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N.

325 l APRILE 2020

ISSN 1974-2681
Civiltà Tavola
DELLA
ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA

N. 325, APRILE 2020 / MENSILE, POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 70% ROMA AUT MP-AT/C/RM/
CIVILTÀ DELLA TAVOLA

ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA


ISTITUZIONE CULTURALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI

www.accademia1953.it
Territorio l Turismo l Folklore

Sorrentinos di Patagonia

di Anna Lanzani
Accademica di Buenos Aires

Dalla Persia I sorrentinos sono ravioli rotondi, con- colarmente abbondante, è un trito di
sumati in Argentina a partire circa dalla prosciutto cotto e formaggio fresco.
all’Argentina metà del XX secolo. A rendere noto il
passando per Capri: nome al grande pubblico fu una tratto-
ria di emigrati italiani a Mar del Plata, I ravioli compaiono
storia di un piatto una città sull’Oceano Atlantico, 400 km già nel testo di un anonimo
a Sud di Buenos Aires. Diffusi inizialmen- cuoco meridionale italiano
simbolo della cucina te nell’ambito della ristorazione, sono
italiana d’emigrazione. ora protagonisti delle tavole familiari
domenicali e la parola ha sostituito “ra- “Uentre porcino” e “caseum” (maiale e for-
violes” come sostantivo generico per maggio) sono anche gli ingredienti pre-
“pasta ripiena”. I negozi di pasta fresca visti per il ripieno dei “rauioli” nelle ricet-
forniscono sorrentinos elaborati e pronti te 52 e 56 del primo libro di cucina
da cuocere evidenziandone la praticità e dell’Europa cristiana: il Liber de Coquina.

C
incentivando la penetrazione in segmen- Scritto all’inizio del 1300 da un anonimo
apri, Sorrento, l’oceano Atlantico, ti sempre più estesi di consumatori. Nel- cuoco meridionale nell’ambito della cor-
uno scrittore anonimo del 1300 e la loro presentazione classica hanno un te angioina di Napoli, il Liber ebbe influen-
un porto ai confini della Patagonia: diametro di circa 5 cm e i bordi lisci; l’in- za sulla gastronomia cortese e borghese
questi sono gli ingredienti della storia dei volucro si ottiene impastando farina di europea per molti secoli. In quei primi
sorrentinos, uno dei piatti nazionali ar- grano tenero e acqua bollente. Si consu- secoli del basso Medioevo, l’Italia non
gentini, espressione iconica della cucina mano preferibilmente conditi con sugo esisteva come espressione politica, l’A-
regionale italiana d’emigrazione. al pomodoro. Quanto al ripieno, parti- merica non era stata ancora scoperta - né

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immaginata - ma i ravioli erano già cono-
sciuti e consumati. Bolliti, cotti in grandi
padelle (“in patella cum magna pinguedi-
ne”) o fritti, sono citati in ben sette pre-
parazioni del Liber. È proprio a questo
primo documento che gli storici fanno
risalire le paste ripiene italiane e, di con-
seguenza, anche quelle della cucina ita-
liana d’emigrazione.
Le origini delle paste ripiene, tuttavia, si
sospetta siano addirittura più antiche. Il
Liber de Coquina, infatti, nasce in un sub-
strato culturale di matrice arabo/persiana, gine territoriale” della gastronomia ita- (tra il 1945 e il 1960 prevalentemente da
lascito della dominazione saracena e del liana. Campania, Sicilia e Calabria) aveva sicura-
melting pot promosso dagli Svevi. I rauio- mente contribuito a migliorare la cono-
li sembrano dunque condividere la scenza dell’Italia tra il grande pubblico. E
stessa antica origine persiana del sam- Si attribuisce ad Argentino d’altra parte, una sensibilità nuova e più
busuch iraniano e dei samosa indiani Vespoli il merito di aver lanciato cosmopolita si stava sviluppando anche
(vedi, per esempio, A. Capatti e M. Mon- la moda dei ravioli in Argentina tra i villeggianti, persone di classe me-
tanari, La cucina italiana Storia di una dio-alta in un’Argentina in pieno boom
cultura). Lo dimostrerebbe anche il Liber economico. Perché dunque non chiamare
de ferculis et cundimentis di Giambonino Il merito di aver lanciato in Argentina la i ravioli tondi semplicemente ravioli capre-
da Cremona (pubblicato a Venezia nel moda di questi ravioli tondi, e il loro si? Secondo l’opinione di vari esperti loca-
1300 e che ottenne da subito grande nome, si attribuisce ad Argentino (detto li intervistati, Sorrento era, per il pubbli-
diffusione) che traduce le ricette e le nor- Chiche) Vespoli. Su chi invece, in quegli co di quel momento, più conosciuta, più
me alimentari contenute nel trattato stessi anni, abbia messo a punto la ricet- vendibile, più facile da spiegare.
arabo di Ibn Jazla (Baghdad, XII secolo). ta vi è un dibattito aperto, i cui dettagli
Davanti a una storia così antica e artico- - molti dei quali difficili da verificare - esu-
lata, viene dunque da sorridere leggendo lano dall’obiettivo del presente scritto. L’emigrazione italiana contribuì
- anche su fonti argentine di un certo Il padre di Chiche, Francisco Saverio Ve- a migliorare la conoscenza
prestigio - che i sorrentinos sono stati spoli, era emigrato da Sorrento a Mar dell’Italia e della sua cucina
“inventati” qui, se non altro perché la pa- del Plata nel 1887. Deciso ad aprire un
rola “invenzione” meglio si potrebbe at- locale gastronomico che evocasse i sa-
tribuire ad altri ambiti dell’ingegno uma- pori della sua terra, lo chiamò Trattoria Fu così che in una Trattoria Napolitana
no, mentre pare che la cucina - almeno Napolitana: agli inizi del 1900 pochi av- alle soglie della Patagonia, un ristora-
quella tradizionale - proceda più per ventori avrebbero saputo identificare tore di nome Argentino lanciò i ravio-
adattamenti e contaminazioni. dove fosse Sorrento e l’idea di utilizzare li capresi chiamandoli sorrentinos.
Volendo cercare un antenato diretto una città più conosciuta risultava efficien- Rimarrebbe a questo punto da chiedersi
di questo piatto, l’ipotesi più plausibi- te dal punto di vista della comunicazione. come scrivere il “terzo atto” di tale storia,
le ricade sui ravioli capresi, diffusi anche Tuttavia, quando Chiche si trovò a gesti- facendo tesoro di una sensibilità di pub-
nella zona di Sorrento e dei quali i cugini re il locale del padre, pur non cambiando blico che si è ulteriormente raffinata e
“d’America” condividono la forma tonda, il nome, lo rilanciò come “la prima sor- che sarebbe forse pronta a scoprire che
l’impasto a base di farina e acqua bollen- rentineria del paese”. Era la metà del il piatto che tanto ama ha una storia mil-
te e il condimento al pomodoro. Quanto Novecento e Mar del Plata da villa balne- lenaria, viene da una ricetta tipica di Ca-
al ripieno, invece, la caciotta di Sorrento aria si stava trasformando in una ciudad pri e si presta benissimo a un ripieno di
e il parmigiano dei ravioli capresi sono de masas, con indici di crescita tra i più vera caciotta di Sorrento.
sostituiti, come capita spesso nella cuci- elevati del Sud America. Quel che inte- Riconoscere la cucina italiana d’emi-
na italiana di emigrazione, da ingredien- ressa qui è sottolineare come in mezzo grazione come uno dei nostri patrimo-
ti più facili da reperire: formaggio fresco secolo anche la sensibilità degli avven- ni, studiarla e accettarla con la stessa
e prosciutto cotto. tori fosse cambiata, al punto che Sorren- curiosità che dedichiamo alla cucina
Il caso dei sorrentinos è anche sintomati- to potesse essere utilizzata come un tradizionale della Penisola, oltre che co-
co di come, all’estero, si sia andata via via “marchio d’origine”, al tempo stesso co- stituire un campo di indagine stimolante,
affinando la capacità del pubblico di en- nosciuta ed esotica. rappresenta, a volte, un modo per avvi-
trare in sintonia con le definizioni “di ori- Cosa era accaduto? L’emigrazione italiana cinarsi a nuovi mercati.

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