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Tommaso d’Aquino

La legge naturale
Testi tratta dalla Summa Theologiae, I-II, qq. 90 e 94
Summa contra Gentiles, III, c. 129

 
QUAESTIO 90 QUESTIONE 90
DE ESSENTIA LEGIS L’ESSENZA DELLA LEGGE

Prologus Prologo

Consequenter considerandum est de Siamo così giunti a trattare dei princìpi esterni
principiis exterioribus actuum. Principium dei nostri atti. Ora, il principio esterno che
autem exterius ad malum inclinans est inclina al male è il demonio, e di esso abbiamo
diabolus, de cuius tentatione in primo dictum già parlato nella Prima Parte [q. 114],
est. Principium autem exterius movens ad trattando della tentazione. Invece il principio
bonum est deus, qui et nos instruit per legem, che spinge al bene dall’esterno è Dio, il quale
et iuvat per gratiam. Unde primo, de lege; ci istruisce mediante la legge e ci aiuta
secundo, de gratia dicendum est. Circa legem mediante la grazia. Perciò prima tratteremo
autem, primo oportet considerare de ipsa lege della legge, quindi della grazia [q. 109]. E a
in communi; secundo, de partibus eius. Circa proposito della legge, prima ne tratteremo in
legem autem in communi tria occurrunt generale, poi nelle sue divisioni [q. 93].
consideranda, primo quidem, de essentia Riguardo alla legge in generale, si presentano
ipsius; secundo, de differentia legum; tertio, tre questioni da considerare: primo, quale sia
de effectibus legis. l’essenza della legge; secondo, le sue divisioni
[q. 91]; terzo, i suoi effetti [q. 92].
Circa primum quaeruntur quatuor. Primo, Intorno alla prima questione, esamineremo
utrum lex sit aliquid rationis. Secundo, de fine quattro argomenti: 1. Se la legge appartenga
legis. Tertio, de causa eius. Quarto, de alla ragione; 2. Il fine della legge; 3. La sua
promulgatione ipsius. causa; 4. La sua promulgazione.

Articulus 1 Articolo 1
Se la legge appartenga alla ragione

Videtur quod lex non sit aliquid rationis. Sembra che la legge non appartenga alla
Dicit enim apostolus, ad Rom. VII, video aliam ragione. Infatti:
legem in membris meis, etc.. Sed nihil quod est 1. L’Apostolo [Rm 7, 23] scrive: «Nelle mie
rationis, est in membris, quia ratio non utitur membra vedo un’altra legge», ecc. Ora,
organo corporali. Ergo lex non est aliquid nessuna cosa che appartenga alla ragione è
rationis. nelle membra: poiché la ragione non si serve
di organi corporei. Quindi la legge non
appartiene alla ragione.
Praeterea, in ratione non est nisi potentia, 2. Nella ragione non troviamo che la potenza,
habitus et actus. Sed lex non est ipsa potentia i possessi abituali e gli atti. Ma la legge non è
rationis. Similiter etiam non est aliquis habitus la potenza stessa della ragione. E neppure è
rationis, quia habitus rationis sunt virtutes un suo possesso abituale, poiché i possessi
intellectuales, de quibus supra dictum est. abituali della ragione sono le virtù intellettuali,
Nec etiam est actus rationis, quia cessante di cui abbiamo già parlato [q. 57]. E neppure è
rationis actu, lex cessaret, puta in un atto della ragione: poiché cessando l’atto
dormientibus. Ergo lex non est aliquid della ragione, come nei dormienti, verrebbe a

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rationis. cessare la legge. Perciò la legge non appartiene
alla ragione.
Praeterea, lex movet eos qui subiiciuntur legi, 3. La legge muove ad agire rettamente quelli
ad recte agendum. Sed movere ad agendum che vi sono soggetti. Ora, stando alle
proprie pertinet ad voluntatem, ut patet ex conclusioni raggiunte in precedenza [q. 9, a.
praemissis. 1], spetta propriamente alla volontà muovere
Ergo lex non pertinet ad rationem, sed magis ad agire. Quindi la legge non appartiene alla
ad voluntatem, secundum quod etiam ragione, ma piuttosto alla volontà, secondo
iurisperitus dicit, quod placuit principi, legis habet l’espressione dei giureconsulti [Digest. 1, 4, 1]:
vigorem. «Ciò che piace al principe ha vigore di legge».

Sed contra est quod ad legem pertinet In contrario: Spetta alla legge comandare e
praecipere et prohibere.Sed imperare est proibire. Ma comandare, come si è visto sopra
rationis, ut supra habitum est. Ergo lex est [q. 17, a. 1], appartiene alla ragione. Quindi la
aliquid rationis. legge appartiene alla ragione.

Respondeo dicendum quod lex quaedam Rispondo dicendo che la legge è una regola o
regula est et mensura actuum, secundum misura dell’agire, in quanto da essa uno viene
quam inducitur aliquis ad agendum, vel ab spinto all’azione o ne viene allontanato:
agendo retrahitur, dicitur enim lex a ligando, «legge» infatti deriva da «legare», poiché
quia obligat ad agendum. Regula autem et obbliga ad agire. Ora, la misura degli atti
mensura humanorum actuum est ratio, quae umani è la ragione, che ne è il primo principio,
est primum principium actuum humanorum, come si è dimostrato [q. 1, a. 1, ad 3]: infatti è
ut ex praedictis patet, rationis enim est proprio della ragione ordinare al fine, che
ordinare ad finem, qui est primum principium stando al Filosofo [Phys. 2, 9; Ethic. 7, 8] è il
in agendis, secundum philosophum. primo principio, in campo operativo. D’altra
In unoquoque autem genere id quod est parte, in ogni genere di cose il principio è
principium, est mensura et regula illius misura e regola di quanto ad esso appartiene:
generis, sicut unitas in genere numeri, et tale infatti è l‘unità per i numeri, e il primo
motus primus in genere motuum. Unde moto nel genere dei moti. Quindi la legge è
relinquitur quod lex sit aliquid pertinens ad qualcosa che appartiene alla ragione.
rationem. Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod, cum lex sit 1. Al primo argomento, bisogna rispondere
regula quaedam et mensura, dicitur dupliciter che la legge, essendo una regola o misura, si
esse in aliquo. Uno modo, sicut in può trovare in un soggetto in due modi. Nel
mensurante et regulante. Et quia hoc est primo modo, come nel suo principio
proprium rationis, ideo per hunc modum lex misurante e regolante. E poiché tale compito
est in ratione sola. Alio modo, sicut in è proprio della ragione, la legge si può trovare
regulato et mensurato. Et sic lex est in in questo modo solo nella ragione. Nel
omnibus quae inclinantur in aliquid ex aliqua secondo modo, come in un soggetto regolato
lege, ita quod quaelibet inclinatio proveniens e misurato. E in questo senso la legge si trova
ex aliqua lege, potest dici lex, non in tutte le cose che possiedono una certa
essentialiter, sed quasi participative. Et hoc inclinazione verso uno scopo, in virtù di una
modo inclinatio ipsa membrorum ad quache legge, di modo che qualsiasi
concupiscendum lex membrorum vocatur. inclinazione determinata da una legge può
dirsi legge, non essenzialmente, ma per
partecipazione. E in questo senso anche
l’inclinazione delle membra alla concupiscenza
può essere detta «legge delle membra».
Ad secundum dicendum quod, sicut in 2. Allo stesso modo in cui nelle nostre azioni
actibus exterioribus est considerare esterne si può distinguere l’operazione stessa
operationem et operatum, puta dalla cosa prodotta, come il costruire

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aedificationem et aedificatum; ita in operibus dall’edificio che viene costruito, così nelle
rationis est considerare ipsum actum rationis, operazioni della ragione si può distinguere
qui est intelligere et ratiocinari, et aliquid per l‘atto stesso della ragione, cioè l’intendere e il
huiusmodi actum constitutum. Quod quidem ragionare, e quanto viene costituito mediante
in speculativa ratione primo quidem est questi atti. Ora, nell’ordine speculativo questi
definitio; secundo, enunciatio; tertio vero, prodotti sono la definizione, l’enunciazione e
syllogismus vel argumentatio. Et quia ratio il sillogismo, o dimostrazione. E poiché anche
etiam practica utitur quodam syllogismo in la ragione pratica si serve nelle sue operazioni
operabilibus, ut supra habitum est, secundum di una specie di sillogismo, come sopra [q. 13,
quod philosophus docet in VII ethic.; ideo est a. 3; q. 76, a. 1] si è visto e secondo
invenire aliquid in ratione practica quod ita se l‘insegnamento del Filosofo [Ethic. 7, 3],
habeat ad operationes, sicut se habet bisogna di conseguenza riscontrare nella
propositio in ratione speculativa ad ragione pratica qualcosa che stia alle
conclusiones. operazioni nello stesso rapporto in cui il
Et huiusmodi propositiones universales principio sta alle conclusioni in campo
rationis practicae ordinatae ad actiones, speculativo. Ora, queste proposizioni
habent rationem legis. Quae quidem universali della ragione pratica ordinate
propositiones aliquando actualiter all’azione hanno natura di legge. Ed esse
considerantur, aliquando vero habitualiter a vengono talora considerate in maniera attuale,
ratione tenentur. ma talora sono nella ragione in maniera
Ad tertium dicendum quod ratio habet vim abituale.
movendi a voluntate, ut supra dictum est, ex 3. La ragione, come sopra [q. 17, a. 1] si è
hoc enim quod aliquis vult finem, ratio detto, riceve dalla volontà la capacità di
imperat de his quae sunt ad finem. Sed muovere: infatti la ragione comanda quanto
voluntas de his quae imperantur, ad hoc quod concerne i mezzi per il fatto che uno vuole il
legis rationem habeat, oportet quod sit aliqua fine. Ma affinché la volizione di quanto viene
ratione regulata. Et hoc modo intelligitur comandato abbia natura di legge è necessario
quod voluntas principis habet vigorem legis, che sia regolata dalla ragione. E in questo
alioquin voluntas principis magis esset senso va inteso che la volontà del principe
iniquitas quam lex. abbia vigore di legge: altrimenti, la volontà del
principe, più che una legge, sarebbe
un’iniquità.

Articulus 2 Articolo 2
Se la legge sia sempre ordinata al bene
comune

I-II, q. 95, a. 4; q. 96, a. 1; In 3 Sent., d. 37, q. 1, a. 2, sol.


2, ad 5; Sent. Ethic., l. 5, lect. 2.

Videtur quod lex non ordinetur semper ad Sembra che la legge non abbia sempre come
bonum commune sicut ad finem. Ad legem proprio fine il bene comune. Infatti:
enim pertinet praecipere et prohibere. Sed 1. Spetta alla legge comandare e proibire. Ma
praecepta ordinantur ad quaedam singularia certi precetti sono ordinati a dei beni
bona. Non ergo semper finis legis est bonum particolari. Quindi non sempre la legge ha per
commune. fine il bene comune.
Praeterea, lex dirigit hominem ad agendum. 2. La legge dirige l‘uomo nell‘agire. Ma le
Sed actus humani sunt in particularibus. Ergo azioni umane avvengono nel concreto
et lex ad aliquod particulare bonum ordinatur. particolare. Quindi la legge è ordinata a dei
beni particolari.
Praeterea, Isidorus dicit, in libro Etymol., si 3. Isidoro [Etym. 2, 10; cf. 5, 3] insegna: «Se la

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ratione lex constat, lex erit omne quod ratione legge è stabilita razionalmente, sarà legge tutto
constiterit. Sed ratione consistit non solum ciò che la ragione stabilisce». La ragione però
quod ordinatur ad bonum commune, sed non stabilisce solo ciò che ha di mira il bene
etiam quod ordinatur ad bonum privatum. comune, ma anche quanto dice ordine al bene
Ergo lex non ordinatur solum ad bonum privato. Quindi la legge non è ordinata
commune, sed etiam ad bonum privatum soltanto al bene comune, ma anche al bene
unius. privato dei singoli.

Sed contra est quod Isidorus dicit, in V In contrario: S. Isidoro [Etym. 5, 21] insegna
Etymol., quod lex est nullo privato commodo, sed che la legge «non è scritta per un vantaggio
pro communi utilitate civium conscripta. privato, ma per la comune utilità dei cittadini».

Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, Rispondo dicendo che, come si è già notato
lex pertinet ad id quod est principium [a. prec.], la legge è di pertinenza del principio
humanorum actuum, ex eo quod est regula et delle azioni umane, per il fatto che essa è
mensura. Sicut autem ratio est principium regola o misura. Ora, come la ragione è il
humanorum actuum, ita etiam in ipsa ratione principio degli atti umani, così nella ragione
est aliquid quod est principium respectu stessa si trova qualcosa che è principio
omnium aliorum. Unde ad hoc oportet quod rispetto agli altri elementi. E ad esso
principaliter et maxime pertineat lex. Primum soprattutto e principalmente deve mirare la
autem principium in operativis, quorum est legge. Ora, nel campo operativo, che interessa
ratio practica, est finis ultimus. Est autem la ragione pratica, il primo principio è il fine
ultimus finis humanae vitae felicitas vel ultimo. Ma sopra [q. 2, a. 7; q. 3, a. 1; q. 69, a.
beatitudo, ut supra habitum est. Unde oportet 1] si è visto che il fine ultimo della vita umana
quod lex maxime respiciat ordinem qui est in è la felicità, o beatitudine. Perciò, la legge deve
beatitudinem. Rursus, cum omnis pars riguardare soprattutto l’ordine alla beatitudine.
ordinetur ad totum sicut imperfectum ad Essendo però ogni parte ordinata al tutto,
perfectum; unus autem homo est pars come ciò che è imperfetto alla sua perfezione,
communitatis perfectae, necesse est quod lex ed essendo ogni uomo parte di una comunità
proprie respiciat ordinem ad felicitatem perfetta, è necessario che la legge riguardi
communem. propriamente l’ordine alla felicità comune. Per
Unde et Philosophus, in praemissa definitione cui anche Aristotele, nella definizione riferita
legalium, mentionem facit et de felicitate et della legge [cfr. sed contra], accenna sia alla
communione politica. felicità, sia alla comunità politica. Infatti egli
Dicit enim, in V Ethic., quod legalia iusta scrive [Ethic. 5, 1] che «i rapporti legali
dicimus factiva et conservativa felicitatis et vengono considerati giusti perché
particularum ipsius, politica communicatione, costituiscono e conservano la felicità e ciò che
perfecta enim communitas civitas est, ut ad essa appartiene, mediante la solidarietà
dicitur in I polit.. politica». Infatti la comunità o società perfetta
In quolibet autem genere id quod maxime è quella politica, come insegna ancora
dicitur, est principium aliorum, et alia Aristotele [Polit. 1, 1].
dicuntur secundum ordinem ad ipsum, sicut Ora, in ogni genere di valori il soggetto
ignis, qui est maxime calidus, est causa perfetto al grado massimo è principio o causa
caliditatis in corporibus mixtis, quae intantum di quanti ne partecipano, in modo che questi
dicuntur calida, inquantum participant de vengono denominati in rapporto ad esso:
igne. come il fuoco, che è caldo al massimo, è causa
del calore nei corpi misti, i quali si dicono
Unde oportet quod, cum lex maxime dicatur caldi nella misura in cui partecipano del fuoco.
secundum ordinem ad bonum commune, Perciò è necessario che la legge venga
quodcumque aliud praeceptum de particulari denominata specialmente in rapporto al bene
opere non habeat rationem legis nisi comune, dato che ogni altro precetto
secundum ordinem ad bonum commune. riguardante questa o quell’azione singola non

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Et ideo omnis lex ad bonum commune ha natura di legge, se non in ordine al bene
ordinatur. comune. Perciò, ogni legge è ordinata al bene
comune.
Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod praeceptum 1. Il precetto, o comando, dice applicazione di
importat applicationem legis ad ea quae ex una legge agli atti da essa regolati. Ora il
lege regulantur. Ordo autem ad bonum rapporto al bene comune, che è essenziale alla
commune, qui pertinet ad legem, est legge, può essere applicato anche a fini
applicabilis ad singulares fines. Et secundum particolari. E così si danno dei precetti anche
hoc, etiam de particularibus quibusdam riguardo a certi casi concreti particolari.
praecepta dantur. 2. Le azioni umane sono certamente nel
Ad secundum dicendum quod operationes campo dei singolari, ma questi singolari
quidem sunt in particularibus, sed illa possono essere riferiti al bene comune: non
particularia referri possunt ad bonum per una comunanza di genere o di specie, ma
commune, non quidem communitate generis per una comunanza di causa finale, in quanto
vel speciei, sed communitate causae finalis, il bene comune è un fine comune.
secundum quod bonum commune dicitur 3. Come nulla è stabilito con fermezza
finis communis. secondo la ragione speculativa se non
Ad tertium dicendum quod, sicut nihil constat mediante la sua risoluzione nei primi princìpi
firmiter secundum rationem speculativam nisi indimostrabili, così nulla è stabilito con
per resolutionem ad prima principia fermezza secondo la ragione pratica se non
indemonstrabilia, ita firmiter nihil constat per mediante l’ordinamento al fine ultimo, che è il
rationem practicam nisi per ordinationem ad bene comune.
ultimum finem, qui est bonum commune. Ora, ciò che la ragione stabilisce in questo
Quod autem hoc modo ratione constat, legis modo ha natura di legge.
rationem habet.

Articulus 4 Articolo 4
Se la promulgazione sia essenziale alla
legge

De Verit., q. 17, a. 3; Quodl., 1, q. 9, a. 2

Videtur quod promulgatio non sit de ratione Sembra che la promulgazione non rientri nella
legis. Lex enim naturalis maxime habet natura della legge. Infatti:
rationem legis. Sed lex naturalis non indiget 1. La legge naturale ha più di ogni altra la
promulgatione. Ergo non est de ratione legis natura di legge. Ma la legge naturale non ha
quod promulgetur. bisogno di venire promulgata; perciò, non
rientra nella natura della legge l’essere
promulgata.
Sed contra est quod dicitur in decretis, IV In contrario: Leggiamo nel Decreto [di Graz.
dist., quod leges instituuntur cum 1, 4, 3 app.] che «le leggi sono stabilite nel
promulgantur. momento in cui sono promulgate».

Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, Rispondo dicendo che si è già detto [a. 1] che
lex imponitur aliis per modum regulae et la legge viene imposta agli altri come regola o
mensurae. Regula autem et mensura misura. Ora, si ha l’imposizione di una regola,
imponitur per hoc quod applicatur his quae o di una misura mediante la sua applicazione
regulantur et mensurantur. Unde ad hoc quod ai soggetti da regolare e da misurare. Perché
lex virtutem obligandi obtineat, quod est quindi una legge abbia la forza di obbligare, il
proprium legis, oportet quod applicetur che è la sua caratteristica, è necessario che

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hominibus qui secundum eam regulari venga applicata agli uomini che devono
debent. Talis autem applicatio fit per hoc regolarsi su di essa. Ora, tale applicazione
quod in notitiam eorum deducitur ex ipsa avviene portando la legge a conoscenza di
promulgatione. Unde promulgatio necessaria costoro mediante la promulgazione. Quindi la
est ad hoc quod lex habeat suam virtutem. promulgazione è necessaria perché la legge
abbia il suo vigore.
Et sic ex quatuor praedictis potest colligi E così in base ai quattro punti esaminati si
definitio legis, quae nihil est aliud quam può sintetizzare la definizione della legge, la
quaedam rationis ordinatio ad bonum quale non è altro che un comando della
commune, ab eo qui curam communitatis ragione ordinato al bene comune, promulgato
habet, promulgata. da chi è incaricato di una collettività.
Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod promulgatio 1. La promulgazione della legge naturale si ha
legis naturae est ex hoc ipso quod Deus eam nel fatto medesimo che Dio l’ha inserita nelle
mentibus hominum inseruit naturaliter menti umane perché sia conosciuta
cognoscendam. naturalmente.

QUESTIO 94 QUESTIONE 94
DE LEGE NATURALI LA LEGGE NATURALE

Prologus Prologo

Deinde considerandum est de lege naturali. Passiamo ora a trattare della legge naturale.
Et circa hoc quaeruntur sex. Primo, quid sit Su questo tema si presentano sei argomenti:
lex naturalis. 1. Che cosa sia la legge naturale;
Secundo, quae sint praecepta legis naturalis. 2. Quali siano i precetti della legge naturale;
Tertio, utrum omnes actus virtutum sint de 3. Se gli atti di virtù siano tutti di legge
lege naturali. naturale;
Quarto, utrum lex naturalis sit una apud 4. Se la legge naturale sia unica per tutti gli
omnes. uomini;
Quinto, utrum sit mutabilis. 5. Se sia soggetta a mutamenti;
Sexto, utrum possit a mente hominis deleri. 6. Se tale legge si possa cancellare dalla mente
umana.

Articulus 1 Articolo 1
Se la legge naturale sia un possesso
abituale

Videtur quod lex naturalis sit habitus. Quia ut Sembra che la legge naturale sia un possesso
philosophus dicit, in II Ethic., tria sunt in abituale. Infatti:
anima, potentia, habitus et passio. Sed 1. Il Filosofo [Ethic. 2, 5] insegna che
naturalis lex non est aliqua potentiarum «nell‘anima ci sono queste tre cose: le potenze,
animae, nec aliqua passionum, ut patet gli abiti e le passioni». Ora, la legge non è una
enumerando per singula. delle potenze dell’anima, e neppure una
Ergo lex naturalis est habitus. passione: come risulta evidente scorrendole
una per una. Quindi la legge naturale è un

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possesso abituale.
Praeterea, Basilius dicit quod conscientia, sive 2. Basilio [Giovanni Damasceno, De fide orth.
synderesis, est lex intellectus nostri, quod non 4, 22] afferma che la coscienza, o sinderesi, è
potest intelligi nisi de lege naturali. Sed «la legge del nostro intelletto»: parole che
synderesis est habitus quidam, ut in primo possono applicarsi soltanto alla legge naturale.
habitum est. Ma la sinderesi è un possesso abituale, come si
è spiegato nella Prima Parte [q. 79, a. 12].
Quindi la legge naturale è un possesso
abituale.
Praeterea, lex naturalis semper in homine 3. Mentre la legge naturale, come vedremo [a.
manet, ut infra patebit. Sed non semper ratio 6], è sempre presente nell‘uomo, la ragione, a
hominis, ad quam lex pertinet, cogitat de lege cui la legge appartiene, non sempre pensa alla
naturali. Ergo lex naturalis non est actus, sed legge naturale. Quindi la legge naturale non è
habitus. un atto, ma un possesso abituale.

Sed contra est quod Augustinus dicit, in libro In contrario: Agostino [De bono coniug. 21]
de bono coniugali, quod habitus est quo insegna che «il possesso abituale è una facoltà
aliquid agitur cum opus est. Sed naturalis lex di cui si fa uso quando è necessario». Ma tale
non est huiusmodi, est enim in parvulis et non è la legge naturale: essa infatti si trova
damnatis, qui per eam agere non possunt. anche nei bambini e nei dannati, che pure non
Ergo lex naturalis non est habitus. sono in grado di usarne. Perciò la legge
naturale non è un possesso abituale.

Respondeo dicendum quod aliquid potest dici Rispondo dicendo che una cosa può essere
esse habitus dupliciter. Uno modo, proprie et considerata «possesso abituale» in due diversi
essentialiter, et sic lex naturalis non est modi. Nel primo modo, prendendo il termine
habitus. secondo la sua essenza e in senso proprio: e
Dictum est enim supra quod lex naturalis est allora la legge naturale non è un possesso
aliquid per rationem constitutum, sicut etiam abituale. Infatti sopra [q. 90, a. 1, ad 2] si è
propositio est quoddam opus rationis. Non visto che la legge naturale è qualcosa che
est autem idem quod quis agit, et quo quis promana dalla ragione, come anche è opera
agit, aliquis enim per habitum grammaticae della ragione un enunciato. Ora, ciò che uno
agit orationem congruam. Cum igitur habitus fa non può identificarsi col mezzo che usa per
sit quo quis agit, non potest esse quod lex farlo: il periodare corretto, p. es., non si
aliqua sit habitus proprie et essentialiter. identifica con la grammatica. Poiché dunque il
possesso abituale è il mezzo di cui uno si
serve per agire, è impossibile che una legge,
essenzialmente e in senso proprio, sia un
possesso abituale.

Alio modo potest dici habitus id quod habitu In un secondo modo, si può considerare
tenetur, sicut dicitur fides id quod fide «possesso abituale» quanto è assunto in modo
tenetur. Et hoc modo, quia praecepta legis abituale: come si chiama «fede» quanto è
naturalis quandoque considerantur in actu a tenuto per fede. E in questo senso si può dire
ratione, quandoque autem sunt in ea che la legge naturale è un possesso abituale, in
habitualiter tantum, secundum hunc modum quanto i precetti di tale legge possono essere
potest dici quod lex naturalis sit habitus. Sicut oggetto della ragione, sia in maniera attuale,
etiam principia indemonstrabilia in sia in maniera abituale. Come anche in campo
speculativis non sunt ipse habitus speculativo i princìpi indimostrabili non sono
principiorum, sed sunt principia quorum est lo stesso possesso abituale dei princìpi, ma
habitus. l’oggetto di tale possesso abituale.

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Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod philosophus 1. Nel testo citato, Aristotele tende a stabilire
intendit ibi investigare genus virtutis, et cum il genere a cui assegnare la virtù: ed essendo
manifestum sit quod virtus sit quoddam manifestamente quest’ultima un principio di
principium actus, illa tantum ponit quae sunt operazione, ricorda soltanto quelli che sono i
principia humanorum actuum, scilicet princìpi degli atti umani, ossia le potenze, i
potentias, habitus et passiones. possessi abituali e le passioni. Ma oltre a
Praeter haec autem tria sunt quaedam alia in questi princìpi, nell’anima si trovano altre
anima, sicut quidam actus, ut velle est in cose, come gli atti – quali il volere in chi
volente; et etiam cognita sunt in cognoscente; esercita la volontà e le conoscenze, in chi
et proprietates naturales animae insunt ei, ut esercita l’intelligenza; si trovano in lei anche
immortalitas et alia huiusmodi. proprietà naturali come l’immortalità, e altre
Ad secundum dicendum quod synderesis cose del genere.
dicitur lex intellectus nostri, inquantum est 2. Si dice che la sinderesi è la legge del nostro
habitus continens praecepta legis naturalis, intelletto perché essa è il possesso abituale che
quae sunt prima principia operum abbraccia i precetti della legge naturale, che
humanorum. sono i princìpi primi dell’agire umano.
Ad tertium dicendum quod ratio illa concludit 3. L’argomento dimostra che la legge naturale
quod lex naturalis habitualiter tenetur. Et hoc è posseduta in maniera abituale. E questo lo
concedimus. ammettiamo.
Ad id vero quod in contrarium obiicitur, 4. [S.c.]. Per l’argomento in contrario, va
dicendum quod eo quod habitualiter inest, notato che talora uno non è in grado di usare,
quandoque aliquis uti non potest propter per qualche impedimento, quanto possiede in
aliquod impedimentum, sicut homo non maniera abituale: come un uomo è impedito
potest uti habitu scientiae propter somnum. dal sonno di fare uso del possesso abituale
Et similiter puer non potest uti habitu della scienza. E così pure il bambino, per
intellectus principiorum, vel etiam lege mancanza di età, non può fare uso quel
naturali, quae ei habitualiter inest, propter possesso abituale che è l’intelligenza dei
defectum aetatis. princìpi, e neppure della legge naturale che
possiede sotto forma di possesso abituale.

Articulus 2 Articolo 2
Se la legge naturale abbracci molti
precetti, o uno soltanto

In 4 Sent., d. 33, q. 1, a. 1

Videtur quod lex naturalis non contineat plura Sembra che la legge naturale non abbracci
praecepta, sed unum tantum. molti precetti, ma uno soltanto. Infatti:
Lex enim continetur in genere praecepti, ut 1. La legge rientra nel genere del precetto,
supra habitum est. Si igitur essent multa come si è notato sopra [q. 92, a. 2]. Se quindi
praecepta legis naturalis, sequeretur quod ci fossero molti precetti della legge naturale
etiam essent multae leges naturales. dovrebbero esistere anche molte leggi naturali.
2. La legge naturale segue la natura dell‘uomo.
Praeterea, lex naturalis consequitur hominis Ma la natura umana, sebbene sia molteplice
naturam. Sed humana natura est una nelle sue parti, è unica nel tutto. O quindi vi è
secundum totum, licet sit multiplex secundum un unico precetto della legge naturale, per
partes. Aut ergo est unum praeceptum tantum l’unità del tutto, oppure ve ne sono molti,

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legis naturae, propter unitatem totius, aut sunt secondo il numero delle parti della natura
multa, secundum multitudinem partium umana. Allora però anche ciò che è proprio
humanae naturae. Et sic oportebit quod etiam alle inclinazioni del concupiscibile dovrebbe
ea quae sunt de inclinatione concupiscibilis, appartenere alla legge naturale.
pertineant ad legem naturalem. 3. La legge è qualcosa di pertinenza della
Praeterea, lex est aliquid ad rationem ragione, come si è visto [q. 90, a. 1]. Ma
pertinens, ut supra dictum est. Sed ratio in nell’uomo la ragione è unica. Quindi unico
homine est una tantum. Ergo solum unum deve essere il precetto della legge naturale.
praeceptum est legis naturalis.
Sed contra est quia sic se habent praecepta In contrario: I precetti della legge naturale
legis naturalis in homine quantum ad umana stanno alle operazioni come i primi
operabilia, sicut se habent prima principia in princìpi stanno alle scienze dimostrative. Ma i
demonstrativis. Sed prima principia primi princìpi indimostrabili sono molteplici.
indemonstrabilia sunt plura. Ergo etiam Quindi anche i precetti della legge naturale
praecepta legis naturae sunt plura. sono molteplici.

Respondeo dicendum quod, sicut supra Rispondo dicendo che secondo le spiegazioni
dictum est, praecepta legis naturae hoc modo date in precedenza [q. 91, a. 3], i precetti della
se habent ad rationem practicam, sicut legge naturale stanno alla ragione pratica come
principia prima demonstrationum se habent i primi princìpi delle dimostrazioni stanno alla
ad rationem speculativam, utraque enim sunt ragione speculativa: poiché gli uni e gli altri
quaedam principia per se nota. Dicitur autem sono princìpi di per sé evidenti. Ora, una cosa
aliquid per se notum dupliciter, uno modo, può essere di per sé evidente in due modi:
secundum se; alio modo, quoad nos. primo, per se stessa; secondo, rispetto a noi. È
Secundum se quidem quaelibet propositio evidente per se stessa qualsiasi proposizione
dicitur per se nota, cuius praedicatum est de in cui il predicato rientra nella nozione del
ratione subiecti, contingit tamen quod soggetto; tuttavia per chi ignora la definizione
ignoranti definitionem subiecti, talis del soggetto, tale proposizione non sarà
propositio non erit per se nota. Sicut ista evidente di per sé. «L’uomo è un essere
propositio, homo est rationale, est per se nota razionale», per esempio, è una proposizione
secundum sui naturam, quia qui dicit evidente di per sé secondo la propria natura,
hominem, dicit rationale, et tamen ignoranti poiché chi dice «uomo» dice «essere
quid sit homo, haec propositio non est per se razionale»; ma per chi ignorasse che cosa sia
nota. l’uomo, tale proposizione non sarebbe
evidente di per sé.
Et inde est quod, sicut dicit Boetius, in libro Quindi, come nota Boezio nel libro De
De hebdomadibus, quaedam sunt dignitates vel hebdomadibus, alcune formule o proposizioni
propositiones per se notae communiter sono universalmente note a tutti; e sono
omnibus, et huiusmodi sunt illae quelle i cui termini sono conosciuti da tutti,
propositiones quarum termini sunt omnibus come ad esempio «il tutto è sempre maggiore
noti, ut, omne totum est maius sua parte, et, di una sua parte»; «cose uguali a una terza
quae uni et eidem sunt aequalia, sibi invicem sono uguali tra loro». Ci sono invece delle
sunt aequalia. Quaedam vero propositiones proposizioni che sono evidenti di per sé ai soli
sunt per se notae solis sapientibus, qui sapienti, i quali ne comprendono i termini: per
terminos propositionum intelligunt quid chi capisce, per esempio, che un angelo non è
significent, sicut intelligenti quod Angelus un corpo, è di per sé evidente che esso non si
non est corpus, per se notum est quod non trovi circoscritto in un luogo; ma ciò non è
est circumscriptive in loco, quod non est evidente per i rozzi, che non compiscono
manifestum rudibus, qui hoc non capiunt. questa cosa.
In his autem quae in apprehensione omnium Ora, tra le cose universalmente conosciute vi è
cadunt, quidam ordo invenitur. Nam illud un certo ordine. Infatti la prima cosa che si
quod primo cadit in apprehensione, est ens, presenta alla conoscenza è l’ente, la cui

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cuius intellectus includitur in omnibus nozione è inclusa in tutto ciò che viene
quaecumque quis apprehendit. Et ideo appreso. E per questo il primo principio
primum principium indemonstrabile est quod indimostrabile è che «non è possibile
non est simul affirmare et negare, quod contemporaneamente affermare e negare», in
fundatur supra rationem entis et non entis, et quanto si fonda sulla ragione di ente e di non
super hoc principio omnia alia fundantur, ut ente. E su questo principio si fondano tutti gli
dicitur in IV Metaphys.. altri, come dice Aristotele, nel quarto libro
della Metafisica [4, 3].
Sicut autem ens est primum quod cadit in Ora, come l’ente è la cosa assolutamente
apprehensione simpliciter, ita bonum est prima nella conoscenza, così il bene è la prima
primum quod cadit in apprehensione nella conoscenza della ragione pratica, che è
practicae rationis, quae ordinatur ad opus, ordinata all’operazione: poiché ogni agente
omne enim agens agit propter finem, qui agisce per un fine, il quale ha sempre ragione
habet rationem boni. Et ideo primum di bene. Perciò il primo principio della ragione
principium in ratione practica est quod pratica si fonda sulla nozione di bene, essendo
fundatur supra rationem boni, quae est, il bene a ciò che tutte le cose tendono. Si ha
bonum est quod omnia appetunt. così il primo precetto della legge: Bisogna fare e
Hoc est ergo primum praeceptum legis, quod cercare il bene e bisogna evitare il male. E su di esso
bonum est faciendum et prosequendum, et malum sono fondati tutti gli altri precetti della legge
vitandum. Et super hoc fundantur omnia alia naturale: per cui tutte le altre cose da fare o da
praecepta legis naturae, ut scilicet omnia illa evitare appartengono ai precetti della legge di
facienda vel vitanda pertineant ad praecepta natura in quanto la ragione pratica le conosce
legis naturae, quae ratio practica naturaliter naturalmente come beni umani.
apprehendit esse bona humana. Ma poiché il bene ha carattere di fine e il male
Quia vero bonum habet rationem finis, invece carattere contrario, ne segue che tutte
malum autem rationem contrarii, inde est le cose verso le quali l’uomo ha
quod omnia illa ad quae homo habet un’inclinazione naturale, la ragione le
naturalem inclinationem, ratio naturaliter apprende come buone, e quindi da farsi,
apprehendit ut bona, et per consequens ut mentre le contrarie le apprende come cattive e
opere prosequenda, et contraria eorum ut da evitarsi.
mala et vitanda.
Secundum igitur ordinem inclinationum L’ordine dei precetti della legge naturale segue
naturalium, est ordo praeceptorum legis dunque l’ordine delle inclinazioni naturali.
naturae. Inest enim primo inclinatio homini Infatti, è insita nell’uomo l’inclinazione al
ad bonum secundum naturam in qua bene innanzitutto secondo la natura che egli
communicat cum omnibus substantiis, prout condivide con tutte le sostanze, in quanto cioè
scilicet quaelibet substantia appetit ogni sostanza tende alla conservazione del
conservationem sui esse secundum suam proprio essere, secondo la propria natura. E in
naturam. Et secundum hanc inclinationem, forza di questa inclinazione pertiene alla legge
pertinent ad legem naturalem ea per quae vita naturale tutto ciò per cui la vita umana si
hominis conservatur, et contrarium impeditur. conserva e tutto ciò che ne impedisce la
distruzione.
Secundo inest homini inclinatio ad aliqua Secondo, troviamo nell’uomo l’inclinazione
magis specialia, secundum naturam in qua verso cose più specifiche, in virtù della natura
communicat cum ceteris animalibus. Et che esso ha in comune con gli altri animali. E
secundum hoc, dicuntur ea esse de lege da questo lato appartengono alla legge
naturali quae natura omnia animalia docuit, ut naturale «le cose che la natura ha insegnato a
est coniunctio maris et feminae, et educatio tutti gli animali» [Digest. 1, 1, 1], come l’unione
liberorum, et similia. del maschio con la femmina, la cura dei
piccoli e altre cose del genere.
Tertio modo inest homini inclinatio ad Terzo, troviamo nell’uomo un’inclinazione
bonum secundum naturam rationis, quae est verso il bene che è conforme alla natura della

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sibi propria, sicut homo habet naturalem ragione, e che è propriamente umano: come
inclinationem ad hoc quod veritatem l’inclinazione naturale a conoscere la verità su
cognoscat de Deo, et ad hoc quod in societate Dio, e a vivere in società. E da questo lato
vivat. Et secundum hoc, ad legem naturalem appartengono alla legge naturale le cose
pertinent ea quae ad huiusmodi inclinationem riguardanti questa inclinazione: vale a dire la
spectant, utpote quod homo ignorantiam lotta all’ignoranza, il rispetto di coloro con cui
vitet, quod alios non offendat cum quibus si deve comunicare e altre cose del genere.
debet conversari, et cetera huiusmodi quae ad
hoc spectant. Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod omnia ista 1. Tutti questi precetti della legge naturale, in
praecepta legis naturae, inquantum referuntur quanto si riallacciano a un primo precetto, si
ad unum primum praeceptum, habent presentano come un’unica legge naturale.
rationem unius legis naturalis.
Ad secundum dicendum quod omnes 2. Tutte le inclinazioni delle varie parti della
inclinationes quarumcumque partium natura umana, tra le quali il concupiscibile e
humanae naturae, puta concupiscibilis et l’irascibile, in quanto sono soggette alla guida
irascibilis, secundum quod regulantur ratione, della ragione, si riallacciano a un unico primo
pertinent ad legem naturalem, et reducuntur precetto, come si è detto [nel corpo
ad unum primum praeceptum, ut dictum est. dell’articolo]. E così i precetti della legge
Et secundum hoc, sunt multa praecepta legis naturale sono molteplici in se stessi, ma hanno
naturae in seipsis, quae tamen communicant un’unica radice.
in una radice.
Ad tertium dicendum quod ratio, etsi in se 3. Sebbene la ragione sia unica in se stessa,
una sit, tamen est ordinativa omnium quae ad tuttavia essa è il principio ordinatore di tutto
homines spectant. Et secundum hoc, sub lege ciò che riguarda l’uomo. E da questo lato
rationis continentur omnia ea quae ratione ricade sotto la legge tutto ciò che la ragione è
regulari possunt. in grado di ordinare.

Articulus 3 Articolo 3
Se tutti gli atti di virtù rientrino nella legge
naturale

Videtur quod non omnes actus virtutum sint Sembra che non tutti gli atti di virtù rientrino
de lege naturae. nella legge naturale. Infatti:
Quia, ut supra dictum est, de ratione legis est 1. Si è detto sopra [q. 90, a. 2] che la legge per
ut ordinetur ad bonum commune. Sed sua natura è ordinata al bene comune. Ma
quidam virtutum actus ordinantur ad bonum certi atti di virtù sono ordinati al bene privato,
privatum alicuius, ut patet praecipue in come è evidente in modo particolare per gli
actibus temperantiae.Non ergo omnes actus atti di temperanza. Quindi non tutti gli atti di
virtutum legi subduntur naturali. virtù sono soggetti alla legge naturale.
Praeterea, omnia peccata aliquibus virtuosis 2. Qualsiasi peccato si contrappone a qualche
actibus opponuntur. Si igitur omnes actus atto di virtù. Se quindi tutti gli atti di virtù
virtutum sint de lege naturae, videtur ex appartenessero alla legge naturale, tutti i
consequenti quod omnia peccata sint contra peccati sarebbero contro natura. E invece
naturam. Quod tamen specialiter de questo si afferma in particolare di alcuni
quibusdam peccatis dicitur. soltanto.
Praeterea, in his quae sunt secundum 3. Tutti convengono nelle cose che sono
naturam, omnes conveniunt. Sed in actibus secondo natura. Invece non tutti convengono
virtutum non omnes conveniunt, aliquid enim negli atti di virtù: poiché un atto che è
est virtuosum uni, quod est alteri vitiosum. virtuoso per uno può essere peccaminoso per
Ergo non omnes actus virtutum sunt de lege un altro. Quindi non tutti gli atti di virtù

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naturae. rientrano nella legge naturale.

Sed contra est quod Damascenus dicit, in III In contrario: Il Damasceno [De fide orth. 3, 14]
libro, quod virtutes sunt naturales. Ergo et actus afferma che «le virtù sono naturali». Perciò gli
virtuosi subiacent legi naturae. atti virtuosi sono imposti dalla legge di natura.

Respondeo dicendum quod de actibus Rispondo dicendo che si possono considerare


virtuosis dupliciter loqui possumus, uno gli atti virtuosi sotto due aspetti: primo, in
modo, inquantum sunt virtuosi; alio modo, quanto sono virtuosi; secondo, in quanto
inquantum sunt tales actus in propriis sono atti determinati nella loro specie. Se
speciebus considerati. Si igitur loquamur de quindi li consideriamo come atti virtuosi,
actibus virtutum inquantum sunt virtuosi, sic allora tutti questi atti appartengono alla legge
omnes actus virtuosi pertinent ad legem naturale. Infatti sopra [a. prec.] si è dimostrato
naturae. Dictum est enim quod ad legem che appartiene alla legge di natura tutto ciò
naturae pertinet omne illud ad quod homo verso cui l’uomo ha un’inclinazione secondo
inclinatur secundum suam naturam. Inclinatur la propria natura. Ora, ogni essere possiede
autem unumquodque naturaliter ad un’inclinazione naturale a compiere gli atti che
operationem sibi convenientem secundum a lui convengono secondo la propria forma:
suam formam, sicut ignis ad calefaciendum. come il fuoco tende a bruciare. E poiché
Unde cum anima rationalis sit propria forma l’anima razionale è la forma propria
hominis, naturalis inclinatio inest cuilibet dell’uomo, in ciascun uomo c‘è l’inclinazione
homini ad hoc quod agat secundum rationem. naturale ad agire secondo la ragione. E ciò
Et hoc est agere secundum virtutem. Unde equivale ad agire secondo la virtù. Per cui da
secundum hoc, omnes actus virtutum sunt de questo punto di vista tutti gli atti virtuosi
lege naturali, dictat enim hoc naturaliter rientrano nella legge naturale: poiché a
unicuique propria ratio, ut virtuose agat. ciascuno la propria ragione detta per natura di
Sed si loquamur de actibus virtuosis agire in maniera virtuosa.
secundum seipsos, prout scilicet in propriis Se invece parliamo degli atti delle virtù come
speciebus considerantur, sic non omnes actus sono in se stessi, cioè nella loro specie, allora
virtuosi sunt de lege naturae. Multa enim non tutti gli atti virtuosi appartengono alla
secundum virtutem fiunt, ad quae natura non legge naturale. Infatti ci sono molte azioni
primo inclinat; sed per rationis inquisitionem virtuose verso le quali la natura non dà
ea homines adinvenerunt, quasi utilia ad bene un‘inclinazione immediata, ma che sono state
vivendum. escogitate dagli uomini come utili alla vita
buona.
Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod temperantia 1. La temperanza ha per oggetto le
est circa concupiscentias naturales cibi et concupiscenze naturali del cibo, del bere e dei
potus et venereorum, quae quidem ordinantur piaceri venerei, che sono ordinate al bene
ad bonum commune naturae, sicut et alia comune della natura, come anche le altre
legalia ordinantur ad bonum commune disposizioni della legge sono ordinate al bene
morale. comune dell’ordine morale.
Ad secundum dicendum quod natura hominis 2. Nell’essere umano possiamo considerare
potest dici vel illa quae est propria homini, et natura o quella propria dell’uomo, e allora
secundum hoc, omnia peccata, inquantum tutti i peccati son da ritenersi contro natura, in
sunt contra rationem, sunt etiam contra quanto sono contro la ragione, secondo le
naturam, ut patet per Damascenum, in II affermazioni del Damasceno [De fide orth. 2,
libro. Vel illa quae est communis homini et cc. 4, 30], oppure quella che è comune
aliis animalibus, et secundum hoc, quaedam all’uomo e agli altri animali, e allora si dicono
specialia peccata dicuntur esse contra contro natura certi peccati particolari. La
naturam; sicut contra commixtionem maris et sodomia, per esempio, che è contraria
feminae, quae est naturalis omnibus all’unione tra il maschio e la femmina, la quale

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animalibus, est concubitus masculorum, quod è naturale in tutti gli animali, si dice «peccato
specialiter dicitur vitium contra naturam. contro natura» secondo la maniera particolare.
Ad tertium dicendum quod ratio illa procedit 3. Il terzo argomento fa forza sugli atti
de actibus secundum seipsos consideratis. Sic considerati in se stessi. È così infatti che certe
enim, propter diversas hominum conditiones, azioni, date le diverse condizioni umane, sono
contingit quod aliqui actus sunt aliquibus virtuose per alcuni, in quanto proporzionate e
virtuosi, tanquam eis proportionati et convenienti per essi, mentre sono
convenientes, qui tamen sunt aliis vitiosi, peccaminose per altri, in quanto non
tanquam eis non proportionati. proporzionate ad essi.

Articulus 4 Articolo 4
Se la legge naturale sia unica per tutti

II-II, q. 57, a. 2, ad 1; In 3 Sent., d. 37, q. 1, a. 3; a. 4, ad


2; In 4 Sent., d. 33, q. 1, a. 2, ad 1; De Malo, q. 2, a. 4, ad
13; Sent. Ethic., l. 5, lect. 12

Videtur quod lex naturae non sit una apud Sembra che la legge naturale non sia unica per
omnes. tutti. Infatti:
Dicitur enim in Decretis, dist. I, quod ius 1. Sta scritto nel Decreto [di Graziano 1, Prol.]
naturale est quod in lege et in evangelio continetur. che «il diritto naturale è ciò che è contenuto
Sed hoc non est commune omnibus, quia, ut nella legge e nel Vangelo». Ma ciò non è
dicitur Rom. X, non omnes obediunt evangelio. comune a tutti: poiché al dire dell‘Apostolo
Ergo lex naturalis non est una apud omnes. [Rm 10, 16] «non tutti ubbidiscono al
Vangelo». Quindi, la legge naturale non è
unica per tutti.
Praeterea, ea quae sunt secundum legem, iusta 2. Come afferma Aristotele [Ethic. 5, 1], «si
esse dicuntur, ut dicitur in V Ethic.. Sed in dicono giuste le cose che sono secondo la
eodem libro dicitur quod nihil est ita iustum legge». Ma egli afferma pure [Ibid., 7] che nulla
apud omnes, quin apud aliquos diversificetur. è così giusto per tutti da non essere diverso
Ergo lex etiam naturalis non est apud omnes per alcuni. Quindi anche la legge naturale non
eadem. è identica per tutti.
Praeterea, ad legem naturae pertinet id ad 3. Alla legge naturale appartiene, come sopra
quod homo secundum naturam suam [aa. 2, 3] si è detto, ciò a cui l‘uomo è incline
inclinatur, ut supra dictum est. Sed diversi secondo la sua natura. Ma uomini diversi
homines naturaliter ad diversa inclinantur, alii sono inclini per natura a cose diverse: poiché
quidem ad concupiscentiam voluptatum, alii alcuni tendono ai desideri del piacere, altri a
ad desideria honorum, alii ad alia. Ergo non quelli degli onori, e così via. Perciò la legge
est una lex naturalis apud omnes. naturale non è unica per tutti.

Sed contra est quod Isidorus dicit, in libro In contrario: Isidoro [Etym. 5, 4] insegna: «Il
Etymol., ius naturale est commune omnium diritto naturale è comune a tutte le nazioni».
nationum.

Respondeo dicendum quod, sicut supra Rispondo dicendo che, come si è visto sopra
dictum est, ad legem naturae pertinent ea ad [aa. 2, 3], alla legge naturale appartengono le
quae homo naturaliter inclinatur; inter quae cose a cui l’uomo tende per natura; e tra
homini proprium est ut inclinetur ad queste c‘è la tendenza propriamente umana ad
agendum secundum rationem. Ad rationem agire secondo la ragione. Ora, è compito della
autem pertinet ex communibus ad propria ragione procedere dai dati più comuni a quelli
procedere, ut patet ex I Physic.. Aliter tamen propri, come spiega Aristotele nel primo libro

  13  
circa hoc se habet ratio speculativa, et aliter della Fisica [1, 1]. Tuttavia in ciò la ragione
ratio practica. Quia enim ratio speculativa speculativa si comporta diversamente dalla
praecipue negotiatur circa necessaria, quae ragione pratica. La prima infatti, trattando
impossibile est aliter se habere, absque aliquo soprattutto di cose necessarie che non
defectu invenitur veritas in conclusionibus possono essere altrimenti, deduce sempre
propriis, sicut et in principiis communibus. nelle sue conclusioni particolari la verità senza
Sed ratio practica negotiatur circa alcuna eccezione, come anche nei princìpi
contingentia, in quibus sunt operationes universali. Invece la ragione pratica tratta di
humanae, et ideo, etsi in communibus sit cose contingenti, quali sono le azioni umane:
aliqua necessitas, quanto magis ad propria perciò, sebbene nei princìpi universali vi sia
descenditur, tanto magis invenitur defectus. una certa necessità, più si scende a deduzioni
Sic igitur in speculativis est eadem veritas particolari e più si incontrano eccezioni. E
apud omnes tam in principiis quam in così in campo speculativo si ha un’identica
conclusionibus, licet veritas non apud omnes verità per tutti, sia nei princìpi che nelle
cognoscatur in conclusionibus, sed solum in conclusioni; sebbene la verità non sia da tutti
principiis, quae dicuntur communes conosciuta nelle conclusioni, ma solo nei
conceptiones. In operativis autem non est princìpi, che si dicono assiomi comuni. Invece
eadem veritas vel rectitudo practica apud in campo pratico la verità o norma pratica non
omnes quantum ad propria, sed solum è identica rispetto ai casi particolari, ma
quantum ad communia, et apud illos apud soltanto rispetto ai princìpi comuni; e presso
quos est eadem rectitudo in propriis, non est quelli per cui vale nei casi particolari
aequaliter omnibus nota. un’identica norma pratica, questa non è
Sic igitur patet quod, quantum ad communia ugualmente conosciuta da tutti.
principia rationis sive speculativae sive Perciò è evidente che rispetto ai princìpi
practicae, est eadem veritas seu rectitudo universali della ragione, sia speculativa che
apud omnes, et aequaliter nota. Quantum pratica, vi siano un’identica verità o
vero ad proprias conclusiones rationis un’identica norma per tutti, ugualmente
speculativae, est eadem veritas apud omnes, conosciute da tutti. Rispetto invece alle
non tamen aequaliter omnibus nota, apud conclusioni particolari della ragione
omnes enim verum est quod triangulus habet speculativa vi è sì un’identica verità per tutti,
tres angulos aequales duobus rectis, quamvis ma non tutti la conoscono: infatti è vero per
hoc non sit omnibus notum. Sed quantum ad tutti che i tre angoli del triangolo sono uguali a
proprias conclusiones rationis practicae, nec due angoli retti, ma ciò non è noto a tutti.
est eadem veritas seu rectitudo apud omnes; Rispetto poi alle conclusioni particolari della
nec etiam apud quos est eadem, est aequaliter ragione pratica, non c’è neppure una verità o
nota. una norma identica per tutti; e presso quelli in
Apud omnes enim hoc rectum est et verum, cui essa è identica, non è ugualmente
ut secundum rationem agatur. Ex hoc autem conosciuta. Per tutti, infatti, è vero ed è giusto
principio sequitur quasi conclusio propria, agire secondo ragione. E da tale principio
quod deposita sint reddenda. segue, quasi come conclusione propria, che le
cose prese in prestito vanno restituite.
Et hoc quidem ut in pluribus verum est, sed E ciò è vero nella maggior parte dei casi. Ma
potest in aliquo casu contingere quod sit può capitare in qualche caso che ciò sia
damnosum, et per consequens irrationabile, si dannoso, e quindi tale restituzione sia
deposita reddantur; puta si aliquis petat ad irragionevole, come nel caso, per esempio, in
impugnandam patriam. Et hoc tanto magis cui uno richieda il deposito per servirsene
invenitur deficere, quanto magis ad contro la patria. E le eccezioni aumentano
particularia descenditur, puta si dicatur quod quanto più si scende a determinare i casi
deposita sunt reddenda cum tali cautione, vel particolari, dicendo ad esempio che i prestiti
tali modo, quanto enim plures conditiones vanno restituiti con tali cauzioni e in quel dato
particulares apponuntur, tanto pluribus modis modo: poiché più si insiste nelle condizioni
poterit deficere, ut non sit rectum vel in particolari e più crescono i casi da eccettuare,

  14  
reddendo vel in non reddendo. per giustificare sia la restituzione che la non
Sic igitur dicendum est quod lex naturae, restituzione.
quantum ad prima principia communia, est Quindi si deve concludere che la legge
eadem apud omnes et secundum naturale quanto ai primi princìpi universali è
rectitudinem, et secundum notitiam. Sed identica presso tutti gli uomini, sia quanto alla
quantum ad quaedam propria, quae sunt quasi sua rettitudine oggettiva che quanto alla sua
conclusiones principiorum communium, est conoscenza. Rispetto però a certe sue
eadem apud omnes ut in pluribus et applicazioni, che sono come delle conclusioni
secundum rectitudinem et secundum dei princìpi universali, essa è identica presso
notitiam, sed ut in paucioribus potest deficere tutti sia per la bontà delle sue norme che per
et quantum ad rectitudinem, propter aliqua la sua conoscenza nella maggior parte dei casi,
particularia impedimenta (sicut etiam naturae tuttavia in pochi casi ci possono essere delle
generabiles et corruptibiles deficiunt ut in eccezioni, sia quanto alla bontà delle norme
paucioribus, propter impedimenta), et etiam che quanto alla conoscenza. Possono infatti
quantum ad notitiam; et hoc propter hoc intervenire ostacoli particolari (come del resto
quod aliqui habent depravatam rationem ex accade anche nel caso delle nature generabili e
passione, seu ex mala consuetudine, seu ex corruttibili, che talvolta falliscono per colpa di
mala habitudine naturae; sicut apud certi impedimenti). E questo vale anche per la
Germanos olim latrocinium non reputabatur conoscenza; ciò accade per il fatto che alcuni
iniquum, cum tamen sit expresse contra hanno la ragione corrotta dalle passioni, o
legem naturae, ut refert Iulius caesar, in libro dalle cattive consuetudini, oppure da cattive
de bello Gallico. disposizioni naturali. Giulio Cesare [De bello
gallico 6, 23], per esempio, racconta che una
volta, presso i popoli della Germania, non si
considerava cattivo il latrocinio, che pure è
espressamente contrario alla legge naturale.
Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod verbum 1. L’affermazione non va intesa nel senso che
illud non est sic intelligendum quasi omnia quanto è contenuto nella Legge e nel Vangelo
quae in lege et in evangelio continentur, sint sia tutto di legge naturale, poiché molte cose
de lege naturae, cum multa tradantur ibi supra ivi insegnate sono superiori alla natura, ma nel
naturam, sed quia ea quae sunt de lege senso che le cose appartenenti alla legge
naturae, plenarie ibi traduntur. naturale vi sono insegnate nella loro
Unde cum dixisset Gratianus quod ius naturale perfezione. Infatti Graziano, dopo aver detto
est quod in lege et in evangelio continetur, statim, che «il diritto naturale è ciò che è contenuto
exemplificando, subiunxit, quo quisque iubetur nella Legge e nel Vangelo», subito aggiunge
alii facere quod sibi vult fieri. esemplificando: «in forza del quale ciascuno è
obbligato a fare agli altri ciò che vorrebbe
fosse fatto a se stesso».
Ad secundum dicendum quod verbum 2. Le parole del Filosofo vanno riferite non
philosophi est intelligendum de his quae sunt alla giustizia delle norme secondo natura, che
naturaliter iusta non sicut principia si identificano con i princìpi universali, ma a
communia, sed sicut quaedam conclusiones certe conclusioni che da esse derivano: le quali
ex his derivatae; quae ut in pluribus sono rette nella maggior parte dei casi, ma in
rectitudinem habent, et ut in paucioribus casi particolari possono essere difettose.
deficiunt. 3. Poiché nell’uomo la ragione domina e
Ad tertium dicendum quod, sicut ratio in comanda le altre potenze, è necessario che
homine dominatur et imperat aliis potentiis, tutte le inclinazioni naturali delle altre potenze
ita oportet quod omnes inclinationes siano ordinate secondo la ragione. Per cui
naturales ad alias potentias pertinentes presso tutti è comunemente considerato retto
ordinentur secundum rationem. Unde hoc est il fatto che tutte le inclinazioni umane
apud omnes communiter rectum, ut vengano guidate dalla ragione.

  15  
secundum rationem dirigantur omnes
hominum inclinationes.

Articulus 5 Articolo 5
Se la legge naturale possa mutare

I-II, q. 97, a. 1, ad 1; II-II, q. 57, a. 2, ad 1; In 3 Sent., d.


37, q. 1, a. 3; a. 4, ad 2; In 4 Sent., d. 33, q. 1, a. 2, ad 1;
De Malo, q. 2, a. 4, ad 13; Sent. Ethic., l. 5, lect. 12

Videtur quod lex naturae mutari possit. Quia Sembra che la legge naturale possa mutare.
super illud Eccli. XVII, addidit eis disciplinam et Infatti:
legem vitae, dicit Glossa, legem litterae, quantum ad 1. La Glossa [ord. di Rabano] così commenta
correctionem legis naturalis, scribi voluit. Sed illud l‘espressione della Scrittura [Sir. 17, 9]:
quod corrigitur, mutatur. Ergo lex naturalis «Inoltre pose davanti a loro la scienza e diede
potest mutari. loro in eredità la legge della vita»: «Volle cioè
la legge scritta a correzione della legge
naturale». Ma ciò che si corregge viene
Praeterea, contra legem naturalem est occisio modificato. Quindi la legge naturale può
innocentis, et etiam adulterium et furtum. Sed venire modificata.
ista inveniuntur esse mutata a deo, puta cum 2. L’uccisione degli innocenti, l’adulterio e il
deus praecepit Abrahae quod occideret filium furto sono contro la legge naturale. Ora, si
innocentem, ut habetur Gen. XXII; et cum riscontra che Dio ha modificato queste cose:
praecepit Iudaeis ut mutuata Aegyptiorum per esempio, quando comandò ad Abramo di
vasa subriperent, ut habetur Exod. XII; et uccidere il figlio innocente [Gen 22, 2] o agli
cum praecepit Osee ut uxorem fornicariam Ebrei di appropriarsi dei vasi chiesti in
acciperet, ut habetur Osee I. Ergo lex naturalis prestito agli Egiziani [Es 12, 35 ss.]; e anche
potest mutari. quando impose a Osea di sposare una moglie
adultera [Os 1, 2]. Quindi la legge naturale può
venire modificata.
Praeterea, Isidorus dicit, in libro Etymol., quod 3. Isidoro dice nelle Etimologie che «il possesso
communis omnium possessio, et una libertas, est de comune di tutte le cose e il possesso di
iure naturali. Sed haec videmus esse un’unica libertà [uguale per tutti]
commutata per leges humanas. Ergo videtur appartengono al diritto naturale». Ma vediamo
quod lex naturalis sit mutabilis. che queste cose sono state modificate dalle
leggi umane. Perciò, la legge naturale è
modificabile.
Sed contra est quod dicitur in Decretis, dist. V, In contrario: nel Decreto, alla distinzione 5 si
naturale ius ab exordio rationalis creaturae. dice: «La creatura razionale possiede dalla
Nec variatur tempore, sed immutabile nascita il diritto naturale. Ed esso non varia
permanet. nel tempo, ma resta immutabile».

Respondeo dicendum quod lex naturalis Rispondo dicendo che si può concepire la
potest intelligi mutari dupliciter. Uno modo, legge naturale come modificabile in due modi.
per hoc quod aliquid ei addatur. Et sic nihil Primo, per qualcosa che le si aggiunge. In tal
prohibet legem naturalem mutari, multa enim senso, nulla impedisce che la legge naturale
supra legem naturalem superaddita sunt, ad subisca modifiche: molte cose utili alla vita
humanam vitam utilia, tam per legem umana sono infatti aggiunte alla legge
divinam, quam etiam per leges humanas. naturale, sia in virtù della legge divina, sia
Alio modo intelligitur mutatio legis naturalis anche di quella umana.
per modum subtractionis, ut scilicet aliquid Nel secondo modo, la modifica della legge
desinat esse de lege naturali, quod prius fuit naturale viene intesa nel senso di una

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secundum legem naturalem. Et sic quantum sottrazione, cioè in modo tale che qualcosa,
ad prima principia legis naturae, lex naturae che prima era secondo la legge naturale, non
est omnino immutabilis. Quantum autem ad lo sia più. Stando a tale accezione, la legge
secunda praecepta, quae diximus esse quasi naturale è assolutamente immutabile, quanto
quasdam proprias conclusiones propinquas ai suoi principi primi; quanto poi ai precetti
primis principiis, sic lex naturalis non «secondi», ossia quelli che consideriamo un
immutatur quin ut in pluribus rectum sit po’ come le conclusioni proprie, prossime ai
semper quod lex naturalis habet. Potest tamen primi principi, la legge naturale non muta in
immutari in aliquo particulari, et in modo tale da rendere non retto, nella
paucioribus, propter aliquas speciales causas maggioranza dei casi, ciò che possiede la legge
impedientes observantiam talium naturale. Può tuttavia subire modifiche in
praeceptorum, ut supra dictum est. pochi e particolari casi, per colpa di qualche
speciale causa che impedisce di osservare tali
precetti, come sopra [a. 4] abbiamo visto.
Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod lex scripta 1. Si dice che la legge scritta è stata data come
dicitur esse data ad correctionem legis correttivo della legge di natura o perché ha
naturae, vel quia per legem scriptam supplito quanto ad essa mancava, oppure
suppletum est quod legi naturae deerat, vel perché la legge di natura nei cuori di alcuni,
quia lex naturae in aliquorum cordibus, rispetto a certe cose, si era corrotta al punto
quantum ad aliqua, corrupta erat intantum ut che essi stimavano come cose buone delle
existimarent esse bona quae naturaliter sunt azioni malvage; e questa corruzione aveva
mala; et talis corruptio correctione indigebat. bisogno di correzione.
Ad secundum dicendum quod naturali morte 2. Con la morte naturale muoiono tutti, sia gli
moriuntur omnes communiter, tam nocentes innocenti, sia i colpevoli. E questa morte è
quam innocentes. Quae quidem naturalis inflitta dalla divina potenza per il peccato
mors divina potestate inducitur propter originale, secondo l’espressione biblica [1 Sam
peccatum originale; secundum illud I Reg. II, 2, 6]: «Il Signore fa morire e fa vivere». Perciò
dominus mortificat et vivificat. Et ideo absque senza alcuna ingiustizia, per un comando di
aliqua iniustitia, secundum mandatum Dei, Dio, la morte può colpire qualsiasi uomo, sia
potest infligi mors cuicumque homini, vel colpevole, sia innocente.
nocenti vel innocenti. Similiter etiam E lo stesso vale per l’adulterio, che è l’unione
adulterium est concubitus cum uxore aliena, con la donna di un altro, attribuita a costui da
quae quidem est ei deputata secundum legem una legge stabilita da Dio. Perciò a qualsiasi
divinitus traditam. donna uno si unisca per comando di Dio, non
Unde ad quamcumque mulierem aliquis commette né adulterio né fornicazione. E
accedat ex mandato divino, non est ancora la medesima ragione vale per il furto,
adulterium nec fornicatio. Et eadem ratio est che è l’appropriarsi della roba altrui. Infatti
de furto, quod est acceptio rei alienae. tutto ciò che uno prende per comando di Dio,
Quidquid enim accipit aliquis ex mandato dei, che è il padrone di ogni cosa, non lo prende,
qui est dominus universorum, non accipit come nel furto, contro la volontà del padrone.
absque voluntate domini, quod est furari. Nec Del resto non avviene soltanto nelle cose
solum in rebus humanis quidquid a deo umane che sia doverosa qualsiasi azione
mandatur, hoc ipso est debitum, sed etiam in comandata da Dio: poiché anche nel mondo
rebus naturalibus quidquid a deo fit, est fisico tutto ciò che Dio compie è in qualche
quodammodo naturale, ut in primo dictum modo naturale, come si è spiegato nella Prima
est. Parte [q. 105, a. 6, ad 1].
Ad tertium dicendum quod aliquid dicitur 3. Una norma può appartenere al diritto
esse de iure naturali dupliciter. Uno modo, naturale in due modi. Primo, nel senso che la
quia ad hoc natura inclinat, sicut non esse natura tende verso di essa: tale è, per esempio,
iniuriam alteri faciendam. Alio modo, quia il principio secondo cui non si deve fare
natura non induxit contrarium, sicut ingiuria al prossimo. Secondo, nel senso che

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possemus dicere quod hominem esse nudum non è stata la natura a introdurre l’uso
est de iure naturali, quia natura non dedit ei contrario: e così potremmo dire che è di
vestitum, sed ars adinvenit. Et hoc modo diritto naturale che l’uomo sia nudo, poiché
communis omnium possessio, et omnium una libertas, non è stata la natura, ma l’arte, a introdurre
dicitur esse de iure naturali, quia scilicet l’uso delle vesti. E in questo senso sono di
distinctio possessionum et servitus non sunt diritto naturale «il possesso in comune e la
inductae a natura, sed per hominum rationem, libertà uguale per tutti»: poiché la spartizione
ad utilitatem humanae vitae. Et sic in hoc lex dei beni e l’assoggettamento non furono
naturae non est mutata nisi per additionem. introdotte dalla natura, ma dalla ragione
dell’uomo, in quanto utili alla vita umana. E
così la legge naturale è qui mutata soltanto per
aggiunta.

Articulus 6 Articolo 6
Se la legge naturale possa essere
cancellata dal cuore dell‘uomo.

Supra, a. 4; I-II, q. 99, a. 2, ad 2

Videtur quod lex naturae possit a corde Sembra che la legge naturale possa essere
hominis aboleri. cancellata dal cuore dell‘uomo. Infatti:
Quia Rom. II, super illud, cum gentes, quae legem 1. La Glossa [ord.], commentando l‘espressione
non habent, etc., dicit Glossa quod in interiori dell‘Apostolo [Rm 2, 14]: «Quando i pagani,
homine per gratiam innovato, lex iustitiae inscribitur, che non hanno la legge», ecc., afferma che
quam deleverat culpa. Sed lex iustitiae est lex «nell‘intimo dell‘uomo rinnovato dalla grazia
naturae. Ergo lex naturae potest deleri. viene scritta la legge del la giustizia, che la
colpa aveva cancellata». Ma la legge della
giustizia non è altro che la legge naturale.
Perciò la legge naturale può essere cancellata.
Praeterea, lex gratiae est efficacior quam lex 2. La legge della grazia è più efficace di quella
naturae. Sed lex gratiae deletur per culpam. di natura. Ma la legge della grazia viene
Ergo multo magis lex naturae potest deleri. cancellata dal peccato. Quindi a maggior
ragione può essere cancellata la legge di
natura.
Praeterea, illud quod lege statuitur, inducitur 3. Quanto è stabilito per legge si presenta
quasi iustum. Sed multa sunt ab hominibus come cosa giusta. Ma gli uomini hanno
statuta contra legem naturae. Ergo lex naturae stabilito molte cose contrarie alla legge
potest a cordibus hominum aboleri. naturale. Quindi la legge naturale può essere
cancellata dal cuore umano.

Sed contra est quod Augustinus dicit, in II In contrario: Agostino [Conf. 2, 4] ha scritto:
Confess.: lex tua scripta est in cordibus hominum, «La tua legge [o Signore] è scritta nel cuore
quam nec ulla quidem delet iniquitas. Sed lex dell’uomo, e nessuna iniquità può cancellarla».
scripta in cordibus hominum est lex naturalis. Ma la legge scritta nel cuore dell’uomo è la
Ergo lex naturalis deleri non potest. legge naturale. Quindi la legge naturale non
può essere cancellata.

Respondeo dicendum quod, sicut supra Rispondo dicendo che, come si è già spiegato
dictum est, ad legem naturalem pertinent [aa. 4, 5], alla legge naturale appartengono
primo quidem quaedam praecepta innanzitutto dei precetti universalissimi, che
communissima, quae sunt omnibus nota, tutti conoscono, ma ci sono anche dei precetti

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quaedam autem secundaria praecepta magis secondari e meno generici, che sono come le
propria, quae sunt quasi conclusiones conclusioni immediate dei princìpi. Perciò
propinquae principiis. Quantum ergo ad illa rispetto ai princìpi universali la legge naturale
principia communia, lex naturalis nullo modo non può essere cancellata in alcun modo dal
potest a cordibus hominum deleri in cuore dell’uomo nella sua formulazione
universali. Deletur tamen in particulari astratta. Tuttavia ciò può capitare nei casi
operabili, secundum quod ratio impeditur concreti, quando alla ragione, a causa della
applicare commune principium ad particulare concupiscenza o di altre passioni, viene
operabile, propter concupiscentiam vel impedito di applicare il principio universale a
aliquam aliam passionem, ut supra dictum est. un’azione da compiere, come si è visto in
precedenza [q. 77, a. 2].
Quantum vero ad alia praecepta secundaria, Invece, rispetto ai precetti secondari, la legge
potest lex naturalis deleri de cordibus naturale può essere cancellata dal cuore
hominum, vel propter malas persuasiones, eo dell’uomo o per dei ragionamenti sbagliati, il
modo quo etiam in speculativis errores che avviene anche in campo speculativo,
contingunt circa conclusiones necessarias; vel quando si commettono errori nel raggiungere
etiam propter pravas consuetudines et habitus conclusioni necessarie, oppure per delle
corruptos; sicut apud quosdam non consuetudini perverse e per abitudini corrotte;
reputabantur latrocinia peccata, vel etiam vitia così, presso alcuni i latrocini non erano
contra naturam, ut etiam Apostolus dicit, ad considerati peccaminosi [cfr. a. 4], e nemmeno,
Rom. I. come riferisce S. Paolo [Rm 1, 24 ss.], certi vizi
contro natura.
Risposta alle obiezioni:
Ad primum ergo dicendum quod culpa delet 1. La colpa distrugge la legge non nella sua
legem naturae in particulari, non autem in universalità, bensì nel particolare; a meno che
universali, nisi forte quantum ad secunda non si tratti, come si è visto [nel corpo
praecepta legis naturae, eo modo quo dictum dell’articolo], di precetti secondari.
est.
Ad secundum dicendum quod gratia etsi sit 2. Sebbene la grazia sia più efficace della
efficacior quam natura, tamen natura natura, tuttavia la natura è più essenziale per
essentialior est homini, et ideo magis l’uomo, e quindi più duratura.
permanens.
Ad tertium dicendum quod ratio illa procedit 3. L’argomento vale per i precetti secondari
de secundis praeceptis legis naturae, contra della legge naturale, contro i quali certi
quae aliqui legislatores statuta aliqua fecerunt, legislatori emanarono delle disposizioni
quae sunt iniqua. inique.

SUMMA CONTRA GENTILES SOMMA CONTRO I GENTILI


Liber III, c. 129 Libro III, c. 129

Quod in humanis actibus sunt aliqua recta Negli atti umani ci sono alcune cose che sono
secundum naturam, et non solum quasi lege rette secondo la natura e non solo come se
posita. fossero poste per legge.
1. Ex praemissis autem apparet quod ea quae 1. Dalle cose già dette [c. 121], appare che
divina lege praecipiuntur, rectitudinem habent quanto viene stabilito dalla legge divina non
non solum quia sunt lege posita, sed etiam ha rettitudine per il solo fatto di essere posto
secundum naturam. da una legge, ma anche secondo natura.
2. Ex praeceptis enim legis divinae mens In virtù dei precetti della legge divina, infatti,
hominis ordinatur sub Deo; et omnia alia la mente dell’uomo è subordinata a Dio e tutte

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quae sunt in homine, sub ratione. Hoc autem le altre cose che sono nell’uomo sono
naturalis ordo requirit, quod inferiora subordinate alla ragione. E questo, ossia che
superioribus subdantur. Sunt igitur ea quae cose inferiori siano collocate al di sotto di
lege divina praecipiuntur, secundum se altre superiori, esige un ordine naturale. Così,
naturaliter recta. quanto è stabilito dalla legge divina risulta di
per sé retto secondo natura.
3. Praeterea. Homines ex divina providentia 3. Gli uomini sono stati dotati dalla divina
sortiuntur naturale iudicatorium rationis ut provvidenza della capacità naturale di pensiero
principium propriarum operationum. razionale, quale principio delle loro operazioni
Naturalia autem principia ad ea ordinantur proprie. Ora, i principi naturali sono ordinati a
quae sunt naturaliter. Sunt igitur aliquae ciò che è secondo natura. Ci sono dunque
operationes naturaliter homini convenientes, alcune attività che convengono all’uomo per
quae sunt secundum se rectae, et non solum natura, che sono rette di per sé, e non solo
quasi lege positae. come se fossero poste per legge.
4. Praeterea. Quorumcumque est natura 4. Se c’è una natura determinata delle cose, ci
determinata, oportet esse operationes saranno necessariamente delle attività
determinatas, quae illi naturae conveniant: determinate che convengono a quella natura:
propria enim operatio uniuscuiusque naturam l’operazione propria di qualcosa segue infatti
ipsius sequitur. Constat autem hominum la sua natura. Ora, è evidente che gli uomini
naturam esse determinatam. Oportet igitur abbiano una natura ben determinata; è
esse aliquas operationes secundum se homini necessario quindi che ci siano talune attività
convenientes. che convengono all’uomo di per sé.
5. Adhuc. Cuicumque est aliquid naturale, 5. il fatto che qualcosa sia naturale a una certa
oportet esse naturale id sine quo illud haberi entità, implica che sia naturale ciò senza cui
non potest: natura enim non deficit in necessariis. quel qualcosa non potrebbe darsi: «la natura –
Est autem homini naturale quod sit animal infatti – non ha carenze in ciò che è
sociale: quod ex hoc ostenditur, quia unus necessario» [Aristotele, De anima, III,9].
homo solus non sufficit ad omnia quae sunt Ebbene, è naturale per l’uomo l’essere un
humanae vitae necessaria. Ea igitur sine animale sociale: ciò si mostra a partire dal
quibus societas humana conservari non fatto che un unico uomo, da solo, non è in
potest, sunt homini naturaliter convenientia. grado di provvedere a tutto quanto è
Huiusmodi autem sunt, unicuique quod suum necessario per la vita umana. Convengono
est conservare, et ab iniuriis abstinere. Sunt quindi all’uomo, per natura, quelle cose senza
igitur aliqua in humanis actibus naturaliter le quali la società umana non potrebbe
recta. conservarsi. Di questo genere sono il fatto che
ciascuno conservi il proprio e si astenga dal
provocare danno agli altri. Ci sono dunque
alcune cose negli atti umani che sono rette per
6. Amplius. Supra ostensum est quod homo natura.
naturaliter hoc habet, quod utatur rebus 6. Inoltre, prima abbiamo mostrato [cc. 121 e
inferioribus ad suae vitae necessitatem. Est 127] che l’uomo possiede per natura la
autem aliqua mensura determinata secundum capacità di utilizzare le cose inferiori per
quam usus praedictarum rerum humanae quanto è necessario alla sua vita. C’è dunque
vitae est conveniens, quae quidem mensura si una regola determinata, secondo la quale l’uso
praetermittatur, fit homini nocivum: sicut delle suddette cose è conveniente alla vita
apparet in sumptione inordinata ciborum. umana, regola che se fosse trascurata
Sunt igitur aliqui actus humani naturaliter provocherebbe all’uomo un danno, come
convenientes, et aliqui naturaliter risulta dall’assunzione disordinata di cibo. Ci
inconvenientes. sono dunque alcuni atti umani che
convengono all’uomo per natura, e alcuni che
7. Item. Secundum naturalem ordinem corpus per natura non gli sono convenienti.
hominis est propter animam, et inferiores 7. Secondo l’ordine naturale, il corpo

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vires animae propter rationem: sicut et in aliis dell’uomo è per la sua anima e le potenze
rebus materia est propter formam, et inferiori dell’anima per la ragione, così come,
instrumenta propter principalem agentem. Ex anche nelle altre realtà, la materia è per la
eo autem quod est ad aliud ordinatum, debet forma, e gli strumenti sono per l’agente
ei auxilium provenire, non autem aliquod principale. Per il fatto che l’uno è ordinato
impedimentum. Est igitur naturaliter rectum all’altro, deve giovargli, non ostacolarlo. É
quod sic procuretur ab homine corpus, et dunque retto per natura il fatto che l’uomo
etiam inferiores vires animae, quod ex hoc provveda al corpo e anche alle potenze
actus rationis et bonum ipsius minime inferiori dell’anima, in modo che l’atto della
impediatur, magis autem iuvetur: si autem ragione e il suo bene non vengano impedite
secus acciderit, erit naturaliter peccatum. da essa, ma piuttosto le siano di giovamento;
Vinolentiae igitur et comessationes; et se invece capita il contrario, si avrà per natura
inordinatus venereorum usus, per quem actus un peccato. Perciò le ubriachezze e le
rationis impeditur; et subdi passionibus, quae gozzoviglie, come l’abuso dei piaceri venerei
liberum iudicium rationis esse non sinunt, che impedisce l’esercizio della ragione, e così
sunt naturaliter mala. pure il predominio delle passioni, che
impedisce il libero giudizio della ragione, sono
8. Praeterea. Unicuique naturaliter conveniunt per natura dei mali.
ea quibus tendit in suum finem naturalem: 8. A ciascuno risultano appropriati per natura
quae autem e contrario se habent, sunt ei quegli atti con i quali tende al proprio fine
naturaliter inconvenientia. Ostensum est naturale; quelli che invece lo allontanano, gli
autem supra quod homo naturaliter ordinatur sono invece per natura sconvenienti. Ebbene,
in deum sicut in finem. abbiamo dimostrato sopra [cc. 17 e 25] che
Ea igitur quibus homo inducitur in l’uomo per natura è ordinato a Dio come al
cognitionem et amorem dei, sunt naturaliter proprio fine. Perciò, gli atti con cui l’uomo
recta: quae autem e contrario se habent, sunt viene portato alla conoscenza e all’amore di
naturaliter homini mala. Dio sono per natura retti; mentre tutti quelli
che tendono all’opposto sono per lui, per
natura, dei mali.
9. Patet igitur quod bonum et malum in 9. Dunque, è evidente che bene e male si
humanis actibus non solum sunt secundum riscontrano negli atti umani non solo per le
legis positionem, sed secundum naturalem pescrizioni della legge, ma in base all’ordine
ordinem. naturale.
10. Hinc est quod in Psalmo dicitur, quod 10. Ecco perché nei Salmi [18,10] si dice che «i
iudicia domini sunt vera, iustificata in semetipsis. giudizi del Signore sono veri e giusti in loro
11. Per haec autem excluditur positio stessi».
dicentium quod iusta et recta sunt solum lege 11. Viene così confutata l’opinione di coloro i
posita. quali affermano che quanto è giusto e retto lo
sia solo in base al fatto di essere posto come
legge [cfr. Rm 4,15].

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