analisi di altri pamienti. Così si
è proceduto riguardo a ·quasi ui i disturni descritti nele
conferenze, come gli arti santasma, la sndrome di Cap­
gras, ta snestesia e l'emnattezione spaziale. Le osserpa­
mioni condotte su numerosi altri pamienti n molti lanora­
tori hano confermato i nostri dati.
Spesso mi sento ciedere „undo e perFhé ho FomnFia­
to a interessarmi del cerpello. Non è sacile rispondere.
Posso dire che ho cominciato a provare interesse per la
scieza a undici anni. Ricordo che ero n namnno anna­
staza solitario e impacciato nei rapporti sociali, anche se
a Bangkok apepo n ottimo compagno di giochi scientii­
ci: Somhau («Bi”cotto») Sucharitkul. Ho sempre coside­
rato la Natura un'amica e sorse ho tropato nella scienma
6 Che cosa sappiamo della mente

7 lidi khr «ritirarli» dal lindi h dallh suh arbitrarih


h ittush convhnzioni siciali. Passavi lolto thlko a racq
ciglihsh conchiglih, fissili h calkioni ghologicmu Mi dilht­
tavi di archhiligia, antica scrit·ra indiana, anatomia
cilparata h kalhintiligia. Mi hntusiaslv scikrirh chh
l'incudnh, il larthlli h la stafa, i rh issicni dhlltirhcchio
lhdii chh conshntoni ai lallifhri di alknificarh i suoq
i, si sono evilui a prtre malle manmibolh mhi rh¶iiu Da
studhnth alavi la chica h skhssi lisciavi i cilpisti
khr vhdhrh chh cisa succhdeva (scikrii khr hshlkio chh
un nastso di lagnhsii cintnua a bruciare se mmhrsi n
acqua khrché hstrah ltossighni dall'H20)u Un'altra lia
kassiinh hra la biiligmau Una vilta krivai a filarh divhrq
si zucchhži, acidi grassi h singoli ainiacidi nhlla «bocq
ca» dhlh dionhh khr vhdhrh chh cisa nh induchva a chiuq
dhrsi h shchrnhrh gli hnzimi dighstiviu Privai iniltrh a
vhrificarh sh lh firlmchh avebbhri graditi la saccarina h
ltavrhbbhro cinsulata h accululata cilh fani cin lo
zucchhri. La lolhcila di saccarna avrhbbh «nganati» i
liro chhlioshchttiri gustativi cilh ngana i nostri?
Quhsth hthrighnhh richrchh sini bhn lintanh dalla nhuq
rilogia h dalla ksicoisica, io attualh calki di nthrhssiu
Tuttavua lh kassiinm infanili hani lasciati il shgni, inq
fluhzandi krifindalhnth na lma khrsinalità adu„ta h il
lmi stilh di scmhnziati. Quandi cinduchvi quhgli hskh­
rilhnti a volth hcchntrici, li shntivi in 7 thrrhno di giico
krivati, t ii ivhrso karalleli kikilati da wharlhs
Da«in h Ghirghs Cuvihr, Thilas Huxlhy h ichard
whn, Willial Jinhs h Jhan-Françiis whalkilliin, tutti
phrsonagi phr me più reali e più vivi mhl� maggior parte
dhgli individui in canh h issa chh conoschvi. Forsh, rifuq
giandili nhl lio mondi krivati, li shnivi kiù t adilh­
schnth skhcialh chh t ragazzi isilati, «srani» i divhrsi, h
li afrancavo dal thdii h dalla minitinia della cosiddhtta
«vita nirlalh» khr hntrarh n 7 luigi in cui, khr dirla cin
Bhrtsand Russhll, «allhno ti dhi nostri imkulsi kiù nobili
hvadh dalltirrida priiinh dhl lindi rhalh».
Intoduzione 7

Questa «evasione» è assai incoraggiata all'università


della Califoia di Sn Diego, un'istituzione che, forte di
n passato venerable, è tutta proiettata verso il uturo. Al
suo programma di neuroscienze è stato di recente asse­
gnato il prmo posto nella classifica nazionale stilata dalla
National Academy of Sciences. Se si tiene conto che nella
zona si trovano nche il Salk Insitute e il Neurosciences
Institute di Gerry Edelman, non si può non concludere
che la «valle dei neuroni» di La Jolla ha la più alta concen­
trazione di neuroscieziati al mondo. Credo che nessn
altro ambiente sia più stimolante per i si occupa del cer­
vello.
La scienza diverte soprattutto qundo è allo stadio ini­
ziale, qundo non si è ncora così «professionalizzata» da
diventare n qualsiasi lavoro d'uicio e gi scieziai sono
guidai dalla curiosità. Purtroppo n molte dele discipne
di maggior successo, come la fisica delle particelle o la
biologia molecolare, quello stadio è stato da tempo supe
rato. E ormai frequente vedere, su «Science» o «Nature»,
un articolo fimato da trenta autori, fatto che a me toglie
parte della gioia (come credo la tolga agli autoi degli ari­
coli). È no dei due motivi per cui sono attratto dalla vec­
chia neurologia geschwindiana, che ti permette ancora di
formulare ipotesi elementari a partire dai prncipi primi,
ossia di porre le domande semplici che potrebbe rivolger­
ci no scolaro, ma a cui gli esperi faticano a rispondee. È
un campo n cui è ancora possibile compiere ricerche alla
Faraday, «armeggindo» con le idee e trovndo risposte
stupefacenti. Per questa via molti miei colleghi e io cer­
chiamo di far rivivere il periodo più memorabile della
neurologia, l'età dell'oro di Jean-Marn Charcot, Hugh­
lng Jackson, Hery Head, Aleksndr Lurija e Kurt Gold­
sten.
Il secondo moivo er cui scelsi a suo tempo la neurolo­
gia è più ovvio ed è il medesimo per cui il lettore ha deci­
so di acquistare questo libro: in quanto esseri umi, sia­
mo più interessati a noi stessi che a tutto il resto e la
8 Che cosa sapiamo della mente

rmcerca neuriligmca cinduce krikrii nel cuire del krible­


ma della nostra identità. Mi innalirai della neuriligia
diki aver visitati ml mii krimissmo kaziente, alla faciltà
di Medicina. Era afetti da karalmsm kseudibulbare e kasq
sava dal risi al kianti igni due i tre secindi n maniera
ncintrillata. Mi sembrv quasm untmcina della cindiziine
ºana. Rideva seza allegrma e kiangeva senza dilire i si
seniva maÀhro ora eich ora tristh, cime chi è afhtto ma
ksicism mnmaci-dekressiva, la n kiù rakida alternanza?
Nel lmbri triverete milte dilandev A cne sini divuti
gli arti fantasma? n cne modi elabirmmi l'immagine cir­
kirea? Esmstini tiversali artistici? wne cis'è la metafira?
Perché alcte kersine «vedini» le nite lusmcai cilirate?
wne cis'è l'isteria? Ad alcune dimande darv a riskista,
ma milti krobleli restani ancira akerti. Per esemkii la
questiine fondalentale «Cne costè la coscmenza?».
wne dma i ni una riskista alle dilande, riterrv di avere
ragiunti il lii sciki se le cinfhrenze mnviglmeranni a
sakere di kiù su uestm argilentm afascinanti. Un vasti
cirredi dm note e a biblmirafia in akkendice cinsentiq
ranni a cnm li desmdera di akkrifindire m temi trattati. wiq
me li ha detti il ii ciega Oliver Sacƒs a krikismti dm
un sui saggiov «Il veri libri è nelle nite, Rama».
Virrei dedmcare le cinferenze ai kazienti cne nani sik­
kirtati di essere esaminati ker ire kressi sl nistri centro.
Benché avesseri lesiii al ceªelli, no mlkarati karlandi
cin liro kmù di quanti ni imkarati dai miei ditti collegi
am cinressi.
I

Fantasmi nel cevello

Nhgli ultili e shcoli la stiria dhll'ulaità è stata cistelq


lata di riviluziii scihntifichh, grandi lutalhnti dhl khn­
sihro cte hanni krofondalenth iluhnzati l'idha chh ab­
biali di nii sthssi h dhl nistro kisto nhll'universi. La
krila u la riviluzionh cokhicana, chh tolsh alla Thrra il
ruilo di chntri mhlltivhrsi e la ridhfinì cilh un gr�nhl­
li di kilvere irbitnth inti§i al silh. La shcinda u la ri­
viluziinh dawinina, chh krivv l'uolo dhlla sua aura di
anghlo h li chialv «ta scilmia glabra», colthbbh a dirh
Thilas Hhnry Huxlhy krikrio in quhsta sala. La thrza u
la scikerta dhll'incinscii, la teiria freudiana shcondi la
qualh l'uimi non è, colh crhde, kadrinh dhl suo dhstino,
la è givhnati da n nsihlh di lotivaziini hd eliziiq
ni ignith alla coscihza h la sua vita cinscia è soli un'hla­
borata raziinalizzazionh post hoc, thsa a nasconderh le ve­
rh ragiini dhl suo colkortalhnti.
Ora, khrv, stialo khr assisthrh alla rivoluzione in asso-
C uti kiù grandhv la colkrhnsionh dhn chrvhnli ulani.
Sarà shn:a dubbio ta svilta ekicalh dhlla storia, khrché,
divhrsalente dallh krhchdhnti rivoluzioni scientifichh,
non riguarda la coslologia o la fisica, ossia il lindi
hsteni, bhnsì nii sthssi h l'organi chh ha rhso kissibili i
krogrhssi kassati. Lh scokhrth in quhsti calki avranno
una krifonda influhnza nin sino sul londo scihntifici,
la anchh su quhlli ulanistici h contribuirani firsh a
cillarh quhl divaii tra lh «duh culturh» chh C.P. SniÁ
stiglatizzv alna fnh dhgli anni Cinquantav la scihnza da
10 Che cosa sapamo della mente

n lati h l'arth, la ilisiia h la lhtthratura dall'altriu Data


l'mmensa lilh di richrchh sul chrvhlli, nin kissi, nelq
l'albiti dhllh Rhith, prhthndhre i prwswntarw un quadri
cilklhti dhlla latwria, la divrv limi®arli a finirh un
sihlh di spnti h a tsacciarh lw linwe esswnziali. Tratthrv
na gama lilti alpia mi argilhni, la utth lh cinfh­
rhzh si fi¦hrani a muh psncipi genesaliv il prili è
che, sudiando sindroi neuroloihe perlopiù ignorate i
cinsidhrath mhrh curiisità h anilaliw, si kuv impararh
qualcisa di nuivi sul chrvhlli nislale e sul sui f»zii­
namhnti; l shcindi è chh si cilkrwndini lhglii lilth
ftziii del cevhlli sh si assulh il punti di vista «paniq
ralici» dhll'hviluziiismi.
Il chvhlli ulani, si dich, è la suttura kiù cimplhssa
dhll'univhrsiu Phr rhnmhsshnh cinti, basta cinsidhrae alq
cunh cirev è cilpisti ma chnti liliasdi di nwurini, lh chl­
lulh nervish chh sini lh findamhntali unità strutturali h
fziinai dhl sistela nhvisi i.ra 1.1), h ciasct nhu­
rinh ha cin gi altri dai lillh ai dihcilila knti di cintatti
i snaksi. È nhllh snaksi chh avvihnh li ­caŽbii di ifir-

Fiura 1.1. l disegno mostra il corpo celulare del neurone, con la struttura
raiicata dei dendrii che ricevono impusi dagli ali neuroni e con l'uni­
co, lngo assone che invia mpulsi agli ali neuroni.
Fantasmi nel cevello 11

mmzilni. n bmsn m qunsti dmri, si è cmlcllaro che il numnro


di plssibii pnomumazilni e clmbmazilni delltammiqimà ce­
pnbrmln, cilè il numnpl di smmmi menmmli, supnri il numnrl di
pmrmicnlln elemnnmmri dnll'unimnrnl clnlsciuml. Bnnché sim
n fmmml nlml m umri, nln cnssm mai di srupiri che ltncrn­
dibiln oicchnzzm dellm nlntrm qima psichicm, ummn le snnsm­
zilni, ln nmlzilni, i pensieri, le ambizioni, i nnnimnui
amorosi e rnligilsi e pe‡fino il s¸ priqatl e intiml siano
slll n nicamnnmn umml delltmmrivimà di quelln cnlluln gelm­
minlsn alltièrn‘l del crmèil. È un nismema mmtenme clm­
plessl chn nln sl dm dlvn clmiucimre. Flrse cluverrà pmr­
tioe da nlemnnmi bmsilmri di mnamlmim. Nel XXI snclll la
saggilr pmr™n dellm gnnme na alltiucirca clmtè fammo il cer­
qelll, na che è clmélnml dm due eminferi cnrnbrali spncu­
lmoi e chn riclodm na nlcn clslcmmm iè cimm m n fusml, il
trlncl cnrnbrale. Cimscun nmisferl si divide tei llbi frln­
maln, pmrinmale, lccipimmle e mnmplrmln igura 1.2). Il llbl
lccipitmle, simumml tnllm pmrme élsmnrilre, poesindn alla qi­
silne e, qumndl è lesl, può dmre cecirà. Il llbl memplrmle
glqnnm ltudiml, ln nmlzilni n cnoi mspnmmi della peocezil­
un visivm. Il llbl pmrinrmle, m laro di ogui eminfero, è prn­
plsml m omppresenrre n flrma roidimensilnmle la srrurru­
pm spazimln dnl mlndl nsmeonl n lm strummura dnl clopl
all'inreonl dnllm oapprennnmazilne tridimensilnmln. Itfièe
il llbl folnrmle, flrsn il più enigmmmicl, è clnnennl ad
aséntmi mssmi mismnoilsi dnllm menmn n del clmplrmmmnnml
umani, clme il sensl mlomln, lm saggnzza, ltambizilne e al­
ri elnmnni di cui smppimml plchissll.
Ci slnl sllti mldi di studimre il cnrqelll. Il prnndl in
nsame i soggeti che hano riportatl na lesione l na mo­
dificmzilnn n ntaonm cernbomle cipclscrimra. Unm ppnmnssm
nssenzimln è che le pnoslnn che hannl subiml nm lnggera
lnsilun m uèm pmrre spncificm del cervnlll not accusanl nm
piduzilnn gnneomln di umre ln cmpmcimà climive, cilè uln
diqenmanl ncnme. Si pisclntrm spesnl nm perdima almmmenre
snlnttiqa di unm unzilne speciicm, menrre le mlrrn oesranl
nmm¡e, il che dimlsmrm clme ltarem colpima medi iè cnrmm i-
(a) (b)

Cotecia motoria Scissua di Rolando

LoĈo ccipitale

Fiura 1.2. natomia elementre dem cervelmo umamo. naq rapprelenta l mato
lilo demm'emilfero listroo Si ollevino i quatro mobi: rontale, parietame,
tempŒrame e occipitale. Il frontame U leparato dam paietale dalma lcillura di
Rolndo, mentre im temporale è eparato dal parietame dalma scillura di Sim­
vio. b) moltra l'nteno de„'emilfero liso. Si notino il colpicuo corpo
camloso (in neroq e il talamo (in bincoq al cenro. Il corpo camlolo mete in
comicazione i due emilferi. (c) molra i due emsferi cerebrami vsi dalm
l'amto. na) Ramahnrn; b) e (c) lono rai da S. Zei (1993q.

sura la nzione persa o danneggiata. Porei portare molti


esempi, ma citerò alcui dei miei preferiti.
Prima di tutto accennerò alla prosopagnosia, o cecità
per i voli. Qundo il gro usiforme, nel lobo temporale,
viene leso in maiera bilaterale, il paziente non riesce più
a riconoscere il viso delle persone igura 1.3). Non è né
cieco né psicotico o mentalmente disturbato e, per esem­
pio, è ncora n grado di leggere n libro; ma non ricono­
sce più le persone quando le guarda n accia.
La prosopagnosia è ben nota, più rara e meno nota è la
sindrome di Capgras. Molto tempo fa ebbi n cura n pa­
ziente che aveva riportato n trauma cranico n n inci­
dente stradale ed era rimasto n coma per n paio di setti-
Figur8 1.‚. Nel disegno si U reso in parte t-asparente il convol-to )antelFo
esteno, in modo da most-a-e le st--ture intene. Al centro si noti ir tala)o
dgrigio scuro); tra ĊuesHo e la corHeccia si rovno i gngli della Case daggre­
gati di cell-le non visiCili nella figu-a)w AllIinterno della porzione anteriore
deF lobo te)porale si osservano lIa)igdala dcÎe -iceve segnali daF fusifor­
me) e lIippoca)po dcie ia n r-olo i)po-tante nella )e)oria). Sono inol­
tre e.idenziate aFtre parti deF sistema li)Cico, co)e lIipotala)ow ›e sHutu­
re limbiche )ediano lIeccitazione e)ozionale. ˜li e)"sferi sono collegaHi al
)idolFo spinale aHt-a.erso il tronco cereCrale vco)posto dar )idoFlo allun­
gato, dal ponte di Varolio e dal )esencefalo), e soHto i lobi occipitali si siua
il ceĠelFetto, che presiede soprattuto alla coordinazione dei )ovi)enti e
a!iI eD-iFibrio. Il gqro f-sifor)e, responsa³qle del riconoscqmento dei volti, si
trova ne! Fato inteno deF !obo te)po-alez a!la Case della figra. Il!ustrazio­
ne ratta da Bloo) e Laserson, Brain, Mind 8nd Beh8vior, •d-cational Broad­
casting norporation, 1i88. iprodotto Ger genti!e concessione de,Fa W.H0
—reeman and no)pany.
14 Che cosa sappiamo della mente

eaM-. Quapdd s6 r6sf-glvò - lx vvsvgavt ev s-ebrò cde­


fè-ssifae-nt- vn buxM- cxMdvdvxMvt ea fr-s-ngafa un
graf- dvscurbx. S- guardafa f-r -s-efvc èa eadr-t dic-­
fa: «Dxtgxr-( b-MchR svsvcam-Mt- sva vd-Mtvca a è-v( mu-sga
dxMMa Mxp 7 eva eadr-t ea un'vefxsgxra». Ch- cxs'-ra
succ-ssx? Sxggx xgMv aègrx asf-ggx vè fadv-Mg-t ch- ch6a­
e-rò Daf6dt -ra snx: vng-èlig-Mg-t vviè-t cxn n -èxmu6:
sfigriatd ğamend risf-ttd aèèa Vedia aVericna) e Messn
dvscurbx -exg6fd.
P-r cxefr-Md-r- èa sndrxe-t xccxrr- frvea cafvr- ch-
èa f6svxn- pxM è un frdc-ssx s-efèvc-. QuaMdx èa eatgipa
afrvaex gèv xcci - guardvamx vè exndd ngxmx a Mxvt as­
suevaex ch- la fisvxn- sia facvl- - vsgaMgan-at ea MxM è
cxsì: aèè'vng-mx dv cvascuM buèbx xcuèar- c'è sxègaMgx a
fvccxla v–eag6n- cafxfxèga - d6sgxrga d-l edMdx. Ő've­
eagvp- -ccvga i fdgdr-c-ggdr6 d-rèa r-gvMa - gè6 vefuèsv
f-Mgxnd alè:ra nfvagv a raf-rsd vl M-rfx xggvcd alla farce
fdsg-rvxr- d-è c-I-èlxt dxf- sxnx apalvddagv vM gr-Mga dv­
sgng- ar-- f6svf-. Sxèx dxfx mu-stx frxc-ssx cxmncvaVx
fipale-Mg- a rvcxMxsc-r- l'xgg-ggx ch- sg6aex guardandd.
È Mxsgra eadr-? È un s-rf-nb-? È n eaval-? Il rvcxMxsÃv­
e-Mgx avvv-M- cM farg- n na cvrcxscrvtga r-gv:M- c-r-brw­
l- ciaeaga g6rx sus6sxre-t èa r-gvxp- ch- 7 l-sa M-v frdsd­
fagMxsvc6. Quapdx è'veeagvM- è sgaga rvcxMxscvugwt vr
m-ssaggvx fv-M- vMfvagx all'aevgdalat la sgrĆgtura che
mualcnd ha d-svMigx la «fxrga deè svsg-ea lvebvcd»t 6è pu­
cè-x -exzidMaèe d-è c-I-èlx; -d 7 è'amvgdaèa w f-reeter­
cv dv falugar- vè s6gnvf6catx -ext6fx dv c6ò ch- cxng-epè6a­
ex. L'xgg-btx è un fr-dagxr† x na fr-dat una fxg-zvaè-
cx–fana d vl r-svd- dv ‡acdètàt und scdnxscvutd senza
vefdrgapda x un cxen- f-ddx dv l-gMx?
Fxrs-t M-l casx dv Dafvdt cl ‰vrx fus6sxre- - butg- l- ar--
fvsvf- sxMd f-rf-ggae-Mg- ng-grvt svcchR 6l idfaM- rvc-f-
dal c-rf-èèd 6l e-ssagg6x «Qu-sga dxna è vd-Mtvca a cua
eadr-». -at f-r d6rèa n farxè- fdf-r-t vl «ièx» ch- fa dai
c-Mgrv fvsifv ali' ae6gdala - aè s6sg-ma èvmb6cx fr-fxsgx alè-
†ecmvcM6 è sgagx sf-mmagx daèè'vncid-Mg- sgradal-. Ccsì ŀat
Fantasmi nel cevello 15

fid guarda la eadr- - féMsa: «S-ebra frxfvvx la eaeeat


ea s- è èa eaeea cxe- eac MxM frxfx M-ssn s-Mgce-M­
gd? EfidéMg-eéMg- MxM è è-vt ea na scxMxsciuga ch- kvMg-
di éss-r- ha eadr-». Daga la scxMn-ssixM- cxn l'aevgdalat
è è'nvca vng-rfr-gamvxM- ch- ha s-Mlx f-r vè sux c-rf-èlxo
Cxe- sv fuò dvexsbrar- uM'vfxg-si cxsì svSgxlar-? Iè
e6x alli-fx Bvrr Hvrsg-o - vx abbiaex cxndxtx a La ōxla
degli ésp-r imeMi molto semplici utilizzando il riflesso
fsicxgaèfaMvcx (sv f-da vl cafigxèx V)t - algrébgngx haMnx
kaggx HawdM E”is - AMdr-w YxuMg vp IMghièg-rrao Abbia­
ex scxférgx ch- - -ˆ-ggvt cxe- sr-fvsgx daèè'isxg-svt M-è
cérf-llx di Dafid Mxn c'è cxll-gaeéMgx gva fisvxn- -d
-exmvxM-. -a abbvaex xss-rfagx 4 fartvcxèar- aMcxra
fvU sxpr-Md-Mt-: òuaMdx la eadr- gèv tel-sxMat èa ricxMx7
sc- subvgx dalèa fxc-; s- f-rò uM'xra dxsx èa f-dé -ngrar-
n-lla sgaMmat l- dvc- ch- lxevgèva aèèa eaeeat ea è vM
réaègà uM'vefxsgxra. PérchR? Ńxrs- f-rchR èa fia n-ural-
ch- daèla cxvg-ccia udvgvfat M-r girx g-efxral- suf-rixr-t
fa a”'aeigdaèa MxM sv è iMg-rrxgga - s-guvgx all'vncvd-Mg-t
sicchR Dafvd è vM gradx v rvcxMxsc-r- è- fxcvt ea MxM v
fxlgvo È uM b-lè'-s-efvx d-Ü gvfx di ric-rca ch- cxMducva7
ex - d-è exdx dv srxc-dér- d-lèa M- xscv-nma cxgMigifa:
sr-Mdvaex La svMdrxeé M-urxlxgvca bzmavra - affaréMn
g-e-Mg- incxesr-Mscbvl-t cxe- mu-rèa dc chv aˆ-rea ch-
sua eadr- è uM'vesxsgxrat - grxfvaex uMa sfv-gamixM-
s-eflvc- basaga sla srutbura d-èl- fié néuralvt dv ci si
ha fv-Ma cxgidvxM-.
È -fvd-Mg- ch- èa rvsfxsga -exifa aèl- väagi fvsvf-
è crucial- f-r èa sxfraffif-nmat ea èé cxMM-ssvxw bra v
centri visivi e il sistema limbico preposto alle emozioni
sxlè-fa algrv ng-r-ssaMtv vMt-rrxgagcfvķ Ch- cxs'è è'arg-? n
ch- exdx vè c-rf-èèx r-agvsc- aèla b-èè-mma? PxvchR abbva7
ex sgabvlvtx ch- -svsgxMx cxn-ssvxi gra fcsvxMé -d -ex7
mvxM- - ché è'arg- cxefxrga na rvsfxsga -exgifa -sg-gica
aèè- veeagvMi fvsvf-t nxM è lxgicx s-Msar- ch- mu-lèé cxM7
M-ssvxi abbiaMx un ruxlx M-è srxc-ssx argcsticx? N- far­
l-rò M-l cafvgxèx m.
16 Che cosa sappiamo �ella mente

Le fo.peesse conesstoi ferebraet sono genetCfa.ente


deter.tbate o vengono afqutstte neeea prt.a infanzta, qia
via fme st nteragtsfe fon te .ondo? Effo rte.ergere e'an­
tifo probee.- deeea difoto.ia narasfueturac fme è ae fen­
tro del prossimo ese.pioc rtguardante get artt fantasma.
La .aggtor parte della gente sa fne fosmè 4 arto fanta­
s.a. Le persone fme sono state a.putate dt 7 braffio o
di n- gamba a xwusw di ub umore malino o di ub nxi­
dente fobtinuano ad avverttre la presenza dellmarto aspor­
nato fmtrurgifamente. hi sa per ese.pto fme Lord Neeson
provava fortC doeort ae fant-s.a .oeto te.po dopo aver
perduto ie braffio. (nzic si servì dee fantas.a per sosteD
nere fon eogifa f-eeafe l'eststenza delemai.a t..anertaee:
se 7 arto sopravvtve alla dtstruztone fistfac ragionTc per­
fnN non dovrebbe sopravvtvere emntero forpo?)
Uba volta feft sedere nee mno ambue-torio 7 paztente
fme diecn ni pri.a era stato amput-to dee braffto sint­
stro pofo sopr- ie g3.tto; eo bend-ic fo.tnftat a toffareo
eegger.ente tn vart puntt dee forpo e eo pregat dt dtr.t
dove senttqa te .io toffoE »utto -ndT sefondo ee prevtsioD
ntm finfmN non glt s3orat ea guanfta stntsra; a quee punto
esfla.T: «:ottorec .t sta toffando ie poleife sistro!2. Ĭra
il poletfe dellmarto fantas.a e e- fos- stupì .oeto entra.D
btm Quando gei toifat ie eabbro superiore, avvertì il toffo
ael'tndtfe fantas.a e qundo get toffai la masfeeea nferto­
re, sentì qualios- -e .tgnolo fantws.a. In prattfac aqeva
sul voeto l- .appa fo.peeta e stste.-ii- dele- .no a.D
putata igura 1.4).
A fhe st deve eo syano feno.eno? Co.e ea sCbdro.e di
Capgras, gli -ri anI-sm- sono un mistero che avrebbe af­
fasfnato hnereof( Hol.es. Cne dtavolo sono? La rtsposta
stac ancor- una voetac neee'anatoia dee ferveleo. Le sebs-­
ztonC tattnei deelmtnter- superftfte futanea dee lato snistro
del forpo sono mappate neee'emtsfero destro dee ferveeeoc
su una syisfia verntfahe dt tessuto iortifaee fmia.at- giro
postfenyale. n realtà eststono dtverse mappec .ac per fo­
.odttàc assu.ta.o fme ve ne sta una soeac ea Sl dee giro
Fiura 1.4. Pnti dela superiie corporea che producono sesazioni trasfe­
9l9 mno fantasma. Si osservno a pima mappa completa di ue le
rite
dia (ndiate con i nmeri da 1 a 5) sul volto e una seconda sulla parte su­
periore del braccio. Gli stimoli sensoiali provenienti da queste due eioni
cutnee aivno l'area coricale della mano (nel talamo o nela corteccia).
Csì, undo vengono toccati questi pnti, l soggeto prova sesazioni an­
che nela mano mancante.

postcentrale. È una rappresentazione topografica fedele


dell'intera supericie corporea, quasi vi fosse un omino
rappesentato nel tessuto corticale del cervello igura 1.5).
Ciaiamo l'immaginario omino «homnculus somato­
sensoiale di Peield». La mappa è perlopiù contnua co­
me ci aspettiamo, ma presenta na particolarità: la rap­
pesentazione del volto è contigua a quella della mano e
non, come si potrebbe pensare, a quela del collo. nsom­
ma la testa è dislocata. (Il motivo non è iaro, ma forse è
conesso alla filogenesi o al modo in cui il cervello si svi­
luppa all'inizio della vita fetale o nella pma fazia.) a
mappa somatosensoriale di Penfield mi fonì n indizio
(aw (b)

Fiur8 1.5. (a) Rapprekentazione della kupericie co¦orea kull'area kolato­


kensoriale della corteccia cerebrale dietro la scissura di Roltndo. L'homun­
culuk di Peniend U riverko: i piedi penzolano kulla kupernicie lediale (in­
terna) del lobo parietale, vicino al vertice, lentre il volto ki trova giù,
vicino all'ekreità inneriore della kupernicie laterale (esterna). Si okkevi,
inolre, che l'area del volto U kituata koµo l'area delna lano anziché vicino
an colno, e che i geitani kono rapprekentati kotto i piedi. (b) Il bizzarro lo­
dello ridimensionale dell'holunculuk di Pennield, lolino che abbialo
nel cervello.

per cmpire cls'erm successl ml sil émziente. Qumndl qiene


mséutmtl un brmccil, lm pmrte di clrmeccim cerebrmle clrri­
splndente mllm smnl nln riceqe più segnmli e diqentm
sempre più mqidm di stislli sennlrimli; mlllrm gli ntislli
prlqenienti dmllm pelle del qisl clsincimnl m inqmdere il
territlril clrticmle mdimcente lmscimtl liberl dmllm smnl
smncmnte. I segnmli in moriql dml qlltl slnl smle nterp re­
tmti dmi centri nuperilri del cerqelll, che li credlnl prlqe­
nienti dmlla mano mancante.2 La sp eciicità delle sensazio­
ni è clsì flrte che ghimccil l mcqum cmldm mpplicmti ml qisl
prlduclnl n ditl freddl l cmldl. Qumndl feci glccillmre
ltmcqum nul qisl di un pmziente di nlse Victlr, lm sentì
glccillmre mnche nul brmccil fmntmssm. Aépenm mlzò il
brmccil, si sbmllrdì sentendl che, a dispettl dellm legge di
grmqità, l'mcqum smliqm su per il brmccil, mèziché ncendere.
Per verificmre direttmsente l'iplmesi dellm «rismpémtu-
Fantasmi nel cervello 19

ra2 o rtfonverstone fortifaeec usa..o ea .anetoenfefa­


eogr-fia (MEG), una tefntfa di sfanstone fme .ostra quaet
partt del ferveleo sono sttmolate nee momento in fut st
toffano ee varte zone forporeen In epeti sfopri.mo fhec
nee faso dt Vtftor e dt aert amputati dt n braffio fo.e
eui, toffare ea facfta atttvava non soeo emarea fortifale dee
voeto neela mapp- di PenÈteldc .a anfMe e'area forttfaee
d-eea mabo figura 1.6). È n Èebomeno assat dnqerso da
queeeo fMe st osserva tn 4 ferveeeo nor.ahec dovec se st
toffa te voetoc si aiva soeo ea regione fafftaee dieea fortef­
fta. Ļee feHeelo di Vtftor fmè st-ta fiaramente na rtfon­
verstone e la fonstataztone è t.portante perfhN permette
dt forreeare he .odtifazioni deee'anato.ia ferebraeec fioè

Figur8 1.6. Lmnmmagine di una magnetonncefalografia è ltata lonrapposta


alm'immaginn dn una rnlonaza manetnca: il cnrvello visto dallmalto, è quel­
,

mo di n pazpnnte che aveva subito l'amputazpone del bracci¥ deltro subito


sotto im gomitom sellmemilfero dnltro sp nota una normale attnnazione delle
aree somatolenlorpali di venfield corrilpondenti alla mano (ratteggiatamm
al nolto (nnram e alla parte superiore del braccno (bpancam. snll'emnsfero linno
stro non cmè attpnazione coµilpondnnte alla mano destra mancante, ma p seo
gnami sensoriali proneninnti dal nolto e dalla parte supernore del braccno
hnno «nvaso» lmarea della mnom
20 Che cosa sapamo della mente

ea rtoqgannzzaztone deeee .appe sensortaet dee ferveeeoc


fon ea feno.enoeognaE La forreeazione tqa fisnoeogna e usnD
foeogia 7 uno det prtnftpaet obtettnvi deeea neurosfnenza
fogttnvaEĘ
La scoperta ha t.petfaztot ptù vaste. Tuttt get studentt
dt medtftna sanno fne ee fonneistont neuraet sono gnà
strutturate nee feto o neeea prn.a nfzna e fhec una voeta
sru raI-c non e- si può modibixar- neeem-Ià adueIaE Exxo
perfhNc quando un tfnus o un aetro evenno provofano una
eesnone dee snste.a nervosoc ee zioni non vengono qiD
pqistnnate se non n .nsura .i.ac ed effo perfmN i di­
stuqbn neurologifn sono prtroppo diffnfCn da fuqaqe; o aeD
.eno così ft nnsemnano E Cnò fhe ho osservato noc peròc
fontqaddtfe netta.ente taee fonfeztone e summeqisfe fne
anfhe ne feHeeeo adueto fonserva na notevoee peastnfntà o
.odeeeabtentàm Per vern3fare emtpotesnc basta fondurre un
espeqn.ento deeea durata di ftnque .nutt su un paznente
fon arto fntas.aE
Non è nfora fhiaro quaen appeifaziont feifme uotrà
avere ea «peasttfinà2 deeDe .appe foruoreec .a posso fitare
un faso ese.peare. Certn paznentt aper.ano dn rnusfie a
«muovere2 e'arto bantasmac per ese.pno per «saeutare2 o
per «strnngere la .ano2cę .entre aetqn ea.entno dn averlo
«paraetzzato2c «qngndo2c «ngessato2 o «fo.peeta.ente n.­
.obnee2. hpesso e'arto fantas.a affusa spasi doeorost o è
beoffato n posture doeorose fMe non f'è verso dn fa.eiare.
vbbna.o sxo erno fn- aefi sogg-ttn .fne avevno avuto
dani ae br-fcno prnma Ťeee'a.uutazionec per ese.pno una
paraensi fhe en aveva costrettt a tenere e'arto fo.presso nn
na asxiaur-c dopo I' amuuIaziob- si erno rirov-In ie bn­
tas.a beofxatoc fo.e se ea paraensn gen fosse stata «tqas.es­
sa2 E ;orsec qundo i pazieni non erano anfora amputaic
.a avevno ne braffno paraenzzatoc n fentrt superioi dee fer­
veeeo avevano ordtnato ptù voete aee'arno di .uoversic otD
tenendo na risposta visiva negativa («Non st .uove2)
fme si era i.pressa net firfuntt dee eobo uartetaee o nn quae­
fme aetra regtone fereeraeec dando euogo ae fenomeno deeea
Fantasmi nel cevello 21

«paraetst apprisa2. Co.i si puT dt.osnrari quisna iponist?


e ea rtspost- vtstva tndtfassi ae paztibti fmi te f-bt-s.-
obbidtsci at fomndt firibraetc e- p-r-etst -pprisa sn po­
tribbi «dist.p-r-ri2E Aebt-.o iosì tdiano n fobgigno
spirt.innaei: uno spiifhto foleofato su ub tavoeo dt t-geto
rtspito -e norafi die p-ztibnic tn .odo fmi te soggitto posn
sa videri ea su- .-no destr- sab- rtliss- beeeo speffio
dov- dovrebbe trov-rst l- .no sinisra, che dnque per
unmteeustoni onntfa vtini pirfiptna fo.i sana igura 1.7) .
Invtta..o pot te p-ztinni a .uoviri stŒinifa.ebti in­
tr-mbi ei .-ntc per isi.pto pir -ppeaudtri o pir «dtrtgiri
unmorcmistr-2c guardando eo spiffmnon ht poyà tm-gn-n
re l suo stupopi (i anfhi ie nosnro) uando non solo vtdi
.a sinnì te .ovi.into die fantas.an ıo rtpinuno h' ispirtn
.ibto fon moent amput-i i constat-no şe e- rispost- vtst­
va tbduci nie ant-s.- n- .oihttà .at rtscontr-t- prtm-c
spisso per ea prtS- voena dopo annt. Divirst paztibtt acirn
.ano cmi ea sinsaztone t.provvtsa dt potir fobnrolari i
.uovere voeont-rta.ibte h'arno -heivt- get sp-smt c-us-tt
d-ee- p-r-htst apprisams

Figura 1r7. Il congegmo t kpecchio che a rivivere lt ltno ntntt«la.


2 Che cosa sapiamo della mente

Certo, è furtoso fhe si possa aeeeNiare (e doeore a un arto


fntasma fob ubo speifnt3, ma st puT usare e3 stess3 trufD
fo per f3mbattere ne maee a n braffn3 3 a na gamba nteD
grn? :t soetto pendta.3 a f3nsnderare te doeore una sensaD
ztobe utfac inNefe Na rtfonosftuto fne Ne ne sono dt due
ipt, fon fzt3bt dtNerse. :ae punto dt Ntsta eNoluttNo, tl
d3e3re afuto st è sNteuppat3 per per.etteriX dt eNntare l
uoco e forse nche per nbsegnarfi a evitare oggetti perico­
lost fo.e ee spibe. Ie doeore frontfo, io.e quelDo deeee ratD
ure 3 deeea ianfrena, tbNefe st è sNteuppato perfnN .anteD
besstm3 tm3biee ub arto opeso e e3 fafess‡o rtp3sare n
p3snznobe «snfura2 n3 a guartiobe aNNenutaM :t borma nl
do‹ore è un uttetsst.o .effis.o adatiNo, n dobo, non
una tatura; .a a Nolte f( sX r(torfe fobtro. Infontrta.3
spesso paztentt apettt da «doeore frontfo dt tip3 I2, fome
queeei f3epti da na strana sindr3me fltntfa fntamata dt­
strofta s(.pattfa r(feessa (SD). n tai soggettt un ptffolo
dano ftrfosfritt3, fo.e n ltNtdo, uba puntura dmnsetto o
ea rattura dn 4 p3epastreee3, fibtsfe per tbteressare emtntero
braffno, fne smtfiama, st gonfna e st tmobtizza: iobseD
gueze dee utto sproporztonate aeemeNento iztale, per dt
p(ù trreNerstbtet.
Ie modeee3 ÇN3euttNo ft atuta a faptre fo.e possa affa­
dere n fenomeno dee gebere. Nob dtmenttfh(am3 fhe 9o
sfopo or(g(barto dee dolore frontfo è d( (.mobtetzzare
te.poraneamebte n arto per fonsebine ea guartgtobe,
siifnN quand3 per esempt3 te ierNeTl3 nnNta n f3mand3
mot3rto a9 braffioc uba fntta 9anfibabte be nmpedtsfe 9mese­
fuzione. È ub bor.a‹e .effan(smo adatt(No, ine perT a
volte b3b nziona a dovere e provoca quello che deni­
sfo «doeore appreso2 : Tmatto dt .uoNere te braffto, (e fo­
.ando .otorto stesso, Ntebe assofiato ib .od3 patologn­
fo a un ma9e tntensoc siffnN, anfne dopo fne emeNento
sfatenabte (f3.e una punjura o un ltNid3) è fessato da
tempo, te paziente fontnua ad affusare uba pseud3para­
list da do93re appresot Nee 1995 tpottzzai ine abfne t9 doD
eorÇ fron(fo dt ttpo I p3tesse trarre bene3fto daeea rtsposta
Fantasmi nel cervello 23

vtstva speueare Ponta.o fMe te soggetto qeda neeeo spefn


fËo la mano normale ae posto deee- mano ‡mobtetzzata
e doeente, h dtsst. he muove ea mano sna (mentre ferfa
dt muoqere aemeno parztaemente e'-etr-žc vedrà te braffto
offeso ai.arst dt foepo e muoverst etbera.ente. uesto
non aiuterebbe forse t paztentt ace t da dtstrofia smpatt­
fa rtflessa a «dtsimparare» ea f-esa foreeazione ferebraee
ra dolore e movmento del braccio, a elnare di conse­
guenza te .aee e a rtafqutstare ea .obtità? Nee 1995 era
un'tpotest azzardata, .a dt refente ofCabe et ae. (2nn3ž
Mnno uietzzato te fongegno a speffnto fon noqe paztenttc
propobendo 7vefe al gruppo dt fontroeeo n «peafebo» ae
peeòtgeas. In .oett det paztentt fMe Manno usato eo spefn
fMto te doeore è sfo.parso e ea .obtettà è tonat-m .enye
nee gruppo dt fontroleo nessuno Ma tratto benefifto dae
peexigeasE Ie rtsuetato è fosì sorprendebte fne eo -qret afn
foeto fon sfetnifts.o se tra get spert.entatort non ft fosse
stato Patrtf( Oale, forse te .asstmo esperno .ondt-ee n
tema dt doeore e peafebo. he aetre proqe fetnifne fonfern
.eranno e'estno, forse una fura nuov- ed eifafe rtsoeverà
t probee.t dt -meno aefne persone foeptne dalea dtstron
fia smpaifa rfeessaEĚ
In deter.tnati soggettt ea rifonversiobe forttfaee fMe
fonsegue a voete alema.putaztone puT pesentarsi per .un
n-ztone genetifa n daee- nasŠtaE Invefe di .-ntenerst se­
parati, t .oduet ferebraet st sovrappongono per sbageioc
produfendo ea s7estestac na furiosa fondtzione desfitn
ta per ea prt.- voeta fon fËarezz- d- ;rnfts Gaeton nee
½I½ sefolo. L- sinesnesta è tn sostnz- na fonfustone det
sensi. Spesso, per esempio, il sinestetico «vede» le note
.ustfaet foeorate: te do be.oeee rosso, te fa bemoeee azzur­
'
ro e fosì via. v voe) nf e i numei sobo assofiatt at foeon
rt: ie ftnque evofa te rosso, te set te verdec ie sette emindafo,
emotto te giaeeo effE La s7estesta è assai dtcusa, nteressa
un- persona su duefennon CMe fosa ea provofa? Il m to aen
eteqo Ed Hubbard e to staqamo studiando glt -teantt fereD
braet, tn parttfolae tl gtro fustfor.e 7 i sono anaetzz-te
24 Che cosa sapiamo della mente

le stformazsots rsguardants i colors, quatdo totammo che


l'area cerebrale des tumers és trozaza sempre tel gsro fu­
ssforme, a étretto coètatto cot l'area del colore. È probabs­
le che, come l'amputazsote produce la cotusiote tra le
setsazsoti del zsso e quelle dell'arto fattasma, così la ss­
nestessa cotgetsta éia dozuta alla cotuésote tra l'area des
tumei e l'area del colore tel giro fussforme.
Beèch” éia étata deécritta da Galtoè n éecolo fa, la éi­
testessa tot è tra s feèomeèi più studsats dalle teuro­
écseze. Spesso ss daza per scottato che chs te era affetto
fosse uè mattoide o cercasse solo di attsrare l'attetzsote,
oppure ss rsteteza che attngeéée a rscords d'itfatzsa: ma­
gars, da bambito, azeza zssto sl csnque rosso, il sei azzur­
ro e sl éette zerde èella calamsta da frsgo o nell'abbeceda­
rso. Ma se così fosée, come és épsegherebbe la ricorretza
della ésndrome st ntere famsglse? Voletdo dimoétrare che
la siteétessa è ut fetometo éetsoriale autettsco e tot sl
frutto ds faètasse o ds rscords, s mses colleghs e so sdeammo
n semplsce espersmeèto. Su ut moèstor ds computer mo­
strammo as soggetts uta serse ds 5 ters su sfotdo bsatco.
Tra s 5 stseimmo alcuts 2 che disegtazato s cottons di
una fsgura geometrsca tascoéta igura 1.8) e che eraèo n
realtà le smmagsts épeculars des 5 geèerate al computer.
La maggsor parte della gette zede solo uè'accozˆaglsa ds
tmeri, mettre sl ssnestetsco zede s 5 zerds e s 2 rosss e n­
dszsdua sl trsatgolo formato das 2 che épsccno sullo sfot­
do della foreéta ds zerds (z. igura 4.1, p. 67). Il fatto che s
ésèeétetscs rscotoscato le fsgure taécoste cot psù facslstà
della gette tormale ndica che ton soto matts, ma hano
percezsoèi autentsche, èoè conneése coè l'aééociazioèe
nemoèsca o cot fetomets cogtstszs ds lszello supersore.
Come jefrey Gra‡, Mske Morgat e altrs a Lotdra, sl to­
stro guppo a La Jolla ha condotto espersmenti per zersi­
care l'spoteés che zs ssa uèa sozrapposszsote coègetita tel
cerzello. Abbsamo dsmostrato che, quatdo zetgoto mo­
strats èumers n bsaèco e tero, tes éoggetti ss attsza l'area
del colore tel giro fussforme. (Le persote tormals regs-
Figura 1L8L U: tes t clnico della snestesia. Su l moitor alcuni 2 sono nseriti
in na erie di 5 disposti a caso. Le persone nomali fano molta fatica a dì­
snguee la igura geometrica :as cos ta (i: questo caso n r ingolo) for­
mat9 dai 2, me:tre i snestetici, che vedono i n umer i colorati, la individua­
no subito.

stpanl un'attiqmzilnn delltarna del clllre slll †umtdl


guadano numnpi clllpati.)
Gli apti fantmsma, la sitestnsia n lm sitdrlmn di Capgpas
si s…iegano it partn c„u la srouttura dei cipcuiti neupali.
Ma na qolta clnlbbi unm pepslna affnrra da una sitdol­
me ancora più bizzappa: l'asimbllia. Clt mia rnde slp­
presa rnaiqa a nl stimlll dlllpificl tln clt 4 «Ai!»c
na con n «h, ah ! » . È una crudnle iplim: ut essepe uma­
no che ide dmqanti al dollpe. Clmt· plssibile? Pnp sapnp­
lo bisona pispltdepn prima a n mlrl ntnoolgatiql on­
damnntaln: pnrché ridiaml? Seza dubbil il risl è scrirrl
nei geni, 7 na preplgmtima unimnpsaln dngli nssnri ummni.
Tuttn ln socintà, ln cimktà, le culture clnremplanl in qual­
chn fla il oisl e l'umloisml. Mm pepché il oisl si è nql­
luto pnp snlnziltn ta¢raln? Quale fziltn billlica as­
sllve?
26 Che cosa sapiamo della mente

Il detomnatore comute ds tutte le barzellette è n per­


coryo ds aépettatiza lungo sl quale y'ncottra na szolta
smprezsyta che smpote a totale restterpretazsone des da­
ti precedeni: la battuta fsnale. Certo, la yzolta smpreziéta
non bayta ds per yé a far idere, altrsmenti le grands ycoper­
te ycsettsfiche che geterato, per dsrla con Thomay ~n,
ut «cambsametto ds paradsgma» yarebbero salutate con
scoppi di ilarità anche dagli scienziati che vedono confuta­
te le loro teorse (stzece neyyno écsezsato rsde ye ys cotfu­
ta la yua teorsa, credetems: lo dsco per eypersetza!). La rest­
terpretazsote, da yola, tot è yufficsente. Il fatto tuozo tot
deze azere cotyeguenze dramatsche, come rsyulta dal ée­
guente eéempso. Potiamo che un graysote, dsrsgendoss
zeryo la yua auto, ycizols yu uta buccsa ds batata e cada: ye
ys ypacca la teyta e yatguna, tot rsdsamo, ma chsamiamo
yubsto uè'ambulatza; ye stzece ys toglse des pezzs di bata­
ta dalla faccsa, ys guarda ntorto e si rsalza, ycoppsamo a rs­
dere. Rsdsamo perché yappsamo che tot ys è fatto male. La
rsyata, qustdi, è sl modo st cus la taura cs yegèala n «faléo
allarme». Perché è uile n termsts ezolutszs? Credo che sl
yuo yuoto rsmsco ys yia yzsluppato per permettere all'nds­
zsduo ds itformare le peryote a lus psù zscste, come s pa­
retts, che toè è il cayo di yprecare prezsoye rsyorye, n quat­
to ys tratta ds ut falyo allarme. Il rsyo equszale a 4 «utto
bene» della natura.
Che c'entra utto queyto cot sl pazsette afetto da ayim­
bolsa del dolore? Lo ypsego éubsto. Quatdo lo yottopo­
temmo a tomografsa computerszzata, écoprsmmo na le­
ysote zscsto alla corteccsa nyulare. La corteccsa styulare
rsce ze segnali di dolore dalle viscere e dalla cute. È lì che
tayce la éetyazsone grezza del dolore, ma sl dolore, lutgs
dall'eyyere qualcosa di utstario, ha molts «ytadi». Dalla
corteccsa styulare sl meysaggso raggsutge l'amsgdala (che
abbsamo gsà itcottrato a propoysto della ystdrome ds
Capgray) e sl reyto del ysy{ema lsmbsco, st partscolare sl
cngolo atteriore, doze ys carsca ds cottetuto emotszo. v
quel putto prozsamo ut male tormettoyo e ntraprendsa-
Fantasmi nel cervello 27

oo unmaz(one adeguanan įorse nee fttato paztente ea for­


teffta nsueare era nor.aeec stffhN te doeore era perfepttoc
.- e- vi- neur-ee fhe andava dae eobo deeemtnsuea ae resto
dee ststeoa ei.btfo e ae f(ngoeo -ntertore era tnterrottac
fo.'era (nterotta un'aetra vta nee paz(ente dt Capgrasn Vt
sono due tngredtent( fhiave nee r(so e neee'u.or(smo: uba
parte dee feveeeo segnaea un potenztaee pertfoeoc .a em(­
stante dopo un'aetra partec te fingoho antertorec non rife­
vendo (e segbaee dt fonfer.ac gtunge aeea fonfeusione fhe
st tratta di 5 faeso aeearme. Ed effo fhe te paztente ha un
affesso d( riso. Lo stesso avviene nee faso dee soeeettfoc
fhe è una rozzac sfherzosa «prova generaee2 deee'u.ori­
soo adueto. Un adueto aeeunga ee Uan( verso ee partt vue­
nerabiet del forpo di un ba.bnoc profteandost qutndi fo­
.e una o(naffiac pot perTc tn una sorta d( antifeimaòc
ridimenstona (e gesto stuzzifando te piffoeo in mab(era
eeggerac fon un «piffi piffi pifft2 . Ie oodeeeo è eo stesso
deee'umorts.o adueto .aturo: una potenziaee .tnaffia
segu(ta da n rtd(mensiona.ennoM
īaeee sindroot sopra desfrttne si arguisfe fhec anae(z­
zando anooaeie neuroeogtfhe, poss(aoo ioparare .oetis­
simo sueee funzioni dee ferveeeo nomaeeně Co.e osserva­
vo tn La donna che morì dal ridere:
C'è qualcosa di assai singolare nel fatto che un glabro primate
neotenico si sia evoluto fno a diventare una specie capace di guar­
dare al proprio passato e interrogarsi sulle proprie origii. E c'è
qualcosa di ancor più sngolare; il cevello è in grado non solo di sco­
prire come uzionano gli altri cevelli, ma anche di porsi domande
sulla sua stessa esistenza, di chiedersi: Chi sono? Cosa succede dopo
la morte? La mia mente assomma solo ai neuroi cerebrali? E se è co­
sì, che spazio può avere il libero arbitrio? È la peculiare qualità ricor­
siva di tali domande, la capacità del cevello di tentare di capire se
stesso a rendere la neurologia tanto afascinnte.a

L- prospett(va di poter rtspondere a queste domande


nee nuovo oteeenn(o è entus(asoante e insieoe tnquietan­
ten oa una fosa è ferta: e'espeoraztone dee ferveeeo è ea ptù
grande avventura oai tentata daeea spefte uoana.
II

Credere è vedere

La fapafità di perfepire il .ondo esteno fi pare fosì na­


turale fme dt solito la dia.o per sfontataM oa provia.o a
pensare a fo.e nziona la visione. Ahl'interno det bulbt
ofuhari vi sono due piffoee i..agini bidi.ensionali fa­
povolte e dtstorte, .entre noi vedia.o un superbo .on­
do tridC.ensionale. Co.e ma osservato ifmard Gregoró,
è una trasfor.azione a dtr pofo .trafolosan oa fo.e avD
viene? Cme fosmè la perfezione visiva?
L'errore più fo.une è pensare fme lmimagCne otttfa al­
l'tnteno del bulbo ofulare effiti i fotorefettori retifi per
poi essere tras.essa fedel.ente lungo n favo fmia.ato
neHo ottifo e .ostrata su uno sfmer.o f a.ato fortef­
fia vistva. È un evidente errore logifo, perfmN se un'i.­
.agine viene protettata su uno sfmer.o inteno, nel fer­
vello fi dev'essere qualfno fme la guarda ec perfmN fi sia
questo qualfuno, dovrà esserfi qualfun altro aeh'interno
del suo feHello; e fosì ad nitu..
Il pri.o passo per fo.prenPere la perfezione è abbn­
donare h'idea delle i..agini nel fervehlo e pensare tnve­
fe n ter.ni di «tr-sfo -ti2, o r-ppresent-z4ont st.bo­
ltfme Pt oggetti ed eventi del .ondo esterno. Co.i i
faratteri a nfmiosro fmia.ati sfrittura si.boleggino o
rappresentano un oggetto a fui non soigliano, fosì l'at­
tività dei neuroni ferebrahi, t .odult di attività neurahe,
rappresenta oggetti ed eventi della realtà Cntorno a noi.
Co.e i frtttograft ferfano Pi defifrare un fodife ignoto,
fosì i neurosftenziati st sforzano dt penetrare i‹ fodife
30 Che cosa sapiamo della mente

usato dae ststema nervoso per rappresentare te mondo


estenoE
Questo fapttoeo è dedtfato ae professo fme deftntamo
vtsione e ae modo 6 fut afqutstamo fonsapevoeezza fonn
sfta delle fose intono a not. vnfme tn questo faso, fomtnn
ferT fon te portare esempt dt strane stndromt e sptemmerT
pot fo.e ft per.ettano dt fomprendere, tn un fontesto
ptù ampto, ea narura deee'esperieza fonsfia. n fÊe .odo
l'atnivntà dt mert pezzettn dt protopeasma fome t neuront
deeee aree vtsive enfefaetfme menerabo e'nmensa rtffmezn
za deeemesperienza fonsfiam ea «rossttà2 dee rosso, em «azzur­
rinà2 deee'azzurrom ea fapafità dt distˆguere no sfasstna­
tore da un'nnamorata?
Not prXmant stamo freature moeto «vistve». Non possen
dtamo soeo una, bensì trenta aree vtsCve neeea forteffCa
deeea parte posneriore dee ferveeeo, e sono queeee a farft ven
dere ie mondo. Non è fmtaro perfmN fe ne offorrano trenta
anznfmN na: orse fCasfuna presiede a un dCstnto aspetno
deela vistoneE Per esempto e'area V4 elabora t segnaet rtn
muardantt t foeort e ea vtstone fromattfa, mentre e'area
temporale medta (µr) ehaeora t segnaei reeativt ae movi­
.entoE
La prova ptù fonvtnfente dt taee speftaetzzaztone st
r6vtene nei sommetti fme mano rtportato ptffoee eestont
soeo ahea V4, e'area deh foeorem o soho aee'µT, e'area dee .on
vtmento. he per esempto ea V4 remtstra un danno bieatera­
ee, st ma una stbdrome fme si fmtama afro.anopsna o feD
ftnà forntfaee at coeoriE Gi afromanoptift vedono te .ondo
tn sfumature dt grimiom fome 6 5 ftm n etanfo e nero,
ma eemmono tranquieea.ente ie mtornaTem rifonosfono X
voett e perfeptsfono ea dtreztone dee .ovXmentoE Vtfever­
sa, fmi è affento da hesXone aee'area nemporaee medta riesfe
a hemgere un etbro o a dtsntnmuere t fohort, ma non faptsfe
ib quaee direztone e a fme veeofità st muova un omgetto.
Una donna di Zurtmo fon eestone aee'ĺr aveva te terrore
dt attraversare ea stradam perfmN vedeva te feusso dt maf­
fine fome una serCe dt tŒamCnC staifme stmti a queeee
Credere è vedere 31

srcddcc- dalla luc- sgrdbdscdfvca vM na dvscdg-ca, - MdM


e-d-ea èa dvr-<vdM- d-l mdevm-ngd MR casvfa a ch- e-èd­
cvgà arrveass- un'augd, anch- s- rvcdMdsc-ea v cdldri - è-g­
g-ea b-Mvssvmd v Mum-rv dv garga. PcichR ndn sas-ea ea­
èugar- a ch- rvced vè ève- d d-l lvquvdd saèvss-, sg-Mbaea
anch- a e-rsar- end vn n bvcc v-r- - ss-ssd èc sac-ea
grabdccar-. IM g-M-r- ndv s-rsdM- Mdreaèv agrae-rsvaed
la srada x ki eersiamx da er- seza Se–e-nx f-nsariĸ
sdld quaMdd qualcdsa ea scdrgd ci accdrgvűd dv quangd
d-èvcagv - cdmfl-ssv svaMc, - r-algà, v m-ccaismv della ev­
svdM-.
All'inv<vd sv sdtrà rveaM-r- dvsdrv-ngagv daeangv alè'na­
gdmva d-lè- r-Mga ar-- evsvf- c-r-bralv, ma -svsg- n svaMd
crganv<<atved g-n-raè-. Ōl e-ssaggvd srde-nv-Mt- dalla r-­
a raggvung- vl M-rec dicc - sv bisdrca n du- ev-, v du-
srvMcvfaèv svsg-ev evsvev d-è c-re-èld. La srvea eva, fcèdg-­
n-gicae-ng- svU arcavca, aggrae-rsa vl cdllicdld sus-rvdr-,
na srugura d-è brdMcd c-r-braè-Ĺ èa s-cdMda, fvldg-M-gv­
cam-ng- svù r-c-Mg- - svU -edlmga, ea alla cdrg-ccva evsvea,
M-lèa sarg- fdsg-rvdr- d-l c-re-lld igura 2m 1). La eva r-­
c-nm- M-lla ccrg-ccia si-sv-d- alla eaggvci saig- dv mm-lèa
ch- dv sdèvgd d-fvMvaed evsvdM-, cde- rvcdMdsc-r- dgg-ggv.
La eva arcavca, -e-c-, cv cdMs-Mg- dv ldcaèzmar- glv dgg-ccv
ssa<valm-ng- M-l caefd evsved - dv alèungar- la eaMd s-r
si-nd-rlv d gvrar- v „ulbv dcularv s-r g¡aidarèv. Ŀvò f-r­
m-gg- alla oe-a c-ncral-, l'ar-a dv eaggvdr- acuvbà evsvea
d-lla r-gvMa, dv cxMc-Mgrarsv smlè'dgg-ggd - aèla eva r-c-nt-
dv srdc-d-r- a cd-Mgvfvcarld - ad assrdMgarld vn eaMv-ra
ad-guaga, maMgvaMdcld, accdfsvnddevsv, MdevMaMddld d
skhcendxèx.
Larrw W-vs rnc< - Aln Cdw-w a Oxscrd -d ErMsg Pdf7
s-! in Ň-reania sccfrirdnd malch- t-efc fa nĞncr-di­
bvè- s-drdm- n-urdèdgvca, la evsvdn- cv-caN Da dlgr- un s-­
cdlc sv sa ch- mMa è-sidM- alla cdrg-ccia evsvea (la qual- sa
sarg- d-èla eva r-c-Mg-) vn uM -evss rx c-r-bral- srcedca
c-cvgà M-l lagc dsfdsgdN Un sdgg-ggd cdn l-svcM- aèla cdr­
g-ccva eisiea d-sgra, quaMdd guaida daeangv a sét è cdet
tc:ia
iva

Figura 2m1m e fibre provenieni dal bulbo oculae si dividono n due «lus­
si» pralleli: na via recente che va nel nucleo geicolato laterale ( qui rap­
presentato p er chiaezza sulla supericie, -ma situato in realtà all'nteno del
talamo, non del lobo temporale) e una via arcaica che va nel collicolo supe­
riore del tronco cerebrale. La via recente si dirige nella corteccia visiva e si
divide (dopo essere passata per un paio di «stazioni i smistmento») in al­
e due vie (indicate dalle fecce bianche): la via del «come», che si trova nei
lobi paietali e pesiede a funzioi spziai come aferrare oggeti e ndivi­
duae la loro poszione, e la ia del «cosa», che si rova nei lobi temporli e
presiede al riconosimento degi oggei. Le due vie furono scoperte da ­
slie Ungerleider e Mortimer Mishin dei Naional stitutes of Healh.
Credere è vedere 33

peeta.ente ftefo a tutto fnT fhe st trova a s7tsra dee suo


naso (ftoè ae fa.po vtstvo snistro). Qundo vtsttT te pa­
ztente snt.c affetto da questo dtstureoc Oets(rantz notT
n ebomeno .olto strano. sen mostrT n pnto eu.7oso
neeea regtone ftefa e get fhtese fhe fosa vedeva- Co.'era
prevedtbtee, sEt- rtspose «Ntente»- Aeeora Oets(rantz get
fhtese dn aeeungare ea .ano per toffareo- «oa se non eo
vedoc fo.e posso sapere dovmè?» repeifò il paztenre. ¼eis­
(rantz eo tnvntT a ttrare a tndovtnare ec fon grande stupon
rec vtde sE tE tndtfare fon prefnstone te pubto eu.tnoso
non perfepnto fonsfta.ente- Dopo feninata dn prove ri­
suetT fhe «nndovtnava2 fon un quoznente dee 99%, eenfmN
ogi voeta apermasse dt tndtfare a faso e dt nob sapere se
fi prenPeva o no- Ie feno.eno soeeeva una quantità dt in­
terrogativt- Co.e può na persona 7dnfare e toffare a
fosa fme nob vede?
La rtspostac tn reaetàc è ovvta. s.t. ma una eestone aeea
forteffta vnstvac ftoè aeea vta refentec fme eo ha reso fnefo.
oa fonseva ea vta arfanfac e'aetro snste.a vtsnvo fme attra­
versa ne yonfo fereeraee e ne foeetfoeo supeiore- Dunque te
oessaggto proveiente daeea reina e dae nevo ottif. non
raggtunge la forteffta vnstva lesac ma prende ea vna parae­
eeea dtretta ae foeetfoeo supernorec fme get per.ette dt eofaD
etzzare e'oggetto beeeo spazto per pot tras.ettere te .es­
saggto at fentrt superiorn enfefaetft nen lobt partetaenc t
quaen gundano fon prefisnone ne movtmento deeea .ano
verso e'oggetto ibvtstbtee. s.t. nob sa queeeo fhe sta affaD
Pendoc .a è fome se ae suo tnteno vt fosse un aetro essere
tnfonsftoc uno «zo.bte2 fapafe dt gutdare ea sua mano
fon sraordnaria prefisiobe.
e.era dnque fme soeo ea vta refente sta fonsfna e fhe
get evebi fme manno euogo bella vna arfanfac la quaee attraD
versa tl foletfoeo e gutda t .ov entt deela .anoc st vert3D
fno ae dn fuort deeea fosfnenza- PerfhN? PerfhN na soea
vnac o forse te suo metodo dn eeaboraztone den datnc fondu­
fe alea fosfnenzac mentre t neuront dee snste.a paraleelo
arfatfo eseguono fo.peessn faefoet ae dn fuorn deeea fos
4 Che cosa sappiamo della mente

sfienza? PerfmN fer)t even)i ferebrali sono assofia)i alea


fosftenzac se si ma ea «prova prov-ta2 fhe e- via arfatfac
a))raverso te folifoeoc fo.pte aeea perfezione ie suo lavoro
senza btsogbo deela fosfienza? PerfmN -nfme te res)o del
feHeeeo non puT fare a .eno delea fosfienza? n aetre pa­
rolec perfmN non )u))o avvtene in vtsione fiefa?
Non sia.o anfora ib grado dt dare ub- risposta dtretta
wllw domwbd-c U-, foUe sfienziaic abŜiamo se non ae)ro
.odo di s)abteire forrelazioni e orten)arfi verso na possi­
biee soeuztone. Per prt.a fosa, po)reUUo fo.pieare un
eeenfo di u))i get even)i ferebraet fme raggingono ea fo­
scienza e di )utti queeet fhe non l- raggiubgonoc fonfron­
)are i due eeenfmt e fmiederfi se f'è un deno.tna)ore fo­
.ube fme distingue la pri.a serie dt eventi dalea sefonda.
È solo un fer)o me)odo di ehaborazione dei da)t o sono
ferte lofaeizzazioni ana)o.ifme a fondurre alea fobsape­
voeezza fonsfia? È, ques)ac una do.anda e.pirifa fme
po)rebbe )rovare una rispos)a e fme, na voe)a affron)a)a,
fi fonsebtirebbe di fapire quaee sia e- fubzione deela fo­
sfienzac a..esso fme esistac e fo.e st sta evolu)a (aeeo
s)esso .odo tn fut apprendere fme i fara))ert eredi)art so­
no sfri))i nel DNA fi ma permesso di defifrare te fodife ge­
nettfo).
Per fo.pieare t due eeebfmi offorre sapere .oe)o di ptù
sueea fo.plesst)à e t eifii delea visione ftefa ec per ie .o­
.en)o, ie fenomeno non è s)ato anfora sudia)o abbas)an­
za a fondoE Aean Coñeó e Peya h)oerig mano perT già afD
fer)ato fme neeea visione ftefa ee eunghezze dmonda (t
foeori) vengono in par)e dis)tb)e. ht sa nol)re fme non vi è
lw xwpwxità dt rifobosxere i vol)i, mw nob si sw anfor- se
estste la possibili)à di «indovinare2 forre))a.en)e le
espressioniE
hi è per ese.pio for.ula)a e'tpo)est fhe ea fonsapevo­
eezza e la fosfienza vistve siano nefessarie a foelegare fa­
ra)teristifme diverse di un ogge)to. e fi mostrano un og­
ge))o rosso fme si spos)a verso destra e nee fobte.po n
oggetto verde fme si sposta verso stbis)ra, e se ee nos)re
Credere è vedere 35

-ree dee foe�re e deh .ovt.ento segn-e-no st.ult-ne-­


.ente questi d-ti, fome f-fft-.o - dtstnmuere - qu-ee dt­
reztone è -ssoft-to ct-sfun coeore? ht è supposto fme ea fo­
sftenz- non st- becess-rt- qundo, -eeo st-dto izt-le del
professo, st rteev-no t d-tt (rosso oppure verde, stntstra
oppure destr-), .- cme dtventt essenzt-ee nee .o.ebto n
fut st deve rtsoevere te «probee.- dee coeeeg-.ento2, ftoè
f-ptre qu-le foeore st -ssofi- - un- dete -p- dreziobe.
I soggettt fob vtstone ctef- possono -tut-rft - vertftf-re
emtpotest. he .ostr-sst.o st.uet-ne-.ente - G.Y. due p-e­
ee nee f-.po vtstvo cteco, per ese.pto un- ross- fme st diD
rtge - desy- e n- verde fme st dtrtge - sispr-, tn teort-
eget dovrebbe rtsftre - dtrft fhe vt sono un oggetto rosso
dtreto - destr- e ubo verde dtretto - stntstr-, .- bon - tn­
dtc-rft te verde e te rossoE ¸ppure, e-sftando st-re te foeore,
potre o f-rgei vedere due oggeptt uno sopr- em-etro (ebD
tr-.bt nee f-.po vtstvo stntstro ftefo) fhe st .uovono
fobte.por-be-.ebte tn dtreztont oppospe. h-rebbe tn
gr-do, G.Y., dt dtrct qu-ee st .uove tn un- dtreztone e
qu-ee neee'-ey-?
®evo prefis-re fme, quando fu tndivtdu-t- d- Oets­
(rantz, e- sndro.e deee- vtstone ftef- p-rve fosì btzz-rr-
fhe u (ed è uttor-) -xfoet- fon sfettifts.o d- -efunt neuD
roeogtE CtT è dovuto tn p-rte aeh- rarttà deh feno.eno, tn
p-rte anfme -e f-tto fme esso se.br- vtoe-re te senso fo.u­
nem P-re -ssurdo cme st poss- tndtf-re foe dtto un- fos-
cme bob si vede. Quesp- non è perT ub- buon- r-gtone per
resptngere tn toto e- reaetà dehe- stndro.e; tuttt, tnf-tti,
sofrt-.o n n ferto seso dt vtstobe ftef-.
ot spiego. Suppoi-.o dt spare guid-ndo T- .-ffmn-
e dt fonvers-re -nt.-t-.ebte fon n -.tfo seduto -ff-n­
to - notn ht-.o ui fonfentr-ti suee- disfusstone e ne st-­
.o fonsftE n p-r-eeelo, perT, -frobtt-.o te tr-fftfo, evi­
t-ndo te .-rft-ptedt e i pedont, fer.-bdoct -e se.-foro
rosso, eseguendo nso..- un- nutrtt- serie dt io.peesst
f-efoet senz- essere re-e.ente fonsft dt nessuno; ne dt­
venterem.o fobsft soeo se -fi-desse qu-efos- di sy-bo,
36 Che cosa sapiamo della mente

per ese.pio se fi attraversasse ha strada un eeopardoE In


ub certo sebsoc quindic bob sia.o diversi da G.t. : abbia­
.o ea «visiobe cieca2 quando gidia.o beh caos deh trapi­
foE Quehea di G.tE è uba versiobe più appariscebte di vi­
sCone f(ecac ma ib sostabza ha fobdiziobe deh paziente di
Oeiskrabtz bob è diversa da queeha di boi tutiE1
Guarda caso, non esiste ea situaz(obe nversa, ossia che
presia.o attebziobe cobscia aeea guida e ae praf3co e ib­
sie.e condufia.o uba ehaborata fobversaziobe ibcob­
scia cob un a.icoE Nob è possib(ee ev(debte.ebte co.­
piere uba veri3fa sperimebtaeec .a possia.o arr(varci
per logiia: per ( processi .ebtahi becessari aeh'uso appro­
priato deh h(bguagg(o offorre ea cosciebzac .ebtre per
quelh(c sia pur co.phessic becessari a guidare ub'auto
emˆtervebto dehha cosc(eEza bob è rCchieston È vero fme i
sonna.buei a voete «parhabo2 sebza essere (presu.ibihD
.ebte) foEscCc .a i eoro borbottii sobo beb diversi dahho
sca.bCo bihaterahe di ibfár.aziobi ib una vera cobversa­
ziobe. :el eega.e tra ibguaggio e cosfienza parherT ib
.agg(or dettageio beh fapCtoeo VM
Credo che questo .odo di affrobtari ih te.a servirà a
capire percmN ea cosciebza rappresebi ub vantaggio per
h'uo.o e perchN si sia evoeutaE La .Ca persobahe posizio­
be fieosofica ae riguardo confide fob queeha di éertrand
Nusseeh, pri.o coEfere:iere dehhe Niitm Lectures e soste­
bCtore deeh'idebtità tra ie .ebtahe e ie fisicoE (Ih ter.ine tec­
ico per deire ih cobcetto è .onis.o beutraee.) ;orse ea
.ebte e ha .ateria sobo co.e ee due facce di n bastro di
oobius: appaiobo dCverse .a soboc ib reahtà, ea stessa
cosaE
:ehha via visiva buova e dei suo( .essaggi ho parhato.
Prebdia.o ora ib esa.e ha v(a arcaica fme attraversa (h coh­
hicoeo e .edia ea visiobe ciefac proiettabdo emi.magne ai
hobi parietahiE I hobi parietahi sobo preposti a creare uba
rappresebtaziobe si.bohica dehha struttura spaziahe deh
.obdo esterboc ovvero goverbabo ha «bavigaziobe spaD
ziaee2c ea capacità d( ndividuare ha posizione deghi oggets
Credere è vedere 37

tt neeeo spaztoE Įvitare ostafoetc sfmtvare una paela dt neveă


stoppare una paeea da faefto sono utte abiettà fme dtpenn
dono n mtsura determtnante dat eobt partetaet.
Una eestone ae eobo partetaee destro produfe e' emtnatn
tenztone spaziaeec una stngoeare stndrome fme n 6 n fern
to senso Xe fontrarto deeea vtstone ft fa. Ie paztente non
guarda ptù gei oggettt fme get arrivano da stntstra e non
rtesce ptù ad alengare ea mno per indtcaret o aperraret.
ŃuttavXa non n fiefo aget eventt fme st vertftfano sue eato
sXnistro del suo .ondoc perfmN se gei si tndifa un oggetto
sXnuato nee suo fampo vtstvo stntsrroc eo vede dtstntamen­
te e eo rifonosfe. L'emtnattenztone sâaziaee st potrebbe in
sostœza deftntre una ndtcere:a al lato s6tstro dee monn
do. Ie soggetto fme ne n foepito .angta soeo te ftbo sue eato
desro dee ptatto e easfia ì rutto queeeo fme si trova sue eato
sntstro; soetanto se get st fa notare fme ha easftato n avann
zo st defide a mangXareo. seX uomtnt st rasano soeo te eato
destro dee vtsoc ee done st truffano soeo e'offhto destro e
ea .età destra deeee eabbraE E se st fmtede a quesrt paztenti
dt dtsegnare su un aebum un ftore, ne disegnano
soeo ea metà destra igura ¦.¦).
L'emtnattenztone spaztaee n provofata
da una eestone deee'emtsfero destro. I sogn
gettt fme ne sono foepttX sono dt soetto pan
raltzzatt neeea parte stntstra dee forpoc in
quanto ememtsfero destro fontroeea te eato
opposto deee'organts.oM A un ferto punro
.t fmtest se non st poresse «guartre 2 ea
stndro.e tndufendo t pazXentt a
presr-re arrenztone -e e-ro stbtsrro
dee .ondoc da eoro fostantemenre

Figura 2m2. Disegno di una paziente afetta da elinat­


tenzione kpaziane. sole si vede, lanca la letà sinistra
del iore. Monti koggetti elinattenti dikegnano letà fio­
re perfino quando dikegnano a leloria, ossia a occi
chiusi. siò kigifica che hanno perso anhe la capacità di
«kcansire» il lato kiiktro delna rapprekentazione lentale
interna del fiore.
38 Ce cosa sapiamo della mente

tgnoranoc ec fo.e nee faso deghi arti fantas.a dee prt.o


fapttohoc pesat dt untetzzare no speffmio. ;eft sedere e-
paztenne sfeenac potc tn ptedt aeha sua desnrac nennt eo
speffmto tn .antera fhec guardando ea superfifte rtfeen­
nentec let vedesse h' e.ispazi. stntsnro da eei fosnante.en­
ne tgnorano e faptsse di foepo fhe queh .ondo eststeva. hn
sareebe voenata verso ih eano rasfuranoc guardandoeoc op­
âre ie suo ceveheo -qreeee detpo «Quespe cose si prova­
no suh hato stntsnr.c fme per .e non esisnec qutndt fontt­
nuerT a tgnoraree2? he st fosse voen-nac avre..o ponuto
affer.are dt averea fur-na fon un eanahe speffio.
Co.e spesso affade tn fa.po sftenntftfoc ea paztenne
non rispose n nessuno dei due .odt. Prt.a dt .ostrarhe
eo speffmio dtsst a J.nc n .to snudennec dt porst ahea sua
stistra fon n .ano a penac qundi aezat ho speffio e
he fhtest fhe fosa vedeva e fhe fosa avevo tn .ano. Ntfo­
noeei h. peffmtoc rispose fhe vt sforgeva ha proprta t.­
.agtne e osservT fhe era tnfrinano nee bordo supertorec
fo.e in epentt era.
Aggtunse fhe vedeva John e fme Jomn neneva tn .ano
una pena. La ppegat dt usare ha .ano destra non parahiz­
zana per prenderha e usarea per sfrtvere te suo no.e. oen­
nre quaestast persona nor.aee st sarebbe naturae.enne gtD
rana vepso sintsnra per obeedtre ae fo.andoc ha paztenne
arttghiò ha supepftfii dehho speffmtoc fepfT dietroc .i ttrT ea
fravatna e ar.eggtT fon ea ftbbta dehea .ta ftnnura. Le
spiegat fme nob doveva aperrare ih rifeessoc .a ea pena
vera. Ntspose: «Ĺa pina vera n dennro eo speffmioc donno­
re» . In un'ahnpa offastonec tnvefec dtfmtarT: «La penna n
diero ÷uee maTedeppo speccmtoc doppore2.
È un probee.a fmi rtsoeverebbe senza dtfftfoenà un
ba.bino dt nre nni; ne..eno uno sft.pazN fonfonde
e't.Sagine spefueare fon h'oggenno vero. Eppurec nono­
snanne setnann'annt dt espertenza fon ee t..agti rtlessec
ea saggta sign.ra D. ferfava ea pena dentro eo speffmto.
Aeeta.o bannezzato te feno.eno «agnosia deeeo speffhto2
. «stndro.e deeho speffhto2 tn onore dehe'Ahtfe dt Leñis
Credere è vedere 39

-armlll, tke enémm dafferl n unl snettkil, tlnfhèéa tke


lelasse , flènl reale.
-te tlsa nmlflta l'aunlsha nehll snettkhlo Ńl napheoée
sa tke séa unarnaènl uo'hffauhoe snetulare e tke l' lu­
ueéél sm érlfa alla sua smnmséma, ma nlht;é oel sul unmfersl
la smnmséma nln eshsé., h'unmla snheuanhlèe nlssmvhhe, nem
muanél hfnrlvabIhe, n tke l'luueéél sh émlfm nenérl ll snetq
ttIl. Dhstlmte éutée he heuuI nell'lééitl e dehha rIlussmrèe
ner adaééamle ah èulfl, smnullame flènl senslmhahe hè tuh
sh érlfa mnémannllaél;2 Nlè ka uõa mhsnlséa nmséraééa l mk­
nuhsmfa all'hffaumoe snetuhame: fene l;e t'n unl snetq
lkil, fa fm amfeuuma nmeéml nemcké ll clèsmneEa uõ lséay
llll.
Un aléDl nhséumvl anllra nhù houllare, tausaél na na
lesmrne ah llvl namheéale nesémlD n l'anlsluèlsma smntlèsa­
nefllenna nehla falaééha), l shènmlfe nella èeuanmrne.
Nln nmfeèémtkmafl tku quash énééh h nanheèém tke kannl
rmnlréaél ,a hesmlne nammeéahe neséma ;anl qtke submél
un nanl alla lansula Ièéerõa e slol quhnnm tlfnleéaq
kenée namahhpnaém nal laél sisérl del tlmnl. ƌh slhmél n un
hléus a nmlfltame l'efhnheuhaN La magghlr namée neh sluq
ueéém sm lafenéa, tlk'è natumale, nehla namalmsm, fa altui,
tke èln sefnme slffrlnl nm efmnaééennhlne snapmale, neq
uanl netmsafenée nh afeme hl vmaltml shèhsérl narahhpnaél e
aĕerfanl nh nléemll fulfeme èlmfahfenée.
Ih saéél tke éale tlfnlréafenél sm lssemfm muaènl n lesr
hh hlbl na meéale deséml, fa quasm fah quaènl n hesl Il snm­
sérl, tm lfsme ,a lkhafe nh leééuma; 'nlslunlsha n nmlvaq
bhhfeèée llnessa ahla snecmahhnnaphlne efhsfemhla, lssha
lh ŕrnr nIfePsl ttň tanl I du. .ŕIss.i dI 6.ţiPň he dI­
sllrdaèpe neulm sémflhh seèslmmalh e nelle lm.d.nne. Qnaèq
nl sm éDlfa dafanJh a una nhsclmnanna, h .fmsfeml shiséml
éeène a sfmènmrhaD a smnuere c;e nlõ eshséa u an aènare
afaèi nem la sna sérada ssh fenaèl h fellanmskm nm nhfesa
fmennmaèm)D fenéme l'efmsseml desJDl sa esaéJafeèée l'lnq
nlsél: n assam sensmbmle ahle nmsllmnanne, éanél tke l'kl
vaééenpaél «mmfelaélDe nm aèlmalhe» .
40 Che cosa sappiamo della mente

Se n paziette cot ut ictus dell'emisfero destro e il lato


sitistro paralizzato itzia al cerzello il comndo di muo­
zere il braccio, ricezerà na risposta zisiza che gli dice che
il braccio èot si muoze e quitdi si trozerà daznti a uta
discordaza. L'eisfero destro è leso, ma l'eisfero siti­
stro ittatto compie il suo lazoro di tegaziote e cofabula­
ziote, smièuetdo le discordnze e afermaèdo che za tut­
to bete e tot c'è motizo di preoccuparsi. Se nvece è leso
l'eisfero sistro ed è paralizzato il lato destro del copo,
l'emisfero destro, che utziota a dozere, èota la discor­
daza tra il comando motorio e la matcatza di risposta
zisiza e ricotosce la paralisi.3 Quatdo l'ho formulata pa­
reva ut'ipotesi strazagatte, ma ora che è stata zeriicata
sperimettalmette cot le tectiche di scatsiote è risultata
it sostza corretta.4
Sembra molto strato che qualcno teghi di essere pa­
ralizzato, ma sette o otto atti a scopimo ut fetometo
ncora più sorprndeète: alcuti pazietti arrizato a tega­
re che ut alro pazieète sia paralizzato. Se dico al soggetto
é paralzzato di muozere il braccio, é ozziamette tot lo
muoze, ma se chiedo al paziente A atosogtosico se é lo
ha mosso, v rispotde che sì, l'ha mosso, tegndo l'nabi­
lità del compagèo.z
All'nizio giudicai nsetsato il comportametto di A, poi
però lessi degli studi compiuti da Giacomo izzolatti sul­
le scimmie. Si sa che la parte del lobo frottale preposta ai
comndi motori cottiete teuroi che si attizato quaèdo
na scimmia esegue mozimetti specifici. Ut teurote sca­
rica quatdo la scimmia allutga la maèo per pretdere uta
tocciolna, ut altro quatdo la scimia tira qualcosa, n
altro atcora quatdo la scimmia spiège qualcosa. Soto
teuroti preposti a comatdi motori specifici. Rizzolatti,
teuroscieèziato dell'utizersità di Parma, ha scoperto che
alcuèi di quei teuroti si attizato nche quando la scim­
mia guarda ut'altra scimmia eseguire ut'azioèe. Per
esempio n teurote preposto ad afferrare le tocciolne si
attiza atche qundo la scimmia èot pretde persotalmet-
Credre è vedere 41

ée ha èlllmlhina, fa unamda nè'aléma slmffia nmeèdemla.


Ll séessl allade éra ulm esse.m i. È nè feèlfeèl daft
feml sémllrdgèamml, nemlté h'mffaumèe léémla dm nè aléml
mndgfgdnl lte aĕemml nna nlllmllina n llfnheéafeèée dmt
femsa dall'hffaumèe di èlm séessm tte llfnhafl mnehl'atq
Jlļ ml le ehhl defe eĕeééname nèa émlsflrfanmlèe fenéahe
mèéeĭa. Slhl ahllma g èeumli nlsslèl aééjfarsi n rmsnlséa
sia al èlséml flfIfeètl sIa al fenesifl flfIfeèél
llfnmuJl da mnallnè ahJmlN Rinnllaééi hm ta defhniéi «èeuq
mlèi snelltil» . QnesJm nenmlèi sdeJég aèlte monkey-see
monky-do, slgffma fede sl fia fa) lmedl siql imlnmml
qnehhm daèneuumatm èei nl émm ianmeèém.
Quahm lnemanhlèi fenéahi si deflèl llfnmeme ner uindh­
lame i flfifeèi di uè'ahJma neUslnao FlEse llllmme lln­
umme nèa sifulanmlèe ièéeĭa fhmInlhe dm lmm lte h'lhérl
sJa faleèdl, e slmse ha smfulanmlèe llfnlméa l'aifanmlèe
dei nenmlèi snelltil. ìnèque m èeurlèi snellkil, azmlté
esseme nna fema lu.mlsméu, samebbeml assam ifnlréaèém nem
la llfnmeèsmlne di dmfemsi as eéém dehha èaéura nfqa, llt
fe ha fahuéanilèe dehle anglèm e dehhe néeènmlèg deuhm ahq
tii Rhéeèmafl sia mueséa lhasse mh neumlèm a esseme lesa hn
alli aèlsluèlsili. Ƒl sluueéél èlè mmesle nmù a ehablmame
uè fldelll inéeĭl dehhe anili dm nè ahéml iem uiudmlame
se sJa l èl eseuueèdl , daél llfaènl.
-medl lte i èenmlèi snetttml abbhanl sfllél , mnlhl
ifnlréaèée èehh'eflhnnmlèe nfana.Ɓ Uèa dehle nmemluaémq
fe dehha èlséma snelme n ha lnlénma. La lnlénma dmneède mn
misuma neéemfinaèée dahh'gfméanmlèe nI ueèmélmi e Ièseq
uèaèJm, e h'mfhtanhlèe dh lnemanhli llfnhesse a flhée mm­
ltmene la naréelInanIlèe dem èeumlèm snellil. Slèl clnq
fmèél l;e, lhmla lmèqnaèéafila aènm fa, ih smséefa nem
èenmli snelltml sil nmfeèuél llsì slfisilaél da deIemiq
èame h'eflhunmlèe esnhlsmfa dehha lanlliéu di hfiJame anmlq
èi llfnhesse e lte qnesél, a sna flhéa, abbma llndléél a
uèa llmaJéemmséila smumsIéafenée ufanaļ la émasfissilèe
luhımlhe dehle mèfl anmli.
I èenmlèi sielltml llèseèélèl anlte nna sgfula:ilèe
42 Che cosa sapiamo della mente

mirmumln dnlln mzilni n dnlln inmnnzilni dngli mlmri, il chn


flrsn spingm pnrché nli ulmini simml i primmmi più mm­
chimmnllici, cmpmci di nlmblrmrn a «melrim dnlle mlmrn mnn­
ti» pnr prnmndnrn il clmplrmmmnnml mlmrui. Lm tnlrim dnlln
mlmrn mnnmi n ndispnnsmbiln mlln inmnrmzilni slcimli clm­
plnssn. Alcni dni nlsmri studi più rncnnmi hmnl dimlsmrm­
ml chn spnssl risulmm dnicimmrim nni bmmbini mumismici, n or­
sn è prlpril m mmln cmrnnzm chn mm impummmm lm llrl nsmrnmm
inmdngummnzzm slcimln.
Bnnché ll smudil dni pmzinnmi sim un mrglmnnml di pnr
sé mffmscinmnmn, il mnrl lbintmiml dnlln Rnih Lncmurns è cm­
pirn clmn unzilnm il cnrmelll nlrmmln. n chn mldl l'mmmi­
mimà nnurlnmln gnnnrm l'immmginn clrplrnm, lm culmurm, il
lingumggil, il pnnsinrl msmrmmml, inslmmm l'intnrm gmmmm
dnlln mbilimà chn dnfinimml nmmurm ummnm? Slnl clnminml
chn nm più mpprlflndimm clmprnnsilnn del cnrmnlll mmrà
uum grmndn ilunnzm nln slll sul mlndl scinnmificl, mm
mnchn su qunlll umnismicl. Dilemmm ll spiriml rimllgnrsi in­
tnrrlgmmimi nlnmmmi sllm nmturm dnllm mnumn (i illslfi sn li
pluglnl dm mrnmilm mi sim nnllm sim nmmimm Indim sim in
Occidnnmn), sm n ˜lll nnl cnrmnlll chn mrlmnrnml, mllm inn,
ln risplsmn.
III

Il cervello artista

eè ÷uestl sanmtlhl, ml nmù qnesulaifl mel lmbDl, nDeèmerò mè


esake ,l mem nrlblekm nmù aèishm lhe abbmlèl affrlètatl
ha ihlslsma, ba nqillllgma e h'aèrlnlhlgma: she slq'n l'aDteo
-he llqa mDteèmefa, eqaééameète, pmsassl ÷uaèml mmsqe
«L(aDte n ,a bugma she mèsegèa a femere la feDmtu»o
ŀlme lbbmaml fmstl, m èeuDlqsmeènmatm hanl llmnmutl
uè nmqlreŤl nrlgreqql èehha slmnDeèqmlèe dehha baqe èeu­
rale mem seèlmei nsmslhlgmsm, ner eqeknml aèalmnnaèml a
slèml h'mkmagmoe slrnlDea e ha peDsenmloe fmsmfa. Sa
haèol sanutl lanmDe ahtrettaètl beèe l'arte, lhe nuDe sm
nrlmuse neb serfelhlo
eè nartmsllare, n lesmtl liemerqm qe esmstaol ul- iferqa­
lg arémstglm. m n uè(1nmtu mm sŤmhm ariqtmsm èel mlèmlĊ ibeq
taèl, gDell slassmsl, rmèaqsmmeètale, mDmmaDl, n)ellhlm­
bhaèl; ner nln n:rh:re meb lubmqml, mehl(eqnreqqmlnmqml,
mehb(mmnressmlèmqml e meb mamamqml. L(eheosl n mètermmq
èabmhe. Sa, olèlstaète h'mèsremmbhle farmetu, n nlssmbmle
rmofeèmre mem nrmnsmnm l melhe leugm uèmfersahm she trasleèq
naèl m slfi e ghm qtmbm melhe qmèglle smfhltuo
Porà sem rarÙ ÊP ÊÙsmtl lssur¼ö a molti sösilhlgm e
antrlnlllgm sulturalmƅ mlnltuttl, la ssmeèna qm lssuna mm
nrnlmnm uèmferqalm, keètre b(arte è la qunrema selevranilq
ne mehl(mèdmfmmuahmtu e mebb'lrmgmèalmtu umaèe, ml qunreml
aotmmltl llntrl h'anmlèe lmfehhatrmse mehha qsmenna. L'lbmeq
nmlèe n legmttmma, tuttafma èeh nreseète sanmtlll qlqter)ò
she ÷ueuhm ,mferqalm eqmstlèl mafve)l.
eèoqnmtuétl uèa nremeqqaĊ ÷u:nml na)hl nm nmverqalm
44 Che cosa sappiamo della mnte

tréhséhsh, nin ne $ i hl ruili mffensi tfuéi nt shtssunt


lulttra e smfiltue í lkhtrl ste seza sulétrt nin sg sarebbuq
rl fmsserenf stmlh arfsism; shm nln smgisist ierm lte l'arte
sgt fel ttttl slgeetfft e trbmtrtrht i ske nin esmstqi leeq
gm unhfersthi;
plnmtfi ht qtesthine mn terfmnm mmfersh e tssmmtki
she l 90% mellt ftrmeJu lsserfatt mn tfvhti trthstmsi sht hnq
nitto mtllt mi¿ferenst nh sulurt l, imù lmnmstfente, ntl
ftréelli nel vtnmhtire m(tstt, e she sili hl 10% smt suééi
nh legeh nmferstlm siftnh t uJf m lerfellm tfanm. Il 90%
hmiuttbmlu tllt stlurt fhene stunmtti mtllt ftuuhlr iarte
nellt eente em ( smm ste fh silmti irenne hl nime fm stirht
melh'trtee -i3e sshenshaél, ierm, ii sinl hnteressttl nln
gmu tlle hnshnhte ftrmtsminm mnmltte ntlle shnglle stlture,
bensì tl 10% unmferstle. mfurstfente mtm smlislf, iggm
glm slmennmtf htni il ftnttggmi fh iiéer fermshsaru le liri
lingetture tnthmsstnmi ml serfeeli hn ftnmurt mmrettt· ef
efnhrhst; íshsée tnlhe un neillgmsfi s;e feshnmsse lt
ntift fhssmilhnt: ml fmi silleut Nefmr Ze,h l'ha btttu:natt
qnetrlestethst»;
ìh resente hi mnipmtti t leggere testh nh stlrit mell'arte,
mn itrtmsiltre qtehli ske itrltnl nelbt retnmlnu fmttirhqt
tll(trte hnnhtnt, e hi triftti l(truimenti tssam mnturessanq
tee prifmtml ner un téthfi t érts¾erhrsm nell(Inmmt ferhq
nhintle e t eutrmtre hl ftfisi vrinsi meelt net ptrftéhn
she rmstle tl XIƑ sesili e tllt n1tstht mem -hilt figura 3.1).
per gi 1mmtnhn ptrftth ( gl suiremi sh3blli fulla ƭazht,
mellt sensttlhtu, fellt simiistesst, nellt fmgnmJà e fell(uq
leetnnt fkinmlh, hnslfma mh tttéi qttntl fh ( mh bulni
nell'essere flnt; lln s'( na sttimrsin n,que, se la sul­
étrt ( flléi vella;
ínnure gli inglesh mell'eiist fhéélrmtna ske la finerl
ner et nrift filtt rhftserl sgifenthn mn ntrte ner lt liri
irtmerhen mn itrte ier itrt mgnirtnpt.
Osserfarini she h senh ertni érinii grtnnh, h fhtnlhh
trliii ltrgth e la fhtt trliil sltthle; Nin sekbrtfa ,t
fert mintn nln ert retlisthlt, e quhnmh ert l(esnresshlne
Figura 3 . 1 w Pa-vat", sposa
deF d"o Shlva; dnastva dev ‘hola,
çII secolo dcoGia).

mm un'trte irmfmémft; ƌmsseri ll séessl melle seèsutem n1¾e


nm tjurtki e meMee fmnmté¶re rtjtsétnm e fig¶en ske rméeq
èeftol irmfe mm irlsieéémft e nmsélréee
Neènt stierll, m fmétirmtnm gmummstroèl e(trte mnmmtèt mo
btse tm itrtfeérm eséetmsm issmmenétlm e, mo ntrémslltre, mo
btse t qteMMm neeee trém grelt e r1tssmfeèétee, nm msimrtnmim
èe slrtemeète retliFtist;
Offmtfenée ( uè errlre. Oggm éuéém stni she e'trte èlè
kt nmente t ske venere sin me netem fl; inngere n qutq
nri l slllimre , vrlèni èiè smgèm¾-st lretre uèt siimt nm
smm ske esmsée tl flomie plssi sstéétre ,t ¾itl sku rmiriq
mule slè ner¾eéél retemsfi ml fml gttél, ft nessuni fe lt
itukeru tn lenéesmfi; lin l'trte nin s(eèért slè ml retlm­
sfl, tènm, ( l'esttéi iiiiséi: ( filuttfenée mierbilen est-
46 Che cosa sapiamo della mente

ueranmlne, nmstlrsmlne nehha reaeéu mnéesa a irlsurare ahha


fente sensazmlng nmasefllg.
-ertl, nln ( slel Ĩnestl. lln basta mnsattm irennere
un'mffaumne e straflluerla a sasl ier irlnurre arte sanq
ske se 1 -almslia, nlfe fmfl aéuamfenée, flhf ll sanq
nl . s s ) La nmstlrsmlne nef'essere «eeumttmfa». ee irlbhefa
.

alhlra nmfenta: qnannl ( affessao qualm slnl ee eeuumo


Ero seduto n un tempio n Ńnfma e mi trovavo n na
siesmahe slnnmnmlne nm simrmtl quannl flrfueam le nmesm
eeuum unmfersaem nehe'arte, he nmesm eeuum ske fahulnl ier
qnalsmasm smfmhtu e suhura ssm fena ha tabeeea). e La ssehta nee
nuferl nmesm ( arbmtrarma, fa segumafl e'lrnmne e slfmnq
smafl nae irufl.

F• 3I4CI F4GGI àNIERSAFI 34LL'ART4


PRNPNSE 3A V.S. RAMACAN3AÈ

e . Iperhqle
2. FWggrrppWmentq perdelleuq
D. iiqlrziqne di prqhlemi perdetliui
4o IiqlWmemtq mqdrlWre
5. CqlrWilo
4. SimmetriW
m. nuveriiqne per le dqildedeze iqipelle e per le ingqlWit-
n. Fifeliziqne, rilmq e qrdne
9. EqreiŠriq
10. (elWforW

per mheustrare ha prima legge, h'mierblhe, rmslrrerò a un


esufiml trattl nah slfilrtafenél anmfaee e, iresmsa­
mente, dalla psicologia dei ratti.
effaumnmafl nm nlfer mnseunare a un rattl a nmstmnq
uuere un quaĒratl Ēa n rettaoulll e Ēi nlo Ēarglm oesq
sun irefml quannl fene n quanratl, e n iesnettl nm
slrfauuml quannl fene un rettaoulhl. prestl l'angfahu
aiirenne ske mh re anulhl smunmfmsa smbl e slfmnsma an aim
ire::arll, anske se n slfilrtafenfsta nlo ha fetterebq
be slsì. -lfunque, nmsmafl ske slfmosma a lrmentarsm
Il cervello artista 47

fursl gh ruttaèulll iurmkb iruƧrossu jl ruttaèulll ah duat


nratl.
Nu iruèfglkl un ruétaèulll ig: stJuttl u luèul u hl frt
strgakl al rattlD fufrukl stu laègkalu irusurgssu gh sut
slèni ruttaèulhl ah irukl, un duanél nuranéu ulu usiu­
rmfuètu ta liirusi ha ruulla fulla qruétaèullarmtu». Il
ruttaèulll ig: strutél u luèul ( qig: ruttqullaru» full' alq
trl, u ii: rettaè6rlleu è 4 euttaèulll Ui: il elttl ll lUm
iru::a.
Ctu slsa s'untra ıtél duusél sln l'artuo
Prlfgakl a iunsaru lllu sargsaéuru. Pur ngsuuèaru an
usufigl uèa sargsatura fg Rgstarf lgxlèD l'artgsta flfru
siunursm gnazgtutti stu sis'ta n siusualu ma sassua numŷ
BBux irusgnuèÉuD lssma stu slsa la ruènu ngfursa fa tuééu lu
altru. fuhg salsllaH iur misì fgru, la fufma fatufatusa fg
uttg m flmtg kassh g, ha sl rau al flltl ng lmxiè u ltéguèuH
slfu noƨuruza, n èasl h¶èul u urlssi u nuu slirassmq
ulga susiu6lglsu. Quustg traéÉg slkatgsu fuèulnl ilu assunm
uatgD gè faègura fa irlfurru n'gkkaugèu iu: «èmxlègat
èa» fg lgxlè stussl. Un brafi igttlru irlsufu alll stussl
mini quaènl sursa nu ngignuemu un vuln mhtmatél;2 gh saroq
satuiséa sg si1uu imù gè lu, ngsuunaèni , fimél mhu a rgq
furu, fa stu aiiaru èlèfgfuèl im: ègxiègaèl ful furl
luxlè; ìunquu, èlg sm slfilrÉgakl imlirgl slmu g mattg.
-ku slsa s'eèéra éuttl dueséi sin oh nmsslrsl uuèerahu
sull'artuo r gafl al brlè:l -tila ng Parfaég: aèstu mug
fal6lnl u-g stussg irgèsgig. Iè shu klnl l'artmsta ta usirest
sl l'ussuè:a fulla suèsualgtu sufiluo Ha irusl la slrka
sufkgèmhu kufua u hu ta slÉtrattl la sirka kasstihu kum
fil, lttunenfl uelèfi s½ng, 6elèfi fglèshg e vitl älttgle;
ilg ta assuèéuatl ma fossuruèpa; Ih rm´ultatl ( anaéifgsaq
fuètu èiè slkuèu, fa ( uèa nua mlhtl sunsualu.
Purm iltru a ussuru suèsualu, usirgku foungéu, slmilt
stun:a u ura:ua;
-lmu ta ltéunuti quusi sanguèéu uÚuéém hl ssuléire fuh
XII suslllo -u slni ilsturu stu slnl gkilssgbglm iur un
ulkl, a mausa nug fnmllg Ğiisto fall'aèaéikga iuhfusa,
48 Ce cosa sapiamo della mente

falla st.fattra felle fertebre llfvarm e fall'anulll tra


sllll e slril nel seflre; Il olo iltrem sttru nella ilsmnml­
ne nella fea neanste se fllessm; tna flna, nfese, sm sta
seza sslr:l. L'artmsta, ftnqte, fmsrta tnl sitnml tstrattl,
ske fesmomssl qsianml fellt ilsttra», slttrae la ilstura
ktscilu fefma tģa ilsura sule fefma, ilm assenm
tta la nmÚereza. E ske slsa lttmeneo Uèt trmilt, eeeuaote
lessione o tribhanga, n ci lt testa è mnslmnata nt , latlD
ml tlrsl ( mnslmèatl nal laél liilstl e m smtoskm slol irltesm
fm oulfl oell'altrl seosl; Wllt smne, skm utarfa l'liera
èln iunsa cte lt smuura ´mt aèatlfmsakente sbaulmaéa
ierctb nesstol itò tsstfere Ĩtella ilsttra, fa umtnmsa
pavatm nt silenfmfa fea selestef Qtella sstlttra assam
stuuestmfa ( 5 esefimi nel irmosmiml meel'miervlee oelm
l'trte fmaoa.
Qtestl ier qtaotl rmutarft flltm, strmsattre, slrim e
vrlènm fella f1tstma ne- -tlea. St ske nmre fel restl nel-
C' arte, slke l'astrattmskl, l'Ğiressmlomskl, ml stvmsf o
-lfe itòD la fma telrma, roste slll sliosmtre a simeuare
ml sa´smnl fm trtmstm slfe pmstssl, Vq Glut, Slnut, łu y
Sllreo
per rmsilnfere alla flfaona, lsslrre toti::are le irl­
fe ste slnl stttu rassllte stfil etllluÂsl, n iaricllam
re e'liera nm Nm,l Tmoverueo, ske a O flrf, letre fennl
seslll sa, sloftsse eleutotm esiermfeètm stm itlsmèm fm
uabbmaèl realef
Wiieot usse ntll'tlflD ml itlsmol fefe ml ltnul bessl
umtlll nella ktfre slè a vella kacc a rlssa stlla itom
éa e slkmosma a besstre lt fassit ier siefere smvl. La
madre riurgita il cibo semidigerito èul becco aperto ful
itmsmol, ml Ĩtale ll moulma selmsec Tmoverueo sm skmese: q-lm
fe ta il itlsmol t rislolssere ea fanreo persté oln stmem
fe ml smvl a tè famale l a tè tlfl fm ias´tuumlo»s
Nslirì stu, mo efsettÂ, ea ftfre olo lsslrruft. I itlsi
reaumrevberl èelll stessl estttl flfl fafaètg a tn bessl
smotl qske irmfl fm tn fmotl slril kate l.
perstb ml vtlsmol ieosa ske ll ssmeo:mttl slo mo kaol
Il cervello artsta 49

un bessi fioéi sit ftfft gtbbitni? Ɩiiské ssiii feeet


fmsmioe ( rmfurre te fmèifi m stlsilh e i irisessh oesesstrh
t sifimeJe nt neéer3motét iiertpiioe ssi3e Jmsioisseq
re et ftfre), oee siJsi nm kmeiinm fm tèom nh efieuphioe ie
iuMsioi nm gtvbmtoi retle kt tsqumshti me siosetti she l' igq
geéti luoui sio uot ftsskmt risst ( sefire ttttsstti t
unt ftnre, topisté t n kthtee futtnte i t uo eéiliui
krlizioF o . Il pulcno ¼uèque FfJnttr lr Di¼öo¼aona sµatgq
sémst ske eshste mo ètturt e tssufe qml lngi iggetti uhtlei
sin ftsskhr risst ugutee et ftfft», se3ilmfmstnfi ml
irisessi fm eetbirtphièe e Jmsitrfhtonism uo stssi nh stq
thst sifiuttpmiotee.
È uè'miitesh ietusmbmles St Tmobergen ssiirì iih ske
niè issirreft oeffeni un shnéi bessi; prese uo euoui
btstièe uhteli sio ére srisse risse ske èiè sifhgitft ier
omeèée t n bessi, e i iulsmèm ei besstrini imù nm qutnéi
tfrebberi besstti un bessi feri: li ireferiftni t quelli
femi, beoské nio glm tssifmulmtsse tfsttéiN L'eéieiui tfe­
ft riftti n suierbessi e, sio ie eiri serfeee1i, m iueshi
fm utbbmtèi nifetteJi ieosrre qUtu, she furtfmgeit! » s
W ske s h mefe ie seoifenio Niõ e i stiimtfi sin iresmq
smioe, ft ( efmmente she, oelle fhe fhshfe nee serfelli nem
iuesmni, esiséièi smrsuméh neuJtlh ireiistm t rhsioissere n
bessi submti fiii et sshiuFt. Qutoni fefioi uo bessi,
quei oeurii sm ttiftèi e, firse t stust nelle liri sinesq
smiom, rmsiionioi sio ihù eoéusmtsfi tl btséioe strmtti
ske a un bessi femiN Può ntJsm ske hl stfii reseééirmtee
nem oeuriom sikirennt lt regiet qpmù sioéiroi rissi s'(,
feulmi (». -isì, tnske se hl btstioe oio sifmgeit t uo bes­
si nep p ure p er uè pulcino e'igge ttö fintö attmfa p iù
- -

feee'iuueééi feri m oeurinm rmfeetéirm mee bessi, nth qutem


itrée fersi ml smséeft lm3vmci efismintle mel ihcciei cerq
feeli l'entusmtsftnte 3esstuuhi q-'( uo suierbessi!» e il
iuesioi oe rifroe 1stottéis
f essi lt fit bttuét shotee suel'trée: se m utbbhtnm retlm
iitesFeri tfere uot uteleJmt m'trée, fm tiieomemebberi uo
eunui btséioe sio re strmsse risse, ei uutrnerebberi sin
50 Che cosa sappiamo della mente

fene)axmlne, hl nagke)ebberl mmhmlnm mm illlarm, ll sia­


me)ebbe)l pmsassl, ka nlè sanmrebberl nershéĊ ne sareb­
be)l -nsqéaém qshe se Dln slmmghma a nmente. fsaétameète
quelll she susseie alŔ(annassmlnatl i(arte quaèil slk­
n)a quam)m im slDéemnlranem, mh sul atéeggmamentl ( md n­
émsl a quelll mem nulsnm im gabbmaDl )eale.
ID alre narlle sln teDtaifm em errli, sln l'mntumnmlèe,
sln m- genml, g-m art7stm tanèl sslne)tl m nEnsinm iguraifm
flDmamennahm mehla g)ammatmsa ne)sentmfa e lm usql ier
s)eare l(equmfaheDne umanl mel bastlne a tre srmsse taètl
amanl iam nuhsmDm nm gabbmanlc ƔasslDl slsì glm łeèry
Sllre e m pmsassl;
'mnlneįm k: ml f:nnaggml im nlte) eįse)e femmfmsana snerm
meDéalmenne. È nlssmbmhe analmxxa)e slD tesnmske im ssan­
smlne m neu)lnm ieh gm)l fusmflrme ske reagmsslDl slD slrq
xa iafannm a menermmn:tm flln7. Whsui neurli sm anifql
slll se m flltm sm nresentql n un: se)ta n)lsnentmfa, menq
t)e alrm, llsalmxxatm nmù n alél, )msnlnmlnl am flhtm mn qualq
smasm nrlsnetémfa sm n)esentmDl smm nrlfmhl, im trlnte essV)V
pensl ske se sm 3lsérasse a una ss7mma il )mraétl submsta
mm un: sua simmhe, ne) esemnil iue muįm slf):nnlsnm slltm
m: nUlsnenémfe imferse, quem neurlni se)ebrali sm sune)aénmt
fe)ebbe)l, slme sm sune)aétmfanl, naf:Dém ah hungl bastlq
ne sn)manl mi rlssl, i neu)lDi )-felanl)i mel bessl nel serq
felll dem nulsiDi; lsì sm snmeg:Dl, sléél ml n)lfmhl neurahe,
Pmsassl e ml submsml.
mèlra hl nar-aél mehla nrima melhe kme legi ,mfersalm
mell'a)ée,4 l'mne)blle slme sune)sémmlll,s e i slnl affalq
sl mehh'etlhlgia, mella neu)lnsmslllgma e mella nsmslhlgma
¼em ratnm ner i--ustrare slme mai ha geène ami l'arte èlP
)e:lmséms:e
La seconda legge, nmù fasmle i: sanire, ( ueŔla mel Uag­
grunn:menél ne)senémflV
Qu:sm éuéém slDlįslnl le mm3agmni-nuxxle, slme quella
mel ialmaéa mm Rmcha)m )egl) . WŔl'mnmxml l'mmmagne .­
gura 3.2) sm naUe slll n(:sslxx:glm: nm m:sskme, ma ml serq
fehll fmsmfl sersa mm )msllfe)e ml n)lbleka ne)seéémfl e mm
Il cervello artista 51

.. . .
.

� ..
. ..
....

Figura 3 . 2 . Il c9ne d9lmata di ich9rd §regor (foto di Ron James).

ériftre n sensi tl ltis: miii érenét i qttrtnét sesinnm


ntggãtiihtfi i frtmmenéh neC fimi gitséi, éttti tCC(mf­
iniffhsi fa tl sti piséi e tlMa fhoe mnnifhmthafi ba stglq
ma mel ltne.
Ptãe qttsm nh seoİmre hC leãvelli lerstne nt ´iltzhlne tl-
BB enhgft ierseééifi. Ai ent ãhtslhtmi t liCCegtne gCm ebeq
feném e t mmsé1gtere M(iggeééi, inibtbmMfenée m lenérm fmq
6ivi encefWlici inviFno Wl 6i6temF limv i c i n me66Fgglo dl
simmhsftshine lÁe mhle «AÁ, elli un iggeééi, n stne» i
«ílci n voCti».
L(esemvhi meM mtCftét è filéi hfiirétnte, iersÁé sm rmq
sirmt sÁe lt fh´hioe è tn irises´i tssth lifilessi e ´ifiq
sémltéi. AnlÁe ien gttrmtne Mt hù sefilhle neCle slene sh
meİée mo fiéi tnt lifililtét gertãlÁmt mh mhntfmsÁe, n
iãisessi a ihù sétmh. A lhtslni séammi, qttnni sh arrhft t
52 Che cosa sapiamo della mente

unt sleuKglnu itrngteu, iur usumigl qutnfl fmunu rgslèl­


ssgutt unt itrtu fue stnu, fg ( , igsslll suuntlu fg urttg­
sgstnglnu, uè qfssl! » mègngtlu, u fgunu gnfgatl tulg sttfg
irusufuntg uè kusstuugl s u gnlnunzt u asglgIt e'nhturml­
ru slrruetnglnu trt strttturgstgstu fue stnu. È attrtfursl
qnustl gnussl irlurussgfl stu h'mkktugnu sg slkieuta,
irlfnsuèfl nue sgstukt hgfbgsl me urtnfu «fssl! » fèteus
La fgsgrèu somiglia ±rltr più alla rgsrlÊzgrèu progressiva
fg irlbeukm sslmu ge quglsl fuelu funtg flkanfu») fg
ântètl nln iunsgtkl.
We irnsgigl ful etuurniitkuètl iursutifl tttgnulnl
o tbblèftnnt smt e(trtu mèfmtnt sgt l'trtu lssgfuètteu, ft
su nu surflnl tnstu uhg stgemség fue klnml fulet mlft.
Qutèfl iur usumigl unt flnt ft t stru siusu u slkirt
nnt ssgtrit t itle1i rlssg, ilg surst uèt ulnèt stu sgt tnq
st'usst t itle1m rlssm. Purstbo ee suèlkunl tt t stu aru
slel slè et iubbhmsgtu u mh mtrOutmnu l sh fmsu qualslst fg
flhtl mnturusstnéu n kurgtl the(lrutngnntzmlnu fuh surfulq
elo -rufl stu sgt furt lt suslnft giltusg u shu gl fltgfl
fue rtggruiitfuntl stmt nule'uflhunglnu subgtt fte surq
fueel ¶mtnlN
Lt fmsmlnu sg uflesu slirattuétl iur iurmuttursg mg nfg­
fgfntru ueg luuuttg nlnlsttntu gm mgmutgsmr. llg tfussl
èln su nu runmgtml slètl iurstb, su sg uutrfgtkl gntlr­
nl, fumgtml slll luuettg bun fusgngtm, mt irlfgtkl t mkq
mtugntru g èlstrm antuèttm irmkttg stu, surstèfl fg rgslnl­
ssuru g slntlrèg fm uè lulnu srt eu truknlu slulgu nullt
slrustt, sm rguugtftnl n sgkt tui tlburg. 'gkktumnu suh­
lt rutmnt rgftnft slel tqtm srtĤuntg ugtheg fg eulèe su­
±gèascrsi dal fogliame, ma gl sistema fgsgvr « a» cte le
irlbtbmegtu stu tuttg quum frtkmuni muehl stussl ugthel tiq
itrtunuanl t luuuétm nifursi sono itrg t nurl: ussm mufonl
iur slrnt tiitrtunuru te fufusmkl luuuttl. Il sgstukt fgq
sifl eg slllugt, btsannlsg snllt sl t slkilussgft musgnu
stu ( , eulnu u gnfgt un iltuntu qfssl » mg tffurtĞuètl
tl smstuft lgfbgsl, mh uteu mgsu tulg lkgngmg mm sstiitru.
L'ussgttnmlnu u e(tttuènglèu stmfletnl ge sgstuft lgkbm-
l ceoello artsta 53

cxu A ewMx w ewnx ch- l'xcchvx è wbbvrwbx da -n vbà çwrmvw­


lv svli w xgg-bbv sv r-gvsbrwnx d-glv «Eccx! » w xgnv sbwdvx
d-llw g-rwrchvw fvsvfw. Ch- cxsw c-rcwnx dv pwi- un çvbbxr-
x nx sculbxr-? C-rcwnx di g-M-rwr- fvU jEccx!» fxssvbvl-
vn çvU wr-- fvsvf- fxssvbvl-, sbimxlwndcl- cxn quwdrv -
sculbur- çvU dv munbc l- wfr-bb- sbvmclwb- lw fvsbw dv sc-­
S- Mwburalv x ieewg-c r-wlvsbvch-. A b-n rvsl-bb-r-, nxn è
na cattiva dezione di aqte.
9-nvwex wd-ssx wllw terza legge, qu-lÜw d-llw risxlfmixn-
dv frcbl-ev f-rc-bbvfc c d-l jnwscxMdvMc fisifx».
pxm'è nxbo, un ccifx Mudx f-lwbx -ccvbw - s-duc- exl­
bx çvU dv n nudc w cxlxrv dv «Plwwbcw») P-ichR? (L'inb-r­
rxgwbcfc u fcsbx f-r lw frvmw fclbw n-l X s-cclx dwl svlx­
lxhx cndvwnc Abhcnwfwgfftw.m IM sxndx, -ss-ndc eclbx
çiU iiccw di vnsxrewmixnv, lw dx—w nudw dcfr-bb- wbbvfwn
r- mxlbv fvU n-urxnv)
Cce- hx sfv-gwbx, vl c-I-llx uewnx sv -fxlubx n m­
bc-Si wlbwe-Mb- evm-bvcvM Prxfcwmx w veewgvMwr- dv sbw­
r- vns-gu-ndx unw cceçwgnw - e-mmx wllw n-bbvw ibbw)
Occxrr- ch-, w xgSv sbwdvx d-ll'wmvxn-, lw fvsbw fwrmvwl- d-l
lĆx ccrçx svw wbbwsbwnmw çvwc-fxl- dw s xlwr- uM'flb-­
rccr- rcc-rcw - dw -vcbwr- ch- cv scxrwggvwmx - rinnccwmx
wli' xbv-bbvfx) n wlbr- fwrxl-, lw cxMn-ssvxn- brw c-nbrv fcsvn
ec - c-Mbrv -mxmvcMwlv wssvcfrw ch- lx sb-ssx wbbx dv c-rcwr-
lw sxlumvxn- svw fvac-fxl-, cxe- lwebvccwrsv sxfrw un
summl- è fvwc-fcl- gvà exlbx frvmw d-ll' «Eccc ! » kvnwl-)
AMcxqw nw fxlbw sv trwtw dv fqxduqq M-l c-rv-llx quDtv
çvU «Eccx! » fxssvbvl-.® L'wt- ki‰urwtvfw sv fuò cxMsvd-rwr-
o c-rbx s-Msx vl fq-lvmvnwr- fvsvfx d-ll'xrgwsex.
Fnora abbiamo analizzato tre h-kkiį iperbole, raggup­
çwm-nbx - rvsxlumvxn- dv frxbl-ev f-rc-tivv. Prcew dv
si˜c-d-r† xlbr- fxrr-c sxtbxlcn-wi- ch- c-rcwr- d-glv i­
e-rswlv wrbvsbvcc nxn svgnikvcw M-gar- nR l'-ncrm- vmfcr­
bwnlw d-ll- singxl- culbur- MR vl geMix - l'xriginwlibà d-i
singxlv w bvsbc. AMch- fxsbx ch- -scsbwnx dwff-rx d-ll-
l-ggv unvf-rswlv, qfwl- fwrbvcxlar- l-gg- (x cxebvnwmvxn-
dv l-ggvm f-ngw uswbw dvf-nd- sxlc dwll'ng-gnx - dwll'vnĢ
54 Che cosa sappiamo della mente

buvmvxn- d-ll'wrbvsbw . --nbr- Augusb- ¸xdvn - H-nrw


€xxr- hwnx çnbwbx sxçrwbubbx wllw jhxrrw», 9am Gxgh
- Clwud- €xn-b vns-rvrxnx iç-rbxlv n nx jsçwdvx crx­
rwbvcx» wsrwbbx: l- lxrx sxSx rwçç- c-r-brwlv iS i sxnx
rwççr-s-nbwbv, l'unx wccwmbx wll'wlbrx, çunbv wdvwl-nbv
d-llx tçwdvx crxewbvcx wzvchR d-llx sçwmvx cwrb-svnx. Dv
muv l'-ˆvcwcvw d-l cxèxr- jmxn r-wrvsbvcx» d-v lxrx gvówsxlv
x F-ll- lxrx niS --, opportunamente accentuato . Quesi
du- wrbvsbi hwnx wnch- cxnusx fxlubwe-nb- i cxnbxmv
wfvmchR chv guwrdw cxnbvnuv w cxmc-nbrwr- l'wbb-ndvxn-
suv cxlxrv, Albrv çvbbxrv çxssxnx sc-glv-r- dv -swlbar-
cwrwb-rvsbvch- wncxrw çvU wsbrwbb-, cxe- l'xVbr-gg6wrw
- l'Íllumvnwdvxn- ńn 9-rr--rm.
9-nvwmx xrw allw quarta legge, mu-llw d-ll'vsxlwe-nbx
rxdulwr- x d-ll'wą-nuwdvxn-.
»n mudx wçç-nw wbbxmdwbx dv Pvcwssx, ¸xdvn x ~lveb è
wsswv çvU sugg-sbvfx dv unw dxnnvnw nudw vn muwdrvcrx­
riw. ASwlxgm-nb-, v bxrv d-ll- çvbbur- ruç-sbóv d-lla gsxb­
bw dv Lascwu , çur -ss-ndx s-eçlvcv cxr- dvs-gmv wmvrwbv,
dwnx d-l bxrx n'vVewgvn- wsswv çvU incvsvfw -d -fxcwi­
fw dv unw hxbx dGll'anvrwl- çubblvcwbw su jNwbvxnwl G-x­
grwçhic». Eccx ç-rchR qualcunx hw lxniwbx vl hwrxsx whx­
rvsrw jIl e-nx è çvU».
€w ç-rchR il r-nx è çcU? Nxn è un çrvncvçvx cn n-bbx
cxnbrwsbx cxn lw çrÍew l-gg-, xssvw cxn l'vç-rbxl- ch- g-­
n-rw unw s-mu-lw dv jEccx!»? Un çwginxn- dv jPlwwbxw»
cxnb6-n- rxlb- çvU fx wdvxni - dxfr-bb- -clvbar- rxl­
b- çvU wr-- - exlbv çvU n-urxnv c-r-brwlv; ç-rchR, allxrw(
nxn è çvU b-llx d-ll- çvbbur- ruç-sbrv x dv n d6s-gnx dv Pv­
cwssx?7
Lw sçv-gwmvxn- d-l çwrwdxssx sbw iS un wlbrx h-nxe-nx
fvsvfx, l'«w -nmvxn-» . Sv sw ch- nxn çxssxSx -ss-rcv sveul­
bwi-wr-nb- du- mxdulv dv wąvfvbà n-ural- sxfrwççxsbv,
B-nchR vl c-rf-llx umwnx cxnb-ngw c-nbx Vvliwrdi dv n-urx­
mv, m-ssn rxdulx çuò sxfrwççxrsv wll'wlbrx; o wlbr- çwrxn
l-, c'è n cxllx dv bxbbigiw n-ll'wbb-ndvxn- w lwusw d-l muwl-
cv sv çuò cxnc-Sbrwr- sxlx su n'-nbvbà wllw fxlbw.
l cervello artista 55

I d-tt prnftp-et ree-ttvt aeea Sorbtd-, feessuosa igur-


fi.Stntee dee pagtnoe fentraee provengono dat fontont
dee forpo. Ie folore dele- peeeec te foeore det f-pelet e aetrt
ditt-get sono irrteev-nttc -nzi dtstr-ggono lmattenztoni
d-eemeeeSento essenzi-ee su fut doNrebbe fonfentrarst: t
fontornt e e- forSa dee forpo deeea r-gazza. ļSettendo
get eeeSentt trrCeev-ntt d- uno sfmtzzo o da un dtsegnoc
l m-rttsta rtsp armia al cervelo molta fatica, e gliene rispar­
.i- -nfor- dt ptù se -ffenu- t fontoi per freare n «suD
pernudo2 oc per fosì dtrec un «nudo -e qu-dr-to2.
Lþtpoteit st puT veififare fondufendo esperiSentt fon
ee tentfme dt if-nstonec per eseSpto fofrontndo ea riD
sposta neurale -gei sfmizzC e aeee fartf-turi fon e- rCspost-
aeee boto - folort. vljre prove niuroeogtfme -ss-t fonvtnn
fentt provengono d-t baSbtnt -uttstiftc -lfunt det qu-et
m-nno e- fostddett- sindroSe deeemi iot savant. hebbene
si-noc soto Soett aspetttc det rit-rdatCc presentano tsoee dt
effezton-ee t-eentom
Per eseSpto ·-di-c nm-uttsttf- di finque ni, -vev-
str-ordn-rte dott aiittfmeE oentaeSente Soeto rtt-rd-t-c
dCfev- soeo pofme p-roee, eppure f-feva stupendt disegni
di f-v-eetc gaeet e -ltrt iS-eX. Un suo f-v-leo pare qu-st
ealzare fuori d-ee- tee-: lo si fonfronjt fon queelo tnerjic
eXdtSension-lec eeeSentare ttptfo dt qu-st tuttt i b-Sbtt
dt otto o nove -nnC o -nfme fon 5 beeeisstSo disegno di
Leon-rdo d- Vtnft igura 3E3).
Effoft dnque dt fronte -lemenes‡o p-r-dossoE CoSe
puT n- b-Sbtn- rttard-t- dtsegn-re n f-v-llo fosì beeD
lo? La rispost- st-c - Sto -vvtsoc nee prtnftpto di tsoe-­
mento modulare.
Nee feHeeeo dt ·-di-c Soei o forse -ddtrtttur- e- S-gD
gi F -F)e dei Soduei sono dnneggi-i d-lem-utisSoc Sa
estste unmisoea dt tessuto forttf-ee ntatt- nee eobo p-rtetaee
desyoc suel- quale fonlutsfono utte ee rtsorse atenttve. E
Ce eobo p-rtetaee destro è preposto -l senso deel- forS- -rn
ttsttf-. h-pptaSo fme ma quest- funztone perfmNc qu-ndo
è eeso o n -dultoc l senso -rttsttfo sfoSp-re. I p-ztenti
Fiura 3o3. (am Cavallo disegnato da Nadiam auisica savant, a—metà di cinqme
annir bv Cavalo disegnato da Leonardo da Vmcir (c) Cavalo disegnato da
mn bambino normale di otto ani. l disegno dp sadia o i gran lnga più
ranato di qmello del bambno normale di otto annim e non sfigura davnti
a qmello di Leonardo (anzim forse U iù bello!mr Le figmre (am e (cm sono tratte
da Nadia, di Loša Selfem riprodotte per gentile concessione dellm Academic
vress (seÛ Yorkmr

vimé di n itus ché hw lésx vl hxbx fwriébwhé déscrx fn­


nx diséki fn urxffx débbwkhvwbi, mw frvfv dv vvbw é dv fi­
kxré vcxnxkrwhicxo PxvchR bubbé lé whtré wréé cérébrwhi érwnx
dw—Ggkvwbé, Nwdvw hw jdishx wcx» bubbé lG rvsérfé wbbéui­
fé suh hxbx fwrvébwlé désbrx, svcchR il Vxdulx déhlmwbbvfvbà
wrbisbvcw n divénubx vférzvxuwncé é hw frxdxtx sufér­
bé rwffrésénbwmixi dv cwfwhhv é kwhhvo Léi n bubbw nwburw­
hémmw ikuxrw lG fwriwbvhi vrrvléfwnbv, L cxmfibx ché nxi
«uxrVwlv» wffréndiwmx n ni é ni dv sbudixo pxufér­
mw lw fwhidicà délh'vfxbésv vh hwcbx ché créscéndx Nwdvw wb­
biw dw n labx féssx vl sénsx wrbisbicx( dwlh'whtrx rikixrwtx
h'wbilibà férbwhé.
¼i è uå albrx é›érlix nxå menx inceressanté. ¹beve
-ihlév, déll'uuiférsvbà déllw pwlvhxrnvw, hw sbudvwbx sxk­
kébbi ché férsc hw eézz'ébà sfihfffwmx rwfvdwménbé lw dé­
rénmw frxnbxbémfxrwhé( Lw svndrxmé frxkréssvfw ché
cxlfiscé v lxbi frxncwlv é cémfxrali, Vw vvsfwrmvw i hxbv fa­
riécwhvo Alcfnv fwmvéubv( ché frmw déllw déVénmw érwux
frifv di bwhéubx wrbvsicx( cxVvnciwux wlh'imfrxČisx w fwré
quwdrv é diséki béhlvssvVi. Anché vn quGsbx cwsx fédiw-
Il cevello artista 57

ác wll'cç-rw vl çrvnlvçvc dv csclwe-nbc ecdulwe: quDdc


bubsc glv wlbrc lcdulc l-r-brwlv ncn uMmvcnwnct cl scgg-bbx
leclfççw M cçbrszccnwl-nbc d-l lcbc çwrcbtwl- d-sbrc.
Aln Snwd-rt vn Amsbrwlcwt lxsbc-i- wddcrvbbmrw lh- sc çcs­
lwic lcb-rwr- c bwl-Mi nwslcsbc swrwlvmmwndc b-lscrŲ-w7
á-nb- çwrbc dc lbI-llc n eclcnbwrc ncrewlc. S- lb sm- slx7
çéibb swrnnx lcMf-rrwb-t lv bixf-r-mc dwČ-rc dwewnbv
Cl «.irwbil- rondx nuxvx» bvxlwtx dalha őirCnFw dv
Shwk-ss-wr-.s
Qm-sbx mv sugg-rcsl- n wlbic qb-rrcgwnec: ç-rlhR glc
ésl-rc fewni lr-wnc b wlecrwnc l'wrb-?Į ňc gcà wll-—wbc
wd wlluMb sxb-zcwlc rcsçcsb-t ew fcrr-c -sscir- cl lcil-b­
mc vn lwnv-rw svU -sçlclcbw. 9v scnc wll-Mc quwbtrc cscb-7
lct n-ssMw d-ll- qfwlc -sllfd- l'wlbrw.
Prcew vsxý-sc: n l-libc ç-nswr- lhbt unw eclbw -eclmbvsi
glc uMce-rswlv -sb-bvcc (lbr lcnec lceb lw slxl-rbw, cl ivlx7
icslce-nbc - lw ewMvçclwmccn- dv cgg-bnmt -ssv svDc sbwbv
cç-rsbcexlwbv wrbckclvwlr-nb- wnlh- s- lw sneclwmvcn- ncn
sbrfcea n lwi-rw dvr-bbw wllc slcsc wdwbiec (è M çc' vl
çrcMlcçcx d-llw swllwrviwt lh- hw mn lwçxrb «cç-rdcll-»
sfi ncn hcn-Mdc nR bM-igcw iR nubvcl-nbcm .
S-lcidw vçcb-sc: lc.- suggbrcbc d w Mcll-rt l'wbclibà wrbv­
silw çuò -ss-r- ndcl- dv -ll-ll-nb- lxcrdqwe-nbc xllic7
lwnx - nmvcnwr- lce- lwrb-llc çubblclvbwrvx dc bucnv g-­
i ç-r wbbcrwr- scb-nmvwli çwrbn-r (lw b-crvw d-ll'wvb- ccm-
«9-ngw w f-d-r- lw hw lcll-mvcn- dv swrfwll-»m. È un'vçcb-sv
brvllwnb-t lhe ç-Hò nxn rc çwrb lxnecnlbný-. Nxn sçi-gw n­
‡wbbi ç-rlhR l' «cndvlé dc lccrdcnwe-nbc» wss w lw lç-lvhv7
cw hcrrw d-ll'wrb-N Dcçcbfbbc n-ssfnw dcMnw, n-wMlh- lw
siù wllésw ‡-listw, n Crw C FC un uxmx lhb sw qila­
lwr- - lk-rrfmmwrb, wMlh- s- bwl- wbclcbà lc.çxrbw M -ll-l7
l-Mb- lccrdiMwm-Mbx cllhic-ewMc. Ŋnscmew i dcewn7
dx: ç-rlhR Mxn uswr- 4 qdvl- wsswc çvU dvr-bbx, lce-
l'wbclvbà n-l rx lxn l'wHlc c n-l lwnlcc del gvwe-llxbbx (lh-
rvlflbw s-nmw dubbcc wbbrw-nb- vn n uxmxm?
T-imw vçcb-sv: Sbbeb Pvi -r è lcMecnbc lh- lw g-Mb- wl7
òfcsi cç-r- d'wrb- s-rlhR scic s-gic dv rcclh-mmw ccn cfv
5n Che cosa sappiamo della mente

brwsm-bb-r- vl m-sswggvx jPxssv-dx fm Pvcwssx, uvmdv


wvfbwmv w dvspxmd-r- v rc-v g-mv cxn b-» . p qf- svw sbw7
bx w n vernissage sw ch- c'è d-l f-rx vn qu-sb'vd-w,
uwrbw vçxb-sv 'qf-llw ch- çres-rvscxm: l'wrb- sv è -fxlfbw
cxm- svmflwmcxm- fvrbfwl- dv ftw r-wlbà. S- vmmwgvmvwmx
fnw cxsw, ç-r -s-•çvx s- ç-mscwmx wllw çrxssvmw cwccvw wl
bvsxnb- x w um vmmvn-nb- vmcxmbrx wmxrxsx, sv wbbcfwmx
moli d-gli sbe›si liqluvn n-frwli lhe ›i aivano quwnd: st
cxmçv- l'wmvxm- f-rw - qf-sbx cv ç-rm-bb- dv çrxfwr- glv
sc-mwrv cxm umw svmflwmcxm- vmb-nwr s-mzw sç-nd-r- l' -7
m-rgvw - s-nzw cxrrer- v rvschv vmçlvcvbv m-ll'wmcxn- f-rw,
¼v sxnx, ç-rò, lvmvbc -fvd-mbc. '-fxlfmvxm- hw swbbx vm
mxdx ch- lw mxstrw cwçwcvbà vmmwgowbvfw - lw svrtlwmvx7
m- cnb-rmw - mxm kxss- cxsì ç-rk-bbw dw sxsbcbfcr- la r-wlbà.
»m ximcd- wl qfwl- d-b-rrqwb- mfbwzvxmv wf-ss-rx ç-rn
m-ssx dv veħm wgvmwrsv um sxmbfxsx bwmch-bbx vmf-c- dv
bwnch-bbwr-, x dv svgfrwrsv 5 xrgwsmx vmf-c- dv çrxcurwrn
sv fmw cxmçwgnw cxm ctv wf-rlx dwff-rx, dvspvcvlm-nb-
dvfxnd-r-bb- v sfxv g-nv, I lvmibv wllw cwçwcvbà dv cr-wr- sv7
mflwmcxmv vnb- - erwmx sxrs- wncxrw çcù -fvd-nbv n-v nx­
sbrv wmb-mwbc. P-r qf-sbx, çrx„wbvlm-mb-r -ssv çrxdfss-rx
cäwgvi r-wlc 'l'wrb-m : ç-r çrxcfrwrsc Mx sc-mwrvx jcxm7
cr-bx» vm cfv svmflr- jf-r-» cwcc- wl bcsxnb- x isbrfvr- v sv7
glc. S- cxsì pxss- sbwbx dwff-rx, çxbr-mmx cxmscd-rwr-
l'wrb- lw jr-wlbà fvrbfwl-» d-llw Nwbfrw (cxm- vl mcx cxng-­
gmx cxm lx sç-cchvx ch- cxns-mb- wv çwzv-nbv dv f-d-r-
muxf-r- vl brwccvx swmbwsmwr cvò ch- mxm xbrebb-H: pare
cxm vl sxlx wfsclvx d-ll'vmmwgqwzvxn-m,
imcbc dv sçwzvx mv imç-dcscxmx dv wnwlvmmwre vn d-bbw7
glvx ute l- wlbqe leggt, rw renmvxneqò l'flimw dell'elenl:,
ch-, çfr -ss-mdx ç-r mxlbv f-rsc lw çvù cmçxrbwnb-, è wmch-
lw çiù elmsivw: lw letasxrw. n lenb-rwnmrw uIwr- lw m-nwsxHw
svgnvpvcw wccxsbwr- df- cxs- wççwremb-m-nb- mxm cxrr-lwb-
ç-r m-bb-r- q -fvd-nmw wsç-bbi cmçxrbwmbv dv a d-ll- df-
'cxm- n-llm-sçr-sscxm- jfmw lwcrvmw sfllw guwmcvw d-l b-m7
çx» cxn cfv cl çx-bw vndiwmx Rwbvmdrwmw Twgxr- d-scrvss-
vl Twj Mwhwlm . x t-ssx sv çtò swr- cxm l'wrt- pvurwbvfw, Sv
Il cervello artista 59

ç-nsc all- lxfçc- biaccia l-llx Shifw lanmant-, x Nabwiw w,


iahhcg¡iabx n um brxnzx l-lla lcnwsbca l-c phxlw figura
3.4): lcf-isw.-ns- la quansx h-c- cl cicbccx lmwrb- fcbsxrcanx
Sci G-xig- Biilčxxl, ch- l-hcì la Iculuiw «n exsrx
m-nmacxlai-», Mxn anx çi-s- alla l-mb-iau 'pissà ç-i…hR
Bcidčxxl nxM gctlccafa mxIbic glc ang-lcu px.- .-licx
fc assccuix ch- sxIs-d-r- scù Âiwcccw ( wmasxrccw.-nb-
sxlIcÂcl-, e-nr- ae-r- d-ll- alc s¡ll- scaçxl- nxoĠ

FiWura 3.4. Shw.a danzante, o Nataraja. S¼u,ura in cupro,ega delFa d"nasia


dew ChoFa, XIII seco,o.
60 Che cosa sapiamo della mente

Le fllte brtssmt sgfblleggmanl m flhtg tttrgbutg ngfgno


fm Łml, e h'qehll ng sulsl mè sum latart t ntèKa, èlèsté ha
ftnnt stessa, slèl uèt fettslra nehht ftèna slsfmca e
neh smshl nellt sretnglèe e nella ngstrunmlèe suè smsll èel
quthe gm slkvmtntl Frem lyme srenefa serktkente) V
Qttsm tttte l e urtèng liere f'arte, lssgneètalm l gèfmtèe
cte smtèl, slèl neèse fm kettslre e ttnl igù hmfehlm nm sm­
ngsgsatl. I
Tutém savvmtfl she le fetaslre slnl gfilrtanég, kt
èln stimtkl iersté. persté èlè ngre «Gmtloetta è sahnt e
sulifa» tnnmsté «Gmnlguttt è ml slhe» o1 e Qual è la base èeu­
rahe nelha fettsorto Ll ggnlrmtfl, ft èeh saimtlhl N teè­
term ng ntre tlsune rgsnlste ahl(1terJlgttmfl.
Nlsmlllgm e tètrlilhlgm suhturthh rgftnglèl ftle quaè­
fl uèl ssgeènmatl tssermsse ste la bellennt, la strgtu, la
imetu e h'tflre slèl slll gh ttl nehl'tttmfgtu èeurlètle,
ft mh elrl ngstviuntl ntsse nth stmsl tssuètl s;e svgegru
uè senlfeèl slfvlessl èem teri nelee sue iari slstoy
tneètm sml «rmftnmlèosfl») smnmsmstg btètlmnnarll. per sa­
imre vers;é è un eJrlre llggsl, gkftgmèmakl ste ml sga
uèl ssmenngttl nee mmII seslml s;e gutrnt flg e et flstrt
vtrtner EskeJtmna sare h(tflre. Aèahonnl ml serfemll nm
fskerthfa e fm fmsl tutél qtelll ste tffgeèe gè ussl duaè­
fl sate h'aflre: fm svgegl l(tttifmtu neh sul settl e neg sulm
nuseeg mvlétetfmso, fm gnflrfl s;e neterfmètto veitgng
fenglèl mmberttm tssgeke thht vrletttmèa, m(l lèe s;e sty
flrmsse la sesrenmlèe hattut, e slsì fma; Ne a duel i,tl fg
rmflhgeste t lem ngceènlĊ «Sa slke, è tuttl qumo Il tul
tflre nln è retle, è slll unt quesémlne ng s;mkmsto»,
Esfuethfa tfPebbe rtumlnu fi PgsilnfuPvm: «vl slntPtPgl,
tuttt quest(aétgfmtu serebrtle ngflstrt s;e ml to tkl faf­
verl, she nln stl t1ueènl, e nlfreƟƟe reènerém vmù smsurl
neg fmem sentmfentm»N La stesst trulfeèttnmlne ftle ier
l'arte, la vgetu, h(uflrmskl.
Le leggm nehht èeurlestetmst esaurmsslnl ml ngsslrsl suh-
C' arteo ll, naturtlkeèteċ ml fml è slll uè mèm:ml. NiuPl
verò no tfere flrngtl suguerofentm utmhm t nelmèetre m slè-
Il cevello artista 61

bxmv dv unw uburw b-xrvw d-ll'wrb- - w illusbrwr- vM ch- ex­


dx uM n-urxscv-Mlvwbx fxbr-bb- c-rcwr- dv wkkrxMbwr- tl
srxbl-ew.
ʼnx td-w ch- rvsxlver-rx lw qu-sbixM- -sb-bicw quwMdx
cxefr-nd-i-ex r-gltx l- cxMn-sstxi srw l- br-nbw wr--
vvsvv- d-l c-rv-llx - vl svsb-rw lvebvcx (MxMché lw lxrx lx­
gvcw vnb-mw - le lxrx bwsv -vxlubvv-m. AlfeMw cv swrà ciwrw
la nwbusw delle conessioni, saremo più vicini a colmare
l'wbvssx ch-, cxe- xss-rvò f-r lw frtew fxlbw C.. Snx ,
s-fwrw lw culburw scv-nbisvcw dw qu-llw uewMvsicw.
Fxrs-, tn qu-sbx I s-cxlx, svwex wl'wlbw dv nw Mmxvw
erw vM cuv lw sfecvwlvzlwlvxM- è d-siMwtw w declnwr- - w lw­
scvai- il fxsbx w uM nxv-llx nwlcvr-nbx.
N

Numeri viola e ormaggi piccanti

Conosci il mio metodo, Watson: si basa


sull'ossevazione delle nezie.

SHERLC° HÉLEO

N-l mIm s-cxlx lx scv-zvwbx vvbbxrvwnx Frwncvs Galbxn, cu7


gvnx dv Chwrl-s Dw in, scxtrì n k-nxV-nx Vxlbx sbrw7
nx: c-rbé térsxné, cÌé t-r wlrv f-rsv -rwnx t-rp-bbwV-nb-
nxrVwlv, quwndx t-nbvfnx unw nxbw Vutvcwà- védefwnx
cxn glv xcchv d-llw V-nb- fn twrbicxlwr- cxlxr-. Il dx b-7
mxll- -sw sxssx, vl kw b-Vxll- wllfsix - cxsì fvw. Gwlbxn
chvwmò qf-llw cfrvxsw …xmkfsvxm- d-v s-nsc jscm-ss-scw»
'dwl gs-cx synaisthésis, t-sc-lvxn- smflbwn-wm . Ad wlcfnc
svn-sb-bvcv wnch- v n -rv -fxcwnx cxlxrv. Oi fxlbw ch-
sv brxfwnx dwvwnbv w un cvnqf- n-rx tf unw twginw bvwncw
'x w fn cvmqf- bvwncx tu unw fwgvnw n-rwm, lx v-dxnx cc7
lxrwbx dv šxssx (x dv un wàbrx cxlxš-). l s-v è vérdé, vl sétb-
vndwcx, l'xbbx gvwllx é cxsì vvw. Gwlbxn sxtbénévw cÌ- lw sv7
n-sb-svw rvcxsrévw m-llw sb-ssw kahglvw, vl ch- è sbwbx cxn­
k-rmwgx dv r-c-nb- w Cwmbrcdg- dw Svmxn Bwrxn-Cxh-n.
Benché tiw nxta dw ðère n tec xlx, ha sinestesia è tbwta
t-Hhxtvù rvb-nubw unw Ãurvxsvbà - l- n-urxscvez- - lw tsv7
cxlxgvw nxn sv sxnx Vwv d-gnwb- dv cxnsvd-rwrlw 4 s-nx7
V-nx n-urxlxgvcx sérvx. -w qu-sb- jwnxVwi-» 't-r uswr-
vh b-sVvné cxniwbx dw hðVwt ~n vn La struttura delle ri­
voluzioni scient fiche) pxssxnx rve-lwrsv wsswv vmtxrbwnbv
t-š hw scv-nlw. Cérbx, l tvU déll- fxlb- sxnx bufwl-, cxV-
lw b-l-twbcw, lw cwtwcvà dv tv-gws- v cfcciwv cxn lx sgfwrt
t Che cosa sappiamo della mnte

do e la fusione a freddoc .a quando sono vere possono


modififare radifamente la direzione d lle riferfMe in n
dato fa.po e produrre una riNoezione sfiinti ifa.
Pri.a di tu to Nediamo fom'è stato fnora inteso il feD
no.eno deeea sinestisia.
hobo state avanzate uattro spiegazion'. La prima è ea
più semplifeĝ i snestetXfi sarebbero matti. È na· reazione
equebte tra gli sfie:iati; se qualfosa non si afforda {ob
la teoria geberaee fo.ne.ente affettatac viene nasfosto
sotto il tappeto. La sefonda spiegazione è fMe i sinistet(fi
sono drogati. Per ea verità non è un'idea del tutto peregrin
nac in quanto la sinestesia riforre più di frequente tra i fa
uso di LSD. È n buon .otXvo per fM(edersi perfhN aefune
sostanze fMi.ifhi la indufano se la (ndufono davviro).
La terza spiegazione è fhe i sXnestet(fi riportano nNon
eontariamente -la .ente rifordi fanili. ;orse da piffoli
videro sul frigo di fasa dele falamite raffiguranti il fin­
que rossoc ie sei azzurro i ie sette Nerde e il rifordo si fissT
n .an'era 6deeebiee nel eoro ferveleo. oi è sempre semu
brata un- spiegaziobe assurdac perfMN se fosse questione
di rifordiO fo.e potrezbe la sinestesia averi farattere fan
miliae? (A .eno fhe ee falamite non si tras.ettano di paD
dre ib figlio o la tendebza a metter falamite sui frigo non
riforra nelle famiglie Ċ . . ) La quarta spiegazione è più sottiee
e fa appeleo aele metafore di ordine sensoriale. Il lnguag­
gio quotidiano è riffo di metafore sinestetXfhe fhe attran
Nersano l'ntera gam.a sensoriale. Prendi-mo la frase «il
form-ggio Cheddar è piffante2t Piffante signififac -lla
letterac «pungente2c .a ie fár.aggio non è aguzzoc bensì
morbido. ¶-tural.ente ntebdiwmo dire {Me è il usto a
essere «pubgente2c fioè «piffante» : si tranta di una men
tafora. o- il ragionaSento è viziosoĦ perfhN fattX usia­
mo per ea sens-zione dee gusto un aggittivo fome «pif­
fante2c fhe ib origne riguardava il tatto?
IJn fa.po sfientififoc un misnero non si puT spiegare
fon 5 aetro .istero. ®ire fMe ea sinestesia è solo una .en
tafora non fhi-risfe nuleac in quanto non sappia.o fMe
Numeri viola eormaggi piccanti 65

slsa sma ha fetaslra u slfe sma raiireseètata èeh surfuhMl.


Aonm, mnltinnl irlnrml h'linlstl: ha smèeséusma n uè suèlt
muèl s=èslriahe ha sui base èeuEahu fa sursrta èeh merfehhl
e, se rmussmssmfl a trlfarha, slrsu ltturrumml natm siermt
munéahh ske sh slèsuèirebberl fm frme huse su asvettm iiù
ueýsmfm nehha keèéu, slmu ha fuéaslra.
perské la smnestesma n stata slsì a huèul mnlratao La stl­
ria dela scienza può darci utili ièdi'i n tal ţensl. n ueèuq
rahe, ieèsl sma hesmtl fmre ske, ierské uè'aèlfahma slèqnmq
stm mh nirmttl nm essure sIunmata nahha ssmuènr ussmsmahe e nm
rfere uo sul sia'il nm néuresse, nufu slnnmssrre tru req
qumsmém. eo nrmfl hulul nef'esseru un seèlmenl ha sýi
reahtu sma nmflsIrrbmhe, sil( nefe vltersm rmiuéure 1 slnfm­
'mlni ni assurtaél slètrllll ssmeoémtisl. Io seslènl hulul
nef'essere simeuabmhu mè base a irmosmim e fussaèmsfi umu
slèlssmutg; n tur'r hulul nefu aferu srèseuneè'u nm faq
séa ilrtaéa, ske suiermèl mh rmséreétl afTmtl mè sng sm faèmq
teséa. prennmafl ier usefiml ha tuheiatgaĹ Se sosse , sum
èlmenl rerhe, afrubbu slèsuuuen'e rihefaoémssmmu, smsshé
slnnmsferevve mh éurnl srmturml; fa nln slnnmsta mh irmfl,
nerské olè n rmienmbiee mo slnfh'ilnh slèérlehanu; Nlo savq
niaml èeffeèl se n 5 feolmeèl rurhu; bislgèa mmeéq
teru sku iiù la sm fmsura imù sm rmnuse e questl ( sefire
un bruéél seuol. Oiiure ireènmafl hr trasslrma'mloe
baétermsre Ɩaresskm anm fa sm sslimì ske se sm futéēfanl a
slhtura nue siesmu nmferse nm ineufrsrsstm, ha seslèna
snesme lssufefa maPatIuris she huhha i mkaV Ao:i9 ha trr­
sflrfanmloe iléefa essere innltéa aoske slhl ustJaennl
mam baétemm una nata slséaè'a skmfisa sske luum skmafeq
remmo DNA) . 'espeimento fu presentato su una presti­
gilsa rmvmséa en era rmietmbihe 1 slnnmnmlèm slèIrlhlaée, fa
u inlraél ierské nessuèl iýssì a saiire duahe fessait
sfl siieuasse mh feèlmeol. -lfe sm iléufa slnmsmsare ih
iatmlil uredmtarml n una slséaè'a skmfmsao plm afes
atslo e Fraèsms -rmsO nessrmsserl ha séruttura a nliima
ehmsa neh DNA e nesifrarlnl mh slnmse ueèetmslƅ e u slhl nlq
il duesél flnnafeènaee irluressl ske ha slfunméu ssmeo-
66 Che cosa sapiamo della mente

tmfsa sm eètusmasfò, rmslèlsseèdl l'jfilmtaè'a nella traq


ssorma'jlèe vaéée.msa.
łl imlfatl a sare quahslsa dm anallul sln la sğestesja,
studjaèdlha jè haTlratlrml. i serskerò irmfa dj ttl dm
dmflstrare ske n uè seèlfeèl reale e èlè uèa saèéasua;
ilm eè,serò C fessnmsml ske iuò snmeuarha jndauqdl
ske slsa assade èel sevehhl; ne slsterrò ske n una sjnq
hPlme sarisa di plteP iale, n muqtl Uuò sUmeuae sŋe sl­
s'n ha fetaslma, slfe sj n efllutl jh hmèuuauuml èeh sevelq
hl e slrse aèske slfe n efersl C neèsjerl astraétl mè sum
taètl essehhmafl èlj esserj umanm.
Per duflstrare ske la sneséesja n n seèlmeèl reahe, m
fmem slhhegku e ml avbja l fessl a iuèél n test shmèusl ier
l'ineèémfsa'ulèe nem srmntlsmnesteémsm. Inaèzmtuttl avvmaq
fl reshutatl due sğest åmsm ske fenefaèl j èmerj slhlra­
i mh 5 ferneD C 2 rlssl ess.) e avvjafl saéél fenere hlrl, sul
flitlm neh slfiuter, 5 mnsmefe sasuahe dm è ske mèshudeq
fa ahs,m 2 djsilstm mn faèuera da slĬare na ira uelq
fetrjsaŸ Uèa nerslèa èlrmahe afreTTe jfnjeuatl feètj
seslènj a njstmèuuere jh rmanulhl sormatl daj 2 igura 1 .8,
i; 2è)c feère j èlstrm snestetjsj hl k:nl fjstl jcfedmata­
feète, mè quaètl m 2 rlss7 sijssafql sulll sslnnl dem è fer­
dm igura 4.1). È efmnente ske j suèesteéjsm èlè slèl na''m;
slme ilreTve 5 ia'nl afere un reèdmfeèél suie.jlre a
quehll nj un: ierslèa èlrfaleo f la rmsilsta def'essere
seèslrmale, èlè vasata sull'asslsma'jlèe nemlèisa, Uerq
ské n quesål sasl mh sluuettl èlè fenebTe aƣsattl la siuura
uelfeérmsa. Slåtlilèeènl dem flllèéarj a questm e alérm tesé,
aTbjafl ssliertl ske ha sjèestesja n assai ijù djssusa dj
quaĥµo sj sredesse n Uassaµo ½ Pe n a eta na persoPa su
dueseètl.
ŀke slsa rl v osa ha qnnrlfe? Ɣel 1999 il fml ahhm�fl
fd Huvbard e jl aèalz'affl jl gjrl stsjo.fe, la strut­
ra nel hlvl temnlrahe ske slèieèe l'area del slllre V4
dessrmtéa na Sefjr ZeOm ZeOj e Sar7èj, 1998). La V4 n h'aq
ea ske ehavlra m datm rmuuardqtj jh slllre, fa sm asslrq
geffl ske h'area dem nuferm, suln h'area skeD slfe dj-
�� s s s G
.
.
J e
J t� 5
s J e
l 5
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s 5 s 5 s
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2
s s s 5
5 s
5 2 5
s 2 s
s s
s 2 2 2
s
5 5 s s '
a
s
5
Figura 4.1. «Test cliico» della snestesia. Sul monitor appare na seie di 5
disposti a caso nella quale sono inseriti dei 2. Le persone normali fano
molta fatica a individuare la igura geomerica nascosta formata dai 2 (in
questo caso n triangolo). Invece i snestetici, che vedono i nmeri colorati,
la ndividuano subito.

flqéraol Àhm qınm mlo l. oeurlmmrÀri, è nrenlqta ahha


raUUreq.oIaKrlP. fmqmfa nem Puferm9 l. err mlntmÀua .
duaqr la tlmmafa igura 4.2). lln mm nrrve ,a nurr mlmPq
mmnuzr: ih iil n­ù mlfne nm qmPeqteqmr è quehlr oufeq
rlŷcrllru e mm mlhUì mke h. nue ar.e slqq.rl mlqì f­mmo. o.h
mud.qmcl hlbl I.fUlral.c p.Pqmml ahhlrr mh. o.­ qmq
Puqt.tmmm qm Urlnumr uè'attifazmloe momrllmaéa, mlfe o.m
UaKmeotm mlo ari saoIrqfr sqm f.nr mh maimtlhl I). -lè la
nif. eza mŋe l mausarhl olP è n'l±UuµaKion.Ŷ ma uPa
futrKmlo. geP.Immr Peh merþ.hhlN íqnermfeoém mlonltt­
mlo he PeuUlmffagioi figura 4.3) suÀgeUmqmlol mh.,
duaonl Àurrnrol nem ouferm ­o bmroml . oerl, m s1eqI.Imq
mm reÀmqérmol ,'atifaKmloe n.hh'area n.l mlhlr. oeh À­rl
suqmslrm.Ni
or uhturmlru Urlfa nehhr J.lr­a n.hh'rtifrKmloe momrlq
mmaIa n feouta Uer maql na ýo'lqqerfaK­lo. rem.oIe -m qma
68 Che cosa sappiamo della mente

Figura u.2. Cohe si può notfre, l' fref dei numegi e l'fgef del cologe Ù4
(bifncf e hgihio chifro) sono contihue nel hiro fusifor›e del lobo tempogf­
le. ' «ftivfzione ncrociftf» di queste due fgee è fogse lf bfse neugfle dellf
snestesif. Si vedf fnche lf igura 4.5.

fl hfvtttuth io un ulfl itrshaCfeote tHrlfttlnéhHl Hke


ireseottft uot Hlo)Ctftét smoeséesmt. W )tust nm 5 mhtetq
él nem ihgfeoti mel )lol snellt retiot)n nin vemeft l(mnéeri
snettrl )riftém)in mt qutonl gutrmtft i ouferi feneft
HlllUh Hke tltUifenth olo mhstiogueft. Lh meʼnhiftn Hlo velq
lt kettslrtn qHlllri ftrnmtom» V Nunilnhakl )ke Ĩuesél
tH)ant ier)tén nloisétoée mC nhseİtl meh re)ettlrh rethomHhn
le tree )lrthHtlh nel )illre slol olrmtlh e hl slggettl fm aHq
)ene hn ftoiert ionmUettt tttrtfersl l(tttmftshlne mnHrlHhtt
tr ndotta dai oumePms Cm irre nr irlfr she FfeoiF)e ho
ftiert mefohtmft l(hiltesh melC(tssismtnhloe nefioh)t:
)lfe iltUebben mnttttin hC olstrl itsieoİe Uh)lrntre unt )lq
st Hte olo kt fth fhstlo
ptrthHllare moteresstoéen tn tlHunm shnesteth)h toHke m
numerm mofhshvhlh efl)tol )lllrhs Ne ier esefihl n 5 è
ireseottél mi ltél rhsiettl tl iuntl nh shsstsmloen )hrHlo­
nttl na tltrh ouferi Hkhamtéi qmmsérattlrh»n le nersloe
Numeri viola e formaggi piccanti 69

FiWura u.3. Il cegvemlo di n sinesteico visto df diero. ufll'immfhine, otte­


nutf con l'MR (risonfnzf mfhneticf ftzionfle), gisultf che, mentge il si­
nestetico hufgdf dei nuhegi mifnchi su sfondo hgihio, si fttivf fogtemente
lf Vu, l'fgef di elfmogfzione del cologe. Tfle fref non si f½tivf se hli stessi
numegi sono hufrdfti df a personf nogmfle.

ninftlh ¿téhstni t nhséhnguenli igura 4.4). Queséi eʼn¿eééi,


neshnhéi qt¿¿illtfenéi» (crowding), nin ( stustéi mt unt
mhfhnushine nell(tsuhéu fhshft nellt fhshine ienhsenhst,
nenské he femesmfi numeni fiene nhsinissiuéi subhéi se h
nhséntééirh sini elmfmntéhN L't¿ʼnilltfenéi sh fenh¿hst ienq
shé m ouferm shnsisétoém nhsértggini C(tééenzhine mtl num
ferl senértlef
t un shneséeisi, ske sife shhunque tléni nin nhsiniq
scerebbe il è t causa dell ( aflllamenéi, ll identifica lo stes­
si nenshé li fene rlssi; hn tléne ntniCe, tns;e , nuferi
nin fhsivhee 1 ftnient sinssit efist un liline. Rhéengi
quhnnh she e'tééhftshine insrishtét sstééh nnhft nelli sét­
nhi in suh hl nufenl rtggm,ge lt sinstieflleKst siossht
e s;e il silire efistéi sht éntsfessi hn seguméi tm senérh suq
ienhiri mel serfeeli, mife fhene ierseihéi hn ftient sinq
ssit e ustéi ien nenunre rtshintlmenée l(hnenéhéu mel nu-
'

2 _,

+ 252 +
2

Figura u.u. «Numeri invisibili» . Quanio una persona normale guaria ih


pnto ii fissanione (iniicato qui iah segno +t, non fa fatica a iistnguere
con ha visione periferica un uico nunero. Ma se queh numero è circoniato
ia ahtri numei contigui, la persona normahe non ho iisngue (figura a sli­
sra), a causa ii un effetto i affolhmento. vh sinestetico, invece, riesce a ve­
ierho perché ho ieiuce ial colore.

.ero.2 Ie feno.enoc .oeto st.ile a queelo deeea qisione


ciecac di cuC mo pareato nee capttoeo e , spiegmerebbe ancme
percmN .oeti stnesteticC usano i colori co.e stru.ento
.ne.oicoc ad ese.pto per i.parare s nu.ert telefonicC
e ee scaee .ustcaei.
­o.e .ai si verCica l'attivazioe incrociata? PoCcmN pin
corre nelee fmigliec ( lecito pensare iMe sta deter.nata
da n gene o da una serie di geni. In cme .odo agisce ie
gene «cattivo»? ;orse tutti noC nascia.o co n eccesso
dt conessConi neuraei. Nee feto molte connessiont rCdonn
dant4 qengono «potate» per produrre l'arcitettura .on
dueare carattertstica del cerveleo adueto e io sono convtnD
to cme neC stnestettci il gene delea «potatura» sia difettoso
e provocmt 'aivazione incrociata di aree dtstinte dee
ie eeeo.§ ¶ob st può però escDudere iÊe sta no squtein
brio cmi.ico a ndurre l'attivazione tncrociata di regCont
ceFebFali contiguec con funzioni prevaeente.ente indtn
pendentt.
­iò cme scopri..o in seguito fu aniora più sorprenn
dente. oostra..o ai nostpi due sCnestetici i nu.eri ro­
.i V e VI al posto det nu.eri arabi 5 e 6, e eoro et riion
nobberoc .a non li videro ioeorati. È un rCsuetato .oeto
Numeri viola e ormaggi piccanti 71

jfilrtaètu, mku njkldtra mlku èlè sja h'uè jtu èufurjma,


busì h'aspettl fidjfl nuh èufurl a uflmaru ih mlllru; quuq
stl suÚraua ha kil ipltesr, iurché jh ujrl sjorke iresie­
¼u all'lsiuttl fisifl nuj èukurj u nulhu lutturu, èlè a mlèm
muttl ad rattl nj lrnjèahjtu.
llè daiijaml muahu arua irudjuna all'jnua adtratta nj
oufurl, fa la maènjnaIa ij: prlbabihu n C ujrl aèullaru
¼Ù°°'emŌseel snŌsrl. QÊlènl è lusl, i plKiÙèti ƠlĥnÊl­
èl l funuru u rimlèlscuru j èukurj, ml èlè slèl ij: jè
uranl nj eduuujru mahmlhi arjtkutmmjs -lèfursaèl mlè dmjllq
tuzza, mlèsurfaèl h'jètuhhiuuèKa, fa èlè rjesmlèl a saru
ouĤuèl n'oiuraKjlèu sumphicu mlme dimjadsuItu fuèl
tru. Quustl hasmja iuosaru mku, mlfe jh ujrl udjslrfu n jh
mlnuhl nuhh'asiuttl fisrfl nuj èukurj, jl ujrl lèulharu dja
quuhll nei mlècutIg katukaimj lstra tgs
llè tuti j dmèustuimi, iurò, slnl uuuahj. le avbiakl
trlfati ahmi a mui èlè slll j è urj, ka nmtu i uili
nulhl dutt aèa u iurfèl i kusi null'aèèl uflmaèl mlllrjs
Luèunì n rldsl, klrtunì n nnaml, njmufvru n uilhhl. llè
m'n na dtuiirsj du la ueètu li iruènu iur mattj! uulhl mtu
nurò krnnl jn mlfunu ujlrèj, fudj u nufurj n h'inua
adtratta ni lrnmèlhitu, C mui flnuhl a fil affjsl dj trlfa
ii: n altl, èulla ujuèKjlèu iarjutl-Iufilrl-lcmjpjtalu
ĶT ƕ), mè nrlssifitu nuh uirl rèuleae igura 4.5). A quuq
stl i,tl jh huttlru èiè sj stunjru nj aiirunnuru mhu h' aq
rua nul clhlru dummuddjfa, èuhha uurarmtil nuhh'ehaTlraKilt
èu mrlfatrma, si trlva irudsl la ujuèzilèu TPƕ, èlè
hlètaèl nal uirl aèullaru sĹ. Puèdl qujènj mhu èui sièustut
Ťjcj a muj i il j u j musj uflmaèl n mlhlru, la rjlruaiKy
zlzilĥň si vÙeitiƠhi Ui: n su, ĥe- 6iel lè6lhlrÙ, sŌmmhé °i
mhjaml «dnustutjmj duperjlrj»V n brufu, du jh uuèu niƧt­
tlsl si usiriku suhutifamuèQu èuh uirl susjslrfu, r uèl
dtanjl irumunuètu nuhh'uhablraKjlèuD sj ta uè «dnustutiml
jèserjlruz dtgmllltl nahl'asiuttl fisjfl su nvuce gh uuèu
sj udirjfu suluttmfafuotu a ,l dtanjl duiurjlruD fjmièl
lh uirl qulharu, sj ta 4 «dnudtutjml suiuileuz dtjfleaq
tl nal mlèmuttl numurj l aè'jmhé nahh'asiuttl fisjvl. 'u-
72 Che cosa sapiamo della mente

Figura 4.5. Aree dellrelfbngfqinne dei numeri e del cnln®e nel cegvelln umf­
nn. (Illustgfzinne di Cfgnl unnner)

siressmioe selettmft nel gene è me rmsulttti nm ttttirm nh traq


ssrmnmine;s
Unt iersiot su muelenti ht lt ttlietu, mee tutti mnutmee,
nm femere m oukerh sieirtth; -ife ftm ml geoe ste lt neterq
fhnt è siiravvmssutio Initmnni s;e, sife èel sasi nell(aq
oefmt fahshtlrfe, fm sht to «imtni segreti», issha she ttlh
genh tvvhtoi ,'tetrt, mfnlrttnte tnnhioe.Ɓ
èt nullu siè6lltrità fuClt sièestusit, èltt nt ki°tl tukq
ii ft ghtnhsttt mrrmleftote, è lt sut nmstrmvunmine: risultt
sette fiete nmù fre uente trt p mttirh, iietm e rifzmerm,
hosimft frt thnh strtftgtnth; È sisì mhttust trt glh trtmsth
iershé gl- trtmstm sioi ktttmŶ i nershé sh esnrmkioi sezt
1mvinminh, i iershé serstni nm tttmrtre l(tttennhine? ĶIl smq
èestetmsi iitrevve senthrsm ioirtti nh tfere lt stesst ireri­
gat-ft n- filtm efinentg iersintggm mee itsstti e nel ire-
Numeri viola e ormaggi piccanti 73

s-nb-.) Ebb-n-, vc icM cr-dc ch- lw fr-rcgwbvfw frincvfale


dv fctbcrv, fcebv - rczv-rv scw lw scllvw c cl Mwrcvsvsrc, cren
dc fvubbcsbc ch- svw èw cwfwcvbà dv cr-wr- m-bwscr- ccrr-lwn­
do cncei wffwr-nb-r-Mb- ncM l-gwbc. Sv f-r -s-mfvc w
ShwÛ-sf-wr-, quwndc sw dcr- w Mwcb-bh w frcfcsvbc d-llw
fvbw: «¹f-giitv, sf-gncbv, br-f- cwMd-lw» .¯ P-rché lw ciwrw
cwnd-lw? Fcrs- f-rché lw fvbw n un cgg-bbc bvwMcc - scbbvl-?
Ŗc, natuqa ente. L- metafore non vanno fies- wlha h-bb-qa
(w m-nc dv -ss-r- schvlcr-Mvcv, rw mu-sbw è n'wlrw sbc­
rvw). P-r rclbv f-rsv lw fvtw n ccm- nw cwnd-la: n -fvr-rw,
ard- f-r brefe berfc - fcv sv sf-gi-) Il c-v-llc urwnc n
cwfwc- Äv cbbvr- ccrrelwmvcnc - ShaÛ-sf-wr- -rw uM mw-src
cn qu-sb'wrb-.
-w scrrulvarc n'wlbrw cfcb-sv, fcnvwr˜ ch- vl g-n-
d-ll' «wbifwmvcn- vncrccvwba» c dell' «vf-rccn-bbvfvbà» sv
esfrvmw nel c-v-llc vn rwi-rw fvU dcfusw, - ncn sclbwnbc
nel gvrc susvscrm- c M-l gvrc wngclwr-. Ccr- wb„vamc ft­
sbc, s- sv esfrvme M-l gvrc husvscrm- sc hw vl scn-sb-bvcc os-­
rvcr-, se vnfec- sv -strim- n-llw gvnmccn- fwrv-bcĦb-mfc­
rc-occvfvbaèe, ccnbvguw al gvrc wngclwr-, sc ha vè svn-sb-bvcc
suf-rvcre. ŕa s- sv -sfrvr- vn rwnc-rw dvusw sv r-gvsbra
n wumenbc dell'vf-rccnn-bbvfvbà M-ll'qb-ic c-rf-llc -
quesbc renÄe fvU vnclvni w cr-wr- m-bwscr- - a ccll-gwr- ccn·
cebbv wffwr-nt-m-Mb- McM ccrr-lwbv. (Dcfcbtbbc, wn…h- c
ccnc-bbv asrai scic rwffr-s-nbwbv n-ll- rwfs- ccricwlv.)
Pcrà sembrwr- wzlwrdwbc, rw frcfvwrc w f-nswr- wl Mu­
m-rcN Ncn c'è nullw dv fvU wsbrwbbc. Cvnqu- mwvwlv, cviqué
ati, cvnque œedv-, f-rstic comu- ncb- scMc wsswv dvf-rsv,
rw hanc vM ccrun- lw «cinmucbà». Lw ccMmtcbà n rwffr-­
séntata in una rekvone abbastaza circoscritta Fel cervello,
l irc ngclar-, f-rccò è fcssvbvl- ch- wich- wltrv ccnc-bbc
wsbrwbi svwMc rwfçr-s-nnwtv M-ll- rwff- ccibvcwlc - ch- ‰lv
arbvstvġ ccn vè lcrc écc-ssc dv ccMnéssv˜nc, rv-scnc a ccrr-lw­
re lonc-i ccn mwkgvcr- swclvbà - rvglvcrc rvsulbwi dv
quwnbc swccvanc l- f-rscn- r-Mc dcbwb-.e
Fvncrw abbvwrc Fvmcsrabc ch- lw svn-sb-svw n uM s-Mcn
m-nd œ-nœcrvwl- wub-nbvcc - wbbvwmc frcfcsbc un m-ccw-
74 Che cosa sapiamo della mnte

Eis.o fMe potrebbe spiegareac soddisfafendo fosì i pri.i


due requisiti fMe- fonsentono a uda sndro.e di essere
fosiderata «seria2 e Wi essere sudiata daela sfie:a upin
f'aee. Nesta da di.ostrare fMe soddisfa anfMe l terzo ren
quisitoc oNvero fMe non ( soeo un'irrieevante ano.aeia e
fMe ee sue i.peifazioni vnno .oeto ae di eà deee'aneddon
to furioso. A .io avvisoc la sinestes'a ( ben più deela
bupa prerogaiva di n istreto nu.ero d' persone. Īon
.e .i aff6go a Wi.ostrarec tutti quaEti siaSoc di àttoc
sXnestetifi.
I..agidia.o uda for.a a.eboiWe tondeggiante dai
fontoi .orbidi e ondueati e una for.a adgoeosa foE '
fontorni aguzzi e rastageiat' Wee vetro rotto igura 4.6).
hono ee pri.e Wue eettere deee'aefabeto .arziano: a si
fM'a.a buba e e'aetra i(i e dobbia.o defidere quae (
buba e quae ( i. ¸sserviaSo bene ee due 3ure e defin
Wia.o. Nee forso dee test Wa noi fondottoc ie 98% deeee
persone Ma battezzato buba ea for.a arrotobWata e ('(' la
for.a afu.i ata. he anfMe voi avete fato lo stessoc siete
sinesteifX. i spiego subiton Guardate ea lettera .arziaĄ

Fũura 4.6. Allf dohfndf «Qufle di quesme due ihure fstrftte U mumf e quf­
le è kiki? », il €8% delle rersone rronde cue mube è lf fihura frrotondfmf e
kiki quelf fcužftf. Dfno quesmf risroste fnche i tfmilt nel cui flfabeto
hfncfno lf «m» e lf «k», i cui conmoni potgebmero gicordfre le due fihue. Il
test dŠosmrf che il cervello elfborf conceti fstrfmmi f modfimà ‹crociftf
come lf «frgomondfteqqf» o lf «fcumnfteqqe». v risulmfi preliminfri df
noi ottenumi ffno pesfe chet nei pienmi con a lesione del hiro fnho­
lfret sifno cohprohesse sif questf cfrfcimà sif lf cerfcimà di cgefre e coh­
rgendere metffore.
Numi viola eomaggi piccanti 75

èa fusmèméa fa éaèta uuèéu ,h,m u slèrlèéaéuha slè ih sul


stlèl. Ɛaèèl âuahslsa hn slfuèuƄ h(asiuéél fmsmfl fm
,g,g ;a ,a âtahméu asira s;u ml sulèl ,m,g, raiirusunéaél
èuhha slréussha tfméifa muh suèérh tsusémsi ful surfuhllD
slèfmfmfu. ee surfuhhl usuuu n(tsérapilnu shneséeéist t
flfthiéu mnsrlsmaéaD rislèlssunfl ha slf,u straééurhséh­
sa stsiruppa fui slèé i, tsiruppt fuh sulèl), usértilq
lanmlll ½ uin6½nmr llll slnsltsilè½ st½ sil ll lutéurl sia
mh sulèl slnl Om,is
sparémslhtru ièéurussanéuD m étfhh, s;u nln itrhanl èb
ssrhflnl h(hnuhusu, lééuoulnl ll séussl rmsuléaél, shss;b hh
suèlfunl èlè n slrruhaél th ftéél s;u ht slrfa tutppt itò
rmsirftru e'tsiuéél fisifl nelht huééura aiiae Wnchu ahtru
sorfu sh ilsslnl assliiiaru th sulnh mè flml tnthlul; su
iur usufiml sm klséraèl a fuh flhlnéarm uèa hhèut sfuftét
u uèa suu;uééaét u sm s;mufu hlrl shu slsa n qrrrr» u s;u sl­
sa n qsssse>>, âuash éuétm assliiianl hsé1émfafunée et hnut
sufaéa slè qsssss» u âtulht suu;uééaéa sln qrrrr».)
Wbbmafl sléélilsél ah éust fm buba-,h,i ianmunth s;u
afufanl rmilrétél uèa huuuura lusmlèu ah uhrl anulhtru sm­
ngséJl uf ussh, nmfursafunéu nthhe iersinu n rftem, ;tnl
asslshaél slrkt u sulnl hn fqhurt stsualu. ln rhusslnl
ii: a slfimuru l'asérapmlèu a flfthméu nsrlsmaéa, tns;u su
slèsuvanl h'ièéuhhiuunnaD slnfuslnl uèa slnfurstpmlnu
siiuhgaét u tiiamlnl slétl ahéJm asiutm nuh étéél èlrftli. È
slfiruèsmbmhu s;u slsì sia, iurs;b ml umrl anulharu sf. igu­
ra 1 .3, i. 13) sm trlfa sérltuumsafuèéu ahl(mèsrlsml éra mh hlbl
iarmuéahu siruilsél ah éaéél u tlha irlirilsunmlèu)D ml llbl
éufilrahu siruilsél ahh'ufmél) u ih hlbl lsshihéthu siruilq
str alll fismlnu . al½ ilsinilnu stratu6isl slnsentu la slè­
furuuèpa nm fmfuJsu flmahhtu suèslriahm nuhea sruapmlèu fi
raiirusunéapmlnm astrattu, mnfiiunfuèém fahha flftlméu,
fuhha rutléu sku si siJslnfa. ìtl i,él fi fiséa hluhslD ha
slrfa astfmnaéa u mh stlèl q m» nlè ;aèèl nhuèéu mn slm
fuouƄ ht slrft n irlmltét mth rtuum hufmèlsm s;u rauumunq
ulèl iarahhuhh ha ruéna, fuèéru mh stlnl n una fhbrapmlnu
s;u sm irliaua èuhl(arma u slhiissu in fanmura suquunphalu
76 Che cosa sapiamo della mente

le tehlnhu taiulhnte nell'lretttml mèéerul. Sa mh terfehhl


estrailha ha taratéermsémta tlfuue nehla «atuièaée''a».
lel gmrl aèglhare tnnl sudu m runmfeuém nelha irlirmeéu
smumsmtafeèéu aua nell'aséra'mlue.
urtké mueséa fatlltu sm n eflhnéa èelm'ulfl u iertt
esmséu h'aséra'mlèu a flnalméu 1trltmaéa? Nu tlrlètmafl
ml merfelhl nem faffmfurm mnfermlr tlo mueģl dm stmmme,
primati u uomini, noiamo n progressivo ampliamento
nulha gmuu'mlèe iarmuél-éufilrl-lttmiméalu u nuh gmrl aèq
glhaUe, mh tum sfmluiil aiiare muasm usihlsmfl èeghm esserm
nfi. -renl tku, all'nm'ml, ha taiatméu nm asérarru sm sma
ufllnéa ier ierfeééurtm dm sliraffmfure sulle tmfe nughm
alburm, nlfu affurrafafl aiimuhm sahéaènl nm rafl mu raq
fl. per tlfimuru éal vah'm bmslna ttu la faiia irlirmlq
tuµémfa nehl'aèglhl flrfaél na vrattma e faèm ssegèahaéa
na reteéélrm dm fnstllm u gm,ure) sm anaéém alh'asieéél fmq
smfl lrm''lèéahu nul rafl sha sermu lrm''luéalu nem raggm
lufmulsm), en n ier mnusél tte ml gmrl aègllare dmfeèém
sefire imù urqnu. Sa una flhéa mke sm u sfmhniiaéa, la
taiatméu nm usugumru uè'aséra'mlèu a fldalméu mutrltmaéa
nmfeèém nè ēsanaééafuèél stmln uu uméērjlrē anaééafuuél
da uul iretunuèéu) iur uhm alér tmim nm aséra'mlèe mo tnm utq
tulhmafl, tlfu lu fuéaslru, lu miurblhm ett;Ļ luhla ssura
bmlllgmta, semuesérare liilréuomstmtafeèée ,a séruétnra
iur monnrha a sflhguru uua fuè'mlèu nmfursa na muuhla iur
la mnalu sm ura ufllnéa n lrmgmnu èlè n l'ettu'mluu, beèsì ha
reglla. Basém iuusaru ahlu lssa nelha faènmblla mèsurmlre
nem eéihm, ttu sm uraèl uflluéu iur la fastmta'mlèu, fa tku
ilm, iur l'nèmtl flégfl nm rlfarsm qal ilsél gmusél al flq
mento ginsµo » , si sono trasformate nel martello, èull' mnq
n1u e uulla séaffa, m éru lssmtmèm ttu èuhl'lruttkml funml
nem faffrfuUm seUflul a unire.
Nlèl irliuèsl a trunuru tku9 èul tlrsl numh'ufllu'mlèu,
aèttu ha gm,'mluu TPO u n iarémtlharu m umrm aogllarm nuq
sérl e smèmsrl abbmql assuèél uo rnlhl tlmilufuèéare
èuh funmaru émim abbaséaè'a nmfursm nm fuµaforu: trunl tku
ml smumsérl funm le fuéaflru a flnalméu mètrltmaéa siur
Numeri viola e formaggi piccanti 77

esefiol qtlĬteehl iosstnte» l qstfhsot skotsslst»), e ol


nestml muelle sitnhtlh sq( ssesl ntl sul imenesttlll» ). L'hq
nlteso nln ( stttt tnslmt femishsttt on ftiemt shsteftfst,
ft, slfe kl sigeettl hn imesenezt, h nue itnoentg sln le­
solno nel ehml tnelltme sonhséml ske kl estfhntél no mesenq
te nln slnl moussoth t ontemimettme imlfembo e fettslme e
ktnnl ttllhtl tnske hl teFt nh bubt-OhOg.
Ńntnu, flrPui nunhsaPu mual)tu iamlla ahh'ufl-unhlnu
neh h1euteegl, ske ( sefime stttt queséhlne slnérlfemst.
Il lhneuteehl ( n senlfenl stmtlmnhntmhl, 1 sug · slttmlm
fessisfm sslfe muelhl ske ( stttl nesonmél qhnshushlne
mhslmshft») sh slnhuetnl sln n enlmfe lesshsl iem imlt
mumme un soséeft tssth slthsthsttl. È ttshle offtehntme
ske unt sonellt stmtttemhstgst, slfe hh sllll hunel nellt
ehmtĕt, ntsst nth imlemessofl tssufull no ftmhtnhlno st­
sutlo, ft ( flltl ihù nhÚhshle stiome slfe n fesstnhq
sfl mellt slfilessotu nel lhneuteegl, tttél mo inufemeq
fllh slfilnenth slrmeltte, ilsst essemso efllutl iem
selenhlne nttumtle hn fqhemt nel tuétl stsutle. -lfe Fh
ntssm nth e enhtg, ntelm ulultth e nth bmlntllho neg nlstmh
nmleenhtlmh lfononh tl mhglglhlsl ellquhl mi nl Nht,e�
sietme l nh un Gelmee Wf Busko -h slnl itmessie telmhef
Wlsmen Russelb Wtlltse slsteneft ske ol fesstnosfl emt
tmliil slfihessl iem ussemsh efllutl ium sehenhlne nttut
mtle e ske mlfeft essemsh stttl un hntemfentl mhfhnl ;
lltf -klfsOy, itnme nellt lhneuostost flnemnt, nhse
mutlslst nh flltl shfhle, . ft sennt hnflstme ìmlf pum
tfkettennl ske il ineuteeol ( tmliil slsostosttl en eltq
blmttl iem esseme efemsl pem iuml stsl tttmtfemsl lt seq
hu:hlnu natuPtlu, lFFurft )tu Fthiaru )untl mihhaPfh ni
neumlno hn unl sitnhl mhstmettl slfe hl smtnhl ium ¾tr
efemgeme nulfu lueem mellt tmsmst. Inslf3t, sezt tstre
il teøfone, nhse mutso ske ( un fomtslll. pumérliil, né lt
telmot nh Wtlltse né muellt no -klfsOy sh ilsslnl femhshq
stme. Unt temnt telmht ( stttt tftnnttt ntl bmolltnée ishslq
llel nel MIT Ntefe pkem, seslnnl il mutle h'efllunhlne
nel loneuteeol nln ( un emtnne fosteøl. -hm she femht-
78 Che cosa sapiamo della mnte

fl rnessl, euli rÚerfr, n ih risuhérél fièrle nehh'efllupil­


èe e so riiaĩe foséerilsl slhl iersté èlè saiiirfl mur­
hi slèl séréO uhi séani ièéurfenmc Ɛl Onea ste muuséa sia ha
séĩrna uiusta, iersté ha sele'-lèe èaırrhe n l'uèisa siie­
uapOlèe ilssibmhe, fr pièOer èoè h'ta rètlrr ierslrsr siq
èl iè slènl. Ƌlfu bilhlui9 èli ireéuènirfl ni slèlssure
i iarnislhari, iersté, slfe nise n irlferbil, n hà ste si
nasconde ih niafrho. Non ci accontentimo di sapere che
l hnuuruuml slrse s- n eflluél réérrfersl hr sehe'ilèe èr­
éurahe, fa fluhirfl sriere quahi slèl séaéi uhi séan- iè­
éerfenO slssir, n éerfii éesèisi, murh n séaéa ha éraieéélq
ria aéérafersl il iaesauuOl ni sOéèess) . L'ièni'il uéOle a
nnif-nurre uh- séanm fa seøsaél, r fil affisl, nehla snlrma
ni buba e OmOm, lfferl èehla sièeséesia; en n irliril mueq
sél esefiil r -ènurfi a irlilrre la «éelrma nehl'inessl
sièeséetisl neh lièuuauuilzc
-lfiès-rfl nrl hess-sl; n ste flnl abb-acl sf-luiq
irél hl séerfièrél reierélril nO fiulmria ni iarlle neh
flsrblhrril?l Gli aèéeèaéi lfini si senuééerl ièélĭl ah
fulsl u dmsserl: «Ƌtirfiacl muesé'luueéél rssia"zo v­
fiafeèée, èlc Ma rhhlrr slfe kanl fréél? 'nnm'il flèq
nafeèéahe séa9 slfe n-sefl9 èeh éesé ni vubr-OiOi9 ih qualu
nmflséra ste esisée nr irees-séeèée érrnu'Olèe non arbiq
traria nell'rsieéél fis-fl ni n luueéél sèeh uOrl susmslrq
fe) n raiireseèér'mlèe asusémsa sèehha slréestir unié-fa)c
n ahére irrllu, ir-fr aèslra neh slèil dehle irrlhe era iè
aéél uè'aséra'ilèe sièeséeéOsa a flnahiéà ièsrlsiaér, siln
,r éĩrnu'ilèu iruesmséunéu nehh'rsieéél fmsifl iè raiireq
seèér'ilèe uniéifrc -erél, s- éøréér nO unr éeèneè'r fnm­
fa, fa “ iiù che suficiente a nnĔs carĔ n irocĔsso Ĕfr­
hun-flN e
Quustr, iemò, ( slhl uèr irmée nulla sélmirc ŀlfu fi (
uè'aééifrpmlèe ièsrlsirér iøƢesmséeèée e slèueèoér érr sulq
èl e f-silèu sl'efseéél bubrĸOiOi), slsì fi n uè'aénifa'ilèe
ièsrls-aér èlè arbiérrria érr larua fisifr èeh uirl susOslrq
fe e h'rrer ni Brlsa cte, èehlr irrée rèéurilre neh serfelhl9
ueèera - irlurmmi ireilsé- rh slèérlhhl ne- fusslli nehĸ
Numi viola eormaggi piccanti 79

la flsahm''azmlne, nella slna'mlnu e nell'artmslla'mlne, ls­


sma ml nlstrl flnl nm fulfere labbra, lmnuua e blssa. per­
ské nmsl sku s' un'aQQmfanmlne mnsrlcmaQa? pDlf7afl a nm­
ru lu iarrlu «i7ss7nl imssmmz, «un il'z e «fmnmflz e
fenmafl ske slsa sanl le nlsre labbraļ nln mfmtanl slr­
se, smsmsafente, l'asietQl fms7fl nella qullmQu u nelll quan­
iQu nesmuèate? ODa prlfmacr a nmre «enlĬez e «larulz:
lu labbra sm ap rmranr molto di più. La mimica rivela la
Qennen'a ireesmsQenQe a faiiare mn fan7ura smsQufatmsa
seDte srrfu fmsmfe su surQ7 «suln7z DaiiDesentaQm nelle
fanie kltlrmu null'area nm BDlsa igura 4.Ƃ).
Vunmafr anussl alla QerKa iarQu nella fia Qelĩma: rmQenul

Figura 4.7. Teoia iehh'lnesco slesteico deh hinguaggio. Le frecce iniicano


h'attivaÐione lcrociata che assuiamo avvenga neh ro fusifome l caso ii
slestesia. 1q Corrisponieza slestetica non arbiraia tra foma visiva iel­
h'oggetto (rappresentata nela corteccia lferotemporahe T e l ahri cenri vi­
sivi) e contoi ieh suono, rappresentati nehha corteccia uiitiva U (come neh­
m'esempio U buba-i). Questa corrisponmenza sinestetica porebbe basarsi
su un'attivanione incrociata iiretta o su n'attivanione meiiata iah gro an­
golrre CA, cne ir teŠpo sappiamo prepoµto rhle trasformazioni interenso­
riahi. 2) Attivanione incrciata (che forse interessa ih fascicoho arcuato) tra
contoi ieh suono e mappe motorie nehl'area i Broca o nele sue vinaze
(meiiata forse iai neÌoni speccoo). 3) Attivzione tra aree motorie (sli­
nesia), iniota iahha correhanione tra gesi iemha mano e movimeni iehha hl­
guau iehhe habbra e iehha bocca nehha mappa ii Penfiehd: ha bocma pronuncia
suoi mheu sincineicamenteu imitano i gesti «a tenaghia» fatti ialha manou o
meghio iah pohhice e ialh'liimeu per liimare qualcosa ii piccolo.
80 Che cosa sapiamo della mente

fi s-a anmku ,'att-fan-lnu ins.ls-ata i.uus-stuntu tra m'a.ua


slrtmsamu nuģa fanl u m'rua sl.tmsamu nuCCa blmsa, s;u slnl
slntmuuu numla kaiia fltl.-a n- Punfgumn num su.fumml sf. i­
gura l .6, i. 19). ImCustrurò ml slnsuttl sln n usufi-l iruäl
da -;a.Mus Łarn, mm quahu nltm s;u, quannl qtamctnl tam
umga quamslsa sln tn iaml n- tlrTms-, mnslnssmakuntu ai.u u
siunu mu fassummu, slfu famunnl usl am flfĞuntl nuģu
dita. Defiäcl i- fePlkunl FncneFia, iePcŋé me lree fella
fql u nulla blssa slnl slniuuu numma faiia mlrtmsaMu u
slräu fm n nl sslnsnafunÉl nm suunamg ra uust- u flsamm:m
nanmlnu ss- iuèsg iur uFufi-l am uustm lramg mnngsantg qilm
sl»D «fn-fl» l qimmsmnl imsmmò» ) f
Un sgstufa n g slfun-sanmlnu nln furTamu saruTTu statl
assam ttmmu auMm anÉunatm lfmnmnm she nln iltufanl usi.-­
fursm a flsu amta ntrantu Ca sassga; Naii-afl sku m'ufgm
ssurl nustrl u -l mnulml antur-l.u slnl saiasm n- irlnurru
furs- uutturamm ufltmfmċ su quust- sm slfT1assurl sln ma
iruusgstuntu t.anunmlnu num uustm mn klfmfunt n- blssa,
labb.a u Cmnuua, sm ltturrubTu.l Mu irltliarlmu nul uunuru
ufanl.
Wbbmafl slsì mutmitl ru slsu: attmfa:-lnu -nmrlsmata
fanl-blssaċ attmfa:mlnu mnsrlmmata tra blmsa sarua nm B.lm
sa)D flrfa fmsgfa sumrl usmorfu) u slntli nul stlnl smlrm
Éussma un-tmfa)ċ attmvanmlnu mns.lsmata asustmml f-smfa, sln
uƨuttl Tuba-i,g. Wuunnl mnsmufu, Mu tru att-fanmlnm kanl
tn uƣfuttl smnurumsl nm nnussl: una famqua mku stlfna
null'ufuruuru nm � mmnuuauuml ir-fmt-fl igura 4.Ƃ).
Bunu, fa mlfu sg si-uua ma strttttra uu.a.skmma numla
s1tassm, m;u sm usirmfu 1 srasm slfu qLt- sa s;u ml sl lku
-Êi Fa cte tl avuIl una ätlPir cln äÊa ±l6-ge» l «La
nlna sshgaÚeuumò -l rauannl shu basmafa la rauanna shu
lem metuFtrfa»? n l;u flnl sm iUlnusu quusta 1mlusmlnu
uurarmk-sa f- fras-o -runl mku ğ iartu nurmfm nalma sum
fanima, nalla iz-lnu iaiutl-tufilrl-lss-iitalu irum
ilsta allu aFtranmlnm sm(lrgumnu uflmutmfa nullu qualm tl
umu simuuatl); È ilssmbmlu shu l'astranglnu snlnmkb ma sum
fantmsa) sm ammfuntm n- st.tttura s1tattmsa u abT-a slntUm-
Numri viola e ormaggi piccanti 81

buito a «uidane» l'evoluzione. Ma la struttura gerar­


chica «ad albero» della sintassi dev' essersi evoluta in
parte anche atraverso l'uso degli strumenti. I pmi omi­
nidi erano abili nell'uso degli utensili e in particolare del­
la tecica di assemblaggio: un pezzetto di selce (stadio
uno) veniva trasformato in na punta, fornito di un ma­
nico (stadio due) e infine usato come arnese o come arma
(stadio e). C'è una stretta analogia operativa ra questa
funzione e l'inclusione di proposizioni subordinate all'in­
terno delle principali. Così, forse, quello che in origne si
evolse nell'area della mano per l'uso di strumenti n stato
poi esadattato e assimilato nell'area di Broca per essere
utilizzato n caratteistiche della sintassi come l'inclusio­
ne gerarchica.
Beninteso, si tratta di tendenze minime, che però, agen­
do snergicamente, potrebbero avere preparato la strada
all'emergere del complesso linguaggio odierno. La mia
idea n assai diversa da quella di Steve Pinker, secondo il
quale il linguaggio n n adattamento specifico evolutosi
stadio per stadio all'unico scopo della comunicazione. A
mio avviso esso n, invece, la combinazione fortuita e si­
nergica di un certo nmero di meccnismi che all'iizio si
evolsero per altri scopi e, in seguito, furono assimilati dal
mccaismo linguistico atuale. È un fenomeno che ricor­
re di frequente nell'evoluzione, ma che neurologi e psico­
logi tendono a sottovalutare. Pare srano che i neurologi
spesso trascurino di spiegare le cose all'nteno del conte­
sto evolutivo, considerato che, come ha osservato heo­
dosius Dobzhansky, niente n biologia ha senso se non al­
la luce dell'evolzione.12
Una parola, infine, sui neuroni specchio cui ho accenna­
to nel capitolo I , le cellule nevose che, nei lobi parietali e
frontali, si attivano non solo quando muoviamo a ma­
no, ma anche quando guardiamo qualcun altro muovere
la sua. Esistono neuroi analoghi per i movimenti oroac­
ciali, neuroi che si attivano non solo quando mettiamo
uori la lngua o ncespiamo le labbra, ma anche quando
82 Che cosa sapiamo della mente

gutrmitfl qutls, tMtrl sl3imere smmmM- téém sbenshé nln


tbbit3l 3tm fmsél nmreéétfenée le nlsére ltbbrt l lt nlm
sért lmègut 3ulfersm)V I neurlnm meflnl slrreltre: 1) lt seq
queènt mi slftnnl flélril flllnétit e tlétfenée siesm­
flt Onfmtét tm 3ussllm melet flntnmlne e mell'tré-slltnmlne;
2) lt irlirmlsenilne nelle etbbrt e meelt eingut 1nléét mti
reseéélrm nem fussllm meelt blsst; 3) h'm33tgmne she si fem
de nehle htbbra e nehla lio6ua ni n altrl; 4) ml slèe±t cte
sm senée; Quesét stitsméu n mn itrée nntét sse sm flsért et
lmngut t , nelntél, lum sm mfiét), 3t lt slrreltnmlne imù
sl3ieesst, t ére fme, ért sulnl nel ¾lne3a, mf3tg1e nelq
le ltbbrt e nellt lingut e irlirmlsenmlne nesesstrmt t heg­
gere le etbvrt Ķetbileeééurt) fiene tsqumsitt sln uéét irlq
btbieméu murtnée e'mnftnpmt. È eesiél ienstre she i neurlnm
siesshOl tvbmtnl sfllél 5 rulll m3ilrétnée neell sfmluim
il nm un flmtblltrml slf,e, iers;é htnl slnsenémtl nm
m3métre flstlmnntnmlni fisée e nm sétvmlmre unt slrreetnilne
sln m sulnm ummf;
Ne ier esefiil i gutrnt fenére trtmslll mè smlennml i
sulnm qrrrr» l qleel», un nlr3tle tnghlslnl rmesse t qltm
bileeggere» e t mmsémnguere llrreéétfenée ml irmml mtl se­
slnml, iresu3mbmlfenée ustnml m neurlnm siesshml. St
qutnml, ni resenée, tl sléélilsél tl éesé un sm�ese ske
tfeft mmitrtél e'mnglese slel nt tmulél, hl lsserftél she
stseft mllét ftémst t mmséinguere trt i mue sulni, flrse ierq
shé m neurlni siesstml nesesstrm tll'liertnOlne nln gli si
ertnl sfmluiittmV
Wbbmt3l ininmttl ml stimélel tntlmnntnnl et smneséesmt,
unt s-nmrl3e she si slnlsse mt , seslel mt she ert sefq
ire Ftatt clèFineraéa na ±era curmlFitàV Wbbma±l ni±l­
sértél she n un fenlfenl tuéenémsl, simegtél qutee ilq
érebbe essere il 3elstnmsml serebntle mt sum n stustét en
esilsél m fltifm nellt sut ifilrétnnt. sUn gmlnl, se érlq
ferefl ,t ft3iglmt mn sum lt smèmrl3e rmslrre Oè 3tnmert
3tssmssmt, riusmire3l flrse t sllntre m geni l ml gene nt sum
nmienne; plsl éefil ft kl senémél itrltre mi un'1éert msl­
lt mi s1eséeéism!) Wbbitml irlsegumél lsserftnml she, se
Numeri viola e formaggi piccanti 83

ii gGnG Hi GHshmG nGi giRH fMHifHlmGO slHLMcG ia HinGHKGHia


infGRiHhG G HG Hi GHshimG nGi giRH \NgHiaUG ia HnGHLGHia Hu­
SGliHhG -HG Hi GHsRimG n maniGRa Li´uHaO SUHLMcG gii aRKiK
HLi. . . f . TkkiamH anaiizzaKH iO saRKG ia HHKLiiG pHicHfiHica
SGhcGKvita LGiia HUnGHtGHiaO iiiMHijRaLa pGR GHGmsiH La un Gf­
fGKLH miHuUakiiG cHmG iwGmGRgGRG LGi 2 HuiiH HfHNdH LGi 5c
G abkiaPH fHRmulaLH isHLGHi Hu fGNHmGNi GiMHiti mHmG ia
metafora, ii pensiero astratto, Shakespeare e perfino iweeH­
iuziHnG LGi iingMaggiH. luanijG cHHG akkiamH faKKH HKu­
LiaNdH Mn iRRiiGtanKG «casRicciH Li naLuRa» ! bHncHhLH
quinLi in SiGnH cHn cie chG LiPHG ðhHmaH ªGnhy ªMxlGy
nGi XIX HGcHiHs cHnLhaRiamGOKG a quaOKH pGnHatnH ii tG­
HcHtH /ilkGhfohcG G tGnjamin )iHRaGii, nHO HiamH angGiiO
ma plimaÇi mHivH GtHlMvi. ~sSuRG nHi nHn ci HGNLiamH p i­
mai ma ngGii cnGO iNKhassHiaLi id cHhsi di kGHÇiGO aOGinH
cHsLanLGmGOLG aiia KRascGnLGNza G KGnKanH Li LispiGgahG iG
aii nGl tHiH. T ben RifiGKvGhG, ( una cHndizUHNG aHHai HiOgH­
iahG G LifficiiGu
Il nostro gioco è fini to . Gli attori, come dissi, erano spiriti e
scompavero nell'aria leggera . . . Noi siamo di natura uguale ai so­
gni, la breve vita è nel giro di un sono conchiusa. 1 3
á

Neuroscienza, la nuova filosofia

Tumtf lf jilosofif modernf consiste nel


disseppellŒe, riesufre e rnnehfre quel
che è stfto deÉo n pgecedenzf e nel limi-
hfgci soprf.
V.O. ÏAMACHANDANl

NGi capiLHii phGcGmGnLi hH GHphGHHH la cHntinbiHnG chG


HKumiahG mGLGhminaLi miHKurki nGuhHlHgici HGlta a cHP­
shGnmGhG anchG fGnHPGNi NHn HKhGLLaPGNKG cHhhGlaKi cHn
la nGuhHiHgia mGmica G pHHHa fH hG hiHuiKaLi in caPsi cH­
mG la ilHHHfia, la lGLLGhaLMha, lwahKG G lwGHLGLica. In eMGHLwMl­
K:mH capiLHiH tHhlGi shHHGguihG ii LiHcohHo aþrontanLo lo
HpinHHH ahgHmGnLH LGlia malaKLia mGnLaiG. Ii confinG Lha
nGuhHiHgia G sHichiaKhia HLa mitGnLanmo HGmphG siù inLi­
HLinLH G ia sHichiaLhia è mGHLinaLa a LhaHfohmahHi shiPa H
soi in mn lamo mGnia GuroiogiaÜ NGiia mia aOaiiHi, LHc­
chGle alcni KGmi fiiHHHfici cHPG ii iikGhH ahkiLhiH G ia na­
Luha LGi Hé.
¯hamibiHnalmGnLG, muG HHno i mGLHLi sGh affhHnLahG la
PalaLLia mGnLaiG. Il shimH cHnHiHLG nGl cGhcahG mi inmiti­
duare evenuali squilibri chimici, ossia evenuali mHmii­
chG mGi nGuhHLhaHmGLLiLHhi G hGcGLLHhi cGhGkhaii, G LGnKahG
sHi mi cHhhGggGhii con iwuHH Li fahmaci. ¯aiG mGKHLica ha
litolubiHnaLo ia pHichiaLhia G hGgiHLhaLo udH HLhaHlminahiH
HMccGHHHs i pabiGnLi chG Mn LGcpH tGnitanH hiNchiMHi in
una camGha imkHLLiLa cHn ia caPicia mi fHhba cHnmMcHdo
Hggi Mna tiLa hGiaLitamGnLG nHhmaiG. Il HGconLH èO iO HGn­
HH laLH, ii cHHiLLGLtH mGLHmo hGumianH, HGcHnmH il quanG ia
86 Ce cosa sappiamo della mente

maiattUa PGnLalG HRUgUna qMaPi PGhsRG mali'GmMcazUHOG Ri­


cGtuLa nGU pRmU nni Vi tiLav IH eHRRGi sRHsHRRG n LGRzH
mGLHmH cnG n RamicaģGOLG VieGRPH LaU pRUPU VMGO ma cnGO
Un n cGRLH PGnPHO ii nLGgRa GnLRambif
PGR hasURG iG HrigUdU LGiia PaiaLLia PGOLaiG nHn taPLa
dURG cnG Hi n mHdificaLH Mn cG;LH nGMRHLRaHmGLLULHRG nGl
cGİGccHå tUPHgna HapGRG in cne hHdH ia hHdifica pRHLucG
quegli strani efetti, cioè perché determnati pazienti han­
nH mGtGRPUnaLU HnLHmU G sGRcné qMGHLU HinLHmU cambUanH
HGcHnmH U LUpi Li pPUcHPi. TGnLGRe Li HsiGgaRG iG maOUfGPLa­
ziQni sHicHLichG n baPG a cie cnG PU Ha PMiia unzUHnGO i' a­
naLHmia G cG PLRuLlMRG nGMRaiU mGl cGRtGliHO HHtLHlUOG mH
cHmG mHcLi PnLHmU G mUHLMRbU assaianQ mGnH PUngQiaRi HG
tGngHnH anaiUzzaLU cHn HLLUca LaRwUnianaO aiia iMcG mGil'G­
tHiuzUHnG pG; PGiGziHnG OaLMRaiGf P;HsHngH adcnG dU LaRG
aiia miPhUsiina un dMHeH nHmGä nGuRHpHihniaLRia GtHluziQ­
iHLica.
CHmnciaPH maii'iPLGRiaO ciaHHicH GHGmsUH dU LiHlMRbH
cHOHiLGRaLH Laiia mag g UHR saRtG LGiia gGnLG mi HRLiOG
mGnLaiG H sHicHiHgicH' È cnUaRH cnG MHH ii LGRPinG «UHLG­
RUa» Un PGnPH HtRGLLamGOLG mGmUcHO nQn nGi PGnPH quHtU­
mianH Li HcaLLH m'iRa o cRiHi mi dGRti. 'iPLGRicQ n Md sa­
ziGdLe hne L'n LRaLLH mitGnLa hiGcH H RiPanG saRaiUzzatH
a n tRacci H a na gamtaO HGnza sGRe atGRG mGfUhUL nGM­
RHiHoUhU cnG gUMHtUfUh,inH KaiG cHnmiziQdG§ G sHUché malia
RiHHnaza magOGtUca RiHMiLa cnG Ui HuH cGRtG H n sGRfGLLa­
mGOLG nQ;macG G nHO Hi RilGeaOQ né iGHiHi Oé acLRi Vai
GtiVGdLUS i HnLHmi eGngHnH mGiLU Li GHciMHita HRUgnG
sPUcHiQgica.
Recenti sudi con lG tGcnicne di scansione, n paricQlare
ia LHmHgRafUa a GmiHPiHnG mi sHHUtRQnU (PET) G ia RiHHnadza
magdGLica fMnziQnaiG (fMR)t nannH sGRe HGnHikUc GnLG
mQLiicaLH iG nHHLrG OHziHnU ai RUguaRLHf ©RaziG aiia PET G
aii'fRO HUamH HRa n oRamH Li tGmGRG eMaii saRLi LGi cGR­
tGniH Hi aLLitaOH H mUÆaKLUtaOH quanVH uO PHggGLtH cQmsUG
un aLtH HsGcUficH H n UmsGgnaLH n Mn LaLH sRHcGPHH mGd­
LaiG.
Neuroscienza, la nuova ilosoia 87

cG sGh GHGPsiH facciaPH cancHii ahiKmGKicTO in gihH ngH­


nahG HiiHKhH HU atKita§ HG ci sMngGHHGhH cHn M• agH shHmM­
hanLHci LHiHhGO Hi TniMPnGhGbkG HMi mHniKHh MnwamKha hG­
gUHnG LGm cGhtGinH. ,HHHUamH eMinLU cHncnMLGhG cnG iwahGa
cGhGkhanG chG Hi UinMmUna è in eMaichG PHLH i•KGRGHHaKa an­
na mGLTabiHne Li qMGiia biHnG HsGcifica.
cG .MHtiamH n LiKHO ia PET RitGia cnG Hi «SmcGnLHnH»
la mHrKemmia mHtHria -ia eumie neia mGHHaggi afinmhé een­
ga GHGgMUKa ia HGqMGnba Li cHnKhabTHnU mMHcHiahi aKKa a faR
mMHtGhG nG LiKaf G ia cHRKGccTa shGPHKHhiaO iwahGS LatnKi
aiia PHKHhia cnG ci shGsaha a PMHtGhG ii LiKH.
¬Hn MahHhaniO CnriH hiKnO icnahL hackHwUaO ,GKGh
ainigan G aiKhi nannH mHnLHKKH Mn GHsGRTPGnKH HM Mn
HHggGKKH cHisiKH La sahaniHi iHKGhica. lManLH nwMHPH na
shHtaKH a mMHtGhG na gaPka sahaiizzaKaO iwahGa .HKHhia
nHn Hi è iinMminaKaO ancnG HG nMi LicnTahata Li atGhG ia Hn­
cGha TnKGnbiHnG Li PMHtGhG iwahKH. «i PHKitH sGh cMU nHn n
hiMHcUKH a fahnH n cnGO neiiH HKGHHH KGPsHO Hi n acmGHa Mnwai­
Kha ahGaO cHPshGnLGnKG ii cingHiH anKGhiHhG G i iHk i HhkiKH­
fhHnLaii. n euaicnG PHLH nwatitiKd LGi ci•gHio anKGhiHhG G
LGiia cHhKGmcia HhbUKHfhHnKaiG ha iikUKH H «tUGKaKH» Ui KGn­
vaKitH LGi sabiGnKG Li PMHtGhG ia ga.ka. «i fGnHPGnH è
cHmshGnHikinGO sGhcné ii cngHiH anKGhiHhG G ia cHhKGccia Hh­
biKHfhHnKanG HHnH HKhGKKaPGnKG cHnGHHi ai cGnKRi GPHbiH­
Oali LGl HTHKGPa limkicH G HassiaPH cnG iwiHKGhUa KhaG Hhigi­
nG La Mn KhaMPa GPHKitH§ qMGi KhaMPa chGO nGi nHHKhH
caHHO TmpGLiHcG ai sabiGnKG iHKerTmH LT PMHtGrG ia ga.ba
«sahaiibbaKa».
CGhKHO eMGHKH nHn HsUGga sGh qManG GHaKKH PHKitH inHHh­
ga lwiJtGriaO ma Hra aimenH JappimmH LHte gumrLare. n
fMKMhH Hahd fHhHG sHHHUkUnG MKUlibbahG iG nGMhHi..aginT
sGh VTHKTngMGhG i pGhi THKGhTci Lai HTPMęaKHri chG cGhcanH LT
HsinnahG qMaKtRUnT ainG cHPsagniG Li aHHicMhabiHnG. f qMan­
KH HT n HcHsGhKH LimHHtha ciahamGnKG chG MnH Lei siù an­
KTchi LiHKMhbi «sHicHiHgTci»O ii shiPH Li eMGmii HKMLiaKi La
hGMLO na a caMHa HhganUca HsGcifica G iLenificakiie. (n
hGaiKdO nGniwGHsGhiPGnKH LU ahHhanl G cHiiGgnU Panca Mn
88 Che cosa sappiamo della mente

imsQhKmnKG QnKhQiiQ: nGHHMnQ I hiuHciKQ mncQhm m HQKKQK


sQhhG m Mnm PET Q m unn hiPQnmdzm mmgnGLicm un muKGnKicQ
HimMimKQhG.f
,QHHimmQ cQnPiLGhnhG lwiHKehim un «LiHKMhbQ LGl citehQ
mlbiKhiQ»q G ii ibGhQ mhbivhiQ I uO nhgQmGnKQ Li cMi Hi QccMK
smnQ Lm QiKBG LMGmiim mnni i fiiQHQfi G Ln eMnHi LuG HGcQii
gli sHicQlQgi.
PnhGccnT LGcGnni fmO il nGMhQchTįBgQ americanQ BGnjaK
min €ibGK G ic fiHiQlQgQ KGLGHcQ HmnH KQhubGh cQnLMH­
HGhQ LGgli GHsGhTmGnKi PMl litGhQ mhbiLhiQ, QhLinmnLQ sGh
GPGcSTQ mi tQiQnKmhT Li mMQtGhG m simcimGnKQ n LiKQ n
5 mhcQ Li LiGci minMKi. ¯hG eunhLi Li HGcQnLQ shimm cnG
il diKQ fQHHG PQHHQ, i ricGhcmKQli lilGtmhQnQ nGiiwGlGKKhQGn­
cGfmiQghmmmm un sQLGOzimiG chG LGfnihQOQ «Li shQn GzK
za», mncnG HG cm HGnHmziQnG HQggGKLitm Li tQiGhG cQnPciSK
mGĥKG lwmziQnG cQinciLGtm MnPi sGhfGKKmmGnLG cQn ii
”QtimGOKQ GffGKvitQ dGi LiKQ. Lm H QsGlKa mnnLe in fiK
bhiilmziQnG i f¶cQHQfi inKGhGHHmKi ml iitGhQ mhtiKhiQO sGhcné
sahGtm PignificmlG chG gii GtGnKi cGhGbhmii mQOiLQhmLT LnlÛ
BB eieKKhQGncGfmcQghmmmm Pi tGhTficmtmnQ eMmHi un HGcQnK
do sBimm cnG il HQggGKKQ mtGHHG im HGnHmziQnG Li «tQiGl»
mMQtGhG ii LiKQO G qMGPKQ cQnKhmLLicGtm i'TLGm PQggGKKTtm
chG nbbimmQ Li shQtQcnhG il PQtimGnKQ cQn ln nQHKhm tQK
lQOLdŔ ŰQmG sMe, lm tQnQnKdO GPHGhG lm cmuHm LGllwmziQnG
HG : cQmmnLi dGn cGhtGlnQ iniz:nnQ un PGcQnLQ simnm ci
nm eMmHi iwimshGHHiQnG cnG m LGcTLGhG KMtQ Pin euGHKwQhK
ganQ G chG Ti «libGhQ mhtiKhiQ» Him HQlQ un GffGKKQ HcmmtimK
KH sGh im cmuHmO n LGiihiQ nQn LitGhHQ Lm quGilQ LGl hG
CanuKQO chG chGLGtm Li sQKGh cQnKhQilahG lG mmhGGO Q LGi
srGHiLentG -Ggii ïLati ñniLiO chG cCGLG -i pQteC cÂmanLm­
rG ml mQnLQ iOKGhQ.
Td n fGnQmGnQ LGi gGnGhG ( mbbmHKnnzn HKhmnQ, mn HG m
quGPKQ mggingimmQ MO miKhQ HpiiMssQ imshGtiHKQm ImmmK
gnimmQ chG iQ HKMLi ii tQHKhQ EEG mGĥKhG mMQtGKG Mn LiKQr
cocG fGcGhQ €ibGK G íQ MtGhO pGLhe ii sQKGnzimiG Li shQn­
KGzzm n PGcQnLQ Shimm cnG ngTmKG. Mm PussQnimmQ cnG ti
mQHKhi ii HGgnniG HM MnQ HchGhmQO chG ciQI ti fnccim tGLGhG
Neuroscienza, la nuova filosoia 89

il tHHthH eTkGhH ahkTthiH. gN: tHlta chG ti accngGtG a mMH­


tGhG MO LiLH sGh nH HfHhbH, aemGNH TN tGHhTa, Li tHlHOtdO la
macchna ti LTcG cHO n HGcHOVH LT ntTcTsH chG cHHa HLatG
sGh fahG. bhG cHHa shHtatGm .G isHtUHT sHHHTkiei HHOH rG: 1)
HGOtTtG aeewimshHttTHH LT atGh sGhHH ea facHntd LT tHeGhGq
atGLG ewimshGHHiHOG chU ea macchiOa tT cHNthHeeTO Li GHHGhG
HHeH LUi kMhati, chG :e eikGhH ahkTthTH HTa na sTa ileMHiHNG
G magahiO di cHNHGgMGNzaO dTtGOtatG sahaOHiciO cHmG gli
HchTzHfhGOicT sahanHTLT chG sGOHaOH chG lG eHhH abiHOT Hia­
OH cHNthHllaLG La aniGOT H La cHNgGgNT imsTaOtati NGe cGh­
tGleH -tHhNGhe HMee'ahgHmGOtH siù ataOifq 2) ti HGOitG sa­
LhHOT cHmG shTma LGl tHHthH eTkGhH ahkTthiH G ti cHOtTNcGtG
chG la macchTOa akkia na HraOa shGcHgNiziHOG sahaNHh­
malG cHN cMT hTGHcG a shGtGLGhG GHatvamGNtG T vHHthT mHt:­
mGNtTr 3) cHOfakueatGO HttGhH hiGlakHhatG mGOtanmGNtG ea
HGqMGOba tiHHMta TN maNTGha La cHOHGhtahG Te HGOHH LGe lT­
kGhH ahkTthiHq TO althG sahHeGO OGgatG e'GtiLGOza vTH:ta G HH­
ÆtGOGKG chG la HGOHabiHOG LGlea tHeHNLd ha shGcGLMtH il HG­
gNanG LGlea macchiOaO G OHN tTcGtGhHa.
Te mHmGNtH Hi thatLa VT MO GHsGhimGOtH TLGalGO sGhché
na tGcOHnHg:a aOcHha OHO cHOHGOtG L: HttGOGhG :e HGgOalG
GlGtthHGOcGfaeHghafTcH LT hTHsHHta TO aHcuOa shHtaq ma
HtiamH cGhcanLH LT aggThahG n'HHtacHlH. a iO HgOT caHH HHt­
tHnTNGatH chG I sHHHTkTG cHNLuhhU GHsGhimGOtT LihGtta­
mGOtG cHOOGHHi cHO taHtG tGmaKichG finHHHfichG cHmG qMGe­
ea LGl lTkGhH ahkTriHO U chG a talG camsH i miGT cHneGghi ,at
bhuhcheaNLO )aN /GnGh G )aN )GNOGtt hanH LatH Tm­
sHhtaOti cHNthTkMti.
.aHciaNLH sGh MN attimH La sahtG l'GHsGhTmGOLH LGl HG­
gNaeG HMeeH HchGhmHO LHhOiamH aee'HHHGhtabiHNG iOiziaeU
Hue sHtGNzTaeG LT shHOtGzzaO ghazTG aela qMaeG HT I HcHsGhtH
chGO cuhTHHamGOtGO e'GtGOtH cGhGkhaeG shGcGLG LT n HGcHN­
LH ie tGhH G shHshiH attHO aNchG HG l'iNtGObiHOG cHOHc:a LT
mMHtGhG Tl LTtH cHTOcTLG quaHT GHatLamGOtG cHO Te mHtT­
mGOtHv T chG HT LGtG l'aOLic:sazTHNG G chG cHÆa sHtBGkkG
giMHtTfTcahla HHttH ii shHieH GtHluKitHm
T miH attTHHO il fGNHmUNH I LHtuLH al fattH chG ti I uN
90 Che cosa sappiamo della mente

inGtiKabUiG hiKahLH nGMhaiG ra ii mHmGnKH n cMU Ui mGHHag­


gUH «MMHti il LiKH» Hrigina n Mna hGgiHnG LGi cGheGeiH G Ui
mHmGnKH n cMiO aKKhatGhHanLH aiKhG hGgUHniO ahhita a LG­
HKUnaziHnG. -Un GeMitalGnKG KGlGtiHitH I Ul hiKahLH nGiia rU­
cGziHnG acMHKUca LMhmnKG iG UnKGhtiHKG tia HaKGiiiKG.f .a HG­
iGziHnG naKuhaiG ha faKKH Hì cnG ia HGnHaziHnG HHggGKKita
LGiia tHiHnKd fHHHG hiKahLaKa G cHinciLGHHG nHn cHn lwUniziH
LGl cHmanLH cGhGkhalGO ma cHn ia tGra G phHphia GHGcMziH­
nG LGilwaKKH.2
È Mna cHnHiLGhaziHnG impHhKanKGO pGhcné Hignifica chG
iG HGnHazUHni HHggGKKitG cHncHmiKanKi cHn gii GtGni cGhG­
kraii LGtHnH atGhG MnH HcHpH GtHiMKitH. ®G infaLKi cHHì
nHn fHHHGO HGO cHmG chGLHnH Kanti filHHHfU -GHpHnGnKi LGlŢ
lwGpifGnHmGniHmHfO Hi iimiKaHHGhH aL accHmpagnahG gii
GtGnKV cGrGbhaiiO sHmma HG ia tHiHnKd fHHHG cHmG iwHm­
kha cnG phHiGKKiamH n KGhha eManLH ci mMHtiamHO ma nHn
fHHHG lGHpHnHabiiG LGi nHHKhH mMHtGhcUO pGhcné iw GtHiMziH­
nG Hi HahGbbG LiHKMhkaLa a riKahLahG ii HGgnaiG pGh fahlH
cHincULGhG cHn ii mHtimGnKHm
Ci KhHtiamH cHHì Li fhHnKG a Mn pahaLHHHH. Da Mn iaKH
iwGHpGrUmGntH LimHHtha chG ii iibGhH arkUtriH I iiluHHhiH:
nHn pMe caMHahG gii GtGnKi cGrGbraiiO pGhché eMGHti Hi tGhi­
ficanH Mn HGcHnLH phima cnG GHHH Hi GHphima. TMKKatia ii
hiKahLH LGtG atGhG Mna fMnziHnGO aiKhimGnKi pGhcné Hi Ha­
hGkbG GtHiMKHm E HG cG iwha LatpGrHO eMaiG Hahd mai HG nHn
eMGila Li mMHtGhG ii LiKH -H aiKhe pahKi LGi cHhpHfm agahiO
cHmwI accaLMKH cHn ia mGccanUca eManKiHKicaO ta inKGghai­
mGnKG hitiHKH ii cHncGKKH HKGHHH Li caMHaziHnG.
HhHG Hi pHHHHnH HKuLiahG cHn iG nGMhHi agini ncnG
aiKhi Kipi Li malaKia «mGnLaiG». hGnLiamH il caHH LGl LH­
iHhGs HG Hi pMdgG eMaicMnH cHn un agHO Hi aÇKitanH mHiKG
ahGG dGi cGhtGiiHO ma in pahKicHlahG iwinHMęa G ii cingHiH an­
KGriHhG. .winHMia HGmkha GHHGhG phGpHHKa aila HGnHaziHnG G
ii cngHiH aiia eMaiiKd attGhHita LGi LHiHhG. PGhcieO eManLH
iG tiG nGMhaii cnG cHiiGganH iwinHMia ai cingHiH anKGhiHhG
tGngHnH inKGhhHKKGO ii HHggGKKH HGnKG ii LHiHhGO ma nHn lH
GHpGhiHcG cHmG «maiG»s Mda HinLhHmG pahaLHHHalG LGnHŏ
Neuoscnza, la nuova ilosoia 91

PinaLa asihkHiia LGi LHiHlGv lMGHLH Pi inLMcG a chiGLGl­


Pi cHmG HianH iG NGMhHmPagini cGhGklaii Li Mn haHHci­
PKaŎ chG KhaG siacGhG Lai LHiHlGO H Li a pGhPHna afGKKa
Laiia haiaKKia Li .GPchÛNyhanO chG «gHLG» a mMKiiahHi'
'inHMia naLMhaiPGnLG Hi aKKitGhGkkGO ma si iii inGhGbkG­
hH anchG ii cingHiH anKGhiHlG GO LaKH ii coté HGHHMalG LGi ha­
HHchiHmHS iG hGgiHni cHnnGHHG cHn ii siacGhGS cHhG il nM­
clGH accMmbGnHS il HGttH G i nMclGi isHtalamici? v qMalG
HKaLiH LGi shHcGHHH iG Gic,GKKG mHiHhGţsiacGhG tGngHnH
HcahkiaKGm -Mi KHrS in PGnKG qMGi haHHchiHKa Li lsH ich
ch³ amata fahe LHccG ghiacciaKG aiiG eMSKKhH LGi haKKinH G
qMi•Li nHn iG facGta.f
N³i casiKHiH I hH P³nziHnaKH ia HinLhHPG Li CasghaHO
chG a tHlLG nHHhgG in chi ha riSHlKaKH Mna iGHiHnG cGhGbla­
iG G chG iNLMcG i saziGNKV a nGgahG i' «aMLGnKiciKd» Li sahGN­
Ki HrGLi cHmG ia madhG. Chi nG I affeLKH hicHnHHcG il cHn­
ginKHS Pa io giMLica Mn ihsHHLHhG.
In KGHhia, ia snLhHlG si HsiGga cHn i'inKGhįziHnGS caM­
HaKS Laiia lGHiHnGO LGi cHiiGgahGnKH LUa lG ahGG tiHitG G ii
cGnKrH GmHziHnaiG LGi cGrtGiiHO cHPKiLMiKH Lai PiHKGPa iiP­
kicH G LaniwamigLaia igura 1 .3, sv 13) . ,Hiché lG alGG tiHU­
tG shGsHHKG ai ricHnHHcimGnKH LGi tHiKi nHn HHnH LannGg­
giaLGO qManLH gMahLa ia haLhG ii saziGNKG ia hicHNHHcGO
ha nHn slHta GPHziHnGO in qMaOLH ii «fiiH» chG sHhKa iG
infHhhaziHni ai cGnKhH GhHziHnaiG I hGciHHå cHHì cGhca LU
haziHnaiizzahG gii GtGnKi cHntincGnLHHi chG eMGiia HLhana
mamma Hia un'impHHKQhS.
bHhG Hi sMe tGhificahG l'isHKGPim È sQHHibicG taiMKahG ia
UGazUHnG GhHita tiHcGUaiG a MnH HtimHiH tiHitH H a quai­
HiaHi amtlH sKimQlH misuUSNLQ im grSLQ dk sudorazkone.
lManLH tGLiaPH qMalcHHa Li GcciKanLG H caUicH Li Hignifi­
caKH GhHKitoO i'aKitaziHnG nGMhalG Hi KhaHmGKLG a caHcaKa
Lai cGnKhi tiHiti ai HiHKGPa iihkico G cHPinciahH a HMLahG
sGh LiHHisahG ii caiHhG chG ci slGsahiamH a gGnGUahG cHn i' a­
ziHnG fiHica -hangiahG, fuggihGO cHmbaKKGhGO atGhG hapsHhti
HGsHMaiif . a hGabiHnG Hi PiHMUa apsiicanLH LMG GiGtlHLi
acia cMKG sGh hiiGtahG iG tahiaziHni LGiia UGHiHKGza cMKanGa
92 Che cosa sappiamo della mente

allo stifoeo eeettrifo: qundo ea resistenza WifinuXsfeO si


Ma il fosiddetto riflesso psifogalvabifo. Gli oggett4 fa.iliau
riO bobfMN le persone e ee fose fhe non rappresentano na
finaffiaO non produfobo rifeesso psifomaevaifoO perfhN
non fausano aeear.e efot4vo. oa se guardiŒo un eeoneO
na tigre oO fo.i si I sfopertoO nostra .adreO aeeia.o n
forte piflesso psifogaevabifo. Lo si freda o noO ogni voeta
fhe vedia.o ea .af.aO sudia.o! (E non offorre neŒeD
bo essere eerei...)
Ie fatto fMeO fo.e aeeiafo osservatoO ie riflesso non fi
sia bei paziebti di CapgrasO suffraga e'ipotesi di una nteru
zione dee foeeega.ento tra visiobe ed e.ozione.
¯siste n disturbo anfora più bizzarpoO ea snWro.e di
CotarWO fMi indufe fMi ne I affetto aW afferfari di essire
.opto. huppongo sia apˆe a queeea di CapgrasO soeo fMe
a essere sfonessi dae fentro efozionaee bon sono soeo i
fentri visiviO fa tutti i sistefi sensoriaeiO siffhN niinte ae
.ondo assufe rieevabza e.otiva: nessn oggettoO peru
sonaO suono o sensazione tattXeem Pep ie pazienteO emifo
modo di spiegare n si.4ee deserto efotivo I fredere di
essere .orto. Per quanto assurdaO I ea sola interpretaziou
ne fhe gei pare sensata: egei forza ea raziobaeità per giuD
stifXfare ee efozionXO o fegeio ea fanfanza di efozioi.
he e'ipotesi I forrettam quaeunque sia eo stifolo i pazient4
di Cotard non Wovrezzero registrare rifless. psifogalvaD
ifo.
hi sa fMe iD deeirio di Cotard bob I sebsibiee ad aefna
forreziobe raziobaee. Ie paziebteO per ese.pioO af.ette
fhe i .ortX non sannaboO fa se eo si punge fon un amo
e sgorga iD sangueO invefe di nun{ia e al deDiio e dedurD
re di issere vivoO si .ostra stupito e sosiene fMe eviWenteu
.ente i forti sanguinano . ńba voeta svieuppata ea fisu
sazione deeiranteO emei ferfa di di.ostrarne la vaeidità
.aip.eabdo utte ee prove fhe ea sfentisfono. ' efoziou
ne dofiba ea ramioneO a:ifhN ie fobtrario. ÿĽep ea viritàO
questo vaee n ferta fisura pep quasi ui gei esseri u.au
nim Conosfo .oete personeO per aeyi versi 4nteeeigebti e ra-
Neuroscienza, la nuova ilosoia 93

smlèrlmH tte tEenlèl ttu l èmeEl éEenmtr ilEém sslréuèr e


t;e sm ifuérnl nm irssrEe sléél unr strhr.ķ
I nelmEm nm -riƭrs e -lérEn slnl rrEm, kr vm slèl rhérm
nmsé¶rbm, vrrmrèém io imttlhl nellr siènElke nr -lérEn, t;e
sm mètlèéErèl fllél imù nm freq¶eèée èelhr iErémtr thnitrs
Si Erserrstl allr neEerlrssrsmlèe e rllr neieEslèrlmssasilq
èe, t;e sm rttlciruèrèl r h' rèsrr rtuéaH aulr aééatti nm
panIcrH alla dep ressione e rn aléi stati dissociaivi. D'un
érréél il clnnl irEe mEEerle tlfe 5 sluèl, e mh sluueéél sm
seèée uèl slcbmeV
-renl tte èehlr neEerhmssrsmlèe e oelhr neierslorhissrq
smooe sirèl tlmèvllém uli séessm tiEtuiém t;e enérql mè umltl
oehhe snnrlfi nm -riuErs e -lérEnŸ n èrt¶ErH qunnl vmeq
oe moseuumél nr uo irenrélreH l(lilssuk ierne nm tllil ml
élèl kustllrEe e si smèue klEélH nr tui lr rrse rèulese to
play possum. È uèr bulèr stEréegrrH iuEtté rķ9 âurhsmrsm flq
vmkenél mètlErugma ml tlfilEéafeèél iEunrélEml nel trEq
nmvlEl e b ķ, m trrnmvlEm di slhmél evmérèl le tarluèeH tte
siessl slèl moseéµe. Sulle lrke nm SrEén Rl H Srurrtml
SmerEr e GeEkrè BeEilsH iiléisnl tte hr neEerlmssrsmlèeH lr
neierslorhmssrsmlèe e rhérm sérém nmssltmréivm smrol uè «ièt
geEsi klEém» èeh klènl eklsmlnrle e éJrggrol lEruièe dr
uè kettrisfl rnréémvl nell(evlhusilèe.
Sm ieèsm rllr èlér sélEmr nelh(esihlErélEe Łrvmn Lrvrèuq
sélèeH tke u rssrhmél nr uè lelèeH vmfe l(rèmfrhe sérrsmrEq
uhm , bErttmlH cr èlè iElvm èé nlhlEe èé iruEr. Sm seèémq
vr nmsérttrél da utlH clke se séesse uurEnrènl l'eveèél
nr hlèérèlV Ll séessl rttrne rm slhnréi n bréérgMmr e rhle
nlèoe t;e veoulèl vmlheèérées n due e sméursili lrrmbmhm
il cnullr anteriore, che a p rrte del llbl sElètlleH si aétmva
rh frssrkl, mibennl l néeEElkieènl éekilrrèerkeèée
hr tlnessilne tlo l'rfmunrlr e tln rhéEr teèéEr eclnilèrq
lm hmfbitm e rèèuhlrènlH sekiEe ieE n iermlnl hifmérél,
eklsilèi iléensmahceèée mèvrhmnrnér tlke h'aèsmr e lr
iruEr. Neh tlèéekilH ieEm, h'réémfrnrlèe neh tmèulhl ueèeq
Ea esåEefr rllerér e vrumlrèsrH mè vmsér nehh'eveèéurhe neq
tessméu nm ¶èa rernmlèe nmse mfr.
94 Che cosa sappiamo della mente

«O MO'GmGlgGOza ia casacitd Li GPclMLGlGO cHmG ¬amGP


BHnLO iG GmHzioi q«nGRti L'acciaiH»f G Li GPPGre nGi cHn­
vGmsH aPPai tigiii I MLiiGO sGUché ci imsGLiPcG Li fmUci LGl
maiG. È mGgiio nHn agiUG cnG aLHvvaUG Mn cHmsHlvamGnvH
iOaLGgMavH. a HG, in PivMaziHni nHn Li GmGlgGNzaO iH
PvePPH mGccaOiPmH tGOiPPG inOGPcavH acciLGNvaimGnvG La
MnH HqMiiikliH cnimicH H La MOa maiavvim cGlGkUaiGm IO
qMGHvH caPH il PHggGttH oMaldGlGbbG il mHnLH cHO i PGOPi
t:oiiT G aii'GlvaO ma lH tGLlGkkG tMHvH Li HgnT PiiicavH
GmHvTtH a caMsa LGi'GPciMPiHnG LGi PiPvGma limkicH' Oa
cHnLiziHnG LGiia mGnvG cHPì stUana G saRaLHPPaiG Hi sH­
LRGkkG giMPLificalG in LMG HHii mHLi: cHO ia LGlGaiizzaziHOG
q«Tl mHnLH noO I UGaiG»Ō G cHO ia LGsGUHHOaiizzaziHNG q«iH
OHO PHnH rGaiG») .
TOcnG gii avvacchi GsiiGtvici chG HRigiOaOH OGl iHkH vGm­
solaiG sRHtHcanH Pvmvi HNiUici Li LGlGaiizzaziHNG G LGsGU­
PonaiizzaziHOG. PalvTcHialG iOvGlGPPaOvG: PassiamH chG
LMlanvG ia cUiPiO qMaOLH il saziGnvG titG ia LGlGaiizzaziH­
OGO nHO ti I lilGPHH sPicHgaitaOicH a OGPPMnH HLimHiHr HH­
LanvH LHsH i'avvaccH il lifiGPHH sPicHgaitaicH RitHlNa NHU­
maGÜ MvtH qMGPLH PMraga l'isHLGPT cnG akkTamH assGna
fHrmMimLH.
FHlPG Ti L:PvMlkH siù PsGPPH aHsHcTavH cHO il vGlminG
«pazzia» I in PchizHflGnia. ©iT PcnizHfUGOicT mHPvlaOH in
GffGvvT HvRani siOvHm:. HaÁH aiiMcTnaziHi tiPitG G MLiLitGO
PT clGLHnH ‚apHiGHOG H ©GHUoG /v tMPn, sGnPanH cnG ii
gHtGlOH akkia imsiaOvavH Mn cHNgGgOH nGl iHlH cGUtGiiH
sGR cHNvRHiialli nGi sGOHiGlH G OGllG aziHni, H si cHOtincHnH
chG gli aliGOi li HvTaOH HHRtGglianLHf
tGOché la sPicHfaUmacHcHgia abkia litHiMbiHOavH ia cM­
la LGiia PchibHflGOTaO nHn Pi I aOcHla capivH sGlché gii
PchizHflGNTc: Pi cHmsHlvTOH cHPì. VHllGT aOalizzalG ii slH­
kiGma kaPaOLHm: HMgii PvMLi chG T m:Gi cHiiGghi G iH ab­
kTamH cHnLHvtH PMii' aOHPHgOHPTaO ia siOLlHmG Li OGoaziH­
nG LGila maiavvia caMPava La iGPTHOi ali'GmiPfGlH LGPvlHO G
Pu aicMnG lifiGPPiHOi mHivH acMvG Li bhliP FlivhO caUah
ůlaGmHUG G Tim bUHw, PGcHnLH i qMaii gii HcnizHflGNici,
Neurosciena, la nuova ilosoia 95

VitGhHaPGNKG maliG sGhHHNG NHhmaliO NHN HHNH iN gRamH mi


ViHKngMGhG KRa imPagiNi iNKGhiHRi G sGNHiGhi G sGRmGziHNi
HMHmiKaKi Vai PHNVH GHLGhnH.
cG sRHtH a figMharmi 4 miHwNO nHn lH mHNfHNVH mHn ia
hGaiKdO iN sahKG sGhm,é il mGhtGilH ,a ammGPHH ai mHP;NmH
iNKGrH Va Pe iPsahKiKHs HKH aHsGKKaNVH Vi tiPmalibznhG n
miHwN G n miHwN I mie m,G tGVHO NHN Pi KraKKa Vi un'aiimmi­
NaziHNG. Ma HG ie PGmmaNiHPH mGhGöhaeG dGei' «aHsGLtaLita»
mHPiNmiaHPG a fuNbiHNahG PalGO NHN ViHKngMGhGi siù Kh;
mN miHwN immagiNaKH Va mG G n mlHwN m,G GHiHKG VattG­
hH ni Vi fMHhi Vi mG. IN aiKhG sahHiGO mRGVGhGi m,G ii mlHwN
iPmagnaKH Hia hGalGO HttGhHO NHN sHKGNVH ViPKiNguGhG Kha
faNKaHia G rGalKdO athGi nwailumnabiHNG.
TNaiHgaPGNKG, iN PGO sGhPHNa NHhPaiGO i'GtGNKmaiG
sGNHVGRH «CHmG PahGkkG kGiiH GPHGhG ‚asHiGHNG» NHN
atrGkkG mHNHGgMGNzGO mGNKhG NGiiH HmnibHfhGNimH, nHN
HmHNKhaNVHHi mHN ia hGalKdO VitGNKGhGkkG n VGlihiH mHNciaK
PaKH.
¯ gi ýi HiNKHPi VGila Hm,ibHfhGNiaO mHPG iwimGa mi Gs­
HGhG mHNKhHiiaKi Vagii aiiGNim UNa sGhsHNa HaNa Vi PGNKG
Pa mi PmHtGrPi mi Hua vHiHnKd G atthUkMiPcG il SlHshiH PH­
timGNKH ai faKKH mnG ii mGhpGiiH na ntiaKH ai PMHmHii i' Hh­
VinG Vi PmHtGhPi. cG ii mGmmaNiPmH mnG mHNKhHlia iwiNKGn­
biHNG G mnG ia mHNfhHNKn mHN ia shGHKaziHNG Hi PGKKG a
fziHNnhG PniGO I slHkakiiG Hi akkia uNwiNKGhshGKabiHNG
siù kizzahhaO sGR GHGPsiH c,G i PHtimGNKi VGi mHh H HHnH
mHNKhHiiai Vagii aeiGNi H Va mHNgGni imsi;NK;Ki NGm mGh­
tGiiHä G iNfaKKi I shHshiH qMGHKH m,G aþfGhmnH gii Hm,izH­
fhGNimi sahnHiVi.
CHmG SHHHiaPH ViPHHthnrmH? ïi sHKhGöbG LGnKahe «' espe­
hiPGNKH mi KGNGhG iwiNVimG HiNiHKhH fGhPH G mi kaKKGhti PHshaO
hisGvmKaPGNKGO mHN iwiNmimG mGHvhHu Ii simmiGKKTHO mHPG Hi
NHKGhdO I attGhKivH HHShaKKuKKH mai ViKH HiNiHKrH G sHm HPi­
mH Vai VGHLhHO sGhmné maiiwGiHfGhH PiPKrH VGi mGrtGiiH I
SahKiKH n mHmaNVH mnG VimG aiia PaNH VGHKha Vi muHtGhHi
G iG ahGG HGNHHRiaii mGhGkhaii, mHHì aiiGhKaKGO Hi aHsGKKaNH HG­
gNaii KnKKiii aila maNH VGHKhau €a PaNH HiNiHKraO iNtGmGO I
96 Ce cosa sapiamo della mente

suĬa9 sgsmté g slEiuttm hu um,ulèl slme uèa slEirƢsa. fsy


sl iursté9 subbuèu ll st lEl tattmEu sma uuuahu n untrafbu
Eu ngta9 sm suètu nm nmù Ea suèsanmlèu suh ngtl mĤlbgEu. sSu sm
sambma maèl9 m rmsuEtatg sm nfurtlèlV)
Seuuuènl gh sgEl nehha fma telEga9 slèl slèþntl cte se
uèl sstgnlreègsl nElþassu a saru l'esnurrmuètl9 afvurtgq
rubbu hu stussu susanglèg iè uètracbu hu nmta9 iursté èlè
sarebbe gn uraho di distnguere ra azioni generate nterq
èakuètu u stmkrhg suèslEmahm irlþuèmuètg nahh'ustuEèl. È
uè tust nuhEa nurata hg ilstg mnutg9 uiiuEu èussuèl ta
mam iuèsatl ng slnnurll.3
Ora nlègaml s;u fm nmsa ng fmsuahmn:aru ,a bqqa su
,l sstuEfl bgaèsl. Su fuètru El sate irlgettl a flstEa gè­
saiuta h'mfkaugèu a bassgssgml slètrastl ng ,a baèaèa
fura9 ha flstra sluhga hg mènmvmnuanglèu nuhha baèaèa ruahu
hgfuèturà uluvata; n nEusumgbmhu stu aès;u uè surfuhhl
èlrmalu tuèda a slnslnhuEu uèa baèaèa ruahu ilsl dgstgèq
uugbgEu slè ,a baèaèa gffaunataV Ih slriruènuètu eèly
muèl sg stgaka «ussettl PuEOyz u nlvEubbu rgsultaru uèlrq
kufuntu akiEfgsatl èuulm sstgnlsEuègsg.
Pur s1gru9 sm ilrubbe tuètaEu , aEtrl sufihgsu usiurhy
kuètr stu èlè n statl aèsrra tuètatl. -lm(n èltl9 nlè sm
sm ium sae gh slhhutgsl ha srhg9 iurstb gh surfuhhl sa stu stgaq
fl gnfgaèdl gh slfaènl. Prufuhl stu uèl sshgnlsruègsl
rgdurubbu su sm fasussu hh slhhutmsl na séV
Buèsté gh slmilrtamuètl ng mlhtm faEatm ng muètu sumy
brg nsensato, imparando a sonossuru g irgèsmiahg mussqmy
skm suEubEahg abbgaml slmgèsmatl a saimru g smètlmg. La
kahattga fuètahu sg ium slèsgnuEaEu uè nmsturbl huhha
s oscien:a e del sé, nuu parole che nascondono colossali
abmssg ng muèlEaza. PrlfuEò a Egassucuru Ea mga ghua nuhha
slssiuza. I iElbEufm9 iè EuaEtà, slnl nuu: quuhhl nuEhu suèy
sanmlèg sluuutégfu9 l qualia, u quuhhl nuh sé.
Ih iElbhuka hum qualia n gh igù ngssmsgEu u sg um rgassukuq
Eu slè ,a hlmaèna: slme fa , shussl hm glèm n iartrsuhy
Eu ng uuEatgèa slme i èuurrng surubrahg a naru lrgunu ahha
Elssmtà neh rlssl l ah ustl huE paté, nuh slrfauugl l huh fgĸ
Neurosciena, la nuova ilosoa 97

èl o4 Seèée e faéerga sembraèl ngafetrahfeèée liilste.


Ng iltrebbe rgslhfere gh ngleĤa slèsgneraènlhe nue fldg
nmfersg ng nessrgfere gh flonl, mgasmuèl slfiheél gè de
séessl. Ng iensg ier esefigl ahla luse, ste ta èr ra sga
slriusslhrre sgr lènuhaélrga: èlè ta seèsl stgenersm quam
he nehhe nue nessrinmlèm sga slrreééa, iermhé, sebbeèe sem­
brgèl ngafeéralfeèée liilsée, slèl slrreéée eèérafbeĹ
Ll stessl fa-e forţe er ui eveoég meoéri e isisi del ser­
fehhl.
E gh sé, l'ulégkr uraène mgséerl nehla ssgeza, sug éuétg
smakl ğteressaéio Naéuralfeèée, dé e qualia slèl nue sas­
se nehha séessa menauhma. Nlè sg ilsslèl afere seèsangli
sluueétgfe, l qualia, seèKa quahsuèl ste he irlfg e èlè sg
iuò afere uè sé ste sga deh éýJél irgþl nm rgslrng, eflnglm
oi, esiergeène seèslrgamg. s-lfe abbmaml fgsél nehha sgèm
nrlke dg -ltarn, quaènl he seèsa:gri e he ierse:gli sg
sfuléaèl ng sggifgsaél e gfilréaèna eflnglèahg, gh sé sg
ngsslhfe.)
-te slsa sg gèéeène esatéameèée slo «Sé»? l inngfgm
nuaér smèque maraééergségshe slènaèém. La irgfa I h'imm
iredsmlèe nm continuità, ng un fhl mte sQrre hungl h'gnterl
éessuél nelha olséra esierieèna, ammlfiagèaél nah sensl
neh iassatl, neh ireseèée e deh suturl. La seslènr, séreééa­
feèée mlrrehaéa ahha irmfa, I h'gnea ng unità e coerenza. Nlm
nldtaèée ha farmeéu nem rmmlrnm, dehhe mmedeène, neg ieèsgerm
e nelhe esiergeène seèslrgahg, mgassuèl ng èlg esiermsse se
séessl slfe n nngfgnul uoisr, uè' gtà.
La éerna I ha corporeità, l feghgl mh seèdl neh ilssessl
nel irlirgl slril, ah quahe sm sg seèée qslraégf La quarta I
°r facoltà di azione volontaria, que°°r ste stiairŕl -ibero
arbgéril, h'gnea ng edsere ianrlèg mehhe irlirme anglèm e neh
irlirml nesémnl e nm saier nmsémèuuere åra mh ilssmbghe e
h'mmilssgbgle: ilssgafl fulfere ngél, fa èlè ilsdgam
fl mulfere gh èasl l gh ngél ahérug.
a qugnéa, e igù ehusgfa ng tutée, I ha capacità di rlessio­
ne, °a slèsaieflhe:na mte gl sé ta ng se såessl. Uè sé ste
èlè I slèsaieflhe ng sé I uè lssgflrl.
98 Che cosa sapiamo della mente

La maiaLLia mGNLacG sGhulba nH H siù aHsGLti VGi Hé GV


è seh euGHLH cne NHn hiLeNgH ic sé n ' GNLiLd MniLahiaO keNsì
Mn inHiGme Vi tShiG cHPsHnGnLi. bHPG Nel caHH VGi LGhmi­
i «aPHhG» H «fGiiciLd»O MHiamH Mn'Mnica sahHca seh nLi­
ca;G uNa scMhamTLd Vi fGnHhGi. cG sGh Gsemsio ti HLiPHlH
cHn Mn GieLL;HVH ca cHlLGccia sahiGLacG VeHLha -mGnLhG sieLG
cHNHci G HtegiifO seh Mn aLLimH ti sahhd Vi cikhahti iN ahia e
gMS;daheO sHttH -i tHiO il tHsthH cHhsH; iN alLhe sS;HlGO St;e­
LG Mn'GHsGhiGnza GxthacHhsHlGa. La cHlsHhGitd VGc HéO na
Lecce cahSLLGhiHLichG che hH VefiLH fHnVanLiO è LGcsHha­
NGahGnLe iNLehhHLLS.s luGsLH taie ancne seh LuLLi gci aiLri
aHsGLLi Lec sés ciaHcMnH sMe GHsGhe cHcsiLH HGiGLLitameNLG
Valca macaLLia PGntamG.
Cie shGmGHHHO cG nGMhHHciGnzG sHLhGbkehH a´hHNLahG ca
eueHLiHNG VGc Hé n LhG mHLi. ,HLhGkkGhH cHnHiVGhahmH n
Hemscice shHkiePS GhsihihH cMi LhHtahe' n'MNicaO GcGgaN­
LG HHmMziHNeO cHmG qMGcca cnG cHn ii HMH «ŲMkGa! » TUcni­
hGLG thHte aica HsinLa iVlHHLaLica H cHme eMGica chGO cHn
iS VHssia elica Vi baHi VGi DNA, /aLHHN G Chick LhHtahHNH
alc'eNioma LGii'eheLiLahieLdu bhGVH HTa imShHbSkiiGO Pa
sHsHH HkagnTakG.
®ePshG LenGnVH shGHGNLi cG hiG HHHGhtabiHNiO HHHia cµG
il sé è VGfiNiLH Va aLLhibMLi cHPG ia cHNLinMiLdO c'MniLdO ca
cHhsHhGiLdO ma facHiLd Vi aziHnG tHcHNLahiaO nHn Hi sMe
GHcnuVGhG chG ia HciGnza HsiGgni ciaHcMN aLtkikMLH tHcLa
sGh tHiLa in LGhmini Vi kiHcniPica VGi cGhtGcmH. T eMei
snLH ii s;HkiePa VGiia naLu;a -Gi Hé HtanihGbkGO H acmG­
NH tGrhGbke hGcGgSLH iN HGcHnVH sianHO G accaLhGkkG cie
chG è gid accaVMLH cHn iH «HsThTtH tiLacG» G ia «tiLa»O TNLHh­
no S ci gli sciGnziaLi haNNH -a tGmsH cGHHSLH di inLGhhH­
gahsi. - icHnHHciamH cnG «tTLa» I Mn LGhminG VS asScicahHi
gGNehicamenKG a 5 inHiGmG Li shHceHHiO cHmG ia hGsiica­
ziHnG G LhSs÷hiziHNG LGc DNA, ic ciclH Vi íhGkHO ic cicmH -Gl-
1' ShiVH caLLicH G cHsì tia.f
InfiNGO ca HHiuziHnG ai shHkiGha VGi Hé sHLlGkbG NHN GH­
HGhG HGmscihe eV emsihi÷SO PS hiciGLGhe MN haVihamG cah­
kiSmGnLH Vi ShHssGttitaO Mna hitHiMziHnG Himice a qMGcia
Neuroscienza, la nuova ilosoia 99

mnG shHLuHHG EnHLGn quSnLH mHnLGHLe l'SHHunLH mnG lG mH­


HG sHLGHHGhH PMHtGhHi S tGlHmiLà inmHPPGnHMRSkii. NGl
PHPGnLH in mui PMLGrGmo RSLimaģGnLG sRHPsGLLitSO fHhHG
SthGPH nS gRHHHS HHhsRGHS G HmHshiRGPH Li StGRG HGcshG
StuLH lS hiHsoHLS LStSnLi Soli Hmmni. NHn tHRhGi HGckhShG
un uu LGllS ‚Gw TgGO PS LrHtH muRiHHG SnSlHgiG LRS euG­
HL'iLGS G lS tiPiHnG filHHHfimS idLuiHLSO mhGO sGR euSnLH in
PaiGhS piutLHHoH nG ulHHaO negS vi Hia na PQHtaziale
mifGhGnbS LrS nHi G gli SlLRi G LGniHmG il Hé un'illuHiHnG.
CGhLHO nHn nH nLizi mnG Pi sGhcGLLSnH Li mSsiRG qMSlG
HiS lS HHluziHnG mGl pRHklGPa G euSlG sHHPS GHHGhG il mSc­
biSPGnLH mi phHHsGLLita. ce li StGHHiS PmhitGRGi HMkitH Mn
SRLTmHlH sGh «NSLuhG» G LS un giHnH Sll'SlLrH LitGnLGRGi lH
smiGnbiSLH siù aPHHH LGl PHNmHu MSO LSdLH sGh hSgiHnSR­
mi HHpRSO ipHLVbbGhe nS sHHHikVlG HHlMbVHnGf
CHPinmGRe mSi qualia. È GtTLGNvG mnG Hi HHnH GtHlui sGR
HHLLiHfSRG udS PsGmiimS fMnziHnG biHlHgimS: nHn sHHHHnH
GHHGRG HLSLi LGi PGRi GffGLLi mHllSLGhSli (H GsifGnHPGnif LGl­
l'SLLitivd NGuRSlGf In a donna che morì dal ridere nH isHLib­
bSLH mnG hSssRGHGnLSziHi HGnHHRiSli Li sGR Hé shitG mi qua­
lia pHLRGkkGrH SmeuVHThnG NGl mHhPH L�n shHmGPHH mHn mui
tGdgHnH modifimSLG HGmonLH il sRinmisiH Li GmHnHciSS sGR
GPHGhG intiaLG in «sSmmhGLLi gGHLibili» Si mGnLhi HusGhiHRi
LGl mGhtGllH.6 In RiHulLSLH I unS RSsprGHGnLabiHnG HupGRiHhG
mnG PGRtG S dMHtT HmHsi mHmsuLSbiHnali G mnG miSPTSmH
«PGLS;SsseHGnLSzionG» (SnmnG HG sRHtH 4 mGhLH LiHSgiH
S MHShG il shGf¶HHH ghGcH «cGLS»O mnG HsGHHH tiGNG MLilibzSK
LH LSgli GHsHnGnLi mGnlG HmiGnzG MPSdG sGR nSHmHnLGRG
miGthH ailS sSrHnS LHLLS mHnmGLLi HHif.
ci sHLrGbbe cQNHiLe;are la cetarSppreHedtSziQne quasi
n HGmHnmH mGhtGllH «sSRSHHiLimH» (H SlcGNH unS HGhTG mi
srHmGHHif GtoluLHHi nGll'MHPH sGr fHrG nS mGHmRibiHNG
siù GmHnHPTmS LGi shHmGHHi SuLHcaLimi in SvLH NGl shiPH
mG;tGilH. cG mHHì foHHG mSttGRHS sSRSLHHHSimGnLG Tl sShSlH­
giHPH mGll'nHPnmuluHO l'idGS LGll'HcnH mhG nGl mG;tGllH
guSRmS unH HmnG;cH mnGPSvHghafimH RimmH mi qualia, NHn
PShGkbG S´SLLH un sahSlHoiHPH. TziO qMGllS mnG hH mGi-
100 Che cosa sappiamo della mente ·

OiKH mGKalasslGHGOKaziHOG iO slaKica cHiOciVGlGkkG slH­


sliH cHn iw,HmncMiMH Li cMi Hi faÁH KanKH giHcH i fiiHsH­
fi. €a mia ipHKGHi I chG iwhHmMncMiMH Hia H ia mGKaUasslG­
HGOKabiHOG HKGHHa H Mnwaira HKluKKMla cGlGkUaiG c,GO HHKKH ii
slHfiiH GtHiMKitHO I GmGlHa iO n HGcHOVH KGmsH sGl clG;­
lG mGKaUasplGHGOKabiHOi; liKGdgH iOHiKlG chG Hia MOa caUaK­
LGliHKica MOica Vi OHi Mmai HO pGl iH mGOHO aHHai siù sHfi­
HKicaLa LGllH «HcimpaObuOcMiMH» . q‚Hd LimGnKichiamH
sGle chG OHd I VGKKH Hia Mda OMHta HKlMKKMla HingHia; sH­
KlGkkG kGOiHHimH GsHGlG Mda sGliG di OMHtG fMdziHdi Hlg;­
OibzaKG iO MOa lGKG ViHKlikMiKa. IVGG Himiii a euGHKa HHnH
HKaKG fHlmMiaKG Va DatiV DaÅiiOˆO )GlGĘ tickGlKHOO MaUp
tiO iOHĘy G mHiKi aitriO aOchG HG SGl mHKiti VitGlHi La
qMGiii chG cHOsiV lH qMi.f
Ma sGlc,é clGalG ia mGK;ÅasslGHGnKabiHdG( È chialH
chG GHHa OHn sMe GHHGlG HHiH uda cHsia H MO VMpiicaKH VGl­
la lasshGHGdKabiHnG: HalGkkG LGi KMKKH iOMKilG. bHmG ia
lasslGHGnKaziHOGO aOc,G ia mGKaÅaSslGHGOKaziHnG HGltG a
GHaitalG H GtiVGdzialG cGlKi aHSGi LGiia lassrGHGOKaziHdG
sGl pUHVMllG HGˆOi chG faciiiKidH MiKGliHri HLiii cHmsMKa­
biHnaliO gGHKirG iOKGlOa”GOKG Hi”kHii iO ”aOiGla HGquGO­
biaiG -«sGOHiGlH»f G cHmMnicalG iLGG a d aiKli KlamiKG MO
fiuHHH Li HuHOi niLimGOHiHOaiG -«iinguaggiH»f. )i faKKHO
HG Hi cHmkiOa lwaHtlaziHOG -Vi cMi hH salnaKH amsiamGOKG
OGl casiKHiH IV) cHO ia gGHviHOG Vi HimkHii HGeMGOziaiiO Hi
HKtiGOG ii «sGOHiGlH» chG I cHHì calaKKGliHKicH VGiia OHHtla
HpGciG.
MadVHO OGi cHlHH VGiiwGtHiMziHOGO u HuSGlaKH quGHKH
cHOfiOGO ii cGltGiiH u iO gladH Vi gGOGlaUG eMGiiG c,G
aUi HpsGl chiama «cHOgGttMlG» G Li slHtalG OMHtG
cHmkinaziHOiO aOc,G aHHulVGO Vi HGgOi sGlcGKKiti sGl tG­
VGlG chG cHsa HMccGVGta. SG Mda Hcimmia Hia casacG di
GiakHlalG iwimmagiOG HKvica Vi MO catainH chG ,a tiHKH
OGlia lGaiKd I aOcHla Mda eMGHKiHOG cHOvlHtGlHaO ma I im­
slHkakilG c,G tiHuaiizzi uO uOicHlnH H c,G immagidi Mda
mucca cHh iG aiiO cHHG c,G iOtGcG gii GHHGli umaOi faÁH
cHO faciiiKà.
Neuosciena, la nuova ilosoa 101

ðMLLH cie PHiiGta n inLGhhHgaitH nLGhGssantG. I qualia G


iwaMLHcHsciGnza PHnH aLLUikMLi Mnici LGiiwMHPH H PHnH shG­
sGni ancnG in aiLhi sUiPati( ~ n cnG PiPMUa LisGnLHnH Lai
ingMaggiH( I cGhcHsitGcni tGhLi allH sLaLH PGitaggiH nannH
UicniaPi PsGcifici cHn cMi PGgnaianH ai cHmsagni eMaiG shGK
LaLHhG I in arhitH. Ii hicniaPH chG attGhLG LGiia Pnaccia
LGi «sGhsGnLG ahkHhicHiH» nLMcG ii khancH a PcGnLGhG Li
cQrla a- luHlH e ii ricniamH Lel «-GHpa;dQ Le;ricHiH» lH n­
LMcG a PaiihG Li cHhPa. n ciPa agii aikGki. Ma ii cGhcHsiLGcH
cnG iancia ii hichiamH nHn Pa chG PLa attGhLGnLH gii aithir i
cGhcHsiLGcni tGULi nHn sHPPiGLHnH Mna cHPciGnza nLhH­
ssGLieaO sGh atGhG ia qMaiG HccHhhGO cHPG akkiaPH tiPLHO
cnG MnwaiLra sahLG LGi cGktGiiH qfHhHG cHiiGgaLa a cGhLi aPsGL­
i LGi iingMaggiHf gGnGhi uOa PGtahassrGPGOtaziHnG VGiia
kassrGsGnLaziHnG PGnPHhVaiG LGi PGksGnLG G LGi iGHsahLH.
PHLhGmPH insGgnahG a a PciPPia cnG il PaialG I sGhicH­
iHPH shHcMkanLHiG na iiGtG PcHPPa GiGLLhica a Hgni cHPsahK
Pa LGi PMnHÚ Pa cnG cHPw accaLhGkkG PG ia PciPPia fHsPG
cHnLHLLa n ciPa a Mn aikGhH G in Md haPH ticnH eGniPPG iP­
saLH Mn PaiaiG( bhGLH chG Pi agitGhGkkGÚ Pa nHn hiMPcihGk­
kG a shHLuhhG ii hicniaPH «LGi PGhsGnLG» sGh aptGhLihG iG ai­
thG PciPPiG Li PcGnLGhG Lagii aikGkir chGLHO ciHIO cnG nHn
PashGkkG MPahG qMGi hiciaPH cHmG Mn tGhkH. bHn tMLta
shHkakiiiLdO sHiH oii GPPGri MPani hannH ia cHPciGnza LGi
qualia G LGi iiPiLi LGiiG shHshiG casaciLd nGcGPHakia a n' H­
sGhaziHnG LGi gGiGhGu
lMali sahti LG- cGhtGi-H PHnH inLGhGPPaLe La eMGPi PLili
cHmsMLaziHnaii filHgGnGLicaPGOLG siù hGcGni( Un GiGncH
shHkakiiG LHthGkkG nciMLGhG iwaPigLaia -chG taiMLa iwim­
sHrtaza emHziHna-e LGoli stimHlifO il girQ angHlare e lwarGa
Vi /GnicGO cHnLigMi aila giMnbiHnG sahiGLH-LGPsHhH-Hcci­
siLaiG PniHthaO G ii cngHiH anLGhiHhGO cHnnGPPH ai cHPsHhLa­
PGnLH «nLGnziHOaiG». bHPG hH HPPGhtaLH in La don na che
morì dal ridere:
Vi è fqi rl Wltrq mqtiuq fer idegliere i lqhi temfqrWliä e iqfrWt­
trttq il iiliitrq, dqme iede: in eiii è rWffreientWtW grWn fWrte del
lngrWggiq. Se uedq rlW melWƒ lÝattiuità del lqhq temfqra½e mi fer-
102 Ce cosa sappiamo della mente

mette di Wddedere W trtte he ire imphvdWzionv qrWie iemrhtWneWmen­


te. LW doteddea vnferotemporWhe ÞIT) ridonoide hW mehW dome frr×o
di n derlo tepo, l'WmegdWlW uWhNtW hW irW importWnuW per ih Go be­
neiiere e l'WreW dv >eidke e Whe regeoni mv fWLno cWpe utte he
ifNmWtrre dv iignifidWto dhe h'vmmWgine mentWhe, dompreiW lW pW­
rohW «mehWi, euodWĜ poiio mWngiWre el frrtto, odorWrho, riWrlo per
fWre rnW tortW, toghierne vh torioho, pintWye i iemi, ieruirmene per
«heuWre l medido di toÃoi, teLtWre ˜uW e doiì uvW.7

ºcegetere qu-le tmpetc-ztone prtvtlegt-re ( «-ttebzto­


ne2) e che cos- f-re compete tn p-rte -e ctngoeo -bter(ore.
Qu-nWo questo subtsce un W-bnoc tl p-ztente rtm-ne
perett-mente presente - se stessoc m- perde l- voglt- dt
pebs-rec p-rl-rec scege(ere o -g(rec e sofre Wt «muismo
-cibet(co2 .
»utto ctT soeeev- un interrog-t(vo (mport-nte: tn che
mtsur- e- .et-r-ppresebt-ztone è coeleg-t- -elmemergere
Weel- c-p-cttà Wt c-ptre tl lngu-ggto e tl suo stgtftc-to?s
Per scoprtrloc st potrebbe vertftc-re se un p-z(ente -petto
d- -f-st- dt ¼erntc(ec un- conWtztone .orbos- c-us-t-
d- n- ees(one -el'o.ontm- -re- nellmemtsero sttsroc st-
n gr-Wo dt menttre tn m-nter- nob verb-lec pur non c-D
penWo nN sapenWo conWurre un- convirsaz(one sens-tan
ºe tbf-tt( non -bbt-.o un- .et-r-ppresentaztonec non
posst-mo be-nche comtnctare - dtstorcere le bostre r-p­
presebt-ztobt prtm- d( r-smetteree -W -er(; tn -ltre p-ro­
eec non st-.o in gr-Wo dt menttreEĜ Quisto perch c se è l-
prtm- r-ppresent-ztone - essere Wtstort-O ct -utoXbg-nt-­
mo e ctT v-iftc- lmtntero scopo Wele- mebzogb-m Potrebbe
-tut-rct - Wtpobdere t nostrt geni r-ccobt-re - n- poteb­
ztale comp-na l- bugt- che abbtamo un cosptcuo conto
(n b-nc-c ma se -eea nostr- bugi- creWesst.o W-vNeroc ctoè
se fossmo Welir-nt(c fom ŝeFemmo - spendeFe soedi ine­
sistebti.)
n effettic e- me:ogn- è e- prov- dectstv- n gr-do Wi di­
mostr-re se ub soggetto - sct.p-nzNc neonato o p-ztente
cerebroleso - h- si- l- c-p-cttà dt ftngere per tng-nn-re gli
-ltrtc st- l'-utocoscie:- rtflessXvat È vero che m-mm- ucĉ
Neuroscenza, la nuova ilosoia 103

c-llx svng- dv wf-r- un'wlw st-mmwuw t-r wllxMuwMwr- un tr-7


dwbxr- dwv suxv tclcxit ma nxS sv r-Md- lxSux dv swrlx, nxM
qw uMa m-uarwttr-s-iuwzvxn- - qndv nxn tuò «-sb-nden
r-» lw srwuegvw - sarfv rvcxrsx n wlr- scbuwzcxnv o luv tx­
ur-bb- rvf-lwrsv uuvl-. NxM tuò t-r -s-etvx svng-r- dv wf-r-
l'wlw st-mmwuw t-r ndurr- vl kxmswgSx w rvs-Irl- tvU au­
u-ndcxi - tr-eure (ncq- s- unw scecl- abvlvbà txur-bb-
efolfer si in seguito per selezione nabrwle).
Lw dvszvxn- urw m-zxgnw - auuxvMgwnMx dvf-nuw as7
swi shurauw vn dvsrbv cxe- l'nxsxgMxsvw (sv f-da vl cwtv7
bxlx I )t ch- stog- uM twzv-Mb- cxn cl brwccvx svwsrx swrwn
lvzmwux da Lw lesvxn- all'-evss-rx d-surx w S-gwr- la
ñwralvsvM Curcxsae-Mu-, quwMdx hx ci-sux w n' anxsxgMxn
lvca s- txu-fw bxccarmv cl nwsx cxS lw ewMx svwsura (twralvd­
mwba), h qw rcstxsbx: «C-rbx, rw sbca wuuenux, f-rch fxbr-v
svclarl- n dvux vn uM xlchvx! ». IS n'albrw xclasvxn-, quDn
dx hx dxendwux w uM g-n-rwl- d-ll'-s-rcvbx vn s-MsvxS- s-
-ra vn grwdx dv usr- vl brwccvx svwsurx (fwrwlvmmaux), qw re7
tlvcwux: «Sì, rw nxM vnu-ndx uswrlx) Nxn sxnx abvbuwux a
ñr-nder- xvdvi, dxuuxr-». Qu-su- dcchvaramvxSc snnx t-n­
sar- cq- quwlcuMx, M-l c- -llx, «sattva» la f-rvuà - ch- qu-7
suw rv-scw w ilrwr- ancq- s- «l-c» x �ĺli» - vl sxgg-uux d-l-
1' auuxkxscv-Mdw rvl-ssvfa - Sxn la cxSxsc-. (pxe- dvc- lw
r-gvMw n-ll'Amleto dv Shwk-st-wr- a trxtxsvux d-”a egvMa
aurvc-: «-v fwr- cq- qu-llw svgnxra saccvw rxtt- dcchvwrw­
mvxMv sxl-nw»: t f-dx s-gmc d-c m-clwnvsmv dv dcs-sw sr-u­
dcaSc, o queüu- r-wmvxw.) ncxra uSa fxlua, üxbbxln-erò
cxme l'esvsb-Mda su-ssa del h-nxm-nx d-ll'wubxognnx ven
tlvchv ch- fv svw un sR da vngnar-M LuMgv dwll'ess-r- L
et if-nomeno t il senso d-l sé si è seza dubbvx -fxlubx per
s-l-mvxS- nwuurwl- allx scxtx dv sxsu-S-r- lw sotrwffvf-nlw
- s-Mlw dubbvx qklud- lw kwtwkcuà dc tr-s-rewr- lw trxtrvw
vnu-grvbà - sbwbviuà wnkh-, xf- xlkxrrw, kxn l'wubxvngnnx .
Dubcbx •xlux kq- uM.w skcmecw swtr-bb- uizzwr- •-clwn
Mcsmc dc dvs-sw sr-udvDi cxe- cl rvsx n-rfxsx, la n-gwlvxn-
x lw rwdcxnwlclmwlvxn- (wmm-ssx kh- sv rvuskvss- w f-rcicwr­
lx sbudvwMdx vl lcMguwggcx g-suual- d-ll- skmi-) M
104 Che cosa sapiamo della mente

~ccH eunLi chG LHUNiaPH alia Pia isHlGHi di aULGNza.


I qualia G ii Jé JHNH iN RGaiLd LMG ‡accG Lelia JlGJJa PGLa­
oiia: oii Mi nHN SHJJHNH GJiJLGUG JGNza iwalLUH G ticGtGU­
Jaf îa casaciLd Li uiiibzaUG HsGciaii ciUcuiLi cGUetraii sGU
cUGaUG PGtaUassrGHGNLabiHni Li UasshGJGNtaziHNi JGNHH­
riaii G PHLHriG - PGLaUaSSUGHGNLaziHni n paULG LGJLinaLG
a ‡aciiLaUG ii iiNouaooiH G iN saUtG faciiLalG dai inouao­
giH ( Jtata cHn uLta prÂtati-ità esseziale all weeHleerJi
-

Jia Li qualia cHPsiMLi Hia LGi JGNJH LGi Hé. bHmG hH oid
HJJGvaLHO nHn GJiJlHNH qualia fiuLLuaNLi NGi tuHLHO JGNza
MN Jé chG ii GJSGUiHcaO Né GHiJLG MN Hé iJHlaLHO sUitH Li
qualia.
NwanalHoa LiJLiNziHNG Ji sMe faUG LUa ia rassrGHGNLa­
ziHNG Li JGnJabiHOi «oUGbbG» G la mGoaUasshGHGOLabiHNG
dGllG JGNJazVHNi chG ci sGUPGLLG LV UilGLLGUG Jul nHJLUH
PHNLH GPHbiHNalG G di HpGRaUG JceiLG JHfiJoicaLGO cHPG
lratGnGUci Lai cHPsiGUG aziHNi chG n aitrG cihcHHLaNzG fa­
UGPPH iJLnitamGnLG. ®G ci PGLLHNH ii sGsG ticiNH ai NaJH
JLaUNMLiaPH. Ma sGUché ii fGNHceNH ( accHPsaˆNaLH La
un sUGciHH quale LGilH JlarMLHO PGNoUG NGl caJH LGl UVfiGJ­
JH hHulGH non akkiaPH ii quale G il hifiGHHH Hi rGˆiHlra aN­
chG NGi sarasiGoici(
PaUaLHHJaiPGNLeO ii quale Ji ( ‡HUJG GtHiMLH cHPG PGLa­
UassUGHGNLaziHNG ailwuNicH HcHSH Li sGUPGLLGUci Li HH‡fH­
caUG iH HLarMtH iN caHH Li nGcGJHitd ŋsGU GHGPsiH PGOrG
JiaPH iNLGnLi a inJGoMiUe MNa sUGLaf. UN oatLH NHN sMe
JHfHcaUG uNo JLaUnMLHO oiacché NHN haO a PiH atviHHO na
PGLarapsRGJGNtaziHNG. îH JtaRNMlH NHn Ji sue LGfiNiUG
MnwGPHziHnGS Pa lH HtGJHH phiNcipiH LHtUGkkG asslicaUJi
nche a fenoPei più cHcSleJJiO cHPe le ecHziHni a­
NG. lMaNLH tGLG Mna HaoHPa inoa G NGUa chG Hi PMHteO
l oattH lG kaiza aLLHJJHO Pa nHn cHntGPpla il cHNcGLLH Li
«tHpH» G «LHsiLd» NGl PHLH iN cMU lH _c HntGPpiUaPH NHi.
Né sUHta JGnLiPGNtV cHPsiGHJiO cHmG iwMPVitdO lwaUUHgaO­
zaO ia PiJGUicHrLiaO ii LGJiLGriH -LitGUJH dai kiJHoNHf G iG
«lacRiPG Li aMoHcHPPiHGUabiHNG»O chG Ji kaJaNH oMtti JM
PGLa assUGHGNtaziHni Li GPHziHNi sGU sGrtGnUUG aiiG eMa-
Neuroscienza, la nuova ilosoia 105

ni HccHUUHiH HHLKini intGU;ziHni cHn i t;lHhi HHcianiO cMi I


SUGSHHK; n; cHUtGcci; HRbitHrHOtanG. tGnché Hi; filHgGiGip
c;hGOtG più ;Rc;ic; G HSGHHH cHnHiLGU;Ka Siù SUiPiKit;O
iGnnwMHhH n; HfGUa GhHziHi;nG I SUHbabiĢhGntG HHiHKic;t;
qMnKH qMGlla U;zionalGu
TnchG il HGOHH VUnnwMiiKd VGn Hé mGUita MO cHhhGntH.
PGhché ci;HcMnH Vi OHi Hi HGntG «nH» SMU GHHGiLH iPhGRp
lo n un luHHH hHltaNtG e LitGrlifihatH· Li penlieriO GhH­
ziHiO iPShGHHiHOi HGnHHUianim È Mn MGHiKH VfficinG G nHn I
GHccMHH chG Hi; Mn f;nHH pUHblGPa. È SUHt;biĢG chGO SGU n;
HM; HtUHHa n;tMU;O il sé SHHHa GHHGUG tiHHMKH HHnH cHhG
un'MNiKd. Ii GffGti GHpGUirG VuG Hé H;UGbtG fHUHG imSHlHi­
tilG HHtKH in SUHfinH lHgicHO SGRché HHlnGtGRGbbG n; eMGHtiHp
OG Vi chi H chG cHHa ni GHSGhiHca. È tURH chG a tHnKG ci HGh­
bh; Li atGUG «LMG ;nVPe»O h; ( HHnH Mia hGv;fHh;v AncµG
i HHrG LGln; cHHiLLGtt; HinVUHmG LGcc; pGUHHn;ciKd hMnp
KiSn; nHn vitG nG LitGrIJG SGhHonaniKd HiPunvaOG;mGnvG: GH­
HG tGnLHiH a UMHK;RG G ; LiPGntic;UHi c'n; LGln';ntRaO G in
Hé Li HcGna I Hgni tHnt; HGS;R;tH Vagli anKUi -H HHnH t;o;­
hGnKG cHOHaSGtHnG Li nHhHf ' nchG nGn caHH GHrGmH LGnn;
HinLhohG LGl cGUtGnlH LitiHHO LHtG in cHUSo c;lnHHH chG
cHnlGga i VMG GhiHfGUi I HKaKH chiUMUgicamGnKG GHciHHHO in
p;ziGOvG nHn h; na HUOH;ziHnG HHggGttita LGnnH HLHSSi;­
PGnvHs in « é» Li ci;Hcun GmiHfGhH I cHnH;SGtHlG HHnH Li HG
HKGHHHO anchG IJG magaUi LGLMcG haziHn;nmGnKG n; SRGHGnza
VGnnwanvRH. n
ñn ;nrH S;UaVHHHH I cµGO HGtbGnG Hia eM;Hi pGh Leip
ziHiG SUit;tHO in Hé I ;HHai ;RUicchitH LannG invGR;ziHni HH­
ci;i GO anziO fHUHG Hi I GtHnMKH HHShatKMKtH nGn cHnKGHKH HH­
hialeO hHĤG HHlGrtarHN peU primi ihk uĤphrey e
ªHUacU t;hnHw LMUanvG in cHOgUGHHH chG tRian ¬HHGShHHn G
iH Hrganizz;mhH nUl 19†9.
òHRrGi chi;UiUG hGgniH in cHicGKtH. Il cGhtGlnH MmanH IO in
SUaKicaO Mna macchina pGr SRHVMURG hHLGnli. Tbti;hH bi­
HHgiH Li cHHKUMiUG Mtini Hihun;ziHni tiUKMani LGn PHnLH
pGU MH;UnG cHhG HKhMmGntH UO ann'ntGrH LGlnG HihMn;ziH­
i, abbi;hH biHHgno Li HHKUMiUG mHVGnni VGnna mGnKG ;n-
106 Che cosa sappiamo dela mente

tuq (lp crsiddettp «terrip delle pltre mentq»), perché nri


primptq sipmr crepture mrltr srcqpli. Elpbrrpre mrdelli
per prevedere il crmprrtpmentr del prrssqmr è unp ne­
cessqtà. È fpti essenziple sppere se lp persrnp che cq hp
crlpitr crn lp puntp dell'rmbrellr l'hp fpttr ppprsta r per
sbaglqrt perché nel prqmr cpsr frrse ripeterà l'pttrt nel se­
crndr qnvece nr e nrn pbbipmr dq che prerccupprci. nrl­
re, per essere completpt lp simulazione in’enp deve com­
prendere nrn srlr un mrdellr dellp mente pltruq, ma
pnche n mrdellr di se stesspt deq prrpri pttributq crstpn­
tqt dei trptti dellp prrprip persrnplità e deq lqmqti delle prr­
prqe cpppcità (cqò che può r nrn può fpre). Frrse lp cppp­
cqtà di elpbrrpre il primr mrdellr sq è evrlutp per prqmp e
hp prq ppertr lp strpdp pllp cpppcità di elpbrrpre ql secrn­
dr. Oppure, crme spessr pccpde nel crrsr dell'evrlu­
zqrnet le due cpppcqtà si srnr crevrlute ed enrrmemente
arrqcchqte p vqcendpt cumqnndr nell'putrcrscqenxa rifles­
sivp tqpicp dell'Homo sapiens.
Lp recqprrcqtà del «sé» e deglq «pltri» si può rsservpret
nellp frrmp pqù rudqmentplet pnche srlr guprdpndo n
nernptr che imqtp il crmprrtpmentr dq un pdultr. Se si
mrsrp lp lingup a n nernptrt pnche luq la tqrp furrqt pb­
bpttendr crn quel gestr il crnfqnet lp bprrqerp prb i rprqpt
trp ql sé e glq pltrq. Per farlr deve crepre un mrdellr inter­
nr dell'pxqrne pdultp e «rappresentprlr» nel cervellr.
Unp cpppcqtà qncredibile, dptr che ql bpmbqnr nrn iesce
nemmenr p vedere lp prrprqp lqngup e deve quqndq crlle­
gpre l'pspettr visivr dellp nrsrp pllp prsixirne dell'rrgp­
nr che sente brccp. Orp spppqpmr che l'rperaxqrne è
svolta wa un gruppo specifico di neuronq wei lobq rontalit
q neurrnq specchir. Hr idep che i neurrnq specchir crn­
tribuqscpnr plmenr n pprte p generpre il nrstrr sensr dq
putrcrscqenxp «crprrep» e lp nrstrp «empptia» nei crn­
frrntq deglq alri. Nrn c'è dp stupirsi se i bpmbni putqsti­
ci, i qupli, supprngrt hpnr un deficit del sistemp deq
neurrnq specchqrt nrn riescrnr p elpbrrpre unp terrqp
delle pltre mentq, mpncpnr dq empptqp e hpnr bisrgnr
Neuroscienza, la nuova filosoia 107

dell' putrstqmrlpxqrne per rpffrsxpre lp senspxqrne dq pve­


re n sé pncorptr pl crrpr. Spsebbe intesesspnte vedese se
n bambno putqstqco (cuq frsse stptp dqpgnosticptp lp sn­
dsrme crn suffqcqente tempestqvqtà) mostsesebbe lp lqn­
gup come n neonptr nosmple dpvpnti p un pdultr che
mrsrpsse lp psrpsqp.
Senza np tersqa delle altre mentq n rsgpnqsmr, r me­
glio unp personpt sprebbe inoltre qncpppce wi prrossiret os­
sqa dq rqvelpre ql segnple estesqrre dell'qmbprpxzr. (Crme
hp dettr quplcnr, «Solo glq essesq umpni prrossqscrnot e
hpnr mrtqvr dq fprlo».) Il rrssose è n psgomento pffpscq­
npntet cui sq qnteressò Chpsles Dpržqn. Priché segnplpt
pus crntrr lp vrlrntà del srggettr, che è stptr virlptr n
tpbù socqple, sq è psrbpbqlmente evrlutr neglq essesq ump­
i come «mprcptrse» r qndqce dq affidpbqlqtà . Qupndr cor­
teggqa un urmrt np drnp che pssrssisce dqce (dq fptto):
«Nrn prssr mentqstq suq mqeq sentqmentq senxp che ql srs­
sose del vqsr mq trpdqscp: srnr unp persrnp pffqdpbqlet per­
cqò dqffondq puse q tuoq genq attsaverso me» . Se l'qpotesi è
cossettp, è lecqto pspettpssq che q bpmbi putistqci sqpno qn­
cpppcq dq psrossire .
Oltre pd pvere pvutr un rurlr evidente nell'empptqpt
nellp «letrp dellp mente» e nell'evrluxqrne del lqngupg­
gio (sq vedp il capqtolr IV)t q neusrnq specchqr hpnr forse
crntrqbuqtr qn mpnierp determqnpnte pll' emergere di
n'pltsp qmprstpnte cpppcità dellp mente: l'ppprendqmen­
tr pttavessr l'qmqtpzirne e lp crnseguente trpsmissqrne
della cultusp. Glq orsq prlprq hpnno drvutr attendere mq­
lqri dq pnq dq selexqrne nptusple per drtprsq di np crsì
frltp pelliccipt mentre un bpmbinr pcqui‘qsce lp compe­
tenxa necessprqp p fpbbrqcpre unp pelle crn cuq crprirsi
guprwpndr sur ppdre uccqdere un rrsr e scurqarlr. Qupn­
dr il sqstemp deq neusrni specchqo diventò suffqciente­
mente srfqsticptrt l'imqtpzqrne e lp mqmesq, ~ueste cppp­
cqtà strprrdinprqet pffrpncprrnr l'urmr dpq vincrlq di
n'evrluxqrne bpsptp rqgqdpmente sui gei e glq permqse­
sr dq ppsspse crn sppqdqtà all'evrluxqrne lpmprckqpnp, bp-
108 Che cosa sapiamo della mente

sptp suq cprptterq pcquisqtq. Come ho osservpto nel cppito­


lo II, ql rqsultpto fu unp rppqdp diffusione orqxxontple e
unp rppqwp trpsmissqone verticple di nnovpzioni culturp­
lqt come quelle che pvvenero dpi 75.000 pi 50.000 pi fp
e che produssero il cosqddetto «grpnde bplxo in pvpnti».
D'un trptto pppprvero cospicue novità «pcciwentpli» qn­
sieme frutto e cpusa di civqltà: il fuocot utensili sofqsicpti
e compositi, ornamenti pers onit ritit opere w'artet rqp arq
nottunq e così vqp. Trp le scqmmie pntropomorfet solo glq
orpngutpn s pnno qmqtpre competenxe complesse: per
esempqot osservpndo il gupsdqno impprpno pw pprqre lp
sesspturp e osservpndo q vogptorq qmppspno p rempre n
cpnop su 5 fiume. Se lp nostrp specie sq estqngueràt forse
sprpnno loro p erewitpre lp terrp.
L'qnterdipendeza trp geneticp e civqltà fp penspre chet
nell'pmbito delle fuzioi mentpli umpnet l'eteno wqbptti­
to su npturp e culturp }erdp sqgnqfqcpto: I come chqedere
se l'uiwqtà dell'pcqup werivq prqncqppmente wai wue pto­
mq dq iwrogeno o dpll'ptomo dq ossqgeno wellp molecolp wi
H20. Il cesvello I inestrqcpbqlmente legpto pll'humus cul­
turple qn cui I immerso et come unp sqngolp cellulp non
può esistere senxp q mqtocondri simbiontit se fossqmo plle­
vpti n unp cpvenp dpq lupq o n n pmbiente wel tutto prq­
vo wq culturp (come il TeŸps) spremmo p mplppenp umpni.
Un tpssonomqstp mprxqpno che studqpsse l'evoluxqone de­
glq omqnqdq sprebbe colpqto dpllp wqfferenzp comportp­
mentalet indottp dplla culturat trp l'Homo sapiens wel mmI
secolo e l'Homo sapiens wqcipmo wq 75.000 pnq fpt prqmp
del grpnde b plxo qn pvpnti: I unp dqfferenzp psspq pqù
granwe di quella tra Homo erectus e Homo sapiens. Se azi­
ché l'pnptomip l'ossesvptore uspsse solo crqterq comportp­
mentalqt clpssificherebbe forse i primq due come specqe Li­
verse e glq ultimq due come a solp .1 2
Nel cppqtolo II ho menxqonpto lp vqsqone ciecpt lo strpno
fenomeno per cui un ppzqente dqvenuto cqeco pes unp le­
sqone pllp corteccip vqsqvp non vede ql punto lumqnoso che
glq viene mostrptot mp usp unp vqp neurple pqù prcpicp per
Neuroscienza, la nuova ilosoia 109

inLicahiHO HGnza atGnG cHnHasGtHiGzzaO cHn ia PanH. IpH­


LizzH chG attia Mna hapshGHGnLaziHnG LGi sMnLH iMPnHHH
neiia tia nGMhaiG riPaHLa nLaLLaO Pa cnGO HiccHPG ia cHh­
LGccia tiHita I iGHaO nHn aktia na PGLahapprGHGnLaziHnG G
qualia LGgni Li nHLa. òicGtGhHaO chi I cHipiLH La n HngHia­
hG LiHtMrtHO LGnHPnaLH HinLhHcG Li nLHnO I ciGcH a caM­
Ha Li Mna iGHiHnG cHrLicaiGO Pa nega Li GHHGhiH¦ cHn LMLta
prQtStiliLd nS nS mGLSrSpprGHGntSziHnG HpMriaO ca nGH­
HMna hasshGHGnLaziHnG phicaria. lMGHLG HLhanG HcHn­
nGHHiHni H LiHHHciaziHni Lha HGnHaziHni G cHnHapGtHiGzza
cHnHcia LGiiG HGnHaziHni Hi tGrificanH HHiH sGhché rapphG­
HGntaziHni G cGLahapprGHenLaziHni HccMpanH iHci LitGrHi
nGi cGrtGiiH GO aimGnH nGii'uHPHO sHHHHnH tGnihG LanGg­
giaLG -H HHshattitGhGf in PaniGha inLisGnLGnLG. -Una
HciPPia pMe HGnLihG iwarLH fanLaHPaO ma Pai PanifGHLarG
ia HinLhHcG Li TnLHn H ia sahaiiHi iHLGhica.f PHicné ancnG
iwipnHHi gGnGha a tHiKG Kaii LiHHHciaziHni nGiiG pGhHHnG nHh­
Paii -ia cHHiLLGLLa «HnLrHPG LGiiwHHHGİaLHhG naHcHHLH»fO
tiGnG La pHhHi qMGHiLi inLGhGHHanLi cHPG¦ «ci pMe GiiPnarG
cHn iwipnHHi iS nGgaziHnG n Mn paziGnLG Li nLHn H LiPH­
HrahG iwGHiHLGza Li Mna fHhPa Li ti'iHnG ciGca inLMcGnLH
cHn iwisnHHi ia cGcivd n n HHggGLLHm».
DwaiLrH canLHO cHPG akkiaPH cGLahasphGHGnLaziHni Li
haspBGHGnLaziHni G sGhcetLi HenHHhiaiiO cHHì attiacH PGLa­
hasshGHGnKaziHni Li akiiiLd G cHmanLi PHLHhi cHmG «HaiM­
LarG cHn ia canH»O «sianLahG 5 chiHLH nGi cMhH» H «pGL­
LinahHi»O PGLiaLi pGhiHpiù LSi girH HHpraParginaiG HniHLrH
-ticinH aiia LGcpia HiniHLhaf. Una iGHiHnG a LaiG HKrMKLMra
phHtHca iwaphaHHia iLGHPHLHhiaO chG nHn inLucG pahaiiHiO
ma ncapaciLd Li e GgMirG n cQmSnLH. e Hi inviLS ii pS­
ziGnLG a fingGhG Li sianLahG Mn chiHLH in Mn LatHiHO Ggii
Pvhnge ii pugnH G iH piccia aiia ciGca. (NHn I nwimitaziH­
nG¦ nHn iPiL; i';LLH Li iPsugnahG ii PanicH Li un PahLGiiH
iPmaginariHO cHcG farGktG Mna sGrHHna nHhPaiG'f cG gii
Hi cniGLG Li cHPpiGhG ii gGHLH Li pGLLinahHiO Hi Ld Mn pMgnH
in LGHLaO anchG HG cHcprGnLG iwHhLine GO n aiLhi cHPpiLiO
cHnHGhta inLaKKa i'inKGiiigGnb;f l grH HHph ahgnaiG Hi-
110 Che cosa sappamo della mente

sro I preposto a elaborare un'immagine intena, a me­


tarappresentazione esplicita, dell'intenzione e del com­
plesso «circito» visuo-motorio-propriocettivo che occor­
re per eseguire il movimento voluto. Che il movimento
stesso non sia rappresentato nel giro sopramargnale I di­
mostrato dal fatto che, se si dano al paziente un martello
e n ciodo veri, egli quasi sempre esegue il compito con
faciità, forse perché, con gli strumenti reali come «arredi
scenici», non ha bisono di elaborare mentamente l'inte­
ra metarappesentazione. (Ho notato che alcuni di questi
soggetti faticano pre a indicare col dito o a guardare cose
che altri indicano col dito, come se anche il loro 'Senso di
ntenzionalità fosse in certa misura compromesso.)
Per compiere un atto davvero intenzionale dobbiamo
essere consapevoli di tutte le sue conseguenze e dunque
prevederle e desiderarle. Se per esempio qualcuno ci co­
strnge a firmare n documento sotto la mnaccia i na
pistola, prevediamo di firmare, ma non lo desideriamo.
Credo che alla previsione e alla consapevolezza presieda
il giro sopramarginale e che per il desiderio occorra il
convolgmento supplementare del cingolo nteriore e di
altre strutture limbiche preposte alle emozioni. Il senso
del libero arbitrio associato all'attività di tali strutture è
forse la classica carota che pende dalla punta del bastone
e incita l'asino che I in noi ad attivarsi.
Tnto no scimpanzé quanto un uomo sono n grado di
alngare la mano per prendere una tavoletta di cioccola­
ta, ma solo l'uomo sa rilettere sulle conseguenze a lngo
termine dell'atto e trattenersi dal mangiare la cioccolata
per rispettare la dieta. (Curiosamente, i soggetti colpii da
lesione del lobo rontale non hano questo autocontrollo;
non posseggono, per così dire, il «libero arbitrio del no».
Mi soprenderei molto se riuscissero a stare a dieta.) Ci I
afetto da aprassia ideativa e ideomotoria fa molta fatica a
capie se le azioni degli altri sono ntezionali e sarebbe
un pessimo giudice o penalista. Chissà, forse un giorno
riusciremo a stabilire con le neuroimmagini se n impu-
Neuroscienza, la nuova ilosoia 111

KaKH I cHnpGtHiG Li HciciLiH phGcGLiKaKH H sHiH Li Hici­


LiH phGKGhnKGnbiHnSnGS G qMGsKH cHnLMhhd a nMHtG Lisci­
pninG cHcG la «nGMhHiMhisphMLGnza» G la «iGMhHchiinH­
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~L GccHci giunKi al KGhcinG LGnna LissGhKaziHnG' CHcG
hH spiGgaKH nGn caSiKHnH It nHn phGKGnLGtH Li GnakHhShG n
eMaLrH cHmpnGKH LGnnG aKtMai cHiHscGizG sul cGhtGlnQS ma
spGhH SlcGnH di atGh saSMtH fah cSpihG cHn qManta SassiH­
nG i ciGi cHnlGghi G iH affhHnKiacH phHkiGmi nGMhHiHgici
qMali nS snGsKGsiaO iwistGhiaO gii ahKi fanKasmSO na tisiHnG ciG­
caO nw GminaKKýnziHnG spazianG G aithG siiLhHmiS G phHknGmi
Mn KGcpH cGKafisici cHcG qMGilHS anKicHO LGn iikGhH ahki­
KhiH. cKMLiandH LisKMrki kizzahhi G pHnGnLHsi nG LHcnLG
giMsKGO i nGMhHHciGnziSKi SHssHnH Hggi cHcinciahG S hi­
spHnLGhG aL alcMni LGgni inKGhrHgSKiti Siù phGgnnLi - G i­
nH a iGi filHsHf¶ci œ chG lwuHcH si sia pHsKH La“nŊankS Gina
sKHhiSf ChG cHs'I ii nikGhH ahkiKhiHm ChG cHswI i'aCKGm ChG
cHswI il sém Chi siacH nHim ChG cHswI “wimcaginG cHhSH­
eam PGhcné ahhHssiamHm
ggi cHcý iGhiO nGssna icShGsa I più tiKalG Li qMGsKa
SGh in kGnGHsGCG G nS sHSra titGnza LGi gGnGhG MmanHv
NHn LicGnKichiacH iifaKti chG Snc G “a SHiiKicaO in cH“H­
nianismHO lwimpGhialiscH G nS gMGhha KhaggHnH HCinG LSl
nHsKhH cGhtGinH.
DW iqlq ln riuW Wl mWre, dqmindiq W fenMWre2
Eddq le qnde idrq4clWnti
mqntWgne di mqledqle
qgnpW qtuMWmente ntentW Wl fWtti Mrql
miliWrdi de millWrdl lqntWne
effrre fqrmWnq Wll'rnlMqnq ifrmW hlWndW
Ere su PrP
fremW dl rn qddjlq d,e fqteiMe uederle
Wnl dqfq Wnl
mWrtellWre fqMiPnti lW rluW dqme qrWJ
Per dji, fPr dqiWğ
Sr p peWmetW mqrtq
dje nqn qMfetWuW WldrnW vltW.
112 Che cosa sappiamo della mente

enzn reqie mWe


tortrrnte dnl'energea
prodegeoinmente ipredntn dl Sohe
rhuerintn nehho ipnzeo2
Unn hredvoha a rrggvre eh mnre.
ceh proondo deh mnre
utte he mohedohe repetono
h'nhrrv itrrtmrrn
dhé ie ne formnno dv nroue e dompleiie
me dreno ahre n propren vmmage
e zvn Nna nroun dnza.
Creidono n dvmenieonh e dompheiivt-
eiierv uvuentv
mWiie de Wtome
DpA, proteene
dnzno fegNre nndor peù emtrednte.
9rore dahhn drhhW
ilhn terrn nidiNttn
eddoho
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atomv don hn doideeza
matervn don hn dNioiet-o
In peede dauWntk nh mare
mernuhghvnto dehhn propren mernuvghhn: eo
p Nniuerio dv ntome
Nn ntomo nehh'rnhuerio.
IŸª™RD ¦ENMAp83
Note

In t odu z ione

1 C . . Snow, ±e due culture, Mleno, Feltrinelmi, 1977.

I. Fantasmi nel ceoello


1 Hirstein e Rehechendsen (1997); Emmis, Younh, Quele e ue Peuw
(1997).
2 Rehechendren e Hirstein, 1998; Rehechendren, Rohers-Remechen­
dsn e Stewerl, 1992; Melzeck, 1992. Questi esierihenti suhi esti tenteshe
si sono l ierte isiireti ei rivomuqioneri sÊdi di fisiolohie cohiiuti de Mike
Merzenich, Petrick Well, Jon Kees, Tm Pons, Ed Teub e Mike Celford. Ul­
tesinsi irove dellriiotesi delle rimeiieture irovenhono de iersone che
heno subito eltri tipi di irivezione sensoriele.
Abbieho evuto n ure due pezieni emruteti di ne hembe, che effer­
heveno di sentire enche ell'erto tenteshe le stimolezioni ei heiteli. Uno
dei due ci disse che, menre eveve reriorti sessueli, rroveve sensezioni
esoiche enche eše hehme fenteshe, sicché l'orhesho ese essei più intenso
di quento non osse steto in irecedsze (Rehechendren e Blekeslse 1998).
Fnsse une riorhnizzezione hinore delle mepie costiceli evviene enche
nelle iersone normemi, se i piedi sono sresso considereti zone erohene e
esiste un teticismo dei iiedi . . . Preteriemo queste siiehezione enetomice el­
lrihrsobebile teorie freudine secondo le quele il feticismo dei iiedi deri­
vesebbe delle sohiglize tre il iiede e il iene.
Avevehn psevisto che ­undo il quinlo nevo (cwe inerve il vomlo) fos­
se steto eciso, si serebbe osserveto il conrerio, ossia chI lI sIsRzioi sR­
ebbeso stele tsesferite in heniere toiogreficehente oghenizzete del volto
el fentesma. i recente Stcihanii Clarks (Clarke el el., 1996) he dimo¼tralo
che in efeti così è.
Quento devressese estese l'ehiutezione ierché si ebbie giherreture?
Gioveni Berluccx e Selvetnre Ahlioti heno dihostrelo che, doio lreh­
putezione deml'indice, si osssrve le heiielure igecise di quel solo dito nel
voltn. irstein e io ebbiemo osserveto sensezioi resfegite enche dei vicini
rnllice e medio. Le sensezioni ereno sreciiche e toiotreficemente orhe­
nzzele (Remechendrn e Hirstein, 1997) .
114 Che cosa sappiamo della mnte

Nel nostro prmo paziente riscontrammo sensazioni rasferite faccia­


mano a quatro setimne dal'amputazione e ipotizzammo che il fenome­
no fo sse n parte dovuto al'emersione, ossia al'attivazione di connessioi
tra area del volto e area della mano che esistevno già, ma che in prece­
denza erno slenti. In collaborazione con David Borsook e Hans Beiter,
rilevammo un certo grado di sensazioni rasferite a meno di veniquat­
tr'ore dalla deafferentazione di un braccio, il che implica che l'ipotesi del-
1'emersione di conessioi silenti sia ameno n parte corretta. Più di ­

cente, si è parlato di un'anestesia per insufflazione che ha prodotto


sensazioni trasferite dal viso ala mno, ma occorrono altre prove che con­
fermino il risultato.
e sensazioni trasferite dei soggetti amputati non ci dicono se la riorga­
nizzazione avviene nella corteccia o nel talamo. Qualche nno fa pensm­
mo di poter risolvere il problema cercando in maiera sistematica sensa­
zioni trasferite nei pazienti che avevano zone anesteizzate in segito a n

ictus che aveva leso le vie tattii tra l talamo e la corteccia. r tai soggetti
hano reamente sensazioni trasferite (per esempio dal volto al braccio),
possiamo concludee che la iorganizzazione èm almeno n parte, corticale.
'esistenza di questo genee di sensazioni è stata ormai confermata da di­
versi gruppi (Turton e Butler, 2t01).
3 Dai dati relativi ale sensazioni trasfeite, s i può trarre tra l'altro a

conclusione importante: i qualia sensoriali della localizzazione (per esem­


pio la sensazione che n dato smolo provenga dalla mano e non dal vol­
to) dipendono interamente dalla parte di corteccia sensoriale ativata, non
dalla vera fonte dello smolo, cioè il volto.
Ho scoperto però che, e a persona nasce senza braccia, la sensazione
tattile trasferita dal volto all'arto fantasma non c'è, anche se il soggeto ha
n fantasma; a quanto pare, n questi casi la stimolazione delle egioi ori­
ginariamente destnate a trasmeere ai centri superiori del cervello l mes­
saggio «mano» trasmettono il messaggio «volto» . . . Analogamente, Mri­
ganka Sur ha dimostrato che, se le vie visive di un furetto neonato sono
riorganizzate verso la corteccia uditiva, si formano conessioni valide e il
fretto comncia a vedere con la corteccia uditiva. Capire in che modo si
quala nei soggetti con rti
verifici questa « idistribuzione di etichette» di
mancnti n dalla nascita (Hrley e Noe, 2003) è n problema affascinante.
Stiamo ora cercndo di rispondere a tali nterrogativi analizzando come
emergano (e quale precisa localizzazione topografica abbiano) i fosfeni
(quala visivi) nei pazienti ciechi dalla nascita rispetto ai pazieni diventati
ieci n n srcond4 tempo. Per arlo, sotop 4nim4 le aee vsive a simo­
lazione magnetica trascranica.
4 I movimenti fantasma sono dovuti al fatto che, oiqualvolta il centro
motorio nella parte anteriore del cervelo nvia un senale al braccio man­
cnte, invia nche una «copia» del segnale al cervelletto e ai lobi parietai e
l'ordine è esperito come movmento, sebbene di fatto non vi sia un arto che
si muove. Liz Franz, ich Ivry e io abbiamo dmostrato l fenomeno speri­
mentalmente. Le persone normali non possono compiere con le mani in
iera smultanea azioni molto dissimili, come disegnare un cercio con
la sinistra e un triangolo con la destra. Abbiamo scoperto che lo stesso vale
Note 115

per un paziente che «muove» un arto fantasma per mare i contoni di n


triangolo: il «movimento» interferisce nel disegno compiuto dalla mano
eale. Abbiamo quindi capito che i comandi nviai al fntasma dipendono
da un controllo centrale anche quando i9 braccio manca (Franz e Rama­
chandran, 1“8).
5 Ciò sigifica, naturalmente, che il substrato neurale dell'mmagine
corporea, nei lobi parietali, o profondamente modificato dall'esperieza.
Ma dev'esserci anche no stampo detemnato geneticamente, ossia nna­
to. Noi e alri ricercatori abbiamo scoperto come alcne persne nate sea
braccia sentano i fantasma come reali e completi, che addirittura gestico­
lano e ndicano le cose.
n questo senso sarebbe interessante nalizzare i transessuali che da
maschi diventano fene. La maggior parte dei pazieni che hano su­
bito l'amputazione del ene a causa di n cnro afermano di sentire co­
me eali sia il pene sia erezioni fantasma. Ma che cosa succederebbe ai
rnsessuali, i quali sostengono che il pene non o a parte di loro, ma
«solo un'appendice»? «Mi sono sempre entito na dona intrappolata
nel corpo di un uomo» affermano, e questo mi fa pensare che il loro ssso
psicologico e geneico e la corrispondente immagne corporea siano em­
mnili nziché mascili. r così fosse, nei transessuali amputati del pene
dovebbe esserci un'ncideza molto inore di peni fantasma che negli
adulti «normali».
Curiosamente, anche alcuni uomini con il pene intatto affermano di
avere più erezioi fntasma che eezioni reali (S.M. ssn comuicazione
personale).
6 Forse anche la paralisi causata da ictus UI n parte, a paralisi appresa
che può essere «guaita» da uno specchio. I risltati preliminari ottenui
dal nostro gruppo (Altschuler et al., 1QQQ) e da altri (Sathin, Greenspan e
Wolf, 2000; Stevens e Stoykov, 2003) sono stati incoraggianti, ma occore
condurre studi sistematici n doppio cieco con guppi di conrollo trattati
con placebo. e anche solo na piccola percentuale di pazienti traese gio­
vamento dalla procedura, sarebbe n risultato assai importante, n quanto
il 5% della popolazione mondile U destnata a rimanere parlizzata a n
arto in seguito a icus.
¯ Ci siamo proposti, come piano generale, di analizzare a fondo sndro­
mi neurologiche come gli arti fantasma, la sinestesia o l delirio di Capras,
che in passato erno state perlopiù considerate delle «anomalie» enza im­
portanza.
l problema è che, @1a n campo neurolog1co @1a n campo p@1ch1aico,
molti clnici sono ansiosi di dare l loro nome a na sndrome e allora si n­
ventano malatie false, sicché è dfficile disnuere quelle autentiche e de­
gne di essere sudiate. Si pensi per esempio alla «sndrome di e Cleram­
bault», nella quale «una giovane donna svluppa il delrio che n uomo
assai più anziano, famoso e di successo sia folemente nnamorato di lei,
ma non voglia ammetterlo». Stranamente, non c'è n nome per deire la
malattia di n veccio convnto n maiera deirnte che a giovane don­
a sia attratta da li, ma non voglia ammeterlo. s seza dubbio a sin­

drome molto più comune (S.M. nstis, comnicazione personale), eppure


116 Che cosa sappiamo della mente

non è stata descritta— . . (sna feminista direbbe probabilmente che le cose


stano cosi pe;ché la stragrande maggioran.a degli psicúatri che trovSo
no(i alle sndro(i sono maschi.)
Benché n origine siano state descritte co(e studi li singoli casi, altre
sndroi, co(e la cecità cortwcale per i colori (acro(atopsia), la cecità mo­
toria, il {cervello diviso» dei pa.ienti cvi è stato escisso il corpo calloso
(sudiato da Mike ia..aniga, Joe Bogen e Roger Bpery) e l'anesia ante­
rograda (anali..ata da Brenda Milner, Evi.abeth Warrington, hlan Badde­
ley, Larry Bquire e altri) ci hanno nvece permesso di accrescere enome­
memte la comoscemza del ceũello. Inoltre, ¼ic Kandel, che p er uesto ha
ottenvto il preio Nobel, ha stvdiato in dettaglio i (eccis(i cellvlari e
biocþici alla base dei cambiaĹenti fisici n atto durante la fissa.ione del­
le tracce (nestiche.
C V.B. Ra(achandran, Çandra Blakeslee, 1QQ8I p. 11.

Il  Cr3dr3 è v3d3r3


1 Vf però tenuto presente che è solo vn'analogiad La differen.a fonda­
mãntale è che, mentre quando gvidia(o possia(o concentrare volontaria­
(ente l'atten.ione svlla ida e ignorare la conversa.wone, chi ha la visione
cieca non può accedere ne(meno con tvti gli sfor.i del monlo alle for­
(a.ioni elaborate dala via {nconscia» .
Per vn'Salisi dettagliata della visione ieca, si vedano WeiskrSt., 1Q8Q
e Btoe;ig e Eo„ey, 1Q8Q. lcvi ricercatori, in particolare rir Zeki, non
considerano la visione cieca n fenomeno reaĠe.
2 Ramachanlran, hltschvler e Hilyer, 1QQ7.
3 Ramachandran, 3QQ5? Ramachandran e ºlağeslee, 1:Q8.
4 ½rith e Dolan, 1QQ7.
5 Ramachandrn e Rogers•Ra(achandrS, 1QQ6.
® Nel 1QQ7 Eic ltschvler, Jamie Pineda e io abbiamo dimosrato che il
blocco del rit(o (v nell'elettroencefalograma vmano può rappresentare
vn ndice dell'attività dei nevroni spcchwo. Il blocco si verifica cvando vn
individuo nor(ale (vove volontariamente la mano o guarda cvalcvn al­
tro mvovere la (ano. Osserv mmo anche vn fenomeno sngolare: nei bam­
bni avistici le onde mv si buoccano, co(e negli individvi nomali, cvando
viene co(piuto un movmento volontario, (a non cuando i bambini gvar­
dano qvalcvn altro co(piere iv gesto± cuesto svggerisce che in loro i nevro­
i speccio non funzionano a dovee. Èale defwcit potrebbe n parte spiega­
re pe;ché essi mancSo di empatia e serché non hanno vn'adegvata {teoria
delle altre (enti » .
Non è chiaro se basti vedere una persona aferrare cvalcoa perché s i at­
tivino i neroni specchio e si nterrompano le onde mv, oppvre se occorra
attribvire vn'inten.ione alla mano alid Il blocco del ritmo (v si verii­
cherebbe Sche se vedessimo vna (ano meccaica, a.ionata palesemente
in (aiera meccaica“ afferrare qualcosa? hnche se vedessimo vna (ano
parali..ata e anestetiz.ata venĝe aperta e chivsa da pvlegge?
Note 117

II. Il cevello artista


e Nel 2004 dovrebbe uscire il io lib;o The Artul Brain. Eirca le legi
del'arte, sw veda anche il swto „eb di Buce iooTh (università dello stah):
htp: // ww.Ts.utah.edu / _bgooch/ .
2 Francws ial,oH dmostrò ke elaboraHdo n volto +edwo sulla base U
uHa serie dw volti sw ottwene u- isltato ssaw attraente. Questo contraddice
morse la +ia legge del'acce-tuazione? Non U detto. Eerca-do wl volto me­
dio, probabwlmeIte sw elinaIo pwcTolw dw-ettw e deformità Üo+e verŨke,
spropo;zioni tra l'una e l'alra pare del vwso e asw++etrwe, wl ke a senso
dal pnto di vista evolutwvo.
Tuttavia, secondo qvella legge, wl volto -emmwnwle pwù attraente non U
Cuello {+edio», ma, di solito, Cuello «esagerato :el +odo giusto». Be per
esempwo si sottrae wl viso -e+miile +edwo a Cuello +ascile e sw accentua
la dwferln.a, sw ce pe; avere u: vwso aHcora più bello, u- viso {ultra­
-e++iile» daw linea+enti Ieotenwci (oppue n vwso mascýe vwrilissi+o,
con +ascelle e sopraccwglwa esagerate)e
3 Vedwamo, così ser gwoco, -n dove si possa To-dvr;e il ragiona+e-to. Il
cubis+o conswste -el prendere wl lato soitameIte nvwswbile dw n oggetto o
dw n volto e nel porlo sullo stesso pwano del lato viswble; per ese+pwo nel
pro-lo di uHa perso-a sw rlndono vwsibili due occi e due orecciee n Cue­
sto modo sw ibera l'osservatorl dalla tiraia dell'uico pu-to dw vwsta: non
occorre girare wn,orno all'oggetto per vedere l suo uato nasTosto. Tui gi
sudenti d'arte snno che Cuesta è l'esseza del cubwsmo, ma pcisswi si
soIo do+andati perché la cosa afasciie Perché suscita solo supore oppu­
re per Cualche altra ragwone?
Provwamo ad aIalwzzare la rwsposta dei swIgolw neuroni nel cervello dw
na scwmmia. Eome hano dw+ostrato Eharlwe iross, Ed Æolls e Dave Per­
rett, nel iro -usfome determi:ati neuroi reagiscono a u- muso specwfi­
co, per esempio un nerone rwsponde alla madre del soggeto, u- altro al
grosso +ascio al-a e uH altro a:cora a na scimmwa amica wntw+a. Natural­
+ente onuno di Cuesi -euroni, luIgi dal {»o-tenere» tutte le proprwetà
del volto, fa parte dw na rete The risponde elettivamente a qvel volto; ma
la sua attwva.woHe consente dw monwtorare l'attwva.ioIe della rete nel suo
co+plesso.
Va rwlevato che n dato neurone poniamo quello del volto del mascio
l-a) rwsponde a uH solo punto dw vwsta di quel volto, per esempwo al promwlo;
n altro Tontiguo risponde ala visio-e dw e Cuarti e n terzo alla vwsio-e
ro-talee Eia;a+ente, nrssn4 può, da s4l4, senala;e il co-ceto di +a­
scio alfa, perché risponde appnto a un solo pnto dw vwsta; se l mascio
alfa sw gwrasse dw poco” il neurone s(e,terebbe di scaricare.
Tuttavwa, alo stadwo sucTesswvo della gerarcia di elabora.wo-e vwsiva vi
è un'alt;a classe di neuroi che ciamerò {neuroi prncipali del volto» o
«-euronw dw Pwcasso». Ewascuno dw Cuesti nevroni rwspo-de solo a uH volto
specwfwco, per esempwo «+aschio alfa» o {madre», +a, dwve;samente dai
-euronw del gi;o musifor+e, sw ativa n risposta a qualsiasw prospetiva di
quel volto (ma a nessun altro volto)e E sono na,uralmente Cuesi neuroni
che ervono a egnalare: {Ei, c'è wl maschio ala, atten.wone! » .
118 Che cosa sappiamo della mente

Co)e si Lor)a i, nerone principa!e de! .o,(o? Non !o sappia)o, )a


Lo-se g!i assoni di u((i i neroni de,!' «ico pn(o di .is(a» che, ne! giro LE­
siLor)el sono prepos(i a,,a .ilione di -n unico .o,(o (per ese)pio qEe!!o
dh! )ascipo a,Law soco icdo((i a con.ergere s- -n sngo,o nerone princi­
ple de, .o,(o, ne, cosHro caso l neurone de, .o,(o de, )aschio a,fa. GraEie
a q-es(a concen(razione di da(i, se si prsen(a Dua,siali p-ospe((i.a de! )a­
schio afa, a!)eno uno dei neuroni de!,Inico puc(o di .is(a de, giro LE­
siLor)e si a(ti.erà e i! segna,e a((i.erà a s-a .o!(a l neErone p-ncipa!e, che
-eagirà ala .isione de, .o,(o DEa!e che sia !a prospe((i.am
Ma cie cosa accadrebbe se si p-esen(assero si)-,(aneamen(e dEe pro­
spe((i.e so,i(men(e inco)pa(ibi,i s- n singo!o piano n -na sngo,a par(e
de, ca)po .isi.o? Si at(i.erebbero si)u!(anea)en(e d-e neronM de, gMro
Lusifor)e e q-indi, a,!o s(adio successi.o, i! ne-rone p-ncipa,e si a((i.e­
rebbe l doppio. h ca-sa dh,,a doppia ai.aEione (che ha co)e !i)ite so,o
,a sa(uraEione de!,a rispos(a), i, neuroce principa,e a.rebbe na reazione
)o,(o for(e, co)e .edesse un «s-per.ol(o» . š, risu!(a(o ne((o sarebbh !a
)aggior a((raEione esteica che sentia)o da.an(i a,,a rappresen(azionh c-­
bis(a di -n .iso, cioè da.an(i a un Picasso . . .
Sarà -n'ipo(esi azzarda(a, ) a h a i , .n(agio d i po(er essere .eriica(a
n )aniera dire(ta ana,izzndo, ne, cer.e!lo de,!e sci)mie, ,a rspos(a dei
neuroni de, .o,(o a stadi di.ersi del processo e confron(ando l ris-,(a(o
con Due,,o che si o(tieöe st-diando ,a reazione ai voli isegna(i da Picasso.
–orse si di)os(rerà che )i sbag!iol )a q-es(a è ,a grande Lo rEa del!e ipo(e­
si scien(iiche: e non a,Hro, si p-ò di)os(-are che sono erra(e. Co)e disse
Daġin, qEndo si chi-de una .ia a,,'ignornza, spesso si ape ne, con(e)­
po una nEo.a .ia a!!a .eri(à. ml(rettan(o non si può dire de,!a )aggior pa-­
(e de!,e (eorie es(eicie e,abora(e dai i!osofi.
4 Se ,e )ie argomec(azioni in )eri(o ag,i uni.ersa,i es(e(ici sono corre(­
(e, sorge un o..io in(e--oga(i.os perchb Picasso non piace a (E((i? La -ispo­
s(a so-prenden(e è e piace a (-((i, )a ,a )aggior par(e de,,a gen(e !o ne­
ga. Per imprare ad apprezEae Picasso occorre una sola cosas s-perare ,a
negazione! (Ricordia)oci dei viH(oriail che negarono ,a be,,ezza dei bron­
zi Cho,a Lnchb f-rono schia.i de, lo-o pri(anesimov) Mi �ndo con(o che
p-ò s-onare co)e na bou(ade, perciò i spiegherò )eg,io. Da (e)po or­
)ai sappia)o che !a )en(e non è -na «cosa», )a è i! r-to de!!'a(i.i(à pa­
ra!,e,a di )o,(i )odE,i pressochb indipenden(iv Ne))eno ,a rispos(a .si­
.a a n oggh((o è -n se)plice processo !inea-e, in D-an(o co)por(a )o,(i
s(adi o ,i.el,i di e,aborazione. Questo è par(icolr)en(e .e-o per un feno­
)eno coFĈlesso co)e !a risposta esteica, che senEa dEbbio prevede più
s(adi di e,aboraEione e ,i.e,,i di adesione. m )io a..iso, ne! caso di Picasso
,a reazioce «.iscera,e», l fa)oso, esp!osiʼno «Eccos», ha ,-ogo ne, cer.e,,o
di (-(Hi ed è p-obabi,)ente causa(a da,,Iat(i.aEione ,i)bica inizia,e; )a ne,­
,a )aggior par(e del,e persone i cen(ri superiori encefa,ici n.iano i, )es­
saggio «Dio )io, sarà )eg,io non a))e((ere che )i piace Dues(a -oba così
dis(or(a e ana(o)ica)en(e scorret(a»m Neòo s(esso )odo n óil(o di pu­
derle e ignornza impedì ai cri(ici dIar(e .i((oriani di reagire con piacere ai
ses-a!i brozi n½iani, anche se i ne-ronp, alo s(adio preceden(e, si erano
a(Hi.a(i sena,ando l'iperbole. So,o D-ando si «sbuccino» i l-cceĥli.i s(ra|
Note 119

i d i negazione s i possono gustare n Picasso o u n brozo Chola. D'altron­


de non è forse vero che, paradossalmente, quello stesso Picasso che viene
cosiderato da alcuni cosi asruso trasse ispirazione soprattutto dall'arte
aicana «piiva»?
5 E a donna che morì dal ridere ho ipotizzato che molte delle leggi dell'e­
steica, n paricolare l'iperbole, abbiano assai influenzato l corso reale del­
l'evoluzione amale e ho deito l'ipotesi «teoria percettiva dell'evoluzio­
ne» . I membri di una specie devono poter identificare i conspecifici per
accoppiarsi e riprodursi e così, non diversamente dal pulcino di gabbiano
che becca il bastone striato, sano delle cospicue «frme» percetive. Ma per
effetto dell'iperbole (e del supersimolo), potrebbero preferire un compa­
gno che non «assomiglia» all'oriinale. Secondo questa ipotesi, la giraffa
sviluppò un collo più lngo non solo per raggiungere le acacie alte, ma an­
che perché aveva maggior disposizione ad accoppiarsi con compagne / i
più «giraffeschi», ossia maggiormente dotati della caratteristica «giraffe­
sca» del collo lungo. Filogeneticamente parlando, questo avrebbe condotto
a a progressiva caricaturizzazione dela specie. Secondo la teoria, nol­
tre, si regisrerebbero na minore variazione della morfologia estena e dei
colori nelle creature prive di un sistema sensoriale ben sviluppato (per
esempio quelle che vivono nele cavene) e meno cospicue variazioni degli
orgni ntei nvisibili.
L'idea è analoga a quella darwiniana i selezione sessuale, secondo la
quale le pavonesse avrebbero preferito pavoi con code sempre più grandi,
ma se ne distacca in e pni.
iversamene da quella di Darwin, la mia teoria non vale solo per i ca­
ratteri sessuali econdari; io sostengo infatti che non sono tnto i caratteri
sessuali secondari, quanto molte caratteristiche ed «etichette» morfologi­
che tipiche di una deteminata specie a spingere le tendeze evolutive in
determnate direzioni.
enché identifichi nella preferenza accordata ale pavonesse alle code
più grandi dei compagni l principio della selezione sessuale, Darwin non
spiega perché le femmne siano attratte da quelle caratteristiche del ma­
scio. Io ritengo che il fenomeno sia mputabile a na legge psicologica an­
cora più basilare, che oggi è congeita n noi e che n oriine si evolse per
n altro motivo: permeterci di imparare a disinguere.
Toiamo al pulcino di gabbiano, ossia ala constatazione che (a causa di
peculiari aspei dei codici neurali perceivi) non occorre una cospicua so­
miglinza estena con l becco della madre perché un oggetto rappresenti
n orte cenro di arazione: il fenomeno dimosra come nela morfoloia
possano sorgere nuove tendenze che non hnno un mmediato significa­
to fnzionale e che a volte paiono alquanto bizzare. È un'idea assai diver­
sa da quella attualmente in voga, secondo cui la selezione sessuale dele co­
de molto grandi si sarebbe verificata perché le code «marcherebbero»
I'asseza di parassii. Si pensi infatti che ceri pesci sono attratti da una
macchia azzurro vivo applicata dallo sperimentatore a una potenziale
compana, sebbene nessno di essi abbia l più pallido acceno di macchia
azzurra sulle scaglie. Penso che in uturo potrebbe emergere una specie
dalle maccie azzurre anche se la macchia azzurra non è né n marcatore
120 Che cosa sappiamo della mente

del sesso o della specie, né vn mezzo per {-are pvbbicità» a gei bvoi a­
vorevoli alla so,ravvivenza.
Bi noti che, in Ûase a tale principio, si instavra vna reazione posit'va tra
ossevatore e osservato. sna volta che l' {etiche,ta di specie» si sia nscr'tta
nei circviti visiv' del cervello, la progenie con eichete più cospicve avrà
più probabili,à di sopravvivere e r'prodrsi, indvcendo n'accentvaz'o:e
della caratterĞt'ca; qvesto a sva volta renderà la caratteisica n'etichetta
ancora più a--'dabile, -avorendo la sopravivenza degl' individvi con il
cervello predisposto a ind'vidvarla megio. E si nnesca così a progressi­
ƒa cresc',a del uadag-o.
6 Un lo modo di veri-icre qveste i,otesi sarebbe di valutare con il ri­
-lesso psicogalva:ico mche m'svra l'av(ento d' condvttSza della cvte cav­
sato dal svdore) le reazioi emotive v'sceralid Bap,'amo che i volt' -ailiai
cavsano d' soli,o vna risposta psicogalvaica maggiore dei volti sconosciv­
i, a p'ccola scossa emotiva. Bi ,uò allora -ormulare na ,redizione vn
po' avdace: -orse vi srebbe na rispos,a ancora magiore se, anziché la -ol
to, si mos,rassero al soggetto vna car'cara o vn ritratto alla Rembrand,
della persona cara. mBi ,otrebbe controllare l'inlvenza deĸ'{efetto novità»
,rovocato dabl'esageraz'one artisica conmrontando la reazione avv,a da­
vanti al Rembra:dt o alla caricatvra con qvella svscitata dal volto della
,ersona cara distorto a caso o da vn' {anticaricatra» che, aziché accenl
tvrba, ridvcesse la d'feezad
Beinteso, non intendo afer(are che il riflesso ,sicogalvan'co valvti n
maniera esavsiva la ris,osta estetica all'arted Esso i: realtà misvra }'{eci­
tazione» e qvesta, lvngi dal correlars' sem,re con la beblezza, si limita a de­
nnciare {turba(en,o». Tv,,avia non si pvò negare che il {,vrbamen,o»
-accia parte della reazione estetica ° si ,ensi a ciò cùe proviamo davani alle
opee di Balvador Dali o alle mvcche n fomaldeide di Damien Áirst. Del
resto non è forse vero che, paradossalmente, ci «divertiamo» a vedere i -'bm
horror o a -are ,err'ica:i gii in otto volante? Eon ,ali a,t'vità il cervello
-orse {,roƒa» per ioco siua ioi minacciose e -orse fa altrettanto qvSdo
ha a reazione -orte a n'estet'ca pFrtvrbante che caura l'at,enzione. s
come se, n osseqvio alla ,rima legge dell'arte da me teoizzata, qvalcosa
di visivamente cos,icvo, che ,er sva stessa natvra a,t'ra l'at,enz'one, ci n­
vitasse a gvardarlo meglio ,er Flaborarlo vl,eriormente. Ma l'attenzione
verrebbe cattvra,a sia da vna caricatvra sia âa un volto d'storto a caso,
mentre solo la caicatvra avrebbe la componente svp,lemente dell'iperl
bole. e diverse componeni della ris,osta Fstetica saranno a:alizzate con
maggior pecisione qva-lo ca,'remo megio le conessioi tra aree visivF
e srure limbihe e la logica cvi si informano (cioè le leggi che abbiamo
qui analizzato). Per esempio vn nvdo distorto a caųo ,orebbe eccitare sol­
tanto l'amigdala {nteresse + ,aura»), mentre il bronzo Ehola, elaborato
tramite i,erbolF, ecci,erebbe sia laigdala (nteresse) sia il se,to e il :vcleo
accvmbes, aggivngendo al cocktail il {,iacere» (sicché si -inirebbe ,er
avere {inteesse ’ ,iacere»).
Forse è illvm'nante, a questo ,vnto, n conronto con i test del QÂ, il
quoz'ente di ':tebligenza. Qvas' tui convengo-o che è assvrdo m'surarF
a cosa com,lFssa e mvbidimesionale comF l'intFlligeza vmana vsan–
Note 121

do un parametro uidimensionale come quello dem CÆ. Tuttania l test è me­


glio di ientem e si ha bisogno di assumere n fretta del personalem come n

equipaggio di marnai. Un ndividuo con n CI di 70 difficilmente risulterà


ƒteligente anche in test n cui si usano amtri parametri e uno con n Ch di
132 difficilmente sarà stupido.
Anwogamentem sono convinto chem sebbene misuri la risposta estetica n
mniera molto rozza, l rilesso psicogalnanico sia meglio di niente; oltre­
tuttom nuò rinelarsi mtilissimo e combnato con altri strumenti i nammtazio­
ne, come le nemrom‚agii e le sngole risposte neuronai. Una caricaura o
n Rembrndt notrebbero ner esemnio attinare i neuroi del riconoscimen­
to dei volti, nel iro fusifo²em più di qunto non faccia a fotograia fe­
dele all'originale.
Forse è opoortuno ooerare nche unmaltra disinzionem quella tra «ni­
nersali estetici» e «arte»m te³e questo più carico di sigificati ¶pecificir
Gi uiversali esteici ncluderebbero il cosiddetto designm ma non le muc­
che n formaldeide di Hirst.
7 Non è chiaro che cosa sia il kitschm ma se non si cerca di analizzarlom
non si può pretendere di anere compreso fino in fondo l'artem Dopotutto
anche l'arte kitsch tende a usare le stesse leggi da ˜e teorzzatem specie l
raggrmppamento percettino e lminerbolem Per scoprire qmali co¢essioni
neurwi siano nteressate dal «giudizio estetico matro»m .si potrebbero cono
drre esnerimeni con le neuroimmagim sottraendo la risposta del sogget­
to al itsch alla sua risposta all'arte nera.
son si può ecludere che la difereza sia del tutto arbitraria e _soggetio
nam overo che quela che qualcno giudica arte alta sia ritenuta kitsch da
qualcn altro. s oerò mprobable, perchém commè notom si può passare dalo
lmamore per il kitsch all'amore per l'arte neram ma non il contrario. itengo
che ci apprezza il kitsch nga di apnlicare le leggi inersali, seza capir­
le realmente. l risultato è la psemdoarte di cui si tronano numerosi esempi
negli atri d'hotel del sordamericam
Sarei propenso a paragonare il kitsch l cibo soazzaura. Come sano
tutti i bambnim a forte soluzione di zmcchero produce a scossa gustatio
na e attina al massimo determinati neuroni del gustom Dal pnto di nista
enolutinom la cosa ha senso: come osserva Stene vinkerm i nostri antenati do­
vettero spesso ingozzarsi di carboidrati per «fare proÚista» in orevisione
delle frequenti carestie. Ma l cibo spazzatura non ouò nenche lontana­
mente competere con quelo buono e sano nel produrre a complessa sti­
molzione multidimensionale del oalato, n parte per moini diversi dalle
oig1nr1e unzi£i evoluive (come l'iperbole, il contra@to e 8le leggi ap­
plicati alle risposte gustatinemm in parte perché non fonisce il pasto eqli­
brato che, a lngo andare, si rinela ¦iù nutiente. In quest'oticam il kitlch è
il cibo spazzatra nisino.
C Shakespearem a tempesta, atto V, scena hN
Ļ Gi a¡ali nno caoacità arisiche? Alcune delle leggi estetiche uio
nersali (come la siœetriam il raggrupoamento perceino e l'iperbolem suo
perano le dinsioi non solo ra ciniltà dinersem ma anche tra specie. Si peno
si al'uccelo giardiierem che è grigio e insignificante ma ha eccellenti doi
di arcitetto e artistam in quantom per attirare la fem›am costrisce grandi
122 Che cosa sapiamo della mente

gNa-dÚ" )-!tico!o-" di ste!" "nt-ecc"ai: a sorta d" ,-ss-osa casa de!!o sca­
po!o con im freEdMnaFente, coFpensa N! )ed"ocre aspetto f"s"co} Ef"ca
at-" e!aCo-ati, )ette "ns"eFe Cacche e sasso!i con accostaFenti "n g-ada­
zione o in cont-asto, raccog!"e pezzetti q-´c"cani d" stagno!a d" s"ga-etta c-"
assegna unz"oi d" «geFFe». h ."a!ett" costu"t" dag!" ucce!!" g"ard"nMer"
ragg"ngereCCe-o proCabÙente ott")e D-otaz"oni se ven"ssero esGosti c­
)e ope-e dIarte conteFporanea "n -na ga!ler"a del!a Q-"nta Strada, a
œhattan.
LIes"steza d" i.e-sal" esHetic" è confe-)ata anche dal fatto che !'uo)o
t-o.a Ce!l" " fNor", seCCene ĉuest" s" s"ano e.o!-ti pe- pMacere a!!e apM e a!!e
fa-fa!le, creatE-e assa" d".erse da" nosti ntenat" de! CaFC-Mano. Inolt-e,
pincNp" co)e la s"õeria, il ċagguGpa)ento, l cont-asto e !c"perbo!e, c-"
ne! co-so de!!Ie.o!Ez"one sono icors" cermi -cce!!" (co)e !cEcceq!o de! para­
d"so) pe- attirane a!t-i, -"e)p"ono d" a))raE"one anche no".
Leggendo D-esto caGitolo, icha-d Grego-y e maron Schlo)an hano
ossevato che, se D-este !egi esMstessero, forse sa-eCCe possibØe "nser"rne
a,c-ne "n n softŊare per creare D-adr" esteicmenĦe grade.ol"m n efemm",
)o!tM ai fa ™aro!d nohen tentò D-lcosa de! genere ar!'-ni.ers"tà de!!a
Ca!"foia d" n ’"ego, e " sEo" a!gor"t)i Grodussero be" D-ad-" che otten­
ne-o lte Duotaz"onM.
1 0 Non t-tti " citicN dcarte occ"dental" erano ott-s" co)e SM- George. Lo
sudioso rncese Renb Gro-sset descrisse in D-esto )odo !o SÏ.a Nata­
-aja igura 3.4I p. 5J): «Che s"a cN-condato o no da!lca--eola f"a))egg"ante
de! tiruvasi, !cane!!o cosico che egl" r"eFp"e e a -n te)po supe-a, "! s"gno­
-e del!a dnza -app-esenta "! trionfo de! -"mo. Con "! taFC--e!!o che tiene
n -na de!!e d-e )anN dest-e n."ta tutte !e creatu-e al )o.")ento it)pco
ed esse danzano Mn s-a co)paia. I rNcc"ol" so!!e.ati "n be!!cord"ne da! .en­
Ho e ,a sc"arpa sospesa "n aria Hradiscono !a .e!ocità del )oto -ni.e-sa!e,
che cr"sta!!"EEa !a )ater"a pe- po" id-r!a Nn pol.ere. Con na de!!e d-e )a­
ni sMn"stre -egge "! Luoco che a e d".o-a l Fondo ne! vo-ice cosico e,
con l piede destro, sch"acc"a "l de)one de,!I"gno-aza, pe-chb tD-esta dn­
za s" eseg-e soGra N corp" deN Fort""t ne, conteFpo, con !a )ano dest-a l"­
bera co)p"e l gesto d" protez"one (abhayamudra), s"cchb è .ero che, cons"­
derata dal punto di v"sta cosFico . . . !a c--de!Hà de! dete-)"nis)o
i.ersa!e, Mn D-nto G-inc"G"o generato-e de! L-tu-o, è anche Cene.o!a. n
d".ers" Cronz", po", "! s"gno-e de!!a danEa sfoggia un g-ande so--"so. “g!i
so-ide a!la )o-te co)e alla .ita, a! doqo-e co)e a,!a gioiat se così poss"mo
di-e, "! s-o sorr"so è )orte e ."ta, g"o"a e do!o-e . . . Se s" guarda llcope-a da
Duest'otica e!e.ata, utte !e cose hnno n senso, tutte !e cose hano !a !oro
logica e !a lo-o g"-stifNcaz"one . . . La stessa )o!tep!"ci(à d" b-acc"a, che a pr"­
)a ."sta può aGpaire sconcertante, seue una sua !egge inte-na, g"acchb
cNan Gaio èm "n sb, -n )odel!o d" e!egaza e !INntero ataraja esGme,
ne!!a sua terr"b"!e g"o"a, -na suG-e)a a-)on"a. uas" a vole- sotto!inea-e "!
concetmo che !a danza de! d".ino atto-e è n -ea!tà -na Lo-za (lila), !a o-Ea
de!!a ."ta e del!a )o-me, de!!a c-eaE"one e de!!a d"stz"one, a -n te)po i­
n"ta e "nsensata, !a p-")a )ano sist-a pende f!osc"a ne! gesto nonc-rante
de! gajahasta d)ano co)e p-oCosc"de d" e!efante). InL"ne, se g-a-d"a)o !a
staua da d"ero, !a femeEEa del!e sGa!!e che reggono "! )ondo e "! Godero{
Note 123

tr drrtr girvianr nrn trnr trrtq il timorlr dqlla ttaoilità q dql'immntaoi­


litv dqlla trttaza? E il mrtr rrtatrrir dqlq gamoqu nqlla tna vqrtiginosa
vqlocitvu nrn tta trrtq a tigniticarq il vrrticq dqi tqnrmqni?».
ee S)akqtmqarqu Romeo e Giulietta, attr l, scqna I.

V. Numeri viola e formaggi piccanti

e E mrlti «Sinqttqtici intqrirri» nrn trlr i nnmqriu ma ancvq lq lqttqrq


dqll'altaoqtru qnqllq c)q ciamiamr gratqmiu qvrcanr dqtqrnai crlrrD. È
mrltr mrroaolq c)q l'atmqtto vitivr di nn gratqma tia a tna vrlta rammrq­
tqntatr nql girr tntitrrmqu ticcvé l'imrtqti dqlla Iattivasirnq ncrrciata»
tmiqgvqeooq ancvq talq fqnrmqnr.
n altri trggqtti è il tnrnr dqla lqttqra, il trnqmau a qvrcarq il crlreu q n
qnqttr catr ti va tortq attivazirnq Vcrrciata a nr ttadir tn,qrirrqu vicVr
alla ginnzirnq TPO q al girr ngrlarq .Óamacvandran q Hnooardu 2PP1au o).
2 Cnqttr ,rtrqooq amrirq la ttrSda a nnrvq tqramiq mqr alcnnq trrmq di
dslqttia qrqditaria. Sqcrndr Éqrrmq nqtvinu Gad Gqig;r q Janqt Rintrnu
almqnr a torma di ditlqttia è cautata da n ditqttr dqll'attqnsirnq chq
indncq nn attrllamqntr (crowding) aonrrmqN La tingrla lqttqra viqnq tacil­
mqntq ricrnrtcintau ma qnandr è inclnta in nna marrla divqnta indittingni­
oDlq a cauta ammnntr dql'afrllamq'tru hq dittraq l'attqnzirnqw Pricvé ab­
oiamr rttqvatr cvq i tVqttqtici accntanr mqnr afrlamqntr dqllq mqrtrnq
nrmali .lq lqttqrq adiacqntiu ifattiu )annr crlrri divqrti)u ci ti ciqdq tq la
ditlqttia nrn mrtta qttqrq crrqtta crlrrandr in maniqra divqrta lqttqrq r
marrlq crntiuq. Rooiamr rttqnntr mrrmqttqnti itnltati mrqliminari crn
qnqttr mqtrdr, ma rccrrrrnr nltqirri qtmqrimqnti.
3 na tqrria nrn tignifica natnralmqntq c)q l'ammrqndimqntr nqlla mrima
intansia nrn tvrlga alcnn rlr nqlla tinqttqtiaw In nn cqrtr tqntr dqvq
tvrlgqrlru mqrcvé nql cqrvqllr nrn qtittrnr nqnrri «tqgnalatrri di n q­
ri»O 'attivasirnq incrrciata rammrqtqWta qnindi trlr ,nn tnottratr .crntqri­
tcq la mrr,qsirnq a crllqgarq i nnmqri crn i crlrri)u ma nrn dqtqrina
qnalq nnmqrr tia crelatr crn nn datr crlrrqN
Nrn c'è qnindi da tumĵti tq lr ttqttr nnmqrr qvrca crlrri divqrti in ti­
nqttqtici divqrtiw Tnttavia la dittrionsirnq nrn è dql tnttr casualq tra i trg­
gqtti: lS Iлu ,qr qtqmmiru è mrltr ,iù smqttr bianca c)q vqrdqN nalrgamqn­
tqu lS crrs,rndqnza ra trnqmi q crlrri mrtrv tqmorarq a mrİa vitta
aroitraria, ma sq ti dividrnr i trnqmi in oilaoialiu laoirdqntaliu dqntSlDu alvqr­
lariu malataliu alvqrmalataliu vqlari .nrnc)é in mnti, trnrriu natali qcc.)u a tq­
crnda dqlla loro modalità di rammrqtqntzione nelle mappe motorie, emer­
grnr crrrqlasirni q mrdqlli mrqciti. Nrn dimqnticiamr la lqsirnq dqlla
tavrla ,;rirdica d;gli ;l;mqni: rn t;m,r si tnddividqvanr gli ;lqm;ni in
rnmmi ammrrttimativi .crmq qnqlli dqi mqtalli alrgqni q dqi mqtalli alcali)u
ma nrn qmqrsq nqttnn mrdqllr mrqcitr tincvé iqndqlqqv nrn tcrmrì la rq­
grla dql nnmq atrmicr q nrn ,rrdntt; la tna gqiSlq clattificSsirnq.
4 ltqrirri mrrvq dqlla validitv dql-imrtqti ti rtqngrnr tq ti rttq anr
gli qftqtti c)q ti mrrdncrnr variandr il crntrattr dqi nnmqriw Ïqi tinqttqtici
intqrirriu qnandr l crntrattr viqnq ridrtr il crlrrq divqnta tqmmrq mqnr
tatnrru nc)éu al di trttr di n crntrattr dqll'S mqr cqntru tcrmmarqu anõq
124 Che cosa sappiamo della mente

se l mulero in sé resta chiaralente visibine (Ramachamdram e Hubbard,


2t02). Questa forte semsipinità a stiloni fisici come in momrasto iddima che vi
è riorgaizzaziode a stadi imziani dei processi meurani. she accade qundo
in soggetto visuaizza o imagina in mumero? suriosamemte, lonti sineste­
tici affermano che l colore è più vivido. Per compremdere il femomemo dob­
biamo temere a memte che, quando imagiiamo um oggetto, si attivno im
parte ne stekse vie semsoriali che si attivamo quamdo vieme visto l'oggetto
reane. L'attivazione «dann'alto verso in basso», prodotta dann'imte¤o, basta
forse a nnescare n'attivaziome imcrociata mmeri-conori. Imvece, se si guarda
um mumero mero che esiste reanmemte, si ha um'attivaziome silultamea di
meurodi cerebrani che segmanano in mero e ipiscomo n parte in conore sne­
steico. Nen caso denna rapp¢semtaziome numerica prodotta com n'imlagin
maziode, mom c'è iibiziome, kicché in conore è esperito cole più vivido.
l Um alro tipo di snektekia, che è re}aivalemte comume e u descitto
già da Framcis Gantom, è quenno che evoca na «nea dei mmeri» . Quamdo ni
si nvita a rlagnare dei numeri, questi sidektetici vedomo cia'scud numen
¥ in a precisa posziome accanto agni antri l¹go uma nnea. A vonte i nu­
leri sono a rentima, antre un cemnaio. Di sonito na ninea è monto tortuo­
sa, n ceri casi addiri¶ra si ripiega su se stessa, sicché per eselpio in move
vieme a trovarsi più vimso an due che aln'otto melno spazio cartesiamo.
Di recente appialo ideato uma tecmica per dimostrare l femomemo n
laiera opietiva (Ramachamdram e Hubbamd, 20t1p). Quamdo si chiede aln
ne persome momlali di dire quale lembro di a coppia di mumeri sia più
gronde, na risposta tarda id ragiome denna «distamza» m¸erica tra i mumeri,
come se i mmeri stessi veissero leti nungo uma nidea perfettamemte diitta
e i più vii fossemo eiù difficini da distnguere l'no dann'anro. (l femome­
mo è ktato dimostrato da Staiknas Dehaeme.) Ma quando abbialo sottoeo­
sto an tekt i mostri sinestetici, che vedevono nnee di mumeri tortuose e a von­
te ripiegate su se stesse, il tempo di reaziome mom vaiava più com na sona
distamza numeica; pareva esserci na sorta di compmolesso tra distanza
car¬esiama e diktza mumerica (Ramachamdram e Hubbard, 2tt2).
6 Omcorre fare quanche oksevaziome omche sunla direziomalità delna sime­
stesia. Si è motato rieetutmemte che i mumei evcomo conori, la che quasi
mai i coloi evomano numeri (però ki negga na mota 8). Forse, diversamemte
dan modo n cui somo raperesemtati i grafeli, il modo in i è raepresemtan
to no «spazio cromatico» melne mapee corticani imcomaggia la temdemza auton
matica a um'attivaziome incrociata uidirezionane (Ramachamdram e Hubn
ba¡, 2001p).
7 Winliam Shakeseeare, Macbeth, atto V, scena V.
8 sontrariamente a quanto si crede di solito, nemmemo ne metafore somo
orbitrorie nel linuaggio quoti d iano vengono pe feri te dete£inote dire­
zioi (La|of e Jonson, 1iii), il che sffraga l'ipotesi da me forlulata di
n'ananogia tma metafora e sinestesia. Diciamo eer ekempio «caicia ciasn
sosa», ma mom «suomo rosso»; «voce donce o aspra», ma mom «teskuto somon
ro»; «gusto piccante», ma mon «agmo al tatto». A lio avviso, tutto questo ri­
fnette dei precisi vimconi amatomici.
sonosciamo un sono caso di una snestetica im cui i conomi evocamo nu­
mei e i numeri mon evocamo colori. Quamdo vede a camicia a pannni o a
Note 125

scaccviu cirè a fantasia a dnq crlrriu la drna vqdq stanta'qa(qnte la


srpa dqi dnq nnmqrD q srlr n sqgnitr, Hq'dqndrsi cr'tr di avqri srm­
mati, li scr-prnq. Cnqsti qsqmpi ci ricrrda'r cvq nrn aooiamr a cvq farq
cr' la fisicau oqnsì crn la oirlrgia, drvq lq qccqziri aoor'da'rO
La snqstqsia ngq äcvq da aintr (Wqmricr. irlti snqstqtici dicrnr
cvq lIassrciazirnq crn i crlrri lrnsqntq lrrr di impararq a digitarq .r ad ap­
prq'dqe lq scalq mnsicali) miù n frqtta dqllq pqrsrnq 'rrmaliu pqrcvé lq lqt­
tqe .r lq 'rtq) srnr «in crdicq crlrrq» .Ramac)andran q Huoord, 2001a).
m)q dirq pri di a frr(a più oissarra di sinqstqsia, l-ncHrcir fra tattr q
ustr “di ci sr'r un esqmmir l fmrsr «Urmr c)e assaggiava lq fů q»
riprrtatr i' mytrwick, 2002u q n nrstrr pasiqntq, iatt Blkqslqq)? Rboia­
(r iprtizzatr c)q sia cansata dalla stretta vicnanza tra la crrtqccia is a­
rq, c)q ricqvq gli sti(rli gnstativi, q l-aea srmatrsqnsrrialq dqlla manr .ql-
la (apma di Ñqnmqld. .
nq (appq crrticali c)q srnr già parial(qntq intqrcrnqssq )anr (ag­
girri mrroaoitv dD qssqe ntqrqssatq da nn-attivazirnq i'crrciata sinqstqi­
caO Srnr s,qssr anatrocamqntq crntiguq .crmq lq areq dql crlrrq q dqi ns­
(qri nql irr fnsifrmq, lq arqq dql crlrrq q dqll-nditr vici'r alla ginnzirnq
TPO q lq (a,mq tatr-gustr nqll'Vsnla); ma nrn è dqttr cvq lr sianr sqm­
prq. Pricvé di rcq'tq )a stndiatr sinqstqtici n cui i frnq(i qvrcanr gnsti,
Jamiq Úrd va ipriszatr n'a crnqssirnq tra lInsnla q lIarqa i Brrcaw
R'c)q lq pqrsrnq 'rrmali spqHl(qntanr msalcvq frrma di slnqstqsla?
Bqnlvé nr' aobia(r (ai assaggiatr la srsnza c)q li q(ana, tntti dqfnia­
mr drlci rdrri crmq mnqllr dqllr smaltr pqr ung)iq. Frrsq Dl fqnrmqnr è
drvntr a ttrqttq crnqssirni nqurai q aivasirni Vcrrciatq tra rlfantr q u­
str: la si prtrqooq crnsidqrrq nna frr(a di si'qstqsia difusa nqllIintqrr qn­
cqfalr. 'i rtqti è plansibilq nrn srlr srttr il prrfilr zir'alq .pqr qsqm­
pir la rutta è dolcq q ha ,nre sn odrre «dolme»u crmq l'amqtonq), ma anc)q
srttr mnqllr strntralq» lq viq 'qnrali rlfattivq q gnstativq srnr stHettãq'­
tq ntqcrnqssq q si dirigrnr vqrsr lq stqssq parti dqlla crrtqccia frrntalq.
mrnsidqriamr innq il fattr chq, giv da oa(oini, arriccia(r il naso q
srllqviamr lq mi in sqnr di disgnstr mnandr sqnniamr rdrri q sa,rri
sgHadqvrli. Ármq (ai ue lq civiltv, davanni a una pqrsrna mrralmqntq
s,rqgqvrlq, nsanr la stqssa parrla, «disgnstrsr», q lIaccrmpagnanr a
n-qsprqssDrnq sciata? mrmq mai Hicrrrnr tnttq a n tqrmnq c)q iWdica
n cattivr saprrq? Pqrcvé 'rn dqfinirqu pqr qsqmpiru n frabuttr «drlr­
rrsr»? ncrra nna vrlta˜ itqngr c)q il fq'r(qno dqnrti vincrli qvrlntivi
q a'atriciO Nqi vqrtqorati infqrirriu cqrtq egirni dqi lroi frr'tali prqsqn­
taWr (ampq dqŕIrlfattr q dql gstr, (a uaWdr i mam(ifqri divenero
più srcialiu mnqllq stqssq (appq fnrrnr dqsni'atq a funsirni nqrqnni la
nnr a sitnazirne, come marcare il territorir, aggrqdirq q accrppiar i; q
muqstr infinq cr'dnssq alla map,annHa dqlla nuova dimqnsir'q srcialq
dqll‘qtica. i mni i tqr(ii q lq qsprqssiri facciai ntqrcamoiaoili, vrlti a
dqe sia l disgustr rlfativrŸgustativr sia mnqllr (rralq .Ra(acva'­
dran q Ånboard, 200l a, o) O
Ļ i sr'r distnrbi 'qnrrlrgici cvq crmprr(qttrnr la sinqstqsia q la ca­
pacDtà di crmmHqndqrq lq (qtafrrq? Èl mrrolqma nrn è statr ancrra snndiatr
iW dqttaglir, ma, cr(q vr rssqvatr nql crrsr dqlla crnfqrqza, nqi srggqti
126 Che cosa sappiamo della mente

crn lqtirni dql o ngrlarq aobia-r riscrntrano inca,aitv i tnpqrarq il


tqst di onoa™kii q di camirq i mrrvqroi. Âi ecqntq vr qta-inatr n pasiqnnq
cv(, in sqgnitr a nna lqsirnq dql girr angrlarq tittrr, accntava anria (si
vqda alla nrta 10) q )r crnttatatr cvq gli tfuggiva il sq'tr di qnattrrdici
prrvqroi tn qnindici: li prqndqva mnati sq-prq alla lqtqrau tqza affqrrarq
il tqso dqlla -qtafrra.
Hr ard Garnqr va dimrstratr cvq lq pqrtrnq crn lqtirnq dqll-qisfqrr
dqstmr fnnr fatica a cr-prqndqrq lq metafrrqO Sarqooq intqrqttaŜtq vqdqrq
sq il lrrr dqficit ignarda nuttq lq mqtaorq r in ,articrlarq quqllq smasiali,
come «ha lasciato la polrona del comando» o «si è fatto srada nella vita».
hr vr nrtatr cvqu maradrssaŖqntq, mnqtti ,asiqnti srnr aoill nqi girci di
parrlq (a tqndqza dqll-q-isfqrr sittrr cvq frrtq viq'q disinioita dalla
lqtirnq al'qmisfqrr dsrr)w
Rncvq gi sc)isofrqnlci trrvano rttici i p rvqrbi qu cnrirsa-qntqu ncvq
lrrr fnnr spqttr irci di marrlq invrlrntari, attrclandr i surni azicvé i
signimcati. i tcrncqrtno lq srmiglinsq tra scvisrrqnici q pziqnti crn lq­
tiri frrntr-,ariqtali dqttrqw Gli i crmq gi altri vannr dqllri .IÔr'r Na­
prlqrnq»u INrn trnr paralizzatr»”, allncnasirni .Ina mia manr sinistra lq
tta trccandr il natr»)u tqndqnza ai girchi di prrlq q allq facqsiq. Cnqttr fa
pqnsarq c)q aooianr un-iprfnnsirnq frrntr-pariqtalq dqttra q nn-attività
abnrmq dqllIqmisfqrr tinistrrw
mrme vanr dimrstratr iatva Farra) q Stevq Krsslnu la mrrduslrnq q
il crntrrllr dqllq iśaglni intqrnq srnr principalmqntq fzirni frrntali ti­
nistrq, mqntrq ritq'gr cvq crnfrrntarq tali ipagi con la r(al à sla cr-­
pqtqza dqll-q-Ķtqrr dqttrr (Ramacvandrn q Blakqslqqu 1QQ8). Nqla sö­
srfeia nrn vi sarqooqrr né la camacità di crntrrntarq lq immagini int( q
crn la r(altv qstq a (allncinasirni) né la ca,acitv di crntmrllamq lq crqdqzq
’dqliri)N
8 s Una parrla è mrltr più di una sq-plicq (ticvqtna. n-vr camitr crn
cviarqssa qnandr, di rqcqntqu hr visitatr nn pasiqntq indlanr affqttr da
anr-ia, n dit}uror dql linguaggir a canta dql mnalq l trggqtru di trlitr
crlpitr da nna lqsirnq al girr angrlarq tinistrr, nrn riqscq a nr-ıarq gli
rgg(tti chq v(dq. Oltrq al-anroa .c)q rqnde ancv( difficilq rrvae lq mrr­
le gintt( dnrantq nn ditcrrtr tprntn(r), il mio ,aziqnt( mrsrava |intrmi
dqlla sndrrme di Gersman: anrtia digitalq .ncapacità di nr-inarq lq
dina, prrpriq r dql m(dicr) q crnfntirnq tra dqtra q sistra (cirsamqntqu
nrn sap(va ndicrq qnalq scarŰa ti adattatsq a n miqdq q qnalq all-alrru
nq--(nr sq lq vqd(va atsiq-( i piqdi: qusi nna frrma di Iccitv pqr la
cirali}à»).
Cnandr gli mostravr rn rggqttr, spqstr lr d(finiva crn tqrmini dqlla
stesta ar:a s:mantica¼ s( ,:r :s:mmir gli fac:vr v:dqr: d:gli rcchiali, dic(­
va I-qdicVa dqla vista»u il cv( ,aeva tufragar( la tqrria nficial(, tqcrn­
dr la qnal( qgli sa,(va cvq crs-(ranru ma nrn rirsciva ad astqgnarq al crn­
cqttr l-qtic)qtta ginttaN C -qrnr pqrò -rlt( catqgrriq di rgg(i mqr lq muali
il discrr|r nrn valqva. Cnandr gli mrsnrai a snatua di Krisna .il dir n­
dinr cvq qualtiati oa-oinr d(l -ir paqsq ricrnrtcq snoitr)u lr scamoiò
pqr n altrr q distq: IO), è il dir cv( aiuta Rama ad atravqrsarq l-rcqanr»
.intqnd(ndr il dir sci-mla Hanuman)w Rm,qna rssqrvai cvq il nrmq cr-
Note 127

.inciava per «kr», si ricredette: «A, certo, è Krishna, che non aiuta Ra­
ma» . Lo stesso gli accadde con molti altri oggetti che all'iizio aveva collo­
cato nella categoria sbagliata; come correggeva il nome, operava corretta­
mente anche le associazioni semantiche del caso. Tutto ciò fa capire che,
conrariamente a quanto di solito si pensa, un nome non è na semplice eti­
chetta, bensì una chiave magica che apre n tesoro di signiicati associai a
n concetto.
Considerato che il paziente non era in grado di nominare le dita, mi
chiesi come avrebbe reagito se gli avessi fatto il gesto volgae del «mostrare
il medio». und o provai, disse che stavo ndicando l soffitto; ciò cofer­
ma ancora una volta che non si perdono solo parole, ma anche associazioni
essenziali.
Per fire, se la cavava molto male anche con le metafore: è stato lui a
prendee alla lettera quattordici proverbi su quindici, senza capire che par­
lavno n lnguaggio igurato (si veda la nota 9); eppure risultava del tutto
normale in altre prestazioni e ha eseguito anche compiti intelletualmente
impegnaivi. (Questo suffraga la mia ipotesi che la giunzione PO destra,
in particolare il giro angolare, abbia svolto un uolo fondamentale nel ge­
nerare la capacità umana di creare metafore.)
1 1 Se le cose stanno davvero così, perché tutte le lingue non usano lo
stesso temne per indicare lo stesso oggetto? Perché chiamiamo quel certo
amale dog n inglese, cane in italiano, chien in francese e nai in tal?
a risposta è che l nostro prncipio vale soltanto per il protolinguagio
ancestrale. Una volta emersa la stutura di base non arbitraria, le lingue a
poco a pco comnciarono a divergere e si produssero differenze arbitrarie
secondo le modalità defnite da Ferdinand de Saussure, il padre dello sut­
turalismo. s l'avvio del processo a essere più dificile e problemaico, nell'e­
voluzione.
Suffragano l'ipotesi alcuni studi di filologia comparata (Berlin, 1994).
Una tribù sudamericana ha decine di parole per indicare pesci di specie di­
verse e altrettante per indicare gli ucceli. e si nvita n soggetto anglofono
a dare un ordine a quel vocabolario per lui incomprensibile suddividendo­
lo in terni che designano i pesci e in termini che designano gli uccelli,
egli egistra n puntegio molto superiore a quello che otterrebbe per puro
caso. Ciò dimostra che esiste un nesso non arbitraio tra appareza dell'og­
getto e suono usato per indicarlo.
e2 L'inserimento sintattico delle proposizioni subordinate all'inteno
dele pncipai ricorda molto l'eseczione dei movimenti delle braccia. e
ci invitano a toccarci il naso, seuiamo isntivamente con la mano la
traiettoria più corta, regolando l'angolo formato da goito e dita e con­
traendo i muscoli giusti. Ma, volendo, pur non avendolo mai fatto prima,
potremmo portare il braccio dietro la nuca e sfiorarci il naso facendo com­
piere na cuva alla mano. Dunque a essere speciicati sono solo l'obieti­
vo (toccarsi il naso) e la strategia complessiva (contrarre prima i muscoi
prossimali e progressivamente attivare le articolazioni distali), non la pre­
cisa sequenza di contrazioni muscolari. L'ativazione di processi motori fi­
nalizzati a un obiettivo non è diversa dall'inserimento di proposizioni su­
bordinate nelle proposizioni principali.
128 Che cosa sappamo della mente

Dobbiamo anche tracciare una linea di demarcazione tra autonomia


fzionale dema sˆtassi e della semahtica nell'encefao modeno e oigi
evolutive dell'apparato linguisico. La sihtassi è quasi sicradente dodu­
lare nel modeno Homo sapiens, perché i pzienti con a lesione ll'area di
Weicqe la consevano ihtata, seza però accompalnarla alla sedahica.
Generano rasi rmmaicaldente perfette, ma prive di silniicato (si pesi
all'eempio ideato da Chosqé, «Le ihcoloi ide verdi domono fuiosa­
mente»), sicché vxene da pensre che l'area di Broca, isolatav generi da sé la
struttura sintattica. Questo però non sifica che la sntassi non si sia evo­
luta da un'abità precedente.
Facciamo l'esempio dem'ncudine, della stafa e del matello, i te ossici­
i dell'orecchio medio che ampicno i suoni. Sono una caratteristica es­
senziale dei maifei: i nostri ntenati rettili non li avevno. Tuttavia si è
scoperto che i retti hanho, ai lati della mahdibola ifeiore a cardi dul­
ipli, tre ossa adatte a nlhiottire grosse prede, ma inadatte ama mastica­
zione, dentre i mamiferi hano un nico osso, il dentario. Da studi di
natomia comparata abbiamo appreso che, razie ala loro casuale localiz­
zazione anatomica, due delle ossa posteiori delle mahdibole dei rettili fu­
rono cooptate dall'oreccio medio dei mamiferi e adattate all'uditoy
Negli mdiei maiferi l'udito e la masticazione sono dodulai, ossia
ihdipendeni l'no dal'altra sia dal punto di vista strurle sia dal pnto
di vista zionale (ih alte parole, se si perde l'oso manibolare non si di­
venta sordi). Una volta conosciuta in dettaglio la sequeza evoluiva, però,
appare evidente che na fzione si è evoluta dall'altra. A mio avvso, lo
stesso tipm di fenomeno si è veriicato ripetutamente nel campo del lin­
gualio: la sntassi e altre ablità ingistiche edersero nel modo graduale
appena illustrato (sebbehe l'idea faccia norridie i nguisti).
Unm dei motivi di tensione tra linguisti «ortodossi» e nfurmscienziati è
che ai primi nteressno solo le regole ntrihseche al sistema, non come e
perché siaho nate, si siano inserite nem'architettura neurale e sianm corela­
te con le alte uzioi cerebrali. Al linguista ortodosso sembrno questioni
senza senso qunto lm apparieebberm 9 uh matematico che si occupasse di
nuderi prii, teorema di Fermat m congettuea di Gmldbach (egli se ne nfi­
schierebbe altadente dell'evoluzionew dei neuroni e der uolo del giro ah­
golare nell'abiità matematica). La dffereza ondamentale tra l'uno e l'al­
o campo di ihteessi è che ra sintassi si evole oltre duecentomila ani fa
pe· selezione naturale, mente la teoria dei numeri ha meno di dueila an­
i e le sue regore ntriseche non sono dovute alla selezione naturale e non
sono n alun modo adative. i fatto, è la loro stssa inuilità a renderle co­
sì affascinanti agi occi di molti matematici puri.
13 Shaqspearex a tempesta, atto V, scena I.

V. Neuosciena: la nuova ilosoia


e VyS. Ramachahdrahw Sandra Blaesleev 1QQ8.I p. 254.
2 Un'altra possibirità è che ¶uesto ritaedo non abbia alcuna funzione e si
veiichi a causa dell'nevitabile «spalmaesi» degli eventi neurali ne¤o spa­
zio-tedpo. Poiché nel cervemo non c'è no «schermo cnematolrafico» che
Note 129

vieme guardato in tempo reale da è homèculs, nom c'o memmeno moi­


vo di aspettrsi a precisa simrromia tra la semsaziome di volee e le cascae
di segmai che gemerano i rorrispomdemti movimemtio Questa teoria, che o
stata sostemuta com eloquemza dal filosofo americamo Dam Denett, ha il
vanta ggio di rispettare il pncipio di economia . (Anche se, dato il modo im
cui ziona l'evoluzione, il principio di ecomoia può essere fuoviante im
rampo biologiro; come disse una volta Framcis Crick, «Dio mom o um ingem
gmere, ma n harker».q Wegner (2PP2) e la Churchland .1JJ6u 2PP2) hano
dato impotanti romtributi al problema del libero arbitrio. Grazie a loro,
nonch¿ 9 Frncis Cick, Cristof Koch e Gerald Ede…an, lo sudio della co­
scieza ha comquistato, oggigiono, rispettabilità.
Io però faccio fatica ad accetare il discorso dell'evemto meurale che si
spalma mello spazio-tempo, perché l'errore mel giudicare la simcronia tra
evemto cerebrale e sensaziome di volere o sistematico e sempre n na sola
direzione; se osse davvero solo n éeroe», si dovrebbe avverte la sensam
ziome di volere im punti casuali del tempo aggregati into›o agli evemti
neralio
n generale, bisogna ammettere che i filosofi hano compiuto ben pochi
progressi nella compremsiome della cosciemza, anche se famno ecceziome
studiosi come Pat e Paul Chrchland, Johm earle, Dan Denett, Jerry Fom
dor, David Chmers, Bill Hirstein, Ned Block, ick Gush, Alva Noe e Sum
sn Hurley nma perno uesti pochi illumnai traggono n peverso dilet­
to dal criticrsi ad nauseam, è risrhio pœfessionale assai elevato a quelle
alezzeq.
§ Se l'ipotesi o esatta, possiamo fare è'altra pevisiome. Quamdo imvia
l'ordine di muovere il braccio, na persona mormale riceve uma risposta dai
centri visivi e propriocetivi nil semso delle articolazioni e dei muscoliq, i
quali la inomano che il braccio sta obbedendo al comamdo. Ma con l'aiuto
dello specchio e di n assistente guanato e nascosto, o possibile ar vedere
al soggetto il suo braccio perfettamente �obileo nhe se ha i comandi
motori cerebrali che fziomano bemissso e anhe se semte il braccio mu­
versi, egli lo vede fermo (Ramachandran e Blakeslee, 1JJ8). Gli individui
normali rimangono scioccati quando si trovano davanti a quest'incronm
gruenza e dicono cose come: éDio santo, che sucrede? Perché l braccio mon
si muove?»o Ma quamdo abbiamo sottoposto allo stessa prova megativa la
mno destra sama di a paziemte resa amosogmosica da a lesiome del'em
misero destro, la dona ha igmorato l'incomgrueza, afermndo tranquilla
che vedeva il braccio muoversi con perfetta scioltezzao Spingendo ncora
più t là il paragone ra anosogmosia e cizoemia, mi pešeto di prevem
dee rhe umo schizofemico farebbe la stessa cosa se si trovase ad afrontae
quell'esperienza com lo speccio: avrebbe l'allucinazione del braccio che si
muove.
4 In realtà, il problema dei qualia o duplice nRamachndrn e Blakesle,
1 JJ8). Da n lato ¾ co‹esso w enso del é e al moivo d'essere delle em­
sazioni soggettive. Perché ui, me compeso, mon siamo zombie che vaga­
mo smarriti? Perrhé vi somo due descrizioi parallele del momdo, il raccomto
soggettivo im prima persona nélo»q e l racconto oggettivo in terza persoma
néEgli, esso»q? Dall'altro lato, l problema o peché le sensaziomi assumomo
130 Che cosa sappiamo della mente

quehha particolare forma. A io avviso, questo seconio aspetto iehh'enigma


mei qualia è meghio arontabile con il metoio scientifico e la sua sohunione
forse ci pernetterà i chiarire anche ha questione ieh sé.
vh primo interrogativo («Perché vi sono iue iescrinioi parahlele?»t si
può ilustrare son im seguente paraiosso. mmagnate che vi mosti due uo­
i del utto iientici, uno condnnato (seza saperlo) a vivee ia questo
nomento in poi in una mavena e a essere torturato, e l'ahtro iestinato a vi­
vere libero e a iivertirsi sno alla fine iei suoi ioni. Se vi chiedessi: «s
gzusto scambiarli menre iornono?», voi rispondereste ii sì o ahmeno non
veireste un particolare motivo per non farlo. Se però modificassi la mo­
manda e iicessi: «Suppoiamo che uno dei iue (quehlo destinato a vivere
libero) siate voi: è giusto scambiarvi con h'altro?», risponiereste ii no. Tut­
tavia cone potete giustificare la risposta dah punto ii vista hogzmo, e siete
convlti che esista soho n «mondo oggettivo», cioè un nonmo narrato l
terna persona? Un interrogaivo analogo fu sollevato nela filosofia SakÏa
ie‡'anica vniia (come ha rlevato Erwin chrodinger nel suo saggio Spiri­
to e materia».
Quanto al secondo quesito, perché i qualia siano come soo, si cosiieri
il nostro momo ii esperire iue miverse mimensioni fisiche: ha lunghenna
i'onma (nella visione) e l'amtenna iem tono (nem suono). Benché la hnghezza
i'onia sia na mimesione continua, noi espeiano i colori come quattro
sensazioni qualitativamente disnte: rosso, ialo, verie e blu. v quaro so­
loi primari appaiono soggeivanente «puri», ossia non composti da amti
cohori e non ntermedi tra un cohore e h'ahro. I comori aiiacenti nehha serie
mei quattro sono «niscibili», mioè vediamo m'arancione come n misuglio
di rosso e giallo, e im vioha come un miscuglio ii rosso e bmu; i comori non
adiacenti, lvece, sono mome l'acqua e m'olio, «mmissibii»: è iificle anche
soho immaginare un giallo azzurrastro o un verde rossastro . Dunque i
qualia conatici paiono «frammentati» in quattro bidoi distlti. Questo l­
vyce non vahe per ma equeza dele onie sonore: percepiamo l'ntera gam­
na, iahm'altenna massima alha nniˆa, come un contnuum, senza interru­
zione nei quala.
Tutto miò è evimente, ma ci chiemiamo perché è così. Dire che percepiano
i cohori l quel momo a causa dehla moro coiiicazione (ovvero iel fatto che
usiamo tre recettori retinici per il rosso, im verie e ih blu, e quaro canali
neurali) non spiega perché anche i qualia mebbano essere framnentati zn
quaro ensanioni soggetive primarie. Dopotutto, una volta che sono state
ricavate le infomanioni sule mnghenze i'onia (cahcolanio l rapporto tra
le aività dele tre classi i coit, i dati porebbero n ¶eoia essere rappre­
sentati neh cervello ei esperiti soggettivamente mone un contluun, pro­
pio come i dati relaivi alha requenza dehle onde sonoe. l atto mhe per he
hunghezze m'onia e la frequenza melle onie sonore vahgano modamità ii
permezione iiverse, fa pensare che i qualia non siano epenomeni, ma ab­
biano na nzione evolutiva, come fungere ma sunento mnemoico per
mlassifimare e no‹are mose mome i f®tti mommestibili (rossi), i futti non
momestibihi (verii), le foghie coŒestibili (verii) o il sydee (rosso e bhu)
ii femine (oniiit sessualmente ricyttive. L'ahtezza iel tono non se¯e a
classifimare gli oggeti. Certo, l'ipotesi che ho appena fornumato per giÍii-
Note 131

c/r. il c/r/tJ.re ;.ci/r. :.9 qualia cr0:/t9c9 U /zz/rd/t/I :/ U :9fic1l. .v1­


t/r. l. 1;0J.s9 /zz/r:/J. qun:0 s1 ifl.tt. su tal. /rg0:.RJ0 os9 v.:/n0 /R­
ch. Cr1ckI 1QQ4; R/m/ch/n:r/R . H9rsJ.nI 1QQ7; Cr9ck . K0chI 1QQ8) . R1­
ch/r: Dawkns m9 h/ ch9.sJ0 s. i ;9;istr.ll9I ch. «v.d0n0» gi 0gg.t9 . l/
l0r0 c0ns9sJ.nz/ su;.rf9c9/l. c0n l'.c0 :.9 pr0pr9 ultr/su0n9I csn0 «.ich.J­
t. cr0:/ich.» qTnd0 .s;.r9sc0n0 . d.s9gn/n0 l. qc/l9tà strTr/l1 d.l­
l'c:r.: n'i;0J.si tutt'/lJr0 ch. irr/i0n.v0l..
Un'/ltr/ c0ng.tur/ U ch. l/ c0sc1.nz/ 9TJr0sp.ttiv/ s9/ .:.rs/ 9n 0r9g9n.
p.r c0Rs.nt9rc1 :1 r/ppes.nt/r. l/ m.nt. /ltu1I ci0U ;.r sv1lu;;/r. n/ s0­
fistic/t/ «t.0r1/ `.l. /ltrb m.nt1». –u N1cƒ Hu:pr.y / f0r:cl/rb l'ip0t.si
/ un c0nv.gn0 ch. 0rganizz/9 / C/mbr1:g. O0s.;hs0n . K/m/ch/n:r/nI
1Q7Q) . N.0ri. /n/l0gh. s0R0 st/J. /v/nz/t. :/ D/v9: Pr.m/ck . M/ra H/c­
s.r. All0 st.ss0 c0ngr.ss0I H0r/c. B/rl0w 9p0t1zzò l'.s1st.z/ :9 cn0 str.tt0
c0ll.g/:.Tt0 tra l1ngu/gg90 . c0sc9.Tz/.
I qualia n.c.ss9J/T0 f0rs. :.l s.ns0 :.l séI :/ f/t9c0 / cr.:.r. ch. n.c.s­
s1J9R0 /nch. :9 cn l9ngc/gg10 ;9.n/:.nt. sv1lcpp/t0, 1ns0m:/ :.l l1n­
gT/gio n.l s.ns0 ch. d1/:0 c0:n.:.nt. /l t.rn.. C0m. 0ss.rv/1 :c­
r/nt. qu.l m.d.sl:0 c0nv.gn0 / C/:mr1:g.I 1 quala 1R g.R.r/l. . i qualia
d.l c0l0r. 1R p/rJ9c0l/r. h/nR0 «gr/n/ :0lt0 p1n fin.» d.ll. ;/r0l. cs/J.
;.r :.scr1v.rl1.
5 L/r.bb. int.r.ss/Tt. v.d.rb c0m. r./g1r.bb. 1l p/zl.nt. s. f0ss. punt0
c0n TR /g0 :cr/nt. n'.s;.r9.nz/ .xtr/c0p0r./. Avrbbb. 9l r1l.ss0 ps1c0­
g/lv/nc0? Pr0v.r.bb. :0l0r. 0 si s.Rtir.bb. :9st/cc/t0 :/ tcJt0I c0:. s. 1l
c0rp0 :0l.ss.I :/ lu9 f0ss. uR m.r0 s;.tt/J0r.? E /vr.bb.r0 9l r9l.ss0 ps1­
c0g/lv/ic0 1 s0gg.tt1 / cT1 v.iss. s0::9n9str/t/ :ell/ ch.t/:9n/ p.r 1n­
:urr. .s;.r1.z. .xtr/c0rp0r..?
6 Ch. c0s/ s9gif9c/ .s/tt/:ent. «co:if9c/re gl9 sJ9:0ll 9n p/cch.JJ9 g.si­
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gl1 .ss.r1 mi. n A danna che morì dll ridere 9p0Jizz0 ch. s9n0 qT/Jtr0 l.
c/r/tt.r1stich. fTnz90n/l9 /ss0c9/t. /ll. ;.rc.zl0ni r1cch. i qualia, c0ntr/p­
p0st. /ll. ;.rc.z10n1 (c0:. l/ v9si0n. c9.c/) pr1v. :9 quala. L. h0 ci/m/t.
l. qu/r0 l.gg9 :.9 qualia: 1) r.sist.Rz/ /ll. nt.rf.r.z.1 9rr.v0c/b1l1tà; 2)
.v0c/zi0n. :.l s9gnic/t0 .spl9cit0 0 :9 c0nc.tt9 s.:/nic/:.nt. /ss0c1/ti;
3) c0ns.rv/z90n. n./ :.m0ri/ / bev. J.r:9n.; 4) /Jt.nz90R..
P01ché h0 :.scr9tJ0 n d.tt/gi0 l/ ;r9:/ l.gg. n A donna che morì dal ri­
dere, i l1:it.rò / r1/ssm.r. Xr.v.:.nJ. l. ltr. Jr.. On p/r/pl.g1c0 h/ n
n0r:/l. ril.ss0 r0tul.0I :/ R0R .sp.r9sc. qualia. El m0t1v0 o ch. l/ s.ns/­
zionV Vl am0 rata dal midollo spinalq è connqssa a un'unica r 9sp os JaI la cn­
tr/z10n. :Tsc0l/eI . R0n pTò .ss.rb TJ9l1zz/t/ p.r n1.Rt'/ltr0. Un p.rc.tJ0
c/ric0 :1 quala oc0m. v.:.r. a :/cci/ g1/ll/ :i v.rn9c.) a nv.c. cT
nm.r0 .n0r:. i 9:plic/zi0ni oc0:. «bn/»I «:.nt1 i/li»I «l1m0n.»,
l/ ;/r0l/ «g1/ll0»)I s9cché p0ss9/:0 p.r:.tt.rc9 1l luss0 :9 sc.gl1.e qu/l.
«9:;ic/z90n.» r.R:.r. .spl9c9t/ ;.r s0d:1sf/r. l. .s1g.nz. c0nng.nti :.l
c9ng0l0 . :9 /ltr. stuJJur. r0nt/l9. C0:;iTJ/ l/ sc.lJ/I :0bm9/:0 r/JJ.n.r.
l. 9nf0r:/z90R9 n.l s.rm/t010 :.ll/ :.:0r1/ / br.v. t.r:n. ot.rz/ l.gg.)
132 Che cosa sapiamo della mente

abbastanza a lungo da potce dtlizzarc l'atczionc, cui p�ied' il ĝgQ©o


(qdata lcggc). Ed ccco illdsteatc lq mic qdaro lcggi dei qala.
Il vantaggio di tai citci è chc li si pdò appicarc a qd aliasX sistema r
stabiliec sc qdcsto goda dci ualia c dcll'adtocosciela inrosetiva. (Un
sonambdlo, pcr cscmpio, li avmcbbc?) Essi servono nce a evi\e di pÎ ·
ee domandc sciocchc coÅc: «Una dionca espemiscc "quala scnsoriai di n­
eto" qdando si chiddc?» (la sposta è no) oy «Un tcmostaĞ a qalia el·
la tcmpceatdra? » . Pcr dn nedroscicnziato, chiedcrsi doe del g�nere è
assrdo qdnto lo è pcr dn biologo molecolarc post-WronCick do c
pii a·
larsi «l vrms è Īivoz». ž casi limitc ndrcqbceo dsai pcr renlere
re, nziché più oscdrc, lc istzioni.
È di moda, sia tea i ncroscicnziai sia ra i isici indii, afere :e
il é è dn'iÄdsionc, ma, sc lo fossc, dovlmmo dmosrrc come l'iUlsione
si è prodotta. Il peoblcma è stato illusrato con grndc ciarezĮa da oltn
Torcy, l qdalc ha formdlato l'ingclnosa imoesi chc il seno del sé e i .ala
si basno sulla commutazionc di attclionc da n cisfero a9l'˜9o. Sa 9.
sia David Darlinl hnno anazzato anchc il neso ra lingmagio e autoĉ­
cicnza eiflcssiva (Toecy, 1iii; Daelng, 1ii1), romc ho fato io m ãusto ca­
pitolo. Il saggio di Toecĭ, in paicolaec, è ricco i nuovc, bïlnti nuizXoni
n mceito a molti problcmi ncrcni l tcma.
7 V.S. Ramachandrn, Sndea Bla¨cslcc, 1ii8, pp. 273-74.
C Un'altra abiità strcttamcntc lcgata agli spcti semnici del ngdag­
io è l'claboeazionc dci smboli: la capacità di claborrc in absentũa magi­
i visivc di oggci ncl ccrvcllo.
Pce l£dstraec il conccto, faeò dn cspeimcnto idcale (e, di eamnte
da qmclli dci filosoi, pdò cseec condotto davvero). IÈaginate che io r­
bia collokato sdl pavimcnto e scatolc di dimnsioni divcre e che vi mo­
stri n oggctto khc vi piacc appcso, n alto, al sofito. Sdbito appoggerese
�Jla ncatola miù gende la media c la piccola c montcrcste sula caanta r
plndcrc a «ricompcnna». nchc no scimpanzé sa risolvee il problema,
ma ha bisogno li csaminaec bcnc lc scatolc c fal paeccic provc.
Ora modifico l'cspcrimcntou Applico a ciascna catola tl ccri colora­
ti fosfoecskcni, mce cscmpio il eosso ala geandc, l bld ala media c il veäde
ala piccola, c dispongo lc tec scatolc n tcra a na ccrta distaa l'\a daln
1' alra. La prima volta che cnratc nclla staza, vi faccio vcder? le scatole
acastala a ldngo da pcrmcttcvi di notaee i chc colore è il cntreno
di ciascdnav Poi spcngo la ldcc in micra chc si vedano solo i ce;hi colo·
rati fosfoecsccnti, prcndo l'oggcttooeicompcnsa, anch'eso fosomcsceÉte
nella stanza bdia, c lo appcndo al sofitto. e avcte dn cevello nonale,
mcttcectc sdbito la scatola «rossa» alla qasc, la «bld» in mezzo e a «verle»
n cima, pcr poi montarc sĩlla catasta. In altec paeolc, come esscei mmai
apetc krcaec s¤boli arbitrari (grosso modo nalogi alle parole} ed elab­
earli mcntalmcntc, conddcendo dna simdlazionc «virtdle» per rovare la
soldzionc. Lo farestc nchc sc, nclla prma fasc dcl'cspcrimcnto, vi foero
mostrati solo l ceecmo eosso c il ccechio vcedc c poi, scpaeatamcntc, l rcr­
cmo vcrdc c il ccrcio bld, c sc nclla scconda fe dcll'cspcðento vi faces­
si vcpcrc solo i ccrchi rosso c vcrdc. n qdcsto caso pcnscrestc chc accata­
stal nchc dmc solc scatolc vi dia maggiore acccsso alla ricompesa. Ciè
Note 133

s/est. n gr/k0 k1 .l/b0r/rb 1 s1:b0l1 sc0nk0 l/ ;r0;r1.tà tr/ns1iv/ «se ...


all0r/»; s. l/ r0ss/ U ;1n grn:. :.lla blu . l/ blu U ;1n gr/n:. :.ll/ v.rk.I
/llor/ l/ r0ss/ :.v. .ss.rb ;1n grlT:. :.ll/ v.r:.; qu1T:1I /ncS. s. l. :9m
:.Ts10n1 :.ll. sc/t0l. non f0ss.r0 /l :0:.nt0 v1s1b1l1I /;;0gg.r.st. l/
v.r:. sull/ ross/ /l bu10 ;.r /f.rr/r. l'ogg.tto-ric0:;.Ts/.
Un/ sc1::1/ qT/s1 s1cur/m.nt. f/ll1rbbb. n.l c0:;1t0, ;.r 1l qT/l. 0Ym
c0rr. TT'.l/b0r/z10n. /str/t/ :.1 s.gn s/ussur1i (/rb1tr/r1) cS. son0 /el/
b/s. :.l l1ngu/gg10. M/ f1n0 / cS. ;Tnt0 1l lngu/gg10 U un r.qu1s1t0 :1
pr0;os1z10ni /str/tt. :.l t1;o «s. p . . all0r/»I s;.c1. n.ll. s1tu/z1on1 nu0v.?
Che QccQdebbe s. si tentlsse di sottožoe ll'esperime•to degli /asici di
W.ick.I cS. non han0 /lcn/ c0:;r.ns10n. :.l l1ngu/gg1oI 0 :.gl1 /fam
s1c1 :1 Br0c/I cS. f/ic/n0 / c/;1e c0nc.tt1 :.l t1;0 «se . . . /ll0r/» /;;lic/t1 /l­
l/ nz10n. gr/at1c/l.? M/l1 .s;.r1:.nti ;0tr.bb.r0 p.r:.t.rc1 :1 lT/­
l1zz/r. l'.lus1v/ 1Tt.rf/cc9/ tr/ l}gu/gg10 . ;.nsi.r0.
Ch. :1r.I ;01, :1 /b1l1tà c0:. g10c/e / sc/cchi (l.g/t. /l'uso :1 ;r0;0s1­
z10n1 con:1z10n/e1 :.l i;0 «s. p p . /le0r/»), .s.gT1r. 0;.r/z10n1 :i /lg.br/
for:al. . infor:/l. O0n . M/ry SanT0 1T tutt0 n0v. :.l.; F0Sn n. h/ 1e
:0;;90 :1 M/ry; quant. m.l. a c1/scn0?) o ;rogra::/r. un co:;Tt.r?
Gl1 /f/s1c1 :i W.rnmck. . Br0c/ riuscir.bb.r0 / .s.gu1r. t/l1 c0m;1t1, /mm
:.sso cS. ;rm/ :.ll'1ctus f0ss.r0 st/t1 /bmli sc/ccSmsiI :/tbm/tic1 0 pr0­
gr/”/t0r1 :1 c0m;uter? D0;otut0, l'/eg.br/ f0r:/l. S/ n/ su/ «s1nt/s­
s1» . l/ ;r0gr/az10n. :1 c0m;ut.r U uT «l1ngu/gg10»I :/ 1n cS. :msr/
.ss. /tt1Tg0n0 /gl1 st.ss1 m.cc/nsi c.r.br/l1 :.l l1ngu/gi0 n/tur/e.?
F0rs. U .s/g.r/t0 su;;0rrb ch. .s1st/ n n.ss0 c0n 1l lngu/gg1op E f0nm
:oI utt1 n01 c1 :.str.gg1/:o con l/ v1su/l1zz/z1on. :.ll. 1a gin1 s.nz/
usa� .s;e1c1t/:.nt. ;/r0l. 1nt.n. (s1l.nt1) :.l ti;0 «e ... /ll0r/»; ;.rcSé,
:unqT., .voc/e 1l lingu/gg1o? M/ :0bb1/:0 sJ/re /tt.nt1 / n0n f/rci 1n­
glnar. :/le'1ntr0s;.z10n.: U poss1b1l1ss1:0 ch. ncS. qu.le/ ch. c1 s.:br/
TT'.l/bor/z10n. :1 s1:bol1 v1s1v1 us1 s0tt0 s0tto, s.nz/ cS. c. n. r.nk1a:o
c0nto, gl1 st.ss1 :.ccan1s:m n.ur/l1 :1 c.rt1 /s;.tt1 :.l l1ngu/gg10.
9 M/ 1„ c0nc.tt0 :1 «r/p;rbs.nt/z10n. :.ll/ r/p;r.s.nt/z1on.» n0n c0n­
:uc. 1nk1.Jr0 /ll'nlt0? Non 0cc0rerbbb. /nch. a t.rz/ r/;;resent/m
z10n. :.ll/ s.c0n:/ r/;;rbs.nt/z1on.?
N0n U :.tt0. I::/g1n1/:o l/ fr/s. «S0 ch. lu1 s/ cS. 1o s0 cS. S/ ub/t0
l/ ‘1/ m/ccSn/». a r/s. im;lic/ a r/;;rbent/z10ne :.ll/ su/ r/;;r.­
sent/z10n. :.ll/ :1/ r/;;r.s.nt/z10T.. M/ s. con:uco 1l r/g90T/:.nt0
s.m;r. ;1n l0nt/n0I n0n t.ng0 p1n / :.nt. utt. l. r/;;r.s.nt/zion9 smul­
tn./:.nt., .: .ss. s1 s;.ng0n0 / ;0c0 / poco c0:. n'.c0 (/ncS. s. ;0sm
so c0ntarl. a :.nt.). Una singol/ :.t/ra;;r.s.nt/z10n. c0st1tu1sc. g9à n
grn:e ;rogr.ss0 . f0rs., n.l c/so :.le'.voluz1oT.I n0n c'U st/t/ ;r.ss10n.
s.e.tt9v/ affncSé tl. /bil9tà si sv1eu;pass. fn0 a :|.s9oT1 1:m/r/zz/ni
;.r un/ :.:0ri/ . un'/m;1.zz/ :.ll'/tt.nz90n. l1:1t/t.. L/ c0sc1.nz/ U
na c/p/c1tà :0lt0 ;1n l1:1t/t/ :1 qu/nt0 c0mn.:.nt. s1 ;.ns1.
1 SS/k.s;./r.I Aml3to, /t0 II, sc.n/ Il.
1 e Il rT0lo cS1/v. cS. l/ s;.ci/l1zzaz1oT. .:1sf.r1c/ sv0lg. n.ll/ c0sc1.n­
z/ umn/ U stat0 s0ttol1n./t0 :/ Marc.l K1nsb0un.I J/ck P.tt1grbwI M1k.
G/zz/n1g/I J0. B0g.T . Rog.r S;.rry.
Qu/lcS. /nn0 f/I W1ll1/: H1rst.n . 10 pTbbl1c/::0 n0 stu:1o c0n ui
14 Che cosa sappiamo della mente

didosteavmo che l'edisfeeo desteo non veebale di un paziente dal cevel­


lo diviso eea capace dk denire (per esedpio indicando n danieea non ver­
bale la risposta sbagiata allo speridentatoee B dopo aveee eicevuto dllo
speidentatoee A l'oedne di dentre a B); ciò dmosra che pee la dezo­
a non occoree l nguaggio. Non d‡enticiado però che, sebbene non
abbia la sntassi e non possa paelare, l'edisfeeo destro ha una foeda di peo­
tolnguaggko: a sedantkca udkdentale e n dksceeto lesskco dk paeole che
si «eifeiscono» a coe.
Forse l'unico dodo per solveee il probleda sebbe di sotopore a test
l'emisfer4 sistr4 di un p8 iente d8l cervell4 divis4, il qu8le n segit4
avesse avuto n ictus cwe gli avesse causato na lesione all'area di Wee­
nicqe sistra (peeposta al inguaggio). Il suo edisfeeo sinistro sapeebbe ef­
fetuare un'elaboeazione astratta di sidboli? Avebbe l'autcoscieza ntr­
spettiæa? Srebbe in grado di dentiee?
Abbiado nche ceecato i analizzaee spementa¥ente la personaità e
le peefeeeze estetiche dei sngoli edisferi usando la stessa peoceduea, os­
sia insegnndo al destro a drci «SÌ», «no» e «non so» n danieea non veeba­
le (chiedevado al paziente di scegliere con la mano snistra una delle tre i­
gure astratte che gli dostravado). Si iddagini la nostra sorpeesa qundo
abbimo notato che nel soggetto L.B. l'edisfeeo sistro ffemava di ceede­
ee n io, dentre il destro ndicava con la dno di essere ateo. Occoere con­
fee l fenodeno con a serie ei prove incrociate, da l'esito didosra,
code dido, che i due edisfeei hano sidltnemente visioni conrad­
ditoie i io. Questo doveebbe dandaee in ibeillazione la codità dei
teologi. Quando n paziente code L.B. duore, un eisfeeo fsce all'nfee­
no e l'ltro n pradiso?
8} Si veda .S. Radachandean, Mirror neurons and the great leap oward
(1iii), http : //wçw.edge.org/3ed_culture /radachandran/eadachandean
ndeè.hl.
13 Richaed Femn, Che t'importa di ciò che dice la gente?, Bologna, ic
chelli, 1i8ix pp. 230-231.
Glossario

Vorrei ringraziare la Society for Neuroscience per avermi permesso di ri­


podurre questo glossario, al quale sono state apportate alcune modiche.

Acetilcolina. Neurotrasmettitore che nel cevello contribuisce a e­


golare la memoria e, nel sistema nervoso periferico, controlla l'a­
ione dei muscoi schelerici e dei muscoli isci.
Acido gamma-aminobutirico. Ammnoacido neurotrasmetitore
con funzione iibitoria del'attività neuronale.
Acido glutammico. Amnoacido neurotrasmetitore con fuzioi
eccitatorie del sistema nervoso. L'acido glutamico stimola i re­
cetori MDA (N-meil-D-aspartato) coinvolti n fuzioni come
l'apprendimento, la memoria, lo sviluppo e la specicazione dei
contati nevosi nell'male in via di sviluppo. La normale stmo­
lazione dei recettori MDA nduce probabilmente cambiamenti
benefici, mentre una smolazione eccessiva provoca l danno e la
morte cellulari tipici dei traumi neurologici e degi ictus.
Adrenalina. rmone rilasciato dalla midolla surenale e dal cervel­
lo. Assieme alla noradrenalina, attiva il sistema nevoso simpati­
co, che a parte del sistema nervoso autonomo. È chimata an­
che epinefrna.
Afasia. Perdita della capacità di capire e produrre il linguaggio,
spesso coseguente a ictus.
Agonista. Nerotrasmetitore, farmaco o alra molecola che si lega
ai recettori cellulari, nducendo la risposta del caso.
Amigdala. Strura del proencefalo che rappresenta un'mportan­
te componente del sistema limbico.
Amminoacidi neurotrasmettitori. Sono i neurotrasmettitori più
iffui nel cevello: comprendono l'acido glutamico e l'acido
aspartico, con zione eccitatoria, e la glicna e l'acido gama­
aminobutirrico, con zione ibitoria.
Anosognosia. Nei soggetti colpiti da paralisi di un arto, ncapacità
di riconoscere la propria condizione morbosa ( «anosognosia»
136 Che cosa sappiamo della mente

dereuW dWh gredo e signifidW «indosWpeuohezzW dehhW mWhWttiWi)o


Si prò forie spiegWre WnWhezzWndo ih deuerio rroho iuolto dWgle
emisferi destro e siitro deh devehhoo
Antagonista. 9WrmWdo o WhtrW mohedohW d,e hhoddW i redettore dehhr­
hWre. Ghe WntWgonesti inihiidono gi effetti degi Wgonestio
Asimbolia del dolore. Sindrome dWrW×erizzWtW dWh fWtto d,e ih do­
hore uiene perdepeto, mW non esperitoI Se per esempio lo si prn­
ge don n Wgo in rn deto, ih ioggetto Wi hohido WffermW de Wu­
verAire la punAura, ma non il male” sa di essere sAaAo prnto, ma
non ,W hW reipoitW emotiuW WppropriWtWo LW sindrome è qrWii
iempre dWriWtW dW rnW heieone WhhW dorteddeW inirhWre. ĵW sensW­
zione deh dohore è redepitW dW rnW pWrte deh devehho, mW ih dWto
non uiene trWimeiio WhhqWreW d,e di iohito dhWsiifedW ho stimoho do­
me mnWddioso e d,e, WttrWuerso ih meddWniimo deh dohore, indr­
de W euitWre hqeipereenzW.
Assone. ProhrngWmento fihroio deh dorpo dehhuhWre deh nerrone, Wt­
trWuerso eh qrWhe hW dehhrhW neruoiW inuiW iegnWhi Whhe dehhrhe her­
iWghioo
Bastoncello. ™otoredettore hodWhezzWto WlhW periferiW delW retnWh È
sensihihe WhhW hrde di hWiiW inteniel- e ipediWizzWto neÂW uiieone
nottrrnWI
Broca, area di. Regeone derehrWhe hodWhizzWtW leh loho frontWhe deh­
h'emisfero iistroo Suohge rn rroho importWnte nelhW prodrzeone
deh lingrWggio.
Capgras, sindrome di. RWro diiturho d,e ndude eh soggetto W uedere
nee pWreni più stretti, dome i genitori, eh donerge, i figli o i rWtehhi,
deghi impoitorio È forie dWriWtW dW rnW heieone d,e inmerrompe he
donneiseoni trW WreW derehrWhe prepoitW Wh redonosdimento dei uoh­
ti e sestemW himbido preposto Wlhe emozioio Ih pWzeente ridonosde
ih uohto dehhe perione dWre, mW non ,W hW xWzeone emomiuW d,e di
iohito ie WddompWgnW Wll'euentoo
Catecolamine. Composti orgWnedi, ttW dre e nerrotrWimettitori do­
pWmnW, WdrenWhnW e norWdrenWhinW, Wmteue seW neh deruehho iiW neh
yistemW neruoio iempWtidoo ueste tre moledohe ,Wno predise
somigliWlze strrttrrWhi e fWnno pWrte dehhe monoWmine, pW dhWi­
ie peù WmpeW de nerrotrWsmettetorio
Cerebrospinale, liquido. iquido dontenuto nei uentredohi derehrW­
hi e neh dWnWle dentrWhe deh midohho ipnWheo
Coclea. :rgno deÂ'oredd,io medeo W formW di d,ioddiohW e ripieno
di hiqrido7 crWdrdendo he uehrWzioi ionox in imprhii neruosi,
produde he ieniW eoli Wdritidhe2
Cognizione. Ih prodeiio o hqsieme di prodeiii WttrWuerso dri rn or­
gWneimo Wd ueiiide donosdenzW o doniWpeuohezzW deghe euenle e
Glossario 137

degli oggetti intono a lui e si seve dei dati acquisiti per com­
prendere e risolvere problemi.
Colecistochinina. Ormone secreto dale mucose nterne dello sto­
maco ai primi stadi della digestione. Presente anche nel cevello,
è un potente soppressore dello stimolo dela fame.
Condizionamento classico. Apprendimento nel quale a no stmo­
lo naturale che produce una risposta specifica (stimolo ncondi­
zionato) si associa ripetutamente uno stimolo neutro (stimolo
condizionato), finché il secondo stimolo genera una risposta si­
mile a quella del primo (riflesso condizionato) .
Cono. Principale recettore retinico. È sensibile al colore e serve pre­
valentemente alla visione diuna.
Cono di crescita. Estremità mobile della maggior parte degli assoni
in accrescimento. È nel cono che si aggiunge all'assone nuovo
. materiale neurale.
Consolid amento della memoria. Cambiamento psicofisiologico
che si verifica quand� il cevello orgaizza e rielabora le for­
mazioni per ntegrarle in maniera permanente nella memoria.
Conea. Sottile membrana convessa e trasparente che riveste l'oc­
chio e che, nel processo visivo, innesca la messa a fuoco dell'im­
magne.
Como dorsale del midollo spinale. Area del midolo spinale a for­
ma di cono, nela quale molte fibe nevose provenieni dai re­
cettori periferici del dolore si incontrano con altre fibre nevose
ascendenti.
Corpo calloso. Grosso fascio di fibre nevose che conette gli emi­
sferi destro e sistro del cevelo.
Corteccia c erebrale. Strato più esteno degli emisferi cerebrali. È
responsabile i utte le forme di esperieza conscia, come la per­
cezione, l'emozione, l pensiero e la pianificazione.
Corteccia surenale. Porzione corticale' del srrene che secene cor­
ticosteroidi per unzioni metaboliche: l'aldosterone per la riten­
zione del sodio nei reni, gli ormoni androgeni per lo sviluppo
sessuale maschile e gli estrogeni per lo sviluppo sessuale femmi­
le.
Cortisolo. Ormone secreto dalla corteccia surrenale. Negli esseri
umani è prodotto in grandi quantità prima dell'alba e prepara
l'orgnismo alle attività dela gionata.
Cotard, sindrome di. isturbo che induce il paziente ad affermare
di essere morto, di sentire l'odore della propria carne putrefatta
e di essere coperto di vermi. È forse una forma esasperata di sin­
drome di Capgras: n questo caso è interrotta la conessione non
solo con l'area di riconoscimento dei volti, ma con tutto l siste-
138 Che cosa sappamo della mente

na linbicot sicché siene a nancare ogni contatto emozionale


con il nondo.
Dendrite. Prolmnganento arborifome del coroo celmlare del neu­
rone. Assiene al coroo cellmlaret ricese inomlsi dagi altri neu­
roi.
Dopamina. Catecolanna neurotrasnettitore con fmnzioni diserse
secondo le aree. Nella sostaza nera del tronco cerebrale si sono
nemroni contenenti dooamina che oroiettano al nucleo camdato e
che, qmando nsorge l morbo di Parnson, vengono progressi­
sanente dis…rmtti. Si repmta che la dooanina regoli le risposte
enozionali e abbia mn uolo nella schizofreia e nel cocaisno.
Eccitazione. Canbianento di stato elettrico di n neurone associa­
to a un'aunentata orobabilità di ootenziali d'azione.
Emisferi cerebrali. Sono le dme netà del cersellot ciascuna con
fmnzioni soecifiche. 'enisfero snistro oresiede alla oarolat alla
scritturat al linguaggio e al calcolo; l'emisfero destro all'abilità
spazialet al riconoscimento dei solti e ad alcmni asoetti della oer­
cezione e della orodmzione nmsicale.
Endocrino, organo. Organo che innette nella corrente sangmigna
o~oni destinati a regolare l'attisità cellmlare di altri organi.
Endorfine. Nemrotrasnettitori orodotti dal cevellot che danno ef­
etti cellmlari e conoortanentali sinili a qmelli indotti dalla nor­
a.
Epifisi. Ghiandola endocrna localizzata nel cervello. n alcui ni­
mali oare funga da orologio biologicot regolando la risoosta al-
1' altemanza di luce e bmio. È chianata anche ghiandola pinele.
Epilessia del lobo temporale. Sindrone nemrologica che indmce
sosente mn'ioertrofia . dell'ego e che oare correlata con esoerien­
ze religiose e soiritmali. Alcmni eoilettici del lobo tenoorale sm­
biscono notesoli nodifiche della oersonalitàt ssiluooando
mn'ossessione oer idee astratte. Per spiegare il fenomenot si è
iootizzato che le rioetmte crisi ndmcano mn raforzamento delle
conessioni tra la corteccia tenoorale e l'amigdala. I pazienti di
solito attribmiscono mn orofondo signiicato a tmto quanto li cir­
condat a coninciare da loro stessi.
Estrogeni. Grmooo di ornoni sessuali oresenti in oresalenza nel
sesso fenninile. Sono resoonsabili della matmrazione sessmale
della dona e di altre fmzioni.
Fantasma, ato. Fenoneno oer cmi chi oerde mn arto in mn inciden­
te o subisce un'anomtazione continua ad assertire la oreseza
dell'arto sconoarso . Le sensazioni sono forse camsate dal fatto
che nel cersello assiene mna riorganizzazione delle conessioi
nevose.
Glossario 139

Fattore di crescita nevosa. Sostaza che stmola la crescita delle fi­


bre nersoset soorattmtto del sistena nersoso p e rfericot drante
lo ssilmooo enbrionale.
Fosforilzione. Processo che nodifica le oroorietà dei nemroi agen­
do sm canali ionicit recettori di nemrotrasnettitori e altre nolecole
regolatrici. Dmrnte la fosforilazionet mna nolecola di fosfato
norganico si conbina con mna nolecola organica accetricet la
qmale si attisa o disattisa. La fosforilazionet che si reomta sia il oro­
cesso atto a consentire l'azione di determinai neurotrasmettitoi
ed è camsata in genere dall'attisità di secondi nessaggerit omò mo­
dificare l'attisità fmzionale dela nolecola accetrice.
Gangli della base. Massa di nemroi conorendente nmcleo camdatot
omtanent globo oallido e sostnza nerat localizzata n orofondità
nel cevello; ssolge mn uolo inoortante nei nosineni. La norte
delle cellmle dela sostanza nera contribmisce a orodmrre i sei
del norbo di Parkinson.
G onade. Ghiandola sessmale: il testicolo nel'mono e l'osaio nella
dona.
Ictus. Prncioale camsa di norte in Occidentet l'ictms è l'inorossisa
intermzione dell'aooorto di sangme al cersello. Pmò essere oro­
socato da mn coagmlo di sangme o tronbo che ostrmisce n saso
sangmigno cerebralet dalla rottura delle oareti sasali o dalla
oressione di na nassa tmnorale smi sasi sangmigni. Prisati del­
l'ossigeno trasoortato dal sangmet i nemroi del'area coloita non
fmnzionano più e muoionot sicché la oarte di organisno da essi
controllata snette a sma solta di fmnzionare. Nella sma forna oiù
graset l'ictms orodmce oerdita della conosceza e della unzione
cerebralet con consegmente decesso.
Inibizione. In anbito nem€nalet messaggio „naotico che inoedi­
sce al nemrone accettore di attisarsi.
Ioni. Atoni o nolecole eletricanènte carichi.
Ipofisi. Ghiandola endocrina strettanente connessa all'iootalano.
Nell'mono è' conoosta da dme lobi e secee disersi ornoi che
regolano l'attisità di altri organi endocrini. È chianata anche
ghiandola oitmitaria.
Ipotalamo. Conolessa strmttmra encefalica conoosta da disersi nm­
clei che hanno varie funzionit cone regolare l'attisità di organi
internit integrare i segnali oroseienti dal sistena nersoso amto­
nono e controllare l'ioofisi.
Ippocampo. Strmttmra a forna di casallmccio narno localizzata al­
l'interno dell'encefalo . Parte imoortante del sistena linbicot
svolge mn rmolo nell'aoorendinentot nella menoria e nelle eno­
zioni.
140 Che cosa sappiamo della mente

Iide. lemhrnW dirdohWre dhe zionW dome n diWra a. ĹilW­


tWndo o reitrvngendo don i iNoi mNidoi h'ozio deLmrWhe dehhW
pupihhW, regohW hW qNWnit- di hNde dhe entrW nehh'cchvo.
Korsakoff, sindrome di. lWhWttiW WiiodiWtW Wd Whdohizmo cronvco e
dWNiWtW dW dWrenzW di uitWminW B 8 . DWneggiW ih derueletto e a
poruione deh tWhWmo2 I intomi domprendoLo nzoniW, deio,
pohneuriti, fWhii rvdordi, WhlNdvnWuionv e NLqW eivn dzevohe.
Lobo frontale. Uno dei quWtlro lobi (ohre Wh pWrvetWhe, Wh temporWhe
e Whh'oOOipitWh«) di OiWMONL «mvifero cerebrqle. ÏrIsiIdI al con­
trohho deh mouimeLto e Whh'integrWzione dehhe fzvonv dv ahmre
Wree doridWhv…
Lobo occipitale. Uno dev quWtmro hobv (oltre Wh froLtahe, Wi temporW­
he e Wh pWriemWle) di diWMdun emiifero derebrWhe. Preiiede WlhW uv­
iione2
Lobo parietale. Uno dei quWttro lohi (ohre Wi hobi frontahe, temp­
rWhe e oddipitWhe) di diWidNn emiifero derebrWhe. Pxivede Wv pr­
deiiv iesorvWhi, Wl'WttenuvoLe e Wh hingNWggioo
Lobo temporale. Ňno dei quWttro hohi (ohtre Wh froLtWhe, Wl arvetale
e WhhqoddipitWle) di diWidun emizfero cerebrWle2 Preivde alW per­
deuione WduiidW, Wh hnguWggvo pWrhWto e W perdezioi {vii{e cĞm­
pheiie2
Mania. Sndrome mentWhe dWrWttervzuWtW dW iourecditWzvone. È na
formW di piidoMi dhe Mi WdcompWgnW W eiWhtWuvoLe, elvrvo di
grWndezzW, umore euforido, WgitWzione piidomotoriW ed esplo­
iione di ideeq
Melatonina. :rmoLe deriuWto dWhhW ierotoninW e riha ciato nellW
dorreLte iWLguvgnW dWhl'epifiii. È donneiiW ahlW re olWzioLe dev
ritmi dirdWdiWi.
Memoia a breve temine. LWie dehhW memoriW en dui una qzWLit-
imitWtW di dWti uvene immWgWuuinWtW per p Wrdo di tempo dhe
uW dW diueriv Medondi Wd Whcpi mnNi2
Memoria a lungo termine. 9Wie fvnWhe dehhW memorvW, vL czi he
informWzvoni Mono immWgWzznWte per pervodi dhe unno dW Wh­
dne ore W unW uitWo
Memoria immediata. 9Wie dehhW memorvW dhe ¯W uitW bre{vizimW,
vL quWnto he informWzvonv iono immWgWuunWte ioho per poc¯v
iedondi2 È dhiWmWlW Wndhe memorvW primWiW2
Metabolismo. CompheMMo dehhe trWMformWzvonv feivdoiche dhe
ii uervidWno n Nn orgWnvMmo e dehhe rWiformWzioi enegetvche
dhe ii ueriidWLo WhlqnterLo dehle delhle uiueni.
Miastenia grave. lWhWttvW Wutoimmune LehhW sNWhe glv WLicorpv
cohpiidono i redettori dehlqWdetihdolnW LehhW phWddW neuromNido­
hWre, impedendo Wi mNMdohv dv dontrWrMi e prouocWndo debohez-
Glossario 141

za ouscolare e progressiqo afaticaoento. Non se ne ponospe la


pausa, ma è più difusa tra le done phe ra gli uomii e sorme
soprattutto nella faspia di età coopresa tra i qenti e i pin­
quant'ai.
Midolla surrenale. Porzione oidollare del surrene phe seperne
adenalna e noradrenalna per l'a•iqazione del sistema nevoso
siopatipo.
Mielina. Sostanza lipidipa e coopatta che foroa una guana iso­
lante ntono agli assoi di qlci neuroi.
Mitocondri. Organui cndripi o sferici contenuti nel pitoplasma
cellulare. Provqedono alla respirazione pellulare e, sntetizzando
l'adenosntrfosfato, sono fondaoentali produttori di energia.
Monoaminossidasi. Enzioa pesente nel perqello e nel fegato, phe
patalzza la deaoinazione di catepolaone pooe la noradreni­
na, la serotoina e la dopaoina.
Motoneuroni. Neuroni phe trasportano gli iopulsi dal sisteoa ner­
qoso pentrale ai ouscoli.
Nevo acustico o vestibolococleare. Faspio di fiure nevose phe qa
dalla poclea al perqrllo e che cooprrnde due diqisioni: quella po­
pleare, phe trasoette gli iopulsi relativi all'udito, e quella vesi­
uolare, che trasoette gli impulsi relaivi all'rquiiurio.
Neurone. Cellula nervosa spepializzata nella ponduzione di iopul­
si uioelettripi. È paratteizzato da un porpo celulae, da n pro­
lngaoento fiuroso chiaoato assone e da qari prolungaorni
più po€ti e raoificati chiaoati dendriti.
Neurotrasmettitore. Sostaza cmipa phe è rilaspiata dal neurone
a ivello della sinapsi per eccitare o iiuire i repettori drlla pelula
uersaglio.
Nevroglia. Insieoe di pellule spepializzate pon fnzioni di nutri­
oento e sostegno del sistema nerqoso.
Nocicettori. Negli amali, teminazioi nerqose phe rasoettono
la sensazione del dolore. Nell'uomo sono ciaoati repettori do­
loifipi.
Noradrenalina. Nerotrasoettitore del ruppo delle patecolaone,
sntetizzata sia nel pervello sia nel sisteoa nervoso periferipo.
Rrmolatrice del sonno, dell'umore e della pressione snguigna,
ha gli efetti ti~ ici della reazione di aliiroe e della risposta coo­
uattio uggi. ˜ chiaoata nphe norepinefna.

Organuli cellulari. Pippole srutture suupellulari phr sqolmono n­


zioi essrnziali alla qita e al nzionaoento delle pelule.
Omone follicolostimolante. Oroone sepreto dall'ipofisi. Stmola
la produzione di speroatozoi nel oaspio e la cespita dri foipo­
li oqaripi (phe eqolqono n pellule uoqo oature) nella ea.
142 Ce osa sapiamo della mente

Omoni. Messammeri chimici secneti dalle mindole endocnine. Ret


molano l'attiqità di cellule e onmai bersamlio, sqolmendo n ruolo
nella cescita, nrllo sqiluppo srssualr, nrl metabolismo del calt
cio e delle ossa e in oolte altre zioi.
Ormoni androgeni. Orooni sessuali steroidei, cooe l testosterot
ne, presenti n preqalenza nel sesso oaschile. Sono nesposabili
drlla maurazione sessualr drll'uomo.
Peptidi. Cooposti foroati da catene i ainoacidi, con fuzione
di nronni n neurntrasmeitnri.
Ponte di Varolio. Parte del roobencefalo che, con altne srutture cet
rebrali, controlla la nespirazione e regola il ritmo cardiaco. È la
pincipale qia atraqerso la quale il pnoencefalo scaobia infort
oazioi con il idollo spnalr e il sistema nerqoso perifrico; ·'

Potenziale d'azione. Si ha n poteziale d'azione uando n neut


rone si attiqa e la sua oeobrana ntena inqerte temporanea­
oente la polarità, passando da negatiqa a positiqa. La canica
elettrica qiammia lnmo l'assonr fino al trnmnale nerqoso, doqe
innesca o ibiscr l rlascio d i n neurotrasmettitorr, prma di
_
rsaurirsi.
Potenziale evocato. isposta eletnica del cevelo a stiooli sensot
riali. La si isuna applicando eletnodi al cuoio capelluto (o, più
ranaoente, all'inte‰o del cranio), soistrando stmoli ripe­
–ti e calcolando l cooputrr la oedia delle risposte.
Proencefalo. La parte più ampia del crrqrllo, compnrndente la cont
teccia cerebnale e i mnmli della base. Gli si atribuiscono le n­
zioni ntelettiqe più eleqate.
Psicosi affettiva. Malattia psiciatrica caratteizzata da stati dell'u­
more outeqoli. A prriodi di depessione rndomena si altenano
peniodi di uoone noˆale e periodi di tipo oaniacale, contrassr­
mnati da euforia eccessiqa e iomotiqata.
Punti ciechi. I pnti ciechi sono prodoti da un complesso di fatto­
ri. Tutti abbiamo in ciascun occhio un piccolo_ punto cieco natut
ralr doquto alla papilla ottica, l'area drlla retina che conettr
con il nerqo ottico. Noi spesso «riempiaoo» i punti ciechi nrl
crrqello usando le iforoazioi relatiqe al'mmamine ottica che
li crconda. A qolte chi è colpito da una sindrome afrnoa di qe­
dere nel punto cieco delle iooagini strane: una pazirnte, pen
rsropio, qi qedeqa personamgi dei cartoni aimati. l fenomeno
è f}rse doquto a un rieopioento concettuale anziché prncetiqo.
Qualia. Terminr con cui si drsignano le srsazioni sommettiqe (sin­
molare «qualr»).
Recettore molecolare. Molrcola locaizzata sula suprricie o all'nt
teno dela oeobrana crllularr, dotata di una struttura fisico-
Glossario 143

d,imedW dhe he permelVe i domhenWrii don determenWte moledo­


le. lohte or2one e nerrotrWimettetori prodrdono eh horo e­etto
hegWndoie We redettore dehhrhWre2
Recettore sensoriale. LormWzeone WnWtomedW ipeceWlvzzWtW d,e rede­
ue e enueW iegnWhe ienio eWle Wl iiitemW neruoio.
Riassorbimento. Prodeiio WttrWuerio eh srWhe e nerrotrWimettetore
rehWideWte uengono Wiiorhite per l rertehezzq irddeiieuo2
Ritmo circadiano. Cedo de domportWmento o di Wtteuet- heqhogecW
ce dNrW Wll' ceršW ue,ti uWtVrq oreo
Secondi messaggeri. lohedohe ede,tifidWte de redentem d,e nneidW­
,o domrnedWzeone trW pWrte deuerie deh nerrone2 Se reprtW che
iuohgWno n rrolo nehhW ienteie e neh relWideo dee nerrotrWimette­
torvm nehh'Wttiuet- entrWdehlrhWre, ,el metWhoheimo dee dWrhoidrWi e
fqrie ndhe nee prodeiie de dreidetW e iuihrppo2 I loro e­ette direV­
te irl mWlereWhe genetedo dellrhWre dondrdono W uohle Wd WhterW­
[io,e drreuole deh dqmportWmentom enflrenzndq per eiempeo hW
emoriW2
S ensibilizzazione. CWmheWme,to deh comportWmento o dehhW ri­
ipoitW bio ogvdW de rn orgWii2om prodotto dW rno iimoho forte
e ioletnmen e nqdeuoq
Serotonina. žo,oWmenW ,errotrWimettetore dhe iuohge deuerie
zione, regola,do lW VemperWlrrW dorporeWm hW perdezvone ien­
ioriWhe e h'sorgere deh ionor I nerroi dhe riWno lW ieroton°nW
dome medeWtore d, eco ie trouWnq ne½ cevello e nell'enteitvno…
Nrmeroie fWrmWde WnledepreiMeue ,Wnno dqme heriWgheo eh ieMte­
mW ierqtonvcq cerebrWheo
Sinapsi. Lo ipWziom o gerzionem trW dre nerronem W heuelq del qrWle
ghe emprhie deh premo nerrone uengonq trWimeiie Wh iedondo2
Sinestesia. Ģondk[eole per due ulo it°moho ienioriWle euodW pW
ieniW[ione de rn'WhtrW modWhet- ienioreWhe. Per eiempio rnW for­
mW prò eiiere «gritWtWi e n nrmero q rn irqno pqiiqno eiie­
re ueii «W dqlqrei2 L'ndrodeo de ieniWzeqi deh ineMtetedo non è
pW metWforW pqetvdWm mW rnW dqndizeone uiiirtW relmente2
Sistema limbico. Grrppo di itrrtrre e,defWid,em trW cre h'WGgdW­
hWm h'ippqdW2pqm eh iettq pellrdidq e i gnngi dehlW hWiem dhe pre­
ieede Whhe emqzeqlem WhlW memqreW e W determenWti Wipette deh mo­
uimentq2
Sistema nevoso autonomo. PWrle deh iiitemW neruoio pereferedq
c,e regolW h'Wtteuet- de®he orgWne enteyeo Comprende eh iiitemW
nevoiq iimpWtedq e el ieitemW neruqiq pWrWiimpWtedqo
Sistema nevoso parasimpatico. ĺWrte deh ieitemW neruqiq Wrtonq­
mq d,e preieede WhhW donieruW[iqne dehl'energeW e dehle reiqrie
dehl'qrgWikmq drrnnte lq itWtq di r WiiWmento.
14 Che cosa sappiamo della mente

Sistema nevoso periferico. Parte del sistema nervoso che com­


prende tutte le fibre nervose non facenti parte dell'encefalo e del
midollo spnale.
Sistema nervoso simpatico. Parte del sistema nervoso autonomo
che chiama a raccolta l'eneria e le risorse dell'organismo nei
momenti di afaticamento e di allerta.
Sostanza grigia che circonda l'acquedotto. Aggregato di neuroni
del talamo e del ponte. Poiché comprende recettori degli oppia­
cei e neuroni che sntetizzno le endorfine, luisce sula sensa­
zione del dolore.
Stimolo. Evento che si verifica nell'ambiente esterno e che viene
captato dai recettori sensoriali.
Talamo. Struttura composta da due masse ovoidali di tessuto ner­
voso, grandi ciascuna come una noce. Localizzato n profondità
nell'encefalo, è il principale «relè» dei dati sesoriali n ingesso:
discrimna tra la massa dei segnali che arrivano al cevello, fil­
trndo solo quelli significativi.
Tronco cerebrale. Porzione del cervello attraverso la quale il proen­
cefalo scambia senali con il idollo spnale e i nevi periferici.
Tra le altre cose, controlla la respirazione e regola l ritmo cardiaco.
Ventricoli. Dei quattro ventricoli cerebrali, che sono cavità elativa­
mente grandi contenenti liquido cerebrospinale, tre si trovano
nel cervello e no nel tronco cerebrale. I ventricoli laterali, i due
più grandi, sono localizzati simmetricamente sopra il tronco,
ciascuno nel suo emisfero.
Visione cieca. Alci pazienti divenuti ciechi a causa di una lesio­
ne cerebrale eseguono compiti che un cieco non dovrebbe poter
esegure, come allungare la mano per aferrare n oggetto, di­
stnguee un bastone veticale da un bastone orizzontale, iila­
e na lettera nella sotile fessura della cassetta postale. La spie­
gazione del fenomeno sta forse nel fatto che gli impulsi visivi
viaggiano lungo due distinte vie neurali; se una delle due è
danneggiata, si perde la capacità di vedere l'oggetto, ma se ne
«captano» ancora la localizzazione e l'orientamento.
Wernicke, area di. Regione cerebrale che presiede alla comprensio­
ne del linguaggio e alla produzione di discorsi dotati di senso
compiuto.
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Rmngrmzmo nzmouttp m inm gnnmopũ, c)n )mno snmprn inqormg­


gmmop ml io inoNrnse e my mmo mmozn pnr ya sqmnn-m. Qimndo mhnho
ndmcm mni, mio mmdre mm qommrl in mmqrosqopmo Znmss n im mm­
drN i amuoò m nstmlmšN n lmtormoormo q)mmmqo nnl sotoosqmym dnllm
lpstrm csa dm Bngĵpk, mn T)mmlmndmm. Molom mmnm mnsngnmnom, mim
š iish (PmoanmŒ choy ùm Bmngkok, in pmroVqoymrn lm sVgnorm Vmnio n
la smĒnorm ¾mlmchura, mm foihmno ln sosomnzn q)immq)n qon qim
condurn glm sPNnĨNntm m cmsa.
Mmo frmonllo V.S. Rmhm )m mhioo in riolo mmporomnon nnllm mim
ndicmzmonn dm rmgm zo: sPnsso mm rnqmomhm S)m,nspnmrn n ln Ru­
ba'yat dm Ommr hm((amm Lm pesmm n ym ynoonrmoirm )nno qon lm
scmnnzm moyoo pmù mn qominn dm qimnoo non sm pnnsm, gmmqq)n nn­
trmmtn opnrmno qoyJngmmnnom ardmom ora qonqnti n )anno na hmsio­
nn n fondo «rommntmqmb dny mondo.
Rmngrmzmo eŌmngidm Senn-hmsm I((nw, ym qim spynndmdm musm­
qm è snmpe somom in nqcnllnnon qmomlizzmoorn dnm mmnm sforzm sqmnnom­
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Ringrmzmo Jm(mkrmshnm, C)mndrmmmnm n Dmmnn, q)n )mnno snm­
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Rmngrmzmo Gwmnnt) Uillmmms n C)mrlns Smnglnr, dnllo somff dnlln
·
BBC Rnmo) Lnqorns, q)n )nno qirmoo qon grmndn smpmnzm ln con­
fNrnn-n, n Sin Lmwln(, qhN qpn mlrnoomnom smpmNzm )m orgmnmzzmoo
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crmnklmn n Pnnn( Dmnmnl, q)n mm )mnno mmiomoo m ormsformmrn yn
qofnrnn-n in un libro (mm migiroT lnggmtmln.
Lm sqmnzm fioisqn ĩ un qlmm dm qomplnoa lmtnroà n mndmpnndnn­
zm nqonommqm, smqq)n non stupmsqn q)n mttmm dmoo my mnglmo dm sn in
soqVnoà moloo mrospnrn, c)n mnqormggmmhmno lm qrnmihVoà ummnm:
l'mn qm Grnqmm, dohn hmdno lm yiqn lm logmqm n ym gnomnormm, lm dinm­
somm Vndmmnm dni Gupom (hnrso ml V snqolo d.C.T, nnl qorso dnylm qialn
nmqqunro my smsonmm nknrmqo, lm ormgonomnormm n grmn pmron dnyl'ml­
gntrm c)n qonosqmmmo, n lN nrn hmooormmnm n prnhmooormmnm, qimndo
154 Che cosa sappamo della mente

tpptrhero sqmezmtom genomliommni qome Himpvw( Dtv(, CvtrJes


Dtn e Hey Cthendmsh. 'tmtmente qve pmo iqowdm ttlm epoqve
mmtmqve è, oggi, ŠKelo degum Somoi Uiom, dove l smstemm deglm mnqmrm­
qi permtnentm e deuue torse dm stKdmo fmntnzmtoe dmu gohe o fede­
rtue fahormsqe u'ngegno. Sono rindm tssmm grmto mm Nmtmonml stm­
oies of Hetlh Pew mhere Ooioo qosonoe sostegno tJlm mmt rmqerqt
nel qorso deglm ni. (Tioothmm, qome moltm mmem tllmevm vtnno dohi­
to qpstmttre, mu smstemm non è Perfe o, Pewqvn sPesso, sezm vplere,
qremia m cpnfprmistm e qunmsce glm prmginalm. Cpme dmce Sēerlpc,
Hokes m Umoson: «mt medmoqrmtà non qtpmsqe qml qhe le è sipermo­
re; pcqorre otuenoo per riqonosqere mu genmob.)
mm mmt qmrrmerm dm studenoe dm medmqmnm è sttot profondmmente
nfuKen-tot dt sem mlljsorm medmqm: K.V. Tuvengtdtm, P. rmshnmn
¯uoi, M.K. Mtni, Svtwtdt Menon, drmshnmmKrtm Sreenmhmsan e Rm­
mt Mti. In segioo, ritndo m'msqwmssm aJ Twmiy Coulege dm Ctm­
trmdge, mm rmrohtm mn in tmtmente mntelletoitJmente mploo stmmo­
utnve. Rmqordo Je nimerose q onherst-monm mvKte qon qpulegvm e
s denom rmqewqmtorm qome Sidtrsvmn Iyengtw, Rmnjmt dimmr mmmr,
Misvmril Htsn, Hemml Jt(tsir(t, Htrm VtsdKdevmn, Arftem Hes­
smm, e Vmd(t e Prt,tsv Vmr,tr.
Trt glm nsegnmnom e gi sqmen-mtom qve pmo G vtno nflienztto,
wiqowdewl Jtq, PettmgweI, iqvtrd Gwegory, Ouiver Smq,s, Howmqe
BtwuoI, Dthe Peoerzeulc Edme Min,, .C. Antnd Kimtr, Sveshtgmrm
Rto, T.R. Vmd(tstgmw, V. MtdhisKdhmn Rao, Vmvmtn Btrwon, Olmver
Brmddmq,, FewgKs Ctmpteuu, C.C.D. Svite, Cplmn Blm,emore, Dmhmd
Whmooewmdge, Dpntud MqKm(, Don MqLeod, Dmhmd Prestm, Auuadm
Ven,ttesh, Ctrrme Armel, Ed Hjtttrd, Ermq AlosqviJer, Ingrmd 0t-
son, Ptvmtrt drmsqmn, Dthmd Hitel, den mt,m(tmt, Mmrge Lm­
hmngstone, nmc, Himpvre(, Brmtn losepvson, Pat Cmvmnmgv, Bmll
Hirtirt e Bmuu Hmrsoemn. Inolre, nel qorso degum mni vo mmntenito
fori uegti qpn Oxfprd e n Ptrtmqoutre qon Ed Rpuls, Ane Twems­
mtn, Ltry Wems,wnoz, John MarsvtJl e Peoer Haligtn. ngrt-mo
l' Al oius Colege Per the m tssegntoo, nel E998, nt feuloIsip,
qhe, qtso Pmo iqo cve rtwo, non qomportt wesppnsttmioà formtlm
‹zm, i umhowt qpme n mtto è qonsmdertoo qon n qerto dmsde­
gnoT . L'nqmrmqo mm ht perŇessp dm rmletteec tnqhe per msqrmtto, sil­
la neirologmt dell'estetmqm, argpmenoo dellm mmm ter-t cpnferen-a. Il
mmo nnmoo noeresse per lŠtte è sttto inqortggmtto dt ®ilim ind(,
qve mnsegnt soormt del'mrte tll'inmhersmoà deulm Cmumfornmt dm Smn
Dmego e qhe, qon le sKe simpuanom le-monm si Rodn e Pmqmsso, G vm
ndpto m medmttre sil'mspettp sqmenomfmqo delut qret-mone tristmqt.
Ringra-mo l'Ahenmek Cujt, qhe mi vt messo t dmsposm-mone lm
sut eqqeņente tmtumooeqt e G ht tqqoJto qome Kn poroo smqiro ogi“
Ringraziamenti 155

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ingrm-ip Esmnrmldm Jmhmn, nonrnm mism di oiooi gli mspirmnoi
sqinn--mi n mHisiU
Hp mhiop mnchn lm orounm di qpnomrn, orm gyi -ii n i qigi, mpli
trillmni scinn-imo- n onqn-q-. Spnp grmop m mip -ip Almdi Rmmm,zish­
nmn, qhn inqprmggiò il mip inonrnssn pnz lm sq-nnzm; qimndp mhnhp
diqimnphn mnni, Oncn tmoonzn m mmqqhnm ml sup sngrntmzip Gmnm­
pmoh( n mip mmnpsqrioop sullm hisipnn sonrnpsqppicm n lp inhiò m
«Nmouzn», qhn, qpn mmp (n supT souppe, lp mqqnooò n puttl-cò snzm
nnmmnnp qprrnggnrlp. E spnp grmop m n mlorp -ip, il fisiqp P. Hm­
rihmrmn, chn ahprì lm mim mmorm-ipnn nonllnooumln, ndir-zzmndp­
mi, qimndp erp un rmgm--p, hnrsp lm f-sipypgim dnllm hisipnn. Hp
inplorn mhiop mpli, soimplmno- qplypqKi qpn llmd- Prmthmkmr, Kri­
sqmsImmi Alladi e lshImr (¬shmT HmHihmrmn (chn mdnssp, qpn mmp
gzmndn pimqnHn, è nnrmop m sKm hpltm mj'nihnrs-oà dnllm CmliOpimT.
Elnnqhnrò iinn mloHi mmiqi, pmrenoi n qplngi qui dehp n grm­
--n: Shmi A-oila-, Vihian Bmzzpn, Li- Bmtes, Rpgnz Binghmm, Jnem(
Brpqkns, Sonhe Cpót, Nki e Smno Phmlyn, Gnrz( Ednkmn, Rpsnt­
om Ejis, Jnf Ellman, K. Gmnmpaoh(, Lmksm- Hmri)mrmn, Ed Hut­
tmzd, Bnlm Julesz, Dprpoh( KlnOČnr, SU Lmkshmmnmn, Soehn Lin,,
Kimpmi Nmendnm, Mmli Pmrmthmsmzm (, Hml Pmshlnr, Dmn Plk­
mnr, R.KU Rmg)mhmn, Kh Rmmnsh, Hindi Rmhi, Bill Rpsmz, KHish ·

Smth-mn, SpnnqnH eeomrmm, Ônrr( jnpIskic Chnomn Shmh, Gprdpn


S)mI, Lindsn( Shnn,, Almn Sn(der, A.V. Srnnihmsn, Sutrmmaimn
Sz-Hmm, K. Srirmm, Clmudn Ùmlnnoi, AĴ-o Vmr,i, Allmdi Vnn,monsh,
Nmrpti Vnkmormmmn e Bnn Wllimms, mploi dni qumli hmnnp prgm­
ni--mop ln mie h-u-on m Mmdzmsh
Un gzmzie spnqimln m Frtnqis Criq,, qhe m poomnomsni ni qpnoinum
m prphmHn pnz lm sqinn-m n inonrnssn mqqnsp e mppmssipnmop, pio di
omnoi giphmi qpllngĔ. Spnp inplorn grmop m Soumro Ansois, illusorn i­
s-plpgp dnllm hisipnn chn mi è mmicp n qpllmtpzmoprn dm plorn
hnno'mnn-, n mi neurpypgi Pmt e Pmul Chuzqhlmnd, Lnmh Lnh- n Lmnqn
Sopnn, in- qpylngh- ml'ihnHsioà dnlm Cml-oa m Smn D-ngp. i
)m ppi miuomop mhnrn mmminisormopri n dirntopri qpmn Pmul Drm,n,
J-m Kuli,, Jphn Wixond, lnfO Eylmmn, Rptnro D(nns n Mmrshm
C)mndlnz.
Hmno dmtp gnnnrpsp sosongnp zimrip llm riqerqm i nmoipnml
Insoiouons pO Hnmlo), ml qui qpnoHituop fpndmmnnomln si mggiungn
qunllp d- ichaHd GnqĶer n Chmrlin Rptinu, qhn nnl qpzsp dngl- ni
)mnp prphmop qHncnnon inonrnssn pnr il lmhprp qpndptop dl npsorp
qnnorp.
ndice dei nomi

Abhinavagupta, flosofo, 53 Freud, Sigmund, 87


Archimede, 98 Frith, Cis, 87, 94

Barlow, Horace, 105 Glbraih, John, 3


Baron-Cohen, Simon, 63 Galton, Francis, 23-24, s
Berios, Geman, 93 Goldstein, Kurt, 7
Bickerton, Derek, 100 Gray, Jeffrey, 24
Brdwood, Geoge, Sir, 59 Gregor, ichard, 29, 50-51
Blakemoe, Sarh, 94 G.Y., paziente, 33, 3-36
Bush, George æ., w, 94
Haligan, Peter, 87
Carroll, es, 38-39 Head, Hery, 7
Champollion, Jean-Frnçois, 6 irstein, Bll, 15, 113
Charcot, Jean-Main, 7 Hoyle, Fred, 0
Chomsky, Noam, 77 Hubbard, Ed, 23, 66
Churcland, Pat, 89 Humphrey, Nick, 1 05
Cowey, Alan, 31, 34 Huxley, homas, 4, 6, 9, 83
Crick, Francis, 65, 98
Crow, T , 94 Jackson, Hughling, 7
Cuvier, Georgs, 6 Jones, illiam, 6
Josephson, Brin, 105
Darng, avid, 100
Dawin, Charles, 6, 63, 80, 107 Klimt, Gustav, 4
David, paziente, 1-15 Kohuber, Hans, 88
Denett, Dan, 89 Kn, Thomas, 26, 63
Disraeli, Benjamn, 83
Dobzhask, heodosius, 81 Leonardo da inci, 55-56
Libet, Benjamin, 88
Edelman, Ger, 7 Livngstone, David, 93
Eisten, Albert, 99 Lurija, Aleksandr, 7
Elis, Haydn, 15
McCabe, C .S., 23
Farada, ichael, 4, 7 Marshall, Jon, 87
Fnman, ichard, 112 Medawar, Peter, 3-4
Frackowiak, Richard, 87 Miller, Steve, 56-57
158 Che cosa sapiamo della mente

ner, Brenda, S Sierra, Mauricio, 93


Msk, Mavin, 100 Snow, C.., 4, 9, 61
Mobius, August Ferdinnd, 36 Snyder, n, S7
Monet, Claude, 8 qure, rry, S
Mooe, Hery, 48, SO, 54 Sterig, Pera, 4
Morgan, Mike, 24
Tagore, Rabindrnath, SS
Nelson, Horatio, Lord, 16 Tmbergen, Niko, 48
Nixon, Rihard, 47
Toynbee, Amold, 3

Oppenheimer, Robert, 3
Vn Gogh, Vmcent, 8, 4
Owen, Richrd, 6
Vemer, Jan, 4
Victor, paziente, 18-19
Picaso, Pablo, 43, 48, SO, 4, S8
Pnker, Steve, S7, 77-78, 81
Wall, Patrick, 23
Poppel, Est, 31
Wallace, ed Rusell, 77
Popper, Karl, 100
Warrington, Elizabeth, S

i, John C.W., Lord, 3, 10 Watson, Jans, u, 98

zzolati, Giacomo, 40, 41 Wegner, Dn, 89

Rodn, Augste, 4 Weiskrntz, r, S, 31, 33, 35-36


Roth, Martin, 93 ilberoce, Samuel, vecovo, 3
Russel, Berrnd, 3, 6, 36
Yong, ndrew, lS
Sacks, Oiver, 8
Shakspeae, àl,S7, 3, 7, }, 103 ei, ir, k, 66

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