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EMILIANO V ALLAURI,
Tortona (Alessandria)
l. Uno studio recente di S.C. Reif I , molto dotto, si apre con una battuta
scherzosa: il lettore occidentale che affronta per la prima volta la lettura
della Bibbia, prova un divertito stupore nel costatare quante volte l'antico
popolo di Dio fosse costretto ad "alzare gli occhi" per guardare. In realtà,
NOTA come dimostra l'autore con abbondanza di riferimenti, il senso di base è
quello di decidersi ad attivare l'occhio, ad usare, cioè, la propria capacità
visiva 0, nel caso di rivelazione profetica, di avere una visione.
Nient'altro. È dunque inaccettabile, ne conclude, continuare a tradur-
re l'espressione con 'alzare gli occhi' o simili, che ne tradiscono il senso
"Predicate il vangelo ad ogni creatura" (Mc.19,6). L'abitudine a sentire il comando mis- vero. Bisogna trovare qualcosa di meglio-,
sionario in questa formulazione e (per chi un tempo leggeva il vangelo in latino) a ricondurlo
Dobbiamo dire che, almeno per quanto riguarda l'italiano, siamo tal-
al testo della VoIgata (praedicate evangeìtum amni creaturae), può indurre in equivoco. Il
latino creaturae, infatti, rende imperfettamente il greco, nel quale si legge non rende chiara- mente abituati a tale modo di dire, che lo consideriamo quasi ovvio,
mente il greco, nel quale si legge Tfl1ct'IO~l (con l'articolo). Inoltre il termine creatura giunge tant'è vero che persino la versione interconfessionale lo tratta come parte
a noi filtrato attraverso l'uso liturgico. Ora, questo privilegia in creatura (al singolare) il della 'lingua corrente' e lo usa abitualmente (cfr.Gen. 18,2; 22,4; 24,63.64;
riferimento a un essere singolo, particolare, che non è l'unico significato che gli compete. I
testi liturgici parlano di creaturasalts e aquae (Sacr.GeI. 131.44), me/lis et lactìs (Sacr.Leon. Es. 14,10; Gios. 5,13 ecc.; Mt. 17,8; Le. 6,20; Giov. 4,35)3. Tuttavia si de-
205), e lasciano in ombra l'uso del termine nel senso più vasto di "creato", per il quale ve riconoscere che, guardata da vicino, l'espressione è pur sempre curiosa e
ricorrono di preferenza a jactura (v. Rit.Rom. VI 2: Deus, qui... jacturam tuam muìtìplici stimolante. Noi vorremmo portare avanti il discorso di Reif da un altro
pietate custodis...).
Ma questo senso individualizzante non dà al greco ufo!.; il senso di "creato", che gli COm- punto di vista o, se si vuole, per una precisazione ulteriore, per quanto
pete qui (come in Ebr.9,ll e Apoc.3,l4), anche in forza dell'articoloc rf UIOE.I. Inoltre non attiene al N.T., chiedendoci se c'è nell'uso neotestamentario di tale locu-
tien conto del contesto immediato, che parla di un andare in tutto il mondo a predicare il zione qualche sfumatura che sarebbe opportuno non trascurare.
vangelo. Gesù, dunque, manda gli apostoli a lanciare un proclama (lCI'jQUd&tv), comportando-
si come l'araldo (Jd1etl~) che, al dire di Aristotele (poi. 7,4), non è tale se non ha voce sten-
torea, cosa confermata ampiamente, oltre che da Omero, dal Iessiccgrafc e grammatico Giu-
(1) S.C.REIF, A Root lo Look up? A Study of the Hebrew ns' 'yn, in J.A.EMERTON (ed.),
lio Polluce (onom. 4,94), il quale elenca undici qualità dell'araldo, tutte riferite al timbro e al
volume della voce. Si aggiunga che I'oggettc proclamato, il vangelo, lo è sempre e solo Congress Volume Salamanca 1983 (1985)230-244.
annunciato con la massima solennità. (Is.40,9; 52,7). (2) Ricordiamo che nella locuzione "alzare gli occhi" vengono comunemente distinti un
senso proprio (= guardare in su) e uno improprio (= fissare lo sguardo, aguzzare la vista):
Non è pensabile che un simile annuncio venga portato in tutto il mondo, per essere
cfr. F.ZORELL, Lexìcum hebraicum et aramaicum, s.v. nS,tjW.GEsENIUS-F.BuHL, Handwor-
poi diffuso (alla maniera carbonara) "a ogni creatura", cioè a ciascuno in particolare. Il
mandato missionario va inteso invece cosi: ••Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo a terbuch uber dasA. T.• s. v. ns': W.MICHAELIS, ~e&w, in GLNT 8,1059.
tutto il creato". [F.M.] (3) Parola del Signore. La Bibbia. Traduzione interconfessiona1e in lingua corrente, Tori-
no-Roma (1985).
... ALZATI GLI OCCHI... - E. Vallauri 165
l'attenzione è agli occhi, allo sguardo, anzichè alla bocca lO. Che lo sguar- a cui Lazzaro è associato, era pensata-in stretta relazione con Dio. In ogni
do di Gesù abbia una certa importanza nella presentazione che il terzo caso, il gesto del ricco epulone di alzare gli occhi è connesso con lapreghie-
evangelista ci dà del Maestro, lo mostra il fatto del ravvedimento di Pietro ra ad Abramo quale esponente della salvezza di Dio: una connotazione
dopo il rinnegamento durante la passione, che secondo Luca è propiziato di salvezza sembra inclusa in esso13.
dallo sguardo del Salvatore (22,61). C'è tuttavia da osservare che in questo In Le. 1&,13, per dire del profondo senso di colpa e di confusione del
caso Luca usa la forma <vE, '{l'- "
...lpEV, non ETlfJQE: ".l..'
TOU~ o~"a ÀI-'0U~.
' C omunque; publicano, si dice che non osa guardare in alto (propriamente "alzale gli
per 6,20 si potrebbe pensare a una semplice dipendenza di Luca dalla sua occhi al cielo"). Qui la connessione della formula con la preghiera è evi-
fonte, dato che il fraseggiare è piuttosto semìtìzzante; Ma tenuto conto dente: mentre sta pregando, il pubblicano non osa compiere il gesto che
del parallelo di MI. 5,2, si direbbe piuttosto che la frase ha carattere tutti gli altri compiono pregandoì-, ouello di guardare verso la dimora di .
redazionale, o quanto meno che non è esente da interventi lucani. Tenuto Dio, perchè è cosciente della sua indegnità, di aver calpestato il rapporto
conto di ciò, si potrebbe dire che il terzo evangelista considerapiù adatta con Dio. Non alzare gli occhi è sottrarsi volontariamente alla corrente di
al suo pensiero l'espressione semitica 'alzare gli occhi' che non, p.es., salvezza che viene da Dio, perchè ci si crede indegni di beneficiarne.
CfT<v(tw, a lui più familiare, insinuando cosi una sottile allusione all'ele- Quanto a Giovanni, osserviamo che Giov. 4,35 fa parte del dialogo tra
vazione dell'animo!", Gesù e i discepoli dopo l'incontro con la samaritana (vv. 31-38), incen-
In Le. 16,23, nella parabola del ricco epulone, l'espressione descrive l'at- trato sul preannuncio della prossima rnietituramessianica, di cui i samarì-
to dello sventurato che scorge il povero Lazzaro. Sembra trattarsi di uno tani che si convertono costituiscono le prirnizie. Il concetto di rnietitura
sguardo dal basso in alto, data la posizione rispettiva delle due sedi forma un po' il motivo conduttore della pericope, che sembra distribuire
dell'al di là: l'adeslsheol in basso, il paradiso in a1toI2 . Che si tir ga della gli elementi che la compongono in corrispondenza fra di Idro (v.35 + v.38;
sfumatura di preghiera, non si direbbe a tutta prima: l'alto verso cui l'e- v.36a+v.36b; v.37concettuaImente estraneo), di modo che l'alzare gli
breo volgeva gli occhi pregando era 1"'a1to di Dio", il che non sembra occhi ai campi di messi ormai mature ha come corrispettivo "voi siete
richiamato nel caso dei ricco epulone. Ma. in realtà la sede dei patriarchi, subentrati nel loro lavoro", parole cheìndìcanol'attìvìtà apostolica che
porta avanti l'opera compiuta da Gesù come inviato dei Padre, opera di
(lO) Secondo I.H~MARSHALL, The Gospel of Luke (1978) 247, l'espressione indica il pren-
dere nota di qualcosa o di qualcuno e suggerisce che quanto vico detto vale in special redenzione-e di salvezza, come più direttamente richiama il :V.36, che parla
modo peressi. Gesùsta in piedicomeun profeta. della "vita eterna"15. È dunque usata l'espressione "alzare gli occhi" con
(11) E.DELEBECQUE, Bvangile de Luc (1976) 34 pensa a un accenno alla preghiera, tipica
di' Luca; nella quale, appunto, il volgere le pupille in alto era comune. Ma in 6,20 si
una connotazione salvifica: gli "occhi alzati" sono in qualche modo colle'
tratta di volgerle ai' discepoli! Senonché Delèbecque distribuisce diversamente gli elementi gati con la salvezza di Dio in Cristo.
della frase, congiungendo dt; non con bEagat;, come si fa comunemente, ma con ÉiE:YEV, co- Giov.6,5 ci riporta al rniracolo della moltiplicazione dei pani: propria-
me in At. 2,25, ottenendo il senso: "alzati gli occhi, diceva ai suoi discepoli.,;". A noi pa-
re che, a parte la durezza di tale costruzione in greco (è piuttosto di stile latino), que-
mente l'espressione "alzati gli occhi" dà l'avvio alla scena. Quantopre-
sta spiegazione non tenga conto dell'espressione ebraica soggiacente, la quale si costruisce cede è piuttosto la preparazione, ma introduce un tema fondamentale per
spesso con 'èl. In ogni modo, il tentativo di dare all'espressione "alzare gli occhi" un sen- l'ottica giovannea del rniracolo, cioè la Pasqua. Gesù 'alza gli occhi', vede
so più denso ci pare da non trascurare.
(12) Oltre ai vari dizionari biblici, p.es.J.L.McKENZIE,alle voci "ade/sheol/inferno" e
la folla che viene e interroga Filippo (per saggiarlo) sul' da farsi, piùesat-
"paradiso", vedi J.JEREMIAs, ~d?1t; in GLNT 1,397; A.FEUILLET, La paraboledu mauvaìs
riche et du pauvreLazare (Lc. 16,19-31) antithèse de la parabole de I'intendant astucieux {Le, (13) Non dimentichiamo che in altri casi (p.es. 9,16) Luca esprime l'atto di alzare gli oc-
16,1-9): NRTh 101 (1979) 212-223, spec.218ss.; W.GRUNDMANN, o.c., 328. L.H.MARSHALL, chi durante la preghiera con &vaIUÉnw: dipendenza da Mc. 6;41, il quale sembra
D.C. 637, invece, è del parere che qui l'alzare gli occhi non indichi necessariamente che voler evitarel'espressione.valzaregli occhi" (cfr. 7,34);
Lazzaro si trova in alto rispetto al ricco epulone, ma che la locuzione sia stereotipa. In (14) Cfr. W.GRUNDMANN, D.C., 351; J;ERNST, O;C., 497.
realtà, l'unica notazione spaziale nel testo è quella della distanza (imò /i(lx:gdv) non' della (15) Per tutto, cfr. R.E.BROWN, TheGospel according to Jahn; (l966) 183s. il richiamo del-
collocazione in alto. I'evangelizzazione.di Filippoin zlr. 8.
168 BIBBIA E ORlENTE 145/1985/XXVlI ANNO
... ALZATI GLI OCCHI... .E.Yallauri 169