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Analisi del "Risveglio del giovin signore"

L’inizio del testo è caratterizzato dai consueti tratti idilliaci. In questa scena convergono due elementi
tipici del Settecento italiano: il gusto arcadico per le descrizioni campestri e l’idealizzazione illuminista di
modi di vita più vicini allo stato di natura. Parini propone una positiva coincidenza tra i ritmi della natura
e i ritmi di vita dei contadini opposta alla vita sregolata e oziosa del «giovin signore». Basterà dare
un’occhiata agli aggettivi con cui il quadro viene descritto: l’aggettivo lieti relativo agli elementi del
paesaggio; buon e fedel riferiti al contadino e a sua moglie, volti a nobilitare il saldo rapporto
matrimoniale, contrapposto al comportamento di quei cicisbeiche si accompagnano a una donna
sposata; per finire gli arnesi del lavoro sono definiti sacri.

Il quadro comincia a offuscarsi non appena la descrizione passa dal contadino all’artigiano, che soffre la
vita in città, ma la cui figura è comunque nobilitata dalla fatica del lavoro, contrapposta alla pigrizia e
all’ozio del «giovin signore». Questa anticlimax termina con l’entrata in scena del «giovin signore», che
fin dalle prime battute viene descritto con termini iperbolicamente negativi (innoridisci, istrice, irti).
L’ironia continua ai versi successivi, dove gli aristocratici vengono paragonati agli dèi della mitologia
classica (celeste prole, concilio di Semidei).

La tensione iperbolica diventa sempre più alta il carro con cui il giovane semina il panico per le vie di
Milano viene paragonato al carro del sole, i colli sembrano esistere al solo scopo di fornirgli i vini migliori,
ed è il dio del Sonno in persona che viene a sprimacciare i suoi cuscini; fino all’immagine finale: i terribili
massacri dei conquistadores spagnoli sono giustificati solo perché consentono al «giovin signore» di far
colazione bevendo cioccolata. Il gioco di specchi è evidente: la sproporzione tra la reale natura del nobile
vista come una figura pigra, ignorante e fatua e le peculiarità quasi divine che il precettore gli attribuisce
servono solo a metterlo in ridicolo, denunciandone la vita parassitaria.

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