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N°21 Maggio 2016  € 6,90

SOLDATI E BATTAGLIE NEI SECOLI


BELLE ÉPOQUE
Le uniformi degli eserciti
europei alla vigilia della
Grande guerra

LA GUERRA ANFIBIA NEGLI  A.c. Cartagine


SBARCHI PIÙ SPETTACOLARI  A.c. britannia
 creta
 Giappone
 malta
 Olanda
 messina
 gallipoli
 normandia
 Iwo Jima  
 Inchon
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

PRINCIPE EUGENIO COREA DEL NORD I CACCIA


Il geniale condottiero che Oltre la propaganda e il folclore, L’evoluzione degli aerei da
apparteneva a Casa Savoia e ecco com’è veramente combattimento, dal Fokker del
combatteva per gli Asburgo l’esercito di Pyongyang Barone Rosso al 1939
WARS SOMMARIO
La guerra anfibia: 4 APPROFONDIMENTI
COREA DEL NORD
sbarchi e invasioni Le forze armate di Kim Jong-un, tra propaganda e minaccia nucleare.
Il momento della verità è sempre quando si
aprono i portelloni, calano le rampe oppure
10 UNIFORMOLOGIA
GLI ESERCITI DELLA BELLE ÉPOQUE
Prima della Grande guerra le divise rilucevano per eleganza e colori.
accostano le imbarcazioni alla spiaggia.

16
Che si tratti di dromoni bizantini, di galere PR
RIMO PIA
ANO
romane, oppure di LST della Seconda guerra SBARCHI, ASSALTO DAL MARE
Le operazioni anfibie dall’antichità ai giorni nostri.
mondiale, è in quell’istante, subito prima di
mettere piede sulla battigia, che il soldato 20 14CARTHAGO
46 A.C. CART
TAGIN
NE
DELENDA EST
capisce se lo aspetta un’impresa sanguinosa, Ecco come Scipione Emiliano distrusse la potenza rivale.

26 55ENGLAND
dalla quale potrebbe non uscire vivo, oppure 5 A.C.-194
40 INGHIILTERRA
se, per quei miracoli che talvolta avvengono LANDING
Tutti hanno cercato di invadere le isole britanniche, da Cesare in poi.
anche in guerra, raggiungere la terraferma si
rivelerà sorprendentemente facile. Non che 30 960-961 CRET
TA
CATAFRATTI SULLA BATTIGIA
questa sia una garanzia, come si è visto a Iwo Con un vero assalto anfibio i Bizantini strapparono l’isola agli emiri.

36
Jima, cominciata come una passeggiata e 12
274-1281 GIA
APPON
NE
finita come sappiamo. IL VENTO DIVINO
Il kami-kaze, il tifone, spazzò via la flotta d’invasione di Kubilaj Khan.
Jacopo Loredan  direttore
40 15PER
565 MALT
TA
IL MARE BIANCO
WARS I NOSTRI ESPERTI Fu l’operazione anfibia più ambiziosa dell’Impero ottomano, e fallì.

GIORGIO ALBERTINI
Milanese, 46 anni, laureato in
46 17SCONTRI
799 OLAN
NDA
A
SULLE DUNE
Storia medievale, illustratore L’invasione anglo-russa dell’Olanda Settentrionale finì con la ritirata.

48 18GUERRA
professionista per case editrici e riviste 848 MESS
SINA
(giorgioalbertini.com).
SULLO STRETTO
GASTONE BRECCIA La città siciliana fu invasa e messa a ferro e fuoco dai Borbone.
Livornese, 52 anni, bizantinista e
storico militare, ha pubblicato saggi
sull’arte della guerra, sulla guerriglia e
52 19
914 GALLIIPOLI
LA BAIA DELL’A NZAC
sulla missione ISAF in Afghanistan. Un disastro che a Churchill costò la campagna, agli australiani la vita.

ANDREA FREDIANI
Romano, 52 anni, medievista, 58 17
775-2016 US
S MAR
FIRST TO FIGHT
RINE COR
RPS
S

ha scritto vari saggi di storia militare Dalla fondazione a Iwo Jima, fino a oggi, la storia dei Marines.
e romanzi storici di successo
(andreafrediani.it).
64 19IL944DDAY
NORM
MAN
NDIA
CHE SALVÒ L’EUROPA
FABIO RIGGI L’Operazione Overlord ricostruita in una ricca infografica.
Romano, 43 anni, si occupa
di tematiche militari a livello
professionale. Ha collaborato con 66 19PACIFICO
945 IWO JIM
MA
DI SANGUE
riviste militari specializzate. Uno degli scontri più duri della Seconda guerra mondiale.

68 19
950 INCH
HON
IL CAPOLAVORO DI MACARTHUR
WARS RUBRICHE Tutta la genialità del generale nell’operazione anfibia in Corea.
LIVING HISTORY PAG. 81
RECENSIONI PAG. 82 70 PROTAGONISTI
LA SPADA DELL’IMPERO
Le imprese di Eugenio di Savoia, fra i più grandi generali di sempre.

In copertina, preparativi per lo sbarco in Normandia del


6 giugno 1944: a Slapton Sands (Devon, Inghilterra), 74 GUERRA AEREA
L’EVOLUZIONE DEI CACCIA
i soldati si esercitano a sbarcare da un mezzo LCVP Velivoli e assi dell’aria dal 1914 alla vigilia della II guerra mondiale.
(Landing Craft Vehicle & Personnel).

S 3
APPROFONDIMENTI

LE FORZE ARMATE DI KIM JONGUN


POTREBBERO SEMBRARE UN ESERCITO
DA OPERETTA, IN REALTÀ A DISPETTO
DEL CÔTÉ FOLCLORISTICO POSSONO
CONTARE SU UN NOTEVOLE
POTENZIALE BELLICO E SU INGENTI
RISORSE UMANE

COREA
DEL NORD
Il 38° parallelo

N
ella penisola coreana è in atto una pace
armata che dura da più di 60 anni, infatti sul
confine indicato dal 38° parallelo è concentra-
to uno dei più massicci spiegamenti di forze militari
del mondo. Questa linea di demarcazione separa
la Corea del Sud dalla Corea del Nord, assimilabile
a un vero Stato-caserma con un apparato militare
numericamente imponente.
L’esercito nordcoreano. Seppure ancora in buona
parte equipaggiato con materiale datato di pro-
venienza ex-sovietica e cinese, l’Esercito popolare
coreano, componente terrestre dello strumento
militare di Pyongyang, è uno dei più grandi del mon-
do e conta circa 950.000 effettivi. È affiancato dalla
Marina e dall’Aeronautica, che insieme contano altri
150.000 uomini circa. Alle forze armate regolari van-
no ad aggiungersi le Unità di addestramento della
Riserva militare, la Milizia dei contadini e dei lavo-
ratori e altri corpi para-militari che portano il totale
di uomini in armi o potenzialmente mobilitabili alla
stupefacente cifra di oltre 5 milioni.
Fabio Riggi
AP/ANSA
PRONTI A TUTTO Ottobre 2015, soldatesse addette a un lanciarazzi multiplo d’artiglieria in parata militare per le strade di Pyongyang. Il leader
nordcoreano Kim Jong-un ha appena dichiarato che il suo Paese è «pronto a combattere qualsiasi guerra che gli Stati Uniti dovessero scatenare».

5
IL CAPO DELLE FORZE ARMATE Kim Jong-un posa con i soldati del suo esercito pronti a misurarsi in un’esercitazione di difesa antiaerea.
Questa e le altre foto sono diffuse da organi controllati dal regime, come l’agenzia di stampa governativa Korean Central News Agency (KCNA).

È USUALE DA PARTE DEI NORDCOREANI IL LANCIO DI VETTORI

ZUMAPRESS/MONDADORIPORTFOLIO
AP/ANSA(3)

I CARRI DELL’ESERCITO POPOLARE COREANO 2012, una colonna di carri T-62 in movimento durante un’esercitazione.
Le forze corazzate nordcoreane contano su più di 4.000 carri. È vero che si tratta per la maggior parte di modelli sovietici e cinesi
risalenti agli anni ’60 e ’70, ma un certo numero di T-62 è stato modernizzato localmente.
Missili e guerra chimica

L’
aspetto più importante del potenziale milita-
re nordcoreano è sicuramente quello relativo
alle WMD (Weapons of Mass Destruction).
Nell’ottobre 2006 il governo ha annunciato di pos-
sedere armi nucleari, cosa che viene considerata
come uno dei più pericolosi fattori di destabilizza-
zione degli equilibri asiatici.
Agenti chimici. Nonostante sia ufficialmente nega-
ta è nota anche la presenza di un arsenale di aggres-
sivi chimici e alcune analisi indicano probabile una
ulteriore capacità relativa alla guerra biologica. La
Corea del Nord è anche da decenni impegnata nella
realizzazione di vettori in grado di portare questo
tipo di armi sugli obiettivi e figura tra i leader mon-
diali nello sviluppo di una vasta gamma di missili
balistici, che ha anche esportato in diversi Paesi del
Medio Oriente. Tra di essi figurano il No Dong, con
gittata superiore a 1.000 km, e il Musudan, di cui si

EPA
sa poco, ma che con il suo presunto raggio d’azione
TEST MISSILISTICO 2015, lancio sperimentale da sottomarini di un missile balistico SLBM tra i 2.500 e i 4.000 km sarebbe teoricamente in gra-
(Submarine Launched Ballistic Missile). Pare che il loro sviluppo sia ancora a uno stadio iniziale. do di colpire tutte le basi statunitensi nel Pacifico.

O DI RAZZI IN ORBITA, IN VIOLAZIONE DELLE RISOLUZIONI ONU

I CACCIA 2013, caccia Mig-21 in atterraggio. L’Aeronautica conta su più di LA MARINA 2012, Mare Giallo: si prepara un’esercitazione. La Marina è
mille aerei, di cui oltre 400 da combattimento. Anche se sono in buona composta da quasi 250 unità leggere e 3 fregate. La componente subacquea
parte di vecchia concezione, tra essi spiccano 30-40 più moderni Mig-29. conta su oltre 70 battelli, per la maggior parte tecnologicamente arretrati.

7
IL PARENTE DEL KALASHNIKOV Soldati in addestramento con il Type-98, la versione locale del fucile d’assalto russo AK-74.
L’industria militare nordcoreana ha la capacità di riprodurre alcuni tipi di armamenti, soprattutto di origine russa e cinese.

I RIPETUTI TEST ATOMICI DEI NORDCOREANI ALLARMANO

LA MACCHINA DELLA PROPAGANDA GOVERNATIVA 2013, l’ennesima foto dell’agenzia ufficiale KCNA mostra
soldati in puntamento con la Type 73. Questa mitragliatrice cal 7.62 x 54 è un progetto nordcoreano, derivato dal
disegno dell’analoga arma Vz-52 cecoslovacca. Queste foto mirano a mostrare il potenziale bellico del Paese.
Le misteriose gallerie

C
on il peso della loro grande forza numerica
le Forze armate nordcoreane sono tuttora
ritenute una minaccia da tenere in consi-
derazione nonostante, come abbiamo già acce-
nato, il loro armamento sia per la maggior parte
antiquato. L’Esercito popolare dovrebbe allineare
circa 20 corpi d’armata per un totale di 27 divisio-
ni. Il nerbo di queste forze è costituito da 4 corpi
meccanizzati e 1 corpo corazzato.
Una notevole potenza di fuoco. Grande impor-
tanza è attribuita all’artiglieria che conta su un
grandissimo numero di pezzi di tutti i calibri e
lanciarazzi multipli per un totale stimato di quasi
18.000 sistemi. Le postazioni a ridosso del 38°

REUTERS/CONTRASTO (3)
parallelo sono per la maggior parte poste in bun-
ker e posizioni fortificate per proteggerle dalla
prevedibile offesa delle forze aeree statunitensi e
sudcoreane. È nota anche la costante opera di
scavo di numerose gallerie al di sotto del confine
SOLDATI IN QUANTITÀ 2014, militari in linea di tiro si addestrano con mitragliatrici. L’enorme per poter infiltrare reparti di incursori dietro
potenziale umano rappresenta uno dei punti di forza dello strumento militare di Pyongyang. le linee in caso di guerra.

REGOLARMENTE LE DIFESE DELLE POTENZE DELL’AREA


EPA/ANSA

UNA CONTRAEREA TEMIBILE 2015, questa foto diffusa dal quotidiano Rodong Sinmun, organo ufficiale del PLC (Partito dei Lavoratori di Corea), mostra
all’opera uno schieramento di cannoni controaerei impegnato in un’esercitazione. Consapevole di dover potenzialmente affrontare le potenti forze aeree
statunitensi del Pacifico, la Corea del Nord spiega qualcosa come quasi 22.000 sistemi antiaerei, tra missilistici e di artiglieria.

9
UNIFORMOLOGIA

LE DIVISE DELLA

ALLA VIGILIA DELLA


GRANDE GUERRA
LE UNIFORMI RILUCEVANO
PER ELEGANZA E COLORI
egli anni tra la fine dell’Ottocento e il Pri-
mo conflitto mondiale la guerra si sposta
in terre lontane, nelle colonie d’oltremare.
Luoghi sconosciuti ed esotici, dove per ra-
gioni di clima, igiene e tattica occorre un abbigliamen-
to dai colori neutri, spesso mimetici: cachi per gli ingle-
si, bianco e blu i francesi, grigio i russi, beige gli italiani.
Uniformi buone per confrontarsi con i boeri sudafricani,
il Bey di Tunisi o i mahdisti sudanesi, nel Tonkino come a
Burma, in Siam o in Etiopia. Ma nelle ricche capitali eu-
ropee la musica cambia. È nei bistrot di Parigi, nelle pa-
rate di Londra, lungo i viali di Berlino che i soldati del-
la Belle Époque collezionano i loro più grandi successi.
Il cotone leggero viene riposto nei bauli della guarnigio-
ne e in libera uscita si sfoggiano tenute in stoffe preziose
dai colori sgargianti, giacche foderate di seta, galloni do-
rati, fregi in ottone, pennacchi, piumetti e code di caval-
lo. Se nelle campagne coloniali si deve rendere il soldato
un bersaglio meno visibile, qui invece la divisa è il simbo-
lo di uno Stato, qualunque sia il grado di chi la indossa.
L’orgo oglio nazion nale e. Ma non si tratta di un’eredi-
tà settecentesca o di estetica: nel quarantennio di pace
armata che precede la Grande guerra le nazioni si pavo-
neggiano nelle rutilanti divise anche per affermare l’i-
dentità nazionale – spesso appena acquisita, come nel
caso dell’Italia e della Germania – o per comunicare agli
altri la loro forza bellica. Come a dire, “siamo pronti”. FRANCIA
Eppure, mentre le uniformi presentano ancora stili per TEN
NENNTE DEL 19E
RÉÉGIIMEN
NT DE
molti versi napoleonici, l’innovazione tecnica ha già au- DRRAGOONS
mentato la potenza micidiale degli eserciti moderni. Fu- Fondato nel 1793,
cili a retrocarica, cartucce con bossoli metallici, artiglie- il Reggimento dragoni ha
ria in ghisa, armi a ripetizione accompagnano gli eleganti preso parte alle battaglie
ufficiali verso la spaventosa carneficina della Prima guer- più importanti della storia
francese. La giacca blu
ra mondiale, per dilaniare nel sangue e nel ferro le vario- scuro con gli alamari neri
pinte divise della Belle Époque.  appartiene alla nuova
Giorgio Albertini divisa del 1887.

10
GERMANIA
RUSSIA KGL.SSACHHS.
REGGIMENTO 7.IN
NFANTEERIE-R
REG
GIMMENT
GRANATIERI A CAVALLO KÖÖNIG GEOORG NRR. 1006
DELLA GUARDIA Nato come 7° Reggimento
IMPERIALE sassone, con base a Lipsia,
A San Pietroburgo esiste nella divisione regionale
ancora una via intitolata a della Germania imperiale
questo reggimento della diventa il 106° Reggimento
Guardia, fondato nel 1651. Il REGNO UNITO di fanteria. Nell’alta divisa, il
granatiere indossa un elmo in 10TH REGIM
MENTT OF FOO
OT LINCOLNSH
HIRE caratteristico elmo chiodato
pelle nera con la cresta di crine Fondato nel 1685 dal primo conte di Bath, nel corso prussiano (Pickelhaube) è
di cavallo che lo sormonta da del XIX secolo questo reggimento di fanteria ha arricchito da una coda di
parte a parte. Sul retro, una partecipato a molte campagne in India, Giappone, cavallo e le buffetterie sono in
lunga nappa rossa termina con Sudan e Sud Africa. La classica giacca rossa dell’esercito cuoio bianco, anziché nel più
un fiocco dorato. inglese all’epoca era abbinata a un casco chiodato. comune cuoio nero.

11
NEL 1900 I
BRITANNICI
ADOTTARONO
IL CACHI
“POLVERE” IN
INDOSTANO,
NEL 1907 I
TEDESCHI IL
FELDGRAU
GRIGIOVERDE,
MENTRE
NEL 1914 I
FRANCESI
AVEVANO
ANCORA I
CALZONI
ROUGE
GARANCE
UN ROSSO
SCURO

ITALIA
CAPOORA AL MAGGIOORE
SVIZZERA DELL REG
GGIIMENNTO
3.SCH
HWEEIZ
Z DRAGONER “LA
ANCIIERI DI FIRENZZE” 9°°
Il dragone indossa una Originariamente Dragoni
divisa da cavalleria di foggia di Toscana poi, durante la
prussiana. Dopo la riforma II Guerra d’indipendenza,
dell’esercito svizzero del 1874 “Cavalleggeri di Firenze”, infine
l’uniforme si arricchisce di “Lancieri”. Il graduato indossa
una caratteristica, il bracciale la giubba di panno turchino
rosso con la croce bianca scuro con la colorazione
simbolo dell’esercito della distintiva del reggimento. Il
confederazione. Prima di allora colbacco è in pelo nero di foca
la struttura militare era ancora e può anche essere ricoperto di
fortemente cantonale. una foderina di tela bianca.

12
ROMANIA
UNGHERIA USSAARO DEL 1°°
USSA
ARO DEL 3°° REEGIM
MENNTU
UL 1 RO
OȘIOORI
REGGIMENTTO SZEGEEDER “G
GENEERA
AL DEE ARM
MATTĂ
HON
NVÉÉD HU
USAREEN ALEXAANDDRU AVERRESCC U”
Gli ussari delle forze armate Il Reggimento Roshiori viene
territoriali ungheresi dell’Impero fondato nel 1871 come unità
austroungarico sono in questa di cavalleria regolare; i suoi
epoca il modello uniformologico SPAGNA uomini indossano l’uniforme
per tutti gli eserciti del mondo. CA
APORA CAB
ALE (C BO) DII CAV
VALLLER
RIA
A con il solo dolmante (o dolman,
Questo ussaro di Seghedino LEEGGEERA
A “REEMONTTA”” una giacca di foggia turca
(in tedesco, Szegedin) porta la In uniforme di servizio, nell’esercito spagnolo tipica degli ussari), come a
giacca (pelisse) ornata da una degli anni finali del XIX secolo l’impronta dei sottolineare la contiguità
pelliccia bianca. Il colore del costumi nazionali è ancora evidente nelle divise tra la cavalleria e l’ussaro
cappello (shako) differisce a e negli abiti da lavoro, come si vede dal cappello nelle formazioni militari
seconda del reggimento. a tesa larga “cordobese” del caporale. dell’Est Europa.

13
BELGIO DANIMARCA
1ER RÉÉGIIMEENT DE 5° FA
ALSTTERKE
CAR RABBINNIEERES FO
ODREEGIIMENNT
Originariamente fondato nel IMPERO AUSTROUNGARICO Fondato nel 1747, il
1830 come cacciatori di Bruxelles, CAC
CCIATOR
RE DEL 3° REG
GGIIMENTTO TIRO
OLEER Reggimento di fanteria
diventa nel 1850 un reggimento JÄGER
R “KAAISEERJJÄGER
R” “Falster” partecipa a tutte
di carabinieri, dotato di nuove Divisi in quattro reggimenti, i cacciatori tirolesi le campagne militari danesi
carabine Terssen. Nel 1894 i dell’imperatore sono di stanza a Trento, a Bolzano, a del XIX secolo. La divisa è
suoi membri sono dotati di Rovereto e a Riva. Il cappello consiste in una bombetta di confezionata sul modello
modernissime biciclette. Detti i feltro impermeabile con un pennacchio di gallo cedrone, francese, con una giacca corta
“Diavoli neri”, coprono il capo con il come quelli dei bersaglieri italiani. La divisa è in panno a doppio petto (la tunique) e il
caratteristico cilindro piumato. grigio-azzurro, con polsini e colletto verde erba. chepì azzurro.

14
LE DIVISE AUSTRO
UNGHERESI SI
COLORARONO
DI HECHTGRAU
GRIGIOBLU
NEL 1909, QUELLE
RUSSE DI GRIGIO
VERDASTRO NEL
1910. L’ITALIA
SCELSE
UN MIMETICO
“GRIGIOVERDE”
NEL 1908.

GRECIA
5/42 REGGIMENTO SVEZIA
EVZONE TENENTTE DELLO
Questi “evzone”, ovvero unità SM
MÅLLANDS
di élite di fanteria leggera di USAARR
REGEEMENNTE
montagna, sono conosciuti Fondato nel 1543, l’antico
per la loro tenacia grazie alla reggimento di cavalleria
quale hanno guadagnato il svedese dello Småland
soprannome di “soldati di diventa definitivamente di
Satana”. Indossano il classico ussari nel 1822. La divisa è
costume con gonnellino quella dei colori nazionali
(la fustanella) e il fez rosso. ma in servizio non viene
Questo evzone del 5/42 (o 42°) indossata la pelisse, che
indossa l’uniforme di servizio rimane però in uso
blu detta “doulamas”. nelle cerimonie.

15
PRIMO PIANO

LE OPERAZIONI ANFIBIE DALL’ANTICHITÀ


AI GIORNI NOSTRI, DA CARTAGINE ALLA
NORMANDIA, DALLE GALEE ROMANE ALLE
LANDING SHIP TANK AMERICANE

ASSALTO DAL MARE

LA SVOLTA
Pacifico 1944, convoglio di
navi da sbarco in navigazione.
Nella Seconda guerra mondiale
vi furono grandi operazioni
anfibie e ci fu un momento
di svolta per lo sviluppo
di questa categoria di
naviglio.

16
Soldati britannici a bordo di un
mezzo da sbarco nel 1942.

GETTY IMAGES (2)


a guerra anfibia ha origini an-
tiche. Uno dei primi resocon-
ti militari di cui disponiamo,
l’Iliade di Omero, racconta un
conflitto iniziato con un assalto anfi-
bio su vasta scala. Quando le prime ci-
viltà appresero l’arte della navigazione,
attaccare dal mare il territorio dell’av-
versario divenne un’opzione strategica
praticabile; da allora uno degli obietti-
vi della strategia navale è la conquista
di un controllo sulle linee di comuni-
cazione marittime tale da consentire
di trasportare impunemente i propri
eserciti, per poterli poi sbarcare sul-
le coste del nemico. Oltre 7 secoli do-
po la Guerra di Troia, la prima invasio-
ne persiana della Grecia – seppur con-
clusasi con la sconfitta nella battaglia
di Maratona del 490 a.C. – ebbe come
evento cruciale una riuscita invasione
anfibia che consentì agli attaccanti di
portare rapidamente le proprie forze
a soli 40 chilometri dal loro obiettivo
strategico: la città di Atene.
Fino al XX secolo queste operazio-
ni si concentravano sulle grandi città
costiere, in un ibrido tra guerra d’as-
sedio e guerra navale: valgano come
esempi l’attacco romano a Siracusa
(212 a.C.), gli assedi portati dai Turchi
a Malta (1565) e Famagosta (1570-71),
o la campagna per la conquista di Seba-
stopoli, passaggio fondamentale nella
Guerra di Crimea (1853-56).
Ma nell’antichità e nel Medioevo non
sono mancate alcune grandi invasioni
anfibie condotte mediante il trasporto
di interi eserciti, volte a portare un at-
tacco di natura strategica contro una
regione: così fecero in Britannia Giulio
Cesare (nel 55 e nel 54 a.C.) e Gugliel-
mo il Conquistatore (1066).

17
PRONTI
AD AGIRE
Blindati leggeri
LAV-25 dei Marines si
imbarcano su mezzi
da sbarco a cuscino
d’aria LCAC.

GETTY IMAGES
Vi furono anche popoli che fondaro-
no sulle azioni anfibie l’impostazione
della propria cultura strategica, come i
Vichinghi, che dalla fine dell’VIII secolo
furono in grado di condurre le loro in-
cursioni dal mare utilizzando navi con-
cepite per questo scopo, i drakkar .
Tatttiche. Si distinguono, già a par- NELLA
tire da questi primi esempi, diverse ti-
PANCIA
Le moderne navi
pologie di assalto anfibio: l’incursione, d’assalto anfibio hanno
un’azione che viene condotta per tra- all’interno bacini allagabili:
sportare velocemente una forza d’assal- da qui i mezzi da sbarco
to, di ridotte dimensioni, che una volta vengono messi
direttamente in
raggiunto il suo obiettivo (per molti se- mare.
coli rappresentato da razzie e saccheg-
gi) si reimbarca per ritirarsi altrettan-
to rapidamente; l’invasione, che invece
IPA/ALAMY

comporta la realizzazione di una testa


di sbarco sulla costa nemica, mediante
l’impiego di grandi forze, a premessa di
successive operazioni. Le operazioni del fensiva strategica contro aree geografi- Da sempre le operazioni anfibie sono
secondo tipo possono a loro volta esse- che con uno sbocco al mare (come av- ritenute tra le più complesse per anto-
re suddivise in attacchi su vasta scala, venne in Normandia, quando il 6 giu- nomasia in quanto implicano movimen-
che rappresentano la prima fase di un’of- gno 1944, con l’Operazione Overlord, ti di forze considerevoli tra due ambienti
gli Alleati aprirono il cosiddetto secon- profondamente diversi come il mare e la
Drakkar Si trattava di agili imbarcazioni militari, di grandezza do fronte in Europa) o aggiramenti an- terraferma. Per questo annoverano alcu-
ridotta, caratterizzate da un pescaggio molto basso che le ren- fibi, azioni rivolte cioè a colpire un eser- ni tra i più clamorosi fiaschi militari del-
deva particolarmente idonee alla navigazione in acque poco
profonde e alle azioni di sbarco. cito avversario sui fianchi o alle spalle la Storia, come il disastroso tentativo di
nei punti in cui è esposto al mare, come invasione dell’Inghilterra da parte del-
Testa di sbarco Area occupata, o da occupare, con una ope-
razione anfibia o di aviosbarco per assicurare la continuità accadde il 15 settembre 1950, durante la la Invencible Armada spagnola (1588),
dell’alimentazione tattica e logistica delle forze sbarcate e Guerra di Corea, con lo sbarco statuni- il sanguinoso stallo di Gallipoli (1915),
consentire lo sviluppo di successive operazioni terrestri. tense a Inchon. o addirittura i piani abortiti ancora pri-

18
Le forze anfibie italiane

L
e truppe da sbarco italiane più veneta nelle ultime fasi della Prima del genio, di artiglieria controaerei “Brigata marina San Marco”, di cui il
antiche sono i “fanti da mar” guerra mondiale. (sezioni dotate del sistema con- 1° Reggimento fa parte quale ele-
della Repubblica di Venezia. La Oggi la componente anfibia italiana troaerei missilistico spalleggiabile mento da combattimento destinato
storia della fanteria di marina in Ita- è racchiusa nell’acronimo CNPM FIM-92 “Stinger”), una componente alle azioni anfibie. Tre navi da sbar-
lia viene ufficialmente fatta risalire (Capacità Nazionale di Proiezione esplorante su blindo pesanti B-1 co della classe “San Giorgio” (la San
comunque al 1713, quando Vittorio dal Mare). Si tratta di un complesso “Centauro”, reparti di artiglieria con Giorgio, la San Marco e la San Giusto)
Amedeo II di Savoia costituì il Reggi- interforze il cui nucleo principale obici/cannoni FH-70 ed elicotteri da rappresentano la componente spe-
mento “La Marina”. è costituito da due reparti di fan- combattimento A-129D “Mangusta”. cializzata della Squadra navale, che
Il nome e il simbolo del leone di teria leggera specializzati in azioni Tutto il personale facente parte di verrà potenziata in futuro con la re-
San Marco andarono a contraddi- anfibie: il Reggimento lagunari questi elementi di supporto svolge alizzazione di una nuova unità por-
stinguere i Marò a partire dal 1919, “Serenissima” dell’Esercito e il 1° uno specifico addestramento. taeromobili da assalto anfibio (da
quando la città di Venezia ne fece Reggimento “San Marco” della Ma- Il vertice italiano. La Marina mili- 22.000 tonnellate di dislocamento),
dono alla loro unità. Questo in me- rina militare. A queste due pedine tare ha un comando dedicato alla la cui realizzazione costituisce uno
moria della strenua resistenza che fondamentali vanno ad aggiungersi cura di questo settore denominato dei punti cardine del programma
la “Brigata Marina” aveva opposto unità di supporto tattico fornite da COMFORANF (Comando Forza Anfi- di ammodernamento della Marina
agli austriaci in difesa della laguna altri reggimenti dell’Esercito: reparti bia). Alle sue dipendenze è posta la militare italiana.

operazioni anfibie divennero oggetto di


studi avanzati da parte di alcune nazioni.
TECNO Nel 1924 la Marina statunitense orga-
GUERRA
Le LHD (Landing nizzò una serie di esercitazioni di sbarco
Helicopter Dock) sono sull’isola di Culebro, a est di Portorico,
navi polivalenti con bacino avendo cura di inserire alcune funzioni
allagabile per i mezzi da che poi si sarebbero rivelate fondamen-
sbarco e ponte di volo
continuo per aerei
tali, quali il supporto di fuoco navale e
ed elicotteri. l’appoggio aereo. Successivamente, ven-
ne avviato lo sviluppo di navi e imbarca-
zioni specializzate nel trasporto e nello
sbarco di truppe e mezzi grazie soprat-
tutto agli studi condotti in Inghilterra,
negli Stati Uniti e alle esperienze com-
piute dai giapponesi nel corso dell’in-
vasione della Cina. La Marina nippo-
nica vinse la corsa mettendo in linea,
IPA/ALAMY

nel 1935, la prima nave da sbarco dal-


le caratteristiche innovative per l’epo-
ca. I progressi tecnici e le grandi opera-
COME UNA A MAATR
RIO
OSKAA, O GN
NI zioni condotte durante il secondo con-
flitto mondiale in Europa e nel Pacifico
MODERNA A “NAAVE
E DA
A SBA
ARCO O” portarono la dottrina della guerra anfi-
bia nell’era contemporanea.
CON
N TIENE I “M
MEZZZI DA SBA
ARCCO” CHE Dopo il 1945 l’assalto dal mare è dive-
A LORO
O VOL LTA
A PO
ORTTERA
ANN NO A nuto una delle attività belliche impre-
scindibili, ma anche una delle più diffici-
TERR
R A UO OMINI E BLINDAATI li, in quanto è quella interforze per an-
tonomasia; deve prevedere infatti la più
ma di essere attuati, come i due progetti parte la riuscita di ogni sbarco, quindi lo stretta e coordinata integrazione tra le
di invasione della Gran Bretagna: quello sviluppo di navi idonee al veloce e sicu- tre componenti: terrestre, aerea e nava-
napoleonico del 1805, e quello tedesco, ro trasporto di truppe e mezzi ha sem- le. L’elicottero e i mezzi da sbarco a cu-
l’Operazione Seelowe (1940). pre rappresentato una sfida tecnologica scino d’aria hanno dato un ulteriore im-
L’in
nterv vent to dellla tec cnoolo
ogia.. piuttosto impegnativa. Già durante l’at- pulso alle moderne operazioni di assal-
L’attraversamento di quel tratto di ma- tacco a Tiro (332 a.C.), l’esercito di Ales- to anfibio secondo i parametri di oggi. 
re che separa le navi dalla spiaggia è da sandro Magno realizzò piattaforme gal- Fabio Riggi
sempre un’attività complessa e perico- leggianti, legando insieme alcune navi,
losa, soprattutto se questo è dissemina- per potervi montare delle torri d’asse- Interforze Nella terminologia militare moderna è la qualifica
attribuita a organi/organismi e ad attività militari (definite
to di difese costiere pronte a respingere dio da usare contro le mura della città. anche congiunte) interessanti due o più forze armate di una
gli attaccanti. Dal buon esito di questo Ma è nel XX secolo, negli anni prece- stessa nazione. In ambito Nato viene indicata con il termine
cruciale assalto iniziale dipende in larga denti la Seconda guerra mondiale, che le inglese “joint”.

19
SBARCHI
CARTAGINE 146 A.C.

QUANDO NON ESISTEVANO MEZZI


ANFIBI NÉ TRUPPE DA SBARCO, ROMA
SALPÒ PER L’AFRICA E PORTÒ GUERRA
ALLA PIÙ GRANDE POTENZA MARITTIMA
DEL MEDITERRANEO, CANCELLANDOLA
ROCIO ESPIN

RINFORZI DA ROMA
Nel 147 a.C. Scipione Emiliano
viene inviato a espugnare
Cartagine. Il generale combina
insieme operazione anfibia e
terrestre, con l’attacco dal mare e
dalla spiaggia prospiciente il lago
di Tunisi. Ecco le galee romane che
fanno sbarcare i rinforzi davanti
alle mura della potenza punica.
In alto a sinistra, la pianta con la
città alta, Byrsa, e il Cothon, il porto
militare (di forma circolare).

20
letto a furor di popolo. Scipione Emiliano non ave- Scipione , un Emilio adottato dal figlio di Scipione Africano,
va neppure l’età per concorrere alla più modesta delle erede pertanto di una eccelsa tradizione militare, tornò a Car-
magistrature, l’edilità, quando i Romani lo proclama- tagine all’inizio del 147, subito dopo l’elezione a Roma, pro-
rono console, con il comando delle operazioni in Afri- prio mentre i Romani subivano l’ennesimo scacco. Gli asse-
ca. In quei luoghi, nei due anni precedenti, il giovane tribuno dianti erano riusciti a penetrare entro le mura, nel sobborgo
si era distinto nel lungo assedio a Cartagine. di Megara, ma i difensori punici si erano assiepati lungo le al-
I Romani non riuscivano a venirne a capo, nonostante vi stes- ture che dominavano il mare, e non esitarono a investirli con
sero impiegando ingenti risorse. I consoli degli anni preceden- scariche di massi. I Romani si salvarono solo grazie all’arrivo
ti, giunti davanti alla città con la convinzione di fare un solo di Scipione che, con le sue navi, poté raccogliere e imbarcare
boccone di un avversario ormai lontano dai fasti dell’epoca di i fuggitivi in rotta.
Annibale, si erano scontrati con la determinazione dei Puni- Era l’ennesimo assalto fallito dei tanti condotti prima dai con-
ci, che avevano incrementato la produzione di armi forgiando soli Marcio Censorino e Manio Manilio, poi dai loro successori
con oro e argento, in mancanza di bronzo e ferro, 100 scudi, Ostilio Mancino e Calpurnio Pisone. Molto più efficaci si erano
300 spade, 500 lance e 1.000 frecce al giorno. Perfino le donne
di ogni ceto contribuivano alla difesa con i propri capelli, de- Scipione Emiliano (184 ca-129 a.C.) Era figlio naturale del conquistatore dei Macedoni, Lucio Emi-
lio Paolo, e nipote adottivo di Scipione l’Africano, il generale che aveva sconfitto Annibale.
stinati a fabbricare le corde per le catapulte.

CREATIVE ASSEMBLY SEGA


su una sottile striscia di sabbia sovrastata dalle mura dell’abi-
tato, che si estendevano per oltre 33 chilometri racchiudendo Fante di marina
il porto commerciale (di forma rettangolare), quello militare L’uniformme di questo soldato di marina
interno, di forma circolare (il Cothon), e la Byrsa, la rocca po- (miles classiarius) dell’ultimo quarto del
sta su un’altura. In mezzo ai due accessi si trovava il lago
g di Tu- terzo secolo a.C., di nazionalità etrusca,
t come dal
mostra d l periodo
i d ddelle
ll G
Guerre pu-
nisi, che non era possibile guadare. niche in poi fosse evidente un certo grado
Nel 149 a.C., i Romani avevano tentato lo sbarco o distribuen- di differenza tra l’equipaggiamento degli
do le forze lungo i due istmi, per prendere d’assaltoo la cit- uomini destinati alla flotta, decisamente
tà con una manovra a tenaglia. Ma erano stati reespinti più leggero, e i legionari di terraferma.
due volte dal fitto lancio dei proietti dagli spalti. A sud, L’arruolam mentto: questo classiario fa parte
dell’esercito consolare di Scipione l’Africa-
invece, con un terzo attacco erano riusciti a portaare a ri- no (204 a.C.).
dosso delle mura alcuni arieti, che avevano apeerto una Equipaggiamento: le urne etrusche che
breccia; ma poi, troppo stanchi per proseguire l’a- rappresentano marinai o soldati navali,
zione, avevano lasciato che, durante la notte, i Caar- datate fra il terzo e il primo secolo a.C., ci
taginesi ripristinassero la barriera e presidiassero in forze i tetti mostrano in particolare l’uso di berretti
di feltro (piloi) e di vestiari imbottiti o
degli edifici adiacenti. Ci avevano riprovato poco d dopo, ma so- trapuntati. Oltre alle asce (secures), i
lo per essere respinti di nuovo dai proietti, senza n neppure riu- combattenti di marina brandivano spesso
scire ad appoggiare alle mura le scale che si eranoo costruiti al lunghe aste falcate
prezzo di molte vite durante la ricerca del legnamee necessario, (drepana) con
nelle spedizioni che li avevano esposti alle sortite della
d cavalle- cui tagliavano
le corde e le
ria nemica. Gli assalitori si erano pertanto rassegnaati a divenire vele delle navi
assedianti, ma si erano subito esposti al contrattacco nemico, nemiche.
che li aveva costretti a spostare il campo. Censorrino, poi, era Raffaele
stato obbligato a porre il proprio campo lungo laa sottile stri- D’Amato
scia di sabbia che separava il lago di Tunisi dal maree, per evitare
la malaria che durante la calura estiva falcidiava lee sue truppe.
Murati den ntro o . Scipione dedicò i primi m mesi del suo
mandato a rinvigorire lo spirito della truppa, nella q quale molti
si erano addirittura uniti al nemico nelle sue scorrerie. Il con-

LA
BRECCIA
Scipione blocca il porto per evitare
l’afflusso di rifornimenti alla città.
Ordina l’assalto nella primavera del
146. Mentre Asdrubale appicca il
fuoco al porto, dove si aspetta
l’attacco, i Romani riescono
ad aprire una breccia e a
sfondare.
G. ALBERTINI
Il blocco serrato condannava adesso i difensori alla fame e
I Persiani sull’Eurimedonte (466 a.C.) Asdrubale, per impedire ai suoi di arrendersi, fece portare su-

A
ltri sbarchi hanno segnato permettere alle numerose navi gli spalti i prigionieri romani e li fece torturare, mutilare, scor-
la storia militare antica, co- persiane, che ammontano forse ticare e impiccare davanti agli occhi dei commilitoni; quelli che
me quello alla foce dell’Euri- a 350, di manovrare; Ariomande
medonte in Asia Minore (Turchia), le fa quindi calare in acqua, dove
sopravvissero alle sevizie furono gettati dalle mura.
dove per attaccare i Greci si riuni- cercano di raggiungere il mare Il bloocco de el porto. Scipione intendeva completare il
scono le forze navali e l’esercito di aperto, ma 200 vascelli finiscono blocco con la costruzione di un ulteriore muro di 900 metri,
terra dei Persiani. Il comandante in mano ateniese. Allora le truppe che avrebbe ostruito l’entrata del porto esterno e impedito an-
in capo, Ariomande, intende però persiane si affrettano a schierarsi che gli approvvigionamenti via mare. Dopo due mesi di lavoro,
agire solo dopo il previsto arrivo lungo la spiaggia per impedire
di 80 vascelli provenienti da Cipro; ai Greci di sbarcare. Cimone fa
l’opera era quasi compiuta e i Cartaginesi tentarono il tutto per
nell’attesa, fa tirare in secco le im- sbarcare gli opliti, che dopo un tutto. Aprendosi uno sbocco sul litorale, uscirono pertanto dal
barcazioni per proteggerle. furioso corpo a corpo prevalgono. porto interno con 50 navi costruite in fretta e furia col legno ri-
A sorpresa. Ma il condottiero Il condottiero greco, poi, salpa alla cavato dalla demolizione delle loro case, ma nella battaglia che
ateniese Cimone attacca con 200 volta di Idro e sorprende anche le seguì due giorni dopo ebbero la peggio, nonostante i tentativi
navi prima del ricongiungimento navi provenienti da Cipro. Grazie
delle due flotte. La foce del fiume a questa clamorosa vittoria, Atene
di molti marinai di incendiare la diga, gettandosi in acqua con
è uno spazio troppo ristretto per riconquista il controllo dell’Egeo. torce accese. Scipione reagì lanciando un assalto al terrapieno
dove attraccavano i nemici, ma nonostante i suoi riuscissero ad
aprire una breccia, i Punici guadarono i bassifondi e respinsero
sole tentò un attacco solo in primavera contro Megara e riuscì l’attacco, incendiando le macchine d’assedio. Il console dovette
a far penetrare oltre le mura 4.000 uomini; ma Asdrubale, ac- minacciare l’esecuzione per i fuggitivi, per costringere i suoi a
campato sull’istmo, intervenne in tempo. insistere nell’azione. Finalmente, i Romani riuscirono a incen-
Tuttavia, Scipione fu sufficientemente rapido da approfittare diare il terrapieno e a sostituirlo con un muro alto quanto quel-
dell’assenza del comandante nemico dal campo per occuparlo, li della città, presidiandolo con 4.000 uomini e sancendo così
costringendo Asdrubale a rimanere in città. E fu un risultato di l’inizio del blocco marittimo.
importanza capitale, per i Romani, che da oltre un biennio ten- Atta acco alla rocc ca. Adesso Scipione poteva permetter-
tavano inutilmente di isolare Cartagine. La presenza di Asdru- si di lasciare che la fame e le epidemie completassero il lavoro,
bale fuori le mura aveva impedito la costruzione di un contro- rimanendo inattivo fino all’aprile del 146. Asdrubale, da parte
vallo, che finalmente il nuovo console poteva far costruire. sua, fece bruciare tutti gli edifici e i magazzini del porto, per ri-
In pochi giorni, i Romani eressero un campo trincerato ret- durre il fronte difensivo. Poi però dovette fronteggiare un at-
tangolare con un fosso lungo ciascun lato, tre dei quali muniti tacco diretto alla Byrsa, che Scipione condusse personalmente,
di palizzata, il quarto, verso la città, di un muro con una torre. portandosi dietro un sedicenne Tiberio Sempronio Gracco, il

L’IN
NCEENDIIO DI
CAARTAAGIN NE
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GIOORNNI, DURR AN T E
I QUAALI I ROM ANI
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DA

IL CONDOTTIERO
A lato, il volto di Scipione Emiliano (ricostruito sulla
base delle statue a noi pervenute) e l’assedio di
Cartagine così come proposti dalle immagini del
videogioco Total War: Rome 2 (Sega Europe). Quando
arrivò in Africa, il generale dovette imporre una
nuova disciplina alle truppe. Appiano racconta
che Scipione apostrofò i legionari
come predoni, e non come soldati,
ordinando che chi non rientrava
allo squillo dell’adunata era da
considerarsi passato al nemico.

24
futuro, celebre tribuno della plebe. Il console si fece protegge-
re da una testuggine rivestita di pietra, che lo difese dai lanci di
pezzi di muro diroccato. Ma non era la rocca il suo obiettivo. Il
luogotenente Gaio Lelio, infatti, nel frattempo attaccava in for-
ze le mura che chiudevano la città a ridosso del porto interno.
La strategia del condottiero risultò efficace, permettendo ai
Romani di avanzare rapidamente fino al mercato. Ma da quel
momento, e per sei giorni, furono costretti a combattere casa
per casa, tra edifici alti anche sei piani, lungo le stradine stret-
te e tortuose che salivano verso la cittadella. Gli uomini di Le-
lio dovettero avanzare saltando da un tetto all’altro, o valendo-
si di passerelle di fortuna. I cadaveri si andarono ammassando
AFP/GETTY IMAGES

uno sull’altro, tra quelli trucidati per strada e quelli precipitati


dai caseggiati, e i Romani furono costretti a usare i forconi per
rimuovere i corpi, gettando vivi e morti in fosse comuni. Frat-
CARTHAGO tanto, Scipione preparava la conquista della Byrsa trasforman-
Sopra, le rovine do la parte bassa della città in un rogo, per creare una spianata
della città alta di ove porre le macchine da lancio.
Byrsa, una delle
poche zone in cui L a ciittà rasa al su uolo. A quel punto i 55.000 abitanti che
sono stati rinvenuti avevano trovato riparo nella rocca si arresero. Cedette perfino
resti di epoca Asdrubale. Si gettò ai piedi del vincitore, che fu contento di ri-
punica. Infatti dopo sparmiarlo per esibirlo nel proprio trionfo. Di ben altro tenore
averla distrutta nel fu il comportamento della moglie del comandante; la donna, di-
146 a.C. i Romani
ricolonizzarono sgustata dal marito, afferrò i figli e si gettò tra le fiamme. Lo stes-
l’area già sotto so fecero i 900 disertori che sapevano di non
Cesare, poi la poter chiedere pietà: appiccarono il fuoco al SAPERNE DI PIÙ
regione prosperò
MONDADORI PORTFOLIO/AGE

Tempio della Salute, dove si erano rifugiati, e Carthago delenda est,


di nuovo come vi si lasciarono morire dentro. I sopravvissu-
provincia Miles Richard (Mondadori).
dell’Impero romano. ti furono dati in pasto ai leoni, gli altri vendu-
A lato, gli scavi ti come schiavi. Scipione avrebbe voluto limitarsi al saccheggio,
dell’antico porto. ma dal senato giunse l’ordine di radere al suolo la città, di pas-
sarvi sopra l’aratro e di gettare il sale nei solchi, per poi maledire
il suolo affinché né frutti né grano né case potessero mai rina-
scervi. Ma partendo da una rinata Cartagine, sei secoli dopo, i
AZIONE Vandali di Genserico avrebbero sottoposto l’Urbe a uno dei più
capillari saccheggi della sua storia. 
COMBINATA Andrea Frediani
I Romani controllano la città dal
terrapieno da loro costruito, attrezzato
con le torri da assedio. Lì affluiscono
le forze che sbarcano dal mare e da
Scipione a Cartagena (209 a.C.)

A
lì gli assedianti piombano sulla nche la Seconda guerra pu- invia un paio di migliaia di legio-
breccia aperta nelle mura, nica è segnata da uno sbar- nari con le scale a varcare l’istmo
per dilagare in città. co decisivo per i Romani. e assalire le mura. Il comandante
Appena giunto in Spagna Scipione della guarnigione, Magone, rea-
(futuro Africano) punta su Cartage- gisce mandandogli contro i suoi.
na, portandosi dietro 25.000 fanti Si crea una mischia che si sposta
e 2.500 cavalieri. Pone il campo verso il campo romano, dove l’af-
davanti all’istmo che collega la flusso di rinforzi determina la rotta
città alla terraferma, bersagliando- cartaginese.
la dalle navi con le catapulte. Poi In trappola. Giunta la bassa marea,
Scipione invia 500 uomini con sca-
le dalla parte della laguna, mentre
dà l’assalto alle mura lungo l’istmo
con il grosso dell’esercito. Impe-
gnati a fronteggiare l’attacco a est,
i difensori si accorgono tardi della
colonna che attraversa la laguna.
GETTY IMAGES

Il contingente sgomina i pochi sol-


dati rimasti sugli spalti, irrompe in
CREATIVE ASSEMBLY SEGA

città e assale alle spalle i difensori


impegnati contro gli altri assalitori,
aprendo le porte ai commilitoni e
inducendo così alla resa Magone.

25
SBARCHI
INGH
HILTE
ERRA
A 55 A.C
C.-19
940

APPRODO PER POCHI, SOGNO PROIBITO PER MOLTI:


DAI ROMANI A HITLER, TUTTI HANNO CERCATO
DI CONQUISTARE LE ISOLE BRITANNICHE, L’UNICA
VERA POTENZA NAVALE DELLA VECCHIA EUROPA

hiunque getti uno sguardo d’insieme sulla storia In precedenza, c’era stato un solo periodo di coesione poli-
dell’Inghilterra non potrà fare a meno di nota- tica: l’occupazione romana. Oltre tre secoli di pace, a partire
re la cesura rappresentata, nel 1066, dall’invasio- dal regno di Claudio, a metà del I secolo d.C., durante i qua-
KARAKTER GBR - TOBIAS MANNEWITZ, KARL KOPINSKI, FLORIS DIDDEN/CRYTEK GMBH. ALL RIGHTS RESERVED

ne normanna di Guglielmo il Conquistatore. Pri- li le sole operazioni belliche di rilievo contro nemici esterni
ma di allora, l’isola era stata occupata e conquistata numero- erano state quelle a settentrione, per arginare la pressione
se volte; dopo, sarebbe diventata inespugnabile. E il cambia- dei popoli celti (Scoti e Picti) che premevano alle frontiere.
mento ha certamente molto a che fare con la coesione politica E proprio come allora, nell’età medievale e moderna sareb-
che la minoranza dei dominatori normanni seppe imporre al- bero stati gli scozzesi a costituire la spina nel fianco del re-
la maggioranza anglosassone. Un regno potente come quel- gno inglese, favorendo più volte gli sbarchi dal continente
lo nato poco dopo la metà dell’XI secolo avrebbe suscitato di chi ambiva alla corona britannica.
le brame di rivalsa degli avversari contro cui si scontrava sul In tutte le altre epoche l’isola non è stata una nazione, un
continente e negli oceani, a cominciare dai sovrani francesi, regno o uno Stato, pertanto non ha avuto nemici bensì, co-
che in quanto duchi di Normandia erano i signori feudali dei me l’Italia, invasori: interi popoli che la sceglievano come
re inglesi. Ma i nemici non avrebbero avuto molte occasioni meta delle loro migrazioni.
per approfittare di instabilità politiche e di lotte interne, per Le prrime inva asionii. Il primo spostamento di massa di
sbarcare e insediarsi sull’isola, come era accaduto nel primo cui si possa dedurre l’esistenza dovette avvenire dopo l’ulti-
millennio dell’era volgare. Una mano agli inglesi, inoltre, l’ha ma glaciazione, oltre dieci millenni prima di Cristo, a opera
sempre data il Canale della Manica: venti e correnti sono sta- di popolazioni provenienti dalla penisola iberica, che han-
ti spesso i migliori alleati dell’isolamento britannico, ostaco- no lasciato testimonianze archeologiche come Stonehenge.
lando la traversata delle flotte nemiche. Grosso modo quando Roma cacciava i re e si costituiva in re-

26
LA PRESA DI ALBIONE
L’invasione romana della Britannia: si
vedono il capricorno della Legio XIIII
Gemina Martia Victrix e il toro della Legio
IX Hispania, usate da Claudio nell’invasione
del 43 d.C.; Cesare era già sbarcato
sull’isola un secolo prima.

pubblica, dovettero subentrare i Celti provenienti dalla val-


le del Danubio, dalle zone a nord delle Alpi e dalla Gallia. Si
trattava di quelle stesse tribù guerriere e pastorali che usa-
I
nero welche, cioè “stranieri” per i Germani (e quindi welsh,
il termine anglosassone per definire i Gallesi).
Le lotte tra i nuovi arrivati determinarono la creazione di
vano dipingersi i corpi prima di andare i battaglia, motivo sette regni, che a partire dall’VIII secolo dovettero confron-
per il quale vennero chiamati “picti” dai Romani. tarsi con nuovi invasori provenienti dall’area scandinava: i
La prima ondata, secondo la ricostruzione degli storici, Vichinghi, e in particolare i Danesi. Anche il loro avvento
era costituita dai Gaeli, che diedero il loro idioma all’Irlan- ebbe inizio con le razzie e si trasformò in occupazione; i re
da e alla regione delle attuali Highlands scozzesi, la secon- del Wessex, il regno che costituì a lungo un baluardo contro
da dai Bretoni, o Pritoni, la cui lingua si diffuse tra i Gallesi. gli invasori, furono costretti a comprarne la partenza impo-
La fine della dominazione romana risale all’alba del V se- nendo ai sudditi il Danegeld, una tassa apposita.
colo, quando l’Urbe ritirò gran parte delle guarnigioni dall’i- Sfiancati da decenni di lotte, tuttavia, agli albori del secon-
sola per fronteggiare le invasioni dei Goti sul continente. do millennio gli Anglosassoni finirono per offrire la coro-
Da allora, i signorotti celto-romani dovettero cavarsela da na al danese Canuto che, paradossalmente, fu il primo re di
soli contro la pressione dei Picti da nord e dei popoli germa- tutta l’Inghilterra, arrivando anche a ricevere l’omaggio del
nici che giungevano dal mare. re scozzese. Ma dopo di lui la corona tornò a un re sassone,
I sett
te regnii. Ma l’afflusso di tribù germaniche divenne Edoardo il Confessore, per nulla in grado di tenere a freno le
via via più massiccio, e in breve gli Anglosassoni assunsero ambizioni dei nobili che lo avevano eletto. Se Guglielmo non
il controllo di gran parte dell’isola. I profughi celti fuggiro- avesse avuto successo, probabilmente l’Inghilterra sarebbe
no sul continente, in Armorica, che sarebbe diventata così stata destinata a essere invasa numerose altre volte. 
la Bretagna, o nelle regioni montuose dell’ovest, dove diven- Andrea Frediani

27
LE INVASIONI RIUSCITE LE INVA NI FALLITE

55 a.C. Giulio Cesare


esare saggiò le difese britanniche la
prima volta nel 55 a.C., giungendo
C a Dover il 26 agosto; le scogliere lo
costrinsero a spostarsi una decina di km
a nord, dove il litorale era aperto e piatto.
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Ma i Britanni erano lì ad aspettarlo e le


navi romane, di circa 80 tonnellate l’una,
non potevano attraccare a riva. I legionari,
poi, non erano attrezzati per un’opera- 1588: l’Armada invencible degli spagnoli
zione anfibia ed erano privi di scialuppe: esecuzione della cattolica Maria Stuart convinse il re di Spagna Filippo II a pro-
dovettero calarsi in acqua mantendosi a gettare di invadere l’Inghilterra protestante di Elisabetta I. Una flotta di 130 na-
galla nonostante l’armamento pesante. L’ vi al comando del duca di Medina-Sidonia doveva bloccare le navi inglesi nella
L’approdo. Nel frattempo i Britanni li ber- Manica, per poi imbarcare le truppe del duca di Parma Alessandro Farnese (che nei
sagliavano con ogni sorta di proietto. Cesare Paesi Bassi guidava l’Armata delle Fiandre per conto della Spagna) e invadere l’isola.
fece spostare le navi verso sinistra, per colpire con Sconfitta da fuoco e tempeste. Le navi spagnole vennero attaccate, alla fine di lu-
le macchine da lancio il lato non protetto dei nemici. glio del 1588, da quelle inglesi di lord Effingham, che grazie al favore del vento e alla
Grazie al gesto di un aquilifero, che si buttò in mare maggiore agilità dei suoi vascelli riuscì a far ripiegare gli avversari verso Calais. Qui
ed esortò gli altri a seguirlo, i legionari trovarono il l’Armada tentò invano di imbarcare le truppe del duca, ma fu attaccata dagli inglesi,
coraggio di guadagnare la riva. La raggiunsero pe- che sacrificarono alcuni navigli caricandoli di materiale esplosivo per farne brulotti da
rò a gruppi sparsi, facendosi circondare dalla mandare, col favore di vento, contro la flotta nemica attraccata in rada e incendiarla.
cavalleria nemica. Il proconsole fu pronto Il duca di Medina-Sidonia fu così obligato alla ritirata, lasciandosi dietro metà delle
a inviare i rinforzi, che costrinsero alla navi. Le tempeste, poi, affondarono il resto della flotta lungo la rotta del ritorno.
ritirata i Britanni.

XVII-XVIII secolo: i cugini scozzesi


l re Giacomo II Stuart, l’ultimo monarca cattolico dei tre regni britannici, fu minacciato
nel 1685 dalla ribellione di suo nipote, il duca di Montmouth, a capo del partito prote-
VI-V secolo: Artù e gli Anglosassoni I stante. Questi raccolse attorno a sè un gruppo di congiurati che erano stati esiliati in
barbari che si riversarono sulla Britannia erano Angli, Sassoni e Iuti, e provenivano Olanda e da lì salpò alla volta dell’Inghilterra per deporre lo zio dal trono, sbarcando a
dall’area baltica. La loro conquista si estende lungo tutto l’arco del V secolo, in Lyme Regis. Fu però sconfitto dalle forze lealiste a Sedgemoor. Tre anni dopo, Giacomo
I modi e tempi di cui si è appropriato il mito. Si sa che presto qualcuno ebbe l’idea di fu destituito e al suo posto finirono la figlia Maria (protestante) e il genero Guglielmo III
valersene come mercenari: fu il caso di Vortigern, un celta che si proclamò re e affidò d’Orange, arrivato dai Paesi Bassi per invadere l’Inghilterra – lui sì – con uno sbarco ben
le operazioni militari a due capi sassoni, Hengist e Horsa, che però finirono per spa- riuscito. I giacobiti, sostenitori dello Stuart, trovarono appoggio nelle Highlands scozze-
droneggiare nella regione. si, da dove tentarono invano via mare e via terra la campagna di riconquista del trono.
Il vescovo. Gli invasori si allearono con i Picti, ma subirono una pesante sconfitta da Altro round. Nel 1719 Giacomo III, figlio dello Stuart, chiamò in aiuto la Spagna di
un vescovo-guerriero, capo del partito lealista, German che in testa alle Filippo V per reclamare la corona, ma la flotta di invasione fu spazzata via da una tem-
sue truppe li sgominò nella battaglia dell’Alleluia (429), ans. Fino alla pesta. Riuscirono a sbarcare solo le truppe dirette in Scozia, sconfitte poi a Glen Shiel
fine del secolo, tuttavia, l’isola fu dilaniata dalle lotte tra germanici, affluiti nell’ultima battaglia combattuta sul suolo britannico da un esercito invasore. Fece me-
in forze sempre maggiori, e i Celto-romani s ma da Ambrosio glio nel 1745 il nipote dello Stuart, Carlo Edoardo, che dall’esilio francese prese il mare
Aureliano e poi da Artorius, il personaggio c e re Artù. e sbarcò in Scozia. Il 21 settembre vinse a Prestopans, ma poi fu sconfitto a Culloden
nel 1746, precludendo alla dinastia cattolica la riconquistare del trono britannico.
VII arrivano i Vichinghi 1692-1805: i francesi
l prim si abbia notizia avvenne nel 787, con tre vascelli pro- isale a Luigi XIV il primo tentativo francese in
venie o del villaggio più vicino andò incontro ai nuovi arri- grande stile di invadere l’isola. Durante la Guerra
I vati, ma venne ucciso mentre cercava di capire con chi avesse a che fare. Sei anni R della Lega di Augusta (1692), il Re Sole progettò
dopo toccò all’isoletta di Lindisfarne il cui monastero venne depredato e incendiato, e di rimettere sul trono d’Inghilterra l’esiliato Giacomo II
i suoi monaci sterminati. La Cronaca anglosassone registra la progressione degli sbar- Stuart. A tal fine incaricò l’ammiraglio Tourville di imbar-
chi, iniziati dapprim l’ r cco di pochi vascelli, poi di flotte, quindi di un’armata. care a Le Havre le truppe da trasportare sulla Manica.
E adesso Londra. I o privi di marineria e i Vichinghi ne approfittarono Ma le operazioni si svolsero a rilento, dando tempo agli
per occupare le picc e usarono come basi per lanciare i loro raid. Nell’851 anglo-olandesi di schierarsi a presidio del Canale. L’am-
ci fu il primo tentati mento: i pagani trascorsero tutto l’inverno sull’isola di miraglio, costretto ad affrontare lo scontro presso Capo
Thanet e ben 300 vascelli raggiunsero l’imbocco del Tamigi, prendendo d’assalto Can- Barfleur contro una flotta che aveva il doppio dei suoi
terbury e Londra, che nel raid dell’842 aveva subito il cosiddetto “grande massacro”. effettivi, venne circondato e poi inseguito durante il
ripiegamento, perdendo numerosi vascelli a causa delle
navi incendiarie lanciategli contro dal nemico.
L’era di Napoleone. Bonaparte riprese i progetti di
Luigi, inventandosi un porto a Cherbourg (dove si sc
nel granito) e ammassandovi una quantità sproposi
di forze, che denominò “Armata d’Inghil
inglesi presidiavano il Canale. Napoleon n
finto attacco alle Antille per attirare le lo
dalla Manica; ma la sconfitta di Trafalgar ra
della flotta inglese di Horatio Nelson vanificò tutto.

GETTY IMAGES
1940: i pro i
opo la sconfitta giugno 1940 Hitler, che si aspettava una richiesta
di pace anche d a, pianificò l’invasione. Fece preparare piste di
D decollo, aviori ni radio sui territori occupati, e imbarcazioni e
zattere nei porti, desti razione 20 divisioni.
Nell’arco di un mese fu tutto pronto, ma il presupposto su cui si basavano i progetti
nazisti era il conseguimento del dominio dell’aria, per neutralizzare le difese aero-
navali nemiche e permettere alla Wehrmacht di sbarcare. Dal 10 luglio, pertanto, i
1066: la conquista normanna tedeschi attaccarono convogli e porti. Ma la RAF si oppose con tenacia all’azione della
uando Guglielmo il Bastardo, duca di Normandia, fece valere le sue pretese Luftwaffe, grazie anche alla presenza di una ventina di stazioni radar lungo le coste
sulla successione al cugino Edoardo il Confessore, c’erano in giro altri due inglesi, che consentirono agli aerei britannici di alzarsi in volo a colpo sicuro, senza
pretendenti al trono: l’anglosassone Harold Godwin, eletto sovrano dall’as- sprecare carburante per localizzare il nemico, e abbattere quasi 2.000 apparecchi te-
deschi in due mesi. L’invasione fu rinviata più volte, per essere poi accantonata.
Q
semblea dei notabili alla morte di Edoardo, e il re di Norvegia Harald Hardrada.
Tutto si svolse nell’arco di 20 giorni. Il vichingo Hardrada sbarcò alla foce dell’Ouse
e vinse una prima battaglia a Fulford il 20 settembre; Harold Godwin decise di an-
dargli incontro, partì subito con l’esercito da Londra, percorse 300 km in 5 giorni e
quindi lo sconfisse nella battaglia di Stamford Bridge il 25, uccidendolo.
La svolta: la battaglia di Hastings. Tre giorni dopo Guglielmo, salpato dalla costa
francese, sbarcava molto più a sud, nei pressi di Pevensey, costringendo quello
che ormai era l’unico rivale a tornare precipitosamente sui suoi passi attestandosi
ad Hastings. Il 13 ottobre le fresche forze dei Normanni incontrarono gli stremati

29
uomini di Harold Goodwin. Questi cadde in battaglia insieme ai suoi due fratelli,
lasciando l’Inghilterra nelle mani del duca invasore.
SBARCHI
CRETA 960--96
61
LA RICONQUISTA DELL’ISOLA A GREECA DA PA ARTE
E DEI
BIZANTINI FU UN VERO ASSSALTOO ANFFIBIOO, CO
ON LE
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MPEE
DALLE QUALI LAA CAVAL
LLERIIA PESSAN
N TE SI RIVERSÒ A TEERRA
A

Nella miniatura del


manoscritto
Scilitze di Madrid,
le navi bizantine
(i dromoni, diversi
dalle navi da
trasporto di destra)

ORONOZ/MONDADORI PORTFOLIO
stringono d’assedio
i musulmani
a Chandax,
la capitale
dell’emirato di
Iqritiya (Creta).

n mattino d’estate, nell’anno 960 dell’era cristiana, I dromoni imperiali arrivarono come un’onda nera in pros-
il mare di fronte alla città fortificata di Chandax – simità della spiaggia. Niceforo Foca (v. riquadro alle pag. suc-
l’attuale Iraklion, sulla costa settentrionale dell’iso- cessive), il comandante scelto dall’imperatore Romano II (959-
la di Creta – si riempì a poco a poco di forme snelle 963) per la sua grande esperienza bellica, “aveva portato sul-
e nere, appena distinguibili contro l’orizzonte. Per primi giun- le navi da carico delle rampe di legno, e le fece collocare tra le
sero in prossimità della costa i veloci dromoni , gli “occhi” del- prue e la riva, riuscendo così a trasbordare tutti i suoi uomini,
la flotta imperiale; subito dopo, a decine, i trasporti carichi di completamente armati e in groppa ai loro cavalli, dal mare al-
truppe, spinti da due file di rematori, con le poppe ricurve e le la terraferma”. Queste parole di Leone Diacono, storico bizan-
prue che quel giorno si stagliavano alte sull’acqua. Le vedette tino della seconda metà del X secolo, costituiscono una delle
arabe segnalarono immediatamente le navi bizantine; l’attac- più antiche descrizioni dell’uso di rampe mobili realizzate spe-
co era atteso – sarebbe stato impossibile mantenere segreti i cificamente per scopo militare, che trasformarono i dromoni
preparativi di una grande spedizione nel Mediterraneo orien- della flotta di Niceforo in mezzi da sbarco e l’attacco bizantino
tale, dove si intrecciavano scambi commerciali di ogni tipo – e a Creta in un vero e proprio assalto anfibio.
la guarnigione della capitale dell’emirato arabo di Iqritiya era Batta aglia su ulla sp
piagg gia e asssed
dio. “Gli arabi restaro-
pronta ad accogliere il nemico, al quale aveva già inflitto una no stupefatti alla vista di quello strano accorgimento, di cui non
disastrosa sconfitta undici anni prima. L’emiro Abd al-Aziz ibn avevano mai sentito parlare”, continua Leone. Le grandi pas-
Shu’ayb (Kouroupàs nelle fonti greche), signore dell’isola dal serelle di legno rizzate sulle prue delle navi vennero ammaina-
949, decise di non chiudersi al riparo delle fortificazioni citta- te fino a toccare la battigia; invece di lanciarsi all’attacco men-
dine, ma di combattere vicino alla spiaggia, confidando nella tre durava lo sbarco, molto più rapido del previsto, i difensori
difficoltà di portare a terra in poco tempo un’intera armata; per esitarono fatalmente, mantenendo lo schieramento compatto
ottenere un’altra vittoria schiacciante, Abd al-Aziz intendeva e immobile. La cavalleria pesante imperiale aveva preso terra
probabilmente lasciar sbarcare senza opposizione una parte per prima, perché Niceforo contava sull’effetto sorpresa: ap-
delle forze avversarie, per attaccarle a fondo mentre si trova- pena formati i reparti, e ordinata l’armata in tre divisioni, il ge-
vano ancora in grave inferiorità numerica, con le spalle al ma- nerale bizantino ordinò di far alzare gli stendardi con la croce,
re, ma ormai costrette ad accettare battaglia. suonare la carica e attaccare frontalmente il nemico. I possen-
Dromoni Ovvero“corridori”, era questo il nome con cui venivano indicate genericamente le navi
ti catafratti si gettarono avanti, mentre sopra le loro teste si in-
da guerra imperiali dopo il V-VI secolo. Ne esistevano di diversi tipi: da ricognizione, più leggeri, da crociavano i tiri degli arcieri. “I barbari” – così Leone Diacono
battaglia e da trasporto; tutti potevano essere equipaggiati con i sifoni per utilizzare il micidiale chiama gli arabi di Creta – “non riuscirono a sostenere a lun-
fuoco greco (v. nota alla pagina successiva).
go l’urto delle lance romane; ben presto il loro schieramento si
C. GIANNOPOULOS

30
STALLE GALLEGGIANTI
Due possibili varianti della
tecnica anfibia impiegata dai
bizantini per lo sbarco a Creta:
nel primo caso (illustrazione
grande), la prua della nave si
apriva per far uscire una rampa
di legno che consentiva di far
sbarcare i cavalieri catafratti e i
loro cavalli. Nel secondo caso
(a destra), la prua si abbassava a
mo’ di ponte levatoio, sostenuta
da catene di ferro. Queste
imbarcazioni dalla chiglia piatta
e dallo scafo arrotondato erano
vere stalle galleggianti, tale
era la loro capacità di stivare
grandi quantitativi di animali e
di foraggio.
Mappa Chandax
seicentesca
dell’isola
di Creta.

CON LO SBARC
CO A CRETA
A L’IMP
PER
RO BIZAANTIINO AV
VEVA
UOVAMENTE AR
NU RREST
TATO L’ESSPA
ANSIONE
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A BA
disintegrò, e fuggirono verso le mura di Chandax, mentre i no- pulte, arieti e facendo ricorso alla guerra di mine contro il tratto
stri ne facevano strage”. più vulnerabile delle mura. Il 6 marzo 961 venne lanciato l’assal-
La cavalleria bizantina inseguì il nemico in rotta fino alle por- to decisivo: una mina fece crollare due torri, aprendo una brec-
te della città, ma non aveva i mezzi per dare l’assalto immedia- cia attraverso cui si gettarono le truppe scelte bizantine, che tra-
to alle fortificazioni; Niceforo fece porre il campo di fronte a volsero la resistenza della guarnigione.
Iraklion, bloccandola dalla parte di terra, e ordinò alla flotta di Niceforo riuscì a contenere la sete di sangue dei propri soldati,
pattugliare il mare: “Se i suoi capitani avessero scoperto una so- risparmiando la vita a buona parte della popolazione di Chan-
la nave da carico dei barbari che tentava di fuggire verso il ma- dax, ridotta comunque in schiavitù. Anche dopo aver messo da
re aperto, dovevano inseguirla e incendiarla col fuoco liquido ”. parte un quinto del bottino per il tesoro imperiale, come previ-
L’asse edio. Le forze imperiali tentarono un attacco diretto al- sto dalla legge, le ricchezze accumulate dai pirati cretesi si ri-
le mura, ma la loro solidità e la disperata determinazione dei di-
Guerra di mine Fin dall’antichità era stato trovato il modo di aprire una breccia nelle mura nemi-
fensori convinsero subito Niceforo a evitare perdite inutili e pre- che scavando una galleria fino a raggiungerne la base: qui veniva realizzata una“camera di mina”,
disporsi a un lungo assedio, costruendo a sua volta fortificazioni puntellata con travi in legno, dove venivano ammassate fascine in quantità, che venivano incen-
e macchine da guerra. L’inverno passò senza operazioni di rilie- diate. A quel punto bastava attendere che i puntelli della camera di mina, consumati dal fuoco,
sbriciolandosi provocassero il crollo delle mura soprastanti.
vo; all’inizio della nuova stagione il comandante bizantino pre-
parò con cura un nuovo attacco, questa volta utilizzando cata- Pirati cretesi Gli arabi che dominavano Creta dagli anni ’20 del IX secolo si erano dati alla pirateria,
e avevano compiuto per oltre un secolo una serie impressionante di scorrerie nell’Egeo: nell’873
Fuoco liquido O fuoco greco, un composto incendiario usato dai bizantini per distruggere le navi erano penetrati fin nel Mar di Marmara, nel 904 una flotta araba aveva saccheggiato Tessalonica, la
nemiche. Era caricato a bordo dei dromoni, conservato in otri di pelle o contenitori di terracotta e seconda città dell’impero. Le coste del Peloponneso e molte isole erano state devastate e abban-
“soffiato”sugli avversari con un tubo di rame, o lanciato sul nemico con la petriera (un mortaio). donate dalla popolazione.

SECOLI DI GUERRE
ORONOZ/MONDADORI PORTFOLIO

Miniatura tratta dallo


Scilitze di Madrid, ovvero
il Codex matritensis
dello storico bizantino
dell’XI secolo Giovanni
Scilitze. Mostra lo scontro
tra guerrieri bizantini e
musulmani durante le
Guerre arabo-bizantine,
la serie di battaglie tra i
emirati arabi e l’Impero
bizantino intercorse tra
VII e XII secolo. Il duro
confronto sfociò in due
assedi di Costantinopoli da
parte degli arabi (il primo
del 674, il secondo del 717),
entrambi falliti. Furono
queste vittorie a ritardare
l’espansione islamica.
velarono sufficienti a riempire le tasche dei soldati del corpo di
Protokaravos

G. ALBERTINI
spedizione. Niceforo tornò a Costaantinopoli nell’estate del 961
salutato come un eroe; nella capitalle, di fronte al suo imperato- dei Pamphyloi
re, celebrò uno splendido trionfo, m mostrando al popolo l’emiro L’unifoorme è quella del protokaravos (ovvero
prigioniero e la sua famiglia. La con nquista della principale piaz- il capitano) di una nave da guerra del corpo
zaforte araba non pose fine alla lottaa, che si prolungò fino al 965; dei Pamphyloi della Flotta imperiale bizantina
dopo quella data l’isola di Creta ven nne trasformata in un tema, (Vasilikoploimon), 960 d.C.
Storia: nel X secolo l’Impero di Bisanzio contende-
e i missionari bizantini convertiron no l’intera popolazione mu- va il primato del Mediterraneo agli eserciti e
sulmana nello spazio di un paio di ggenerazioni. alle flotte dell’Islam. Uno dei corpi d’élite
Scon ntro di civiltà à. L’impresaa compiuta da Foca e dalla della flotta imperiale era quello dei Pam-
sua armata cambiò completamente la situazione strategi- phyloi, combattenti e marinai reclu-
tati dalla regione omonima dell’Asia
ca nel Mediterraneo: il Mare Egeo toornò sotto il controllo Minore.
della flotta imperiale, consentendo un notevole svilup- L’equuipaggiameento: secondo quan-
po dei commerci e della vita econom mica di città e regio- to riferisce l’imperatore Costantino
ni costiere, che avevano sofferto terrribilmente a causa VII Porfirogenito, tali marinai erano
impiegati nella flotta costantino-
delle razzie dei pirati cretesi. Lo scontro di civiltà tra politana ed erano muniti delle ar-
Islam e impero cristiano, che duravva ormai da tre mi migliori, scudi di ferro, scudi di
secoli, stava volgendo inaspettatam mente a favore ferro o di cuoio rinforzato, corazze
dei sovrani di Costantinopoli: prop prio Niceforo lamellari (klivania), cotte di maglia
(lorikia) e altro. I loro capitani
Foca – nel frattempo salito al trono grazie
g al ma- portavano elmi con la maschera
trimonio con la vedova di Romanoo II, Teofano facciale (kassidia avtoprosopa);
– poteva passare alla controffensivaa sul princi- prerogativa di questo corpo
pale fronte terrestre, puntando verrso il cuore erano poi gli scudi di cuoio
cucito (dorkai). La parola, di
della Siria. Tre anni dopo la definitivva conqui- origine araba (“darkah” o
sta di Creta, nell’autunno del 968, le truppe “dorkah”, da cui deriva l’ita-
bizantine espugnavano Antiochia, la grande liano “targa”), indica scudi
metropoli sede di uno dei cinque troni pa- (targae) coriacei, di pelle o
di cuoio, montati su una struttu-
triarcali della cristianità. Un simile trrionfo non si ra di legno leggero. Erano molto
ricordava dai tempi di Giustiniano eed Eraclio: l’im- solidi e resistenti e permetteva-
pero della Nuova Roma era di nuovoo la più grande po- no anche di nuotare in acqua.
tenza economica e militare del Mediterraneo orienta- Raffaele D’Amato
le, vicina a toccare lo splendido apoggeo del-
la sua storia millenaria. 
Gastone Breccia
SAPEERNE DI PIÙ
Ù
Storia dell’Impero bizantino,
Georg Ostrogorsky (Einaudi).
Temi Letteralmente,“corpi d’armata”: erano province governate da uno strategòs Byzantine expeditions against
(generale); in ciascun tema era insediato un contingente di soldati, ai quali veniva
concesso in usufrutto un podere per provvedere al sostentamento della propria
the emirate of Crete c. 825–949,
famiglia, acquistare l’equipaggiamento e svolgere il servizio militare. C. G. Makrypoulias (Graeco-Arabica).

Nicefo
oro II Fo
oca, la “Mo
orte Biaanca” degli arrabii

N
iceforo Foca (912-969, nella grande provincia che costituiva il I suoi principali successi dopo la
miniatura a destra) merita fulcro del sistema difensivo bizanti- conquista di Creta furono le campa-
un posto tra i grandi co- no in Asia Minore. Otto anni dopo, gne in Siria: utilizzando abilmente
mandanti militari, mentre è noto quando suo padre venne ferito in la cavalleria pesante dei clibanari
soprattutto per il ritratto caricatu- battaglia, l’imperatore Costantino (i “corazzieri”), tornati in auge
rale che ne ha lasciato Liutprando VII lo promosse domestikòs delle alla metà del X secolo, Niceforo II
di Cremona nella sua Ambasceria a scholai, i reggimenti scelti della sconfisse più volte gli eserciti degli
Costantinopoli. Niceforo fu guerriero guardia imperiale, un grado molto emiri hamdanidi di Aleppo. Fu
per tradizione, per carattere e per elevato cui competeva la direzione incoronato imperatore nel 963, ma
scelta: nato in una delle più nobili delle operazioni sul fronte orientale l’esclusivo interesse alle cose della
e ricche famiglie di Cappadocia, dell’impero – ovvero, la conduzione guerra, unito a un aspetto fisico
ALBUM / CONTRASTO

era nipote, figlio e fratello di grandi della guerra contro gli arabi di Siria poco gradevole, a uno stile di vita
generali dell’impero, e aveva quindi e Mesopotamia. severo e a un carattere difficile,
la strada aperta per fare carriera Motivato. Niceforo considerò gli resero ostile la brillante moglie
nell’esercito. Dopo un decennio di questo incarico una vera e propria Teofano. La sovrana cospirò a suo
esperienza come comandante di missione religiosa: per tutta la vita danno e lo fece assassinare nel 969
reparti di frontiera, nel 945 – a poco combatté i musulmani con una de- dal generale Giovanni Zimisce, altro
più di trent’anni – fu nominato terminazione feroce, tanto da meri- valoroso condottiero. Quest’ultimo
strategòs (comandante in capo) tarsi dai suoi nemici il soprannome regnò poi fino al 976 continuando a
del tema anatolico (“Orientale”), la di “Morte Bianca”. mietere vittorie in guerra.

33
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SBARCHI
GIAP
PPON
NE 12
274
4-12
281

ubilaj Khan, nipote di Gengis Khan, era nella seconda


metà del XIII secolo il padrone del più vasto e poten-
te impero del mondo. Il dominio mongolo si estende-
va dalle steppe della Russia agli altopiani della Mon-
golia, fino alle foreste tropicali dell’India. La sua capitale, Khan-
baliq (letteralmente, “la città del Khan”), oggi Pechino, era so-
vrappopolata e ricca di attività commerciali e culturali. Benché
signore assoluto di questo vastissimo impero, Kubilaj aveva un
sogno, o meglio, un’ossessione. Marco Polo, nel suo Milione, ci
racconta che la sua idea fissa era quella di sottomettere le isole
di Cipango, il Giappone di oggi.
Kubilaj, va detto, aveva le sue ragioni per invadere quelle ter-
re. In Giappone le continue guerre civili avevano fatto sì che gli
ufficiali del governo centrale, il Bakufu, responsabile per il man-
tenimento dell’ordine e della legge, chiudessero un occhio sul-
le scorrerie che i pirati giapponesi compivano sulle coste del-
la Cina e della Corea.
La minaccia a. Il Gran Khan scrisse al governo nipponico,
allora rappresentato dalla figura simbolica dell’imperatore e
dal capo del governo – o generalissimo (lo Shogun o Shikken)
– pretendendo la fine degli atti di pirateria. Il reggente Sho-
gun era allora Hojo Tokimune, settimo degli Shikken, samu-
rai capace e pieno di risorse. Kubilaj non ricevette risposta e la
sua nuova richiesta al governo giapponese fu una domanda di
vassallaggio del popolo nipponico alla sua autorità. La rispo-
sta non arrivò mai.
Ma la potenza della dinastia Juan non poteva tollerare la tra-
cotanza del Giappone, così il Khan nel 1274 pianificò il primo
attacco. Arruolò nel suo esercito ausiliari coreani e allestì una
flotta di centinaia di navi. La potente armata prese il mare.
La prima a essere attaccata fu l’isola che sta a metà fra il Giap-
pone e la Corea, Tsushima. Qui, 200 uomini di guarnigione sot-
to So Sukekuni, nipote del grande signore della guerra Taira To-
momori, combatterono coraggiosamente fino alla morte. La vi-
OSPREY PUBLISHING, PART OF BLOOMSBURY PUBLISHING PLC

cina isola di Ikishima fu il secondo obiettivo. Lo sbarco sul suo-


lo nipponico vero e proprio – cioè a Kyūshū, l’isola più grande,
a sud – ebbe luogo presso la moderna città di Hakata.
La resistenza fu tenace, nonostante le pesanti perdite inflit-
te dai mongoli ai giapponesi. A scontrarsi non erano solo due
eserciti, ma anche due diverse tradizioni militari: il nucleo del-
le difese nipponiche era formato dai samurai (la casta dei guer-
rieri) che combattevano per i tanti signori della guerra, i feuda-
tari del Giappone medievale. Questi erano abituati a uno stile di

36
CII VO
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MIIRAACOL LO PER R
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C Ò: E R A
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L KAA MIKAZ E

XIII SEC.
LE NAVI DEL KHAN
Non erano altro che le secolari giunche
cinesi, trasformate, per l’occasione, in navi
da alto mare. Lo sbarco delle truppe e dei
cavalli avveniva mediante passerelle di
legno. Alcune di loro contenevano strutture
per la costruzione di fattorie in loco, e
questo dimostra che l’intenzione dei
mongoli era quella di occupare in
modo permane territorio
giapponese.
Mizuki
Daza-ifu
1274 LO SBARCO 6
NELLA BAIA 5 Hakata

DI HAKATA 2
Hakozaki
4
1
3 kata
d i Ha
ia Noko
Ba
7

Inizia l’invasione. Dopo aver nella baia. Bande di guerrieri bombe esplosive e frecce av-
travolto le difese nipponiche samurai cercano di fermare la velenate cercano di creare un
sulle isole di Tsushima e Iki, i loro avanzata (2). varco per assicurare lo sbarco
mongoli sbarcano le truppe Arriva il grosso dell’armata del grosso dell’esercito. L’urto
di invasione nella baia di mongola. Nel frattempo, i è tremendo, migliaia di frecce
Hakata (1). Durante la prima comandanti mongoli e cinesi cadono sui giapponesi, men- Shiga
fase dell’attacco le truppe fanno sbarcare il corpo d’ar- tre i guerrieri del Khan che si
mongole situate sulla costa mata principale lungo la co- avvicinano al nemico vengo-
orientale, presso Imazu, sta fra Hakata e Hakozaki (3). no fatti a pezzi dalle spade Mongoli
riprendono il mare e punta- Due corpi di samurai avan- dei samurai.
no verso terra tentando un zano e li intercettano (4): si Ripiegamento dei giapponesi.
duplice attacco ai fianchi che aprono feroci combattimenti, Dopo ore di fieri combatti- Giapponesi
supporti lo sbarco principale con i mongoli che tramite menti, i giapponesi ripiegano

I MONG
G OLI GIOCARON
NO IN
N QUESTA
A PARTIITA L A CART TA DI
GANIZZAZIONE LOGIISTICA
UN’ORG A ALL
L’EPO
O CA SENZ Z A PA
ARI
combattimento che dava una grande enfasi alle imprese indivi- enorme. Le difese costiere, rinforzate dalla costruzione di una
duali, mentre i mongoli controllavano, per mezzo dei tamburi e grande muraglia in pietra, avvistarono il nemico e con segna-
dei gong, i loro schieramenti muovendo sul campo di battaglia li di fuoco trasmisero alla capitale dello Shogun, Kamakura, la
ampi corpi d’armata raggruppati in uno schieramento a falan- notizia del suo arrivo. Al comando dell’imperatore e dello Sho-
ge, scagliando una quantità infinita di frecce. Tra i guerrieri del gun, tutti i samurai si mossero contro i mongoli per difendere la
Khan non vi erano nobili nemici da sfidare in un combattimen- sacra terra dei loro antenati. Guerrieri che fino al giorno prima
to singolare. Gli aristocratici samurai del Sole nascente si trova- erano pronti a tagliarsi la gola, ora insieme correvano in soccor-
rono davanti solo un’orda barbara di mongoli, cinesi e coreani. so delle isole sotto minaccia: Tsushima, Shikano, Iki.
Rozz zi ma effficaci. Le truppe di Kubilaj lanciavano sul ne- Le navi del Khan vennero attaccate mentre si stavano avvici-
mico bombe infuocate che scompigliavano le file dei samurai. nando alla costa. Le piccole imbarcazioni nipponiche effettua-
Questi, tuttavia, si adattarono molto velocemente alle nuove vano raid con la copertura del buio: i samurai, balzando sulla
strategie del nemico e la loro abilità di combattenti costrinse nave nemica, tagliavano tutte le teste dell’equipaggio mongolo,
i mongoli, sconfitti nelle battaglie di Akasaka e Torikai-Gata, per poi tornare indietro indisturbati col favore delle tenebre. Le
a una ritirata sulle navi. In quel frangente la flotta venne colta continue scorrerie costringevano la flotta del Khan a rimanere
d’improvviso da una tempesta distruttiva di proporzioni inau- ancorata al largo, nella torrida estate nipponica.
dite (v. il riquadro sopra), e la prima invasione del Giappone fi- Arriv va il tiffone. Nonostante le perdite, la flotta mongola
nì tanto velocemente quanto era iniziata. riuscì a conquistare Ikishima e avanzò su Kyūshū, sbarcando mi-
Kubilaj Khan non si scompose. Per un sovrano che poteva met- gliaia di soldati in punti diversi. In una serie di sanguinosi com-
tere in campo un milione di uomini, la perdita di alcune migliaia battimenti, conosciuti come la battaglia di Kōan o “seconda bat-
di uomini era insignificante. Ma bisognava imparare dalle disfatte. taglia della baia di Hakata”, le forze mongole vennero respinte.
Passato il pericolo, mentre i giapponesi ritornavano a combat- Le fortificazioni funzionarono e i giapponesi, di gran lunga in-
tersi fra loro, il Khan preparava con cura la sua rivincita. Non feriori di numero, riuscirono comunque a contenere il nemico.
tralasciò neppure di inviare ambasciatori coreani e cinesi allo Eppure le truppe mongole sembravano infinite. Il 15 agosto
Shikken. La risposta arrivò con le teste degli emissari. 1281, forse rispondendo alle preghiere che si alzavano dai tem-
Nel 1281 la flotta di Kubilaj, forte di 150.000 uomini, appar- pli di tutte le isole del Giappone, il tifone estivo arrivò sulle co-
ve davanti alle coste del Giappone. Questa volta il pericolo era ste di Kyūshū, dove 4.400 navi erano all’ancora con la maggior

38
Lo sbarco ad Hakata: le
grandi navi mongole
restano ancorate al
largo, mentre piccole
imbarcazioni conducono
a terra drappelli di
guerrieri.

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verso le difese di legno e presa e riesce a uccidere 100 si: 3.500 mongoli vengono il Giappone, puntando verso
terra di Mizuki (5). Mongoli e guerrieri nemici, costringen- uccisi e il generale nipponico il mare per la rotta che passa
cinesi avanzano, in direzione doli a ripiegare. Shoni Kagesuke trafigge con a fianco dell’isola di Shiga
delle sedi locali del comando I nipponici reagiscono. Mi- una freccia un alto coman- (7). Un tifone colpisce la flot-
nipponico, fino a Daza-ifu, gliaia di truppe mongole si dante nemico. ta mongola e la devasta.
l’antica capitale amministra- ammassano a Torikai-Gata: il Il reimbarco: i mongoli torna-
tiva di Kyūshū. Daimyo Suenaga Takezaki le no verso casa. Ma il tifone... SAPEERNEE DI PIÙ
Ù
L’esercito mongolo sbarca attacca con tutte le sue for- L’armata di Kubilaj si ritira,
nel distretto di Sawara e si ze. L’esito incerto della batta- bruciando nella sua rotta In little need of divine intervention,
accampa. Un comandante glia viene deciso dall’arrivo il tempio di Hachiman ad Thomas D. Conlan (Cornell University).
nipponico, Takehusa Kikuchi, delle truppe di rinforzo (6) Hakozaki. Cinesi e mongoli si La storia segreta dei samurai, Jona-
compie un attacco di sor- del Daimyo Michiyasu Shirai- reimbarcano e la flotta lascia than Clements (Newton Compton).

parte delle truppe ancora a bordo. Una terribile tempesta, un


vero cataclisma, distrusse da cima a fondo la maggior parte dei Arciiere monggolo
legni del Gran Khan, sollevandoli come fuscelli e facendoli ri-
L’uniformme è di un arciere di tumen (unità) di
cadere da altezze vertiginose. Il mare sembrava aprirsi per in- cavalleria.
ghiottire le sue prede, proprio come un pauroso mostro degli La storia: apparteneva all’esercito di Kubi-
abissi. In confronto, la tempesta del 1274 era stata uno scherzo. laj del 1274. I mongoli
Osservando la distruzione della flotta nemica, dalla costa mi- formavano solo una
gliaia di voci alzavano un grido vittorioso menzionando un so- parte dell’immensa
armata
lo nome: kami-kaze, il “vento divino”. di conquista del
Il sogno di conquista del Giappone, da parte di Kubilaj, era fi- Giappone;
nito. Il tentativo di invadere le terre dei Nippon da parte dell’im- il suo nucleo era per lo più
peratore mongolo della Cina fu un evento unico nella storia di coreani e cinesi.
dell’Estremo Oriente. La ferocia con cui venne lanciato l’attac- L’equipaggiamento: erano
truppe d’élite, armate del
co, la forza e il coraggio della resistenza nipponica e l’esito fina- potente arco composito
le, con l’improvvisa e spettacolare fine della flotta mongola di- mongolo (nomo), in legno
strutta dal tifone, rappresentano una delle pagine più epiche e di betulla, tendini animali e
nobili nella storia dei samurai. corna di montone o bue
L’estremo sa acrificcio. L’espressione kami-kaze tornò nel- tibetano, capace di scagliare
frecce mortali fino a 200 metri.
la Seconda guerra mondiale, quando la propaganda di uno dei Aveva un elmo sfero-conico
più nobili episodi della storia nipponica ispirò una nuova gene- (duulga) decorato da piume,
razione di combattenti pronti a resistere a oltranza, anche con forse di pernice, una cotta da
azioni suicide. Ma l’importanza dell’invasione mongola ebbe un cavaliere (kaftan) decorata
significato storico ben più grande: per la prima volta i nobili sa- con seta cinese, stivali
(guta) adatti a ergersi sulle
murai si unirono contro un comune nemico e misero il Giappo-
G. ALBERTINI

staffe. Altre armi, una lun-


ne e la sua salvezza davanti ai loro particolarismi. ga asta da cavalleria e una
Oggi la flotta mongola è stata ritrovata dagli archeologi che sciabola ricurva (helme),
stanno raccogliendo dal mare centinaia di migliaia di reperti, che pendeva da una cintu-
fornendo una documentazione senza precedenti sulla storia mi- ra cui era attaccata anche
la faretra (hegenyg).
litare e navale del periodo Juan. 
Raffaele D’Amato
SBARCHI
MALLTA 15
565
I TURCHI INVASER
RO L’ISOLA CON LA PIÙ AMBIZIOSA OP
PERAZIONE

40
ANFIB
BIA DELL
LA LO
ORO STORIA
A, EPPURE FALLIRON
NO L’IIMPRE
ESA
a caduta di Costantinopoli nelle mani di Mehmed II
(1453) segnò per il Mediterraneo l’inizio di un lungo
periodo di cruente operazioni belliche. Fino al prin-
cipio del ’500, tuttavia, il controllo dell’Akdeniz (il
“Mare Bianco”, come lo chiamavano i Turchi) non fu un obiet-
tivo prioritario dei sultani ottomani, maggiormente interessa-
ti a estendere i loro domini a Oriente verso le pianure iraniche
e a Occidente in direzione dei Balcani. Solo dopo aver conqui-
stato la Siria e l’Egitto (1516-1517), Selim I considerò il Medi-
terraneo un teatro di guerra cruciale. Perciò potenziò e
modernizzò la flotta, fece costruire un nuovo arse-

1453 nale sulle rive del Corno d’Oro e ingrandire quelli


di Gallipoli e Kardiga. Quando Khair ad-Din (per
COSTANTINOPOLI noi Barbarossa ), divenuto signore di Algeri, gli
In due mesi di assedio il sultano chiese di sottomettersi alla sua autorità, egli ac-
ottomano Mehmed (Maometto) II cettò. Con quella decisione impresse un nuovo
conquista la capitale bizantina corso ai destini sul mare dell’Impero ottomano.
attaccandola via terra e via mare. Anche il successore di Selim I, il celebre Soli-
Ecco i giannizzeri davanti
alle mura di Teodosio.
mano I, reputò di vitale importanza per l’espan-
sione dei suoi domini il controllo del Mare Bianco.
Perciò nei primi anni del suo regno conquistò Rodi
(1522), cacciandone gli Ospedalieri . Poi, per contrastare
sul mare Andrea Doria, divenuto l’ammiraglio di Carlo V, suo
acerrimo nemico, decise di affidare a Khair ad-Din il coman-
do della flotta (1534). Questi nell’estate dello stesso anno oc-
cupò Tunisi, nel 1538 sconfisse a Prévesa la flotta della Lega
Santa e a cavallo tra il 1543 e il 1544 suggellò la supremazia ot-
tomana nel Mediterraneo saccheggiando Nizza e razziando e
devastando l’intero litorale della penisola italiana, da Piombi-
no a Reggio Calabria.
All’inizio della seconda metà del ’500 anche i presidi spagno-
li nel Maghreb caddero uno dopo l’altro nelle mani dei corsari
barbareschi. Tripoli, tenuta per conto di Carlo V dagli Ospeda-
lieri, fu conquistata nel 1551. Bugia capitolò nel 1555. Nel 1560,
a Djerba fu inflitta un’altra cocente umiliazione agli spagnoli.
Una rodata macchina a da gue erra. Per controllare il
Mare Bianco al sultano di Costantinopoli non rimaneva che
“cancellare quel nido di vipere” di Malta, come il comandante
Turghut definì allora l’isola. Nella riunione del Divano (il “con-
siglio dei ministri” turco) del 6 ottobre 1564 Solimano prese la
decisione di muovere contro Malta. Assegnò il comando su-
premo della spedizione a Mustafa Paşa, veterano delle campa-
gne in Persia e in Ungheria, e diede ordine a Piyale Paşa, l’eroe
di Djerba, di assisterlo come ammiraglio della flotta. Poi scrisse
a Turghut, che si trovava a Tripoli: “Devi aiutare Mustafa Paşa
in mare e proteggere la nostra flotta contro quella nemica, che
potrebbe fare vela da altri Paesi per soccorrere Malta”.
Barbarossa Khair ad-Din il corsaro, signore di Algeri e ammiraglio della flotta ottomana dal 1534
al 1546, quando Solimano gli conferì la carica di Qapūdān pāshā o Qapūdān-i deryā,“capitano del
mare”, cioè il comando supremo della flotta ottomana da opporre a Carlo V e agli altre re cristiani.
Ospedalieri L’Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, nato a in Terra Santa nella Prima
crociata, divenne“dei Cavalieri di Rodi”quando questi furono costretti a rifugiarsi sull’isola dopo la
caduta di Gerusalemme. Nel 1522 Solimano I li cacciò da Rodi, sbarcando con 200.000 uomini da
una flotta di 400 navi. Insediandosi sulle isole maltesi, l’Ordine prese il nome di Cavalieri di Malta.
J. CABRERA

Turghut Dràgut per gli occidentali, attivo nella guerra di corsa, entrò al servizio di Solimano come
comandante navale partecipando alla conquista di Tripoli. Succedette a Barbarossa e morì a Malta.

41
IL GRANDE ASSEDIO DI MALTA
1
A
A. Forte Sant’Elmo
5 B. Forte Sant’Angelo
C. Birgu
F 6 D. Sanglea
C
B E. Baia di Marsa Scirocco
11 I F. Baia di Marsa Muscetto
7
G D 8 G. Porto grande
H. L’antica capitale M’dina
4
I. Baia di San Paolo

3 E 2
9

H
10

BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO
1 18 maggio: la flotta ottomana viene avvistata dai forti di Malta in modo che la flotta turca possa finalmente usare
Sant’Elmo e Sant’Angelo. il porto riparato di Marsa Muscetto.
2 19 maggio: l’avanguardia degli Ottomani è all’ancora 6 Il forte viene colpito anche dal Monte Sceberras.
nella baia di Marsa Scirocco dove a metà giornata inizia lo Sant’Elmo cade a fine maggio.
sbarco delle truppe. Il resto della flotta prende il mare duran- 7 Gli Ottomani attaccano le guarnigiorni di Birgu e Sanglea. UNA FLOTTA IMMENSA
te le ore notturne e, la mattina del 20, scarica le altre truppe 8 Il campo turco viene assalito da un manipolo di cristiani. Sotto, Mustafa Paşa, comandante
guidate da Mustafa Paşa. 9 7 settembre: a Malta arriva finalmente in aiuto la flotta della flotta turca, guida le fasi
3 I Turchi si dirigono verso il Porto Grande e i forti dell’isola. cristiana, che sbarca sulla spiaggia di Mellieħa. iniziali dell’attacco. Sullo sfondo
4 Scontro nella zona del Porto Grande. 10 I rinforzi mettono in rotta i Turchi intorno a M’dina. si vede il forte Sant’Elmo. Sopra,
5 24 maggio: inizia il bombardamento di Forte Sant’Elmo; 11 12 settembre: sconfitta, la flotta ottomana abbandona Jean Parisot de la Vallette, Gran
l’esercito turco pone l’assedio alle postazioni dei Cavalieri di l’isola di Malta, dopo un lungo e infruttuoso assedio. Maestro degli Ospedalieri.

OSPREY
Assegnati i ruoli di comando, l’efficiente macchina da guer-
nfanteria de armada ra ottomana si mise in azione. L’attacco contro la roccaforte
Le forze da sbarrco più antiche del mon- dei Cavalieri era un’operazione a vasto raggio di enorme com-
do sono spagnole: ecco un ufficiale del plessità e con lunghe linee di rifornimento. Malta non era Ro-
Cuerpo de infanteria de Marina, antece- di. Quest’ultima era quasi attaccata ai domini del sultano, Malta
dente a quello olandese e britannico.
L’arm
matura sarebbe stata fatale in caso si trovava invece al centro del Mediterraneo, a circa 800 miglia
di caduta in acqua, così in questo equi- di distanza. Rodi era fertile, ricca di acqua e abbastanza gran-
paggiamento del XVI secolo è sostituita de da nutrire un’armata di invasione. Malta non offriva nulla: il
da una cotta di maglia più un corsaletto. suo territorio era nudo, arido e sassoso, niente fiumi e pochis-
La storia: nel 1537 l’imperatore Carlo V simi alberi. L’esercito invasore avrebbe dovuto portare con sé
ordinò di creare unità di archibugieri
assegnate di scorta alle galee spagnole. tutto il necessario per la permanenza: viveri, ricoveri, legname
Queste vennero chiamate Compañías e materiali per l’assedio. La scelta dei tempi era fondamentale.
viejas del Mar de Nápoles (il Regno di La spedizione non poteva protrarsi, come era avvenuto per Ro-
Napoli era allora sotto la corona spa- di, sino all’inverno; doveva essere concentrata in pochi mesi, tra
gnola). I fanti, in numero di 30 per nave, la tarda primavera e la fine dell’estate.
andavano a costituire un corpo speciale
finalizzato a combattere “por mar y por Spion naggio e logistica a. La campagna contro Malta fu
tierra”. Ulteriore impulso alla fanteria preceduta da anni di ricognizione e spionaggio. Ingegneri di So-
di marina fu dato nel 1566 dal sovrano limano, camuffati da pescatori, avevano visitato l’isola, misu-
Filippo II, che ordinò di assegnare in via rato le mura difensive servendosi delle proprie canne da pesca
permanente alcuni tercios alla guerra e fatto ritorno a Costantinopoli con precise piante delle fortifi-
anfibia. Nacquero così il Tercio de la Ar-
mada del Mar Océan, che 5 anni dopo si cazioni. Durante l’inverno del 1564-1565 l’Impero ottomano fu
sarebbe battuto a Lepanto, e a seguire il percorso da febbrili attività. Ordini perentori vennero trasmes-
Tercio de Galeras de Sicilia e altri. L.D.S. si da un capo all’altro dei domini del sultano. Orde di soldati
G. ALBERTINI (2)

furono radunate nei punti di raccolta prestabiliti attorno alla


capitale e nella Grecia Meridiona-
le. I cantieri del nuovo arsenale di
L’ASSSALT
TO FUU Galata nel Corno d’Oro si trasfor-
PRREC
CEDDU TO DA marono in un gigantesco formica-
io brulicante di uomini e di mate-
UNNO STTUDIOO rie prime provenienti da ogni an-
golo dell’impero. Galee, galeotte e
MET TIC
C OLO S O grandi barconi da trasporto venne-
ro varati, armati e caricati.
Il 30 marzo, nel corso di una solenne cerimonia, Mustafa Paşa
fu insignito dello stendardo e della spada da generale e salì a
bordo della sua galea, la Sultana, fra le grida e gli incitamenti
degli stambulioti. La più ambiziosa impresa anfibia della storia
Fante da mar ottomana ebbe inizio in un’atmosfera trionfale. Ma nella fretta
Il solddato oltrem
marino della
della partenza la flotta omise un importante rituale. Non fu pre-
Repubblica di Venezia del XVIII secolo stato il tradizionale omaggio alla tomba di Khair ad-Din sulle
è qui ritratto in alta tenuta, con l’abito rive del Bosforo, considerato un imprescindibile rito propizia-
rosso e il berrettone alla balcanica, o torio di ogni vittoria navale (il grande ammiraglio di Solimano
all’ungara, come gli stivaletti corti era morto agli inizi di luglio del 1546).
copiati dalla fanteria magiara.
L’unifforme giornalieraa che si indossava
La fllotta. La mattina del 18 maggio, le vedette del forte di
sulle imbarcazioni era invece costituita Sant’Elmo avvistarono un’enorme quantità di navi che avanza-
da giacchetta e calzoni blu, coppola di vano minacciose verso Malta. A mezzogiorno gli abitanti dell’i-
lana e calotta per ripararsi dal freddo. sola videro quanto fosse immensa l’armata nemica. “La flotta
La storia: i “fanti da mar” della Serenis- turca era perfettamente visibile a 15 o 20 miglia, con le vele spie-
sima Repubblica sono l’esempio più
antico di fanteria di marina italiana. Più
gate che coprivano metà dell’orizzonte a est”, scrisse lo storico
recenti sono i fanti del Regno di Napoli dell’ordine gerosolimitano Giacomo Bosio. Fu uno spettacolo
– di cui si parla nell’articolo su Messina impressionante. Centinaia di navi disposte a mezzaluna veniva-
– e il Reggimento “La Marina” (poi Bat- no avanti nel mare piatto: 130 galee, 30 galeotte, 13 grandi bar-
taglione “Real Navi”) del Regno di Sar- coni da carico, e circa 200 legni minori da trasporto. La flotta
degna, risalente al 1713. Furono istituiti
da Venezia per il servizio nei suoi pos-
di invasione copriva l’intero campo visivo.
sedimenti d’oltremare, probabilmente Le difese. Dai bastioni delle fortificazioni i Cavalieri fissaro-
dopo la battaglia di Lepanto del 1571; no attoniti la scena. Sull’isola erano poco più di 500. Li guida-
potrebbero però risalire anche al 1202, va l’anziano Jean Parisot de la Vallette, al quale 43 anni pri-
quando il doge Enrico Dandolo ma Solimano aveva concesso di lasciare Rodi con l’ono-
aveva creato un corpo di milizie
imbarcate. L.D.S.
re delle armi. A difesa di Malta c’erano poi le compa-
gnie di soldati professionisti spagnoli e italiani inviate

43
L’OPERAZIONE ANFIBIA DI MEH
HME
ED II

M
algrado la schiaccian- via terra una parte della flotta punti più ripidi. Nel tratto in
te superiorità numeri- all’interno del Corno d’Oro. discesa il manufatto fu lubri-
ca, durante la conqui- Lo stratagemma. Le navi ficato con grasso di montone
sta di Costantinopoli del 1453 ottomane erano nel piccolo e sego di bue, come si faceva
– che segnò la fine dell’Impero ancoraggio di Diplokionion, con le rampe per la messa in
bizantino e la nascita di quello sulle rive del Bosforo (nel mare delle navi. Per mezzo di
ottomano – nelle prime setti- punto in cui oggi sorge il lus- cilindri e di rulli le imbarca-
mane l’esercito turco si trovava suoso Palazzo Dolmabahçe). In zioni – prima le più piccole,
in grande difficoltà. L’attacco quei pressi vi era una piccola poi anche le altre – vennero
alla città condotto soltanto carreggiata, che superava la trainate sino alla cima della
da terra era insufficiente, ma collina a nord di Galata risalen- collina e da lì fatte scivolare
l’accesso via mare al Corno do un’erta pendenza per poi ri- sul gigantesco scivolo sino alle
d’Oro era sbarrato dalla robu- discendere lungo un più dolce acque del Corno d’Oro, tra lo
sta catena galleggiante che declivio (in corrispondenza del stupore dei Bizantini. Gli as-
Bosforo
da secoli veniva tirata su per quartiere di Kasimpaşa) sino sediati persero il controllo del
sbarrare il passo ai navigli ne- all’insenatura del Corno d’Oro. Corno d’Oro e furono costretti Catena
mici. Si narra che per superarla Su quel percorso i genieri otto- a ritirare uomini da altri settori
lo stesso Mehmed II studiò mani allestirono rapidamente per difendere le mura nord di
un ingegnoso espediente. Il una grande pista di tavole di Costantinopoli. Così l’assedio
sultano suggerì di trasportare legno innalzando ringhiere nei alla città fu chiuso su ogni lato. GALATA

R. ESPIN
Bosforo

Corno d’Oro

MAR DI MARMARA
Corno d’Oro
L’IMPRESA
Sopra, Mehmed II ordina
l’ascesa della collina per
entrare nel Corno d’Oro via
terra, superando la catena che
in mare sbarra l’ingresso dal
Bosforo. Nel tondo, in rosso
COSTANTINOPOLI il percorso fatto dalle navi
turche: 72 legni, tra cui 30
galee, raggiunsero la meta.

L’IMPE
ERO OTT
TOMAN NO NAACQUE DURR ANT
TE L’ASSE
EDIO
O DI
COSTANTINOPO OLI GRA
AZIE A UNO SBA
ARCOO SPE
ETTAACOLL ARE
E
da don García de Toledo, viceré di Sicilia. Nelle loro file milita- avventurieri attratti dalla prospettiva di facili bottini. Altre navi
va l’anziano archibugiere Francesco Balbi da Correggio, che, so- cariche di uomini erano in arrivo da Tripoli al comando di Tur-
pravvissuto ai combattimenti, scrisse un prezioso memoriale di ghut. Lo scontro si concentrò nella zona del Porto Grande e del-
quegli eventi. Completavano l’esercito cristiano 3.000 miliziani le sue insenature. I Cavalieri avevano la loro base nella cittadella
maltesi. In tutto i difensori non arrivavano a 8.000. fortificata di Birgu, su una piccola penisola, sulla cui punta era
Un’ar rmata im mpresssionante e. Il 19 maggio la flotta otto- stato costruito, a guardia del porto, l’imponente forte Sant’An-
mana iniziò lo sbarco nella baia di Marsaxlokk (Marsa Sciroc- gelo. A fianco di Birgu, separata da uno stretto braccio di ma-
co). Messi a terra i cannoni pesanti e le vettovaglie, l’armata tur- re, si estendeva un’altra minuscola penisola, Senglea; di fronte
ca avanzò nell’entroterra in direzione del Porto Grande di Mal- ai bastioni di Sant’Angelo, sull’opposta sponda dell’insenatura,
ta, sulla costa orientale dove oggi sorge la capitale La Valletta. si ergeva il promontorio roccioso del Monte Sceberras alla cui
Contava 24.000 uomini d’arme e più di 8 mila ausiliari non com- estremità si trovava il piccolo baluardo di Sant’Elmo, a forma di
battenti (armieri, genieri, zappatori, carpentieri, cuochi); i re- stella e protetto da basse mura.
soconti dei cronisti cristiani indicano però cifre molto più alte. L’alto comando turco era in disaccordo sui piani d’attacco. Al-
Il nerbo dell’esercito invasore era formato da 6.000 giannizzeri, la fine prevalse Piyale Paşa, che voleva portare la flotta nel più
armati di archibugi a canna lunga, più lenti da caricare di quel- sicuro ancoraggio di Marsamxett (Marsa Muscetto) e, perciò,
li europei ma più precisi e capaci di trapassare con i loro pro- pretendeva che si conquistasse subito Sant’Elmo le cui artiglie-
iettili corazze di medio peso. Completavano l’armata un gros- rie sbarravano l’accesso a quella rada. I Turchi confidavano di
so contingente di sipahi, cavalleggeri che combattevano per lo poterlo espugnare in pochi giorni. Scavarono trincee lungo il
più a piedi, diverse compagnie di artiglieria, fanti di marina e lato meridionale del forte, l’unico non prospiciente sul mare, e

44
I Turchi in Italia: i martiri di Otranto

N
costruirono postazioni di artiglieria sulle sovrastanti alture del el 1480 i Turchi sbarcarono tutti uccisi. I loro cadaveri insepolti
Monte Sceberras. I genieri vi piazzarono 10 pezzi da 80 libbre nel sud d’Italia e conquista- rimasero per giorni alla mercé di
e un enorme basilisco da 160. Per più di un mese i difensori di rono Otranto. Il 28 luglio cani, uccelli e bestie feroci. Solo i
di quell’anno l’ammiraglio Gedik fanciulli e le donne vennero rispar-
Sant’Elmo resistettero eroicamente all’incessante bombarda- Ahmed Paşa salpò da Valona al co- miati, ma furono fatti schiavi.
mento nemico ricacciando, uno dopo l’altro, gli assalti. Deci- mando di una flotta di 140 navi che L’anno dopo l’occupazione di Otran-
marono le file degli Ottomani scagliando contro di loro mici- trasportava un esercito di 18.000 to, Mehmed II morì e il suo succes-
diali pignatte incendiarie e “cerchioni ben rivestiti di stoppa ca- uomini, tra cui 700 cavalieri e una sore, Bayezid II, preferì darsi altre
lafatata e immersi in un calderone di catrame bollente”, scrisse grande quantità di cannoni e mu- priorità. Ciò favorì la cacciata dei
nizioni. Dopo 15 giorni di assedio Turchi e la riconquista della città da
Balbi, fatti rotolare come palle di fuoco. Alla fine, il 23 giugno espugnò la roccaforte salentina. parte del duca Alfonso di Calabria,
il forte cristiano capitolò. Per i Turchi fu una vittoria a carissi- Il massacro. La presa della città eb- figlio di re Ferdinando d’Aragona.
mo prezzo. Persero quasi un quinto dell’armata. Non solo: due be un tragico epilogo. Il 13 agosto Ma nonostante quella vittoria, da
ore dopo la presa del forte, Turghut, che alcuni giorni prima era 800 otrantini vennero trascinati in allora e per più di due secoli, la pau-
stato gravemente ferito da una scheggia di pietra, «sorseggiò la catene dai Turchi sino al vicino colle ra per gli assalti dei Turchi si diffuse
di Minerva (oggi ribattezzato Colle a macchia d’olio per l’intera peni-
bevanda del martirio» e spirò, riporta lo storico Roger Crowley. dei Martiri); poiché si rifiutarono di sola gettando nell’angoscia tutte le
Stragi. Conquistato Sant’Elmo, i Turchi puntarono su Bir- abiurare la religione cristiana per popolazioni italiche, non soltanto
gu e Senglea. Seguirono settimane di intensi bombardamenti e abbracciare quella islamica, furono quelle rivierasche.
atroci carneficine. All’inizio di luglio un contingente di soccorso
di 700 armati provenienti dalla Sicilia riuscì a unirsi ai difensori. I combattimenti proseguirono feroci per un altro mese. Alla
Il 7 agosto, lo stesso giorno in cui Mustafa Paşa e Piyale Paşa fine di agosto i Turchi si giocarono il tutto per tutto in una se-
lanciarono un massiccio e simultaneo attacco contro le forti- rie di disperati assalti sotto una pioggia battente. Ma invano. Il
ficazioni cristiane di Birgu e Senglea, un centinaio di uomini 7 settembre una flotta di soccorso inviata dal viceré di Sicilia
tra cavalieri e miliziani maltesi, guidato dall’italiano Vincenzo riuscì a sbarcare 10.000 uomini sulla sabbiosa baia di Mellieħa
Anastagi, piombò spade in pugno nell’accampamento ottoma- nella parte nord-orientale dell’isola. Il contingente di rinforzo
no dove erano rimasti soltanto i feriti, i malati, gli addetti alle raggiunse M’dina, l’antica capitale, e sulle alture che la sovrasta-
provviste e poche sentinelle. Il manipolo di Anastagi, abbattu- vano sbaragliò le esauste forze turche mettendole in fuga. Sul-
te le guardie, incendiò le tende, devastò le riserve di viveri e di le rive della baia di San Paolo avvennero poi gli ultimi scontri.
materiali. Così facendo seminò il panico, che in breve si diffuse Malta aveva resistito. Per la prima volta in quarant’anni Soli-
anche oltre il campo, raggiungendo l’esercito turco proprio nel mano subì un duro colpo d’arresto sul Mare Bianco. Di quella
momento in cui stava per avere la meglio sui difensori di Sen- infausta campagna scomparve ogni traccia nei documenti im-
glea e Birgu, ridotti allo stremo delle forze. Se Malta non capi- periali. “Malta yok” (Malta non esiste) divenne il detto turco.
tolò quel giorno fu grazie al colpo di mano di Anastagi. In Occidente l’eroica difesa dell’isola fece crescere a dismisu-
Basilisco Fino al ’500 era comune definire i pezzi d’artiglieria con il nome di rettili reali o mitologi- ra la fama dei Cavalieri. “Nulla”, scrisse Voltaire due secoli do-
ci (colubri, aspidi, curtaldi, sarchi ecc.). Il basilisco era uno dei pezzi più grossi e potenti, una bocca po, “è più noto dell’assedio di Malta”. 
da fuoco che lanciava palle di calibro superiore alle 60 o alle 80 libbre (100 per i veneziani). Maurizio Corona

ADDOSSO!
A Malta, giannizzeri
e sipahi tentano
l’assalto finale
alla fortezza di
Sant’Elmo. I Turchi lo
condussero via terra.

SAPERNE DI PIÙ
Ù
Il grande assedio di Malta,
Francesco Balbi da Correggio
(a cura di A. Lombardi).
Imperi del mare, dall’assedio
di Malta alla battaglia
di Lepanto, Roger Crowley
(Bruno Mondadori).
OSPREY

45
SBARCHI Helder

CALLA
ANTSOOG 17
799

Scontri sulle dune


Alla coalizione di russi e britannici che stava per
invadere l’Olanda, in appoggio alla casata degli
Orange-Nassau, si presentò un problema: il posto
migliore per dispiegare le truppe era la foce della Mosa.
Ma lì la costa era piena di secche. Si scelse di approdare
più a nord, così che la campagna di invasione si Mare Callantsoog
del Nord
sviluppò in una lunga serie di battaglie. Le vittorie
iniziali furono favorite dall’artiglieria navale inglese
e dalle scarse difese costiere, ma con le truppe di terra
franco-olandesi andò ben diversamente.
A cura di Giorgio Albertini
Petten

L’INVASIIONE
E ANG
GLOR
RUSSA
A Eenigenburg
DELLL’OLAAND
DA Tuitjenhorn
Oudkarspel
Durante la Seconda coalizione contro la Francia rivolu-
zionaria, si tentò l’invasione della penisola dell’Olanda Schoorl Schoorldam
Settentrionale (il Noord-Holland) da parte di una forza
combinata anglo-russa. Il tentativo era quello di rove-
sciare la Repubblica Batava che dal 1795, sull’onda gia- Langedijk
cobina, aveva sostituito il governo degli Orange-Nassau
nella vecchia Repubblica delle Sette Province Unite. In
pratica, si voleva rimettere al potere lo statolder (gover- Koedijk
natore) Guglielmo V sollevando contro i giacobini una Bergen
rivolta dei partigiani degli Orange. Sint Pancras
Avversari. Il comandante delle forze inglesi era un
tenente generale con vasta esperienza di sbarchi, sir
Ralph Abercromby, che ebbe il compito di organizzare
Egmon
nd aan Zee
il corpo di spedizione presso Canterbury. La Marina bri- Alkmaar
tannica si sarebbe anche occupata di raccogliere il con-
tingente russo e portarlo a destinazione. Il comandante
avversario era, invece, il tenente generale Herman Wil-
lem Daendels. Per lo sbarco si scelse la zona a sud della
fortezza di Helder, difesa da poche batterie costiere e
meno soggetta a secche e banchi di sabbia.
Akersloot
Limmeen
Royal marine Castricum
Uitgeest

Il corpo:: il Corps of Royal Marines è la foorza di


fanteria leggera anfibia della Royal Navvy, la Marina
da guerra britannica. Le origini del corppo si trovano
nel Reggimento di fanteria marina del Duca di
York e Albany (Duke of York and Albanyy’s Maritime
Regiment of foot, se si preferisce la dizione originale)
fondato nel 1664 con 1.200 uomini in oorganico.
Nel 1755 fu organizzata una forza di Maarines vera
e propria, che prese il nome di His Majeesty’s Marine
Forces, composta da 15 compagnie su tre t Divisioni.
La Storia: la lista delle operazioni militaari cui hanno
partecipato da protagonisti è lunghissima: dalle
Guerre anglo-olandesi della seconda m metà del XVII
secolo alla Rivoluzione americana; dalle Guerre
napoleoniche a quelle coloniali; dalla G Grande
guerra alle odierne missioni in Iraq e Affghanistan.
L’uniforme: molte sono state nell’arco ddi 400
anni di storia le divise indossate dai Maarines britannici.
Nell’immagine un marine nell’uniformee di fine ‘600, con la
giacca giallo oro dai risvolti rossi e il cappello di
feltro nero a lunga tesa.
AMSTERDAM

46
L’INGLESE
Sir Ralph Abercromby, LA SPED
DIZIONE PREND
DE TER
RRA: IL PRIIMO SCO
ONTR
RO
generale di Sua Maestà La battaglia cominciò alle 3:00 del mattino del 27 agosto zione di una testa di ponte della divisione di Abercromby
britannica, guidò l’invasione 1799 con un cannoneggiamento da parte della flotta nonostante il terreno, un’esigua striscia di dune tra il mare
della Repubblica Batava inglese, seguito dalla prima onda di sbarco dei granatieri e la palude di Koegras, gli consentisse di posizionare solo
(nell’Olanda Settentrionale), britannici. Non erano state previste abbastanza lance per un piccola quantità di truppe. Queste furono scelte tra la
in appoggio ai Paesi Bassi. concentrare lo sbarco in una sola ondata e si dovettero or- fanteria e la cavalleria leggera, soprattutto gli Jager. Dopo
ganizzare più viaggi tra le navi d’appoggio e la terra ferma. aspri scontri e assalti all’arma bianca, la zona cadde in mani
Il generale olandese Daendels cercò di impedire la crea- britanniche grazie alla superiorità numerica degli invasori.

L’OLANDESE
Guglielmo V d’Orange-
Nassau, ultimo statolder
delle Province Unite dei
Paesi Bassi. L’invasione
doveva promuovere una
LE ALTRE
E BAT
TTA
AGL
LIE
E
sommossa in suo favore. La notte dopo la battaglia cominciò l’avanzata britannica lun-
go la penisola, alle costole dei batavi. Temendo un secondo
sbarco più a sud, questi rischiavano di restare chiusi in una
morsa, inoltre avevano già esaurito le munizioni e solo la riti-
rata avrebbe permesso loro di tornare operativi.
I francesi inviarono a sostegno degli olandesi la divisione del
generale Vandamme, che raggiunse la cittadina di Alkmaar e,
il 9 settembre, si ricongiunse con la 2° Divisione batava.
Il giorno dopo, con una leggera superiorità numerica i franco-
batavi ingaggiarono battaglia con gli inglesi poco lontano dal-
le loro posizioni, sulla via per Krabbendam. La natura del suolo
fu favorevole agli invasori che di nuovo sconfissero i nemici.
Con il territorio ben controllato, gli alleati russi del generale
Zuiderzee von Fersen sbarcarono a loro volta portando le forze combi-
nate a superare le 40.000 unità. Ne seguirono due battaglie
logoranti: quella di Bergen e quella di Alkmaar. Ma nonostan-
te il successo tattico, gli anglo-russi furono costretti a ritirarsi
e abbandonare la penisola il 19 novembre.

Purmerend

Jager batavo
La Repubbblica Bataava venne fondata nel 1795 come repubblica so-
rella di quella francese.
La storiaa: l’esercito batavo, superiore ai 30.000 uomini, era diviso in
Monnickendam due divisioni ciascuna di due brigate. Ogni brigata era formata da
due demi-brigade di fanteria e da un battaglione di Jager (cacciatori,
ovvero soldati di fanteria con armamento leggero); di supporto, c’e-
G. ALBERTINI (2)

rano uno o due reggimenti di cavalleria e un traino di artiglieria.


L’uniforme: i quattro battaglioni di Jager indossavano l’uniforme
verde scuro profilata di rosso con le controspalline verde prato. Que-
sta divisa era disegnata sul modello del 1792 dei cacciatori francesi
ma, a differenza di questi, la parte inferiore delle gambe era protetta
da ghette alte fino al ginocchio, come quelle dei fucilieri e, come co-
pricapo, un alto bicorno con pennacchio e nappine.

47
SBARCHI
MES
SSINA
A 1848

UN GENERALE CRESCIUTO NELLA GRANDE ARMÉE E


UNA FANTERIA DI MARE AGGUERRITA EBBERO RAGIONE
DELLA CITTÀ RIBELLE E DELLE SUE FORTIFICAZIONI

GUERRA SULLO
REALY EASY STAR (2)

CARLO
FILANGIERI
Il generale salernitano (1784-1867) aveva iniziato
la carriera nella Grande Armée, distinguendosi
nelle campagne napoleoniche e guadagnandosi
il grado di capitano ad Austerlitz. Quando nel
1806 i francesi conquistarono il Regno di Napoli
(di cui Murat, cognato di Napoleone, sarebbe
divenuto sovrano), Filangieri fu nominato,
e poi confermato, tenente generale.
Fu mantenuto nel grado anche
quando Napoli tornò sotto i
Borbone.

48
a caduta di Messina nel 1848 fu episodio tra i più cruen- I messinesi non avevano che 6.000 combattenti, di cui 2.500
ti ed epici del Risorgimento. Davanti alle mura dell’ine- regolari, tra “ camiciotti ”, artiglieri, zappatori del genio, marinai
spugnabile cittadella, forte di 300 cannoni, si infransero cannonieri, guardie cittadine e nazionali, e appena 112 bocche
le aspirazioni autonomistiche dei messinesi e, con loro, da fuoco, al comando collegiale del colonnello Vincenzo Gior-
di tutti i siciliani. La lezione inferta alla città fu spietata: Messi- dano Orsini, in seguito con i Mille di Garibaldi, di Antonio Pra-
na subì bombardamenti tanto devastanti da meritare al re napo- canica, capo delle forze siciliane, e del commissario di governo
letano Ferdinando II di Borbone il soprannome di “Re Bomba”. Domenico Piraino. La difesa, come si è detto, era fortemente
Il regime borbonico aveva perso l’isola in seguito ai moti di condizionata dalla presenza nemica nella cittadella. I responsa-
inizio anno, ma finché i ribelli non erano in grado di conqui- bili avevano disposto sbarramenti avanzati sul lato settentrio-
stare il fortilizio che dominava la città sullo Stretto, i napoleta- nale della città, fino a Punta del Faro, puntando però i cannoni
ni potevano contare su una testa di ponte da cui ripartire per verso la piana di Terranova, per impedire sortite dal caposal-
reimpossessarsi della Sicilia. E i 4.000 uomini di guarnigione do, trascurando così il litorale delle Moselle, dove era probabi-
nel caposaldo, agli ordini dapprima del generale Cardamona, le lo sbarco nemico; nella zona sud, i messinesi si erano limita-
poi del maresciallo Pronio, fin dal 29 gennaio martellarono ti a un trinceramento tra il forte Don Blasco e il torrente Zaera.
ininterrottamente la città, mentre i napoletani andavano am- Filangieri giunse davanti alla città con la sua flotta nella not-
massando in Calabria un ingente corpo di spedizione. te tra il 1° e il 2 settembre, provvedendo subito a rinforzare la
Una flotta in citt tà. L’operazione anfibia fu affidata al te- guarnigione con 5 battaglioni. Il primo sbarco vero e proprio av-
nente generale Carlo Filangieri, che ebbe a disposizione un’in- venne però la notte seguente, quando una divisione al coman-
gente flotta di 3 fregate a vela, 6 a vapore, 2 corvette a vapore, do del generale Nunziante prese terra a sud, puntando alla bat-
6 piroscafi, 20 barche cannoniere e 18 scorridore, con 450 can-
noni, ed effettivi per un totale di 20.000 uomini, tra i quali due Camiciotti Reparti di fanteria leggera costituiti da volontari. Il nome camiciotti deriva dal fatto
che indossavano una rudimentale divisa consistente in una blusa blu con piccole mostrine rosse,
reggimenti di mercenari svizzeri (4.000 soldati) e 1.500 mari- con il berretto blu scuro e la coccarda tricolore. Secondo La Storia d’Italia dal 1814 al 1863 di Luigi
nai da guerra. Per il comandante, Messina era solo la prima tap- Anelli, si trattava di giovani ardimentosi, passati alle cronache per il loro sacrificio. Ma alcuni stu-
pa della sua campagna: di lì si proponeva di proseguire verso diosi hanno rivisto la questione considerandoli galeotti fuoriusciti dalle carceri regie, inquadrati in
una specie di milizie municipali che affiancavano l’esercito regolare siciliano.
Catania e poi di conquistare la capitale secessionista, Palermo.

AL COMANDO
Lo sbarco dei borbonici a
Messina nel 1848. A sinistra,
il generale Filangieri che
condusse le operazioni.
CANNONATE
A sinistra, il fitto
L’ARMATA bombardamento
navale. A destra,
DI MARE Rosa Donato, detta
“l’artiglieria del
Il Regno delle Due Sicilie vantava una delle popolo”, carica il
maggiori flotte militari, l’Armata di Mare, sia fra pezzo in piazza
gli Stati italiani preunitari che a livello europeo. Duomo. Combatte
Ferdinando II di Borbone (1810-1859) investì molto con il grado di
in ammodernamenti di navigli, porti e cantieri. caporale, conquistato
Varò vascelli, fregate e corvette, come il vascello sul campo facendo
Monarca da 84 cannoni, la più grande nave da da scudo umano
guerra costruita in Italia, e fece impostare la per difendere il
pirofregata a elica di 1° rango Borbone, poi capo artigliere dei
varata da Francesco II, ribattezzata rivoltosi.
Giuseppe Garibaldi dopo
l’Unità.

UN PORTO
BEN DIFESO
Mappa di Messina
A con in evidenza la
Real Cittadella (A),
Real Marina fortezza del XVII
secolo dalla forma
Uniforme del Reggimento “Real a stella, e il forte
Marina”, che costituì la testa di del Santissimo
ponte sulle spiagge messinesi. Salvatore (B), posti
Arruolati nei distretti marittimi a difesa del porto.
del regno, i fanti di marina ven-
nero progressivamente assimi-
lati ai corpi della Guardia Reale
abbandonando le caratteristiche
“marinaresche” dell’equipaggia-
mento originale per adeguare la
teria più avanzata dei messinesi, detta Sicilia, per investire il la-
divisa al nuovo incarico. to meridionale della città. Dopo un’ora l’avanguardia della co-
Il Reggimento “Real Marina” lonna, costituita dagli svizzeri, riuscì a sfondare, avventandosi
costituiva l’avanguardia nelle sul borgo di Zaera; gli elvetici si abbandonarono a una strage
operazioni di sbarco e forniva di civili, prima di essere ricacciati indietro dal contrattacco dei
il supporto di fucileria nei com-
battimenti ravvicinati e negli
camiciotti e di cittadini armati di lance. I borbonici furono co-
abbordaggi, mentre a terra stretti a ripiegare oltre lo Stretto, lasciando 200 mercenari nel-
si occupava della difesa delle le mani dei ribelli, che si vendicarono subito dei massacri sulla
basi navali. popolazione; né i borbonici furono da meno, finendo con il cal-
La storia: Carlo di Borbone, cio dei loro fucili i feriti messinesi durante la ritirata.
conquistato il Regno di Napoli
(1734), diede vita all’Armata
Gli assediati non poterono godersi il momentaneo successo:
di Mare, e quindi alla Fanteria i cannoni ripresero a martellarli dall’alba del 4, fermandosi solo
di Marina. Re Ferdinando I poco prima dello sbarco in forze, che avvenne alle 8:30 del 6 vi-
(1751-1825), dovendo riparare cino al villaggio di Contessa, a 3,5 km dalla punta sud della città.
in Sicilia, fu convinto da Nelson La colonna da sbarco fu aperta dal Reggimento di Marina (a si-
a incendiare la flotta per non
lasciarla in mano a Napoleone.
nistra), che costituì la testa di ponte, puntando ad ampliare a se-
Tornato nel 1815 alla guida del micerchio la zona occupata per fare spazio al 1° Battaglione Cac-
G. ALBERTINI

regno (ora delle Due Sicilie), in ciatori. I messinesi non si aspettavano un attacco oltre lo Zaera e
4 anni allineò tre divisioni con accorsero numerosi; dopo un feroce corpo a corpo, i napoletani
70 legni da guerra. L.D.S. furono respinti. Filangieri ci riprovò solo dopo che ebbero toc-
Palermo: la rivolta del 7 e mezzo

P
alermo, 16 settembre 1866. La glieri e artiglierie. Ma i tentativi di
Terza guerra d’indipendenza penetrare in città falliscono.
è finita da meno di due mesi. Tuttavia, il 20 affluiscono intorno a
L’Italia, costituitasi in Stato unitario Palermo contingenti provenienti da
da appena un quinquennio, ha Napoli, Cagliari, Taranto e Livorno,
acquisito il Veneto, ma rischia di al comando del contrammiraglio
perdere la Sicilia, dove dall’inizio Riboty; l’ammiraglio Persano, lo
del mese ha preso avvio un’insurre- sconfitto di Lissa, bombarda senza

REALY EASY STAR (2)


zione (sotto), con granatieri appesi posa i palermitani.
ai lampioni e carabinieri squartati. Ribellione sedata. Il giorno dopo è
Il popolo palermitano, sobillato da il turno di Raffaele Cadorna, regio
chiunque non veda di buon occhio commissario e comandante genera-
l’annessione al regno dei Savoia, si le delle truppe in Sicilia. Al suo co-
ribella e costringe sulla difensiva la mando, 40.000 uomini avanzano su
L’ARTIGGLIE
ERIAA NAVAL LE NOON guarnigione agli ordini di sindaco
e prefetto, costituita da 2.000 uo-
tre colonne, abbattendo le barricate
a colpi di cannone e poi assalendole
RIUSCCIVA
A A SFO
ONDA AR E LE mini. Ma già dal giorno seguente
iniziano gli sbarchi dei governativi.
con la baionetta, penetrando infine
fino al Palazzo Reale. Il 22 la rivolta
DIFEESE MESSSIN
NESI, CI VOLLL E RO Da Messina arriva un battaglione di
granatieri, poi il 18 giungono bersa-
si conclude, a 7 giorni e mezzo dal
suo inizio.
GLII “SCA
ARPOONI SUL TE ERR
R E N O”
cato terra altri tre battaglioni di Cacciatori, ma di nuovo senza
esito, nonostante l’appoggio dell’artiglieria dalle navi.
Tutto lasciava supporre che i napoletani fossero costretti a ri-
tirarsi come tre giorni prima. Ma il comandante borbonico at-
tese l’arrivo di altri due battaglioni e riprese gli assalti; eppure
ottenne lo sfondamento solo quando lanciò all’attacco un tota-
le di 9 battaglioni, dopo quattro ore di lotta. Adesso Filangie-
ri poteva dare avvio all’avanzata concentrica su Messina lun-
go tre direttrici: a destra lungo il mare, al centro lungo la strada
consolare Messina-Catania e a sinistra intorno alle colline con
movimento aggirante. I difensori di Contessa, dal canto loro,
combatterono in isolate sacche di resistenza per un’altra ora e
mezza, prima di andare a rinfoltire la seconda linea in posizio-
ne centrale, presso il villaggio di Gazzi.
Delle tre colonne di attacco, a procedere più spedita fu la si-

REALY EASY STAR


nistra, che giunse presto a ridosso delle mura; lungo il mare, al
contrario, i napoletani faticarono ad avere ragione dei baluar-
di eretti dai messinesi oltre lo Zaera: solo grazie all’appoggio
dell’artiglieria navale, e dopo molti assalti, costrinsero i difen-
sori ad asserragliarsi nel convento fortificato della Maddalena,
tra Porta Nuova e Porta Zaera. Fallì invece il contestuale attac- sinesi lasciarono una cinquantina di camiciotti a coprire la loro
co della guarnigione dalla cittadella. Prima che scendesse la not- fuga; i difensori caddero uno a uno, e i 7 superstiti, esaurite le
te, anche i difensori di Gazzi dovettero cedere terreno, permet- munizioni, preferirono gettarsi nel pozzo che darsi prigionieri.
tendo al nemico di superare lo Zaera; avevano combattuto stre- Alle 15, Filangieri poté dare l’ordine di avanzare in città,
nuamente anche se, scrive un testimone, “nessuno sapeva a chi aprendosi la strada con speciali preparati al fosforo, che tra-
obbedire, dove convenire, dove andare, come approvvisionarsi”. sformarono in un rogo interi quartieri. Sugli altri, dove era-
Atta acco al fosfor ro. Prima di giorno furono in molti, in no rimaste isolate sacche di resistenza, continuarono a piove-
entrambi gli schieramenti, a pensare di gettare la spugna, e vi re bombe a un ritmo incessante, spazzando via tutte le batterie
furono defezioni tra gli insorti. Ma Filangieri non ebbe esitazio- residue degli insorti. L’ultimo nucleo di difesa si radunò intor-
ni e al mattino lanciò le sue truppe in un attacco a tenaglia con- no alla cattedrale, dove i soli due sopravvissuti all’ultimo com-
tro l’ultima linea di difesa. I napoletani schiacciarono i presidi battimento preferirono togliersi la vita.
messinesi contro le mura, impadronendosi della batteria da- Non si è mai saputo quante siano state le vittime degli scon-
vanti alla Porta Zaera, e verso le 13 poterono concentrare 4.000 tri. Pare che i napoletani abbiano avuto 3.000 perdite tra morti
uomini, tra quelli di Filangieri e la guarnigione di Pronio, con- e feriti, i messinesi 300 morti e un migliaio di feriti tra i combat-
tro il migliaio di difensori della Maddalena. Ancora una volta, tenti, un migliaio di morti e feriti tra gli abitanti. Ma Re Bom-
furono gli svizzeri ad aprire la strada, mettendo fuori combat- ba aveva trionfato: grazie alla drammatica vittoria di Filangieri
timento la batteria di destra, detta di Santa Cecilia, ma al prez- sullo Stretto, entro la primavera la Sicilia sarebbe tornata sotto
zo della perdita di tutti gli ufficiali. Grazie all’artiglieria, i napo- il suo controllo. 
letani riuscirono a sfondare le porte del convento, dove i mes- Andrea Frediani

51
SBARCHI
GALLIPOLI 19
915
5

LA BAIA
DELL’
DURR ANTTE L A PRIIM A GUER RR A
MONDIA ALE L’ASSAL LTO
O
ANFFIBIO
O ALLLAA PEENISOOLA DEI
DARRDANNELL LI F U IL
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PASSO DI UN NA CA A MPAAGNA A
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ASTRROSA A, FINNIT
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A E IL SACRIIFIICIO
O
DEI SOLDDATTI INGGLESI E
AUSSTRAALIAANII
SOTTO TIRO
Forze britanniche
sbarcano dalla carboniera
SS River Clyde a Capo
Helles, nell’invasione di
Gallipoli del 1915. Molti
furono falciati dal fuoco
turco mentre scendevano
dalle passerelle.
A destra: “Abbiamo preso

MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN (2)


la collina”, dice il fante
australiano nel manifesto
di reclutamento riferito
alla campagna nello
stretto dei Dardanelli.

otte di primavera sul mar Egeo: immobile e serena, tili da 390 chili a 10 chilometri di distanza; più vicino alla riva, i
senza luna né vento. Alle 2:30 una vedetta del 27° cacciatorpediniere bombardavano le posizioni turche con i 152
Fanteria, uno dei reggimenti della 9a Divisione tur- mm a tiro rapido, mirando alle vampe dei cannoni sulle colline.
ca schierata a difesa del settore sud della penisola L’obiettivo. Elaborato dal generale Ian Hamilton, il piano
di Gallipoli, riuscì a distinguere sulla linea dell’orizzonte for- d’attacco era semplice e ottimistico: la 29a Divisione britannica
me più scure del buio: erano navi nemiche, a decine, e si stava- del generale Hunter-Weston avrebbe preso terra sulle spiagge
no avvicinando. Cinquanta minuti dopo il generale Otto Liman di capo Helles, all’estremità meridionale della penisola; il Corpo
von Sanders, comandante della 5a Armata, ricevette il messag- d’armata australiano e neozelandese (Anzac) del generale Bir-
gio che stava aspettando dal 18 marzo, quando le mine aveva- dwood doveva sbarcare invece nella baia di Ari Burnu, sulla co-
no fermato la squadra navale anglo-francese che tentava di for- sta occidentale, con il compito di tagliar fuori le truppe nemiche
zare i Dardanelli: la grande offensiva che avrebbe dovuto por- schierate più a sud; due attacchi diversivi, a est di Helles e sulla
tare le forze alleate a Costantinopoli era finalmente cominciata. sponda asiatica dello stretto, avrebbero aumentato la confusio-
Alle 4:40 l’artiglieria ottomana aprì il fuoco. Gli shrapnel (le ne dei turchi. L’appoggio delle artiglierie navali avrebbe dovu-
granate) cominciarono a esplodere tra le imbarcazioni che si to garantire la sicurezza delle teste di sbarco fino al consolida-
avvicinavano alla riva, spinte a forza di remi. Iniziarono a spa- mento. Hamilton e il suo Stato Maggiore contavano di portare a
rare anche mitragliatrici e fucili dalle trincee scavate sulle sco- terra quasi 30.000 uomini in poche ore, ma avevano gravemen-
gliere che dominavano le spiagge. Dal mare risposero i pezzi da te sottovalutato la determinazione delle truppe ottomane e la
304 mm delle corazzate britanniche, capaci di scagliare proiet- solidità delle loro postazioni difensive.

53
02
L’AN
NZAC COV
VE
La spiaggia di Gallipoli dove gli
australiani e neozelandesi dell’Anzac
sbarcarono il 25 aprile. È affollata di
uomini, casse di rifornimenti e carri.
I mezzi da sbarco portavano anche
muli e tende, che sarebbero state
piazzate sull’erta cresta di fronte.

ALLA FIINE
E DEEL 19114 L A
GUERRRA
A ERR A IN STAALLO O,
NEESSUNNO POTEV VA VA AN TAAR E
UNN SUCCESSSOO DEECISIVVO. M A I
TURCHII AVRE EBBEERO POTU U TO
SB
BILAN
NCIAARE E GLII EQUUILIBBR I

01
OPERAZIONI NAVALI
La nave da battaglia Bouvet della
Marina francese. Prima degli sbarchi,
il 18 marzo 1915, fu affondata durante
lo sfortunato tentativo della flotta
anglo-francese di forzare gli Stretti
e penetrare nel Mar di Marmara, con
l’obiettivo di far uscire i turchi dalla
Triplice Alleanza.
Winston Churchill, lo statista delle imprese audaci

T
utti ricordano Winston Churchill anni precedenti il conflitto, e del suo Contro Hitler. La sua predilezione per la
(1874-1965) per il ruolo di ani- concentramento nel mare del Nord per strategia dell’approccio indiretto (con
ma della resistenza britannica fronteggiare la minaccia della Marina imprese militari originali e audaci) ebbe
nella Seconda guerra mondiale. Il suo imperiale germanica. Fu anche il princi- alterna fortuna anche nella Seconda
discorso di insediamento come primo pale sostenitore del piano per forzare i guerra mondiale: Churchill garantì il suo
ministro alla Camera dei Comuni il 13 Dardanelli, e quindi dell’attacco a Galli- pieno appoggio ai Chindits del generale
maggio del 1940 – “Posso offrirvi soltan- poli: idea strategica non solo validissi- Wingate, che condussero due note e
to sangue, fatica, lacrime e sudore” – è ma, ma che sfiorò il successo nonostan- controverse operazioni di penetrazione
considerato uno dei più alti esempi di te venissero commessi gravi errori da a lungo raggio in Birmania, e fu un tena-
retorica politica. È molto meno nota la parte dei comandanti sul campo. Il 15 ce fautore della strategia mediterranea
sua carriera politico-militare ai tempi ottobre 1915 il governo liberale di lord (vincere la guerra colpendo “il ventre
della Grande guerra, quando fu Primo Asquith rassegnò le dimissioni a causa molle dell’Asse”); non riuscì però a con-
Lord dell’Ammiragliato (1911-1915): del disastroso esito della campagna, e vincere gli alleati statunitensi, che pre-
Churchill fu uno dei fautori della mo- Churchill fu costretto a lasciare la guida ferirono un attacco diretto al Reich te-
dernizzazione della Royal Navy negli dell’Ammiragliato. desco attraverso l’Europa Occidentale.

03
ORDIN
NI CONFUSSI

MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN (5)


Lo sbarco dell’Anzac a nord della
spiaggia di Gaba Tepe avvenne
prima dell’alba, un miglio più a
settentrione del punto convenuto, in
una confusione di battaglioni e ordini
che si incrociavano. Nell’altra foto, i
Lancashire Fusiliers sul ponte della
nave SS Nile.

La più grande operazione anfibia mai tentata fino a quel gior- stretta fascia costiera. Nelle stesse ore gli australiani della 3a Bri-
no era stata pianificata da sir Winston Churchill, Primo Lord gata presero terra più a nord del previsto, quindi non nell’ampia
dell’Ammiragliato, in aiuto della Russia zarista, preoccupata spiaggia di Gaba Tepe (dove i turchi si aspettavano lo sbarco)
dall’entrata in guerra dell’Impero ottomano al fianco di Austria ma in una piccola insenatura senza nome, conosciuta da allora
e Germania: l’obiettivo era portare le forze dell’Intesa a Costan- come Anzac Cove: scogliere a strapiombo e pochissimo spazio
tinopoli. La potenza marittima britannica non temeva rivali; i per scaricare uomini e materiali, ma fuori dal tiro delle princi-
due incrociatori da battaglia tedeschi passati sotto bandiera ot- pali postazioni ottomane. Gli australiani cominciarono lenta-
tomana, il Goeben e il Breslau, benché decisivi per convincere mente ad avanzare verso l’interno; alle 7:00 il colonnello Musta-
la Turchia a entrare in guerra a fianco degli Imperi centrali, non fa Kemal (v. riquadro alla pag. successiva), comandante della 19a
avevano modificato i rapporti di forza nel Mediterraneo. Il gior- Divisione turca schierata al centro della penisola, si mise alla te-
no in cui le corazzate della Royal Navy si fossero portate a tiro sta dei battaglioni tenuti in riserva presso il villaggio di Bigali e
del palazzo del sultano, i loro pezzi da 381 e 304 mm avrebbe- mosse a sua volta verso la zona dello sbarco. Kemal aveva per-
ro costretto la Turchia a chiedere la pace; ma tra loro e Costan- fettamente compreso come fosse necesario reagire subito e con
tinopoli c’erano i Dardanelli, e il 18 marzo le navi non erano ri- estrema decisione, perché se il nemico fosse riuscito a conqui-
uscite a superare i campi minati turchi. Bisognava che la fante- stare posizioni dominanti sulla dorsale collinare la battaglia era
ria riuscisse a conquistare le due rive, e a smantellare le posta- perduta. Ai suoi uomini Kemal fece leggere un ordine rimasto
zioni d’artiglieria che battevano gli Stretti: solo così i dragamine famoso: “Non vi chiedo di combattere; io vi chiedo di morire!”.
avrebbero potuto fare il loro lavoro, e aprire la strada alla flotta. Mentre calava la sera la situazione era ancora confusa. Ad
“Vi ch hiedo di moriire”. Le prime ore dell’assalto anfibio si Anzac Cove avevano preso terra quasi 20.000 uomini, ma i lo-
risolsero in un eroico, confuso massacro. A capo Helles gli uo- ro comandanti, convinti di non aver ampliato abbastanza la te-
mini della 29a Divisione dovettero affrontare un fuoco micidia- sta di sbarco e di essere praticamente alla mercé dell’imminen-
le: sulla spiaggia V, dominata dal vecchio forte di Seddülbahir, te contrattacco turco, verso mezzanotte chiesero di reimbarca-
dei primi 200 Royal Munster Fusiliers che tentarono di sbarca- re le truppe. Il generale Birdwood passò la richiesta a Hamilton,
re dalla River Clyde, una carboniera artigianalmente trasforma- che replicò con una sola parola, ripetuta quattro volte: “Dig! Dig!
ta in nave d’assalto anfibio, solo 21 raggiunsero la riva; alla loro Dig! Dig!” (“scavate”, ovvero trinceratevi). Gli australiani obbe-
sinistra, sulla spiaggia W, gli uomini del 1° Battaglione dei Lan- dirono, meritandosi da quella notte il soprannome di diggers –
cashire Fusiliers diedero prova di eccezionale eroismo, conqui- e si prepararono a tener duro o a morire tra le rocce che sovra-
stando assieme alla prima linea nemica “sei Victoria Cross pri- stavano Anzac Cove: tra il 26 aprile e il 1° maggio Mustafa Ke-
ma di colazione” – un’impresa leggendaria negli annali dell’eser- Victoria Cross È la massima onorificenza militare inglese. Il 25 aprile i Lancashire Fusiliers iniziarono
cito britannico. La testa di ponte venne stabilita, ma le perdite la giornata con 27 ufficiali e 1.002 uomini; 24 ore più tardi c’erano solo 16 ufficiali e 304 uomini fra i
erano state tanto gravi da impedire la prevista avanzata oltre la superstiti. Poiché l’azione si svolse di mattina, “six before breakfast” divenne il loro motto.

55
SARI BAIR
Digger australiano
N

NZACC
O

L’uniforme del soldato di fanteria aussie


E
19
prevedeva giacca di lana cachi e calzoni
S
Gaba Tepe Boghali
lunghi, scarponi chiodati in pelle e fasce LI Mal Tepe
mollettiere (puttees). Questa versione è P O
Mar Egeo LI
più estiva, con bermuda e camicia. A L
Il cappello floscio (slouch hat, o “digger I G Maidos
D
hat” ) era in feltro di pelo di coniglio, che LA
rifletteva bene i raggi solari, brevettato O 27
IS 9
per i cowboy dell’outback australiano. 29 N
PE
Recava il Rising sun badge, insegna Krithia
dell’Australian Army, dove i raggi del Achi Baba i
“sole nascente” erano in realtà spade e e ll Australiani
baionette intorno alla corona del re, il d an Inglesi
Dar
sovrano del Commonwealth. CAPO Turchi
L’arma era un fucile Lee Enfield. I digger HELLES Sbarchi
si inventarono il sistema drip rifles (“fucili Col del 25 aprile
a goccia”) collegandoli a barattoli che si Kum Kale Zona minata
vuotavano o riempivano tanto da azio- XX
nare il grilletto mentre loro evacuavano. 3
I soldati indossavano due piastrine di 0 10 k
metallo, “dead meat (carne morta) ticket”,
con nome, matricola, battaglione e reli-
gione per l’eventuale funzione funebre.
1915 - CAMPAGNA DI GALLLIPOLI
1. Gli sbbarchhi (25 apprile)). L’assal- riuscirono ad avanzare soltanto per sarebbe stato suo dovere, e permise
to anfibio (sopra) incontrò una forte 4 km a nord-est, e vennero fermati a von Sanders di far affluire rinforzi
resistenza nella zona di capo Helles, dalle trincee turche scavate alla creando una solida linea difensiva
dove le truppe della 29a Divisione base delle colline di Achi Baba. In- attorno alla nuova testa di sbarco.
conquistarono una stretta fascia, tanto gli australiani combatterono Gli assalti australiani alla dorsale
occupando le rovine del forte. Più una durissima battaglia difensiva, centrale furono contenuti da Kemal.
a nord, dove gli Anzac dovevano respingendo gli attacchi della 19a 4. L’eevacuuazzionne (188 diccem-
avanzare verso la dorsale al centro Divisione di Mustafa Kemal; anche bree -9 gennnaaio). In autunno il
della penisola minacciando le vie qui il fronte finì con stabilizzarsi sul comando supremo britannico
di comunicazione del nemico im- versante ovest della cresta Sari Bair. decise di porre fine alla campagna.
pegnato a capo Helles, la 3a Brigata 3. Il fallim
mennto deell’ooffensivaa Hamilton fu sostituito dal generale
australiana prese terra per errore in d’aagostto (6-110 aggossto). Dopo Monro, che diresse con abilità
una piccola insenatura inadatta al una fase di guerra d’attrito, Hamil- l’evacuazione di 80.000 uomini
dispiegamento di truppe e traspor- ton decise un attacco sul fronte sud da posizioni a stretto contatto col
to materiali, ma abbastanza fuori per distrarre i turchi da un nuovo nemico, adottando stratagemmi di
dal tiro delle batterie ottomane. Alla sbarco nella baia di Suvla (sotto), ogni tipo. I reparti di Suvla e Anzac
sera del primo giorno erano sbar- a nord di Anzac Cove; anche au- vennero reimbarcati senza perdite
carti circa in 10.000 a capo Helles e straliani e neozelandesi avrebbero tra il 18 e il 20 dicembre; i circa
quasi 20.000 ad Anzac Cove. dovuto rompere l’accerchiamento 35.000 uomini ancora trincerati nel
2. Il connsoolidammentoo e lo staallo conquistando le alture di Sari Bair. Il settore di Helles finirono di sgom-
(266 aprilee -4 giugno)). Nonostante IX Corpo d’armata britannico riuscì brare la penisola nella notte tra l’8 e
l’impeto della fanteria, appoggiata a sbarcare senza incontrare opposi- il 9 gennaio 1916 senza che i turchi
dal fuoco diretto delle artiglierie na- zione, ma il suo comandante esitò se ne accorgessero. Non venne la-
vali, gli Alleati sbarcati a capo Helles a spingersi verso l’interno, come sciato indietro un solo uomo.

O
Monte IMPERO
Kizlar Dagh
S
OTTOMANO
B aia d i S u vll a
Colline Anafarta
I

Lago salato
RIN
NFO
ORZI

Mar Egeo
Collina 60 Biyuk Anafarta
Territorio conquistato OXX
dall’Anzac prima
dell’offensiva d’agosto N C
G. ALBERTINI

N. JERAN (2)

Fronte alleato Australiani


ANZAC COVE Turchi
dopo l’offensiva
a Sari Bair e lo IR
BA
sbarco a Suvla RI Boghali
(6-10 agosto) SA Mal Tepe
0 2 km
Mustafa Kemal, il soldato presidente

D
i famiglia modesta, Mustafa venne inviato in Libia per organizzare Padre della patria. Dopo il 1918, Kemal
Kemal (1881-1938) si dedicò con la resistenza contro le forze d’invasione scelse di dedicarsi alla costruzione di
passione agli studi, scelse la car- italiane. Fu assegnato poi all’ufficio una nuova nazione, da far nascere sulle
riera militare e si diplomò alla Scuola di operazioni dell’armata di Gallipoli, ma rovine dell’impero: la rinuncia a tutti i
guerra nel 1905. Come ufficiale di Stato divergenze politiche col ministro della territori non turchi venne controbilan-
Maggiore venne assegnato al comando Guerra Enver Pascià lo relegarono in un ciata dalla strenua difesa della capitale
della 3a Armata, allora a Salonicco (sua cono d’ombra, destinato a fare l’addetto Costantinopoli e dell’Anatolia, coronata
città natale), in quel periodo epicen- militare a Sofia e Belgrado. da successo nella cosiddetta “guerra
tro di fermenti rivoluzionari contro il Il 20 gennaio del 1915 Mustafa Kemal fu di indipendenza” contro la Grecia
governo del sultano Abdülhamid II. richiamato a Gallipoli per prendere il co- (1919-22), al termine della quale Kemal
Kemal – che parlava francese e tedesco mando della 19a Divisione, che avrebbe rimase padrone della situazione. Eletto
ed era un ardente nazionalista e mo- giocato un ruolo decisivo nel contenere nell’ottobre del 1923 primo presidente
dernizzatore – si lasciò coinvolgere nel gli sbarchi dell’Anzac. Considerato uno della repubblica, nel 1934 il suo ruolo dii
movimento riformatore e divenne una dei principali artefici della vittoria, ven- padre della patria venne ufficialmente
figura di spicco dei Giovani Turchi, al ne insignito del titolo di pascià e inviato riconosciuto con il titolo di Atatürk, “pa--
potere nel 1908. Il primo gennaio 1912 sul fronte del Caucaso. dre dei turchi”.

TRA MA
ARZO E APRILE NELLE BASSI DE
ELL’EGE
EO BRITAANNICI E
FRANCESI AMM
M ASSARRONOO TRUPPPE E MULI PERR LO SB
BARCO
O
mal scagliò i suoi uomini a ondate contro il perimetro della te- ga lotta per Gallipoli venne salutato come una splendida vitto-
sta di sbarco, ma i diggers respinsero i turchi con perdite gravi. ria, mentre in campo alleato il fallimento militare segnò la fi-
La Campagna di Gallipoli, dopo il successo solo parziale dei ne (momentanea) della carriera politica di Winston Churchill,
primi sbarchi, si trascinò per altri 8 mesi di scontri furiosi, in e quella definitiva della carriera militare del generale Hamilton.
condizioni ambientali terribili. Gli Anzac si sacrificarono eroi- Mort te di un imper ro. A Gallipoli finì la secolare pax bri-
camente negli assalti dell’offensiva d’agosto contro le posizio- tannica, garantita dalla supremazia incontrastata della Royal
ni collinari di Lone Pine (conquistata il 6 del mese e poi difesa Navy; contemporaneamente gli uomini dei dominions dell’e-
con successo, nonostante la violenta reazione ottomana) e The misfero australe, sacrificati a migliaia in una guerra di cui sa-
Nek (inutilmente attaccata il giorno successivo dagli uomini pevano ben poco, presero coscienza del loro valore e della loro
della 3 a Light Horse Brigade ); i britannici mostrarono ancora dignità. E sull’altro lato della collina anche i soldati turchi, gui-
una volta la loro eccessiva cautela nel condurre operazioni of- dati da quello che sarebbe diventato ben presto Atatürk, il “pa-
fensive durante e dopo lo sbarco nella baia di Suvla (6 agosto), dre della patria”, scoprirono per primi l’orgoglio della nazione
altra occasione perduta per sorprendere il nemico; i turchi, dal che doveva nascere sulle ceneri del vecchio Impero ottomano.
canto loro, difesero strenuamente le linee trincerate a sud del Tra i luoghi e gli eventi che hanno visto nascere il mondo con-
villaggio di Krithia, nel settore di capo Helles, e la cresta di Sari temporaneo, Gallipoli e l’operazione anfibia che doveva porta-
Bair nel settore Anzac, senza mai dare segni di cedimento no- re gli alleati a Costantinopoli meritano un posto d’onore. 
nostante i vuoti spaventosi che si aprivano nelle loro file ogni Gastone Breccia
volta che tentavano di riguadagnare terreno. L’evacuazione, de-
Terza Light Horse Brigade Il fallito attacco a The Nek è stato splendidamente ricostruito nella par-
cisa da lord Kitchener dopo una visita al fronte in novembre, te finale del film Gallipoli - Gli anni spezzati di Peter Weir (1981), con Mel Gibson.
iniziata il 18 dicembre 1915 e completata nella notte tra l’8 e il
9 gennaio 1916, fu probabilmente la più abile e riuscita opera-
zione dell’intera campagna alleata. Alla fine si contarono circa SAPERN
NE DI PIÙ
Ù
250.000 perdite tra le forze dell’Impero britannico e poco me-
Gallipoli, Robert Rho-
no tra i difensori ottomani: a Costantinopoli l’esito della lun- des James (Sansoni).
La campagna da en-
trambi i punti di vista,
quello turco e quello
anglo-australiano.

04
DALL’EGITT TO
O AI
DA
ARDDANELLI
Soldato australiano trasporta
un compagno ferito all’ospedale
MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN

da campo. Anzac è l’acronimo


di Australian and New Zealand
Army Corps, formazione che fu
raggruppata in Egitto prima della
Campagna di Gallipoli.

57
SBARCHI
USS MA
ARIN
NE
COORPS
S
177
75-2
2016
6

FIRST
TO FIGHT

LO STEMMA
L’iconografia dei Marines
comprende in primo luogo lo
stemma, con il globo, l’aquila
americana, l’ancora e il motto
ufficiale Semper fidelis (mentre il
motto ufficioso da loro adottato è
“Primi a combattere”).
rom the halls of Montezuma to the shores of Tripo-
li” (dalle sale di Montezuma alle spiagge di Tri-
poli) sono le prime parole dell’inno del corpo dei
Marines degli Stati Uniti e rievocano le prime ge-
sta compiute nella Storia di una delle istituzioni militari più
importanti e celebrate: lo US Marine Corps (indicato spesso
con l’acronimo USMC). Si tratta della più grande forza anfibia
del mondo e negli Stati Uniti detiene il rango di vera e propria
quarta Forza Armata, al pari di Esercito, Marina e Aeronauti-
ca, un caso unico. Ma in realtà i Marines rappresentano mol-
“PRIMI A COMBATTERE”, to di più, una delle anime dell’America stessa: nell’immagina-
rio collettivo sono loro i soldati americani per antonomasia e
QUESTO È IL LORO MOTTO. nel tempo hanno sviluppato un ethos così profondo da portar-
NELLA STORIA DEI MARINES li ad avere quell’alto spirito di corpo che li contraddistingue.
Nonn ni della a patr ria. Un fatto curioso è che la storia
AMERICANI, LA FORZA dell’USMC è di un anno più antica di quella degli stessi Sta-
ti Uniti (la cui indipendenza fu dichiarata il 4 luglio 1776). Il
ANFIBIA PIÙ GRANDE E corpo è nato infatti il 10 novembre 1775 quando il 2° Congres-
FAMOSA, C’È L’EPOPEA DI so continentale dispose la formazione di un reparto di fante-
ria di marina al comando del capitano Samuel Nicholas. Da
UNA POTENZA MILITARE quel momento i Marines si trovarono costantemente in prima
linea nelle avventure belliche della loro giovane nazione. Quan-
do nel 1801 il governo americano decise di in-
tervenire contro i pirati barbareschi, che dal
Nordafrica infestavano il Mediter-
raneo, i Marines presero parte all’o-
perazione (v. Wars n. 18); durante la
guerra contro il Messico sbarcaro-
no nel porto di Veracruz e il 13 set-
tembre 1847 parteciparono alla bat-
taglia di Chapultepec, dando l’assal-
to all’omonimo castello noto anche
come “le sale di Montezuma”. Sono
queste le prime due imprese a essere
A IWO JIMA ricordate nelle parole iniziali dell’in- IL PRIMO
Con questa foto Il capitano Samuel
emblematica il fotoreporter no. Successivamente, nel prosieguo del
Nicholas fu il primo
Joe Rosenthal si guadagnò XIX secolo, i Marines subirono una ri- comandante dei
il Premio Pulitzer, ma la duzione degli effettivi e da alcune par- Marines. Secondo la
scena fu in realtà ricostruita ti ne venne messo anche in discussione tradizione, il nucleo
in loco dopo la battaglia: originale del corpo fu
il ruolo. Ma con l’entrata degli Usa nel
mostra la conquista del reclutato a Philadelphia
monte Suribachi, quando il primo conflitto mondiale vennero no-
nel 1775 in una taverna.
23 febbraio 1945 i Marines tevolmente rafforzati e ancora una vol-
issarono la bandiera ta si misero in luce: nel 1917 la 2 Divi-
a

americana sulla sua cima. sione Marines venne schierata in Francia e impiegata nelle ope-
razioni nei settori di Soissons, Saint-Mihiel, e distinguendosi
particolarmente nella battaglia della foresta di Belleau.
Le piccole guerre e. Negli anni successivi, a partire dal
1922, lo USMC entrò in una profonda fase di trasformazione
tecnica e dottrinaria promossa da quello che si sarebbe rivela-
to uno dei suoi più importanti comandanti: il generale John Ar-
cher Lejeune. Questa evoluzione portò i Marines a spostare la
propria attenzione dai compiti tipici della fanteria di marina (si-
curezza a bordo, abbordaggio e piccole azioni di sbarco) a quel-
li propri di una grande forza da assalto anfibio in grado di con-
durre operazioni su vasta scala. Uno degli esiti di questi studi
e sperimentazioni fu la pubblicazione del Manuale provviso-
rio sulle operazioni di sbarco, il quale divenne subito un punto
di riferimento molto importante in materia di guerra anfibia.
AP/ANSA

59
Lo sviluppo di questa nuova filosofia di impiego andò di
Continental marine
m pari passo ccon quello delle tattiche da usare nelle cosiddet-
L’unniformme dei primi Marinees te “piccole gueerre” (conflitti di bassa intensità contro un nemi-
nordamericani era quella sttabi- co che praticaa la guerriglia). Infatti, nella prima metà del ’900,
lita dal Congresso continenntale i Marines si trrovarono a più riprese impegnati a fronteggiare
nel 1775, poi codificata l’annno
successivo in un regolamennto questo generee di avversari in Cina, Nicaragua, Filippine, Re-
apposito. La giacca era di pubblica Dom minicana, Haiti, di nuovo in Messico e nel Canale
panno verde con bottoni di Panama. E lla lunga esperienza nel campo della controguer-
d’argento e risvolti e polsinni riglia venne riiversata in una nuova pubblicazione ancora oggi
bianchi. I risvolti divenneroo considerata, ooltre che un classico, valida fonte di ispirazione su
rossi nel 1779.
Il coollare di cuooio serviva a una materia qu uanto mai attuale: il Manuale delle piccole guerre.
proteggere gli uomini dallee Non è quindi unu caso se le unità dei Marines impegnate in ope-
ferite di sciabola, oltre che a ga- razioni controoinsurrezionali in Vietnam, e più recentemente
rantire una postura più marrzia- nella provincia irachena di Al-Anbar e in Afghanistan, si siano
le; per questo all’inizio i M - dimostrate particolarmente adatte a questo scopo.
rines furono soprannominaati
leathernecks (colli di cuoio). For rza anfibiia. L’idea di trasformare i Marines in una gran-
Il moschetto era di fabbricaazio- de forza per l’iinvasione anfibia trovò il suo ideale campo di ap-
ne inglese, solitamente Broown plicazione durrante la Seconda guerra mondiale nel teatro ope-
Bess o Tower (dall’arsenale del- rativo del Paciifico. Infatti, all’indomani dell’attacco giapponese
la Torre di Londra, dove queeste
a Pearl Harbor, essi furono in prima linea nella controffensiva
armi erano fabbricate),
un metro e mezzo di lungheezza, strategica delle forze alleate. Il 7 agosto 1942 la 1a Divisione Ma-
arma adatta al fuoco prolunn- rines sbarcò a Guadalcanal, un’isola delle Salomone Orientali,
gato e talmente robusta che
all’occorrenza poteva essere Controinsurrezionale La moderna terminologia militare definisce queste operazioni con il termi-
impugnata anche come unaa ne inglese“counterinsurgency”e il relativo acronimo COIN.
clava per sfondare i crani
G. ALBERTINI

dei nemici. L.D.S. Teatro operativo Area geografica continentale o sub-continentale comprendente una superficie
terrestre e/o marittima e lo spazio aereo sovrastante affidato all’autorità di un unico comandante.

DA EIISENHOWE ER IN
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OI I PRE
ESID
DENN TI NEL PACIFICO
Okinawa, 1944 circa, i
USA HANN NO CO OMIINCIA ATO A Marines impiegano cariche di

GETTY IMAGES
esplosivo per stanare gli sniper
IMPIE
EGARE E I MA
ARINNESS ANCH HE IN giapponesi a Naha durante
l’offensiva nel Pacifico.
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OPER ACEEKEEEPIN
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dando l’avvio alla riconquista dell’arcipelago. Da quel momen-
to le unità dei Marines saranno la componente fondamentale L’ISPIRATORE
di quasi tutte le principali operazioni anfibie che condurranno Il generale Holland “Mad”
alla vittoria finale. Gli sbarchi compiuti sulle isole di Tarawa, Smith è considerato il padre

THE LIFE PICTURE COLLECTION/GETT


Saipan, Guam, Peleliu e Tinian, compiuti a partire dall’autun- della moderna guerra
no 1943, furono tappe importanti di un’offensiva che culminò anfibia. Comandò le unità
dei Marines in molte delle
nella prima metà del 1945 con l’assalto alle isole metropolitane operazioni nel Pacifico e
giapponesi di Iwo Jima e Okinawa. guidò lo sbarco sulle sabbie
Dalla Co oreea all Viettna am. Dopo la resa del Giappone, lo vulcaniche di Iwo Jima.
USMC fu impegnato in un altro conflitto in Estremo Oriente:
quello che si svolse nella penisola coreana nel 1950-53. In Co-
rea i Marines ebbero modo di partecipare a una delle fasi cru- l’invasione dell’Irak, e in Afghanistan i reparti dell’USMC so-
ciali delle operazioni: lo sbarco a Inchon del settembre 1950. no stati lungamente impegnati in settori particolarmente criti-
Anche durante l’intervento statunitense nel Sud-Est asiatico i ci come le province di Helmand e Kandahar.
Marines ricoprirono un ruolo importante: furono le prime uni- Elitrasp porrtat ti. Oggi il corpo dei Marines rappresenta
tà da combattimento americane a giungere in Indocina, sbar- un elemento vitale nell’ambito delle capacità di proiezione di
cando l’8 marzo 1965 a Da Nang. Nella guerra del Vietnam lo potenza degli Usa; anche se secondo taluni osservatori le re-
USMC visse altri importanti e drammatici momenti della sua centi lunghe e logoranti campagne terrestri in Medio Orien-
storia, tra i quali, nel 1968, la battaglia di Huè e l’assedio di Khe te hanno rischiato di far trascurare l’addestramento nel cam-
Sanh. Nel 1983 unità dei Marines parteciparono all’invasione po della guerra anfibia, con la sua capacità di sbarcare gran-
dell’isola di Grenada e nel 1991 diedero un importante contri- di forze in tutto il globo, lo USMC rappresenta uno strumento
buto all’Operazione Desert Storm, la liberazione del Kuwait offensivo senza eguali al mondo. Il concetto operativo attor-
dalle forze di invasione irachene. Le guerre più recenti combat- no a cui ruota la dottrina e la struttura dei Marines è quel-
tute dagli Stati Uniti hanno visto, come sempre, la partecipazio- lo denominato MAGTF (Marine Air Ground Task Force,
ne dell’USMC in maniera rilevante, anche se grandi azioni an-
fibie non hanno avuto luogo. Nel 2003 la 1a Divisione Marines
ha ricoperto un ruolo cruciale nell’Operazione Iraqui Freedom,

SBARCARE OLTRE L’ORIZZONTE

D
urante la Seconda guerra in prossimità della costa, impegnate La trovata. I Marines, da sempre lea- il più possibile elicotteri e natanti in
mondiale furono realizzati nelle operazioni di trasbordo delle der nello sviluppo di nuove dottrine grado di navigare in mare aperto per
navi e mezzi da sbarco di nuo- truppe sui mezzi che avrebbero tra- sulla guerra anfibia, per ovviare a il trasporto delle truppe d’assalto.
va concezione. Al top c’erano le LST sportato gli uomini sulla spiaggia, era- questo problema, sono stati tra i primi La Marina degli Stati Uniti utilizza a
(Landing Ship Tank), navi in grado di no costrette a rimanere ferme a introdurre il concetto di sbarco OTH questo scopo anche i grandi mezzi da
trasportare truppe e mezzi pesanti diventando vulnerabili agli (over the horizon). Esso prevede che sbarco a cuscino d’aria LCAC (Landing
nell’area dell’operazione con la capa- attacchi avversari. nei momenti iniziali le navi anfibie Craft Air Cushion) in grado di coprire
cità di sbarcarli anche direttamente rimangano almeno 25 miglia lonta- distanze più lunghe a una velocità
sulla spiaggia. Furono costruite in ne dalla costa, utilizzando maggiore rispetto a quelli tradizionali.
poco più di mille esemplari negli
Usa, sulla base di un progetto bri-
tannico, affiancate da
numerosi altri tipi di IL MEZZO DA SBARCO
Dalla LST esce il carro M4 Sherman modifi-
unità, ognuna specia-
cato con il T6 Device, che a Okinawa viene
lizzata in un compito. usato per la prima volta. Il T6 era un dispo-
L’esperienza bellica ave- sitivo di galleggiamento sperimentale: con-
va impartito una lezione sisteva in una specie di pontone di plastica
fondamentale: quando (v. disegno in alto) che applicato al tank lo
queste navi stazionavano rendeva anfibio consentendogli di navigare.
OSPREY PUBLISHING, PART OF BLOOMSBURY PUBLISHING PLC (2)

LST, LANDING SHIP TANK


Okinawa 1945: il 6° Battaglione
corazzato dei Marines sbarca
dalla LST-125 (Landing Ship Tank)
durante l’Operazione Iceberg.
Queste navi da sbarco erano
in grado di trasportare carri e
automezzi scaricandoli dalla prua
che si apriva e approdando sulle
spiagge grazie al basso pescag-
gio dovuto alla chiglia piatta.

61
I Marines dell’aria v. riquadro a destra). I Marines dispongono infatti di una propria
componente aerea, che sin dal tempo di pace è integrata con le

I
Marines sono l’unica forza “Osprey”(con decollo e atter-
anfibia ad avere una propria raggio verticale come un elicot- unità terrestri (a loro volta complete di tutti gli elementi: fanteria,
aviazione. La storia della Ma- tero e carico utile, velocità e au- artiglieria, genio, corazzati ecc.), andando a costituire un com-
rine Corps Aviation nasce già tonomia di un aereo). Riguardo plesso di forze in grado non solo di creare una testa di sbarco con
alla vigilia della Grande guerra, agli aerei da combattimento,
l’efficace supporto dei propri aerei ed elicotteri, ma anche di pro-
appena viene concepito l’im- 12 squadroni impiegano il
piego militare del mezzo aereo. McDonnell Douglas F/A-18 C/D seguire, per un certo periodo di tempo e in modo autonomo, l’a-
Nel 1918 i primi reparti si schie- “Hornet”, altri 6 hanno il V/STOL zione in profondità nel territorio dell’avversario. I Marines han-
rano in Francia e partecipano McDonnell Douglas AV-8B“Har- no infatti recepito appieno la lezione del Pacifico, una su tutte: le
alle fasi finali delle operazioni. rier”. Altre unità operano con ondate d’assalto devono poter disporre della più stretta coopera-
Ai giorni nostri. Oggi quella dei aerei da trasporto e rifornimen-
zione da parte degli aerei d’attacco, destinati a colpire le posizioni
Marines è una forza aerea com- to in volo, guerra elettronica e
pleta in tutti i suoi elementi. addestramento. nemiche e fornire un supporto di fuoco ravvicinato, e di quelli da
Allinea 8 Squadrons di elicotteri Uno squadrone dei Marines in caccia, che hanno il compito di difendere lo spazio aereo sovra-
da trasporto Sikorsky CH-53E particolare: il VMFA 121“Green stante l’area dello sbarco. Le capacità di trasporto e “aggiramento
“Super Stallion” e 9 Squadrons Knights”, dal 31 luglio 2015 è il verticale” fornite dagli elicotteri sono poi altrettanto importanti:
di elicotteri da combattimento primo al mondo operativo con
reparti elitrasportati possono infatti decollare direttamente dal-
Bell AH-1W “Super Cobra”; 18 l’F-35B “Lightning II”, la versio-
Squadrons sono dotati di un ne V/STOL del nuovo caccia- le navi al largo e atterrare rapidamente alle spalle delle difese co-
aeromobile innovativo: il con- bombardiere di V generazione stiere; proprio per questo i Marines sono stati tra i primi a for-
vertiplano Bell-Boeing MV-22 della Lockheed Martin. mare unità di elicotteri da trasporto e assalto. Sia gli aerei che gli
elicotteri dell’USMC vengono normalmente imbarcati sulle por-
taerei e sulle portaeromobili anfibie, e successivamente verrebbe-
MOOLTI GRA ANDII ATT
TORI ro rischierati su aeroporti conquistati nel corso di un’operazione.
I mezzzi anfib bi. Il potenziale espresso dai Marines è inscin-
AMMERIC
CAN NI HANNOO dibile da quello delle navi che hanno il compito di trasportarli e
sbarcarli, ovvero la componente anfibia della Marina (la cosid-
INT
TERPPRET TATO UN detta “marina alligatore”). Attualmente questa ha più di 30 uni-
MAARINEE: JO
OHN WAYNE, tà tra navi da sbarco, portaeromobili d’assalto e navi comando.
Sempre all’avanguardia nelle guerre combattute dagli Sta-
JAC
CK NIICHHOLSOON, ti Uniti, i Marines dimostrano di essere all’altezza del loro
motto, “Semper fidelis”, ma forse più ancora del noto adagio
CLINT EASSTW WO O D “First to fight”. Ed è proprio così che essi si considerano: sempre
i “primi a combattere”. 
Fabio Riggi

RINIERS MORSKAY
YA PEKHOTA
Nome: Corpo reale Marines olanndesi. Nome: Morskaya Pekhota (ovvero,
Storia: nascono il 10 dicembre 1665, “fanteria navale”).
per iniziativa di Johan De Witt e dell’am- Storia: viene formaata nel 1705 per
miraglio Michiel De Ruyter. ordine di Pietro il Grande.
G All’inizio il
Il corpo diventa operativo durannte la corpo viene sciolto più volte per essere
Seconda guerra anglo-olandese e par- ricostituito solo in occasione di eventi
tecipa al vittorioso raid contro laa flotta bellici. In seguitoo i fanti di marina
inglese ancorata alla foce del fiume sono coinvolti a più riprese nelle vi-
Medway (9-14 giugno 1667). cende della Rivvoluzione russa, fino
Nel XIX secolo prende parte alle cam- al 1921, quanddo per aver parteci-
pagne coloniali nelle Indie Orrientali pato a una rivvolta antibolscevica
e viene impiegato in Cina. Il 6 giugno nella base di Kronstadt vengono
1944 una compagnia di Marinnes disciolti. Riattivvati nella Seconda
olandesi partecipa allo sbarcoo in guerra mondiale ccon nuove formazio-
Normandia. L’11 giugno 1977 il BBBE, ni, arrivano a contare fino a 40 brigate
Bizondere Bustand Eenheid (unità di in- e alcuni reggimenti. Il corpo viene defi-
tervento dei Marines) reparto coostituito nitivamente ricostittuito tra 1962 e 1964
per operazioni speciali e antiterrrorismo, dall’ammiraglio Serrgej Gorshkov.
conduce un’azione di liberazione di Struttura: le sue unnità sono assegnate
ostaggi sequestrati su un treno. ai comandi di flottaa della Marina russa:
Struttura: oggi l’organico è basaato 155a Brigata e 3° Reggimento (flotta del
G. ALBERTINI (2)

su due gruppi da combattimento, un Pacifico); 336a Brg ddella Guardia (flotta


gruppo per operazioni speciali e del Baltico); 61a Brg (Flotta del Nord);
due gruppi di supporto. 810a Brg (flotta del Mar Nero).
Una struttura complessa
IL COMANDANTE

L
e unità configurate come composizione può essere variata
Il generale Alexander MAGTF (Marine Air Ground a seconda del compito che viene
Vandegrift fu il comandante Task Force) sono compo- loro assegnato.
della 1a Divisione Marines a ste da 4 elementi principali: il Attualmente il corpo dei Marines
Guadalcanal, molto spesso comando più le componenti dispone di una forza operativa
in prima linea contro i terrestre, aerea (formata da aerei totale di 3 MEF così schierate: la
giapponesi. Nel 1944 fu ed elicotteri) e logistica. Queste I MEF a Camp Pendleton (Cali-
GETTY IMAGES (2)

nominato diciottesimo formazioni sono di tre tipi, in fornia), la II MEF a Camp Lejeune
comandante del corpo. relazione alle loro dimensioni. Le (North Carolina) e la III MEF a
cosiddette MEU (Marine Expedi- Okinawa (Giappone).
tionary Unit) sono basate su un La “marina alligatore”. I Gruppi
battaglione marine rinforzato e Navali composti da navi da
uno “squadron” aereo misto. La sbarco, portaeromobili d’assalto
MEB (Marine Expeditionary Bri- e navi comando, dalle loro navi
gade), più consistente e struttu- scorta e dai reparti dei Marines
rata, è basata su un reggimento a bordo (raggruppate, come
e su un gruppo aereo composto abbiamo detto, in una MEU,
da più squadroni. La forza più solitamente in numero di una
grande e completa è però la MEF per ciascun Gruppo Navale),
(Marine Expeditionary Force), vengono denominati ARG/ESG
composta da una divisione e da (Amphibious Ready Group/ Ex-
uno stormo aereo composito. peditionary Stryke Group) e so-
Essendo delle Task Force, queste no uno dei pilastri della potenza
unità sono modulari e la loro militare statunitense.

Il marine e il suo fucile

I
n base al principio che “ogni Cecchini. Uno dei più famosi
marine è un fuciliere”, tutti i sniper fu il sergente maggiore
membri del corpo, a prescin- dei Marines Carlos Hatcock,
REUTERS/CONTRASTO (2)

dere dall’incarico, devono af- che in Vietnam ottenne 93


frontare all’inizio un impegna- uccisioni confermate. Portava
tivo training basico di fanteria sempre una piuma sul berret-
nel quale l’addestramento al to, tanto che i nemici lo ave-
tiro è ritenuto fondamentale. vano soprannominato Long
I MEZZI DA SBARCO Durante il Secondo conflitto Tra’ng (“penna bianca”). Alla
Dall’alto, un LCAC (Landing Craft Air Cushion), in grado mondiale, il maggior generale fine degli anni ’70 fu chiamato
di portare a terra anche un tank come il pesante M1 dei Marines William H. Ruper- a contribuire alla costituzione
Abrams, e un carro anfibio AAV7 (Assault Amphibious tus compose addirittura una della Scuola per esploratori
Vehicle), adibito al trasporto truppe. poesia, il Credo del fuciliere: “Il e tiratori scelti dei Marines di
mio fucile è il mio migliore ami- Quantico (Virginia), oggi tra le
co. È la mia vita. Devo dominar- migliori al mondo nell’adde-
lo come domino la mia vita”. stramento al tiro di precisione.

IN COREA
Corea del Sud, 2009, i
Marines si esercitano a
sbarcare a Pohang, 300
km a sudest di Seul in
vista di una possibile SAPERNE DI PIÙ
invasione da parte
della Corea del Nord.
Marines. Tutti i segreti delle forze
da sbarco americane, di Tom Clancy
(Oscar Mondadori). Un saggio-
reportage dell’autore di bestseller.

63
SBARCHI
NOR
RMAN
NDIA
A 19
944
4

Il D-Day che salvò l’Europa


Il 6 giugno del 1944 segna il prima e il dopo della guerra anfibia, che trova nell’Operazione Overlord
il suo paradigma. Churchill era contrario, ma gli americani premevano per l’invasione della Francia,
con un attacco massiccio concentrato in un unico punto. Le forze alleate progettarono nell’arco di
due anni un piano che sembrava impraticabile e poteva rivelarsi il disastro più grande della Seconda
guerra mondiale. Ma la superiorità aerea e il ritardo nella risposta da parte tedesca fecero il resto.

LO
O SB
BAR
RCO USA 1A ARMATA
Si sviluppò su una porzione di costa di 96 chilometri divisa, (GENERALE OMAR BRADLEY)
secondo i piani degli Alleati, in 5 spiagge, ciascuna con un no-
me chiave: Utah e Omaha, dove sarebbero sbarcati gli ameri-
cani, Gold, Juno e Sword destinate agli anglo-canadesi. ORE 6:30 ORE 6:35
Sbarca la 4a Divisione Sbarcano la
di fanteria. 1a e 29a Divisione
di fanteria.
QUINÉVILLE
ORE 6:30
Sbarca il 2°
Battaglione Ranger.

POINTE DU HOC OMAHA


DUNE DI VARREVILLE VERVILLE COLLEVILLE
SUR-MER SUR-MER
UTAH ST-LAURENT
SUR-MER
GRANDCAMP-LES-BAINS

82a Divisione
aviotrasportata
(Usa) SAINTE-MÈRE
ÉGLISE
TRÉVIÈRES

N
ne ) 0 Km 10
a Div
isio (Usa
0 1 r t ata ISIGNY
1 spo
tra
avio
TRAPPOLE ANTICARRO
Sulla battigia e sulla spiaggia erano
NAVI DA SBARCO disseminati cavalli di Frisia (traversine di
Diversamente dai mezzi da sbarco, le LST ferro incrociate a forma di riccio) e fossati
I POR
RTI DI IMBARCO
O (Landing ship tank) potevano navigare anticarro. A pelo d’acqua c’erano mine su
in mare aperto, ma avendo la chiglia pali, invisibili con l’alta marea, per fortuna
I tedeschi si aspettavano l’invasione della Germania con un attacco spesso distanti tra loro. Alle mine sui pali
piatta erano in grado di approssimarsi o
portato dal Passo di Calais, il braccio di mare con la distanza più breve addirittura arrivare sulla spiaggia aprendo fu dato il nome di asparagi di Rommel.
fra loro e il Regno Unito. Lì avevano concentrato le maggiori difese. i portelloni per scaricare i materiali (fra
questi i carri anfibi, come gli M4 Sherman
DD, in grado di navigare). CARRI E SOLDATI
Londra A ondate successive sbarcarono truppe
GRAN BRETAGNA
d’assalto, carri, mortai e artiglieria, ma
Dover s
ai anche bulldozer e genieri con il compito
al MEZZI DA SBARCO
d iC Gli LCVP (Landing Craft, vehicle, di sminare la spiaggia e rimuovere gli
Southampton Portsmouth so
Shoreham a s Calais personnel) e LCI (Landing craft infantry) ostacoli anticarro.
Portland P
trasportavano i soldati, gli LCT (Landing
Dartmouth craft tank) trasportavano i carri e altri
mezzi pesanti.
CA
A NI
A M
Concentrazione CANALE DELL
di truppe

Invasione
via mare FRANCIA
Carentan
Invasione aerea Caen
Area all
argata

N
0 Km 100

64
M ANDA
I COM ANTI DELL
LE FOR
RZE ALLE
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TE LE TRU
UPP
PE DA SB
BARCO
FANTERIA circa 150.000
Il generale Dwight Eisenhower Il maresciallo Bernard Montgomery
(1890-1969) venne nominato (1887-1976) al comando dell’8a PARACADUTISTI circa 20.000
comandante in capo delle Forze Armata britannica dal 1942, aveva CARRI circa1.500
Armate americane in Europa sconfitto Rommel a El Alamein e
nel 1944. Aveva già condotto lo qui se lo ritrovò davanti: il tedesco AEREI oltre 13.000
sbarco in Africa del 1942 e fu alla era a capo del Gruppo Armate B e NAVI oltre 5.300
guida di quello in Normandia. delle difese nella Francia del Nord.
MEZZI ANFIBI circa 12.000

2A ARMATA BRITANNICA (GENERALE MILES DEMPSEY)

avio gno U
6 D port )
ORE 7:25 ORE 7:45 ORE 7:30

a
(Re
CAUBOURG

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3 e acadut
Sbarcano la Sbarcano la 3a Sbarcano la 3a Divisione

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a
par
50a Divisione di Divisione di fanteria e la 27a Brigata

ioneata
5 B ist i
a
fanteria e la 8a Brigata di fanteria canadese corazzata.

n
r iga

it
corazzata. Della prima e 2a Brigata corazzata

o
ta
ondata faceva parte canadese.
anche il 47° Royal JUNO SWORD
Marines Commando.

GOLD COURSEULLES-SUR-MER LION-SUR-MER


OUISTREHAM

ARROMANCHES-LES-BAINS
BUNKER
Le casematte nascondevano
pezzi d’artiglieria. La feritoria
era progettata per consentire un
fuoco di sbarramento su un’area
da 2 a 3 km.

LEGENDA Nidi mitragliatori, con le MG42.


BAYEUX Truppe imbarcate
Truppe aviotrasportate
Obiettivo degli Alleati a 24 ore
dall’inizio dell’attacco
Territorio occupato dagli Alleati
a 24 ore dall’inizio dell’attacco

Zona di lancio dei paracadutisti


Artiglieria tedesca

LE DIFESE
TEDESCHE
Consistevano nel Vallo
Atlantico, un esteso
sistema di fortificazioni
a difesa dell’Europa
continentale, che Hitler
aveva fatto erigere
dal 1942 per frenare
l’attesa invasione
alleata. Andava dalla
Francia alla Norvegia,
Infografica di Lidia Di Simone e Sol 90

particolarmente
rinforzato tra Dunkerque
e l’estuario della Somme.
La Normandia, affidata
alla 7a Armata, era la
costa più sguarnita. I
mezzi da sbarco alleati
La scogliera era Mine a contatto
minata e difesa affisse su rampe affrontarono estesi
dal filo spinato. interrate. campi minati già in
acqua. Molti soldati
morirono affogati.

65
SBARCHI
IWO JIMA
A 19
945
5

Pacifico di sangue
Il 19 febbraio 1945 con l’invasione dell’isola giapponese fu lanciata l’Operazione Detachment, uno
degli scontri più feroci della Seconda guerra mondiale. Gli americani avevano bisogno di Iwo Jima
come base intermedia per i bombardieri B-29 diretti su Tokyo e sulle altre città del Sol Levante, ma i
giapponesi erano pronti a difenderla fino alla morte dalle loro posizioni in caverna.

US Marin
ne Faante giap
pponese
Gli americani usarono metodi poco tradi- Era la prima isola del Paese minacciata dal
zionali. Le ridotte dei giapponesi furono nemico. I nipponici sapevano di non uscirne
messe a tacere con lanciafiamme, cariche vivi, ma potevano infliggere un numero enor- APPOG
GGIO AEEREO
O
da demolizione o usando i bulldozer per me di perdite e prefigurare quanto sarebbe L’aviazione americana neutralizza
seppellire vivi i nemici. costata l’occupazione del Giappone. le difese contraeree e bombarda
incessantemente le posizioni
Elmetto M1 Elmetto d’acciaio del nemico. Ma prima
dell’invasione l’isola era
stata già bombardata
Carabina M1 Pala
per 74 giorni.

Sacca maschera Zaino


g M5
antigas

5 IL 25 FEBBRAIO
Ci vuole una settimana per
Cinturone Giberna 4 CONQUISTA DEL SECONDO raggiungere la Collina 382
g
salvagente pportamunizioni CAMPO D’ATTERRAGGIO
e prendere la posizione più
Dopo il bombardamento navale
fortificata di Iwo Jima,
Pinze Borraccia delle posizioni di artiglieria a
difesa dal fuoco di
nord del primo aeroporto, i
sbarramento dei mortai.
Baionetta Marines avanzano su un fronte
L’operazione viene
di 370 metri sotto un diluvio di
battezzata “ Tritacarne “.
fuoco di mortai e mitragliatrici.
Lo conquistano alle 13:30 dopo
Pistola F il Arisaka
Fucile Ai k un intenso bombardamento
semiautomatica tipo 38 da 6,5 mm navale seguito da un attacco di
Colt M1911 A1 mezzi corazzati.

Calzoni della 2 IL 20 FEBBRAIO, ORE 8:30, CADE


divisa di tela IL PRIMO CAMPO DI ATTERRAGGIO
I Marines sono diretti al primo
aeroporto sotto una pioggia di
granate. Dalle loro posizioni ai bordi Campo
della pista, i giapponesi aprono un terraggio n. 2
pesante fuoco di mitragliatrici. Ma
vengono sopraffatti dagli americani
supportati dai mezzi corazzati.
3 LA CONQUISTA DEL Campo
MONTE SURIBACHI d’atterraggio n. 1
Il 21 febbraio inizia l’attacco al 19 febbraio
Soldati e veicoli
monte con mortai, artiglieria e sprofondano nella
lanciafiamme. Nulla di fatto fino al 23, cenere vulcanica
quando i Marines, dopo una battaglia
estenuante, riescono a collocare la
bandiera sulla cima (166 metri slm).
Difese
principali
1 Inizia la battaglia
19 febbraio: dopo un 25° Reggimento
bombardamento aereo, le navi
d’appoggio lanciarazzi si avvicinano 23° Reggimento
alla costa e martellano qualche 27° Reggimento
centinaio di metri di spiaggia con
Infografica di Carlos Aguilera e Fabio Riggi

20.000 razzi. Alle 9 i primi mezzi 28° Reggimento


19 febbraio
da sbarco approdano senza essere
attaccati dall’artiglieria. Quando i
I AMER
9.000 soldati sbarcano, su di loro
1 NES ICA
viene aperto un intenso fuoco di
5.800
NI
GA

artiglieria dal monte Suribachi.


L’unico grande errore commesso dai Stazione CADUTI
giapponesi è non attaccare il nemico
radar 17.200
FERITI
durante lo sbarco.
20.000
CADUTI
Avanzata Limite Linee di difesa Artiglieria Linea di difesa
66 americana dell’avanzata giapponesi giapponese secondaria
Posizione strategica
Il più grande ostacolo al bombardamento di tutto l’arcipelago
ARM
MAM
MEN
NTO
O IM
MPIEEGATTO giapponese era Iwo Jima. Situata a metà strada tra il Giappone
e le isole Marianne, aveva due aeroporti in attività e un terzo
in costruzione. I B-29 che facevano rotta verso nord erano sot-
to costante minaccia di attacco da parte dei caccia di stanza
LANCIAFIAMME M2-2 sull’isola. Inoltre, la stazione radar del monte Suribachi
Capacità: 18 litri poteva allertare sull’arrivo dei bombardieri in Giappone
Carburante: napalm - benzina con un preavviso di due ore.
MITRAGLIATRICE PESANTE TYPE 92 Propellente: azoto
Calibro: 7,7 mm Lunghezza: 1,155 m Accensione: elettrica
Peso: 55 kg Cadenza di tiro: 450-500 colpi/minuto Raggio d’azione: 36 metri
Quando partirono le missioni dei kamikaze, i soldati Permetteva agli americani di avvicinarsi
ASIA
nipponici eseguirono il piano del generale Kuribayashi alle postazioni nemiche per bruciare
di difendere fino alla morte la loro posizione usando vivi gli occupanti dei bunker con il getto Raggio
mitragliatrici, granate, mortai e artiglieria. Per ogni fiammeggiante. Operazione che veniva fatta d’azione 42°N
giapponese morto dovevano cadere 10 americani. dei B-29
spesso sotto il fuoco dei cecchini giapponesi.
Mar del
Giappone
APPO
OGGIO
O NA
AVA
ALE
Il bombardamento comincia tre giorni prima Tokyo
dello sbarco, viene effettuato da squadriglie che si Hiroshima
levano dalle portaerei in zona. Inoltre, i sottomarini
americani impediscono il rifornimento dell’isola.
6 SUL TERZO AEROPORTO Nagasaki AREA DI
Dopo 30 minuti di fuoco di artiglieria, OPERAZIONI 1.080 Km
i Marines conquistano l’ultimo DEI B-29
2.960 Km
campo, ancora in costruzione.
495 111 7
NAVI PORTAEREI CORAZZATE
Okinawa
4 PUNTA 7 IL 7 MARZO Iwo Jima
KITANO La resistenza nipponica è
INCROCIATORI PESANTI
selvaggia. Dopo un pesante
bombardamento navale, alle Base dei caccia
14: 00 la base cade. giapponesi
Ultime sacche
di difensori
8 L’11 MARZO Raggio d’azione dei
KITA Fucilieri e guastatori con caccia giapponesi
lanciafiamme e cariche da Saipan
demolizione devono misurarsi Isole Marianne
NISHI con un nemico disperato.
L’azione dell’artiglieria si
Collina Guam
Campo Collina riduce parecchio per il timore
362-a d’atterraggio n. 3
9 marzo di colpire le proprie truppe.
362-C Base dei bombardieri
Usa B-29

MOTOYAMA
Riserva 9 IL 24 MARZO
Ultimi tentativi di resistenza: Dalla conquista dell’isola fino alla
i Marines sostenuti dai fine della guerra atterrarono a
mezzi corazzati premono Iwo Jima più di 2.200 B-29 con
24-26 marzo inesorabilmente. Il 24 marzo i problemi tecnici. Se non l’avessero
giapponesi sono asserragliati in
un’area ristretta. Le truppe Usa
conquistata, sarebbero morti
Collina
382 catturano 1.083 prigionieri. oltre 22.000 piloti in incidenti o
Ultime sacche atterraggi di emergenza.
di difensori

PUNTA
TACHIIWA Posizione
UN INFERNO
O DI TUNNEEL mitragliatrice
MINAMI Quasi tutto il suolo era di roccia vulcanica, Posizione
facile da scavare. I giapponesi costruirono mortaio
24 febbraio 1 marzo
una straordinaria rete di gallerie, con Sacchi di
postazioni di artiglieria e bunker, alcuni a sabbia
più di 24 metri di profondità.
FO
ORZE IN CA
AMPO
O
LE GALLERIE Posizione
STATI UNITI D’AMERICA In gergo si chiamano “posizioni in caverna”. di tiro
Collegavano fra loro le postazioni di tiro:
Comando: ammiraglio Raymond Forze navali: quando i Marines ne distruggevano una, i
Spruance, tenente generale Holland oltre 500 navi giapponesi si spostavano in un’altra. Scalini
Smith Forza aerea:
Forze terrestri: V° Corpo anfibio (3a, 4a circa 1.170 Strato di cenere
e 5a Div. marines) con oltre 75.000 soldati velivoli vulcanica
Botola
nascosta

GIAPPONE
Comando: generale Kuribayashi Forza aerea:
Forze terrestri: circa 21.000 uno stormo di
uomini, 109a Div. fanteria, 2a caccia Roccia
Brigata mista, 145° Rgt. misto, 1 vulcanica
Trappola
battaglione di carri
SBARCHI
INCH
HON 1950
0

Il capolavoro di MacArthur
Il 15 settembre 1950 la 1a Divisione Marine Usa sbarcò a Inchon, capovolgendo in poche ore la situazione
strategica nella penisola coreana a favore delle forze dell’Onu, fino a quel momento costrette sulla
difensiva nel perimetro di Pusan. L’Operazione Chromite, fortemente voluta dal generale MacArthur,
fu un aggiramento anfibio che consentì di tagliare le linee di comunicazione nordcoreane e arrivare
fulmineamente a soli 30 km da Seul, la capitale sudcoreana, ponendo le premesse per la sua riconquista.
A cura di Fabio Riggi
RED BEACH
Per superare l’ostacolo CO
delle alte dighe Qu
presenti nell’area co
f te delle scale
e alle rampe
zi da sbarco.

F A N G

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LA GU
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RRA DI COR EA
Il conflitto scoppiò il 25 giu-
ngjin
gno 1950 quando il gover-

lu
Ya
no comunista nordcoreano Hy
Hyesan
invase la Corea del Sud. L’in-
tervento armato dell’Onu,
con gli Stati Uniti alla guida,
ristabilì la situazione con
uic on
una controffensiva che a
settembre-ottobre proseguì Accerchiamento e
GETTY IMAGES

penetrando nel territorio successiva evacuazione


nam
della Corea del Nord. Il 25 delle forze Onu
CO
C O E (dicembre 1953)
ottobre 1950 la Cina inter- Baia della DEL N
DE
IL GENERALE venne nel conflitto a fianco Corea
ang Confine attuale
Douglas MacArthur, comandante delle forze alleate in Occidental
stre o riente e delle forze Onu in Corea. L’Operazione dei nordcoreani respingen- (armistizio 1953)
rillante intuizione. do le forze Onu fino a posi-
zioni che, dopo una lunga a di demarcazione delle
fase di stallo, rimasero quel- e di occupazione sovietica
le stabilite dall’armistizio Ka so ) e Usa (a S) dal 1945
NAVA
VALI
del 27 luglio 1953. 38° parallelo
60
della Joint Task Force 7 Ma

7 34 Invasione nordcoreana
(giugno-agosto 1950)
Giallo

Gli Le Linea del fronte


incrociatori cacciatorpediniere CO EA
(gennaio 1951)
Offensiva delle forze Onu DEL
L SU
UD
ORZ
ZE DA
A SBARCO (settembre-ottobre 1950) ejon

28.000 Intervento delle truppe cinesi


ju
one Marine (più supporti). (ottobre 1950)
° e 7° (giunto successivamente). ar del
appone

6 58 Territori occupati dalle forze Onu a di ponte


e forze Onu
obici Gli obici nel gennaio 1951 e mantenuti
durante la guerra di posizione osto 1950)
55 mm da 105 mm
(gennaio 1951-luglio 1953)

p
LST (Landing Ship Tank)
sulla Red Beach nelle
fasi successive dello
sbarco. Dopo l’assalto
ri condizioni idrografiche iniziale, giunse a Inchon
a Inchon fu uno dei più diffi- anche la 7a Divisione di
fanteria, che insieme
tecnico. Gli orari delle azioni alla 1a Divisione Marine
lle forti maree, formava il X Corpo
o il posto ad d’armata, responsabile
dere impossibili dell’intera operazione.

ò lo
il 1° e 2° Battaglione,
mpo ad
dell’area.

e per l’accesso
ssalto dal 3°
ire dalle 6:33.
attinata e per
l’11° Reggi-
ire appoggio
e Blue.

7:30 sbarcò il
2° Battaglio-
esta di ponte
rso le 22:30 la
occupò la colli-
er Seul.
PROTAGONISTI

EUGENIO DI SAVOIA ERA UN MERCENARIO D’ALTO PROFILO, MA


A VIENNA, CHE DIFESE DAI TURCHI, È CONSIDERATO UN EROE

LA SPADA
DELL’
Battaglia di Zenta
Fu la prima grande vittoria del principe
Eugenio, che si era già battuto contro i
Turchi a Vienna nel 1683. Questi avevano
preso Belgrado e da qui con 100.000 uomini
si erano mossi verso la capitale dell’impero.
Eugenio (con 55.000 uomini) li attaccò
sul Tibisco, nella pianura ungherese,
con una manovra a tenaglia
che annientò la fanteria
ottomana.

e Napoleone ha scritto che Eugenio di


Savoia è stato il più grande condottie-
ro dell’era moderna, quasi pari a Ce-
sare e Alessandro Magno, si tratta di
un giudizio da addetto ai lavori che dobbia-
mo tenere in debita considerazione. Il princi-
pe Eugenio non sarà noto al grande pubblico
come altri strateghi, ma il suo genio militare lo
colloca senza dubbio nell’élite dei più grandi
generali di tutti i tempi. Dovette accorgerse-
ne a sue spese Luigi XIV, che disdegnò i suoi
servigi inducendolo a offrirsi agli Asburgo,
per poi pentirsene subito dopo, dichiarando
di aver fatto una delle più grosse sciocchezze
della sua vita. Eugenio, infatti, si sarebbe rive-
lato un generale privo di punti deboli e uno
dei principali artefici della potenza austriaca
fino all’ascesa della Prussia.
Un tattico. Fu maestro nella rapidità de-
gli spostamenti e nello sfruttare l’orografia,
BRIDGEMANIMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

che gli consentirono di sorprendere il nemi-


co valendosi della copertura di alture e bosca-
glie, e abilissimo nelle manovre aggiranti e a
tenaglia. Nella sua intelligente gestione della
logistica, usò al meglio la cavalleria: istituì, in-
fatti, un servizio di ricognizione esemplare e
ampiamente imitato, e promosse un coordi-
namento tra unità a cavallo e dragoni che, una
volta in battaglia, smontavano di sella e com-
battevano a piedi. Inoltre, seppe farsi amare
dai soldati, di cui condivise tutti i rischi su-
bendo numerose ferite in prima linea, e mo-
GLOBETROTTER tivandoli grazie alle promozioni per merito,
Parigino di nascita, in un’epoca in cui la gerarchia era determina-
italiano di origini,
ta dall’appartenenza all’aristocrazia.
austriaco nel cuore (si
firmava von Savoye), Tuttavia, nei suoi confronti molti sarebbe-
Eugenio di Savoia ro incorsi nell’errore di valutazione fatto dal
(1663-1736) iniziò sovrano francese. Il giovane non offriva mol-
la carriera militare te garanzie: nato a Parigi e ultimo di cinque fi-
entrando al servizio
gli, era rimasto orfano a dieci anni del padre
dell’imperatore
Leopoldo I. Eugenio Maurizio di Savoia Carignano, con-
te di Soissons, uno dei principali generali del
Re Sole. La madre era Olimpia Mancini, una
delle Mazarinettes, ovvero le nipoti del cardi-
nale Mazzarino, assai chiacchierate alla cor-
te del Re Sole.
Il giovane Eugenio aveva un fisico debole ed
era destinato alla vita ecclesiastica, ma il ra-
gazzo aveva ben altri traguardi in mente. A
soli vent’anni lo ritroviamo impegnato in bat-
taglia campale in uno degli episodi più im-
portanti della storia di guerra: l’assedio tur-
co a Vienna del 1683. Pochi mesi dopo era già
colonnello, con il comando del Reggimento
Dragoni Kufstein, che da allora assunse il no-
me Dragoni di Savoia.
Negli anni successivi continuò a operare e
a distinguersi contro gli Ottomani sul fronte
balcanico, raggiungendo nel 1685 il grado di
generale di brigata. Due anni dopo condusse
le proprie truppe all’assalto del nemico nella
battaglia del Monte Hasan, conquistando per-
sonalmente la tenda del Gran visir: l’impresa
gli fruttò la promozione a tenente generale e
l’onorificenza del Toson d’Oro (un ordine tal-
mente esclusivo che nei secoli aveva annove-
rato personaggi come l’imperatore Carlo V e
geni militari del calibro dell’ammiraglio An-
drea Doria).
Rit torno in Ittalia. Poi arrivò, inevitabil-
mente, il momento di affrontare i suoi con-
nazionali. L’espansionismo di Luigi XIV ren-
deva inevitabile il conflitto con il Sacro ro-
mano impero degli Asburgo, che si tradusse
nella Guerra della grande alleanza . Eugenio
operò lungo il Reno, rimanendo ferito a Ma-
gonza, poi in Italia, agli ordini del cugino Vit-
torio Amedeo II di Savoia, finendo coinvolto
nel disastro di Staffarda del 1690, dove il gio-
vane Vittorio, non seguendo i consigli del più
esperto parente, perse uomini e cannoni in-

Guerra della grande alleanza (1686-1697) Fu la terza e più agguerrita


delle coalizioni europee contro l’egemonia sull’Europa conquistata da
Luigi XIV. In sostanza l’impero, ovvero la casata degli Asburgo, si batte-
GETTY IMAGES

va contro la casata dei Borbone ritrovandosi al fianco del re d’Inghilter-


ra Guglielmo III d’Orange (dal 1688), di Olanda, Baviera, Sassonia e, fra
gli altri alleati, di alcuni Stati italiani.

71
GETTY IMAGES (2)
calzato dalle truppe del Re Sole. Eugenio si ri-
fece l’anno seguente, liberando Cuneo con la
sola cavalleria, poi agì nel Delfinato con nuo-
vi successi, che gli valsero la nomina a mare-
sciallo. Tornato in Italia, non vi raccolse gran-
di soddisfazioni. L’attività di Eugenio era stata
pesantemente condizionata dalla presenza del
cugino, che peraltro aveva puntato a una pa-
ce separata con i francesi; per far valere il suo
grande talento militare, il condottiero doveva
rivestire un comando autonomo. Lo ricevette
sul fronte balcanico, e ciò gli consentì di rea-
lizzare la sua prima grande impresa: l’11 set-
tembre 1697 a Zenta, in Transilvania, con una
rapida marcia di 10 ore alla testa dell’armata
d’Ungheria, sorprese con una manovra a tena-
glia un’armata ottomana mentre attraversava
il Tibisco, infliggendole 20.000 perdite. La vit-
toria gli permise di entrare in Bosnia, costrin-
gendo il sultano a intavolare trattative di pace.
La chiave dell su ucceessso: laa velo ociitàà.
Con lo scoppio della Guerra di successione
spagnola, Eugenio assunse il comando dell’ar-
mata d’Italia, modesta in dimensioni e scarsa-
mente vettovagliata. Ciononostante, grazie al-
la sua proverbiale velocità di spostamento, il 9
luglio 1701 sorprese i francesi a Carpi, pren-
dendosi due pallottole in una gamba. A Chia-
ri, pur in inferiorità numerica sconfisse Ville-
roy, il nuovo comandante dell’esercito france-
se, grazie a una serie di finte. L’anno succes-
sivo, a Cremona, giunse a fare prigioniero lo
stesso maresciallo avversario.
Ma era sul fronte renano che si giocava la
partita principale, e il duca di Marlborough,
comandante supremo delle forze alleate, ri- IL PRINCIPE SABAUDO COMBATTÉ SOTTO
chiedeva insistentemente la sua presenza nel
settore. Eugenio vi si trasferì nel 1704, crean-
do da allora col condottiero inglese uno dei
sodalizi militari più proficui della Storia. Due
mesi dopo essersi incontrati, i comandanti
colsero la clamorosa vittoria di Blenheim, du-
rante la quale Eugenio fu alla guida dell’ala de- Battaglia di Belgrado
stra, che bloccò la reazione nemica. Fu l’anno in cui l’impero raggiunse la
Dei tre fronti in cui operò per tutta la carrie- sua massima espansione, grazie a Eugenio.
Il principe, che intanto era diventato
ra, renano, balcanico e italiano, quest’ultimo governatore dei Paesi Bassi, ex dominio
fu quello che, tutto sommato, gli diede meno spagnolo, batté di nuovo il Gran visir turco
soddisfazioni: l’anno successivo, infatti, tor- nei Balcani beccandosi un colpo
nato al comando della modesta armata nella di scimitarra. In effetti venne ferito
Penisola, fu sconfitto a Cassano d’Adda e feri- più volte perché combatteva
al fianco dei suoi, mai in
to al collo e alla gamba. Ma poi colse una delle retroguardia.
sue vittorie più spettacolari a Torino, dove nel
1706, grazie alla sua velocità di spostamento,
sorprese il nemico nel settore dove le fortifi-
cazioni per circondare la città erano ancora
incomplete, costringendolo a levare l’assedio. Governatore Eugenio trattò per l’Impero la pace
di Rastadt (1714) che metteva fine alla Guerra di
Pollitico o e me ecenat te.. Nel settembre di successione spagnola e la successiva cessione
quell’anno Eugenio entrò trionfalmente a Mi- del Ducato di Milano alla Casa degli Asburgo, che
lano, di cui divenne governatore per dieci an- lo conservò fino alla conquista francese compiu-
ta da Napoleone Bonaparte nel 1796.
ni, eliminando l’odiato regime spagnolo. Così

72
L’infinita lotta con gli Ottomani

L
a Guerra austro-turca e si buttò nella mischia, ma di Halil Pascià, sorprese
non era finita: ancora cadde sul campo spingendo l’avversario, il 16 agosto,
una battaglia attende- i suoi subalterni a non esse- lanciando i suoi all’assalto.
va il Savoia davanti alle mu- re da meno, immolandosi a Grazie anche alla copertura
ra di Petervaradin. Il favori- loro volta. Per il condottiero della nebbia, si impossessò
to del sultano, il Gran visir imperiale fu pertanto facile delle artiglierie nemiche
Silahdar Damat Ali Pascià, avere ragione di un esercito obbligando il comandante
si accingeva ad assediare decapitato. ottomano alla ritirata,
la città sul Danubio con La resa dei conti. Ma la vera lasciandosi dietro 20.000
100.000 uomini. Eugenio lo impresa Eugenio la compì uomini. Due giorni dopo il
affrontò con 70.000 effettivi l’anno seguente davanti a vincitore raccoglieva la resa
il 5 agosto 1716, lanciando Belgrado, che assediò dopo della guarnigione, decimata
all’attacco i suoi 187 squa- aver espugnato Temesvàr. dalle artiglierie. Le sue vit-
droni di cavalleria. Il coman- Minacciato alle spalle da torie indussero i Turchi ad
dante avversario diede pro- un esercito di soccorso di abbandonare la regione e a
va di altrettanto coraggio 200.000 soldati al comando stipulare la pace.

lo stratega, che era stato anche un abile diplo-


matico, riuscì con disinvoltura a ricoprire per-
sino un ruolo politico. Il Savoia salì poi al ran-
go di feldmaresciallo (1708), cumulando su di
sé un numero di cariche pari solo a quello ri-
Assedio di Torino
vestito, in passato, dal Montecuccoli .
Eugenio comandò l’esercito di soccorso
alla città sabauda, che i franco-spagnoli
In Piemonte aveva incontrato l’architetto
cingevano d’assedio da 4 mesi, costringendoli Hildebrandt, al quale affidò la costruzione
alla ritirata il 7 settembre e ottenendo un dell’imponente castello del Belvedere, oggi
successo superiore alle aspettative. uno dei musei più importanti di Vienna. Nel
Si aprì, infatti, la strada per Milano, che suo palazzo dimenticava gli ordini di battaglia
strappò alla guarnigione ispano-francese
il 26 settembre. Divenne così il primo
– ne redigeva di una minuzia infinita – e si cir-
governatore austriaco della condava di letterati e filosofi, di una quadreria
Lombardia. strabiliante e di mobilia sfarzosa.
Tornò a collaborare con Marlborough e
nell’arco di un biennio i due condottieri colse-
ro spettacolari successi: le battaglie campali di
Oudenaarde e Malplaquet, e una lunga serie
LE INSEGNE DELLA CASA D’ASBURGO di assedi vincenti. Tra questi Lilla (1708), do-
ve il Savoia circondò la città con un terrapie-
no di 16 chilometri, alto 4,60 metri e con un
fossato profondo 2 metri e 70, costringendola
alla resa in 4 mesi. Ma la caduta in disgrazia di
Malborough lasciò il feldmaresciallo da solo,
provocando la sua sconfitta a Denain (1712).
Tuttavia, di lì a un biennio la pace di Rastadt
pose fine al conflitto, catapultando Eugenio di
nuovo sul fronte balcanico, dove colse le due
grandi vittorie di Petervaradin e Belgrado.
Onori. Nonostante sia stato considerato
l’ultimo dei capitani di ventura, di certo fu
sempre fedele all’impero, al contrario degli
altri Savoia. Tanto che quando era ormai a
fine carriera divenne il consigliere militare
dell’imperatore Carlo VI e, nel 1734, a 70 an-
ni suonati, trovò ancora la forza di condurre
una campagna sul Reno, durante la Guerra di
successione polacca. Sarebbe morto due anni
dopo a Vienna, colmo di allori e di gloria. 
Andrea Frediani
Raimondo Montecuccoli (1609-1680) Uno dei più grandi generali
italiani, oltre che scrittore di cose militari, come Eugenio anche lui fu al
servizio dell’impero, distinguendosi nella Guerra dei trent’anni.

73
GRANGER/ALINARI
GUERRA AEREA

V EL C A M
IV P
DI M OLI H IONI D
E A E
ALL TA MONNO L CIEL
AV RFO VISS O, Q
IG U U
GU ILIA SI. ECC TO U ESTI
ER R DEL O N
A M L A LI DA SECO
O N SE C L LO
D I A O N 1914
LE DA
uando l’Europa s’incendiò, nell’agosto 1914, gli cora di scaramucce occasionali, il vero “caccia”, inteso come ae-
aeroplani da ricognizione erano in genere bipla- reo usato per l’abbattimento di altri velivoli, nacque poco dopo.
ni biposto, con il pilota assistito da un osservato- Rola and Garros e il tir ro annteeriore e. Si voleva un ve-
re che manovrava una mitragliatrice, da usare con- livolo veloce e agile, monoposto, il cui pilota potesse volare e
tro eventuali aerei nemici. Ma stavano per nascere i caccia, che sparare al tempo stesso. L’ideale era fissare una mitragliatrice
avrebbero visto una fase iniziale di sviluppo lunga 25 anni, fra lo sul muso, in modo da mirare manovrando tutto l’aereo. Ma si
scoppio della Prima guerra mondiale e la vigilia della Seconda. rischiava di colpire la propria elica.
Il primo duello aereo si ebbe il 5 ottobre 1914, sopra Reims, Il primo a usare in combattimento una mitragliatrice a tiro
quando il pilota francese Joseph Frantz e il suo osservatore-mi- anteriore fu il francese Roland Garros, l’eroe dei cieli al quale fu
tragliere Louis Quenault, volando su un Voisin 3 armato con intitolata l’arena parigina del tennis. Messa un’arma Hotchkiss
una Hotchkiss calibro 8 mm, abbatterono con una raffica di sopra il motore del suo Morane-Saulnier L, il pilota s’ingegnò a
47 proiettili un Aviatik tedesco, uccidendo il pilota Wilhelm guarnire le pale dell’elica con piastrine d’acciaio all’altezza del-
Schlichting e l’osservatore Fritz von Zangen. Ma si trattava an- la traiettoria di tiro. Con il rimedio artigianale di questa elica

I DUELLANTI
Ricostruzione di
un combattimento
aereo della Prima
guerra mondiale. Si
vedono un Fokker
D.VII tedesco e uno
Spad S.XIII francese.
A destra, il manifesto
di propaganda
tedesco mostra un
pilota nella carlinga
del suo aereo.

ALINARI

75
IL TRIPLANO FOKKER DR.I DEL
COPIATO AL NEMICO
Il Fokker DR.I che i tedeschi
svilupparono a partire da un triplano
Sopwith catturato agli inglesi.

INVENZIONI
Una mitragliatrice Hotchkiss
mod.1914. Veniva montata sui caccia.
Sotto, Roland Garros sul Morane-
Saulnier Type N. Fu lui a inventare il
deflettore che consentiva di sparare
senza danneggiare l’elica.
ARCHIVIO

MOTORE
Era un nove cilindri
L’AVIAZIONE TEDESCA 110 CV Le Rhone. La
performance meno
CAUSÒ LE PERDITE brillante rispetto ad
altri era compensata
PEGGIORI AGLI ANGLO dalla maggiore agilità
che dava al triplano.
FRANCESI NELL’INVERNO
191516 E NELL’APRILE 1917
blindata, Garros entrò in azione dal 1° aprile 1915 abbattendoo
nella zona di Dunkerque almeno tre aerei tedeschi in due sett-
timane. Ma il 18 aprile una fucilata da terra gli spaccò il rubi-
netto della benzina e lo obbligò a un atterraggio di fortuna ol- MITRAGLIATRICI
Aveva due Spandau LMG 08/15, cal. 7.92 mm
tre la linea del fronte, dove venne fatto prigioniero. raffreddate ad acqua: sparavano 400-500 colpi
I tedeschi catturarono i resti del velivolo di Garros e li esa- al minuto. Un meccanismo permetteva di fare
minarono per bene, incaricando Antony Fokker, un ingegneree fuoco attraverso l’arco dell’elica.
olandese che lavorava a Berlino, di studiare il problema del cac- Spia Barra che serviva
cia a tiro anteriore. Questi sincronizzò arma ed elica con ingra- carburante ad azionare le
naggi che sospendevano lo sparo per una frazione di secondoo mitragliatrici
quando una pala passava davanti alla mitragliatrice.
Acceleratore e
Micid diali i tedesc chi. La Germania adottò così i cacciaa indicatore del
monoplani Fokker E, con velocità massima di 140 km/h e un’arr- carburante
ma Parabellum. Il velivolo fu collaudato il 1° luglio 1915 dal te-
nente Kurt Wintgens, che sopra Luneville distrusse un ricogni-
tore francese. Il nuovo caccia tedesco fece strage di aerei nemi-
ci, tanto che il periodo dall’estate 1915 alla primavera 1916 fu u
bollato dagli anglo-francesi come “flagello Fokker”.
Ma per gli aerei in legno e tela di quei tempi, la struttura mo-
noplana era troppo fragile, ancora prematura. Così lo schema-
base dei caccia si stabilizzò nel 1916 in un biplano monopostoo CARLINGA
Per bilanciare il
con due mitragliatrici di calibro fra 6,5 e 7,9 mm con una velo- pesante motore,
cità fra 160 e 220 km/h e una quota fino a 5.000 metri. l’abitacolo doveva
SOL90

La sfida continuava e la rincorsa tecnologica fra i belligerantti essere arretrato, ma


il pilota aveva una Longherone
portò i francesi a sviluppare i Nieuport Ni.11 e Ni.17, nonchéé in legno della
visione eccellente Seggiolino
i più grossi Spad S.VII e S.XIII, gli inglesi a schierare i Sopwith
h fusoliera, che veniva
durante il volo. del pilota
Pup e Sopwith Camel. rivestita di tela

76
BARONE ROSSO È ENTRATO NEL MITO LE TROVATE
DI BOELCKE

P
rimo pilota da caccia a codificare i trucchi del
mestiere, il tedesco Oswald Boelcke (sotto) ebbe
il suo battesimo dell’aria con un Fokker E il 19
agosto 1915 centrando un BE.2C inglese. Uno dei
suoi numeri era l’agguato con il sole alle spalle per
non esser visto. Prescriveva inoltre di cercare il van-
taggio della quota, volando almeno 1.000 metri più
in alto del nemico, sia per controllare la situazione
ALI che per accumulare velocità supplementare in
Erano fatte per lo più di legno,
picchiata. Fra le altre regole da lui sperimentate
con giunti e connessioni in acciaio. ALETTONE c’erano quella di non volare mai in linea retta più di
Solo sull’ala 10 secondi per volta, per evitare di diventare
superiore, per un bersaglio prevedibile, e quella di muovere
consentire sempre la testa per controllare in alto e in coda.
una maggiore L’incidente. Boelcke conseguì 40 vittorie e fu decora-
manovrabilità. to dal Kaiser Guglielmo II. Morì nel 1916 per una col-
lisione in volo con il compagno Boheme. Il suo amico
Max Immelmann inventò la virata che da lui prese il
nome per recuperare quota dopo una picchiata.

PIANO DI CODA
Anche questa era fatta
di tubi metallici saldati

MONDADORI PORTFOLIO/AKG
e poi rivestiti di tela.

FUSOLIERA
La struttura era costituita da tubi
metallici cavi, e appariva più solida
rispetto ad altri aerei, che erano di legno.

I NUMERI
Pesava circa 585 kg (al decollo), volava
alla massima velocità di 160 km/h sul
livello del mare, con un’autonomia di
Superficie alare volo di 1 ora e 20 minuti.
18,66 mq
2,95 m

Apertura alare 7,19 m 5,77 m


CACCIA FIAT
ADRIANO MANTELLI IN VOLO
Spagna, Guerra civile del
ASTUZIA CONTRO TECNICA 1936-39, i biplani italiani
Fiat CR.32 dell’Aviazione

N
ella guerra di Spagna i piloti italiani con caccia biplani Fiat
CR.32 non riuscivano a tallonare i veloci monoplani russi, legionaria volano sopra
come il bombardiere bimotore Tupolev SB-2, che faceva Santander. Combattono
420 km/h. Ma il tenente Adriano Mantelli, della squadriglia “La per il fronte franchista,
Cucaracha”, battè la tecnica con l’astuzia. mentre i repubblicani
Il trucco. Il 2 novembre 1936 le vedette telefonarono alla base di usano i bimotori da
Talavera che stava arrivando un SB-2. Con due CR.32, Mantelli e il bombardamento
gregario Sozzi decollarono subito arrampicandosi a 5.000 metri Tupolev e i caccia
d’altezza e aspettando il nemico, che stava sui 3.000. In ripida pic- monomotore
chiata Mantelli e Sozzi guadagnarono tanta velocità da avvicinarsi Polikarpov.
all’SB-2. Le raffiche di Mantelli bucarono i serbatoi di benzina e
l’aereo russo si disintegrò in fiamme sul greto del fiume Tago.

IL CR.32 È FORSE IL VELIVOLO DA CACCIA


ITALIANO PIÙ NOTO: NEL 193639 FU
PROTAGONISTA NEI CIELI SPAGNOLI DI ACCESI
DUELLI AEREI CON IL POLIKARPOV I.16, IL
FAMOSO “RATA”
RATA DII FABBRICAZIONE SOVIE
SOVIETICA
Gli assi delll’aria. I tedeschi si affidarono ai robusti Alba-

ULLSTEIN/ALINARI
tros D.II e D.III, protago onisti del famigerato “bloody april”, l’a-
prile di sangue del 1917 in cui l’aviazione tedesca distrusse 245
aerei inglesi in un mese. Di essi, 21 caddero preda del solo te-
nente Manfred
Manfred von Rich hthofen, alias il Barone Rosso, il più fa-
moso asso della Grande guerra. Membro della squadriglia Jasta
11, Richthofen utilizzò ssoprattutto caccia di tipo Albatros, ma
legò la sua leggenda al p proverbiale triplano Fokker DR.I, tutto
dipinto di rosso, su cui ccompì le sue ultime missioni. Il Barone
Rosso arrivò a 81 vittorie totali pri-
ma di essere ucciso il 21 aprile 1918
vicino al fiume Somme, abbattuto
dall’asso canadese Roy Brown, che
pilotava un Sopwith Camel, o for-
BARACCA, se colpito da terra da spari di trup-
L’ASSO N. 1 pe australiane.
Il recordman Gli ita aliiani.. Gli assi furoreg-
italiano era giarono anche da noi. Nella Prima
Francesco Baracca, guerra mondiale gli italiani usava-
34 vittorie. Eccolo
col suo Nieuport
no caccia di origine francese fab-
11 “Bebé”, che bricati su licenza dalla Macchi di
sostituì poi con lo Varese. Spiccò con 34 vittorie il ro-
Spad S.XIII. magnolo Francesco Baracca, che
aveva abbattuto il suo primo aereo
austriaco il 7 aprile 1916 vicino a
Udine, cogliendo l’ultima vittoria il
15 giugno 1918 a San Biagio di Cal-
lalta, vicino a Treviso. Pochi gior-
ni dopo, Baracca venne abbattuto
sul Montello. Sopravvisse invece
ARCHIVIO

alla guerra il tenente Silvio Scaro-


ni, bresciano, secondo nella classi-
fica italiana con 26 vittorie.
IL NUMERO 2 LA TATTICA DEI CIELI
Il tenente Silvio

N
el 1916 gli inglesi escogitarono una formazione romboidale
Scaroni fu il secondo
con l’aereo di testa seguito da due velivoli scalati ai fianchi, ma
asso dell’aviazione
a 150 metri di altitudine in più, e un aereo di retroguardia che
italiano dopo
volava 300 metri più in alto del capopattuglia, ciò per aumentare la
Francesco
visibilità. Dal 1917 si diffuse tra tedeschi e anglo-francesi la formazio-
Baracca. Era nel
ne in fila, con gli aerei affiancati e distanziati 50 metri l’uno dall’altro
2° Reggimento
e il capitano a un’estremità. In alternativa, si volava in fila con altezze
d’artiglieria, nel
scalate e il capo più in basso, per sventare attacchi di sorpresa sui
1915 divenne pilota
fianchi o da dietro. Per la difesa c’era il “cerchio Lufbery”, con gli aerei
di ricognitori su un
in girotondo, a proteggere la coda del compagno.
Caudron G3, quindi
Le acrobazie in battaglia. Le formazioni strette prevalsero fino agli
fu trasferito ai
anni Trenta, quando l’avvento dei veloci monoplani richiese più spa-
caccia.
zio, dato il maggior raggio di virata. Nel 1938 l’asso tedesco Werner
Molders inventò in Spagna la formazione Schwarm (sciame): quattro
aerei affiancati, ma sfalsati come le dita di una mano, con distanze
reciproche da 200 a 500 metri. Con il cambio di direzione incrociato,
tutta la Schwarm virava compatta di 90 gradi, ma ogni aereo in tempi
diversi, scambiandosi le posizioni.

FORMAZIONE SCHWARM
La pattuglia tedesca,
disposta nella tipica
formazione “a cinque
GETTY IMAGES dita”, è qui impegnata
in una manovra di
conversione
a destra di 90°.

Ferro o e carr rello. Nei duelli della Grande guerra tutto era
agilità e acrobazia, per avvicinarsi a distanza di tiro utile. Tor-
nata la pace, per tutti gli anni Venti i caccia rimasero biplani
simili a quelli del conflitto, salvo un aumento non eccessivo di
velocità. Fu negli anni Trenta che il progresso si rimise in mo-
to, col graduale passaggio dai biplani con carrello fisso ai mo-
noplani con carrello retrattile, unito all’adozione del metallo in
sostituzione di legno e tela. Ciò fece raddoppiare la velocità e
portare più armi e carburante. Già nel 1933 apparve il sovieti-
co Polikarpov I-16, monoplano con 4 mitragliatrici usato nel-
la guerra di Spagna del 1936-39 e nei duelli fra russi e giappo-
MANOVRA A SANDWICH
nesi sopra le steppe della Mongolia.
In Spaagna. Nell’estate 1936 l’Italia di Mussolini mandò mol- La regola aurea del pilota di caccia era quella di non inseguire mai
il primo velivolo nemico che si parava davanti, senza aver prima
ti caccia biplani Fiat CR.32 in Spagna, nelle file dei franchisti,
valutato la presenza di altri aerei avversari. Si rischiava infatti di
così come Stalin inviò aerei e piloti russi al governo di Madrid. abboccare a un’esca e finire tra due fuochi.
Anche se gli I-16 nemici, filanti a 450 km/h, erano più veloci
del biplano Fiat, che non superava 375 km/h, l’abilità dei pilo- B) ...un caccia
ti italiani ebbe ancora la meglio. Ma ciò indusse la Regia Aero- inglese impegnato
nautica a riporre di nuovo fiducia nel biplano, quando invece la in un inseguimento
sua epoca era ormai finita. A sancire l’evoluzione, i tedeschi nel avventato.
marzo 1937 mandarono in Spagna con la Legione Condor i pri-
mi esemplari del Messerschmitt 109, inquadrati nel Gruppe 88.
Più moderno del Polikarpov, il nuovo caccia tedesco, simbo-
lo del riarmo voluto da Hitler, toccava 465 km/h e aveva cabi- A) Due caccia tedeschi
na chiusa e l’apparato radio di bor- prendono in mezzo a loro...
do. Già nel 1939, pronta per l’im- SAPERNE DI PIÙ
minente conflitto mondiale, la va- Un secolo di battaglie
riante migliorata Me.109E filava a aeree, Mirko Molteni (Odoya).
ben 560 km/h, con due mitraglia-  Il duello aereo, John
trici e due cannoncini, spingendo Johnson (Ferro).
le nazioni rivali a rinnovare rapi- Air aces of the 1914-1918
war, Bruce Robertson
damente le loro aviazioni.  (Harleyford Publications).
Mirko Molteni

79
È IN EDICOLA IL NUOVO FOCUS STORIA COLLECTION

IL FASCINO DELLE TESTE CORONATE

Valori, simboli ed evoluzione della monarchia, la forma di governo più antica. I segreti della popolarità della
regina Elisabetta II, sul trono da 64 anni; le grandi dinastie europee, dagli Asburgo ai Borbone; l’Italia dei
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governato il mondo; tutte le corone di oggi.

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WARS LIVING HISTORY

PATRIOTI DEI DUE MONDI


A cura di Alice Mortali

urante il Risorgimento mol- po l’unità d’Italia andarono a combatte- campamento, infatti, viene allestito un
ti giovani volontari combat- re nella Guerra civile americana. vero ospedale da campo, in cui è possi-
terono al fianco di Garibal- Arruolarsi in questi reggimenti, creati bile scoprire le tecniche mediche dell’e-
di, uniti sotto la bandiera del da facoltosi italiani residenti in Ameri- poca e le terribili condizioni di lavoro di
Regno di Sardegna. Uno dei gruppi più ca, e a cui venivano dati nomi evocativi medici e infermiere che prestavano ser-
importanti fu quello dei Cacciatori delle come Garibald Guards, significava an- vizio al fronte. Si può inoltre esplorare la
Alpi, costituitosi in occasione della Se- che ottenere l’agognata cittadinanza do- tenda adibita alle telecomunicazioni: da
conda guerra di indipendenza: il corpo po soli 3 anni di servizio. qui i soldati inviavano messaggi criptati
di volontari si distinse in battaglie cru- La Compagnia Carlo De Cristoforis, attraverso il telegrafo. Tra i passatempi
ciali come quella di San Fermo (27 mag- con i suoi uomini dalle caratteristiche “civili”, partite di baseball e i piatti della
gio 1859), cacciando gli austriaci da Co- e inconfondibili uniformi blu, ci riporta cucina americana di metà ’800 prepara-
mo. Qui persero la vita in molti, e tra proprio tra quei soldati italiani che com- ti dalle cantiniere. 
questi l’ufficiale Carlo De Cristoforis. batterono per l’esercito nordista, in par-
Ispirandosi alle sue gesta nel 2005 nasce ticolare nel 51° Reggimento di fanteria
il gruppo storico Compagnia Carlo De di New York, ricreando fedelmente mol-
Cristoforis, con sede a Besozzo, Varese. ti aspetti quotidiani. All’interno dell’ac-
Un
n seco ondo o ob
biet ttivo. Oltre a far
rivivere l’esperienza risorgimentale ita- t WEB t
liana, i rievocatori hanno voluto indaga- www.facebook.com/Compagnia-Carlo-De
re e far conoscere anche una realtà me- Cristoforis-1626020804329443/
t t
no nota: quella dei molti italiani che do-

NORDISTI
Foto grande,
sergente in uniforme
da campagna. Sopra,
una vivandiera
prepara il rancio. La
tenda si riconosce
dalla ghirlanda: qui
i soldati potevano
trovare ristoro con
bevande, cibo e
giochi (dadi, scacchi,
carte). In alto a
destra, ufficiale
del 1st volontari
FOTO DI CAMILLO BALOSSINI

di cavalleria di New
York. A lato, soldati
del 51th Reggimento
evacuano
i feriti.

81
WARS RECENSIONI

LIBRI & CO. Mondadori Scienza S.p.A.


via Battistotti Sassi 11/a - 20133 Milano
Società con unico azionista, soggetta ad attività di direzione
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REDAZIONE Federica Ceccherini,
e-mail: libmil@libreriamilitare.com Irene Merli (caposervizio), Anita Rubini
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Patrizia De Luca (caposervizio), Rossana Caccini
Tucidide. La menzogna, REDAZIONE GRAFICA
la colpa, l’esilio Katia Belli, Mariangela Corrias (vicecaporedattore),
Barbara Larese, Vittorio Sacchi (caposervizio)
di Luciano Canfora SEGRETARIA DI REDAZIONE Marzia Vertua
Nasconde un giallo questa minuziosa ricostruzio- HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
ne della vita di Tucidide, l’autore della Guerra del Giorgio Albertini, Camillo Balossini, Gastone Breccia,
Peloponneso, l’opera storiografica, e soprattutto Maurizio Corona, Raffaele D’Amato, Andrea Frediani,
politica, a cui tanto si deve per la conoscenza del Robert Capa in Italia 1943-1944 Fernando Mazzoldi, Mirko Molteni, Angelo Pirocchi
trionfo e della caduta dell’Atene di Pericle. Pezzo “Se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri
di bravura del noto storico, in stile anglosassone. abbastanza vicino”, diceva l’ungherese Robert Ca-
Laterza, pag. 352, € 20 pa, il padre del fotogiornalismo. In oltre vent’anni MAGAZINE PUBLISHING COORDINATOR,
di attività seguì i cinque maggiori conflitti BUSINESS MANAGER, MAGAZINE E
mondiali. Nel 1943 era in Sicilia e questa mostra DIGITAL PUBLISHING COORDINATOR Carolina Cefalù
La guerra dei trent’anni racconta lo sbarco degli Alleati in Italia visto attra- COORDINAMENTO TECNICO Valter Martin
1618-1648 verso il suo obiettivo in 78 immagini in bianco e
di Veronica Wedgwood nero (nella foto, soldati americani a Troina).
Finalmente ristampato, il fon- San Gimignano, Galleria d’Arte Moderna
damentale saggio ripercorre www.sangimignanomusei.it, fino al 10 luglio
le vicende del conflitto da cui
è scaturita l’Europa moderna AMMINISTRATORE DELEGATO, CHIEF OPERATING OFFICER
e getta le basi del diritto inter- LIBRI E PUBLISHER Roberto De Melgazzi
nazionale. Una guerra feroce, A cura di Lidia Di Simone
combattuta su presupposti
ideologici che mascheravano
disegni di potenza e predominio, vera antesigna- Cáller 1535
Focus Storia Wars: Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di
na delle guerre mondiali del XX secolo. di Maurizio Corona Milano, n. 162 del 31/03/2010. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica
Res Gestae, pag. 540, € 28 Gli storici più appas- sono riservati. Il materiale ricevuto e non richiesto (testi e fotografie), anche se
non pubblicato, non sarà restituito.
sionati risiedono forse
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La guerra verticale. Uomini, nelle piccole città, dove 20133 Milano. Tel. 02/762101; e-mail: redazione@focusstoria.it; e-mail
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animali e macchine sul fronte tano musei, consultano
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di montagna 1915-1918 centinaia di documenti. È quanto ha fatto Mauri- Distribuzione: Press-di Distribuzione stampa & Multimedia s.r.l.,
di Diego Leoni zio Corona con questo volume magnificamente Segrate (Mi).
illustrato, dove racconta la lotta tra Carlo V e Kahir Abbonamenti: è possibile avere informazioni o sottoscrivere un abbonamento
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guerra in montagna, dove ai rischi si sommavano al-Din, l’imperatore più grande e il corsaro passato mondadori.it; telefono: dall’Italia 199.111.999 (per telefoni fissi: euro 0,12 + IVA
fatiche e sofferenze immani in uno scenario ostile alla Storia come Barbarossa. Nell’estate del 1535 la al minuto senza scatto alla risposta. Per cellulari costi in funzione dell’operatore);
e spesso letale. flotta imperiale prende il mare da Cagliari, l’antica dall’estero tel.: +39 041.509.90.49. Il servizio abbonati è in funzione dal lunedì al
Cáller, per andare a stanare Barbarossa a Tunisi. Un venerdì dalle 9:00 alle 19:00; fax: 030.77.72.387; posta: scrivere all’indirizzo: Press-
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I lupi e l’ammiraglio prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista.
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Sviluppo e impiego dell’arma cambiato la Storia prezzo di copertina maggiorato di € 4,00 per la copia con allegato (DVD, libro,
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SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE.

Quando per curarsi si andava dal cerusico e ammalarsi significava sottoporsi, senza anestesia, a terribili torture. Finite grazie alle conquiste
della medicina. In più: 70 anni in Vespa, la politica dietro all’abdicazione di Edoardo VIII d’Inghilterra, la vita quotidiana a Ur 4mila anni
fa, il colonialismo italiano in Africa, la storia della danza...

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