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La dossologia dell’Alleluia

(Ap 19,1-8)
[p. 585]

La delimitazione del testo non pone grandi difficoltà. «Dopo questo» (19,1),
cioè dopo il discorso dell’«angelo possente» (18,21-24), indica chiaramente un
inizio. In 19,9, l’angelo riprende la parola, il che segna la fine della dossologia.
Gli studiosi non concordano sull’organizzazione di quest’ultima dossologia
dell’Apocalisse. Ad esempio, D.E. Aune la divide in due parti (1-4 e 5-8). La
prima, intitolata «Two parts hymn of praise» è suddivisa in tre sottoparti (1-2; 3;
4); la seconda, intitolata «Call to praise and hymnic response», è suddivisa in
due sottoparti, «The voice from the throne» (5a) e «The hymn of praise» (6-8)1.
U. Vanni invece vi riconosce tre tempi2: il primo (1-4), che presenta il giudizio
della grande prostituta, ha un carattere retrospettivo e rimanda ai capitoli 17–18;
il terzo (6-8) ha un carattere prospettico e annuncia le nozze dell’Agnello (21,2);
in quanto al secondo tempo, l’autore scrive che «alla lode indirizzata a Dio viene
data una risposta (19,5). Una voce che viene dal trono e non è ulteriormente
precisata esorta ad una lode continua, ininterrotta (aineite, presente continuato)
di Dio, [p. 586] da celebrarsi da tutti indistintamente (hoi mikroi kai hoi
megaloi)» (p. 165). Poi afferma che «l’esortazione del secondo tempo (19,5) non
manifesta agganci di particolare interesse col decorso del libro» (p. 166).
La composizione di questo testo non sembra essere stata molto studiata; sarà
dunque opportuno presentarne un’analisi precisa, con gli strumenti specifici
dell’analisi retorica. È ovvio che le due occorrenze di «udii come una voce [...]
di una folla numerosa [...] dicendo» (1 e 6) fungono da termini iniziali. La
seconda occorrenza segna dunque l’inizio dell’ultima parte, la quale infatti
comprende una frase narrativa che introduce un discorso ininterrotto fino alla
fine del versetto 8. La difficoltà sta nell’identificare la fine della prima parte.
Fino a 3, il soggetto della lode è lo stesso, cioè la «folla numerosa»: essa
interviene due volte, in 1-2 e «una seconda volta» in 3. In seguito, cambia il
soggetto: sono ora «i vegliardi ventiquattro e i quattro viventi» (4), poi «una
voce dal trono» (5). Essendo la lode raddoppiata nella prima parte (1-2 e 3) e
anche nell’ultima (6 e 7-8), non deve stupire che lo sia anche in quella centrale:
la prima lode della parte centrale (4) finisce con «Alleluia», la seconda comincia
con la traduzione della stessa acclamazione: «Lodate Dio» (5).
Il passo comprende dunque tre parti (1-3; 4-5; 6-8; vedi punto 4.2; p. 8),
organizzate in modo concentrico: le parti estreme sono più sviluppate di quella
centrale. Come già detto, le parti estreme sono segnate da termini iniziali molto
————
1
D.E. AUNE, Revelation 17-22, WBC 52c, Nashville 1998, 1017-1019.
2
U. VANNI, La struttura letteraria dell’Apocalisse, Brescia 19802, 164-166.
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 2

simili: «udii come una voce [...] di una folla numerosa [...] dicendo» (1a e 6a) e
dal fatto che la lode è motivata con due «perché» (2a.2b e 6e.7c). La parte
centrale si distingue dalle altre due per la ripresa di «trono» (4b e 5a) e per il
fatto che le lodi non sono motivate da alcun «perché».
[p. 587]
1. LA PRIMA PARTE (1-3)
La prima parte è formata da tre brani.

+ 1 Dopo questo udii come una voce grande di una folla numerosa nel cielo dicendo:

= «Allelû YAH!
: Salvezza e gloria e potenza DEL DIO di noi,
----------------------------------------------------------------------------------------------------
:: 2 PERCHÉ veri e giusti i giudizi di LUI,
- PERCHÉ ha giudicato la prostituta grande
. che corrompeva la terra con la prostituzione di LEI
-e ha vendicato il sangue dei servi di LUI
· dalla mano di LEI».
----------------------------------------------------------------------------------------------------
+ 3 E una seconda volta dissero:

= « Allelû YAH!
: E il fumo di LEI sale nei secoli dei secoli!».

I due brani estremi (1 e 3) cominciano con un segmento di racconto (1a e 3a)


che finisce con il verbo «dire», introducendo delle parole (1bc e 3bc). I segmenti
successivi sono dei bimembri. I primi membri, che comprendono un solo
termine greco, sono identici («Alleluia»), i secondi membri sono ambedue al
presente: 1c è una frase nominale che presenta Dio con un’accumulazione di tre
attributi («salvezza e gloria e potenza»), mentre 3c descrive molto brevemente lo
stato duraturo della Prostituta: il «fumo di lei» si oppone alla «salvezza e gloria
e potenza del Dio di noi» (1c).
Il brano centrale (2) è composto da tre segmenti che elencano le ragioni per
cui Dio è lodato (1b) e perché gli sono riconosciute «salvezza, gloria e potenza»
(1c): il segmento unimembro introduttivo è una frase nominale che presenta Dio
come giudice (2a); è seguito da due segmenti bimembri complementari: 2bc
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 3

infatti concerne il giudizio di Dio contro la «prostituta grande», mentre il


bimembro 2de dice come egli ha strappato i suoi «servi» «dalla sua mano»3.
[p. 588]
2. LA SECONDA PARTE (4-5)
Questa parte è di costruzione parallela. Consta di due brani, di composizione
analoga.

+ 4 E caddero i vegliardi ventiquattro e i quattro viventi


+ e si prostrarono a Dio seduto SUL TRONO, dicendo:

= «AMEN, Allelû YAH!».


---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
+ 5 E una voce DAL TRONO uscì dicendo:

= «Lodate IL DIO nostro,


= tutti i servi di Lui [e] i tementi Lui, piccoli e grandi».

Il primo brano (4) comprende un bimembro di racconto (4ab), i cui due


membri descrivono in modo complementare i soggetti delle azioni («gli anziani»
e «i viventi»), e il loro destinatario («Dio»); il segmento di discorso è molto
breve (4c).
Il secondo brano (5) comprende un segmento unimembro di racconto (5a) che
si chiude con il verbo «dire». Nel segmento bimembro di discorso (5bc), il
primo membro (5b) è seguito da un lungo vocativo (5c).
Da un brano all’altro, la prima cosa da notare è che, mentre il primo
comprende un bimembro narrativo (4ab) e un unimembro di discorso (4c),
accade l’inverso nel secondo brano: un segmento unimembro narrativo (5a)
introduce un segmento bimembro di discorso (5bc). All’inizio della seconda
acclamazione, «Lodate Dio» (5b) traduce l’ebraico «Alleluia» («Lodate Yah»:
4c), con il quale termina la prima acclamazione. I vocativi che seguono «Lodate
il Dio nostro» richiamano i soggetti del primo brano (4a) con cui fanno
inclusione (ciascuno comprende quattro termini). Inoltre, i segmenti narrativi si
chiudono con «dicendo», ma soprattutto riprendono anche «trono»; termine che
si trova soltanto in questa [p. 589] parte della dossologia. La voce che esce dal
trono (5a) non è identificata; non può essere quella di Dio, poiché invita «tutti i

————
3
Sarebbe anche possibile considerare 2de come un solo membro, più lungo dei due
precedenti; un allargamento finale sarebbe pure normale.
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 4

servi di Lui» a «lodare il Dio nostro». Le opinioni in proposito sono diverse4. Lo


studio della composizione, in particolare delle relazioni tra il passo centrale e gli
altri due passi che gli fan da cornice, potrebbe aiutare a identificare questa voce.

3. LA TERZA PARTE (6-8)


Questa parte è organizzata in due sottoparti: la prima è narrativa (6abc) e
introduce una seconda sottoparte di discorso (6d-8). La seconda sottoparte
comprende due brani, che sono due lodi (6d e 7ab), ogni volta motivate da un
«perché» (6ef e 8).

. 6 E udii come una voce di una folla numerosa


. e come una voce di acque numerose
. e come una voce di tuoni possenti dicendo:

= «Allelû YAH!
:: PERCHÉ regna il Signore,
:: il DIO [di noi] l’Onnipotente.
------------------------------------------------------------------------------------
= 7 Rallegriamoci ed esultiamo
= e diamo la gloria a LUI,
– PERCHÉ son venute le nozze dell’Agnello
– e la sposa di lui ha preparato se stessa;
- 8 ed è stato dato ad essa
- che si vesta di lino splendente puro;
- il lino infatti le giustizie dei santi è».

La prima sottoparte (6abc) comprende un solo segmento trimembro di


racconto che comincia e si chiude con i verbi, «udii» e «dicendo»: ciascun
membro [p. 590] riprende «come una voce di», e «numerosa» di 6a è ripetuto al
plurale con «numerose» in 6b. La voce della «folla» (6a) è paragonata a quella
di un temporale: «acque numerose» e «tuoni possenti» (6bc).
La seconda sottoparte (6d-8) è formata da due brani. Il secondo (7-8)
comincia con un bimembro di acclamazione (7ab), in prima persona plurale
(«Rallegriamoci...»). L’acclamazione è motivata con due segmenti introdotti da
«perché» (7c): i due membri del primo segmento presentano gli sposi, i tre
————
4
Vedi, ad es., D.E. AUNE, Revelation 17-22, 1027: voce di Dio, uno dei quattro cherubini
o uno dei ventiquattro vegliardi, Cristo, l’angelo del trono.
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 5

membri del secondo (8) descrivono la sposa, vestita con gli atti di giustizia dei
Santi (il trimembro è di tipo AAB: il terzo membro è infatti una spiegazione del
«lino»). Il primo brano (6def) comincia con un segmento unimembro molto
breve («Alleluia»: 6d), che corrisponde al bimembro introduttivo del secondo
brano (7ab); segue un bimembro (6ef) che dà la ragione della lode e che
corrisponde al secondo segmento del secondo brano (7cd). I due brani sono
paralleli: alla fine della seconda acclamazione, «Lui» (7b) rimanda a «Yah»
della prima acclamazione (6d), chiamato poi «il Signore», «il Dio [di noi]
l’Onnipotente» (6ef); sono anche complementari: infatti, al «regno» di Dio del
primo brano (6ef) corrispondono «le nozze dell’Agnello» del secondo brano (7c-
8). Come se il regno di Dio si manifestasse nelle nozze dell’Agnello e della sua
sposa. Inoltre, sembra che «i santi», le cui «giustizie» vestono di lino puro la
sposa nell’ultimo membro della parte (8c), richiamino «le folle numerose»
dell’inizio della parte (6a).
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 6

[p. 590]
4. L’INSIEME DEL PASSO (19,1-8)

4.1 I RAPPORTI TRA LE DUE PARTI ESTREME (1-3; 6-8)

+ 1 Dopo questo UDII come una voce grande di una folla numerosa nel cielo dicendo:

= «ALLELÛ YAH!
: Salvezza e GLORIA e potenza del nostro DIO,
------------------------------------------------------------------
:: 2 PERCHÉ veri e GIUSTI i suoi giudizi,
- PERCHÉ ha giudicato la grande PROSTITUTA
- che corrompeva la terra con la sua prostituzione
· e ha vendicato il sangue dei suoi servi
· dalla sua mano».
------------------------------------------------------------------
+ 3 E una seconda volta dissero:
= «ALLELÛ YAH!
: E il suo fumo sale nei secoli dei secoli!».

[...]

+6E UDII come una voce di una folla numerosa


+ e come una voce di acque numerose
+ e come una voce di tuoni possenti dicendo:
----------------------------------------------------------------------------------------
= «ALLELÛ YAH!
:: PERCHÉ regna il Signore
:: il [nostro] DIO l’Onnipotente.
= 7 RALLEGRIAMOCI ED ESULTIAMO
= e diamo la GLORIA a Lui,
- PERCHÉ son venute le nozze dell’Agnello
- e la sua SPOSA ha preparato se stessa;
· 8 ed è stato dato a lei
· di vestirsi di lino splendente puro;
· infatti questo lino sono le GIUSTIZIE dei santi».

Mentre la prima parte comprende due frasi narrative (1a e 3a) che introducono
le due acclamazioni, l’ultima parte ne comprende una sola, ma più sviluppata
(6abc); l’equilibrio è così ristabilito. Come già detto, le due occorrenze di «udii
come una voce [...] di una folla numerosa [...] dicendo» (1a e 6a) fungono da
termini iniziali.
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 7

[p. 592]
Ciascuna delle due parti contiene due acclamazioni. Nella prima parte comin-
ciano ugualmente con «Alleluia» (1b e 3b), che sono seguiti da un’espansione
che comporta un solo membro (1c e 3c); nell’ultima parte, all’«Alleluia» ebraico
iniziale (6d) corrisponde una seconda acclamazione, in greco, «Rallegriamoci ed
esultiamo», seguita da un’espansione, in cui «gloria» è ripreso come in 1c.
Nella prima parte, la prima acclamazione è motivata da due «perché» (2a e
2b) che occupano il centro della composizione; anche nell’ultima parte si
trovano due motivazioni, introdotte dallo stesso «perché», ma questa volta
seguono ciascuna delle due acclamazioni (6ef e 7c-8c).
Così vengono messe in opposizione due donne, «la grande prostituta» nella
prima parte (2bc) e «la sua sposa» (7cd) nella terza; nella seconda acclamazione
(3c) il «fumo» della prostituta si oppone alla «gloria» di Dio (1c), in posizione
simmetrica. Il segmento finale della motivazione, al centro della prima parte
(2de) corrisponde all’ultimo segmento della seconda motivazione della terza
parte (8abc): «i servi» di Dio (2d) sono chiamati «i santi» alla fine (8c). «Le
giustizie» dell’ultimo membro dell’ultima motivazione (8c) richiama i «giusti»
giudizi di Dio all’inizio della prima motivazione (2a), facendo inclusione.
Si può infine notare che «il nostro Dio» di 1c è ripreso, in alcuni manoscritti,
in 6f. Va soprattutto sottolineato che all’inizio dei primi «perché», il Signore è
presentato come giudice (2a), poi come re («regna»: 6e); una delle maggiori
funzioni del re è di esercitare il giudizio5.

————
5
Sui legami tra le due parti, vedi J.-P. RUIZ, Ezechiel in the Apocalypse: The
Transformation do Prophetic Language in Revelation 16,17 – 19,10, European University
Studies, Series 23, Theology 376, Frankfurt am Main – Bern – New York – Paris, 1989, 496.
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 8

[p. 593]
4.2 L’INSIEME DEL TESTO (19-1-8)

+ 1 Dopo questo udii come una voce grande di una folla numerosa nel cielo dicendo:
= «ALLELÛ YAH!
: Salvezza e gloria e potenza del nostro DIO,
----------------------------------------------------------------------------------
:: 2 perché veri e giusti i suoi giudizi,
- perché ha giudicato la grande prostituta
- che corrompeva la terra con la sua prostituzione
· e ha vendicato il sangue dei suoi servi
· dalla sua mano».
----------------------------------------------------------------------------------
3
+ E una seconda volta dissero:
= «ALLELÛ YAH!
: E il suo fumo sale nei secoli dei secoli!».

+ 4 E caddero i ventiquattro vegliardi e i quattro viventi


+ e si prostrarono davanti a DIO seduto sul TRONO, dicendo:
= «AMEN, ALLELÛ YAH!».
--------------------------------------------------------------------------------------
+ E una voce dal TRONO uscì
5
dicendo:
= «LODATE IL DIO nostro,
= tutti i suoi servi e quanti lo temono, piccoli e grandi».

+ 6 E udii come una voce di una folla numerosa


+ e come una voce di acque numerose
+ e come una voce di tuoni possenti dicendo:
----------------------------------------------------------------------------------------------
= «ALLELÛ YAH!
:: perché REGNA il Signore
:: il [nostro] DIO l’Onnipotente.
= 7 RALLEGRIAMOCI ED ESULTIAMO
= e diamo la gloria a Lui,
- perché son venute le nozze dell’Agnello
- e la sua sposa ha preparato se stessa;
· 8 ed è stato dato a lei
· di vestirsi di lino splendente puro;
· infatti questo lino sono le giustizie dei santi».
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 9

[p. 594]
Come nelle parti estreme, la lode è raddoppiata nella parte centrale (4 e 5).
Mentre nelle parti estreme l’invito alla lode è fatto da «una folla numerosa», nel
primo brano della parte centrale viene dal gruppo ristretto dei «ventiquattro
vegliardi e i quattro viventi» (4a), nel secondo da «una voce» che esce «dal
trono» stesso (5a). «Una voce» di 5a richiama la stessa parola all’inizio delle
due parti estreme (1a e 6a); tuttavia, essendo rivolta a «tutti i suoi servi e quanti
lo temono, piccoli e grandi» (5c), la voce dal trono sembra provenire da una sola
persona. La specificità della parte centrale consiste dunque nel fatto che essa si
focalizza prima sul gruppo numeroso, ma comunque limitato, dei personaggi
privilegiati che circondano il trono, poi sul personaggio unico che sta sul trono.
Questo tipo di composizioni concentriche, centrate su un elemento doppio, non è
un’eccezione nella letteratura biblica. La funzione del centro è quella di essere
come un perno: articolare le altre due parti del testo. In questi casi ciascuno dei
due elementi centrali si trova in relazione particolare con l’uno o l’altro dei due
versanti del testo,
sia in modo parallelo: A // A’ – B’ // B,
sia in modo chiastico: A // B’ – A’ // B.
Nel caso presente, il primo brano della parte centrale è collegato alla prima
parte: l’acclamazione dei personaggi di 4a è espressa solo in ebraico e riprende i
due «Alleluia» della prima parte (1b e 3b). Invece l’acclamazione del secondo
brano, che traduce in greco l’«Alleluia» («Lodate il nostro Dio»: 5b), richiama
certo i tre «Alleluia» precedenti, ma soprattutto prepara l’acclamazione greca
dell’ultima parte, «Rallegriamoci ed esultiamo» (7a). Si può notare che la prima
persona plurale è già presente alla fine dell’acclamazione di 1c, che nel secondo
brano della parte centrale essa diventa parte dell’invito come complemento
oggetto («Lodate il Dio nostro»: 5b) e che nell’ultima parte essa si trova [p. 595]
integrata ai due verbi («Rallegriamoci ed esultiamo»: 7a). Questo sembra
segnare una progressione tra un discorso rivolto ad altri, in seconda persona
plurale («Hallelû Yah», ossia «Lodate Dio»), fino a un’integrazione di tutti i
servi del Signore in un solo gruppo compatto, che si manifesta con il «noi»
inclusivo della fine.
Inoltre, il gruppo dei «ventiquattro vegliardi e quattro viventi» (primo brano
della parte centrale) è collegato alla «folla numerosa» che sta «nel cielo» (1a);
Questi personaggi infatti sono anch’essi celesti, membri della corte divina (Ap
4). Sono addetti alla lode di Dio e dell’Agnello: «Poi vidi ritto in mezzo al trono
circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato»
(5,6); «i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti
all’Agnello» (5,8). In quanto alla «voce» che «esce dal trono» nel secondo brano
della parte centrale, è già stato detto che non può essere identificata con quella
di Dio. Non sembra neppure che essa si possa ridurre a quella dei ventiquattro
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 10

vegliardi e dei quattro viventi del brano precedente, anzitutto perché «esce dal
trono» stesso (5a), mentre i membri della corte celeste «si prostrano davanti a
Dio seduto sul trono» (4b).
Secondo le leggi della retorica biblica, se il primo brano della parte centrale
(4) richiama la prima parte (1-3), sarebbe normale che il secondo brano (5)
prepari l’ultima parte (6-8). La «voce» che risuona in quell’ultima parte (6abc)
somiglia molto a quella della prima parte (1a). Tuttavia non è più detta «nel
cielo» (1a) e potrebbe dunque essere interpretata, non come identica a quella
della prima parte, ma come complementare: potrebbe essere la folla terrestre o
umana dei «santi» (8c). «Regna» di 6e rimanda chiaramente al «trono» della
parte centrale (4b e 5a). Ora si sa che sul trono divino siede Dio, ma anche
l’Agnello che vi sta ritto (5,6). Se i membri della corte divina sono personaggi
celesti, l’Agnello [p. 596] è un personaggio umano, che ha sposato l’umanità. Si
può dunque ragionevolmente riconoscere nella «voce che esce dal trono», la
voce stessa dell’Agnello, le cui nozze saranno celebrate nell’ultima parte.
La voce che esce dal trono chiama il Signore «Yah»: «il Dio nostro». Questo
fatto non costituisce un argomento contro l’identificazione di questa voce come
quella dell’Agnello. Anch’egli infatti è «servo» del Signore; anzi è il suo servo
per eccellenza. Già il suo nome, «Agnello», richiama in modo palese il quarto
canto del Servo del Signore (Is 52,13–53,12)6. Il testo stesso dell’Apocalisse
chiama il Signore Dio, sin dall’inizio, «il suo Dio e Padre» (1,6); in 3,12, «il
Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide» (3,7), chiama il Signore «suo
Dio»: «Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne
uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del
mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio,
insieme con il mio nome nuovo». Come Mosè, con il quale canta lo stesso
cantico, Gesù è «servo di Dio»7. Egli è il primo di «tutti i suoi servi» (5c), di
quelli di cui Dio ha vendicato il sangue (2d), è il capo della Chiesa, formata dai
«santi» (8c) le cui «giustizie» sono il «lino puro» che riveste la Sposa di Cristo.

————
6
Per l’analisi retorica di questo canto, vedi R. MEYNET, «Le quatrième chant du Serviteur
(Is 52,13–53,12)», Gr. 81 (1999) 407-440; trad. italiana: «La salvezza per mezzo della
conoscenza. Il quarto canto del Servo (Is 52,13–53,12)», www.retoricabiblicaesemitica.org,
Studia Rhetorica, 5 (31.01.2002; 31.03.2004); trad. spagnola: «El cuarto canto del Siervo (Is
52,13–53,12)», Ibid., Studia Rhetorica, 6 (31.01.2002; 31.03.2004).
7
Per l’analisi retorica del cantico di Mosè e dell’Agnello in collegamento con il cantico di
Mosè in Esodo, vedi R. MEYNET, «Le cantique de Moïse et le cantique de l’Agneau (Ap 15 et
Ex 15)», Gr. 73 (1992) 19-55; ripreso in Id., Appelés à la liberté, Rhétorique sémitique 5,
Lethielleux, Paris 2008, 51-85 ; trad. italiana, Chiamati alla libertà, di prossima
pubblicazione.
R. Meynet, «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8)» 11

Prima pubblicazione: «La dossologia dell’Alleluia (Ap 19,1-8), in Apokalypsis.


Percorsi nell’Apocalisse in onore di Ugo Vanni, E. Bosetti – A. Colacrai ed.,
Cittadella Editrice, Assisi 2005, 585-596.

Ultimo aggiornamento: 20 settembre 2009.

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