Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Istituzioni Di Diritto Internazionale. Buonomo.
Istituzioni Di Diritto Internazionale. Buonomo.
Riassunto
DIRITTO INTERNAZIONALE
B. CONFORTI
______________________________________________________
INTRODUZIONE
1
by GIANDO-72
organizzazioni internazionali, ossia delle varie associazioni fra Stati, come l'ONU, le tre
Comunità Europee etc.
In realtà le organizzazioni internazionali non hanno poteri legislativi e lo strumento di
cui si servono è la raccomandazione, che non è vincolante, ma ha valore di mera
esortazione.
1. la funzione di accertamento giudiziario:
(arbitrato) nell'ambito della comunità internazionale prevale una funzione arbitrale, che
poggia sull'accordo tra le parti. Ciò che quindi è l'eccezione nel diritto interno, diventa la
regola nell'ordinamento internazionale.
2. la funzione di attuazione coattiva delle norme.
Per quanto attiene invece ai mezzi che vengono utilizzati per assicurare coattivamente
l'osservanza delle norme e reprimerne le violazioni, entriamo nella categoria delle forme
dell'autotutela (altra diversità dal diritto interno).
− Il diritto internazionale è vero diritto? Ci si chiede se il diritto internazionale sia in realtà
un vero diritto e quali argomenti si possano addurre per dimostrare la sua obbligatorietà. 3
strumenti:
il diritto internazionale deve passare attraverso i giudici interni che devono applicarlo e
quindi farlo rispettare;
l'articolo 10 della Costituzione italiana impegna al rispetto delle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute;
infine i trattati stipulati dal nostro Paese generalmente sono oggetto di una legge
ordinaria che ne ordina l'applicazione..
3. I SOGGETTI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE (*)
− Se definiamo il diritto internazionale come il diritto della comunità degli Stati, bisogna
specificare cosa intendiamo per Stato,
− Stato-comunità: un insieme di individui che si stanzia su una porzione di superficie
terrestre ed è sottoposta a delle regole.
− Stato-organizzazione. è costituita dall'insieme di governanti, cioè degli organi che
esercitano sui singoli associati il potere di imperio.
− La qualifica di soggetto del diritto internazionale spetta allo Stato-organizzazione, allo
Stato-apparato.
− Sono infatti gli organi statali che partecipano alla formazione delle norme internazionali,
sono loro i destinatari delle norme internazionali materiali e sono sempre loro che
rispondono per eventuali violazioni delle norme internazionali. Ovviamente, quando
parliamo di organi statali facciamo riferimento a tutti gli organi, sia quelli del potere centrale
che quelli del potere periferico.
− Lo Stato-organizzazione deve presentare però dei requisiti per poter essere considerato
tale:
Il primo è l'effettività del proprio potere su di una comunità territoriale. Pertanto la
qualifica di soggetto internazionale deve essere negata ai Governi in esilio, le
organizzazioni o fronti, o comitati di liberazione internazionale che abbiano sede in un
territorio straniero, dove hanno costituito una sorta di organizzazione di governo.
il secondo requisito è l'indipendenza o sovranità esterna. In tal senso non sono
soggetti del diritto internazionale gli Stati federati di Stati federali (perché, anche se
talvolta possono essere autorizzati dalla Costituzione federale a stipulare accordi con
Stati terzi, devono normalmente avere il consenso del Governo centrale), né le
Confederazioni che è un'unione fra Stati perfettamente indipendenti e sovrani, creata in
genere per scopi di difesa.
2
by GIANDO-72
3
by GIANDO-72
PARTE PRIMA
LA FORMAZIONE DELLE NORME INTERNAZIONALI
4
by GIANDO-72
5
by GIANDO-72
6
by GIANDO-72
7
by GIANDO-72
8
by GIANDO-72
9
by GIANDO-72
10
by GIANDO-72
dell'accordo. Fuori da questi casi non potrà che applicarsi il principio di inefficacia dei
trattati nei confronti degli Stati terzi, non contraenti.
− Le parti possono anche impegnarsi in un contratto a favore di Stati terzi, che quindi
risulti vantaggioso per questi Stati non contraenti. Ma tali vantaggi, finché non si
trasformano in diritti attraverso la partecipazione del terzo all'accordo in uno dei modi
indicati, possono essere sempre revocati dalle parti contraenti. Le parti contraenti se
vogliono negare al terzo i vantaggi pattuiti non hanno bisogno di stipulare un
successivo trattato, ma possono negarli in determinati casi e riconoscerli in altri.
− L'art. 34 della Convenzione di Vienna sancisce, come regola generale, che un trattato
non crea obblighi o diritti per un terzo Stato senza il suo consenso. La stessa regola
vale per un obbligo. Ma mentre il consenso nel primo caso si presume fino a prova
contraria, nel secondo caso deve essere manifestato. Nel caso in cui i contraenti creino
dei vantaggi per lo Stato terzo, possono revocare quando vogliono il "diritto" accettato
dal terzo, a meno che non ne abbiano previamente stabilita in qualche modo
l'irrevocabilità.
10.2 Incompatibilità tra norme internazionali
− Ovviamente un trattato può essere modificato o abrogato da un trattato successivo fra
gli stessi contraenti, cosa succede se i contraenti dell'uno e dell'altro trattato
coincidono solo in parte?
− Si cerca di trovare la soluzione nei principi di successione dei trattati nel tempo e
quello dell'inefficacia dei trattati nei confronti di terzi:
− Fra gli stati contraenti di entrambi i trattati, prevale l'accordo successivo;
− Nei confronti degli Stati che siano parti di uno solo dei trattati, restano invece integri,
nonostante l'incompatibilità, tutti gli obblighi che da ciascuno di essi derivano.
− Lo Stato contraente di entrambi si troverà, in poche parole, a dover scegliere a quali
impegni tenere fede e rispondere di inadempimento per degli altri.
− La Convenzione di Vienna è orientata in tal senso, ma all'art. 41 precisa che due o più
parti di un trattato non possono concludere un accordo mirante a modificarlo, sia pure
nei loro rapporti reciproci, quando la modifica è vietata dal trattato multilaterale,
oppure pregiudica la posizione delle altre parti contraenti oppure è incompatibile con
la realizzazione dell'oggetto e dello scopo del trattato nel suo insieme.
− L'espressione "non possono" è molto ambigua, ma si ritiene che non figuri una causa
di invalidità dell'accordo (perché la disposizione non si colloca nell'ambito delle cause
di invalidità), ma illiceità e responsabilità internazionale.
11. LE RISERVE NEI TRATTATI
11.1 La riserva (*)
− indica la volontà dello Stato di non accettare certe clausole del trattato o di accettarle
con alcune modifiche, oppure secondo una determinata interpretazione (c.d. riserva
interpretativa).
− Così facendo tra lo Stato autore della riserva e gli altri Stati contraenti, l'accordo si
forma solo per la parte non investita dalla riserva, mentre il trattato resta integralmente
applicabile agli altri Stati.
− Ovviamente la riserva ha senso per i soli trattati multilaterali, soprattutto quello
stipulati da un numero rilevante di Stati.
− Nei trattati bilaterali, lo Stato che non vuole assumere certi impegni deve solo proporre
alla controparte di non includerli nel testo.
− L'istituto della riserva, allora, serve a facilitare la larga partecipazione degli Stati ai
trattati multilaterali.
11
by GIANDO-72
12
by GIANDO-72
13
by GIANDO-72
− La sostituzione può avvenire per la cause e nei modi più svariati: per effetto di
cessione o conquista, sotto la sovranità dello Stato esistente oppure si costituisce uno
Stato nuovo e indipendente.
13.2 Convenzione di Vienna del 1978 sulla successione dei trattati.
Alla successione degli Stati nei trattati è dedicata una Convenzione di codificazione,
predisposta dalla Commissione di diritto internazionale delle Nazioni Unite e firmata a
Vienna nel 1978.
13.3 Successione dei trattati localizzabili
− Un principio pacifico per la dottrina e la prassi in materia di successione, enunciato
anche dalla Convenzione, è quello per cui lo Stato che in qualsiasi modo si sostituisce
ad un altro nel governo di una comunità territoriale è vincolato dai trattati o dalle
clausole di un trattato localizzabile, cioè che riguardano l'uso di determinate parti di
territorio, conclusi dal predecessore.
− In questa categoria rientrano i trattati che istituiscono servitù attive o passive nei
confronti degli Stati vicini, la concessione in affitto di parti del territorio, i trattati che
prevedono la libera navigazione dei fiumi e simili.
− La successione nei trattati localizzabili incontra un limite che è comune a tutte le altre
ipotesi in cui il diritto internazionale ammette la trasmissione dei diritti e degli
obblighi pattizi. Tale limite consiste nelle non trasmissibilità degli accordi che abbiano
un prevalente carattere politico, che siano cioè strettamente legati al regime vigente
prima del cambiamento di sovranità.
13.4 Successione dei trattati non localizzabili
− Passiamo ora ai trattati non localizzabili, che sono la maggior parte. Per questo tipo di
accordi la prassi risulta assai confusa anche perché sempre più spesso la successione
nei trattati del predecessore è regolata mediante accordi tra lo Stato subentrante e le
altre parti contraenti dei precedenti trattati.
− La regola fondamentale da assumere come punto di partenza per i trattati non
localizzabili è quella della c.d. tabula rasa: lo Stato che subentra nel governo di un
territorio non è, in linea di principio, salve eccezioni, vincolato dagli accordi conclusi
dal suo predecessore. La prassi depone in tal senso.
− La Convenzione distingue la situazione degli Stati sorti dalla decolonizzazione dalla
situazione di ogni altro Stato che subentri nel governo di un territorio. Mentre per la
prima assume come regola fondamentale quella della tabula rasa, per la seconda
sceglie la regola opposta della continuità dei trattati. Un simile trattamento
differenziato non trova però corrispondenza nel diritto consuetudinario.
13.5 Ipotesi di mutamento di sovranità
− Distacco di parti di territorio
Il principio della tabula rasa si applica anzitutto nell'ipotesi del distacco di una
parte del territorio di uno Stato.
Può darsi che la parte di territorio distaccatasi si aggiunga al territorio di un altro
Stato preesistente. In tal caso gli accordi vigenti nello Stato che subisce il distacco
cessano di avere vigore con riguardo al territorio distaccatosi e si estendono invece
automaticamente gli accordi vigenti nello stato che acquista il territorio.
− Secessione
Può darsi invece che sulla parte distaccatasi si formino uno o più Stati nuovi
(secessione).
Anche in questo caso gli accordi vigenti nello Stato che subisce il distacco cessano
di avere vigore con riguardo al territorio che acquista l'indipendenza. La prassi
relativa agli Stati sorti dalla decolonizzazione ha suggellato tale tendenza.
14
by GIANDO-72
L'applicazione del principio della tabula rasa agli Stati nuovi formatisi per distacco
è integrale per quanto riguarda i trattati bilaterali conclusi dal predecessore e
vigenti nel territorio distaccatosi.
Tali trattati potranno continuare a vivere solo se rinnovati attraverso un apposito
accordo con la controparte.
La stessa cosa vale per i trattati multilaterali chiusi, ossia dei trattati che non
prevedono la partecipazione, mediante adesione, di Stati diversi da quelli originari:
anche in questa ipotesi sarà necessario un nuovo accordo con tutte le controparti.
Per i trattati multilaterali aperti, il principio della tabula rasa subisce un
temperamento. Lo Stato di nuova formazione può, anziché aderire, procedere alla
c.d. notificazione di successione: con tale atto la sua partecipazione retroagisce al
momento dell'acquisto dell'indipendenza. In altre parole, mentre l'adesione ha
effetto ex nunc, la notificazione di successione ha carattere retroattivo.
13.6 Smembramento
− Affine all'ipotesi della secessione è il caso dello smembramento. Mentre la secessione
non implica l'estinzione dello Stato che la subisce, la caratteristica dello
smembramento sta proprio nel fatto che uno Stato si estingue e sul suo territorio si
formano due o più Stati nuovi.
− L'unico criterio idoneo a distinguere le due ipotesi è quello della continuità o meno
dell'organizzazione di governo preesistente: l'ipotesi dello smembramento è da
ammettere quando nessuno degli Stati residui abbia la stessa organizzazione di
governo, lo stesso regime.
− Ai fini della successione nei trattati, lo smembramento deve essere assimilato al
distacco. Si applica il principio della tabula rasa, temperato però dalla regola che per i
trattati multilaterali aperti prevede la facoltà di procedere ad una notificazione di
successione.
13.7 L'incorporazione e la fusione
− Opposte in un certo senso al distacco e allo smembramento sono l'incorporazione e la
fusione.
− La prima si ha quando uno Stato, estinguendosi, passa a far parte di un altro Stato; la
seconda quando due o più Stati si estinguono tutti e danno vita ad uno Stato nuovo. La
distinzione è molto sottile e bisogna pertanto riferirsi all'organizzazione di governo che
risulta dall'unificazione.
− All'incorporazione si applica la regola della mobilità delle frontiere dei trattati. I
trattati dello Stato che si estingue cessano di avere vigore, mentre al territorio
incorporato si estendono i trattati dello Stato incorporante. Per i trattati dello Stato
incorporato vale, ancora una volta, il principio della tabula rasa.
− Lo stesso principio regola i casi di fusione: lo Stato sorto dalla fusione, sempre che sia
effettivamente stato nuovo e che non presenti condizioni di continuità per quanto
riguarda l'organizzazione di governo, nasce libero da impegni pattizi.
− Un'eccezione al principio della tabula rasa sia nell'ipotesi di incorporazione che di
fusione, deve ammettersi quando le comunità statali incorporate o fuse, pur
estinguendosi come soggetti internazionali, conservino un notevole grado di
autonomia nell'ambito dello Stato incorporante o nuovo, quando si instauri un vincolo
di tipo federale. In tal caso la prassi si è orientata nel senso della continuità degli
accordi.
13.8 Mutamento di governo
15
by GIANDO-72
16
by GIANDO-72
Trattato è invalido o estinto, con atto comunicato alle altre parti, sottoscritto dal
Capo dello Stato o dal Capo del Governo o dal Ministro degli Esteri, o comunque
da una persona munita di pieni poteri in tal senso.
se invece vengono presentate obiezioni, si cerca una soluzione della controversia
con mezzi pacifici. La soluzione deve pervenire entro 12 mesi
se passano i 12 mesi inutilmente, si mette in moto una procedura conciliativa che
fa capo ad una commissione formata nell'ambito delle Nazioni Unite che sfocia in
una decisione non obbligatoria, ma esortativa. La pretesa all'invalidità o estinzione
resta paralizzata in perpetuo. I giudici interni non sono mai vincolati e costretti alla
paralisi.
15. LE FONTI PREVISTE DA ACCORDI: LE NAZIONI UNITE
15.1 Premessa
− non contengono solo regole materiali, ma anche regole strumentali o formali, che
istituiscono cioè ulteriori procedimenti o fonti di produzione di norme.
− Generalmente il compito delle organizzazioni internazionali non è quello di emanare
norme, ma di facilitare la collaborazione tra Stati membri, mediante
raccomandazioni, cioè atti che hanno scarso valore giuridico perché non sono
vincolanti, ma hanno solo valore di esortazione.
− Le risoluzioni delle organizzazioni internazionali possono essere, a seconda dei loro
Statuti, prese a maggioranza o maggioranza qualificata, ma spesso è richiesta
l'unanimità. Recentemente si è affermata la pratica del consensus, che consente
nell'approvare una risoluzione senza una votazione formale, ma con una dichiarazione
(non contestata, ma concertata) dal Presidente dell'organo che attesta l'accordo tra i
membri.
15.2 L'Organizzazione delle Nazioni Unite
− Fondata dopo la seconda guerra mondiale al posto della Società delle Nazioni, la
Conferenza di San Francisco ne elaborò la carta nel 1945. La Svizzera non ne fa parte.
L'art. 7 della sua carta disciplina i suoi organi principali:
Assemblea generale: ha quasi tutte le competenze (tende a coincidere con la stessa
organizzazione), ma non ha alcun potere vincolante; sono rappresentati tutti gli
Stati e tutti hanno pari diritto di voto.
Consigli di sicurezza: composto da 15 membri, di cui 5 a titolo permanente [USA,
Russia, Francia, Gran Bretagna e Cina] che godono anche del diritto di veto. Si
occupa di questioni attinenti al mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale.
Consiglio economico e sociale: i suoi membri vengono eletti dall'Assemblea
generale per tre anni ed insieme al
Consiglio di amministrazione fiduciaria è subordinato all'Assemblea generale, di
cui deve seguire le direttive.
Corte internazionale di giustizia: formata da 15 giudici, ha la funzione di
dirimere le controversie tra Stati, ma ha anche una funzione consultiva (pur
essendo i pareri dei giudici né obbligatori, né vinvolanti su qualsiasi questione
giuridica).
Segretariato nominato dall'Assemblea generale su proposta del consiglio di
sicurezza, è l'organo esecutivo.
− Le materie di competenza sono vastissime, tanto che è più facile sottolineare che
esulano dalla sfera di competenza dell'organizzazione le questioni interne di uno Stato.
Le aree che le spettano possono essere raggruppate in tre categorie:
mantenimento della pace;
18
by GIANDO-72
sviluppo delle relazioni amichevoli tra Stati fondatori sul principio di eguaglianza
dei diritti e autodeterminazione dei popoli;
collaborazione in campo economico, sociale, culturale e umanitario.
− La sua attività principale consiste nell'emanazione di raccomandazioni e nella
predisposizione di progetti di convenzione (soprattutto per l'Assemblea generale che
non è organo legislativo, ma foro di discussione). L'organizzazione è dotata, in rari
casi, anche di poteri vincolanti nei confronti degli Stati membri.
− Secondo l'art. 17 della Carta, l'Assemblea generale ha il potere di ripartire tra gli Stati
membri:
le spese dell'organizzazione (con una decisione presa a maggioranza di 2/3)
può esprimere una decisione vincolante sulle modalità e termini per la concessione
dell'indipendenza ai territori sotto dominio coloniale.
− Decisioni vincolanti del consiglio di sicurezza
Sono previste da talune disposizioni rispetto alla minaccia alla pace, alle violazioni
della pace e agli atti di aggressione.
Gli artt. 41 e 42 distinguono le misure implicanti e quelle non implicanti l'uso della
forza.
Il Consiglio può intraprendere azioni di tipo bellico contro uno stato.
L' art. 41 dispone che il Consiglio di sicurezza decide quali misure non implicanti
l'uso della forza armata debbono essere adottate dagli Stati membri contro uno
Stato che minacci o abbia violato la pace e indica siffatte misure a titolo
esemplificativo, l'interruzione totale o parziale delle relazioni economiche e delle
comunicazioni ferroviarie, marittime, aeree, postali, telegrafiche, radio e altre e la
rottura delle relazioni diplomatiche.
19
by GIANDO-72
− Queste decisioni sono inquadrate tra le fonti previste da accordo, cioè dall'accordo
istitutivo della relativa organizzazione.
16.2 FAO ( Food and Agricultural Organization)
Creata nel 1945, tra i suoi organi: Conferenza (composta da un delegato di ogni Stato
membro) che si riunisce ogni due anni in sessione ordinaria, il Consiglio (composto da 18
membri scelti dalla Conferenza) e il Direttore generale. L'istituzione ha il compito di
ricerca e informazione alla promozione ed esecuzione di programmi di assistenza tecnica e
aiuti nel campo agricolo e alimentare.
16.3 ILO (International Labor Organization)
Creata dopo la prima guerra mondiale, è composta dalla Conferenza generale, formata da
4 delegati per ogni Stato, di cui 2 rappresentano il Governo e 2 rispettivamente i datori di
lavoro e i lavoratori. Le funzioni consistono nell'emanazione di raccomandazioni e nella
predisposizione di progetti di convenzione multilaterale in materia di lavoro. I progetti di
convenzione, approvati con la maggioranza dei 2/3, vengono comunicati agli Stati membri
che restano liberi di approvarli o meno, ma hanno l'obbligo di sottoporli entro un certo
periodo agli organi competenti per la ratifica e di fornire notizie al direttore generale sulla
sorte da essi subita.
16.4 UNESCO (United Nations Educational Scientific and Cultural Organization)
Si propone la diffusione della cultura, la promozione dello sviluppo dei mezzi di
educazione all'interno degli Stati membri e l'accesso all'istruzione. I suoi organi sono:
Conferenza generale, Comitato esecutivo e Segretario.
16.5 ICAO (International Civil Aviation Organization)
Si occupa del traffico aereo, dei servizi di comunicazione legati ai segnali di terra, zone
d'atterraggio etc. E' composta da un'Assemblea, in cui ogni Stato possiede un solo voto e
un Consiglio di 21 membri scelti dall'Assemblea. Le sue disposizioni si chiamano
standards internazionali o pratiche raccomandate.
16.6 WHO (World Health Organization)
Organizzazione mondiale della sanità che si preoccupa di adeguare tutti i popoli al livello
più alto possibile di salute.
16.7 IMO (International Maritime Organization)
Si occupa di garantire la sicurezza dei traffici marittimi.
16.8 ITU (International Telecomunication Union), WMO (World Metereological
Organization), UPU (Universal Postal Union)
16.9 IMF (International Monetary Fund), IBRD (International Bank for Reconstruction
and Development), IFC (International Finance Corporation) IDA (Internationale
Development Association)
− Il fondo monetario internazionale e la Banca internazionale per la Ricostruzione e lo
Sviluppo furono creati nel 1994 con gli accordi di Bretton Woods.
− E' presente un Consiglio di Governatori che è l'organo deliberante, ma le sue delibere
non vengono prese in base al principio uno stato/un voto, ma secondo le quote di
capitale sottoscritte e quindi con il peso determinante dei Paesi più ricchi e in
particolare degli USA.
− Si propone la collaborazione monetaria internazionale, la stabilità dei cambi,
l'equilibrio delle bilance dei pagamenti e della concessione di prestiti a breve termine.
La Banca, invece, concede mutui agli Stati membri per investimenti produttivi a tasso
di interesse variabile (a lungo termine).
16.10 IFAD (International Fund for Agricultural Development)
20
by GIANDO-72
Contribuisce allo sviluppo, sotto forma di aiuti, dell'agricoltura dei Paesi più poveri con
deficit alimentari notevoli.
16.11 WIPO (World Intellectual Property Organization)
Si occupa dei problemi relativi alla proprietà intellettuale.
16.12 UNIDO (United Nations Industrial Development organization)
Dal 1979 è diventato un istituto specializzato a cui competono funzioni di tipo operative
e non normative.
16.13 IAEA (International Atomic Energy Agency)
Sovrintende lo sviluppo e la diffusione delle applicazioni pacifiche dell'energia atomica,
ma non è un istituto specializzato.
16.14 WTO (World Trade Organization)
− Del tutto indipendente dalle Nazioni Unite, vi fanno parte 135 stati. E' composta da
una Conferenza ministeriale, dal Consiglio Generale e dal Segretariato con a capo un
direttore generale.
− Fornisce un forum per lo svolgimento dei negoziati relativi alle relazioni
commerciali multilaterali e tendenti alla globalizzazione del mercato. Tra i più
importanti negoziati, ricordiamo il GATT, in tema di liberalizzazione dei commerci
internazionali.
− In seno a questa organizzazione vale il principio della clausola della nazione più
favorita, ossia dell'automatica estensione a tutte le parti contraenti delle concessioni
fatte a una di esse, sui dazi doganali e le tasse ed imposte su importazioni ed
esportazioni. Può emanare decisioni vincolanti a maggioranza di 3/4 della
Conferenza ministeriale o del Consiglio Generale sull'interpretazione delle norme.
− Ha anche un ruolo fondamentale sulla risoluzione delle controversie nascenti dagli
accordi che ad essa fanno capo.
21
by GIANDO-72
22
by GIANDO-72
scelta dello Stato si limita solo alla forma giuridica interna della norma (cioè se
scegliere una legge o un atto amministrativo).
− REGOLAMENTI: hanno portata generale obbligatoria in tutti i suoi elementi ed è
direttamente applicabile. Si tratta di norme generali ed astratte che gli Stati devono
applicare.
17.5 Relazioni esterne alla CE (*)
− Come tutte le organizzazioni internazionali, le Comunità Europee hanno la capacità di
concludere accordi internazionali.
− La competenza è così ripartita: spetta alla Commissione per i negoziati; al Consiglio,
previa consultazione o, in certi casi, previo parere conforme del Parlamento, per la
manifestazione di volontà diretta ad impegnarsi.
− (*) La Corte di Giustizia può dare un parere sulla compatibilità dell'accordo con le
disposizioni del Trattato. Gli accordi stipulati diventano una categoria di atti
comunitari con efficacia vincolante.
− Tra gli accordi troviamo:
Convenzioni di Associazione che istituiscono un'associazione caratterizzata da
diritti e obblighi reciproci, azioni in comune e procedure particolari
Accordi commerciali, cioè di politica commerciale comune.
− In questi casi la competenza esclusiva è della Comunità e gli Stati membri non
possono stipulare da soli accordi nelle stesse materie.
− Negli accordi misti possono partecipare sia la Comunità sia gli Stati membri. Se uno
Stato stipula da solo l'accordo senza autorizzazione del Consiglio l'accordo resta
valido, ma si ha violazione del diritto comunitario o causa l'invalidità? Il problema è
ancora aperto.
− (*) La Corte di Giustizia ritiene che esiste un parallelismo tra competenze interne ed
esterne comunitarie: in tutte le materie in cui la Comunità ha, in base al Trattato,
competenza ad emanare atti di legislazione comunitaria, ha anche implicitamente
competenza a concludere accordi con Stati terzi.
− Una volta che la competenza sia stata esercitata all'interno delle Comunità in una
determinata materia, la competenza esterna diventa esclusiva rispetto a quella degli
Stati membri.
− Ne consegue che gli Stati restano liberi di stipulare accordi internazionali finché la
Comunità non abbia legiferato, ma poi perdono tale libertà.
18. IL CONSIGLIO D'EUROPA e L’OSCE
18.1 Consiglio d’Europa
− Dopo la seconda guerra mondiale furono create due organizzazioni: l'OECE
(Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica) e l'OCSE (Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), e il Consiglio d'Europa (comprendente
40 Stati).
− Lo scopo di quest'ultimo è quello di conseguire una più stretta unione fra i suoi
membri per salvaguardare e promuovere gli ideali e i principi che costituiscono il loro
comune patrimonio e di favorire il loro progresso economico e sociale.
− E' composto da:
COMITATO DEI MINISTRI, composto dai ministri degli Esteri
ASSEMBLEA CONSULTIVA, composta da rappresentanti dei Parlamenti
nazionali
SEGRETARIATO (con a capo un segretario generale)
− Predispongo testi di convenzione in materie giuridiche (diritto e procedura penale)
23
by GIANDO-72
24
by GIANDO-72
25
by GIANDO-72
PARTE SECONDA
IL CONTENUTO DELLE NORME INTERNAZIONALI
27
by GIANDO-72
− E’ da notare come l’indennizzo venga corrisposto nei modi più vari (es. accordi di
compensazione globale) e che non si possa parlare di illecito internazionale qualora
l’indennizzo non sia corrisposto in ottemperanza di un accordo.
26.3 Rispetto dei debiti pubblici
− A questo stesso tema si riallaccia il problema del rispetto dei debiti pubblici contratti
con gli stranieri dallo Stato predecessore (nei casi di distacco, smembramento ecc.). La
dottrina classica era favorevole alla successione ma il nuovo indirizzo tende a seguire i
principi valevoli per la successione dei trattati ovvero ammette la successione nei
debiti localizzabili.
26.4 Ammissione ed espulsione degli stranieri
− Nessun limite è previsto dal Diritto Internazionale per quanto concerne l’ammissione e
l’espulsione degli stranieri essendo valida in pieno la norma sulla sovranità territoriale
la quale comporta la piena libertà dello Stato di stabilire la propria politica nel campo
dell’immigrazione, permanente o temporanea che sia, e di ordinare a stranieri, o gruppi
di stranieri, di abbandonare il proprio territorio.
− Nel caso dell’espulsione questa deve avvenire con modalità che non risultinoi
oltraggiose nei confronti dello straniero, e che al medesimo straniero debba concedersi
un lasso di tempo ragionevole per regolare i propri interessi ed abbandonare il Paese.
L’articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o
trattamenti crudeli, disumani o degradanti obbliga gli Stati a no estradare o espellere
una persona verso Paesi in cui questo rischia di essere sottoposta a tortura.
− L’art. 8 prevede il rispetto della vita privata quando l’espulsione comporterebbe una
ingiustificata e sproporzionata rottura dell’unità famigliare.
− Tuttavia ciò non esclude che tale materia sia oggetto di accordi e quindi diversamente
regolata (convenzioni di stabilimento).
− Le norme contenute negli Artt. 52 ss. del trattato CE mirano ad una quasi totale
parificazione tra cittadini e stranieri nell’ambito dell’area comunitaria e con riguardo ai
sudditi degli stati membri
− La “cittadinanza europea” prevede di circolare liberamente nell’ambito dell’Unione
Europea, di partecipare alle elezioni locali del Paese in cui risiede e di votare per i
rappresentanti del Parlamento Europeo.
− Nel caso in cui uno Stato non rispetti le norme sul trattamento degli stranieri, lo Stato
cui lo straniero stesso appartiene può esercitare la cosiddetta “protezione diplomatica”.
Questa consiste nella difesa sul piano internazionale del suo suddito: esso potrà agire
con proteste, minacce di contromisure contro lo Stato territoriale, proposte di arbitrato
o, quando è possibile, ricorso ad istanze giurisdizionali internazionali, al fine di
ottenere la cessazione della violazione ed il risarcimento a del danno causato al proprio
suddito.
− Fermo restando che per arrivare a questo debbono essersi esaurite tutte le procedure
che lo straniero ha a disposizione nell’ambito dell’ordinamento dello Stato territoriale
secondo la regola del previo esaurimento dei ricorsi interni.
− Inoltre, siccome lo Stato non agisce come rappresentante o mandatario dell’individuo,
può sempre rinunciare.
− Va notato che l’istituto della protezione diplomatica è oggetto di contestazioni,
limitatamente ai rapporti economici facenti capo a stranieri, da parte degli Stati in
sviluppo. Questi si rifanno alla dottrina Calvo secondo la quale le controversie in tema
di trattamento degli stranieri sarebbero esclusiva competenza dei Tribunali dello Stato
locale (e questi paesi introducono spesso nei contratti con imprese straniere questa
clausola).
28
by GIANDO-72
30
by GIANDO-72
Lo Stato nel cui territorio opera ufficialmente un funzionario internazionale che non abbia
la sua nazionalità è tenuto a proteggerlo con le misure preventive e repressive previste
dalle norme consuetudinarie sul trattamento degli stranieri.
Oltre in capo allo Stato esiste un obbligo di protezione anche in capo all’Organizzazione
cui il medesimo soggetto appartiene? Allo stato attuale la risposta è affermativa ma
solo per il risarcimento dei danni ad essa arrecati e non quelli arrecati all’individuo in
quanto tale.
29.3 Immunità delle organizzazioni dalla giurisdizione civile
Nei limiti in cui gli Stati stranieri sono immuni dalla giurisdizione civile dello Stato
territoriale lo sono anche le Organizzazioni internazionali.
30. IL DIRITTO INTERNAZIONALE MARITTIMO. LIBERTÀ DEI MARI E CONTROLLO
DEGLI STATI COSTIERI SUI MARI ADIACENTI
30.1 Codificazione del diritto internazionale marittimo
− Nella materia del Diritto Internazionale Marittimo esistono quattro convenzioni
adottate a Ginevra nel 1958: la convenzione sul mare territoriale e la zona contigua,
quella sull’alto mare, sulla pesca e conservazione delle risorse biologiche dell’alto
mare, sulla piattaforma continentale.
− Inoltre nel 1982 è stata firmata a Montego Bay una nuova convenzione per la
ricodificazione del Diritto Internazionale Marittimo (ben 320 articoli) che nonostante
non sia ancora entrata in vigore ha fatto si che molte sue norme innovative siano state
accettate da tutti i Governi
30.2 Libertà dei mari e suo significato.
− Il principio classico della “libertà dei mari” significa che il singolo Stato non può
impedire e neanche soltanto intralciare l’utilizzazione degli spazi marini da parte degli
altri Stati.
− L’utilizzazione degli spazi marini incontra il limite che consiste nella pari libertà altrui.
In contrapposizione al principio della libertà dei mari si è sempre manifestata la
pretesa degli Stati ad assicurarsi un certo controllo delle acque adiacenti alle proprie
coste.
− Nascono così i concetti di
− mare territoriale: zona sottoposta in tutto e per tutto al regime del territorio dello Stato;
− piattaforma continentale: parte del fondo e sottosuolo marino, che costituisce il
prolungamento della terra emersa e che pertanto si mantiene a a profondità costante
prima di precipitare negli abissi;
− zona economica esclusiva: estesa fino a 200 miglia marine dalla costa: tutte o quasi le
risorse della zona, non solo quelle del fondo e del sottosuolo ma anche quelle delle
acque sovrastanti sono considerate di pertinenza dello Stato costiero.
31. IL MARE TERRITORIALE E LA ZONA CONTIGUA
31.1 Sovranità dello stato costiero sul mare territoriale
− Il mare territoriale è sottoposto alla sovranità dello Stato costiero così come la
terraferma. L’acquisto della sovranità è automatico. L’art. 1 della prima Convenzione
di Ginevra lo definisce così:
− “La sovranità dello Stato si estende, al di là del suo territorio e delle sue acque interne,
a una zona di mare adiacente alle coste denominata mare territoriale”. In base ad un
principio da ritenersi ormai consolidato e sancito anche nella Convenzione di Montego
Bay il mare territoriale può estendersi fino ad un massimo di 12 miglia dalla costa.
31.2 Zona contigua
31
by GIANDO-72
32
by GIANDO-72
33
by GIANDO-72
raggiunto dividendo ogni area da sfruttare in due parti uguali, l’una attribuita allo Stato
che l’ha individuata e l’altra direttamente sfruttata dall’Autorità.
− Il problema è che l’Autorità non è ancora operativa. Come debbono comportarsi allora
gli Stati? Non sembra accettabile l’ipotesi secondo la quale lo sfruttamento di tali
risorse sia congelato fino alla istituzione dell’Autorità. Dobbiamo concludere che vada
ammesso purché nell’interesse dell’umanità.
34. LA NAVIGAZIONE MARITTIMA
34.1 Nazionalità della nave
− Il principio generale è che ogni nave è sottoposta esclusivamente al potere dello Stato
di cui ha nazionalità: lo Stato di bandiera o Stato nazionale ha diritto all’esercizio
esclusivo del potere di governo sulla comunità navale e esercita siffatto potere
attraverso il comandante (considerato come organo dello Stato).
− La convenzione di Montego Bay prevede una serie di obblighi a carico dello Stato
della bandiera, consistenti nella tenuta di un registro marittimo, nel quale siano inseriti
i dati relativi alle navi, e nell’adozione di tutte le misure, in materia di costruzione
delle navi, di condizioni del lavoro dell’equipaggio, di segnali di bordoi ecc. necessarie
per assicurare la sicurezza della navigazione.
− Vediamo ora le eccezioni che tale principio incontra allorché una nave si avvicini alle
coste di un altro Stato:
Acque internazionali. La nave pirata, che commette atti di violenza contro le altre
navi ai fini di preda o altri fini non politici, può essere catturata da qualsiasi Stato e
sottoposta a misure repressive.
Diritto di visita. Una nave di guerra che incontri in alto mare una nave mercantile
non può fermarla a meno che non abbia seri motivi per sospettare
o Cha lave pratichi la pirateria
o Che la nave pratichi la tratta degli schiavi.
o Che dalla nave partano trasmissioni radio o televisive rivolte al grande
pubblico e non autorizzate
o Che la nave non abbia nazionalità di alcuno stato
o Che la nave pur battendo bandiera straniera o rifiutandosi di issare la bandiera,
abbia in realtà la stessa nazionalità della nave da guerra.
o Se i sosptetti si rivelano in fondati la nave medesima dev’essere indennizzata
per qualsiasi perdita o danno.
Lo Stato nel cui territorio è in corso una guerra civile può visitare e catturare
qualsiasi nave che si proponga di recare aiuto (in armi o armati) agli insorti.
Zona economica esclusiva. Lo Stato costiero può visitare e catturare navi e relativo
carico per infrazioni alle proprie leggi sulla pesca o allo sfruttamento delle risorse
sottomarine.
Mare territoriale. Rilevano i principi già analizzati del diritto di passaggio
inoffensivo e della sottrazione alla giurisdizione penale dello Stato costiero dei fatti
puramente interni alla nave.
34.2 Diritto di inseguimento
− Le navi da guerra o comunque destinate a servizi pubblici possono inseguire una nave
straniera che abbia violato le loro leggi purché l’inseguimento sia continuo e abbia
avuto inizio almeno nelle acque contigue al mare territoriale. Se la nave inseguita entra
nelle acque territoriali di un altro Stato l’inseguimento cessa.
− Presenza costruttiva. La nave straniera, che pur mantenendosi in acque internazionali,
partecipi a traffici illeciti che altre navi o imbarcazioni svolgano in spazi marini
sottoposti al potere di governo dello Stato costiero, può essere catturata da
quest’ultimo. La teoria è applicata in materia di repressione del contrabbando e copre
34
by GIANDO-72
35
by GIANDO-72
36
by GIANDO-72
PARTE TERZA
L’APPLICAZIONE DELLE NORME INTERNAZIONALI ALL’INTERNO DELLO STATO
37
by GIANDO-72
38
by GIANDO-72
39
by GIANDO-72
− L'art. 249 del Trattato espressamente prevede che i regolamenti siano direttamente
applicabili in ciascuno degli Stati membri. Il regolamento è così una fonte normativa
non prevista dalla Costituzione, ma che non comporta una violazione della Carta
fondamentale, per effetto della previsione all'art.11 che ammette limitazioni alla
sovranità nazionale.
− La diretta e automatica applicabilità dei regolamenti riguarda la forza formale dei
regolamenti stessi: creano diritti ed obblighi, indipendentemente da un provvedimento
di adattamento ad hoc.
− Tuttavia, con ciò non si vuol dire che i regolamenti siano self-executing anche per il
loro contenuto, poiché possono esserci regolamenti incompleti o che, per avere
applicazione, hanno bisogno di essere integrati.
− Per i regolamenti che lasciano ampi margini di discrezionalità alle autorità statali è
necessaria una legge di attuazione.
41.3 Adattamento alle direttive e alle decisioni comunitarie
− Le direttive e le decisioni comunitarie non sono, invece, direttamente applicabili, ma
hanno bisogno di una legge di adattamento ad hoc (che sia legge ordinaria, decreto
legislativo o decreto legge).
− In genere questo adattamento è eseguito mediante procedimento ordinario: è senza
rinvio e il provvedimento interno ne riformula il contenuto.
− La direttiva pone un obbligo di risultato, lasciando libertà di mezzi e di forma. Quali
effetti costituiscono un corollario dell'"obbligo di risultato" e quindi si producono
subito e quali sono condizionati a "forme e mezzi" e si producono solo dopo l'atto ad
hoc?
− Le direttive creano tre effetti c.d. "diretti".
quando il giudice interpreta una norma interna su una materia disciplinata da una
direttiva, tale interpretazione deve avvenire alla luce della direttiva.
se la direttiva riproduce un obbligo di un trattato, la sua interpretazione è
vincolante.
se la direttiva comporta un obbligo di risultato senza un atto di esecuzione
necessario, gli individui possono farla valere davanti al giudice.
− Quest'ultimo effetto può essere invocato solo contro lo Stato (c.d. effetti verticali) e
non anche nelle controversie tra individui (c.d. effetti orizzontali): la direttiva fa
nascere degli obblighi a carico dello Stato e lo Stato risponde del ritardo o della non
attuazione della direttiva.
− Questa tesi viene per lo più accettata, ma è anche criticata perché frutto di
un'interpretazione troppo letterale: il fatto che a rispondere sia lo Stato, se ad esempio
una direttiva crea dei diritti nei confronti del lavoratore dipendente, il dipendente della
pubblica amministrazione potrà chiamare a rispondere lo Stato per la non attuazione,
ma il lavoratore privato non potrà dir nulla contro il suo datore privato. Il risarcimento
dei danni può essere dovuto nei casi di non attuazione di direttive che attribuiscono
diritti.
41.4 Adattamento agli accordi conclusi dalla comunità
− Deve riconoscersi anche efficacia diretta negli ordinamenti degli Stati membri sempre
che tali accordi contengano norme complete.
41.5 Rango delle norme comunitarie con le leggi ordinarie
− La Corte costituzionale ha assunto pareri contrastanti.
− Nel 1964 riteneva che i trattati (ricevendo applicazione con legge ordinaria) sono di
pari grado con la legge e pertanto possono essere abrogati o modificati da leggi
successive.
40
by GIANDO-72
− Nel 1975 ha ritenuto che la violazione del diritto comunitario ad opera delle leggi
ordinarie costituisca violazione dell'art. 11 Cost., che stabilirebbe una prevalenza del
diritto comunitario sul diritto interno.
− Nel 1984, invece, ha ribadito la prevalenza del diritto comunitario, ma anche che
questo e il diritto interno si devono coordinare secondo le ripartizioni di competenza
volute dal Trattato istitutivo della comunità.
− Oggi vige il principio della automatica inapplicabilità della norma interna difforme da
parte del giudice ordinario, senza bisogno di ricorrere agli altri organi di giustizia
costituzionale.
41.6 Rapporti con le norme costituzionali
− La partecipazione all'U.E. non comporta una rinuncia ai principi costituzionali.
− Se è vero che i trattati e le norme comunitarie possono essere sottoposte ad un
controllo di conformità con la Costituzione, è anche vero che tale controllo debba
essere condotto cum grano salis, cioè a salvaguardia delle sole norme materiali della
Costituzione, cioè quelle che tutelano i diritti fondamentali dei cittadini e non di quelle
strumentali (che disciplinano la formazione della legge e l'organizzazione dei poteri
dello Stato).
− L'ordine interno e quello europeo costituiscono due sistemi separati e distinti, anche se
fra loro coordinati.
42 L'ADATTAMENTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LE COMPETENZE DELLE
REGIONI
− Il problema delle regioni sorge quando il diritto internazionale tocca le materie che la
Costituzione riserva alla competenza regionale. Si ritiene che ad immettere il diritto
internazionale nel nostro ordinamento sia il potere centrale. Tuttavia questo comporta dei
problemi, visto che la Costituzione riserva determinate materie alla competenza esclusiva
delle regioni con conseguente impossibilità di interferenza da parte dell'ordinamento
centrale.
− Innanzitutto si può dire che, in linea di principio, se la legge regionale è in contrasto con una
norma del diritto internazionale di qualsiasi tipo, vincolante per il nostro ordinamento, è
costituzionalmente illegittima.
− Le regioni, pur essendo dotate di una sorta di autonomia, non sono soggetti del diritto
internazionale, perché è sempre lo Stato centrale (che ha poteri sovrani) che decide se
assumere o meno obblighi internazionali.
− All'inizio, il legislatore e la Corte Costituzionale sostenevano che tutto ciò che era del diritto
internazionale rientrava nella materia degli "affari esteri" ed era di competenza esclusiva
dello Stato centrale.
− Tuttavia nelle materie riservate alla competenza delle regioni, in caso di inerzia di queste
ultime, lo Stato non poteva sostituirsi, rischiando quindi di essere chiamato a rispondere per
carenze od omissioni non sue.
− Successivamente si mutò orientamento: le regioni venivano "delegate" dal potere centrale a
partecipare all'attuazione e specificazione dei diritto internazionale. Dopo molteplici
critiche, la tesi oggi sostenuta è che la Corte riconosce la competenza autonoma ed
originaria delle Regioni nelle loro materie di competenza. Lo Stato centrale può sostituirsi
non solo in caso di inerzia, ma anche di urgenza o esigenze di uniformità sorrette
dall'interesse nazionale, oppure quando una sua disposizione risulti direttamente attuativa
della norma comunitaria e necessaria al proseguimento della finalità attuativa.
41
by GIANDO-72
PARTE QUARTA
LA VIOLAZIONE DELLE NORME INTERNAZIONALI E LE SUE CONSEGUENZE
42
by GIANDO-72
43
by GIANDO-72
44
by GIANDO-72
− Noi crediamo che l'illecito non produca rapporti giuridici. La fase patologica del diritto
internazionale è poco normativa.
− Le misure di auto-tutela sono fondamentalmente dirette a reintegrare l'ordine giuridico,
cioè a far cessare l'illecito e a cancellarne gli effetti. Se lo Stato offensore ha l'obbligo
di porre fine all'illecito e cancellarne gli effetti, non lo deve fare in base ad un nuovo
rapporto o una nuova norma.
− L'altra forma di riparazione (risarcimento del danno) è prevista da un'autonoma norma
di diritto internazionale generale.
46.2 L’autotutela (*)
− La normale reazione all'illecito è l'autotutela: farsi giustizia da sé.
− Ne consegue una scarsa efficienza e credibilità dei mezzi internazionali di attuazione
del diritto.
− Il moderno diritto internazionale impone che l'auto-tutela non consista nella minaccia
o nell'uso della forza (art. 2 Carta delle Nazioni Unite e previsto anche dalla
consuetudine). L'unica eccezione è la risposta ad un attacco armato già sferrato (art. 51
della Carta): il diritto naturale di legittima difesa individuale e collettiva nel caso che
abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite, rispettando il
principio di proporzionalità.
− Il divieto di uso della forza armata non ha altre eccezioni: né per proteggere la vita dei
propri cittadini all'estero, né per grosse violazioni dei diritti umani nei confronti dei
propri cittadini. Quando si parla di uso della forza, non rientra la forza interna nella
sovranità territoriale e nella normale potestà di governo di uno Stato sovrano.
46.3 Contromisure
− La fattispecie più importante di auto-tutela è la rappresaglia o contromisura. Consiste
in un comportamento che in sé sarebbe illecito, ma che diventa lecito in risposta ad un
illecito altrui. Lo Stato viola, a sua volta, gli obblighi che gravano su di lui.
Ovviamente esistono dei limiti alle contromisure:
PROPORZIONALITA' tra violazione e reazione. Non si deve trattare di perfetta
coincidenza tra le due violazioni, ma mancanza di sproporzione.
RISPETTO DEL DIRITTO COGENTE. Non si può violare il diritto cogente,
neanche quando si tratti di reazione per violazione dello stesso tipo. L'unica
eccezione è l'uso della forza per respingere un attacco armato.
RISPETTO DEI PRINCIPI UMANITARI. L'art. 50 del Progetto dispone anche
che a titolo di contromisura non possa essere compromessa in alcun caso
l'inviolabilità degli agenti, locali, archivi e documenti consolari e diplomatici.
PREVIO ESAURIMENTO DEI MEZZI PER UNA SOLUZIONE
CONCORDATA DALLA CONTROVERSIA (arbitrato, conciliazione, negoziato).
La contromisura tende a reintegrare l'ordine giuridico violato. Lo scopo afflittivo è
secondario.
46.4 Legittima difesa come forma di contromisura
46.5 La ritorsione
− si distingue dalla rappresaglia perché non consiste in una violazione di norma
internazionale, ma in un comportamento di inimicizia (come la tensione o la rottura dei
rapporti diplomatici o della collaborazione economica).
− Non è una forma di auto-tutela perché uno Stato potrebbe tenere questo
comportamento anche senza aver subito un illecito. Tuttavia, nella prassi dei rapporti
tra gli Stati, la ritorsione reagisce ad azioni di rilievo puramente politico e a violazioni
di diritto internazionale o ad entrambe contemporaneamente, perché in genere gli Stati
collaborano tra loro.
− E' difficile, nella ritorsione, distinguere tra motivazioni politiche e giuridiche, ma non
si può non considerarla una forma di auto-tutela quando le secondi sono presenti.
45
by GIANDO-72
si risarciscono i danni prodotti con la lesione degli individui che ricoprono la qualifica
di organo: bisogna però distinguere tra danni subiti dall'individuo e danni subiti
dall'organizzazione statale (danni alla funzione). In ogni caso sono risarcibili i danni
materiali.
48 LA RESPONSABILITA' PER FATTI LECITI
48.1 Responsabilità da attività pericolose ed inquinanti.
− Esiste una responsabilità per fatti leciti? Esiste nelle attività altamente pericolose ed
inquinanti.
− Qualcuno dice che si tratta di responsabilità oggettiva o senza illecito, quando è
chiamato a rispondere non solo delle attività dei suoi organi, ma anche degli individui
sottoposti al suo controllo.
− Si ha responsabilità oggettiva assoluta, anche quando il danno non si verifica (nel
diritto spaziale).
− La dottrina crede che sia meglio un sistema di responsabilità civile ed esistono
convenzioni in tal senso che però non riguardano la responsabilità internazionale, ma
di diritto interno.
49 LA SICUREZZA COLLETTIVA PREVISTA DALLE NAZIONI UNITE (*)
49.1 Azioni del Consiglio di Sicurezza a tutela della pace
− Nei rapporti internazionali è vietato l'uso della forza. Il Consiglio di sicurezza ha il
compito di mantenere la pace e l'ordine tra gli Stati e può utilizzare la forza ai fini di
polizia internazionale.
− Esso, una volta che ha accertato la violenza o la minaccia, può decidere le sanzioni da
applicare contro lo Stato (senza però usare la forza), come l'interruzione delle
comunicazioni o delle relazioni internazionali ed economiche.
− Prima però deve invitare lo Stato a prendere le misure provvisorie necessarie a non
aggravare la situazione.
− Il Consiglio gode di un larghissimo potere discrezionale nell'accertare una minaccia o
una violazione della pace, anche perché non è necessario l'uso della violenza bellica per
violare la pace.
− Nel diritto internazionale esiste una dichiarazione che elenca le diverse ipotesi di
aggressione, ma non incide sulle competenze del Consiglio. Dopo la caduta del muro di
Berlino, sono stati istituiti altri organi di carattere giurisdizionale ed è aumentata la
discrezionalità del Consiglio.
49.2 fasi
− Misure provvisorie
L'art. 40 prevede che il Consiglio può invitare le parti interessate ad ottemperare alle
misure provvisorie necessarie, ma esse non devono pregiudicare i diritti o la posizione
delle parti interessate. Le misure hanno natura preventiva (per non aggravare la
situazione) e non vincolante (si tratta pur sempre di un invito).
− Le misure non implicanti l'uso della forza
L'art. 41 prevede che il Consiglio può vincolare gli Stati membri dell'ONU a prendere
una serie di misure più blande (l'embargo, ad esempio) per lo Stato che abbia, secondo
il giudizio insindacabile dell'organo, violato o minacciato la pace.
− Le misure implicanti l'uso della forza
L'art. 42 prevede le ipotesi del ricorso alla forza contro uno Stato colpevole di
aggressione, minaccia o violazione della pace internazionale oppure anche all'interno di
uno Stato (guerra civile). Il Consiglio, infatti, può eseguire azioni di polizia
internazionale, mediante delibere operative, con le quali non esorta, ma agisce
direttamente. Le modalità dell'azione del Consiglio di sicurezza si formano sulla base di
47
by GIANDO-72
accordi. Gli artt. 43 ss. non hanno mai ricevuto applicazione dal 1945. Il Consiglio è di
solito intervenuto in crisi internazionali o interne con misure militari. Ha creato le Forze
delle Nazioni Uniti (caschi blu), ma con compiti assai limitati per il mantenimento della
pace, ha aumentato l'uso della forza degli Stati membri, sia singolarmente, sia
nell'ambito delle organizzazioni regionali.
− (*) In ultimo esistono le c.d. pace-keeping operations, la cui caratteristica è la delega
del Consiglio in ordine sia al reperimento, attraverso accordi con gli Stati, sia al
comando delle Forze internazionali, che hanno compiti molto limitati. E' necessario il
consenso.
48
by GIANDO-72
PARTE QUINTA
L’ACCERTAMENTO DELLE NORME INTERNAZIONALI E LA SOLUZIONE DELLE
CONTROVERSE TRA STATI
49
by GIANDO-72
− (*) Un cenno meritano anche alcuni organi giurisdizionali settoriali che presentano
caratteristiche proprie: spicca, tra essi, la Corte di Giustizia delle Comunità Europee
(con sede a Lussemburgo), che però si occupa a) dei ricorsi per violazione del Trattato
da parte di uno Stato membro, b) del controllo di legittimità sugli atti degli organi
comunitari e c) delle questioni c.d. pregiudiziali (esempio, quando un giudice interno
deve chiedere l'interpretazione del Trattato CE, ha il dovere di sospendere il processo e
di chiedere una pronuncia della Corte al riguardo).
− Nel 1988 è stato inoltre istituito il Tribunale di primo grado delle Comunità europee.
− La Corte europea dei diritti dell'uomo controlla il rispetto della convenzione europea
dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali da parte degli Stati contraenti.
50