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Gli inizi

Carl Orff nacque il 10 luglio del 1895 a Monaco da una famiglia bavarese
di militari dediti sia alla musica che agli studi storici; il nonno Carl
Koestler (1837-1924), amico del compositore Joseph Rheinberger, suonava il
pianoforte e fu tra i fondatori, nel 1866, dell'associazione orchestrale
dilettantesca Wilde Gung'l, ancora oggi esistente. Il padre, Heinrich
Maria Orff (1869-1949), "ufficiale con il corpo e con l'anima[1]", suonava
il contrabbasso nell'orchestra dei Wilde Gung'l e il pianoforte, mentre
sua madre, Paula Koestler (1872-1960), era un'ottima pianista, formatasi
sotto la guida di Joseph Giehrl, allievo a sua volta di Franz Liszt e
amico di Richard Strauss.

La Hausmusik, l'esecuzione di musica da camera in varie formazioni (fino


al quintetto con pianoforte) faceva parte delle tradizioni della famiglia
e costituì pertanto l'humus ideale per lo sviluppo della musicalità del
ragazzo. Carl iniziò a cinque anni lo studio del pianoforte,
perfezionandosi più tardi sotto la guida del compositore e pianista
Hermann Zilcher; in seguito prese anche lezioni di organo e di violoncello
(s'ignorano i nomi degli insegnanti). Affascinato dal mondo del teatro in
tutte le sue forme, Carl scoprì presto la tradizione del "Kasperltheater"
(le celebri pièces del conte Pocci, detto "Kasperlgraf", 1807-76) e
frequentando assiduamente i teatri monacensi e i concerti nella sala
dell'"Odeon" acquistò precocemente familiarità con il grande repertorio
operistico e con la tradizione sinfonica austro-tedesca, entusiasmandosi
per le "Opere Romantiche" e i Musikdramen di Wagner e di Strauss (in
particolare per l'Elektra, da lui ascoltata nel giugno 1914 al
Nationaltheater di Monaco sotto la direzione dell'autore, con una spiccata
predilezione per i capolavori sinfonici di Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig
van Beethoven, Franz Schubert e Anton Bruckner).

Giovinezza e formazione musicale


Dal 1912 al 1914 studiò presso la Akademie der Tonkunst di Monaco, nella
classe di composizione di Anton Beer-Walbrunn (1864-1929). Deluso dallo
spirito conservatore dell'Accademia, ancora fortemente influenzato dalla
tradizione di Rheinberger, e insoddisfatto dell'insegnamento di Beer-
Walbrunn, Orff scoprì per proprio conto il mondo sonoro di Claude Debussy
("Nocturnes", "Pelléas et Mélisande"), che influenzò profondamente la
sua prima opera, rappresentata per la prima volta il 5 febbraio 1910 alla
Staatstheater di Darmstadt, Gisei. Das Opfer (1913), dalla tragedia
giapponese tradizionale Terakoya o La scuola del villaggio[2]; influenzò
anche il poema sinfonico (chiamato da lui Orchesterspiel) "Tanzende Faune"
(ispirato da un quadro di Franz von Stuck o da uno di Pablo Picasso,
composto nel 1914 ma eseguito per la prima volta solo nel 1995 nella sala
della Philharmonie monacense) e i "Treibhauslieder", su testi di
Maeterlinck (1914; partitura distrutta dall'autore).

Nei Treibhauslieder l'inebriamento debussyano-maeterlinckiano raggiunse


l'apice: Orff riconobbe nel 1917 che si trattava di "vie sbagliate"
(Irrwege), nonostante i tratti fortemente sperimentali che segnano, nei
Treibhauslieder, una parziale sorprendente coincidenza con certi tratti
della poetica dei Futuristi, che Orff all'epoca non poteva conoscere.
L'interesse per la cultura nipponica era mediato in quegli anni in
Germania soprattutto dalle traduzioni di Karl Florenz: la ricezione della
letteratura giapponese classica fu filtrata dalla poetica simbolista di
Maeterlink: questo spiega le ragioni per le quali Orff si rivolse, nel suo
primo approccio al teatro musicale, a un soggetto come Terakoya. Si
trattava comunque di una strada che non portò il giovane compositore a
individuare la propria personale cifra artistica e che fu perciò presto
abbandonata: lo stesso dicasi per le opere atonali di Arnold Schönberg,
alle quali Orff rivolse in quegli anni la più grande attenzione, senza
tuttavia trovarvi una strada che fosse per lui percorribile.

Un'altra esperienza determinante, che lo aiutò a uscire dalla crisi in


cui si dibatteva in quegli anni, fu il confronto con gli ideali estetici
degli artisti che collaborarono, nel 1912, al celebre Almanacco "Der blaue
Reiter" (Il cavaliere azzurro), in particolare Vasilij Kandinskij e Franz
Marc. Il concetto di "elementare", divenuto poi il principio-cardine, a
livello teorico, dello Schulwerk, fu messo a fuoco, infatti, anche da
Kandinskij, che cercò di definire in Punto, linea e superficie (1926) una
"grammatica delle forme elementari"[3]. Nel 1917 Orff lavorò per circa un
anno come assistente presso i Münchner Kammerspiele, collaborando con il
noto regista Otto Falckenberg (1873-1947), del quale divenne amico. Orff
abbozzò una prima versione delle musiche di scena per il Sogno di una
notte di mezza estate di William Shakespeare nella traduzione di Wilhelm
August von Schlegel che diventò poi la sua composizione "Ein
Sommernachtstraum". Stimoli importanti provennero, in seguito, dalla
conoscenza del teatro di Bertolt Brecht, anch'egli attivo negli anni venti
presso i Kammerspiele monacensi: agli inizi degli anni trenta Orff
metterà in musica diverse liriche di Brecht, riunendole in due Chorsätze
(Werkbuch II); nel 1954 Brecht si rivolgerà a Orff, chiedendogli di
scrivere delle musiche per "Der kaukasische Kreidekreis", ma il
compositore non si mostrerà interessato alla proposta.

Dopo la guerra
Orff prestò servizio durante la prima guerra mondiale: ferito in trincea
sul fronte orientale, terminò il servizio militare, nel 1918, come
assistente Kapellmeister presso l'Opera di Mannheim, a fianco di Wilhelm
Furtwängler, e quella di Darmstadt. Tornato a Monaco nel 1919, dopo un
breve studio non particolarmente fruttuoso presso Heinrich Kaminski (1920-
21), si volse allo studio degli "alte Meister", degli "antichi maestri"
dei secoli XVI e XVII (Orlando di Lasso, William Byrd, Haßler, Dietrich
Buxtehude eccetera): determinante per la sua maturazione fu soprattutto lo
studio delle opere di Claudio Monteverdi, del quale allestì, a partire
dal 1923, importanti rielaborazioni (Orpheus, dalla "Favola di Orfeo",
Klage der Ariadne, dal "Lamento di Arianna", e Tanz der Spröden, da "Il
Ballo delle Ingrate", Ottavo Libro di Madrigali, 1608) I testi,
liberissime traduzioni degli originali, furono approntati da Dorothee
Günther, e per la Klage der Ariadne, dallo stesso Orff. Fu in particolare
l'etnomusicologo, organologo e storico della danza Curt Sachs, direttore
all'epoca della Staatliche Musikinstrumente-Sammlung di Berlino,
conosciuto da Orff nel 1925 in occasione di un concerto nel quale furono
presentati al pubblico i suoi "Werfel-Lieder", a stimolarlo ad
approfondire la conoscenza della musica del compositore cremonese: Orff
divenne così uno dei più importanti pionieri della Monteverdi-
Renaissance del XX secolo (lavorò fra l'altro anche a una rielaborazione
dell'"Incoronazione di Poppea", ma nessun impresario teatrale si mostrò
interessato a un allestimento che appariva all'epoca poco più che
un'operazione di archeologia musicale).

La musica di Monteverdi significò per Orff, non di meno, il punto di


partenza per la definizione di una personale drammaturgia musicale, del
tutto svincolata dalle tradizioni operistiche ottocentesche e dal
Musikdrama wagneriano e straussiano. Nonostante un primo tentativo,
fallito, di utilizzare gli strumenti d'epoca (Orpheus, Mannheim,
Nationaltheater, 17 aprile 1925), il suo interesse non era di natura
filologica, ma mirava a una libera rielaborazione (Neubearbeitung, non a
caso, è la definizione scelta da Orff) dell'oggetto storico con il quale
di volta in volta si confrontava. Ciò vale per la sua attività di
rielaboratore/trascrittore in toto, per il Kleines Konzert da brani
liutistici del secolo XVI (1928) e per la Entrata per orchestra da William
Byrd, eseguita per la prima volta nel 1930 a Könisberg sotto la direzione
di Hermann Scherchen, uno degli apostoli della Neue Musik.

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