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• A partire dagli anni Ottanta ampia diffusione del termine discorso nelle scienze del
linguaggio.
Una lingua è una forma di categorizzazione Una lingua è uno strumento della interazione
sociale
• Il discorso è interattivo.
• È contestualizzato.
• È preso in carico: esiste solo se riferito a una istanza che al tempo stesso si pone come riferimento personale,
temporale, spaziale e modalizzante (enunciazione).
• È regolato da norme.
• È il prodotto ma anche l’elemento unificante di una comunità discorsiva (per es. dei giornalisti, degli
economisti, dei pubblicitari, dei linguisti, dei medici, ecc.) (sotto insieme della società caratterizzato dalla
produzione di discorsi (Maingueneau, 2009)
Fairclough (Media Discours, London, 1995) distingue 2 accezioni principali:
• Contesto esterno
Il discorso, diversamente dal testo, comprende non solo il contesto interno ma anche le
condizioni extralinguistiche della sua produzione e ricezione (cfr. Adam 1999): attori,
istituzioni, luoghi di produzione (situazione di comunicazione).
• L’analista del discorso non si limita ad una operazione descrittiva, che consiste nel
dire come funziona un testo, ma pone un’altra domanda, più vicina all’analisi
sociologica e soprattutto al concetto foucaultiano di potere/sapere: perché è così
organizzato? chi ha interesse a che il testo funzioni in questo modo?
• Si occupa del discorso pubblico e in particolare dei media: testi non letterari ma di
rilevanza sociale
• La questione alla quale l’analisi del discorso deve rispondere è la seguente: in che
modo, nelle società occidentali moderne, la produzione di discorsi cui si è attribuito
un valore di verità è legata ai vari meccanismi e istituzioni di potere? (Foucault 1976,
p. 8)
Discorso e potere
«Con potere non voglio dire il ‘Potere’, come insieme di istituzioni e di
apparati che garantiscono la sottomissione dei cittadini in uno Stato
determinato. Con potere non intendo nemmeno un tipo di assoggettamento,
che in opposizione alla violenza avrebbe la forma della regola. […] Con il
termine potere mi sembra si debba intendere innanzitutto la molteplicità dei
rapporti di forza immanenti al campo in cui si esercitano e costitutivi della
loro organizzazione; il gioco che attraversa scontri e lotte incessanti li
trasforma, li rafforza, li inverte; gli appoggi che questi rapporti di forza
trovano gli uni negli altri […], le strategie infine in cui realizzano i loro
effetti, ed il cui disegno generale o la cui cristallizzazione istituzionale
prendono corpo negli apparati statali, nella formulazione della legge, nelle
egemonie sociali […] il potere è dappertutto; non perché inglobi tutto ma
perché viene da ogni dove» (Foucault, La volontà di sapere (1976),
Feltrinelli, 1996:81-82).
Cfr. R. Barthes
Barthes, Critica del potere
«noi abbiamo creduto che il potere fosse un oggetto eminentemente politico;
oggi crediamo che esso sia anche un oggetto ideologico, che si insinua dove
non risulta facile individuarlo di primo acchito (nelle istituzioni,
nell’insegnamento), ma che in definitiva continui ad essere sempre uno solo.
[…]; ovunque, in ogni dove, vi sono capi, centri di potere, siano questi
imponenti o minuscoli, gruppi di oppressione o di pressione; ovunque si odono
voci “autorizzate”, che si autorizzano a farsi portavoce del discorso di ogni
potere: il discorso dell’arroganza. Ecco allora intuiamo che il potere è presente
anche nei più delicati meccanismi dello scambio sociale: non solo nello Stato,
nelle classi, nei gruppi, ma anche nelle mode, nelle opinioni comuni, negli
spettacoli, nei giochi, negli sport, nelle informazioni, nei rapporti familiari e
privati, e persino nelle spinte liberatrici che cercano di contestarlo: io chiamo
discorso di potere ogni discorso che genera la colpa, e di conseguenza la
colpevolezza, di colui che lo riceve […] il potere è il parassita d’un organismo
trans-sociale, legato all’intera storia dell’uomo, e non solamente alla sua storia
politica, storica. Questo oggetto in cui, da che mondo è mondo, s’inscrive il
potere è: il linguaggio – ovvero, per essere più precisi, la sua espressione
obbligata: la lingua» (Lezione (1978), 1981:6-7)
Livelli di analisi del discorso
• Campi d’azione
• Generi
• Testi
• Campi d’azione
cornici di perimetro esterno e di contesto, segmenti della specifica realtà della
società (es. formazione dell’opinione pubblica, emanazione delle leggi,
macchina pubblicitaria, ecc.)
• Genere
modo socialmente ratificato di utilizzare il linguaggio in connessione con un
particolare tipo di attività sociale (livello immediatamente superiore a quello del
testo, prima cornice testuale); governa le modalità di codificazione del testo,
secondo criteri di adeguatezza pragmatica.
• Testo
«Risultato concreto di pratiche discorsive istituzionalizzate» (Antelmi,
Comunicazione e analisi del discorso)
interpretato nel significato corrente della linguistica pragmatica come il
prodotto materialmente durevole di un’azione linguistica (atto individuale in
cui il discorso si manifesta) e ricondotto nel contempo alla accezione semiotica
(il testo è anche prodotto dalla ricezione che il pubblico esercita attivamente
ogni volta che legge, ascolta o osserva un insieme di enunciati).
Esempio1
Campo d’azione: formazione della pubblica opinione e
autopresentazione
• Generi
• Comunicati stampa
• Conferenze stampa
• Interviste
• Talk show
• Tavole rotonde
• Articoli
• Libri
• Discorsi istituzionali
• Ecc.
Esempio2
Campo d’azione della propaganda politica
• Generi:
• programmi elettorali,
• slogan,
• discorsi in campagna elettorale,
• manifesti,
• opuscoli,
• propaganda a mezzo posta,
• dibattiti televisivi,
• ecc.
Genere
• Secondo Halliday (Il linguaggio come semiotica sociale, p. 153) una caratterizzazione
completa della testualità non può prescindere dal riferimento al genere
• I generi sono forme dell’enunciazione, legate a particolari pratiche sociali, che sono
date all’individuo (anche se mutevoli, elastiche, storicamente e culturalmente formate).
• Chi parla
«Per parlare noi ci serviamo sempre di determinati generi del discorso, cioè tutte le nostre
enunciazioni dispongono di determinate forme tipiche di costruzione del tutto, relativamente
stabili. Praticamente ci serviamo di un ricco repertorio di generi orali e scritti, ma teoricamente ne
possiamo anche ignorare l’esistenza: noi parliamo in svariati generi senza sospettarlo. Questi
generi ci sono dati quasi come ci è data la lingua materna».
I generi del discorso sono «le cinghie di trasmissione dalla storia della società alla
storia del linguaggio» (Bachtin, 1979:251).
Problema del rapporto tra stile e genere, libertà individuale d’espressione e forme codificate
dell’uso.
Generi del discorso per Maingueneau (2004)
• Generi di conversazione
Questi tipi comunicativi possono essere considerati come istituzioni sociali che
riducono la complessità delle possibili azioni.
Tipi testuali
come macroatti linguistici
• Ogni enunciazione testuale è il compimento di un atto di comunicazione ricorrente
nella società e normalizzato nella sua struttura
Vedi anche
F. Sabatini, Rigidità-esplicitezza vs elasticità-implicitezza: possibili parametri massimi per una tipologia di testi,
in Skytte e Sabatini (a cura di), Linguistica testuale comparativa, Copenhagen, 1999
C. Lavinio, Comunicazione e linguaggi disciplinari, Carocci, 2004
Ibridità
• L’assenza di uno dei sette criteri determina testi anomali, mentre in assenza
di coerenza è la stessa qualifica di testo che viene a cadere. La condizione
veramente necessaria per poter assegnare lo status di testo a una sequenza
di frasi è la coerenza in quanto globale unità di senso (Conte 1977).
Coerenza
• Organicità (integrazione della parti nel tutto: testo come unità di senso
strutturata) (coherence); implica (a parte subiecti) l’intenzionalità
comunicativa e l’atteggiamento dell’interprete (accettabilità), una
disponibilità del ricevente a interpretare il testo come una totalità
significativa: rinvio al principio di cooperazione e alla nozione di
implicatura.
Testi multimodali
Utilizzano più sistemi semiotici (verbale, gestuale, iconico, sonoro, ecc.).
L’individuo membro di una società è una persona che significa, esprime significati e
attraverso questi atti di significazione la realtà sociale viene creata, mantenuta in
buon ordine e continuamente rimodellata (realismo mediato o realismo critico).
Modello di Halliday
! ! !
! ! !
Funzione Interazione verbale, relazioni di Sistema semantico della forza
interpersonale! ruolo, di potere, obbedienza ecc.! illocutoria (affermazione,
domanda, ipotesi, per
convincere, minacciare,
chiedere) e del modo (certezza,
probabilità)!
! ! !
Funzione testuale! Organizzazione del messaggio dal Sistema semantico del tema:
punto di vista della informazione, distinzione tra informazione
della tematizzazione e della data o condivisa (tema) e
identificazione! informazione nuova (rema)!
• Brown e Yule (Analisi del discorso (1983), il Mulino 1986, riprendendo il modello di Halliday,
parlano a questo proposito di funzione transazionale, mentre per la funzione definita da Halliday
interpersonale adottano l’espressione interazionale).
FUNZIONE INTERPERSONALE
Pragmatica illocutoria e pragmatica enunciativa
PRAGMATICA ILLOCUTORIA
Cos’è la pragmatica?
Per Ch. Morris, Fondamenti della teoria dei segni (1938) è una delle tre dimensioni in
cui si articola la semiosi
• Semantica: relazione dei segni con gli oggetti cui sono applicabili
• Sintattica: relazione dei segni tra loro
• Pragmatica: relazione dei segni con gli interpreti
Sono verbi che alla prima persona del presente indicativo fanno quello
che dicono e dicono quello che fanno (Caffi, p. 37)
• Esempi:
• Scommetto…, battezzo..., dono..., dichiaro..., prego…
• vietato fumare
• I viaggiatori sono pregati di servirsi del sottopassaggio
• Chiudi la porta!
Invocazioni indebite
(violazione della
Colpi a vuoto
condizione A)
Atto preteso ma
nullo
Rispetto alla procedura:
Esecuzioni improprie
(violazione della
condizione B)
Abusi
Rispetto al parlante:
Atto ostentato ma vacuo
(Violazione della condizione C)
• Invocazioni indebite: una delle condizioni di proferimento non viene
rispettata (persone, momento, procedure): ad esempio si battezza un
pinguino; si scommette qualcosa senza che ci sia qualcuno che scommette il
contrario
Locutivo: atto del dire qualcosa, equivale a pronunciare una certa frase con un certo
significato (in senso tradizionale). Comprende l’atto di emettere certi suoni
(fonetico), l’atto di proferire vocaboli appartenenti a un certo lessico e a una certa
grammatica (fatico), l’atto di usare questi vocaboli con un senso e un riferimento
più o meno definiti
Illocutivo: atto nel dire, modo in cui deve essere interpretato ciò che si dice; forza:
funzione comunicativa convenzionale: la forza illocutoria è esplicitabile attraverso
forme messe a disposizione da una lingua naturale.
Perlocutivo: atto col dire, ciò che otteniamo o riusciamo a fare con le parole
(dimensione non convenzionale). Distinzione tra obiettivo perlocutorio (connesso
alla illocuzione) e seguiti perlocutori (non necessariamente legati alla illocuzione).
Forza illocutiva
• Indicatori sintattici
• Modo verbale: imperativo e le sue funzioni: Giura di dire la verità
(imperativo=direttivo) vs Tu giuri di dire la verità
(indicativo=assertivo); augurio: divertiti!; offerta: prendilo pure!;
istruzioni: prendete un Kg di farina….
• Passivo: vietato fumare!; I viaggiatori sono pregati di servirsi del
sottopassaggio; la seduta è tolta; Lei è licenziato!
• Forma impersonale: si prega di riagganciare; Con la presente la S.V. è
convocata; si avverte che i trasgressori saranno puniti
• Tempo verbale: es.futuro (promessa: verrò); imperfetto (volevo solo
chiedere..).
• Indicatori prosodici
• Tono della voce
• Enfasi
Esempio:
Vieni da noi
Vieni da noi?
• Scopo dell’enunciato
• Rappresentare qualcosa
• Impegnarsi in un’azione futura
• Indurre qualcuno a fare (credere/dire) qualcosa
I primi quattro tipi di atti linguistici hanno analoghi esatti tra gli stati
intenzionali:
agli assertivi corrispondono le credenze
ai direttivi i desideri
ai commissivi le intenzioni
agli espressivi l’intera gamma di emozioni e gli stati intenzionali in cui
l’adattamento presupposto è dato per scontato.
Quante volte v’ho detto, all’uno e all’altro, che i frati bisogna lasciarli cuocere nel loro
brodo? I Promessi Sposi, cap. XVII
Affermazione (rappresentativo/verdettivo) nella forma di domanda (retorica)
• Le strutture superficiali di un tipo di forza illocutiva sono utilizzate per
raggiungere scopi direttamente legati ad un altro tipo di forza.
Grice (1913-1988)
Cosa vuol dire comunicare?
• Produrre intenzionalmente certi effetti (credenze e azioni) su qualche
altro essere umano, e far sì che il destinatario riconosca le intenzioni
comunicative dell’emittente.
• Significato dell’enunciato:
• Collegamento codificato tra specifiche espressioni linguistiche e
certe intenzioni comunicative
• Qualità
Tenta di dare un contributo che sia vero
Non dire ciò che credi falso
Non dire ciò di cui non hai prove adeguate
• Relazione
Sii pertinente
• Modo
Sii perspicuo:
Evita l’oscurità di espressione
Evita le ambiguità
Sii breve
Sii ordinato nell’esposizione
Il significato delle massime
• la prima è l’equivalente del quantum opus est e del quantum satis est;
• la terza era stata sviluppata dalla retorica classica nelle casistiche relative alla
narrazione e alla argomentazione: non divagare (anche se le digressioni sono
parte delle strategie retoriche centrate sul mantenimento dell’attenzione)
• Es.
Lettera di presentazione redatta da un docente per uno studente, con ridotto
contenuto informativo (violazione della massima di quantità: reticenza)
• Es.
• Meglio un passerotto in mano che un tacchino sul tetto (Bersani) (violazione
della massima della qualità e della relazione).
Implicature e figure retoriche
Es.
Davide Boni, intervistato a «Radio 24», 24.5.2011, h 8,20
D: Speranze di vittoria, ci sono?
R: Guardi, noi abbiamo l’indicazione di portare la partita fino in fondo
Tautologia
La tautologia (“la guerra è guerra”) è totalmente non informativa, perciò è una
evidente violazione della massima della Quantità.
È dunque informativa a livello di ciò che si implica, e il fatto che l’ascoltatore
identifichi il contenuto informativo a questo livello dipende dalla sua abilità di
spiegare il fatto che il parlante abbia selezionato questa particolare
tautologia.
Fontanier (Le figure del discorso, 1827-30) “Si dice meno di ciò che si pensa;
ma si farà intendere più di quanto si dica”.
• Es. Il riferimento all’etnia nel caso di attori criminali può attivare l’implicatura che i cittadini
provenienti da un certo paese siano tendenzialmente criminali.
Pleonasmo
La massima della Quantità viene violata anche dal pleonasmo, ridondanza stilistica
retoricamente marcata (Se a me mi cambia l’editore, a me non me ne importa nulla: da
un intervista televisiva a Montanelli, 26.4.88, cit. in Mortara Garavelli 1988:297)
Spesso associato al DIL (La Gina non lo sapeva, lei, di dover andarsene).
• UE come costruzione
• Accelerare la costruzione
• Paesi fondatori
Cfr. Corriere della Sera, 14 dic. 2002; La Stampa, 20 gen. 2003 sull’allargamento della
UE a 25 membri
L’ironia
• Grice colloca l’ironia tra le violazioni della massima della qualità