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La 

battaglia di Iwo Jima si svolse durante la guerra nel Pacifico nell'omonima isola giapponese tra le
forze statunitensi al comando dell'ammiraglio Raymond Spruance e le truppe dell'esercito imperiale
giapponese al comando del generale Tadamichi Kuribayashi, coadiuvate da reparti della marina guidati
dal contrammiraglio Toshinosuke Ichimaru.

Insieme a Okinawa, Iwo Jima rappresentava uno scudo avanzato per le isole metropolitane dell'Impero
giapponese che potevano essere coinvolte in uno sbarco degli Alleati: le due posizioni erano perciò
presidiate da guarnigioni numerose e bene armate. Anche per gli Stati Uniti, Iwo Jima rivestiva notevole
interesse, poiché dagli aeroporti dell'isola sarebbero potute decollare le scorte di caccia ai bombardieri
strategici Boeing B-29 Superfortress basati nelle isole Marianne e in Cina, che dal giugno 1944 colpivano
le industrie e le infrastrutture giapponesi.

I lavori di fortificazione precedenti lo sbarco avevano trasformato l'isola in una vera e propria fortezza
che, nonostante i bombardamenti preliminari effettuati dall'8 dicembre 1944, oppose una strenua
resistenza alle unità statunitensi, principalmente del Corpo dei Marine, sbarcate il 19 febbraio sotto lo
schermo protettivo di una completa supremazia aeronavale. La feroce battaglia si concluse ufficialmente
il 26 marzo 1945 con il quasi totale annientamento della guarnigione giapponese e la perdita di oltre
23 000 uomini fra morti e feriti per gli Stati Uniti (unico episodio della campagna di riconquista del
Pacifico in cui gli USA soffrirono più perdite dei giapponesi).

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Le mura romane di Verona furono un'importante cortina difensiva provvista di


numerosi torrioni e porte monumentali, realizzata in più fasi costruttive che si sono succedute partendo
dalla tarda età repubblicana fino a giungere ai primi regni romano-germanici.

La prima fase di costruzione delle difese partì intorno alla seconda metà del I secolo a.C., in seguito
all'ottenimento da parte di Verona del rango di municipium romano; una seconda fase di
ristrutturazione e ampliamento della cinta urbica avvenne nel III secolo su spinta
dell'imperatore Gallieno e, infine, in un'ultima fase sugli inizi del VI secolo, Teodorico il Grande fece
rafforzare nuovamente le difese urbiche romane, aggiungendo una seconda cerchia. Oggi rimangono
pochi resti archeologici delle mura, mentre sono meglio conservate le due porte principali, porta
Borsari e porta Leoni.

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