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from
Uniforms and Regimental Regalia:
The Vinkhuijzen Collection
of
Military Costume Illustration
The collection assembled by Hendrik Jacobus Vinkhuijzen (1843-1910), a Dutch physician, and presented to the Library by Mrs.
Henry Draper in 1911, consists in its entirety of over 32,000 pictures, from many sources, mounted in 762 scrapbooks.
Published online in 2009 by
www.digitalgallery.nypl.org
Image ID: 1528869 La Spedizione navale dei Genovesi in aiuto del Papa Giovanni VII nell’anno 878. Italy. Genoa, 878-1684 (878)
Image ID: 1528870 – Marcia dei Crociati genoesi su Antiochia ottobre 1099. Italy. Genoa, 878-1684 (1097)
Image ID: 1528871 Il campo sotto Gerusalemme Guglielmo Embriaco capo dei Crociati Genovesi Italy. Genoa, 878-1684 (1099)
Image ID: 1528872 La città cogl’ultimi ingrandimenti (1159) ed il porto cogl’ultimi abbellimenti (1163-64). Navi da carico e da
guerra e galee (1155-91). Italy. Genoa, 878-1684 (1155-1191)
Image ID: 1528873 Il podestà in giro per la città. Italy. Genoa, 878-1684 (1191)
Image ID: 1528874 La Porta Soprana in stato di difesa. Il podestà Drudo Marullino (da un disegno a colori nella cronaca
dell’Oberto). Italy. Genoa, 878-1684 (1196)
Image ID: 1528877 Il Podestà Lazzaro Gherardini e l’assemblea delle Compagnie in Campo Sarzano (Monte Oregina, Torrioni
armati di Porta Soprana veduti dall’interno. Colle di Montesano. Italy. Genoa, 878-1684 (1227)
Affresco di Lazzaro Tavarone presso il Palazzo Cattaneo-Adorno di Genova raffigurante i balestrieri genovesi durante la Presa di
Gerusalemme. part of manuscript showing genoese crossbowmen. From a 15th-century illuminated manuscript of Jean Froissart's
Chronicles (BNF, FR 2643, fol. 165v).
Distintisi in molte battaglie, sia a difesa della Repubblica di Genova, che come mercenari al soldo di altre nazioni, i balestrieri
genovesi furono uno dei corpi scelti più celebri del Medioevo, essendo stimati e schierati in battaglia da molti eserciti. Utilizzando la
balestra, costruita dai balistai della Repubblica, i balestrieri genovesi potevano essere impiegati sia sulla terra (durante gli assedi, ma
anche in battaglie campali), che durante le battaglie navali come nella battaglia della Meloria e in quella di Curzola. I balestrieri
venivano reclutati da ogni parte della Liguria, e allenati nel capoluogo, dove potevano approfondire l'arte bellica in questa potente
arma, antenato del fucile. Oggi il gruppo storico Compagnia Balestrieri del Mandraccio, con fedeli riproduzioni di vestiti, armi ed
accessori, rievoca periodicamente i fasti e l'abilita' di questo corpo militare.
Organizzazione ed equipaggiamento La regolamentazione del Corpo fu sancita nel XII secolo circa. I balestrieri venivano assoldati
in formazioni chiamate "bandiere", composte da di 20 uomini, comandati da un conestabile, fino a compagnie che potevano arrivare
da qualche centinaio di membri a poche migliaia, con un comandante in capo, in genere un rappresentante di una delle nobili famiglie
genovesi, che era responsabile del loro coordinamento in battaglia. L'arruolamento era di pertinenza di due persone, in genere nobili
anch'esse, che dovevano valutare ogni singolo uomo in parametri come il valore e la sua abilità visiva. Ogni candidato doveva
presentare una garanzia per essere assunto, e il suo garante si impegnava a rifondere la Repubblica in caso di disobbedienza o
diserzione. Tutti i balestrieri assunti giuravano fedeltà alla Repubblica ed erano stipendiati direttamente da essa, con una ferma a
scadenza variabile in genere inferiore ad un anno. Il balestriere genovese utilizzava una balestra a staffa chiamata manesca per via
della sua maneggevolezza che ne consentiva l'utilizzo anche in condizioni di instabilità, come sulla pavesata di una nave (ovvero il
muro di scudi utilizzato per proteggere le fiancate dove stazionavano i balestrieri). L'arma pesava circa 6kg. Gli artigiani che
producevano quest'arma, i balistai (con questo nome vengono però spesso indicati gli stessi balestrieri), furono riuniti in una
corporazione specifica nel XIII secolo. Il balestriere era equipaggiato inoltre con una daga, un elmo leggero in metallo, una gorgiera,
una cotta di maglia e un grande scudo, il pavese, usato come riparo durante le fasi di ricaricamento delle armi, sorretto da uno
scudiero all'occorrenza. Sembra che il tessuto utilizzato per le tuniche dei balestrieri, altro non fosse che l'antenato del moderno jeans
(vedi anche: Genova). Ogni balestriere doveva portare con sé almeno 20 quadrelli a punta piramidale o verrettoni a punta conica,
(con punizioni in caso di mancanza), e ogni galea genovese, in tempi di guerra, doveva avere a bordo almeno quattro balestrieri, i
quali erano esentati dai compiti di bordo. Va ricordato inoltre, che i balestrieri erano sempre alle dipendenze dirette della Repubblica
di Genova, e non potevano costituire compagnie di ventura prive di bandiera. Solo il governo della città poteva autorizzare l'impiego
di queste truppe fuori dai confini della Repubblica di Genova, ed era la stessa ad incassare il denaro derivato dal loro noleggio. Non
si può dunque parlare di loro come mercenari in senso stretto, (si pensi alle differenze con i capitani di ventura del tardo medioevo),
ma più appropriatamente di specialisti militari, anche se la definizione di mercenario è generalmente accettata, per indicare che essi
combattevano non sempre per difendere la propria patria, ma anche al soldo di stranieri.
&ote tattiche Il comandante concordava con il generale il posizionamento delle truppe: era preferibile schierare i balestrieri su un
terreno asciutto (la balestra, per essere ricaricata, andava piantata nel terreno per azionare la manovella o la leva che issava la corda
in posizione), possibilmente sopraelevato e senza ostacoli tra i balestrieri e il nemico; infatti a differenza degli archi che potevano
usufruire del tiro parabolico, le balestra potevano colpire un nemico soltanto in linea retta. Qualora non vi fossero terreni più alti,
spesso i balestrieri dovevano essere schierati in prima fila, per potere colpire. Durante le fasi di caricamento, che a volte richiedevano
più di un minuto, essi si riparavano dietro al grosso scudo pavese, piantato nel terreno o retto da uno scudiero. Questo impaccio
rendeva particolarmente difficile ai balestrieri una brusca ritirata, per cui un condottiero doveva utilizzare questo corpo con perizia
per evitarne la rotta. In genere, dopo alcune scariche di quadrelli, la compagnia poteva ritirarsi con calma nelle retrovie, o venire
oltrepassata da altre truppe terrestri. Dopodiché essa avrebbe potuto ricollocarsi in un'altra zona del campo di battaglia per insidiare
nuovamente il nemico. Spesso i contratti con i balestrieri genovesi erano molto specifici, ed avevano clausole, come il combattere in
determinate condizioni climatiche, o per un certo lasso di tempo. Si malignava che la proverbiale avarizia dei genovesi si
manifestasse anche in questi frangenti, quando i loro comandanti si rifiutavano di combattere per un solo minuto di più rispetto al
pattuito. Non si hanno però notizie certe di questi comportamenti, e anzi la Repubblica li inviò spesso a sue spese in aiuto agli alleati.
Le balestre potevano colpire e uccidere nemici corazzati a distanza di centinaia di metri, fino a 400 (da qui si spiega l'avversione
della nobiltà per quest'arma, che consentiva di perforare anche le pesanti armature della cavalleria), e vedere un vessillo di San
Giorgio elevarsi dal campo di battaglia, costringeva spesso gli eserciti nemici a cambiare strategia per evitare questa minaccia.
Storia Il periodo di massimo splendore di questo corpo militare andò dal XII al XVI secolo. Il primo banco di prova sulla scena
internazionale fu probabilmente nella prima Crociata, quando il comandante del contingente genovese Guglielmo Embriaco detto
"Testadimaglio" li utilizzò nell'assedio di Gerusalemme, per eliminare i pericolosi arcieri mammelucchi, prima di utilizzare due torri
d'assedio, costruite con il fasciame delle stesse navi che i genovesi avevano utilizzato per giungere in Terra Santa. L'impiego di
balestrieri alle dipendenze non dirette della Repubblica, e quindi come truppe mercenarie, risale come primo evento al 1173. Il
marchesato di Gavi ottenne con un contratto, alcuni balestrieri a scopo difensivo. Nel 1225 la città di Asti noleggiò 120 balestrieri, tra
cui 20 a cavallo, da utilizzare nella guerra contro Alessandria Numerose furono le rappresaglie di alcuni monarchi, dovute alle
ingenti perdite che subivano le loro truppe ad opera dei balestrieri, ma non solo: l'imperatore Federico II di Svevia fece mutilare i
prigionieri perché non potessero più tirare. Federico era furente per via di una sortita che nel 1247 aveva visto protagonisti 600
balestrieri che avevano in tal modo rotto l'assedio imperiale di Parma. Il più largo impiego dei balestrieri al soldo straniero si ha nella
guerra dei cent'anni. Durante tutto il suo corso, Genova seguì le sorti del Regno di Francia, e ne condivise le amare sconfitte iniziali a
caro prezzo. Durante la battaglia di Crécy (1346) , un certo numero (2000-6000 secondo diverse fonti) di balestrieri liguri furono
schierati dai francesi in prima linea, nonostante l'opposizione del loro comandante. Colpiti dalle frecce lanciate dal poderoso arco
lungo inglese, arma di gittata non superiore alla balestra, ma che non era di caricamento così lento, e vista la difficoltà di combattere
dopo una forte pioggia (le corde delle balestre erano fradice), il comandante dei balestrieri, Ottone Doria, fece ritirare le sue truppe:
la manovra fu accolta come segno di diserzione dal re Filippo VI di Francia che mandò i suoi cavalieri alla carica, nella speranza di
colpire velocemente gli arcieri inglesi, non curante dei balestrieri genovesi sul tragitto della cavalleria. Per di più la retroguardia
francese era formata da coscritti senza alcuna esperienza, che spinsero ulteriormente i cavalli, fino a travolgere ed uccidere la quasi
totalità dei balestrieri, compreso il loro capitano. Gli inglesi approfittando del caos generato, vinsero rapidamente la battaglia, che si
concluse col massacro dei transalpini. Esiste un'altra versione di questo fatto, nella quale Re Filippo avrebbe volutamente caricato i
genovesi in ritirata, considerandoli dei traditori. La vicenda tuttavia non appare chiara: sia il numero dei balestrieri in campo, sia
l'atteggiamento del monarca francese, varia da pubblicazione a pubblicazione. In ogni caso, a salvare le sorti della Francia ci provò
anni dopo Giovanna d'Arco. Nonostante questa sconfitta (che dipese in ogni caso dai gravissimi errori tattici francesi), i balestrieri
genovesi rimasero utilizzati come mercenari fino a circa due secoli dopo l'introduzione della polvere da sparo. L'arco lungo,
nonostante la sua ampia gittata e potenza, richiedeva un addestramento di anni per potere essere usato al meglio (difatti alcuni
monarchi inglesi ne promossero l'uso fin dalla tenera età), mentre era sufficiente relativamente poco tempo per padroneggiare l'uso
della balestra. Questa caratteristica non da poco fece sì che l'arco lungo fosse usato esclusivamene da inglesi e gallesi, mentre il resto
degli eserciti europei continuò ad affidarsi alla balestra. Infine, verso la metà del 1500, la balestra, come l'arco, vennero
definitivamente abbandonati dai tutti i campi di battaglia europei (sebbene l'arco rimase usato ancora nei paesi mediorientali); queste
armi furono sostituite dagli archibugi e più tardi dai moschetti; il loro uso venne riservato esclusivamente alla caccia, e il tramonto
della balestra, segnò anche quello del vetusto corpo militare genovese.
I balestrieri nei videogiochi I balestrieri genovesi sono presenti come unità reclutabili nel videogioco Medieval II: Total War. Per
ragioni di gameplay, la città di Genova e questo tipo di unità sono incluse nella fazione di Milano. Alcune modificazioni apportate da
appassionati di videogame a giochi come The Sicilian Vespers hanno successivamente ricreato la fazione genovese inserendola
correttamente nel contesto del gioco. Non si tratta della prima imprecisione storica della software house The Creative Assembly: nel
primo gioco della serie (errori spesso dovuti sempre ad esigenze di gameplay), i genovesi erano inclusi in una fazione chiamata Gli
Italiani, che includeva geograficamente tutto il nord Italia, ma erano chiamati genoese sailors, ovvero marinai genovesi, ed armati
con l'arco invece della balestra. Nel videogioco strategico "Knights of Honor", la fazione genovese ha la capacità di produrre
balestrieri leggeri e pesanti in tutte le città conquistate. In altri videogiochi dove è possibile impersonare la Repubblica di Genova,
come nella serie "Europa Universalis", non sono invece presenti.
Voci correlate Balestriere Balestra Compagnia Balestrieri del Mandraccio Prima crociata Repubblica di Genova Guglielmo
Embriaco Medioevo Storia di Genova Battaglia di Crecy
Bibliografia
Per approfondire, vedi la voce Bibliografia su Genova.
Collegamenti esterni I condottieri di ventura Storiain.net: I balestrieri, arma letale Genova: Balestrieri del mandraccio I
balestrieri della Repubblica di Genova alla battaglia di Crecy David &icolle: Failure of an Elite - The Genoese at Crécy
La Compagnia Balestrieri del Mandraccio di Genova, associazione storico-culturale senza fini di lucro, è nata nel 1987 dalla
passione di alcuni amici per le tradizioni della gloriosa Repubblica di Genova; la finestra rievocativa copre dall’XI al XV secolo con
particolare attenzione ai periodi 1250-1300 e 1350-1400. La Compagnia Balestrieri del Mandraccio conta oggi un numeroso gruppo
di soci che continuano le indagini studiando su fonti antiche per riprodurre più fedelmente possibile gli abiti, le armi e gli accessori
utilizzati in passato, con lo scopo di divulgare tradizioni usi e costumi in auge nel genovesato. Le ricerche della Compagnia hanno
particolare riguardo alla figura del balestriere genovese, soldato temuto e ricercato in tutta Europa durante il periodo di splendore
della Repubblica di Genova. I balestrieri della Compagnia ripropongono questa antica arte, costruendo fedeli riproduzioni della
balestra medievale genovese detta "manesca", caratterizzata dal ridotto ingombro e dall’assenza di dispositivi di mira. Tali
riproduzioni vengono utilizzate in dimostrazioni di tiro, palii e ricostruzioni di battaglie. Gli armati della Compagnia propongono
spettacolari duelli e scontri con spade, coltelli, alabarde, mazze, asce, scudi e bastoni secondo lo stile della "scrima" italiana che è
stato ricostruito da testi d’epoca. Allo scopo di aumentare la spettacolarità e la filologicità la Compagnia ha introdotto l'uso in
manifestazione della tripartizione dell'esercito medioevale; formazione molto usata nel XIII secolo formata da una fila di pavesari,
una di lanceri e una o due di balestrieri. Per rendere appieno il senso della vita quotidiana medievale, da diversi anni la Compagnia
sta sviluppando un progetto incentrato sul recupero di alcune arti e mestieri del Medioevo, con particolare riferimento, ove possibile,
al contesto genovese. (vedere la sezione dedicata alle Botteghe ). La Compagnia partecipa a manifestazioni a carattere locale,
nazionale ed internazionale. La Compagnia è anche chiamata ad organizzare manifestazioni di intrattenimento a scopo benefico in
istituti per anziani o disabili. La prestigiosa sede della Compagnia e‘, a due passi dall’Acquario, la Casa del Boia uno degli edifici
più antichi del centro storico genovese. Nel 1990 il Ministero dei Beni Culturali ha affidato questo monumento di interesse nazionale
ai Balestrieri del Mandraccio, che dopo due anni di lavori autofinanziati, lo ha restaurato in ogni sua parte e riarredato nello stile
medievale. La "Casa del Boia" è stata resa cosi‘ fruibile alla città e visitabile la prima Domenica di ogni mese dalle 15,00 alle 18,30
(salvo manifestazioni concomitanti) oppure su appuntamento per comitive o scolaresche. Al suo interno il pubblico puo‘ visionare il
piccolo ma completo “museo” di armi e abiti fedelmente riprodotti ed ascoltare le informazioni di carattere storico date dai soci in
abito dell’epoca (vedere la sezione dedicata a La Casa del Boia ). Nel 2001 la Compagnia è entrata a far parte del C.E.R.S.
(Consorzio Europeo Rievocazione Storica), intensificando cosi' il proprio cammino di ricerca su usi e costumi nella Genova
medievale. Nel 2003 la Compagnia ha sottoscritto il Regolamento Italiano per la Rievocazione Storica che è composto da un
insieme di norme chiare e semplici per sancire quali debbano essere i requisiti principali per una valida attività di rievocazione
storica; regolamento che ha quindi l'intento di tutelare l’azione dei gruppi che operano nel campo della rievocazione storica
attraverso la massima valorizzazione delle tradizioni storico-culturali italiane, rispetto a quanti propongono errati e superficiali
spettacoli di semplice intrattenimento del tutto svincolati da criteri di rigore e veridicità.
Organizza quindi manifestazioni ed eventi che divulgano e mantengono vivi usi e costumi di quell'epoca nel genovesato.
Collegamenti esterni Sito della Compagnia Balestrieri del Mandraccio
David &icolle