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it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Okinawa
Battaglia di Okinawa
parte del teatro del Pacifico della seconda guerra mondiale
Schieramenti
Comandanti
1/45
Chester Nimitz Mitsuru Ushijima
Raymond Spruance †
Simon Bolivar Buckner Jr. † Isamu Chō †
Joseph Stilwell Minoru Ōta †
Roy Geiger Seiichi Itō †
William Halsey
Bernard Rawlings
Effettivi
Perdite
I dati presenti sono quelli riportati dallo storico Benis Frank: le note hanno lo scopo di
riportare i dati più discordanti. Nel paragrafo di approfondimento sono riportati i dati di
diversi storici sulle perdite.
1 Contesto strategico
7 Note
7.1 Esplicative
7.2 Bibliografiche
8 Bibliografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
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Durante la conferenza del Cairo del dicembre 1943 il
presidente Franklin Delano Roosevelt e il primo ministro
Winston Churchill avevano delineato i piani per la
prosecuzione della guerra nell'Oceano Pacifico, che
avevano confermato la strategia della doppia linea
d'avanzata: una attraverso il Pacifico centrale e una
attraverso il Pacifico sud-occidentale, le quali avrebbero
dovuto convergere nelle Filippine e portare alla creazione
di basi avanzate per attaccare l'isola di Formosa, Luzon e le
coste della Cina entro la primavera del 1945. Alle forze Il generale MacArthur e
dell'ammiraglio Chester Nimitz, comandante in capo l'ammiraglio Nimitz a
colloquio
statunitense del Pacifico (Commander-in-Chief Pacific
Ocean Areas - CINCPOA) e della United States Pacific
Fleet, fu affidata la prima direttrice, mentre la seconda era di competenza del generale
Douglas MacArthur che guidò una serie di attacchi lungo le coste settentrionali della
Nuova Guinea. Nel corso di queste operazioni la flotta del Pacifico condusse decine di
sbarchi e distaccò un gruppo via via più nutrito a supporto del generale MacArthur; una
forte componente aeronavale ebbe invece il compito di contrastare le possibili
controffensive della marina imperiale. La rapidità dei successi nel 1944 spinse gli Alleati
a rivedere i piani concordati al Cairo e Formosa divenne l'obiettivo principale. Di
conseguenza, nel mese di marzo, i capi di stato maggiore riuniti (Joint Chiefs of Staff -
JCS) incaricarono Nimitz di preparare i piani per l'operazione Causeway: un attacco
anfibio contro Formosa stabilito per i primi giorni del 1945[8]. Allo stesso tempo
MacArthur ebbe ordine di progettare l'attacco e la conquista preliminare di Luzon.
Nimitz affidò il comando di Causeway all'ammiraglio Raymond Spruance, comandante
della Quinta Flotta e della sua esperta componente aeronavale, la Task force 58;
Spruance a sua volta ebbe un comandante subordinato, il viceammiraglio Richmond
Turner, capace ufficiale che aveva comandato l'apparato anfibio della Flotta del Pacifico
sin dagli sbarchi a Guadalcanal[9]. Del comando delle forze terrestri, riunite nell'appena
costituita 10ª Armata, fu investito il tenente generale Simon Bolivar Buckner Jr., fino ad
allora comandante generale in Alaska e protagonista della riconquista delle isole
Aleutine[10] .
I giapponesi si resero conto nel frattempo che il perimetro difensivo istituito nel 1942
era ormai indifendibile e, nel settembre 1943, i vertici delle forze armate giapponesi
definirono una nuova «zona nazionale di difesa assoluta», che comprendeva le Curili a
nord, le Bonin, le Marianne e le Caroline nel Pacifico centrale, la Nuova Guinea, le Indie
orientali olandesi e la Birmania. L'avanzata americana del 1944 aveva infranto questo
baluardo; le isole Marianne erano state in parte occupate e le Caroline isolate. La
distruzione della base aeronavale di Truk e la disfatta nel Mare delle Filippine
convinsero il Primo ministro Hideki Tōjō a rassegnare le dimissioni a metà luglio 1944;
fu rimpiazzato dal bellicoso Kuniaki Koiso, che mantenne l'influenza dei militari nel
governo giapponese. Nella primavera del 1945 la situazione dell'Impero era ormai
critica; anche in Cina l'operazione Ichi-Go si era arenata e aveva conseguito solo
risultati parziali. Il Gran Quartier Generale imperiale mise allora a punto il piano Ten-
Go per la difesa del ridotto cordone difensivo Hainan-costa cinese-Formosa-isole
Ryūkyū, delle quali Okinawa era stata riconosciuta come bastione principale[13]. Nel
febbraio 1945, con la perdita di Manila e lo sbarco di divisioni marine su Iwo Jima,
l'Impero giapponese fu definitivamente tagliato fuori dai rifornimenti di greggio, metalli
e gomma provenienti dalle ricche Indie Orientali Olandesi: gli stati maggiori generali di
esercito e marina concordarono nel ritenere Okinawa l'obiettivo della prossima
offensiva nemica e intensificarono i lavori di fortificazione[14].
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Nimitz era lo stratega dell'operazione, mentre
Spruance era incaricato di condurre le operazioni
contro le Ryūkyū. Facevano parte della 5ª Flotta la
squadra portaerei veloci Task Force 58 (TF 58)
comandata dal viceammiraglio Marc Mitscher e la
squadra portaerei britanniche TF 57 al comando del
viceammiraglio Bernard Rawlings. Le due squadre Alcuni Grumman Avengers
sorvolano la flotta d'invasione
avrebbero dovuto lanciare attacchi aerei prima degli
britannica diretta a Sakishima
sbarchi, per neutralizzare le forze aeree giapponesi e
appoggiare, prima e durante la campagna, l'aviazione
La flotta avrebbe dovuto trasportare alle soglie del Giappone circa 182.000 uomini delle
truppe d'assalto, mentre in totale sarebbero stati impiegati circa 548.000 uomini
dell'esercito, della marina e dei marines, con l'appoggio in totale di 318 navi da
combattimento e 1.139 navi ausiliarie, senza contare i mezzi da sbarco[1]. La campagna
di terra statunitense sarebbe stata comandata per la prima volta nella guerra del
Pacifico da un generale dell'esercito, Simon Bolivar Buckner Jr., che aveva al suo
comando la 10ª Armata statunitense composta dal III Corpo anfibio dei marines e il
XXIV Corpo anfibio dell'esercito[16].
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I primi rinforzi per Okinawa cominciarono ad affluire
nel giugno 1944 allo scopo di rimpinguare la 32ª
Armata del tenente generale Masao Watanabe
postavi a presidio. I giapponesi procedettero ad
arruolare gli autoctoni (detti Boeitai), cui dettero un
addestramento di base ed equipaggiamento: in totale
furono reclutati circa 20 000 uomini. Furono inoltre
organizzati tra i 750[17] e i 1 700 giovanissimi I principali ufficiali giapponesi a
volontari studenti liceali in gruppi chiamati Yekketsu Okinawa nel febbraio 1945: i
numeri in basso a destra indicano
("Sangue e acciaio per le unità imperiali") che
nell'ordine Ota, Ushijima, Chō,
avrebbero dovuto svolgere funzioni di collegamento Kanayama, Hongo, Yahara
ed eventualmente essere schierati in prima linea o in
azioni di infiltrazione e guerriglia dopo l'invasione
Pianificazione
Il 25 ottobre 1944 il quartier generale di Nimitz rese noto il
piano d'operazione Iceberg. La campagna avrebbe dovuto
svilupparsi in tre fasi: iniziale occupazione della parte
meridionale di Okinawa e delle piccole isole adiacenti, con
contemporanea costruzione di infrastrutture atte a rendere
Okinawa una base per ulteriori attacchi contro il
Giappone; in seguito si sarebbe conquistata Ie Shima, isola
situata a nord-ovest, e la porzione restante di Okinawa;
infine si sarebbe proceduto a rafforzare le posizioni alleate
nelle isole Ryūkyū, con probabili operazioni contro le altre
isole. Gli alti comandi statunitensi nel Pacifico radunarono
una delle più grandi armate navali della storia: la Quinta
Flotta, componente navale e anfibia, contò oltre 40
Il piano di attacco a Okinawa
portaerei, 18 navi da battaglia, 200 cacciatorpediniere,
centinaia di mercantili, sommergibili, dragamine,
cannoniere, mezzi da sbarco, navi d'appoggio, navi officina e decine di squadre di navi
per trasporto truppe (le cosiddette Tractor Flotilla[24]).
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La flotta fu suddivisa in sei Task Force con compiti
specifici. Direttamente interessata dagli sbarchi era
la Task Force 51 (TF 51) dell'ammiraglio Richmond
Turner che doveva applicare il piano "Fox", ovvero il
supporto aeronavale alla 10ª Armata del generale
Buckner che doveva prendere terra a nord e a sud
delle spiagge di Hagushi, nonché a un terzo
distaccamento che aveva il suo obiettivo in Keise La portaerei di scorta USS
Shima, isola impiegabile come postazione Shamrock Bay al largo di Okinawa
supplementare per le artiglierie di grosso calibro
durante gli sbarchi del 1º aprile (L-Day)[N 2][25]. Una volta stabilite salde teste di ponte,
le truppe sarebbero passate sotto il comando del maggior generale Wallace e le forze
navali al contrammiraglio Cobb; infine i reparti aerei e le squadre navali da ricognizione
sarebbero rimasti di base a Okinawa, sotto il comando generale dell'aviazione
dell'esercito per il Pacifico e del comandante della Quinta Flotta.
«Un aereo per una nave da guerra; una scialuppa per una nave; un uomo per dieci
nemici o per un carro armato»
Le operazioni preliminari
A partire da febbraio, le forze navali americane iniziarono
a riunirsi a Ulithi, base navale di rifornimento e cantiere
per la Flotta del Pacifico, che iniziò ad accogliere le Tractor
Flotilla provenienti da Leyte e dalle Salomone. Nel
frattempo i velivoli delle portaerei iniziarono ad effettuare
attacchi preliminari su Okinawa, Formosa e i porti lungo la
costa cinese meridionale, mentre i B-29 bombardarono la
zona intorno a Tokyo il 16, 17 e 25 febbraio [24]. Nel Pacifico
occidentale i sommergibili iniziarono un'intensa opera di
ricognizione e rastrellamento dei mari riportando notevoli
successi; a metà febbraio la guarnigione giapponese di
Okinawa era pressoché isolata, e Ushijima si rese conto
della situazione solo dopo che le linee di comunicazione
Mappa delle operazioni di
con Formosa e l'arcipelago giapponese erano state
sbarco sulle isole Kerama tra
interrotte quasi completamente. Gli attacchi dei B-29 dalle il 26 e il 31 marzo 1945
basi cinesi, indiane, filippine, delle Marianne e delle Palau
continuarono senza sosta contro Okinawa e contro Tokyo, Kōbe, Nagoya e Osaka,
aumentando il ritmo delle incursioni con l'approssimarsi dell'L-Day (da Love:
Amore)[38]. Il 14 marzo la TF 58 del vice ammiraglio Marc Mitscher lasciò Ulithi,
quattro giorni dopo venne attaccata Kyūshū e il 19 anche le installazioni di Shikoku e
Honshū, con la flotta americana che subì il danneggiamento di cinque portaerei e altre
navi da guerra. Le rimanenti navi della TF 58 furono riorganizzate il 22 marzo in tre
Task Group e iniziarono l'avvicinamento a Okinawa per i bombardamenti preparatori.
Le prime unità impiegate furono i dragamine che cominciarono a operare due giorni
prima del previsto sbarco della 77ª Divisione al largo di Kerama Retto e della costa sud-
orientale dell'isola di Okinawa[24].
Il 26 marzo, mentre a Iwo Jima i marines stavano ancora combattendo, la 77ª Divisione
di fanteria dell'esercito comandata dal generale Andrew Bruce sbarcò a sorpresa
sull'isola di Kerama Retto, situata a 28 chilometri a sud-ovest di Okinawa. Le difese
giapponesi sulle isole furono velocemente travolte in meno di quarantott'ore e i
difensori non ebbero nemmeno il tempo di distruggere le installazioni, mentre gli
americani trovarono nascosti in piccole insenature quasi 400 piccoli canotti a motore
carichi di esplosivo, confermando i timori di un massiccio utilizzo nipponico di
imbarcazioni suicide.
Gli sbarchi
Il bombardamento preliminare della flotta d'appoggio
raggiunse la sua intensità massima nella notte tra il 31
marzo e il 1º aprile, e quando cessò il contrammiraglio
Blandy annunciò che la «preparazione» era «sufficiente
alla riuscita di uno sbarco». L'effetto del bombardamento
parve disastroso, ma in realtà la principale linea difensiva
nipponica era ancora intatta. Poco prima dell'alba del 1º
aprile 1945 il bombardamento navale cessò, e al largo di
Okinawa le navi e i trasporti iniziarono le manovre di
avvicinamento alle spiagge di Hagushi, preparandosi a
sbarcare le ondate d'assalto[43]. Nello stesso momento la 2ª
Divisione marines, che componeva il Gruppo dimostrativo,
compì gli stessi preparativi al largo di Minatoga in vista del
suo sbarco diversivo. Alle 04:06 l'ammiraglio Turner diede Planimetria delle operazioni
l'ordine di iniziare gli sbarchi su Okinawa, alle 06:50 di sbarco a Hagushi
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L'avanzata nel settore settentrionale
A questo punto le colonne corazzate della 6ª
Divisione si lanciarono lungo le coste mentre le
truppe a piedi si aprirono la strada nella parte
centrale dell'istmo, contrastate da piccole e
sporadiche sacche di resistenza e dal terreno
montagnoso. In dieci giorni la divisione si spinse
avanti di altri 40 chilometri verso l'estremità della
Marines della 6ª Divisione in una
penisola di Motobu. Il 13 aprile il 22º marines
pausa dei combattimenti contro il
occupò l'estremità settentrionale di Okinawa, Hedo caposaldo di Yae Take
Misaki, e tutti gli sforzi poterono essere concentrati
sull'obiettivo principale, l'altura di Yae Take al centro della penisola di Motobu, dove i
giapponesi avevano il principale centro di resistenza nel nord di Okinawa. La
vegetazione e il mal tempo avevano impedito ai marines di compiere ricognizioni
efficaci di quel territorio, così l'attacco partì senza un'adeguata conoscenza della
penisola, che al contrario il colonnello Udo conosceva molto bene[49] . Le forze di Udo
ammontavano a circa 1.500 uomini, con a disposizione pezzi d'artiglieria da 75 e
150 mm e due cannoni navali da 6 pollici. L'attacco dei marines iniziò il 14 aprile
quando due battaglioni del 4º marines occuparono l'altopiano di Toguchi a est, una
zona dominante la costa occidentale e la relativa strada costiera. Altri due battaglioni
del 29º marines avanzarono da Itomi occupando le alture che dominavano la strada tra
Itomi e Manna. I combattimenti divennero quindi soprattutto azioni di guerriglia, con i
giapponesi che sfruttavano la vegetazione per nascondersi e attaccare i marines solo
quando questi erano avanzati in gruppo, colpendoli violentemente. Dopo un giorno di
combattimenti corpo a corpo, la sera del 15 aprile il 4º marines si trovò nella posizione
adatta per l'attacco finale a Yae Take, ormai circondata[50].
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I progressi della 96ª Divisione dopo il 6 aprile
divennero lenti e sanguinosi; il caposaldo di Kakazu,
ritenuto il punto chiave del sistema difensivo di
Shuri, fu assaltato dai fanti americani per diversi
giorni senza successo, nonostante il pesante supporto
dell'artiglieria navale. I giapponesi poterono sfruttare
il loro sistema di gallerie sotterranee e postazioni
accuratamente mimetizzate per contrastare gli
attacchi degli uomini di Hodges il quale, resosi conto Mappe con l'avanzata nel sud di
della solidità delle linee difensive della 32ª Armata, Okinawa: a destra l'avanzata tra il 9
tra il 9 e il 12 richiese ulteriori bocche da fuoco del III aprile e il 6 maggio, a sinistra
l'avanzata tra il 10 maggio e il 30
Corpo anfibio, con le quali avrebbe effettuato un
giugno
attacco in massa con tre divisioni di fanteria per il 19.
Nei giorni precedenti l'attacco gli aerei della TAF e
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Tra il 20 e il 24 aprile furono effettuati
esclusivamente attacchi locali contro i capisaldi
giapponesi; il 24 Hodges rinnovò l'attacco con il
XXIV Corpo e, poiché Ushijima aveva
prudentemente ritirato nella notte tra il 23 e il 24 le
unità giapponesi dalla linea difensiva che aveva
arrestato la 7ª e la 96ª per due settimane, le forze Alcuni marines avanzano lungo
americane riuscirono ad avanzare su tutto il fronte uno dei pendii nella parte sud di
fino alle alture di Kakazu, in attesa dell'arrivo in linea Okinawa
dei marines. Il 26 aprile i marines erano ormai a
disposizione e il JCS cancellò la terza fase di Iceberg che prevedeva l'invasione di
Miyako Shima, nel gruppo delle Sakishima a est di Formosa: si era stabilito infatti che
l'obiettivo non era strettamente necessario. Il III Corpo non avendo ulteriori impegni fu
completamente messo a disposizione di Buckner, che sostituì immediatamente la 27ª
Divisione con la 1ª Divisione marines, mentre la 77ª Divisione di fanteria il 28 aprile
andò a sostituire la 96ª ormai stremata. Quello stesso giorno il comandante della 10ª
Armata comunicò al III Corpo di Geiger che le sue forze avrebbero preso il controllo
della zona affidata alla 1ª Divisione marines e, allo stesso tempo, l'armata avrebbe
assunto il controllo tattico delle due unità e preparato un attacco coordinato[58]. Il 29
aprile la 77ª Divisione continuò l'attacco con il quale la 96ª si era portata verso la
scarpata Urasoe, che divenne il punto focale di feroci combattimenti poiché i giapponesi
considerarono il possesso della posizione di vitale importanza. Il 1º maggio i marines di
Del Valle saggiarono per la prima volta la tenace resistenza del nemico, che distrusse
molti carri armati lanciati in una prima sortita, e il 2 maggio i marines tentarono una
prima azione offensiva nel tentativo di superare il fiume Asa Gawa, in un'azione
coordinata con le due divisioni del XXIV Corpo che tentarono l'assalto alle alture
Urasoe. L'azione fallì e si ebbero unicamente brevi avanzate che costarono 54 morti, 233
feriti e 11 dispersi alla sola 1ª Divisione, mentre la 27ª Divisione non avanzò nemmeno
di un metro. La ferocia della resistenza giapponese continuava imperterrita, e non
appena alcune unità venivano distrutte erano velocemente rimpiazzate con truppe della
riserva. Questa accanita resistenza ebbe però risvolti negativi per la 62ª Divisione
giapponese, che pagò un alto tributo di perdite pari a circa la metà degli effettivi in
appena un mese di scontri[59].
Il contrattacco giapponese
Dopo aver conferito con gli altri comandanti, il generale Ushijima, convinto
dall'insistenza di Chō e di altri ufficiali, a fine aprile decise di contrattaccare in grande
stile, utilizzando la 24ª Divisione ancora intatta, che sarebbe partita all'attacco dopo
una possente preparazione di artiglieria appoggiata da una violenta offensiva kamikaze
preparata per l'occasione. Il contrattacco avrebbe avuto inizio all'ora Y, ossia alle 05:00
del 5 maggio (l'X-Day), quando l'89º Reggimento sul fianco destro avrebbe attaccato le
linee della 7ª Divisione, con l'obiettivo di conquistare Tanabaru; a questo punto
sarebbero partiti dal centro gli elementi del 22º Reggimento, che avrebbero seguito le
orme del 32º Reggimento che a sua volta all'ora Y si sarebbe lanciato contro la 77ª
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Divisione a sud-est di Maeda verso Tanabaru. Il tutto sarebbe stato appoggiato dai carri
armati del 27º Reggimento corazzato, mentre la 44ª Brigata mista avrebbe preso
posizione a nord-ovest di Shuri fino allo sfondamento delle forze giapponesi per poi
partire all'attacco della 1ª Divisione marines per isolarla e distruggerla[60]. I piani
giapponesi prevedevano inoltre di colpire i fianchi della 10ª Armata con due sbarchi,
uno dietro alle linee della 1ª Divisione marines e l'altro dietro alle linee della 7ª
Divisione, attaccandone i posti di comando per poi dirigersi verso il centro e agevolare
lo sfondamento della 24ª Divisione[61].
L'azione fu preceduta dal quinto massiccio attacco kamikaze dall'inizio della battaglia
per Okinawa, che il 3 maggio causò ingenti danni alle unità della flotta americana, e
anticipata dallo sbarco di gruppi d'assalto anfibio, che all'alba del 4 maggio presero
terra sulla spiaggia di Kuwan alle spalle della 1ª Divisione. La risposta dei marines agli
sbarchi fu immediata e le teste di ponte furono presto neutralizzate, mentre sulla costa
orientale gli sbarchi giapponesi ebbero risultati disastrosi, poiché la forza navale
americana e la 7ª Divisione li contrastò tenacemente mettendo anticipatamente la
parola fine al velleitario contrattacco giapponese. Nonostante l'attacco kamikaze, ben
134 aerei all'alba del 4 si alzarono in volo per appoggiare il XXIV Corpo bombardando le
postazioni giapponesi, mentre sul fronte centrale gli attacchi della 24ª Divisione
fallirono nel modo più completo e alla sera dello stesso giorno gli uomini della 10ª
Armata erano ancora attestati saldamente sulle loro posizioni[62]. Durante la
controffensiva la 7ª e la 77ª Divisione persero complessivamente 714 uomini mentre la
1ª Divisione marines 649, ma quest'ultima aveva continuato la sua offensiva verso sud
durante il contrattacco guadagnando terreno. I giapponesi dal canto loro persero 6.237
uomini, mediamente il 75% degli effettivi di ogni unità andata all'attacco, e la 32ª
Armata dovette abbandonare ogni velleità offensiva e ritirarsi sulle proprie posizioni
difensive ad oltranza[63].
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Il 17 partì il nuovo attacco dei marines a Sugar Loaf
preceduto da un intenso tiro di tutte le artiglierie
disponibili, ma le difese integrate giapponesi furono un
ostacolo quasi insormontabile per gli attaccanti, che si
trovavano spesso sotto il fuoco dei mortai e delle
mitragliatrici nemiche piazzate sulle vette delle colline.
Durante questa battaglia l'efficienza del 29º e del 22º
Reggimento furono notevolmente messe alla prova: nei
dieci giorni di offensiva della 10ª Armata, la 6ª Divisione
subì 2.662 perdite in battaglia e 1.289 fuori dai
combattimenti, quasi tutte concentrate nei ranghi di questi Uno Sherman impantanato
due reggimenti, e il 19 maggio il 4º marines fu sganciato nel terreno paludoso
[73]
dalla riserva del III Corpo per dare il cambio al 29º . La
prova del fuoco per il nuovo reggimento arrivò quello stesso giorno quando gli uomini
furono mandati all'attacco di Half Moon e Horseshoe, dove a fine giornata si
attestarono saldamente. Il contrattacco notturno fu violentissimo: alle 22:00 mortai e
artiglierie cariche con proiettili al fosforo bianco colpirono le posizioni americane come
preludio all'assalto giapponese, che terminò dopo due ore e mezza di durissimi
combattimenti in cui gli americani resistettero tenacemente; i giapponesi lasciarono sul
campo 500 uomini. Il 21 partì l'ennesimo attacco verso Sugar Loaf, con il 4º marines,
appoggiato sulla destra dal 22º, che assaltò il declivio meridionale della collina verso il
limite orientale di Horseshoe. L'avanzata fu rallentata da sanguinosi combattimenti e
dalla pioggia caduta in mattinata che trasformò le buche delle esplosioni in enormi
acquitrini, rendendo impossibile l'invio di rifornimenti e l'evacuazione dei feriti.
Nonostante le difficoltà il 4º marines avanzò di oltre 200 m distruggendo la maggior
parte delle installazioni difensive all'interno del rilievo, e attestandosi saldamente su
una linea che andava da Horseshoe al fiume Asato Gawa, sul bordo sinistro dell'abitato
costiero di Naha. A quel punto Sheperd accantonò l'idea di continuare i combattimenti
contro Half Moon e diresse il suo attacco a sud e sud-ovest, cercando di alleggerire la
pressione sulle truppe e allo stesso tempo favorire un aggiramento di Shuri[74].
Lo sfondamento
Tra il 15 e il 21 maggio dunque, il III Corpo di Geiger
fu impegnato nella dura lotta per il possesso di due
importanti capisaldi, Sugar Loaf e Wana Ridge,
mentre le unità del XXIV Corpo presero parte ad una
serie di difficili battaglie per conquistare una serie di
capisaldi che bloccavano la via verso Yonabaru, sulla
costa orientale, e Shuri. Queste barriere, chiamate Uomini della 77ª Divisione
curiosamente Chocolate Drop, Flat Top, Hogback, avanzano nel fango; i veicoli sulla
Love, Dick, Oboe e Sugar, divennero teatro di duri e sinistra sono tre semoventi M8,
violenti scontri che impegnarono le divisioni 77ª e ricavati dal carro leggero M3/M5
96ª, impegnate rispettivamente ad attaccare Stuart
frontalmente Shuri e ad aggirarlo sul versante
orientale[78]. La 77ª Divisione dal 15 maggio aveva ripreso la sua avanzata al centro del
fronte contro Flat Top, in direzione delle difese centrali della 32ª Armata, mentre la 96ª
Divisione si lanciò contemporaneamente contro Dick. Le posizioni collinose su cui
erano trincerati i giapponesi caddero l'una dopo l'altra portando l'esercito a poche
centinaia di metri da Shuri già il 17 maggio; a quel punto gli americani dovettero
iniziare un'opera di rastrellamento e distruzione delle innumerevoli caverne e gallerie
superate durante l'azione, e parallelamente le avanguardie della 77ª Divisione
continuarono la loro cauta avanzata verso le difese di Shuri.
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Il 19 la divisione passò all'attacco aprendo il fuoco
con ogni arma a disposizione, e la fanteria si lanciò in
una serie di attacchi che aumentarono d'intensità al
sopraggiungere della notte. I giapponesi furono
sloggiati il giorno seguente, quando il sorgere del sole
consentì a tutta l'artiglieria di scaricare il proprio
fuoco contro i pochi nemici sopravvissuti[79]. Dopo
questi terribili scontri gli americani si trovavano ora
dietro alle linee esterne di Shuri, e sfruttando i Pattuglia della 6ª Divisione
progressi della 96ª Divisione lungo la costa orientale marines tra le macerie di Naha
Hodges stabilì che Shuri doveva essere attaccata dal
fianco destro, così il 20 ordinò alla 7ª Divisione di tornare in linea e dirigersi contro le
alture nord di Yonabaru. Ma la pioggia che iniziò il 21 maggio favorì i difensori sia sulla
costa occidentale che su quella orientale; le condizioni meteorologiche rallentarono
penosamente le operazioni della 7ª Divisione, la quale riuscì lo stesso a ripulire alcune
postazioni nemiche sulle colline di Ozato, un massiccio complesso parallelo alla Baia di
Nakagusuku tra Yonabaru e la penisola di Chinen[80] .
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Già dal 22 maggio il comando della 32ª Armata
giapponese decise di abbandonare le postazioni di Shuri e
rivedere i piani di battaglia. Il problema principale era la
minaccia di un accerchiamento, e per scongiurare la
possibilità che i circa 50.000 difensori ancora in grado di
combattere venissero circondati e annientati dall'artiglieria
americana si decise di spostare il principale caposaldo di
resistenza nella penisola di Kiyamu. La penisola
all'estremità meridionale di Okinawa si presentava adatta
allo scopo soprattutto per le sue caratteristiche naturali, ed
era dominata dalla scarpata Yaeju Dake - Yazu Dake dove
si trovavano molte caverne naturali e artificiali in cui i
giapponesi potevano riorganizzarsi e proteggersi dai
bombardamenti. A questa decisione si oppose il Lo sfondamento americano a
sud e le ultime posizioni
comandante della 62ª Divisione, il tenente generale
difensive giapponesi
Fujioka, che avrebbe voluto resistere assieme ai suoi
soldati fino all'ultimo uomo nella posizione di Shuri, ma
Secondo il nuovo piano di difesa la 44ª Brigata mista avrebbe difeso la linea che andava
da Hanagusuku, sulla costa orientale, fino a Yaeju Dake, la 24ª Divisione avrebbe
occupato le alture dominanti la scarpata, le alture di Mezado e Kunishi e Nakagusuku
sulla costa occidentale, mentre le decimate unità della 62ª Divisione dovevano occupare
le posizioni lungo la costa meridionale dietro al fronte principale, da dove in caso di
necessità avrebbero fornito copertura alle unità in prima linea[88]. Infine la riserva
dell'armata, composta da soldati della base navale di Okinawa nella penisola di Oroku,
che avrebbero protetto il lato occidentale lungo la linea della ritirata. La prima colonna
diretta a sud lasciò Shuri alla mezzanotte del 23 maggio, mentre la maggior parte del
contingente si mise in marcia il 29 per giungere a Mabuni, a 15 chilometri a sud di
Shuri, dove Ushijima stabilì il nuovo quartier generale in una caverna della collina
89 [89].
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Qui il 7º marines ingaggiò un furioso combattimento
contro le difese giapponesi, le quali potevano
sfruttare le colline di Mezado e Yuza, a est e ovest di
Kunishi, dalle quali i difensori potevano scatenare un
intenso fuoco contro i marines allo scoperto. Solo
l'appoggio di carri armati che trasportavano i rinforzi
e offrivano fuoco di supporto ai marines avvinghiati
alla cima di Kunishi riuscì a sbloccare la situazione, e
dopo tre giorni e tre notti di combattimenti la collina L'ultima immagine del generale
fu definitivamente conquistata la notte del 16 Buckner sulla cresta Mezado
[94]
giugno . Mentre il 7º marines terminava la
progressiva occupazione di Kunishi, l'8º marines della 2ª Divisione che era giunto a
rinforzo della 1ª Divisione marines si portò in prima linea per l'attacco finale, sferrato il
17 giugno all'alba insieme al 22º Reggimento e che portò alla conquista di cima Mezado.
Il generale Buckner, desideroso di ispezionare le truppe e rendersi conto della
situazione, il 18 giugno si recò sulla cresta del Mezado per osservare col binocolo i
progressi dei marines in avanzata; verso le 13:00 cinque proiettili giapponesi si
abbatterono sulla cresta, e dopo che la nuvola delle esplosioni si disperse gli uomini in
cima si accorsero che Buckner era stato colpito al petto da una scheggia[95]. Egli morì
dieci minuti dopo, e Geiger fu promosso tenente generale e nuovo comandante della
10ª Armata: era la prima volta che un ufficiale dei marines prendeva il comando di una
tale unità, anche se il suo comando durò appena cinque giorni, dopodiché la 10ª Armata
passò agli ordini del generale Joseph Stilwell[96].
Le operazioni aero-navali
L'offensiva kamikaze
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Durante la battaglia di Okinawa i piloti kamikaze
compirono tra l'11 marzo e la fine di giugno circa
1700 missioni suicide nella zona, ma nonostante
questo sacrificio non fu possibile per i giapponesi
cambiare il corso della battaglia[100]. Il primo attacco
del 6 aprile («Kikusui n°1») fu il più numeroso e
violento di tutta la campagna, dove un totale di circa
700 aerei lasciò Kyūshū per il primo di dieci attacchi Un giovane pilota kamikaze riceve
coordinati che causò alla flotta americana al largo di l'hachimaki prima di partire per la
Hagushi l'affondamento di 26 navi e il missione di attacco suicida.
danneggiamento di altre 164, anche se le unità
maggiori non subirono danni tali da essere costrette a ritirarsi definitivamente[101].
Operazione Ten-Go
Dopo la disastrosa battaglia del Golfo di Leyte la
marina imperiale aveva perso ogni effettiva capacità
di imbastire operazioni di ampio respiro, deficienza
aggravata dalla penuria di nafta. Il 26 marzo 1945,
dinanzi alla massiccia offensiva statunitense al suolo
nazionale, gli ammiragli Mitsumasa Yonai e Soemu
Toyoda furono costretti a tentare una qualche
contromossa: l'11º Squadrone cacciatorpediniere
lasciò due giorni dopo gli ancoraggi per incontrarsi
Un bombardiere in picchiata
con la 2ª Flotta a Kure (la principale formazione da Curtiss SB2C Helldiver attacca la
battaglia nipponica nel corso del conflitto) e tutte le Yamato, a sinistra
unità si sarebbero dirette verso Kabuto Jima: la
squadra sarebbe quindi uscita oltre lo stretto di Bungo, costeggiato le spiagge
meridionali di Kyūshū e diretto a nord verso Sasebo, al solo scopo di attirare navi
nemiche nel raggio d'azione dei velivoli a terra[107] . Inizialmente, dunque, la 2ª Flotta
avrebbe agito da flotta-civetta, ma gli imponenti sbarchi su Okinawa decretarono un
netto cambiamento nei piani giapponesi: la flotta doveva uscire in mare aperto e
ingaggiare battaglia con il favore di un grande attacco aereo[108].
Analisi e conseguenze
Gli americani il 1º aprile sbarcarono praticamente senza
subire perdite, dividendo immediatamente i due corpi
impegnati negli sbarchi in due rispettive linee d'avanzata; i
marines (tradizionalmente un corpo di volontari, ma che
per la prima volta nella guerra si trovò a dover ricorrere a
reclute di leva) avanzarono verso nord, nord-est mentre
l'esercito muoveva verso la parte meridionale, dove si
ebbero gli scontri più violenti e sanguinosi di tutta la
campagna di Okinawa. Quando il 6 aprile gli americani
arrivarono sulla linea che difendeva le città di Shuri e
Naha, si resero conto di quello che li avrebbe aspettati
durante tutta la loro avanzata terrestre, e allo stesso tempo La bandiera statunitense
conobbero la furia dell'offensiva aero-navale giapponese viene issata al termine di
contro la flotta da sbarco [112] . Gli americani avevano già ogni resistenza organizzata
avuto prova della ferocia dei kamikaze, quando tra il 18 e il ad Okinawa, 22 giugno 1945
19 marzo la TF 58, ancora comandata da Mitscher, effettuò
un'azione preliminare di sbarco subendo gravi perdite, ma solo il 6 aprile i comandanti
americani capirono la determinazione con cui le forze nemiche intendevano colpire la
flotta. Respingere i kamikaze fu un'impresa molto difficile: fra il 6 aprile e il 29 luglio 14
cacciatorpediniere furono affondate da piloti suicidi, assieme a oltre 17 LST, navi
munizioni e svariati altri mezzi da sbarco all'interno dello sbarramento di
protezione[113].
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Circa 5.000 furono i marinai americani che perirono
durante la campagna di Okinawa, la perdita più
grave per la marina durante tutta la guerra nel
Pacifico, compresa Pearl Harbor. I kamikaze svolsero
la maggior parte delle loro missioni fra il 6 aprile e il
10 giugno, con dieci attacchi di massa tra i 50 e i 300
aerei, che oltre agli affondamenti appena descritti
danneggiarono anche diverse grandi unità, tra cui le
portaerei Enterprise, Hancock e Bunker Hill Prigionieri giapponesi a Okuku,
(quest'ultima l'ammiraglia di Spruance, che ebbe 396 Okinawa
morti durante un attacco kamikaze). Le portaerei
americane, che avevano la corazzatura sopra la sala macchine e sotto i ponti di volo,
patirono un grosso divario con le quattro portaerei britanniche della TF 57, e fu proprio
la corazzatura dei loro ponti di volo, una precauzione resa necessaria contro il tiro
d'artiglieria che era più facile incontrare nelle più ristrette acque europee, a permettere
alle portaerei britanniche di sopportare meglio, e con meno danni, gli attacchi
kamikaze[114].
Alla fine questi dovettero essere sospesi prima di infliggere perdite irreparabili per la
flotta da sbarco, perché i giapponesi cominciavano ad essere a corto sia di aerei che di
piloti; le incursioni calarono drasticamente di numero con il prosieguo delle operazioni,
e in maggio furono affondate solamente quattro navi nemiche. Non ebbe cali però il
logorio nervoso degli equipaggi dei cacciatorpediniere, i quali, avendo il compito di
proteggere la flotta, furono logicamente schierati ai suoi limiti per tutto il perdurare
della campagna. Questo fatto causò tensioni tra Nimitz e Buckner; infatti, con il
prolungamento delle operazioni di terra, l'ammiraglio lamentava la perdita di «una
nave e mezza al giorno» con questo ritmo di avanzata, ma Buckner difese risolutamente
la sua tattica metodica e calcolata. I suoi uomini a terra dovevano quotidianamente
scontrarsi con linee difensive ben strutturate, spazzate da piogge incessanti che
facevano impantanare i carri armati a supporto delle truppe, e difese fanaticamente dai
giapponesi che si battevano fino alla morte in ogni condizione, imponendo ritardi in
ogni azione d'attacco. I ritmi dell'avanzata erano dunque dettati dai difensori, i quali
cessarono la loro resistenza solo a fine giugno, quando gli ultimi 4000 giapponesi si
arresero[114].
Perdite
Secondo i dati riportati dallo storico John Keegan, le unità
dell'esercito americano ebbero all'incirca 4.000 morti, il
corpo dei marines 2.938, mentre gli aerei distrutti furono
763 e 38 le navi affondate. I giapponesi avevano perso 16
navi e l'incredibile cifra di 7.800 aerei, oltre un migliaio dei
quali in missioni suicide, mentre a terra trovarono la morte
praticamente tutte le truppe a difesa di Okinawa. La
stragrande maggioranza delle truppe nipponiche sull'isola,
i marinai nelle basi a terra, i fucilieri di prima linea e
perfino gli scritturali, i cuochi e gli addetti ai servizi del
lavoro locali trovarono il modo di suicidarsi; in tutto i
prigionieri furono circa 7.400, compresi i feriti troppo Un marines disperato per la
gravi per riuscire a suicidarsi: tutti gli altri, circa 110.000 perdita di un compagno
in totale, morirono in combattimento o compiendo hara-
kiri, rifiutando di arrendersi[4]. Leggermente diverso è il bilancio documentato da
Bernard Millot: 4.679 caduti e 18.098 feriti per l'esercito e 2.934 caduti e 13.703 feriti
per i marines, mentre stima in 4.907 caduti e 4.824 feriti per la marina, per un totale di
49.145 perdite tra le truppe d'invasione. Leggermente diversi sono anche i dati tra le
perdite materiali, calcolate in 768 aerei persi (458 dei quali per opera del nemico) e 36
navi affondate mentre 368 furono le imbarcazioni danneggiate più o meno gravemente.
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I giapponesi ebbero secondo Millot oltre 100.000 morti, 76.000 dei quali dell'esercito e
della marina, circa 20.000 uomini arruolati in loco e 10.000 civili che si trovarono in
mezzo ai combattimenti, mentre i prigionieri furono circa 7.400 a cui si aggiunsero
circa 3.000 uomini di Okinawa arruolati nell'esercito imperiale e arresisi nel corso della
campagna. Le perdite materiali in questo caso solo leggermente inferiori, riportate in
7480 aerei, a riprova della grande importanza che i giapponesi attribuirono alla difesa
di Okinawa[116].
Dopo Okinawa però nemmeno queste cifre potevano garantire una vittoria rapida e a
buon mercato; Okinawa e il Giappone si somigliavano come terreno, ma il Giappone
offriva una serie quasi infinita di posizioni difensive fra colline, montagne, foreste dalle
quali resistere all'invasore. Il 18 giugno l'ammiraglio William Leahy, presidente del
comitato dei capi di stato maggiore della marina (Chief of Staff to the Commander in
Chief of the Army and Navy - CJCS), fece presente al presidente Harry Truman che le
divisioni impegnate a Okinawa avevano subito perdite pari al 35% degli effettivi, e una
percentuale simile era prevedibile nell'attacco contro Kyūshū, la prima delle isole
giapponesi prescelte per l'invasione (operazione Olympic). Sui 767.000 previsti
nell'operazione, il totale dei morti e dei feriti sarebbe potuto quindi arrivare a 268.000
uomini, vale a dire quanti soldati gli Stati Uniti avevano perso fino a quel momento in
tutto il mondo su tutti i fronti[119], e da una fonte che non fu mai identificata iniziò a
circolare la voce negli ambienti dei pianificatori strategici americani della previsione di
«un milione di perdite» per l'invasione delle isole nipponiche[120].
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Il piano del comitato dei capi di stato maggiore (JCS)
redatto a Washington a fine maggio prevedeva
l'invasione di Kyūshū nell'autunno del 1945, seguita
dall'invasione di Honshū (operazione Coronet) nel
marzo 1946. L'esercito, la cui linea era in buona parte
decisa da MacArthur, prevedeva che la guerra si
sarebbe conclusa solo con una invasione, mentre
l'aviazione e la marina sostenevano che l'occupazione
delle coste cinesi avrebbe permesso ai bombardieri Cerimonia ufficiale di resa della
di battere la resistenza giapponese. Tuttavia il guarnigione giapponese delle
bombardamento strategico attuato contro il Ryūkyū
Note
Esplicative
1. ^ Nel giugno 1944 la nave che stava trasportando la 44ª Brigata fu affondata da
un sommergibile americano con 5 000 morti; solo 600 uomini giunsero a
destinazione. Il mese seguente il 15º Reggimento misto indipendente raggiunse
Okinawa per via aerea e si unì ai superstiti della brigata. Vedi Frank, p. 17.
2. ^ Originariamente previsto per il 1º marzo, il 19 novembre 1944 i dati del servizio
meteorologico riferirono condizioni incerte per la data prevista e si decise di
spostare l'L-Day di due settimane. Tuttavia a dicembre, poiché si pensava che le
ingenti forze navali impegnate nel golfo di Lingayen non potessero tornare
indietro in tempo per l'operazione, la data fu posticipata ulteriormente di altre due
settimane, al 1º aprile. Vedi Frank, p. 33.
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Video del 2015 con i luoghi della battaglia de Il Sole 24 ORE su ilsole24ore.com
(EN) Rappresentazione animata della campagna su historyanimated.com
(EN) The Royal New Zealand Navy. Chapter 24 - With the British Pacific Fleet -
La Royal New Zealand Navy nell'operazione Iceberg su nzetc.org
Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?
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