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EDUCAZIONE MUSICALE

Modulo I
DISPENSA 3

LINEAMENTI DI STORIA
DELLA
PEDAGOGIA DELLA MUSICA

Prof. Luisa Curinga

Università degli Studi di Macerata – Dipartimento di Scienze della Formazione,


Beni Culturali e Turismo
a.a. 2014/2015
PEDAGOGIA:
Scienza delle modificazioni di insegnamento/apprendimento,
in tutte le accezioni possibili, cognitive, affettive e sociali.
(Graziella Ballanti, Modelli di apprendimento e schemi di insegnamento,
Giunti Lisciani, Teramo 1988, p.10)

Ma anche:
Scienza che ha per oggetto tutte le esperienze educative dotate
di intenzionalità e di unità di senso originarie.
(Piero Bertolini, L'esistere pedagogico, La Nuova Italia, Firenze 1990, p. 161)

Si ha apprendimento quando, in seguito a intervento/i


d'insegnamento, si producono delle modificazioni relativamente
stabili nel comportamento di un soggetto.

Cfr. Johannella Tafuri, L'educazione musicale. Teorie, metodi, pratiche, EDT, Torino
1995, cap. I
DIDATTICA:
Rappresenta il punto di raccordo tra momento teorico
e momento didattico del discorso pedagogico.

Didattica = «momento indispensabile della scientificità


del discorso pedagogico»,
con le funzioni di
- «mediazione metodologica tra le istanze scientifiche
del discorso pedagogico e le connotazioni comunque
sempre storiche e contingenti dell'esperienza educativa».
- «costruzione di una vera e propria tecnologia applicabile
all'educazione».
(P. Bertolini, L'esistere pedagogico cit., p. 285)
STORIA DELLA MUSICA
E STORIA DELLA PEDAGOGIA MUSICALE:
QUALE RAPPORTO?

Attenzione: lo sviluppo dell'arte musicale è cosa diversa dall'attenzione nei


confronti dell'insegnamento della musica.

Ogni cultura e iogni epoca, da quelle più antiche a quella odierna,


ha avuto una ricca fioritura musicale.Parallelamente, sono sorte
tecniche didattiche e scuole per la formazione dei musicisti.

Per quanto riguarda l'educazione musicale come noi la intendiamo in questo corso, cioè
non come insegnamento professionalizzante, ma come mezzo dell'attività didattica teso a
contribuire alla formazione globale del bambino, di ogni bambino in maniera generalizzata,
come prima alfabetizzazione musicale e sensibilizzazione alle manifestazioni del mondo
sonoro, l'evoluzione attraverso le epoche è molto meno lineare.

Nelle pagine seguenti si tracciano sommariamente gli aspetti di questa evoluzione.


La pedagogia musicale fu inizialmente inserita nell'alveo
della pedagogia generale.

Molti grandi pedagogisti del passato, pur non dando


origine a una specifica pedagogia della musica, hanno
riconosciuto l'importanza della musica per la formazione
globale della persona.

GRECIA ANTICA
MUSICA: parte essenziale dell'educazione. Con il termine
Musica si intendeva non solo l'espressione artistica costituita
dall'unione inscindibile di suono, parola, danza, ma anche

l'equilibrio delle attitudini e delle inclinazioni, vale a dire


l'equilibrio totale dell'individuo.
MEDIOEVO
I pedagoghi cristiani rigettano la cultura e il pensiero pagano.
Per questo motivo, in ambito pedagogico, generalmente
sconsigliano sia l'esercizio fisico che l'apprendimento e la pratica
della musica e della danza.
L'apprendimento della musica è incoraggiato, però, in ambito
liturgico.

Tra le eccezioni: S. Agostino (prospettiva filosofica e non pedagogica),


già verso la fine del 300, annette grande importanza alla musica
e al canto (De Musica, 6 voll.).
UMANESIMO E RINASCIMENTO
Nell'ambito di una concezione dell'uomo che si sforza di
superare i propri limiti allargando al massimo l'ambito delle
sue conoscenze, anche la musica ha una sua collocazione.

La musica deve infatti fare parte della formazione dell'uomo colto.


SEICENTO

Nascita della metodologia

Fénelon (1651-1715):

Non propone uno specifico discorso pedagogico musicale, ma


inserisce la musica tra le discipline che devono concorrere
all'educazione delle fanciulle.
SETTECENTO

Jean-Jacques Rousseau (1712-1778):


Approccio naturalistico all'educazione. Grande interesse nei
confronti della musica, che va appresa in modo spontaneo.
La pratica deve precedere la teoria. Analogamente
all'apprendimento del linguaggio, per imparare la musica non
occorre, almeno in un primo momento, conoscere la scrittura
musicale.
(Cfr. Emilio)

Il giovane avviato a diventare musicista veniva istruito


dapprima nel canto, poi nell'esecuzione strumentale (senza e
poi con l'ausilio della notazione), a comporre, a improvvisare.
(Cfr. Carlo Delfrati, Fondamenti di pedagogia musicale, ETD, Torino 2008, p. 93)
OTTOCENTO

Johann Friedrich Herbart (1776-1841):


promuove la multilateralità degli interessi
(ivi compresa la musica).

Educazione intesa come «governo», cioè come azione


svolta interamente dall'educatore. L'educando resta soggetto
ricettivo e sostanzialmente passivo.

Pedagogia: scienza normativa (al contrario della psicologia


che è descrittiva), che richiede il concorso di molte altre scienze.

Friedrich Fröbel (1782-1852):


Prospettiva ludica dell'educazione. Gioco come prima forma di
educazione e istruzione. Grande attenzione all'educazione
motoria, al ritmo, all'avviamento al mondo della musica
e della danza.
OTTOCENTO
Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827):
educazione di stampo naturalista, nel senso di una
peculiare attenzione agli stadi di sviluppo del bambino.
L'arte è una tappa fondamentale del processo educativo,
cui si giunge dopo l'educazione matematica e geometrica.
Nell'arte in generale, e nella musica in particolare,
Pestalozzi vede una conciliazione di senso e di spirito.

Ferrante Aporti (1791-1858):


il bambino deve essere educato a partire dalla sua naturale
curiosità. Insegnamento di natura intuitiva.
Importanza del canto nella formazione dei bambini,
anche come mezzo per prevenire i difetti nella lingua.
NOVECENTO
Rosa Agazzi (1866-1951):
Educazione della prima infanzia senza apprendimento di
lettura, scrittura e calcolo. Importanza fondamentale del
canto corale. Il canto è considerato un mezzo espressivo
fondamentale che concorre all'elevazione dell'individuo.

Maria Montessori (1870-1952):


Attenzione verso l'ambiente educativo e verso gli oggetti,
appositamente pensati per favorire la curiosità e lo sviluppo
del bambino. L'educazione alla musica è parte importante
dello sviluppo. L'educazione acustica inizia già nella
“casa dei bambini”, grazie all'uso di campanellini di varia
altezza disposti in modo razionale, in modo che l'udito
si affini a percepire le differenze, che diventano poi più chiare
nella scuola elementare.
Per la parte musicale dell'educazione la Montessori
si avvalse della collaborazione di Anna Maccheroni.
NOVECENTO
NASCITA DELLA “PEDAGOGIA ATTIVA”

IMPORTANTI RIPERCUSSIONI
SULLA PEDADOGIA E LA DIDATTICA MUSICALI

Nella pedagogia attiva il bambino è attore del proprio sviluppo.


Il modello educativo, nel rispetto dello stadio di sviluppo cognitivo,
emozionale e affettivo del bambino, interviene a partire dai suoi
bisogni e dalle sue motivazioni. Il presupposto di partenza è che
l’attività del bambino sia sempre suscitata da un bisogno, per
soddisfare il quale egli è disposto a mobilitare le sue energie.
L'educatore quindi, a partire dalle esperienze e dalle esigenze
del bambino, deve creare le situazioni adatte per risvegliare il suo
interesse e consentirgli di apprendere le conoscenze adatte
a soddisfare i suoi bisogni.
PRINCIPALI TEORICI DELLA PEDAGOGIA ATTIVA
- John Dewey (1859-1952)
Educazione democratica. Centralità del concetto di
esperienza, a cui concorre l'intera vita dell'uomo sia come
singolo individuo che come società.

- Ovide Decroly (1871-1932)


Educazione come fenomeno unico, strettamente legato
alle esperienze di vita. Globalizzazione dell'insegnamento,
cioè apprendimento che parte dal tutto per poi giungere
all'analisi del particolare.
PRINCIPALI TEORICI DELLA PEDAGOGIA ATTIVA

- Édouard Claparède (1873-1940)


Concezione funzionale dell'educazione: l'azione educativa ha
sempre la funzione di dare una risposta a un bisogno organico
o intellettuale. Importanza del gioco come veicolo educativo.
Con la cooperazione di Claparède, Jaques-Dalcroze
formulò il suo metodo di didattica musicale.

- Adolphe Ferrière (1879-1960)


Alla base della scuola attiva vi sono lo slancio vitale del bambino
e la sua attività spontanea. Attenzione allo sviluppo biologico:
Il bambino, nello sviluppo fisico e mentale come nell'educazione,
ripercorre le tappe dell'umanità attraverso i millenni.
LA DIDATTICA DELLA MUSICA NEL NOVECENTO

L'APPLICAZIONE DEL METODO ATTIVO


ALLA DIDATTICA MUSICALE:

- il concreto “fare musica” precede la teoria


- coinvolgimento senso-motorio
- partecipazione del bambino stimolata da un approccio ludico
- ruolo fondamentale del canto e dei giochi ritmici
- impiego di semplici strumenti musicali
GLI IDEATORI DEI METODI PRINCIPALI:

- Émile Jaques-Dalcroze (1865-1950)


- Zoltán Kodály (1882-1967)
- Laura Bassi (1883-1950)
- Edgard Willems (1890- 1978)
- Carl Orff (1895-1982)
- Maurice Martenot (1898-1980)
- Shinichi Suzuki (1898-1998) (strumenti musicali dell'orchestra-
repertorio colto occidentale)

Si tratta di metodi “attivi”, nei quali la pratica precede la teoria


e che si fondano sull'esperienza senso-motoria come veicolo
di apprendimento; sulla ritmica; sul canto; sull'impiego di semplici
strumenti. Apprendimento musicale per tutti, non solo per una
élite di bambini “dotati”.
IL METODO JAQUES-DALCROZE
Obiettivi educativi:

- Sviluppare la consapevolezza corporea e la capacità di


coordinamento per acquisire capacità tecniche e creative applicabili
in ogni ambito di espressione.

Obiettivi musicali:

- Sviluppare la comprensione degli elementi musicali legati


alla ritmica (pulsazione, tempo, ritmo, metro, durata), alla frase e
alla forma tramite il movimento.

- Giungere ad una percezione ed assimilazione profonda degli


elementi musicali grazie all'instaurarsi di collegamenti tra il corpo,
la mente e la sfera emotiva del bambino.

Questi obiettivi si raggiungono per mezzo di una partecipazione


attiva, percettiva e globale del bambino alle varie esperienze.
Il metodo Jaques-Dalcroze parte dalla pratica, la teoria
si impara solo dopo che ogni elemento musicale è
stato appreso tramite l'espressione corporea.

Alla base del metodo vi è la ritmica.


A partire dalla percezione, e tramite il movimento, l'allievo giunge
ad una piena assimilazione delle informazioni, poiché in ogni
lezione di ritmica vengono attivate diverse aree e funzioni
cerebrali (uditiva, motoria, visiva, spazio-temporale).

Cfr. www.dalcroze.it
IL METODO KODÁLY

- Importanza della musica nella formazione globale della persona.

- Impiego di materiale musicale di elevata qualità artistica tratto dalla


tradizione popolare della propria nazione e appropriato (nei suoi
aspetti melodici, ritmici e testuali) all'età e al grado di sviluppo dell'allievo.

- Canto corale come essenziale elemento formativo, che consente un


approccio attivo e democratico alla musica.

- Kodaly auspica l'abolizione dell'analfabetismo musicale grazie


all'intervento di insegnanti competenti nell'ambito della scuola pubblica.

- Insegnamento che promuove la partecipazione attiva dell'allievo e la


sua creatività.

- Percorso graduale dal conosciuto al nuovo.

- Utilizzo di tecniche didattiche quali:


CHIRONOMIA e SOLMISAZIONE

Procedimenti didattici già usati nel Medioevo da Guido d'Arezzo per


favorire l'apprendimento mnemonico nei cantori.

- Chironomia: ad ogni nota corrisponde un gesto della mano. Lo stimolo


visivo rimanda al nome della nota e al suo suono.

- Solmisazione: i gradi della scala vengono associati a sillabe


tradizionali (do, re, mi ecc.), senza tenere conto della frequenza reale,
ma considerando do ogni I grado della scala maggiore e la ogni I grado
della scala minore.
NOTAZIONE RITMICO-LETTERALE

È una notazione intermedia tra la chironomia e il pentagramma.


Le formule ritmiche presenti nelle melodie oggetto di studio vengono
riprodotte dall'allievo tramite onomatopee.

IMPIEGO DI SCALE PENTATONICHE

Soprattutto all'inizio vengono usate scale diatoniche costituite da


cinque toni interi, considerate più facili da imparare e da intonare
nelle prime fasi dell'apprendimento.

Associazione Italiana Kodály Educazione Musicale www.aikem.it


IL METODO DI LAURA BASSI:
Ritmica integrale

Punto di partenza: sperimentazioni ritmiche di Dalcroze, approfondite


e arricchite.

Destinatari: i bambini della scuola materna e delle elementari.

Musica: nella scuola materna è il fondamento di ogni attività (giochi,


danza, socializzazione) poiché coinvolge sia l'aspetto cognitivo che
quello affettivo.

Esperienza ritmica senso-motoria considerata come la base


fondamentale e formativa del linguaggio musicale della prima infanzia.

Impiego di materiale didattico inventato per l'occasione (es.: 5 pupazzi:


papà; bambina; cagnolino; nonno; gru, rappresentano 5 diversi valori
musicali).

Grande varietà di giochi ritmico-musicali, pantomime, attività espressive


(es.: disegno ritmico) per affinare l'orecchio stimolando la creatività.
IL METODO WILLEMS
A partire da Dalcroze, Willems sviluppa un metodo che educa non solo il
senso ritmico, ma anche la sensibilità al suono in se stesso.

La musica è per tutti, non solo per pochi specialisti, a tutte le età e in
ogni condizione, ivi compresa la disabilità. Unione dell'ambito educativo,
nei confronti di bambini anche molto piccoli, all'ambito terapeutico.

Educazione dell'orecchio come fondamento della musicalità.

L'educazione all'ascolto prevede tre momenti:

- fisiologico: riguarda gli aspetti cerebrali e percettivi.


- affettivo: considera il legame tra i suoni, le emozioni e gli stati d'animo
(importanza della melodia).
- mentale: si riferisce alla rielaborazione consapevole di ciò che si
ascolta, quindi alla formazione di una coscienza sonora critica.
Gli aspetti fondamentali della vita umana sono posti in stretta
relazione con gli elementi base della musica.

RITMO MELODIA ARMONIA

VITA FISIOLOGICA AFFETTIVITÀ INTELLIG

Pratica musicale: mezzo privilegiato per costruire


un'educazione (non un addestramento!) globale della persona.

Centro Educazione Musicale Willems: http://www.crdmitalia.org


IL METODO ORFF
Integrazione di educazione al movimento (gesto, ginnastica, danza,
pantomima) ed educazione alla musica (ascolto, impiego della voce e
del canto, utilizzo di un ricco strumentario a percussione appositamente
ideato e costruito, lo strumentario Orff, che consente un profondo
coinvolgimento corporeo).

Lo strumentario Orff è costituito da un insieme di strumenti, soprattutto a percussione,


ideati e costruiti in maniera accurata, e organizzati in maniera particolare, in modo da poter
essere facilmente utilizzati dai bambini, anche e soprattutto in ensemble piccoli o grandi. E'
Costituito da strumenti della tradizione occidentale e da strumenti dche derivano dalle tradizioni
culturali di altri continenti. Gli strumenti sono stati talvolta modificati, anche profondamente,
per poter essere a misura di bambino.
Approccio pratico e non teorico: i bambini vengono avvicinati alla musica
con il concreto “fare musica”.

Attività musicale collettiva che si concretizza in drammatizzazioni


scenico-musicali, con l'intento di contribuire allo sviluppo
globale del bambino, e non solo di essere un'educazione alla musica.

Impiego di modelli musicali elementari, con forte carattere di prototipo,


con ampio ricorso a materiali popolari e folclorici.

Promozione dell'attività creativa personale di improvvisazione,


elaborazione, composizione.
PERCORSO DIDATTICO ESSENZIALE DEL METODO ORFF:

- Corpo come strumento ritmico ed espressivo (coordinamento delle


funzioni strumentale e motoria espressiva).

- Declamazione ritmica corale della parola per sviluppare il senso


ritmico.

- Canto (apprendimento della melodia).

- Inserimento delle percussioni Orff e di altri strumenti.

Tutto ciò per giungere a delle performance in cui la musica è sempre


associata al gesto, al movimento, alla danza.

Orff-Schulwerk italiano: www.orffitaliano.it


IL METODO MARTENOT

Nato per la musica, è stato in seguito applicato anche alla pittura


e alla danza e prende le mosse dai tre momenti della pedagogia
della Montessori: imitazione, riconoscimento, riproduzione.

Obiettivi:
Sviluppare la formazione della persona in senso umanista,
trasmettendo nel contempo le tecniche di apprendimento.

Valori da coltivare e preservare:


Spontaneità, piacere di ascoltare, cantare, suonare, nel rispetto
dei processi naturali d'apprendimento.
Ruolo centrale del ritmo:
La dimensione ritmica è connaturata all'essere umano.
L'insegnante deve risvegliare nel bambino il senso della
pulsazione.

Approccio ludico:
Predisposizione di molti esercizi-gioco, per sviluppare nel
bambino, in un contesto ludico e rilassato, le competenze
neurosensoriali che gli saranno in seguito necessarie
per apprendere la lettura musicale.

Union des enseignements Martenot: http://martenot.fr/spip.php?article555


IL METODO SUZUKI

È un metodo volto principalmente allo studio del violino e degli


strumenti ad arco in bambini molto piccoli.

Si basa sul principio d'imitazione e richiede il forte coinvolgimento


delle madri.

È un metodo “attivo” perché rifiuta qualunque dimensione teorica


per puntare sull'esercizio pratico. Tuttavia, per il carattere specifico
di insegnamento strumentale precoce, si connota più come una
didattica dell'apprendimento che come una didattica dell'educazione.

Si articola in un momento individuale (lo studio a casa con il


sostegno familiare) e un momento collettivo a scuola, dove ogni
bambino viene gratificato per i propri progressi senza fare confronti
con i coetanei.

Il repertorio è quello colto occidentale.

Istituto Suzuki Italia http://www.istitutosuzukiitalia.org


LE PIÙ RECENTI TENDENZE
DELLA DIDATTICA DELLA MUSICA

Negli ultimi decenni si assiste a una sempre maggiore


consapevolezza dell'importanza di una pedagogia e di una didattica
della musica aggiornate e scientificamente fondate.

La riflessione pedagogica musicale si arricchisce delle prospettive


provenienti da altre discipline: psicologia, antropologia, sociologia,
neurologia ecc.

La globalizzazione e la constatazione di una realtà sempre più


multietnica inducono a un definitivo allontanamento dalla
prospettiva musicale eurocentrica e ad un allargamento del concetto
di musica, sia nel senso dei repertori, sia nell'esplorazione delle
più varie esperienze sonore.
Sono generalmente acquisite:

- la necessità di una dimensione pedagogica attiva che coinvolga il


bambino in un'attività ludica espressiva dalle profonde risonanze
sensoriali e affettive.

- la consapevolezza che nella scuola elementare, e ancor più nella


scuola dell'infanzia, la didattica musicale debba concorrere alla
formazione globale della persona:
educazione/formazione e non istruzione specifica.

- l'idea che la musicalità e la capacità ad intonare possano essere


sviluppate in ogni bambino, senza bisogno di doti particolari.
Tra le proposte pedagogico-didattiche più significative si segnala la

«Pédagogie musicale d'éveil» di François Delalande

Il concetto di «pedagogia del risveglio» è comune ad altri ambiti


pedagogici, e indica un'azione tesa ad attivare e promuovere
lo sviluppo progressivo delle motivazioni, delle attitudini e delle
capacità del bambino.

Alla visione non nuova di una pedagogia attiva, Delalande aggiunge:

1) Il concetto di «condotta musicale», tratto dalla psicologia


funzionalista francese
2) La valorizzazione del gioco come snodo centrale del progetto
educativo
3) Il riferirsi non alla musica tradizionale colta, ma alla musica 'concreta',
basata sulla ricerca e sull'esplorazione creativa del mondo sonoro
1) Condotta: serie di comportamenti attuati e coordinati in funzione di una
finalità, di una motivazione, di un bisogno. (Comportamento: atto cui ci si
riferisce senza considerare la finalità che lo ha prodotto).

Il progetto didattico fondato sulle condotte sposta l'attenzione educativa


dalle prestazioni conseguenti all'apprendimento ai bisogni e alle
motivazioni del bambino, e alle strategie messe in atto per soddisfare
tali bisogni.

2) Gioco: descritto attraverso lo schema di Piaget (gioco senso-motorio,


simbolico, di regole), il gioco infantile consente anche di interpretare le
condotte musicali dell'adulto. È infatti ciò che collega l'esperienza sonora
infantile e le pratiche musicali di tutte le epoche e le culture (ambizione
universalista).

3) Esplorazione sonora: sulla falsariga della musica 'concreta', nata intorno al


1950, che rielaborava elettronicamente i suoni della realtà quotidiana,
Delalande propone il superamento del concetto di 'rumore', a favore di
un'esplorazione senza preclusioni del mondo sonoro che sfoci nell'invenzione
creativa. L'insegnante deve mettere a disposizione del bambino dei dispositivi,
(es.: microfono o registratore) che creino le «condizioni favorevoli a» scoprire
un effetto particolare, detto «trovata», che può diventare l'«idea» per
un'invenzione musicale.

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