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MARTEDÌ — 12 GENNAIO 2021 – IL RESTO DEL CARLINO 19 ••

URBINO E PROVINCIA

La Scuola del Libro, grande opera di De Carlo


va completata per ragioni pratiche e storiche
Tiziana Fuligna inquadra il contesto in cui nacque questa struttura concepita nel 1972 e rimasta vergognosamente sospesa

doppio sistema di travi reticola-


Tiziana
ri e lucernari di copertura; essi
Fuligna *
sono collegati fra loro da percor-
L’Istituto d’arte di Urbino è si orizzontali interni alla struttu-
un’opera di Giancarlo De Carlo ra centrale e da scale a chioccio-
progettata nel 1972 per ospitare la metalliche all’estremità dei
la prestigiosa Scuola del Libro. ballatoi. Il risultato ottenuto è
L’edificio sorge nella parte nuo- un insieme di luoghi aperti e af-
va della città, dietro il comples- francati dalle pareti, con un’ele-
so residenziale “La Pineta“ gante contaminazione di lin-
nell’area dell’antica Villa Maria, guaggi; i punti visivi e le apertu-
il cui cinquecentesco portale di- re interne permettono un dialo-
venta parte integrante della nuo- go continuo fra i diversi ambien-
va struttura. ti; gli affacci sul paesaggio in-
L’opera appartiene a un mo- fondono una fluidità ininterrot-
mento molto proficuo per l’ar- ta fra interno e esterno.
chitetto: seppur iniziate le pri- Proprio i laboratori sono l’ele-
me incrinature con il Comune, mento unificante e riassumono
tuttavia ci sono diversi cantieri nella loro presenza l’identità del-
aperti in città, e molti sono gli in- la Scuola del Libro; luoghi liberi,
carichi di altre importanti com- una sorta di classe capovolta an-
mittenze, dal Piano di Rimini al te litteram: dove gli spazi per i
Quartiere Matteotti di Terni, docenti sono gli stessi di quelli
all’Università di Pavia. Siamo nel per gli studenti, senza cattedre
periodo della prima maturità nel ma con tavoli di lavoro condivi-
quale De Carlo si confronta con si; dove i vecchi torchi tipografi-
i grandi temi della società mo- ci convivono con le nuove mac-
derna. chine; dove l’antico mestiere
L’Istituto d’Arte, da un punto dell’incisore si contamina con il
di vista formale, si colloca in un IL PUNTO nuovo dell’animatore; dove le
crocevia che ha le sue premes- classi si mescolano nel fervore
creativo o nel silenzio meditati-
se nel progetto per la Banca Po- Non c’è tempo vo di un bulino che segna sul ra-
polare di Garbagnate di qual-
che anno prima e il suo pieno
da perdere me la linea di un orizzonte lonta-
compimento nel coevo Polo del no. Fuori gli Appennini del Mon-
Cravino dell’Università di Pavia. Urbino non può e non
Per capire appieno la progetta- deve perdere altro
zione di questo particolare edifi- tempo. La Scuola del
Libro va completata,
cio si devono, però, tenere pre-
come si è già scritto più
senti due aspetti importanti che
volte su queste colonne,
caratterizzano il lavoro di De
perché è una necessità
Carlo in questi anni. Il primo è le- dell’Istituto, ma anche
gato alla riflessione sugli spazi della città. Il 17 dicembre
educativi che l’architetto va ap- scorso Giuliano Donini –
profondendo: essi devono esse- ex segretario dell’Istituto
re “fluidi”, devono essere luoghi – ha rispolverato una
senza barriere, «senza soglie lettera dell’11 marzo 1986
erette dal linguaggio» che freni- nella quale l’architetto
no la comunicazione fra gli indi- esternava le sue tefeltro; e sono i nomi di Carne-
vidui, per dirla con le sue paro- profonde preoccupazioni vali, Castellani, Battistoni, Ceci,
le. in merito ai finanziamenti, Bruscaglia, Lani, solo per citar-
Dentro la scuola, come dentro In alto, una visione dell’interno. Qui sopra, la ricostruzione dell’opera finita a al rischio di vedere una ne alcuni, che scorrono su quel-
l’università, le persone devono cura di Ca’ Romanino. Sotto, il Carlino del 1982. A destra, Giancarlo De Carlo incompiuta. De Carlo fu le linee di colline e alberi e case
preveggente, ma ancora rurali, che solcano quel paesag-
sentirsi libere di appropriarsi de-
è possibile riprendere in gio sognato che diventa un
gli spazi, di trasformarli in luo- narlo alla sua prima formazione,
mano il progetto, come tutt’uno con l’edificio e con noi
ghi a cui dare identità. Da un legata all’esperienza ingegneri-
già promesso dal sindaco che siamo all’interno, abbatten-
punto di vista progettuale, inve- stica. La sezione è l’elemento or- do anche le barriere del tempo.
Maurizio Gambini.
ce, De Carlo va sperimentando ganizzatore dello spazio: la Peccato che questa architettu-
L’auspicio che si fa ora è
l’utilizzo di nuovi materiali che struttura architettonica si svilup- ra sia stata costruita solo in par-
dunque semplice: entro
apparentemente lo allontanano pa, infatti, lungo un asse centra- te e oggi appaia come una strut-
breve la giunta ne discuta
da una dimensione più pretta- le nel quale sono distribuite le in termini operativi; entro tura tronca, dimezzata, amputa-
mente architettonica, per avvici- aule, i locali per l’amministrazio- l’estate si discuta con lo ta da una burocrazia che ne fer-
ne, la biblioteca e le palestre, Studio De Carlo sulle mò allora il completamento e
LUOGO DEL DIALOGO con grandi affacci sul paesag- ipotesi per il che non ha ancora oggi saputo
gio e immissioni intermedie di completamento e si superare le sue barriere – que-
In questo lavoro luce naturale grazie alla presen- trovino i finanziamenti ste sì, ancora da abbattere. Col-
è forte il suo legame za di patii, cortili interni, lucerna- sfruttando le agevolazioni laboratori di De Carlo al proget-
ri. Lungo i due lati della spina to furono: Susanne Wettstein,
con la prima per l’edilizia scolastica.
Vittorio Korach, Emilio Vian.
centrale si inseriscono i grandi Entro il 2021 si annunci
esperienza di tipo spazi aperti dei laboratori, distri- l’avvio dei lavori. * storica dell’architettura
ingegneristico buiti su più livelli e uniti da un © RIPRODUZIONE RISERVATA

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