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Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Bene protetto dall'UNESCO

Patrimonio dell'umanità

Siracusa e la Necropoli Rupestre di


Pantalica
(EN) Syracuse and the Rocky Necropolis of
Pantalica

Tipo Architettonico

Criterio C (ii) (iii) (iv) (vi)

Pericolo Nessuna
indicazione

Riconosciuto dal 2005

Scheda UNESCO (EN) Scheda


(FR) Scheda

Manuale

Siracusa è tra le principali città d'arte in Italia. Colma di pregevoli monumenti e luoghi d'interesse,
deve le sue innumerevoli testimonianze architettoniche e culturali a una storia altrettanto ricca e
antica.

«L'evidente stratificazione culturale, architettonica e artistica nel complesso di Siracusa/Pantalica è


un'eccezionale testimonianza della storia e della diversità culturale della regione di Siracusa in
oltre tre millenni dal periodo Greco al Barocco.»
(Unesco, Syracuse and the Rocky Necropolis of Pantalica.)
L'Unesco annovera Siracusa tra i patrimoni dell'umanità utilizzando quattro criteri, tra i quali
l'eccezionale importanza universale degli eventi che qui si verificarono (VI criterio) e la
straordinaria diversità culturale concentrata in un unicum spazio (II criterio).

L'area individuata dall'Organizzazione culturale delle Nazioni Unite comprende la salvaguardia e


protezione dei monumenti che si trovano presso il primo nucleo storico di Siracusa: l'isola di
Ortigia; presso il secondo più antico quartiere della città: l'Acradina; il vasto parco archeologico
della Neapolis; Tiche, con le fortificazioni d'epoca dionisiana e l'area di Scala Greca; l'altopiano
dell'Epipoli e il castello Eurialo edificato sulla sua cima.[80]

Siracusa abbraccia nel suo insieme un patrimonio architettonico-culturale di oltre


duemilacinquecento anni, custodendo nei suoi musei reperti archeologici di un'antichità ancora
maggiore rispetto alla sua fondazione greca.

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Culti e templi dell'antica Siracusa e Chiese di Siracusa.

Le prime testimonianze architettoniche religiose sono databili all'epoca preistorica,[81] mentre la


cultualità degli antichi Greci fece sì che in città sorgessero imponenti aree votive, come l'ara di
Ierone (la più grande in assoluto del suo tempo), e numerosi templi, dei quali il più significativo e
ben conservato è il tempio di Atena (convertitosi in chiesa con l'avvento del cristianesimo).

Il tempio più vetusto di Siracusa è rappresentato dalla casa eretta per il dio del sole Apollo.
Risalente al VI secolo a.C., esso è anche il più antico tempio siciliano in stile dorico consacrato a
tale divinità. Per la dea lunare Artemide invece, considerata dagli antichi Siracusani nativa della
loro isola, venne eretto l'Artemision, accanto all'edificio della dea della sapienza.

Sempre nel VI secolo a.C. sorse nelle campagne che fronteggiano il mare, tra l'isola di Ortigia e la
penisola della Maddalena, il tempio per Zeus Olimpico, al giorno d'oggi chiamato dai siracusani «i
ru colonne» (le due colonne); esso è una delle tangibili testimonianze che ricordano il legame tra
l'antica Siracusa e la sede dei sacri agoni olimpici. In questa zona si sostiene si trovino anche i resti
di un edificio costruito per la ninfa Ciane, essendo molto vicini all'omonimo fiume.

Nella strada che un tempo conduceva alla sub-colonia di Eloro - e per questo chiamata via Elorina -,
poco prima dell'uscita sud della città, sorge il complesso monumentale conosciuto con il nome di
ginnasio romano di Siracusa, all'interno del quale si possono osservare i resti di un tempio, ancora
di incerta dedica (forse divinità egiziane) che Cicerone descrisse nelle sue cronache.

La polis era inoltre famosa per essere la sede principale di diffusione del culto siciliano per le
divinità ctonie Demetra e Kore, alle quali era dedicata una vasta area votiva rinvenuta nei pressi di
Piazza della Vittoria. Sempre alla Madre terra e a sua figlia erano dedicate altre aree votive sparse
per la città. Ancora numerosi altri resti di templi consacrati agli Olimpi e alle divinità minori, con
rilevanza per il luogo geografico, si trovano distribuiti per tutto il suolo urbano ed extra-urbano.

I luoghi di culto della religione cristiana costituiscono la maggior parte del patrimonio artistico-
religioso siracusano. Molteplici le strutture dal richiamo storico, alcune rappresentate persino da
anfratti naturali, come le grotte adibite per il rito liturgico.[N 11]
Il Duomo di Siracusa, ex-tempio di Atena

L'ex-tempio greco divenuto la cattedrale della Natività di Maria Santissima, meglio noto
semplicemente come Duomo di Siracusa (che dà il nome all'omonima principale piazza), va
annoverato tra le più arcaiche e notabili strutture architettoniche sorte con il primo cristianesimo e
modellatesi lentamente nel corso del tempo.

La cripta di San Marciano in una fotografia d'epoca

La tradizione afferma che il secondo edificio cattolico più antico di Siracusa dopo il Duomo è dato
dalla chiesa di San Giovannello (consacrata a San Giovanni Battista), costruita nel quartiere della
Giudecca. Millenaria è anche la chiesa di San Giovanni alle catacombe, che durante la dominazione
islamica pare abbia sostituito la cattedrale assumendone il ruolo. L'edificio è privo del soffitto,
andato distrutto a causa delle calamità naturali che lo coinvolsero, e rappresenta la porta d'ingresso
per una delle più ampie catacombe siracusane (nella loro totalità esse sono, insieme a quelle di
Roma, le più vaste al mondo), quella di San Giovanni. Sempre sotto la chiesa in questione sorge la
cripta che si presume ospitasse le reliquie del protovescovo Marciano.

Risalenti all'epoca dei Normanni sono invece la chiesa di San Nicolò ai Cordari (che a sua volta
sovrasta un edificio di età paleocristiana), la chiesa di San Martino e la chiesa di Santa Lucia al
Sepolcro, la cui adiacente rotonda, come suggerisce il nome della chiesa, venne edificata nel
Seicento con l'intento di farla divenire il sepolcro della Santa patrona della città (le cui spoglie
mortali sono però rimaste a Venezia, dopo che vennero sottratte a Siracusa dai Bizantini). La chiesa
di Santa Lucia alla Badia è l'altra importante struttura dedicata sempre alla Santa patrona.

Di particolare interesse sono anche le chiese appartenute ai Cavalieri di Malta:[N 12] la loro prima
chiesa fu quella di San Sebastianello (San Sebastiano è il compatrono dei siracusani), mentre in
seguito si trasferirono nella chiesa dei Santi Biagio e Leonardo; del primo edificio, eretto in epoca
bizantina, rimane visitabile la cripta posta accanto al tempio preistorico,[84] mentre del secondo, che
risale al 1500, si può osservare solo il prospetto esterno, che si affaccia sulla piazza dei Cavalieri di
Malta.[85]
La basilica santuario Madonna delle Lacrime

Tra le recenti edificazioni (XX secolo) spiccano il Pantheon di Siracusa, al cui interno si trovano le
spoglie dei caduti della prima guerra mondiale, e il santuario della Madonna delle Lacrime, sorto
per ricordare l'evento mariano miracoloso del 1953: il santuario, dalla forma piramidale, è la chiesa
più alta della città, visibile da notevole distanza.

In città trovano sede anche strutture di altre religioni. Il monumento più notevole è il miqweh,
risalente all'epoca bizantina, descritto spesso come il più grande e antico bagno rituale ebraico
d'Europa.[86] Siracusa ospita inoltre un cimitero acattolico (sito all'interno della villa Landolina) nel
quale si trovano le spoglie del noto poeta tedesco August von Platen e quelle di alcuni caduti
statunitensi del primo conflitto mondiale.

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Le architetture di Siracusa mostrano quasi sempre facciate bianche (tendenti al beige o al giallo-
oro), poiché esse sono state erette con la pietra bianca degli Iblei, detta pietra giuggiulena (pietra
torrone) per la sua modellabilità.[87] Per tale motivo Siracusa viene spesso appellata anche come «la
città bianca».[88]

La maggior parte dei numerosi e antichi palazzi nobiliari si trova sull'isola di Ortigia, poiché in
epoca medievale e rinascimentale la città era esclusivamente racchiusa al suo interno, mentre la
Siracusa di più recente edificazione ospita gli edifici di carattere amministrativo e governativo, ad
esempio il plesso ospedaliero e il tribunale di giustizia. Tra le prime costruzioni civili dell'età post
classica si annoverano la trecentesca sede della Camera Reginale e il trecentesco palazzo
Mergulese-Montalto, in stile gotico chiaramontano. In città permangono altre architetture
medievali, soprattutto del periodo aragonese-catalano: esempi ne sono il palazzo Bellomo e gli
elementi sopravvissuti del palazzo Zapata-Gargallo, appartenuto alle omonime prestigiose famiglie
(un loro discendente fu il fondatore dell'originario borgo di Priolo Gargallo, Tommaso). Tuttavia è
dopo il terremoto seicentesco, e quindi con la conseguente ricostruzione, che fa la sua comparsa lo
stile predominante di Siracusa: il barocco siciliano. La città ha dato i natali ad uno dei principali
esponenti di questo stile: l'architetto Rosario Gagliardi.
Nelle immagini le ricercate rifiniture del palazzo della Camera di Commercio (in alto) e del palazzo
Impellizzeri in basso)

Il palazzo del Vermexio, attuale sede del governo comunale, rimane uno dei maggiori esempi
dell'arte barocca applicata ad un edificio amministrativo.[89] L'evoluzione definitiva del barocco fu il
rococò; Siracusa ne mostra chiaramente gli elaborati segni: palazzi come il Beneventano del Bosco,
l'Impellizzeri,[90] il Borgia del Casale (proprietà del ramo siracusano dell'influente famiglia dei
Borgia) vennero edificati adottando li suddetto stile ornamentale.

L'edificio che ospita la curia siracusana è il palazzo Arcivescovile; al suo interno sono visibili vari
secoli di mutazioni architettoniche: dall'edificazione sveva a quella settecentesca e ottocentesca.
Risalgono direttamente all'800 e riflettono gli stili liberty e neoclassico (singolarmente o alle volte
entrambi) i palazzi intitolati: della Sovrintendenza ai Beni Culturali, dell'Orologio (così chiamato
per via del grande orologio meccanico che sovrasta la sua sommità), dell'Antico mercato, della
Camera di Commercio

Ottocentesco è anche il palazzo del teatro comunale di Siracusa, costruito affinché «la terra di
Epicarmo avesse un teatro adatto» ad ospitare la vita artistica della popolazione.[91] Un decennio
dopo venne inaugurato il palazzo della stazione ferroviaria e a seguito di ciò vi fu l'inaugurazione
dell'edificio per la stazione marittima (odierna sede della Capitaneria di Porto).[92]

Nella prima metà del Novecento vennero realizzati il palazzo dell'hotel Des Etrangers, del Grand
Hotel (entrambi tra i più antichi hotel siracusani)[93] e il palazzo delle Poste (odiernamente
convertito anch'esso in struttura ricettiva).

Le principali e storiche ville della città sono essenzialmente tre: Politi, Landolina e Reimann. La
Villa Politi sorge sopra le latomie siracusane (nata come Grand Hotel Villa Politi) e venne edificata
nel XIX secolo dalla nobile austriaca Maria Theresa Laudien, moglie del siracusano Raffaello
Politi, la quale con il suo operato le fece conferire la nomea di «salotto internazionale»[94] (tra le
tante personalità ospitò anche i principi del Piemonte e Churchill).

La Villa Landolina, sita nel quartiere della Neapolis, è anch'essa una dimora del XIX secolo. Porta
il nome della famiglia Landolina, il cui più illustre membro fu l'archeologo e naturalista Saverio
Landolina (fu egli che scoprì la nota Venere siracusana e che difese la colonia spontanea dei papiri
aretusei).[95] Accanto ad essa, dentro il suo terreno, è stato costruito il museo archeologico regionale
Paolo Orsi. Un grande parco alberato e tombe dei caduti di altre nazioni completano la sua
complessa area.[96]

Villa Reimann invece, conosciuta anzitutto per il suo particolare ed esteso giardino (copre 35.000
m² di suolo urbano[97]), che è detto «Giardino delle Esperidi»,[98] sorge a pochi passi dalla necropoli
della tomba di Archimede e prende il nome dalla nobile infiermiera danese Christian Reimann, che
trasferondosi a Siracusa acquistò l'immobile nel 1933. Per volere della stessa nobil donna, la Villa
odiernamente è divenuta proprietà del comune. La Reimann, in un carteggio con all'epoca ministero
dei beni culturali, così la descriveva:

«...una delle più suggestive di Siracusa, da cui si affaccia ai piedi della collina che dolcemente
degrada, interrotto dal verde dei giardini e degli orti, il cerchio ceruleo del porto, chiuso dalla mite
linea dei colli e lontano dall'azzurro mare Ionio.[97]»

Meritevole di attenzione è anche la Villa Bonanno (nota pure come castello per via del suo aspetto
imponente), ormai purtroppo in stato di abbandono, la quale sorge a Tremilia, periferia di Siracusa.
Inizialmente fu un inglese, Gould Francesco Leckie, che nel 1700 ottenne la concessione dell'antico
terreno ecclesiastico (nel VI secolo aveva ospitato il convento San Pietro de Bajais e dal 1104 il
monastero benedettino del vescovo Ruggero, donatogli dal conte Tancredi d'Altavilla). Leckie vi
costruì un mulino e una chiesa, in seguito i baroni siracusani Bonanno gli subentrarono ed eressero
l'edificio chiamato castello.[99]

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

La città di Siracusa ha fin dalle sue origini dedicato molto spazio alle architetture con scopi militari.
Al principio sorse il castello Eurialo (ubicato nell'odierna frazione di Belvedere), voluto dal tiranno
Dionisio il Grande come perno difensivo e punto di congiunzione delle sue lunghe mura, alzate
contro gli assalti dei Cartaginesi e di altri popoli dalle intenzioni bellicose (Siracusa in quel periodo
aveva appena respinto l'offensiva di Atene, sentiva quindi la necessità di aumentare le proprie difese
per far fronte ad altre guerre). In seguito vi mise mano anche Archimede, rendendo il castello
ancora più ricco di insidie per i nemici della pentapoli.[100] Si tratta dell'opera militare che quando
millenni dopo fu veduta dal Kaiser tedesco, Guglielmo II di Germania, venne presa ad esempio per
la guerra di tunnel e trincee combattuta dalla sua nazione.[101]
Una delle sale interne del castello Maniace (si notino i sistemi voltati gotici) e uno dei suoi profili
che affacciano sul mare

Nella prima metà del Duecento sorse il castello Maniace, in stile gotico, progettato da Federico II di
Svevia su di un forte precedente, a sua volta realizzato dal generale bizantino Giorgio Maniace; a
lui Federico intitolò la propria costruzione.[102] Questo castello, considerato come una delle più
rappresentative architetture federiciane,[103] rivestì un importante ruolo nella vita militare della città
medievale: adibito a prigione e usato per contrastare le incursioni piratesche. Ma quando
giungevano i sovrani era in grado di divenire anche un'elegante sede di corte.[103]

Con l'avanzare dei secoli del primo millennio dopo Cristo, Siracusa venne sempre più fortificata.
Nel Cinquecento, sotto il dominio degli spagnoli, venne distrutta la gran parte dei monumenti
greco-romani (alcuni già compromessi dai molteplici terremoti) per riutilizzarne la pietra,
costruendo così poderosi bastioni e muraglie, che mutarono definitivamente l'aspetto della città.[104]

Essendo un punto nevralgico per il controllo sulla Sicilia, la difesa di Siracusa era tenuta in grande
considerazione dai vari conquistatori. Perderla avrebbe comportato serie conseguenze. Fu per tale
motivo che quando la città di Messina si ribellò alla Spagna, i monarchi iberici fecero pagare a
Siracusa lo scotto di quella ribellione (anche se i siracusani pare si fossero limitati a inneggiamenti
anti-spagnoli[105]), imponendole un'eccessiva vita militare: nel 1676 venne costruito il baluardo a
punta di diamante e nel 1683, sulle direttive dell'architetto Carlos de Grunembergh,[106] venne
distrutto l'istmo artificiale che da tempo univa l'isola di Ortigia alla terraferma; entrarono in
funzione i quattro ponti levatoi, che una volta alzati isolarono del tutto i siracusani.[107] Al castello
Maniace s'insediò un governatore militare e i cittadini dovettero a lungo mantenere a proprie spese e
nelle proprie case i soldati spagnoli.[104][108]

Le fortificazioni della città e il regime militaresco nel Seicento e Settecento raggiunsero un livello
tale che la Siracusa di quel periodo è stata definita «una caserma abitata da civili»,[104] ma anche la
«piazzaforte d'Europa»,[109] pensata per risultare inespugnabile.[110] Al riguardo ne dà una chiara
descrizione un noto viaggiatore britannico del XIX secolo, Henry Clark Barlow, che annota quante
e quali strutture belliche fosse necessario attraversare prima di entrane nella città, che chiudeva le
proprie porte al tramonto,[111] lasciando fuori chi non riusciva a varcarle in tempo:

«Le fortificazioni dal lato terra sono molto possenti, si passa su ponti levatoi attraverso
camminamenti fiancheggiati da formidabili batterie e comandati da bocche di fuoco, dirette verso
la porta di ingresso; e quando si crede che le fortificazioni siano finite si scopre che occorre
attraversare altri fossati, altri camminamenti, altre batterie; e quando si spera di essere giunti ai
cancelli, c'è ancora mezzo miglio di trincee in prospettiva e ponti e fossati e batterie; e quando si è
oltrepassati i cancelli, la città è ancora lontana, con un ponte e mura da oltrepassare.»
(Henry Clark Barlow, 1843.[112])
Il carcere borbonico visto dal suo cortile interno

Bisognerà attendere la fine dell'Ottocento per lo smantellamento completo delle possenti


architetture militari: di esse sono rimaste in piedi, e sono tutt'oggi ben visibili, il forte Vigilena
(prima chiamato forte della Gradiglia) e il forte San Giovannello (ex forte della Ferraria). Va
inquadrato nell'ottica militare anche il palazzo che ha ospitato il carcere ai tempi dei Borbone: la
sua costruzione fu sollecitata dalle sempre più crescenti ribellioni dei siracusani nei confronti della
monarchia napoletana.[113] I Borbone quindi, non essendoci più spazio nel carcere che sorgeva
dietro Piazza del Duomo, fecero edificare nel 1853 questa nuova struttura. Il palazzo è
odiernamente in attesa di restauro.[113]

Il forte di San Giovanello alla fine del Lungomare di Levante

Nel 1735 venne edificata la caserma del Genio militare, in seguito intitolata al patriota siracusano
Gaetano Abela. La caserma Abela è sita all'interno dell'area del castello Maniace: fino al 2001 fu
sede del reggimento di Fanteria e del Genio guastatori, mentre al giorno d'oggi è diventata la dimora
universitaria per la facoltà di architettura.[114]

Con l'espandersi della città si è ampliata anche l'architettura militare. Nel decennio che precedette la
seconda guerra mondiale sorse a Siracusa l'idroscalo (odiernamente sede del 34º Gruppo Radar
dell'Aeronautica Militare), seguito dalla costruzione della batteria Lamba Doria, che occupa 48.000
m² nella parte meridionale della Penisola della Maddalena, da numerosi bunker, disseminati un po'
ovunque, e dall'edificio sotterraneo per il deposito di carburante della Regia Aeronautica di
Siracusa.[115]

Sempre al secondo conflitto mondiale è legata la presenza della batteria di Capo Santa Panagia,
oggi incorporata nella vasta area della base della Marina militare siracusana e da essa tutelata come
bene archeologico bellico. Inoltre, d'interesse storico-bellico è divenuto l'ipogeo di Piazza Duomo,
poiché questo lungo tunnel (che dal sito della cattedrale spunta al Foro Italiaco, presso la Marina) è
stato uno dei principali rifugi della popolazione durante i bombardamenti dell'ultimo conflitto.[116]

Altro elemento architettonico militare predominante di Siracusa sono le torri: l'area comunale che
annovera molte (retaggio di un passato bellico incentrato sull'avvistamento e la difesa del territorio);
ben 10 le principali: torre di Ognina, torre Cuba, torre Milocca, torre Tonda, torre Landolina, torre
Teatro Greco, torre Pizzuta, torre Targia, torre Bosco Minniti, torre Modica.

Menzione a parte merita la costruzione simbolo della frazione di Belvedere: chiamato u Semafuru
(il Semaforo), è una costruzione militare del XIX secolo composta da una torretta merlata sulla cui
cima sorgeva fino al 1955 un'antenna luminosa che tramite alfabeto Morse comunicava con le navi
sottostanti: in transito e in avvicinamento ai porti di Augusta e Siracusa.[117]

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Il monumento ai Caduti italiani d'Africa

Il comune di Siracusa ospita nella piazza dei Cappuccini (accanto all'omonimo convento e
all'omonima latomia) il monumento ai Caduti italiani d'Africa, risalente al periodo fascista ma
assemblato solo decenni dopo il crollo del regime. Il monumento vuole commemorare i soldati
morti sul continente africano durante la guerra coloniale. È composto da sei alte statue bronzee e da
bassorilievi che raffigurano scene di battaglie, mentre i nomi dei luoghi dove si combatté sono stati
incisi sulle pareti della costruzione. Al suo interno una cappella dedicata al legionario e al suo
esterno è stata apposta in seguito una targa che ricorda anche le vittime dell'affondamento del
transatlantico Conte Rosso, avvenuto poco distante dal luogo in cui è ubicato il monumento. Inoltre
il 30 ottobre 1999 la Sezione Provinciale di Siracusa dell’Associazione Nazionale Paracadutisti
d'Italia ha posto una lapide commemorativa nel monumento ai caduti d’Africa a ricordo del Ten.
Col. Giovanni Alberto Bechi Luserna eroe della seconda guerra mondiale.

La città possiede inoltre tre storici fari, punti di riferimento per la navigazione marittima: il faro del
castello Maniace, che di colore verde (così come verde è la sua luce) domina il promontorio della
costruzione federiciana; il faro di Massolivieri, di colore rosso e costruito sopra un'antica abitazione
rurale, funge da guida per segnalare la presenza del promontorio della Penisola della Maddanela; il
faro di Capo Murro di Porco, il quale estende la sua luce bianca sul capo che gli dà il nome ed è il
faro siracusano più famoso, oltre a rappresentare uno dei più importanti segnali luminosi della
Sicilia orientale: esso appare anche nelle riprese di una pellicola televisiva intitolata L'isola dei
segreti - Korè. Recentemente il demanio ha fatto rientrare il faro in questione tra le prime nove
strutture del suo genere in Italia cedute in affitto per essere trasformate in caratteristici alberghi, pur
continuando a svolgere la loro funzione di segnalatori marittimi.[118]
La fontana di piazza Archimede: Artemide (Diana), Alfeo e Aretusa

Sviluppandosi in parte su un'isola ed essendo da un lato attraversata da fiumi e canali, Siracusa ha


nel corso della sua longeva storia edificato svariati ponti; attualmente il comune collega Ortigia al
resto della città tramite due ponti, il più monumentale dei quali è chiamato Ponte Umbertino: dal
sovrano Umberto I, che regnava quando esso venne costruito.[119] Mentre la sua entrata sud è
caratterizzata da un ponte che permette di superare i letti del Ciane e dell'Anapo; quest'ultimo fiume
prima era sormontato da un altro ponte fatto di pietra, nel quale si combatté la battaglia contro gli
inglesi il 10 luglio 1943. Inoltre un ulteriore importante ponte collega la strada costiera che dall'area
di Fontane Bianche giunge a quella di Cassibile, superando così la foce di uno dei maggiori fiumi
iblei.

Il punto in cui sgorga la fonte Aretusa, con la struttura architettonica che la circonda, è uno dei
luoghi più visitati di Siracusa: nei secoli ha mutato molte volte il proprio aspetto, venendo
circondata da grosse fortificazioni, accogliendo nelle sue acque i papireti e divenendo persino il
lavatoio delle siracusane nei tempi post-classici. Oltre a ciò, sull'isola sono concentrate diverse
opere scultoree: su tutte spicca la novecentesca fontana di Diana, la quale mostra gli elementi
principali della leggenda del dio oceanico Alfeo, della ninfa Aretusa e della sua protettrice,
Artemide (la Diana dei Romani).

Rientra altresì nel patrimonio architettonico di Siracusa l'antica tonnara di Santa Panagia, dalle
origini medievali (la sua fondazione risale al 1100), che con alterne vicende è rimasta attiva fino
agli anni '50 del XX secolo.

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Scavi archeologici di Siracusa.


Il teatro greco

L'anfiteatro romano

Lungo tutto il percorso della regione siracusana si possono osservare rilevanti testimonianze
archeologiche. Oltre alle già citate aree dei templi sacri, la città possiede uno dei più estesi ambienti
archeologici del Mediterraneo, racchiuso in un parco che porta il nome del quartiere in cui sorge: il
parco archeologico della Neapolis. Esso copre 240.000 m² di superficie urbana e custodisce al suo
interno alcune delle più imponenti testimonianze della Siracusa greco-romana:

 Il teatro greco, che serviva per lo svago della popolazione, ma anche per le assemblee
politiche (qui svetta solitario l'ultimo dei mulini di Galerme).
 La grotta del Ninfeo, dove sgorga l'acqua dell'Anapo e dove un tempo si preparavano gli
attori prima di scendere nel teatro.
 L'anfiteatro romano; in quello aretuseo si mettevano in scena persino gli spettacoli acquatici,
oltre alle lotte tra gladiatori.
 L'Orecchio di Dionisio, così chiamata per la prima volta da Caravaggio durante la sua
permanenza a Siracusa. Si pensa fosse una prigione greca.

La tomba di Archimede

Sempre all'interno del parco archeologico sorgono una serie di interessanti complessi tombali: la
Via dei Sepolcri (dove si tributava ai defunti il culto degli Eroi), i sarcofagi romani siti nei pressi
dell'anfiteatro e la necropoli Grotticelli, il cui tratto più importante è dato dalla tomba di Archimede,
detta presunta poiché il periodo e il luogo dello scavo in realtà non coincidono con ciò che si
racconta sull'uccisione e sulla sepoltura del famoso matematico: egli infatti, secondo Cicerone, fu
sepolto a sud di Siracusa: forse nei pressi del fiume Ciane, ma la perdita della tomba originaria
(contrassegnata dalla figura di una sfera e di un cilindro) e la tradizione formatasi nei secoli hanno
consacrato questo sito come simbolica tomba del più noto tra gli antichi siracusani.

Le necropoli sono l'elemento strutturale più presente nei siti archeologici aretusei: l'area geografica
è famosa per la peculiarità sicula di scavare i propri sepolcri dandogli le fattezze di un alveare:
Pantalica è l'esempio maggiore di ciò, ma anche a Siracusa si rinviene nelle pareti calcaree questa
millenaria usanza.[120] Essa ha dodici gruppi di necropoli che vanno dall'VIII sec. a.C. all'epoca
bizantina; per citare alcune delle più grandi e antiche (oltre alla su menzionata Groticelli): a sud-
ovest della città si trova la necropoli del Fusco, al centro quella dell'Ospedale civile e di Santa
Panagia, mentre a nord vi è il largo perimetro della necropoli della Targia.

Altri siti significativi sono dati dal Foro siracusano (antica agorà della pentapoli in seguito divenuto
forum) e dai monumenti che compongono il Ginnasio romano.

Tra i resti delle più antiche civiltà si segnalano: a nord i siti archeologici di Stentinello e della
penisola di Tapsos, mentre a sud Ognina, la quale oltre a mostrare i segni di arcaici contatti con gli
abitanti di Malta, conserva i resti architettonici delle successive epoche storiche.

La pineta del Gelsomineto (spiaggia della Marchesa) nella frazione di Cassibile

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Grazie alla sua conformazione geografica, il comune è in grado di abbracciare aree naturali
diversificate tra loro: dalle pianure fluviali alle spiagge marittime, agli itinerari speleologici. Per
salvaguardare questi ambienti sono state istituite delle aree naturali protette: la riserva naturale
Fiume Ciane e Saline di Siracusa (ZPS e SIC), l'area naturale marina protetta del Plemmirio (AMP
e ASPIM), la riserva naturale integrale Grotta Monello (R.N.I. e SIC).

I siti verdi più ampi del suolo urbano si trovano inglobati nelle latomie; le principali sono: la
latomia dei Capuccini, del Casale, del Paradiso, di Santa Venere (le ultime due si elevano all'interno
del parco archeologico della Neapolis). Rilevanti anche i giardini delle sopracitate ville storiche e i
parchi comunali, fra i quali i più estesi sono: il parco delle sculture (che fiancheggia la costa nord),
il parco Paolo Giovanni II della Balza di Acradina (all'interno del quale si possono osservare i resti
di necropoli sicule, greche, romane e bizantine), il parco Robinson di Bosco Minniti, i giardini
pubblici di Largo 2 giugno, i Villini (serie di giardini recintati ubicati di fronte il Pantheon e
all'interno del Foro Siracusano).
Uno dei numerosi sbocchi a mare della Fanusa (Siracusa sud)

Fuori dal centro urbano, nella pianura alluvionale dei Pantanelli, gli alvei dei fiumi Anapo, Ciane e
quello del canale Mammaiabica possono essere in parte visitati anche in canoa o in barca.

Sull'area terrestre del Ciane è inoltre presente un sentiero ciclopedonale lungo circa dodici
chilometri; secondo ad esso per lunghezza è il sentiero della pista ciclabile Rossana Maiorca (che si
sviluppa all'interno della città e giunge nella sua area periferica, costeggiando il mare sul lato nord e
toccando diverse aree rupestri).

In quanto città costiera, rimane il mare il maggiore elemento distintivo di Siracusa: sulle coste
urbane si incontrano numerosi solarium, costruiti per permettere alla popolazione di usufruire delle
ampie coste rocciose. Sulla parte del territorio periferico si trovano invece le spiagge sabbiose. Un
altro aspetto interessante dal patrimonio naturalistico siracusano è il carsismo, che permette
escursioni terrestri (come i percorsi naturalistici delle latomie) ed escursioni marine e sottomarine.

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